1
Spedizione in abb. postaie/50
11 II l*' mancato recapito
* ' gj prega restituire a;
via Pio V, 15 - 10125 Torino
as
> contai
nascosto,
'ritti utB^
attiviti ¡J
t c Maio
“Itti miti
lesta rati
*90 una*
' nordan
pava a 0,
•ia in Ce,
scompaia
10 in Itai
'91, peta
pite dela
3, e inqi
alle attivi
Ite. Avei
iere ale»
I- pera«
eriormei
guardaiel
pugno 'il
‘ di tot*
ipevoleii
a incoimi
n incoji
a S. Pcè
! partecip
; azione il
venne»
a, con i
nentre a
noia il!
e maten
tato sali
aon cosi
inte i td
;ta e lei
enti, avi
dai rap,
lizzazii
11 mradi
e anni, g!
a prom«
p. il Po»
pubblio
o» siili
li ani del
è únala
glio mo(
della f®
una d»
contril
londi»
ssibilit|
'uomo.,
'^0
nerica
T
1
o diret;
ir e Nfe,
gli 4’
le Alti»'
he, co#
0 dei di'
nerica:
centri
1 di inf\
esercì#,
inter»'
; glirf
nfattì,'*
e, ale»
. .«ti
nazii
L’Editore si impegna a
corrispondere il diritto di resa.
A
ORMA
male »
imaoi ft
0 chej«‘i
rato'-■
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 11 MARZO 1994
0
ANNO 2 - NUMERO IO
8 MARZO
QUALE FESTA?
FRANCESCA SPANO
cale,
ipodii**;
itescl# *
Tiente f
La situazione appare ed è
estremamente confusa:
’ alla riproposizione dei valori
familistici più tradizionali si
intreccia il fenomeno (nuovo
nella cultura politica italiana)
delle «emancipate di destra»
(Pivetti, Mussolini, Bianco...)
che corrono a occupare spazi
di potere ignorando che «il
potere non è mai neutro: senza mediazioni femminili non
c’è potere, ma solo raro privilegio» (A. Guadagni). Come
ha osservato sul «Manifesto»
del 6 marzo Ida Dominijanni,
la cui riflessione mi pare
estremamente utile, la destra
sembra appropriarsi di valori
portati avanti dal femminismo
(singolarità, protagonismo in
. prima persona, senso dell’au' torità femminile), ma stravogendoli in individualismo,
competitività, leaderismo.
• L’impazzimento dei mass
inèdia passa dalla negazione
' all’esposizione coattiva del
corpo della donna, mercificando seduttivamente la sua immagine, con una virulenza che
forse non ha precedenti. Si
" estende e si fa inquietante la
«cultura» dello stupro come
pratica che nella donna colpisce il corpo e la sua inviolabilità; ma che anche quando infierisce su un uomo, come nel
caso di Ravenna, sembra voler
dire: la peggiore offesa che ti
lessiamo apportare, la ferita
ù crudele e più umiliante sta
ael fare a te quello che da
^ sempre si fa alle donne violentate, colpendo così simbolicamente le donne, anche
quando materialmente si colpisce un maschio. Per finire
con l’attacco, a mio parere
forsennato, al Welfare State
I (dal rimandare le donne a casa
I alla liquidazione dei pochi
-rvizi sociali ancora in piedi), attacco che colpisce tutti i
senza-potere, ma in prima persona «le» senza-potere.
Che cosa accomuna tutto
I questo? Il rifiuto che la donna
I fiioriesca da una condizione di
tutela per affermare la propria
appartenenza a se stessa; che
la tutela sia di tipo fascista o
protettivo cambia evidentemente e molto, ma forse non
nella sostanza della prospettiI va della libertà femminile.
C’è da chiedersi se, stante
tutto questo, ci sia qualche
motivo per festeggiare l’8
I marzo di questo 1994. ReagiaI mo alla tentazione del pessimismo e diciamo che le donne
hanno proposto in questi anni
recenti la possibilità di un agire nella politica che capovolge
i criteri fondanti di quella
«politica» che ha portato allo
sfascio attuale. Dopo Tangentopoli c’è sicuramente un bisogno urgente di ripristino del
rispetto delle regole. Tuttavia
il movimento delle donne segnala con forza che la politica
non si esaurisce nella riproposizione di una certezza delle
norme o nell’emanazione di
buone leggi: la politica è la
trasformazione del reale prima
ancora che questa trasformazione venga sancita da una di
chiarazione legislativa. Due
soli esempi: si può lottare
contro la degenerazione della
telecrazia, prima ancora e senza limitarsi ad auspicare l’approvazione di una legge che
regoli i mass media: le donne
sanno bene come la pratica
delle interrelazioni comunichi
e trasformi in modo più
profondo e significativo di
qualsiasi sceneggiata televisiva. Si può cambiare la scuola
(la stanno già cambiando soprattutto quelle insegnanti che
vivono il loro lavoro sempre
meno come un mezzo-tempo e
sempre più come uno scenario
di crescita e di trasformazione
della cultura e del rapporto tra
le generazioni) senza aspettare
una riforma che, se ci sarà,
non è detto sia solo positiva.
E l’8 marzo dei e delle protestanti? Stiamo lavorando,
come donne evangeliche, con
voci e contenuti assai diversificati - e questo è motivo
grande di speranza per tutti e
per tutte - per mettere insieme
la nostra passione per la teologia riformata, Tattaccamento
alle nostre comunità e alla nostra identità protestante con la
costruzione di una libertà autenticamente femminile: l’augurio è che i nostri fratelli non
si limitino a osservare dove
questo lavoro, faticoso e appassionato, ci condurrà, ma
mettano mano in prima persona nelle contraddizioni che le
strutture di pensiero e di relazione patriarcali hanno indotto
anche nella nostra teologia e
nella nostra ecclesiologia.
Nessuna gerarchia ecclesiastica può strappare a Dio la sua gloria
Il Regno è dì Dio, ma concerne l'uomo
CARLO GAY
«... il regno di Dio è come un uomo
che getti il seme in terra e dorma e si levi, la notte e il giorno; il seme intanto
germoglia e cresce nel modo eh egli
stesso ignora. La terra da se stessa dà il
suo frutto: prima l’erba, poi la spiga
poi, nella spiga, il grano ben formato. E
quando il frutto è maturo, subito ei vi
mette la falce, perché la mietitura è venuta»
(Marco 4, 26-29)
Le parabole sono al tempo stesso immagine e realtà. Il regno di Dio è
chiamato nell’Evangelo di Matteo «regno dei cieli»: vi è un riferimento al racconto della creazione (Genesi 1 ), indicata come cieli e terra. Il termine «cieli»
ha poi un particolare sapore giudaico per
evitare il nome di Dio. La parabola annunzia il regno di Dio. In molti passi è
contrapposto ad altre realtà: uomo, poteri, imperi, potenze diaboliche ecc. Nelle
«Confessioni» l’esegesi di Agostino distingue il cielo fisico e il cielo dove Dio
abita. Sottolinea quello che noi chiamiamo trascendenza.
Come in tutta la Bibbia, l’immagine
ha un senso ben specifico: sovranità, atto decisionale di Dio. Non vi è mai la
descrizione intesa come «definizione»,
vi è sempre un’indicazione verso Dio,
come Signore: fuoco, fiamma, luce. Dio
è inconfondibile, quindi non è «provato» con le famose prove della Scolastica. Egli è davanti a te, ti piaccia o non ti
piaccia, che tu sia credente o non credente. Nessuna gerarchia ecclesiastica
10 può definire, nessuno può «strappare» a Dio la sua gloria. Per comprendere qualcosa di questo «atteggiamento»
bisogna leggere e rileggere il capitolo
diciannovesimo del libro dell’Esodo:
tutto anche qui è realtà e tutto è immagine. Mosè sale verso Dio, come concessione unica, come «dono», perché
l’uomo non può vedere Dio e vivere. E
11 dono diventa alleanza, «patto» con il
tuo Signore.
Queste premesse servono a mettere in
luce il particolare valore di una parabola
come questa. «Il regno di Dio è come
un uomo che getti il seme in terra». Se
fossimo «medievali» distingueremmo
fra uomo creato, caduto o decaduto, segnato o no dal peccato originale o dai
peccati «attuali». Essendo quello che
siamo, moderni o poco moderni, teologi
o scienziati, possiamo soltanto sottolineare questo «dono» di essere «immagine» di Dio.
«Uomo, che getta il seme in terra». In
terra: realtà di ieri e di oggi. Nulla di
meno irreale, astratto, vago. Un seme
che è libero, indipendente, «viaggia da
solo», si associa alla terra, «germoglia».
«produce frutto». È contemporaneo alla
vita deir uomo; mentre il seme opera da
solo, noi dormiamo, o ci leviamo, siamo
artigiani o artisti, contadini o avvocati,
militari o ingegneri, facciamo storia o
polvere, siamo «polvere» e ci crediamo
immortali, sognanti o poco fantasiosi.
Quel regno è di Dio, quel regno non è
l’uomo, ma concerne l’uomo. Non è la
chiesa eppure concerne la chiesa. Quel
«regno» rischia di essere confuso con
ideologie, teologie, strutture ecclesiali,
pensieri «umani», laici o laicisti: ci precede, ci fiancheggia, ci segue. La sovranità di Dio si esprime infine nel giorno
della mietitura. Il Signore è giudice,
esamina quel frutto, che è stato «costruito» in modo così accurato, meraviglioso (Salmo 8), e che è stato così contrario alla sua prima vocazione, al patto
con Dio.
Esiste una conclusione del tempo
dell’uomo. Allora si conoscerà quello
che siamo: cenere e polvere sì, ma polvere pensante, mano operante, mente
sperante. Allora vi sarà una sintesi della
nostra fatica; «Aiuta, Cristo, Figliolo di
Dio/ per il tuo amaro soffrire, affinché/
sempre devoti a te/ evitiamo tutto ciò
che non è virtuoso/ e meditiamo fruttuosamente/ la tua morte atroce e la sua
cagione,/ offrendoti, anche se poveri e
deboli/ in sacrificio la nostra riconoscenza» (Michael Weiss, 1488-1534).
Donne cristiane
Preghiera
per la pace
Da più di cento anni, ogni
primo venerdì di marzo si celebra in tutto il mondo la
«Giornata mondiale di preghiera». L’iniziativa, nata
nell’ambito dei movimenti
femminili evangelici, si è
estesa all’intero movimento
ecumenico; ogni anno un
gruppo ecumenico di donne
cristiane, scelto dal Comitato
internazionale all’interno di
uno stesso paese, elabora la
liturgia per la giornata, incentrata sulla preghiera proprio per il paese in questione.
Quest’anno è così toccato a
un gruppo di donne palestinesi, appartenenti alle chiese
anglicana, cattolica, luterana
e ortodossa.
Di fronte ai recenti massacri di Hebron e Junieh, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), Konrad Raiser, ha rilasciato una dichiarazione in
cui si invitano i cristiani a
«pregare intensamente» per la
pace in Medio Oriente in occasione del 4 marzo: «Mentre
i cristiani di tutto il mondo si
preparano ad unirsi spiritualmente nella Giornata mondiale di preghiera, i nostri
cuori sono appesantiti dalle
terribili tragedie accadute nei
giorni scorsi in Medio Oriente: l’inconcepibile eccidio di
massa di credenti musulmani
a Hebron, e lo spaventoso attentato alla cattedrale maronita di Junieh.
Tutti i responsabili devono
essere identificati e assicurati
alla giustizia. La giustizia,
tuttavia, richiede più di questo. Esige che la sete di vendetta, l’odio e il rifiuto di
onorare l’umanità degli altri
- che è un dono sacro di Dio
- siano cancellati dalle anime
di queste nazioni e popoli e
di tutti noi che, attraverso la
complicità o il silenzio, siamo passati sopra a decenni di
ingiustizia che hanno fatto
della Terra Santa un campo
di battaglia».
All’Ascolto
Della Parola
La voce di Dio
nella notte
pagina 6
.ATTC.AUTÀ
La scuola privata
pagina 7
TOMENTI
L’Associazione
evangelica
di volontariato
pagina 10
2
PAG. 2 RIFORMA
ig
VENERDÌ 11 MAR7n
Ultimamente molti quotidiani inglesi hanno denunciato la gravità della situazione
La Chiesa d'Inghilterra costretta a correre ai
ripari per superare la grave crisi finanziaria
Come molte grandi industrie britanniche, anche
la Chiesa d’Inghilterra soffre
delle conseguenze della recessione e deve correre ai ripari,
pensando ad un «riassesto
della sua struttura». La situazione finanziaria della Chiesa
anglicana, in realtà, è davvero
paurosa anche per una dissennata politica di speculazione
portata avanti negli anni ’80
dagli investitori di fiducia della chiesa. Una serie di operazioni sbagliate ha causato una
perdita di 800 milioni di sterline (circa 2.000 miliardi di lire) al capitale della Chiesa anglicana, che ammonta a 2, 2
miliardi di sterline (circa
5.500 miliardi di lire).
Delle gravi difficoltà in cui
si trovano gli anglicani del
Regno Unito hanno parlato
molti quotidiani inglesi. Il
clero sta vivendo realmente
«sul filo della sopravvivenza», scrive Ruth Gledhill su
«The Times» (16 febbraio): lo
stipendio medio si aggira infatti sulle 13.000 sterline annue. Tolte tutte le spese per i
figli che studiano (peraltro in
scuole pubbliche), ciò che rimane, ad esempio, al pastore
Martin Clark, vicario di una
parrocchia di Londra, sono
300 sterline al mese (circa
800.000 lire). E non va meglio per i suoi colleghi di
Durham, che hanno lo stipendio più basso d’Inghilterra
(12.200 sterline).
Come correre ai ripari? Gli
investitori, che tanto danno
hanno arrecato alle finanze
della Chiesa con la loro «prestazione assolutamente incompetente» («The Times»),
hanno deciso di dimezzare il
loro contributo allo stipendio
del clero (dall’attuale 41% al
20%) entro il 1996. Ma nemmeno con la politica finanziaria più saggia e lungimirante
si potrebbe tirare fuori la
Chiesa anglicana dalla crisi in
cui versa. La nuova parola
d’ordine, allora, è valorizzare
i laici che dovranno abituarsi
a considerare le loro offerte in
denaro più come un contributo essenziale che come atto di
generosità. Il clero stipendiato, infatti, si troverà a fare le
spese della mancanza di contributi finanziari perché, per
abbattere i costi, le parrocchie
impiegheranno sempre più
Joy Carroll (al centro) sarà ordinata prete anglicano, il 21 maggio prossimo, nella cattedrale di Southwark
laici volontari. Da qualche
parte questo fenomeno è già
iniziato. Nella diocesi di
Oxford, ha raccontato il vescovo Richard Harries, sono
già stati formati e impiegati
quasi 150 ministri non stipendiati: agricoltori, medici, insegnanti, infermiere, studenti,
segretarie, poliziotti, uomini
d’affari che si guadagnano da
vivere nel mondo secolare e
che, dopo tre anni di intensa
formazione alla sera e nei fine
settimana, esercitano un sacerdozio cristiano nel lavoro.
nella comunità e nella parrocchia. Allo stesso modo i lettori, presenti nella diocesi nella
misura di alcune centinaia,
sono laici che hanno ricevuto
una formazione anche per
predicare e prestare altri servizi. «Ci troviamo ora in una
chiesa - afferma Harries nella quale è sempre più evidente che tutti i laici hanno i
loro specifici talenti e la propria forma di ministero. Il
clero non la fa più da padrone nelle parrocchie ma deve
lavorare in collaborazione
con tutte le forme di ministero
cristiano in modo che tutte le
forme di attenzione e di comunicazione cristiana siano
dispiegate».
Non tutto il male, però, viene per nuocere: «Non sono
uno di quelli che pensano che
è bene per noi soffrire, non
credo in un Dio che ci fa i dispetti perché noi possiamo
sviluppare le nostre qualità
morali e spirituali -spiega
Harries tuttavia, non c’è
dubbio che l’attuale crisi è
salutare». (Adista)
Su iniziativa degli arcivescovi George Carey e John Habgood
Verso la ristrutturazione globale
«La natura, la costituzione
e la conduzione degli affari
della Chiesa .sono molto differenti e più complessi rispetto
alla maggior parte delle altre
organizzazioni all’interno delle quali si ha a che fare con
strutture a larga scala e in cui
sono dispiegate risorse finanziarie. Sarebbe opportuno che
la Chiesa rivedesse la sua
struttura organizzativa globale alla luce delle attuali attività ed esigenz.e».
E questa l’intenzione manifestala dalla Chiesa d’inghil
terra, che si trova in una critica situazione economica a
causa, tra l’altro, della dissennata politica finanziaria realizzata dai suoi investitori.
A questo scopo Michael
Turnbull, finora vescovo di
Rochester ma ora chiamato a
guidare la diocesi di Durham,
è stato designato presidente di
una commissione che si occuperà di questa «ristrutturazione» globale, nata per iniziativa dell’arcivescovo di Canterbury, George Carey, e dell’arcivescovo di York, John Hab
Verrà introdotto nelle 24 chiese territoriali in tutta la Germania
Nuovo innario evangelico tedesco
LUDWIG SCHNEIDER
Entro il 1998 verrà introdotto in tutte le 24 chiese
territoriali della Chiesa evangelica in Germania (Ekd),
nonché in Austria, Alsazia e
Lorena (Francia), il nuovo
«Innario evangelico» che subentra al vecchio innario nato
nel dopoguerra. La prima
chiesa a distribuirlo è stata
quella di Berlino-Brandeburgo, in occasione dell’ultima
festa della Riforma.
La nuova edizione contiene
535 inni (invece di 394 nella
vecchia raccolta), dei quali
127 nuovi, nati nel frattempo
nei vari Kirchentag o nel movimento liturgico di Taizé. Alcuni inni tradizionali, come
«Notte benigna, notte tranquilla» («Stille Nacht»), che
già mancavano nella precedente versione, non si trovano
nella nuova raccolta. 195 inni
noti anche in chiese diverse,
come quella cattolica, sono
contrassegnati da una piccola
«ò» (ecumenici). 75 inni sono
riportati in più lingue, ad
esempio in inglese, francese,
olandese, svedese. Alcuni provengono da Israele o dall’
Africa. Purtroppo, c’è un solo
inno in italiano (in parte):
«Laudato sii, mio Signore», di
Francesco d’Assisi. Mancano
anche molti gospel e negrospiritual che da anni sono conosciuti nelle comunità. Si
spera però che gli inni mancanti verranno riportati nelle
appendici delle diverse chiese
territoriali.Per le chiese riformate uscirà un’edizione che
ripropone il Salterio di Ginevra con le sue bellissime melodie ugonotte, cioè i 150 salmi in rime e in musica.
La versione generale dell’
innario per tutta la Ekd riporta
anche preghiere, il piccolo ca
techismo di Lutero e quello di
Heidelberg, la confessione augustana e quella di Barmen, e
delle informazioni sulla liturgia del culto e sugli autori dei
testi e delle melodie. Non porta più il nome «Evangelisches
Kirchengesangbuch» (innario
ecclesiastico evangelico), come il precedente, ma solo
«Evangelisches Gesangbuch»
(innario evangelico). Questo
sottolinea il carattere di un libro di canto e di preghiera, da
usare non solo nel tempio ma
anche a casa, in famiglia, e nei
gruppi della comunità.
Il nuovo innario, rilegato in
tela e con segnalibro, ha caratteri sobri e leggibili. Ha
già ottenuto un premio come
uno dei più bei libri dell’anno. In Baviera e in Turingia,
zone di tradizione più luterana che riformata, il nuovo innario uscirà in versione illustrata e più colorata.
good. «Questa Commissione —
hanno dichiarato Carey e Habgood - è parte di un processo
di rinnovamento più ampio
della Chiesa anglicana a tutti
i livelli, al fine di assicurare
che le energie e le risorse impiegate nella sua missione e
nel suo ministero alla nazione
siano utilizzate nel modo più
efficace possibile. La Commissione dà anche l’opportunità di affrontare un certo numero di questioni organizzative discusse di volta in volta
nel passato ma mai prese in
esame sistematicamente».
Tredici sono i membri chia
mati a far parte della Commissione, dei quali ben dieci sono
laici. I membri del clero sono
Turnbull, vescovo di Durham,
David Edwards, parroco di
Southwark, e Stephen Lowe,
arcidiacono di Sheffield. Tra i
laici, Humphrey Norrington,
ex vicepresidente della Barclays Bank, David McClean,
presidente della Camera dei
Laici del Sinodo generale,
lord Bridge of Harwich, ex
presidente della Commissione
ecclesiastica del Parlamento;
solo una donna, Sylvia Green,
segretaria della diocesi di Hereford.
«Chiediamo al vescovo Michael Turnbull e ai suoi colleghi - hanno dichiarato Carey
e Habgood - di lavorare intensamente e di fornirci un
rapporto entro l’estate 1995.
Il risultato del loro lavoro
.sarà allora pubblicato in vista
di un dibattito all'interno della Chiesa. Siamo contenti che
un gruppo di persone di co.si
grande abilità e di così ampia
esperienza abbia accettato di
intraprendere questa indagine. Le sollecitiamo a non esimersi dal porre interrogativi
radicali».
Mondo
Ortodossi: previsto per il '9^ U
programma televisivo mondi¡(___
icon
ATENE — Gli ortodossi stanno lavorando al lancio
nuovo programma televisivo. Battezzato «Cross tv», vm
fuso in tutto il mondo a partire dal 1995. È quanto viene
fermato ad Atene negli ambienti ortodossi greci, posg
l’autorità del Patriarcato ecumenico. I responsabili i
che «se l’intenzione principale è senz’altro di fornire
zione religiosa, i promotori di questa iniziativa non si
teranno di ritrasmettere celebrazioni liturgiche»
programma saranno i 350 milioni di ortodossi esistentó
mondo che riceveranno i programmi in 16 lingue tramite J
tro satelliti. Per finanziare questo ambizioso progetto, i pSentire
tori fanno affidamento sulla generosità dei fedeli ma anch^®*
la pubblicità.
Moldavia: appello della Kek
contro cinque condanne
da VIVI»
re del su
ciò ti dii
güito, «(
e non d
già sent
in que:
jmondo
usto, s
TIRASPOL — In risposta ad un appello del
tisi, capo della Chiesa ortodossa romena, la Conferenza^**
chiese europee (Kek) ha preso posizione sul caso di cinqii?®
meni condannati a Tiraspol, nella Moldavia orientale,
rismo. I condannati sono Ilie Ilascu (condannato a ' ■
fucilazione). Andrei Ivantoc, Alexandru Lesco
Popov e Petre Godiac (lunghe pene di carcere, lavori
mai
ei poc
confisca di tutti i beni, senza diritto di appello). I cinqtt^l”^*^®*”^
Ino dalla
Lui ni
dannati sono stati arrestati nel 1992 e gli appelli
salgono ai primi giorni della sentenza, nell’ottobre 19®|
appelli sono stati indirizzati al direttore del Centro
umani dell’Onu, al Segretario generale del Consiglio ^gj j
e alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in gjgjjQ
(Csce), al ministro degli Esteri della Moldavia, a Amnesl)jjjj^ g „
temational e ad Alessio II, Patriarca della Chiesa ortodoss(|i,i- Vini
sa. La Chiesa ortodossa russa, tramite il suo DipartimenftLa e m
affari esteri, si è rivolta direttamente alle autorità mc^gueUa c
chiedendo che la condanna a morte venga ridiscussa e s|curjosit£
neando che l’esecuzione delle sentenze avrebbe accre^jg
problemi tra la Russia, la Romania e la Moldavia. Nel siiintelletti
mo comunicato, la Kek si dichiara schioccata da questaipastoral
danna a morte e chiede alle autorità moldave di commutatì|ché così
Norvegia: luterani contro
il paganesimo delle Olimpiaci
.Jtora. In
¡idi ogni i
Isempre
jjki...», l’i
|lo che s
'■■t;,poteva :
LILLEHAMMER — Tre vescovi della Chiesa luterauna lett
Norvegia hanno protestato contro la cerimonia di apertui^ìfra situi
Olimpiadi invernali svoltasi il 12 febbraio a Lillehanundnessuno
condo loro si tratta di un vero e proprio spettacolo pt^^ssere t
una lettera firmata anche da vari altri teologi e inviata ^&into di
tato olimpico, i rappresentanti della Chiesa luterana
testato contro «l’adorazione fatta agli dèi Zeus e Apollo»
tuale olimpico. L’accensione della fiamma olimpica e il
dell’Inno olimpico sarebbero allusioni a rappresentazioni
ne, afferma la lettera. D’altra parte, secondo i vescovi, hi
ghiera» fatta nell’inno, secondo cui Zeus, padre degli dèi,|(3onfl
scendere e benedire i Giochi olimpici, è una violazione (f**
mo comandamento delle Sacre Scritture. «Le Olimpiadi
preso una direzione a scopo ideologico che favorisce il
smo delle religioni moderne», afferma inoltre la lettera.
iò che
quest
Cina: ogni attività religiosa
pubblica vietata agli stranieri i«j
Wofi
lava
PECHINO — Due decreti, firmati il 31 gennaio scofi
primo ministro cinese. Li Peng, vietano ogni attività rei.
pubblica agli stranieri, nonché ai cinesi di Hong
Taiwan, di Macao e d’oltremare. Il primo decreto dispoflfrjggpj
iQcnnrv r're^'Are^ r»rfTanì'7-7ci-7Ìr\nt r<aliatnSC»li.^:_i
- - ------
gli stranieri «non possono creare organizzazioni religiosiijig
vizi per gestire questioni religiose o scuole a fini religiCji
‘ .................. oliC;
* °. . . T---V-«... ..... -".UUlU
Agli stranieri viene inoltre proibito di «reclutare discepoPei q
giosi, di nominare educatori religiosi o di esercitare ogDÌ*crist
forma di proselitismo nei confronti del popolo cinese», “’lista
condo decreto proibisce non solo le chiese domestiche e gj
altro luogo di culto non autorizzato, ma sottopone a strethjgjpg
veglianza le attività che si svolgono nelle chiese autorizzar c
Secondo le associazioni dei diritti umani, la persecuzioneZive
tro i credenti cinesi non ha mai smes.so, né di fatto né di (®!gosl
ed ha anzi conosciuto una recrudescenza nel 1992. Mira*“nin t
ticolare a tagliare i contatti tra le organizzazioni religio**Vod
zionali e l’estero. Le organizzazioni ritengono che le
cinesi siano preoccupate dello sviluppo del cristianesinio.
In Mongolia le attività
cristiane sotto controllo
ULAN BATOR — La Repubblica popolare della
ha promulgato una legge che controlla severamente
cristiane e attribuisce una posizione privilegiata al buddwtor
La «legge dello stato riguardante i rapporti con le chic* li. I
’''0, a f
Belgrad
Anch
hia, la
ino, COI
petto d
monasteri», approvata dal Parlamento il 30 novembre sejnei s
-----------: ......... .. . . ... • DWConÌ
riconosce ai cittadini il diritto di aderire a religioni non^. N'“
ste ma vieta «ogni attività religiosa diretta contro i
tradizioni mongole». È vietato alle organizzazioni
straniere di stabilirsi in Mongolia senza autorizzazione it
le. I cristiani potranno praticare la loro religione ® j
chiese, il che esclude sale pubbliche o locali scolasticr ^rl
mero di cristiani in Mongolia viene stimato a circa 2.^’. -
-...................... - - -luoghi d'asse
prattutto nelle città di Ulan Bator e di Darchan. I
to autorizzati sono pochissimi e molte comunità protes'
lebrano i loro culti in locali pubblici o privati
3
lARZoi
/ENERDÌ 11 MARZO 1994
Vita Delle Chiese ì
PAG. 3 RIFORMA
l^icordo del pastore valdese Carlo Gay
i^^uomo; la cultura^ la libertà
)ndfel_
GIORGIO TOURN
1 lanci
tv»
Ito
ci
ibili pr,
mire ù
in si ac(
Destini
i esistenti]
• tramite
ricordo all’uscita di
seduta sinodale dove
fatto uno dei suoi income sempre denso
li pensiero e pieno di riferiaenti, difficile da cogliere;
Peccato», gli avevo detto,
che a ricordare le nostre
ualità sia il moderatore
uando non ci siamo più; per
retto innSentire, la commemorazione
ma ànctf “ pastori bisognerebbe farla
aa vivi»; si era messo a ridere del suo riso sonoro, «e per/ I ciò ti dico ora», avevo proseVvK güito, «quello che direi allora
e non dirò più perché l’hai
già sentito: mio caro Gay, tu
•in questo nostro piccolo
inondo spesso piccino e anusto, sei stato un grand’uo.. . ■'ino perché sei rimasto libero;
I 1 ctíqiíiiessuna combriccola, nessu^ P®t|ia scuola, nessuna teologia ti
0 a nioi|e|j2 mai ingabbiato, e sei uno
ludorP^gi pochi, e non libero ai
avon loialiiiargini, di quelli che guardaH 1?*^***^“° dalla finestra ma dentro».
, ^ j Lui non rispose, forse sorj. jpreso, bofonchiò qualcosa
’ ÌJflche non ricordo. «E sai perg IO 0 gg¡ rimasto libero? Perché
3ne in £|jjj signore ti ha dato due qua"’"“lllità, o più che qualità due doni: l’ingenuità e l’intelligen
atriarcaTj
nferenzài
Iti mental
za, e un’intelligenza rara.
nta mollquejja che si esprime nella
ussa e fflgnj.josjtà intellettuale; sei stail più autentico e profondo
. Nel Sifintellettuale del nostro corpo
a questaipastorale». Così gli dissi, perimmutaàjché così pensavo e penso tut•:|tora. In questo stava il fascino
I i'di ogni incontro con lui, quasi
" |sempre aperto dal suo «Sen• iti...», l’imprevedibile di quelPI(|p{lo che seguiva, perché tutto
* ^noteva accadere: un ricordo,
na lettura, un collegamento
apertutittra situazioni o persone a cui
ehamina:,pessuno avrebbe pensato, un
ilo pagtìPssere trascinato in un labi/iatad^nto di fatti pieno di uscite,
na hara^iò che sempre mi ha colpito
^polloD^m questi colloqui labirintici è
)ica e ili
itaziofflj
icovi, la;
Il pastore Carlo Gay In una foto di qualche anno fa
il fatto che quasi mai è accaduto di fare menzione di un
personaggio o di un libro che
non conoscesse. Non conosceva tutto ma quasi, e soprattutto, fuori degli ambiti
della professione, la teologia
e la politica.
Così lo ricordiamo, attivo e
stimolante, nei seminari di
studio serali dell’ Unione giovanile nella Torino del ’47, in
quella stagione di incredibile
vitalità: gli anni in cui Miegge pubblicava il suo Lutero e
si costruiva Agape, e con
Miegge e Barth, i maestri, a
destra e Agape a sinistra, lui a
leggere, e farci leggere,
Kierkegaard e Réforme, a far
riflettere, non per costruire
dottrine, organizzare sistemi
ma per andare vagando nel
mondo dell’intelligenza umana, delle lettere, del pensiero.
L’ultimo libro di cui ha voluto farmi dono è L’histoire du
consulat et de VEmpire di
Thiers, 11 volumi, 800 pagine. («Non credo che li rileggerò»); che interesse poteva
mai avere la storia di Napo
leone per noi pastori di oggi?
Nessuno: ma Thiers è un
classico e questo gli bastava.
Un non so che di paradossale rendeva però questa sensibilità culturale ancor più affascinante: uomo di Strasburgo, Basilea, Fiume, che respirava l’aria dell’Europa
protestante di cui si sentiva
figlio, legato ai riformati ungheresi come alTEglise réformée, ai luterani di Sassonia come ai ginevrini, era misteriosamente attratto dalla
realtà italiana, dalla memoria
degli evangelici italiani, dalle
tracce dell’Europa protestante nel nostro paese; il più
«europeo» di tutti noi sognava il cimitero degli Allori; e
si comprende perché curiosando dappertutto, e inserendosi ovunque, abbia amato
una sola città: Firenze, la
città dei grandi dibattiti e delle grandi passioni dell’evangelismo italiano.
Un dono e una lezione, la
sua, che non vanno dimenticati: pena un impoverimento e
una provincializzazione fatali.
?i'dè|Confronto a Verona tra cattolici, riformati e ortodossi
izione
mpiadii
see il s
;ttera.
sa
¡Anche i serbi soffrono la guerra
GIULIO VICENTINI
mori ^.Tyancevo ha fame. Un
grido d’aiuto dalla
^Vojvodina serba». Così titolava «Verona fedele», setti"'’l^^^inanale diocesano del 20 feb^ scorso. «Conoscere per
^ r queste parole
rehgios ^iniziava un volantino messo
mano a migliaia di veronediscepou|si 'j’j.g ecclesiastici di chiese
are ogni^pristiane diverse e un giomainese». njjsta jqjjo giunti insieme nela città scaligera, ospiti dell’
spedale di Negrar (Vr), per
ar conoscere la realtà in cui
ive, all’interno dell’ex Juoslavia, la popolazione di
■ • •na>L”*' Ip^horio preciso, la Vojrs''S*‘’^vodina, regione autonoma
he le a annessa alla Serbia e, in parlesinio. iicolare, della città di Pancevo, a pochi chilometri da
Belgrado.
Anche qui, proprio in Seroia, la gente soffre moltissi010, come altrove, e ciò a dispetto della cattiva fama fatta
:lla Mcnfrcadere, ingiustamente e falnte le atramente, sull’intera popolani budn]sione, da disumani govemanle chiedi. L’opinione pubblica vede
;mbre i «cattivi» di questo
;stichee<
; a stretta'
e auto!
ìcuzioo®
) né
Mira in
ni non ln]^onflitto che sta lacerando
i costiinn 1 ex Jugoslavia, e non sa quaoni stiano vivendo gli
zione utn|ibitanti di Pancevo, una citne abitata non solo da
anche da romeni,
ca 2.^’5^*^oslovacchi e ungheresi,
luoghi ®.^*^^ndo posta proprio sulla
irotestan® trada che si dirige verso la
Romania e il Sud dell’Ungheria. La guerra ha imposto
a queste popolazioni serbe
condizioni drammatiche di
vita, derivanti dall’embargo
economico totale delle Nazioni Unite per le scelte del
«duce» Milosevic e della leadership militare serba.
Un prete cattolico (Haidu
Sandor), un arciprete ortodosso (Milovan Glogovac), un
pastore evangelico riformato
(Balas Bela), accompagnati
dal redattore capo (Milodarovic Zivoslav) del principale
giornale di Pancevo, hanno
tenuto una serie di conferenze
in varie parrocchie di Verona
e nell’abbazia di Maguzzano
(Desenzano, Vr) fra il 20 e il
27 febbraio. Gli incontri hanno avuto una forte valenza
ecumenica non solo per la simultanea presenza di rappresentanti di chiese cristiane diverse, ma soprattutto perché
il piano di aiuti era stato deciso insieme, a Pancevo, dalle
tre confessioni, e con unità di
intenti. Si è quindi pregato
per un progetto comune e per
il medesimo è stato sollecitato l’appoggio finanziario.
Le domande che il numeroso pubblico non ha mancato
di rivolgere ai relatori tendevano ad avere notizie di prima mano e lumi per capire a
fondo la situazione particolare della zona di provenienza.
Esse hanno ricevuto risposte
adeguate e, a seconda dei
contenuti, precise, secondo la
conoscenza e le esperienze
degli ospiti stessi. Le informazioni di cui il mondo intero è a conoscenza ,è stato detto, sia quelle fornite dai potenti locali sia quelle captate
e trasmesse dai numerosi inviati arrivati da fuori, sono
aggrovigliate, confuse, spesso
ipocrite; vera è la sofferenza,
inenarrabile, onnipresente, disumana, ai limiti della barbarie. Non solo le bombe producono macerie e morte, non
soltanto le armi lacerano i
corpi, ma a seminare distruzione e morte è anche la mancanza di un pane, di una coperta, di un disinfettante, di
una medicina essenziale.
Una mostruosa demonizzazione del nemico è in atto.
Odi ancestrali e implacabili
coinvolgono a valanga senza
lasciare spazi che ne siano
immuni. Aiuti umanitari da
ogni parte del mondo deperiscono nei magazzini perché
l’arrivo a destinazione ne è
impedito o inammissibilmente
ostacolato. I signori della
guerra, sul posto e altrove,
collegati internazionalmente,
producono e alimentano l’indicibile barbarie: le nostre coscienze non possono non
prenderne atto, da una parte
sul piano della solidarietà con
le vittime, e dall’altra su quello della denuncia dei costruttori di morte, fossero anche
vicini o dentro casa nostra.
Metodisti di Terni
Successo del
concerto
ecumenico
MADDALENA ROELA
Un appuntamento rimandato solo per poco,
quello con il coro «F. Anerio» di Nami (Tr). Il concerto, infatti, avrebbe dovuto
aver luogo nella chiesa metodista di Temi durante la settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani; ma a causa di
impegni precedentemente
presi dal coro l’esecuzione è
slittata al 13 febbraio. Così,
in questa data, la comunità
metodista di Temi ha avuto il
piacere di ospitare nel suo
tempio il complesso corale
della cattedrale di Nami, patrocinato dal parroco don
Giorgio Brodolini e diretto
dal maestro Massimiliano
Mattia Samsa.
Il coro, attivo già da più di
un anno sotto la direzione del
maestro Massimiliano Samsa, ha eseguito brani dal proprio repertorio, orientato soprattutto verso musiche del
’600 e del ’700, ma anche di
Palestrina, Orlando di Lasso,
Arcadelt e numerosi altri autori. Per l’occasione si è radunato nel nostro tempio un
folto pubblico, formato da
amici e estimatori del canto
corale e della musica in genere, che sono stati generosamente ricompensati da una
buona esecuzione e da una
felice e piacevole scelta musicale.
Il programma consisteva in
brani di musiche sacre e profane; il coro ha eseguito anche alcuni canti tratti dal nostro Innario cristiano.
Del coro fanno parte ben
quattro sorelle della nostra
comunità e quindi di può ben
parlare di un coro... ecumenico; perciò non è stato del tutto casuale voler inserire, anche se un po’ in ritardo, questo concerto nell’ambito delle manifestazioni della settimana per l’unità dei cristiani;
è certamente un piccolo passo nella direzione dell’ecumenismo, ma è un segno di
grande comunione poter cantare insieme, cattolici e protestanti, la propria lode al Signore.
In un periodo di guerre e
sconvolgimenti vari, abbiamo potuto godere di un’ora
di pace, augurandoci di avere
ancora altri momenti come
questo.
PER LA PACE A SARAJEVO
HO FATTO
UN SOGNO
«Il Signore mi afferrò con
la sua potenza, il suo spirito
mi prese e mi portò in una
valle tutta coperta di ossa... Il
Signore mi disse: “Ezechiele,
queste ossa possono rivivere?’’. Risposi: “Dio Signore,
tu lo sai”. Egli aggiunse:
“Parla a queste ossa da parte
mia, di’ loro: Ossa secche,
ascoltate la parola del Signore! Io, Dio, il Signore, annuncio che faccio entrare in voi il
respiro e voi rivivrete. Metterò su di voi nervi, farò crescere la carne e vi ricoprirò
di pelle. Poi vi infonderò il
respiro e voi rivivrete. Allora
riconoscerete che io sono il
Signore”... Io pronunziai le
parole che il Signore mi aveva ordinato di dire. Il soffio
della vita entrò in quei corpi
ed essi ripresero vita. Si alzarono in piedi. Tutti insieme
sembravano un esercito grandissimo. Il Signore continuò:
“Ezechiele, queste ossa rappresentano il mio popolo. Infatti gli israeliti dicono: ‘Siamo diventati ossa secche, senza speranza, perduti per sempre!’. E per questo riferisci
loro quel che io, il loro Dio, il
Signore, dichiaro: Io sto per
aprire le vostre tombe: vi farò
uscire, popolo mio... allora
riconoscerete che io sono il
Signore. Metterò il mio spirito in voi e voi vivrete... Allora
riconoscerete che io sono il
Signore e che quel che dico,
lo faccio. Lo affermo io, il Si
gnore!
(Da Ezechiele, 37)
Ho fatto un sogno, ad occhi
aperti, la mattina del 6 febbraio, dalle 4 e mezza alle 8,
e subito lo esternai nella seguente lettera:
Stanotte mi sono addormentata tardi, con le notizie
del telegiornale nella testa, e
le immagini dei massacri negli occhi. Stamani alle 4 e
mezza di nuovo sveglia, ma
subito non ho pensato a Sarajevo, ma ho pensato a tutta
la responsabilità che ognuno
di noi ha nella politica, nella
vita civile, nella scuola, in
tutto insomma, anche nella
pulizia della propria città. Sono... Sono anche molto acciaccata fisicamente, ma mi
sento ancora pronta alla lotta.
Sono una semplice massaia.
Nella collana «dossier» è uscito il n. 30
Giorgio Bouchard
PURITANESIMO
E DEMOCRAZIA
IN AMERICA
pp 99, 7 cartine, L. 9.500
Qual è il segreto della democrazia americana? L’etica
protestante, la Costituzione di tipo settecentesco-illuminista, il pluralismo o tutte queste cose insieme? Qual è il
segreto della vitalità religiosa di quel Paese? Qual è il
rapporto tra le vecchie tradizioni protestanti e i nuovi movimenti evangelicali? L’autore risponde a queste domande mettendo in rilievo l’«eredità puritana» deH’America
che è quasi diventata un codice genetico nel carattere
americano.
m mmetStrìca
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - C.C.P. 20780102
ma mi rendo conto che la vita
ha riservato per me dei doni
incommensurabili, e soprattutto il dono di farmi libera.
Non è che la conquista della
libertà sia stato per me un
processo semplice, anzi molto
lento. Perché dire «sono libera», a parole, è molto semplice, ma acquisire il vero senso
della libertà, almeno per me,
è stato lungo. Il fascismo, false regole, mi avevano condizionata e posso dire di essere
uscita da questo condizionamento solo quando sono scesa in piazza per gridare «libertà! giustiziai».
Stamani, nelle ore che sono
stata ferma nel mio letto a
pensare, ecco ritornare la distruzione e la guerra che è alle porte di casa. Anche io sono responsabile di questa
guerra e lo sarei ancora di più
se tacessi dell’idea, forse balorda, irrealizzabile, forse solamente utopistica che mi è
venuta in mente: un esereito
di donne che marcia su Sarajevo gridando «pace!». Ho
seguito la trasmissione di
«Rosso e Nero», e la vostra di
venerdì seorso, sui discorsi di
regolamento e di responsabilità dei mass media nella vita
civile, nella guerra. Se volete,
voi del Maurizio Costanzo
show, accogliere la mia richiesta, sono pronta ad espormi ad un eventuale ridicolo di
una mia presenza alla televisione.
Il 7 febbraio ho spedito la
lettera, raccomandata espresso, ma per ora nessuna risposta. Intanto continuavo e continuo- a pensare a questo mio
sogno e sono passata da diverse fasi di pensiero. A dirmi
sciocca, esibizionista, a sentirmi esaltata, proposta per un
Premio Nobel per la pace... E
intanto, le notizie del fronte di
guerra della Bosnia continuavano a venire, e seguivo tutte
le trattative di mediazione
dell’Onu e la mia idea, per
quello che era, nel mio sogno
iniziale, un affare che poteva
concludersi in pochi giorni
(illusa) mi faceva paura.
Quanta forza di volontà ci sarebbe voluta per questo esercito femminile, quanto coraggio, quanto amore per donne
inermi e disarmate che si mettono di fronte ai cannoni, in
mezzo alle mine, pronte ad
essere uccise o violentate? E
perché solo donne? Anche
uomini disarmati.
Poi vedevo la figura maschile che è, nel corpo, un
simbolo di aggressione. L’uomo è fatto per penetrare e
spargere. La donna è fatta per
accogliere, conservare, nutrire, far germogliare quello che
l’uomo semina, a rischio della
sua stessa vita. Poi, la donna,
per quanto abbia fatto in questo ultimo periodo per conquistare la parità di diritti, di
libertà, di eguaglianza, purtroppo deve ammettere di essere ancora sottoposta all’uomo, perché la società maschilista è difficile a concedere,
resiste. Insomma credo di poter affermare che ancora la
donna è una debolezza rispetto all’uomo. Ed ecco arrivare
Ezechiele e il racconto di quel
suo sogno, visione, non so. E
di nuovo mi sono fatta coraggio e ho pensato che forse il
mio sogno non doveva essere
solo per me stessa, ma anche
per altri. Un esereito di debolezze potrebbe diventare una
forza enorme. Se Dio lo
vorrà!
Una lettrice... vecchia!
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 11 MAR7AA/ENER
Convegno della Fgei e del Servizio migranti a Reggello
L^ortodossìa^ realtà da conoscere
in vista di un dialogo migliore
DANIELA RAPISARDA
La Fgei, in collaborazione
I con il Servizio rifugiati e
migranti della Fcei, porta
avanti ormai da due anni un
progetto di scambio e solidarietà con l’Albania. Nostri interlocutori a Tirana sono la
missione della Federazione
battista europea e la Chiesa
ortodossa, più specificatamente la sua componente giovanile. Tappe importanti di
questo progetto sono state
una serie di convegni tenutisi
in varie parti d’Italia, la visita
di una delegazione ortodossa
in Italia, due visite di delegazioni Fgei in Albania. Prossime attesissime tappe del nostro percorso sono la partecipazione della Fgei a un campo di lavoro da tenersi presso
ia Missione battista di Tirana,
dal 26 giugno al 10 luglio, e
la visita in Italia, a maggio, di
una delegazione di circa dieci
giovani appartenenti alla
chiesa ortodossa di Tirana.
Partendo dalla considerazione che per impostare un
dialogo ecumenico corretto è
indispensabile un’adeguata
conoscenza dell’altro ed essendo diffusa tra coloro che
collaborano al progetto Albania l’esigenza di approfondire
la conoscenza dell’ortodossia,
è stato organizzato dalla Fgei,
in collaborazione con il Srm,
un convegno dal titolo:
«L’ortodossia, una realtà da
conoscere meglio per un migliore dialogo». Il convegno,
tenutosi a Casa Cares (Fi) il
26 e 27 febbraio, ha visto la
partecipazione di quattro relatori, il cui contributo è stato
grandemente apprezzato.
I lavori si sono aperti con
l’intervento di Michel Nseir,
giovane ortodosso libanese,
studente in teologia. Il relatore ha individuato quali punti
di riferimento per la Chiesa
ortodossa la Bibbia e i sette
concili ecumenici tenutisi tra
il 325 e il 787 d.C., convocati
ogni qual volta la chiesa si è
trovata a fronteggiare un pericolo di eresia. Ancora il relatore ha parlato di cristologia, pneumatologia, escatologia, sottolineando la centralità del concetto di resurrezione nella teologia ortodossa. Ha parlato anche della liturgia, imperniata sull’eucarestia, momento nel quale le
■■
Alcuni partecipanti all’incontro di Casa Cares
varie chiese locali sperimentano l’universalità.
Il secondo relatore è stato
un prete ortodosso nordamericano, Martin Ritsi, il quale
da circa due anni cura la
Chiesa ortodossa di Tirana.
Nel suo intervento il prete ha
affrontato la questione delle
icone, di Maria, dei santi. Ancora ha spiegato che, pur esistendo all’interno della Chiesa ortodossa una posizione
conservatrice secondo la quale non c’è salvezza al di fuori
dell’ortodossia, la posizione
aperta al dialogo con le altre
confessioni religiose è sicuramente prevalente.
Renée Ritsi, moglie di Martin, è intervenuta sulla concezione della donna all’interno
della Chiesa ortodossa, sul
ruolo della donna nella comunità, sulla condizione della
donna in Albania. La signora
Ritsi ha spiegato che alla
donna ortodossa è affidato il
determinante ruolo di testimoniare la sua fede nella famiglia, nella chiesa, nella società. La sua opera di testimonianza e il suo impegno
concreto sono considerati indispensabili al buon funzionamento della famiglia così
come della comunità.
Il quarto e ultimo intervento è stato del pastore valdese
Sergio Ribet, che ha fornito
delle indicazioni bibliografiche e di metodo finalizzate
all’approfondimento della conoscenza dell’ortodossia.
La piccola chiesa di Pescolanciano
Una comunità viva
LUCIANO DEODATO
trano personaggio, questo
di Fernando Pessoa (18881935), probabilmente il massimo letterato portoghese di
questo secolo. Per sfuggire alla propria identità, o forse invece per viverla meglio, riteneva necessario costruirsi altre storie personali, fino al
punto di creare dei personaggi
mitici sue controfigure. Sono
quegli «eteronimi» (parola più
precisa di pseudonimi) a cui
affidò il compito di firmare le
proprie raccolte poetiche: Ricardo Reis, Maestro Caeiro,
Alvaro de Campos. proprio a
quest'ultima firma si rifà la
Nella «Piccola collana moderna» è uscito il n. 73
Dietrich Bonhöffer
LA PAROLA PREDICATA
Corso di omiletica a Finkenwalde (1935-39)
Edizione italiana a cura di Ermanno Genre
pp 100, L. 15.000
Mentre in Germania trionfa il nazismo, la «chiesa
confessante» prepara i suoi giovani pastori, nel seminario clandestino di Finkenwalde (1935-39), all’
annuncio della Parola. Ma si può predicare se prima
non si è ascoltata la Parola? Si può predicare senza conoscere se stessi e la fragilità della propria
condizione umana? La scuola della Parola è la scuola del discepolo di Cristo.
g mmedMc»
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - C.C.P. 20780102
bella e ampia antologia* pub
blicata da Adelphi per la cura
di Maria José de Lancastre e
la traduzione di Antonio Tabucchi, che con una raccolta
di saggi (Un baule pieno di
gente) e con un’antologia di
aforismi (// poeta è un fingitore), entrambi pubblicati anni
fa da Feltrinelli, è il vero propagatore e esegeta italiano del
maestro portoghese.
Futurista nelle composizioni
dei primi anni (L’Ode trionfale, 1914, inneggia al «calore
meccanico e l’elettricità», e
invita air«i/rrà per me-tutto e
per tutto, macchine al lavoro»
e si serve dell’onomatopea),
Pessoa sa essere lirico anche
là dove sembra retorico (alla
notte chiede «... vieni/ e porta
i lontani monti a ridosso degli
alberi vicini, fondi in un campo tuo tutti i campi che vedo».
Due brani di odi, 1914), introspettivo («tutto trema in me
[...] a causa di quella creatura che mai giunge con nessuna nave») nei suoi versi lunghi e distesi che parlano di
marinai, di città, di arte e di
maschere e della propria mancanza di speranza al di fuori
del bello (in una composizione del 1934 il poeta confessa
il proprio dolore per aver letto
la I Epistola ai Corinzi e dover
ammettere che dentro di sé
non sente la «caridade»:«e io
che non ho la carità,..».
(*) Fernando Pessoa: Poe.sie
di Alvaro de Campos. Milano,
Adelphi, 1993, pp 391, £ 32.000.
La Bibbia alla base della conversione
Le lettere dì Giovanni
MARIO CIGNONI
Nel 1991 scrisse alla So(
cietà biblica Giovanni,
un tale sulla trentina che era
in carcere a Napoli. Aveva
visto la trasmissione Protestantesimo con il nostro indirizzo e domandava una Bibbia. Prima l’aveva chiesta ad
altri, ma nessuno gli aveva risposto. Gliela inviai con due
righe: da allora ho cominciato
con lui una corrispondenza
che è durata nel tempo. Le
sue lettere erano abbastanza
sgrammaticate, mi raccontò
della sua famiglia numerosa,
del suo passato, del divorzio,
del coinvolgimento nel mondo della droga per dieci anni
che lo aveva portato (a causa
del furto) a finire in carcere
per due anni e mezzo.
Era stato per dodici anni un
marinaio della flotta Lauro.
Gli scrissi: «Gesù frequentava spesso i marinai del Mar
Morto e del lago di Galilea:
alcuni dei suoi discepoli più
cari erano marinai-pescatori;
lui stesso ha navigato nella
tempesta e nella bonaccia e
alcune sue parabole sono
tratte dalla vita di mare. Gesù sapeva parlare ai marinai,
Gesù sa parlare a tutti...».
Ha cominciato a leggere.
Così la Bibbia ha parlato da
sola. Nelle sue lettere mi raccontava come alcuni si interessavano, come la Bibbia
passava da una mano all’altra,
come a volte leggevano in
due nello stesso libro, come
c’era desiderio di amore dietro le facce dure dei detenuti.
Giovanni mi scrisse per avere
qualche altra Bibbia e grazie
a lui alcune copie cominciarono a girare per il carcere.
Molti lo insultavano, qualcuno «credeva» e si cominciò
a «invocare il nome di Dio»
anche da dietro le sbarre. Lo
spostarono di cella, così doveva leggere la parola di Dio
da solo. Poi lo trasferirono in
un altro carcere, ma la sua
opera e la nostra corrispondenza continuò lo stesso.
Ogni tanto arrivavano delle
letterine di ringraziamento da
parte di altri detenuti ai quali
avevo inviato una Bibbia sotto suo consiglio. Intanto si
era messo in contatto con una
chiesetta evangelica del Napoletano, si era preso un diploma da elettricista e doveva affrontare gli esami di terza media.
Finalmente un bel giorno,
finita di scontare la pena, è
uscito nuovamente libero.
Ora ha cambiato vita: vive in
Germania con una persona
che gli vuole bene e lavora
come cameriere in un ristorante. Mi ha scritto se gli posso mandare una Bibbia (questa volta la pagherà) perché
ha cominciato a parlare di
Dio anche là e il cuoco vorrebbe averne una copia personale. Certo aveva ragione Gesù: i «peccatori» ci precedono
nel regno di Dio.
Fgei sul caso
SolidarieM^e
a C. Masciali
Il Consiglio della
zione giovanile evai
italiana ha rivolto il
te messaggio a Gù
Moscia.
«Esprimiamo solidi
CIN2
1 past
Gianfranco Mascia
lenza subita. Possiamo
interpretarla come ....
jnterpre arla come unj ‘cinev.
lenza politica che coadj ^bbraio
mo con forte sdegno,
do che 11 clima odien» ei
campagna elettorale noa Accomn
duca altri episodi simili.™pjjjgj.oi(
Siamo preoccupati/jl-astore ^
rinnovarsi di gesti di ii, Monista i
ranza tesi ad ottener&.gprinio p
lenzio forzato, verso gp «Le e
che manifestano disseasiin Eurof
forme di nonviolenza.,| ti religi
giovani evangelici iici’; ha pc
confessiamo la nosttam Consi
za in una società doveidella Ch
di giustizia, libertà esjtnosfera
siano predominanti, ha dato
mo in tale direzione. scambio
Nella speranza ché^ cordi e c
ideali vengano realiz|| Nella
che in campagna elef cittadine
rinnoviamo il nostro«| una con
gio all’iniziatore di ‘‘^nesimo
tiamo il Biscione”»
quale hi
del cris
j pluralità
Hai fatte vono ini
non orni
Fabbonamà
a
RIFORM
fessioni;
considei
'!
L'incontro nazionale, a Roma, del gruppo Cassiopea |
L'identità per le donne protestad
LIDIA MAGGI
Un altro incontro nazionale tra le donne di Cassiopea si è svolto a Roma il 19 e
20 febbraio. Cassiopea è nata
quattro anni fa grazie al desiderio di alcune del gruppo di
creare uno spazio privilegiato
per permettere alle donne
protestanti di riflettere sulla
propria identità e sulla propria fede.
A Cassiopea partecipano
donne provenienti da diverse
parti d’Italia e di più generazioni. Ai due poli estremi ci
sono da una parte le «giurassiche», quelle che hanno vissuto in prima persona il femminismo degli anni ’70, e
dall’altra le giovanissime, cosa che offre una buona pluralità di idee. Per permettere un
confronto equo e più bilanciato, in quest’ultimo incontro si è provato a dividere i
gruppi di lavoro per fasce
d’età e questo ha permesso di
evidenziare le differenze generazionali e di dare voce alla
pluralità.
La riflessione teologica non
è monopolio degli addetti ai
lavori (pastori e pastore, teologi e teologhe), questo fondamentale principio della
Riforma protestante viene
messo in pratica nel gruppo di
Cassiopea. Ogni donna è invitata a «non delegare» la propria riflessione teologica nel
gruppo. Ma di cosa discutono,
nello specifico, le donne a
E uscito
in questi giorni Pensieri di fede, di speranza e di
amore, raccolta di riflessioni del pastore mc'
todista Giuseppe Anziani. L’editore è Silver
Press (Genova); pp 102, £ 10.000.
Il pastori
Le donne di Cassiopea discutono
Cassiopea? Molti incontri nazionali sono stati dedicati alla
divulgazione «critica» del
pensiero della differenza, negli ultimi incontri ampio spazio è stato dedicato ala genealogia femminile, ovvero a ricercare quegli elementi, quelle donne, quei libri che hanno
fatto acquistare alle donne del
gruppo la propria consapevolezza di genere. Un altro progetto che Cassiopea sta portando avanti è quello della
produzione di un documento,
una .specie di carta di identità
che spieghi aH'esterno chi è
Cassiopea. Probabilmente
La lei
indiriz:
dese di
no. Ma
diano d
ro» cl
«ghiott
seconde
avrebbe
meglio
|di Fros
l’artico
,.ca-soldi
questo documento ''®'^po che
mato nel prossimo Ì0®(s
3 sponde
nazionale, che si terrà s*dell’ —
ari
no l’ultimo fine setti®*^che i so
maggio e che avrà coiH6*ia cassa
centrale la cristologia. //
pagina
TRASlOCÌf““
preventivi a richie^ spariti»
trasporti per spirito
quaisiasi destlnatus^ scritto,
attrezzatura con e^foS^^esivo
operante all'esterno .multifoi
SALA
via Belfiore 83 - Nichelili 8t
Telefono 011/62.70.463/a eva.
'Confusi,
Valdese
PROTESTANTESIMO IN TV ■1'”’ ™
Domenico 13 marzo ore 23,30 circa - Roi^'*
Replica: lunedì 21 marzo ore 8 circa Attualità evangelica
in questo numero:
• Le chiese nel processo di pace in Irlanda del Nord
• Protagonisti della Riforma: un incontro con la donne
> «1+1»: Giorgio Girardet risponde ai telespettatori
!? lica ba
tanti s(
Angelo
^ta con
Cristian
mo gioì
blee di
5
rNERDl 11 MARZO 1994
PAG. 5 RIFORMA
Iniziativa ecumenica a Ivrea
ietyL'ecumenìsmo e
chiese europee
CINZIA CARUOATI VITALI
della
le evanJ
alto il
a Giat^—
W1 pastore battista Glen Williams, già segretario genescia perirle della Conferenza delle
ossiamoLjjjgse europee (Kek) con sede
Ginevra, è stato a Ivrea il 28
-ne insieme alla moglie,
degno, spjjjj invito della locale commis‘ ®°'erna:jjÌQne ecumenica diocesana,
orale no^y^j-compagnato dal vescovo di
di simili, ipinerolo, mons. Giachetti, il
ccupatiiipasfore Williams è stato protaesti di aijgonista di diversi incontri; nel
ittenere ijprinio pomeriggio ha parlato
verso pijju «Le esperienze ecumeniche
0 disseassin Europa» davanti a sacerdoiolenza,iti. religiosi e religiose cattoli;elici ifflci; ha poi incontrato il pastore,
nostra «il Consiglio e alcuni membri
dà doveijdella Chiesa valdese, in un’at•ertà e ri^mosfera molto simpatica che
anti, elÉha dato luogo a un fraterno
;ione. Jscambio di informazioni, riiza chef cordi e considerazioni,
realizal Nella serata, in un cinema
ma ele^cittadino, Williams ha tenuto
nostro i|una conferenza su «Il cristiare di “Hnesimo oggi in Europa», nella
le”», jquale ha ampiamente parlato
del cristianesimo come una
pluralità di confessioni che vivono insieme, come un’entità
non omogenea che si esprime
all’interno delle singole confessioni; si è poi soffermato a
considerare te diverse ipotesi
riguardo alla nuova Europa
che sta nascendo dopo il 1992,
concludendo che essa sarà una
costruzione sulla base di tutta
la storia passata, incluso quello che si vuol dimenticare.
Il pastore Williams si è
quindi chiesto se il cristianesimo ha ancora qualcosa da fare
nella situazione attuale così
tumultuosa, caratterizzata da
crisi di fiducia, di identità, da
crisi psicologica ed ecclesiastica, da crisi politica, sociale
e morale. La sua risposta è sì,
perché il contributo del cristianesimo nell’Europa che si
va costruendo è essenziale per
assicurare che ci sia uno spazio per la dimensione spirituale, per insegnare come sottomettere se stessi al giudizio
morale prima di sottomettere
gli altri, per riflettere sul significato di grazia e di perdono e infine perché c’è bisogno
di chi è capace di sognare, di
vedere al di là delle situazioni
contingenti, di allargare gli
orizzonti. Dopo aver ricordato
gli incontri tra la Kek e il
Consiglio dei vescovi cattolici, il pastore ha concluso sottolineando l’importanza dell’
ecumenismo nel contributo
cristiano del messaggio di riconciliazione e di pace.
iti
La «Settimana di preghiera» a Biella
Inizia ufficialmente il
dialogo con le diocesi
III pastore battista GIen Garfield Williams
_______FBAHCO TAGLIERÒ_______
La comunità valdese di
Biella ha partecipato alla
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani in un programma organizzato pariteticamente con la neocostituita
Commissione diocesana per
l’ecumenismo e il dialogo,
voluta dal vescovo Massimo
Giustetti in seguito a un colloquio con il diacono Franco
Taglierò.
Domenica 23 gennaio, nei
locali della chiesa valdese,
r Evangelo è stato predicato
dal fratello Guido Dotti, della
Comunità di Bose, mentre
martedì 25 a Valle Mosso si è
svolto rincontro di preghiera
a carattere diocesano. In questa occasione il vescovo e Taglierò hanno tenuto due predicazioni, mentre la liturgia è
stata tenuta da don E. Moro,
che in quest’ultimo decennio
aveva organizzato, quasi a titolo personale, episodici incontri ecumenici nella sua
parrocchia. L’iniziativa è stata riportata con un certo rilievo dalla stampa locale e ha
rappresentato l’inizio «ufficiale» di un dialogo che si
svilupperà nei prossimi mesi
con incontri di dibattito e di
informazione interconfessionale. Il primo di questi incontri ha avuto luogo mercoledì
16 febbraio nei locali della
chiesa valdese: vi hanno partecipato il pastore Giuseppe
Platone e don Alberto Boschetto, portando le loro
esperienze nel campo della
predicazione dell’Evangelo
nella società di oggi, rispettivamente in Sicilia (Servizio
cristiano a Riesi) e nel Biellese (impegno per la pace e la
solidarietà nei confronti dei
portatori di handicap).
In margine alla Settimana
di preghiera il pastore di Biel
la ha tenuto un culto evangelico per gli ospiti di una casa
di riposo di Andorno Micca,
tra cui vi sono due sorelle
valdesi; infine è stato invitato
a parlare di ecumenismo nella
comunità degli obiettori e dei
volontari della Caritas. Per
questi giovani, tra cui vi sono
alcune ragazze tedesche (una
luterana), si è trattato di una
prima scoperta della Chiesa
valdese, della sua storia e della sua presenza in Italia.
• Domenica 13 febbraio la
Chiesa valdese ha ricordato la
festa dell’emancipazione. Il
sindaco di Biella ha inviato
un saluto, non potendo partecipare di persona. Nel corso
dell’agape fraterna il pastore
ha raccontato l’avventurosa
storia di Davide Jourdan, primo pastore valdese di
Domholzhausen, presso Francoforte (1699-1717). Attualmente la comunità tedesca è
gemellata con la chiesa di
Biella: nel prossimo aprile un
gruppo biellese si recherà in
visita in Germania.
• L’Assemblea di chiesa ha
eletto Gustavo Buratti e Marco Rolando deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo. Tra gli argomenti di dibattito segnaliamo una presa
di posizione pubblica a favore di una famiglia di zingari
(Sinti piemontesi) e la diffusione a mezzo stampa di un
documento riguardante una
polemica sollevata dagli abitanti del quartiere in cui ha
sede la chiesa i quali, tra molti pregiudizi, si oppongono al
trasferimento nel quartiere
stesso del servizio per il recupero dei tossicodipendenti.
La chiesa ha espresso la sua
solidarietà alla famiglia di
Alessandro Dellagaren, assassinato lo scorso anno, che
non riesce a costituirsi parte
civile per cavilli burocratici.
Polemica tra le chiese battista e valdese del Frusinate e il quotidiano «II messaggero»
Disinformazione giornalistica non scusabile
nto
verri'
La lettera che segue è stata
indirizzata dal pastore valdese di Colleferro e Ferentino, Mario Berutti, al quotidiano di Roma «Il messaggero» che pubblicava un
«ghiotto» pettegolezzo che,
secondo il «reporter» locale,
avrebbe coinvolto alcuni non
tneglio identificati evangelici
di Frosinone. Il titolo dell’articolo «Chiesa evangelica-soldi spariti, accuse al capo che però nega» non corri
.^sponde peraltro al contenuto
^^’^.^dell’articolo, da cui risulta
^ * ^oldi sono reperibili nel
vrà co Ila cassaforte della «chiesa»,
alogia.
d servizio pubblicato sulla
——'^pagina locale di Frosinone in
\ f^l’l^eaio 1994, titola
^7!^1*0 «Chiesa evangelica-soldi
a ríen spariti», per il titolo dato e lo
l’articolo è
, ritto, appare gravemente
confronti della
^ A*rtultiforme realtà delle chiese
flX>*^Y^angeliche del Frusinate.
Nichelia^ da generica dizione «Chie1/62.70.evangelica» si presta a
eonfusioni, sia con la Chiesa
Valdese con sede in FerentiTV. ^ 1?^’ con la Chiesa evange
lica battista con due imporlanti sedi nel Frusinate (S.
Angelo in Villa e Isola Uri),
da con l’Unione delle chiese
i^dstiane avventiste del settico giorno, sia con le Assemlee di Dio in Italia. È troppo
^chiedere a dei giornalisti di
Raido»;
Ra/du»
issili
un apprezzato e importante
quotidiano nazionale di essere precisi nell’informazione?
Perché poi usare il termine
adepti che fa pensare a
un’organizzazione a sfondo
quasi segreto e poco chiaro?
Perché virgolettare il termine
chiesa? La Costituzione prevede piena libertà di associarsi a fini religiosi e siamo
in una società pluralista che
non può guardare al prossimo con occhi prevenuti, che
anche all’interno del cattolicesimo suonerebbero preConcilio Vaticano II.
Mi permetto di pensare che
il vostro giornale ne guadagnerebbe in serietà e in
numero di lettori, se sapesse
informare più che di scandali
o illeciti (certo sempre possibili sia nelle piccole realtà
evangeliche, sia nel grande
mondo del cattolicesimo romano) delle frequenti iniziative culturali e sociali che vengono portate avanti dalle
chiese evangeliche della zona
(come la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, la mostra della Bibbia nel
salone della Provincia, le
riunioni di preghiera per la
Bosnia, l’ospitalità a ragazzi
Saharawi, ecc.).
Mario F. Berutti - pastore
valdese
Gioele Fuligno - pastore
battista
A parte la titolazione per la
quale sarebbe stata necessaria
una maggior incisività tipo:
«Anche i protestanti rubano»
o «La tangentopoli degli
evangelisti», dal servizio
emerge ancora una volta che
molti giornalisti nostrani
quando toccano argomenti
che hanno a che fare con la
«religione» seguono uno
schema mentale collaudato
da secoli. Di questo schema
evidenziamo le linee portanti.
Innanzitutto si deve essere
fermamente convinti che in
questo campo tutto ciò che
non è cattolico non è serio.
Se proprio si deve parlare dei
religiosamente «diversi», si
usi un tono leggero, si scriva
un pezzo di «colore», si faccia leva sul ridicolo e sul farsesco o meglio ancora, se ci
sono gli elementi (e se non ci
sono si inventinoX sul denigratorio, sul misterioso e magari sul piccante. Ecco perché
il nostro «corrispondente»
parla di alcuni evangelici,
presumo di orientamento
pentecostale, come di «adepti
della religione cristiana-evangelica», della loro fede come
di una «avventura religiosa»,
chiama la comunità «congrega» e il loro conduttore «una
sorta di “vescovo”».
In secondo luogo si deve
fare ogni sforzo per restare
nella più crassa ignoranza ri
guardo a ciò di cui si parla. E
questa ignoranza va esibita
come un fiore all’occhiello a
sottolineare quanta poca attenzione vale la materia che,
per dovere di cronaca, si è costretti a esporre. A quattro secoli e mezzo dalla Riforma e
a 35 anni dal Concilio Vaticano II, si continui a chiamare il
pastore «prete protestante», il
culto «messa» e magari i protestanti «evangelisti». Come
da copione il nostro «giornalista» virgoletta la parola
chiesa perché, più papista del
papa, continua a ritenere che
la Chiesa sia solo quella romana e le chiese solo gli edifici di culto cattolico.
Si semini infine la diffidenza e le repulsione verso questi diversi. Se cristianamente
se ne tollera la presenza, si
faccia tuttavia in modo che si
crei attorno a loro un cordone
sanitario mentale. Si lasci capire che i seguaci delle varie
«sette» sono pochi e squinternati, ma che (ahimè!) ci sono,
tendono ad aumentare, costituiscono un pericolo per la
vera religione.
Ecco dunque come conclude il suo pezzo, sospirando, il nostro «articolista»:
«Eh già, perché nel capoluogo sono quattro le “chiese”
cristiano-evangeliche che, in
totale, contano oltre un centinaio di adepti».
ISPRA-VARESE — Il 13 marzo, alle ore 11, nella chiesa
evangelica luterana di Caldana (Ispra-Varese), si terrà un
culto ecumenico in cinque lingue diverse. Cristiani provenienti da Germania, Inghilterra, Francia, Italia e^ Olanda lo
gestiranno insieme. Il testo della predicazione è I Corinzi
12, 12: «Poiché, siccome il corpo è uno e ha molte membra,
e tutte le membra del corpo, benché siano molte formano un
unico colpo, così ancora è di Cristo». L occasione per questo culto è data dall’incontro degli insegnanti di religione
della Scuola Europa di Varese, allestita per i figli degli addetti all’Istituto europeo di ricerca di Ispra. L’insegnamento
della religione viene impartito in tedesco e olandese per
evangelici e cattolici, in inglese per gli anglicani e in francese e italiano per i cattolici. La Chiesa evangelica luterana
in Italia (Celi) ha creato a Ispra una parrocchia, negli anni
’60; nel 1966 è stata costruita la chiesa luterana e nel 1973
la casa pastorale. La pastora Use Bonow è la responsabile
per la comunità di Ispra-Varese, tiene i culti in olandese e
in tedesco e in queste due lingue tiene anche le lezioni di
religione nella Scuola Europa.
RAPALLO — Nella serata del 22 gennaio, nell’ambito della
settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, abbiamo partecipato a un incontro ecumenico nella locale parrocchia
cattolica: in quell’occasione sono intervenuti con letture bibliche, meditazioni e canti, oltre alla nostra piccola comunità evangelica, anche alcuni rappresentanti della Chiesa ortodossa e della Chiesa cattolica che ci ospitava. Dopo rincontro abbiamo trascorso un periodo di conoscenza reciproca nei locali adiacenti e ci siamo lasciati con l’intenzione di
ripetere l’esperienza nella nostra chiesa, in autunno.
• Il 26 febbraio abbiamo dedicato una giornata ai bambini
nei campi profughi della Croazia, insieme con l’associazione «Time for Peace»: nel pomeriggio abbiamo avuto uno
spettacolo per i bambini, con la presenza di numerosi genitori che li accompagnavano. Lo stesso spettacolo era stato
rappresentato in Croazia l’anno scorso. In questa occasione
abbiamo raccolto degli alimenti che verranno portati in
Croazia nel prossimo viaggio di «Time for Peace». Abbiamo anche esposto alcune fotografie che illustravano sia la
situazione nelle città della ex Jugoslavia, a causa dei bombardamenti, sia l’affettuosità dei bambini nei campi profughi, raccolti intorno agli animatori e ai volontari dell’associazione, nel loro ultimo viaggio, (e.r.).
SAN SECONDO — Durante l’assemblea di chiesa del 27 febbraio è stato trattato l’argomento delle finanze e l’impegno
per il 1994. Abbiamo anche affrontato l’argomento della
sostituzione del cassiere dopo la scomparsa del fratello Ugo
Ribet; non si è ancora trovato nessuno disponibile per cui
tutto è rimandato alla prossima assemblea, in aprile.
POMARETTO — Martedì 2 marzo si sono svolti i funerali
del fratello Guido Castagna di Inverso Rinasca (Clot), deceduto presso l’ospedale di Pinerolo all’età di 56 anni. Alla
famiglia nel dolore la simpatia cristiana della comunità.
FRALI — Nell’ultima settimana la nostra comunità è stata rattristata da ben tre lutti: nel giro di pochi giorni sono infatti
mancate le sorelle Luigia Tron ved. Giors, Enrichetta
Baud ved. Artus, e Enrichetta Bounous ved. Richard. A
tutti i parenti di queste sorelle scomparse va la simpatia e la
solidarietà della chiesa.
TORRE PELLICE — Con la lettura di I Giovanni 3, 16-18 ha
avuto inizio l’assemblea di chiesa domenica 27 febbraio.
L’argomento era la nostra vocazione diaconale: ci si è interrogati su come rispondere alle molte richieste che sono rivolte alla chiesa, come rendere tangibile la nostra solidarietà verso chi è nel problema della malattia, della solitudine, della mancanza di occupazione, del trovarsi in un paese
straniero. Non si può negare Resistenza di una solidarietà
sommersa, silenziosa da parte di molti, ma ci si è chiesti come coordinare al meglio le nostre forze. La comunità ha
una commissione diaconia; ora l’assemblea ha chiesto a
questa commissione di divenire un centro di informazione
per tutto ciò che riguarda offerte e richieste di lavoro e di
aiuto nei vari campi.
• Con cristiana simpatia la comunità è vicina alle famiglie
di Pasqualina Malan ved. Villa, Sergio Frache e Guido
Simond, di cui si sono svolti i funerali.
BUSSOLENO — Il 26 febbraio si è svolto il funerale, presso
il cimitero di Villarfocchiardo, di Ugo Rumiano, di 35 anni. Le comunità di Bussoleno e Mompantero sono vicine alla moglie Laura, alla piccola Debora e ai suoceri Lucia e
Samuele Rosso.
PORDENONE — Sabato 12 marzo alle ore 20, presso la
chiesa battista di viale Grigoletti, si tiene come ogni anno il
tradizionale culto con tutti gli evangelici.
MILANO — L’assemblea della Chiesa valdese, riunita sabato
26 febbraio, dopo aver ascoltato la relazione finanziaria, ha
approvato il consuntivo 1993 e il preventivo di bilancio
1994 che prevede un impegno verso la cassa centrale di 215
milioni. L’assemblea ha inoltre proceduto all’elezione dei
propri deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo; alla
Conferenza distrettuale parteciperanno Giovanni Comba,
Mit Roliier e Maurizio Sens (supplenti Bona Vidossich e
Carla Adamo), mentre per il Sinodo sono stati eletti Miriam Marcheselli e Gioachino Pistone (supplenti Pino
Bernardini e Susanna Peyronel).
TORINO — Alcuni momenti delle celebrazioni per il centenario della morte dello statista e patriota ungherese Lajos
Kossuth, luterano, si svolgeranno nel tempio. Alla presenza dell ambasciatore e del ministro degli Esteri ungherese
(per parte italiana vi sara il ministro Giugni), di autorità
accademiche, del vescovo luterano Fabiniy, del presidente
della comunità ebraica di Torino e di monsignor Peradotto,
la giornata comprenderà fra l’altro l’inaugurazione
nell’atrio del tempio di una mostra storica, il culto (ore 10)
e una manifestazione culturale alle 16,30 con interventi di
Giorgio Tourn e di uno storico ungherese, e un concerto di
musica corale.
6
PAG. 6 RIFORMA
Della
venerdì 11
MAR^jj
LA VOCE DI DIO
NELLA MODE
ANNA MAFFEI
L? accampamento era calmo e silenzioso ma pochi davvero riuscivano a dormire: i bambini, quelli sì,
esausti per il cammino precipitoso di tutta la giornata, erano crollati nel sonno profondo
dell’incoscienza ma per il resto anche gli anziani, nonostante la stanchezza, guardavano il cielo con gli occhi fissi alla volta del firmamento
punteggiata di stelle. Non si
riusciva a dormire tanto che
nel silenzio della notte, tendendo l’orecchio, si sentiva
un bisbiglio diffuso; il popolo
insonne non poteva che commentare gli eventi che in quei
mesi, in quelle settimane, in
realtà in quegli ultimi giorni
gli aveva sconvolto la vita.
Un giovane appartato
Fra i tanti c’era un giovane
che si era appartato: aveva vissuto intensamente quel
periodo burrascoso; era una
persona riflessiva a cui prima
i nonni, poi sua madre e suo
padre avevano sempre parlato
della fede di Israele, gli avevano fatto conoscere la storia
degli antenati, la partenza da
Ur di Abramo e Sara, la storia
non SI conosceva nemmeno,
eppure era tutta insieme, tutta
lì nella grande vallata sulle
rive del mare. La luna era
piena e dunque si poteva vedere bene il mare.
Era la prima volta che vedeva il mare, aveva vissuto a
Goshen tutta la vita e non si
era mai mosso di là: quella
grande massa d'acqua lo affascinava e gli faceva paura nello stesso tempo; e poi non poteva facilmente distogliere lo
sguardo da una nube che sostava da qualche ora dietro
l’accampamento. Era come
nebbia eppure non era semplice nebbia: era strano ma la
presenza di quella nube riusciva insieme alla luna piena
ad illuminare il campo quasi a
giorno. Ne risultava una visione davvero unica che sapeva non avrebbe mai dimenticato. Mentre osservava sbalordito il grandioso scenario
cominciò quasi senza accorgersene a parlare; doveva essere stanchezza o forse l’emozione di trovarsi da un giorno
all’altro improvvisamente
senza nessuno che lo controllava e che gli diceva cosa fare
e dove andare, doveva essere
«E l’Eterno parlò a Mosè, dicendo: “Di’ ai figliuoli
d’Israele che tornino indietro e s’accampino dirimpetto a PiHahiroth, fra Migdol e il mare, di fronte a Baal-Tsefon; accampatevi di faccia a quel luogo presso il mare. E Faraone
dirà dei figliuoli d’Israele: Si sono smarriti nel paese; il deserto li tiene rinchiusi. E io indurerò il cuore di Faraone, ed
egli li inseguirà; ma io trarrò gloria da Faraone e da tutto il
suo esercito, e gli egiziani sapranno che io sono l’Eterno”. Ed
essi fecero così. Or fu riferito al re d’Egitto che il popolo era
fuggito; e il cuore di Faraone e dei suoi servitori mutò sentimento verso il popolo e quelli dissero:“Che abbiamo fatto a
lasciare andare Israele, sì che non ci serviranno più?”. E Faraone fece attaccare il suo carro, e prese il suo popolo seco.
Prese seicento carri scelti e tutti i carri d’Egitto; e su tutti
c’erano dei guerrieri. E l’Eterno indurò il cuor di Faraone,
re d’Egitto, ed egli inseguì i figliuoli d’Israele che uscivano
pieni di baldanza. Gli egiziani dunque li inseguirono; e tutti i
cavalli, i carri di Faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito li
raggiunsero mentr’essi erano accampati presso il mare (...)»
(Esodo 14. 1-9)
«Allora l’angelo di Dio, che precedeva il campo d’Israele,
si mosse dal loro fronte e si fermò alle loro spalle; e venne a
mettersi fra il campo dell’Egitto e il campo d’Israele; e la nube era tenebrosa per gli uni, mentre rischiarava gli altri nella
notte. E l’un campo non s’accostò all’altro per tutta la notte»
(Esodo 14 19-20)
di Isacco e poi di Giacobbe e
di Esaù e poi ancora le vicende legate a Giuseppe; per questo aveva, molto di più dei
suoi coetanei, pensato agli
eventi che con gli altri lo
coinvolgevano dal punto di
vista della fede in Dio. Anche
lui non poteva chiudere occhio in quella notte irreale.
E adesso guardava l’accampamento da un luogo un
po’ più alto: i piccoli fuochi
non ancora del tutto spenti, i
bambini rannicchiati sotto le
gonne delle madri, la gente
distesa mentre sommessamente si scambiava pareri o
faceva previsioni; aveva cercato lui quel luogo di osservazione particolare perché da
lì poteva abbracciare con lo
sguardo tutta la situazione.
L’accampamento era sconfinato, era come una grande
città di cui non si scorgono i
confini: gente scappata con le
poche cose che aveva, altra
gente che invece aveva rimediato perfino ori e pietre preziose dai propri padroni, altri
ancora che si erano accampati in prossimità del bestiame
che avevano portato con sé.
Molta gente, la maggioranza.
quel misto di .sensazioni contrapposte e quell’agitazione
del trovarsi nel bel mezzo di
un avventura strana e inattesa
che lo portò a cominciare a
parlare da solo. A dire il vero,
non parlava a se stesso, in
realtà sentiva di rivolgersi a
Dio, proprio a chi di quegli
eventi pareva fos.se l’invisibile manovratore.
«Dio, eccomi qua»
O ì, Dio, eccomi qua e ti
>>(3 parlo: ti parlo e non è
la prima volta: tu sai che anche se sono molto giovane e
cono.sco l'egiziano certo meglio di quanto non mi rie.sca
di parlare la lingua dei miei
padri, mi sono sin da piccolo
rivolto a te, non come l'Iddio
dei padroni ma come l'Iddio
nostro, insomma l'Iddio le cui
storie ho ascoltato e imparato
sulle ginocchia di mia nonna.
Tu sai quante volte quando,
ormai diviso dai miei, diviso
per sempre dalle mie sorelle e
dai miei fratelli, senza poter
per l’ultima volta riabbracciare mia madre, mandata lontano a servire, ti ho invocato, ho
pianto gridando a te la mia disperazione, ti ho chiesto per
ché mai, se davvero eri Dio,
non intervenivi a salvarci.
No, non è la prima volta
che ti parlo: l’ho fatto dopo
molto tempo quando nella
sofferenza e nella rassegnazione, ormai divenuto adulto,
mi piegavo sotto il volere e la
prepotenza degli egiziani;
i’ho fatto quel giorno quando
con altri venni a sapere che
era venuto dal deserto un uomo di nome Mosè che diceva
di aver avuto una visione in
cui tu in persona dicevi di voler intervenire in nostro favore. Ricordo quel giorno: pochi credettero a questa notizia; le parole di Mosè apparivano il vaneggiamento di un
pazzo, gli anziani del popolo
non speravano in nulla di
buono; ce ne volle affinché io
e gli altri cominciassimo a
credere che non era solo la
parola di un illuso. Da allora,
ricordi, ti ho parlato molte
volte chiedendoti luce, orientamento, ma anche gridando a
te per una schiavitù che nel
tempo diventava sempre più
dura e crudele.
Libertà: che parola sconosciuta e irraggiungibile. Stanotte eccomi qui libero, non
oso pensarci; mentre aumenta
questo vento che mi scuote,
per la prima volta come questo vento io mi sento libero e
non mi sembra vero. Com’è
avvenuto questo miracolo,
Dio? com’è possibile che tutta
questa gente improvvisamente
riprenda a sperare in un futuro
diverso e tutta insieme cominci a dar credito a un vecchio
uomo e a suo fratello e alle
loro parole appassionate? io
davvero non me lo so spiegare: eppure il miracolo è compiuto se siamo tutti qui. Certo,
l’aver abbandonato case e
luoghi conosciuti e in un certo
senso sicuri, in cambio di un
futuro incerto, solo affidato
alle parole di un visionario,
non è stata decisione da poco,
eppure è avvenuto, e alcuni
riescono anche a dormire dopo tutto ciò... Eppure no, io
non dormo, ecco perché ti
parlo, Dio, non sto affatto
tranquillo: tutto sembra tacere, è vero, eppure dietro a
quella strana nebbia tu sai, vero, chi c’è.
Tu lo sai e anch’io, e sono
terrorizzato. C’è Faraone, ecco chi c’è: e c’è il suo esercito, ci sono i suoi cavalli, i
suoi carri da guerra e i suoi
soldati. Inutile far finta di non
sapere: sono egiziani e sono i
padroni; vuoi che non conoscano il territorio molto meglio di noi? E noi chi siamo,
come potremo mai difenderci? Siamo tanti, è vero, ma
può una carovana come noi
far fronte al grande esercito di
Faraone? È già strano che non
ci abbiano ancora attaccati,
con questa luna e con questa
nube luminosa... Ma forse
come noi non vediamo loro,
così loro non possono vederci; ecco perché ancora non ci
sono addosso; insomma,
quanto durerà l’illusione di
questa neonata libertà? Devo
star sveglio, devo godermela
almeno stanotte: potrebbe essere l’ultima.
Sì, Dio, molti si .sono già lamentati col vecchio Mosè.
Hanno detto: “Ma insomma,
mancavano forse tombe in
Egitto che ci hai portato a morire nel deserto?” E non hanno tutti i torti: a dirla proprio
tutta, caro Dio, la situazione è
proprio disperata. Dietro, gli
egiziani; davanti, questo grande e terribile mare; come pos
Spedi
siamo scampare? Potessimo
noi fuggir via col vento, questo forte, fortissimo vento che
ci sferza la faccia e increspa il
mare... Tu, Dio, che hai da
dire? Se è davvero tutta opera
tua, può tutto finire così?»
«Hai ragione, Giosuè»
TVifficile risponderti,
Giosuè. Hai ragione.
questa notte e proprio speciale: sono anni che la preparo,
e stanotte sono sveglio con
voi, per così dire, per assaporare con voi il primo soffio di
libertà dopo tanto, tanto tempo. La tua meraviglia è anche
la mia: la meraviglia che nonostante le infinite resistenze
di un popolo ormai abituato a
subire, voi abbiate alla fine
trovato la forza per credere a
Mosè che io vi ho mandato.
Da questo punto di vista non
è stato facile neanche convincere lo stesso Mosè: adesso a voi sembra tanto pieno
di fede e sicuro di sé ma so
io cosa c’è voluto per convincerlo ad accettare l’impresa che egli, giustamente a dire il vero, considerava disperata; voi avete i vostri problemi, io i miei.
La vicenda poteva protrarsi
per anni solo con sterili lamenti da parte vostra, se non
avessi preso io l’iniziativa; e
poi Faraone, un uomo così totalmente pieno di sé, così irrimediabilmente ostinato e ottuso... Non è bastata l’acqua
cambiata in sangue, e neppure l’invasione di rane e zanzare, di mosche infette, c’è voluta l’epidemia degli animali
e quella delle persone, la
grandine, l’oscurità e perfino,
purtroppo, la morte dei primogeniti prima che egli si
convincesse a la.sciarvi andare. E anche così non si rassegna, ed eccolo alle vostre calcagna che vi insegue, non
soddisfatto di tutto il male
che vi ha fatto; se non può
avervi come schiavi, allora
preferisce un’altra strage.
Il popolo, e tu, ragazzo, siete dunque stretti fra le armate
di Faraone e il grande mare;
ma non hai visto cosa c’è fra
voi e l’esercito del re? è forse
un caso che egli non vi veda?
ricordi quell’altra nube che vi
ha guidato fin qui? anche
quella era un caso della sorte?
tu davvero pensi che la mia
potenza si arresti sulle rive di
un mare? davvero credi che la
mia opera possa rimanere incompleta e la salvezza promessa divenire una beffa della
sorte? Ti dirò, ragazzo, che
quello che stai vivendo qui
stanotte non è per voi soltanto, ma per molti secoli, per
millenni sarà ricordato a generazioni di giovani sognatori
e dubbiosi come te.
Perché la libertà possa per
tanti altri divenire realtà come lo sta per divenire per te e
per quella massa di diseredati
che vedi accampati alla meno
peggio in questa valle. Una
notte sarà per te l’attesa,
un’atte.sa non facile perché il
nemico, tu lo sai, ti incalza.
non ti dà tregua, ma ui^
soltanto, ormai. Per t^
tri, l’attesa durerà più||
notte, e non sarà facile,«
non lo è per te, oggi:|0*i
tratta comunque di fe
illuminata e non solo|
luna, ma dalla luce mi
vi protegge. E questo I
che ti porta la mia vo«i
è per nulla: mentre sip
rano gli albori di uB.W
giorno il vento del miè|
to prepara anche la^
strada che domani pel
rete. Solo una cosa ti m
abbi fiducia in me...». i
Mentre Dio ancora |Ì
la brezza notturna e tó
chezza portarono GioSi
appisolarsi dolcemente;|
ce di Dio lo aveva cal
adesso poteva anche tip#
l’indomani portava il t*
ora lo sapeva.
Preghiera
i
È notte. Per tanti è ancora notte fonda, - p
su questa terra, Signore.
Ci sembra che la notte dei soprusi, 4
dei diritti violati,
del rumore dei carri da guerra, ^.2
del lamento dei figli degli schiavi
non sia mai davvero cessata quaggiù.
È come se Faraone rinascesse in ogni latitudini^
e in ogni generazione prendes.se un nuovo nomi,
ma fosse sempre lo stesso, con la sua arroganza
il .suo disprezzo, la .sua o.stinazione.
È notte fonda ^
e nel buio è diffìcile credere.
Sembra impossibile pensare, ^
stretti fra le armate dell'ingiustizia
e il mare dell’ignoto,
che vi possa essere una via d’uscita...
Eppure, nel silenzio della notte,
inattesa,
la tua voce ci raggiunge,
ci ripete ancora: «Non temere».
Sì, il .suono della tua voce ci calma,
la tua parola come la luna ci offre un po ' di
ci rinnova la promessa ' ""
ci restituisce il coraggio di sperare.
Allora riusciamo quasi a sentire sul volto
il vento dei tuo Spirito
che prepara la .strada nuova. ,
Ine«
Casel
L’Edit
il diritt
41
L
nel
per
dati
sa I
ano
«ap
paz
te f
unt
70.1
si d
la c
to i
int<
per
è fi
tua
ha ]
cun
so
bai
cris
II
piei
dal
per
dus
tur.
pei
nuc
ami
nuc
ciò
Imi:
Di
al
pe
Ma fa presto, Signore,
non tutti ce la fanno ad aspettare ancora!
L’i
volta
mum
mini
varoi
alla ]
retta!
Per 1
pore
chiai
realt;
allo
Rom
gli ul
Qu
fatte
avani
tadii
Com
deci:
gno
prio
dell’!
una I
vra i
certo
no p(
ta m
quel
l’eve
7 nel
larmi
An
te de
Com
lane
chiss
to» ;
spetti
Angi
lice,
sca, i
altri
lità,
tetto
stato
no. S
Pero:
mani
4 pe
hann
tetto
ma c
comi
l’imf
Ma 1
Com
cora
7
ma una
PerÉi
à più I
facile,«
di imt
^ soloi
jce mi
uesto I
ia vocìi
tre si|
li un
el miai
le la
ni pi
sa tì
e...»,
cora pii
la e lai
D Giosi
nente;li
va cal
;he#>
va il Í®
f
f- •
■
udiM ,
nom^ ^ '
ganzfi,' ■'
a luci’^
Spedizione in abb. postale/50
In caso (H mancato recaptto rispedite a:
Casella postale 10066 - Torre Penice
L’Editore si impegna a corrispondere
¡1 diritto di resa
Fondato nel 1848
400 miliardi per la provincia di Torino
La ripresa economica
arriva dalla Cee
La produzione industriale
nel Piemonte è calata, nel
periodo ’89-93, del 25%; un
dato pesantissimo se si pensa che nella crisi dei primi
anni ’80 la caduta era stata
«appena» del 10%. L’occupazione, più 0 meno costante fino al 1992, ha registrato
una perdita in un anno di
70.000 posti di lavoro a cui
si devono sommare i 50 mila occupati che hanno dovuto fare i conti con la cassa
integrazione; e nell’ultimo
periodo dell’anno scorso si
è fatta pesante anche la situazione del terziario, che
ha perso 25.000 posti: qualcuno è passato nel sommerso sotto il peso di tasse e
balzelli, per molti è stata
crisi definitiva.
Il Piemonte è dunque in
piena crisi post industriale:
dal 1980 al 1992 si erano
persi 191.000 posti nell’industria, 87.000 nell’agricoltura, sostanzialmente recuperati grazie ai 110.000
nuovi posti nella pubblica
amministrazione, ai 23.000
nuovi addetti nel commercio e ai 55.000 in altri servi
zi. Sono questi alcuni dati e
riflessioni presentati dall’
Ires nel corso di un incontro
svoltosi la scorsa settimana
a Torino per valutare l’incidenza dei fondi che la Cee
investirà nel prossimo triennio nella nostra regione.
L’inserimento di tutta la
provincia di Torino e di
buona parte del capoluogo
nelle aree a declino industriale potrà produrre benefici per l’occupazione.
Se il Piemonte si è visto
riconoscere circa 400 miliardi dalla Cee è altrettanto
vero che essi copriranno solo il 50% del costo dei progetti e che pertanto si dovranno attivare altre forme
di finanziamento. La Regione ha meno di due mesi di
tempo per individuare gli
assi di intervento su cui intende orientare i fondi. Cinque i settori individuati: il
recupero di strutture industriali, innovazione tecnologica e formazione professionale, turismo, sviluppo
delle piccole e medie imprese e sostegno delie attività economiche.
LI ^LDESI
VENERDÌ 11 MARZO 1994 ANNO 130 - N. 10 LIRE 1300
Se è vero che il mondo politico appare disorientato
perché incapace di inventare
il nuovo che tutti invocano,
niente di diverso si può dire
per i credenti del nostro paese. Il mondo cattolico è letteralmente esploso e le schegge
volano in tutte le direzioni,
ma nemmeno il mondo protestante scherza: anche solo le
lettere ricevute dal nostro
giornale hanno evidenziato
posizioni assai distanti fra loro. Ci siamo svegliati da un
lungo sonno e ci siamo guardati in uno specchio rotto: irriconoscibili! Quello che però
forse preoccupa di più è la
constatazione che molti hanno lasciato la passione per la
politica, anche in questo vivendo in modo drammatico
CREDENTI E POLITICA
NON PERDERE
LA BUSSOLA
PAOLO RIBET
gli Stimoli del mondo in cui
siamo immersi; come se immergersi nel privato potesse
essere una salvezza dai mali e
dalle brutture del mondo «di
fuori». Anche i credenti, lo si
è già detto, hanno perso le loro coordinate tradizionali ma
vi sono alcuni concetti che
dovrebbero aiutarli a ritrovare
la passione per la politica.
La libertà, anzitutto: nessuno di noi dovrebbe permettere che altri pensi o progetti
il nostro futuro: noi ne siamo
i soli responsabili davanti a
Imposte comunali
Dal quattro
al sei
per mille
L’anno scorso fu la prima
volta deirici, l’imposta comunale sugli immobili; le amministrazioni locali si trovarono di fronte, dopo anni,
alla possibilità di tassare direttamente i propri cittadini.
Per la verità Pici aveva il sapore di una beffa poiché, pur
chiamandosi «comunale» in
realtà doveva essere versata
allo stato, salvo ricevere da
Roma la media deH’lnvim degli ultimi tre anni.
Quest’anno il sistema ha
fatto un piccolo passo in
avanti: i soldi versati dai cittadini rimarranno tutti nel
Comune, e tuttavia lo stato ha
deciso di diminuire l’impegno verso gli enti locali proprio nella misura dell’Ici
dell’anno precedente. Ancora
una volta il margine di manovra è dunque molto stretto;
certo le amministrazioni hanno potuto scegliere fra la quota minima del 4 per mille e
quella massima del 6, con
l’eventualità di raggiungere il
7 nel caso di Comuni particolarmente disastrati.
Anche sulla base delle scelte della percentuale dell’Ici i
Comuni hanno fatto il loro bilancio di previsione; pochissimi Comuni hanno «osato» aumentare l’imposta rispetto all’anno scorso: Rorà e
Angrogna, ora al 6, Torre Pellice, al 5, Bricherasio e Pinasca, al 5,5, Pinerolo al 5,2. Gli
altri hanno preferito la stabilità, anche se in molti casi il
tetto del 6 per mille era già
stato raggiunto lo scorso anno. Solo Villar Pellice, Villar
Perosa e San Secondo hanno
mantenuto Pici al minimo del
A per mille. Molti Comuni
hanno deciso di aumentare il
tetto di detrazione per la prima casa, alcuni hanno cercato
comunque di far pesare di più
1 imposta sulle seconde case.
Ma la tassazione diretta del
Comune ai suoi cittadini è ancora un’altra cosa.
Un bilancio positivo, nonostante le difficoltà, in occasione deH'8 marzo
Il ruolo delle donne nelle chiese valdesi
FRANCA LONG
Nella Chiesa valdese, oggi, il molo della donna è,
se non paritario, molto vicino
a quello dell’uomo, nel senso
che non esistono spazi, ruoli
o posizioni che siano preclusi
alla donna o ai quali le sia
difficile accedere. Questa situazione è frutto di un cammino lungo che rispecchia
quello che la donna ha compiuto nell’ambito più allargato della società intera. Se noi
osserviamo le dinamiche e le
modalità di impegno degli
evangelici nelle loro comunità 0 all’esterno di esse vedremo, a livello locale, donne
e uomini costituire i Consigli
di chiesa, far parte di commissioni finalizzate alla cura
e alla gestione dei diversi settori della vita comunitaria,
donne e uomini responsabili
dell’educazione religiosa dei
bambini e dei ragazzi, donne
e uomini animare gmppi giovanili, donne e uomini presiedere i culti in veste di predicatori locali.
A livello più allargato, vediamo donne e uomini far
parte di strutture come i Consigli di circuito o le Commissioni distrettuali, donne e uomini occuparsi del settore
amministrativo della chiesa,
donne e uomini lavorare nella Tavola valdese, donne e
uomini accedere al ministe
ro pastorale, in risposta alla
vocazione di fede ricevuta.
L’attività femminile serve a finanziare numerose attività. Nella foto il bazar deH’Unione di Frali 10 anni fa
L’accesso della donna al ministero pastorale è storia abbastanza recente, risale infatti agli anni ’60; attualmente
le donne pastore in servizio
sono circa venti, le studentesse iscritte alla Facoltà valdese di teologia, rappresentano
il 50% degli studenti in totale. Le ragioni del ritardo con
cui le donne hanno avuto accesso al pastorato non risiedono in principi teologici o
Pasqua a Agape
Il centro ecumenico di Agape propone per il periodo pasquale (31 marzo-5 aprile) due incontri;
- «La libertà non è star sopra un albero», campo donne sui temi delle relazioni di libertà e di dipendenza tra
donne e della teologia femminista.
- «Ridisegniamo il mondo» sui temi del rapporto NordSud, del commercio equo e solidale e della cooperazione
tra i popoli.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a: Segreteria di Agape,
10060 Frali, Torino, tei. n. 0121-807514; fax n. 0121-807690.
etici rivisti e modificati di recente, ma nel fatto che nella
nostra chiesa si è riflessa per
lungo tempo una struttura sociale in cui la donna era relegata a posizioni subalterne e
marginali, lontana da problemi di cultura, di politica, di
teologia.
Ma che cosa significa per
una donna accedere al ministero pastorale e che cosa significa per una comunità
avere una pastora che presiede regolarmente il culto e che
coordina il lavoro ecclesiastico? Qualche tempo fa un’
amica pastora, attualmente in
servizio nelle valli valdesi, ci
raccontava come non sia stato (e non sia tuttora) facile
per una donna ricoprire un
ruolo per molto tempo riservato esclusivamente agli uomini, soprattutto se non si
vuole aderire al modello maschile preesistente. Non è facile, per la pastora, lavorare
portando con sé il proprio
specifico femminile e non è
facile per tutti i membri di
chiesa accettare un modello
pastorale nuovo, diverso dal
precedente che a volte è molto consolidato.
A prescindere da queste
«fisiologiche» difficoltà (che
qualsiasi processo di transizione determina) siamo convinti che l'esclusione delle
donne dal sacerdozio «stonasse» in un certo senso, con
il messaggio di Gesù: oggi
sappiamo, da autorevoli fonti
di ricerca, che attorno a Gesù
e poi nelle prime comunità
cristiane, le donne erano presenti e avevano spesso ruoli
di responsabilità nella predicazione e nella conduzione
delle comunità. Nella vita e
nel messaggio che Gesù ci ha
lasciato è difficile trovare il
concetto di esclusione; Gesù
non esclude ma include, invita, accoglie, fa sì che tutto e
tutti senza distinzione alcuna, lavorino e agiscano per la
proclamazione di quell’Evangelo di cui lui è stato
l’impressione vitale, terrena,
concreta.
Dio e agli uomini. La capacità di giudizio non ci deve
essere strappata od ottusa in
nessuna situazione, per particolare che sia; solo una società di persone libere può
crescere veramente, anche in
un momento di crisi.
In secondo luogo vi è la solidarietà, la capacità cioè di
condividere con gli altri il
proprio destino, la possibilità
di stringere un patto con i
propri concittadini per costruire una comunità civile di
eguali: questa è una grande
tradizione protestante che non
possiamo farci strappare. Infine, la politica come servizio. Come credenti dobbiamo
ricordare che la politica va
vissuta non come strumento
di potere personale.
ÌN Questo
Numero
Biunci comunali
In questo periodo le amministrazioni comunali sono alle prese con Fesame e
l’approvazione dei bilanci.
Ne hanno discusso in questi giorni i Consigli di Luserna San Giovanni e di
Perosa Argentina. I problemi relativi però non sono
solo quelli inerenti alla necessità di far quadrare i
conti: c’è anche, sempre e
giustamente più diffusa,
l’esigenza da parte dei cittadini di poter avere accesso a un’informazione «leggibile» sul bilancio del
proprio Comune.
Pagina ii
Unioni femminili
Come sono nate e come
si sono sviluppate nel tempo le Unioni femminili
all’interno delle chiese
valdesi delle Valli? Quale
è stato e quale è oggi il
ruolo dei gruppi «settoriali» aH’intemo delle nostre
comunità? Ci sarà un giorno in cui essi non avranno
più ragion d’essere, perché
si sarà realizzata compiutamente la «comunità delle
donne e degli uomini» nella chiesa? Per intanto le
Unioni sono un importante
spazio di aggregazione che
si fonda sulla lettura e lo
studio della Bibbia.
Pagina ih
Guido Simond
Era stato per quindici
anni l’amorevole custode
del Museo storico valdese
di Torre Pellice. Nel momento in cui è decollato
l’allargamento della cerchia dei suoi visitatori (turisti, studiosi italiani e
esteri, scolaresche), il Museo è stato «accudito» da
un personaggio sempre disponibile (insieme alla
moglie) all’incontro con
gli altri; un fratello che ci
ha lasciato da pochi giorni.
Pagina III
8
PAG.
Il
-, E Eco Delle \àlli ¥^ldesi
VENERDÌ 11 MAR7n]
Lo stabilimento della Tecnomaiera
TECNOMAIERA: RITIRATA LA RICHIESTA DI FALLIMENTO — Dopo una serie di incontri fra maestranze,
proprietà, creditori e amministratori, è stato deciso, da parte
dei dipendenti e di alcuni creditori, di ritirare la richiesta di
fallimento delia Tecnomaiera di Rinasca. Passi sono stati
fatti anche per riallacciare le utenze in modo da poter riavviare la lavorazione, cosa che potrebbe avvenire già nel corso di questa settimana.
INCONTRO CON IL MADAGASCAR — Sarà una due
giorni all’insegna dell’incontro col Madagascar quella organizzata dalla Chiesa valdese di Pomaretto per il prossimo fine settimana. Sabato 12, dalle 16, al teatro valdese, saranno
esposte le mostre «Il Nord visto dal Sud», «Nero su bianco,
bianco su nero» e «Così nero che più nero non si può». Alle
20,30 proiezione di diapositive sul Madagascar su grande
schermo e mercatino. Domenica 13, all’Eicolo grando, alle
15, torneo di «Fanorona», gioco nazionale malgascio; alle
19 cena malgascia, su prenotazione, e alle 21, nel tempio,
concerto del coro «Fihavamana».
UN MANIFESTO PER UNA CASA — L’amministrazione
comunale di Pinerolo ha lanciato un concorso dal titolo
«Un’idea per un manifesto, un manifesto per una casa»; la
proposta vuole sottolineare uno dei problemi più scottanti
per il Pinerolese, quello della casa che deve fare i conti non
solo con la difficoltà a trovare alloggio, ma anche con i numerosissimi alloggi sfitti, gli sfratti, i prezzi spesso inaccessibili. Il manifesto andrà elaborato in formato locandina e
dovrà contenere slogan sul tema e un disegno o forma grafica con tecnica libera; gli elaborati andranno consegnati in
busta chiusa con all’interno un’altra busta sigillata con i
propri dati anagrafici, all’assessorato Cultura e Istruzione,
entro il 31 marzo.
LE GAMBE DELLA CULTURA — L’ amministrazione comunale di Pinerolo ha recentemente pubblicato un opuscolo
di notevole interesse con la presentazione delle associazioni
presenti in città; poiché alcune associazioni sono state dimenticate, è stato deciso di aggiornare l’elenco con quanti
segnaleranno la propria attività presso la biblioteca o l’ufficio cultura del Comune.
PISTE AFFOLLATE NELL’ANTICIPO DI PRIMAVERA
— E stato un fine settimana all’insegna del clima primaverile per le nostre vallate immediatamente prese d’assalto da
una gran folla di turisti. Le piste di Prali e Pragelato hanno
registrato una affluenza notevole e hanno potuto contare su
una neve in ottime condizioni. In vai Germanasca siamo ancora oltre il metro e mezzo in quota, il che fa ben sperare
per un proseguimento della stagione fino a Pasqua. Unico
inconveniente, al solito, le lunghe code che hanno fortemente rallentato il rientro domenica sera; sia la strada della
vai Chisone che quella della vai Pellice erano un unico lungo serpentone di automobili.
LA VIABILITÀ DELLA VAL CHISONE — A meno di tre
anni dai Mondiali di sci del Sestriere che, secondo alcuni
amministratori locali, dovrebbero consentire di attivare finanziamenti per opere pubbliche, si continua a discutere di
viabilità in vai Chisone: un recente incontro pubblico ha
permesso di evidenziare le perplessità di cittadini e amministratori sul progetto di viadotto che «salterebbe» gli abitati di Pomaretto e Perosa Argentina dopo una breve galleria a Inverso Rinasca. «Meglio una galleria più lunga con
uno sbocco per la vai Germanasca e uno per la vai Chisone» hanno detto gli amministratori locali; ma i fondi saranno sufficienti?
NUOVA GIUNTA IN REGIONE — La Regione Piemonte
ha un nuovo governo, frutto dell’accordo dell’ex pentapartito e delle opposizioni di sinistra. La giunta regionale eletta
venerdì scorso è ancora presieduta da Brizio (De) e conta
sugli assessori Bergoglio e Cavallera (De), Cantore e Carino (laburisti), Gallarini (Psdi), Fulcheri (Pii) e Vetrino (Pri).
L’esecutivo è stato votato da De, Psdi, Pii, Pri, socialisti, laburisti, Pensionati, antiproibizionisti e dai capigruppo Pds,
Verdi, Verdi Sole che ride. Rifondazione e Alleanza democratica. Pare essere questa una giunta a termine nel senso
che, dopo le elezioni politiche, verrà probabilmente sostituita da una nuova coalizione.
viaRibeMO-LusemaS Giovanni
Tel. e fax (0121) 90.18.24
Consiglio comunale di Luserna S. Giovanni
Sì può rendere
leggibile il bilancio?
MARCO ROSTAN
Accogliendo le richieste
dei commercianti di Lusema San Giovanni il giorno
di chiusura settimanale dei
negozi è stato fissato, come
già avviene altrove, il lunedì
mattina per i non alimentari e
il mercoledì per gli alimentari. Inoltre le due fiere
del 1° maggio e del 2 novembre sono state denominate fiere-mercato; in tal modo
gli ambulanti abituali potranno usufruire dei consueti
spazi per i loro banchi. Sono
queste due delle decisioni assunte dal Consiglio comunale lunedì 28 febbraio, per il
resto quasi interamente dedicato all’approvazione del bilancio.
Il consuntivo del ’93, nonostante si siano dovuti assorbire 420 milioni di deficit ’92
e 300 milioni in meno rispetto al previsto sull’Ici, si è
chiuso, secondo la maggioranza, con un deficit di «soli»
238 milioni. Per il ’94 è stato
deciso di mantenere Pici al 6
per mille; ora la somma derivante sarà incassata tutta dal
Comune, ma dallo stato arriveranno 580 milioni in meno.
Aumenterà invece la detrazione per la prima casa, che
passa dalle 180 a 250 mila lire, con un’entrata in meno
per il Comune calcolata in
100 milioni. Un bilancio di
vacche magre, è stato notato,
anche per la prevista riduzione del personale che scende
da 49 a 45 dipendenti e per i
numerosi tagli a volte piccoli
ma significativi perché colpiscono settori che invece andrebbero sostenuti (impegno
per l’occupazione, manifestazioni varie. Centro anziani).
Riproposti, anche se slittati
di un anno, i grossi finanziamenti, per oltre due miliardi con mutui o altri fondi:
l’acquisto della caserma dei
carabinieri, la costruzione di
nuovi loculi cimiteriali, la
nuova scuola media, la risistemazione di quella elementare, le strade, l’illuminazione e la fognatura. Le attività per la cultura passeranno
alla Pro Loco mentre per la
piscina (sulla quale vi è stato
un balletto di cifre non sempre comprensibili) ci sarà la
convenzione con la società
Due Valli che, oltre a provvedere alla manutenzione ordinaria, verserà al Comune
60 milioni: insomma il Comune dovrebbe risparmiare,
ma non si sa quanto.
E stato, come al solito, il
consigliere verde Gardiol a
consentire un minimo di discussione con due ordini di
critiche. Da un lato sul modo
in cui il bilancio è presentato,
sempre più incomprensibile
agli stessi consiglieri nella
ridda dei capitoli troppo analitici e senza sintesi chiare
che consentano di capire
quanto costa esattamente un
determinato servizio. Ricordiamo che i Verdi, col Pds,
già l’anno scorso, si impegnarono per una maggiore
trasparenza, presentando il
bilancio in piazza; Gardiol ha
ricordato che anche a Pinerolo si fanno assemblee di
cittadini di presentazione e
spiegazione del bilancio: a
Luserna la maggioranza
ascolta, ringrazia Gardiol, ma
non si vede alcun passo
avanti. In secondo luogo critiche di merito: poca attenzione all’occupazione e a favorire, anche acquisendo
aree idonee, le attività produttive e artigianali; confusione dei conti sulla piscina;
preoccupazione per l’efficienza con personale ridotto;
castello di sogni (o di mutui)
per le opere pubbliche.
San Secondo
Elei rimane
al 4 per mille
La giunta di San Secondo
ha deciso di mantenere Pici al
4 per mille anche per il 1994;
inalterata anche l’Iciap, mentre la tassa raccolta rifiuti aumenterà del 10% e quella sulla pubblicità del 50%. Da stato, regione e altri enti si prevede un’entrata di 1 miliardo
e 57 milioni. Fra le spese più
significative, 450 milioni per
le fognature e altrettanti per
viabilità e asfaltatura.
Consiglio comunale di Perosa Argentiti,
In vista una serie
dì lavori pubblici
DAVIDE ROSSO
Dopo una lunga discussione il bilancio del Comune di Perosa è stato approvato
dal Consiglio comunale, con
l’astensione della minoranza.
«Il bilancio - ha detto il sindaco - è sano, abbiamo dovuto fare delle rinunce, abbiamo
messo a bilancio quello che
possiamo realizzare». Il momento di crisi generale costringe a rivolgersi ai cittadini, ha sottolineato l’assessore
al Bilancio: Pici quindi rimane invariato al 5 per mille,
anche se ciò comporta ancora
un disavanzo di 50 milioni
per il Comune, la tassa sui rifiuti aumenta del 20%, così
come quella dell’acquedotto.
Si è poi parlato di lavori da
realizzare e quindi da finanziare: la nuova copertura dei
tetti della scuola elementare e
del palazzo comunale, la costruzione di una nuova piazzetta in Perosa alta, lavori di
completamento della piastra
polivalente. Tutti questi lavori sono da realizzarsi a non
lunga scadenza e sono stati
inseriti in bilancio programmatico per il ’94 e bilancio
pluriennale.
La minoranza ha sottolineato che sarebbe meglio finire
prima la piastra polivalente e
poi realizzare la piazzetta: il
sindaco ha risposto che è un
problema di soldi, e che per
completare la piastra sono necessari più di 200 milioni
mentre per la realizzazione
della nuova piazza servono
70 milioni; è comunque vero
che bisogna finire la realizzazione della piastra.
A Meano, infine, dovrebbe
sorgere un centro sociale per
anziani; i finanziamenti dovrebbero essere reperiti vendendo la vecchia scuola di
Meano e girando il ricavato
per la realizzazione di questo
progetto.
Si parla intanto di concedere i locali dell’ex collocamento in Perosa alla Provincia,
che li userebbe per le «guardie pesca e caccia»; queste
ultime, negli intendimenti
deH'amministrazione comunale, non si dovrebbero limitare a svolgere solo una funzione repressiva ma potrebbero assumerne anche una di
VIA BECKWITH 1 - 10066 TORRE PELLICE-TEL, 0121/91260
Liceo classico linguistico pareggiato
Corso di lingue straniere e metodologia
Finalità :
Destinatari
perfezionamento e preparazione al concorso
magistrale.
Legge 114 del 9-4'1993
docenti di ruolo e non della scuola elementare
e materna
francese, inglese
180 ore - prima parte: 9 aprile / 30 giugno 1994
' seconda parte: ottobre 1994 / aprile 1995
Numero di partecipanti : minimo 12, massimo 20
Requisiti : conoscenza base della lingua
Sede del corso : Collegio valdese, via Beckwith 1, Torre Pellice
Iscrizioni: 7'30 marzo 1994 presso la segreteria tePfax: n. 0121-91260
Lingue :
Durata :
carattere amministrai
speranza che è stata (
è che questa nuova ia
zione, unitamente all’|
zione degli uffici del t
di pace, sempre a R
possa eontribuire a
certo movimento e
accrescere l’immagia^
cittadina.
Nel corso del Consig|
seguito alle dimissioi
Giovanni Laurenti rappj
tante del Comune alla Cj
nità montana, è stato D(|ì
to il nuovo cons'
Morello.
VILLAR PEROSA
menica 13 marzo, al 0
il culto sarà
confermandi.
• Le prossime riunionii
tierali avranno luogo,
vedilo marzo in casa
Ghigo e venerdì 11 in
Claudio Bertin, entri
ore 20,30.
TORRE PELLICBI
Ospite dell’Unione fentti
domenica 13 marzo, o|
sarà il pastore Clanli
squet. Nella stessa sedi|
ranno elette le delegatea|i
gresso nazionale dellàii
in programma a Ecuni^
30 aprile e il 1° maggio. ,
PINEROLO — Don|
13 marzo, alle 14,30,M
tempio valdese in vij^*|
le, avrà luogo l’inconirol
coppie interconfessioni
discussione riguarderà
conda e la terza parte
comune di studio e pro|
per un indirizzo pastotal
matrimoni interconfessiài
PERRERO-MANli
— L’assemblea di chieÉ
luogo dopo il culto didol
ca 13 marzo, alle ore 11
all’odg l’approvazione|
relazione finanziaria.
CHIOTTI — L’asi
di chiesa è convocata
menica 13 marzo ditti
culto per esaminare li;
tuazione finanziariatj
reiezione di due anziani.1
BOBBIO PELLlCf^
culto di domenica 13
alle 10,30 nella sala, sailj
dotto dall’Unione femmiS
ANGROGNA — M
ca 13 il culto sarà
dall’Unione giovanile;*
meriggio, durante riin*|
mensile dell’Unione fé®*
le nella scuoletta del
pastore terrà un breve»
aperto a tutti.
LUSERNA SAN 6'
VANNI — Organizzato!»
circuito, alle 20.45 di v6»
18 marzo, presso h'
Beckwith, si svolgo™
conferenza dibattito siij*
«Cristiani senza Cristo^
tervengono il pastore
Ribet e la pastora
massone.
TORRE PELLICE'
monitori del 1° circuito*
centreranno sabato
alle 17, presso la Casati»;
sta; in discussione la
le distri
fanciulli
l'acqua
ma Rei
dura: ...
didabile
tra le bi
sione F
parole t
della SI
sonnt
domani
tradire i
disce tu
tono; tu
Prima I
da, più
tori alle
cernere
blica è
confina'
di regin
crollo d
parere,
Senecc
sperian
chi giui
permes
esempli
L’insos
za impt
che un
messati
San Bo
Ma me
che uni
più san
gli eleti
informa
mette ir
:orc
, Eric‘i
ria
a (
m
Pe
pe
la
gn
zione del materiale e
delf
delle
gramma di lavoro i
domenicali e la festa c- .
che si terrà il isr"""'“’
m¿
vìr
sa
di
la I
grogna. ,
POMARETTO
semblea di chiesa è co» ,
per domenica 20 n'O’fj
in il niiltoW
ore IO (dopo il
sala del teatro. /sW'rM
zione finanziaria,
/rii
die
str
All
VOi
eventuali.
MASSELLO —
20 marzo culto con as^
di chiesa per
della relazione finanzi^
pe
9
AR20
nstratii
stata
ova il
;e all'
del
re a
e a CI
0 e
maginel
Consigi
1 missioni
Iti rappn
leallaCj
stato noni
igliere,!
NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
ATTENTI ALLE BALIE
n° 2 >1
marzo
V 1994
IOSA-4
), al Coifl
esiedutol
riuniomji
casa di m
11 in CHI
entraniii^
:llic8
ne
arzo,0®
Clauá
sa sedi*
legate aiì
dellafl
1 Ecuma
aaggip.|i
— DoMi
t,30, pteìi
n vi!®|
incontro j
'essional
larderà I
oarte ddi
io e proti
Attenti alle balie!!! Soprattutto a quelle distratte, che dopo aver lavato ben bene la
fanciulla, decidono di buttarla via insieme con
l'acqua sporca. La fanciulla “ripulita” è la Prima Repubblica, le balie son quelli dalla “b”
dura: ... Peccato che De Mita non è più “gandidabile”, altrimenti avremmo potuto includere
tra le balie anche la “B2”.
Il “CAF” risorge nella sua nuova versione FACI Mi vengono stonate in mente le
parole di Elisabeth Smart: “Presso le fiumane
della Stazione Centrale mi sedetti e piansi: ...
il sonno tenta di sedurmi promettendomi un
domani più ragionevole. Ma non mi lascerò
tradire da questo Giuda della menzogna: tradisce tutti, li conduce alla morte. Tutti consentono; tutti scendono a patti”.
Prima Repubblica
C’è chi vuole una Repubblica seconda, più che una Seconda Repubblica. I vociatori allenano i loro organi addominali per secernere i fili di una ragnatela: la Prima Repubblica è finita, la democrazia è sfinita, i partiti
confinati, viva Bonaparte! Così che un crollo
di regime politico diventa alchimisticamente il
crollo della “res publica” che, secondo il mio
parere, prima o seconda, sempre “publica” è.
“Il destino guida il docile”, scriveva
Seneca, “e trascina con sè chi recalcitra”,
speriamo che qualche volta Seneca l’azzecchi giusta, visto che, finendo suicida con il
permesso di Nerone, non è stato un ottimo
esempio!
L’insostenibile desiderio di una presidenza imperiale
“E’ meglio una cattiva democrazia
che una buona dittatura”, dovremmo sommessamente pronunciare le “sacre” parole di
San Bobbio ogni mattina appena ci alziamo.
Ma meglio sarebbe una buona democrazia
che una cattiva, visto che Bobbio stesso, non
più santo, dice che ormai gli eletti controllano
gli elettori attraverso l’uso spregiudicato di
informazione di massa.
E’ proprio questo il punto! Qui non si
mette in discussione la democrazia come fat
to formale, ma la democrazia come fatto sostanziale: dato che questa non riesce a realizzare le sue promesse, né per quanto riguarda
i diritti materiali né per quel che concerne la
partecipazione dei cittadini alle scelte politiche, si proceda ad una ridefinizione minimale
che l’adatta all’esistente. Tradotto in due parole: democrazia presidenziale!
Lo-Surdo ha scritto un libro sul dilemma tra “democrazia o bonapartismo” (Ed.
Boringhieri), nel quale si parla di un certo Luigi Napoleone che salito al potere ristabilisce il
suffragio universale ma, e stranamente, assieme con la denuncia dei partiti, dei gruppi politici e degli organi di stampa definiti come
strumenti di coercizione e di
soffocamento della spontaneità
dell’elettorato, il quale da tutto
ciò deve essere liberato per essere consegnato al rapporto diretto, e subalterno, col leader
locale e, a livello nazionale, col
capo carismatico e indiscusso
della nazione.
Un tutore, dunque,
della moltitudine. Un bonapartista, un cesare, un eroe democratico che faccia leva sui sentimenti più che sulla ragione,
perché si sa che “le folle sono
femminili”, per lo meno così dice un pensatore liberale: Gustave Le Bon.
L’illusione di una parola: liberale
Tocqueville, Mill, Locke e tanti altri
padri del pensiero liberale hanno senz’altro
segnato un’epoca. “L’individualismo è la base
filosofica della democrazia: una testa, un voto”, dice Bobbio. Ma tutti i padri liberali hanno
predicato e razzolato male questo stesso
principio, spingendo qualcuno a chiedersi: è
tutta un’illusione? Secondo Tocqueville il pericolo più grande per gli Stati Uniti è “la rapida
introduzione di uomini estranei alla razza inglese”: Mill sostiene che è “inammissibile che
una persona partecipi al suffragio senza sa
SAN 6*
nizzato®
45 di V«*
ISSO
volgcrt*
ttito sul*
Cristo?»''
astore
>ra Eric«’
LLICÌ'
circuito*
ato 19^
iCasa««;
,ne lav»
aleedrfj
0 delle sj
festa di f
maggio"
ro"
è cori'
D marzO',
culto);';
ll’odgl»
ria, vai*
COMUNICAZIONE IMPORTANTE PER TUTTI I GRUPPI FGEI
Con queste poche righe, vorremmo lanciare una sottoscrizione straordinaria a favore del progetto Albania. Finora la FGEI ha lavorato su questo progetto
a diversi livelli, sempre in stretta collaborazione con il Servizio Rifugiati e Migranti della FCEI, senza però contribuire finanziariamente in maniera rilevante.
Pensiamo che sia arrivato il momento in cui fgeini e fgeine si attivino in prima
persona a favore del sostentamento finanziario di questo progetto Albania che
la FGEI ha voluto con forza, annoverandolo tra le sue principali aree di impegno.
Si tratta allora di raccogliere soldi principalmente all’interno dei nostri gruppi,
ma facendo anche riferimento alle nostre comunità. Il denaro così raccolto servirà per: inviare aiuti ai giovani ortodossi albanesi, promuovere relazioni e
scambi di visite tra noi e i suddetti giovani, inviare aiuti ad una scuola superiore
di Tirana, organizzare un campo di lavoro di utilità sociale in collaborazione con
la missione battista di Tirana.
I soldi vanno versati, entro il 30 aprile 1994, sul consueto c.c.p. 20098406
intestato ad Emanuele Sbaffi, via Venezian 3, 40121 Bologna: è importante indicare la causale sul retro del bollettino di ccp. Attenzione, la sottoscrizione è
straordinaria: in altre parole, i soldi raccolti andranno ad alimentare un fondo
Albania distinto dalla cassa ordinaria della FGEI e quindi non rientreranno nella
voce autofinanziamento del bilancio FGEI.
Vi ringraziamo in anticipo per quanto potrete fare e rimaniamo a disposizione
per eventuali richieste di chiarimento.
La commissione FGEI per il progetto Albania
(M.Ciprelli, D.Bouchard, B.Grill, G.Bonnet)
per leggere, scrivere e, aggiungerei, senza
possedere i primi rudimenti di aritmetica”.
Locke è invece più concreto e dice che la
conservazione della proprietà è il fine stesso
della società e bisogna perciò non modificare
il potere legislativo intaccando la Camera dei
Lords e la trasmissione ereditaria dei suoi
seggi. Alla faccia dei liberali!
L’individuo repressivo
Per non parlare poi dell’individualismo. Secondo la legge Le Chapelier del 1791
in Francia si vietavano le coalizioni operaie
che, con la loro pretesa di darsi una struttura
Stiamoci ArrsNTiy
0 LA ?fi.oSS\fV\A YolT/1
ñíHZicni SchsdA E
/
/
organizzativa calpestavano la libertà di lavoro
dell’individuo. Che tradotto in simultanea significa: depotenziamento o dissoluzione dei
partiti organizzati nel nome di un individualismo repressivo borghese.
Le macchine bipedi
Il portavoce del Terzo stato e della
borghesia liberale francese, Sieyes, parla della “maggior parte degli uomini” come “strumenti umani della produzione” o come “strumenti bipedi”. Burke usa un linguaggio più colorito e parla di “moltitudine suina”; Locke preferisce la dizione: “il popolo schiavo-lavoratore (thè working slaving people)”.
Prevedere è meglio che curare
Forse dovremmo essere più cauti
quando pronunciamo la parola liberale. E prevedere cosa alcuni intendono con questa parola è meglio che curarne gli effetti poi. Due tizi di nome Marx ed Engels tanto tempo fa,
scrissero che “le formule liberali sono
l’espressione idealistica degli interessi reali
della borghesia”. Qui li ho citati e qui mi pento!
Sulle classi sociali
C’è una piccola borghesia che nella
sua instabilità politica improvvisamente, nei
momenti critici, scopre i valori liberali, il libero
mercato, il neoliberalismo, ma anche Fini,
Bossi e Berlusconi. Peccato che Sylos oggi è
più cauto, ma qualche decennio fa disse che
la piccola borghesia è spezzettata in tanti e
tanti gruppi e che non pochi di questi gruppi
sono costituiti in misura notevole da individui
famelici, servili e culturalmente rozzi (topi nel
formaggio). Il 27 e 28 marzo questi sapranno
come votare!
Destra - sinistra - centro
Eccoci dunque al gioco delle tre carte: la destra è a destra, ma con un abile gioco
di mano va al centro, il centro va a
destra e la sinistra rimane al suo
posto. Il gioco si ripete, ora è il centro che va a destra e la destra che
va al centro e la sinistra rimane al
suo posto. Il gioco continua e la
gente punta a perde. Perde sempre perché a Napoli, nella piazza
della stazione centrale se giochi
perdi sempre. O perché perdi
obiettivamente o perché se vinci ti
picchiano e ti rubano quello che hai
vinto. E la sinistra rimane al suo
posto.
Ma cerchiamo di fare delle
previsioni: se vince la destra il pericolo minore è il bonapartismo soft,
con la politica che diventa mercato
e il mercato che diventa “libero”.
Vince chi controlla di più il mercato politico e il
mercato “libero”. Il pericolo maggiore è un bonapartismo di guerra, aggressivo.
Se vince il centro... scherzavo.
Se vince la sinistra il pericolo maggiore è che la sua anima burocratica e centralista prenda il sopravvento. I segnali non sono
incoraggianti, basta vedere come sono stati
scelti i candidati. Il pericolo minore è il matrimonio tra liberismo e socialismo.
Si possono sposare liberismo e socialismo?
Ma questo matrimonio si può fare?
Al di là delle illusioni è possibile una riscoperta dell’individuo intendendo con questo: valorizzazione dell’impresa, affermazione delle
comunità locali, avvicinamento all’associazionismo, riforma degli interventi sociali che devono essere strumenti di inserimento e non
più di assistenza? E’ possibile una riscoperta
della responsabilità individuale assieme con
una sana allergia verso la disoccupazione,
l’ingiustizia, il capitalismo deregolato?
Chissà! Ad ogni buon conto, turiamoci il naso, come disse Montanelli, ma votiamo!
Lello Volpe (Lentini)
CHI SONO QUESTI PUTRIBONDI
FIGURI?
Soluzione
all'Interno
10
V A
HoPiziciriofgei
i|/ENER
7T^
r
UNA FEDE CHE SI SERVE DI
TUTTI E CINQUE I SENSI
La Fgei alla scoperta deirOrtodossia
Il convegno sull’ortodossia del 26/27 Febbraio ‘94, tenutosi a casa Cares, c/o Reggello
(a poche cúrve da Santllero, Santerello, Stenterello, S. Ellero!), realizzato in collaborazione
con II Sen/izio Rifugiati e Migranti della FCEI,
è stato interessante, arricchente, divertente.
L’accoglienza da parte dei gruppo residente è
stata ottima, soprattutto per quel che riguarda
il cibo (merende sfi
ziose, pranzi e cene succuienti).
A condurci nel
vivo dei tema tre
relatori e una reiatrice, dopo una breve introduzione del
nostro Giorgio Bonnet che ha ricordato i’importanza
dell’unità (e non
dell’uniformità!) dei cristiani e delle cristiane.
Michel Nseir, ortodosso, originario del Libano, ha fatto un intervento in tre parti: un
quadro storico puntuale su ciò che fonda la
religione ortodossa (con un occhio particolare
all’evoluzione della definizione dei dogmi attraverso i concili), un approfondimento dei
fondamenti teoiogici (incarnazione, pneumatologia, antropologia e probiema dei maie e
della libertà), un breve accenno ali’organizzazione della chiesa e alla liturgia. Ringraziamo
Michel per aver anche tentato di rispondere
ad una trentina di nostre domande!
Martin Ritzi, prete ortodosso americano,
tra una barzelletta e una citazione biblica è
riuscito a gettare luce su altri due punti: l’identità ortodossa da un lato e l’iconografia, la
mariologia, i santi dall’altro. Ciò che ci ha
maggiormente colpito è lo stretto legame tra
fede ortodossa e memoria storica, tradizione.
scritture. Questi punti sono stati approfonditi
nei tentativo da un iato di far comprendere ciò
che è irrinunciabile per l’identità ortodossa e
dall’altro di mettere in luce quegli aspetti sui
quali non possiamo aspettarci una piena concordanza tra le diverse anime ortodosse. Per
quel che riguarda il secondo punto il discorso
è servito fondamentalmente a sfatare alcuni
luoghi comuni e ad
ftCoRflZlowe
approfondire la comprensione di gesti e
atti per noi inconsueti
(come l’inginocchiarsi
di fronte alle immagini o baciarle). Nonostante dubbi e differenze non superabili
abbiamo sentito
enormemente il fascino di una fede vissuta interamente, mente e corpo, o , per usare
un’espressione di father Martin, di una fede
che si serve di tutti e cinque i sensi.
Estremamente interessante il contributo,
purtroppo breve, di René Ritzi, centrato sul
ruolo delle donne nella chiesa ortodossa. Ci
ha coinvolto soprattutto per la fede e la passione con cui ha delineato l’unicità della donna, i suoi spazi, le sue capacità, i suoi compiti. Dobbiamo anche in questo caso riscontrare
una certa difficoltà a comprendere parole e
temi sul quali la riflessione attuale delle donne
protestanti (Cassiopea, Sofia e dintorni) mostra una diversa sensibilità.
Il contributo finale di Sergio Ribet, pastore
impegnato in campo ecumenico, ha toccato
diverse questioni: la profonda ignoranza di
noi protestanti sull’ortodossia, verso la quale
adottiamo con troppa facilità un approccio latino-occidentale, quasi avessimo sempre di
eoe ccQ or
Il ruo
La
Bit
4ZiTCl<X/
26-27 marzo 94 Venezia
Convegno Fgei Triveneto
Tutto ciò che avreste voiuto sapere
suiie figure femminiii neiia Bibbia e
non avete mai osato chiedere
costo: L.25.000
31 marzo - 5 apriie 94 AGAPE
campo Pasqua in collaborazione sm
ASAL-Roma (associazione studi ameriei^'
N:
latina)
Ridisegnamo il mondo
iscrizioni: Barbara Grill (041-5239745)
23-24-25 aprile 94_______
Monteforte Irpino
Convegno di formazione teologica
organizzato dal GruLaTeo
31 marzo - 5 aprile 94 AGAPE
campo donne Pasqua
^‘La libertà non è star sopra un
ro„.”
Libertà_e dipendenza nelle relazionUj^
donne
Come e perché leggere la Bibbia
posti iimitati
iscrizioni attraverso le segreterie regionali
___ iunedl 4.apjjLe_Giornata_di teoiogia femrtii'
nista aperta anche alie donne esterni^
campo
iscrizioni: Agape (0121-807514)
30 aprile -1 maggio 94 Roma
(aula magna della Facoltà di Teologia)^
Convegno sulla rivista
Gioventù Evangelica
Ti:
Mfl NO, AC/mwÌTl AVEVO DETTO
VEMi«e Zìi- coMVeqwo
ORTOÌ?0550^
NON UN
OR'
ñ
on
ruo
gruppi f
chiesa, f
dibattui
delle co
da se è i
gi, aver
riali e ir
minili p
ve rend(
unita. N
sato nel
della F
molti ca
femmii
sciolti, !
Durante
che si tÉ
avremo
per disc
Per c
ruolo cl
importa
di storia
L’inizi(
tempor
menti
gruppi (
res» so
'O L f^NV ! ;j precise
I rietà: le
ó) vano bii
per aiut
istituti,
do con
mente, i
con il
mani pe
co della
I ziative:
’Ë| bazar.
fronte il cattolicesimo romano; l’importanza
del dialogo che al di là di sterili tentativi di proselitismo, si muova nell’ottica di una migliore
comprensione di sé e degli altri (è infatti grazie al confronto con l’ortodossia che troviamo
nuovi spunti di riflessione sul rapporto Riforma-concili, Riforma-patristica, Riforma-mariologia o sulle conseguenze della convivenza
con l’IsIam, con il comunismo, con un diverso
secolarismo, tutte esperienze vissute realmente dalla chiesa ortodossa); nodi problematici per il protestantesimo; letture e metodi
per l’approfondimento.
Nelle valutazioni finali si è espresso un
j erano, (
,.-‘i fede, ur
'%•! no don
esplicito desiderio di portare avanti /ai ombra
sione sulla scia di confronto aperto cheli derio d
ratterizzato l’incontro. Proposte: affiarà Dio. Q
studio di alcuni aspetti della teologia <É
sa e il lavoro attuale della fgei su ricercà
de e immagini di Dio, individuando dif^
e somiglianze; analizzare i diversi appÈ
studio e di gestione del patrimonio ^
della memoria, della tradizione; concrM
la futura riflessione con la redazione
e la creazione di specifici gruppi di laveà
nella vi
troviarr
sempre
Andrea V., Giovanna R., Lw
Olga R., Stefano M.
Un r
«A
MOLTE LINGUE, MOLTI COLORI, UN POSTO
Campi estivi in Europa
BANDO PER TESI DI LAUREA DI STORI
VALDESE E DEI MOVIMENTI EVANGELICI
IN ITALIA
-ino
Anche questa estate le possibilità di partecipare a meeting all’estero è
abbastanza varia; come tutti gli anni il Consiglio Europeo dei giovani Metodisti organizza vari incontri in giro per l'Europa.
Oltre ai sempre interessanti CINA (Cristiani In Azione), ovvero i campi di
studio, lavoro e fraternizzazione ormai famosi a tutti, viene organizzato un
altro incontro molto interessante.
In Germania, in particolare ad Amburgo, dal 2 al 9 agosto si tiene la 5°
Conferenza Mondiale dei Giovani; si tratta di un mega incontro (circa 750
persone*òÉ tutto il mondo) dal tema: “See I make ail Things new”; è un
meatiiig simile all’incontro mondiale del MCS tenuto l’anno scorso in Olan* da.
E’ inutile dire che si tratta di una occasione unica, non si organizza sempre in Europa, per stara insieme con veramente tanti giovani del mondo.
Il programma prevede studi, giochi, conferenze, animazioni. Il tutto viene
organizzato dividendo I partecipanti in piccoli gruppi dove sarà possibile, vivendo insieme, il massimo della conoscenza e dello scambio di idee e conoscenze.
Costo: 341 DM. Termine ultimo di iscrizione: 15 aprile (non un giorno dopo). Posti disponibili per italiani: 3 (trattabili).
CAMPI DI LAVORO (CINA)
Irlanda del Nord
14-27 luglio
Termine iscrizioni: 31 maggio
Polonia
, 18 luglio -1 agosto
Termine iscrizioni: 31 maggio
Per informazioni telefonare a:
Enrico Bertollini 051-234197 (ore serali solo
se non gioca la nazionale)
Per richieste contributi telefonate a:
Silvia Rostagno 06-3219729
Care fgeine e cari fgeini, un ulteriore incentivo allo studio
storia valdese e dei movimenti evangelici in Italia ci viene
la Società di Studi Valdesi. E’ stato infatti bandito un Pff
annuale per tesi di laurea che riguardino questi argomenti.
Ogni anno una commissione di cinque studiosi esaminetii^
materiale pervenuto (entro il 30 aprile!) e premierà i cinquel*
vori migliori. Il primo premio è di due milioni di lire, mentretl
le altre quattro tesi verrà attribuito un rimborso di duecentoH^
la lire.
La premiazione avverrà nel corso dell’Assemblea ordinai®
della Società di fine agosto.
Per ulteriori informazioni vi rimandiamo all’Interno delle
del numero di Riforma dentro il quale ci trovate. Potete
munque rivolgervi direttamente alla fonte e cioè:
Società di Studi Valdesi
via Charles Beckwith, 3
10066 TORRE PELLICE (TO)
tel.(0121)932179
E’ un’occasione da non perdere!
Questa offerta vi è stata presentata dalla Magnifica
ne del Notiziario!
r“ <1.“ ■ >“P°» c/o Bifo,™, »la Fori. 93, 80137 Napoli |,.l 081/291185, Fax 081/291175),
REDATTORimRICI: a Torino Max Cambellotti, Daniele Griot, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Anna Lo Grasso (tei 011/6967671), Samuele Montalbano Elia Piovano
a Napoli Deborah D'Auria, Marta D’Auria, Nunzia D'Auria, Lula Nitti (tei 081/5729572), Emma Olivieri.
Puaatóni G?ovann^^ BertoNinu^rgio Bor^^ Capanj# Giorgio G^ani, LucianojKovacs,StefMo Mattone, Filippo Palermo, Davide Piga, Gianluca
^ S'IviaH^agno, Olga^Äi, Laura SÂéggio, Marco^ellenbaupiÄndrea VintjiMo Volpe, SUtf^erbinati.^
^CORRISPONDENTI REGIQM<jrCristina A«ÌW«ono, Lajjj^^orio, lurjJiil§^rosi, Saa^rtinelli, Mÿiÿ^azzareWoJmuca Donateli
•rr'
istagno,Ori|)||^oullier.
J / •'
KJ - J
Ol
Un’ilDT
da visi
Torre ;
mai un
ni e lo
avvio i
la sua 1
1974
centen
di Vali
to il ce
nel 19Í
Nei
due da
nella si
to al S
studi
obietti
servizi
dato al
zione (
Il près
aveva
Persor
coinv
quanto
stodire
custod
te, gio
te, COI
sempri
mond
fuori c
accom
larescl
11
t/FNERDÌ 11 MARZO 1994
............E Eco Delle ¥^lli Valdesi
'il ruolo dei gruppi settoriali e la loro evoluzione nella storia delle comunità valdesi
La capacità di aggregazione e lo studio della
Bibbia nella storia delle Unioni femminili
PAG. Ili
LIDIA RIBET
n aJtg^
s
ionijr¿
Non è semplice parlare del
ruolo delle unioni e dei
gruppi femminili nella nostra
chiesa, perché è un argomento
dibattuto anche aH’interno
delle comunità. Ci si domanda se è ancora necessario, oggi, avere delle attività settoriali e in particolare solo femminili perché la comunità deve rendere una testimonianza
unita. Nel tempo che ho pas'rJsato nel Consiglio nazionale
terne^
—^
già)
3
'i
i
della Federazione ho visto
molti cambiamenti nei gruppi
femminili: alcuni si sono
sciolti, altri si sono riavviati.
Durante il nostro congresso,
che si terrà alla fine di aprile,
avremo un momento proprio
per discutere questo.
Per capire bene qual è il
ruolo che ancora abbiamo è
importante conoscere un po’
di storia di questi movimenti.
^L’inizio è più o meno conT temporaneo ai primi movi; menti femministi, i primi
gruppi delle «unions des mèh res» sorsero per rispondere
■No , J precise esigenze di solidaI rietà: le nostre comunità aveI vano bisogno di reperire fondi
.1 per aiutare i più poveri e gli
1 istituti. Le donne, non potenJ do contribuire finanziaria] mente, decisero di contribuire
1 con il lavoro delle proprie
mani per il sostegno economiI co della chiesa e di altre ini’I ziative: nacquero così i primi
■} bazar. Crescere nella fede:
'i erano, quelle, donne piene di
, i fede, una fede silenziosa; era, no donne che stavano nell’
ombra ma con un forte desiderio di studiare la parola di
Dio. Questi gruppi incisero
nella vita della comunità e li
troviamo citati, anche se non
sempre benevolmente, nelle
vanti la
rto che’
: afflai
logia
j ricen
ido dii
rsi appè
ionio Ú
conciài
ione dii
di lavìM,
LuÀ
IO M. (li
Un momento di un classico bazar
relazioni dei Concistori. Cambia così anche il ruolo della
donna nelle comunità: alle
donne venne riconosciuto il
diritto di voto nelle assemblee
e cominciarono anche a entrare nei Concistori. Gli scopi
delle unioni femminili rimasero pressoché invariati, preparazione dei bazar e studio
della Bibbia, però notiamo
che col passare del tempo non
sono più i pastori a tenere gli
studi ma le sorelle stesse che
si prendono la responsabilità
di condurre le riunioni. I temi
variano molto: la Bibbia rimane il punto centrale ma si affrontano anche temi sociali e
in particolare il ruolo della
donna sia nella vita della
chiesa che nella società; la figura della donna nella Bibbia
viene sempre più sottolineata.
Nella società troviamo cambiamenti più sostanziali: l’industrializzazione ha cambiato
molto il nostro modo di vivere, ci ha arricchiti ma ci obbliga a correre per rimanere al
passo con i tempi. È a questo
punto che ci si interroga sulla
necessità di avere nella comunità gruppi settoriali; oggi la
3T0RIÍ
GELICI
Un ricordo di Guido Simond
«Ambasciatore» della
nostra Società storica
GIORGIO TOURN
Studio
i viene di
un
jmenti.
samineii^
i cinque!*
mentre ij
jecentoff
a ordina**
elle
Potete <f>
Ogni comunità ha bisogno per sopravvivere di
un’immagine, di un biglietto
da visita; il Museo valdese di
Torre Peli ice è diventato ormai una delle nostre immagini e lo sarà sempre di più. Un
avvio in questo senso è stata
la sua nuova sistemazione nel
1974 in occasione dell’8°
centenario della conversione
di Valdo, un altro passo è stato il centenario del Rimpatrio
nel 1989.
Nei 15 anni che separano le
due date il Museo è rimasto
nella sua vecchia sede, affidato al Seggio della Società di
studi valdesi e dei primi
obiettori che vi prestavano
servizio, ma soprattutto affidato alle cure e alla manutenzione di Guido e Ilda Simond.
Il presidente, Armand-Hugon,
uveva saputo individuare le
persone adatte al compito e
coinvolgerle nell’impresa
quanto mai avventurosa di custodire lo stabile e il museo;
custodire significò sorvegliate, giorno e notte, pulire, aprite, controllare. Instancabili e
sempre presenti i signori Si^ond hanno aperto in orario e
fuori orario a tutti i visitatori,
accompagnando le prime scolaresche interessate alla visita
dei locali dello scantinato, rispondendo a tutte le sollecitazioni, sorvegliando luce e riscaldamento con la saggia
economia dei montanari.
Sono stati gli ambasciatori
della nostra Società storica
per questo lungo periodo ed è
ben certo che l’immagine della realtà valdese è stata comunicata non solo, e forse non
tanto, dai pannelli e dagli oggetti del museo, o dai discorsi
nostri di storici quanto dalla
loro presenza. Senza la loro
dedizione silenziosa e costante non avremmo potuto fare
quello che abbiamo fatto, non
avremmo potuto operare senza la sicurezza che «in ogni
caso c’è Simond».
L’età, gli 80 anni passati da
poco, la stanchezza, l’impossibilità di gestire la sua giornata attivo e presente come
sempre lo avevano convinto
che era giunto a un momento
decisivo; ha messo le sue cose in ordine e si è addormentato l’altra mattina pensando
al suo giardino e forse al
«suo» Museo.
Nella vanità delle chiacchiere e nelle tensioni delle
esistenze del giorno d’oggi incontrare e accompagnare gente come loro è una grande
esperienza di vita di cui dobbiamo essere riconoscenti.
maggior parte delle donne lavora fuori e dentro casa, ci sono i figli da accompagnare a
musica, ginnastica, dal dentista, dal medico, ecc. I momenti liberi a disposizione sono molto pochi; è sempre più
difficile trovare qualcuno che
abbia tempo, o capacità, per
preparare un lavoro per il bazar oppure per incontrare delle sorelle o anche fratelli della
comunità se non è strettamente necessario.
La cosa più importante è,
forse, che oggi ci manca il
tempo per fermarci e riflettere, il tempo per guardarci intorno e vedere se c’è qualcuno che ha bisogno del nostro
aiuto. La società moderna oggi penalizza i più deboli: è necessario avere un luogo dignitoso dove ospitare gli anziani
che molto spesso non hanno
uno spazio vitale; le immigrazioni dai paesi del Terzo
Mondo riempiono le nostre
strade di persone che cercano
una vita nuova e dignitosa; la
situazione economica del paese sta creando nuova povertà.
Questo ci dimostra che non
sono cambiate le esigenze che
animavano i primi gruppi
femminili. Certo, portare
avanti questo compito non deve essere solo un impegno
delle donne nella comunità
ma tutti, uomini e donne delle
chiesa, devono essere impegnati in un discorso di pace e
giustizia.
In tutti questi anni le donne
hanno saputo sviluppare
un’enorme capacità di aggregazione; la ritroviamo negli
incontri organizzati sia di studi biblici che di lavoro manuale; i bazar non sono più
solamente un luogo dove
comprare oggetti meno cari
ma sono diventati momenti
comunitari; le unioni e gruppi
spesso sono coinvolti in prima
persona per organizzare i
pranzi comunitari, per visitare
le persone malate e gli anziani. Un pastore ha detto: «Se
non fosse per le donne, le nostre comunità crollerebbero».
Ritenere questo come una verità forse è peccare di immodestia; secondo me non importa come questo compito
viene portato avanti, se in piccoli gruppi, se in gmppi misti
uomini e donne; l’importante
è testimoniare, servire e crescere nella fede.
Le Unioni e Gruppi femminili al momento sono importanti nel contribuire a compiere questo ruolo insieme con
gli altri nella chiesa. Quando
si arriverà al punto di realizzare pienamente la comunità
delle donne e degli uomini
nella chiesa, forse non avrà
più senso parlare di gruppi
femminili o maschili; allora
questi gruppi sapranno mettersi da parte e cambiare, come hanno sempre saputo fare,
per rendere la loro testimonianza insieme con la chiesa
tutta.
Venerdì 11, sabato 12, domenica 13 marzo — ANGROGNA, RORÀ, LUSERNA SAN GIOVANNI: Nelle
tre sale unioniste, sempre alle
ore 21, il Gruppo della Rocca
presenta II confronto.
Sabato 12 marzo — SAN
SECONDO: L’Unione giovanile valdese presenta, alle
20,30, presso la sala valdese,
la commedia in tre atti di
Franco Roberto Non c’è posto per gli angeli. Repliche
previste domenica 13 e sabato 19. Si prega di prenotare i
posti telefonando allo 0121500435.
Sabato 12 marzo —
TORRE PELLICE: Alle
ore 21, presso il Salone opera gioventù, la Compagnia
degli erranti presenta lo spet
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, venerdì 11, ore
21,15, Giovanni Falcone;
sabato, ore 20 e 22,10, domenica, ore 16, 18, 20 e
22,10 e lunedì, ore 21,15,
Mr. Jones.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 11,
Piovono pietre; sabato.
Film blu; da domenica a
giovedì. Demolition man;
feriali ore 21, domenica 15,
17, 19,21.
CALCIO_______Nella giornata che vede la Pro Vercelli isolarsi
al comando grazie a un successo esterno e alla contempor^ea
sconfitta casalinga della Colligiana, il Pinerolo gioca una delle
più brutte partite della sua stagione. Nell’anticipo di sabato i
biancoblù sono stati superati nettamente per 2 a 0 dalla Migliarinese, terzultima sul campo di La Spezia. I ragazzi di Cavallo
non sono stati capaci di reagire a una rete messa a segno dai locali già all’ 11 ’ e anzi hanno subito altri attacchi fino a capitolare definitivamente a pochi minuti dal termine. Il Pinerolo rimane comunque al quarto posto, a 12 punti dalla vetta e con solo
un punto di vantaggio su un folto gruppetto di rivali; fra di essi
il Certaldo, ospite domenica prossima proprio dei Pinerolesi.
VOLLEY — Per la seconda volta nel giro di un mese il Pinerolo femminile in B1 appena raggiunta la vetta deve subire
una sconfitta bruciante. Le ragazze di Mina sono andate sotto
di brutto nel confronto al vertice con il Castellanza che guidava
con le biancoblù la classifica. Il 3 a 0 è frutto di parziali negativi netti (15-10; 15-6; 15-3) a suggello di una delle peggiori prestazioni della stagione; la lotta per la promozione in A2 resta
comunque aperta: sabato prossimo il Pinerolo sarà ancora in
trasferta, questa volta a Firenze con il Figurella.
Nel campionato maschile di B1 l’Olympus Pinerolo ha superato per 3 a 2 l’Aceto Ponti di Romagnano e si conferma squadra di buona classifica.
Nel campionato di CI prosegue l’ottima serie dell’Antares di
Pinerolo che ha superato per 3 a 0 anche l’El Tel Chivasso confermandosi così al secondo posto in classifica; sabato, alle 18,
sarà ospite delle pinerelesi il Varazze.
TENNIS TAVOLO — È terminato il campionato per tre
delle quattro formazioni della polisportiva Valpellice; i risultati, nel loro complesso sono senz’altro soddisfacenti.
In attesa di presentare un bilancio conclusivo, si segnalano
gli ultimi risultati. La serie C ha fatto registrare una sconfitta
per 5 a 0 ad opera del Cus Torino che ha così vinto il campionato. Anche la serie DI regionale è stata sconfitta per 3 a 2 a
Torino con il K2.
Vittoriosa invece la formazione femminile in serie D, con
una Mondon in costante crescita, che con un netto 4 a 1 ha superato il Moncalieri. Successo anche per la squadra di D3 vittoriosa a Torino con l’Ever green per 5 a 2; restano ora quattro
partite da disputare, la prima sabato 12 marzo a Torre Pellice
alle 15 con il Dopolavoro delle poste di Torino.
tacolo C’è una spia russa in
mezzo a noi.
Sabato 12 marzo — VILLAR PELLICE: Alle 20,45,
nella sala valdese, l’Unione
giovanile di Luserna San
Giovanni presenterà la commedia brillante in tre atti Le
gelosie di mio marito di
Franco Roberto.
Sabato 12 marzo — PINEROLO: Prende il via la seconda rassegna primaverile di
spettacoli teatrali organizzata
dalla scuola di teatro «Il cantiere» in collaborazione con il
Comune. Alle 21, nell’auditorium del Liceo scientifico in
via dei Rochis, verrà presentata La storia di Angelica e
Orlando liberamente tratta da
L'Orlando furioso di L. Ariosto, rivisto in chiave ironica.
Economici
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari.
Tel 0121-40181.
DOTTORE giurisprudenza
esperienza ventennale, consulente contrattuale et gestione
studio notarile esamina proposte di lavoro identiche o similari: disponibilità immediata, disposto trasferirsi. Firenze, via Nuova Pozzolatico, 7;
tei. 055-2049096.
CAUSA pensionamento cedesi Centro estetico, attività
25ennale; tei. 011-4030490.
Appuntamenti
10 marzo, giovedì — VILLAR PEROSA: Alle ore 21,
presso la Biblioteca comunale. Alfonso di Giovine, docente di
Diritto costituzionale e comparato all’Università di Torino,
parla sul tema: «I nuovi sistemi elettorali - le regole del voto».
11 marzo, venerdì — PINEROLO: Alle 21, presso la sala
del comprensorio in via S. Giuseppe, nell’ambito di una serie
di incontri promossi dal Centro studi e museo d’arte preistorica
il prof. Giacobini, dell’Università di Torino, interverrà sul tema
Recenti scoperte nel campo dell’evoluzione umana.
12 marzo, sabato — VILLAR PEROSA: Alle ore 21,
nell’oratorio teatro S. Giovanni Battista, il concerto di Stefano
Bertolucci, pianoforte, apre il concorso pianistico nazionale
che prosegue fino al 16 marzo.
12 marzo, sabato — INVERSO RINASCA: Organizzata
dalla Cantarana, alle 21, presso gli impianti della Pro Loco, si
svolgerà una serata di musica di Gascogna col gruppo Verd e
blu; attivo dal 1987 il gruppo svolge un interessante lavoro di
ricerca e riproposta del repertorio vocale e strumentale della regione occitana più occidentale. Ben radicati nel territorio, i tre
componenti sanno mescolare le sonorità del sintetizzatore con
quelle dell’antica cornamusa delle Lande e delle percussioni
«trucalhas». Non manca poi un interessante e coinvolgente repertorio da ballo.
13 marzo, domenica — TORRE PELLICE: Alle 15,30,
nella sala dell’Esercito della Salvezza in piazza Cavour, avrà
luogo un concerto di musica classica (pianoforte, maestro P.
Calzi) a favore del soccorso invernale dell’Esercito della Salvezza a Torino, come testimonianza dell’opera sociale fra gli
indigenti.
13 marzo, domenica — TORRE PELLICE: Il Cai Uget
Valpellice organizza una gita al monte Enchastraye (m. 2.955)
in alta valle Stura; per informazioni o prenotazioni telefonare
al n. 0121-59315 oppure rivolgersi presso la sede di piazza
Gianavello il venerdì sera dalle 21 alle 22.
18 marzo, venerdì — TORRE PELLICE: Alle ore 21,
presso la Foresteria valdese, l’Associazione per la pace organizza un incontro sulla campagna «Democrazia è partecipazione» che coinvolge i candidati alle elezioni politiche sui temi
pace, ambiente, solidarietà. La campagna è sostenuta da un
ampio cartello di associazioni e movimenti pacifisti e ambientalisti, oltre che da riviste di cooperazione intemazionale e dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
19 marzo, sabato — TORRE PELLICE: La biblioteca del
Centro culturale valdese vuole essere un patrimonio di tutti; in
vista di un suo potenziamento è indetta una riunione per le 16
nei locali in via Beckwith 3 a cui parteciperanno il direttore e il
presidente del Centro culturale.
Diego Novelli e Anna Pasche
ro, candidati della rete per la
quota proporzionale alla Camera, presenteranno il proprio programma venerdì 11 marzo alle
21, presso il Centro sociale di via
Lequio 36 a Pinerolo.
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghislerìana Mondovì
Una copia L. 1.300
12
PAG. IV
VENERDÌ 11 MARZO r<v>
=^«:NER1
dal 15 febbraio al 30 aprile
Supermercati IN di LUSERNA SAN GIOVANNI
ogni
mercoledì
RNA
SAN GIOVANNI
in Via Primo Maggio, 219
Tel 0121-954333
DOMENICA e LUNEDÌ:
Chiuso tutto il giorno,
dal MARTEDÌ al SABATO:
8,30-12,30/15-19
«Lo si
lunciare
)rganizi
ma rispc
Questo I
nonopol
)ico de
[uanto c
li stolto
mltura,
lon è CI
noltre i
iluralisr
Scuola cl
ismo, li
:elligenz
:he la fa
0 stato i
celta. I
¡cegliere
ente a
ere, egi
per dir
0, dello
tesso Cl
azioni
Iella Re
calfarc
naugurt
leU’edui
10 fatto I
a gli ev
Francc
ente d
Ucebi),
11 tratta
lei cittai
amente
Iscuola p
mo che
tratta d
dall’art.
ne. La n
iasce qi
i sto. Lo s
❖
'« senza (
Per il p
'’«rinterv
¡tre ai pr
lè in pai
.»necessiti
litinanza
»Scuola p
tamentc
'rantire 1
della settimana
20% di SCONTO aiia
rr I 1
XX X x.^
J^Cll
GASTRONOMIA - SALUMI - FORMAGGI
PANETTERIA - PASTICCERIA
Inizia
Na
inf
ogni
giovedì
Hi
della settimana
20% di SCONTO alia cassa
sugli acquisti effettuati presso il Reparto MACELLERIA
Siamc
dalk
mirà lo s
pariamo
chiamoc
risce Un
pubblici
Schio pi
della df
Mezzog
cosa SI r
ogni
venerdì
si«
della settimana
«4*7 lW
20% di SCONTO aUa cassa
*
sugli acquisti effettuati presso il Reparto ORTOFRUTTA
Offerte valide esclusivamente sul Punto Vendita Supermercati IN di Lusema San Giovanni
PREZZI BASSI TUTTO L'ANNO!
hcanieni
•iberista
riflesse
Sembra'
e arriv
1 inverni
Ma in
•e mani
«Centre
problem
è incont
gramma
tro nato
sociazio
avere ur
gono e !
alle chi
anche a
sideran
Mezzog
ao state
mafia, i
strazion
zione.
Il Cen
tedi, il g
•e 15 all
•afono e
13
RZOî*
PAG. 7 RIFORMA
¡li evangelici italiani reagiscono al discorso di Scalfaro sulle scuole cattoliche
a scuola privata è «senza oneri per lo Stato
»
•19
«Lo stato non può mai riLnciare al diritto-dovere di
Organizzare scuole per dare
bna risposta a tutti i cittadini,
luesto non può portare a un
nonopolio di cultura che è tiJ)ico delle dittature, che è
guanto ci sia di più negativo,
stolto, di inutile perché la
Liltura, quando è monopolio,
jion è cultura (...). Lo stato
Inoltre deve dare spazio al
Muralismo della libertà nella
cuoia che si fonda sul pluralismo, la democrazia, e l’inelligenza umana (...) occorre
thè la famiglia sia messa dallo stato in condizioni di libera
Scelta. Ciò vuol dire poter
cegliere tra due strade egualnente aperte, egualmente liere, egualmente percorribili,
! per dirli in termine più chiadello stesso prezzo, dello
Stesso costo». Queste affernazioni fatte dal presidente
ella Repubblica, Oscar Luigi
Scalfaro, in occasione dell’
Inaugurazione del Congresso
dell’educazione cattolica hanno fatto discutere molto anche
ra gli evangelici.
Franco Scaramuccia, presidente deirUnione battista
|(Ucebi), ha sostenuto che «se
tratta di sostenere il diritto
dei cittadini di scegliere libeIramente fra scuola privata e
¡scuola pubblica, non possiano che trovarci d’accordo: si
bratta di un diritto sancito
dall’art. 33 della Costituzione. La nostra preoccupazione
nasce quando si parla di co^to. Lo stesso art. 33 specifica
“senza oneri per lo Stato”».
Per il presidente deH’Ucebi
)«rintervento di Scalfaro, olle ai problemi costituzionali,
in palese contrasto con la
:‘!)becessità di risanamento della
n,:|tinanza pubblica. Solo una
"¡icuola pubblica gestita direttamente dallo stato può gairantire le esigenze di plurali
CHIESA CATTOLICA E MAFIA
TROPPI
DON ABBONDIO
PIETRO VALDO PANASCIA
La libertà e la parità delle scuole non può prescindere dal dettato costituzionale
smo, di equidistanza e di promozione delle pari opportunità formative proprie di una
nazione moderna e democratica. Se poi qualcuno desidera
scegliere una scuola privata
per i propri figli è libero di
farlo, purché non pretenda
che lo stato paghi le sue opzioni individuali».
Per il moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan,
le parole di Scalfaro sono
«sconcertanti, sia per il contenuto che per il momento nel
quale sono state pronunciate».
Rostan concorda con Scaramuccia sulla «libertà di tutti
di scegliere la scuola che si ritiene più adatta» ma nel rispetto della Costituzione che
non prevede oneri per lo stato.
«Siamo rimasti perplessi - ha
dichiarato poi il moderatore
Rostan - per il momento scelto per rilanciare questa proposta, notoriamente cara al cattolicesimo, come se già non ci
fossero problemi sufficienti
da risolvere; un nuovo assetto
politico, elezioni a breve termine, una economia da riavviare, nuovi equilibri sociali
Iniziative delTAssociazione battista
1
Nasce un centro di
informazione
RAFFAELE VOLPE
Siamo ormai a pochi giorni
dalle elezioni, e come finirà lo sa soltanto Iddio. «Prepariamoci al peggio e rimbocchiamoci le maniche» suggerisce Umberto Eco su «La Reipubblica» del 2 marzo. Il ri^ ¡Schio più grosso è un trionfo
'ideila destra, perché qui nel
'Mezzogiorno finalmente qualicosa si muove e un’Italia poli1 'ticamente ed economicamente
liberista avrebbe qui un forte
Itiflesso de-emancipatorio.
.¡Sembrava fosse già primavera
•l e arriva improvvisamente
'j’.l inverno? Speriamo di no.
• ¡ Ma intanto rimbocchiamoci
ve maniche. E il 1° marzo il
«Centro di informazione sui
! problemi del Mezzogiorno» si
.j e incontrato a Lentini per programmare i lavori. È un cen;tro nato dal desiderio dell’As- Sociazione battista siciliana di
¡ avere un luogo dove si raccol, gono e si danno informazioni,
¡alle chiese innanzitutto ma
anche a tutti coloro che lo de■ siderano, sui problemi del
¡'Mezzogiorno. Le aree che so, no state privilegiate sono la
j tnafia, il lavoro, le amministrazioni locali e l’immigra¿'Zione.
n Centro sarà aperto il marI Sdì, il giovedì e il sabato dala 15 alle 18, il numero di tetetono e di fax è 095-945251.
Dispone di una piccola biblioteca, di un certo numero di riviste, di un archivio di dati sul
lavoro, sulla extralegalità.
Collaborerà con due altri Centri locali specializzati in lettura dei dati e in analisi del territorio. Dunque le maniche
sembrano abbastanza rimboccate. Il progetto che è dietro
tutto questo è offrire alle chiese l’opportunità di avere una
conoscenza aggiornata del
proprio territorio, del tessuto
sociale nel quale vivono e testimoniano l’Evangelo. Le
teologie della liberazione ci
hanno insegnato che non si
può fare teologia se non si ha
una consapevolezza del proprio contesto e se non si ha un
minimo di strumenti di analisi
sociale; una predicazione e un
evangelizzazione incarnate
debbono conoscere il luogo
dell’incarnazione per evitare
discorsi generici, prese di posizione astratte.
Le elezioni sono alla porta.
C’è in giro molta confusione:
bisogna essere tragicamente
ottimisti e adoperarsi affinché
dove si predica meno partecipazione dei cittadini ci sia più
democrazia, dove c’è meno
interesse per i problemi concreti della gente ci sia più
consapevolezza. Si spera che
questo piccolo Centro possa
dare il suo contributo anche in
questa direzione.
ed economici da trovare e collaudare. A meno che non si
tratti di una strategia “europea” iniziata in Francia e proseguita in Italia... Allora la
perplessità crescerebbe ancora
e con essa la necessità di una
ferma opposizione».
Sull’argomento è poi intervenuto con una nota al nostro
giornale anche il prof. Giovanni Gönnet che sostiene
che Scalfaro «ispirandosi a
una semplicistica filosofia liberista confonde il pluralismo nelle istituzioni con il
pluralismo delle istituzioni.
Nel caso del pluralismo
all’interno della scuola pub
blica l’insegnamento delle religioni (non di una sola religione) costituirebbe un arricchimento culturale, nel secondo caso si precipita verso
un conflitto di fondamentalismi contrapposti».
«La laicità bene intesa conclude la nota di Gönnet non è anticlericalismo (...).
Bisogna procedere al più presto a una revisione del nuovo
Concordato mirante a sostituire l’insegnamento particolare della religione cattolica
con quello delle principali religioni esistenti nel mondo.
Altro che dar soldi alle scuole private...».
Da qualche tempo, in seno alla Chiesa cattolica
palermitana, si verificano dei
conflitti che, or non è molto,
avevano raggiunto alti gradi
di tensione. Perciò il cardinale Pappalardo ha voluto rassicurare la pubblica opinione
che «non ci sono partiti nella
chiesa» e che la Chiesa cattolica «è una nella lotta contro la mafia»'.
«Quello che non viene accettato - scrive tra l’altro il
cardinale - è il tentativo di
accreditare, in nome di una
conclamata lotta alla mafia,
una divisione del clero tra i
pochi “Fra Cristoforo ” e i
molti “Don Abbondio”. E
un 'affermazione gratuita, offensiva, intollerabile [...] che
non coglie affatto il comune
impegno di evangelizzazione
e di promozione umana del
clero dell’isola».
Si evincono la difesa e la
rivalsa di chi, fra il clero, non
vuole esporsi troppo e correre
rischi e il richiamo a chi, della lotta alla mafia, intende fare spettacolo. Significativo
poi il disappunto e un certo
Documento delle Comunità di base italiane sulle elezioni
È tempo dì abbandonare
ì partiti-chiesa e le chiese-partito
In merito alla prossima
scadenza elettorale le comunità di base italiane hanno
diffuso il seguente documento:
Nell’attuale momento politico di grande emergenza e
confusione, con evidenti segni di trasformismo e pericolose tendenze corporative e
autoritarie, le Comunità cristiane di base (Cdb) si sentono attivamente coinvolte con
tutti quei soggetti nuovi che
vogliono liberare la politica
dai vecchi schemi precostituiti e dai tradizionali schieramenti ideologici e realizzare nuove convergenze e alleanze.
In questa linea le Comunità
di base intendono spendere
tutta la carica di ispirazione
ideale, maturata in decenni di
coraggiosa ricerca nell’intreccio fra differenti culture,
esperienze, sistemi di valori,
mettendo a frutto le tante lotte per la giustizia, la solidarietà, i diritti, la pace.
È tempo anche di una sollevazione morale nella chiesa. I
cattolici, ormai presenti in diversi raggruppamenti elettorali, non hanno ancora messo
in discussione la loro storia
recente, né assumono coscienza di quanto la difesa di
interessi ecclesiastici e l’obbedienza alle indicazioni politiche delle gerarchie abbiano impedito a molti di loro di
stare dalla parte degli ultimi
come imporrebbe la fedeltà al
messaggio del Vangelo.
Queste, d’altra parte, non
solo ritardano un processo di
conversione, ma non sono disposte neppure a fare severa
autocritica e continuano a
proporsi come punto di riferimento e fonte di indirizzi etico-politici per tutta la società.
Le Comunità cristiane di
base intendono, invece, riaf
fermare autonomia e responsabilità, per portare fra le forze di sinistra e progressiste
non le pretese di chi difende
gli interessi dell’istituzione
ecclesiastica o «valori cattolici» sempre affermati e spesso
irrealizzati, ma l’impegno,
nutrito da una fede matura,
contro i meccanismi che provocano oppressione e miseria, fra i quali resta il connubio fra poteri politico-economici e poteri ecclesiastici.
Autonomia e responsabilità
sono per le Cdb anche criteri
con cui leggere positivamente e criticamente i tentativi
delle forze di sinistra e progressiste di procedere alla costruzione di un progetto di
democrazia compiuta, progetto nel quale non possono
mancare alcuni temi fondamentali.
Progresso significa soprattutto andare oltre la delega
elettorale. Donne e uomini
devono potere contare di più
in ogni momento della vita
politica, essere più informati,
e correttamente, avere strumenti per incidere sulle decisioni politiche.
La pace non come bandiera
per coprire tutte le politiche
ma come conseguenza di
programmi di giustizia per
tutti, a cominciare da chi finora è stato più calpestato.
Pace come valorizzazione
politica di un processo culturale dal basso verso la nonviolenza nei rapporti fra persone e fra aggregazioni sociali (etnie, nazioni, classi,
ecc.). Una politica internazionale di pace nei rapporti fra
popoli e stati particolarmente
nelle zone di crisi e nei paesi
assoggettati al dominio dei
paesi ricchi.
La solidarietà passa necessariamente attraverso l’affermazione, per tutti, del diritto
alla qualità della vita e in particolare del diritto al lavoro.
Il volontariato è una preziosa
risorsa se è diffuso in piccole
associazioni, cooperative aggregazioni spontanee. Esse
valorizzano il protagonismo
della persona, avvicinano le
strutture pubbliche ai problemi dei cittadini, contribuiscono a elaborare e ad attuare i
programmi degli enti locali.
La condizione perché il volontariato non degeneri in
supplenza, assistenzialismo e
clientelismo è che le strutture
pubbliche si facciano carico
di tali programmi per assicurare diritti costituzionali a tutti i cittadini a partire dai più
svantaggiati, e che considerino risorsa politica e culturale
gli immigrati in Italia.
La laicità vuol dire che
l’essere umano conta più del
potere; più del partito, dell’
impresa, della burocrazia statale, dei centri che detengono
il sapere codificato e di quelli
che dettano e difendono le
norme morali e legali, delle
autorità dello stato e delle gerarchie delle chiese. La laicità esige che i partiti smettano di essere «chiese» e che le
chiese non pretendano di
mantenere una tutela etica
sullo stato e sulle singole persone, godendo per questo di
un regime diverso dalle altre
aggregazioni sociali.
Per avviare il superamento
del regime concordatario occorre impostare fin d’ora una
politica che di fatto equipari
il più possibile gli organismi
religiosi-ecclesiali con gli altri organismi sociali Solo così si può realizzare l’uguaglianza di fronte allo stato di
tutte le fedi, anche degli ideali laici, la parità di tutte le religioni e culture nella prospettiva della costruzione di
una società multiculturale.
fastidio del cardinale: «Non è
neanche ammissibile che
sempre si chieda alla Chiesa
conto di che cosa abbia fatto
contro la mafia».
Certo, se la Chiesa cattolica
è non solo Mater, ma anche
Magistra, è assurdo che qualcuno osi interrogarla, chiederle conto del suo operato:
la chiesa non può sottrarsi al
giudizio della storia. Vi fu un
tempo in cui la chiesa, con la
Bibbia alla mano, sosteneva
che la schiavitù era voluta da
Dio, ma oggi la chiesa non
può disimpegnarsi dalla lotta
contro la mafia col pretesto
che la sua vocazione è di predicare r Evangelo.
Alla domanda poi, che può
sembrare insolente, non può
non rispondere. C’è una storia che ha diversi momenti.
Si può infatti già scrivere la
storia della disinformazione
della chiesa sul tema della
mafia. Tipico l’esempio del
cardinale Ruffini di cui, nel
citato articolo. Pappalardo
vuole ora con accorati accenti rivendicare la memoria.
Ruffini, che era un prelato
tutù altro che sprovveduto,
dichiarava non solo di non
sapere cosa fosse la mafia
ma ne negava persino resistenza. Ma era veramente disinformato? E la strage di
Ciaculli del 1963 non era
sufficientemente allarmante?
E il deferente invito che gli
era giunto dalla segreteria di
Stato di Paolo VI a scendere
in campo contro la mafia, come avevano fatto gli evangelici palermitani, non doveva
da lui essere accolto?
C’è anche la storia del silenzio della chiesa che, dopo
Ruffini, si prolungò per lunghi anni e che fu fatale perché la mafia ebbe il tempo
per affondare le sue radici
velenose in tutte le istituzioni
civili, politiche e, perché no?
anche religiose.
Non c’è infatti anche la
storia del coinvolgimento della chiesa nel complesso, intrigato groviglio mafioso che
ha soffocato sempre più il vivere civile della nostra isola.
Questa è una storia lunga di
numerose pagine, di troppe
pagine, che è stata già scritta
e di cui la Chiesa cattolica
non ha ancora fatto umile
confessione di peccato: ma
oggi la chiesa sta scrivendo
una nuova pagina, quella
dell’impegno di tanti vescovi, sacerdoti, anche di diverso livello culturale, che sono
scesi in campo risolutamente
a rischio, come don Giuseppe
Puglisi, il cui sacrificio può
contribuire a riscattare la
chiesa dal suo silenzio.
E necessario allora che
adesso la Chiesa cattolica non
abbassi la guardia, che non si
verifichino battute d'arresto,
arroccamenti, recriminazioni
di memorie del passato perché. a dire il vero, tutto quello che finora è stato fatto per
mettere in ginocchio la mafia,
non l’ha fatto certo la chiesa,
o quanto meno non solo la
chiesa, ma la società civile
che vuole liberarsi di questo
cancro, la società nelle sue
componenti laiche, politiche,
culturali e, naturalmente, la
magistratura, le forze dell’ordine, che con grande dedizione, hanno anche dato un così
alto, prezioso contributo di
vite umane.
(I) Dal Giornale di Sicilia
n. 55 del 25 febbraio 1994.
14
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 11
1^0)
Alessandro Gavazzi
Bologna: Centro culturale «A. Gavazzi)
Cristiani e libertà
VITTORIO VALENTINI
LO scorso 11 febbraio è
stato presentato a Bologna il nuovo Centro culturale
protestante «Alessandro Gavazzi» con una prima iniziativa pubblica presso la sala della Chiesa evangelica metodista. Si è colta l’occasione della recente edizione integrale
de 11 servo arbitrio di Martin
Lutero, a cura di Fiorella De
Michelis Pintacuda, edito dalla Claudiana, per presentare
una breve scheda informativa
di questo testo fondamentale
del pensiero teologico protestante, a cui ha fatto poi seguito una conferenza sul tema
«Cristiani e libertà» tenuta dal
prof. Paolo Ricca della Facoltà valdese di teologia.
L’iniziativa, che ha riscosso un notevole successo, ha
richiamato l’interesse di un
pubblico numeroso rappresentativo di ambienti cattolici, di avventisti, del mondo
accademico e di circoli culturali. Nel presiedere la conferenza Sara Valentini, del direttivo del Centro, ha spiegato che esso ha scelto il nome
di Alessandro Gavazzi con
l’intento di riscoprire questo
personaggio del protestantesimo italiano risorgimentale.
Gavazzi nacque e crebbe a
Bologna, fu padre barnabita e
cappellano al seguito delle
truppe garibaldine, e fu animato nel corso della vita da
un forte impegno sociale e
politico. Allontanatosi dal
cattolicesimo, divenuto evangelico e convinto che anche
per l’Italia fosse necessaria la
Riforma, fondò la Chiesa cristiana libera. Da questa, in seguito, molte comunità confluirono nella Chiesa metodista come nel caso, appunto,
della comunità di Bologna.
Sono poi state sinteticamente illustrate le motivazioni, gli obiettivi e il programma di attività dell’associazione, e si è evidenziato in particolare come gli intenti del
Centro non siano limitati al
solo campo delle problematiche teologiche e religiose, ma
si prefiggano di allargare il
proprio spazio di intervento
alle questioni sociali, politiche e culturali nel senso più
ampio della parola, ricercando anche la collaborazione di
altre realtà che operano culturalmente nella città.
L’argomento della serata è
stato poi introdotto da Roberto Bottazzi che, nel presentare
una breve scheda informativa
sul «Servo arbitrio», ha rile
vato come sia sempre interessante occuparsi del pensiero
di Lutero anche dal punto di
vista culturale, mettendo in risalto come l’idea stessa di libertà, di responsabilità personale individuale, diventata un
patrimonio così fecondo nella
storia dell’Europa, trovi proprio nell’interpretazione della
libertà del cristiano da parte
di Lutero uno dei suoi fondamenti più ricchi di significato.
La parola è quindi passata a
Paolo Ricca il quale, benché
l’argomento non fosse proprio dei più «leggeri», è riuscito a catturare e a mantenere vivo l’interesse del pubblico sul rapporto stretto e problematico tra cristianesimo e
libertà, attraverso un’argomentazione di grande spessore culturale e una piacevolissima oratoria. Dio rappresenta un limite alla libertà? Il
credente ha una libertà «costretta»? In merito a questo la
«modernità» ha ritenuto che
non possa esistere libertà con
Dio, ma che occorra liberarsi
da Dio per essere liberi. Ma
la testimonianza biblica, ha
proseguito Ricca, afferma
esattamente il contrario; cioè
che Dio scende a liberare
(Esodo 3). Egli ama la libertà,
la suscita per poterla amare.
Deriva da qui il concetto di
libertà come mistero, perché
è inspiegabile come esigenza,
inesauribile come compito: il
suo traguardo si sposta inesorabilmente in avanti.
Vivere la libertà come vocazione significa riconoscere
che nella nostra vita, anche
collettiva, ci sono molte libertà sconosciute, o dimenticate, o confiscate. Ma in che
cosa consiste questa chiamata
alla libertà? per il cristiano significa abbandonare se stesso
e andare verso il prossimo,
perché libertà è movimento.
Siamo chiamati alla libertà
perché ciò che è alla radice
degli uomini non è mai un fatto individuale. Finché ci sarà
un uomo meno libero di me,
io non sarò libero. Per amare
la libertà degli altri occorre
parlare di libertà dal bisogno
e quindi è necessario, attualizzando il concetto, poter essere
liberi dalle granate, dai licenziamenti, dagli stupri, dalle
mille violenze quotidiane,
dall’espulsione degli stranieri,
ecc. Paolo Ricca ha quindi
concluso affermando che liberi e cristiani, in fin dei conti.
significa liberi e umani, perché la più grande libertà di
Dio è stata quella di farsi uomo per l’umanità.
Un libro della Claudiana affronta una tematica che impegna le nostre chiese
La morte evidenzia la distinzione fra la vi
biologica e Inesistenza che abbiamo in
LUCIANO DEODATO
Nella mia esperienza pa
! - - ■
storale infinite volte mi
sono trovato di fronte alla
morte: morte di persone anziane, «sazie» di giorni e di
esperienza, evento vissuto
con tristezza e dolore ma anche come qualcosa di «naturale», e morte di persone giovani, bambini, neonati. Morti
strazianti, assurde, incomprensibili e quindi inaccettabili. Mi sono trovato anche
infinite volte a ragionare sul
problema della morte con
persone che, pur essendo apparentemente sane, vivevano
con l’ossessione della loro
propria morte; un’ossessione
irrazionale (o non sarebbe
forse meglio riconoscere come fin troppo razionale?) che
impediva loro di vivere serenamente la propria vita. Non
sono mai riuscito a creare in
loro un senso di serenità, né
facendo ricorso ad argomenti
razionali né spostando il discorso sul piano della fede.
Ho visto persone agnostiche
accettare apparentemente senza grossi traumi l’idea della
propria morte; ho visto credenti, a mio giudizio sinceri,
temere la morte. Per cui non
so se la fede possa essere una
medicina efficace contro l’angoscia della morte.
Non so come fosse nelle epoche passate ma sono propenso a dare credito a quanti
dicono che nella nostra epoca
sia aumentata l’angoscia della
morte perché la morte e il morire ci sono stati in un certo
senso sottratti. Mentre nella
eiviltà contadina la morte era
un fatto quotidiano, un’esperienza che entrava a far parte
del vissuto fin dai primi anni
dell’infanzia, oggi essa si
compie lontana dalle mura
domestiche, nell’ambiente
freddo e impersonale di un
ospedale, con l’assistenza di
estranei. Eppure la morte, così
come la nascita, sono le due
esperienze fondamentali e comuni ad ogni essere vivente:
più cerchiamo di rimuovere la
morte dal nostro orizzonte e
più andiamo incontro a turbe
di ordine psicologico, se non
addirittura psichico.
Da alcuni anni a questa parte si scrive molto sul tema
della morte: un’opera di una
psichiatra americana (ma di
origine svizzera), Elizabeth
Kübler-Ross, «On Death and
Dying» (La morte e il morire)
è diventata un classico e ha
avuto un enorme successo; la
traduzione italiana ha rag
giunto (se non vado errato)
già la settima ristampa, e i titoli su questo argomento sono
ormai innumerevoli. In questo contesto bene ha fatto la
Claudiana a stampare l’opera
di Ray S. Anderson, «Theology, Death and Dying», col
titolo «La fede, la morte e il
morire» Si viene così a colmare una lacuna e a dare un
apporto protestante alla riflessione attuale su questa difficile tematica.
Anderson è professore di
teologia pratica al «Fuller
Theological Seminary» (California, Usa): il suo approccio al problema è quindi di
tipo «pastorale», in un certo
senso con dei limiti perché
esamina la questione non sotto il profilo della scienza. Ma
non è detto che questo limite
non sia in realtà un pregio: la
scienza esamina i meccanismi, ma non risponde alle
domande di fondo che stanno
dietro al nostro morire e che
mettono in discussione il
senso della nostra vita, determinano una crisi della nostra
fede, pongono delle domande
a Dio e su Dio. La morte, insomma, ci interpella non solo
come uomini e donne, ma
anche come credenti e mette
in discussione la nostra predicazione.
Anderson compie una vasta
ricognizione del problema:
nella prima metà del suo libro
affronta vari argomenti, e fra
questi anche le risposte che
sono state date da altre religioni al problema della morte. È una parte importante.
nel senso che prende
MIREL
derazione con serietà,
teorie strane come la »
psicosi. Io ho trovatori,
fascinante la secondaTT’
casi ^
dove esamina casi cow-r^ . ,
paradigmatici, dovei]?®* ^
namento diventa discoli® ®
-----------u_ '’'»^alvino.
fuoc
avanza anche delle i
concrete. FondamentZ'^®*™**’
stinzione biblica tra .í'‘^®***°
/_u_ ;__________. r.'tn
(che in greco vuole diœuP^°
Sul ter
5
imosessi
biologica») e «zoè»
sempre in greco, vuok
«vita “esistenziale”»]/
hanno la «bios», ma w
la «zoè», quella verìiPPj ° ^
«eterna». l
A partire da questa ribadì
zione SI può impostarei'di t
tamente un discorso|j,eno ¿a
morte e il morire, s%i^j]e co
servazioneomenodel^,ll.a,co
sulla «tutela» della vitata da una
via dicendo. Bello.ièg dei f
l’ultimo capitolo, intlmanto
«Ecologia umana deUa4iese F
e del morire». Non nei^ti fratell
po il contenuto, perchi|,enienza
be come dare la
un «giallo».
Un’ultima osserva
Anderson ha il pregio
imporre il proprio p{
ma di proporlo come|
sa di provvisorio; uni
pacato, sereno e unij|;ale dovi
sponibile al dialogo.|difficolta
manifesta al meglio ili
le «pastorale», comeiF
fede, morte, morire? ìi
parliamone serenameiljs^gpQ
reazion
È logi'
erchino
na anchi
ere la p
luò reali
egrazior
sieme.
(*) Ray S. Anderson:|
de, la morte e il morire.
Claudiana, 1993, pp2l
24.000.
Per
Livorno: una confrenza del professor Giorgio Girardet sulle prospettive future
■ I m mm m m
I
Il protestantesimo e la sfida ecumenica^
orse
letai
Il 17 febbraio, nel tempio
valdese di Livorno, Giorgio
Girardet, professore emerito
della Facoltà valdese di teologia, ha parlato sul tema: «11
protestantesimo tra confessionalismo ed ecumenismo.
1848-1994: i valdesi tra passato e futuro». Il pastore Girardet ha iniziato chiedendosi
che cosa significhi essere
protestante oggi, in un momento in cui i tempi cambiano e la situazione religiosa è
in continuo movimento. Lo
sviluppo dell’ecumenismo e
l'apertura all’Europa, in notevole misura protestante, hanno determinato nel mondo
cattolico italiano un maggior
interesse per la presenza
evangelica.
È stato notato che gli incontri tra i protestanti europei
avvengono spesso solo tra alcune delle varie denominazioni. Per esempio la Concordia di Leuenberg del 1973 segnò l’intesa teologica fra luterani e riformati, con esclusione degli altri. Solo con
rincontro di Budapest del
1992 tutti i protestanti europei si sono trovati insieme.
Girardet è passato poi alle
caratteristiche attuali del protestantesimo, evidenziandone
in particolare tre «debolezze»
storiche: la disunione (c’è
molta facilità di aggregazioni
specifiche, da cui l’accusa di
divisione, che si richiama peraltro alla radice storica del
protestantesimo, nato come
chiesa del dissenso); la scarsa
identità confessionale (tutti si
richiamano ai riformatori, ma
c’è sempre di fatto un richiamo alle chiese nazionali, alle
loro caratteristiche e tradizioni. Sicuramente l’universalità
è frantumata); la spregiudicatezza culturale e teologica. Il
protestantesimo si è sempre
dovuto confrontare con la
cultura dell’evoluzione e della trasformazione; c’è comunque sempre stata apertura al nuovo, e non esiste una
gerarchia; guida culturale sono sempre state le università
(e questo, per reazione, ha
prodotto la nascita di movimenti popolari evangelici, caratterizzati da una teologia
approssimativa).
In realtà queste caratteristiche possono essere positive:
disunione vuol dire anche ricchezza di ispirazione e netta
rivalutazione dei doni individuali: libertà nella diversità,
alla luce della Bibbia. La
scarsa identità confessionale
deriva poi dal fatto che il protestante in quest’epoca riafferma la sua tendenza alla riconciliazione, attraverso l’ecumenismo, che è indubbiamente creazione protestante.
Quanto alla spregiudicatezza
culturale e teologica, essa deriva dal fatto che il protestantesimo è la religione della libertà, come ben ha illustrato
Jürgen Moltmann in Protestantesimo e libertà. Esso ha
di fatto prodotto la costituzione della individualità moderna e ha fondato l’etica
della libertà.
Girardet ha poi preso in
esame il protestantesimo italiano. Si è detto che siamo
«pochi, ma ben divisi». In
realtà siamo divisi assai meno
di prima, e forte è il senso di
identità in ciascuno di noi.
Certamente siamo meno spericolati di altri protestanti
esteri nell’acquisizione di
nuove dottrine teologiche (si
pensi al persistente adagiarsi
delle varie generazioni pastorali sul barthismo) e c’è anche
una scarsa sensibilità verso i
problemi della natura e del
femminismo; forse c’è maggior vivacità di idee nel mondo cattolico che ci circonda.
Quanto aH’ecumenismo,
esso è per Girardet a un momento di svolta, non di crisi.
Dopo l’Assemblea di Amsterdam (1948) e il Concilio Vaticano II anche i rapporti bilaterali (cattolici-riformati, cattolici-metodisti, ecc.) hanno
consentito di mettere a fuoco
le differenze per cui oggi possiamo misurare meglio ciò
che ci separa; però non siamo
andati oltre. Un elemento che
pesa nel dialogo ecumenico è
la commistione fra religione e
politica (i rapporti a volte
conflittuali fra anglicanesimo
e corona d’Inghilterra, o in
Italia, per esempio, con l’opposizione protestante all’insegnamento della religione a
scuola). Tutto ciò incide sul
dialogo ecumenico, come del
resto il travaglio del mondo
cattolico, che non è più monolitico. Il nostro ruolo è di
collaborare offrendo le nostre
esperienze storiche.
Certo il tempo procede e ci
pone dinanzi problemi nuovi
c’è da parlare di nuova mo
dernità, di post-modernità,
bioetica, di esistenza come
corpo e non solo come spiri
to, di filosofie orientali
nuovo rapporto con la natura
Qui, nel villaggio globale, è
di
di
ipagina si
la nuova frontiera come
menismo: dobbiamo 9®
ci anche con le altre
e non ne abbiamo an«l®inque i
strumento adatto. AMp®*®®^®.'
renza del prof. Girar«*® ®*®‘ .**
seguito un libero dii»*®**
che interventi di menili® ®F
le comunità valdese eH J®. ,
e anche dica,.olici.
ai^grande
jGutenbe
-pacità di
Un convegno pubblico
mercato,
governo
che c’è ’
ne: in I
Sud, la i
un «optii
L’esercizio ^i“Ìse^deHa
/aB/Mmèiltitoloà^,
cS^Slfe
ca«Biblia», che site#
so il Centro congress^gj.^
di Milano tra il Tessati :
aprile prossimi. ¡hanno t
Se il diritto romanoL,gjri t
base degli ordinamenniespQ^j^j
La Bibbia e
la giustizia
Bibbia si possono t’enumero:
importanti concetti ®,‘'®iVole roti
a che fare con la 8*®^teraturi
che possono aver m* aSpettaco
di sé il successivo pLto „or, ,
giuridico. La virtù u^ìsenza al
(z.addiq) e Fesercii jCome il
giustizia (mishpoo utamugo,
qualche modo pt®*®!'.j(®®a lave
no come provocai ,^ratura d.
1«#
nostri ordinamenti o nuove t
nelle nostre coscien^®j
Per informazioni ji®®sta q
e iscrizioni: Bibli^ '^^assia C
Settimello 129, 5^f®ria, a
mello (Fi). Tel. O55'0'*^la sua v
Fax 055-8824704. razione
15
15 j
NERDÌ 11 MARZO 1994
riforma
)rende
1 serietà,
ome
trovato
seconda’
casi COI,
dove il
Ita disci
delle
lameni
ica tra
/uole
2 «zoè»
co, vuoi
ziale”:
i», ma
la vera,
,1 :
,|^icca di servizi l'ultima trasmissione di «Protestantesimo» in televisione
Integrazione dei fratelli stranieri può essere
n'occasione di crescita per le nostre chiese
ew *
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
re gli argomenti messi a
fuoco in Protestantesimo
iel 27 febbraio: l’immigraziole e le comunità evangeliche,
alvino, un protagonista della
iforma, e il recente «pronunjamento» del Parlamento euopeo sul matrimonio fra
imosessuali.
Sul tema dell’immigrazione
stato sottolineato il grande
alore ecumenico del recente
ippello sottoscritto da cattoli;i ed evangelici e apparso sul
8 di Riforma. Paolo Naso
I ribadito che il modo cor
i*Pc?fÌ^fctto di porsi dinanzi al fenoeno da parte della società
;ivile consiste in una politica
ll’accoglienza non disgiunda una seria programmazioe dei flussi migratori. Per
uanto attiene alle nostre
Jhiese, l’arrivo tra noi di queNon nei{j fratelli in fede di varia pro), percl^eaieaza ha creato situazioni
la soluA reazioni diverse.
È logico e giusto che essi
osser^ cerchino non solo un lavoro
1 pregi® aia anche un ambito dove vi3pno g j,ere la propria fede e questo
realizzarsi mediante l’incomunità loo e UB%ale dove non ci siano grosse
dialogo.«difficoltà a livello linguistico
figlio Uil
, come„>
riorire71i
li scorsoi
rire, sii
aeno
Iella 1
Bello,!
olo, :
ma dà
oppure in gruppi, e conseguenti culti separati, in caso
contrario. L’importante è offrire loro una possibilità di
scelta (e disponibilità di accoglienza e di locali). Queste
due alternative si realizzano
nella Chiesa battista di Milano dove al «normale» culto
domenicale con partecipazione di cinesi, filippini e peruviani seguono nel pomeriggio
culti distinti per cinesi, per
etiopi e ora anche per ghanesi.
Un altro esempio proposto
è quello della Chiesa valdese
di Siena dove è presente, e integrata, una comunità camerunese. Dopo iniziali difficoltà e
procedendo a piccoli passi,
come precisa Giovanna Pons,
pastore di quella comunità, si
è imparato a cedere qualcosa
e, in seguito, a gioire del fatto
che «l’altro» si senta accettato
nella chiesa che ormai considera anche sua.
Il secondo servizio, curato
da Marco Davite, facendo riferimento a una recente opera
di Giorgio Toum, I protestanti, una rivoluzione, metteva in
evidenza come per Calvino la
fede operi una rivoluzione
analoga a quella copernicana,
sia neH’individuo che nello
stato: infatti il credente, rico
rena“«Napoli: 5 giomi di «Galassia Gutenberg»
ï^erché la cultura
nderson;!
I morlR.
93, ppJI
'tion sia un optional
LUISA RITTI
f llj^orse l’interesse dei napoIJ; letani nei riguardi della
ipagina scritta non è così scartiera come le statistiche ci indibiamoi^^™' questo almeno sembra
. ¿emergere a conclusione delle
imo giornate di «Galassia
Ito l3 mostra-merca
Qirgrj|to del libro che, giunta alla
. diM*“^ quinta edizione, si è tenudi ^ Napoli dal 16 al 20 febIdeseeM^'^^'®' mostra è stata pre
* lici dall’editore Franco Li
^ ' ■ jguori, che ha individuato il
^(grande pregio di «Galassia
¡Gutenberg» proprio nella ca-pacità di avvicinare il grande
gno pubblico ai libri e stimolare il
mercato. Occorre ricordare al
. j— « governo, a dire dell’editore.
Ilo V che c’è bisogno di promozio, , ne: in Italia, e ancor più al
1712 cultura è ancora solo
un «optional».
Iella gii'^ Cinque sono stati i temi baitelo di mostra: i linguaggi
“ cibo, la musica, la fiaba.
rii cultu®^^!* amori e il Sud. In cinque
si tetd>!l'°™' 60.000 visitatori
gfgssi^H " disposti a spen
il 23 ma molto inte
ressati alla manifestazione)
jijjr^^no popolato i novemila
destinati all’
* Mentii muovendosi fra
’ n fin’** ^ partecipando ai
[,{|("“merosissimi dibattiti e tarotonde dedicate alla let^ poesia, allo
n ^ questo proposi
può tacere la premostra di scrittori
fi ** portoghese José Sa
che ha preso parte a
tavola rotonda sulla lette®uo paese e le sue
Gutenberg), alla sua
*ua letteratura, al. 055 Ja sua vocazione per l’esplo104. fazione via mare, è stato de
dicato un ampio spazio espositivo. Il livello di partecipazione alla mostra è stato piuttosto soddisfacente; tanti i
lettori interessati ma pochi, a
dire degli organizzatori, gli
acquirenti: il record di presenze non sempre ha visto un
parallelo record di acquisti.
Fra i visitatori moltissimi i
giovani e gli studenti, che si
sono orientati senz’altro verso
l’acquisto di libri economici.
Alcuni editori non hanno esitato a praticare sconti stupefacenti, come la casa editrice
Guida, che ha esposto testi di
filosofia scontati addirittura
del 75%. Ma il succes.so più
grande lo hanno ottenuto i
piccoli volumi «millelire» di
Stampa alternativa e Newton
Compton, che fin dai primi
giorni sono stati richiestissimi
dal pubblico giovane e meno
giovane. Accanto agli stand
delle grandi case editrici non
sono mancati altri spazi, meno vistosi, in cui il visitatore
più attento ha potuto ad esempio fermarsi a guardare un
piccolo torchio e altri attrezzi
d’epoca (esposti dalla «Bottega artigiana», piccola azienda
del centro storico di Napoli)
che rimandano agli albori della stampa. Per gli amanti della
pubblicità televisiva, in un’altra zona della mostra, scorrevano ininterrottamente su uno
schermo gigante le immagini
di «spottopolis».
Le prospettive future di questo appuntamento annuale con
il mondo dei libri e della lettura sembrano incoraggianti: la
risposta positiva dei napoletani
ci fa pensare che anche al Sud
sia possibile accogliere l’invito che accompagnava il logo
di Galassia Gutenberg, comparso nei giorni immediatamente precedenti alla manifestazione su molti muri della
città: «Coltiviamoci».
noscendosi incapace di operare il bene, pone al centro non
più sé stesso ma Dio. A quel
punto la salvezza non è più un
traguardo da raggiungere con
le proprie forze ma un inizio
da cui partire. Così pure la
funzione dello stato non consiste più nell’esercizio del potere ma nel garantire a ognuno di vivere la propria vocazione. La chiesa, a sua volta,
è autorizzata a prendere le distanze dallo stato qualora esso
venga meno al compito che
Dio gli ha affidato.
Coerentemente con queste
convinzioni Calvino, come è
noto, si diede anima e corpo
ad attuarne i principi nella
città di Ginevra. Anche se,
per la nostra concezione moderna, il concetto della distinzione tra stato e chiesa ha
contorni più precisi (a questo
proposito sarebbe stato forse
utile meglio chiarire il contesto storico in cui i riformatori
operavano) restano validi per
noi i concetti basilari che da
Calvino ci vengono: il cristiano non può essere estraneo e
indifferente alla conduzione
della cosa pubblica; la politica
deve essere concepita come
servizio; la legge di Dio ha
precedenza per il credente
qualora si verifichi contrasto
con la legge degli uomini. La
presentazione «visiva» del libro di Tourn costituiva un invito indiretto all’acquisto e alla lettura del medesimo, invito che facciamo nostro.
Il terzo argomento «caldo»,
emergente dalle lettere alla
rubrica, era l’ipotesi di matrimoni tra gay, su cui si chiedeva l’opinione dei protestanti.
Giorgio Girardet ha invitato
ad affrontare il tema con serenità, prendendo atto dell’evoluzione del costume. Ha consigliato di considerare il problema sotto l’aspetto delle
nuove forme di convivenza,
tralasciando il termine «matrimonio».
Nell’ottica del rispetto della
persona umana la società riconosca le convivenze stabili tenendo presente che le varie
posizioni religiose non sono di
competenza del legislatore.
Girardet ha manifestato una
certa perplessità a proposito di
eventuali adozioni, per la prudenza doverosa quando si tratta di sperimentazioni su persone che non hanno avuto possibilità di scelta. La trasmissione è stata varia e stimolante e
vivacizzata da immagini pertinenti e suggestive.
La comune e il Centro «Lombardini»
Vìvere diversamente
a Cinìsello Balsamo
Esce una volta il mese con
il quotidiano II manifesto, e
per questo si chiama II manifesto mese. E una rivista monografica che approfondisce
un tema particolarmente legato al dibattito politico o all’attualità culturale. La monografia di questo mese, scelta
quasi obbligata, si intitola
«Pane e lavoro»* e appunto è
dedicata ai problemi dell’occupazione ma anche della disoccupazione, alle strategie
sindacali in un universo produttivo in rapida evoluzione e
alle connessioni della questione lavoro con la questione
ambientale. Sindacalisti, il
ministro del Lavoro Giugni,
economisti, si interrogano
dunque su quello che è anche
il «piatto forte» della prossima contesa elettorale.
Ma fra gli altri articoli ce
n’è uno che ci interessa più
da vicino. «Professori in tuta
blu», a firma Laura Incardona, si occupa (ma lì viene anche realizzato) della «comune» e del Centro «Lombardini» di Cinisello Balsamo. Attraverso le dichiarazioni di alcuni residenti (Laura, Roberto, Michele, ma anche l’algerino e musulmano Faruk) leg
giamo di cose magari a noi
note, ma ora estese a un’altra
platea: leggiamo dei corsi popolari per preparare al conseguimento della III media, una
«scuola non autoritaria» (meno male che qualcuno non dimentica questo obiettivo), in
cui i «professori-professori»
(volontari) venivano affiancati da quegli operai che già
avevano seguito da allievi i
corsi, e ora si rendevano disponibili a trasmetterli ad altri. Cambiando i tempi cambiano gli obiettivi, ora serve
l’alfabetizzazione per gli stranieri e si pensa, sempre per
loro, a corsi di avviamento
professionale, in collegamento con alcune ditte dell’hinterland milanese.
Su tutto gioca un ruolo determinante l’atmosfera comunitaria, che per i credenti si
nutre del messaggio evangelico e che tende al dialogo fra
evangelici, cattolici, persone
in ricerca, ora anche musulmani. Un’esperienza che continua a proporre stili nuovi,
opposti alla tendenza dominante a rinchiudersi fra le
proprie mura.
(*) «Pane e lavoro». Il manifesto mese (febbraio).
Fernando Pessoa
Libri
I molti nomi del poeta
Strano personaggio, questo di Fernando Pessoa (1888-1935),
probabilmente il massimo letterato portoghese di questo secolo
che, per sfuggire alla propria identità, o forse invece per viverla
meglio, riteneva necessario costruirsi altre storie personali, fino
al punto di creare dei personaggi mitici sue controfigure. Sono
quegli «eteronimi» (parola più precisa di pseudonimi) a cui affidò il compito di firmare le proprie raccolte poetiche: Ricardo
Reis, Maestro Caeiro, Alvaro de Campos: proprio a quest’ultima firma si rifà la bella e ampia antologia* pubblicata da
Adelphi per la cura di Maria José de Lancastre e la traduzione
di Antonio Tabacchi, che con una raccolta di saggi (Un baule
pieno di gente) e con un’antologia di aforismi (Il poeta è un
fingitore), entrambi pubblicati anni fa da Feltrinelli, è il vero
propagatore e esegeta italiano del maestro portoghese.
Futurista nelle composizioni dei primi anni (L’Ode trionfale,
1914, inneggia al «calore meccanico e l’elettricità», e invita
aW «urrà per me-tutto e per tutto, macchine al lavoro» e si serve dell’onomatopea), Pessoa sa essere lirico anche là dove
sembra retorico (alla notte chiede «... vieni, e porta i lontani
monti a ridosso degli alberi vicini, fondi in un campo tuo tutti i
campi che vedo». Due brani di odi, 1914), introspettivo («tutto
trema in me [...] a causa di quella creatura che mai giunge con
nessuna nave») nei suoi versi lunghi e distesi che parlano di
marinai, di città, di arte e di maschere e della propria mancanza
di speranza al di fuori del bello: in una composizione del 1934
il poeta confessa il proprio dolore per aver letto la I Epistola ai
Corinzi e dover ammettere che dentro di sé non sente la «caridade»:«e io che non ho la carità...».
(*) Fernando Pessoa: Poesie di Alvaro de Campos. Milano,
Adelphi, 1993, pp 391, £ 32.000.
L’edificio dove ha sede ii Centro «Jacopo Lombardini»
Venerdì 11 marzo — ASTI: Alle ore 21, presso l’Archivio
storico del Comune (via Massaia 15), il pastore luterano Holger Banse parla sul tema: «“Sia che mangiate, sia che beviate”
(I Corinzi 10,31) - L’etica in Paolo».
Sabato 12 marzo — TORINO: Alle ore 15, nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele II 23, la teologa e antropoioga
Caterina Jacobelli, la giornalista Lidia Menapace e Debora
Spini, vicepresidente della Federazione mondiale studenti cristiani, parlano sul tema: «Valori e vissuti delle donne».
Domenica 13 marzo — ROMA: Alle ore 16, presso le suore francescane missionarie di Maria (via Giusti 12), il Sae organizza un incontro sul tema: «La mistica nell’Islam». Interviene il dr. Momadou Touré e introduce mons. Carlo Molari.
Domenica 13 marzo — BARI: Alle ore 17, nel salone del
Portico dei pellegrini (S. Nicola), il Gruppo ecumenico di Bari
organizza un incontro sul tema: «Le due Pasque». Interviene il
prof. Bruno Di Porto.
Mercoledì 16 marzo — SALERNO: Alle ore 18,30, presso
la sala della Chiesa metodista (via Manzella 27-29, Torrione),
il Centro comunitario «Aurelio Cappello» organizza un incontro con il pastore Sergio Aquilante sul tema: «La diaconia
delle chiese metodiste in Italia».
Giovedì 17 marzo — ALESSANDRIA: Alle ore 21, presso
la sala di corso Borsalino 24, si tiene una conferenza del pastore Giorgio Tourn sul tema: «Evangelici in Italia: quale vocazione?».
Venerdì 18 marzo — MILANO: Alle ore 15,30, nella sala
di via Sforza 12/a, il Centro culturale protestante organizza,
nell ambito del corso per insegnanti sulla Riforma e l’Europa,
una lezione del prof. Mario Miegge sul tema: «Etica e politica
nel pensiero protestante europeo».
16
PAG. 10 RIFORMA
Ai
venerdì 11 M
IM
UN ORGANISMO CHE PERMETTE DI SVOLGERE UN SERVIZIO NELLE NOSTRE OPERE SOCIALI
L'ASSOCIAZIONE EVANGELICA
DI VOLONTARIATO HA 10 ANNI
L’Associazione evangelica di volontariato
(Aev) ha terminato il primo decennio di attività. Nell’ottobre 1983 a Firenze, di fronte a
un notaio, una trentina di persone ha dato vita
all’associazione che ha lo scopo di organizzare
il lavoro volontario presso le numerose opere
sociali delle chiese evangeliche italiane.
Le opere o gli enti che vogliono disporre di
un servizio volontario fanno una convenzione
con l’Aev in cui viene precisato quanti volontari si richiede e a quali compiti verranno adibiti. L’Aev provvede ad assicurare i volontari: ha così inizio l’avventura dei volontari
presso gli istituti. Alla fine del ’93 si erano
iscritti all’associazione 905 volontari mentre
negli ultimi anni erano mediamente in servizio dai 125 ai 135 ogni anno, divisi in 28
«cantieri» di cui alcuni sempre in funzione,
ad esempio presso le case di riposo, le case
per minori, gli ospedali o Agape e Riesi, altri
con un funzionamento stagionale. La maggior
concentrazione dei «cantieri» è nelle valli
valdesi.
Circa l’esperienza di volontario pubblichiamo qui di seguito due testimonianze di due
volontarie straniere.
NELLY JOUBDAN CHARBONNIER
Nel 1989 avevo potuto visitare le valli valdesi con
un gruppo di valdesi del Rio
de la Piata: erano le Valli che
conoscevo attraverso i racconti pieni di amore e di fede
di mio padre, emigrato con la
sua famiglia molti anni prima
neirUruguay.
Dopo questo viaggio «turistico» e dopo aver terminato
l’impegno di lavoro come insegnante, decidevo di cercare
una possibilità per tornarci.
Questa possibilità mi si presentò quando un’amica uruguaiana che vive a Torre Pellice mi mise in contatto con
l’Associazione evangelica di
volontariato. Dopo aver ricevuto risposta positiva, sono
stata inserita per l’anno 1992
nell’attività di animazione
con gli ospiti dell’Asilo dei
vecchi di San Germano.
In questo anno di volontariato ho potuto investire la
mia esperienza di lavoro e trasmettere ad altri diversi modi
di espressione, la mia fantasia,
i miei sentimenti, utilizzando
forme (puzzle, poggiapiatti,
portachiavi in legno), colori
(pittura su stoffa: asciugamani
e fazzoletti, borse, ecc.) e parole, conversando con gli anziani, raccontando storie reali
o immaginarie e scrivendo alcune fiabe per bambini. Queste ultime le abbiamo potute
raccogliere nel libro «I sentieri della fantasia» stampato a
cura dell’Asilo.
Dopo questo periodo come
volontaria sono tornata a casa,
dove insieme ai miei figli mi
aspettava la mia nipotina, nata
durante la mia assenza, e che
quindi vedevo solo allora per
la prima volta. Dopo essermi
dedicata ai miei familiari per
un po’, l’idea di ritornare un’
altra volta in Italia riapparve
alla mia mente e non mi lasciava in pace. E così, eccomi
di ritorno come collaboratrice
per i preparativi del centenario
dell’Àsilo di San Germano.
Tornare alle Valli significa
di certo riallacciarsi a un’
esperienza ricca, vissuta allora, e sono certa di poter vivere un altro valido periodo.
Mi auguro che questa mia
permanenza possa lasciare di
nuovo qualcosa di mio nelle
persone che incontro e sono
grata a Dio per questa nuova
esperienza.
SEBESTYÉW ANIKÓ
Sono ungherese, battezzata
cattolica, non appartengo
a nessuna chiesa fissa, sono
già laureata e ho quasi 30 anni. Prima di venire in Italia
avevo già una vita ben organizzata. Era comoda questa
vita, ma proprio per questo
poco stimolante. Avevo voglia di evadere dalla vita normale per incontrare altre
realtà, nuove persone, affrontare nuove situazioni e conoscere così meglio il mondo e
me stessa. Forse all’inizio i
vantaggi di quest’avventura
non sono stati così evidenti,
ma sperimentando la vita volontaria mi è venuta sempre
più voglia di passare più tempo in questo modo e visitare
diversi centri.
Tutto è cominciato l’estate
del 1992 a Santa Severa, dove
250
200
150
100
50
liïï
ÌflB
»1
Totale volontari
che hanno prestato
servizio, divisi per
fasce d'età
meno di
20 anni
meno di meno di
25 anni 30 anni
più di
30 anni
ho fatto lo stage di un mese.
Si è trattato di una delle mie
vacanze più belle e allo stesso
tempo di una specie di prova
generale. All’inizio del 1993
sono arrivata a Vallecrosia per
fare un servizio alla Casa valdese per 5 mesi. Con altre volontarie abbiamo aiutato in cucina e nella pulizia della casa.
Il nome «volontaria Anikó»
proviene da Vallecrosia. Un
giorno mi sento chiamare:
«Volontaria Anikó al telefono». Questo mi ha fatto scoprire la mia nuova dimensione
e questo era anche gratificante. In quel periodo la maggior
parte degli ospiti erano persone anziane e ciò ha contribuito
a rendere la mia esperienza
più particolare di quanto mi
aspettassi. Prima non avevo
mai avuto amici di 70-80 anni.
Luglio: Firenze, istituto
Gould. Un posto favoloso, dove dal primo momento ho sentito solo fiducia, disponibilità
e amicizia da parte dei residenti. Qui ho fatto le pulizie
nella foresteria con altri giovani, e di pomeriggio e la domenica cercavo disperatamente di vedere tutto a Firenze e
nei dintorni. Nello stesso tempo volevo passare più tempo
possibile con i miei nuovi conoscenti. Sapevo che in un
mese era impossibile cogliere
tutte le occasioni che il Gould
e la città offrono, così ho deciso di ritornarvi.
Agosto: Riesi, Servizio cristiano. E stata una sensazione
commovente vivere in via
Monte degli ulivi, tra migliaia
di alberi d’ulivo. Qui mi è venuta la grande voglia di partecipare una volta alla raccolta
delle olive. Questo mio sogno
si è realizzato qualche mese
dopo a Casa Cares. Invece a
Riesi ho lavorato in cucina e
nella casa, e durante i weekend ho visitato posti fantastici
dall’Etna a Siracusa. La Sicilia è bellissima, ma mi ha reso ancora più contenta il fatto
di averla conosciuta non solo
come una turista. Ho visto la
sua realtà quotidiana, come
vive la sua gente, e sono riuscita a conoscere un po’ il
Servizio cristiano.
Da ottobre sono di nuovo a
Firenze. Adesso il mio servizio è diverso: aiuto in ufficio e
mi occupo di diversi minori.
Questo lavoro presenta nuove
sfide, nuovi piaceri, e a volte
anche delusioni. Vivere sempre insieme a altre persone è
un vantaggio e allo stesso
tempo uno svantaggio della
vita comunitaria. Ogni tanto
bisogna fare una «scappata»
nella solitudine. Peraltro mi è
piaciuta molto la «libertà di
religione» nei centri evangelici: nessuno ha voluto obbligarmi a credere in ciò in cui
credeva. Vorrei rimanere a Firenze altri sei mesi. E poi?
Non lo so. Ma non ho visto
ancora Napoli, la Puglia e la
Calabria. Una cosa è sicura: se
ritorno in Ungheria mi mancherà l’Italia, mi mancheranno
i valdesi e avrò sempre nostalgia della «volontaria Anikó».
Ammissione soci individuali
120
100
80
60
40
20
1
fredda c
ire dive
;lla Tav
I rifiuta
fire a un
yl centra
iel rifii
>provatc
5 (la chi
IO papa>
inzione
jgni con
Ma sinc
0 che n
Manto pi
«H’amc
le, secoi
a, sarebl
itore nel
fiutato (
rgomenti
1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993
arso 1 c£
ibbe in c
tività ec
:a che si
in diffus
temo c
lolto, pr
ì e lacei
possibil
Io pens
amo no
» (coni
itte le cl
h comui
enso ar
bssiame
fi» (dedi
Bl riavvi
Ifine che
*one nor
Indicazioni pratiche per chi vuole diventare volontario
Che cosa fare per collaborarè
amore ]
Come 1
Chi è il volontario dell’Associazione evangelica di volontariato? In genere è un (o
una) giovane che in attesa di
entrare nel mondo del lavoro
passa un periodo della sua vita al servizio del suo prossimo in un centro di assistenza
(comunità per minori o per
portatori di handicap) in una
casa per anziani, in un ospedale, in un centro di soggiorno per giovani (Agape, Santa
Severa, Monteforte, Vallecrosia) o per famiglie (foresterie
e case per ferie), o in opere
diaconali (Riesi, Villa Grazialma. Centro diaconale).
L’Aev offre a questi giovani alcune possibilità concrete
in questo senso. Fanno parte
dell’Aev sia le opere evangeliche che accettano volontari,
che i volontari stessi. Tramite l’Aev si viene a conoscere
il tipo di lavoro che si andrà
a fare e il periodo di tempo
del servizio. Tutti i volontari
sono assicurati contro le malattie e contro gli infortuni
con l’assicurazione internazionale del Servizio civile intemazionale, a cui r Aev aderisce a livello europeo.
Il servizio volontario consiste nello sbrigare lavori dai
più umili come le pulizie ai
più intellettuali come catalogare e schedare libri, la preparazione di mostre; ma «in
ogni caso il servizio volontario è “aggiuntivo” rispetto alle attività previste per chi è
nell’organico degli enti in
cui il servizio è reso». I volontari non tolgono cioè posti
di lavoro retribuiti.
Tutti i volontari ricevono
dall’ente che li ospita vitto e
alloggio, mentre l’Aev fornisce loro un piccolo argent-depoche, che al netto della rite
nuta fiscale è oggi di 210 mila lire mensili. L’Aev segue
poi i volontari nel loro lavoro
e interviene là dove si verificano incomprensioni tra il
volontario e l’ente ospitante.
Tramite l’Aev è possibile
ottenere la possibilità di fare
il volontario in quasi tutto il
mondo. L’Aev infatti partecipa all’attività degli organismi
y Ile mi pr
io citato
|etodo. I
attere s
itolo 13
^tatelli eh
; ; isti» è f
iffusa; p
internazionali di vdw sorella,
sia cristiani che laidjicontri d
parte dell’Associazi|fena di ]
gna fare domanda lAi cristia
ciazione evangelica dinune e/o
tariate che ha sede
Firenze, via dei Sep
tei. 055-2 I 2576
Adriano Longo, vìkÌ
34, 10066 Torre Pe®
tel.OI2l-9l80l. -,
200
Hanno preso compensi
Vie
Vie
Vie
DlREno
VICEDIRE
REDAHt
Buse
rizio (
grò, I
co, G
do R(
Voipe
j garanti
rio Re
AMMINIS'
abbona
fotocoi
STAMPA:
editore
■ ordinar
A l-sosteni
fi i-semest
g ]• cumula
^'Perabbor
l®stanti s,
0|
Tariffe ine
Partecipa
Economie
I Riforma è il
del l'genn
joon ordinan:
;dl numero 9
'de Reiss Rr
17
Marzo,
11 MARZO 1994
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Posta
cumenici
ecumenisti?
Mi riferisco al «diverso paìre» pubblicato a pag. 11 del
7 con il titolo «Non è lecito
lutare la preghiera comu;». La sorella Florestana
fredda di Rovereto è di pa-re diverso dal moderatore
pila Tavola valdese, il quale
,1 rifiutato l’invito a parteciare a una messa in S. Pietro.
I contrario, io ho condiviso
uel rifiuto, perché non ho
oprovato né la scelta del luo0 (la chiesa dedicata al «pri10 papa») né la scelta della
[jinzione (la messa, che fa a
¡ugni con l’Evangelo).
Ma sinceramente non è que;o che mi spinge a scrivere,
anto piuttosto l’argomento
feiramore, un sentimento
liie, secondo la sorella Sfredsarebbe mancato al modeItore nel momento in cui ha
[¡fiutato quell’invito. Questo
■gomento, quello dell’amore
;rso i cattolici, che mancheibbe in chi non partecipa alle
tività ecumeniche, mi sembra che sia diventato uno sloìan diffuso nelle nostre chiese
Temo che possa, fra non
lolto, provocare controaccujfe e lacerazioni che abbiamo
II possibilità di scongiurare.
Io penso che noi non posiamo non essere «ecumeniI» (consapevoli, cioè, che
[itte le chiese cristiane hanno
n comune fondamento), ma
[ènso anche che non tutti
tossiamo essere «ecumeniti» (dediti, cioè, alla pratica
riavvicinamento). E penso
ifine che questa differenziajone non sia dovuta al tasso
jj amore presente nel sangue.
'Come vedete, la questione
ae mi preme va oltre l’episo(o citato all’inizio e tocca il
ietodo. Perché la pratica di
sattere sul muso tutto il ca^ W A itolo 13 di I Corinzi a quei
^ I viatelli che non sono «ecumeisti» è già pericolosamente
iffusa; per cui se tu, fratello
i di voM sorella, non partecipi agli
he laidiicontri del Sae e/o alla settisociazioAana di preghiera per l’unità
landa alltó cristiani e/o ai culti in coigelicadiliune e/o alla preghiera mon
a sedeiij________
dei Seri^
1576 opp
go, viaii
lire Pelli®'
31.
1993,
0
' CONTRAPPUNTO
COÌ^^bNERI PER' LÍO STATO?
Qlv''
MARCO ROSTAN
« ; ?
Certamente il presidente della Repubblica ha sbagliato nelle sue dichiarazioni sulla scuola privata. Infatti,
nel sostenere che lo stato deve dare spazio (e mezzi) al principio della libertà
delle scuole, da garante della Costituzione non poteva ignorare che la sua
proposta trovava, proprio nella Costituzione, un limite ben preciso aH’art. 33:
«Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza
oneri per lo Stato». Ma al di là della
correttezza di Scalfaro (cosa importante)
e degli schieramenti prò e contro che le
sue parole hanno determinato (anch’essì
illuminanti), cerchiamo di ragionare più
a fondo. Il principio del «senza oneri per
lo stato» sembra di fatto caduto, prima
che dalla Costituzione, nella coscienza e
nella convinzione di molti italiani.
La sostanza conta più del principio, la
realtà non può essere ignorata invocando la legge. E la realtà dice che, siccome
lo stato (o meglio i partiti che lo hanno
occupato) ha talmente sperperato il denaro pubblico in cose inutili, negative o
in ruberie private, se anche se ne spendesse un po’ per chi fa cose utili e posi-,
rive, a volte di qualità, come le scuole
cattoliche, non ci sarebbe poi da scandalizzarsi. Certo uno può dire: deve smetterla di sperperare e rubare. Ma il discorso, come è noto, vale per molti altri
servizi privati, dove il volontariato e
l’impegno espresso da gente «che ci crede» priluce risultati assai più positivi di
quelli statali. Ciò che però ci riguarda
più da vicino è che il principio del «senza oneri per lo stato» (corollario indispensabile per l’autonomia e l’indipendenza del nostro ordinamento ecclesiastico a partire dal quale abbiamo saputo
impostare i nostri rapporti con lo stato in
modo alternativo al Concordato), questo
principio non è più avvertito come decisivo anche da molti membri delle nostre
chiese. Da una parte perché, sempre più,
per molti, la chiesa ha un senso se fa
delle cose utili, aiuta, assiste, svolge dei
servizi positivi; dall’altra perché i risultati contano più dei principi e la società
più dello stato. Per thè la chiesa non è
questo; resta il fatto che se domani ci
fosse la possibilità di finanziamenti pubblici anche per le nostre scuole private,
dal Collegio di Tetre Pellice, a Riesi, alla Noce di Palermo, probabilmente la
maggioranza dei valdesi e metodisti li
accetterebbe di buon grado. Allora, nella
tipica reazione protestante che abbiamo
avuto per le parole di Scalfaro (vuol dare i soldi alle scuole dei preti) dobbiamo
essere lucidi e consapevoli di come stanno le cose in casa nostra. Di ciò che si è
smarrito e non solo di ciò che cambia. E
di un’altra cosa, forse più importante:
cioè che l’impegno per il pluralismo dovrebbe prima di tutto spendersi all’interno della scuola pubblica e non soltanto
garantendo nella società una pluralità di
scuole. Qui, come in altri campi, ho
r impressione che registriamo una battuta d’arresto. Gi siamo battuti, anche efficacemente, per contrastare l’invadenza
dell’ora di religione cattolica, ma non ci
siamo ancora seriamente impegnati perché tutti gli alunni delle scuole pubbliche possano affrontare lo studio del fatto
religioso in modo diverso, corrispondente alla realtà storica.
Sappiamo fare dei centri culturali, ma
non riusciamo a incidere come credenti
evangelici nella cultura e dunque nella
mentalità e nella politica. È questo un
punto almeno altrettanto importante di
quello della vita delle nostre opere e dei
mezzi necessari.
diale ecumenica delle donne
(senza nominare le conferenze dei rabbini e gli inviti dei
musulmani) e, infine, non
programmi le me vacanze alla Mendola almeno una volta
nella vita, allora, caro fratello
o cara sorella, tu non ami i
fratelli cattolici.
Questa è l’aria che si comincia a respirare nelle nostre chiese. Allora io vorrei
dire ai fratelli ecumenisti che,
per favore, non si lascino trascinare dal troppo amore per i
fratelli delle altre chiese, fino
a disprezzare (cioè: a non
amare) i fratelli della propria
comunità.
Ricordo che nei decenni
passati le nostre chiese hanno
sofferto una lacerazione analoga, a proposito dell’impegno sociale, quando alcuni
fratelli «impegnati» accusavano gli altri di essere pietisti, fondamentalisti, piccoloborghesi e, se si arrabbiava
Riforma
nsi
4 ■(
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
« DIRETTORE; Giorgio GardioI
J; VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
Ì REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragagiia, Daniele
Busetto, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Ne2 grò, Luisa Nidi, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Volpe
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruno Rostagno
AMMINISTRAZIONE: Mitzi Menusan
ABBONAMENTI: Daniela Actis
FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
1 STAMPA; La Ghisleriana s.n.c. Mondavi - tei. 0174/42590
EDITORE: Edizioni protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
ITALIA
ABBONAMENT11994
ESTERO
^ ordinario £ 65.000 -ordinario £110.000
sostenitore £ 150.000 -via aerea £ 170.000
• semestraie £ 33.000 - sostenitore £ 200.000
•cumulativo Riforma + Confronti £ 100.000{solo Italia)
s abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni pro“■«tanti s.r.l., via Pio V15 bis, 10125 Torino.
PtAblicazìone setttmanal« unitaria con L'Eco dalle valli valdeaìi
ti non può essere Yendufa separatamente
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
artecipazioni; millimetro/colonna £ 1.800
j conomici: a parola £ 1.000
Ì RifA '
■Idei i?no dalla testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
'IconniJ» '"f responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
jwn ordinanza in data 5 marzo 1993.
'ÌviaEf D ^ afato consegnato per l’inoltro postale aH’Ufficio CMC Nord,
neiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 2 marzo 1994.
no, addirittura fascisti; certo
la teologia e la prassi degli
«impegnati» hanno contribuito allo svecchiamento della
predicazione e hanno promosso una presenza nuova
delle nostre chiese nella società. Dio sia lodato per questo. Ma sia lodato anche perché gli altri, sopportando
l’accusa di insensibilità sociale, hanno continuato a coltivare il dono dell’insegnamento e dell’apostolato, hanno
continuato a evangelizzare, a
confortare gli afflitti e a pregare per i malati, hanno tenuto in piedi l’organizzazione
della chiesa e hanno esercitato il ministerio (umile e consolante per tutti) della presenza assidua alle attività della
propria comunità. E così hanno tamponato l’esodo dalle
chiese e mantenuto produttivo il campo da cui anche i
primi traevano alimento.
Perciò, ora come allora, il
mio auspicio è questo, che
ognuno sia lasciato libero di
rispondere alla vocazione per
la quale si sente chiamato,
senza esclusivismi, senza soverchia stima del proprio ruolo e tenendo presente che
ogni risposta è una risposta
d’amore verso qualcuno.
Enzo Canale
Reggio Calabria
Gli evangelici
e i riformati
Nella lettera di Tiziana Colasanti e Giorgio Guelmani, titolata «L’evangelismo dimezzato» (n. 7 del 18 febbraio), si
esprimono delle perplessità
sulla manifestazione «Pentecoste ’94», che si terrà nei
prossimi mesi a Firenze. Si
critica il fatto che tra gli orato
Solidarietà
In attesa di pubblicare il
prossimo elenco di doni e
mentre prosegue la raccolta
di offerte per i ragazzi di
strada della Romania e per il
«Fondo di emergenza», vi
proponiamo una nuova iniziativa della Chiesa di Gesù
Cristo in Madagascar.
Si tratta di creare una bottega artigiana a Ambatofinandrahana e dare lavoro,
inizialmente, a 5 operai per
l’utilizzo di materiale di
scarto prodotto da una società che lavora marmo e
granito nel sud del paese.
Sono lastre e piastrelle di
pietra non squadrata o fessurata che la società butta via e
da cui si possono ricavare
pezzi più piccoli, ma ugualmente molto richiesti perché
meno cari.
Si possono ricavare anche
lapidi o targhe richieste da
numerose chiese e oggetti artistici per i turisti. Uno specialista che ha lavorato 15
anni nella zona di Carrara si
offre di istruire gratuitamente
il personale.
Il denaro per l’acquisto del
terreno e la costruzione del
capannone è fornito dalla
Chiesa del Madagascar; alle
chiese italiane si chiede di
acquistare il macchinario il
cui prezzo si aggira sugli 11
milioni di lire. 'Vi proponiamo di raggiungere quota 5
milioni con le offerte del
Fondo di solidarietà.
I doni vanno inviati al conto corrente postale numero
11234101 intestato a La luce
- Fondo di solidarietà, via
Pio V 15, 10125 Torino, segnalando la causale del versamento. Grazie.
ri ufficiali non ci siano delle
donne «in un momento in cui
le donne acquistano visibilità
e autorità propositiva in vari
campi (politica, filosofia, teologia)», e si teme di offrire
all’estemo un’immagine edulcorata dell’evangelismo italiano, «oscillante tra un vago
progressismo e un pio biblicismo, che taglia le ali estreme,
i luoghi della ricerca eterodossa e scomoda».
I due lettori vorrebbero che
la manifestazione fosse, come
i «Kirchentag» tedeschi, un
«“mercato delle possibilità”
dove si incontrano e si scontrano gomito a gomito i diversi: cappellani militari e pacifisti, gay e fondamentalisti». E
temono invece che «l’immagine evangelical, più dotata di
un retroterra di massa, soverchi quella protestante».
Nello stesso numero di
Riforma la «pastora e teologa» Letizia Tomassone dà un
esempio di «ricerca eterodossa e scomoda» della teologia
femminista, contrapponendo
al sangue versato da Gesù
sulla croce il sangue del ciclo
mestruale femminile. Mentre
il primo è sangue cruento, il
secondo è sangue non cruento. Sul sangue di Gesù si dice: «Il sangue di un uomo
versato da altri uomini viene
dichiarato nella Bibbia sangue che salva. Quale immagine cruenta di Dio viene quindi veicolata dalla croce! Un
Dio che ha bisogno di sangue
versato nella violenza, che si
identifica nella storia attraverso le uccisioni».
Sul sangue mestruale invece si dice: «Il sangue versato
dal corpo femminile è infatti
sangue non cruento ma legato
alla nascita e al parto. Nella
meraviglia di fronte alla vita
nascente e nel timore suscitato dal parto come luogo di
confine tra la vita e la morte,
le religioni più antiche consideravano sacre la fertilità e la
generazione». E più avanti
aggiunge: «Che alcune teologhe oggi tentino di riportare a
valore il significato del sangue versato dal corpo femminile ha dunque un senso positivo: offre nuovi argomenti
per una teologia al cui centro
sta la vita e non la morte, la
nascita e non l’uccisione».
Mi associo ai timori dei due
lettori: «Pentecoste ’94» potrebbe davvero offrire un’immagine falsa e edulcorata
dell’evangelismo italiano.
Sotto questo generico nome
ormai si può trovare di tutto:
sia il Vangelo di Gesù Cristo,
sia un «altro evangelo» come
quello proposto dalla teologia
femminista.
Ma poiché, nonostante i
mercati siano oggi molto di
moda, il «mercato delle possibilità evangeliche», con gay
e fondamentalisti fianco a
fianco, non mi interessa, e
poiché non vorrei che i protestanti storici si sentissero soverchiati dall’invadente presenza di troppi «evangelical»,
posso assicurare i firmatari
della lettera che, per quel che
mi riguarda, mi guarderò bene dall’essere presente a
quella manifestazione. E mi
auguro che altrettanto facciano molti altri «evangelical».
Marcello Cicchese - Parma
Il clic
di prima pagina
Potrebbe essere qualunque altra città ma è Sarajevo. La
fotografia documenta il vivere quotidiano, con le borse della
spesa, in una periferia che potrebbe essere ai margini di
molte metropoli. Ma quale spesa, quale vita quotidiana può
essere quella di una popolazione assediata, che vive sotto
l’incubo delle bombe e dei cecchini?
Piccoli Annunci
CAMPI DI AGAPE — Sono due gli incontri che Agape
propone nel periodo di Pasqua. Entrambi i campi iniziano con
la cena di giovedì 31 marzo e terminano dopo la colazione di
martedì 5 aprile. Il primo incontro, organizzato in collaborazione con l’Associazione studi America Latina di Roma, si intitola Ridisegniamo il mondo e si propone di «passare da una
geografia degli stati a una geografia dei popoli», parlando del
rapporto fra culture, e definendo un modello equo di scambio
economico.
Il secondo incontro è il campo donne sul tema: «La libertà
non è star sopra un albero...». Che cosa vuol dire essere libere? Si parlerà di libertà interiore, di libertà «politica», della vita di libertà nella relazione con Dio.
Le quote di partecipazione agli incontri, che come sempre
sono individuate in base al reddito prò capite, vanno da £
190.000 a £ 325.000. Per informazioni e iscrizioni tei. 0121807514-fax 0121-807690.
Partecipazioni
«Ormai, Signore, puoi iasciare
che il tuo servo se ne vada in pace:
la tua promessa sia compiuta»
Luca 2, 29
È mancata all’affetto dei suoi
cari
Susanna Ghigou
ved. Jouve
lo annunciano la figlia Elsa col
marito Giovanni Spiotta, i nipoti
Guido con Lucia, Franco con Paola e i pronipoti Giulia e Matteo. Il
funerale ha avuto luogo sabato 26
febbraio presso la chiesa evangelica di corso Borsalino.
Alessandria, 25 febbraio 1994
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto
il buon combattimento,
ho finito la corsa,
ho serbato la fede»
2 Timoteo 4, 7
I familiari delia compianta
Enrichetta Baud
ved. Artus
ringraziano tutti coloro che
hanno partecipato al loro dolore;
un ringraziamento particolare al
personale dell’Asilo valdese di
San Germano e al pastore Plescan.
Prali, 28 febbraio 1994
18
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 11 MAI^^
Il 23 marzo si svolgeranno le prime elezioni democratiche dopo 12 anni di guerra civile
Nel Salvador la «cultura della pace» sfida
la violenza degli «squadroni della morte»
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Il 23 marzo prossimo, data
delle elezioni politiche,
amministrative e presidenziali, potrebbe diventare una data
storica per il Salvador. Questo
piccolo paese del Centro
America, dopo dodici anni di
guerra civile che hanno causato la morte di 75.000 persone,
ha ora la possibilità di porre
fine a un passato segnato da
una estrema violenza.
Il 16 gennaio 1992 sono stati firmati a Chapultepec, in
Messico, sotto l’egida delle
Nazioni Unite, gli accordi di
pace tra il governo diretto dall’estrema destra e i guerriglieri del Fronte FarabundoMarti per la liberazione nazionale (Fmln). Tali accordi
prevedono tra l’altro; a)
l’epurazione delle Forze armate; b) la distribuzione delle
terre a 7.550 ex guerriglieri
del Fmln, a 15.000 ex soldati
dell’esercito e a 2.500 agricoltori; c) la formazione di
un’Accademia nazionale di
Sicurezza pubblica, creata per
addestrare nuovi corpi di polizia. Il 21 maggio 1993, il
Consiglio di Sicurezza dell’
Onu ha protestato contro l’attuale governo Cristiani per
aver disatteso 30 punti degli
accordi, in particolare per
quanto riguarda l’addestramento della nuova Polizia nazionale civile e la distribuzione delle terre.
Eppure, dallo scorso anno,
il Salvador è l’unico paese al
mondo in cui si insegna a
scuola una nuova materia: la
«cultura della pace». Come
spiega la giovane ministro
dell’educazione. Cecilia Gallardo (cfr. Le Monde del 21
dicembre ’93): «L’idea è nata
durante un forum nell’aprile
scorso. Eravamo per metà
membri del governo e per
l’altra metà gente del Fmln.
Siamo rimasti d’accordo che
bisognava rafforzare il nostro
senso di appartenenza a una
.stessa comunità. Così abbiamo deciso di dedicare un programma scolastico alla "cultura della pace’’». In un paese come il Salvador, profon
damente segnato dalla cultura
della violenza, questa «cultura della pace» rappresenta
una vera e propria rivoluzione delle coscienze. Un’altra
rivoluzione, prevista dagli accordi di pace, è stata la creazione di una «Procura dei diritti umani»: in un ufficio della capitale appositamente arredato, le vittime della violenza vengono a raccontare la
loro storia. E lì viene deciso
se trasmettere o meno il «dossier» al Tribunale. Altri tre
centri simili si trovano in provincia, a San-Miguel, SanVincente e Santa Ana. Complessivamente, 130 persone
sono impiegate dalla «Procura». Sono pagate dallo stato e
protette da poliziotti di varie
nazionalità che fanno capo alla «Missione delle Nazioni
Unite in Salvador» (Onusal).
Questi poliziotti, che dovrebbero lasciare il paese nel
prossimo giugno, hanno anche il compito di sorvegliare
le attività degli ex guerriglieri
e degli ex soldati.
L’Onusal è una delle poche
missioni Onu finora riuscite.
Augusto Ramirez Ocampo,
ex ministro colombiano degli
Esteri, che ne è il coordinato
re sul posto, fa un bilancio
positivo delle varie crisi che
ha dovuto affrontare. La prima fu l’epurazione dell’esercito: 114 ufficiali, fra cui il
ministro della difesa. Rene
Emilio Ponce, sono stati rimossi in seguito alle rivelazioni della «Commissione
della Verità» che ha appurato
che il 95% delle violazioni ai
diritti umani proveniva dalle
forze istituzionali.
La seconda si verificò con
la scoperta dei nascondigli di
armi del Fmln. L’ultima crisi,
scattata nell’ultimo trimestre
dello scorso anno, è legata
all’assassinio di diversi ex dirigenti del Fmln. Il 25 ottobre
del ’93 è stato assassinato
Francisco Velis, che si occupava della distribuzione delle
terre agli ex guerriglieri. Poco dopo è stata la volta di
Hernán Castro, altro noto dirigente del Comitato politico
del partito Fmln.
Infine è stato ucciso Mario
Lopez, che era il primo candidato nelle liste elettorali al
«Parlamento Centroamericano». Quest’ultimo omicidio è
avvenuto dopo che il Segretario generale dell’Onu, Boutros Ghali, era riuscito ad ot
tenere la costituzione di una
commissione d’inchiesta sui
gruppi armati illegali che terrorizzano tuttora il paese e ne
impediscono la normale crescita democratica. Un rapporto deir Onusal sugli «squadroni della morte», responsabili di questi attentati, mette
direttamente in causa Calderon Sol, candidato presidenziale ufficiale di Arena, il
partito di estrema destra al
potere, fondato dal tristemente famoso maggiore d’Aubuisson, ora deceduto.
A portare le speranze delle
sinistre per le prossime elezioni presidenziali è Ruben
Zamora, fondatore di «Convergenza democratica» e attuale vicepresidente del Parlamento. A metà dicembre, il
Movimento nazionale rivoluzionario (Mnr) è entrato a far
parte della coalizione FmlnConvergenza democratica. I
sondaggi attribuiscono ad
Arena il 26%, alla Democrazia cristiana il 13% e alla
Coalizione di sinistra il 19%.
E previsto quindi il ballottaggio. Le elezioni saranno strettamente .sorvegliate dalle Nazioni Unite, onde evitare le
abituali frodi.
28 anni fa il sacerdote colombiano veniva ucciso in uno scontro armato con i militari
Torres^ o la «rivoluzione cristiana» mancata
CHRISTOPH STRACK
- .TTo rinunciato alle en
«rlt
. trate e ai privilegi del
clero, ma non ho rinunciato
ad essere prete». Così, in modo molto semplice, si esprimeva il colombiano Camilo
Torres, nato il 3 febbraio di 65
anni fa e divenuto rivoluzionario nell’autunno del 1965,
quando entrò nella lotta armata tra i guerriglieri di osservanza cubana. Torres moriva
quattro mesi più tardi nella
giungla colombiana, colpito a
morte durante l’attacco dei
guerriglieri a una pattuglia
militare. Questo sacerdote di
Bogotá divenne, alla metà degli anni ’60, uno dei più chiari
esempi dell’impegno crescente dei «funzionari» ecclesiastici nella lotta contro le
«strutture ingiuste».
Di fronte alle ingiustizie sociali, anni più tardi, i vescovi
latinoamericani parlarono ripetutamente di «violenza istituzionalizzata» e si giunse ad
elaborare la «teologia della liberazione», che segnò forte
mente l’immagine ecclesiastica del continente ma non prese il .sopravvento. L’impostazione marxista su cui si fondava l’analisi dei mali della
società è stata prima contestata duramente, poi respinta, ma
l’ingiustizia sociale è rimasta
una questione ancora più bruciante in molti paesi del subcontinente americano.
Camilo Torres
Alcuni anni fa il vescovo
Emil L. Stehle, che da molti
anni dirigeva «Adveniat»,
l'opera di aiuto all’America
Latina condotta dai cattolici
tedeschi, diceva: «Camilo
Torres non ha perso attualità;
questo può essere avvenuto
in Europa, ma non certo in
America Latina, anche se alcune delle cose per le quali
questo simpatico prete è
morto a 36 anni si ¿'ono realizzate, soprattutto nella coscienza sociale». L’ultimo
esempio di una situazione
sociale immutata nella sua
perversità è costituito dai disordini avvenuti un paio di
mesi or sono nello stato messicano del Chiapas, dove il
vescovo Samuel Ruiz Garda, senza essere stato forzato, si è schierato energicamente a fianco degli indios
diseredati.
Torres, che nel periodo in
cui era in seminario aveva
vissuto i sanguinosi scontri
della «Violencia», una sorta
di guerra civile che aveva
causato circa 200.000 morti.
era stato consacrato sacerdote
nel 1959 ed aveva poi studiato a Parigi, Berlino, Praga e
negli Stati Uniti. La sua tesi
di dottorato sulla situazione
socio-economica della Colombia rimase incompiuta,
perché cominciò a lavorare a
Bogotá come assistente spirituale degli studenti e come
docente. Nel 1964, per la prima volta, Torres parla di una
«rivoluzione cristiana» e si
mette in contatto con i gruppi
di opposizione di sinistra.
All’inizio del 1965, nonostante che la maggior parte
degli amici sacerdoti lo sconsigli, ne prende la direzione;
nell’estate dello stesso anno
viene ridotto allo stato laicale, senza sanzioni ecclesiastiche: per la prima volta afferma che la violenza è l’unico
mezzo possibile. Poco dopo
si unisce, dapprima in segreto, alla guerriglia. Il 7 gennaio 1966 lancia un proclama
per chiamare il popolo alla rivolta, ma il suo appello rimane senza esito: 39 giorni più
tardi viene ucciso. (Epd)
Brasile: continuano i nnassacri degli
Un «anno» negativo
per Í popoli indigeii
DAVID BARTELT
../Quest’anno, dedicato
'' dalle Nazioni Unite ai
popoli indigeni è stato per
noi il peggiore di tutti. I massacri e le uccisioni barbariche sono stati più numerosi
che mai fra le popolazioni
originarie del Brasile».
Questo bilancio così negativo dell’anno internazionale
dei popoli indigeni, proclamato dall’Onu, è stato tracciato
da Joao Satere, coordinatore
delle organizzazioni degli indios dell’Amazzonia brasiliana, a un convegno internazionale sulla situazione degli abitanti delle zone «primitive»
tenutosi recentemente a Berlino; anche altri rappresentanti
di organizzazioni consimili
dell’America Latina ritengono
che l’anno dell’Onu non abbia
portato nessun vantaggio.
Già nel giugno 1993, alla
Conferenza mondiale sui diritti umani di Vienna, la presidente del gruppo di lavoro
deirOnu per i popoli indigeni, Ericalene Daes, aveva
profetizzato che l’armo indetto dall’Onu sarebbe stato
«l’anno più misero tra quanti
proclamati dalle Nazioni
Unite». Jose Linonir Cumilaf,
del Consiglio dei Mapuche in
Cile, ha dichiarato a Berlino
che la maggior parte dei Mapuche non ha saputo nulla di
un anno dedicato a loro. Tuttavia coloro che rappresentano gli interessi delle popolazioni indigene hanno ormai
imparato a concentrarsi sulle
questioni politiche e giuridiche e a cercare di dare maggior peso alle loro richieste:
«E finito il tempo in cui le
popolazioni indigene si potevano tenere sotto tutela e
trattare come una variante
folcloristica», ha detto duramente Gabriel Muyuy, dell’Organizzazione nazionale
degli indigeni della Colombia: in paesi come la Colombia e il Perù è ormai generalmente riconosciuto che la società comprende più etnie e
culture diverse.
Nella maggior parte degli
stati dell’America Latina si riconosce agli indios il diritto
alle loro terre e all’autoamministrazione. Il 5 ottobre 1994
in Cile è stata promulgata una
legge a favore dei Mapuche e
di altre popolazioni che riafferma che la proprietà della
terra spetta agli indigeni, prevede un fondo per lo sviluppo
di queste popolazioni e riconosce loro il diritto di amministrare i propri villaggi secondo le loro antiche abitudini: la legge entrerà in vigore
nelle prossime settimane.
Tra i diritti riconoscimi,
prassi quotidiana esiste^
via un grosso gap; ci soife
cora coloni, cercatori d’«
ditte che commerciano im
gname che penetrano i]k
mente nelle zone abitai^
«primitivi» sconvolgendo
la vita; ci sono ancora ¿
accordi nazionali e int^
zinnali che non permetto*
affrontare il problema*
cálmente.
Anche aH’intemo deln
po di lavoro deH’OnuclKi
ve preparare una conven*
sui diritti dei popoli indij
non c’è accordo sul con*
di «autodeterminazioni!
cui si parla da più parti; ij
presentanti dei governili
tano l’autodeterminazii
all ’ autoamministrazid
all’interno deH’apparatoi
tale, il quale conserven!
intatti il suo potere e i stjoii
ritti: i popoli indigeni nn
vogliono un’autonomia)
ampia, che includa il dii
di intrattenere proprie reli
ni con l’estero. Un altro|
blema non risolto è quello:
prodotti del sottosuolo; i
trasmissione dei titoli ||i
prietà della terra gli ini
generalmente hanno ricen
solo la proprietà della ||
ficie; le eventuali riccls
del sottosuolo appartesp
allo stato che se ne è ri^
il diritto di sfruttaflil
«Questa è la grossa fcM.
la nuova legge emanisi
Cile» sottolinea Limonit,
In Ecuador il gov^oi
netra sempre più airistt
dei territori degli indiosi
l’Amazzonia per scavaref
zi di petrolio. Negli!
vent’anni sono state effü
più di 400 perforazioni#
è affluito oltre un miliaÉ
litri di petrolio e l’ambMi
stato completamente ia|i
to, come lamenta GaloU
mil, rappresentante delle|
polazioni indigene della]
vincia ecuadoregna difl
za. Secondo il diritto vigt
tutto ciò che si trova (Í
trenta centimetri al diS*
della superficie terresWl
partiene allo stato e qoiid
compagnia statunitense il
grazie a una concessioMl
vernati va, da oltre unii
estrae petrolio in Pastaza.'
indigeni non sono dispai
tollerare questa situazio»'
sta provocando la progi^
distruzione della zona#
si trovano 18 villaggif
tribù Quichua, Shiwi^
Achuar, alle quali il_;
ha riconosciuto
possesso delle terre, e s
no organizzando per |
vere massicce man
di protesta.
Spi
In (
sii
L’E
cor
VI
pe
(di
de
sti
cc
eg
sp
co
Ri
vi
C(
(Cl
la
su
lii
eli
ap
m
le
nc
pc
di
pr
gi
Sti
m
zi
di
sii
to
cc
rii
ra
P«
SI
ti
re
cl
al
di
se
P<
ta
pi
se
VI
pi
zi
si
V
fi
n
n
d
ti
z:
P
Ì5
Cl
s:
N
li
Brasile: bambini di una tribù india dell’Amazzonia