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ECO
DELLE VAILI VALDESI
Prof. ARMANO HUGON Augusto
Via Beckwith 10
10066 TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
N. 44 f Eco; L. 2.500 per Tinterno Spediziqne in abbonamento postale . I Gruppo bis TORREÍPELUCE — 8 Novembre 1968
Una copia lire 50 ABBONAMENTI [ L. 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Claudiana Torre Pellioe . C.C.P. 2-17557
ALLA RADICE DELLA DISCUSSIONE SU D1®UN TEMPIO p0fl0rQ2ÌOn©| QlinO prilTlO
La via del deserto
HEMBI EFFETTIVI
CHIESE E li^IONI DI CHIESE
MEMBRI ADERENTI
CHIEse ED OPERE
li Signore ci chiede di seguire una via di povertà e provvisorietà, di rinunce e
d’invLtiva; noi vogliamo il tempio - Ma Gesù un giorno pianse sul tempio,
o piuttosto suirincredulità pia e orgogliosa che esso incarnava -= I Valdesi
(quelli della vera “tradizione”): “gente nuda che segue un Cristo nudo”
La polemica iniziatasi sul nostro giornale in merito alla costruzione del progettato tempio
di Villar Porosa mette in luce il
problema di fondo della nostra
vita cristiana odierna.
La questione grave, tragicamente urgente che sta alla base
della piccola polemica non è tanto il tempio edificando in una delle zone delle nostre Valli, o la sua
non edificazione, quanto la situazione spirituale che questo dibattito rivela.
Quando, m occasione del XVII
febbraio, su invito del nostro direttore, presentai qui il messaggio del Sinodo 1967 alle chiese,
cercai di mettere in evidenza il
fatto che si trattava di una parola estremamente impegnativa: il
Sinodo ci invitava a percorrere
la via del deserto!
Che significa per noi la via del
deserto? Una via di povertà e di
provvisorietà, di rinuncie e di inventiva, una nuova impostazione
del nostro lavoro e della nostra
vita come chiesa cristiana! Il Sinodo votò, a stragrande maggioranza, quelle parole e le votarono
probabilmente anche i delegati di
Villar Porosa; con dolore mi trovo oggi confermato nella convinzione che ebbi ragione di votare
contro quelle parole. Non perchè
non creda che questa è la via della nostra chiesa, ma perchè risulta ora sempre più chiaro che siamo capaci di fare solo parole.
Il contrario delle parole non
è però fare chiese, ma fare
ciò che il Signore domanda; il
contrario di parlare non è fare,
ma obbedire. Oggi il Cristo chiede da noi la totale povertà. Dico
« oggi », non in eterno; nella situazione di distretta e di miseria
in cui vive il mondo, mentre i
bambini del Brasile e della Bolivia hanno una probabilità su quattro o cinque di raggiungere la maturità, noi edifichiamo santuari.
Sembra che non abbiamo mai letto i testi della Scrittura, che non
abbiamo mai ricevuto la predicazione dell’Evangelo, che abbiamo
vissuto non so dove! Che cosa ci
ha insegnato Gesù Cristo perchè
rigiriamo con tanta abilità la nostra vocazione concreta, giungendo a dimostrargli che è per la sua
chi! ia che facciamo questo?
Diciamo chiaramente che lo facciamo per noi, che edifichiamo,
parliamo, collcttiamo solo per noi
c lasciamo stare il Signore in pace; diciamo chiaramente che a noi
interessa solo la nostra pietà, la
nostra edificazione, l’educazione
dei nostri figli, il nostro interesse
religioso, riconosciamo chiaramente che siamo noi al centro di
Uitio, con il nostro benessere, il
nosi.ro interesse, il nostro egoismo, ma non spendiamo allora
tempo a convocar Sinodi e discutere della vocazione della Chiesa
Valdese, non perdiamo tempo a
parlare di evangelizzazione, lasciamo stare il Cristo dov’è e facciamoci la nostra religione. La lettera dei sig. Griset e Roccione è sotto questo aspetto esemplare, le
parole fondamentali che si vi si
leggono sono « decoroso » « tradizione valdese », « funzione suggestiva », « anime elette » ecc., vi si
parla della mentalità borghese a
cui non ci possiamo sottrarre e
della derisione dei conterranei
cattolici. Di Gesù Cristo neppure
una parola; lo si ricorda per inciso perchè pianse sul tempio; quasi avesse pianto per la perdita di
una bella cattedrale! Piangeva
sulla nostra incredulità, di noi vaidesi del 1968, non sul tempio.
Questo è però un parlare onesto
e schietto! Si vuole una religione,
non una fede; di obbedire a Cristo
non ci interessa più che zero. Mi
domando allora che stanno a fare
le celebrazioni della Riforma, gli
articoli sulla parola di Dio, le retoriche sulla Bibbia fondamento
della fede nostra. Che cosa stiamo
facendo da decenni, predicando
centinaia di sermoni, di appelli,
arrovellandoci per trovare la via
della nostra vocazione? Trovare
una via che nessuno vuole! Noi
siamo dunque un popolo (piace a
molti il termine popolo, usiamolo
con libertà e coraggio), una chiesa
addormentata, incerta, una comunità che deve tornare alla Bibbia,
che deve meditare, cercare, pregare! Siamo un popolo incredulo che
non vuole tornare a Cristo, che sa
molto bene che cosa dovrebbe fare e non lo fa. Il pianto di Gesù!
Su una Gerusalemme che, dice il
testo sacro, « non ha voluto quello
che era per la sua pace ».
E' mai possibile che da anni ci
siamo trovati in questa situazione: credere di doverci risvegliare
mentre siamo ben svegli, ma pietrificati nella nostra incredulità;
non addormentati, anzi con occhi
ben aperti, ma affascinati dal nostro secolo e dal nostro egoismo,
incapaci di vedere il Cristo fra
noi?
Una comunità che voglia esclusivamente soddisfare sé stessa, curare i suoi interessi, una comunità
che rifiuta di occuparsi di Cristo,
che chiede religione e non fede,
non può essere la comunità dei
miei padri! La tradizione valdese?
E’ mai possibile che si sia perduto
a questo punto il pudore, da rifarsi alla tradizione valdese per
giustificare la nostra infedeltà?
Come gli Ebrei citavano Mosè a
Gesù Cristo, lo stesso sistema: i
padri. Che padri? Valdés ed i suoi
poveri di Lombardia? I valdesi
morti sui roghi e nelle carceri?
Qsare rifarsi all’uomo che, in una
situazione esattamente identica a
quella odierna, ha saputo prendere alla lettera la parola del Signore e vendere i suoi beni? Qsare
dire « siamo i figli di Valdés! »;
come gli Ebrei dicevano « siamo
figli di Abramo! »?
Questo è dunque il divario tra
la chiesa reale e la chiesa ideale,
per riprendere la parola del già
menzionato articolo: la chiesa
reale vuole santuari, vuole il trantran della religione, vuole la pace,
vuole sé stessa; una chiesa ideale
vuole obbedire a Cristo. Il bello
gli è che se lo si dice in un sermone, tutti sono concordi, tutti approvano: « ben detto, parole sante, che bella predica »; quando si
arriva ai fatti, si vede che in definitiva ti hanno lasciato dire perchè fa parte della chiesa che ci sia
gente che predica, ma in sostanza
non è da prendere sul serio. Questo è il problema: la sordità alla
voce di Cristo, non l’edificazione
di un piccolo o gtande tempio a
Villar. Quel monuhiento sarà un
monumento in più del nostro impegno e del nostra sacrificio e della nostra infedeltà, del nostro
amore per la comùnità e della nostra incredulità.
Mai come oggi Chiesa si è trovata nella condizione di dare una
testimonianza .-'.^angelica valida
che corrisponda in modo pieno e
totale alla sua tradizione spirituale: la povertà come segno della
comunione con ('risto. Mai come
oggi il mondo ha avuto bisogno
di questa paro i a liberatrice, che
d imostri il coni i a rio di quanto affermano gli amici di Villar: che
la società dei consumi e la mentalità borghese nc.n sono la legge
dell’universo, ma possono essere
vinte dalla croce dj Cristo. E non
mi si venga a dire che sono marxista! Il marxismo c’entra qui come i cavoli a merenda, c’entra
solo Gesù Cristo.
Assumere oggi là povertà o, come dice il Sinodo,prendere la via
del deserto significa prendere queste decisioni: rinunceremo per 20
anni ad edificare santuari che non
servono a nulla se non a soddisfare il nostro egoismo, perchè Cristo non ha bisogne di templi per
essere servito; rinunceremo a
spendere milioni per mantenere in
vita la chiesa valdese. Facendo
questo non avremmo nessun merito, come non ne ebbe Valdés, saremmo semplicemente coerenti
con la professione della fede.
La definizione che gli inquisitori diedero dei Valdesi la conosciamo: gente nuda che segue un Cristo nudo. Qggi questa non è più
una definizione e non abbiamo il
diritto di riferirla a noi stessi, oggi è una vocazione da scoprire.
Giorgio Tourn
Un anno fa, di questi giorno, i delegati
delle Chiese Battiste, Luterana, Metodista e
Valdese (e gli osservatori di varie altre Chiese e Movimenti), erano riuniti a Milano sotto il motto « Uniti per l’Evangelo » : era l’assemblea costituente della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia. Per statuto, essa veniva dichiarata « costituita dalle Chiese
e Opere che si~ riconoscono unite nella comune vocazione di testimonianza e di ser-vizio » e sempre nello statuto gli scopi venivano così definiti : «La Federazione, nel
rispetto delle autonomie dei suoi membri,
ha lo scopo: 1) di manifestare l’unità della
fede e ricercare una comune linea di testimonianza nel nostro paese, fondata sullo studio della parola di Dio; 2) di coordinare e
potenz.are la testimonianza ed il servizio delle Chiese e Opere, nel riconoscimento reciproco dei doni particolari; 3) di vigilare sul
rispetto dell’esercizio dei diritti di libertà e
di uguaglianza in tema di religione e di
adoperarsi perche la presenza delle Chiese
evangeliche nella società italiana sia sentita
a tutela dei permanenti diritti di libertà nel
mutare delle strutture giuridiche; 4) di citare i contatti con altri organismi a base interdenominazionale ed ecumenica; 5) di offrire i propri servizi anche a Chiese od Opere evangeliche che non facciano parte della
Federazione ».
La struttura della Federaz'one è quella riportata nel grafico qui sopra. A un anno di
distanza, è possibile fare un bilancio? Sin
ceramente, non pare possibile; non sarebbe
sicuramente serio, comunque, avanzare riserve sulla funzionalità di questo organismo,
in base a una prova di relativamente pochi
mesi, nè sì vedrebbe perchè si dovrebbe essere cosi infinitamente pazienti nei confronti delle strutture delle singole Chiese e invece duramente esigenti nei confronti delle
strutture federali. Vi è stato, in questi mesi,
tutto un lavoro di prese di contatto, un tentativo di coordinazione di attività, cui non
si possono ancora chiedere risultati troppo rilevanti. La Federazione ha funzionato egregiamente sul piano assistenziale (e purtroppo le esigenze in questo campo paiono inestinguibili); varie commissioni stanno cercando di
estendere e intensificare la loro attività,
cooptando membri dele diverse Chiese. E
vari programmi, sia di attività che di studio
in comune, a breve e a lunga scadenza, sono
in cantiere.
Se una riserva, anzi un rilievo negativo
vanno espressi, non sono da muovere all « apparato » federale, ma alla « base». In troppi luoghi, in troppe regioni pare che Roma 1965
e Milano 1967, con tutto quel che li ha preceduti, accompagnati e seguiti, siano passati come acqua su pietra levigata. A questo
livello — ed è il solo livello veramente valido — va ancora conquistata e ricevuta la
capacità di vivere insieme in una fraternità
schietta, riflessiva e attiva solidale e reciprocamente critica al tempo stesso. Ringraziano
quindi chi ha lavoralo e lavora.
iiimiiiiimiiiiiiiiiiiimiiiiiimiiiiiii
ALL’ISOLOTTO DI FIRENZE
Una parrocchia che non vuol mollare
e una curia schierata a difesa del sistema
Quello della parrocchia dellTsolotto
è un episodio — il più clamoroso e, non
fosse che per questo, il più sgradito —
di una lunga serie di scontri fra il
gruppo dirigente della curia florentina e la parte più viva del laicato come del clero cattolico-romani. Il clamore dei fatti più recenti contrasta
col cauteloso silenzio, la tacita congiura « per evitare lo scandalo », e anche le sofferte accettazioni che hanno
concluso un numero impressionante
di incidenti e di casi. La pubblicità —
quando non porta acqua al mulino del
trionfalismo — è sgradita in Piazza S.
Giovanni; e nella congerie dei fatti
dell’Isolotto c’è chi vede un solo dato
positivo: l’assenza del card. E. Plorit,
occupato in un provvidenziale viaggio
sudamericano.
Ma che fanno all’lsolotto?
L’Isolotto — il nome viene dall’isola
che in antico qui formava, con un
braccio ora estinto, l’Amo — è un
agglomerato suburbano di recente formazione: una topografìa lambiccata,
una bella chiesa con annesso centro
parrocchiale e diecimila abitanti, d’ambiente operario e impiegatizio.
Il parroco — don Mazzi, un mugellano vivo e tenace — ha partecipato alla
crescita del quartiere, della sua comu
di Luigi Santini
nità e degli edifìci ecclesiastici; ma
nel modo di vivere come nell’impostazione del ministerio ha scelto la povertà, gli umili, le creature respinte ai
margini da una società come la nostra. L’impostazione della testimonianza comunitaria, cresciuta e delineata a
poco a poco in una ricerca fraterna e
comprensiva, s’è avvalsa di una valid.’ interpretazione del Vaticano II: su
un piano teologico, la promozione del
laicato; su un piano sociologico, confronto con le componenti più avanzate nella critica alle strutture di questo
mondo e impegno nelle questioni cittadine come in quelle dibattute In una
prospettiva mondiale.
La riscoperta in concreto del saepdozio universale dei credenti ha coinvolto uomini e organismi in un tipo
d’azione diversa, assai lontana da quella che è suggerita, per esempio, dal
magistero di un Pio X o di un Benedetto XV. Ma non c’è stato il Vaticar
no II? le sue decisioni devono o no
entrare nella vita comunitaria?
I cattolici-romani dell’Isolotto sono
andati avanti impavidi, armati di meditazioni evangeliche e difesi dallo
scudo dei decreti conciliari: violenza
e non-violenza, Vietnam, occupazioni
di fabbriche e contestazione, ghetti negri e Cecoslovachia... tutto ciò che inquieta e appassiona l’uomo di oggi è
stato affrontato, discusso nella comunità. Le conclusioni, è vero, spesso amareggiavano in curia, dove si godono
I primi frutti della battaglia vinta contro La Pira e la sinistra cattolica, grazie a quella santa borghesìa che ha
fornito il campione della fede : Bargellini Piero da Campi Bisenzio. Ma in
sostanza solo per un grosso abbaglio
si può dubitare della devozione dei cattolici dell’Isolotto, della loro ferma determinazione di persistere nella version .> cattolico-romana del cristianesimo.
In apparenza premono più sul pedale
della sociologìa che su quello della
teologìa ; ma in Italia non sembra
possibile fare diversamente e, del resto,
anche il protestantesimo è tutt’altro
che immune da questa involuzione.
All’lsolotto, comunque, la sociologìa,
s’e fatta sapiente e intensa opera pastorale, testimonianza di una fede.
II vescovo di Roma
Si tratta di mons. Ermenegildo Fiorii, cardinale di Santa Romana Chiesa, il quale svolge la sua liturgìa in
(continua a pag. 4)
2
pag. À
N. 44 — 8 novembre 1968
“Ti seguirò...”
• r-.
Il discepolato è rinuncia,
coraggio, consacrazione
(Luca IX, 57-62)
Questo triplice episodio è collocato da Luca all'inizio della
terza parte del suo Vangelo. Mentre Gesù si avvia verso Gerusalemme, discute con tre uomini sensibilmente diversi l’uno dall’altro.
Uno è un tipo pronto, apparentemene deciso a seguirlo fino
in fondo; e Gesù gli ricorda che il discepolato cristiano non è
mai una vittoria, né un buon affare; ma piuttosto una linea di
sofferenza e di rinuncia. Gei to, dietro questa sofferenza c’è « il
mistero del Figliol dell’Uomc » (v. 58b) che porta i suoi alla vittoria dell’Ultimo giorno: ma questa vittoria ha un passaggio
obbligato: la croce, e quindi anche la rinuncia a totalizzare dei
risultati classificabili, sicuri e tangibili già nel nostro mondo e
nel nostro tempo.
Il secondo ha semplicemente dei doveri di famiglia da adempiere (doveri previsti dalla stessa Legge del Signore); ma Gesù
gli ricorda che ci sono, nella vita di un credente, dei momenti
decisivi in cui ciò che non si fa subito, non si farà mai più: la vocazione è come un treno che non ci aspetta indefinitamente sul
binario, ma parte ad un segnale dato: dopo sarà inutile cercare
di inseguirlo; la distanza aumenterà invece di diminuire. Il « tempo di Dio » va colto da noi, anche quando è in contrasto con le
realtà più profonde della nostra vita.
L’ultimo ha ben capito che questa « occasione » divina non
può essere perduta, ma vorrebbe lasciare aperta dietro di sè
una via di ritirata: è lieto di partire con Cristo, ma vuol prima rimettere in ordine i suoi affari. A lui Gesù ricorda che un discepolo dev’essere interamente consacrato al suo compito, come
un aratore che guarda dritto davanti a sè la linea del solco da
tracciare.
Anche noi siamo volta a volta uditori sconsiderati, cristiani
impastoiati dai doveri umani, discepoli timorosi che all’ora della decisione adocchiamo i possibili compromessi. A noi tutti perciò la parola di Gesù giunge con sovrana autorità, come invito a
preferire la rinuncia, ad un cristianesimo velleitario; il coraggio
rivolto verso il futuro, ad un legame col passato; la consacrazione, al nostro tremendo amore per i compromessi.
Giorgio Bouchard
VILLASECCA
Domenica 20 ottobre la comunità ha celebrato il culto di inaugurazione della Scuola
Domenicale e dei corsi di Catechismo. Il Pastore ha rivolto un messaggio adatto ai pìccoli e ai grandi ispirandosi alla vocazione del
i^nciullo Samuele. Anche oggi il Signore
chiama noi tutti al suo servizio; rispondiamo con gioia: Parla, o Signore, il tuo servo
ascolta!
Anche l’Unione Giovanile ha ripreso la
sua attività con due giornate di lavoro volontario per tinteggiare la sala che serve a diverse attività della Chiesa, e durante il periodo invernale, anche per i culti domenicali.
La comunità tutta li ringrazia per il loro
lavoro.
Domenica 3 novembre un gruppo della nostra comunità si è recato a far visita ai ricoverati all’Ospedale di Pomaretto. Dopo il
culto abbiamo ancora cantato alcuni inni insieme ad alcune sorelle della vicina comunità dì Pomaretto. Ricordiamo che è in corso
una raccolta di fiori per il nostro Ospedale
« In memoriam x> del nostro compianto Dott.
Emanuele Quattrini. E’ pure in corso la raccolta di doni in natura per i nostri Istituti
di assistenza.
Con questa settimana iniziamo pure le riunioni quartierali : sabato 9 ai Chiotti, giovedì 14 ai Trossieri, venerdì 15 al Trussan.
Lutto. — Il Signore ha richiamato a Sè il
nostro fratello Emanuele Tron di Villasecca
Superiore, all’età di anni 69, dopo lunghe
sofferenze, oltre due anni di malattia, sopportate con cristiana rassegnazione.
Alla famiglia in lutto esprimiamo ancora
la nostra fraterna cristiana simpatìa.
Cipriano Tourn
Nel presbiterio della Val
Attività giovanili
intercomunitarie
Come già era stato detto nella cronaca pomarina, un gruppo di giovani appartenenti
alle varie comunità ha deciso di riunirsi ogni
quindici giorni per impegnarsi in alcune attività le quali procedono in modo autonomo.
Ci siamo riuniti per la prima volta il 22 settembre a Pomaretto per decidere che tipo di
lavoro portare avanti; successivamente a
Chiotti, a Massello e, il 2 novembre, ad Agape. S; sono costituiti alcuni gruppi di ricerca e di lavoro. Il primo a formarsi è stato
quello dei monitori, diretto dal pastore Ci
priano Tourn, i giovani partec'panti studiano il problema dell’insegnamento evangelico
nella scuola domenicale. Ad un altro gruppo
appartengono giovani interessati ai problemi
sociali delle valli. Si è cercato di riunire per.
sone di diversa formazione culturale, scelta
politica e preparazione professionale nell’intento di mantenere, per quanto possibile, una
linea di studio obiettiva e di rimanere aperti
a critiche, consigli e aiuti di ogni provenienza. Un gruppo si occupa dei cadetti, non è
stato formato quest'anno ma già è stato fatto
un tentativo l’anno scorso sia nella Val Pellice che nella Val Germanasca. Prendendo
in esame le esperienze dell’anno scorso, siano
esse positive o negative, si cerca di trovare
una via di lavoro comune. Il gruppo dj predicatori laici cerca di esaminare il problema
della predicazione comunitaria studiando e
approfondendo il modo di formazione <1; un
sermone. Per stabilire un legame fra i vari
settori si comincia l'attività con uno studio,
centrato sulla figuro di Gesù Cristo.
MASiSELL
I
Nella chiesa di Massello si sono sposati, sabato 26 ottobre, E urica Tron delle Porte e
Sergio Martinat di Prarostino. Agli sposi, che
risiederanno a Miradolo, i nostri auguri.
A partire dalla (U)menica 3 novembre, il
culto avrà luogo nella sala del Reynaud. La
seconda domenica tUl mese il culto avrà luogo alle ore 14.
vembre inizieranno le riunioni quartierali
sul tema : « Fede e politica ». L’unione femminile di tutte le sorelle, anziane e giovani
si terrà il 10 novembre alle ore 14,30 a Pomaretto.
(Responsabili)) cercansi...
RETI
Riunione del Coi dstoro. — Recentemente
il Concistoro ed i csponsabilì hanno esaminato il problema dulie finanze in riferimento alle ultime decis^i smodali. Il Concistoro si è impegnata raccogliere la somma
richiesta sia per la a centrale sia per gli
Istituti secondari, spfeilcamente per la Scuo.
la Latina. Ci auguriàmv' che la Chiesa comprenda Pimportanza d< ila nostra Scuola e
dia con gioia la cìfià prevista di L. 400.000.
Sappiamo che la comu lità deve affrontare
quest’anno i restauri Sei Tempio e della
Scuola Materna, ma suttno fiduciosi nella
generosità della comunifà. Ringraziamo di
cuore il pastore Bertinal per il messaggio
rivoltoci la domenica 2 7 ottobre; in, tale occasone è stato celebrato I battesimo di Giancarlo Ricca di Anseimo «' di Ribet Itala.
Ricordiamo le prossime attività: in no
((
Una triste, ma rilevante caratteristica del
« Convegno Responsabili » è stata la completa assenza dei rappresentanti delle unioni.
I partecipanti al convegno erano, a parte
qualcuno, gli stessi del corso biblico tenuto
nei giorni precedenti.
Su venti unioni che esistono (o esìstevano.^) nelle valli, solamente quattro comunità
erano rappresentate^ da membri non facenti
parte di alcuna unione.
Nella mattinata si è comunque cercato di
fare il punto sulla situazione e di vedere quali
prospettive ci sono. Sulla base di informazioni e non grazie a relazioni, si è dovuto
constatare che le unioni sono in piena crisi.
Alcune hanno oramai cessato di esistere, altre cercano faticosamente di riaprire i battenti 8 di trovare i giovani, poche continuano la loro attività nel modo tradizionale.
Finche le riunioni del sabato sera consistevano in uno studio (tenuto possibilmente
dal pastore) e ognuno dava dimostrazione del
proprio impegno nel « gioco dei vicini », le
unioni pur zoppicando sono riuscite ad andare avanti. E’ probabile che sia subentrata
la crisi, quando si è cominciato a discutere
dei problemi reali riscontrati nelle nostre
chiese e nelle nostre comunità; alcuni, allora, non se la sentirono più di affrontare questi dibattili e gli altri si sono divisi formando gruppi con opinioni diverse, data Timpossibilità di trovare un accordo.
Se la situazione nelle unioni non è troppo
florida si è rilevato tuttavia che si sono costituiti nel corso delVanno, due gruppi di
studio per laici, uno in Val Pellice e l'altro
in Val Germanascaessi comprendono i giovani e i meno giovani di tutte le comunità,
che desiderano impegnarsi in attività concrete (unioni cadette, monitori, predicatori
laici, inchieste sociali).
Esaminando le prospett’ve per rinvcrno
si è deciso che il gruppo della Val Germanasca continuerà l’attività iniziata, mentre Taltro, in vista dei Precongressi antecedenti al
Congresso G.E.I., si occuperà del tema relativo ai cattolici del dissenso, cercando di
avere degli incontri con questi.
Nel pomeriggio il Past. Taccia ha presentato il Centro diaconale: il suo lavoro, i
suoi problemi e le sue prospettive per il futuro.
Doveva concludere il convegno l'elezione
del Comitato di Gruppo che purtroppo non
è avvenuta a causa delPassenza degli elettori; comunque in mancanza del comitato, che
peraltro avrebbe ben poca possibilità di esercitare la sua funzione data la situazione, i
partecipanti si sono impegnati a mantenere
il collegamento tra i vari gruppi intercomunitari.
Edgardo Tron
Cernianasca
Agape 2 - 3 Novembre W68
Corso Biblico
di formazione
L’incontro si è aperto con uno studio del
pastore Giorgio Tourn sui libri di Samuele,
in cui è stato esaminato il problema della
crisi di Israele: fino a quel momento il popolo era diviso in tribù, scoordinate tra di
loro, che avevano come punto in comune
la fede in Dio; dopo invece Israele assume
1 aspetto di uno stato moderno, sotto la guida del re. Questo mutamento sostanziale porta ad uno sconvolgimento nel modo di vivere di tutto il popolo; la situazione di Israe.
e in questo periodo appare attraverso i personaggi dei racconti biblici: da una parte
un clero invecchiato e corrotto (Eli e i suoi
figli), dall altra un popolo che, pur dimostrandosi più sensibile dei suoi sacerdoti, dà
segni di stanchezza (Anna). I segni della crisi si vedono anche nell’incapacità di saper
ascoltare la voce di Dio, che pare non manifestarsi più.
Lo studio seguente, su Saul, è stato fatto
dal pastore Bruno Rostagno: Saul è Tuomo
che mette in atto la trasformazione dì Israele: egli si trova a dover adeguare le vecchie
strutture con la situazione nuova del regno
unitario; si trova in una situazione diffìcili'
a causa delle pressioni esercitate dall’esterno
dai Filistei, Saul opera nel vivo della società
del suo tempo, e qui sorge il problema della
chiesa vista come « azienda efficiente », che
è stato proposto per la discussione del pomeriggio. Si è prima di tutto stabilito che esiste un parallelo fra la crisi di Israele e la
crisi che ha attualmente colpito le strutture
ecclesiastiche e le comunità, e che come allora siamo incapaci di riconoscere i segni
della presenza di Dio. Si è sentita resigenza
di un impegno nella società, senza peraltro
lasciarsi condizionare da essa, cosa che appunto porterebbe la chiesa alla condizione di
(c organismo tecnicamente efficiente », che si
inserisce nei vari meccanismi della società
moderna.
Sabato sera ha avuto luogo l’incontro dei
giovani della Val Germanasca. che si riunisce ogni 15 giorni: questo incontro è stato
inserito neH’attività del campo, e hanno partecipato anche coloro che normalmente non
sono impegnati in questo lavoro.
Il programma di domenica comprendeva
la partecipazione al culto, insieme alla comunità di Frali, e al pomeriggio uno studio
del pastore Alberto Taccia, su Davide. II
personaggio di Davide rappresenta Tuomo
che, adeguando il suo stato alle esigenze moderne, riesce tuttavia a riconoscere la volontà di Dio. La sua vita può essere divisa in
tre parti: il primo periodo, in cui egli ancora non si rende conto di essere Teletlo e,
nonostante egli veda gli errori di Saul, tuttavia lo riconosce in quanto l’unto dell’Eterno »; il secóndo perìodo è quello del trionfo di Davide, e il terzo è quello della sua
decadenza, quando si trova di fronte alla rivalità dei suoi figli, e che terminerà con la
sua stessa fine.
La serata è stata dedicata allo studio delle prospettive di lavoro per quest’anno di
attività, e in particolare alla questione delle
unioni cadette, esperimento che era già stato
svolto, con esito più o meno positivo, dai
giovani di alcune comunità, nel corso dell'anno passato.
Lilia Davile
I LEYTORI CI <E Sl> SCRIVONO
Gli evangelici di
Colombia e i cattolici
d’Irlanda (Ulster)
Un lettore, da Lacca:
Signor direttore,
sono un membro della chiesa di
Pisa.
Ho letto sul n. 39 de « La Luce »
l’articolo « Protestanti in Colombia »
e, neU’ammirare il contenuto e lo
stile dignitoso e civile della lettera
del Moderatore Presbiteriano, sono rimasto rattristato nel sapere che i nostri fratelli colombiani sono vittime
di un razzismo religioso che degrada ;
la loro dignità di figli di Dio e di
uomini. !
Ben ha fatto « La Luce » a pubbli- j
care con il dovuto risalto detta lettera, specie in questo momento in
cui la Colombia è sulla bocca di tanti cattolici.
Ugualmente, e per gli stessi motivi, però, sono rimasto rattristato nell’apprendere dai giornali della scorsa
settimana la situazione indegna nella
quale vivono in Irlanda del Nord i
cattolici a causa di inique leggi volute dalla maggioranza protestante.
Non so quale sia in merito il pensiero della Tavola e di codesto giornale e se abbiano deciso di intervenire; secondo me dovrebbero farlo,
per amore fraterno ed obiettività,
ognuno con i mezzi a sua disposizione, onde spingere le chiese sorelle di
Irlanda ad adoprarsi. se già non lo
fanno, presso il locale governo ed i
loro membri, affinchè venga posto fine alle limitazioni e privazioni di diritti alle quali sono sottoposti onesti
cittadini, colpevoli solo di non seguire la religione evangelica.
Non apprezzo due pesi e due misure, da chiunque vengano applicati, e
se giustamente vengono denunciate
delle iniquità che evangelici debbono
subire, ritengo pure sia cristiano e
umanamente onesto denunciare iniquità che altri evangelici fanno su
bire ed intervenire affinchè non si verifichino ulteriormente.
Fiducioso che questa mia non rimanga senza esito, ringrazio e saluto
frajernamente. Roberto Cerchiai
Ringraziamo per questa segnalazione a proposito di una situazione di
tensione che in passato ha già più
volte trovato riscontro sulle nostre colonne, Ricordiamo soltanto — non è
una giustificazione! — che nelVUlster
il problema confessionale si carica di
una pesante componente di rivendicazioni nazionalistiche.
Chi deve
pagare?
Un lettore, da Torre Pellice:
Caro direttore.
il dott. Guido Ribet ricorda nella
sua lettera pubblicata nel numero 34
(1 novembre 1968) il triste episodio
accaduto nella notte tra il e il 2
ottobre, quando i muri del Collegio
Valdese furono deturpati da scritte
ostili al Collegio .e ai professori, proponendo che gli autori ignoti delle
scritte 0 i loro genitori o « i loro sostenitori sia laici che pastori » rifondessero le spese della pulitura dei muri in questione. L’idea del dott. Ribet
è quanto mai giusta, tuttavia non
possiamo concordare con l’indicazione
dei presunti responsabili. Il dott. Ribet attribuisce l’azione a « un gruppo
di coraggiosi contestatari ». Evidentemente con questa designazione si vogliono prendere di mira i giovani del
Movimento Cristiano Studenti che prima del Sinodo e durante il Sinodo
hanno assunto un atteggiamento dì
critica nei confronti del Collegio. Con
quale fondamento il dott, Ribet fa
questa identificazione? Egli si basa
soltanto sul fatto che le famigerate
scritte ripetevano alcune frasi allora
pronunciate, ma questo modo di procedere è estremamente semplicistico e
del tutto ingiusto.
E' certamente possibile che in temI pi di contestazione si infiltrino indiI vidui privi di idee e di onestà di inI tenti ed è certamente compito dei gìo.
i vani guardare chiaro anche all’interno delle loro file. Tuttavia il M.C.S.
ha espresso finora uno stile di azione
ben diverso. I giovani hanno fatto la
loro critica non « con il favore delle
tenebre e contando sull’anonimato »,
ma presentandosi personalmente alle
riunioni pubbliche della chiesa e indicando chiaramente il loro nome e
cognome. Pertanto non vedo come si
possa attribuire a loro — ai « contestatari » — quel gesto infausto compiuto proprio (( col favore delle tenebre e contando sull anonimato ». Era
ben chiaro agli autori delle scritte
sui muri del Collegio che molta parte (troppa parte — diciamo noi) della
j nostra popolazione avrebbe attribuito
il gesto al M.C.S. ed era ben evidente
' Tintenzione di screditare sia il Movi! mento, sia i problemi che esso propoj ne alla nostra chiesa. Si voleva intor¡ bidire le acque, si voleva esasperare
; gli spiriti e impedire quella reciproca
i fiducia senza la quale non è possibile
i il dialogo tra persone che hanno punti di vista diversi, ma un unico fondamento di sincerità. Personalmente
depreco Tatlo compiuto sui muri del
Collegio Valdese non soltanto perchè
compiuto « con il favore delle tenebre e contando sull’anonimato » (cosa
comprensibile in regime di occupazione. ma in nessun modo alTinterno di
una comunità cristiana), ma soprattut.
to perchè volgare nel suo intento.
Rimango tuttavia profondamente
amaregg'ato dal fatto che uomini
esperti come Guido Ribet abbiano cosi semplicisticamente accolto la provocazione per screditare un movimento che — certamente con i suoi difetti — sì propone e ci propone intenti ben più seri delle bravate not! turne. Forse era questa un’occasione
I per aprire un discorso più sereno verso i « contestatori », fosse pure per
I metterli in guardia verso pericoli che
potrebbero essere anche interni, ma |
r(’udendo a loro atto di essersi sem- '
pru annunciati con il proprio nome e |
di aver agito non nell’oscurità, ma a
viso aperto.
Per quanto riguarda il Collegio non
saranno le scritte che lo faranno chiù- '
dere, nè la tinta passata sopra che lo ;
salverà, ma sarà l’impegno sincero e
onesto di tutta la chiesa — sia degli '
« amici » che dei « critici » — che
potrà fare di eSso uno strumento attivamente adeguato ai tempi, scoprendo e utilizzando tutte le possibilità
che una istituzione del genere ci può
dare di servire, mediante la cultura,
i nostri fratelli vicini e lontani.
Alfredo Sonelli >
Svalutazione I
dei Pentecostali?
Un lettore, da Roma; j
Sono molto perplesso per il fatto |
che due volte in un giorno ho letto i
una frase in riferimento al Nuovo
Ospedale di Napoli che, a parer mio,
mette i Pentecostali nello strato più
basso dell’Evangelismo Italiano.
Scrivendo in « Nuovi Tempi »
N. 42, il Pastore Girardet dice: «Era
no presenti al gran completo gli evan
gtdici della città, dai pentecostali e
dagli apostolici fino ai Luterani e a:
membri della chiesa americana ». Nel
Fintervista con il Dottor Santi, nella
; « Luce >1 N. 41, si legge: « E’ l’unica
impresa nella quale tutte le chiese,
dalla pentecostale alla valdese, sono
responsabili in pari grado »,
Che vi sia fra i Pentecostali un’interiore preparazione intellettuale e
teologica — ma non Biblica — sono
! d'accordo, ma il livello di spiritualità
' fra i fratelli pentecostali e la loro consistenza numerica non sono minimaI mente inferiori a quelle trovate nelle
: altre chiese evangeliche d’Italia. Peri chè si deve dire, quindi, « dai pentej costali fino a... »?
] Benché non sia un Pentecostale fac.
ciò appello che nel futuro questa an- ^
tipatica d’stinzione sia eliminata.
Cordiali saluti. Piero Alardo !
Le assicuro che nè negli autori degli articoli, nè nelle redazioni, vi era
la benché min-ma intenzione spregiativa o di orgogliosa sufficienza, in
quelle espressioni! Si tratta dell’indicazione, convenzionale certo, di tutto
l'arco delle denominazioni evangeliche, dalle Chiese protestanti ’storiche’
alle Chiese e ai movimenti evangelici
più indipendenti da questi filoni (o
tradizioni) storici. Non vi è la minima intenzione di valutare tali Chiese
secondo un crescendo spirituale ( ?)
che del resto potrebbe essere ^ letto da
destra a sinistra come da sinistra a
destrtt! Sb Lbì ci SBguB con ottBnzionB^
ficorcÌBru cÌib ubbiumo spesso parlalo,
con la più forte stima fraterna, della
vita di fede dei fratelli Pentecostali.
Le assicuro che la Sua impressione
era del tutto ingiustificata. G. C.
Villar Penosa
Una lettrice, da Novara:
Anche per chi non conosca in profondità le lacerazioni della comunità
di Villar, o la situazione di sottosviluppo economico determinatosi in
quell’area, le contratldizioni delle lettere a sostegno del Duomo sulla sinistra del Chisone sono evidenti ed ingenue, quasi a sottolineare l’impreparazione e la ristrettezza mentale di
quella che sembra più una conventicola di ambiziosi che una comunità
di servi del Signore.
Evidentemente questi signori hanno dimenticato alcuni punti fondamentali per la vita della Chiesa; sembra infatti non si rendano conto che
testimonianza non significa, oggi, erigere monumenti a Dio o alla Patria,
che « la cattiva buona coscienza » trova una riconferma negli alibi opposti
ai concetti dì responsabilità diretta,
al senso del pagar di persona, dello
sporcarsi in un lavoro politico, che il
carattere suggestivo di un luogo « sacro » evidenzia soltanto l’emozìonalità
mistica del pietismo, aspetto deteriore di una tradizione non sempre gloriosa.
In un momento in cui, per essere
fedeli alla chiamata, bisognerebbe
smantellare tutte le nostre ’cattedrali’
e andarsene in giro al massimo con
dei tendoni, per essere là dove c’è necessità, dove la gente si trova in un
dato momento, alcuni preferiscono
starsene al calduccio, a bearsi della
maestosità dei propri altari, dell’opulenza del loro paese in espansione :
sotto lo sguardo un po’ severo, ma vi.
gilè e fidato di una dinastia che. ahimè, non giungerà mai ad estinzione.
Sandra Long
Una lettrice, da Bergamo:
Caro direttore,
vorrei anch'io esprimere la mia solidarietà ad Ermanno Genre nella
questione del tempio di Villar Perosa. Mi pare che le risposte al suo articolo indichino soprattutto che non
si è affatto disposti ad accettare che
possa essere un giovane a metterci di
fronte alle esigenze dell’Evangelo.
Quanto alla curiosa accusa fatta al
Genre, di non aver indicato a « quali
altri scopi » devolvere la somma, a
me pare che sussista solo la difficoltà
della scelta... 0 leggiamo solo i bollettini parrocchiali e non sappiamo
niente di quel che succede in giro?
Saluti affettuosi. Rita Gay
Una lettrice, da Torre Pellice:
Solidale con la sig.a Edina Ribet
accludo L. 10.000 per l'erigenda chiesa di Villar Perosa.
Maria Grill
Abbiamo ricevuto
Per il Rifugio « Carlo Alberto » :
un gruppo di amici della Chiesa dì
Aosta in memoria di Oscar Eli Avondet L. 9.000.
3
s novembre 1968 — N. 44
pag. r
Opin di assistenza ai tarcerati
DOMENICA 27 OTTOBRE A DIPIGNANO l(Cosenza)
Dall’annua relazione su quest’opera,
stralciamo quanto segue:
... Il lavoro si è svolto come sempre
a mezzo della corrispondenza, invio di
letture, pacchi, aiuti occasionali. Quest’anno si sono aggiunti alcuni nuovi
corrispondenti.
In un lavoro come questo, evidentemente, s’incontrano più delusioni che
Incoraggiamenti, ed io non mi sono
mai fatta soverchie illusioni. Ma quest’anno la delusione maggiore è venuta da persona in cui avevo posta molta fiducia e di cui mi ero particolarmente occupata, sia durante la sua
prigionia che dopo. Ne sono rimasta
perciò molto amareggiata, tanto che,
come del resto già altre volte in passato, mi sono chiesta se questo lavoro
non sia inutile, se non farei meglio a
lasciarlo...
E d’altra parte non mancano neppure gli incoraggiamenti. Ecco, ed esempio, quanto mi ha scritto recentemente un ilberato:
«Io vi penso sempre. Siete stata il mio
angelo consolatore quando nella mia
vita avevo più bisogno di conforto. Ora
che il brutto e lungo periodo è passato, mi pare di sognare... Alle volte penso a tutti i vostri corrispondenti che
ancora attendono il giorno della liberazione e prego il Signore per loro che
gli dia la rassegnazione e Voi gli diate
11 coraggio e la fede che avere saputo
inculcarmi a me ».
Da notare che quest’uomo è sistemato, lavora, non mi ha mai chiesto
aiuti. E ve ne sono altri come lui che
continuano a scrivermi, non a scopo
interessato (come purtroppo la maggior parte) ma semplicemente per
esprimere la loro riconoscenza.
Ed allora, non è forse questo un incitamento a continuare, malgrado
tutto?
Anche quest’anno il flusso dei doni
è ancora aumentato, e questo pure è
un incoraggiamento.
Ringrazio le persone che continuano
con perseveranza ed amore ad occuparsi dei nominativi loro affidati. E vi
ringrazio tutti, cari Amici, per il vostro
fedele aiuto, per le vostre buone paro
le di incoraggiamento e di simpatia.
Continuiamo a seminare senza stancarci; se una parte del seme cadrà,
inevitabilmente, sulla dura terra, o sarà soffocata dalle spine, abbiamo fede
che, con la benedizione del Signore,
vi saranno anche dei semi che porteranno il loro futto. E non vi è forse
gioia in cielo per un solo peccatore che
si ravvede?
Cari Amici, aspetto da voi un consiglio, una indicazione. Se continuerete
ad aiutarmi con i vostri doni, saprò
che devo continuare. E vi chiedo pure
di aiutarmi con le vostre preghiere in
questo lavoro non facile, perchè il
E’ pronta
L’AGENDA BIBLICA
per il 1969
in un formato più ridotto dello
scorso anno e ancora migliorata nel contenuto. Rilegata in
similpelle con impresa, oro
L. 600
Breve meditazione biblica giornaliera abbinata al « Nuovo
Testamento annotato» (Voi.
II e IV)
Notizie varie e indirizzi utili
Calendario evangelico per il 1969
Spazio per note e rubrica indirizzi
EDITRICE CLAUDIANA
Vìa Principe Tommaso, 1
10125 . TORINO
Canto Sacro
l.a Commissione dei Canto Sacro propone allo studio delle Corali e delle Scuole
Domenicali, in vista delle Feste di Canto della primavera del 1969. gli inni seguenti:
CORALI
Innario Cristiano N. 103 (L 2. 3)
Innario Cristiano N. 145 (1. 2. 3)
Innario Cri,‘Aliano N. 367 (I. 2. 3.
Corali e Cantici pag. il « Voglio servirli sempre o mio Signore... »
(1, 2, 3)
Psaumes et Canlìques N. 150 (1. 2. 3)
Psaume.s ci Cantique^ N. 255 (1, 2, 3)
minima 92
semiminima 100
semiminima 116
semiminima 116
semiminlma 100
semimìnima 108
Innario Cri-ìiasU) .N. 184 (.1. 2
Innario Cristiano N. 295 (1. 2)
Innario Cristiano N. 362 (1, 2, 3)
Psaumes et Cantiques N. 38 (1, 2, 3)
Psaumes et Cantiques N. 161 (1, 2, 3)
SCUOLK DOMENICALI
3)
semimìnima 92
semiminima 100
semìminima 110
semiminima 104
sem‘minima 108
.NOTE ED OSSERVAZIONI
Le Fvm.
COHAU . I
domenica I I
ranno Iciìipc:
di C.antv) avranno luogo, D. v., alle date e nelle località seguenti:
ai (.litsonr: Domenica 4 maggio nel tempio di Pramoìlo; Val Pellice:
maggio nel tempio di Villar Pellice. Val Germanascax Data e località sati\;m)cntc comunicale, previo accordo dei Pastori della zona.
SCUOLE DO:\JEI\ICALÌ - Val Pellice: Domenica 18 maggio, nel tempio di AngrognaCapoluogo: Val Chisone: Domenica 18 maggio nel tempio di San Germano Chisone.
Le note contrassegnate col punto d'organo delLinno francese N. 38 assegnato allo
studio delle Scuole Domenicali vanno cantate come note di un tempo e mezzo (1
quarto + 1 ottavo con legatura di valore); il rimamentc mezzo tempo (cioè: 1 ottavo)
è pausa per il respiro.
I 5 inni assegnati allo studio delle Scuole Domenicali sono stati stampati a cura della
Commissione in un apposito quinterno che viene offerto gratuitamente ad ogni Scuola
Domenicale. Ogni Pastore o Direttore di Scuola Domenicale ne può richiedere il numero
ih copie occorrenti alla Lil)reria Claudiana, a Torre Pellice. (tei. 91.422).
Due metronomi sono a disposizione dei Direttori delle Corali e delle Scuole Domenicaii; essi po.ssono essere richiesti: per la Val Pellice: al Pastore E. Aime, Via
(.adutì per la libertà. Torre Pellice (tei. 91.389); per le Valli del Chisone e della GermaiKiM a : alla Sig.ra Laura Rivoira, Presbiterio di Perrero (tei. 8816).
Il magnetofono a transìstors con bobine registrate c con bobina vergine per effettuarvi regi.strazioni dì prova, continua ad essere a disposizione dei Direttori delle Corali e delle Scuole Domenicali. Lo si può ritirare presso la Claudiana a Torre Pellice.
Una facile e dettagliata spiegazione del funzionamento del magnetofono è acclusa allo
strumento.
Ogni Corale sarà tenuta ad eseguire da sola alle prossime feste di canto un inno
o un coro, a sua scelta. Le Corali alle quali ciò sarà possibile, potranno eseguire un
inno ed un
La
coro, oppure anche due inni, ambedue di loro scelta.
Commissione del Canto Sacro si propone di offrire alle Corali un coro facile da
eseguire ne a so ennità della Pasqua. Tale coro potrà eventualmente essere eseguito alle
o^te < 1 canto qua e inno d insieme. Ulteriori precisazioni verranno date in proposito
, ovmmamente.
'igni Domenicale è tenuta a presentare alle prossime feste di canto, oltre
agl. -un . insieme due inni di sua scelta: possibilmente uno della raccolta italiana
ed uno della raccolta francese.
1,0 Corali o le Scuole Domenicali che desiderano ricevere la visita di un membro
della Conmiissioiie. sono pregate di rivolgensi al Pastore E. Aime.
Rivolgiamo viva preghiera ai Direttori delle Corali e delle Scuole Domenicali di
voler segnalare tempe.stivamenle al Presidente della Commissione gli inni o cori scelti
per le esecuzioni particolari : ciò per evitare spiacevoli doppioni.
Scuole Domenicali clic intendono far cantare inni a due
pregati di rivolgersi al Prof. Ferruccio Corsani. 13, Via Coppieri di Villa, 10
Pellice (tei. 91433) onde disporre di un contralto adatto al canto
quattro voci quale risulta invece sui nostri Innari.
Le Corali desiderose di avere un determinato numero di copie di un inno o coro
, . iigrafato con duplicatore ad alcool, si rivolgano al Prof. F. Corsani il quale si inca. di fornir loro, per modico prezzo, quanto desideralo. Si raccomanda soltanto che
gh inni da copiare siano leggibili e che essi non contengano errori di trascrizione!
Il già annunziato corso di lezioni di armonia potrà avere inizio soltanto quando i
membri della Commissione, tuttora impegnati nella stesura definitiva del nuovo Innario, avranno terminato il loro lavoro.
La Commissione invita vivamente le Chiese che non lo hanno ancora fatto, a
versarle le quote a suo tempo fissate di comune accordo per il canto sacro.
VOCI sono
10066 Torre
a due voci e non a
Alle Corali, alle Scuole Domenicali ed a coloro che le dirigono, la Commissione
invia 11 suo saluto fraterno e l’augurio cordiale di un lavoro fecondo, benedetto, compiuto con gioia al servizio ed alla gloria del nostro comune Signore.
Torre Pellice, ottobre 1968 A. D.
La Commi.ssione del Canto Sacro
Inaugurazione della
Cappella Evangelica
Signore mi ispiri e benedica il seme
gettato.
Vi sarò grata se vorrete inviarmi le
vostre offerte (anche minime) con cortese sollecitudine, possibilmente entro
il mese di Novembre, per potermi regolare per i doni natalizi.
Se qualcuno avesse dei numeri de
« Il Cenacolo », anche vecchi, saranno
molto graditi.
Con ringraziamenti anticipati e fraterni saluti. Selma Longo
Il 27 ottobre 1968 rimarrà un giorno
memorabile per la piccola comunità
valdese di Dipignano. Per oltre 60 anni questi fratelli (una trentina) si
sono assiduamente riuniti per i loro
culti ora presso qualche famiglia, ora
in una modestissima stanzetta presa
in affitto. Da oggi in poi, grazie al Signore, essi hanno la gioia di potersi
riunire in una piccola cappella che è
stata costruita con l’aiuto finanziario
che ci è stato dato da tanti fratelli in
fede tedeschi, dai quali siamo stati conosciuti grazie aU’opera che hanno
svolto fra loro in nostro favore i pastori F. Allinger e K. Hennig (ora Decano). Ricordiamo in particolare l’aiuto
che ci è stato dato, dalla Brüdergemeinde di Wilhelmsdorf e dalle comunità dei discendenti dai Valdesi rifugiatisi in Germania nel passato a causa delle persecuzioni. Qualunque cosa
taluni dicano oggi dei « campanili » o
dei luoghi di culto, noi di Dipignano
benediciamo e ringradamo il Signore
che ci ha concesso questa adeguata saletta, che è utile e necessaria per una
cosa fondamentale oggi forse non troppo valutata, dato l’impegno sociale e
pragmatico della chiesa; l’ascolto in
comune della Parola di Dio e la preghiera in comune! Sappiamo infatti
che dopo di aver fatto quello che ha
fatto Maria possiamo ben lare anche
ciò' che ha fatto Marta. È necessario
prima ascoltare 1 Evangelo e pregare,
è necessario prima attingere luce e forza presso ii Signora per poi vivere come Suoi testimoni e servitori nel mondo; essendo ben ■. .msapevoli, come ci
ci è stato ricordi :d nei culto di inaugurazione di que 1:10 locale, che non
questa cappella, tiij altri più grandi e
begli edifici eccj; astici sono il tempio di Dio. ma che questo tempio siamo tutti noi creucnti in quanto membra del Corpo cn Onsto.
Il culto di inauy urazione è stato presieduto aai pasif',re Enrico Corsani
quale Delegato della Tavola Valdese. I
presenti eravamo olile un centinaio,
tanto che pareccl;: ^no rimasti fuori
della cappella, ma )ia|mo potuto ugualmente ascoltare la predicazione e seguire il culto, per. he per l’occasione è
stato installato ali’^erno un altoparlante. T
L'assemblea di fratelli riuniti nel culto di dedicazione
della nuova cappella evan.
gelica calabrese, approntata
con il generoso aiuto di fratelli tedeschi.
Ci hanno particolarmente allietati
con la loro presenza diversi fratelli venuti da vicino e da lontano. Fra questi
ricordiamo il pastore (ora emerito a
Friedrichshafen) F. Allinger, che, come abbiamo detto sopra, tanto si è
adoperato per aiutarci; il pastore G.
Döffinger e l’anziano Walz della Brüdergemeinde di Wilhelmsdorf, cioè della comunità tedesca che ci ha dato un
notevole contributo per costruire questa cappella; il fratello svizzero C.
Giovannini della Chiesa Evangelica Internazionale (Pentecostale) di Cosenza con diversi membri della sua comunità. Naturalmente erano presenti an
che parecchi membri delle altre comunità e dei gruppi valdesi della diaspora cosentina e catanzarese. Abbiamo
pure ricevuto e gradito dei messaggi
fraterni di alcune chiese e di alcuni
pastori.
Nella riconoscenza a Dio per quello
che ci ha dato e ci dona, vogliamo qui
rivolgere pure un pensiero di gratitudine a tutti coloro che mossi dall’amore fraterno ci hanno aiutati, come pure a coloro che o con la loro presenza
o con un loro messaggio ci hanno voluto esprimere la loro fraterna partecipazione alla nostra gioia e gratitudine. A. G.
Un sano appetito biblico - teologico
Questa l’impressione dominante al Convegno di monitori
e predicatori laici a Borgia Verezzi, il 3-4 novembre
Il maltempo e Fincertezza sullo stato delle
strade e delle vie di comunicazione ha inciso
sulla partecipazione al Convegno di monitori
delle scuole domenicali e di predicatori laici,
indetto dalla Commissione del II Distretto
per il 3-4 novembre alla Casa Valdese di
Borgio Verezzi (Savona). Si era comunque
in un buon gruppo di oltre una trentina, convenuti da Aosta, Ivrea, Torino, Vallecrosia,
Sanremo e Genova, oltre a due degli oratori,
venuti da Bergamo e da Como.
In tandem, il past. Thomas Soggin, presidente del Comitato delle SS.DD. e la dr. Rita
Gay hanno ripetuto la presentazione a due,
fatta recentemente al Centro di S. Fedele Intelvi, del programma e del materiale per
Fanno in corso nelle Scuole domenicali. Mentre il primo situava storicamente, con viva
cità, il periodo dei grandi re, mettendo in luce nelle loro caratteristiche teologiche le figure
di Samuele, di Saul, di Davide e di Salomone, la seconda, ricordando tutta una serie .li
lavori e di riflessioni condotta negli ultimi
anni (V. Vinay, S. Rostagno, G. Tourn) .ha
fatto risultare l’orientamento seguito nell'approntare il materiale offerto in particolare ai
monitori. Si è avviata la discussione sulla
« scuola attiva », sull’impostazione del piano
di studio (più stretta connessione teologica :Cra
l’Antico e il Nuovo Testamento), sulla necessità di un approfondimento biblico- teologico,
per guardarsi dal rischio di cadere nel moralismo da un lato, nel fondamentalismo dall'altro; e ancora, discussioni sulla memorizzazion.- di versetti biblici (pare che si profiR una
(Continua in quarta pagina)
iiiiiiiiiiiiiilimiiiiitmiiliii
Foranesi in visita a Ginevra
Il mattino del 24 sellembre, ai finestrini
del direttissimo n. ^ Roma-Milano, alcuni
passeggeri si affacckvano con curiosità per
scoprire la ragione della Icrmata straordinaria alla stazione di Stiin gliano. Semplicissimo: una comitiva formala da 36 membri
della Chiesa valdese di J .iiano aveva ottenuto la fermata per non fare un inutile e lungo giro a Roma, dato eba eia diretta al nord,
e precisamente a Gine\ l a dove l’aspettava
la « Farcisse des Pàquis . Prieuré - Sccheron » unita in gemellaggio a quella di Forano sin dal 1959 quando per la prima volta
25 evangelici foranesi diretti dal Pastore
P. L, Jalla effettuarono la prima visita, ricambiata poi dai Ginevrini.
L’organizzatore si accascia esausto su un
sedile! I preparativi per la partenza sono
stati laboriosi e compli.ali: bisognava fare
in modo che, per un elementare senso di
giustizia accettato da tutti, ehj non godeva
di biglietti gratis o a riduzione ricevesse una
quota di integrazione dagli altri; ma le proporzioni mutavano, coni ini, ámente : ora si
aggiungeva al gruppo un viaggiatore a tariffa intera, ora se ne toglieva uno a... tariffa gratis, ma tutti pretendevano di sapere
prima esattamente a quanto sarebbe ammontato il viaggio! Per di più il 22 vi era stato
il cambio dall’ora legale a quella solare ed
il rifacimento degli orari ferroviari e non
era stato facile sapere con un certo anticipo
! dettagli delle coincidenze e dei percorsi dei
vari treni. Ma ora, finalmente, grazie anche
all'interessamento dell'impiegato delle ferrovie partecipante alla gita, Arnaldo Scarinci,
ogni cosa è a buon punto.
« m *
A Ginevra l’accoglienza è generosa, festosa
e fraterna. Un nutrito ed attraentissimo programma ci aspetta ed il bel tempo ne favo,
risce in pieno lo svolgimento. Visitiamo le
sedi del Consiglio Ecumenico delle Chiese,
deirOrganizzazione Mondiale della Sanità,
della Croce Rossa Internazionale. Si compie
un giro in autobus nel nuovissimo aeroporto
di Ginevra, accompagnati da una gentile
hostess che ne illustra le caratteristiche, quindi un bel giro in battello sul lago di Ginevra, oltre ad una bella passeggiata al giardino botanico. Una mezza giornata è dedicata
ad una interessantissima n passeggiata storica » nella città e al muro della Riforma, sotto l’esperta guida del signor Jacques Picot.
Ma non ci siamo recati a Ginevra soltanto
per fare del turismo, e cosi ogni sera abbiamo avuto degli incontri. Il mercoledì con i
membri della Chiesa del Pàquis : si fanno
nuove conoscenze, ne rifioriscono di antiche.
Il Pastore Laporte ha per tutti una sorpresa :
un film girato a Forano, che vien guardato
con una certa melanconia : molte persone
filmate allora, sono ora morte, molti allora
piccoli fanciulli sono ora g ovanotti e signorine. E poi c’è il paese di Forano: allora non
aveva marciapiedi m^ovi. una piazza asfaltata, una sede della Cassa di Risparmio in
costruzione, ecc. ecc. Decisamente quello è
oramai un... film storico. Non fosse che per
un aggiornamento filmistico, i Foranesi aspettano il ritorno degli Svizzeri. Lo stesso di
scorso va fatto naturalmente anche per le
diapositive proiettateci dal giovane Jean
Pierre, che qui molti ricordano con affetto.
Il giovedì sera l’incontro avviene con i
membri della Chiesa Valdese di Ginevra, che
gentilmente ci offrono pure la cena. Sembra
di essere alle Valli: si può parlare angrugnin, bibiarel, tourassin, oltre all’italiano parlato naturalmente dai Foranesi (ve n’è anche
una famiglia residente stabilmente a Ginevra!) e, cela va sans dire, al francese col tipico accento piemontese! Bellissime diapositive sul Kenia, ottimamente commentate, ci
vengono presentale dal Pastore S. Rostagno.
La serata non poteva riuscire meglio. Ringraziamo tutti questi fratelli per la loro generosità. Alcuni di essi hanno anche ospitato per quattro notti — dando così una mano
ai Ginevrini — dei Foranesi di nascita o di
adozione; così ad es. ü Pastore di Forano e
sua moglie sono stali gentilmente ospitati
da Valdesi di Angrogna, sigg. Luigi ed Elena Rivoira.
Venerdì sera, culto con Santa Cena con i
membri del Pàquis, nella bella chiesa che
proprio quest’anno festeggia il suo centenario e nella quale già ci siamo ritrovati il
mercoledì pomeriggio per un ottimo concerto d’organo offertoci dall’organista ufficiale
della comunità. Presiedono il culto ¡1 Pastore Laporte che tiene la predicazione ed il
Pastore di Forano che traduce e che alla fine
dà un messaggio da parte della chiesa di Forano. Si è un po’ mesti, perchè il soggiorno
è giunto al termine e il giorno dopo bisogna
alzarsi di buon mattino per ritornare a casa.
Il viaggio di ritorno è ottimo nel senso che
pure senza fare effettuare anche questa volta
fermate straordinarie al direttissimo, riusciamo ad essere a casa per le 21,30 circa, grazie alle coincidenze che malgrado i ritardi
dei treni riusciamo ugualmente a prendere.
Tutti, senza eccezioni, son rimasti entusiasti e felici di questi incontri e delle belle
gite fatte. « Quei d’Italia » (cfr. Ebrei 13/24)
hanno non soltanto gioito e fraternizzato con
quei di Ginevra e con i Valdesi in Svizzera,
ma hanno anche da essi molto imparato per
la loro generosità ed il loro impegno nei riguardi dei fratelli italiani (non ci hanno
nemmeno fatto mai pagare il tram!). Certamente vi saranno dei frutti che speriamo non
si manifesteranno soltanto quando la visita
ci sarà ricambiata, ma in ogni circostanza.
* * *
Comunque, appena ritornati, anche a Forano abbiamo trovato immediatamente, da
parte dei rimasti a casa, generosità e dispo.
nihilità : il predicatore laico Rocco Giuliani.
anziano e cassiere dalla Chiesa di Forano,
preparatosi per presiedere il culto la domenica 25 nel caso la comitiva fosse giunta al
mattino anziché il sabato sera, gentilmente
esonera dalla predicazione il pastore notevolmente stanco. Lo accomuniamo, nel ringraziarlo, al giovane Enrico Scarinci che nel mese di agosto ha con lui collaborato nella sostituzione del pastore impegnato prima in
Germania, in un soggiorno di studi all’Ev.
Akademìe di Arnoldshain, e poi al Sinodo.
Particolari auguri formuliamo per questo
giovane che da ora in poi non sarà più qualificato quale predicatore laico, ma stud.
theoL, perchè quest’inverno frequenterà la
Facolta di Teologia a Roma, La comunità
tutta si rallegra con lui per questa decisione
maturatasi nel corso dello scorso anno e gli
assicura che lo seguirà nei suoi studi con
molto interesse, intercedendo per lui nelle
sue preghiere.
Bruno Costabel
RIN GRAZI AMENTO
I congiunti della compianta
Rosalia Cougn
nata Gaydou
nell’impossibilità di poterlo fare personalmente, ringraziano tutti coloro
che sono stati loro vicino nella dolorosa circostanza.
Un particolare ringraziamento rivolgono al Dottor Carlo Varese, al Prof.
Dario Varese, al Dott. Gian Carlo De
Bettini, ai pastori Carlo Gay, Alfredo
SonelU, Gianni Bogo, Edoardo Micol,
alla Direzione e al personale dell’Ospedale Evangelico Valdese di Torino.
Torre Pellice, 8 novembre 1968
La famiglia del compianto
Emmanuele Tron
ringrazia sentitamente il Pastore C.
Tourn, la Direzione e il personale dell’Ospedale di Pomaretto, e quanti con
fiori, scritti o in altri modi, hanno
partecipato al suo dolore.
Chiotti, 31 ottobre 1968.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Mura - Gay - Benech R. Goss - e Bertin A. ringraziano per
la dimostrazione di affetto tributata
alla loro cara mamma e sorella
Melania Goss
ved. Mura
Un ringraziamento particolare al Dott.
Gardiol a Suor Susanna, alle Sig.ne Petrai, al personale e tutte le compagne
dell’istituto C. Alberto, ai Pastori Sig.
Sonelli e Bogo e a tutte le persone che
con scritti, con,fiori e con la loro presenza hanno preso parte al loro grande dolore.
Luserna S. Giovanni 1-11-69
4
pag. 4
N. 44
8 novembre 196&
Notiziario all’isol.qtto di Firenze
Evangelico Una parrocchia che non vuol mollare
Italiano e una curia schierata a difesa del sistema
alle Chiese Battiste
La sera dì giovedì 31 ottobre una buona
rappresentanza di comunità battiste del Piemonte e oltre, e un gruppo di fratelli valdesi
sì sono riuniti nella Scuola teologica battista
dì Rivoli per l’inaugurazione dell’tmno accademico. Il bel palazzo di Via Colla nel
parco magnifico e accogliente, già pulsava di
vita da un mese, per la frequenza all’Istituto
linguistico internazionale « Filadelfia » di un
buon gruppo di giovani e giovanette. Ma ora
iniziava l’attività di formazione teologica.
Presentava il past. Carmelo Inguanti, presidente dell’Unione battista d’Italia. Quindi il
dr. Ben Lawton, docente di teologìa sistematica, ba dato la prolusione, parlando sul tema: «Chiesa senza muri». In un primo
tempo egli ha tracciato un quadro delle tendenze della teologia contemporanea, in particolare anglosassone, nel loro sforzo — spesso di risultato molto discutibile, ma sovente
espressivo di un’esigenza valida — per abbattere il muro d’incomprensione e d’incomunicabilità che separa cosi spesso la chiesa e il
suo messaggio dal mondo cui esso è destinato. Quindi è venuto alla presentazione di alcune tecniche per ’’mediare” il messaggio all’uomo di oggi e alla sua sensibilità : e
con l’aiuto tecnico-fotografico del sig. Aless.
Ribet e con il commento parlato del past. E.
Pasehetto ha presentato al pubblico alcune
filmine e serie di diapositive, per adulti e
per bambini, con le quali — una volta messe
bene a punto — un piccolo bibliobus si disporrà a girare per le piazze di città e paesi.
L’impostazione teologica di alcuni di questi
esempi non è parsa a tutti molto convincente, ma si riconosce a questa iniziativa la volontà di tentare la via dei mezzi audiovisivi,
nell’evangelizzazione di massa, ì quali finora
sono stati del tutto trascurati nelle Chiese
evangeliche itahane (anche per ragioni di
difficoltà finanziarie, occorre dirlo; ma a
livello modestamente artigianale si potrebbe
pur fare parecchio). Cosi la « Chiesa senza
muri » non è rimasta a livello di aule accademiche, ma ha rivelato il vero scopo di
questa tendenza attuale: l’annuncio di Cristo al mondo nel quale e per il quale è venuto. è morto ed è risorto.
Alla fine, saluti e... il ricco rinfresco che
il personale della Scuola sempre offre agli
intervenuti, in un intrecciarsi di conversazioni e nel piacere di ritrovarsi fra fratelli
ed amici. Quest’anno gli studenti in teologia
sono sette, alcuni dei quali iniziano ora il
corso teologico; anche qui, non tutti sono
decisi a seguire la via del pastorato ’’tradizionale”, ma tutti sono decisi a impegnarsi
in un ministero nella chiesa. Rinnoviamo a
docenti e studenti e a tutta la Scuola l’augurio fraterno di un buon anno di lavoro.
A Rivoli è giunto recentemente il past. Mi.
chele Sinigaglia — il quale tiene pure un
corso di Antico Testamento alla Scuola teologica — mentre nella chiesa di La Spezia è
giunto a sostituirlo nel ministero il past. Michele Foligno.
Abbiamo dato notizia dell’inaugurazione,
in agosto, del « Villaggio M. L. King », a
Meana d¡ Susa. Ricordiamo che a fine giugno era stato inaugurato il nuovo locale di
culto di Venaria, presso Torino, mentre a
San Marzano (Alessandria), ottenuta la licenza comunale, si spera che possano presto
iniziare i lavori per la costruzione del nuovo
locale di culto.
Dal 12 al 14 settembre ha avuto luogo la
riunione del Consiglio della Federazione Bat.
tista Europea, di cui è stato chiamato a far
parte il past. C. Inguanti, mentre il past. P.
Bensì è entrato nel Consiglio dell’Associazione Missionaria Battista Europea : questo permetterà naturalmente una più diretto inserzione del Battismo italiano nei problemi e
nelle attività a livello europeo.
Ultimamente il past. C. Inguanti, presidente deirU.C.E.B.I., ha tenuto a Reggio Ca.
labria, nell’aula magna della biblioteca comunale, una conferenza sul pensiero
tico-religioso di Lutero e sulla posizione da
lui assunta di fronte alla guerra dei contadini; è stata seguita da un pubblico folto e
qualificato. L’oratore ha chiarito da un lato
che la posizione di Lutero non rappresentava
un cedimento opportunistico, ma era
da precise motivazioni teologiche; e dall altra ha affermato che comprendere Lutero non
significa condividerne oggi le posizioni, di
fronte alle guerre contadine che divampano
o si profilano nel mondo. Un acceso dibatti
lo ha messo in luce l’attualità del tema trai
tato e di come è stato trattato.
Dizionario
psico - pedagogico
a cura di Ezio Bonomi
volume rilegato di pagg. 566
lire 6.500
Ed. Ceschina - Milano 20129
via Castelmorrone 15
È un dizionario di termini pedagogici e psicologici che può riuscire ^particolarmente utile a genitori, insegnanti, monitori e a tutti coloro che
si interessano dei problemi riguardanti l’educazione delle giovani generazioni.
Direttore responsabile: GiNO Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
(segue da pag. 1)
partibus florentinorum, ma è un alto
funzionario di Roma: un personaggio
di quella burocrazia ecclesiastica che
porta sul cuore la Bibbia (interpretata secondo i canoni del Tridentino) ed
ha iiella destra il Codice di Diritto Canonico (del 1916, ma in via di revisione).
Nella sua situazione v’è qualcosa di
patetico : personalmente amabile, di
una bontà testimoniata anche da avversari dichiarati, uomo di tempi di
quieto trionfalismo... s’è trovato a battagliare fra gente indomabile, contestataria per vocazione, e conduce un
episcopato che resterà segnalato per
durezze, intimidazioni, vissuto in continue polemiche con elementi del laicato e di un clero che fatica a domare.
Il Vaticano II ha messo a disagio
personalità come mons. Florit, che si
sono formate nel trionfo antimodernista di Benedetto XV e Pio XI, si sono
fatte un’esperienza di governo, e una
mentalità giuridica, col card. P. Gasparri e nell'epoca pacelliana. La lettera che il cardinale ha scritto a don
Mazzi, e che la comunità dell’Isolotto
ha avuto buon gioco di pubblicare, è
di una violenza rivelatrice: egli appartiene alla chiesa costantiniana, monolitica nelle sue strutture definite da
rapporti giuridici, e finalmente narla
al più piccolo dei funzionari col tono
che si merita: lo Stato e le banche,
riconoscenti per il bene d’una religione che garantisce l’assetto sociale, pagano la costruzione di templi, di canoniche, e pagano la congrua al prete ;
la parrocchia deve stare agli ordini del
vescovo per amministrare tutta ouella
grazia (di Dio?) e sostenere il sistema
che garantisce il pane (della vita?).
Ma di fronte a questa versione ne
sta un altra: scisma ed eresìa sono
mali endemici contro i quali non ci
si premunisce mai abbastanza, il lupo
comunista ronza sempre attorno all’ovile, e l’episcopo ha il sacro dovere
di preservare il suo gregge, di vigilare
sulla predicazione come sulle attività
parrocchiali, di custodire il bene dell’unità. E tutto questo, che spesso si
riduce a un assetto puramente formale
delle cose, si otteneva facilmente quando il braccio secolare era a disposizione, e il diritto civile collaborava con
quello canonico; era facile quando il
principio d’autorità si incarnava nel
vescovo per pura accettazione di una
tradizione teologico-giuridica, e sembrava ovvio che uno dovesse parlare
per tutti.
Oggi il Codice di Diritto Canonico
— «l’Alcorano dell’anticristo», scriveva Lutero — non è popolare, il suo
studio fa pensare a una sorta di scienza rabbinica alla quale tanti sacerdoti
guardano con disagio: che significato
ha? in che rapporto è col messaggio
delTEvangelo? E quanto al braccio secolare, esso oggi si chiama sottogoverno: il bubbone che infetta la società
italiana. A rendere perigliosa la situazione, la lettura della Parola di Dio
mette a nudo situazioni, crea fermenti, legittima in modo drammatico per
tante coscienze cattoliche la concretezza di un problema posto dal protestantesimo: cosa è l’autorità? chi la
detiene? entro quali limiti?
Insomma, stando ai decreti del Concilio Tridentino, al Codice di Diritto
Canonico del 1916 ed ai teologi del
trionfalismo fino a Pio XII, mons. Florit ha ragioni da vendere. Stando al
Vaticano II, sembra che la cosa sia
diversa, a quel che si dice e contraddice.
Vecchia teologia
e nuova pasforaie?
A essere ottimisti, si può presumere
che il cattolicesimo italiano si trovi
oggi nella situazione in cui versammo
noi protestanti quando la nuova Costituzione indicava traguardi che il
Codice fascista negava. A stare più attenti alle segnalazioni che vengono
da ogni parte, l’episodio fiorentino si
inquadra in un particolare momento
del cattolicesimo romano, su scala
mondiale : si stringono i tempi, in una
tensione che il Vaticano II ha tentato
di incanalare, cercando vie d’uscita
per un tipo di confessionalismo cristiano incapsulato nella più perfetta, aristocratica prigione: la gerarchia romana.
In questa ricerca splendidamente tesa, c’è da chiedersi se l’iniziativa pastorale più « moderna » e la sociologia in chiesa, non siano che comprensazioni, fughe dalla teologia. Se osserviamo l’origine e gli sviluppi di movimenti, iniziative e opere a volte magnifiche, osserviamo caratteristiche significanti: si osserva prima un travaglio, una inquietudine personale o di
gruppo fomentata dalla « riscoperta »
del messaggio evangelico; poi viene
l’accettazione del magisterio ecclesiastico, l’ossequio richiesto alla dogmatica tridentina in blocco; in firie si
osservano minori impacci all’azione,
una compensazione alle frustrazioni
patite e una potente operosità pastoTd>l6 pr&tic£i
I tre momenti a volte s’accavallano,
si mescolano; comunque, col tempo
l’apparato ecclesiastico riassorbe le
eventuali punte polemiche, i risultati
sono integrati nel sistema, e la pubblicistica mette il tutto a contributo
per la maggior gloria dell’apparato.
Questa è stata la conclusione di tanti drammi, di tante passioni; non è
detto che non possa essere la fine della
battaglia ingaggiata all’Isolotto.
Infatti, per don Mazzi e la sua comunità vale, fino a un certo punto almeno, un discorso fatto per don Milani e Barbiana: si tratta di esperienze
pastorali di base, rifuggenti da un
confronto con la sistemazione dogmatica che la chiesa romana impone. Se
don Milani era violentemente fedele
alla Controriforma tridentina, vantando un disprezzo netto per la riflessione
teologica non ancorata alla pratica pastorale, don Mazzi e i suoi coirtpagnl,
mi sembra, hanno aperture maggiori,
avvertono l’usura di tante formulazioni catechetiche, non rifuggono dal ricercare una ragione evangelica per talune prese di posizione, ma tutto
è filtrato attraverso i decreti del Vaticano II, per quindi impegnarsi a fon
do nell’opera pastorale. Ancora una
volta, l’impostazione dogmatica — la
parola d’uomo —- incombe e determina
la lettura biblica, la ricerca della Parola di Dio.
Non fosse che per questo, desta meraviglia l’ostruzionismo della curia
fiorentina a esperienze feconde, scorrenti nel grande alyeo del cattolicesimo romano. E’ strano che tanti uomini intelligenti, d’indubbio amore
per il domani della loro chiesa, non
avvertano il fatto che all’Isolotto si
forgia un avvenire, si rinsaldano alla
vita comunitaria cristiana forze che
altrimenti sarebbero perse, sviate su
altri interessi. Siamo forse da parte
delle autorità ecclesiastiche nella prima fase di quell’andamento che prima
s’è osservato nei movimenti cattolici,
mentre all’Isolotto i tre momenti vanno avanti contemporaneamente?
Solidarietà e dissenso
In un discorso chiaro, deciso, come
quello che conducono i cattolici fiorentini del dissenso, per gli intrallaz
Echi della settimana
ON ASSIS
^ La « Voce della Grecia » (n. 128 del
30.10/68) riporta da « L’Espresso » dsl 27
ottobre le seguenti notizie :
« La breve parentesi dHneertezza che aveva caratterizzato, nei giorni immediatamente
successivi al colpo di Stato dei colonnelli, i
rapporti fra la giunta militare e Voligarchia
economica e finanziaria greca, sono avviati
ad una definitiva sisteminone, con reciproca soddisfazione. L'accordo maggiormente
impegnativo è quello, prossimo alla definitiva ratifica, che riguarda Varmatore e finanziere Aristotele Onassis: i colloqui relativi
sono in corso da mesi e procedono parallelamente ai tentativi congiunti dei colonnelli
e dei maggiori esponenti del mondo economico per riportare il paese alla ’’normalità’^
costituzionale (il primo iùcontro ufficioso fra
Costantino e rinviato dèf regime di Atene
avvenne pochi mesi or sono proprio sullo
yacht di Onassis, in un punto imprecisato
della Costa Azzurra). Ìj armatore e diventato,
insomma, uno dei più appassionati sostenitori delle fortune economiche del regime.
Dopo aver ricevuto dai nuovi governanti le
più ampie garanzie, Onassis s’è impegnato ad
investire in patria circa 230 miliardi di lire
in un programma finanziario ed industriale
pluriennale. Fra gli interventi sicuri c’è la
costruzione di una fabbrica di alluminio in
collaborazione con la società americana Reynolds, il finanziamento di una raffineria di
petrolio destinata a lavorare sei milioni di
tonnellate di greggio all anno e la gestione
fino alVanno 2006 della società di nav gazione aerea greca, la Olympic Airways, di cui
Varmatore ha ottenuto Vanno scorso il rinnovo della concessione (e che Onassis ha utilizzato con grande disinvoltura negli ultimi
giorni, in occasione del suo matrimonio con
Jacqueline Kennedy). Per le sue operazioni
finanziarie Onassis si servirà sempre di più
di un istituto svizzero, la Banque de Dépôts,
di cui ha recentemente assunto il controllo ».
Queste notizie sono confermate da « Le
Monde » (del 3-4.11.’68), con altri interessanti particolari ed annunziando che raccordo di cui sopra è giunto a conclusione venerdì 1 novembre ed attende ora soltanto di essere definitivamente firmato. Ciò viene ufficialmente diramato dal ministero greco della
coordinazione economica, mediante apposito
comunicato di cui trascriviamo la conclusione :
« Questo 'contratto di base", ¿ cui dettagli devono venir rifiniti, è senza precedenti
quanto alla sua importanza finanziaria. Esso
dimostra anche che la stabilità prodotta dalla
rivoluzione e la politica del governo nazionale verso gli armatori, portano già i loro
frutti. Il capitale greco diffuso in tutto il
mondo, comincia a ritornare in patria allo
scopo di continuare la spinta in avanti della
economia greca ».
L'AUTONOMIA IDEOLOGICA
DI HANOI
^ 11 meraviglioso comportamento del popolo vietnamita nella sua guerra di liberazone, pone degli interrogativi del più alto
interesse sul tipo di rapporti che quel popolo
ha saputo pazientemente stabilire sia aU’interno che aH’estero, in ogni aspetto della
politica. Jacques Decornoy, giornalista di
« Le Monde » (v. il n. 7404 del 2.11.’68),
pubblica in un lungo articolo i risultati della sua inchiesta sul luogo.
ff La direzione del Partito Comunista e del
Governo di Hanoi è probabilmente la più
stàbile di tutti i paesi socialisti: niente ’ purghe" sanguinose dopo la fine della prima
guerra (cioè dopo il 1954), niente grandi pro.
cessi, niente "colpi di stato" nel comitato
centrale, niente esili interni. "Noi siamo uniti ma non simili; siamo uniti nella diver*
sita", ci ha dichiarato nel marzo scorso Pham
Van Dong. La "escalation" ha certamente
provocato delle discussioni di cui la stampa
ha qualche volta riportato Veco, ma una condotta e un accordo generali si sono andati
delinendo fin dai primi attacchi, (...)
Agrario o piuttosto rurale, in origine, il
paese lo è quasi totalmente ridiventato a
partire dalla primavera 1965. Le città dove
ri cura dì Tullio Viola
vano essere evacuate, e tutto doveva venir
disperso: le famiglie, le officine, le amministrazioni, gli archivi, i musei. Tutto questo
venne fatto nell’ordine più assoluto. Questo
"ritorno alle origini" prese la forma d’una
gigantesca rivoluzione permanente: cambiamento di abitudini nella vita quotidiana, accresciuto potere d’iniziativa delle collettività
locali, impianto di officine frazionate, creazione d’imprese industriali tali da permettere
ad ogni provincia di diventare autosufficienti
o quasi, organizzazione di grandi scuole nelle
campagne, di nuove strade e linee di comunicazione fluviali fra Haiphong ed Hanoi e
fra la capitale e il 17° parallelo, ecc. Senza
l’organizzazione collettiva del lavoro (.<■..) e
senza la tradizione millenaria in un popolo
abituato aU’aiuto scambievole per la canalizzatone delle acque, un tale sforzo sarebbe
stato impossibile». (...)
E l’aiuto dall’estero? cc II problema consisteva, in un ambiente socialista pluralizzato
dallo scisma cinosovietico e dall’affermarsi
progressivo delle diverse nazionalità, nell’ottenere appoggi materiali e politici dai diversi
paesi fratelli divenuti fratelli-nemici. Questo
senza assimilarsi a nessuno, senza troppo legarsi nè con Vuiio nè con Valtro. e pur restando fedeli all’internazionalismo comunista.
La scommessa fu vinta!
I vietnamiti hanno fatto di tutto affinchè
cessassero, a proposito della loro lotta, le ingiurie che i Due Grandi del socialismo si
scagliavano l’uno contro Va.tro. Per ragioni
politiche, essi si sono rifiutati di pronunciare condanna alcuna. Ma sono soltanto queste
le ragioni? Chi ha occasione (cosa non difficile ad Hanoi) d’avere delle conversazioni
coi dirigenti^ sui problemi della civiltà e dell’avvenire del socialismo, constata che I evoluzione delle società sovietica e cinese non
li soddisfa pienamente: fra il particolare tipo
di sviluppo industriale degli uni e grande
austerità puritana degli altri, non esiste forse
una terza via, la via vietnamita? E quale
via? Il primo ministro stesso confessa di non
saperlo con esattezza. I dirigenti vietnamiti
non professano un socialismo arrogante!
Essi hanno naturalmente cercato d’allacciare buone relazioni coi "piccoli" del mondo comunista, i quali, coma loro, rifiutano
Vallineamento sulle posizioni dei potenti. Ciò
spiega il largo spazio concesso, dalla stampa
di Hanoi, alla Corea ed a Cuba. La morte di
Ernesto "Che" Guevara ebbe ad Hanoi ben
altra risonanza che a Pechino ed a Mosca, e
i Vietnamiti poterono leggere lunghi estratti
dell’appello nel quale il rivoluzionario latinoamericano domandava la creazione di altri
Vietnam" (.■■).
Nel periodo della "escalation , la RDV
{ = VÌetnam del Nord) ha anche ampliato l’orizzonte della sua politica estera. Prima di
tutto vennero stretti dei rapporti con Parigi.
Il governo francese rifiutò (è vero) al tribunale Russell" di risiedere sul suo territorio, ma poi sostenne Hanoi e il FNL ( =Fronte di Liberazione Nazionale) contro gli Americani: è proprio per questo che gli ^'incontri ufficiali" si sono tenuti a Parigi. In primavera 1968, furono stabiliti rapporti con la
Svezia, la Danimarca, la Norvegia, la Svizzera. l’Italia. La RDV cercava, e cerca ancora, di aprirsi al mondo esterno, e molti
paesi, che hanno delle relazioni con Saigon,
hanno improvvisamente scoperto che. nel
Vietnam, il centro di gravità politica si è
spostato ».
Doni per FOspeàle dì Pomarelto
in memoria del doli. G. {¡ualtrini
Bruno Elodia, Torino L. 2.000
Auto-Moto Club, Perrero » 10.000
Mical e Liliana Micol, Massello » 10.000
Enrico Massel e fam., Perrero » 5.000
Giovanni Peyronel, Perrero » 5.000
Gustavo e Nella Tourn, Torre P. » 30.000
Alice e Flora Tourn, Torre Pellice » 20.000
Aldo e Fernanda Comba, Bergamo » 10.000
zatori non c’è posto. Se ne sono resi
conto da diverse parti; e questo è
buono, anche se spunta certe armi sottili che di solito la gente di chiesa sa
adoperare troppo bene per gettar sospetto e discredito su chi non gradisce..
Noi protestanti, mi sembra di poterlo
scrivere in buona coscienza, non abbiamo ceduto alla tentazione meschinella di tirar un po’ d’acqua al mulino
della parrocchia nostra. L’impostazione dei rapporti con il cattolicesimo decisa dal Clonsiglio di Chiesa valdese
resta, per i Valdesi, naturalmente, valida ed efficace.
La nostra solidarietà verso le persone che per motivo di coscienza sono
angariate, minacciate, è chiara e dichiarata: forse nella cristianità in
Italia nessuno può comprendere e partecipare come gli evangelici a una
lotta per la libertà del popolo di Dio,
a una sofferenza della verità. Ma un
proclama di solidarietà espresso nel
clamore dei giorni scorsi, quando affioravano anche miselli tentativi di
strumentalizzazione e il dissenso era
sulla cresta dell’onda, che significato
poteva avere? Avrebbe fornito un appiglio in più all’occhiuto gruppo avverso della curia, e forse fra il popolo
dell’Isolotto non sarebbe stato accolto
e capito nel sùo giusto valore.
Non solo, ma in certe situazioni le
simpatìe personali, la stessa appassionata partecipazione agli avvenimenti, non possono farci dimenticare che
— comunque — si tratta di un discorso-scontro all’interno del cattolicesimo
romano, mentre noi evangelici, « protestanti », siamo in una precisa posizione teologica di confronto col cattolicesimo, totalmente.
Sembra semmai che sia giunto il
momento di guardarci sia dal tentare
speculazioncine, sia dalTadagiarsi nel
comodo rifugio dello spettatore solidale, per esprimere senza ambagi il nostro dissenso. Dissenso dal cattolicesimo curiale, dissenso dal cattolicesimo della sperimentazione all’interno
del sistema teologico. E qui, soltanto
qui, mi pare che vi sia il posto
per una testimonianza evangelica co
struttiva, utile per uña chiarificazione.
L. Santini
Un sano appetito
biblico - teologico
(Segue dalla terza pagina )
certa... riabilitazione!), sul culto e sul canto
nelle Scuole domenicali. Non hanno potuto
essere sviluppati — ma bisognerà che lo sianf‘ — spunti sull’avvio dei ragazzi a una vita comunitaria impostata in modo nuovo,
meno parrocchiale e più testimoniale.
Dopo di che sarebbe stata la volta dei predicatori laici, i quali però erano soltanto
quattro; ma i monitori sono stati ben lieti di
seguire anch’essi la relazione del past. Paolo
Ricca, il quale ha presentato tre spunti dì
riflessione sulla preparazione di un sermone :
1) scelta del testo (necessità e rischi del rapporto Bibbia- attualità); 2)rapporto fra testo
biblico e sermone (non si predica su di un
testo, bensì un testo; il predicatore al servizio non della comunità, bensì del test(.u s’intende per la comunità); 3) trattazione del i ■
sto. nei suoi quattro momenti : preghiera, invocazione dello Spirito Santo, solo vero esegeta
del testo; Tesegesi, mediante la quale si cerca
la Parola nelle parole; la meditazione, approfondendo lentamente, con pazienza, contro la tendenza del nostro pensiero portato a
banalizzare; Tapplicazione ( e qui entra in
gioco un rapporto vivo, un continuo scambiocon la comunità).
Al termine, i partecipanti hanno rinnovato. con decisione, la richiesta che si organizzino corsi seguiti di formazione biblico-teologica, a livello locale e possibilmente distrettuale o regionale (presbiterale): in parte comuni a tutti, in parte differenziati (rnun» iori, predicatori, ecc.). Si cercherà di attuare al
più presto questa iniziativa, sperando di lu
spendere aH’esigenza di un numero più ampio
di interessati.
Il past. Roberto Nisbet, presidente della
Commissione distrettuale, ha fatto con fraterna sobrietà gli onori di casa, Faccoglienza
della Casa Valdese di Borgio è stata ottima, e
ottimo lo spirito che ha unito i convenuti.
Grazie di cuore a quanti hanno contribuito a
questa riuscita.
g. c.
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