1
DELLE mm VALDESI
Prof.
AEUAKD HÜGON AUGUSTO
Case Nueve
S e I Ff4 e
dalla ChiKiTVBldese
Anno XCII - Num. 34
Una copia Lire 30
ABBONAMENTI
{Eco: L. 1.300 per rinterno
L. 1.800 per l’estero
« Eco » e « Presenza Evi
interno L. 2.000 - estero
.800
Spedii, abb. poetale - I Grappo
Candrio d’indirizzo Lire SO
TORRE PELLICE — 1 Settembre 1962
Anunin. Claudiana Torre Pellice • C.CJ*. 2-17557
Il punto suirecumenisinn
Si sono riuniti a Parigi per l’annua sessione i cento membri
del Comitato centraie del Consiglio Ecumenico delle Chiese
Un test della nostra capacità ecumenica
Nella Cité Universitaire di Parigi si è tenuta, dal 7 al 17 agosto, l’annua
sessione del Comitato centrale del C.E.C. Questa riunione che raccoglie annualmente 100 rappresentanti delle Chiese nominati dall’Assemblea generale, assume quest’anno un carattere di particolare importanza, rivolto com’è allo studio
e all’attuazione delle decisioni e dei voti di Nuova Delhi, e per di più alla vigilia del Vaticano II
La seduta inaugurale ha avuto luogo nel gran salone delle feste della
hfeison Internationale; il ministro degli esteri francese. Couve de Murville
die è protestante — ha rivolto al Co
mitàto parole di benvenuto ricordando l’apporto della Francia alla Riforma; si sono poi avvicendati sul podio
il past. Ch. Westphal, presidente della
Federazione protestante di Francia,
di cui ha porto il saluto, e il past.
F. C. Fry, presidente del Comitato
centrale del C.E.C. e il past. W. A.
Visser ’t Hooft, segretario generale
del C.E.C., i quali hajxno presentato i rapporti sulle loro attività. Diamo ampi estratti di questi due rapporti, in questa pagina e neH’intenio.
Proseguendo neU’esaminare l'agfenda della se.ssione, notiamo un culto
ecumenico celebrato nella chiesa riformata dell’Oratoire du Louvre, domenica 12, a cui parteciparono tutti
i rappresentanti, con la comunità parigina ; nella liturgia si sono avvicendati il past. Pierre Bourguet (Chiesa
Riformata di Francia), il Sig. Ch.
Parlin (Chiesa Metodista degli S. U.),
il vescovo J. Sadiq (Chiesa anglicana
dell’India), il vescovo luterano tedesco Hanns Lilje (E. K. D.), l’arcivescovo ortodosso Giustino (Chiesa ortodossa di Romania), il past. J. Waltz
tChiesa luterana di iPrancìa).
Tra le molte questioni affrontate,
v’era pure l’esame delle domande di
ammissione di sette nuove Chiese, domande che il Comitato centrale ha
approvato, sicché fra sei mesi, se non
saranno elevate obiezioni, tali Chiese
faranno anch’esse parte integrante
del C.E.C. Fra le sette candidate, cinque sono Chiese deH’UBSS: la Chiesa evangelica luterana di Lettonia
(5(X).000 membri), la Chiesa evangelica luterana d’Estonia (350.000 membri), l’Unione dei cristiani evangelici
battisti dell’URSS (545.000 membri),
la Chiesa ortodossa di Georgia (ohe
non recensisce i suoi membri ma conta 80 comunità), la Chiesa apostolica
armena, la cui sede è ad Echnoiadzin
(4.500.(K)0 membri, di cui 1.400.000 vivono fuori deirURSS); inoltre la Chiesa apostolica armena del cattolicato
di Cilicia, la cui sede è nel Libano e
le cui diocesi (498.000 membri) si estendono nel Medio Oriente, in Grecia e neirAmerica del Nord; la Ghie
sa evangelica luterana nell’Africa del
Sud (zona sud-est), di recente autonoma (oltre 75.000 membri). Le due
chiese armene apostoliche hanno fatto presente che si tratta di un’unica
Chiesa armena, nei suoi due cattolicati di Echmiadzin e di Cilicia.
Infine altre tre Chiese sono state
accolte in una nuova categoria, quella delle « Chiese associate » : chiese
che, pur avendo tutti i requisiti richiesti, hanno un numero esiguo (h
m.embri; si tratta della Chiesa lusitana del Portogallo, della Chiesa riformata episcopale di Spagna e della
Unione delle Chiese protestanti nelle
Antille olande.'"-!.
Considerando che il Comitato centrale ha proso atto dell’unione di quattro membri, chiese luterane americane ohe costituLscono ora insieme la
Chiesa luterana in America, il num^
ro delle Chiese-membri del C.E.C. è
ora di 201.
Un elemento spiacevole della sessione è stato Timpedimento opposto
a due membri dei Comitato centrale.
il vescovo G. Noth di Dresda e il Dr.
G. Brenneke di Berlino-Est, entrambi dell’E.K.D., non hanno ricevuto
dalle autorità della Germania orientale il visto d’uscita, malgrado un telegramma inviato ad esse dal segretario gen-erale Dr. Visser’t Hooft, rimasto senza risp)osba ; purtroppo .sessione ha coinciso con una riiinovata tensione a proposito di Berlino.
Comunque, le chiese cristiane non
mane deli’Oriente sono rappresentate
in misura sempre più completa alle
grandi assisi ecumeniche, ricostituendo un equilibrio estremamente benefico per tutti.
A ohe punto è
l*unltà oristlana 9
Il past. P. Rodger, segretario esecutivo del Dipartimento di Fede e Co
stituzione, nel suo rapporto ha notato ohe «lo scandalo della divisione»
continua a turbare le Chiese: è in
coraggiante costatare ohe molte conferenze nazionali e regionali hanno
studiato a fondo « le ragioni per cui
persistiamo ad essere divisi anche se
ne soffriamo unanimemente ». Dal 1959
al 1961 hanno avuto luogo in 35 paesi 52 negoziati d’unione, di cui 31 sul
piano interconfessionale: a Ceylon,
nell’India del Nord e nel Pakistan le
Chiese ricercano intensamente l’uni
tà e, malgrado i ritardi, i progetti di
unione progrediscono (si tratta di anglicani, presbiteriani, battisti, metodisti, «Fratelli», oltre alla Chiesa —
già unita — dell’India del Sud). Negli Stati Uniti sono in corso conversazioni circa la formazione di una
Chiesa unita autenticamente cattolica, evangelica e riformata (Chiese episcopale, presbiteriana, metodista e
unita; ne è promotore E. C. Blake,
del Comitato centrale del C.E.C.).
Il Rodger ha notato che l’esigenza
di un’unione mondiale rende ancora
più delicate le trattative d’unione. Infatti un’associazione come il C.E.C
impone una responsabilità più vasta
che unicamente nazionale o confes
sionale; nessuna unione di cristiam
può accontentarsi di una riusciva locale se non è significativa per la pace e per l’unità della Chiesa intera.
Ricordando alcuni grandi avvenimenti pubblici: il congresso panor
todosso di Rodi (1961), l’Assemblea
ecumenica di Nuova Delhi e i preparativi del Concilio Vaticano II, rivelatori di una preoccupazione attuale
di unità, il past. Rodger ha segnalate pure altri eventi, meno spettaco
lari ma forse più decisivi: riunioni
ristrette, nuovi dialoghi, amicizie inattese nate nelle comunità e in conferenze, un po’ dovunque, senza dimenticare la Settimana di pregniera
per i’unità cristiana, osservata ogn.
armo. E’ tuttavia essenziale, se si vuol
partecipare al movimento per l’unita
cristiana, riabilitare la teologia nello
spirito dei cristiani: non per assicurare la situazione dei teologi, ma pe.
la gloria di Dio e il bene della sua
Chiesa.
Parlando del dialogo con Roma, ii
Rodger ha reso omaggio all’interesse
competente che molti specialisti cattolici portano al CJl.C., e si è chiesto
se non dovremmo anche noi reag...
ad ogni spirito isolazionista. Nel marzo 1963 si riunirà aU’Istituto ecumenico di Bossey una consultazione di
teologi romani e non romani. Anche
in molte branche dell’ortodossia si
svil’oppa l’interesse ecumenico. Malgrado le difficoltà, continuano in mo
do incoraggiante le conversazioni fra
il C.E.C. e le Chiese evangeliche che
non ne fanno parte.
Gli osservatori del OEG
al Gonollio Vatloano II
Anche la grande stampa quotidia
na italiana ha dato notizia dell’invito rivolto al CJ1.C. (come alle due
grandi organizzazioni confessionali
mondiali: l’Alleanza Riformata Mondiale e la Federazione Luterana Mondiale) di inviare degli osservatori-delegati al Vaticano II.
Il Comitato centrale ha discusso
per definire il compito di questi osservatori. Il segretario generale, past.
Visser’t Hooft, rispondendo a vane
interrogazioni, ha chiarito che, secondo il regolamento del Segretariato vaticano per l’unità cristiana, essi saranno invitati a mettersi al corrente
dei lavori del Concilio, ad assistere
alle sessioni solenni pubbliche e alle
assemblee generali a porte chiuM,
mentre non saranno ammessi alle
sedute di lavoro delle commissioni,
salvo eccezioni ; non potranno naturalmente parlare ne votare; il Segre
tariate per l’unità cristiana metterà
a loro disposizione tutte le informa
zioni utili per seguire le deliberazioni ; gli osservatori rappresenteranno
unicamente il Consiglio ecumenico
nel suo insieme, non le loro confessioni : come si è detto, le organizzazioni confessionali invieranno i loro
osservatori. Si auspica che la decisione del C.E.C. di accettare l’invito non
causi difficoltà nei rapporti colle Chiese-membri nelle quali —• come nella
Chiesa presbiteriana d’I^landa — si
sono manifestati vigorosi dissensi.
Al termine del dibattito il Comitato centrale ha deciso alljinanimità di
inviare i suoi osservatori. Accettando
l’invito cattolico-romapd ha sottolineato che lo faceva « «¿wdo ben chiaro che: a) questi ossei^tori sono inviati al Concilio per altere informazioni dirette sul lavoro ¡del Concilio
del Vaticano che deve tiattare tante
questioni la cui portata tocca le relazioni fra le chiese e l’unità cristiana
in generale; b) questi cte^ervatori non
avranno alcuna autorità per parlare
ufficialmente in nome del C.E.C. e
delle Chiese-membri, nè i>er avviare
alcun negoziato a nome loro, ma potranno dare spiegazioni senza caratte
re ufficiale sulla posizióne del C.EC.
quale si esprime nelle decisioni della
Assemblea o del Comitato centrale;
c) durante la sessione del Concilio,
gli osservatori riferiremo attraverso
rufflcio del C.E.C.».
Uno dei due osservatori è già stato
designato: Lukas ViscMèr, del Dipartimento di Fede e CTUstìtuzione ; h'a
35 anni, è svizzero, rifiràmato, dottore
in teologia, presso l’UjM^rs^ià di Basilea ; prima di diventare segretario
del C.EC. nell’agosto 1961 è stato otto
anni pastore a Herblizen presso Sciaffusa; è autore di varie opere, fra cui
una storia della conférmazione e uno
studio su S. Basilio; conosce correntemente il latino.
Nel prossimo numero daremo ulteriori notìzie suoi lavori di quest’importante assemblea ecumenica.
LA CHIESA
LA CHIESA
Negli ultitnissi'mi anni i rapporti e la
('ollaiborazione fra la Chiesa Valdese e la
Chiesa Metodista «ono stali un poeo trascurati dai Sinodi e dalle Commissioni
d’esa.me; se n’è parlato, ma piuttosto di
fretta. Merito della C. E. 1962 è stato di
aver rimesso in pieno fuoco il problema,
con quella capacità di sinteei retrospettiva
i-he sembra esser stata una sua felice caratteristica.
« Come molti ricorderanno — suonava
la ’controrelazione’ — nel Sinodo 1955
giunsero a definitiva t*risi le trattative
unionistifhe imipemiate prevalentemente
sulla questione del nome: con largo consenso il Sinodo affermava iriatti l’impossibilità, da parte nostra, di rinunciare al
nome « Valdese », a motivo dei valori volazionali. eeumeniei e giuridici in esso
contenuti. Questo pronunciamento è «tato
chiaro ed è, a nostro parere, definitivo e
irreversibile. Tultaivia era ben ohiaro per
quel Sinodo che dopo questa cliiarifìcaiione i rapporti tra le due Chiese non dovevano affatto tornare nel limito dei cosiddetti ’rapporti interdenominazionali’, cioè
in quella sfera di rapporti labili e evogliati che caratterizzano tanto ecumenismo protestante nostrano. Anzi il Sinodo i:liiese con molta chiarezza che le due
Chiese cercassero insieme quelle vie verso l’unione, clie per il moanento non si
sapevano ancora troivare; e in funzione di
questa rieei-ca avviassero delle collaborazioni pratiche non fini a sè stesse ».
Dopo aver riportato l’o.d.g. del Sinodo 1955, considerato a ragione un documento-base di grande importanza, la C.E.
notava che « alcuni signifiitalivi passi avan.
ti sono stati compiuti: il Sinodo 1956 confermava l’o.d.g. 1955 e proponeva del contatti periodici fra Tavola e Co'mitato Permanente per l’opera di evangelizzazione,
e una collaborazione fra le commissioni
di studio sul catechi.smo e la liturgia. 11
Sinodo 1957 riconosceva la validità del
ministero pastorale metodista e chiedeva
ancora il proseguimento degli studi. Il Sinodo 1958 decideva l’invio e l’accettazione
di delegati ai rispettivi Sinodi. Il Sinodo
1959 chiedeva di attuare Tlntegrazione pastorale e il coordinamento tra le due di
VALDESE E
METODISTA
scipline, e proponeva di « creare un nuovo giornale co'mune » che sostituiase ’La
Luce’ e ’Voce Metodista’. Il Sinodo 1960
insisteva chiedendo la rapida « unificazione » de ’La Luce’ e ’Voce Metodista’, e il
Sinodo 1962 convalidava per la terza volta
la stessa decisione.
« Se diamo uno sguardo d’insieme a
questa serie di deliberazioni, non si può
negare che esse siano dotate di una certa
coerenza, che indichino una prudente ma
costante e ferma volontà sinodale: la volontà di procedere innanzi verso l’unione
delle due Chiese, senza .predisporre soluzioni artificiali, ma cercando di risolvere
un problema dopo l’altro, nella cosciente
ricerca delle indicazioni della volontà del
Signore. Di questo non possiamo che rallegrarci: ma se confrontiamo le decisioni
e le realizzazioni di questi sette anni con
la lettera e lo spirito del documento sinodale del 1955, dobbiamo confessare che
abbiamo proceduto con eccessiva lentezza:
lo « studio del piano di unione fondato
sui concetti di unione di chiese e di autonomia ecclesiastica » è stato ovviato prevalentemente sul piano pratico, e poi intermesso, e una « vita ecclesiastica comune »
non è stata attuata.
« Venendo meno hi linea di ricerca, anche le belle realizzazioni che sono state
decise hanno conservato un carattere marginale e frammentario (quando non sono
state lasciate cadere, come la collaborazione liturgica e catechistica) c tion sono penetrate profondamente nella vita delle nostre comunità » (RjC.E.).
(jHiali sono stati i raipporti concreti dello st'OTSO anno, a parte i contatti personali
tra individui e comunità viriniori'f In base al Rapporto della Tavola: è proseguilo
l’ormai normale scambio di delegati ai
rispètlivi Sinodi (al Sinodo Valdese erano
presenti come delegati i past. Sergio Carile e .Samuele Carrari, il sig. Massimo
Tara, il prof, Emilio Troin) ; a 1 integrazione pastorale è proseguita a Genova-Sestri, Udine c Monfalcone »; Tavola Valdese e Comitato Permanente si sono riuniti insieme due vo-lte; la Cltiesa Valdese
ha partecipato fraternamente alla tappa
[continua in 3“ pag.)
DOPO NUOVA SDELHI
Uul rapporta del Ur. Frsf, presidente del Comitato esecutivo del C. E. C.
¡I Coììiiutto esecutivo nominato a Nuova
Delhi dal Comiuito centrale si è riunito
tre volte. notevole che questo comitato,
di cui 11 membri sono nuovi, abbia mostrato così rapidamente lo stesso spirito di
solidarietà nel servizio della causa comune
di cui a Dei;« dato prova il comitato precedente, lì Comitato esecutivo progetta di
tenere la sua prossima sessione nel febbraio 1^63, nel Medio Oriente,
Innegabilmente la voce della terza assemblea ha raggiunto pià gente, sia alVinterno
delle Chiese-membri che al di fuori, di
quanto non Vavessero fatto le due prime.
Tuttavia la visita personale alle comunità resta il metodo migliore per far conoscere il risultato dell*assemblea alle nostre
Chiese. (...)
¡/appello ai governi e ai popoli è stato
trasmesso dalle Chiese ai governi di molti
paesi. In vari casi ciò e avvenuto in udienza privata con capi di Stalo e ministri.
Nella sua sessione del marzo 1962 il Comitato esecutivo ha approvato il piano generale della 4'- Conferenza mondiale di tede e Costituzione. L*invito del Consiglio
canadese delle Chiese a tenere quest*assemblea alVUniversità McGill di Montreal è
stala accettata. La data scelta è dal 12 al 26
luglio i9ò3. Conformemente alla Costituzione della Commissione di Fede e Costituzione, sono stati rivolti inviti a tutte le
Chiese-membri del CEC e a molte altre
Chiese (...)
Riunito nel marzo 1962, nel momento in
cui si svolgevano a Gitievra discussioni intergovernative dHmportimza decisiva sul disarmOj il Comitato esecutivo ha pubblicalo
una dichiarazione in marito. Un punto importante della medesima era Vinsistenza
perche tutti i governi ^^teressati cessassero
o non riprendessero ésperimenti di armi
nucleari. Quando il g&verno degli Ü.S.A.
ha ripreso una serie jdi esperimenti nucleari, nelVaprile 19621 I ufficio del CEC,
agendo nella linea della dichiarazione del
Comitato esecutivo e varie dichiarazioni
/>rccpf/enfi del Comitaté centrale e dell Assemblea, ha ripetuto jMibblicamente la dichiarazione già fatta nel settembre 1961,
quando il governo sovietico riprese i suoi
esperimenti,
1/ufficio della CCAI (Commissione delle
Chiese per gli Affari Internazionali) pubblicò nella stessa data un documento pià
dettagliato sui metodi che permetterebbero
di giungere ad un accordo controllato intorno alla cessazione delle prove.
I/Assemblea di Nuova Delhi ha proposto la convocazione di una conferenza che
riunisca cristiani di vari paesi e esperti governativi di problemi di disarmo, affinchè
questi ultimi pogsano spiegare la linea di
condotta seguita in questo campo dai rispettivi governi. Sotto ^li auspici delfa
CCAI una riunione di questo tipo ha avuto luogo in giugno. Dopo aver ascoltato
esposti dettagliati dei portavoce autorizzati di alcuni governi, compreso un rappresentante dei paesi non-allineati, i rappresentanti di Chiese presenti si diedero a discussioni franche e approfondite, che permisero
loro di giungere ad un accordo di base su
alcuni punti importanti del problema del
disarmo. Il testo di quest*accordo è stato
comunicato ai membri del comitato delle
13 nazioni per il disarmo. E* un documento che rappresenta un cantributo sostanziale alla messa a punto del nostro atteggiamento comune sul problema urgente e decisivo del disarmo: è già stato accolto con
favore da molle Chiese.
con la Chiesa Cattolifa RomaDa
La Segreleria generale è rimasta in rapporto con il Segretariato per l’Unità posto
sotto In direzione del card. Bea e di mons.
if illebrands. La presenza a Nuova Delhi di
5 osservatori cattoUco-romani scelti e nominati da questo Segretariato per l’Unità
si è rivelata utile agli uni come agli altri.
In vari modi, e in particolare con la pubblicazione di un numero speciale dell’« Ecamenicnl Revieui », il Consiglio ecumenico
ha fatto conoscere la sua posizione sui problemi all’ordine del giorno del Concilio
sui quali le sue Chiese-membri hanno maintestato la loro comunione di pensiero.
Quando fu evidente che il Consiglio ecu
menico e vari gruppi confessionali sarebbero stati invitati ad inviare osservatori al
secondo Concilio del Vaticano, il Comitato
esecutivo considerò attentamente la questione e decise di considerale favorevolmente
l'accettazione dell’invito, rimanendo inteso
che questi osservatori — conformemente alla Costituzione del Consiglio — non saranno portavoce del Consiglio né di alcuna
delle Chiese-membri. L’ufficio del CEC fu
autorizzato a compiere approci presso alcune persone, onde poterle designare al
Comitato centrale in vista della nomina.
L’invito ufficiale, firmato dal card. Bea
e da mons. (Villebrands a nome del papa
Giovanni XXIII, è stato ricevuto in luglio.
Le ragioni che, per il Comitato esecutivo, militavano a favore dell’accettazione
dell’invito sono le seguenti: è la prima
volta nella storia che osservatori di cos'i
numerose confessioni sono invitati ad un
concilio della Chiesa cattolica romana:
questo nuovo orientamento non è estraneo
all’ascensione del movimento ecumenico
moderno. Il Consiglio ecumenico delle
Chiese, che fin dalla sua assemblea ad Am
sterdam ha sempre invitato dei cattolici romani ad assistere ai suoi incontri principali
lui il dovere di cogliere quest’occasione di
meglio conoscere le nuove tendenze che si
delineano nella vita della Chiesa cattolica
romana. Gli osservatori avranno forse l’occasione di spiegare ufficiosamente ciò che
il Consiglio ecumenico sostiene e ricerca,
e d’impegnare una conversazione reale fra
la Chiesa cattolica romana e le Chiese-membri del CEC. Gli osservatori non avranno
l'autorità di parlare ufficialmente in nome
del Consiglio nè d’avviare negoziati. L’accettazione dell’invito non ha senso se non
nella luce dei fini che si propone il CEC e
specialmente in quella del compito che si
è prefisso di ’’strappare le Chiese al loro isolamento impegnandole a discorrere reciprocamente: dialogo nel quale non è chiestj
a nessuna Chiesa di mancare di lealtà o di
scendere a compromessi nei confronti delle proprie convinzioni, ma di cercare di
spiegarle agli altri, sforzand.asi al tempo
stesso di comprendere i loro punti di vista” (Costituzione di Fede e CostituzioneJ.
2
pag. 2
N. 34 — 31 agosto l9tj
Il Sinodo Valdese ha discusso ampiamente
Uii' niomenttì di jvfUlantentale iniportanzu, nel corso dell’ultitnu sessione
smodale, è su^ quello in cui sono stati discussi i nostri rapporti con il Cattolice^iùo: ne è inHiee il fatto che sulle 36 ore di sedute plenarie sinodali
{^eiezioni escluse), oltre 6 ore sono state dedicate a dibattere questo problema, la cui attualità si fa scottante in questo periodo ’’conciliare”. Pensiamo di far cosa utile ai nostri lettori riferendo molto dettagliatamente, in
base ai verbali sinodali, di questo dibattito: appaiono le molte facce di un
prisma, c(m accentuazioni e colorazioni diverse che riflettono esattamente la
varietà di vedute che non abbiamo alcuna difficoltà ad ammettere e che
anzi siamo fieri di poter discutere apertamente e in piena fraternità: che
qii^ta diversità di opinioni non infirmi la nostra fondamentale e perfetta
iol^rieta riformata, lo mostra l’approvazione per unanime applauso dei
Messaggio alle comunità” preparato da una Commissione e
le nostre chiese, e oltre, in Italia e all’estero. ;
rivolto a tutte
Neri Giampiccoli (ipregidente dola Commissione nominata dal Seggio per r^igere
e presentare al Sinodo nn odg. sull’argomento) propone di rivolgere alle chiese un
messaggio in cui si dia una valutazione delratteggiamento di Roma nei nostri confronti. Bisogna riconoscere che da più parti si va creando un nuovo clima; ma alcuni punti vanno precisati con chiarezza; 1)
primato e autorità; 2) mariologia; 3) Chiesa e Regno ; ci si potrebbe ispirare, per
»presto « messaggio », al rapporto sul cattolicesimo presentato al Sinodo alcuni anni fa.
Moderatore: non possiamo lasciare le
chiese nell incertezza. Certe iniziative, cO'
tire qu»dle deirincoutro fra pastori e preti ad Agape o dfdl’invito ad un professore
cattolico a parlare nel Collegio Valdese lasciano perplessi, e »ajmun^ie disorientano
le comunità.
Giorgio M. Girardet assicura che non v’è
in nessuno il minimo cedimento; questi
incontri non significano certo che si cerca
una via per tornare a Roma ! nè denunciano vacuità e incertezza teologica da parte nostr.t. Sono una forma di predicazione
e devono continuare nella misura in cui è
garantito un buon livello teologico. E’ vero che le coimmità non sono preparate, ma
lo saranno ancora meno domani, quando
si troveranno forse di fronte ad un cattolicesimo fornialmeute depurato da alcune
torme paganeggianti ma sostanzialmente
identico.
Alberto Ribel: il vero problema sono i limiti del dialogo. EnU'o detemiinati limiti
questi incontri danno risultati positivi; 1)
ci Sara almeno un gruppo di iiersonalità
cattoliche, iton delle meno influenti, che
ttnosceranuo e cotuprendcranno meglio il
protestantesimo; 2) airimerno, le nostre
chiese reagiscono a questi incontri o con
eccessivo entusiasmo (pochi) o con chiusura totale; a entrambe queste posizioni c’è
qualcosa da dire, da chiatire; 3) adempiamo ad un dovere nei confronti del protestantesimo d’oltralpe, cui po-ssiamo dire;
non abbiamo paura del cattolicesimo, ma
affermiamo chiaramente le nostre posizioni e vi facciamo conoscere il suo vero volto.
Giorgio Peyrot: ci manca un metodo d’azione, mentre i cattolici riianno e se ne
servono. Buono è l’invito della Tavola alla
prudenza, quella stessa prudenza che del
resto chiediamo alle altre chiese protestanti. I cattolici adoperano ora ¡1 nuovo metodo, non tando per libera scelta quanto
per obbedienza. Comunque essi hanno trovato un nuovo atteggiamento nei nostri
confronti ; non ci chiamano più eretici. Ma
noi, abbiamo trovato un nuovo metodo rispetto a queUo della Riforma? Ci lasciamo chiamare fratelli separati, ma non sia
nostro
questo :
mp stali capaci di dire che siamo tutti fratelli sepaiùti, davanti a Cristo. Il
sforzo ecumenico deve telndere a
a far accettare il nostro concetto dell’eeumttnismo, il cui principio è la parità delle
chiese. Bisogna che Roma entri in questo
O'idine di idee, o non c’è ecumenismo nei
rapporti con lei. Quanto ai pastori, ricordino ohe non sono mai soli, ma che ci sono le loro comunità.
Roberto Nisbel : gli incontri sono cosa
buona; andiamo e testimoniamo! La perplessità delle chiese non è tanto dovuta al
dialogo con Roma quanto alle visite dei
cupi di Chiese protestanti ai papa.
Aldo Sbuffi: il problema è tiuel die Dio
dice alle Chiose oggi. Nel XVI sec. la Rifcrina era un’esigenza di Dio, cosi come
oggi lo è la tensione ecumenica. Non sviliamo dunque la questione riducendola a
latto di mera politica ecclesiastica; c’è anche questo, certo, ma il punto non è li,
il punto è nel fatto che Dio interroga la
sua Chiesa e ci eliiede qualccisa. li passalo dev’essere coperto dal perdono, il presente vissuto nella tensione sofferta. 11 nostro rapporto con Roma sarà necessariamente un rapporto di dolore. C’è anche
uii-a preghiera che ci è richiesta; si tratti
non di pregare con superiorità farisaica,
ma di pregare semplicemente la preghiera
di Cristo; che siano tutti uno.
Guido Ribel: si riferisce ad una frase
del rapporto diella Tavola; « Quando si
facciano delle manifestazioni pubbliche, le
cui ripercussioni si avvertono all’esterno e
airinterno delle nostre comunità, la Tavola ritiene che si debba agire con prudenza, onde evitare die sorgano delle perplessità in materia di fede e di impegno a confessare la fede evangelica ». Molti membri
della Chiesa Valdese non hanno affatto apprezzato i contatti recentemente avvenuti
‘fra pastori valdesi e membri del clero romano. Buona parte della nostra « base »
' guarda con occhio assai critico manifestazioni di questo genere, cui si è data non
poca pubWioità. E’ impossibile avere una
comunione completa, basata sulla fede, con
i cattolici, là dove manca la confessione di
Cristo come unico Signore deUa Chiesa. Si
vuole compiere opera di testimonianza nei
confronti dei cattolici? Bene, ma allora le
si dia il carattere di una testimonianza di
tutti i giorni, di un’affermazione continua
della nostra fede, resa a coloro con i quali
dividiamo le nostre ore di lavoro. Questo
dialogo è spesso assai più dilEcdle di quello che si può istituire tra il « clero » delle
due chiese, ed è questo il momento nel
quale si prova una sofferenza vera di fronl-a alla massa cattolica immersa nella più
schietta igmoranza di Cristo. Si rinunci
dimqiie ad incontri ohe, fra l’altro, si prestano a gravi fraintendimenti. Non dobbiamo dar adito aU’impressione di es.sere
disposti ad avviciiprci alla Chiesa di Roma quasi a voler costituire con essa un baluardo contro il pericolo marxista; non
dobbiamo in alcuq modo prestarci a questo gioco. In setgi^o luogo dobbiamo ricordarci della sitntzione dei nostri fratelli
evangelici in Spagna e in Colombia, di
fionte ai quali non abbiamo il diritto di
sederci tranquillamente a discutere con dei
monsignori; quando la Chiesa cattolica
avrà mostrato di voler eliminare ogni focolaio di persec-uzione, si potrà pensare anche al dialogo.
Giorgio Bouchard: G. Ribjet ha ragione
per quel che riguarda la ba«e della nostra
Chiesa e per quel che concerne gli errori
dell’ecumenismo cattolico. E’ necessario
esprimere la nostra perplessità a quegli
amici delTeslero che si fanno un’idea errata della posizione ecumenica del oaltolicesimo. La Chiesa romana intende attuare
una politica ecumenica che porti alla creazione di una civiltà; v’è stato un certo indebolimento delle posizioni protestanti,
forse ilovuto al nostro affiancarsi al cattolicesimo nella creazione di questa civiltà.
L’oltundimenlo della sensibilità dogmatica
in seno al protestantesimo si accompagna
malia è per una ragione di vita o di mor-,
le, che sola può giustificare die si spezzi
l’unità della famiglia e della chiesa. Vi è
una impossibilità reale, materiale, di servire Cristo nella Chiesa di Roma. Cristo
è il centro dell’unità, ma è anche la spada che divide il padre dal figlio. C’è una
S(-elta inevitabile, nè possiamo relativizzare questa scelta e le sue implicazioni ; si
»lialoghi pure, se lo si ritiene opportuiio,
m;< soltanto per riproporre con tutta la forza possibile la necessità di scegliere tra
Cristo e tutto ciò che tende ad offuscarne
1 autorità, la signoria, il potere redentore.
Alberto Ribet: nei coUoqui milanesi e a»l
Agape ¡-empre la posizione riformala è
st.aLa cortesemente ma fermamente presentata, coll assoluta chiarezza.
Mario Alberto Rollier: Dobbiamo dire
¡'Me nostre comunità che nel XVI sec. è avvenuto qualcosa di irreversibile. Dobbiamo, oggi, attualizzare il significalo di questo fatto irreversibile. Non si può tornare
indietro suUa questione dell’.autorità; non
v’è alitr.i autorità al di fuori di quella di
Cristo; il magistero non può prendere il
suo posto. Questo è un elemento facilmento
zione ecclesiastica die nd suo complesso e
alla sua radice ha (caratteri profondamente
anticristiani, pur ridiiamandosi formalmen.
le al nome di Cristo; «jnesta chiarezza dog.
malica è rigorosamente necessaria, un do.
vere verso noi stessi e verso loro: ma dob.
bianio imparare che essa lon è cosa che
si acquista »’omodamente, sprofondati nella pigra poltrona delTaulosoddisfazioite; g
dobbiamo saper soffrire — nd triplice senso indicato da Aldo Sbaffi, da Guido Ribet
e da Pier Luigi Jalia — per la divisione:
con dobbiamo accettarla nè dar-.ten-- pace
Solo questa tensione eeumenira potrà purificare il nostro atteggiamento dal farinai■imo die soffoca noi stessi e respinge gli altri. Rimane il fatto ohe nn vero dialogo!
ecumenii-o potrà essere avvialo con Roiur.
soltanto quando essa avrà accettato il principio fondamentale dell’ecumenismo: quello della parità delle Chiese di fronte al.
l unico Signore; c’è chi si chiede, non a
torlo, se Ronia sarà, allora, ancora Roma.
Una tale posizione di tensione è scomoda •
difficile, specie per una piccola Chiesa minoritari;! come la nostra; ma eluderla sarebbe infedeltà, segno di debolezza e di
p;mra.
i nostri rapporti
con il Cattolicesimo Romano
ad un ottundimento: della sua sensibilità
elica di fronte ai problemi globali ila affrontare.
Carlo Guy: inni è il momento di «tirar
Inori le earabinc di Giamivello». La Chiesa
calloliea vive in virtù dii Cristo, non in virili della gerarebia. I responsabili del Consiglio eenmenieo noti inoelrano alcun ot
tundimento; in seno al movimento ecumenico si sta seguendo una linea ben precisa:
»(lidia della letlekà ,alla verità, die non
»lev’es.sere relegala in secotido piano per
un malinteso amore verso i cattolici. Continui la Chiesa nella sua linea di chiarezza,
evitando i lalsi (lunti di partenza e puntando, nd dialogo con il catlolicesiiiio, sulla potenza del Crusl^ vivente che vuol guidarci. 1 t ' '
Pierluigi Julia: si sta parlando di questioni
essenziali jier la vita concreta della nostra
chiesa, finora nella discussione non si è
dato molto peso al dramma di coloro che
sì conveTlono dal cattolicesimo : per loro si
traila dì una nuova Riforma, di una vera
riscoperta dei valori da »piesta sostenuti;
non bisogna dimenticare questi nuovi « riformati » nè minimizzare lo sconvolgimento che sì opera nella loro vita: per loro
si tratta ora di una separazione, talvolta
dai familiari, dagli amici, fomlata sulla riscoperta dell’Evangelo. Se non si consideri! così una conversione dal cattolicesimo,
allora si rhiuncì a convertire, come ha fatto il inovimenlo di Taizé. Se la nostra
Chiesa non converte, si esaurisce, e diventa solo più .Società di Storia V’aldese. Quali (lossono essere i motivi di una conversione? Non soltanto ranliclcricalismo, o un
dogma isolalo; se si esce dalla Chiesa ro
loiiipreiisibile per tulli i nostri membri di
»■liiesa. Infatti ovvero la Chiesa romana ae» ella il sola Scriplura, e allora deve dare
segni precisi di »juesl’aceellazione con visibili modifiche dottrinali e litnrgiiche; ovvero non lo accetta, e non potrà aversi alcun avvicinamento con il protestantesimo.
Tullio Viuay: la divergenza di opiidoni sul calluliiesimu, ehe si manifesta nel
.Sinodo, non è una »livergeiiza dottrinale;
noti si traila neppure di una diversa valutazione »Iella Chiesa cattolica. La nostra »livergeiiza sta nel inolio di obbedire oggi al
sola Scriplura; dinanzi a noi stanno due
possibilità: a) combattiere la Chiesa di Roma come la sinagoga delTAnlieristo, h) considerarla come un poiiolo o])presso da una
dittatura. Pùò darsi che quelli che si avviciiiano a noi siano mossi dalTinipostazione
utlica »Iella Curia; ma noi dobbiamo accettare di entrare nel girone di questa poliiica ecclcEÌastiea, senza lasciarcene imprigionare ma, al contrario, recando in questo girone Fimpostazione nuova che viene
ilall’Bvangelo.
Non sono stati, questi, tiitli gli interventi, ma ci sembra di aver cosi dato un’immagine abbastanza fedele del dibattito, spesso accalorato, che si è concluso in fondamentale unità: noi non possiamo nè dobbiamo »ìbiudere gli occhi e il cuore ai cattolici che sinceramente, fraternamente (e
indipendentemente da chi vuole, forse, servirsi di loro) desiderano dialogare con noi,
conoiscerci e farsi conoscere da noi : sono
una piccola minoranza, ancoia, ma ascoltandoli e leggendoli non si può davvero
(lensare che (irislo sia assente dalla loro vita, anche se la vivono inseriti in im’i.slilu
Due sono ((iiiiidi le linee »lei nostro atteggiamento: uperluru senza timori nei
coiifroiili dei singoli cattolici »'he si rivol-'
gotto a noi in sincera fraternità, con l Ui ci
(vossiamo (ione insieme, in umiltà, di fronte al Cristo e alla sua parola; fedeltà ini-'
»[ucihile nel »-onfessare Cristo so'lo Signore
e redentore di fronte ad un’isliluzìonc e ad
una (logmatiia eeclesiaslica che oggi più
che mai vanno solloipoisle alla « protesta t
evangelica. Questa complessità ili altcggiainciilc non è »ma nostra fissazione uè la
molla del giorno: è 1« stato di fatto in cui
il Signore della (ihiesa e del luondo ci
chiaina a vivere e, a tiislimoniare, una situazione ehe non ci «iamo s»:ella ma che ci
è »lata »(naie ap(>ello ad un costante l'avvedimento e rinmivanienlo « riformalo » e
«piale occasione »li confessare il Signor Gesù Cristo.
Que.sto lo sfondo, il « clima », la temalila del « Messaggio alle chiese », che riportiamo qui .sotto. Segnaliamo infine ehe (iro|iriu in questi giorni è useilo, edito dalla
Claudiana, uno scritto di G. M. Girardet:
ali Prolestaníesüno e Tunità della Chiesa».
Ne raecomandianio vivamente la lettura e
ilo
studio alle comuinità e
cliiiisa.
ad ogni membro
G. M. GIRARDET „
Il Protestantesimo
e l’unità della Chiesa
31 pp. L. 150
Editrice Claudiana - Torino
Via Principe Tommaso 1
Messaggio alle Comuniià Valdesi
Cari Fratelli nel Signore
I rapporti tra Evangelici e Cattolici romani sembrano essersi avviati verso un maggior
rispetto ed una certa ctjmprensione. Vi sono stati incontri ai livello dello studio e del confronto; in essi il tono e mutalo ed uno spirilo di fraternità anima le persone consapevoli e
sincere. Ce ne rallegriamo, come pure siamo lieti di constatare in molti cattolici tm anelilo
verso 1 unione ed un desiderio di fedeltà aUa Parola del Signore: questo ci pone su un
piano comune di ricerca e di ascolto sul quale gli uni e gli altri hanno ngnalmenle bisogno
eli essere ^guidati dalla venia i»mmuttabìle del noslr-o, unico Signore.
E’ d’altra parte dtivere di chiarezza ricordare che se la forma di questi rapporti è
niiiiata, la sostanzia della divisione permane.
Anzitutto non possiamo che ripetere quanto un Rapporto al Sinodo 195« affermava:
il dissenso, net confronti dei dogmi cattolici e della loro evoluzione si precisa oggi in modo
particolare di fronte aUe affermazioni dogmatiche sul primato papale, allo svilumio del cullo
della vergimi Marta e deUe forme superstiziose di pietà, alla implicita identificazione della
Uiiesa e del Regno di Dio, pei- cui l’e»idficio istituzionale della Chiesa romana assume
un auiorittt e rivendica una potenza tese più al dominio che al servizio.
Non CI e lecito rinunciare alle due affermazioni essenziali della Riforma: la giustifi«■azione per fede e la Scrittura come unica fonte di autorità, regola della fede e della condotta. Di Ironie ad un dialogo ed agli interrogalm che esso pone, ci appare delerminaiue
» principio della piena f^eltà scritturale. Non jiossiamo in alcun modo considerare come
scritturale il principio della evoluzione del dogma e il criterio dcUa superiorità, non teorizzala, utó praticamente attuata, del magistero rispetto alla testimonianza apostolica, fon»biinenlo della nostra fede. La Parola rimane il criterio unico ed inisostituibile della verità
e non possiamo che ripetere la didiiarazione di fede rifonnata de La Rochelle: « poiché la
Scxitlura e la regola di ogni verità, oonlenenido tutto ciò che è necessario per il servizio di
Dio e per la nofitra salvezza, non è lecito agli uomini e neppure agli angeli di aggiungere,
dminuire o cambiarvi alcfunehe. Ne segue ohe nè ranti-cliilà, nè i costumi, nè la molliti*dine, ne la sapienza umana, nè i giudizi, nè le deliberazioni, nè gli editti, nè i decreti, nè
1 concili, nè le visioni, nè i miracoli devono essere in opposizione a questa Scrimira; ina al
contrario i»gni cosa deve essere animaU. regolala e riformata in accordo con essa »
Dobbiamo inoltre con rammarico constatare elle certe forme di intolleranza, anche
violenta, perdurano in talune nazioni; ciò può essere dovuto a fanaliismo locale, ma fino
ad oggi non adiamo ancora udito una esipliciia condanna di tali melodi da parte della
gerarchia cattolico-romana.
^ dunque oggi siamo chiamali a non chiuderci in noi stessi, ma a partecipare, nel
quadro del movimento ecumenico, ad un dialoigo tra le cliie.se che va facendosi sempre più
^ base del prinicipio della fedeltà alla Parola che vogliamo muoverci. Ciò
significa essere sempre disponibili alle sollecitazioni dello Spirito e pronti a lasciarci riformare dalla Parola del Signore. Ma signifiica anche confrontare seriamente ogni orientamento
quella stessa Parola, per essere da essa sola giudicati. Per questo ci
rallegriamo per Oigni incontro e per ogni colloquio con i fratelli da qualunque parte pròvengano, quando possiamo salutare in loro un’autentica speranza e una sofferta riceri-a di
quell unità della fede e deUa testimonianza per la »juale il Signore ha pregato per noi tutti.
Dobbiamo considerare con lucida chiarezza che cosa il Cattolicesimo romano intenda
per ecumeuismo. L’« ecumenismo cattolico » — che noi rifiutiamo — appare formulato in
diverse maniere, ma costante nella sua base dogimatica e nei suoi fini. Ufficialmente si parla
ancora in modo aperto di « grande ritorno », v’è citi invece accenna a « convergenza» o a
« integrazione ». Prendiamo atto che negli ambienti più avanzali v’è, nell’am'ore per la
verità, uno sforzo di mettere in luce, nell’ambito della Chiesa romana, i temi fondamentali
della Riforma, finalmente riconosciuti come autenticamente evangelici. Questa rivalutazione
però viene usata strategicamente al fine di offrire a! « fratelli separati » l’opportunità di
rientrare nell’ovile romano, nella presunzione che possano trovarvi tutta la ricchezza della
loro particolare spiritualità, integrata nella « pienezza » della Chiesa di Roma.
In questo modo la verità di una chiesa viene a sostituirsi alla verità della Parola di Dio.
Questa verità non è più un dono del Signore, ma nn possesso degli uomini.
Vogliamo essere pronti a rinnovarci e a riformarci purché questo ci venga inequivocabilmente dettato dall’esigenza di fedeltà aUa Parola di Dio. Poiché siamo convinti che la
via dell’unità non è sapiente dosatura teologica, nè un abile gioco diplomalico: non si tratta
(li muoverci gli uni verso gli altri, ma si tratta di muoverci, gli uni e gli altri, verso il
Signore della Chiesa, verso il Cristo vivente.
Non possiamo quindi fare a meno di diffidare di certe manifestazioni esteriori, più o
meno diplomatiche, che non fanno altro che ingenerare equivoci. Consentiamo con’»|uanlo
affermato dal V Congresso deUa Gioventù Evangelica Italiana (Roma 1%2), e cioè »'he le
visite di cortesia al Pontefice, malgrado le intenzioni di coloro che le compiono, implicano
Fo.ssequio ad un iirimalo die non possiamo riconoscere. ’
Rispettosi della libertà della coscienza e della testimonianza di ogni singolo credente
siamo certi che ogni eventuale incontro avverrà con la necessaria chiarezza sui principi è
lon la dovuta qualificazione. Bisogna diffidare dalla faciloneria, dagl! entusiasmi incotiirollali, come pure dai pessimismi preordinali. Dobbiamo licordare invece che il nostro
compilo specifico è predicare il Cristo a lutti gli uomini e dare una comunità a coioro clic
cercano la salvezza nell’Evangelo di Cristo, aixogliendoli, non per superbia proselilislica
ma vedendo in essi un segno della verità e della potenza della Parola di Dio
11 Concilio Valicano II è sialo annunciato ufficialmente come un fallo interno della
Chiesa romana; esamineremo serenamente quello che esso dirà sui rajiporli fra le dtiesc:
dala la sua impostazione previsioni oHimistiche non sembrano giustificate. Quel che dòbhiaimo fare è pregare perchè la Chiesa di Roma, insieme alla altre, si la®»;! riformare dall’Evangelo.
Ricordiamoci che la fedeltà aUa Parola di Dio non è una bandiera da agitare clamorosamente nè uno schermo dietro cui nasconderci. Quanto vi abbiamo esposto cari fratelli
costituisce un impegno grave ed urgente: la situazione in cui ci troviamo ci impone dì
essere pienamente disponibili per il Signore, nell’ascolto, nella mediuzione, e nella testimonianza della sua Parola a questo mondo travagliato. Cosi, in qiicslo patto di rinnovala
fedeltà, a Lui solo saranno l’onore e la lode.
IL SINODO VAl.DESE
lo Agosto 1962.
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31 a«o8to 1962 — N. 34
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IO ai Studi
sulla Riforma
ed i Movimenti religiosi
in Italia
Si è svolle voi fonsueto suoceoeo a Torre Pel-live, per la 5« volta, il Convegno
slorivo di studiosi d^a Riforma e della
eterodossia in Italia. L’iniaiativa presa aironi anni fa dalla benemerita Società di
Studi Valdesi continua ad essere aovolta
con favore e con lode dalla sempre maggiore cerehia di quanti in Italia e all’estero si owupano degli aspetti della vita religio.sa in Italia fuòri del Cattolicesimo, e
nulla nuoce al livello tecnico dei contributi il fallo che il Convegno avvenga in
un cliuna e in un ambiente che non ha
nulla di esteriormente accademico e di
paludato: anzi, forse proprio questo fatto è una delle ragioni per cui gli incontri hanno « sfondalo »...
Presente, come sempre, alle comunicazioni un buon pubblico di amivi e di appassionati, venuti anche da lontano: notiamo tra questi i docenti universitari Fuhini. Spini, Tabacco, Zilli, Woolf
di Cambridge, Guichonnet, Dufour e Bergier di Ginevra, ecc.; hanno inviato la loro adesione amici americani, svizzeri, polacchi. e naturalmente italiani.
Apre i lavori, e quindi li dirige come
presidente eletto per acclamazione, il prof.
Augusto Armand Huigon.
Le comunicazioni presentate e discusse
il Convegno possono essere divise in quattro gruppi: il primo, dei medievalisti, ci
ha portati attraverso l’esposizione del prof.
Raul Manselli, dell’Ateneo Torinese, a ripensare alle « Chiese Catare italiane ed i
loro miti »: nel vasto fermento religioso
medievale, i Catari (con cui tante volte
sono stati confusi i Valdesi) hanno portato
in Balia la loro concezione dualistica del
bene e del male, di Satana angelo ribelle,
della luce e delle tenebre. Il prof. E. Dupré-Tlieseider, dell’Università di Bologna,
parlando di « Eretici e ambienti cittadini
medievali », ha presentato una serie di
interessanti suggestioni relative al rapporto tra eresia c vita sociale del Medio Evo.
mentre il nostro Giovanni Gönnet (Le
Confessioni di fede valdesi prima della
Riforma) ha ricondotto l’uditorio all’ambiente più òpeciiico del Valdismo, a proposito del quale si constala ancora una
volta la scarsità e la difficollà dei dociinienti medievali.
Il secondo gruiipo di coimunicazioni era
dovuto: al prof. A. Rotondò, di Modena,
il quale ci ha parlato con competenza delreretico tra gli eretici Lisia Fileno alias
Camillo Renato, fiigura che ha appassionato ed aippassiona tuttora gran numero di
studiosi, e al prof. Luigi Firpo dell’Univer.sità di Torino, il quale illustra alcuni
documenti che riguardano la Chiesa italiana di Londra, che si spense nel 1.S88.
Gli scorci sulla Riforma in Italia ed i suoi
problemi, eome appaiono da queste due
relazioni, dimostrano che ancora molto
c’è du dire e da .scoprire sul ’508 religioso italiano.
Con le relazioni del doti. Ricuperati sul
Giannonc, e del prof. F. Venturi dell’Uriiversità di Torino sull’illuminista Carlan.
Ionio Pilati penetriamo nell’ambiente anti.
conformista italiano del ’700: se avvincemi più che mai il pensiero e la figura
dello storico napoletano Giannone, vittima della Santa Inquisizione, non meno
interessante l’opera del Filali, che scrive
una II Riforma d’Italia » e -che sostenendo
la -separazione tra Chiesa e Stato rieecheggià il pensiero di tutta la sinistra protestante.
Il quarto gruppo di relazioni concerne
l’80(ì; N. Nada, dell’Universiià di Torino,
ci presenta una vasta problematica della
questione dell’Emancipazione dei Valdesi
e degli Ebrei in Piemonte tra il 1814 e il
1848, con un accenno, per adesso, all’opera di Roberto d’Azeglio; il prof. Gino
Cerrito, dell’Università di Messina, ha
studiato la diffusione del Protestantesimo
in Sicilia Ira il 1861 e il 1881, e ci presenta l’oipera di evangelizzazione valdese nei
suoi primi -slanci; e in ultimo la prof.sa
Dai-sy Ronco, insegnante in Inghilterra, ri
parla degli inizi dell’opera dei « fratelli »
in Italia attraverso le vicende del noto
Teod. Pietrocola Rossetti e i suoi rapporti col conte P. Guicciardini. Un’altra relazione, presentata, ma non letta, e dovuta al prof. R. Rainero dell’Università di
Pavia, riguarda il fallito tentativo di una
emigrazione organizzata dei Valdesi in
Eritrea -tra il 1880 e il 1890.
Interessanti ed efficaci gli sca-mbi di idee
e le discussioni che seguirono le varie relazioni. Nel complesso, tutto ben riuscito,
e la richiesta di continuare l’anno prossimo -col sesto Convegno.
RIUNIONE
d!
Elciassie
Domenica 2 settembre, alle ore
15, le co-munità di VUlasecca e
Pomaretto si incontreranno nella località « Eiiciasiàe » per il con
sueto convegno all’aperto.
Tutti sono co-rdialmente invitati.
Portare l’innario italiano.
In caso di cattivo tempo la
riunione avrà luogo nel tempio
dei Chiotti.
LA CHIESA
LA CHIESA
(segue (falbi 1« /rag.)
importante della vita della Chiesa Metodista d’Italia, che quest’anno awede all’autonomia; «Tavola e Comitato Permanente si sono .pure consultati in merito ad un
possibile coordiniunento di attività sul
piano sociale (Riesi. Seirii, Paleimo) secondo i suggerimenti delPInter-Churcli
Aid División del Cousiglio ecumenico »;
soprattutto. Iranno -proceduto insieme al
lancio di 'Presenza Evangelica’: neUa seduta comune del 17 ottobre 1961 votarono
quest’o-d.g.: « La Tavola Valdese e il Comitato Permanente Metodista, nella loro
riunione autunnale 1961, riaffermano la
validità delle esigenze, espresse dai loro
Sinodi, di creare un giornale che risponda
alle necessità interne ¿Ielle comunità e della presentazione del messaggio evangelico
al nostro popolo; dopo attento esame della situazione, vista la difficoltà di attuare
la modalità indicata dai Sinodi — unificazione de ’/.« Luce’ e di ’Voce Melodista’
— decidono di dare vita ad un periodico
che sia strumento di testimonianza evangelica nel paese »: sarà « Presenza Evangelica ».
Parliamo altrove (p. 5) del problema
dei iperiodici. Comunque, la C.E. notava
che « il progetto elaborato del 1957 da una
commissione paritetica », che « prevedeva
10 casi importanti di integrazione (Palermo, Sck'li-Vittoria, Forano-Terni, Carunehio-iprov. di Chieti, Firenze, Venezia.
Trieste, Udine-Friuli, Sestri-Sampierdarena, Vdntebbio-Biella), alcuni progetti secondari e accenni di proposte di collaborazione nelle grandi città (Roma, Milano) », non ha portato in 5 anni che aH’altuazione di due progetti principali e di
due secondari. Naturalmente, non va dimenticato che la Tavola non è sola a poter prendere tali decisioni, e che il carico
finanziario relativo alle attuazioni di cui
sopra è ricaduto sul suo bilancio. Tuttavia si sarebbe dovuto e probabilmente potuto far di più, specie considerando quale
urgente riehiesta di uomini ci viene da
tanti punti d-’Italia e dell’estero.
Non si può dire (-lie il Sinodo abbia discusso mollo a lungo la questione; ma è
stato rinnovalo una volta ancora il desiderio di procedere, e un po’ più decisamente, anche se il past. Oarile ricordavai’
che si è proceduto « con .la lentezza delle
cose elle si fanno seriamente ».
ViLDESE E
METODISTA
U Sinodo si è rallegralo per l’occedere
della Chiesa Metodista alla piena autonomia, votando per aeclamagione il seguente o.d.g.:
Il Sinodo prende otto con gioia della
costituzione della Chiesa Melodista d’I
talia in Conferenza Autonoma; si ral
legra per Questo nuopo passo innanzi
della Chiesti sorella ed esprime Taugu
rio che la marcia di avvicinamento del
le due Chiese prosegua con ritmo ere
sceme fino a quella piena unione che
è nei voti di tutti.
Tali « voti di tutti » sono stati solennemente riaffermati, quest’anno ancora:
Il Sinodo, esaminati i rapporti con
la Chiesa Metodista, rifacendosi alTor'line del giorno sinodale del 1955 {art.
11», riafferma la neaessità di proseguire la ricerca e lo studio di un piano
di unione fondato sui concetti di unione di chiese e di autonomia ecclesiastica, in visin dell’attuazione di una vita
ecclesiastica conuine; invita la Tavola
a procedere su questa- via e rivolge preghiera ai Delegati Metodisti al Sinodo
ì uUlese di farsi interpreti presso la
Conferenza Melodista del pensiero di
questo Sinodo. |
1
Perchè soffermarsi tanl* su questo problema? Citiamo ancora 1| C. E.: «La soluzione di questo probità è una delle
questioni più importanti che la nostra
Gliiesa ha oggi di fronte / aè. (...) Proprio
in questa nazione italiaot, che è il centro
e la -piatlafortua di un’aiione a largo raggio tendente ad im-porr» dovunque l’idea
che è inevitabile la sedia tra l’unità centralizzata e auloriuria d tipo romano e la
frammentazione insuperbile del mondo
protestante, -proprio qui la Cliieisa Valdese. "mater Reformaiionl’, deve poter ditiiostrare nei fatti che It barriere denominuzionali possono e.sserei abbattute conservando la -gloriosa libeilà dei figlioli di
Dio, rispettando ed esiliando i valori e
i «Ioni di cui ogni ilenoàtinazione è portatrice: ma le barriere vamo veramenlé abballale, e non solo rei tìvizzale. Ci pare
elle i rapporti meiodisli-valdesi siano at•- tualmente il più im-poriinte^Mat della nostra capacità di svolgertj librazione ecumenica valida». (R-C-F.)
doppio
taglio
Mathias Rakosi ed Ernoe Geroe, caduti
in disgrazia dopo l’insiUTezioiie del 1956,
sono stati adesso espulsi da] partito coannnista magiaro quali principali responsabili
degli abusi commessi in Ungheria prima
di quella data e in particolare per i pròressi politici, ritenuti oggi illegali, falli
celebrare contro esponenti politici dell’epoca. Ma questo provvedimento, che
può apparire un atto di giustizia contro
due personalità politiche non certo esenti
da responsabilità e colpe anche morali, ei
lascia indifferenti e insoddisfatti. Non è
la giustizia degli uomini, mai assoluta e
perfetta, che ci interessa. Tanto meno, ci
interessano le colpe dei singoli, quando
è lutto un sistema che si deve condannare.
Se i Rakosi e i Geroe sotto colpevoli, sono
forse del tutto innocenti coloro che oggi
si vogliono riabilitare, e sono esenti da
colpe coloro che giudicano i Rakosi e i
Geroe? Neppure è sufificiente riprovare il
culto della personalità. Bisogna, piuttosto,
che non si aff^Mnino cpiei sistemi i quali
conducono al dogmatismo, al fanatismo,
al culto della personalità. E per evitare
ciò, non v’è che un mezzo: la libertà. Non
sono quindi i regimi di Franco e di Salazar ad impedire il totalitarismo comunista, poicliè un totalitarismo chiama l’altro. Ci sia consentito di dirlo, giacclrà, se
è vero che la religione non ha nulla a vedere con la politica, non si può tuttavia
negare che la nostra fede, la nostra posizione religiosa, la nostra formazione spirituale, determinino e debbano determinare i nostri giudizi su tutti gli avvenimenti
del -mondo, non esclusi queBi politici. Come cristiani, come evangelici e — non diraentiohiamolo mai — come seguaci di
quella Riforma che proclamò il grande
principio della libertà, base della vita sociale e politica di tutte le nazioni ove la
Rifomra protestante è stata accettata, non
possiamo non condannare tutto' ciò che
appare contrario ai principi e alla morale
evangelici, alla verità e alla libertà, senza
equivoci, senza compromessi, senza accettazione di giustificazione alcuna.
Cosi, non possiamo considerare quanto
avviene nei paesi d’olire cortina senza
pensare alla Spagna, al Portogallo e, perchè no. al nostro stesso paese, ove accanto
all’attività politica dei comunisti si svolge una intensa attività — particolarmente
dopo la formazione del governo di centro sinistra — di tutte le forze couservatrici e reazionarie. Ricordiamo, per stare
agli avvenimenti della trascorsa settimana,
la -speculazione e la malafede della stampa
conservatrice italiana sul caso dell’amiba
'lumiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiitiiiiiHiiMiiiii
25 flIMMI Fff lliaSCEgfl It lIUWSlfiLTV. EnpBMICfi^OELLK ™SE
Le grandi prospeUMe deH’ecumeDÌsmo
Rapporto del Pastore Visser’t Hoi
ft al Comitato centrale del C. E. C.
I 35 rappresentanti del movimento del
Cristianesimo pratico (Life and Work) e
di Fede e Costituzione (Faith and Order),
riuniti a Westfield College (luglio 1937)
hanno dato prova d’audacia. Certo, si era
molto discusso dell’integrazione dei due
movimenti: il dr. Oldham, l’arcivescovo
Soderhloni e il patriarca ecumenico di Costantinopoli avevano già da molti anni suggerito la costituzione di un Consiglio o
Koinonia di Chiese. Ma si era rimasti a-llo
.stadio delle idee, e nessuno aveva formulato progetti precisi, che si potessero sottoporre alle chiese e alle organizzazioni
ecumeniche. La corrispondenza dei dirigenti ecumenici dell’epoca mostra bene la
loro incertezza circa i passi da compiere.
Ma in ire giorr.i di riunione a Westfield
College, sotto la direzione dell’arcivescovt.
Temple e del Dr. Oldltam, tutto si è di
colpo cristallizzato, permettendo l’approvazione airunanimità, contro ogni aspettativa, e sotto una forma assai concreta e precisa, della costituzione di un nuovo organismo ecumenico.
Si può giudicare la solidità di questo laverò considerando die le caratteristiche
princiftali del progetto originale hanno duralo e sono divenute parte integrante della
costituzione e deH’attività del Consi-glio
ecumenico. L’idea essenziale consisteva,
secondo le parole dell’aroivescovo Tempie,
nel fatto che: «l’insieme del nostro movimento non può sussistere se non nella misura in cui le Chiese ne assumano reai
mente la responsabilità »; perciò si decise
di formare un Consiglio che « rappresenti
le Chiese ». I padri di Westfield sono pure stati i primi a formulare il principio
setondo cui il Consiglio non può legife
rare in nome delle Chiese nè impegnarle
in qualsiasi attività, senza il loro consentimento...
l’MO
DEL nomo COKIIIO VATIMOO
Fra ipialche settimana si aprirà il secondo Concilio del Vaticano. Per una grande
parte della cristianità questo Concilio avrà
ima portata immediata considerevole e, per
i rapporti della Chiesa Cattolica Romana
con tutte !e altre chiese cristiane, di vaste conseguenze. E’ attualmente difficile
fatisi uti’idea chiara del punto cui sono
giunti i preparativi del Concilio. Le informazioni fornite al riguardo sono così
vaghe che si è ridotti a impressioni assai
generali sui progetti che gli saranno sottoposti.
Dobbiamo quindi limitarci a parlare di
un problema di fondo: l’atteggiamento eh-;
il Consiglio ecumenico deve assumere nei
riguardi del Concilio. Mi sembra che si
possono porre in evidenza quattro punti.
iti primo luogo ditbiamo seguire il Concilio sapendo che li causa a cui da molti
anni ci siamo cons^ti vi è in gioco in
molli moti' Dobbìalo accompagnarlo con
le nostre preghiere, enerci al corrente del
suo lavoro quanto ilù ci sarà possibile,
non far nulla che riJii di rendere più arduo il compito dei adri del Concilio, fare lutto il possibil« per incoraggiarli nei
loro sforzi per rinntare la loro chiesa. In
([ueslo spirito il noto comitato esecutivo
ha deciso di racco andare che si accetti
l’invito ricevuto di iviare al Concilio osservatori del Con-slio ecumenico delle
Chiese.
In secondo luogo lobbiamo esporre nel
modo più chiaro psibile ai nostri membri quali sono i rap/rti attuali fra la Chiesa catloiiea romana noi. Semplicemente,
cerchiamo di tenerci 1 corrente e di scambiarci le informazici necessarie sulle nostre varie nreoeoupaoni. Non si tratta di
negoziare lo stabilir di rapporti organici,
e naluralinente anc( meno (la nostra costituzione lo vieta <>re.ssamentej di agire
in questo campo eoe Consiglio ecumenico delle > Chiese, in ome di alcune delle
Chi ese-niemhri o d( loro insieme.
In terzo luogo doiamo, mi pare, dire
cliiaramenle che prcio a causa delle nostre convinzioni eoieniche, speriamo di
vedersi avviare nn dogo autentico fra la
Chiesa ca-ttoli<>a ronia da una parte ed il
Consiglio ecumenici Ielle Chiese e le sue
chiese-membri dalPra. Bisogna parlare
di speranza, se già ite conversazioni hanno luogo fra catto i romani e membri
di altre cliiese, inet ; le opere pubblicate
in questo campo smoltiipli-cano con un
ritmo stupefacente? i, certo, le conversazioni individuali, j quanto utili, soino
una co.sa, e il dialo fra chiese è un’altra
cosa. Quel ehe si mma un « nuovo clima n non avrà proMmente effetto durevole se non a rondone che conduca ad
un dialogo al liveUiIèlle chiese. In altri
termini, non possiai nè dobbiamo abbandonare la .speran di vedere il Concilio Vaticano usare ili’esso il linguaggio
del dialogo. Infatti, me non ci possono
essere fra individui pporti sani e a fortiori cristiani senza lalogo, così non ci
possono essere rappli costruttivi fra le
cliieic se esse non a«tano di iniziare nn
dialoga fra loro. Cb^’è un dialogo? Il
grande filosofo del tmgo, Martin Buber,
no dà una definizioi che traduco liberamente: v’è un vero dogo quando ognuna
delle parti si preo<Mm veramente delle alile nella loro esiste (iDasein) e nella
loro euratteristica picolare (Sosein), e
si rivolge verso di lo
vedersi sviluppare ut
In altri termini, il
abbandonare printùpi
con l’intenzione di
reciprocità vivente,
dogo non significa
convinzioni o dive
nire indifferenti alla verità, ma preoccupa-rsi degli altri, ascoiltaiH, desiderare di coiinmicare con loro per l’arricchimento dì
lutti; a più forte ragione è così per coloro
;:lie i-redono al medesimo Signor Gesù Cri
hlO...
In quarto luogo il dialogo comporta certe esigenze pratiche; perciò ci preoccupiaino in modo tutto speciale delle decisioni
elle il Concilio prenderà o non prenderà
Sii eerli problemi che minacciano i rapporti fra le chiese, in pa-rtico-lare la libertà
religiosa, i matrimoni misti, la preghiera
per l’unità e sul piano più generale la natura e i limiti della Chiesa. Per onestà
aggiungiamo che nel seno del Consìglio
ecumenico delle Chiese non abbiamo ancora considerato le conseguenze implicate dai
nostri rapporti di chiese impegnate fin d’ora in Un vero dialogo, e che non possiamo
esigere dalia Chiesa cattolica romana ciò
che noi stessi non abbiamo saputo realizzare. c-i sforziamo, almeno, di stabilire gli
uni con gli altri rapporti In cui ognuno
« anziché badare al preprio interesse, badi anche a quello altrui » (FU. 2: 4). Possiamo e dobbiamo chiedere ohe questo
Concilio, il primo dall’apparire del movimento ecumenico contemporaneo, mostri
che la Chiesa cattolica romana comprende
che lo (hiese che portano il nome di Cristo, senza minimizzare le loro differenze,
devono, .. causa di Lui e a irausa del mo-ndo, preoccuparsi davvero le une delle altre e istitiaire un dialogo vivente sulla verità e sulla voiloutà dì Dio...
Il HIMIFiaiD
DEI TEDHIIIE lOIEODIIEIIE»
Senza parlare del resto, l’assemblea di
Delhi ci ha dato un senso nuovo del (raratlere universale della Chiesa cristiana, e della impossibilità di pensare gneora il cristianesimo nel (juadro di una cultura o di
un continente partitxUare.
Qucst’ailargamenlo dei nostri orizzonti ha
qualcosa di sconcertante. Scopriamo le dimensioni dell’opera di Wo nel mondo; i
nostri occhi si aprono ¡dia varietà ed alla
ricchezza straordinarie delia vita della Chiesa ; ei è offerta l’occasione di condividere
i pesi e di realizzare che le nostre Chiese
fanno parte di una « familia Dei » di dimensioni mondiali...
Non ci può essere un’oikoumene ecclesiastica chiusa e introversa. Ci può essere soltanto un’oikoumene ecclesiastica ohe sa che
Cristo è il Signore e che con le sue parole
e i suoi atti ne rende testimonianza aU’oikoumene piu ampia che ancora non riconosce ciò che Dio ha fatto per il mondo e
nel mondo. Noi realizziamo il nostro fine
{continua in 4» /rag.)
sciatore Cavalletti. £’ un piccolo episodio
che ci può dimostrare come non siano la
verità e la pace a stare a onore di certi
gruppi.
Intanto, Salazar ha concesso una intervista a « L’Aurore », facendo catastrofiche
previsioni per giustificare la sua politica
coloniale. Ci dica, piuttosto, se può smentire i masMcri e le barbarie compirne in
Angola, non dai negri, ma dalle sue truppe e dai coloni portoghesi. Eid è (]nesta la
civiltà cristiana che egli vuole sia difesa
da una nuova invasione di arabi musulmani? La verità è che i « grandi principi », i sentimenti di umanità, i valori così
detti sacri servono sovente a coprire e giu.
stifieare interessi materiali ed egoistici,
così come tutti divengono pietosi difensori delle altrui miserie quando eiò possa
far comodo. Nessuno, certo, può negare il
diritto alla vita dei rimpatriati dall’Algeria, nessuno può negare il diritto che essi
hanno alla comprensione ed alla solidarietà. Ma quando fra essi si trovino autentici banditi, die compiono rapine rd altri
atti delittuosi, la nazione ha pur essa il
diritto di difendersi, di arrestare e di punire. Ed ecco come il titolo di un giornale di estrema destra ne dà notizia : « E’
contro i rimpatriati d’Algeria che il governo francese preannuncia misure repressive di emergenza ». Ove si vede che la
verità non basta dirla, ma occorre anche
che sia delta in modo non equivoco, percliè la verità è come una fanciulla, che è
tanto più bella quanto più appare naturale
e senza trucco.
Un altro avvenimento di questa ultima
•?ttimana che ben possiomo giudicare alla
luce deU’Evangelo è la morte del giovane
Peter Feehter, lasciato agonizzare per
un’ora presso quell’infame muro che taglia in due la città di Berlino. Come non
pensare alla paraibola del buon Samaritano, che chiaramente esorta a soccorrere
dii è ferito, anche «e quella parabola venne raccontata per chiarire chi debba essere consideralo prossimo? Nessuna ragione
politica, del resto, può giustificare il mancato aiuto a quel giovane die forse, soccorso in tempo, avrebbe potuto salvarsi.
Nè per ragioni politiche possiamo tollerare nè per altre e opposte ragioni poissiamo condannare una cosi spietata uccisione. Nella valutazione di questo triste
epi.sodio non può e non deve entrare alcun sentimento ipolitico. E’ un episodio
di cinismo e di crudeltà, ed il cinismo e
la crudeltà debbono essere condannali
ovunque,' comunque e da cliiunque commessi. Giustificarli o farne un pretesto dì
speculazione politica avrebbe lo stesso valore negativo sul piano morale.
Mentre scriviaino queste noliciiic giunge
la notizia che quel maledetto confine ha
fallo im’altra vittima. E noi non riusciamo
a comprendere perchè si debba uccidere
così barbaramente chi non vuole rimanere in una data località, citi vuole uscirne.
La situazione di Berlino è dunque un assurdo alla logica, una violazione della
giustizia, un pericolo per la pace del mon.
do, andie se, da ambo le parti, si è dimostrato di non volere la guerra. Dalla fine
del secondo conflitto vi sono state, infatti,
innumerevoli occasioni di guerre, e quella
almeno fra le due maggiori potenze, tanto
temuta, non si è ancora verificaia. Ma chi
ci garantisce l’avvenire e, in ogni caso, la
guerra fredda e le guerre locali non dovrebbero anch’esse terminare e non più verificarsi, perchè una pace, completa regni
sulla terra ?
Intanto, la conferenza di Ginevra per
il disarmo è stata aggiornata, tra Findìfferenza generale. Nessuno crede ormai più
alle chiacchiere ed ai brindisi dei diplomatici e degli uomini ipolitici ed ai trattali intemazionali. E’ già qualcosa, può
essere un passo verso la fiducia in Dio.
Ma la fiducia in Dio non dovrebbe escludere d’azione di uomini di buona volontà.
Tra i numerosi e vari awenimenli verificatisi in questi giorni, ve n’è stalo uno
che non è stato politico nè è dipeso dalla
volontà o dall’attività degli uomini: il
terremoto nell’Italia Meridionale. Sono
eventi naturali, contro cui Fuomo non
può nulla, e che ben possono quindi stare
a mostrarci la debolezza umana, ricordarci che l’uomo è continuamente esposto al
pericolo, dal quale solo Dio può preservarlo. Dovremmo ricordarcene sempre,
dovremmo pregare sempre Iddio perchè ci
protegga e difenda, ma è umano ricordarcene soprattutto nel momento del pericolo. « Chi può temere il mondo se ha Dio
per suo protettore? », .scriveva Cipriano
di Cartagine, nato da famiglia pagana e
convertito al cristianesimo. Ma ecco adesso un poipolo, nato nel cristianesimo, cercare un segno tangibile, co'me i popoli pagani. Non vogliamo giungere a pensare
che questo segno gli sia stalo fabbricato
per rasserenarlo e far così ritornare alla
normalità la vita di una città. Quel che è
certo, comunque, è che il poipolo napoletano si è rassicuralo quando, inaspettato,
si è verificaio il miracolo di San Gennaro,
segno di protezione del Patrono di Napoli verso questa città.
Leggiamo su un giornale napoletano:
« La notizia si è subito diffusa in città,
determinando un notevole alleggeriinienlo
della situazione psicologica e non è mancalo chi ha mes.so in relazione l’avventilo
terremoto dell’altro ieri con i] fatto che
Fnllimo miracolo di San Gennaro, quello
di maggio, è avvenuto solamente do/H)
moltissime ore di preghiere, fallo, questo, che causò notevoli preoccupazioni per.
chè ritardi del genere vengono considerati di cattivo auspicio ». Non sembra di
leggere un antico autore che ci parli di
augures, di haruspiceg e di signa ex Iripudiis? Ed invece è la cronaca di una
città cristiana, e per di più a pochi mesi
dall inizio del Concilio Valicano li, con
¡1 quale si sogliono invitare i « fratelli separati » a ritornare alla verità dell’unica
Chiesa infallibile! E. V.
4
pag. 4
N. 34 — 31 agoUo 1962
la linnlo
delle< lontane “ AMICI DEL
■4
Faveritm da un tempo magnifico, Domenica pomeriggio 19 Agosto, si è svolta al
Colle delle Fontane, in un bel pianoro : sul
costone sovrastante il villaggio omonimo
ed in una località discretamente accessibile sia per chi sale dal vallone di Massaio
che per chi lascia la carrozzabile di Prati,
lo tradizionale riunione del XV Agosto organizzata dtdle comunità delValut valle Germanasca. Buona Paffluenza di un buon nuoterò di gente, venuta specialmente dalle
comunità di fondo valle.
Il pastore di Massello Giorgio Tourn presiede la riunione svolgendo la parte liturgica; quindi il pastore TeofUo Pons di Rodoretto dà un messaggio sulle parole di
Gesù: ”Se alcuno ha sete venga a me e
beva” {Giov. 7: 37).
Il pastore di Prati Aldo Comha ci intrattiene in seguito su un argomento di particolare attualità: ”/ cattolici e noi”, e nel
suo dire ci invita ad un dialogo con i cattolici, che non sia basato specialmente sulla polemica nè sulla superficialità, ma unicamente sulla fedeltà alla Parola di Dio in
vista di una rnaggiore comprensione. L’oratore si sofferma sui contatti che in questi ultimi anni hanno avuto luogo tra sacerdoti cattolici e pastori valdesi; sui segni di
’’disgelo” che si notano in alcune parti nel
cattolicesimo romano; sulle visite che alcuni esponenti del protestantesimo mondiale hanno fatto al Pontefice romano e circa
le quali manifesta un evidente disappunto.
Allude anche al prossimo Concilio Vaticano II, che avrà inizio i’il Ottobre di quesi’anno, e sul quale non possiamo ancora
esprimere alcun giudizio, perchè debbiamo
aspettare che abbia luogo e prepararci a
giudicarlo in seguito non in base alle nostre idee ma secondo la Parola di Dio. Ebbene, dinanzi a tutti questi fatti più d’uno
si domanda se veramente qualcosa
cambiando nei rapporti tra cattolici e evangelici e se sia ancora valido il motivo di
divisione coi cattolici. Certo, qualcosa sta
cambiando, sia pur lentamente, nelle relazioni tra cattolici e protestanti, ma il mo
tivo di divisione continua a sussistere: es
so rimane nella Parola che Dio ci ha dato
per mezzo di Gesù Cristo, il Signore della
Chiesa che Egli conduce e governa mediante la Parola scritta e la testimonianza dello
ì '
Spirito SatUo: Parala che costituisce oggi
ancora -(autorità prima della nostra fede e
l’unica autorità della Chiesa ed alla quale
dobbiamo sempre ritornare tanto noi evangelici quanto i cattolici, lasciandoci del
continuo riformare da èssa. Perciò l’evangelizzazione, cioè l’anrumzio dèlia buona
novella dell-t salvezza contenuta in questa
Parola rimane sempre valido.
Il pastore di Venezia Liborio Naso ci
parla quindi delle sue esperienze nel lavoro di evangelizzazione; che, per due mesi
nel corso del passato inverno, ha compiuto
tra gli operai italiani in Germania. Dopo
averci descritto le cause che costringono
tanti llalUmi, soprattutto ilei Meridione, a
cercare lavoro e pane all’estero, (e sono
circa due milioni!), ci dice che nella Germania si trovano da 5(Kì a 600 mila nostri
connazionali temporaneamente emigrati in
cerea di lavoro. Sono disseminati un po’
dovunque, ma sono particolarmente numerosi nel fVùrtemberg e nel Baden; ne ha
visitato un certo numero, accasermati in baracche nelle vicinanze delle grandi indùstrie metallurgiche, portando a tutti il mes
sàggio di fiducia e di speranià ' che solo la
Parola di Dio Ci offre in Gesù Cristo, venuto nel mondo per cercare è salvare i peccatori. L’esposizione deVT oratore avvince
l'uditorio che viene così posto di fronte alla sua responsabilità di un maggior amore
per le aqime e ad un rinnovato impegno
evangélistico.
Anche quest’anno, còme già due anni or
sqno, abbiamo in mezzo a noi il Prof. Jean
Pons della Chiesa Riformata di Francia,
origiruirio da questa valle, ma attualmente
al lavoro per conto della Società Missionaria di Parigi nel Cameroun; egli ci porta
un saluto dal Campo delle Misdoni, dove
ritornerà con la sua famiglia tra qualche
settimana, e ci presenta un giovane studente
Lamérounese che ci rivolge un breve messaggio. Questo giovane, insieme ad altri
studenti di diverse altre nazionalità, si trova nella nostra valle dall’inizio del mese
di Agosto per partecipare al campo di lavoro che. sotto l’egida del Consiglio ecumenico delle Chiese e la direzione del pastore di Riclaretto Franco Dat>dè, sta costruendo un tratto di strada di circa 800 m.
per allac.-:iare la frazione Linsardo di Fuet
to albi carrozzabile che sale fino quasi al
Colle di Porta CiaUaicia. Dei lavori già
svolti e di quelli in programma fin verso la
fine del mese di Agosto, data della chiusura del campo, ci paria ancora il pastore
Dovile.
Con il Padre Nostro il pastore Tourn
chiude questa riunione che una volta ancora ci ha fatto conoscere quanto sia bello e
piacevole che fratelli dimorino ùisieme nelT ascolto della Parola e net canto delle lodi
del nostro Signore, il quale col suo spirito
può aiutarci a rimanerGti fedeli con una
vita di testimonianza e di servizio.
T. P.
iiiiiiiiiiiii.iii.HimiiiiJMiiKii
iiiiimiMiilumituuiNiiiiui
Le |randi pros|^ttive
delFeenmeflismu
La XHI» «¡ornata degli Amis'i del Collegio ha wvBto luogo a Torre Pellire, Domenica 26 agosto. La cronaca della giornata è eemuHee e breve; tutto bene; tutto
si è svolto secondo i oiani prestabiliti.
L’im'tmlro conviviale alla Foresteria ha
iniato colla solita prerieione stxtlastica:
senza suono di campana, tutti sono pronti
alla mensa sapientemente organizzata da
un comitato diretto dalPonnàpresente Signora Ade Varese-TIieiler, che ha saputo
tradurre in gustosi manicaretti gli insegnamenti delPeconomia domestica. La signorina Amour (che senza tante preoccupazioni di « ministerì femminili » si conquistò un titolo di ingegnere che fece
« sensation ») sorveglia inesorabile il movimento di cassa. Il pastore R. Jaliier, in
una breve parentesi, si esiihiss'e in alcune
acrobazie fotografiche.
(.segue dalla 3“ pag.)
etmmenlco nella missione e nel servizio
Ira gli uomini) Ciò non significa sottovalutare Pnnkà autentica. Al eontrario, se d
problemi delP-tmità hanno un’importanza
crueia'le, è pereltè -toccano rinsìeme del
compito della Chiesa nel mondo.
In questa luce, il tema generale di studio -die abbiamo iscelto a Delhi è proprio
quello di cui abbiamo -bisogno. Parla del
carattere definitivo dell’opera di Gesù Cristo, cioè del ca-rsttere unico unico e universale del Signore della Chiesa; ma parla anche deWuniversidismo storico attuale,
cioè dell’oikoumene, in seno alla quale la
Signoria universale di Gesù Cristo dev’essere annunciata e manifestata. Cercando di
comprendere tutte le conseguenze di queste
grandi verità, vedremo meglio die il Consiglio ecumenico delle Chiese non può essere semplicemente un( Co-nsiglio universale, ma deve pure esseie lU canale attraverso cui l’amore di Dioi è prodamato e dimostrato nell’insieme del mondo, deH’oikoumene degli uo.nin).
W) A. Visser’t Ilooft
Nell’Aula solenne della Casa Valdese,
seduta quasi seria. Il presidente degli
« Aniwri », doit. E, Gardiol, ricorda l’attività »volta dal Co<mitato durante ranno:
cioè l’utilizzazione dei fondi versali dagli
Ambii, Oli introiti ordinari sono stati utilizzati per sistemazioni varie e migliorie
deH’attrezzatura scolastica. Particolarmente
gradito l’acquisto di filmine di argomento
storico e geografi<-o. L’appello « Perchè il
Collegio viva » ha dato un discreto risultato, che avrebbe dovuto esser -superiore,
e die verrà comunque ripreso. Vengono
additate le nuove mete: sistemazione del
Gabinetto di fisica, sistemazione dell’attrezzatura scolastica in modo più razionale
e pratico. Un commosso saluto viene rivolto alla ineuioria di due insegnanti deiunti: Edoardo Longo e Attilio Jalla.
Il cassiere prof. Teo-filo Pon-s con la sua
con-sueta im-placabile precisione presenta
un lucido lesoconto finanziario. Nessuna
osservazione in merito. -Solo un augurio:
che i giovani sentano che la loro iscrizione nella Associazione Auiici del Collegio
(-ostituisce una tradizione che ha un significato che va oltre il modesto fatto di una
iiiodesla i-scrizione ad una modesta associazione.
Il prof. Coslabel mentre si rallegra della serietà della esposizione amministrativa, esorta gli ex-allievi a non vergo-gnarsi
dei loro ricordi m-olastioi ed extra-scolastici che potrebbero (secondo lui) costituì.
re un efficace eolìegamenlo tra la generazione degli anziani e quella dei giovani.
C’è tutto Un tesoro di esperienze scolastiche (T. ricorda come B. dovette uscire
dalla finestra su... spinta professorale. —
C. ricorda con nostalgia un suo celebre
poema in gallico idioma che fruttò un
lun-go e movimentato processo. — E. ricorda con vergogna di esser stato bocciato
dì filosofia, non per la « cosa in sè », ma
per il dolore che provò il rimpianto prof.
-A. Jalla i che acconciamente ricordate potrebbero incoraggiare i figli: «eppure son
diventato tuo padre! ».
Il pastore A. JanaveI (niente mulatus
ab ilio il nostro Napoleone) arrivato fresco da N. York, anche se non porta un
bel -pasx-o di dollari per il Collegio (ma
li porterà la prossi-ma volta!) ricorda il
senso di impegno che deve esser la caratteristica dell’azione degli Amici del Collegio, come espressione di riconoscenza
per un istituto che ha loro dato lo strumento più efficace -per muovere i primi
passi nella carriera.
Ultimo, il prof. Gotta, che molti (rela
livamente!) anni or sono fu alumnus studioso del nostro Collegio, ricorda con afletto il senso di comprensione e di umanità che informava l’insegnamento umanislico dei suoi professori.
Poi i mes-saggi degli assenti: del Moderatore, pastore E. Rosian, che incoraggia
all’azione; di Roberto Malan; del generale Davide Jalla, di Furio Donaggio ( un
siinipati-co « pezzo » di quel giornalista che
egli è diventato); -poi il «clou»: due doeu-mentari delle preeedenti giornate, opera dei doit. E. Gardiol e De Bettini. Il
primo predilige le tonalità sfumale in grigio-perla; il secondo le interpretazioni
astrallistiche: nell’insieme un saggio interessante di indagine schermografica.
Poi si sfolla e nel refettorio del Convitto la tradizionale lazza di thè è un piacevole pretesto per prolungare le eonversazioni ed i rieordi. Poi, anche questa giornata passa alla storia.
Al doti. E. Gardiol ed alla Signora Ade
Varese Tfieiler che sono stali anche quest’anno gli artefici della giornata, a tulle
le loro collaboratrici, il ricttnoscente saluto di uno che c’era.
L. A. I .
I lettori ci scrivono
• • •
e dialogano fra loro
La difficile verità
Firenze, 15 Agosto 1962
Egregio Direttore,
Sono abbonato a « La Luce » che
leggo volentieri ed apprezzo molto, salvo che per la sua inspiegabile partigianeria in carnipo politico
e Le confesso die non di rado ho
sentito l’impulso di disdire l’ahbonamento per lo sdegno che ho provalo nel leggere alcuni articoli letteralmente imbevuti di veleno, nei
quali non ci si è fatto scrupolo di
svisare o distoreere la verità, per
mera partigianeria politica.
A dimostrazione di quanto affermo, citerò solo alcuni esempi recenti painicolarmeirte significativi:
1" esempio: Neli’articolo intitolato « Bricioli » a firma di L. A.
Vaimal (N. 17-18) si legge, fra le
altre « gentilezze » contro un ex gerarca fascista (Elzìo Maria Gray) che
costui « tradì » la sua causa f quella
fascista, ovviamente) per opportunismo. A prescindere dalla considerazione che, caso mai, il Cray si
trova in compagnia piuttosto numerosa fra i « traditori del fascismo »,
sta di fatto ohe egli è uno dei pochissimi, fra gli ex gerarchi fascisti
di qua;lohe rinomanza, a non aver
MAI voltato gaibbana tanto che, perfino all’epoca del processo a suo
carico per « atti rilevanti » (1945)
non rinnegò minimamente il suo
passato e le sue convinzioni politiche ^ oggi ancora diriige a Roma
un giornale di espressione nazionalìstica.
2» esempio: Articolo di Marco sul
n. 24 de «La Luce» intitolalo;
« Solidarietà per Israele ». Prenden,
do spunto da talune « provocazioni
neofasciste e razzistiche» (in realtà,
come vedremo, inesistenti) il buon
Marco, di solito pur cosi pacalo e
sereno, si scalena e, cosa strana,
dopo aver candidamente premesso
di non voler « fare della politica »,
si pone nella scìa dei peggiori gazzettieri nostrani definendo con...
icastico linguaggio, i cosìdetti provocatori « teppaglia fascista » « rigUTigili di fogna » « mostri hitleriani » e vìa discorrendo. Ora, vediamo come stanno in realtà i fatti?
Tanto in occasione della recente
campagna elettorale, clic in quella
prec-edente, sono avvenuti nel quartiere « Portico d’Otlavio » in Roma,
incidenti fra missini ed altre persone. In entrambi ì casi i primi furono « pestali ». Per quanto concerne il primo incidente la Magistratura romana ha accertalo che si
trattò di una aggressione compiuta
da un gruppo di indivìdui (di cui
due identificali erano israeliti) a
carico di due missini che si erano
recati a mangiare in una trattoria
senza preventivamente occultare gli
emblemi del partito dalla loro mac
-, ¡X ■» c . V ■ ■ ■ A (.■ ■
china. GB aggressóri (antifascisti)
furono assolti per mancanza.-- di
querela dei due aggrediti. Intanto
però la tamibureggiante ' campagna
di stampa scatenata da chi poteva
trarne vantaggio (elettorale) riuscì
a desiare ¡1 sacro sdegno di tante...
brave persone. Le cqse si sono ripetute, in maniera pressoeliè ideptiea, anche quest’anno, ma il buon
Marco c’è cascato subito, dando
prova, a dir poco, di eccessiva credulità.
3« esempio : t.-’articolo di Emilio
Rostagno « AH’armi, siaim fascisti! »
IN. 26) costituisce un chiaro esempio di onesta ricerca della verità;
in esso l’autore dice pane al pane
e... comunista al comunista. Eìpeo
allora che salta fuori Lei, Egregio
Direttore, con una cliilometrica postilla (mentre ha lasciato passare
senza commenti e quindi avallandoli
in pieno, gli articoli di Marco e di
Vaimal) nella quale tenta di confutare la tési sostenuta dal Rostagno.
Il bello è ohe Lei prèmette di « non
essere comunista » (ci mancherebbe
altro per un Pastore della Chiesa
Valdese!)... perché troppo borghese, ma in realtà buona parte delle
sue considerazioni sono inficiata di
faziosità politica. Quando si ha il
coraggio di definire il tentativo insurrezionale di Genova del Luglio
I960 come « un possente e rallegrante moto d’opinioné contro il
rinascente fascismo )>, si ricalca pediissequameiltc l’aisisaida tesi comunista che si debba negare il diritto
all esistenza ai proprii avversari!! e
sì è fuori e contro la Verità.
Concludo la mia lunga protesta
con una preghiera : « La Luce » torni ad essere ciò che è sempre stata:
il giornale della nostra Chiesa, di
tutta la Chiesa Valdese (tutta) senza
prevenzioni e pregiudizi politici ed
anche senza tante polemiche in que.
sto campo, tanto più che son destinate a non cambiar nulla e, forse,
ad esacerbare gl! animi.
Non chiedo che il giornale debba
estraniarsi dalla vita politica, perchè sarebbe come vivere fuori del
mondo, ma si cerchi almeno di rispettare la verità: a La Verità vi farà liberi ».
Con profonda osservanza e considerazione, mi creda.
Fratello in Cristo
Giovanni Prochei.
Sui punti citati, come sul probletna d’insieme, vi .sono stati già vari
scambi d’idee; quanto al ’’voltar
gabbana”, è stata certo per molli
una soluzione di comodo, ma un
cristiano sa pure il significato della
conversione; in merito ai disordini
nel ghetto di Roma, siamo convinti
di non essere affatto creduloni se
pensiamo che le cose non sono anthite e.sfittamente come I-ei ci .scrive,
..-senza contare che viene considerato
»conte elemento di Unportanzìt"
trfiscurabile quel che nel ghetto di
Ronui (un caso fra mille) era successo qutdche anno prima. D’altra
parte, non vedo perchè, sul piano
del ’’piano al pane”, si possa dare
del comunista al comunista e non
del fascista al fascista (non mi riferisco al Sig. Rostagno!). Certamente,
abbiamo preso posizione contro il
fascismo; con un solo rimpianto:
di farlo adesso che la cosa costa poco e che rischia di confondersi con
la comoda moda del giorno; ma
non vogliamo soltanto urlare con i
lupi (o gli sciacalli) : vorremmo ardentemente che la nostra Chiesa
avesse spiritualmente, teologicamente del tutto su[>erata l’infezione fascista. Abbiamo d’altra parte assai
spesso sostenuto, ancora per ragioni non soltanto umane, di tolleranza, ma teologiche, il diritto all’errore: e infatti ho ripetutamente
.scritto che mi pare un errore spirituale ■— anche .se costituzionalmente irreprensibile — la messa al bando del richiesta da molti.
Fraternamente, in^. cerca della verità. Gino Conte
Pplitica, zizzania di Satana?
laro E. V. di « doppio taglio »,
quel brloconcello di cui Lei parli nel N. 32 della Luce, il quale,
cualche anno fa, per un motivo,
econdo Lei, di nessun conto,
( giunse a disdire rabbonamenlo al
gornale », quel tale sono io. Mi
borio vivo perchè vedo che Le è
Imasta, per anni, una spina nel
uore e Le debbo pertanto una frabrna spiegazione. Lei la fa nn po’
toppo semplice!...
I La mia decisione di disdire l’ab'onamento è maturata, con pondeazione, attraverso una lunga, ma
jerfettamente inutile, corrispondena personale col Direttore di allora,
quale (a mio giudizio) aveva imostato la Luce sopra un piano inlinato, nettamente filocomunista o
omuni'Stoide, come Lei preferisce,
a, in tale corrispondenza, sosteneo (come ancora isostengo) che la
,uce non è proiprietà del suo Diettore « prò tempore », ma è un
eriodico emanato dalla Chiesa Val.
ese. Conseguentemente, esprimevo
parere che il Direttore « prò temere » non dovesse prendersi l’ar
bitrio (senza precise indicazioni del
Sinodo) di indirizzare la Luce verso idee o tendenze politiche proprie, personali, a lui care, tuttavia
non condivise da molti (non importa in quale direzione), impegnanti o compromettenti la Chiesa Valdese nel suo insieme, la quale, come Chiesa, non ha e non può avere alcuna colorazione politica.
Esprimevo anche il parere che
sulla Luce si dovesse predicare unì
camente l’Evangelo di Cristo, se
condo l’ordine contenuto in Matt.
28: 19 e Luca 24 : 47. Ce n’è fino
alla consumazione dei secoli!... A
meno che non si ritenga che l’Evangelo sia oggi impoverito, intiSichito, sgonfiato a tal punto da dover ricorrere a qualche motivetto
d’ordine politico o di cronaca spicciola per riempire le pagine di un
periodico valdese.
Lei vede dunque, caro E. V-, che
il Suo scritto, di qualche anno fa,
sugli orrori commessi dagli Ungheresi contro l’innocente ed inerme
governo comunista, non era che uno
fra tanti. Piuttosto direi: perchè
Per un Siiodo più funzionale
Il vicepresidente dell’ultimo Sinodo ci scrive:
Quest’anno le circoetanze mi hanno consentito di seguire i lavori del
Sinodo con particolare assiduità e
intensità, impegno che avevo fin
qui nettamente sottovalutato! Ne
sono nate alcune riflessioni:
1) anche quest’anno il Sinodo ha
potuto «volgere solo in parte il suo
proigramma ; per mancanza di una
razionale utilizzazione del tempo a
disposizione, esiso ha dovuto all’ultimo lasciare da parte: la relazione
delle Commissioni e conferenze Distrettuali, quelle delle singole Chiese, della Coimmisisione delle proposte € dì quasi tutte le commissioni
ad referendum.
Ciò dipende: a) dalla mancanza
di un prestabilito e preciso programma dei lavori; b) dalla mancanza di concisione degli oratori e
di un termine prestabilito alla discussione dei singoli argomenti;
c) daH’inclusione, nel vivo dei lavori, dei messaggi dei delegati esteri, vere scatole a sorpresa riguàndo
alla loro durata.
Eàxo alcune proposte: a) impegno da parte del Sinodo di osservare un prestabilito (dal Seggio)
programma dei lavori, con limitazione di tempo per ogni discussione
e per ogni intervento; b) il Seggio
(o il Moderatore) presenti al Sinodo
tutti i delegati esteri in blocco, in
tando ogni anno non più di 2-3
slegati a presentare un messaggio
I particolare interesse per la nera Chiesa, da ascoltarsi in una scita; c) ogni anno il Sinodo decida
tali (2 o 3) fra le tante Commisani ad referendum siano da insere nel programma del Sinodo selente: esse saranno obbligatoriaente ascoltate. Solo i membri di
leste Commissioni saranno prenti al Sinodo; d) per ovviare al
>n edificante spettacolo di una
tsemblea sinodale rapidamente asittigliantesi col protrarsi delle nu
merose ma indispensabili elezioni
del venerdì pomeriggio, si rimborsino le .spese di viaggio solo ad elezioni compiute: le partenze anticipate sono per lo più dovute alle
più lunghe trasferte e quindi a quelle anche più -sensìbili all’entità dei
rimborsi. E’, que.sto, un espediente
che sembra poco confacente all’atmosfera «spirituale» del Sinodo;
tua come parare altrimenti aU’invalidazione delle nostre elezioni per
mancanza del numero legale dei
presenti?
Daniele Rochat
Lorenzo Perosi
aro Marco,
Ho letto il suo articolo riguardan: il musicista Pero.si, di chiara fata.
Tutto quello clic Lei ha scritto è
1 pura verità, e glielo confermo,
erchè in famiglia sì ebbe sentore
he il Perosi (nostro parente) aveva
«sciato l’aiuto talare, per diventare
n vero Cristiano Evangelico.
Quante e quante altre eminenti
•ersone hanno fatto lo stesso, e per
juante, la Chiesa Cattolica (dopo
■he furono morte), Iia strombazzato
he erano « ferventi cattolici », men
tre invece risultava il contrario!
Coraggio, Marco, con i suoi arti(oli; ma olii legge il nostro giornale? Noi soli, piccoli sparuti Evangelici. Se potesse invece esser letto da
((loro»... Clara di Felino
Anche qualcuno di ’’loro”, almeno, ci legge; con animi diversi, secondo i casi. Noi cerchiamo di ’’seguire verità in carità”, in modo di
poter contare .sulla fiducia e sul rispetto dei cuori sinceri, lasciando al
Signore di far fruttificare tale fiducia
f: rispetto.
meravigliarsi se, dopo quello «critto, qualcuno l’avrà accusala di essere comunista? Ma, mi scusi latito, caro fratello E. V-, se daU’Ungheria ci trasportassimo in Italia,
in situazione perfettamente parallela ed analoga, ed io (non per sentito dire, ma per esperienza acerbamente sofferta) mi azzardassi ad accennare « agli orrori comme.ssi dagli italiani insorti contro il governo fascista », non crede Lei che coloro i quali, sulla Luce e altrove,
scrivono che la « Resistenza » è stata un secondo « glorioso Risorgimento d’Italia », mi taccerehbero. di
bieco «fascista»?... A torto, magari. Ma che importa? La taccia resterebbe... Ed è per questo ch’io
mi sto... prudentemente zitto!
Smettetela di parlare di politica
•sulla Luce, date retta a me!, La politica ri divide, percliè non è possibile avere tutti la stessa opinione.
E siamo già così pochi e sparuti!
La ipolitica è la zizzania che Satana
ha gettalo nel nostro piccolo campó. Solo Cristo ri unisce!
Teodoro Celli
Rimandiamo il nostro lettore e
coloro, certo numerosi, che condividono la .swx opinione, al resoconto della discussione sinodale sull’or gomento. Non crediamo che la
politica sia zizzania di Satana più
di qualsiasi altro elemento della
nostra vita; anche il quieto vivere
pietista, disinteressato della ’’sporca ¡colitica, può essere zizzania di
Stitana. per soffocare e .svuotare una
testimonianza efficace a Cristo .signore del momio: allora la fede si
riduce a religione giustamente definibile, in ha.se ad analisi storiche,
oppio dei popoli. Certo, solo Cris/o ci unisce; nut unisce non degli
.struzzi che nascondono la testa nella .sabbia per non veder.si — come
sono —' diversi e purtroppo dittisi;
unisce uomini diversi, divisi da
molti fattori, divisi dal peccato che
intorbida ogni cosa, ma che pure
insieme riconoscono la signoria di
Cristo e confessano - che Egli e il
suo Regno sono lo .sola, ultima speranza del mondo. Certo, Cristo ri
unisce: la S. Cena ha per me il suo
più sconfinato e profondo valore
non quando mi ci avvicino accanto
ai miei familiari o all’amico più
caro, ma quando mi accosto alla
mensa del Signore accanto ad un
’’avversario” ; non si tratta di un
istante fugace di sentimentalismo:
dietro /’« avversario » non posso più
dimenticare il volto del fratello per
i cui peccati come per i miei Cristo è morto ed è risorto. SI, caro
fratello. Cristo ci unisce. Anche se Í
continueremo a ¡Mirlare di politica. <*Gino Conte 4
5
J1 agosto 1962 — N. 34
pag. 3
ANCORA L’ECO DEI LAVORI SINODALI
la nostra stampa periodica L'attività editoriale
Anch© i nostri p©riodici liamio polarizzato per un certo tenipo l’attenzione
dei membri del Sinodo. L unificazione di fatto (pur mantenendo, finora,
distinte le due testate) dell’ECO DELLE VALLI e de LA LUCE è stata in
linea generale giudicata positivamente. Ma il giudizio non poteva limitarsi
ai nostri giornali. « Il giudizio suH’opportunità dell’unificazione dell’Eco e
della Luce è purtroppo collegato con quello sulla mancata imìiicazione tra
Luce e Voce Metodista; vista sotto questo profilo l’operazione è indubbia
mente molto discutibile » (R.C.E.);
ed infatti è stata molto discussa.
La Tavola e il Comitato Permanente della Chiesa Metodista non
hanno potuto, in ottemperanza all’esplicito anche se non unanime
mandato sinodale, procedere praticamente aU’unificazione LUCE-VOCE METOOIST.4, e hanno insieme deciso di fondare un nuovo periodico comune; PRESENZA EVANGELICA, mensile, con redazione paritetica metodista-valdese. Formalmente, è eJiiaro che la decisione della Tavola non è confoirme al voto sinodale dei
due ultimi anni. Se però si guardano le
cose più a tondo, appaiono in luce diversa.
Si comprende benissimo che la Chiesa Metodista abbia esitato di fronte alla progettata fusione: infatti, mentre la Chiesa Valdese avrebbe conservato il suo giornale interno (ECO o altro), essa non ne avrebbe
avuto più alcuno; d’altra parte, il giornale
comune avrebbe dovuto non solo essere un
organo d’informazione interna reciproca,
ma uno strumento comune d’evangelizzazione (nelle diseussioni passate le opinioni
oscillavaiu), fra questi due poli): da questo
punto ili vista, non era ingiustificata la det-isione (Iella Tavola di ridurre praticamente ad Bino solo il nostro settimanale interno
e di londare un organo comune per l’evangtdizzazioiie ; e lorse le proteste sartìbbero
state minori se PRESENZA EVANGELICA
fosse risultalo veramente un foglio d’evangelizzazione, anche se ad allo livello: non
si può dire che cosi sia stalo. Presenza
Evangelica appare come un buon giornale interessante per il pubblico collo delle
nostre 'comunità, ma non come la prosecuzione (in collaborazione melodista-valdese) di i’RESENZA CRlSrlAiNA, tanto per
cilare l’esempio del miglior foglio d’evangelizzazione (die abbiamo avuto e clie è
sialo spiaievolmenle alfossalo. Non sappiamo (iiiale sarà ralleggiamenlo della direzione e della redazione di PRESENZA
EVANGELICA; le perplessità del nostro
Sinodo — elle già s'erano mainifestate nel
Sinodo Metodista — non vogliono certo essere una doccia fredda sull’impegno con cui il
periodico è stato avviato (e Ha raggiunto
un migliaio di abbonati), ma forse potranno far riflettere sofie caratteristiche che le
due Llìiese, nel loro insieme, desiderano
veder realizzale in questo periodico comune, in cui ripongono molte speranze.
Come si diceva, l’inevitabile biasimo formale nei confronti deH’operato della Tavola in proposito è stalo praticamente assai
i-elativizzato dalla considerazione pratica
dello stalo dei falli; e cioè che siamo in un
moniemo in cui c’è un po’ una battuta
d’arresto sulla via dell’integrazione valdese-metodista, il che si riflette sul piano
della stampa. Uopo un’ampia discussione, è
stato infine votato, in proposito, il seguente o..dg.;
¡1 Sinodo prende atto della unificazione dei giornali L’ECO DELLE VALLI
e LA LUCE e la approva; prende atto
delta creazione del nuovo giornale PHESEI\ZA EVANGELICA e ne rinvia
l’esame al prossimo Sinodo; riafferma
l’esigenza che la stampa periodica divenga pienamente uno strumento d’integrazione fra la Chiesa Valdese e la
Chiesa Metodista.
E’ stato pure esaminato e discusso il nostro settimanale unificato ECOTUCE. La
C. E-, esaminando « questo fatto sotto il
n":ero profilo giornalistico » esprimeva per
« la sua quadratura teologica accoppiata ad
una coraggiosa apertura sociale » un larg,.
consenso, e sebbene non siano mancate voci cortesi di dissenso su quesio o quel1 aspetto del periodico, tale .'onseiiso c stato nel complesso confermato dal Sinodo.
La C. E. raccomandava: 1) che il linguaggio non diventi troppo difficile; 2) studio del problema della cronaca parrocchiale: (( il sistema dello ’stralcio di notizie"
interessanti, già applicato per i notiziari di
molle chiese,, dovrebbe anche essere applicato alla cronaca delle Valli. Se si farà
questo, e se tulle le chiese d’Italia manderanno notizie al direttore, la pagina di cronaca diventerà lo specchio vivente della
vita di tutta la Chiesa »; 3) limitazione della corrispondenza dei lettori: «dovrebbe
esserle dedicato uno spazio fisso, a nostro
parere non supcriore ad 1/4 di pagina;
inollire le lettere vanno pubblicate solo se
sono di estremo interesse, e comunque
sempre e solo in estratti molto brevi » (si
gira ai lettori la raccomandazione di concisione! n.d.r.); 4) ohe l’atteggiamento ecumenico. nel complesso « sano ed equilibra
iieuola Latina di Pomaietto
Estimi della sessione autunnale. - Gli esami di licenza media, promozione alla II“ e
111“ media avranno inizio il 3 Settembre secondo il diario affìsso all'albo dell’islituto.
¡scrizioni. - Le domande di iscrizione alla 11“ e alla 111“ media devono essere preentate nel periodo dal 1® al 18 Settembre
,1. V. La direzione
lo «, sia sempre vigilante, e tenga « conto
del fatto (Ile i nostri lettori sono quuiid:anainente oggetto di un bombardamento insistente ed insidioso da parte delia onnipresente propaganda uniondstica cattolica ».
Nel corso della discussione, ti si è rallegrali per l’indubbio apporlo della corrispondenza dei lettori, ma si sono offerte
al direttore grosse forbici... La discussione
si è puntuahzzala soprattutto sulle prese di
posizione politiehe elle il giornale ha avu
lo con una certa frequenza, e che non iiicoiilrano l’approvazione di lotti, indipendentemente dalla particolare colorazione
politica assunta, in un senso o nefi’allro:
secondo diversi, l’organo ufficiale della
Chiesa Valdese non può assumere una tendenza politica particolare, cosi coane la
Chiesa non può avere una sua tendenza politica ufficiate; ogni giudizio politico è cosa estremamente delicata, ed o(M:orre mantenere 1 obbiettività, fi direttore ha risposto dichiarando che questo sforzo di obiettività è stato fatto, anolic se non sempre è
riuscito, e ohe è stata preoiHtupazione costante quella di non fare del giornale della
Chiesa l’organo di un dato partito: le lettere di disaccordo dei lettori sono sempre
state pubblicale; jion è tuttavia possibile
lar vivere un giornale che si occupi con
una certa concretezza delle questioni attuali (il che è desideraito da lutti) mantenendosi in un’oliiiipico giusto mezzo, che
acioiileiui tutti in ogni occasione. Altri
tuembri del Sinodo (fra cui la Commissione d’esatue) ai sono invece rufiegratì per
(luesle prese di posizione, sebbene non
sempre condivise: ¡1 giornale fa pensare,
(liscntere, ed è già qualcosa. La critica più
giusta e grave è stata mossa dal l’ast. Carlo
Uay ; spesso il giudizio portato sulla aloriu,
piccola u grande, non è rigorosamente il
giudizio (lolla l’urola di Ilio, iiui nii giudizio umano; egli ha riconosciuto quanto
(lueslo sia terribilmente difficile, tua deve
essere iil mostro sl'orzo insta tua hi le, perchè
è 1 unico senso della nostra stampa (come
della nostra predicazione, del resto). E’ stata alleile notala la necessità 'die di compilo
redazionale sia meglio e più efficaceraentc
ripa'rtito su di un comitato di redazione,
die corregga le unilateralità direzionali.
In complesso, i più vogliono un giornale vivamente altuale, anche a rischio di nnilateralilà e di disa'OCordo, piuttosto che un
giornale fuori del tempo con cui tutti possano sempre essere fiaccamente d’accordo.
E’ più utile discutere un giornale spesso
iiritante che approvarne sempre uno indifferente...
Riferiamo a parte sulle iMXstre pnbblieazioni periodiche. Ma — fatto iMlegrante — <;uest’anno il Sinodo si è pure soffermato
un poro sulla nostra attività editoriale e
libraria, cui la C- Pi. ha dedicato un cordiale paragrafo della sua rdazione.
La Claudiana è in un periodo di transizione: nel quadro dell’enorme sviluppo attuale deU’editoria, essa formula Tambizioso progetto di rivolgersi di nuovo, com’è
stato nei momenti più fiorenti della sua attività più che secolare, oltre i confini delle
nostre comunità ad un pid>hlieo italiano
che a lutti i livelli vive, nel complesso,
nella più crassa ignoranza deUa vita e del
pensiero protestante. Progetto ambizioso,
anche per ehi disponga di mezzi di una certa entità: ma (pianto più per chi, come
noi... vive alla giornata, attendendo di vendere un’edizione per mettere in cantiere
un’altra pubblicazione, e rischiando di essere toial.iiente bloccati appena occorre
stampare opere di notevole impegno editoriale (luali l’Innario, la Chiave e il Dizionario Biblici, conunentari, ecc. Uno dei
iicstri problemi essenziali è dunque queRo
li avere a disposizione un certo capitale,
con cui lanciare un certo numero di pubblicazioni di buon livello scientifico o divulgativo, capaci di una larga diffusione,
afi’inierno e al di fuori delle nostre comunità evangeliche. Siamo fermamente convinti — lo confermano la C. E. e voci in Sinodo — ( he (piesl’altività, dopo il periodo di
lancio più largo, diverrebbe attiva, anche
S-: modestamente, permettendo di sostenere iin ritmo di puUdtcazioni più intenso di
quello che ci è ora possibile. L’ritra faccia
delle nostre difficoltà è la carenza ddl’impianto di diffusione; è conmnt|ae in progetto un piano per istituire depositi almeno presso le nostre comunità maggiori, ed
è augurabile che esse se ne varranno a fondo, come alcune già hanno cominciato a fare. Accanto alla predicazione, nelle sue va
rie forme, uno dei maggiori servizi che possiamo rendere alle nostre chiese è di aiutarle a leggere e a leggere bene: poiché
non di rado esse sono nel loro complesso
l>i ut tosto incolte, teologicamente, ed è una
carenza die non può permettersi una chiesa
che si voglia confessante — specie se come
noi è una piccola minoranza cciitinuameiile confrontata con podz'oni diverse o opposte. La C. E. ha pure pensato aU’agglornaniento cuiturale-teologico degli operai
della Chiesa ; « La Chiesa Valdese ha sempre dato molta importanza alla formazione
teologica dei suoi pastori: li costringe a seguire un lungo curri-culutn di studi e li esamina con severità. Ma tutta (juesta attenzione cessa al momento della consacrazione
(...) Ora, dato che gli stipendi non danno
loro la possibiltà di provvedere al'l’acqnisto
di tutte le nuove opere teologiche professionalmente indispensabili (conunentari,
dizionari, eoe.), riteniamo che un aiuto dovrà essere dato dall’Amministrazione centrale. Diciamo ’dovrà’ perchè il recentissimo aumento degli assegni rende forse diffi
cile la cosa per il prossimo futuro. Tuttavia proponiamo che la Tavola studi la possibilità di assegnare annuMmente ai Mtoi
operai an'indennità di studio, sotto forma
di un credito presso la Claudiana, credito
utilizztffiile solo per l’acquisto di opere teologiche ». E’ auspicabile che questo provvedimento venga preso in nn prossimo futuro: provvedimento amministrativo positivamente rivelatore che si riconosce, da
parte della Chiesa, la necessità assoluta
di un costante aggiornamento teologico.
Era le « novità » dell’anno, in campo editoriale-librario : l’awio della « Piccola Collano Moderna », la rinnovata e più cospicua partecipazione alla Mostra Intemazionale del Libro a Milano, la sistemazione
definitiva e decorosa della Libreria a Torino, il primo tentativo di depositi e di
contatti con librerie, un abbozzo di « messaggerie evangeliche » insieme ad altre Case editrici evangeliche italiane — che ci
apre un poco ambienti (come quello pentecostale) che finora ci erano quasi chiusi;
amministrativamente, la Commissione della Claudiana, da comitato di (H^nsulenza
editoriale è diventata gerente della Libreria Editrice, alle dipendenze ella Tavola:
il direttore ne è l’esecutore.
Raccomandiamo qui a tutti i nostri membri di chiesa e alle nostre comunità di ricordarsi della nostra Casa editrice, e delle
nostre Librerie, a Torino e a Torre Pellice,
per Tacquislo di pubblicazioni di ogni ge
nere.
Progetto di
dei iavori
riforma
sinodaii
l.a
Coiumissione d’esame, nella sua relazione, ha prtasenlato un interessante progetto vii riforma dei lavori sinodali: esso
non ha potuto tesser iliscaisso, come del resto il rapporto di una commissione sinodale ;id referendum su questo tema, di cut
ubbiaiiiu già solloliuealo Turgenza in quanto il Sinodu presenta attualmente gravi
inefficienze, l'enisiamo di non far cosa sgradita nè imitile riporlaiido questo progetto.
(( ...La C. ha volto la sua attenzione alle
assemblee sinodali di questi ultimi anni.
Assemblee Jielle quali si sono certo avuti
momenli estremamente importanti per la
vita della nostra Chiesa, ma che hanno alleile avuto ore e talvolta giornate di pesantezza, di difficoltà nello Svolgimento dei lavori, tanto che è ormai diventata una (Xinsueliidine che negli ultimi giorni del Sinodo si debbano trattare un’infinità di questioni, spesso estremamente importanti, sen
za il tempo necessario c senza la ponderatezza voluta. Un .altro segno della disfunzione del nostro Sinodo è dato dal moltiplicarsi progressivo delle Commissioni.
Nella impossibilità di discutere e di risol
vere problemi impegnativi in un’assemblea
(OSI numerosa, si demanda lo studio di tali
problemi a Commissioni, le quali, a loro
volta per condizioni contingenti e di dislocazione dei loro membri, non possono
sfiesso compiere che superficialmente il
compito loro affidato.
« i nudi di cui soffre il nostro Sinodo ci
sembrano essenzialmente due:
1) il numero ogni anno crescente dei suoi
membri ;
2j la impreparazione di buona parte dei
laici sia ai proiblemi che il Sinodo è chiamato a trattare sia al sistema di lavoro sinodale, per il semplice fallo che essi vengono spesso solo per la prima o la seiMtndu
volta al massimo consesso della Chiesa.
(( (Per porre rimedio a questa situazione
occorre :
1) ridimensionare il numero dei membri
del Sinodo;
2) fare in modo che lutti i membri, pastori e laici, abbiano una preparazione adeguata onde ptvssano dare il loro apporto efficace.
« La C. si permette di porre all’attenzio
Cristiani d’At'rica, d’Asia e d’Europa discutono ad Agape
n. NOSTRO COMPITO IN UNA SOCIETÀ'
IN RAPIDA TRASFORMAZIONE
Nella prima decade di agosto si è tenuto
ad Agape uno dei campi più importanti
dell’estate: l’incontro internazionale fra
afro-asiatici ed europei, che ha ripetuto e
allargato il successo dell’incontro dello
scorso anno. Ne riferiamo in base a comunicati a cura dell’addetto-stampa di Agape,
Odoardo Lupi.
Alcuni oratori hanno presentato relazioni di notevole importanza, che hanno fornito la base e il filo conduttore delle discussioni.
s
Eddy Moukoko-Koulla, del Camerún, segretario generale associalo degli studenti
africani in Francia, ha terminato quest’anno a Parigi i suoi studi laureandosi in
Scienze Economiche e Scienze Politiche.
Al campo egli non ha rappresentalo solo
una presenza vivace e simpatica, ma ha dato anche il suo contributo di studioso cosciente e di uomo politicamente impegnato,
nell’interessante conferenza che aveva come tema; Trasformazioni economiche e
cooperazione internazionale. Ha sottolineato
come oggi il continente africano si trovi
(li frente ad uno squilibrio interno ed estern(i e come di fronte a ciò una prrvsa di coscienza è nece-ssaria tanto per gli africani
quanto per coloro che intendano contribuire onestamente allo sviluppo di questo continente.
L’abolizione dei micro-stati, la riforma
del regime di proprietà, l’abolizione delle
(lassi sociali, sono lutti problemi che attendono una soluzione che no® deve tardare. Dal punto di vista economico l’Africa, oggi più che mai, ma bisogno dii restare in coniano con gli altri Stati, siano essi
occidentali siano orientali. Questo però deve avvenire in un’atmosfera nuova di reciproco rispetto e di dignità umana.
L’oratore ha affermato, concludendo, come gli europei stano •-esponsabili dei rapporti futuri coll’Africa. Occorre trasformare
gli aniiclii rapporti di dominazione in rapporti di cooperazione. Per tendere possibile ciò, i cristiani europei devono considerare gli africani come degli uomini, co
me dei fratelli per i quali Cristo è morto.
E’ questo quanto bisogna credere per essere attibascialori e missionari di una miglio
re intesa fra i nostri paesi.
Keji Ogaivu è professore di filosofìa e
teologia al «Tokyo Woman’s Christian
College»: è un uomo sorridente ed estremamente gentile. Nella conferenza che ha tenuto ed il cui tema era: Vecchie e nuove
nazioni tra l’autorità e la democrazia, ha
voluto dare la testimonianza della riflessione di Un cittadino sulla storia del suo -paese
L importanza della relazione è stala ri
levante poiché Toratore ha traccialo prima
(li lutto un quadro storico del Giappone,
spiegando in una prima parte i motivi per
i quali questa nazione non è stala colonizzala dagli europei, ed in una seconda (Mime
1 assolutismo politico (fascismo) Ita raggiunto il suo apice. La modernizzazione del Giappone è stata determinata dalla concentrazione dei poteri nelle mani dello Stato, a sua volta dovuta alla riforma
(iMcji» ('Samurai e couiuicrciaiili), i quali
-suiicedct'ero alla classe feudale. Un mutamento politico fondamentale come quello
(lei Meji non poteva aver luogo senza un
fondamento autoritario. Così venne afferinandosi il nazionalismo che esigeva il rispetto per l’Imperatore, considerato di origine divina dalla religione shintoista.
La velocità fu il carattere principale della ascesa giapponese. 1 capitalisti di questo
l'uese non poterono fare a meno del mercantilismo e (piesto determinò Tunione de!
danaro colla spada cke preparò una burocrazia pericolosa e raesolutisnio. Il capitalismo giapponese fece la modernizzazione
lierchè serviva la potenza dello Stato. Ma
non mancarono i centrasti come ad esempio il soldato modemanienle armato, ma
vivente ancora in un mondo feudale.
In questo dima di autorità e di culto
per rimperatore, la Chiesa giapponese dovette piegarsi. Quei pochi che rifiutarono
di acconsentire alle esigenze del regime futono )ierseguitatì. Così il Giappone diven
ne lo Stato più secolarizzato dell’Asia, che
degenerò in evidenti crudeltà nell’ultima
guerra.
In conclusione Ogawa ha affermato che
sotto la minaecia del colonialismo, il nazionalismo sembrò Tunica via d'uscita, ma nazionalismo ed assolutismo sono troppo vicini e questo è un pericolo da evitare perchè non si sa dove possa condurre.
L’esempio del Giappone presentato dal
prof. Ogawa è stato un elemento essenziale
che ha fatto riflettere il campo.
11 dottor Horst Krockert è direttore dì un
centro accademico a Mainz Kastel in Germania. Questo centro si chiama ((Semina>rio
per il Servizio Cristiano nell’Industria». Il
dottor Krockert al nostro campo ha avuto
la direzione degli studi ed ha altresì tenuto una relazione sul tema : La società contemporanea tra tradizione e dinamismo,
lungamente applaudita dalTuditorìo.
Come lo stesso oratore ha affermato, il
suo studio ha voluto essere il ((contributo
europeo» del campo, 4>er la ricerca di un
atteggiamento cristiano verso il destino comune cui andiamo incontro.
Nella prima parte del resoconto, partendo dalla constatazione che la nostra società
non è più tradizionale, ma dinamica, sono
stale analizzate alcune differenze fra questi due tipi di società. Una prima differenza fra ì due modi di vita è H posto lasciato
dall’istituzione aU’organizzazione. La società tradizionale era in senso verticale, la
autorità era costituita ed immutabile; l’istituzione era alla base e si esprimeva neUe
forme del vivere comune o nella religione,
che l’uomo trovava e non poteva cambiare.
L’istituzione in fondo determinava l’uomo
e Io teneva nei suoi limiti. La società dinamica, clic è in senso orizzontale, è caratterizzata invece dall’organizzazione, che
si esprime nei parliti, nei sindacati, nelle
società e perfino nel tempo libero e che
serve ad un determinato scopo e può e(ssere abolita. NelTorganizzazione è l’uomo
(continua a pag. 6)
ne del Sinodo un suo piano di riforma del
»inodo stesso:
a) 1 membri del Sinodo siano nominali
unicamente dalle Conferenze Distrettuali
fra i loro membri: i laici in base al numero (lei laici del IHstretto e i pastori in base
al numero dei pastori del Distretto.
b) 11 Sinodo sia composto per 3/5 di laici e 2/5 di pastori (numero indicativo: 45
laici e 3Ü pastori) oltre 1 ineanbri delle
t-o-mmissioni ad referendum.
c) 1 laici siano nominati membri dd Sinodo per una durata di 5 anni; i pastori
per un periodo di 2 anni.
« Questa riforma darebbe a nostro modesto parere i seguenti vantaggi:
1) Maggiore adesione al sistema presLàleriano a cui fa nostra Chiesa si richiama,
stabilendo un normale rapporto fra le assemblee a diverso livello: l’Assemblea di
Chiesa invia in suoi delegati aRa Conferenza Liistreltuale, la quale a sua volta invia
i suoi delegati (pastori e laici) al Sinodo.
2) Questo sistema darebbe una più piena
rivalutazione alle Conferenze Distrettuali.
Infatti queste si verrebbero a trovare iKime
il vero e naturale organo di collegamento
tra la singoia comunità e k àinodo. I problemi che il Sinodo è chiamato ad affrontare dovrebbero essere preventivamente
studiati sul piano distrettuale, così da giungere alla suprema Assemblea già meditali
e considerati da diversi punti di vista.
i) La permanenza dello stesso laico per
5 anni è necessaria perchè il suo apporto
divenga veramente efficace (...) Si eviterebbe così il fallo frequente oggi d’avere
delle Assemblee apparentemente parileticiie fra pastori e laici, ma di fatto guidale
quasi esclusivamente dai pastori: fatto grave che si ripercuote certamente in molli
settori della vita deUa Chiesa.
4) La specificazione che il Sinodo dovrebbe esser composto per 3/5 da laici e
per 2/5 da pastori forse lascerà moki perplessi. Tuttavia riteniamo che questa proporzione riporterebbe il Sinodo ad un sano equilibrio: la vita della Cliiesa non dev’essere ’.pilotala’ da un gruppo, sia pure
pastorale, ma vissuta in spirito di ricerca,
sotto lo sguardo del Signore, dalla Chiesa
tutta. La presenza pastorale, necessarissima,
non dev’esservi predominante.
5) Inoltre il trovarsi per alcuni anni, non
troppo numerosi, impegnati nella stessa assemblea contribuirebbe non poco alla effi(■acia di lavoro dei membri del Sinodo.
« In genere proposte di questo genere
spaventano il Sinodo e vengono insabbiate
in un modo o nelTaltro, il più delle volte
con una bella Commissione nominata ad
hoc. La C. diiede che si faccia subito, a
cominciare dal 1963, un esperimento di .'i
anni, ai termine dei quali vi sia un referendum sul piano delle Conferenze Distrettuali e del Sinodo, al fine di prendere una
decisione definitiva ».
Non sarà ancora per il 1963; ma oi decideremo a provare. Tanno prossimo?
PERSONALIA
Due celebrazioni nuziali hanno avuto luo^o ultimamente a Torre Pellice :
si sono sposati il Dott. Ettore Bert,
Sindaco della nostra cittadina, e la
Sig.na Karin Norstrom, e il Rag. Aldo
Vola e TInsegnante Sig.na Luedana
Mathieu. Agli sposi rivolgiamo il nostro augurio più cordiale.
Ci congratuliamo vivamente con il
Dott. Bruno Walter Eynard che ha
brillantemente conseguito presso TUniversltà di Torino la laurea in giurisprudenza.
6
pag. 6
N. 34 — Î1 agosto 1962
L’incontro
Piemonte
lAo . . ..
Provenza
Lo scorso anno, in occasione delle celebrazioni del centenario delta i>rinia ascensione al Monviso, ha avuto luogo a Criesolo, in prov. di Cuneo, il 1® incontro Kemonte-Pro venza.
E felice frutto di tale incontro ben riuscito è stata la costituzione della « Escolo
dòu Po », ultima nata delle consorelle d’olire Alpi, sorte dopo M 1870, in seguito alla
eflicacissima opera del Mistral e dei suoi
compagni di fede per far risorgere a nuova
vita la lingua e la letteratura d’oc.
Quest’anno, la « Escolo dòu Po », che
vuo'l raggruppare quanti al di • qua delle
Alpi si interessano ai parlari o dialetti locali di orìgine provenzale o franco-provenzale, ha deciso di indire il sno 2® incontro
dialettale in prov. di Torino, nella cittadina di Torre Pellice.
La manifestazione, ohe ha un carattrae
culturale e folcloristico, avrà luogo nei
giorni di sabato 1» e domenica 2 settembre,
con il seguente programma :
Una veduta parziale della bella assemblea laccolta alla ’’Ruina” dell’Inverso di Pomaretto, il L5 agosto. (Foto G. Vinçon)
iiMiiiiimiiiimiiimiitiiimiiiimiiniiiiiiiiKimiiiDiiiimiiiiiiminmiHiiiiiiiiiiiiiimmimiiiiiMiiiiiiiimiiiiimiimimiiiii
SABATO 1® SETTEMBRE
Arrivo, verso le ore 18, dei Provenzali
guidati dal presidente del Felibrige, Sig.
Elio Bachas, ingegnere capo del porto militare di Tolone. 11 gruppo comprenderà 12
ballerini e 4 tambourinaire della « Escolo
de la Targo » di Tolone od una decina di
personalità del felibrismo provenzale.
Benvenuto del Sindaco di Torre Pellice
e della Escolo dòu Po. Visita alla cittadina.
IL NOSTRO COMPITO
in una società
in rapida trasformazione
OOMENICA 2 SETTEMBRE
Ore 10-12,30 : seduta cultinrale psUà S«la/t
del Sinodo gentilmente concessa, con il Seguente progranuna: a) Rapido viaggio attraverso il dialetto valdese (dal XII al XIX
secolo) (T. G. Pons); b) R^ttj dà dlalèt- |
to valdese di Guardia'Piemontese (O. Coìsson); c) Perchè e come mantenere i nostri
dialetti o patuà (E. Avondet); d) Lettura
di brani e poesie nei dialetti moderni di
Bobbio, Angrogna, Pramollo, Prali, ecc. ;
e' Lettura di poesie e raccO'nti dei vari
« manteneire » della « Escolo dòu Po » ed
eventuale elezione di nuovi manteneire della Scuola stessa.
Ore l.S,30: Manifestazioni folcloristidie
(li danze, da parte dei baUerini e tambourinaire della Fscolo de la Targo e di ballerini valligiani, e di canti da parte della
Go-rale valdese di Torre Pellice.
Ore 18: Gongedo del Gruppo provenzale
e cliiuBiira della manifestazione.
(segue dalla 5“ pag.)
che .collabora a decidere le norme della sua
vita. Nella società d’un tempo lo sguardo
era fisso verso il passato, in quella attuale
c’è l’esigenza di esaminare il presente. La
'^ciolo^d, la demografia, la statistica sono
delle tipiche sc^n;^. moderne, che servono
per un controllo còme un uomo che misuri il proprio, polso.
Nella seconda parte del resoconto il dottor Kroèk^ ha esandnalo (piale significalò abbia pèr i cristiani la presa di còicienza di un tale mutamento sociale. Infatti anche nella Chiesa i sintomi del cambiamento
sono estremaanente evidenti. Una volta la
società aveva bisogno della Chiesa per dichiarare l’ordinauieuto di origine divina ;
ugualmente la Chiesa aveva bisogno dello
Stato dal quale riceveva palesemente degli
aiuti come il riconoscimento di chiesa nazionale, del quale ancor oggi si sentono le
tragiche co-nseguenze. Così si deve constatare che in Europa, nella nuova società dinamica, il fenomeno della democratizzazione progressiva ira avuto mi accento antireligioso. Comunque, secondo il Krockert,
è proprio in una società laica che si pre
Dalle nostre comunità
IR
Ringraziamo di cuore il Pastore Alberto
Taccia, del Capoluogo, per avere presieduto il culto al Serre il 5 c. m. Bd esprimiamo anche la nostra viva -ricouosceuza al
Gami, al Min. uruguaiano, Gerald Nansen
per avere presieduto i culti a Praddtorno
ed, all’aperto, al Ponte di Barfè il 12 c. m.
In ques’ultima località egli Ita anclie avuto
modo di dare alcune notizie sulle nostre
colonie valdesi in Sud America molto apprezzale dall’uditorio che ha- dimostrato il
suo grande intere^e per i nostri correligionari di oltre oceano rivolgendo numerose
domande ai presentatore.
— Rinnovialno l’augurio di benedizioni
dal Signore sulla piccola Benech Eddina
di Corrado e di Malan Iride, battezzata
domenica 19 Agosto dorante il culto all’aperto al Bagnau.
— I culti, all’aperto e nei templi, avranno luogo, nel mese di settembre, secondo
il seguente orario:
Domenica 2: ore 9 Serre, nel Tempio;
ore 14,30 Bagnau, all’aperto.
Domenica 9: ore 10 Pradeltorno, nel
Tempio; ore 14,30 località ponte Barfè.
Domenica 16: ore 9 Serre, nel Tempio;
ore 14,30 Bagnau, aU’aperto.
— Annunziamo che il cullo all’aj^rto
del 2 Settembre, al Bagnau, avrà un
carattere particolare volendo essere
un culto di riunion© fraterna _ delle
due comunità di Angrogna (a cui, ben
inteso sono invitati anche i non Angrognini!) presieduto dai due Pastori
di Angrogna Alberto Taccia e Bruno
Costabel.
— Con la doimenica 23 riprenderemo i
culti secondo l’orario invernale, e quindi
da tale data in poi i culti avranno luogo
regolarmente, ogni domenica, nel Tempio
di Pradeltorno alle ore 10 e nel Tempio
del Serre, il pomeriggio, alle 14,30.
die lo Ila accompagnato a Praroslino,
l’augurio di un lavoro benedetto nella città lagunare e nella vasta diaspora veneta.
—■ Domenica 2 settembre, come vuole la
nostra tradizione valdese, celebreremo la S.
Cena nel corso del culto al ca-poluogo. A
Roccapialta la S. Cena verrà celebrata domenica 9 settembre, nel corso deH’ultimo
cullo mensile estivo di quest’anno. Invito
a tutti a prenderne nota, con Fangurio che
per tale ¿ckcostanitji possiamo' àyere delle
buone assemblee. ^
— 1 villeggianti sono ormai partiti. Quest’anno non sono stati, molto numerosi...
mancavano alcune |api%;il{e, alle quali ci
eravamo affezionati, perche sempre presenti ai nostri culti. Rivolgiamo a tutti il nostro fraterno saluto nel Signore.
RODORETTO
— Sabato 18 Agosto il Signore ha richiamato .1 il nostro fratello Barai Stefano
di Serrevecchio alla veneranda età di 89 anni; egli era il decano della comunità ed anche di tutto il nostro vallone. Un numeroso
corteo di parenti e di conoscenti ha accompagnato le sue spoglie mortali lunedì mattina nel cimitero di Rodorelto. Ai familiari in lutto rinnoviamo la nostra simpatia.
T O KI N O
il pieno ritmo i lavori di restauro
uel tempio di Corso Vittorio
— Nel corso del culto di domenica 12
ngo.sto, nel tempio di Roccapiatta, hanno ricevuto nel battesimo il segno del Nuovo
Patto Mauro e Rossgno Ribet, di Giacomo
e di Gönnet Bruna, di ViUar Porosa. 11 Signore guidi nelle sue vie queste giovani
creature, e dia ai gend-tori di essere loro di
esempio nella parola e nell’azione onde
possano crescere ndla fede e nella ubbidienza ai comandamenti di Dio.
—• 11 culto di domenica 19 agosto è stato
presieduto dal Pastore Liborio Naso, di
Venezia. La Comunità lo ringrazia vivamente per il suo buon messaggio cristiano,
e porge a lui ed alla sua gentile Signora,
Procede con »ufficiente alacrità il lavoro
per i restauri del nostro Tempio. Una parte
deirinlemo è già stata tinteggiata a nuovo,
mentre si procede al rifacimento del pavimento ed alla rimessa a nuovo di parte almeno dell’inipianto elettrico.
Il rifacimento della pavimentazione è
quello che lia presentato il più difficile
problema da risolvere per la necessità di
contenere le spese.
Non c’è persona che abbia sentito scric
chiolare, o addirittura cedere, sotto i suoi
piedi l’assito di legno, ormai più che cente
nario, che non si sia reso conto della ne
cessila di correre ai ripari prima die le co
se peggiorassero e che, magari, un improv
viso cedimento causasse (jualche digrazìa
1 sondaggi fatti dai nostri tecnici hanno rivelalo una situazione ancora più grave di
(piella die poteva apparire a prima vista
Una spesa in -più, che abbiamo però ere
duto di dover affrontare in questa occasio
ne, è stata quella di provvedere il Tempio
di un efficiente sistema di amplificazione
sonora che permetta una buona acustica an( he per i predicatori meno dotali di voce.
Abbiamo ricevuto..
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
l’EvanDelo a Panlelleila
Una piccola ma salda comunità pentecostale
nella bella isoletta ora scoperta dal turismo
senta una migliore premessa per la testimonianza cristiana nel mondo, perchè mai le
pretese della storia saU’-uomo si sono avvicinate così al messaggio di Cristo.
Su questa base il dottor Krockert lia esaminato alcuni aspetti che confermano quest a sua tesi.
1) La Chiesa non è più istituzione, ma
vive la sua vita allraverso la lestìmonianza
come nella diiesa primitiva.
2) Nella società dinàmica gli uomini sono diventati maggiorenni, c’è tendenza ereiscenle all’uguaglianza, che ricorda l’appello all’uguaglianza dei figli di Dio.
3) Nella -società dinamica è sempre crescente l’esigenza di proteggere, di non sacrificare il singolo; óra la comunità cristiana può dire cose decisive di fronte a
([uesta società.
4) Nella società dinamica c’è il problema di prender cura degli indifesi, di coloro che non seguono il ritmo, che restano
ai lati, infatti una vera società tendente al
progresso non può disconoscere questo fatto. Questa è la prima volta che tale compilo non sia riservato ai cristiani.
5) T,’origine di ogrS diritto mondiale è
la vendetta. Ma può il diritto rispondere
all’ingiustizia e alla violenza cogli stessi
mezzi? Già ci si comiheia ad orientare verso la punizione intesa come educazione e
( iò viene incontro all’esigenza di Cristo, il
liliale invila a rispondere all’ingiustizia con
un attoggiamento diverso dettato dal perdono.
6) Si sta vivendo uno sviluppo delle singole culture verso una società mondiale. 11
sistema dei nazionalismi è superato; gli
uomini lianiio bisogno di risolvere insieme
i loro problemi. Mai la società è stata così
vicina all’unione predicala da Cristo.
7) La società dinamica deve rompere i
ponti colla tradizione e col passato. Questo fatto la fa rassomigliare ad una società
(rAhrarao: cioè ad tin uomo che Dio chiamò ad abbandonare la propria famiglia, il
proprio passato, per andare verso un paese -sconosciuto. Questo destino d’Àbramo è
il destino della società dinamica, perciò,
ha concluso Horst Krockert, eila ha bisogno della solidarietà dei cristiani. Infatti
la loro natura non è di vivere volti al pas-salo, ma nella forza della speranza che è
orientata verso il futuro, il quale fa vivere
cose nuove. « Ecco io faccio ogni cosa nuova 0 ha detto Cristo: i cristiani che ascoltano questo messaggio po:ssono dire cose
decisive per un miglior orientamento della
società moderna.
Pantelleria, piccola isola d’origine vulcanica situata in mezzo al canale Òi Sieilia,
fra la provincia di Trapani e la Tunisia, è
importante non solo per la sua produzione
di uve e vini pregiati, e per la pesca, ma
anche perchè va diventando sempre più
meta di numerosi turisti, anche stranieri,
data la sua particolare bellezza. E’ bella
per il suo sole, il suo mare azzurro e profondo, i suoi scogli neri, i suoi splendidi
colori, il suo ameno laghetto; ed è interessante pure -per le sue sorgenti termali che
sarebbero più valorizzate se fossero meglio
tenute ed attrezzate.
Il suo vero svantaggio, almeno fino ad
ora, consiste nella notevole distanza dalla
Sieilia, distanza che viene coperta in 8-9
ore da una motobarca ohe bisettimanalmente
da Trapani va a PanteUeria e Lampedusa e
ritorna. La stessa distanza tuttavia viene
mollo abbreviata nel tempo per quei viaggiatori che possono permettersi di prendere
l’aereo giornaliero.
Ora, in questa soleggiata e pittoresca isola di -poco più di 12 mila abitanti, esiste
i na piccola, ma salda e compatta comunità
pentecost.ile (indipendente) le cui origini
risalgono al 1923. Dal sno sorgere, specialniente sotto il fascismo, essa ha dovuto affrontare minacce, intimidazioni e altre non
lievi difficoltà; rna essa è stata sempre perseverante e fedele, c perfino nei tempi di
maggiora prova ha tenuto accesa la fiaccola
doU’Evangelo. Quello che più colpisce o
desta ammirazione è il fatto singolare che
fino ad ora essa ha potuto vivere e
mantenersi sempre operosa e attiva pur non
potendo mai godere del ministero regolare
e duratura di un pastore, o anziano, salvo
clic per brevi periodi. E’ una comunità di
i-solanì 0 di... istlati; ma nonostante lutto
t'l^cola li vivente, desta e attiva! Essa è stala composta come lo è attualmente, quasi
esclusivamente da donne: una trentina, i
citi mariti, se anche non frequentano le loro riunioni, lasciano loro ampia libertà di
lirofessare la loro fede. Di tanto in tanto
queste --orelle ricevono qualche visita di
qualche fratello, anziano o pastore dalla Si
No vii à
Giauiiiana
GARLO LURÖ
l’ATTISA
122 p„ L. 600
Ordinazioni aRa Claudiana
Via Principe Tommaso, 1
Torino c.c.p. 2/21641
11 quarto oratore è stato il Rev. John
Militi, del Kenia, che lia parlato sul tema:
Crisi e trasformazione delle religioni. Negli ultimi tre giorni di («tmpo hanno avuto luogo discussioni prima di gruppo e poi
generali, talora animatissime, che una volta di più hanno mostrato come sia necessaria una maggior conoscenza personale dei
problemi del nostro mondo, ed è quanto
Agape vuol cercare di permettere e facilitare, ponendo l’individuo di fronte alla
realtà, in modo che possa affrontarla nel
modo che ritiene migliore, ma comunqne
i.i modo fattivo. I partecipanti hanno manifestato il più vivo interesse per questi
preziosi contatti con gli amici afroasiatici.
Sul piano semplicemente umano il campo
ha mostralo come nella realtà quotidiana
sia possibile vivere nell’armonia e nel rispetto reciproco, nelle disenssioni, nei giochi, nei servizi in comune. Inoltre nei cnlli si è potuto realizzare che lo spirito di
solidarietà e d’amore confessato dai cristiani di ogni denominazione, è non solo nna
realtà della fede, ma anche una magnifica
speranza che si deve annunciare al mondo.
Odoardo Lupi
cilia, o da altre parti d’Italia, o addirittura
dall’estero. Ma si tratta solo di visite sporadiche e necessariamente brevi. Tuttavia
la comunità continua a riunirsi assiduamente (tre volte la setliinan:i) sotto lo sguardo
c la guida del Signore: nessuno presiede,
ma a turno leggono la Bibbia e qualche
messaggio scritto, pregano e cantano inni a
Dio. Ascoltano assiduamente il culto radio
della domenica; c sono molto aperte verso
le altre cliiese evangeliche, pur conservando la loro struttura pentecostale.
R(ìcenlemente quc»ta comunità si è rivolta alla Tavola Valdese chiedendole di mandare un suo pastore, sia pure periodicamente, a spezzare il pane della Parola ai
membri di essa. E la Tavola ha risposto
a questa domanda incaricando -il pastore di
Trapani e provincia di -prendersi cura anche li questo gruppo, che intende conservare la sua struttura pentecostale e rimanere indipendente da ogni denominazione.
11 pa.store di cu- sopra si è già recato diverse volle a visitare questa comunità ed è
stato sempre accolto con fraterna cordialità,
specialmente dalla famiglia Sesso.
Ora il desiderio di tulli è che queste visite e questi contatti possano continuare
con ritmo più frequente e regolare, nonostante la difficoltà dei mezzi dii comunicazione (lenti, non frequenti e in inverno
non regolari quelli marittimi, e molto costosi quelli aerei). Ci auguriamo che in
qualche modo si possa risolvere la difficoltà ancora maggiore della vastità dell’opera
in tutta la provincia di Trapani e che il pastore, oltre a prendersi cura assiduamente
delle giovani e piccole comunità valdesi di
Trapani, Marsala, Mazara, Campobello e
Caslelvetrano, e oltre a rispondere a un
recente invito di presiedere quiiidiciiialmente i culti in un’altra comunità pentecostale indipendente e senza pastore di Mazara del Vallo, possa recarsi il più assiduamente (po-ssibile per prendersi cura am be
della co-munilà evangelica di Pantelleria.
11 Signore ri aiuti e ci assista in (picsla
opera !
A. G.
Borse di Studio
PRIMO DISTRETTO
La Coniinissionc Disirelluale del 1 Distretto comunica che i giovani che intendono fruire di una delle Borse di Studio
assegnate dalla Commissione stessa sono
piegati di fare pervenire le loro domande
entro il 1,5 settembre al vice presidente della Commissione stessa Sig. G. Pontel, via
Rompicollo, Torre Pellice.
l,e domande devono essere corredate dai
seguenti documenti:
al certificato degli studi compiuti e delle
votazioni ottenute nell’anno scolastico
19f)l-62;
hi stalo di famiglia ;
c) dichiarazione da cui risulti di quali altri sussidi o borse frutisce evenluiilinenle il candidato.
Sono tenuti a fare domanda anche i giovani che avendo ottenuto borse di studio
neU’anno 1961-62 intendano ottenere la
stessa borsa per l’anno 1962-63.
La Commissione Distrettuale
AVVISI ECONOMICI
Mointreal — Il card. Léger ha creato un
segretariato ecumenico per la sua diocesi
di Montreal, e ha chiamato a farne parte
sette sacerdoti e due laici (di buona cultura teologica). Quest’iniziativa rende così ufficiale e pubblico U lavoro compiuto
da quattro anni con la sua approvazione,
nel corso di incontri periodici fra sacerdoti cattolici le pastori protestanti; incontri a cui partecipò ripetutamente anche il paM. Renzo Bertalot, durante il suo
ministerio nella Chiesa di lingua italiana
di Montreal. Egli ci ha confermato l’alto
livello teologico e spirituale e la totale
chiarezza confessionale di tali incontri.
CERCASI ragazza gentile, di fiducia e capace di tutto fare in casa jirivata proleslant; di 3-4 persone. (Elettrodomestici). Tempo libero regolato e buona paga. Scrivere
oHerta a: Famiglia F. Biedermann-Graeppi
- Niklaus Konradstrasse 27 - SOLOTHURN
(Svizzera).
RAGAZZA ventenne cerca lavoro come
bambinaia, per un solo bambino oppure
due, possibilmente in una famìglia romana. Scrivere a: Maggi Lira - Via C. Goldoni 1 - Mesagne ( Brindi-si).
CONIUGI SOLI cercano cuoca, ollinio
trattamento, massimo stipendio, inverno
Torino e estate Valli. Rivolgersi alla direzione del giornale.
... per la Famiglia Bianco Prevot di Mea110 di Su.sa: Chiesa Valdese dì Bari Lire
.5.000; Salvatore Garzia (Marsa-la) L. 500;
trasmes.se. Grazie.
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
visitate
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vi troverete certamente qualche oggetto interessante
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