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ECO
DELLE mu VALDESI
PEU.1-'
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 23
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TORRE PELLICE 7 Giugno 1974
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UN AFFRESCO STORICO E TEOLOGICO
DI QUATTRO PROTESTANTI FRANCESI
Protestantesimo
ieri e domani
« Aiutare l’umanità a elaborare una
sintesi tra l'essenziale evangelico purificato dalle culture deformanti e le
realtà scoperte dalla scienza moder
na » — questa potrebbe essere, secondo il pastore e giornalista francese
Georges Richard-Molard « la responsabilità ultima del protestantesimo » nel
nostro tempo « prima di integrarsi nell’unica Chiesa universale ». Questa è
Tipotesi conclusiva dell’opera II Protestantesimo. leri-Domani, scritta da
quattro protestanti francesi e apparsa
agli inizi di quest’anno come primo
volume della nuova collana religiosa
« Due miliardi di credenti » lanciata
dall’editore parigino Buchet-Chastel.
L’opera si articola in tre parti. La
prima è storica e narra per sommi capi la vicenda del protestantesimo, specialmente europeo, dalle origini a oggi, attraverso le varie tappe del consolidamento e irrigidimento confessionale, del grande risveglio pietista, della successiva espansione missionaria
nel secolo scorso e infine, in questo secolo, dell’avventura ecumenica ancora
in pieno svolgimento.
La seconda parte è teologica e presenta il movimento del pensiero protestante dal liberalismo della fine ’800
ai nostri giorni, attraverso la grande
svolta della teologia barthiana e le
proposte, contemporanee o successive,
di Tillich, Bultmann, Bonhoeffer, fino
ai teologi della secolarizzazione e, in
ultimo, alla teologia della speranza di
J. Moltffiann. Si tratta di « una teologia » — scrive Roger Mehl autore di
Questa parte del volume — « sempre
vili in dialogo con le scienze umane e
con i grandi movimenti sociali e culturali del nostro tempo », oltreché, si
intende, con le altre confessioni cristiane nel quadro del movimento ecumenico. Il suo obiettivo principale è la
ricerca « non di un fondamento nuovo ma di nuove categorie di pensiero »
con cui esprimere oggi il messaggio
dell’evangelo.
La terza e ultima parte dell’opera,
scritta dal pastore Richard-Molard,
descrive le grandi tendenze attuali delle chiese nate dalla Riforma. Sono tre,
secondo l’Autore: la tendenza fondamentalista, fortemente ancorata alla
Bibbia e al deposito tradizionale della fede, teologicamente piuttosto conservatrice e politicamente neutrale; la
tendenza deli’ecumenismo teologico
che è quella espressa grosso modo dal
Consiglio Ecumenico delle Chiese e
che si ritiene « fedele allo spirito profondo della Riforma », di cui intende
portare avanti il programma, malgrado i suoi limiti e gli infiniti ostacoli
die incontra; infine la tendenza delyecumenismo sociale e politico, già vi\a in passato in vari movimenti protestanti come quelli del « Cristianesimo pratico » e ora operante in seno al
Consiglio ecumenico tramite il Dipartimento « Chiesa e Società »; secondo
questa tendenza, l’unità dottrinale fra
le chiese è secondaria rispetto alla necessità di costituire insieme ad altri
uomini, anche non credenti, un fronte
comune per affrontare e cercare di risolvere i problemi' piti gravi deU’umanità, in particolare l’ingiustizia sociale.
Secondo Richard-Molard, queste tre
tendenze, benché tra loro assai diverse e anche divergenti, sono complementari: un dialogo tra loro, anche se
difficile, sarebbe molto fruttuoso. La
tendenza fondamentalista (che secondo l’Autore ha un ruolo non secondario da svolgere) potrebbe aiutare le
altre due a non perdere di vista o relegare troppo nell’ombra certi elementi fondamentali della fede biblica ed
evangelica senza i quali si corre « il
rischio mortale di trasformare il cristianesimo in filosofia umanitaria »;
d’altra parte le altre due tendenze,
specialmente la terza, possono aiutare
quella fondamentalista a evitare il rischio altrettanto mortale di diventare
un ghetto cristiano, separato dal resto
dell’umanità, tagliato fuori dal discorso con gli altri. Le tre tendenze menzionate possono cioè aiutarsi reciprocamente a realizzare insieme quello
che oggi, come in altri tempi, è il compito della chiesa: radicarsi nella realtà della storia senza sradicarsi dalla
realtà di Dio; essere una comunità incarnata, come oggi impropriamente si
dice, nel mondo ma non sradicata da
Dio.
Siamo anche noi persuasi che un
dialogo continuato tra le diverse tendenze presenti nel protestantesimo
odierno sarebbe utile a tutti. Ma dubitiamo che esso possa avvenire. È una
constatazione amara. La proposta irenica di Richard-Molard difficilmente
potrà essere raccolta e praticata. Oltre a effettive e profonde divergenze,
vi sono anche molti sospetti, molti pregiudizi, molta malevolenza, molto spirito farisaico e settario e, naturalmente, molti malintesi, per cui mancano
le stesse condizioni psicologiche del
dialogo. Anche nella nostra piccola
chiesa valdese questo dialogo finora
non è avvenuto. Siamo ancora nella
fase degli sfoghi polemici. Quindi molto indietro.
Ma torniamo per un istante all’ipotesi conclusiva dell’opera, che abbiamo citato iniziando. Essa parla di « sintesi tra l’essenziale evangelico... e le
realtà scoperte dalla scienza moderna ». Si tratterebbe, se comprendiamo
bene, di gettare un ponte tra l’evange
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimii
Gli italiani, miscredenti
cattelicizzati?
« Dovrebbe essere difficile, quasi impossibile equivocare sui risultati del referendum,
ma gli italiani ci riescono, sono dei miscredenti profondamente cattolicizzati, dei laici
che si sentono orfani se la Chiesa non li prende, maternamente, a calci nel sedere. Risultano profondamente cattolicizzati e' bisognosi di madre vaticana i più noti politologi della
penisola assai impegnati a spiegarci che il divorzio è rimasto grazie ai cattolici del dissenso, grazie ai voti dei democristiani passati al
no, quanto a dire che la prima grossa sconfitta cattolica è in realtà una vittoria dei cattolici ».
Da un articolo acuto quanto gustoso di
Giorgio Bocca su « L’Espresso » del 26-5-’74,
che si conclude così;
« Qui siamo grati ai vescovi perché, in via
del tutto eccezionale, hanno accettato la decisione della maggioranza. Perdonateci, non
lo faremo più ».
10 e la coscienza scientifica contemporanea. Questo è senza dubbio uno dei
compiti presenti e futuri del protestantesimo. Ma non è l’unico e forse neppure il più tipico. Certo,, il colloquio e
11 confronto critico con la cultura politica e scientifica resta un momento
essenziale — oggi come in passato —
del rapporto tra protestantesimo e società. Ma il compito specifico del protestantesimo non è di cercare delle sintesi. Si potrebbe quasi sostenere il
contrario, e cioè che il compito specifico del protestantesimo è stato di mettere in questione le varie sintesi operate dal cattolicesimo. Noi comùnque
non siamo specialistiTn « sintesi » perché crediamo che con l'evangelo non
se ne possono fare molte. La responsabilità ultima del protestantesimo è,
oggi come sempre, l’evangelo. Per questo è sorto, per questo vive é vivrà:
Gli strascichi del conflitto americano in Indocina
le Chiese
e gi eppositori alla guerra
Sono oltre 500 mila fra renitenti, disertori e « congedati con disonore »
Fra i numerosi e drammatici strascichi susseguenti alla guerra americana
in Vietnam e in tutta la penisola indocinese, che ha visto il ritiro delle truppe
americane a seguito degli accordi del gennaio 1973 (anche se diverse migliaia
di americani sono sempre presenti in veste di ’consiglieri’), vi è quello, attualmente in sospeso, relativo a quello dei cittadini statunitensi che si sono rifiutati di presentarsi al servizio di leva, o che successivamente hanno disertato o
ner l’evaneelo nreso nella sua intPuri ancora che sono stati dimessi dall’esercito con ’menzione disonorevole’, perché
tà e nella^sua Autorità T’is^anla ffvn contrari a combattere una guerra ritenuta aggressiva e rivelatasi in effet
. L istanza ton ygj-o g proprio genocidio- — ampiamente documentato da tutta la stampa
mondiale — genocidio che praticamente dura tutt’ora: si pensi alla drammatica denuncia di Tullio Vinay nel suo libro: «Ho visto uccidere un popolo». Il
bollettino ecumenico soepi mensile del mese di marzo (giuntoci ora!) affronta
quest’argomento con un lungo scritto del quale riportiamo qui appresso le
parti più significative.
damentale del protestantesimo è l’evan
gelicità. E siccome 1’« essenziale evangelico » è Gesù Cristo riconosciuto e
confessato come Signore, il compito
tipico del protestantesimo non è di
cercare delle sintesi tra evangelo e
cultura ma è di vivere la signoria di
Gesù in mezzo agli uomini così da indurli a confrontarsi con Gesù e prendere una decisione rispetto a lui.
Una seconda osservazione vorremmo fare, riguardo alla previsione di
Richard-Molard per il protestantesimo
di « integrarsi nell’unica Chiesa universale ». Sovente anche da parte protestante si parla del protestantesimo
come se fosse un principio, un movimento, un sistema teologico. Il protestantesimo è naturalmente tutto questo. Ma si dimentica troppo che esso è
anzitutto chiesa. Per vari motivi, la
coscienza di essere chiesa si è un po’
stemperata nel protestantesimo moderno, ma bisogna ricuperarla se non
si vuole incorrere in equivoci fatali.
Lasciamo al Concilio Vaticano II di
dire che noi protestanti formiamo solo delle «comunità ecclesiali». Per
parte nostra affenÄmo: siamo chiesa
e come chiesa paj'tecipiamo al movimento ecumenico. Questo significa che,
mentre siamo chiesa, cerchiamo anche
la chiesa, ma, anéhe qui contro il parere del Concilio, la cerchiamo non
nelle chiese storiche (o in una di esse)
ma con le chiese storiche nell’evangelo predicato e vissuto. Difatti, la chiesa ecumenica che noi cerchiamo è ancora nascosta,^ e sarà manifestata a
suo tempo. È in questa chiesa soltanto,
e non in altre, che le chiese protestanti, con le altre, si integreranno per formare, se Dio vorrà, « l’unica Chiesa
universale ».
Paolo Ricca
Da oltre un anno i prigionieri di
guerra sono rientrati negli Stati Uniti
e si è rinunciato alla coscrizione obbligatoria per mettere in piedi un esercito basato unicamente su volontari. Eppure, la questione di come trattare gli
oppositori alla guerra non è ancora risolta. Ancora per lungo tempo degli
uomini rimarranno in prigione per
scontarvi le pene mentre tanti esuli
(n.d.r.: i disertori che hanno preferito
espatriare) non potranno rientrare legalmente in patria.
Parecchi americani esprimono il loro malcontento al riguardo e chiedono insistentemente alle autorità che
venga proclamata un’amnistia: la maggioranza delle richieste proviene dalle
comunità religiose degli Stati Uniti.
Questo fatto è dovuto a diversi motivi:
1,1 gruppi religiosi tendono a considerare Tamnistia come una pratica
facente parte integrante del processo
di riconciliazione, allo scopo di guarire una nazione ancora divisa;
2. Fra i beneficiari di una eventuale amnistia vi sono parecchi uomini
che hanno infranto la legge per motivi
morali o religiosi;
3. Certi gruppi religiosi sono oggi
senza dubbio assai spiacenti di non
essersi comportati più coraggiosamente a suo tempo denunciando l’illegalità di questa guerra: la questione dell’amnistia dà loro l’occasione per riparare alla precedente condotta;
4. È pacifico che il problema del
CHE FARE PER IL CENTENARIO? UNA PROPOSTA
Un passo verso la «terza riforma»
Passato il « referendum », che aveva
fatto la parte del leone anche sui nostri giornali in questi ultimi mesi, mi
pare opportuno riprendere il dialogo
sulla proposta, partita da’Giorgio Girardet e rilanciata da Paolo Ricca, di
fare qualcosa di concreto per ripensare al nostro passato in termini di attualità ed al nostro presente con la coraggiosa inventiva che il nome valdese impone, (secondo l’invito del Sinodo 1972) in occasione del Centenario.
Le perplessità su queste proposte
sono state, se è lecito riassumerle brevemente, di due tipi: uno di carattere
finanziario secondo il quale non sembrava coerente offrire aiuti in denaro
quando non siamo in grado di rinunciare agli aiuti che riceviamo; uno di
carattere spirituale secondo il quale
un gesto da anno santo poteva sembrare un tentativo di evasione dalla
monotonia dell’impegno quotidiano.
D’altra parte non essendo stati tanto numerosi gli interventi da consentirci di sentire il polso dei lettori, mi
sento incoraggiato ad esporre anche
la mia idea, pure per il fatto che sia
Giorgio Girardet che Paolo Ricca considerano le loro proposte come degli
esempi.
Ho l’impressione che la proposta di
collette e finanziamenti, per quanto
valide siano le loro destinazioni, incontreranno in questo momento non poche difficoltà; siamo impegnati faticosamente a coprire le spese di quei programmi minimi per il Centenario ed a
quadrare i bilanci locali e centrali; né
mi sembra che necessariamente debba
essere il denaro il supporto di iniziative coraggiose; noi crediamo che il
Signore può suscitare donatori allegri
per la Sua opera, se in quesjj^pera noi
siamo fedeli a Lui solo.
Il rischio della retorica c’è e va tenuto presente, ma non dovrebbe bloccarci al punto da perdere il desiderio
di ricercare la coerenza aH’Evangelo
nelle idee e nei fatti.
Mi sono riletto perciò l’ultimo numero di « Diakonia », del dicembre
scorso, in cui Franco Giampiccoli, Domenico Tomasetto, Bruno Corsani,
Saverio Guama e Paolo Spanu ci presentano la questione del battesimo e
mi sono chièsto se non potrebbe essere questa una iniziativa coraggiosa da
proporre alle nostre chiese: passare
cioè decisamente dal battesimo dei
bambini al battesimo degli adulti.
Cito per brevità solo una delle direzioni che Franco Giampiccoli indica
per un’azione concreta:
« ...Battersi in ogni occasione per il
battesimo dei credenti e contro la pratica del battesimo dei bambini, che (se
anche fosse chiaramente attestato dal
Nuovo Testamento) andrebbe oggi comunque abbandonata dato il carattere
equivoco che questa pratica è venuta
ad assumere nell’occidente cristiano e
post-cristiano; una decisione per il
battesimo dei credenti non si fonda
oggi sulla pretesa di costituire la chiesa dei santi, la setta dei puri, sulla
pretesa di sradicare anzitempo la zizzania dal grano, ma si fonda sul rifiuto
di cercare una garanzia carnale per la
esistenza e la continuità della chiesa,
sulla necessità di affermare concretamente che la chiesa si fonda sulla grazia del Signore e non sull’abilità di reclutamento interno della chiesa stessa... ».
Le nostre chiese valdesi che non possono « darsi a conoscere » con sovvenzioni, come possono fare altre chiese, possono « darsi a conoscere » con
questo « salto qualitativo »; può essere
il punto di partenza per la via della
« terza riforma ».
Nell’ambito valdese faremmo alle
nostre chiese il dono di uba nuova
concezione della comunità dei credenti; ai nostri giovani apriremmo la via
di una libera scelta svincolata dalle
scadenze tradizionali; coloro che vengono al culto solo per le nascite, i matrimoni ed i funerali scoprirebbero
che la chiesa è qualcosa di diverso da
un’anagrafe familiare.
Nell’ambito «riformato» faremmo alle chiese sorelle d’oltralpe un dono
spirituale in risposta ai tanti doni da
loro ricevuti; ai fratelli battisti d’Italia offriremmo una maggiore possibilità di unione con loro.
Ai fratelli del dissenso cattolico indicheremmo che ogni chiesa deve essere disposta a riformarsi per rimanere fedele.
Può sorgere il dubbio che le nostre
comunità non siano preparate, ma il
recente « referendum » ci indica che
oggi si è più disposti di quanto si pensasse al rispetto della libertà di decisione altrui. Si può pure obiettare
che la nostra teologia sul battesimo
non è abbastanza sviluppata, ma anche nel campo battista è in continuo
riesame la teologia e la prassi battesimale e potremmo inserirci in questo
esame con maggiore credibilità.
Il decidersi oggi per il battesimo degli adulti non è dunque un gesto d’occasione, un atto simbolico, né lo sfociare di qualcosa che è ormai usuale
tra noi; è un passo decisivo dal quale
non si toma indietro, un atto di fede
fatto insieme e dove tutti saranno
coinvolti, valdesi praticanti e non.
4
Sauro Gottardi
l’amnistia tocca aspetti di capitale importanza nelle preoccupazioni teologiche delle comunità religiose: la grazia,
la compassione, la giustizia, la ’legge
suprema’, la fedeltà a qualcosa che si
pone oltre le leggi, oltre la nazione.
Ma chi è che può beneficiare di una
im’amnistia? Sono tre vaste categorie
di cittadini americani:
— I renitenti alla leva, che ammontano a circa 50 mila. Di essi, 15 mila
sono stati condannati e in parte sono
ancora in prigione (la pena per renitenza comporta fino a 5 anni); gli altri 35 mila sono stati denunciati e sono passibili di incriminazione e del relativo giudizio penale per quanto li
si possa rintracciare e il governo decida di iniziare l’azione.
— I disertori, che sono almeno 32
mila. Parecchi di essi sono introvabili;
essi vivono clandestinamente negli Stati Uniti stessi, mentre altri sono passati in Canadá e in Svezia. Altri sono
stati arrestati e sono in prigione.
— Infine, gli uomini che hanno compiuto il servizio militare, ma che sono
stati dimessi dall’esercito con ’menzione disonorevole’: sono oltre 450 mila.
Vale a dire che un ex soldato ogni
sedici ha su di sé l’handicap della ’disonorabilità’. Si tratta di un peso che,
negli Stati Uniti ha conseguenze sia sociali che legali. Dal punto di vista legale la cosa implica la perdita di aiuti
finanziari e di altre facilitazioni per
tutto il resto della vita. Dal pimto di
vista sociale, un ’cattivo congedo’ comporta notevole difficoltà nella ricerca
di un lavoro. Da tener presente che la
gran maggioranza delle 'cattive menzioni’ riguarda ’delitti’ che non sarebbero affatto puniti (perché non costituirebbero un crimine) nella vita civile.
I fautori dell’amnistia chiedono che
tutte queste categorie ne possano beneficiare, unendo ad esse i civili che
hanno protestato contro la guerra in
Vietnam, ad esempio distruggendo le
liste di chiamata dei militari, o hanno
contrastato trasporti armati e di uomini.
Su scala nazionale, nel 1973, è stato
fatto un sondaggio dell’opinione pubblica e risulta che un 30 per cento è
contrario a qualsiasi amnistia (è questo anche il pensiero di Nixon); un 40
per cento è favorevole ad un’amnistia
condizionata (renitenti e disertori dovrebbero compiere un servizio governativo di circa due anni — corrispondente alla ferma militare — sia militare che civile), infine un 30 per cento
è favorevole ad un’amnistia generale,
senza condizioni. Questa ripartizione
incoraggia i sostenitori dell’amnistia
generale, che sperano di poter convertire alla loro idea i sostenitori della
amnistia condizionata. Si ritiene comunque che la questione verrà risolta
verso la fine degli anni 70: forse non
prima dell’elezione di un nuovo governo nel 1977.
Le varie chiese regionali e le sinagoghe stimolano attivamente un notevole
lavoro di informazione e le comunità
organizzano discussioni precedute da
films e da pubblicazioni varie. Il dibattito sull’amnistia si rivela comunque
disagevole e penoso in quanto viene a
cozzare contro la ’religione’ civica dell’americano. In sostanza, ci si trova di
fronte ad un conflitto tra motivazione
religiosa e ciò che viene tradizionalmente int^o come ’patriottismo' negli
Stati Uniti, anche se la serie di abusi
che vanno globabilmente sotto il nome
Watergate lo pone in una luce diversa.
Tutto questo potrebbe portare di
conseguenza a un dibattito permanente e fruttuoso sia per la nazione che
per l’autenticità della fede.
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■7^*7
N. 23 — 7 giugno 1974
{ . ■
NOTE DI STORIOGRAFIA VALDESE - 18
LA CONDANNA DI VERONA
Un biennio cruciale: 1182-1184 - La prima condanna ufficiale dei Valdesi medievali avvenne proprio a Verona nel 1184
Nel terminare la 17* puntata di queste « Note » (cf. Eco-Luce del 31 agosto
1973), facevo rilevare che la vicenda
dei Valdesi provenzali inquisiti a Valence nella Drôme nel primo quindicennio del secolo XIII era un tipico
esempio dell’attività inquisitoriale dei
vescovi, com’era stata disciplinata dal
Concilio di Verona del 1184. Come già
abbiamo visto nella 16“ puntata (cf.
Eco-Luce del 15 giugno 1973), in quel
Concilio fu emanata una decretale contro gli eretici, dove per la prima volta
vengono nominati i Poveri di Lione,
identificati con gli Umiliati. Questa citazione, con la relativa identificazione,
ha fatto scorrere parecchio inchiostro.
Si è discusso prima di tutto sui rapporti esistenti in quel torno di tempo
tra Valdesi e Umiliati, specialmente per
chiarire l’origine dei Poveri Lombardi,
poi recentemente, si è addirittura negato che tra gli eretici condannati a Verona ci fossero anche i Poveri di Lione.
Vediamo in dettaglio di che cosa effettivamente si tratta.
Per afferrare esattamente i termini
della questione, dobbiamo citare alla
lettera, e in latino, la sentenza di condanna contestata: «Ad abolendam diversarum haeresium pravitatem, quae
in plerisque mundi partibus niodernis
coepit temporibus pullulare, vigor débet ecclesiasticus excitari... Ideoque
nos... contra ipsos haereticos, quibus
diversa capitula diversarum indidit
professio falsitatum, praesentis decreti generali sanctione consurgimus et
omnem haeresim, quocunque nomine
censeatur per huius constitutionis seriem auctoritate apostolica condemnamus. Inprimis ergo Catahros et Patarinos et eos qui se Humiliatos vel Pauperes de Lugduno falso nomine mentiuntur, Passaginos, losephinos, Arnaldistas perpetuo decernimus anathemati subiacere... » (cf. EnchÌTÌdion Fontium Valdensium, I, pp. 50-51). Tale
sentenza, tradotta in italiano comune suonerebbe più o rneno com.
« Per sopprimere la malvagità delle diverse eresie, che in parecchie parti del
mondo si sono messe a pullulare in
questi ultimi tempi, si deve dar impulso al vigore ecclesiastico... Perciò noi —
insieme con l’Imperatore Federico I •—
ci ergiamo con la generale sanzione di
questo decreto contro gli eretici stessi,
le cui diverse falsità esigono di essere
trattate in diversi capitoli, e per mezzo
di questa costituzione condanniamo
con autorità apostolica ogni eresia, ratto qualunque nome sia conosciuta. Decretiamo dunque che sottostiano a perpetuo anatema prima di tutto i Catari
e i Patarini, poi quelli che con falso
nome si spacciano per Umiliati o Poveri di Lione, i Passagini, i Giuseppmi,
gli Arnaldisti ».
Ho sottolineato nei due testi il brano
sul quale si basano i sostenitori della
non condanna dei Valdesi a Verona nel
1184. Effettivamente, esso si presta a
due letture totalmente diverse. Quale
sarà la più corretta?
A mio modo di vedere, che è anche
quello della maggioranza degli eresiologhi medioevali, la decretale intende
proprio colpire, insieme coi Catari e
gli altri eretici nominati, anche i Poveri
di Lione, accomunati con gli Umiliati
nella stessa riprovazione perché — come scriveva vent’anni fa il padre cappuccino Ilarino da Milano — « hanno
false parvenze di virtù cristiane e di
asceticismo evangelico, mentre in realtà sono fuori della Chiesa e contro la
medesima » (cf. « Aevum » 1943, p. 128).
Tutto sta nel peso che si dà a questo o
a quell’elemento del periodo preso in
esame. Decisivo, per i fautori della
condanna, è il riferimento dell’ablativo
falso nomine (con falso nome) agli
stessi eretici presi di mira i quali, benché si chiamino Umiliati e Poveri, sono
ben lungi dall’essere umili e miseri! Invece, i sostenitori della non condanna
considerano l’intero periodo sottolineato come un tutto unico, interpretando
e traducendo nel modo che vedo genialmente sostenuto dal nostro Carlo PapiNi nell'Eco-Luce dell’8 marzo scorso, e
cioè « quei Passaggini, Giuseppisti e Arnaldisti che, sotto falso nome, si spacciano per Umiliati o Poveri di Lione »,
e arguendo da ciò stesso che all’epoca
del Concilio di Verona nel 1184 questi
due movimenti avevano ancora « un
posto nella chiesa ».
Tra gli storici che vedono con l’ottica del Papini c’è soprattutto il tedesco
Walter Mohr, che alla storia di Valdesio e del valdesismo primitivo ha consacrato due saggi, il primo nel 1957
(Waldes und das frühe Waldensertum,
in « Zeitschrift für Religions und
Geistesgeschichte », 1957, pp. 337-363) e
il secondo nel 1970 {Waldes von seiner
Berufung bis zu seinem Tode, Horn,
1970, p. 75). II Mohr, indefesso e acuto
indagatore delle fonti, ha tuttavia
emesso certe ipotesi di lavoro che non
mi sembrano sufficientemente suffragate dai documenti in nostro possesso.
Così, egli sosteneva già nel 1957 che la
professione di fede sottoscritta da Vaidesio a Lione nel 1180 aveva provocato
una prima scissione nella « societas »
valdese: da una parte il fondatore coi
suoi più fedeli adepti, da identificarsi
con certi Poveri minori di cui parla
la Cronaca d’Ursperg, dall’altra coloro che non avrebbero approvato quella sia pure provvisoria sottomissione
di Valdesio al magistero romano, costituendo il vero movimento dei Poveri di Lione condannati poi a Verona
nel 1184. Inoltre, sempre secondo il
Mohr del 1957, Valdesio non sarebbe
vissuto abbastanza per assistere a questa condanna, e perciò sarebbe morto
prima del 1184. Nel suo volumetto del
1970, il Mohr sostiene contro ogni evidenza che i primitivi Valdesi non
avrebbero mai esercitato una predicazione vera e propria nel senso ecclesiastico del termine — limitandosi ad
esortazioni alla penitenza —, e perciò
non sarebbero stati osteggiati dalle gerarchie ecclesiastiche né a Roma nel
1179, né a Lione nel 1180-1182, e tantomeno a Verona nel 1184. Solo i rapporti con i vari gruppi eretici lombardi
avrebbero spinto il valdesismo primitivo verso lo scisma e l’eresia. Insostenibile è anche un’altra tesi del Mohr,
secondo cui Valdesio avrebbe sottoscritto la sua professione di fede non
nel 1180 a Lione, ma a Verona nel
1184, come pure poco attendibile la
sua lettura della suddetta decretale e
puramente ipotetica la data di morte
di Valdesio situata negli anni 80 del
secolo XII. Ostano contro tutto ciò sia
la stessa Cronaca d’Ursperg citata dal
Mohr, sia la testimonianza di Goffre
FQEI
Domenica della Gioventù
Il Consiglio F.G.E.I. desidera ringraziare
dalle pagine della stampa evangelica, le comunità che hanno fatto finora pervenire il
ricavato della colletta della Domenica della
F.G.E.I.
Ricorda ai responsabili delle Chiese che
ancora non Vavessero fatto, che i versamenti
vanno effettuati sul c.c.p. 3/30476 intestato
a: Erminia Granatelli - Via Calabria 2/D 20075 Lodi, (nuova cassiera del Consiglio
FGEI).
(Illliilllllillllliillilllllililllllllllllillliilliiilillllilllliillll!llliilliil<lllli!illlllllilllllllllilllllllllllili!i!llìl!llll!!llllllli:iilll!illilllll!li
Leggendo
il sermone
sul monte
Fame, sete
La quarta beatitudine del vangelo di Matteo proclama:
« Beati quelli che sono affamati ed assetati della giustizia, perché essi saranno saziati » (5: 6). Affamati ed assetati siamo in
molti sulla terra; anzi si può dire che tutti gli esseri umani abbiano fame e sete di qualcosa. Nessuno è contento di quello che
ha; si deve sempre cercare di star meglio; e per star meglio; possedere di più; quindi allargare sempre più la gola e le tasche per
licevere e contenere quello che la forza, o l'astuzia, o tutte e due
insieme riescono a togliere d’innanzi agli altri, a quelli che la
morale chiama fratelli e la nostra bramosia agoistica considera
noiosi e pericolosi concorrenti alla gran tavola che, per il generale concorso disordinato, diventa sempre più spoglia.
Eppure tutti desideriamo, cerchiamo la giustizia; ma c chiaro che abbiamo tutti della giustizia un concetto singolare: è giusto ciò che è buono per noi; è ingiusto ciò che ci produce danno,
ed ostacola il conseguimento di quello che desideriamo.
Qual è dunque la giustizia veramente giusta? E dove si trova? Si trova — è purtroppo ancora necessario dirlo — nel Signore Gesù Cristo e nel suo evangelo. Egli solo è veramente giusto, perché porta nel mondo la giustizia del Padre, dell'Iddio
vivente e perfetto. Ma la sua giustizia non può affermarsi nel
mondo se non è riconosciuta e desiderata da tutti. Se noi, con
un capovolgimento totale del nostro modo di pensare, non ci
convinciamo che la giustizia si trova solo in Gesù Cristo, non la
troveremo e non la gusteremo mai. Non ne saremo mai saziati.
Lino De Nicola
Notiziario Evangelico Italiano
Genova: la Bibbia
alla Fiera internazionale del mare
do d’Auxerre per quanto concerne la
data della professione di fede, sia quella di Salvo Burci per ciò che riguarda la data della morte di Valdesio.
Per tornare alla sentenza di Verona
del 1184, la lettura del Mohr, a cui si
accosta quella di Papini, potrebbe anche essere plausibile se fosse almeno
suffragata da altre fonti. Poche invero
le testimonianze su Verona, ma tutte
a favore della condanna dei Valdesi.
Prescindendo pure dalla trama delle
origini valdesi che mettemmo insieme
sulla base di una relazione cronisticoinquisitoriale della prima metà del secolo XIII (cf. nostre puntate 3 del 306-72, 10 del 1-12-72 e 15 del 6-4-73), in
cui si legge che, dopo essere stati scomunicati ed espulsi dalla loro città, i
Poveri di Lione furono giudicati dal
Concilio come pertinaci e scismatici —
e vedemmo anche che quel Concilio
non poteva essere altro che quello di
Verona —, una testimonianza non sospetta in merito — anche se soggetta
in qualche punto a cauzione — ci è
proprio data da quella Cronaca d’Ursperg citata dal Mohr a proposito dei
Poveri minori. Eccone il testo, che
traduco dall’edizione di O. Abel e L.
Weiland nei « Monumenta Germaniae
Historica » (voi. XXIII, pp. 376-377):
« In quel tempo — era l’anno 1213 —,
invecchiando già il mondo, apparvero
due ordini religiosi nella Chiesa di cui
la gioventù si rinnova come quella dell’aquila, ed essi, cioè i Frati minori e
i Predicatori, sono stati confirmati dalla Santa Sede. Furono approvati proprio in queH’occasione, perché in un
tempo sorsero in Italia due sette che
durano tuttora, chiamate rispettivamente degli Umiliati e dei Poveri di
Lione, che ad un certo punto il papa
Lucio annoverò tra gli eretici perché
aveva rintracciato presso di loro delle
credenze e delle pratiche superstiziose, causa le quali, nei loro sermoni tenuti per lo più in riunioni occulte, derogavano alle norme della Chiesa di
Dio e del sacerdozio. Fu allora che vedemmo presso la Sede Apostolica alcuni di coloro che si chiamavano Poveri
di Lione, con un loro magister detto
Bernardo, ed essi chiedevano che la
loro setta venisse riconosciuta e privilegiata dalla Santa Sede. Pretendevano
nenar loro stessi la vita degli apostoli, non volendo possedere nulla né avere domicilio fissa.‘e percorrendo villaggi e castelli. Ma il papa — questa
volta si tratta di Innocenzo III — rimproverò loro di seguire, nel loro modo
di vivere, certe pratiche superstiziose,
• )me portare delle calzature aperte al
di sopra del piede di guisa che camminavano quasi a piedi nudi, rivestire
cappe alla stregua dei religiosi, non tosare i capelli al modo dei laici e, cosa
ancor più vergognosa, andar insieme
uomini e donne per la strada abitando
per lo più nella stessa casa e dormendo talvolta insieme, ciò che affermavano essere stato praticato dagli apostoli. Infine il papa, invece dei Poveri
di Lione, confermò certi altri sorti allora che si chiamavano Poveri minori
e respingevano quelle pratiche superstiziose e obbrobiose, ma tanto d’estate quanto d’inverno andavano a piedi
nudi, non ricevevano né denaro né alcun’altra cosa tranne il vitto e, quando
necessario, il vestito. Tuttavia essi in
seguito, per non cadere nella tentazione di vantarsi presso Dio della loro
umiltà e povertà, che molti sostenevano invano di osservare, preferirono
chiamarsi Frati minori, in ogni cosa
ubbidienti alla sede apostolica. In
quanto ai Predicatori (cioè ai Domenicani) si pensa — aggiunge la Cronaca
d’Ursperg — che essi succedettero agli
Umiliati. Costoro, infatti, privi di autorità e senza licenzq da parte dei prelati, predicavano al popolo e, ponendo
la falce nella messe altrui, si arrogavano la facoltà di guidarlo, ascoltanaonc
le confessioni e derogando all’ufficio
dei sacerdoti. Volendo correggere ciò,
il papa istituì e confirmò l’ordine dei
Predicatori. Quelli, gli Umiliati, rozzi
e analfabeti, erano dediti ai lavori manuali e predicavano, ricevendo il necessario dai loro adepti. Questi, i Predicatori, assidui nello studio e nella
lettura delle Sacre Scritture, si davano
soprattutto a comporre opere per la
difesa della Santa Madre Chiesa per
rinforzare la fede, corroborare le virtù
e i buoni costumi, insegnare gli statuti
della Chiesa, redarguire e castigare i
vizi degli uomini. Cionondimeno, in
ogni cosa ubbidivano alla sede apostolica, dalla quale traggono ogni loro autorità » (cf. Christine Thouzellier, Catharisme et Valdéisme en Languedoc,
Paris 1966, p. 47 e 267, nonché il sottoscritto,Le confessioni di fede valdesi
prima della Riforma, Torino 1967, pp.
63-64).
Discuteremo nella prossima puntata
i dati offerti dalla Cronaca d’Ursperg,
soprattutto in ordine a quanto dice degli Umiliati, la cui storia è strettamente connessa con quella dei Poveri di
Lione. Ciò ci porterà ad affrontare il
tema dell’espansione valdese in terra
italiana, dove ad un certo momento, e
precisamente nel 1205, sorgerà il gruppo dei Poveri Lombardi capeggiati da
Giovanni di Ronco.
Nella zona della Foce di Genova in
occasione della Fiera internazionale,
regalo-novità: tra le decine di stands
di tutto il mondo v’era anche quello
della Bibbia. In fondo aU’ultimo padiglione, nei pressi dell’elegante reparto cinese c’era la moderna « carrozza
biblica » con varie edizioni della Scrittura, commentari, libri di pietà evangelica, opuscoli e trattati vari; tutt’attoTno grandi cartelli con versetti biblici.
Su iniziativa della Casa della Bibbia
di Genova i colportori Franco e Anna
Restrello per dieci giorni hanno testimoniato di Cristo in collaborazione
con le chiese evangeliche della città;
difatti, ogni giorno era presente una
delegazione delle chiese che avevano
aderito, e collaborava nella vendita e
soprattutto nei contatti, incontri, conversazioni. Un buon numero di Bibbie,
commentari e libri vari sono stati acquistati in quei giorni.
l’autenticità della Scrittura e dicevano: Ma questa è la vera Bibbia? La domanda non era fuori luogo: sentono
parlare di Bibbie illustrate, di edizioni a fascicoli, di Vangelo, senza distinguere l’Antico dal Nuovo Testamento;
perciò vogliono dei chiarimenti. Purtroppo molti visitatori dicevano di avere la Bibbia senza averla mai letta, paghi di mostrarla come un libro che va
per la maggiore, un bestseller, ormai
propagandato dalla radio e dalla televisione; molti dichiaravano che la lettura era difficile, incomprensibile. Perciò la testimonianza dello stand mirava all’acquisto della Bibbia, alla lettura ed alla comprensione.
I DUE FIDANZATI
NON SAPETE VENDERE
Gli espositori degli stands vicini osservavano una cosa strana: gli addetti
allo « stand » evangelico conversavano, discutevano molto e spesso i visitatori se ne andavano senza acquistare un solo libro. « Perché sprecare del
tempo prerioso in chiacchiere anziché
tagliare corto quando si avverte che
il cliente non produce — sussurravano
tra di loro i oolleghi vicini. Infatti i
venditori mossi a compassione degli
inesperti mereiai, hanno loro stessi acquistato delle Bibbie, a mo’ di soccorso corporativo... Provarono poi stupore e commozione nello scoprire la ragione profonda dei « cattivi affari »:
quelle ore inutili erano consumate nell’aiutare il visitatore a scoprire Gesù
Cristo. Situazioni senza speranza, solitudini umane, drammi interiori, cercatori che non trovavano la Via hanno
potuto in quei giorni scoprire una parola di speranza, un orientamento per
la loro vita, una certezza in Cristo.
LA VERA BIBBIA
Di quando in quando s’avvicinavano
allo stand individui « fissati » che volevano la vera Bibbia. Tastavano, palpavano come se dal tatto scoprissero
Con aria festosa, tenendosi per mano due giovani fidanzati si sono avvicinati alla « carrozza biblica ». II dialogo è stato immediato e confidenziale; parlavano con entusiasmo del loro
futuro: « Abbiamo trovato un alloggio,
finalmente! il mobilio ce l’hanno regalato e vorremmo mettere su una bibliotechina familiare » dichiarano con
aria felice i promessi sposi. « Vorremmo — aggiunge la fidanzata — un libro un po’ diverso dagli altri, un libro
che ci aiuti ad essere sempre felici
come lo siamo ora... » e le ultime parole sono accompagnate da un lieve
sorriso velato d’una mestizia apprensiva per il futuro. Ne nasce così un
dialogo, una conversazione che spazia
nella vita della famiglia e della società
in riferimento al Libro che è lì davanti ai due giovani; poi, bruscamente, di
scatto la ragazza afferra la Bibbia, la
tiene stretta nelle sue mani delicate e
dice con fermezza: « Voglio questo libro! ». Poi con visibile riconoscenza se
ne vanno, sicuri di aver scoperto il segreto della vera felicità!
La fiera, il mercato, sono occasioni
preziose per Franco ed Anna Restrello
per una missione sempre più urgente
che si muove nella linea dell’antico
mereiaio valdese, ricordato volentieri
in occasione deH’ottavo centenario e
spero imitato dalle schiere dei nostri
giovani inquieti e alla ricerca d’uno
scopo nella loro vita.
Gustavo Bouchard
AGAPE, CAMPO CADETTI ESTIVO
Le Vani Valdesi enei
Data: 24 giugno - 9 luglio 1974
Direzione: Marco Rostan, Lucilla RivoiraCoisson, Floriana Visco Gilardi, Bruno Rostagno, Riccardo Bensi
Quota: lire 40.000 (caparra 4.000)
Lingua: Italiano
Età: 14-17 anni.
Tema: Le Valli Valdesi sono l’unica zona
in Italia in cui vi sia una forte presenza protestante: nel Pinerolese i Valdesi sono il 10
per cento della popolazione; in certi comuni
delle Valli sono in maggioranza. La zona offre dunque possibilità particolarmente favorevoli per uno studio sulla vita di una comunità evangelica, il suo inserimento neH’ambiente e il suo modo di affrontare i problemi
generali.
Nel campo non ci proponiamo tuttavia di
studiare soltanto la vita interna delle nostre
comunità, ma piuttosto di conoscere la zona
nel suo insieme, per comprendere come si
pone il problema della testimonianza evangelica oggi e come la situazione attuale si differenzia dal passato.
L’ottavo centenario del movimento valdese
ci ricorda che nel medioevo questo movimen
to aveva dimensioni europee; soltanto la re
pressione riuscì ad arrestarlo e poi a distrug
gerlo progressivamente. A lungo andare sol
tanto nelle valli del Piemonte i Valdesi riu
scirono a resistere e ad esistere. Qui essi si
organizzarono come una piccola società indi
pendente con nette caratteristiche protestanti
Che cosa rimane oggi di questo passato? Come si pone il problema dell’esistenza evangelica nelle condizioni sociali ed economiche di
oggi (spopolamento, pendolarismo)?
Per rispondere meglio a queste domande
daremo al campo il carattere di una inchiesta. i cui risultati, se il lavoro riesce bene,
potranno essere raccolti e ordinati in una
mostra da esporre in alcune località delle
Valli.
Accanto ad alcuni studi di inquadramento,
vi saranno quindi soprattutto delle visite ad
alcune località-tipo, con interviste, discussioni, ecc.
Poiché lo scopo del canipo è anche di riflettere sul nostro impegno attuale, e poiché
questa riflessione non può essere sganciata
dalla testimonianza del passato, studieremo
alcuni testi biblici che avevano una importanza centrale per il valdismo medioevale.
mer. 3 : mattino : visita a Pinerolo, zona industriale. Incontro con una comunità cattolica; pomeriggio: visita a Pomaretto.
La comunità valdese, le opere diaconali, i
problemi;
giov. 4 e ven. 5 : Elaborazione del materiale
raccolto. Preparazione della mostra;
sab. 6 e dom. 7 : gita a Bobbio e a Torre Pellìce. Esposizione della mostra;
lun. 8: conclusioni;
mar. 9 : partenza dopo colazione.
Inviare richieste d’informazione, le domande di iscrizione e la caparra (non oltre il 15
giugno) a: Segreteria di Agape - 10060 Prali
C.C.P. n. 2/20554, conto bancario n. Ili,
Banco di Roma, 10064 Pinerolo, intestati ad
Agape, Centro Ecumenico.
Una giornata importante
a Coazze
= Rabat, 1 aprile 1974
Giovanni Gönnet
Programma:
lun. 24 : arrivo per cena, presentazioni e organizzazione generale;
mar. 25 : Le valli valdesi oggi. Studio introduttivo;
mer. 26 c giov. 27 : visita a Massello. Interviste;
ven. 28 : Lo spopolamento delle valli e Vinsediamento dei valdesi nel Pinerolese.
sab. 29 : gita ad Angrogna. Incontro con il
gruppo giovanile;
dom. 30 : visita ad Angrogna. Interviste. Studio: Chiesa Valdese alle valli oggi:
lun. 1 : ritorno ad Agape;
mar. 2 : La resistenza alle valli. Studio.
La piccola comunità di Coazze ha
ricevuto la visita della corale di Luserna S. Giovanni, domenica 19 maggio.
AI culto del mattino i coralisti hanno eseguito egregiamente un bellissimo brano sotto la direzione di Enrico
Charbonnier.
Dopo il culto i coralisti insieme al
pastore Rutigliano, la figlia Silvia e
alcuni membri della comunità, hanno consumato un pranzo al sacco nell’ombroso parco di Coazze.
Alle ore 15,30 sempre nel parco, la
Corale ha eseguito un bel numero di
inni e canti vari intercalati dalla voce
del pastore Rutigliano che presentava
via via i luoghi e l’ambiente delle comunità valdesi, alle persone che assistevano.
Abbiamo notato molte persone fermarsi interessate ad ascoltare.
In seguito, nella piccola saletta annessa al Tempio, la signore di Coazze
hanno offerto thè e biscotti che sono
stati consumati tra gioiosi canti a cui
tutti i presenti hanno preso parte.
Si sono avuti simpatici scambi di
idee su argomenti che potevano interessare sia la comunità ospitata, quanto la comunità ospitante.
Si è parlato delle feste di canto che
non dovrebbero più svolgersi come in
passato, ma con nuovi interessi e prospettive.
Appunto per questa piccola contestazione, la comunità di Coazze ha
avuto la grande gioia di avere per tutto un giorno la corale di Luserna S.
Giovanni, che ha preferito appunto
non andare alla festa di canto e venire
piuttosto in visita ad una piccola comunità.
Ci siamo trovati tutti d’accordo su
Arlette Armoni Ricca
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(continua a pag. 5)
3
7 giugno 1974i — N. 23
pag. 3
r
Assistiamo aiia caduta dell’uitimo bastione dei « cristianesimo di massa»
o aiia nascita di una nuova razza di cristiani?
la Chiesa ii ina tuniltuisa Anerica latina
!l prof. Miguez Bonino, deil’lnstituto superior evangélico de estudios teológicos di Buenos Aires, traccia una panoramica e dà una sua interpretazione della
presenza cristiana nel continente
Buenos Aires (soepi) — Dovunque in
America latina le Chiese hanno gli onori della stampa. Vescovi, sinodi e conferenze occupano le prime pagine dei
giornali denunciando la repressione, la
tortura e l’ingiustizia. Sacerdoti e laici
aderiscono a movimenti rivoluzionari e
molti sono accusati, perseguitati, incarcerati. Circa quattrocento « cristiani per il socialismo » si sono riuniti a
Santiago, l’anno scorso, per testimoniare l’unità della loro fede cristiana
e del loro impegno politico.
Il pentecostalismo si allarga a mac
■ììZUELA
Equatore
straniera, il conservatorismo nazionale e i diritti acquisiti. Le nostre istituzioni sono importate, i nostri metodi sono trasposti e la nostra letteratura è tradotta.
Inoltre il rinnovamento del cattolicesimo romano suscita una nuova crisi: qual è la missione particolare del
protestantesimo di fronte a un cattolicesimo che si è spogliato delle sue
forme meno autentiche per concentrarsi sempre più su Cristo e sulle
Scritture?
La missione
in conflitto
T «ou». ÌJ&.
chia d’olio in alcune regióni. Le opere
di teologia, un tempo quasi sconosciute nel continente, sono nelle vetrine
delle librerie e si vendono a migliaia
di copie.
Eppure il numero dei seminaristi
decresce e i sacerdoti abbandonano in
massa il ministero, al punto che si
parla di loro come di una « professione in via di sparizione ». Conflitti e
tensioni si inacerbiscono nelle Chiese:
’conservatori’ contro ’progressisti’,
’conservatori e progressisti’ contro ’rivoluzionari’, ’denominazionalisti’ contro ’revivalisti’ o ’carismatici’.
Assistiamo alla caduta dell’ultimo
bastione del ’cristianesimo di massa’ o
alla nascita di una nuova razza di cristiani?
Le Chiese in crisi
Il cattolicesimo romano è stato introdotto in America latina nel XVI secolo dai conquistadores che rappresentavano l’ordine coloniale. Il protestantesimo è stato importato nel XIX
secolo dai missionari inglesi e nordamericani (e da alcuni europei) all’epoca detta un tempo della ’modernizzazione’ e che oggi è per noi l’era del
’neocolonialismo’ e deH’imperialismo.
Oggi il continente si dibatte per risvegliarsi a una nuova realtà, la liberazione. Respinge sia l’oppressione
delle potenze coloniali (Stati Uniti e
Eli ropa) sia quella delle minoranze
oligarchiche locali e il paternalismo
religioso. Tutto ciò che si avvicina al
colonialismo o al neocolonialismo è in
discussione. Di qui la crisi delle Chiese.
Per la Chiesa cattolica romana la
crisi assume vari aspetti. Con le forme che rivestono solitamente la sua
influenza e la sua autorità, e con il suo
status ufficiale o semi-ufficiale, è impotente a conquistare la nuova società laica che affiora. Deve ritrovare una
forma d’influenza appropriata alle necessità e alle aspirazioni delle masse,
solidale con loro. Ciò pare compromettere i rapporti che, tradizionalmente, la legano alle élites politiche ed economiche. E questi due elementi cospirano contro la struttura verticale e
gerarchica della Chiesa. Sicché il comportamento di questa Chiesa, incapace
in coscienza di sostenere ulteriormente « la legge e l’ordine », irrita i governi di destra. I vescovi si spaventano
nel vedere preti e laici abbracciare la
causa della rivoluzione e della sovversione. I preti rivoluzionari denunciano
la mancanza di coraggio dei rappresentanti della gerarchia, nel mettere
in pratica le loro dichiarazioni.
Crisi di identità
fra i protestanti
I protestanti, un tempo fieri di partecipare allo sviluppo del loro continente secondo le norme dell’emisfero,
nord — democrazia, capitalismo, scienza, tecnologia, libertà — si rendono
conto oggi che han potuto essere, a
loro insaputa, strumenti deH’imperialismo nordamericano o europeo. Un
tempo alla punta di un ordine nuovo,
fugando le tenebre della scolastica, del
tradizionalismo e dell’inerzia, i protestanti sostengono oggi la penetrazione
Ciò che è messo in discussione è, in fondo, la natura e
la missione della Chiesa, non
in termini astratti, ma molto
concretamente nella situazione latino-americana,' contemporanea. Varie interpretazioni si incontrano e cozzano, al
riguardo. A rischio di semplificare eccessivamente, cercherò di tracciarne le grandi linee.
Molti vescovi e preti, dirigenti di
chiese e ministri, sia cattolici sia protestanti, hanno scelto come risposta
concreta alla sfida odierna il rinnovamento della Chiesa.
In ambienti cattolico-romani ciò significa sforzarsi di far meglio conoscere al popolo le Scritture e la dottrina della Chiesa cristiana primitiva,
coltivare uno spirito ecumenico di
comprensione nei confronti degli altri
cristiani e degli uomini di buona volontà, collaborare con loro, permettere loro di partecipare maggiormente
al culto, alla vita e alla direzione della
Chiesa, suscitare in loro un attaccamento profondo ai valori cristiani di
pace, libertà, giustizia. In breve: riunire una comunità di fede, di culto e
di servizio che sia impegnata. Pensano
che quest’atteggiamento avrà un potere rigeneratore di tutta la società.
Posizioni analoghe si trovano in alcune delle Chiese protestanti: luterani, metodisti, presbiteriani. I protestanti più ’evangelizzatori’ pongono
l’accento sull’Evangelo e sulla conversione defl’individuo, nella speranza che
i convertiti diverranno agenti del rinnovamento nella società.
Questo gruppo attribuisce importanza essenziale al fatto di fissare una
netta linea di demarcazione fra il settore religioso e quello politico. Alcuni
evangelici conservatori, e parecchi
pentecostali, conservano un distacco
assoluto fra Chiesa e mondo, rifiutando di partecipare alla vita sociale, culturale e politica più di quanto non richieda la pura e semplice sopravvivenza. Un sociologo parla, a proposito
dei pentecostali cileni, di « sciopero sociale ». I dirigenti più progressisti, sia
cattolici che protestanti, tengono a che
religióne e politica non siano dissociate, nei principi etici come nell’azione
individuale. La Chiesa insegna i valori sociali fondamentali di giustizia, pace, libertà. Denuncia la disumanità dovunque si manifesta. Incoraggia i fedeli a partecipare alla vita pubblica.
Le offerte continuano a pervenirci
numerose e generose. Manca questa
volta il consueto elenco delle sottoscrizioni perché stiamo chiarendo, colle
Poste, la questione della tariffa da pagare per l’invio del giornale agli abbonati. Pare infatti che se il periodico
contiene degli elenchi di offerte, la sua
spedizione debba essere gravata da una
tariffa notevolmente più alta di quella
attuale.
In attesa dunque di definire la questione, possiamo assicurare che, malgrado le note disfunzioni postali, le offerte: giungono regolarmente, anche se
in nòtevole ritardo. Diciamo « regolarmente » nel senso che gli accrediti che
man mano si susseguono non presentano dei « vuoti », degli ammanchi nella loro progressione.
La cifra ra^iunta a tutt’oggi si aggira sui 2 milioni e mezzo di lire ed è
ripartita secondo le destinazioni indicate dai sottoscrittori (o da noi ripartite in mancanza di indicazioni) per
i seguenti scopi: per le vittime della
situazione cilena e a favore dell azione
del comitato per i diritti dell’uomo
che, fra mille difficoltà agisce in quella nazione; per i prigionieri politid del
sud Vietnam; per la siccità nel Sahel;
per il programma di lotta al razzismo
del Consiglio ecumenico delle Chiese.
Le sottoscrizioni per i prigionien politici del sud Vietnam hanno raggiunto
la cifra di mezzo milione e provvediamo pertanto ad inviare detta cifra a
Contrasti stridenti latinoamericani: due aspetti della metropoli brasiliana di
Sào Paulo.
Ma la Chiesa rimane al di sopra delle opzioni politiche, per due ragioni:
anzitutto perché queste opzioni, capitalismo contro socialismo, peronismo
contro liberalismo, implicano giudizi
tecnici di ordine economico e politico
che non competono alla Chiesa; quindi perché la Chiesa è per tutti, non
può essere né la Chiesa della destra
né quella della sinistra.
A questo un numero crescente di
cristiani, sopratutto giovani, si ribellano vigorosamente. Mancando un termine più appropriato, li chiameremo
« cristiani rivoluzionari ». Per loro è
chiaro che una simile posizione neutrale non esiste. Denunciare l’ingiustizia
senza smascherare le strutture econoniiche di base che la generano, è ingenuo, nel migliore dei casi, ipocrita nel
peggiore. Si danno a queste strutture
1 nomi di monopoli o di oligarchie,
msomma: il sistema capitalistico ai
produzione, come funziona attualmente nell’era del monopolio e dell’imperialismo.
Condanna del capitalismo
Alcune Chiese sono giunte a condannare il sistema capitalistico. Il consiglio episcopale cattolico latino-americano l’ha fatto implicitamente nella
conferenza di Medellìn (1968). Quanto
alla Chiesa metodista argentina, è stata perfettamente esplicita (1971). Ma
in questo caso non si possono evitare
le conseguenze: il cristiano ha allora
il dovere di lottare contro il sistema
e di battersi per costruire un sistema
diverso. In America latina ciò significa oggi optare per il socialismo, per
la rivoluzione (per quanto mederata),
collaborare con i partiti e con i governi di sinistra.
Queste scelte carattqrizzsano i cristiani rivoluzionari. Molti preti si sono
uniti a loro, in quasi tutti i paesi;
« preti per il Terzo mondo » in Argentina, « ONIS » in Perù, « Ottanta » in
Cile, « Movimento Goleqnda » in Colombia. Accanto ai laici lavorano nelle
bidonville e nelle campagne fra lavoratori e studenti sfor;zandosi di risvegliare il popolo a una coscienza critica della situazione »ttuale e di prepararlo a una decisioi^ politica che acceleri la trasformazi^e.
Questi movimentì sono però ben distinti gli uni dagli- altri. Mentre i cileni sostengono aperiamente i partiti socialista e comunista di obbedienza
marxista, i preti ftgentini dan fiducia
al peronismo per; creare un’ideologia
e un modello nuovi.
Un movimento come TISAL (Iglesia
y Sociedad en America Latina), rimasto più teorico e intellettuale in Uruguay, in Bolivia s’impegna nell’azione
politica e in Argentina offre una possibilità di scambio e dialogo, come pure un appoggio morale ai gruppi che
lavorano alla base (sindacati, leghe
contadine). Se nessuno di questi gruppi esalta la violenza, alcuni la ritengono inevitabile, altri non vi vedono che
la soluzione estrema, altri ancora, come Dom Helder Camara in Brasile,
hanno scelto la nonviolenza, la « violenza pacifica », come egli la chiama
Sia i partigiani del rinnovamento sia
i cristiani rivoluzionari incontrano opposizioni. In un modo o nell’altro, gli
uni e gli altri hanno sfidato le strutto
Notiae sii (oido di siHariets
re tradizionali della
Chiesa e — cosa anche
più grave — interessi
economici e sociali. In
tutte le Chiese l’opposizione si è irrigidita,
ora inarticolata ma refrattaria a ogni mutamento, ora organizzata
in movimenti conservatori che denunciano la
« infiltrazione comunista », la « distruzione
della Chiesa » e la « eresia ».
Queste tensioni e questi conflitti possono dare l’impressione che in
America latina la Chiesa stia ’fondendo’. Le
distinzioni nette operate tradizionalmente fra Chiesa e mondo, fede e ideologia, protestantesimo e cattolicesimo,
ministro e laico, pace e violenza, obbedienza all’autorità e sovversione sembrano cancellarsi, sparire.
Le teologie
della rivoluzione
Per alcuni è questo il segno allarmante della dissoluzione della Chiesa
e del cristianesimo. Altri vi vedono il
parto lento e doloroso di una « nuova
coscienza cristiana ». È ciò che si sforza di esprimere la « teologia della liberazione » di cui tutti parlano ma che
pochi capiscono. I nuovi teologi latinoamericani, Rubem Alves, Gustavo Gutierres, Huho Assmann, Juan Luis Segundo non cercano di creare una « nuova teologia ». Cominciano semplicemente a riflettere sul fatto che sono
ogni giorno più numerosi i cristiani
che s’impegnano nella lotta per la liberazione — politica, economica, sociale,
culturale, spirituale — del loro popolo.
Vedono in questo impegno urta forma
concreta di obbedienza a Cristo. Vogliono approfondire il loro impegno,
analizzarlo criticamente risalendo alle
fonti stesse dèlia loro fede cristiana e
invitare altri a unirsi a loro in questa
lotta. Questa è la « teologia della liberazione ».
S’impongono allora alla nostra attenzione alcuni compiti:
— smascherare le indeologie reazionarie che si dissimulano dietro molte
plici forme di pietà e di teologia, e che
si atteggiano a neutralità;
— esaminare a fondo le nozioni cristiane tradizionali quali liberazione,
pace, riconciliazióne, pér spogliarle di
ogni interpretazione individualista e
render loro la loro pienezza biblica;
— interrogarsi sul modo in cui TEvangelo entra in contatto con la realtà
politica, senza farhe una nuova ideologia;
— liberare la coscienza cristiana affinché possa partecipare pienamente,
ma senza perdere il suo spirito critico,
alla costruzione di ùria società nuova
e all’avvento di uri uomo nuovo;
— impegnare il colloquio con persone che partecipano alla stessa lotta,
discutendo di problemi profondamente umani, quali il senso della vita, la
morte, la comunione fraterna, l’amore
e il sacrificio;
— esplorare insieme il significato
della speranza.
Ma tutto questo non si può farò senza partecipare concfetairiènte alla lotta quotidiana del nostro popolo. Nella
misura in cui questa partecipazione è
realmente vissuta, « una nuova razza
di cristiani » sta nascendo in America
latina. E sebbene non possiamo prevedere gli effetti di questa evoluzione sui
movimenti e sulle istituzioni esistenti,
essa è per noi un motivo sufficiente
di gioia e di riconoscenza.
José Miguez Bonino
Instituto superior evangèlico
de estudios teologicos, Buenos
Aires
La Repubblica Federale Tedesca
accresce gli aiuti alle Chiese
Tullio Vinay affinché a sua volta provveda subito al suo reinoltro.
La cifra relativa alla drammatica situazione cilena avrebbe raggiunto il
milione, ma al momento per questo
scopo sono appartate 800 mila lire. Le
rimanenti 200 mila lire abbiamo provveduto ad inviarle alla Casa valdese
per la gioventù di Vallecrosia che ha
aderito ad ospitare una famiglia di
profughi cileni evangelici, composta di
sei persone e di cui il solo capo famiglia ha per il momento trovato un’occupazione a Bergamo. Anche da questo giornale, e certamente a nome di
tutti i lettori, desideriamo esprimere
a questi nostri fratelli in distretta lanostra simpatia, particolarmente in
questi tempi in cui anche da noi la
sovversione fascista fornisce tragiche
prove della sua esistenza e della sua
pericolosità.
Anche la sottoscrizione contro la siccità nel Sahel ed altre zone deH’Africa
centrale sta per toccare il milione di
lire e non appena raggiunta detta cifra, la reinoltreremo — tramite la Tavola — al C.E.C.
Quanto al Programma di lotta al
razzismo, alla cui partecipazione il nostro Fondo è aperto in permanenza, la
cifra per ora si aggira sulle 100 mila
lire ed attendiamo altre sottoscrizioni.
Ricordiamo infine che le offerte vanno inviate al conto corr. postale num.
2/39878 intestato a Roberto Peyrot,
corso Moncalieri 70, 10133 Torino.
Bonn {bip-snop) — Il bilancio preventivo per il 1974 della Repubblica
federale tedesca prevede sussidi per
243 milioni di marchi (circa 50 miliardi di lire) a favore delle Chiese cattolica e protestante (nel 1973, 208 milioni di marchi). Secondo il Servizio stampa del Partito socialdemocratico (SPD)
questo aiuto è così ripartito:
— 88 milioni (80 nel 1973) per sostenere i programmi delle Chiese a favore di paesi in fase di sviluppo;
— 54 milioni (38), dal fondo speciale
«Gioventù - Famiglia - Sanità », vanno a programmi d’assistenza sociale;
— 28 milioni (27) sono destinati alle
cappellanie militari;
— 25 milioni vengono infine dal Ministero del Lavoro e sono destinati a
sostenere opere di riabilitazione
professionale e di reintegrazione di
handicappati.
E chiaro che lo Stato trova un be' neficio morale nel lasciare che le Chiese si occupino — molto correttamente — di tali opere sociali. L’aiuto finanziario così fornito costituisce un
tacito riconoscimento di « ripartizione di compiti », perfettamente conforme alle tradizioni del paese.
unii...
Un'uiiìca versione
della Bibbia per i
cristiani vietnamiti
Saigon (bip-snop) — I cattolici e i
protestanti vietnamiti disporranno di
un’unica traduzione in vietnamita del
Nuovo Testamento. Altre traduzioni
nei dialetti giarai e koho saranno avviate contemporaneamente, per i cattolici come per i protestanti di queste minoranze etniche. Alcuni anni dono appariranno traduzioni dell’Antico
’Testamento, mettendo così l’intera
Bibbia a disposizione delle popolazioni sia del delta del Mekong sia delle
montagne.
L’impresa di tradurre in comune la
Bibbia, ad uso di cattolici e protestanti, è stata decisa durante un se
minario sulla formazione di traduttori
della Bibbia, tenuto in aprile presso
il Centro protestante « Patto », a Dalat. Tale seminario ha riunito professori stranieri della Società biblica internazionale (IBS), pastori e missionari protestanti, tredici sacerdoti cattolici e vari cristiani impegnati. Partecipava pure una delegazione protestante del Laos. I partecipanti al seminario erano considerati rappresentanti
dei cattolici e dei protestanti di lingua vietnamita o parlanti i dialetti delle minoranze etniche, giarai, koho, baglai, shuru stieng, nung e hré.
liiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiimi
Gli americani e il diavolo
New York (bip/snop) — Gli americani credono sempre più al diavolo.
Tale tendenza è rivelata da un sondaggio d’opinione svolto all’inizio dell’anno dal Centro di ricerca politica
di New York e pubblicato dal settimanale « Time ». Il 48% delle persone interrogate si sono dichiarate convinte
dell’esistenza del diavolo; 20% ritengono « probabile » l’esistenza dello spirito malvagio. L’inchiesta è stata però
condotta prima della proiezione del
film « L’esorcista », che affascina le
folle americane e ne accresce indubbiamente il turbamento. Un sondaggio
analogo, nel 1964, aveva mostrato che
già allora il 37% degli americani prendevano molto sul serio resistenza del
diavolo.
iiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimii)
BIBBIE IN LINGUE JUGOSLAVE
Londra (Relazioni Religiose) - La Società
Biblica di Londra, sta attualmente preparando nuove traduzioni della Bibbia in tutte
le lingue jugoslave e precisamente nelle lingue serba, croata, slovena e macedone. I volumi verranno stampati nelle tipogr.ifie jugoslave. Sempre a cura della stessa società è
in corso di preparazione anche una nuova
traduzione della Bibbia in lingua albanese, ebe
verrà stampata in Jugoslavia per gli appartenenti alla minoranza etnica albanese e che si
pensa di inviare anche in Albania. Alle minoranze etniche ungheresi della Jugoslavia
e della Romania vengono spediti copie della
Bibbia stampate in Ungheria.
4
pag.,4
CRONACA DELLE VALLI
N. 23 — 7 giugno 1974
Alle Valli oggi
RELAZIONE DEGLI ANZIANI DEI CENTRI DTNCONTRO
Pubblico I servizi aperti di Torre Peilice
e privato
nella
assistenza
La necessità di una revisione e di
una riorganizzazione dei servizi sociali in Italia è fortemente avvertita in
mezzo a tutti gli ambienti sociali. Ba
sti pensare che i servizi sociali sono
ancora regolati dalla legislazione Crispi del 1890!
In questo momento vi sono ben 4
proposte di legge-quadro nazionali che
cercano in un modo o nell'altro di
riorganizzare in senso moderno i vari
servizi sociali cui ogni cittadino deve
aver diritto.
Le impostazioni di fondo di questi
progetti di legge insistono evidentemente sul rapporto pubblico-privato,
accentuando l'uno o l'altro termine secondo le direttive politiche dei vari
partiti. Questo è emerso con chiarezza in un incontro che ha avuto luogo
lunedì 9 giugno a Torino su questo
tema e che ha visti schierati su due
fronti da una parte l'Assessore regionale all'assistenza Vietti (DC) e dall’altra la Magnani Noia (PSI), presentatrice di uno dei quattro progetti di
legge.
Finora lo scontro fra le posizioni non
permette di pensare ad una rapida
chiarificazione o-ad un accordo di massirna: troppi sono gli interessi (giri di
rriitiardi) che vengono toccati con l’insistenza del « pubblico » rispetto al
« privato ».
Che in Italia regni il caos anche in
campo assistenziale è risaputo: ciò che
forse non si sa è che fino ad oggi l’organo competente in materia è il ministero degli interni che ha sempre visto il problema assistenziale sotto una
angolatura repressiva, mai come diritto, sempre come necessità, come ' misure che occorre adottare per difendere la società dai ‘‘pencoli" che questi assistiti rappresentano:
Se è vero che la legislazione del 1890
regola ancora alcuni rapporti fondamentali della nostra vita associata, è
però del 1969 la voce del bilancio del
ministero degli interni che parla di
« elementi parassitari » riferendosi al
campo dell’assistenza. Insamma gente
di cui si deve occupare l’agente di pubblica sicurezza e non il medico o l'assistente sociale.
Questa nuova legge-quadro sull’assistenza verrebbe quindi finalmente a
capovolgere radicalmente il concetto
ed il tipo di assistenza sin qui erogato più che dallo stato, dagli enti privati. Trattandosi di una legge quadro .
evidentemente spetterà alle Regioni e
quindi alle associazioni di comuni (per
noi le Comunità Montane) di istituire
delle leggi specifiche di assistenza sotto la diretta gestione dei comuni e
quindi sotto il controllo della popolazione.
Nonostante la DC tenti ancora una
volta di difendere i suoi interessi, cercando di minimizzare il problema pubblico-privato, la coscienza laica che insiste sul dovere dello stato di assicurare l’assistenza ai cittadini dovrebbe,
pur riaffermando la piena libertà dell’assistenza privata, garantire l’assistenza pubblica a tutti i cittadini.
Non è quindi possibile, di fronte ai
continui scandali e speculazioni che
sono dell’ordine di miliardi di lire, sostenere che il problema non è quello
dell’assistenza pubblica o privata ma
che è quello di una assistenza efficiente, come ha difeso l’Assessore regionale DC Vietti, né è sostenibile il discorso che è stato fatto da Don Aliáis
quando parlava degli enti religiosi che
di fatto si sono posti come enti pubblici, a meno di voler continuare nel
caos attuale dove non è affatto chiaro
“dove” esistano i limiti del privato e
del pubblico.
E non ha proprio senso di insistere
“ora” sulla necessità dei "controlli” da
parte dello stato sull’assistenza privata quando si è a conoscenza del clientelismo favorito dalla DC che non ha
mai avuto interesse a controlli troppo
severi.
Il problema va impostato in altri
termini, che siano chiari: la "priorità”
dell’assistenza pubblica deve essere
uno dei punti fondamentali di questa
legge quadro, senza il quale tutti gli
altri problemi di assistenza vengono
compromessi. Il ruolo dell’assistenza
privata non deve più porsi come "sostitutivo” di quella pubblica né può essere “alternativo", come ha giustamente osservato la Dott. Di Giovine; può
soltanto essere “aggiuntiva” e "promozionale”. In altre parole dovrebbe cessare la "delega" dell’ente pubblico a
quello privato, cioè aver fine l’irresponsabilità dello stato in uno dei
campi più importanti per il rispetto
della dignità della persona umana.
Purtroppo, come ha fatto osservare
qualcuno, l’Italia è un paese privato:
pubblico è solo quello che nessuno
vuole gestire. Fino a quando?
Ermanno Genre
A due anni e mezzo dall’istituzione,
da parte dell’Amministrazione Comunale di Torre Peilice, dei servizi sociali
aperti (domiciliari e ambulatoriali) —
istituiti inizialmente per gli anziani e
poi estesi a tutta la popolazione —
abbiamo pensato di portare a conoscenza di tutti il lavoro svolto in questo perioda.
Come è risaputo va aumentando la
lunghezza della vita media e invece,
va abbassandosi l’età del pensionamento; tutto ciò-crea dei grossi problemi
a cui la nostra società non aveva e non
ha finora dato risposta. Tutti sanno
infatti conie nella società di oggi l’anziano sia emarginato; come, con la
scomparsa della famiglia patriarcale,
ci sia sempre meno posto per l’anziano
tenendo conto della crisi degli alloggi
e della diffusa occupazione della donna
al di fuori della casa, come l’anziano
non più autosuflSciente abbia come
unica alternativa la ricerca di un istituto e come l’istituto tradizionale non
risponda alle esigenze degli anziani di
oggi
L’istituto per anziani infatti è una
delle tante istituzioni totali in cui l’anziano resta emarginato dal resto della
società, privato delle « sue » cose per
cui si sente solo anche se in mezzo a
Giovedì 13 giugno neH'Aula Sinodale di Torre Peilice
Giornata diaconale
sul tema; L'opera diaconale della Chiesa Valdese nel quadro
della programmazione locale.
PROGRAMMA :
ore 9.30 : Relazione introduttiva del Prof. Mario Miegge.
Seguiranno nell'arco della
giornata altri 3 interventi : dell'Arch. Pier Carlo Longo, Presidente della Comunità Montana
Val Peilice, del Dott. Dario Varese, membro delta C.I.O.V.,
del Past. Alberto Taccia per il
Centro Diaconale.
Moderatore dell'incontro il
Presidente della Comm. Distrettuale, Past. Giorgio Tourn.
L'invito è esteso a tutta la popolazione e in modo particolare
ai direttori e al personale degli
Istituti.
I partecipanti potranno pranzare presso la Foresteria valdese, comunicandolo alla presidenza all'inizio dei lavori.
La chiusura della giornata è
prevista per le 18-18.30.
^ La Comm. diaconale
del I Distretto
tanti altri che dividono la sua stessa
sorte, spesso condizionati dai « regolamenti » e dagli orari a scapito della
iniziativa mdividuale.
Uccorre quindi trovare una soluzione glooale che, superata l’assistenza
traaizionale, coinvolga tutto l’assetto
sociale e la « mentalità » che sta alla
base.
leriuto conto di questa premessa,
all inizio ael i9/i i Amministrazione
c,omunaie ui Torre t'ellice con la coilaoorazione dei « servizio Sociale » delia L.omuniià Montanaf ex consiglio di
vane;, decise d'impegnarsi in questo
settore istituendo gradualmente una
sene di servizi sociali — sia domiciliari cne non — cne corrispondessero alle nuove esigenze che si erano venute
creando e dessero nello stesso tempo
una concreta alternativa al ricovero.
in base ai risultati della ricerca che
tu condotta in Torre fellice prima
deU'ayvio dei servizi, era emersa intatti da parte delle persone anziane l’esigenza di potersi incontrare fra loro e
con altre persone di altre età, per ridurre la solitudine ed essere partecipi
ancora attivamente ai problemi e alla
vita di tutti i giorni.,,
t^er dare una risposta a queste esigenze è nato, nel novembre del 1971, il
« Centro d’incontro » del capoluogo a
cui ha fatto seguito, nel giugno del
1973, un secondo « Centro » nel quartiere di Santa Margherita, , '
Via via sono stati istituiti altri servizi sociali e cioè: il servizio di aiuto domestico e di lavanderia, il servizio infermieristico ambulatoriale e domiciliare, il servizio di pédicure e l’ambulatorio geriatrico.
Come già detto questi servizi sono
stati ora estesi alla popolazione di altre età ed hanno avuto 441 utenti suddivisi nel seguente modo;
— Centri d’incontro: 204
— Servizio di aiuto domestico: 41
^— Servizio di lavanderia: 30
— Servizio infermiristico ambul.; 101
— Servizio infermieristico domic.: 112
— Servizio di pédicure: 118
— Ambulatorio Geriatrico: 205.
(Questi dati sono -aggiomati al 31
marzo 1974). •
Vorremmo ' ricordare inoltre che i
«Centri d’incontro » non sono >è non
vogliono essere sólo un luogo' di ritrovo in cui poter trascorrere alcune
ore piacevolmeinte, ma intendono offrire la possibilità di discutere circa i
problemi della vita di oggi.
Ad esenàpid, nel ipèse di aprile, accanto ad attività meno impegnative
come un pranzò comunitario in un noto ristorante della nostra cittadina, la
festa di' Pasqua, quella del mare ed un
incontro con Tanirrtatrice ed i frequentatori del «Centro» di San Giovanni,
abbiamo avuto; due dibattiti sul referendum popolare del 12 maggio; un
incontro con un gruppo di Rovani di
Coazze, Ivrea, Favria Cànavese ed il
Comitato di base di Pinerolo che sono
venuti per conoscere la nostra esperienza; un incontro-dibattito con il me
dico dell’ambulatorio geriatrico sul
« perché s’invecchia »; ed infine, con la
Sig.ra Gaietti assistente sociale della
« Comunità Montana », abbiamo parlato della necessità di non chiudersi in
un piccolo mondo egoistico nonché della possibilità d’istituire nuovi*
servizi sociali verificando nel contempo
quelli già esìstenti, ecc.
Per il mese di maggio abbiamo in
programma tra le altre cose un incontro con un maestro elementare sulla
controinformazione, un dibattito sulla
obiezione di coscienza, un incontro con
i responsabili della scuola popolare di
Torre Peilice, la visione di un film, un
incontro con un gruppo di Aosta, un
pranzo, alcune gite, ecc.
Concludendo, ci sembra di poter dare un giudizio positivo sul lavoro effettuato, tenendo presenti le difficoltà
incontrate nell’istituzione e nella gestione di un tipo di servizio sociale che
non poteva rifarsi a nessun modello
precedente; a questo proposito vorremmo ricordare che molte persone
sono venute a trovarci o hanno telefonato per essere informate su che cosa
si era fatto e si sta facendo non solo
a Torre, ma in tutta la Comunità Montana nei confronti delle persone anziane. Abbiamo avuto, quindi, contatti
sia diretti che telefonici con; Chieri,
Nichelino, Collegno, Grosseto, Alba,
Casale, Sondrio, Chiomonte, Cuneo,
Asti, Trento, Mondovi, Venezia e, naturalmente, Chiaverano, a cui ci lega una
vecchia amicizia.
Confidiamo in una sempre maggior
collaborazione sia da parte di chi opera in questo settore, sia soprattutto
da parte della gente, per far sì che si
crei effettivamente per l’anziano una
concreta alternativa al ricovero.
Gli anziani dei "Centri d’incontro”
di Torre Peilice
1-13 luglio
CAMPO DI LAVORO
al Convitto femminile
di Torre Peilice
Ogni anno si rendono necessari dei lavori piccoli e grossi per
riaggiustare i nostri istituti, soprattutto quelli sorti verso la
metà del secolo scorso, come il
nostro. Vorremmo, quest’estate,
terminare l’opera di tinteggiatura interna alla casa che in parte
è già stata fatta, aggiustare porte e maniglie, finestre e persiane,
costruire un campo di palla-volo,
ed altri lavoretti che insieme potranno essere decisi.
— Per questo lavoro occorrono 15 giovani di età non inferiore ai 16 anni che siano disposti
ad impegnare 13 giorni delle loro vacanze.
— Sarà nello stesso tempo
una possibilità concreta di conoscere, con i contatti che si stabiliranno con l’équipe del Convitto, il lavoro che viene svolto
in questi istituti.
— Non abbiamo voluto cercare all’estero i volontari (sarebbe
stato facile) perché siamo certi
di poterli trovare anche nelle
valli e nell’evangelismo italiano.
Anche perché riteniamo necessario sensibilizzare maggiormente i giovani delle nostre comunità a questo tipo di lavoro e ai
problemi dei minori.
— Le iscrizioni dovranno pervenire alla direzione del Convitto (Via Angrogna 12,10066 Torre
PeUice), tei. 91237 entro il 21 giugno.
— Il Convitto provvederà per
l’assicurazione dei partecipanti
al Campo di lavoro.
L’équipe del Convitto
nnsziisinsznsisziznJEJi .ìh nnimjmrEszsumnsiriszimrin sinnJìjnifisinfiiismiznsTLrisiLSinn
DAL PINEROLESE
a cura di GIORGIO GARDIOL g
2ruisiji£isiiiJiiriJrinsHiJiriJrmsirEiisuisiLn5ZsiiiJisiJisisiLiiJiimsifiniifEnjisi!ri5inszsziiszsiLiis
miglioramento dell’ambiente di lavoro,
eliminazione della IV categoria operai
e raggruppamento della II e III operai
con la IV impiegati, passaggio del cottimo dal 12 al 22%, contributo di due
milioni e mezzo all’anno della ditta per
la costruzione di asili nido e contributo del 50% da parte della ditta per la
spesa di trasporto dei dipendenti.
liiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiuiiiiMuiiiHi
Incontro Scuole domenicali
Domenica 19 c. m. abbiamo avuto il
piacere di incontrare nuovamente i
bambini ed i monitori di Prarostino
con i quali già Tarmo scorso avevamo
trascorso la giornata della festa di canto con la partecipazione attiva della
loro comunità.
Alle ore 10 è iniziato il culto che
avrebbe dovuto essere « comvmitarip » ;
purtroppo, all’ingresso dei ragazzi delle Scuole Domenicali, la chiesa ci è apparsa semideserta fatto che ha lasciato i bambini stessi molto perplessi e
delusi.
Il culto era diviso in due parti. Nella prima, alla predicazione del pasto
re, si è affiancato Tintervento dei ra
gazzi con le preghiere, la lettura bibli
ca del « Cieco di Gerico » (Marco 10
46-52).
Hanno, inoltre, cantato in coro «Di
che colore è la pelle di Dio » e gli inni
162 e 114 (questi ultimi con la comu
nità).
L’argomento della meditazione, che
metteva in evidenza il problema delle
varie forme del «nostro» razzismo, è
stato trattato in ima prima parte con
i ragazzi e ripreso, in seguito, con i
pochi adulti presenti.
All’uscita dal tempio i ragazzi, accompagnati da alcuni genitori, (che
qui ringraziamo per la loro collaborazione) e noi ci siamo recati a Pradeltomo da dove nel primo pomeriggio
è iniziato il giro storico.
Abbiamo visitato : il collegio dei barbi ed il tempio a Pradeltomo, il monumento di Chanforan e la Ghieisa
de la Tana. Giunti poi a S. Lorenzo
siamo stati accolti affettuosamente da
una parte della comunità locale, riunita per il Bazar.
Presso la sala delle attività con una
gioiosa riunione si è dato luogo alla
premiazione della gara storica e pratica.
Siamo riconoscenti per la spontanea
ospitalità della comunità di Angrogna.
L’esito della nuova impostazione della festa di canto, di questi ultimi tre
anni, è stato una conferma della sua
validità. Infatti i ragazzi vi hanno partecipato numerosi ed entusiasti. Viva
è stata la fraternità fra di loro; Prii
stineng e Tourassin hanno pregato,
cantato e giocato insieme mescolati nei
vari gruppi.
Il gruppo dei monitori
del Centro
MOBILITAZIONE
ANTIFASCISTA
Pinerolo. Lo sciopero generale indetto dalle confedérazioni sindacali per
protestare contro la strage fascista di
Brescia ha avuto una massiccia adesione nel pinerolese. Alla manifestazione di Pinerolo hanno partecipato quasi tremila persone provenienti anche
da molte località delle valli. Hanno
preso la parola i sindacalisti Pavan
e Destefanis, il presidente del’ANPI di
Pinerolo Baudrino, il sindaco di Pinerolo Bernardi, ed è stato letto un
messaggio dei militari delle caserme
di Pinerolo.
Gli oratori hanno affermato che occorre combattere ogni forma di violenza ed intimidazione fascista, che occorre non solo colpire gli esecutori materiali degli attentati ma anche i mandanti «i fascisti in camicia bianca»,
epurare le istituzioni dello stato da ogni presenza fascista, effettuare una
politica economica a vantaggio delle
classi lavoratrici che impedisca il sorgere del malcontento che può essere
strumentalizzato dai fascisti. Il messaggio dei militari conteneva inoltre
una precisa denuncia del rapporto tra
ima parte delle gerarchie militari e i
fascisti.
Luserna S. Giovanni fascismo locale
Si è; riunito raartedìj 4 giugno alle
ore 21 il consiglio comunale di Luserna San Giovanni alla presenza di 13
pnncid'lìPTi
Sono stati dibàttuti vari o.d.g. riguardanti fatti della pubblica aminini- '
strazione (viabilità, impianti sportivi
ecc.) e sono state prese alcune decisioni che hanno una notevole importanza : innanzitutto è stato deciso di
uniformare il programma di fabbricazione esistente alle nuove leggi sorte
in questi ultimi tempi, reridendosi
quindi necessaria una diminuzione degli indici di cubatura (dirninuzione
che in media sarà di 0,10 m^ per m^) e
sono state adibite a « zona verde » altre aree del territorio comunale.
È stato poi approvato un progetto
di arginatura del torrente Peilice in
prossimità del ponte che collega gli
Airali con Luserna; l’opera di arginatura comprende la costruzione di varie gabbionate e di un muro in calcestruzzo per una spesa prevista di circa 59.000.000 di lire. Il consiglio comunale si è poi soffermato a riflettere
sulla grave situazione creata a Brescia
e in tutta Italia dalle bombe fasciste,
ed ha deciso di formulare un o.d.g. di
condanna per questo atto antidemocratico. I consiglieri del P.C.I. pur dichiarandosi d’accordo nel fare To.d.g.,
hanno però osservato giustamente che
oltre che con parole il consiglio comunale si esprimesse coi fatti promuovendo la formazione di un comitato
antifascista nel nostro comune. La
proposta dei consiglieri comunisti è
stata accettata ed il sindaco ha assicurato che convocherà al più presto i
rappresentanti dei partiti e delle associazioni partigiane per procedere alla
costituzione di questo comitato.
Claudio Pasquet
Torre Peilice. Nella discussione tra
la gente sui tragici avvenimenti di Brescia e sulla scoperta di un campo paramilitare sui monti di Rieti, torna
spesso questo interrogativo : « Perché
gli squadristi sono lasciati- liberi? ».
Anche in vai pelljce alcuni antifascisti
avevano scoperto un campo paramilitare di giovani fascisti, iresti giovani
erano stati accompagnati in caserma
a Torre dove i carabinieri avevano potuto constatare il loro equipaggiamento ed i loro emblemi fascisti. Ma il
processo contro questi giovani fascisti
non si farà. Il giudice ha archiviato il
caso. Perché?
GIUSTIZIA
Pinerolo. Tre studenti compariranno
il prossimo 17 settembre di fronte alla
corte di assise di Torino per rispondere dell’accusa di « istigazione di militari a disobbedire alle leggi, vilipendio
delle istituzioni». I fatti si riferiscono
ad un corteo studentesco del 1970 in
cui gli studenti passarono dinanzi alle
caserme pinerolesi gridando slogan antimilitaristi.
Sulla repressione giudiziaria nel pinerolese (185 denunce in 6 anni) e sui
suol rapporti colla politica della destra
reazionaria, con parte delle gerarchie
militari, è in distribuzione in questi
giorni un dossier curato dal comitato
di soccorso rosso.
GUTERMANN
Perosa. È stato raggiunto l’accordo
integrativo aziendale del contratto di
lavoro. Tra i punti acquisiti dai lavoratóri figurano: la garanzia del salario
(90% per quattro mesi) in caso di sospensione dell’attività lavorativa, la
contrattazione dei carichi di lavoro, il
OSPEDALE CIVILE
DI PINEROLO
Pinerolo. La crisi delTamministrazione dell’ospedale civile di Pinerolo che
si era aperta con le dimissioni del
presidente avv. Bona (DC) si è conclusa in questi giorni. A sostituirlo è
stato eletto un altro democristiano, il
sig. Chiomio.
Ci si augura che il nuovo presidente
saprà risolvere alcuni dei problemi
lasciati aperti dalla precedente amministrazione : maggior sicurezza delle
apparecchiature della sala operatoria,
maggiore efficienza del servizio ambulatoriale, eliminazione di alcune pratiche burocratiche e delle code per
far qualsiasi pratica o visita, accettazione delle giuste richieste del personale in materia di ferie, carichi di lavoro, passaggio di categoria, apertura
del reparto geriatrico obbligatorio per
legge, apertura di servizi di medicina
preventiva.
INCONTRO DI PENTECOSTE
Pinerolo. 80 circa i partecipanti alTormai tradizionale incontro di Pentecoste. I partecipanti, cattolici e vaidesi, che già si incontrano in occasione
delle mobilitazioni politiche e nelle situazioni di lotta operaia, studentesca
e di quartiere, hanno voluto con questo incontro confrontare le loro esperienze politiche con il messaggio evangelico. I gruppi di studio hanno affrontato l’esegesi di Galati 6; 12-16 e Luca
14: 25-33. Nella riflessione sul significato attuale di questi due passi è emersa l’esigenza del credente a vivere con
coerenza nella prassi politica la nuova realtà della vita in Cristo. Importante è inoltre che questa coerenza
venga portata nella vita delle comunità e che non ci si separi da esse.
Tra le propóste per gli incontri futuri quella di esaminare il problema
della indentità dei cristiani nella lotta
di classe e quella di esaminare il problema della predicazione e della confessione all’interno della lotta per il
socialismo.
SEGNALAZIONE
È uscito in questi giorni il primo numero della nuova serie dei Quaderni
di Agape.
Questo numero raccoglie le relazioni
dei pastori Giorgio Tourn, Bruno Corsani, Paolo Ricca e Sergio Rostagno
al convegno di Pinerolo del mese di
gennaio sul tema «Leggere TEvangelo
oggi ».
Una copia L. 500 da richiedere alla
segreteria di Agape - 10060 Prali oppure alle librerie Claudiana.
5
7 giugno 1974 — N. 23
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag.
Le Conferenze
distrettuali
Le Conferenze Distrettuali ordinarie, che si riuniranno nel corrente
mese di giugno, sono state così fissate dalla Tavola, d'intesa con le Commissioni Distrettuali :
I Distretto: il 29 e il 30 giugno, a
Perre ro
II Distretto: il 28 e il 29 giugno, a
Coazze
III Distretto: il 29 e il 30 giugno, a
Milano
IV Distretto: il 22 e il 23 giugno a
Pisa
V Distretto: il 22 e il 23 giugno, a
Campobasso
VI Distretto: il 27, il 28 e il 29 giu
gno, a Catania.
Primo Distretto
RIUNIONE DEI CASSIERI
I cassieri delle comunità delle Valli sono convocati per la seduta generale domenica 16 giugno ore 15 nella
sala delle attività a Pinerolo. Col seguente ordine del giorno: Presentazione dei bilanci per la Conferenza
Distrettuale ; Esame del bilancio della Tavola ; Ripartizione delle quote
delle singole comunità.
La Commissione Distrettuale
Vili CENTENARIO
DEL MOVIMENTO VALDESE
Essendo venuto a mancare il gruppo di ospiti che si era annunciato per
ii periodo intorno al 15 giugno, si comunica che il giorno 15 giugno non
avrà luogo il preannunciato incontro
con una comunità delle Valli.
La Commissione Turismo
Frali
Mese di maggio, mese di incontri. I
pralini scendono a valle, fratelli di
altre chiese vengono a Frali, anche per
vedere la neve che quest’anno sembra
di casa all’Alpet, in questo momento
ve ne sono ancora buoni tre metri e
ogni domenica vi è una gara di sci.
La corale ed altri membri della Comunità hanno partecipato con le altre
co'-a!i della Valle alla « festa di canto »
nelle chiese di Sampierdarena e Sestri
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiimiiimiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Federico Allinger
Giunge notizia da Friedrichshafen
sul lago di Costanza della sua dipartenza. Sempre intento a lavorare per il
servizio dei credenti è caduto come un
soldato sulla breccia.
È stato lui il pioniere che quasi venti anni or sono ha posto la basi dell’amicizia che ormai unisce il Baden
alla chiesa Valdese in così larga misura.
Nella stazione di Torre Pellice, scendeva un giorno dal treno un gruppo
numeroso di giovanotte tedesche dirette a Villar Pellice per una vacanza e
dietro a loro seguiva un signore vestito di nero: il cappellano del gruppo.
Era la prima volta, dopo la guerra e
dopo una breve visita di Valdesi di
Germania nel 1952. che si vedevano dei
Germanici alle valli nostre. Malgrado
tanti tristi ricordi di guerra l’accoglienza villarese fu fraterna e quella
medesima estate il pastore Allinger
era tornato con altri due gruppi.
Non era un pastore di professione,
era stato ragioniere eppoi come obbedendo ad una vocazione aveva studiato teologia. Pastore a Pforzheim v’era
rimasto durante tutta la guerra, abitando in uno scantinato, anche quando la città era quasi totalmente distrutta dai bombardamenti. Poi s’era
impegnato nella ricostruzione della
sua chiesa, la splendida Marcus Kirche ed era andato a collcttare i fondi
necessari in America... ora continuava
a lavorare per la ricostruzione della
pace e dell’amore...
A Villar Pellice contribuì all’acquisto della Miramonti destinata a diventare una foresteria per la chiesa e s’interessò pure nella ricerca di chi fondasse il Castagneto per il medesimo
scopo. Poi, si spinse più lontano e fu il
primo ad accompagnarci a Palermo ed
a Riesi tracciando la via che doveva
più tardi esser seguita dal vescovo
Bender e da tanti altri. Fu lui che per
nrimo chiamò l’amico Geymet ad
Herrenalb per un periodo di convalescenza e di contatti con la chiesa del
Baden, luogo dove, in seguito, lo hanno seguito tanti Potori ed anche i
Moderatori per i Sinodi e dove tanti
legami di amicizia interconfessionale
sono sorti. Vagheggiava da tempo la
stampa di un volumetto di storia valdese in tedesco ma quest’opera è rimasta incompiuta.
Non possiamo non salutare la sua
dipartenza con un senso di vivo rammarico.
Abbiamo perso un amico prezioso e
mentre ringraziamo Dio per quanto ha
fatto per la nostra Chiesa, esprimiamo
alla sua vedova ed ai suoi figliuoli la
nostra cristiana simpatia.
Enrico Geymeì
di cui il giornale ha già dato notizie,
domenica 5 maggio. La domenica seguente i ragazzi della scuola domenicale si sono recati a Pramollo con gli
altri ragazzi della Val Germanasca e
Chisone per il pòmeriggio di canti.
Ringraziamo il pastore Bruno Rostagno che ha predicato il 5 maggio a
Ghigo.
D’altra parte cominciano a giungere
le comitive del Centenario per visitare
Frali ed il Museo. A questo proposito,
si stanno mettendo a punto le traduzioni della Guida che ha già avuto un
buon successo. La traduzione inglese è
in corso di stampa e quella francese è
anche a buon punto.
Fra i gruppi ' che ci hanno recentemente visitati ricordiamo quello di Vicosoprano (Grigioni Italiani) che ha
partecipato al culto del 26 maggio con
il pastore Scopacasa e quello del Cantone di Losanna che ha fatto con noi
la Santa Cena la domenica seguente.
Un altro incontro ben riuscito è avvenuto il 23 maggio in occasione del
bazar annuo, organizzato dall’Unione
delle Madri e che ha avuto un ottimo
successo. Ad esso ha anche partecipato
la Corale con un apprezzato programma di canti.
Maggio è anche un mese di nozze e
battesimi. Si sono sposati il giorno 19
Iris Peyrot di Ghigo con Sergio Benech di S. Giovanni, a questi sposi
che si sono stabiliti a Pinerolo rinnoviamo il nostro augurio affettuoso.
Il 26 maggio, nel corso del culto è
stato battezzato Mirko Peyrot di Dino e di Franca Richard (Perosa). Salutiamo Donatella Geme, primogenita
di Mauro e di Angioletta Artus, nata il
13 maggio.
Le prossime settimane saranno, anche quest’anno, assai impegnate per
sistemare nel Museo il nuovo materiale che ci è stato dato durante l’inverno, in modo che tutto sia pronto per
la riapertura all’inizio di luglio.
F. Davite
Pomaretto
RIUNIONI QUARTIERALI ESTIVE
14 luglio - Paure
21 luglio - Combavilla
Le riunioni avranno inizio alle ore
15. Tutti sono cordialmente invitati ad
intervenire. Il 4 agosto ha anche luogo
la festa di Pomaretto, mentre sabato
10 agosto dovremo ricevere un gruppo
in visita alle Valli per il Centenario.
San Germano
Chisone
Diamo un cordiale benvenuto in
mezzo a noi a Silvano Plavan e Claudia Clot, che si sono recentemente uniti in matrimonio nel tempio di Pramollo e che si sono stabiliti ai Ferrieri
(Costabella).
— Nel corso dei culti delle domeniche 19 e 26 maggio sono stati battezzati i piccoli Sandro Bouvier e Roberta
Beux. Che il Signore voglia vegliare su
questi fanciulli e sui loro genitori.
— Sabato 18 maggio la Filodrammatica di Angrogna ha presentato al pubblico sangermanese « Caro padre, la
guerra è ingiusta ». Abbiamo apprezzato la cura con cui la « proposta » è
stata fatta e l’aiRatamento evidente dei
componenti la « troupe ». A taluni è
parso che la tesi sostenuta dagli attori angrognini fosse presentata in modo relativamente unilaterale, ma penso che tutti i presenti sono stati comunque aiutati a riflettere a questo
problema che si riattacca così direttamente a quello della violenza.
Ringraziamo sinceramente i giovani
per la loro fatica.
— La gita della Scuola Domenicale
ha avuto luogo a Susa, il giovedì dell’Ascensione. Due pulman hanno permesso ad un centinaio di ragazzi e genitori di recarsi in quella città, dove
siamo stati accolti dal pastore Rutigliano e dalla sua famiglia e da un
gruppo di membri di chiesa di quella
comunità. La saletta era letteralmente
gremita durante il culto, nel corso del
quale i ragazzi hanno cantato gli inni
che avevano preparato.
Nel pomeriggio, tutta una serie di
giochi all’ombra della statua di Cesare Augusto, nei giardini pubblici, ha
Impegnato i vari gruppi dei ragazzi.
La giornata è terminata con una visita della zona « romana » della città. Un
grazie sincero al pastore ed alla Signora Rutigliano per ciò che hanno fatto per accoglierci ed a quei membri
che hanno passato un po’ di tempo
con noi. Un grazie altrettanto sincero
alle monitrici ed al monitore che hanno fatto tanto per la buona riuscita
della giornata. La Scuola Domenicale
ha interrotto la sua attività con questa
giornata, che ricordiamo tutti con piacere.
— Desideriamo correggere un errore che abbiamo fatto, in buona fede,
nelToltima cronaca: sulla scorta di dati inesatti su di un quotidiano (poi
corretti), ci eravamo rammaricati che
a Porte si fosse votato « si » al referendum. Come avrete certamente voi
stessi potuto notare in realtà i voti per
11 « no » sono stati di gran lunga suneriori ai ^ si », cosa di cui diamo
atto con grande piacere.
Sabato 1 giugno si sono uniti in matrimonio, nel nostro tempio. Remo e
Marisa Jàhier. La sposa portando lo
stesso cognome del manto non ha dovuto, una volta tanto,^ cambiar nome!
Facciamo i nostri migliori auguri a
questi giovani sposi, che si stabiliscono al centro. , ^ ,
Lo stesso giorno, la sera, la Corale
di Torre Pellice e quella di San Germano hanno partecipato ad un concerto organizzato nel quadro di Pinerolo Primavera, concerto che ci ha offerto l’occasione di presentare alcuni
canti ed inni atti a ricordare in qualche modo l’VIII centenario di Valdo
ad un pubblico anche poco al corrente della nostra storia. Un grazie
alla Sig.na Tiirk per il lavoro svolto
per i sangermanesi.
Domenica 2 maggio, nel pomeriggio,
ci siamo accomiatati dal fratello Carlo Costantin, di anni 79, della Marchisa, deceduto improvvisamente. Alla
moglie Angiolina, alle sorelle ed a tutti i numerosi parenti va la nostra parola di fraterno incoraggiamento cristiano.
Lo stesso giorno ha avuto luogo
l’annuale bazar della comunità. I risultati sono stati assai lusinghieri e ci
permetteranno di effettuare alcune
spese sul piano locale e di versare
alcuni doni per opere all’esterno della nostra comunità. Esprimiamo la nostra sincera riconoscenza alle sorelle
dell’Unione Femminile per il loro lavoro sempre assai accurato ed efficace ed anche a quanti hanno voluto ancora una volta collaborare con la loro
presenza concreta al buon esito di
questa attività.
Ricordiamo: il concerto della Badia
Corale Val Chisone, sabato 8 giugno
alle ore 21, nella sala.
VAssemblea di Chiesa del 9 giugno,
alle ore 10, durante il culto. Lo stesso
giorno, alle ore 15, Saggio della Scuola
Materna; ore 21, davanti alla Sala,
concerto della Banda.
— Prossimo culto a Porte: sabato 15
giugno. L’ultimo culto a Porte, prima
della chiusura estiva avrà luogo sabato
29 giugno e sarà un culto di Santa
Cena.
Giovanni Conte
I lettori ci scrivono
SI PARLA DELLA TERZA VIA
pinerolo, 29 maggio 1974
Caro Gino,
ho letto con interesse l’articolo di Roberto
Coisson su ’’evangelici” e ’’ecumenici”. Non
solo ne ho apprezzato l’atteggiamento pacato
e fraterno, ma ne condivido il pensiero, anche se riconosco che la terza via, l’unica che
rispetti completamente i due grandi comandamenti, è piuttosto un traguardo che una
via (tu sarai sempre un po’ più ’’evangelico”
e io un po’ più ’’ecumenica”, sempre che ci
riusciamo).
Mi pare tuttavia che occorra una precisazione : questa terza via è, secondo me, un
modo di essere, non una terza scelta, dato
che di solito le scelte che ci si presentano sono, più o meno evidentemente, alternative. È
come per il referendum del 12 maggio: o si
vota « si » o si vota « no » e se ci si illude
dì scegliere una terza via (assenza, scheda
bianca o scheda nulla) in realtà si accetta di
appoggiare il futuro vincitore, senza neppure
sapere quale dei due sia. E questo è un
grosso rischio.
Intendiamoci, il mio non vorrebbe essere
il discorso ormai ritrito che chi non fa della
politica, fa senza saperlo la politica del più
forte o viceversa — gli estremi si somigliano
— che bisogna combattere chi distrugge la
chiesa facendone la succursale di Lotta Continua. lo vorrei tentare di chiarire, prima di
tutto a me stessa, che il superamento di queste scomuniche (esse, si, distruggono le comunità) non consiste nell’inventare una terza
teoria, o nel fare una qualunquistica insalata
delle opposte esigenze. Ma neppure nel sognare un’impossibile distanza critica (e di ciò
proprio noi due siamo una chiara testimonianza, finendo con il difendere i due gruppi, opposti, dai quali tentiamo entrambi
dì non lasciarci condizionare). Essa consiste
allora, forse, nel rend¿rci chiaramente conto
della necessità di scegliere per, ma non contro, perché la scelta ¿ concretamente inevitabile, ma peccaminosa, in quanto lascia sempre fuori una parte troppo grande di quel
che vogliamo realizzare : e allora forse riusciremo a non considerare nemici i fratelli
che operano in modo diverso. È come un alternarsi di lacerazioni dovute al nostro agire,
e di ricuciture, o meglio un continuo dividersi e riformarsi dei nostri rapporti fraterni.
Forse la testimonianza della chiesa oggi è,
come diceva Neri Giampiccoli,, una capacità
dì vìvere fraternamente nel dissenso, che altrove diventa odio assurdo e omicida.
Marcella Gay
Cara Marcella,
grazie per la tua lettera. Sento fortemente
quel che dici del lacerarsi e ricucirsi dei
rapporti fraterni nelle chiese, e col procedere
degli anni ci si rende conto in misura crescente di tutte queste ferite e cicatrici: le
nostre ci fanno male, specie al mutar del
tempo, e possiamo (e dobbiamo) sapere che
cosi è anche per gli altri.
Tuttavia di fronte al programma « vivere
fraternamente nel dissenso» continua a porsi per me la domanda: fino a che limite? A
parte il fatto che do ai termini evangelico^'
ed "ecumenico” un senso diverso da quello,
convenzionale, usato dall'articolista citato da
Roberto Cdisson (nella sua alternativa, non
saprei dove e come situarmi), ricordo che la
scelta della confessione della fede non puh
essere solo per ma dev'essere anche contro,
com'e avvenuto ogni volta che la chiesa cristiana ha veramente confessato la sua fede
di fronte alle miserie e alle grandezze, ai dèmoni e agli idoli del momento. Anzi, storicamente le confessioni di fede — sin da quella antichissima, neotestamentaria: Gesù, e
non Cesare, è il Signore — sono tutte sorte in
funzione polemica, per affermare certo positivamente il messaggio evangelico, ma sempre
contro nemici precisi, contro falsi evangeli:
e questo dalVepoca apostolica, alla Riforma,
a Barmen. C’è da chiederci seriamente se la
nostra attuale incapacità di confessare l’Evangelo contro falsi evangeli, non sia il sintomo
più chiaro e triste di debolezza e di disorien
tomento nella chiesa. Perché nessuno negh
rà che stiano andando aiiomo anche oggi de
moni e si stiano anche oggi innalzando idoli
perché ci guidino come gli altri gruppi
umani.
Certo, non tutti i nostri scontri si svolgono
sulla frontiera irrinunciabile della confessione della fede: purtroppo, perché vuol dire
che ci lasciamo tutti affascinare da ciò che
non e essenziale; grazie a Dio. d'altra parte,
perché vuol dire che non tutti i nostri contrasti sono sette o scismi. Sono però convinto
che si sta operando oggi una nuova confusione fra VEvangelo e ideologie montanti del
momento. Non è certo Ui prima volta e forse
il fenomeno è stato sempre presente, più o
meno forte. Perciò la critica rivolta alla chiesa "di ieri'di avere operato, magari inconsciamente. una confusione e mescolanza fra lo
Evangelo e Videologia borghese, liberale, inclusi i suoi riflessi sociopolitici, é largamente
fondata e necessaria. Barth e i "teologi della
crisi" Vhanno rivolta, quasi nel deserto, quan
do nessun contestatore appariva ancora all'orizzonte. Ma non è affatto indifferente da
dove provenga la critica e in base a quale
criterio sia mossa. Come larghi residui della
precedente confusione sono tuttora presenti
nelle nostre chiese e vanno messi in discussione, a me pare che altrettanto in discussione vanno messe nuove confusioni culturali,
con i loro riflessi socio-politici, fra VEvangelo e Videologia esistenzialista o quella marxista, cioè fra VEvangelo e l'umanesimo odierno, nelle sue diverse componenti che hanno
pur sempre una medesima radice.
Quando siano ben segnati i confini, si possono anche fare tratti di strada con altri ( un
esempio recente, il referendum del 12 maggio ) ; ma, in coscienza, questi confini non li
vedo affatto ben segnati, quasi mai. E allora
non mi sento interpellato — eppure sarebbe
necessario — dalVEvangelo, ma da una diversa ideologia politica, che se non sono uno
sciocco può certo farmi riflettere, ma non ha
alcuna autorità su di me; e la respingo decisamente quando apertamente o implicitamente pretende a un’autorità evangelica che non
ha. Buttar giù vecchi baalim per sostituirne
dei nuovi non è altro che "aggiornamento".
La riforma, cosi necessaria, è un'altra cosa.
Gmo Conte
I NOSTRI OSPEDALI
Torre Pellice, 3 giugno 1974
Signor direttore,
per ragioni di lavoro mi sono recato quotidianamente, durante molti anni, presso
ospedali e case di cura. Mi permetta quindi
di aggiungere la mia adesione a coloro che
auspicano sia salvaguardata l’autonomia amministrativa dei nostri ospedali evangelici.
Lo faccio perché sono convìnto della loro
insostituibile funzione ed una vicenda personale, capitatami lo scorso anno, me lo ha
comprovato. Una mia cara congiunta arrivata
a ottantacinque anni senza mai necessitare
di cure ospedaliere, quando l’esigenza si è
presentata inevitabile è partita da Torre per
essere sottoposta ad un intervento chirurgico
presso l’ospedale valdese di Torino.
Il trauma psichico era sicuramente attenuato dal pensiero di affrontare la prova in
un ambiente direi quasi familiare. E l’aspettativa non andò delusa perché l’inferma non
diventò nel caso specifico, un numero come
invece succede in quasi tutti i grandi ospedali italiani. Fu curata con amore e dedizione da un personale qualificato non solo sul
piano strettamente tecnico.
Basterebbe poi prestare orecchio a quanto
dicono coloro che, pur non essendo evangelici, hanno avuto l’opportunità dì usufruire
della nostra organizzazione sanitaria. Non è
questo un ottimo motivo di testimonianza e
non è forse più logico perfezionare le nostre
istituzioni anziché cederle allo stato che come amministratore e dispensatore di servizi
sociali non è certo da prendere a modello?
E che dire della possibilità di assistenza e
di visita da parte dei parenti all’infermo
quando il caso clinico rientra nelle possibilità curative dei nostri ospedali periferici?
Se in un prossimo futuro dovessimo riconoscere, nell’ambito di una seria riforma ospedaliera, il superamento delle nostre organizzazioni sanitarie, ebbene ci sarà sempre tempo per effettuare quel trapasso di gestione
che oggi mi sembra del tutto prematuro.
Voglia gradire i miei più cordiali saluti.
Loris Bein
CATTOLICI IN VALPELLICE
E 8» CENTENARIO
Alcuni mesi fa il vescovo di Pinerolo invitava la diocesi a unirsi ai Valdesi nel ricordarse V8° centenario del loro movimento e
indicava alcune iniziative, a titolo esemplificativo. Riceviamo ora questa comunicazione
da parte di un gruppo di sacerdoti della Val
Pellice:
I sacerdoti della Val Pellice, riuniti nell’adunanza zonale, approssimandosi le celebrazioni deirOttavo Centenario della nascita
del Movimento Valdese,
— esprimono ai fratelli valdesi la loro solidarietà, con l’augurio che le celebrazioni
del Centenario segnino per tutti. Valdesi e
Cattolici, una occasione per la riscoperta dei
valori del Vangelo;
— aderiscono cordialmente alla proposta
avanzata dal Vescovo di Pinerolo per una
partecipazione da parte dei Cattolici alle iniziative per ricordare il Centenario;
— invitano i Cattolici della Valle a « praticare l’ospitalità» (Rom. 12: 13) verso i
fratelli delle diverse Chiese che converranno
nella Valle per le celebrazioni del Centenario.
Luserna S. Giov., Festa della Pentecoste ’74.
Sacerdoti : Barale Eugenio, Beri Mario, Canavosio Michele, Forestiero
, Guido, Mainerò Michele (Villar Pellice), Mainerò Michele (S .Giovanni),
Martini Ermanno, Meglio Antonio,
Mensa Mario, Maurino Andrea. Pollo
Ausilio, Priolo Giovanni, Ricca Francesco, Rol Ugo. Rolfo Luigi, Trombetto Giuseppe, Verzino Filiberto.
Torre Pellice
STUDENTI DEL "COLLEGIO"
CONTRO LA VIOLENZA FASCISTA
Gli studenti del Ginnasio-Liceo valdese, riunitisi in assemblea la mattina
del 29 maggio, condannano i fatti di
Brescia, ribadiscono la loro solidarietà con gli ideaU antifascisti, la protesta per l’efferata strage compiuta dalla
delinquenza nera e il loro rifluto ad
ogni tipo di violenza,
uiiiniiiiniiiiiiinniiiiiiinininiiiiiiiinniiiiiiiiimiiiuiiiiiijiii
A LUSERNA SAN GIOVANNI
E A TORRE PELLICE
Visiti dei fratelli
di Morges
I nostri fratelli di Morges hanno anticipato di un anno la loro visita, per prendere parte ad una commemorazione dell’8° Centenario Valdese. Li abbiamo accolti con gioia per
il week-and dell’Ascensione, provando una
volta ancora quanto sia bello che dei fratelli
in fede dimorino insieme. Erano 86 : la nostra comunità ne ha accolto una cinquantina. Il suono festoso della campana e le note
maestose dell’organo, li hanno salutati al loro
arrivo; il pastore Sonelli ha rivolto loro un
breve messaggio. Sono venuti in mezzo a noi
col loro entusiasmo, con la loro fede, ed il
loro profondo attaccamento alla nostra Chiesa, con la loro vivacità, con il loro affetto
manifestato in mille modi.
Venerdi 23 maggio hanno visitato il Museo Valdese con la guida competente del Dr.
Enrico Peyrot, l’Asilo dei Bellonatti e la sera
stessa la comunità di S. Giovanni li ha invitati ad una cena in comune. La serata è trascorsa con giochi e canti ed una competente
rievocazione del Dr. Enrico Peyrot.
Sabato, giornata luminosa piena di sole.
Siamo tutti saliti a Pian Prà (una ventina a
piedi) e riuniti nell’accogliente salone del ristorante Paschetto, dinanzi alla cerchia maestosa delle Alpi Cozie ancora coperte di neve
ed in mezzo al verde tenero degli alberi e
dei prati in fiore, ci siamo dilettati di una
enorme squisita polenta. Canti, messaggi ed
una simpatica conversazione di Sergio Mourglia, originario di Rorà, gerente dellà sezione alimentari dei Grandi Magazzini di Morges, che ha descritto in termini vivaci come
un tempo i Rorenghi, aiutandosi a vicenda,
battessero il grano nelle aie con le pertiche
e ne versassero i chicchi dal tetto su un prato in un lenzuolo per disperdere la pula al
vento.
La sera grande riunione all’Aula Magna:
canta il Coro Valpellice diretto da Edgardo
Paschetto, canta una canzone in dialetto, una
rappresentanza delle Chiese di Val Bregaglia,
accompagnata dal pastore Scopacasa, canta
la Corale di Morges e un gruppo dei nostri
amici, rievoca in versi ed in musica con una
spiritosa rivista episodi ed amicizie di altri
incontri a Morges e a Torre Pellice.
Una bicchierata offerta dagli amici del Coro Valpellice, un brillante saggio di fisarmonica dell’amico Gerges Aubert vestito da
clown e poi canti ancora fino alle due del
giorno seguente.
Domenica : culto presieduto dal pastore
Vouga e parte liturgica svolta dai coristi di
Morges, che hanno cantato molti inni con
una splendida fusione di meravigliose voci.
Pranzo alla Foresteria offerto dalla nostra comunità e alle ore 14 partenza dei nostri amici i cui legami di amicizia e di solidarietà
si sono ancora rinsaldati.
Diciamo la nostra profonda riconoscenza
al Signore che ha benedetto questo nuovo incontro, incontro che nel grigiore, nell’aridità
e nelle sterili polemiche del nostro tempo è
stato per noi motivo di allegrezza e d’incoraggiamento a proseguire il nostro cammino.
Grazie fratelli di Morges e a presto!
Lina Varese
iiiiiiimimiiiiiiiimiimiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Una giornata importante
a Coazze
(segue da pag. 2)
queste contestazioni, ben vengano se
sono motivate da sì buoni propositi.
II pastore Rutigliano ha spiegato un
po’ la situazione della comunità, quasi esclusivamente composta di persone anziane ed in questo contesto si
sta muovendo un gruppo di persone
comprendenti giovani della comunità
cattolica ed una sorella valdese, allo
scopo di sensibilizzare Tautorità comunale e la popolazione tutta al grosso problema.
Si sono fatti già buoni passi e si spera di farne altri in breve tèmpo e ci
può essere un diretto contatto con
Luserna S. Giovanni che ha quasi risolto questo problema.
Con alcuni canti ancora, si è chiusa
la giornata che per la comunità di
Coazze è stata molto gioiosa e ne serberà un lungo ricordo, ringranando
ancora tanto la corale di S. Giovanni.
Speriamo di avere altri contatti così
significativi, con altre comunità, ci
danno forza e perseveranza, cose che
alle volte una piccola comunità perde,
in quanto si sente sola e, forse, un po’
dimenticata.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI luglio-agosto cuoca Foresteria Valdese Pradeltorno. Telefonare sabato-domenica Luserna S. Giovanni 90.270.
La famiglia di
Guglielmo Jalla
ringrazia vivamente tutti coloro che
hanno preso parte al suo dolore.
« L’Eterno è la mia luce e la
mia salvezza : di chi temerò? ».
(Salmo 27: 1).
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 23 — 7 giugno 1974
VITA ITALIANA a cura di Emilio Nitti
la iigiità e l'nare dello Stati
I recenti episodi di ricatto allo Stato hanno fatto riaffiorare vecchi miti - Difesa dell’ordine pubblico e piena realizzazione della democrazia
Al centro dell'attenzione del nostro
Paese è stato in questi giorni il problema dell’ordine pubblico. L’insicurezza
che si diffonde un po’ in tutti gli strati sociali in relazione alle notizie quotidiane intorno a rapine e sequestri,
raggiunto l’acme con la rivolta nel carcere di Alessandria e con il rapimento
del giudice Sossi di Genova. Né la liberazione di quest’ultimo avvenuta dopo una discussa trattativa, tendente alla scarcerazione di otto imputati della
banda 22 ottobre, è valsa ad attenuare
le polemiche. Questi due episodi hanno avuto tale risonanza da porre in
ombra l’operazione dei carabinieri che
ha portato all’arresto di 15 estremisti
di destra collegati ai gruppi neofascisti
MAR e SAM della zona di Milano, Sonr
drio e Brescia. Pare che la Polizia abbia trovato « nei covi segreti delle organizzazioni » tra l’altro « una serie di
pacchetti di sigarette marca Astoria
contenenti esplosivo, singolarmente
identici a quelli trovati a Segrate, il 12
marzo 1972, accanto al cadavere dell’editore Giangiacomo Feltrinelli; im
piano dettagliato per il sequestro dei
magistrati che, in questi mesi, hanno
indagato sulle piste nere. Obiettivo dei
terroristi; scambiare uno dei giudici
con Franco Freda, il procuratore legale di Padova accusato della strage di
Piazza Fontana » (PANORAMA, 23.5.74,
pag. 65).
La prima osservazione, comunque,
che sembra potersi dedurre da questi
avvenimenti è che si fa sempre più scoperto il legame tra malavita e talune
forze politiche. Due mesi fa Rinascita
(n. 14 del 5.4.74) poneva in evidenza
questa nuova caratteristica dei gruppi
neofascisti. « Sono, nella generalità dei
casi, non individui che aderiscono disinteressatamente ad una ideologia sia
pure aberrante, ma veri e propri professionisti del crimine .Da una serie
di inchieste condotte, su atti ufficiali
della polizia e della magistratura, dal
compagno Ennio Elena per conto dell’Unità, risulta che tutti o quasi i neofascisti coinvolti in atti di terrorismo
politico vantano una lunga serie di precedenti penali per reati comuni di ogni
genere ».
La cosa resta confermata anche per
quanto riguarda il caso Sossi, benché
la firma sia questa volta di una organizzazione « rossa ». Per quanto molti
particolari del rapimento, della detenzione e soprattutto della liberazione
del giudice genovese siano rimasti
oscuri o poco credibili, è certo che
solo un’organizzazione di professionisti
può essere riuscita a farla franca per
più di un mese al setaccio delle forze
dell’ordine.
La seconda osservazione che ci preme fare riguarda il significato politico
di questi avvenimenti. Si è trattato certamente di qualche cosa di più di una
ripresa della strategia della tensione
in concomitanza della campagna per il
referendum. Non ci sembra di esagerare dicendo che si è voluto compiere
un attentato allo stato repubblicano e
alla stessa democrazia. L’episodio di
Alessandria e quello della liberazione
di Sossi hanno posto il dilemma se
sia lecito alle autorità pubbliche accettare il ricatto di malviventi per salvare
la vita di onesti cittadini. E così scat-’
tata la propaganda dei benpensanti, tutori della dignità dello stato, che, secondo costoro, deve essere un valore
superiore e non può essere barattata
con nulla, neppure con la vita di un
uomo. Si sono sentite e lette le esaltazioni dello stato, inteso quale entità
metafisica superiore, principio assoluto di tipo hegeliano, cioè proprio di
quello stato che si sostituisce a Dio e
che la Sacra Scrittura ci ha insegnato
a considerare una forza demoniaca.
Non sorprendono frasi come la seguente nell’editoriale del Roma del 24 u.s.:
« La salvezza fisica del giudice Mario
Sossi ci viene elargita sul cadavere
(non è una comoda quanto truculenta
metafora: è la vile e disperata realtà)
della rispettabilità, del prestigio, dell’onore dello Stato italiano ».
Meraviglia di più la frase attribuita
al procuratore generale di Torino a
conclusione dell’episodio di Alessandria: « Non si poteva ammettere che
lo Stato venisse ancora calpestato. È
stata un’azione meravigliosa, condotta
in modo magistrale.
Sei morti (quattro fra gli ostaggi e
due dei tre banditi) e un moribondo,
oltre una ventina di feriti » (Panorama, già cit., pag. 62).
È vero che persone autorevoli come
l’ex presidente della Corte costituzionale Branca e il sen. Terracini si sono
pronunciati in modo opposto, ma è sta^
to inevitabile che vecchi miti (quali
l’utilità della pena di morte, lo stato
forte c temuto, la necessità di accrescere il potere esecutivo e in particolare della polizia etc.) riaffiorassero in
in quella parte di opinione pubblica
meno politicizzata e pronta più a reazioni viscerali che a serene valutazioni.
Si è tentato così in questi giorni un
certo recupero a destra di una parte
dei cittadini per reagire alla scelta di
civiltà operata in occasione del referendum.
Per questo non temiamo di affermare che, qualimque sia la loro matrice
ideologica, nei fatti le brigate rosse
giovano alla destra. Se da un lato la
difesa dello stato e della sua dignità
si compie attraverso la piena realizzazione della democrazia in tutti i settori della vita sociale; d’altra parte la
difesa del proletariato si compie, secondo noi, senza rapimenti, rapine e
ricatti, ma piuttosto partecipando alle
sue lotte per le riforme. Per questo la
tutela dell’ordine pubblico non può essere un’operazione di polizia, ma può
realizzarsi solo con una più ampia partecipazione di tutto il popolo alla gestione della cosa pubblica, per cui la
riforma dei corpi separati dello stato
(della polizia con la sua sindacalizzazione, della burocrazia, della magistratura e dei codici) si incontra con le riforme sociali, tendenti alla realizzazione del diritto al lavoro, alla casa, allo
studio, all’assistenza sanitaria etc. In
questa prospettiva sarà il proletariato
stesso a difendere lo stato da chi oserà- minacciarlo.
L’IMPERO PORTOGHESE DOMANI
Macao serve ancora alla Cina
come colonia occidentale?
norci - sud - est - ovest
■ Il governo di Lima ha autorizzato la
compagnia aerea sovietica Aeroflot a istituire la tappa peruviana nel servizio aereo regolare (passeggeri, merci, posta) sulla rotta
Mosca - Francoforte - Parigi - Roma - Rabat Casablanca - L’Avana - Quito - Guayaquil Lima - Santiago, servita da Ilyushin 62.
■ Per l’ottava volta dall’inizio dell’anno il
governo cileno ha svalutato l’escudo, del
6, 45%. Un dollaro passa da 620 a 660 escudos; cambi privilegiati per turisti stranieri.
■ Si sono riuniti a Santiago del Cile i rappresentanti dei paesi produttori del rame: Cile, Perù, Zaire e Zambia, per discutere
la proposta cilena che venga fissato d’intesa
un prezzo minimo e unitario per il rame, come altri paesi hanno fatto per il petrolio, il
manganese e altri minerali.
H Le elezioni in Australia hanno confermato al partito laburista la maggioranza
assoluta alla Camera (seppure inferiore alla
precedente) e gliel’hanno data al Senato.
■ Secondo fonti di Saigon una formazione
vietcong, penetrata in un viUaggio costiero della provincia di Quang Nam, vi ha
distrutto la sede della polizia e dell’amministrazione, ha ucciso quattro persone (altre sette donne, appartenenti aUe ’’forze di autodifesa”, sono date per disperse) e ne ha rapite
151. Sempre secondo Saigon la media di rapimento di civili sarebbe di 10-20 persone al
giorno, con lo scopo probabile di rinsanguare
le file comuniste soprattutto nel settore dei
servizi. Menzogna, verità, mezza-verità?
■ Com’è noto le isole Kurili, occupate dai
sovietici alla fine dell’ultimo conflitto
mondiale, sono contese fra l’URSS e il Giap.
.(IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIUIIIIIIIIIIIIIIIK.
pone. Ora un violento attacco contro il portico comunista giapponese, accusato di condividere e anzi di considerare troppo timide
le rivendicazioni di Tokio,è apparso su « Partiinaja Zhizn » (« Vita del partito »), una rivista pubblicata dal Comitato centrale del
PCUS.
■ In seguito all’esplosione nucleare indiana, nel deserto del Rajahstan, il Canada
ha sospeso a tempo indeterminato l’addestramento di tecnici nucleari indiani presso tutti
gli impianti atomici canadesi.
■ Secondo fonti iraniane, per la seconda
volta in sei mesi navi sovietiche sono
giunte nel porto irakeno di Ummul-Qasr, costruito recentemente dai russi. Le navi sono
questa volta tre, attrezzate con numerosi missili Sam e avevano a bordo numerosi esperti
sovietici per l’addestrameuto del personale
della marina irakena.
■ A Sofia rappresentanti bulgari e italiani hanno firmato un accordo a lungo termine relativo allo sviluppo della cooperazione
economica, industriale, scientificae tecnica.
I L’Organizzazione sindacale europea (ELO)
riunita a congresso a Copenhaghen dal
23 al 25 maggio, rappresenta ora 33 milioni
di lavoratori di 17 paesi, in seguito all’ingresso di dodici nuovi sindacati : « Costituiamo
un nuovo potere a lato dei governi e degli
industriali, e il nostro obiettivo è la giustizia
sociale. Non possiamo credere che il futuro
della collaborazione internazionale sia costituito esclusivamefifp da accordi valutari e
politica estera ». L’ELO è stata fondata a
Bruxelles nel 1973. Al Congresso di Copenhaghen partecipavano, per l’Italia, Storti,
Benvenuto, Carletti e Merlone.
Senza farsi eccessive illusioni sulla rapidità
e sulla totalità dell’operazione, e avendo coscienza che il ’’vuoto di potere” portoghese
potrebbe scatenare una corsa neocolonialistica di altre e maggiori potenze, il colonialismo portoghese volge finalmente a termine,
in Africa. Ne sono un primo, significativo
sintomo gli incontri di Londra fra il ministro degli esteri di Lisbona, Soares, e rappresentanti del PAIGC, il movimento di liberazione della Guinea Bissao che ha dichiarato l’indipendenza del territorio liberato; il
nuovo Stato è stato già riconosciuto da molti
paesi, fra i quali, però, non: c’è l’Italia. Naturalmente hanno ragione i movimenti di liberazione dell’Angola e del Mozambico di non
lasciarsi incantare e di non voler deporre, per
ora, le armi.
Si dimentica però spesso che il Portogallo
ha colonie pure in Asia. Alcuni anni fa perdette il territorio di Goa, che l’India conquistò con facilità a mano armata, visto che le
richieste diplomatiche non sortivano eletto.
Possiede però ancora, sulla costa meridionale
della Cina, non lontano dalla colonia britannica di Hong Kong, il piccolo territorio del
porto di Macao, nonché una parte dell’isola
indonesiana di Timor. È interessante al riguardo questa nota pubblicata su ’’L’Espresso” (26.5.1974) e intitolata ’’Macao: è roba
mia, ma per ora ve la presto”. Chi parla, figuratamente, è Pekino.
Che sarà adesso di Macao, che insieme a
metà di Timor (una delle piccole isole della
Sonda : l’altra metà, ex colonia olandese, fa
parte dell’Indonesia) è uno degli ultimi possedimenti portoghesi d’Oriente? Il socialista
Mario Soares, diventato ministro degli Esteri
del nuovo governo civile di Lisbona, ha già
prospettato la concessione della piena indipendenza alla minuscola colonia (160 mila
abitanti, pochi chilometri quadrati). Se Macao
sarà decolonizzata, che farà la Cina? La fagociterà, oppure tollererà una città libera sulla
sua costa meridionale?
Il problema è delicato. Macao ha un porto
franco molto conveniente alla Cina perché è
l’unico punto della terra in cui il mercato libero deU’oro è legale, dato che il Portogallo
non ha aderito al Fondo monetario internazionale. Inoltre, una soluzione « goana » della
questione di Macao potrebbe pregiudicare lo
status di Hong Kong. Anche la colonia ingle. se, distante appena 64 chilometri da Macao,
è assai utile alla Cina di Mao, la quale dipende da Hong Kong per circa 150 milioni di
sterline all’anno, equivalenti a un terzo dei
suoi introiti in valuta estera, più le rimesse
dei cinesi all’estero con famiglia nella Repubblica popolare.
Forse per queste ragioni a Pechino il ministro degli Esteri ha dichiarato ai corrispondenti stranieri di essere contrario per il momento aU’indipendenza di Macao. Ma solo
per il momento: la tesi ufficiale cinese è che
ANCORA
SULLA
TRAGEDIA
DI MAALOT
Echi della settimana
I più malati
" sono oli ospodali
■ Il credito complessivo degli enti ospedalieri italiani, nei confronti degli enti
mutualistici, sfiora i 3000 miliardi di lire.
Le mutue accordano, attenendosi a disposizioni del Ministero del lavoro, acconti sulla retta dd 1969, mentre è oggi aumentata, rispetto ad allora, del 55,25% : si aecumulano quindi ulteriori miliardi di credito — e quindi
di deficit di cassa — per la differenza-retta.
A distanza di
due settimane dal-________________________
la strage che ha insanguinato la terra che vide Gesù benedicente le folle e ne udì pronunciare le parole sante a noi ben note (tra
le altre, quelle del Serrnone sul Monte), già possediamo notizie più precise e sicure in merito.
Ricordiamo che la tragedia si compì il 15-5 alle 17.20, con l’uccisione di
16 fra 85 adolescenti tenuti in ostaggio
da tre guerriglieri arabi, impadronitisi, all’alba dello stesso giorno, della
scuola del paese di Maalot nella Galilea settentrionale. Nel precedente nostro articolo (« La tragedia di Maalot », V. questo settimanale n. 21 del
24.5) avevamo aderito al giudizio, molto severo, che « Le Monde » (del 17.5)
ha espresso nei riguardi delle superiori autorità israeliane e, in particolare,
del primo ministro signora Golda Meir.
Vogliamo ora riportare il parere'del
generale israeliano Ariel Sharon, deputato, uno dei dirigenti del « Fonte
Nazionalista Likoud », già comandante del fronte sud nella guerra dell’ottobre U. s. Nell’intervista, concessa il
26.5 al giornale Yediot Aharonot di
Tel-Aviv, egli così si esprime (v. « Le
Monde » del 31.5);
« A mio parere, c’è stato uno scarto
fra ciò che il governo ha deciso, e il
suo comportamento sul posto. Non è
stato fatto tutto ciò che si avrebbe
potuto fare. Per es.: tutti sapevano
perfettamente che la scadenza dell’ultimatum era molto vicina; nulla sarebbe stato più semplice che condurre la ventina di terroristi (la cui liberazione era pretesa dai tre guerriglieri) all’aeroporto, per imbarcarli sull’aereo. Per parte mia, ero convinto
che i terroristi si trovassero già all’aeroporto; ma poi s'è saputo che essi
non erano stati neanche riuniti: all’aeroporto non c’erano né un aereo
pronto a partire, né terroristi. Già
alle ore 15 era chiaro che la parola
d’ordine doveva venir comunicata, subito dopo l’/irrivo dei terroristi a Cipro o in Siria. Supponiamo anche (per
un istante) che i tre guerriglieri cercassero d’ingannarci; non si trattava
forse della vita di 85 adolescenti? (...)
Noi avremmo allora avuto 20 terroristi di meno nelle nostre mani. Poiché l’ambasciatore di Francia aveva
voluto parlare con loro, bisognava lasciarlo fare. Egli era pronto ad affron
a cura di Tullio Viola
tare quel rischio. Chi è stato che glielo ha impedito? Chi ha preso l’iniziativa d’impedirglielo?
L’ambasciatore di Francia aveva voluto incontrarsi col capo di stato maggiore e col ministro della difesa: questi avrebbero dovuto trovare un minuto di tempo per parlargli. Io non
penso che si sia raggirata la decistotie
del governo, ma non si è agito secondo lo spirito di quella decisione. (...)
10 non accetto l’ipotesi secondo la.
quale la morte degli adolescenti di
Maalot ci ha risparmiato numerosi
morti nel futuro. Forseché il massacro di 18, fra bambini e adulti, a Kyriat-Shmoneh, ci ha risparmiato i morti di Maalot? Certamente no!».
11 19.5 è anche uscito un articolo,
sul giornale israeliano « Haaretz », del
corrispondente militare Zeev Schifi,
« il quale conferma la versione del rifiuto totale di negoziati da parte d.eUe
autorità israeliane. Sotto il titolo: Basta col disordine!”, si legge nell’articolo: “La verità è che, fin dal principio, è stata data priorità all’azione rnilitare. Più tardi venne fornita una spiegazione imbarazzata, ma soltanto perché il risultato era stato così meschino. Noi pensiamo che bisogna essere
sinceri e non creare l’impressione che
si avesse l’intenzione di capitolare”».
Il movimento israeliano (di estrema
sinistra) ISRAC ha fatto inoltre pervenire a « Le Monde » un comunicato
che dice: « / fatti non attenuano per
nulla la responsabilità degli autori d’un
attentato assolutamente condannabile,
avendo dei bambini come capri espiatori. Questi fatti noi li portiamo a conoscenza del pubblico, per denunciare
anche l’atteggiamento delle autorità
sioniste, le quali non rinunciano alla
loro parola d’ordine: "Non si si cede
ai palestinesi”, neppure quando è in
gioco la vita dei bambini ».
«Le Monde» (del 22.5), da cui togliamo quest’ultima documentazione,
aggiunge: « Osserviamo d’altra parte
che l’associazione della stampa estera
in Israele, ha protestato, martedì 21.5,
contro il divieto, fatto ai suoi membri,
di trasmettere le fotografìe prese a
Maalot. L’associazione ha parimenti
protestato contro le brutalità degli ufficiali, della polizia e dell’esercito, verso i giornalisti a Maalot ».
sia Macao che Hong Kong fanno parte della
Cina e presto o tardi dovranno essere restituite alla madrepatria. Già adesso, d’altronde,
le autorità portoghesi esercitano su Macao
un controllo appena nominale. Dallo scoppio
della rivoluzione culturale nel 1966 molti
cinesi venuti dalla Repubblica popolare occupano posizioni di primo piano. Attualmente il
personaggio più influente del porto è Ho Yin,
un nababbo cinese comunista e proprietario
di vari casinò locali. Quando non attende
personalmente alle sue bische a Macao, Ho
Yin siede nel comitato rivoluzionario della
provincia cinese adiacente, Kuantung.
Due
due
visite
mondi
Gino Conte, nell’art. « Ricatto » (su
«La Luce» del 24.5)
ha detto di non
condividere il nostro parere. In base
alle più precise notizie ora raccolte,
noi possiamo correggere quanto avevamo riportato, soltanto per ammettere
che, FORSE, la signora Meir non abbia, personalmente ed esplicitamente,
« impartito l’ordine d’assalto ». Non ci
sembra però che, con questo, la responsabilità della signora e dei suoi
diretti collaboratori ne esca attenuata: i bombardamenti spietati, fatti poi
per giorni e giorni sui campi degl’inermi profughi palestinesi nel Libano, ne
sono la controprova.
CANCRENA
Questo termine qualifica, a nostro
giudizio, la situazione dell’Irlanda del
Nord (Ulster); sia in sé stessa, sia nei
suoi rapporti con l’Irlanda del Sud
(Eire), sia in quelli con l’Inghilterra,
della quale è provincia. Tale situazione, lentamente e gravemente deterioratasi da anni (cfr. l’art. « Irlanda senza pace », su questo settimanale n. 22
del 31.5), è precipitata negli ultimi
"iorni.
Ad evitare una spaventosa catastrofe, « il governo inglese ha deciso, mercoledì 29.5, di sospendere per la durata di quattro mesi, il Parlamento dell’Ulster. La provincia verrà allora governata da un esecutivo composto di
“sottoministri’’ nominati da ^ndra.
(...) La decisione non ristabilisce, in
modo formale, l’amministrazione diretta dell’Ulster da parte di Londra,
anche se, nei fatti, il sistema adottato è il medesimo. Si tratta, per il governo inglese, d’un nuovo tentativo
(l’ultimo, forse) allo scopo di salvare
il principio della divisione dei poteri,
fra protestanti e cattolici ». (Da « Le
Monde » del 31.5.74).
Causa prossima di quest’azione politica inglese « è da ritrovarsi sostanzialmente nello sciopero, iniziato il
16.5, degli estremisti protestanti contro gli accordi Londra - Dublino - Belfast di Sunningdale. Gran parte dei
settori produttivi, dei trasporti, con la
minaccia, negli ultimi giorni, dell’estensione al settore alimentare, sono bloccati, e l’esercito inglese ha provveduto
a presidiare massicciamente la capitale, pronto a prendere il diretto controllo dei settori vitali dell’economia ».
(Dal « Manifesto » del 29.5.'74).
Da alcune settimane i due fratelli
non si fanno più vedere all’asilo. A casa loro trovo solo la sorella più grande. Ha 17 anni, ha fatto soltanto la 4
elementare perché dice che era molto
ammalata. (Non riesco a capire di quale malattia — le spiegazioni sono sempre in dialetto) Sta in casa e aiuta la
mamma. Erano 9 figli, due sono morti.
Il padre, dopo aver girato « tutto il
mondo » per trovare lavoro, lavora da
4 anni in Germania in fabbrica; due
volte l’anno torna a Pachino, per Natale, e ad agosto per la festa della Madonna.
Poi mi accompagna dalla mamma
che sta facendo il pane da sua sorella.
Bambini dappertutto, gli uomini giocano a carte. « Ah, la vita è dura, figlia
mia, mancano i soldi, i figli sono troppi, il marito è lontano, una sola volta
sono andata io in Germania, quando
lui si doveva operare. Ora mio figlio è
scappato con la fidanzata — come facciamo, come? ».
Sto per visitare la proprietà di un
barone.
La porta del vecchio edificio, di tipo
ancora feudale, è abbastanza robusta
per resistere ai tentativi dei ladri —
del resto si vedono segni, tentativi di
scasso. Nell’atrio, sono appese grosse
chiavi per poter entrare nelle diverse
stanze. Per ora è tutto nel buio e nel
silenzio, tutto polveroso. Però si possono immaginare le grandi feste nella
stagione di apertura. La stanza dove si
pigia l’uva, la stanza con le botti —
tanto vino che tutta una vita non basterebbe per berlo. Terreno a perdita
d’occhio, quasi tutto vigne. Chi lavora
qui? Forse cento contadini di Pachino
e di Portopalo. Ognuno divide col barone metà del raccolto, e con la sua
parte deve vivere lui e la famiglia. Il
barone si piglia cento volte quanto un
contadino. Vive a Roma, ma non dimentica la « sua terra »: viene ogni
estate a passare alcuni giorni nella sua
nuova villa al mare; salirà anche qua
una volta per ricordarsi da dove viene
il buon vino che gli mandano a Roma.
Due esempi particolari, ma accennano ai grossi problemi che non sono
stati risolti in Sicilia; povertà, mancanza di lavoro, emigrazione, ignoranza, costumi tradizionali e sfruttamento.
Verena Scholian
Queste ’’note” sono tratte daU’ultimo bollettino dell’Asilo infantile evangelico « Il Redentore », di Pachino, dove V. Scholian è
insegnante. Il bollettino, giunto ora, portava
gli auguri di Pasqua...
Il dissenso nell’URSS
■ Al Comitato internazionale per la difesa
dei diritti dell’uomo, che il 5 giugno
terrà a Parigi una conferenza su « Il movimento democratico nell’URSS », il fisico accademico sovietico Sakharov ha fatto pervenire un appello a favore di due dissidenti sovietici, lo scrittore Gahriel Superfin e il matematico Leonid Pliusc. Sakharov chiede in
particolare al Comitato di organizzare un’ispezione internazionale alla clinica psichiatrica
speciale di Dniepropetrovsk (Ucraina), nella
quale con molti altri L. Pliusc è internato
dal gennaio 1972 e si trova « alle soglie della
morte ».
Personalia
E mancato improvvisamente, a Torino, Guglielmo Jalla, da molti anni
membro, quale diacono, del Consiglio
di chiesa di Bordighera-VallecrosiaVentimiglia e del Comitato della Casa
Valdese di Vallecrosia. Esprimiamo a
tutta la sua famiglia la nostra fraterna simpatia, nella comune speranza.
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Ermanno Genre, Roberto
Peyrot, Giorgio Tourn, Elsa e Speranza
Tron.
Direttore resportsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre PeUice (Torino)