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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3 ; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Oiiettoie e fiffiministiiatope : Beovenuto Celli, Via magenta |4. ^8, HOfflfl
Homa, ^7 febbraio ;9][0 = 3.nno m = ZT. 8
anticlericali e i Valdesi nel
UIIlrrlal IO , xvii Febbraio — Gesù o Cristo ? — .Scienza e religione — L’immortalità
umana — Zoofilia — Da Sacerdoti romani a
ministri evangelici — Occorre difendere il Cristianesimo ? —■ L’argironeta acquatico — Fede di secoimae fede di prima mano — Cronachetta Romana —
Al Collegio romano — Adolfo dalla a Siena — La domenica della pace — La società biblica in Italia —
Oltre le Alpi e i mari Lettere Americane — Cos9 di
Germania — Da Perosi a Murri — Leggendo e annotando — Sotto l’incubo !
GLI aNTICLERIMLI E I HaLDEGI
nel XVII febbraio
Una semplice e assai interessante coincidenza di
date. — Il 17 Febbraio 1600 (era precisamente un
Giovedì) Giordano Bruno saliva sul rogo di Campo dei
Fiori ; e da tre o quattro anni gli anticlericali d’Italia
hanno impreso a commemorale tal giorno con particolare solennità, per iniziativa di quella Associazione
romana che s’intitola dal nome del martire nolano e
che è riuscita a issare e a sventolare la sua bandiera
nera, proprio alle porte del Vaticano. — Il 17 Febbraio 1848 (per l’appunto di nuovo un Giovedì I) Carlo
Alberto firmava l’Editto di emancipazione dei Valdesi,
di coi 20650 abitavano in Piemonte, editto che assicurava loro tutti i diritti civili e politici accordati
agli altri sudditi cattolici romani; da allora, vale a
dire da 61 anno, il popolo valdese festeggia l’anniversario della propria nascita alla libertà.
Nel 17 Febbraio i circoli anticlericali inneggiano
alla libertà del pensiero, ed i Valdesi esaltano la libertà di coscienza, di fede, di culto. Le due idealità
sono assai affini ; lungi dall’escludersi a vicenda, si
completano... ; se invece, nel momento attuale in Italia,
non armonizzano perfettamente, se cioè i cristiani evangelici in generale ed i Valdesi in particolare non possono aderire alle manifestazioni organizzate dalla Giordano bruno, egli è perché essi sono ad un tempo religiosi e anticlericali, anzi anticlericali appunto perchè
religiosi.
E’ vero : l’altero domenicano fu martire della libertà
del pensiero e non della libertà di coscienza. Le opinioni
religiose del Bruno non vanno bene d’accordo tra loro,
e non è possibile negare le sue contraddizioni e nascondere la mobilità delle sue convinzioni. — Il motore
e regolatore di tutta la sua vita non fu il bisogno di
propagare una idea, una fede, un incrollabile convincimento, ma sibbene l’odio profondo, invincibile per ogni
limitazione della libertà di pensare. Egli non si ribella
contro i varii oggetti dèlie fede ; basta conoscere un
poco la personalità e gli scritti di lui, per avvedersi
ch’ei non giunse per serie meditazioni a conclusioni
mature, a ferme convinzioni. Piuttosto gli fu insopportabile che si debba credere, che si debba ammettere
senza pensare, senza esaminare, senza facoltà di ragionare e discutere. Sotto questo rispetto dunque hanno
pienamente diritto di invocarlo quale santo patrono i
liberi pensatori che « manifestano » nel 17 Febbraio.
Inoltre, il ricordo del supplizio di Giordano Bruno
non è inopportuno in questi tempi di facili illusioni e
di conciliazioni ; il rogo di Campo dei Fiori è là per
ammonirci colla sua luce sinistra: « La libertà di pensiero e di coscienza dalla Chiesa del papa non la sperate : non l’avrete mai ! ». A Ginevra un monuménto
a Miche.e Serveto fu eretto anni fa, ma non da liberi
pensatori, non da atei, non da razionalisti e, tanto meno,
da papisti : furono i calvinisti, con a capo i loro pastori, che vollero in tal modo deplorare unanimi e
sconfessare la grave colpa del Riformatore, il quale per
una volta aveva creduto di poter seguire l’esempio quotidianamente offertogli da Roma. Quanto sarebbe...
(come diremo ?)... commovente vedere il Vaticano riconoscere con lealtà e biasimare le crudeli intransigenze
del suo passato ! Ma già... troppi monumenti dovrebbe
ordinare e non potrebbe continuare ad accendere, nella
serena e tiepida luce del secolo XX, quegl’innocuì roghi in embrione che sono le scomuniche.
No ! è una potenza, questa, che per non demolirsi
si trova nella poco invidiabile condizione di non poter
mai confessare e sconfessare errori suoi nè grandi nè
piccoli ; è una potenza che per non affrettare la propria
rovina «fere Rispondere : No!, ripetere: Noi a qualsiasi
proposta di progresso, dì riforira, di tolleranza. — Essa
condanna oggi, come condannò prima e dopo il 1600,
e sempre condannerà la libertà di pensiero, di esame,
di coscienza. — Povero illuso chi ancora spera nella
potenza che nega la luce e condanna l’avvenire !
*
ia «
Ritorniamo al 17 febbraio degli anticlericali. Se farà
bel tempo avremo uno spettacolo forse pittoresco e ad
ogni modo pieno di movimento; non c’è che dire, in Italia si sa coniugare molto bene il verbo« manifestare »;
in quanto al verbo « agire », si vedrà in seguito. —
Frattanto, avete letto il manifesto della Giordano
Bruno? Vi è esposto un programma di lavoro anticlericale che ci sembra assai buono e che « potrebbe »
anche venire accettato dalla grande maggioranza degli anticlericali credenti (intendo naturalmente : credenti non cattolici romani, perchè non so distinguere
fra « buon » cattolico romano e clericale) — Ma, signori anticlericali, lasciate che ve lo diciamo francamente : voi non avete ancora riacquistato la nostra
simpatia e la nostra cooperazione, che da gran tempo
vi alienaste. Perchè? Perchè, — per quanto ultimamente abbiate fatto qualche progresso in fatto di tolleranza e allargato un po’ le vostre vedute, per quanto
da alcuni di voi si sappia fare una certa distinzione
fra Dio e papa, fra Cristo e prete, — pur tuttavia ci
risulta che rimanete sostanzialmente ciò che sempre
voi foste : non degli anticlericali, e neppure soltanto
degli areligiosi, ma degli antireligiosi. Vi sono lodevoli eccezioni, sicuro, ma sono cosi poche, e la regola
ne rimane confermata ; talvolta i vostri periodici sembrano professare una neutralità assoluta in materia
puramente religiosa, ma in realtà le cose non vanno
cosi ; in realtà un credente, più di voi fervido anticlericale, non potrebbe entrare in uno dei vostri cir
coli senza sentire del continuo brutalmente offesi i proprii sentimenti più sacri ; in realtà la libertà di pensiero, che dev’essere un metodo per la ricerca del
vero, è per voi semplicemente un sistema di dogmi
opposti alle affermazioni centrali del Cristianimo ; per
essere con voi bisogna professare un « Non credo »
immutabile, dal primo alFultimo articolo, ispirato da
uno sprezzo obbligato per ogni idealità spirituale e
religiosa !
Ora, ciò è veramente deplorevole! Qui sta il vizio
d’origine, l’errore e la debolezza insieme dell’azione
anticlericale in Italia; si confonde ancora il clericalismo colla religione ! Non si sa neppnr concepire una
religione che non sia strumento dì politica, che tragga
la sua forza dalle coscienze epurate e fortificate da
una illuminata fede personale, lasciandole poi perfettamente libere di assumere politicamente il colore che
più loro aggrada, dal bianco più candido al rosso più
fiammante. Non si è compreso, ancora, che combattere
efficacemente « una » religione non si può se non in
nome « della » religione ; che spezzare un idolo è un
conto, abbattere la divinità è un altro ; che demolire
una istituzione umana è una impresa, estirpare un
sentimento divino è un’altra...
Questo grido dello spirito umano verso il divino —
« in cerca della sua sorgente come l’acqua cerca il suo
livello » (G. Bruno) —, questo agognare dello spirito
deH’uomo verso ciò che nell’universo gli è più affine,
questo anelare della parte per il tutto, della creatura
per il Creatore, sembra talvolta quotarsi escompaiire,
ma per tosto riapparire più vigoroso di prima. Coloro
che vogliono ignorarla, questa tendenza, vedono i loro
edifici costruiti con tanta cura rovinare perché sotto
c’è il vuoto. Essa è parte tanto vitale neH’umanità che
1 uòmo ad ogni costo vuole risposta alle sue domande
e accetterà una risposta falsa piuttosto che non averne
alcuna; se non può avere la verità religiosa, egli ne
accetterà 1 errore, piuttosto che non avere religione di
sorta ; per una mente scettica e paganamente aristocratica Iddio « rappresenta le dande della fanciullezza
e il bastone della vecchiaia di una società » (Rastignac), ma per un’anima umana piena e normale Iddio
costituisce il bisogno più costante, più indiscutibile,
più elevato e prepotente, che forma il suo tormento
e la sua gioia al tempo stesso.
E cosi, si comincia a vedere che la rinascita recente dello spiritualismo fortifica le posizioni del partito nero. Di chi la colpa... o il merito ?... Il merito
non è precisamente del partito nero; e la colpa... vedremo a chi attribuirla, quando la Giordano Bruno e
consorelle saranno rinsavite e, assurgendo dal dogmatismo intollerante a più ampia libertà di pensiero, vedranno meglio il nemico da combattere,..
*
* «
I Valdesi sono degli anticlericali, ma credenti ; e
con essi, tutti gli altri cristiani evangelici in Italia,
coi quali i Valdesi hanno perfetta comunanza di fede
e d’ideali, e da cui solo si distinguono perchè non
possono e non debbono rinunziare alle proprie tradizioni di popolo italiano da secoli cristiano apostolico,
e perciò non romano.
2
2
Il 17 Febbraio è doiKine per essi un gran giorno,
da oltre mezzo secolo.
Non fanno la commemorazione di nessun martire
Valdese per la libertà della fede, non veramente perchè
la Santa Inquisizione abbia voluto risparmiare loro i
roghi ed i patiboli! Ognuno dei 365 giorni ¡dell’anno
ne ricorderebbe parecchi, e ve ne furono fuori delle
Valli natie, a Torino, a Eoma stessa, fin nelle Calabrie...
I Valdesi due grandi cose ricordano in modo speciale nella ricorrenza del 17 Febbraio.
La prima è queU’editto del ’48 cui ho accennato più
sopra, e che li emancipò civilmente. Volete farvi una
idea della importanza di tale decreto? Giudicate! Nel
1847 ancora sui Valdesi gravavano imposte speciali;
nessuna pubblicazione che non fosse ¿approvata dalla
censura ecclesiastica (papale); gli impieghi pubblici
vietati ; nessuno poteva diventare avvocato ; al medico
non era lecito di esercitare l’arte sua che fra i correligionarii; un fanciullo di 12 anni e una bambina di
IO avevano il diritto di sottrarsi all’antorità paterna,
se adducevano il pretesto di voler diventare cattolici
romani; ed in pieno secolo XIX® erano frequenti i
ratti di minorenni (udite!) senza che i genitori avessero la protezione della legge ! — Non è egli naturale,
dite, festeggiare il giorno che pose fine a tale iniquo
stato di cose, e lodarne il Signore?
La seconda cosa che il 17 Febbraio ricorda ai Vaidesi si è che essi hanno non solo la facoltà di professare liberamente la loro fede, ma altresì la nobilissima, sublime missione di fare conoscere ai loro connazionali quella verità cristiana che emancipa l’anima
dal giogo del prete, pur salvandola dall’opposto pericolo dello scetticismo e della incredulità. E questa
fede noi la offriamo a tutti coloro i quali sentono che
di negazioni non si vive, che oltre a demolire bisogna
«dificare.
Sì, a voi e al vostro libero esame presentiamo la
nostra fede evangelica; a voi, anticlericali d Italia,
alle vostre spose e ai vostri figlioli.
Ernesto Comba.
OestA o Cristo?
LA LUCE
Ultimamente VHibbert Journal, una tra le più
autorevoli e certo la più diffusa e prospera tra le
Riviste di pensiero religioso nel mondo di lingua
inglese, pubblicava in volume una serie di articoli
provocati da un saggio del Roberts sui risultati della
«ritica storica applicata ai Vangeli ed inteso a mostrare che di divino e di universale nel Cristo non
esiste proprio nulla.
Gesù sarebbe stato solo un cervello strettamente
giudaico chiuso nel cerchio delle idee del suo se
Fra gli articoli di risposta alla tesi del Roberts
nessuno ci pare cosi profondo e cosi degno d’essere
riassunto come quello del prof. Henry Jones, uno
tra gli spiriti più lucidi dell’Inghilterra contemporanea. Rare volte ci capitò sott’occhio uno scritterello altrettanto breve e pur così pie.o della più
recente coltura moderna e del più verace spiritualismo cristiano.
Il Jones afferma anzitutto che la disputa teoio
gica sui rapporti tra l’umano e il divino in Gesù è
meno importante di quanto pare a prima vista. In
ultima istanza la nostra teologia non dipende mai
da altro che dal grado di sviluppo della nostra spiritualità, dal bisogno di D.o da noi sentito, dall appropriazione del divino di cui ci siam già resi capaci
e degni. . , •
Il vero problema si è : qual’è il valore che barn
oggi per noi la vita e l’insegnamento di quel personaggio ebreo intorno alla quale ferve tanto ardore di critica e di disputa ?
E per risolvere questo problema noi dobbiamo an
zitutto ben persuaderci che il Cristianesimo nulla
ha da perdere daU’ammissione delle limitazioni intellettuali di Gesù. 0 da guadagnare in conseguenza
della affermazione della sua assoluta diversità dagli
altri uomini. Circa al primo punto basta pensare che
con questa logica noi dovremmo stimare Dante meno
grande d’ognnn di noi perchè tutto il suo concetto
della terra e del cielo può oggi esser dimostrato er
roneo da un alunno di terza tecnica ; con questa logica Aritotele merita d’esser buttato sul fuoco, perchè
figlio del suo tempo e inutile pei figli del secolo XX.
E cosi si verrebbe a disconoscere uno dei canoni
elementari d’ogni vera critica : quella di giudicare
ogni vita, azione od opera in relazione al suo tempo
e dal punto di vista di chi ne fu il soggetto e l’autore.
Religiosamente la grandezza di Gesù non ha nulla
a che fare con la dose e il livello della sua cultura
intellettuale e può essere autorevole anche per
noi dopo venti secoli di progresso. Sul secondo punto,
quello della diversità di Gesù dagli altri uomini,
assai più cose devono essere osservate e ricordate.
Se riteniamo che Gesù sia stato assolutamente
diverso da tutti gli altri nomini, che egli solo sia
stato davvero figlio di Dio e che egli abbia rivelato solo la propria divinità, noi veniamo a disconoscere e a distruggere la portata religiosa della
stessa affermazione della sua natura divina e veniamo ad oscurare la luce che egli gettò sulla natura divina dell’intera umanità.
Secondo questo punto di vista il divino e l’umano
si escluderebbero, ed allora dove se ne va la ragionevolezza e l’utilità dell’imitazione di Gesù, dello
sforzo per l’appropriazione quotidiana del suo spirito per farlo vivere in noi ? Se Gesù differì da
ognuno di noi in senso assoluto, se potè vivere la
sua vita meravigliosa perchè Dio, i nostri sforzi
sono a priori condannati a fallire e la nostra distanza da Lui permane egualmente infinita alla culla
ed alla tomba d’ogni figlio di donna.
Le cose mutano del tutto se, invece, che tutto lo
spirito del suo insegnamento consiste non nella affermazione della propria diversità dagli altri come
fine a sè stessa, ma nell’annunzio d’una scoperta in
cui Ei vuole che tutti gli uomini suoi fratelli partecipino.
Se Ei consegne una vittoria sul mondo si è perchè
tutti gli altri apprendano da Lui a conseguire tale
vittoria ; se Egli afferma d’essere uno col Padre e
di possederne il segreto, si è perchè questo segreto
divenga il segreto della vita di tutti e questo segreto si è che Dio è amore.
Se Dio non è solo in Lui, ma anche in noi, allora
si che anche per noi la vittoria è possibile. In altri
termini, l’errore dei Credi del passato non sta nellattèrmare la divinità di Gesù, ma nel negare quella
dell’umanità, laddove noi abbiamo bisogno ad un
tempo dell’umanità di Gesù e della divinità deH’uomo
e la lieta novella sta appunto in ciò che Egli sperimentando l’ineffabile divinità profonda di sè medesimo sperimentò e potè annunziare la divinità potenziale di tutti gli uomini, ossia il fatto che il divino non esclude l’uomo o viceversa, ma ne è la
perfezione ed il coronamento e la gloria. Il solo
senso in cui Gesù fu diverso da tutti gli altri uo
mini e rimarrà da essi eternamente diverso si è
quello che si fonda sul fatto dell’essere Gesù stato
il primo tra gli uomini a sentirsi pienamente posseduto da Dio, ad esemplificare l’attitudine ideale
dell’uomo verso Dio, a sentire di che amore Dio
ama gli nomini e a sentire il proprio amore per gli
uomini identico con quello di Dio per essi.
Questo fatto la critica storica non smentisce, ma
conferma. Questo fatto è una verità universale che ognuno può e deve per suo conto constatare dentro sè
medesimo. Il Cristianesimo non è, in fondo, altro nè
ha d’uopo d’altro per essere. In questa luce il dovere si fa più maestoso, il peccato si fa più tragico,
la devozione al bene si fa più dolce e sicura, la
vita vibra e palpita di una più ricca e traboccante
pienezza. Questo fatto rende l’esperienza di Dio a
ognuno di noi più vera e stimolatriee, imitando
Cristo e comprendendo e amando Cristo per via di
Lui saliamo a Dio. E’ questo il senso di quell ammirabile detto dell’Amiel ; « Dopo la religione del
Gesù-Dio verrà quella del Dio di Gesù », dove però
noi vorremmo aggiungere che l’nltima è identica
con la prima nel suo spirito. Porre quindi il dilemma ; « Gesù 0 Cnsto ? » è tanto ridicolo quanto
porre il dilemma: « Napoleone o Bonaparte ? ».
Ed ora il problema teologico della divinità dei
Cristo diventa quasi superfluo.
Quando si è arrivati a penetrare l’intuizione che
della vita ebbe Gesù, ognuno di noi è, in fondo, alle
sue radici profonde, essere divino e fin delta vita è
render divino il tronco intero. « Io sono la vite, voi
siete i tralci ». Non v’è similitudine che a me riveli l’intero rapporto meglio di questa. Non si tratta
di due nature meccanicamente justapposte come due
soprabiti snU’attaccapanui, ma di due gradi, di due
momenti nella vita dello spirito. E’ reterno problema
del rapporto fra il particolare e rùniversale, fra i
molteplici e l’uno.
In Gesù questo problema fu vitalmente risolto una
volta per sempre : il suo essere storico, la sua personalità umana divenne il veicolo' e la manifestazione
di ciò che Dio eternamente è ; eiò> che circola per
tutti gli esseri e tutti li sostiene, ciò che ogni essere rivela in forma frammentaria e con rapidità
di làmpo, in Lui apparve come luce concentrata, come
faro radioso donde l’eterno amore s’espande inondando e irrorando di sè' la storia.
Hngeio Cpespi
SCIENZA E RELIGIONE (1),
COLpj^ PEI CREPEHTl
Attenuanti
Un fulmine a del sereno produce sempre un senso
più doloroso che non un fulmine anche più violento,
il quale scoppi però dopo un lungo,, insistente rombar di tuoni forieri di tempesta.
La crisi scientifica, che coglieva in pieno petto i
Teologi della fine del Medio Evo,, scoppiava appunto
come un fulmine a del sereno.
La loro paura si può dunque giustificare almeno
fino ad un certo punto. L’uragano improvviso scalzava le fondamenta stesse dell’edificio: i novatori
miravano niente menO' che a sostituire a un antico
metodo, veneratissimo e tenuto per infallibile un
metodo del tutto differente, il metodo dell’esperienza,
non nuovo, di certo, ma trascurato e interamente dimenticato nel corso dei secoli crepuscolari della scienza
medievale. Non più Aristotele — dicevano i novatori —
non più un domma non dimostrato, a reggere la vasta
costruzione ideale, ma l’esperienza ci vuole, l’esperienza spassionatamente interrogata e accuratamente
pesata. Poveri Teologi ! Si minacciava rovina a tutt’ì
risultati delle loro laboriose fatiche ! E’ giusto per
conseguenza che si tengano in debito conto le circostanze attenuanti. Perdita dell’autorità di cui fin alierà avevan goduto e che avevano esercitata senza
contrasti nel mondo del pensiero ; perdita di quella
scienza stessa ch’era uscita tutta da la loro mente,
come Minerva dal cervello di padre Giove ; perdita
di ciò ch’essi stimavano costituire il fulcro, il punto
d’appoggio saldo e sicuro, così della scienza come
della teologia, così del sapere in genere come della
fede ; perdita di tutto in somma, perdita di tutto
quanto un ingente patrimonio messo assieme faticosamente e come a un centesimino per volta: fallimento
generale, completo, come di chi — ricco ieri oggi
si vegga a un tratto gittate, ignudo, sul lastrico della
strada. Si fa presto a dire: « Dovevano rassegnarsi
alla loro sorte ». Secondo me, riescono, fino a un certo
punto giustificabili e spiegabili, non solo la paura da
cui i Teologi furono invasi, ma anche lo sforzo immane di resistenza ch’essi opposero e la reazione, la
reazione brutale, onde sperarono salvezza. Non si rinunzia a cuor leggero a quanto si ha di più caro;»
superficialissimo si mostra chiunque pretende che il
Medio Evo avesse a far pronto e allegro sacrifizio di
sè stesso. Nulla di più antipsicologico di questa pretesa. Non è umana ! Chiedete un po' allo scienziato
dell’oggi che rinunzi di punt’in bianco al suo metodo
sperimentale a cui egli crede con tutta 1 anima! Si
ribellerà. Perciò nessuna meraviglia che il Medio Evo
siasi ribellato : il nuovo metodo abbatteva, o, per lo
meno, pareva abbattere credenze care ; onde il nuovo
metodo faceva paura: e la paura — chi nonio sa? —
la paura è cattiva consigliera.
Non mancano dunque le circostanze attenuanti ; ma
le circostanze attenuanti sono insufficienti a cancellare la colpa.
La colpa rimane !
1 Si suol dire che quelli fossero tempi di generale
* intolleranza. E’ vero. Ma la coscienza morale — con
buona pace di Benedetto Croce — parlava chiaro anche
allora. D’altro lato, come già dimostrai, la scienza, la
I scienza nuova, sperimentale, non è (e non tu mai) nemica alla religione.
3
LA LUCE
I « tempi di generale intolleranza » non impedirono,
infatti, a quella soave, a quella pia suor Celeste — figlia
di Galileo Galilei — di scrivere al padre lettere riboccanti di tenerezza e di delicati sentimenti, come non
molte buone figliole dell’oggi saprebbero scrivere!
« Tempi di generale intolleranza!.. . E’ questa, più
che altro, una di quelle frasi bell’e fatte, che ognuno
ripete senza riflessione e senza cognizione profonda
del cuore umano, nel quale la voce della coscienza
si è sempre fatta sentire più o meno distintamente.
10 per me, non potrei mai raffigurarmi suor Celeste
in astio o in guerra con chicchessia!..
Quanto alla scienza istessa e alla religione, oh non
s’erano forse già conciliate stupendamente, da sè, senza
11 minimo sforzo, nell’animo di que’ Grandi ? Non
voglio alludere a Bacone da Verulamio, che — a dir
vero — valeva poco come carattere. Alludo di nuovo
a Galileo Galilei, che fu un credente, e quale credente!
Alludo a Keplero; che mi ricorda, nel mondo biblico,
1 ispirato cantore dei salmi d’Israele, e, nel mondo
cristiano, il dolce poverello d’Assisi, il sorridente poeta
dell’amore universale. Come Davide e come S. Franceso, Keplero è compreso di meraviglia innanzi al
magnifico spettacolo della Natura, bella e tremenda,
vi sente Dio, e prorompe in un inno di così ingenuo
stupore e di gratitudine cosi sincera, che fa pensare
ad alcuni dei migliori Salmi davidici e al Cantico
delle CvcatvjTc dell’Assisano. « La sapienza del Signore
non ha limiti, come non ha limiti la gloria sua. Cieli!
cantate le sue laudi. Sole, luna e pianeti, glorificate
Lui ch’è ineffabilmente grande. Armonie celesti e voi
creature tutte, che sapete intenderlo, lodatelo. E tu,
anima mia, loda il tuo Creatore. Per mezzo di Lui ed
in Lui esiste ogni cosa. In Lui si racchiude ciò che
noi ignoriamo e la nostra vana scienza del pari. A
Lui la laude, l’onore e la gloria in sempiterno ! »
Oh! perchè mai tutti i Teologi e tutti i credenti non
finirono con l’accettare la scienza nuova tanto ispiratrice, unendo la lor voce di lode alla voce di Keplero ?
Si ammettano pure le circostanze attenuanti ; ma si
riconosca, al tempo stesso, che la colpa rimane!
_______________ (continua)
superassero ogni contingenza e non costruissero un
mondo nuovo „.
Si indugiò anche a confutare quella filosofia che
vorrebbe far dell’anima individuale come un riflesso
della sostanza stessa della divinità — o come una
manifestazione limitata dell’ anima unica di tutta
l’umanità.
A. JM.
ZOORILIA
(1) Continuazione vedi num. prec.
L’IMMORgfìLlg<ì’ UMdnd
Venerdì u. p. nella sala del Circolo di Filosofia di
Roma, dinanzi a un pubblico numeroso di professori, di studiosi, di signore, il prof. Franéèsco DeSarlo parlò sul tema annunciato: “L’immortalità
umana „.
Il conferenziere accennò subito all’importanza del1 argomento e alla necessità in cui si trova la vera
scienza di interessarsene.
Sintetizzò molto felicemente le dottrine che combattono l’esistenza di un principio umano diverso
dall’organismo fisico.
Il materialismo — il parallelismo — il fenomenismo sono superati per sempre e l’esimio professore
seppe dimostrarlo in un modo esauriente.
Passò quindi a cercare una dimostrazione positiva
dell immortalità dell’anima umana e anche in questo
fu felicissimo. Disse essere impossibile poter negare,
come nota il *• Giornale d’Italia „ l’assoluta indipendenza dell’anima dal mondo esteriore, perchè 1’ apprensione stessa del mondo esteriore la suppone.
L’anima umana si afferma nella coscienza del nostro
io, che nessun argomento, per quanto sottile, varrebbe
a mettere in dubbio; essa è l’indice della nostra personalità ; essa permane attraverso ogni modificazione
nostra, la molteplicità delle modificazioni ne rappresenta solo lo sviluppo; essa è l’elemento costante che
stabilisce l’armonia attraverso la complicata varietà
dei fenomeni e colma le tenebrose lacune nella catena delle cause e degli effetti.
Dalla indipendenza e dalla spiritualità dell’anima
il prof. De Sarlo passò alla sua origine—origine che
lascia supporre un atto eterno e divino il quale richiede, però, un termine differente dall’Essere che
lo pone; combattè l’idea di una preesistenza alla vita
terrena, che la filosofia non ha ragione sufficiente
per ammettere, indugiandosi specialmente sul problema della sopravvivenza e della immortalità. Il
problema, per sè, si presentava assai scabroso; ma il
De Sarlo, dotato di profondo senso critico, superò
ogni ostacolo affermando che l'immortalità era una
conseguenza logica del suo discorso e delle sue premesse.
Se perisce l’anima — egli soggiunse — periscono
inevitabilmente la verità e la bontà, perisce tutto
quanto trascende i confini della vita naturale e sociale, periscono tutti i vaiosi morali, che non sarebbero valori morali se, staccati da ciò che ne costituisce il nucleo essenziale — l’anima nostra — non
« Più conosco l’uomo e più amo il cane », ha detto
qualcuno, il Lamartine, salvo errore ; e il d’Azeglio,
invertendo la frase: « più conosco i cani e più disprezzo gli nomini ». Un altro ancora, un francese ;
« ciò che v’è di meglio neH’nomo è il cane ».
Codesti non sono semplici motti di spirito o paradossi, ma sono frasi che, nella loro originale esagerazione, contengono un fondo di verità.
Vogliamo dunque passare un quarto d’ora in compagnia, non del cane soltanto, ma delle bestie in genere ? può darsi che quella compagnia sia più piacevole e meno nociva di quella degli uomini. Il nostro
simile è talvolta così insopportabile!... quando non è
di peggio. L’uomo non ha che da imparare praticando
gli animali ; anzi, uno scrittore francese di molto spirito e di molto buon senso, E. Fagnet, ha osato affermare che « la salvezza deH’nomo sta in un ritorno
alla bestialità intesa, » naturalmente, « cum grano
salís ».
Invero, oltre la loro intelligenza che li rende capaci di progresso e di veri ragionamenti, come è provato da numerosissimi fatti, gli animali ci danno generalmente buoni esempi; ad ogni modo, non ce ne
danno di cattivi come l’uomo, (¡erti vizi, certe brutture, certi delitti all’animale sono ignoti. Per rendersene colpevole bisogna essere nomo ; e allora gli si dà
della bestia, insultando a quest’ultima.
La virtù degli animali, dice il Faguet in un brioso
articolo pubblicato mesi addietro sugli « Anuales »
e dal quale attingo, sono numerose, grandi e simpatiche. Ci danno l’esempio della « solidarietà » e praticano il socialismo, anzi il comunismo come l’uomo
non sarà mai capace di fare: cosi le api, le formiche,
i castori. Su quelle comunità non ci sono capitalisti ;
nè proletari, uè scialacquatori, nè fannulloni, alti o
bassi che siano.
Codesto spirito di solidarietà, viene spinto sovente
.fino al « sacrifizio », specialmente quando si tratta di
nutrire o proteggere i próprii figli. Ci sono bensì degli animali che divorano i loro piccoli, come fu il
caso ultimamente per i due leoni che condividono la
prigionia del papa in Vaticano, ma codeste sono eccezioni rarissime, e si potrebbe anche osservare che
si avverano quando le bestie vivono in mezzo agli uomini. Ad ogni modo, non torturano i loro figli, infli ggendo loro mille morti, come fanno gli uomini... e
le donne, naturalmente. La crudeltà raffinata e senza
motivo e la gioia che .'i prova nell’esercitarla, è una
prerogativa degli esseri così detti ragionevoli. E pensare che si chiamano « bruti » !
— All’uomo lascivo che si crede lecito ogni suo
libito e invoca a sostegno della sua corruzione le leggi
di natura, l’animale dà l’esempio della « castità » e
persino della « monogamia », come è il caso per i leoni,
i castori, le grandi scimmie, le anitre selvatiche, le
cicogne, le aquile e altra specie ancora.
Le bestie sono « riconoscenti e affezionate » gli
esempi commoventi sono numerosi, e chiunque le abbia per poco praticate ne ha avuto delle prove. Naturalmente bisogna trattarle bene. Gli Arabi dicono
dei loro cavalli : « non li picchiamo mai e parliamo
loro con cortesia » : proprio come fanno gli Europei
in genere e gl’italiani in ispecie 1 C’è un animale, il
quale pratica una virtù più che cristiana, perchè lecca
persino la mano che lo batte e ama anche chi lo
tratta male : è il cane. Lo si è chiamato un « candidato alFumanità »; per certi riguardi, mi pare anche
superiore.
« Il cane è uno stupido, dicevano insieme un musicomane e un filosofo — Si, perchè non ama la musica. — E’ più stupido ancora. In che dunque? —
Egli ama l’uomo ». E difatti,..
Per gli animali, l’uomo non è « soltanto il loro re,
è il loro Dio. Lo rispettono, lo temono, lo amano e
vogliono esserne amati, e gli sono perdutamente riconoscenti e devoti per la minima prova di simpatia ».
Come ricercano la compagnia dell’uomo e che feste
fanno quando ricevono qualche carezza !
Si « addomesticano anche facilmente e taluni entrano persino a far parte della famiglia. Provatevi invece a domare certi esseri nmanìl...
La ragione è quella che, talvolta, distingue l’nomo
dall’animale. E’ una grande superiorità certo, ma questa superiorità ha i suoi inconvenienti. Fra gli animali ce ne sono anche di cattivi, i quali distruggono,
non per bisogno, ma pel piacere di distruggere, come
l’uomo ; quantunque sia difficile che i carnivori caccino senza bisogno e pel 'semplice gusto di mostrare
le loro abilità. Fra essi però non vi sono pazzi, nè
maniaci, nè nevrastenici, mentre la metà degli uomini
lo è oramai. « I pochi casi di follia apparente non sì
producono che presso gli animali domestici, e sono la
conseguenza del mali trattamenti o della civiltà, come
per l’uomo ».
! Non c’è ne anche bisogno di aggiungere che ci
danno l’esempio della « sobrietà » nel mangiare e nel
bere, della « previdenza » e del risparmio (api, formiche ecc.). Non hanno bisogno di carceri, nè di tribunali, nè di manicomi nè delle molteplici « Croci » che
si propongono di rialzare l’uomo decaduto... al di sotto
della bestia; il che prova pure che può elevarsi infinitamente al dì sopra.
Faguet conclude cosi: le bestie c’insegnano il lavoro, la castità, le virtù domestiche, la pazienza, la
mansuetudine verso la vita e la rassegnazione alla
morte, la mancanza di malinconia, salvo quando sono
ammalate, di nevrosità, di pessimismo e di disperazione »,
Dunque, « apprende des bestes, mon ami », come
concludeva un vecchio fabulista francese. Amiamo
quegli, esseri cosi vicini a noi e pur tanto lontani, il
cui sguardo carezzevole o irato o di muto rimprovero
si può a fatica sostenere per quel che di misterioso
che in esso si riflette. Non maltrattiamoli, se non vogliamo scendere al di sotto del loro livello, ricordandoci che anche le bestie sono creature di Dio.
Concludo con una citazione di Tonssenel, il grande
amico e conoscitore degli animali. « Nel principio Dio
creò l’uomo, e vedendolo così debole, gli diede il cane
e incaricò il cane di vedere, di sentire, di udire e di
correre per l’nomo ». Un maligno aggiunse: « quando
Iddio ebbe creato la donna, egli rifletté e creò il cane
per consolare l’uomo ».
Enrico Rivoire.
Da sacerdoti romani a ministri evangelici
Continuiamo la lista dei sacerdoti romani divenuti
ministri evangelici.
De Vita M., frate domenicano.
Ferreri Michele, parroco a Torino.
Gavazzi Alessandro, frate barnabita, cappellano
di Garibaldi.
Gualtieri B., parroco.
Lìbonati F., prete.
Martinelli P., prete.
Martinelli G., prete.
Moreno Giuseppe, frate cappuccino.
Musmeci G., prete.
Pattucelli 0., quaresimalista.
Polsinelli Domenico, domenicano, dottore e professore di teologia.
E'ftgghiantì Salvatore, frate predicatore, ordinato
sacerdote da papa Leone XIII, quand’egli era arcivescovo di Perugia.
Ravi Vincenzo, professore di teologia.
Reale F., prete.
Sciarelli Francesco, frate dell’ordine dei Minori
osservanti.
Silva Giuseppe, frate e quaresimalista.
Stanganini D., cappuccino.
Stazi Silvio, dottore dì teologia.
Tollis Costantino, frate passionista e professore
Vitale Pier Antonio, prete.
Il Pastore sig. Ugo Janni ha la cortesìa d’avvertirci
che il prof. Cicchitti Soriani, da noi nominato nella
lista passata, « non è mai stato prete romano ».
Da un abbonato di Genova riceviamo una lista di
sacerdoti passati alle Chiese Evangeliche. Lo ringraziamo, e della sua lista, che coincide in parte con la
nostra, ci serviremo poi per completare.
rRPrilltÌ per Istituto femminile cuoca da 25
“"tÌ anni, seria, buone riferenze.
Pullen. Casa Alberto, Spezia.
4
4.
LA LUCE
OCCORRE DIFENDERE IL CRISTIANESIMO ?
i“ obiezione. — Non occorre difendere il Cris'tianesimo — si dice — perchè il Cristianesimo è superiore
alle altre religioni e nessuno può negare che sia tale.
Risposta — Non basta che si ammetta da tutti la
superiorità del Cristianesimo; bisogna provare che è
la vera religione e quindi definitiva. L’apologetica è
dunque necessaria.
2"‘ obiezione — Non occorre difendere il Cristianesino, perchè il Cristianesimo — che è « una dimostrazione di Spirito e di potenza » — si difende da sè. Cosi,
il Beck di Tubinga e il piissimo Frank di Erlangen
maestro del Frommel.
Risposta — Chi esperimenta la religione cristiana
non ha certo bisogno di apologie ; ma non tutti 1’ esperimentano purtroppo. Perciò un’apologià intelligente
e ragionata — purché rispetti il carattere essenzialmente pratico del Cristianesimo — potrebbe apparecchiar i cuori increduli a provare l’efficacia di questa
religione, che è senza alcun dubbio per il credente
« una dimostrazione di Spirito e di potenza ».
L’ " 9HGIR0HETÌI ACQUaTICO „
Io non chiedo che tu li tolga
dal mondo; ma che tu li guardi
dal male.
(Giov. XVII-15)
Il nome è strano, ma la bestiola che esso indica è
hen più strana ancora.
State a sentire. E’ l’unico ragno acquatico : ordinariamente i ragni, come i gatti, sembrano avere in odio
l’acqua, ma « l’argironeta » vive nell’acqua ; però, notate bene, questo non vuol dire che esso sia a « contatto » dell’acqua.
Esso vive nelle acque stagnanti od a debole corrente e si direbbe che ha seguito dei corsi di ingegneria idraulica, talmente è abile e giudizioso nel suo
lavoro.
Eccolo che sta per fabbricarsi un ricovero ; non si
scorge altro che una piccola pallottola argentea che
guizza rapida nell’acqua aggirandosi intorno ad un
punto. E’ lui, è l’argironeta che colla bava si sta costruendo una specie di campana da palombaro, simile
ad un ditale per cucire, sia per la forma che per le
dimensioni, e coll’apertura in basso. Ma quanta delicatezza in quell’intreccio di fili tenerissimi !
Una prima rete rada viene fissata alle erbe ed al
fondo mediante fili disposti come le funi d'ormeggio
di una nave ; poi sul primo strato un altro e poi un
altro ancora, finché il tessuto diventa fitto e spesso.
Allora l’animaletto sale alla superficie e poi con un
moto rapido e particolare si rituffa, trasportando aderente all’addome una bolla d’aria che va a lasciare
libera all’orlo inferiore della campana sericea; la quale
ben presto si vuota d’acqua come una vasca idropneumatica preparando un asilo sicuro all’ingeguoso argironeta.
« Io non chieggo che tu li tolga dal mondo, ma che
tu li guardi dal male »: è il Cristo che lo dice, è
lui che vuole che ciascuno di noi sia nel mondo come
l’argironeta è nell’acqua ; nell’ acqua, ma non a contatto di essa ; cosi « nel mondo, ma non a contatto
del mondo.
Le trachee, le piccole boccucce per cui l'ossigeno
divino reca la vita sarebbero chiuse. Chiuse, iuteudete? —, è dunque necessaria un atmosfera tutt’intorno.
Non illudiamoci, nessun organismo può vivere fuori
dell’atmosfera per la quale sussiste come data trama
di organi; e ninna vita, per pura, per santa e per
salda che sia, può vivere nel mondo se non ha provveduto alla propria incolumità in modo analogo a
quello dell’argironeta.
Cristo stesso, oso dire, che, nelle parole ricordate, ha
'dato l’insegnamento che vorrei ci rendesse pensosi.
Cristo stesso ebbe bisogno di un'atmosfera spirituale
entro la quale si muoveva.
Paolo, in uno dei suoi discorsi, ha queste parole
« in Lui viviamo, ci moviamo e siamo », e rammento
che un noto scienziato intitolava un suo geniale studio sull’atmosfera con una parafrasi di quelle, « in
essa viviamo, ci moviamo e siamo ». Acuta applicazione che ci fa comprendere la bella espressione di
Paolo.
Certo, bisogna che Egli formi come un’atmosfera in
torno a noi !
Bisogna che noi respiriamo Dio!
Meravigliosa parola!
C’è della gente, e anche fra i cristiani, che, se
sente troppo di frequente ricordare Dio, se sente
troppo di frequente fare appello al Cristo, e ciò quando
si è fuori delle quattro mura di un tempio (là, è ben
inteso, si può parlarne!), nella vita di ogni giorno, nei
nostri ideali politici e sociali, nel modo di riguardare
alle folle colpevoli, travolte dal vizio e dolenti ; se lo
sente invocare come norma direttiva di « tutta » l’attività umana, dice « Isterismo ! Isterismo ! », esaltazione sentimentale, autoeccitamento di chi si butta
fuori della realtà.
Eppure bisogna che « respiriamo Cristo ! » Che egli
sia atnosfera intorno a noi; se no, è la morte, la
morte dello spirito.
— L’argironeta non produce l’atmosfera, ma la raccoglie. Cosi noi non la creiamo ma dobbiamo adunarla
intorno allo spirito nostro' Ascolta, ti preoccupi di
chi t’è accanto e soffre pel male di cui è causa a sè
stesso e per quello di cui la causa è iu altri? Se te
ne preoccupi, tu raccogli atmosfera divina intorno a te.
Ascolta ancora ; a contatto del male e del dolore
hai sentito il bisogno di riesaminare, di ricollaudare i
tuoi criteri di giudizio a riguardo della vita e del
mondo, e senti infine che in tutto e per tutto Cristo
deve avere il primo posto e il suo pensiero essere informatore del tuo? Se questo avviene, tu raccogli
atmosfera divina intorno a te.
Ascolta ancora ; tu pieghi l’orgoglio del tuo sapere, della intelligenza che forse sfolgora dal tuo cervello? Tu pieghi i sogni ardenti della fantasia e del’ambizione, e li pieghi nel sentimento di umiltà che
a te viene da un’esperienza di dolore e di colpa, e riconosci che nulla sussiste davanti all’Eterno? Tu pieghi la elevatezza morale dell’ animo umano, la eccelsa e maestosa aspirazione dello spirito tuo nel sentimento del germe di male che inquina tanta grandezza? Se fai questo, aduni atmosfera divina intorno a
te. E allora va, va su te scende in risposta di benedizione la risposta del Padre alla richiesta di Cristo,
io non chieggo che tu lo tolga dal mondo, ma che tu
lo guardi dal male »!
Mario Falchi.
Fede di seconda e fede di prima mano
Leggete nel Vangelo di San Giovanni, capo quarto,
dal versetto 39 al 42. Forse sarà bene cominciare la
lettura da più su. ____________
Tesperienza diretta, cioè su la comunione con Gesù,
senza intermediari di sorta, è un sapere. « Io so in
chi ho creduto ! »
Le applicazioni le facciano i Lettori.
6ronachetta Romana
Un quadro. Sul colle, un borgo da le case bianche
in forma di dado. Giù pei fianchi del colle, campi coperti di messi mature, così mature, che, più che bionde,
sembran « bianche ». A valle, un pozzo, il pozzo di
Giacobbe. — Al pozzo, Gesù e i discepoli. I discepoli
mangiano e dicono a Gesù : « Maestro, mangia ». Ma
Gesù non mangia. — Dal borgo, per sentieri attraverso
i campi « bianchi » da mietere, una comitiva di gente
preceduta da la donna. Fiammeggiano i turbanti nel
sole di primavera. — Profumi caldi, uell’aria limpida,
sotto un cielo di zaffiro.
Tra le molte cose contenute nei versetti che avete
letti, tre cose mi colpiscono.
1) I Samaritani credono in Gesù « per le parole
della donna », cioè per la testimonianza resa a Gesù
da la donna.
Mette il conto di testimoniare, se si ottengono frutti
si belli !
2) I Samaritani credenti invitano Gesù a rimanere
« presso di loro ». E Gesù ci rimane infatti. Oh come
quest’ invito ricorda quello dei due discepoli di Emmaus! « Si fa sera. Il giorno declina. Rimani con noi ! »
La fede dei Samaritani si fonda su la parola, su la
testimonianza della donna : è una fede di seconda
mano ; ma — visto Gesù — sentono il bisogno di trattenerlo. Oh ci dia il Signore almeno tal fede, che ci
sospinga a ripetere il soave; « Rimani con noi! »
B) Osservate tuttavia : si stabilisce il contatto con
Gesù. La fede cresce. Si trasforma.
Poggia su altro fondamento : non più su la testimonianza di chi ha creduto prima di noi ; ma direttamente su la parola di Gesù, che abbiamo incontrato,
udito. Alla donna i Samaritani dicono : « Noi non crediamo più per le tue parole ; poiché noi stessi l’abbiamo udito, e sappiamo che costui è veramente il
Cristo, il salvatore del mondo ».
La fede è divenuta un sapere’. La fede, fondata su
Al Colosseo, domenica scorsa, conferenza divisa in
tre punti: 1) storia del Colosseo; 2) i combattimenti
dei gladiatori ; 3) i cristiani gittati alle fiere nel Colosseo stesso. L’oratore, che parlò due ore, in forma
purtroppo diluita e scorretta, fu tuttavia ascoltato
con viva attenzione da un numeroso e svariato uditorio. Commovente la rievocazione di Ignazio, l’episcopo d’Antiochia, che si dava il nome di « Teoforo »
(portatore di Dio) martirizzato lì, nell’immenso anfiteatro flavio.
— Alle sedici, conferenza del capitano Alfredo Bertrand ex presidente della Società Geografica di Ginevra, membro onorario e corrispondente della Reale
Società Geografica di Londra ; il quale parlò ai Collegio Romano innanzi a una colta assemblea. Di
questa conferenza del valente esploratore d’Affrica e
fervente cristiano, dà conto il Dottor Roberto Prochet, in questo medesimo numero della Luce.
— Alle diciotto, nel tempio 'Valdese di Via Nazionale 106, una conferenza del Signor Arturo Mingardi
sul tema: « Tutte le religioni sono buone? » Questa
è la prima d’una serie di conferenze che lui e il pastore locale, Sig. Ernesto Comba, terranno durante
questa stagione.
— Domenica scorsa, fu un giorno bene impiegato da
noi... Romani. Alle 21 infatti ci recavamo all’Associazione Cristiana della Gioventù (Via della Consulta 67)
a riudire i nostri cari amici Adolfo dalla e Capitano
Bertrand, signorilmente e entusiasticamente presentati dal dottor R. Procbet, presidente del Comitato
Nazionale delle Associazioni.
— Lunedì poi, alle 17, nuova adunanza in Via
Balbo 4; ove i nostri amici dettero « alcuni ragguagli
sopra la Missione dello Zambesi ». Trentatrè persone
sottoscrissero là loro adesione a costituire una « Zambesia » cioè una società simile a quelle altre cento
sparse per l’Europa ; la quale società si occuperà
della Missionè che si fa su le rive del fiume Zambesi, e pregherà pei missionari, e ne seguirà con amo.re gli sforzi e raccoglierà denaro a sostener quell’opera magnifica.
collegio Homano
La conferenza tenuta dal cap. Alfredo Bertrand sotto
gli auspici della Società Geografica italiana ha richiamato nell’Aula magna del Collegio Romano un numeroso e scelto pubblico ohe ha seguito con vivo interesse la descrizione orale ed illustrativa del distinto
conferenziere. Il cap. Bertrand ha compiuto un viaggio in compagnia della sua gentile signora nei lontano paese dei Ba-rotsi, spingendosi da un lato fino
alla stazione missionaria occupata dal sig. Luigi dalla
e nel viaggio di ritorno visitando il campo missionario del Basutoland.
Un viaggio ben più lungo e senza paragone molto
più difficile era già stato compiuto da questo instancabile viaggiatore parecchi anni or sono fino sulle
rive dell’Alto Zambesi, con risultati interessanti per
la scienza e che servitono a formare un libro che è
una notevole aggiunta alla già ricca letteratura africana.
Il Bertrand parlò dei costumi, delle superstizioni,
dei vizi e delle crudeltà di quei popoli, illustrandoli
suo dire con numerose e belle proiezioni, insistendo
a più riprese nel dichiarare che, se nel volger di pochi anni, molte pratiche scellerate sono scomparse e
quelle popolazioni sembrano sorgere a nuova vita lo
si deve essenzialmente all’opera coraggiosa, intelligente e fedele dei missionari, che senza rimpianto
han dato le loro forze e molti di essi la loro vita per
questa santa causa. , , i • j
Egli fece eziandio risaltare il fatto che parecchi di
quei missionari sono italiani nati nelle Valli Valdesi
del Piemonte e che l’Italia, anche da questo lato,
ha compiuto opera d’incivilimento per mezzo di figli suoi. L’accento di persuasione e di profondo convincimento del conferenziere hanno destato forte impressione nel pubblico che ha salutato con grandi
applausi l’interessante esposizione.
Dott. Roberto Brochet.
Chi desidera l’Italia Evangelica, 25 an
nate complete, ben rilegate, in ottimo stato,
al prezzo di L. 55, si rivolga subito al
pastore G. Silva, Verona.
5
ADOLFO JflLLfl fl SIEMA
Anche la Chiesa Valdese di Siena ha avuto il pri
vilegio di udire una conferenza del Missionario SiJ
gnor Adolfo dalla.
Venerdì, 4 corrente, davanti ad un pubblico assa.
numeroso e vario, egli esponeva le grandi cose ope!
rate dallo Spirito di Dio fra le popolazioni dello
Zambesi, con una semplicità e una mod estia veramente
commoventi. Serberemo grato ricordo della sua visita, mentre la nostra simpatia e le nostre preghiere
lo accompagnano nella sua opera di fede e d’amore
S. B. P.
La Pornenica della pace
Al Presidente del nostro Comitato 'perveniva da
Torrepellioe la seguente lettera :
Egregio Signor Presidente,
A nome di questo Comitato mi permetto ricordare
alla S. V. che il Sinodo Valdese, alcuni anni or sono,
in seguito a ricliiesta di questo Comitato stesso, de
cideva che una speciale Domenica fosse dedicata alla
causa della Pace.
La più indicata sarebbe quella che precede il 22
Febbraio — giorno della festa della Pace, — perciò
sono certo Ch'Ella vorrà invitare tutti i pastori eevangelisti a consacrare alla causa della Pace i ser
vizi religiosi che si faranno nella Domenica 20 cor
rente nelle varie' Chiese di questa missione.
Le sarò poi grato s’Ella potesse darmi notizie (1)
su quanto si sarà fatto in tal giorno, onde mandarne
un sunto all’ufficio Internazionale per la Pace, sedente in Berna.
Gradisca, ecc.
Emilio Eynard.
italiane e da quanti apprezzano la propaganda cristiana ohe la Società compie nel nostro paese.
Le adunanze speciali Italiane avranno luogo durante i mesi di Febbraio e marzo : a Roma, mercoledì 23 febbraio nella Chiesa di Via della Scrofa, alle
ore 19; a Firenze, Lunedì 7 marzo nella Chiesa di
Via del Proconsolo, alle ore 20; ed in altre città come
da avviso locale. Parleranno il Pastore Walter Wall
di Birmingham (Inghilterra) e dei Pastori italiani.
Speriamo che dovunque il delegato della Società si
presenti, i nostri fratelli evangelici delle varie chiese
gli faranno accoglienza fraterna, e generosa.
Il sottoscritto. Agente in Roma della Società Biblica Britannica, riceverà con piacere e gratitudine
qualsiasi offerta di persone che non potranno intervenire a queste adunanze.
R. 0. Walker.
OLTRE LE ALPI E 1 il/IRI ^
(1) Le notizie potranno esser dirette alla Direzione della
Luce, Via Magenta 18, Roma.
La Direzione.
La Società Biblica Britannica e Forestiera
IN ITALIA
Durante l’anno 1909 i colportori della Società hanho
venduto in Italia 2.083 Bibbie, 4,520 N. Testamenti
con Salmi e 50,595 Porzioni della Sacra Scrittura; un
aumento di 3,587 copie su quelle dell’anno 1908. Dal
magazzino della Società che si trova in Roma, sono
uscite in tutto 76.515 copie.
Il disastroso terremoto dell’anno scorso nacque naturalmente alla Società Biblica nel suo lavoro di
quell’anno. « Iddio è adirato contro di noi per l’opera di questi Protestanti che disseminano industriosamente le loro velenose letture fra di noi; per questo ci è caduta addosso questa terribile sciagura ».
« Che cosa ne facciamo dei vostri libri? Dio non esiste.
Se Egli esistesse credete voi che avrebbe permesso
questo cataclisma, nel quale sono state travolte molte
città, onesti padri di famiglia, teneri e ancora innocenti fanciulli ? » Queste erano le frasi che i nostri
impiegati erano costretti ad udire. Gli impiegati
della Società Biblica hanno compiuto un nobile lavoro cercando non solo di vendere le Scritture; ma
persuadendo g'ii uomini a rifugiarsi nella infinita
sapienza, bontà e amore paterno di Dio. Molti fatti
interessanti potremmo riferire circa l’opera di questi
umili operai del Signore che sono i nostri colportori,
se lo spazio ce lo permettesse.
*
* *
Rivolgiamo un cordiale invito ai forestieri che
giungono in Roma di visitare il nuovo Deposito
della Società, situato in Piazza Venezia 25, palazzo
» Assicurazioni Generali, » vicino al Foro Traiano.
Una iscrizione: Sacre Scritture in 400 lingue, attira
l’attenzione.
Il Deposito a 63 Via Due Macelli non esiste più.
*
• *
Durante lo scorso anno una media di più che 24
colportori lavorarono in tutta Italia, non pochi dei
quali hanno fatto delle belle vendite; e si può dire
che in molte case Italiane, come risultato dei loro
sforzi e nonostante l’opposizione del clero romano, le
sacre scritture saranno state lette ed apprezzate nel
loro alto valore per la " prima ,, volta.
Gli Evangelici in Italia, residenti o di passaggio,
hanno contribuito ai fondi della Società Biblica Britannica e Forestiera per un ammontare complessivo
di L. 3.397. La Società spende annualmente per l’opera in Italia più di settaiitacinquemila lire. Si com,prende quindi l’appello con che chiudo questo articolo perchè un aiuto generoso sia dato,dalle chiese
Svizzera
Ginevra — Solenni riuscirono i funerali di Ernesto
Martin, professore di esegesi greca, cioè di interpretazione del Nuovo Testamento, alla facoltà teologica
(evangelica) dell’Università ginevrina, ed ex rettore
dell’Università stessa. Vi parteciparono moltissime
persone di Ginevra e di fuori : parenti, amici, professori dell’Università di Ginevra e di altre Università, rappresentanti delle autorità politiche eco. ecc.
Parlarono parecchi pastori, il Chodat, cioè il presente
rettore, il Balavoine collega del defunto e uno studente a nome dei compagni.
Il Rettore, parlando a nome dell’ Università tutta,
espresse il dolore per la gravissima perdita, e ricordò
belle parole pubblicate dal defunto, c Se l’uomo non
fosse che intelligenza, non si occuperebbe che di scienza;
ma l’uomo è anche cuore e volontà. La scienza deve
svolgersi senz’impacci: ella impedisce alla fede di divenire un sentimento superstizioso ».
Lo studente. Augusto Lemaître, rendè una splendida testimonianza al diletto professore. « In un tempo » egli disse • in cui i giovani corrono il pericolo
di perder di vista la sola cosa necessaria lasciandosi abbagliare sia dai seducenti problemi religiosi
sia dal movimento sociale — egli ci riconduceva sempre al centro, ricordandoci ciò che Gesù Cristo volle,
ciò che fece, ciò che richiede da noi oggi : « Non l’idea.è fonte di vita » egli ci diceva « ma la filiale fiducia in Dio ». E innanzi ai nostri sguardi, con una
grande abilità di psicologo più che di storico, ci faceva rivivere l’anima del Salvatore e quella de’ suoi
primitivi testimoni. E ciascuna di queste pitture interiori, limpide e profonde ad un tempo, era un invito per la coscienza... Non dimenticava mai ch’egli
si rivolgeva a futuri testimoni di Gesù... Sapeva mostrarci che la critica storica lascia intatta la figura
del Cristo eterno della fede... « Lo studio » ci diceva
» non basta : occorre vedere gli uomini che vivono in
Cristo ». E Ernesto Martin fu uno di questi. „
“ Ernesto Martin „ leggiamo nella Semaine religieuse « s’è sempre studiato qua giù di glorificare
il divin Redentore, in cui egli aveva creduto e al cui
servizio egli s’era posto giovanissimo ancora. „ Il “ Semeur Vaudois ,, di Losanna scrive a sua volta: “Eccellente pastore, da la predicazione semplice, profonda, imaginosa, professore coscienzioso e eruditissimo, uomo di cuor largo e affettuoso consigliere,
cristiano evangelico fervente, è unanimemente rimpianto da la famiglia, dai colleghi, da gli amici, da
tutti coloro che ebbero il bene di conoscerlo. „
Ernesto Martin era succeduto all’Oltramare nella
cattedra di esegesi e predicava spesso nella sua antica chiesa di Pâquis, della quale era stato pastore.
Fu lui ad attirare Gastone Frammel all’Università
di Ginevra ; e, se non avesse fatto altro, avrebbe fatto
già molto.
Losanna. — Il “ Semeur Vaudois ,, parla del defunto Enrico Dufour professore di fisica all’università di Losanna; il quale era un profondo cristiano.
A certi pastori evangelici adunati con lui per una
lieta ricorrenza, egli disse: “ Sono felice di vedervi in
questa festa animata da lo spirito della più squisita
benevolenza, da quello spirito che voi teologi cristiani avete il bene di predicare e che trasformerà !
il mondo, essendo superiore allo spirito scientifico „. |
Lugano. — {P. Calvino). La festa di beneficenza |
celebrata il 29 gennaio a favore dell’ospedale italiano
di Lugano, è stata rallegrata da un gran concorso
di Italiani, di Ticinesi e di confederati. Ha prodotto circa 8000 lire nette.
Francia
Il “ Consiglio della Federazione evangelica „ di
Francia ha chiesto alle chiese di cffrire nuovi doni
a soccorrere i danneggiati da l’inondazione — oltre
a quelli già offerti per via di pubbliche soscrizioni.
Il Consiglio ,. spera che i membri delle chiese ri
sponderanno con generosità, “come fecero per gli
inondati del Mezzogiorno e per i superstiti del terremoto di Messina. „
Parigi. — La Società della Croce Rossa ha destinato alle vittime delle inondazioni 100 mila franchi,
che saranno dispensati dai ministri dei vari culti;
60 mila franchi dai Cattolici romani, 15 mila da gli
Israeliti, 25 mila da gli Evangelici.
— Il “ Christianisme au XX sièle,, ed altri periodiei.
pubblicano il programma delle radunanze di risveglio che si .terranno nelle Chiese Evangeiiche di Parigi da la metà di questo mese di febbraio alla fine
del mese. Vi prenderanno parte parecchi noti Pastori.
— II prof. Bonet-Maury ha presentato all’Accademia delle Scienze morali e politiche, a cui presiedeva
il celebro Boutroux, una relazione su l’Esercito della
salvezza e su le sue opere sociali. L’Esercito della
salvezza comprende un milione e più di aderenti
sparsi in 56 paesi diversi, specie nelle nazioni anglosassoni, con 73111 “ uffiziali „ o agenti, i quali dirigono 904 opere sociali, con un complessivo bilancio
di 5 milioni.
Besançon. — .II 14, 15 e 16 giugno si adunerà a
Besançon un congresso dell’ “ Associazione evangelica
per lo studio pratico delle quistioni sociali Vi si
tratteranno i temi seguenti : “ L’intesa tra capitale e
lavoro. — Il miglior metodo di educazione sociale
del popolo. „
— Il tempio evangelico è stato allagato da le acque
del fiume Doubs straripato. Quei nostri fratelli faranno per un po’ di tempo il culto in una sala avuta
, a prestito dal municipio.
Mâcon; — Anche qui il tempio evangelico fu inondato.
Nîmes. — Il pastore G. Fabre di Nîmes ha tenuto
una piacevolissima conferenza su Bigot, il popolano
poeta dialettale (di Nîmes) che con vera originalità
riprodusse nel suo “ patois „ le favole di La Fontaine
e le parabole del Vangelo, deliziosamente.
Clermont-Perrand. — Un nuovo tempio cristiano
evangelico vi è stato inaugurato.
Montpellier. — Il “ Petit Méridional „ in un articolo intitolato : “ Rendiam laiche le scuole „ se la piglia con una maestra che, tra l’altre, dettò alle alunne
queste parole ; “ L’istruzione e l’educazione son cose
diverse. — L’istruzione risulta da un complesso di
cognizioni ; l’educazione da un complesso di buoni
sentimenti, di buono abitudini morali. — L’istruzione rende l’uomo idoneo, l’educazione lo rende onesto; l’istruzione arreca il sapere, l’educazione arreca
la sapienza. —All’educazione concorrono specialmente
gli esempi e i consigli che si hanno in famiglia, gli
insegnamenti morali, gli ammaestramenti religiosi.
— L’uomo colto è moralmente più forte contro il
male che non l’ignorante „.
Brava maestra! Continui! E lasci dire!
Spagna
La Società per l’Azione cattolica, di cui sono membri parecchi vescovi, ha redatto il seguente programma : “ Impedire ogni culto che non sia cattolico
romano in luoghi aperti al pubblico. — Chiedere al
governo la repressione della letteratura immorale.
— Chiedere completa libertà d’insegnamento per la
Chiesa (romana) senza interventi ufficiali. — Ottenere la sorveglianza su l’insegnamento nelle scuole
pubbliche e private per ciò che concerne la religione.
— Esenzione dei religiosi (monaci) e dei seminaristi
(che non abbiano raggiunta l’età di 25 anni) dal servizio militare. — Proibizione alle autorità giudiziarie di introdursi, pel loro ufficio, nei templi e in
altri edifizi religiosi, senza il consenso delle autorità ecclesiastiche. — Riconoscere per valido il matrimonio religioso, quanto quello civile. — Riconoscere ai vescovi il diritto di rivolgersi direttamente
agli esecutori testamentari, per ottenerne senz’altro
la consegna del legati destinati a istituzioni religiose „.
Belgio
Brusselle. — L’annua Conferenza dei pastori evangelici belgi è convocata pei giorni 18,19 e 20 del
prossimo aprile.
Verviers. — A Verviers, ed anche a Spa, il pastore
Rouzeau diede una conferenza sul tema: “Come si
fabbrica un prete „.
— Il periodico evangelico “ L' Elan „ cambia nome,
dopo 15 anni di vita, e si chiamerà “ Le protestant
belge „.
Bussia
Secondo una lettera diretta all’ “ Evangéliste, „
l’Evangelo, in questi ultimi 50 anni, avrebbe riportato splendide vittorie nella Bessarabie.
Svezia
Il principe reale Oscar Bernadette, che da 17 anni
presiede all’Alleanza nazionale svedese delle Unioni
cristiane (evangeliche) della Gioventù, ha ricevuto in
dono — in occasione del proprio cinquantesimo com-
6
6
LA LUCE
pleanno — un Albo contenente fotografie e versetti
biblici, offerto da tutte le Unioni svedesi.
Stati Uniti
Nuova York. — Il rappresentante della Chiesa Valdese negli Stati Uniti, pastore professor Alberto Clot,
Taccoglie i Valdesi residenti a New York ogni domenica per un culto, alle 14 e mezzo.
Stenbenville. — Il signor F. Argento ci scrive;
"“In questa industriale città dell’Ohio, 32 pastori
■evangelici si sono accordati per accoglier degnamente
evangelisti pieni d’energia e di Spirito Santo ; i quali,
coadiuvati da valenti cantori, hanno tenuto radunanze di risveglio durante 27 giorni, dal 28 di dicembre al 24 di gennaio.
Gli evangelisti di cui si tratta sono i signori Dr.
Ostrom, Mahood e Davidson.
Questi servitori di Dio predicarono in luoghi svariatissimi : templi, stabilimenti industriali, alberghi,
tribunali, teatri, innanzi a migliaia di persone, ogni
giorno da le 6 e mezzo della mattina alle 10 di sera.
Frequenza e entusiasmo crescenti. Molte conversioni,
quantunque gli evangelisti non si siano mai serviti
di artifizi nè di altri mezzi a effetto.
Tennero anche radunanze speciali o per uomini o
per donne o per fanciulle o per ragazzi; ed anche
radunanze per vecchi o per vecchie. Questi ultimi
uditori furono trasportati in carrozze gentilmente
offerte dai signori di Steubenville.
Particolarmente importanti le radunanze d’uomini
con 2000 presenze. Il novantacinque per cento di
questi uditorii maschili s’impegnò a vivere cristianamente o più cristianamente di prima. Anche un
Israelita fu tra i convertiti „.
LETTERE HMERieANE
Caro Signor Celli,
Mantengo la mia promessa di mandarle qualche nota
di viaggio. Eccola.
Il signor Muston ed io partimmo da Napoli il 21
gennaio col battello « König Albert » del Lloyd Germanico. Uno splendido battello di 13.000 tonnellate, con
magnifiche cabine, una bella sala da pranzo e un vasto fumoir. Il cibo, l’ordine, la nettezza, le comodità
e il servizio non hanno davvero lasciato nulla a desiderare per tutto il viaggio. Il comandante, signor
Feyen,“ è una gentilissima persona e gli altri ufficiali
di bordo gareggiano con esso lui di cortesia verso i
passeggieri.
Vi sono una quarantina di passeggieri di prima
classe ; una ventina nella seconda e cinquecento nella
terza ; tutti emigranti italiani. Questi ultimi, in seguito alle, leggi sull’emigrazione, sono tenuti molto
bene. Un regio commissario viaggia con esso loro e
provvede a tutti i loro bisogni ; vi è, inoltre un medico italiano e un cappellano dipendente da Mgr. Coccolo e in parte stipendiato dal Vaticano. 1 nostri cinquecento emigranti sono già stati, tutti o quasi tutti,
agli Stati Uniti, dove hanno parenti od amici. Vi fanno
ritorno dopo una breve assenza per ripigliare i loro
affari e i loro lavori.
Il tempo ci è stato quasi sempre favorevole e di
ciò siamo veramente grati al Signore. Non è facile
sulla fine di gennaio trovare un mare cosi calmo e
tranquillo, quale è stato per noi l’Oceano Atlantico. Il
sabato, passate le isole di Corsica e Sardegna, il vento
soffiò con grande forza dal Golfo di Lione e il mare
era assai agitato ; ma il dopo pranzo della Domenica
il vento diè giù, e quando fummo in vista della Spagna il mare diventò assolutamente tranquillo. Il Lunedi alle 19 arrivammo a Gibilterra. La sera era fresca, il cielo quasi sereno, e da lontano scintillavano
i mille lumi delle roceie fortificate di Gibilterra. Non
appena giunti, il sig. Muston ed io discendemmo a
terra e facemmo una breve passeggiata pel Corso, una
via lunga e stretta, che si stende lungo la marina da
porta a porta. Queste, essendo Gibilterra città di fortezza, si chiudono alle 21 e nessuno vi entra od esce
di poi. Il Corso era animato assai. Soldati inglesi colla
loro uniforme rossa, col tradizionale berretto in capo
e col bastoncino in mano affollavano i numerosi caffè,
i barSy le rivendite di tabacco, mentre sulla via pubblica passeggiavano ragazze spagnuole, famiglie inglesi, forestieri di varie lingue e non pochi marocchini autentici, ravvolti nei loro mantelli bianchi e
coperti nel capo dagli strani fez del loro paese. Alle
ventnna tornammo a bordo ; e via per lo stretto di
Gibilterra e quindi per l’Oceano Atlantico, le cui acque
scintillanti sotto la nivea luce della luna quasi piena
si stendevano davanti a noi.
Dal lunedì alla domenica susseguente il tempo si
mantenne bello, anzi ottimo. Il giovedì mattina, arrivammo alle isole Azorre, di cui costeggiammo l’isola
S. Michele per quasi quattro ore di seguito e vedemmo
da lontano l’isola S. Maria più a mezzogiorno. Numerosissimi pesci neri, lunghi da un metro e più accompagnarono il nostro battello per ore ed ore, e ci ricrearono colle loro innocenti capriole. L’oceau'’ alle
Azorre era in una calma perfetta. Le acque riflettevano i loro riflessi azzurri come uno specchio levigato
di acciaio, e mentre i pesci saltavano fuori dalle acque,
numerosi gabbiani volteggiavano colle loro bianche ali
intorno al piroscafo e ci accompagnavano coi loro stridulo grido. Questi uccelli non ci abbandonarono mai
più per tutto il viaggio.
L’isola S. Michele, la più grande delle Azorre, è
abbastanza popolata. Due città adornano la sua costa
meridionale, e numerosi villaggi e bianche villette rompono la monotonia del verde perenne dei prati e dei
campi coltivati a varia coltura. Questi salgono dolcemente dalla costa bassa e verdeggiante verso amene
colline, vestite di foreste sempre verdi, fino a terminarsi in montagne alte due mila piedi e più. Il monte
centrale dell’isola Pino sale ad un altezza di 7613
piedi. Le isole Azorre, come ognuno sa, sono soggette
al Portogallo, e la popolazione, non troppo densa, nè
troppo povera, vi mena una vita quieta e felice. Certo
colà non arrivano i rumori inquieti delllAraerica e dell’Europa. Esse occupano un posto quasi centrale dell’ampio oceano ; le novelle dei due grandi continenti
che loro stanno ai lati vi arrivano solo per mezzo dei
grandi cavi telegrafici che, partendosi dall’Europa e
dall’America, per breve istante si riposano sulle sue
coste rocciose. E’ un corto mormorio umano e nulla
più. Il cavo cessa dal vibrare e le Azorre ripiombano
nella solitudine e nel silenzio.
Il nostro battello percorre da 350 a 400 miglia al
giorno, cioè, 14, 15, 16 o 17 miglia all’ora, secondo il
tempo e la direzione del vento. Dalle Azorre a New
York non accadde nulla di nuovo. A bordo la solita
vita. I nostri emigranti chiacchierano, si divertono a
vari giuochi fra i quali occupa un posto prominente
la tombola. I passeggieri di prima e seconda classe si
divertono alla loro maniera. Un giovane americano,
appartenente alla stirpe dei « globe-trotters », passeggia a passo da bersagliere il ponte di prima classe.
Si direbbe che abbia molta fretta di arrivare « home »,
in patria. Il 27 gennaio, giovedì, festa dell’Imperatore Guglielmo si spararono i due cannoncini di bordo
6 la sera vi furono danze protratte fino alle 23 sul
ponte di prima classe : in altre ore la musica allietò
di vari pezzi scelti la non piccola famiglia umana,
riunita sotto la bandiera germanica a bordo del « Re
Alberto ».
La domenica 30 gennaio, a preghiera del Comandante, il signor Muston tenne a bordo un culto vespertino. Il rito religioso riuscì assai bene e vi prese
parte anche la musica di bordo con due pezzi scelti
di apertura e di chiusura del culto. Come il mare cominciò a quietarsi, la domenica 23 mentre il battello
si accostava alle acque di Gibilterra, cosi il 30 gennaio si andò a poco a poco turbando per ragioni non
ben note. Alcuni vedono che ciò sia dovuto all’influsso
del Gnlf Stream, le cui acque calde, venendo a contattò colla fredda corrente del Nord non fallisce mai,
a questa stagione di cagionare un gonfiamento e un
costante ribollire dell’oceano. Ma, sia come si voglia,
la notte dal 30 al 31 fu piuttosto cattiva e non tutti
poterono dormire. Il 31 a sera il maro si andò calmando. Il vapore Berlin della stessa società Lloyd
Germanico s’incontrò con noi sulla medesima rotta e
scambiò con noi messaggi e saluti. I primi ottenuti
col telegrafo senza filo c’informarono delle cose di Eu
ropa e di America, le quali notizie apparvero debita
mente scritte in inglese ed appese nella sala da pranzo
Ogni vapore di una certa mole è provvisto ora del
l’apparato Marconi. Alcuni possono telegrafare fino
alla distanza di mille chilometri ; altri meno, a seconda
della forza e del voltaggio elettrico in uso. Il nostro
vapore riesce a telegrafare a 300 e a 400 miglia di
distanza ed usa per ciò un voltaggio di 60.000 volts.
Ed ora punto e basta. La terra non si vede, ma
non è lontana. Il cielo è. nuvolo, l’aria fredda e pungente. New York, ci vien detto, giace sotto un ampio
mantello di neve. Noi confidiamo che Dio benedirà la
nostra gita, intrappresa per Lui e pel bene dei nostri
fratelli. Mi voglia bene e mi creda sempre.
Suo aff.mo
T U. Bartoli.
0ose di Germania
C’è da rallegrarsi nel leggere le relazioni delle varie società di evangelizzazione, missione interna, missione fra i pagani, lotta contro la letteratura oscena
e l’immoralità in genere, eoe. eco. C’è progresso nel
bene su tutta la linea e i non correligionari ci danno
un bell’ssempio di costanza e di spirito di sacrificio,
ohe deve invogliarci a proseguire anche noi, minoranza evangelica italiana, la lotta contro l’ignoranza,
la superstizione, l’incredulità e sovratutto l’immoralità. Dopo i torrenti d’inchiostro e i fiumi di eloquenza tribunizia ateo-socialistica che coll’invitare
le masse a uscire con ostentazione dalla chiesa minacciavan di travolgere in un nuovo diluvio universale il cristianesimo germanico, si deve constatare,
allo stringimento dei conti che quel movimento è
stato un gran fiasco e che la bufera col risvegliare
molte forze latenti in seno alla chiesa ha raggiunto
precisamente lo scopo opposto a quello che prefiggevansi gli ateosocialisti. Non lo dobbiamo mai dimenticare : l’ateismo è una malattia, una anomalia,
una eccezione. Come ci sono dei ciechi, dei sordomuti
anche molto intelligenti, così ci sono degli atei cui
non mancono nè intelligenza nescienza—poi ci sono
anche i deficenti e gl’ ignoranti, ma 1’ uomo normale
avrà sempre in fondo al cuore il bisogno di credere,
e Vanìma naturaliter Christiana sarà sempre una
realtà. E lodato sia il Signore che quel bisogno da
lui posto nel nostro cuore vuol sodisfare colla luce
del Yangelo, lieta novella dell’amor suo.
*
• *
Il distinto pastore Kopp, per tanti anni conduttore
e doppiamente benefattore della chiesa Valdese di
Pérouse, poi di quella di Miinster, Canstatt,e coscienzioso redattore del giornaletto Nachriehten. Notizie
sullo spargimento del Vangelo in Italia, dopo 30 anni
di lavoro indefesso ha domandato la sua emeritazione.
Al fedele amico e dei Valdesi del Württemberg e dei
Valdesi d’Italia auguriamo ad multo annos un ben
meritato riposo nella sua casetta di Pérouse ed anche in qualche viaggio in Italia e sino a Torre P.
dove saremmo felici di vederlo e di esprimergli in
pieno sinodo tutta la nostra imperitura riconoscenza.
Paolo Calvino.
Pa perosi a niurri
Napoli ha ospitato i due notissimi preti, che, a disparati fini, hanno consacrato tutta la loro energia
ed -intelligenza.
Il primo è stato D. Lorenzo Perosi, qui venuto a
dirigere la esecuzione dei suoi lavori musicali. I primi tre concerti sono stati dati nell’antico tempio di
S. Chiara. Che sia stata una festa per l’Arte non possiamo negare, ma è dubbio che la dignità di un tempio non ne abbia sofferto. Infatti nel grandioso tempio diviso e suddiviso in palchi e steccati, con posti
distinti da lire 10 a quelli da tre lire, echeggiarono
gli applausi scroscianti di un pubblico inebriato da
l’arte e dimentico del sacro luogo. I giornali ci hanno
però assicurato che a tal uopo v’è stato uno special
permesso del Santo Padre. Ciò ci conforta e... passiamo all’altro.
Questi non ha bisogno di presentazione.
Don Romolo Murri, prete anche lui, ma col vantaggio di essere deputato e scomunicato. La nostra
civica amministrazione, a fil doppio legata alla Curia,
gli ha chiuso i battenti di tutte le sue sale, di quelle
sale concesse persino... agli evangelici ! Il valoroso
oratore ha dovuto accontentarsi del salone della Borsa
del lavoro, ove parlò della Educazione della democrazia. Della democrazia ha ricordato, a larghi tratti,
le origini eie fasi, soffermandosi a ragionare dei problemi che s’impongono se si voglia raggiungere gl’ideali che essa si propone. Ha discusso della politica
ecclesiastica, troppo negletta in Italia, che deve essere prettamente anticlericale, non irreligiosa però;
ed ha combattuto il pregiudizio, tanto diffuso, che
per essere anticlericale, bisogna rinnegare la dottrina
pura del Cristo. E qui un inno alla vita spirituale
che non può nè deve essere soffocata, ai diritti dell’anima che non devono essere manomessi, affinchè
le coscienze, affrancate, possano avviarsi al regno,
tanto agognato, di bontà e di giustizia.
Prescindendo da tutto quello che della Democrazia
cristiana si possa pensare, prescindendo da tutto
quello che altrove D. Murri abbia potuto dire, il discorso qui pronunziato non può non avere la nostra
sincera ed entusiastica approvazione. Egli ha ragionato di vita spirituale, di bisogni dell’anima, con tanto garbo e tanta elevatezza, prettamente evangelica,
che l’affollato uditorio non ha potuto non plaudire.
E pensare che nell’uditorio, numerosi erano i militanti dei partiti estremi, ai quali l’oratore non ha ri-
7
LA LUCE
sparmiato una coraggiosa invettiva per la lotta da
essi intrappresa contro tutto quanto sa di spiritualità.
Per la cronaca aggiungeremo che ad invito delta
Sezione femminile diocesana, le nostre dame si sono
accostate alla S. Eucarestia, il giorno stesso della conferenza, « in espiazione della offesa arrecata al buon
Gesù e per inalzare preghiere per il Santo Padre,
per la chiesa e anche per il povero traviato ». Su alcune chiese, a grossi caratteri leggevasi : . Omaggio
di riparazione al cuore eucaristico di Gesù >.
Coraggio, onorevole don Murri, si decida a fare un
passo innanzi. I) Rubicone è presto passato.
Eduardo landola
Leggendo e aoDotando
Il corrispondente vaticano del Corriere della Sera
si occupa dei rapporti anglo-vaticani in relazione con
i risultati delle elezioni inglesi, e finisce col vaticinare prossimo lo stabilimento di relazioni diplomatiche fra l'Inghilterra e il Vaticano. A dire il vero,
nessuno avrebbe potuto sospettare un tanto avvenimento all’infuori del suddetto corrispondente, il quale
ai affanna troppo a perorare la causa della Chiesa Romana nello stesso campo politico. Invero, se le relazioni diplomatiche tra il Vaticano e l’Inghilterra ve
nissero ad essere ristabilite, ciò sarebbe un vero trionfo
della Santa Sede. Ma senza essere profeti, si può considerare come cervellotica l’affermazione del corrispondente vaticano del giornale milanese. D’altronde,
in che si fonda questa affermazione? Sul fatto che
l’elemento irlandese, in gran parte cattolico, e devoto
a Roma, darà il suo appoggio ai liberali ineontraccambio à.e\VHome Buie. Sia pure. Ma che c’entra qui
la questione delle relazioni diplomatiche dell’Inghilterra colla Santa Sede? Non vediamo nessuna relazione fra le due cose.
Non è poi affatto vero che l'elemento cattolico inglese si è notevolmente rafforzato nel Regno Unito,
come scrive il sullodato corrispondente. I cattolici in
questi ultimi quarant’anni sono notevolmente diminuiti nella stessa Irlanda, a causa sopratutto della
emigrazione. E qui occorre notare che i deputati irlandesi sono il doppio quasi di quello che dovrebbero
essere rispetto alla popolazione. Questa è diminuita
quasi della metà; invece il numero dei deputati è
sempre lo stesso. Basterebbe quindi proporzionare il
numero del deputati alla entità reale della popolazione, perchè subito l'elemento irlandese ridotto alle
debite proporzioni nella Camera più non apparisse
preponderante.
Del resto anche se a questo non si arriverà, temiamo
molto che lo stabilimento delle relazioni diplomatiche
tra il Vaticano e l’Inghilterra non sia che l'espressione
delle mire ambiziose del Papato. Ornai dopo la caduta
del Potere Temporale, le relazioni diplomatiche tra la
Santa Sede e le nazioni cattoliche o acattoliche non
sono che un puro anacronismo,
•
Mentre il corrispondente vaticano del Corriere della
Sera sta sognando intorno allo relazioni diplomatiche
tra la nazione più protestante del mondo e il Papato,
la Giovane Italia, organo nazionalista, pensa trasportare il Vaticano oltre le nostre frontiere. Siamo curiosi di vedere quale sarà l’esito del referendum, al
quale sono invitati a rispondere statisti, sociologi, eco.
In quanto a noi, la questione non può che apparire
indifferente. Non vediamo nel Vaticano nè un pericolo, nè una gloria per la nazione. Contrariamente a
quel che dicono taluni, il Vaticano ha perduto ogni
influenza politica e sta perdendo il suo prestigio religioso. Il Papato si avvia al suo tramonto, senza
scosse, e certamente, senza rimpianto. Majora premunì.
*
* *
Riguardo al romanzo ultimo del D'Annunzio, la critica continua a mostrarsi giustamente severa. Così, ad
esempio, Domenico Oliva nel Giornale d’Italia. Così
ancora il Times, il quale deplora che lo scrittore nostro sia un genio sciupato. Il criticocosì conclude dandoci una meritata lezione di alta moralità:
« L’argomento del romanzo non può essere voltato
in lingua inglese e speriamo che in Inghilterra non
sarà mai tradotto, c Forse e sì forse che no » non può
essere un’ opera d’arte, per lo meno, per la nostra
lingua.
« Le meravigliose qualità di D’Annunzio sono state
riconosciute almeno dai suoi compaesani, ma per ciò
forse dobbiamo noi celare il nostro disgusto ? No, noi
non lo crediamo. Vi fu tempo addietro un romanziere, se non un poeta, più grande di D’Annunzio :
Balzac. Anche costui sosteneva di penetrare con lo
sguardo le più oscure profondità dell’animo umano,
ma le sue opere sono sempre vivificate dalla purezza
degli scopi che lo scrittore si proponeva. Ora non
possiamo, noi inglesi, davanti alle opere di D’Annunzio rinunciare alle nostre idee, magari ai nostri
pregiudizi ; dobbiamo sinceramente deplorare i romanzi di D’Annunzio. Mai più splendida potenza artistica fu sciupata da un più fatale morbo ».
•
• •
Riguardo all’insegnamento laico nelle scuole francesi, il deputato laurès pubblica ne La DéSche un
importante articolo che approviamo pienamente. Fra
la altre cose egli scrive : « L’insegnamento non
deve, non può proporre ai fanciulli delle soluzioni
del tutto definitive ai problemi formidabili che il
mondo e la vita pongono all’uomo. Ma deve, nelle
modalità medesime con le quali insegnerà la storia e la
scienza, abituarli a considerare con gravità, con viva
emozione, le questioni generali, le questioni totali,
che, più tardi nella loro esperienza della vita e con
pensiero più forte, essi cercheranno di risolvere liberamente, secondo le ispirazioni di tale o di tale dottrina, di tale 0 di tale credenza. Questa è la vera libertà dello spirito...
Queste idee sono conformi pure alla logica del nostro insegnamento laico : e basterà dissipare qualche
malinteso nei particolari per persuadere tutti i buoni
cittadini che i fanciulli di tutte le famiglie possono
incontrarsi nella scuola per un insegnamento di ragione, che non sarà una minaccia per le credenze se
non nel, caso in cui queste si metteranno deliberatamente fuori della democrazia, fuori della scienza,
fuori della libertà »...
*
• •
L’eccellente Revue du Christianisme Social è ora
sotto l’unica direzione del nostro amico signor Elia
Gounelle, al quale venne ceduta dal fondatore signor Chastand.
Il contenuto di questa Rivista è di molto migliorato ; le questioni di attualità, economia politica, teologia pratica, ecc., vi sono trattate da uomini competenti. Anche il movimento sociale in Italia vi è descritto nelle sue fasi più salienti. Pertanto ci permettiamo di raccomandare la suddetta Rivista ai nostri
lettori.
(2 Place d’Anvers, Parigi.
Hnt>ieo ]Weyniei<
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografìa dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
&otio VinouBo!
Proprietà riservata — Biprodazione proibita
Non quando sì tratta della preservazione della
fede, e quando quel Cardinale si chiami Vergati.
— Ma, supponendo anche che, secondo il suo modo
di vedere, il Cardinale avesse ragione, se la mia coscienza, non mi permette di tener conto dei suoi avvertimenti...
Ah, Reverendo ! Io sono un povero, un umile
frate e non dovrei aver nulla da insegnare a Lei.
Pure mi permetta di ricordarle che la nostre coscienza deve assolutamente tacere dinanzi a un ordine
dei superiori. L’ubbidienza nostra dev’essere incondizionata.
Non lo nego, ma di una tale obbedienza io sono in
obbligo soltanto verso il mio vescovo e soltanto in
materia religiosa. Per tutto il resto credo di essere
un uomo come un altro, indipendente e l.bero, e delle
mie azioni private responsabile solo davanti alla
mia coscienza.
Don Angelo era irritato. La sua voce, senza ch’egli
se ne avvedesse, saliva dì tono : i suoi occhi avevano
lampi di collera.
Il frate si strinse nelle spalle.
Senta — disse con voce pacata, che faceva contrasto con quella di Don Angelo. '— Io non son venuto qui per discutere, ma soltanto per darle un
buon consiglio per parte del Cardinale, che le vuol
bene. Certo, nessuno, nemmeno il Papa, può costringerla a fare ciò che Lei non vuol fare. Ma hon si
meravigli poi delle conseguenze.
— E quali ? Dica, dica presto.
Oh, sancta simplicitas ! — esclamò il cappuccino alzando le mani verso il soffitto e riabbassandole poi per incrociarle sul petto. — Le ho già lasciato intendere che un’accusa di modernismo è presto lanciata... Anche Sua Eminenza Si riserba piena
libertà d’azione.
Don Angelo fremeva. ‘
— Lei non mi farà mai credere. Padre, che un Ministro di Dio, un principe della Chiesa Romana, sarebbe capace di rovinare un povero prete con una
falsa accusa.
— Per il bene della Chiesa, per la preservazione
della fede, tutto è permesso. Del resto le circostanze,
nel caso suo, son tali da dare all’accusa tutta l’apparenza della verità. Pur troppo non le nascondo che
la scomunica l’attende.
La scomunica I Don Angelo, l’ingenuo, il semplice,
il leale, il pio prete di campagna, divenne bianco come
un cencio e cominciò a tremare. Si sentiva cólto da
una oppressione così affannosa, che fu obbligato a rimettersi a sedere. La scomunica ! La scomunica a lui
per aver dato ricetto ad un’orfana I Non era possibile;
stava facendo un brutto sogno ! Quel frate lo ingannava, lo spaventava per qualche suo segreto fine;
ma un Cardinale... ma la Chiesa... oh no, mai, mai si
sarebbero macchiati di un’azione così ingiusta, così
colpevole 1 Pure l’insistenza del frate !.. Ahimè il dubbio
s’insinuava nell’animo di Don Angelo e cominciava a torturarlo... Se davvero si volesse la sua rovina?... Se davvero quel Dotente meditasse di calunniarlo presso il
sommo Pontefice ?.... Che avrebbe fatto lui ? Avrebbe
ceduto? Lui che sempre aveva seguito la via diritta,
lui che sempre s’era schierato coi più deboli, lui che
non aveva mai mancato ad un obbligo di coscienza ?..
Colia testa fra le mani, coi gomiti appoggiati sulla
scrivania, il povero prete sembrava dimentico affatto
del cappuccino, che lo stava guardando con una strana
espressione negli occhi. Padre Francesco da Cortona,
vissuto per molti anni a Roma, pratico di tutte le
arti e di tutti i retroscena della vita di curia, non
sapeva persuadersi della ingenuità quasi infantile di
quel parroco campagnolo. Se era sincero, bisognava
davvero compiangerlo.
— La minaccia della scomunica l’atterìsce, non è
vero, Reverendo ?
Don Angelo si scosse.
— La prego ancora una volta — proseguì il frate —
a dare ascolto al paterno consiglio di Sua Eminenza.
— Mai ! questo mai ! — gridò Don Angelo levando
alteramente il capo.
— Rifletta, rifletta con calma ; il suo caso è gravissimo; il Cardinale può farle molto male...
— Non ho bisogno di riflettere. Il pericolo, se esiste
realmente, non mi farà indietreggiare. Ubbidirò alla
mia coscienza. L’orfanella, affidata alla mia protezione
dalla volontà d’un moribondo, non uscirà di casa mia.
— E’ una decisione irrevocabile?
— Irrevocabile, Padre.
Don Angelo sentiva a poco a poco rinascere in sè
le forze; via via che parlava, il suono stesso delle,
sue parole nobili e generose gl’infondeva coraggio e
calma.
Il frate aggrottò le sopracciglia e drizzò la magra
persona.
— Lei non comprende la gravità del pericolo!
— Non voglio credere che esso esista.
— Il Sant’Uffizio...
— La Chiesa non può rendersi complice di una
mostruosità. Ricorrerò al mio Vescovo, ricorrerò al
Sommo Pontefice, perchè mi difendano.
Il frate sorrise.
— Contro un’accusa di modernismo nessuno potrà
difenderla. Reverendo ; nt)n s’illuda. La scomunica
l’attende.
Ancora questa parola, ancora questa minaccia che
gelava il sangue nelle vene al povero prete.
— Senta — disse ad un tratto il cappuccino con voce
dolce ed insinuante — ci sarebbe, se lei volesse, una
via di mezzo...
— Quale ? — chiese affannosamente Don Angelo.
— Ho l’incarico di dirle che, per il bene che le vuole,
il Cardinale potrebbe ad una sola condizione risparmiarla e permetterle nello stesso tempo di tenere
la fanciulla sotto il suo tetto.
Il prete si senti allargare il cuore. Guardò il frate
interrogativamente, con occhi ansiosi. Sperò, che l’incubo si dissipasse. Oh, certo avevano soltanto voluto
spaventarlo, certo una soluzione ragionevole ci doveva èssere.
Dica, dica, Padre — esclamò quasi colle lagrime
agli occhi. Io son disposto a qualunque sacrifizio...
Ecco, m intenda bene: Sua Eminenza s’impegna
a non agire menomamente contro di Lei, anzi a proteggerla contro eventuali accuse, che le potessero
esser mosse in avvenire, qualora Lei prometta di indurre, nel più breve tempo possibile, la fanciulla ad
abbandonare l’eresia e ad entrare a far parte della
comunità dei veri credenti.
(.Continua)
(9)
Di iiPttnPl' “e preghiamo, molti indirizzi rii
ni lluiiUlli persone a cui mandare numeri di saggio della
Luce. E grazie fin d’ora.
8
8
NOYjTàjUBl^RIE
Prof. Giorgio Bartoli :
Il Cristianesimo e le Chiese Cristiane voi. di 220
pag. edito da Od. dalla, 51 Via dei Serragli, Firenze.
Prof. Giorgio Bartoli:
The primitive Church and the Primacy of Rome
voi. di 284 pag. con due indici, edito da Hodder
and Stoughton, Londra.
Klara Paulsen :
Im Tal Luserna, historischer roman, voi. di 360
pag. edito da Martin Warneck, Berlino.
ÌIMEHIC9H OEHTIST
pr. JOHN BIAVA, 2 Quintino Sella, Milano.
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Diplomato in Italia, Svisser^p, New York
Denti senza placchef0kara8iom. Corone
in oro. Dentiere. Estrazione senza
dolore.
______LA LUC^
jProf. G. Bartoli
Il Tramonto ,
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^ 0. 0 Ê). (¿i Koniâ.
volume di 258 pagine.
T^ivoìgersi con cartolina vaglia alrPimminisfrazione della “ LUCE Via
Magenta 18, T^oma.
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