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: Stett.
ProHEo Lira 12
Í.A.IUO I^XXVIII - N. 3
TOKRE PFLLICF. 16 Gem,«io 1948
r^^fpediícioiie in abbonamento postale - I Gruppo
“£a í<i c^,c^& dzii'è ^et.|eWa, e^ia
^i^tota i'aninux,,. Salmo 19: 7
ELLE V\LLI
SETTIMANALE DELLA
ÍÍ significato
ATTILIO JALLA
■¿M—
della celebrazione del Centenario
CHIESA VALDESE
]
E’ n0to che ne 11’anno corrente, in
(tutta Italia e particolarmente a Torino,
verrà celebrato con viva solteminità ili
centenario degli aivvenimenifi del 1848.
A tale effetto s’è costituito ra Tonino
fri'un^Gomitato Nazionale, che ha come
■ Presidente onorario il iPresidente della Repubblica e come Presidiente effettivo ili Sindaco della città. In altri vari
centri si sono formati 'altri anailoghi
Gomitati di carattere regionale, fra cui
ha speciale impoirtanza quello di Millano.
Vasti e notevoli programmi d’aittiività si stainno preparando ed organlz'zando.
_i Ora, vi sono non pochi iilaliaini che
si dimostrano alquanto scettici e perplessi di fronte a questo carattere di
solennità ohe s’iintende dare alle celebrazioni, e cihe si dOmia'ndaino se è
-proprio vero che quegli avvenimenti
abbiano avuto un tal© signifieaitio e valore essenziale nella storia e nella vita riitaltea, una tale risonanza ed influenza ned cento anni successivi, da
dare una oonSaicràziitre cent:i0na‘''
ria cosi ipirofonda © così vistosa. Anche
fettólle nostre vallate abbiamo uditiel si“
espressiioni di dubbio e di. £<:u,poX re. Ed è perciò utile ed opportuno e, samiinare la questione per poter partecipare eiventualmente aiWe celebrazioinii con aignizione di Causa e trarne
quindi gli effetti più effloaci iper l’aivvenire.
Sarà bene anzituttc. riassumere brevemente gli avvenimenti.. Nella prima
metà delTanno 1848, un movimento
rivioliuzionario di carattere popolare e
di straordinaria intensità pervase e
scosse violenitemenlt© tutta quanta l’Ilalia, con lo 'sicotpo di conquìstairle l’indipendenza e la libertà. Il primo segnai© fu dato il 12 gennaio da Palermo. Tuitia ria Sicilia rispose al richiamo; nel gennaio stesso, Napoli e l’intero iMeridionale ne seguirono Fieisempio.
.Fra febbraàb e marzo, si so'llevarono
lo Stato Pon.ti.ficio, ili Granducato di
Toscana.
i rDuic^iti E^ii,li.aini'; liil Piemwte impose al suoi Soviraino le propri© esigenze ; in tutti gli Stati, da
Palermo a Torino, si istituirono costi■tuzioni liberarli. Subito dopo, in selgu.'fto, alle rivoluzioni di Parigi e
di Vienna^ Venezia e .Milano iinsorsero conitro rAustria, Veneto e Lombardia si liberarono dall’oppressione
straniera. Il 23 marzo, 'Carlo Alberto
Ptoclamò la guerra nazionalel di liberazione contro l’Austria, suscitando in
tutta Italia un’onda fervida d’eintusia®mo. Sulla linea dell Mincio Fesercito
austriaco fu più volte sconfltto, fino al;ilia trion.fale giornata di Coito, il 3l)
>*^imaiggio, in cui Carlo Alberto, dtaiU’e.®«rcito e dalle popolazioni fu acclama.R© d’Italia. Cosi, in poche settF
r jUTiane, per irrssistibiile azione dii: popotutta la nazione si rese imdifpendten^ te dallo straniioro, si conquistò le libertà del regime costituzionale; e,
K P6T quanto ancora divisa in vari Stati,
Senti profondamente la coscienza e la
*sigenza della .propria unità.
^ Fur troppo la seconda metà dell’onr
segnò il crollo © la rovina della
impresa. A causa dclFimprepa!• ^ione politica e morale dd popoib e
dei dirigenti, a causa delle rivalità e
S^ibsìe, delle diffidenze ed infiomprendelle diveigenz© e lotte intesti'be, a causa d’innumerevoli errori di
Imetodo e d’azione
nali vengono schiacciati, i governi costituzionali 'Soffocati e soppressi ; si ristabiliscono in .Oigni luogo > regimi assoluti, sos.tenutì dalle forze trionfanti
delIFAustria., Solo il debole sooinifiWo
Pueniionte rimane a rappresentarei l’ideale iriazicnale dell’indipendenza e della
libertà. Tutto appare perduto. Col
1849 si scatena l’azione funesta della
Gira, in questo dramma grandiioso,
magniiifico e trem.endo di tùtto un popolo, un significato ideale risulta evF
dentò ed essenziale, quello costifriiÌifoi
dai tre grandi scopi che l’Italia intera
in vani modi si preifiggeva : lo scopo
del’indipendeinza da ogni signoria straniera, lo scopo della libertà e dell’uguaglianza della costituzione democratica, .lo scopo delFunità nazionalel;
cioè le tre condizioni indiispensalbili
perchè gli italiani singoli e la nazione
tutta potessero svilupparsi pienamente
secondo i loro caratteri, e compiere nel
m.ondo la iloroi missione. Q.ueato. si. .gniifllaaifb.. jeia,-. .iauva,kxnaito, _. con . .effioacioslraordinaria da tre sentimenti ispiratorii ; la fede cristiana, la fede miei valori della patria, uno spirito illimitato
di iabniega.zione e di sacrifizio. Tutte le
oorreniti di pensiero e d’azi.oine, da
quella estrema mazziniana a quella estrema neo-guelfa, ebbero in comune
questi ideali, queste energie spirituali.
canti dei poeti noti ed ignoti, i libri,
gli opuscoli, i proclami degli scrittori,
dei pensatori, dei capi, le opere deigli
artisti Miazzini e Manzoni, Berchet e
Mameli, D’Azeglio e Verdi, tutti i
loro innumerevoli compaigni, ne sono
doicuimenlti ancona vivi e vibranti. E’
un periodo unico ndla storia d’Italia.
E già soltanto per questo, per la lucè
ohe ne emana, per i] calore ohe ne deriva, per le energie spirituali che il suo
miraibile esempio può suscitare, la
oommemorazìione del centenario ne diviene hecessariia ed altamente opportuna.
nenti sono necessarie ed oppoirtune,
oom© incoraiggiamento e come monitoCosì le sente e le vuole ü popolò
valdese, il quale. Oltre alle ragioni generali, ha ragioni particolari sue, profonde ed essenziali, per parteciparvi',
ragioni dhe saranno esaminiate in un
Ulteriore articolo'. E così le sente e le
vuole il presidente del Comitato Nazionialie, il Sindm) di TOripo Celèste
Negarville, Ohe, fra parentesi, è uno
degli esponenti del comunismo italiano
© 'Ph© chiude il suo manifesto celebrar
tivo con queste nobili pairóte :
La celebrazione sarà il mezzo più
idoneo per riconoscerci e rinnovarci
in una concordia di spiriti, d'intenti,
di opere. Con dignità e- fermezza, nello spirito della libertà e della democrazia, facendo appellp alla tradizfonoM
genialità, capacità ed iniziativa, il centenario del 1848 si celebrerà a Torino
con il motto : Vitalia risorge ”.
Ma v’è di' più : ebè la catastrofe con
cui si chiuse il 1848 non 'fu ohe; apparente. Nella realtà essa fu Findispenr
sabile preparazionie per il ,pross.imoi
raggiuingiimento deii grandi scopi prefii-ssi. Ssnza ij 1048 non si spiegano 'il
1859, il 1860, ili 1870, i] 1918.
Attraverso le durissime 'prov© dC'!
1848, gli ItaliOn'i si prepararono e si
maturarono, materialmente, politica
oOsnipieT© la
grande faficosa impresa della formazione d’unTtaliia indipendente, libera ed
una, quale noi abbiamo Finestimabite
ben© di possedere.
Che primavera magnifica, quelFiainno 1848, fiorente dii giovinezza fresca, pura, esU'berante, fremente di fede gioiosa, generosa, travolgente. I
E’ quindi giusto e 'doveroso celebrare con la maggior solennità il gramdteo dramma del 1848, non soltainto
come fondamento dielFltalia attuate,
ma come ispiraz.ione, incitamento ed
esempio in vista della ricostruzione
nazionale. Appunto perchè 1,1 momento
Storico che ora viviiamo si presenta agitato ed oscuro, le celebrazioni immii'
COMUNICATO
L’Associazione dei Coliegri
e Università Mennonite offrono
delle borse semi gratuite di
studio ad alcuni studenti evangelici Italiani,^desiderosi di
trascorrere un anno in una Università Americana Mennonita,
È richiesta una sufficiente conoscenza della lingua inglese.
Oli Interessati sono pregati
di inoltrare la loro domanda
per mezzo del Pastore, indirizzandola al Mennonite Committee - Les Monnets - Luserna
San Giovanni (Torino)
Verso il centenario
RILEGGENDO
DUE VECCHI LIBRI
gli
lemm
eserciti nozio
A misura oh© ci awicilniiamio alla
daita del centetiario della nositna Bmand'pa^iOne, si trova un 'particolare interesse a rileggere te pubblicazioni di
un secolo addietro e quelle chie ci presentano te conddziioni del mostri padri
negli anni che precedettero il 17 febbraio 1848. Anche quello è un modo
di alimentane iin noi iJ senso della rioonoiscenza verso Dio che, ¡in maniera
così manifesta Mberò alliDiia le nostre
popolazioni Valdesi da uno stato penosissimo di asservimento e di inferiorità.
I due libri Ohe ho riletti 'ini questi
giorni e di cui desidero oggi parlare
ai lettori sono due preziose pubblicazioni del 1824 e del 1837, due grossi
volumi in folio di diverse centinaia di
pagine, illustrate con bei disegni a mano irappresenitanti molte località delle
Vdlii.
II primo degli autori è i] nostro
grande aimi'co W. S. GOly, pastore
anglicano, il qual© nel 1824 pubblicava in inglése questo volume di u Ricerche fra i Valdesi delle Alpi » raicoointando un viaggio ohe vi aveva fatto
due anni prima ; il secondo autor© è il
medico W. Beattie, 111 quale anch’e,gli
aveva fatto nelle valli un vaggio con
alfflund amici partlicoliarmente esperti
nel disegno e pubblicò pure in ingiese
nel 1837 M suo libro intitolato: a The
Vaidenses».
Ambedue gli autori erano molto amanti della natura e in particolare della montagna; ambedue 'sentirono vivo
il fascino delle nostre Valli e n© amarono ed apprezzarono la popolazione : il primo fu nel secolo scorso Finiziatore di quella corrente di simpatia
eh© si stabilì allora miolto forte fra
Gran Bretagna e le Valli © lasciò a
Torre un maigniflico rlioordo del suo affetto nella costruzione del Collegio
ohe egli dette alla nostra Ohiiesa ; il secondo, come il Gen. Beckwith e tanti altri, conobbe i Valdesi per mezzo
degli scritti del GiOy e ne seguì le
orme.
Viediamo quel ©he ci rivelano questi
libri prima di tutto riguardo al paese
e all’attività dei suoi abitanti un secolo
fa.
ingresso alle Valli
Gilly era giunto alte Valli, provenendo dalla Francia, nel cuore dell inverno, ipassando il Colte del Mencenisio in slitta fra il 30 dicembre 1821
e il 3 gennaio 1822.
Si ha Fimpressione, leggendo il suo
libro che quel -passo alpino fosse allora molto più frequentato di quel ohe
non lo sia ora anche durante Finverno
e te si conuprende : non c’erano altera
ferrovie ed i Colli del Sempione, del
S. Bernardo e del Monceniste erano
Ecco alcune alfre informazioni che
quegl» auiion pi Oaiuio : a Giovanni h nuovo tempio aveva dinanzi
aua sua facciata la ramosa ipaiizzaia di
assi eretta percne i parrocciuani -catlouoi non potesseio vedere entrare ed
usciire uoi lor© tempio u 'Valdesi. Ovunqiue i yragg»au>n erano coilptii dalla miseria delia popolazione e dall'.d
ingegnosità cjie essa tìnmostrava, tormanao aei icampi neiUe zone pm rocciose e piu scoscese e sosteniendiulii con
muretti ; lungo i torrenti si riuscivano '
a strappare dei pezzetti'di prato «Erti
masse ai roccioru, sui pendìi ripidi dei
inorili, suU orlo dei prcQipizii questi injaiicaoiii monianuri ripongono le loro
speranze e ai ogni piu piccola ungila
di terra in cui sta possibile gettare un
pugnò di semenza, essi ne. panno un
campiceUo di grano».
Usservarono invece olle la collina
di trmosiaaè M.fàùeva un b^i effetto e
li terreno vi sfa\fdvofSvi/Ìe alla coltivazione ■
bpesso i povàFÌ ■yalligianii dovevano
scendere a 'P‘®di tino a Einerolo portand'O sull© spaile <uni canco 'pesante di
legna onde poterlo camoiore con un
mezzo kg. oi saie e taivoiia alcuni di
essi svenivano per la iariga lungo da
strado.
(jQndisfioni
aeue pofiodakiont
tenuti 'Sgombri dalla neve con ogni cura.
"Durante tutto il nostro viaggio ______
scriveva il Gilly — il Moncenisio è
stata la parte più interessante; i suoi
casolari, l’Ospizio, i suoi rifugi in numero di venticinque, ognuno occupato
da un cantoniere e costruiti per alloggiare i viaggiatori sorpresi lassù dalla
tormenta, tolgono ogni idea di desolazione e di solitudine in mezzo ad un
paesaggio così selvaggio. Trovammo
su quella montagna più intenso traffico di quel che apessimo trovato fino
a quel momento’’.
Passando per Susa, il Gilly giùnse
poi in vettura -a To'rino -ove fu speci'almente colpito da certe scritte siulla facciata delle chiese nelle quali si
leggeva « Indulgenza plenaria » oppitiire «Pregate per l’anima di...».
A Torino potè prendere parte al culto iprotestante che veniva icelebrato nelila Cappella delle Ambasciate, e quivi
fece la conoscenza del Pastore Valdese A. Beri e del sig. Vertù negoziante a Torino il quale gli offri, quale
guida preziosa, pel suo viaggio nelle
Valli, il suo figlio, un giovane di 20
anni.
Osservò durante il viaggio che S
ponti, a causa di recenti iùiondazionis
erano in condizioni pietose ; quello sul
Ohison© fra Pinerolo e Soluzzo egli lo
desicrive come «mal costruito e curioso » ; fra Perosa e Pomaretto, invece dell’attuale ponte, n© dovette
passare 6, tutti di legno, alcuni per
soli pedioni, altri anche adatti al bestiame, nessuno pei carri.
iiT'requem’i sono ile aUusioni alla miseria ea Ulte fauche delia popolazione :
Si uuu'iva di laue, di polenia e di castagne; .acaise le midusir»©: una d due
segiierje oi legna al vular ed a bobDio, una cava dt talco a maniglia, ma
u talco serviva 'Unicamente per tare
degù uienisUi dt cucina lolum© padelle per le tnuaie... quando si dvevano le uovay. 3i vendeva un po di
oamone du legna e a torre v eia una
piccola iaourica di seta ed un cotonificio cne impiegava 3U uomini e 40
doinne e pruduoeva onnualmeute 800
pezze di au m. ciasouna; v’eran pure
¿ concerie di pelli, una a ßobt»-© con
"i operai e una a torre con ò.
Vessazioni poi di ogm genere i aliquota deli© tasse sui terreni era dei 20
per cento pei valdesi e dei 13 pei non
vatdesi : non. potevano comprare teiveni tuoii delle valli. — 1 pastoii non
potevano neppure dormiire fuori delle
Vaili e leggiamo ohe il E.istore di 3.
Cioyannii, esseiiido andato a Bricherasio per visitare un suo parrocchiano
ammalato e non avendo potuto tomare a casa la -'sera a causa di un temporale, ¡passò tutta la notte seduto su
di una setiia onde non potesse essere
accusato di aver dormiito a BripheiiTasio. una poi proibito di pubblicare in
ríemonte libri di religiione evangelißa
e 8 valdesi dovevano rivolgersi per
essa all estero ; la visi,va del Gilly alle
Valli si ■deve appunto ad -una richiesta
di lion ratta dai pastore di Promodlo
herd). iteyran ¡ad una Società inglese : udendo la lettura di quella lettera il Gilly presei, per la prima volta,
ad interessarsi ai Valdesi.
Non parliamio ipoi della proibizione
fatta agli evangelici di lavorar© nei
gliomi di festa cattolica; 'osservano gli
autori che tale proibizione era molto
grave ¡peirchè i valdesi osservavano rigidapmpnte la domenica e le feste cattoliche cadevano su uno o due giorni
per settimana, mentre i cattolici popo
si curavano della dommica.
Condotta morato
Di fronte a <tante difficoltà e miserie tanto più risaltava agli oechi dei
visitatori ingtesd la condotta ntorale
dai nostri padri ; essi osservarono come la domenica tutte le vie ohe conducevano ai templi enan© piene di gienr
te; essi ra£conitano come le giovi-
2
w
L^ECO DELLE VALU- VALPESt
nette dessero un esempio di dservstezza e di virtù. ^
Quale eccezione (dia regola leggiamo di jUna ragazza ohe si lasciò sedurre: «Come ciò avesse potuto avvenire non lo si seppe mai; poiché la vittima non aprì mai più la bocca su quell'argomento nè mai accusò il traditore ». Continuò ad andare in Chiesa,
ma appena finito il servii, si alkmt^va senza parlare, nè mai più osò
presentarsi alla S. Cena colile altre
, donne ma sempre aspettava la fine della celebrazione. Dopo un anno morì
col cuore rotto perchè non aveva mai
potuto perdonare a sè stessa e volli
che il suo corpo fosse collocato in un
angolo riposto del cimitero.
E voglio iterminaire og^Ji riifdrendo
questa scenetta: a Avvicinandoci ad
una casa di un villaggio, udimmo delle voci di bambini e aperta la porta
uno strano gruppo ci si presentò; alla
nostra destra era un bambino in una
culla e vicino ad essa in cerchio mezza dozzina di bambini, vestiti pulita
mente, che ripetevano il loro catechi*-^
smo ad una ragazzina di circa dodici
anni.
DAV. BOSIO.
(continua)
Coloni« Miguelete: 26 lévrier
1947.Masse impoeanite de jenneese.
On cootninémore le 25me anniversaire de la fondation de la Fédération juvénile vaudioiee.
La Fédératiou groupe actuelle
ment la totalité dies Unions de jeunesse vaudoise, soit: 22 Unions,
dont 16 en Uruguay, avec 1482
membres et 6- en Argentine avec
557 membres. Un total donc de
2039 jeunes gens organisés au sein
d© l’Eglise, par l’Eglise, pour l’EglW.
Au cours de ses 25 ans de vie, la.
Fédération a diéployé une activité
considérable.
A partir de 1922, la Fédération
d’accord avec la Commission exécutive du rMstiiot a pourvu financièrement à l’envoi d’un évangéliste itittéranit chargé de visiter
les dÜsséminés du nmd de l’Argen
En oètte même année elle ctócida
l’organkation annuelle d’un© fêt© de
chant, qui passa ensuite aux dépéndances de la Commission exécuti
Ve et correspouid exactement à nos
fêtes d© chant du mois de Mai.
Comsme de juste, les Unions ont
dlonné au chant d’église une impulsion remarquable. Ou chante
beaucoup dans nos Eglises américaines et l’on chante bien. La Fédération a publié un chansonnier:
«Cantemos, jovenes! y>.
(La jeunesse a besoin de son joul^
liai. Ce fu d’abord' le u Mensajero
Vaidense» (L’Echo des Vallées de
l’Amérique du Su(^ qui offrit l’hos|jdtalité à la «Pagina de la Juventud», de 1922 à 1926. En 1926 paraît un périodique de la jeunesse:
a Juventud)), qui se tmsfonuera eu
1935 en «Renacimiento», qui parait depuis lors tous les mois.
Depuis de longues années la Fédération organilse avec grand succès
des camps pour les enfants, pour les
cadets, pour les jeunes gens. C’est
maintenant surtout le a Parque 17
de Febrero », sur la plage de Rio de
la Plata, à Colonia Vaidense, qui
est le lieu de reucoutre de notre jeunesse américaine.
La Fédératiou s’est occupée aussi des activités sportives. Eu 1933 on
nomma une «Comisión de Educar
dòn Fisica» qui organisa l’année
suivante le premier «Tomeo Atletico intoruniotûsm». Ce «Torneo»
se célèbre chaque année avec très
grand succès. Toutes les Eglises ont
construit de magnifiques locaux pour
la jeunesse: salles de sport, douches,
scènes pour les représentations dramatiques, salles d’études. Rien ne
manque à la multiforme activité die
la jeunesse, pas les jeux de boules,
de tennis, de voU^-ball.
Chaque année la jeunesse se réunit en congrès. Le premier a eu lieu
à Tarariras en 1922, le dernier à
Miguelete en 1947. En tout, 26.
Déjà en 1924, le troisième Congrès,
réuni à Colonia Vaidense, examinait
la possibilité d’un Secrétaire général qui s’occupe exclusivement de la
jeunesse. Jusqu’ici le projet n’a pu
8© réaliser. Peut-être le champ d’activité n ejnstifie pas encore 1« ministère d’un homme voué entièrement
aux tmimis juvéniles.
Mon impression de la jeunesse a*
mérioainei a été ezcdl^te. Les dis'
tractions mondannes ne la détournent
pas de sa vocation chrétienne. Le bal
et la boisson ne sont pas là ces ennetois redoutables que nou« devons ici
oontinuellement combattre et pas
toujours avec succès. « Il faut que
jeunesse se passe! ». Bien sûr, mais
pas nécessairement dans les auberges
et dans les salles de bal!
C’est ce que nous disent nos jeunes
gens d’Amériqu© qui savent s’amu-'
ser, mais connaissent aussi les limites qu’un jeune chrétien ne oeut
franchir.
Une proposition poin terminer:
nos Unions ne pourraient-elles pas établîr des contacts épistcdaircs avec
les Unions d’Amérique? Ce serait un
moyen précieux de resserer les liens
qui nous uniœent à nos frère» du district rioplatense.
Alb. Ricca
Ortografia Valdese
In questo dopoguerra vige l’usanza (spesso anche in comunicati della FUV o di altri Enti) dii scrivere
Praly con la « Y » finale. Errore. Si
dovrebbe scrivere «Li Prals»,
«Prals» oppure «Pral»; alla meno
peggio la forma italiana Prali, ma
non mai PralY che oltre ad essere
un errore ed un orrore è anche un
non senso.
Speriamo non ci accada dì dover
un giorno leggere : « i] congresso
della FUVY ha avuto luogo questo
aimd a Praly nelle Wally Valdlesy.
Oltre alle FUVY dèlie Wally erano
rappresentate quelle di Bary, Rie
sy, Afity, ecc. ».
Durante R «ventennio» imperava il malvezzo di voler italianizzare
ad ogni costo nomi di località che,
pur italianissime, avevano forme
dialettali (è il caso di Prali: per
quei nostri Fratelli che, specie fuor
diedi© Valli, non lo sapessero « Li
Prals )) Vuol dire « I Prati » ad indicare i micravigliosi pascoli che ricoprono la Vali© da Villa fin sopra
Bo dar Col). Viceversa ora andiamo
verso l’altro eccesso e la grafia di
Praly — in questi tempi di snobismo, di By-By e di Okay — potrebbe sapere di esoticismo, di sdolcinatezza, di opportunismo e comunque è inesatta, illogica e pertanto
riprovevole.
Manteniamoci fedeli alla etimologia, al sentirtiento, alla tradizione
ed al poetico ed agreste nome di
PRALS che suscita o rievoca in noi
visioni dì fioriti variopinti prati
fragranti, di quiete, serenità e pace.
Ermanno Costabel
Miiilo dei mi FeUiiali
Si avverte che il Fascicolo commemorativo dei XVII Febbraio è pronto presso
la Tlpograik l’Alpina.
I sig.ri Pastori delle Valli Valdea sono
pregati di ritirare direttamente le ccqiie prenotate, versandone l’ammontare.
Agü altri, le copie piranotete saranno inviate contro essegio.
A sinistra si scorgevano una mucca,
un vitello, due capre e quattro pecore
e tutte quelle creature assieme si tenevano reciprocamente galdo.
€chi
di erotta locale
»
La ragazzina aveva nella sua mano
il Catechismo di Osterwald e per mezzo di esso istruiva i suoi compagni più
giovani. Confesso che fino al giorno
in cui.vidi quel gruppo io avevo pensato che Ri era qualche esagerazione nella affermazione di Thuanus che,
parlando dèi Valdesi di dueoentocinquanta anni addietro, diceva "V'è una
cosa sorprendente ed è che persone
viventi in ambienti così rozzi dimostrino tanta istruzione... difficilmente
fra di loro potete trovare un giovanotto il quale non possa dare una chiara
spiegazione della fede che professa ».
Jeunesse vaudoise en Uruguay
Precisazione : E' stata da taluno criticata
nelPAmbiente di Perosa Argentìm, ila
non partecipazione ufficiale dei Valdesi alla”
ceriinwinia dii battesimo e di benedizione
della nuova autoànbuilanza di cui si è
voluto dotare la nostra cittadina. — La
cosa è dipesa dal fatto increscioso che la
nostra risposta al gentile invito fatt'jci a
presenziare a taJe_ petimonia non e stata
resa di pubblica ragione come sarebbe stato nostro desidedo.’^ir,'
Nella risposta; infatti, dicevamo: «Pur
plaudendo alla lodevole iniziativa promossa da codesto on.le 'Comitato per dotare
la nostra cittadina di una autoambulanza,
non possiamo aderire ai gentile invito rivoltoci a presentare alla cerimonia indetta
perchè il battesimo e la benedizione di un
autoveicolo, sia pure di una autoambulanza, ci pare contraria allo spirito delI Evangelo di Gesù Cristo e contrasta con
i principi religiosi professati dai Valdesi
per i quali una tale cerimonia altro non è
che la perpetuazione di antichi riti pagani».
Nella risposta si «ingraziava poi il Comitato iper rinizlativa lodevolmente condotta per la raccolta dei fondi necessari
e ci si dimostrava grati se il Comitato »avesse reso di pubblica ragione il motivo
per il quale ci astenevamo dal partecipare
ufficialmente alla cerimonia » di cui sopra.
Tanto, ci pare, dovevamo iper mettere
in chiaro e per praàsare le cose!
G. M.
“ CANTATE
DOMINO,,
Vorrei poter oomainiicarvi quella ohe
è state la mia esperienza ad Oslo per
quel che conoerne il canto, quando da
mille e più voci diverse, in differente
linguaggio, Sii sprigionava dalle nostre
assemblee un canto solo di lode e di adorazione a Cristo Signore.
Non. è quT "quèstibinè di « sentimen to» 0 di «suggestione», ma di uno
stato d’animo comune, segno manifesto di una profonda unità spirituale indistruttibile, nella gioia sconfinata d’e^rimere la fede di tutti, italiani e filippini, ortodossi e riformati, bianchi
e neri, per dire col canto le stesse cose
nel medesimo sentimento.
Per questo il « canto eoumenico » è
flujttoiija per me une dei rioordii più
vivi e belli di Oslo, testimonianza incomparabile della nostra Umtà e Volontà di comunione con letizia, nella
grazia di Dio Padre.
Poteva essere l’Alleluia dèi Pale
strinia come qiueU’altro alleluia (il magnifico coro « All créatures of our God
and King»))) con pairole del Cantico
delle creature di S. Francesco.
Ed era bello cantare m altre lingue,
francese, tedesco o inglese, con i più,
magari pronunciando male le parole,
ma con intima adesione.
L’armonia era quasi semipre perfetta ed il maestro (un pastore anierioano
che non ne aveva affatto l’aria) sempre impeccabile, con 1« sua bacchetta
solenne e imperiosa.
Ricordo la Santa Cena durante la
gran unessa dutenana nella Cattedrale
(tra noi congressisti ed i fedeli osloti
eravamo oltre dueniila), allorché le no
te dell organo presero a suonare (( Il
mio Signore è fonte d’amore », mentre
inginocchiato stavo per ricevere Pane
e Vino consacrati.
iMa per certo, la magnifica collezione del «Cantate Domino» ;i) con
tenente gli inni più belili di tutte le
Chiese cristiane del mondo, in più lin
gue e con triplice traduzione, non e
stata fatta e diffusa per i congressi sol
tantôt —
Per questo all mio ritomo, itn sono
domandato se non aivrei più potuto riudire cantare quegli inni da noi, e che
cosa si potesse fare per farli conoscere, cementando in tal modo anche nel
nostro piccolo, col canto, quéH’unità
dèlie chiese a cui tendiamo.
Cosi mi sono deciso di scrivere su
L’Eco nell’intento di .portare 41 mio
contributo d’espèrtenza e di proposte
concrete.
1) - Fornire le nostre corali, tramite
la Commissione del canto sacro, di e
ALBERTO CABELLA
(1) Cantate Domino-, F.U.A.C.E.
Rqe Calvin, 13 - Genève.
pefle^CQoieBofflBaiGali
Lezione del 2Ö gennaio I04g
kiià» Parabola.^dei gran convito
Lettura ; b. tVliarco 14 : 15-24
rare 14 : 16-24.
Impa
Fartoc.ipanri(j ad un convito. Gesù aveva
detto al padrone di casa ; Quando fai una
cena, non oliiainare 1 tuoi amici © ipaienti
e vicini riecni, che poi ti possoiio ricamniare l’invito; ma cniania i poveri, gili
storpi, i ciechi, e sarai beato ipercnè essi
non J^no modo 'iii .rendertene il contraccambio, b uno dei corameinsali avenao repucaio ; tSeato om .mangerà del pane nel
Kegno di L)io (cioè seoerà a mensa nei
cteia), Gesù, per metieie ¡ut guartua contro taoiii l'.iusioiii, disse questa paiaoua ;
« Un uomo ree© una gran cena e .nvniò
molti; © mamuo la suo scrviioi© a due agii
inviiati ; Veiiue, perche tutio è pronto »
L'uomo Cite invitava e uio eoe »ella
sua giari iriisencoruia invito g» uomi.nti
e priiffli tra tuiù l'ng a i rae e a or a.
a lui ed a trovare in lUi tutti i beri' a' i
a saziar© i ani ina .loro. ii .servitore e Uè- ■
stesso, cn© con 1 opera sua aveva appi'oi'ia,o ogni cosa 'pe.r la salvezza deg» .uoimii'i. ivta lutti gli invitati conimicjaroino a
scusarsi, e decimarono l'invito : ohi doveva occuparsi de» suo campo, cni dei
suoi buoi appena com.praii, chi. aveva preso
moglie, © non poteva venire. Ciò ohe li
trattiene dall’accogliere Tmvito di Cristo,
sono dunque il possesso dei beni di questo mondo, gli affari, gli affetti famijiiani.
Tutti motivi che agli ocohi del mondo
possono essere plausd.Mii, ma non sono
altro in realtà ohe vani pretesti e prova di
cattivo volere. Quegli invitati avreiboeiro
beo potuto spostare i loro impegni preoedenti e fare ugualmente onore a quell’invito. Ma si ou.ravano più dei loro interessi propri che deile cose di Dio; e respinsero l’invito.
Allora iJ :piad,rone di casa, adiratosi, disse al suo servitore : Va presto per le piazze e .per le vie della città, e mena quà
i _ poveri, gii storpi, i cteohi e .gli zoppi.
Era \1 Invito rivolto da Utusto, lum più
ai rig.ii d isiae»©, ma a lutti quelli ohe Vivevano in maigine aiUa religione utheiaie,
e tuttavia erano attratti dai grande amore
di Uesu : puobiicaini e gente peccatrioe,
ohe cosi numerosi trovarono in lui pace ©
salvezza.
E come il servitore, eseguito rioroine,
oatì,:.! vava Cile e era ancora posto, il suo
signore gn u.e,sc, ; vai uort per le s .rane e
»ungo le Siepi, e cosiniigw au eiiiiaie, ailUiiuie la niiu c.,aa sia piena, liia » in.ut-.
10VO.UO ai pagani, x luvuo divino a geme
al ogiu naiuuie, a ogni cunaizione, a cglii
liiotaiita, iU lulLì liuein en© sono swnza uno
e Soiiaa spai amia, c coscitiic .nena .cno .po
Vwutu OwiUZU iUCUl*«. tùC-* wOJJ,
VU-i-evaà-t> dUlUe/ Cu • ■>' -h'yìl-.
semipiari di Caniaie Domino, iniziare lo
studio e la prepairazioTie di alcuni inni
ste per libera iiniziativa deMe sinigol«
corali, sia dietiv) iinrito é apposita ^1ta della commisswine, ip modo che nel
.e nostre chiese e nelle nostre asseim
biee ecumeniche, neJIle feste e magari
al Sinodo vengano cantati ed ascoltati
oon spirito ecumenico quegli stèstf inni ohe vengono cantati da altre comunità crsitiaine in tutto il mondo, e in particolare inegli incontri ecumenici.
iKMt .oiStoio sperme io un si granue amore .
I ocotriJíigi*! (uu cJiU'iAHiJ) ütoCe i*'t »cjiiiyùoac
UCl ¿i’iiil CUxlVu.iU. '«-■uSduZlUlu.-e UQa lUtvO iLiU
raie, tana per amoie, ' e che non ha nulla
a eoe tare con ..e vioienze peapetrate iuesegmito da un erudeàe tanatísmo religioso.
LA CONDIZIONE PER L'AMMISSIONE
AL CONVITO.
Altro è tuttavia ¡’esser© invitati, e altro essere ammessi; altro è portar© il nome di cristiani e altro appartenere à Criisto. La parabola delle ,« Nozze dei figlio
dei Re », affine aka nostra, pone chiaramente questa condizione. Bisogna essere
foimito dell’abito di nozze, cioè, per aver
parte alla salvezza, occorre un ravvedimento sincero, una fede vivente, la volontà ferma di vivere una vita nuova di
santità e di amore.
INSEGNAMENTI.
La parabola ©’insegna ohe molti sono i
chiamati da Dio a godere delta felicità del
suo Regno, ma pochi sono quelli Che
giungono a possederla, perchè non voglono sottoporsi alle condizioni rioltieste.
Ne consegue per noi una ^and© responsabiliità, poiohè se la longaraoiità di Dio è
grande, commovente di misericordia, esaa^
non sopprime la sua gìustitia. Molti sono i |
ohimati, © pochi «tetti, ha concluso
Cristo. Grave avvertimento per tutti noi,l
id invito pressante ad aocogKene il suo ini*
vito con intera e fkluciosa diedizlone. 4
Anche la partedpaziione al outto neUtata
basa d! Dio, che ci nutre della sua Parota,*
è un convito al quttìle c’invita il Signore,^
Stiamo attenti a non trascurarlo mai o“
dfii vani pretesti © da non metterlo mai
seconda linea, come facilmente suocedle.
G. Bonnet
2) - In .aippendife glia nuova edizione dei nostro innario, vengano aggiunti
aiiQuini tra i più beili dà questi tniai m
itiudo da rendere il nostro Innario Cristiano più completo e yeraimente eouinenico.
lutto ciò è di facile realizzazione e
penso sarà ^adito da molti membri di
chiesa e da moltissimi oonalisti (e dàrettori di ooirali) nonché, mi auguro,
dal Direttore dei giornale .perchè se ne
taccia lui stesso paladino.
Ai corrispondenti
Avverttamo Che ta prossima cromial^
numero dèi mese, ^sa deve giungere aliti
redazione dèi giornate non più tardi dell
delle parroochie sarà pubblicata suil’ultinipj
24 corrente.
■»no VALLI
Ci sono ricliiesti d’urgenza quattro aJ|
lievi infermieri e quattro allieve infermieirel
tutti iper la .medesima località. — PnO
senitare dlomanda alla Pro Valli oon la ma¿,i
sima solteciitudine. ^ Ci sono pure lil^
chiesti numerosi contadmi per il Cantone,
di Vaud.
A. b b
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i>ir. Resp. Ermanno Rostan
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Torre Pelliee
La f amigMa del compianto
Ql^itanai ««lane Slallé ^
commossa dèi tributo d’affetto reso al suc^
caro, ringrazia quanti con il loro conforto"
furono vicini .prenidendo parte al suo graiR^
de dolore. — Un ringraziamento 'partioo-,
tare ad dott. Quattrinii, al!a Direttrice^ ab*
rinfermieira e personale tutto dell’Ospedabli
Valdese Che tanto amorevolimente i’assi-J
stettero. 'MÌ
Luserna S. Giovanni, 8 gennanio 1948.1
Neil’impossibiliità dii farlo direttamente*
ta famigMa di
Maria Menus
ringrazia di cuore tutte le persone chèi
durante ta sua lunga © penosa malatria,*
hanno circondato con affetto la loro Diletta scomparsa ed in occasione delta Suà>
dipartenza hanno, con soritti o con la loro
presenza manifestoto la loro simpatìa ori'-J
stiana.
Un particolare ringraziamento ai pastore Roberto jaihler e Signora ed al dott.j
Gardiol.
VìUur Pali ice, i4 gßnnaio 1948.
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