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Anno VII
numero 19
dei 7 maggio 1999
Lire 2.000 - Euro 1,03
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NELLE MANI DI DIO
«I miei giorni sono nella tua mano»
Salmo 31,15
La difesa, da parte del regime, dei
generali croati che non verranno
consegnati al tribunale dell’Aia per rispondere di crimini di guerra suona
così: i soldati combattevano con il rosario al collo, come è possibile che abbiano commesso dei crimini? Già
scuotiamo la testa, in una muta risposta: «È ben possibile». Così invece suona la disperazione di un soldato tedesco intrappolato a Stalingrado: «Non
credo più che Dio possa essere benigno, altrimenti non potrebbe permettere una tale ingiustizia. Non credo
più in Dio perché ci ha traditi». Siamo
certamente solidali con la sua disperazione. Un inno molto amato nelle
chiese evangeliche italiane dice: «Lottiam, lottiam col Cristo soldati della
fede». Quando lo si canta tremano i
vetri delle chiese. Pur provocando in
noi reazioni diverse: di repulsione, di
solidarietà, di entusiasmo, questi tre
riferimenti a Dio, diversi, hanno in comune un equivoco.
f EQUIVOCO consiste nel credere
che noi possiamo in qualche
do associare Dio alla nostra vita
u%ana, anzi, associarlo alle nostre
imprese umane. Nella presenza,
nelVassenza, nella complicità Dio dovrebbe essere il nostro alleato per le
più diverse e disparate imprese. Il salmo rovescia questa nostra pretesa
quando dice: «I miei giorni sono nella
tua mano». Sono io ad essere nelle
mani di Dio, non viceversa. Sono io a
stare nelle mani di Dio, non è Dio a
stare nelle mie. Se ho citato l'inno
amato nelle nostre chiese evangeliche,
a fianco di due situazioni per così dire
estreme, è perché questa pretesa di associare Dio alle nostre imprese umane
non è propria solo dei momenti eccezionali, non è solo chiaramente leggibile come superficialità teologica, o
abuso del nome di Dio. Questa pretesa si annida nella realtà ecclesiastica,
spesso assolutamente in buonafede. A
volte ci sembra troppo poco avere da
combattere la nostra battaglia contro
il male, avendo come riferimento la
certezza che si è nelle mani di Dio. Essere nelle mani di Dio non è l’equivalente popolare di «non sapere più a
quale santo votarsi». Essere nelle mani di Dio significa poter contare sul
suo ascolto, sulla sua critica, assumendosi la propria responsabilità,
vale a dire il peso delle proprie scelte.
Significa non costruire una società
cristiana, un’etica cristiana a colpi di
«Dio vuole così». Significa raccogliere
le sfide dell’umano in un continuo
confronto con la realtà di Dio. Concretamente significa applicarsi seriamente da umani e chiedere al Signore
che egli voglia servirsi di noi.
JJSSERE nelle mani di Dio significa
MJi anche accettare di essere fermati
da Dio, ponendo un freno all’arroganza tipica del nostro zelo. Molto spesso
dobbiamo constatare che anche con le
nostre migliori intenzioni imbocchianto strade di testimonianza e servizio o
di vita su cui ci accaniamo con caparbietà, senza più sapere come fermarci.
Anzi, rischiamo di essere accecati, di
non capire neppure che è necessario
che ci fermiamo. Il confronto continuo
eon la realtà di Dio ci dà la possibilità
di rivedere le nostre strade. In questo
^are nelle mani di Dio sta la nostra
possibilità di confessare il nostro pec^nto, di ricominciare, di intraprendere
nuovi cammini. Il rosario al collo dei
soldati croati non è solo un’enormità
politica 0 teologica, è il richiamo al
lotto che il pensiero di avere Dio come
olleato è comune. Forse anche noi, a
niodo nostro, credendo di fare del belo abbiamo fatto nostro.
Erika Tomassone
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANCELICHE BATTESTE, METODISTE, VALDESI
i Colloquio con il segretario generale della Kek, il pastore battista inglese Keith Clements
Balcani^ dire la verità nell'amore
/4 Belgrado e a Novi Sad, dal 16 al 18 aprile, il pastore Clements ha incontrato vari responsabili
ortodossi, riformati, luterani, metodisti e cattolici. Tra i bombardamenti e la disinformazione
LUCA MARIA NEGRO
IL segretario generale della Conferenza delle chiese europee
(Kek), il pastore battista inglese
Keith Clements, ha recentemente
guidato la visita di una delegazione
ecumenica in Serbia (16-18 aprile),
che includeva anche rappresentanti del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) e della Federazione luterana mondiale (Firn).
- Dottor Clements, la vostra delegazione ha visitato Belgrado e Novi
Sad, incontrandosi con i responsabili ortodossi, riformati, luterani,
metodisti e cattolici. Può dirci sinteticamente quali erano gli obbiettivi
del viaggio?
«Gli obbiettivi principali erano
tre. Primo, esprimere la nostra
preoccupazione e la nostra solidarietà alle chiese membro della Kek
e del Cec in Jugoslavia. In secondo
luogo, volevamo scambiare con le
chiese serbe, in tutta franchezza, le
nostre interpretazioni del conflitto
in corso, delle sue cause, e in particolare che cosa sta avvenendo in
Kosovo. Infine, volevamo identificare una possibile strategia ecumenica, capace di collegare le chiese
della Jugoslavia alle altre, e di contribuire a una soluzione pacifica e
giusta e a una adeguata risposta al
disastro umanitario».
- Ha avuto la sensazione che le
chiese della Jugoslavia fossero coscienti della gravità della situazione
in Kosovo?
«Direi senz’altro di sì. Tutti i leader che abbiamo incontrato sono
ben coscienti del fatto che sta accadendo qualcosa di catastrofico. Ci
sono però differenze nell’analizzare le cause degli eventi: molti pensano che alla base dell’esodo dei
kosovari ci siano i bombardamenti
Nato o gli scontri con l’Uck. I bombardamenti Nato hanno avuto un
impatto psicologico tremendo su
tutta la popolazione serba, chiese
incluse, che li hanno fortemente
condannati vedendoli anche come
un attacco alla sovranità serba e al
suo popolo. Si è realizzato quanto
avevamo predetto l’anno scorso.
Il pastore Keith Clements, segretario deiia Conferenza deiie chiese europee
dopo la visita di una delegazione
della Kek in Kosovo, e cioè che
l’escalation del conflitto avrebbe
creato grandi difficoltà proprio a
quei gruppi che si battono per i diritti umani, la democrazia e la pace. È in questo quadro di una popolazione sotto shock che bisogna
capire l’incertezza, anche delle
chiese, a cogliere il senso esatto di
quanto avviene in Kosovo. Inoltre i
media sono pesantemente filtrati:
tuttavia alcune persone sono in
grado di ricevere i media occidentali e quindi di avere un quadro più
articolato della situazione. Da parte nostra comunque abbiamo fortemente insistito, in particolare
con gli ortodossi, sulla necessità
che le chiese condannino esplicitamente le atrocità in Kosovo».
- Cosa che finora non sembra essere avvenuta in misura adeguata...
«Gli ortodossi serbi hanno detto
molto di più di quanto comunemente si ritiene. 11 patriarca Pavle
ha condannato ogni tipo di violenza. Egli e altri vescovi, e particolarmente quelli del Kosovo, hanno affermato chiaramente che non si
può risolvere la crisi con la forza, e
hanno sottolineato l’importanza
che il Kosovo rimanga una comunità multietnica, in cui serbi e albanesi possano vivere fianco a fianco.
Lo stesso patriarca Pavle ha dichiarato in nostra presenza che i profughi dovranno avere il diritto di tornare alle loro case. Queste cose
vanno dette: è assolutamente scorretto accusare gli ortodossi serbi di
essere complici della pulizia etnica.
Da parte nostra abbiamo comunque presentato alle chiese ampie
informazioni sulla situazione, a
partire dalle notizie raccolte direttamente dai profughi attraverso le
organizzazioni umanitarie. Quello
che dobbiamo fare è incoraggiare le
chiese a esprimersi in modo esplicito fornendo loro tutte quelle
informazioni che difficilmente po
La Rai ha fatto slittare la programmazione di «Protestantesimo):
Beatificazione di padre Pio: perplessità e proteste
Beatificazione di padre
Pio: prove generali di
Giubileo? Lunedì 3 maggio buona parte delle
scuole statali romane
hanno sospeso le lezioni
a causa della seconda celebrazione religiosa per
la beatificazione di Padre
Pio. La decisione del Prefetto di Roma ha suscitato la reazione del Comitato nazionale Scuola e
Costituzione, che in un
comunicato afferma che
tale provvedimento «appare gravemente lesivo
dei diritti e degli interessi
di allievi e genitori, nonché della dignità della
scuola».
Anche il moderatore
della Tavola valdese,
Gianni Rostan, ha espresso forti perplessità circa i
provvedimenti previsti
per il 3 maggio: «In primo
luogo - ha dichiarato il
moderatore - esprimiamo
un dissenso di fondo su
questo tipo di proclamazioni: siamo persuasi, come protestanti, che nessuna chiesa possa giudicare della “santità” delle
persone. Questo giudizio
non spetta a istituzioni
umane, ma riguarda Dio.
Inoltre riteniamo che ciò
che avviene nella vita di
una chiesa non possa
avere effetti così forti nella vita quotidiana dei cittadini e dei credenti di altre confessioni religiose. È
essenziale, in uno stato
che si vuole laico e in un
paese ormai multireligioso, prestare molta attenzione alle diverse sensibi
lità religiose e culturali».
Dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei) giunge inoltre
una protesta a causa della sospensione della puntata di domenica 2 maggio della rubrica quindicinale «Protestantesimo»
(Rai2): nell’orario previsto la rete ha infatti trasmesso in differita il concerto dal Vaticano per la
beatificazione di padre
Pio. La puntata di «Protestantesimo» (dedicata alla guerra in Jugoslavia:
«Kukes e ritorno: il futuro
dei profughi kosovari») è
slittata al mattino di lunedì 3 maggio. In una lettera indirizzata al direttore di Rai2, Carlo Freccero,
il presidente Fcei, pastore
Domenico Tomasetto, si
trebbero ottenere da altre fonti. Si
tratta di una sorta di test dell’autentica solidarietà ecumenica: noi
non possiamo criticare le chiese
sorelle, rimanendo a una distanza
di sicurezza da loro; né possiamo
avere semplicemente un rapporto
di cortesia formale. La sfida è quella di impegnarsi in un dialogo autentico su ciò che riteniamo sia vero, anche se ciò a volte è scomodo.
Questo è il tipo di rapporto che cerchiamo: dire la verità nell’amore».
- La posizione degli organismi
ecumenici, che sin dall’inizio hanno condannato i bombardamenti, .
sembra comunque leggermente diversa da quella di alcune delle chiese dei paesi Nato, che tacitamente o
esplicitamente hanno avallato l’intervento...
«In effetti, sia le chiese inglesi
che quelle tedesche in un primo
momento hanno accettato l’intervento Nato in modo direi quasi rassegnato, come qucdcosa di inevitabile. Vi è stato comunque un dibattito profondo, particolarmente in
Germania, e le ultime posizioni
sembrano potersi riassumere così:
qualunque cosa abbiamo detto inizialmente sulla correttezza dell’intervento, ora è tempo di trovare
una soluzione che ci faccia uscire
dal conflitto. Come organismi ecumenici noi dobbiamo tener conto
di tutte le posizioni, di quelle d Bile
chiese occidentali, peraltro divise
al loro interno, così come di quelle
dei paesi orientali. Non dimentichiamo che le chiese ortodosse
fanno parte dei nostri organismi
ecumenici: ma mi preme sottolineare che le nostre prese di posizione contro i bombardamenti e
per il recupero del ruolo che spetta
all’Onu non sono affatto motivate
dal desiderio di “compiacere” gli
ortodossi: tanto è vero che quella
dichiarazione è stata sottoscritta
anche dalla Federazione luterana
mondiale e dall’Allenza riformata
mondiale. Il punto è che questo intervento non ha avuto una adeguata sanzione internazionale, e non
vi è una autorità internazionale in
grado di mediare fra le parti».
Pregare per la pace
a mira rii ANNA MAPFi;i
dice «sorpreso e preoccupato» per la decisione
della rete, soprattutto in
vista del Giubileo: «In un
contesto fortemente caratterizzato dall’attenzione dell’Azienda agli eventi del mondo cattolico scrive Tomasetto - ci pare importante non sacrificare gli spazi dell’informazione religiosa sulle
altre comunità di fede.
Sarebbe grave e triste che
il servizio pubblico radiotelevisivo non si preoccupasse di garantire una
adeguata informazione
sulla vita, la cultura, la testimonianza e il pensiero
di comunità di fede che
costituiscono un’importante componente dell’
Europa che stiamo costruendo». (nev)
¡CHIESE
Esperienze di volontariato
a cura di PASQUALE lACOBINO
EDITORIALE!
Padre Pio
di FULVIO FERRARIO
COMMENTOBHBHi
I giornali e la guerra
^■■DAL MONDO ■■■■
II morite de^i AfHKhe
di JEArhlACOUSS FEYRONEL ^ ^
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 7 MAGGIO!qq^
«'^Poi quegli
uomini si
alzarono e volsero
gli sguardi verso
Sodoma; e
Abraamo andò
con loro per
congedarli.
'Ul Signore disse:
“Dovrei forse
nascondere ad
Abraamo quanto
sto per fare,
'^dato che
Abraamo deve
diventare una
nazione grande
e potente e in lui
saranno benedette
tutte le nazioni
della terra?” (...)
^°Il Signore disse:
“Siccome il grido
che sale da
Sodoma e
Gomorra è grande
e siccome il loro
peccato è molto
grave,
^Ho scenderò e
vedrò se hanno
veramente agito
secondo il grido
che è giunto fino a
me; e se così non è
lo saprò”.
^Quegli uomini
partirono di là e si
avviarono verso
Sodoma; ma
Abraamo rimase
ancora davanti al
Signore.
Abraamo gli si
avvicinò e disse:
“Farai dunque
perire il giusto
insieme con
l’empio?^*Forse ci
sono cinquanta
giusti nella città;
davvero farai
perire anche
quelli? Non
perdonerai a quel
luogo per amore
dei cinquanta
giusti che vi sono?
^Non sia mai che
tu faccia una cosa
simile!” (...)
^^Il Signore disse:
“Se trovo nella
città di Sodoma
cinquanta giusti,
perdonerò tutto
il luogo per amor
di loro”. (...)
Quando il
Signore ebbe finito
di parlare ad
Abraamo, se ne
andò. E Abraamo
ritornò alla sua
abitazione»
(Genesi 18,16-33)
CERCARE LA SALVEZZA DELLA CITTA
La risposta di Dio alla domanda di Abramo sulla sorte di Sodoma è che dieci
giusti possono salvare la città. Ci sono dieci giusti che salveranno la nostra città?
LUCA BARATTO
La settimana scorsa abbiamo
visto in che senso Gesù chia
ma i suoi discepoli amici. Questa volta ci occupiamo di un episodio della storia di Abramo, il
patriarca che Giacomo definisce
amico di Dio. Il testo di Genesi
18 è una dimostrazione più che
valida deH’amicizia tra Dio e
Abramo. Il contesto è presto delineato: siamo nell’imminenza
della distruzione di Sodoma e
Gomorra. Dei messaggeri sono
già stati inviati per verificare
l’ingiustizia delle due città. Ma
mentre quelli sono sulla strada
per Sodoma, Dio si ferma un
momento a chiedersi se non
debba rivelare ad Abramo i suoi
piani circa le città. Certo, egli è
l’Onnipotente, non ha bisogno
dell’approvazione di nessuno.
Tuttavia, tra lui e Abramo esiste
una relazione particolare. Àbramo è l’amico di Dio, colui che il
Signore ha scelto per farne una
grande nazione. Bisogna che
quest’uomo sappia. Così Dio alza la voce, in modo che Abramo
possa sentirlo, spiega le sue intenzioni: poi fa una pausa e
aspetta la replica del patriarca.
Una questione di giustizia
IL dialogo che segue è chiara
I
mente un dialogo tra amici: la
comunicazione dei propri piani
non è infatti una semplice concessione fatta da Dio a un suo
servo, come la risposta di Àbramo non è un semplice prendere
nota di un evento che accadrà:
egli vuole capire e per questo interroga Dio. Chiede Abramo: di
struggerai veramente Sodoma? E
se vi abitassero 50 o 40 o 30 o anche solo 10 giusti, potrebbe la loro presenza far cambiare il tuo
giudizio oppure distruggerai egualmente la città, lasciando che
il giusto muoia con l’ingiusto,
l’innocente con il colpevole?
La domanda di Abramo deve
essere ben compresa. Egli non
chiede la salvezza dei giusti e il
castigo degli ingiusti. Gli è invece ben chiaro che il destino della città sarà uno solo per tutti.
Nell’antico Israele la comprensione che un individuo aveva di
sé era, infatti, strettamente legata all’appartenenza al proprio
gruppo, alla propria città, al proprio popolo. Tutto ciò che un
singolo faceva e diceva, riguardava e ricadeva su tutto il popolo e su tutta la tribù. La colpa di
uno ricade su tutta la tribù, la
responsabilità di uno diventa
quella di tutti. Così o Sodoma
viene salvata nella sua interezza
o viene distrutta senza distinzioni. Per questo è importante interrogare Dio e chiedere che cosa ai suoi occhi vale di più: l’empietà di miile ingiusti o l’innocenza di dieci giusti? Sarà la colpa di mille ingiusti o l’integrità e
la giustizia di una piccola minoranza ad avere maggior peso?
Chi decide il destino della città?
La risposta di Dio è che dieci
giusti possono salvare una città:
le colpe dei mille non possono
valere quanto l’integrità dei dieci. La loro presenza salverà la
città intera.
Una storia
altra parte, come bene insegnano scrittori quali C. S. Lewis e
Tolkien, sono solo le storie inutili a rimanere uguali a se stesse
fin nei minimi particolari.
La scena si svolge a Palombaro, in Abruzzo, durante l’occupazione tedesca della seconda
guerra mondiale. Accade che vicino a Palombaro vengono uccisi alcuni soldati occupanti. Il comando tedesco decide di agire
in rappresaglia e di dare alle
fiamme il paese. A Palombaro
c’erano donne, bambini e anziani, gente inerme e priva di difese. Possiamo immaginare come
quelle persone si siano sentite
perse e disperate, consapevoli di
non avere alcuna possibilità di
evitare la distruzione delle loro
case. Ma quando i soldati sono
ormai vicini al paese, accade
qualcosa che sconcerta i militari. Tre donne si fanno loro incontro; tre donne che riescono a
mostrare ai soldati le nude mura
della locale chiesa metodista, le
Bibbie riposte nelle panche, e
che pian piano iniziano a cantare Forte rocca. Tra i soldati ci saranno stati diversi luterani e certo quell’inno avrà loro ricordato
la vita civile, le loro famiglie, le
loro comunità. Di certo li avrà
aiutati a guardare il paese che
erano venuti a bruciare con occhi diversi; a guardare quelle
donne e a pensare alle loro mogli; quei bambini e pensare ai loro figli; quei vecchi e pensare ai
loro genitori. Fatto sta che i soldati lasciano il villaggio senza
eseguire i loro ordini.
così lontane dalle cattolicissime
tradizioni della nazione. Eppure
furono proprio quelle donne la
salvezza della città; proprio loro
ad avere l’occasione, la saggezza
e il coraggio che la maggioranza
non possedeva. Una città pensa
aiia propria forza in base a ciò
che è sicura di possedere. Pensa
che la propria salvezza sia la sua
tradizione, il suo buon senso, la
sua organizzazione, la sua cultura, il suo denaro. Certo, tutto
questo è importante per la prosperità di una città. Però il nostro brano ci dice che c’è uno
spazio che né noi, né la nostra
cultura, né la nostra tradizione
sanno capire e maneggiare, uno
spazio in cui la soluzione è nelle
mani di 50, 20, 10 persone che
magari noi disprezziamo o non
consideriamo, ma che sono la
salvezza della città.
Dove sono i dieci giusti?
^AREBBE bello poter dire:
Preghiamo
Se il Signore non edifica la casa
invano si affatico gli edificatori;
se il Signore non protegge la città
invano vegliano le guardie.
Invano vi alzate di buon mattino e
tardi andate a riposare
e mangiate pane tribolato.
Egli dà altrettanto a quelli che ama,
mentre essi dormonos
Ecco i figli sono un ^no che viene dal Signore;
il frutto del grembo materno è un premio.
Come frecce nelle mani di un prode,
così sono i figli nella giovinezza.
Beati coloro che ne hmmo piena la faretra!
Non saranno confusi
quando discuteranno con i loro nemici alla porta.
(Salmo 127)
SFORTUNATAMENTE Sodoma sembra non aver avuto
nemmeno dieci persone integre,
o se c’erano non erano in quel
momento in città... La tesi che
ne esce è comunque interessante: dieci giusti, una piccola minoranza può salvare la città. A
questo proposito vorrei raccontarvi una storia, che ben si adatta alla nostra riflessione e che mi
è stata narrata da Anna Nitti, la
sorella più anziana della Chiesa
metodista di Napoli e preziosa
memoria storica della comunità
e di gran parte del protestantesimo italiano, che a sua volta l’ha
udita da altri testimoni. In questa catena di trasmissione orale,
sono sicuro che la mia versione
sarà un po’ diversa da quelle
precedenti e me ne scuso con
chi la potrà trovare inesatta. D’
Chi salverà la città?
E una storia commovente.
Tanto bella almeno quanto è
discutibile, come pure lo è la
storia di Sodoma: nel testo biblico dopo tutto la sorte della città
non cambia: qui, probabilmente
quei soldati che hanno risparmiato Palombaro avranno poi
scelto un altro paese per compiere la loro rappresaglia. Nonostante tutto, è vero: una piccola
minoranza può salvare una città.
Magari proprio quelle persone
meno visibili, più disprezzate,
meno rappresentative dell’intera
la comunità. Forse un po’ come
le donne metodiste di Palombaro che probabilmente erano viste, come molti evangelici in Italia, attraverso le lenti del pregiudizio: quelle strane cristiane di
cui era meglio non fidarsi perché
' quei dieci giusti siamo noi;
noi evangelici italiani siamo la
salvezza delle nostre città. In alcune cose forse lo siamo: nel nostro impegno sociale, nel presentare un modo diverso di essere cristiani, nel sostenere una
visione laica dello stato come
premessa alla libertà di tutti. In
altre cose e più spesso, certamente non lo siamo. Ma anche
quando non lo siamo, possiamo
sempre essere Abramo: possiamo scrutare la città per scorgervi quei dieci giusti che sono la
sua salvezza. Possiamo scrutare
la città e accorgerci come Elia,
che credeva di essere l’unico rimasto fedele al Signore, che invece ci sono altre 7.000 persone
che non hanno piegato il loro ginocchio davanti a Baal; possiamo essere i viandanti che attendono e valorizzano l’azione del
Samaritano, lo straniero e l’eretico e il rinnegato che si ferma
sulla via di Gerico e salva il cittadino giudeo: possiamo predicare con forza e franchezza il culmine di questa giustizia che è
Gesù Cristo, il giusto che salva
l’intera città, l’intero mondo.
Dov’è la salvezza della città?
Cerchiamola anche là dove la
città pensa di non essere se
stessa, tra chi le è straniero, tra
chi è sentito da essa come estraneo: forse i dieci giusti stanno
proprio lì.
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
veneri
I primi tredici versett
del capitolo 13 della 5!
nesi raccontano della s»*
parazione di Abramo.
Lot con la conseguente k
calizzazione geografi!
della residenza dei du.
personaggi: Abramo
vò le sue tende e and)
ad abitare alle querce j
Mamre » (Genesi 13,
mentre Lot «abitò nell(i
città della pianura e and!
piantando le sue tende fJ
no a Sodoma» (Gen. 13'
12). Nei capitoli successi.'
abbiamo così due cicli nat
rativi, uno legato ad Abra
mo-Mamre (Gen. 14, i-u
16), l'altro a Lot-Sodottii
laB
nel
(Gen. 19), rispetto ai qual ibainbin:
Il culti
cura (
prima cl
in Serbi
pensato
ttata su
mondo,
traccia <
per la G
preghici
Venezue
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gesse i 1
ioinenit
dese di j
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nitrici u
d’uva. Ir
munità
Cena. I
stóbuito
il nostro testo ha la fua
zione di brano di raccor
do. Il dialogo tra Dioi
Abramo non ha, infatti
una sua autonomia narra
tiva, ma dipende da eli
che lo precede (Il rapido
accenno alla perversità di
Sodoma in Gen. 13, 13)
da ciò che segue (la distrió
zione delle due città). Allo
stesso tempo insinua uri
speranza di salvezza di cui
non si ritrova traccia nelle
narrazioni. È allora chiaro'
che Genesi 18, 17-33 è uo|
testo inserito nello schema del libro da un suo re.
dattore che ha però colto'
l'occasione per porre l'attenzione a un'ardita e'
fondamentaie questione
teologica riguardante il
senso della giustizia divina
nell'ambito del concetto
di responsabilità e punizione collettiva.
L'espressione dei w. 20
e 21, «il grido che da Sodoma giunge fino a me»,
è un termine del linguaggio giuridico che indica
«l'invocazione di aìutoi
che lancia colui che è danneggiato nel suo diritto^
con un atto di violenza»
(Von Rad, p. 278) e che, »
ultima istanza, raggiungef
Dio quale vindice di ogri
diritto. La domanda cheli
testo evidenzia riguarda
proprio la conclusioneL^m-zm
dell'inchiesta circa
ma: la città è sicuramente
colpevole, ma rispetto ad
essa in che cosa consistala
giustizia divina? Nel distruggere la città a causa
del suo peccato o nel fatto che in vista degli innocenti che la abitano essa
viene risparmiata? Senza
mettere in questione l'idea di responsabilità collettiva, il testo procedei
Un
per
Vmerc
presso k
MfSO r<D,
Mimo U
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Confi
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la logici
politico
stio cuo
none e\
con lo spostare l'idea dijituraum
giustizia dalla repressioneT
del peccato al dono della | .
salvezza.
Per quel che riguarda
l'idea di Abramo come
amico di Dio, Giacomo nel
testo citato la collega all'obbedienza del patriarca, suggerendo che qui
l'amicizia riposa sulla fedeltà di Abramo, sul fat®
che Dio si può fidare di
lui. Diversamente, il n®;
stro testo esprime l'idea di
amicizia legata alla con^
scenza dei piani di Dioei
espressa dalle parole
Gesù in Giovanni 15,
«lo non vi chiamo più sen"
perché il servo non s*
quello che fa il suo Sigr'®
re; ma voi vi ho <^hiama
amici perché vi ho fa*
conoscere tutte le cose c
ho udite dal Padre mio»Per un eventuale serm®
ne, la domanda 1°''^.
mentale che deriva à
nostro testo può ,,
che modo la nostra cotn
nità può essere la salve
della città? In che rno “
svolgiamo il ruolo di A
mo nel ricercare col
che lo possono esse ,
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buona idea avere una
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venerdì
7 MAGGIO 1999
E DPIRITUALITÀ
PAG. 3 RIFORMA
^ FRANCO TAGLIERÒ_________
IL culto del giovedì santo a
cura dei bambini è nato
'•prima che iniziasse la guerra
in Serbia-Kosovo. Avevamo
..pensato a una liturgia centrata sulla condizione dei
t-Sodottii trata sulla . , ,
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Da settimane Tattenzione delle chiese è rivolta alla guerra nei Balcani
Pregare per la pace tra i popoli
la Bibbia continua a ispirare la preghiera e l'azione dei credenti, come è scritto
pel Salmo 44: «lo non confido nel mio arco e non è la mia spada che mi salveràx
le preghiere dei bambini per il culto del giovedì santo
jn suo re jn seguito tutta la coiunità ha partecipato alla
Cena. I bambini hanno di^buito il pane e il vino, as
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mondo, seguendo un po’ la
traccia della proposta fatta
per la Giornata mondiale di
preghiera 1999 (bambini in
Venezuela). Avevamo puntato'suH’«essere in comunione» con tutti i bambini del
mondo. Avevamo anche pensato a una spiegazione delrultima Cena che coinvol|esse i bambini della scuola
^domenicale della Chiesa valilese di Angrogna: infatti essi
risono dati il pane a vicenda
ehanuno ricevuto dalle monltrici un bicchiere di succo
In queste settimane in tutte le nostre chiese l’attenzione è
rivolta alle vittime della guerra in atto nei Balcani. Abbiamo
raccolto in questa pagina alcuni testi liturgici elaborati e usati in questi giorni di guerra da alcuni gruppi e comunità
evangeliche. In alcuni casi l’elaborazione è avvenuta collettivamente nel corso di attività specifiche legate alla resistenza
spirituale contro ogni violenza. Abbiamo anche pubblicato
una poesia daH’esiUo di un poeta kosovaro e una preghiera
per le vittime della guerra diffusa da Belgrado.
sistiti dal pastore e dalle moni trici. Con l’inizio dei bombardamenti abbiamo spostato la preghiera di intercessione sugli avvenimenti che i
bambini hanno visto al telegiornale. È rimasta in molti
l’idea di una preghiera per i
bambini «abbandonati a se
stessi», nei barrios del Venezuela, come nelle montagne
del Kosovo.
I bambini durante l’ultimo
incontro hanno scritto su
cartoncini a forma di cuore i
loro pensieri, le loro intenzioni di preghiera. 1 cartoncini sono stati poi letti a imo a
Un digiuno ecumenico
per fermare la guerra
venerdì 16 aprile si è svolta,
presso la chiesa valdese di via
iòMmbri (Napoli), una litur^a^menica frutto della ridi un gruppetto di
0t^nti e cattolici che han^ ^partecipato all’iniziativa in
aggiu^l* ^0 ((Digiuno ecumenico. Perdi ogii (’Kiemo la guerra». Di seguito vi
’^’“toniamo una confessione di
‘ato e una preghiera di coniazione che sono state conIvisedai presenti all’incontro.
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Confessione di peccato
;onsiste la; ^ jg confido nel mio arco
■ '' e non è la mia spada che mi
'salverà. Signore, noi chiediamo perdono perché spesso
f«:eettiamo di ragionare con
la logica arida del realismo
jWlitico e lasciamo che il nobilita col-; 5tro cuore dimentichi la pasprocedei sione evangelica per la creaturaumana.
Io non confido nel mio arco
¡non è la mia spada che mi
salverà. Signore, noi chiediamo perdono perché ci accon»tentiamo della visione riduttiva e semplicistica della realtà
offertaci dai mass-media.
Io non confido nel mio arco
^non è la mia spada che mi
Mverà. Signore, noi chiedia®o perdono perché la nostra
{•aura e le nostre incertezze
Scadono sulla vita di persone
,innocenti.
lo non confido nel mio aroo e non è la mia spada che
Risolverà. Signore, noi chie^aiiio perdono perché forse
ola paura di perdere la no*Jta sicurezza e prosperità
One ci spinge ad occuparci di
ÌUesta guerra e a dimenticate le altre.
lo non confido nel mio arco
^fijon è la mia spada che mi
^Iverà. Signore, ti chiediamo
^tdono perché l’offerta di
^ndarietà e accoglienza ver0 i rifugiati e i migranti che
‘tonno raggiunto il nostro
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evangeliche in Italia Versamenti sul c.c.p. 82441007 intestato a: nev-notiiic evangeliche
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,J^*vangeHca @ acora.stni.it tei. 06-4825120 fax. 06-4828728
uno dai bambini durante il
culto e appesi a una funicella
mediante mollette da bucato. Tutti ì cartoncini sono
stati in seguito legati insieme
ed esposti nel tempio del capoluogo in occasione del culto di Pasqua (in cui il pastore
ha fatto allusione ad essi, invitando la gente a leggerli).
Ecco le intenzioni di preghiera: Signore, benedici tutti i
bambini che vivono dove c’è
la guerra: Signore ti prego per
tutti i bambini che non possono vedere i colori come me;
Fai che questo massacro del
Kosovo finisca: Signore, a co
sa serve fare una guerra per
fermarne un’altra? Signore, ti
prego per i bambini che soffrono a causa di guerra e malattie: Signore ti prego per
quei bambini che hanno fame e non hanno niente con
cui sfamarsi; Dai una mano.
Signore, a tutti quelli che
scappano dalle bombe: Dai a
tutti i bambini infelici una
vita serena come la nostra;
Voglio dare un po’ della mia
felicità ai bimbi che non ne
hanno. Aiutami, Signore:
Dio, ricordati delle persone
che sono in guerra. Amen;
Dio, non permettere che 1
bambini vivano sotto i ponti
senza niente con cui vivere:
Signore, fai che i bambini
possano diventare il futuro
del mondo; Signore, aiuta i
bambini che hanno perduto
la famiglia a ritrovarla: Fa che
lo sfruttamento dei bambini
in tutto il mondo cessi e che
la guerra risparmi i bambini
della Serbia e del Kosovo.
paese si è tradotta troppo poco in pressione politica per
spingere i nostri governi a
strategie più lungimiranti che
potessero evitare la guerra.
Io non confido nel mio arco
e non è la mia spada che mi
salverà. Signore, noi ti chiediamo perdono perché non
siamo capaci di sacrificare
nulla di noi stessi alla causa
della pace.
Io non confido nel mio arco
e non è la mia spada che mi
salverà. Noi sappiamo. Signore, che in te c'è abbondanza di vita e che tu puoi fare ogni cosa nuova.
Noi gioiamo nella tua speranza.
Preghiera
Impegno per la vita
Nel mezzo della fame e della guerra
Noi celebriamo la promessa
della prosperità e della pace
Nel mezzo dell’oppressione e della tirannia
Noi celebriamo la promessa
del servizio e della libertà
Nel mezzo del dubbio e della disperazione
Noi celebriamo la promessa
della fede e della speranza
Nel mezzo della paura e del
tradimento
Noi celebriamo la promessa
della gioia e della lealtà
Nel mezzo dell’odio e della
morte
Noi celebriamo la promessa
dell'amore e della vita
Nel mezzo del peccato e
della decadenza
Noi celebriamo la promessa
della salvezza e del rinnovamento
Nel pieno della morte che
ci circonda
Noi celebriamo la promessa
del Cristo vivente.
La poesia di un esule
« Kosova mon amour»
Le parole di un poeta kosovaro
che vive negli Stati Uniti ci trasmette, trafigurato nella poesia, il
grido di dolore di un popolo per
anni tormentato dalla violenza
etnica ma anche l’amore bruciante e fiero dell’esule per la propria terra natia.
Kosova mon amour
Giro il mio capo
dall’altra parte,
terra mia
lo, che abbandonai
la tua culla
il tuo viso
il tuo morbido seno,
che continua
da anni ad essere
uccisa e terrorizzata
dal sangue sparso.
Oh, terra mia.
Cacciatori dagli
stivali di ferro
marciano senza pietà
sulle tue profondità
stuprano i tuoi occhi
il tuo seno
il tuo grembo innocente,
con la sete arrogante
di Satana
lacerano la tua pelle,
ridendo e sputando a te
nello stupore
mentre noi aspettiamo
il miracolo che avvenga.
Oh, terra mia.
Il desiderio di te
crea sfregi sul mio ventre,
e quelli che ti violentano
sporcano anche
il mio sangue.
Amor mio.
Essi feriscono te e me
con la brama di avere di più.
Terra e cielo
notte dopo notte
uccisioni, uccisioni,
uccisioni
nel nome di che...
Oh, terra mia.
Io vago intorno al mondo
inerme e muto
timoroso di guardarti
non sapendo
che ti ho portato
nel mio cuore
sempre
non sapendo
che il tuo respiro
è lo stesso del mio.
Io ho atteso che fossimo salvi
dalla stessa sofferenza.
Oh, terra mia.
Io ho guardato
intorno per trovarti
negli occhi stranieri,
pregando per la tua forza,
da mani estranee
non stuprata
non toccata
non spezzata e sputata,
ma ti ho quasi persa
elemosinando,
elemosinando,
nel loro silenzio
mentre attendi
che accada il miracolo
Kosova, mon amour
terra mia, resisti ancora
un’altra alba.
Shqipe Malushi
Cerchiamo il tuo volto
«Cercate il Signore e la sua forza,
cercate sempre il suo volto!» (Salmo 105,4)
Cerchiamo il tuo volto Signore.
Tutti i giorni. Signore, ti cerchiamo
fra i volti smarriti della gente dei campi...
nella confusione dei nostri pensieri...
Ti cerchiamo nel mezzo della nostra delusione
nel balbettio della nostra preghiera.
Non riusciamo a trovarti potente fra i potenti
forte fra i forti.
Non ti troviamo nelle altisonanti dichiarazioni
non nel luccichio deli’apparenza
Nel mondo affollato di vuoto,
non riusciamo a trovarti. Signore.
«Cercate il Signore e la sua forza.
Cercate sempre il suo volto»
Sì, ti cerchiamo Signore,
e abbiamo bisogno della tua forza.
Ma dove sei?
Non nascondere il tuo volto ancora a lungo.
Dovunque tu sia, nei cieli dei cieli
o nelle parti più basse della terra
ti preghiamo Signore: ascolta e guarisci.
(Anna Maffei)
Una preghiera da Belgrado
Questa preghiera per il Kosovo
e per la Serbia è stata elaborata
da «Pane di vita», un’organizzazione di servizio sociale delle
chiese evangeliche in Serbia.
Lettore: Preghiamo per tutti
gli uomini coscritti forzatamente dalla polizia militare
serba, o dall’esercito di liberazione del Kosovo (Uck) e
per le donne e i bambini impauriti che restano.
Tutti: Il Signore è il mio pastore, io non voglio questo.
Lettore: Preghiamo per coloro che vivono vicino alle
grandi raffinerie e industrie
chimiche in Serbia e in Kosovo che hanno paura di avvelenamento in caso di esplosione delle bombe Nato.
Tutti: Egli mi fa giacere in
verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque chete. Egli
mi ristora l’anima: mi conduce in sentieri di giustizia per
amore del suo nome.
Lettore: Preghiamo per le
donne che stanno cercando
di tenere insieme le loro famiglie e che sono soggette allo stupro e all’abuso sessuale
da parte dei serbi o dell’Uck.
Tutti: Sì, sebbene cammino
nella valle deU’ombra della
morte, io non temerò alcun
male, perché tu sei con me: il
tuo bastone e la tua verga mi
confortano.
Lettore: Preghiamo per i
cristiani la cui fede ora richiede loro di essere «curatori di traumi» per il proprio
prossimo nel mezzo della
guerra, specialmente per gii
anziani che ricordano gli orrori della seconda guerra
mondiale.
Tutti: Tu apparecchi la
mensa in presenza dei miei
nemici, tu ungi il mio capo
con olio, la mia coppa trabocca.
Lettore: Preghiamo per coloro che sono stati strappati
dalle loro case, particolarmente i rifugiati che si riversano in Macedonia, Albania e
Montenegro e per i 100.000
rifugiati che sono a Belgrado
vittime delle varie guerre regionali degli ultimi 10 anni.
Tutti: Certo beni e benignità
mi accompagneranno tutti i
giorni della mia vita: e io abiterò nella casa del Signore per
lunghi giorni. Amen.
Ogni settimana, Riforma.,,
ti fa conoscere un mondo evangelico più grande di quello
che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento lordinario costa 105.000 lirei (invariato
dal 1997); se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi
utilizzare liberamente l’abbonamento ¡ridotto di 85.000 lire
oppure un abbonamento semestrale che costa 55.000 lire.
Se, invece, hai qualche risorsa in più, puoi aiutarci sottoscrivendo l’abbonamento [sostenitore di 200.000 lireìo inviandoci una qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può
permettere.
Le tariffe per l’estero sono:
ordinario: £ 170.000; via aerea £ / 95.000;
sostenitore £ 250.000; semestrale £ 80.000.
Insomma, sono diversi i modi per non rinunciare a RIFORMA.
Gli abbonamenti decorrono, per dodici o sei mesi, dal giorno di ricevimento della prima copia del giornale.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 7 MAGGIO iggp
Mülheim: consultazione annua della rete europea su lavoro e economia
Globalizzazione e sviluppo sostenibile
E necessaria un'elaborazione teologica e etica relativa al lavoro nell'economia
capitalistica globalizzata, ben sapendo che essa produce divisione nelle chiese
ANTONELLA VISINTIN
Lf IMPATTO della globaliz( zazìone sul lavoro e lo
sviluppo sostenibile; una sfida per Timpegno cristiano.
Questo il tema della consultazione del Wen (la rete europea che approfondisce la riflessione protestante sul lavoro e l’economia), tenutasi a
Mulheim (Germania) dal 16
al 19 aprile scorso, un dovuto
approfondimento della Conferenza di Malaga con la quale lo scorso anno il Wen e il
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) si preparavano
all’Assemblea mondiale del
Cec ad Harare.
Ricchi della presenza di
persone provenienti dall’Ovest e dall’Est, abbiamo provato a misurarci con le novità
del capitalismo, in primo luogo confrontandoci con la forza evocativa del termine «globalizzazione», che felicemente ha rimpiazzato la categoria
di «sviluppo», suggerendo
l’abbattimento di privilegi allocativi fra Nord e Sud, come
fra Est e Ovest, tutti accomunati in una stessa narrazione;
la storia del mercato.
Dietro il mito
della globalizzazione
Che cosa cela il mito in realtà? Una recrudescenza della
lotta fra imprese e fra nazioni
sulla leva dei prezzi e quindi
dei costi, data una soglia di
infrastrutture, resa possibile
dalle nuove tecnologie e dal
risibile costo dell’energia. E
insieme l’ambizione di sottoporre il pianeta alla «pax economica» del capitale.
Pagano i lavoratori, ma una
depressione dei livelli di vita
nell’Occidente non turba il
capitalismo, trattandosi largamente di mercati saturi a
domanda di sostituzione,
mentre invece si punta sullo
sdoganamento controllato di
mercati accuratamente selezionati nel Sud del mondo.
Ecco allora che globalizzazione per l’Italia significa flessiblità del lavoro che resta e fuga delle imprese, mentre per
la Polonia o l’India essa costi
tuisce comunque un’opportunità, in termini di nuovi insediamenti e di innovazione
tecnologica che l’imprenditoria locale non è in grado di
sostenere.
Come rendere conto di
questi processi che attraversano le nazioni e ridisegnano
la geografia del pianeta? Già
due anni fa era stata avviata
una ricerca sugli indicatori
con cui misurare l’impatto a
livello locale di fenomeni globali rispetto sia alla giustizia
sociale sia alla sostenibilità
ambientale. Di essa non si
hanno ancora risultati, mentre la globalizzazione, il moltiplicarsi di nuove forme di
economia locale e la crescita
di mercati eco-socio compatibili suggerisce nuovi parametri di lettura per conoscere
e per prendere decisioni.
Una sfida per i cristiani
Per i cristiani/e la sfida è alta, non solo sul piano dell’azione ma anche della strumentazione teologica; le religioni hanno difficoltà a trovare parole efficaci capaci di
smontare il monoteismo del
mercato; l’evangelo è ridotto
a una offerta per il tempo libero. Due testi biblici ci hanno orientato; Luca 12, un invito a contenere eventuali deliri di onnipotenza, e il libro
di Nehemia, funzionario del
re di Persia, che torna a Gerusalemme per ricostruire il
Tempio, così come noi vorremmo comporre, seppure in
Urge elaborare
una nuova etica del lavoro
Guatemala, produttori di caffè inseriti nella rete del commercio equo
forme nuove, i pezzi di società che la globalizzazione
ha frantumato.
Siamo dunque di fronte alla domanda; può il cristianesimo essere leale con il liberismo che fonda la globalizzazione (di cui le operazioni di
polizia internazionale come
in Jugoslavia sono elemento
strutturale)? Prendiamo ad
esempio la teoria neoclassica
della scarsità. Secondo tale
teoria, la scarsità delle risorse
fonda la definizione del prezzo di un bene collegandolo
alla sua disponibilità e alla
sua utilità, ma non alla sua
natura vivente. Questa definizione infatti non considera
che la scarsità è conseguenza
della natura finita e contin
gente della creazione nella
sua grande varietà, cioè che
la voracità umana si dà delle
regole di sfruttamento indipendenti dalle necessità vitali
delle risorse stesse.
Perciò la definizione del
prezzo non può non comprendere la eventuale possibilità per le risorse di rinnovarsi, né ignorare che il concetto di utilità non è riferito
alla soddisfazione di bisogni,
quanto al nutrimento di desideri, potenzialmente illimitati. Così come, sempre a causa
della finitezza, l’obiettivo di
un’equa distribuzione delle
ricchezze non potrà mai consistere nell’estensione su scala mondiale del modello di
consumi dell’Occidente.
Restando anche solo a questo esempio, allora, urge un’
elaborazione teologica ed etica relativa non al lavoro in generale, ma al lavoro nell’economia capitalistica globalizzata, ben sapendo che essa
produce divisione all’interno
delle chiese, fra coloro che sostengono il liberismo e coloro
che propongono che la questione economica diventi
«status confessionis», cioè un
crinale dell’etica. Lacuna che
peraltro non sta impedendo
l’impegno cristiano nel mondo rispetto ad alcuni punti
nevralgici della globalizzazione; gli scambi commerciali
(la campagna internazionale
contro il Mai, il Trattato commerciale che dava maggiori
aperture e libertà alle multinazionali e, in positivo, il sostegno a forme di commercio
equo), e la distribuzione mondiale delle ricchezze (il progetto Giubileo 2000 sulla remissione del debito per alcuni
paesi del Sud del mondo).
Nonostante la contingenza
e la cocente coerenza con il
tema dell’incontro, la guerra
in corso in Jugoslavia non è
stata nominata se non in discorsi a tavola. Voglia di un’
Europa democratica che si
confronti con le dolorose radici dei nazionalismi e che
sappia davvero porre dei limiti agli appetiti che soggiacciono alla competitività e alla
brama di inglobalizzazione,
riconoscendo e denunciando
responsabilità e connivenze
del pensiero cristiano nei
suoi 2.000 anni.
!\%-M Bulach: incontro annuo della Missione battista europea
Tentativo di missione in Europa orientale
PASQUALE CASTELLUCCIO
Lf INCONTRO della MisI sione battista europea
(Mbe) si è svolto a Btilacb
(Svizzera) dal 15 al 18 aprile
scorso. Le 14 Unioni battiste
che fanno parte di questo organismo e collaborano ai
programmi missionari in
Africa e in Sud America, insieme ai rappresentanti di
questi paesi, ogni anno fanno
il punto della situazione. Attualmente la Mbe si avvale
del lavoro di circa 100 missionari, di cui 40 europei: il resto
sono collaboratori locali sostenuti dalla stessa Mbe.
Molti i temi sottoposti all’attenzione dell’Assemblea,
diverse le situazioni, difficili
alcuni problemi. È incoraggiante il forte sviluppo delle
chiese nei due continenti,
enorme il numero dei battesimi avuti nello scorso anno,
chiari i traguardi che le Unioni locali si prefiggono. In Brasile, ad esempio, nel 2000 i
battisti saranno circa 2 milioni con 10.000 chiese, frutto di
un’azione evangelistica che
va avanti senza sosta. Per
contenere tutti questi credenti sono state acquistate
alcune chiese cattoliche ormai vuote.
Diversa la situazione in
Africa, dove le guerre tribali
rendono ogni tipo di intervento più complesso. A motivo della recente guerra in
Sierra Leone, la Mbe è stata
costretta a ritirare tutti i missionari da quel paese; sette
chiese battiste. l’ospedale
oculistico battista (il migliore
del paese), l’ufficio centrale
della locale Unione sono stati
dati alle fiamme, la moglie
del presidente dell’Unione è
stata sequestrata nel novembre scorso e non si hanno più
notizie di lei.
La Mbe è presente da qualche anno anche in India ma
finora ha dovuto fronteggiare
una serie di grossi problemi
di intolleranza da parte del
governo e dei capi religiosi
indù; in sede di Assemblea
c’è stato uno specifico momento di preghiera per quel
paese. Quasi contemporaneamente, la radio svizzera
annunciava la caduta del governo indiano.
Un tentativo di iniziative
missionarie, o di supporto alle unioni battiste nei paesi
d’Europa orientale, è stato
dibattuto con molta attenzione. L’Ucraina conta 160.000
battisti, con 700 chiese, ma
mancano ben 500 pastori. In
Georgia, a sud del Caucaso, si
sta iniziando una collaborazione con le comunità locali.
Questa nazione si è rivelata
molto aperta all’Evangelo...
(è la terra di Stalin, il quale,
appena salito al potere, decise di togliere tutti i nomi cristiani alle città della Georgia,
la sua la chiamò Betlehem!).
Non va così per la Cecenia, a
nord del Caucaso, zona a
prevalenza musulmana, dove
recentemente un pastore
battista è stato sequestrato e
un altro decapitato: la sua testa è stata messa in vendita al
mercato del paese.
Quasi tutte queste «Terre di
missione» chiedono che la
Mbe intervenga più con programmi evangelistici che con
progetti sociali, insistono sulla necessità di un’adeguata
formazione teologica dei
missionari locali, dei pastori
e degli evangelisti, nel rispetto della loro cultura.
Gli europei non vengono
chiamati missionari ma «collaboratori internazionali».
Ovviamente, medici e tecnici
di ogni genere sono ben accetti per creare strutture e
per formare le giovani generazioni in vista di un futuro
migliore. La metodologia
evangelistica è basata essenzialmente sulla testimonianza personale, da individuo a
individuo e la conversione a
Cristo Gesù è vista come unica possibilità per la totale liberazione dell’uomo. Questo
è alla base della vita comunitaria e della predicazione.
Lo sforzo finanziario della
Mbe è enorme, ma è possibile
soltanto grazie agli aiuti delle
unioni battiste europee. L’
amministrazione è ben curata e non prevede mai spese
che non abbiano una copertura in partenza. Le adozioni
a distanza dei bambini ospitati negli orfanotrofi della
Mbe sono un valido contributo per alleviare le sofferenze
dei più deboli e dei dimenticati. Per ulteriori informazioni rivolgersi allo scrivente, altrimenti ci si può mettere in
contatto con la Mbe anche
via Internet, al sito http: //
www.ebm-masa.org.
abbonamenti 1999
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20.000
L. 20.000
Brasile: il campione di calcio Muller
consacrato pastore pentecostale
BELO HORIZONTE — È stato campione del mondo con la
squadra brasiliana di calcio nel 1994, ha partecipato ad altij
due campionati mondiali e nel 2001 (al termine del suo con.
tratto con la squadra del Cruzeiro) lascerà il mondo del palio,
ne per diventare pastore titolare della Chiesa pentecostale
«Porte aperte» a Belo Horizonte. Luis Antonio Correa da Co.
sta, detto Muller, ha anche giocato in Italia nel Torino e nel
Perugia e il mese scorso è stato consacrato pastore davanti a
oltre 3.000 fedeli. (nev/ak]
Brasile: la Bibbia in musicassette
al Festival internazionale del libro
SAN PAOLO — Alla Fiera internazionale del libro di San
Paolo (Brasile) che si è svolta dal 21 aprile al 2 maggio, la Società biblica brasiliana ha presentato un’interessante novità
per chi incontra la Bibbia per la prima volta. «La fede viene
ascoltando» è una serie di 12 musicassette (o 18 cd) prodotta
in cinque mesi da una équipe di attori e lettori professionisti
che, con una regia di tipo teatrale, presentano i protagonisti
delle Scritture. Una guida scritta offre istruzioni per riuscire
ad ascoltare tutto il Nuovo Testamento in 40 giorni, dedicando aH’ascolto 30 minuti al giorno. (nev/ak)
Argentina: per l'autodeterminazione
delle popolazioni autoctone
BUENOS AIRES — «L’autodeterminazione delle popolazioni autoctone dell’Argentina è una sfida che dobbiamo vincere
per costruire un paese veramente libero e democratico». Cosi
è scritto in una dichiarazione rilasciata al termine di un convegno organizzato a Buenos Aires dal Dipartimento per la pastorale indigena e dalla Segreteria regionale del Consiglio delle chiese latinoamericane (Clai). Il documento è firmato da
esponenti cattolici e protestanti, tra i quali il pastore Delmo
Rostan, moderador della Mesa vaidense, l’organo esecutivo
delle chiese valdesi del Rio de la Piata. (nev/pe)
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Nicaragua: protesta degli evangelici
per i monumenti a Cristo e alla Madonna
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MANAGUA — Proseguono in Nicaragua le proteste degli
evangelici per il progetto governativo di erigere in due piazze
della capitale Managua due grandi monumenti dedicati
Cristo e alla Madonna, naturalmente a spese dello stato,
presidente del Consiglio nazionale dei pastori evangelici del
Nicaragua, Norman Marenco, ha preannunciato manifestazioni e veglie di protesta e, incontrando il sindaco della citth,
ha tenuto a ribadire che il dissenso è basato sul fatto che «la
Costituzione del Nicaragua stabilisce che il nostro è uno stato
laico e non è certo il governo che può imporre la costruzione
di monumenti a carattere religioso». (nev/ak)
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Gran Bretagna: incontro del comitato
del progetto europeo «Thenew»
MANCHESTER — Dal 9 all’ll aprile scorso Manchester ha
ospitato l’incontro del Comitato di coordinamento del progetto di formazione europea «Thenew», a cui aderisce anche
Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei), in tema
di «donne e violenza». Tre giornate di lavoro per verificare
quanto fatto nei quattro paesi che partecipano al progetto:
Gran Bretagna, Italia, Germania e Svezia. Tra le decisioni
l’apertura di un sito Internet per presentare il progetto e l’impegno per una ricerca liturgico-biblica per fornire materiale di
dibattito ai gruppi femminili delle chiese. (nevi
Spagna: prossimo incontro tra donne
evangeliche italiane e spagnole
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ROMA — Il Comitato nazionale della Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei) ha deciso di organizzare, in accordo con le donne protestanti spagnole, un incontro a Barcellona (l°-3 ottobre) sul tema «Le donne mediterranee e la loro
visibilità». Tre relazioni saranno svolte da donne italiane: la visibilità delle donne nella Bibbia (Karola Stobaeus), la visibili®
delle donne delle chiese riformate nel 1500 (Bruna Peyrot), li
visibilità delle giovani nella società, nelle chiese, nel mondo
del lavoro (V. Mariani). Iscrizioni entro la fine di maggio; perd
Centro-Sud 06-5780412, per il Centro-Nord 02-58322440. M
Usa: massiccia campagna per convertire
i cristiani all'alimentazione vegetariana
NEW YORK — Negli Usa il Movimento popolare per UJ>
trattamento etico degli animali (Peta), ha lanciato una rna*'
siccia campagna per convertire i cristiani a un’alimentazion
vegetariana, con lo slogan «Gesù era vegetariano, segui il su
esempio». L’argomento principale avanzato dal movimenta
senza peraltro fornire adeguati riferimenti biblici, è che «1 u“'
ca nonviolenta di Cristo non gli avrebbe certo permesso
accettare una industria della carne che è tra le forze più vi«
lente e crudeli della terra». (nev/en
Il cappellano del Senato Usa: l'America ha
bisogno di un profondo risveglio spirituale
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WASHINGTON — «Mai tanti senatori hanno cercato i
consigli come durante questo travagliato periodo del min
ciato impeachment del presidente Clinton», così ha thchia
to Lloyd Ogilvie, cappellano del Senato Usa dal 1995- Sec
do Ogilvie, che è un pastore della Chiesa presbiteriana, «u
nato esce da questa avventura con una rinnovata
sione della necessità di un profondo risveglio spirituale
nostra nazione».
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PAG. 5 RIFORMA
Conferenza del Collettivo culturale nella chiesa metodista di La Spezia
Scienza e etica a confronto
le scoperte scientifiche e tecnologiche devono essere usate sempre con senso
di responsabilità e rispetto verso l'umanità e verso il creato che è dono di Dio
ELISABETTA SENESI
Il 14 aprile si è tenuta nella chiesa metodista di La
Spezia la prima conferenza di
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^0 culturale sul tema: «Alla
ricerca dell’uomo, scienza ed
etica a confronto», relatrice la
pastora Giovanna Pons, che
pel corso del suo chiaro ed efjeace intervento ha messo in
evidenza come nella realtà
contemporanea sia sempre
più difficile far corrispondere
alle continue innovazioni tecnologiche che a loro volta derivano dalle scoperte scientifiche, un’adeguata riflessione
etica sulle varie problematiche che di volta in volta si
presentano. La tecnologia infatti ha come obiettivo primario le leggi di mercato, che
mal si conciliano con le responsabilità di ordine etico
èe l’uomo ha invece verso se
stesso e il creato. Il degrado
della natura ci dà infatti la
misura dei disastri che il cosiddetto progresso tecnologico ha provocato su di essa.
Questo atteggiamento di
mancanza di rispetto verso la
natura, considerata come un
ometto, come una cosa inanimata, ha in realtà radici
profondissime nella cultura
octìdentale. Già nel ’600, con
la prima rivoluzione scientifica, gli scienziati di allora avevano l’idea che una volta provata la legge di spiegazione di
\in%omeno in termini matei™ questa fosse invariabile ¿alterna. Mano a mano
fe/Tr!ì=r»_a*aÉ!BS.<i,
Lo schema dei transistor di un microprocessore
che si scoprono le leggi, il libro della natura si fa sempre
più chiaro fino alla completa
comprensione del tutto. Tale
mentalità si è in parte rotta
nel ’900 con la seconda rivoluzione scientifica quando,
con l’avvento della relatività
di Einstein e la meccanica
quantistica, si è arrivati a ripensare il sapere scientifico
in modo problematico, ammettendo l’impossibilità di
una conoscenza completa e
assoluta della realtà.
Le teorie scientifiche sono
ipotesi che possono essere riviste e discusse. Nonostante
questo cambiamento radicale
però gli scienziati, nel loro insieme, non hanno smesso di
pensare di poter dare una risposta completamente esaustiva al problema della conoscenza in un’ottica di onnipotenza. Basta guardare alle
biotecnologie che lavorano
sul corpo umano, così come
si potrebbe lavorare su una
macchina. Lo stesso linguag
gio, per esempio la parola
«ingegneria genetica», andrebbe ripensata in una ottica alternativa a quella della
vecchia meccanica dove aveva un senso diverso rispetto a
quello attuale. La manipolazione genetica agisce infatti
non su un oggetto, ma su un
organismo vivente nel quale
è difficile poter controllare
completamente gli effetti
prodotti da un intervento al
suo interno.
Secondo la pastora Giovanna Pons, è necessario quindi
da una parte acquisire il dato
nuovo emesso nel ’900 per cui
la scienza non può esaurire le
conoscenze umane che sono
sempre e comunque limitate,
dall’altro utilizzare le nuove
scoperte tecnologiche con
senso di responsabilità e rispetto verso l’uomo stesso e il
creato che è un dono divino.
Riferendosi all’epistola ai Romani, cap. 8, la pastora ha ricordato il gemito e il travaglio
della creazione a cui l’apostolo fa riferimento: «Sappiamo
infatti che fino a ora tutta la
creazione geme ed è in travaglio: non solo essa, ma anche
noi, che abbiamo le primizie
dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo». Saltando, superando una divisione meccanica del nostro corpo e della
natura, sarà possibile utilizzare la scienza e le sue scoperte per il bene dell’umanità
che quasi mai coincide con la
legge del profitto.
pittore voleva vedere il mondo con occhi da bambino
lo spazio emotivo della luce nell'arte di Cézanne
ELIO RINALDI
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Brescia, dopo l’indimentiabile mostra del Grand Pate di Parigi, è stata riproposta recentemente l’originale
feione degli impressionisti, e
fra questi emblematica appare l’opera di Paul Cézanne
11839-1906), da considerare
itn padre della pittura moderne. In un articolo del dicemlite 1996 già avevo messo in
evidenza l’orgoglio e, allo
stesso tempo, l’umiltà cristiane di questo prodigioso rivoitteionario che, da credente,
non ignorava come nell’Evan|elo Cristo avesse indicato un
neinbino come esempio di
n®iltà, contro ogni umana
*nnltà derivata dalla comune,
naturale arroganza,
otta delle caratteristiche
Wtnpie di Cézanne fu innttbbiamente quella di creare
nelle proprie tele ciò che de'“'iremmo uno
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«Natura morta con cipolle» (1895-1900)
tivo» attraverso la luce e la
natura pittorica: raramente
un artista, nei secoli, fu così
sensibile al discorso della natura. Rispettare la natura, secondo lui, significava accoglierla dentro di noi, sgombri
me Cézanne nella serra» (1891-92)
da ogni teoria preconcetta,
ubbidendo alla logica degli
occhi e non a quella del cervello. È con tale libertà concettuale, dopo un’iniziale
partecipazione alla visione
romantica, che Cézanne si
accostò alla tecnica degli impressionisti, potenziando con
le sue nuove sensazioni visive la sintesi dell’intimo fenomeno spirituale, come un
novello Giacobbe, che lottò
còn l’angelo divino per strappare una benedizione {«...ho
visto Dio faccia a faccia». Genesi 32,24 ss.)
Così Cézanne lottò nella
sua vita per la verità, contro
ogni accademismo, misurandosi con 1’«angelo della pittura» e sfidandolo, anche se
con orgoglio, nella sublimazione del divino. Raffigurando con travaglio la Montagne
de Sainte-Victoire, vediamo
per esempio il superamento
della scansione meccanica
dello spazio nella creazione
di una nuova dimensione
emotiva, non certo descritti
va. Le latenti qualità espressionistiche liberate da una
sensibilità da suggestivo substrato veristico, creano i caratteristici motivi della sua
versatile vena poetica.
Il deciso cromatismo era
rapidamente annotato in vibranti evasioni totali che evidenziavano le disincantate
varianti dell’impatto suggestivamente fascinoso. C’è una
gioia spontanea, indipendente, dagli stilismi di sorta che
spingeva l’artista a ricreare
una «musica» là dove sembrava conclusa una partitura.
La facilità discorsiva non cedeva però all’accademismo,
ma a una idealizzazione interpretativa verso personali
modulazioni in una libera
poetica (antica ma sempre attuale), quale anelito di una ricerca purificatrice nell’ideale
lotta tra l’uomo-artista, soccombente, e Dio sempre spiritualmente vincitore.
La morte lo ha colto mentre
aveva raggiunto l’autonomia
personale dei suoi ideali oltre
che nei paesaggi anche nelle
celebri nature morte. «Se la
sensazione delle forme naturali - scriveva a Louis Aurenche - è la base di ogni concezione artistica, noi sentiremo
nuovamente l’incanto paradisiaco dell’Eden perduto dove tutto palpitava vita, attraverso la pulsante presenza di
una esuberanza superiore».
Costruzione mistica, dunque,
quella di Cézanne nell’impiego operoso e fantastico della
sua opera strutturata e geniale: ne consegue che anche
l’arte astratta del nostro tempo va vista come derivazione
dalle libere e ardite ricerche
di un innovatore ribelle come
lui. La lotta con l’angelo dell’Eterno motiva allora il duraturo, là dove altri artisti perseguirono il caduco.
La «Rivista dolciniana»
La passione di Dolcino
e Margherita in musica
Il n. 12/13 della «Rivista
Dolciniana» del dicembre
1998 (abbonamento annuo £
20.000, ccp 10737286, intestato a «Magia Studio Edit.», via
Lagrange 26, 28100 Novara)
ripubblica la ballata in italiano e in trentino La passione
di Dolcino e Margherita, del
poeta Renzo Francescotti
(l’edizione del 1980 è infatti
ormai esauritissima), arricchendola con i testi musicali.
L’olandese J. C. De Haan scrive sulle analogie e le differenze tra Apostolici e Fraticelli, e
Claude Cantini dà notizie sui
Bogomili della Bosnia: lavo
Burat recensisce ampiamente
il nuovo romanzo di F. O.
Giesbert, Le sieur Dieu, sulla
«soluzione finale» dei valdesi
in Provenza, e il volume di M.
Craveri L’eresia. Dagli gnostici
a Lefebvre. Il lato oscuro del
cristianesimo; tratta inoltre
Dell’eresia di Simone Weil.
Piero Delmastro riferisce
dettagliatamente sulle iniziative intraprese dal Comune di
Chieri con la mostra e la gior
nata di studio sul tema «Eretico, chi eri?», dedicate in particolare a Giacomo Ristolassio
(condannato dall’Inquisizione, strozzato e arso sul rogo il
3 marzo 1395 in piazza Mercadelli, oggi piazza Mazzini) e
ai catari chieresi. Gabriella
Colletti presenta un documentato saggio su Cesare Beccaria e il dibattito sulla tortura nei pensatori del '700. Vi è
infine un intervento dello storico occitano Gerard de Sède
sull’assedio di Montségur, il
consueto aggiornamento bibliografico sulla tematica dolciniana e l’informazione sull’iniziativa presa dalla «Pro
cultura» di Trento affinché in
quella città sia dedicata una
via a Margherita, «la giovana
donna, compagna di Dolcino
e protagonista trentina degli
Apostolici, che aveva anticipato di secoli le lotte di liberazione dall’oppressione, per
la giustizia sociale, per la libertà di coscienza e l’emancipazione della donna».
Un pittore valdese a Torino
Luciano Caglio indaga
la geometria delle strutture
ALBERTA MOZZATO
ELIA PIOVANO
Dal 17 al 29 aprile, nella
sala del Carrobbio di
Omegna, è stata allestita la
mostra personale di Luciano
Caglio, artista palermitano
trasferitosi da pochi mesi in
Piemonte. Titolo della mostra era «Ancora strutture»,
perché strutture sono le opere, create riutilizzando oggetti di scarto come radiatori
e griglie di frigoriferi: oggetti
reali, di uso comune in una
città urbanizzata come Palermo, dove Caglio è nato,
vissuto e formato come artista. L’uso di tali oggetti non
ha come scopo la rappresentazione di una situazione
umana degradata: tramite
loro, piuttosto, egli si diverte
a dominare le forme in sempre nuove esposizioni. Costante è l’analisi strutturale
del rapporto tra linee orizzontali e linee verticali, ricercate dapprima in quegli oggetti e poi, nei lavori più recenti, simulata in seguito a
un processo evidente di interiorizzazione e rielaborazione dell’aspetto formale.
Scherzando con l’artista,
gli abbiamo chiesto se la nuda razionalità che emerge
dalle forme geometriche delle sue «strutture» derivi dal
suo essere valdese: l’amico
ha riso con noi e ha risposto
laconico: «Considero la capacità artistica un dono di Dio e
in tale senso cerco di valorizzarla come meglio posso:
non mi è ben chiaro in quale
direzione, ma a lui forse sì...».
«Struttura n. 51» (1997)
Per i vostri acquisti, per gli abbonamenti ai periodici evangelici
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MILANO: TORINO:
via Francesco Sforza, 12/A via Principe Tommaso, 1;
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6
PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 7 MAGGIO ^qq
Breve viaggio nelle diverse aree di intervento nel capoluogo toscano
Esperienze di volontariato evangelico
Dall'esclusione sociale al carcere, dall'handicap agli anziani, dai minori a rischio
agli immigrati: sono molti coloro che si impegnano nei vari gruppi e associazioni
Le aree di impegno dei volontari evangelici a Firenze
È nota l’estrema varietà di
denominazioni evangeliche
presenti nel capoluogo toscano. Avventisti, Esercito
della Salvezza, Assemblea
dei fratelli, luterani, apostolici, anglicani, episcopali.
Chiesa del Nazareno, chiese
di area pentecostale, delle
Assemblee di Dio e non, battisti, metodisti, valdesi, riformati svizzeri. Seguendo il
tam tam della solidarietà «il
microfono» è stato offerto a
sorelle e fratelli evangelici
impegnati in prima linea, alcuni in ambiti più istituzionali, denominazionali e transdenominazionali, altri più
immersi nella società civile e
nella cittadinanza attiva al di
là della appartenenza evangelica. O a partire da essa.
Le aree di intervento sono
quelle dell’esclusione sociale, il carcere, l’handicap, gli
anziani, i minori a rischio, 1’
immigrazione. La Chiesa avventista, come ci ha spiegato
il pastore Rolando Rizzo, interviene su vari fronti: «Una
ventina di volontari promuovono il programma di prevenzione sanitaria e lotta al
tabagismo della Lega "Vita e
salute”. Operiamo anche come banco alimentare e per la
distribuzione di vestiario, oltre che per l’accoglienza di
immigrati e di familiari di
pazienti a lunga degenza ricoverati nel Policlinico Careggi». L’associazione nazio
Incontro di giovani aiia Coffee House
naie «Il sassolino bianco»,
nata per sviluppare progetti
di aiuto per l’infanzia in difficoltà, vede impegnati a Firenze un gruppo di evangelici: «Ogni anno - dice David
Buttitta, presidente dell’Associazione - ci impegniamo
per offrire 3 campi scuola ai
bambini di un orfanotrofio
della Bielorussia. Sono iniziative che si svolgono a Rio
Marina, Bobbio PeUice e Reggello anche grazie al sostegno delle opere evangeliche
presenti in questi luoghi.
Due nuovi progetti riguardano l’adozione a distanza di
ragazzi palestinesi e di una
intera scuola di un quartiere
Evangelizzazione e giovani
alla «Coffee House»
Di fronte all’entrata del
museo dell’Accademia delle
Belle Arti, quello che custodisce il maestoso Davide di Michelangelo, si trova la Cojfee
House dell’associazione evangelica II varco. Un locale
semplice e accogliente, sedie
e tavolini, murales vivaci,
una bacheca per gli annunci
a sfondo evangelistico, un
banco per libri, riviste, opuscoletti sull’etica biblica. Si
servono a costi molto contenuti stuzzichini, bibite fresche, tè, caffè e cioccolata
calda. In fondo al locale, il
palchetto da dove ogni venerdì sera viene offerta musica dal vivo: jazz, swing, gospel. Un volantino annuncia
che il programma del mese
comprende, tra le altre cose,
lezioni di aerobica. Oltre al
consueto servizio Internet. I
quattro computer sono stati
denominati Matteo, Marco,
Luca e Giovanni: alcuni giovani «navigano» e Stefano, un
giovane volontario premuroso è a disposizione per permettere ai più impacciati di
«cliccare» efficacemente. Un
cartello precisa che la quota
oraria prevista per «navigare»
serve per l’autofinanziamento. In questa combinazione
tra linguaggi cibernetico-musical-biblici (sito: www.ilvarco.freeweb.org) sta la scommessa della Coffee House del
Varco: annunciare Cristo ai
giovani di Firenze «portando
il nostro messaggio attraverso il loro linguaggio».
La Coffe House è l’esperimento più recente (è stato
inaugurato appena qualche
mese fa) di questa associa
Questa pagina è a cura di
Pasquale Iacobino, sociologo,
consulente per le politiche
giovanili per il Comune di
Scandirci e membro della
Chiesa battista di Firenze
! zione cristiana ormai costituitasi come Organizzazione
non lucrativa a utilità sociale
(Onlus). Il varco nasce nel
1993 come gruppo biblico
dedito ad attività di solidarietà sociale e di cura degli
esclusi: sostegno ai sieropositivi da Hiv, distribuzione di
pasti ai senza fissa dimora
(che coinvolge la Chiesa battista di Firenze, la parrocchia
di Santa Brigida di Pontassieve e una chiesa evangelica di
Prato per un totale di circa 40
volontari), spettacoli, attività
e visite rivolte ai detenuti nelle carceri di Prato e Firenze
(Sollicciano e l’Istituto minorile G. P. Meucci). Ancora sul
versante del penale, attraverso la collaborazione con altre
associazioni e istituzioni
(dalla cattolica «Il samaritano» alla awentista «Villa Aurora») Il varco si occupa di
accompagnare i ragazzi sottoposti alle misure alternative al carcere dalla realtà della
detenzione a quella del reinserimento sociale.
La Coffee House è stata resa
possibile da una donazione.
Attualmente conta sul lavoro
di un gruppo di 4 persone, affiancate da una ventina di
giovani volontari saltuari.
Riusciranno gli amici de II
varco a dimostrare che una
serata di intrattenimento, uno
spazio di incontro tra giovani,
di espressione della creatività
può trasformarsi in occasione
I di evangelizzazione? «Di certo
quello che cerchiamo di fare j dice Davide Zaccariello, coor! dinatore de II varco - non è
del proselitismo, ma rimotivare i giovani cristiani a rini novare il proprio impegno
nella chiesa di provenienza.
Inoltre mettiamo gratuitamente a disposizione la nostra esperienza a favore di chi
volesse progettare qualcosa di
simile nella propria realtà».
poverissimo di Ramallah».
Per i senza fissa dimora ci
sono diverse iniziative: dalla
raccolta di generi di prima
necessità promossa dall’associazione evangelica «Il varco», alla mensa sociale gestita
dalla Chiesa episcopale americana, alla residenza anagrafica offerta a circa 70 persone
dall’Associazione di volontariato «Gaetano Barberi». Quest’ultima, costituitasi 2 anni
fa, «ha continuato e rilanciato - come spiega il presidente, Andrea Mannucci - il lavoro di alfabetizzazione per
lavoratori immigrati e di
scuola serale per adulti, coinvolgendo 50-60 volontari (di
cui 30 impegnati nelle classi
di alfabetizzazione)». L’Associazione è recente, ma la storia dell’impegno è quasi trentennale: l’Associazione «Gaetano Barberi», infatti, è espressione della omonima
Cooperativa sociale, impegnata in attività rivolte ai disabili e ai giovani, nata da un
gruppo di evangelici provenienti dall’Unione giovanile
della Chiesa battista, collegato al Centro sociale evangelico di via Manzoni. E proprio
quest’ultimo è un ulteriore
punto di riferimento per l’impegno sociale volontario. Il
Centro sociale evangelico si
occupa di adulti con disabilità psichiche. Oltre che dal
personale professionale, la
trentina di utenti del centro è
assistita da operatori volontari che curano 3 ambiti: cultura (programmazione di visite di musei, partecipazione
a eventi, ad esempio), artigianato (lavorazione del legno,
tessitura ecc.), sport (palestra, piscina).
È certo che ci sarebbe ancora tanto da raccontare. L’
occhio non è riuscito a scrutare tutte le realtà evangeliche, non è entrato nell’articolazione visibile e nascosta,
organizzata e spontanea, dell’agire solidale degli uomini e
delle donne dell’evangelismo
di questa città. Saranno voci
da raccontare ancora.
Gli evangelici nella terra
dell'associazionismo
Strumenti di democrazia
diffusa, «welfare» dal basso:
ecco alcune delle definizioni
utilizzate per parlare dell’associazionismo e del volontariato. La Toscana può vantare
un ricco presente e un nobile
passato: il 1244 è l’anno di
nascita della prima «Misericordia» fiorentina, grossa organizzazione di volontariato
nel settore socio-sanitario.
Che il terreno sia fertile lo dimostra un dato numerico: in
Toscana esistono 3.022 associazioni di volontariato (l’ultimo aggiornàmento è dell’ottobre 1998), censite dal
Centro nazionale per il volontariato. In valore assoluto,
la Toscana è seconda solo alla Lombardia (con 4.258), ma
risulta la regione a più alta
densità associativa se si rapportano i numeri alla popolazione residente: una associazione di volontariato ogni
1.167 abitanti contro una
ogni 2.111 in Lombardia. I
valori toscani sono quasi
doppi rispetto alla media nazionale (una associazione
ogni 2.295 abitanti).
Quella del volontariato toscano è una realtà vivace, ma
non priva di ambivalenze. La
forbice maggiore si rileva tra i
contenuti culturali dichiarati
e i comportamenti effettivi.
Una recente indagine del
Centro servizi per il volontariato toscano (Cesvot), svolta
su 624 organizzazioni di volontariato ha messo in luce
queste contraddizioni: innanzitutto sulla questione della
formazione dei volontari. Solo 4 associazioni su 10 hanno
dichiarato di aver offerto ai
propri volontari dei corsi di
formazione strutturati. In secondo luogo, il «lavoro di rete». L’80% degli intervistati
affermava l’importanza della
collaborazione e del collegamento tra associazioni. Nei
fatti, solo 5 organizzazioni su
10 dichiarano di intrattenere
rapporti periodici con associazioni affini (appena 13 su
100 se ci si riferisce anche ad
associazioni non affini)*.
Eppure quando le risorse si
sprigionano emergono anche
esperienze straordinarie di
coinvolgimento e partecipazione. Si producono sforzi e
tentativi di costituire «reti di
solidarietà» tra associazioni a
favore degli anziani, si moltiplicano gli interventi di educativa territoriale che dispiegano centinaia di giovani volontari impegnati per due anni a seguire un minore in difficoltà scolastiche (è la cosiddetta «leva civile»): oltre 400
giovani negli ultimi 4 anni
hanno risposto fattivamente
agli appelli annuali rivolti dal
sindaco di Scandicci, Comune dell’area metropolitana
fiorentina; qualche altro centinaio di giovani studenti
universitari quest’anno lo
hanno fatto per la prima volta per il Comune di Firenze.
In ultima analisi si tratta di
un’eredità impegnativa, una
grossa difficoltà a gestirsi nella complessità data dai rapporti tra terzo settore ed enti
locali (Regione, Province, Comuni), e tra soggetti stessi del
volontariato, ma anche una
grande capacità di produrre
culture solidali, risorse umane, prospettive innovative.
Ecco il quadro toscano: è
questo il contesto in cui si
muovono anche i protagonisti del multiforme volontariato fiorentino di area evangelica, un contesto che evidenzia
bisogni vecchi e nuovi, interpella soggetti e culture, che
chiama alla cittadinanza solidale ogni gruppo 0 formazione sociale, chiese comprese.
(•) A. Sai.vini: Identità e bisogni,
in Origami, volontariato in Toscana, Cesvot, novembre 1998.
- y:
% e
Corsi di alfabetizzazione per stranieri all’associazione «G. Barbieri»
Volontariato a domicilio
contro la solitudine
Il Quartiere 2 è una zona di
Firenze con un’alta concentrazione di popolazione anziana che vive da sola. In
questo quartiere oltre il 26%
degli abitanti hanno una età
tra i 65 e gli 81 anni. È vero
pure che tutta Firenze presenta un significativo livello
di invecchiamento della popolazione, superiore alla media toscana e nazionale: il dato è riassunto nell’indice di
vecchiaia (il rapporto tra la
popolazione oltre 65 e quella
0-14) che è di 2,5 a Firenze,
1,8 in Toscana e di 1,1 in Italia. La solitudine degli anziani è anche legata al mutamento della struttura familiare. All’anagrafe fiorentina i
nuclei familiari composti da
una persona in tutta Firenze
corrispondono al 39% del totale. Il 43% dì questi nuclei
«unipersonali» è composto
da persone ultrasessantacinquenni. È una condizione
che segnala bisogni di accudimento e socialità.
A due passi da Coverciano,
a qualche decina di metri dal
campo di allenamento della
Nazionale italiana di calcio,
ha sede un’opera evangelica:
la Casa di riposo II Gignoro.
Da poco più di un anno a
questa parte II Gignoro ha attivato, con la collaborazione
della parrocchia di Santa
Maria a Coverciano, un intervento di volontariato a domicilio a favore di persone
anziane. 25 volontarie e volontari, offrono settimanalmente una media di 12 servizi domiciliari. «Sono servizi
semplici, ma molto utili - ci
ha detto Elisabetta Mantelli,
coordinatrice con Paola Reggiani del settore domiciliare
de II Gignoro - se si considera la quotidianità dal punto
di vista dell’anziano e l’economia del tempo di queste
persone: ad esempio fare la
spesa della settimana, la
compagnia e il dialogo, la lettura, le passeggiate e gli accompagnamenti». Chi sono
gli uomini e le donne che si
dedicano a questo servizio
volontario? «Sono numericamente prevalenti le donneprosegue la Mantelli - con
un’età media elevata: 50-60
anni. Non mancano gli uomini tra i volontari: sono
persone che hanno del tempo libero dopo il pensionamento. Dedicano in media
settimanalmente un paio
d’ore a questa attività. Provengono per la maggior parte dal mondo delle chiese
evangeliche fiorentine». I volontari hanno frequentato un
corso di formazione sull’assistenza alla persona, la relazione d’aiuto, l’animazione,!
rapporti con i servizi pubblici, la demenza senile, relazionarsi con malati terminali. «Tuttavia il numero dei volontari e delle volontarieprecisa Paola Reggiani - i
ancora insufficiente rispetto
ai bisogni e all’utenza cfe
andiamo rilevando. Più volontari e più continuità darebbero all’intervento maggiori garanzie di affidabilità».
Con l’intervento domiciliare
volontario II Gignoro va dunque muovendosi nella prospettiva del collegamento e
del partenariato, assumendo
nella propria pratica elementi di marketing sociale di base, lavoro di rete e professionalizzazione della gestione
del personale volontario.
Antonella Romani, assistente sociale de II Gignoro,
ci ricorda che esiste un’altra
espressione del volontariato
operante nella vita dell’istituto come di opere evangeliche fiorentine (il Gouldeil
Ferretti): il servizio prestato
dai giovani provenienti dalle
chiese protestanti straniere
attraverso l’Associazione evangelica di volontariato
(Aev). «Ciò che motiva questi
giovani al servizio di volontariato è legato a quello che offre Firenze: corsi di linguai
cultura, arte. È un periodo-;
conclude Romatii - che li
aiuta molto a riflettere sulle
scelte per il futuro, su qu®
studi intraprendere o quale
tipo di lavoro cercare».
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Il coro del Gignoro nel corso della Festa di primavera 1998
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J^eomma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
IP peso di mancato recapito ai prega reatituire
d niitlente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
i.'Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
il
11 30 aprile è stata una grande festa, che ha coinvolto i
bambini e i ragazzi delle scuole, a caratterizzare la cerimonia di intitolazione al fisiologo Franco Marro del nuovo
istituto comprensivo di Villar Porosa, nato lo scorso 1“ settembre dall’aggregazione della scuola media «F. Marro» al
Circolo didattico. La cerimonia, a cui hanno presenziato le
autorità locali, ha visto l’animazione delle scuole elementari di Villar Porosa, Porte, San Germano, Inverso Pinasca
e Pinasca, un concerto dell’orchestra della scuola media e
una mostra allestita per l’occasione.
7
VENERDÌ 7 MAGGIO 1999 ANNO 135-N. 19 LIRE 2.000 - EURO 1,03
Gli amanti della buona
cucina si sono già mobilitati; dopo che il «Salone del
gusto» di Torino aveva contribuito alcuni mesi fa a far
riscoprire i vecchi sapori, alcune normative di legge sarebbero sul punto di far tabula rasa di una ricca storia gastronomica del nostro paese.
E se un recente virus dei
computer aveva un nome invitante e poetico come «Melissa» r affossatore dei prodotti più tipici delle nostre
mense alpine rimanda invece
a vecchie sigle sovietiche:
«Haccp», acronimo di alcune
parole inglesi che più o meno
significano controllo della
qualità e dei punti critici delle produzioni.
E così, dopo le norme sugli
ATTIVITÀ DI TRASFORMAZIONE
TOME ADDIO?
PIERVALDO ROSTAN
alpeggi e sui locali di trasformazione, arriva una apparente
altra «tegola»; entro il 1° luglio anche questa normativa
entrerà in vigore. In sostanza
bisognerà essere in grado di
avere sotto controllo tutto il
ciclo della produzione per
quanti hanno a che fare con i
prodotti alimentari, dal bar-tavola calda alla cooperativa di
trasformazione, dal grande ristorante alle mense scolasti
che. Teoricamente ciò dovrebbe avvenire con una presa
di coscienza di ogni singolo
operatore, in realtà le Asl non
stanno dando informazioni
omogenee e precise, i sindacati di categoria si stanno
muovendo in ritardo e ormai
molte ditte private con tecnici
ed esperti si stanno affacciando per gestire la partita.
C’è un mondo, specie nelle
valli alpine, fatto di produ
zioni artigianali, agricole e
alimentari che rimandano i
loro segreti di produzione ad
esperienze a volte secolari.
Ma queste tradizioni non portano certo a produrre formaggi o marmellate nello sporco,
in ambienti malsani e con ingredienti mal conservati; certo vi sono produttori più seri
e altri meno: i primi vanno
valorizzati, gli altri espulsi
dal mercato. E del resto gli
stessi produttori hanno molte
volte chiesto di potersi qualificare puntando sulla qualità. Teoricamente queste persone nulla dovrebbero temere
dall’Haccp o da altre norme;
teoricamente, perché l’interpretazione ottusa e troppo
letterale della norma è sempre dietro l’angolo.
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Perosa Argentina
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■ ;Dal secolo scorso fino ai
orni nostri le valli Chisone
e Germanasca hanno conoisciuto un periodo di forte ini^dustrializzazione nei settori
Astrattivi (talco, grafite, rame), meccanico (Riv di Villar
Perosa) e tessile (cotonificio
e setificio a Perosa Argentina,
cotonificio a San Germano
Chisone). Queste industrie
hanno perso l’importanza che
avevano un tempo come fonti
di reddito per gli abitanti delle due valli, ma entrano un
po’ per volta nel circuito culturale del recupero di un patrimonio storico di grande
importanza.
A Perosa, l’associazione
«Ecomuseo» si occupa in
particolare di mantenere il ricordo dell’attività tessile, con
l’obiettivo di creare un luogo
per la raccolta e la conservazione di documenti e macchinari che altrimenti andrebbem dispersi, ma anche di allargare lo sguardo all’intero
paese di Perosa Argentina.
Per ciò che riguarda l’edificio che potrebbe ipoteticamente ospitare il museo del
l®ssile, cioè l’ex convitto Giitermann, la Provincia di Torino, proprietaria deH’immobi¿e, ha commissionato uno studi indagine, terminato in
[desti mesi, a un gruppo di
ate in architettura e altro,
a la coordinazione del Polidico di Torino. Resta ora
da vedere se il progetto, per
pia finanziato con i fondi dei
‘Vori socialmente utili, avrà
'da base economica che gli
Consentirà di svilupparsi in
nitri settori: turistico, artigiadale, culturale, ecc. Nel frat*®po, l’associazione «Eco
g^'^eo» ha predisposto un
orso turistico-didattico ri0 alle scuole per visitare
fabbriche e le opere sociali
* Osse collegate. Si propone
^he di organizzare un inatto con le associazioni tuostiche e con la cittadinanza.
Le chiese valdesi discutono su sollecitazione del Sinodo 1998
Il problema dell^eutanasìa
DAVIDE ROSSO
La Commissione bioetica
della Chiesa valdese ha
presentato all’ultimo Sinodo,
tenutosi a Torre Pellice l’estate scorsa, un documento
sull’eutanasia. Subito vari
giornali nazionali hanno ripreso la notizia dicendo che
le chiese valdesi e metodiste
si erano espresse a favore
dell’eutanasia e si è subito
aperto un dibattito a livello
nazionale nel quale tra l’altro
sono intervenuti oltre che
giornalisti, anche rappresentanti della Chiesa cattolica,
intellettuali laici e uomini di
«pensiero» nazionali. In effetti le cose erano andate un
po’ diversamente e sulle colonne di questo giornale e di
alcuni altri, anche cattolici, se
ne è dato a suo tempo conto.
Il Sinodo, preso atto del documento presentato, che relazionava sullo studio fatto dalla Commissione su uno dei temi di cui si occupa, lo ha rimandato alle chiese perché lo
discutessero e portassero il loro contributo su questo argomento così importante e attuale oggi. Alle Valli l’invito è
stato prontamente accolto e in
alcune comunità il lavoro di
discussione ha già prodotto
documenti di riflessione e interrogativi che vengono girati
alla società laica. L’eutanasia
è un argomento che interessa
ma che sicuramente pone di
fronte a differenti problemi
non solo etici ma anche di tipo medico, legale e non ultimo, ovviamente, teologico. Di
pari passo sono stati differenti
e diversificati gli approcci al
tema che le varie comunità
valligiane hanno scelto. Si è
andati dagli studi biblici al
confronto con medici e giuristi, dalla discussione nelle riunioni quartierali al dibattito
pubblico.
Certamente l’argomento è
di profondo interesse e prova
ne sia la partecipazione alle
varie riunioni quartierali che
si sono tenute per esempio a
Pinerolo e San Germano, o al
ciclo di incontri di studio bibUco sul tema che si sono tenuti a Luserna e a Torre Pellice. Certo «non sempre è stato semplice e immediato il
collegamento tra testo biblico
e argomento ma il dibattito
che ne è seguito è stato sempre vivace e partecipato», come ci dice Mario Berutti, pastore a Luserna San Giovanni; soprattutto ci si è presto
resi conto che confrontarsi
sulla morte, sulla malattia,
sulla sofferenza in maniera
teorica o asettica era spesso
impossibile, o quanto meno
molto difficile, spesso emergeva il vissuto, le esperienze
personali, la realtà era più
forte della teoria.
Ma cosa è emerso da questi
incontri? «E emersa - dice
Luciano Deodato, pastore a
San Germano - la consapevolezza che bisogna puntare
a una vita che sia piena. Una
vita in cui si sa che la propria
esistenza può finire, in cui si
sa che non serve l’accanimento avendo la certezza che
la sofferenza non purifica ma
distrugge la personalità, porta
alla morte non alla vita». Il
concetto di morte emerge
dalle riflessioni di alcune
chiese come un fatto naturale, alleggerito dalle paure e
dall’accanimento ma legato
alla necessità di un trapasso il
più sereno possibile e alla necessità di una riflessione più
approfondita «sul senso della
vita, sul suo valore - come si
legge nel documento prodotto dall’Assemblea della Chiesa valdese di Pinerolo -, che
non può limitarsi alla sola distinzione tra vita biologica e
Un momento del Sinodo 1998
vita biografica, tanto più che
la vita biologica ha la sua dignità che non deve essere
compressa, e per così dire nascosta, dietro la vita biografica». Spazio è stato dato in
molte riflessioni in particolar
modo alla terapia del dolore e
alle cure palliative viste come attenzione all’ammalato,
alla sua persona. È l’individuo infatti che per molti deve
Si ricordano, in questo 1999, i 300 anni
delle colonie valdesi in Germania, nel
Baden, nell’Assia, nel Württemberg. Abbiamo pensato di dedicare alcune puntate di questa rubrica alla loro storia, riprendendo così il filo del racconto condotto tempo fa sulla vai Perosa.
«Prima di parlare di quello che è conosciuto come il secondo esilio (avvenuto
in seguito all’editto di Vittorio Amedeo
II del luglio 1698), vai la pena ricordare
che numerose sono le tracce di presenza
valdese in Germania nei secoli precedenti. Innanzitutto grazie ai “barba” valdesi,
che provenendo dalla Francia e dalla
Boemia, portarono il messaggio evangelico a Francoforte sul Meno, a Norimberga, in Sassonia, in Pomerania, nei paesi
prussiani. Nella magnifica cattedrale romanica di Naumburg, in Sassonia, vi è
una rappresentazione della Santa Cena
che si ritiene di ispirazione valdese, men
IL FILO DEI GIORNI
GERMANIA
tre una statua di Pietro Valdo è presente
nel grande monumento della Riforma a
Worms. Praticamente tutte le persecuzioni e le guerre scatenate contro i valdesi
provocarono dei profughi in Germania,
specialmente nelle regioni dipendenti da
principi protestanti: non mancano discendenti di famiglie superstiti dei massacri a Mérindol e Cabrières, come i
Meynier. Quello che conosciamo meglio
è ovviamente l’esilio valdese del 1686 (o
forse conosciamo soprattutto la Rentrée
del 1689, guidata da Amaud), con il forte
desiderio valdese di non allontanarsi dalla Svizzera e le pressioni perché si siste
massero invece in Germania. Dopo travagliate vicende, in cui si mescolano disponibilità e rifiuti, diffidenze della popolazione tedesca, problemi di rapporti
con i luterani, testardaggine valdese {Dio
non ci ha creati bevitori di birra!) una
prima ondata di profughi della vai Chisone, sudditi di Francia, guidati dai pastori
Daniele Martin, Davide Clement e Giacomo Papon, fu accolta tra il 1686 e il
1687, in vari punti dell’Assia: erano regioni straziate e spopolate a causa della
Guerra dei Trent’anni (1618-1648), dove
già molte migliaia di ugonotti avevano
trovato rifugio. Successivamente nuclei
di valdesi furono accolti nel Württemberg, nel Palatinato e nel Brandeburgo,
dove fondarono le colonie di Stendhal, di
Bürg, di Spandau».
(da A. falla. Le colonie valdesi in Germania nel 250° della loro fondazione. Società di
studi valdesi, 1949)
essere riportato al centro della riflessione e «le comunità
- dicono ancora alla chiesa di
Pinerolo - possono individuare un ambiente fecondo di
azione, presentandosi come
luogo di comunione e di accompagnamento della persona malata ricoprendo uno
spazio di lotta al male che
può talvolta avere valore pari
a quello delle medicine». Il
dibattito e il confronto continuano: a Pentecoste a Luserna San Giovanni è in programma per esempio una tavola rotonda in cui alcuni
medici si confronteranno sul
tema; c’è chi, come la chiesa
di Pinerolo, ha dato mandato
al Concistoro di far richiesta
alla Asl 10 e alla Ciov perché
venga attivato un Comitato
etico a livello territoriale;
l’assemblea di chiesa di Torre Pellice ha approvato un
documento che ha inviato alla Tavola valdese in cui si richiama l’attenzione sulle cure palliative. Quel che sembra emergere comunque in
generale parlando della morte
è un porre in primo piano la
vita della persona, il suo diritto a condurre un esistenza
accettabile fino al termine
nella sua più piena libertà.
8
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LA CASA PER ANZIANI
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venerdì 7 MAGGIO
1999
TORRE: IL TAGLIO DEI PLATANI — Sono iniziati i tagli
dei platani di viale Dante, di piazza San Martino e di viale
De Amicis secondo le indicazioni dell’agronomo dott. Lo
Bue che aveva verificato, albero per albero, le condizioni
delle alberate di Torre Pellice. La maggior parte dei problemi
è derivata da tagli errati per potature severe degli anni ’50
60: da quegli interventi è partito un fenomeno di marcescenza dall’alto che rende precaria la stabilità degli alberi. In viale Dante la sostituzione dei platani avverrà su più annualità.
MASSA CONFERMATO DIRETTORE DELL’ASL — Il
dott. Ferruccio Massa è stato confermato direttore generale
dell’Asl 10 di Pinerolo al termine della verifica effettuata
dai funzionari regionali rispetto agli obbiettivi posti inizialmente. Massa ha a sua volta confermato nei rispettivi incarichi il direttore sanitario, Silvio Beoletto, e il direttore amministrativo, Carlo Marino.
IL SETTECENTO RELIGIOSO NEL PINEROLESE — In
occasione del 250° anniversario della diocesi di Pinerolo,
venerdì 7 maggio e sabato 8, nella sala conferenze del Museo diocesano si svolgerà un convegno di studi su «Il Settecento religioso nel Pinerolese». A partire dalle 9,15 di venerdì si parlerà di «Il quadro complessivo» e «Prima nascita
della Diocesi», alle 21 concerto di musiche del ’700 nel
duomo di San Donato a cura dell’Istituto civico «Gorelli».
Sabato 8 dalle 9,30 alle 13 relazioni su «La nuova Diocesi e
la seconda metà del Settecento», nel pomeriggio il tema
sarà «Luoghi, immagini, espressioni del sacro». Informazioni presso l’Archivio diocesano tei. 0121-393932.
FESTIVAL GIOVANI — Dal 7 al 16 maggio la vai Sangone ospiterà il 4° Festival Giovani a Giaveno. Nell’ambito
della rassegna ci sarà la mostra del libro alla sua ottava edizione con laboratori e stand dedicati a «Forma e colori della
poesia»; si parlerà inoltre di teatro con lezioni spettacolo e
dibattiti, oltre a laboratori teatrali e concerti, questi ultimi
autogestiti dai gruppi musicali giovanili. Tutti coloro che lo
desiderano avranno anche a disposizione il teatro tenda per
presentare in gruppo, con amici, con la classe o la propria
scuola. Informazioni e prenotazioni tei. 0338-4539029.
PINEROLO CONTRO LA GUERRA — Il Consiglio comu
naie di Pinerolo ha approvato all’unanimità un ordine del
giorno sulla guerra in Kosovo, in cui si invoca da un lato il
ritorno al ruolo diplomatico dell’Onu per una soluzione definitiva del conflitto e dall’altro l’intensificarsi dell’impegno a favore dei profughi. La giunta ha inoltre deliberato lo
stanziamento di 4 milioni per iniziative di solidarietà; metà
della cifra sarà devoluta all’«Operazione arcobaleno», il restante sarà impegnato in progetti da concordare con l’associazione Comuni per la pace.
DONNE IN NERO PER FERMARE I BOMBARDAMENTI — In molte città italiane gruppi di «Donne in nero» sono scese in piazza a manifestare contro la guerra perché
siano il dialogo, i negoziati e la nonviolenza a decidere le
sorti dei popoli e non le bombe. Anche a Pinerolo si è costituito un gruppo di «Donne in nero contro la guerra», che
si ritrova ogni sabato, dalle ore 16,30 alle 17,30, a Pinerolo
in piazza Cavour, fino alla fine del conflitto.
PER UN SOSTEGNO AL MONTENEGRO — Il governo
del Montenegro continua a chiedere aiuti intemazionali per
fare fronte alla drammatica situazione dei profughi rifugiati
entro i suoi confini. Il «Comitato pinerolese contro la guerra» ha avviato una raccolta di fondi per soccorrere i Comuni montenegrini che accolgono i kosovari in fuga: si possono fare versamenti sul conto bancario messo a disposizione
dall’Arci pinerolese, c.c. Arci n. 1621, Banca nazionale del
Lavoro, specificando la causale «Pro Montenegro».
Un istituto europeo sta per sorgere nella struttura di Villa Olanda
La pietra come patrimonio
PIERVALDO ROSTAN
T stituto europeo della
« JLI
pietra», una definizione
altisonante per una iniziativa
che necessita ancora di ulteriori approfondimenti e precisazioni. E tuttavia la fase esecutiva si avvicina. Sarà una
realtà della vai Pellice ma anche del Pinerolese e sorgerà a
Lusema San Giovanni nei locali di Villa Olanda, l’immobile della Tavola valdese fino
al 1992 Casa per anziani poi
chiusa per la difficoltà a mettere a norma la struttura secondo le leggi vigenti. Su Villa Olanda sono stati presentati
2 volte dei progetti per la realizzazione di centri giovanili
finalizzati anche alla ricettività turistica: vi erano dei finanziamenti europei e un
gruppo di giovani diede vita a
una associazione, Lou Cialoun, con la speranza di far
partire il progetto e di gestirlo
creando anche dei posti di lavoro. La Tavola aveva concesso in comodato gratuito la
casa ma i fondi europei sono
stati per due volte negati.
La stessa Regione Piemonte, che non aveva finanziato
Villa Olanda nel settore turistico, ha fatto proprio il progetto dell’istituto della pietra
e lo ha portato all’approvazione dell’Unione europea.
Siamo dunque di fronte a una
iniziativa che viene definita
«a regia pubblica» con un finanziamento del 75% (su un
costo globale di 4,6 miliardi)
tramite Regione: entro il
2001 tutto deve essere rendicontato e quindi ci sono due
anni per realizzare tutte le
opere; «Pensiamo di andare
agli appalti entro l’anno»,
conferma l’assessore all’Artigianato della Comunità montana, Giorgine Cesano.
Ma quali sono le ragioni
Lo stabile di Villa Olanda
profonde per far nascere un
istituto della pietra? «Nella
valle c’è un buon numero di
cave di pietra - commenta
Cesano - e tuttavia, da parte
degli stessi cavatori, è emersa
la preoccupazione perché
mancano le nuove leve in grado di garantire una continuità
a questo artigianato locale.
C’è bisogno di formazione, di
ampliare il numero di persone
realmente capaci di lavorare
con le pietre, ad esempio per
realizzare un tetto in lose. Va
tenuto conto che determinate
mansioni possono oggi essere
ricoperte solo più da un laureato o almeno da una persona diplomata nel corso di perito minerario».
E proprio in questo senso
ci si sta muovendo: oltre a
corsi di formazione, alla
«borsa della pietra», a un servizio di ristorante e una miniforesteria, a Villa Olanda
potrebbe aver sede il secondo
corso per periti minerari del
Piemonte. «Abbiamo coinvolto ritis di Pinerolo trovando rispose positive, per
cui, se il ministero darà l’ok a
Lusema avremo anche questo
corso di diploma» aggiunge
Presentazione dell'opera a Pinerolo
Lìngua e fede nella
Bibbia dì Diodatì
DAVIDE DALMAS
Iniziamo dall’invito finale:
«Io rileggerò tutta la Bibbia in questa versione e vi auguro di fare altrettanto, perché il gioco vale la candela».
La traduzione è quella realizzata da Giovanni Diodati nel
XVII secolo, che è stata di recente edita nei Meridiani di
Mondadori e l’invito è di
Marziano Guglielminetti, professore di letteratura italiana
all’Univesità di Torino, che 1’
ha presentata a Pinerolo conil
prof. Bruno Corsani, la sera
del 30 aprile. Come ha ricordato il past. Giorgio Tourn,
questa traduzione ha costituito
il testo di riferimento per
quanto riguarda le Sacre Scritture per molte generazioni di
evangelici, sia nella versione
originale, ancora in uso presso
alcune comunità, sia in quella
riveduta, ma si tratta anche di
un testo di grande importanza
letteraria. I due relatori hanno
infatti rappresentato questi
due punti di interesse: teologico e letterario.
Bruno Corsani ha sostenuto
che il lavoro di Diodati ha
un’unità compositiva e una
maestria nel dominio delle lingue originali notevoli. Non a
caso, a poco più di vent’anni.
Diodati iniziò a insegnare lingua ebraica alTAccademia di
Ginevra. La presentazione di
Corsani ha dimostrato il rispetto di Diodati per la versione latina di Girolamo, la cosiddetta Vulgata, ma anche la
sua capacità di autonomia e di
indipendenza di giudizio.
Guglielminetti è partito invece dal fatto che questa traduzione entra in una collana
di classici letterari. La tradizione cattolica del tempo tendeva a trattare l’argomento religioso con trionfo di metafore
e concetti, che scatenano la
fantasia dei poeti, come il Marino autore delle Dicerìe sacre, il più alto tentativo di «adulterazione» delle scritture
bibliche. Nonostante gli sforzi, non si riesce a trovare parenti in Italia ai Diodati, che
conserva la violenza dell’originale, a differenza di tutta la
cultura, anche religiosa, italiana, dove gli ideali estetici del
classicismo avevano vinto. Insomma la cifra stilistica di
questa traduzione non è quella
dello stile barocco, seicentesco, ma la perspicuitas, che è
insieme eleganza e evidenza.
Diodati è uno scrittore forte,
che tiene, ma probabilmente
questi risultati, quando anche
avessero avuto la possibilità di
essere divulgati in Italia,
avrebbero trovato pochissima
eco nel pubblico italiano, che
era tutto come quello veneziano che Diodati definì «anime
addormentate e ignoranti».
l’assessore Cesano. Resta per
ora fuori dal progetto il terzo
piano dello stabile: potrebbero essere collocate le aule per
ritis o più opportunamente
una serie di stanze uso foresteria in questo modo recuperando una parte importante
del progetto iniziale.
La Tavola valdese, oltre a
concedere lo stabile in comodato gratuito alla Comunità
montana per 30 anni, interverrà direttamente con 300
milioni. «La casa è andata deteriorandosi - commenta il
pastore Gianni Genre, membro della Tavola valdese la
nostra scelta è stata quella di
aderire a un progetto che ha
avuto un riconoscimento anche a livello europeo anzitutto con il comodato gratuito:
30 anni servono alla Comunità montana e ai Comuni che
SI impegnano economicamente per ammortizzare gli investimenti che verranno realizzati. Metteremo anche 300
milioni in questa iniziativa,
attingendo dai fondi dell’8%c
perché ci pare un investimento volto anche a creare posti
di lavoro alle Valli, cosa che
da anni auspichiamo».
Pinerolo
Fuori città il
nuovo carcere
Il ministero di Graziaj
Giustizia con alcuni suoi
provvedimenti, pubblicati re.
centemente anche sulla Gaz.
zetta Ufficiale, ha inserito nel
piano di edilizia penitenziarjj
nazionale anche il nuovo car.
cere di Pinerolo che dovrebbe
sorgere appena fuori della
città in direzione di Riva. Pei
la realizzazione deH’edificlj
il ministero ha destinato 5 mj.
liardi e 330 milioni e ora non
resta che acquisire i terreni
Ora la palla passa nelle mani
del Comune che si è impe.
gnato ad acquistare il terreno
dove sorgerà il nuovo peni,
tenziario destinandolo poi al
ministero di Grazia e Giustizia in cambio dei locali del
vecchio carcere che, essendo
contigui al municipio, verranno utilizzati dall’amministrazione andando così a risolveu
gli ormai cronici problemi di
spazio. «La notizia delle determinazioni recentemente
prese dal ministero di Grazia
e Giustizia - dice il sindaco di
Pinerolo, Alberto Barbero-è
sicuramente positiva, visto
anche l’impegno posto dalla
amministrazione comunale
per la costruzione del nuovo
carcere perché, oltre al fatto
che la città potrà presto riavere una struttura importante come il carcere, sta a indicare
che la città vuole potenziare
la sua dotazione di servizi; è
indubbio infatti che la costruzione del penitenziario rafforza l’ipotesi di allargamento
dell’area di competenza del
Tribunale. Per parte nostra intanto abbiamo già cominciato
a contattare i privati proprie,
tari dei terreni e speriamo et
tro breve tempo di poteà
avere disponibile perché ihvori possano cominciare e
raggiungere presto i risultati
che ci auspichiamo».
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In numerose scuole del Pinerolese
La «Settimana»
diventa europea
Anche quest’anno le scuole
del territorio in collaborazione con le Comunità montane
organizzano iniziative in lingua francese. Quest’anno l’iniziativa, che prende il nome
di «Settimane europee 1999»
e dura fino al 4 giugno, comprende anche un «English
week». Ci sarà anche un piccolo intervento in tedesco dei
bambini della scuola elementare di Rinasca durante la visita del 26 maggio all’Asilo
dei vecchi di San Germano,
in omaggio al gemellaggio
con l’omonimo Comune in
Germania.
Francese e inglese insieme
per un programma ricco di
spunti, che coinvolge librerie,
cinema, radio ma privilegia
lo spazio lasciato alle scuole.
Scegliendo nel programma,
cominciamo dalle librerie: fino al 15 maggio, la libreria
Volare di Pinerolo e la Claudiana di Torre Pellice espongono pubblicazioni in francese; dal 10 al 15 maggio Radio Beckwith trasmette alle
ore 17 storie per bambini in
francese. È ricco anche il calendario dei film in lingua
originale per le scuole, al cinema Trento: da Full Monty
(13 maggio) in inglese ai
francesi Trekking (6 maggio)
e Beaumarchais Tinsolent (20
maggio). Il costo del biglietto
è di 3.500 lire per le medie e
6.000 lire per le superiori.
Lunedì 10 maggio è prevista invece un’animazione m
francese delle scuole elemeiitari di Villar Pellice e il ^
sempre in francese, alla bi;
blioteca della Casa valdese si
tiene una lezione per le superiori con cd-rom su Le P^J''
prince, a cura di Catherine Petillon e del direttore del Centre culturel di Torino. In ve
Chisone, mercoledì 12
gio, si può assistere aH’aninie'
zione della scuola elementai
di Rinasca e il giorno segue»'
te, alle ore 14,30, pttf
l’Unitrè di Perosa Argenti»»'
il piccolo coro di voci hian»
«Insieme cantando»
un programma di melo
francesi. Venerdì 14 maggi '
animazione in
scuole elementari di TO
Pellice e Bobbio, San Ger«»
no, Villar Perosa, Porte ^
nasca. Sempre il 14, oH®
10, nell’istituto comprensn
«Gouthier» di Perosa
na e alle ore 21 nel salone PV
livalente di Rinasca, «Note
solidarietà»: i ^^Eeave
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Caro direttore,
nel numero scorso del suo
«ornale un gruppo di cittadini
la richiamato l’attenzione
sulla guerra dei Balcani rivolgendosi direttamente ai pariadentari locali, avanzando la
fisione di «recedere dal volo» espresso in occasione delle recenti elezioni politiche e
«delegittimando moralmente»
per il sostegno all’azione in®presa dal governo di centro
sinistra presieduto dall’on.
D’Alema. Ora, al di là della
ricerca del consenso, accordato 0 revocato, che non è in cima alle mie preoccupazioni,
ritengo utile la sollecitazione
espressa da questi cittadini
per riprendere alcune riflesaoni attorno a una questione
che provoca sofferenza, tensione interiore e al contempo
invoca responsabilità e scelte
concrete. Almeno per chi ricopre ruoli istituzionali.
La guerra è una tragedia
tfe proporzioni senza misura, È una concentrazione di
atti perversi determinati a
piegare un avversario con
ogni mezzo. La guerra è una
specie di pena di morte preventiva irrogata a danno di un
nemico, con un processo politico, generalmente sommario,
dove conta la sola motivazione di fondo di fare risolvere
la questione da un giudizio
sul campo con un confronto
di forze, un’ordalia. Ma visto
ilfmomeno bellico nella sua
autonomia, sempre difficile e
mai con immagini nette, esso
appare un insieme di meschimtà, errori, scelte sbagliate e
sopi^utto occasioni perdute.
Noafcrve però rispolverare i
vescia slogan della guerra
Mia, quanto piuttosto assumaé una più forte iniziativa
dare un ruolo politico
ffl’Unione europea, dotandola di una politica estera e di
ma politica di difesa. Non
«’è chi non vede che questo
éiettivo, sempre più urgente
e decisivo, non è facilmente
conciliabile con la tendenza
ad allargare l’area europea a
paesi che aderiscono all’Uuione, ritenendola essenzialmente un mercato.
Questa è la questione che
dovrebbe essere al centro del
dibattito per le elezioni europee; ma non c’è chi non vede
che queste elezioni saranno
dominate dalla guerra, e quindi dal sovrapporsi del dibattito sulla Nato (a guida ameripmia) al dibattito che riguarda
>1 futuro di un’Europa incapace di reagire, da sola, alle minacce di un despota. Questo
*Wolo sembra invece non fiitte. E dalle ceneri di questo
Wste ricordo sembra rinascere
•1 ÌMtasma del più demoniaco
nazionalismo. I pacifisti che
oppongono a questa inarre*tobile violenza e alla sua pretosa nichilista di essere inevitobile, hanno molti argomenti
n loro favore, anche quando
^ndannano senza riserve la
fisione della Nato di bombardare le città serbe, e quando fanno il bilancio del primo
toese di guerra. Ma nessuno
deve chiudere gli occhi di
“Onte alle interminabili e dolenti colonne di vecchi, di
le e bambini costretti a la
pdidre i loro villaggi sotto
Scalzare delle milizie speinli, che segnano la loro mari^n le fosse comuni.
Non è possibile parlare di
Suerre» ignorando che in
^Ità si tratta di due facce di
b Unica guerra, che ha le sue
nt.’’ iiTisolta questione
. 'tea. E che, dal punto di
serbo si tratta della conjL^’one I ella guerra civile
ha causa o, ed è stata cauJuo disgregazione della
Soslavia, cioè dalla dissolu
zione del regime costruito da
Tito, in aperto conflitto con
l’Unione Sovietica. La guerra
divide gli uomini e favorisce
la radicalizzazione delle posizioni. Anche a sinistra si è allargato il solco che divide i
socialisti al governo in molti
paesi europei, che sono convinti della necessità di intervenire con le armi, da coloro che
guidano le manifestazioni
contro la Nato. Ci sono momenti, nella storia delle nazioni e dei popoli, che rendono
sbagliata qualunque scelta, nel
senso che impongono comportamenti e provocano conseguenze che la coscienza
dell’uomo rifiuta, ma che si
presentano come inevitabili.
Max Weber ha pensato di
sciogliere questo nodo distinguendo l’etica della convinzione dall’etica della responsabilità: la prima è radicata
nei valori, la seconda è orientata dai risultati possibili. Ma
una guerra rende fragile questo modello ideale; e chi ha
parlato di «guerra giusta» è
tormentato dal dubbio sull’esito concreto a cui portano
i bombardamenti. Ci chiediamo: se interveniamo con la
Nato ci assumiamo la responsabilità dei bombardamenti e
degli errori che compiono le
«bombe intèlligenti». Se ci
asteniamo e concentriamo il
nostro impegno sulla presenza
umana, in ogni caso indispensabile e di grande valore, cadrà su di noi la condanna della storia, per avere assistito a
una «pulizia etnica» che assume il significato di un genocidio. Ancora: che fare? Alla
categoria dell’inevitabile appartiene anche la guerra a terra, tra i monti del Kosovo?
La guerra può continuare a
degenerare. Anche chi considera «inevitabile» questo conflitto armato, deve cercare di
fermarlo, di ridare la parola
alla politica, prima che si avviti un processo senza fine di
violenze sempre più barbare,
che porterà all’allargarsi della
guerra a tutta l’area slava e
musulmana, e al riaffiorare
della minaccia nucleare.
Niente è perduto con una decisione che dimostri la buona
volontà delle grandi democrazie, che in qualche modo è
espressa anche nelle ultime
dichiarazioni del governo italiano sulla necessità di ricorrere all’embargo piuttosto che
ai bombardamenti dei porti
jugoslavi; e anche i veri pacifisti sapranno chi è responsabile della guerra etnica, una
guerra che non è inevitabile,
ma che può diventarlo e diventare devastante.
Ciò vale perché, a più di un
mese di ostilità, appare sempre più fatuo ripetere le ragioni dell’inizio, le illusioni della
«guerra dei due giorni», di
cercare di capire la causa prima; e unica dello scontro.
Adesso il tema è quello di farla finita. Per questo proporre
piani anche finanziari di pace
è altamente positivo, perché
significa che si sta cambiando
umore e si pensa a un «dopo»
che può essere un presente.
Tra i costi di una guerra non
ci sono solo quelli delle armi
ma anche quelli di una futura
ricostruzione. L’Occidente
dovrà accollarsi non solo la
ricostruzione della Serbia e
del suo apparato produttivo,
ma anche quello di un accoglimento di profughi serbi che
diventerà massiccio, forse
uguale a quello dei kosovari.
L’appello alla pace non dovrebbe essere niente di diverso che quello di anticipare
tempi che comunque verranno e che saranno difficili per
tutti.
Giorgio Merlo - Pinerolo
Lsindaci interpellano la Regione
Preoccupazione per
gli ospedali valdesi
_______FEDERICA TOURN_______
Le direttive regionali del
marzo scorso sulla riduzione del tasso di ospedalizzazione avevano, come si ricorderà, provocato stupore e
preoccupazione per gli ospedali valdesi di Torre Pellice e
Pomaretto, che venivano posti di fronte a un drastico ridimensionamento del numero
dei ricoveri. Secondo i calcoli
dell’Asl 10, i ricoveri ammessi per i reparti di medicina
generale in tutto il territorio
sarebbero 4.303, di cui 2.300
presso gli istituti valdesi, che
si vedrebbero costretti a «tagliare» 2.000 ricoveri entro
l’anno prossimo.
La difficile situazione aveva messo sotto pressione la
Ciov, la Commissione istituti
ospedalieri valdesi, nella ricerca della soluzione meno
drastica possibile, e di recente
ha anche mobilitato diversi
Comuni delle valli, che hanno
approvato delibere di sostegno al lavoro degli ospedali
contro l’indiscriminato ridimensionamento dei ricoveri.
In particolare il 20 aprile,
aU’unanimità, la giunta comunale di Torre Pellice ha approvato una deliberazione in cui
si esprime la preoccupazione
per le conseguenze che un tale
«taglio» sulla sanità avrebbe
sul territorio: risulterebbero
infatti gravemente penalizzate
le zone montane, le cui esigenze anche sul piano della
salute sono nettamente diverse
rispetto a quelle di altre realtà.
Senza contare la notevole ripercussione che la normativa,
se applicata integralmente,
avrebbe sull’occupazione. La
richiesta alla Regione è allora
di studiare un progetto globale
che assicuri interventi alternativi che valorizzino l’assisten
za sanitaria, finanziaria e occupazionale, almeno quanto le
attività finora svolte dagli
ospedali valdesi.
Intanto la Ciov ha avviato
una concertazione con l’Asl
10, che dovrebbe concludersi
questa settimana, per trovare
un punto d’accordo su cui
presentarsi uniti alla Regione.
«Siamo in una fase molto delicata - ha detto il direttore
amministrativo degli ospedali
valdesi, Silvio Vola si
stanno cercando vie d’uscita
per mantenere servizi sul territorio, pur sapendo che il
cambiamento sarà inevitabile
e profondo». Dovendo tagliare, insomma, si cerca di limitare i danni e pensare a interventi alternativi, come lo sviluppo dei servizi domiciliari
con il coinvolgimento dei
medici di base ma, avverte
Vola, un progetto di questo
tipo non sarà affatto facile da
mettere in piedi.
Non mancano però i segnali positivi: «L’iniziativa dei
sindaci e l’approvazione delle
delibere su questa situazione
è stato comunque un atto politico importante - spiega Vola - perché, forse anche grazie a questo coinvolgimento
della popolazione, si è avviata la fase di trattative con
l’Asl con l’obiettivo comune
di trovare una soluzione accettabile per i nostri ospedali
e l’assistenza sanitaria nella
nostra zona». La Ciov, assicura il direttore amministrativo, ha preso sul serio i parametri nazionali: l’intenzione è
sì di rientrarci, potenziando
però altri servizi, come quelli
ambulatoriali o la lungodegenza, sempre nell’ottica di
un budget sostenibile. Una
volta raggiunto l’accordo con
l’Asl 10, si aspetterà il via libera della Regione.
Ordine del giorno in vai Chisone
Le molte difficoltà
dei Comuni montani
LILIANA VIQLIELMO
Chiusura in tono minore
per l’attività del Consiglio della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca
prima della consultazione
elettorale del 13 giujgno. In
mancanza di deliberazioni impegnative, è stata discussa
una mozione da inviare alle
autorità competenti (ministro
deirintemo, prefetto, assessore regionale alla Montagna,
Unione del Comuni montani)
per segnalare le difficoltà che
incontrano i piccoli Comuni
nel far fronte sia alle esigenze
dei cittadini sia all’osservanza
delle disposizioni di legge.
Come è apparso nella discussione, le leggi incriminate sono le cosiddette «Bassanini»
che richiedono fra l’altro la
nomina di un responsabile dei
servizi a cui vengono affidate
competenze sottratte alla funzione del sindaco e la famigerata «legge Galli» che sottrae
invece gli acquedotti locali alla gestione del Comune.
Pochi consiglieri hanno
commentato i vari articoli,
che pure sono stati votati a
larga maggioranza; si sono
espressi invece il sindaco di
Frali, Franco Grill, molto irruente nel rivendicare i pro
pri diritti, quello di Pinasca,
Sergio Pera, con molte perplessità sull’utilità della protesta e infine quello di Perrero, che non ha votato il documento definito «tardivo ed
elettorale» pur condividendone le linee di fondo. È seguita
l’approvazione delle variazioni al bilancio 1999 che,
dopo un contributo di 7 miliardi e mezzo per la tutela
ambientale, arriva a poco meno di 17 miliardi.
Terminati gli argomenti
all’ordine del giorno, era stato
previsto un dibattito su profili
urbanistici degli insediamenti
artigianali di media valle, su
richiesta del capogruppo di
minoranza Piergiuseppe Daviero, il quale però è risultato
assente. Sono mancati così
elementi di giudizio sulla
questione mentre il sindaco di
Pinasca, Sergio Pera, ripeteva
che non si può contare molto
sulla disponibilità dei proprietari residenti nel suo Comune a cedere terreni pianeggianti per quello scopo. L’
unica possibilità sembra essere l’utilizzo di un edificio in
disuso di proprietà della società Luzenac talco, che si
trova sul confine fra Pinasca
e Perosa Argentina, in condizioni molto degradate.
Nelle
Chiese Valdesi
VALLECROSIA — Fino al 10 maggio sono aperte le iscrizioni alle colonie estive a Vallecrosia, che avranno i seguenti turni: dal 14 al 26 giugno per bambine/i dai 5 anni compiuti ai 9
compiuti, dal 19 luglio al 31 luglio per bambini/e dai 9 anni
compiuti ai 12 compiuti. Iscrizioni presso Massimo Long tei.
0121-953107 (ore pasti).
CULTI DELL'ASCENSIONE — Alle 20,45, di giovedì 13
maggio, a Rorà, culto dell'Ascensione del 1“ circuito organizzato dai giovani; a Pinerolo culto organizzato dal 2° circuito,
alle 20,30 di giovedì 13 maggio, con le corali.
1° CIRCUITO — Venerdì 14 maggio, alle 21, alla Casa unionista di Torre Pellice, assemblea del 1° circuito.
COLLOQUIO PASTORALE I DISTRETTO — Il colloquio pastorale del I distretto si svolgerà il 17 maggio e sarà abbinato
all'incontro con il cardinale Edward Cassidy e il prof. Paolo
Ricca sul tema dell'ecumenismo, con particolare attenzione al
documento del Sinodo '98. L'incontro è pubblico e si svolgerà
a Torre Pellice, nell'aula sinodale, a partire dalle 9,15.
SCOUT — Sabato 8 e domenica 9 maggio alla Rocciaglia
(Angrogna) incontro distrettuale dei gruppi scoutistici.
COLLETTIVO TEOLOGICO «MIEGGE» — Domenica 9 maggio, nella sala delle attività della chiesa di San Secondo, dalle
17 alle 22, incontro del collettivo «Miegge».
ANGROGNA — Domenica 9 maggio culto al Serre.
BOBBIO PELLICE — Domenica 9 maggio assemblea di chiesa con all'odg presentazione e discussione della relazione morale. Incontro dell'Unione femminile domenica 9 maggio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 6 maggio riunione
quartierale a Fondo San Giovanni. Domenica 9 maggio parteciperà al culto, alle 10, un coro della Repubblica ceca.
PERRERO-MANIGLIA — Il bazar si svolgerà domenica 9
maggio a partire dalle 14,30; tutti coloro che sono interessati
a partecipare possono preparare oggetti da mettere in vendita. Martedì 11, alle 14,30, incontro dell'Unione femminile.
PINEROLO — Sabato 8 maggio, alle 20,45, nel tempio valdese, concerto della corale luterana della Repubblica ceca. Domenica 9 maggio, alle 10, culto con assemblea di chiesa, all'odg
relazione morale e finanziaria ed elezione degli anziani.
PRAMOLLO — Domenica 9 maggio si tiene l'assemblea di
chiesa per l'elezione dei deputati alla Conferenza distrettuale
e al Sinodo.
POMARETTO — Culto al Centro anziani venerdì 7 maggio
a Perosa Argentina.
PRALI — Domenica 9 maggio assemblea di chiesa sulla relazione morale. Il culto comincerà alle ore 10. Giovedì 13 culto di Ascensione alle ore 18. Sermone di prova del candidato
Emanuele Fiume. Domenica 16 culto di chiusura delle attività.
Nel pomeriggio si terrà il bazar di beneficenza.
PRAROSTINO — Domenica 9 maggio, alle 14,30, si svolgerà il bazar annuale; ragazzi e ragazze della scuola domenicale e del precatechismo e del catechismo si recheranno nelle
borgate per raccogliere eventuali doni, chi non ricevesse la
loro visita e intende fare dono di dolci potrà farlo entro giovedì 6 maggio, per l'allestimento del bazar sabato 8 si cercano volontari/e che possano aiutare.
TORRE PELLICE — Culto serale alla Casa unionista venerdì
7 maggio, alle 18. Domenica 9 maggio, alle 15, alla Casa
unionista incontro dell'Unione femminile con la conclusione
dell'Itinerario attraverso «l'Esodo», nella seconda parte seduta amministrativa.
VILLASECCA — Domenica 9 maggio, assemblea di fine an
no ecclesiastico, con esame della relazione morale ed elezione
dei deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
Inattualità
di Cernobil
Sono passati esattamente
13 anni dai fatti di Cernobil.
Oggi come allora piove a dirotto e io mi sento invasa dallo stesso sentimento di incredulità rabbiosa verso la follia
degli uomini. Il giornale radio
ha proclamato: «La Nato è
determinata a vincere questa
guerra!». Ma quale guerra?
Contro le fabbriche, le stazioni televisive, i ponti, le ferrovie, gli acquedotti? Siamo
tutti impazziti? Crediamo che
con questi metodi si porti la
giustizia in una regione lacerata da ingiustizie che provengono da secoli passati?
Oggi si dice che vengono
sparati proiettili con Uranium
(come è già stato fatto in
Iraq) sulle città serbe. Dobbiamo prepararci a ospitare
nelle nostre case i bambini di
Belgrado come quelli di Cernobil? Signor direttore, mi
scusi per questo sfogo ma un
nodo mi chiude la gola, ho bisogno di dire, di piangere insieme a qualcuno che capisca.
Mi scusi ancora, e gradisca
tutta la mia stima,
Carla Malati Schneider
Torre Pellice
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(Ai confermandi
omaggio di una croce
ugonotta in argento
ad ogni acquisto)
via trieste 24, tei. 0121/397550 Pinerolo (To)
10
PAG. IV
E Eco Delle Yalli "^.ldesi
VENERDÌ 7 MAGGIO 1999
Incontri, mostre e concerti a Pinerolo
Maggíolíbrí al via
Anche quest’anno sono numerosi gli appuntamenti di
«Maggiolibri», la manifestazione che si tiene ogni primavera ormai da parecchi anni a
Pinerolo dedicata ai libri e alla cultura. La manifestazione,
che si apre in città venerdì 7
maggio con il 3° convegno
sui libri di testo nell’auditorium della scuola media Silvio Pellico, terminerà il 29
maggio in piazza San Donato
con la premiazione della manifestazione «Disegnarne i
balconi» promossa dal 1“ circolo didattico. Nel corso
dell’intero mese a Pinerolo si
susseguiranno molti incontri.
Cantavalli
A Pramollo
tra Francia
e Bulgaria
Cantavalli approda a Pramollo. Sabato 8 maggio, alle
21,15, nel tempio valdese saranno protagonisti i canti della tradizione bulgara con i
«Balkanes». Quattro voci in
stile corale con un repertorio
ricco e affascinante: due cantanti di origine bulgara Milena Rendeva e Milena Yeliazkova e due vocalist francesi, Martine Sarrazin e Marie Scaglia. La proposta è di
grande effetto, contando oltre
che sulla tradizione dell’Est,
sulla sensibilità musicale più
occidentale delle musiciste.
convegni momenti culturali e
presentazioni di libri: si va
dal convegno «Il settecento
religioso nel Pinerolese», il 7
e l’8 al museo della diocesi,
al dibattito «Gli adolescenti e
la letteratura», il 14 nella sede di rappresentanza del Comune, dal concerto di musiche del Settecento, di venerdì
7 maggio nella cattedrale di
San Donato, alla cerimonia di
premiazione del «Premio editore donna» nella sala di rappresentanza del Comune di
Pinerolo. Il programma prevede poi alcune mostre tra cui
segnaliamo quella alla biblioteca «Aliaudi», «La biblioteca e l’albero della libertà.
1799 a Pinerolo: “mostra di
libri e documenti per i duecento anni della fondazione
della prima biblioteca pubblica a Pinerolo’’». Diverse anche le presentazioni di libri
previste nel maggio pinerolese, noi segnaliamo il 14 maggio, al salone dei Cavalieri, la
presentazione, unitamente al
libro di poesie di Paola Dondona «Una lunga giornata da
attraversare», del libro «Tutti
i bambini del mondo» a cura
di Anmesty International, un
percorso attraverso l’universo
delle libertà e dei diritti negati, ma che urge recuperare e
far valere, dei bambini.
6 maggio, giovecTi
TORRE PELLICE: Alle ore
15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, per l'Unitrè, la
dott.ssa Paola Bagliani parla
su «Cenni di botanica ed erboristeria, uso erbe officinali,
presentazione tisane per la
nostra salute».
7 maggio, venerdì
PINEROLO: AH’auditorium
«Vittime della mafia», via dei
Rochis, alle 17, incontro su
«Politica ed economia» con il
sociologo Bruno Manghi, e su
«Le politiche per il lavoro e del
lavoro», con Pietro Marcenaro, sindacalista.
TORRE PELLICE: Alle ore
20,45, nella sede della Comunità montana per il Gruppo di
studi vai Lucerna il professor
Marco Masoero del Politecnico di Torino parlerà su «Inquinamento da rumore».
PRALI: Fino al 22 maggio,
tutte le sere alle 20,30 alla miniera della Gianna, Assemblea
teatro presenta «L’ultima notte
di Giordano Bruno», regia di
Renzo Sicco e Lino Spadaro.
Lire 20.000, prenotazione obbligatoria tei. 011-4376230.
8 maggio, sabato
VILLAR PELLICE: Alle 21,
nel tempio, il coro Valpellice
offrirà un concerto di solidarietà con l’amico corista Loris
la cui casa è stata distrutta da
un incendio a Bobbio.
CAMPO PER RAGAZZI
AL BAGNOÓU
La chiesa di Angrogna
organizza dal 3 al 7 agosto,
un campo per ragazzi e ragazze che hanno frequentato la III media e il I anno delle superiori. Iscrizioni presso
Massimo Long, tei. 0121953107, fino al 31 maggio.
TORRE PELLICE: Alle ore
21,15, al teatro del Forte, l’associazione culturale «J’amis
del borgh» di Moncalieri presenta la commedia brillante
«Due sul pianerottolo» di Amendola, Corbucci e Molino.
PINEROLO: Al salone dei
Cavalieri, alle 17,30, presentazione del libro «La streghità
delle streghe e una raccolta di
Ambarabà» di Lucia Cena Rellene, incontro con l’autrice,
presentazione di Giorgio Tourn, al pianoforte Edoardo
TurbiI; ¡illustra Angelica Pons.
RORA: Alle ore 10 verrà
inaugurato, in piazza Fontana, un nuovo punto vendita
delle «Cascine piemontesi»,
cooperativa di agricoltori che
propongono conserve, confetture, miele, vino, riso e altri
prodotti trasformat.
BRICHERASIO: Nella chiesa di San Bernardino, alle 21,
concerto del Coro della parrocchia di Santa Maria assunta, in occasione dei festeggiamenti dei 15 anni della «Filarmonica San Bernardino».
POMARETTO: Alla Scuola
latina, alle 15, corso di formazione «Storie di vita. Le voci di
un territorio» con Tullio Telmon che parlerà su «Dalla linguistica alla sociolinguistica».
SAN SECONDO: Aile ore
14,30, all’impianto ittico di Miradoio, gara di pesca.
TORRE PELLICE: Presso
l’isola pedonale mercatino di
prodotti naturali ore 8,30-19.
9 maggio, domenica
TORiNO: Nel tempio di c.so
Vittorio Emanuele, alle 17,30,
concerto per organo di Emanuele Cardi, titolare dell’organo Ghilardi della Chiesa di
Santa Maria della Speranza di
Battipaglia. Lire 15.000.
10 maggio, iunedì
TORRE PELLiCE: Alla biblioteca del Centro culturale,
alle 20,30, «Conversazioni sul
libro» «Vite, amori e fughe
quando la Russia era l’Urss».
PiNEROLO: Alle 17, al salone dei Cavalieri, incontro su
«Scuola dell’obbligo tra riforma dei cicli e istituti comprensivi», a cura della Cgil.
12 maggio, mercoiedì
POMARETTO: AII’Eicolo
Grande, alle 20,30, corso di
storia valdese, incontro su «Il
Glorioso Rimpatrio» con Claudio Pasquet
13 maggio, giovedì
TORRE PELLiCE: All’ospedale, dalle 8,30 alle 11,30,
prelievo collettivo di sangue.
13 maggio, giovedì
TORRE PELLiCE: Nella biblioteca della Casa valdese,
alle 15,30, per l’Unitrè, concerto con Edoardo TurbiI, pianoforte, e Heloise Garello, pianoforte, musiche di Mozart,
Bach, Chopin, Debussy.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, giovedì 6, ore 21,15,
Trekking di Philippe Harel,
neH’ambito della settimana
del francese, in lingua originale; venerdì 7, ore 21,15, Gajo
dilo-Lo straniero pazzo di
Tonj Gatlif. Sabato 8 maggio,
ore 20,20 e domenica 9, ore
16,15 e 18, Babe va in città;
sabato ore 22,10, domenica,
ore 20 e 22,10 e lunedì, ore
21,15, Le parole che non ti
ho detto.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 7,
ore 21,15 Gloria; sabato 8
maggio, ore 21,15 Nemico
pubblico; domenica, ore 16,
e nei feriali, ore 19,30 A bugs
lite, domenica, alle ore 18 e
21,15, lunedì, martedì, e giovedì, ore 21,15, La sottile linea rossa.
PINEROLO — La multisala
Italia ha in programma alla
sala «2cento», da giovedì, A
prima vista; alla sala «5cento», da giovedì, Matrix .
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7 MAGGIO 1999
Vita Delle Chie;
PAG. 7 RIFORMA
0B II Villaggio evangelico nelle parole di Antonio Squitieri
Monteforte multiculturale
Il Centro è luogo di incontro e di convivenza fra rappresentanti
delle religioni cristiana e musulmana, lungo la via dell'amore
aiOVANNI SARUBBI
I\,
Guerra e religione. Due
questioni che per secoli
lianno avuto un nesso inscindibile fra loro e che sono tut[ora presenti sullo scenario
ijtemazionale. Basti citare le
atrocità, che anche in questi
iiltìmi anni del secolo, hanno
caratterizzato la contrapposiaione fra cattolici e protestanti in Irlanda del Nord,
per rendersi conto di come la
bastione delle contrapposifloni religiose, come motivi
scatenanti di conflitti bellici,
sia di nuovo all’ordine del
nomo. Quelle religiose, sterilente, sono state le guerre
più sanguinose e quelle di
più lunga durata perché chi
combatte è sorretto da un
ideale. Storicamente i musulmani sono stati quelli che più
di altri si sono fatti interpreti
di un tale modo di intendere
la propria fede. Ne parliamo
con il pastore Antonio Squitieri, direttore del Villaggio
evangelico di Monteforte Irpino (Avellino), dove convivono diverse religioni ed
esperienzè di fede; si va da
quella propriamente protestante, con valdesi, metodisti, pentecostali, a quella di
cattolici, ai musulmani, ai
non credenti, in quella che il
pastore definisce «un bozzettodimondo unito».
«Nella nostra piccola comunità, dove ovviamente
i noià^ancano i problemi, le
àue;Wncipali religioni monotllL la cristiana e la musi$taoa - dice il pastore
■^eri -, riescono a convivere serízá problemi. Anzi
lé a volte i problemi e le
incomprensioni vi sono più
1 fai cristiani che non fra criI Piani e musulmani. Il segreto
' perla convivenza è quello di
' non avere la pretesa di essere
I ¡li unici depositari della ve
Iiità, la cui ricerca può trovare
tea e stimoli proprio nel
tonfronto con chi è portatore
, li una diversa sensibilità o di
ina diversa tradizione. In
tatte le religioni monotelste,
tó resto, c’è qualcosa di comune che bisogna saper risicare se si vuole, per noi
ttistiani, praticare il comanfamento dell’amore indicateda Cristo, che ci impone
fcndamentalmente il dovere
li riconoscere i nostri limiti,
Inostro essere polvere».
Comprendere la religione
musulmana non è solo però
Una famiglia curda a Monteforte
un esercizio teorico. I profughi che provengono dal Kurdistan, dal nord Africa, dal
Kosovo o dall’Albania, appartengono in genere a quella
religione. Stabilire corretti
rapporti diventa quindi fondamentale, proprio per una
provincia quale quella Irpina
così vicina alla Puglia che è la
meta di questa migrazione.
Irpinia quindi come area di
transito e di soggiorno per un
sempre maggiore numero di
profughi. «Al Villaggio evangelico - spiega il pastore - la
comprensione si realizza con
momenti di preghiera comu
ne, con feste conviviali (una
l’abbiamo realizzata proprio
di recente), nelle quali cl si ciba con gli stessi alimenti, pur
rispettando alcune tradizioni
alimentari che, per i mussulmani, sono precetti religiosi,
quali quella di non mangiare
carne di maiale o di rispettare
il Ramadan. Non significa rinunciare alla diffusione della
fede cristiana ma saperla proporre a chi ci sta di fronte, usando le parole giuste e soprattutto gli stili di vita conseguenti che riescano a stabilire
i giusti collegamenti con le loro culture e sensibilità».
Una conferenza
La lunga storia
alla Chiesa valdese di Bari
dei rapporti fra chiesa e stato
DAVIDE SFREGOLA
SABATO 20 febbraio, nella
chiesa valdese di Bari, si è
tenuta una conferenza sul tema «Chiesa cristiana e stato»,
organizzata nell’ambito delle
celebrazioni della ricorrenza
della data storica del 17 febbraio. Davanti a un nutrito
gruppo di intervenuti, dopo
l’introduzione fatta dall’anziano di chiesa Giuseppe Mascanzoni, il pastore Lorenzo
Scornaienchi ha aperto la
conferenza ricordando quello che può essere considerato
uno dei primi documenti ufficiali del processo di compenetrazione tra chiesa e stato,
e cioè la cosiddetta Donazione di Costantino.
Lo scritto, misteriosamente
apparso in epoca medievale,
è certamente,un falso, che
descrivendo oltre alla conversione di Costantino e alla sua
guarigione dalla lebbra, delle
donazioni di palazzi, insegne
e ricchezze, fatte dall’imperatore romano a papa Silvestro,
intendeva legittimare i possedimenti materiali della chiesa
di Roma. La presunta legittimazione potè soddisfare a
malapena l’aspetto formale
della questione, tanto è vero
che i valdesi dell’epoca protestarono in quanto, alla luce
della dottrina evangelica, non
ritenevano possibile né accettare l’autorità di un presunto
successore di Pietro né tantomeno vedere legittimarsi la fi
Culto battesimale alla Chiesa battista di La Spezia
Una testimonianza alla potenza della grazia
MIMMA CAPODICASA
Domenica 25 aprile le
comunità battiste di La
Spezia e Livorno via Battisti,
curate dal pastore Antonio Di
Passa, hanno gioito e lodato
il Signore insieme in un culto
battesimale. Nel culto, presieduto dal pastore Di Passa e
dal pastore emerito Michele
Sinlgaglla, sono scese nelle
acque battesimali le sorelle
Gabriella Sgrol di La Spezia, e
Sara Saccomani di Livorno.
«Perché è bene che il cuore
sla reso saldo dalla grazia...»
(Ebrei 13, 9b): questo è il passo da cui il pastore Di Passa
ha preso spunto nel suo sermone, ricordando come lo
stesso Lutero rimase saldo
davanti all’imperatore a
Worms attestando la sua fede. La fede che Gesù Cristo
ha portato mette in movi
mento le persone che conquista, ha continuato il pastore Di Passa, mettendo
molto chiaramente in risalto
la dinamicità del credere in
Gesù come nostro salvatore.
«La fede non è come qualcosa che si può mettere in tasca
per tirarla fuori al momento
opportuno: la fede è dinamica come la vita» e con questa
testimonianza battesimale,
ha continuato poi rivolgendosi alle battezzanti, voi affermate che il Signore vive,
crea e parla ancora oggi nella
sua chiesa. Il pastore Sinigaglia ha poi ribadito l’importanza per noi battisti, ancora
oggi, di ubbidire al comando
di Gesù di testimoniare la nostra fede con l’azione visiva
del battesimo dei credenti
per immersione.
Due donne, con due percorsi diversi, hanno afferma
to di fronte a circa un centinaio di persone, di aver creduto in Cristo Gesù. Gabriella, proveniente dal cattolicesimo, dopo circa 7 anni di ricerca e studi, ha preso la decisione di dare la sua testimonianza di fede con maturità e fermezza in seno alla
comunità di La Spezia. Sara,
cresciuta nell’ambiente evangelico, con la freschezza
dei suoi 18 anni, ha dichiarato la sua fede in Cristo Gesù
con emozione ed entusiasmo. Il pastore Sinigaglia ha
donato a Gabriella la Bibbia
per la comunità di La Spezia,
mentre a Sara è stata consegnata con forte emozione dal
nonno, pastore emerito Tullio Saccomani, per conto della comunità di Livorno.
La giornata si è conclusa
con l’agape, con canti e momenti di comunione fraterna.
Miiriarosa B.
47 unni
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Per godersi i privilegi della terza età
‘‘Mo padre è andato
a vivere da solo”
Quando mio padre mi ha detto: "il desiderio di
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la serenità e di casa
gura di una chiesa amministratrice di ricchezze e di beni
materiali.
La polemica valdese intese
dunque affermare che, con
l’editto che aveva imposto la
religione cristiana come religione di stato, era iniziato un
processo di deviazione dalla
sana dottrina, tendente a
confondere la sfera del potere terreno con quella del potere spirituale e che la povertà della chiesa aveva valore di dogma. Con queste affermazioni, che costituiscono
motivo di riflessione e di analisi della realtà attuale dei
rapporti tra chiesa e stato,
Scornaienchi ha lasciato la
parola al successivo relatore,
Biagio Starila.
Quest’ultimo, laico, studioso di problematiche storico-politiche e etico-sociali,
nella sua lunga dissertazione, ricca di spunti di notevole interesse storico, ha inteso
dimostrare che i rapporti di
potere tra chiesa romana e
stato, nel corso dei secoli.
hanno subito vicende altalenanti, e non sempre quindi
la chiesa di Roma ha mantenuto una condizione di supremazia. Questo è accaduto
quando essa ha dovuto fronteggiarsi con ordinamenti
statali forti e arroganti, ma
anche quando ai vertici dell’organizzazione ecclesiastica si sono trovate persone
più orientate alla ricerca di
Dio che alla ricerca di un potere terreno. Starita ha dunque inteso affermare che
l’attuale status delle relazioni tra chiesa e stato, di cui le
recenti vicende relative alla
richiesta di finanziamento
delle scuole private costituiscono una spia preoccupante, non è, alle soglie del terzo
millennio, da considerarsi affatto come condizione fisiologica, né tantomeno frutto della naturale espressione
di un credo religioso, ma è
piuttosto sintomo di un momento storico infelice sia per
l’istituzione statale sia per
quella religiosa.
Chiesa battista di Civitavecchia
La comunità ha salutato
il fratello Tino Di Pomponio
LUIGI SPURI
IL mattino del 20 aprile è
andato presso il Padre celeste, all’età di 66 anni, il fratello Costantino Di Pomponio, anziano e amministratore della Chiesa battista. Il
giorno dopo tutti i fratelli e le
sorelle di chiesa si sono radunati nel tempio, insieme ai
suoi parenti e a tante altre
persone che lo stimavano. Il
funerale è stato guidato dal
pastore Blasco Ramirez che
tra non molto inizierà il proprio ministero nella nostra
comunità, ma erano presenti
altri pastori, tra cui Franco
Sommani che in questi ultimi
anni aveva stabilito un rapporto di stima e affetto con il
fratello Tino.
Il testo proposto dal pastore Ramirez è stato tratto dal
Vangelo di Matteo, la quinta
beatitudine: beati i mansueti,
perché erediteranno la terra.
La figura di Tino è stata ben
ricordata dalle parole del pastore. Noi vogliamo dire che è
stato un generoso e capace
amministratore, un incarico
che ha svolto finché ne ha
avuto la forza, dimostrando
nei fatti che il Signore ama un
donatore dal cuore allegro.
Ora che il Signore lo ha accolto presso di sé ricordiamo
quanto è scritto nel cap. 12
dell’Epistola agli Ebrei: l’eredità di coloro che il Signore
chiama è ricchezza per la
chiesa. Tutta la famiglia e la
chiesa sono state vicine a lui,
la moglie Elena si è prodigata
con affetto e costanza. La malattia che lo aveva colpito è
stata dura, e Tino si era sottoposto a tutte le cure possibili
senza esito. La sorella Maria
gli è stata molto vicina, come
anche i figli Sandro, Davide e
Luca, con le nuore e i nipoti.
La comunità esprime tutto
il proprio affetto ai familiari e
ringrazia il Signore per tutto il
lavoro che Tino ha dedicato
per rafforzare la comunità
stessa. Dice l’Epistola agli
Ebrei: «Anche noi, dunque,
perché siamo circondati da sì
gran numero di testimoni
corriamo con perseveranza
nello stadio per superare la
prova riguardando a Gesù,
duce e perfetto esempio di fede, il quale (...) superò la prova della croce e si è così posto
alla destra del trono di Dio».
Noi, ricordando Tino, non ci
perderemo d’animo.
L'ono PER MILLE INFORMA
L'impiego dei fondi
La Conferenza episcopale italiana della Chiesa cattolica
ha pubblicato i dati di come sono stati impiegati i fondi otto per mille relativi al 1998.
L’assegnazione è stata la seguente (fonte II Sole 24 ore del
10 aprile 1999):
Esigenze di culto della popolazione 585 miliardi (44,1%)
Sostentamento del clero 482 miliardi (36,3%)
Interventi caritativi 260 miliardi (19,6%)
Totale 1.328 miliardi (100%)
Volendo fare una comparazione con la ripartizione dei fondi otto per mille della Chiesa evangelica valdese, usando le
dizioni proprie della Chiesa cattolica per facilitare la comparazione, si hanno questi dati:
Chiese cattolica valdese
Esigenze di culto della popolazione 44,1% 0%
Sostentamento del clero 36,3% 0%
Interventi caritativi (*) 19,6% 100%
(’) per la Chiesa evangelica valdese si tratta di interventi per
progetti sociali, assistenziali e culturali.
E da notare come i contributi volontari dei cittadini italiani,
deducibili ai fini Irpef, per la Chiesa cattolica, sono ammontati nel 1998 a lire 42 miliardi, pari al 5% del fabbisogno per il
sostentamento del clero.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Dell
^g»^—»USI—1»;
VENERDÌ 7 MAGGIO IQqo
Il Comitato esecutivo Opcemi ha incontrato le chiese di Padova e Vicenza
Visita alle comunità metodiste d^talia
In collaborazione con la Chiesa metodista unita degli Stati Uniti, si vuole lanciare
nel nostro paese una nuova azione missionaria. I problemi finanziari e spirituali
PAOLO T. ANGELERI
OTTIMA l’iniziativa del
Comitato Opcemi di trasferirsi per due giorni nelle
diverse comunità d’Italia: il
13 e il 14 marzo scorso è stata
la volta di Padova e Vicenza.
Il presidente, pastore Valdo
Benecchi, accompagnato dai
componenti del Comitato (il
pastore Giovanni Anziani, Alberto Bragaglia, Giunio Censi, tesoriere. Franca Long) ha
deciso di riunirsi in queste
due località per discutere con
i Consigli di chiesa le principali questioni più o meno
controverse relative alla gestione dell’Opera metodista
in Italia. Sono emerse alcune
inquietudini e perplessità circa il debito, pregresso e corrente, che annualmente rende pericolante la tesoreria.
Le obiezioni da parte della
base riguardano l’elevato numero dei pastori, la continua
(e per alcuni assillante) pressione sui membri affinché
contribuiscano di più, il fatto
che non si sia ancora eliminato il debito pregresso e
corrente utilizzando l’8 per
mille o vendendo parte del
patrimonio immobiliare della
chiesa. Questi i lamenti e le
contestazioni più diffuse fra i
membri di base. Le risposte
del Comitato Opcemi si possono sinteticamente così riassumere:
a) il debito pregresso, il cui
recupero ed estinzione fa parte delle linee programmatiche
del Comitato, non è un vero
debito di cui ci si debba in
qualche modo vergognare. La
consistenza delle proprietà
immobiliari dell’Opcemi è di
gran lunga superiore al debito contratto. Si tratta di procedere però con oculatezza:
vendere sì, ma non svendere.
Per quanto riguarda l’8 per
mille, il Sinodo ha ritenuto
che questo contributo statale
non dovesse essere utilizzato
per la copertura delle spese
di culto, né per la gestione
ordinaria delle opere che, per
una questione di principio legata alla nostra ecclesiologia,
devono essere e rimanere a
carico dei singoli fedeli;
b) il numero dei pastori
non è in eccesso rispetto alle
esigenze delle comunità: è anzi chiaramente in difetto. Né
l’opera pastorale può venir
sostituita da quella dei predicatori locali il cui impegno,
senza dubbio prezioso e insostituibile, non può essere
pari a quello di chi dedica la
vita intera al servizio della
chiesa (anche a Padova e a
Vicenza dove un solo pastore, attualmente Richard Grocott, deve prestare servizio
nelle sue comunità si sono levate voci di protesta per l'evidente indispensabilità di due
pastori residenti, al posto
dell’unico attuale);
c) l’eliminazione degli sprechi e la razionalizzazione delle entrate fanno parte prioritaria del programma del Comitato dell’Opcemi. In tutte le
amministrazioni, anche le più
sane, potrebbero esserci angoli oscuri nei quali si nascondono residuali forme di
spreco o di privilegio. Pertanto le entrate vanno razionalizzate, le perdite contenute o
eliminate. Si tratta di un processo lento a cui, però, gli
amministratori non vogliono
e non debbono sottrarsi;
d) vivere la chiesa non significa rompere runità fra gli
aspetti pratici e finanziari e
quelli spirituali, per porli in
contrasto fra di loro. La spiritualità si sostanzia di una capacità di sacrificio individuale, legata alla volontà contributiva di ciascun credente. Il
Pasqua alla chiesa metodista di Padova
mantenimento della propria
chiesa è legato strettamente
alla nostra proposta teologica e al nostro modo di intendere il rapporto con Dio e
con i nostri fratelli e sorelle.
Ma se si dovesse insistere
troppo sugli aspetti finanziari, si finirebbe col dare ragione a coloro che se ne sono
dichiarati infastiditi.
Il pastore Benecchi ha illustrato le linee di una nuova
azione missionaria, progettata negli Stati Uniti, con l’intento di coinvolgere l’Italia
metodista. C’è un programma in cantiere che interessa
per il momento un numero
modesto di chiese italiane, 7
in tutto, fra cui quelle di Padova e di Vicenza. Si tratta
della creazione di un nuovo
tipo di missione, denominato
«in mission together», in missione insieme, basato appunto sulla collaborazione. Alcune comunità della Chiesa
metodista unita americana si
sono proposte di collaborare
con noi, per un rilancio in
Italia del metodismo nelle
sue componenti di fondo; le
opere a favore dei tanti diseredati che ci circondano a
causa della piaga della disoccupazione, dell’emarginazione, dell’emigrazione, a favore
degli anziani, dei giovani
sbandati, dei bimbi abbandonati. Perché non promuovere iniziative a favore di
questi nostri fratelli e sorelle
più deboli?
I fratelli e le sorelle della
Chiesa metodista unita americana sono disponibili per
una serie di visite e incontri
con noi. Verrebbero in Italia
per rimanere al nostro fianco
mesi o anni (il programma
prevede contratti triennali),
impegnandosi a costruire, o
ricostruire, strutture e a operare nel campo sociale e nell’evangelizzazione. A Portici
(Napoli) alcuni membri di
una Chiesa metodista unita
del Wisconsin si sono installati per un breve periodo di
collaborazione con la locale
Chiesa metodista e hanno ristrutturato tre casette in degrado e costruito un campo
giochi per i giovani. La sfida è
aperta: siamo pronti ad accogliere questi fratelli e sorelle
nello spirito di un programma di fratellanza globale?
Bella e stimolante è stata la
meditazione del pastore Benecchi nel suo culto domenicale: l’entusiasmo per il miracolismo a ogni costo, diffuso
ormai nella nostra società, è il
prodotto di un contesto sociale basato sull’etica presuntuosa e trionfalistica del successo. Anche il modo di intendere Dio si collega a questo impianto: o Dio fa miracoli, e allora è il dio che conta
perché ha successo, o non li
fa e allora si tratta di un dio
perdente, in cui non vai la pena di credere. Ma il Dio nel
quale crediamo, il Gesù che si
lascia crocifiggere sulla croce,
non è forse il dio dei perdenti? Non è forse il Dio dell’insuccesso, che non ha saputo
«salvare se stesso» (Marco 15,
29-30)? Il nostro impegno
nella vita e nella chiesa non si
può misurare con il risultato:
quel che conta è ciò che ci
spinge, il soffio dello Spirito
di Cristo in noi, i risultati appartengono solo a lui. Questo
l’obiettivo del nuovo siancio
missionario che ci viene proposto: risvegliare le chiese,
offrire loro un obiettivo, stimolare ogni credente a chiedere a Dio l’aiuto per «lavorare insieme».
Chiesa metodista di Vicenza
Ciò che possediamo lo
dobbiamo alla grazia di
Dio
Domenica 14 marzo i pastori Richard Grocott e Giovanni Anziani hanno tenuto
il culto alla chiesa metodista
di Vicenza, con la presenza
di Franca Long, nel quadro
della visita dell’Opcemi. Il
pastore Giovanni Anziani ha
predicato sul testo di Luca
17, 7-10 che ci parla del servitore inutile: «Tutto quello
che possediamo lo abbiamo
ricevuto, tutto quello che
siamo lo dobbiamo alla grazia sovrana di Dio».
Noi tutti, ha detto Anziani,
possiamo confermare che
tutto dobbiamo alla sola grazia di Dio, perché in Gesù
Cristo siamo passati dalla
morte alla vita. Eppure sul
cammino della nostra vita di
credenti sembra sorgere una
strana mentalità; la pretesa
di avere e mantenere un rapporto privilegiato, straordinario con Dio. Gesù presenta
una piccola parabola, tratta
dalla realtà sociale ed economica del suo tempo, che inserisce a conclusione una
parola molto ambigua, «inutili»: essere servi inutili! Con
difficoltà la accettiamo come
buona e giusta perché nonostante tante mancanze noi ci
consideriamo invece «servi
utili»: utili alla gloria di Dio.
Qui possiamo costruire un’
immagine: quella della strada. Questa ora sembra giungere a un bivio molto importante, un incrocio pericoloso. Da una parte vi è il cartello indicatore con su scritto
«Ho fatto abbastanza!», ed è
la via che conduce alla ricerca dei privilegi di Dio per noi
senza condividere alcuna cosa con altri. Da un’altra parte
vi è il cartello indicatore con
su scritto; «Sono debitore!»,
ed è la via che conduce al
Richard Grocott
l’opera dell’amore e aH’opera della pace tra gli uomini,
La parola di Dio ci presenta
la responsabilità di una nostra decisione a questo pericoloso incrocio e ci spiega
che l’unica via realmente
aperta e veramente per la vita è quella con su scritto «Sono debitore»!. Questa è l’unica via perché è già stata percorsa da Gesù stesso e per-i
ché solo percorrendo questa
via è possibile manifestare
l’amore di Dio per il mondo.
Al termine i nostri fratelli
del Ghana ci hanno offerto un
momento ulteriore di gioia
con il canto di un innodi
Charles Wesley O for a thousand tongues to sing. (r. g.)
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Giovanni Anziani
Intensa attività comunitaria, fra inverno e primavera, alla comunità battista di Grosseto
Una presenza aperta alla città sui problemi drammatici dell'attualità
USA SARACCO
EL corso dei mesi di febbraio e marzo la comu
N
nità battista di Grosseto si è
impegnata in varie attività,
sia di carattere strettamente
ecclesiastico sia di intervento
aH’interno del tessuto politico-culturale cittadino, per testimoniare la sua presenza
alla città. Per quanto riguarda
le iniziative interne alla comunità, c’è da segnalare la
nascita del «Gruppo di riflessione delle donne», (che ha
anche aderito al Movimento
femminile battista in occasione dell’ultima assemblea),
il quale si riunisce a settimane alterne, il venerdì pomeriggio, studiando soprattutto
argomenti legati alla teologia
femminista. In occasione della Settimana della libertà, il
cui tema quest’anno è stato il
vero significato del Giubileo
biblico, la comunità intera si è
mobilitata in una raccolta di
denaro giornaliera, che verrà
destinata per ora ai profughi
del Kosovo, proposta dalla
scuola domenicale all’interno
del culto svoltosi il 14 febbraio. Durante il culto le bambine e i bambini hanno gestito un momento particolare
con canti e preghiere sull’ingiustizia economica mondiale, sullo sfruttamento e sulla
necessità di una ridistribuzione delle ricchezze, a partire
da noi stessi.
Sullo stesso tema è stata
organizzata anche una interessante conferenza dal titolo
«Il Giubileo biblico come
modello di solidarietà planetaria», tenuta dal past. Claudio lafrate sabato 13 marzo
nella sala conferenze della
Provincia di Grosseto, a cui
ha poi fatto seguito un vivace
dibattito. L’intervento della
Nato nella crisi del Kosovo e
la drammatica situazione
delle popolazioni in fuga o
bombardate, hanno spinto la
Martin Luther King alla Marcia di Washington del 1963
comunità ad aderire al Comitato cittadino per la pace,
partecipando anche a una
manifestazione di piazza
svoltasi il 31 marzo, per chiedere la fine immediata della
guerra e la ricerca di una soluzione diplomatica.
Infine Claudia Angeletti,
membro della nostra comunità e insegnante presso l’Istituto magistrale «Antonio
Rosmini», è stata fra le organizzatrici del laboratorio teatrale scolastico, che ha messo in scena uno spettacolo
dal titolo «È chiamata a deporre la storia». La rappresentazione, basata sul testo
di Peter Weiss «L’istruttoria»,
era costituita da un processo
ai persecutori più o meno famosi, della storia umana. Attraverso le deposizioni e le
testimonianze di questi ultimi, delle loro vittime o dei
loro contemporanei, sono
state ricostruite alcune vicende particolarmente drammatiche: sul palco abbiamo
visto sfilare Primo Levi, le
donne accusate di stregoneria, Galileo Galilei, Anna
Frank, i nativi americani, Rigoberta Menchù e gli Indios
e Martin Luther King. La testimonianza relativa al ministero, alle azioni non violente e antirazziste del pastore
battista, leader del movimento per i diritti civili dei
neri americani era resa da
Rosa Parks, la donna il cui
arresto dette inizio alla battaglia contro la segregazione
razziale. Particolarmente vivaci la messa in scena di un
momento di discussione assembleare tipicamente battista, alla fine di un culto, e il
tono della spiritualità afroa
mericana, espresso dal canto
di alcuni spiritual. Inoltre
questo episodio è risultato
singolarmente legato all’attuale quadro politico europeo, specie quando si rievocava l’impegno di Martin
Luther King contro la politica
imperialistica degli Usa in
Vietnam, motivo latente dell’organizzazione del suo assassinio ad opera dei poteri
forti (Già, Fbi) come suggeriva la sceneggiatura.
In tal modo risultava chiaro il messaggio complessivo
dello spettacolo: la responsabilità delle persecuzioni non
è mai soltanto del singolo individuo, ma è spesso condivisa a livello collettivo. Questo
però non può né scagionare
né costituire un’attenuante
della colpa individuale. H
processo infatti si conclude
con una sentenza di condanna nei confronti di tutti i pot'
secutori.
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MAGGIO 1999
Balcani
La voce dei kosovari e quella dei serbi
Religioni
Il futuro sarà «evangelical»?
Disarmo
Se ogni venti minuti scoppia una mina
Chiesa cattolica
«Duello» cardinalizio sul pluralismo
Polemiche
Moralità e democrazia dell’antifascismo
Confronti-, una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp
intestato a coop. Cora Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184
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7 MAGGIO 1999
Vita
Un nuovo locale di culto battista a Olbia
La speranza fondata sul «dare»
Un cammino di testimonianza e di evangelizzazione che è
già aperto alla città e si avvale di numerose collaborazioni
. UAHIA CAMPENWÌ lACURTO
fL lunedì di Pasqua si è
Inaugurato il locale della
l^nte comunità battista
jgOlbia, con la presenza dei
jgtori battisti Herbert An^s, della chiesa di Cagliaji^ e Giuseppe Miglio, della
cttiesa di Carbonia, che ha
contribuito a formare un
nuppetto di credenti, circa
Si anno fa. Abbiamo scelto
proprio questo giorno in
concomitanza deU’arrivo,
per le vacanze di Pasqua, di
alcuni fratelli e sorelle che vivono a Torino ma che sono
¡oliti trascorrere in Sardegna
parte dell’anno come Lucilla
eSianni Bottazzi, Angiolina
èiìomenico Vaulà, Roberto e
l^aluisa Mollica, che hanno contribuito con la loro di|Oiiibilità a dar vita a questa
comunità.
Siamo stati rallegrati dalla
ptsenza dei fratelli prove#ftti dalle chiese di Nuoro,
tiglesias, di Cagliari, di Carboiiia e di San Vito. Un bel
pippetto che ha riempito le
ilueisale della nostra chiesa e
che ha contribuito a dare una
festosa testimonianza di fede
sia con la presenza che con la
pàtlécipazione al canto degli
inni mirabilmente guidati
PAG. 9 RIFORMA
L’inaugurazionde della chiesa il 5 aprile
dall’organista Pina Miglio,
moglie del pastore di Carbonia. Numerosi sono stati i doni offerti: una Bibbia rivestita
di un’elegante copertina donataci dai fratelli delle comunità della Sardegna, che abbiamo posto sul pulpito; altro
regalo molto gradito è stato
una serie di libri di recente
pubblicazione della casa editrice Claudiana, donataci da
Roberto Mollica: con questi
doni la comunità inizierà a
formare una biblioteca dedicata alla memoria del fratello
Pino Mollica, che fu pastore
della chiesa di Cagliari.
Altri doni, aiuti e interventi
^hiesa evangelica di Susa
ijncazìone con il canto
ADRIANO DORMA
va chiaplessivo
isponsaoni non
igolo incondiviQuesto
igionare
muante
uale. 11
onclude
condan
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ÌLcanto, si sa, è quella nobile arte che permette di
IBptimere melodicamente
iltraverso la voce i sentiI tónti umani. Se poi l’esecutoe riguarda l’ampio settoI «della musica sacra, ai senItaenti si uniscono la devo|ione e il raccoglimento, e il
ilttto si trasforma in preghieBdilode al Signore e di editeione spirituale sia per gli
Secutori sia per gli uditori. È
rito si è verificato domefa 11 aprile, allorché il Scatto evangelico di Torino,
fante capo al Centro cultu®Ie «Paolo e Lodovico Paletto», si è esibito in un
incerto pubblico, tenutosi a
^sa nei locali della Chiesa
wttista. Per l’occasione, pur^ppo per motivi di salute,
fani componenti del grupj® hanno dovuto dare forfait:
^defezione forzata non ha
spedito ai bravi solisti di
®fnire al numeroso pubblico
presente una prestazione di
livello. Amelia Cocumelli
"'®nti. Ivo Blandino, Davide
fato e Samuele Monti, ciafano nella propria parte,
“^0 dato il meglio di sé.
Di tutto pregio la presentale dei vari brani, con amP> e opportuni riferimenti ai
tecnici e culturali. Ne è
®turita una piacevole e
®®pleta serie di informazioParticolarmente toccanti
^®6cuzioni di alcune arie e
fai3te tratte daH’immensa
produzione di Johann S. Bach, nonché di inni che furono, un tempo, i cavalli di battaglia per le riunioni di evangelizzazione. Cito sommariamente Scrivi tu di propria
mano, Come cerva che assetata e l’immancabile luterano
Forte rocca è il nostro Dio.
La sorella Amelia mi aveva
confessato un giorno: «Ho
dedicato la vita a calcare i
palcoscenici dei teatri lirici,
per professione. Il mio sogno
però è quello di spendere la
mia voce per il Signore e per
la causa dell’Evangelo»: 0biettivo più che raggiunto. Le
esecuzioni vocali e strumentali sono state così coinvolgenti che. alla richiesta dell’immancabile bis, tutto il
pubblico in piedi ha cantato
trionfalmente il Forte rocca. Il
concerto è stato realizzato in
collaborazione tra le chiese
evangeliche di Susa, battista
e valdese.
Il Sestetto è nato con lo
scopo di jvisitare le chiese e
diffondere da un lato il messaggio evangelico, dall’altro
l’aspetto culturale di quell’immenso patrimonio costituito dalTinnologia riformata. Peccato che l’agenda del
complesso sia quasi satura:
ciò rende difficile potersene
assicurare le prestazioni in
tempi brevi. Come consuetudine, un abbondante rinfresco offerto dalle due chiese di
Susa ha concluso un poineriggio particolarmente gioioso ed edificante.
fantori
hanno dato vita al concerto
di collaborazione sono stati
forniti da tutti i membri della
comunità di Olbia che si sono
adoperati per organizzare la
cerimonia di inaugurazione.
Il pastore Miglio ha curato la
liturgia del culto mentre il pastore Anders ha tenuto la meditazione sul testo di II Corinzi 5, 1. Il messaggio che il pastore ha voluto darci è che
tutte le attività che ora stiamo
svolgendo, il nostro apporto
personale di partecipazione
alla vita della chiesa, alle decisioni della comunità, tutto il
nostro «dare» nel condividere, nel testimoniare, non è e
non risulterà vano, ma avrà lo
scopo preciso di dare un arricchimento spirituale e un
senso più alto alla nostra abitudinaria quotidianità.
11 pastore Anders ci ha incoraggiati a proseguire il
cammino di testimonianza
che stiamo già facendo nella
nostra cittadina con incontri
di evangelizzazione, riunioni
settimanali delle donne, forti
dell’aiuto di Gesù Cristo che
ci ha dato la forza di essere
riuniti nel fondare questa
piccola comunità. Alla fine
del culto ci siamo riuniti in
un’agape fraterna.
Dipignano
Ricordo
di una sorella
nella fede
FRANCESCO VIAPIANA
Nel silenzio della notte
del 17 febbraio si è spenta Adelina Scornaienchi. Una
morte serena, una morte non
annunciata, che ha provocato in tutti noi una grande sofferenza. Aveva 91 anni e da
quando suo padre. Franco
Scornaienchi, emigrato in
Sud America, era diventato
evangelico, la parola del Signore era rimasta sempre al
centro della sua vita. Una vita
certo non facile, caratterizzata da privazioni e fatica, ma
sostenuta dal conforto della
grazia di Dio. La sua voce si è
sempre levata pronta a difendere quell’Evangelo che aveva trasformato radicalmente
la sua vita. Una donna battagliera, uno stimolo continuo
per tutti noi sia con le sue parole che con i fatti. Quante
volte, nonostante le gambe
malferme, si è posta davanti
a noi per predicare con semplicità, con umiltà la grandezza dell’amore di Dio. Durante i culti, nel momento
delle preghiere spontanee,
tutti noi attendevamo il suo
alzarsi e pregare, e nelle sue
parole, nelle sue suppliche, si
ricordava di tutti e tutte,
sempre particolarmente sensibile alle sofferenze altmi.
Tante volte parliamo della
scomparsa di colonne delle
nostre chiese. Penso che per
zia Adelina sia particolarmente indicata questa definizione. Era una colonna saldamente fondata sulla fede.
In queste domeniche abbiamo avvertito l’enorme vuoto
da lei lasciato. Ma il suo ricordo ci potrà aiutare, perché se non più tra noi, ci
sembra di sentire la sua voce
che esorta ognuno di noi a
una maggiore perseveranza,
a un maggiore impegno, che
ci invita a pregare Dio perché
accresca in noi la fede.
Cronache
PINEROLO —Anche da noi, come in tante altre comunità, si è
tenuto un culto presieduto da giovanissimi. I ragazzi del
precatechismo e del primo anno di catechismo domenica
11 aprile hanno presentato i risultati dei loro studi su: «La
Terra» con un bel mappamondo prima pulito, poi ricoperto da immagini di distruzione e di morte e infine da segnali di speranza con citazioni dai testi biblici commentati. I
testi (Genesi 12, 1-7; Esodo 13, 17-22 e Giosuè 6, 15-20), la
predicazione e i canti sull’argomento sono stati seguiti con
attenzione dai numerosi presenti che hanno molto apprezzato il messaggio portato dai ragazzi.
• Dopo aver affrontato a vari livelli il tema dell’eutanasia organizzando sull’argomento una serie di riunioni quartierali,
una tavola rotonda pubblica e un incontro a cura dell’Unione femminile con la partecipazione della pastora Giovanna
Pons, questo tema è stato portato in assemblea di chiesa.
Davanti a un documento presentato da un’apposita commissione, esso è stato discusso con parecchi interventi e la
decisione finale è stata quella di aggiungere al documento
alcuni punti suggeriti dalla discussione e di presentare poi il
tutto sulla relazione morale di prossima distribuzione, perché tutti possano prendere visione dei risultati ottenuti.
ROMA — Domenica 18 aprile, nella chiesa battista di Monte
Sacro, le sorelle Antonietta Radulescu e Rosaria Testa
hanno dato consapevole e pubblica testimonianza della
loro fede nel Signore, scendendo nelle acque battesimali.
Per l’occasione erano presenti anche numerosi invitati che
hanno assistito per la prima volta a un culto evangelico e a
battesimi di adulti per immersione. Questo ha suscitato
molte domande che, durante l’agape susseguente, sono
state un’occasione per evangelizzare e per spiegare e approfondire il nostro modo di vivere l’Evangelo. Ringraziamo il Signore che in ogni tempo, attraverso l’azione del
suo Spirito Santo, riesce a convertire le sue creature, facendole diventare sue figlie e suoi figli. Anche questo è un
segno di speranza cristiana che riesce a dare un po’ di luce
ai giorni bui che stiamo vivendo.
Ili
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Agenda
7 maggio
ROMA — Alle ore 18, nell’Aula magna della Facoltà valdese
di teologia (via P. Cossa 40), la prof. Chiara Saraceno e la
dott. Doriana Giudici parlano sul tema: «Giovani d’Italia:
una generazione alla ricerca di un progetto. Un rebus per
le famiglie, la società, le chiese», a cura del Centro evangelico di cultura e della Commissione lavoro della Fcei.
8 maggio
FIRENZE — Alle ore 16, alla Casa di riposo II Gignoro (via
del Gignoro 40), il Gruppo promotore animazione con gli
anziani espone «Esperienze di animazione con gli anziani».
SANT’ANTONINO DI SUSA (To) — Alle ore 20,45, nella
chiesa battista, la corale evangelica di Torino diretta dal m.o
Flavio Gatti tiene un concerto di musica religiosa e classica.
ROMA — Alle ore 21, nella chiesa battista di via Teatro Valle
27, l’Associazione culturale Multimedia organizza un concerto del Gruppo strumentale «Accademia della Valle» (direttore Daniele C. lafrate) con Paolo Marchettini (clarinetto) e Igor Fiorini (flauto); musiche di Bach, Mozart e dei
compositori lafrate e Michele Panitti. Ingresso £ 15.000.
9 maggio
TRIESTE — Nella chiesa metodista (Scala dei giganti) si
tiene una giornata di riflessione organizzata dalle donne
della Fdei e da altre donne evangeliche sul tema: «Essere
donne senza confini nella frontiera del Nord-Est». Dopo il
culto, alle 10,30, Slaviza Stancic racconta la propria esperienza di «condizione di profuga come scelta di pace». Nel
pomeriggio tavola rotonda con donne di varia provenienza e denominazione e gruppi di lavoro su cultura della
nonviolenza, interculturalità al femminile e sul tema: «Anche nella guerra: costruttrici di pace». Le conclusioni sono
previste per le 17,30. Per informazioni e adesioni: Laura
Colledani (040-397520), Marie-France Maurin Coisson
(040-829234), Anita Braschi Pigoni (0432-907330).
MEANA DI SUSA (To) — Alle ore 15,30, nella chiesa evangelica, culto di ringraziamento per il 105° anniversario della
predicazione dell’Evangelo nel paese.
SANTHIÀ (To) — Alle ore 16, nella chiesa evangelica (viale
Vittoria 16), per il Centro evangelico di cultura «L. e P. Paschetto», il Sestetto evangelico condotto da Amelia Cocumelli canta «Inni e corali della Riforma».
TORINO — Alle 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele II 23, l’organista Emanuele Cardi esegue musiche di J. S. Bach e dei suoi figli. Ingresso £ 15.000.
MARCHERÀ (Ve) — Nella chiesa battista si tiene la VI Festa delle scuole domenicali organizzata dalla Federazione
delle chiese evangeliche del Nord-Est sul tema: «Tutti
uguali davanti a Gesù». Tel. allo 041-5202285 (Sandra).
ALESSANDRIA — Alle ore 17, al salone teatro (v. Mazzini
85), il Centro culturale protestante organizza un incontro
musicale con la corale della chiesa valdese di Frali.
10 maggio
TRIESTE — Alle ore 18,30, nella casa delle Suore di Sion
(via Tigor 24), il Gruppo ecumenico organizza un incontro
con l’archimandrita Timotheos Eleftheriou sul tema: «Dio
Padre nella teologia ortodossa».
11 maggio
MILANO — Alle ore 18, nella sala di via Sforza 12/a, il Centro culturale protestante organizza la seconda lezione del
pastore Fulvio Ferrano sui Salmi tra fede, storia e poesia,
sul tema: «"Grandi sono le opere del Signore e contemplate
da chi le ama” (Salmo 111, 2). L’opera di Dio, liberatore e
creatore, nella poesia e nella preghiera di Israele».
13 maggio
CINISELLO BALSAMO —Alle ore 21, al Centro culturale
«Jacopo Lombardini» (via Montegrappa 62/b), Giorgio
Guelmani interviene dopo la proiezione del video prodotto
dalla Fcei sul tema: «L’utopia di Dio: la sfida del Giubileo
biblico al debito e alle nuove povertà».
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via
Pio V 15 (I p.), il pastore Giorgio Bouchard tiene la quinta
lezione del ciclo «La fede interpreta il mondo» sul tema:
«Volontà di potenza (Genesi 11)».
VERCELLI —Alle ore 21, al Centro d’incontro evangelico
(via Bodo 18), il prof. Ermanno Genre tiene una conferenza
sul tema: «Dignità della vita e dignità della morte».
14 maggio
LA SPEZIA — Alle ore 17,30, nella chiesa metodista (via Da
Passano 29), il past. Franco Becchino tiene una conferenza
sul tema: «Chiese e stato nell’Italia che cambia».
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 16 maggio (e in replica lunedì 24 maggio) andrà in onda: «Convegno ecumenico sul "Padre Nostro” (Perugia)»;
«Il debito estero: il caso Zimbabwe».
H mmedÈtru»
ctaudmiìa
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668,98.04 - FAX 011/650.43,94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/-valdese/claudlan.htm
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 7 MAGGIOJQ^
Riforma
Padre Pio
Fulvio Ferrario
Riflettere in prospettiva ecumenica sull’«evento» della
beatiflcazione di padre Pio, con annessi e connessi mediatici e spettacolari, non è facile, dato che il clima creatosi
tende piuttosto a solleticare gli istinti polemici in agguato
nella sensibilità di molti evangelici italiani e in ogni caso
del sottoscritto. Da molti punti di vista sarebbe consigliabile, semplicemente, tacere, dato che non tutto «ciò di cui si
parla» merita per ciò stesso un dibattito. È vero però che la
cosiddetta «religiosità popolare», con le sue ambiguità e le
sue ricchezze, è un tema importante e difficile del confronto tra le confessioni. Ed è anche vero che una signora iscritta alla chiesa di cui sono pastore, ia quale temo non legga
Riforma, ma certo legge un diffuso rotocalco, sulla cui copertina giganteggiava appunto il frate di Pietralcina, mi ha
chiesto pochi giorni fa (ebbene sì: capita anche questo)
perché noi «non crediamo nei santi». Appunto, perché?
Intanto, il rifiuto del «culto dei santi» non dovrebbe impedire (e di fatto non impedisce) nemmeno ai protestanti di
affermare che esistono nella storia della chiesa persone che
hanno vissuto ii discepolato cristiano in modo particolarmente significativo. Lasciando perdere per un attimo padre
Pio, appartengono certamente a tale schiera personaggi come Francesco d’Assisi e Valdo di Lione, Dietrich Bonhoeffer
e Oscar Romero, Albert Schweitzer (nonostante la sua teologia!) e Martin Luther King (nonostante le scappatelle coniugali rinfacciategli dall’Fbi), Edith Stein e Teresa di Calcutta,
nonché milioni di altre persone che i libri di storia non ricordano, ma che hanno testimoniato Cristo con Umpidezza
non comune e, nel senso stretto del termine, «edificante»,
cioè in grado di corroborare la comunità cristiana nel suo
zoppicante pellegrinalo, il che è poi il vero miracolo.
Il fatto è che la «religiosità popolare» non si accontenta di
questo, bensì chiede miracoli «veri», cioè guarigioni, stimmate, apparizioni e simili. Testimoni che testimoniano e
basta non fanno notizia, non stimolano la sensibilità delle
masse di pellegrini. Leggende come quella in corso di costruzione intorno a padre Pio, invece, paiono vendibiii e affratellano «laici» (ma quali?) e credenti (e anche qui occorre
chiedere: quali?) in appassionati dibattiti che popolano trasmissioni televisive sui «misteri» della vita, in cui elementi
tratti daUa tradizione cristiana si mescolano a parapsicologia, occultismo e superstizione, in un cocktail imbevibile
per una sensibilità evangelica, ma a quanto sembra carico
di fascino e portatore di audience. Padre Pio, non come persona, come «frate che prega» (così, apprendo, amava definirsi), ma come evento mediático, indica uno stile di comunicazione del messaggio cristiano, un modo di predicare. È
improbabile, del resto, che si tratti di un caso isolato, se si
pensa alTostensione della Sindone di ieri e, naturalmente,
al Giubileo di domani. Certo la chiesa romana, i suoi uomini (forse, chi lo sa, anche qualche sua donna), le sue parole,
le sue idee e le sue esigenze sono in tal modo alla ribalta
della cronaca: visto che il papa sembra avere (come molti
altri, peraltro) qualche difflcoltà nel proporsi come pacificatore dei Balcani, può sempre catalizzare l’interesse nazionalpopolare intorno a un mito di origine cristiana.
La domanda ecumenica è la seguente: se è vero che tutto
ciò aiuta a promuovere la visibilità del cattolicesimo romano e del suo capo, aiuta anche Tannuncio di Gesù Cristo nel nostro paese? In altre parole: è cristianamente legittimo puntare su questo tipo di messaggio? Oppure non
si rischia di confondere disastrosamente le idee, presentando l’Evangelo come uno dei tanti messaggi religiosi offerti dal mercato e dunque ponendo la parola della croce
sullo stesso piano delle acclamazioni alla Diana degli Efesini (Atti 18, 28)? Nel quadro dell’ecumene cristiana c’è
spazio, come sappiamo, per sensibilità spirituali e teologiche diverse, ma non credo che, in questo ambito, «ogni cosa sia lecita» e ancor meno che «ogni cosa giovi». Il pluralismo non solo autorizzato, ma richiesto dalla comunione di
chiese diverse non può rinunciare a discernere gli spiriti.
Secondo Gesù una religiosità miracolistica e spettacolare
non è mai alleata del lieto annuncio, semmai porta acqua
al mulino della superstizione, che nella società sedicente
secolarizzata, disincantata e illuminata del cosiddetto postmoderno macina come non mai.
Riforma
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1» gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 18 del 30 aprile 1999 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 28 aprile1999.
1998
Associato alla
Unions stampa
periodica italiana
L'informazione scritta è più critica di quella televisiva
I giornali e la guerra nei Balcani
/ quotidiani a grande diffusione si stanno impegnando
nell'approfondimento delle notizie. Il ruolo degli inviati
ALBERTO CORSARI
Nonostante un’opinione diffusa di segno prevalentemente contrario, l’atteggiamento dei giornali nei
confronti delia guerra dei Balcani è tutt’altro che uniforme.
Se nelle modalità «televisive»
dell’informazione continuiamo a sorbirci duelli a parole,
rissosità e confusione, se il
ruolo di comunicazione visiva
esce umiliato da questa vicenda (il corrispondente Rai, finché ne ha avuto la possibilità
dal governo jugoslavo, era
presente in fotografia e collegamento telefonico, e aggiungeva da Belgrado ben poco a
quanto si poteva sapere dalle
agenzie: come dire che il mezzo televisivo era sottoutilizzato), i quotidiani a grande diffusione hanno fatto registrare
un sussulto di impegno e di
volontà di approfondimento,
che è cosa diversa, com’è ovvio, da concetti come imparzialità e equidistanza.
Almeno nelle prime 3-4 settimane di guerra il comportamento delle varie testate è
stato piuttosto variegato, e le
coordinate stesse degli «schieramenti» sono state rimescolate. Dato per assodato che alcuni quotidiani di taglio partitico (Liberazione di Rifondazione comunista. La Padania
della Lega Nord), e altri che
pur non essendo «organi» sono comunque vicini ai partiti,
come L'Unità per i Democratici di sinistra, davano corpo
all’opposizione ufficiale o all’ufficiale sostegno all’intervento aereo deila Nato, con ricorso frequente alle dichiarazioni dei vertici dei partiti,
meno scontato era, un mese
fa, trovare molte voci critiche
sui più grandi giornali, come
il Corriere della sera: critiche,
si badi, per buona parte motivate da ragioni tecnico-operative più che politiche.
Certamente gli editoriali e i
commenti dei direttori sono
«di parte», spesso in senso
onesto e accettabile; ma la rapida drammatica evoluzione
della guerra ha portato in primo piano altri spazi, altre forme di articolo, che hanno
probabilmente catturato una
maggiore attenzione (fatto
salvo il richiamo svolto dai titoli, in particolare sulle prime
pagine oppure, con un livello
di pressione Ideologica ancora maggiore, sulle copertine
dei settimanali). Ci riferiamo
per esempio all’investimento
dei giornali sui reporter e sugli inviati speciali, strumento
principe e insostituibile di
fronte a eventi del genere; si
SINCERAMENTE non vorrei, questa mattina, urtare
la sensibilità di qualche amico cattolico che mi ascolta;
ma lo spettacolo a dir poco
inverecondo offertoci dalla
Chiesa cattolica questa settimana, su padre Pio, tramite
la succube complicità della
televisione laica di stato, è
davvero inaccettabile e rasenta l’isterismo collettivo.
Nessuna ostilità da parte nostra nei confronti del frate di
Pietralcina; soltanto tre osservazioni. 11 carisma delle
guarigioni (ossia la possibilità
di guarire certi mali imponendo le mani) è sempre stata presente nella Chiesa, co- i
me dono dello Spirito Santo.
Largamente praticato nella
chiesa primitiva, si è manifestato nei móvimenti carisma- ¡
tici medievali ed è presente
tuttora. Nulla di eccezionale
che padre Pio avesse ricevuto
questo dono applicandolo ai
malati che si rivolgevano a
MNi
Un’immagine televisiva che fece il giro del mondo durante la guerra
del Golfo
sono visti reportage di qualità
im po’ dappertutto, con prevalenza quantitativa, di situazioni di sofferenza dei profughi kosovari (che d’altra parte è innegabile nei fatti), ma
non sono mancati servizi e
inchieste sui profughi serbi,
retaggio della precedente
guerra di Bosnia, tuttora
«congelata» nelle sue recrudescenze marginali eppure
crudeli. Così come a fianco
degii articoli sulle squadracce
paramilitari (ma ben funzionali alie strategie governative)
serbe non sono mancati i servizi sui reclutamento dei ragazzi da parte dell’Uck, con
annessi indottrinamento e fanatismo. Di fronte a temi che
mostrano le nefandezze ora
dell’uno ora dell’altro campo,
di fronte ai rischi di disorientamento del lettore, il nome
degli inviati è una garanzia
forse maggiore di quella rappresentata dalle firme degli
editoriali e dei commenti, ed
è bene che sia così, è bene che
l’informazione non abdichi
alla missione di raccontare i
fatti dal posto dove accadono.
Ma per restare alla «ricorrenza» delle firme, un altro
stile, un’altra impostazione
si è affiancata ai grandi servizi, come era avvenuto per
esempio all’epoca della guerra del Golfo del ’91. Si tratta
degli spazi ricorrenti, quasi
delle rubriche quotidiane, affidate ad alcuni giornalisti
che registrano, da altrettanti
diversi punti di vista, lo svolgersi della guerra. Non per
caso La Stampa di Torino,
che sviluppa maggiormente
questa modalità comunicativa, chiama taii spazi «diari»;
c’è quello militare, quello dedicato ai media, quello «pacifista» (tenuto peraltro da una
firma insospettabile), soprat
tutto il «Diario dei Balcani»
tenuto da Enzo Bettiza e il
«Diario della memoria» di
Igor Man, l’esperto di Medio
Oriente che nel ’91 teneva il
«Diario arabo», poi divenuto
un libro che ogni aspirante
giornalista dovrebbe compulsare per trovarvi lezioni di
stile e di metodo.
Proprio questa rubrica suggerisce un’ultima considerazione: ognuno di noi ha, come è giusto, le proprie preferenze in fatto di giornali, e le
proprie legittime avversioni:
un evento di così larga portata richiede però di andare oltre le proprie abitudini, proprio perché l’attuaie conflitto
è inusitato (forte spinta morale a fronte di scarsa legittimazione giuridica) e sconvolge le valutazioni e gli schieramenti. Soprattutto un lettore
attento dovrebbe soffermarsi
non tanto sulie dichiarazioni
politiche (per queste basta
«Televideo» o un Giornaie radio) o sugli editoriali, che risentono anch’essi delle logiche di schieramento, quanto
proprio sulla capacità dei
giornalisti di collegare, magari nelie pagine interne, l’attualità con i fatti del passato
più o meno recente: dopodiché tocca a ognuno di noi costruirsi una propria visione, ii
più possibile libera dagli
schematismi, seguendo le piste che i rimandi, le analogie
e le contraddizioni di fatti e
parole suggeriranno.
Dopo il referendum, quarta
settimana di guerra, e con
l’approssimarsi dell’elezione
del presidente della Repubblica, forse anche per la stanchezza presunta dei lettori,
un po’ tutti i giornali hanno
cominciato a ridimensionare
le pagine dedicate alla guerra. Che però continua.
tCt Í t
¿I DJ L) il II] D '] iJ iJj üñíl
PIERO bensì
lui, in particolari circostanze.
Sono centinaia oggi i guaritori carismatici (cattolici e protestanti) nel mondo.
In secondo luogo non credo che, dopo la morte, padre
Pio possa ancora interferire
nella vita dei vivi. L’Evangelo
ci dice che i morti riposano
in attesa della resurrezione.
Che i santi possano intercedere per i vivi nell’Aldilà è un
concetto cattolico che non ha
nessun riscontro nell’Evangelo. Fenomeni di visioni, di
guarigione dovute ad autosuggestione, anche con ac
compagnamento di profumi,
avvengono in tutte le culture
e nelle religioni più lontane
da quella cristiana.
Infine: l’esaltazione esasperata di una figura umana
porta la gente al fanatismo
cieco e superstizioso e la allontana da Dio. «Non a noi.
Signore, non a noi, ma al tuo
nome dà gloria», cantava il
salmista. Anche se la Chiesa
cattolica dichiara che i santi
sono mezzi per condurci a
Cristo, in realtà la gente viene
spinta a essere devota a padre Pio, non a Cristo. Nei li
la Repubblica delle Donm
Utero in affitto
Il settimanale del marted
allegato al quotidiano «La ^
pubblica» (13 aprile) inter\(
sta una signora americana, 1)
sa 'Whippler, che già due volti
si è prestata a fare sviluppai
in sé ii figiio di una coppj
steriie, dietro compenso.fj
signora dice di essere credei
te convinta, e alia domandi
su come concili le nuove tee.
niche di procreazione assisti,
ta con i precetti della fede,
sponde; «Se Dio fosse stati
contrario a questa tecnologi^
avrebbe impedito ail’uomoi
scoprirla. Se Dio non avessi
voluto che prestassi ilmii
utero, mi avrebbe impedito 1
rimanere incinta. E poi, ancht
la Madonna ha portato ij
grembo un figlio non suo».!
concetto viene ribadito podit
righe più sotto: «li suo noni
stato certo un concepimenti
normale! Lei ha semplicemente messo a disposizione!
proprio ventre. Per questo
non capisco come mai in Europa la maternità per interposta persona sia proibita», la
sig.ra Whippier, peraltro, afferma anche di non essere disponibile a questa pratica ps
coppie omosessuali o
donne singole: «Per me è
dementale che un bambino
abbia accanto due genitori».
Egregi
secont
pagina c
le scorse
ferrarot
to le gu
:tielUgera
¡’altra»,
biologo
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die cari
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osservar
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taltàèt
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1866, né
gijrate ii
1885, de
guei
LA STAMPA
Persone e principi
pagò coi
mione
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Helpers«
béilme
to esser
rendo s
nose. Nc
re di esi
d’Etiopii
le anzi le
tono eoe
?e^a:
ten
osser\
Don Leonardo Zega interviene (14 aprile) sul problema
delle donne kosovare stuprate dai miliziani serbi, alle^
quali rOnu distribuisce la
«pillola abortiva». La Chiesa
di Roma si pronuncia con®
per boccaidi inons. Sgreccia,
a cui Zega osserva: «...nii
paiono stonati i richiami insistiti ai grandi principi; sembra anzi un’ulteriore formadi
violenza fare delle vittime un
“caso” attorno a cui discutere
asetticamente». E ancora:
«Con tutto il rispetto dovuto
ai principi, mi sembradío
questo atteggiamento cattedratico contrasti radicalmente con la regola del buon Samaritano. Anche il sacerdote
e il levita della parabola, che
(...) "passano oltre” hanno
nobili preoccupazioni che urgono: la tutela della Legge, la
purezza del Tempio (...)•
maritano però iion discute, ®
dà da fare (...). È questa lab'
gica cristiana di frorite a la
sofferenza; mostrare il volto
compassionevole di Cristo»
bro degli Atti degli Apostoli
narrato l’episodio della gua
rigione del mendicante iw
po alla porta del tenipio, P
opera di Pietro e GiovantiPoiché la gente guardava^
stupore i due apostoli. Pie
esclama: «Perché fissate g
occhi su di noi? Come seP
la nostra propria potenz .
pietà avessimo fatto
nare quest’uomo?!..-)/® ||
fede nel nome di Cristo,
suo nome ha fortificato g
st’uomo (...) ed è stata a
che si ha per mezzo di lui
gli ha dato questa
guarigione», d "’jat»
colo di padre Pio ù aver
vita alla Gasa «Sollievo
sofferenza», il più uiou
ospedale del Sud, veto
numento alla sua memo
(Rubrica «Un fatto, |
mento» della trasmissi
Radiouno «Culto evari^
nuuiuunu
curata dalla Federazione "
curala uuuu /
chiese evangeliche anu
onda domenica 2 magg^oi
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15
7 MAGGIO 1999
PAG. 1 1 RIFORMA
La coerenza
j ,un valore
i discutibile
Egregio direttore,
secondo quanto leggo nella
pagina dei lettori del 16 apri^scorso, il sociologo Franco
perrarotti sostiene che l’Italia
pjiita «ha di regola cominciato le guerre con una parte
belligerante e le ha finite con
l'altra». Su questa base il sociologo stigmatizza la mancanza di «coerenza morale»
che caratterizzerebbe il nostro paese, la tendenza ad
andare alla ricerca del «male
minore», lo scarso entusiasmo con cui l’Italia partecipa
alla guerra balcanica. A proposito della questione delle
merre, mi sembra doveroso
osservare che (al di là dell’efIcacia retorica dell’affermadone capace di sedurre qualche lettore sprovveduto), la
lealtà è del tutto diversa.
Non ci furono cambiamenti di fronte nella guerra del
1866, né ci furono nelle sciamate imprese coloniali del
1885, del 1896, del 1911. Nella I guerra mondiale l’Italia,
dipulato il patto di Londra,
pagò con 700.000 morti e un
mione fra feriti e mutilati la
pervicace determinazione
ael perseguire mete che, probabilmente, avrebbero potuto essere raggiunte percorrendo strade meno sanguinose. Non si può certo parlare di esitazioni nella guerra
(fEtiopia del 1935, nella quale anzi le tattiche adottate furoi\D coerentemente spietate.
?e®anto riguarda l’8 settei& 1943 si potrà almeno
osserme che la scelta fatta
étaati giovani di rifiutare la
divisa della Repubblica socialefopo che la fedeltà all’al, iato nazista aveva portato
:e stupra- alia morte di quasi 100.000
ubi, allí |ovani nelle steppe russe),
nuisce lai jonfu certo un atto opportuna Chiesa'"
:ia contro
Sgreccia,
a: «...mi
iami insi:ipi; semr forma di
’ittime un
discutere
! ancora:
:o dovuto
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Ito catteiicalmenbuon Sasacerdote
boia, che
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IO «La 8(,
e) imeni,
ncana,li
I due Voli
sviluppa,
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penso, i,
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domani
luove teene assisti,
la fede,
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ICipi
;ga interproblema
Legge'
.usa;
liscute, si
esta la to'
onte alle
-e il volto
Cristo».
ideo ma piuttosto il frutto,
iella maggior parte dei casi,
iuna presa di coscienza etica e politica capace di portare al sacrificio della vita attraverso rinternamento, la lotta
liartigiana, la deportazione.
C’è allora da chiedersi quale significato si debba attritee, secondo Ferrarotti, all'espressione «coerenza morale». Forse è quella delle SS
ohe inalberando l’insegna
®io è con noi» si sentirono
indiritto (e in dovere!) di
^eotnpiere 1 misfatti che ben
eonosciamo? O è quella dei
invernanti statunitensi che
Astennero sì la lotta contro
Hitler ma in tempi assai più
t^nti non esitarono a orgacome è stato da poco
Apostoli ^
Iella gufante zoP'
mpio, P®'
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modero“
vero irro
emotia., un col«,
issionel
’angeli
■Jone dcf
andato'^
rgW)
ammesso in modo ufficiale, il
colpo di stato contro Salvador AUende, uno dei più limpidi democratici di questo
secolo, e si guardarono bene
daU’intervenire contro le
atrocità dei generali argentini? O forse quella dei paracadutisti francesi che, ad onta
dei princìpi dell’89, scrissero
nella guerra d’Algeria la pagina più ignobile nella storia
del loro paese?
Mi pare proprio che sia il
caso di lasciar perdere le invocazioni ad un’improbabile
coerenza e di dare, oggi più
che mai, il benvenuto al kierkegaardiano dubbio, frutto di
intelligenza e foriero di benefica consapevolezza dei propri limiti e dei propri errori. E
tanto meglio se tutto ciò porterà l’Italia a scaricare sui
Balcani più scatole di latte
condensato che bombe, tanto meglio se giungeremo a
comprendere l’assoluta, imprescindibile urgenza di un
organismo sovranazionale
capace di sostituirsi a coloro
che oggi si ritengono in diritto di rivestire contemporaneamente i panni dell’inquisitore, del giudice, dell’esecutore della sentenza.
Enrico Fumerò - Torre Pellice
Le domande
della guerra
La guerra in Jugoslavia mi
pone una serie di domande.
1) Il prezzo più alto è pagato dai profughi. Ce lo dice
l’oracolo infallibile delle tv di
stato che, come al solito,
concordano con quelle di
Berlusconi. E il prezzo residuo? Chi lo paga? E dove va a
finire il prezzo pagato? Chi,
come me, è abituato a usare
degli schemi «a somma zero»,
per cui quello che è pagato
da uno va a finire nella tasca
di un altro, desidera sapere
dove va a finire il prezzo pagato. Una parte, è evidente,
nel fumo degli edifici distrutti
e nelle fosse comuni o individuali che, sempre dall’oracolo della verità, ci vengono
mostrate con la stessa chiarezza delle macchie della Sindone. Su quest’ultima vogliono farci vedere il nome di Tiberio Cesare, su macchie di
diverse intensità di grigio
giurano di vedere obiettivi
militari distrutti. E sia. Ma ci
sarà pure qualcosa del prezzo
pagato che non va a finire lì.
E dove va? Per essere più precisi: in quali tasche?
2) Una volta stabilito a vantaggio di chi va il prezzo pagato dagli altri, chi vive, come
me, in una zona di montagna
dove l’informazione arriva a
stento, si è perso la notizia di
chi è che ha chiesto l’intervento della Nato. Comincio a
capire qualcosa quando l’o
Corso dì diploma
della Facoltà valdese di teologia
Seminari di formazione locale
Torino 5 e 6 giugno 1999
Sala valdese di via S, Pio V, 15
(Seminario equipollente all’unità
«Percorso biblico n. 4: “La letteratura epistolare’’»)
^oboto S giugno
9.30- 12,30 (lezione, lavoro in gruppi, dibattito): prof.
Bruno Corsani: La vita dell’apostolo Paolo
nei passi autobiografici delle sue lettere,
(lezione, lavoro in gruppi, dibattito): prof.
Y. Redalié: Paolo e le sue lettere: I Tessalonicesi, I e II Corinzi.
i*n/eo 6 giugno
9.30- 12,30 (lezione, lavoro in gruppi, dibattito): prof.
Yann Redalié: Paolo e le sue lettere: Calati, Filippesi e Filemone.
14.30- 17,30 (lezione, lavoro in gruppi, dibattito) prof.
Yann Redalié: Paolo e le sue lettere: Romani.
di iscrizione: L 30.000
l^^fizioni da comunicare al pastore Eugenio Bernardini te^ c/o Riforma 011-655278; fax: 011-657542; E-mail: di^riforma.it
1^30-17,30
racolo dice che la borsa statunitense va a gonfie vele e
quella italiana no. Ma non
basta. Chi ha chiesto l’intervento della Nato? È stato
chiesto prima quello dell’
Onu? L’Onu ha rifiutato la
propria tutela?
3) Chi paragona l’intervento
Nato alla guerra partigiana
dovrebbe spiegare perché dopo la costituzione dell’Onu
non è cambiato nulla; quali
saranno i prossimi interventi
Nato (Kurdistan, Tibet?); e come mai la Nato non è intervenuta in America Latina quando Pinochet faceva sparire i
suoi oppositori e altri dittatori
facevano altrettanto... con il
beneplacito se non addirittura su ordine degli Usa?
4) Una volta capito questo
vorrei capire perché Clinton
sa con tanta sicurezza e sicumera che la guerra durerà fino ad agosto. Fino allora chi
incassa la parte più appetibile del prezzo pagato non avrà
realizzato i suoi obiettivi?
5) ' Una volta capito anche
questo, vorrei capire perché,
se oltre a chi ci guadagna oggi, dalla guerra dovrebbero
guadagnarci domani anche
le minoranze albanesi perseguitate nel Kosovo, e allora,
perché non si è organizzata,
prima della campagna militare, l’accoglienza dei profughi che, se non si è scemi, si
sapeva da sempre che ci sarebbero stati.
6) Una volta capito anche
questo, vorrei capire perché i
cristiani degli Stati Uniti che
hanno rischiato di far fuori il
loro presidente per una relazione extraconiugale, sopportano che lui faccia fuori
centinaia di persone senza
batter ciglio. Dire una bugia
ai giudici su un caso di privacy ha fatto correre a Clinton il rischio di destituzione.
Far fuori decine di persone al
Cermis e centinaia o migliaia
in Serbia, no. Quando ero catecumeno il mio pastore mi
insegnava che dal VI comandamento (Non uccidere) in
poi c’era un ordine decrescente per gravità. Non condivido più questa idea, ma
ugualmente il massacro di un
numero imprecisabile di persone mi sembra più grave di
un adulterio o di una testimonianza reticente.
7) Vorrei anche capire perché tutti quelli che vogliono
la pace e hanno ancora in tasca una qualche tessera di
partiti o associazioni in qualche odo di sostegno verso chi
conduce la guerra non restituiscono questa tessera. C’è
chi l’ha restituita da anni per
molto meno e sa bene che
con questo non è puro e immacolato. Ma la guerra è
guerra. Non si può far finta
che sia come una scappatella
extraconiugale.
8) Vorrei sapere perché
quando il presidente della
Repubblica, così caro a molti
di noi, dice che la guerra non
serve a niente dice anche che
pure bisogna farla. Se il Presidente è così logico, si capisce
perché gli altri italiani ragionano poco. Ma il nostro Presidente non è più veritiero di
Clinton. La guerra serve. Tornare alla domanda n. 1.
9) Vorrei sapere perché
non ci si informa mai di sondaggi di opinione dei profughi del Kosovo sull’opportunità della guerra. Ci si dice
che negli Stati Uniti è in aumento il numero di quelli che
ritengono opportuno un intervento di terra. Ma gli abitanti della terra in cui dovrebbe essere effettuato l’intervento, che cosa ne dicono?
10) Vorrei sapere perché si
chiede sempre solo se si ritiene utile un intervento di
terra e non si chiede agli intervistati se sarebbero pronti
loro a partire per un intervento di terra.
11) Vorrei sapere se la corsa agli aiuti è veramente utile. Certamente gli aiuti vanno
dati. Ma ho il sospetto che in
qualche modo facciano an
L'attività delle diverse agenzie in Italia e nei Balcani
Gli evangelici per il Kosovo
Il Servizio rifugiati e migranti (Srm) della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei) prosegue il suo impegno di solidarietà
con la popolazione profuga del Kosovo sia in
Italia attraverso i propri centri (Bari, Roma)
sia In Albania, attraverso il sostegno alle iniziative della Fondazione battista di Tirana,
dell’agenzia awentista Adra e del Consorzio
italiano di solidarietà (Ics), di cui la Fcei fa
parte. La Fondazione battista di Tirana si sta
adoperando a sostegno delle numerose famiglie kosovare che hanno trovato rifugio presso
famiglie albanesi: in questo momento le persone assistite sono un migliaio, ma il numero
dei beneficiari dovrebbe aumentare. I battisti
albanesi hanno lanciato un appello per l’acquisto di materiali per circa 600 persone.
Molto attiva l’agenzia Adra, che è stata incaricata dal Programma mondiale alimentare dèll’Otiù della distribuzione dei viveri in 9
centri in Albania, per un totale di ben
100.000 persone. L’Ics gestisce attualmente
cinque campi profughi in Albania, che ospitano attualmente 4.000 persone. Molte comunità evangeliche stanno raccogliendo denaro e materiali da inviare in Albania: tutti gli
operatori in Albania sottolineano che è pre
feribile inviare denaro e acquistare i prodotti
necessari direttamente sul posto; gli eventuali invìi dovrebbero riguardare solo i beni
diffiefiraente reperibili (un elenco dei prodotti necessari è disponibile presso il Srm,
tei. 06-49805101 oppure 06-4825120).
1 fondi raccolti dalle chiese della Fcei ainmontano per ora a circa 50 milioni di lire (i
versamenti possono essere effettuati sul conto corrente postale 38016002 intestato a Federazione delle chiese evangeliche in Italia,
via Firenze 38,00184 Roma). Il Srm sta anche
smistando le domande di volontari che desiderano collaborare (per un periodo di almeno tre settimane) al lavoro svolto dall’Ics,
dall’Adra o dalla Fondazione battista di Tirana. La Fcei continua a essere attiva anche sul
, piano delle iniziative politiche. Il pastore
Massimo Aprile parteciperà, a nome della
Fcei, a un viaggio di pace a Belgrado, Pristina
e Podgorica, promosso dall’Ics e da altre associazioni. Della delegazione dovrebbero far
parte anche mons. Luigi Bettazzi, già vescovo
di Ivrea, ed esponenti politìci, sindacali e del
mondo dell’associazionismo. Sono previsti
fra l’altro incontri con la Chiesa ortodossa
serba e con le chiese protestanti jugoslave.
che il gioco di chi ha scatenato la guerra, perché con gli
aiuti i pacifisti trovano uno
sbocco per le loro idee. Così
c’è una divisione di ruoli che
funziona a meraviglia. I militari fanno la guerra e i pacifisti ne aiutano le vittime. In
questo modo hanno la mente
e le forze occupate e non
rompono troppo l’anima ai
governi e ai militari in guerra.
12) Vorrei sapere se l’uso
improprio così diffuso nei
media dell’aggettivo «umanitario» ha quache significato.
Questo aggettivo significa infatti «a favore dell’umanità».
Una catastrofe, dunque, non
può essere umanitaria. Caso
mai è umana, quando colpisce uomini e donne. Ma la
catastrofe della guerra colpisce anche l’ambiente, è una
catastrofe totale.
13) Vorrei sapere perché
con un problema grave come
una guerra alle porte di casa
e in cui siamo coinvolti, i nostri politici si preoccupano
tanto di alleanze, di riforme
istituzionali, di legge elettorale. Non c’è un’urgenza così
forte posta dalla guerra in atto da dover attuare una moratoria nel dibattito sui problemi relativi a come trovare
un marchingegno che faccia
guadagnare qualche poltrona
all’uno o all’altro partito?
Claudio Tron - Riclaretto
^ L^unica
soluzione
Caro direttore,
le scrivo in merito all’articolo «Che la guerra non abbia l’ultima parola» pubblicato in prima pagina sul numero 15 del 9 aprile e firmato da
Gianna Urizio. Sono in totale
disaccordo con la giornalista
quando scrive, verso la fine
del secondo paragrafo, che
«la guerra che devasta i Balcani si manifesta come la razionale pazzia dei paesi occidentali». Nossignore, non dei
paesi occidentali, ma dell’esimio signor Milosevic.
Prosegue l’articolista dicendo che «per fermare i diritti di un popolo», quello kosovaro, «se ne distrugge un
altro», quello serbo. A parte il
fatto che la Nato ha sempre
scelto obiettivi militari, e che
perciò i civili serbi danneggiati o uccisi dai molti bombardamenti sono una conseguenza non voluta (ma non
per questo meno dolorosa),
mi voglia gentilmente illustrare quale sarebbe stata
l’alternativa a questa guerra.
Forse infischiarsene e fare
finta di nulla? Assai poco cristiano. Lasciare sola l’America in questa guerra? Poco riconoscente, dopo vari scampati pericoli di altri pazzi a
capo di qualche stato troppo
ben armato (per esempio
Gheddafi). Oppure limitarsi a
sfilate in piazza con cartelli
pacifisti? Demagogico e inconcludente.
La guerra è, purtroppo, l’unica soluzione possibile, poiché i fatti hanno chiaramente
dimostrato che l’unica cosa
che sta a cuore a Milosevic è
la distruzione sistematica del
popolo kosovaro. Non l’allontanamento dalla propria
terra, o l’esilio forzato o la
confisca di ogni bene, anche
di prima necessità, ma proprio l’eliminazione fisica
dell’intera etnia kosovara. È
la storia che si ripete a 50 anni di distanza, solo che il novello Hitler si chiama Milosevic e le vittime di oggi sono i
kosovari anziché gli ebrei. E
vorrei ricordare che allora, 50
anni fa, Dietrich Bonhoeffer
organizzò un attentato contro Hitler, causando la protesta solo delle gerarchie naziste e di nessun altro. E quando Churchill dichiarò guerra
alia Germania nazista, non
mi risulta che ci furono risentite proteste sul tono di quelle dell’articolo.
Certo, la guerra è sempre
dolorosa e certamente non
rientra nei disegni di Dio. Ma
dobbiamo decidere se vogliamo assistere con le mani
in mano all’assassinio sistematico dei nostri fratelli kosovari, per poi piangerli una
volta morti, oppure se non
sia il caso di tentare di fermare l’assassino, finché siamo (forse) ancora in tempo.
È inutile parlare di salvare la
vita al fratello, se quando egli
sta per essere assassinato noi
ci limitiamo ad assistere senza intervenire. Credo che anche questa sia pietà. Pietà per
i vivi, e per i morti.
Marco Stori - Rovigo
■ Difendere
Í diritti umani
La comunità di Trieste della Chiesa evangelica metodista, riunita il 24 aprile per la
sua Assemblea ordinaria annuale, riguardo alla guerra
nei Balcani sente di esprimere le seguenti considerazioni:
- nell’aderire die posizioni
già espresse dà! Consiglio
ecumenico delle chiese, dalla
Conferenza delle chiese europee e dalla Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia, cristianamente vicina e
sensibile alle indicibili sofferenze delle popolazioni kosovare e serbe, ritiene inaccettabile offesa alla dignità della
persona le gravissime violazioni dei diritti umani subite
dalla popolazione albanese
del Kosovo: riafferma, in armonia e coerenza con i precisi comandamenti divini dell’amore e della nonviolenza,
e con la legge fondamentale
del nostro paese che ripudia
la guerra per la soluzione delle controversie fra i popoli, la
decisa contrarietà alle operazioni belliche producenti gli
effetti devastanti che, a tutti i
livelli, si possono vedere e le
conseguenze nel tempo che
si possono immaginare, essendo la guerra, con la sua
cultura di morte e per le sue
indelebili ferite, un tragico
investimento in odio, vendette, rancori ed esempio infausto per le nuove generazioni;
individua nella ripresa del
dialogo, della trattativa, della
diplomazia, della politica intesa nella sua accezione più
alta, la sola strada percorribile per fermare questa folle
spirale di violenza, suscettibile di sviluppi ancor più gravi, come la memoria storica
insegna; riconosce nell’Organizzazione delle Nazioni Unite l’unico organismo sovranazionale in grado di garantire il ristabilimento dei diritti
pesantemente offesi, nelle
forme proprie di una società
civile e democratica, per la
pacifica convivenza delle
genti, nel rispetto di tutte le
etnie e diversità; invita tutti a
essere solidali con chi soffre,
ha bisogno del nostro aiuto e
deve poter contare sempre su
un atteggiamento di comprensione, solidarietà e accoglienza; rivolge un’accorata
preghiera a Dio perché gli
uomini, con il suo aiuto e con
la loro opera responsabile,
possano concorrere a stabilire, secondo la sua volontà, in
ogni luogo condizioni di giustizia e di pace.
«In quel medesimo giorno,
fattosi sera, Gesù disse loro:
Passiamo all’altra riva»
Marco 4, 35
Il 31 marzo è ritornata alla casa
del Padre, concludendo una lunga giornata terrena
Vera Peraldo Bert
ved. Peraldo Eusebias
Familiari e amici la ricoedano
con affetto.
Piedicavallo, 2 aprile 1999
« La mano dell'Eterno
non è troppo corta
per salvare,
né il suo orecchio
troppo duro per udire»
Isaia 59, 1
Si è addormentata nel Signore,
nella certezza della totale manifestazione della Signoria di Dio
Maria Rosaria Gargano
Lo annunciano II marito Antonio
Corbe e i figli Luca e llaria.
Campobasso, 7 maggio 1999
I necrologi Si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero »
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PAG. 1 2 RIFORMA
BALE
VENERDÌ 7 MAGGIO 1999
Intervista all'indiano Apache Wendsler Noise, di passaggio a Torino
La montagna sacra degli Apache d'America
Prosegue la costruzione dell'osservatorio astronomico sul Monte Graham in Arizona
ma va avanti la lotta degli indiani Apache per proteggere la loro montagna sacra
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Della battaglia degli indiani Apache per difendere la loro montagna sacra,
il monte Graham, abbiamo
già scritto alcune volte su
Riforma. Il monte Graham, la
«grande montagna seduta»
degli Apache, sorge maestoso
nel deserto Sonora, nel sudest dell’Arizona, a pochi chilometri dalla riserva degli
Apache San Carlos. Su questo
monte, com’è noto, sta sorgendo un grande complesso
astronomico che prevede
l’installazione di sette telescopi giganti. Promotore del
progetto è l’Università deli’Arizona, con la collaborazione in Europa della Specola
vaticana, dell’Istítuto astrofisico di Arcetri (Firenze) e
dell’Istituto Max Plank in
Germania. Da dieci anni ormai, gli Apache San Carlos e
vari gruppi ambientalisti negli Usa e in Europa si battono
perché la tecnologia moderna non venga a danneggiare
irrimediabilmente il fragile
ecosistema esistente sulla cima della montagna Ssacra.
Ma la lotta degli indiani non
ha solo un valore ecologico: è
anche una battaglia per la difesa della propria cultura ancestrale, dei propri valori spirituali e per la libertà di culto,
sancita dalla Costituzione
americana ma di fatto sempre negata. È quindi la prosecuzione della lotta secolare
dei nativi americani per difendere la propria identità e
la propria dignità nel paese
considerato faro della libertà
e della democrazia.
Mercoledì 28 aprile tre di
questi indiani erano a Torino,
prima tappa di una breve giro
in Italia per portare avanti la
L'Apache Wendsler Noise
loro opera di sensibilizzazione. A Torino sono intervenuti
all’Università e alla Camera
del lavoro. A Sesto San Giovanni hanno incontrato i lavoratori dell’Ansaldo che dovrebbero costruire la parte
meccanica del telescopio italiano e che stanno facendo
obiezione di coscienza. A Ro
ma si sono intrattenuti con
esponenti politici dei Ds e dei
Verdi per cercare di sbloccare
la mozione parlamentare favorevole alla loro lotta.
Accompagnato da Paul Roland, è venuto a trovarci in
redazione Wendsler Noise,
presidente di «Apaches for
cultural preservation», un’organizzazione che cerca di trasmettere la cultura Apache ai
giovani indiani e di aiutarli
ad adattarsi al mondo moderno americano. «Siamo qui
in Italia - dice Noise - per
sensibilizzare l’opinione pubblica su quello che sta succedendo in Arizona. Sia in Italia
che in Germania siamo colle
gati con varie associazioni e
movimenti che sostengono la
nostra lotta».
- A che punto è il progetto
sul monte Graham?
«Il telescopio dell’Istituto
Max Plank e quello della Specola vaticana sono già in funzione da tempo. Il terzo, il
grande telescopio binoculare
(Lbt) è in fase di realizzazione; le strutture murarie sono
già quasi ultimate, ma tutta
la struttura meccanica è ancora da costruire, e questo riguarda gli operai dell’Ansaldo che stanno facendo obiezione di coscienza».
- A chi appartiene la zona
del monte Graham?
«È la terra ancestrale degli
Apache. Alla fine del secolo
scorso, quando vennero create le «Foreste nazionali»,
che sono proprietà pubblica,
la zona del monte Graham è
stata esclusa dalla Riserva
naturale. Ma il monte Graham non è solo la montagna
sacra degli Apache, è un luogo sacro per tutti i popoli della terra».
- Perché è sacra per voi?
«Perché, come fit per Mosè
sul Sinai, è il luogo dove la
creatura umana può parlare
con il Creatore».
- Quali tipi di riti si svolgono sulla montagna?
«Ce ne sono diversi. Molti
vengono per cercare erbe e
piante medicinali. Poi ci sono
le cerimonie di danza, del
sorgere del sole. Durante i fine settimana, migliaia di persone vengono sulla montagna sacra».
- Ci sono chiese degli Usa
che appoggiano la vostra lotta?
«Sì, in particolare il Consiglio nazionale delle chiese
(Ncc) che è impegnato nella
lotta per la giustizia razziale.
Nel 1995, alcuni membri del
Ncc sono venuti al monte
Graham per raccogliere testimonianze sul posto. D’altra
parte, da una diecina d’anni,
ad agosto, organizziamo una
“Corsa sacra’’ che parte dalla
nostra riserva e arriva fino alla cima del monte Graham.
Vi partecipano molti giovani
americani interessati a conoscere la nostra spiritualità.
Durante questa corsa si svolgono culti, preghiere, benedizioni. E il Ncc incoraggia la
partecipazione della gente in
modo da far conoscere in tutti gli Usa la nostra religione
che ancora oggi non è riconosciuta dallo stato. I promotori del progetto del telescopio gigante sostengono che il
monte Graham non è un luogo sacro perché non ci sono
edifici, statue o altri simboli
religiosi. Non capiscono che
per noi indiani, il nostro tempio è la natura stessa, il cosmo, e noi stessi come parte
integrante della creazione.
Anche nel Nuovo Testamento, Paolo scrive che sono le
creature, i credenti stessi ad
essere “tempio dello Spirito”.
Noi continuiamo a vivere la
spiritualità esattamente come
all’inizio della creazione,
quando Dio benedisse la vita.
Siamo convinti che lo Spirito
è in tutti, in ognuno di noi, e
che quindi siamo tutti fratelli
e sorelle fin dall’inizio. Come
dice uno dei nostri canti,
verrà il tempo in cui tutti lo
riconosceranno. Del resto, lo
noto anche qui in Europa,
quando parlo del nostro modo di vivere la spiritualità
molti mi dicono: “Anch’io la
penso esattamente allo stesso
modo, non siamo diversi”».
- Siete ottimisti sull’esito
della vostra lotta?
«Sì, siamo ottimisti, anche
se la battaglia sarà lunga».
Francia: Assemblea generale della Federazione dell'Entraide protestante
«L'integrazione sociale, una dinamica per l'Europa»
La Federazione dell'Entraide protestante, che raggruppa
tutte le opere diaconali collegate alle chiese riformate di
Francia, ha tenuto la sua Assemblea generale a Strasburgo, presso il Ciarus, dal 16 al
18 aprile scorso. Il tema dell’Assemblea che si è svolta non
a caso nella città che ospita il
Parlamento europeo, era «V
integrazione sociale, una dinamica per l’Europa». La Federazione dell’Entraide protestante è una rete di 446 associazioni che operano su tutto
il territorio nazionale, in tre
ambiti distinti: quello sanitario, quello medico-sociale e
quello sociale. Pubblichiamo
qui di seguito il testo della Dichiarazione discussa e approvata nel corso dell’Assemblea.
«1 membri della Federazione dell’Entraide protestante,
riuniti in sessione e in Assemblea generale annuale a
Strasburgo dal 16 al 18 aprile
1999, hanno dibattuto il tema dell’integrazione sociale
che, ai loro occhi, rappresenta un fattore importante per
la dinamica europea.
In occasione del loro incontro e dei loro lavori, essi
ribadiscono con forza la loro
speranza di vedere lo spazio
europeo diventare sempre di
più il crogiolo di una democrazia fondata sulla giustizia
e sulla fratellanza. Essi vogliono credere che i popoli di
questo vecchio continente
hanno rinunciato e rinuncieranno agli scontri sanguinosi
che non servono mai la causa dell’umanità.
Essi soffrono nel constatare
Strasburgo, Palazzo dell’Europa
che per ora e nonostante le
tappe già percorse, le disuguaglianze restano forti e che
interi settori della società vivono in disparte e sono privi
dei frutti della formidabile
crescita economica realizzata
nel corso degli ultimi decenni.
L’esclusione culturale, economica e sociale subita da
diecine di milioni di europei
crea sofferenze intollerabili,
mette in pericolo l’integrità
delle persone e l’equilibrio del
corpo sociale, contraddice in
modo flagrante i principi etici
e spirituali che nutrono la tradizione umanista dei paesimemhri dell’Unione europea.
Essi sono consapevoli che i
popoli che si uniscono attraverso l’Europa vengono da
lontano e che la coesione auspicata non può realizzarsi in
breve tempo.
Tuttavia rifiutano che gli
obiettivi ambiziosi della giustizia sociale ed economica
vengano considerati come
troppo complessi e lasciati in
lista d’attesa.
Gli appetiti della finanza
nel contesto dell’attuale “turbo-capitalismo”, si rivelano
impietosi. Solo un’Europa politicamente forte può imporre
regole capaci di contenere i
loro eccessi e di garantire l’accesso di tutti ai benefici indispensabili a ogni vita.
Questa Europa politica, garante delle libertà e dei diritti
di tutti nell’ambito di un vero
impegno di partenariato, essi
la reclamano nel più breve
tempo possibile perché il treno delle disuguaglianze non
aspetta.
Non è più tempo dei ripiegamenti nazionalistici né degli esitazioni circa i trasferimenti di sovranità. Il divario
tra ricchi e poveri si allarga di
giorno in giorno.
Per por fine a questo scandalo e a questo pericolo, è urgente unirsi al di là dei confini e delle divisioni tradizionali per rimettere al centro di
tutte le preoccupazioni l’immagine dell’uomo in piedi e
dell’umanità riconciliata che
i membri della Federazione
dell’Entraide protestante riconoscono in Gesù Cristo e
per il rispetto della quale essi
sono impegnati insieme nella
testimonianza e nel servizio.
È altresì urgente che programmi audaci, accompagnati da coperture finanziarie
all’altezza delle poste in gioco, vengano avviati per fare
accedere senza indugio l’insieme delle popolazioni europee a condizioni di esistenza
garantite da tutte le Dichiarazioni dei diritti umani ma che
sono lungi dall’essere attuate.
Il rispetto della dignità degli
esseri umani deve attuarsi subito e per tutti. I mezzi ci sono. Manca la volontà di ripartirli nel modo più equo possibile. Questo è compito di tutti
i popoli e di tutte le istanze
rappresentative che aspirano
a costruire l’Europa e a darle
il volto della speranza.
Ogni associazione membro della Federazione della
Entraide protestante si impegna ad operare in questo
senso là dove si trova, nell’ambito delle chiese così come nell’ambito della società
civile, con mezzi propri e in
partenariato con altri, tanto a
livello locale quanto a livello
nazionale e europeo».
Usa: le chiese e la strage di Denver
Il «vuoto morale e spirituale
della società americana
»
Parecchi responsabili di
chiesa americani hanno espresso il loro orrore dopo la
strage compiuta in una scuola del Colorado da due adolescenti che hanno ucciso 12
studenti e un professore prima di suicidarsi. Non c’è stata però una dichiarazione
sulla necessità di promulgare
una legge sul controllo delle
armi. Alcuni leader ecclesia
stici conservatori si sono espressi non solo sulla questione delle armi ma anche
su quello che considerano
come un declino morale della società americana. Altri
hanno deplorato che la sicurezza dei bambini non possa
più essere garantita.
Nelle loro dichiarazioni, i
leader religiosi hanno generalmente posto l’accento sulle questioni pastorali e hanno
evitato di parlare del divieto
delle armi da fuoco, argomento molto controverso negli Usa dove gli oppositori al
controllo delle armi sottolineano che la libertà di possedere un’arma è un diritto garantito dalla costituzione.
Esprimendosi a nome del
Consiglio nazionale delle
chiese del Cristo, Staccato
Powell, direttore del dipartimento dei ministeri, ha dichiarato che la comunità religiosa deve trovare i mezzi «di
impedire che fucili, armi violente e esplosivi giungano
nelle mani dei nostri figli» e
ha aggiunto: «Un tempo le
scuole erano viste come luoghi sicuri, ma nel corso di
questi ultimi anni sono diventate campi della morte».
Per il vescovo della chiesa
metodista unita, Marshall L.
Meadors, che dirige un’associazione per l’infanzia e la
povertà, la legislazione lassista riguardante le armi, il razzismo e la supremazia bianca
è un sintomo di una società
perturbata. «Una società che
semina la violenza raccoglierà la violenza - ha detto il
vescovo -. Gli incidenti di ragazzi in guerra contro la società si stanno moltiplicando,
così come la violenza nel
mondo, e questo continuerà
finché i germi della violenza
saranno diffusi. Questo tipo
di incidenti è un sintomo di
un problema più profondo».
Richard Land, che dirige la
commissione sulla libertà religiosa e sull’etica della Convenzione battista del Sud, la
più grande chiesa protestante del paese e una delle più
conservatrici, attribuisce la
colpa non alla circolazione
delle armi ma a una cultura
impregnata di violenza e dominata dai media. «Il problema rivelato da questa terribile tragedia non è quello dei
fucili - ha affermato -. Abbiamo sempre avuto fucili in circolazione da generazioni, ma
non avevamo questa sorta di
follia distruttiva e di violenza
grottesca. Dobbiamo chiederci che cosa c’è di diverso
oggi rispetto alla generazione
precedente, e non cosa è simile. Quello che è diverso, è
la dimissione dei genitori nei
confronti dei loro figli, l’assenza di limiti fissati dagli
adulti e dalla società, e la glorificazione barbara della violenza su Internet, nei video
giochi e nell’industria del
tempo libero in genere».
Per Morris Chapman, del
Comitato esecutivo della
Convenzione battista del
Sud, questa tragedia non fa
che confermare «il vuoto
morale e spirituale» della società americana. «Stiamo assistendo a un declino morale
e a un vuoto emozionale che
sono stati causati da un disprezzo senza precedenti
delle conseguenze del peccato» ha dichiarato. (eni)
i Appello del Cec ai paesi non Nato
Bisogna eliminare le armi
nucleari ovunque nel mondo
Il Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) ha lanciato
un appello ai paesi nucleari
non membri della Nato affinché si uniscano agli sforzi
intrapresi per eliminare rapidamente le armi nucleari.
Con questo appello, il Cec
appoggia un’iniziativa lanciata congiuntamente dalla
Conferenza delle chiese europee (Kek), dal Consiglio
canadese delle chiese e dal
Consiglio nazionale delle
chiese del Cristo degli Usa
(Ncccusa), in occasione del
cinquantesimo anniversario
della Nato e del Vertice che
si è tenuto a Washington i 24
e 25 aprile scorso.
Negli scorsi mesi di marzo
e aprile la Kek, il Consiglio
canadese delle chiese e il
Ncccusa avevano scritto ai
ministri degli esteri dei paesi
Nato chiedendo loro con insistenza di rimettere in discussione «l’affermazione secondo la quale le armi nucleari svolgerebbero un molo
essenziale» e sarebbero la
«garanzia suprema della sicurezza degli alleati». 11 Cec
ha fatto proprio questo appello e lo ha rivolto anche ai
paesi nucleari non membri
della Nato. In lettere inviate
alle rispettive missioni diplomatiche a Ginevra, il Cec ha
chiesto alla Federazione di
Russia, alla Repubblica islamica del Pakistan, alla Repubblica popolare di Cina e
all’India, che non sono membri della Nato, di mettere in
pratica la raccomandazione
in tre punti rivolta alla Nato.
L’appello lanciato dalla
Kek, dal Consiglio canadese
delle chiese e dal Ncccusa, e
appoggiato dal Cec, impegna
vivamente la Nato a fare tutto
il possibile affinché la nuova
concezione strategica:
- «affermi il sostegno dato
dalla Nato per un’eliminazione rapida e globale delle armi
nucleari e inciti l’Alleanza a
prendere misure, nell’ambito
dei propri programmi, per avvicinarsi a questo obiettivo;
- confermi l’impegno della
Nato a ridurre lo stato di allerta che caratterizza attualmente le armi nucleari iri
possesso dei paesi membri
della Nato e a mettere in atto
disposizioni effettive affinché
tutti i paesi in possesso di armi nucleari continuino a disattivarle rapidamente;
- inciti ogni paese rnem
bro della Nato a rinunciare a
usare per primo le armi nucleari, in qualsiasi circostaiiza, e impegni la Nato a rinunciare a ricercare impegn'
equivalenti presso altre potenze nucleari». ,
Il Cec ha scritto inoltre
Consiglio nazionale dell®
chiese del Pakistan, al Consiglio nazionale delle chiese
dell’India, al Consiglio cri'
stiano di Hong-Kong e
alla
gu>
far
cer
vei
ere
dei
il I
po
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no
ce,
*co
eh
ha
mt
fai
de
sa
fa.
de
av
N(
sti
sa
sk
C
Chiesa ortodossa russa, incoraggiandoli a prendere le misure appropriate per sostene
re questo appello nel loyo
spettivi paesi. (cec injOJ
pe
fa
ut
OS
de
pe
M
eh
fa
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