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Anno 125 - n. 30
28 luglio 1989
L. 900
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
VENT’ANNI DOPO
GRECIA
Marte non è
la nuova frontiera
Bellissime le immagini a colori del viaggio sulla luna, riproposte in occasione del ventesimo
anniversario dell’impresa spaziale. Ricordo, di allora, la sensazione diffusa di una specie di trapasso epocale. Qualcosa di grandioso si realizzava sotto i nostri
occhi: la luna, grande dea dell’antichità, alla cui pallida luce
erano nate e fiorite infinite leggende e infiniti culti, veniva raggiunta, toccata dalla mano dell’uomo, calpesta e in un certo
senso dissacrata. Benissimo! Era
ora che la luna venisse demitizzata. Dopo tutto l’operazione era
già stata compiuta dall’antico
profeta del cap. 1 della Genesi, il
quale alla domanda: che cos’è il
sole, che cos’è la luna?, rispondeva : dei semplici « luminari », uno
per il giorno, l’altra per la notte.
Certo l’impresa lasciò a bocca
aperta, com’era giusto che fosse,
e fece comprendere quanto alto
fosse il livello di progettazione
raggiunto dagli americani in particolare, ma più in generale dall’umanità.
Però, ora, a vent’anni di distanza, il clima è cambiato profondamente. La novità è stata assorbita rapidamente, forse anche
per il fatto che si susseguirono
altre spedizioni. Ed anche lo spazio, questo immenso vuoto misterioso, perse il suo lascino legato al mistero dell’incognito. Solcato da sonde, scrutato nel recessi più remoti, è ormai diventato parte della nostra esistenza.
Non è abitato da strani spaziali,
ma è ordinato secondo precise
regole della fisica e della matematica ; non cela « misteri » inconoscibili, ma i suoi segreti possono essere progressivamente
svelati e conosciuti. Anzi è un
campo immenso, infinito, di studio, fonte inesauribile di stupore
e meraviglia.
Proprio per tutto questo, il discorso di Bush che, nel celebrare
il ventennale del viaggio sulla luna ha ripreso l’immagine della
« nuova frontiera », già usata da
Kennedy per annunciare l’impresa spaziale, risulta una scialba ripetizione che non suscita alcun
entusiasmo. Capisco che egli ha
voluto affermare una continuità
di linea col passato. Ma il più
delle volte la continuità non è
uguale a ripetizione; bisogna inventare qualcosa di nuovo. E
questo non mi pare che sia costituito daU'annuncio di voler conquistare il pianeta Marte. La
progressiva conquista dei pianeti del sistema solare fa probabilmente parte della logica delle
cose. Ma non è la nuova frontiera. E soprattutto non è la frontiera della nuova umanità.
E’ chiaro che ieri sulla luna,
domani su Marte e poi dopodomani su Venere, e così via dìceiido, portiamo un uomo tecnologicamente avanzato, ma vecchio.
L’uomo di sempre, cioè; l'uomo
che noi siamo, col nostro sapere
che aumenta, ma punto e basta.
La nuova frontiera di Bush
non solo è una stanca e scialba
ripetizione di qualcosa di già
sentito, ma è anche una grande
illusione. Avrei preferito un Bush
che dicesse; vogliamo conquistare Marte, affermare la nostra supremazia tecnologica, aumentare
il gap che in questo settore abbiamo, vogliamo fare im grosso
business con certe aziende, e tante altre cose del genere.
Quello strano governo
di purificazione
CompromGSSo storico tra comunisti 6 consorvatori por salvaro la patria della democrazia dagli scandali e dalla corruzione dei politici
Noi sappiamo che la nuova
frontiera deH’umanità è stata indicata già da molto tempo, e su
quella frontiera sta un uomo, discusso, che non cessa daU’inquletarci e dal porci domande; Gesù
Cristo, che il Nuovo Testamento
indica come l’uomo nuovo, creato ad immagine di Dio, nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità. Parole strane,
difficili a capire appieno, ma belle e fascinose, forse, più dei pianeti lontani e silenziosi che si
muovono nel cielo intorno a noi.
Luciano Deodato
ATENE — Le prime impressioni dopo un viaggio di duemila chi
lometri attraverso la Grecia, dai
confini con la Turchia giù giù fino
al Pireo di Atene, sono almeno
tre. La prima è la vasta presenza,
nei villaggi e nelle cittadine che
attraversiamo, delle sezioni del
partito conservatore Nea-Demokratia e di quelle del partito socialista Pasok. La seconda impressione riguarda la presenza anche
essa capillare di una chiesa ortodossa sostanzialmente tradizionalista e dispensatrice di antichi
rituali. L’ultima impressione riguarda la nuova ondata rigorista
che scuote la Grecia di oggi al
seguito degli scandali, dei pettegolezzi pornopolitici e delle ruberie di alcuni personaggi chiave del
socialismo ellenico. Emblematica
del nuovo stato di cose è la posizione di Marios Savoulides, archeologo ad Atene, laureatosi a
Bologna alla fine degli anni '70,
che il 18 giugno ha votato scheda
bianca perché « abbiamo ormai
toccato il fondo. Occorre ricominciare tutto di nuovo ».
Gli scandali accumulati in otto
anni dal governo del settantenne
Papandreu hanno gettato nello
sconforto la patria della demo
LE TENTAZIONI DI GESÙ’ - 2
La famiglia che acceca
(Marco 3: 21-22; 31-35)
Il conlesto di questi versetti mostra come Gesù
sovverta i giudizi dei rappresentanti della religione
ufficiale, trasgredendo quel punto chiave della tradizione che è il sabato. I farisei tengono consiglio
con gli erodiani per farlo morire. Gesù non cede
alla minaccia: va al monte per pregare e scaturisce
la decisione della chiamata dei dodici, moltiplicando cosi la sua missione.
Entrano in scena i parenti per fermarlo e convincerlo a desistere. Lo ritengono come invaso da
una esaltazione mistica che gli fa perdere la misura
delle cose. La famiglia vede nel comportamento
di Gesù un pericolo per il buon nome del clan. Inquieta per la sorte del povero figliuolo, prende da
lui le distanze. Gesù non abbandona la riunione
alla quale sta partecipando e esclama: « Chiunque
ha fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella,
madre ».
Qual è la tentazione che Gesù respinge? E' la
quotidianità, il rientrare in una vita normale, il
mettere su casa e famiglia e rinunciare alla sua
vocazione. La tentazione della quotidianità di fronte ad una scomoda missione. Gesù nasce e cresce
in una famiglia comune, è bene avviato ad una
esistenza « normale ». Da buon apprendista falegname, la sera rassetta la bottega del padre. Il
classico esempio di una famiglia che è un punto
di riferimento positivo per i figli.
Questi bravi genitori, però, non riescono a capire ciò che sta succedendo nel figlio. Il loro affetto li acceca, c non si accorgono che sta crescendo «in grazia» davanti a Dio. Essi rappresentano
cosi un ostacolo alla sua crescita spirituale, alla
vocazione che ha ricevuto da Dio per annunciare
la salvezza a tutte le genti. Lo vogliono fermare
finché c'è tempo: vogliono che rientri nei ranghi
e non comprometta la normalità della famiglia.
Non fare l’originale! Cerca di fare solo il tuo
dovere! E' un linguaggio che conosciamo bene.
Ma, in questo caso, Gesù non ha dubbi: sceglie di
maturare la propria identità spirituale nella libertà della grazia e nell’obbedienza della Parola di
Dio.
Questo comportamento impone un cambiamento di mentalità, di interessi e di vita. Gli altri, la
famiglia, i paladini della sicurezza e delle convenzioni considerano tale ipotesi una pazzia alienante.
Gesù mette invece in discussione quel tipo di famiglia: non la ripudia perché la consideri senza
importanza, ma opera uno stacco, una rottura, perché anche i rapporti familiari, come gli altri
rapporti umani, siano compresi in un modo
nuovo, alla luce della volontà di Dio e nella Sua
grazia. « Chiunque fa la volontà del Padre mio, mi
è padre, madre e fratello ». E’ dunque dal riferimento alla Parola di Dio che nasce una nuova famiglia. Un tipo di esperienza che Gesù fa concretamente nella comunità dei discepoli. La sua famiglia ritiene che la fede vada innaffiata come una
pianta esotica con riti e osservanze; Gesù, Giacomo, Pietro e gli altri pensano che vada vissuta e
testimoniata. Molti di noi vivono la fede solo conte una tradizione. E’ bello frequentare il culto,
mandare i figli alla scuola domenicale e al catechismo. Ma prendere troppo sul serio la fede e
l’impegno a favore degli altri può compromettere
certi usi, certi progetti e sconvolgere la normalità
della vita di una famiglia. A scuola il figlio può
apparire un diverso se non si avvale, come la maggioranza, dell’insegnamento della religione cattolica. Per qualcuno, essere troppo seri in materia di
fede o consentire che i figli maturino autonomamente una loro identità o vita spirituale significa
mostrarsi deboli e cedevoli di fronte ai colleghi di
lavoro o agli amici del week-end. Gesù, per illustrare i termini delle relazioni che intrattiene con la
comunità che si raccoglie attorno a lui, recupera i
termini padre, madre, fratelli e sorelle, dando a
questi un significato più ampio di quello carnale.
I rapporti non sono scontati: hanno un senso in
rapporto alla volontà di Dio. Si diventa fratelli e
sorelle quanto più Gesù sta fra noi e nei rapporti
con gli altri, quanto più sentiamo che Cristo ci
perdona e che l’altro è stato perdor7ato. Non sono
dati naturali: è il seguire Cristo che ci fa fare la
scoperta che gli altri ci sotto sorelle e fratelli, padri, madri e figli- E Gesù applica tutto qtiesto anche
alla faniiglia carnale.
E’ .solo nella misura in cui al suo interrto st
scopre e si vive l’Evangelo che la famiglia diventa una comunità in cui il giovane può trovare risposte alla ricerca della sua identità. Ma la famiglia cristiana ripiegata su se stessa e sulle sue
convenzioni, che preferisce un figlio conswnatorc
a un figlio che interroga, non può aiutare a far
crescere le nuove generazioni in grazia, oltre che
in statura e in sapienza. Le priva di un arricchimento indispen.sabile che va oltre il loro affetto e
il loro amore.
Gesù è stato tentato di rientrare in questo
schema di famiglia buona e tradizionale, che ostacolava però la sua crescita spirituale. Ha tuttavia
scelto di metterla in discussione, ponendola davanti aU’urgenza di ripensarsi in modo nuovo alla
luce dell’Evangelo. Un .solo progetto ci deve accomunare: l’ascolto e l’obbedienza della Parola di
Dio, il nostro crescere nella Sua grazia.
Valdo Bcnecchi
crazia. Nel 1981 Papandreu aveva
stravinto alle elezioni promettendo al Paese di girare pagina. In
realtà le voragini che inghiottivano denaro pubblico, del precedente governo conservatore e prima
ancora fascista, non sono mai
state chiuse. Così ad Atene è sorto, in questi giorni, uno strano
governo provvisorio, frutto dell’alleanza dei conservatori di
Nea-Demokratia con i comunisti di Florakis, per svolgere ima
azione di pulizia degli scandali e
dei furti colossali commessi sotto
il governo Papandreu. Il « cortipromesso storico » greco durerà
fin quando i responsabili degli
scandali finanziari non verranno
deferiti davanti al giudice. E’ probabile che in autunno si dovrà
votare nuovamente e il voto sarà
anche un giudizio sulla « catarsi », la purificazione del partito
di Papandreu. « Dopo la dittatura
dei colonnelli e gli anni della
conservazione, gli ideali socialisti
— dice Savoulides — sono stati
visti, specie dai giovani, come la
soluzione migliore per uscire dalla crisi. Oggi lo scandalo finanziario della banca di Creta, svuotata dal precedente governo, ci fa
capire come una cosa siano i
grandi ideali, altra cosa siano gli
uomini che in nome di quegli
ideali hanno gestito il potere come una proprietà personale ».
Di fronte al susseguirsi dei
nuovi fatti politici legati al bisogno urgente di un rilancio morale della politica, la chiesa ortodossa sta a guardare. Ferma alle sue
icone, alla sua grande tradizione
monastica, ai riti e agli antichi
dogmi. Fattuale «catarsi» politica
è un fatto lontano, esterno alla vita della chiesa. La vera «catarsi»,
per gli ortodossi, è quella dello
spirito; come la chiesa, così il corpo del credente dev’essere esteriormente povero ma ricco dentro
perché sostenuto da una forte etica personale, nutrito dalla preghiera e dal silenzio mistico.
Così vicina la Grecia, nella sua
attuale odissea politica, al nostro
stesso modo di soffrire dello scollamento tra i grandi ideali e la
viltà dei quotidiani compromessi, ma eppure co.sì lontana in questa sua spiritualità misticheggiante c maschilista dove la chiesa diventa rifugio dai mali del mondo
anziché il luogo, per i credenti,
da cui ripartire con maggior forza. Se la « catarsi » andrà fino in
fondo, può anche darsi che la Grecia ritrovi gusto per una politica
che sappia praticare ciò che predica. Su quest’ultimo versante la
chiesa ortodossa avrebbe molto
da dire. Ma prima di ascoltare la
sua autorevole voce, occorre che
si plachino le voci sull’avvenlurismo politico di questi anni. L’attesa di vedere puniti i colpevoli ha prodotto l’unità dei due
estremi. E forse questa ha evitato
che la vita politica della Grecia
ripiombasse in una ennesima tragedia.
Giuseppe Platone
L,
2
commenti e dibattiti
28 luglio 1989
DIBATTITO
Il rischio: l’Evangelo
in politichese
Attenzione
alle crociate
L’artìcolo del fratello Nicola
Pantaleo sul numero del 30.6.'89
« Si può essere evangelici e
oraziani? » ha già per risposta
un « no » nel titolo stesso. E il
« no » investe il PSI in blocco,
con una virulenza non dissimile
da quella con cui la GEI ha talvolta condannato movimenti di
idee non allineati con la sua politica. E questo atteggiamento
mentale è per lo meno discutibile.
Una parte non esigua dei cittadini di fede evangelica è d’area
socialista, nonostante il fatto che
una parte ben minore di cittadini evangelici da decenni si sia
appropriata dei modesti mezzi di
comunicazione dei quali disponiamo, li abbia utilizzati senza scrupoli per le opinioni alimi. I risultati di questa operazione politica sono ormai acquisiti.
Il rischio
Il rischio maggiore, a mio avviso, è quello di assimilare i quadri ideologici, la loro traduzione in formule a effetto e in parlar politichese, di giungere a esorcizzare « come evangelici » e
con una condanna senza appello uomini e partiti che ci guastano il sistema.
Quanto agli uomini. Fon. Craxi,
almeno a me, è decisamente
sgradevole per il modo di condurre il partito ed anche per gli
atteggiamenti da padrone del vapore. Ma Craxi non è il PSI, come non lo sono gli intrallazzatori che l’awiliscono: vi è anche tanta altra gente. L’accenno
a Valdo Spini che fa il Pantaleo,
per esempio, è per lo meno ingeneroso. E’ chiaro che Craxi lo
ha emarginato, è comprensibile
che in una Italia clericale, dove
tutti i partiti maggiori fan la
mota al Vaticano, V. Spini non
abbia vita facile, con quel nome poi! E proprio noi dobbiamo dargli addosso? Ma cosa vorremmo da lui?
Quanto al PSI, direi che s’è
adattato (volentieri, purtroppo)
alla ricerca di spazi maggiori attraverso la via obliqua del trasformismo. Un trasformismo che
ha contagiato quasi tutti i partiti ed ha tolto loro il nerbo di
un impegno ideale. Però non dimentichiamo che in esso fermenta ancora, ben viva, quella proposta che, da Gobetti ai fratelli
Rosselli a « Giustizia e libertà »,
resta l’apporto maggiore — e
vincente sul piano ideologico —
della democrazia italiana. Non
per caso il problema politico degli Stati, oggi, è quello di coniu
gare la giustizia sociale con le
libertà democratiche. E il socialismo, nel piccolo mondo protestante italiano, si è radicato e
vive, vota anche PSI, in questa
tensione ideale.
Il vero problema
Il nostro paese, ancora così
ambizioso di « primati » che lo
liberino da secolari fmstrazioni,
ne ha uno non invidiato da nessuna nazione; ospita la sede del
governo della Chiesa cattolicoromana. L’idea-guida politica del
centro di potere è da secoli quella di governare l’Italia, fame di
fatto lo Stato della Chiesa. Qggi
questo processo di riduzione del
nostro Stato a stmmento docile
al potere ecclesiastico si sta
compiendo. Questa Italia, ai
margini dell’impero nordamericano, è di fatto sotto la tutela
politico-religiosa di Roma-Vaticano.
I partiti ne tengono conto, tutti: osservate solo cosa ci danno
in notizie i tre programmi RaiTV; osservate il rilievo con il quale si seguono fatti papali che in
altri paesi (anche cattolici) non
hanno rilievo. E’ una sorta di
gara in cui la DC ha il primato,
ma gli altri partiti fanno quello che possono. E la cultura « religiosa » di massa? La settimana scorsa, ed è piccolo esempio,
si presentava un libro di H. Gollwitzer come « teologo cattolico »,
e questo da uno « specialista »,
su un settimanale ben accreditato.
Noi stiamo calando in una cultura controriformistica, il paese
si chiude in schemi di p>ensiero
obsoleti, e tutto con un largo
uso di apnarente democraticità
e sostanziali intimidazioni. Il problema italiano è di recuperare
la propria autonomia, la libertà
dai condizionamenti che avvilirono con la Controriforma ogni
impegno ideale. Non è qui in discussione clericalismo - anticlericalismo, ma la vitalità di un popolo affrancato da ipoteche confessionali, capace di esprimere
una fede liberatrice.
E l’Evangelo?
Nonostante il clima avverso, il
dissenso religioso è in crescita.
Se vistoso è il numero dei Testimoni di Geova, dai quali fermamente ci distinguiamo, meno
appariscente ma costante e significativo è quello delle Chiese
evangeliche. Non è detto che domani non ci troveremo a fianco
dei geoviti nella difesa della li
bertà di coscienza, come è avvenuto con gli ebrei, ma questo è
un altro discorso, politico.
Sottolineo invece che sono in
crescita le chiese, assemblee e
movimenti che non testimoniano l’Evangelo in politichese, bensì danno fiducia alla comunicazione della fede in termini scritturali, semplici, espressi nell’italiano di tutti o in dialetto. Vi
è un impegno primario — per
la Chiesa — che è la diretta predicazione del Vangelo, il resto
appartiene allo schema di questo mondo che passa.
Facile, tanto da sapere di alibi, è obiettare che si cade nel
pietismo, nella perdita di respKonsabilità verso il prossimo, lo Stato, ecc. Tutto questo lo sappiamo, lo consideriamo, ma una ragione c’è i>er cui la gente forse
noi ci ascolta, ma non s’impegna con Cristo.
Io non ho né diagnosi esaurienti né medicine, amici miei;
vado avanti piuttosto per domande, per questioni che pongo a
me stesso. E dopo aver letto quel
magno articolo che dovrebbe aprire un dibattito su Craxi e il
PSI, mi chiedo se anch’io non
ho barattato i termini: politica
della teologia invece di teologia
politica. Ultimamente ho scelto
di non votare, ma andrò lo stesso all’inferno, e ci troverò tutti
quelli del PSI, e purtroppo anche Craxi. Luigi Santini
L’intervento di Valdo Spini —
che, se « dibattito » era stato aperto, come <' dibattito » avrebbe dovuto essere pubblicalo —
mi pare giustificato.
Per me la questione oggetto
del dibattere, prima che la posizione del PSI (condivido lo
.sconcerto, la delusione, il netto
dissenso dalla linea in esso oggi maggioritaria, dal neo-concordato fino all’ultimo voto parlamentare, che ha incrinato gravemente la laicità perseverante di
quel partito nei primi decenni
repubblicani), è che qualcuno ci
dica — e per di più facendo appello alla fede evangelica — quel
che possiamo o non possiamo,
dobbiamo o non dobbiamo pensare, e di conseguenza votare.
Credo che Spini abbia ragione nell’osservare che questo, almeno dal '45 ad oggi, non è mai
successo. Non ricordo che sia
mai stato dichiarato, sulla nostra stampa, impossibile essere
evangelici e democristiani, o addirittura essere evangelici e missini. C’è chi ha sostenuto l’impossibilità di essere evangelici e
massoni, ma qui il problema
è diverso e riguarda il carattere
segreto e vincolante dell’affiliazione. Di certo non è stata mai
affermata Fincompatibilità fra
fede evangelica e militanza comunista, neanche negli anni cupi del conformismo togliattiano
al Cremlino. Eppure è al PCI
— e non dall’ultimo voto parlamentare, ma dal voto dell’art.
7 della Costituzione — che dobbiamo se nel dopoguerra e nel
dopofascismo la laicità del nostro Stato non ha potuto decollare libera, imbrigliando alla radice la prepotenza e i privilegi
clericali. Eppure mai, dal ’47, fino alla recente verginità rifatta
(ravveduta?), sulla nostra stampa si è affermato: non è possibile essere evangelici e togliattiani, o longhiani, o berlingueriani.
L’articolo di Nicola Pantaleo
— anche se correttamente pubblicato a urne elettorali chiuse
— voleva dirci, se non proprio
quel che dovevamo votare, certo quel che non dovevamo, quel
che non potevamo votare; con
la dignità confessante di un non
possumus di fede. Ma il dibattito, utile e necessario, fraterno
e dunque anche senza troppi
guanti, può cominciare solo se
si rinuncia a questo magistero.
Una cosa non possiamo: accettare che altri pensino per noi.
Specie in un campo complesso,
incerto, discutibile e contraddittorio come quello politico; ma
soprattutto quando sembra oscurarsi il senso della tensione insopprimibile fra la fede e ogni
politica, e affiora lo spirito di
crociata.
Gino Conte
Per uno stile di piena apertura
In occasione di elezioni politiche appare spesso, su queste colonne, il dibattito fede-politica.
Ricordo, anni fa, una dura discussione sul «caso» Tullio Vinay ed un’altra impietosa polemica sul caso « Giampiccoli-Gandolfo » (...).
La maniera con cui decolla il dibattito fede-politica è
spesso rude, provocatoria, personalistica. L’aver pubblicato senza censure Io scritto che Pantaleo, sua sponte, ci ha inviato, sotto l’occhiello « dibattito », non
implica automaticamente che la
redazione sposi le tesi sostenute dall’autore.
Quante volte, in questi anni,
non mi sono riconosciuto o mi
sono sentito in disaccordo con
riflessioni ed interpretazioni che
abbiamo comunque pubblicato
perché riflettevano — che piaccia o no — modi di pensare presenti nelle nostre chiese (anche
se lontani dalla mente della re
Niente caccia alle streghe
Trovo profondamente sbagliata l’impostazione dell’intervento
di Nicola Pantaleo. Una comunità che si pone come « chiesa
dei santi », con forti caratteri
di omogeneità interna, può chiedere conto ai suoi membri delle loro scelte politiche e morali.
Le nostre chiese si basano invece su un pluralismo politico e
morale, che ammette sullo stesso banco industriali e operai,
comunisti e fascisti, evasori fiscali (o ipeggio) e cittadini esemplari, la TEV e la FGEI, tutti
ugualmente peccatori dinanzi alla grazia del Signore. Si può contestare questa situazione, ma
con un discorso teologico e ecclesiologico globale, non con la
denuncia di una singola contraddizione.
Trovo vergognosa questa nuova « caccia alle streghe », con
tanto di nomi e cognomi di
« craxiani » chiamati pubblica
mente a discolparsi. Trent’anni
fa questo trattamento era riservato ai comunisti, venti anni fa
agli extraparlamentari, )ggi agli
omosessuali ed ora ai socialisti,
sempre con la stessa intollemnza e presupponenza. La chiesa
deve chiedere a tutti un impegno politico e morale coerente
con l’annuncio delI’Evangelo (per
quanto è possibile a uomini che
vivono nel mondo), non indicare il partito « buono », né le scelte partitiche più utili alla chiesa, né tanto meno imbastire processi alle persone.
Trovo deplorevole che l’EcoLuce pubblichi provocazioni così
sciocche e gratuite. Il « settimanale delle chiese valdesi e metodiste » deve dare una linea di
interpretazione e formazione,
che non esclude certamente dibattiti e contraddizioni, però nel
reciproco rispetto, senza stru
mentalizzazioni né attacchi per■sonali. Aprire dibattiti come
questo vuol dire accettare lo stile della televisione scandalistica,
che tutto subordina all’aumento
degli spettatori e degli introiti
pubblicitari. Il direttore dell’Ecol.uce è legittimamente evangelico e dirigente di Democrazia
proletaria: come può permettersi di chiedere conto ad altri evangelici della loro militanza in
partiti diversi dal suo? Nello
stesso numero l’Eco-Luce pubblica, a pagina 1, l’intervista di
■S. Giambarresi a un evangelico
socialista con alte responsabilità di governo e, a pag. 2, attacca
platealmente gli evangelici socialisti: siamo alla lottizzazione
anche delle pagine dell’Eco-Luce? Un maggiore senso di misura da parte della redazione sarebbe certamente opportuno.
Giorgio Rochat
dazione). Libero Pantaleo di criticare gli evangelici che militano nel partito di Craxi, liberi noi
di disapprovarne il metodo inquisitorio e il palese integrismo,
ma non spingeteci a censurare
ciò che non corrisponde al nostro modo di affrontare i problemi.
La gente legge, capisce, fa i
confronti e farà anche le proprie
scelte senza avere bisogno di tutori, né da una parte né dall’altra, salvo la propria coscienza.
Sono per un dibattito aperto a
360<> dove ci si possa liberamente
confrontare per potere liberamente crescere nella responsabilità comune. La complessità di
posizioni che regna nelle nostre
ch;ese rimbalza anche su questo
giornale. Il fatto che questo .specchio settimanale rifletta non solo luci ma anche ombre non dovrebbe condurci a demonizzare
chi apre le porte al dibattito, né
a gridare allo scandalo o invocare controscomuniche. Qccorre
piuttosto entrare nel merito dei
problemi sollevati e discutere a
fondo il metodo e le tesi che
non condividiamo. Ed è quello
che, in parte, sta succedendo.
I politici che chiedono voti agli
evangelici mettano in conto non
solo gli applausi, ma anche le
eventuali critiche che gli evangelici rivolgeranno loro, a loro
modo, sui loro giornali. Se questo stile di apertura e confronto a pieno campo non corrisponde a quel tipo d’informazione
che i lettori desiderano, lo si dica. Sarò il primo ad uscire dalla
redazione.
Una stampa addomesticata, ossequente ai forti, calcolatrice
di mille equilibri socio-politici,
non m’interessa. Meglio sincerità, franchezza e forse un po’ d’ingenuità politica — non ho mai
avuto una tessera di partito in
tasca — che essere a rimorchio
d’interessi di parte. Sono convinto che l’Evangelo ci permette di cogliere, anche nella povertà dei nostri scontri politici, la
grande possibilità di essere solidalmente insieme nella ricerca
di fede. E da qui scaturisce una
fraternità che è più forte delle
nostre divisioni partitiche e che
non teme nessun tipo di confronto, perché l’unica nostra vera ricchezza è un discepolato reso autentico non dalle nostre
scelte contingenti ma da Colui
che ci ha chiamati.
Giuseppe Platone
Altre lettere
In questa settimana abbiamo
ricevuto numerose lettere prò e
contro il dibattito. Ne pubblichiamo alcune. Per altre, ripetitive in gran parte degli argomenti già sviluppati da altri, ci limitiamo ad una segnalazione.
II past. Thomas Sogcìin è « scandalizzato per l'attacco personale
ad alcuni fratelli » e considera
che per questo fatto il giornale
ha perso « la caratteristica evangelica e protestante di ascolto
critico delle posizioni altrui e
si è assunto... il compito delle
scomuniche a buon mercato » E
conclude: « ...abbiamo lo stesso
rigore in altri campi dell'etica?
Chi se la prende oggi con le fa
miglie dei pastori o quelle dei
membri di chiesa per la loro etica familiare, chiamandoli per nome sul giornale...? Perché fare
i censori dell'etica politica degli
altri? Ognuno badi a se stesso,
alla trave del proprio occhio e
non cerchi la pagliuzza nell'occhio del fratello ».
Samufi.f. Bernardini, Paolo Naso, Luca Negro, Renato MatocCHt, « che non votano PSI », ritengono il dibattito pretestuoso
e mal impostato perché hanno
« imparato che la strada della
scomunica — sia pure ideologi
ca — è sempre più facile e scontata di quella del confronto anche teso ed aspro ». G.G.
3
w
28 luglio 1989
vita delle chiese
VITA DI UNA COMUNITÀ’
CRONACA DELLE CHIESE
Insegna la Bibbia
...ai tuoi genitori
No al razzismo
TORINO — Il corso di catechismo domenicale di quest’anno,
con undici ragazzi iscritti, si è
concluso con una specie di « saggio » a cui i genitori sono stati
invitati. Ogni ragazzo ha impersonato (tirandolo a sorte) uno
dei personaggi dell’Antico Testamento studiati quest’anno (da
Abramo a Saul), descrivendone
in prima persona le vicende.
L’esperimento, felicemente riuscito, ha realizzato l’obiettivo di
stimolare maggiormente i ragazzi
nello studiare e « immaginare » la
situazione degli uomini e delle
donne del popolo di Dio. E’ stata
inoltre l’occasione per coinvolgere le famiglie, non tanto per assistere a uno spettacolo, ma per
rendersi conto del lavoro svolto
e dei metodi adottati, nonché per
conoscersi tra di loro.
• Oltre a regolari culti settimanali in lingua inglese tenuti dalla
Comunità evangelica di lingua
inglese, hanno avuto luogo quest’anno dei culti in lingua tedesca
presieduti mensilmente dal past.
Langeneck. Recentemente, su iniziativa del Console svedese a Torino dott. Sergio Eynard, sono
iniziati i culti in lingua svedese
presieduti dal past. Per Osterholm. Nel passato abbiamo anche avuto culti in lingua finlandese per un consistente gruppo
che continua a usare i nostri locali per attività sociali e culturali.
• La netta ripresa delle celebrazioni matrimoniali si è fatta
sentire anche nella nostra chiesa.
Nell’88 sono stati celebrati tredici matrimoni e quest’anno siamo gisi a sei; Elena Aldrìghetti e
Stefano Ortali, Maria Teresa
Galiuccio e Sergio Volpe, Rossana Micol e Paolo D’Agostino,
Adele Picheca e Daniele Char
bonnier, Lucia Marìello e Daniele Pedrali, Viviana Tedesco e
Franco Sgroi (nel tempio di Rorà). Tutti misti, di cui quattro
valdesi, un avventista e uno della
chiesa dei fratelli. Finora altri
cinque matrimoni sono già prenotati in settembre. Purché non
sia solo una moda, ma un reale
impegno di vivere il matrimonio
nell’agape di Cristo.
■' Sono iniziati i lavori per il
rifacimento dell’impianto di riscaldamento nel tempio. Lavori
non più procrastinabili, a cui dovranno seguire la sistemazione
dell’impiantc acustico, il rifacimento degli intonaci interni e la
ritinteggiatura totale a completamento del lavoro terminato più
di dieci anni fa per la parte esterna del tempio. E’ aperta una
grande sottoscrizione: tutti sono
invitati a darci una mano!
A. T.
CENTRO EVANGELICO DI CULTURA - SONDRIO
Un’intensa attività
Nei primi giorni del mese di
giugno il Centro evangelico di
cultura (CEC) di Sondrio ha
chiuso il suo 15<> anno di attività con un interessante convegno di studi .su « Relif>ione. e società nei Grigioni: Valtellina e
Valchiavenna tra '500 e '600 »,
che « Il settimanale », periodico
della diocesi di Como — di cui
Sondrio fa parte — ha proposto ai suoi lettori come « una
attraente occasione di incontro
e di studio, a riguardo di un
periodo tra i più affascinanti
della nostra storia locale, valtellinese e chiavennasca ma anche diocesana: l'esperienza umana e religiosa vissuta nel ’500...
L’iniziativa del Centro evangelico sondriese si presenta con tutti i requisiti della serietà scientifica, grazie alla presenza di docenti e ricercatori universitari
specializzati nel settore; ...conoscere meglio questa realtà del
passato significa riflettere su una fondamentale esperienza della vicenda storica della Chiesa
e il chiarirsi dei motivi di un
progressivo reciproco allontanamento tra cattolici e riformati
non potrà che positivamente influire, in vista di un reciproco,
Onesto riavvicinamento. Anche
per questo rincontro organizzato dal Centro evangelico merita
attenzione e partecipazione ».
11 convegno non è stato un
« unicum » nella più che decennale attività del CEC, ma ha voluto essere la continuazione di
uno dei temi già più volte trattati negli anni passati, né è stata la sola attività di quest’anno.
Dall’autunno dello scorso anno al giugno di questo 1989 la
sala del CEC è stata occasione
di incontro per dibattere cd approfondire tematiche suggerite
da amici del Centro o « imposte » dagli avvenimenti. Co.sì il
pastore Cesare Milaneschi ha
inaugurato l’anno con una conferenza su « La religione ponolare »; con il pastore Letizia Tomassone e con alcune donne della Comunità cristiana di base
di Brescia si è parlato del rapporto donna-chiese, titolando così il dibattito: « Che le donne
siano donne: vergini, spose, madri...?! ».
-Agli interrogativi posti dai risultati dell'esame con il C28 sul
lenzuolo di Torino, « La sindo
ne ». hanno risposto il dott. Carlo Papini e Tarciprete di Sondrio
mons. Alessandro Botta. Con la
presentazione del libro della
Claudiana « Conoscenza scientifica e fede », fatta dal pastore
Gianni Rogo — con l’intervento
delle autrici Giovanna Pons e
Elena Bein Ricco — e moderatore il prof. Carlo Mola di Sondrio, il CEC ha ripreso un tema già in passato proposto sotto altri aspetti. Un’altra conferenza, che ha visto un concorso
di pubblico numeroso che la sala del Centro — a stento — è
riuscita a contenere, è stata quella su « L’Armenia e gli armeni.
Un destino storico e prospettive
attuali », il cui relatore è stato
padre Boghos Levòn Zekiyan, docente di lingua e letteratura armena all’Università statale di
Venezia.
Il CEC ha continuato la sua
opera di sensibilizzazione organizzando due altri importanti
incontri. In febbraio il Centro ha
portato a conoscenza dei valteliinesi le tematiche che sarebbero state discusse a Basilea invitando a parlare su « Giustizia,
pace e integrità della creazione »
il dott. Alberto Bondolfi, esperto e membro della commissione preparatoria di tale assemblea; in marzo si è parlato di
uno dei problemi della immigrazione in Italia: cosa significa
essere « Donna e immigrata in
Italia »? La conferenza è stata
tenuta dalla cilena Lucy Rojas,
la serata è stata diretta dalla
peruviana Maria Carpena e brani di musica latinoamericana sono stati eseguiti da Chichi Sillano, profuga cilena. La conferenza è stata preceduta da una
cena offerta dal Centro alle donne straniere residenti in provincia.
Ed ecco che in aprile, ultima
conferenza prima del convegno
di studi del le? giugno, il CEC
ha ricordato il 50" anniversario
della morte di S. Freud e il prof.
Mario Dcclich, noto professionista sondriese, libero docente in
psichiatria e amico del Centro
sin dal suo inizio, ha parlato,
in una sala affollatissima, su
« Psicoterapia oggi ».
Abbiamo riassunto, sin qui,
l’attività che il CEC ha promosso «in proprio» in questo 1988/
1989. Per avere, però, un quadro
completo bisogna almeno accennare al « nuovo » che ha caratterizzato questo 15« anno di vita: promuovere insieme ad altre
realtà — operanti in città e provincia — manifestazioni e conferenze su tematiche di comune
interesse. Infatti, il Centro si è
fatto promotore di un concerto
a favore del costituendo nucleo
di Amnesty International, organizzato poi in collaborazione con
i soci di A. I. di Sondrio e con
la parrocchia principale della
città che ha messo la chiesa a
disposizione del Coro misto poschiavino, che ha offerto un concerto apprezzatissimo sia per la
scelta dei brani che per la pregevole e puntuale esecuzione. Citiamo anche, per completezza di
informazione, l’organizzazione di
altre manifestazioni realizzate
insieme a gruppi di giovani cattolici e ad associazioni di diversa collocazione socio-politica; un
incontro con padre Chiavacci
sulla pace e la coscienza umana, un altro sulla bioetica, una
manifestazione sull’Intifada...
Concludendo, possiamo dire
che il CEC ha continuato nella
linea scelta sin dal suo inizio
ricercando un dialogo franco e
coraggioso con tutti, stimolando
la riflessione e l’eventuale assunzione di responsabilità, su tutto
ciò che è realtà umana.
R.D.L.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 6 AGOSTO 1989
ore 23.30 - RAI DUE
Replica:
14 AGOSTO (lunedì)
ore 11.30 - RAI DUE
JAN H U S
Alcune scene tratte dall’omonimo film di Otaka Vavra
ripercorrono la vita e l’esperienza di Hus e del suo movimento, dall’inizio della sua
predicazione fino al Concilio
di Costanza.
Le scene sono introdotte e
commentate da Emidio Campi.
TARANTO — Le chiese evangeliche valdesi di Taranto e
Grottaglie, nelTesprimere fraterna solidarietà ai familiari del
concittadino Achille Catalani insultato e malmenato a morte in
quanto meridionale; denunciano,
profondamente preoccupate, il rigurgito razzista nel nostro paese; ricordano che analoghi episodi di intolleranza avvengono quotidianamente a danno delle sorelle e dei fratelli terzomondiali che
vivono e lavorano nel nostro paese ; fanno appello all’opinione
pubblica perché vi sia una forte
mobilitazione contro il razzismo
che si esprime sia in atteggiamenti violenti, sia in associazioni di partiti politici che propagano il razzismo nei loro scritti e
nei loro programmi.
Le chiese evangeliche di Taranto e Grottaglie, in comunione
di intenti con le chiese sorelle
raccolte nella Federazione delle
chiese evangeliche in Italia e con
quanti lottano contro il razzismo ovunque esso si manifesti,
si impegnano alla luce della parola evangelica che afferma: «Non
ha più alcuna importanza l’essere ebreo o pagano, schiavo o libero, uomo o donna, poiché voi
tutti siete uno in Cristo Gesù »
(Galati 3: 28), a fianco di quanti sono emarginati a causa del colore della pelle e delle loro origini geografiche; lottano per rimuovere gli ostacoli e i legami
di costume che impediscono una
serena convivenza etnica e multirazziale nel nostro paese.
Taranto, 16 luglio 1989
Bambini delle
Scuole domenicali
FERRERÒ — Tutto è iniziato
quando Bony, lasciando ima calda contrada del paese, si è avventurato in questa fredda valle,
e chissà, è stato forse il calore di
un falò che gli ha messo in cuore
un sogno, il sogno di fare incontrare i suoi giovani con i nostri
giovani. E così sono arrivati Fabio e Patrizia, Hedi e Tania, Bako e infine Mahazosoa, che viene da un’isola dove vivono degli animali, delle creature che
non ci sono in nessun’aura parte del mondo, l’isola della luna.
DOMENICA 30 LUGLIO
GIORNATA DEL RIFUGIO
RE CARLO ALBERTO
Luserna San Giovanni
L’annuale incontro degli amici del Rifugio avrà inizio
alle ore 10 col culto a cui seguirà l’assemblea degli « amici », il buffet e, nel pomeriggio, il bazar.
bini a cantare, dei saggi li hanno
istruiti sulle gesta di un popolo,
i valdesi, che fortunatamente, a
differenza delle creature meravigliose dell’isola della luna, non vivono solo nella valle. E nemmeno
la notte ha frenato la vitalità
dei giovani, perché c’erano le
lucciole a farci strada sul sentiero che ci doveva portare al
grande falò dell’ultima sera, simbolo che attraverso le generazioni sta ad indicare la fraternità,
l’amicizia, la gioia che possono accomunare gli esseri umani, anche
in mezzo alle tenebre più profonde.
Bony, Fabio e Patrizia, Hedi e
Tania, Bako e Mahazosoa non
sono creature della fantasia, ma
il pastore Edzavé ed i bambini
della scuola domenicale della comunità francofona di Roma, con
la loro monitricé. Il sogno che
insieme a loro abbiamo fatto si
è realizzato : fare incontrare i
bambini di due scuole domenicali, provenienti da paesi diversi
e culture diverse. Africa ed Europa, città e campagna, bambini
che fra dieci anni saranno donne
e uomini, ancora capaci, speriamo, di sognare e di realizzare i
loro sogni di fratellanza e di condivisione.
meglio conosciuta come Madagascar.
L’incontro, destinato a durare
una settimana, si è realizzato all’inizio del mese di luglio, in una
valle di montagna, la valle di
Massello, che i suoi abitanti considerano senza ombra di dubbio
la più bella di tutte le valli, non
solo alpine, ma del mondo. E la
piccola tribù, composta di
una ventina fra bambini piccoli e
« grandi », è stata ospite della dimora di Nella e Paolo. Così sono
trascorsi sette giorni, lunghi ed
intensi, con le relative notti, brevi, perché il sonno in questi casi
ruba del tempo prezioso al gioco e al dialogo.
Si sono fatte delle passeggiate
alla scoperta della valle, si è giocato agli uomini primitivi, ci si
è resi conto che il legno è un materiale veramente molto più bello e più caldo della plastica. Dei
giullari hanno insegnato ai barn
XV agosto
a Balziglia
L’incontro del 15 agosto avrà luogo quest’anno, tricentenario del Rimpatrio, alla
Balziglia ( Massello ).
PROGRAMMA
ore 9.30: Arrivo dei partecipanti;
ore 10: Culto, presieduto dal
pastore Lucilla Peyrot, con
predicazione del prof. Daniele Garrone;
ore 11: Saluto del moderatore Franco Giampiccoli e del
moderador Hugo Malan,
della Chiesa valdese del Rio
de la Piata;
Conversazione storica
del pastore Giorgio Tourn,
presidente della Società di
studi valdesi;
ore 12-14.30: Intervallo per il
pranzo. Possibilità di visitare il Museo della Balziglia;
ore 14.30; Giuseppe Platone
intervista alcuni partecipanti;
Interventi musicali con le
Corali valdesi e i Trombettieri del Baden;
ore 16: Messaggi conclusivi;
Claudio Martelli (presidente dell’OPCEMI),
Massimo Romeo (pastore
battista),
Ermanno Genre ( docente
alla Facoltà valdese di
teologia).
INDICAZIONI PRATICHE
— Balziglia si trova nel vallone di
Massello, a un'altitudine di m.
1.400.
— La strada per Balziglia sarà
chiusa al traffico dalla località
MulinOi. Dalle ore 8 alle 10 funzionerà un servizio di trasporto
per le persone che non possono salire a piedi. Per chi sale
a piedi occorre calcolare un tempo di 45 min. circa.
— I parcheggi saranno segnalati.
Gli automobilisti sono pregati di
attenersi scrupolosamente alle
indicazioni degli incaricati.
Lo spazio a disposizione è limitato: è consigliabile contenere Il numero degli automezzi,
sfruttando in pieno i posti disponibili nelle automobili.
— A Balziglia funzionerà un servizio
di buffet (caffè, thè, panini, bibite, dolci).
4
ecumenismo
28 luglio 1989
1
UNA PRIORITÀ’ PER LA CEVAA
Mozambico: la forza della speranza
Un paese dalle grandi potenzialità, martoriato da una guerra assurda e dilacerante - Il conflitto latente con il vicino Sud Africa e la tragica condizione dei « deslocados » - Le secolari tragedie dei valdesi a confronto con l’oggi
Si era a lungo discusso, l’anno
scorso, sull’opportunità o meno
di tenere le riunioni del Consiglio
della CEVAA, nell’89, in Mozambico. Da una parte le considerazioni sui costi (in un momento di
forte crisi finanziaria) e sulla situazione politica insicura, consigliavano un’altra sede. Dall’altra
l’invito della chiesa del Mozambico era un grido di dolore ed
una invocazione a manifestare in
modo visibile la solidarietà di
tutte le chiese della CEVAA, con
una presenza che avrebbe avuto
un grande significato di fronte all’opinione pubblica ed alle autorità.
Cercando la via più economica
(con Aerflot via Mosca!), anche
se più faticosa (30 ore complessive di volo), si è potuto rispondere positivamente alle attese dei
fratelli mozambicani senza gravare troppo sulle finanze.
Il Mozambico ci è subito apparso, già nel breve trasferimento
dall’aeroporto alla capitale, nelle sue contraddizioni: un grande
paese, dalle rilevanti potenzialità
agricole ed economiche, ‘paralizzato e martoriato da una guerra assurda, di cui c’era segno evidente nei numerosi camion bruciati ed abbandonati lungo la strada.
Dopo una colonizzazione portoghese delle più cieche e proterve
(nessun spazio per la crescita e la
formazione sociale delle popolazioni: al momento dell’indipendenza il 93% della popolazione è
analfabeta e mancano del tutto i
quadri), l’indipendenza conquistata ad opera del Frelimo, nel 1975,
lascia sperare in un futuro pieno
di promesse. I mozambicani, pur
formando un insieme di molte
razze e lingue diverse, sono un
popolo gaio ed ospitale, che si ac
A Machava, sotto gli alberi, s’è tenuto un culto molto partecipato.
Qui alcuni bambini ai bordi dell'assemblea.
contenta di una vita semplice, capace di molta pazienza.
Dopo un primo periodo di conflitto con le chiese (in particolare con quella cattolica, fortemente compromessa nell’epoca coloniale), che ha portato alla nazionalizzazione di tutte le opere sociali, come le scuole e gli ospedali, ritenuti di responsabilità dello
stato, si è giunti nel 1982 ad una
riconciliazione fra governo e comunità religiose.
La disgrazia del Mozambico è
però la sua vicinanza con il Sud
Africa con cui confina, che vede
con sospetto la sua scelta per il
marxismo. Tutti ricordano certamente la tragica morte del presidente Samora Machel, in circostanze che non sono mai state
chiarite.
A partire dal 1980 comincia così una guerra, portata avanti dai
banditos armatos della Renamo
(Resistenza nazionale mozambicana) e chiaramente finanziata dal
Sud Africa e forse da alcune potenze occidentali. E’ « una guerra
brutale e di terrore sistematico
contro i civili mozambicani innocenti: quanto avviene in Mozambico è uno degli olocausti più selvaggi contro degli esseri umani
dopo la seconda guerra mondiale »: così l’ha definita il sottosegretario di stato americano Roy
Stacey l’anno scorso.
1 villaggi vengono attaccati e
distrutti, la maggioranza degli
uomini uccisi, i raccolti saccheggiati e non si possono raccontare
le violenze contro donne, vecchi
e bambini.
La maggioranza della popolazione abbandona i villaggi per
ammassarsi in campi di profughi
al di là del confine (in Zambia,
Malawi, Zimbabwe) o alle periferie delle città, costruendo enormi quartieri di barrios de canigo,
capanne di canne. Difficile calco
CONSIGLIO DELLA CEVAA
Tutti devono partecipare
Molte (decisioni maturate in un paese in stato di guerra - Domanede sul
lavoro futuro della CEVAA - Ogni chiesa membro faccia delle proposte
Il Consiglio della CEVAA si è
riunito dal 21 al 28 giugno a Maputo, su invito della Chiesa presbiteriana del Mozambico (IPM)
ed è stato marcato dalla realtà in
cui era riunito. Diversi membri
e responsabili dell’IPM hanno
portato informazioni sulla drammatica situazione sociale ed economica dovuta alla guerra che infierisce in gran parte del paese.
Tre delle 25 comunità dell’IPM
sono state completamente distrutte e 12 sono in zone di guerra. Il Consiglio vuole farsi eco di
queste informazioni lanciando im
appello ad ognuna delle chiese
membro della CEVAA, invitandole a manifestare la propria solidarietà airiPM.
delle nostre risorse... Che cosa
facciamo nella CEVAA affinché
le nostre strutture non servano a
perpetuare ed a consolidare le
relazioni di dipendenza economica, politica e socio-culturale? ».
Questa volontà di partecipazione solidale è stata presente in
tutta la riflessione del Consiglio,
le cui decisioni più importanti
sono state:
— Riflessione sull’« inchiesta
sull’evangelizzazione» realizzata
fra le varie chiese della CEVAA:
lo studio di questo rapporto ha
permesso al Consiglio di fare diverse raccomandazioni alle chiese membro, sottolineando la necessità attuale di inserire il grido per la giustizia e la pace nell’impegno missionario.
— Creazione di un posto di segretario associato per la comunicazione: una lucida solidarietà
necessita dei mezzi di una vera
comunicazione che vada al di là
del semplice passaggio delle informazioni per portare ad una riflessione teologica.
— Era l’ultimo Consiglio a cui
partecipava il pastore Ametefe
Nomenyo, segretario teologico
dagli inizi della CEVAA. Il Consiglio ha voluto esprimergli la
riconoscenza per quanto ha dato
per la riflessione teologica della
Comunità.
Il presidente, Jacques Terme,
ha ricordato, nel suo messaggio,
che la Comunità deve essere un
luogo di « vera comrmione »; questo implica una totale « partecipazione » di tutti. Nella stessa linea il pastore Samuel Ada, il cui
mandato di segretario generale è
stato rinnovato fino al 1993, ha
interpellato il Consiglio in questi
termini : « Siamo completamente
condizionati dalle realtà sociali e
non ne siamo per nulla protetti
dalle nostre strutture comunitarie di decisione e di condivisione
— Riflessione sul Colloquio di
Vallecrosia sullo scambio di persone; esigenza di una riflessione
teologica rinnovata sul senso dell’invio, perché « i fondatori della
CEVAA hanno elaborato una
teologia della missione e della
condivisione fra le chiese adatta
agli anni ’60-’70. Noi viviamo ora
delle sfide nuove ». Si intravvedono già nuove prospettive. Il Consiglio ha dato il suo accordo a
scambi di volontari ed ha iniziato una riflessione su nuove forme
di scambio di persone.
— Queste riflessioni hanno
maturato la convinzione che sia
necessaria una valutazione globale del funzionamento e degli
obiettivi della CEVAA. Come si è
espresso il presidente Terme ;
« Per i 20 anni della CEVAA, nel
1991, ogni chiesa membro dovrebbe dire cosa si aspetta oggi
dalla Comunità, precisare le ragioni della sua appartenenza,
proporre delle piste per l’avvenire, fornendo anche delle osservazioni critiche sul suo funzionamento ».
«
Due anni fa la chiesa del Mozambico ha celebrato il suo primo centenario; per l’occasione è stato ridipinto il tempio di Maputo.
lare il numero dei deslocados, ma
si pensa che siano diversi milioni.
Rimane un mistero come questa massa di profughi possa sopravvivere.
Abbiamo visto questi quartieri
di capanne, abbiamo visitato i
mercati neri dove centinaia di
persone cercano di vendere qualche cosa: un pugno di arachidi,
un po’ di frutta, dei pesci, mucchiotti di 5-6 chiodi, dadi per brodo uno per uno, olio a cucchiaiate, vestiti vecchi ecc. Donne con
i loro bambini addormentati sulla schiena, vecchi stracciati e nugoli di bambini con i loro occhioni belli ma tristi.
Fa rabbia pensare che tutto
questo potrebbe non esistere, solo che la guerra lasciasse il posto
alla pace!
La chiesa presbiteriana (30.000
membri) vive la propria testimonianza con coraggio. Dopo aver
molto sofferto sotto il dominio
portoghese (nel 1972 il presidente
Zedequias Manganhela ed un anziano, José Sidumo, sono morti in
carcere misteriosamente), ha visto diversi dei suoi membri chiamati a posti di responsabilità nel
governo. Lo stesso Eduardo Mondlane, fondatore del Frelimo, si
era formato nelle sue scuole.
Essa vive però oggi un momento estremamente difficile pella dislocazione di molte comunità in zona di guerra (alcune sono
state praticamente cancellate).
La facoltà di teologia di Rikatlà, a circa 20 km. da Maputo, vede arrivare i suoi studenti (particolarmente numerosi, fra cui diverse donne) al mattino e ripartire la sera, perché la notte è pericolosa. D’altra parte un trasferimento in città è impossibile e
significherebbe abbandonare i locali al saccheggio.
Il pastore Oriente Sibane, che
in occasione della sua venuta a
Vallecrosia, questa primavera, ha
visitato le valli, ospita nella sua
casa ben 16 persone, fra cui un
orfanello trovato per la strada.
Le finanze della chiesa non possono assicurare ai pastori neanche il misero stipendio di circa
60.000 lire al mese, di cui un terzo
se ne va per pagare la luce e
l’acqua (carissima).
Il Consiglio ha pensato di inviare alle chiese un appello per
un aiuto urgente, che abbiamo
pubblicato nel numero scorso.
SCHEDA
Qualche
cifra
Superficie: 783.030 km^
Popoiazione: 13.800.000 ab. (17,3 ab.
per kmfi
Capitale: Maputo, 1,3 mil. ab.
Religioni: animisti 6,5 milioni; musulmani 2 mil.; cattolici 3,5 mil.;
protestanti 1 mil.
Moneta: metical, svalutata nel 1987
del 1.500%
Prodotto nazionale lordo:
nel 1983
nel 1985
nel 1987
410 dollari prò capite
160 dollari prò capite
150 dollari prò capite
Debito pubblico estero: 85 dollari
prò capite
Speranza di vita: 47 anni
Rifugiati interni: 3.310.000
Il Mozambico è uno dei 7 paesi
più poveri del mondo.
Appello
« Servono almeno 120 milioni di lire ”, subito per aiutare ia Chiesa
presbiteriana del Mozambico nel suo
lavoro presso i rifugiati che fuggono
dalia guerra, per ii nuovo centro delle
ragazze madri.
Le chiese possono inviare i fondi
direttamente alla Tavola valdese, specificando la destinazione, ed i lettori
possono versare le loro somme sul
ccp 11234101 intestato a La Luce «fondo di solidarietà - via Pio V, n. 15,
10125 TORINO.
Avrebbe un grande significato piule nostre celebrazioni del Rimpatrio dare spazio a questo appello
con azioni concrete e coraggiose
perché anche noi abbiamo vissuto in chiave medioevale quello
che il Mozambico vive oggi in
chiave tragicamente moderna.
Con le comunità di Maputo abbiamo vissuto due culti pieni del
calore e della gioia tipicamente
africani. 11 primo nella chiesa di
Khovo, durato circa due ore, ed
il secondo sotto grandi alberi,
con la partecipazione di oltre
1500 fedeli, durato quasi quattro
ore. 1 magnifici cori cantati e
ritmali dalle numerose corali,
espressione della gioia della fede,
rimangono per noi una luce di
speranza che testimonia del coraggio con cui questi fratelli c
queste sorelle affrontano questo
momento così tragico della loro
storia.
Pagina a cura di
Renato Coisson
5
28 luglio 1989
ecumenismo
CHIESA RIFORMATA UNITA BRITANNICA
Alla General Assembly
La questione del battesimo e la tematica giovanile al centro dei lavori - I legami con la chiesa valdese nell’anno del tricentenario
Situata nella parte nord-est
dell’Inghilterra, nel mezzo della
larga depressione della valle, la
città di York è una delle più famose e belle città britanniche.
La località fu scelta dai romani .per costmirvi (verso il 70) una
fortezza, sede del quartiere generale della 9“ Legione, e la città che lentamente vi sorse fu
chiamata Eburacum. Costantino
vi fu proclamato imperatore nel
306. Evacuata dai romani, conquistata dai vichinghi che la
chiamarono Yorvick e quindi dai
normanni, la città crebbe di importanza anche come sede vescovile in concorrenza con Canterbury, e spesso fu sede dei re
d'Inghilterra.
Attualmente il centro storico,
ampia isola pedonale, è limitato
da mura e torri ricostruite su
quelle originarie romane. Restano ben 24 chiese medievali e la
splendida cattedrale gotica del
XIII-XV secolo.
In questi giorni sono stati solennemente celebrati i 25 anni
dall’inaugurazione dell’Università,
situata a circa 3 chilometri dal
centro in un’ampia area ricca di
prati, di giardini, di laghetti al
cui centro si staglia una costruzione dalle linee particolarmente aerodinamiche, la Central
Hall, della capienza di circa 1.500
posti.
In questa sede dell’Università
ha avuto luogo la General Assembly, composta di poco più
di 600 deputati delle chiese, compresi i pastori, i quali non partecipano tutti gli anni dato che
sono ipoco più di 900.
tivi odg. I deputati, divisi in tre
gruppi di 200 persone ciascuno,
si spostavano da una sezione all’altra seguendo perciò parzialmente gli argomenti di ciascun
gruppo di commissioni. Nelle sedute plenarie, nella Central Hall,
venivano trattati gli argomenti
di interesse generale (battesimo,
problema giovanile, finanze, evangelizzazione) e votati, da tutti, i relativi odg.
L’esperimento ha soddisfatto
molti, ma ha deluso tanti altri
dato che il meccanismo, pur permettendo di svolgere una gran
mole di lavoro, non permetteva
a tutti di seguire tutto, tanto più
che i tre gruppi di deputati erano già predisposti e automaticamente formati a seconda de!
mese di nascita di ciascuno (es.:
tutti quelli nati nei mesi da maggio ad agosto) e non secondo gli
specifici interessi dei singoli.
Uno spazio per il
Glorioso Rimpatrio
Una « Residential
Assembly »
l.a General Assembly cambia
sede ogni anno e di solito ha
luogo in maggio; quest’anno è
stala spostata ai primi di luglio
per potere utilizzare una sede
ampia e comoda e fare l’esperimcnto di una Residential Assembly, cioè un sinodo i cui lavori, pasti e vari incontri potessero avvenire con facilità e senza spostamenti. Ma I’esperimento comprendeva anche il progetto di dividere i lavori sinodali in 3 sezioni che si svolgevano
contemporaneamente in tre luoghi diversi; in ogni luogo prendevano sede due o tre commissioni che trattavano i loro
specifici argomenti con i rela
1689-1989
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// frontespizio di uno degli opuscoli predisposti per illustrare il tricentenario in Inghilterra.
bile (e non solo per questo) che
da parte nostra avvertissimo la
necessità di convalidare e motivare sempre più ampiamente
la stima e l’ammirazione di cui
siamo oggetto, e non .soltanto in
Inghilterra.
La discussione
Noi ospiti, una quarantina, rappresentanti delle chiese sorelle
sparse nel mondo, eravamo liberi di seguire i lavori a nostra
scelta e solo ad alcuni, durante
le sedute serali, è stata data l’occasione dì parlare della chiesa
che rappresentavano e del proprio lavoro. Alla Chiesa valdese è
stato dato uno spazio privilegiato per l’incidenza del 3« centenario del Glorioso Rimpatrio (come tutti sappiamo, per quella
circostanza storica l’Inghilterra
ebbe un ruolo non indifferente).
Al mio intervento è seguita una
valanga di domande.
Ho distribuito tre piccole pubblicazioni: una di carattere generale, già pronta da tempo, sulla storia della Chiesa valdese; le
altre due (dépliant ciclostilati)
predisposte per l’occasione: una
con lo scopo di rinsaldare i legami tra la United Reformed
Church e la Chiesa valdese, l’altra per evidenziare il fatto del
Glorioso Rimpatrio. Si era in
precedenza concordato che quel
momento era il più opportuno
per lanciare l’idea di avere una
domenica della Chiesa valdese in
tutte le chiese della United Reformed Church: la domenica 9
luglio 1989.
Ci rallegriamo dell'interesse
che questa chiesa sorella ha voluto manifestare nei nostri riguardi. Certo sarebbe auspica
Gli argomenti salienti (trattati con insolita vivacità in un sinodo inglese), che hanno focalizzato l’attenzione dei deputati ed
hanno assorbito buona parte dell’Assembly, sono stati due: il
battesimo e i giovani.
1) Il battesimo (pedobattismo
e/o battesimo dei credenti) non
era un problema fino a quando,
nel 1981, alla United Reformed
Church si è aggiunta l’Associazione riformata delle chiese di
Cristo. A suo tempo l’accordo
di base deH’Unione si limitò soltanto a parlare di battesimo dei
bambini, seguito (ad età conve
niente) dalla confermazione, e
del battesimo dei credenti. Con
il passare degli anni e con lo
spostamento dei membri nell’ambito delle chiese, il problema del
battesimo si è acuito nel senso
che parecchi, già battezzati da
bambini, si sono trovati in seria
difficoltà in chiese che praticando il battesimo degli adulti non
praticano ovviamente la conferrnazione. Gli odg già preparati e sostituiti da altri sempre divei'si a causa di aggiunte, tagli,
emendamenti, sono stati rimpiazzati da un odg finale che
affida al Dipartimento fede e vita il compito di riprendere tutto
il problema e di dare delle indicazioni effettivamente praticabili in tutte le chiese, evitando il
pericolo di scelte molto soggettive.
Questo non è un problema nuovo neppure per noi, proprio in
questa fase in cui ci prepariamo
ad un approccio più concreto
con le chiese battiste.
2) I giovani. Già altre volte
nel passato, partecipando alla
General Assembly, ero rimasto
particolarmente e felicemente
impressionato dallo spazio intenzionalmente dato ai giovani nel
corso delle sedute per esecuzioni di carattere canoro e filodramnptico, effetto e riflesso di una
vitalità e di un ruolo che normalmente i giovani hanno nel
coi-po della chiesa. Quest’anno il
progetto presentato dalla FURY
(Fellowship of United Reformed
Church Youth), dell’ordine di
quasi un miliardo, comprendente un centro stabile, un gruppo
giovanile ivi residente, un pastore per i giovani, lo svolgimento
di attività che permettano una
costante preparazione dei giovani per operare nella chiesa e fuori. era accompagnato da una pubblicazione di 50 pagine distribuita a tutti e già esaminata ai vari livelli as.sembleari. Sebbene
tutti mostrassero grande disponibilità il progetto non è stato
appi-ovato (280 no, 240 sì), ma i
« no » in realtà esprimevano una
richiesta di dilazione per cui sono tutti convinti che l’anno prossimo il progetto sarà votato senza ri.serve.
I numerosissimi giovani presenti, nonostante fossero rimasti
alquanto delusi e amareggiati, a
conclusione della discussione,
hanno occupato la piattafoima
e con estemporaneità hanno cantato: « Progetto o non progetto,
credenti noi rcstiam... ».
Devo confessare che per me
sono stati momenti di viva e
commossa partecipazione: non
potevo non ricordare i tempi in
cni da noi si combatteva la battaglia per la costruzione di Agape':
SCHEDA
The United Reformed
Church in the UK
ORIGÍNE
5 ottobre 1972; unione della Chiesa oongregazionalista in Inghilterra e
nel Galles con la Chiesa presbiteriana in Inghilterra.
26 settembre 1981: si aggiunge l’Associazione riformata delle chiese di
Cristo.
Poco più di 900 pastori
135,000 membri
1.800 chiese
Congregazionalisti e presbiteriani affondano le loro radici nella Riforma di Calvino e, come « puritani », sostennero e condussero la
battaglia per la Riforma della Chiesa di Inghilterra.
Le Chiese di Cristo, nate come « Discepoli di Cristo » all’inizio del
1800 e con l'obiettivo di tornare al cristianesimo primitivo con la
pratica del battesimo dei credenti, ebbero il loro primo Sinodo ad
Edinburgh nel 1842 con la partecipazione di 50 chiese.
ORGANIZZAZIONE
The General Assembly - Ha luogo annualmente. Vi sono discusse le relazioni dei vari dipartimenti e commissioni. Si elegge il moderatore
che dura in carica un anno,
(Corrisponde al nostro Sinodo).
Provincial Synods - Sono attualmente 12. Hanno luogo due volte l'anno.
Vi partecipano i deputati delle chiese.
(Corrispondono alle nostre Conferenze distrettuali).
District Councils - Hanno luogo varie volte l'anno. Si discutono i problemi delle chiese.
(Corrispondono alle nostre Assemblee di Circuito).
Church Meetings - Hanno luogo tutte le volte che è necessario. Si discutono I problemi della chiesa locale.
(Corrispondono alle nostre Assemblee di chiesa).
INCONTRO INTERNAZIONALE
Donne pastore
a confronto
Da alcuni anni le donne pastore si incontrano in Francia per
riflettere e discutere sui temi e
sui problemi relativi al pastorato femminile. L’anno scorso si
era lavorato per predisporre testi liturgici e soprattutto preghiere contenenti in specifico
domande « femminili » e si era
anche discusso dei problemi
delle donne pastore con figli.
Quest’anno le organizzatrici,
provenienti dal distretto parigino, volendo aprire al massimo
temi e cerchia di partecipanti,
hanno scelto come argomento:
« Testimoniare l’Evangelo in un
contesto europeo ».
Una quindicina le partecipanti,
dali’Isianda fino all’Italia, ospitate presso la fondazione Goethe
di Basilea che sostiene alcune
case per ospiti, ed in questo caso lo splendido castello di Klingenthal in Alsazia.
Salvatore Briante
La prima parte dei lavori è
consistita nella presentazione
delle rispettive realtà ecclesiastiche in cui ognuna delle partecipanti si trova a prestare il suo
servizio, con occhio particolare
ai problemi che il ministero pastorale femminile trova nei rispettivi campi di lavoro. Particolarmente interessante quanto
detto da una giovane donna pastore deirislanda, dove di fatto
Stato e Chiesa sono uniti, e che
perciò lavora attualmente come
rappresentante del suo Paese nell’ambito del Consiglio europeo;
assai significative anche le esperienze di una diacona anglicana
che ha presentato la discussione
sul pastorato femminile nelle 29
provinole anglicane e di una donna pastore francese che lavora
per la Romania nell’ambito di
Trans-iVorld Radio.
Le partecipanti francesi hanno mostrato poi la diversità dei
ruoli, non solo femminili, nella
chiesa; da due anni ogni ministero viene ufficialmente riconosciuto durante un apposito culto: la stessa cosa avviene per
monitrici, catechisti, visitatrici.
Marjoleine Chévalier, membro del comitato della KEK
(Conferenza delle chiese europee), ha raccontato e spiegato il
percorso che ha condotto alla
assemblea ecumenica di Basilea
e le difficoltà che sono emerse
sia nell’esame del documento
preparatorio con le differenti
reazioni, sia nel successivo lavoro in gruppi, sia ancora nelia
stesura del documento finale con
i numerosi emendamenti presentati. Secondo la sua analisi queste incomprensioni o conflitti
ruotano sempre sui contrasti tra
chiese minoritarie e di maggioranza, tra chiese separate dallo Stato e chiese in diverse maniere legate allo Stato, tra chiese
dell’est e chiese dell’ovest ed
anche tra donne e uomini nelle
chiese. E’ perciò venuta la proposta di studiare il documento
finale di Basilea alla luce di
questi interrogativi.
Interessante poi la visita del
pastore Fritz 'Westphal, redattore del settimanale bilingue
francese/tedesco « Le Messager
Evangélique » per la Chiesa della confessione di Augusta e per
la Chiesa riformata di Alsazia e
Lorena, pubblicazione che conta
17.000 abbonati; il past. 'Westphal cura inoltre una meditazione di due minuti ogni giorno
dopo il radiogiornale serale sulla rete regionale. Egli ha parlato
delle possibilità e delle difficoltà
di questo lavoro nelle due lingue
ed ha presentato il suo impegno
di reportage dall’assemblea di
Basilea. Analizzando i resoconti
che i quotidiani italiani hanno
fatto dell’avvenimento, egli ha
ravvisato (per ignoranza o per
volontà) una informazione distorta o parziale, dove veniva
regolarmente sottolineata la
presidenza del cardinal Martini
ed ignorata la presenza protestante italiana: al confronto i
giornali francesi e tedeschi sono
parsi più completi ed approfonditi.
Due giorni dunque molto arricchenti a livello anche personale, con tanti momenti di confronto fra colleghe di paesi diversi e contesti diversi in cui ci
si trova ad operare a livello di
chiese protestanti europee; una
occasione in più per tessere una
rete di contatti e legami che sicuramente gioveranno alle nostre chiese: in alcune delle partecipanti è nata anche l’intenzionè di conoscere più da vicino
la piccola chiesa valdese italiana, visitandola.
ÉÈbt-
6
valli valdesi
28 luglio 1989
INCONTRO AL COLLE DELLA CROCE
Tre bar
Pinerolo è una città di vitelloni? No, ha risposto in coro il
consiglio comunale: Pinerolo è
una città sì di provincia, ma che
si alza presto la mattina, che lavora. Insamma il consiglio comunale non si riconosce nella
descrizione che due giornali. La
Repubblica e La Stampa, hanno
fatto parlando dell’accusa di ten
tato stupro rivolta ad un ex assessore democristiano.
Per i giornalisti, inviati a Pinerolo, vi sono tre bar nei quali
i politici locali si ritrovano a
far quattro chiacchiere, a prendere l’aperitivo e il digestivo, a
discutere di donne, e a prendere
decisioni politiche.
I giornalisti sono andati in questi tre bar a raccogliere commenti, illazioni, voci e, impietosamente, li hanno raccontati sulle
pagine dei loro giornali, accreditando così un’immagine felliniana della città.
Ma perché prendersela con i
giornalisti che, forse, hanno caricato le tinte di un fenomeno
che c’è? Non si può ignorare il
fatto che da qualche anno a questa parte si è formata in città
una specie di superpartito da
bar, in cui alcuni politici locali
organizzano imboscate ai loro atnici al potere, in cui si sparla
di amici e avversari, in cui gli
aspiranti potenti cercano amicizie e favori. Per costoro il bar è
il sostituto del partito. Né vale
l’esaltazione del « caffè », con il
paragone alla Rivoluzione francese che sarebbe stata pensata
al caffè, fatto da un altro, consigliere. Ben altri erano gli ideali.
La realtà è che il ceto politico
pinerolese è del tutto inadeguato a pensare al nuovo ruolo che
la città deve assumere in futuro. La crisi della città, vissuta
in maniera sonnolenta, del passaggio da città industriale a
città di servizi, è crisi morale e ideale. Morale perché oggi tutto è finalizzato al potere
personale e al tornaconto individuale. Ideale perché non si
hanno idee per il governo di un
processo sociale ed economico.
Siamo lontani anni luce dall’epoca in cui il cattolicesimo pinerolese esprimeva uomini capaci
di governare il boom economico
dandosi un piano regolatore, costruendo scuole, dotandosi di
una politica culturale. Questo
succedeva alla fine degli anni '50.
Siamo lontani anche dagli anni
in cui gli uomini al governo della città reagivano democraticamente alla contestazione del ’68
con misure che hanno evitato la
fuga nel terrorismo (che non c’è
stata).
La cultura democratica, che è
stata al centro della crescita di
questa città, non c’è più. Ogni
cosa, ogni decisione è ridotta al
conto di quanti « clienti » in più
si possono ottenere, ai giovani
si offre Un modello politico degenerato dall’uso spregiudicato
del potere. Non c’è da stupirsi
quindi se essi vanno al bar, con
la voglia di diventare yuppies.
Giorgio Gardiol
Un vincolo rinsaldato
Protestanti italiani e francesi, per la cinquantaseiesima volta Un ricordo di Guglielmo Farei, poi l’arrivederci all’anno prossimo
Prefabbricati
da Gemona
Vn momento della predicazione. (Foto Alberto Costabel)
FESTA DI RADIO BECKWITH
Due intense giornate
Buon successo per le « Giornate di Radio Beckwith » che si
sono svolte nei giardini di piazza Must on sabato 22 e domenica
23 luglio.
Si è trattato di una manifestazione organizzata con il duplice
scopo di incontrare gli ascoltatori e di informare sia la popolazione residente che i villeggianti dell’esistenza e delle attività
svolte da una radio evangelica.
Lega Ambiente, Amnesty International, Lega Antivivisezionista,
A.I.D.O. ed un gruppo di obiettori di coscienza hanno proposto le loro tematiche ai visitatori attraverso l’esposizione di
mostre fotografiche e di pannelli
esplicativi.
Completavano l’allestimento
della piazza una mostra su Charles Beckwith, una sul tempio
valdese di Torino, i cui lavori
di costruzione furono seguiti personalmente dal colonnello inglese, ed ancora un banco per la
vendita di pubblicazioni ed uno
per la pesca a sorteggio.
Il servizio di ristoro, che insieme alle restanti iniziative ha
visto impegnati un numero notevole di volontari, è stato garantito con la collaborazione de!
ristorante « Il bistrò » e della
Foresteria. Una cucina semplice,
ma di buona qualità ed a prezzi
contenuti, che ha soddisfatto le
esigenze di palato dei numerosi
astanti lungo le due gicrnate.
Una biciclettata tra Torre e
Luserna, una mostra canina con
premio al « cane Beckwith » più
simpatico, uno studio biblico come momento di riflessione inserito tra due giornate di intensa
attività: lutto ciò, oltre alle due
serate musicali con la « Cantarana » e con un complesso jazzistico, ha fatto da contorno
ai due momenti centrali e caratterizzanti della manifestazione:
il convegno storico, svoltosi al
cinema Trento sabato pomeriggio, ed un dibattito sul tema « essere missionari oggi » che ha avuto luogo in piazza il giorno
successivo, malgrado i violenti
acquazzoni che si sono susseguiti.
Dopo questi momenti, confortata dalla partecipazione di un
pubblico numeroso. Radio Beckwith, che dal mese scorso, grazie alla nuova antenna installata
a Rocca Berrà, raggiunge una vasta zona del pinerolese e del saluzzese, ritorna ora al proprio
lavoro quotidiano di informazione ed evangelizzazione via etere.
Sergio Franzese
Biglietti vincenti
Elenco biglietti vincenti della sottoscrizione a premi in favore di Radio
Beckwith Evangelica.
4135, 5224, 226, 4978, 3224, 2115, 632,
924, 1009, 1384, 806, 4814, 1504, 2446,
5744, 1357, 2003, 1541, 2028, 2397, 3515,
3181, 2876, 1737, 1019, 4459, 2012,
1533, 2090, 4302, 2092, 484. 5731, 1768,
2142, 1630, 5069, 1151, 336, 1530, 4715,
2058, 3108, 1010, 726, 478, 5750, 420,
158, 2097, 4668, 2420, 1307, 581, 2073,
317, 1731, 2865, 3537, 1087, 2747, 4544,
398, 4812, 3578, 286, 2528, 1152, 2364,
5078, 2703, 3199, 3568, 3114, 3115,
4564.
I premi possono essere ritirati presso il negozio di Sibille dischi in piazza
Gianavello a Torre Pellioe entro il 15
settembre 1989.
Le foto dell’iniziativa
Durante le due giornate di Radio
Beckwith sono state realizzate delle
fotografie che. a partire dalla prossima
settimana, saranno poste in visione in
vista di un possibile acquisto; per ulteriori informazioni, telefonare in radio
(0121/91507).
In un mare di verde, in un'oasi di pace
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TORRE PELLICE
Dopo anni di cattivo tempo,
siamo finalmente riusciti ad avere un incontro al Colle della Croce senza affanni e necessità di
terminare in fretta. Per il 56o anno ci siamo ritrovati lassù, noi
protestanti italiani e francesi, a
rinsaldare un antico vincolo che
ci ha sempre uniti e che travalica montagne e confini. Ci siamo ritrovati ripetendo uno schema che risale alle origini di questa giornata; a] mattino il culto
e al pomeriggio uno scambio di
informazioni sulla vita delle chiese al di qua e al di là delle Alpi.
11 culto è stato presieduto da
chi scrive e dal past. Manouel
di Lione, che ha tenuto la predicazione sul passo evangelico di
Marta e Maria. Chiedendosi se
la frenesia e l’attivismo de,!le nostre chiese in questo anno di centenari siano un vero restare all'ascolto della Parola oppure il
giustificare la nostra poca disponibilità a rimanere in ascolto,
il pastore Manouel ci ha invitati a considerare sempre la centralità di Cristo nelle cose che
facciamo e pensiamo.
Nel pomeriggio informazioni
e... un altro centenario: la presidentessa del Concistoro della
chiesa di Gap ci ha illustrato le
attività che si stanno preparando per ricordare il V centenario
della nascita di Guglielmo Farei.
Poi qualche notizia sulle attività delle chiese italiane e francesi e la conclusione, anch’essa abituale: tenendoci per rriano abbiamo formato un cerchio intorno alla croce cantando il « Chant
des adieux », ripromettendoci di
ritrovarci l’anno prossimo. Ritornando verso le nostre case ci
siamo poi presi un bel temporale; poco male, almeno per quest’anno non ci ha bagnati durante rincontro.
Claudio Pasquet
PINEROLO — L’assessore Drago, nel suo peregrinare per l’Italia, ha scoperto che alcuni prefabbricati utilizzati per i terremotati venivano regalati dal
comune di Gemona (Friuli) ad
altri comuni che ne avevano necessità. Infatti il comune è stato
completamente ricostruito e non
ha più bisogno di strutture di
emergenza. Il comune di Pinerolo invece, che terremotato non
è, vive nell’emergenza per quanto riguarda le aule scolastiche
dell’Istituto agrario di Osasco.
I tecnici dell’USSL non vogliono
più dare l’agibilità dell’ediflcio,
che è carente in tutto sotto il
profilo della sicurezza. L’assessore ha avuto quindi l’idea di
trasferire l’Istituto nel comune
di Cumiana che ha una scuola
nuova (costruita nel 1981) vuota, ma gli organi collegiali della
scuola sono stati contrari.
Per evitare la chiusura della
scuola, si è dovuto quindi ricorrere ai prefabbricati di Gemona
e all’aiuto volontario dell’ANA.
I prefabbricati sono stati
smontati e trasportati ad Osasco
e qui una squadra di volontari
li sta rimontando. Il tutto costerà oltre 200 milioni al comune. Nel corso dell’anno verranno poi fatti i lavori di ristrutturazione dell’Istituto, che costeranno 400 milioni.
Sull’operazicne sono state manifestate riserve « per l’incapacità della giunta a programmare » da parte di PCI e DP.
Accordo sospeso
PINEROLO — Visto il risultato che ha bocciato all’84'’/o l’accordo sindacale che istituiva il lavoro anche alla domenica presso
gli stabilimenti della SKF, i sindacati FIM, FIOM, UILM hanno
deciso di sospendere raccordo siglato con la direzione. Se ne riparlerà a settembre, dopo le
ferie.
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Sono indetti pubblici concorsi per titoli ed esami, presso
l’Unità Socio-Sanitaria Locale n. 43, a:
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— 1 POSTO DI ASSISTENTE TECNICO - GEOMETRA
Le domande, in carta semplice, dovranno pervenire all’Ufficio Personale dell’U.S.S.L. n. 43 - Corso J. Lombardini, 2 Torre Pellice - entro e non oltre le ore 12,00 dell’ll agosto 1989.
Per ogni altra informazione rivolgersi all’Ufficio Personale
della U.S.S.L. n. 43 - Corso J. Lombardini, 2 - Torre Pellice.
Tel. 0121/91514 - 91836.
Orario apertura al pubblico: tutti i giorni dalle ore 9 alle
12 escluso il sabato.
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7
28 luglio 1989
valli valdesi
MASSELLO-SALZA
Ricuperare
le scuole di quartiere
Un segno dell opera di Beckwith - Il ripristino delle strutture come reazione allo spopolamento alpino e alla dispersione valligiana
Nove scuole quartierali, dieci
se si conta anche quella di Balziglia ormai da tempo proprietà
di privati, costituiscono nelle valli di Massello e Salza la traccia
del passaggio e dell’opera del
generale Charles Beckwith. Il numero delle scuole è alto e testimonia di un’epoca in cui la zona
era ben popolata e fiorente, essendo, fra l’altro, un punto di
passaggio importante fra la vai
Pragelato e la vai San Martino.
Esse costituirono altrettanti punti di formazione scolastica in
epoca in cui, non dobbiamo dimenticarlo, l’istruzione pubblica
nel resto d’Italia lasciava molto
a desiderare. In conseguenza al
progressivo spopolamento e la
chiusura delle scuole gli edifici
vennero ancora in parte utilizzati anche come luoghi di incontro del villaggio, e soprattutto come sede per le riunioni
quartierali organizzate dalla comunità valdese che ne è sempre
rimasta proprietaria. Il fenomeno dello spopolamento delle valli
alpine ha colpito ovviamente anche le valli di Massello e Salza,
segnando l’inizio della decadenza
delle scuole quartierali. Alcune,
tuttavia, anche per volontà degli
abitanti delle rispettive borgate,
hanno continuato ad essere mantenute in buon stato. E’ però
dall’inverno 1985-86 che la comunità valdese di Massello si è mossa, avviando un processo di recupero globale delle scuole. Nonostante siano stati raccolti dei
fondi tramite vendite di beneficenza, doni e sottoscrizioni, la
maggior parte dei lavori sono
stati eseguiti con l’impegno volontario di massellini e di altri
amici evangelici, che trascorrono
le loro vacanze estive a Massello.
Le scuole quartierali hanno rappresentato nel passato un luogo
di formazione culturale, intendendo per cultura non solo un
insieme di nozioni, ma anche la
capacità di comprendere e di affrontare la realtà senza lasciarsene travolgere.
Oggi il lavoro comune per il
recupero delle scuole rappresenta una significativa attività di
aggregazione che contrasta
l’attuale dispersione valligiana e
cittadina; rappresenta un interesse, uno scopo che lega persone
di vario tipo. Inoltre la scuola di
Campolasalza, recentemente restaurata, si offre come sede di
piccole mostre, ed è stata dotata
dai bambini della borgata di una
biblioteca. In questo caso la
scuola può rappresentare nuovamente, pur nella consapevolezza
dei limiti della situazione attuale,
un luogo di incontro e di formazione. A testimonianza di ciò che
le scuole quartierali hanno rappresentato nel passato, del loro
stato di decadenza e dell’opera di
recupero si è inaugurata una mostra permanente, allestita da Ele
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Massello: la scuola Beckwith dì Gross Passet.
na Pascal e Roberto Mathieu,
che si sono valsi di numerose collaborazioni. La mostra sarà aperta nei mesi estivi ed intende ar
ricchire il patrimonio documentario della comunità locale, che
già gestisce il museo di Balziglia.
Lucilla Peyrot
PINEROLO
Firme
per i diritti civiii
In questo periodo, a livello nazionale, si stanno raccogliendo
firme per presentare in Parlamento due proposte di legge di
iniziativa popolare.
Esse riguardano iniziative che,
seppur molto diverse tra di loro,
vogliono contribuire a far ottenere elementari diritti umani a
persone che attualmente non ne
usufruiscono.
Una proposta di legge riguarda
il riconoscimento dei diritti civili e politici agli stranieri e agli
apolidi che risiedono in Italia.
Sempre più persone provenienti da Paesi « poveri » tentano e
tenteranno di alleviare la durezza della loro vita e di quella delle
loro famiglie cercando lavoro nei
Paesi « ricchi », così come è successo a moltissimi italiani nei decenni passati.
Questa realtà è conseguenza di
problemi complessi, difficili, connessi alle enormi ingiustizie interne ai singoli Paesi ed internazionali. Essa può essere però affrontata positivamente se esistono e si estendono la consapevolezza, la volontà, l’impegno di
persone , gruppi e, soprattutto,
delle istituzioni.
La proposta di legge si limita
a toccare alcuni aspetti di questa
situazione : riconoscimento pieno
di alcuni diritti civili (libertà di
riunione, di associazione) a tutti
gli stranieri, senza distinzione;
concessione dei diritti elettorali,
attivi e passivi, per le elezioni regionali, provinciali, comunali, o
per altre elezioni locali, agli stranieri e apolidi residenti in Italia da oltre tre anni.
L’altra proposta di legge intende far applicare rigorosamente le
sanzioni economiche contro il regime di apartheid nella Repubblica del Sud Africa.
Il Comitato pinerolese antiapartheid invita dunque i cittadini di Pinerolo a firmare (è necessario un documento di identità) le due proposte di legge, presso l’ufficio del segretario comunale in municipio o sabato 29 luglio, pomeriggio, sotto i portici
di corso Torino, dove potranno
anche essere firmate delle cartoline contro la condanna a morte
di 14 cittadini neri sudafricani.
C. B.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
■ Oggi Lettere
e domani all'Eco
delle Valli
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 27 luglio,
ore 16.45, avrà luogo al Centro d'incontro una riunione con il seguente
odg: a) Azione urgente in favore del
contadino Li Weiguo, aderente al Movimento studentesco, arrestato dopo i
tragici fatti avvenuti recentemente in
Cina; b) Verifica delle precedenti
azioni urgenti in favore di cittadini cinesi e ghanesi (Africa); c) Campagna
per l'abolizione della pena di morte;
d) Resoconto ed esame delle ultime attività del Gruppo della Val Pellice
"Italia 90”; tavolino alla festa della
CRI, Torre Pellice, 6-9.7; "Trattenimento pomeridiano per Amnesty", Rorà,
16.7; stand alle "Giornate per Radio
Beckwith", Torre Pellice, 22-23.7; e)
Varie.
Incontri
Concerti
TORRE PELLICE — Il . campo musica ” dell'Esercito della Salvezza, cominciato da alcuni giorni a Bobbio Pellice, presenterà un concerto domenica 30 luglio alle ore 18, presso la
piazza Muston (in caso di cattivo tempo al mercato coperto di corso Gramsci). E’ inoltre organizzato un altro
concerto presso il tempio valdese di
Villar Pellice, giovedì 3 agosto alle
ore 21.
TORRE PELLICE — Prosegue I a serie
di concerti al tempio valdese: venerdì
28 luglio il duo pianistico Catia Rossi
e Alessia Toffanin presenteranno un
programma comprendente musiche di
Brahms, Mendelssohn, Ravel, Stravinski). Inizio ore 21, ingresso L. 3.000.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma la visione dei seguenti film: « Danko », ven. 28; « Ho
sposato una aliena », sab, 29 e » Willow », domenica 30 luglio; tutti gli spettacoli hanno inizio alle ore 21.30.
Manifestazioni
TORRE PELLICE — A partire dal 29
luglio e fino al 27 agosto il comitato
femminile della Croce Rossa presenterà le « tavole imbandite », iniziativa
volta al finanziamento dell'acquisto di
una nuova ambulanza. L'iniziativa si
svolgerà presso la scuola materna di
viale Rimembranza, in orario preserale,
sabato e domenica con prolungamento
fino alle ore 22,
LUSERNA S, GIOVANNI — Si concluderanno domenica 30 luglio i festeggiamenti a Luserna alta con un concerto del gruppo « I faraoni ».
RORA' — La giornata del 30 luglio
verrà caratterizzata dal gemellaggio con
la cittadina di S. Antonino di Saluggia
in provincia di Vercelli.
Mostre
PRAGELATO — Rimarrà aperta fino a
domenica 30 luglio la mostra di pittura
di Luisella Allois Leverà, esposta
presso la sala mostre di via della parrocchia nell'ambito delle manifestazioni estive della fondazione Guiot Bourg.
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Tel. (0121) »01.554
VILLA
OLANDA
PERRERO — La Pro Loco ha organizzato un incontro col prof. Maggiorino
Passet Gros presso il palazzetfo dello
sport sabato 29 luglio alle ore 20.30;
si parlerà della flora delle nostre valli,
un patrimonio da salvare.
La notizia, in grande evidenza sull'Eco
delle Valli del 14.7.'89, « Villa Olanda
chiude » è stata una mazzata per me
che amo quest'opera, e ho pensato subito agli ospiti che non sapranno dove
andare, con la penuria di case di riposo che abbiamo e a chi, sacrificandosi, ha lavorato per molti anni in
questo istituto. E così la cosa più bella
che la Chiesa valdese possiede, piena
di storia e di ricordi, che ha un valore minimo di 2 miliardi, sarà svenduta
malamente, come già è stato fatto per
altre proprietà. E allora a questo punto credo come valdese che per tutta la
vita ha servito la sua Chiesa, di
aver il diritto di sapere a chi la Tavola intende vendere, per quale somma
e se ha il diritto di vendere. Il pastore
Bellion dice che il ricavato rimarrà in
valle, si capisce: quest'opera « che
non ha deficit » sarà sacrificata per
sanare i deficit di costruzioni fatte e da
fare troppo grandiose per le finanze della nostra piccola Chiesa valdese.
Con questa protesta so di interpretare i sentimenti di tanti valdesi che
sono, come me, delusi e amareggiati.
Ade Theìler GardioI, Torre Pellice
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CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva; presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 30 LUGLIO 1989
Rinasca; FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 22 - Tel. 800707
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 • PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 30 LUGLIO 1989
Luserna San Giovanni; FARMACIA
GRIBAUDO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
• L’eco delle valli valdesi
Registrazione Tribunale di Pineroilo n.
175 (resp. F. Giampìccoli). Stampa:
Coop. Subalpina - Torre Pellice.
8
8 glorioso rimpatrio
28 luglio 1989
TORRE RELUCE
INCONTRO A SAPATLE’ RASSEGNA STAMPA
Il Centro culturale:
strumento di dialogo
La necessità del contatto quotidiano con la
realtà per dare testimonianza all’Evangelo
In una recente conversazione
sul rientro dei valdesi nel «retaggio dei loro padri », il professor Giovanni Gönnet sottolineava il fatto che Arnaud, nella sua
narrazione degli avvenimenti,
evidenziasse in più di una occasione la « ragion di stato » che
lo aveva indotto a decretare sentenze di morte nei confronti di
nemici fatti prigionieri. Almeno
in due occasioni egli fa ricorso a
questo concetto e spiega anche
quali sono i motivi della « ragion
dì stato »: il fatto che non vi fossero luoghi dove poter rinchiudere in sicurezza i prigionieri,
che i valdesi non potessero essere distratti da altre incombenze più serie per sorvegliare i
prigionieri, che non li si potesse
liberare senza pericolo in quanto avrebbero dato informazioni
precise sulla dislocazione delle
mlUzie valdesi e soprattutto sulla loro consistenza, togliendo
quindi il fattore sorpresa che è
caratteristico del tipo di guerriglia da essi adottato.
Vi è però un’altra annotazione
di Arnaud che vorrei sottolineare, annotazione citata anche da
Amedeo Bert nella sua opera « I
valdesi », d,i intenti dlvulgativoapologetici, pubblicata nel 1849
aU’indomani dell’emancipazione
(reca infatti nel frontespizio l’elenco dei cittadini che con Roberto D’Azeglio inviarono una
richiesta a Carlo Alberto in favore dei valdesi). Arnaud dice;
« Il nostro scopo ( scrivendo la
storia dei Glorioso Rimpatrio)
non è stato quello di giustificare
tutte le azioni dei valdesi, nel
caso vi si trovi qualcosa contro
le norme; il loro nome infatti,
per quanto degno di venerazione per la sua antichità, non li
rende immuni dalla debolezza
comune a tutti gli uomini, soggetti sempre a sbagliare ».
Se indubbiamente nell’opera
di Arnaud vi sono pagine che
ci lasciano fortemente perplessi
per l’evidente autoglorificazione che fa di sé e della impresa
che lo ha visto protagonista, vi
si legge anche a più riprese la
consapevolezza che ogni cosa è
posta sotto il giudizio di Dio e
che certamente il peccato degli
uomini (e in primo luogo dei
valdesi) è causa di tante sventure che colpiscono l’umanità.
Questi concetti saranno ripresi
nella prima assemblea che i pastori delle Valli terranno nel 1692
per riorganizzare la vita ecclesiastica. Vi si invita tutto U popolo al « pentimento sincero e
alia preghiera ardente uniti al
riconoscimento delle grazie che
è piaciuto a Dio accordarci riu
APERTURA IL 25 AGOSTO
Il nuovo Museo
Il 25 agosto, alle ore 17, sarà aperto il nuovo Museo. Situato
al secondo piano del Centro culturale valdese di Torre Pellice,
occuperà una superficie di circa 500 mq. Oltre alle già esistenti sezioni del Medioevo, della Riforma, del Seicento, del
« ghetto », avranno particolarmente rilievo le sale dell’Otto e
del Novecento dedicate all’evangelizzazione italiana, all’emigrazione, e alla Resistenza. Il percorso museale ha un intento
evocativo: pochi documenti, ma simbolici, ed inoltre alcune
sue parti saranno « vive », aperte cioè al cambiamento, « mobili », affinché il Museo sia un luogo vivente di scambio fra
ideatori e visitatori. In attesa di ripristinare un orario di
visita regolare, il Museo seguirà la seguente apertura:
Da sabato 26 agosto fino al venerdì 1° settembre: ore 16-19.
Sabato 2 settembre chiuso.
Domenica 3: dalle ore 17 alle ore 22.
Da lunedi 4 settembre al 10 settembre: dalle 16 alle 19.
Val San Martino,
vai Germanasca,
e poi?
nendoci, nella sua misericordia,
nelle nostre antiche chiese da diversi angoli del mondo, dove la
tempesta della persecuzione ne
aveva gettato la maggior parte ».
Ricordando quegli awenimen
ti a distanza di trecento anni,
ognuno è consapevole che siamo soggetti a sbagliare. Ben a
proposito la Conferenza del I
Distretto ha chiesto alla CED di
valutare in una apposita assemblea i vari aspetti delle manifestazioni, « indicando nuove prospettive di impegno e di testimonianza per le nostre chiese ».
Non si tratta di giustificare un
passato, di cui sono responsabili
i protagonisti, ma di trovare oggi la strada della testimonianza
all’Evangelo.
Riprendendo l’osservazione di
Arnaud e parafrasandola: per
quanto interessante sìa la vicenda del Rimpatrio, essa non po^ne
le chiese valdesi (non pone la
chiesa in generale) al di sopra
della possibilità di errore, al di
sopra della possibilità di peccato.
E’ ben possibile che, anche con
tutte le attenzioni che si sono deliberatamente poste per non dare di noi una immagine distorta
e non corrispondente alla nostra
realtà, altri vi leggano solamente la storia e non sappiano vedervi il desiderio di impegno
per l’Evangelo e per una vita al
servizio delTuomo. Si tratta oggi
di ricominciare con un pentimento sincero e una preghiera
ardente. Ma appunto questo può
avvenire solamente con una costante ricerca di fedeltà nel quotidiano.
Credo che la nostra riflessione
e la nostra ricerca di fedeltà abbiano guadagnato molto in questi anni recenti dalle critiche,
talvolta anche apparentemente
impietose, che si sono mosse alle forme e ai modi del nostro
impegno diaconale. Nello stesso
modo credo che la creazione di
un Centro culturale, valdese a
Torre Pellice possa essere uno
strumento attraverso cui entrare in contatto con molte persone
non soio per dare indicazioni culturali, ma anche per entrare in
dialogo sia con le persone, sia
con la cultura che esse rappresentano. Che cos’è infatti la predicazione dell’Evangeio nella
quotidianità se non anche dialogo con le persone e con la loro cultura? E in questo quadro
anche le osservazioni che da più
parti verranno potranno essere
accolte come occasione di approfondimento, di correzione e
di arricchimento.
Bruno Bellion
La complessa realtà sociale e il ricordo della storia: stimolante occasione di confronto
TI 30 luglio si svolgerà, nel
quadro delle celebrazioni del
« Glorioso Rimpatrio », un incontro a Sapatlé (più precisamente
a Sleigun), nei pressi di Frali.
Quest’incontro — che avrà una
forma simile agli incontri del
XV agosto — è abbastanza inusuale: infatti raramente la comunità di Frali ha la possibilità
di organizzare feste popolari in
estate, data la vocazione turistica del paese e dati i lavori agricoli che non possono essere rimandati.
Il gruppo che ha preparato la
giornata (Mauro Garrou, Italo
Rostan e il sottoscritto) ha pensato di incentrare tutto rincontro sulla valle (il sottotitolo potrebbe essere « vai S. Martino,
vai Germanasca, e poi? », riferendosi al nome tradizionale della vallata, al suo nome moderno
e a un futuro che può anche riservare sorprese poco piacevoli).
La vai Germanasca, in questi
anni, si è trovata a essere in una
situazione «strana »: per esempio si può dire che essa ha due
« centri », ai due capi: Fomaretto e Frali. Fomaretto come centro semi-industriale, dove sono
emigrati moltissimi valdesi dell’alta valle; e Frali, che attira
i giovani interessati a lavorare
nelle strutture turistiche o che
non hanno altra prospettiva che
un’occupazione saltuaria. Il turismo, però, è anche un’attività
precaria: basta che non nevichi
per un’intera stagione (com’è avvenuto rinvemo scorso), che l’economia rischia di entrare in seria crisi.
Un programma
misto
L’incontro del 30 luglio non
vuole, ovviamente, essere la « soluzione » ai problemi della valle, ma piuttosto un momento per
riflettere sulla situazione, senza però perdere di vista la festa.
Fer questo il programma prevede Un « misto » di serio e divertente.
La giornata inizierà alle ore 11
con il culto, a cui parteciperanno anche diverse corali; il testo della predicazione sarà il
Salmo 129, che Enrico Arnaud
predicò il 28 agosto di 300 anni
fa nel tempio di Frali (anzi, per
amore di verità storica, sugli
scalini del tempio): « Quanta
guerra ti hanno fatto nella giovinezza, Israele... ». Fer i valdesi
che rimpatriavano era chiarissimo « quale » guerra avevano dovuto subire. Per noi, invece, che
viviamo in una repubblica democratica? E poi, è giusto fermarsi alla guerra, alla divisione
del mondo in « amici » e « nemici »?
Prima di pranzo Enzo Tron
terrà una chiacchierata di carattere storico su Sapatlé e sulla
vallata in generale.
Il pranzo — al « sacco »: la
comunità di Frali si preoccuperà di fornire panini e bibite a
eventuali sprovveduti! — sarà
allietato da un gruppo folcloristico di Perosa, che suonerà musiche popolari.
Dopo pranzo rincontro proseguirà con una dissertazione sul
patois inviataci dal prof. Arturo
Genre: purtroppo il professore
non potrà essere presente personalmente, per un impegno capitatogli all’ultimo momento.
Tra storia
e attualità
Quindi l’avvocato Ettore Serafino ci parlerà della Resistenza;
non sarà però la « solita » rievocazione storica del passato, della
guerra, ecc., ma piuttosto un’occasione per riflettere sul significato di quel periodo: sono passati più di 40 anni da allora, molte cose sono cambiate, molti sogni non si sono realizzati; potremmo dunque chiedere agli ex
partigiani: « Lo rifareste? ».
I due interventi che concluderanno l’incontro avranno temi
più legati all’oggi e al domani
della valle: Piero Barai ci parlerà della situazione economica
della zona, con particolare riferimento alla miniera; Mauro
Meytre ci esporrà quali possono
essere le prospettive della « valaddo ».
Chi verrà all’incontro potrà anche vedere « in anteprima » una
mostra preparata dal gruppo giovanile della valle, che verrà esposta a Torre Fellice nel mese di
agosto; infatti è stato deciso di
dare uno spazio ad ogni circuito
delle Chiese valdesi e metodiste
per presentare la loro vita: la
vita del nostro circuito sarà descritta in questi cartelloni.
.Speriamo che all’incontro partecipi molta gente e... speriamo
che anche il sole sia attivamente presente alla giornata!
Un’ultima nota che riguarda la
sensibilità di coloro che parteciperanno all’incontro: Sleigun si
trova a circa mezz’ora a piedi da
Ghigo (l’ilinerario sarà debitamente segnalato), per cui chi ha
voglia di fare quattro passi aperitivi e digestivi li potrà fare
tranquillamente. Gli altri (i motorizzati, per intenderci) si possono organizzare: è meglio avere poche macchine piene che tante macchine con solo una persona a bordo!
Gregorio Plescan
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Con l’avvio delle manifestazioni per il Tricentenario, come era
prevedibile, la stampa italiana e
straniera ci dedica la sua attenzione. In attesa di avere un quadro definitivo di «fine stagione»,
segnaliamo alcune riviste che
hanno dedicato servizi sui vaidesi. Nel marzo scorso la rivista
Certitudes n. 138, edita a Ginevra dall’Action Chrétienne, dedica sette pagine all’« epopèe des
Vaudois » (con le foto di Marco Gnone). Vi intervengono: G.
Gönnet, C. Pasquet, G. Mützenberg. Christian History, rivista
statunitense di storia religiosa,
appare nel n. 2 del 1989 con una
monografia sui valdesi, di cui
narra la storia, soffermandosi
sulla presenza della Riforma in
Italia. Vi hanno collaborato G.
Bouchard, G. Tourn, E. Campi,
G. Platone, J. Hobbins. E veniamo all’Italia. Su Alp, mensile della montagna, del luglio 1989, Furio Chiaretta parla dei « Valdesi
sui sentieri della libertà ». A
parte il curioso errore sul « Rimpianto Valdese », si propone di
« sperimentare » la marcia del
Seicento con un tragitto di oggi,
corredato di foto e cartine. Su
Panorama del 16 luglio 1989,
« A qualcuno piace Valdo » è le
scanzonato (troppo?) titolo dato
dalla giornalista M. Laura Rodotà ad un servizio sui protestanti d’Italia di cui un po’ troppo frettolosamente si tenta l’identikit: « Fondatori di Amnesty. Anima del Sessantotto. In
prima linea per i diritti civili. Sono i valdesi, eredi di un’eresia
antica. Ora festeggiano il loro
Glorioso Rimpatrio. Con un convegno. E persino un romanzo ».
Ci sarebbe da discutere a lungo!
Il contributo più serio alla storia del Rimpatrio è dato però
dalla rivista Storia e Dossier di
luglio/agosto 1989 n. 31. Il dossier ivi contenuto, curato da Albert de Lange, è una monografia sull’« epopea protestante », in
cui i valdesi vengono considerati
dall’editorialista « una simpatica
anomalia nel nostro paese ». Da
segnalare il contributo di Daniele Tron, «La ricostruzione delle comunità », che tratta di come i valdesi ricostruirono le loro piccole comunità valligiane
dopo il 1690.
E noi
scriviamo...
Il Bollettino della Società di
Studi Valdesi n. 164 del giugno
1989, fra gli altri saggi, contiene uno studio di F. Jalla su « Gli
ultimi scritti di Giosuè Janavel:
le Istruzioni militari del 1688 e
1689 ». I quattro finora noti manoscritti di queste Istruzioni
sono comparati e presentati criticamente. Un contributo in più
per comprendere uno degli ispiratori del Rimpatrio, anche se
di lui nella descrizione dell’impresa non esistono che brevi
accenni.
Su La Beidana n. 10 del luglio
1989 invece è comparsa una sezione dedicata al « Glorioso Rimpatrio », con alcuni studi « marginali » ma signifirativi per comprendere ad esempio il clima
sociale degli anni dell’esilio
{« L’huile du Samaritain » di E.
Bein Ricco), quando i valdesi
dovevano essere convinti ad emigrare in Brandeburgo perché in Svizzera non era più possibile stare a causa delle pressioni del duca di Savoia e di Luigi XIV; oppure, con un salto di
200 anni, l’analisi dei motivi che
indussero un gruppo di valdesi
nel 1889 a ripercorrere il cammino del Rimpatrio (A. de Lange) e, infine, come nel 1924 si
realizzò il primo film sui valdesi (B. Peyrot).