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nno 1Z.3 - n.
22 maggio 1987
L. 700
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ai casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DEI I F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
BIOLOGIA E GENERE UMANO
Cè una scimmia nel nostro futuro?
Il rispetto per il patrimonio genetico della specie umana dovrebbe essere il limite invalicabile della ricerca scientifica - Ne parliamo con i biologi Rita Levi Montalcini e Pietro Comba - Un urgente dibattito da affrontare
C’è un umanoide scimmiesco
che appare all’orizzonte? Stando a sentire l’antropologo Brunetto Chiarelli. pare proprio di
sì poiché — ecco il dato allucinante di questi giorni — in qualche oscuro laboratorio biologico
avrebbero provato a fecondare
una femmina di scimpanzé con
seme umano. Ma come sia andata questa impossibile gravidanza nessuno è in grado di
spiegarlo. Al proposito non esistono pubblicazioni scientifiche.
Per il momento esiste solo il
ragionevole dubbio che la via
delia manipolazione genetica possa arrivare a creare domani
1’« anello mancante ». E su questo dubbio, alcuni hanno divagato prospettando schiere subumane di ’’uomini-scimmia”
che potrebbero essere utilizzati
come banca d’organi da trapiantare o schiavi del genere umano di serie A.
« Non mi sembra di avere
detto cose tanto nuove — ha
dichiarato candidamente l’antropologo Chiarelli al settimanale
’’L’Europeo” —. Negli ambienti
scientifici si sa che esperimenti
del genere sono in corso da
tempo in molti laboratori negli
Stati Uniti e non solo lì (...).
Ho voluto da un lato ricordare
che le distanze genetiche fra uo
mo e scimmia non sono tali da
impedire questo tipo di ricerche... ». Insomma la tesi di Chiarelli è chiara: è tecnicamente
possibile arrivare all’ibrido uomo-scimmia. Esistono delle grosse difficoltà tecniche e soprattutto biologiche, ma sappiamo
come le difficoltà tecniche siano
spesso superabili. A questi livelli di riflessione e di dibattito
sulla scienza non eravamo ancora arrivati.
Sino a ieri abbiamo discusso
anche animatamente, nelle nostre chiese, delle nuove tecniche
di fecondazione che dissociano
Tatto sessuale dalla procreazione. Poi, sull’onda della rigida
presa dì posizione (10.3.1987)
della chiesa cattolica romana su
tutta la materia, la discussione
si è ulteriormente ravvivata. Da
parte nostra, più che attestarci
sulla rigidità dogmatica del principio che l’embrione è già persona umana, abbiamo preferito
sottolineare la sofferenza della
coppia sterile che può, oggi, risolvere il proprio proìjlema ricorrendo alle moderne tecniche
di fecondazione. Abbiamo un atteggiamento di apertura nei confronti di una scienza che deve
essere al servizio dell’umanità.
Sulla fecondazione con un seme
di donatore estraneo alla cop
pia, diciamolo pure, molti tra
noi esprimono riserve così come, su di un altro versante, ci
pare più giusto porre l’accento
sulle possibilità che vanno dall’adozione all’affidamento di chi
è già nato piuttosto che rafforzare una sorta di ’’idolatria” della maternità. Ma mentre si discute tra varie posizioni sulla
procreazione artificiale all’interno della coppia, si è aperto ora
questo nuovo scottante capitolo:
la possibilità di fondere cromosomi e patrimonio genetico di
esseri totalmente diversi.
La storia della manipolazione
genetica è iniziata quando si riuscì a mettere in contatto l’ovulo
e lo spermatozoo fuori dalle vie
genitali femminili. Dal congelamento degli embrioni ai « bambini in provetta » si è arrivati via
via sino all’« utero in affìtto »,
ovvero a donne che, dietro compenso, accettano di essere inseminate artificialmente con l’intesa che al termine della gravidanza il neonato vada alla coppia che ha ceduto gli elementi
fondamentali della vita. Tutte
queste situazioni e tante altre
che con effetto moltiplicatore si
ramificano nella società, sino a
quest’ultima estrema ’’insana
fantasia” di creare un ibrido
uomo-scimmia sollevano nuovi
LUCA 10: 19
Liberi dalla paura
« V’ho dato il potere di calpestare serpenti e scorpioni e tutta la
potenza del nemico ».
Durante il suo ministero Gesù
mandi) in missione, come è riportato dai vangeli, settanta dei
suoi discepoli ad annunziare la
venuta del regno di Dio. Quando essi tornarono gli dissero:
« Signore, anche i demoni ci sono sottoposti nel tuo nome. Ed
egli disse loro: E io vedevo Sa.
tana cadere dal cielo come una
iolgore. Ecco, io v'ho dato il potere di calpestare serpenti e scorpioni e tutta la potenza del nemico, e nulla potrà farvi del male » (Le. 10: 17-19).
La predicazione dell’Evangelo,
in parole e in atti di liberazione, fa affondare il male, la sofferenza e la morte, come dice
Gesù usando un'espressione figurala tipica del suo tempo: «vedere Satana cadere dal cielo come una folgore ». L’annuncio dell'Evangelo del regno di Dio produce liberazione da ogni schiavitù e paura, anche quelle radicate nell'ambito dello spirito e
del cosiddetto sovrannaturale.
La gente credeva, e crede, che
molti mali del mondo: malattie,
disgrazie, catastrofi..., fossero opera di una qualche forza extra,
umana e sovra-naturale, personificata in spiriti maligni e nel
« principe dei demoni », Satana,
che è uno dei tanti nomi che gli
venivano attribuiti.
Gesù non si mette a discutere
di demonologia, cioè se Satana
esiste o non esiste...; per chi ne
aveva paura ed era schiavo della sua paura, le dissertazioni teologiche, religiose o filosofiche
sull'origine del male non sarebbero servite a molto!...; Gesù
sceglie la strada più diretta, più
drastica: Satana non c’è più!, è
caduto definitivamente dal luogo (o daU’ambito) in cui voi pensavate che fosse; è ... decaduto
dal potere nel quale lo mante,
nevate con le vostre stesse paure. Ormai « nulla potrà farvi del
male », solo voi stessi, se lo rimetterete lassù.
Ormai voi potete lottare con
successo sul male, sulle ingiustizie, sulle discriminazioni, ed anche sulle vostre incertezze, sulle
vostre chiusure mentali, sui vostri tabù, sui vostri asservimenti
di ogni tipo. Ormai voi siete liberi: liberi dalla paura, liberi
dall’osservanza di regole e precetti che non capite e che sono
ingiusti perché vi vorrebbero far
sentire colpevoli in auanto non
riuscite mai ad osservarli tutti.
E sareste sempre in debito verso
quelli che ve li impongono e che
si ergono a saggi e intelligenti su
di voi.
I « saggi e gli intelligenti » al
C'è una regola da rispettare nei laboratori in cui si prepara il futuro:
la ricerca sulla procreazione artificiale non può mai diventare un
attentato al genere umano.
tempo di Gesù erano gli scribi, i
dottori della legge, i quali ama.
vano autodefinirsi così. Ed erano
proprio loro che tenevano la gente legata a paure di ogni tipo,
esercitando quello che oggi viene
chiamato un vero e proprio terrorismo psicologico. Ma l’evange
10 di Luca, proprio dopo l’episodio che abbiamo appena ricordato, scrive:
« In quella stessa ora, Gesù giubilò per lo Spirito Santo e disse: Io ti rendo lode, o Padre, Si.
gnore del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose ai
savi e agli intelligenti, e le hai
rivelate ai piccoli fanciulli! Sì,
o Padre, perché così ti è piaciuto. Ogni cosa m’è stata data in
mano dal Padre mio; e nessuno
conosce chi è il Figliuolo se non
11 Padre; nè chi è il Padre se
non il Figliuolo e colui al quale
il Figliuolo voglia rivelarlo. E rivoltosi ai suoi discepoli, disse loro in disparte: Beati gli occhi
che vedono le cose che voi vedete! Poiché vi dico che molti profeti e re han bramato di vedere
le cose che voi vedete e non le
hanno vedute; e di udir le cose
che voi udite e non le hanno udite » (Le. 10: 21.24).
Noi le abbiamo udite: viviamo
ancora nella paura?
Paolo Sballi
problemi etici, culturali, giuridici, filosofici e politici che richiedono una attenzione grandissima. Ovviamente bisogna distinguere, non si possono mettere sullo stesso piano tecniche
di fertilizzazione in vitro con
aberranti esperimenti tesi a modificare la specie umana.
«Sul caso dell’ ’’uomo-scimmia”
c’è poco da discutere o da distinguere — ha dichiarato al
nostro giornale il premio Nobel
Rita Levi Montalcini (intervistata dal nostre collaboratore
Filippo Scroppo) —. Qui si tratta di un progetto ripugnante
perché è contro natura. Su tutta
la questione condivido le opinioni degli scienziati Dulbecco,
Luria, Cavalli Sforza che giudicano l’esperimento privo di ogni
senso scientifico è di fondamento morali ».
In sostanza la domanda che
ci poniamo è questa: fin dove
può arrivare la ricerca sulla
procreazione artificiale? Quali sono le cose che nei laboratori
biologici si possono fare o non
fare? Secondo Pietro Comba, a
cui abbiamo girato gli interro
gativi, biologo dell’Istituto Supe
riore della Sanità a Roma, c
sono esperimenti da non fare
« Tentare l’ibrido uomo-scimpan
zé — dice Comba — è uno sfor
zo tecnologico verso un obietti
vo aberrante. Le risorse della
ricerca biologica non sono Illimitate, occorre indirizzare gli
sforzi verso traguardi che aiutino l’umanità. L’identità umana
non è biologica ma culturale, ciò
che conta è la nostra dimensione etica. Ci sono oggi — continua Comba — problemi urgentissimi da risolvere per i quali la
moderna biologia può dare un
contributo irripetibile e fondamentale, penso al problema della fame, alla salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo, alla
taiomedica applicata ai problemi delle malattie trasmissibili,
alla ricerca sul cancro... ».
L’uomo, nel campo della biologia, ha fatto in questi anni cose
s'^rabilisnti. Altre certamente verranno. Si tratta di vedere se sono realizzazioni a favore o contro l’umanità. «Non tutto ciò che
si può fare in un laboratorio
10 si deve fare — conclude Levi Montalcini —, occorre anche
sapersi fermare e saper riflettere ».
Ciò che è tecnicamente possibile può essere eticamente respinto. Il caso Chiarelli insegna.
Ma per essere in tempo occorre non delegare ai tecnici il futuro del genere umano. La questione è troppo importante per
essere confinata in qualche laboratorio di genetica. Difendere
11 creato e la creatura non è solo scelta di buona umanità ma,
per i credenti, è anche un imperativo biblicamente fondato.
Giuseppe Platone
2
2 commenti e dibattiti
22 maggio 1987
1
AL DI LA’ DELLE AMBIGUITÀ’
Quale ecumenismo?
Anche se si è lontani dall’unità, sono molteplici i livelli a cui si
può operarp per affermare la Parola in una vera ’’comunione dei santi”
EJcumenismo «sì», ecumenismo
«no». Sorge spontanea questa
domanda in coloro che leggono cronache e relazioni con opinionl di articolisti (La Luce
n. 3-4-8) e nel contempo considerano Targomento sotto il profilo della fraternità cristiana indipendentemente dalla intransigenza dottrinaria del Cattolicesimo gerarchico e dell’Evangelismo della Riforma.
L’ecumenismo è un problema
oggettivo di alto interesse, che
non si elimina chiudendosi nelTambito comunitario ecclesiale
(cattolico o evangelico) con il
nobile intento di difenderlo da
possibili corruzioni ed inquinamenti derivanti dal confluire
di cristiani insieme. Il riformato, in tale contingenza, deve essere un cristiano attivo, che ponedla cultùra della sua comunità
a servizio di altri. L’incontro di
cristìanii cattolici ed evangelici,
ogni anno per la settimana di
preghiera, suscita grande entusiasmo non solo tra coloro che
professano Tecumenismo ma anche tra gli indifferenti. La scintilla dell’incontro illumina quell’angolo di spazio e tempo, e
fa trarre auspici per una maggiore apertura fra i due modi
(cattolico ed evangelico) dì vivere il cristianesimo.
E’ vero, siamo lontani dall’unità, infatti il papa Wojtyla, durante la sua visita nella Nuova
Zelanda, pur accettando, per i
canti liturgici della sua messa,
l’accompagnamento di un complesso musicale dell’Esercito
della Salvezza, si affrettò a dichiarare che l’unità tra i cristiani è soltanto dono di Dio ed allo
stato delle relazioni tra le chiese è utopico raggiungerla. Intanto gli anglicani in Inghilterra,
e forse in altri paesi, ritengono
che sia utile almeno il riconoscimento papale. Ortodossi e presbiteriani trattano in commissioni teologiche con il Cattolicesimo di vertice nella speranza
di chiarire argomentazioni bibliche, fondate sulla tradizione,
che malgrado « l’usura », a tut
t’oggi ostacolano una più stretta relazione tra i cristiani.
Ih definitiva si potrebbe costruire ima unità, in modo atipico, ma il prof. Baget Bozzo,
in un suo recente saggio antidogmatico di teologia, osserva
che le aperture ecumeniche non
condurrannò all’unita sino a
quando ciascuna chiesa si pone
come soggetto totalizzante,
quindi in forma egemonica nei
confronti delle altre. I proff.
Baget Bozzo ed Hans Kùng, pur
aperti alla critica oggettiva della
loro chiesa, trattano Tecumenismo con unilateralità, proveniente dalla sacralità della loro ordinazione al ministero, quipdi
legata alla linea verticale gerarchica.
Tra gli evangelici, alcuni, chiusi in un’aristocratica identità,
lanciano anatemi ed avvertimenti ai fratelli ecumenisti illusi,
temendo ima commistione di linguaggio (terminologia inquinata per gli evangelici). Essi non
tengono conto che sono necessarie mediazioni culturali nelle
condizioni del nostro tempo, in
quanto bisogna saper usare una
strategia di lettura per comprendere un testo e compiere una
ricerca selettiva al fine di raggiungere una informazione specifica nel campo dell’ecumenismo. Questo è una via aperta
ad ogni operazione per il futuro
sia in senso orizzontale (come
avviene oggi), sia in senso verticale per una coraggiosa sperimentazione tale da causare effetti, che conducano ad una unità spoglia di condizionamenti
storicistici, e da rendere più
accettevole la diversità.
E’ necessario, pertanto, far
sorgere una cultura dell’ecumenismc attraverso il dialogo, l’ascolto e la lettura della Bibbia,
non per fissare una linea di demarcazione ma per scoprire nello spazio di confluenza dei cristiani un humus fecondo di reciproca comprensione e compenetrazione. Se l’ecumenismo ha
bisogno, per la sua affermazicne, di una cultura propria, de
ve essere diffuso non soltanto
con parole ricche di significato,
che potrebbero risolversi in un
« flatus vocis » (parole nel deserto), ma con azioni comunitarie,
come slancio verso una meta ben
definita, che raggiunga — prima
tappa — l’intercomunione. La
Parola meditata si affermerà
come concentrazione di presenza di Dio tra i credenti cristiani deirunica Chiesa e dell’unica « Comunione di santi », rettamente interpretata senza aggiunte superflue.
In questa situazione generale
vi è il problema dei fondamentalisti toùt court, non amici degli ecumenisti, e quello più grave dei movimenti (apparentemente) cristiani, che associati
con intenti di alta spiritualità
marciano diffondendo confusione di idee in quella parte della
nuova società, che si adagia in
un certo conformismo sinonimo
di voluta ignoranza.
Un contributo notevole è stato apportato alla formazione
della cultura ecumenica dal convegno svoltosi a Roma nel gennaio scorso, organizzato da
Com-Nuovi Tempi e dalla FCEI.
Questo settimanale, come ricordato, ha informato i lettori sulle prospettive dell’ecumenismo,
esaminato dai relatori, i quali
hanno messo in luce le positività e le negatività (ambiguità)
senza poter ancora suggerire
una linea di azione concreta
per lo sviluppo di un’attività
che si riassume nel dettato evangelico « siano una sola cosa ».
Comunque i singoli ed i gruppi
di impegno aU’interno delle comunità debbono imparare che
occorrono molti anni, perché
ciò che appare impossibile diventi possibile.
In un tempo in cui il criticismo religioso emerge in parte
della società e diviene argomento di approfondimento personale e di gruppo, la predicazione
evangelica con fede ed intelletto
deve intensificare l’azione di testimonianza.
G. Cirino
Fondo
di solidarietà
Prosegue la raccolta di fondi
a favore del Consiglio delle chiese sudafricane. Nella foto: il
ghetto nero di Soweto a Johannesburg.
Offerte pervenute neH'aprile 1987 per
il SACC.
L. 225.000: Agape Centro Ecumenico. colletta campo 1986.
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L. 80.000: Giovanna Gandolfo. Rina.
Paolo e Gabriella Grillo.
L. 70.000: Vittorio Ravazzini.
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Totale L. 540.000 — Totale precedente 2.882.049 In cassa 3.422.049.
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A CESARE ...E A DIO
Intervenire nel dibattito sui finanziamenti ecclesiastici, mi mette in difficoltà in quanto solo recentemente
ho seguito attraverso « La Luce » questo dibattito presentato dai documenti di Ribet e Becchino e da pochi
altri interventi.
La prima considerazione che debbo
fare è che gli evangelici valdesi e
metodisti hanno tutti una intelligenza
ed una cultura superiore alla media;
infatti ho faticato non poco a seguire
le argomentazioni presentate con termini non del tutto di facile comprensione. La seconda considerazione è
che le nostre comunità sono composte di membri di alto livello economico.
In Matteo 22: 21, in Marco 12: 17
ed in Luca 20: 25 leggiamo queste
parole di Gesù: « Date all'Imperatore
quello che è deirimperatore, ma date
a Dio quel che è di Dio! ».
Non credo che questa frase abbia
bisogno di commento, ma a maggior
chiarimento leggiamo nella prima lettera dell'apostolo Pietro (2: 13-17):
« Per amore del Signore, ubbidite a
tutte le autorità umane: sia all’imperatore che comanda su tutti, sia ai governanti che egli manda a punire i
malfattori e a premiare quelli che fanno bene... Rispettate tutti, amate i
fratelli nella fede, adorate Dio, rispettate l’imperatore ».
Ed allora ho cercato che cosa ordina oggi « l’imperatore » che ci governa.
Leggo nella Costituzione della Repubblica Italiana aH'art. 31: ■■ La Repubblica
protegge la maternità, l’infanzia e la
gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo »; aH'art. 32: « La
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto delTindividuo e interesse della collettività e garantisce
cure gratuite agli indigenti »; all’art.
38: ■■ Ogni cittadino inabile al lavoro
e sprovvisto di mezzi necessari per
vivere ha diritto al mantenimento e
all’assistenza sociale... Gli inabili ed
i minorati hanno diritto aH'educazione
e alTavviamento professionale. Ai
compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti
o integrati dallo Stato. L'assistenza
privata è libera ».
Dopo questa lettura mi chiedo con
quale diritto vogliamo dallo Stato una
sovvenzione per le nostre opere sociali. Esse sorsero proprio per insegnare allo Stato, qualsiasi governo
esso abbia, come si deve amministrare l'assistenza ai bisognosi ed ai diseredati, per cui il chiedere un aiuto
finanziario significherebbe adattarsi poi
alla « prassi » esistente in tutte le
forme di assistenza statale.
Se poi la Chiesa non ha più la forza 0 la capacità per gestire le sue
valide e meravigliose opere, è meglio
che le chiuda prima di abbassarsi a
questa poco evangelica forma di sussidio che, inoltre, costituisce una violazione al dettato della Costituzione
.< l’assistenza privata è libera ».
Per quanto riguarda la ■ defiscalizzazione», cioè la detrazione dalla denuncia
dei redditi di una somma sino a 2
milioni, non ci si è accorti che molti lavoratori a stipendio fisso e molti
pensionati che non hanno altra entrata, non presentano la denuncia dei
redditi?
Questi come possono detrarre ciò
che vogliono versare alia Chiesa?
Quale garanzia avrebbe io Stato che
quella detrazione finisca nelle casse
della Chiesa?
Inoltre ciò sarebbe una contraddizione con la dichiarazione di non volere contributi statali per il mantenimento del culto, in quanto si verrebbero a sottrarre alle casse dell’erario
proprio quei fondi che si vogliono
drasticamente rifiutare, trasgredendo
quindi l'insegnamento del Maestro:
. date a Cesare quel che è di Ce
UOMO E CHIESA
sto con gentilezza e garbo, esattamente proprio tutto il contrario di quello
che penso io, e di averlo ritrovato con
una simmetria stupefacentemente puntuale, pensiero dopo pensiero, per ogni concetto da Lei esposto. C’è però
un secondo punto, molto più importante del primo, che mi unisce di nuovo
profondamente a Lei: il fatto di essere entrambi, sia io che Lei, credenti
in Gesù Cristo, credenti nel suo messaggio di amore per l’Uomo e nella
sua salvezza, annunciata al mondo e
per il mondo. Vorrei cercare di spiegarmi allora con Lei, esponendoLe i
motivi del mio dissenso.
Vede, la mia fondamentale « inquietudine » dell'essere ■■ credente » oggi
in mezzo al mondo, è di dover esser-,
vare ogni giorno, con un grave senso
di impotenza, l'approfondirsi sempre
più del divario (o forse il suo ab immemorabili permanere) tra l'Uomo e
la Chiesa: il divario cioè tra l'Uomo
lucido, l’Uomo consapevole, l’Uomo
realmente disposto a riconoscere la
sofferenza dei propri fratelli sulla terra, l’Uomo concretamente disposto a
farsi ostacolo al male ed al peccato nel mondo... e la Chiesa (non
una specifica, ma intesa nella generale
accezione del termine) con tutte le
sue fisime di sempre, il suo conservatorismo, il suo sterile tradizionalismo,
la sua cecità, la sua insipidezza. Per un
credente questo divorzio è profondamente triste, perché egli sa che l’Uomo
lucido, l’Uomo disposto a lottare contro il male nella sua vita, non sopravviverà se non con l’aiuto e la forza
di Dio, non potrà resistere al mondo
se non con l’adesione al messaggio
di amore, di liberazione e di salvezze
dato da Gesù Cristo. Ma per cono
scere la Parola di Dio l'Uomo ha bi
sogno purtroppo della Chiesa, ha bi
sogno di diventare « Chiesa » con gl
altri suoi fratelli. La Chiesa invece
tradisce il più delle volte questo Uomo e se ne va per i fatti suoi, drogandosi di insensato spiritualismo
chiudendosi in se stessa, divisa com'è
in una miriade di formazioni religiose
estremamente litigiose tra di loro, ma
tutte accomunate dal fatto di essere
sempre ben lontane e completamente
al di fuori del mondo creato da Dio
In questo nostro secolo, la da Le
purtroppo così poco apprezzata teologia barthiana è in realtà la speranza che noi credenti oggi abbiamo d
gettare un ponte di unione tra la Chiesa e l'Uomo, un ponte che permetta
all’Uomo (che a volte è più intelligente
di quello che crediamo) di conoscere
ed accettare la Parola di Dio e la fede in lui, e che aiuti la Chiesa (accezione generale) a liberarsi finalmente dalla sua cronica stupidità.
Con fraterno affetto.
Alberto Romussi, Torino
sare... ».
E ciò sarebbe ipocrisia!
Edoardo Travi, Savona
BARTH NON E’ ’PAPA’
Caro fratello Daniele Macris,
c'è un punto nella sua lettera recentemente apparsa su « La Luce » (n,
17) che mi accomuna a Lei: l’amore
per la Chiesa Valdese. Ma devo dirLe
che ciò che mi ha maggiormente colpito nel suo articolo è la mia sorpresa nell’aver in esso ritrovato, espo
In quello che è poi diventato il
« caso Barbero » avevo cominciato
col citare la Sacra Scrittura, e sono
stato definito fondamentalista e arretrato teologicamente: mi sono stati citati tanti teologi. Ho risposto che avrei potuto anch’io — modestamente —
citarne tanti altri, ma mi sono limitato a uno solo, e sono stato qualificato come uno che ha bisogno di un
» papa », di un’autorità superiore: uno
che si appoggerebbe alle dottrine
umane e non alla « Sola Scriptura ».
Non era mia intenzione creare tanta
confusione: se ho citato Karl Barth
era per dire che c’è ancora qualche
buon teologo che accetta il pieno evangelo che ci rivela che la Parola è
stata fatta carne.
Per me Karl Barth (o qualsiasi altro)
non è un « papa », non è infallibile:
« i cieli e la terra passeranno, solo
la Parola di Dio resta per sempre ».
Certo, riconosco in Barth un grande
teologo che viveva la sua vita come
credente in Cristo con serena umiltà.
Un giorno durante una predicazione
nel carcere di Basilea disse: « ...dicono che sono un gran professore e
che ho scritto tanti libri importanti;
sarà anche vero, ma ricordatevi che
quello che conta è un solo libro: la
Parola di Dio ».
Barth, allora, si girerebbe nella tomba se qualcuno considerasse i suoi
scritti come regola di fede.
lo, sinceramente, non ne ho la minima intenzione.
Archimede Bertolino, S. Secondo
3
22 maggio 1987
chiese e stato 3
FIRMATA UNA NUOVA INTESA FALCUCCI-CEI
I nuovi programmi
di reiigione cattolica
nelle scuole elementari
La religione cattolica tra le finalità della scuola elementare - Ritorna l’insegnamento diffuso e pervasivo della religione - Cristo e i santi
Mentre aspettiamo che il Consiglio di Stato si pronunci, in
risposta al Pretore di Firenze,
sulla presenza o meno del carattere di costituzionalità del
Nuovo Concordato e delle Intese con la Chiesa Cattolica, che il
T.A.R. Lazio esamini i numerosissimi ricorsi presentati da genitori ed insegnanti sull’ora di
religione cattolica, è bene non
perdere di vista una operazione
di grande rilevanza, passata
praticamente sotto silenzio: quella relativa ai Nuovi Programmi
di religione cattolica nelle scuole elementari pubbliche italiane.
Il 4 maggio scorso è stata
sottoscritta dall’autorità scolastica (leggi Ministro Falcucci)
e dalla CEI (leggi Cardinale Poletti) l’Intesa per il programma
delle « specifiche ed autonome
attività di insegnamento della
religione cattolica nelle scuole
pubbliche elementari ». Il Decreto, ratificato dal nostro Presidente della Repubblica, andrà
in vigore dall’anno 1987/88 in
tutte le classi della scuola elementare.
Il testo (1200 parole circa) è
articolato in tre capitoli: I: Natura e finalità, II: Obiettivi e
contenuti, III: Indicazioni metodologiche.
Fin dal gennaio scorso, venuto a conoscenza della bozza di
questi programmi, avevo potuto esprimere e fare circolare fra
i tecnici le mie perplessità su
alcuni punti che cerco qui dì
riassumere.
E’ affermato a piene lettere e
ripetutamente che « l’insegnamento della religione cattolica
si colloca nel quadro delle finalità della scuola elementare» e
si realizza « all’interno del progetto educativo della scuola ».
Ora, questa collocazione all’interno del progetto educativo, in
un momento in cui ci battiamo
perché le due ore di religione
siano respinte in orario aggiuntivo, fuori dall’erario di tutti gli
iscritti, ci sembra una beffa.
Questi termini « finalità » e « all’interno » ci fanno venire in
mente — ed è forse questo l’obiettivo della CEI e del Ministro — che il progetto educativo
a cui tendono i Nuovi Programmi della scuola elementare sia
monco, parziale se non si include nel curricolo dello scolaro
anche l’insegnamento religioso
secondo la dottrina cattolica.
Un vero pasticcio all’italiana se
si considera che nella Premessa
ai Programmi (D.P.R. 12.2.1985)
è detto che la scuola di Stato
« non ha un proprio credo da
proporre né un agnosticismo da
privilegiare ». In tutto il testo
si parla della necessità che il maestro sappia cogliere la dimensione religiosa nell’esistenza e
nella storia. La Conferenza Episcopale Italiana avrebbe dovuto
con coraggio precisare che essa
vuole che gli alunni iscritti alle due ore di religione confessionale scoprano solo la dimensione religiosa cattolica, riducende così la visione della vita a
canoni dogmatici, parziali e confessionali. Ma su questi trucchi
che portano a giocare all’imprecisione, i compilatori del testo
sono abilissimi. E qui nascerà di
nuovo una gran confusione: secondo il testo dei Nuovi Programmi (D.P.R. 12.2.1985) sono
tutti i maestri (anche quelli
che non si dichiarano disponibili all’insegnamento della religione cattolica), che sono tenuti a
riconoscere « il valore della realtà religiosa come un dato storicamente, culturalmente e moralmente incarnato nella realtà
sociale in cui il fanciullo vive ».
C’è da temere che in forza di
questa confusione fra attenzione al fatto religioso richiesto
a tutti i maestri e lo sviluppo
della dimensione religiosa richiesta dai Programmi di religione cattolica ci ritroveremo di nuovo una gran fetta di
insegnanti che « fonderanno e coroneranno » la loro opera educativa secondo le direttive della religione cattolica.
Nel testo appare la solita questione che ci fa dire che lo spirito ecumenico non alligna nelle
menti di certi cattolici: essi parlano di « messaggio cristiano »
avocando alla loro cattolicità
tutta l’ortodossia della testimonianza evangelica. Essi, in altra
parte del testo, rivendicano di
poter rispondere a tutti i grandi perché della vita (« la nascita, la vita, la morte, l’amore, la
sofferenza, il futuro dell’uomo »).
Come si fa a essere convinti
delle loro buone intenzioni quando parlano di « dimostrare rispetto nei confronti delle persone che vivono scelte religiose diverse o che non aderiscono ad alcun credo religioso »?
E’ un « rispetto di sopportazione » o un rispetto che nasce
dall’amore in Cristo?
I contenuti religiosi da proporre ai bambini dai 6 agli 11
anni ci stupiscono quasi per il
loro carattere riformato: è un
riferimento continuo alla Parola
di Dio e al Cristo: « uomo tra
gli uomini, partecipe della storia
e della vita del popolo ebraico,
Gesù porta a compimento con le
sue opere e le sue parole le promesse di Dio a Israele; si manifesta Figlio di Dio e Salvatore
e introduce al mistero trinitario
di Dio ». E la Madonna? Se ne
parla una volta soltanto e in posizione marginale, insieme a « S.
Benedetto, Santi Cirillo e Metodio patroni d’Europa (la dimensione europeistica dell’insegnamento!) S. Francesco e S. Caterina patroni d’Italia, altre figure di Santi, particolarmente quelle locali e di testimoni viventi ».
Ma la centralità dì Cristo è gravemente compromessa da una
visione parziale e accomodante
della sua figura: egli è sottolineato come « amico dei piccoli e
dei poveri, va incontro a chi
soffre e a chi ha bisogno di perdono ». Non possiamo non scorgere una ennesima operazione
occulta tendente a ricercare e
trovare il consenso di tutti, senza disturbare le coscienze e senza mettere in crisi Tindìviduo e
la società.
UNA MOZIONE DEL M.C.E.
Obiezione di coscienza
aii'insegnamento
della religione
I partecipanti al Convegno del
Movimento di Cooperazione Educativa: « Laicità e valori educativi nella scuola oggi », svoltosi a
Torino nei giorni 7, 8, 9 maggio
1987,
preso atto criticamente della
vigente normativa che, in conseguenza alle norme concordatarie,
impone la presenza curricolare
dell’insegnamento religioso cattolico, constatata, dopo un
anno di contrapposizione tra
insegnamento confessionale e
realizzazione di attività cosiddette alternative che ha creato
disagio anche tra i docenti disponibili all’insegnamento della
religione cattolica, l’inaccettabilità sul piano civile ed educativo
delle forme di separazione e discriminazione che si sono verificate sia tra alunni, sia tra docenti,
ribadiscono che la scuola laica,
che deve essere scuola del dialogo e del confronto critico, non
può farsi in alcun modo portatrice di confessioni o ideologie;
auspicano il superamento di
ogni regime concordatario in modo che si realizzi definitivamente la separazione dello Stato
dalle chiese e della Scuola dalle
chiese.
Richiedono che le forze politiche e sindacali, le associazioni di
docenti e genitori, gli organi collegiali, si adoperino con forza e
decisione per ottenere una profonda revisione dell’Intesa tra il
Ministro della Pubblica Istruzione e la Conferenza Episcopale
Italiana, al fine di collocare l'insegnamento della religione catto-_
lica al di fuori dell’orario e dei
programmi scolastici, rendendo
in tal modo pienamente facoltativo il diritto ad avvalersene (in
analogia con la Legge n. 449 che
regola i rapporti con le chiese
rappresentate dalla Tavola Valdese).
Ritengono infine assolutamente indispensabile eliminare la pesante ipoteca confessionale sulla
scuola materna che attualmente
costituisce una forma di condizionamento precoce e traumatizzante per i bambini, in contrasto
con ogni serio principio pedagogico e con le stesse acquisizioni
della psicologia infantile, in conformità con gli stessi Orientamenti ministeriali.
Propongono al Movimento di
Cooperazione Educativa di farsi
promotore di una iniziativa che,
qualora tale revisione non sia attivata in tempi brevi, indichi l’obiezione di coscienza come l’unica risposta possibile per genitori,
insegnanti e studenti ad una imposizione che contrasta in modo
violento i diritti dei cittadini e
la deontologia professionale dei
docenti.
FINANZIAMENTI ECCLESIASTICI
Vlllasecca: un no deciso
« L’Assemblea di chiesa di Villasecca del 3 maggio 1987,
— dopo un ampio esame sul
problema 8 per mille, defiscalizzazione, INVIM, avvenuto a livello di riunioni quartierali, che
hanno registrato la stragrande
presenza dei membri di chiesa,
— dopo un ulteriore esame avvenuto nel corso dell’Assemblea
stessa,
■— ribadendo ohe la chiesa si
regge da sè nello svolgimento
della propria vocazione nel campo della predicazione, istruzione
e beneficenza,
— a causa della evidente incompatibilità tra le istanze di
cui agli artt. 46, 47, 48 della Legge
n. 222/1985 e la posizione assunta dalla Chiesa valdese noi suoi
rapporti con lo Stato italiano,
stabilita nella Intesa tra la Chiesa valdese ed il Governo italia
no.
— respinge la proposta di una
eventuale estensione di ta’e normativa alla Chiesa valdese ».
Questo odg è stato votato con
un solo voto contrario.
Rorà: permane l'incertezza
Numerosi interventi ed un vivace dibattito hanno caratterizzato l’assemblea dì chiesa riunitasi il 26 aprile per decidere sui
temi dell’otto per mille, della
defiscalizzazione e dell’esenzione
dairiNVIM. Toccando sia pure
in parte il tema della defiscalizzazione, la discussione è rimasta peraltro ancorata al tema
del finanziamento pubblico alle
attività della chiesa ed è stata
caratterizzata da prese di posizione divergenti. Una votazione
in merito ha dato il seguente
risultato: 5 contrari, 4 favorevoli e 6 astenuti; quindi pensiamo che una vera e propria decisione si dovrà prendere al prossimo Sinodo.
L’ultimo appunto di perplessità e di « sano sdegno » ci viene dall’ultima parte del testo
laddove c’è l’invito (che diventerà per le vie gerarchiche imposizione!) a fare in modo che
« lo specifico insegnamento di
reiigione cattolica trovi coordinamento formativo con gli altri
insegnamenti del curricolo primario ». Questo invito al coordinamento ci sembra far rientrare dalla porta ciò che avevamo cercato per decenni di
buttare dalla finestra: Tinsegnamento diffuso e pervasivo della
religione cattolica apostolica romana nello svolgimento delle attività scolastiche.
Questi sono pochi appunti affrettati per interpellare alla vigilanza chi crede nella necessità
che la scuola sia luogo di incontro e di dialogo per tutti e non
30lo cassa di risonanza per l’ideologia cattolica.
Cosa ne pensa G. E.
Franco Calvetti
Anche la rivista Gioventù
Evangelica (n. 104) affronta il tema dei finanziamenti pubblici alle chiese. Così scrive Samuele
Bernardini: « Ci pare che un’eventuale estensione della legge
222/85 alle chiese valdesi e metodiste si configurerebbe comunque come finanziamento pubblico
al culto, indipendentemente dalle intenzioni delle chiese, e non
si può quindi né chiedere né accettare. Non per questo si tratta
di rifiutare ogni finanziamento
pubblico. Bisogna rifiutare quelli
che abbiano un evidente carattere privilegiarlo (solo alle chiese
e a nessun altro), come la legge
222I&5. Si può invece cercare di
aumentare le convenzioni tra
opere e strutture pubbliche o cercare finanziamenti destinati a sostenere precise iniziative a carattere sociale, assistenziale o
culturale: questo tipo di finan
ziamento è più chiaro perché decentrato e articolato sul territorio, con un rapporto diretto tra
opera ed ente erogatore del finanziamento pubblico.
Perché, infine, tutta questa nostra insistenza nel rifiutare ogni
privilegio per la chiesa? Non è
questa una posizione ormai superata o da superare? Ebbene,
non lo crediamo. Una chiesa senza privilegi è una chiesa più libera, in ogni situazione. Tanto
più, finché lo stato italiano riserverà alla chiesa cattolica quel
"trattamento di favore" che ben
conosciamo, e non è tanto e solo
una questione di quattrini, una
ferma posizione contro i privilegi
ecclesiastici sarà un aspetto, certo non il solo e forse non il più
importante, della ricerca di una
maggiore fedeltà evangelica della
chiesa e di una maggiore laicità
dello stato ».
4
4 ecumenismo
22 maggio 1987
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SCHEDA
SUD AFRICA
Le chiese protestanti La parola fa paura
in Germania
La Germania è considerata la
patria del protestantesimo e ancora oggi una delle sue roccaforti. Nonostante l’evoluzione
della società e l'attenuarsi delle
differenze confessionali, rimane
sempre viva nel popolo tedesco
l’impronta del periodo storico
della Riforma protestante che fra
il 1517 e il 1555 vide raffermarsi
di un vasto movimento religioso
popolare e di una radicale trasformazione della chiesa.
Oggi ancora, complessivamente, i tedeschi protestanti sono circa 40 milioni, pari al 52% della
popolazione tedesca totale. Considerando la divisione ipolitica
fra le due repubbliche tedesche,
abbiamo i seguenti dati: nella Repubblica democratica tedesca
(RDT), su 17.100.000 abitanti il
60% circa si dichiara protestante
e il 10% cattolico (il resto si
dichiara senza religione); nella
Repubblica federale tedesca
(RFT), su 62.061.000 abitanti il
49% è protestante, il 44% è cattolico. Già questa sproporzione
tra i due stati tedeschi è un dato
importante che spiega, per esempio, il diverso peso che ha, per i
cattolici e per i protestanti, il
problema delle due Germanie.
La Riforma protestante, che si
fa convenzionalmente cominciare con il 31 ottobre 1517, è stata
un movimento religioso a base
F>opolare, inteso a rinnovare la
chiesa rendendola maggiormente conforme al dettato evangelico. La Riforma della chiesa, tuttavia, fu attuata solo in una parte della Germeinia, che rimane
così un paese confessionalmente
diviso, dove a un jzrotestantesimo
egemone, soprattutto neH’800, ha
fatto riscontro un cattolicesimo
tenacemente radicato in alcune
regioni e politicamente organizzato: fino all’epoca attuale che
vede le due confessioni stabilizzate in un regime di reciproco
riconoscimento. La situazione attuale discende dalle vicende storiche della regione. La pace religiosa di Augusta nel 1555, che
pose fine alla guerra tra i principi cattolici e quelli luterani di
Germania, garantiva a ciascun
principe il diritto di decidere la
fede della chiesa nel proprio territorio. La pace di Vestfalia, nel
1648, che pose fine alla guerra dei
trent’anni, garantì lo stesso diritto ai principi riformati (calvinisti). Nel 1817, per celebrare il
terzo centenario della Riforma,
il re Federico Guglielmo II di
Prussia decise l’unione delle chiese luterane e riformate in Prussia in una sola chiesa evangelica,
la Chiesa deH’Unione. Altre unioni di chiese vennero create in altri territori per salvaguardare la
coesistenza tra luterani e riformati. In questo cammino storico si situa la formazione della
Chiesa Evangelica Tedesca (EKD)
che comprende chiese luterane.
chiese riformate e chiese dell’Unione. Fino al 1968 l’EKD comprendeva sia le chiese della Repubblica federale che quelle della Repubblica democratica tedesca. Successivamente queste ultime formarono una propria federazione.
Le chiese sono tuttora organizzate su base territoriale (Landeskirchen), strutturalmente indipendenti, di regola presiedute
da vescovi o presidenti o « praeses », secondo i Laendem: tutte
le cariche sono elettive e sottoposte a verifica da parte degli organi collegiali o sinodi. Queste chiese, luterane, riformate o dell’Unione, sono poi membro della
EKD; ne fanno parte anche le
chiese luterane riunite in una
propria federazione (sigla tedesca
VELKD).
Mosso dalla Riforma, il protestantesimo tedesco si è sviluppato in una serie di movimenti
culturali e religiosi che spesso
hanno inciso sulla realtà quotidiana e sul costume tedesco, come l’importanza del canto e della
musica e la conoscenza diffusa
della Bibbia: così il pietismo del
17° secolo, il movimento missionario, un illuminismo rispettoso
della religione, le opere sociali
del 19“ secolo e, infine, la resistenza al nazismo della chiesa
confessante. Le chiese istituzionali non sono infatti la sola realtà ecclesiale, né forse la più importante, a cui il protestante tedesco fa oggi riferimento: esistono numerosissime organizzazioni
con scopi particolari, formate
dalla libera associazione di protestanti o di gruppi, che non dipendono dalle chiese. Fra queste organizzazioni menzioniamo
quella del « Kirchentag » (Congresso di chiese), che convoca
ogni due anni grandi raduni di
massa; le Accademie evangeliche,
che si dedicano soprattutto alla
formazione dei laici; l’Evangelischer Bund (Lega evangelica)
che affronta i problemi teologici
confessionali; inoltre, opere di
grandi dimensioni come il « Gustav-Adolf Werk » per la promozione culturale o « Brot für die
Welt » (Pane per il mondo) per
l’assistenza al Terzo Mondo. E
una miriade di gruppi, unioni, leghe e associazioni per i più diversi scopi umanitari, educativi,
assistenziali, culturali.
Contro il nucleare
(nev) — La Chiesa battista di
Torino (via Passalacqua), riunita in assemblea il 15 marzo scorso, ha votato una mozione in
cui invita le chiese battiste italiane, le chiese costituenti la Federazione delle chiese evangeliche in Italia e tutte le comunità
che confessano il nome di Gesù Cristo a concretizzare la propria dichiarazione di fede in un
impegno responsabile di condanna della proliferazione delle armi nucleari, dello scudo
spaziale (SDÌ) americano e di
Liberato il pastore Bill - Rimane l’ansia per
le migliaia di persone ancora in carcere
ca e la protestante, sono, nella
RFT, il secondo datore di lavoro
in ordine di grandezza, dopo le
amministrazioni pubbliche. Somme ingenti sono spese all’estero,
nell’aiuto ai paesi in via di sviluppa.
Essenziale è anche il contributo dato al protestantesimo dalla
teologia tedesca. L’insegnamento
si svolge nelle università di stato
ed è scientificamente molto libero. Le chiese poi curano la formazione pastorale dei licenziati
dalle università.
Sul piano dei rapporti ecumenici, dopo la prima visita del papa Giovanni Paolo II in Germaniaj nel novembre 1980, nuovo
impulso è venuto dalla, costituzione di una Commissione ecumenica nazionale di cui fanno
parte la Conferenza episcopale
cattolica tedesca e il Consiglio
delle chiese evangeliche tedesche
e a cui partecipa il Segretariato
vaticano per l’unità dei cristiani.
Il 22 gennaio 1986 la Commissione ha presentato un documento
in cui si afferma che le professioni di fede e gli anatemi reciproci del tempo della Riforma
erano viziati dal clima polemico
di allora; molti di essi sono oggi
superati e hanno perduto il loro
effetto di divisione tra le chiese,
anche se con ciò non si sono
già pHjste le basi per una piena
comunione ecclesiale, in quanto
sulla materia di alcuni di essi
non si può stabilire alcun accordo. Fra questi la mariologia,
la venerazione dei santi, il celibato, i voti monastici, i dogmi
proclamati nel XIX e XX secolo
(dogmi mariani e infallibilità papale). In pratica i due mondi ecclesiastici, cattolico e protestante, continuano a presentarsi con
una forte identità distinta e non
si può parlare di un superamento
della situazione confessionale.
(nev)
Dopo quaranta settimane esatte di carcere, è stato finalmente
liberato il pastore Jean-François
Bill, moderatore della Chiesa
evangelica presbiteriana del Sud
Africa.
Incarcerato in base alle leggi
dello stato d’emergenza, il pastore Bill non ha mai potuto
comparire davanti ad un tribunale, anche perché contro di lui
mancavano precisi capi d’imputazione. Pare che a determinare
questa incarcerazione del tutto
arbitraria sia stata la pubblicazione, non autorizzata, di una
liturgia per il culto. Ma si tratta proprio solo di un’ipotesi perché, appunto, nulla gli è stato
notificato. Anche la sua scarcerazione è avvenuta senza alcuna
parola di spiegazione.
Probabilmente ha avuto in questa vicenda un certo peso la
campagna di solidarietà intemazionale promossa a suo favore.
Nello scorso mese di marzo anche il Moderatore della Tavola
Valdese aveva inviato a Pieter
Botha una lettera nella quale
chiedeva « l’immediata liberazione del pastore J.F. Bill e di tutte le altre persone che soffrono
un’ingiusta detenzione ».
Pur essendo uscito dal carcere
rimangono però per il pastore
Bill grosse Mmitazioni: non può
scrivere articoli su alcun ^ornale, non può pubblicare libri,
non può prendere la parola in
pubblico, salvo che per predicare nella sua chiesa a Doornf ontein
(Johannesburg). Inoltre non può
lasciare il distretto di Johannesburg senza autorizzazione da
parte della polizia. Ovviamente
gli è stato ritirato il passaporto.
Egli si trova quindi in una situazione simile a quella di un arresto domiciliare.
Quattro considerazioni possono
essere fatte. La prima è che una
campagna di mobilitazione dell’opinione pubblica può effettivamente conseguire dei risultati,
sia pure parziali. Per questo non
è inutile adoperarsi in tale direzione. Per chi è lontano da
certe situazioni drammatiche
quello delle lettere di solidarietà
è uno dei pochi strumenti a disposizione. Vale la pena servirsene!
La seconda considerazione è
che il governo razzista sudafricano non può ignorare l’opinione
pubblica. E’ uno stmmento di
lotta nonviolenta. Non bisogna
avere paura di servirsene!
La terza è che se il pastore Bill
è stato liberato, molti, moltissimi
altri, continuano a rimanere in
prigione. Tra questi c’è anche il
segretario generale della conferenza episcopale deU'Africa australe, padre Smangaliso Mkhatshwa; ma di tanti altri, laici, pre
ti, pastori, credenti, non creden
ti, adulti, bambini ecc. non conosciamo i nomi. Molti di loro,
oltre alla disumanità della vita
carceraria, conoscono tortura,
maltrattamenti... Pochi di loro
possono contare sulla solidarietà
al di fuori delle mura del carcere ed essere sostenuti ed incoraggiati nella loro resistenza.
Per queste migliaia di persone,
a noi sconosciute ma a Dio ben
conosciute, l’unico nostro strumento è quello della preghiera
d’intercessione. E’ uno stru
mento che mette a nudo la no
stra impotenza, ma che aneli,
lascia spazio alla potenza di Dio
Non servirsene sarebbe un peccato d’incredulità.
Infine, il governo di Botha impedisce al pastore Bill di parlare.
Esso teme la parola. La parola
fa paura. E’ sempre stato così,
e sarà sempre così. Ogni dittatura, in ogni tempo, ha sempre
avuto paura della parola, e ne
ha voluto negare la libertà. Le
chiese protestanti sono le chiese della parola e per noi la parola è con la « P » maiuscola.
L’abbiamo sempre tenuto presen
te, l’abbiamo sempre capito?
Luciano Deodato
CHIESA BATTISTA DI ALBANO
Oltre la «Syntax Error»
Finanziariamente le due chiese
si reggono mediante la tassa ecclesiastica (Kirchensteuer), versata volontariamente dai contribuenti come percentuale dell’imposta complessiva sul reddito.
Queste somme vengono spese
non solo per il culto e, più in
generale, per la cultura religiosa,
ma anche per l’assistenza, per la
quale tuttavia sono previsti ulteriori contributi da parte dello
stato. Le due chiese, la cattoli
TORINO ■ CHIESA BATTISTA
analoghi progetti all’Est, « formulando sfide autentiche che siano di superamento dell’antiquata istituzione della guerra come
mezzo necessario di pace tra i
popoli ». La mozione dichiara la
denuclearizzazione dell’area in
cui è edificato il tempio e altri
locali della chiesa battista di
Torino, chiedendo nel contempo
al Consiglio comunale di Torino di dichiarare denuclearizzato il proprio territorio, sull’esempio di altri comuni del Piemonte.
La cooperativa «Syntax Error»
è nata nell’ambito della cosiddetta « area omogenea della
dissociazione » del carcere romano di Rebibbia, con cui la
chiesa di Albano ed altre chiese
sono in contatto da tempo. Sono soci della cooperativa, fra
gli altri, Roberto Vitelli e Maurice Bignami. Vicepresidente della cooperativa è Elda Troiani Vitelli, madre di Roberto e membro della nostra comimità. Lo
scopo della cooperativa, che si
occupa di informatica, è quello
di aprire spazi per un reinserimento nella società dei detenuti dell’area della dissociazione
dal terrorismo, sia attraverso il
lavoro interno al carcere che
attraverso le possibilità di lavoro aH’esterno del carcere offerte dalla riforma carceraria
(art. 21 della riforma e « semilibertà»). La cooperativa ha iniziato a lavorare in mezzo a molte difficoltà ma con serietà ed
impegno, tanto che il bilancio
del 1986 è stato chiuso in pareggio.
La solidarietà delle nostre
chiese e di alcune singole persone ha portato a raccogliere, a
tutto il 1986, la somma di L.
3.300.000. Di queste, L. 2.300.000
sono state versate a dicembre
1986, e il restante milione nei
primi mesi dell’anno corrente.
La cooperativa ha utilizzato il
dono per l’acquisto di « softwa
re » e « hardware ». Con questo
si conclude la nostra campagna
a favore della « Syntax Error »;
ma è nostra intenzione proseguire l’impegno di solidarietà con
i carcerati. Per questo ci permettiamo di sottoporre alla vostra
attenzione un nuovo progetto,
per noi più impegnativo, non
solo setto il profilo finanziario.
Anche per effetto della legge
sulla dissociazione — approvata recentemente dal Parlamento — si apre infatti per molti
« dissociati » la possibilità di un
lavoro esterno nelle ore diurne,
con ritorno al carcere la sera.
Ovviamente la cooperativa «Syntax Error » può assumere un limitato numero di detenuti, e si
pone il problema di trovare un
posto di lavoro per molti altri.
Con la situazione di disoccupazione in cui viviamo, non si
tratta di un obiettivo facile, anche perché molti datori di lavoro hanno timore di assumere
un detenuto. Da parte nostra
abbiamo quindi pensato di tentare il possibile per assicurare
un posto di lavoro almeno a un
detenuto, e abbiamo trovato una
parziale disponibilità nella cooperativa editrice del quindicinale ecumenico « Com-Nuovi Tempi »: il Consiglio di amministrazione della cooperativa ha discusso il problema e si è dichiarato disponibile ad assumere
(per il lavoro esterne in « arti
colo 21 ») Roberto Vitelli. La
disponibilità è parziale, nel senso che « Com-Nuovi Tempi », come tutte le imprese editoriali autofinanziate, non nuota nell’oro,
e ci ha chiesto di contribuire
finanziariamente alle spese relative, almeno per il periodo
iniziale.
Ecco dunque il nostro progetto: vorremmo impegnarci a coprire le spese relative ai contributi e (almeno parzialmente)
alle stipendio di Roberto per un
anno (a titolo puramente indicativo segnaliamo che la cifra
per i contributi e lo stipendio
minimo si aggira intorno a L.
1.000.000 al mese). Seno già iniziate le pratiche presso l’amministrazione carceraria, ed è possibile che già entro il mese di
maggio la cosa vada in porto.
Poiché siamo una piccola comunità, ci permettiamo di chiedere
ancora una volta il vostre contributo per questo progetto.
Coloro che desiderano contribuire possono farlo inviando
vaglia postale intestato a Elda
Troiani, via Focaccia 25, 00040
Ariccia (Roma). Per ulteriori
informazioni sul progetto potete rivolgervi alla chiesa di Albano, oppure direttamente al
Consiglio di amministrazione di
« Com-Nuovi Tempi » (via Firenze 38, 00184 Roma).
Luca Negro
5
22 maggio 1987
fede e cultura 5
IL ROMANZO DI MARINA JARRE
UN SAGGIO DI A. SCHWEITZER
'M:
m
•
■te
\
Il patto col Dio «barbetto» Scuole teologiche
e idee su Gesù
Il complesso rapporto con le proprie radici - Le donne filtrate dalla cultura maschile - La paura e lo stupore di un imprevisto ritorno
Estraneità e al tempo stesso
appartenenza: è possibile la coesistenza di questo binomio affettivo, culturale, creativo? Quali possono essere gli esiti esistenziali, la formazione, le scelte di
chi vive insieme i poli di questa
contraddizione? « I padri lontani »\ l’ultimo libro di Marina darre, già nel bellissimo titolo evocativo sembra segnare il proporsi di tale ricerca, nell'evidenza
certo dolorosa, ma pur sempre
feconda, della realtà del vivere
che va ben oltre il principio di
non-contraddizione.
Chi percorre le tappe della
propria biografia è una donna,
ma: « Le donne della mia vita
mi furono donne di rado e a malincuore... Gli uomini, i padri, mi
furono padre e madre, esempio
e confronto... Attraverso le donne, i padri mi hanno raggiunta
camminando per la pietraia e mi
hanno consegnato i frammenti
rocciosi della loro eredità...». Non
c’è qui soltanto l’evidenza del
ruolo di trasmissione della cultura maschile e del suo sistema
di valori svolto tradizionalmente nei secoli dalle donne nell’educazione dei figli, e non c’è neppure solo lo sdoppiamento contemporaneo di chi, donna ohe
produce cultura, si trova, neH’assenza dei rimandi simbolici, nel
deserto del silenzio millenario
delle Madri. Si innestano qui i
dati biografici dell’autrice, che
esasperano, e esasperando al tempo stesso ne esaltano l’emblema■ ticità, la condizione di estraneità
e appartenenza, tradimento e fedeltà — quella lontananza dei
padri, pur sempre radici, a cui
la differenza sessuale rende impossibile, per la donna che produce cultura, l’assimilazione.
Difficile, faticosa la scommessa della propria identità, quan
do dairinfanzia si parlano diverse lingue, quando si ha casa in
molti paesi — dalla Lettonia alla Val Pellice a Torino —, quando ci si confronta incessantemente con diversi stili di vita, quando gli influssi culturali sono tanti e contrapposti, quando si ha
esperienza di modi storici diversi di rivolgersi a Dio — il Dio
ebreo, il Dio luterano, il Dio ugonotto e quello infine dei padri,
il Dio barbetto. Bisogno di
adesione e fastidio si mescolano
continuamente, nostalgia e rifiuto, desiderio e calcolo, incubo e
sogno. E’ l’impossibilità di stare in un ruolo, in un rapporto,
in un evento, in un paese, in un
mondo. Marina darre percorre le
tappe di questa impossibilità
con sguardo dissezionante e dissacratorio, con la freddezza e
l’onestà intellettuale ohe affron.
ta gli sgradevoli versanti del rifiuto del pathos di questa nonappartenenza: per eccesso, non
per carenza di stimoli.
■Bambina che si sente non accettata, non amata, sul punto di
essere sempre abbandonata dalla madre; adolescente isolata, inquieta, curiosa; adulta realizzata nei figli, nel far scuola, nella
scrittura ma irrisolta nella sessualità, nell’amore; e, ancora —
nello straziato rapporto con la
madre, ormai vecchia, in pagine
che hanno risonanze beauvoiriane — Marina Jarre sperimenta
una inesausta molteplicità del
sentimento. Enpure, riluttante,
sempre è sospinta alle radici —
in una ricerca culturale ed esistenziale —, a quei padri montanari valdesi ereditati attraverso la madre, non scelti, e perciò non amati, ma richiamo di
storia e punto fermo, come le
loro inospitali pietraie, di identità. Questo libro nasce perciò
stranamente, confessa l’autrice,
« dall’urgenza d’una inchiesta,
dalla chiamata del Dio barbetto » a cui « acquattato nel mio
animo, mi lega un patto che contraddice se stesso, perché imposto e non sancito; un disaccordo. Un patto d’infedeltà ».
Si può essere fedeli nell’infedeltà, conseguenti nel rifiuto della conseguenza, vicini nella lontananza, amanti nella ricerca e
nel rifiuto dell’amore?
Forse sì, se si va oltre la logica sterile del principio di noncontraddizione, nelTapertura alla sofferenza e fertilità del vivere che sa, come nelle pagine della vecchiaia e della morte della
madre, accogliere anche quando
si è convinti di negare. ■« Ma anche in me, che cosa è rimasto?
In me che sono una bastarda
senza storia, che alla storia di
altri si aggrappa?.'..' in. verità il
Dio barbetto non fiiii^cia mai
a nessuno. Anche i bastardi li insegne e li raccatta. E d’altronde,
in nome suo, i padri non hanno
mai rinunciato a un pezzo di terra, a una pendice boscosa, a un
capretto neonato, a una polla
d’acqua, a un lembo di cielo gelido ritagliato dalla finestrella.
Perché dovrebbero rinunciare a
me?... ».
L’esperienza della morte, dell’isolamento, dell’« Angst » delle
ultime pagine può mutarsi nello
stupore di un imprevisto ritorno,
nello strano sollievo di una mai
accettata annartenenza: ima Torre Pellice invernale, deserta, spazzata dal vento: « Epnure mi era
parso, infreddolita e sola, di rientrare in un grembo d’ombra, non
accogliente, ma conosciuto, mio ».
_________- Piera Egidi
^ Marina Jarre, / padri lontani,
Einaudi, Torino 1987, pp, 161, L.
18.000.
INTERVISTE AD ESPONENTI DELLA CULTURA
Inchiesta sul cristianesimo
Il coinvolgimento personale dell autore di fronte alle risposte Prospettive protestanti introdotte dalle riflessioni di V. Subilia
Efficace divulgatore, dalla vena fresca e immediata, unita a
una non comune capacità di
coinvolgimento del lettore, Vittorio Messori deve la propria
fama soprattutto a « Ipotesi su
Gesù », che ha ormai superato
l’incredibile traguardo di un milione e mezzo di copie. Ad un
certo punto della sua vita, « folgorato sulla via di Damasco »,
Messori si è votato a un incessante lavoro, che dura ormai da
molti anni, di approfondimento
e riflessione sulla fede cristiana, traducendo periodicamente
la sua fatica in opere mirate a
un vasto pubblico.
In questa prospettiva di ricerca, ma anche di dialogo, si pone
il suo nuovo volume « Inchiesta
sul cristianesimo »'. Frutto_ di
anni di lavoro, i cui risultati sono stati parzialmente pubblicati sul mensile « Jesus », il libro
raccoglie quaranta interviste a
360 gradi — cioè su un campione il più eterogeneo e spesso
imprevedibile — tutte centrate
su un unico, preciso argomento.
« Da oltre vent’anni » dice Me^
sori « non ho fatto che pormi,
e porre, la domanda che nei
Vangeli è rivolta a Gesù: ’Sei
tu il Messia che deve venire, o
dobbiamo aspettarne un altro?’».
Dire raccolta di interviste non
significa libro fatto comodamente col registratore, nastri sbobinati e poi cuciti frettolosamente insieme. Perché in questo caso l’autore ci ha messo
molto del proprio; non solo una
profonda e sincera passione per
l’argomento, ma anche la consumata abilità del giornalista, che
sa con destrezza provocare Tintervistato, costringendolo ad aprirsi completamente e cavandone il meglio, facendogli dire
cose che forse, per pudore o ritrosia, non si sentirebbe di dire.
Questi interventi di Messori
non sono professionalmente distaccati, ma basati su un coinvolgimento personale dell’autore, il quale, di fronte a varie
affermazioni, si riserva il diritto di « dire la sua ». Il contenuto di questi giudizi può, di volta in volta, essere accolto o respinto; resta il fatto che anche
ad essi si deve quel calore che
accende il libro e lo trae fuori
dal pericolo, insito in opere di
questo genere, di una asettica
esposizione notarile.
Gli intervistati sono di estrazioni le più diverse: scienziati,
biblisti, fllosofi, scrittori, ecclesiastici, giornalisti.
Ai nostri lettori interesserà
particolarmente l’intervista a
Vittorio Subilia, che, con la con
sueta lucidità, apre sull’argomento delle prospettive rigorosamente protestanti.
Aurelio Penna
' VITTORIO MESSORI, Inchiesta sul
cristianesimo, SEI, 1987, L. 20.000.
E’ apparso recenteménte, presso l’editrice Paideia, un volume
di teologia di notevole interesse,
un classico della storia della teologia sconosciuto a molti studiosi italiani per la difficoltà della
lingua. Si tratta di un’opera di
Albert Schweitzer, senza dubbio
la maggiore, la « Storia delle ricerche sulla vita di Gesù », scritta un’ottantina d’anni fa, agli inizi del secolo, quando era ancora
giovane studioso di problemi teologici, opera che lo aveva consacrato come uno dei teologi più
in vista della sua generazione.
Chi non conosce il dottor Schweitzer, il medico della giungla
(per usare il titolo della biografia che E. Ayassot gli ha'consacrato anni fa), il premio Nobel
per la pace (in tempi in cui si
parlava ancora di guerra fredda)? 'Tutti sanno che fondò a
Lambaréné, nel Gabon, un ospedale molto originale perché anziché impiantare una clinica rribdello lasciò crescere intorno al
suo ambulatorio una sorta di villaggio provvisorio in cui vivevano i malati con i loro familiari;
fra i musicofili tutti sanno che
era organista di fama, interprete di Bach di eccezionale bravura.
Che prima di tutto egli fosse stato universitario e studioso
di Nuovo Testamento sono in pochi a saperlo e che la sua pubblicazione avesse lasciato una
traccia così rilevante nella scienza biblica sono in pochi a saperlo anche oggi.
Il volume, ora tradotto con
maestria da Franco Coppellotti
che già si era misurato con altri
testi tedeschi, è molto accessibile, pur nella sua ampiezza: 750
pagine non sono un opuscolo. Di
che tratta? Come dice il sottotitolo («da Reimarus a Wrede »)
traccia il panorama delle opere
che hanno parlato di Gesù e della sua opera nell’arco di tempo
che separa i « Frammenti » di
Reimarus alla fine del ’700 dalle
ricerche del Wrede a fine delT800. Non è forse un po’ troppo
occupare tante centinaia di pagine per raccontare non l’opera
di Gesù, ma quello che gli studiosi hanno detto di lui in un
secolo? Gli evangelisti in poche
decine di pagine dicono tutto!
Certo, ma, come fa notare lo
stesso Schweitzer, tutti quelli
che parlano di Gesù e scrivono
su di lui si illudono di parlare
del Gesù che è vissuto in Palestina 2000 anni fa, dell’uomo
Gesù, mentre in realtà parlano
del loro Gesù, di quello che hanno in mente, di come se lo raffigurano. E finché ci sarà un
uomo che parla di Gesù sarà
sempre così, parla dell’idea che
lui se ne fa.
Facendo la storia della vita di
Gesù si finisce così col fare la
storia della teologia protestante
del XIX secolo perché i diversi
ritratti che gli studiosi fanno di
Gesù sono altrettante fotografie
delle scuole teologiche che si sono succedute nel tempo. E’ questo il primo e notevole motivo
di interesse del volume.
Ma ve n’è un secondo: anche
Schweitzer dà naturalmente la
sua interpretazione di Gesù e della sua predicazione ed è una interpretazione che dura ormai da
80 anni. Gesù, dice .Schweitzer,
non è stato un filosofo che ha
insegnato alla gente delle verità,
non è un maestro che ha insegnato a vivere ed a salvare l’anima, è un profeta che predicava
il Regno di Dio e lo aspettava
come realtà imminente. Né Bultmann né i teologi politici hanno sostanzialmente mutato que" sta--ÌHterpretaziione.,
Vi è infine un tèrzo riiotivo di
interesse nella lettura di questo
testo: vi si respira l’atmosfera
della teologia liberale anteriore
alla « grande svolta » del Ròmerbrief di Karl Barth, vi si legge
una spiritualità indubbiamente
molto diversa dalTattuale ma che
ha il suo fascino, il suo significato. Si tratta di un documento
d’epoca, ma che forse si può rivisitare con libertà e serenità,
senza i pregiudizi e le tensioni
polemiche degli anni ’30.
Il volume dello Schweitzer è
stato oggetto, il 14 aprile scorso,
di una tavola rotonda organizzata dal Consiglio d’istituto del
Liceo D’Azeglio a Torino a cui
hanno partecipato i prof. Franco Bolgiani dell’Università e Giuseppe Ghiberti, biblista alla Cattolica di Milano, e Giorgio Tourn.
Dalle relazioni e dai numerosi
interventi, fra cui quello del
prof. Franco Coppellotti, insegnante presso l’Istituto, profondo conoscitore della teologia tedesca, sono emersi l’interesse, il
vàlore e la attualità della ricerca
dello Schweitzer. Il problema della vita di Gesù, della possibilità cioè di definire, sia pur in
termini molto schematici, i lineamenti della sua esistenza storica, è tornato di grande attualità dopo le posizioni radicali di
coloro che negavano la possibilità di utilizzare il Nuovo Testamento come fonte storica.
Molto interessante sarebbe poi
domandarsi perché il lavoro di
questo teologo chiaramente liberale trovi un mercato attento
nell’Italia cattolica di oggi (insieme a Schleiermacher, fra Taltroi), ma ci porterebbe lontani.
Giorgio Tourn
COLLEGIO VALDESE DI TORRE
Viaggio premio per una ricerca
Riconoscimento della Regione allo studio sul liceo dal 1943 al '45
Cinque studentesse del Collegio, tutte della classe 1" liceo,
hanno partecipato dall’8 all’ll
maggio a un viaggio studio organizzato dalla Regione Piemonte
per premiare i migliori lavori
svolti sul tema della Resistenza e della deportazione. Alessia
Bainotti, Barbara Camusso, Irma Pornerone, Cristina Corda,
Cristina Ricca, accompagnate
dal prof. Roberto Giacone, oltre
a Klagenfurt, Linz, Innsbruck e
Vienna, hanno potuto visitare i
lager nazisti di Mauthausen,
Gusen, Hartheim e St. Georgen:
qui alcuni ex deportati hanno
spiegato come si svolgeva l’assurda giornata nei campi di detenzione, una giornata piena
sempre e solo di stenti, di assurdità e di morte, ma al tempo stesso di incredibile solidarietà tra i prigionieri.
Le allieve erano state prescelte per aver svolto una ricerca
sul Collegio nel periodo 1943-45,
intervistando tra l’altro gli ex
professori Gino Costabel e Teofilo Pons.
• Due importanti appuntamenti per gli allievi del Collegio,
in questi ultimi giorni. Il prof.
Jean Gönnet, dell’Università di
Roma, ha parlato agli allievi del
triennio su Valdesio di Lione e
Francesco d’Assisi, facendo un
paragone tra la loro azione e
predicazione soprattutto nel primo periodo della loro vocazione; il dott. Pierangelo Baschera,
dell’Ospedale Civile di Pinerolo,
ha intrattenuto tutti gli allievi
dell’Istituto sul tema dell’Aids.
L’argomento, purtroppo di estrema attualità, è stato ampiamente trattato da un punto di vista
medico-scientifico.
6
6 prospettive bibliche
22 maggio 1987 i
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
L'UOMO NUOVO
« Se uno è in Cristo, è una
nuova creatura »
(2 Corinzi 5: 17)
Chi non sopporta più certi pregiudizi e violenze nei confronti della donna, chi
sente dolori fisici e morali
nella sua chiesa quando si chiude in
se stessa, chi soffre della propria prepotenza perché maschio superato,
questi è ben preparato per il tema
della settimana di preghiera ecumenica: « Uniti in Cristo, una nuova
creatura ».
« Uniti in Cristo, una nuova creatura », tale era il tema dell’ultima
settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, con una estensione della
parola dell’apostolo. A Firenze, in quest’occasione, il pastore di quella
chiesa luterana, Jùrg Kleemann, ha preparato e dato questa predicazione, che siamo lieti di pubblicare. I lettori ricorderanno, alcuni mesi fa,
un’altra originale e vivace predicazione del past. Kleemann, riportata in
questa nostra rubrica; ci rallegriamo di questa collaborazione.
a cura di GINO CONTE
Questa frase mi pare più una protesta che una formula dottrinale,
astratta. Un grido, anzi, pieno di speranza ma anche di rabbia. Scritto da
un uomo stufo di riscoprirsi ancora
nei vecchi panni del fariseo, del maestro che ogni volta ^che vuole fare
del bene trova in sé soltanto la capacità di fare del male (Rom. 7: 19-21).
dente ed emergente la fede cristiana non aggiunge che un uomo raccontato.
Raccontato perché anche la nostra
realtà vissuta, anche quella comunitaria ed ecclesiastica, offre troppi
maschi di taglio antico, amanti della
prima fila e ciarloni. Siamo spesso
noi pastori che facciamo zittire, e
perciò disapproviamo l’uomo raccontato, un Abramo, un Mosé, un
Giona, un Geremia, un Davide — uomini irritanti ed irritati sullo sfondo
del loro tempo e della loro cultura.
maschile nel punto di passaggio dal
vecchio al nuovo uomo Levi: una
biografia di cui i mille dettagli sono
condensati nello stesso momento, simile ad un sogno. Tali movimenti e
momenti sono tipici degli uomini
del vangelo che, lasciando tutto, moglie, genitori e lavoro, ricominciano
una nuova vita.
Incarnazioni, deformazioni
Stufo dell'uomo vecchio
E' stufo dell'uomo vecchio perché,
unito a Cristo, « le cose per lui sono
passate, tutto è diventato nuovo »,
come scrive ai Corinzi. Cosi lui,
l’apostolo Paolo, sospettato oggi di
autoritarismo, di essere un misogino
che faceva tacere le donne, anche lui
diceva e faceva delle cose imbarazzanti e nuove sullo sfondo del suo
tempo, degli eroi, degli intelligenti
colti e benpensanti del tempo che
lo ritenevano « pazzo » perché lui
amava definirsi così: « Quando sono
debole, allora sono veramente forte » (2 Cor. 12: 10).
Un movimento
repentino e leggero
Uniti in Cristo, una nuova creatura? Un uomo nuovo? Ma com’è?
Dov’è oggi sullo sfondo del nostro
tempo? Uno sfondo tutto grigio ma
elegante, visibile per esempio nel telegiornale quotidiano: l’uomo-valigetta frettoloso nell’andirivieni dai
palazzi, dalle banche e dalle conferenze, orientato verso la prima fila,
le donne al suo servizio; sempre
pronto alle prime battute, agli affari
d’oro, ai banchetti d’onore. A questa
immagine televisiva dell’uomo effi
Ancora più irritanti questi appaiono nel vangelo. Ricordiamo un Pietro, un Giovanni, uno Zaccheo che
non offrono più una biografia completa, ma una personalità concreta.
Invece appaiono per un solo momento, per esempio un certo Levi, appaiono in un movimento così repentino e leggero che siamo pieni di
stupore. Sono capaci di volare? Così
questo Levi che semplicemente s’alza e se ne va: « Poi Gesù tornò presso la riva del lago... Passando vide
un certo Levi, figlio di Alfeo, che
stava seduto dietro il banco dove si
pagano le tasse. Gli disse: Vieni con
me. Quello si alzò e cominciò ad andare con lui » (Marco 2: 13-14).
Quest’uomo nuovo non è un uomo
raccontato ma sognato, onirico quasi, visto come in un’istantanea. Solo
un tavolo da agente di tasse, solo
uno stare seduto e poi andare. Si
alza e se ne va, unito a Cristo. Tutto
ci appare come nel sogno che fonde
i su e giù, rieri e l’oggi di una vita
li violenti, superbi, insomma superati e vecchi, ma... anche rinnovati!
Vediamo perché.
Persone ricettive
Questo uomo nuovo, mobile, alzandosi dalle posizioni consuete non è
rimasto solo un fantasma. Ha fatto
una quasi duplice carriera ecumenica perché si è incarnato durante la
storia europeo-occidentale diventando monaco.
Un asceta pronto a lasciar qualsiasi nido; diretto verso nuovi mondi ed
impegni. E veramente li ha raggiunti! Nella versione cattolica lo ha fatto tramite i voti della vita monastica,
nella edizione protestante attraverso
la vocazione alla professione. Anche
l’uomo-valigetta non è che un monaco
profano che lasciando famiglia, nioglie e figli sacrifica tutto alla vita
professionale...: questo tipo moderno
sempre in viaggio verso orizzonti
nuovi è la conseguenza irresistibile
— nel male, nel bene — dell’uomo
che viene raccontato e sognato nella
Bibbia ebraico-cristiana.
Però, purtroppo e piuttosto, questo è un uomo di prima classe, di
prestigio, che corre ben vestito verso la corona, sia essa divina o profana, del successo e del merito, e
perciò si differenzia dagli altri. Ne
risulta spesso l’arroganza e la sicurezza già conosciuta degli uomini
raccontati nel vangelo, degli aposto
Nella nostra istantanea appare un
Levi ascoltatore, colpito da un messaggio forse per lui irritante e sorprendente. Però ascolta, dimostrando un atteggiamento direi docile,
finora riservato alla donna. Appare
un uomo passivo, quasi femminile se
condo il linguaggio maschilista. Invece le donne raccontate nella Bibbia appaiono meno limitate al ruolo classico della madre e serva: sono coraggiose e intraprendenti come
una Giuditta, Ester, Miriam, Tamar
come una Maria che canta un Magnificat veramente audace e rischioso, e finalmente come quelle donne,
le ultime sotto la croce, però le prime della mattina pasquale, quando
agli apostoli, grandi parlatori, tocca
invece stare zitti ed ascoltare le
donne.
Chi è stufo di essere sempre il primo, di concorrere ai diversi premi c
di comandare le sue truppe, chi crede anche d’essere una creatura nuova unita a Cristo, può fare una piccola prova, una piccola prova di riconciliazione: iniziare ad ascoltare.
Saper ascoltare
Per ascoltare si unisca alle donne
che oggi vivono spesso le esperienze
più concrete e sentono per prime i
rumori dei tempi che stanno per venire perché per lo più vivono accanto alla nuova generazione. Chi ha
paura delle donne scelga pure i
bambini. E per favore stia zitto, invece di zittire gli altri! Cosi captando onde sorprendenti, diventa un
uomo sorprendente. Un nuovo Adamo che accettando e certamente
ascoltando la nuova Èva, potrà come fosse la prima volta aprire la
bocca e parlare, rispondendo alla
vita ritrovata, lasciando dietro di sé
un bel pezzo dell’Adamo vecchio che
ha fame di mela e di potere.
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7
22 maggio 1987
obiettivo aperto 7
IL RAPPORTO CENSIS SULLA SCUOLA IN ITALIA
I SENTIERI DELLA QUALITÀ'
11 Censis ha presentato recentemente il suo
rapporto sul sistema dell’istruzione in Italia
nell’anno ’85-86 (Censis: « I sentieri della qualità », Franco Angeli editore, pp. 136, Monza
1987, lire 12.000).
Secondo gli estensori del rapporto, nella scuola italiana, al posto della « riforma », stanno fa
cendosi strada esperienze individuali di sperimentazione e innovazione currico'lare ed organizzativa, che rispondono più a richieste della società civile (e del mercato) che a una visione
unitaria del rapporto sistema scolastico-società.
Si creano pertanto dei « sentieri di qualità »
attraverso i quali coloro che ne hanno i mezzi
finanziari ed intellettuali, coniugando adeguatamente scuola e libera iniziativa di formazione,
riescono ad ottenere risultati eccellenti. Se i percorsi rigidi del sistema scolastico non danno i
risultati sperati, anche i sentieri possono però
portare a smarrirsi. È quindi urgente la predisposizione di un sistema di istruzione flessibile.
Un sistema
da 50.000
miliardi
Kel 1986 la spesa pubblica per
ristruzione e la cultura fluirà
per superare i 50.000 miliardi di
lire correnti, avendo nel 1985
sfiorato i 49.000 miliardi con un
incremento, rispetto al 1984, intorno al 18%.
Si tratta di un intervento di
ragguardevole dimensione che
ha visto aumentare il suo peso
relativo rispetto al prodotto
interno lordo di circa mezzo punto percentuale, attestandosi intorno ad una quota del 7,2%,
contro il 6,7% del 1984.
La spesa media annua per
abitante ha sfiorato nel 1985 le
855,000 lire pro capite, di cui
quasi seicentomila a carico diretto dello Stato.
La partecipazione statale alla
spesa pubblica complessiva per
istruzione e cultura si conserva
intorno al 70% ma con una certa tendenza alla diminuzione,
confermando la tendenza già registrata negli anni passati.
Esaminando l’andamento della spesa nei vari ordini di scuola, si può verificare però come
ne] triennio 1982/85 l’investimento medio per alunno sia aumentalo soprattutto nell’istruzione
elementare e universitaria, mentre è diminuito, in termini reali, nella scuola secondaria superiore.
Infatti dal 1982 al 1985 la spesa media per alunno è calata in
termini reali del 18,8% nell’istruzione professionale, del 9,5%
nell’istruzione classica, scientifica e magistrale, del 6,9% nell’istruzione tecnica.
La componente più forte della
spesa del settore resta quella
per il personale. In particolare,
nella spesa del ministero della
Pubblica Istruzione essa ha rappresentato ben il 93,6% di quella complessiva, con ' un incremento dell’8,3% rispetto all’anno precedente.
Di qui al 2000
con due milioni di
in meno
L’evoluzione della scolarità in Italia mostra le seguenti tendenze: un aumento della
partecipazione alla scuola materna, che porta la scolarità dei bambini di età 3-5 anni
a livelli molto elevati (87,8%); una diminuzione degli alunni nella fascia dell’obbligo,
molto sensibile nelle scuole elementari
(—196.000 alunni dal 1984 al 1985), e avvertibile nella scuola media (—33.000 alunni);
un ulteriore incremento del tasso di passaggio dalla scuola media alla scuola secondaria superiore (che arriva al 79,9%), con il
conseguente aumento degli iscritti al 1° anno di quest’ordine di scuola (-1-2,7%), ed
una crescita delle scelte verso l’istruzione
scientifica, artistica, commerciale; una lieve
diminuzione delle iscrizioni all’università,
anche in conseguenza del calo del tasso di
passaggio dalla scuola secondaria superiore
(che scende al 63,1%). La flessione delle immatricolazioni è avvertibile soprattutto per
le facoltà mediche, agrarie, letterarie, scientifiche; vi è un aumento della partecipazione
femminile ai processi scolastici, che porta
i tassi di scolarità dei due sessi per i vari
ordini di scuola a livelli simili, anche se rimangono sensibili squilibri per quanto riguarda la tipologia della scuola o delle facoltà scelte. E’ comunque interessante notare il consistente ingresso femminile in facoltà « non, tr§di?ionaU|» come ingegneria
(dal 6,7% di iscritti, nel 1970/72, si passa al
17,3% nel 1983) ed agraria (dal 5,1% di
iscritti si passa al 25,2%); una sensibile diminuzione degli alunni iscritti alle scuole
secondarie non statali (dal 10,5% al 9,9%
del totale) mentre rimangono immutate le
proporzioni tra settore pubblico e privato
negli altri ordini di scuola.
Per effetto del calo demografico, nei prossimi quindici anni il sistema scolastico nel
suo complesso perderà circa due milioni di
alunni. Il calo sarà più sensibile nella scuola media e nella scuola secondaria, a meno
di provvedimenti miranti ad innalzare l’obbligo scolastico.
Da parte loro, i dati sulla sperimentazione mostrano la consistente espansione delle iniziative di diversificazione della normale organizzazione scolastica, in particolare: il tempo‘ pièno nelle scuole elementari
arriva a coinvolgere nel 1985-86 una classe
su nove; il tempo prolungato nella scuola
media coinvolge una classe su sette; la sperimentazione nella scuola secondaria superiore coinvolge una scuola su otto.
A queste innovazioni formalmente riconosciute vanno aggiunti i progetti speciali
promossi dal ministero della Pubblica Istruzione e dalla Cee, e le iniziative promosse
spontaneamente dagli insegnanti (per l’orientamento, il collegamento scuola-mondo del lavoro, ecc.).
Anni scolastici Unità scolastiche Classi Alunni in complesso MF F Iscritti al 1° anno Licenziati
Scuola materna
1952-1953 13fi61 23.541 1.022.238 509.925 — —
1982-1983 29.898 68.227 1.757.411 — — —
1984-1985 28.823 65.408 1.639.377 — — —
1985-1986 (a) 28.613 65.278 1.633.662 — — —
Scuola elementare
1952-1953 33.181 234.812 4.445.314 2.108.454 1.150.648 596.975
1982-1983 29.214 254.432 4.204.272 — 744229 873.955
1984-1985 28.328 239.180 3.909.365 — 673.930 851.003
1985-1986 (a) 27.748 230.698 3.715.597 1.375.372 640.733 —
Scuola media
1952-1953 3.374 32.044 963.926 339.774 370.135 198.148
1982-1983 10.064 133.141 2.849.898 — 1.030.883 834.734
1984-1985 10.039 131.192 2.797.756 955.903 - 834.068
1985-1986 (a) 10.033 129.980 2:764.535 — 978.552 —
Scuola sec. sup.
1952-1953 2.533 19.449 460.003 173.342 144.015 76.438
1982-1983 7.516 105.576 2.470.036 — 691.959 485.558
1984-1985 7.522 108.890 2A46.772 — 726.157 —
1985-1986 (a) 7.564 112.876 2.607.749 — 749.789 —
Università (b)
1952-1953 181 — 223.522 59.158 35.683 20.058
1982-1983 — 1.022.282 — 228.760 73.987(*)
1984-1985 1.106.661 — 253.778 72.148
1985-1986 (a) — — 1.133.159 — 241.250 74.148
(a) Dato sintetico.
(b) Per l’Università nella colonna «Unità scolastiche» viene riportato il numero
di corsi di laurea e nella colonna « licenziati » il numero dei laureati.
( * ) Il dato sui laureati si riferisce dair80-81 all’anno solare che inizia con la seconda
metà dell’anno accademico.
Fonte: elaborazione Censis su dati Ministero Pubblica Istruzione
820.000
insegnanti
L'esame dell’evoluzione quantitativa dei docenti italiani mette in evidenza come nel 1985-86
si sia manifestata una tendenza
all’assestamento, piuttosto che
all’ulteriore espansione, del personale scolastico.
Infatti la quantità complessiva che era arrivata ad oltre
827.000 unità nel 1984-85, appare
in lieve riduzione, di circa 7.000
unità.
Tale diminuzione che si manifesta, con intensità diversa,
in tutti gli ordini di scuola (con
una lievissima eccezione per la
scuola secondaria dove si registra un incremento di 340 unità), è frutto di processi e di
logiche divergenti: il calo demografico (e quindi di alunni) sempre più consistente che colpisce la scuola elementare e, seppure in modo minore, la scuola
media; la razionalizzazione dell’organizzazione scolastica per
quanto riguarda la scuola secondaria.
I laureati ('80-’85)
Si resta disoccupati
Anni
Gruppi di studio 1980 1983 1984 1985
Valori assoluti
Scientifico 10.783 11.183 10.772 9.945
Medico 14.264 14.725 14.285 13.489
Ingegneria 11.509 10.262 10.390 9.615
Agraria 1.881 2.843 2.840 3.034
Economico Poi. Sociale 7.410 8.589 9.070 9.784
Giuridico 7.718 8.576 8.220 8.599
Letterario 16.517 13.699 13.800 14.149
Diplomi 3.866 4.110 3.790 3.533
Totale 73.948 73.987 73.157 72.148
Composizione percentuale
Scientifico 14,6 15.1 14,7 13,8
Medico 19,3 19,9 19,5 18,7
Ingegneria 15,6 13,9 14,2 13,3
Agraria 2,5 3,8 3,9 4,2
Economico Poi. Sociale 10,0 11,7 12,4 13,6
Giuridico 10,4 11,6 11,2 11,9
Letterario 22,3 18,5 18,9 19,6
Diplomi 5,2 5,5 5,2 4,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazione Censis su dati Istat
La transizione dei giovani
dalla scuola al mondo del lavoro appare contraddistinta da una
nuova serie di fenomeni eterogenei, di carattere strutturale e
di natura più soggettiva. In particolare si è in presenza di un
inasprimento del fenomeno della disoccupazione giovanile, testimoniato dall’aumento negli
ultimi 4 anni del tasso di disoccupazione giovanile dal 22,3%
al 26,1% e dall’aumento della durata media di ricerca dell’occupazione per i giovani di età compresa tra 14-29 anni, dai 15 mesi
del 1980 ai 21 mesi del 1985.
Emerge inoltre un complesso
intreccio di aspettative, comportamenti, spinte e controspinte
verso il lavoro e più in generale verso la qualità dell’esistenza, per cui si assiste a un rinnovato interesse dei giovani verso forme di lavoro autonomo
o di microimprenditorialità.
In particolare aumentano i
giovani dai 14 ai 29 anni in posizione di « imprenditori e liberi professionisti » (aumenta
no del 33,8% dal 1981 al 1985),
mentre i dipendenti diminuiscono del 7,6%.
Evidente anche una commistione tra le esperienze di studio e quelle di lavoro, per cui si
continua a studiare pur cercando
lavoro o accettando lavori occasionali (così si è espresso il
41,7% di un campione di giovani trentini dai 15 ai 18 anni intervistati sul tema del lavoro),
o si lavora cercando di mantenersi al passo con gli studi o di
conseguire titoli di studio più
elevati (cosi afferma il 24,1% di
un campione di allievi della formazione professionale in provincia di Trento).
Infine si rileva uno svuotamento progressivo del principale istituto della transizione, vale
a dire l’apprendistato (gli apprendisti diminuiscono nel 1985
dell’1,7% rispetto all’anno precedente, continuando nel trend
discendente), a fronte di un
« non decollo » dei nuovi strumenti di raccordo tra offerta e
domanda giovanile di lavoro.
8
vita delle chiese
22 maggio 1987
CAGLIARI
UDINE
110 anni di presenza
battista in Sardegna
Il difficile equilibrio tra due ’’anime” del cristianesimo: l’impegno
di tutti a non cadere nel settarismo e nel conformismo ecclesiastico
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La chiesa battista di Cagliari
ha indetto alcune manifestazioni
in occasione del 110° anniversario della costituzione della prima chiesa evangelica in Sardegna, avvenuta il 10 maggio 1877.
Il 9 c’è stata la prima conferenza, tenuta dal presidente dellUCEBI past. Spanu, sul tema
«L’istruzione religiosa nelle scuole: una prospettiva protestante ».
Dopo aver tratteggiato il quadro
legislativo vigente in ordine all’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche,
il pastore Spanu ha illustrato i
principi su cui si fonda la proposta degli evangelici italiani.
Dal suo discorso emerge chiaro
che i protestanti italiani sono
favorevoli e richiedono l’insegnamento dei fatti religiosi nel quadro delle materie curriculari.
Essi escludono che la dottrina e
la pratica religiosa possano essere insegnate da esperti ecclesiastici a spese dello Stato. Infine essi auspicano che, fuori
delle ore curriculari, ciascuna
fede religiosa o non religiosa
possa esprimersi, senza oneri
per lo Stato, in piena libertà e
in costruttivo confronto. Alla
conferenza ha fatto seguito il
dibattito.
Domenica 10 c’è stato un culto speciale, che ha avuto tre
momenti significativi: la predicazione del past. Spanu basata
su 1* Cor. 12: 13: « Noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di
un unico Spirito per formare
un unico corpo... e tutti siamo
stati abbeverati di un unico Spirito »; la celebrazione del battesimo di due sorelle, a cui ha
fatto seguito la celebrazione della cena del Signore, e infine i
festeggiàiflérrtL pét; ie- npzze^‘ d’O:
ro dei COTilt^iv Cómpàrètti. 11
locale di culto era gremito ed
erano presenti anche rappresentanti della comunità battista indipendente di Cagliari, numerosi
amici e visitatori. Dopo il culto
gran parte della comunità ha
avuto una agape fraterna.
Nel pomeriggio il past. Spanu
ha tenuto una conferenza sul
tema: «Dalla tolleranza alla libertà: una lettura attualizzata
della storia del battismo primitivo ». Dopo aver brevemente
esaminato le origini storiche del
battismo, egli ha messo in rilievo che spesso le comunità
battiste del 17° secolo erano riuscite a trovare un equilibrio tra
le due anime del cristianesimo,
quelle che E. Troeltsch chiamava « settaria » e « universalista ».
Questo equilibrio, spesso diffìcile
e non sempre realizzato, consiste nell’evitare sia la « chiusura
settaria » verso « il mondo »,
cioè la realtà umana e sociale
in cui si vive e si opera, sia la
cristallizzazione in forme « istituzionali ; e >, conformiste ». Anche oggf,‘;isécoñdo Spanu, sianio
chiamati a ricercare equilibri,
nuovi e validi, per non cadere
né nel settarismo né nel conformismo ecclesiastico, per « evangelizzare » senza giudicare il
prossimo., per testimoniare a
Cristo e non alle istituzioni.
GAM
INCONTRO DELLE CHIESE DEL XV CIRCUITO
Perchè non crescono
le comunità del Sud?
Molto interessante e ricca di
spunti per la discussione è stata la relazione che il past. Sergio Aquilante ha tenuto a Bethel,
TORINO — L’YWCA-UCDG, Unione
cristiana deiie giovani, organizza la
presentazione del libro • Barriere di
carta », l’tiandiceip nella scuola, con
l'autrice Elena Corsani Ravazzini. La
manifestazione ha luogo venerdì 22
maggio alle ore 17 presso la » Sala
dei Cento • del Consiglio Regionale
a Palazzo Lascaris in via Alfieri 15.
UDINE — La comunità evangelicometodista ed il Centro Ricerche e
Attività Ecumeniche organizzano un
incontro sull’apartheid in Sud Africa
con la partecipazione di Febe Rossi
Cavazzutti. Il dibattito si svolge mercoledì 27 maggio, alle ore 18,45, presso l'aula magna dell’Istituto Professionale di Stato « G. Ceconi », in via
Manzoni 6.
TORINO — Giovedì 28 maggio alle
ore 21 presso la sala valdese di via
Pio V 15 si svolge un incontro sul tema: • Lo studio del fenomeno religioso nella scuola italiana ». Intervengono F. Avanzini del Centro teologico
del Gesuiti, C. Gianotto collaboratore
airUniversità di Torino alla cattedra
di storia del Cristianesimo, M. Miegge
docente di filosofia aH’Unlversità di
Ferrara, C. Piandola del « Comitato
per la laicità nella scuola ».
ISOLA DEL LIBI — Presso la Chiesa
Cristiana Evangelica Battista. In occasione della chiusura delle Scuole domenicali, domenica 7 giugno, a partire dalle ore 10, si svolge la 3* Festa
interdenominazionale delle scuole domenicali. La festa, cui partecipano le
chiese evangeliche di Lazio, Abruzzi e
Campania, ha per tema: « Giustizia,
pace e integrità del creato ».
sabato 25 aprile, all’incontro organizzato dal Consiglio del XV
Circuito per le comunità evangeliche della Calabria e di Messina, riunite attorno aH’interrogativo, che costituiva anche il tema dell’incontro, « Perché le nostre comunità non crescono? ».
E’ emersa subito l’inscindibili.
tà di tale problema dalla situazione socio-economica piuttosto
disastrata che caratterizza il Meridione ed è seguita una attenta analisi della cosiddetta « questione meridionale ». I piccoli se.
gni di sviluppo economico presenti anche in Meridione attorno agli anni '60 (costruzione di
strade ed autostrade, qualche
tentativo di industrializzazione e
qualche progresso nell’agricoltura, ringrandimento delle città),
non sono stati altro che pallidi
riflessi del reale sviluppo economico in corso al Nord, ma proprio nel Settentrione rimaneva la
« testa » di quel eorpo economico che stava nascendo con difficoltà al Sud.
Oggi la disoccupazione, la criminalità organizzata, l’insufficienza e l’inefficienza delle strutture pubbliche, il degrado ambientale, la militarizzazione del
territorio, sono problemi più gravi, più sentiti e più difficilmente superabili rispetto al resto del
Paese ed il futuro che i giovani
meridionali vedono aprirsi di
fronte a loro è sempre più incerto e confuso.
E’ chiaro che le chiese non
possono rimanere estranee rispetto a questa situazione.
Il past. Aquilante ha proseguito con un’analisi della religiosità meridionale, fin dall’antichità
intrecciata con il folclore e la
magia. La chiesa cattolica ba elaborato, intorno al 1500, una
sua offensiva nella strategia della Controriforma (in particolare
con la Compagnia di Gesù), dan
La confessione
di fede
è fuori moda?
Una proposta del gruppo dei catecumeni: non
per sostituire, ma per aggiornare e rinnovare
Ancora oggi mi sento a disagio
durante il culto quando si incomincia a recitare la tradizionale confessiione di fede. E mi chiedo: che cosa stiamo dicendo?
Cosa significano queste dichiarazioni? lo/loro ci crediamo davvero? La nostra fede corrisponde veramente a ciò che recitiamo? E se non a questo, a cosa
corrisponde? In che cosa crediamo noi, in che cosa speriamo?
Riusciamo ad esprimerlo veramente con le nostre parole?
E’ difficile. Eppure penso che
sarebbe non solo utile, ma anche quasi indispensabile per
ognuno di lioii elaborare la propria 000165510410 di fede; non per
sostituire la vecchia confessione,
bensì per aggiornarla e arricchirla.
Quattro ragazze del gruppo dei
catecumeni di Udine presentano
qui la loro confessione di fede:
1) Credo nella giustizia, nell'amore e nell’uguaglianza tra le
genti; non credo né all’odio, né
alla violenza. Credo in Dio creatore e in Cristo uomo, messaggero di giustizia, d’amore e di
uguaglianza; non credo negli uomini, quando il loro operato è
pieno di odio e di violenza.
2) Credo nell’amore di Dio verso gli uomini, credo nel sacrificio
che Gesù ha fatto per noi, credo
in una vita nuova dopo la morte,
credo in un mondo di pace e di
fratellanza. Non credo alla guerra, non credo in un mondo dove
non ci sia amore e dove la gente
si uccide come per gioco, non
credo nella paura, perché ho fiducia nel Signore.
3) Credo nella felicità, ma credo anche nella tristezza, credo
nell’amicizia, quando è sincera, e
in tutti i valori umani. Credo nell’amore, ma credo anche nell’odio. Credo in Dio, in Gesù Cristo e nello Spirito Santo, perché
sono convinta di non essere niente senza di loro. Credo in questo mondo, che, anche se non è
perfetto, è sempre il nostro
mondo. Sì, credo in tutte queste
cose, ma soprattutto credo nella
vita, senza la quale non potrei
credere in nulla di tutto ciò.
: 4) Credo nella potenza di Dio,
che sia comunque più- forte di
quella dell’uomo. Credo che Gesù Cristo sia la manifestazione
della volontà di Dio. Credo che
lo Spirito di Dio e di Gesù Cristo
operi in modo esigente e confortante tra gli uomini. Credo profondamente che Dio sia un Dio
di amore e di grazia, che si rivolge a tutti gli uomini, senza pretese. Credo in Gesù Cristo, portatore di vera giustizia e vero
amore, insegnante di perdono e
di libertà, annunziatore di speranza.
Irma Ahlers
Hai rinnovato
il tuo
abbonamento?
do origine ad una religiosità particolare, capace di plasmare i
comportamenti e di tenere insie.
me le persone. Una religiosità
gravitante attorno ad un Cristo
fortemente legato al passato ed
alla tradizione, intrecciato con
le credenze popolari ed intriso
di superstizione e di magia, il
Cristo di Eboli, del famoso romanzo di Carlo Levi, ambientato nel desolato entroterra della
costa salernitana.
Ancora oggi, un po’ ovunque,
ma in Meridione in particolare,
siamo costretti a confrontarci (e
a volte a scontrarci) con questa
religiosità popolare ed abbiamo,
come evangelici, il preciso compito di contrapporre al Cristo di
Eboli, della tradizione e del passato, il Cristo crocifisso del Nuovo Testamento, di lanciare Tappello evangelico della libertà dal
passato, di guardare avanti portando lo straordinario annuncio
di un Cristo nuovo che ci rinnova e ci libera da qualsiasi dipendenza.
Per essere testimoni di questo
Cristo, oggi, dobbiamo cercare
di affiancare al lavoro attivo al
servizio degli altri nella complessa e difficile situazione sociale
di cui abbiamo parlato, il momento della riflessione e dell’ascolto, senza il quale la prassi
risulterebbe sterile. « Ritagliamoci, nel tempo dell’aratura, un
momento per la riflessione e l’ascolto — dice Aquilante — e costruiamo una linea comune, un
progetto per il lavoro nel Sud ».
Alla relazione è seguito un vivace dibattito che ha completato positivamente rincontro, dimostrando quanto il tema affrontato sia sentito ed interessante per le comunità. E’ auspicabile quindi che sia ripreso e
che questo tipo di iniziative abbia un seguito.
Franca Long
Convocazione
Conferenze distrettuali
Sono convocate per i giorni 13 e 14 giugno le Conferenze distrettuali delle chiese valdesi e metodiste.
Le conferenze si svolgeranno :
• I DISTRETTO: Villar Perosa presso il tempio valdese.
• Il DISTRETTO: San Marrano Uliveto (Al) presso la
Casa comunitaria.
• MI DISTRETTO: Vellelri (Roma) presso Ecumene.
• IV DISTRETTO; Palermo presso il centro La Noce.
Per ragioni organizzative i responsabili delle delegazioni
delle chiese devono comunicare al Presidente della commissione esecutiva distrettuale entro il 30 maggio l'elenco dcoloro che vi partecipano. Alla Conferenza distrettuale possono assistere tutti i membri delle chiese valdesi e metodiste
del Distretto.
TAVOLA VALDESE
Comunicato
La Tavola comunica che il primo fascicolo della relazione
al Sinodo sarà consegnato in occasione delle Conferenze distrettuali. Esorta i consigli di chiesa a far pervenire
al più presto agli uffici della Tavola di Roma e Torre Pellice
i mandati di deputazione. La relazione infatti potrà essere
consegnata ai deputati i cui mandati saranno pervenuti alla
Tavola entro il 10 giugno.
La Tavola comunica che in caso di sostituzioni non saranno spediti altri fascicoli. Il sostituito deve trasmettere il
fascicolo al suo sostituto.
9
22 maggio 1987
vita delle chiese 9
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Dopo il catechismo
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POM ARETTO — Il gruppo
tli catecumeni che ha fatto
la confermazione la domenica
delle palme continua a ritrovarsi.
Il principale momento di questa
altività post-confermazione per
il momento è stato un incontro
a Viering (Val d’Aosta) dal 1“ al
3 maggio. Oltre a molti giochi,
canti, risate e un po’ di turismo,
nel corso dell’incontro abbiamo
afll'rontato due temi di grande interesse: l’amore e resistenza di
Dio.
Per discutere dell’amore siamo
partiti da un piccolo questionario in cui ciascuno di noi ha
scritto, basandosi sulla propria
esperienza, quello ohe pensa dell’amore. La discussione è stata
vivace e stimolante e ha messo
in luce una certa diversità di
punti di vista all’interno del
gruppo. Su una cosa si è però
creato un consenso: l’amore è
una dimensione fondamentale della vita, « un altro modo
di \'edere o affrontare la vita »,
come ha detto qualcuno.
La domenica mattina poi, ripensando alla discussione del
giorno prima, abbiamo letto e
meditato insieme alcuni brani
del Cantico dei cantici e 1“ Corinzi 13. Nel corso del culto abbiamo avuto anche un momento
di scambio sul modo in cui ognuno di noi vede il problema di
Dio: chi è Dio? Cosa significa per
noi credere in lui? Quali problemi abbiamo rispetto aU’immagine di Dio che di solito ci viene
presentata? Un collegamento tra
i due problemi affrontati nel corso deH’incontro è stato proposto
da chi, ricordando che « Dio è
amore » (1° Giovanni 4: 8), ha affermato che Dio è colui che ci dà
la capacità di amare. Il culto si
è poi concluso con la santa cena.
Il gruppo dei neo-confermati
si incontrerà ancora per alcuni
sabati prima della pausa estiva.
9 Domenica 24 maggio si riunisce l’assemblea dì chiesa con
il seguente o.d.g.: relazione annua; impegno finanziario per
l’anno 1988; varie ed eventuali.
• Domenica 31 maggio avrà
luogo ad Inverso Pinasca (Clot)
una giornata comunitaria con
pranzo. Chi vuole partecipare
può prenotarsi presso Lisa Co
stabel e Vilma Long. Dopo il
pranzo avranno luogo trattenimenti vari.
• Abbiamo accompagnato alla loro ultima dimora EmUio
Bouchard, deceduto all’età di 80
anni, e Oreste Coucourde, deceduto all’ospedale di Pomaretto a 55 anni. Ai familiari nel dolore esprimiamo la simpatia
cristiana della comunità.
Matrimonio
PRAMOLLO — Sabato 9 maggio si è celebrato il matrimonio di Ivana Costabel e Valdo
Ferrerò.
Ai giovani sposi auguriamo una lunga vita felice insieme.
Unione femminile
PERRERO-MANIGLIA — Con
la seduta a Maniglia, martedì 12
maggio, si è conclusa l’attività
dell’Unione Femminile di Perrero-Maniglia.
Nel corso deH’inverno le sedute sono state animate da visite
di numerose sorelle che hanno
presentato temi di grande interesse: le donne nella Bibbia;
temi storici; esperienze di ani
RICORDO DI
Suor Udia Perrou
Torino, Luserna S. Giovanni, Casa delle Diaconesse: tre momenti di
un medesimo servizio rivolto ai sofferenti e sempre vissuto con gioia
nistero pastorale a Lqserna S.
Giovanni, Fu in quel tempo ohe
Suor Lidia Perrou venne a sostituire al Rifugio Carlo Alberto
Suor Alice Beney che rientrava
a St. Loup. Erano gli anni del
dopoguerra; c’era molto entusiasmo. Avevamo una bella e numerosa Corale nella Comunità e
Suor Lidia, nonostante tutto il
lavoro del Rifugio, partecipava
con gioia alla Corale. Sembrava
che il canto l’aiutasse a svolgere il duro lavoro di assistenza
ai sofferenti. Erano ospiti del
Rifugio in Quel tempo dei rifugiati provenienti da altre regioni, dove il clima, il vitto, le abitudini erano diversi, ma tutti
questi, che io conoscevo, da Rio
Marina, da Napoli, da Roma,
rendevano testimonianza di affetto a Suor Lidia per il modo
col quale riusciva a rendere con
la sua giovialità il loro vivere sereno. Tra queste persone non dimentichiamo una ricoverata molto sofferente, ma serena e forte
nella fede che volle esprimere
in semplici versi la sua riconoscenza. Diceva fra l’altro: « ...camminava tra noi seminando amor
il cui pio ricordo resta nel cor.
Diè conforto, era paziente con
tutti. Donò dell'amore i più cari
frutti... ».
Il terzo momento fu quello nel
quale, nel breve periodo 1950-51,
ebbi l’incombenza di dirigere la
Casa delle Diaconesse; il Comitato decise di affidare la Direzione interna della Casa a Suor
Lidia. Toccò a me di comunicarle questa decisione. Non dimenticherò mai il suo sgomento. Temeva di non avere i requisiti necessari, né i doni, né le capacità... si faceva sempre più « piccola ». Infine accettò e si mise
al suo compito accettandolo e
compiendolo, come tutti sanniamo, con gioia.
Così la ricordiamo, come una
sorella che aveva preso come
motto della sua vita il v. 2 del
Salmo 100: « Servite l'Eterno con
gioia ».
Suor Lidia Perrou,
nata a Frali nel 1896,
una vita dedicata
al servizio.
Ho sotto gli occhi la succinta
Relazione Annua 1985-86 della
Casa Valdese delle Diaconesse.
Sulla prima pagina rivedo con
commozione e tristezza il volto
di Suor Lidia Perrou, recentemente scomparsa. E’ una fotografia che rivela i segni dolorosi
della malattia devastante che
l’ha fatta soffrire negli ultimi
tempi, e tuttavia traspare ancora dal suo volto la luce di quel
sorriso aperto e cordiale col quale accoglieva sempre tutti.
L’abbiamo sempre vista sorridere, anche in situazioni difficili. non già per superficia'e ottimismo, ma per quel convincimento interiore suo proprio che,
con l’aiuto del Signore, tutto si
sarebbe ri.solto in maniera positiva.
Le persone che potrebbero dire quanto hanno ricevuto dall’incontro con lei sono molte; potrebbero rievocare ricordi significativi, atti a mettere in luce la
sua personalità.
Per quel che mi concerne, vorrei ricordare tre momenti partico’a ri.
Il primo momento risale al
1932. Io ero a Torino, candidalo
al ministero pastorale, coadiutore del Pastore Simeone. Tra le
altre mansioni avevo quella dell’assistenza spirituale agli ammalati negli Ospedali e dei culti all’Evangelico. Suor Lidia « piccola », come la chiamavamo per distinguerla dalla Direttrice dell’Ospedale Suor Lidia Paschetto,
terminava il suo noviziato. Io sarei stato consacrato Pastore in
quell’anno e nello stesso anno
sarebbe stata consacrata Diaconessa Suor Lidia. Io facevo i
miei primi culti agli ammalati
e Suor Lidia accompagnava il
canto degli inni al pianoforte.
A dire il vero, imparava a suonare, così come, a dire il vero,
io imparavo a portare la consolazione delTEvangelo ai sofferenti. Ma lei suonava e cantava con
slancio e con gioia e questo era
un contributo positivo il cui ricordo ancora mi è caro.
Il secondo momento nel quale
sperimentai la ricchezza e la
benedizione della sua collaborazione fu nel periodo del mio mi
Achille Deodato
mazione; problemi del Comitato
PDEI; viaggi.
L’annuale bazar è stato preparato con cura e ha avuto un
ottimo esito.
Bazar
VILLASECCA — Domenica
31 maggio, ore 15: Bazar. E’ una
occasione di incontro comunitario nei locali delle attività ai
Chiotti.
Impegno finanziario
ANGROGNA — L’assemblea
dì domenica scorsa (50 elettori
presenti) ha nominato i deputati al Sinodo: Marina Bertin
Chlavla (suppl.: Jean-Louis Sappè) e alla Conferenza Distrettuale: Leo Coìsson, Eliana Ricca,
Eldina Long (suppl.: Remo Gaydou, Orline Bertin Chauvie).
Sull’impegno finanziario ’88 l’assemblea, a fronte della richiesta
della Tavola (22.100.000), con
stima prudenziale ha preferito
votare per la cifra di 20 milioni.
Lunga discussione poi sulla bozza di Statuto per le Foresterie
in Val d’Angrogna della nostra
chiesa. Alla fine, con opportune
modifiche, lo Statuto è stato approvato e il Concistoro a giorni
nominerà i Comitati della ”Rocciaglia” e della ”Ca d’ia pais”
al Bagnóou.
Nel rinnovo delle cariche del
Concistoro è stato eletto, per la
prima volta, un presidente laico nella persona di Jean-Louis
Sappè, a cui rivolgiamo, insieme al vice-presidente Eldina
Long e alla segretaria del Concistoro Marina Bertot, l’augurio
di buon lavoro!
Assemblea di chiesa
SAN SECONDO — L’assemblea di chiesa, dopo aver discusso sull’impegno finanziario per
il 1988, ha approvato 11 seguente
o.d.g.:
« L’assemblea dì chiesa di S.
Secondo, riunita il 17.5.87, presa
visione dell’impegno finanziario
proposto dalla CED per l’anno
1988, lo approva per l’importo
di L. 31.000.000.
Considerata però la scarsa
partecipazione alla assemblea
stessa, esprime preoccupazione
per questo poco interesse che
molti membri dimostrano verso
i problemi della chiesa.
Invita pertanto tutti i membri
della chiesa valdese di San Secondo a riflettere seriamente e
impegnarsi maggiormente ».
'• Sono stati infine eletti quali deputati al Sinodo: P. Augusto Genre e Claudio Rivoira, supplente M. Bertolino.
Elezioni
SAN GERMANO CHISONE
— Una cinquantina di membri della comunità, per la maggior parte coralisti, dal 1° al 3
maggio sono stati ospiti della
Comunità Evangelica Luterana
di Treuchtlingen (Germania), città di Martin Dorner, il giovane
studente in teologia che l’anno
scorso lavorò come volontario
presso il nostro Asilo. Martin,
che con il suo grande entusiasmo tanto si era fatto ben volere, e la sua comunità hanno
accolto i sangermanesi con un
calore così grande da commuovere veramente e da far sentire
nel più profondo di ognuno che
la comunione in Cristo, al di là di
qualsiasi barriera umana, è un
bene preziosissimo ed irrinunciabile.
• In assenza del pastore il
culto con Santa Cena dì domenica 3 maggio è stato presieduto dal fratello Aldo Garrone che
la comunità ringrazia. La nostra
riconoscenza va pure al pastore emerito Enrico Corsani che,
illustrando la parabola della
dracma smarrita, ha rivolto un
messaggio molto apprezzato.
• La nostra Corale ha preso
parte, domenica 10 maggio, alla
Festa di Canto a Luserna San
Giovanni dopo aver partecipato
al culto mattutino a Villar Pollice. Un grazie alla comunità di
Bobbio per la sua generosa ospitalità.
• L’Assemblea di Chiesa del
24 maggio avrà all’o.d.g. i seguenti punti: 1) Discussione ed
approvazione della relazione morale; 2) Elezione deputati al Sinodo; 3) Impegno finanziario
1988.
• Il 27 aprile al Tagliaretto ha
terminato serenamente la sua
vita terrena la nostra sorella
Lidia Long ved. Comba, di anni
84; ai familiari vada l’espressione della fraterna e cristiana
simpatia della comunità tutta.
Bazar
PIOSSASCO -- Domenica 24
maggio per la prima volta nella storia dì questa comunità, a
partire dalle ore 16, presso i
locali della chiesa valdese avrà
luogo un bazar.
Venerdì 22 maggio
□ ASSEMBLEA
1° CIRCUITO
ANGROGNA — Presso il tempio
del Serre ha luogo l'assemblea del 1°
Circuito per esaminare II seguente
o.d.g.: Relazione del Consiglio; Elezione del Consiglio; Varie.
Sabato 23 maggio
n RELIGIONE A SCUOLA
TORRE PELLIOE — Tutti i genitori
che hanno figli in età scolastica ed
i giovani che frequentano o intendono frequentare la scuola superiore sono invitati a partecipare ad un incontro che si svolge presso la Casa unionista alle ore 16, in vista della scelta dell'ora di religione a scuola che
dovrà essere fatta entro il 7 luglio.
Domenica 24 maggio
n FESTA DI CANTO
SCUOLE DOMENICALI
BOBBIO PELUCE — Con la partecipazione al culto alle ore 10.30 ha inizio il tradizionale incontro dei bambini delle scuole domenicali del 1°
Circuito. Seguirà un pomeriggio di giochi.
n GIORNATA DEL
SAE PIEMONTE
TORRE PELLICE — Presso le Suore
di Gesù Lavoratore a Pralafera inizia
la giornata di incontro con la meditazione biblica del pastore S. Labsch;
a seguire: relazione sul convegno primaverile del S.A.E. a Gaeta.
Dopo il pranzo comunitario (prenotazioni presso Trossarelli, tei. 0121/
91470) incontro presso l'aula sinodale
con relazioni del pastore A. Comba
(direttore associato del Fondo Ecumenico di aiuto alle chiese-ECLOF)
e di F. Comba (ex membro del Comitato centrale del CEC) sul tema:
" Il Consiglio Ecumenico delle Chiese: strutture, problemi, prospettive ».
In chiusura breve liturgia della Parola con messaggio del Can. Gabriele
Mercol; tutti sono invitati.
Lunedì 25 maggio
a ASSEMBLEA DELLE
CORALI
PINEROLO — Presso i locali della
chiesa valdese di via dei Mille 1 si
tiene l'assemblea delle corali per discutere: valutazioni della festa di
canto, programma estivo, proposte per
il 1988. Inizio alle h. 20,45.
n INCONTRO FCEI
PINEROU) — La FGEI Valli organizza un incontro presso la Chiesa valdese. alle ore 21, aperto a tutti gli
interessati sul tema: « Cooperative e
forme di gestione collettiva: caratteristiche e problemi ». Intervengono
esponenti delle cooperative di Angrogna, Luserna S. Giovanni e Pinerolo.
10
10 valli valdesi
22 maggio 1987
MAGGIO ’77-MAGGIO '87: A DIECI ANNI DALL’ALLUVIONE
Inattività di fronte a rischi crescenti
Mentre, con gli anni, si accumulano detriti, rocce e ricresce la vegetazione nei torrenti, poco fanno gli uomini al di là
di ricostruire le strutture distrutte - I rischi nascono soprattutto dall’alta valle - Le piene ormai a ritmo decennale
Dieci anni fa, nella serata del
19 maggio 1977, al termine di una
settimana di piogge violentissime, un’ondata di piena dev£> stante colpiva le valli del pineroiese;
in particolare in vai Pellice venivano spazzati via dalle acque
ponti, strade, strutture sportive,
sette vite umane. Molto si disse e
scrisse allora, ma cosa è accaduto nei due lustri trascorsi? Qual è
l’attuale situazione dei nostri torrenti? E’ possibile il ripetersi di
eventi simili?
Abbiamo sentito due persone
che iper motivi diversi hanno da
tempo un occhio attento a questi
problemi: Alberto Baridon, ex
ispettore forestale, e Franco Bellion, geologo.
— Ormai da circa venti anni
— esordisce Baridon — non si
fa quasi più niente. Tutto il Piemonte, l’Italia attendono sistemazioni idraulico-forestali: per la
nostra zona, nel 1982, era stato
fatto il punto della situazione,
anche una specie di preventivo
sui costi delle opere necessarie;
non si è visto nulla. In valle per
anni il torrente più pericoloso è
stato il Crucilo che in 5 chilometri scende di quasi 2000 metri
di quota. Anche altri torrenti presentano dislivelli analoghi ma
sono più rocciosi lungo il percorso. Il problema del Crucilo
sono le briglie fatte nel 1932
che oggi mostrano alcuni segni
di cedimento. A monte delle briglie si trovano in situazione instabile 20 mila metri cubi di materiale accumulato negli anni, che
in caso di crollo del sostegno ver
60 anni
di piene
dei Peiiice
Gli eventi più gravi del Pellice negli ultimi 60 anni:
20 settembre 1920; 6 morti,
danni enormi alle case, molte
asportate, gravissimi danni alla viabilità;
30 ottobre-2 novembre 1945:
gravissima piena in tutto U
bacino con danni altrettanto
gravi nella zona valliva medio bassa; due morti a Torre
Pellice;
settembre 1947: piena con
danni di relativa entità ed asportazione di passerelle. Nel
solo giorno del 26 settembre
a Bobbio scesero 301 mm. di
pioggia;
maggio 1948 e 1949: piene
con danni alla viabilità e ai
ponti;
12-14 giugno 1957: grave
piena in tutto il bacino con
smottamenti ed allagamenti,
dissesti stradali, ponti e passerelle danneggiati.
11- 12 novembre 1966: piena
con alcuni danni alla viabilità;
giugno 1973: piena con dan
ni alla viabilità;
12- 20 maggio 1977: gravissima piena, specialmente nei
tributari di destra del bacino,
con gravissimi danni alle opere, alla viabilità, a terreni coltivi e distruzione di
ponti (Bibiana e ferrovia a
Torre), sette vittime umane;
29 marzo-1” aprile 1981
grossa piena nella parte me
dio bassa con inondazione
di coltivazioni e fabbricati a
Luserna S. G.
rebbero ad invadere la bassa
valle. Manca proprio la normale
manutenzione, pur se costosa.
— Di chi sono le competenze
su queste zone e quindi le responsabilità?
— Un tempo se ne occupava il
corpo forestale; oggi è la Regione, attraverso il servizio forestale, che deve seguire questi bacini.
— Quali le opere primarie da
controllare?
— Ci sono 100 mila metri cubi
di muretti a secco, 15-20 mila metri cubi di briglie, più di 300 ettari di rimboschimento da rimettere a posto e diradare: è proprio grazie a queste opere che
nel dopoguerra i danni del Crucilo sono stati limitati. Un po’ di
tempo fa un funzionario ’’esperto” del settore aveva fatto un
sopralluogo nella zona su richiesta del comune di Bobbio; la risposta fu che non c’era pericolo.
— Ci sono altri punti particolarmente critici?
— Risalendo la valle ci sono
altri torrenti; sulla destra oro.
grafica c’è l’Imeut, assolutamente da rimettere a posto, che secondo me, è stato uno dei corresponsabili dell’ondata distruttiva
del ’77: lì vennero costruite alcune briglie che già alla fine degli anni ’60 erano piene di materiale; segnalai il fatto alla Regione mettendo in risalto i rischi di
cedimento. Quelle cinque briglie
partirono contemporaneamente
nel ’77 gettando nel Pellice migliaia di metri cubi di materiale
ed un’ondata che, invece di scendere in due ore, ha impiegato 10
minuti. La situazione fu aggra.
vata quasi certamente dal Luserna, dove ci sono le cave; di fronte alle richieste di sistemare adeguatamente i materiali di scavo,
i responsabili lamentano gli eccessivi costi delle opere, così si
lascia il pietrame di scarto lungo
le sponde del torrente; è sufficiente una piena per far cedere
questi materiali instabili, e forma
re più a valle uno sbarramento
che poi ovviamente cede dietro
il peso di una grande massa di
acqua.
Ora, a parte queste due situazioni particolari, dobbiamo denunciare un generale degrado di
tutti i piccoli corsi d’acqua, su
cui agisce in modo determinante
l’abbandono della montagna da
parte dell’uomo, elemento fondamentale in quanto controllore di
ogni piccolo dissesto.
— Quali possibilità esistono
per limitare queste situazioni?
— Sono stati fatti dei corsi di
rimboschimento, per insegnare
ai giovani le tecniche di costruzione di muretti, briglie: se vi
fossero i necessari finanziamenti,
si potrebbero organizzare dei
cantieri fornendo anche notevoli possibilità di lavoro; dal 1926
nel Cruello furono impegnate 60
persone fino al 1940, spendendo,
allora, 3 milioni. Attualmente finisce anche per mancare la pratica di queste cose.
— Oggi — interviene Bellion —
si fanno sulle nostre montagne
alcune opere giudicate primarie,
come l’apertura di strade per i
tagli di boschi o raggiungere degli alpeggi; in molti casi però
non si tiene conto dei forti pendu o delle zone non boschive. Bisognerebbe stabilire dei criteri
molto precisi per l’apertura di
piste, anche perché di eventuali
dissesti che si originano a monte,
pagherebbe le conseguenze l’intera valle.
— In effetti — aggiunge Baridon — anche se si notano di più
gli accumuli di materiale nel bas.
so Pellice, compresi gli alberi ricresciuti in questi anni e che nessuno taglia perché quel legname
ha scarso valore, è sempre nell’alta valle che vanno concentrati attenzione e sforzi.
— Per Quanto riguarda ali insediamenti lungo le rive del torrente nella bassa valle, esistono
dei rischi nrecisi?
A monte del ponte
Blando,
a Torre Pellice,
si è rapidamente
ricostituita
nel Pellice una
folta vegetazione.
— Gli impianti sportivi di Luserna o Torre, ma anche stabilimenti o case — afferma Baridon —
non sono affatto al sicuro; le opere di arginatura eseguite sono
importanti ma nel corso di una
alluvione scendono a valle dei
massi di dimensioni ben superiori a quelli utilizzati per proteggere le sponde. Ora abbiamo avuto la fortuna che in questi ultimi
anni non ci sono state piogge forti e soprattutto persistenti, perché altrimenti altri disastri sarebbero potuti accadere. Del resto siamo arrivati ad un ritmo
di alluvioni quasi decennali.
— Sarebbe importante — precisa Bellion — evitare di costruire opere grandiose lungo le rive
di un torrente; un prato può essere ricostituito dallo stesso corso d'acqua, ma strutture che com
portino grossi investimenti in denaro dovrebbero essere attritamente valutate tenendo conto
delle protezioni necessarie. Ho
l’impressione però che in questi
anni, al di là della ricostruzione
delle opere distrutte e la costruzione di alcuni argini, si sia fatto
poco, anche sul piano del coordinamento ira i comuni o sulla ricerca di dati sulla caduta di pioggia in più zone della valle: soltanto recentemente è partito tino
studio a livello di Comunità Montana sull’assetto idrogeologico
della vai Pellice. Direi in chiusura che in questi anni nulla è cambiato in modo tale da poter
escludere il ripetersi di avvenimenti simili a auelli che colpirono il pineroiese 10 anni fa.
a cura di Pier Valdo Rostan
ALT Al SACCHETTI DI PLASTICA
Il «ni» dei comuni
1987: anno di piogge molto limitate. In caso di piena il materiale
accumulato sarebbe sicuramente spazzato via.
Voluto dalla Lega per l’ambiente, si è svolto a Torre Pellice un incontro pubblico, a cui
erano stati invitati gli amministratori pubblici, sul problema
dell’uso o peggio dell’abuso dei
contenitori di plastica. E’ stata
presentata, a cura di esponenti
della « Lega », una relazione che
ha evidenziato i quantitativi di
materiale plastico utilizzato annualmente in Italia e quindi destinato ad essere abbandonato
senza, attualmente, possibilità
di riciclaggio.
La richiesta, presentata dagli
ambientalisti, che i sindaci assumessero delle ordinanze di
divieto dell’uso della plastica
non ha certo ricevuto entusiastiche adesioni, al punto che soltanto i « primi cittadini » di
Torre e Angrogna erano presenti. Di autorità di altri comuni,
neppure a livello di Comunità
Montana, neanche l’ombra; i sindaci di Angrogna e Torre hanno
per altro rilevato che i tempi
non paiono maturi per le ordinanze, esprimendo invece la volontà dei comuni di studiare tutte le forme di informazione e
coinvolgimento possibili sul problema, fermo restando la disponibilità espressa dai commercianti a sostituire gli attuali sacchetti di plastica con quelli di
carta.
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11
22 maggio 1987
valli valdesi il
PROPOSTE PER
L’OBIEZIONE FISCALE
Ci avviciniamo al momento della
dichiarazione dei redditi e da alcuni
anni, in questo periodo, i comitati
pace del Pinerolese propongono un momento di lotta non violenta contro le
sipese militari: l'obiezione fiscale. Ognuno di noi paga le tasse ed è risaputo che, fra I tanti usi che lo Stato
fa dei nostri soldi, c’è anche quello
delle spese per gli armamenti. E' difficile stabilire con precisione la quota del bilancio dello Stato destinata
agl armamenti, sia perché i capitoli
di spesa appartengono anche ad altri ministeri, oltre che a quello della
Difesa, sia perché le spese a consuntive sono più alte di quelle preventivale, Alla luce delle stime fatte. Il
movimento non violento e degli obiettori fiscali ha valutato questa quota
neli’ordine del 5,5% del bilancio statale Si propone quindi di non versare
alle Stato il corrispondente 5,5% delle -nposte per destinarlo ad usi di
pace.
Alcuni obiettori fiscali propendono
per un'obiezione parziale, individuata
neh 1“b della loro dichiarazione dei
redditi, cifra corrispondente al denaro
utilizzato dal nostro Paese per le armi ABC (atomiche, batteriologiche,
chimiche).
Questa forma di disobbedienza civile con è da confondere con l'evasione ‘¡scale. Infatti, mentre l’evasore
tema di sottrarsi al pagamento delle
tasse falsificando la propria denuncia l'obiettore fiscale informa lo Stato che non gli verserà una parte delle tasse, perché non condivide l’uso che
ne farà. Siamo consapevoli dei probierri! che una scelta di questo tipo
comporta; le perplessità che vengono
pii; frequentemente sollevate riguardanc il pericolo per lo Stato che obieziorii più generalizzate e diffuse (ad
.esempio sulla scuola privata, sulla
sanità...) portino all’Ingovernabilità fiscale del Paese. Pensiamo che il problema della pace e del disarmo sia
ormai strettamente connesso alla sopravvivenza medesima dell'uomo e
che quindi questo giustifica la priorità
e l’unicità dell'obiezione alle spese
militari nei confronti di tutte le altre.
Ed è anche per questo motivo che
il Coordinamento degli obiettori fiscali sta lottando perché lo Stato riconosca e regolarizzi la loro posizione. Gli obiettori fiscali non si limitano
sterilmente a denunciare il nostro cosiddetto « sistema di difesa », ma in
diversi anni hanno elaborato dei progetti alternativi, articolati e complessi, che si basano prevalentemente
sulla difesa popolare non violenta.
I comitati pace del Pinerolese organizzano due momenti, uno a Pinerolo
e uno a Torre Pellice, nei quaii si potranno avere tutte le delucidazioni e
le informazioni riguardanti l'obiezione
fiscale e si potranno anche tecnicamente compilare i moduli deila dichiarazione dei redditi. Tali momenti verranno preventivamente comunicati attraverso gli organi di informazione locali.
Comitati pace e disarmo di
Pinerolo e della Val Pellice
per la^stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
Coop.TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - ® 91334
10066 TORRE PELLICE (To)
Comitati per la pace
POMARETTO — Il Comitato pace e
disarmo valli Chisone e Germanasca si
riunisce giovedì 21 maggio alle ore
20.30 presso il municipio; in discussione: associazione per la pace, denuclearizzazione, iniziative a favore dell'obiezione di coscienza al servizio militare,
PINEROLO — I comitati pace organizzano due momenti nei quali vengono date informazioni riguardanti l'obiezione fiscale e viene data la possibilità di compilare i moduli deila
dichiarazione dei redditi. Gli incontri
hanno luogo venerdì 22 maggio, ore
21, in via Demo 6 a Pinerolo e lunedì 25 maggio, ore 21, presso il Centro d'incontro di Torre Pellice.
Concerti
TORRE PELLICE — Sabato 23 maggio, alle ore 21, presso il tempio valdese di Torre Pellice, ha luogo un concerto del duo Van Dijk^Marcone di
viola e pianoforte organizzato da Radio
Beckwith, a cui verranno devolute le
offerte, in collaborazione con la Pro
Loco e il Comune di Torre Pellice.
PEROSA ARGENTINA — Alle Ore
15.30 di domenica 24 maggio, presso
il parco Gay, ha luogo uh concerto
delle bande musicali di Inverso Rinasca, S. Germano, Villar Porosa organizzato daH’Assessorato alla cultura
della Comunità Montana e dalla Pro
Loco di Porosa.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 21 maggio,
ore 17, al Centro d'incontro, ha luogo
una riunione di Amnesty International
con il seguente o.d.g.: a) Riepilogo
dell’Azione Urgente per il medico
Olel (Kenia); b) Organizzazione del
concerto di musiche deH'BOO e del
'900, organo: M.o F. Corsani, canto:
basso C. Arnoulet; 6 giugno, ore 20.45,
tempio valdese; c) Partecipazione con
uno stand alla manifestazione "Due
giorni per la pace », Torre Pellice,
27-28.6; d) Campagna per l'abolizione
della pena di morte in USA; e) Relazione sull’attività del Gruppo da marzo '86 a maggio '87.
Segnalazioni
PERRERO — Presso il centro ricreativo a partire dalle ore 15.30, domenica 24 maggio, viene proposta una
mostra di artigianato locale con la
partecipazione degli alunni della scuola elementare.
TORRE PELLICE — L'asilo nido intercomunale, in collaborazione con la
USSL 43, ha preparato una mostra di
fotografie, diapositive, e videotape sul
tema: « 0-3, importanti perchè?
La mostra viene esposta presso la
nuova sede dell'USSL in corso Lombardini venerdì 22 e 29 maggio dalle
ore 17 alle 19 e sabato 23 e 30 maggio dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
TORRE PELLICE — La Sinistra Indipendente ed il PCI di zona organizzano per venerdì 22 maggio, ore 18.30,
presso l'hôtel Gilly un convegno sul
tema « Val Pellice, quali prospettive di
sviluppo? ».
Interventi di Mario Garnero (Sin.
Ind.), Marco Bellion e Franca Coì'sson
(assessori della Comunità Montana),
Rinaldo Bontempi (capogruppo PCI in
Regione).
LUSERNA S. GIOVANNI — Nel periodo 20-24 maggio i| Comune presenta,
presso l’auditorium di via Ex Deportati e Internati, una mostra dal titolo » Alle soglie del disagio: la droga ». Parallelamente nelle serate del
20, 21, 22 maggio si svolgono dibattiti, relazioni e proiezioni su esperienze, prevenzione, lavoro volontario nella lotta alle tossicodipendenze.
Le scuole possono nelle mattinate
visitare la mostra.
Teatro ~
RORA' — Sabato 23 c.m. presso la
Sala Comunitaria ia filodrammatica di
Rorà presenta ia commedia brillante
in tre atti « L'armadietto cinese ».
ingresso libero. Inizio ore 20.30.
RÍGERCHE STORrCHE
La «comunità barbetta»
a cavallo fra due secoli
ìiel comune di Pomaretto a
grande maggioranza abitato da
valdesi, la popolazione era suddivìsa in diverse borgate, di cui
una buona parte in montagna.
Tra la fine del 1700 ed il 1830
i valdesi avevano avuto un periodo di forte sviluppo demografico legato ad un risveglio economico e culturale. Il comune
era ’cassato dai 460 abitanti del
1800 ai 739 del 1839. Una delle
motivazioni di questa espansione era « l’eccessiva abitudine a
contrarre matrimoni in giovane età, tanto da indurre la massima autorità valdese a proibire )e unioni al di sotto dei 16 e
14 anni ». Nel periodo successivo. si ebbe quindi fra la popolazione un incremento minore, erano infatti presenti 159 famiglie nel 1839, 179 nel 1881 e
198 nel 1901. Dal censimento del
1901 ricaviamo i dati e la dislocazione dei suoi abitanti:
agglomerati sparsi totale
Pomaretto 190 31 221
Pons 24 28 52
Masselli 35 37 72
Cerlsiei'i 91 — 91
Eimar 132 40 172
Clot 57 — 57
Enfus 89 — 89
Per le comunità « barbette » il
problema dell'educazione è
sempre stato di primaria importanza nel corso della loro storia e gli sforzi per una istruzione generalizzata erano stati in
gran parte legati al loro culto ed
alla volontà di trasmettere di generazione in generazione dei con
cetti ed una cultura religiosa che
venivano invece dall’esterno fortemente contrastati.
Furono quindi aperte anche
nei periodi più duri molte scuolette valdesi e l’incremento fu
ancora maggiore alla fine del ’700
con la favorevole congiuntura
politica del periodo napoleonico. A fianco della istruzione impartita dai pastori, anche nelle
borgate più lontane, si affiancò in
seguito l’opera degli insegnanti
appositamente preparati, e a
Pomaretto, nel 1836, fu data una
sede stabile alla Scuola .Latina,
utile strumento per una educazione di tipo classico. Può interessarci ancora fare una analisi comparativa delle professioni degli abitanti dei comuni di
Perosa e Pomaretto all’inizio
del 1900, prendendo sempre i
dati del censimento del 1901. Pur
essendo la base prevalentemente
rurale in ambedue i comuni, a
Pomaretto balza in evidenza una
consistenza del 79% di agricoltori, comparata al 40% di Perosa. All’opposto si nota una percentuale del 37% di artigiani a
Perosa contro un 8% a Pomaretto. Si può quindi dedurre che
vi è stata una certa resistenza
sino ad allora da parte dei valdesi verso altri tipi di lavoro manuale, che non fosse quello della terra, mentre si evidenzia una
certa fascia di persone « colte »
legata appunto alla diffusione
di scuole sia maschili che femminili, per cui fra i valdesi il
livello di analfabetismo fu sempre relativamente basso. Sempre dal censimento del 1901 ri
sulta la netta differenza fra la
popolazione valdese di Pomaretto e la popolazione cattolica
di Perosa.
Anche nei decenni precedenti,
come appare da statistiche ufficiali tratte dal censimento del
1848, il livello culturale sopravanzava di molto quello dei valligiani cattolici: dai 252 matrimoni celebrati dai valdesi nel 18471848 risulta che il 46% delle donne e l’85% degli uomini erano in
grado di apporre la loro firma,
mentre le percentuali fra i cattolici risultavano essere dell’11,5
per cento e del 62%. Alla fine
del secolo, con una sola eccezione, tutti i valdesi, sia donne
che uomini, risultavano in grado di firmare degli atti, mentre
per i cattolici ancora il 7,5%
non ne era capace.
I risultati di queste ripetute
campagne per l’istruzione furono ritenuti soddisfacenti dagli
stessi valdesi di allora che così
commentavano;
« Da una popolazione di circa 20 mila anime, in grandissima maggioranza dedita all’agricoltura, uscirono 97 maestri, 127
maestre, 40 professori, 8 avvocati, 19 medici, 5 notai, 7 ingegneri, 2 farmacisti, 21 segretari
comunali, 7 geometri, 34 ufficiali di carriera, oltre a 138 pastori
evangelici »... (da « I Valdesi e
gli istituti di istruzione » di L.
Micci, pag. 28).
a cura di Carlo Ferrerò
CENSIMENTO 1901
Perosa
Pomaretto
Professione Totale % Totale %
Contadini 1068 40,8 1024 79,37
Giornalieri 116 4,43 16 1,24
Massari 1 0,03 2 0,15
Operai 324 12,39 53 4,10
Artigiani 959 37,06 105 8,13
Benestanti 48 1,83 29 2,24
Commercianti 54 2,06 22 1.70
Ministri evangelici 0 _ 17 1,31
Sacerdoti 2 0,7 1 0,7
Impiegati 5 0,19 1 0,7
Maestri 14 0,53 12 0,93
Professori 4 0,15 4 0,31
Scrivani 5 0,19 4 0,31
Istitutori 1 0,03 3 0,23
Notai 2 0,07
Avvocati 1 0,03 — —
RINGRAZIAMENTO
« Per me il vivere è Cristo, e
il morire guadagno »
(Fil. 1: 21)
La famiglia della cara
Eiena Pons in Rostan
commossa e riconoscente per la grande
dimostrazione di affetto e di stima
tributata alla loro cara, ringrazia
tutti coloro ohe con presenza, fiori,
scritti e parole di conforto, hanno par*
tecipato al suo dolore. Un ringraziamento particolare al medico curante
dott. Delpiano, al pastore Marco Ayassot, ed a tutti coloro che sì sono prestati nella triste circostanza.
Cantalupa, 18 maggio 1987
RINGRAZIAMENTO
« giorno in cui ti ho invo^
calo, ti sei avvicinato,^ tu hai
detto: non temere »
(Lamentazioni 3: 57)
La moglie, la figlia e congiunti del
compianto
Attilio Menusan /
di an ni 53
riconoscenti per la dimostrazione di
affetto e di cordoglio tributata al loro caro, ringraziano tutti coloro che,
con la presenza, parole di conforto,
scritti e fiori, hanno preso parte al loro grande dolore. Un grazie particolare al pastore Erika Tomassone.
Frali, 19 aprile 1987
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Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
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Ambulanza :
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Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Nonuma, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva a festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 24 MAGGIO 1987
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909031.
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Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 fatti e problemi
22 maggio 1987
SETTIMANA DI PASQUA IN SICILIA
Pellegrinaggio per la pace
Cattolici ed evangelici: dalla preghiera alla base NATO di Sigonella al venerdì santo di
Comiso - L’impegno di tutti a trasmettere il messaggio di pace nelle rispettive comunità
Le previsioni della vigilia davano per scontato che non sarebbe stato come Tanno scorso. Gli
incontri preparatori delTormai
tradizionale Pellegrinaggio ecumenico per la pace attraverso la
Sicilia militarizzata -della settimana di Pasqua, almeno a Catania, non avevano nascosto la
stanchezza del gruppo di credenti cattolici e protestanti che da
diversi anni organizzano le principali attività ecumeniche per la
pace, la giustizia, la salvaguardia
della creazione nella città etnea.
La Settimana Ecumenica per la
Pace (SEP), giunta lo scorso ottobre alla sua quinta edizione
catenese, aveva coinvolto diverse centinaia di persone in un
programma di iniziative particolarmente ricco: tre serate teologiche, la prima sulla pace, la seconda sulla liberazione, la terza
sull’ambiente, ciascuna introdotta da due oratori, uno cattolico e
l’altro protestante (rispettivamente: il padre gesuita Francesco Coltrerà di Palermo e il pastore valdese Luciano Deodato
di Pinerolo; Gianni Novello, vice
presidente di Pax Christi italiana, e il pastore valdese Mauro
Pons di Riesi; il Prof. Elio Imjjellizzeri, dell’Università di Catania, e il pastore battista di Catania Salvo Rapisarda); e ancora una giornata di spettacoli di
musica e di danza e una veglia
di preghiera conclusiva, alla quale partecipava anche il vescovo
della città etnea nonostante che
le chiese organizzatrici della SEP
avessero declinato il suo invito
alTincontro liturgico che si sarebbe tenuto tre giorni dopo' in
cattedrale, in vista del « vertice »
multireligioso di Assisi.
Per la prima volte, inoltre, la
SEP aveva coinvolto sin dalle
prime fasi organizzative non solo
la Comunità cattolica dei SS. Pietro e Paolo — che per prima
aveva istituito la settimana per
la pace di ottobre — e i suoi
abituali interlocutori ecumenici
della FGEI, della Chiesa battista,
della Chiesa valdese di Catania,
ma anche altre comunità e gruppi cattolici, alcuni dei quali in
precedenza non avevano mai accettato un confronto ecumenico
sulle tre tematiche sopra indicate.
Un successo o un canto del cigno? Da allora, nei fatti, Timpegflo dei. credenti catànesi per la
pace si è andato affievolendo, o
meglio è andato via via assumendo caratteristiche « carsiche »:
meno iniziative pubbliche, niente iniziative di movimento, un
paziente lavoro di educazione e
di informazione sulla pace da
parte di un gruppo di insegnanti
della Comunità SS. Pietro e Paolo (che fra l’altro pubblica il bollettino quindicinale a uso interno
« Costruiamo la Pace ») e dei credenti che lavorano al CEDIP
(Centro di Documentazione ed
Iniziative per la Pace), presso la
Chiesa valdese.
Dal suo corso sotterraneo il
fiumiciattolo è riemerso proprio
in vista del pellegrinaggio, senza particolare vigore.
Da una parte, infatti; U pellegrinaggio di quest’anno è stato la
brutta copia in versione ridotta
di quello del 1986. Dall’altra, ha
rappresentato una testimonianza
di fede assai valida per chi in
definitiva non confida nelle proprie forze, ma nelTxmico Signore
della pace e della giustizia.
Partito da Messina il 14 aprile,
dopo aver partecipato a un corteo silenzioso per le vie principali della città e a un successivo
incontro di preghiera e di testimonianza, un gruppo internazionale composto da una ventina di
giovani e meno giovani, cattolici
e protestanti, guidati dalTinstancabile don Gianni Novelli, direttore del Centro Interconfessionale per la Pace di Roma, ha raggiunto Catania il giorno 15, per
unirsi a una quarantina di cattolici (quasi tutti della Comunità
dei SS. Pietro e Paolo) e di evangelici battisti e valdesi in preghiera davanti alla base NATO di
Sigonella. Al ritorno in città,
presso la Parrocchia del Crocifisso della Buona Morte, hanno trovato ad accoglierli altri cristiani
catanesi, insieme con i pochi rappresentanti delle organizzazioni
pacifiste che avevano risposto all’invito a partecipare a un con
fronto sulla situazione di crisi del
movimento pacifista locale e siciliano più in generale: un’occasione per riprendere coraggio e
per rilanciare ipotesi di lavoro
per la pace, prima fra tutte l’adesione al gruppo promotore delTAssociazione pacifista nazionale.
A Siracusa il gruppo dei pellegrini ha incontrato cattolici e
battisti riuniti in assemblea per
la pace presso la casa delle Suore Francescane Missionarie di
Maria, p>er partecipare poi alla
celebrazione cattolica del Giovedì Santo presso la Parrocchia di
Bosco Minniti.
Come gli anni scorsi con l’ultima tappa, quella del venerdì, si
è raggiunta Comiso: testimonianze, riflessioni bibliche, canti nella
piazza Fonte Diana nella tarda
mattinata, oon la partecipazione
di nutriti gruppi di cattolici della provincia di Ragusa e di qualche evangelico di Catania e di Siracusa, oltre che di un. gruppo
tedesco ospite in quei giorni
della Casa di riposo per evangelici di Vittoria; corteo per le vie
della cittadina e poi, attraverso
la campagna, sino alTingressio
principale della base dei missili
Cruise, davanti alla quale prende
la parola fra gli altri il missionario comboniano Alessandro Zanotelli, « scomodo » direttore della rivista « Nigrizia » e capofila
del movimento radicale cattolico
del Veneto « Beati i costruttori
di pace ».
Con la sua abituale carica profetica e con la sua straordinaria
capacità di rendere parola viva
persino le fredde cifre delle statistiche, padre Zanotelli denuncia il ruolo dei missili di Comiso
nel quadro dello scontro fra
Nord e Sud del mondo sul teatro mediterraneo, lo scandaloso
contrasto fra spese per gli armamenti e fame, sottosviluppo,
dipendenza nei paesi del Sud del
mondo, costruendo uno scenario
realistico quanto terrificante del
mondo del duemila. Al Campo invernale di Agape, sul tema della
difesa, aveva attribuito quasi ai
soli cristiani, e in particolare ai
cattolici, la grave responsabilità
della ricostruzione di un mondo
di pace e di giustizia: un discorso
nel quale non sembrava trovar
posto né la libertà dello Spirito
Santo, né il riconoscimento degli
sforzi di tanti non credenti inipegnati. Lo Zanotelli di Comiso,
pur nella sua dichiarata (e feconda) crisi di fede e nella critica delle storture e dei rischi
del « pacifismo politico » dei Comitati per la pace di ieri e dell’Associazione pacifista di domani, corregge il tiro, concludendo
con una parola piena di speranza nel Cristo che muore e risorge per la salvezza del mondo.
Si finisce cantando in cerchio
e a mani giunte il Padre Nostre
e impegnandosi ciascuno a riportare nella propria comunità,
in occasione del culto di Pasqua,
la parola di pace che viene da
Comiso. I cattolici si portano anche le 64 croci di legno, una per
ciascun missile già installato, con
le quali haimo marciato sin davanti all’idolo nucleare. I battisti di Siracusa ne accettano
una, i valdesi di Catania la rifiutano affermando che la croce di
Cristo è irripetibile. Piccole manie tipiche di una minoranza abbarbicata alla propria identità
storica?
Bruno Gabrielli
UN REPORTAGE DI TERRE NOUVELLE
Bangladesh;
miseria e solidarietà
Il SUO nome è sinonimo di fame, sovrappopolazione, disastri naturali La presenza delle chiese protestanti ed il loro immane lavoro solidale
Nei rivolgimenti politico/sociali dell’ultimo dopoguerra, il continente asiatico si è trovato in
prima linea: basti pensare alla
penisola indocinese, all’Indonesia, alle Filippine, ecc.
Fra questi rivolgimenti si può
ricordare a ragione anche l’attuale Bangladesh. Fino al 1947
questa regione faceva parte del
vasto Impero delle Indie britanniche. Successivamente, l’ex Bengala orientale, col nuovo assetto del subcontinente indiano, si
vide unito ad una regione dalla
quale era separato da 1500 chilometri di territorio indiano. Nasceva così il Pakistan, il paese
degli indiani musulmani.
Come prima conseguenza, si
ebbero grossi spostamenti di popolazioni nei due sensi, fra l’India ed il Pakistan, che oltre a
tutto diedero anche origine a
cruenti massacri generalizzati.
Per il Bengala orientale, diventato Pakistan orientale, la partenza degli indù ebbe gravi conseguenze, in quanto lasciò scoperti i posti-chiave dell’amministrazione che furono occupati non
dalla popolazione locale, ma dai
musulmani del Pakistan occidentale. Si instaurò così gradatamente una vera e propria dominazione dell’Ovest sull’Est in tutti i settori: dominazione sfociata in una guerra che condusse
nel 1971 alla creazione dell’attuale Stato del Bangladesh, colTaiu
to militare dell’India. La sua superficie, di circa 150.000 kmq, è
abitata da circa 100 milioni di
persone: sarebbe come se l’Italia avesse oltre 200 milioni di abitanti! Se poi si pensa che si
tratta di un paese poverissimo,
quotidianamente impegnato per
la sopravvivenza, è facile comprendere come i problemi, i bisogni e le aspettative dei suoi
abitanti dipendano in notevole
parte dalla solidarietà e dagli
aiuti esterni.
E’ partendo da queste premesse che il periodico Terre Nouvelle (bimestrale delle chiese protestanti della Svizzera romanda
per quanto concerne le missioni, la cooperazione e gli aiuti reciproci) nel suo ultimo numero
ha dedicato ampio spazio a quella regione.
La prima cosa che ha colpito
rinviata Marie Line Vuilleumier
è il fatto che il Bangladesh è il
solo paese del mondo dove la
speranza di vita delle donne è
inferiore a quella degli uomini.
Molto meno nutrite sin dall'infanzia, le donne hanno una resistenza fisica minore: il tasso della mortalità infantile femminile
è dal 35 al 50% più elevato di
quello dei maschi. Numerose
donne adulte muoiono annualmente durante la gravidanza, sia
a causa di mancate cure adeguate, ma soprattutto come conseguenza di anemia da denutrizione. La responsabile di un pro
gramma di aiuti, che opera localmente, ha sottolineato il fatto che non sono le donne, ma
gli uomini che decidono quotidianamente quello che la famiglia potrà mangiare ed ha aggiunto: « Molto spesso non resta nulla sul tavolo dopo che gli
uomini ed i bambini si sono serviti. E’ abbastanza frequente che
una donna digiuni durante parecchi giorni di seguito ». Ma
alla sovrappopolazione di cui già
si è detto (si tratta del paese a
più alta densità di popolazione
del mondo: 706 abitanti per
kmq) si aggiungono purtroppo
altri fattori altamente destabilizzanti oltre alla fame: le inondazioni, i cicloni devastatori. Toppressione e la disuguaglianza sociale.
Politicamente instabile, il paese ha visto, nel giro di pochi anni, due presidenti assassinati in
colpi di stato, un alternarsi di
dittature e di brevi esperimenti
democratici, conclusi al momento coll’avvento di una Giunta militare capeggiata dal gen. Ershad,
che ha sospeso la Costituzione,
sciolto l’Assemblea legislativa ed
ha assunto i pieni poteri.
La prevista riforma agraria —
basilare per una regione in cui
T85% della popolazione vive in
zone rurali — non è stata realizzata e si calcola che circa il 70%
della gente viva al di sotto della
soglia di povertà.
E’ stata anche giocata la carta del turismo internazionale,
ma l’estrema povertà del paese
e l’inadeguatezza delle infrastrutture non hanno consentito il raggiungimento di risultati apprezzabili: le bellissime spiagge che
si affacciano sul Golfo del Bengala sono destinate a rimanere
semideserte.
In questa situazione che vede
il Bangladesh portare il fanalino di coda delle classifiche mondiali, si manifesta per contro una
vasta solidarietà internazionale
che vede appunto inserite anche
le organizzazioni ecclesiastiche
che pubblicano Terre Nouvelle
ed in modo particolare TEntraide protestante e Fain pour le
prochain. E’ una lotta continua
e senza quartiere contro la fame, contro i batteri e parassiti
di ogni genere, contro la dissenteria ed il tifo, contro malattie
diventate permanenti. E’ una lotta durissima contro le devastazioni della natura: nel 1985 il ciclone in una sola ristretta regione ha causato, oltre a 11 mila
morti, la perdita di 55 mila ettari di aree coltivate, la distruzione di 100 mila case, l’annegamento di 106 mila capi di bestiame.
Tutto questo succede alla vigilia del 2000, in un mondo che
non sa che farsene delle sue eccedenze alimentari e che pensa
di stanziare altre migliaia di rniliardi in armamenti convenzionali in vista di qualche modesta
limitazione di quelli nucleari.
Quanto più accusatrice allora si
leva la voce di quel contadino
Bawm: « Col vostro aiuto, ritroviamo un po’ di speranza. Ma
la nostra povertà non è solo materiale, è anche spirituale. I problemi della sopravvivenza occupano ogni istante della nostra
vita e non riusciamo a pregare
e ad onorare il Signore come lo
vorremmo dal più profondo del
nostro cuore ».
Roberto Peyrot L
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