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Armo VI
numero 31
del 31 luglio 1998
L. 2000
Spedizione in a. p. 45%
art. 2 comma 20/8 legge 662/96
Filiale di Torino
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LA PAZIENZA
DELL'ATTESA
«Ma se speriamo ciò che non vediamo, l’aspettiamo con pazienza»
Romani 8,25
SPERARE, non vedere, attendere con
pazienza. Queste parole dell’apostolo sono una sfida alla nostra ragione
e alla nostra indignazione per il male
che agisce nel mondo. La violenza, l’ingiustizia e la sofferenza dominano la
scena della storia umana. Le realtà belle e buone del regno di Dio sono nascoste ai nostri occhi: il male si impadronisce delle creature e le muove rapide
verso il confiitto e la lacerazione. Perché sperare? Molti considerano la speranza un’illusione; non vediamo ciò
che speriamo, ma vediamo ciò che non
vorremmo che esistesse. I cristiani e le
cristiane sono degli ingenui, chiusi nel
loro mondo irreale che non si vede, non
dà segni di vita? La redenzione finale
delle creature e del creato tarda a giungere. Il tempo che ci separa dall’avvento del regno di Dio ci sembra interminabile, lungo almeno quanto la nostra
esistenza. Ci sentiamo travolti dagli
eventi malvagi della storia. È come se
un vento contrario soffiasse costanterrmtempedendoci di procedere.
/ f)UES>TO muro di sofferenza ci cirxeonda e ci soffoca. Chi è chiuso in
^na prigione da cui non può ragioneklmente uscire non può fare altro che
mendere. Quindi si tratta di rassegnarne? Chi crede è una persona rassesta a subire la storia? Non è questo
il senso deile parole di Paolo. La spe‘lanza attende che la promessa di Dio
si realizzi, nonostante i lunghi tempi
dì attesa e le contraddizioni in cui siano immersi. Noi infatti attendiamo
proprio questa realtà che oggi non ve'¡diattio. L'attendiamo con pazienza. La
fazS^^ ^ costanza, è la capacità di
lettere di fronte alle innumerevoli
Mfficoltà che ci impediscono di vedere
ton chiarezza il contenuto della pronessa di Dio. La pazienza è forte perché non si fonda sul nostro equilibrio
personale, ma trae la sua forza dalla
ceri^à della promessa del Signore. Lo
Spirito Santo ci dona la capacità di
operare, di attendere e di resistere.
ÌO vorrei vedere l’umanità abbattere
fnuri e barriere, vorrei vedere i bam"ni giocare, apprendere, gioire sicuri e
'^. Vorrei vedere gli esseri umani cer'^tsi e amarsi con tenerezza, passione
^responsabilità, vorrei vedere il mio
prossimo lavorare e godere pacifica"jcite dei frutti della propria laboriotitò. Vorrei vedere i malati curati sempre con attenzione e simpatia, vorrei
vedere le nostre città trasformate in
^voghi in cui fosse gradevole trascorrere la propria vita. Vorrei che imparas^¡mo tutti a vivere con franchezza e fi'*rjeia, vorrei vedere le creature condimere il pane e la gioia. Vorrei tanto
Vedere ciò che spero. Purtroppo, lo
^ppiamo molto bene, non sempre ve^rno ciò che speriamo.
ybJTTAVlA ciò che non vediamo, se
* veramente lo desideriamo, possia0 attenderlo con costante passione,
aliando al mondo i nostri desideri di
P®ce, di giustizia e di gioia. Donare la
attesa paziente e operosa, quea e il compito che ci attende. Donere° nostra speranza ai disperati, la
j. gioia a chi è triste, la nostra pasane a chi si lascia vivere con rasseh azione. Attendere in modo costante,
fiUfP^^anza, significa entrare nei con. h nelle tristezze e nelle sconfitte de„ umani. La promessa del Sinelf^ ‘^^vìmpagni nel nostro viaggio
/'. ? l'ita e ci permetta di vedere, oltre
dolore, la luce del suo
«V& ° viene, e anche noi diremo:
Signore Gesù!» (Apoc.22,20).
Antonio Adamo
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTESTE, METODISTE, VALDESI
Continuano le polemiche sui nuovi tipi di organizzazione familiare e di convivenza
Il riconoscimento delle «nuove famiglie»
Gli appelli-crociata per la «difesa» del tradizionale modello di famiglia discriminano quelle
persone che, con le loro differenze, sono comunque portatrici di diritti e doveri di cittadinanza
RITA GAY
CHE la famiglia, intesa come
forma organizzativa primaria o
«cellula» fondamentale della società, non possa considerarsi avulsa dal corso del divenire storico,
sembra essere ormai convinzione
acquisita a tutti i livelli, anche fra i
«non addetti ai lavori». Oggi è ampiamente condivisa la consapevolezza che le profonde trasformazioni da cui la società contemporanea
è stata attraversata hanno determinato l’emergere di nuovi tipi di organizzazione familiare, nuovi modelli di convivenza e di aggregazione tra adulti come tra genitori e figli: per cui non è più possibile parlare di famiglia dando per scontato
il riferimento a un tipo di organizzazione ritenuta «naturale, immutabile e metastorica»: organizzazione che poi si identificherebbe con
quella mononucleare, tipica della
società industriale, oggi prevalente
ma già ben diversa da quella di momenti storici precedenti (famiglia
patriarcale, allargata, estesa...).
In astratto tutto ciò viene riconosciuto, giacché non è faciie negare
una realtà che si dispiega sotto gli
occhi di tutti, spesso coinvolgendoci personalmente. Ma in concreto?
Gli atteggiamenti assunti sempre
più spesso dalla Chiesa cattolica (e
da altri fronti, dotati di minor potenza nel far udire la propria voce),
gli appelli-crociata per la «difesa
della famiglia» dimostrano chiaramente che uno solo è il modello
considerato degno di perpetuarsi,
di essere socialmente riconosciuto
e appoggiato, di dotarsi di potere
contrattuale nel contesto delle forze sociali, di godere di una legittimità indiscutibile e indubitabile.
Questa crociata in difesa della famiglia (minacciata da chi? dalla
storia?) è secondo noi doppiamente nefasta. Da un lato perché, invece di favorire un confronto e un dibattito democratico su ciò che sta
avvenendo e sui nuovi problemi da
affrontare, butta tutto in ideologia,
suscitando fantasmi e emozioni
collegate a un immaginario assalto
di forze maligne, mascherate da
caricatura della vera e intramontabile «sacra famiglia». Dall’altro perché svuota di ogni senso, e di ogni
possibile attenzione sociale, indici
di cambiamento al cui centro vi sono soggetti umani che, con le loro
differenze, sono portatori degli
stessi diritti e doveri degli altri, e
che invece vengono discriminati,
come se dovessero scontare una
«pena» per la loro differenza rispetto alle scelte (per ora) dominanti.
Un esempio tipico di questo stato
di cose è rappresentato dal problema delle «famiglie di fatto», su cui
ultimamente i mezzi di comunicazione si sono a loro modo soffermati. La squalifica, se non la condanna, di questo tipo di aggregazione
familiare, non rispondente al modello ufficiale (non solo della Chiesa
cattolica, ma dello stato italiano,
grazie ai pesanti compromessi di
origine concordataria), si traduce
inevitabilmente in una vera e propria discriminazione, che toglie alle
coppie di fatto la pienezza di alcuni
diritti fondamentali dal punto di vista sociale ed economico, oltre a
determinare uno «stigma» nei loro
confronti (spesso scontato dai bambini nelle aule scolastiche).
Si direbbe che i conviventi more
uxorio (non parliamo poi delle coppie omosessuali) non facciano parte
della cittadinanza, non possano intrattenere con la comunità civile gli
stessi normali rapporti (e sostenere
le stesse battaglie) che caratterizza
no i conviventi uniti in modo ufficiale dallo stato e/o dalla Chiesa
cattolica: essendo invece questi ultimi uniti in un patto che (pur dovendo fare i conti con le possibilità
di divorzio!) ha qualcosa di «sacro».
Eppure, come giustamente ha
notato Sergio Rostagno (nell’articolo «Etica e confessione di fede».
Riforma n. 30 del 24 luglio, pag. 6),
anche alla base di queste convivenze, come di altri tipi di scelta, c’è la
dignità di un «patto», una libera
presa in carico di responsabilità reciproche e sociali, coscientemente
assunte all’interno di un contesto
comunitario: un patto che si può
definire «sacro» non in senso metafisico, antistorico ma proprio nella
sua presenza, qui e ora, di impegno
concreto, consapevole ed esplicito,
di testimonianza intrapresa come
inizio di un cammino. Riconoscere
le caratteristiche di libertà e responsabilità dovunque esse si trovino è, per noi protestanti, di vitale
importanza: lo esige non solo la dimensione laica del nostro vivere in
un contesto sociale e politico, ma
anche il profondo rispetto e l’atteggiamento di recettività che sempre
siamo chiamati ad avere nei confronti delle «diversità» che oggi ci
interpellano. Lo esigono le nostre
stesse radici bibliche e teologiche,
che del concetto di «patto» hanno
fatto il riferimento principale di
ogni aspetto della nostra esperienza di comunità cristiane inserite
nel «mondano».
E tutto ciò ha delle ricadute fondamentali sul piano della convivenza civile. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che la logica
che sta alla base delle crociate in
difesa dei modelli dominanti (si
parli di coppia, di famiglia o di altro) è la stessa che porta a disconoscere il diritto alla cittadinanza
per chi è comunque giudicato diverso. La stessa che genera disuguaglianze, ingiustizie e sopraffazioni e suscita a sua volta violenza.
È la migliore alleata di quella caduta progressiva dell’eticità sociale, di cui oggi cominciamo, con
sgomento, a vedere il volto.
TAVOLA VALDESE
Sinodo delle
chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto
dall’art. 118/SI/97, è convocato per
DOMENICA 23 AGOSTO 1998
I membri del Sinodo sono invitati a recarsi
nell’Aula sinodale della Casa valdese di Torre
Pellice, via C. Beckwith 2, alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15,30
nel tempio valdese di Torre Pellice e sarà presieduto dal pastore Giorgio Bouchard.
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Rostan
Servizio migranti Fcei
Regolarizzazione più
ampia per i clandestini
Il Servizio rifugiati e
migranti (Srm) della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia
(Fcei) ha inviato una lettera al presidente del
Consiglio dei ministri.
Romano Prodi, e ai ministri Lamberto Dini,
Giorgio Napolitano, Livia Turco e Tiziano Treu
per sostenere le preoccupazioni delle associazioni di volontariato riguardo il previsto provvedimento di regolarizzazione mirata, contenuto nel Documento
programmatico del governo sull’immigrazione
(vedi Riforma del 17 luglio scorso). Per il Srm si
dovrebbe procedere immediatamente (senza
rinvii parziali al ’99) alla
regolarizzazione di tutte
le categorie (non solo di
alcune) presenti irregolarmente in Italia al 6
marzo scorso, giorno di
approvazione della nuova legge. Così, tra l’altro,
si scongiurerebbe il traffico illegale di documentazione falsa della criminalità organizzata. Inoltre, se il numero di immigrati regolarizzati si
dovesse rivelare più ampio del previsto, si potrebbe ridurre in misura
c.orrispondente le quote
ammesse dall’estero per
gli anni 1999 e 2000.
NON ESISTE UN SOLO MODELLO
DI «cFAMIGLIA CRISTIANA»
«Possiamo comprendere l'intenzione
pastorale delle recenti e ripetute prese di
posizione della gerarchia cattolica e del
papa sul tema della famiglia - ha dichiarato all'agenzia Nev il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei), pastore Domenico Tomasetto - ma
non possiamo comprendere né condividere che tali intenzioni vengano espresse
con un generico riferimento alla "famiglia", lasciando intendere che si vogliano
in tal modo difendere forme di convivenza familiare elaborate nel mondo moderno occidentale e oggi in crisi fra gli stessi
cristiani cattolici, mostrando di ignorare
che non esiste alcun modello di famiglia
cristiana istituito una volta per tutte nella
Bibbia, con una variabilità di forme che si
manifesta nella stessa storia della chiesa».
Amiche lettrici, amici lettori,
Riforma va in vacanza per le prossime due settimane. Torneremo nelle
vostre case e nelle edicole delle valli
valdesi con numero del 21 agosto.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
VENERDÌ 31 LUGLIO
«Cera tra i farisei
un uomo chiamato
Nicodemo, uno dei
capi dei Giudei.
Egli venne di notte
da Gesù, egli disse:
Maestro, noi
sappiamo che tu sei
un dottore venuto da
Dio; perché nessuno
può fare questi
miracoli che tu fai,
se Dio non è con lui.
Gesù gli rispose:
In verità, in verità io
ti dico che se uno non
è nato di nuovo non
può vedere il regno
di Dio. Nicodemo gli
disse: Come può
un uomo nascere
quando è già vecchio?
Può entrare una
seconda volta net
seno di sua madre e
nascere? Gesù rispose:
In verità, in verità io
ti dico che se uno non
è nato d’acqua e di
Spirito, non può
entrare nel regno di
Dio. Quello che è nato
dalla carne, è carne;
e quello che è nato
dallo Spirito,
è spirito. Non ti
meravigliare se ti ho
detto: Bisogna che
nasciate di nuovo.
Il vento soffia dove
vuole, e tu ne odi il
rumore, ma non sai
né da dove viene né
dove va; così è di
chiunque è nato dallo
Spirito. Nicodemo
replicò e gli disse:
Come possono
avvenire queste cose?
Gesù gli rispose: Tu
sei maestro in Israele
e non sai queste cose?
In verità in verità io ti
dico che noi parliamo
di ciò che sappiamo e
testimoniamo di ciò
che abbiamo veduto;
ma voi non ricevete
la nostra
testimonianza. Se vi
ho parlato delle cose
terrene e non credete,
come crederete se vi
parlerò delle cose
celesti? Nessuno è
salito in cielo, se non
colui che è disceso dal
cielo: il Figlio
dell’uomo che è nel
cielo. E come Mosè
innalzò il serpente .
nel deserto, così
bisogna che il Figlio
dell’uomo sia
innalzato, affinché
chiunque crede in lui
abbia vita eterna.
Perché Dio ha tanto
amato il mondo,
che ha ha dato il
suo unigenito Figlio,
affinché chiunque
crede in lui non
perisca, ma abbia
vita eterna. Infatti
Dio non ha mandato
suo Figlio nel mondo
per giudicare,
ma perché il mondo
sia salvato per
mezzo di lui»
(Giovanni 3,1-17)
CREDERE IN CRISTO GESÙ
Credere in Cristo Gesù significa accettare il dono prezioso e gratuito di essere
amati da Dio, vuol dire avere piena e totale fiducia nella sua Parola
GIUSEPPE ANZIANI
E davvero molto interessante
per noi credenti questo colloquio notturno fra Gesù e Nicodemo. In questo incontro di
carattere teologico, sono enunciate da Gesù verità fondamentali riguardanti la fede cristiana.
Ed è inoltre reso evidente il senso ben concreto e reale della vita quotidiana di ogni persona.
«Egli venne di notte da Gesù».
Perché questo sommo dottore
d’Israele ha scelto il buio della
notte per parlare col Signore?
Probabilmente perché il silenzio
della notte favorisce e dispone
la mente e lo spirito alla riflessione e alla meditazione. Oppure questa particolare scelta
dell’oscurità potrebbe nascondere il comportamento di chi è
attratto dagli atti e dalle parole
di Gesù, ma nello stesso tempo
ha paura; non vuole farsi vedere. Ha paura di essere coinvolto
nelle attività di Gesù e cautamente si rifugia nel buio della
notte, diversamente di chi crede
in Gesù: il vero credente non ha
paura alcuna. Non ha paura di
professare la propria fede in Cristo di fronte agli altri. Non ha
paura di farsi conoscere cristiano, nel vivere a contatto con la
gente miscredente. Non si vergogna dell’Evangelo, ed è sempre disponibile a mettere in pratica, coraggiosamente, l’amore
per il Signore e per il prossimo.
dialogo è Nicodemo. Dai Vangeli sappiamo che Nicodemo è un
illustre personaggio: è membro
del Sinedrio, cioè giudice di tribunale, dottore o maestro appassionato di teologia e serio fariseo. Ha una profonda stima
per Gesù, è stupito dei suoi miracoli e gli esprime il proprio
pensiero sulla figura di «venuto
da Dio». Con questo, Nicodemo
crede di aver scoperto la chiave
teologica del regno di Dio. E gli
dice: «Maestro, noi sappiamo
che tu sei un dottore venuto da
Dio, perché nessuno può fare
quei miracoli che fai tu se Dio
non è con lui».
«Nascere di nuovo»
La realtà di Dio
La cosa che nel colloquio fra
Gesù e Nicodemo suscita
particolare attenzione è la proclamazione da parte di Gesù della realtà di Dio. Non più Dio degli eserciti, non più il Dio tremendo che castiga i suoi figli, ma
il Dio Padre che ama, che perdona e che salva le sue creature.
11 primo a intraprendere il
Preghiamo
O Dio, che per mezzo del tuo Spirito Santo hai prima
fondato una chiesa, e santificandola per mezzo dello
stesso Spirito, continui a difenderla e a governarla: ascolta, ti imploriamo, le preghiere dei tuoi servi, e concedici
benevolmente l’assistenza della tua grazia in perpetuo.
Che non ci lasciamo mai ingannare da un falso spirito,
né sopraffare dalle suggestioni della carne e del sangue,
ma che in tutti i nostri dubbi siamo guidati sulla via della
verità, e in tutte le nostre azioni ispirati dallo stesso tuo
Spirito. Che con Te, e con il tuo eterno Figliolo vive e regna, un solo Dio, per tutti i secoli dei secoli.
John Wesley
Gesù va oltre le parole lusinghiere di Nicodemo e lo
corregge dicendogli con autorità: «in verità, in verità io ti dico
che se uno non è nato di nuovo
non può vedere il regno di Dio».
Una verità che è e rimane il fondamento, la sostanza dell’Evangelo. Vedere, scoprire, conoscere che cos’è il regno di Dio annunziato dal Figlio di Dio: questo è l’essenziale per il credente,
e vale anche per ogni umana
creatura. Tale conoscenza non è
una semplice curiosità. Non è
neppure da considerarsi un vanto dell’umana sapienza. È un
dono preziosissimo e misterioso
che viene solo da Dio e che solo
Dio può svelare.
Ma, insegna Gesù, per avere
questa sublime visione nella sua
limpidezza, per poter affermare
con reale persuasione di aver
capito chi è il vero Dio secondo
l’Evangelo, non basta essere
dottori e maestri di religione.
Nori basta la cultura del pensiero. È indispensabile «nascere di
nuovo». È assolutamente necessario essere trasformati dalla
potenza dello Spirito di Dio, che
agisce in modo misterioso come
il vento che soffia nella notte.
Misterioso, ma nello stesso tempo, reale e vero,.libero e sicuro.
Non si tratta di una rinascita
fisica: sarebbe un nascere sempre nella carne per una vita carnale e materiale. Quello che invece occorre è rinascere spiritualmente, cioè lasciare che lo
Spirito di Dio agisca nell’uomo e
lo trasformi rinnovandogli la
mente e il cuore e faccia di lui
una nuova creatura che sa amare con spontaneità, che «non
cerca il proprio interesse, che
non si inasprisce, che non sospetta il male, che soffre ogni
cosa, che crede ogni cosa, che
spera ogni cosa, che sopporta
ogni cosa» (I Cor. 13, 5-7). Ma il
saggio Nicodemo, abituato a ragionare con la mentalità farisaica e legato ai tradizionali concetti sull’Eterno Dio, non capisce e non riesce a credere nella
potenza dello Spirito Santo, e
chiede: «Come possono avvenire queste cose?».
Già, quella splendida prospettiva di uomini nuovi... come è
possibile oggi? Come possiamo
sperare nella spiritualità nel
tempo presente? Io temo che
oggi, quando parliamo di Dio,
dello Spirito Santo e del dono
meraviglioso di Dio, nessuno o
quasi ci può capire. Purtroppo
viviamo in un tempo in cui, soprattutto nei paesi più progrediti, la vita materiale prevale sempre di più, nonostante la parvenza di un vago misticismo che
va diffondendosi. D’altronde,
come si può chiedere al mondo
moderno di dedicare un po’ del
suo tempo alla riflessione spirituale quando gli affanni, le frenesie e i mille problemi familiari, sociali ed economici assorbono a ogni uomo e a ogni donna
tutto il loro tempo?
bolazioni, questo mondo destinato a perire, perché lontano da
Dio, Dio lo ha tanto amato. Secondo la mentalità non solo di
Nicodemo ma anche di tantissima gente del nostro tempo, Dio
avrebbe dovuto giudicare questo
mondo corrotto e malvagio e
condannario a pene eterne. Invece no, Dio non ha agito secondo
il criterio dell’uomo, bensì in forza alla sua essenza, che è amore.
Credere in Gesù Cristo
«Dio ha tanto amato
il mondo»
Alla domanda di Nicodemo,
Gesù risponde con una meravigliosa e ineffabile rivelazione: «Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito
Figlio, affinché chiunque crede
in lui non perisca ma abbia vita
eterna». Con queste solenni affermazioni, Gesù risponde a
quella importantissima domanda di Nicodemo, e anche all’altro nostro serio problema di come si può essere rigenerati dallo
Spirito di Dio.
«Dio ha tanto amato il mondo...». Il mondo, dunque l’immensa creazione del cielo e della terra. Questo nostro mondo,
cioè questa nostra società nella
quale, come sognava il profeta
Isaia, «il lupo dovrebbe abitare
con l’agnello» (Is. 11, 6). Questo
nostro mondo nel quale ogni essere umano dovrebbe amare il
suo simile come se stesso; e invece il peccato, l’egoismo, la superbia e l’orgoglio hanno trasformato città e nazioni in giungle selvagge nelle quali ognuno
dimentica di essere figlio di Dio.
Ebbene, questo miserabile
mondo così turbato da mille tri
UNA sola cosa è posta all’uomo: credere in Gesù Cristo.
Dio non chiede all’uomo di
compiere miracoli; non pretende dall’uomo opere meritorie.
Dio non vuole che gli si erigano
altari in suo onore. Per potere ricevere lo Spirito Santo, una sola
cosa è chiesta ad ogni uomo o
donna: credere in Gesù Cristo.
Che cosa vuol dire questo per
quelli che sentono il bisogno e
desiderano ricevere l’azione dello Spirito del Signore che rigenera e santifica la vita? Soltanto
credere in Cristo Gesù.
Non significa diventare mistici adoratori di Dio. Non significa
rifiutare la vita normale, sociale
e familiare. Non vuol dire sfuggire il mondo civile e chiudersi
in se stessi. Credere in Cristo
Gesù significa accettare in tutta
la sua pienezza il sublime atto di
amore di Dio da lui manifestato
nel dono del suo Figlio. Credere
in Cristo Gesù significa accettare il dono prezioso e gratuito di
essere amati da Dio. Credere in
Cristo Gesù vuol dire avere piena e totale fiducia nella sua Parola, nelle sue opere e soprattutto nella sua resurrezione. E infine credere significa essere convinti e certi, che al di sopra di
ogni parola umana e al di sopra
di ogni dottrina umana rimangono eternamente valide soltanto la parola e l’opera del Figlio di
Dio, nostro Signore.
Penso con tristezza a quello
che vediamo alla televisione e
leggiamo sui giornali; penso con
tristezza alle bugie e alla durezza di cuore di tanti pseudocristiani... Ebbene non giudico né
condanno alcuno, ma sono
sempre più persuaso della validità e della forza dello Spirito di
Dio e della speranza in Gesù
Cristo, che è morto, ma ora è risorto ed è vivente e ci ha rivelato il dono dell’amore di Dio nostro Padre.
(Prima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletichi
Il capitolo 3 dell'tj
gelo secondo Giov,
contiene chiarament,
che è fondamentale
fede in Gesù Cristo cij
vita nuova del crederà
quale è indispensabile
«vedere», o meglio
conoscere e per em
nel regno di Dio. Dé
testo: «Un uomo, chè
to Nicodemo,
Gesù di notte».
venni
della scelta da parte^' '
codemo dell'ora
non è di grande impoi
za; è importante im ’ìntefUZK
questo personaggio:! za a causi
demo, il quale appan psichici p
ad una categoria elei fa terza s
di studioso, di religio hanno av
forse anche di ricca p cardiaci?
zione familiare. È uni Rifusione
gio fariseo che si vani |n sperm
conoscere la legge, e ' .ferite
stima largura di Gesifjn nuove
A seguito delle
sioni di Nicodemo,fi
non fa conto né delle:
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religioso e culturaletldi*®^®’^*-*'
oltre. Si può dire cheM Purtrop
approfitta di questoldomande
contro per rivelare al| varaente
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celsa del suo Evangelo,Ha Chiesi
nuova legge di Dio, IH sembra n
demento del suo inses api ,iin ii
Quai
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UANI
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co che se uno non è®
di nuovo non può \
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il regno di Dio» (v. 39),,
scussion
può basa
Il tema della vita nii rr”,
è accennato anchel
..f. nrnnloma
Matt. 18, 3; Marco 10,1
Rom.6, 4;Gal. 6,
centro della nuova nasi danza de
sta nel principio chen» della Chi
un frutto di una partid
re teoria umana, mi
opera di Dio che agir
per mezzo del suo Spii
(vedi V. 5, 8, e 31). Nicoli
mo non riesce a Qjiiit
Gesù tiene conto di»
possibilità umana,
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chiama «:
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che la conoscenza ^^^^^^
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nuova nascita è uni»
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soffio dei vento nellan: upbim
te). È un mistero che|iffl3nuo\
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cenato e creduto. E all
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non perisca ma abbiat e taine
eterna» (v. 16). Nonpif 'Saras
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Gesù annunzia il ven“| l’imbruni
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condo la sua essenza“* ,
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È un dramma che va affrontato con estremo rispetto e delicatezza
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Il Dio. Di( '
°mo, chii /QUANDO inizia la vita? È
Uuna domanda centrale
Ì!*' " P* ^la discussione sull’aborto,
parte gQ giorni (il termine
goria elei Ja terza settirnana, quando
di religi^ hanno avuto inizio i battiti
di ricca p cardiaci? Subito dopo l’atto
are. È uni difusione della cellula uovo e
he si vani jo spermatozoo, quindi al
legge, e „jomento che si costituisce
ra di Gesù nuovo Dna? La risposta
H determina fino a quando sia
® ledttimo interrompere una
“Sii'' gravidanza iniziata e da che
del suo r2p“"‘° P°‘
mlturaletidi*®horto».
direchetì Purtroppo 1 approccio alla
di questoj domanda è spesso esclusiiveiare all vamente biologico. Persino
3 la veritài una entità spirituale come
) Evangeli, la Chiesa cattolica romana
di Dio, IH jenibra mettere tutta l’enfasi
I suo insej ¿jisuo intervento sull’argo/erità lofi jjgnto della procreazione
IO non è iH' jpgcie umana. Ma la di" scussione sull’aborto non
,u h può basarsi solo sull’aspetto
to anche! biologico. Esiste un lato del
Marco 10, problema che il testo Interrual. 6,15. i zione volontaria della gravinuo'vanasi danza del Gruppo di lavoro
pio cheti» della Chiesa valdese sui prouna partiti falerni etici posti dalla scienza
mana, mi chiama «relazionalità». Esiste
o che agii una visuale spirituale, un
lei suo Spii punto di vista estraneo al lie31). Nit«t vello della materia, da cui
osaminatel’aborto.
onto 0» j| ijj relazione»,
nana, è™ i
^scenza dii ™ lessico spintua
a è certo consiste sol
stero (coiif nella nascita di un
Ito nella» bambino. La creazione di
tero che ! Mà nuova vita biologica cor; soltanto!
risponde anche alla creazione di nuova vita spirituale. 1
meccanismi che si sviluppano ad un livello materiale,
trovano la loro analogia ad
un livello spirituale. Ad un livello biologico per il quale,
nel caso di una gravidanza, si
crea un nuovo ambiente ormonale per favorire lo sviluppo del feto, corrisponde un
livello spirituale per cui nella
relazione di coppia si crea un
nuovo mondo di emozioni
che prima non esisteva.
Biologicamente la fusione
della cellula uovo e lo spermatozoo nella combinazione
dei due codici genetici dà inizio ad un nuovo Dna che garantisce uno sviluppo particolare. D’altro canto un’intesa
spirituale di coppia produce
un insieme di due costellazio
ni (caratteri, comportamenti,
ecc.) che non sembrano essere semplicemente la somma
di due individui, ma piuttosto
una combinazione che nel loro insieme forma qualcosa di
simile a una nuova personalità con un suo sviluppo particolare. Potrebbe essere questo che la Bibbia intende con
l’espressione «una stessa carne» (Genesi 2,24).
Da un punto di vista biologico una nuova vita comincia
con un’azione di comunione,
da un punto di vista spirituale l’incontro di esseri umani
(attraverso il dialogo, l’opera
comune) aiuta a scorgere
nuove prospettive e visioni
che agli occhi dell’individuo
isolato rimangono nascoste.
Dopo aver sottratto il termine «frutto di una relazio
ne» a un accezione puramente biologica, viene facile
estendere anche l’accezione
del termine «aborto» su un livello spirituale. Conseguentemente di aborto si deve
parlare molto prima della
creazione biologica di una
nuova vita. Dovremmo parlare di aborto quando una relazione viene a fallire e gli elementi di innamoramento,
comprensione e accettazione
reciproca vengono stroncati
nel processo di nascita. Dovremmo parlare di aborto nel
caso di divorzio quando progetti iniziati insieme e speranze condivise vengono uccisi consapevolmente. Dovremmo forse anche parlare
di aborto quando a causa di
una cultura superficiale, o
anche dell’esatto contrario,
cioè di un costume carico di
eccessivi moralismi non viene creato il clima necessario
da permettere la nascita di
rapporti significativi. L’aborto, oltre a realtà biologica, mi
sembra esistere in analoghi
processi spirituali.
Certo il termine aborto, sia
nella sua accezione spirituale
sia in quella biologica, rimane realtà spaventosa e drammatica. Ma collocare la discussione sull’aborto anche
su di un livello spirituale, potrebbe far comprendere che
aborto oltre al significato di
fine e morte, può anche essere gravido di una promessa di
cambiamento e nuovo inizio
(quasi vorrei dire conversione). In questa luce l’aborto,
anziché richiedere l’azione di
condanna morale e giuridica,
invoca la cura, l’empatia, il
sostegno, l’ascolto.
Questa pagina
Con una periodicità costante ascoltiamo da pulpiti mediatici aspri richiami delle autorità della Chiesa cattolica
ad abolire una legge, la 194, che in Italia consente in certe
situazioni l’interruzione volontaria della gravidanza. Con
la stessa periodicità appaiono sui giornali cattolici e laici
articoli e interviste che ripropongono ritualmente le ragioni
di chi si scaglia contro la legge e di quelli che la difendono.
Personalmente non ho mai avuto sulla questione idee così
nette e definite da riuscire ad affrontare l’assunto con spirito
da crociata. Alcune cose però le ho sempre avute chiare. Ho
sempre pensato che la 194 costituisse il minore dei mali, che
potesse essere migliorata ma non alterata nella sostanza. Ho
anche sempre pensato che uomini in autorità delle chiese
non abbiano il diritto di tuonare contro donne che sono costrette ad abortire proprio per la fragilità che si riconoscono.
Che questa è un’altra prepotenza che subiscono. E ho anche
sempre pensato che l’aborto sia, nella maggioranza dei casi,
un dramma che va affrontato con delicatezza e con estremo
rispetto. È per questo che vi proponiamo in questa pagina
una riflessione e due testimonianze che hanno un taglio pastorale. Accompagnare, ascoltare, accogliere ci appaiono
parole più adeguate del giudicare.
Anna Maffei
Due Storie che rivelano la condizione della donna
L'amore per una terapia d'accompagnamento
Maternità obbligata
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Ito amati LUCIANO deodato
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mentre suina il vei 1 imbrunire avanzava in mezsce cotti zo alla folla teneramente te■ . ”®dosi per mano a lui, più
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Tì* cocÌ,!l!! appoggiò al fianzione, a mconfiducia.
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0 fai cuiieipnff^a complessivo a
I andava incontro.
Si fecero le pratiche, gli esami, i medici furono molto
bravi dandole un valido sostegno morale, e anche i genitori
furono splendidi. Poco dopo
l’intervento la andai a trovare
in ospedale. Lui era 11, le teneva la mano e si pardavano
mesti negli occhi, un sorriso
triste piegava appena le loro
labbra. Lei sul viso recava i segni della violenza al corpo e
all’anima da poco subita.
Poi per un certo tempo li
persi di vista. Passò forse un
anno o poco più. Lei un giorno capitò a casa sconvolta: lui
l’aveva piantata per un’altra!
Non seppi mai interamente
che cosa esattamente ci fosse
stato tra loro, né volli indagare più di tanto. Di certo lei subiva un’altra violenza, forse
più grave della precedente.
Passarono alcuni anni. Lui
si laureò, poi si sposò con una
ragazza di buona famiglia, benestante: lei cominciò un paio
di altre storie, senza mal riuscire a concludere, a costruire
qualcosa di solido forse perché, cosi ho spesso pensato,
legata nel profondo a lui.
Non so in che misura la vicenda vissuta poco più che
adolescente abbia inciso sulla
insicurezza di fondo della sua
esistenza e sulla incapacità di
costruire una vita affettiva
con delle persone giuste. Ho
capito però che l’aborto è un
trauma profondo e non si può
pensare che una donna possa
affrontarlo da sola senza che
vi sia, non solo nelle fasi preliminari o in quelle immediatamente successive all’intervento, ma anche nel tempo successivo e probabilmente per
anni, una terapia di accompagnamento fatta di comprensione e di amore.
Se non ricordo male la sua
età anagrafica era sui 32 anni,
ma sembrava ne avesse il
doppio! Due cose colpivano
subito e ancora me le rivedo:
la sua bocca sdentata e gli occhi grandi e scuri in quel volto affilato. Al suo attivo aveva
quattro o cinque figli e altrettanti aborti clandestini. Il
marito era un bracciante che
spesso tornava a casa ubriaco
e allora l’unica cosa di cui era
capace era quella di buttarsi
sulla moglie e praticamente
violentarla. I figli portavano il
marchio indelebile di questo
ambiente misero, violento e
sordido.
Ora era lì, di nuovo incinta,
la pancia gonfia. Disperata e
rassegnata nello stesso tempo. Il parto si presentava difficile e il ginecologo consigliava un cesareo. Quando fu
il momento la portammo
all’ospedale e con i medici si
parlò del suo dramma familiare: bisognava in qualche
modo impedire che il marito
la mettesse di nuovo incinta.
Il guaio è che non si poteva
darle la pillola, né usare la
spirale e lui, troglodita com’
era, mai e poi mai avrebbe
accettato di usare un profilattico. Insomma l’unica soluzione possibile era che, approfittando dell’intervento, i
medici le legassero le tube.
E così siamo rimasti tutti
d’accordo, lei compresa. Partorì, ebbe un’altra bambina,
ritornò a casa serena, pensando che questa fosse l’ultima volta. Poco più di un anno dopo era di nuovo incinta!
I medici, sapemmo più tardi,
obiettori di coscienza, non le
avevano legato le tube.
Una relazione d'aiuto che deve precedere il giudizio
Il ruolo pastorale comincia con l'ascolto
letizia tomassone
SUCCEDE ancora che le
persone in difficoltà si rivolgano al pastore, per cercare un modo diverso di affrontare i problemi che causano
dolore. Come pastora ho dovuto imparare a non reagire
subito a queste richieste, ma
ad ascoltare, prima di azzardare qualsiasi reazione. E
uno dei modi in cui l’ho imparato è stato proprio nell’incontrare donne o coppie che
erano poste di fronte alla difficile decisione se portare
avanti una gravidanza o interromperla. La mia reazione
spontanea, infatti, di fronte
alla notizia di una gravidanza, è di esserne felice. Ma
questo mio modo di accogliere la notizia cade nel vuoto e provoca un grande imbarazzo e silenzio in una coppia
che viene a chiedere invece
un sostegno spirituale concreto nell’interrompere quella gravidanza.
Essere d’aiuto per me non
significa un giudizio, ma
comprendere se quella è davvero l’unica decisione sostenibile per quella donna, per
quella coppia, e cercare insieme come la grazia di Dio
interviene anche in una tale
situazione. A volte una coppia sta o cade sul nodo di un
figlio non voluto. A volte non
ha la forza di affrontare il
contesto familiare con la notizia di una gravidanza «fuori
tempo», che segnerebbe poi
per sempre quella coppia come una coppia «irregolare».
In questi casi però il problema non è tanto il contesto,
ma la debolezza della coppia
stessa. Allora, se l’interruzione di gravidanza diventa un
modo per crescere insieme, e
rafforzare il legame e la comunicazione fra i due, anche
questo momento così duro
può servire. Come pastora,
penso di poter dare un aiuto
in questo senso, in un momento in cui la coppia è come obbligata ad analizzare la
propria relazione.
Tuttavia sono rari i casi in
cui dal pastore si presenta la
coppia. Molto più spesso avviene che sia la donna, la ragazza, a farsi carico anche di
questo cammino spirituale.
Perché lei vi è obbligata, dal
fatto stesso che il suo corpo è
coinvolto, che nel suo corpo
sta crescendo un «intruso»,
che dal suo corpo deve essere
strappato. Il senso di ansia
per il tempo che passa, i giorni, le settimane, è forte. Tutte
sanno che si deve intervenire
finché ancora non c’è la percezione precisa di una vita
autonoma, finché l’«intruso»
è percepito come uno sviluppo anomalo e ancora confuso
all’interno del proprio organismo. Dopo sarà più duro
non dare un’autonomia immaginaria a quell’esserino. E
comunque, quella gravidanza abbozzata resterà nella vita della donna come un punto di non ritorno, un’esperienza non cancellabile. Non
credo assolutamente che
l’esperienza maschile sia paragonabile a questa.
Ho conosciuto giovani donne che vivevano con un misto
di positività l’esperienza di
una gravidanza interrotta. Come se fosse un segno della
propria femminilità, della
propria possibilità di avere figlie e figli, come se riguardasse in qualche modo solo loro,
e non anche una vita in for
mazione. Certo è povera una
cultura che non sa trasmettere alle ragazze l’importanza di
essere donna e potenzialmente madre, se non attraverso
questo impatto concreto così
duro e doloroso. Lì c’è un nodo che deve portarci a intervenire prima, proprio sul senso di pienezza e dignità dell’identità femminile.
Che cosa dire allora a una
donna che si trova spinta a
questa decisione? Per quanto
mi riguarda, dopo aver liberato il campo dai moralismi
che vengono scaricati sulla
donna, ed averne rafforzato
il senso di libertà e di responsabilità, c’è un passo biblico che mi dà un senso di
serenità e di speranza che
posso trasmettere. È quello
che negli Anni 70 le donne
della Egei ci avevano offerto
proprio su questo tema; è un
testo messianico che dice
«basta!» alla situazione di
alienazione ed espropriazione nella quale noi tutte/i viviamo: Isaia 65, 17-25. «Ecco,
10 creo nuovi cieli e una nuova terra... Gioite per quanto
sto per creare, perché io creo
Gerusalemme per il gaudio, e
11 suo popolo per la gioia...
Non si udranno più voci di
pianto né grida di angoscia:
non ci sarà più in avvenire,
bimbo nato per pochi giorni
né vecchio che non compia il
numero dei suoi anni... Non
costruiranno più perché un
altro abiti, non pianteranno
più perché un altro mangi...
Non si affaticheranno invano, non avranno più figli per
vederli morire alTimprowiso: poiché saranno la discendenza dei benedetti del Signore e i loro rampolli staranno con essi».
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 31 LUGLIO
. Intervista a Leonardo Boff, noto esponente della teologia della liberazione
Pentecostali in Brasile: l'esperienza di Dio
«I movimernti pentecostali sono religioni della miseria e della disperazione»
«La gente vuole vivere Dio e il pentecostalismo ne offre le precondizioni»
SERGE CARREL
SECONDO l’Istituto brasiliano di geografia e di statistiche, nel 1997 gli evangelici rappresentavano il 12%
della popolazione del paese.
Fra questi, moltissimi sono di
sensibilità pentecostale. Leonardo Boff, teologo della liberazione, pone uno sguardo
allo stesso tempo rispettoso e
critico su questo movimento
religioso in piena espansione. Nel dicembre prossimo,
Boff compirà 60 anni. Capelli
bianchi e barba irsuta, egli è
uno dei teologi più scomodi
della fine del XX secolo. Dal
1992, Leonardo Boff non è
più prete della Chiesa cattolica né membro dell’ordine dei
francescani. Non voleva più
ubbidire alle ingiunzioni del
Vaticano che intendeva «costringerlo» al silenzio per la
seconda volta. Ciò non gli
impedisce di proseguire il
suo compito pastorale fra le
circa 100.000 comunità di base del Brasile.
- In Brasile il pentecostalismo sta vivendo una crescita
sorprendente. Come valuta
questo entusiasmo religioso?
«I movimenti pentecostali
sono religioni della miseria o
della disperazione. La crescita delle chiese pentecostali
sta a dimostrare resistenza di
un popolo che non viene
ascoltato dai poteri pubbUci,
di una popolazione abbandonata, senza lavoro, per
nulla al riparo dalla carestia.
Questi movimenti religiosi
promettono una liberazione
immediata e miracolosa grazie a un intervento divino.
Per certi aspetti, utilizzano la
terminologia della teologia
della liberazione ma non il
suo metodo. Per loro il processo di liberazione interviene unicamente quando gli
oppressi si riuniscono, discutono insieme e raggiungono
un nuovo livello di coscienza.
Questi gmppi non organizzano le comunità. Le cause
stesse della carestia, del dolore o delle malattie si perpetuano. A parer mio, vi è qui
una differenza fondamentale
tra le comunità di base che
frequento e i movimenti pentecostali. Le comunità di base cercano di portare a buon
fine un processo di coscientizzazione e di organizzazione dei poveri».
- Secondo lei, il pentecostalismo brasiliano è una forma
di oppio del popolo?
«La religione convenzionale è un oppio per la borghesia. Quest’ultima ha bisogno
del cristianesimo tradizionale per tranquillizzare la sua
cattiva coscienza. Fra i poveri
il cristianesimo, anche nella
sua versione pentecostale,
genera una liberazione, un
processo di umanizzazione
che va rispettato, altrimenti
queste persone verrebbero
abbandonate a se stesse, nella più totale disperazione. Bisogna aiutare i movimenti
pentecostali o carismatici ad
organizzarsi. La critica nei loro confronti va fatta in modo
solidale e con cautela, proprio per non distruggere questo embrione di umanizzazione che sta vivendo il popolo grazie al pentecostalismo; la religione infatti è un
elemento al tempo stesso
mobillzzatore e trasformatore della società»
-1 movimenti pentecostali
possono rappresentare una
minaccia per la Chiesa cattolica in Brasile?
«Secondo me i movimenti
pentecostali rappresentano
una nuova fase del cristianesimo. C’è stato il cristianesi
II teologo cattolico brasiliano Leonardo Boff
mo degli inizi: ortodosso. Poi
venne il cristianesimo romano, quindi il cristianesimo
della Riforma. Ora si va affermando a livello mondiale un
cristianesimo pentecostale. Al
centro di questo movimento
non c’è la dottrina, né il Credo, bensì l’esperienza umana. Molti sono stanchi dei catechismi, delle teologie... c’è
come un rigetto delle persone che parlano su Dio... Vogliamo parlare con Dio, vogliamo spazi in cui si possa
fare l’esperienza di Dio. La
gente vuole vivere Dio e il
pentecostalismo ne offre le
precondizioni. Per promuovere une fede cristiana autentica, occorre però salvaguardare il legame tra la passione per Dio e la passione
per i poveri. Dio è crocifisso
nel mondo. Magnificare e
glorificare Dio è bene... Ma
occorre aiutare i gruppi pentecostali ad integrare la dimensione della giustizia so
ciale nella loro vita di fede».
- Per lei, questa critica rientra nella dinamica del Gesù
liberatore, del Gesù critico di
tutte le ideologie religiose?
«Gesù voleva innanzitutto
edificare la donna nuova o
l’uomo nuovo. La prospettiva
del regno di Dio va al di là della religione, essa abbraccia il
mondo, la politica, il sociale.
Di fatto si tratta della politica
di Dio nella creazione. Dio libera il creato affinché esso
fiorisca in tutte le sue dimensioni. Non si deve mai dimenticare quell’eredità di Gesù.
Gesù appartiene all’umanità,
non alle chiese. Occorre sempre liberare Gesù da quell’accaparramento da parte delle
istituzioni religiose».
- Perché è importante per lei
vedere in Gesù un liberatore?
«Gesù è liberatore non perché i teologi della liberazione
in America Latina, Gustavo
Gutierrez o altri, lo dicono.
Sono i Vangeli stessi a mostrare che Gesù ha risuscitato
dei morti, dato del pane agli
affamati, guarito malati, perdonato peccatori... L’azione
di Gesù era una pratica liberatrice. Il suo messaggio fondamentale era il regno di Dio,
non la chiesa; Gesù ha annunciato una liberazione fondamentale, globale; ha realizzato la risurrezione. Vi è qui
l’anticipazione per tutti di
quel messaggio: la risurrezione è la liberazione suprema
della vita, l’irruzione del mondo nuovo, nonché l’insurrezione contro un mondo che
proibisce nuove forme di vita
e che non permette di creare
una società nella quale tutti
possono vivere e lavorare».
- In questi trent’anni si è
sviluppata la teologia della liberazione. Quale bilancio
trae da questo movimento
teologico?
«La teologia della liberazione è stata e rimane molto
buona per i poveri. I poveri
costituiscono la maggior parte dell’umanità. È importante
per la fede cristiana, per l’impegno della chiesa, mettere i
poveri al centro delle nostre
preoccupazioni, perché Gesù
stesso era povero. Per me i
poveri non sono un tema fra
altri. È il tema fondamentale
a partire dal quale si vede che
l’Évangelo è una Buona Novella. Senza i poveri, l’Evangelo è solo una dottrina, un
messaggio. Annunciato ai poveri, questo messaggio trasforma il cuore delle persone,
le istituzioni, il rapporto
dell’essere umano con Dio.
L’Evangelo tenta di promuovere un’altra alleanza con la
natura e con il prossimo affinché Dio sia al centro. Ecco le
intuizioni fondamentali della
teologia della liberazione. Può
darsi che esse continueranno
ad esserlo perché queste sfide
fondamentali possono sempre suscitare una riflessione e
un’azione liberatrici».
(spp n. 7, 30 aprile 1998)
Importante iniziativa dell'Alleanza riformata mondiale
Per una maggiore unità delle chiese riformate
La tendenza alla divisione
nell’ambito delle chiese riformate ha spinto l’Alleanza
riformata mondiale (Arm) a
prendere un’iniziativa per
promuovere l’unità fra queste
chiese. In collaborazione con
il Centro riformato internazionale John Knox di Ginevra,
l’Arm ha deciso infatti di aprire un nuovo ufficio e di nominare per tre anni un coordinatore incaricato di incoraggiare le iniziative in vista
deH’unità. Le divisioni fra le
chiese che discendono dalla
tradizione riformata (congregazionaliste, presbiteriane,
riformate e unite) preoccupano le chiese riformate che sono oltre 700 nel mondo.
11 pastore Jean-Iacques
Bauswein, coredattore di un
Manuale assai completo delle
chiese riformate nel mondo,
che verrà pubblicato nel corso di quest’anno da Eerdmans Press sotto gli auspici
dell’Arm, si chiede: «È certo
rallegrante poter dire che la
Chiesa riformata esiste in 155
paesi. Ma è altrettanto rallegrante constatare che vi sono
attualmente fino a 95 chiese
riformate distinte in un paese
come la Corea?» (l’altro redattore del Manuale è Lukas Vischer, altro veterano dell’azione ecumenica a Ginevra).
Paraic Reamonn, incarica
to della comunicazione dell’Arm, ha spiegato all’agenzia
Eni che le chiese riformate si
separano per motivi «teologici e non teologici... per questioni di dottrina, di lotte personali, di conflitti etnici e
culturali, di divisioni risultanti dalle origini missionarie
delle chiese». Ma, ha aggiunto, la molteplicità delle chiese riformate non è sempre il
risultato di rotture; «In molti
paesi del Sud, le attività differenti dei dipartimenti missionari nel Nord portano alla
creazione di chiese divise. Di
fatto ci sono pochi paesi con
un’unica chiesa riformata».
Dal 1988, quattro colloqui
sul tema della missione e
dell’unità sono già stati organizzati dal Centro internazionale John Knox, ed è durante
uno di questi colloqui che è
nata la decisione di pubblicare il Manuale delle chiese
riformate. Durante l’ultimo
colloquio, svoltosi lo scorso
marzo, i partecipanti si sono
dichiarati preoccupati dall’
immagine di divisione che
emergeva dalle ricerche compiute dai redattori del Manuale. Per questo, nel loro
rapporto, hanno sottolineato
la necessità e l’urgenza di
mettere in piedi «un movimento o un processo che permetta alle chiese riformate di
trovare la via verso un nuovo
impegno a favore dell’unità».
Il Comitato esecutivo dell’Arm, riunito a Ginevra dal
26 giugno al 2 luglio, ha
quindi deciso di aprire un ufficio e di nominare un coordinatore incaricato di studiare questa questione. «Questo
problema [dell’unità riformata] è stato dibattuto durante le ultime due Assemblee generali - ricorda Paraic
Reamonn - e i partecipanti
sono stati concordi nel ritenere che esso doveva avere la
precedenza nelle nostre attività di programma». L’ufficio
sarà collocato presso il Centro John Knox e il consulente, la cui attività sarà rivolta a
tutte le chiese riformate nel
mondo e non solo alle 214
chiese membro dell’Arm, dovrebbe lavorare in stretta
collaborazione con il personale dell’Arm. 11 segretario
generale dell’Arm, Milan
Opocenskij, ha ricordato che
la questione dell’unità fra le
chiese riformate è «estremamente delicata» e ha sottolineato la diversità dei punti
di vista al riguardo. «Questa
questione deve essere affrontata con grande cautela - ha
detto -. Ciò non toglie che la
molteplicità delle chiese
[riformate] è un motivo di
preoccupazione». (eni)
Dal Mondo Cristi a
Conferenza dei cappellani delle carceri
dell'Europa del Sud
SIENA — Una conferenza di cappellani delle carceri d’y
pa del Sud si svolgerà in Italia, a Siena, dal 2 al 6 maggio^
F nrPAficta ima nartPPmaTmnp maccimii Hi — _'t
A/fe I'
Ol 111 ILCUICI, Cl cJlCllCl, Liai ^ CU u lildgglo \% ^
E prevista una partecipazione massima di 50 persone ^fl6 CUI
attesi cappellani provenienti dai seguenti paesi: Italia, ¿re
Spagna, Portogallo, Belgio, Francia, Svizzera, Egitto, Maig! ' *ai.v<
Libano e Armenia. Tema della conferenza sarà: «Vinceti—
violenza e l’isolamento. La religione nel mondo carcerai^
Quali paure? Quali certezze?». Per informazioni rivoW Ì
Werner Burki, Fédération Protestante de Trance, 47 rJ Jjèantii
Clichy, F-75311 Paris Cedex 09 (Tel. 0033-1-44534709) * culto
incompet
Noko: «L'Africa non è la "casa madre" 5o'h!
della corruzione e delle malattie terribili
(•lira d6l c
MOROGORO (Tanzania) — «L ’Africa non è la “casa maiimo ptiot'
della corruzione e delle malattie più terribili, nonostai Sauna cu
quanto affermano i mezzi di comunicazione di massa. iTta», contr
che il nostro continente entri a far parte, e sia accettato, coi religione
una forza positiva del villaggio globale». Così ha spronatoMosi su pi
chiese luterane della Tanzania a rafforzare i legami interi patriarca
zionali Ishmael Noko, segretario generale della Federazio portata ut
luterana mondiale (Firn), chiudendo i lavori dell’Asseml)| messaggi
generale della Chiesa luterana della Tanzania, il 9 luglio a liDioniso il
rogoro. «Dimostriamo al mondo - ha detto Noko - che ciarpe del Loj
in prima fila nella lotta per l’onestà e la trasparenza in un ansimo prin
tinente che è in forte crescita». inCT/irato facili
Itiflonemi
Bolivia: ancora aperto il contenzioso
tra stato e chiese evangeliche
o sa, viene
LA PAZ — Ancora aperto in Bolivia il contenzioso tra lo si '
to e le cMese evangeliche che, secondo una risoluzione! chsdanza
provata lo scorso febbraio, con tutte le altre denominaziot
confessioni non cattoliche sarebbero tenute a presentare al
autorità un elenco dei propri fedeli corredato dai dati deli f^dadi vi
cumenti di identità e a chiedere l’autorizzazione per ogni ai Aiuti
vità pubblica. Ora la risoluzione, non ancora applicata, sol P
la spinta dell’opinione pubblica e dell’Associazione de|
evangelici boliviani (Andeb) verrà riesaminata e, si spai
riformulata dal ministero per gli Affari religiosi. (nevlà P^™P* ’
vati: fisca
Uruguay: festeggiati i primi 120 anni
di presenza metodista
flmeii, ec
proposte
ne di cal
incapaci
Se CO!
ben. con
MONTEVIDEO — Il 20 luglio a Montevideo un grandeilto
ecumenico ha concluso la quindicesima assemblea gena
della Chiesa metodista dell’Uruguay ed ha celebrato conteknfg^i
poraneamente i primi 120 anni della testimonianza Tnelo&C'abbattii
nel paese sudamericano. La prima comunità, guidata dal Msioiii etni
sionario inglese Thomas Wood, si è costituita nel 1878; la ¡|in|ito d
ma chiesa è stata edificata nel 1903. (nevh qug,
wché m
X «Dal confronto alla riconciliazione»
tema della prossima assemblea della Wac
T )uo appa
L’AVANA— «Dal confronto alla riconciliazione»; sarà quei pconce
il tema della prossima assemblea generale deH’Assodazioi femam
mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc), prevista p ®dco e d
il 2001 in Olanda. Lo ba deciso il Comitato centrale della WaP' Pente^
riunito a Cuba a fine giugno che, oltre ad esaminare il lavofsfacolari
svolto dall’associazione nell’area, ha rivolto un appello alpj.™uiato
sidente Clinton per la fine del trentennale embargo impoÌ^suà di
all’isola e al presidente cubano, Fidel Castro, affinché accelP essere
il processo di democratizzazione e faciliti l’accesso delle chi®* li
cristiane ai mezzi di comunicazione di massa. ^”*£nto^'
Bolivia: forte appello per la cancellazioni CS
del debito internazionale SS"
, u v i tali
LA PAZ — Forte appello per la cancellazione del debitoi ¡jj
ternazionale delle nazioni più povere del mondo in occasiol
del giubileo del 2000. È la richiesta con la quale il vescovo!#
todista della Bolivia, Efrain Yanapa, ha concluso a La P®' dia si cor
«Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani», che ha w madre cf
riuniti in preghiera nella cattedrale della capitale metodisw figlio^
terani, pentecostali e cattolici. «Dobbiamo tornare allo s# andare ii
vita dei primi cristiani - ba detto Yanapa - spezzando lo st» l’offesa fa
pane e condividendo la stessa gioia di vivere». doso e ve
Usa: protesta del Consiglio nazionale delf^con
chiese per l'emendamento Helms su
WASHINGTON — Protesta il Consiglio nazionale delle clj gi,
se Usa (Ncc) per l’emendamento presentato dal a
pubblicano Jesse Helms diretto a limitare fortemente t
sposizioni del presidente Clinton per «addolcire» ’
contro Cuba. Secondo la pastora Joan Brown g^j““
gretaria generale del Ncc, si tratta di un emendamento . 4*6 di
«politicizza la gestione degli aiuti umanitari e che ®®”'^#meroVr
volto più a mettére in difficoltà il governo cubano che vero
[Sedie di (
tare un popolo duramente provato»
fin 1 '"t^ndott
Relitto della «Regina d'Irlanda»: ^ ge¿**'
il ricorso dell'Esercito della Salvezza
CANADA — Resterà intoccabile nella sua tomba 4(^®bhezza
relitto della «Regina d’Irlanda», la nave naufragata nel 1 . aiichg vei
golfo di San Lorenzo, causando la morte di 1.014
cui 150 membri dell’Esercito della Salvezza che da - ^®%osig
recavano in Canada per un congresso. 11 governo cana II
respinto una richiesta di recupero del relitto ^ °inp
compagnia privata (che avrebbe voluto riportare in spie
un grosso carico di nichel trasportato dalla nave), ^ ^
il ricorso dell’Esercito della Salvezza che aveva
sciare indisturbati i morti nel loro «cimitero marino».
5
GUO i, LUOUO 1998
PAG. 5 RIFORMA
arceri
Riflessioni sull'attualità partendo da un dramma dell'antichità greca
«Le Baccanti»^ una tragedia moderna
d'E4 Afe ^on stiamo né con i difensori dello «status quo»
S^hécongli ammalati del nuovo, ma vigiliamo contro ogni fanatismo e pregiudizio
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e, 47 rue]
l'og)
.¡/Il if atore BAPISARDA
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nassa. Èj'
A domanda delle Baccanti
è antica ed è moderna. Il
ito misterico di Dioniso era
competizione col cristiane,imo delle origini. Parlava di
L dio che si fa uomo, che sa
dare gioia e pace, che sa valoernbl Urele donne e si prende
cura del corpo. Il cristianesicasa ma4 mo primitivo, condizionato
”da una cultura ellenistica «alt®, contrasta le offerte della
ettato, eoe religione misterica schieranspronatoidosi su posizioni ascetiche e
uni inteiipatriarcali e affermando la
"ederaziirortata universale del proprio
l’Assemblinessaggio. Contrappone a
luglio aDioniso il Cristo, incarnazio- che siane del Logos Dio. Il cristianea in uncSsiino primitivo non si è libeinerMrato facilmente della compeItizione misterica.
■ven ' È forse per questo che la
idomanda ritorna: la sua at' tualità, sulla scena di Siracusa, viene evidenziata dalla
so tra Iné pres®za di suonatori africani
® che danzano al ritmo sfrenato
mhìS tamburi. Sono la presentared senza visibile di un’attualità
® rii TTOfiù+ò' ùtriìr*a mnoi_
dati dei (I
fatta di varietà: etnica, musi
erognial
cale, culturale. Ma non tutto è
licata,
zione
scena e suggestione artistica.
La società odierna è preda di
e SI snen che fanno balenare
’ paradisi variamente aggettivati: fiscali, consumistici, relazionali, sessuali, virtuali, effimeri, ecc. Aderire alle nuove
proposte è oggi una questione di calcolo, di tendenza, di
incapacità di resistenza?
Se così è, la società può
ben considerarsi invasata,
ini
¡rande*
ea gena
ito contet^reda di uno spirito di cecità,
ametodis^'abbattimento delle represara dal mt siasi etniche e il soddisfaci1878; lap a|ito di vecchi bisogni è
(nevlù ma questione passeggera
perché nuove schiavitù, nuo1)) re irrazionalità si faranno
ìenpresto strada. Per contro,
llg WjC «acolare le nuove proposte
iliò apparire arroccamento
sarà quei ^concetto, chiusura menssociazioi ale, mancanza di spirito proprevista p ^co e di visioni per il futuI della Wa to. Penteo aveva provato ad
ire il lavo|aatacolare il nuovo, ma poi si
odio alpr lasciato afferrare dalla cugo impos||dj)sità di spiare, comunque
ché accel^®* essere anche lui là dove
delle chief^iavano le altre, le Baccanti,
fucrrt^aesta curiosità, questo cedimento, gli fu fatale. Le Bac
lU-rinni testa la madre,
liaZIUllt Agave, invasate e con la vista
Ottenebrata, dotate per l’ocasione di una forza sovru
■1 debito# S 'lo consentire loro
“ ‘l’afferrare e svellere un abe
n occasiotte, lo
catturano e lo squarta
SI consuma così, con una
allo stile! aS”are?n
dolostfl’offeJiV
“0 fotta a un dio capric
oioso e vendicativo.
pià I f’^tt^odio purtroppo, non
die uv' u oommedia a lieto fine, è
Tiikl ria' nostra sto
$U olcolo, divisioni, violen
li nosmf”^ presenti nelle
J re simiA a fomenta
tente ^ ^ f* tragedie. È vero che i
corso
>l’on’StdÌllÌÌ’'"'-^»gioni, nel
ci guerro f^onno ingaggiato
¡mento .^¡s di espansioni e di con
®^”'it#mern riguardo al nu«¿S»?'«Mme. ma è an'Sedie d°
u itfeondnuJ^' Poooono essere
reo tO Seie Ohio ® religiosi.
73 la lorn „ .PPtino confessare
. Jdontraft^'^**^lf^ *^01 non aver
a matl^fetinp,,!^!,? '^°n sufficiente
tei I9*f;anche ^ ® lo guerre, è
asseggf fattribuirà” •'Ì® è mistificante
Londd religjf, . * fondamentalismi
— Aose ,.o‘VSl gli Srr>r,t..i :__
añades®! if fu’fi' scontri in atto,
ìata da^ mico 1« S^”^ontalismo isla
1 supet® no^ ° f" Algeria
icc0gli®f sibilili 8.0 1 attuale imposliesto o! supey ot giungere ad un
(nevl^ P^'omento del conflitto.
Nessun fondamentalismo
religioso può essere accampato per spiegare gli scontri
passati, e presenti, in Jugoslavia, in Somalia-Etiopia o
nell’ex Zaire. Anzi, come nel
caso dell’Irlanda del Nord, le
chiese hanno avuto un forte
ruolo pacificatore. I conflitti,
le guerre, si fondano su interessi che sono altri dagli interessi religiosi. È dunque necessario vigilare, non tanto
sui nuovi orientamenti religioso-filosofici, che possono
influire su strati marginali di
popolazione, ma sui nuovi
assetti mondiali della ristrutturazione produttiva, del
commercio, della distribuzione delle ricchezze, dell’accumulo del capitale, dei modelli
di consumo, questioni tutte
che sanno creare disoccupazione, esclusione e alienazione. Già che la religione è stata definita «oppio dei popoli», è importante vigilare affinché questo supposto «oppio» non venga spacciato da
Pone grossi problemi l’avere a che fare con uno che si presenta come dio e che pretende gli venga tributato il culto. Ne
«Le Baccanti», in scena il 9 giugno in questo inizio d’estate nel
suggestivo teatro greco di Siracusa per iniziativa dell’Istituto
nazionale dramma antico, Euripide, il drammaturgo ateniese
della fine del V secolo a.C.,fa di Tebe la scena di un test culturale, politico e religioso in cui l’establishment viene messo alla
prova. Di fronte alle pretese dello straniero, la città si divide.
Da una parte sta il sovrano, Denteo. Egli si pone come difensore dello status quo, impegnato nello stroncare ogni sovvertimento delle tradizioni. Dall’altra si pongono un vecchio profeta, Tiresia, il vecchio sovrano, Cadmo, ma soprattutto le
donne. Idue vecchi notabili aderiscono al nuovo culto per calcolo e per spirito di novità. Le donne invece diventano devote
di Bacco-Dioniso, dunque baccanti, perché sono invasate dal
dio. Confessano che il nuovo dio si compiace dei banchetti ed
è amico della Pace, la dea che regala ricchezza e che dona nutrimento ai giovani. Come non aderire al culto di Dioniso che
infrange le barriere etniche, che libera le donne dalla schiavitù delle loro case, che rompe con la cultura patriarcale, che
ojfre in abbondanza acqua e vino, latte e miele?
chi nasconde altri interessi.
Alla luce della sfida di Euripide, non staremo né con i difensori dello «status quo», né
con gli ammalati del nuovo.
Vigileremo affinché con la
sacralizzazione di valori codi
Profughi della guerra civile nello Zaire
L'ultimo libro di Filippo Gentiioni
La Chiesa postmoderna
è una chiesa che consola
ALBERTO CORSANI
UN tema di attualità: nel
dibattito di queste settimane sulla famiglia e sul
comportamento sessuale risulta evidente che la posizione ufficiale della Chiesa e della gerarchia cattolica è distante da quella che è la pratica
corrente di migliaia di persone, anche restando solo nel
nostro paese. È facile accusare la gerarchia e anche il pontefice di non rendersi conto
che la realtà sociale è cambiata in questi decenni, che l’unico modello di famiglia,
quella che farebbe capo alla
morale «naturale» e che è sancita dalla Costituzione {cheperò non esclude altre forme)
è largamente invecchiato; da
parte cattolica si continua a
riproporre un modello etico
distante dalla realtà dei fatti.
Ma il discorso si può ribaltare,
e si può dire che la Chiesa
non si rassegna all’esistente,
che osa ancora credere in una
qualche diversa forma di regolazione della società.
Il libro di Filippo Gentiioni
esce proprio per cercare di capire come la Chiesa cattolica
si sia adattata alla condizione
postmoderna del mondo e
abbia rilanciato innanzitutto
la propria visibilità, quella del
papa in prima persona ma
anche di sacerdoti, volontari,
giovani entusiasti. Essi sono
presenti sui mass media di
contro a uno scollamento che
la morale cattolica classica registra nei confronti della maggioranza degli italiani. Il cattolicesimo vede crollare i dati
statistici allorché si passi a
considerare i praticanti convinti (la pratica religiosa non è
mai stata così bassa, circa il
25% degli italiani) e un’ulteriore riprova di questo scollamento è dato dai dibattiti di
questi giorni sulla famiglia.
Ma allora, si chiede l’autore, perché tanto successo
(che non è solo di immagine)
per l’apparato chiesa? Perché
sono venuti a mancare altre
ideologie? Perché sono cambiate le attese degli individui?
Gentiioni teme giustamente
che la proposta di fede possa
svilirsi progressivamente a
un’offerta di consolazione, in
risposta, evidentemente, a
una simmetrica domanda.
Sempre più pare che l’individuo cerchi tranquillità (se
non più felicità), armonia
con se stesso e con l’ambiente. La fede, così come la si
evince da alcune forme di
prassi, sembra essere un po’
vaga, indistinta, sembra aver
abbandonato la sua principale caratteristica, che era quella della verità, verità rivelata;
restano le proposte etiche,
quelle sì concepite come radicali e insindacabili. Il rischio, allora, è proprio quello
di una riduzione a morale, e
tanto più in un momento in
cui altri (i laici, gli ex marxisti, ex comunisti, ex tutto)
sembrano aver rinunciato a
trovare una loro morale,
stretti fra relativismo e assenza di prospettive.
ficati, ora tradizionali ora
nuovi, non ci venga iniettato
l’odio, la divisione, la lotta
dalla quale possiamo aspettarci soltanto lutti, distruzione, e perdita di significato
(esilio). Forse questa vigilanza non è poi cosa scontata di
fronte alla potenza ammaliatrice delle proposte del dio
che chiede il culto e perfino
la vita, ma la vigilanza non è
questione comoda; essa richiede capacità di confronto,
analisi impietosa dei possibili
fraintendimenti, scelte coraggiose anche in controtendenza. Luogo di questa vigilanza è Tebe, la città, in cui
credenti e chiese, associazioni culturali e partiti politici
debbono trovare lo spazio di
discussione e di studio, di
scelte e di operatività per
mettersi al riparo dalle chiusure preconcette, dai fanatismi e dalle lotte distruttive.
Riflessioni a partire da Romani 8,26
Incapacità di pregare e
intervento dello Spirito Santo
PAOLO FABBRI
Nel corso di un incontro
ecumenico nella chiesa
valdese di Milano il cardinale
Martini ha svolto una meditazione su Romani 8, 26: «Lo
Spirito sovviene alla nostra
debolezza; perché noi non
sappiamo pregare come si
conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con
sospiri ineffabili» (stenagmoi
alaletoi). Al centro della meditazione i dubbi sul significato
di un’espressione anomala
sfuggente, quale è «sospiri
ineffabili». Su questi dubbi
cercherò di sviluppare alcune
riflessioni con il solo intento
di fornire lo spunto a eventuali approfondimenti.
Paolo parte dall’affermazione che noi credenti non
sappiamo pregare e quindi lo
Spirito viene in soccorso alla
nostra debolezza con gli stenagmoi alaletoi, mediante i
quali intercede a nostro favore. Questa espressione, collocata nel contesto rigorosamente razionale del discorso
paolinico, si presenta un po’
come un fiore che nasce da
un pavimento di lucido marmo; è bella, dice moltissimo
però sembra fuori linea rispetto a tutto il discorso. Per
spiegarla, il teologo Ernst Kasemann fa riferimento alla
glossolalia, che sarebbe la traduzione «in sonoro», mediante un dono specifico, dei sospiri ineffabili, cioè inesprimibili, dello Spirito Santo.
Pertanto la stessa glossolalia non sarebbe un’espressione di qualcosa che proviene
dal credente che questo dono
ha ricevuto, bensì l’intercessione dello Spirito Santo, che
si fa sentire, per divenire preghiera di tutta l’assemblea dei
(*) Filippo Gentiloni: La
Chiesa post-moderna. Roma,
Donzelli, 1998, pp. 68, £ 18.000.
SOCIETÀ DI STUDI VALDESI
XXXVIII Convegno
di studi
«La Bibbia e il Tricolore. I
protestanti nel Risorgimento italiano» è il titolo del
XXXVIII Convegno di studi
sulla Riforma e sui movimenti religiosi in Italia che
la Società di studi valdesi,
insieme al Centro culturale
valdese, organizza per i
giorni 30 agosto-1“ settembre a Torre Pellice. Sotto la
direzione scientifica del
prof. Gian Paolo Romagnani, il Convegno ideato nella
ricorrenza dei 150 anni dalle Lettere Patenti del 1848,
si aprirà nel pomeriggio del
30 agosto con Lintroduzione di Giorgio Tourn e le relazioni del prof. Romagnani
(Carlo Alberto e i valdesi nel
1848) e di Barbara Modugno (Cittadini valdesi nello
stato sabaudo 1848-1860).
Seguirà una tavola rotonda
sul tema Rileggendo «Risorgimento e protestanti» di
Giorgio Spini, quarant'anni
dopo: partecipano Giorgio
Bouchard, Claudio Pasquet,
Paolo Ricca, Giorgio Rochat
per le conclusioni affidate
allo stesso Spini.
La mattina del 31 agosto
si terranno le relazioni di
Francesca Sofia, Alberto
Cavaglion, Gianni Long,
Bartolomeo Gariglio, Paolo
Cozzo, Gabriella Solari. Nel
pomeriggio, dopo un’escursione sui luoghi storici e al
Museo storico, i lavori proseguono con gli interventi
di Domenico Maselli, Augusto Comba, Bruna Peyrot e
Andrea Merlotti. In conclusione verrà presentato il volume Religious Minorities,
State and Society in Nineteenth Century Europe.
(Manchester University
Press). Intervengono S. Wedenhorst, R. Liedtke, A. Encrevé, D. Maselli, F. Sofia. Al
mattino del 1° settembre le
relazioni sono affidate a André Encrevé, Peter Meadows, Stephen Wendehorst,
Michael W. Homer, Mario
Cignoni, attorno al tema del
protestantesimo in Italia e
in Europa nell’Ottocento.
Nel pomeriggio vi sarà un
tema conduttore: «Dall’Italia alle Americhe: emigrazione, evangelizzazione»
che comprenderà i contributi di Mauro Reginato,
Carla Gerondi, Roberto Bernasconi, Giuseppe Bodrero,
Flora Ferrerò.
La Foresteria valdese
mette a disposizione alcune
camere per i partecipanti (£
50.000 pensione completa,
44.000 mezza pensione,
16.000 un pasto). Le iscrizioni devono pervenire entro il 20 agosto presso la segreteria della Società di studi valdesi (tei. 0121-932179,
fax 932566) ore 15,30-17,30.
ri” Jf mmedMce Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
—.1— http:/Awww.arpnet.it/~valdese/claudian.htm
Giovanni Luzzi
credenti. L’interpretazione di
Kasemann è certo ampiamente documentata, ma non
convince il cardinale Martini
e nemmeno me. Il riferimento alla glossolalia appare forzato; l’apostolo Paolo, dopo
aver evidenziata l’incapacità
dei credenti nel pregare, precisa che c’è un intervento dello Spirito Santo che supplisce
alla nostra debolezza. Ma come avviene questo intervento? L’apostolo si trova qui di
fronte a una conoscenza che
il normale linguaggio non riesce a esprimere. Occorrerebbe un linguaggio celeste per
dire quello che si intuisce soltanto, «Poiché ora vediamo
come in uno specchio, in modo oscuro» (I Cor. 13, 12). Per
una conoscenza intuitiva,
una conoscenza cioè noetica.
Paolo ricorre al linguaggio
che meglio può esprimere la
noesi: il linguaggio poetico.
È infatti nel linguaggio
poetico che il significato di
una parola si sdoppia in «significante», che corrisponde
alla definizione del dizionario, e «significato», che
corrisponde al contenuto semantico, vale a dire al nuovo
contenuto che la parola assume nel testo poetico (cfr.
Jurij Lotman, La struttura del
testo poetico). La redazione
della rivista letteraria Anterem chiarisce ancor meglio
questo pensiero quando afferma, in una recente dichiarazione di intenti, che «porge
esplicitamente attenzione al
valore prelogico della parola,
chiamata a essere il luogo di
raccordo fra percezione e
sensibilità (...), a quel momento nella storia dell’uomo
in cui la parola non era ancora il corrispettivo della cosa designata, ma una pura
convenzione espressiva (...),
alla parola che non ha varcato quel limite oltre il quale la
rappresentazione del mondo
comincia a scindersi in classificazioni».
Il ricorso al linguaggio poetico peraltro lo si ritrova anche altrove nelle lettere paoliniche, basti pensare alle
splendide metafore contenute in 1 Cor. 13. D’altra parte il
linguaggio poetico è il linguaggio dei Salmi, che un colto rabbino come Paolo certamente conosceva bene. Del
resto Giovanni Luzzi scegliendo l’aggettivo «ineffabile», consapevolmente 0 meno, coglieva forse il senso
poetico dell’espressione greca che, come fa acutamente
osservare Maria Corti in una
premessa all’antologia in cui
Anterem ha raccolto il lavoro
di 25 anni, fa notare che Dante è il primo a usare in volgare
la parola ineffabile e lo fa nella Vita Nova riferendosi al linguaggio poetico. Per procedere oltre nell’indagine sul significato dell’espressione in
esame bisognerebbe sviluppare l’analisi nel senso di una
semantica dell’immagine, un
campo a mio avviso estremamente fecondo e in larga misura inesplorato (si vedano in
proposito i lavori di Vincenzo
Accame, Il segno poetico, 1977
e Quale segno, 1994), ma questo esulerebbe dall’economia
I di questa breve nota.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 31 LUGLIO igo,
Tradotta in italiano la storia della nascita del movimento pentecostale
Vivere l'Evangelo oltre Babele
Fra lo scetticismo degli stessi ambienti fondamentalisti nei primi anni del secolo,
sì sviluppa a Los Angeles un modo nuovo di vivere comunitariamente la Parola
PAOLO RICCA
CON le parole riportate
nel riquadro il quotidiano Los Angeles Times del 18
aprile 1906 descriveva, cercando di ridicolizzarli, i primi
culti pentecostali, che dall’inizio di quel mese avevano
luogo in una specie di baracca, già deposito di legna, gesso e altro materiale, al n. 312
di Azusa Street, «il più celebre indirizzo della storia pentecostale». Questa strada e
quella baracca sono diventati
i luoghi-simbolo di un evento
storico eccezionale, la nascita
del movimento pentecostale,
della cui reale portata nessuno, allora, forse neppure i
protagonisti, si resero conto.
L’assoluta novità del fenomeno spiega (senza giustificare del tutto) la totale incapacità del cronista di capire
quel che stava accadendo.
Stava accadendo ciò che non
era più accaduto, si può dire,
dal lontano giorno di Pentecoste, quando il dono dello
Spirito hi vissuto non più solo come fatto personale (come era successo innumerevoli volte nella storia cristiana, in esperienze simili a
quella descritta, per esempio,
in Giovanni 14, 23) ma come
fatto collettivo nei termini di
un’alternativa a Babele, cioè
di un miracolo di generale
comunicazione e comprensione ha singoli e popoli, pur
mantenendo ciascuno «il suo
proprio natio linguaggio» (Atti 2, 8), nonché di molte altre
opere potenti di Dio, prima
ha tutte le guarigioni.
Azusa Street* è il resoconto
di prima mano di quello che
accadde in quella comunità e
degli inizi (molto contrastati,
come nel 1 secolo) del movimento che lì nacque. L’autore
è Frank Bartlemann (18711935), figlio di un cattolico e
di una quacchera, convertitosi a Dio in una chiesa battista,
temperamento irrequieto sospinto da una grande passione evangelistica da svolgersi
preferibilmente nelle periferie urbane e umane («ho scelto come pulpito le strade e i
bassifondi» diceva a chi gli
proponeva un inquadramento nel ministero «ordinato»),
pastore per un tempo nella
chiesa metodista, poi attivo
in varie chiese e opere appartenenti al vasto «movimento
di santità» (dal quale provennero impulsi decisivi alla genesi del pentecostalismo),
finché approdò a Azusa Street
di cui raccontò la storia come
testimone oculare. La comunità era diretta da William J.
Seymour, pastore nero, figlio
di uno schiavo liberato: egli
deve essere considerato, insieme a Charles Parham di
cui fu discepolo, il padre del
pentecostalismo.
Azusa Street è un diario in
cui le vicende personali di
Bartlemann e della sua famiglia si intrecciano con la storia del pentecostalismo nascente. 11 titolo originale era
Come la Pentecoste giunse a
Los Angeles. Com'era all’inizio. Fu pubblicato nel 1925 e
non era mai stato tradotto in
italiano. Dobbiamo essere
grati al pastore Giuseppe Piccolo, presidente delle «Chiese
Elim in Italia», per avere ora
colmato tale lacuna, offrendo
a tutti coloro che hanno a
cuore il cristianesimo la sua
storia e la sua testimonianza
di fede, questo «classico della
letteratura pentecostale» come egli stesso lo chiama.
11 valore dell’opera è duplice: in primo luogo è un documento fondamentale, essendo storia vissuta prima che
raccontata; storia di «uno che
Dal «Los Angeles Times»
«Emettendo strani suoni e bisbigliando parole che evidentemente nessun mortale con la testa a posto potrebbe capire, è si è formata una nuova setta religiosa a Los Angeles. Le
riunioni sono tenute in un tugurio diroccato, vicino a San
Pedro Street. Vi partecipano devoti della misteriosa dottrina
che pratica i riti più fanatici, vi predicano teorie selvagge e
nel loro zelo particolare si spingono in uno stato di folle eccitamento. La congregazione è formata da gente di colore e
da un piccolo numero di bianchi, e nel vicinato la notte è resa lugubre dalle urla degli adoratori che passano ore dimenandosi avanti e indietro in uno snervante atteggiamento di
preghiera e di supplicazione. Sostengono di avere il “dono
delle lingue” e di essere capaci di interpretare quella babele.
Una pretesa così sbalorditiva non è mai stata fatta da nessun
gruppo di fanatici, neppure a Los Angeles, sede di numerose
religioni. Sacre dottrine, menzionate reverentemente dai
credenti ortodossi, sono trattate in modo familiare, se non
irriverente, da questi bigotti deH’ultima ora...».
c’era». Questo non garantisce,
ovviamente, imparzialità e
neppure, in maniera assoluta,
veridicità di ogni dettaglio
dell’esposizione e della lettura dei fatti: i testimoni oculari
sono, anche senza volerlo,
partigiani, come lo siamo tutti. Ciò nondimeno la loro testimonianza è insostituibile e
ha il valore assoluto di una
«fonte». In secondo luogo
questo libro servì a far conoscere al grande pubblico il
movimento pentecostale che,
come risulta da queste pagine, in generale fu accolto malissimo non solo dall’opinione pubblica (lo dimostra l’articolo del Los Angeles Times
citato), e neppure soltanto
dalle chiese protestanti storiche che semplicemente lo
ignorarono, ma anche dall’area evangelica fondamentalista e da chiese sorelle del
«movimento di santità», come
la chiesa del Nazareno che
tacciò ufficialmente il gruppo
di Azusa Street di «fanatismo»
e «insegnamenti eretici».
Proprio perché l’autore è
anche attore della vicenda
che racconta, la narrazione è
palpitante e, di conseguenza,
la lettura coinvolgente. Lo
stile è asciutto, essenziale, fotografico. Ovviamente, il linguaggio e la spiritualità sono
pentecostali. Non sono, se
non in parte soltanto, il linguaggio e la spiritualità a cui
siamo abituati, noi chiese cosiddette protestanti «storiche». Proprio per questo ne
raccomandiamo la lettura. Di
primo acchito si può avere
l’impressione che l’autore
pecchi un po’ di protagonismo. Ma non è così: protagonista è lo Spirito. Ecco, in
proposito, una tipica annotazione: «...la presenza del Signore fu con noi a Conneaut
(Ohio) fin dall’inizio. Era una
missione del Movimento di
santità. Tutto sommato c’era
poco da fare se non osservare
l’opera di Dio, poiché era lo
Spirito Santo che guidava le
riunioni. In effetti, per la
maggior parte del tempo, noi
eravamo in preghiera, inginocchiati e con la faccia a
terra. La battaglia del Signore
e nessun altro avrebbe potuto combattere» (pp. 131 ss.).
Nel libro viene spesso citato Wesley (ma anche Lutero).
È normale, sia per la natura
affine dei fenomeni, si tratta
nei due casi di grandi risvegli
evangelici popolari, due tra le
periodiche «risurrezioni» del
popolo di Dio che, secondo
Calvino, accompagnano il
suo cammino nella storia: sia
perché anche il metodismo,
nei suoi giorni iniziali, fu accompagnato da numerose
manifestazioni carismatiche,
peraltro represse dall’alto e
dallo stesso Wesley, malgrado la sua stessa preghiera: «O
Signore, mandaci l’antico risveglio senza difetti; ma se
non è possibile, mandacelo
con tutti i suoi difetti. Dobbiamo avere il risveglio».
In Italia (come altrove) il
dialogo tra protestantesimo
storico ed evangelismo deve
ancora decollare. Un secolo
quasi è passato invano? Continuiamo, non si sa perché, a
vivere coscienze parallele.
Siamo veri «fratelli separati».
Non ci diamo appuntamenti,
non ci incontriamo, non ci
parliamo, non ci conosciamo.
I doni che ciascuno ha, se li
tiene, contro la volontà di Dio
che vuole lo scambio dei doni. È tempo di cominciare a
scrivere una pagina nuova dei
nostri rapporti. E dato che il
pastore Piccolo, nella presentazione, offre questo libro «ai
miei fratelli evangelici italiani» sarà il caso, come primo
passo, di accogliere l’offerta e
di leggere il libro.
(*) Frank Bartlemann: Azusa
Street. Milano, Publielim, 1998,
pp. 217, £ 25.000. Il libro può essere ordinato presso la direzione
amministrativa della Publielim,
via I Maggio 8, 92020, Palma di
Montechiaro (Ag).
Un culto pentecostale
Le Cantate di Bach a Milano
Contralto e oboe per
cantare la melodia della fede
¡Milione
alZcomn'
¿mitten*®
(.■editore si
Il tema scelto per il terzo
concerto della IX serie di
Cantate è la voce di contralto, a cui si aggiunge una particolare attenzione agli aspetti strumentali e ai collegamenti culturali con il mondo musicale italiano. Ne è
uscito un programma stimolante e gradevole per i legami, talvolta misteriosi, fra i
vari pezzi. Paradossalmente
il primo brano è stato il Concerto per oboe e archi di Alessandro Marcello in una trascrizione (Bvw 974) che testimonia l’attenzione di Bach
all’evoluzione del «concerto
grosso» e del concerto solistico in Italia e alTutilizzazione
dell’oboe, da lui molto amato, come strumento solista. Il
primo tempo, andante spiccato, si basa sulla tecnica del
«motto»: il tema viene calato
seccamente dall’orchestra,
che subisce da subito il predominio dell’oboe, il quale
dipinge un variegato panorama sonoro sullo sfondo degli
archi. Il solista nell’adagio
accentua il suo protagonismo lanciandosi in una
struggente traccia melodica
immersa in un buio costellato di stelle, verso cui si appresta a dirigersi l’anima gridando il suo addio alla vita,
con tale forza espressiva da
richiamare l’espressionismo
de L'urlo del pittore Edvard
Munch. Nel Presto in 3/8 si fa
strada nel ritmo vorticoso
una nota di ottimismo.
Sempre l’oboe si accompagna alla voce in una delle più
intense cantate, Ich habe genug (Ho quanto mi basta),
composta nel 1727 ma in seguito rimaneggiata più volte.
La versione qui considerata è
del 1735. Il riferimento biblico prescelto dalla liturgia è
Luca 22, 22-32: la presentazione di Gesù al tempio, di
cui si sottolinea l’appagamento di Simeone per avere,
al tramonto della vita, visto il
Messia, derivandone la serena convinzione di poter morire abbandonandosi alle amorevoli braccia del Signore. 11
tema principale, a cui si accompagna quello della morte
serena, è dato dall’incontro
personale con il Cristo, che
trasforma radicalmente la vita: cristiani non si diventa
con atti rituali, ma trovando il
Cristo sulla propria strada, e
da quel momento si ha quanto basta. La melodia con cui
Un libro con sette conversazioni-testimonianze a cura di Piero Bensi
^esercìzio quotidiano del ripensare la propria fede
Un bel colpo quello della
«Fedeltà edizioni Firenze»,
con la pubblicazione di sette
conferenze del pastore battista Piero Bensi*.
Il pastore Piero Bensi è conosciuto ben oltre i confini
dell’evangelismo italiano, sia
per aver ricoperto incarichi
di prestigio in organismi protestanti italiani ed europei,
sia per la sua nota «Un fatto
un commento». «Pensare la
fede oggi» ci offre sei conferenze-conversazioni tenute
dall’autore al «Centro culturale protestante Pier Martire
Vermigli» di Firenze, e una al
Segretariato attività ecumeniche (Sae) di Venezia.
Le prime tre sulla reincarnazione, l'immortalità dell’anima e la risurrezione, ci presentano in modo obiettivo,
senza polemiche, la posizione del Nuovo Testamento su
questi temi, dimostrando il
peso delle influenze esterne
al cristianesimo che hanno
distorto la chiarezza, la novità e la bellezza del messaggio evangelico originario. Di
grande aiuto l’esame esegetico dei testi neotestamentari
dov’è usato il termine «psychè» (anima). La quarta e la
quinta conversazione: Il credente di fronte alla propria
morte, e La preghiera non
esaudita sono un canto alla
fiducia in Dio.
Si amalgamano in esse le
componenti più varie e ricche della vita di un credente:
l’ancoramento solido alla
Scrittura, la frequentazione
dei teologi cristiani delle più
diverse epoche, le esperienze, talora dolorose, della vita,
la pratica pastorale affinata
dai mille incontri con le persone più diverse in lotta con i
loro dubbi e le loro sofferenze, la pratica della preghiera,
rincontro con il Cristo vivente. Sono due capitoli che testimoniano del cammino di
un credente giunto alla sua
piena e serena maturità, che
ha imparato realmente a vivere per fede.
Le ultime due conferenze
sullo Spirito Santo e sulla riconciliazione (dove fra l’altro
sono riassunte alcune pagine
della Dogmatica di Barth),
anch’esse robustamente radicate nella Scrittura, affrontano con una visione positiva il
confronto che come evangelici «storici» italiani ci troviamo a condurre con il mondo
carismatico e con l’universo
cattolico. Senza polemiche,
con una vera apertura fraterna, sapendo riconoscere i limiti del protestantesimo al
quale apparteniamo e soprattutto con la coscienza incrollabile che il Signore della
chiesa guida con il suo Spirito
la storia umana verso il fine
che è proposto.
Ci sono molti pregi in questo libro che lo rendono piacevole e coinvolgente. Ne voglio sottolineare due: anzitutto il linguaggio mai astruso, mai enfatico ma diretto e
semplice, che evidenzia il
cuore dei problemi giungendo al cuore dei lettori: anche
il credente meno preparato
culturalmente è in grado di
trarne grande giovamento.
Poi il ta^io veramente pasto
rale ed edificante. Il pensiero
è rigoroso, radicato nella parola di Dio, ma non ha il tono
deH’insegnamento: è conversazione, testimonianza, comunicazione di esperienze,
nella speranza di poter offrire un aiuto a chi è sopraffatto
da alcuni perché esistenziali.
Senza false sicurezze, spesso
l’autore confessa di non avere risposte risolutive, invitando il lettore ad affidarsi alla
sapienza di Dio.
In un’epoca di grigiore e di
sbandamento come la nostra, abbiamo bisogno di libri
come questo, che ci ripropongano con forza, con l’ottimismo della fede, senza
ostentazione, la bellezza e la
grandezza del messaggio di
Cristo, che ci ha fatto conoscere l’amore del Padre e le
consolazioni dello Spirito
Santo, che ha dato se stesso
perché potessimo camminare in novità di vita e vivere
nella speranza.
(•) Piero Bensì: Pensare la fede
oggi. Ed. Fedeltà, Firenze, 1998,
pp.204.
L’EC
detto cf
i valdes
li comii
sto nun
giornali
di coloi
etipogi
ne; ripn
l’oboe apre la Cantata si sta.
glia sugli archi limpida
profonda innalzandosi al cie.>
lo, preghiera di lode, come fi. ’
10 di fumo nel cielo dell'alba
11 recitativo seguente ribadi. ’
sce con insistenza il messag.i
gio centrale. La pace scende!
sugli uomini di buona vo-i
lontà con l’aria «del sonno»
di incomparabile bellezza !
che fa scendere la quiete coii
l’andamento cantilenante de-;
gli archi e ripetendo al centro 1
dell’aria il motivo iniziale pei (
accentuare l’invito alla tranquillità. Ancora un recitativo
che augura la buona notte al
mondo, per arrivare alla finale danza in 3/8 dove fluisce if
canto liberatorio di chi ha vis-1
suto tra mille angosce e può '
finalmente provi termine.
Lo stupendo Concerto in mi
maggiore Bvw 1.053 si apre, ■
nei primi due tempi, conia
parodia di due movimenti!
della Cantata Bvw 169, l’organo sostituito dal clavicembalo; mentre l’ultimo tempo
proviene dalla Cantata Bwv
49. La struttura è quella del
concerto classico italiano.
Tutta l’orchestra interviene
nell’apertura del primo tempo, imprimendo una forte dinamicità che si mantiene
nell’alternanza con i brani solistici del clavicembalo che
tocca vette di notevole virtuosismo. L’adagio centrale si
muove sul respiro dei bassi
con un imperversante sgranare di note da parte del
cembalo e un maestoso tema
espresso dagli archi, che rie
scono a fondersi incatenarli
lo spettatore attonito e stup
fatto da tanta bellezza. Anelli
questo concerto si chiude con
un allegro in 3/8 in cui sì sviluppa il tormentato virtuosismo del clavicembalo in dia- h turis
logo con gli archi. teJoceme
Ultima cantata la Bvw 169 Mi. Di p
Goti soli allein mein Herz ha- Msi di i
ben (Dio solo può avere il ìca più
mio cuore). Il riferimento bi- Bendo un
blico è Matteo 22,34-40, il lomeno i
gran comandamento chef iperta: ui
uomo può trasferire al pros- ano che i
simo abbeverandosi a quella nuoversi
fonte inesauribile che è Dio, ;oii_
La cantata si apre con una
sinfonia la cui prima parte è jg[
ripresa dal primo tempo del UQg|^
precedente concerto 1.053,
con l’organo al posto del da- j
vicembalo. La voce di contralto entra con un arioso che
alFinizio designa il solo violoncello all’accompagna
mento, quasi fosse sostituti- ^ '
vo della voce di basso normalmente assegnata a Gesù, ,
L’idea dell’amore che fluisce e,
dal Signore viene espressa _
icasticamente dall’intervento ^ J
dell’organo, che pare quasi ^^^nziati
voce angelica. gnatfai
L’aria seguente continuaa ui
sviluppare il tema base dell segi
cantata: Dio solo può avere aste, la
mio cuore, con una par®
limpidamente espressiva de lornenc
contralto, cui si contrappo" maggior i
un inseguirsi di biscrome cn o-ambiei
Provir
Fave
ft/ne
paiono voler dire quanto s rutture,
comunque complesso arn^ j*uto e l’i.
il prossimo. Il recitativo ci.^ pressic
segue spiega come l’amo gtfollatej
per il prossimo conduco Pressanti
Dio come viaggiando sul c pre ricett
ro del profeta Elia. Anc , Ngeràii
un’aria che invita a far bovine
re l’amore per le cose "latore i
ne, con un fitto si
due solisti e gli archi, *°gQÌr.®osta e
sulla scena con L)c'Foanient
l’ultimo recitativo e il ^°,j.,pdi reali
portano all’ulteriore. ">assimo i
zione dell’amore per u p -pung
simo e al Kyrie. nifiS-f'°"’"ni j
L’esecuzione del c°^%fate richi
so London Baroque d (jforreda,„
da Charles Mediato é^‘"gjaong
eccezionalmente vaj'p J^|¡,HVo ¿i ^
intensità e rigore e di Ppíi¡.|
• • solisti * ,
alto)’
vello sono stati i
chael Chance (contra
Katharina Spreckelseu^^j.,
boe), Terence CharlstoU ^
gano e clavicembalo), r
pl'IZio t
«aria Vit
^"0 (tei c
7
10 1998
fede
ne in a.p- 45%
20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
di mancato recapito si prega restituire
m»***’". -resse l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
Fondato nel 1848
¿mittente press®
(.■editore
si impegna a corrispondere il diritto di resa.
ita si sta-!
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3si al Qjg,
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:e ribadi.'
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tona VQ.
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bellezza,
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Tante deal centro
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1 notte al ¡
alla finafluisce i
tóhavisice e pulì
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>9. l’orgavicemba
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U pète àft Corpus-Oomioi. - ...................................
Unex«nple de resUtuUoB.
.......BAMioiMieet
-< Do travail ^an» iesieurs de fèto cttt>oU<iiM,
Mte» mmatttinn
Mm dm Vhéit0m*t dÈm AM» 4NT m»
0^ le malin du jour do mois de mars de l'ao iStiS, un
mouvemeni inacGOUtumc, comme celui d’unjour de grande fête,
«e faisait remarquer jusque dans les rues les plus écartées de b
capitale du Piémont. Mais nulle part ce mouvement n'âbit aussi
apparent que sur la place dite du Châtmu et dans les ru<& qui )‘a>
voislneul. Il n'étaît encore que neuf heures, et dé|k cette pbee
lismei^. capable de contenir à& milliers et des miilieta de {»rsonoes, regoi^it de peuple; tandis qu'aux fenébes, aux bakous,
sur les terrasses et jusque sur les toits de ses palais, partout oà il
ayaitété possible de poser le pied, l’œil n'apmevail que lètesser>
réesies uo^contre l&iaatres, s'é^^eautà uneprodigieusehauteur.
A quel spectacle accourait done si matin, et en apparence,
avec tant d'empressement, cette popubtion «itiére, où se
eoafondaient et se heurtaient nobles el manants, boutais et
préires, hommes et femmes; tous parés comme pour un jour
de réjouissance publique?
L’ECO DELLE VALLI HA 150 ANNI — C’è chi ha
detto che dopo la concessione delle Lettere Patenti nel 1848
i valdesi si impegnarono per 50 anni nella cultura per poi
passare alla diaconia; quel che è certo è che L’eco delle valli cominciò le sue pubblicazioni nel luglio del 1848. In questo numero ripercorriamo alcune delle vicende del nostro
giornale, la storia degli ultimi decenni attraverso i contributi
di coloro che lo hanno diretto. Con questo numero redattori
c tipografi vanno come di consueto in ferie per due settimane; riprenderemo le pubblicazioni il 21 agosto.
VENERDÌ 31 LUGLIO 1998 ANNO 134 - N. 31 URE 2000
La lettera arriva per posta,
è affrancata regolarmente, è stata imbucata in un vicino ufficio postale, il nome del
destinatario e l’indirizzo sono
esatti. Diciannove missive
come questa stanno circolando nei dintorni: lo stile è
quello di una «catena di
Sant’Antonio» un po’ diversa
dal solito però, perché non si
tratta di inviare mille lire a
cinque nominativi segnalati
sul foglio e indicarne altri
cinque, anzi viene detto esplicitamente di non mandare denaro a nessuno. In un italiano
alquanto approssimativo,
l’anonimo mittente chiede
soltanto di fotocopiare il messaggio e spedirlo ad altre venti persone: chi segue questa
regola sarà favorito dalla for
INCORAGGIAMENTO ALLA SUPERSTIZIONE
SANT'ANTONIO
LILIANA VIGLIELMO
tuna, chi butta la lettera in
pattumiera andrà incontro alle
peggiori disgrazie. Sono lettere che da qualche tempo parevano scomparse.
Ecco alcuni degli esempi
più suggestivi: un tale che non
ha fatto circolare il messaggio
ha perso la moglie dopo 51
giorni, un’impiegata che aveva commesso lo stesso errore
ha perso il posto di lavoro,
un’altra sfortunata è morta do
po nove giorni. Chi invece è
stato al gioco, oppure si è ravveduto dopo un iniziale scetticismo, ha fatto vincite favolose alla lotteria e ha visto svanire tutte le sue difficoltà. Insomma, le avversità per chi si
sottrae e la prosperità per chi
mantiene aperto, e anzi estende ad altri, il contatto.
C’è da domandarsi chi può
ricavare un vantaggio da una
simile operazione, escludendo
l’incremento della vendita di
francobolli, e se non è pazzesco incoraggiare la superstizione in un paese come questo, dove l’ossessione dei sortilegi e del malocchio ha già
causato non pochi crimini.
Ma pensiamo anche alla legge
sulla privacy e alle infinite discussioni che ha causato nelle
nostre chiese sulla liceità di
pubblicare gli elenchi delle
contribuzioni con nomi e cognomi, oppure alle noiose dichiarazioni che abbiamo trasmesso alla nostra banca: chi
difende un privato cittadino,
magari suggestionabile e con i
nervi fragili, dai messaggi deliranti e minacciosi coperti
dall’anonimato che gli arrivano a domicilio e contro cui le
leggi non possono nulla?
Provincia di Torino
Favorire
il turismo
(i'/wrante
0 in dia- ■ H turismo sta cambiando
Velocemente in questi ultimi
Bwv 169 ami. Di pari passo con l'afferHerz ha- liarsi di una coscienza ecoloavere il tea più spiccata, sta assurento bi- nendo un grande rilievo il fe34-40, il romeno del turismo all’aria
to che! iperta: un modo di fare turi
1 al pros- imo che offre la possibilità di
a quella nuoversi senza eccessivi vin
^ ‘coniugando la vita al
aperta alla conoscenza
fJnn del ^ Patrimonio culturale dei
fn ^ 053 FÌÌ* ''imitati. Sono però qua1 HpÌ da- assenti nella nostra
> di con- „ ‘ ‘damper Service», le
rioso che stozzate per la sosta dei
sóTo S- f“P®tedeibus turistici, che
anaena-,* , no invece diffondendo
Una strategia elaborata nella vai Pellice negli anni passati per favorire questa antica pratica di pastorizia
La montagna diesiate sì trasferisce nell'alpeggio
PIERVALDO ROSTAN
paese per assicusso nor-i turisti itineranti alcuni
1 a Gesù. essenziali: un pozzetto
fluisce ^«opulente con serbatoio di
e uuif- rai'i'/.u awiuaiuiu u
ispressa ha per le acque reflue
r-4 a^4UC ICllUC,
itervento ^ onetti per la raccolta difire quasi ®nziata delle immondizie,
t*’t“cqua e un’ade)ntinuaa «“»«illuminazione.
,ase della , “ seguito a numerose ri
ÌaTi« favole
. turismo itmeranCo »mk' '"«tesse paesaggisticon un costo conte
so amare nutoei-’;„7'
ativo che la pres ioTe mria'
l’amore Affollate!" turistica da zone
nduce a leressanu Più
T^idcai'lu^^rt«.;."'" carenti di' strut
I sul Cd* pare ricetti, “ li
Ancore Volgeri. J^c. Il progetto com
ifarmort|aProvj„^V"'?"i" interessati ■
.se terre; Jjinjj eia fara da ente eoo
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li, tornatili . "1 territorio dei punti
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:lsen,l.ii„„„ yittona 12, 10123 To
C9 è uno spazio che si ripopola solo nel periodo estivo, c’è un mondo che
rinasce ogni anno, fatto di rumori, odori, lavoro: è quello
degli alpeggi che ospitano
nelle loro strutture migliaia di
animali e qualche decina di
allevatori. Un mondo che gioca il suo ruolo con tenacia:
l’alpeggio è economia e nello
stesso tempo presidio del territorio, gestione di migliaia di
ettari di prato e pascolo. Ed è
un mondo che incontriamo
solo salendo in montagna,
magari solo per la gita di un
giorno (pochi alpeggi hanno
al momento la possibilità di
ospitare persone in un agriturismo davvero d’eccellenza) o
al massimo in uno dei mercati
settimanali dove i pastori portano a vaile pregiate e saporite tome o il sairas. L’alpeggio
è la terza tappa di un percorso
che annualmente gli agricoltori compiono risalendo la
valle in primavera per poi rifarlo a ritroso in autunno. Così è almeno per quelle aziende
agricole che d’inverno hanno
una cascina residenziale nella
pianura e successivamente
salgono a un «foresi» di me
dia quota prima di raggiungere l’alpe a giugno inoltrato (in
precedenza c’è il rischio di
nevicate tardive); lì resteranno fino a settembre prima
cioè dell’arrivo di una nuova
stagione di freddo.
E una tradizione ed è
un’economia; fino a pochi
anni fa anche un’attività a rischio. Isolati lassù per settimane, con scarse possibilità
di accesso, abitazioni spesso
fatiscenti, senza energia elettrica, erano in pochi quelli
che parevano intenzionati a
continuare. Ma per la vai Pellice quella degli alpeggi fu
una scelta di intervento che si
potrebbe definire strategica: i
Comuni di Bobbio e Villar
Pellice, Angrogna e Torre
Pellice avevano diversi alpeggi comunali e su quelli si decise di intervenire dotandoli
di infrastrutture, strade e centraline di produzione di energia idroelettrica anzitutto. Di
seguito anche alcuni alpeggi
sono stati rimessi a nuovo.
Tutto ciò ha consentito non
solo di conservare un patrimonio zootecnico già consistente, ma addirittura di aumentarlo: oggi in bovini in
vai Pellice sono oltre 6.000, a
differenza della vicina vai
Chisone dove le aziende agricole locali sono poche e il bestiame per gli alpeggi arriva
in maggioranza da fuori.
Ma qual è la consistenza attuale del fenomeno «monticazione» in alta vai Pellice?
Quanti capi vi sono, quanti
addetti? Ed in quali condizioni lavorano? Ad Angrogna
troviamo quattro alpeggi comunali utilizzati (Sella, Sella
Vecchia, Souiran e Internet),
a Torre Pellice uno all’alpe
Vandalino, a Villar quattro
(Chiot la Sella, Gianna, Caugis, Ciabraressa) mentre il
Gard è sostanzialmente abbandonato anche per la mancanza d’acqua nel periodo
estivo; a Bobbio altri 8 (Pra,
Crosenna, Pis della Rossa,
Rossa, Giulian, Bancet, Partía
d’Amount, Pis Uvert). Non
tutti sono ad oggi raggiungibili con una pista o una strada; ad esempio proprio in
questi giorni si sta realizzando la pista per l’Alpe Bancet
e il Comune di Bobbio ha in
Cirea seimila anni fa un’immensa frana divise in due la ripida valle di
Poschiavo, che dai 2.300 e tanti metri del
colle del Bernina scende scoscesa verso i
poco più di 400 metri di Tirano, in Vaitellina. A valle della frana la vallata rimase ripida come sempre; a monte si formarono un lago e una pianura alluvionale, oggi fonte di ricchezza agricola e turistica. Nella storia religiosa la valle di Poschiavo partecipa in varia misura agli
eventi della Valtellina, che culminarono
nel 1620 con il cosiddetto «sacro macello», cioè con lo sterminio di numerosissimi riformati valtellinesi.
Poschiavo si distingue per fatti negativi e positivi. Sotto il profilo negativo fu
uno dei luoghi in cui più infuriò la persecuzione contro le cosiddette «streghe».
Tra gli anni 1631 e 1753 furono celebrati
ben 130 processi per stregoneria, di cui
tuttora si conservano gli atti negli archivi
IL FILO DEI GIORNI
POSCHIAVO
ALDO COMBA
poschiavini. Si trattava quasi sempre di
donne di ceto popolare: mediante la tortura si cercava di obbligarle a confessare
di aver fatto un patto col diavolo per poi
condannarle. Chi denunciava le «streghe» di solito non era il clero ma il popolino, per cattiveria o invidia. Sotto il profilo positivo, la valle di Poschiavo diede
asilo per qualche tempo (1549-1550) a
Pier Paolo Vergerio, vescovo cattolico di
Capodistria, passato alla Riforma.
A Poschiavo in quegli anni la tipografia
Landolfi pubblicava libri riformati in ita
liano e di essa appunto si servì il Vergerio
per la sua opera di evangelizzazione. Poschiavo fu pure un luogo di transito per
rifugiati ugonotti francesi e per un certo
numero di valdesi, che fuggivano dalle
persecuzioni e trovarono qui protezione e
appoggio. Dal 1687 al 1697, cioè negli
anni che seguirono la revoca dell’Editto
di Nantes, circa 730 profughi ricevettero
aiuti in cibo, denaro, alloggio. Quasi tutti
proseguirono per la Svizzera interna e la
Germania. Soltanto due famiglie francesi,
per quanto se ne sa, si stabilirono nella
valle integrandosi nella comunità poschiavina. Nell’ultimo secolo, la comunità evangelica di Poschiavo, che costituisce un’importante minoranza protestante
in ambiente cattolico, è stata spesso curata da pastori di origine italiana, e assieme
a quella di Brusio ha favorito in anni recenti la formazione del vivace Centro
evangelico di cultura di Sondrio.
serito il progetto alpeggi
all’interno delle azioni condotte nell’ambito della rete
della Cipra «Alleanza dei Comuni». Ed è chiaramente
Bobbio a fare la parte del leone con la maggioranza degli
animali: oltre 3.000 ovini su
un totale di 6.000 che popolano le strutture comunali dei
quattro Comuni, più di 300
bovini sui circa 800 dei comuni analizzati, quasi 500 caprini e cioè la metà di quelli
che salgono negli alpeggi
considerati. A Bobbio, senza
accesso carrabile troviamo
ancora Crosenna, Giulian e
Pis Uvert, tutti hanno luce
elettrica prodotta da una centralina e in qualche situazione
è stato anche creato un acquedotto. Tutti gli alpeggi comunali di Villar sono accessibili
con automezzi e sono dotati
di centralina per l’energia
elettrica, così come accade
per l’unico alpeggio di Torre
Pellice; senza strada e senza
luce sono invece tre dei quattro alpeggi di Angrogna: solo
alla Sella ci sono i servizi indispensabili.
Con o senza strada, con o
senza luce ma con un impulso
decisivo dove si è potuto intervenire, spesso grazie a fondi europei, l’attività in alpeggio ha un presente e un futuro; gli addetti sono tanti e
nella maggioranza dei casi relativamente giovani, segno
dunque di un’agricoltura
montana ancora vitale. Ce ne
potremo render conto anche
durante questa estate; un giro
in alpeggio permetterà di conoscere da vicino una realtà
interessante che si sta rilanciando, malgrado le difficoltà.
Forse anche le non indifferenti incombenze burocratiche,
che da un lato paiono sempre
più tartassare gli allevatori, in
realtà contribuiranno a dare
stabilità e certezze alle decine
di persone che salgono in alpeggio e a tutti coloro i quali
oltre a cercare in montagna un
po’ d’aria fresca amano riportarsi a valle un saporito pezzo
di formaggio.
8
PAG.
Il
E Eco Delle "\àlli "^àldesi
VENERDÌ 31 LUGLIO \m VENERI
Cronache
I CENTO ANNI DEL RIFUGIO — In una caldissima e afosa
giornata di fine luglio si è svolta domenica scorsa la giornata del centenario del Rifugio Re Carlo Alberto di Lusema
San Giovanni (nella foto). Una gran folla ha seguito i vari
momenti della giornata a visitato i banchi esposti; intensa
come al solito anche la gara delle bocce nel campetto. Nel
pomeriggio il presidente del comitato di gestione, Franco
Rivoira, nel suo saluto, ha ricordato l’aiuto prezioso dei comitati esteri, il ruolo delle chiese locali e dei numerosi volontari che collaborano o hanno collaborafo alla vita della
Casa e ha offerto un ricordo a suor Ermellina Pons come segno di gratitudine verso te diaconesse che per decenni hanno prestato servizio al Rifugio. Il past. Alberto Taccia ha illustrato il contesto storico in cui nacque il «Carlo Alberto»
e ne ha analizzato l’evoluzione fino ai giorni nostri.
ARTE E BIBBIA IN FILIPPO SCROPPO — Nella sala
Paschetto del Centro culturale valdese di Torre Pellice
dall’8 agosto (inaugurazione alle 17) al 2 settembre sarà
aperta una mostra dal titolo «Arte e Bibbia in Filippo
Scroppo». L’orario dell’esposizione sarà giovedì, sabato e
domenica dalle 15 alle 18 e gli altri giorni dalle 14 alle 17
rivolgendosi alla segreteria.
MUOIONO SULLA TORINO-SAVONA — C’erano anche
dei pinerolesi coinvolti nel drammatico incidente di domenica sera sull’autostrada Torino-Savona, l’ennesimo di una
catena che ha prodotto oltre 600 morti. Su una Golf che ha
tentato un arrischiato sorpasso in un tratto a corsia unica
fra Carrù e Fossano erano quattro pinerolesi; Ernesto Gallo, Annamaria Distasio, 25 anni di Pinerolo, entrambi deceduti, Luigi Odino (alla guida), 22 anni, di Prarostino ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Cuneo e Marco
Bolla che ha riportato ferite minori. La Golf si è schiantata
frontalmente con una Punto i cui tre occupanti sono deceduti sul colpo. Il traffico è rimasto sospeso per ore proprio
nel momento del ritorno dal mare di migliaia di auto.
NUOVA CENTRALE TELEFONICA ALL’ASL 10 — Il
24 luglio è stata inaugurata la nuova centrale telefonica
dell’Azienda sanitaria 10 di Pinerolo: la nuova centrale unifica di fatto in un solo accesso (tei. 0121-2331) tutte le sedi
territoriali di erogazione dei servizi, comprese quelle distrettuali della vai Pellice, della vai Chisone e della pianura
pinerolese. In più l’ospedale Agnelli dispone ora di 65 linee, che sostituiscono le 16 finora attivate, la sede amministrativa passa a 12 a 45 linee, i distretti di Torre Pellice e
Perosa Argentina da 3 a 20 linee complessive, e il Servizio
di igiene pubblica da 2 a 12 linee.
RADDOPPIANO LE ZONE ENEL IN PIEMONTE — Secondo il progetto sul nuovo assetto organizzativo della distribuzione dell’Enel in Piemonte e Valle d’Aosta per il miglioramento della qualità del servizio, il numero delle zone
in Piemonte aumenterà del 50%, ciascuna avrà un bacino
medio di circa 100.000 clienti. Oltre all’incremento delle
zone è prevista l’istituzione degli esercizi che avranno la responsabilità della pianificazione e gestione della rete di media tensione per un’area che comprende più zone (Pinerolo
comprenderà l’area sud della provincia di Torino).
GIRO PODISTICO DEI TRE SANTI — Si è svolta il 19 luglio a Bibiana la prima edizione del «Giro podistico dei Tre
Santi», lungo un percorso di 10,5 km circa. La gara è stata
vinta da un bibianese, Gualtiero Falco, atleta semiprofessionista tesserato per il team Fila di Biella, giunto dopo 35 minuti e 41 secondi; al secondo posto un vigonese, Claudio Girardi, e al terzo Giuseppe Mantegna di None. In campo femminile vittoria per Barbara Rubiola dell’Atletica Pinerolo
con 54 minuti e 45”, davanti a Franca Tonietti e Anna Carle, compagna di squadra del 3S Lusema-Sangermanese.
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Visita al Presbiterio di Kiskimnitas (Usa)
Un incontro fraterno
TOM NOFFKE
Approfittando di una visita alla mia famiglia negli Stati Uniti, mia moglie
Lidia e io abbiamo pensato di
passare in Pennsylvania per
trovare le sorelle e i fratelli
del Presbiterio di Kiskimini
tas e partecipare alla loro assemblea distrettuale. È da
quattro anni che il nostro I
distretto ha stretto un gemellaggio con questo Presbiterio
e volevamo cogliere l’occasione per approfondire vecchie conoscenze e stabilire
anche nuovi rapporti.
La sera del nostro arrivo
siamo stati accolti dai coniugi Sharp che ci avevano fatto
visita nelle Valli l’ottobre
scorso. Abbiafno partecipato
a una cena comunitaria alla
Chiesa di Apollo con la quale
la Chiesa valdese di Villar
Perosa è gemellata. Abbiamo
partecipato alla «conferenza»
del Presbiterio che secondo
l’ordinamento della Chiesa
presbiteriana degli Stati Uniti
si incontra sei volte l’anno,
per una giornata, durante la
quale i delegati delle comunità esaminano le attività comuni e fanno le necessarie
delibere esecutive. Le varie
chiese del Presbiterio ospitano la conferenza a turno alla
quale partecipano circa 150
delegati.
Nel portare il saluto del I
distretto ho sottolineato il valore di questo scambio reso
possibile attraverso il programma di gemellaggio, pur
nella consapevolezza che
questa attività non ha trovato
un grande interesse da parte
delle nostre comunità, forse
per qualche difficoltà nella
comunicazione. Certo è im
pressionante la partecipazione alle varie attività, in particolar modo dei giovani. Ci è
stato riferito che ultimamente
hanno dei problemi in questo
senso perché soltanto l’80%
degli iscritti partecipa alle attività regolarmente. Forse
quello che più ci colpisce
ogni volta che frequentiamo
una comunità negli Usa è la
loro gioia nella fede: i loro
culti sono vivaci e partecipati,
anche nel rigorismo calvinista. Quella stessa sera abbiamo incontrato un «vescovo»
Amish e sua moglie in casa
loro. Chi ha sentito parlare di
queste comunità sa che non
amano parlare molto della loro vita di fede agli «yankees», ma il fatto che eravamo
valdesi dall’Europa ha aperto
la loro porta. Erano molto interessati nel sentire le notizie
della nostra chiesa e ho promesso di mandare loro una
storia valdese in tedesco.
Il giorno seguente abbiamo
passato la serata con il comitato impegnato nell’organizzazione e il proseguimento
del gemellaggio. C’è qualche
preoccupazione per chi porterà avanti il collegamento fra
le due chiese, ma c’è anche
una volontà di continuare a
scambiare visite e informazione per r arricchimento reciproco. Un gruppo di Kiskiminetas ha fatto visita a Valdese, North Carolina, dopo la
nostra partenza e sarà interessante sentire le loro reazioni,
come americani, all’iniziativa
della Chiesa di Valdese, NC,
di creare un «sentiero di fede» che consiste in varie repliche di luoghi storici delle
nostre Valli.
Una conferenza del prof. Ermanno Genre
Qualità della vita
«Cure palliative e eutanasia» è stato il tema della prima
(tenutasi il 18 luglio) delle tre
conferenze organizzate dalla
Chiesa valdese di Frali. Il relatore, prof. Ermanno Genre,
è riuscito bene a tradurre lo
spirito della serata dando al
suo contributo un carattere
meno accademico e più colloquiale.
Dopo aver sottolineato come il tema dell’eutanasia si
imponga oggi all’attenzione
di quelle società il cui grado
di conoscenze mediche, soprattutto in questi ultimi decenni, è avanzato a ritmi sinora sconosciuti, il relatore ha
presentato quindi i tre argomenti principali di coloro che
sono contrari e precisamente:
praticare l’eutanasia significa
prendere il posto di Dio; il carattere sacro della vita; la vita
come dono di Dio. Tra gli oppositori è stata ricordata la
posizione intransigente del
magistero romano così come
è stata espressa in Evangelium
vitae. Di area più progressista
invece la posizione dello studioso francese Dusset, il cm
libro Les promesses du crepuscule, della «Labor et fides»,
pone maggiormente l’accento
sulla qualità della vita e sull’autodeterminazione del paziente. Il relatore ha quindi incoraggiato il suo uditorio a dibattere il problema più in questa ultima posizione, che ricorda come ogni risposta teorica si scontra con la domanda
concreta dell’individuo. Sabato 1“ agosto alle ore 21, si
terrà una conferenza di carattere storico-teologico del candidato al pastorato Emanuele
Fiume.
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La festa si tiene in vai d'Angrogna
XV Agosto al Passel
Il Passel è il luogo prescelto dalla Chiesa valdese di k
grogna per il XV agosto 1998; si trova sulla strada diesali
verso la Vaccera, poco dopo il quartiere del Martel. Leat
tomobili che saliranno al luogo della festa saranno convi
gliate, in un senso unico regolamentato (due ore al mattini
e due ore al fine pomeriggio, dal capoluogo alla locali
Formaggia), verso il capoluogo di Angrogna e da qui, prei
dendo la direzione Vaccera, saliranno alle Porte di
gna dove sarà a disposizione un ampio parcheggio. Una ss
conda area di parcheggio si troverà scendendo oltre il Pai
sei, verso il Martel. Per comodità e per evitare possibili I
gorghi, sarà possibile parcheggiare anche al capoluogo 4
dove un piccolo bus navetta condurrà al luogo della festa
Sul posto sarà allestita una zona coperta che, in caso!
pioggia, accoglierà comunque i partecipanti.
Si troveranno in zona, oltre alle tradizionali vendite pu
beneficenza, un servizio bar e un servizio ristorante (pii
unico a 12.000 lire, servito su prenotazione da effettuaoal,
momento dell’arrivo). j
Durante lo svolgimento della festa un gruppo di moiii(
del 1° circuito assicurerà un’attività di laboratoriop®
bambini dai 6 ai 12 anni.
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Programma
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Mattino
ore 10:
A seguire:
culto. Liturgia a cura del past. Franco Ti
gliero e della comunità locale, precJico
zione del past. Giuseppe Platone. Anira
ranno il culto e condurranno il canto
gruppo ottoni del 3° circuito e il corei
di Torre Pellice. I membri delle corali pfi te persor
senti sono invitati a radunarsi nelle viti jj® sos
nanze del palco per rinforzare il canto.
messaggi degli invitati stranieri
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scadenza
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veicoli. (
Pomerìggio
ore 14: intervento del past. Giorgio Tourn
ore 14,30: «La libertà degli altri» (interventi vari
ore 16: spazio dei bambini che hanno parteci|X tal^ e eh
to ai laboratori. osa ben
_______________________________________ __________- te una ve
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zo conve
giornata comunitaria alla Racco{
mone tra
CASA MIRAMONTI - Villar Pelli« della vai]
domenica 9 agosto 1998
dalie ore 9 alle 18. Culto in giardino, ore 11,30
è possibile consumare il pranzo in loco
banchi dolci e oggetti vari
l’utilità e
‘^.ämpagn,
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tratto fin
croci ugonotte in oro e argento
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(gioielli)
via trieste 24, tei. 0121/397550 Pinerolo Cf«)
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ì 31 LUGLIO 1998
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PAG. Ili
I Italiani e forestieri in vacanza a Frali
Difendere un turismo
dal volto umano
MANUELE FIUME
V
1 paese di Frali rappresenta
una delle mete turistiche
PIÙ apprezzate delle valli vali ¿esi. Frali si presenta come
pu agglomerato di borgate di} verse, di cui Ghigo, la borgaj ja capoluogo, è la più attiva a
1 livello turistico, con diversi
f condomini (forse troppi) e
■ ¿ue alberghi di buon livello.
Se Ghigo risulta paesaggistieamente sacrificata, le altre
i borgate sono rimaste pressoché intatte: rimaste nei peri'' metri che la natura ha loro
assegnato (e tutto ciò che è
)gna Í costroito al di fuori è esposto
al rischio delle valanghe),
queste mescolano armoniosamente il grigio delle lose dei
tetti con il verde del paesag' gio estivo e con il bianco di
lese di Al' quello invernale,
da che sali Dirigendosi a monte, passatel. Leat tala suggestiva borgata di Pomo convff mieti, esposta al sole e al
al maffin fisico di una cascata, la valle
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li moiü
torio poi'.
torna a chiudersi (come e
chiusa a valle di Frali) fino a
B6 d6 Col, borgata disabitata
da anni sita su un pianoro a
1800 in e usata come alpeggio
per le mandrie. Salendo ancora (ma solo a piedi) troviamo
il rifugio del Lago Verde e
dalla parte opposta il confine
con la Francia.
Ma Frali non è soltanto un
luogo per passeggiate. La
seggiovia e le piste di sci
(fondo e discesa) garantiscono un afflusso di turisti anche
d’inverno, così come il maneggio e i campi di calcio, di
bocce e di tennis offrono al
turista una gamma di possibilità per trascorrere in modo
salutare le proprie vacanze.
Naturalmente molti si rilassano pescando nel torrente e
ascoltando la sola voce dell’acqua che scende a valle.
L’offerta culturale estiva è
rappresentata da spettacoli organizzati dalla Pro Loco e
dalle conferenze e concerti
organizzati dalla Chiesa valdese. Non va dimenticato il
museo di Frali e della vai
Germanasca, organizzato diversi anni fa dal pastore Franco Davite, con sapiente e felice intuizione. Per chi cerca
qualcosa di più impegnativo,
a breve distanza da Ghigo il
centro ecumenico di Agape
propone una serie di campi
estivi, teologici e non solo.
La maggior parte dei turisti
è però abituata al «mordi e
fuggi» domenicale. E tuttavia
Frali rappresenta ancora un
turismo dal volto umano. Se
Ghigo è stata sacrificata alle
seconde case, le altre borgate
mantengono intatte le loro caratteristiche che delineano il
profilo del paese. Accanto ai
gitanti passano ancora le mandrie e a monte di un campo da
tennis i pralini tagliano il fieno. La presenza di galline nei
vicoli e l’odore delle stalle ricorda a tutti che il turismo a
Frali cerca di convivere con il
mondo della montagna.
Numerose le iniziative del Collegio valdese di Torre Pellice
destate alla scuola del vicino
FRANCO CALVETTI
Il Collegio valdese (Liceo
classico, e linguistico) non
cessa la propria attività con la
chiusura dei corsi scolastici
ma «opera» sotto altre forme
anche in estate. Mentre a
Torre Pellice viene organizzato il Corso di perfezionamento musicale e quello dell’italiano per stranieri, il Collegio valdese firma insieme
ai Provveditorati agli studi di
Torino, Asti, Biella e l’Accademia di Grenoble e il Centro
culturale francese di Torino
rUniversité d’été 1998 a
Chambéry.
La prima edizione, risalente
a quattro anni fa, aveva visto
una trentina di insegnanti italiani e francesi riunirsi a Torre Pellice con l’intento di incontrarsi, conoscersi, progettare insieme. Da allora, grazie
al fatto che il progetto è stato
accolto dal Consiglio d’Europa neH’ambito Interreg, l’appuntamento estivo (seconda
settimana di luglio) conosce
un sicuro successo col nome
di «La scuola del vicino».
Nel 1997 viene firmata una
convenzione ufficiale fra il
Provveditorato agli studi di
Torino e l’Accademia di Grenoble. Le tematiche trattate
sono di grande impatto interculturale quali gli scambi culturali, i problemi di confine,
il patrimonio. Quest’anno il
tema su cui abbiamo organizzato il seminario è stato «La
cultura scientifica e tecnica».
Professori di chiara fama
quali Michel Soutet, Francis
Goyet, Pascal Picq per i fran
cesi e Paolo Guidoni, Gianfranco Porcelli, Michele
Schiavone per l’Italia hanno
garantito un elevato livello
scientifico per le conferenze
del mattino mentre una mezza dozzina di atelier hanno
visto confrontarsi, tramite
esercitazioni guidate, gli oltre
100 partecipanti composti da
insegnanti delle elementari,
medie e superiori.
Poiché l’interesse suscitato
dalle nuove tecnologie investe
anche l’insegnamento, l’istituzione scuola deve interrogarsi, predisponendo indicazioni e strategie operative.
Questo è stato l’intento del
gruppo di «pilotage» composto da dirigenti scolastici, da
insegnanti e da universitari
che lavorano tutto un anno a
preparare le giornate di studio
e per avviare una ricerca pedagogica e amministrativa rivolta alle due strutture scolastiche frontaliere. Ricerca pedagogica perché vengono
messi a punto percorsi di lettura interculturale e trasversa
le a tutte le discipline e ricerca amministrativa perché si
offrono consulenza e organizzazione per tutte quelle scuole
che desiderano definire un
progetto comune di ricerca.
In ogni modo non dovremmo dimenticare l’accentuazione umanistica: l’ecocittadino
di domani, l’uomo tecnologicamente preparato non deve
disumanizzarsi: una larga parte della sua ricerca di vita dovrà essere dedicata alla sua
autorealizzazione, a essere
creativo, naturale e spontaneo, ad accettare se stesso e
gli altri, a sentire grande empatia per l’umanità, a non nutrire pregiudizi, ad avere un
forte senso di responsabilità.
Il Provveditore agli studi di
Torino, Marina Bertiglia, intervenuta in apertura, sosteneva a ragione che l’Europa
dell’euro deve passare da
questi percorsi culturali perché essi rappresentano i punti
nodali e la conditio sine qua
non per avviare l’Europa verso un sicuro successo.
Massello
Gli alberi
in mostra
Una nota di Jean Léger illustra la grama vita nel ’600 alle Valli, commenta commenta nella mostra fotografica
inaugurata a Campolasalza
(Massello) l’immagine di uno
degli alberi più utili che si
possano trovare in montagna.
Con il faggio e il frassino, anch’essi esposti in fotografia,
il larice ha fornito per secoli
legna da ardere e da costruzione, e la fornisce tuttora.
Molte piante alimentari sono oggi coltivate più per
hobby che per reale necessità
e anche le tisane, ottenute
con la raccolta e l’essiccazione delle erbe medicinali, si
trovano già pronte nei sacchetti in tutti i negozi, ma anche uno sguardo al passato
può essere utile per capire
che non tutto nella vita deve
necessariamente essere industrializzato e meccanizzato. E
anche forse per avvicinare il
mondo verde della montagna
in modo meno frettoloso e
più consapevole.
1 risultati scolastici nelle scuole superiori del Pinerolese
Addìo vecchio esame dì maturità
DAVIDE ROSSO
’ranco Ti
, predici
Anini
Lecessioni dell'auto usata sono in forte calo dal gennaio scorso
finita l'epoca della rottamazione
le.
il confo
I il corelf
corali I
FEDERICA TOURN
È
nelle vit sospirate
canto.
jrn
ti vari)
arrivato il 31 luglio:
questa data, se per molpersone vuol dire l’inizio
vacanze, per
altri ha anche un ulteriore siSnificato in quanto segna la
scadenza degli incentivi alla
rottamazione, un campagna
’ un anno e mezzo proposta dallo stato per dare una
®Mo al mercato degli auto
torini incentivi sta
parte p* tali, e chi ne ha approfittato
sa bene, si poteva compra
-------- ® ““pettura nuova dando in
-------' la vecchia a un prezzo conveniente,
accogliendo qualche opi
Penici deu?4^¿<^¿
5¡í^^alanza unanime sulcamn ® di questa
pagna incentivi: sono tutil dire che dopo
“ wom iniziale, che si è profino a settembre
998
ijione tra i concessionari auto
è emerso un pare
1997,
il mercato ha tenuto bene fino
a gennaio di quest’anno per
poi andare inesorabilmente
scemando. «Per la fine degli
incentivi nel mese di luglio ci
aspettavamo una fiumana di
gente che invece non c’è stata, complice forse anche il
periodo vacanziero» dicono
alla Concessionaria Alfa Romeo Bozzalla di San Secondo. Soddisfatti, quindi, ma
senza grandi entusiasmi: «E
cresciuto il fatturato ma gli
incrementi non sono stati tali
da far raddoppiare le vendite», dicono alla Superauto
Lancia di San Secondo.
Ma chi è stato il cliente che
ha rottamato più volentieri la
sua auto? Persone di tutte le
età, con ogni tipo di auto,
spiegano i concessionari, se
si escludono gli acquirenti di
macchine sportive sopra i 50
milioni. In crisi invece il
mercato dell’usato, che ha
subito un vero e proprio crol
;ento
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//
lo: «È stato penalizzato l’usato recente - confermano alla
Concessionaria Opel Novauto di Pinerolo - perché chi
aveva un minimo di possibilità economiche ha usufruito
degli incentivi per l’acquisto
del nuovo». E da ora in avanti? Si vedrà, dicono i concessionari; «certo le case automobilistiche dovranno inventarsi qualcosa di alternativo
agli incentivi statali o si rischia un crollo del mercato
come in Francia», concludono alla Superauto.
A prove di maturità finite è
ormai tempo di tirare le
somme. Molti studenti sono
già partiti per le meritate vacanze lasciandosi alle spalle
commissione di esame, prova
orale, tabellone che riporta
per l’ultima volta i voti della
«vecchia maturità», che dal
prossimo anno cambierà e vedrà i voti non più espressi in
sessantesimi ma in centesimi,
a valutare non più due prove
scritte e due orali, scelte fra le
quattro sorteggiate ad aprile,
ma la maturità di «tutte le
materie all’esame», caratterizzata da una maggior presenza di propri insegnanti fra
chi deve giudicare e da nuovi
criteri di valutazione (anche
se sono molte ancora le cose
da chiarire e da spiegare).
Una piccola rivoluzione
della maturità, quella che inizierà il prossimo anno, attesa
da quando nel ’68 venne varata in forma sperimentale la
«vecchia maturità», che doveva durare qualche anno e invece ha formato intere gene
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razioni di italiani, non ultimi
molti degli insegnanti che si
dovranno confrontare con il
nuovo tipo di esame e che
hanno posto l’ultimo sigillo
alla pensionanda maturità. Ma
non c’era aria di smobilitazione quest’anno agli esami, le
commissioni hanno lavorato
intensamente e gli studenti
anche. I risultati nel Pinerolese rispecchiano a grandi linee
quelli degli anni passati con
una larga percentuale di promossi (ad eccezione della sede distaccata dell’Istituto Porro di Orbassano dove invece
sono stati molti i respinti) e le
votazioni medio-alte anche se
non sono mancati i 36/60.
Guardando più nel particolare
i risultati nei diversi istituti di
Pinerolo, vediamo che solo in
poche scuole gli studenti non
sono stati tutti promossi e che
d’altra parte i 60/60 (cioè il
massimo dei voti) sono stati
dati un po’ con il contagocce,
anche se nel complesso non
sono stati pochi e c’è stato anche un 60/60 con lode all’Istituto Agrario di Osasco.
Pochissimi gli studenti che
non hanno superato la prova
di maturità in vai Pellice: tre
all’istituto Commerciale e per
geometri di Lusema dove solo un candidato ha preso 6060 mentre al Liceo valdese di
Torre Pellice, dove tutti i ragazzi hanno superato la prova
di maturità, non vi sono stati
60/60, anche se tra i 17 maturandi quattro si sono mantenuti nella fascia tra il 50/60 e
il 59/60 e solo quattro al di
sotto del 40/60. Una maturità
nella norma quindi quella che
si è conclusa con commissioni d’esame «dure» e altre meno, con studenti prima intimoriti e poi (i più) sollevati
dai risultati ottenuti. Ora si
guarda all’anno prossimo con
curiosità e un po’ di preoccupazione: gli insegnanti non
hanno ancora ricevuto indicazioni precise su come materialmente sarà impostata la
nuova maturità, gli studenti
per parte loro hanno coscienza di essere i «primi» anche
se sono confortati dal fatto di
avere un maggior numero di
insegnanti che li hanno accompagnati per tutto l’anno.
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10
PAG. IV
E ECD Delle Valli \àldesi ¡
venerdì 31 LUGLIO lo
Enzo Jouve, il proto della «Subalpina», ha composto a mano e poi
alla linotype, per lunghi anni, «L’eco delle valli valdesi»
Il 18 luglio 1848 usciva, scritto in francese, il primo numero del nostro settimanale pjed
«L'eco delle valli valdesi» compie 150 anii«Ec
Dal 1848, dunque da 150 anni (pur con qualche interruzione) viene stampato e diffuso L’eco delle valli valdesi. Apparso
per la prima volta il 13 luglio 1848, allora mensile, si chiamava L’écho des vallées, era scritto in francese ed era, come si
poteva leggere sotto la testata «spécialement consacré aux
intérêts de la famille vaudoise». In quel primo numero si parlava fra l’altro dell’imminente Sinodo, di come comportarsi col
lavoro nei giorni di festa cattolica, della Guardia nazionale,
della festa del Corpus Domini.
Questo giornale ha raccontato la storia dell’evangelismo italiano, dei collegamenti con tutte le realtà protestanti del mondo, ha fornito materiali di studio e riflessioni a intere generazioni, studi biblici, predicazioni. L’eco delle valli valdesi, è oggi
unito a Riforma, ieri con La luce, seppur in contesti e con formule differenti. Abbiamo chiesto ai quattro direttori viventi e
precedenti l’attuale (nell’ordine cronologico Gino Conte, Gior
gio Tourn, Franco Giampiccoli e Giorgio Gardiol) un
ncori
FRAI
Mezzi artigianali coniugati a un grande entusiasmo da parte di tutti i collaboratori
Gli anni del Concilio e della contestazione
GINO CONTE
1959-1974: quindici anni e
mezzo di lavoro per il nostro
settimanale, una folla di ricordi; tanti volti, redattori,
collaboratori tanti e vari, tipografi, amministratrice, lettori dialoganti e discutenti...
Tanti momenti, appassionati
e stressanti...
Giovincello alle prime armi, nell’estate del 1959 il pastore Ermanno Rostan, direttore de L’eco ma impegnato
altrimenti, mi aveva chiesto
di sostituirlo: da dilettante
immaturo e forse un po’ incosciente mi ci sono buttato con
entusiasmo e la bella (per me,
almeno) avventura è durata,
appunto, oltre 15 anni, fino a
fine 1974. Nei primi due anni
ebbi la direzione de L’eco
poi, dopo che il Sinodo 1961
decise la fusione con La luce,
si ebbe un solo e medesimo
settimanale, che usciva con
due testate.
Il lavoro redazionale per gli
standard attuali era molto artigianale, e di un artigianato
povero, anche se non privo di
dignità. Il grosso di questo lavoro avveniva nel mio studio,
al telefono e soprattutto alla
macchina da scrivere, potendo però contare su molti collaboratori e soprattutto su alcuni redattori fedeli e valenti:
Gino Costabel (il non dimenticato L. A. Vaimal), Giorgio
Tourn, Paolo Ricca, Gustavo
Bouchard, Augusto ArmandHugon, Teofilo Pons, Claudio
Tron, più tardi Roberto Peyrot, Tullio Viola, Ermanno
Genre; alcuni di loro curavano fedelmente e con grande
impegno rubriche fisse. Le
corrispondenze dalle Valli arrivavano direttamente in tipografia, la Subalpina di Torre
Penice. Le riunioni del comitato di redazione non erano
molto frequenti, ma ci si sentiva naturalmente spesso con
l’uno o con l’altro. Il momen
to campale era l’inizio della
settimana. La domenica, dopo
uno e in genere due culti (trasferito a Torino, dopo il periodo torrese, culti in via Nomaglio e nel pomeriggio a
Chivasso o Torrazza), quante
volte la notte era in buona
parte in bianco, battagliando
con l’editoriale o un altro articolo che stentava a concretarsi... Qualcosa di simile vivevano altri redattori: svegliati all’alba, e magari non
rasati, dalla mia scampanellata, in un rapido giro di raccolta dell’ultima ora. E via verso
Torre Pellice, spesso nella
nebbia fitta, verso la Subalpina dove gli amici tipografi
avevano già composto quanto
via via avevo potuto inviare
per corriere (archeotipia,
mezzi preistorici, vero?). Si
impaginava, titoli, sottotitoli
e occhielli, tutti composti a
mano, e il piombo vi si allineava sotto pian piano. Non
di rado non bastava la giornata e c’era il supplemento del
martedì. In compenso, nel
complesso la posta, non eccelsa, funzionava un po’ meglio di adesso.
Anni intensi, appassionanti, combattuti anche. Anni del
Concilio (chi non ricorda le
«cronache» di Paolo Ricca
affiancate spesso da quei
gioielli rappresentati dai testi,
per lo più della Riforma, presentati nel «Breviario per
l’unità»?). Anni in cui andavano cercandosi rapporti più
vivi con altri evangelici, che
cercavamo di favorire con la
rubrica curata a lungo da Inda
Ade, che non solo sfogliava
varia stampa evangelica nostrana ma andava anche a intervistare questo o quel rappresentante di chiesa sorella.
Anni in cui è stato vivo il dibattito sui nostri rapporti con
lo stato mentre si delineava,
non senza divergenze, l’orientamento che porterà al contenuto dell’Intesa (Giorgio Pey
II pastore Platone segue la realizzazione di una pagina-piombo
Pietro Granero, tipografo della «Subalpina», tuttora in attività
rot incrociava spesso il ferro
con me e con qualche altro su
una questione che per più
d’uno di noi è tuttora aperta...). Anni in cui si approfondiva la ricerca sui ministeri, e
pian piano le nostre chiese
mutavano effettivamente volto al riguardo. Anni caldi della contestazione e controcontestazione, intorno alla questione ineludibile della nostra
responsabilità civile, resistendo a sudditanze ideologiche
totalizzanti e cercando di preservare il confronto plurale.
Anni, anche, nei quali, come
diceva scherzando un redattore, avevamo «Nuovi Tempi
alle calcagna» (!), stimolati a
gara da un periodico più moderno e sagomato, ma privo
del nostro humus di lettori e
della nostra «tradizione».
Molto spazio si dava a notizie da «la Chiesa nel mondo», con largo uso dei servizi
di stampa ecumenici e confessionali; e molto spazio
all’attualità civile e politica,
pure con rubriche fisse curate
soprattutto da Tullio Viola e
Roberto Peyrot, con il controcanto frequente, anche nei
miei confronti, di contributi e
non poche proteste di lettori.
Intere pagine de «I lettori ci
scrivono», spazio aperto molto usato e molto criticato: sia
perché visto da alcuni come
«cestino della carta» troppo
accogliente, sia per le famigerate «postille» con cui
spesso dialogavo (ad armi diseguali?) con i corrispondenti. Mi rendo conto, specie
sfogliando ora quelle pagine,
di essere apparso spesso petulante, dando l’impressione
di voler avere sempre la saccente ultima parola; devo
però anche dire che, mentre
ho tenuto a non cestinare
scritti, sentivo come un debito il dialogo e il dibattito.
Oltre ai temi accennati,
molta cura a quelli biblici e
teologici, pre.sentati da molti
collaboratori in varie rubriche. Numerose le pagine o
doppie pagine speciali, sia in
occasione dell’Avvento e del
Natale, della Settimana santa,
del bilancio dell’anno a fine
dicembre, sia dedicate a
eventi o grandi figure, specie
in occasione di «centenari»: i
vari riformatori. Pascal,
Rousseau, Marx, Grundtvig,
Kierkegaard, Hammarskjöld,
per citare quelli che sul momento ricordo. Regolari le
paginone curate dalla Federazione femminile valdese,
quelle dedicate alle scuole
domenicali e alla letteratura
per l’infanzia; numerosi gli
inserti per l’ottavo centenario
del movimento valdese. Finché L’eco ha avuto vita autonoma, si pubblicavano regolarmente anche articoli in
francese.
Il giornalismo (era tale il
nostro «artigianato» di autodidatti dilettanti anche se appassionati?) è fra le attività
umane più fervide e avvincenti e al tempo stesso più effimere: il ciclo vitale di un
giornale è veloce, implica un
gran lavoro, talvolta febbrile... e si riduce presto a carta
da macero; se va bene, riciclata. Abbiamo, ho fruito di
una fettina ecclesiastica di
«quarto potere»? Ho, abbiamo saputo rendere un modesto servizio? In ogni caso ripenso a quegli anni, a volte
febbrili, con profonda riconoscenza: ai molti con i quali ho
potuto lavorare e che mi hanno dato generosa collaborazione e fraterna accettazione
(e talvolta correzione) per i
miei limiti e le mie unilateralità; ai lettori, con tanti dei
quali c’è stato colloquio vivo,
talvolta da arrabbiature ma
sempre, credo, fraternità e rispetto; a questa mia chiesa e
ai suoi responsabili che non
solo mi hanno dato fiducia, a
lungo, e lasciato una grande
libertà, ma mi hanno anche
offerto possibilità di maturazione, di contatti umani, di
conoscenza di problemi e situazioni e mi hanno così sollecitato e «forzato» ad aperture che altrimenti non avrei
avuto. Sì, è un grande debito,
quello accumulato in quegli
anni: per carenze e mancanze,
e di gratitudine.
denti, a Piero Granerò, ultimo di una generazione di ^
custodi dei «segreti del piombo». C’era e c’è, dietro alle pam
del loro periodo. Un periodo indissolubilmente legato alla tii,
grafia Subalpina di Torre Pellice di cui vi riproponiamo alcf-fk j riU
volti storici, dal linotipista Enzo Jouve sfuggito alla èurMl I di fe
dei tedeschi durante l’ultima guerra, che lavorò ^^ccantol^^ji cot
quattro direttori che qui scrivono ma anche negli anni preJ^deL’^'
(che neon
‘ ■o'Cs3flO
del giornale, la riflessione della redazione e dei collaboraMA nidi
su quello che succede nella chiesa e nel mondo, la volonM nin affi'
mettere in comunicazione e in collegamento le tante, e a voK nfdo di
piccole, chiese protestanti sparse per la penisola. E, nello «lontano,
cifico delle Valli, il tentativo sempre migliorabile di render cà^cotapt'
to di quanto succede in questo lembo di paese denominato vidocuinen
valdesi, unica area geografica in cui la presenza valdese | Ho dir
numericamente e quindi anche socialmente significativa. imente ne
Maggiore attenzione alla politica locale
1975-76: un perìodo
dì transizione
vo del gl
«1
al 1986. (
(più tardi
I ma sarà
jnonio»,
nna sua
sua dipe
La convi
locale CO
GIORGIO TOURN
FU senza dubbio una bella
esperienza quella che ci
fu dato vivere nei due anni di
lavoro a L’eco-Luce nel ’7576. Uso non un plurale maiestatis, il plurale che si usa in
sostituzione della prima persona per fare più effetto al discorso, ma un plurale vero. A
lavorare al giornale in quei
mesi fummo davvero una simpatica e avventurosa équipe di
giornalisti improvvisati: Ermanno Genre secondo pastore
a Torre, Platone candidato al
ministero residente a Torino,
il sottoscritto, secondo pastore
a Pinerolo e presidente della
Ced, Dino Gardiol instancabile correttore di bozze, i tipografi con l’indimenticabile
Jouve, Mitzi Menusan ad amministrare deficit e morosi.
Fu questo un periodo di
transizione; prima di noi
L’eco-Luce diretto da Gino
Conte, per anni, una identità
molto chiara, lineare, coerente; dopo di noi il giornale
dell’équipe diretta da Franco
Giampiccoli, identità altrettanto chiara e coerente: due
giornali, due modi di parlare
alla chiesa e della chiesa, e di
fare il giornale. Noi in mezzo.
Prima novità, di peso: impostavamo un giornale che da
quell’anno era organo delle
chiese valdesi e metodiste, bi
zionale \
sia alle ’
sognava di conseguenza® involucre
impostare il discorso, cosi un prode
mire un primo comitato rei¡ ingombri
zionale, stampando a Tot Valli, do
Pellice nei tempi ormai lo* disagio ]
ni in cui non esistevanoi farmacie
fax, né telefonini, né comp ferrovial
ter; fare il giornale in tipop di un arr
fia aggiungendo e togliejÉ limitato
piombo con un archivio cl valli vali
stava in una valigia! politica i
Seconda novità; cambi compiasi
anche il formato; dal tipo qm noncons
tidiano, del tempo, a unlt bonamer
bloid fuori misura. Si dovi tenendo
tero adattare gli articoli malgrai
convincere gli autori a co* scomper
nersi, si dovette imparatoli desiasti
essere sintetici. I fruttii# senta 1’
nostra fatica li valutai®! di pope
lettori di allora e il dibaà slKtta,
sinodale con interventi Mma vasti
anche eccessivamente sevenjta sul ten
Sul versante de Z,’eco|teago chi
cercò di proseguire la liufcsíáiio i
seguita sin qui con la ma |SSaggi(
gior raccolta possibile di i sa migl
tizie collocando la vita del fnttural
chiese nel loro contesto s re spazio
ciale nella consapevoler RÌspett
che il mondo delle Valli si veva un:
va rapidamente cambianJ Wa anc
di qui la maggior presenzi ®i colla
temi anche politici, la rubiiqWtatti r
«Alle Valli oggi», la segni M esper
zione di novità in un tentàroniana r
vo di analisi. Anche sele®wo)L’e(
paginette risultavano semiS^ipe re
del tutto insufficienti cercai solida
mo di individuare il muí denti alle
mento in corso.
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(pello (
I pacchi de «La luce» pronti per la spedizione
11
lì 31 luglio 1998
Delle Valli ma
¡I
PAG. V
naie pieci anni scanditi dai ritmi della lavorazione in piombo
ìnii«Eco» e «Luce» in dialettica
ppAMCO GIAMPICCOLI
i ritorno da tre settirnane
un ncoii
o alla I
amo alca
'u barbe)
‘^ccantol mni pre^^isL’eco delle valli valdesi
di ricorderà il 150° anniver
alle paiìÌAr, della sua nascita. Sca
•y Lidi ferie trovo la richiesta
mTrn contributo per il nume
daborlìZm... oggi! Posso quindi
vo/ontó] olo affidarmi a qualche rie. e avol-ordo di un periodo ormai
’ ìMlontano, senza la possibilità
render co¡¿i compiere una rivisitazione
ninato v|¿ocumentata.
valdese^ Ho diretto L’eco, naturaliva. ^ „rente nell’ambito complessi
vo del giornale, spesso denonrolp (minato «Eco-Luce», dal 1976
J936 Già allora L’eco, che
I Ìpiù tardi all’interno di Rifori#J/v Ima sarà un «segmento auto^UUlnomo», godeva e pativa di
una sua autonomia e di una
sua dipendenza dalla Luce.
La convivenza di un giornale
locale con uno a carattere nazionale presentava problemi
sia alle Valli, dove l’esiguo
guenzan involucro de L'eco conteneva
)rso, cosi un prodotto per molti troppo
nitatoreJi ingombrante, sia fuori delle
do a Toii Valli, dove molti provavano
'rmai loai disagio per i dettagli (dalle
stevanoi farmacie di turno agli orari
né comp ferroviari!) della vita locale
in tipogiì di un ambito territoriale così
; toglieni limitato come quello delle
•chivioci valli valdesi. D’altra parte la
i! politica del giornale nel suo
i: cambia complesso è sempre stata di
al tipoiji non consentire vendite né ab0, a un 11 bonamenti differenziati, man.. Si dovi tenendo un organo unitario,
articoli) malgrado gli inevitabili
rri a co» scompensi, per una realtà ecTiparaitil clesiastica che appunto prefrutti á senta l’unione di una chiesa
ilutami di popolo situata in una riil dibah stretta area geografica con
venti ìoAma vasta diaspora frantumante severi|ta sul territorio nazionale. Rie L Vco|tejgo che comunque, nel dere la linioefflio in questione, con il
n la malpsaggio da 8 a 12 pagine, si
bile di »sia migliorato l’equilibrio
1 vita deijbtturale dando un maggiomtesto «spazio a L’eco.
pevolezi Rispetto alla Luce, che vi; Valli siveva una situazione di diaambianffl^ra anche giornalistica (popresenzalài collaboratori stabili, rari
, la rubii|contatti redazionali regionali,
la segnat'un esperimento di redazione
un tentj|romana mai veramente decolle se ledimto) L’eco si avvaleva di una
ino semiÌ^uipe redazionale abbastannti cercai za solida. Con i redattori resi•e il mui ®uti alle Valli (nominati annualmente dalla Tavola, con
buona percentuale nell’ambim della redazione complessi^a_e con positiva continuità)
tflunivano periodicamente a
basa di Marcella Gay a Pinedo alami collaboratori fissi
una programmazione spelea del giornale. Tra chiaclocali, insoddisfazione
^la forma delle corrispon_ nze locali e la scarsità dei
i?l^?^^btori, frustrazioni per
ijj iiuairdzioni per
a concorrenza dell’altro Eco
(Wlo
cattolico, del Chiso
ne), emergevano comunque
da quelle riunioni, condite
dalFumorismo di chi ci ospitava, idee, prospettive, progetti di inchieste, individuazione di problemi e situazioni
da illustrare, soprattutto in
campo ecclesiastico ma anche nell’ambito della comunità civile.
Di qui si passava alla confezione settimanale del giornale in tipografia. Una mattinata di impaginazione deifi Eco-Lmcc a cura del gruppo
redazionale Valli (che dava
quindi collegialità anche
all’impaginazione della Luce). E due giornate di stampa,
correzioni, aggiunte, sostituzioni, chiusura, in cui si alternavano, oltre al direttore, i redattori più impegnati, tra cui
Giorgio Gardiol, Zizzi Platone, Bruno Bellion, Ermanno
Genre, Jean-Jacques Peyronel, le correttrici di bozze
Anna Marnilo e Mariella Taglierò, fiamministratrice Mitzi Menusan incaricata della
tenuta dell’indirizzario, e un
via vai di collaboratori, portatori di contributi spontanei o
di lettere al giornale, sfaccendati desiderosi di far quattro
chiacchiere... Coordinava le
4 pagine de L’eco il vicedirettore Giorgio Gardiol, mentre
io mi concentravo sulle pagine della Luce.
Lente e costanti, le righe di
piombo che cadevano nella
linotype di Enzo Jouve e degli altri compositori scandivano il tempo della nascita
progressiva di ogni nuovo
numero del giornale, straordinario nella unicità e originalità del contenuto nel quadro della continuità della cornice grafica; e insieme della
lenta morte di una tecnologia
ancora ottocentesca, che la
Subalpina non era stata capace di rinnovare, segnando così la fine di un’impresa.
Nella lunga storia de L’eco
delle valli valdesi sono stato
dunque l’ultimo direttore a
comporre il giornale esclusivamente con il piombo. Al
termine del decennio, concluso per la chiamata ad altro incarico, la redazione mi regalava, inquadrato, il tipometro,
la piccola stecca graduata che
serve a misurare le righe di
piombo: segno dell’imminente fine della veste tipografica
dell’Eco-Luce, ma anche
dell’ormai avviato processo
di trasformazione del giornale in ciò che più tardi costituirà il risultato più evidente
della collaborazione bmv:
Riforma.
Ma il metallo non inganni,
non sono stati anni di piombo. Pur in mezzo a limiti, difetti, errori, prospettive a termine, ristrettezze di mezzi e
di organico, carenze di professionalità, l’esperienza della direzione dell’ Eco-Luce è
stata per me una delle più felici del mio ministero, per lo
stimolo inesauribile di una
necessaria creazione continua
e per la bellezza di uno strettissimo lavoro di équipe.
Il passaggio al giornale in comune con i battisti italiani
Lavorare in autonomìa e libertà
GIORGIO GARDIOL
HO cominciato a collaborare a L’eco delle valli
valdesi nel 1980, dopo l’esperienza di Agape caratterizzata
anche dal tentativo di radicare maggiormente nella vita
delle Valli e del Pinerolese.
Ho smesso nel 1996, quando
l’elezione al Parlamento mi
ha reso impossibile continuare la collaborazione. Dal
1986 ne avevo assunto anche
la direzione. Tracciare un bilancio di quindici anni di lavoro, con i suoi alti e bassi,
con le sue sofferenze e le sue
gioie, con i suoi successi e i
suoi insuccessi, non è facile,
perché l’oggi prevale e condiziona i ricordi. Mi limiterò
quindi a sottolineare i punti
che giudico più significativi
della mia esperienza.
L’eco, cioè l’edizione diffusa alle Valli dell’unico settimanale evangelico pubblicato in Italia, portava nel titolo l’indicazione «settimanale
delle chiese valdesi e metodiste». Voglio sottolineare le
parole «delle chiese». Molto
spesso non si fa attenzione a
questo. Delle chiese non significa della Tavola, della dirigenza. La Tavola, l’Opcemi
(e l’Ucebi oggi) non sono
nemmeno gli editori del nostro settimanale, tutt’al più
sono gli «azionisti di riferimento». Durante la mia permanenza all’«Eco» il mio primo editore è stato un’associazione, fatta di persone che
godevano, ovviamente, la fiducia delle chiese e, in questo
senso, ne rappresentavano gli
«interessi» che ovviamente
non erano solo quelli di far
quadrare i conti, ma soprattutto quelli di spingere alla
qualità del nostro lavoro
informativo. Poi con la decisione di costmire un giornale
«unico» anche con i battisti
fieditore è diventato una società, con tutte le regole delle
società, con i conti da presentare in tribunale, ecc. La burocrazia e l’attenzione agli
aspetti formali dell’attività
dell’impresa sono aumentati,
anche se lo spirito di lavoro
del Consiglio di amministrazione non è cambiato.
Le caratteristiche del lavoro
redazionale possono riassumersi così: una grande autonomia e libertà. Autonomia
dagli esecutivi delle chiese,
dai condizionamenti del potere ecclesiastico. Libertà di
scegliere, nel confronto con
la «comunità» dei redattori e
dei collaboratori i temi, gli
argomenti, il modo di fare
informazione. Una sola richiesta, la sobrietà, nello stile
ma anche nei mezzi utilizzati,
negli stipendi. Insomma un
lavoro con molta militanza, e
perciò vivo e importante anche sul piano dell’arricchimento spirituale personale.
Ovviamente le scelte che
abbiamo fatto non piacevano
a tutti e venivano perciò discusse, criticate. E il giornale
ha ospitato tutto; persino
Informazione locale, nazionale e internazionale per conoscere la realtà protestante
Un giornale per tutta la «famiglia valdese»
EUGENIO BERNARDINI
C9 è spazio alle Valli per
un «terzo giornale»?
Per molti no: dopo l’acquisto
del quotidiano preferito, c’è
l’acquisto del settimanale
«che dà più informazioni locali», cioè quello della diocesi
di Pinerolo. A parte il fatto
che, almeno per qualità se non
per numero di notizie. L’eco
delle valli valdesi non è inferiore all’altro Eco, chi sceglie
di non leggere il nostro settimanale non solo rinuncia a
una fetta consistente di informazione locale che riguarda
le chiese e gli istituti valdesi,
ma rinuncia anche a conoscere la realtà, le prospettive, le
riflessioni del protestantesimo
storico italiano di cui quello
delle Valli è parte integrante e
qualche volta anche propulsivo. Si tratta dunque di una rinuncia incomprensibile per
chi, in un modo o in un altro.
'(■'iifll
Ü
Sin. Frane™ P®9'ne di piombo sul bancone del compositore: da
0 Giampiccolì, Giorgio Gardioi, Luciano Deodato (1987)
è parte di quella «famiglia
valdese» per cui 150 anni fa è
nato questo settimanale.
Si potrà dire che la formula
dell’attuale convivenza tra le
due testate Riforma e L’eco
delle valli valdesi, che è sempre stata problematica, non
sia delle più riuscite: su questo stiamo riflettendo da tempo, stretti tra limiti di risorse
umane ed economiche e volontà di fare un settimanale
semplice ma non banale, di
sostanza e non di immagine,
secondo la linea tradizionale
di una comunicazione più
informativa e formativa che
di propaganda. Speriamo che
la soluzione che è allo studio,
e che abbiamo presentato alla
scorsa Conferenza distrettuale, sia più soddisfacente.
C’è anche chi pensa che il
giornale sia troppo schierato
su una linea ecumenica e politica. Premesso che la linea del
«settimanale delle chiese
evangeliche battiste, metodiste e valdesi» è orientata dalle
nostre assemblee deliberative
(Sinodi, Conferenze, Assemblee), vorrei rilevare che l’aver imparato faticosamente,
con la Chiesa cattolica, il linguaggio della comunicazione,
del confronto e dell’ascolto;
l’aver imparato a distinguere
tra un punto controverso e un
altro, tra cattolico e cattolico,
tra vescovo e vescovo; l’aver
avviato dialoghi diretti ed
esperienze concrete di collaborazione, per esempio in
campo sociale o tra le sempre
più numerose coppie e famiglie interconfessionali; l’aver
imparato a frequentarci e ospitarci reciprocamente nelle
più diverse occasioni; tutto
questo, e altro ancora, non significa che abbiamo perso la
capacità di dire dei sì e dei no,
di farci orientare dalla nostra
comprensione dell’Evangelo,
di annunciare la fede nella
L'atto della
Conferenza distrettuale
La Conferenza distrettuale del I distretto quest’anno ha
approvato tra gli altri un ordine del giorno su L’eco delle
valli valdesi-Riforma.
La Cd, ritenendo che L’eco delle valli valdesi-Riforma
possa diventare lo strumento per la comunicazione reciproca di tutti gli aspetti della vita della chiesa, che tendono
sempre più a separarsi e a procedere autonomamente, invita
le chiese ad utilizzare maggiormente il settimanale nelle
proprie attività (catechismo, riunioni quartierali, riunioni di
Concistori ecc.), ad impegnarsi con più continuità nella sua
diffusione, in particolare tramite la vendita al termine del
culto; a trovare al proprio interno una persona che funga da
collegamento tra realtà locale e redazione. Richiama inoltre
l’attenzione degli esecutivi bmv sulla peculiarità dell’informazione in un territorio nel quale si concentra un terzo del
protestantesimo italiano che ha qui, caso unico in Italia, una
rilevanza sulla società e sull’identità non solo strettamente
religiosa, e a sostenere, perciò, con adeguate risorse umane
e finanziarie il rilancio dei progetti informativi.
salvezza per sola grazia di
Dio in Gesù Cristo secondo le
Scritture. Come l’ottimismo
ecumenico dimentica facilmente il peccato che si annida
nelle chiese, così il pessimismo più «protestante» non riconosce la strada positiva comunque percorsa e si mostra
spesso troppo indulgente verso i nostri limiti e peccati, dimenticando così la nostra parte di responsabilità nella mancata conversione dell’altro.
E per quanto riguarda la politica? Crediamo di non rappresentare interessi di partito
o di coalizione di partiti, ma
di essere attenti ai valori che
in politica si esprimono e si
praticano (o non si praticano).
Cerchiamo di farlo con attenzione e rispetto per tutti, senza trasformare gli altri (e
chiedendo di non essere trasformati noi) in tifoserie contrapposte e, quindi, in misera
carne da schieramento.
Il direttore Franco Giampiccoli
al lavoro a stretto contatto con i
tipografi
troppo, è l’accusa che ci è
stata fatta. I redattori hanno
ascoltato, hanno preso le tirate d’orecchie dei Sinodi e delle assemblee di distretto, hanno corretto la rotta. Ci sono
stati veri e propri scontri ma
alla fine c’è stata la riconciliazione, la comprensione reciproca delle ragioni, e la ripresa del cammino comune.
Insomma c’è stato un tentativo di fare un giornale comunitario, della comunità dei
protestanti che vivono alle
Valli e in Italia. Poche grandi
firme, tanti, tantissimi collaboratori minori che non facevano grandi discorsi, ma si limitavano a raccontare la loro
vita e la loro speranza cristiana. In un periodo come quello
degli Anni 80, caratterizzato
da grandi tentazioni (anche
nelle nostre chiese) di apparire, abbiamo privilegiato l’essere, cioè l’immagine e l’informazione reale a quella virtuale. Giusto o sbagliato?
Il programma editoriale del
primo «Eco», di centocinquant’anni fa, dichiarava di
voler fare informazione «nell’interesse della famiglia valdese». Ma qual è questo interesse? Negli Anni 80 e 90
molto si è parlato di identità e
di diversità. Il valdese faceva
(e fa ancora?) tendenza. Molti
erano disposti a dire che «valdese è bello». I grandi giornali si occupavano di noi. Inviavano reporter ai Sinodi. Ma
quasi sempre l’informazione
che davano, per esempio nei
resoconti dei Sinodi, era
deformata dall’esigenza della
«notizia». C’era anche chi,
tra noi, voleva organizzare i
lavori del Sinodo in funzione
della «notizia» da passare sul
giornale! Così gli stessi membri delle nostre chiese pensavano che al Sinodo si discutesse solo di politica, di femminismo o di omosessualità,
e quella sede non fosse invece il tentativo di una risposta
collettiva alla chiamata del
Signore. Di qui l’esigenza di
difendere l’interesse valdese,
a essere se stessi, cioè in primo luogo quello di essere
considerati una comunità di
credenti in Cristo. Abbiamo
dovuto fare una controinformazione. Abbiamo cercato di
dire la verità, contro chi voleva che fossimo altro da noi.
La vita delle chiese e la formazione spirituale è stata
l’elemento centrale del lavoro
della comunità dei redattori.
Infine venne la fase del
«segmento autonomo». Così
è stato definito L’eco delle
valli dall’atto della Assemblea-Sinodo che ha lanciato
Riforma. Due testate una collegata all’altra, ma autonome.
Come fare? Tutta la vita del
protestantesimo, comprese le
chiese delle Valli su «Riforma», la vita civile alle Valli
sull’«Eco». Non nascondo la
mia perplessità su questa decisione, che non considera
l’importanza degli aspetti della testimonianza cristiana nella società, in un posto chiamato valli valdesi, dove i protestanti sono una minoranza
significativa, o addirittura
maggioranza della popolazione. Una decisione che spinge
verso un giornale di opinione,
lasciando da parte il giornale
comunitario. Un «segmento»
che andrà presto abolito, con
una scelta di fare un giornale
unitario, valligiano e italiano
e, perché no, europeo e mondiale. Un giornale per gli Anni Duemila che non perda le
caratteristiche migliori de
L’eco. Non fabbrica del presente, ma testimonianza e
aiuto a vivere la fede oggi in
un mondo che è allo stesso
tempo locale e globale.
L
12
PAG. VI
E Eco Delle ^lli ^ldesi
venerdì 31 LUGLIO ig.
Una ricerca negli archivi de «L'eco delle valli valdesi» e della Tipografia Subalpin^j
Sfogliando Palbum dei ricordi
Questo giornale per anni
non ha contato sull’apporto di
fotografie; le pagine scorrevano con le loro colonne di
piombo, qualche titolo a interrompere articoli talvolta troppo lunghi, ma le immagini
erano rarissime. Poi sono
giunti i primi «cliché», l’immagine di un personaggio o di
un fatto riprodotta in modo tale da poter essere stampata.
Così quando siamo andati a
curiosare fra gli archivi della
tipografia Subalpina di Torre
Pellice, abbiamo trovato molte immagini ma tutte del do
1961: si costruisce ii nuovo tempio a Praii
Chi non ha fatto una gita a Sibaud a Bobbio Peiiice?
poguerra. Il passaggio dalla
foto al cliché avveniva fuori
dalla tipografia; dietro ad ogni
foto abbiamo trovato una nota
del redattore; urgente!, urgentissimo! Il lunedì o al più tardi
al martedì si andava in macchina e la riproduzione della
foto era necessaria.
E stato un po’ come sfogliare l’album di famiglia,
ma una famiglia grande come può essere la Chiesa valdese, dove come in ogni famiglia ci sono momenti che
si ripetono ogni anno, appuntamenti attesi e ufficiali, oc
casioni invece uniche. Un
giornale come L’eco delle
valli valdesi ha ovviamente
seguito sempre con attenzione e passione le vicende sinodali (e nella «magica» scàtola della tipografia abbiamo
ritrovato praticamente tutte
le foto dei pastori appena
consacrati), ma ha anche dedicato molto spazio alle confermazioni con le foto di
gruppo, all’incontro del XV
Agosto che per decenni veniva raggiunto rigorosamente a
piedi, alla nascita di nuovi
templi o di nuove opere. È
curioso, ma anche noiJ
facciamo il giornale oggi^
siamo fatti coinvolgere
appassionare nella ricer^
nella scelta; e non seitipri
stato facile ricostruire e ru'
noscere volti e luoghi.
Qualcuno si ritrove»
guardando queste fotograj
magari oggi avrà i cani
bianchi o sarà a sua volta»
dre (o nonno) di ragazzi!
pena confermati. È statoi
noi, e pensiamo anche»
voi, davvero come trovarci
fronte a un album della m
pria famiglia. iL
Il pastore Ermanno Rostan fu
direttore del nostro settimanale
e moderatore a cavallo fra gli
Anni 50 e 60
L'ingresso di Chiotti scendendo dall’alta vai Germanasca
1956.1 catecumeni di San Germano con il pastore Umberto Bert fotografati come di consueto all’ingresso del parco di Villa Widemann in occasione delle confermazioni
1973: si costruisce l’Asilo dei vecchi di San Giovanni (qui siamo al primo piano del primo blocco dit
struttura). Sullo sfondo il tempio
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Il XV Agosto è tradizionalmente una festa di popolo. I raduni (qui siamo negli Anni 50) sono semprel*
frequentati, spesso all’ombra di imponenti castagni
Ogni Sinodo ha il suo buffet;
anche questa è una forma di accoglienza e di servizio
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1970: è l’anno della consacrazione dell’attuale presidente ^ ^
Luciano Deodato, all’uscita dal culto con il pastore Franco so
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bobbio PELLICE — Riunioni alle 15 con Santa Cenaci! 2 ai Campi, il 9 al Podice il 16 ai Payant.
PRALI — Il 12 agosto, alla 15 incontro a Ribba su
«La preghiera cristiana».
massello - Il 9 agosto alle 15, riunione alle
Porte; Daniele Garrone
narlerà su «Il lungo cammino della libertà: valdesi ed
ebrei a 150 anni dal 1848»;
segue cena comunitaria.
perrero-maniglia —
Culti a Maniglia alle 9,
escluso 2 agosto con culto
unico alle 10. Riunioni all'aperto, ore 17, a Baissa
|'8 agosto con intervento
del pastore Cabrerà su «Le
sfide della Chiesa valdese
del Rio de la Piata»; seguirà cena comunitaria.
POMARETTO — Domenica 16, visita del gruppo
proveniente dal Madagascar con partecipazione al
culto e agape comunitaria
all'Eicolo grando.
RODORETTO-FONTANE
-Domenica 2 alle 15 riu
Ìione al colle di Fontane e
òmenica 9, sempre alle
15, riunione a Campo Clot.
l^ORRE PELLICE — Doibenica 9 agosto, alle 17,
nel tempio, il past. Gianni
Senre parlerà su: «Dio e la
jjgfferenza»; domenica 16,
alle 17, Carlo Papini parlerà su: «La Sindone». Lunedì 17, alle 16, incontro
alla Foresteria col gruppo
del Madagascar.
VILLAR PELLICE — Lunedì 17 agosto, alle 21, nel
tempio, serata su M. L.
King con video e canti.
VILUSECCA — Culti a
Gombagarino: alle 9 il 2 e
il 16; riunione all'aperto alte ISa Torre il 2 agosto.
30 luglio, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 17, alla
rotonda di piazza Muston,
incontro «Avvisi ai naviganti», letture e consigli con N.
Pennacchia e A. Corsani.
30 luglio, giovedì —
TORRE PELLICE: Allo stadio
del ghiaccio, alle 21, concerto di musiche klezmer e nomadi col gruppo «Colalaila».
31 luglio, venerdì — FENESTRELLE: Alle 17 incontro
con Gianni Oliva e presentazione del suo ultimo libro «I
Savoia» presso la chiesa del
Forte; alle 19,30 per le vie
del paese serata gastronomica, seguirà alle 21 concerto
con Disco Inferno e Enzo e
Massimo.
31 luglio, venerdì —
TORRE PELLICE: In piazza
Muston, alle 17, dibattito
con Giovanni Borgarello e
Bruna Peyrot su «Senza cultura non c'è futuro».
31 luglio, venerdì —
PRAMOLLO: Per la rassegna
«Sotto questo cielo», alle
21,30, in borgata Ruata,
«Grazie Ludwig» agli impianti sportivi. Ingresso gratuito.
1° agosto, sabato — RINASCA: Alle 21, al centro
«Abitare in valle», serata
teatrale con la compagnia
Renato Clot. In località Grandubbione, alle 21, concerto
rock alla pista coperta.
1° agosto, sabato —
TORRE PELLICE: Alle 21, nella biblioteca della Casa valdese, presentazione del libro
«Come vivevano. La vai Pellice», ed. Claudiana.
1° agosto, sabato —
ANGROGNA: Alle 10 in frazione Giovo il dottor Enrico
Cucco effettuerà una dimostrazione del corretto trattamento del tampone contro
la varroasi e indicazione del
periodo di trattamento per
una buona efficacia del contenimento dell'infestazione
e una dimostrazione di smelatore presso l'azienda apistica Stalè. In caso di maltempo la dimostrazione avverrà nella sede della Comunità montana.
1-3 agosto — LUSERNA
SAN GIOVANNI: A partire
dalle 21, nell'area del mercato coperto, festa dell'Avis
con esibizione di ballo del
«Panda Club» di Bricherasio;
domenica 2 alle 9,30 inizio
torneo giovanile di ping
pong aperto a tutti, alle 21
concerto; lunedì 3 agosto alle 21,30 film «Flubber», ingresso lire 5.000, gratuito fino a 14 anni.
2 agosto, domenica —
RINASCA: Festa della borgata Serforam (Madonna delle
nevi).
2 agosto, domenica —
SESTRIERE: Alle 17,30 in
piazza Fraiteve concerto con
il gruppo «La Lionetta» per
la Festa della ghironda.
6-8 agosto — TORRE
PELLICE: Alle 21, nel tempio,
concerto finale degli specializzandi del Seminario di tecnica e interpretazione musicale.
7 agosto, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Presso la Loggia dei Mercanti
alle 21 concerto finale degli
specializzandi del Seminario
di tecnica e interpretazione
musicale.
8 agosto, sabato — TORRE PELLICE: Per le vie
dell'isola pedonale mercatino biologico dalle 8 alle 17;
alle 21 serata danzante con
pizza per i giovani presso la
rotonda di piazza Muston.
8 agosto, sabato — FENESTRELLE: Alle 21,30, al
Forte, Assemblea teatro presenta «Tête de bois (pezzi di
ricambio)».
9 agosto, domenica —
TORRE PELLICE: Nel giardino del Collegio valdese Festa di Radio Beckwith con
culto, pranzo, giochi per
bambini e grandi, cena e serata con ballo liscio in via
Pietro Valdo.
9 agosto, domenica —
VILLAR PELLICE: Alle 16
concerto, ballo e musiche etniche dalla Romania con il
gruppo «Ansamblul Vatra».
9 agosto, domenica —
FENESTRELLE: Alle 21,30, in
piazza della Fiera, Assemblea
teatro presenta «La casa della luna azzurra. Passione di
tango».
10 agosto, lunedì — FENESTRELLE: Alle ore 17,
nella chiesa del Forte incontro con Giorgio Corino e
presentazione del libro
«Forte Bramafan, recupero
di una fortificazione ottocentesca»; alle 21,30 Assemblea teatro presenta «La
fionda come un usignolo
con il mal di denti», nella
piazza d'armi del Forte.
11 agosto, martedì —
LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 21 il gruppo studentesco romeno «Ansamblul Vatra» propone musiche tradizionali ed etniche, ballo e
melodie.
12 agosto, mercoledì —
RINASCA: Al Centro «Abitare in Valle quinta edizione
di «Incanto e memoria»; serata giovani.
13 agosto, mercoledì —
TORRE PELLICE: Alla rotonda di piazza Muston e per le
vie del paese, alle 21, spettaccolo teatrale con la compagnia «Il melarancio» con
«Di cuore, di coraggio e di
paura». Ingresso libero.
14 agosto, venerdì —
FENESTRELLE: Alle 17 nella
chiesa del Forte incontro con
Franco Piccinelli e presentazione del suo romanzo «L'ultimo appello».
15 agosto, sabato — FENESTRELLE: Alle 22 nei giardini pubblici concerto di musica celtica «Alice Castle».
TORRE PELLICE — Cinema Trento: giovedi 30, h
21.20 Full monty; venerdì
31, ore 20,30 II mondo perduto: Jurassìc pare; sabato
1° agosto, ore 21,20 Fuochi
d'artificio; domenica 2, ore
21.20 Soldato Jane; lunedì
3 ore 21,20, L'uomo del
giorno dopo; mercoledì 5,
ore 21,20, Blues brothersil mito continua; giovedì
6, ore 20,30, Men in black;
ore 22,15, Harry a pezzi;
venerdì 7, ore 21,20, Il collezionista; sabato 8, ore
21.20, Deep Impact; domenica 9, ore 21,20, Qualcosa
è cambiato; lunedì 10, ore
21.20, L'avvocato del diavolo; martedì 11, ore 21,20
In & out; mercoledì 12, ore
21.20, Il grande Lebowsky; giovedì 13, ore 20,30,
Un topolino sotto sfratto;
ore 22 La parola amore
esiste; venerdì 14, ore
21.20, La vita è bella; sabato 15, ore 21,20, Tre uomini e una gamba; domenica
16, ore 21,20, Titanic; lunedi 17, ore 21,20, Genio ribelle-Will hunting; martedì 18, ore 21,20, Arancia
meccanica; mercoledì 19,
ore 21,20, L'uomo della
pioggia; giovedì 20, ore
20,30, Anastasia; ore 22,10,
7 anni in Tibet.
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Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa; La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
Confederazione Nazionale deH'Artigianato
della Piccola e Media Impresa
INFORMA
Associazione Provinciale di Torino • Via Avellino 6 - Tel. 011/4617.666 - Paz 4617.694
sempre I*
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Val Pellice: iniziative per le imprese
Formare l’artigianato
L importanza dell’artigianadell’economia
Pellice è fuori di
subbio, eppure negli anni
passati questo settore non
sempre ha ricevuto un suffi„?nte interesse da parte deP enti pubblici. Le 650 imP^ese artigiane presenti in
-p"® °9gi costituiscono una
rak'i '®''°rativa non trascusottovalutabile. Se
lina I Pellice si rivela
tinia'^®ficca di imprese argiane che ricoprono una
considerevole del mer»,^,®®onomico del territorio,
sembra mancare,
f'® bel resto in molte altre
zone della nostra regione e
non solo, è una vera e propria cultura d’impresa, quello
spirito imprenditoriale che
potrebbe rivelarsi utile. Proprio pensando a questo la
Comunità montana vai Pellice ha deciso, avvalendosi
anche della collaborazione
della Confederazione nazionale dell’artigianato e della
piccola impresa (Cna), di
portare avanti iniziative di
supporto alla formazione e
alla progettazione delle imprese del settore.
Partendo da queste considerazioni la Comunità montana ha recentemente pro
mosso un corso di formazione, gestito da tecnici della
Cna e del Centro di formazione aziendale, rivolto agli
artigiani, che ha visto trattare
temi come il marketing e la
gestione aziendale. Il corso,
che si è tenuto in giugno, era
indirizzato soprattutto a chi
era intenzionato ad avviare
una nuova attività, pur senza
trascurare chi opera già nel
settore, ed era a numero
chiuso, questo per cercare di
individualizzare maggiormente le 24 ore di insegnamento previste, distribuite in
7 lezioni. «Occorre che gli
artigiani - dicono alla Comunità montana - si liberino dagli schemi che valevano anni
fa per acquistare una vera e
propria cultura di impresa.
Questo primo corso che abbiamo promosso, e che ave
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Tassi da 3,48% a 4,47%
Credito d'esercizio
Finanziamenti per ogni esigenza da 40 a 60
mesi - Tasso 6,20% (Tasso di rìf. artigiano)
va valore anche per valutare
l’interesse della popolazione
(soprattutto giovanile) a queste tematiche, aveva proprio
come scopo quello di dare
una maggiore formazione ai
nostri artigiani. La risposta
all’iniziativa è stata buona e
pensiamo di riproporre con
scadenze precise questo tipo
di esperienza che riteniamo
importante come supporto
aH’artigianato».
L’interesse della Comunità
montana verso questo settore deH’economia valligiana e
la collaborazione con la Cna
porterà poi all’attivazione in
autunno di altri progetti mirati
alla formazione e all’informazione. Il primo di questi progetti riguarderà le scuole medie inferiori per cui sono previsti dei corsi di sensibilizzazione alla cultura di impresa:
le lezioni che verranno tenute dai tecnici della Cna e mireranno soprattutto all’orientamento professionale mostrando che esistono alternative al mondo dipendente,
dando delle possibilità in più
per orientarsi nel mondo del
lavoro che oggi non è sempre così a portata di mano
dei ragazzi.
Per chi invece è già imprenditore la Comunità mon
Informazione pubblicitaria -i
tana e la Cna prossimamente metteranno a disposizione
un software integrato degli
indicatori di bilancio; questo
dovrebbe permettere agli imprenditori valligiani di rafforzare la propria capacità decisionale e quindi di migliorare le proprie performance
sul mercato; parallelamente
per chi ha intenzione di avviare una nuova attività artigianale in autunno partirà
un’iniziativa che in base ai
dati forniti dall’imprenditore,
incrociati con dati più generali sul mercato, fornirà mag
giori conoscenze di partenza
all’artigiano aiutandolo così
nelle scelte iniziali. «Il nostro
intento - dice l’assessore
all’Artigianato della Comunità
montana vai Pellice, Giorgio
Cesano - è quello di creare
opportunità alle imprese, sia
a quelle esistenti sia a quelle
in via di costituzione, creare
un supporto di formazione e
di progettazione valido al
settore, questo anche per
salvaguardare e creare posti
di lavoro avendo così un tornaconto a lunga scadenza
per l’intero territorio».
Tante buone ragioni
per scegliere CNA
Assistenza fiscale e tributaria
Contabilità ordinaria e semplificata
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emissioni in atmosfera
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ne del
Benvenuti nelle nostre valli
Benvenuti a tutti quelli che per
la prima volta frequentano le
città, cavalcano i cavalli oppure
scendono dai fiumi deliziandosi
dei territori e di quelle straordinarie bellezze che la natura ci
ha regalato. Noi stiamo cercando di creare accoglienza, simpatia, per informare, facilitare,
servire. La ATL2 nasce per
creare servizio, assistenza e, in
futuro, controllo e prezzi giusti.
Niente di tutto ciò è da dare per
scontato, acquisito, certo. Il nostro dovere però è migliorare, e
quindi creare sistema, facilità.
Pertanto, chiediamo anche agli
ospiti di aiutarci, essendo spesso frequentatori di altre zone,
magari più attrezzate di noi, li
invitiamo a lasciare consigli e/o
suggerimenti nei nostri uffici,
dove troverete oltre a tutte le
necessarie informazioni su feste, percorsi, attività che si
svolgono nel territorio, dei cou
pon sui quali scriverete I vostri
consigli, e fra I quali troveremo
"a caso” 20 che saranno ospiti
per una settimana bianca presso il nostro comprensorio. La
stagione estiva si presenta al
meglio, con un clima ottimo, I
comuni hanno realizzato calendari con manifestazioni di ottimo livello, non c'è quindi che
l’imbarazzo delle scelta. Oltre
ai suggerimenti mi permetto di
riservare un invito speciale ai
turisti abituali od occasionali ad
un uso sensibile ed intelligente
di questi territori di straordinaria rilevanza storica, ambientale. Anche se, è pur vero, questi
territori hanno avuto in alcuni
casi impatti negativi provocati
daH’uomo, sono perlopiù integri
e conservano caratteristiche
uniche che vanno osservate e
vissute senza provocare danni.
La cultura dell’accoglienza sta
notevolmente migliorando e
posso dire con certezza che la
presa coscienza che il turismo
è un grande valore aumenta.
La disponibilità verso I turisti In
questi territori è in continua
crescita e favorisce sempre di
più un rapporto di scambio di
culture. Non offriamo solo un
turismo di svago, di divertimento di massa, particolarmente in
estate possiamo offrire a grandi gruppi spazi di aaoglienza e
di riflessione, di approfondimento che spesso viene identificato nel turismo religioso. Oppure possiamo offrire percorsi
di svago, tracce lasciate nei secoli dall’uomo sulle montagne,
utili a piccole passeggiate o
grandi escursioni individuali o
di gruppo. Sull’accoglienza e
sul servizio siamo certi che non
potremo che migliorare.
Non sempre lo stile e il “bel
dóif sono quelli che vorremmo
ma è vero ed è dimostrato la
qualità sta crescendo. Invitiamo quindi I nostri ospiti ad essere attenti a loro volta e a premiare sempre di più la qualità,
il gusto e lo stile. Non avere
fretta nella scelta a volte evita
errori e nello stesso tempo stimola chi non è ancora sufficientemente preparato a migliorarsi e a offrire qualità e
prezzi giusti. Noi andiamo in giro per il mondo per avvicinare
gruppi sempre più numerosi ai
nostri territori. Il nostro dovere
e riceverli ed accoglierli in»
do che quando ritornano as
sa possano parlare beneji
in quanto soddisfatti di toltili
che hanno visto, mangiato U
le cose belle che hanno S
Lo sappiamo: non tutto è c»
dovrebbe essere, Moltia*
sappiamo, stanno dand) i
massimo per ben figurare li
tutti questi diciamo un sin«»
grazie e auguriamo un buuk
vero.
Luigi Chiatw
L'Agenzia Turistica Locaie: un nuovo modello
organizzativo per promuovere ie risorse turistich
Le iniziative reaiizzate
• L’allestimento di un sito
internet all’Indirizzo :
www.montagnedoc.it
• L’informatizzazione parziale degli uffici
• La realizzazione di un
videofilm promozionale
• L’attivazione deirufficio
Stampa
• La realizzazione del
nuovo marchio “Montagne doc” e dell’Immagine
coordinata
• La riorganizzazione delle sedi di Pinerolo e Oulx
e il riordino degli uffici lAT
di Pinerolo, Pragelato e
Avigliana.
• Un programma di partecipazione per il 1998 alle
principali fiere turistiche
sul mercato nazionale ed
intemazionale
• Il rifacimento della cartellonistica stradale esistente (21 cartelloni localizzati sui principali
accessi stradali del territorio).
• Il coordinamento dei
progetti di promozione
delle Amministrazioni Locali inclusi nei Progetti Integrati di Sviluppo Turistico finanziati dalla
Comunità Europea
• L'elaborazione, in collaborazione con la Scuola
di Amministrazione
Aziendale di Torino, di un
Progetto di Formazione e
di un Piano di Marketing
• La partecipazione ai lavori del Comitato per le
Olimpiadi Invernali “Torino 2006" per la predisposizione del dossier di
candidatura
• La pubblicazione periodica dell’Informazione interna e l’avviamento di
una campagna di comunicazione sul territorio attraverso I principali giornali locali
• Avviamento di un progetto editoriale per la valorizzazione di tutte le risorse territoriali
La candidatura
olimpica
TORINO 2006
VALLI DI SUSA E PINEROLESE
SEDI DESIGNATE DI GARA
I luoghi destinati ad ospitare
le gare relative agli sport sulla
neve sono tutti luoghi di incantevole bellezza, situati fino
a 2000 metri di altezza, con
antiche tradizioni sportive.
L’ATL si è alleata con Torino
per catturare questa opportunità.ll nostro territorio guarda
al mondo offrendo tecnica, clima emotivo, e con la sfida di
Torino 2006 un concetto di
Giochi Invernali innovativo:
quasi 600 km. di piste e un sistema “ghiaccio” perfettamente integrati con un grande patrimonio di arte, cultura e
ambiente.
A circa sette mesi dalla sua costituzione, l’Agenzia Turistica
Locale ha riorganizzato tutte le
principali funzioni ed i servizi
garantiti in passato dall’organizzazione turistica territoriale.
Gli Uffici di informazione turistica locale, che svolgono un servizio essenziale a favore delle
imprese e dei turisti e che rischiavano di vedere interrotta o
limitata drasticamente la loro
funzione, hanno operato regolarmente durante tutta la stagione turistica ed alcuni di questi sono stati ristrutturati e '
migliorati; importanti nuovi contatti sono stati aperti con operatori professionali della domanda turistica nelle fiere ed i
work-shop a cui l’Agenzia ha
partecipato (BIT Milano, ITB
Berlino, Borse del Turismo a
Trieste e Ferrara ); sono state
tracciate le linee strategiche
per l'aggregazione e la promozione di nuovi prodotti nel settore del turismo culturale, gastronomico, ambientale e
sportivo mentre il turismo inver
nale è stato seguito e supportato oltre che dalla rete di uffici
lAT (ben 16 neH’ambito turistico) anche daH’importante servizio di raccolta e diffusione del
Bollettino della Neve che è stato veicolato durante tutta la stagione invernale al media ed
agli operatori nazionali e stranieri. I programmi di intervento
e le nuove realizzazioni dell’Agenzia Turistica Locale, sono
stati presentati, direttamente
agli operatori turistici, durante
un ciclo di 15 incontri che hanno avuto luogo sul territorio nel
corso degli ultimi mesi. A conclusione degli incontri riteniamo
essenziale richiamare l’attenzione di tutti gli operatori turistici, imprenditori e professionisti
privati cosi come amministratori pubblici, sulla assoluta necessità di aderire all’Agenzia
Turistica Locale.Le disponibilità
attuali, infatti, non sono sufficienti a garantire un livello minimo di efficienza ai servizi e di
visibilità sui mercati ai nostri
prodotti turistici. La nuova Leg
ge Regionale, peraltro, ha introdotto anche in Piemonte il
principio della compartecipazione al finanziamento dell’organizzazione turistica, che implica la partecipazione
finanziaria diretta delle imprese
che operano nel settore. Tale
principio, già operante all’interno di altri sistemi, ha dato ottimi risultati ed ha evidenziato
che l’accoglienza e la promozione turistica non possono essere sostenuti integralmente ed
esclusivamente dal bilanci pubblici. A fronte e proporzionalmente all’Impegno economico
richiesto, la nuova Agenzia può
assicurare maggiore efficienza
e agilità operativa insieme ad
una serie di servizi ulteriori per
i soci: prenotazione alberghiera
e degli altri senrizi turistici, biglietteria spettacoli, biglietteria
trasporti, promozione e commercializzazione di prodotti locali tipici.
Hanno già aderito in qualità di
soci dell’Agenzia: la Provincia
di Torino, la Camera di Com
mercio di Torino, i Comuni, Le
Comunità Montane, le Associazioni Turistiche Pro-Loco, enti
ed associazioni interessati al
turismo, associazioni ed organizzazioni di categoria degli
operatori turistici, consorzi degli imprenditori, operatori economici interessati al turismo,
per un totale di 28 soci pubblici
e 31 privati. Il rapporto tra il numero di quote pubbliche e private è ancora fortemente sbilanciato, infatti le
amministrazioni pubbliche detengono 147 quote, mentre i
privati solo 35. La Legge Regionale 75 e lo Statuto garantiscono in ogni caso la presenza
maggioritaria dei soci pubblici.
L’adesione di ciascun socio implica la partecipazione al capitale consortile ed alle spese di
funzionamento della struttura.
Ogni quota consortile, da versare una-tantum all'atto dell’adesione, corrisponde al valore
di L. 1.000.000 entrando nel
Consorzio il socio si impegna
altresì a partecipare alle spese
annuali di gestione, fino al«
importo massimo pari al dqp
del valore delle quote consóli
sottoscritte (per ogni quota»
toscritta L. 2.000.000 an«i|
L’attività dell'Agenzia può»
re finanziata anche medB»
contributi concessi dalla Bap
ne 0 da altri soggetti puMti
privati e da proventi desfsff
finanziamento di singoli 0
ti nonché da proventi liiif
dalla prestazione di beriit
vizi ai soci e a terzi.
LE INIZIATIVE
PER L'ESTATE
L'ATL ha programmato le riedizione dei tre opuscoli tematici
per la promozione del turismo
estivo: “Due ruote tra i monti”,
’’Vie d’acqua” e “Antiche Mura"
sono in distribuzione presso
tutti gli uffici della nostra organizzazione turistica.
Principali appuntamenti nelle £ì](D[ì;]1J//ì@KI[I [lkIXS
24 LUGLIO Bardonecchia ore 18.00, Viale della Vittoria, 44 • Conferenza ‘‘L’archivio storico comunale di Bardonecchia” • 25 LUGLBj
Bardonecchia ore 21.00, Palazzo delle Feste ■ Concerto in collaborazione con musica d’estate Sestriere e l'accademia pianisticaii;
Imola • 25 LUGLIO Susa ■ Torneo storico dei borghi di Susa (sfilata per le vie e spettacolo all'Arena Romana) • 25 LUGLIO Torre Pel’
irÌA H’ArtP rinntpmnnranoo . Mnctra Ctnri/Ao n intnnrnUf. » oc i i mi m . Triathlon''
ce ■ Galleria d’Arte Contemporanea - Mostra Storica “Fotografi e fotografie delle Valli Valdesi" • 26 LUGLIO Bardonecchia ■ Triattitofl '
Nuoto, Ciclismo, Corsa • 26 LUGLIO Fenestrelle • Festa di S. Anna- IV Rassegna “Le Fenestrelle” • 26 LUGLIO Sestriere • W
Trekking Campionati Italiani • 27 LUGLIO Torre Peliice ore 21,00 - Festival Internazionale di musica Klezmer e Nomade • 31 LUGLIO
Fenestrelle ore 21.00, Chiesa del Forte ■ Presentazione del libro "I Savoia" di Gianni Oliva • 1 AGOSTO Sestriere • Gare Internazioni
li di Golf • 1 AGOSTO Fenestrelle ■ Inaugurazione della manifestazione Occitania ’98 • 1 AGOSTO Pragelato - Inaugurazione mi«»
del costume "Trad. Genti Alpine” • 1 AGOSTO/9 AGOSTO Sauze d'Oulx ■ Teatro Festival • 2 AGOSTO Sestriere - Vecchi Mestieri^
giani in Piazza • 2 AGOSTO Salbertrand - Per le vie del paese fiera e mostra mercato dei prodotti tipici e delle attività occitane*2®
AGOSTO Pragelato ■ XVI Festa della Ghironda • 6 AGOSTO Usseaux - Festa del Forno (degustazione piatti tipici) • 9 AGOSTO Sl|i
ze d’Oulx ■ Sagra del Formaggio • 11 AGOSTO Sauze di Cesana ore 10.15 - XX Camminata Valle Argenterà (corsa podistica km.4J
• 18 AGOSTO Bardonecchia • Eurobardo III edizione Atletica Turin Marathon • 23 AGOSTO Salbertrand - “Città d’Arte a porte apP
Visite accompagnate alla Chiesa e al Museo Mulino • 26/27/28 AGOSTO Bardonecchia - Trofeo dello scalatore Gazzetta dello Sfw
26 AGOSTO/6 SETTEMBRE Susa, Autoporto - Bierfest XI edizione • 29 AGOSTO/6 SETTEMBRE Pinerolo - XXI Mostra Mercato#
[Artigianato del Pinerolese • 30 AGOSTO Pinerolo • La Campionissima Gran Fondo Internazionale di ciclismo km, 245 “’i®
le categorie • 5 SETTEMBRE Sauze d'Oulx • “Città d’Arte a porte aperte” • SEHEMBRE Pinerolo - Concorso Ippico li
L'organizzazione turistica sul territorio
Sapori pieni e genuini deiia natura aipina
e deiia cucina piemontese che ad esso si ispira
L'accento suil’enogastronomia
non è casuale. Ciò che rende
memorabile un soggiorno, oltre
alle bellezze naturali è la capacità discriminante offerta dal ricordo enogastronomico di ciò
che si è gustato. Particolarmente dei prodotti legati a quel luogo e alla sua cultura gastronomica tradizionale, perché alla
fine il ricordo di un paese passa
attraverso la degustazione delle
sue produzioni tipiche.
Ecco allora che il turismo enogastronomico non è solo la scoperta della tradizione culinaria
ma un modo per avvicinare
mondi poco conosciuti. Il territorio delle “Montagne doc” è una
terra di sapori e antichi mestieri,
che non va solo visitata, ma anche assaggiata: miele, castagne, funghi, mele, vino, erbe
aromatiche, ortaggi, frutti di bosco sono gli ingredienti che hanno dato origine ad una sapiente
cucina, ad una produzione caratteristica di liquori e confetture. e squisiti salumi: come evidenziato in altri punti di questo
foglio: la promozione del territorio, la formazione l’lnformatizzazione degli uffici lAT, ma anche
promozione e valorizzazione dei
prodotti tipici. E per fare ciò anche il materiale di comunicazione non sarà più monotematico
ma sarà anche in difesa del tipico. Per ottenere questi obiettivi
sarà determinante la collaborazione sia dei pubblici esercizi
che delle attività commerciali
per il loro contatto diretto con il
turista, ma a due condizioni: che
i turisti siano al centro delle loro
attenzioni ed aspettative per trasformarli da clienti occasionali in
clienti propagandisti, che sia ripensata la cultura del tipico partendo dalla base; tipico non è
solamente un vino, un formag
gio 0 una grappa, tipico è tutto
quanto riceve caratteri unici e irripetibili da un territorio e quindi
anche un ristorante, un albergo,
un negozio di alimentari.
Ogni ristorante, albergo o altra
struttura dell'ospitalità, dia la
preferenza ai prodotti del proprio territorio: ogni imprenditore
che ha la possibilità richiami
clienti nella propria azienda e li
renda ospiti degli esercizi limitrofi. Da queste iniziative non
solo nascerà promozione, ma
anche una nuova cultura per difendere i prodotti delle nostre
valli.
“Montagne doc" è il nuovo marchio turistico che identifica e rappresenta le risorse delle Valli di
Susa e del Pinerolese, il territorio
che la nuova legge regionale ha
affidato alla Agenzia Turistica Locale. “Montagne doc": una denominazione ambiziosa ma nel contempo ricca di certezze.
La sfida per raggiungere l'obiettivo
della riqualificazione turistica nazionale e internazionale di un territorio che ha le qualità e le caratteristiche per soddisfare le richieste
di un pubblico vastissimo.
Un comprensorio sciistico tra i più
belli del mondo, le città d'arte, I
musei, i castelli e i centri storici, I
complessi fortificati più importanti
d'Europa, le tradizioni della popolazione valdese, i parchi naturali,
sono le caratteristiche uniche di
un territorio che netl'arco di cento
chilometri spazia dalla grande
città di pianura alla fascia pedemontana, sino alle valli alpine.
lAT-di Avigliana,
piazza del Popolo 6
10051 AVIGLIANA
Tel. 011,9328650
Fax 011.9328650
lAT di Bardonechia,
viale della Vittoria 44
10052 BARDONECCHIA
Tel, 0122.99032 Fax 0122,98061»
lAT di Cesana,
piazza V.Amedeo 3
10054 CESANA
Tel. 0122.89202 Fax 0122.89202
lAT di Claviere, via Nazionale 30
10050 CLAVIERE
Tel. 0122.878856 Fax 0122.878888
lAT di Sauze d’Oulx,
piazza Assietta 16
10050 SAUZE D’OULX
Tel, 0122.858009 Fax 0122,850497
lAT di Torre Pellic^
via Repubblica 3
10066 TORRE PELLICE
Tel. 0121.91875 Fax 0121.933353
corso Inghilterra 39 .
10059 SUSA-Tel0122.622470
lAT di Sestriere, via Pinerolo 14
10058 SESTRIERE
Tel, 0122.755444 Fax 0122.755171
lAT di Frali, via Peyron 20
10060 FRALI
Tel, 0121.807418 Fax 0121,807713
lAT-Ufi. Turistico di Cavou ,
via Roma 3-10061 CAW“"
Tel-0121.68194 Fax 0121.»'
lAT di Pragelato, via Lantetme
10060 PRAGELATO
Tel. 0122.78844 Fax 0122.78844
lAT-Uff. Turistico di Luserna,
via Ribet 1 „»„awni
10062 LUSERNAS.GIOVANW^
Tel. 0121-902441
lAT di Fenestrelle,
piazza della Fiera 1
10060 FENESTRELLE
Tel. 0121.83600 Fax 0121.83082
lAT-IATdi Pinerolo, via
10064 PINEROLO
Tel. 0121.794003-796589
Fax 0121.794932
Gioii* .
Tempio Viiifiose
lAT di Oulx, piazza Garambois 2
10056 OULX
Tel 0122.831596 - 831786
Fax 0122.83188
Ufficio Turistico di casa C^ ■
Ilalia-Francia, Colle del»««" i
(apertura 15/06 -15/09)
Tel. 33.479058636
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iU^ .rtTNFRDÌ 31 LUGLIO 1998
■--------------; Vita Delle Chiese ■
!= La comunità valdese ha festeggiato la ricorrenza lo scorso 5 luglio
I primi cento anni della chiesa di Riesi
Una conferenza del pastore Giorgio Bouchard ha pernnesso di ripercorrere
il contributo dell'evangelismo meridionale al Risorgimento e alla testimonianza
PAG. 7 RIFORMA
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GIUSEPPE FiCARA
La comunità valdese di
Riesi ha celebrato il 5 lu»! g|jo i 100 anni della costruzione della chiesa. Esattamente
100 anni prima, il 5 luglio, veniva inaugurato il nuovo locale di culto ricavato da un ampio locale del Palazzo Farad
che la Tavola valdese aveva
acquistato. Ma la nascita della
comunità risale a oltre 20 anni prima; infatti nel 1871 il
sindaco Janni, tanti notabili e
uomini di ceto medio della
città, anticlericali, mandarono una petizione firmata al
pastore Augusto Malan, all’
epoca pastore nella Chiesa
valdese di Messina, perché
andasse a Riesi a predicare la
«Verità oscurata». In una lettera successiva gli veniva annunciato che avrebbe predicato in una della chiese cattoliche di Riesi e precisamente
in quella di San Giuseppe.
' Così avvenne, ma un fatto
curioso precedette la sua predicazione, il 31 ottobre 1871,
che Malan racconta come un
episodio che non dimenticherà mai: «Un vecchio di 65
anni, l’avvocato Accordi, tirava la corda delle campane
con tutte le sue forze. Sul nobile volto brillava una gioia
indescrivibile. Quando mi vide cessò di suonare e io gli
chiesi come mai un uomo così lispettabile come lui suonasse le campane. Egli mi rispose; “Quel che faccio è per
me un onore, il più grande
onore della mia vita! Ho suolato queste campane altre
due volte; la prima nel 1848
luando cercammo di scuote§ il giogo dei Borboni e chiafhammo il popolo alla libertà;
ga seconda volta nel 1860 per
enunciare al popolo che
garibaldi, con i suoi Mille,
era sbarcato a Marsala e aveva vinto a Calatafimi. Da allora abbiamo visto libertà politica; ma questa non ci basta,
oggi suono ancora queste
campane per annunciare che
abbiamo conquistato anche
la libertà di coscienza"».
tirijntervento del pastore Klaus
~6neck
Il pastore Giorgio Bouchard
Dopo la predicazione pronunciata davanti a centinaia
di persone, uomini e donne,
Malan prende coscienza di
un avvenimento di portata
storica, perciò scrive: «Era la
prima volta che l’Evangelo
era predicato a Riesi; e la prima volta in Italia che una
chiesa cattolica apriva le sue
porte a un pastore protestante e che delle campane, benedette e battezzate dai preti,
chiamavano i fedeli ad assistere a un culto protestante».
In realtà non furono gli alti
ceti ad aderire alla predicazione evangelica, bensì minatori e operai. Infatti i notabili anticlericali avevano solamente lo scopo di rafforzare il loro partito liberale attraverso l’appoggio della presenza protestante nella città,
ma nulla che riguardasse una
adesione sentita alla fede
evangelica. Questo non impedì all’opera di evangelizzazione di crescere e consolidarsi pur senza una chiesa e
senza locali adeguati per
l’istruzione scolastica, che fin
dagli inizi era nata spontaneamente come in tante altre
parti d’Italia.
Dunque il 1898 fu anche un
anno benedetto per la comunità di Riesi che, ormai hen
irrobustita, oltre alla chiesa,
aveva la possibilità con dei
nuovi locali di rendere un
servizio scolastico adeguato.
Era l’epoca in cui la chiesa
era curata dal pastore milanese Giuseppe Ronzone che
svolgeva con particolare passione il suo ministero a Riesi.
Tuttavia gli attacchi contro la
chiesa e la scuola da parte
cattolica furono anche violenti e da un documento redatto verso la fine degli Anni
30 dal sacerdote Ferdinando
Cinque risulta eloquente lo
stato delle scuole evangeliche: «La Chiesa valdese qui
dispone di un pastore attivo,
di vicepastori e di cinque
classi elementari, bene arredate, tecnicamente ben attrezzate e con insegnanti diplomate. Sono scuole private,
ma autorizzate.
Í i
Susa,
1122.62247»
i Cavour.
CAVOUR
,0121.68f>f
Lusema,
¡.GIOVANNI
,x 0121.902^^
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16589
a Con“"*
Il Rifugio
Re Carlo Alberto
Luserna San Giovanni
ricerca
un/a infermiere/a
professionale
da inserire nel proprio organico.
^Rviare la domanda con dettagliato curriculum vitae
Rifugio Re Carlo Alberto, loc. Musset 1,
10062 Luserna San Giovanni, tei. 0121-909070.
a:
Sono frequentatissime (...)
giacché il Comune non dispone di edificio scolastico e
le scuole eccentricamente
sparse sono da paragonarsi a
tuguri senza igiene, senza attrezzi, anzi sprovvisti dei necessario mobilio e anche di
cessi...! L’attuale pastore colto, dà gratuitamente lezioni
private a giovani di ambo i
sessi, preparandoli ad esami
di scuole medie e magistrali.
(...) Se si potesse arrivare ad
aprire scuole elementari e
medie affidate alla parrocchia, i protestanti resterebbero debellati e in poco teihpo
il protestantesimo riesino diverrebbe un triste ricordo e
non di più. Il numero ristretto di sacerdoti, Tinsufficienza
assoluta di mezzi, darà un risultato lento, incapace di sradicare il male mentre urge
ora, proprio ora, schiacciare
e contrastare l’eresia». La risposta non si farà attendere
molto perché l’arrivo dei salesiani a Riesi nel 1951 permetterà la chiusura delle
scuole valdesi che riprenderanno attivamente, fino
all’oggi, grazie all’opera di
Tullio Vinay, nel 1961, con il
contributo del Servizio cristiano.
Da questa storia locale
possiamo ricavare che il contributo del Meridione è stato
rilevante sia all’epoca del Risorgimento sia in quelle successive per la realizzazione di
un’Italia libera. «Parlando del
’48 si pensa alle “barricate di
Parigi” - ha detto il pastore
Giorgio Bouchard nella conferenza che ha tenuto per
l’occasione - ma questo avvenne tre settimane dopo
"Tinsurrezione di Palermo”»;
si tratta di un Meridione che
riempie il Nord di esuli i quali daranno un importante
apporto alla realizzazione
delle idee liberali e sappiamo
quanto l’interesse del protestantesimo sia strettamente
legato alla libertà. «Riesi ha
dato Filippo Scroppo conosciuto come pittore riesino,
predicatore laico, comunista
- ha detto Bouchard -; sotto i
suoi quadri c’era sempre un
versetto. Egli ha testimoniato
nella Torino di Gramsci e di
Gobetti, ed era un uomo formato nell’Unione giovanile
di Resi».
Tuttavia il contributo di
Riesi è stato dato anche sotto
l’aspetto della predicazione
con dei pastori come Liborio
ed Ernesto Naso. Non per caso il primo sindaco di Riesi
nella Sicilia antifascista è stato Antonio Di Legami, membro della Chiesa valdese di
Riesi. Giorgio Bouchard ha
concluso la conferenza con
un invito pressate rivolto ai
numerosi intervenuti ai festeggiamenti da ogni parte
della Sicilia: «Il Sud ha delle
risorse, stiamo andando in
Europa, vogliamo affidare al
Nord e ai manager di Milano
e di Torino il compito di dialogare con l’Europa o vogliamo dare anche noi un contributo? L’Europa è anche protestante. Date il vostro contributo del Sud».
In realtà i 100 anni dalla
costruzione della chiesa sono serviti per fermarsi a riflettere sulle persone, sul fatto che «il tempio di Dio siamo noi - come ha detto il past. Klaus Langeneck durante
il sermone quello che conta non sono i muri, ma le
persone che hanno ricevuto
in questa chiesa la luce della
parola di Dio; i bambini, le
generazioni di giovani che si
sono formati, che con l’aiuto
dei pastori sono potuti uscire
dal loro destino per una carriera professionale e sono diventati, altrove, testimoni
dell’Evangelo. Il fondamento
della vita della chiesa, dunque, non è il tempio, ma ciò
che è fondamento del vero
tempio: Gesù Cristo».
L’assemblea nella giornata del centenario
CASA CARES
via Pietrapiana 56,50066 REGGELLO (Fi)
Per la stagione 1999 Casa Cares
cerca
una persona con i seguenti requisiti:
• lavoro manuale e di ospitalità
• capacità di gestire il volontariato
• conoscenza delle opere valdesi-metodiste-battiste
• disponibilità a vivere in un ambiente comunitario con
particolare attenzione a temi ecologici
• contratto a tempo determinato (febbraio) marzo-ottobre
(novembre) 1999 a norma di legge con possibilità di alloggio in sede.
La domanda dovrebbe essere presentata entro il 20 settembre ’98 a Antoinette e Paul Krieg (Casa Cares). Per ulteriori
informazioni: tel./fax 055-8652001; e-mail: cares@centroin.it
Gruppo pastorale del 4° circuito
La formazione psicologica in
vista della relazione d'aiuto
GIUSEPPE PLATONE
I
L gruppo di formazione
psicologica alla relazione
d’aiuto (la cosiddetta «cura
d’anime» o, in ambito anglosassone, «pastoral counseling») di Torino, nel corso del
suo ultimo incontro a scadenza quindicinale, ha proceduto
a una prima valutazione dell’esperienza sin qui condotta
nel corso di sei mesi. Per tutti,
ovvero per una decina di pastori e una diacona, si è trattato di un esperienza altamente positiva e coinvolgente
che è stata considerata utile
per un lavoro che si svolge soprattutto attraverso molti
contatti umani che vanno
analizzati e interpretati.
L’incontro periodico, guidato dalla psicoanalista Gisella Costabel di Milano, ha anche avuto lo scopo di analizzare alcune situazioni umane
complesse, facendoci riflettere sùl nostro essere chiesa e
sui limiti e le reali possibilità
delle competenze in questione. Abbiamo notato che lavorando insieme è cresciuta anche la fiducia tra i pastori
benché spesso si siano criticati, con franchezza, vari atteggiamenti di fronte a situazioni umane difficili, a volte
patologiche. Una volta di più
si è capito quanto sia importante la riservatezza circa i casi discussi. Nel corso delle varie riflessioni su casi umani
concreti, si è ulteriormente
precisata l’identità dei pastori
e della diacona. In altre parole una cosa è sapere di avere
dei limiti e conoscenze limitate in campo psicologico, altra
cosa è farne l’esperienza concreta interpretando le parole,
i gesti, le decisioni,le reazioni.
In sostanza si è trattato non
solo di una necessarià «igiene
mentale» nel quadro di un lavoro-vocazione difficile e soggetto a cadute di tono e stagioni di aridità, ma anche di
uno stimolo nel desiderio di
riqualificare il nostro lavoro.
Si tratta, infatti, di lavorare in
profondità lasciando spazio
all’altro, sapendo che la riflessione teologica e di fede non è
un ostacolo ma una grande risorsa spirituale.
Prevedibilmente il corso riprenderà (su richiesta degli
stessi pastori del 4“ circuito)
in autunno, grazie soprattutto
alla disponibilità e alla professionalità di Gisella Costabel che ci ha fatto scoprire un
modo di affrontare le relazioni umane approfondito e
denso di positivi sviluppi, non
ultimo il fatto che ragionando
sui vari casi finisci con lo scoprire la valenza terapeutica
della fede e della stessa comunità. E questo in un quadro di gratuità nel quale spesso si ha il coraggio di tirare
fuori le «cose di dentro» per
rimettere ordine nel progetto
sempre diverso e nuovo di testimoniare Cristo oggi. Il che
non è poco.
Lutto nella Chiesa battista di Bari
La sorella Irene De Robertis
NICOLA PANTALEO
SABATO 18 luglio la comunità battista di Bari ha dato l’estremo saluto in un clima di tesa commozione a Irene De Robertis, figlia dello
scomparso pastore Carmelo
Inguanti e consorte di Eugenio, rapita due giorni prima
nel pieno della maturità da
un morbo dalla progressione
rapida e crudele. Nel tempio
affollato di congiunti, amici e
fratelli di varie comunità si è
levato il canto accorato del
pastore avventista Franco
Evangelisti e poi del coro ecumenico, di cui Irene aveva
fatto parte con la passione e
l’entusiasmo che aveva messo sempre in tutte le attività,
dal Consiglio di chiesa al lavoro femminile e della scuola
domenicale. Chi scrive ha conosciuto Irene al Villaggio
della gioventù di Santa Severa, dove si sono formati molti
giovani che sarebbero diventati poi pastori, diaconi e
membri impegnati, alla scuola severa di Guido Saccomani. Ma sono i momenti di al
legria e quelli di intensa comunione spirituale che vengono in mente di quella esperienza incancellabile per molti di noi, affratellati per sempre, a dispetto del tempo,
della distanza e degli eventi
delle nostre vite. Di Irene tutti
ricordiamo l’intelligenza viva,
la saggezza organizzativa, la
grazia e l’elegante avvenenza,
ma anche la semplicità, la
schiettezza, la socievolezza, la
sepsibilità verso i sofferenti e
gli emarginati. Negli ultimi
giorni della sua esistenza terrena la sua fede aveva ritrovato una tempra antica, una
forza consolatrice, una maturità affinata nella sofferenza
che colpivano non solo coloro che le sono stati accanto
senza risparmio, il marito, le
figlie e numerosi fratelli, ma
anche il personale dell’ospedale. Per lei si può certo dire,
come aveva annotato per suo
testamento spirituale in un
foglietto ritrovato nella sua
Bibbia, che ha combattuto il
buon combattimento, ha finito la corsa, ha serbato la fede
(II Timoteo 4,7).
IL CENTRO DIACONALE «LA NOCE»
ricerca un/a tecnico
in grado di assumere la gestione del settore amministrativo
Si richiede: diploma di ragioneria o laurea in economia;
- conoscenza deH’informatica e dei processi amministrativi e contabili per gestire autonomamente la contabilità, l’amministrazione dei
servizi e del personale;
- capacità di organizzare il lavoro di gruppo, di favorire lo sviluppo
professionale dei propri collaboratori e di operare in collegamento
con gli altri settori e con il Centro sen/izi amministrativi;
- interesse e disponibilità per un servizio in ambito diaconale.
Si offre: corso iniziale di formazione, adeguato periodo di inserimento, inquadramento e retribuzione come da contratto aziendale,
possibilità di alloggio.
- ospitalità per sopralluogo e primi contatti.
Inviare curriculum dettagliato entro il 30 settembre 1998 a:
Cenlfo diaconale «La Noce» Istituto valdese - via Giovanni
Evangelista DI BlasI, 12 - 90135 Palermo. Tel. 091-6817941 (orarlo: 8-18 dal lunedi al venerdì, sabato 8-12); fax 091-6820118; emall: c.d.lanoce@mcllnk.lt
16
PAG.
8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 31 LUGLIO
Trent'anni fa la Chiesa di lingua inglese di Torino veniva accolta nel Sinodo
Come essere chiesa insieme
È una realtà interdenominazionale che ha sede nella locale comunità valdese. Da
sette anni ha stretti rapporti con un'altra comunità di immigrati di origine africana
ALGA BARBACINI
DOPO la seconda guerra
mondiale un flusso di
ingegneri e uomini d’affari
americani e inglesi si trasferirono a Torino per cooperare
alla ricostruzione di fabbriche e palazzi. Presto sentirono la necessità di un ministro
protestante di lingua inglese.
Al pastore della Chiesa valdese di Torino, Ernesto Ayassot,
bilingue perché aveva la madre scozzese, fu chiesto di
provvedere al culto in lingua
inglese. Era il 1960. Il Sinodo
del 1968 accettò nella sua famiglia «The Interdenominational Protestant English
Speaking Church of Turin».
Dalla partenza del pastore
Ayassot si sono sempre alternati pastori americani o inglesi che decidevano di svolgere il loro ministero per almeno tre anni a Torino.
Inizialmente i membri di
chiesa erano principalmente
di origine anglosassone, ora
rispecchiano i cambiamenti
delTimmigrazione cittadina
che ci sono stati nell’arco
dell’ultimo decennio e ben 17
nazionalità sono rappresentate ogni domenica e a volte
si arriva a contare ben 25 paesi diversi! Il numero di persone originarie degli Stati Uniti
e Regno Unito diminuisce,
mentre aumentano le persone di origine europea (olandesi, italiani), asiatica (filippini, coreani, indiani), sudamericana (argentini), e soprattutto africana (etiopi, nigeriani, ganaensi, ivoriani, camerunesi, sudafricani, zambesi,
kenioti, lesotiani). Normalmente al culto partecipano
dalle 70 alle 100 persone.
L’attuale pastore, James
Braker, proviene dagli Stati
Uniti e in agosto finirà il suo
triennio in Italia. Facendo un
bilancio del suo periodo di
lavoro a Torino ci dice: «Ho
trovato molto interessante e
appassionante lavorare in un
ambiente con persone di culture diverse. Ho riflettuto
molto sul dono di Dio di non
volerci tutti uguali. Io provengo da una chiesa lottista,
e qui non ho avuto difficoltà
a battezzare dei bambini
quando mi è stato chiesto.
Non è sempre facile scegliere
le musiche per il culto: i nostri inni non rispecchiano il
desiderio di ritmo dei fedeli
che provengono dall’Africa;
ogni tanto decidiamo di inse
Foto di gruppo per le due comunità di lingua inglese di Torino
rire dei nuovi canti. Grosse
divergenze non si sono mai
verificate. La nostra comunità è formata in maggioranza da persone che rimangono
in Italia per brevi periodi: alcuni mesi, due o tre anni. C’è
un continuo ricambio, sempre nuove persone si aggiungono, per questo abbiamo
pensato di prendere una tazza di tè o caffè alla fine del
culto, in modo che ci sia il
tempo e lo spazio per conoscersi meglio e parlarsi.
Un’altra caratteristica è di
avere un’età media molto
bassa, 32-40 anni; ci sono
pochi bambini e non ci sono
adolescenti, molti sono soli
ed è per questo che organizziamo ritiri presso le foresterie valdesi, agapi e altri momenti di aggregazione. Non
mancano i corsi di formazione biblica e di preparazione
al battesimo-confermazione.
È questa un’attività molto
varia, ricca di motivazioni,
un’esperienza unica che porterò con me negli Stati Uniti
e ne farò partecipi i miei colleghi e i miei futuri membri
di chiesa».
Circa sette anni fa fu fatta
la richiesta, da parte di alcuni
membri di chiesa di origine
nigeriana e ganaense di provenienza pentecostale, di poter avere un culto separato
che riflettesse meglio le loro
origini e tradizioni. Nacque
COSI la «Christian Fellowship», che si incontra nel
tempio di corso Vittorio
Emanuele ogni domenica pomeriggio e tre volte la settimana nei locali di via Pio V
per gli studi biblici e per le
prove della corale. 11 presi
Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 45
William Coutryman
Sesso e morale nella Bibbia
Traduzione di Maria Sbaffi Girardet
pp. 320, L. 38.000
L’autore ci invita alla scoperta dei passi chiave della
Bibbia riguardanti sessualità e morale, il che riserverà
non poche sorprese. L’autore
applica al nostro tempo le linee
guida trovate nella Bibbia, affrontando i punti centrali quali il
matrimonio, il divorzio, i rapporti
prematrimoniali ed extraconiugali, l’aborto, l’incesto, l’abuso sui
minori, la masturbazione, l’educazione sessuale, l’omosessualità ecc. Il linguaggio chiaro,
accessibile e diretto rendono il
libro adatto sia a studiosi sia a
lettori occasionali.
m mmoditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/~valdese/claudian.htm
dente della Christian Fellowship, Joel Ogunkonle, rileva
l’importanza di avere un luogo dove riunirsi per le persone immigrate che spesso
hanno lavori precari o presso
famiglie italiane. Il peso della
solitudine è molto forte e la
possibilità di incontrare i
propri connazionali, di pregare insieme per chiedere la
forza di affrontare le difficoltà riesce a alleviare la lontananza dal proprio paese di
origine. Tanto è vero che il
numero dei partecipanti è in
continuo aumento e spesso
supera le cinquanta persone.
Il modo gioioso di coinvolgere le persone durante il culto
fa sì che molti italiani si uniscano a loro, e che alcuni curiosi si affaccino all’interno
del tempio per vedere chi
canta e prega con tanto fervore. Ciò non disturba il ritmo del culto, anzi le persone
vengono invitate a partecipare e condividere questo momento di preghiera. L’English
Speaking Church e la Christian Fellowship spesso cercano l’occasione di riunirsi
per fare liturgie e altre iniziative in comune. Anche i rapporti con la locale Chiesa valdese sono buoni e circa tre
volte l’anno si organizzano
culti insieme.
Domenica 19 luglio, di
mattina, si è voluto ricordare
i trent’anni dell’accoglienza
fra le chiese valdesi della comunità di lingua inglese; oltre ottanta persone erano
presenti. Per l’occasione si
sono riunite la comunità di
lingua inglese e la Christian
Fellowship sia per il culto sia
per un pasto in comune.
C’erano cartelloni che segnalavano le diverse lingue e
nazionalità rappresentate e
un’esposizione di fotografie
di molti membri delle due
comunità. 11 coro della Christian Fellowship ha allietato
il culto al quale è intervenuto
anche il pastore Platone, della Chiesa valdese di Torino,
che ha voluto ringraziare il
pastore Braker e sua moglie
Florence per questi anni di
lavoro consegnando loro un
dono, visto che il 17 agosto
partiranno per tornare negli
Stati Uniti. L’il ottobre arriverà il nuovo pastore, italo
australiano, Martin Spadaro,
con la moglie e un piccolo
bambino. Nel frattempo curerà la comunità il pastore
Leo Tautfest, che ne ha già
avuto la guida in passato.
Se capitate a Torino non
perdete quindi l’occasione di
far visita a queste due comunità, sarete ben accolti e scoprirete come persone di nazionalità varie con diverse
tradizioni e costumi possono
convivere e pregare insieme
la gloria del Signore.
I® Chiesa valdese di Dipignano
Beniamino Viapiana credenti!
e testimone della fede
DINO MAGRI
I
L 25 giugno si spegneva,
all’età di 86 anni, il fratello
Beniamino Viapiana, un uomo semplice, minuto ma caratterizzato dalla grande forza, simpatia e soprattutto
dalla grande fede. Per molti
anni è stato particolarmente
attivo nella comunità valdese
di Dipignano, sempre disponibile anche a partecipare
agli incontri a livello circuitale e distrettuale, e per questo
motivo era conosciuto anche
presso le altre chiese del Sud.
Era facile incontrarlo lungo
la strada che collega Dipignano alla frazione Doviziosi, dove abitava e dove ha sede la chiesa, e probabilmente coloro che nel passato sono venuti a farci visita avranno chiesto proprio a lui le indicazioni per raggiungere la
chiesa. La sua simpatia e cordialità si manifestavano anche nel suo caratteristico
modo di salutare; «Bonjour!
Comment ga va?» ricordando
i tempi in cui aveva lavorato
in Lussemburgo. Durante gli
ultimi mesi trascorreva parte
del suo tempo nella piazzetta
dove sorge la chiesa di Sant’
Ippolito, ex chiesa cattoli,
acquistata dalla Tavola y
dese per farne il nuovo Im
di culto. Era lì a controlla«
lavori, quasi----- ‘
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impaziente di fare il suo il
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aveva visto chierichetto. P||
troppo il suo desiderio non«'
potrà realizzare. evangelici
La mancanza di Benianj miononn
no la avvertiamo anche] sta e mia
domenica, vedendo il mia vita s
posto, accanto alla finesti| il minisi^
vuoto. 11 giorno del suo fuii|pad''®’
rale il nostro piccolo loc| alSud e li
non poteva contenere eli si®^
una minima parte delle p vocazioni
sone che hanno voluto J stato affat
strare la loro solidarietàa|scontato,;
famiglia, attorno alla qua^ L’inten
tutta la comunità si è stre^ teologia al
Beniamino non è più traili Roma non
ma vogliamo ringraziare! mente ab!
Signore per avercelo donai pastorale,
perché anche nella sua sei coltà som
plicità ha reso una grande! studio pes
stimonianza e ha aiutatoti nato una
ti noi mostrandoci, colsi! coltà, con
esempio, con la sua dispoj permette
bilità e la sua perseverai® e alle stm
che la strada lungo la quali una comu
Signore ci esorta a cammiii dere da su
re, anche se dura, non è» fica vivere
possibile da seguire.
con le gii
questo coi
vivere ins
Un campo bibi
Tutti insieme a
ico alla Chiesa valdese di Fbehino
pesca con Gesù
ROSARIA CAMMISULI
BEATRICE GRILL
UN campo biblico può
servire ad aggregare più
persone, a interessare molta
gente che fino a quel momento aveva solo distrattamente sentito parlare dell’Evangelo? Il progetto della pastora Paola Benecchi «Tutti
insieme a pesca con Gesù»,
condiviso da tutta la Chiesa
valdese di Pachino, di realizzare un campo biblico estivo
è andato pienamente in porto, grazie ai giovani della comunità di Madison (Usa), dove lavora la pastora Benecchi,
che hanno portato entusiasmo, energia, idee e tanto
amore, che sono stati ripagati
con altrettanto entusiasmo,
impegno e amore. Sono stati
quindici giorni di lavoro a
pieno ritmo, durante i quali
tutto l’edificio valdese, chiesa
compresa, brulicava di più di
cento persone tra bambini
dai tre ai dodici anni, di giovani e di volontari e in cui si
COMMISSIONE PERMANENTE STUDI
della Chiesa evangelica valdese
(Unione delie chiese valdesi e metodiste)
SESSIONE D'ESAME
Domenica 23 agosto 1998, ore 9
Caso valdese - Torre Pellice
sono impegnati con il corpo,
con la mente e con il cuore,
affinché quello che poteva
sembrare un sogno trovasse
la sua recilizzazione.
Pachino e la vicina Portopalo hanno vissuto il mondo
e nel mondo evangelico, quel
mondo di cui avevano sentito
parlare ma al quale non si
erano mai avvicinati. I ragazzi che hanno partecipato al
campo sono stati i primi a
comprendere che si muovevano in una realtà diversa
(forse più libera e più chiara),
dove la parola del Signore veniva letta e spiegata e a cui
loro potevano attingere. Così
loro stessi hanno attirato prima la curiosità, poi l’interesse dei loro genitori, parenti e
amici e il paese è stato «animato» fin dall’arrivo, il giorno
20, della pastora Benecchi e
dei suoi 20 ragazzi e ragazze.
La rappresentazione in
piazza dell’«Arca di Noè» e di
«Giona e la balena», che ha
avuto tanto successo, ha richiesto tutte le energie di chi.
chiarezza
che volevi
ero e ne ì
stata disei
Dio. Que
giovani cl
! do su una
già alle due del pomerijjiì storale;tu
sotto un sole cocente diÉto 27 giugno, prepaiiii/
palco e gli stand con i Ifc
dei bambini, fatti la settìn
al Signo«
scelta chi
re inàipe
fua volon
na precedente. 1 cantumiceJta è n
per chi l'ha vissuta in pni
persona. Un progetto chi
nato giorno dopo giorno s
to gli occhi di tutti, volutoi
dal Consiglio di chiesafl
dal Comitato della scuola! ,
l’infanzia «Il Redentore»:« s
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emozionante di quella chi Honti; a:
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intanto a Pachino ^*^^‘?Jraccontarp
cercato di seminare, cern^jg^g
lo Spirito compirà il resto,
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i/uuoscenzi
TORRE PELLICE — La nostra comunità è riconoscente ^Wsibile ^j. ^
stori e predicatori che danno la loro preziosa collabor^o parlati
Radio & Televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa.
Domenica 9 agosto andrà in onda: «Un pastore tra la gente». «Il granel di senape: un progetto quacchero di ricostruzione in Abruzzo nel secondo dopoguerra». «Terza di copertina: Filippo Gentiioni, “Virtù povere e povere virtù’’».
La replica sarà trasmessa lunedì 17 agosto.
Domenica 23 agosto andrà in onda: «Il metodismo, patrimonio genetico del protestantesimo italiano». «Sani per fede». «Terza di copertina: Giorgio Girardet, “Gesù nella storia’’». La replica sarà trasmessa lunedì 31 agosto.
ne per la conduzione dei nostri tre culti domenic^^ome mjg
grazie particolare al pastore Alfredo Janavel che, lib
suo appuntamento annuale, ci ha rivolto la sua prediM^adre, chg
ne domenica 26 luglio. , ir
• Nella comune speranza di vita che abbiamo in Cris ? a diretto
mo vicini alle famiglie di Agrippina Carcò ved. . ®®gi
Rivoira, Aldo Hugon, Susanna Berton, Elsa Jahier giovani
J‘elio stesa,
^gevo la
conc
Menano
•.iia tr®^
Angrogna: alla «Ca d’Ia paia», al Bagnòou, nel corso ||i
naie giornata comunitaria svoitasi ii 26 lugiio, si è
evangeiico francese «The young gospei choir» che nei s L
ha compiuto una tournée in numerose chiese deiie Vaiii
17
,ì 31 LUGLIO 1998
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
leni
Ss Le caratteristiche del protestantesimo italiano hanno attratto due candidati provenienti dalla Germania e dagli Stati Uniti
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lOVO locjj
introna,
onando|
Quest'anno sono sei i candidati al ministero pastorale che si presentano al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
La responsabilità di essere ministri della Parola oggi
l\lel percorso spirituale di ciascuno la scelta della preparazione teologica in vista del pastorato non è stata ovvia e scontata
Luca
Anziani
il suog
• in quelimbino||,
hetto.Pi]' . f •
erio noni Sono nato in una famiglia
I evangelica: mio padre, come
i BeniaJ mio nonno, è pastore metodiI anchel sta e mia madre è valdese. La
ido il si[ mia vita si è così svolta lungo
a finesti il ministero pastorale di mio
1 suo fj padre, quasi esclusivamente
:olo loci al Sud e in comunità metodienere cl» sta dove è maturata in me la
: delle M vocazione pastorale. Non è
'oluto S stato affatto un passo ovvio o
iarietà ai scontato, né facile,
alla qui L’intenzione di studiare
si è stretti' teologia alla Facoltà valdese a
più tra al Roma non è stata immediatagraziarei mente abbinata al ministero
do donai pastorale. Gli anni della Faa sua sei coltà sono stati difficili e lo
grande! studio pesante, ma ho inconliutatoti trato una comunità: la Faci, colsi Goltà, con tutti i suoi difetti,
ra dispoj permette infatti agli studenti
rseveranj e alle studentesse di essere
3 la quali! una comunità e di comprencammiB dere da subito che cosa signinon è il fica vivere in una comunità.
^ con le gioie e i dolori che
questo comporta. È in questo
l vivere insieme che si è fatta
chiarezza in me sulla strada
che volevo seguire e che, ne
ero e ne sono certo, mi era
stata disegnata dalla grazia di
Dio. Questo voglio dire ai
giovani che stanno meditando su una possibile scelta pastorale: tutto sta nell’affidarsi
al Signore; questa non è una
scelta che possiamo prende, re indipendentemente dalla
la settii^as volontà, anzi la nostra
;anltmu njifg ^ rispondere alla
iliano,^c|t|po|Qntà. •
pensiate che sia tutto
e che dobbiate avere
ited
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:on 1 i
pubbli!
ato il nfa
®^fede che faccia muovere
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. unti; affidatevi semplice' sacaré ^ ^ disposti a
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1 scuola?
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racconti del Dio dell’Esosuo popolo che si
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cita a tiC’T® promessa hanno lasciae ha inif;'rnpronte più profonde
DSÌtivosiCj‘‘®®mfede, sin dalla mia
to, forsÉpuj'l^- Lo stesso Dio che ci
;. Si veiil,i‘„® 3 «passare oltre» ci
o abbia* Taro''® anche la necessità di
re, certiJjfa^Q®^®® ciò che egli ci ha
il resto. ,su i^o®prendere tramite la
di liberazione.
logL u° ®‘“dio di teoOrnfn* desiderio più
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centeaiksibf,g"l^a Pi questo Dio indi cui altri mi aveva
ollabor%o parIaL
lenicalifcome
re, fed«^erano?hr^i'‘®’
predic4adre chE^'^'e: come mia
brega’
n Cristolna direno- semplice
ìuffa,4hehEÌÌ“7 il diacono
pr Pevmilpo giovani’*“ '* nostro gruperPeyr giovanile; come gli amici
lesso gruppo, con cui
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^ggevoirJfVPP“’ ^ui
sotto Pii ^ nibbia e andavo
iospi ?’^^*'di scettici dei
i della ”‘^dtadini) ai margidostra città per dare
della I
sibiW j
giorni** ^
una mano, un po’ di fraternità e speranza ai senzatetto.
Prima dei miei studi però
feci un’esperienza comunitaria fuori dal mio paese d’origine, che ha influenzato la
mia storia vocazionale. Era
l’estate del 1987 quando cominciai un periodo di volontariato a Casa Cares. Qualcosa, qualcuno mi aveva afferrato mentre stavo lavorando
nei campi del Pratomagno,
incontrando persone provenienti da tutti i continenti,
sperimentando con altri un
progetto comune, vissuto in
libertà e responsabilità. Tornavo ogni estate a Casa Cares, e incominciai a conoscere sempre meglio la realtà del
protestantesimo italiano.
Oggi credo che proprio la
forte impronta laica del protestantesimo italiano sia stata la
caratteristica che mi ha parlato in maniera specifica del
Dio che ci chiama alla libertà.
Essere «chiesa insieme» tra la
gente, con parole di speranza
e azioni di pazienza, questa è
la vocazione della compagnia
dei credenti. Sotto i segni
concreti della condivisione e
della compartecipazione la
chiesa riuscirà a essere un’indicatrice attendibile della solidarietà di Dio che noi riconosciamo in Gesù Cristo.
Perciò sto sognando ancora più spazi liberi nelle nostre chiese per la gente di
passaggio, per i migranti presenti nelle nostre città, per i
giovani, che si trovano spesso come delle persone estranee ai nostri linguaggi teologici tradizionali, per tutti coloro che cercano proprio nelle nostre chiese un rifugio,
un giardino dove coltivare,
crescere, vivere insieme a altri le proprie speranze.
Pietro
Ciavarella
seguire una strada dura, ma
disegnata da lui.
Con questa fiducia nell'
aiuto di Dio ho poi svolto il
mio periodo di prova presso
le comunità valdese e metodista di Palermo-Noce e qui
ho conosciuto le gioie e i dolori di questo ministero. I dolori per le tante responsabilità e le tante attese e aspettative, le gioie per poter annunziare l’Evangelo e per vedere
gli effetti della grazia di Dio
sulle nostre vite. La gioia più
grande è quella di ricevere
ogni giorno, dai fratelli e dalle sorelle, l'annuncio delI’Evangelo. È da questi che ho
ricevuto la forza e la grazia
per continuare a predicare e
amare. Così inizierò questo
ministero secondo l’ascolto
della parola di Dio ma anche
secondo l’ascolto dei cuori di
tutti i fratelli e le sorelle che
chiederanno solo il mio aiuto. Questo vorrà essere il mio
ministero ora; il ministero
dell’ascolto e della comprensione reciproca.
Mi rivolgo anche a quanti
non saranno al Sinodo perché preghino affinché il mio
ministero sia guidato solo
dalla volontà di Dio per il bene delle nostre comunità.
Quasi 35 anni fa sono nato
negli Stati Uniti in una famiglia cattolica di origine italiana e irlandese. Da dove viene
il mio desiderio di diventare
pastore? Mentre ero studente
universitario fui invitato a
uno studio biblico in cui mi
fu spiegata la comprensione
protestante della giustificazione per fede. Così ho abbracciato questa convinzione. Non dubito che diverse
persone abbiano trovato pace con Dio anche all’interno
della mia chiesa di nascita,
però questa non è stata la
mia esperienza; la mia decisione di accettare il messaggio della grazia e quella di
uscire dalla chiesa della mia
famiglia furono molto legate.
Poco dopo essere diventato
protestante ebbi un forte, e a
me inspiegabile, desiderio di
diventare pastore. Avendo
scoperto la fede riformata
avevo il desiderio di aiutare
gli altri a scoprirla e a vivere
nella fede, nella libertà e
nell’obbedienza a Cristo. Allo
stesso tempo, di nuovo a me
inspiegabilmente, mi venne il
desiderio di far parte della
chiesa in Italia. Nel frattempo
conobbi una signorina fiorentina che era di famiglia
evangelica e ci sposammo.
Da quel momento insieme
coltivammo il desiderio di
tornare in Italia, il suo paese
d’origine e 0 mio d’adozione,
e far parte della chiesa italiana. Questo desiderio finalmente cominciò a realizzarsi
nel settembre del 1996 quando la Tavola valdese mi accettò come candidato al mi
nistero. Dal desiderio di stabilirmi in Italia nasce anche
la richiesta che gli italiani mi
chiamino «Pietro» invece di
Peter John ]r.
A parte gli studi obbligatori
in una facoltà di teologia, durante gli anni di studio cercai
di acquisire più informazioni
sulla chiesa in Italia. Così cominciai a interessarmi della
storia dei valdesi e della
«Riforma» italiana del ’500. Il
mio desiderio di far parte
della chiesa in Italia è cresciuto sempre di più fino a
quando, spinto da un amico
valdese e uno svizzero, scrissi
al moderatore. Da quando
sono in Italia la Tavola mi ha
mandato in servizio in due
comunità metodiste. Questo
mi incoraggia a approfondire
la mia conoscenza di Giovanni Wesley, un personaggio
che portò tanti benefici anche al mio paese d’origine. Il
desiderio di guidare gli altri
nella ricerca della fede è rimasto fermo dall’inizio del
mio percorso protestante. È
per questo che ho chiesto di
essere consacrato al ministero deU’annuncio del Vangelo
della grazia di Dio e di svolgere tale ministero qui in Italia, mio paese di adozione.
Sergio
Manna
«Colui che ha cominciato in
voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al
giorno di Cristo Gesù» (Eilippesi 1,6): queste parole le ho
lette per la prima volta in una
lettera che una ragazza mi
consegnò circa 17 anni fa, nel
giorno del mio battesimo. La
ragazza faceva parte di un
gruppo internazionale di giovani evangelici che da alcuni
mesi aveva installato una
grossa tenda in uno dei quartieri malfamati di Napoli allo
scopo di annunciare il Vangelo di Gesù Cristo.
Mi ci ero recato la prima
volta con un gruppo di amici
animato dalla curiosità, ci ero
poi ritornato con uno spirito
di ricerca. Strana gente era
per me quella; ma era gente
che prendeva Gesù Cristo sul
serio e che ne parlava come
chi lo avesse davvero incontrato. La loro era una fede
semplice e gioiosa, qualcosa
di veramente raro. Ogni tanto
mi capita di sentir chiamare
fanatiche persone di quel ti
po, eppure se non avessi incontrato simili persone probabilmente non avrei mai
messo piede in una chiesa
valdese e oggi non sarei qui a
chiedere di diventarne pastore. Non mi vergogno di aver
ascoltato il Vangelo dalla
bocca di predicatori senza
laurea in teologia e di averlo
accolto grazie a loro.
La mia vicenda di evangelico è cominciata così. Conservo ancora quella lettera di
tanti anni fa, ma soprattutto
ho conservato la fiducia in
quelle parole della lettera ai
EUippesi che ho sentito come
portatrici di una promessa
rivolta anche a me. Riguardo
alla vocazione posso dire che
il desiderio di diventare pastore l’ho avvertito quasi subito dopo la conversione, ma
che esso è divenuto qualcosa
di più di un semplice desiderio tra il 1989 e il 1990, mentre mi trovavo in India per
trascorrervi un anno di studio, dopo essermi laureato in
lingue orientali.
Quel tempo di riflessione,
preceduto e accompagnato
dai colloqui con il pastore
della Chiesa valdese di Napoli, che nel frattempo avevo
cominciato a frequentare, è
stato decisivo. Il resto è venuto quasi da sé: gli anni di
studi teologici a Roma e a
Bonn sono volati via in fretta
e finalmente ho cominciato il
periodo di prova a Cinisello
Balsamo, Novara e Milano.
Anche lì ho goduto dell’amicizia e dell’affetto di sorelle e
fratelli eccezionali, donne e
uomini che, forse senza saperlo, mi hanno confermato
nella mia intenzione di richiedere la consacrazione al
ministero pastorale e verso i
quali ho un grande debito di
riconoscenza.
Marco
Cisoia
La mia decisione di iscrivermi alia Facoltà valdese di
teologia in vista del ministero
pastorale è nata nella vita e
nella predicazione quotidiana della chiesa, nei gruppi e
nelle attività di una grande
comunità delle valli valdesi,
quella di Torre Pellice; ma
non solo, anche nel lavoro
della Egei e di Radio Beckwith evangelica. In tutti
questi ambiti ho incontrato
sorelle e fratelli che con fatti
e con parole mi hanno testimoniato Gesù Cristo. E se la
parola vocazione, cioè «chiamata», deve trovare un posto
nella mia vita, allora il suo
posto è proprio nella voce e
nelle mani di queste sorelle e
questi fratelli, di cui a distanza di tempo posso dire che il
Signore si sia voluto servire,
innanzitutto per farmi giungere la sua Parola di perdono
e poi per indicarmi una via
per testimoniarla a mia volta.
La vocazione al ministero
pastorale per me non è stata
quindi un evento eclatante
accaduto in un momento
preciso del passato, ma è
piuttosto un evento costante
del presente, qualcosa che
accade giorno per giorno.
Penso anzi che la vocazione
al pastorato (come ogni altra
vocazione) sia tra quelle cose
che si vivono senza poter mai
essere spiegate a fondo, proprio come un pastore si trova
a predicare ogni domenica
quella Parola che pure non
ha mai capito e non capirà
mai abbastanza a fondo.
Ho continuato a ricevere la
testimonianza dell’Evangelo
in Facoltà, attraverso compagne e compagni di studio e di
fede, attraverso i professori,
attraverso i membri di quelle
chiese con cui sono venuto in
contatto, come anche durante l’anno di studio all’estero
svolto presso l’università di
Marburgo in Germania. E
quando si riceve la testimonianza dell’Evangelo di Gesù
Cristo si riceve insieme ad essa anche sempre una vocazione, la vocazione a ritrasmetterlo continuamente.
Anche il lavoro pastorale è
fatto del continuo ricevere testimonianze dell’evangelo e
del continuo ricevere la vocazione a predicare la parola di
Dio, nel culto, nello studio
biblico, nella scuola domenicale... Questa è la testimonianza che sto ricevendo anche attualmente nel mio periodo di prova presso la Chiesa metodista di Carrara e
questa è la vocazione a cui ho
cercato di imparare a rispondere. E a cui vorrei continuare a imparare a rispondere.
Sabato 22 agosto alle ore 9,
nell'aula sinodale, il corpo pastorale esaminerà i candidati
presentati in questa pagina.
Italo
Pons
Sono nato e cresciuto in un
contesto in cui un popolo,
per restare radicato al proprio
territorio di montagna, ha dovuto lottare per strappare fazzoletti di terra per poterci vivere. Qui ho imparato che la
condizione umana ha nella
fatica, segnata dal ritmo delle
stagioni, la sua piena realizzazione. Se la fede si trasmette da persona a persona voglio quindi ricordare la piccola chiesa di Pradeltorno riunita nel suo culto domenicale:
oggi che vivo in una grande
città nel cuore del Mediterraneo scrivo pensando al Salmo
139: «Se vado ad abitare alle
estremità del mare anche là
mi condurrà la tua mano».
Dalla famiglia, dai monitori e
dai pastori ho imparato il forte radicamento alla vita comunitaria e che il Signore agisce comunque oltre le circostanze dell’esistenza. Nel rivivere questo percorso penso a
linee che uniscono punti diversi e che rimandano a incontri, luoghi, relazioni mai
indipendenti ma legate nella
comunione della fede.
Torre Pellice ha rappresentato per me un laboratorio di
formazione, crescita, impegno. Per chi, come me, lavorava in una Casa di riposo,
l’amicizia con i redattori della Luce divenne uno stimolo
non indifferente; la Egei, Agape, Adelfia mi fecero comprendere Resistenza di una
realtà più ampia di quella
valdese, il mondo evangelico
italiano ed europeo. Colloco
qui anche l’impegno per la
pace, la scoperta della Sicilia
e Radio Beckwith, fucina di
proposte e dibattiti.
Il mio ingresso in età adulta alla Facoltà ha significato
la possibilità di verificare la
mia fede in rapporto alla teologia come scienza; ho compreso che il pastorato implica
una scrupolosa disciplina
nella preparazione, ma anche
il privilegio di poter studiare
attraverso il sostegno della
chiesa. L’anno all’estero a Parigi, abbinato a un’esperienza
pratica al Dipartimento di
azione apostolica, mi ha dato
nuovi stimoli. 11 riferimento
alla Riforma rimane indispensabile per i miei interessi
teologici. Il ministero della
Parola è l’ambito in cui ritengo di vivere la mia vocazione,
nella consapevolezza che
questo compito è costantemente da reinventare nella
preghiera, nello studio e nella
disponibilità a un lavoro con
le sue regole. Ricordo con
animo grato le chiese di Ferentino, Palermo, Scicli con
cui ho lavorato per brevi periodi, e quella di Catania, dove svolgo il mio periodo di
prova, delle quali sono certo
che vivono con me, nell’intercessione, questo momento
particolare della mia vita.
18
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 31 LUGLIO le
Riforma
Il Kosovo e dintorni
Gino Lusso
È su quel mare di montagne, caoticamente increspate,
che sono i Balcani e le Alpi Dinariche che, nei secoli, si sono confrontati, avvinghiati, scontrati popoli differenti per
etnia, cultura, religione, sistema economico e sociale. E
sempre qui che, per secoli, le grandi potenze europee e
l’impero turco-ottomano si ^ono scontrati appoggiando, di
volta in volta, alcune etnie a danno di altre, per il raggiungimento dei propri fini geopolitici e strategici. Su questo
territorio croati, serbi, montenegrini, bosniaci, macedoni,
bulgari, albanesi, greci, turchi, di religione musulmana,
ortodossa o cattolico romana, hanno convissuto o si sono
combattuti per secoli, cercando di affermare supremazie e
identità nazionali, mai completamente raggiunte.
La storia politica di questa regione, a partire dal Congresso di Vienna (1815), è fatta di continui tentativi di
giungere alla coincidenza tra configurazioni politico-statuali e situazione etnica dei popoli che la abitano. Possiamo dividere la regione in due parti: un’area centrale, dove
si confrontano i due gruppi etnici più forti e compatti, il
serbo (oggi circa 8 milioni) e il croato (oggi circa 4 milioni),
e una corona circolare occupata da una molteplicità di altre etnie: a Nord gli sloveni, a Ovest, suUe coste adriatiche,
un velo di italiani, a Sud i montenegrini, gli albanesi, i greci e i turchi; a Est i bulgari, i romeni e gli ungheresi. Gli
scontri degli ultimi due secoli possono riassumersi nel tentativo, sempre fallito, di creare un forte nucleo di potere
centrale serbo-croato, avente forza attrattiva e capacità di
potere sulle etnie della corona circolare esterna. Questa
strategia è fallita perché serbi e croati sono sempre stati tra
loro conflittuali scontrandosi continuamente, perché i
Balcani htmno continuato a essere area di confronto e di
intervento tra le potenze mondiali e, infine, perché le etnie
della corona esterna, in mancanza di un forte polo centrale, hanno sempre teso a legarsi con le unità politiche esterne. I conflitti che hanno coinvolto gli stati dell’ex Jugoslavia a partire dal 1991 hanno seguito questo schema.
Alla fase defiagrativa della «grande Jugoslavia» seguirono i conflitti legati alla riorganizzazione delle nuove unità
statuali e quelli dipendenti dalla presenza di gruppi etnici
presenti nella corona esterna. Questi ultimi stanno assumendo un peso particolare in quanto vedono coinvolte
unità statuali esterne, con il conseguente rischio di provocare vere e proprie guerre tradizionali. A questo riguardo
la situazione è particolarmente seria nel Kosovo, regione
di appena 10.000 mq (un po’ più di un terzo del Piemonte),
con circa 2 milioni di abitanti, ma di alto valore strategico,
politico e simbolico. Questa regione, pur incastonata tra i
rilievi dinarici, è un centro nodale ebe permette di controllare gli accessi aH’Adriatico, al mar Nero, alle pianure jugoslave, all’Albania e alla Macedonia, è ricca di risorse minerarie ed è ritenuta dai serbi la culla della loro storia.
Le motivazioni del conflitto tra serbi e albanesi del Kosovo sono quindi molto complesse, specie se si tiene presente che gli albanesi rappresentano l’80% della popolazione e che si tratta di una presenza che già nel 1500 era
consistente. In ultimo va ricordato che i confini dell’Albania, fissati a Londra nel 1913, furono molto restrittivi, inglobando poco più delia metà del territorio a popolazione
albanese. Da un lato quindi i serbi (a influenza russa)
continuano una politica di occupazione e colonizzazione,
iniziata già nel 1913, d’altro lato la nuova realtà politica
albanese (a influenza occidentale) fa sentire forti istanze
nazionaliste e revansciste.
Tutto è complicato dai nuovi termini della questione
balcanica, che vedono scontrarsi problemi quali «nazione
slava» e «nazionalità non slave», autonomia e diritto alla
secessione, il tutto in un’area dove i processi di identificazione stato-nazione tendono ad aggravarsi piuttosto che
a venire superati. Va infine ricordato come sia proprio in
queste regioni che da secoli viene praticata la politica della «pulizia etnica», con spostamenti forzati di intere popolazioni, che tutti praticano a danno di tutti, in particolare i gruppi etnici più forti a dtùmo dei più deboli.
Riforma
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Matfei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto. Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle vaili) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondov) - tei. Ot 74-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
1998
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Tariffe Inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 30 del 24 luglio 1998 è stato consegnato per l’inoltro postale airutficio CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 22 luglio 1998.
Il vescovo di Pinerolo risponde ai valdesi delle Valli
Cammino ecumenico e Sindone
Le nostre diversità sulla questione delle «immagini» non
dovrebbero dividerci sulla sostanza della fede cristiana
La Conferenza delle chiese valdesi del I distretto (valli valdesi), tenutasi a Prarostino il 6-7 giugno, licenziava un documento sulla Sindone, la cui esposizione nel Duomo di Torino
tanto rumore ha fatto sulla stampa locale e nazionale. Riforma-L’eco delle valli valdesi lo pubblicava sul numero del 19
giugno, mentre la Commissione esecutiva distrettuale lo inviava a alcuni vescovi che a diverso titolo sono vicini agli ambienti evangelici (Giachetti, Abiondi, Chiaretti, Riva) e alla
prof Maria Vingiani del Sae per avviare con loro un dialogo
sulla questione. Al momento è giunta solo la risposta di mons.
Pietro Giachetti, vescovo di Pinerolo. La pubblichiamo volentieri quale documento che fornisce un contributo di qualità al
progresso e alla chiarezza del dialogo ecumenico.
PIETRO GIACHETTI*
Grazie di cuore per avermi dato questa opportunità di dialogo e di confronto
su temi fondamentali, che mi
toccano profondamente come cristiano e come vescovo.
In questi anni abbiamo fatto
tanti passi insieme, I distretto
e diocesi di Pinerolo, e abbiamo maturato un’autentica
fraternità che ci permette di
dialogare con tutta franchezza e sincerità, senza infingimenti e senza pregiudizi. Ho
preso in seria considerazione
il «testo della Sindone» della
Conferenza distrettuale, e desidero dirvi i miei pensieri.
Per correttezza e per non divagare, cerco di seguire l’ordine del testo-stesso nei limiti di
una certa schematicità, che
mi impedisce di entrare in
ogni singolo argomento.
1) Sono stato colpito dal tono pacato, fraterno e sofferto,
pur nello stile della fermezza
e della radicalità evangelica.
Questo esige la reciproca correzione. È bello che i problemi e le incomprensioni non
blocchino più il cammino
ecumenico: vuol dire che abbiamo preso sul serio ciò che
ci unisce, senza ignorare le
diversità legittime e le differenze separanti.
2) Ci parliamo e ci ascoltiamo mirando all’essenziale:
l’annuncio del Vangelo. Vi
posso assicurare che la Bibbia ha un posto sempre più
centrale nella Chiesa cattolica, e in particolare nella
Chiesa cattolica italiana, nella quale l’assemblea dei vescovi del 19-23 maggio 1997 è
stata dedicata proprio a questo tema: «L’incontro con Gesù Cristo attraverso la Bibbia». Per quanto riguarda la
diocesi di Pinerolo io auspico
che si estendano e si moltiplichino gli incontri e gli studi biblici anche interconfessionali, e che si possa arrivare
(in un domani non troppo
lontano) a una «missione biblica» fatta insieme.
3) Il cammino ecumenico è
molto esigente e voi ci fate
notare che, dal vostro punto
di vita, l’ostensione della Sindone è «un grave intralcio» su
questo cammino. Noi dobbiamo essere disposti a purificare le prassi e i linguaggi,
perché siano conformi alla
ii
verità evangelica e non distolgano da ciò che è centrale
nella fede cristiana. Avete ragione: non bisognerebbe più
usare espressioni come «sacro lino» 0 «quinto vangelo» e
si dovrebbe evitare l’ambiguità di chi da una parte non
si pronuncia sull’autenticità
della Sindone e dall’altra ne
parla come se fosse il lenzuolo che ha avvolto il corpo di
Gesù di Nazaret. Per quanto
riguarda l’ostensione della
Sindone a Torino ho potuto
constatare che fonti autorevoli della Chiesa torinese
hanno ripetutamente e chiaramente affermato ai visitatori e all’opinione pubblica
che la Sindone non è un dato
di fede, che essa nulla aggiunge al testo biblico, unico
fondamento della fede, e che
la Sindone, indipendentemente dalla sua autenticità
(che compete unicamente alla ricerca scientifica) può essere vista come un’icona, che
rimanda alle sofferenze del
Crocifisso e invita a riflettere
sui «crocifissi» di oggi, nei
quali Cristo ha voluto identificarsi. Molte cose dovremmo chiarire insieme: il concetto di reliquia, di icona, di
simbolo, di immagine. E poi
alla fine forse potremmo
concludere che abbiamo una
sensibilità e una cultura diversa rispetto alle «immagini», senza per questo dividerci sulla sostanza della fede,
dal momento che l’immagine non ha la pretesa di «contenere» il divino, ma è semplicemente un dito puntato
oltre, una finestra aperta sul
mistero, e nulla più.
4) È molto bella la parte del
vostro testo dedicata al tema
centrale del perdono, «cuore
dell’Evangelo». Io mi sento di
accettare tutte le affermazioni che fate in positivo, ma
non mi sembra che, da parte
cattolica, «la questione del
perdono sia collegata alla venerazione della Sindone». Anche per noi il perdono si accompagna all’annuncio del
Vangelo, è ricevuto come dono gratuito e si manifesta nella «vita nuova» del credente.
Abbiamo una diversa concezione della chiesa e del sacramento, ma insieme affermiamo che siamo perdonati per
grazia mediante la fede obbediente e operosa. Se riuscire
mo a incontrarci e a spiegarci
su questi temi vitali (come ha
fatto il gruppo misto luterano-cattolico), cadranno tante
barriere, pur rimanendo noi
cattolici e voi evangelici.
5) Voi ci ponete anche un
altro grosso problema: è
quello della «ricerca del sacro», della «sete di perdono e
di vita autentica» degli uomini e delle donne del nostro
tempo, e della risposta che
cercano di dare le chiese.
L’affermazione, che voi fate
nel terz’ultimo capoverso del
testo, ci colpisce profondamente. «La risposta che la
Chiesa cattolica romana dà a
questa angoscia e ricerca esistenziale a noi sembra, e ci
dispiace dirvelo, una pura illusione». Io come vescovo mi
sento toccato intimamente;
con la mia chiesa faccio un
serio esame di coscienza e mi
impegno a estendere questo
esame di coscienza oltre i
confini della chiesa locale;
ma chiedo anche a voi, sorelle e fratelli del I distretto valdese, di ritornare su queste
parole pesanti come un macigno. La Chiesa cattolica romana è variegata e pluriforme: ci sono gruppi e comunità che hanno scoperto la
Bibbia e rischiano di diventare elitari e di non incidere; ci
sono vaste aree di persone
che percorrono la via delr«entusiasmo religioso»; c’è
una base popolare nelle comunità parrocchiali e in movimenti ecclesiali che chiede
un cibo solido e sostanziale e
ha diritto a riceverlo. C’è fame di parola di Dio. Condivido pienamente quello che voi
scrivete: «La predicazione
della Chiesa è annuncio che
il Crocifisso è il vivente! La
potenza della morte è stata
da lui spezzata una volta per
sempre, le tenebre del venerdì santo sono state dissolte, travolte dalla luce di Pasqua. La chiesa è debitrice
nei confronti di ogni creatura
di questo Evangelo, potenza
di Dio e sua sapienza. Qui noi
vediamo il perdono dei nostri
peccati, la vita nuova, il nuovo mondo di Dio».
Nel congedarmi da voi vi
dico ancora la mia stima e
gratitudine. Penso che, anche
grazie alla vostra critica e alla
vostra testimonianza, l’ultima
ostensione della Sindone ha
avuto una caratteristica di sobrietà e severità nei contenuti
e nelle modalità, nonostante
le inevitabili sbavature, dovute principalmente ai mezzi di
comunicazione sociale. Ma
non pensiamo tanto alla Sindone. Ciò che conta è che il
Vangelo della salvezza sia annunciato agli uomini e alle
donne d’oggi. E tanto meglio
se questo annuncio saremo
capaci a farlo insieme.
* vescovo di Pinerolo
Il signor Oreste, da San Gimignano, ci seme lineile
ptiiole: ■Sono ileieniito Sio,
(Oli molle diilicoltà. .nvicinandoini allo studio della
Bibbia. \oi quali consigli politiste darmi per pioseguire
questo cammino?». Provo,
con molta cautela, a rispondere a questa lettera. Infatti
quello che si può chiamare
un cammino di fede è sempre un fatto molto personale,
qualcosa che cambia da persona a persona. Se ci pensiamo bene, questo è già un primo abbozzo di risposta. Ognuno di noi è creatura speciale, diversa dalle altre creature. Ognuno di noi è unico
di fronte a Dio, diverso dagli
altri, amato e incontrato
dall’amore del creatore.
-iik'ù '
[M'JWìÌ
EUGENIO RIVOIR
Diverso dagli altri ma accanto agli altri: per cominciare un cammino abbiamo la
possibilità di tentare di capire chi ha voglia di camminare
con noi. Si può cercare di vedere se i consigli, i suggerimenti, le osservazioni di altri
ci possono aiutare. Davanti a
noi e a quelli che incontriamo c’è il libro delle testimo
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Questioni di metoifc: Ü»
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La rubrica che Enzo B
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Scritture (Bibbia vuol dire: libri). Nella Bibbia possiamo
scoprire come in modi diversi e in tempi diversi degli uomini e delle donne hanno
creduto in Dio (come hanno
espresso la loro fede in Dio).
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ci offre troppo spesso l’agio di
esprimere la nostra insoddisfazione e il nostro malcontento, ma vivremmo in una
società al più alto livello di
degrado e di sfacelo se non ci
fossero agricoltori, ingegneri,
insegnanti, ricercatori, artisti... che facessero il loro lavoro per vocazione e, quindi,
con serietà e responsabilità.
Sarebbe davvero un bel
guaio se la nostra società fosse costituita da un mucchio
informe e deplorevole di persone che faticano e spendono
le loro energie col solo fine di
fare soldi o carriera, sul quale
si erge titanico e nella sua vocazione solitario, il ministero
pastorale, Forse che ogni singola creatura credente non ha
il dovere di vivere responsa
indietK>\ burnente ¡a sua esistenza al
|«servizlo gli uni degli altri»,
nella consapevolezza della viiaame ministero, come conpsione di doni, come vocaine appunto (e mi pare che
500 anni prima di me lo abbia
[iià affermato qualcuno!).
Vse chi insegna non ha o
'non deve avere la vocazione
sapientemente e
n rifiliti» ” dedizione individui che a
P "loro volta vivranno con continuo e sempre rinnovato senso di responsabilità reciproca? forse chi si dedica all’agricoltura non è chiamato a farlo con coscienza nella tutela
della salute altrui? forse chi
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.ntrate c^**®''’^' adeguati e di predi
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dell’integrità del creato vengono minati violentemente e
brutalmente contaminati.
Ora può sembrare che, soprattutto con la storia delTinsegnamento, io voglia tirare
l’acqua al mio mulino, ma durante l’alternarsi parossistico
degli interventi in assemblea
non solo mi sono sentita ferita in quanto comunissima
laureata in lettere, ma notevolmente indispettita dall’arroganza dell’irriconoscenza
che non apprezza il valore incommensurabile della formazione in generale e della immediata spendibilità di quella
teologica nel particolare:
quanto ancora dovrò aspettare prima di trovare un impiego dopo 4 anni di università,
uno di perfezionamento e due
di master e quanto, invece,
una studentessa uscita dalla
facoltà di teologia?
I sacrifici li facciamo tutti/e; le rlnuncie sono all’ordine del giorno: le crisi esistenziali e di coscienza toccano
tutti prima o poi, e pure reiteratamente; 1 problemi non
mancano, ma infinita deve
essere l’allegrezza e la riconoscenza, soprattutto quella di
una comunità che si è autogestita per quattro anni e che,
grazie al Dio d’amore nostro
Pastore, ha visto fiorire e nascere nuove vocazioni e nuovi doni, nella sempre crescente partecipazione attiva e
propositiva del «team pastorale» e con rinnovata consacrazione al «servizio gli uni
degli altri» e delle comunità
sorelle limitrofe, per l’avanzamento del Regno di Dio.
Virginia Mariani - Mottola
Un processo
già avvenuto?
Non si può dire che Tindirizzo di saluto di monsignor
Giuseppe Chiaretti, presidente del Segretariato della Gei
per l’ecumenismo e il dialogo, all’assemblea delTUcebi
(pubblicato nel n. 28 di Riforma col titolo «Il cristianesimo, un albero diviso») non
sia stato chiarissimo, per
quanto rivestito della consueta, involuta forma vaticanese, per chi avesse orecchie
per intendere.
II culmine del breve discorso è stato preparato dall’affermazione che gli uomini
del nostro tempo preferiscono vedere opere concrete di
testimoni della fede piuttosto
che ascoltare parole di maestri. In bocca a un alto esponente della gerarchia cattolica italiana una tale frase non
è priva di rischio. Le opere
della Chiesa cattolica e del
partito «cristiano» che Tha
rappresentata per 45 interminabili anni nel nostro paese
non sono state precisamente
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LUGLIO-AGOSTO 1998
America Latina
Ruiz, il vescovo dei campesinos
Giovani
Pigli e nipoti degli operai di Mirafiori
Convegno
luralismo dell’Islam, dialogo con l’Islam»
Medio Oriente
Sulle frontiere della pace più difficile
Letteratura
Intervista ad Erri De Luca
'"P*® 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
ínteaf.!*^ ^20.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
siedete * Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma,
tìndiri omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
Internet; HttpT'/hella.stm.itànarket/sct/home.htm)
testimonianze all’Evangelo di
Gesù Cristo. Forse monsignor Chiaretti fa affidamento
sulla scarsa memoria del passato anche più recente, di cui
pure gli evangelici, come gli
altri italiani contemporanei,
sarebbero vittime? O più
semplicemente dà già per avvenuta e scontata quella riconciliazione delle memorie
tra cristiani di cui si riempiono la bocca gli zelatori
dell’ecumenismo a ogni costo di casa nostra?
Sta di fatto che l’incauto
monsignore si spinge a citare
di rincalzo al suo ragionamento un passo della I Pietro
(3, 1), di cui egli indebitamente generalizza il senso.
Dice l’originale (cito la Nuova
Riveduta): «Anche voi, mogli,
siate sottomesse ai vostri mariti, perché, se anche ve ne
sono che non ubbidiscono
alla parola, siano guadagnati,
senza parola, dalla condotta
delle loro mogli, quando avranno considerato la vostra
condotta casta e rispettosa».
Qui l’accento cade pesantemente sulla rinuncia femminile a diffondere la parola del
Signore e sulla sottomissione
rispettosa delle mogli all’autorità dei mariti. Non è un caso che mons. Chiaretti non
trovi miglior esempio di testimonianza cristiana da citare
(eppure il Nuovo Testamento
gliene offriva tantissimi) che
quello della sottomissione
passiva a un’autorità umana.
A buon intenditor...
Il seguito è coerente con la
premessa, solo che lo si voglia leggere non nella anodina terza persona plurale
(«tutti i cristiani»), ma nella
seconda («voi cristiani evangelici») con cui mentalmente
l’oratore si rivolgeva ai suoi
ascoltatori a Santa Severa: voi
non potete pretendere di essere testimoni di Cristo, senza sottoporvi all’autorità della chiesa, che vi potrà chiedere anche di tacere e di non
predicare la parola di Dio,
per il bene comune. Anche se
avrete ragione su molti punti
teologici, non potrete essere
testimoni credibili se rimarrete separati dall'unica chiesa che sola possiede la Verità
assoluta. Neppure l’esigenza,
legittima, di una spiritualità
diversa può fare di voi dei testimoni efficaci, finché non vi
convincerete che la confessione della fede è ascoltata
dal mondo solo quando viene dalla comunità indivisa e
visibile dei credenti. Solo
l’unità visibile garantisce efficacia e successo. La vostra dichiarazione, nel Credo, di fede nella «santa chiesa universale» è dunque del tutto inutile, se non si traduce prima o
poi in esplicita adesione alla
sola chiesa in cui prende corpo la chiesa universale e invisibile. È questa l’interpretazione malevola di un animo
prevenuto? Può essere. Un illustre democristiano, che coi
monsignori del Vaticano ci
bazzicava parecchio e perciò
Visite capillari del vescovo di Padova «imposte» alle scuole
Più rispetto per gli ambiti di intervento
Mi chiamo Niccoletta Cipolli e sono un direttore didattico in servizio presso il XIV Circolo di Padova. Sono di formazione laica,
ma aperta al dialogo e al confronto anche
con chi professa una qualunque religione,
ritenendo il contributo di tutti importante
per una crescita civile e culturale della società. D’altra parte, ritengo ugualmente necessario che ciascuno mantenga il rispetto
delle regole della convivenza e degli ambiti
di intervento.
È per questo che sono rimasta a dir poco
sconcertata dall’iniziativa presa, a partire
dal mese di febbraio scorso, dal vescovo di
Padova. Il vescovo, attraverso il vicario
mons. Franco Costa, ha portato a conoscenza dei direttori didattici di Padova che «a
partire dal prossimo 18 aprile e fino a Natale
dell’anno 1999 compirà la visita pastorale
nella città di Padova (...) e anche nelle scuole». In realtà, la lettera indirizzata a me quale
coordinatore dei direttori didattici del Gruppo «Padova Centro» (che raggruppa i Circoli
didattici del Comune capoluogo e dei Comuni della cintura urbana) seguiva la pubblicazione della notizia di tale visita pastorale pubblicata sul notiziario parrocchiale «La
voce del Bassanello» (della parrocchia Santa
Maria Assunta) di Padova, dove venivano
addirittura già indicate le date della visita
stessa alle scuole, senza neanche aver interpellato queste ultime.
Nonostante questo «precedente», come
direttori didattici rispettosi delle leggi in vigore, ma sensibili alle istanze del territorio,
abbiamo elaborato un documento di risposta, a nostro parere equilibrato e aperto. La
nostra risposta ha invece suscitato le reazioni del vescovo, che si è «sfogato» con i giornalisti locali, dando il via a una serie di articoli sulla stampa cittadina, durati diversi
giorni. Il nostro tentativo di mediazione è
stato letto come una chiusura e perfino il
Provveditore agli studi ha ritenuto opportuno intervenire nei nostri confronti.
Quello che voglio qui sottolineare è che
l’iniziativa del vescovo mi pare abbia provocato una sorta di irrigidimento di posizioni
che difficilmente potrà essere superato. Non
volendo intervenire nel merito (perché una
visita pastorale nelle scuole, mai effettuata
da un vescovo in maniera così capillare nella
provincia di Padova), vorrei esprìmere un
giudizio sul metodo: l’atteggiamento è stato
«o con me o contro di me», alle condizioni
dettate dalla stessa curia. Non ritengo che
questa possa essere una posizione condivisa
in una società rhoderna e pluralista, neanche dagli stessi cattolici.
Niccoletta Cipolli-Padova
se ne intendeva, usava ripetere (tanto che il detto è passato in proverbio) che «a
pensar male si fa peccato ma
ci si coglie quasi sempre». In
realtà il messaggio di mons.
Chiaretti altro non è che
quello che Roma non si stanca di ripeterci, in tutte le occasioni, nei modi che la buona educazione ecumenica
oggi impone. Per toglier di
mezzo lo scandalo della nostra divisione, un tempo
avrebbe ben saputo come fare: oggi le basta aspettare
che, a forza di ecumenismo,
vi pro'wediamo da soli.
Giacomo Quartino
Sampierdarenà
Studioso
inaffidabile
Il famoso analista russo
Dmitri Kouznetsov, a cui i
«sindonologi» nostrani avevano affidato il compito di
demolire la radiodatazione della Sindone con il C14
e che (al tempo della sua
tournée in Italia nel 1996) era
stato presentato come uno
studioso serissimo, vincitore
del premio Lenin e direttore
di un importante quanto sconosciuto laboratorio scientifico di Mosca, è stato arrestato a Danbury nel Connecticut (Usa) con una pesante
imputazione: furto di assegni
a una anziana coppia di Virginia Beach e tentati- vo di
incasso di assegni con firme
false. Seguirà il processo: il
russo rischia alcuni anni di
carcere. La notizia è sicura in
quanto trasmessa dalla
«Newsletter» del centro ingle
Le candidate e i candidati al ministero pastorale j
della Chiesa valdese organizzano un incontro di di- I
scussione teologica su i
I
Il dibattito tra Erasmo e Lutero
sul servo e il libero arbitrio |
L'incontro, che è aperto a tutti gli interessati, avrà |
luogo presso la Foresteria valdese di Torre Pellice, I
nel seminterrato dell'ex museo, nei giorni: |
venerdì 28 agosto 1998 a partire dalle ore 21 |
sabato 29 agosto 1998 a partire dalle ore 9 I
con conclusione in mattinata j
Si consiglia la lettura dei seguenti testi: j
- Erasmo, Il libero arbitrio (testo integrale) |
- Lutero, Il servo arbitrio (passi scelti), introduzio- |
ne, versione e note a cura Roberto Jouvenal, |
Claudiana, Torino 1973 (2^ ediz.), ristampa 1984. |
- Lutero, Il servo arbitrio, a cura di F. De Michelis j
Pintacuda, Claudiana, Torino 1993 - collana «Lu- |
tero - Opere Scelte» n. 6.
Per informazioni rivolgersi a Marco Cisoia,
tei. 0585-74253 (mese di agosto)
se di studi sulla Sindone diretto dal noto lan Wilson, autore di best-seller sul tema e
paladino dell’autenticità del
famoso lino, che inizia così il
suo articolo: «Questa Newsletter è stata la prima a mettere seriamente in guardia
contro il comportamento
aberrante e non professionale dello scienziato russo...».
Evidentemente, terminati i
cospicui fondi ricevuti dalla
fondazione «G. Berthault» di
Meulan (Francia), che aveva
finanziato le sue «ricerche»,
rendendosi conto che è difficile vivere a spese della «sindonologia», non ha esitato a
ricorrere alTillecito per sbarcare il lunario, dimostrando
così, se ce ne fosse ancora bisogno, la sua totale inaffidabilità. I molti opinionisti cattolici, e in prima linea quelli
del giornale della Gei «Avvenire», che esaltarono la «grande
scoperta» dell’analista russo,
dovrebbero riflettere sull’accaduto e diventare forse un
po’ più prudenti nel cercarsi i
«compagni di strada».
Carlo Rapini -Genova
Svegliamoci
dal sogno
ecumenico
È consolante osservare che
persone autorevoli ci svegliano, finalmente, dal «sogno»
ecumenico. Tale «sogno»
molto diversamente interpretato, ci stava facendo scivolare verso l’uniformità, grave
esempio di degrado psicologico e spirituale. Non basta il
rispetto? Vorrei inoltre rilevare un’altra eccentricità; la
teologia femminile. Sarei curiosa di conoscere la sessuologa che metterebbe o cambierebbe il sesso allo Spirito e
ai «suono dolce e sommesso»:
due attributi di Dio. Forse è
l’assenza dei genere neutro in
italiano e in francese che ispira simili dabbenaggini...
Lucietta Tenger
Villar Pellice
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«lo confido in te, o Signore;
i miei giorni sono nelle tue mani»
Salmo 31, 14-15
È mancata all’affetto dei suoi
cari
Gina Acinelli
di anni 90
Lo annunciano la sorella Erica,
I fratelli Carlo Alberto Fulvio e i nipoti che ringraziano tutti coloro
che hanno partecipato al lutto esprimendo affetto fraterno e simpatia nel ricordo della cara Gina.
Rio Marina-Cavo, 10 luglio 1998
«Solo in Dio trova riposo
l'anima mia; da lui proviene
la mia salvezza.
...la mia forte rocca
e il mio rifugio sono in Dio»
Salmo 62,1,7
È mancata all’affetto dei suoi
cari
Maria DeM'Arme
ved. Inguanti
Lo annunciano la figlia Marisa
con il genero Davide D’Apote e
con i nipoti Miriam e Daniele, il
genero Eugenio De Robertis con
le nipoti Lidia, Daniela e Ida.
Milano, 23 luglio 1998
È mancato serenamente all’affetto dei suoi familiari, amici e
parrocchiani
Auguste Lebet
pastore a Frali dal 1950 al 1955.
La Chaux-de-Fonds (Ch)
20 luglio 1998
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
I familiari di
Giuseppe Griva
di anni 95
commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di affetto
tributata al loro caro, ringraziano
tutti coloro che con presenza, fiori, scritti, parole di conforto e offerte per opere di bene si sono
uniti al loro grande dolore. Un ringraziamento particolare a Fausto.
Pinerolo, 10 luglio 1998
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
La famiglia Malan esprime un
vivo ringraziamento a tutti coloro
che hanno espresso il loro affetto
e partecipazione per la scomparsa della mamma e nonna
Paolina Bertin
ved. Malan
Un ringraziamento particolare
viene rivolto alla cara Elvina, alla
dott.ssa Seves e al past. Pasquet.
Luserna San Giovanni
31 luglio 1998
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero
011-655278 - fax 011657542.
20
PAG. 12 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 31 LUGLIO Igg»
Un articolo di Peter Boutenef, segretario esecutivo del dipartimento «Fede e costituzione» del Cec - 2
Le chiese ortodosse, il Consiglio ecumenico delle chiese e la prossima Assemblea di Harare
PETER BOUTENEF*
Molti problemi sono
sorti dopo gli eventi recenti avvenuti sulla scena politica. La caduta del comunismo ha portato a una crescita
improvvisa della libertà religiosa e delle possibilità che
essa offre, il che ha dato luogo a una rinascita della spiritualità e della vita della chiesa, ma ha provocato nel contempo una recrudescenza del
nazionalismo e della xenofobia che ostacola notevolmente la ricettività nei confronti
dello sforzo ecumenico. Altre
ragioni possono contribuire
a suscitare presso gli ortodossi d’Occidente il sospetto
o persino l’ostilità nei confronti della cooperazione tra
le chiese: emigranti giunti da
paesi a maggioranza ortodossa e alcuni convertiti originari da chiese non ortodosse definiscono a volte la loro
identità ortodossa insistendo
tanto su quello che non sono
quanto su quello che sono. A
questo si aggiimge l’avanzare
del fondamentalismo, fenomeno mondiale che si fa sentire al di là dei confini confessionali.
Il problema
del proselitismo
Alcuni ortodossi pensano
che l’impegno ecumenico
equivalga ad accettare il proselitismo. Essi immaginano
che l’ecumenismo, che implica una ricettività nei confronti di differenti chiese cristiane, significhi anche l’approvazione dell’invio di missionari in paesi a maggioranza ortodossa allo scopo di
«rubare le pecore» altrui con
vertendole e incitandole a lasciare l’ortodossia. In realtà,
per sua stessa natura, il proselitismo costituisce una pratica apertamente antiecumenica e il Cec lo ha condannato più volte e in modo circostanziato.
Il clima del Cec
Più in generale, molti ortodossi fanno sempre più fatica
ad allinearsi dietro quello che
percepiscono come il carattere e l’ordine del giorno generale del Cec. In occasione
di discussioni su temi teologici, socio-politici o etici, alcuni di loro hanno l’impressione che non esista praticamente alcun limite a ciò che
si è pronti a tollerare. Anche
se il Cec non propone né impone alcuna direttiva propria, molti di loro rilevano
che esiste una tendenza di
fatto a spingere su posizioni
difensive coloro che sostengono posizioni morali o teologiche piuttosto conservatrici. I culti celebrati neH’ambito di manifestazioni ecumeniche rivestono molto spesso
un carattere totalmente estraneo alle sensibilità ortodosse. Insomma, gli ortodossi che partecipano ai lavori
del Cec hanno l’impressione
che, per un certo numero di
ragioni, essi appaiono come
una minoranza, a volte persino come un gruppo a parte,
all’interno di un’ampia maggioranza protestante. A onor
del vero, occorre riconoscere
che, dal punto di vista dei
non ortodossi all’interno del
Cec, noi ortodossi provochiamo probabilmente sentimenti di frustrazione e anche di
delusione presso i nostri interlocutori. Il nostro modo di
identificarci alla chiesa universale può sembrare arrogante, il nostro stile di lavoro
può sembrare incoerente e
irrazionale, i nostri modi di
fare e il nostro pensiero possono sembrare misteriosi e
poco inclini all’autocritica. E
a volte si capisce senza difficoltà come tale immagine
possa perpetuarsi.
Le tensioni e i disagi che ho
descritto non sono sentiti
soltanto dagli ortodossi. Ma
questi ultimi costituiscono
il gruppo di chiese membro
più facilmente definibile fra
coloro che vi sono coinvolti e
questo a un grado tale che,
nel caso di molte chiese, è il
loro stesso status di membri
del Cec ad essere in pericolo.
Un'Assemblea critica
Se è vero che oggi attraversiamo un periodo critico dei
rapporti tra gli ortodossi e il
Cec, la Vili Assemblea del
Cec, che avrà luogo nel corso
di quest’anno ad Harare, sarà
anch’essa una svolta critica.
Un evento come questo offre
l’opportunità di vivere la comunione fraterna e di scoprire gli altri, ma può anche dare luogo a una esacerbazione
di tutti i problemi che ho appena esposto. Durante i momenti di celebrazione, gli uni
si sentiranno invitati, gli altri
alienati e estranei, così come
avvenne nel corso delle Assemblee precedenti. Ancora
una volta, non ci sarà celebrazione comune dell’eucarestia (la concezione ortodossa della comunione, considerata come la più alta
espressione dell’unità della
fede, vieta la condivisione di
questo sacramento con i non
ortodossi) il che, una volta di
più, sarà motivo di dolore per
tutte le parti presenti.
Nel quadro di questa Assemblea, un forum chiamato
«padare» (parola shona che
significa «luogo di incontro»)
sarà aperto a tutti: molti ortodossi faranno sicuramente fa
tica a capire e apprezzare un
gran numero di questioni che
verranno presentate a questo
forum. Ufficialmente, i contributi presentati al «padare»
non impegnano la responsabilità del Cec, ma non sarà facile distinguere tra ciò che si
vedrà all’Assemblea e gli
orientamenti del Consiglio. In
questo campo i problemi sono già cominciati: alcune
chiese, ad esempio, hanno
reagito vivacemente contro
l’autorizzazione data dal Cec
a certi gruppi apertamente
omosessuali per presentare
contributi al «padare».
Gioie e pene
D’altra parte, l’ultimo documento di indirizzo del Cec,
«Verso una concezione e una
visione comuni del Cec», costituisce una ragione di sperare: questo testo, pensato a
lungo e redatto con cura, indica che è in corso un processo di ristrutturazione che
si ripercuote sulle attività del
Cec a tutti i livelli. Questo
processo, che implica bilanci e prese di decisioni, deve
essere discusso e adottato
dall’Assemblea; uno dei suoi
frutti potrebbe essere un rapporto più soddisfacente da
ambo le parti tra le chiese ortodosse e il resto del Cec.
Gli ortodossi parteciperanno alla prossima Assemblea
di Harare e la osserveranno
con un misto di speranza e di
apprensione, di approvazio
ne e di critica. Oggi sappiamo
che questo misto paradossale
di entusiasmo e di costernazione non è un fatto nuovo.
Ma sappiamo altresì che le
tensioni non sono mai state
così forti.
Perché rimanere
nel Consiglio ecumenico?
Dopo aver considerato il
quadro piuttosto scuro che
ho cercato di abbozzare, ci si
potrebbe chiedere se io pensi
che gli ortodossi debbano rimanere membri del Consiglio. Rispondo di sì. Il lavoro
che compiamo in vista dell’unità perfetta e visibile dei
cristiani è un compito santo.
Anche se noi ortodossi situiamo la chiesa universale nella
comunione della nostra chiesa, faremmo prova di empietà
se non guardassimo al di là
dei nostri confini ecclesiali
per vedere, per approvare
tutto quello che per gli altri è
vero e bello, tutto quello che
viene dal Cristo, e difenderlo
a spada tratta. Siamo tutti responsabili davanti a Dio di
cercare di discernere i fattori
di disunione tra i cristiani dovuti a semplici malintesi e a
cause storiche e culturali, e i
punti che dobbiamo affrontare ai livelli della teologia e
della vita. Tutto ciò è possibile, in una certa misura, senza
l’aiuto del Consiglio ecumenico delle chiese. Ma quest’
ultimo è uno strumento unico: esso è la comunità fraterna più ampia, più estesa, che
abbiamo al mondo.
Gli ortodossi che nutrono
sentimenti ambivalenti rispetto allo sforzo ecumenico
dimenticano spesso quanto
le loro chiese usufruiscano
dell’aiuto materiale che ricevono da o tramite il Cec. A
prescindere da questo eie
mento prosaico ma pure im.
portante, la possibilità che ci
viene offerta di incontrare altri cristiani ci aiuta a fare prògredire il rinnovamento di
cui la nostra chiesa ha tanto
bisogno oggi. Quando ci troviamo di fronte a cristiani appartenenti a chiese differenti
e predichiamo la nostra grande e gloriosa teologia, sappiamo che è anche la nostra incapacità a viverla ad essere
esposta alla vista di tutti. E
dobbiamo ammettere, anche
se controvoglia, che molte
questioni socio-politiche ed
etiche inserite nel programma delle attività del Cec, dovrebbero anche essere poste
maggiormente al centro delle
nostre preoccupazioni.
I rapporti tra gli ortodossie
il Consiglio ecumenico delle
chiese sono oggetto di speranze e di problemi che sorgono da ogni parte. Ci auguriamo però che essi vadano
avanti in uno spirito audace e
coraggioso, in piena onestà e
nella buona volontà.
* membro della Chiesa
ortodossa d'America.
(fine)
(Traduzione dal francese
a cura di /.-/. Peyronel)
«Bene
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L'impegno non va in vacanza....
Assemblea AAACE
"Il Progetto Culturale di Agape"
Agape -28/29 agosto 1998
vìU
Programma dellAssemblea
Venerdì 28 agosto
Arrivi per cena
Sera
Accoglienza con giochi
Sabato 29 agosto
Inirodu/ione all'Assemblea
Plenaria con interventi su «Situazione attuale del pntgetto culturale Agape e sviluppi per il futuro"
Punti di vista e prospettive degli staff dei campi
Lavoro in gruppi
Pomeriggio
Continuazione del lavorìi in gruppi
Plenaria dì elaborazione di proposte per il futuro
Resoconto e valutazione dei lavori di rifacimento dei tetti di Agape
Presentazione e discussione del bilancio 1997
ÌIÌÌIÌÌBiiÉiltlMI|ÉiÌÌltfÌMMÌiMìÌiiÉiÌtiii8iiM
Varie ed eventuali
Sera
n mercatino delle idee
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prova e
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