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Roma, 28 Agosto 1909
Si pobbliea ogni Sabato
ANNO li - N. 35
LUCE
Propugna grinteressi sociali, morali e religiosi in Italia
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ABBONAMENTI
Italia: Anno L. 3,00 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « * 3,00
Un nnmero separato Cent. 6
I manoscritti non si restitniscono
INSERZIONI
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t < da 2 a 5 volte 0,10
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Per colonna intera, mezza colonna, qnarto di colonna e
per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
LA (ELLÜLA-Ü0NI0
Un collaboratore nostro scriveva nel penultimo
nnmero : « Il regnò di Dio è il nuovo ordine di cose
inaugurato da Gesù e che si va effettuando sulla terra
per opera di una nuova umanità spirituale che in
Cristo attinge la sua vita ».
D’accordissimo. Ma, quantunque egli non abbia
mancato di soggiungere che quest’ « è l’opera di
rinnovazione » non solamente sociale, ma anche e
prima di tutto « individuale », a noi premedi esprimer qui un pensiero che torse varrà a chiarire l’importante concetto.
Oggi, chi insiste troppo esclusivaniente sul lato
sociale e chi troppo esclusivamente sul lato individuale della religione. Secondo noi, sbagliano gli uni
e gli altri. Non diremo che la verità stia nel mezzo,
poiché forse ella non sta proprio nel giusto mezzo ;
ma diremo che la verità è diversa e anche più complessa.
Non sarebbe difficile scoprire negli insegnamenti
di Gesù parole concernenti il Eegno di Dio, 1 interpretazione più naturale delle quali si prestasse a
sostegno del concetto collettivo e sociale di esso
Regno : basti accennare alla ben nota graziosissima
paraboletta del granel di senape. Ma la Bibbia s’interpreta con la Bibbia, come Dante con Dante, la
Bibbia s’interpreta con tutta la Bibbia, o, meglio,
le parole di fin autore s’interpretano con le parole
di esso autore, e le parole di Gesù con le parole di
Gesù : regola più che elementare che oggi ha un’applicazione generale, e su la quale non potremmo insistere maggiormente senza recar offesa alla cultura,
anzi al buon senso dei nostri Lettori. Quindi, qualunque sia il numero delle frasi, degli ammaestramenti di Gesù che sembrino alludere e alludano di
fatto al Regno di Dio come ad un fenomeno sociale,
come a un qualche cosa destinato ad abbracciare il
genere umano nel suo complesso o nel suo insieme,
fondando cosi una nuova umanità nel Cristo, qualunque sia il numero — diciamo — noi non vi dobbiam costruir sopra nessunissima teoria, prima d’aver ben bene ricercato nell’insegnamento di Gesù
Cristo, per scoprire se vi sia qualche altra cosa atta,
non diremo a contraddire a quel primo concetto (Gesù
Cristo non si contraddice mai) ma a modificare, ad
attenuare, o, meglio, a completare quel concetto medesimo ; il quale per conseguenza ne risalterebbe,
non ecclissato di certo, ma approfondito e forse trasfigurato magnificamente, senza per lui danno di sorta.
Ora noi crediamo che — trattandosi del Regno di
Dio — bisogni appunto ricercare e ricercare con cura
amorosa nell’insegnamento di Gesù Cristo, per averne
tatto il concetto, che non è cosi semplice, come taluno potrebbe imaginare. Il regno di Dio considerato come nn fatto sociale è una faccetta del diamante ; ma il diamante ha almeno un’altra faccetta,
la più brillante probabilmente.
Accanto ai passi evangelici, secondo i quali Gesù
Cristo sembrerebbe fare e fa in verità del Regno
di Dio un regno sociale (un regno del resto deve
essere, deve finir con 1’ esseie qualche cosa di sociale, chè altrimenti non sarebbe « regno ») accanto
ai passi dai quali risalta chiarissimamente che « il
regno di Dio è il nuovo ordine di cose inaugurato
da Gesù e che si va effettuando sulla terra per opera
di una nuova umanità spirituale che in Cristo attinge la sua vita » è da scrivere a caratteri cubitali, perchè dia nell’ occhio ad ognuno, quest altro
passo che pure appartiene all’insegnamento del nostro
Salvatore : 11 regno di Dio è dentro di voi.
C’è contraddizione fra questo passo e quegli altri ?
— Chi conosce Gesù risponde : No 1
Dobbiamo attenerci a quelli e trascurar questo ?
— Chi conosce i primi elementi d’ermeneutica risponde : No !
Dobbiamo attenerci a quest’ultimo passo e trascurar quelli ? — Chi non ha idee fisse, preconcette,
risponde con un altro bel ; No !
Che s’ha dunque a fare ? — E’ chiaro : accordare
quei passi con questo, questo con quelli, dopo aver
riconosciuto che Gesù Cristo ci presenta il Regno di
Dio ora come un fatto individuale, ora come un fatto
sociale e collettivo. Evidentemente per Lui il Regno
di Dio è un qualche cosa di complesso, che offre
due lati : un lato individuale e un lato sociale. Se
ci appagheremo del primo lato, cadremo nell individualismo, mettendoci in contrasto col nostro Maestro,
poiché Egli ci parla del Regno di Dio come d’ un
fatto sociale. Se ci aggrapperemo al secondo lato,
ci metteremo égualmente in contraddizione col divino Maestro, poich’Egli ci parla del Regno di Dio
come d’un fatto individuale, personale, il cni avvento
non è fuori, ma « dentro » .di noi, negli intimi e
misteriosi recessi di ciascuna anima umana.
Ad evitare gli opposti scogli dell’individualismo
e — permettete il termine — del socialismo, dovremo noi sommare insieme senz’altro individualismo
e socialismo, come si sommano due quantità aritmetiche ; e concludere : Il regno di Dio è individuale
e sociale al tempo stesso ? — Non saremmo di questo parere non foss’altro per amore di chiarezza.
Infatti ogni mente nn pochino sveglia ci assalirebbe
mediante punti interrogativi, a cui pure si dovrebbe
in qualche maniera rispondere. In ogni mòdo, a noi
non pare esatto il far cosi del Regno di Dio, senz’altro dire, un fatto individuale-sociale, — C’è una
relazione tra il lato individuale e il lato sociale, evidentemente : relazione di causa. Il Regno di Dio, è
prima sociale o prima individuale ? Il Regno di Dio
— come fatto individuale — deriva dal Regno di
Dio, considerato come fatto sociale, oppure viceversa ?
Tutte qnistioni gravi, a cui bisogna rispondere,
se si voglia pretendere d’aver risoluto l’importantissimo problema. Or come rispondere, se non ricorrendo all’analogia ? — Guardiamoci attorno, vediamo
che avvenga praticamente in altri campi ; e da quel
che avviene in altri campi caviamo la risposta. Non
c’è altra via che questa ; è la più sicura, perchè è
sperimentale.
E quali campi avremo a consultare ? Ve ne sono
parecchi, e non occorrerebbe forse scostai'si da la
S. Scrittura, per ritrovarne ; e forse ciò che l’apostolo Paolo dice del corpo, delle membra del corpo
che patiscono per contraccolpo con un dato membro
del corpo stesso sofferente, potrebbe bastare alla bisogna. Ma noi preferiamo cercar altrove l’analogia.
Un nostro diletto professore, ora morto, aveva
talvolta idee originali e curiose eh’ egli buttava là
aU’improvviso, suscitando qualche maliziosa osservazioncella che si propagava con un riso cordiale
da studente a studente. Un giorno egli scappò fuori
con questa frase (e crediamo che l’abbia anche pubblicata !) : « Ahimè, siam pieni di bestioline 1 » E’
verissimo ! E se lo sanno specialmente le contadine
e la loro prole... scarmigliata... Ma l’ottimo professore intendeva parlare dei microbi. Anche cosi la
sua frase era giustissima : « Siamo pieni di bestioline ».— Allora la fisiologia era ancora giovanotta, e
può darsi del resto che il dotto maestro non sapesse di fisiologia. Secondo la fisiologia moderna, la
frase del diletto professore sarebbe più che mai vera:
non solo siamo pieni di bestioline, ma siamo... bestioline : il nostro corpo (non l’anima, intendiamoci 1 !)
secondo la fisiologia moderna che ha buoni occhi,
poiché si serve di... potenti microscopi, il nostro
corpo altro non è che un aggregato di cellule, cioè
di esseri vivi, dipendenti e insieme indipendenti le
une da le altre ; di celiale, come quelle per l’appunto
che vivono anche separate nella natura. Un muscolo,
è un aggregato di cellule, un tessuto qualsiasi del
nostro corpo è un aggregato di celiale. Il nostro
corpo è un’immensa società di individui che si chiamano cellule, ciascuna delle quali mangia con più
0 meno buon appetito, respira, si sviluppa, procrea,
muore. Si,anche muore,pur troppo. — Perchè il corpo
stia bene, che occorre ? Occorre che ciascuna delle
signore cellule goda di buona salute. L’ingrassamento,
il dimagramento, raumento, la diminuzione di peso,
ogni disturbo fisico, perfino il mal di capo e l’infreddatura, tutto, tutto dipende da le cellule, da le singole cellule. Attenti dunque alle cellule, se volete
star bene e prolungar la vita. La pazzia stessa dipende da cellule, da cellule morte, diciamo così per
non dilungarci in spiegazioni. Ogni fenomeno vitale
del corpo umano, del corpo di qualsisia animale superiore e della pianta è fondato su la cellula. La
società fondata su l’individuo.
Fate ora l’applicazione al Regno di Dio. E’ solo
individuale ? — Nient’ affatto. E’ solo sociale ? —
Nulla di più falso. E’ individuale-sociale ? — Neppur questo è esatto. Per essere esatti e chiari, bisogna dire : Il Regno di Dio è sociale, ma a base
individuale.
Nei corpi viventi nella natura — vere società
come il genere umano nè più nè meno — la cellula
ha importanza fondamentale : lo sviluppo, la rinnovazione, la vita e la morte di que’ corpi non sono
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LA LUCE
che un risultato di ciò che avviene nella cellula,
cioè neH’iodividno. La vita, la morte, il progresso,
il « rinnovamento », e — diciamo pure la parola propria — la rigerierasione del genere umano, cioè la
rigenerazione sociale, non sarà che il risaltato di ciò
che avverrà nella cellula-uomo, il risultato della rigenerazione individuale. Diceva dunque assai bene il
citato nostro egregio collaboratore : « E’ chiaro ciò
che per entrare in quel regno, in quel nuovo ordine di cose bisogni diventare uomini nuovi, rina.<5cere spiritualmente, far parte della nuova stirpe
dei figlinoli di Dio ».
Non si insisterà mai abbastanza sul lato individuale del Regno di Dio ; e importa insistervi specialmente oggi che l’idea di società e di umanità
minaccia di soffocare l’idea di nomo.
Il Regno di Dio non è individuale.
Il Regno di Dio non è sociale.
Il Regno di Dio è essenzialmente individuale con
effetti visibilmente sociali.
L’individualismo puro è assurdo.
Il « socialismo » puro è più assurdo ancora.
Alle fondamenta troviamo l’individualismo; al culmine il < socialismo ».
Poiché non si edifica senza fondamento, per avere
< una nuova umanità spirituale » bisogna che ciascuna cellula, cioè ciascun nomo diventi un uomo
spiritualmente nuovo.
L’individualismo è la pietra angolare. Perciò noi
fiicciam bene a invitare ogni singola anima umana
a conversione. Come non c’è vita del corpo senza
la vita della cellula, e come la vita della cellula perisce senza quel che i fisiologi chiamano < ricambio
materiale » ; cosi non ci può essere umanità nuova
senza uomo nuovo, e non ci può essere uomo nuovo
senza quel fenomeno di « ricambio spirituale » che
si chiama « rigenerazione » e che il Cristo produce
in ogni individuo separatamente.
Il concetto sociale del Regno di Dio è da subordinarsi al concetto individuale. Andiamo dunque e
predichiamo l’Evangelo « ad ogni creatura » : questa sola sarà azione efficace. L’individualismo non ci
spaventi : in Ini solo è la speranza sociale.
Unità Evangrelica
Ernesto Giampiccoli nella Rivista Cristiana e
L. A. Gervais nel Frotestant hanno scritto importanti parole contro la vecchia accusa che i Cattolici
romani scagliano contro i Cristiani evangelici, rinfacciando loro d’essere divisi. Poiché i nostri Lettori posseggono la Rivista o... se la devono procurare, ci accontentiamo di tradurre alcuni periodi
del Frotestant, che è assai meno conosciuto tra noi
in Italia.
L. A. Gervais non nega che nell’Evangelismo ci
sia varietà, e soggiunge :
« Se il principio di libertà che sta a fondamento
del Protestantesimo (1), e che ci stava fin da l’inizio
più che i Riformatori stessi non pensassero ; se
— dico — questo principio di libertà non è senza
inconvenienti nè senza pericoli, se disperde forze
che dovrebbero rimanersene compatte, non per questo
noi ci vorremmo rinunziare, perchè esso tra noi si
fa mallevadore di sincerità e di autonomia nella fede,
e della profonda azione di essa fede su la vita individuale e per ciò appunto — sebbene non sempre
in modo visibile e concreto — su la vita sociale,
s’egli è vero che la saldezza d’un edifizio dipenda
dal valore dei materiali che si sono adoperati a costruirlo.
Noi anteponiamo questa libertà, non ostante le
diversità e la dispersione di forze che ne derivano
come conseguenza, al giogo che la Chiesa romana impone alle menti, per salvare la sua unità... Di questa
Tinità la Chiesa fa pompa come ne faceva pompa un
tempo, quando Bossnet componeva su questo tema
uno dei suoi più famosi sermoni, prendendo a testo :
« Quam pulchra tabernacnla tua, Jacob, et tentar ia tua, Israel! ». « Come son belli i tnoitaber.
nacoli, 0 Giacobbe, coinè sono meravigliose le tue
tende, o Israele ! ».
Ma, senza contare che quest’unità è più artificiale
che vera, più esteriore che intima, è da ricordare
che fu in ogni tempo, anche prima di Bossuet che
avrebbe dovuto avvedersene, fomentatrice di ribellioni e di scismi. E’ da ricordare specialmente che
da questa unità opprimente ci è nata in Francia
una laicità restrittiva della vita mentale nella nazione,
un libero pensiero ateo e per certi rispetti tanto intollerante quanto fu ed è anc’oggi la stessa Chiesa romana. In politica, non meno che in religione, la teoria
della compattezza (da bloc) non si dà pensiero dei
diritti che ogni individuo possiede. In storia, la detta
teoria non ci consente di fare nel retaggio avuto
dai padri una giudiziosa scelta tra ciòch’è buono e
ciò eh’ è cattivo ; ed essa ci costringerebbe, per
esempio, a confondere con Clémenceau l’ideale del
1789 col truce ricordo del Terrore. La compattezza
mi fa paura, e s’io non fossi nato protestante, avrei
voluto, io credo, divenir tale, perchè per l’appunto
il Protestantesimo non è una massa compatta. La
pietra funerea, massiccia com’è, non pesa che su
avanzi inerti. La massa compatta pesa su anime desiderose di vivere e le soffoca.
Il Protestantesimo non è un macigno. Lo sappiamo, lo riconosciamo e ce ne rallegriamo. Ma se
il Protestantesimo non ha la ventura o la sventura
di possedere l’unità che Bossuet esaltava nel secolo XVII, unità che oggi porrebbe anche lui, vescovo gallicano, nella bolgia degli eretici, a cagione
del domma deU’infallibilità proclamato dal Concilio
Vaticano, il Protestantesimo possiede un’unità immensamente più desiderabile, un’unità benefica, poiché
genera vita, e vita che si manifesta per l’appunto
mediante la diversità, la varietà di cui ci si accusa . . . . ...................................... .
La sua unità non cela la morte, ma è sorgente di
vita complessa che nasce e fiorisce. E’ l’unità di
cui parlava Gesù, quando diceva : * Ne verranno
da Oriente e da Occidente, dal Settentrione e dal
Mezzodi e sederanno a mensa nel regno di Dio *.
(1) Ndi preferiremmo che si lasciasse ai nostri denigratori
qnesto termine, che non ha nessun cattivo significato, ma che
dà un’idea negativa della nostra tendenza cristiana. Perchè
*^non diciamo Evangelismo, o meglio. Cristianesimo evangelico ?
(N. d. D.)
Le calunnie fanno fortuna
Ricordate le calunnie dello Zanzi circa al « ratto
dei fanciulli » attribuito a noi Valdesi ? Ricordate
come Io Zanzi — con quella sua logica deliziosa —
cantasse l’inno del trionfo, dicendo : « Gli Evangelici confermano di aver dispensato stampati sul campo
della catastrofe a Messina e a Reggio : dunque è vero
che i Valdesi han rubato bambini? »...
Ebbene le calunnie dello Zanzi hanno fatto fortuna, hanno cioè valicate le Alpi e sono state bene
accolte da un giornale papista di Colonia, la K'ólnische
Volksseitung,
Udite però come nel periodico evangelico la Wartbourg si rimbecca il giornale papista e indirettamente il nostro caro detrattore del Momento di
Torino. __________________
< Le bugie hanno le gambe corte » vanno dicendo
quei periodici clericali d’Italia che come il Momento
di Torino, il Centro di Palermo, la Liguria di Genova e l’Unione di Milano, dopo il terremoto di Messina, hanno accusato i Valdesi di aver rapito orfani
a scopo di proselitismo. Infatti... io stesso giornale
Valdese settimanale la Luce conviene sulla verità di
queste accuse, annunziando che gli Evangelici subito
dopo la catastrofe distribuirono libri e scritti a scopo
di propaganda.
Come possono ora i Protestanti negare che orfani
cattolici furono da loro rapiti ?...
Che logica !
Ma il grido dei giornali neri d’Italia nop lascia riposare la nostra amica del Reno, la Kòlnitéhe Volkszeitung : essa si mette dallo stesso loro punto di vista
e canta la stessa loro canzone. Riproduciamo qui a
parola ciò ch’essa scriveva il !• luglio :
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> I Valdesi hanno negato di aver fatto propaganda
upese dei Cattolici., Ora il giornale Valdese dà questa
otizia nel suo numero del 27 giugno. (E qui cita la
ee).
Ohe il Governo italiano permetta la propaganda
i inviati Valdesi anche nelle colonie di coatti (? !)‘
robbe condurre ad una più precisa spiegazione.
Oel resto, in questi ultimi giorni da Roma, preti
'ovenienti dalla Sicilia e dalla Calabria, dànno noia che la propaganda protestante e valdese, per
go tempo quieta o muta, ha ripreso vita ».
]j3 Kölnische Volkszeitung ci può forse spiegare,
relazione ci sia fra lo spargimento di trattati
angelici ed il rapimento di orfani a scopo di proitismo ?
Valdesi sono stati accusati di aver rubato bami e contro questa calunnia si sono difesi, ma non
no negato (come ora si va dicendo) la loro propajjida evangelica.
Colonia ci si occupa pure della distribuzione di
bie ai coatti.
Governo italiano dovrà dunque andare a chie'e a Colonia il permesso di concedere libertà di conza e di culto anche ai coatti !
(phe l’Evangelizzazione in Sicilia ed in Calabria sia
rallegrante in questi ultimi tempi, è vero. Ma
non proviene dal ratto di orfani, bensì da diffei e molteplici cause. Parecchi Siciliani e Calabresi
nano dall’America dove hanno conosciuto l’EvanI, ed evangelizzano in patria narrando come il Maeli fece liberi e felici ; oppure chiamano nei loro
ai operai del Signore che annunzino ai loro pai ed amici la parola della Croce. Dopo una semie visita ne viene col tempo un regolare servizio
culto, e ciò è accaduto in molti villaggi. Il terremoto ha aperto a molti gli occhi,
i è ormai stanchi di lasciarsi condurre ciecamente
preti: si sente il bisogno di servirsi della intelnza che il Creatore ci ha data, e dove ciò avviene
^rete perde gran parte del suo credito.
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(fangelizzazioot degli israeliti
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Il pastore De le Roi, le cui ricerche sa questo
■g omento gli conferiscono un’alta autorità, ha publato — leggesi nel Jewish Missionary Herald del
4 — una statistica in cui egli fa ascendere a
,000 i proseliti dal Giudaesimo al Cristianesimo
tolieo, greco o protestante) nel corso del secolo
tè scorso.
due cifre sono manifestamente tenute basse :
e, portandole a mezzo milione, sarebbero più
alla realtà. Ora, posto che vi sieno mille miì di Pagani nel mondo, ^ dieci milioni ài Isv&q— il risultato dell’opera missionaria durante
secolo è rappresentato da 1 per 50 nei primi
e da 1 per 40 nei secondi. In altri termini, ocirtono cento anni per convertire un Pagano sopra
'nqaania, e un Israelita sopra quaranta. Questa
porzione dimostra convincentemente che il ter0 del Giudaismo non è più arduo a coltivarsi di
che sia quello del Paganesimo ; — e che, in
snn altro campo la Chiesa di Cristo raccoglie
messe più abbondante di quella del campo di
eie.
Nòn è dunque vero il dire che gl’israeliti non
tossono convertire ; — ed è falso il dire che
vai la pena di convertirli. Se nel tempo pasla Chiesa cristiana ha trascurata la radice che
porta (Rom. 11, 16-18), al tempo presente
deve sentire urgente il dovere di predicare
Israele il venuto Messia, nella Persona di Gesù
Nazaret ; e di persuadersi che questa missione
incombe in modo assoluto. L’ avvenire è pieno
iete promesse per Israele.
]jO scarso reddito della Evangelizzazione genedei mondo, sembra ad alcuni dimostrare che
si va per la via retta, e che, nèlla mente di
e di Cristo, i primi ad essere evangelizzati debboijo essere gl’israeliti, giusta l’esempio di Gesù e
degli Apostoli, lia l’ordine perentorio di Gesù agli
istoli, e per essi alla Chiesa, è questo : « Andati per tutto il mondo e predicate l’Evangelo ad
ogni creatura (Mar. 16, 15). Andate ed ammaestrate
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LA LUCE
tutti i popoli » (Matt. 28, 19) —indistintamente e
contemporaneamente.
Non vi è proporzione tra i mille milioni di Pagani che vivono da sè — e i dieci milioni d’israeliti che vivono in grandissima parte tra popoli cristiani ; ma se la percentuale delle conversioni di
Israeliti supera, proporzionatamente al numero, la
percentuale dei Pagani — non vorrebbe ciò dire che
il Signore Iddio ha determinato nei suoi imperscrutabili disegni che — « quando i tempi del refrigerio saranno venuti dalla presenza del Signore »
(Fatti 3, 19) — i dieci milioni di Israeliti non abbiano a concorrere alla conversione dei mille milioni di coloro che ancora sono « senza Cristo, alieni
dalla repubblica d’Israele e stranieri dai patti della
promessa, non avendo speranza ed essendo senza
Dio nel mondo » (Efes. 2, 12).
Si rimprovera alle Missioni estere — a quelle
cioè che evangelizzano i Pagani e gl’idolatri, di
raccoglier p rosoliti quasi esclusivamente nei ceti
più bassi fra gl’indotti e i reietti;, e bisogna convenire che i convertiti d’infra costoro non hanno
fin qui arricchito gran fatto il pensiero cristiano ;
e ciò può addebitarsi aU’ambiente non civile in cui
sono vissuti 0 vivono tuttodì. Ma questo appunto
non può farsi minimamente alle Missioni israelitiche, i cui proseliti hanno sin d’ora contribuito validamente alla teologia e alla letteratura cristiana.
Questo risulterà dal prossimo articolo. Y.
RETTIFICA
■
Il nostro collaboratore che firma Y ci manda la
seguente rettifica :
« La citazione di Apoc. XII, 7-10 colla quale si
chiude l’articolo Intorno ai Serpenti^ inserito Jiel
numero 33, de « La Luce », essendo riuscita incompleta, per la mancanza dell’ inciso sottolineato,
va ripetuta come segue :
. E si fece battaglia nel cielo. Micael ed i suoi
angeli combatterono col dragone ; il dragone parimente ed i suoi angeli combatterono. Ma non vinsero ; e il luogo loro non fu piÈ trovato mi cielo »,
ecG. ecc.
PJiCIHE PI STORIAI
Oltimi apparecchi della crociata.
Il 24 agosto 1487, il legato Cattaneo mandò un
ultimatum ai Valdesi della valle del Chisone, offrendo
pieno perdono a chi verrebbe ad arrendersi a lui a
Briançon, ma minacciando lo sterminio ai renitenti.
I Valdesi, adunatisi il 29 in numero di più di seicentocinqnanta, decisero di perseverare nella fede
avita e di mandare a consultare il barba Giovannetto, a Freissinière, ed un altro in Val San Martino.
Nessuno essendo comparso, l’il settembre, Cattaneo decretò la cattura di undici Valchisonesi, che
egli' chiama relapsi perchè i loro padri od avi erano
stati fra i trecento che avevano abiurato sessant’anni prima.
Non si conosce alcun dato sul fatto cui si allude
qui e che ci riporterebbe verso l’anno 1427.
Altre denunce, citazioni e minacce seguirono, che
ebbero per effetto di addurre nove Valdesi a recarsi
dal legato, tra i quali Turino e Claudio, padre e figlio Vilhot, di Pragelato, che Cattaneo chiama i satrapi della setta. Con quel mezzo, il legato compilò
uu elenco di 130 Valdesi di Pragelato, 72 dUsseaux e 132 di Mentoulles, comprendente allora
anche l’attuale comune del Ronre.
Pochi altri si arresero un po’ più tardi, ma le
lungaggini della procedura per ottenere l’intervento
ufficiale del Parlamento e della forza armata si protrassero fino al 6 dicembre. A questa data, Carlo Vili,
consultato sul da farsi poiché le persuasioni e le minacce non bastavano, rispose da Rouen, che si facesse
quanto era necessario, esser egli deciso a non voler
soffrire che siffatti errori serpeggiassero nelle sue
terre. Era ormai imminente il massacro dei Valdesi,
e solo la stagione protratta costrinse i carnefici di
Santa Madre Chiesa a rimandare alla primavera del
1488 l’esecuzione del loro compito sanguinario.
GioV. «Jallsi
Profili di riformati italiani
Olimpia. JMorato
La città di Ferrara si distinse, fra tutte le città
italiane, come centro di; riformati, di propaganda
evangelica, e luogo di rifugio pei protestanti stranieri, fra i quali si notano i Soubise, i de Parthennay, il poeta Marot, Jamet, Uberto Laugnet.
Renata di Francia, figlia dì Luigi XII, divenuta
duchessa di Ferrara, perchè sposatasi ad Ercole di
Este, aveva abbracciato le dottrine evangeliche, e,
in quella corte sospettosa e bigotta aveva recato le
più magnifiche doti dello spirito che ella avea attinto alle corti di Francesco 1“ e di Margherita di
Navarra. Renata, non aveva punto esitato, non ostante le diffidenze del duca, a proteggere i riformati, ad accogliere lo stesso Calvino col quale rimase
poi in continua corrispondenza.
Fra quelli che in Ferrara avevano abbracciato il
Vangelo è da notarsi Pellegrino Morato, nomo assai
dotto nelle lettere antiche che già aveva insegnato
in parecchie università. Alfonso d’Este lo volle precettore dei suoi figli. Ma venne allora allontanato
non si sa bene per quale motivo. Dopo parecchi anni
gli amici e ammiratori suoi ottennero il suo richiamo
alla corte di Ferrara. Aveva già allora conosciuto
Celio Secondo Cnrione, che aveva incontrato nelle
sue peregrinazioni. Questi due uomini sentivansi tosto
legati insieme per comunanza di indole e di studio,
e più tardi col vincolo della fede. Curione venuto
pur lui a Ferrara vi dimorò per oltre un anno, e
certo alla sua influenza si deve pure la conversione
di Olimpia, la graziosa figlia di Pellegrino Morato,
già dottissima, e specialmente nelle lettere greche.
Alla stessa Corte di Ferrara si distingueva per l’ingegno e per le virtù la principessa Lavinia della
Rovere, della casa di Urbino, con la quale la giovinetta Olimpia strinse una amicizia profonda rinsaldata dalla comune fede evangelica. Con questa
gentildonna ella ebbe l’ardire di visitare in carcere
Fannie di Faenza, il quale pur troppo non potè essere salvato dalle sue nobili protettrici, poiché dovette salire sul patibolo e le sue ceneri vennero gettate nel Po.
Olimpia, dopo la morte dell’ amato genitore vittima di odiose calunnie, dovette abbandonare la corte
e si ridusse ad una condizione di vita vicina alla
povertà. Ma un giovane tedesco per nome Andrea
Grnnthler che studiava medicina a Ferrara, sotto
la guida dei professori Sinapio, suoi compatriotti e
pure evangelici, amici della famiglia Morato, sposò
nel 1550 Olimpia, la quale dovette tosto esulare e
seguire il marito in Germania. La Chiesa riformata
di Ferrara, intanto, a causa della persecuzione, era
vicina a spegnersi. Molti furono uccisi, e non pochi,
fra i quali i dotti stranieri, trovarono la salvezza
nella fuga. Ma la madre di Olimpia rimase ferma
nella fede, malgrado le persecuzioni.
In Germania Olimpia condusse vita assai agitata
per le continue guerre che desolavano quel paese,
ma era confortata dalla fede e da una continua corrispondenza con gli amici lontani, cioè con Curione,
con Giovanni Sinapio e con la principessa Lavinia.
Sopratutto il primo ebbe per Olimpia il più nobile,
il più puro degli affetti, come ne fa fede questa frase
tolta da una delle sue lettere : « Nessuno mai amò
nè stimò più di me il tuo nobil padre, mentr’ei viveva;
mi è grato ora far riposare questo affetto sopra la
figlia che fa rivivere i suoi talenti e la sua pietà».
■ Dopo non poche vicissitudini. Olimpia si fissò ad
Heidelberga, dove il suo sposo aveva ottenuto una
cattedra di professore di medicina. Ma si approssimava la fine. Olimpia Morata mori nel 1555 a soli
ventinove anni, compianta da tutti i cultori delle
lettere e dalle Chiese riformate di Germania, Svizzera e Francia. Il dolore poi dei suoi amici, e specialmente di Curione, parve inconsolabile. Questo illustre esule ebbe cura di innalzare un monumento
'imperituro al nome della compianta amica con la
pubblicazione dei suoi scritti che ancora rimanevano
(molti perirono nel saccheggio di Schweinfurt, dove
Olimpia ebbe la sventura di perdere la sua biblioteca) ; fra i quali varii dialoghi e lettere in latino
ed in italiano, e alcuni poemi in lingua greca. Fra
le opere che perirono si notano gli studi critici sopra Omero, molte poesie d’argomenti diversi, e i
dialoghi latini e greci, scritti ad imitazione di quelli
di Cicerone e di Platone. ,
Quattro furono le edizioni delle opere di Olimpia,
succedutesi dal 1558 al 1580, la seconda delle quali
con una dedica di Curione ad Elisabetta, regina di
Inghilterra.
La morte di Olimpia nel fiore degli anni fu dunque una grave perdita per le lettere e per la testimonianza del Vangelo. E non senza commozione
si legge il suo epitaffio nella Chiesa di S. Pietro
in Heidelberga, dove venne seppellita ; il quale ricorda ai posteri la sua dottrina, l’elevatezza dell’ingegno, la grandezza della pietà.
Non possiamo meglio chiudere questi cenni che
con le parole del suo illustre biografo, lo storico
Giulio Bonnet : « Olimpia attinse nel passato quella
copia di antiche memorie, che furono il cibo dei suoi
verdi anni e che più tardi s’immischiarono colla sua
fede stessa.
La sua simpatica figura ha due aspetti come la
sua sorte ; essa è una vergine greca a Ferrara, essa
è una matrona cristiana, una Paula, un’ Eustochia
nell’esilio. La sua culla sembra posta sulle rive del
mar Jonio, e la sua tomba in una grotta sacra di
Oreb 0 del Carmelo. Alla sua memoria non manca
nè lo splendere del genio, nè il prestigio della sventura, nè l’aureola di una morte santa ».
)• EtiFieo ^WeynieF
Buona usanza
Tempo addietro, sotto il titolo Cremona, la Luce
parlò della « Buona usanza ». In che consiste ?
Nell’offrire denari per scopi di beneficenza in occasione 0 in memoria di avvenimenti tristi o lieti.
Il signor A. C. di Torino ci scrive in proposito :
« Non è piaciuta l’idea ? La Luce non ne ha più
parlato..., eppure è una magnifica idea da non
lasciarsi cadere ».
E il signor A. C., perchè possiamo « incominciare la rubrica », ci manda il suo obolo, che siamo
lieti di pubblicare.
Dunque :
Sig. A. C. (Torino) per l’opera d'Evangelizzazioné,
in memoria dei propri genitori defunti L. 5,—
IL PAM^OSTBÓ
In questa preghiera il Cristo c’insegna a rivolgerci a Dio, il quale è :
1) Il Padre nostro, a cui dobbiamòirispetto santo :
« Padre nostro che sei nei cieli, il tuo nome sia
santificato ».
2) Il nostro Re, a cui dobbiamo fedeltà perfetta :
« Il tuo regno venga ; la tua volontà sia fatta in
terra come in cielo ».
3) Il nostro benefattore, ai piedi del quale dobbiamo metterci umilmente : « Dacci oggi il nostro
pane quotidiano ».
4) Il nostro legislatore, al quale è necessario che
ci presentiamo con sentimento vivo delle colpe commesse : « Rimettici i nostri peccati, come noi li rimettiamo a coloro che ci hanno offesi ».
5) La nostra guida, su cui abbiamo da tener l’occhio fisso, conoscendo la nostra propria debolezza ;
« Non ci abbandonare nella tentazione ».
6) Il nostro liberatore, da cui l’aiuto attenderemo con « timore e tremore » : « Liberaci dal
male ».
7) Il nostro glorioso ed eterno Signore : * Poiché
tuo è il regno e la potenza e la gloria in sempiterno.
Amen ».
S. E. Burrow.
4
LA LUCE
GaardaDdo attoroo
(Noterelle e Spigolature)
Abbiamo assistito a una sagra di campagna. La mattina funzioni in latino : chi ci ha capito nulla ? — A
mezzogiorno, mangiate a scoppiacorpo. Le donnette
hanno ammazzato fin galline da uova, per far festa ;
e, chi non aveva galline, ha tirato il collo all' unico
gallo stagionatino : doveva esser duretto ! Vino a iosa :
non costa che pochi centesimi il litro, e a molti non
costa nulla. — Dopo pranzo, banda non senza deliziose
stonature, e corsa di cavalli : quattro cavalli montati
da altrettanti trafelati fantini in... manica di camicia.
— La sera, di nuovo banda, palloncini alla veneziana
di fabbrica... paesana, processione, fuochi artificiali,
bevute copiose, nasi d’un bel rosso splendente come
verniciati di fresco. — Mortaretti tutto il santo giorno,
a sazietà.
Ecco come il cattolicismo romano provvede in campagna alla conversione delle anime...
Il prete, la sera, su la piazza se ne stava con aria
giuliva a contemplare i fuochi artificiali, e pareva
pensare con sodisfazione : c Eh ! che belle feste sappiamo far noi ! E come si onora la Madonna ! »
E non aveva badato, il poveretto che ci deve aver
fatto ormai l’orecchio, ai molti * mannaggia alla Madonna > che s’incrociarono tutto il giorno in paese,
perfin nella processione! Anzi nella processione, poiché
uno dei quattro uomini che trasportavano l’altare
portatile col quadro della Madonna a un dato momento
non reggeva a dovere, qualcuno degli altri tre gli
gridò : « Tieni su, p... ca Madonna ! » Storicissimo,
vi preghiamo di crederlo, sebbene davvero paia incredibile.
Se questo è il cristianesimo, non abbiamo difficoltà
a farci turchi.
Sapete la novità ? ^
Gli Agnus dei, quelle tali stiacciatene di cera di cui
la Luce ha già parlato, sono consacrate sempre dal
papa ; ma questa volta il papa li ha fatti consacrare
da un cardinale. Che il papa non volesse compromettersi, perchè gli Agnus costituiscono una dellé migliori patenti di superstizione per la chiesa romana ?
Ma che c’è di più avvilente del veder sia pur un cardinale occuparsi di pezzettini di cera? Non sarebbe
ora di diventar — se non cristiani — uomini per lo
meno, e di lasciar codesti ninnoli e balocchi ai bimbi
non ancora licenziati da balia ?
*
• •
Il corrispondente romano della Libre Parole si meraviglia che a Roma si osservi, come a... Londra, la
domenica. Tra parentesi, la si osserva per modo di
dire... Ma il corrispondente, da la imaginazione eccitabile, se ne meraviglia, e attribuisce questa trasformazione della domenica romana... indovinate un po’
a chi ?...
Sarà meglio, per divertire i Lettori, che riferiamo
testualmente le parole di quel corrispondente :
« Perchè l’Inghilterra vuole così, perchè i protestanti
pretendono così, perchè le Logge l’ordinano. Sotto la
sovranità dei papi, il riposo domenicale non fu mai
imposto a Roma ; sotto l’edile giudeo inglese Nathan,
Roma devo obbedire servilmente ».
Bravo, corrispondente ! E che bell’insalata 1
*
• «
Secondo la Perseveranza.! il nuovo codice di diritto
canonico, che si sta preparando in Vaticano, Si occuperà del potere temporale e degli € equipollenti che
possono sostituire il possesso territoriale ».
Il Giornale d’Italia dubita di questa notizia, e noi
ne dubitiamo con lui. Il papato rivuole Roma, rivuole
almeno un pezzo di territorio : sarà difficile eh’ esso
abbandoni quest’idea che è divenuta ormai un’ idea
fissa.
• m
Questa che abbiamo letta nel Corriere della Sera è
carina veramente, e merita una riproduzione integrale.
. «f^nnanzi al Tribunale civile dì Roma pende da
j. qualche tempo una interessante causa per rivendicazione di una eredità contro la Santa Sede.
Convocato in giudizio come rappresentante della
Santa Sede è il cardinale Merry del Val. La prima
citazione, non potendo, com’è noto, l’ufficiale giudiziario del nostro Tribunale entrare nel palazzo Vaticano, fu dovuta notificare mentre il cardinale usciva
da una chiesa dopo aver assistito ad una funzione
religiosa.
La causa in contumacia del cardinale fu spedita e il
Tribunale emanò una sentenza interlocutoria ordinando alla 8, Sede di produrre l’autorizzazione del Governo italiano ad accettare l’eredità. Il Tribunale venne
così implicitàttiente ad ammettere il principio — nuovo
in giuriprudenza — della rappresentanza della S. S.
in persona del cardinale Merry del Val.
Pubblicata la sentenza, doveva essere notificata al
cardinale e l’avv. Emilio Storoni, che rappresenta l’at
tore, dette incarico della notifica a un ufficiale giudiziario presso il nostro Tribunale.
L’ufficiale giudiziario fece molti tentativi per poter
trovare in Roma il cardinale, ma inutilmente. Nei
giorni scorsi lesse nei giornali che Merry del Val si
trovava ai bagni di Vicarello, presso Bracciano. Allora 1 ufficiale giudiziario ebbe un’idea' luminosa : passando da bagnante si recò a Vicarello prendendo allogìo nello stesso albergo dove abitava il cardinale^
Verso le 12 l’usciere si metteva nella sala da pranzo
far colazione e quando vide che il cardinale si accìngeva a fare lo stesso, si alzò per avvicinarsi al Merry
del Val. E così, mentre un cameriere stava da una
parte offrendo al cardinale l’antipasto, dall’altra l’ufficiale giudiziario gli presentava rispettosamente la
copia della sentenza.
cosa volete? —disse all’ufficiale gìudìziaiio
il cardinale, evidentemente seccato.
Niente — rispose con grande cortesia 1’ ufficiale
— devo soltanto consegnare un atto che la interessa.
E intanto l’ufficiale giudiziario lasciava T atto sulla
tavola, ritirandosi rispettosamente.
Il cardinale con evidente ostentazione non volle
neppure vederlo, ma certo poi qualcuno per suo conto
deve averlo ritirato, tanto è vero che la copia della
sentenza fu rimessa al procuratore del Re di Roma
da un avvocato clericale del nostro foro.
Ora la causa continuerà perchè la sentenza è stata
legalmente notìficata ».
*
* *
In un bell’articolo comparso nel Giornale d’Italia
— a proposito dell’elezione dell’ambasciatore marchese
di San Giuliano a dottore in legge honoris causa ______
si descrive Oxford, la cui università ha onorato il nostro ambasciatore italiano, Oxford c la città del silen
i zio e dello studio » ; e, parlando dì quella gioventù
briosa e studiosa, vi si dice :
« Gii studenti pregano — perchè ad Oxford si crede
anche in Dio — nelle belle cappelle collegiali che eressero i Plantageneti, dove s’inginocchiarono i grandi
britanni che ora dormono il loro sonno cristiano nell’abbazia di Westminster, e dove dai portali, dalle vetrate, dalle absidi e dal coro si sprigiona, in un anelito
supremo verso l’alto, la vecchia fede dei padri, venturieri e credenti ».
L. Trial nella Vie Nouvelle dice che, dopo aver letto
qualche brano delle Vergini delle Rocce del D’Annunzio tradotte in francese da G. Hérelle, non potè andar
più oltre, od esprime questo curioso giudizio : c Ciò
che il p’Annnnzio scrive dev’essere bellissimo in italiano; in francese è piuttosto oscuro ».
Stia pur certo, signor Trial, che è » piuttosto oscuro » anche in italiano 1
+
L’Unione Popolare papalina di Siracusa ridiede addosso a quel Maestro evangelico che i Lettori sanno :
il quale ora nella Gazzetta di Siracusa risponde per
le rime, somministrandole anche una lezioncina non
spregevole di proprietà di lingua e di sintassi. Un
po’ ridicolo tuttavia codesto sfoggio di frasi latine,
francesi, inglesi e tedesche! Ecco un saggio: * Nella
vostra slavata prosa si legge ancora : . La bandiera
nazionale, ufficiale e perciò fregiata dall’intero ben
noto stemma... » Dovevate dire, mettendo la virgola
dopo ufficiale : « fregiata dell’intero bennoto stemma »
perchè il ben noto stemma non è ablativus rei efficientis, ma al più dbl. instrumenti ».
Scusi, non è ablativus rei efficientis nè ablativus
instrumenti, ma genitivus instrumenti. E che c’entra
questo latinorum ? Quanti l’avranno capito ?
*
L’ottimo periodico quindicinale Conferenze e Prolusioni pubblica un’importante conferenza del prof.
C. H. Cornili di Breslavia su « la musica dell’Antico
Testamento ».
«
Non parleremo dell’ incidente tra il Vaticano e la
Russia per la sottoscrizione del terremoto : non ha
molta importanzaesa, più che d’altro, di pettegolezzo.
*
5H *
Più carino invece è l’incidente circa alla redazione
ù^WUfiita Gattolicdf giornale — come ognun sa —
dell’ intransigenza papalina e schiavo del Vaticano.
S’era sparsa la notizia che, andando in riposo il direttore dell’ Unità, gli sarebbe succeduto il direttore
del Cittadino di Genova, che non è modernista, ma
neppur intransigente, bensì un qualche cosa di intermedio tra queste due tendenze estreme. Non lo si fosse
mai detto! L’Unità s’è messa a strillare, protestando
in favore alla propria intransigenza ! Un giornale come
V Unità non potrà mai avere ohe un direttore degno
di lei, cioè supinamente soggetto a Roma papale.
*
Tra le leggi ohe sarebbero andate testé in vigore
nello stato di Nuova York, sono, secondo il Journal,
leggi destinate a reprimere l’indecenza nell’ arte, lo
scandalo nelle notizie dei giornali e specie nei resoconti dei processi, il fumare precoce e l’alcoolismo.
Kdia Penisola e nelle Jsole
FIt ^ ■ - ■■ :------’tT------; } M-----■
Festa del 15 Agosto.
(Enrico Rivoire). Assistere da lontano a una festa,
non è forse talvolta il modo più spiacevole, sopratutto
quando si tratta, come nel caso attuale, di risparmiare
una buona sudata.
Era assai pittoresco, la mattina del 16 corr., vedere
la gente salire lentamente per vie diverse al colle della
Vaccira, in quel di Angrogna ; e nei pomeriggio, lungo
la cresta e giù per i pendii, affrettarsi a valle per paura
del temporale imminente.
La riunione tradizionale, assai numerosa (forse 1500
persone) ma in parte anche un po’ rumorosa, si tenne
sullo storico altipiano che domina due valli e la vasta
pianura piemontese, in conspetto dei monti maestosi,
sotto la volta del cielo, nel siirnzio solenne delle alture.
Dalle 9 alle 11 1J2, sotto la presidenza del pastore
Souher, parlarono, come di consueto, diversi oratori
sopra argomenti di edificazione, di evangelizzazione, di
missione e di storia locale. Poi la gente si divise a
gruppi, si sparpagliò per dare fondo alle provviste e
iniziare quindi, giù per i due pendii del monte, il ritorno verso casa.
Sedata del corpo dei pastori.
(Enrico Rivoire). Il giorno successivo, 17, si adunò
nell Aula Sinodale il Corpo dei pastori, in numero di
oltre 40.
Presiedeva il vice-moderatore Léger, il quale, occupando il posto tenuto per tanti anni da G. P. Pons,
mandò un mesto e reverente salato alla memoria del
sempre compianto moderatore.
I candidati in teologia Enrico Tron e Rinaldo Malan (Sostennero con esito soddisfacente il loro esame
di fede sopra i seguenti argomenti : Autorità delle S.
Scritture, la persona di Cristo, lo Spirito Santo, vocazione personale. Quali testi dei sermoni, che essi dovranno predicare a Pomaretto, furono loro rispettivamente assegnati : Colos. I, v. 10 e 1» Ep. di Giov. V,
ver. 12.
Le Commissioni esaminatrici risultarono composte
così : per la Tavola, i sigg. Enrico Tron, Ernesto Giampiccoli, Davide Jahier e Giov. Maggiore; per il Comitato di evangelizzazione, i sigg. Pietro Chauvie, Giov.
dalla, Mario Falchi, N. Tonrn ; per gli Istituti ospitalieri, j;, Gjraud, B. Gardiol, Emanuele Tron, Stef. Albarin.
S. Giovanni
II 24 corrente sì è iniziato un bazzar o fiera di beneficenza a prò dell’ Evangelizzazione e delle Missioni.
S. Germano Chisone
Abbiamo sott’occhio l’edificante relazione 1908 9 di
questa nostra chiesa, che ha a pastore il sig. Pietro
Giraud. Durante T anno, che si chiuse col 30 giugno
scorso, furono ammessi 32 nuovi membri. I membri
comunicanti (adulti) sommano a 992. Culti ben frequentati. Battesimi 45; matrimoni 4; seppellimenti 24. Alnnni'> 237 alla scuola domenicale. Alunni 327 sparsi
tra le 14 scuole elementari. Il signor Brine ha offerto
alla Chiesa un dono di 100 dollari, in memoria del
proprio matrimonio con la sig.na Monnet.
La relazione termina con queste parole : « Tutti noi
pastore, anziani, membri di chiesa dovevamo attendere a un ufficio ; ed ora domandiamo a noi stessi :
che ahbiam fatto ? La fedeltà nelle piccole cose prova
essa innanzi a Colui che scruta i cuori che noi potremmo essere fedeli anche nelle grandi cose ?... A tutti
quanti noi abbisogna una più intima comunione col
Cristo vivente, per poter ottenere, e come individui e
come Chiesa, la vittoria ch’Egli ha ottenuta ».
Sanremo
(Matueio) Il 1- agosto — giusta la regola di questa
Chiesa che è di avere la Comuniope la prima domenica
di ogni mese — celebrammo la S. Cena del Signore. In
detto giorno avemmo il piacere di ricevere quale membro effettivo della Chiesa il M- Adolfo Baci. Il quale
— cristiano evangelico militante di antica data — era
però rimasto senza definita posizione ecclesiastica dopo
gli avvenimenti di otto anni or sono relativi all’opera
nostra in Sanremo per cui questa cessò di esistere come
denominazione speciale e si fuse con la Chiesa Valdese.
Le attuali condizioni di culto, di liturgia e dì ministero della nostra Chiesa sanremese hanno persuaso il
nostro ottimo ed illustre fratello ad uscire dal lungo
isolamento ecclesiastico rannodandosi, pel tramite della
congregazione sanremese, alla Chiesa nostra. Noi ci
compiacciamo di cuore per questa risoluzione, e diamo
5
LA LUCE
un cordiale benvenuto all insigne iniziatore del repertorio musicale evangelico ed italiano. Ad multos annos !
Ad multa bona ventura!
*
Il caro fratello sig. Roberto Superchi, dopo vari
anni di felice dimora in Sanremo, ci ha lasciati con
1 intera sua famiglia per stabilirsi — per ragione d’impiego — in Locamo. Lo raggiunga nella nuova residenza questa nuova espressione del nostro rammarico
per 1 inattesa partenza, e dei nostri migliori augurii per
lui e per la buona sua famiglia cosi degna di lui.
*
4: 4:
Oltre agli esami di licenza elementare, di cui già
vi occupaste nella Luce riportando la lusinghiera lettera del presidenle della Coinmissione, anche quelli di
compimento, che ebbero luogo sotto la presidenza del
maestro sig. Romeo Cordier, hanno avuto esito felicissimo in modo da meritare il plauso della commissione
stessa. Due soli alunni debbono ripetere qualche prova.
Tutti gli altri furono promossi con elevate classificazioni.
Il Sindaco della città, dando’ ricevuta dei verbali
degli e.sami, si rallegra con calde e simpatiche espressioni con le insegnanti e con la direzione delle nostre
scuole per i brillanti risultati ottenuti.
Torino
Da la Relazione annua dell’istituto degli .Artigia-.
nelli Valdesi «per l’esercizio 1908 » togliamo il seguente
periodo :
^ « Mandiamo l’espressione della nostra vivissima gratitudine ai generosi benefattori che vollero continuarci
il appoggio, sia colle loro sottoscrizioni, sia col
loro lavoro ; ringraziamo i signori D.ri E. Hahn e Luigi
Meiile che con 1 abituale cortesia vollero anche quest anno occuparsi della direzione sanitaria deiristitnto,
come pure l’egregio ingegnere Mucchi il quale gejitilmente consenti a prestarci il suo aiuto nell’ordiuazione
di alcune indispensabili riparazioni del nostro stabile ».
I relatori manifestano la loro sodisfazione circa all’andamento dell’istituto stesso.
JDovadoJa
Leggiamo nel Resto del Carlino: —- « Sono tornati in
paese, guidati dal signor Valentino Klett, vispi e pieni
di salute i bambini che la benefica signora Giuli a Robertson, dimorante a Venezia, manda tutti gli anni
alla cura dei bagni di mare.
Le famiglie dei beneficati ringraziano cordialmente
la nobile signora che tanta simpatia addimostra al nostro paese ».
OLTRE LE A\J\ E I flrtRI 'i
Svizzera
E’ morto Luigi Rochat, notissimo libero pensatore e bevone, convertito ormai da più anni al Cristo,
per le preghiere incessanti della moglie specialmente
— Uno dei delegati scozzesi alle feste calviniane, il
prof. Cowan dell’Università di Aberdeen, ha tenuto a
Ginevra un’importante conferenza su Giovanni Knóx
riformatore di Scozia e discepolo di Calvino.
— A Losanna si è costituita una società, che si
propone di ripubblicare tutte le opere di Alessandro
^ inet, il celebre letterato poeta filosofo teologo evangelico, a cui — prima che a Cavour — si deve il concetto di libera chiesa in stato libero.
— A Meiringen (nella Svizzera tedesca) un bel tipo
di albergatore, a scopo di réclame, fece scrivere sur
un’insegna queste parole di Gesù : « Venite a me voi
tutti che siete travagliati ed aggravati ed io vi darò
riposo ».
Anche i fogli meno scrupolosi han dato addosso al
profanatore, il quale ha dovuto far cancellare la scritta.
Un macellaio di S. Gallo ha lasciato in eredità
L. 1000 a qneU’Unione Cristiana della Gioventù, per
aver avuto al proprio servizio due giovani soci della
medesima, esempi di zelo e di probità.
Francia
La Società francese degli Agricoltori vorrebbe
l’abolizione assoluta dell’ « absinthe » e di consimili
bevande alcooliche.
— Nella sala del « Cinema Barbès » a Parigi (43,
Boulevard Barbès) si sono tenute affollate radunanze
religiose, seguite da contradditori, a cui han preso parte
attiva parecchi noti pastori evangelici.
— Enrico Monnier non sarà il professore, ma uno
dei professori d’esegesi del Nuovo Testamento presso
la facoltà di teologia evangelica a Parigi.
— Persone assai autorevoli, professori di scienze,
ex prefetti, industriali ecc. hanno firmato una petizione
di protesta contro gli arbitrii del governatore di Madagascar oppressore della libertà di coscienza e di culto.
— Le Tenda d’evangelizzazione è ora a Cavaillon, cittadina di 10000 abitanti. Il sindaco ha predetto che
« questa tenda avrebbe costituito per la popolazione
un vero beneficio ».
Spag-na
Barcelona. — Durante i recenti disordini, furono
arsi 37 tra conventi e templi. « I Gesuiti — dice
il Temps opposero resistenza, perchè essi posseggono nella parte superiore del loro stabilimento un
arsenale d armi meglio fornito del miglior arsenale
spagnolo : cannoni, munizioni... e 400 uomini ».
Un giornalista spagnolo, Emanuele Ugarte —
dice « Le Christianisme au XX siècle »— considera
assai rettamente la sommossa di Barcelona come una
esplosione di odii, che — nei paesi cattolici romani
— covano nell’anima delle popolazioni da gran tempo
oppresse sotto il giogo papale :
« La violenza con la quale il popolo s’è spinto al1 assalto dei conventi manifesta l’evoluzione che è per
mutare l’aspetto interno dèi paese. La Chiesa romana
comincia ad essere agli occhi dei poveri la sintesi della
tirannia morale, economica e politica. Opponendo ostacoli all istruzione, impadronendosi delle ricchezze e
facendosi scudo ai potenti, essa si è trasformata nel
più aperto nemico ».
Germania
— Festeggiandosi il centenario di Calvino, l’Università di Halle ha insignito il sig. Boegner, direttore
della Società missionaria parigina, del titolo di dottore
in teologia honoris causa.
Faesi Bassi
(P. C.) Togliamo dal giornale strettamente papista « Koelnische Volkszeitung » : « La Tijd » di
Amsterdam accenna alla diminuzione (relativa) del
numero dei Cattolici nei Paesi Bassi. Negli ultimi 60
anni è stata del 4 per cento. Quel numero dovrebbe
essere al presente di 220000 superiore a quello ch’egli
è in realtà di fronte al censimento del 1839. Le cagioni delle diminuzione sono anzitutto la mortalità dei
fanciulli nei villaggi essenzialmente cattolici, come
pure il fatto che generalmente i contadini cattolici si
sposano troppo tardi per poter avere numerosa progenie. Si cita nn circondario dove la popolazione, sebbene sia per metà cattolica, non produce che la terza
parte delle nascite annue. Lamentasi inoltre che la
gran maggioranza degli impiegati sia evangelica (1)
la qual cosa rende più difficile ai cattolici il metter
su famiglia (I?) Inoltre nelle province abitate da cattolici, i maggiorenti per nascita e per danaro sono evangelici. Non sempre per antipapismo, ma involontariamente, i proprietari impiegano a preferenza, quali
economi od operai, i propri correligionari. Inoltre molti
grandi poderi passano da mani cattoliche in mani
e «angeliche. Si citai! caso d’un evangelico ch’è riuscito
a impadronisi dei beni di 28 contadini cattolici. Colla
diminuzione, dei contadini cattolici va scemando altresi
naturalmente il numero degli operai cattolici ».
Potremmo aggiungere che il celibato forzoso del
clero d ambo i sessi contribuisce potentemente a rallentare l’aumento della popolazione cattolica !
(1) Naturalmente: gli Evangelici sono più istruiti.
N. d. D.
Inghilterra
I.
innalzata a Staten Island (New-York) nel 1658, e ciò
per opera di Valdesi del Piemonte. L’edificio d’un piano
è fabbricato, di travi e pietre. Parecchie volte gl’indiani tentarono di appiccarvi il fuoco, ma i valorosi
Valdesi la difesero e salvarono dalle fiamme. Centinaia
di volte servì di luogo di rifugio agli abitanti dei
villaggi circonvicini.
I Valdesi s’erano stabiliti a Stony Brook, dopo che
per tre volte gl’indiani avevano distrutta l’Oude Dorp
(vecchia città) dei coloni olandesi. Essi furono quindi
i primi a colonizzare in modo permanente Staten Island
ed a fondarci una chiesa cristiana evangelica.
Canadá,
Montréal. — I membri dell’Unione Cristiana della
Gioventù hanno raccolto 1 milione e 600 mila lire per
ingrandire 1 edifizio sociale. Anche cattolici romani
hanno offerto il loro obolo.
Affrica
J. A. Mesnard scrive mll’Rvangéliste : « Il Comitato
della Società Biblica (di Londra) ha risoluto che, dopo
un soggiorno di qualche mese in Algeria e nel Marocco,
10 mi trasferisca a Konakry (Guinea francese), poi, al
più presto, vada per qualche tempo a stabilirmi a
Fouta-Diallon, contrada montuosa meno malsana della
Costa affricana, e quivi — facendo da colportore —
mi metta a studiare le lingue del paese. Certo è che
per far penetrare l’Evangèlo nel cuore degli abitanti
del Sudan, non basterebbe annunziarlo in arabo, è
necessario di recarlo nella loro lingua materna ».
Annam
E’ apparso il 1- numero d’un periodico evangelico,
11 Lien.
ECHI DELLE MISSIONI
Il luogotenente Shackleton, l’eroe del Polo Sud, in
un recente banchetto ha attestato la propria fede
esprimendosi cosi a un dipresso; « Passammo per
momenti tetri e terribili, e quindi attribuimmo la
liberazione a una Potenza a noi superiore. Laggiù, al
Polo Sud, noi credemmo a tale Potenza, e giustizia
vuole che diciamo che ci crediamo anche adesso, dopo
esser tornati sani é salvi in patria ».
Stati Uniti
— I membri comunicanti (adulti) delle Chiese Evangeliche sarèbbe cresciuto, da l’ultimo censimento
ecclesiastico, di 14 milioni.
— Il « Converted Catholic » fa menzione di parecchi anglicani che — fattisi papisti per opera dei padri
Paulisti son ora tornati a resipiscenza ; tra gli
altri sono a ricordare il Lloyd e l’Eubanks.
Che ne diranno il . Duché d’Aoste » e gli altri
organetti papalini ?
fCozioJ. — Nel numero del 28 luglio 1’ « Evening
Telegram » di New York pubblicava una notizia storica del massimo interesse, accompagnata da una
illustrazione che ci presenta la prima chiesa cristiana
Speravamo che qualcuno dei nostri Corrispondenti
avrebbe scritto intorno alla vita del rimpianto missionario Fuhrmann. Nessuno l’ha fatto; e noi ne siamo
veramente dolenti.
— Il capitano Alfredo Bertrand, esploratore d’Affrica
e entusiasta ammiratore e fautore delle Missioni evangeliche dello Zambesi, è stato eletto membro onorario
e corrispondente della reale Società di Geografia di
Londra.
, Valdesi d*America
La Union Valdense » annunzia un’esposizione
nazionale agricola e industriale delle Colonie Svizzere
e Valdesi, che si terrà dal 24 al 26 ottobre presso la
Colonia Svizzera.
Salice piaogeote
(X/l — In seguito ad úna lunga malattia, il Padre
Celeste ahiamava a sè nella giovanissima età di 15
anni la signorina
Maria Liotta
Educata nelle nostre scuole Evangeliche, avea impalato a conoscere il Salvatore, e lo amò teneramente.
La lettura della parola di Dio e le preghiere fatte
durante la sua infermità riuscivanle di straordinario e
visibile conforto. L’annunzio della sua imminente partenza da questo mondo non la turbò per nulla, e negli
ultimi giorni che scorse in mezzo a noi, certa ormai
della volontà del Signore, potè ripetere con accento
sincero queste parole : « Vengo volentieri ».
La sera, del 13 corrente al tramonto del sole, assistita dal pastore, sembrava rallegrarsi della prospettiva
dell’eternità. Fu esortata a ripetere col cuore le parole
dell agonizzante Redentore: « Padre, nelle tue mani
abbandono l’anima mia ». Immediatamente dopo, senza
alcuna alterazione dei suoi lineamenti, senza contrazione di sorta, ma colla pace dei credenti, colla serenità dei ródenti purificati nel sangue del Figliuolo di
Dio, volava alla casa del Padre celeste. Le persone del
vicinato che circondavano il suo letto ne furono profondamente edificate, e poterono avvedersi quanto sia
preziosa nel cospetto del Signore la morte dei suoi
santi. Il più efficace conforto al dolore dei genitori e
della famiglia tutta è la conferma pratica che Iddio
diede, con una cosi bella fine, alla grande verità che
chi vive e crede in Cristo non morrà giammai in -eterno.
[SPEaSi capace dirigere pensione
WBlDHai stieri a Firenze, che parli italiano, fra
morlAOA Si ^ ____M___ ^
fore
inglese. Si richi¡dV¿roTtina7r7f;re¿reV"“"'
Dirigersi alla sig.ra Rochat, 16, Via dei Fossi, Firenze.
6
LA LUCE
Il Celibato del Clero
{Referendum delle Battaglie d’oggi)
(Continuazione vedi numero 34).
Dalla Diocesi di Genova
Signor Direttore,
Ho letto con piacere che nella sua buona rivista ella
con serietà e intenti cristiani, tiene viva la questione
del celibato del clero. Mi permetta perciò di manifestarle al proposito alcuni miei pensieri, che, se, non
m’illudo, non torneranno del tutto inutili. La proposta
di una sottoscrizione di preti anticelibatari, che le fa
un sacerdote pugliese non mi par dignitosa ; di preti
anticelibatari, ve n’è un nugolo certamente ; ma il
numero grande di sottoscrittori, ad animo generoso non
non riuscirebbe certo imponente, perchè potrebbe sempre
sospettare (e chi potrebbe sicuramente sostenere e dimostrare che avrebbe torto ?) che questo gran numero
sia di preti che non son sacerdoti, perchè non han
mai meditato, nè saputo che cosa il sacerdozio sia : la
sottoscrizione cioè proverebbe, per molti almeno, non
la bontà della domanda, ma quanti siano tra noi i preti
senza vocazione ! Vi potrebbero essere, e io non ne
dubito punto, tra i preti anticelibatari, anime vere di
cristiani e di sacerdoti ; ma allora questi, invece di
mandare la firma, farebbero meglio a studiare la que
stione, a esporre i risultati della loro meditazione,
perchè le anime che si interessano alla vita e alla
dignità della Chiesa di Gesù, e debbono tutti interessarsi di cosa tanto necessaria e santa, sentano la verità,
la giustizia e col loro sentimento inducano bAutorità
competente a provvedere. Chè se è vero che l’apostolo
di una idea deve per essa sacrificarsi e cioè non deve
cercare da essa alcun vantaggio personale, lo è specialmente in questo campo, in cui è cosi facile un
motivo inferiore ed è cosi difficile persuadere della
elevatezza degli intenti. Ella ha accennato, e non più
che accennare poteva, varie cagioni buone, ma ha insistito troppo sul lato puramente fisiologico, naturale
della questione. Ora, lasciando altre ragioni, non mj
pare sia buona tattica ; che chi è in alto nella gerarchia, io non dico creda di più e sia sempre^ migliore
di chi è in basso, ma almeno per una abitudine passiva, cieca dello stata quo, che è più-coni6dò,' rispon*
derà certo che ciò che non può la natura debole può
la grazia onnipotente (e nessun cristiano potrà dargli
torto); prenderà, nel migliore dei casi, provvedimenti
disciplinari più o meno opportuni e buoni, ma non affronterà mai la questione nel suo punto essenziale
Tanto più che, come Ella stessa dice, vi sono esempi
non rari di uomini che sanno mantenersi interamente
casti e molti scienziati assicurano che i mali che Ella
deplora non dipendono certo dal celibato I Mi sembra
• quindi far rilevare di più il lato morale.
innanzi tutto ogni uomo, degno del nome," ha il dovere di fare ogni sforzo perchè la sua vita non riesca
inutile alla umanità del cui sangue, spiritualmente e
materialmente, vive. Ora solo una attività e cioè una
fecondità spirituale non comune può giustificare la vita
solitaria del prete ; senza di essa come si potrà sostenere chenonènna vita molto egoista la sua? Perchè
chi non sa quanti dolori, quante preoccupazioni, quanti
sforzi materiali e morali, la vita solitaria risparmi al
sacerdote? Tanto più che la solitudine, col tempo, ottunde in lui, se grande energia di spirito non vi ripari,
la delicatezza di sentimento, la sua capacità di soffrire
e di compatire, che è cosi bella virtù umana 1 e rende
quindi sempre meno gravoso il sacrifizio. E la attività
spirituale non comune non è possibile alla comune
degli uomini, diviene quindi immorale imporla indistintamente a tutta una classe, perchè coll’apparenza santa
tale imposizione vota, nella realtà, meno al sacrifizio
che all’egoismo !
A ciò però rimedierebbe una più oculata e severa
cernita tra chi si presenti per il sacerdozio e un pro^
lungamento di prova dei giovani non tra le pareti di
un seminario, ma nella attività parocchiale, in quel
campo che non richiede necessariamente Vordine sacro,
che è pur cosi vasto e cosi nobile palestra di virtù
umane e cristiane I
E poi il celibato non è necessario perchè questa fecondità spirituale si abbia in tutta la sua pienezza ;
non è esso perla fulgida di cui si vorrebbe privare il
sacerdote cattolico, concedendo troppo alla ignavia dei
nostri tempi cosi fiacchi spiritualmente ? Dacché abusi
resero necessaria agli occhi della autorità ecclesiastica,
col consenso degli animi, di tutti, tale provvedimento,
nella coscienza cattolica generale, chè eccezioni ve ne
sono state già prima d’ora, non è mai caduto dubbio
su la quasi necessità del celibato, per l’adempimento
del ministero sacerdotale ; e dal momento di fervore
mistico, di entusiasmo per il prossimo avvento del regno di Dio dei primi cristiani sino ad oggi, la verginità piena, integra, anche fissa, ha raccolto inni incessanti. Non mi pare dubbio che, se questa esaltazione
è giusta, se la verginità (uso questa parola per indicare che la questione verte specialmente nel lato fisico,
chè la castità più alta dello spirito non è discutibile !)
ha quel valore assoluto che nella tradizione le si dà,
bisogna sostenere il celibato, chè se il suo splendore
deve sublimare la persona, deve certamente in grado
superiore il sacerdote. Ma è proprio cosi alta virtù la
verginità, cosi superiore allo stato coniugale? So che
porlo in dubbio, è cosa grave e che a molti dà odore
di eresia ; ma io dirò il mio sentimento, Ella lo giudichi e, se crederà giusto, mi corregga, chè io desidero
e voglio solo il bene.
A me pare che la esaltazione della verginità sia
stata una esagerazione opportuna, santa per ridurre il
corpo, trionfante sullo spirito nel paganesimo materialista ; esagerazione mantenuta poi per secoli e rinvigorita dalla persuasione non cristiana che la natura
sia piena, impregnata di male, da rinnegarsi quindi
quanto è possibile.
Ma se a noi essa non appare più cosi orribile, se anzi,
come già a Gesù, torna ad apparire la rivelazione via
via più splendida del Padre, la esagerazione diviene
ingiustificata, e, quando sia cosciente, come ormai accenna a divenire, immorale. L’abolizione del celibato
obbligatorio sarebbe un ritorno alla idea cristiana che
è non vivere nel mondo di là, ma sulla terra, per far
trionfare sulla terra il Regno di Dio, e cioè non contrastare 0 rinnegare le leggi che governano la vita terrestre, chè vengono da Dio, ma seguendole, animarle
di un soffio sempre più cristiano, più divino. Perfezione di uomo è, nella idea cristiana, non il vivere a
sè, ma per tutti, uella massima naturalezza, con unione
piena e attiva a tutto ciò che è nella vita bello e buono,
con orrore, che mai non si smentisca, per ogni falsità.
Elevarsi a tale vita è ben difficile per sè, e può esser
perfezione aumentare le difficoltà capricciosamente, difficoltà che in ultima analisi derivano da una concezione
puramente materialistica della virtù ?.-
E’ realmente necessario per la missione sacerdotale ?
Certo le difficoltà che al sacerdote verrebbero da una famiglia sua non sono nè piccole, nè poche. Ma non dobbiamo
noi, confessando religiosi, sacerdoti buoni, pii, constatare dolorosamente che gran parte delle loro energie
spirituali sono assorbite nella lotta dura, continua che
essi devono impegnare e sostenere per conservarsi fedele al voto ? Perchè, e non fa merariglia a chi conosca un po’ la influenza dell’organismo su l’anima, pensieri, immagini lascive, li ossessionano con una acutezza e pertinacia, che li umilia, li turba, li costringe
a diminuire la lororo attività ; ne soffoca la libertà
IN SALA DI LETTURA
Les ModBFnistBS
Un altro libro di data pur recentissima, « Les Modernistes » (1) di Paul Sabatier. Come l’autore lo ha
scritto sul frontispizio, il suo lavoro è una raccolta di
note di storia religiosa contemporanea, redatta colla
competenza e col fine senso di cui pochi come il Sabatier sono capaci. Nulla è sfuggito all’esperto osservatore, dall’ enciclica Pascendi fino agli ultimi tentativi
di individui e di gruppi prò e contro il modernismo
in Italia e fuori.
Pel Sabatier il modernismo, sebbene non ancora un
sistema, è qualche cosa di grandioso, è un fermento
spirituale e intellettuale che certamente finirà col trionfare sopra i violenti vincitori del momento. Il papato
nel fare delle vittime ha scritta la sua sentenza — dal
moto modernista ne uscirà la chiesa rinnovellata, quasi
come il cristianesimo usci dalla sinagoga.
L’autore vede nel modernismo propriamente detto,
molta religiosità e noi condividiamo questo suo apprezzamento, perchè convinti dall’esperienza (2).
Egli sa far risaltare il lato buono nell’opera dei vari
capi scuola del modernismo. Esamina tutto : il lavoro
del Loisy, come quello del Mm’ri — il Rinnovamento
come la Civiltà Cattolica ; la violenza vaticana e la
mansuetudine dei ribelli scomunicati.
Fa poi uno studio pregevolissimo sul concetto di autorità religiosa ed ecclesiastica, che ogni sacerdote dovrebbe leggere e meditare.
Nel mondo civile si è già cambiato radicalmente
l’esercizio dell’antorità, si è mutato anche nella famiglia, perchè non dovrà riformarsi anche il dispotismo
papale ? In fondo al modernismo non vi è solo lo scopo
per distruggere alcune superstizioni o superfetazioni
dottrinali — vi è il bisogno di arrivare presto ad un
concetto più evangelico, più razionale di chiesa. Il modernismo vuole che la chiesa subisca la medesima evoluzione quale per es. l’idea di patria ha già compiuto.
Per il modernista non basta il credere supinamente
come crede la chiesa (formula prediletta del gesuitismo) egli vuole vivere della vita della comunità di cui
si sente parte coefficente, poiché è per la comunità la
; ^messa di Cristo.
‘il Sabatier non si mostra molto ligio ai protestanti,
pure non ci sembra ingiusto, ha 1’ attenuante dell’altissimo valore religioso — cristiano che egli annette al
modernismo (2).
Forse egli è alquanto ottimista in fatto di modernismo : ma noi non possiamo che augurarci che sia come
l’autore crede — ci lusinghiamo anzi che egli abbia ragione, tanto più che sappiamo eh’ egli è uno dei più
profondi conoscitori del mondo modernista.
Hrtai'o Oningardi
Sabatier — Paris
dello spirito, la capacità di amare e di compatire :
virtù necessarie a chi debba reggere anime nella loro
ascensione spirituale ! Si salvano da simile tortura, in
certi casi, alcuni che si buttano a grande attività
esterna ; ma guardando le cose con occhio cristiano, è
tale attività che il sacerdote deve proporsi o non prima
una vita intcriore, libera, alta che gli dia la grazia
di santificare tutto ciò che egli farà, dirà ?
Evidentemente però, tolta dalla suprema autorità
ecclesiastica la legge, non si sarebbe con ciò solo rimediato ai mali ; ad alcuni sì, ma altri minaccerebbero.
Bisogna perciò che primo l’anima siasi cosi elevata,
cosi reso padrone e signore deil’uomo, che il matrimonio
diventi più cristiano nella realtà, nella sua essenza e
non solo ufficialmente ; che la unione profonda degli
spiriti proceda e giustifichi la unionà coniugale, sì che
la famiglia diventi fusione di forze da cui irradi energia,
luce e calore di bontà, e in essa si trovi, secondo la
sua promessa divina, Gesù, essendosi essa formata nel
nome di Gesù. A questo mi pare assolutamente necessario rivolgano il loro lavoro e movimento anticelibatario i preti, perchè esso sia movimento vero di
ascensione cristiana. Quando l’nomo sarà pronto, la
Provvidenza interverrà! Sorriderà qnalcnno a questa
mia fede ? Purtroppo si ! ma, amico mio, gli dirò, se
non credi alla Provvidenza, se non senti che Dio ci
libererà solo quando della libertà saremo degni, lascia
il sacerdozio! Il tuo atto di sincerità gioverà più al
Regno di Dio, di tutti i tuoi gesti sacerdotali, e, se
non dalla Chiesa, sarà approvato da Dio.
Perdoni, professore, e mi creda suo dev.mo
Scu¡. N.
par Paul
(1) Les Modernistes Librairie Fischbaqher.
(2) Non si dimentichi che c’ è Modernismo e Modernismo.
La menzogna
La menzogna è un vizio comunissimo, il più frequente nel mondo, ove spesse volte è tollerato e scusato, quantunque sia uno dei vizi più odiosi. La menzogna è la porta segreta di tutti i peccati ; è il vizio
dei vizi, perchè serve di coverta a tutti gli altri. San
Paolo lo stima peccato capitale, e non già — come la
Chiesa Romana — peccato veniale. Il rinunziare compiutamente alla menzogna non è solo un aprirsi la via
alla santificazione, ma anche alla fiducia e alla comunione reciproca, che deve sussistere tra gli uomini.
Oltramare.
presidenzo àet Comitato
Tutte le corrispondenze e comunicazioni
concernenti la presidenza del Comitato dì
Evangelizzazione, fino a nuovo avviso, dovranno essere indirizzate :
Sig. Arturo Muston
fermo posta
{Torino) ________ Torre Pellice
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
Si eerca pbf scuola
Rivolgersi Direzione della Luce.
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Sludio di sforia e di pskolo
dei Prof. G. Bartoli.
— Aggiungerei anche — notò l’anglicano — che
Gesù combattè i farisei, i quali pure insegnavano la
dottrina di Mosè, ed erano i ministri legittimi della
vera Chiesa di Dio ; e tntto ciò trova un riscontro
meraviglioso nella lotta che noi combattiamo contro
la Chiesa romana. Noi le siamo avversi, non pel vero
ch’essa insegna, ma perchè vuole imporci credenze ed
obblighi che Gesù non ha mai voluto addossarci. Cessi
essa da tale tirannia, e noi le daremo la destra e riconosceremo in lei la grande Chiesa apostolica, nella
quale morirono gli Apostoli Pietro e Paolo, la Chiesa,
se vuoisi, principale, la sorella maggiore di tutte le
Chiese del mondo.
E qui la comitiva ai sciolse. Durante tutta la conversazione, Bice e la madre di lei erano state attentissime, ma non avevano mai aperto bocca, per dire
una sola parola. Quando qùesta fu finita, D. Ottavio
si accostò alla signora Maria, e la pregò di concedergli
una parola da solo a solo colla figliuola.
D. Ottavio e la Bice si ritirarono in un salottino
vicino.
— Mia cara Bice — disse il sacerdote — ti ho chiamata qui perchè debbo domandare da te un sacrifizio, che forse ti costerà assai. Tu mi vuoi bene, non
è vero?
Gli occhi della fanciulla sfavillarono di luce e tutto
il suo volto s’imporporò di rossore.
— D. Ottavio — sciamò — Ella lo sa, l’ha intuito,
se n’è accorto ! Sì, io Le voglio bene, più della mia
stessa vita. Ebbene... faccia di me quello che vuole...
ma non mi chieda il sacrifizio di non vederla jnù !
Non mi distacchi da Lei !...
— Hai indovinato giusto, figlia mia. Questo appunto
voglio da te. Tu mi devi promettere di non frequentare più casa Lincoln, o almeno di venirvi solo quando
saprai io non essere presente.
— Ma perchè? perchè questo ostracismo?
— Perchè, mia dolce figliuola, le male lingue mi
hanno accusato al Santo Uffizio. Sparlano di me e di
te. Di me poco m’importa; ma tu...
Lei ! me Oh ! santo cielo ! — sciamò la giovane
con accento di doloroso stupore. — Ma chi sono quei
mostri ? Me lo dica ! me lo dica ! saprò ben io ridurli al dovere ! Caverò loro gli occhi ! M^ sentiranno ! Ah ! scellerati ! Così si fa a brani la fama^del
prossimo ?...
Il carattere vigoroso e passionale della giovane romana si andava eccitando visibilmente. D. Ottavio procurò di tranquillarla.
Piano ! piano ! Bice mia, ehè ti potrebbero sentire in sala. Quietati, mia cara, non piangere, a tutto
c’è rimedio ! Non dico di condannarti a non vedermi
mai più. Ma è necessario ora un po’ di prudenza. I
miei nemici sono potenti. Sono vigilato, spiato, sospettato di ogni peggior delitto. Dio sa quanto è puro
ed innocente il tuo amore per me... ma gli uomini
sono cattivi... convien evitare anche le apparenze di
male...
— E perchè gli uomini sono cattivi, debbiano noi
pei loro begli occhi renderci schiavi ? Io sono innocente: Ella anche è innocente: dunque di chetarne?
Perchè non si ribella ? Getti via questa sottana ! Chiami
Tribunale i suoi accusatori !... Io non ho paura dei
giudici... non temo, no i carabinieri... lo voglio stare
con Lei : non mi vieti di vederla !... Non mi abbandoni 1 Che ho fatto di male io, perchè mi debba trattrare così?...
E qui di nuovo la ragazza diede in uno scroscio di
pianto.
Il povero D. Ottavio si trovò tremendamente imbarazzato. La Bice non si voleva quietare. D’altra parte,
egli avrebbe voluto evitare di far sapere alla signora
Maria la stolta accusa. Ma non c’era rimedio. Si levò
fuggì quasi dalle mani della ragazza, e corse a chiamare la madre di lei. In poche parole l’informò di
che si trattava. La signora Maria riuscì a mettere un
po’ in pace il cuore della figlia: ma questa, inginocchiata la sera stessa davanti al suo crocifisso fece
due terribili giuramenti : di non amar mai altri che
D. Ottavio e di prendere vendetta dei suoi accusatori.
Il sangue romano bolliva ardente nelle vene di quella
giovane, offesa nella sua fierezza di vergine, inceppata
nei suoi slanci di affetto innocente. L’amore della
fancinlla per D. Ottavio, sotto lo stimolo della contradizione, cambiava natura, da placido diveniva passionale ; da inconscio, invadeva ora a poco a poco le
facoltà superiori della nipote del cardinale. Si verificava ancora una volta il detto del poeta :
« Nitimur in vetitum, tìupidimusque negata »,
per poi finire coll’altro :
« Omnia vincit amor ».
XV.
L’csiglio volontario.
Il giorno dopo la conversazione sopra riferita, D. Ottavio ricevette un telegramma dal cappellano del manicomio di Gardagnana Ligure :
* D. Andrea Foltesi, da nna diecina di anni, ospite
di quella triste casa, era moribondo, ed avendo pienamente riacquistato l’uso della ragione, lo chiamava
a gran preghi al suo letto di morte ».
D. Ottavio conosceva da parecchi anni il Foltesi e
gli era sempre stato amico. Si commosse all’invito, e
non mettendo tempo in mezzo, partì immediatamente
per la Liguria.
Mentre D. Ottavio viaggiava sul treno di Roma-Pisa,
gravi avvenimenti si svolgevano nella Roma clericale
dei Papi. In Vaticano si era venuti a sapere che i modernisti stavano stampando una contro-enciclica, cioè
un opuscolo nel quale, con diabòlica audacia, pretendevano di confutare punto per punto l’enciclica Fascendi.
Questa cosa era cosi inaudita, nuova, incredibile
negli annali del cattolicismo romano, che tutto il Vaticano ne fu sottosopra. É quel che è peggio, si sapeva, gli autori della contro-enciclica essere sacerdoti,
non stranieri, ma italiani, e forse anche romani. Chi
erano essi mai ? Si avevano vaghi sospetti, ma dirlo
di preciso era impossibile. Il segreto velava troppo
bene le loro persone ed anche la tipografia dove fremevano i torchi per metter al mondo quel mostro di
nefanda ribellione agli oracoli vaticani.
Era il secondo giorno dalla partenza di D, Ottavio
per Gardagnana, quando sulle prime ore del pomeriggio, un fattorino della tipografia Signorini, passava, cantarellando, pel Corso Vittorio Emmanuele.
Un monsignore romano suo conoscente di vecchia data,
e un po’ anche suo benefattore, incontrò il ragazzo, e
10 salutò cortesemente. Il giovincello si tolse il berretto e rese con molta grazi? il saluto. Monsignore,
che superava in curiosità quanti prelati erano in Roma,
si fermò a dir due parole.
— Come stai Carletto?
-- Bene, monsignore.
— E la mamma?
— Anche bene, per servirla.
— E la Cattina va sempre alla fabbrica di tabacchi ?
— Sì, monsignore.
— Si porta bene?
— Sì, monsignore.
— E tu, come ti trovi presso il Signorini?
— Così, così. Mi pagano meno male, ma sono più
le imprecazioni e gli accidenti che i baiocchi. Del resto,
suppongo che sia da per tutto così...
— E dove vai ora ?
— Vado a portare queste bozze a D. Ottavio Sinibaldi.
— AD. Ottavio ? Fammi vedere che cosa stampa
l’amico.
— Si accomodi ! si accomodi !
Monsignore aperse la busta e lesse in capo al foglio : * Il programma dei modernisti. Risposta all’encìclica di Pio X : Pascendi dominici gregis ». « Società
internazionale scientifico-religiosa editrice. — Roma
1908 ». In luogo della firma dello scrittore, sei stellette.
Monsignore fu quasi per svenire dalla meraviglia e
dalla gioia. Figurarsi ! Proprio a lui era toccata la
buona fortuna di scoprire l’autore o gli autori dell’empio attentato, la tipografia dove si stampava, e
la Casa editrice che lo pubblicava. Era un vero torno
al lotto. Correrebbe subito dal suo amico e patrono
11 Cardinal Turini, il quale ne informerebbe difilato
il Vaticano. A poco andare, gli sarebbe toccato un cappello rosso.
Prese nota dell’opuscolo, riconsegnò la busta al ragazzo, lo salutò graziosamente, e poi, via a passo di
carica, verso Via Giulia. Ah ! il Cardinal Turini, quella
volta, lo avrebbe baciato in fronte.
Nè s’ingannò punto. Il cardinale fu preso, allo stesso
tempo, da tanta gioia, da tanto sdegno e da tanta fretta
di correre dal Papa, che per un quarto d’ora lo studio
del cardinale si mutò in una gabbia di cento pappagalli arrabbiati. Il cinguettare di quei due, era cosa
saporosa ad udire. Un’ora dopo, il Papa sapeva per
filo e per segno ogni cosa.
Quella stessa sera, il cardinale Sinibaldì stava a recitando un po’ di breviario, quando una lettera del
Vicario l’avvertì che il Papa desiderava di vederlo
immediatamente. Stupì il cardinale a quella improvvisa chiamata, e non glie ne parve bene. Ma non c'era
via di mezzo. Bisognava ubbidire. Fece attaccare la
carrozza, e via pel Vaticano.
Il Papa lo ricevette brusco in faccia ed accigliato.
Gli spiegò in breve di che si trattasse, e come quel
suo ribelle di nipote fosse la vergogna della sua casa
e la disperazione della Santa Sede; non voler più tollerare i suoi trascorsi ed essere risoluto a punirlo con
tutta la severità della legge.
Il cardinale stupì all’incredibile racconto. Protestò
in nome del nipote. Disse che D. Ottavio era assente
da Roma, e si trovava a Gardagnana Ligure ad assistere un moribondo: non essere propriamente modernista lui, e se anche tale, era incapace di scrivere
contro Sua Santità. Darsi di certo un equivoco. Pregò
quindi Sua Santità a mandargli a casa un monsignore
di sua fiducia, per esaminare insieme, se veramente
sullo scrittoio di D. Ottavio sì trovavano quelle malaugurate bozze di stampa.
II Papa rifletté un istante, poi prese rapido la sua
decisione. Voleva andare fino in fondo all’ affare.
Chiamò un monsignore, e lo pregò di accompagnare
a casa Sua Eminenza, il signor cardinale Sinibaldì,
il quale voleva verificare di persona, se nella camera
di D. Ottavio si trovassero le bozze dell’anti-enciclica
modernista, di cui tanto, si parlava in quei giorni. Il
monsignore ubbidì.
Durante il tragitto dal Vaticano a casa, il povero
cardinale fu quasi per morire. Non gli pareva possibile che il suo Ottavio fosse arrivato a tanto... ma la
sicurezza del Papa... l’accusa così circostanziata... Oh !
se fosse realmente così?...
Arrivato a casa, senza nè anche deporre il cappello,
corse col monsignore in camera del nipote. Non ebbe
molto da cercare. Il corpo del delitto, la busta fatale,
stava là sullo scrittoio. Era inutile illudersi, D. Ottavio era uno dei sei autori dell’anti-enciclica ; forse
il principale, forse l’unico. L’audacia di suo nipote
non conosceva confini. Ma no ! non poteva essere !...
era troppo grossa ! troppo incredibile! L’ anti-enciclica era stata stampata dal Signorini : si mandi
per lui, o pel proto... Detto fatto ! Il cardinale ordinò
al cocchiere di andare a prendere in carrozza quel
signore e di non ritornare senza di lui. Pregò intanto
monsignore a voler aspettare.
Il cocchiere durò una buona mezz’ora a far ritorno,
e il cardinale, intanto sofferse pene d’inferno, da impietosire persino il cnore di quel monsignore, ohe
pure non era a lui molto benevolo.
Finalmente, arrivò il Signorini. Richiesto dal cardinale se quelle bozze dovevano andare veramente a
D. Ottavio, o ad altri, rispose fermo che a D. Ottavio.
— Ma mio nipote non può essere l’autore di quell’opuscolo! — sciamò il cardinale.
— Io non so — rispose l’altro — se egli ne sia l’autore, ma io ho avuto l’ordine di mandarle a lui.
— Ma, in nome di Dio, chi sono gli autori dell’opuscolo ?
— Non posso dirlo. Questo è un segreto professionale.
— Ma, almeno, dite dinanzi a monsignore qui, che
mio nipote non c’entra.
— Ripeto che io non lo so. Anzi, in realtà, io non
conosco chi siano i veri autori. Io tratto con terze
persone, che, di certo, non sono capaci di scrivere
cose tali.
Il Signorini partì, e il cardinale si ritirò nella sua
camera. Quella sera non cenò : si coricò tardi : pregò
molto e anche nel sonno ripeteva : Ottavio I Ottavio !
Ottavio!
Il giorno dopo il Papa sospendeva D. Ottavio a divinis,- e gli notificava esser lui incorso nella scomunica. Ciò accadde in un martedì. Il giovedì seguente
D. Ottavio faceva ritorno da Gardagnana Ligure, ed
ignaro di tutto, entrava in casa.
Per fortuna, il cardinale era assente da casa: vi
erano solamente i servi, fra i quali un vecchio che
amava teneramente il suo padroncino. Mentre costui
aiutava D. Ottavio a riporre nei cassettoni la biancheria ohe aveva portata seco, si accorse il sacerdote
che il buon servitore piangeva.
— Che hai da piangere, Filippo mio ? — gli domandò
D. Ottavio.
— Non piango per me. Vostra Signoria, ma per lei !
per lei ! — rispose il servo mentre con una manica si
asciugava una lagrima.
— Per me ? Che c’è di nuovo ?
— Non sa niente! Possibile?
— Che?
— Il Santo Padre le ha tolto la Mesg^ e l’ha scomunicato ! Ah ! perchè stampare quel libro, Ì). Ottavio mio !
(Continua).
8
8
LA LUCE
illHERICilH DEHTIST
Pr. JOHN BIAVA, 2 Quintino Sella, Milano.
Diplomato in Italia, Svissera e New York
X>0Xiti senza placche. Otturazioni, Corone
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e Medaglie d’oro
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Bouchée de Dame.
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