1
co DELLE VALLII
Il Tome incontra le Valli
di BARBARA GRILL
fella SI»
ÌL'ARMATURA
DI DIO
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0 una SI
'Jj? attaglie. Se come credenti abbiamo
• P,'’” (sogno di un’armatura, significa che
* t ache noi siamo nel mezzo di una
Ivinipm battaglia ce lo dice la
A tea agli Efesini: non è una battali termii persone ma contro il cir
e il terre “>'“™ioso del male. Dichiarandoci
1 un col- associati alla battaglia
Ibeneei
avventi1 certei) potràivizioso di
Bstamà
Svestitevi della completa armatu
1»'^'®“’" Efesini 6, 11
che cosa serve un’armatura? A
difendersi, a proteggersi ma anle a incutere rispetto e timore essenquasi impossibile che l’altro ci vepcr quello che potremmo apparire
ce la levassimo. Le armature non
10 solo quelle degli antichi guerrieIsono caschi integrali, uniformi,
ippio petto, occhiali neri. Le armate sono i segni inequivocabili delle
Scarsa natalità, invecchiamento crescente, immigrazione: chi aiuta la famiglia?
La famiglia italiana
Che cosa resta dopo le foto e la torta di nozze? Molte volte si resta soli e nei casi
più gravi si viene sopraffatti dalle difficoltà. Le politiche del governo saranno utili?
ni e gì»
15%
J
IDio contro il male. Chi sperava di
iver trovato la sua pace interiore è
trasportato su un campo di battaglia.
Solo che diversamente che su altri
ampi di battaglia, non si vuole lasdaie atterrate delle persone. Ciò che
siTOol vedere morto sul campo sono
le potenze, le forze che all’opera nel
mondo continuamente da millenni
Kanogli esseri umani in un gioco
al massacro in cui si è sempre perso
àipanità. La battaglia del credente
ion è solo non cadere nella trappola,
pn essere costretti a perdere la pro' ia umanità, ma anche vigilare sull’umanità degli altri. La presenza del
«dente nel mondo non è quindi
Ma passeggiata serena e l’essere fedeli
jassa attraverso la battaglia.
VERITÀ, giustizia, pace, fede e
salvezza sono gli elementi delJarmatura che non ci dobbiamo fabl>ricare da soli, ma che ci è offerta da
Dio. In fondo il discorso dell’armahra precisa la vestizione dell’uomo
Movo. Il vestito dell’uomo nuovo
Mn è un innocuo abbigliamento ma
®un abito specifico, agguerrito. Gli
iflEmenti dell’armatura sono lì: prejMtarsi disarmati come credenti sulh scena del mondo, equivarrebbe a
®si schiacciare ma soprattutto a di''®tare inessenziali, a fare di ciò che
indiamo predicando un mero discorso accanto ad altri. Se Dio ci asinda alla sua lotta contro il male,
“nn possiamo fare altro che la nostra
putte, 0 il nostro dovere come dice la
ittera agli Efesini. Quando i credennon prendono sul serio la battaglia
®ntro il circolo vizioso del male si
^’'taggono alla loro chiamata: è cou se Dio non avesse fatto nulla per
?to, come se non fossero stati ama' Salvati, indirizzati.
gEgli elementi dell’armatura ci sotto donati, due cose ci restano:
P'ngare e vegliare. La preghiera ci sinella giusta posizione con Dio. Ci
^toiiosciamo diptendenti da lui, rico^Sciamo il nostro p>eccato. In questo
Do ° nostra battaglia non sarà la
He*v^ ticerca di autoaffermazio"egliare è un esercizio di pazien
jj'®.'8nifica osservare, comprendere,
Stnt Ptitna di parlare e sputare
seo *-orcare di comprendere
Snah del male quotidianamente. Sicia* ''ngliare a non lasciarsi asson nella lotta contro «carne e sanitts ' contro le persone; lotta che
sai^'’8nma il mondo e lascia morto
che^*^' campi di battaglia il partner
to ha cercato, amato e salvato.
Erika Tomassone
ALBERTO CORSANi
FEDERICA TOURN
IL caso letterario dell’anno negli
Usa, il romanzo Le correzioni ài
Jonathan Franzen, ruota intorno al
desiderio di una donna settantenne
di passare un ultimo Natale con il
marito, i tre figli e i nipotini. La lontananza dei figli, le loro traversie
economiche, sentimentali e legali, e
soprattutto la progressiva debilitazione del marito non solo rendono
problematica la celebrazione di questo piccolo rituale domestico, ma
determinano l’esplosione di conflitti
forse latenti, eppure presenti da
sempre nella dinamica familiare.
L'inabilità fisica di una persona, il
suo degrado, richiamano i discendenti alla premura: anche se per an
ni i figli sono stati lontani dal padre,
nel momento in cui sono a casa
qualcosa li attrae e li allontana allo
stesso tempo. Niente di nuovo: amore e rivalità, tenerezza e non sopportazione da sempre caratterizzano i
rapporti all’interno della famiglia.
La famiglia stessa, peraltro, è in
evoluzione rapida e non risponde
più a un modello unico e tradizionale: è nota ormai la scarsissima natalità nel nostro paese (1,2 figli per
coppia in media; inoltre, dice l’Istat
nel suo ultimo Rapporto, è in costante calo, dal 1961, il numero medio di
componenti dei nuclei familiari);
questa è poi un’epoca in cui si invecchia: a volte bene a volte male, comunque sempre più a lungo. E non
bastano le forze, in casa, per gestire
il problema. Neanche in letteratura.
Si capisce quindi che diventino
preziose e ricercatissime le persone
disposte a occuparsi di anziani spesso non più autosufficienti, senza figli
o con una famiglia che non ha tempo e voglia di farsene carico diretta
mente e che delega il compito della
cura, tradizionalmente addossato alle donne di casa, ad altre donne,
estranee alla famiglia, sempre più
spesso straniere. Sono le cosiddette
«badanti», tanto citate negli ultimi
giorni nella discussione sulla nuova
legge sull’immigrazione: insieme alle
colf sono, per buona parte della
maggioranza, l’unica categoria passibile di «sanatoria», le uniche che
possono essere regolarizzate. D’accordo per le donne che arrivano da
Segue a pag. 8
Ddl alla Camera, sentiti anche gli evangelici
Oratori parrocchiali finanziati?
Dopo aver sentito separatamente
la Conferenza episcopale italiana la
Commissione affari sociali della Camera dei deputati, in un’audizione
informale, ha ascoltato i rilievi di
evangelici ed ebrei sul disegno di
legge n. 388 per il finanziamento de-gli oratori parrocchiali. Il progetto di
legge prevede che le Regioni si impegnino, attraverso protocolli di intesa con le diocesi, a realizzare programmi di sostegno e valorizzazione
degli oratori parrocchiali, di cui si
sottolinea la «funzione sociale e
l’azione peculiare svolta nella società soprattutto a favore di adolescenti e giovani».
Renato Maiocchi, in rappresentanza della Tavola valdese, dell Unione battista e delle Assemblee di
Dio in Italia (Adi) ha espresso la posizione di contrarietà al fatto che lo
stato, attraverso le Regioni, sostenga
iniziative e istituzioni di carattere
confessionale, soprattutto quando
lo si fa «esclusivamente» alle confessioni religiose: il ddl, dunque, non
preserva adeguatamente la laicità
delle istituzioni. Se l’elaborazione
della legge dovesse andare avanti, si
chiederebbe quanto meno che siano
presi in considerazione luoghi diversi di aggregazione giovanile: non
solo gli oratori cattolici, ma tutti
quei luoghi che contribuiscono costruttivamente alla formazione e
all’aggregazione giovanile. Sulla
stessa linea si sono mossi i rappresentanti dell’Unione awentista e
dell’Unione delle comunità ebraiche. Nel corso dell’audizione, in cui
erano presenti anche rappresentanti
della Federazione degli oratori cattolici (ovviamente favorevoli al ddl),
si è stati informati che la Commissione aveva già approvato l’estensione dei finanziamenti anche alle
confessioni diverse dalla cattolica.
Valli valdesi
Quale uso
della cannabis?
Si può dunque utilizzare la cannabis per scopi terapeutici. A dare il via
a questa innovativa pratica è il Consiglio regionale della Lombardia, seguito dalla Provincia di Teramo: si riconosce l’utilità della canapa indiana
e dei suoi derivati anche se alcuni
partiti dell’attuale maggioranza governativa (che hanno anche la maggioranza in Lombardia) sono ostili.
Parallelo a questo discorso, che co
munque riguarderebbe somministra
zioni cliniche controllate, ogni tanto
si ripresenta il dibattito sulla depenalizzazione dei derivati marijuana e
hashish, considerati droghe leggere.
Per gli operatori sociali l’eventualità
dovrebbe essere accompagnata da
adeguate forme di prevenzione..
Apag. 11
L'OPINIONE H
PROTESTANTI
E CATTOLICI
Quando ero «giovane pastore» compravo ogni mattina il pane e il Corriere
della Sera: gli amici mi prendevano in
giro e mi dicevano che vivevo di «pane
e Corriere»; ma erano i tempi di Piero
Ottone, e il Corriere della sera era una
grande giornale di respiro europeo.
Non è questa l’impressione che si ricava da un articolo di Andrea Bonanni,
comparso in prima pagina il 14 maggio
(e ribadito il 18, ancora in prima pagina) con il titolo «L’occasione perduta
degli alleati protestanti». L’«occasione
perduta» sarebbe quella di ospitare almeno 'qualcuno dei «13 paléstinesi
espulsi dalla Basilica della Natività di
Betlemme»: e^si sarebbero infatti destinati a paesi ortodossi (la Grecia) o di
«comprovata tradizione cattolica» come l’Italia, la Spagna, il Portogallo, il
Belgio e rirlanda. Bonanni nota correttamente come a questa soluzione non
sia stata estranea la diplomazia vaticana (sempre preoccupata di essere ben
presente sullo scenario mediorientale,
aggiungo io), ma poi trasforma il suo
articolo in un attacco ai paesi di tradizione protestante: «Il loro tirarsi indietro di fronte a un problema che ha
scosso la coscienza di milioni di cristiani non è stato un bello spettacolo di solidarietà europea», conclude.
Un giudizio sommario, dunque, e
anche poco generoso. Anzitutto, Bonanni dimentica che tra i paesi che
non hanno aperto le loro frontiere ai
13 palestinesi c’è anche la Francia:
paese molto «laico», certo, ma di vecchia tradizione cattolica (una volta la
si chiamava «la figlia primogenita della Chiesa», suppongo a motivo del battesimo di Clodoveo, ancora recentemente celebrato) e ancora caratterizzato dalla presenza di una cultura cattolica di tutto rilievo (senza parlare di
Lourdes, che non mi risulta si trovi
nelle valli valdesi). In secondo luogo,
Bonanni dimentica che la Francia ha
in comune con paesi in tutto o in parte
«protestanti» come la Germania e la
Gran Bretagna un fenomeno di enorme importanza: la presenza di diversi
milioni di musulmani, incomparabilmente più numerosi di quelli che si
possono trovare in Italia, in Spagna o
in Irlanda. In una splendida intervista
pubblicata sull’ultimo numero di Confronti, Tarik Ramadan fa notare che
«in Francia, in Germania, in Gran Bretagna le istituzioni hanno un rapporto
diretto con le organizzazioni islamiche». Non mi pare che si possa ancora
dire la stessa cosa dell’Italia. Comunque, è un dato di fatto che la maggioranza dei cittadini di quei paesi (e in
particolare le chiese evangeliche e anglicane) sono acutamente consapevoli
della necessità di opporre un saldo
sbarramento contro una duplice rinascita del razzismo: quello antiebraico e
quello antislamico. Questa «resistenza
spirituale» esige molta sapienza e anche una certa dose di accortezza.
Non è dunque U caso di parlare, come fa Bonanni, di una rinascita dello
«spartiacque religioso tra cattolici e
protestanti»: ce lo ricorda, tristemente, l’assassinio di Pym Fortuyn, cattolico e leader del movimento xenofobo
olandese che ha recentemente riportato un grosso successo elettorale. 1 vecchi e nuovi demoni del razzismo non
si possono esorcizzare né con la pistola né col ricorso al più frusto armamentario polemico della Controriforma: servono di più il dialogo, la preghiera e un po’ di umiltà.
Giorgio Bouchard
2
PAG. 2 RIFORMA
«^'L’angelo del
Signore le disse:
ecco tu sei incinta
e partorirai un
figlio a cui
metterai il nome
di Ismaele, perché
il Signore ha udito
la tua afflizione;
'^egli sarà tra gli
uomini come un
asino selvatico;
. la sua mano sarà
contro tutti,
e la mano di tutti
contro di lui;
e abiterà di fronte
a tutti i suoi
fratelli”. Allora
Agar diede al
Signore, che le
aveva parlato, il
nome diAtta-ElRoi, perché disse:
“Ho io, proprio
qui, veduto
andarsene colui
che mi ha vista?”.
Perciò quel
pozzo fu
chiamato il pozzo
di Lacai-Roi.
Ecco, esso è tra
Cades e Bered.
^^Agar partorì un
figlio ad Abramo.
Al figlio che Agar
gli aveva
partorito Abramo
mise il nome
Ismaele»
(Genesi 16,11-15)
Allora [Sara]
disse ad Abramo:
“Caccia via
questa serva e suo
figlio; perché il
figlio di questa
serva non
dev’essere erede
con mio figlio, con
Isacco”. ''La cosa
dispiacque
moltissifho
adAbraamo
a motivo di suo
figlio. '^Ma Dio
disse ad Abraamo:
“Non addolorarti
per il ragazzo, né
per la tua serva;
acconsenti a tutto
quello che Sara ti
dirà, perché da
Isacco uscirà la
discendenza che
porterà il tuo
nome. 'Anche
del figlio di questa
serva io farò una
nazione, perché
appartiene alla
tua discendenza»
(Genesi 21,12-13)
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ ;
I DUE FIGLI DI ABRAMO
In Genesi 16 la promessa di Dio non è esclusiva della linea Abramo, Isacco,
Giacobbe, Israele ma si estende anche su Agar, Ismaele e sui loro discendenti
VALDO BENECCHI
Genesi 16 nasce per correggere un’ideologia nazionalistica nata e diffusa nel popolo
di Israele ai tempi del profeta
Ezechia o Giosia e che aveva,
provocato tensioni e conflitti.
Una ideologia costruita sulla figura di Isacco come l’unico figlio di Abramo e unico erede
delle promesse di Dio.
Ismaele e Isacco
Nella tradizione ebraica e
(
cristiana più diffusa Isacco è
il «vero» figlio di Abramo, mettendo così in ombra i capitoli
che parlano della nascita di
Ismaele e delle promesse di Dio
nei suoi confronti. D’altronde,
da parte islamica è Isacco ad essere messo in secondo piano. 11
Corano non precisa l’identità del
figlio che Allah chiede ad Àbramo di sacrificare (Sura XXXVIl,
102). I commentatori musulmani non hanno alcun dubbio che
si tratti di Ismaele. Nel doloroso
conflitto che oppone israeliani e
palestinesi arabi, il padre Àbramo è tirato da una parte e dall’altra per legittimare le rispettive aspirazioni religiose e territoriali. Quando vogliamo impostare in modo corretto il rapporto
fra cristiani, ebrei e musulmani,
partiamo dalla premessa che tutti abbiamo in comune il padre
Abramo di cui parlano sia la Bibbia che il Corano. Impostazione
corretta, ma parziale.
Noi non pretendiamo che la
Bibbia risolva il conflitto tra i
due popoli, ma essa ci aiuta ad
individuare delle piste di riflessione di un certo respiro. Intanto il capitolo 16 e altri capitoli di
Genesi sono una riabilitazione
di Agar, la schiava, e di Ismaele,
suo figlio. Sara e Isacco non
hanno bisogno di essere riabilitati. Ricordiamo che i musulmani si considerano discendenti di
Ismaele, figlio di Abramo come
Isacco. L’Islam discende da
Ismaele; da Isacco discendono il
giudaismo e il cristianesimo. La
tesi di Genesi 16 è che Isacco e
Ismaele non sono nemici o avversari ma sono ambedue figli
di Abramo e, come tali, coeredi
della promessa di Dio.
Sara non riesce a dare un figlio ad Abramo e allora suggerisce al marito un supplemento,
la schiava Agar; nasce Ismaele.
La schiava, nelle intenzioni di
Sara, avrebbe dovuto avere un
ruolo semplicemente strumentale, cioè garantire ad Abramo
una discendenza per poi mettersi da parte ma la schiava, dopo essere rimasta incinta, alza
la testa e non accetta di essere
messa da parte, consapevole
dell’importante ruolo che viene
ad occupare nella promessa di
Dio. Sara la maltratta e la costringe a rifugiarsi nel deserto
con il figlio.
L'altra faccia della promessa
N EL capitolo 16, leggiamo
L’angelo del Signore incontra
Agar nel deserto. Il deserto è il
luogo dell’incontro tra Dio e
Israele. L’autore biblico fa fare
ad Abramo l’esperienza di un
esodo all’inverso, cioè nel ruolo
dell’oppressore. Agar, l’egiziana,
è offesa e umiliata dalla sua padrona ebrea, Sara. «Il Signore ha
udito la tua afflizione». E lo stesso termine che si trova in Esodo
per descrivere l’oppressione di
cui soffre il popolo ebraico presso il Faraone. L’oppressa è ora
l’egiziana Agar, madre di Ismaele, per mano di Israele. (Agar: da
ger = migrante). Quella che sarà
l’oppressione del popolo da
parte del Faraone, è ora l’esperienza dell’egiziana Agar da parte dell’israelita Sara. Cosi come
Israele è fuggito dall’Egitto, Agar
fugge da Abramo e da Sara.
Le indicazioni geografiche
rafforzano le allusioni all’Esodo.
L’incontro tra Agar e l’angelo ha
luogo sulla via di Sur che è stata
la prima tappa di Israele dopo il
passaggio del Mar Rosso. Cades
e Bered (v. 14) sono le due estremità cronologiche dei 40 anni
passati nel deserto da Israele.
messa. Isacco e Ismaele si ritrovano poi, senza alcuna ostilità,
nella condivisione del dolore
per seppellire insieme il loro padre Abramo (Ge 25, 7-10).
I redattori descrivono una
coabitazione del tutto pacifica
tra Ismaele e Israele. Secondo la
testimonianza di Genesi, Dio si
occupa dei due figli di Abramo
con lo stesso amore e se il destino dei due fratelli non sarà
identico, l’uno e l’altro sono
chiamati a frequentarsi, a dialogare come parenti stretti, non
ad ignorarsi, né tanto meno a
farsi guerra, o a distruggersi.
Due storie diverse, ma profondamente intrecciate. Le frontiere fra Israele ed Ismaele non sono insuperabili, restano fluttuanti per permettere passaggi,
scambi, incontri, confronti, dialogo nel reciproco rispetto e nel
reciproco arricchimento.
Preghiamo
Padre nostro, noi ti preghiamo affinché tu dia autenticità ed efficacia alle nostre parole, ai nostri sentimenti, ai nostri propositi. Te lo chiediamo perché sappiamo
di quante parole vuote siamo capaci!
Durante i momenti più acuti della crisi mediorientale abbiamo saputo scrivere e dire, anche sulle colonne
di questo giornale, delle cose molto importanti e impegnative. Le parole pace, dialogo, riconciliazione sono
state le protagoniste dei nostri documenti e dei nostri
sermoni. Signore, tutto questo era illuminato dalla tua
Parola? Signore, ti sei servito di noi per realizzare i tuoi
progetti? Forse non lo sapremo mai perché questo è il
tuo segreto. Signore, ti preghiamo di renderci strumenti
adatti al tuo Regno soprattutto nelle vicende più tristi e
angosciose della nostra storia, come sono la violenza e
la guerra. Opera in tutti noi una profonda conversione.
Abbiamo bisogno di discernimento. Amen
l’altra faccia della storia
della promessa di Dio; la controstoria nei confronti di ogni pretesa nazionalistica ed esclusivista. Questo è l’annuncio dell’angelo del Signore ad Agar: «Ecco,
tu sei incinta e partorirai un figlio a cui metterai il nome di
Ismaele, perché il Signore ha
udito la tua afflizione» (16, 11).
Questo annuncio rieccheggia altri annunci importanti: «Tu concepirai e partorirai un figlio»
(Giudici 13, 5-7). «Elcana si unì
ad Anna, sua moglie, che era
sterile, e il Signore si ricordò di
lei. (...) Anna concepì e partorì
un figlio che chiamò Samuele» (I
Samuele 1, 20). «Il Signore stesso vi darà un segno: "Ecco, la
giovane concepirà, partorirà un
figlio e lo chiamerà Emmanuele’’» (Isaia 7, 14). E infine l’annuncio dell’angelo a Maria: «Ecco, tu concepirai un figlio e gli
porrai nome Gesù» (Luca 1,30).
Ismaele si trova dunque in
buona compagnia. Questa grande stima per Ismaele è ancora
percepibile nella spiegazione
del suo nome: «Perché il Signore
ti ha udito nella tua afflizione».
Dio non è solo il Signore di
Abramo, di Isacco e di Israele,
ma è nella stessa maniera il Dio
di Agar, di Ismaele, degli arabi,
dei musulmani così come sarà il
Dio di Maria di Nazareth, di Gesù, dei cristiani, il nostro Dio.
Agar e Mosè
Agar è presentata come il
I................... ~
.Mosè al femminile. In Genesi 16 essa ha una doppia
identità. È allo stesso tempo
schiava e seconda sposa nella
casa di Abramo. Evoca la doppia
filiazione di Mosè: figlio di una
schiava israelita e figlio adottivo
della figlia del faraone. Come
Mosè, Agar riceve il privilegio di
un incontro con Dio nel deserto: ad ambedue appare il messaggero di Dio; ad ambedue Dio
annuncia un messaggio di liberazione: a Mosè la liberazione dalla schiavitù del popolo ebreo, ad Agar una condizione di
libertà per il popolo che da lei
uscirà. In ambedue i casi si trova l’espressione: «Ho visto l’oppressione del mio popolo».
Mosè nel deserto diventa il
fondatore del popolo ebraico.
Agar, da parte sua, diventa la
madre del popolo arabo. Questa
la promessa ad Agar da parte
dell’angelo del Signore: «Io moltiplicherò grandemente la tua
discendenza e non la si potrà
contare, tanto sarà numerosa»
(Ge 16, 10). I.a promessa di Dio
non è esclusiva della linea Àbramo-Isacco-Giacobbe-Israele,
ma si estende su Agar, Ismaele e
ài loro discendenti. La lista delle
dodici tribù che discendono da
Ismaele (Ge 25, 12-16) conferma
il compimento di questa pro
La strada del dialogo
Le ideologie nazionalistiche
nutrite di fondamentalismo
religioso distruggerebbero, come distruggono, i due popoli.
Conflitti e violenze portano ad
ostruire di macerie anche umane la strada del dialogo. Ma la
consapevolezza di essere ambedue destinatari della promessa e
della benedizione di Dio e di essere concittadini della terra santa, del suo Regno, genera vita e
pace di cui godranno le future
generazioni che saranno tanto
numerose che non si potranno
contare. Bisogna vegliare perché è costante la tentazione di
scivolare in un nazionalismo
che è una miscela di intolleranza, di xenofobia, capace di avviare una spirale di morte dalle
dimensioni imprevedibili.
Non è possibile, Bibbia alla
mano, imporre in qualche modo una soluzione al conflitto
israelo-palestinese in corso.
Non possiamo forzare la mano a
questi testi per ridurli alle nostre intenzioni, sia pure positive
e pacifiche. La Bibbia non è un
libro di ricette e di strategie politiche, religiose, etiche a nostra
disposizione. Leggendo questo
testo troviamo un’apertura teologica, spirituale e politica tale
che siamo tutti invitati, ebrei,
islamici e cristiani, a raccoglierla in vista del contributo di testimonianza di dialogo e di riconciliazione che siamo chiamati a
dare nell’attuale situazione di
conflitto che ha radici lontane.
(Prima di una serie
di tre meditazioni)
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teologia dell'Uni,^ elaenii
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Etudes Théologl
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In questa letta,
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altri testi citati n!|
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problemi, nelle s
ranze. Allora iltesli
co lo sentiamoconi
raneo e vivo, loS|
Santo fa il resto.
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«124 MAGGIO 2002
Fede e Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
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Minaccia, punizione, pentimento, perdono sono oggetto di molte pagine bibliche
Punire per educare?
appiccale e nelle grandi cose, lo vita sociale di uno comunità si svolge con delle regole
he bisogna rispettare e a cui bisogno educare i giovani Ma c'è modo e modo per farlo
JNNAMAFFEL
Eloquio che segue co; un educatore che
.¿ una delle comunità
io evangeliche in Italia.
irdo con lui, ne ometto
,e perché lo svelamento
"Jiie; ij» tua identità potrebbe in
-^3zioti jiie modo avere ripernotisei, »ni sui delicati equilibri
do| ^1^52. Gli chiedo: la pu'^'61 Lruò oggi essere con®^9redi( strumento edu
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ir comportamenti sbaelaminaccia può consi(oel ricordargli che se
jdisce può essere punivolte però il ragazzo traisce e vuole essere puniche chiede attenzione».
(fuesti casi la punizione
1?
iche quando lo fa per atl'attenzione, ma facenesagera, la punizione va
1, Poi tutto dipende dalle
mi che ci sono fra edue ragazzi. Ovviamente
inizioni possono essere
'Otte se si notano camlenti».
'diche tipo di punizioni
a parlando?
lipuò venire isolato dal
' essere mandato in
iia per riflettere. Oppure
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ggi...»,S ■ÌApmìzione può inten; un testo rsi come un affermare che
mente il unautoriàe va rispettata?
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' Ili non per affermail superiorità. Comuni
presto rispetto fra educato
le ci su® *^20, gli si comunica
>. È moli ® il rispetto fra ragazzo e
¡flettere! ^ gli si dice che deve
lesto C3 stessa cosa anche al di
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I, quasi iW licose fatte fuori della
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*®o la loro situazione e
'•amo che a volte 1 loro
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dalla paura
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ragazzo lo comuni
ca in qualche modo, quando
parlando con altri dice: non
sbagliare perché l’ho fatto
anch’io e ho sbagliato. Lui diventa così un sostegno al
gruppo. Perché alcuni comportamenti, come ad esempio il rubare, mettono in questione tutte le relazioni. L’educatore non è semplicemente una figura istituzionale ma una persona che cerca
di dare al ragazzo almeno in
parte quello di cui è mancante. Se un ragazzo viene in un
gruppo è perché ha carenze
enormi di affettività e di regole del vivere insieme. Le cose
vanno sempre insieme. Ricordo una situazione in cui
riprendevo un ragazzo continuamente perché non faceva
delle cose che avrebbe dovuto fare. A un certo punto è
esploso dicendo: “Tu ce l’hai
con me”. Quando è accaduto
io mi sono fermato e gli ho
spiegato che il mio riprenderlo rifletteva la mia attenzione
per lui, non la mia antipatia».
- E lui ha recepito?
«Sì, ci ha pianto su e ha capito. Quella volta mi aveva
minacciato pesantemente.
Perché è anche vero che non
solo gli adulti ma anche i ragazzi minacciano quando c’è
uno scontro duro. Vogliono
provare quanta forza hanno.
Lo fanno fra di loro e lo fanno
con gli adulti. A volte è camuffato dal gioco. A volte è lite. Sono le scornate tipiche
della fase adolescenziale».
- Quanto coinvolgimento
affettivo c’è fra ragazzi e educatori?
«È un fattore individuale. Il
ragazzo sceglie l’educatore di
riferimento che poi magari
nel tempo cambia. Poi se c’è
qualche educatore da molti
anni, per loro egli rappresenta la loro memoria. Poter raccontare agli altri ragazzi come si era da piccoli è importante. Cerchiamo di coltivare
i ricordi non solo quelli rela
tivi alla comunità ma anche
quelli della famiglia. A volte
le foto di famiglia sono tenute nascoste, altre volte maltrattate, fino ai casi estremi
in cui i ragazzi stessi le distruggono».
- Accade anche questo ?
«Tanto tempo fa andando
in camera di un ragazzino ho
trovato che stava tagliando le
foto separando il padre dalla
madre. I genitori erano già
separati, in quell’occasione
era lui che voleva separare la
madre e se stesso dal padre.
Ce l’aveva con il padre, lo tagliava, lo buttava via, e io lo
fermai per fargli capire quello che stava facendo. Perché
fra il fare qualcosa e il riuscire a dirlo ce ne vuole: e fa bene far venir fuori le cose. Poi
ho cercato di spiegargli che
un giorno avrebbe potuto
pentirsi. Perché le cose cambiano. Offrire ai ragazzi una
prospettiva di futuro è importante...».
La minaccia verso il popolo amato
Minaccia, punizione, pentimento e perdono sono gli
argomenti principali di pagine appassionate e struggenti
della Bibbia. In particolare
nei libri profetici si raggiungono estremi di inquietanti
minacce e accenti di sofferto e
impareggiabile amore verso
un popolo spesso sordo ai richiami divini, eppure costantemente presente al cuore di
Dio. Osea è uno degli esempi
biblici più rappresentativi di
questi contrasti. Il testo tratto
dal volumetto di Giacoma Limentani «Il profeta a la prostituta» (Ed. Paoline, Torino,
1999) a commento del libro di
Osea coglie nell'animo tormentato del profeta proprio
questo aspetto. Riportiamo
traduzione e commento del
testo tratto dal capitolo 2, versi da 12 a 17. (a. m.)
«Farò cessare ogni sua
gioia, festa, capomese, ogni
sabato e ogni sua ricorrenza.
Essiccherò le sue viti e i suoi
fichi, di cui diceva: Sono il
prezzo del mio meretricio,
dono dei miei amanti. Ne
farò una selva e le fiere li
mangeranno. Le farò scontare i giorni del Baal, quando a
essi bruciava incensi, si adornava di gioie e anelli per seguire i suoi amanti e me, mi
dimenticava, parola delTEterno. Ma poi, ecco, voglio
brandirla: la condurrò nel deserto e lì parlerò al suo cuore.
Di lì le farò riavere le sue vigne, trasformerò la valle di
Acòr in una porta di speranza
e lì lei mi risponderà come
nei giorni della sua giovinezza, come nel giorno in cui
sorse dalla terra d’Egitto».
E cesseranno le feste che
un Israele non contaminato
avrebbe care, come pure le
ricorrenze stabilite dalla Legge divina, sulle quali sono
stati proditoriamente innestati turpi culti. (...) I frutti di
tanta ricchezza li divoreranno le fiere quando il paese
sarà ridotto a impraticabile
selva, quando cioè verranno
infine scontati i giorni dei
Baal. L’ebraico usa però qui
be’alìm, un plurale che sarcasticamente fa un sol mucchio
delle diverse divinità secondarie che anche trovavano
posto nel cuore degli idolatri, come pure della suprema
incoscienza con cui la nazione-sposa bruciava incensi, si
adornava di gioie e anelli, così addobbata seguiva i suoi
amanti e me, mi dimenticava. parola dell’Eterno.
Quella dell’Eterno è Parola
pregnante più di un giuramento. Quando poi per indicare colui che pronuncia
questa Parola, fra 1 vari appellativi viene scelto il tetragramma, e cioè l’impronunciabile e specialissima formulazione in quattro lettere
del verbo essere che attesta
l’eternità e quindi la misericordia divine, al dolore, allo
sdegno e alla minaccia di castigo non può non seguire
l’afflato dell’amore.
E poi, ecco l’attirerò a me,
sogna l’Eterno con l’ebraico
Mefateyha: la sedurrò proprio
come si seduce la donna
amata, perché al di là della
punizione e della pena tende
l’amore divino, che già pensa
a come e quando tornerà a
far sua la nazione redenta per
ricondurla in un deserta che
è sì il generico simbolo dell’esilio, ma anche eterno ricordo della culla del loro
amore. Solo nel deserto di
una totale rinascita Dio potrà
Al primo posto serve
la relazione d'amore
tornare a parlare a Israele
senza veli, come quando lo
elesse a propria sposa col dono della Legge. (...)
Sarà il patto d’amore e di
fedeltà, rinnovato in un deserto di estrema indigenza
che qui si sovrappone alla
purezza ritrovata nell’esilio
della punizione e del pentimento, a farle riavere i suoi
beni. E fra tutti i beni, di cui
ha goduto, sarà la vigna a venirle restituita per prima,
perché il grappolo d’uva è
simbolo dell’unità di Israele,
e perché col vino si fanno le
libagioni a Dio. Israele che ha
bevuto e offerto agli idoli vino impuro, berrà e offrirà a
Dio soltanto vino puro, e Dio
trasformerà la valle di Acòr in
una porta di speranza. (...)
Traslitterato dall’ebraico,
Acòr si scrive però Akhòr, significa turbamento, intorpidamento, e proprio una valle
con questo nome Dio vuole
ora trasformare in una porta
aperta alla speranza, per ricordare che l’avidità turba e
intorpida le coscienza, mentre turbamento e intorpidamento dell’anima sono alla
base dei tradimenti idolatrici
che provocano l’esilio della
nazione-sposa. DaH’esilio
che restituisce alla ragione e
che Dio trasforma in una
apertura alla speranza, la nazione-sposa risponderà con
la stessa fede e con lo stesso
entusiasmo con cui rispose
quando, candida di giovinezza, sorse dalla terra d’Egitto.
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RIFORMA
LIDIA GIORGI
SULL’AUTOBUS ancora
fermo al capolinea, salgono un papà, una mamma e la
figlioletta di 5-6 anni. La scena non passa inosservata: la
madre sbuffa la sua ansia, la
sua stanchezza, la sua irritazione. Intanto la bimba, saltellando allegramente, cerca
di prendere il biglietto dalla
mano del papà perché, come
in un gioco, vuole vidimarlo
lei. La mamma sempre insofferente dice di no, che quello
è un biglietto particolare, di
lasciar fare a papà eccetera.
La bambina, ovviamente, insiste e la mamma di lì a poco
cede, rammentando al marito
(e a se stessa?), che in fondo è
una bambina e che anche loro sono stati bambini; alla fine la piccola con grande soddisfazione riesce a timbrare il
biglietto, ma la madre è sempre in preda alla sua insofferenza: «Stai buona! Vieni a sederti quii No! Non lì! Ma perché mi fai sempre arrabbiare?» (...) E infine rivolta al marito: «Oggi mi ha sfiancata!».
Mi chiedo cos’è che sfianca
davvero noi adulti, nel rapporto con 1 più piccoli e giovani in genere. Da qualche
tempo sono impegnata ad osservare me stessa e a diventare maggiormente consapevole dei meccanismi che irretiscono e feriscono gli esseri
umani a livello psicologico,
spesso in maniera molto profonda. Credo che noi adulti
siamo più preoccupati del
nostro ruolo di genitori, educatori, trasmettitori di regole,
urlatori di minacce e rimproveri, dispensatori di punizioni piuttosto che del nostro essere principalmente e semplicemente persone in relazione
d’amore con le altre (compresi figli e figlie). Forse potrebbe esserci utile una sorta di
esercizio pedagogico-spirituale, che consiste nel ri
ascoltare e mettere in pratica
alcune esortazioni evangeliche, proprio nel rapporto con
i più piccoli. Una di queste è:
«Fate anche agli altri tutto
quel che volete che essi facciano a voi» (Matteo 7,12).
Bruno Bettelheim, nel suo
famoso libro «Un genitore
quasi perfetto» afferma che
l’empatia, così importante
perché un adulto possa comprendere un bambino, comporta che si consideri l’altro
nostro pari; non per ciò che
riguarda il sapere, l’intelligenza o l’esperienza e men
che meno la maturità, bensì
rispetto ai sentimenti e alle
emozioni che ci muovono
tutti, adulti e bambini. E riportando un episodio autobiografico della sua adolescenza dice ancora: «Poiché i
miei genitori avevano saputo
controllare l’irritazione nei
miei confronti, mi resi conto
che anch’io avrei dovuto fare
altrettanto con loro. Un castigo non avrebbe sortito il
medesimo effetto; probabilmente, anzi, avrebbe suscitato la mia ostilità».
Un giorno mio figlio undicenne corse verso di me in lacrime e -nelle sue parole:
«Non lo farò più», si poteva
percepire non tanto o non
solo la paura di un rimprovero, quanto il. suo essersi già
reso conto del rischio che si
corre nel maneggiare un coltellino affilato. Si era ferito un
dito mentre ripuliva un ramo
d’albero per farne un bastone. Ora, mentre guardava
scorrere il sangue si sentiva
svenire. Io rimasi calma: in
altre circostanze di tensione
ricordo di avere infierito. Lo
adagiai sul letto, lo consolai,
lo accolsi così com’era, con i
suoi sentimenti: dolore, rabbia frustrazione...
Non lo rimproverai. Poco
dopo mi abbracciò teneramente, mi baciò e mi disse:
«Mamma, ti amo!».
Punire è meglio
che mettere paura
In un paese viveva un uomo devoto e onesto. Quest’
uomo aveva un figlio molto
disubbidiente e spesso si
comportava male. Allorché il
padre venne a sapere che
aveva ancora una volta fatto
uno scherzo a un tale, gli disse: «Stasera ti rinchiuderò
nella cantina buia e umida e
piena di ratti». Quando venne la sera però cambiò idea:
«Ci ho ripensato, invece di
oggi, ti rinchiuderò domani
nella cantina piena di ratti».
Il giorno dopo gli disse: «Ti
rinchiuderò la settimana
prossima nella buia cantina,
perché prima devo mettermi
in viaggio».
L’uomo andò davvero in
città, dove aveva da sbrigare
i suoi affari. Rimase nella
città parecchi giorni e poi
tornò a casa. Quando entrò
in casa, cominciò a chiamare
il figlio che però non rispondeva; preoccupato si mise a
cercarlo per tutta la casa e,
alla fine lo trovò in soffitta: si
era impiccato. Naturalmente
era molto dispiaciuto di non
aver più il figlio con sé, si lamentò molto della sua immane perdita e nessuna riusciva a consolarlo.
Un giorno si recò dal saggio
Mosè Tscherteser e gli raccontò quello che era successo
prima dell’impiccagione del
giovane: «Io non lo punivo
mai, rimandavo sempre la punizione che avevo minacciato
di somministrargli, per dargli
la possibilità di migliorare il
suo comportamento», si lamentò l’uomo col savio. «Perché si è ucciso?».
A questa domanda il saggia
Mosè rispose: «Avresti dovuto
punirlo; infatti se tu l’avessi
fatto oggi sarebbe ancora in
vita. Poiché una punizione,
per quanto sia dura, si può
sopportare più facilmente di
una continua minaccia, perché nello scontare la punizione si è accompagnati anche
dalla speranza che presto fi^
nirà. Una minaccia invece
che non viene compiuta, rimane sempre davanti al minacciato, come un muro, ed
egli non sa mai se verrà compiuta o meno. Questa incertezza e la paura costante sono
più diffìcili da sopportare della minaccia stessa».
da Fiabe e leggende ebraiche, a
cura di Claus Stephani, Newton
& Compton editori, Roma, 2001,
pp. 124-125.
Nev
notizie evangeliche
agenzia stampa della
federazione delle Chiese
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4
PAC. 4 RIFORMA
VENERDÌ 24 Mai
Il Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi) si è tenuto ad Assisi
L'impegno dei luterani in Italia e oltre
Confermato il sostegno al Centro teologico evangelico per studenti dell'Università di Lubiana
Approvato il progetto di un Centro di studi ecumenici a Roma. Le donne aderiscono alla Fdei
ANNA BELLI
UN passo verso la realtà
italiana e un passo verso
la realtà oltre i confini italiani, ripetendo la sequenza dei
passi e usando per questo
anche la musica, o meglio
l’innario. Il Sinodo della
Chiesa evangelica luterana in
Italia (Celi), tenutosi dal 27
aprile al 1“ maggio ad Assisi,
potrebbe essere così sintetizzato. Da una parte continuano gli appoggi a strutture teologiche, che servono a promuovere il dialogo teologico.
Questo Sinodo della Celi, per
esempio, ha confermato il
sostegno ad un centro teologico evangelico per studenti
dell’università di Lubiana, in
Slovenia. Il sostegno al centro è una delle attività in cui
si concreta il «gemellaggio»
tra Celi e Chiesa luterana in
Slovenia. In Italia, la Celi e la
Facoltà valdese di teologia di
Roma sono impegnate nell’istituire un centro di studi
teologici. L’iniziativa è portata avanti dai professori Martin Wallraff, Monaco, ed Ermanno Genre, Roma. L’intento è di chiamare in vita
una struttura postuniversitaria che consenta a giovani
laureati di «specializzarsi»
nelle questioni ecumeniche.
Ma questo Sinodo appena
concluso è stato importante
anche per le donne. L’assemblea infatti ha dato semaforo
verde alla Rete delle donne
della Celi per chiedere l’adesione alla Federazione delle
Foto di gruppo dei partecipanti ai Sinodo deila Celi ad Assisi
donne evangeliche in Italia
(Fdei): finora le luterane erano solo osservatrici nel Comitato nazionale e al Congresso. Il valore della deliberazione sinodale sta nel fatto
che l’adesione completa alla
Fdei ha due aspetti positivi:
da una parte, viene eliminata
un’asimmetria in quanto la
Celi è già membro della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei); nella Fdei,
le luterane trovano le donne
di quelle stesse chiese con cui
la Celi ha cooperato a fondare
la Fcei. Inoltre, la collaborazione tra donne evangeliche
di tutte le denominazioni è
indispensabile per poter attuare dei progetti di una certa
complessità come per esempio quello, voluto dalla Fdei,
dell’istituzione di un centro di
formazione professionale per
donne tolte alla schiavitù della prostituzione, la cui sede è
prevista in un centro battista
nella zona dei Castelli romani.
Il Sinodo 2002 si è occupato anche della musica nella
liturgia luterana. La Celi ha
attualmente in preparazione
un nuovo innario e dal Sinodo sono venuti impulsi precisi alla Commissione innario.
Durante i lavori è stata allestita una mostra fotografica
di Claudio Longobardi, il
«Mounaciello», che ha fermato istanti della vita a Torre
Annunziata, dove ha sede
una delle Comunità della Celi, che cura il centro sociale
«Idelmo Poggioli». La mostra
è stata accompagnata da
un’accurata ricerca sociologica di Marika De Rosa.
Scelto dalla Fondazione norvegese per il suo impegno a favore dell'ambiente
Premio «Sophie» al patriarca ecumenico Bartolomeo
Il patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli,
leader spirituale dei 300 milioni di ortodossi nel mondo,
ha ricevuto il Premio 2002
della Fondazione norvegese
«Sophie» (100.000 dollari)
che ogni anno viene conferito a una organizzazione o a
una persona che si è distinta
nella difesa dell’ambiente o
per lo sviluppo. Il premio è
stato assegnato a Bartolomeo
per gli «sforzi da lui compiuti
per legare fede e ambiente» e
per «la sua gestione ecumenica spirituale e pratica della
protezione e della guarigione
della Terra», ha annunciato la
Fondazione Sophie.
Bartolomeo, 62 anni, che
dirige il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli dal 1991,
viene a volte chiamato «il patriarca verde» a motivo del
suo impegno al servizio della
difesa dell’ambiente. Il patriarca, che è già intervenuto
presso il Parlamento europeo,
l’Unesco e il Forum economico mondiale di Davos sulle
questioni ambientali e sul loro rapporto con la globalizzazione, ha vigorosamente criticato i governi che non hanno
onorato i propri impegni nei
confronti dell’ambiente.
«Il patriarca Bartolomeo ha
preso posizione contro l’ingiustizia e la disuguaglianza,
ha denunciato l’attuale globalizzazione economica che sta
scavando un fossato tra ricchi
e poveri e che porta ad un
consumo eccessivo - sottolinea il comunicato della Fondazione -. Con i suoi sforzi instancabili per attirare l’attenzione sui diritti e i doveri, egli
ha criticato sia il superconsumo nei paesi del primo mon
II patriarca Bartolomeo
do sia l’assenza di giustizia
che causa una disuguaglianza
crescente nei paesi in via di
sviluppo». Bartolomeo ha dichiarato il 1“ settembre «Giornata di preghiera per
am
biente» nel mondo ortodosso.
«La sua gestione spirituale
e pratica dell’ambiente è riuscita a sensibilizzare 300 milioni di ortodossi nel mondo
sulle questioni ambientali ed
ha incoraggiato i capi religiosi
di ogni confessione a fare altrettanto», sottolinea la Fondazione. Bartolomeo, scelto
da una giuria di 40 persone,
riceverà il Premio dalle mani
del ministro dell’ambiente
norvegese, Borge Brende, il
10 giugno prossimo a Oslo,
nel corso di una cerimonia alla quale assisteranno il primo
ministro e altri rappresentanti del governo.
Il premio è stato fondato
dallo scrittore norvegese Jostein Gaarder, autore del libro
Sophie’s World (Il mondo di
Sophie) ed è finanziato unicamente dai proventi dei suoi
libri, ha precisato Anette
Langtvet, direttrice della Fon
dazione. Fra i laureati figurano tra l’altro Attac-Francia
(associazione per una tassazione delle transazioni fi
nanziane per 1 aiuto ai cittadini), militanti a favore dell’ambiente come il cinese
Sheri Liao, oppositori alla
globalizzazione come l’indiano Thomas Kocherry e l’americano Herman Daly.
Anette Langtvet ha espresso la speranza che questo
premio incoraggi altri capi
religiosi a «iscrivere la preoccupazione per l’ambiente al
cuore della loro fede». Nel
precisare che la Fondazione
non ha «posizione né politica
né religiosa». Anette Langtvet
ha aggiunto che intende organizzare un seminario insieme alla Chiesa luterana di
Norvegia, dopo la cerimonia
di conferimento del premio,
sui metodi ortodossi di difesa dell’ambiente. (eni)
I
DAL MONDO CRISTIANO
i Incontro tra la Chiesa ortoiJossa di Grecia ej
I rapporti tra chiese e Unione europi
ATENE — I rapporti chiesa-stato devono restare a t
nazionale, ma le chiese non possono essere escluse d ni
borazione della politica dell’Unione europea. È qyjj
Irà
trod
emerso da un incontro ufficiale ad Atene tra la Com
chiesa e società della Conferenza delle chiese europesi
e la Chiesa ortodossa della Grecia, rappresentate risna
mente dal direttore Keith Jenkins e dall’arcivescovo S
doulos. Nel corso dell’incontro è stata ribadita la nece^KÌ^F®'
non mettere in ombra le radici cristiane dell’Europa^
futura Costituzione europea, di individuare un sistema'^^®'^^^(
Itale e s
IDi
sull’Asia
diCàFo!
j(cadeni;
(Vaisi e <
Palazzo
OTTAWA — «Quando Israele recederà daH’occupaàof Ì
legale della Palestina e quando la popolazione civile dd F*® •
paesi no'n sarà più vittima di attentati suicidi o di azioni:
tari, allora sarà possibile la riconciliazione»: questa dici
zione dell’arcivescovo anglicano del Canada, MichaelPa
stata giudicata «parziale e ingiusta» dal Congresso ebralé
Canada (Cjc) e ha causato il ritiro degli esponenti ebraid
turale di dialogo tra le chiese e le istituzioni, specialmeì
temi come la globalizzazione e le politiche sociali, f»
Consulta ebraico-cristiana del Canada
Controversia tra ebrei e anglicani
la Consulta ebraico-cristiana del Canada, un organi'ìniM’“''
min i
terreligioso che dalla fine degli Anni 70 è impegnato ni.
go tra le due religioni. Stupore e dispiacere tra le chiedi
stiane che fanno parte della Consulta (anglicani. Chiesa ^
ta, presbiteriani, luterani): «Noi continuiamo a credere-1
no dichiarato - che non si avrà pace in Medio Oriente
sicurezza per Israele e una patria per i palestinesi», (nei
Chiese luterane africane
Non discriminare chi è colpito
dal virus dell'Hiv
NAIROBI — «In passato abbiamo stigmatizzato e disi
nato le persone colpite dal virus Hiv; ce ne pentiamo e
diamo al Signore di perdonare questo nostro peccatoj.i
dice una dichiarazione rilasciata a Nairobi al termine#!
consultazione organizzata dalla Federazione luterana
diale (Firn) che ha visto riuniti leader e responsabili#
chiese luterane africane dal 1“ al 6 maggio. Per passare
parole ai fatti, la Firn ha lanciato una campagna mondia
sensibilizzazione ai problemi legati alla diffusione del'j
prevenzione, ricerca di fondi per cure mediche e sopii
«uno sforzo per rompere l’ipocrita cortina di silenzio citi
conda questa terribile malattia».
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toso, ha
Sudan meridionale
Forte crescita delle chiese cristiane
KHARTOUM — Le chiese cristiane (cattolica e protesi) ..
di varie denominazioni) del Sudan del Sud sono tra ledi
che hanno il più alto tasso di espansione che si registra) -®Fann
mondo. Lo ha dichiarato il segretario esecutivo del Con^ ® pr
delle chiese del Sudan, pastore Harun Ruun che, pur#« '
do di non poter fornire cifre esatte, si è detto certo che» S ^
regione il 70% della popolazione è ormai cristiana, in*
: Diffusione della legge islamica in Nigeria SS
, . i S‘me, q
Leggi islamiche e conflitti interreligio^ »
LAGOS — Secondo un recente rapporto, la diffusionet| Si trat
da della Sharia (legge islamica) potrebbe provocare uW ®ota i
conflitti interreligiosi. «La talebanizzazione della Np
legge della Sharia e libertà religiosa» è un rapporto di 1®I
gine steso dalla Freedom House, un’organizzazione ini®
zinnale per i diritti umani. In esso è riportato che, se* ^na i
legge civile nigeriana la Sharia è sempre stata
cune parti della Nigeria si sta estendendo la giurisffl®*»
lituo
locclii
della Sharia anche a vicende legali di carattere
aperta violazione della costituzione del paese e degli 'in
basilari diritti umani riconosciuti dalla comunità interni
naie. I cristiani del luogo temono che le leggi basate^
Sharia causino discriminazioni e violenze. Secondo u
porto, se non viene arginata l’applicazione di questaes
Sharia in Nigeria, si arriverà alla guerra civile.
terpn
hi
^^16 Ci s
à II comitato esecutivo del Consiglio di chiesa ha deciso un taglio del budget 2003 di 5,3 milioni di do
La Chiesa presbiteriana Usa annuncia riduzioni di personale e di fo^h
La Chiesa presbiteriana degli Stati
Uniti sta per procedere a riduzioni di
personale e di fondi equivalenti al
10% dei suoi programmi di missione
all’estero, in seguito ad un taglio di
budget di 5,3 milioni di dollari. Nello
scorso aprile, il comitato esecutivo
del Consiglio della chiesa ha approvato, con 10 voti favorevoli e uno
contrario, un bilancio preventivo di
130 milioni di dollari per il 2003, che
prevede la soppressione di programmi e di posti di 43 membri del personale nazionale e di 34 membri del
personale missionario. «Molti ne deducono che facciamo questo perché
i membri di chiesa non contribuiscono - ha detto Gary Luhr, direttore aggiunto della comunicazione - ma
non è vero».
Luhr ha dato due spiegazioni a tali
riduzioni: un deficit di introiti dovuto
a una perdita sui fondi di dotazione e
di investimenti, nel contesto del calo
economico generale succeduto agli
attentati dell’11 settembre, ha provocato una diminuzione della liquidità
disponibile. D’altra parte, nel febbraio scorso il Consiglio della chiesa
ha deciso di lanciare due nuove iniziative missionarie che richiedono un
trasferimento di fondi dagli attuali
programmi. Queste due nuove iniziative consistono da un lato in un programma educativo (ammontante a
500.000 dollari) sulla Bibbia, i sacramenti e il significato dell’identità presbiteriana, e dall’altro a un programma di un milione di dollari per lanciare un appello di fondi di 40 milioni
di dollari, per lo sviluppo di nuove
chiese, la crescita delle chiese etniche
e posti per il personale missionario.
Daniel Rift, direttore aggiunto del
Dipartimento «Servizio mondiale e
testimonianza», ha espresso la speranza che la perdita di personale missionario sia solo provvisoria. «Siamo
in grado di sviluppare le nostre attività estere. Abbiamo dei candidati.
Ciò che occorre è che i presbiteriani
si impegnino chiaramente a sostenere questo appello di fondi». Per lohn
Detterick, direttore del comitato esecutivo, «è molto difficile portare
avanti questo compito. Abbiamo cercato di minimizzare le conseguenze
che queste misure avranno sul nostro
personale». La conseguenza più grave per la chiesa sarà la perdita provvisoria del personale missionario. La
direzione della chiesa ha inviato gli
avvisi di licenziamento il 29 aprile
membri
scorso, e i memori uei Pr
no stati invitati a lasciare i P ^
ci a maggio. Due ft ogc
ranno soppressi entro la n , ,itiel fini
no. moine, 21 posizioni vacan«
state soppresse. , ,,„,i,nrse'
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Secondo l’ufficio ser
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persone licenziate, due han ^
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30 e 39 anni, quattro tra ^ 15
e dodici fra 10 e 19 anni. 5 p ^ 'Jcinqy
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e segretarie di direzione.
5
fRDÌ 24 MAGGIO 2002
PAG. 5 RIFORMA
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I;;,, Convegno a Venezia organizzato dairUniversità e dal Centro culturale evangelico
Il «maestro spirituale»
Jfenta relazioni in tre giorni intensi per esaminare la figura del maestro spirituale nelle
Ifodizioni religiose d'Oriente e d'Occidente. La relazione di Paolo Ricca su Cristo Maestro
jrANCO macchi
gl giorni 18-19-20 aprile
si è svolto a Venezia un
Lpvegno di estremo interesdi notevole spessore cul***6 spirituale. OrganizzaDipartimento di studi
■ Orientale-Università
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l lCàFoscari, dalla Venetian
Acadeniy of Indian, Studies
1 (Vaisi e dal Centro culturale
azzo Cavagnis, il conveiha raccolto studiosi di
Inrim’ordine e giovani riceratori provenienti da tutta
a, ma anche dall’Inghiliterra’e dall’India, per approfondire, per la prima volta
I Italia, la figura «del maeEjo spirituale nelle tradizioni
*iellgiose d’Oriente e d’Occilente, ricoprendo le aree del
mondo classico, di ebraismo,
ffistìanesimo. Islam e mondo
0, India, Sud-Est asiatiIfO, Cina e Giappone».
Le trenta relazioni tenute
Lei tre intensi giorni veneziaI li hanno messo a dura prova
I la costanza dei convegnisti.
Li è trattato certamente di
jtomunicazioni interessanti
ima anche molto impegnatifve, e questo fatto suggerisce
ideile importanti riflessioni,
fjtima di tutto chi scrive quelite note è rimasto colpito
Idi’attenzione con la quale il
(pubblico, veramente numeiroso, ha seguito con intensa
partecipazione tutti i relatori
e i dibattiti sviluppatisi. Persone di tutte le età, uomini e
donne, moltissimi giovani,
hanno seguito lo svolgimento
dei lavori (in certi, momenti,
dato l’alto numero delle persone presenti, in piedi, seduti
sul pavimento, oppure fuori
dall’edificio). Eppure non si
trattava di intrattenimenti
«facili» il che dimostra come
in effetti c’è tutto un mondo
giovanile, ma non solo, che è
alla ricerca di vera esperienza
spirituale e di «valori» diversi
a quelli che offre loro l’attuale civiltà occidentale. A questo mondo il nostro cristianesimo non riesce a dare più
una risposta convincente.
Entrando nel merito del
convegno, sul piano organizzativo la numerosità degli
specialisti presenti e delle relazioni svolte (è doveroso
menzionare in modo particolare i prof. Gian Giuseppe Filippi e Antonio Rigopoulos,
ideatori e coordinatori principali di tutto il convegno) è
stata una ricchezza, ma al
tempo stesso ha fatto emergere alcune questioni teoretiche di fondo. La prima è questa. Semplificando molto, si
potrebbe raccogliere il taglio
degli interventi in due categorie fondamentali, con tutte
le ovvie sfumature: quello in
cui prevaleva il tono informa
tivo e scientifico e quello che,
oltre alla competenza, tradiva anche l’esperienza personale e quindi il maggior coinvolgimento personale dei relatori. Ovviamente questi ultimi sono stati i più incisivi e
contagiosi.
Esemplari, a mio avviso,
sono stati quelli di Paolo Ricca e del Pandit indiano. Il
problema sollevato da Ricca
sulla dialettica esistente già
nei vangeli fra Cristo morto e
risorto e Cristo Maestro non
era solo una questione filologica e dotta, ma investiva
l’esperienza e l’orientamento
personale dell’oratore. Una
analoga considerazione deve
essere fatta a proposito dell’intervento del Pandit indiano. Si è trattato di uno dei
momenti più alti dei tre giorni. Non solo per la presenza
di un numero incredibile di
persone, molte delle quali
evidentemente sue seguaci, e
neppure per le nozioni e i
concetti espressi, ma per il
plus di comunicazione che
emanava dalle sue parole e
dai suoi gesti semplicissimi,
da cui trasudava tutta la ricchezza della sua esperienza
esistenziale. Non parlava del
guru, era un guru, e questo
faceva la differenza nei confronti di altre pur interessantissime e perfette relazioni.
Altra questione sollevata
inevitabilmente dalla tre
giorni veneziana è di natura
metodologica, ma che nel
fondo è anche di sostanza.
Molte erano le corrispondenze e le analogie mitologiche,
rituali e socio-culturali che
emergevano dall’esposizione
di un numero cosi consistente e disparato di tradizioni e
di religioni. È sufficiente constatare queste corrispondenze, per dedurre identità sostanziali fra le diverse culture, o sono proprio le differenze che segnano diversità inconfondibili di realtà in nessun modo riducibili a qualcosa di identico, pena il loro
snaturamento e la loro completa dissoluzione? In una
rassegna del rapporto maestro-discepolo nelle varie religioni si è inserito con naturalezza e con pieno diritto di
cittadinanza anche la specificità del cristianesimo.
Un cristiano presente a
questo convegno non può
però non aver sentito forte
affacciarsi in lui uno dei punti di domanda più urgenti e
radicali di oggi: come impostare una teologia cristiana
del pluralismo religioso (come suggeriva un famoso testo di J. Dupuis uscito nel
1997)? Il cristianesimo è «la
via» o «una via» verso la verità? Quale rapporto esiste fra
questa via e le altre vie?
i Intervista con Marco Bellocchio, regista del recente film proposto a Cannes
llall'«Ora di religione» alla mancanza di laicità
MARCO DAVITE
ma
ùsioneii
I
1 nuovo film di Marco Bel-locchio. L’ora di religione,
Ija rappresentalo quest’anno
l’Italia al Festival del cinema
(li Cannes. Non è certo un
film conformista, è un film
(•Ire, in un momento di creante bisogno religioso, in
•m'Italia che anagraficamente resta cattolicissima, lancia
® grido di radicale laicità e
presenta senza veli una religione, quella cattolica, nel
*00 volto più cupo, più opj P'issivo, più bigotto.
Si tratta di una scelta che
are ulte® ®nota una certo coraggio, e
;lla Nig® *®Pretidentemente anche
to di lOlP*’ Popolare a giudicare dal suconeintfl® del film da qualche set:he, sen® ™®a iielle sale cinematoìsenteii®* italiane. Un succesiurisdiz^ ^nche al bra
crimin® . Castellitto, noto al
‘ degli® r Plico italiano per la sua
linternaì ««rpretazione di Padre
basate® ‘ . paradossi del cinema,
andò il« « stimola a compiere
■sta es® I '•he salutare esercizio di
f(j priastica mentale. Ne ab_____^ Parlato con il regista.
- L’ora di religione: strano
titolo per un film...
«L’ora di religione è quell’ora alla quale nessuno è obbligato a partecipare, tuttavia...».
- Però?
«Però contraddistingue la
scuola italiana perché si chiama “ora di religione” ma in
realtà è una “ora di religione
cattolica”».
- Proprio la scuola, che dovrebbe essere la prima palestra di pluralismo...
«Questa è una riflessione
che ho fatto anch’io. Le porto
l’esperienza di mia figlia: lei è
l’unica in tutta la classe a non
frequentare l’ora di religione.
Io da laico penso che dell’ora
di religione si potrebbe fare a
meno, perché ogni bambino
può poi andare in parrocchia, alla moschea, in sinagoga, può frequentare la religione che desidera. Nella scuola,
come principio, io credo che
si potrebbe rinunciare...».
Marco Bellocchio mi riceve
negli studi della Albatros, dove al muro sono ancora appesi i cartelloni con le sequenze
IAir«lnfinity Festival» di Alba
^ilm e spiritualità
con la vittoria
Der „ PO'" hoy («Solo
kelR^^'“^ dell’argentino
'lieari l’fnyfnfiy Festival
Alba (Cuneo) ha pretina Il 6 e il 13 aprile,
ll30)jJ,’® di pellicole (ben
"ite all *®*^atiche impronspirituale.
Ja^n '^'tcitrice, ambientaAires, racconta
sonr ^ giovani che cerano
nel loro paesappiamo sult, di „ itacollo economico
Igteg °”®eguenza, della di
sociale. La loro
f*’heillfè fatta dei lavorali Hi ’^elazioni interpersoscambi di idee che
nascono dall’intimo di ognuno. Come dice il regista, «un
film sulla gente che cerca di
essere, che sta per fare qualcosa, che è dotata di talento,
ma che inevitabilmente finisce per dedicare il proprio
tempo a qualcos’altro, forse
(...) per bisogno di una ragione di vita o per avere sempre
una scusa per posticipare la
realizzazione dei desideri».
Altri premi sono andati al
film del romeno Sinisa Dragin In ficcare zi Duminereu
ne saruta pe gura («Ogni
giorno Dio ci bacia sulla bocca») e al finlandese Blatnoi
Mir («Mondo di ladri») diretto da Jouni Hiltounen.
dei ciac. Il film non è ancora
uscito, e si comprende la prudenza con cui il regista risponde a,lle mie domande.
Ma nonostante le puntualizzazioni e i distinguo, la sua visione laica emerge con grande chiarezza. Perché il film
L’ora di religione in realtà non
è tanto un film sulla religione
quanto un appassionato appello alla laicità.
«Di fatto in questi anni mi dice riprendendo il discorso - tutte le forze politiche, dalla destra alla sinistra,
non hanno mai messo in discussione l’autorità del papa.
Pensi al Giubileo, per esempio. In questi ultimi anni
l’autorità del papa è stata
non dico assoluta, ma certamente ha avuto un peso eccessivo, mi sembra. Io credo
che questo sia accaduto perché le forze politiche, tutte le
forse politiche, compresa la
sinistra, hanno dimostrato
un’attenzione verso la religione molto più accentuata
che in passato».
-Attenzione o subalternità?
«Una e l’altra. Nel momento in cui si dice: “Se non ci si
allea con i cattolici non si
vincono le elezioni”... è un
fatto incontestabile, ma lei
capisce bene quali siano le
conseguenze dal punto di vista della laicità di un paese».
- Secondo lei che cosa manca a questo paese per diventare laico?
«Questo non lo so, ma si
sente in ogni circostanza
una religiosità preponderante, che si rappresenta soprattutto nella Chiesa cattolica
ma pensi a quanti interessi,
nel mondo della magia, della
superstizione... Insomma,
non credo che questo sia un
momento di grandi prospettive laiche. Non vedo come
potrebbe essere diversamente, dato che non esiste nemmeno più una forza politica
laica, che fa della propria laicità un punto di forza, almeno mi pare».
- Un’anomalia italiana?
«Certo in questo paese la
tradizione dello stato non è
molto robusta. Il perché bisognerebbe chiederlo agli storici: “Libera chiesa in libero
stato”, diceva Cavour, però
evidentemente poi le cose
sono andate in maniera diversa. Pensi a quello che sta
accadendo in Italia in questi
mesi. Recentemente parlavo
con alcuni professori della
proposta del ministro di inserire nei ruoli una massa notevole di insegnanti di religione
che sono stati scelti dai vescovi, dalla chiesa, e che i
professori di ruolo, che hanno vinto concorsi, si ritrovano tranquillamente all’interno... Ma mi sbaglio o è stato
proprio un laico a firmare
l’ultima revisione del Concordato?».
- Non sbaglia affatto, è stato Craxi.
«Ecco, vede, bisognerebbe
ricordarle queste cose. Ad esempio: il crocifisso dietro la
cattedra. Noi non ci facciamo
neanche più caso, ma non so
se questo avvenga anche altrove. In Francia è così?».
-Assolutamente no.
«Mi pareva... Certo a tutto
si fa l’abitudine, però bisognerebbe riflettere, perché il
crocifisso è un simbolo, una
rappresentazione, a cui il
bambino si deve abituare.
Perché?».
- Ci sarà pure il crocifisso
nelle aule, però poi in chiesa
non ci va nessuno.
«Trascurare la pratica non
significa ribellarsi alla casa
del Padre. La chiesa sarà anche vuota ma deve restare. Allora c’è il battesimo, il matrimonio, la prima comunione... tutti riferimenti a una
tradizione che non viene rifiutata perché si sottovaluta
l’importanza di questo rifiuto,
forse per paura che si possa
generalizzare. E poi, nel clima
di arrendevolezza che ci circonda oggi, in fondo che cos’è
un matrimonio, un battesimo? Niente, le cose importanti sono ben altre. O no?».
Un libro del tedesco Verweyen
La difficoltà
di dire la speranza oggi
FULVIO FERRARIO
T“\ARE’ ragione della
speranza» cristiana,
in obbedienza all’esortazione
della prima Lettera di Pietro,
è uno dei compiti della teologia che, nell’organizzazione
assunta dagli studi nella tradizione cattolico-romana ha
plasmato una vera e propria
disciplina, chiamata «teologia
fondamentale». Un tempo si
chiamava anche «apologetica», parola oggi fuori moda e
un poco sospetta: non bisogna dimenticare, però, che diversi scritti del cristianesimo
antico, non raramente opera
di martiri, erano appunto
«apologie», difese, della fede
cristiana contro le obiezioni
del paganesimo: anche la tradizione protestante conosce
«apologie» famose, come
quella della Confessione di
Augusta, redatta da Filippo
Melantone. Spiegare le ragioni della speranza cristiana è in
effetti un compito ineludibile:
certo, la fede è generata dallo
Spirito Santo e non è la conclusione delle elucubrazioni
dei teologi. Ma lo Spirito non
è irrazionale, né parla una lingua iniziatica comprensibile
solo a pochi illuminati: la teologia non può «dimostrare» in
modo incontrovertibile la fede (anzi, una simile espressione, dimostrare la fede, è priva
di senso), ma può e deve illustrare che cosa la fede crede e
perché lo crede.
È questo l’obiettivo di un
importante trattato di teologia «fondamentale»** recentemente tradotto dalla Queriniana e dovuto a uno dei
maggiori specialisti cattolici
della materia, il tedesco Hansjùrgen Verweyen, professore
a Friburgo, in Brisgovia. Si
tratta della nuova edizione di
un’opera già famosa e molto
studiata. Il titolo è in qualche
modo polemico: nell’epoca
del pluralismo religioso e della ragione debole (terna di
un’altra interessante opera di
Verweyen, anch’essa tradotta
dalla Queriniana, La teologia
nel segno della ragione debole) l’autore intende presentare Gesù di Nazareth come
l’ultima, definitiva («escatologica») parola rivelativa
di Dio. Si tratta del Cristo
del Nuovo Testamento: non
semplicemente, cioè, del Gesù storico ricostruito dalla
critica, ma del significato di
Gesù nell’esistenza credente,
così come lo documentano
gli scritti apostolici.
L’esperienza credente nasce nell’incontro con il Gesù
testimoniato nella chiesa, in
un processo complesso, che
Verweyen chiama traditio (e
che non si identifica semplicemente con il «tradizionale»
concetto di tradizione). Il ca
none biblico svolge evidentemente un ruolo chiave in tale
dinamica, che però si ripete
ogni volta di nuovo e struttura il movimento della fede.
L’aspetto probabilmente più
originale (e comunque più
discusso) della proposta di
Verweyen è costituito dalla
sua interpretazione dell’evento pasquale. L’autore sottolinea il carattere decisivo
della Pasqua, evento nel quale diviene pienamente manifesto il significato di Gesù. Le
apparizioni, tuttavia, non andrebbero concepite come
eventi che aggiungano qualcosa all’incontro dei discepoli con il Gesù terreno. Una simile concezione sostituirebbe, secondo il suo pensiero,
la rivelazione di Dio nell’abbandono della croce con una
fede in ultima analisi centrata sulla spettacolarità dell’evento miracoloso.
Le apparizioni (o cosiddette tali, a questo punto) sarebbero invece da intendere come esperienze di conversione operate dallo Spirito,
strutturalmente analoghe
all’insorgere della fede in chi
diviene credente. Una tesi
abbastanza diffusa nel dibattito non solo recente, nonostante le significative obiezioni ricevute. L’intenzione
di fondo di Verweyen è, appunto, apologetica: egli intende mostrare che la fede
non dipende dal ritenere
realmente accadute le apparizioni pasquali: gli esseri
umani di tutti i tempi sono
posti di fronte al messaggio
di Gesù in termini analoghi a
quelli dei primi testimoni (e
questo è giusto). Altra e diversa questione è se le apparizioni pasquali non abbiano
gettato una luce nuova e
inattesa sull’esperienza di vita con Gesù che i discepoli
hanno fatto fino alla crocifissione, compresa.
Al di là della risposta a questa domanda, peraltro cruciale (non pare che Verweyen
riesca a superare le obiezioni
mosse alla linea interpretativa nella quale si inserisce), il
libro offre stimoli di assoluta
importanza all’attuale dibattito teologico. Pensato per le
Facoltà cattoliche di teologia,
costituisce per il pubblico
evangelico una lettura istruttiva pur nell’assenza, un po’
sorprendente, di un confronto significativo con alcuni
contributi evangelici (quello
di Eberhard Jùngel, in particolare) relativi a problematiche abbastanza simili, pur
nel diverso contesto, a quelle
che appassionano l’autore.
(*) H. Verweyen: La parola
definitiva di Dio. Compendio
di teologia fondamentale. Brescia, Queriniana, 2001, pp. 590,
euro 54,23.
6
PAG. 6 RIFORMA
La cittadina d'origine, San Ginesio, nei pressi di Macerata, non li ha dimenticati
I Gentili, eretici del Cinquecento
Un «Centro studi gentiliani» per ricordare la memoria di una famiglia accusata
di «luteranesimo», che dovette fuggire all'estero per scompare all'Inquisizione
PAOLO T. ANCELERI
Della vii Giornata (1997)
sono stati pubblicati recentemente gli Atti (Giuffrè,
2001) che contengono i contributi di Benedict Kingsbury
(New York University), Diego
Panizza (Università di Padova) e Paola Anna Pillitu (Università di Perugia). È interessante notare come il pensiero di Gentili anticipi certe
problematiche attuali. Proprio la sua esperienza di esule per motivi religiosi lo porta a sviluppare una forma di
diritto naturale «in cui tutti i
popoli sono legati da una intima identità che va oltre
ogni barriera di nazione e
ogni antitesi di fede»'. Ma
Kingsbury tende ad approfondire l’esame del pensiero
gentiliano ponendolo in rapporto con il relativismo scettico di Montaigne, le riflessioni del domenicano spagnolo Francisco Vitoria e il
più avanzato discorso di Grozio, altro padre fondatore del
diritto internazionale.
Gentili considera la guerra
come un «peccato contro la
fratellanza degli uomini» (Atti, rei. Pillittu, p. 94). Il risultato delle sue riflessioni lo
porta a formulare un diritto
internazionale che oscilla fra
universalismo (legato alla
vecchia idea della superiorità del pensiero europeo) e
pluralismo (capace di tener
conto delle diverse forme ed
esigenze della cultura e civiltà extraeuropee). Certo in
quel periodo fuori d’Europa
erano assenti gli interlocutori: i popoli di America e Africa infatti, a differenza di og
Chi abbia occasione di percorrere la strada di Macerata verso
Sud, dopo una trentina di chilometri incontrerà San Ginesio,
una ridente città a cui si accede attraverso suggestive porte medievali. Nella piazza principale, proprio di fronte alla chiesa, fa
bella mostra di sé il monumento ad Alberigo Gentili, il più celebre cittadino. Il monumento fu eretto nel 1908 con una raccolta
di fondi effettuata da un Comitato internazionale (1875) sotto
la presidenza di S. A. Reale il principe di Piemonte. La Chiesa
metodista di Padova, allora retta dal post. Francesco Sciarelli,
contribuì con più di 500 lire su un totale di 7.000.
La famiglia Gentili-il medico Matteo (1517-1602) coni figli
Alberigo (1551-1608), Scipione (1563-1616) e il fratello Pancrazio, anch’egli medico - era stata inquisita per connivenza con
un gruppo di nove luterani condannati a Roma in un autodafé
(9 maggio 1568). Nel 1579 decideranno di fuggire e troveranno
rifugio prima a Lubiana poi in Germania e infine a Londra dove si stabilirono definitivamente. Alberigo, già laureato a Perugia in Giurisprudenza, nel 1587fu chiamato a ricoprire la cattedra di Diritto civile a Oxford. Con la sua opera De iure belli
contribuì a fondare la moderna scienza del diritto internazionale. I cittadini di San Ginesio non hanno dimenticato il loro
concittadino e hanno organizzato un «Centro di studi gentiliani», al quale si debbono le giornate di studio che vengono periodicamente a lui dedicate.
gi, erano «ampiamente silenti» (Atti, rei. Panizza, p. 86),
mentre con i turchi e gli
ebrei la questione si poneva
in termini diversi. Alberigo
stesso mostra di non odiare
ciecamente i turchi: «Nota
infatti con piacere come turchi, ebrei e greci, sinagoghe
ebree e chiese ortodosse siano permessi nell’Ancona
pontificia. Ne sottolinea inoltre il carattere reciproco:
ebrei e cristiani sotto il dominio ottomano vengono ufficialmente tollerati» (Atti,
rei. Kingsbury, p. 16). In poche parole. Gentili avverte
l’antiteticità fra universalismo e pluralismo e la difficoltà di trovare un diritto valido per tutte le genti. Solo
un approccio pragmaticorealistico e non puramente
teorico gli consentiva di in
terpretare l’«istanza di universalità in chiave interculturale», vale a dire operando
scelte normative tali da non
infrangere «il principio dell’eguale rispetto dovuto alle
differenti culture ed ai differenti valori morali e giuridici» (ibid.).
Purtroppo oggi la tendenza costante nel diritto internazionale, sia sul piano teorico sia su quello pratico,
non sembra tener conto della complessità e delle difficoltà connesse al pensiero di
Gentili. L’impostazione dominante è quella di «una
proiezione aggressiva su scala globale di concetti di matrice eurocentrica e occidentale». Ed è questa una continuazione della politica coloniale e imperialistica del passato. Panizza nel suo inter
vento ritiene che si debba
sostituire all’antitesi «universalismo-pluralismo» il «pluriversalismo» (p. 51), in modo da scongiurare quel pericoloso scontro fra civiltà
prospettato da Samuel Huntington nel suo Lo scontro
delle civiltà^. Come è stato
detto, «la tesi di Huntington,
semplicistica ma dirompente, è che il XIX secolo sia stato segnato dal conflitto fra gli
stati nazionali, e il XX dal
conflitto fra le ideologie,
mentre il XXI sarà il secolo
del conflitto fra le civiltà.
“Fede e famiglia, sangue e
credo” saranno i valori per i
quali gli uomini accetteranno di combattere e morire»".
Se questo scontro dovesse
aver luogo, ogni diritto internazionale verrebbe soppiantato dalla guerra e dalla distruzione. Ci sarà pure in
modo di dare al «pluriversalismo» un contenuto forte
capace di includere con ampiezza, anziché escludere, gli
altri, i diversi. Un ripensamento delle proposte gentiliane potrebbe essere utile a
questo riguardo. È il caso comunque di riflettere che,
nello scontro fra civiltà, i
perdenti potremmo essere
noi. La diversità peserebbe
in quel caso sulle nostre teste come un macigno e sulle
generazioni future come una
grave iattura, a cui sarebbe
difficile porre rimedio.
Il diritto internazionale è alla ricerca di strumenti maggiormente ei.
caci per proteggere i più deboli
(1) E. Garin: Storia della filosofia italiana, Torino, 1978, voi. II,
pp. 737-738.
(2) S. Huntington: Lo scontro
delle civiltà, Milano, 2000.
(3) P. Hasser, in Stato del mondo 2002, p. 52.
i La Queriniana pubblica un libro di Pietro Bolognesi e Leonardo De Chirico
Una visione trasversale del mondo evangelical
PAWEL GAJEWSKI
J L termine "evangelica
,le” suscita alcune immediate perplessità», esordiscono gli autori del libro II
movimento evangelicale,
pubblicato dall’Editrice Queriniana (Brescia, 2002) nella
collana «Piccola biblioteca
delle religioni». La parte introduttiva del volume è dedicata infatti a una dettagliata analisi storica e filologica
di questo termine alquanto
controverso. Pietro Bolognesi
e Leonardo De Chirico non
soltanto spiegano, con notevole chiarezza e semplicità,
tutte le possibili divergenze e
convergenze tra gli aggettivi
«evangelicale» ed «evangelico», ma chiariscono anche alcuni luoghi comuni piuttosto
diffusi. Il fondamentalismo
cristiano e il movimento evangelicale sono la stessa cosa? Quali sono le differenze
tra il fondamentalismo e il
neofondamentalismo? Il movimento evangelicale è presente solo nelle chiese nate
nell’Ottocento e Novecento
sull’onda dei grandi risvegli?
I lettori del saggio possono
trovare risposte chiare e documentate a queste e molte
altre domande del genere.
La visione dell’evangelicalismo proposta da Bolognesi
* Novità dall'Editrice Claudiana
Due nuovi numeri
per tfCinquantapagine»
Fra le recenti pubblicazioni dell’editrice Claudiana di
Torino segnaliamo due numeri (26 e 27) della serie
«Cinquantapagine», dedicati
a Giovanni Diodati e al dialogo fra valdesi-metodisti e
pentecostali. 11 primo dei
due volumetti si deve al pastore Renato Coisson e ripercorre i tratti principali della
figura dell’autore della traduzione seicentesca della
Bibbia. Figlio di esuli lucchesi, nato nel 1576 a Ginevra,
sarà professore di ebraico e
di teologia, poi anche pastore in Svizzera, prima di dedicarsi alle due traduzioni
(1607 e 1641) bibliche in italiano. È considerato come
vero e proprio continuatore
dell’opera di Calvino e Teodoro di Beza.
Il secondo contiene i risultati di tre anni circa di contatti fra i rappresentanti delle chiese metodiste e valdesi
é alcune chiese pentecostali
italiane non facenti capo alle
Assemblee di Dio in Italia.
Sono raccolti pertanto un testo introduttivo e i tre documenti sulla fede rispettivamente «nel Dio trinitario»,
«in Gesù Cristo» e «nello Spirito Santo»., con introduzione dei due copresidenti del
processo di dialogo, pastori
Salvatore Ricciardi e Remo
Cristallo. L’introduzione si
deve al prof. Paolo Ricca.
e De Chirico è una visione
trasversale. 11 ventaglio di tradizioni è molto ampio e abbraccia sia le chiese storiche,
anglicane ed episcopaliane,
luterane e riformate, sia le
chiese di matrice pentecostale e carismatica. Le radici del
movimento vanno cercate a
cavallo tra l’Ottocento e il
Novecento nella reazione del
protestantesimo conservatore alla teologia liberale. L’evangelicalismo di oggi, tuttavia, pur essendo diretto discendente del fondamentalismo, si muove in una prospettiva abbastanza diversa.
Il dissenso nei confronti della
teologia liberale, anche nelle
sue elaborazioni postume,
resta immutato; tuttavia la
teologia evangelicale tende a
essere più propositiva e meno polemica.
In questa prospettiva si
colloca il «Patto di Losanna»,
promulgato nel 1974. Il documento, che fu discusso e approvato nel corso del congresso tenutosi nella città elvetica, tratta principalmente
le questioni legate all’evangelizzazione, intesa nel senso
più ampio possibile del termine. Di particolare importanza è il par. 5 sulla responsabilità sociale del credente,
che rappresenta un punto
qualificante dell’intero processo raccolto e rilanciato da
Losanna: «Affermiamo che
Dio è tanto il Creatore quanto il Giudice di tutti gli uomini. Dovremo perciò condividere con lui la preoccupazione relativa alla giustizia e alla
riconciliazione della società
umana, e alla liberazione
dell’uomo da qualsivoglia
forma di oppressione. (...) Il
messaggio della salvezza im
plica pure un messaggio di
giudizio su ogni forma di
alienazione, di oppressione o
di discriminazione, e noi non
dovremmo avere timore di
denunciare il male e l’ingiustizia da qualsiasi parte si
trovino».
La spiccata sensibilità verso le questioni sociali, fondata su solide basi bibliche,
è uno dei tratti caratteristici della teologia evangelicale contemporanea. «In sede
storica si deve riconoscere
che l’evangelicalismo ha
sempre posto l’accento sull’importanza della conversione, sull’impegno personale, sulla centralità della Bibbia e della croce», scrivono
Bolognesi e De Chirico affermando inoltre che «gli evangelicali confessano le dottrine fondamentali del cristianesimo storico in continuità
con una tradizione assai
consolidata e in tal senso
rappresentano l’ala teologicamente conservatrice del
mondo protestante». La più
importante espressione istituzionale di quest’ala del
mondo protestante è l’Alleanza evangelica mondiale,
fondata a Londra nel 1846.
Oggi fanno parte dell’Aem
110 alleanze nazionali che
rappresentano più di 160 milioni di credenti evangelici.
Con molta schiettezza e competenza gli autori trattano le
vicende del movimento in
Italia, legate soprattutto all’Alleanza evangelica italiana.
È rievocata la figura di Paolo
Geymonat, un fervente ispiratore dell’unità dell’evangelismo italiano, che alla fine
del XIX secolo si è impegnato
per la fondazione dell’Alleanza stessa.
Narrativa
Profondo Sud
Con il titolo Go down, Moses, ripreso da quello che è probabilmente il più celebre degli spiritual neroamericani, Einaufi
raccoglie alcuni racconti di William Faulkner (pp. 371, comprensive di uno scritto della traduttrice Na- ,™
dia Fusini, euro 18), maestro di organizza- i
zione strutturale e invenzione linguistica |
nella narrativa degli stati del Sud. La terra !
(intesa come proprietà, ma anche come ^
eredità, come luogo di esercizio di una vocazione), il senso della famiglia, della distanza razziale e della violenza permea i te- ^
sti, fra i migliori dell’autore. Non manca un
senso vivissimo dell’ambiente naturale. L
Laicità
Dibattito
Curato da Vittorio Possenti, un volume collettivo
dalla Fondazione Liberal (Laici o laicisti? Un dibattito su
ligione e democrazia, 2002, pp. XV-192, euro 11) prendali
mosse dal precedente Come se Dio noki
fosse del politologo Gian Enrico Rusconi.1
lo stesso professore torinese ad aprirei
volume, che contiene alcune repliche (dello stesso Possenti, di Ferdinando Adomato
e di Camillo Ruini) già comparse sulla rivista Liberal. Fra gli interventi anche queDo
di Vittorio Morero, direttore del settimanale L’eco del Chisone, che commenta l’assunto di Bonhoeffer etsi Deus non daretut.
Laici o laicisti? j
Ufi dibatùto ;
$u rehgtone ^
e dtmucmzui =
Classici
Un'eredità
Antichista impegnato politicamente, che non disdegnai!
studiare i problemi deH’intellettualità confrontando l’epoca
classica con quelle più vicine a noi, Luciano Canfora tratteggia appassionatamente le motivazioni in base alle quali pub
essere ancora utile (anzi indispensabile) il
confronto da parte degli studenti e da parte della cultura in generale, con gli antichi
greci e romani. Il suo ultimo libro Noi e gli
antichi (Rizzoli 2002, pp. 167, euro 14) si
rifà soprattutto alla lezione delle grandi
opere storiografiche dell’antichità, al loro
rapporto con la ricerca della verità, nonché
alle indicazioni che ci vengono dai classici
sulla maniera di concepire la democrazia.
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canal
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evanga*
fico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità
TELEVISIONE
.> Protestantesimo
a f Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federo
“ zione delle chiese evangeliche in Italia, trastries^^
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
circa e alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 26 tttug?
ore 24 circa, andrà in onda: «li puritanesimo americano: le
dici della democrazia in Usa». La replica sarà trasrnessa
nedì 27 maggio alle ore 24 e lunedì 3 giugno alle 10 circa.
Per la
pubblicità 1
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
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124 MAGGIO 2002
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PAG. 7 RIFORMA
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3: le tassa lu:a.
Intervista a Giancarlo Griot, presidente della Connmissione istituti ospedalieri
Il difficile futuro degli ospedali valdesi
^ / tre ospedali di Torino, Torre Pellice e Pomaretto hanno raggiunto un debito di circa 74
: miliardi di lire. Il percorso fin qui compiuto per trovare una soluzione e le prospettive
mCENIO BERNARDINI
IL 2001 è stato sicuramente l’anno più drammatico della vita dei nostri
pedali»; così esordisce
Mancarlo Griot, il presidente
¡¡ella Ciov, che incontriamo
Bella redazione di Riforma,
ifjeirautunno scorso abbiamo appurato che non eravamo inseriti nel piano regionale per il riplanamento dei
Usavanzi relativi agli anni
%97-1999, circa 33 miliardi
dilire. Questa notizia, aggravata dalla perdita dell’esercizio 2000 in lire 13,5 miliardi e
deU’esercizio 2001 intorno ai
20 miliardi, e in considerazione del fatto che, al momento attuale, perdiamo oltre un miliardo di lire al mese, determina un disavanzo
fomplessivo alla fine di aprile 2002 intorno ai 74 miliardi
dilire. L’enormità di tale cifra ha impegnato la Ciov, la
Commissione sinodale per la
diaconia e la Tavola valdese
nella ricerca stressante di soluzioni che, quantomeno,
contribuissero ad arrestare
l'emorragia di risorse finanàarie. Nonostante la collaborazione di molte persone non
siamo riusciti a elaborare una
strategia efficace, né abbiamo assunto decisioni di cui
non fossimo in grado di consonare tutti gli effetti».
-Come si è potuta creare
m situazione così dijficile?
«Prima di tutto, ricordo
che le attività che svolgono le
iostre strutture ospedaliere
sono remunerate a prestazione, con tariffe che la Resone ha applicato nel 1997 e
mai aggiornato. Se si pensa
che, nel periodo 1997-2001,
gli incrementi sostenuti per i
rinnovi contrattuali rappresentano un onere di circa 10
miliardi di lire, non diventa
difficile capire quanto le tariffe che ci riconoscono per
le nostre prestazioni siano
superate e assolutamente
inadeguate. Non solo: abbiamo dovuto affrontare ristrutInr^ioni importanti e costose in tutti e tre gli ospedali,
che hanno rallentato la no
stra attività e ci hanno reso
complesso e difficile il loro
stretto controllo gestionale.
Non avendo un capitale a disposizione, si è fatto fronte a
questi costi con l'indebitamento presso le banche».
- E non avete sollecitato i
.responsabili della politica sanitaria regionale?
«Certo che lo abbiamo fatto, in quanto ci è sempre stato chiaro che la soluzione dei
nostri problemi stava proprio
lì. Questo percorso è iniziato
nell’ottobre scorso con un incontro con l’ex assessore regionale Angelo Burzi che, al
di là del pieno riconoscimento verbale del ruolo dei nostri
ospedali, non ha prodotto alcun risultato. È proseguito a
dicembre, in occasione dell’inaugurazione del nuovo poliambulatorio di Torino, con
un forte e pubblico appello al
presidente della Regione, Enzo Ghigo, presente alla manifestazione. In febbraio abbiamo incontrato la presidente
della Provincia, Mercedes
Bresso, e le abbiamo chiesto
di promuovere, con il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino (anche lui personalmente coinvolto da noi), un
incontro con il presidente
della Regione. L’incontro è
stato ufficialmente richiesto
in data 22 febbraio, ma tuttora non è stato ancora fissato.
Nel contempo abbiamo incontrato i presidenti delle
Comunità montane delle Valli che si sono attivati e hanno
prodotto un “Appello per la
salvaguardia degli ospedali
valdesi”, documento firmato
da tutti i sindaci delle valli
Pellice, Chisone e Germana
L’inaugurazione del Centro diagnostico di Torino
sca, che è stato inoltrato al
presidente della Regione
Ghigo nel mese di marzo. In
aprile, sempre su iniziativa
dei presidente delle Comunità montane, abbiamo incontrato alcuni parlamentari
della zona e rappresentanti
istituzionali. All’inizio di
aprile abbiamo richiesto un
incontro all’assessore regionale alla Sanità, D’Ambrosio,
ebe ci ba ricevuto il 26 aprile
e di nuovo il 3 maggio. In
quest’ultima occasione, in
cui era presente anche il direttore delTAsl 10 di Pinerolo,
Ferruccio Massa, ci è stato richiesto un piano di attività
per gli ospedali delle Valli, da
realizzare in accordo con
TAsl 10; mentre per l’ospedale di Torino ci è stato chiesto
un piano industriale e finanziario. La Regione ha esplicitamente affermato di non
avere risorse finanziarie a disposizione e di non avere alcun obbligo di coprire i nostri
disavanzi. L’assessore D’Ambrosio ha comunque espresso la volontà politica di affrontare la nostra situazione
e di aiutarci nella ricerca di
una soluzione».
-A questo punto, come prevede che evolverà la situazione?
«È difficile dirlo in questo
momento. Non è escluso che
ne usciamo con “le ossa rotte”, cioè con un carico di debiti che condizionerà pesantemente il nostro futuro».
- Questa visione non è troppo pessimista?
«C’è chi lo pensa. Ma il mio
dovere istituzionale è stare
con i piedi per terra, conoscere e analizzare dettagliatamente la situazione dei nostri
ospedali e delle possibilità
concrete della politica sanitaria piemontese oggi, e dare le
Informazioni corrette. Poi,
certo, c’è lo spazio per la speranza, ma questa ce la teniamo dentro di noi ed è lo stimolo per cercare di risolvere
questa vicenda nel modo migliore, non per creare false illusioni 0 chiudere gli occhi di
fronte a una realtà che, ripeto,
è molto difficile per tutti noi».
^ Al Centro Bethel si è svolto un incontro di formazione per il IV distretto
Un corso per imparare a impegnarsi in un progetto
NADIA MOSTO
jraCIO VERNEAU
I A docenza e l’esperienza
Gianni Rostan, un teA^remamente stimolan’ iiscenti assetati di «sape® giunti da Campania, Pue Calabria, un’accoglienwettuosissima, una corniijA'^^utevole fra i monti
y ® ^ilU’ una quiete rotta
rial canto del cuculo o
iaifi
l'uscii degli scoiattoli, la
di Spirito (poteva
te in un cocktail?) for
nita dai pastori Luca Anziani
e Susi de Angelis, e perché
no, una cucina con i fiocchi,
il tutto miscelato in un contenitore ospitale come il Centro di Bethel ed ecco una bibita riuscitissima.
La premessa era doverosa
vista l’atmosfera che ha caratterizzato il quinto incontro di
formazione del IV distretto
con tema: «Come si fa un progetto» che si è svolto dal 4 al 5
maggio. Nulla togliendo ai
precedenti, pensiamo sia stato uno dei più stimolanti
La scuola
domenicale
^'"’"amento per l’interno ...........................euro 18,08
inamento sostenitore per i’interno.......................euro 25,82
'’inamento per l’estero ............................euro 20,66
,1? abbonamenti
aiesso indirizzo (l’uno).................................euro 15,49
sul c.c.p. n. 183452Z3 intestato a «Comitato Scuoia Domenicaii»
uia Porro Lambertenghi 28 - 20159 Miiano - www.fcei.it
dell’intero corso, visto Tinteresse che ha suscitato in noi
tutti e l’impulso estremamente creativo e dialettico a cui
ha dato vita. «Lanciarsi» in un
progetto con il cuore e l’entusiasmo di vedere realizzato un
proprio sogno a beneficio della comunità, per quanto encomiabile, spesso ci porterà
in un vicolo cieco e la forza
che all’inizio ci ha spinti, rischierà di rivolgersi contro
noi stessi. Attenzione, con ciò
non si vuole affermare che
non bisogna rincorrere i sogni, tutt’altro: è necessario solo che si inizi a razionalizzarli al fine di mettere a punto
un progetto valido che susciti, anche in chi poi lo valuterà,
lo stesso entusiasmo e voglia
di fare che ha fato da spinta.
Gianni Rostan, attingendo
anche dalTesperienza professionale, ci ha guidati nel labirinto della raccolta dati, delle
valutazioni, delle varie analisi
di variabili, di alternative,
modifiche e valutazioni finali. Anche le legislazioni e normative locali sono state affrontate con dovizia di particolari ben sapendo che ciò
che è valido, per esempio, in
Veneto potrebbe non esserlo
in Calabria. Nessuno di noi si
attendeva il «Manualetto del
la risoluzione di tutti i problemi» ma l’aspettativa era
quella di imparare a discernere, tra i vari stumenti disponibili, quelli più idonei ad
ottenere l’interesse e l’intervento delle fonti di finanziamento ai progetti.
A nostro parere le aspettative sono state più che soddisfatte. La maggior parte del
lavoro si è svolta nella giornata di sabato con ritmi da pressing ben orchestrati da Luca
Anziani che ha funto anche
da moderatore in alcuni momenti. Domenica mattina,
dopo aver avviato un dibattito finale e elaborato delle
conclusioni, la pastora Susi
De Angelis ha celebrato la liturgia del culto, il cui sermone è stato tenuto dal pastore
Luca Anziani. Ha fatto seguito il pranzo finale in cui la
mamma di Gian Piero Fiocca
(vicepresidente del Centro
Bethel nonché tagliaboschi,
idraulico, muratore, postino,
trasportatore, autore del sito
www.bethel.it ecc.), la signora Maria, è riuscita a superarsi. In procinto, poi, di rientrare abbiamo visto molti «scalpitare» in attesa di tornare alle rispettive comunità e mettere in pratica ciò che avevano appreso. Meglio di cosi...
* Comunità battista ó\ Ariccia
Grazie per l'ospitalità
di questi quattro anni
DINA BRICHENTI
A la più grande di es>>iVXse è l’amore» (I Corinzi 13, 13). Ascoltare le parole dell’inno all’amore dell’apostolo Paolo, nel contesto
del ringraziamento che la comunità evangelica battista di
Ariccia ha voluto esprimere
alla comunità parrocchiale di
Santa Maria Assunta, per
l’ospitalità ricevuta in questi
ultimi quattro anni (tanti sono occorsi infatti per ristrutturare i locali della comunità
evangelica), ci ha fatto cogliere in modo tutto nuovo il
senso di queste parole. È stato un momento di incontro
«conquistato», quasi forzando il calendario sempre fitto
di impegni di entrambe le comunità, che la pastora .Gabriela Lio ha accuratamente
preparato per un ringraziamento che partiva dal cuore
e al cuore di ognuno dei presenti è arrivato.
Eravamo circa 50 persone,
il 22 marzo scorso, nella sala
dell’oratorio della chiesa di
Santa Maria Assunta. Dopo la
preghiera insieme e alcuni
bei canti, c’è stata la sorpresa
del dono di una targa per ricordare la gratitudine dell’ospitalità ricevuta, unita a un
contributo generoso per T
ambulanza per la Sierra leone e un coloratissimo mazzo
di fiori, espressione della varietà di ciascuno e di ciò che
ognuno rappresenta per l’altro: anche la nostra diversità
può divenire un dono che fa
più ricca la chiesa. «Sono io
che debbo ringraziarvi - ha
detto don Pietro Massari non vi ho mai considerati
ospiti ma fratelli». Dalle parole di don Pietro come nella
preghiera spontanea di un
evangelico presente, si è potuto cogliere che la circostanza di dare alloggio alla comunità evangelica nei locali della parrocchia è stata una via
della provvidenza per i suoi
fini, che ha permesso alle due
comunità di rimanere in contatto e dare testimonianza di
fraternità. Adesso occorrerà
trovare altri modi e altri segni
per continuare.
«Perché ora vediamo in
uno specchio in modo oscuro; ma allora vedremo faccia
a faccia...» dice Paolo ai Corinzi. Chissà su quali strade
Dio ci porterà, chissà come
sarà la chiesa di domani,
l’autore è lui e noi desideriamo seguire il soffio del suo
Spirito che ci porterà al largo.
«Tre cose durano: fede, speranza e amore; ma la più
grande di esse è l’amore».
L’amore evangelico possiamo viverlo subito e sempre. Il
resto lo farà Dio, perché «dove due 0 più sono uniti nel
mio nome, io sarò in mezzo a
loro». E questa sua presenza
già l’abbiamo sperimentata
nella gioia in quelle due ore
trascorse insieme, dove non è
mancata la condivisione di
buoni dolci. Ora dobbiamo e
vogliamo andare avanti.
Alla Chiesa battista di Mottola
Una Pentecoste
vissuta in anticipo
VIRGINIA MARIANI
PENTECOSTE in anticipo a
Mottola: la sera del venerdì 3 maggio è giunto un
gruppo composto da nove
fratelli e sorelle di diverse
confessioni religiose e di diversa provenienza (Brasile,
Portogallo, Corea...) studenti
di una scuola di Londra nella
quale oltre ad apprendere la
lingua è possibile frequentare
un corso per missionari. Così,
costituitosi da due mesi e per
la prima volta in missione, il
gruppo ha deciso di agire in
Italia, partendo da Mottola.
Dopo la visita alla zona rupestre (comparsa in un servizio curato da Sergio Spanu a
«Geo&Geo» il 9 pomeriggio),
nella serata il gruppo ha incontrato la comunità nella
condivisione di testimonianze e canti; per l’occasione il
gruppo giovani della Fgei ha
presentalo alcuni canti, utilizzati trasversalmente dalle
diverse denominazioni, che
hanno segnato il risveglio
spirituale nelle chiese della
Gran Bretagna ma anche in
Australia: Gesù sei Signore
(My Jesus, my savior). Spignora vengo a te (Lord, I come to
you). Il tuo raggio d’amor risplende (Lord thè light of
your love), We want to see Jesus e Days of Elijah.
Alla gioia di questo incontro, domenica mattina a conclusione del culto, ricco di
momenti di canto e preghiere anche in inglese, si è aggiunto l’intervento del fratello Leonardo De Chirico, docente di Teologia storica a
Padova, che nel presentare il
suo libro-carta d’identità «Il
movimento evangelicale»
edito da Queriniana, ha detto
di aver condiviso con noi un
culto espressione del cuore
missionario del movimento
evangelicale. Movimento che
si propone di prolungare
l’esperienza del Risveglio, fenomeno non da studiare come ormai appartenente al
passato ma da vivere, da
riformulare insieme alla ricchezza teologica della Riforma protestante. Dopo il culto
abbiamo condiviso con i no- .
stri ospiti il momento del
pranzo allietato da canti portoghesi, italiani, e inglesi di
lode al Signore che ci sorprende e ci grazia con i suoi
amorevoli doni.
La domenica dell’Ascensione, dopo un momento della
liturgia dedicato alle mamme
di tutto il mondo durante il
quale una rosa è stata regalata simbolicamente alla sorella Mariamichela, la mamma
più anziana della comunità,
la gioia della comunità è salita in alto come i canti di lode
al Signore per il fratello e la
sorella Giuseppe e Lucia Lobefaro che hanno festeggiato
il loro cinquantesimo anniversario di matrimonio.
Molto commovente è stata
la testimonianza del fratello
Giuseppe che ha raccontato
gli inizi della loro storia
d’amore, la conversione di
poco successiva quando pastore era Carmelo Mollica, e
questo ultimo periodo di
malattia di Lucietta. Un periodo difficile anche per tutta
la comunità che ha visto una
sorella vivace, fantasiosa,
creativa, impegnata nella sua
casa come in chiesa nelle recite della scuola domenicale,
nella preparazione della cena del Signore, nell’unione
femminile, peggiorare lentamente nella sua malattia che
ora non la fa più parlare. Con
gli occhi lucidi e la mente rapita dalle parole intrise profondamente di speranza, ringraziamento e lode, ci siamo
rallegrati con questa coppia
fortificata giorno dopo giorno dail’amore e dalla grazia
del Signore.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 24
I Come ogni anno, si terrà al Centro di Ecumene di Velletri dal 24 al 26 maggio
La Consultazione metodista
Quarant'anni fa veniva firmato l'atto di autonomia della Chiesa evangelica metodista d'Italia
dalla Chiesa metodista di Gran Bretagna. Manifestazione pubblica a Velletri
VALDO BENECCHI
Dal 24 al 26 maggio si
terrà a Ecumene l’annuale Consultazione metodista. Nessuna Consultazione
può essere considerata di
«normale amministrazione»,
tanto più la prossima. Queste
le ragioni: quarant’anni fa,
correva l’anno.1962, veniva
firmato l’atto di autonomia
della Chiesa evangelica metodista d’Italia dalla Chiesa
metodista di Gran Bretagna.
Ricordare questo evento non
vuol dire compiere una cerimonia celebrativa, ma farci
raggiungere e sfidare da una
serie di interrogativi sull’oggi
e sul futuro del metodismo
italiano. Poi, questa sarà l’ultima consultazione prima
dell’elezione del nuovo presidente del Comitato perma
nente (Cp) deirOpcemi (l’ente patrimoniale metodista)
che avverrà nel prossimo Sinodo. Tutti ci rendiamo conto che non si tratta di un
adempimento formale. E non
è solo questione di individuare una persona a cui affidare
l’incarico. La candidatura o le
candidature vanno pensate
all’interno di una riflessione
ampia sulle tappe fin qui raggiunte e su quelle che ci proponiamo per i prossimi anni.
Infine, sabato 25, alle ore
20,30, sulla piazza antistante
il municipio di Velletri, potremo vivere insieme una serata pubblica sul tema «cantiamo alla pace, alla fraternità, alla verità, alla libertà»,
nel corso della quale avremo
la gioia di ascoltare alcune
corali evangeliche (coreana,
filippina, africana) e corali
. Riprende l'attività il Campo Sardegna
La stagione ricomincia
con un concorso di cucina
ERIKA FARCI
BRUNO GAMBARDELLA
CON l’approssimarsi dell’
estate sono riprese le attività al Campo Sardegna,
una bella struttura immersa
nel verde, a pochi chilometri
dal mare e dalla città di Cagliari. Il 1° maggio è stato festeggiato con una gara culinaria organizzata da alcuni
fratelli della chiesa battista di
Cagliari che ha visto la partecipazione di una quarantina
di persone pronte a «sfidarsi» per vincere la gara per miglior piatto. La giuria era
composta da Gigi Leurini,
Teresa Ferrer e Erika Farci.
Le pietanze erano tutte
molto gustose nel loro genere
e si ripartivano nel seguente
modo: 2 antipasti, 2 primi, 3
secondi e infine 6 dolci. Per la
categoria degli antipasti ha
vinto l’Antipasto fantasia
(una simpatica composizione
di stuzzichini di olive, funghetti, Würstel); per i primi
piatti ha vinto la Fregola di
mare; per i secondi ha vinto il
Fritto misto di pesce e infine
nella categoria dolci ha vinto
la Pastiera napoletana. La
giuria popolare ha decretato
la vittoria del couscous.
La gara è iniziata intorno
alle 13,30, quando la giuria è
stata chiamata per giudicare
antipasti, primi e secondi.
Una volta dati i voti sono stati fatti entrare tutti gli altri,
che hanno potuto quindi apprezzare i gustosissimi piatti.
Per ultimi i dolci, anche questi successivamente apprezzati dai partecipanti. Al di là
della simpatica circostanza
(servita per trascorrere una
mezza giornata lontani dallo
stress cittadino e per raccogliere fondi per migliorare ulteriormente i servizi della
struttura), è stato importante
ritrovare un Campo Sardegna
rimesso a nuovo grazie ai
fondi del prestito Eclof e
pronto a ripartire con i campi
estivi (teologici, per ragazzi,
per adulti e per famiglie). Le
chiese battiste della Sardegna
(Cagliari, Carbonia e Olbia) si
sono molto impegnate dal
punto di vista finanziario affinché l’evangelismo sardo e
quello di tutta Italia potessero nuovamente usufruire di
un luogo che, in un passato
non troppo lontano, ha permesso a giovani e adulti di
condividere importanti momenti di gioia e di fede, di lavoro e di attività ricreativa.
/ùrrvnima' J 50-coo i. 55.0o0
So^teoiitDre. i.ip.oco Mma. cojMo. i s.Soo dcv 'wt-ioute
/ìix. CCP «°4zeì[9205 oc : EcU*IO'\ Ftdt*íí;cv*»tv.
L'ovr'u.co'cteiJjCvvvctuBZi -ZOlçg tThiCcvno Mioi,P. Lon>\V>e^£«ry\^9» 28
Un’immagine dei iavori della Consultazione 2001
cattoliche. L’incontro è organizzato con il sindaco di Velletri, Bruno Cesaroni, che a
nome del Comune mette a
nostra disposizione tutta l’attrezzatura necessaria al successo della serata. Stiamo
studiando l’allestimento di
alcuni stand che aggiornino
sulla vita e le opere metodiste. Ci aspettiamo, anche per
questo motivo, delle delegazioni particolarmente numerose dalle nostre chiese.
Catania accoglie il raduno degli alpini
Un legame unisce l'Italia
dalle Alpi alla Sicilia
ITALO PONS
IL raduno degli alpini a Catania non si può interpretare esclusivamente come
una festa di un’associazione
d’arma. Era molto di più per
il luogo, una delle città del
profondo Sud, per l’ospitalità
che caratterizza i catanesi,
era un incontro tra gente di
un paese, il nostro, che va
dalle Alpi alla Sicilia. Per questi motivi e tanti altri ancora
la città ha vissuto splendidamente questi giorni che hanno portato almeno 200.000
persone. Inizialmente ci si è
interrogati su chi fossero
questi signori, che avevano
qualcosa di Robin Hood; poi
tutti sono stati coinvolti. La
gente dalle auto li salutava
con simpatia; gruppi che vagavano nelle tarde ore della
notte improvvisavano concerti incoraggiati e applauditi
dai giovani catanesi.
La Chiesa valdese, nel suo
piccolo, ha messo a disposizione le sue strutture, e una
ventina di volontari, coordinati dalla presidente del Consiglio di chiesa Eva Albert, per
la preparazione dei pasti, cucinati da due rorenghi, Marisa Pons e Amilcare Giusiano.
La sede di via Cantarella, luogo simbolo di tanti movimenti della città, per la quale non
sembra trovarsi una destinazione soddisfacente, in quelle
giornate è nuovamente riesplosa nella sua vitalità ricettiva. 11 giardino è diventato
una piccola tendopoli.
Un concerto nella chiesa
con un coro «Alte cime» di
Brescia ha riscosso un grande
successo. In questa occasione abbiamo voluto ricordare
Hans Albert (1915-1940), come ha fatto stesso giorno con
un articolo il quotidiano della
Sicilia. Hans apparteneva a
una famiglia tedesca da tempo stabilitasi a Catania; i genitori erano membri della
Chiesa valdese. Hans faceva
parte del locale circolo dei
giovani delle Acdg; una fotografia di gruppo lo ritrae con
Ernesto Buonaiuti nel corso
di una visita dello storico a
Catania. In queU’ambiente,
intellettualmente e spiritualmente fecondo, matura con
tutta probabilità anche la
scelta di prestare il servizio
militare in Italia. Sceglie gli
alpini, altri dei suoi fratelli
sceglieranno l’esercito tedesco. Frequenta la scuola per
ufficiali a Bassano del Grappa
e parte per l’Albania. Ritorna
in Sicilia per laurearsi in Economia e commercio ed è poi
sul fronte greco, inquadrato
nella divisione Julia, al comando della 143 compagnia
del battaglione Aquila. Nel
corso di un’azione di combattimento, il 21 novembre
del 1940, per difendere il
Ponte di Perati è ferito. Il suo
pastore, Teodoro Balma, mobilita alcuni ufficiali valdesi
Galla, Martinat e Soggin), come attesta la corrispondenza,
per andare al di là del comunicato ufficiale che lo dava
per disperso. Non sarà mai
più ritrovato. I giovani delle
Acdg scriveranno di lui:
«Hans amava questa città che
fu la culla di studi, affetti e lavoro. E lo si ascoltava con
piacere quando parlava il nostro dialetto».
C’è un’altra istantanea, di
grande nitidezza: lo ritrae a
Bassano del Grappa nello
sforzo deH’immobilità che
sembra consegnarlo a un destino unico e tragico, quello
della sua generazione chiamata a una guerra che è stata
offensiva e tragica. Forse per
questo fra le tragedie riscritte
nelle canzoni quella alpina è
tra le più ricche; fanno soprattutto memoria, per coloro che vengono dopo, di queste vite spezzate, che la retorica non potrà mai restituire
agli affetti e il cui senso può
essere unicamente quello di
lasciare, a chi è venuto dopo,
un tempo di pace.
Uno degli ultimi gruppi dai
quali mi congedo al termine
della giornata proviene da
Vittorio Veneto: non nascondono la loro emozione per
come li abbiamo accolti. Vengo sottoposto a un’infinità di
domande storiche e teologiche. Sono cattolici praticanti,
tanto da non riuscire a fare a
meno dell’uso del don nei
miei confronti. Quando partono, mi chiedono Lindirizzo
della chiesa di Aosta, dove si
terrà il prossimo incontro, e
aggiungono: «l’8%o ve lo meritate veramente».
Per la pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
MAGGIO 2(
La famiglia italiana
paesi lontani (lasciando sovente bambini piccoli) per
accudire i nostri anziani e per
tenere pulita la nostra casa;
ma non per gli operai che pure lavorano da anni nelle
aziende, nei campi e nei cantieri di tutto il paese. Ci sarebbe da chiedersi perché:
An e Lega rivelano che la
questione della legalità e della sicurezza è prioritaria rispetto alle esigenze del mondo produttivo; il che sembra
voler dire che gli immigrati
fanno paura in quanto tali.
Solo gli uomini, però, perché
le donne sono utili direttamente al cuore della nostra
vita, alla famiglia (benestante) appunto, e allora vanno
accettate e regolarizzate. Attenzione: tutte le donne immigrate sono benvolute? Non
proprio, solo quelle che possono servire: altrimenti non
si spiegherebbe la tendenza a
voler limitare i ricongiungimenti familiari. Le mogli con
i bambini fanno evidentemente di nuovo paura.
Le prostitute
come «sostitute»?
E poi c’è il problema delle prostitute: altre donne al
centro del dibattito di questi
giorni con la proposta di
«eros center», voluta da Bossi
e difesa da Maroni. Ancora
una volta si vuole legalizzare
e tassare la prostituzione, istituire locali appositi dove possa essere consumato quello
che viene definito un fenomeno ineliminabile, in quanto affonda da sempre nella
debolezza carnale delTuomo
e (parole del ministro delle
Riforme) nel fallimento della
famiglia. Bisogna allora sancire per la prostituta (per lo
più straniera, sfruttata, minacciata, e spesso minorenne) il ruolo di sostituta della
moglie, di tappabuchi di una
famiglia incapace di ripensarsi oltre che, naturalmente,
quello di semplice corpo funzionale al piacere (e agli interessi economici e mafiosi) altrui. Non è questione (occorre ribadirlo?) di moralismi,
ma di diritti della persona.
E non è tutto: visto che le
prostitute sono in maggioranza immigrate senza permesso di soggiorno, come si
concilierebbe la loro illegalità
con la regolarizzazione in
«case chiuse»? Un’altra sanatoria strisciante, un’altra eccezione per un’altra categoria di donne straniere che
non fa paura ma ancora una
volta è utile al nostro sistema
di vita, se non addirittura a
una certa concezione della
famiglia? Emerge tutta l’ambiguità di una proposta che
là dove vorrebbe debellarne
lo sfruttamento, rimette il
corpo e la vita delle donne al
servizio di una società che
non si stanca di appropriarsene in mille modi.
Altre opportunità, promosse a partire dagli Anni 70,
non sono state sfruttate appieno: ancora l’Istat ricorda
che non solo l’assistenza domiciliare e sanitaria (per
quanto attiene al settore
pubblico) è gestita in manie
ra molto difforme a secondJ
dell’area geografica, con rnol COfI ^
ti scompensi; è probabile cL
il discorso debba essere aa 0^'
profondito distinguendo^
Sud e Nord ma anche, fra »
altà metropolitane e realtà ^
provincia, dove più stretto à
il tessuto sociale e dove è niJi
facile «darsi una manovj RosU
probabile che convivano ¿ft
delli diversi e alternativi
organizzazione sociale.
Contraddizioni
L conti
f,
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jtbbraio,
culti
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Ifaterna
D’altra parte la famigliai «a”'®' '
luogo tipico di contraddizià
ni ogni volta che se ne fon« jediLu*:
una nuova: il matrimonio
vrebbe essere Tattestazion
pubblica del desiderio di vi
vere insieme da parte didi^lalettun
persone; una accettazioni
consapevole delle responsi lettevai
bilità che derivano propri^ jiprofon
da questa certificazione; sii iico-ttn'
questo insistono la Chiesi ""
cattolica e i prowedimeni
come quelli che il ministà
del Welfare Maroni interni
inserire nel prossimo Docit
mento di programmazioni "““dtiat
economica e finanziaria sui
incentivi alle nuove coppi
solo se sposate, o prossime à
sposarsi, per la casa e i
Le «coppie di fatto» (cirCj
350.000 in Italia, il 6% deinni
elei, contro il 40% dell’Inghif
terra, il 45% della GermaniaJ
il 48% della Francia e additil
tura il 72% dell DanimarCi
sarebbero escluse. Si ritieni
che esse non offrano garaiji
zie di stabilità.
Itnei se:
se
JteNosti
pochian
liüalpri
¡mettere
inl’aus;
a di Cesi
[ondanni
servi spi
No alla chiusura
E tuttavia, ammettendo!
valore «civile» deH’impegifi
matrimoniale (a cui i cred^
ti aggiungono quello deE’ii
pegno davanti a Dio e, se#tolici, quello sacramenti ;
che cosa ne resta dopofi-^
to e la torta? Molte voltele
persone restano sole, torna^
no a confidarsi con i geniton,
e nei casi più gravi si farmi
sopraffare dalle responsalrij
lità. La famiglia rischiadi
«chiudersi a riccio», sottraerri
dosi a sguardi estranei, a»'|
che quando si consumant’^
con lentezza e metodicità da
veri e propri drammi, drej
poi un giorno esplodono,
spesso hanno per viltinier
più deboli, i bambini. Lodimostra la cronaca nera.
Una società a misura umana dovrebbe contemperata
esigenze diverse: richiamarei,
singoli alle proprie responsabilità nel momento in cui®^
cidono di costituire una la-’!
miglia (all’Italia serve ari;
mentare le nascite, più ehe'i
matrimoni): non lasciare sol
con se stessi i giovani
0 conviventi; dovrebbe edm
care alla partecipazione^
confronto con le istititmoB
senza che la burocrazia pm
varichi e faccia terrorisim
psicologico; dovrebbe favo
re le collaborazioni dal b®^
e le occasioni di sociali'
Forse è chiedere troppo
una legge. Ma è troppo P®
anche fare le leggi bao®^,,
solo al consenso che si esp
me nei sondaggi.
Alberto Cors^
Federica"'
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9
ipi 24 MAGGIO 2002
Vita Delle Chi
PAG. 9 RIFORMA
Luigi Costa, morto in febbraio, era membro della Chiesa valdese di Ferentino
Il ricordo di un predicatore locale
[oii una cultura biblica da autoditatta, ma esegeticamente approfondita e teologicamente
/70 reso un prezioso servizio a Ferentino e nella Chiesa battista di Sant'Angelo in Villa
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^■kARE MIIANESCHI
I contributo dato da Luigi
Costa alla Chiesa valdese
I Ferentino è stato anzitutto
jodiun impegno globale
“i-chies
di una presenza
^ia chiesa, soprattutto
5|’esempio di i
' assidua e incorag
imigliai P'"'" particolare nella
raddii Reazione. La predrcaziodi Luigi, scomparso a fine
raio, aveva la sua base in
cultura biblica da autoliSalta ma approfondita con
-.Jid« iilettura di commeritari e
ttazioi iddi esegetici, che gli perspoiw mettevano di comprendere
prop^ ^profondità 11 messaggio bidone: 8tt P. profondità eyiden1 Chiesi led sermoni che ci ha laidimenfl iciato scritti (in uno sul Padre Nostro osservava che sialochiamati a rimettere i deio DociiJliiti al prossimo «come noi li
liinettiamo» e non «come li
jjinetteremo», e concludeva
Mtonl’auspicio che la preghieladiGesù non fosse un’auto[jndanna per essere stati dei
)»(cucÌieni spietati, ma una pre
ira
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i credei!
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ituzioiù
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le favoìF
lai basso
gcialit^'
roppu*
ipo puf
aadandf
si espii-'
serenità che provieieaO’applicazione dell’amole fraterno).
Quella predicazione sottintende sempre una lettura attenta del testo biblico, rileil valore specifico
dei termini chiave: predicando, a esempio, su Luca 24,
13-31, Costa osserva come i
discepoli di Emmaus dicendo
thè «speravano» che Gesù
avrebbe liberato Israele, in
lealtà, nel momento in cui ritmavano indietro, «non lo
pavane più: alla base della
loro speranza c’erano i loro
progetti, non la volontà di
Dio, eper questo Gesù li definisce insensati e tardi di cuore». Al contrario Abramo era
stato un esempio di speranza
autentica, sperando «nella
promessa dell’Eterno contro
agni speranza umana».
I sermoni di Costa non eccedono in erudizione ma,
data la finezza di alcune applicazioni, presuppongono
aunotevoie approfondimenbdell’esegesi e di teologia,
medicando su Marco 3, 31* e confrontando l’atteggia®ento di Maria e di fratelli di
desìi
con 1 capp. 1-2 di Mat
teo e Luca, si chiedeva perché Maria in questo caso
non esprimesse quella fede
che invece la caratterizzava
nei brani sull’infanzia di Gesù, e spiegava quella diversità con il fatto che «i racconti biblici provengono da fonti
diverse (...) e propongono i
fatti, ma non commentano
né fissano le intime motivazioni delle persone». La stessa perspicacia si può notare
nella meditazione su Geremia 2, llss sull’infedeltà di
Israele come «ribellione di
un popolo libero che voleva
essere schiavo» e ciononostante non rifiutato da Dio,
che gli promette misericordia qualora si converta.
Gli appunti per i sermoni
rivelano una particolare profondità di riflessione sul tema
della speranza di fronte alle
angosce più drammatiche
della vita e alla morte. Meditando sul desiderio di morte
del profeta Elia (I Re 19, 1) e
sull’angoscia di Gesù nel Getsemani, Luigi proponeva la
soluzione del dramma del
dolore e della morte sulla base dell’esperienza di Giobbe,
«sofferente, ma non disperato», presentato come tipo di
Gesù che, lasciato dai discepoli addormentati, prega il
Padre che «passi il calice» e
insieme accetta «phe sia fatta
la sua volontà». Anche le parole di Gesù, come quelle di
Giobbe, esprimono «angoscia, ma non disperazione»,
in riferimento anche al Salmo
22 (23-25): «Il Signore (...)
non mi ha respinto, non si è
vergognato della mia miseria,
non mi ha voltato le spalle».
Luigi non insisteva eccessivamente sui temi dell’attualità e della cronaca, ma traeva dalla Bibbia motivi di fedeltà alla testimonianza
evangelica, tenendo ben presente la situazione delle chiese e della società. Sottolineava il messaggio che dalla parola biblica si può trarre per
la concretizzazione della vocazione rivolta da Dio alla
chiesa per il tempo presente.
Conduceva questa applicazione del testo biblico alla vita attuale della chiesa con insolita delicatezza, indicando
per esempio la situazione degli uditori di Gesù e degli
stessi discepoli (Giovanni 6,
22-66) come situazione che
riguarda anche l’appello rivolto a noi oggi. Se compren
diamo la crisi dei discepoli,
siamo anche sulla buona
strada per capire la nostra
crisi. La difficoltà a credere
dei discepoli derivava per lui
dalla tentazione di seguire la
«via larga» di chi si fida della
propria razionalità: cosi «anche a noi oggi Gesù ripete:
volete andarvene anche voi?
il Signore sceglie i discepoli,
li ammaestra, li segue amorevolmente, ma li lascia liberi».
Nella predicazione protestante non manca mai una riflessione sul peccato e l’infedeltà a Dio, e Costa non mancava di sottolineare l’attualità.
Il peccato e l’infedeltà di
Israele si possono ben rappresentare alle forme attuali di
paganesimo pratico e di eccessiva fiducia nei progressi
della civiltà tecnologica e nelle sue prospettive di benessere; asseriva infatti che Dio vigila anche oggi sulle nostre
infedeltà e ci apre la via della
salvezza appena avremo riconosciuto il nostro peccato.
Costa predicava con una
certa frequenza nella chiesa
valdese di Ferentino e nella
chiesa battista di Sant’Angelo
in Villa, due comunità di cui
conosceva bene la vita e i
problemi; a loro voleva parlare con le parole della Bibbia,
rilevando il valore universale
di questa parola, valida per
ogni problematica umana.
Erano ben presenti a Luigi i
rapporti conflittuali fra la vita
di chiesa e i legami parentali,
allorché predicava a Ferentino su Marco 3, 31-35, e concludeva che «nessuno è più
lontano da Gesù di coloro che
gli sono più vicini per ragioni
di sangue», con l’esortazione
a vivere nella «nuova parentela» stabilita da Gesù, parentela «dello Spirito e dell’osservanza dei comandamenti».
Costa evitava anche di dilungarsi in analisi dettagliate
dell’attualità sociale e politica
o nella descrizione della vita
delle chiese, tenendo però
ben presente quella realtà,
voleva indicare la vocazione
che Dio rivolge oggi alle chiese, con l’esortazione alla perseveranza, proprio in rapporto ai problemi che il contesto
sociale pone loro davanti.
K Soggiorno a Ravenna degli studenti della Facoltà valdese di teologia
«credo» nelle versioni ariana e ortodossa
, Corsa»
:aToi
JWRCO DI PASQUALE
Davenna, città d’arte e di
Ustoria. Nell’alto Medioe'itale amministrativa di
cne, m seguito alle in. ani barbariche, rimaneva
arritori italiani dell’imormai governa*^^ìinA „^^ntinopoli. A quel^aysnna fu pure luol,./'’nwenza e di scontro
iM ® di intendere il
wJ^'^'adano; l’arianesimo,
da gran parte pokj barbare, e quello
¿"finitosi ortodossia, dilÌOriL* ^bni e dall’Impero
avrebbe poi
Pattato tutti gli altri.
Quest’anno la Facoltà valdese di teologia, nell’ambito
dell’insegnamento di Liturgica, ha offerto agli studenti un
soggiorno di tre giorni in Romagna per visitare gli antichissimi monumenti di Ravenna legati a quelle vicende
storico-religiose. Accompagnato dalla direttrice del Convitto, Caterina Erni, e capeggiato dal prof. Ermanno Genre, il gruppo di studenti è stato guidato alla scoperta dei tesori artistici della città. Illustrati dal docente con rara perizia, gli splendidi mosaici
delle basiliche di Sant’Apollinare in Classe e Sant’ApolIinare Nuovo hanno rivelato
' Mostri acquisti, per gli abbonamenti ai periodici evangelici
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motivi teologici altrimenti invisibili all’occhio profano.
Oltre alle scene bibliche, i
cortei dei santi e delle vergini, che rendono omaggio rispettivamente al Cristo rappresentato sul trono imperiale e all’imperatrice, testimoniano di un’ecclesiologia,
quella orientale, ancora fortemente improntata al primato dell’imperatore sui vescovi. In Occidente questa
concezione verrà poi scalzata, anche a livello figurativo,
dalla crescente, predominanza della sede romana. Lampante è apparsa poi la differenza teologica nel confronto
fra i mosaici del Battistero
degli ariani e quelli del Battistero degli ortodossi: mentre
nel primo è la colomba celeste a battezzare dall’alto con
acqua il Cristo, mentre il Battista si limita a imporre le
mani (concezione per la quale nel battesimo Cristo è
«adottato» da Dio come Figlio), nel secondo è Giovanni
a battezzare con acqua, perché Gesù è già sempre Figlio
di Dio. Altrettanto interessanti e artisticamente splendidi i mosaici dei mausolei di
Teodorico e di Galla Placidia.
Gli studenti hanno potuto
trascorrere così una giornata
diversa dal solito, dedicata a
un approccio figurativo e non
semplicemente verbale alla
parola biblica e alla teologia.
Il tutto è stato reso ancor più
piacevole dall’ospitalità amichevolmente offerta al gruppo da una simpatica coppia
di olandesi, Bert e Nel Eigenbroot, nel piccolo villaggio turistico che essi gestiscono a
Perticara, nei pressi di Novafeltria. Di sera, nel bel mezzo
delle colline romagnole, il
gruppo ha potuto godere di
un panorama naturale di
prim’ordine e di aria pura ristoratrice, oltre che di ottimo
cibo. Tutto ciò ha permesso
agli studenti di sviluppare, in
un appassionante lavoro di
gruppo, una liturgia particolarmente efficace per il culto
della domenica, condiviso
con la simpatica e accogliente
comunità valdese di Rimini.
Per chi fosse interessato a
trascorrere qualche giorno di
vacanza nella campagna romagnola, in camping o in appartamento, l’indirizzo email della struttura di Bert e
Nel Eigenbroot è info@campingperticara. corri.
24
AGENDA
TRIESTE —Alle 17,30, nella basilica di San Silvestro (p. San
Silvestro 1), il prof. Giovanni Miccoli tiene una conferenza su
«Stato e religioni nell’Italia del Novecento» helTambitó del ciclo «Laicità dello stato e religioni: le nuove conflittualità».
SIRACUSA — Alle 19,30, alla Riviera Dionisio il Grande, si tiene un concerto del coro «Sound of Joy» della Selneckerkantorei di Hersbruck con gospel, spiritual e canti inglesi.
24-26 maggio
ROCCA DI PAPA — Al Centro battista si tiene il quinto stage
«Dorotea» sul tema «Amare se stesse», con partecipazione
della past. Elisabeth Green. Tel. 06-9499014 o 06-9333143.
25 maggio
MANTOVA —Alle 21, nella sala del Plenipotenziario (piazza
Sordello 43), in apertura del ciclo di conferenze del Sae «Vivere l’Islam in Occidente», Sante Ciccarello parla sul tema
«Essere europeo e appartenere alla comunità islamica».
26 maggio
TORINO —Alle 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio,
per la serie «Musica e preghiera», l’organista Federica lannella esegue musiche di Buxtehude, Walther, Bach, Llindemith.
FIRENZE — Alle 16 avrà luogo l’inaugurazione della nuova
Christian Science Sala di lettura (via degli Alfani 95/r).
27 maggio
BARI —^ Alle 19, nella chiesa di San Fara (v. gen. Bellomo
94), viene presentata la traduzione interconfessionale della
Bibbia in lingua corrente con interventi del past. Isaia Saliani, della greco-ortodossa Fiero Grittani e di Antonio Calisi.
28 maggio
TORINO —Alle 16,30, nella sede dell’Ywca-Ucdg (via San
Secondo 70), Piera Egidi presenta il libro di Rina Lydia Caponetto «Quando gli orizzonti cambiano»; presente l’autrice.
29 maggio
TORINO — Alle 18, alla Casa valdese di c. Vittorio, il Gruppo
amici dell’Ospedale valdese propone una conversazione a
cura dell ’Associazione «Exit» e del pastore Mauro Pons.
30 maggio
IVREA — Alle 21 nella chiesa valdese (via Torino 217), la
prof.ssa Elena Bein Ricco presenta il libro «La sfida di Babele» (Claudiana, 2001), di cui è coautrice.
31 maggio
TORINO — Alle 20 e alle 22, nell’ambito delle iniziative in ricordo di David Maria Turoldo e Ernesto Balducci, al cinema
Massimo (v. Montebello) viene proiettato il film «Gli ultimi».
TORINO — Alle 21, alla Casa valdese di corso Vittorio, per
l’organizzazione dei Centri culturali «Lodovico e Paolo Paschetto» e «Arturo Pascal», il prof. Gianni Mattioli e il past.
Franco Giampiccoli discutono su «Per uno sviluppo sostenibile. I problemi dell’ambiente e le responsabilità dei credenti».
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
CRONACHE DALLE CHIESE
ECUMENE — Sabato 11 maggio il pastore Thomas Noffke ha
celebrato al Centro metodista in Velletri, un rito matrimoniale singolare. Valeria e Graham hanno promesso fedeltà
davanti a Dio contornati da amici provenienti da quattro
nazioni. Inghilterra, Olanda, Usa, Italia si sono strette attorno a questa coppia e hanno invocato la benedizione di
Dio. Valeria, volontaria a Ecumene negli Anni 80, ha voluto
il suo matrimonio proprio nello spirito di Ecumene, e ha
voluto sottolineare e rimarcare che un filo lega la continuità di Ecumene dai vecchi volontari ai nuovi giovani che
frequentano e danno vita a una struttura sempre meno
vecchia e sempre più casa comune degli evangelici. Al termine del pranzo la sposa, quasi a sottolineare questa continuità, ha voluto sparecchiare il tavolo dei volontari accorsi numerosi, tra un applauso commosso e gioioso, (f.s.)
MOTTOLA — Mercoledì 8 maggio la locale comunità battista
con i familiari e gli amici ha dato l’estremo saluto al fratello Giovanni Lamanna, scomparso improvvisamente e
prematuramente all’età di 61 anni. Il fratello era membro
effettivo dal settembre 1997 quando, in occasione
dell’inaugurazione dei rinnovati locali di culto, si svolse
una partecipata festa battesimale.
VILLASECCA — Ringraziamo il pastore Bruno Tron che ha
presieduto il culto del 7 aprile, giorno della festa di canto.
• L’Assemblea di chiesa del 12 maggio ha eletto deputati
alla Conferenza distrettuale Enzo Bertalot e Ivette Peyronel (supplente Irma Ferrerò) e al Sinodo Liliana Viglielmo (supplente Milena Grill).
• È nata Irma, di Roberto Chiavazza e Lorena Clot Varizia.
PINEROLO — Domenica 12 maggio siamo stati in gita ad Aosta. Al culto, la predicazione della pastora Elisabetta Ribet
è stata bella, gioiosa e convincente; hanno partecipato anche gli scout del I distretto d.el «Casd» con i loro prodotti
da vendere per sostenere il loro progetto di solidarietà con
l’Uruguay. Divisi in gruppetti siamo poi andati a visitare la
zona archeologica di Aosta. Nel pomeriggio la corale ha tenuto un concerto. La gita è stata un’occasione per conoscere i fratelli della' locale comunità, che ringraziamo per
l’accoglienza; ci hanno anche offerto un ottimo rinfresco
prima della nostra partenza. È stata una bella giornata sotto tutti i punti di vista, compreso quello del bel tempo.
PRIMO CIRCUITO — L’Assemblea del 1“ circuito svoltasi a
Bobbio Pellice il 17 maggio ha eletto quale sovrintendente la diacona Anita Tron.
10
PAG. 10 RIFORMA
SII
llSlIliii
I MAGISTRATI NELLA
SOCIETÀ ITALIANA
ANNAMAFFEI
Alla vigilia si era sentito molto parlare di questo convegno,
soprattutto a causa di una lettera del ministro Castelli al Consiglio superiore della magistratura nella quale si dichiarava
«l’inopportunità a partecipare al
convegno di Napoli» per alcuni
giudici impegnati nell’indagine
sulle violenze in occasione della
manifestazione no global nella
città partenopea. Così, spinta
dalla curiosità e dal sincero desiderio di capirci qualcosa di
più, ho deciso di fare capolino il
10 maggio scorso all’Istituto italiano per gli studi filosofici.
L’argomento era «Le forme del
dissenso tra riformismo e globalizzazione», e il
sottotitolo: «magistratura-associazionismo,
movimentiinformazione.
Tra dissenso e
pensiero unico».
Prima domanda:
perché tanto allarme per questo
convegno? Seconda: come interpretano i magistrati oggi il loro ruolo nella società italiana?
Terzo quesito: quali sono le loro
cruciali preoccupazioni nell’attuale delicata fase storica? Non
tento di riassumere le analisi e le
tesi sostenute spesso in creativa
dialettica fra loro. Solo alcune
impressioni e alcuni concetti.
Le due sale gremite (una era
collegata via video), i contenuti
e il tenore degli interventi mi
hanno dato l’impressione di una
grande passione civile. Un magistrato ha affermato: «Sono stufo
di sentirmi dire che se parlo faccio politica. Se parlo è perché
credo nel lavoro che ho scelto di
fare. Rivendico il diritto dei magistrati di parlare di politica giudiziaria perché parlando di questo intervengono a difesa dei
principi e dei valori in cui credono, e per i quali hanno scelto di
fare questa professione». Credo
che questo sia molto bello.
Particolarmente quando questa passione si coniuga con una
volontà di rimettere al centro i
diritti dei non garantiti. Qualcuno ha citato (attribuendone
l’origine al pensiero medievale!)
il principio biblico che la legge
deve tutelare per prima cosa
«l’orfano e la vedova», deve essere valorizzata come tessuto
connettivo della società (ricordate gli antichi giudici che sedevano alle porte delle città?), come istituto protettivo di tutti
ma anche e in primo luogo dei
più deboli. «Gli interventi del
governo - è stato detto - nei va
/ magistrati sono
ri campi (lavoro, immigrazione,
informazione, istruzione) hanno creato inevitabilmente tensioni. Non è che i magistrati siano l’estremo baluardo della democrazia ma la tutela dei non
garantiti è essenziale».
Che cosa accade se i magistrati stessi si trasformano in soggetti non garantiti? Da interventi diretti di esponenti governativi e da alcune proposte legislative molti magistrati sentono che
oggi questo sta accadendo. Si
vuole interpretare il ruolo del
giudice come «servitore silenzioso di una legge che è decisione maggioritaria». In questo
modo si tende a negare che nel
StatO COStitU
zionale il giudice
è in primo luogo
garante della Co
sotto l'occhio, spesso stìtuzlone, e in
questo senso è
critico, di tutti Limiti
e necessità delle loro
«esternazioni»
controllore della
legge, prima che
suo esecutore.
Non si rivendica
il semplice diritto, che è costituzinnale per tutti i
privati cittadini, alla libertà di
pensiero e di espressione, ma
quello di affermare l’ineliminabile necessità che i magistrati,
in quanto applicatori ai casi
concreti della vita di grandi
principi politico-morali-istituzionali, partecipino apertamente sebbene con «pudore e intensità riflessiva» all’elaborazione
di tali principi.
Un magistrato strappato dal
contesto civile e culturale che lo
circonda sarebbe un magistrato
la cui autonomia assumerebbe
sapore corporativo, di casta.
L’imparzialità del magistrato è
tutelata non dal suo essere posto sotto una campana, ma dal
sistema giudiziario nella sua
complessità col suo pluralismo
interno e la sua autonomia.
«Una magistratura forte, indipendente, autonoma - è stata la
conclusione di uno degli interventi più appassionati - è una
espressione immediata, formativa del sistema democratico.
Sono 200 anni che è così. Accade
talvolta nella storia che anche i
valori formativi vengano messi
in discussione, ma questi valori
sono nati prima di noi e sopravviveranno a noi e se li difendiamo non possiamo che vincere».
Molti di noi se lo augurano. E
ci auguriamo anche che un po’
della loro passione civile contagi altri. Anche con il dissenso,
perché no? Non conformarsi al
presente secolo (cioè non omologarsi al pensiero unico) non è
in fondo un imperativo biblico?
REDAZIONE CENTRALE TORINO;
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n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 20 del 17 maggio 2002 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 15 maggio 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Il potere globale oggi passa anche attraverso l'infornnatica
Informatica e libertà
La libertà di comunicare è sempre più sottoposta alla «libertà
a pagamento» richiesta dalle grandi case produttrici di software
In questi ultimi mesi, lo
sappiamo bene, si è parlato e
si parla del pericolo che alcune libertà possano essere imbavagliate. Una libertà di cui
si parla poco è quella del
«software-libero»,' che diverrà così importante che al
confronto alcune libertà su
cui giustamente oggi si discute passeranno in secondo
piano. Possiamo far finta di
niente, ma il potere globale
passa per la strada informatica e, se da un canto Internet
è l’unico mezzo che consente una reale controinformazione, le imprese nazionali
che ambiscono al potere (economico) non stanno certo
a guardare e cercheranno
sempre più di dominare il
mercato (vedi Bill Gates)
concedendoci poi, bontà loro, qualche libertà, a pagamento naturalmente.
Che cosa si può fare ? Contrariamente a quanto avviene
per altre questioni, c’è ancora del margine per fare delle
scelte che possano modificare l’assetto, in quanto essendo un settore in formazione
non tutti i giochi sono fatti.
Come in tutte le questioni
l’informazione è fondamentale e a partire da questa si
possono fare delle scelte
quantomeno più oculate.
Forse qualcuno sta pensan
do: ma che c’entra Internet o
il software con la fede, ma il
problema è che qui non si
tratta di software ma di libertà e di una libertà che nel
giro di alcuni anni sarà una
libertà fondamentale; e allora
l’informazione è importante
perché senza libertà la fede
soffre. L’articolo che segue
proviene da una delle tante
associazioni per la diffusione
del software libero, che stanno nascendo in tutta Europa,
che entra un po’ nel vivo della questione: sarebbe interessante comunque, aprire un
dibattito su questa questione
per approfondire il discorso.
(Enrico Maltese)
La scommessa del software libero
FRANCESCO POTORTI
CHE cos’è il software libero? Il software libero discende naturalmente dal libero scambio di idee e informazioni. È un principio tenuto in
alta considerazione in ambito
scientifico, e ad esso è generalmente attribuita molta parte dell’eccezionale e imprevedibile crescita del sapere negli
ultimi tre secoli. Il libero
scambio di idee non è tuttavia
una questione puramente
pratica, è anche alla base dei
concetti di libertà di pensiero
e di espressione. Analogamente alle idee, il software è
immateriale, e può essere riprodotto e trasmesso facilmente. In modo simile a
quanto avviene per le idee, la
libera diffusione del software
è parte essenziale del processo che ne sostiene la crescita e
l’evoluzione. E ogni giorno di
più, come le idee, il software
permea il tessuto sociale e lo
influenza, produce effetti etici, economici, politici e in un
senso più generale culturali.
Fu Richard M. Stallman,
nei primi Anni 80, a formalizzare per la prima volta il concetto di software libero. La
definizione di Stallman assume la forma di quattro principi di libertà: Libertà 0, o libertà fondamentale, la libertà di eseguire il programma per qualunque scopo,
senza vincoli sul suo utilizzo;
Libertà 1, la libertà di studiare il funzionamento del programma, e di adattarlo alle
proprie esigenze: Libertà 2, la
libertà di ridistribuire copie
del programma; Libertà 3, la
libertà di migliorare il programma, e di distribuire i miglioramenti.
11 software distribuito con
una licenza che rispetti questi principi è detto «software
libero» (in inglese free software). Ogni programma è generalmente distribuito con una
CREDO che l’Unione europea abbia compiuto
nei giorni scorsi un atto di
politica estera tempestivo e
intelligente: l’accoglienza dei
13 palestinesi rifugiati da Betlemme. È stato un gesto di
vera e concreta solidarietà
che, forse per la prima volta,
ci ha fatti sentire membri di
una realtà compatta, unita.
Per noi che abbiamo visto e
studiato tante e tante guerre
lungo le strade d’Europa,
questa capacità dell’Unione
europea di prendere delle decisioni importanti, valide per
tutti, cambia la nostra mentalità. E ci auguriamo che
questa decisione possa tradursi nella prima pietra di un
edificio di pace duratura in
Medio Oriente.
Sappiamo che le estreme
destre, sia di Israele (il Likud)
licenza d’uso cioè con un do. cumento legale che, appoggiandosi alle norme sul diritto d’autore, specifica diritti e
doveri di chi riceve tale programma. Gran parte delle licenze comunemente usate
sono proprietarie, cioè non
libere, in quanto non garantiscono le quattro libertà. Quasi sempre tali licenze non
consentono infatti copia del
programma, né la sua modifica. Spesso, se il programma
è installato sul computer di
casa, la licenza impedisce
persino di installarlo sul proprio portatile (per utilizzare il
programma fuori casa); se il
programma è utilizzato in
uno studio professionale,
non consente di tenerlo installato su un computer di riserva, nel caso che quello
principale si guasti.
La Licenza pubblica generica (Gpl), al contrario, concede all’utente del programma
tutte e quattro le libertà suddette. Inoltre si occupa anche
di proteggerle: chi modifichi
un programma protetto da
Gpl e lo distribuisca con tali
modifiche, deve distribuirlo
sotto licenza Gpl. È grazie a
questa protezione che la Gpl è
attualmente la licenza più
usata per il software libero. La
rilevanza economica del software libero è ancora molto ridotta, ma è in forte crescita
ormai da alcuni anni, e tutto
consente di supporre che tale
crescita continui nel prossimo
futuro, anche grazie ai vantaggi tecnici ed economici del
software libero. A oggi, il
software libero è ampiamente
diffuso in ambito accademico, industriale e fra gli appassionati di calcolatori, soprattutto grazie ai sistemi Gnu-Linux. Questi sistemi liberi sono
disponibili a costi molto bassi, ben inferiori ad analoghi
sistemi proprietari.
Tuttavia, a causa delle loro
caratteristiche, il loro uso richiede una buona cultura generale nel campo del software. Ma le implicazioni dell’uso del software non sono soltanto tecniche ed economiche, perché il software da
tempo ormai è avviato a occupare un ruolo di primo
piano nella nostra vita quotidiana, ed è destinato a cambiare in maniera profonda la
società. È per queste ragioni
che la nostra libertà futura
dipenderà anche dalla capacità di ognuno di noi di controllare il software. È per queste ragioni che la libertà del
software deve essere affiancata ai tradizionali principi di
libertà sessuale, di culto, di
movimento, di espressione. È
per queste ragioni che la nostra libertà futura dipenderà
dall’uso di software libero.
iiJ ])iiì3 ili CflJiy
PIERO bensì
sia dei palestinesi (Hamas)
non intendono costruire la
pace. Ma si tratta di minoranze in entrambi i settori e qui
l’Europa deve sapersi assumere il suo ruolo di mediatrice fra le forze mediterranee,
senza più dipendere dagli
umori del presidente degli
Stati Uniti. Come si è riusciti,
per la prima volta nella storia,
a non avere conflitti armati in
Europa occidentale per 57
anni, così ora tocca a noi vegliare in modo che la pace regni su tutto il Mediterraneo.
È una nostra specifica responsabilità. «Beati quelli
che si adoperano alla pace»,
diceva Gesù e le chiese hanno l'ohbligo di prendere questa parola molto sul serio.
Ancora troppe persone (credenti e non credenti) pensano sempre alla pace come al
proprio benessere: l’impor
II libro di Spini
Nelle pagine cultun
storico Masgimo L. S'
dori (10 maggio) se
«Giorgio Spini, nato
1914, è uno dei patriat(_
della storiografia itali^
Nonostante la sua età ¿
tinua a lavorare con
.giovanile. Ne è testiL
nianza il suo ultimo lavo!
■Italia liberale e protestan^
E ancora: «Eisorgiment^'i
protestanti aveva lascia«
l’Italia evangelica al
compii
mento dell’unità nazioni
{...). Secondo il censime*
del 1871 i protestanti in itj
lia erano allora poco mei»
di 60.000. E l’Italia evang#
ca riusciva "sgradita” ai
destra storica perché perel
pita “ostile all’ordine tra®
zinnale delle cose” e“i
comprensibile” alla sinisi
influenzata dal “verbo po„.
tivista”». Qra «l’ampio al
fresco qui delineato noni
riducibile alla dimensione
del rapporto tra gli evangelici italiani e l’Italia civilee
politica nell’età liberale.fe
so è anche ciò; ma è pei
gran parte la storia diana
comunità religiosa e delle
sue chiese, dei suoi pastori
e del loro gregge operant
nelle diverse realtà regioj
nali del paese, del modo li
cui essi vissero il proprie
impegno sia di credentìi
un contesto troppo
ostile sia di cittadini, delle
loro istituzioni, della loro;
produzione culturale e
la loro teologia».
Cattolici e Internet
OpÌL
e
MA!
P
ERK
qua:
ne e un :
sotto sii
nel diba
guestioi
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so «gon
media c
pochi gi
nano al
tante è che io stia in I
che io sia al sicuro, che «
bia ciò che voglio: àe§
non mi interesso. Ma
ha fatto l’opposto: no"
esitato a rinunciare au
pria pace ed è morto
croce per dare a noi
pace: «Io vi do la 1010?^,
Questo ci chiede ogS' |j
gnore: essere disponiD
nunziare a una ...[jn
stessi, del nostro
dei nostri beni, P^^^'doll
abbiano la pace.
biamo stancarci di farl»^
ripeterlo ai nostri non
Mani e palestinesi, a
non sono cristiani.
(Rubrica ’<an fatto, ^
mento,, della trasmisswm^
diouno «Culto evangeUco^
dalla Federazione delti.
¡lííto Vi
deglisb
dissel’à
A quattro giorni f|ij
nuova, elegante veste tipografica, il quotidiano caélco riflette sulla «Chiesali
rete» (10 maggio). Francesco Qgnibene riferiscedi
«Nuovo forum per proda*
mare il Vangelo» aH’Univa*
sità cattolica di Milanoe,
chiariti i dati in continuo
aumento dei siti,Internet
cattolici operanti in Italia
(ma anche della positiva af
toselezione dei siti stesS
molti chiudono, vanno avanti i migliori), si chieda
«È possibile annunciaié
l’Eterno in una cultura che
vive dell’istante, perlaquaié
ha senso solo il tempo reale?». Poi dà la parolaa
mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale: «Lln*
contro tra le nuove tecnologie e la Chiesa (...) h u®
straordinaria opportunitaa
cui nessun credente p
sottrarsi», anche se «è 1®
portante ricordare chel'j'
sperienza religiosa non*
esaurisce e non può esse '
trasferita nella rete, ne_mj^- compito della rete sostituì
le comunità fisiche».
buonaj
sori lo 1
una volt
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'rag!
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ERDÌ 24 MAGGIO 2002
PAG. 11 RIFORMA
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• prodirUniverlilatioe,
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sitiva aiti stesa;
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Domenica a Fenestrelle e a Angrogna
Al voto per i sindaci
Domenica e lunedì prossimi si vota per le elezioni amministrative in molti Comuni e Province italiane; fra di essi anche
due località delle valli pinerolesi andranno ad eleggere un
nuovo sindaco: Angrogna e Fenestrelle. Una sola donna candidata (a Fenestrelle), quattro liste in entrambi i casi. Ad Angrogna si confrontano le liste guidate da Ezio Borgarello, Giovan
Battista Zunino e quelle esterne al Comune che candidano
Raffaele Siesto e Amedeo Sanna. Analoga situazione a Fenestrelle dove due liste più o meno doc saranno guidate da Livio
Giraudo e Willer Manfredini; si sono aggiunte altre due liste
che candidano a sindaco Daniela Piantà e Marco Di Silvestro.
Si vota domenica dalle 8 alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15.
Torre Pellice: i 150 anni del tempio
L'organo ristrutturato
Nell’imminenza dei festeggiamenti organizzati in occasione
dei 150 anni del tempio valdese di Torre Pellice, previsti per il
15-16 giugno, sono stati anche ultimati i lavori di restauro e
manutenzione straordinaria dell’organo, costruito all’inizio
degli Anni 20 e completamente rinnovato nel 1976. Lo strumento, che accompagna il canto comunitario e permette esecuzioni concertistiche, ha ricevuto anche la visita dei funzionari della Soprintendenza per li patrimonio storico-artistico
torinese, che lo hanno esaminato per quanto riguarda le sonorità e i meccanismi interni di funzionamento tra elettronica e
falegnameria. Nella foto: ultimi ritocchi all’interno del «cassone»,che contiene i registri della seconda tastiera.
lU
V
) < A
I Fondato nel 1848
La Regione Lombardia favorevole all'utilizzo terapeutico dei derivati delia canapa indiana
Quale impiego per la cannabis?
Opinioni diverse all'interno della maggioranza di governo. Intanto prosegue il dibattito tra politici
e operatori sulla possibile depenalizzazione di sostanze discusse come hascisc e marijuana
MASSIMO GNOME
nERK
Í &ne
ERIODICAMENTE,
quasi ci fosse una
in cui discuterne e un’altra per passarla
sotto silenzio, irrompe
nel dibattito politico la
questione cannabis, diventando sovente un caso «gonfiato» dai mass
inedia che si «sgonfia»
pochi giorni dopo. Tornano alla mente le didiarazioni del prof. Umteto Veronesi: la metà
degli studenti italiani disse l'aUora ministro alfa uso di dro„„ e soprattutto
buonaparte dei profesSQriloha fatto almeno
una volta nel corso della
vita. H ragionamento fila:
¡docenti di oggi non soie i ragazzi che quindici
ovenfanni fa erano tra i
Vinchi come allievi?
Iteti di alcuni settori
®llo schieramento poliJeo (Ccd e An su tutti)
™no l’effetto di tronca'V sui nascere qualsiasi
preposta di apertura, per
*seinpio sull’uso terapeutico della marijuaa. Di recente, a favore
j sperimentazione si
'/enunciato il Consii^egionale della Lom, anche la ProvinTeramo ha appro. eun analogo odg e in
jnentp 21 consiglieri
penali (da Lorza Italia
,5/'Iuzione comunihanno presentato
- '"elione che chiede
te- e al Parla- ’
ostituiff|i e di regolamentare
•Uedico della cana
npo teaarola a
¡tori, sedia Cona; «L’iH"
tecnoio'
.) è una,
'tunitàii
nte pui'
e «è i®“
che/
a noli si
0 esse®
pa indiana e dei suoi derivati». I giornali non
contribuiscono alla serenità del dibattito quando
titolano: «Spinelli in
ospedale: il fronte del sì».
Girolamo Sirchia, ministro alla Sanità, si fa largo
tra le polemiche e proclama: «Se i risultati della
sperimentazione saranno positivi l’uso terapeutico della cannabis ci
sarà». Ma i tempi di attuazione restano vaghi.
Un discorso a sé merita la depenalizzazione
dell’uso personale di marijuana e hashish. Pa riflettere la vittoria alle ul
I in
che io
il Si
Ma Ges*
>: non
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time elezioni olandesi
(l’Olanda è la patria dei
coffee shop, luoghi simbolo della «canna libera») di forze politiche
contrarie, oltre che.all’eutanasia, alla legalizzazione delle droghe leggere. Su questo aspetto in
Italia le porte sembrano
sbarrate. «Le dichiarazioni del ministro Sirchia
sull’uso terapeutico della
marijuana non mi stupiscono affatto: è una posizione legittima e coerente con altri provvedimenti volti a lenire le sofferenze del malato». L’opinione è di Anita Taraselo,
medico di base di Perrero, che aggiunge: «Anche
sull’uso della morfina ci
sono state delle aperture
e quindi non vedo perché
opporsi». Per Piammetta
Gullo, assistente sociale
presso la Comunità montana vai Pellice, «è troppo
tempo che. se ne parla
senza far nulla: un’apertura non è solo inevitabile, ma necessaria». Quindi anche la depenalizzazione delle droghe leggere? «Sì - dice la Cullo ma accompagnandola
con il discorso educativo
e l’informazione. L’uso
delle droghe risponde a
una mancanza. L’individuo, e la società, devono
imparare a farsi questa
domanda: “che cosa c’è
che non va?”». E poi «l'alcol, regolarmente in vendita nei negozi, è ancora
più dannoso».
Sarà una lingua olimpica?
Pasticcio occitano
DAVIDE ROSSO
Lf IMPRESSIONE è che
I si sia fatta un po’ di
confusione con la questione dell’occitano lingua olimpica. Sicuramente il risultato che ne
è emerso è un pasticcio.
Probabilmente in pochi
hanno capito le discussioni fatte intorno all’
occitano e non tutti hanno compreso appieno la
situazione di sabato al
convegno organizzato
dalla Chambra d’Oc a
Perosa (vedi servizio a
pag. 13) con defezioni di
relatori e politici locali
che non sapevano bene
come gestire una situazione divenuta di forte
tensione. Certo è che
quello che ne è venuto
fuori sembra essere che:
non ha senso escludere
da un progetto che vorrebbe valorizzare la lingua e la cultura valligiana
le associazioni locali. Un
progetto di tipo culturale
ma anche politico non
può avere come obiettivo
ultimo solo i finanziamenti. L emerso che ci
sono fortunatamente ancora delle idee che vanno
accettate e condivise, e
quindi discusse insieme.
prima di intraprendere
un’azione che tra i suoi
scopi può avere poi anche quello di avere dei ritorni economici.
Certo non è semplice,
né spetta a noi, dare ragioni e torti, ma una cosa
però è chiara: una volta
tanto in valle si è vista
una mobilitazione contro qualcosa o qualcuno
che propone il miraggio
dei finanziamenti. Ci si è
mobilitati «contro» per la
difesa del proprio modo
di essere e di sentire sia il
passato che l’avvenire,
anche se forse qualcuno
aveva sentito nell’aria
che probabilmente Toccitano olimpico potrebbe in ogni caso non passare, le lingue ufficiali si
dichiarano in sede di
candidatura e non dopo.
L’esperienza comunque
può essere positiva perché, anche su altri fronti,
le olimpiadi non passino
sulla testa dei valligiani
in nome dei finanziamenti che «potrebbero»
arrivare. Del resto saranno i valligiani che dovranno godersi il dopo
olimpiadi e si spera che
non dovranno farlo guardando solo alle soddisfazioni di altri.
■CONTRAPPUNTO I
AUTOINGANNI
SULL'INDUSTRIA
GIORGIO GARDIOL
Era una notìzia attesa. La
Fiat, la più grande impresa
privata italiana è in crisi, la
più importante della sua
storia ultracentenaria. C’è
una data limite. Nel 2004 si
deciderà se a Torino si faranno ancora automobili
0 no. La città dell’auto trema. Per ora sono annunciati 3.000 «esuberi» e altri
10.000 negli
stabilimenti
dell’indotto.
Nel frattempo
1 dirigenti venderanno il vendibile. L’obiettivo è realizzare un bilancio
2002 «quanto
meno in pareggio» e dimozzare l’indebitamento netto accumulato alla fine del 2001. Sono
stati già ceduti Magneti
Marelli, Immobiliare San
Babila, Sistemi Elettrici,
Aftermarket e sono in corso trattative per Mmss,
Teksid e Comau; il piano di
ristrutturazione prevede
poi la chiusura di 18 stabilimenti (due in Italia) e il
taglio di 6.000 posti di lavoro entro il 2004. Il tutto dovrebbe portare nelle casse
del gruppo 2 miliardi di euro quest’anno e un miliardo il prossimo. Inoltre, lo
scorso dicembre è stata approvata la sottoscrizione di
un aumento di capitale per
oltre un miliardo di euro.
Ma evidentemente non
basta. Per questo la decisione di ricorrere al mercato azionario: l’aumento di
capitale di Case new holland (trattori) e la quotazione in Borsa della Ferrari. I prossimi mesi diranno
se la Fiat potrà farcela, ma
l’autorevole quotidiano
economico «Financial Times» ha già consigliato, in
un editoriale, di cedere il
settore auto a General Motors. Per il momento restano sotto gli occhi i pessimi
dati di bilancio del primo
trimestre del 2002: 529 milioni di euro di perdita.
La Fiat è o^i un impresa
multinazionale. Negli Anni
Novanta la Fiat ha attuato
una serie di strategie per incrementare la propria redditività, come la mondializzazione della propria presenza, che ha determinato
una modifica strutturale
della distribuzione occupazionale: nel 1990 lavorava
negli stabilimenti italiani il
76,2% degli addetti, oggi solo il 48,1%. Il piano di ristrutturazione prevede poi
che il gruppo ridurrà 1 propri stabilimenti da 60 a 36.
La chiusura di stabilimenti
potrà comportare anche la
chiusura di stabilimenti che
interessano Torino e le nostre valli. È il caso degli stabilimenti di Rivalla e Mirafiori; sono gli stabilimenti
per la costruzione di auto, il
settore che costituisce il buco nero del gruppo Fiat. Dei
529 milioni di euro di perdita ben 429 de
Le strategie per
salvare la Fiat
sembrano basarsi
su una cultura
ormai superata
rivano dall’automobile.
Ci si interroga sul futuro della città
dell’auto, ci si
rivolge alle istituzioni per
avere una risposta. «Sono
fermamente
convinta che
Torino è la capitale dell’automobile e dovrà continuare ad essere capitale dell’auto del futuro, pulita
ecologica, compatibile con
le esigenze di mobilità di
milioni di persone» ha
scritto Mercedes Bresso,
presidente della Provincia
di Torino. Insomma basta
costruire un prodotto nuovo perché tutto andrà meglio. La ricetta vincente per
uscire dalla crisi dovrebbe
essere l’innovazione di processo. 1 robot al posto dei
«barot» (si chiamano cosi
in dialetto i lavoratori), la
’ produzione snella, l’uscita
dalla fabbrica dei lavoratori eccedenti (gli esuberi), e
un prodotto più moderno.
Questo il piano industriale
da perseguire.
Ma è davvero così che si
affronta la metamorfosi di
un industria e di una città,
di una provincia che si è
identificata con essa? Sono
convinto che l’impresa industriale e il suo insediamento sociale devono continuare ad essere importanti nella costruzione dell’identità collettiva della
città e della provincia. Constato però che non c’è più la
spinta delTìndustrialismo,
la spinta che per gran parte
del Novecento aveva fatto
arrivare a Torino uomini e
donne per la produzione di
auto e altro ad essa collegato. Il numero degli addetti
all’industria non aumenta
più e le condizioni dei lavoratori non sono più il metro
di misura del benessere e
della costruzione delle
identità sociali. Nella sinistra torinese, oggi al governo, prevalgono le richieste
di certezze sul modello passato, e non la voglia di costruire il futuro. Il futuro
che accetta di chiudere la
Fiat, ma insieme alla Fiat.
12
PAG. 12 RIFORMA
INAUGURATO IL TETTO DEL SAN GIUSEPPE —
Tutti hanno riconosciuto il ruolo di promotore e
successivamente di animatore di don Armando,
parroco di Torre Pellice, nel pensare qualche
anno fa alla destinazione di una nuova ala della
Casa di riposo Saji Giuseppe a centro per malati
di sclerosi multipla. Una malattia in costante
aumento, è stato ricordato, che invalida persone
e coinvolge intere famiglie. 11 centro di Torre
Pellice potrà essere un’eccellenza in Italia e un
riferimento per il Piemonte. Ora l’impegno è a
reperire i fondi per il completamento dell’opera
e Tawio della fase gestionale.
OCCHIO ALLA CONGIUNTIVITE — Da alcune settimane un’epidemia di congiuntivite sta interessando l’area del Pinerolese. «1 sintomi - spiega il
primario di Oculistica dell’ospedale Agnelli di Pinerolo, Stefano Amasio - sono caratterizzati da
senso di bruciore oculare e di sabbia negli occhi
con notevole arrossamento della congiuntiva; è
anche presente un’abbondante secrezione giallastra che può impedire l’apertura dell’occhio
colpito. Può anche verificarsi un calo del visus a
causa di un interessamento della cornea, ma generalmente l’affezione corneale si riduce in
qualche giorno». Per limitare il contagio si consiglia di utilizzare asciugamani e tovaglioli strettamente personali e di lavarsi frequentemente le
mani con sapone o altro detergente. L’Asl invita i
cittadini a presentarsi al primo sintomo sospetto
presso il Pronto Soccorso: la terapia è antibiotica
e l’affezione può durare oltre un mese.
NUOVO DIRETTIVO PER RADIO BECKWITH —
L’associazione Francesco Lo Bue, che gestisce
l’emittente Radio Beckwith Evangelica, ha un
nuovo Consiglio direttivo; l’assemblea dei soci di
venerdì 17 ha riconfermato presidente Livio Gobello, a cui si affiancano Attilio Sibille (vice). Paolo Gay (segretario), Vanda Bertalot (cassiera), Davide Caffarel, Cesare Scanso, François Rollier,
Massimo Gnone e Davide Beccaria.
NUOVA COOPERATIVA — La cooperativa agricoltori prarostinesi d’ora in poi si chiamerà «Cooperativa agricola valli pinerolesi»; lo ha deciso
sabato scorso l’assemblea dei soci chiamata a
dare un parere su una trasformazione che, negli
auspici, dovrebbe far assumere a questa cooperativa il ruolo di capofila per la raccolta del latte
della zona. Il comparto ha vissuto diverse criticità negli ultimi anni, dal fallimento del caseificio Darò alla chiusura della cooperativa vai Chisone; ora grazie alla cooperativa di Prarostino,
col sostegno delle Comunità montane, si è ricominciato a raccogliere il latte delle valli per venderlo a un caseificio esterno. Nodo ancora da risolvere la vecchia idea di trasformare in loco il
latte in un centro che possa anche commercializzare il prodotto finito e l’eventuale allargamento dell’attività alla filiera carne.
MEDITERRANEO E OLTRE — L’Africa è stata al
centro dell’attività scolastica dell’Istituto comprensivo Gianni Rodari di Torre Pellice; una serie di iniziative che hanno coinvolto le diverse
classi, dalla materna alle medie, su un progetto
di antropologia interculturale dal titolo: «Gli altri siamo noi: in viaggio nel Mediterraneo e oltre». Momenti di scambio, di unione, un cammino da fare insieme: questi i passaggi multidisciplinari che hanno coinvolto tutti gli alunni. Sabato scorso il gruppo teatro della scuola medie
ha presentato al pubblico «Acqua» e «Cresceremo mai?», frutto del laboratori teatrale condotto
con Nonsoloteatro. Sabato 25 maggio, alle 11 alla Galleria d’arte Scroppo verrà inaugurata la
mostra «Un po’ d’Africa: oggetti, immagini, parole, colori e sapori per conoscere alcune realtà
del continente africano». La mostra è il lavoro
delle scuole materne di Angrogna e Torre Pellice
e delle scuole medie di Angrogna, Bobbio e Torre Pellice. Verrà anche presentato un Cd «Africa»
realizzato da ragazzi della scuola media.
EMERGENCY A BRICHERASIO — Venerdì 24 maggio alle 20,45, Emergency (Associazione umanitaria italiana per la cura e la riabilitazione delle
vittime delle guerre e delle mine antiuomo) sarà
ospite del Centro culturale Aldo Moro, in via Vittorio Emanuele. Sono previste una mostra, un
filmato e il banchetto per la raccolta dei fondi.
COMUNE DI TORRE PELLICE
Si rende noto che in data 20 maggio 2002 è stato emesso un bando di concorso per assegnazione in
locazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Possono presentare domanda di assegnazione
coloro che abbiano la residenza o prestino attività lavorativa esclusiva o principale nei Comuni di Angrogna,
Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Luserna San Giovanni, Lusernetta, Rorà, Torre Pellice e Villar Pellice.
Scadenza 18 luglio 2002
Per informazione telefonare al n. 0121-953221
oppure al n. 0121-950462
E Eco Delle \àldesi
Incontro a Villar Porosa con il Comitato Toroc
Il «progetto 2006»
Amministratori locali, sindacati e chiese si sono espressi
sull'andamento dei cantieri già attivi e in via di attuazione
BARBARA GRILL
SINDACI, amministratori pubblici, rappresentanti dei sindacati e
delle chiese hanno risposto all’invito della Comunità montana valli Chisone e Germanasca ad incontrare una rappresentanza del Toroc guidata
dal presidente, Valentino
Castellani. L’incontro,
che si è tenuto la sera di
mercoledì 15 maggio nella sala del Consorzio interaziendale per la formazione di Villar Perosa,
aveva l’obiettivo di fare il
punto della situazione
sulla progettualità olimpica in una fase che, a
detta di molti, si sta rivelando difficile. La macchina organizzativa messa in moto dal Toroc è ormai avviata ma i cantieri
di villaggi olimpici, siti di
gara e allenamento non
sono, di fatto, ancora partiti. Forte perplessità è
stata inoltre espressa dagli amministratori locali
nei confronti delle opere
connesse che hanno dovuto nuovamente fare i
conti con una cronica
mancanza di fondi.
Siamo di fronte a un ritardo nelle opere olimpiche? Secondo Valentino
Castellani e i responsabili
per il rapporto con il territorio del Toroc l’apertura dei cantieri, circa un
centinaio ad oggi, risponde al calendario dettato
dal Comitato organizzatore internazionale. Se
apparentemente non esistono problemi per trampolini e piste da fondo i
progetti che riguardano
viabilità, assetto idrogeologico del territorio e sanità necessitano di strategie a lungo termine,
non così legate all’evento
olimpico e ad un lavoro
di concertazione tra enti
pubblici e privati. Se esistono priorità ormai accertate in Regione e Provincia per interventi sugli impianti di risalita e
sulla strada di Frali, sulla
competitività di alcune
stazioni invernali e sul
riassetto idrogeologico di
una parte del territorio,
molto rimane ancora da
fare e molti ancora sono i
finanziamenti da trovare
per quanto riguarda ricettività ed eredità postolimpica.
La comunicazione con
il territorio deve essere
un valore aggiunto nella
operazione olimpica al
pari della formazione,
dell’educazione nelle
scuole, del volontariato,
delle prospettive lavorative. L’incontro di Villar
Perosa ha inoltre permesso di visionare i progetti che stanno ridisegnando la viabilità in vai
Chisone con Finserimento dell’autostrada Torino-Pinerolo, la galleria di
Porte, la rotonda di San
Germano fino alla risoluzione del nodo di Perosa,
intervento quest’ultimo
che non troverà finanziamenti olimpici.
Alle domande sulle difficoltà dei presidi ospedalieri, in particolare
quello di Pomaretto e sul
problema fognario, i rappresentanti del Comitato
olimpico hanno riportato il discorso sulle opere
connesse e sulle strategie
che in questa valle la Regione e la Provincia dovrebbero attuare. Se il
Toroc, infatti, ha una
precisa responsabilità su
gare e servizi ad esse collegati come per esempio
l’istituzione di un comitato interreligioso che si
occupi di cappellania o
la promozione di eventi
culturali, non ha invece
alcun mandato sui servizi e interventi trasversali
se non quello di definire
strategie e modalità di
azione per progetti che
vadano al di là dell’evento olimpico.
Torre Pellice: dopo l'incendio
Day Hospital
Riaprirà questa settimana il plano terra dell’ala nuova dell’ospedale valdese di Torre Pellice rimasta danneggiata nell’incendio verificatosi il fine gennaio scorso a causa di un cortocircuito. Saranno nuovamente
attivi i vari laboratori, il day hospital di medicina e da
giugno anche quello di diabétologia. «I lavori di ripristino - dice Silvio Vola della Ciov- sono partiti ad aprile e sono stati realizzati nei tempi previsti. Il risultato
ci sembra buono e possiamo dire di avere ottenuto anche alcuni miglioramenti alla funzionalità dei servizi,
con lo studio di percorsi differenti più corretti rispetto
al passato». II costo dell’intervento complessivo si aggira intorno ai 140.000 euro che dovrebbero essere interamente coperti dalle assicurazioni che hanno condotto a suo tempo le perizie e che salderanno gli ospedali per gli interventi fatti solo a lavori ultimati.
Pinerolo verso una rassegna delle associazioni
Un albo per chi fa volontariato
Sponsorizzato dall’assessorato alle Politiche
sociali della Regione, e in
collegamento alla tradizionale «Tre giorni del
volontariato» in programma a Torino da venerdì a domenica, si terrà
a Pinerolo, domenica
prossima, 26 maggio, come in diverse altre città
piemontesi, la seconda
edizione del «Volontariato in piazza». Realizzata
con il coordinamento del
Comune di Pinerolo, e
l’apporto dei Centri di
servizio al volontariato
operanti in zona, presenterà l’operato di una quarantina di associazioni i
cui ambiti di interesse
vanno dalla solidarietà
internazionale alla presenza nel socio-assistenziale, dalla protezione civile all’associazionismo
impegnato in azioni di
soccorso, dalla difesa dell’ambiente, alla Pro Loco
e al servizio civile.
Parlando a nome dell’amministrazione comunale, il consigliere pinerolese Giorgio Canal ha
voluto ribadire cbe «la
manifestazione dà anche
lo spunto per riflettere su
quali iniziative potremmo intraprendere per dare seguito, continuità e
visibilità a ciò che il volontariato sta già realizzando». Proprio in quest’ottica l’amministrazio
ne ha espresso la volontà
di istituire al più presto
un albo delle associazioni
di volontariato, e in secondo luogo di dare alle
stesse la possibilità di fare
delle iniziative a livello
sovracomunale, promuovendo un convegno in
autunno nel quale riflettere su come procedere
per allargare la proposta
di un impegno di cittadinanza attiva fra la popolazione. 11 Comune poi
sarà anche presente alla
giornata di domenica 26
con l’esposizione di materiale che illustrerà il
«Contratto di quartiere»
di piazza Foro Boario, e
infine con materiale di
informazione sul servizio
civile a cura degli obiettori che svolgono attualmente il loro servizio in
Comune.
La manifestazione «Volontariato in piazza» si
terrà, come per la precedente edizione, nel centro storico di Pinerolo
(piazza San Donato) dalle
ore 10 alle 18,30 con il seguente programma. L’inizio manifestazione è previsto per le 10, dalle 10 alle 18,30 vi sarà la distribuzione di materiale a
cura delle associazioni.
Nel pomeriggio a partire
dalle 15 fino alle 17,30 so
tlca». Sempre nel pomeriggio dalle 15,30 alle 17
dimostrazione a cura della Croce Verde di Pinerolo e della Protezione civile. Infine dalle 17,30 alle
18,30: Concerto dei «Sesto Senso».
In contemporanea con
l’iniziativa «Volontariato
in piazza», sempre in
piazza San Donato verrà
esposta la mostra «Razze
animali da cortile in via
di estinzione», mentre
nelle sale di Palazzo Vittone verrà allestita la
mostra «Sorella acqua;
conoscerla per salvarla»
con il Lyons Club Pinerolo Acaja, mentre la Pro
Loco Pinerolo organizzerà una caccia al tesoro
con tappe all’interno della manifestazione.
no previste animazioni
teatrali e circensi a cura
del gruppo «Circus Spor
VENERDÌ 24
maggio 2(
Valli Chisone e Gernnanasca
Vince ancora
la «caccia di élite»
LILIANA VIGLIELMO
COME era ampiamente prevedibile, i sostenitori della caccia di
élite nel Consiglio della
Comunità montana Chisone e Germanasca hanno vinto, con largo margine, il secondo round
che si è tenuto lunedì 13
maggio. La delibera della
giunta di Comunità, ritirata nella precedente seduta, era del tutto favorevole all’istituzione di
un’azienda faunistica sul
territorio del Comune di
Roure, in base alla considerazione che l’attività
venatoria non era in contrasto con pastorizia,
agricoltura e turismo e
che, comunque, ogni Comune è libero di disporre
del proprio territorio. In
questo caso, la Comunità
montana ha l’obbligo di
esprimere un parere, che
non è però vincolante. Il
presidente non ha ritenuto di dover «aprire» la
seduta per ascoltare il
parere di una rappresentanza del comitato spontaneo contrario alle aziende venatorie che, secondo lui, si era già abbondantemente espresso
nella seduta precedente,
ma ha dato la parola al
consigliere Ezio Feroldi
che ha presentato, a nome del gruppo «Indipendenti di sinistra», una
controdelibera negativa.
L’opinione del comitato antiazienda è però emersa da una lettera inviata alla Comunità montana, nella quale si elencavano, sull’esperienza
di Massello, i vari modi
con cui i concessionari
potevano agire, coltivando i propri interessi, senza preoccuparsi più di
tanto delle leggi. Al contrario, in un’altra lettera,
il sindaco di Roure, Bru
no Lazzarini, esponevai.
proprie ragioni, che
sistevano nel conse»a
del Consiglio comun^
di una parte consicW
vole della popolazioi^
La discussione eh»
seguita è stata piutta,
malinconica, perché,
capiva benissimo ’
giochi erano già f
che la votazione erà'^
semplice formalità. ‘ ^
daci, soprattutto, ¿ìm
devano conto di non ave,
re strumenti efficaci
la gestione del propà,
territorio e ancora di
no la possibilità di
superando i partici
smi legati a situazioni^
cali. La votazione fatte
per appello hadatoilh^
sultato che tutti si aspe(,
tavano: 28 favorevoli,!
contrari e 5 astenuti.
1 punti successivial.
l’ordine del giorno hani»
riguardato l’attività del
difensore civico. Datile
Massel, che ha presentito una relazione suU’atti.
vità svolta nel 2001,li
nomina di una cominij.
sione per stabiliredii
può essere agevolato tm'
erogazioni di sostegni
alle piccole impresi,I
convenzioni conivai
collegi regionali perl'ae
certamento dell’abìj;
zione all’esercizio
professioni di maesttoi
sci e guida alpina.
È stata anche approvata la convenzione conia
altre Comunità monté
del Pinerolese peti
progetto di circa 75i.ffl
euro riguardante fellanutenzione territoftl
la sicurezza ambienti,
mentre l’ultimo
discussione, relative
finanza locale e
posta di rivedere Ieri»'
se finanziarie delle te
gioni autonome, notti'
stato discusso in
approfondito.
L'allarme lanciato dalla Fim-CisI
Crisi alla Sachs
PIERVALDO ROSTAN
STANDO così le cose
«sul piano proposto
per il rilancio della Sai di
Villar Perosa non posso
che esprimere un giudizio negativo, poiché non
garantisce la sopravvivenza dello stabilimento». Così Enrico Tron,
della Fim-Cisl di Pinerolo, boccia il piano di ristrutturazione aziendale
proposto dai vertici della
Sai. Tron è molto esplicito in un documento che
contiene le analisi sulla
situazione della Sachs
Italia (Sai). Una situazione di difficoltà che fino a
poco tempo fa veniva
quasi nascosta. «Troppi
cambiamenti di vertici, la
perdita della prima linea
e la mancanza di investimenti - incalza Tron hanno impoverito la Sai
rischiando di tollassarla».
L’analisi della Firn parte dal 1998 quando l’entrata nel mercato di industrie concorrenti ha di
fatto messo fuori mercato
la Sachs. Avendo fin lì lavorato quasi esclusivamente per la Fiat e avendo quest’ultima ottenuto
forti ribassi sugli ammortizzatori dei concorrenti,
la Sachs si è trovata o a
perdere quote di mercato
0 a vendere sottocosto: in
entrambi i casi con un
forte impatto negativo.
«La Sachs è stata cote
impreparata - contini®,
'T’___ ________ «-»rttnrnfiSSi
Tron -; perse comœ^
importanti come la “M*
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s- Un incontro sul futuro deirospedale di Ponnaretto
Servizio sul territorio
Alcuni servizi sono stati ridimensionati. Il Consiglio
comunale esprime appoggio nei confronti della struttura
i E Eco Delle ^ldesi
Convegno a Perosa Argentina
PAG. 13 RIFORMA
Alla presenza di Giancarlo Griot, presidente
della Ciov, martedì 14
maggio si è svolta a Pomaretto una riunione di
Consiglio comunale aperta al pubblico. Argomento dell’incontro; il futuro dell’Ospedale valdese di Pomaretto. Griot, visibilmente coinvolto, ha
spiegato l’impegno di
questi ultimi mesi per
trovare una soluzione al
problema dei tre ospedali
valdesi (per questo rimandiamo alla sua intervista che compare a pag.
7). Per gli ospedali valdesi
di valle l’unica via di uscita, per Griot, può essere
una soluzione politica:
«Nel rispetto del nuovo
panorama della sanità regionale - ha detto -, possiamo essere presenza
concreta di servizio sul
territorio, in stretta collaborazione con l’Asl. Per
questo si sta lavorando a
tempo pieno, anche con
incontri con l’azienda sanitaria locale e con la Regione, per stilare un programma di lavoro chiaro
che ci riconosca partner
importanti sul territorio».
A causa del rimborso a
prestazione e delle molte
prestazioni «povere» che
vengono date, gli ospedali di valle accumulano
ogni anno 7 miliardi di lire di deficit. «L’ideale - si
augura Griot - sarebbe
recuperare delle attività,
d’intesa con l’Asl, ed essere nuovamente pagati
abilancio: in questo modo si potrebbe recuperare un 50% del deficit annuale, e per l’altro 50% si
potrebbe avere, in base
al servizio svolto, un riconoscimento finanzia
Giancarlo Griot
rio dalla Regione. Certamente è tutto da studiare
e bisogna cercare di risparmiare dove si può;
per questo c’è stata l’unificazione di alcuni servizi
come il laboratorio analisi e la mensa».
A Pomaretto si è do-vuta ridimensionare la Cardiologia in quanto oggi
non la si può avere ad alto livello senza terapia
intensiva. Su questa linea
è stato deciso di chiudere
l’ospedale di notte, dalle
20 alle 8, visto che di notte anche un ottimo medico non può essere operativo senza infermieri sufficienti e sulla possibilità
di esami di laboratorio e
di radiografie urgenti.
Da sottolineare anche
la demoralizzazione del
personale che vede polverizzate le sue valenze
professionali e di soccorso. L’ospedale di Pomaretto ha dimostrato di essere un valido punto di riferimento, anche per casi
urgenti il cui trasporto a
Pinerolo poteva rischiare
la vita! Tornando al Con
siglio aperto, che cosa
vuole la popolazione? Il
sindaco, Giorgio Bonis,
ha sottolineato che la popolazione ha bisogno che
l’ospedale continui a fare
0 servizio che ha sempre
fatto. La popolazione diventa più anziana, l’ospedale a cui si è riferita, dove molti sono nati, non
può lasciarli indietro proprio adesso; o forse l’anziano serve sempre meno
e non si vuole spendere
più per lui?
Pare che l’ospedale di
Pomaretto potrà avere
ancora un certo numero
di letti per acuti, per il resto dovrebbe continuare
ad avere letti per la lungodegenza e per la riabilitazione. Si auspica una
continuità di medicina
specialistica ambulatoriale. Qualcuno chiede in
che termini stia la questione del servizio dei
grandi obesi e dichiara
che sarebbe utile che
l’ospedale di Pomaretto
potesse diventare un riferimento Asl come distretto montano: si vedrà.
Il Consiglio termina
con l’approvazione di
una mozione di appoggio
all’ospedale di Pomaretto. Nella mozione si ribadisce l’importanza degli
ospedali valdesi di valle e
l’importanza che si contiliui sulla strada di un intesa con Regione e con
l’Asl 10. In particolare si
auspica che l’Asl riconosca gli ospedali di valle
come elementi importanti per la sanità locale e si
dichiara l’importanza per
il territorio dell’ospedale
di Pomaretto, come struttura e come riferimento
occupazionale.
Chiese e territorio
Fare accoglienza
ALBERTO CORSANI
Da sempre è grande la capacità
delle nostre chiese, dei suoi
gruppi (corali, filodrammatiche) e dei
Mugoli nel sostenere con la concessione di sale e templi (e relativo riscaldaniento), con concerti e recite, con
contributi in denaro le tante iniziative
di solidarietà che sorgono sul territorio. Per esperienza diretta, essendone
uri ideatore e organizzatore, oltre che
praticante in prima persona, noto al‘Ma con un certo stupore la scarsità di
risposta delle famiglie valdesi nella
uspitalità a bambini e ragazzi delia
“lolorussia in vai Pellice, iniziativa
uuciata nel 1995 e praticata dall’anno
successivo con l’aiuto costante, ripeA di Concistori, cori e corali oltre che
il concorso dei Comuni della valL iniziativa è faticosa (si tratta di
l'fre cinque settimane in casa prozia un ragazzino o ragazzina, che
PUrla una lingua inaccessibile e viene
^ "ifu cultura lontana) ma ricca di
ddisfazioni umane. Ebbene, avere
iumiglie valdesi su un totale di più
40 è sconfortante e strano. Si posuo trovare alcune spiegazioni, ma
ssuna di esse è soddisfacente:
griuna spiega una parte del proble' ognuna si presta a obieziohi.
«fn esclusivi. C’è un nucleo
bar i^^rniglie che fa capo alle
n ’^°""hie di Luserna, e come semo- gruppo forte può mettere sogud altri. Ma a lanciare l’iniZ, stati, fra gli altri, una
sg comunale valdese, un as
ore valdese, un medico valdese,
. Peratore diaconale a tempo pieul sottoscritto. Impegni. È
oltj-p 5 °^”i fumigiia deve badare,
proprio lavoro, ai figli, alle riu
nioni a scuola, ai tanti «extra» della
vita di oggi. Ma credo che ciò valga
per tutti, valdesi e non valdesi, credenti e non credenti. Impegni specifici. Le nostre chiese e le nostre opere
richiedono grossi contributi umani:
comitati di gestione. Concistori, stabili, commissioni di lavoro, diaconia
leggera, per alcuni non pastori anche
la predicazione. È difficile allora
prendere altri impegni «esterni».
Quello delle attività «interne» è un
grande lavoro per il quale dobbiamo
essere riconoscenti ma se tutti quelli
che sono in grado fossero impegnati
in questi settori, non si sentirebbero
(0 si sentirebbero meno) da parte di
Concistori e istituti le grida d’allarme
per trovare sempre nuove persone disposte a collaborare.
Intanto ciò che si vede è una scarsa
propensione all’ospitalità, così come
molto scarsa è la presenza di famiglie
valdesi nel novero, già ristretto, delle
famiglie disponibili all’affidamento
familiare (eravamo due su una dozzina circa, in tre-quattro anni di incontri gestiti a Pinerolo dai servizi sociali). E la scarsa presenza (parlo dei singoli, non certo di presenze «ufficiali»
che poco si accordano con il nostro
stile) alle iniziative pubbliche (ricorrenze civili, fiaccolate, 25 aprile, 8 settembre, eec.): possibile che non ci interessino? Il siridaco uscente di Angrogna lamentava in un'intervista (n.
del 1“ febbraio) la scarsa disponibilità
all’amministrazione degli enti locali.
Jean-Louis Sappé citava a buon diritto che in altri tempi la Chiesa valdese
era stata «un forte luogo di formazione civile». Oggi sembra che prevalga
una chiusura in se stessi: attenzione a
non rinchiuderci da soli in un ghetto
fatto di mura invisibili.
L'occitano
lingua olimpica?
MASSIMO GNONE
Ly OCCITANO andrà
I alle Olimpiadi? Sì,
forse, ma quale? Il convegno «Occitan lenga
olimpica», organizzato
per sabato 18 maggio a
Perosa Argentina da Provincia di Torino e Chambra d’Oc, solleva un polverone non previsto, anche se gli interventi dei
relatori sono volti al dialogo e all’ascolto reciproci. L’assessore provinciale alla Cultura, Valter
Giuliano (assente la presidente, Mercedes Eresse) sostiene la difesa delle diversità: per «costruire l’Europa delle identità
culturali» e non delle
«piccole patrie», bisogna
saper «seppellire l’ascia
di guerra» e «raggiungere
obiettivi comuni».
Gli fa eco l’assessore
regionale alla Montagna,
Roberto Vaglio: «La richiesta dell’occitano come lingua ufficiale è un
modo per portare all’attenzione i problemi locali». Appassionato il contributo del presidente
del Consiglio regionale
della Valle d’Aosta, Robert Louvin: «Mi schiero
al vostro fianco - dice -:
l’occitano è una lingua
che non soffre di claustrofobia alpina». Alle accuse di voler soffocare le
differenze locali, risponde (in occitano) Dino
Matteodo: «Bisogna puntare al plurilinguismo afferma il vicepresidente
di Espaci Occitan - valorizzando la legge 482 e
arrivando a proposte
concrete, altrimenti l’occitano resterà riservato
agli occitanisti: non è solo un problema di grafia». Marco Bourlot, -vice
presidente della Comunità montana valli Chisone e Germanasca, invoca
un «progetto unitario» di
valorizzazione. Per altro
la richiesta di aggiungere
Toccitano al pacchetto di
lingue ufficiali dell’evento olimpico non era arrivata in sede di candidatura. Al convegno partecipano anche Denis Mailer, direttore dell’Eurocongresso 2000, e Bojan
Brezigar, che a nome
delTufficio europeo delle
lingue meno diffuse, presenta un piano elaborato
a favore delToccitano in
occasione delle olimpiadi 2006.
Da registrare c’è il forfait del direttore de
«L’eco del Chisone», Vittorio Motero (il settimanale era tra i promotori
dell’iniziativa) che avrebbe dovuto coordinare il
dibattito e invece è rimasto a casa. Inoltre Tassodazione culturale La Valaddo, di Villaretto-Roure, ha fatto arrivare al tavolo un documento contrario all’impostazione
degli organizzatori. Nel
documento si critica la
volontà di «imporre un
altra lingua appartenente
a un’altra realtà e a un’
altra cultura», cioè lingua
e grafia «normalizzate»,
ignorando «la storia millenaria di queste vaili, la
loro cultura e il loro bilinguismo». La Valaddo
chiede alla Provincia «di
assumere una posizione
chiara sulla difesa che intende condurre della cultura e della lingua locale,
senza fare ricorso a organismi esterni all’ambito
territoriale, che non sono
portatori di azioni di salvaguardia e valorizzazione delle realtà esistenti».
NELLE CHIESE VALDESI
BOBBIO PELLICE — Domenica 26 incontro dell’Unione femminile; culto in francese.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 26 maggio, alle 9, culto agli Airali, alle 10, alla sala Albarin a
cui seguirà l’assemblea di chiesa sull’Asilo. Lunedì 27,
alle 20,45, nella sala Albarin, serata sulla globalizzazione, a partire dal documento che il Sinodo ha inviato alle chiese per lo studio e l’approfondimento.
PINEROLO — Domenica 26 maggio, culto a cura
della Egei. Giovedì 30, incontro in vista del centenario
dell’Unione femminile e della festa della comunità.
Domenica 2 giugno, festa di chiusura delle attività.
POMARETTO — Venerdì 31 maggio culto al Centro
anziani di Perosa. Domenica 26, alTInverso, culto di
chiusura dell’attività della scuola domenicale.
FRALI — Venerdì 24 maggio, ore 20,30, prosegue lo
studio biblico sull’Evangelo di Matteo; tema: «Le nozze». Domenica 2 giugno bàzar dalle 14,30.
PRAROSTINO — Domenica 26 maggio culto a San
Bartolomeo, alle 10.
RORÀ — Giovedì 23 maggio ritrovo alle ore 14,30
con il gruppo visitatori per recarsi all’ospedale di Torre Pellice. Venerdì 24, alle 19,30, nella sala delle attività, cena con i giovani rorenghi. Sabato 25, dalle
14,30 in poi, lavori di pulizia dei locali delle attività.
Sabato e domenica 1» e 2 giugno la corale è a Parma,
su invito del pastore Stefano Mercurio.
TORRE PELLICE — Domenica 26 maggio, durante
il culto, assemblea di chiesa su; relazione anno ecclesiastico 2001-02, elezione di cinque anziani.
VILLAR PELLICE — Domenica 26 maggio, alle 10,
culto con assemblea di chiesa; all’odg relazione morale annua, elezione anziani, elezione deputati alla
Conferenza distrettuale e al Sinodo.
VILLASECCA — Domenica 26 maggio bazar
delTUnione femminile, a partire dalle 14,30.
OSPEDALI DI POMARETTO E TORRE PELLICE
COMUNICATO
Nuovo orario di accesso al primo intervento degii
ospedali di Pomaretto e Torre Pellice
Gli ospedali di Pomaretto e Torre Pellice sono inseriti nel sistema emergenza-urgenza, «118», come punto
di primo intervento. I punti dì primo intervento effettuano attività sanitarie in ambito internistico volte ad
assicurare gli interventi più semplici e comuni e, nel
caso di maggiore criticità e complessità, gli interventi
per la gestione iniziale del paziente critico nonché
l'attivazione del soccorso e dell'eventuale trasporto
nelle condizioni più adeguate al dipartimento di
Emergenza e Accettazione dì Pinerolo. Pertanto dal
1° giugno 2002 il Primo intervento svolgerà la sua
attività in orario diurno, tutti i giorni dalle 7 alle 20.
Dopo le 20, la gestione delle urgenze sanitarie notturne è assicurata su tutto il territorio della Asl 10 dal
servizio di continuità assistenziale («guardia medica»),
dal 118 e dal dipartimento di Emergenza e Accettazione dell'ospedale civile E. Agnelli di Pinerolo.
il direttore generale
dr Luigi Stabile
Lo realizzearà a Pinerolo lo scultore austriaco Gerald Bradstoetter
Un monumento alle vittime dei roghi
La scorsa settimana lo
scultore austriaco Gerald
Brandstoetter ha incontrato, a Pinerolo, il «Comitato promotore per la
realizzazione di un monumento alle vittime dei
roghi inquisitoriali delia
fine del Trecento». Il monumento è già stato realizzato nel '97 a Steyr
(Austria) nel trecentesimo dell’epurazione austriaca quando oltre mille valdesi furono inquisiti e 100 di loro furono
condannati al rogo. Il
monumento, che rappresenta una sequenza di visi e fiamme tese verso
l’alto a costituire un impressionate rogo, ha accanto, come secondo elemento statuario, la figura
di una donna che con le
braccia alzate al cielo implora pietà.
L’artista, che ha incontrato nella stessa giornata
pinerolese il sindaco, Alberto Barbero, e l’assessore ai Lavori pubblici,
Giulio Blanc, ha avuto
modo di visitare il luogo
indicato dalTamministrazione nel quale dovrebbe
sorgere il manufatto. Si
tratta dei giardini pubblici De Amicis, di fronte al
tempio valdese: il monumento sarebbe collocato
dalia parte della statale
per il Sestriere. AlTartisla
la locazione proposta è
piaciuta anche se il luogo
andrà sistemato prima di
accogliere l’opera d’arte.
Si tratterà di un secondo
originale in bronzo e granito ma, diversamente da
quello di Steyr, quello di
Pinerolo sarà realizzato
con una tecnica nuova
(al silicone) che cura
maggiormente i dettagli
e i particolari. Il manufatto verrà inoltre integrato con 7 nuovi elementi riproducenti alcune parole chiave di luoghi e persone che rinviano direttamente a vittime della violenza negli
ultimi 50 anni. Il significato dell’opera, pur par
tendo dalla vicenda valdese medioevale, vuole
estendersi a tutte le vittime deU’intolleranza.
Questo allargamento di
visione si inquadra nello
spirito del «Decennio»
indetto dal Consiglio
ecumenico delle chiese
per superare la violenza.
Recentemente il comitato ha chiesto alla Chiesa cattolica pinerolese di
partecipare a questa iniziativa. L’invito è stato rivolto nel quadro della
«riconciliazione delle
memorie» che si fonda
sulla conoscenza del passato in vista di un ravvedimento. Il vescovo Debernardi di Pinerolo, dopo incontri con la parte
valdese e una successiva
consultazione tra organismi ecclesiali, ha nominato don Vittorio Morero
e don Mario Polastro
membri del Comitato
che affiancheranno la
parte valdese. Il comitato
a questo punto diventa, a
tutti gli effetti, un gruppo
di lavoro ecumenico.
Celebrate nel tempio la domenica di Pentecoste
Confermazioni a Pinerolo
Da sinistra: Matteo Peyrot, Simone Romano, Fabrizio Spica, Simona Griotto, Micol
Long, Davide Sappé, il pastore Paolo Ribet, Giuseppe Chinnici, Janny Chinnici, Stefania Bertin, Alice Depetris
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli %ldesi
venerdì 24 MAGGIO 2002
SPORT
PALLAVOLO
Dopo due ore di gioco ad alta
tensione, la Pgs Top Wool Vigliano
ce l’ha fatta: ha vinto lo scudetto e
la promozione in serie B2 con la
vittoria per 3-2 (con parziali di 2519: 25-21; 21-25; 28-30; 11-15).
L’incontro di mercoledì 15 tra la
Cerotti Technosquare e il Vigliano
si è concluso al tie-break: le padrone di casa, reduci dalla sconfitta
nella gara di andata, dovevano
vincere a tutti i costi per sperare
ancora, e così è sembrato a tutti
dopo i primi due set, vinti alla
grande dalla squadra pinerolese:
tutto faceva pensare ad una vittoria «facile», ma così non è stato.
Dal terzo parziale il Vigliano si risveglia e inizia a giocare come sa,
bene in difesa ma soprattutto inarrestabile dall’attacco di banda.
Mercoledì 22 maggio la formazione pinerolese affronta in casa
la Nuncas Polimatica Chieri,
trionfatrice nella fase uno dopo la
vittoria contro la Sisa Villar Perosa
Volley; sabato 25 si disputa il ritorno a Chieri.
Si spegne a Chieri il sogno della
Sisa Villar; un 3 a 1 (parziali: 1625; 25-10: 25-23; 26-24) conquistato con facilità dalla Nuncas Polimatica Chieri chiude l’avventura
della Sisa Villar Perosa Volley per
la caccia alla promozione in B2.
Dopo la bella vittoria di mercoledì
15 maggio contro la Yokohama
Ecoopolis, dove le villaresi hanno
dato il meglio mantenendo un livello di gioco da brivido per tutto
l’incontro, le speranze per l’accesso alla fase due erano altissime: l’ultimo ostacolo sarebbe stato il Chieri e poi sarebbe arrivata
la sfida-derby contro la Cerotti
Technosquare. Purtroppo però
uno di quei cali di testa e di resistenza fisica che in qualche occasione hanno fatto scivolare in
campionato la Sisa Villar si è ripresentato proprio quando la me
ta era vicina: sarebbe bastata anche una sconfitta al tie-break per
accedere in finale, ma il Chieri ha
tagliato per primo il traguardo.In
terza divisione maschile inder 17,
il Volley Pinerolo ha superato il
Venaria per 3-2.
CALCIO
Primo «Trofeo città di Pinasca»
nello scorso fine settimana ai
campi sportivi dell’omonima cittadina della vai Chisone. 11 trofeo
ha avuto come protagonisti i giovanissimi, a cominciare con i pulcini (’92-93) per passare nelle
prossime settimane, ai pulcini
(’91-92) e successivamente agli
esordienti (’89-90). 11 primo torneo pulcini ha visto la partecipazione di sei squadre divise in due
gironi e successive finali: per il
terzo posto il Saluzzo ha battuto la
Valpellice per 2-0 e per il primo
posto il Perosa ha superato il Moretta per 6-1. Sabato e domenica
altro torneo pulcini.
- - A Cantavalli anche una serata di musica klezmer
Il musico ambulante
Ancora un doppio appuntamento per
Cantavalli 2002. Sabato 25 maggio, ore
21,15 al centro sportivo culturale di
Perrero i «Barbapedana» propongono
«Yol-Balkan, Gipsy & Klezmer Music».
Siamo di fronte a uno dei gruppi italiani che con più rigore e fantasia si è cimentato nella riproposta delle tradizioni musicali dell’Europa dell’Est, autentico magma di stili e di influenze diverse, che trovano nella ritmica intricata e
nell’intreccio fra le sonorità di fisarmonica e clarinetto un denominatore comune. In «Yol», l’ultima incisione della
formazione di Treviso, troviamo umori
balcanici, zingari, ebraici, mediorientali che a volte emergono netti e distinti,
a volte si fondono in un corpo musicale
dai contorni più sfumati: uno spettacolo dove a ritmi trascinanti seguono melodie struggenti, fra vitalità straripante
e malinconia, i due poli emotivi che
guidano l’espressività delle tante etnie
che hanno contribuito a costruire una
musica così ricca e affascinante.
Domenica 26 maggio, ore 15,30 al
Centro Ecumenico di Agape a Prali
sarà la volta di «Briga lo violaire», spettacolo teatrale con Dario Anghilante e
Giulia Mattalia. Un uomo, una ghironda, grancassa e piatti sulle spalle, sonagli sul cappello e alle caviglie: Giovanni
Conte detto Briga, mitico suonatore
ambulante occitano della vai Maira, attivo sulle piazze della Erancia del Sud
nel primo ’900 è il protagonista, insieme alla figlia Margherita, di questa pièce teatrale scritta e interpretata da Dario Anghilante e messa in scena dalla
Compagnia «Il melarancio». Una rappresentazione in tre lingue (occitano,
italiano, francese), un tributo alla musica delle valli eccitane che, in una vicenda esemplare, affronta con semplicità ed efficacia tematiche care alla
cultura contemporanea: il fascino della
vita «on thè road», il rapporto di continuità e rottura tra le generazioni, la ricerca, tra passato e presente, della propria identità culturale.
Elezioni
Il direttivo
dell'Admo
Ha rinnovato il proprio
direttivo l’associazione
donatori midollo osseo
Piemonte (Admo), che si
è riunita in assemblea fi 6
maggio a Villar Perosa.
Infatti, dopo essere stato
alla guida dell’associazione per anni, Mario
Bella, fondatore della sezione villarese dell’Admo, per motivi statutari ha dovuto lasciare la
presidenza e si è dovuto
provvedere all’elezione
di un nùovo presidente.
Al suo posto è stata eletta
Monica Bolzonella, che
sarà comunque affiancata nel suo lavoro dallo
stesso Mario Bella, che
ricopre ora la carica di
vicepresidente.
Una gita a Barcellonnette (Francia) organizzata da «La beidana»
I riformati della valle deirubaye
MARIA ROSA FABBRINI
UN appuntamento atteso, ormai, quello della consueta gita organizzata dalla Beidana verso
mete a breve raggio. Quest’anno,
il 5 maggio, la destinazione era
Barcelonnette, nella vài Ubaye.
Sulla carta geografica la linea di
confine è un segno leggero e indifferente. Le montagne continuano
a essere uguali al di qua e al di là.
Anche la striscia di fondovalle non
cambia: un solco verde ininterrotto. Però c’è un valico, lungo la
strada che percorriamo verso ovest: oggi il confine tra Italia e Prancia è attestato qui, al Colle della
Maddalena o de Lärche, 1.991 metri, dove si incontrano una salita,
la valle Stura, e una discesa, la valle dell’Ubaye, solcata dall’omonimo torrente, incorniciata da cime
che toccano i 3.000 metri.
11 silenzio ci ha seguiti per tutta
la valle Stura, insieme alla pioggia.
Poi, sul colle, la pioggia se n’è andata, lasciandoci aria tersa e cielo
nordico. Quando siamo arrivati al
Fort Tournoux, la grande fortificazione costruita nel XIX secolo
all’ingresso della valle dell’Ubaye,
il silenzio è diventato spettrale.
Spazi vuoti, quasi sottomessi,
neH’orizzonte astratto dei forti in
attesa di recupero: veri, ma non
più utili. Ciascuno degli stati che
circondava la valle l’ha voluta come frontiera, come passaggio. Per
20 secoli questi stati vanno e vengono. Anche gli uomini che l’abitano vanno e vengono e quando la
vita si fa dura, cercano di sconfiggere i giorni cattivi espatriando:
pastori transumanti, lavoratori
agricoli stagionali, istitutori, venditori di stoffe e abiti. Aveva una
specialità, questa gente: la tessitura della lana e della seta; un’abitudine, quella del viaggio e lo spirito
del commercio, dell’impresa. Nasce da questa logica l’emigrazione
massiccia del XIX secolo verso fi
Messico liberato dalla tutela spagnola. Quelli che hanno fatto il mito si chiamano Arnaud. Nel 1821
raggiungono il Messico passando
dalla Louisiana, aprono un rnagazzino di tessuti. Altri li raggiungono.
15 anni più tardi rientrano nella
loro valle con una fortuna enorme:
fu il vero segnale della partenza.
Un tempo lungo e denso: tra il
1850 e il 1950, dai 6 ai 7.000 abitanti della valle dell’Ubaye hanno
lasciato il loro paese per il Messico. E per 4-500 famiglie fu l’età
dell’oro: sviluppo verticale dell’economia, passaggio dal commercio all’industria, guadagni investiti, grandi magazzini, fabbriche.
Tornano in estate, per la villeggiatura, e costruiscono ville moderne:
una cinquantina tra il 1880 e il
1930 a Barcelonnette e lausiers.
Architettura elegante, ambiziosa,
circondata da parchi e giardini che
richiama quella dei litorali mediterranei e delle stazioni balneari
della costa atlantica.
Cerchiamo appunti per un atlante dell’eresia. Trovarla in valle Stu
ra non è facile, almeno per il Medioevo. Gli inquisitori testimoniano nel ’300 la presenza di focolai,
ma non è certo che fossero valdesi.
Più probabile che provenissero
dalla Francia e fossero residui della
dispersione dei catari nel secolo
precedente, fuggiti verso la grande
pianura padana che, sotto il nome
di Longohardia, comprendeva anche la terra piemontese. Certa, invece, la marea montante della
Riforma negli Anni 50-60 del ’500.
Nella confinante valle deH’Ubaye, i
riformati arrivano tranquilli fino al
1620. Poi, entro il 1635, vengono liquidati da un’operazione gestita
dal cardinale Maurizio di Savoia
che aveva in appannaggio il territorio. Risale a quegli anni il flusso
migratorio verso le valli valdesi.
Dopo, la storia è quella della
Controriforma che si afferma con
mano pesante. Ancora oggi lo si
può riscontrare: basta osservare la
simbolizzazione insistente dei crocifissi che vigilano sulla strada di
fondovalle, mentre la storia di questa terra va a nascondersi nei 70
chilometri del tumultuoso Ubaye.
APPUNTAMENTI
23 maggio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, conferenza del prof. Giovanni Sartorio
su «Interpretazione della musica».
VILLAR PEROSA: Alle 21, nella biblioteca comunale
in via Nazionale 33/A, incontro su «L’anziano e le
malattie più diffuse, demenze, ictus, diabete»; relatori
i dottori Flavio Maina e Biagio De Leo.
24 maggio, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella saletta d’arte, alle
21, incontro con il gruppo «’1 rubat» di Piscina, con la
presentazione dei libri «Voci di un tempo», soprannomi di paesi, famiglie, persone, e «Tempo e luna», proverbi popolari in piemontese.
PINEROLO: Alle 20,45, nel salone della biblioteca
Alliaudi, incontro con gli scrittori Davide Longi e
Alessandro Perissinotto su «11 romanzo e la storia»,
introdotti da Alessandro Barbero.
TORRE PELLICE: Alle 21, nella sala consiliare, incontro degli apicoltori su «Altri prodotti dell’alveare».
PINEROLO: facendo seguito all’assemblea di chiesa del 14 aprile, alle 20,45, nel tempio, «Dibattito pubblico sulla globalizzazione».
24-25-26 maggio
VILLAR PEROSA: Nel parco della Società operaia
«Mangé e cantò mes al borg». Dalle 19 di venerdì 24,
grigliata e serata occitana. Sabato 25, giornata di festa
con i calabresi, gastronomia, folclore, musica. Domenica 26, consegna del simbolo ricordo alle Cantorie, alle 9. Sabato e domenica, mercatino delle pulci.
PINEROLO: Nella saletta del borg, a San Lazzaro,
terza edizione di Kulturanda, incontro con libri e autori del Pinerolese. Alle 15,30 di venerdì 24, apertura
dell’esposizione di libri della Casa Alzani; alle 16,30,
presentazione di «Pinerolo, le vie raccontano» di
Margherita Drago e Mariella Fenoglio; alle 21, presentazione del volume «lo povero maestro di campagna» di Giorgio Gitana. Sabato 25, alle 16,30, presentazione di «La bela Rosin» di Mario Gontier. Domenica 26, recital di poesie e rinfresco.
25 maggio, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nel tempio,
concerto di musiche popolari delle nostre valli con la
Badia corale vai Chisone a favore dell’associazione
Ywca-Ucdg per l’ascensore a Villa Elisa.
PINEROLO: Alle 20,45, nel tempio, concerto del coro Fihavanana «Canti della pace dal Sud del mondo»
a favore dell’associazione «Il sassolino bianco» che si
occupa dell’ospitalità di bambini della Bielorussia.
PEROSA ARGENTINA: Nella sede della Comunità
montana, alle 16, presentazione del quaderno «Una
valle per amica» sui mulini.
PORTE: All’impianto di Malanaggio, «Sport scuola», manifestazione sportiva per i bambini delle scuole elementari della valle.
PINEROLO: Alle 16, a Palazzo Vinone, inaugurazione della mostra «Cristiano Berti: teatro d’ombre»,
aperta fino al 9 giugno.
26 maggio, domenica
CAVOUR: 23“ edizione di Pedala Cavour.
27 maggio, lunedì
PINEROLO: All’auditorium di corso Piave, alle 21,
incontro su «Un altro mondo in costruzione?», con
AlexZanotelli, ex direttore di «Nigrizia».
28 maggio, martedì
PINEROLO: Alle 21, al teatro Incontro, rappresentazione di «Un ballo in maschera» di Verdi, a cura della scuola media di San Secondo. Replica giovedì 30
maggio, nel cortile della scuola.
30 maggio, giovedì
PINEROLO: Alle 21, nella sede del Cai, serata su «Sky
Fjord Norvegia», con Luciano Cerbi, ingresso libero.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, concerto con i gruppi di musica da camera del civico istituto «Corelli» di Pinerolo, musiche
di Schubert, Beethoven, Schumann, Fetis.
31 maggio, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, alla sala Albarin, rUnitrè di Bricherasio in collaborazione con la
compagnia «Il piccolo varietà», presenta «L’equivoco
imbarazzante», spettacolo comicissimo in tre atti di
Luigi Oddoero.
TORRE PELLICE: A Villa Elisa, alle 15,15, l’Ywca e
Ucgd presentano una conversazione con Alba Nitti
Fiorio sulla condizione della donna in Africa.
> Radio Beckwith Evangelica
In diretta da Cavour
Anche quest’anno Radio Beckwith Evangelica
sarà emittente ufficiale
del festival del Didjeridu
che si terrà a Cavour da
venerdì 24 a domenica 26
maggio. Radio Beckwith
ha realizzato un nuovo
cd con la registrazione
del concerto live della
scorsa edizione. La produzione ha interessato le
Officine Colors di Torre
Pellice e il Wetonton Didji Club, l’associazione
che ha portato in Italia il
primo festival nazionale
dello strumento aborigeno australiano. Sono previste anche due dirette
radio per le serate di ve
nerdì 24 e sabato 25: nei
collegamenti saranno trasmessi concerti e interviste. Domenica 26, alle 16,
spettacolo di Mimodanza
e Didje; alle 17, concerto
con Mark Atkins (Australia): alle 19, grande jam
session di chiusura.
Dal 30 maggio al 2 giugno spazio a «Occitanica», musica occitana dalla Francia al Piemonte e
tradizioni Sinti-Rom. La
manifestazione, organizzata dal Folk Club, in collaborazione con Radio
Beckwith, emittente ufficiale della manifestazione, si terrà al parco della
Tesoriera di Torino.
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CINEMA
TORRE PELLICE-Il
Cinema Trento ha in
programma, giovedì 23 e
venerdì 24, ore 21,15, y
tu marna tambien, regia
di Alfonso Cuaron, Messico 2001; sabato 25 ore
20,10 e 22,20, domenica
26, ore 16, 18,15 e 21,15,
lunedì 27, alle ore 21,15,
L’era glaciale.
VILLAR PEROSA-Il
Nuovo cinema propone,
sabato 25, ore 21,15, domenica 26 ore 21,15, lunedì 27, ore 21,15, lire
scorpione; martedì 28,
ore 21,15, No man’s land.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla sala «Scento», Star wars, guerre
stellari 2: l’attacco dei
cloni; feriali, ore 19,45e
22,20, sabato alle ore
19,45 e 22,30, domenica
alle ore 14,45, 17,20,19,
45 e ore 22,20. Alla sala
«2cento» va in visione, da
venerdì. Quaranta giorni,
e quaranta notti.
BARGE — Il cineffi
Comunale ha in programma, giovedì 23, ore
21.15, Panie room, venerdì 24 ore 21,15, No
man’s land; sabato25
ore 21,15, Unico testimone; domenica 26, ore
15,15 e 17,15, 19,15e
21.15, lunedì, martedìe
giovedì ore 21,15, Il segno della libellula.
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coltà e grande dmmn*
ticità, venata da un c P
pessimismo. La Sona
310 è stata composta o
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La fede
e la politica
Leggendo alcune osservazioni sugli articoli «sinistroidi» di Piera Egidi, mi sono
chiesto quale sia il ruolo di
jioi credenti riformati nella
società, e non ho potuto non
pensare alle parole dell’apostolo Paolo «Sei stato chiamato essendo schiavo? non
te ne preoccupare, ma se
puoi diventar libero è meglio
valerti dell’opportunità» (I
epistola ai Corinzi 6, 21); non
ho potuto non pensare al ministero dei profeti (Elia, Geremia) perseguitati nell’annuncio del messaggio di Dio
da quei re che vedevano minacciato il loro potere dalle
parole di giustizia che uscivano dalle loro labbra.
È evidente che siamo destinati a vivere a tutto tondo nel
contesto sociale della storia e
del nostro tempo, siamo destinati ad attualizzare il messaggio dell’Evangelo vivendolo nel nostro cuore ma anche nella realtà di ogni giorno, nel contesto delle nostre
chiese ma anche del nostro
posto di lavoro. Non mi sembra che Riforma sia un giornale di parte, (tra l’altro ricordo che ha pubblicato un
intervento di un senatore di
Forza Italia, sulla scandalosa,
per il sottoscritto, questione
della messa a ruolo degli insegnanti di religione).
Chi scrive è un ex cattolico
che ha sempre visto con un
misto di pietà e di orrore il
connubio tra la fede e qualunque cosa durante le elezioni
assomigliasse a una croce. Si
può quindi facilmente immaginare la mia gioia quando mi
recai la prima volta al culto e
vidi un fratello con in mano II
Manifesto (ma se fosse stato II
loglio di Giuliano Ferrara
avrei gioito ugualmente). Come ex cattolico ho apprezzato
subito il vento di libertà che
spira tra i riformati, non solo
in fatto di fede ma anche di
scelte politiche. Infine un’ultima osservazione; non vorrei
àie Riforma diventasse un alter ego dei bollettini parrocchiali cattolici.
Ivan Vieta - Condove (Toj
POSTA
La sinistra
sconfitta
Periodicamente sul nostro
settimanale emerge, in maniera più o meno esplicita,
l’asserzione un po’ «sparata»
e mai corroborata da un minimo di analisi, secondo cui la
sinistra perde ogniqualvolta si
presenta disunita. Lo ha ripetuto anche recentemente,
unendosi al coro del media
«indipendenti» a commento
delle presidenziali francesi. Si
tratta, a mio avviso, di una
chiacchiera infondata. Svolazza fra le notizie perché fa colore, rinfocola polemiche mai
sopite a sinistra, fornisce lo
sfogo sbagliato alla sconfitta.
Una sconfitta che invece
dovrebbe innanzitutto essere
sdrammatizzata. Nonostante
l’enorme divario strategico
con la coalizione vincente (almeno in Italia) l’opposizione
democratica, nel paese e nelle
aule parlamentari, rafforzata
da nuove proposte conformi
ai bisogni reali (che non è difficile captare negli strati popolari), può addirittura essere
più efficace di un governo che
non riesce a motivare scelte
coraggiose e produce provvedimenti e leggi ibridi che finiscono poi per scontentare un
po’ tutti (così in Italia è stato
sulle politiche sociali, sulla
scuola, sulla politica estera,
sulla guerra).
Ho trovato quindilàrori luogo l’attardarsi della sinistra su
posizioni e in polemiche che,
di fatto, le hanno provocato
una perdita di credibilità. In
primo luogo è stato un autogol l’aver chiesto con enorme
ritardo un accordo elettorale
alla sinistra cosiddetta estrema: una coalizione che mira
al governo del paese e mostra
paura di non ottenere, grazie
alle proprie forze, alle proprie
convinzioni, ai propri programmi e alle proprie capacità di attuarli, i consenso della maggioranza degli elettori,
e per di più si mostri alla disperata ricerca di voti che non
ha meritato, con forze che
l’hanno combattuta su più
fronti e che le sono in buona
sostanza alternative, si palesa
debole, con raggravante di
apparire alla ricerca della
a cura di Ferruccio Corsani
Ci sono nell’Innario cristiano inni delle più diverse
provenienze: i gruppi più cospisono quelli originari del
protestantesimo riformato (i
Salmi di Bourgeois, Greiter,
Goudimel), di quello luterano
n corali di Crùger, Franck,
Hassler-Bach, Lutero, Neander,
Nicolai, Teschner, Vulpius e di
a tri meno noti), di quello anSlo-americano (i migliori autoti- Croft, Dykes, Elvey, Monk,
^naart, Stainer, Wesley). Un
■screto numero di cantici deriIJa (con maggiore o minore fe“«Ità all’originale) da musiche
®cre o profane di autori illustri.
Ecco un certo numeto di
Esempi; da una pianistica Ro't®'» senza parole di Mendelssohn nasce l’inno 186 («Mi le'’crò...»); J;\l tema base del poe3 sinfonico Finlandia di Sihe“Veglia al mattin»
. '> nn dolce canto di Schu
tt dà I3 iTiylQjig ¡,1 Sa|(.fio
pN«I-ungo rivi...»). Il grande
Ptesentc con la medel mottetto sacro O ad‘rahile commercium a 5 voci
mn, 149, 241, 347)
oltralpe attrihuisce a
a Gabrieli (1520-1586) la
Alodia dell’inno 120 («Scendi
tiostro petto»); per altri si
dii * tli una meltxiia si
atta, diffusa in Germania co‘tino natalizio (O du Elicile,
gioiosa...).
'alvolta le «tiduzioni» di
brani classici portano a risultati
fruibili e magari anche godibili
all’orecchio, ma che sono in
realtà decurtazioni o stravolgimenti, talvolta notevoli, dell’originale: così è per il nostro
«Gloria al Padre» (inno 218)
ricavato da un ben più ampio e
sviluppato coro dall’oratorio La
creazione di Franz Joseph
Haydn (l’inno era già presente
nella raccolta Inni sacri del
1907). Giovanni Gastoldi da
Caravaggio ( 15562-1622), maestro di cappella al duomo di
Milano, compose una serie di
Balletti per azioni sceniche, un<3
dei quali, L'innamorato, fu inserito in forma di corale nell’Innario luterano di Erfurt (1598)
con il testo In dir ist Freude
(«In Te è la gioia»); per noi è il
canto di Natale «Notte stellata» (n. 72).
Termino la rassegna con il
grande contemporaneo di Bach
Georg Friedrich Haendel: il
nostro inno 109 («Cristo è risorto») è tratto da un grandioso
coro dell’oratorio Cnuda Maccabeo scritto da Haendel nel
1746; di altri nostri inni derivanti da musiche dello stesso
compositore non è stato possibile risalire alla versione originale. Ecco come musiche non
concepite espressamente per il
culto servono egregiamente per
kxlare e pregare Dio, grazie alla
loro idoneità a unire menti e
cuori nel canto comunitario.
classica «foglia di fico». Non è
poi detto che questa ipotetica
«insalata» costituita da ingredienti e sapori così diversi fra
loro potesse essere (o possa
essere in futuro) davvero apprezzata. Ma poi le polemiche
postelettorali sono state ancora peggiori. Non solo si è
tornati a ribattere sullo stesso
fasto ma, dati alla mano, si è
ipotizzato un esito elettorale
di segno opposto nel caso in
cui quell’alleanza elettorale
con la sinistra estrema si fosse
realizzata. Sulla base di una
impossibile somma di voti, a
mio avviso non omogenei in
quanto espressione di bisogni
e attese diversi.
Con quali conseguenze concrete e di immagine sulle politiche sociali, sulla scuola, sulla politica internazionale, è
facile immaginare. Per non
parlare delle macroeconomie
e conseguentemente del giudizio sulla globalizzazione.
L’attuale tendenza del centrosinistra di modificare la Costituzione in senso «neo-liberal», lo stesso sistema elettorale che penalizza le forze
«antagoniste» sarebbero state
altre occasioni di frizione o
anche di conflitto.
A mio avviso il sistema elettorale deve essere modificato
non solo a esprimere il vero
orientamento degli elettori
sui programmi presentati e illustrati dalle singole forze politiche, m anche per rivalorizzare le funzioni del Parlamento contro le arroganze del governo. Ma se questo sistema
fosse confermato, occorrerebbe un serio ripensamento delle forze politiche, per ricordare che la loro prima funzione
è quella di lavorare a far crescere nel paese un proprio,
specifico progetto che coinvolga, nella massima trasparenza, i soggetti primi della
democrazia. Questo forse non
porterà all’unità della sinistra
ma eviterà inutili polemiche.
È bene ricordare infatti che le
due sinistre si differenziano
principalmente a partire dall’orizzonte entro il quale si
collocano. Sono questi a determinare le differenze più vistose e non bisogna meravigliarsi se, accanto a una naturale unità d’azione contro le
destre, permanga fra le due
Come coinvolgere di più i giovani nella vita della chiesa?
Diventare giovani in Cristo
LUCA BASCHERA
Non è infrequente che ci si chieda come
annunciare l’Evangelo a persone che
non paiono avere iniziale interesse per la
materia: da qualche tempo questa domanda
di metodo riguarda soprattutto chi vorrebbe
coinvolgere maggiormente i giovani nella vita delle nostre chiese. Il problema appare
reale, in quanto i culti domenicali, gli studi
biblici e ogni altro momento della vita comunitaria (già poco frequentati dagli «anta»)
sono per lo più disertati dai giovani i quali,
come scriveva Claudia Lupi su Riforma del
26 aprile, si sentono più «a loro agio» altrove.
Si impone quindi la necessità di tentare
una soluzione e, nella maggior parte dei casi, mi sembra che ci si volga a considerare
possibili modi alternativi di porgere la Buona Novella. Si dice cioè che «bisogna sperimentare nuove forme di liturgia, più coinvolgenti, senza tralasciare di venire incontro alle esigenze dei giovani, avvicinandoli
là dove essi sono, e svecchiando il più possibile il lessico cristiano, ancora appesantito
da paroioni come peccato, grazia, sovranità
di Dio, giustificazione».
A mio parere, però, concentrandosi così
tanto sul modo più efficace in cui proclamare l’Evangelo, è facile correre il rischio di dimenticare i suoi contenuti. Se tutti noi avessimo maggiore attenzione per questi ultimi
potremmo forse comprendere, da un lato,
che non si tratta di adeguarsi al mondo che
cambia, né tanto meno di adeguarvi l’Evangelo: piuttosto si deve pregare che da esso ci
venga la forza di convertirci, di divenire tutti
giovani in Cristo, in quanto veramente rinati
a una nuova vita di santificazione. D’altra
parte sono altrettanto convinto che più
spesso di quanto nonJci accorgiamo il nostro eventuale sospetto nei riguardi del tradizionale linguaggio biblico non sia dettato
da una sua diminuita efficacia, o intrinseca
difficoltà: la difficoltà è probabilmente solo
nostra poiché, anche se incoscientemente,
abbiamo scordato quali grandi e magnifiche
verità quelle parole significano.
Prima di escogitare come comunicare,
dunque, tentiamo di sapere il più chiaramente possibile che cosa dobbiamo dire; e
siccome nel cristianesimo conoscere la Verità è tutt’uno con il viverla, non solo riscopriremo il denso significato di parole che ritenevamo «vecchie», ma lo esprimeremo
neH’intero essere nostro.
un forte dissenso e antagonismo. Per me è un bene. L’importante è che tale contesa sia
pulita, palese nelle proposte e
negli intenti, non sporcata da
bassa propaganda.
Per questo occorre anche
un buon giornalismo che non
si limiti a ripetere luoghi comuni, che dia emersione, visibilità alle reali problematiche
sociali, che, oltre alla completezza della notizia, dia ancora
più spazio all'approfondimento, alla documentazione
a 360 gradi.
Ruggero Cattaneo - Savona
I progetti
otto per mille
a Riesi
In merito all’articolo di
Manfredo Pavoni sul progetto
casa famiglia del Servizio cristiano di Riesi, pubblicato sul
numero del 10 maggio, avrei
alcune precisazioni; naturalmente sono ben lieta del fatto
che il progetto sia sembrato
utile e sensato, però forse sa
Dimenticati i metodisti
Quando leggiamo sui quotidiani o sentiamo i giornalisti
della radio e della televisione
scrivere 0 dire macroscopiche
inesattezze nei confronti di
noi evangelici, ci arrabbiamo
e ci chiediamo come possiamo far comprendere l’importanza di una corretta e approfondita documentazione
prima di diffondere notizie
che possono, come avviene,
risultare inesatte. Quando ciò
avviene su pubblicazioni curate dalla Tavola valdese e/o
sul settimanale delle chiese
battiste, metodiste e valdesi
la cosa è ancora più disdicevole anche perché è manifestazione di discriminazione.
Veniamo ai fatti. Il primo riguarda la dimenticanza delle
chiese metodiste nella propaganda per la sottoscrizione
dell’otto per mille: condivido
quindi e sottoscrivo quanto
scritto dalla sorella Febe Cavazzutti; il secondo riguarda
prima di tutto la nota di pri
Passatempo
Soluzione del cruciverba del
numero scorso
T T E C e1
R 0 S A s
B A T T
A U T Ê]
T H |o S
M A E L eJ
L G I
a L I C
M E R I
0 L a| q
ma pagina {Riforma n. 19) relativa a «Solidarietà con la Cevaa», dove si legge che «...il
pastore Franco Taglierò oltre
a essere delegato della Tavola
valdese nella Cevaa...». Faccio
presente per i tanti che, a
quanto pare, non lo sanno
che il past. Franco Taglierò è
anche delegato delTOpcemi
nel comitato esecutivo della
Cevaa, in quanto nei rapporti
ecumenici e internazionali
TOpcemi mantiene la sua autonomia; nell’articolo interno
Piervaldo Rostan, pur ricordandosi di menzionare le
chiese metodiste, scrive (prima colonna, riga 13): «...la
Chiesa valdese è una delle 47
chiese membro della Cevaa»,
dimenticandosi che anche
TOpcemi, l’esecutivo metodista, è nella stessa posizione.
Tremo al pensiero che una
volta spariti dalla faccia della
terra noi metodisti più anziani il metodismo sarà completamente dimenticato, tanto
più che la Facoltà di teologia
non si adopera sufficientemente a insegnare la storia,
la teologia e la spiritualità
metodista, ben sapendo che
le pastore e i pastori che
escono dalla Facoltà possono
indifferentemente essere assegnati a chiese metodiste o
valdesi. Dove collochiamo il
rispetto delle minoranze?
Mirella Scorsonelli - Napoli
rebbe stàto bene chiedere
informazioni al Centro stesso
prima di scrivere.
Il Comitato generale del
Servizio cristiano nella sua
seduta della primavera del
2001 (!) non ha ritenuto realizzabile il progetto, in quanto forse Riesi è un paese troppo piccolo per «gestire»
un’opera del genere. Il Comitato continua però a reputare
fondamentale l’intervento e,
evitando la formula casa famiglia, per rimanere vicino a
queste donne, italiane e straniere, ha creato uno sportello
di consulenza (con psicoioga,
avvocata, assistente sociale).
Ha inoltre deciso di aderire al
progetto «Ruth» della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Il Comitato si riserva, comunque, di realizzare anche altre forme di aiuto,
da valutare in seguito a questa prima esperienza.
In realtà il progetto 8%o
presentato quest’anno riguarda la ristrutturazione
delTedificio di via I Maggio,
in cui ha sede il consultorio
familiare, per poter offrire, in
collaborazione con il Tribunale per i minori, una comunità alloggio per otto ragazze
di età compresa tra gli otto e i
tredici anni. Ringrazio comunque Manfredo Pavoni e
la redazione per l’attenzione
dedicata al nostro progetto.
Eliana Briante - Riesi
Un miglior
uso dei talenti
Concordo pienamente per
la concisione e la schiettezza
con la lettera «Reazioni negative» {Riforma del 3 maggio)
alla quale mi associo, e per la
quale ringrazio sentitamente
il fratello Brandoli. La direzione di Riforma, pur con
tutte la comprensione per il
pensiero e le opinioni, dovrebbe anche tenere presente
che nella Bibbia non si legge
da nessuna parte che Dio,
Creatore dei cieli e della terra
e di tutto ciò che è in essa, sia
di destra, né di centro, né di
sinistra, e soprattutto che per
sua natura sia pienamente e
totalmente global! (che tutti,
affinché a tutti..., andate...).
È l’uomo (ed essere credenti
non esclude purtroppo da tale rischio) che nel disprezzo
del rendiconto sull’uso dei
talenti, non opera alla gloria
di Dio (...) e i risultati sono
sotto gli occhi di tutti, tanto
quanto la responsabilità à di
tutti, indipendentemente dal
credo e dal colore politico.
Norberto Bongardo
Senna Comasco Co)
m mmaditrice
Claudiana
via Principe Tomaso, 1
■ Torino - tei. 011 -6689804
fax 6504394
Riflessione
collettiva
http:/(www.arpnet.it/~valdese/claudlan.htm
Dopo l'attentato alle Torri
Gemelle ci siamo sentite improvvisamente più sole, più
vulnerabili, e in alcune di noi
si è risvegliata una paura che
ormai da molti anni si era
assopita; con TU settembre
abbiamo perduto la convinzione di essere immuni da
qualsiasi attacco. Abbiamo
vissuto lasciandoci bombardare da notizie su notizie relative alla sofferenza nel
mondo, ma senza un concreto e fattivo coinvolgimento. Anche oggi, quando la ferita si acuisce per il conflitto
che travaglia la terra d’Israele, nel denunciare le nostre
manchevolezze, siamo tentate di colpevolizzare la
Chiesa se non ha concretizzato e non concretizza subito iniziative forti; condividendo nel nostro gruppo
l’ansia e una forte sensazione di impotenza, dopo aver
detto quanto siamo infedeli
e povere di spirito,, vorremmo rivolgerci ai nostri fratelli
e alle nostre sorelle nella comunità, perché insieme si
trovino spazi e momen-ti di
incontro per riscoprire il
messaggio evangelico, per
metterci in ascolto di Dio e
per costruire percorsi di reale riconciliazione.
Gruppo Fdei
Chiesa valdese di Torino
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
"Infatti i miei pensieri non sono
i vostri pensieri, né le vostre
vie sono le mie vie.
Dice il Signore: “Come i cieli
sono alti al di sopra della terra
così le mie vie sono più alte
delle vostre vie e i miei pensieri
più alti dei vostri pensieri"»
Isaia 55, 8-9
« Or la fede è certezza di cose
che si sperano, dimostrazione
di realtà che non si vedono»
Ebrei 11,1
La famiglia di
Mary Balmas Baret
di anni 72
profondamente commossa e riconoscente per la grande dimostrazione di affetto e solidarietà ricevuta, ringrazia di vero cuore
tutti coloro che con presenza, parole di conforto e scritti hanno
preso parte al suo dolore.
Un ringraziamento particolare
alle persone che sono state vicino alla mamma durante la malattia, al pastore Luciano Deodato,
alla corale valdese e all’organista,
al personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto per le amorevoli
cure e il calore umano dimostrato.
San Germano Chisone
10 maggio 2002
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278-fax 657542.
16
PAC. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 24 MAGGIO 2002
L'appello invitava a lasciarsi guidare dai «valori biblici»
Olanda: ha vinto il partito di Fortuyn
nonostante l'appello lanciato dalle chiese
Nei giorni precedenti ie
elezioni che si sono svolte il
15 maggio scorso, il Consiglio
delle chiese dei Paesi Bassi
aveva lanciato un appello ai
cristiani affinché si lasciassero guidare dai «valori biblici»
quali la giustizia, la pace e la
solidarietà con gli esclusi.
L’appello, contenuto in Una
lettera aperta alle 17 chiese
membro del Consiglio, è stato lanciato mentre si stavano
moltiplicando le prese di posizione a favore delle politiche caldeggiate dal leader
populista Pim Fortuyn, assassinato di recente.
so, l’accettazione dell’eutanasia e l’autorizzazione della
prostituzione controllata.
Egli però considerava l’Islam
come una minaccia per questa stessa cultura di tolleranza. Nello scorso marzo aveva stupito la classe politica
quando il suo partito. Liveable Rotterdam (Rotterdam vivibile), aveva ottenuto circa
un terzo dei voti alle elezioni
comunali di Rotterdam.
La Lista di Pim Fortuyn
Le posizioni di Pim Fortuyn avevano toccato una
corda sensibile fra gli elettori
oiandesi nonostante la fama
di un paese noto per le sue
idee aperte e tolleranti. 1 sondaggi effettuati prima dell’assassinio di Fortuyn indicavano che il partito che egli aveva appena formato, la Lista di
Pim Fortuyn, avrebbe raccolto almeno il 16% dei voti e
avrebbe potuto ottenere diversi seggi al Parlamento, come si é verificato. Il nome di
Pim Fortuyn infatti era rimasto sulle schede elettorali.
Pim Fortuyn aveva suscitato un vivace dibattito in
Olanda quando aveva chiesto
il potenziamento dei controlli sull’immigrazione e aveva
descritto l’Islam come «una
cultura arretrata». Fortuyn
stava facendo una campagna
contro certi aspetti della società tollerante olandese, come la vendita legale della
marijuana in alcuni bar, la legalizzazione dei matrimoni
tra persone dello stesso ses
L'appello delle chiese
Nella sua lettera pubblicata ali’inizio di maggio, il Consiglio delle chiese dei Paesi
Bassi affermava: «In quanto
chiese, vogliamo sinceramente partecipare all’edificazione di una società in cui
gli abitanti, a prescindere
dalla loro origine, razza o religione, siano in sicurezza e
vivano insieme in piena armonia. Lavoriamo a favore
del miglioramento della qualità della nostra società, dedicando la nostra attenzione ai
bambini, alle persone anziane, a tutti coloro che dipendono dall’assistenza sociale a
lungo termine, alle persone
handicappate e a quelie che
soffrono di malattie croniche,
ai rifugiati e ai richiedenti
asilo che aspirano ad un’esistenza sicura nel nostro paese, e a coloro che hanno bisogno di protezione». I Paesi
Bassi, aggiungeva la lettera,
hanno una responsabilità
particolare nello stabilire
rapporti più giusti tra i paesi
ricchi e quelli poveri. (eni)
Dopo l'indipendenza del 1991 si è divisa in due rami
Soluzione in vista per la Chiesa d'Estonia?
Una soluzione della lunga
battaglia giuridica concernente la seconda Chiesa
dell’Estonia comincia a delinearsi con la registrazione ufficiale della Chiesa ortodossa
estone dei Patriarcato di Mosca, avvenuta il 17 aprile
scorso. La decisione è stata
accolta dal patriarca Alessio
II di Mosca come un «primo
passo nella giusta direzione».
Prima di essere registrata,
la Chiesa non aveva alcun diritto legale sulle sue chiese
locali e il clero non aveva alcuna garanzia sociaie, ha
spiegato Nikolai Balashov,
rappresentante del Patriarcato di Mosca che ha partecipato ai negoziati che hanno
portato a questa decisione.
Per Ain Seppik, ministro
dell’Interno dell’Estonia,
questa registrazione «pone fine a una situazione nella
Riunione della Commissione «Chiesa e società» della Kek
Per un'Europa dei diritti e della solidarietà
L’Unione europea dovrebbe svilupparsi come comunità di valori e non semplicemente
come un efficiente organismo politico: è
l’opinione espressa dalla Commissione chiesa
e società della Conferenza delle chiese europee (Kek), nella sua ultima sessione plenaria,
a fine aprile in Svizzera. Presentando la sua
relazione annuale il direttore di Chiesa e società, Keith Jenkins, ha'affermato che gli scopi
e gli obiettivi dell’Unione europea dovrebbero enfatizzare la ricerca di pace e giustizia,
della sostenibilità e della solidarietà, tanto in
Europa che a livello globale. «Questi principi
fondamentali, fondati nel messaggio evangelico - ha detto - devono essere tradotti in politiche a favore dei cittadini». La Convenzione
per il futuro dell’Europa, secondo la Commissione chiesa e società, dovrà portare più democrazia, partecipazione e trasparenza nel
lavoro delle istituzioni dell’Unione.
La Commissione ha inoltre sottolineato
che, mentre le relazioni tra stato e chiesa dovranno restare questione di dominio dei singoli stati, le chiese e le comunità religiose dovrebbero essere messe in condizione di avere
consultazioni strutturate con l’Unione europea sulle questioni di politica generale. I processi di consultazione potrebbero svolgersi
prima della Convenzione, ma il diritto a un sistema di consultazione dovrebbe essere incorporato nella nuova Costituzione che risulterà dal lavoro della Convenzione.
La Commissione chiesa e società, nella sua
sessione plenaria, ha inoltre espresso preoccupazione per la situazione in Medio Oriente: l’Unione europea dovrebbe attuare maggiori pressioni diplomatiche per la risoluzione del conflitto, mostrandosi come un «amico critico» degli Stati Uniti, dello Stato di
Israele e deH’Autorità palestinese. (nev)
quale la base legale di una
grande comunità religiosa
non era fissata». Nonostante
questo, i diritti giuridici della
Chiesa non sono ancora
chiaramente definiti. Fino al
17 aprile scorso, la Chiesa,
che conta 100.000 membri,
non era registrata a causa di
un conflitto sul suo statuto
con il governo estone. Si trattava infatti di determinare
chi fosse il successore legale
della Chiesa ortodossa che
esisteva prima della seconda
guerra mondiale. I diritti di
successione sono rivendicati
da due rami della Chiesa ortodossa che si è divisa dopo
l’indipendenza dell’Estonia
nel 1991: uno collegato al Patriarcato di Mosca e l’altro legato al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.
Tra Mosca e Istanbul
Questa questione assumeva un’importanza particolare
a motivo dei beni che la
Chiesa possedeva prima della
guerra che, secondo alcune
fonti, rappresenterebbero il
5% delle terre del Paese. Nel
1993, il governo ha riconosciuto la Chiesa ortodossa
apostolica estone quale successore legale della Chiesa
anteguerra, il che significava
che essa poteva rivendicare
tutti i beni di quella Chiesa.
Tre anni dopo, la Chiesa è
stata posta sotto la giurisdizione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, cosa
che aveva provocato una
controversia tra i due leader
ortodossi più importanti nel
mondo: il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, considerato come «primus inter
pares» nella gerarchia della
Chiesa ortodossa, e il patriarca Alessio II di Mosca, primate della Chiesa ortodossa rus
sa, il quale è nato in Estonia
dove ha diretto la Chiesa ortodossa in Estonia fino alla
sua elezione come patriarca
di Mosca nel 1990. Il governo
estone ha quindi chiesto aiia
Chiesa legata a Mosca di farsi
registrare come nuova organizzazione religiosa, proposta che la Chiesa ha rifiutato
in quanto significava abbandonare ogni rivendicazione
riguardante il suo statuto di
successore della Chiesa anteguerra e i suoi beni.
La Chiesa riteneva di essere
vittima della politica seguita
dopo l’indipendenza dell’Estonia, centrata sulla rottura dei legami con Mosca e
sulla limitazione del ruolo
politico e pubblico della popolazione di lingua russa del
Paese. La maggioranza dei
membri della Chiesa paria il
russo, e i membri della Chiesa rivale sono a maggioranza
di lingua estone, anche se le
due chiese contano almeno
alcuni membri di ambedue le
provenienze.
IL TUO
O.- ’V
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- / 4. 'A
Al VALDESI, SPESO AL
^ W" i G
PER SOSTENERE CHI HA BISOGNO.
CHIESA EVANGELICA VALDESE (UNIONE DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI)
GESTIONE DELL’OnO PER MILLE (OPM) ANNO 2001 (DICHIARAZIONI DEL 1998)
RENDICONTO SULL’ASSEGNAZIONE DELL’OPM DEL 1997 - IMPORTO TOTALE INCASSATO NEL 2001 : EURO 4.060.444,98
RIPARTIZIONE PROGETTI OPM 2001
Spese gestione
7,12%
Copertura deficit 2000
4,13%
Spese progetti
In italia
61,92%
I valori sono espressi in Euro
Entrata Somme riscosse da Ministero 3.906.076,74
Interessi e sopravvenienze 154.368.24
Totale Entrate 4,060.444,98
Uscite
Spese progetti in Italia 2.521.013,19
Spese progetti Estero 1.092.623,92
Spese gestione 289.828,72
Copertura deficit 2000 167.981,11
Totale Uscite 4.071.446,95
Deficit 2001 -11.001,97
PROGEni OPM ITALIA 2001
Bambini e giovani
24,75%
Cultura, pace e diritti umani
14,95%
Occupazione,
assistenza sociale
7,11% e carceri
Rifugiati, migranti e nomadi
7,44%
ITALIA ;
Anziani e sanità 1.153.284,52
Occupazione, assistenza sociale, carceri 179.245,80
Cultura, pace e diritti umani 377.013,54
Bambini e giovani 623.995,48
Rifugiati, migranti, nomadi 187.473,85
TOTALE 2.521.013,19
PROGETTI OPM ESTERO 2001
Azione e sviluppo sociale
13,02%
Sviluppo agricolo e lavoro
38,20%
Bambini e giovani
28,25%
ESTERO
Azione e sviluppo sociale 142.283,88
Sviluppo agricolo e lavoro 417.338,49
Diritti umani 84.692,73
Sanità 139.684,82
TOTALE 1.092.623,92
I PARTNER INTERNAZIONALI che assicurano la progettazione, l’esecuzione dei programmi di intervento e il controllo in loco sulla
destinazione dei fondi sono i seguenti. HEKS-EPER; Organizzazione di assistenza della Chiesa riformata svizzera; CEvAA: Comunità
evangelica di azione apostolica con sede a Montpellier; AGRA: Organizzazione italiana non governativa che opera in Africa e in
America Latina con progetti di sviluppo rurale; COSPE: Organizzazione italiana non governativa che opera in Africa e in America
Latina con progetti di sviluppo; CISV; Organizzazione italiana non governativa che opera in Africa e America Centrale e Latina con
progetti di sviluppo; AIDROM: Organizzazione diaconale ecumenica ortodossa e protestante che opera in Romania.
Per informazioni:
tei. 064815903
email: 8xmille@chiesavaldese.org
www.chiesavaldese.org
CHIESA
evahgbuc*
VALDESE
Unione
deue chiese
Metodiste
E Valdese
ei
u
Il nuovo governo estone
Nikolai Balashov ha spiegato che era stato possibile
registrare la Chiesa perché il
nuovo governo estone desidera rafforzare i suoi rapporti
con la Russia. Secondo gli
statuti registrati il 17 aprile, la
Chiesa legata a Mosca mantiene la propria rivendicazione di essere l’erede legale
della Chiesa anteguerra. Il
ministro dell’Interno estone
ha però precisato che la registrazione non confermava né
la continuazione né i diritti di
proprietà, i quali dovranno
essere provati davanti ad un
tribunale. Spetta dunque alle
due Chiese risolvere la questione dei diritti di proprietà
dei beni della Chiesa. (eni)
W