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Anno 122 - n. 26
27 giugno 1986
L. 600
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ATENE: INCONTRO DEL CENTRO COORDINAMENTO E COMUNICAZIONE PER LA PACE
Un padre, ingegnere elettronico, si piazza con la figlia, 2° anno di matematica, nei pressi di
Un liceo a Latina con un furgone attrezzato per la ricetrasmissione e si accinge a trasmettere via radio la soluzione dell’esame di matematica al figlio
che sta sostenendo la maturità
scientifica. Una soffiata (da qualche studente invidioso?) fa intervenire la polizia che acquisisce le prove e denuncia il padre
e i due figli per tentata truffa ai
danni delio stato.
Di questa piccola ma inusuale
notizia (che si è appunto guadagnata un trafiletto in prima pagina sulla Stampa del 20.6) si
possono dare letture diverse. Sullo stesso giornale, due giorni
dopo. Luigi Firpo ne dà una lettura patetica. Di fronte airelenco monotono e squallido dei
grandi scandali che non impressionano più nessuno, fa sorridere di tenerezza questo padre
che attrezza un furgone elettronico per venire in aiuto al figlio
Mia figlia, a cui ho fatto leg
gere la nolivia, ne dà una lettu
ra divertila: nel quadro di quel
la pagliacciata che è la maturi
tà, con i suoi episodi di corruziO'
ne, esami di comodo in costose
scuole private, ecc., questo padre con la sua trovata inserisce
una nota di allegra fantasia donchisciottesca.
Se ne può dare anche una lettura simbolica, ed è quella che
vorrei dare io badando a mantenere le proporzioni tra questo
piccolo episodio e tutto il marcio che gli si può mettere di
fronte.
Ciò che mi ha colpito in questo
quadretto di vita italiana non è
tanto il sapere tecnologico al
servizio del trasmettere (moderna versione del «passare») il
compito, quanto Torganìzzazione
familiare al servizio del trasmettere disvalori come U gusto del fregare. A trasmettere
ad un ragazzo la disonestà —
modesta finché si vuole — non
sono l’ambiente, i compagni, la
televisione, la vita: è la più potente agenzia educativa delia vita di un individuo, la famiglia;
e in questo mi sembra emblematico e simbolico l’episodio.
Possiamo scagliarci, come fa
Firpo, contro i veri disonesti,
parassiti schifosi di ogni lavoratore onesto, e lamentare la
mancanza di indigpiazione che
la nostra società presenta nei
confronti della disonestà dilagante che diventa non più abuso
ma norma. Ma non possiamo
non leggere nella nostra società
ciò che l’episodio di Latina illumina con un breve e intenso
flash simbolico: la responsabilità di tanti genitori nell’educazione, nei modi più svariati, dei
figli alla disonestà. La vera indignazione nei confronti dei mali della società consiste invece
in un impegno fermo e coerente di educazione all’onestà fatta
di esempio. Appariremo meno
teneri e divertenti del fantasioso ingegnere di Latina, ma ai
nostri figli trasmetteremo certo
qualcosa di più sostanzioso di
un compito di matematica.
Franco Giampiccoli
La distensione dal basso
La panoramica dei problemi della pace nel lavoro di un organismo impegnato nella distensione tra Est e Ovest con priorità alla lotta per il disarmo e per lo scioglimento dei blocchi
« L'esplosione dello Shuttle, il
grave incidente nucleare seguito
agli esperimenti militari di marzo nel Nevada e — sia pure di
riflesso — anche il disastro di
Cernobyl, hanno seriamente minato la fiducia che Topinione
pubblica americana riponeva nello sviluppo tecnologico del proprio paese, generando una sorta
di paranoia collettiva. L’Amministrazione Reagan è tuttavia riuscita ad assorbirne gli effetti politici, spostando l’attenzione sul
terrorismo mediorientale, bombardando la Libia e lavando così
le proprie contraddizioni in un
bagno di ritrovato orgoglio nazionale ». Ad analizzare le cause
prossime degli scontri di aprile
nel Mediterraneo è Melinda Fine,
statunitense, coordinatrice internazionale del movimento per il
"congelamento" (freeze) delle armi nucleari all’Est e all’Ovest.
Ad affrontare l’argomento, insieme con lei sono poco più di
una ventina di rappresentanti
dei principali movimenti indipendenti per la pace e il disarmo,
operanti in dodici paesi occidentali riuniti ad Atene dal 23 al 25
maggio scorsi, in occasione del
trimestrale appuntamento del
riPCC (Centro Internazionale di
Coordinamento e di Comunicazione per la Pace).
Assenti per statuto esponenti
di partiti e di sindacati, il confronto coi quali è comunque assicurato all’interno del Comitato di Coordinamento per l’annuale Convenzione per il Disarmo Nucleare deU’Europa (END);
incontriamo fra gli altri rappresentanti del Consiglio Intereccle
siale per la Pace olandese (IKV),
primo promotore deH’IPCC, del
CND e delFEND britannici, dello SPAS (Società Svedese per la
Pace e rÀrbitrato), della tedesca
Aktion iSùhnezeichen, dell’Alleanza per la Pace del Canada, del
KEADEA e dell’AKE greci, del
movimento Pace e Servizio dei
quaccheri britannici e, dall’Italia, della Commissione per la
Pace e il Disarmo delle Chiese
battiste, metodiste e valdesi.
Nord - Sud
Come già altre volte, anche ad
Atene l’IPOC — che lavora soprattutto per la "distensione dal
basso” fra i popoli deU’Est e delOvest dando assoluta priorità alla lotta per il disarmo e per lo
DALLA PREDICAZIONE ALLA CONFERENZA DEL III DISTRETTO
Diaspora: simboli e tentazioni
Or dopo queste cose, il Signore designò altri settanta discepoli, e li mandò a due a due dinanzi a sé, in ogni città e luogo dove egli stesso era per andare. E diceva loro: Ben è la messe grande ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della messe che spinga degli operai nella sua messe. Andate; ecco io vi
mando come agnelli in mezzo ai lupi... (Luca 10: 1-11).
Noi ci siamo abituati a discorsi soprattutto sociologici nell’analizzare le origini e le prospettive della nostra situazione di
diaspora: le grandi chiese storiche si sono ridotte in diaspora
soprattutto per l'effetto della secolarizzazione; nei paesi piccoli
e nei centri meridionali l’emigrazione, causata dalle difficoltà economiche, ha falcidiato i membri più impegnati delle nostre
chiese; però, al contrario, alcune
nostre chiese sono nate dall'emigrazione o dal ritorno dall’emigrazione. Questo avveniva soprattutto aU’inizio del secolo, quando uno o due emigrati al loro
ritorno avevano portato la Parola di Dio nel loro paese, insieme
alla speranza di cambiare le condizioni esistenziali proprie e di
chi stava loro vicino.
Ma il Vangelo di Luca afferma
che è Gesù stesso a separare e
ad inviare i discepoli a due a
due, questo non avviene a causa
delle loro condizioni economiche
o sociali. C'è urgenza di annunciare in tutto il mondo che il
Regno di Dio si è avvicinato
(v. 9). I nostri condizionamenti
possono favorire o impedire questa dispersione, ma il mandato
rimane.
Essere due {in un altro testo
famoso si parla di nuovo di 2 o
3) non è la risultanza disperata
delle partenze o dell’assenteismo
degli altri, ma è il numero della
testimonianza: anche in tribunale bisognava essere almeno in
due ad affermare la stessa cosa;
basta un altro a confermare Ih
verità che si è enunciata. Non
si va da soli, come devono fare
gli eroi dei grandi miti, oppure
più vicino a noi i detectives dei
romanzi polizieschi, ma non occorre nemmeno il gran numero
che deve dar coraggio; basta esser mandati insieme da Gesù
che resta il centro e la motivazione dell’annuncio.
C’è un progetto per la comunità in diaspora: bisogna far sapere a tutti che il Regno di Dio si
è avvicinato, e a riprova di questo bisogna « guarire i malati »:
qui il nostro testo abbrevia un
passo più lungo di poco precedente, l’invio in missione dei dodici, dove sono menzionati anche i demoni da scacciare. « Guarire i malati » è indicativo del
recupero dell’umanità emarginata e perduta, alla quale Gesù è
venuto a portare la salvezza del
corpo e dello spirito.
Se 2 è il numero della testimonianza, 70 (o 72 secondo altri
manoscritti autorevoli che seguono il testo greco dell’A.T.) è il
numero dell’universalità, che
corrisponde alle genealogie dei
figli di Noè che hanno popolato
la terra dopo il diluvio (Gen. 10).
Il Regno di Dio non è Vorticella della fede che la comunità
cristiana dovrà coltivare nel
ghetto, sentendosi forte e unita,
minacciata dai lupi e auindi ben
guardata nel recinto, al contrario il Regno di Dio è realtà di
vita nuova, “liberata", che riguarda l’universo intero, che è
minacciato dall'autodistruzione,
appunto oggi come non mai!
Ma il Regno deve essere predicato nelle case, riguarda le
masse degli individui, le famiglie
e le città; passa attraverso contatti personali, ha connotazioni
conviviali e ospitali, significa
strappare dall’ emarginazione,
dalla malattia, dal potere dei demoni. Dopo anni che ci occupiamo di rapporti con lo Stato, i
partiti, le istituzioni, forse non
ci fa male se qui ci vengono ricordate le case, con le persone
che le abitano, che possono accogliere o respingere la nostra
predicazione. Bisogna riuscire a
spiegare che il Regno di Dio li
riguarda e li coinvolge così come riguarda noi e il mondo intero.
La scoperta dell’universalità
può e deve coniugarsi con la dimensione del privato, cosa non
facile! Tendiamo sempre ad esasperare un aspetto del problema:
quando abbiamo scoperto che il
Regno aveva una dimensione politica ci siamo per lungo tempo
disinteressati della pace, dello
shalom domestico; chi va per le
case dimenticando o non volendo sapere del Sud Africa o dei
Palestinesi o del Cile, rischia di
creare orticelli da coltivare, che
non significano progetti di vita
autentica per il resto del mondo.
Il Regno di Dio strappa ciascuno di noi dalla malattia e ddlV emarginazione, facendoci incontrare il prossimo da amare e
curare e ci manda ad essere
« operai nella messe » del Signore. In questo modo il Regno di
Dio stesso non diventa istituzione, è esso stesso diaspora, perché non si identifica ad una chiesa, ad un tempio o ad un rito,
ma in maniera sempre nuova ad
altri progetti di liberazione.
Il nostro testo sottolinea soGianna Scìclone
fcontinua a pag. 6)
scioglimento della NATO e del
Patto di Varsavia —■ ha ritenuto
di dover riservare uno spazio
più ampio del solito al dibattito
su alcuni aspetti del conflitto fra
Nord e Sud del mondo.
Innanzitutto, il Mediterraneo:
se il movimento per la pace statimitense si trova a dover affrontare un’opinione pùbblica all’80% favorevole alla politica deifi intervento militare condotta
dalfiAmministrazione Reagan, in
Gran Bretagna e in altri paesi si
sviluppa una vasta opposizione di
massa a tale politica e al sostegno garantitole dal governo
Thatcher, mentre aumentano le
iniziative di informazione, di sensibilizzazione, di pressione verso
una soluzione pacifica della questione palestinese che coinvolga
l’OLP di Arafat sullo stesso piano del Governo israeliano.
In secondo luogo, sta ormai
per concretizzarsi la risposta del
movimento per la pace europeo
occidentale all’invito ad ima più
stabile cooperazione rivoltogli
dal Governo del Nicaragua: da
agosto funzionerà a M'anagua
una sorta di « ambasciata pacifista per l’America Centrale » diretta da Lidwien Michiels, una
giovane volontaria sostenuta dall’IKV e da Pax Christi olandese.
Un terzo contesto, sul quale il
movimento per la pace è oggi
invitato con forza ad intervenire,
è quello delle isole del Pacifico
meridionale, dove crescono insieme movimenti per la pace e movimenti per fiindipendenza provocando reazioni politiche e sanzioni economiche sempre più dure da parte delle ex potenze coloniali (USA, Francia, Gran Bretagna). In particolare, gli appelli
più pressanti a spezzare la catena delle sanzioni imposte da
USA, Francia e Gran Bretagna,
giungono da Aotearoa / Nuòva
Zelanda, il paese che per primo
ha avuto il coraggio di negare
ospitalità a natanti abilitati al
trasporto di armi nucleari.
Le iniziative di solidarietà più
numerose, tuttavia, riguardano
il movimento di liberazione del
popolo sudafricano: manifestazioni, iniziative di boicottaggio
contro il regime di Botha, prese
di posizione in favore dell’African iNational Congress si moltiplicano ovunque, spesso anche
grazie ai movimenti più rigidamente non-violenti.
È sull’Afghanistan, invece — come non manca di rilevare Wim
Bartels dell’IKV, coordinatore
delfilPCC — che si fatica ancora
a dar gambe alle immancabili e
scontate prese di posizione di
condanna dell'occupazione militare sovietica, soprattutto a causa della generale carenza di informazioni e di contatti col locale movimento di liberazione.
EST-OVEST
Nonostante l’ampio spazio riservato alle questioni appena
elencate, il confronto si è magBruno Gabrielli
(continua a pag. 8)
2
2 fede e cultura
27 giugno 1986
DALLA STAMPA ITALIANA
Italiani, vai bene una messa?
Di tenore decisamente diverso due commenti relativi alla
mancata partecipazione delle
chiese evangeliche alla cerimonia solenne del 2 giugno all’Altare della patria. Marco Tosatti
su La Stampa (1/6) riferisce degli inviti e del rifiuto nel corso
dei contatti tra Tavola Valdese,
Presidente della Repubblica e
Presidenza del Consiglio, riporta dichiarazioni di A. Visco Gilardi. Paolo Sbaffi e Giorgio
Bouchard (questi ultimi presenti alle successive celebrazioni di Montecitorio), e sintetizza le motivazioni espresse nella
lettera inviata a Cossiga e Craxi.
Nelle parole di Tosatti si chiarisce che in tale lettera «si ricordava il contributo di sangue
versato dai cristiani evangelici
durante la Resistenza e nella
costruzione della Repubblica; si
ribadiva che le Chiese valdesi ed
evangeliche appoggiano lo Stato
e rordinamento democratico.
Ma erano sottolineati anche i
cardini della ’teologia dello Stato’ professati dai riformati, una
teologia che al primo posto vede una rigorosa distinzione degli ambiti civile e religioso, in
applicazione letterale della norma: ’A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio’».
Inoltre, nella citazione che viene fatta della lettera « la cele
brazione (...) avrebbe riguardato cattolici, israeliti e protestanti, ma non tutti si riconoscono
in queste confessioni. Ci sono altre fedi, i non credenti». Infine
chiarisce La Stampa: « ...il contesto della cerimonia. L’Altare
della patria è un monumento
’militare’ e le chiese riformate
italiane hanno un taglio decisamente pacifista ».
Proprio questo ed altri concetti sembrano aver spinto alla
ironia Carlo Maurizi, il quale,
sul Resto del Carlino (3/6) commenta l’avvenimento sotto il curioso titolo (forse non suo): Ma
essere italiani vai bene una messa. Gli argomenti esposti dalla
Tavola vengono qui definiti
« astratti e astorici ». Perché
«l’Italia degli anni ottanta non
è né l’Italia concordataria del
fascismo né quella democristiana degli anni cinquanta e sessanta... Essa assume oggi il proprio cattolicesimo come componente necessaria della sua
identità nazionale e della sua
tradizione storica. La messa, in
queste circostanze, (...) non è
più una cerimonia religiosa. E’
un rito nazionale (...). L’italiano può essere ebreo, protestante, ateo o agnostico, ma non può
dimenticare che il cattolicesimo
è la forma storica della spiritualità italiana». Che cosa sia la
« spiritualità italiana » non è
dato sapere. Sicuramente però
non è forma storica della spiritualità di tutti gli italiani, avendo ognuno diritto ad avere la
propria spiritualità. E ognuno
ha la propria morale (e si vedano le osservazioni che si facevano allorché qualcuno propose,
in alternativa all’ora confessionale di religione, una supposta
«morale laica»: quale? di chi?).
E a proposito della tuttora
aperta questione dell’insegnamento della religione cattolica
nelle scuole (entro il 7 luglio
prossimo dovranno pervenire alle segreterie i moduli per la
scelta di avvalersi o meno di tale insegnamento) due pubblicazioni non quotidiane né religiose se ne sono occupate recentemente.
Il settimanale torinese Città
si è fatto promotore di un dibattito presso il centro servizi
didattici (CESEDI) della provincia. Tavola rotonda con Franco Giampiccoli, Carlo Ottino
(comitato torinese per la laicità
della scuola), Francesco Traniello (docente di Storia contemporanea), Anna Maria Marenco (membro del Consiglio
nazionale della pubblica istruzione) e per la Comunità Israelitica, David Sorani, del cui intervento è significativo un pas
ANCORA SULLA TRADUZIONE INTERCONFESSIONALE
La TILC e le donne
Gli incontri interconfessionali
intorno alla presentazione della
nuova traduzione della Bibbia
sono delle occasioni per scambiare puntualizzazioni con i traduttori, come è avvenuto recentemente a Pomaretto.
Sono stati contestati due punti
sulle relazioni tra donne e uomini, che vale forse la pena di
sottolineare perché hanno dei riflessi non indifferenti sulle chiese, ad es. in quelle che negano
l’ordinazione alle donne.
Nel 2° capitolo della Genesi
troviamo nella Tilc due titoli separati: «creazione dell’uomo»,
e poi, a metà capitolo, « creazione della donna »; questa presentazione non fa altro ohe avallare
la vecchia teoria secondo la quale la donna è stata creata dopo,
per affermare la sua inferiorità
(come se nascere dopo significasse qualche cosa di meno). Allora, su questa linea, chi impedirebbe ad un futuro traduttore o
traduttrice, che interpreta in modo opposto, d’intitolare « creazione dell’essere umano asessuato » al posto di « creazione dell’uomo », e poi « differenziazione
dei sessi » al posto di « creazione della donna »?
Questi titoli separati sono già
un'interpretazione che chiude il
testo ad altre. E presentati in
questo modo sembrano riduttivi
della ricchezza del 2° capitolo
della Genesi, dove vengono posti
dei problemi come: perché nella vita c’è l’attrazione dei sessi,
e dove l’uomo viene messo in relazione con la terra da dove è
stato tratto, con la donna senza
la quale non è ancora se stesso,
con Dio...
Dato che per mettere i titoli
il criterio è stato neutrale, o carismatico, o esortativo, nessuno
dei tre sembra applicato a questo caso preciso; e proprio qui
nelle prime pagine della Bibbia,
sembra che si vogliano riesumare le interpretazioni che insistevano sul capitolo 2, dimenticando il cap. 1 della Genesi dove uomo e donna appaiono chiaramen
te creati simultaneamente, tutti
e due « a immagine di Dio ». Altrimenti bisognerebbe dividere
anche il 1° cap. e mettere un titolo dopo il V. 25, ad es. « Uomo
e donna, immagine di Dio », o:
« L’essere umano, immagine di
Dio ». Così risulterebbe chiaro
ohe un racconto non viene privilegiato sull’altro. E in questo
modo noi donne credenti potremmo presentare la Bibbia a
donne non credenti che rifiutano
le chiese e la fede, perché « discriminano le donne », facendo
loro presente con maggiore chiarezza che ci sono due racconti
diversi della creazione. Delle traduzioni interconfessionali straniere non hanno presentato questo capitolo 2 in questo modo,
ad es. nella Tob c’è «Paradiso terrestre », il che almeno non
è riduttivo né tendenzioso.
Inoltre, se in questo passo la
mentalità ebraica vuole anche
esaltare la donna come coronamento della creazione, i due titoli separati sottintendono invece
il contrario, a causa del peso delle interpretazioni passate, le quali spesso hanno asservito le donne e le hanno tenute lontane dalle decisioni. Anche Paolo si serviva degli stessi argomenti (la
donna «creata dopo», I Cor. 11)
perché questa era la tradizione
della sua educazione. Ma nella
pratica, il suo spirito evangelizzatore faceva saltare la tradizione, per cui aveva collaboratrici.
Invece la mentalità ebraica dalla Genesi ad oggi, mentre da un
lato esalta la donna, dall'altro la
esclude dalla partecipazione alla
sinagoga; e la stessa cosa avviene per la Chiesa cattolica, anche
se cristiana, quando non accetta
1’« ordinazione delle donne ».
Una nuova traduzione della
Bibbia era anche un’occasione
per rimediare a mancanze di altre traduzioni, dato che i due criteri generali della nuova traduzione sono stati la fedeltà al
messaggio e al destinatario di
oggi. La parola ebraica Adam
(tradotta uomo) si trova nel 2°
saggio, riportato dal settimanale di recente fondazione nel numero 12 del 29 maggio : « ...è offensivo per la scuola che gli
spazi opzionali vengano creati
non sulla base di un progetto
di riforma, ma solo per tenere
occupati coloro i quali -non seguono la catechesi cattolica. Un
altro elemento di gravità è che
il principio di non introdurre
discriminazioni fra gli studenti
si sia trasformato nella preoccupazione di non discriminare
come materia l’insegnamento
della religione cattolica ».
Sempre Sorani (nella cronaca
del dibattito, curata da Mario
Salomone e titolata Arriva l’ora
di religione bis - un passo avanti, uno indietro ) conclude : « Le
comunità israelitiche hanno interrotto le trattative con lo stato italiano in segno di protesta
contro l’intesa Falcucci-CEI. La
nostra sfida è di costituire una
area extracurricolare al pomeriggio, all’insegna della piena facoltatività... In via di principio,
comunque, siamo d’accordo con
i Valdesi per un rispetto completo delle libertà costituzionali ».
Altra iniziativa è quella dell’Indice dei libri del mese, che
nel numero di maggio occupa
le pagine centrali con un’intervista su « Libri di testo e religione » a cura di Lidia de Federicis, che tra l’altro afferma
nell’introduzione : « Finora la
delega totale concessa alla chiesa e la forma confessionale dell’insegnamento hanno avuto quest’effetto perverso, che la scuola ha rinunciato a trasmettere,
in materia di religioni, un qual
siasi diverso sapere », l’intervista ruota attorno alla questione: « In quale modo pensate che
lo studio dei fatti religiosi potrebbe entrare nella formazione
scolastica? E (...) in quale campo disciplinare lo vedreste meglio inserito? Come materia a
sé o come parte di altre discipline?». Nella risposta di Giorgio Tourn leggiamo : « La fede
ha il suo posto e la sua scuola
nella comunità dei credenti, la
religione è parte della cultura
e come tale deve essere conosciuta. Il che significa, tradotto in programma scolastico : definire ciò che la religione come
fenomeno ha determinato in
ogni epoca storica, illustrando
con lo stesso rigore la tragedia
di Eschilo in un teatro greco
e la messa in una cattedrale gotica ». D’accordo sulla necessità di un tipo di insegnamento
che preveda più livelli di approccio al fatto religioso (« conoscenza storico-documentaria
delle specifiche tradizioni religiose; analisi comparativa negli aspetti tipologico, morfologico, fenomenologico » secondo
Giovanni Filoramo, docente di
storia delle religioni) sembrano
essere tutti gli intervistati (il
barnabita Achille Erba ; Guido
Fubini, del consiglio delle coniunità israelitiche; Giorgio Bini per la rivista Riforma della
scuola; Filippo Gentiioni, direttore di IDOC Internazionale;
Cesare Piandola e Giuliano
Gliozzi, docente di storia della
filosofia moderna), ma non tutti si esprimono in merito ad
un’altra domanda, relativa alla
indicazione di possibili libri di
testo. Per chi si pronuncia rimane fondamentale la Bibbia,
con possibilità, per le medie superiori, di una storia delle religioni, o, in un altro intervento,
un testo di filosofia cristiana,
come i Pensieri di Pascal (Bini).
A. Corsani
cap. fino al versetto 22; dopo di
che è adoperata la parola «Isch»
(tradotta uomo) a partire dal
momento in cui l’Adàm sdoppiato diventa Isch e Ischa (la donna). Perché continuiamo a utilizzare per questi due termini diversi ebraici, una sola parola:
uomo? Dato che Adàm è un termine collettivo, l’equivalente sarebbe « essere umano » (o umanità, o genere umano, o creatura della terra (Adàmà = terra),
o « il terrestre », come direbbe il
linguaggio giovanile attuale. L’essere umano differenziato in uomo e donna rappresenta « la pienezza di Dio » (G. Casalis), mentre ognuno di noi è solo o uomo
0 donna.
Se per lo stesso termine ebraico la Tilc propone a volte differenti traduzioni per una maggiore comprensione (come Genesi
12: 2-3 per i due termini ebraici
benedire e maledire ripetuti) perché non potrebbe essere lo stesso a maggior ragione per la parola Adàm?
Tutto questo fa parte deH’importanza del linguaggio, al quale
1 traduttori della Tilc sono particolarmente attenti, e spero che
capiscano queste necessità attuali. Se nel linguaggio della società,
ad es. « i diritti dell’uomo» sono
diventati « i diritti umani », perché le nostre chiese non potrebbero essere sensibili a questi
problemi, soprattutto quando si
tratta di aiutare altre chiese sulla strada della loro liberazione?
Il Colloquio internazionale di
Sheffield « Comunità delle donne e degli uomini nella chiesa »
l’ha raccomandato a tutte le
chiese. Oggi si cerca sempre di
più di evitare la mentalità maschilista che ha dominato per secoli. Forse quando si saranno più
donne preparate in teologia per
far parte delle traduttrici, saranno più attente a questo tipo di
problemi.
Intanto ci fidiamo di chi è
competente.
Marie-France Maurin Coisson
LA SOCIETÀ’ VALDESE AMERICANA
Gli 80 anni deli'AWAS
Ha 80 anni. E non li dimostra.
E’ la American Waldensian Aid
Society (AWAS), vale a dire la
associazione nata nel maggio del
1906 per aiutare la Chiesa Valdese.
In realtà i primi aiuti documentati risalgono al 1890 circa,
quando il vescovo episcopale
David Greer e la Signora Colgate (la cui famiglia aveva interessi nelle miniere di talco e
grafite del Pinerolese), entrambi di New York, vennero alle
Valli e rimasero colpiti dalla
scoperta e dalla testimonianza
della Chiesa Valdese, a loro del
tutto sconosciuta.
A fine secolo erano già attivi
gruppi di aiuto dei Valdesi in
sette città statunitensi.
La Società aumentò la sua
importanza durante gli anni della massiccia emigrazione italiana (ed anche valdese) in America. Alla metà degli anni ’20
esistevano ormai cinquanta « filiali » dell’AWAS (secondo alcune testimonianze, addirittura
70), sorte per aiutare sia i vaidesi in Italia, sia quelli emigrati
in USA o nel Sud America.
L’avvento del fascismo in Italia e la depressione economica
negli Stati Uniti ridussero l’attività ed il numero delle filiali.
Alla fine della II Guerra Mondiale erano quindici. Oggi sono
solo più due, nelle città di Hartford e Pittsburgh. Nonostante
questa drastica diminuzione, il
numero dei contribuenti alla
AWAS è comunque ancora di
qualche centinaio di persone.
Cosa è successo? Si chiede
Teditcriale del bollettino AWAS,
pubblicato in occasione dell’80”
anniversario.
C’è stato un cambiamento di
visione nella società americana,
per cui le vecchie « società missionarie » sono del tutto scom
parse. Ma agli occhi degli americani, è cambiata soprattutto
l'Italia. Dalla fine della guerra
è in atto la convinzione che la
libertà sia stata pienamente assicurata alle minoranze religiose (e questo è forse vero per
l’oggi, ma non certo per gli anni ’50 ) : perciò gli aiuti non erano piìi stimati necessari.
Ma altre ragioni sono presenti. Ad esempio, la quasi totale
scomparsa della polemica anticattolica tra i protestanti americani; oppure (per i tradizionanalisti) la percezione che la
Chiesa Valdese sia schierata a
sinistra e critichi la politica internazionale degli USA.
I progressisti tendono invece
a concepire la AWAS come una
« società storica », e preferiscono guardare ai bisogni del Terzo Mondo, anziché alle Chiese
dell’Europa occidentale.
Oltre agli aiuti che sono giunti, e continuano a giungere copiosi per le nostre opere (soprattutto ospedali, asili. Agape, Riesi), è presente il desiderio di rinsaldare quanto più
possibile il legame di fraternità cristiana con la nostra Chiesa, attraverso scambi di studenti in teologia per l’anno all’estero, pastori, promuovendo
incontri tra gruppi americani in
visita in Italia e le Chiese ( e
opere) valdesi.
Vi è poi un obiettivo rivolto
verso rinterro, che è quello di
studiare e far conoscere negli
USA il pensiero teologico, la
storia, le vicende valdesi nei secoli, con articoli, pubblicazioni,
conferenze.
Attuali responsabili dell’AWAS, sono il past. Robert JLamont (presidente), ed il past.
Frank G. Gibson (direttore).
R. G.
3
i
27 giugno 1986
fede e cultura 3
COLLETTIVO TEOLOGICO LIGURE
Il punto
sulla religione a scuola
Il giorno 2.6.’86 in via Curtatone 2 si è riunito un gruppo di
l appresentanti delle Chiese evangeliche della Liguria per affrontare in modo più approfondito
e tecnico il problema posto nella scuola pubblica dall’interpretazione del nuovo concordato
mediante la discutibile Intesa
Stato-CEI circa l’insegnamento
della religione cattolica.
E’ stata unanime la contestazione dell’ Intesa FalcuccLPoletti, in quanto pessima applicazione di un già brutto, ambiguo
e scivoloso Concordato a causa
di suoi diversi punti variamente
interpretabili (punto delle « finalità della scuola » e punto delle « discriminazioni » còsi abilmente ribaltato dai cattolici).
E’ stato constatato che gli
spazi a nostra disposizione sono
pochi e un po’ stretti, però ci sono e ci consentono, sempre che
lo vogliamo, di muoverci nel
pieno rispetto e della nostra Costituzione e delle leggi in vigore.
Il nostro intervento si può
esplicare in diversi modi:
— Prima di tutto esprimendo,
entro il 7 luglio ’86, la nostra
chiara decisione di non avvederci di questo insegnamento cattolico confessionale sia per ribadire la nostra convinzione che
la scuola « aperta a tutti », come recita la Costituzione, deve
proprio per questo essere laica
e pluralista, che per il nostro
principio secondo il quale sono
la famiglia e la chiesa i luoghi
appropriati ner impartire l’educazione religiosa.
— In secondo luogo utilizzando
la possibilità di proposta e di
controllo assicurata nella scuola ai genitori dagli Organi collegiali.
— Esigendo, entro il primo
mese di scuola, che gl’insegnanti
della scuola materna ed elementare presentino la programmazione, che è sì libera in quanto
« libero è l’insegnamento » ma
che deve avvenire « sentiti i colleghi e le realtà nresenti sul territorio ». Ribadiamo quindi l’importanza di conoscere ciò che
verrà insegnato ai nostri figli.
— Ricordando pazientemente,
forse, ma tenacemente aH’inizio
di ogni anno scolastico al Capo
di Istituto che secondo la legge
449/11.8.'84 «nelle classi in cui
vi siano alunni che non si avvalgono non vi devono essere
manifestazioni cultuali In occasione dell’insegnamento di altre
materie né secondo orari che
abbiano per detti alrmni effetti
discriminanti ». Perciò/, no alle
preghiere, alle messe e* simili;
esigere quindi che la scuola funzioni Sempre regolarmente.
— Pretendendo ohe in attesa
che il Ministero P. I. cassi la
dicitura « esonerato » dalle schede di valutazione, comi>aia la dicitura « non si avvale ». A proposito delle attività alternative,
che nel dibattito sono apparse
come il più delicato dei punti
da considerare, gli intervenuti
hanno espresso pareri contrastanti.
La prof. Contemo Degli Abbati, gentilmente intervenuta al
convegno, è stata del parere di
non perdere l’occasione di usare lo stmmento del controllo e
della proposta nonché quello della protesta qualora si verificassero discriminazioni e inadempienze nella applicazione di norme tanto delicate, cosicché né
la scuola né la chiesa cattolica
possano sostenere che tutto è
tranquillo, liscio e ohe l’Intesa
Stato-CEI è di facile applicazione.
Il dott. Becchino ha aiutato
a comprendere con più precisione i testi ufficiali per valutare il
peso delle ambiguità e delle sottigliezze di certe affermazioni
che possono interpretarsi in un
certo modo o nel suo esatto
contrario.
Da una prima valutazione dei
documenti è emerso che il Concordato in quanto tale per sua
natura è diffìcilmente modificabile se non ogni 40-50 anni...
Più zoppa è l’Intesa, anche
perché alla fine del prossimo anno scolastico il ministro Falcucci dovrà fare un resoconto al
Parlamento snll’andamento. della
questione in questo primo anno, con l’eventualità di cambiamenti se i problemi saranno
stati tanti e grossi.
Gabriella Mollino Capellino
Il documento
Il convegno ha concluso i suoi
lavori approvando un lungo documento che esprime la posizione degli evangelici liguri nei riguardi della situazione creatasi
con l’intesa Falcucci-CEI. Il testo si articola in tre capitoli
(«Premessa», «Indicazioni operative », « Utilizzazione della normativa vigente»): il primo contiene essenzialmente la contestazione dell’insegnamento confessionale nella scuola di uno
stato che si dice laico : « La sostanziale identificazione che l’art.
9 del nuovo concordato sembra
operare fra cultura religiosa in
Italia e principi del cattolicesimo non è accettabile, neppure
in sede storica, mentre Tinsegnamento confessionale della
cultura religiosa impedisce ogni
approccio critico alla materia
sia per gli appartenenti alle altre
confessioni religiose che per i
non credenti».
Quanto al secondo capitolo
(«Indicazioni operative»), i suoi
punti più importanti sono: a)
« chiarire che non è vero che
gli evangelici vogliono ’la religione fuori dalla scuola’ ma che
richiedono una scuola rispetto
INDICAZIONI PER LA BATTAGLIA DELLE ATTIVITÀ’ ALTERNATIVE
Prepariamoci per settembre
Genitori e insegnanti della media dovranno coordinare le proprie iniziative affinché il principio della non discriminazione sia effettivo
Come molti altri evangelici ho
partecipato in questi mesi ad un
nugolo di dibattiti sull’insegnamento della religione. Mi sembra che, al di là delle discussioni spesso molto utili e interessanti, sia urgente organizzare
ora una battaglia per settembre
nelle singole scuole, ben calibrata e ben intesa da docenti e
genitori. Ed è chiaro che pensarci a settembre è tardi, per cui
mi permetto, tramite il giornale, di fare qualche suggerimento
agli insegnanti e ai genitori inseriti negli organi collegiali. Come evangelici abbiamo, nei mesi scorsi, giustamente insistito
sul fatto che non c’è soltanto il
concordato, ma anche la legge
449 (fra l’altro uno degli impegni assunti dal governo al momento del voto di fiducia dopo
il dibattito in parlamento sulla
prima circolare-blitz della Falcucci riguardava anche l’emanazione di una circolare applicativa di questa legge che puntualmente non si è vista). E anche per la scelta da effettuare
entro il 7 luglio abbiamo spesso consigliato di accompagnare
il modulo fornito dalle scuole
con una dichiarazione che fa
cesse riferimento proprio alla
449, per garantirci contro il possibile insegnamento diffuso della religione, contro il possibile
carattere obbligatorio delle attività in alternativa e per continuare a chiedere la collocazione oraria della religione alla prima e ultima ora, ovunque possibile.
Mi sono tuttavia reso conto
che la battaglia civile da fare
nelle scuole non si può limitare
a questa indicazione; e, al di là
del significato complessivo della nostra posizione, è evidente
che ritirare i figli da scuola
un’ora prima o mandarli un’ora
dopo (mi riferisco esplicitamente alla scuola media, per le superiori credo valga un altro discorso) significa scaricare lo stato di una precisa responsabilità e far pesare sulle famiglie
(come tempo, disagio, sp>esa)
un’ora scolastica che la scuola,
per l’appunto, ha il compito di
organizzare.
In altre parole, alla ripresa di
settembre bisognerà in certi casi far valere alcuni principi del
concordato (nonostante la nostra avversione complessiva a
questa legge) per difendere allievi e genitori da) pasticci combinati successivamente nelle circolari e in primo luogo per attuare nella pratica quel principio di non discriminazione tra
chi si avvale e chi non si avvale
dell’insegnamento religioso cattolico. Chi ha letto le ultime
circolari inviate dalla Falcucci
ai vari ordini di scuola si sarà
facilmente reso conto di ciò a
cui mi riferisco. A parte vaghe
indicazioni del ministro, è noto
che la programmazione e la realizzazione delle famose attività
alternative sono lasciate ai collegi dei docenti, i quali dovrebbero anche sentire i genitori interessati (cioè dei figli che non
si avvalgono). Ora chi, come me,
opera da parecchio in una scuola media sa benissimo che qualunque indicazione di tale genere equivale a non avere a settembre alcuna attività alternativa. A quel punto, il padre dell’alunno che non si avvale si
trova, come cittadino, a pagare
regolarmente le tasse come il
padre dell’alunno che si avvale,
(segue a pag. 12)
Marco Rostan
sa della libertà di tutti»; b)
« affermare che un modo possibile e corretto per le chiese
di concorrere allo studio del fatto religioso e delle sue implicazioni è prospettato nell’art. 10
dell’Intesa fra lo Stato e la Tavola Valdese» (partecipazione
di rappresentanti delle chiese —
su richiesta degli organismi scolastici — ad incontri di studio
sul fatto religioso, senza oneri
finanziari per lo Stato); c) rivolgere un appello a genitori e
alunni perché scelgano di «non
avvalersi dell’ora di religione
confessionale.
Il terzo capitolo, « utilizzazione della normativa vigente », si
apre con un’affermazione di non
immediata utilità pratica, ma di
grande importanza nel quadro
di una polemica di principio:
« Non è possibile affermare, come si tende a fare da parte cattolica, che l’insegnamento della
religione rientri fra le finalità
della scuola. Una corretta lettura dell’art. 9 del nuovo concordato (secondo il quale l’insegnamento religioso è assicurato ’nel quadro delle finalità
della scuola', ndr) deve invece
condurre ad affermare che questo insegnamento deve essere
coerente con il quadro delle finalità della scuola, che si ricavano dalla lettera e dallo spirito della Costituzione della Repubblica e non da un credo religioso confessionale ».
Più avanti, il documento invita a non considerare chiusa
la questione della regolamenta
zione dell’insegnamento religioso ^ nella scuola pubblica, giacché « Il protocollo addizionale
al nuovo concordato non imponeva questa soluzione, ma solo
la consentiva ». « Questa soluzione » è l’intesa Palcucci-CEI, e in
particolare la norma che prevede l’effettuazione dell’insegnamento religioso all’interno dell’orario di lezione. Di qui l’invito ad impegnarsi per ottenere
la modifica dell’intesa e del suo
decreto di esecuzione.
Viene infine affrontato il problema, abbastanza controverso,
delle « attività alternative ». Il
testo infatti da un lato afferma
che « Un rifiuto da parte degli
evangelici di accedere a tali attività rappresenterebbe un atteggiamento coerente alla contestazione di questo sistema che
giudichiamo lesivo della libertà
religiosa e della libertà di insegnamento ».
Ma esistono anche — e con
ciò si chiude il documento —
argomenti per sostenere l’esigenza di partecipare a tali attività: «Da un altro punto di vista è indubbio che il rifiuto delle attività alternative ci priva
della possibilità di avanzare proposte al riguardo, sia direttamente come genitori o studenti, sia attraverso gli organi collegiali. Inoltre queste attività
seriamente organizzate potrebbero costituire effettivamente
una valida alternativa per coloro che scelgono di ’avvalersi’
per conformismo e non per meditata convinzione ».
FINANZIAMENTI ECCLESIASTICI - 7
Un caso emblematico
Assemblee di chiesa sull’argomento si sono tenute il 25 maggio a Torre Pellice, a Cambobasso, a San Giacomo e Guglionesi.
Torre Pellice rileva che, fin dai
momenti di studio preparatorio,
si sono manifestate due tendenze
rispetto all’8 per mille. La tendenza favorevole ritiene di poter utilizzare questo tipo di finanziamento per scopi quali le nostre opere di assistenza e beneficenza, o
per fini culturali o sociali, o per
interventi nel terzo mondo. La
tendenza contraria ritiene che
l’accettazione potrebbe essere occasione di « ingerenze o restrizioni da parte della società civile »
(cfr. art. 5 della disciplina generale).
Sulla defiscalizzazione, al momento prevista unicamente a fini
ecclesiastici, si rileva che rivestirebbe un carattere di privilegio in
contrasto con l’art. 5 della Disciplina generale.
Per l’INVIM, si ritiene già superata la questione in quanto, in
sede di Intese, pur essendo già
presente, non si volle chiedere un
trattamento speciale.
L’assemblea, « di fronte alla disparità dei pareri espressi, ritiene
di dover suggerire al Sinodo il
rinvio di ogni decisione », per
tre ordini di motivi: per maturare una più profonda coscienza teologica ed ecclesiologica; per chiarire il ruolo della nostre opere
nei confronti delle chiese e
della nostra testimonianza; per
attendere l’esito della proposta dì legge « Bassanini », che,
qualora tradotta in legge, necessiterebbe di un attento esame.
Campobasso fa notare che i problemi vanno al di là del semplice
«sì» o «no»; l’immagine che
gli italiani si sono fatta di vaidesi e metodisti è forse centrata
sull’espressione « senza oneri per
lo stato »; d’altra parte l’iniziativa
non parte da noi; dovrà essere
eventualmente il governo ad interpellarci. Constatata ancora la
fine del netto separatismo tra stato e chiese, la impossibilità di
estendere automaticamente a noi
normative pensate a misura di altri (e quindi la necessità di passare eventualmente ad una intesa in
materia, atta ad eliminare ogni
spirito concordatario), l’importanza della « diaconia » delle nostre
chiese, e la diversa valutazione
sull’uso che lo stato farebbe della
quota dell’otto per mille (alcuni
sarebbero fiduciosi, altri meno),
l’assemblea così si esprime sui tre
punti:
Defiscalizzazione: 11 favorevoli, 2 contrari, 8 astenuti. INVIM:
11 favorevoli. 4 contrari, 6 astenuti. 8 per mille: 1 favorevoli, 7
contrari, 7 astenuti.
L’assemblea di chiesa di S. Giacomo e Guglionesi è sostanzialmente in favore di un utilizzo degli eventuali finanziamenti a favore dell’opera diaconale delle
nostre chiese, valutata positivamente, anche se « una eventuale
accettazione dell’ “estensione” da
parte nostra deve essere accompagnata da oculatezza, serietà e limpidezza ». Il risultato delle votazioni vede per la defiscalizzazione 20 favorevoli e 1 astenuto; per
V8 per mille 20 favorevoli e 1
contrario; per VINVIM 19 favorevoli e 2 astenuti.
Un po’ fuori tempo massimo la
risposta di Rorà, data in una assemblea tenutasi dopo il termine
previsto del 31 maggio (il 1° giugno, per l’esattezza). L’assemblea
ritiene « di non essere in grado
di dare una risposta matura sulla
questione » e propone « che la
auestione sia ancora studiata dalle chiese ».
Non è stata posta in votazione,
perché l’assemblea non lo ha ritenuto opportuno, una precisazione che chiedeva di dare comunque una risposta indicativa. Le
linee di tendenza che emergevano
erano comunque di prudenza; una
eventuale accettazione pareva possibile se subordinata al controllo
pubblico e alla destinazione specifica, per non essere in contraddizione con i principi generali della chiesa; un eventuale rifiuto potrebbe essere rimesso in discussione se per le modalità indicate da
leggi future i possibili finanziamenti non si configurassero in alcun modo come privilegio.
Sergio Ribet
4
4 vita dellexhîese
27 giugno 1986
INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA DEUTSCHE WALDENSER VEREINIGUNG
Un breve tratto di strada insieme
Giovedì 26 giugno
Ha lavorato tre mesi neU’ambito della chiesa valdese , in Val
Pellice: Società di Studi Valdesi, riunioni pastorali, incontri
con alcuni comitati e Concistori,
predicazioni e lettiire scientifiche. Karl Ebert, 46 anni, un figlio musicista, pastore evangelico a Villingen (Foresta nera) della Lukasgemeinde, presidente
della « Deutsche Waldenser Vereinigung » (D.W.V.), ovvero l’associazione dei Valdesi delle antiche colonie che compie quest’anno il suo 50° anniversario di
attività.
Ebert tenta con noi, in redazione, un primo rapido bilancio
del suo trimestre "sabbatico”.
Intanto — ecco la prima domanda — come le è stato possibile
ottenere questo periodo di studio? « Da noi, ogni sette anni —
precisa Ebert — è possibile ottenere dalla direzione ecclesiastica uno “stacco” di tre mesi per
aggiornamento. Data la mia responsabilità nell'ambito delta
D.W.V. ho chiesto di lavorare in
Italia, alle Valli dove già conoscevo persone e luoghi. Mia moglie, Alberta Gönnet è originaria
di vaiar Pellice ». Ma in particolare di cosa si è occupato? « Ho
avuto modo di riprendere, nell’ambito della Società di Studi
Valdesi, alcuni testi riguardo alle origini del movimento valdese, in particolare ho cercato di
mettere a fuoco alcune questioni
inerenti il parallelismo tra Valdo e San Francesco (Giovanni
Bernardone) che ha uri grosso
peso nei rapporti ecumenici, non
sempre improntati alla chiarezza. La posizione di Francesco è
in realtà molto distante da quella di Valdo, che ha dato vita ad
un movimento laico di riscoperta radicale dell’Evangelo; un
progetto alternativo al sistema
ecclesiastico romano... ».
Il Medioevo è lontano, oggi ci
sono altri problemi. « D’accordo
— ribatte Ebert — comunque lo
studio e l’approfondimento delle
origini del valdismo sono questioni altamente formative sotto
il profilo teologico ed aiutano a
far chiarezza in un tempo come
il nostro, in cui un certo ecumenismo mal digerito vorrebbe appiattire caratteristiche e peculiarità che nascono sul terreno biblico, alle quali non possiamo né
vogliamo rinunciare salvo argomenti biblici contrari. Ma finora
non sono emersi ».
Più che le origini del Valdismo, l’Associazione che lei presiede si occupa soprattutto, attraverso alcuni musei e varie
pubblicazioni, deiremigrazione
conseguente alla cattolicizzazione
forzata della Val Ohisone e la
successiva fondazione di colonie,
nel XVIII secolo, nel Württemberg e nell’Assia. « Sì, questo è
il nostro interesse pricipale e da
questo punto di vista in queste
settimane ho letto alcuni saggi,
conservati presso la Società di
Studi Valdesi, riguardo non solo
all’emigrazione valdese in Germania, ma anche a quella ugonotta.
Il suo soggiorno non sarà stato
soltanto dedito allo studio... « Ho
cercato di conoscere — aggiunge Ebert — un po’ più a fondo
la vostra vita ecclesiastica seguendo un programma di lavoro
concordato con il Consiglio del
primo Circuito. Ho scelto di essere particolarmente presente
nella vita della Chiesa di Angrogna ai suoi culti, ai diversi incontri anche del Concistoro e di altri gruppi di lavoro. Ho frequentato la corale degli angrognini e
delle angrognine, che ho trovato
giovane e attiva, con la quale ho
potuto anche viaggiare in tournée a Genova e Savona grazie all’invito del direttore Sappè. Porto a casa l’immagine di chiese
molto vivaci e uno stimolo a proseguire nel mio lavoro pastorale.
Tutto bene insomma, nessuna
critica? Eppure ne abbiamo di
cose che non vanno! « Ci sono
Distensione dal basso
(segue da pag. 1)
giormente sviluppato su tematiche più direttamente connesse
con i problemi del riarmo e delle tensioni fra Est e Ovest. Proseguono iniziative internazionali
(delle quali in Italia non giunge
che una scarsa eco), contro ogni
progetto di militarizzazione dello
spazio, per l’approvazione da
parte della NATO del progetto
di Trattato Comprensivo per il
Bando degli Esperimenti nucleari (CTBT), sostenuto da ouasi
tutti gli altri paesi deH’ONU, e
per la distensione.
E’ essenzialmente sui governi
nazionali che si continua a premere, anche per quanto riguarda r ultima novità in fatto di
riarmo: la ripresa della produzione di armi chimiche da parte
degli USA, approvata dal Congresso dopo l’indispensabile nulla osta espresso dai paesi europei della NATO.
Il prossimo incontro deH’IPCC
avrà luogo a Vienna, subito prima della terza Conferenza per la
revisione dei cosiddetti accordi
di Helsinki (Conferenza per la
Sicurezza e la Cooperazione,
1975). Sui tre "panieri" che caratterizzano gli accordi — misure finalizzate ad accrescere la fiducia reciproca; forme di cooperazione economica, ecologica,
tecnica e scientifica; contatti
umani, culturali, cooperazione
educativa — interverranno studiosi e rappresentanti di movimenti indipendenti per la pace,
chiese, sindacati, partiti, associazioni culturali dell’Est e dell’Ovest, fornendo all’IPCC il ma
Bruno Gabrielli
□ SALUTE - TERRITORIO
- PARTECIPAZIONE
TORRE PELLICE — Alle ore 20.30 dibattito presso la Foresteria Valdese sul
tema: <• Salute - Territorio - Partecipazione ». interverranno P.C. Longo, presidente della Comunità Montana; A.
Taccia, presidente delia CIOV; G. Rissone, deli'USSL 43; G. Mathieu, direttore sanitario dell'ospedaie di Torre Peiiice.
Domenica 29 giugno
□ MANIFESTAZIONE
EVANCELISTICA
TORINO — Daiie 9.30 alle 18. al
Palasport di parco Ruffini, e non alte
Cupole di via Artom, come primitivamente programmato, avrà luogo - Vieni e crèdi», manifestazione evangelistfca promossa dalla chièsa evangelica di via F.lli Caiandra.
Domenica 6 lufilio
già altri tedeschi che hanno dato
o vi stanno dando lezioni sul come _ dev’essere una chiesa evangelica. Dopo tre mesi, anzi dopo
vent’anni che conosco la chiesa
valdese (qui parlo soprattutto
delle Valli) preferisco ascoltare
per continuare a capire la vostra realtà, diversa dalla nostra.
Voi siete una minoranza evangelica in una terra culturalmente
e profondamente cattolica.
Il termine “ecumene" da noi
ha un altro significato ed un altro peso. Penso che per la nostra
chiesa evangelica di massa da
voi ci sia molto da imparare:
dallo stile pastorale, poco impiegatizio e molto spontaneo, ai rapporti con lo Stato, sino a quelli
con la politica e la cultura ufficiali. Se mi permette non faccio
critiche sostanziali alla chiesa
valdese, vi criticate già abbastanza da soli, ma colgo l’occasione
di questa intervista per ringraziare i pastori della Val Pellice
e le loro comunità per quello che
mi hanno dato in questo tempo.
intervista di G. Platone
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 15,
presso la sede di via Mazzini 3 si
tiene l'Assemblea del Movimento di
Testimonianza Evangelica Valdese.
Domenica 20 luglio
□ INCONTRO AL COLLE
DELLA CROCE
BORBIO PELLICE — Alle ore 10.30
col culto dei pastori Jean Paul Hubert
e Claudio Pasquet, avrà inizio il tradizionale incontro italo-francese del
Colle della Croce giunto alla sua 53*
edizione.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Gita “storica
91
Marcella Bertalmio che hanno
festeggiato l’il giugno i 50 anni
del loro matrimonio.
teriale necessario per l’elaborazione di un progetto di distensione fra i popoli parallelo a
quello che verrà negoziato fra i
governi.
L’incontro dovrebbe rappresentare una seria verifica dei livelli di maturità raggiunti al riguardo, dopo anni di contatti e di
scambi fra realtà di base dei
paesi dei due blocchi militari.
Al termine dei lavori della
IPCC, nella stessa capitale greca,
si è svolto il 26 maggio il secondo incontro del Comitato preparatorio della Conferenza dei Cinque Continenti per la Pace e il
Disarmo (Atene, 13-17 dicembre 1986). Rappresentanti dei
movimenti per la pace dell’Ovest
e dei Comitati per la Pace allineati delTEst — su invito del
movimento organizzatore, il
KEADEA greco — hanno discusso e approvato un programma
di lavoro assai ricco, concordando sulla necessità di fare dell’appuntamento un’occasione di confronto fra i movimenti per la
pace da una parte, e rapnresentanti di forze politiche dall’altra.
Tuttavia non è stato possibile
raggiungere alcun accordo sulle
organizzazioni pacifiste alle quali estendere l’invito: divergenze
strutturali continuano infatti a
dividere i movimenti indipendenti deirOccidente dalle organizzazioni ammesse dai governi
del Patto di Varsavia. Sarà lo
stesso KEADEA ad elaborare
nuove proposte di mediazione
nei prossimi mesi.
PINEROLO — Come è ormai
tradizione la gita dell’U. F. ha
per meta un luogo importante
per noi per i ricordi di storia
valdese.
Quest’anno, coti felice idea,
è stato scelto Mentoulles in vai
Chisone prima sconosciuto a
tutte, ma che si è rivelato interessantissimo per il suo archivio e per le notizie che il dott.
Pier Carlo Pazè e il priore locale ci hanno dato. Li ringraziamo di vero cuore per tutta la
loro disponibilità e per la calorosa e fraterna accoglienza.
Come pure ringraziamo il griippo di sorelle di Prarostino che
si è unito a noi in questa giornata.
• Sono stati battezzati Stefano Bellìon e Gabriele Gamusso.
Che la comunità tutta si impegni a far crescere questi bambini nella fede comune.
• Si sono svolti i funerali di
Luigi Cesare Rivoiro di 88 anni
e di Adelina Fornerone Godine
di anni 81. Chiediamo al Signore
di consolare quelli che li piangono nella speranza della Resurrezione in Cristo.
• Al culto dell’8 giugno, presieduto da Gianni Long, ha partecipato attivamente la Corale
terminando in questo modo l’attività di quest’anno, prima della pausa estiva.
Per molti anni il sig. Pascal
aveva prestato servizio nella zona di Maniglia e pur abitando
altrove saliva regolarmente a
trascorrere l’estate nella sua
casa a Lorenzo.
Quindici tedeschi
• Il culto di domenica 29 giugno alle ore 10 sarà unico per
le chiese di Perrero e Maniglia e
vedrà la partecipazione del gruppo corale Turba Concines.
Battesimi
ANGROGNA — Giovedì 26 è
giunto a Casa Pons un gruppo di
quindici giovani tedeschi guidati dal past. Ulrich Wolf; per venerdì 27 è atteso alla Foresteria
”La Rocciaglia” di Pradeltorno
un gruppo tedesco dì Vollstein.
Entrambi questi gruppi parteciperanno domenica 29, alle 15,
al primo culto dell’anno al Bagnòou.
POMARETTO — La comunità
si rallegra con Daniele di Valdo
Jahier e Marina Ughetto presentato al battesimo domenica 22
giugno e con Ernesto Giaìero e
Si sposano!
Redattori e tipografi dell'Eco/Luce
partecipano alla gioia di Sergio fìibet
e Marianne HintermiiHer nel giorno
delle loro nozze.
Funerale
FERRERÒ — Si sono svolti a
Perrero il 27 maggio i funerali di
Ivonne Riceli in Peyrot, mancata dopo una dolorosa malattia.
La Comunità esprime al marito,
ai figli e ai familiari tutti la sua
partecipazione nel lutto.
Furba concines
MANIGLIA — Si sono svolti
nel tempio di Maniglia i funerali dì Armando Pascal, portalettere in pensione.
La casa valdese
di Guardia Piemontese
mette a disposizione di famiglie evangeliche
a partire dal 10 luglio p.v.
5 minialloggi (4/5 posti letto cad.)
da poco ristrutturati e adeguatamente arredati
per L. 15.000/20.000 al giorno, tutto compreso.
La gestione della CASA è affidata ad un Comitato costituito nella recente Conferenza del 4° Distretto (15-6-’86)
il cui nresi'ìente è il pastore di Cosenza/Dipignano,
Gianni Genre.
Per informazioni, prenotazioni, invio di ca.Tarra (10%) rivolgersi al past. Gianni Genre, chiesa valdese, via Doviziosi, 87045 DIPIGNANO (Cosenza), tei. 0984/621490
nooure Gianni Genre, Centro evanq. BFTHFL, 88055
TAVERNA (Catanzaro) tei. 0961/922059.
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5
27 giugno 1986
vita delle chiese 5
NEL DECIMO ANNIVERSARIO DELL’ECCIDIO
EVANGELIZZAZIONE AD OMEGNA
Soweto ricordato
a Napoli e Milano
Un pomeriggio di intensa partecipazione e raccoglimento è
stato quello del 16 giugno, nel
corso del quale è stato ricordato a Napoli, presso i locali della
Chiesa cristiana del Vomero, il
decimo anniversario della strage di Sowetj.
Le voci di fratelli e sorelle
delle due comunità valdesi, delle chiese metodista e battista,
deH’Esercito della Salvezza e
della comunità cattolica di base
del Vomero-Arenella si sono alternate con riflessioni bibliche,
inni, preghiere, poesie, letture
di lettere, documenti, comunicati. L'incontro è stato aperto
dal pastore Bruno Tron, che ha
letto e commentato l’afEermazione di Gesù: « Non pensate
ch'io sia venuto a metter pace
sulla terra; non son venuto a
metter pace, ma spada » (Mt.
10: 34). Di fronte alla tragedia
dell'apartheid — ha detto Tron
— bisogna saper scegliere, schierarsi dalla parte giusta: non è
lecito cercare di « vivere in pace », se questa pace si fonda sull'ingiustizia e sulla violenza.
La lettura del « Magnificat »,
il canto di Maria (Le. 1) ha invece volutamente trasformato
l'ultima preghiera d'intercessione in un canto di gioia e speranza. La riunione si è conclusa con la lettura della lettera
che le chiese sudafricane hanno
rivolto alTinsieme delle chiese
cristiane nel mondo, invitando
tutti i credenti a ricordare, pregare e agire.
Particolarmente significativo è
stato, nel corso della riunione,
il contributo' portato alla riflessione comune dalle donne delle
Unioni femminili, che hanno letto questa toccante poesia di una
donna nera sudafricana:
Tolgo il mio bimbo affamato dal
seno asciutto
per venire da te e prendermi
cura dei tuoi figli,
i tuoi, cresciuti bene, non i miei,
non i miei.
Riporto a casa i tuoi da scuola
o dal mare,
e mi chiedo se i miei son riusciti
ad arrivare a scuola.
La sera, tuo marito toma a casa,
e con il benvenuto ed un bicchiere di vino nelle mani,
si siede nella poltrona davanti
al fuoco.
Più tardi ha il tempo per amare.
Il mio letto è vuoto e freddo
perché
le mie forze si sono esaurite.
Mio marito ed io, molto spesso,
ci sentiamo dei vecchi.
Puoi tu ancora guardarmi negli
occhi
e chiedermi cosa c’è che non va?
Dopo che
mi hai sfruttata fino all'osso
per avere
tutto ciò che posseggo, come se
non bastasse,
vuoi anche la mia casa?
Che cosa ho fatto perché tu non
voglia lasciarmi sola? P. T.
Chiese
e sindacati
Il decimo anniversario dell’eccidio di Soweto è stato ricordato a Milano con una manifestazione in piazza organizzata da
numerose chiese ed organismi
ecclesiastici evangelici e cattolici (le chiese valdese, luterana,
battista e metodista; le AGLI,
Pax Christi, Mani Tese, le Comunità di Base, il SAE, il Segretariato diocesano agli Esteri), da
Amnesty International e dai sindacati confederali.
L'iniziativa è cominciata con
il raduno davanti alle porte e finestre Sprangate del Consolato
sudafricano. Di fronte alla rappresentanza del governo razzista
hanno avuto luogo letture bibliche e preghiere, la sottoscrizione di una petizione proposta da
Amnesty International e la composizione di una simbolica catena umana intorno alTedificio.
La manifestazione è poi proseguita con un corteo e il comizio,
in una niazza non distante, di
Franco Antoniazzi della Cisl. Un
migliaio circa le persone che
hanno risposto alTappello dei
promotori dell' iniziativa: un risultato nettamente positivo, specialmente tenendo conto dell’estate incipiente e del fatto che
era un giorno feriale.
CORRISPONDENZE
CCI I
L’inferno sono gli altri”
FORANO — « Circa trent’anni
fa, quando voi non eravate ancora nati, Jean Paul Sartre
scrisse una commedia la cui
battuta più significativa è rimasta celebre: '’L’inferno sono gli
altri”. Questa frase oggi può
sembrare più che mai attuale.
Gli ’’altri” ci fanno paura: gli
’’altri” del nucleare di guerra, ad
esempio, e gli ’’altri” del cosiddetto nucleare ”di pace”.
Il vostro matrimonio allora
ha il significato di una scommessa e di una testimonianza:
gli altri — l’altro — non sono
l’inferno, ma il prossimo da amare e da cui essere amati ».
Con queste parole il moderatore Giorgio Bouchard si è rivolto, domenica 8 giugno, ai
giovani Tamara Carapacchio e
Riccardo Bitondi che si sono
sposati nella chièsa valdese di
Forano.
Era dal ’78 che non si celebrava più un matrimonio nella chiesa della comunità sabina. In
questi ultimi anni infatti, tutti
gli evangelici di Forano che si
sono sposati lo hanno fatto con
partners di origine cattolica, facendo ricorso al « campo neutro » del municipio. Anche questo è stato un « matrimonio miste »: lo sposo infatti non è un
evangelico, ma Riccardo e Tamara hanno scelto di vivere questo momento così importante
nella chiesa.
Ed è stata festa grande: tantissima gente, tanta gioia e tanta simpatia. La comunità di Forano ha donato agli sposi una
Bibbia come segno tangibile della benedizione del Signore e anche un inno cantato da un piccolo coro di membri di chiesa.
Il Moderatore — che, in visita
alla chiesa, ha presieduto il culto •— ha espresso bene, con le
sue parole, il significato che que
stc avvenimento ha avuto per
la comunità evangelica di Forano: si è trattato di un segno di
speranza per il futuro e di continuità nel suo impegno di testimonianza e di fede.
• La domenica di Pentecoste
due giovani fratelli. Sabina di 16
anni e Stefano di 15, haimo ricevuto il battesimo nella chiesa
di Forano, in un clima di commozione, di gioia, ma anche di
« serietà ». Gioia e serietà in questi ragazzi che, nati in una famiglia evangelica, hanno voluto
davvero, prima di chiedere il
battesinìo, fare propri — nello
studio e nella riflessione della
Parola di Dio — quegli insegnamenti e quei valori di fede che
avevano ricevuto in dono dai
loro genitori. Gioia e serietà in
tutta la comunità di Forano, che
ha vissuto questi battesimi come un momento di lode al Signore che continua ad operare
prodigi nella sua chiesa e come
un momento di ravvedimento e
di rinnovato impegno ad andare
avanti — con Sabina e Stefano
— nella fede e nella testimonianza cristiana.
Armida, la prima sorella battezzata nella chiesa di Forano,
era allora una bambina di pochi
giorni, così come quasi tutti, fino a questi ultimissimi anni.
Stefano e Sabina sono invece
due giovani credenti che hanno
chiesto di ricevere il battesimo
come segno e testimonianza della loro fede e della loro conversione.
Questa è forse un’indicazione
che il Signore fa alla chiesa: in
un ambiente provinciale e di cattolicesimo quanto mai chiuso e
tradizionalista, gli evangelici di
Forano sono chiamati ad una
fede adulta, libera e responsabile.
Scuola Domenicale
VALLECROSIA — Sabato 10 e
domenica 11 maggio si è svolto
un incontro delle Scuole Domenicali della Liguria e Sud Piemonte.
Anche quest’anno la Casa valdese ha accolto un numero sempre crescente di bambini, giovani, genitori e amici che hanno
trascorso due giornate di comunione fraterna. Il tempo è stato
favorevole; tutti hanno goduto
della buona cucina, dei locali in
gran parte rimessi a nuovo, della sempre calorosa ospitalità dei
coniugi Nisbet, a cui va un particolare ringraziamento.
I cinquanta ragazzi convenuti
sono stati guidati in giochi a
squadre che avevano come tema
le lezioni della rivista « La Scuola Domenicale » sui primi capitoli di Marco (tema: « Chi è Costui? ») e sulla storia di Davide.
Un ringraziamento va a Umberto Stagnare di Savona che ha
disegnato su di un grande foglio
di carta un imponente Golia
contro il quale molti Davide dovevano lanciare pietre di carta
pesta. Un grazie va anche ai giovani di Genova, i quali sono stati presentatori e giudici di un interessante « Rischiatutto » e a
quelli di Sampierdarena che hanno organizzato una divertente
caccia al tesoro.
Gli adulti hanno avuto occasione di conversare su pensieri
presentati da Luca Monaco sul
perché e come leggere la Bibbia
duemila anni dopo Gesù. C’è stato anche uno spettacolino serale
con coretti, barzellette, canti a
scio e suonatine di flauto. Non
è mancato il culto della domenica mattina nella « cappella »
della Casa valdese, tenuto dai
giovani e allietato dai cori dei
ragazzi delle Scuole Domenicali.
Non c’è pace
senza giustizia
Nella piazza prospicente il lago, col favore di un tempo bellissimo, un ampio tendone ha accolto i partecipanti alla giornata
di evangelizzazione organizzata
dal VI circuito e dalla Chiesa locale, ad Omegna, domenica 8
giugno.
La scritta « Non c’è Pace senza Giustizia », che campeggiava
sul palco e segnava l’inizio dello
spiazzo riservato ner la manifestazione. è stata il tema conduttore della giornata che si è sviluppata in due momenti.
Al mattino il complesso « La
Promessa », dei giovani della
Chiesa Avventista di Torino, ha
suonato negli intervalli fra le riflessioni, proposte dai pastori
Garrone e Bonafede, e da Maurizio Sens, a nome della FGEI
lombarda, e le preghiere pronunciate da tre sorelle della Chiesa
di Omegna.
Nel pomeriggio ha avuto luogo un concerto della Corale
Evangelica di Torino, che ha pienamente soddisifatto le aspettative dei convenuti. Nelle pause
fra le tre parti del concerto (il
ricordo del centenario di Bach,
i canti risalenti alla storia valdese e i brani folcloristici), sì sono
avute altre due testimonianze di
voci locali, non evangeliche, per
sottolineare il radicamento della
Chiesa di Omegna nel tessuto
cittadino e del territorio.
Hanno infatti parlato un rappresentante del Comitato per la
Pace dell’ Alto 'Noverese ed un
obiettore fiscale, parroco di due
paesi sulle alture che si affacciano sul lago.
« Non c’è Pace senza Giustizia »: quello che era il tema della giornata è divenuto Timpegno
dei presenti, invitati più volte
nel corso della manifestazione a
non essere spettatori ma costruttori di pace sapendo osare, resistere, dire la verità, fare la giustizia ed essere disobbedienti.
La giornata ha offerto anche
un’altra possibilità di riflessione
attraverso le mostre: Hiroshima, ambiente, nucleare, armamenti; e ha dato l’occasione di
documentarsi con l’allestimento
di un banco libri Claudiana.
Specialmente agli evangelici
presenti, la partecipazione del
complesso dei giovani avventisti
ha offerto un approccio ai canti
evangelici del tutto diversi da
quelli deirinnario, proponendo
però ugualmente dei testi dai
contenuti validi.
L’intensa giornata, apertasi
con il saluto del pastore di Omegna ai fratelli pirovenienti dalle
Chiese del Circuito, cui ha fatto
seguito, nella mattinata, quello
dell’ Amministrazione Comunale
per mezzo del vicesindaco, ha
avuto termine con le parole con- "
elusive del sovrintendente, Giuseppe Bernardini.
Bianca Mûris
Incontri Irpini
Alle porte dì Avellino, nel comune
dì Monteforte Irpìno, è sorto dopo il
terremoto del 1980, per l’impegno della FCEI e delle ohiese sorelle del
Nord Europa, il « Villaggio Evangelico », dove han trovato dimora alcune
decine di famiglie di terremotati. Ma
il Villaggio non è solo questo: al suo
interno, infatti, è stato realizzato un
Centro d'incontri che durante l'anno
viene utilizzato dalle chiese evangeliche della Campania per i loro convegni, e d'estate diviene sede di campi
dì studio e lavoro.
Questo il programma per il 1986:
19-29 luglio: Campo per ragazzi di
Ponticelli e Monteforte Irpino;
1-14 agosto; Campo di studio e lavoro dei giovani metodisti europei;
16-31 agosto: Campo di studio e lavoro internazionale sulla pace.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi
a: Ioti Bouchard, c/o FCEi, via Firenze
38, Roma (tei. 06/4755120); Ottavio
Di Grazia, via Legniti 6, Monteforte
Irpino (Av), (tei.0825/653368; Centro
Incontri, via Rivarano, Monteforte Irpino (Av) , (tei. 0825/682698).
LUTTO PER L'EVANGELISMO CARRARESE
Davide Fiorini
« Un cristiano, un protestante nostro fratello... ». Cosi definisce Davide Fiorini, anziano
e iniziatore della « Assemblea
dei Fratelli » di Marina di Carrara, un commerciante, collega
del nostro fratello prematuramente scomparso. Questo commerciante, insieme ai tanti che
affollano la piccola sala evangelica di Marina, non riesce a
trattenere la commozione ; Davide aveva solo 48 anni, ed anche noi evangelici delle varie
denominazioni, piangiamo una
« colonna » del minuscolo evangelismo carrarese.
Di origine marchigiana, studi
biblici in gioventù, Davide Pio
rini, imprenditore e cormner
ciante di mobili, incontra ne
primi anni ’70 un suo compae
sano (o quasi), Enos Mannelli
pastore di Carrara e diaspora
che lo invita a predicare l’Evan
gelo di Gesù Cristo nella chie
Sa metodista di Ifia Rosselli
I fratelli rimangono colpiti dalla fede di questo « predicatore
risvegliato » ; nella sua predicazione scorgono forse una qualche somiglianza con il mai dimenticato pastore Lodovico Vergnano : una predicazione risvegliata, sì, ma attenta alle problematiche sociali del nostro
tempo. Infatti quando, nel 1977,
Davide con un gruppo di credenti della « Assemblea » di Lu
ni, aprì una biblioteca ed un locale di culto nei fondi di proprietà di una sorella metodista
di Marina, un numero crescente di studenti del Terzo Mondo,
giunti in Carrara per studiare
alla Accademia di Belle Arti,
vi trovarono una fraterna ospitalità, indipendentemente dal loro credo religioso.
L’antica amicizia si è rinsaldata in questi anni di ministerio pastorale in Carrara e diaspora; due incontri di studio
biblico e tante parole di conforto quando, durante le nostre
visite settimanali, lo andavamo
a trovare nel laboratorio di Avenza: ci accoglieva e ci abbracciava ricordando sempre gli
evangelisti Francesco Valentini,
Lodovico Vergnano e Jacopo
Lombardini, coloro che, nella
« forza dello Spirito » (Atti 1 ; 8),
come soleva ripetere, « non si
sono vergognati delTEvangelo »
(Romani 1: 16-17).
Pur nel dolore e nella amarezza per una vita troncata nel
pieno della maturità, desideriamo, in Carrara e altrove, continúare l’opera evangelistica di
Davide; « Siccome abbiamo lo
stesso spirito di fede, che è in
quella parola della Scrittura :
Ho creduto perciò ho parlato,
anche noi crediamo e perciò
parliamo» (II Corinzi 4; 13).
Eugenio Stretti
6
6 vita delle chiese
f
27 giugno 1986
ECUMENE 14-15 GIUGNO: CONFERENZA DEL ili DISTRETTO
mento del lavoro.
Le votazioni hanno dato i se
Impegno nei progetti di liberazione
guenti risultati:
CED: Fulvio Rocco, presidente; Alfredo Sonelli, vicepresidente; Ferdinando Vitale, Giovanni
Carrari, Ornella Sbafìì.
Commissione d’esame: Dome
La predicazione di Gianna Sciclone su Luca 10: 1-11 ha dato
una significativa impronta ai lavori della Conferenza. « Il Regno
di Dio strappa ciascuno di noi
dalla malattia e dalla emarginazione facendoci incontrare il
prossimo da curare e amare, e
ci manda ad essere operai nella
messe del Signore. In questo
modo il Re^o di Dio non diventa istituzione, è esso stesso
diaspora, perché non si identifica con una chiesa, un tempio o
un rito, ma in maniera sempre
nuova con altri progetti di liberazione ».
Questo passaggio del sermone con i concetti di impegno contro remarginazione e di vita dela chiesa come diaspora può esprimere con efiScacia il valore
profondo che ha assunto il dibattito che si è svolto alla Conferenza nei suoi momenti più
importanti: le iniziative delle
mostre comimità a favore degli
immigrati e l’approvazione dell’ordine del giorno per raftermazione dei diritti umani e civili dei rifugiati del Terzo Mondo, l’esposizione del lavoro delle opere sociali che tendono soprattutto a combattere la solitudine e l’emarginazione, la partecipazione alla Giornata Mondiale di Preghiera per i fratelli
del Sud Africa, la nostra presa
di posizione sull’insegnamento
della religione a scuola.
Le relazioni e gli interventi
hanno fornito un quadro dettagliato della composita realtà della vita delle comunità di un distretto che si estende da La Spezia a Termoli comprendendo situazioni profondamente diverse (è un limite o un pregio un
distretto cosi ampio e articolato? la domanda rimane sempre aperta).
E’ emerso l’impegno nei confronti dell’emigrazione dal Terzo Mondo che è in questo momento uno dei fenomeni sociali
più diffusi nel nostro Paese: a
Firenze e a Roma in particolare
le nostre coniunità si sono mobilitate su alcune iniziative e,
accanto alla comunità romana di
Ponte S. Angelo che lavora per
gli immigrati di lingua inglese,
sta nascendo una comunità di
immigrati di lingua francese attraverso l’azione svolta dal past.
Boniface Edzavé, proveniente
dal Togo. Dopo ampio dibattito
su questo argomento la Conferenza ha approvato Todg con
relativo telegramma, inviato anche alle agenzie di ’ stampa, riportato in questa pagina.
Le Opere
Di grande interesse l’esposizione di quanto fanno le Opere
esistenti nel Distretto. Dietro le
quotidiane fatiche dei responsabili e dei collaboratori si affollano problemi non indifferenti
e drammi familiari e personali
che vengono affrontati con spirito di consacrazione, fede, amore. I membri delle comunità non
sono suflìcientemente informati
di queste attività e la Conferenza raccomanda alle chiese un
più diretto interessamento alle
opere. Va segnalata T« operazione Gignoro » che sta dando in
questo senso buoni risultati: la
direzione ha chiesto agli evangelici di Firenze di partecipare
direttamente all’assistenza degli ospiti. Solo im’ora ogni due
settimane di solidarietà e collaborazione ai servizi del Gignoro.
E’ un esempio di rapporto concreto chiese-opere.
Sul tema delTinsegnamento
della religione a scuola il coinvolgimento di pastori e membri
di chiesa nella campagna di informazione sulle modalità per la
scelta del « non avvalersi » e la
vivace partecipazione di rappresentanti delle nostre comimità a
convegni e dibattiti pubblici hanno portato all’approvazione di
un documento che riteniamo di
notevole importanza e utilità,
(vedi riquadro in questa pagina).
La panoramica delle posizioni delle singole comimità sulle
questioni deH’8 per mille, defiscalizzazione e Invim ha dato risultati per il momento solo in
dicativi di una' maggioranza a
favore deH’8 per mille, ma incerti nei riguardi di questa problematica nel suo insieme; nella
maggior parte delle comunità ha
fornito comunque Toccasione
per rifiettère sui rapporti con lo
Stato in un dibattito approfondito che è andato al di là dei
motivi che lo hanno suscitato e
che ha investito il nostro atteggiamento di sìngoli e di comunità in questo momento storico.
Non è mancata neanche quest’anno Topportunità di parlare
del problema delle funzioni e
dei rapporti dei circuiti e dei
distretti. La Conferenza ha nominato una commissione che
esaminerà la questione e ne riferirà il prossimo anno.
Un rilancio delle attività giovanili è stato auspicato da tutta
la Conferenza che ha dato mandato alla CED di provvedere al
più presto ad attuare iniziative
in questo campo e ad organizzare, d’intesa con i circuiti, un
convegno aperto a tutti i gruppi
giovanili.
Con l’esame delle contribuzioni delle comimità alla cassa centrale sono giimte anche le dolenti note. La Conferenza ha ritenuto di dover raccomandare alle
chiese una consistente revisione
degli impegni in misura superiore al tasso di inflazione per
adeguarli alle esigenze reali del
campo di lavoro.
Con un culto liturgico preparato da un piccolo gruppo di
delegati la Conferenza si è unita ai cristiani di tutto il mondo, la mattina di domenica 15,
nella comunione e nella preghiera per i perseguitati del Sud
Africa.
Calorosi saluti e ringraziamenti sono stati espressi al moderatore Giorgio Bouchard per il
suo costante e valido appoggio
al lavoro della CED, ed al fratello Roberto SbaiH che dopo tanti
anni di proficua collaborazione
si ritira per ragioni di salute.
Non sono mancati vivi ringraziamenti per il seggio (G. Sciclone presidente, D. Cappella vicepresidente, M. Damiani e G. Mu
sella segretari) che molto validamente ha condotto i lavori di
una conferenza che è stata globalmente valutata positiva e interessante per lo scambio di
esperienze e conoscenze e, ci au
nico Cappella, coordinatore;
Salvatore Briante, Maria Adelaide Rinaldi Lupi.
Deputato al Sinodo: Gianni
Musela.
Alba Mannucci Rocco
Dagli atti della Conferenza
La Conferenza, preso atto delle
iniziative deile comunità dei Distretto a favore degii immigrati,
ritiene che taie impegno debba
esprimersi anche nei confronti del
nostro governo affinché in armonia
con quanto previsto daiia Convenzione di Ginevra sui rifugiati, garantisca i diritti umani e civili di
tutti gli immigrati da qualunque
paese provengano; decide pertanto
di inviare al presidente dei Consiglio
onorevole Bettino Craxi il seguente
telegramma:
« Assemblea Chiese valdesi, metodiste Italia centrale chiede avvio urgente per riconoscimento e
accoglienza rifugiati politici e richiedenti asilo provenienti anche
Asia, Africa e America latina ».
La Conferenza prende atto della
situazione complessa che si è creata nella scuola italiana a proposito dell'Insegnamento religioso confessionale (IRC) a seguito della revisione del Concordato del 18.2.'84,
del Protocollo addizionale dell’Intesa tra il Governo e la Conferenza episcopale italiana e delle relative circolari del Ministro della
Pubblica Istruzione.
Invita studenti, genitori ed insegnanti a seguire con attenzione
le modalità di attuazione della scelta di non avvalersi deU^IFtC nelle
scuole di ogni ordine e grado e a
utilizzare il materiale pubblicato
dalla « Luce »; ricorda che nella
normativa vigente le attività didattiche alternative airiRC non sono
obbligatorie, bensì offerte e pertanto facoltative, ricorda altresì che
chiunque può, anche chi non è
valdese o metodista, scegliere di
non avvalersi richiamandosi alla
legge 449/84, che è anteriore alle
norme di applicazione del Concordato e che non prevede alcuna attività didattica alternativa, ma esige che l'insegnamento dell'IRC avvenga in modo da non creare « effetti comunque discriminanti » per
quanti non se ne avvalgono.
La Conferenza avverte tuttavia
che l'attuale impegno per la libertà della scelta di non avvalersi non può essere fatta pesare su
adolescenti e bambini che non siano in grado di comprenderne e
condividerne le motivazioni e raccomanda pertanto alle chiese, ai
genitori e agli insegnanti evangelici di farsi promotori di iniziative
atte a promuovere nei genitori e
net loro figli, una più chiara presa
di coscienza dei problemi sollevati dall'esistenza di una pluralità
di forme e di convinzioni religiose.
La Conferenza prende anche atto
con interesse che il dibattito in corso suH'IRC sta provocando in alcuni settori della società, e soprattutto tra i genitori democratici,
una crescente sensibilizzazione per
i problemi della espressione della
fede nella scuola e nella società.
Pertanto suggerisce di dar vita a
spazi di sensibilizzazione e di crescita, creando ove possibile « laboratori di cultura religiosa » nei quali
si offrano a bambini e adolescenti,
e contemporaneamente ai loro genitori, occasioni d'incontro -periodico e d'informazione e formazione
sul fatto religioso, sulle sue manifestazioni storiche e sulla vita e
la testimonianza dei credenti. Tali
laboralcri, che potrebbero continuare in forme diverse l'attuale
mobilìtezione, dovrebbero essere
condotti con scopi non confessionali e in accordo con altri gruppi
di credenti.
(segue da pag. 1)
prattutto la fragilità e la povertà degli inviati: non vengono
troppo preparati, sono chiaramente male equipaggiati, sono deboli e indifesi (pecore in mezzo
ai lupi), sono itineranti, ma devono avere degli obiettivi, non
perdere tempo per la strada (in
saluti), non passare da una casa
all'altra, devono entrare in rapporto di ospitalità con quelle
case che li accoglieranno. Il non
aver sacca, né calzari di ricambio, li consegna completamente
nelle mani di chi li ospiterà, da
cui dipenderanno.
La messe d’altra parte non
sembra dipendere da loro, ogni
volta c'è già, c’è solo da raccogliere, sembra spuntare da sola;
si tratta di pregare Dio perché
mandi operai nella sua messe, insieme a noi.
Il compito di questi inviati, pur essendo di grande importanza, non li schiaccia sotto il
peso di una responsabilità intollerabile, non hanno bisogno di
sentirsi tutto il mondo sulle spalle, non devono coltivare sensi di
colpa per quelli che non li vogliono ascoltare o ospitare, possono scuotersi dai calzari la polvere di quella casa o di quella
città, ma ricordando loro fino all’ultimo la cosa principale: che
il Regno di Dio si è avvicinato
anche a loro.
Mentre prima i simboli erano
numeri, qui il simbolo più importante è quello dello spogliamento, della nudità, che fa dipendere l’operaio da chi lo accoglie, l’identità stessa dell’inviato
Diaspora: simboli e tentazioni
è nelle mani e nella casa altrui;
la nudità è trasparenza delle intenzioni senza possibili sotterfugi. Vengono in mente le parole
che sono state scritte dei valdesi: « nudi seguono un Cristo nudo », lo scriveva un inquisitore
parlando della loro caparbietà
nel leggere la Scrittura senza il
permesso delle autorità ecclesiastiche e ancora più dell’ideale
della chiesa povera, senza potere, che avesse la funzione di difendere, accogliere, risanare quelli che il potere aveva stritolati
nella sua macchina infernale.
Cosa vuol dire essere chiesa
senza potere è cosa di cui ci stiamo occupando da molti anni e
che in fondo ben conosciamo. Il
problema è che è sempre più difficile continuarvi a vedere la nostra vocazione e la vocazione della chiesa del Signore dappertutto, e non il risultato di un nostro
insuccesso di cui cominciamo a
complessarci. Perché non accettare gli inviti di Cossiga? Perché
non accettare le offerte di insegnamento, comunque siano, nella
scuola o i finanziamenti pubblici? Perché non accettare di far
parte delle istituzioni riconosciute e assicurate per il resto della
loro esistenza? Perché non accettare un posto fra quelli che contano, che sono le autorità rispettate e riverite da tutti?
E’ tempo di grandi tentazioni!
Ma è anche forte la tentazione
di tornare nel ghetto, dove si par
la un linguaggio conosciuto, si
hanno riferimenti sicuri ed un
quadro dogmatico e etico faticosamente raggiunto, al quale siamo abituati. Se invece il ghetto è
aperto da quelli di fuori, che da
lungo tempo ci invitano a uscire
(siamo un po’ sospettosi per questa sollecitudine dei lupi!) noi
esitiamo, ci sentiamo impreparati, incapaci di grandi scelte; nel
nostro testo il ghetto viene aperto da Gesù stesso che dice: Andate, io vi mando come pecore
in mezzo ai lupi (v. 3). In questo
momento più che temere i lupi,
contro i quali saremmo disposti
a combattere, noi temiamo di diventare lupi noi stessi, di perdere la nostra identità.
La diaspora si pone da sempre
il problema della sua identità:
spesso non siamo in grado di definirci e appena lo abbiamo fatto, sentiamo subito superata la
stessa definizione. Quando il nostro testo afferma: « Dimorate
.in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno »,
vuol rompere per gli ebrei i tabù
alimentari, che equivalgono al
già menzionato quadro di riferimenti dogmatici ed etici, le
certezze alle quali ci si può appigliare nel ghetto. In diaspora
il quadro è da fare sempre di
nuovo, con scelte che sembrano
sempre più difficili e modelli da
reinventare. E' forte il rischio
della perdita di identità, che in
pratica significa perdere le gene
razioni giovani, mantenere una
fedeltà di facciata, ma senza alcuna spinta propositiva.
In questo stesso capitolo 10 di
Luca, la discussione dell’identità
del discepolo continua con la domanda di un teologo israelita a
Gesù: « chi è il mio prossimo? »,
domanda che Gesù, com’è noto,
rovescia nel suo contrario: chi
si prende cura è il prossimo del
ferito assalito dai ladroni. La
identità del discepolo sarà quella che gli verrà data dall’occasione, il fermarsi ad essere prossimo di un altro. Anche qui la risposta di Gesù è fuori di un quadro normalizzato; l’identità viene da fuori e quasi in maniera
del tutto casuale, o almeno non
voluta da noi; non è richiesta
un’alta specializzazione, ma basta la disponibilità, sia per i gesti del Samaritano che per la testimonianza a due a due. Basta
mantenere le caratteristiche che
sono state anche quelle di Gesù,
il Figlio dell’Uomo che non sapeva dove posare il capo. Basta
forse pregare il Signore perché
ci doni sempre un altro che convalidi la nostra testimonianza
senza vanificarla nella discordia.
A questo punto "diaspora” non
è la piccola realtà che conosciamo, interessante per certi versi,
preoccupante per altri, che si aggiunge alle grandi chiese della
Riforma e del Risveglio; non è
insomma quella serie di piccoli
gruppi ormai in via d’estinzione.
minacciati dalla disgregazione,
che solo gli eroi della nostra
chiesa si ostinano ottimisticamente a chiamare « chiese in formazione », ma diaspora è la vocazione di tutta la chiesa di Cristo. Non perché siamo pochi, siamo in diaspora. Dove si
è molti, tanto più Gesù ci manda a due a due ad annunciare
il suo Regno, per poi tornare insieme a ricevere ancora il suo
mandato o a raccontare con allegrezza che i demoni ci sono
qualche volta sottoposti e poi
partire di nuovo, scoprendo ogni
volta che c’è un compagno o una
compagna di testimonianza, che
il Signore aggiunge a noi.
Se questa è la vocazione vera
della chiesa, non ci sono molte
differenze fra noi, città o campagna, chiese costituite o gruppi in
formazione o gruppi che resistono alla disgregazione.
C’è di sicuro molto da fare se
si deve recuperare una dimensione diretta della predicazione (la
casa): la TV è il mezzo che vi
entra più sicuramente, ma fino a
che punto crea rapporto umano,
"guarisce" il malato? Non potremo e non dovremo sottrarci dal
visitare, convivere, ospitare, comunicare «da fede a fede» (come si esprimeva l’apostolo Paolo), la buona notizia che il Regno di Dio si c avvicinato a noi.
Spesso ci sentiamo soli, affaticati, angosciati per tutto quello
che non arriviamo a fare, Gesù
dice: « Pregate il Signore della
messe che spinga degli operai
nella sua messe ».
Gianna Sciclone
7
27 giugno 1986
obiettivo aperto 7
NELL’OTTANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL TEOLOGO TEDESCO
Bonhoeffer e la sinagoga; alla riscoperta
delle radici ebraiche della fede cristiana
Oggi si parla frequentemente
dell’impatto di Auschwitz — sinistro simbolo della più recente
ondata di antisemitismo cruento
che l’Europa abbia conosciuto —
sulla teologia cristiana. Il problema è molto semplice ; Auschwitz, sebbene l’ideologia nazista
fosse imbevuta di una mistica
pagana della forza, della superiorità e deH’autorità, nasce su
un terreno cristiano, non solo
perché cristiani si sono resi
complici o perché la Germania
è un paese « cristiano », ma perché non si può isolare Auschwitz
da secoli di antisemitismo cristiano. Non si tratta solo di antisemitismo diretto e violento
(è un concilio, ad esempio, ad
imporre un segno distintivo agli
Ebrei e il ghetto è uno speciale
reparto di una società cristiana; dalla penna di Lutero
l’invito a bruciare i libri degli
Ebrei... e l’elenco potrebbe continuare); per secoli i Cristiani
hanno presentato l’Ebraismo in
cattiva luce, ne hanno fatto il
popolo reietto da Dio per il suo
rifiuto di Gesù come Messia (la
famosa storia dell’ebreo che erra in un mondo che non lo vuole come castigo...), il tipico popolo cieco e sordo alla parola
di Dio (e il Medio Evo cristiano
rappresentò la sinagoga come
una donna bendata) e ormai
avviluppato in un legalismo fossilizzato e senza speranza.
Auschwitz,
problema teologico
Se questo quadro rappresenta, come credo, l’atteggiamento
più diffuso da parte cristiana nei
confronti dell’Ebraismo, allora
si capisce che Auschwitz non è
soio un problema morale « generale » («cristiani si rendono
corresponsabili di sterminio »)
ma. in rapporto a Israele, è un
problema teologico molto specifico: Auschwitz sarebbe stato
quello che è stato senza Tantiebraismo cristiano? Auschwitz
inierpella dunque tutto il discorso delle chiese, dall’esegesi
alla predicazione.
Se si prende sul serio la Scrittura, ad esempio i capitoli 9-11
deila lettera ai Romani, una cristianità anti-ebraica è una cristianità non solo immorale perché intollerante ma anche ottusa perché non comprende la elezione di Dio. Ecco perché alcuni teologi sottolineano l’importanza di un confronto con l’Ebraismo e di una riflessione sulTEbraismo e chiedono la revisione di molti stereotipi cristiani.
Queste sono riflessioni dopo
Auschwitz: ma allora, prima di
Auschwitz, quando Auschwitz si
stava preparando, che cosa dicevano i teologi e le chiese? La
posizione dei Cristiano-tedeschi
è nota : estromissione dalle cariche ecclesiastiche dei ministri
di origine ebraica o con coniuge
ebreo, non accettazione di conversioni di Ebrei, insomma « fuori Israele dalla Chiesa ». Ma fra
gli oppositori al nazismo, negli
ambienti della Chiesa confessante, che cosa si diceva? Che
posizioni furono prese? Questa
domanda è stata posta nel 1984,
quando si ricordavano i cinquant’anni della Confessione di Barmen, il lucido documento con
cui la chiesa confessante disse
no alle eresie del cristianesimo
« germanico », ma la risposta ha
dovuto rilevare un deficit. Barmen non parlò di antisemitismo :
nella chiesa confessante si avvertirono subito gli attentati dei
Cristiano-tedeschi alla libertà
della chiesa e alTEvangelo, ma
l’atteggiamento antiebraico non
fu avvertito come teologicamente rilevante.
L'eccezione
Dietrich Bonhoeffer
Salvo eccezioni, e l’eccezione
si chiama Dietrich Bonhoeffer.
Come in altri campi, anche qui
egli, pur avendo avuto la stessa
formazione di molti suoi contemporanei, avvertì realtà di
cui la chiesa nel suo complesso
si rese conto solo più tardi. Lo
stesso Barth, in una lettera del
1967, darà atto che Dietrich
Bonhoeffer fu uno dei pochi se
non l’unico a cogliere già negli
anni trenta la rilevanza dell’antisemitismo. Vorrei delineare
qui sommariamente alcuni aspetti della parabola di Bonhoeffer
con l’Ebraismo e gli Ebrei, sulla base di due studi del suo
amico e biografo Bethge e dello
studioso ebreo Pinchas Lapide.
Un teologo della generazione
di Bonhoeffer riceveva generalmente un quadro abbastanza negativo delTEbraismo (la religione dei Farisei!), ma anche dell’Antico Testamento che in ogni
caso era superato e compiuto
nei Nuovo. C’era stato chi aveva detto che certe opere della
mitologia babilonese erano meglio delle volgari saghe contadine della Bibbia. Il grande von
Harnack, il venerato maestro di
Bonhoeffer, aveva ripreso la
proposta, fatta da Marcione 17.
secoli prima, di estromettere
l’Antico Testamento dal canone
cristiano. Bonhoeffer non accoglie queste indicazioni dei suoi
maestri, ma — come del resto
Karl Barth e altri e prima di loro i Riformatori — conserva
l’Antico Testamento, lo rilegge
a partire da Cristo. « Dio è l’unico Dio in tutta la Sacra Scrittura: con questa fede stanno o
cadono la chiesa e la scienza teologica ». Così Bonhoeffer salva
l’identità del Dio della Bibbia
contro il tentativo di opporre un
Dio ebraico al Dio Padre di
Gesù.
Il 1933 è Tanno della grande
offensiva ideologica ed ecclesiastica dei Cristiano-tedeschi. Come abbiamo detto, l’antisemitismo vuole entrare nella chiesa
col « paragrafo ariano ». Bonhoeffer prende posizione in alcuni suoi scritti. Rileggendoli oggi,
si ha un’impressione contrastante: Bonhoeffer è al tempo stesso malto « tradizionale » ( per
esempio nella visione dello Stato o nel continuare a parlare
della colpa del popolo d’Israele)
e molto critico (quando usa
questa tradizione contro l’antisemitismo). Oggi questa tradizione è criticata in blocco; Bonhoeffer sembra portarla al limite. Cerchiamo di far emergere
la sua posizione. La chiesa rispetta la vocazione propria del
lo stato che è quella di creare
ordine e giustizia. Ma proprio
perché la rispetta, la chiesa può
chiedere conto allo stato del suo
agire. In certi casi la chiesa nuò
prestar soccorso alle vittime
delTagire dello stato. In certi
casi si potrebbe ipotizzare un
intervento politico più diretto
della chiesa, ma questo dovrebbe essere deciso da un concilio
evangelico. Per Bonhoeffer, nel
1933, nella «auestione ebraica»
la chiesa si trova obbligata a
praticare le prime due possibilità.
Il problema era quello dei
battezzati ebrei nella chiesa, ma
Bonhoeffer comincia il suo discorso parlando del rapporto
chiesa-stato: segno che per lui
non siamo di fronte ad un problema di regolamenti ecclesiastici, ma ad una questione umanamente e politicamente di fondo. A questo punto Bonhoeffer
può passare al piano più teologico, il Diano su cui per la chiesa si pone il problema di Israele.
« Nella chiesa di Gesù Cristo
non è mai andato perso il pensiero che il ’popolo eletto’ che
crocifìsse il Salvatore del mondo deve portare in una lunga
storia di sofferenza la maledizione del suo agire... La conversione di Israele, questa sarà la
fine del periodo di sofferenza di
questo popolo. Perciò la chiesa
guarda alla storia del popolo di
Israele con tremore in quanto
essa è il cammino personale, libero e terribile di Dio con il suo
popolo. Essa sa che nessun popolo del mondo può venire a
capo di questo popolo misterioso, perché Dio non ne è ancora venuto a capo. Ogni tentativo di risolvere la ’questione
ebraica’ va a monte di fronte al
significato di questo popolo nella storia della salvezza, anche se
tentativi di quel genere devono
sempre essere intrapresi» (GS
II, 49^-50). H terreno è certo quello dei tradizionali modelli cristiani « anti-ebraici » e non è il
caso di attenuare questa impressione per motivi apologetici.
E’ un fatto però che Bonhoeffer
se ne discosta nella misura in
cui torna a sottolineare che anche il destino dell’Israele di oggi sta sotto la elezione sovrana
di Dio.
Bonhoeffer difende nel 1933 la
legittimità della missione fra gli
Ebrei, quella missione cui molte chiese hanno dopo Auschwitz
esplicitamente rinunciato. Non
lo fa però con lo spirito della
crociata medioevale, ma per rispondere ai Cristiano-tedeschi
che vogliono una chiesa « ariana ». In un altro scritto del 1933
afferma: «La comunione degli
appartenenti alla chiesa non viene definita dal sangue e neppure dalla razza, ma dallo Spirito
Santo e dal battesimo » (GS II,
116). «Con la croce e la resurrezione del Cristo Gesù è stato
abbattuto lo steccato fra gli
Ebrei e i pagani (Ef. 2). Al posto del popolo dell’alleanza dell’Antico Testamento non subentra un’altra nazione, ma la chiesa cristiana da e in tutti i popoli» (GS II, 115). Discriminare i battezzati Ebrei, oltre che
un’intromissione dello stato nella chiesa, sarebbe un negare il
fondamento della chiesa costituita da ebrei e pagani e — secondo Bonhoeffer ^ si ripeterebbe paradossalmente Terrore
dei gruppi giudeo-cristiani primitivi che subordinavano Tessere cristiani ad una « legge ». Di
nuovo Bonhoeffer argomenta sul
piano della più tradizionale
lettura del fenomeno giudeo-cristiano: la cosa notevole è però
che lui (solo lui!) colga che
proprio dalla visione « tradizionale » della chiesa scaturisce
implicita la negazione della teologia dei Cristiano-tedeschi anche sulla questione degli ebrei
nella chiesa. E non dimentichiamo che anche fra i membri della chiesa confessante c’era chi
avrebbe accettato che non si affidassero più cariche a cristiani
di origine ebraica per riguardo
alla fede dei deboli!
Una questione di fondo
Col passare degli anni e Tincalzare degli eventi, si direbbe
che la sensibilità di Bonhoeffer
sul fronte che ci interessa aumenti. Tutti conoscono la sua
famosa affermazione: «Solo chi
grida a favore degli Ebrei può
cantare in gregoriano », cioè pietà e culto (e proprio nell’ambiente del seminario della chiesa confessante a Finkenwalde
si riscoprono i tesori della liturgia e il gregoriano!) hanno
senso in quegli anni solo se uniti a una chiara parola in favore
degli EIbrei. Secondo Bethge è
dal 1935 (e non solo dal ’38) che
Bonhoeffer dice questa frase.
9 novembre 1938, la « notte dei
cristalli », squadre di fanatici
nazisti distruggono e incendiano tutte le sinagoghe di Germania, su ordine partito dal centro. Sulla Bibbia personale di
Bonhoeffer la seconda metà del
verso 8 del salmo 74 è sottolineata e accanto c’è una data;
9.11.1938. Il verso dice: «bruciano tutte le case di Dio nel pae
se » ! Nell’ottobre precedente, in
una conferenza, Bonhoeffer aveva lamentato che la discussione
della chiesa confessante si fosse concentrata in modo malsano e colpevole sulle questioni
ecclesiastiche interne anziché
confrontarsi con problemi incalzanti. Tra i problemi incalzanti che Bonhoeffer menziona,
c’è quello « Chiesa e sinagoga ».
Allora, non era certo una moda!
Due riferimenti importanti al
nostro problema si trovano nella « Etica » che Bonhoeffer scrive intorno al 1940. « Il fatto che
Gesù Cristo fosse il Messia promesso del popolo ebraico fa sì
che la linea genealogica dei nostri padri risalga al popolo d’Israele anteriormente all’apparizione di Gesù Cristo. La storia
dell’Occidente è indissolubilmente legata, per volontà di Dio,
con il popolo d’Israele, e non
solo geneticamente, ma in un
incontro autentico e continuo.
L’ebreo tiene aperta la questione di Cristo. E’ il segno della li
bera scelta della grazia di Dio
e del ripudio decretato nella sua
ira : « ...vedi dunque la benignità e la severità di Dio » (Rom.
11: 22). Una cacciata degli Ebrei
dall’Occidente porta necessariamente con sé la cacciata di Cristo, poiché Gesù Cristo era ebreo» (p. 95, trad. it. 77). Nel brano sulla confessione della colpa,
leggiamo : « La Chiesa confessa
di aver visto l’uso arbitrario della forza brutale, di aver osservato la sofferenza fìsica e morale di innumerevoli innocenti,
l’oppressione, l’odio, l’assassinio,
senza elevare la sua voce e senza trovare il modo di correre al
soccorso. Si è resa colpevole della morte dèi più deboli e indifesi tra i fratelli di Gesù Cristo» (p. 121; ed. it. 96). I «più
deboli e indifesi tra i fratelli di
Gesù» sono gli Ebrei, tutti gli
Ebrei. In loro, e non solo negli
ebrei battezzati, Bonhoeffer riconosce ora i fratelli di Gesù e
quindi nostri.
L’ultima
tappa
L’ultima tappa anche della parabola di Bonhoeffer in rapporto all’Ebraismo emerge nelle
sue lettere dal carcere. Qui lo
studioso ebreo Pinchas Lapide
ha ravvisato una sensibilità « ebraica» ad esempio per quanto
riguarda la riscoperta da parte
di Bonhoeffer dell’antropologia
dell’Antico Testamento, in cui
l’uomo è visto come un tutt’uno.
Anche la riscoperta del valore
del mondo, della creaturalità che
palpita nelle lettere dal carcere,
appare molto « ebraica ». Potremmo anche richiamare le pagine dell’Etica in cui Bonhoeffer
fa risaltare « Taltissima qualità
del comandamento di Dio »
(trad. it. 237). Bonhoeffer era
partito, contro l’atteggiamento
marcionita del suo tempo, leggendo l’Antico Testamento a
partire da Cristo. In carcere si
chiede se non stiamo ancora
leggendo il Nuovo Testamento
troppo poco dal punto di vista
dell’Antico Testamento.
A oltre quarant’anni dalla sua
morte e mentre ricordiamo l’ottantesimo anno dalla sua nascita, siamo in fondo giunti proprio al punto in cui giunse lui:
ad auspicare un confronto aperto con la sinagoga, che tiene
aperta la questione di Cristo, e
a riscoprire le radici ebraiche,
veterotestamentarie di una fede
che ci giunge spesso attraverso
la lente (deformante) della metafìsica greca, del pensiero sincretistico dei primi secoli, della
speculazione medioevale.
Daniele Garrone
8
8
imismo
27 giugno 1986
ANCORA SULL’ENCICLICA DI PAPA WOJTYLA INCERTEZZA SUL CONCILIO PER LA PACE
Disagio e insofferenza in aito mare
Torniamo sui tema dell’ultima enciclica papale, che abbiamo
presentato lo scorso numero, con un commento del prof. Paolo
Ricca che è comparso su “VUnità" del 13 giugno u.s. Dopo una presentazione generale del documento. Ricca si sofferma in particolare su due aspetti dell’enciclica: l’ateismo e la secolarizzazione. Riportiamo questa parte completa di un paragrafo che nell’edizione
dell’Unità era saltato.
A proposito dell’ateismo, il discorso del pontefice è di stampo
manicheo. A prima vista può sembrare un discorso molto qualificato cristianamente. A ben guardare
esso è molto lontano dalle posizioni del Cristianesimo originario,
evangelico e apostolico. Papa
Wojtyla interpreta l’ateismo come « resistenza allo Spirito », anzi come il peccato per eccellenza
contro lo Spirito Santo, e ne individua oggi « la massima espressione... nel materialismo dialettico e
storico, riconosciuto tuttora come
sostanza vitale del marxismo »
(n. 56).
L’equazione tra marxismo e peccato contro lo Spirito Santo non è
formulata ma è suggerita. Un giudizio così sommario non è solo
« laicamente preoccupante » (come molti hanno rilevato), è anche
cristianamente inaccettabile. Il
materialismo storico e il marxismo
ateo sono evocati dal Pontefice
soltanto come bersagli polemici,
senza che si avverta il benché minimo sforzo di coglierne la natura
profonda e il significato per l’umanità d’oggi. Ne risulta una valutazione talmente primitiva e riduttiva di questi fenomeni da trasmetterne un’immagine irrimediabilmente deformata.
Ben altro può e dev’essere il discorso cristiano su materialismo,
marxismo e ateismo. 11 fatto stesso che com’è noto, i primi cristiani erano accusati e processati per
« ateismo » dovrebbe far riflettere
e indurre, se non altro, a molta
cautela. Il peccato contro lo Spirito santo è, con ogni probabilità,
un peccato « interno » alla Chiesa,
che ha o ritiene di possedere lo
Spirito e perciò può anche peccare contro di lui (più difficile è invece che pecchino contro lo Spirito quelli che non l’hanno o si
ritiene non l’abbiano!).
Dire che l’ateismo è il peccato
contro lo Spirito Santo significa
considerare l’apparenza come evidenza ed eludere la domanda scomoda circa l’ateismo presente nella Chiesa. A proposito del marxismo ateo o dei suoi rapporti col
cristianesimo storico, già negli Anti Trenta il teologo Paul Tillich ha
scritto pagine oggi ancora non superate né eguagliate, invitando tra
l’altro le chiese a « cogliere il messaggio profetico che si cela sotto
il secolarismo proletario» (P. Tillich, L’era protestante, Torino ’72,
p. 205). Siamo qui agli antipodi
della valutazione data dal pontefice, ma è nella direzione indicata
da Tillich e non in quella percorsa
da Wojtyla, che è possibile pro
nunciare una parola cristianamente ispirata e fondata su materialismo, marxismo e ateismo.
Il discorso wojtyliano sull’ateismo è, sì, « roccioso » (come ha
scritto Baget Bozzo), ma non nel
senso della forza della fede bensì
soltanto nel senso del vigore della
polemica. C’è però una ragione di
fondo che dovrebbe imporre a un
cristiano di parlare diversamente
dell’ateismo, marxista o no, ed è
quella ripetutamente adottata da
Gesù nel suo insegnamento e nella sua prassi. La domanda: chi è
ateo? riceve nella Bibbia risposte
sorprendenti. Qui si avvera più
che altrove il detto di Gesù:
« Molti primi diventeranno ultimi,
e molti ultimi, primi ».
« Rimescolando le carte, Gesù scopre la « fede » nell’incredulo e svela l’incredulità nel « credente ». Ricostruire, come fa il
pontefice, i fronti di credenti e
atei e contrapporli, è proprio il
contrario di quello che ha fatto
Gesù.
Secolarizzazione
Il secondo tema che vai la pena
riprendere è quello della modernità, caratterizzata, nel nostro emisfero culturale, da un vasto processo di secolarizzazione, che ha
certo comportato la laicizzazione
generale della cultura, della vita
e dei valori, ma che è del tutto
fuorviante intepretare globalmente, presentare soltanto in negativo
come « ateismo ». Anche qui il discorso cristiano poteva e doveva
essere diverso, ma il pontefice rifiuta di proposito ogni distinzione,
identifica laicità ed ateismo e insinua che la « morte dell’uomo »
sia il frutto più o meno diretto
della secolarizzazione.
Il discorso sembra cristiano,
ma lo è di fuori più che di dentro.
Molto più evangeliche e quindi
idonee e favorire il dialogo sono,
in proposito, le considerazioni fatte — poniamo — da un Dietrich
Bonhoeffer, pastore e martire dell’opposizione al nazismo. Scrivendo dal carcere le sue «Lettere a un
amico », egli ha affrontato tra gli
altri il tema fondamentale del
r-apporto tra cristianesimo e modernità secolare, accettando l’avvenuta emancipazione dell’uomo
dall’universo religioso: l’uomo «ha
imparato a cavarsela... senza ricorrere all’ipotesi di lavoro: Dio » e
non è più disposto a riempire con
« Dio » i vuoti delle sue cono
Protestantesimo
Ritorna Molnar, l’insigne storico di Praga del valdismo medievale, sulle pagine di Protestantesimo (2/1986) con un corroborante saggio su « La norma
biblica nell’hussitismo » in cui
si scopre, tra le altre cose, la
« gioiosa passione hussita per il
dibattito e per il dialogo ». Nella
sezione “Studi critici” della rivista compare un contributo su un
argomento che non tramonta
mai: guerra dei contadini e riforma luterana. In “Rassegne” è
senz’altro da leggere la lunga,
documentata carellata di teologia sistematica scritta da Sergio
Rostagno, interessante anche se
richiede un certo impegno da
parte del lettore. Vittorio Subilia, direttore del trimestrale della Facoltà Valdese, interviene
con un’analisi che prende spunto da una serie di pubblicazioni
tedesche in merito a « Storie
del Pensiero cristiano ». Un breve e correttissimo dibattito sulla
nuova traduzione ecumenica della Bibbia (Tilc) tra specialisti —
una delle querelles più argomentate che abbiamo sinora letto,
pur nella sua brevità — e venti
ampie recensioni di pubblicazioni teologiche e storiche concludono un numero che, ancora
una volta, è di notevole livello
scientifico e tuttavia leggibile.
G. P.
scenze. Bonhoeffer prende sul serio l’uomo autonomo e il mondo
religiosamente disincantato, e dichiara che oggi « il problema è:
Cristo e il mondo diventato adulto ». Bonhoeffer, quindi non solo
non criminalizza il progresso di
laicizzazione del mondo, ma ne
raccoglie la sfida e avanza arditamente l’ipotesi di una interpretazione laica e mondana dei concetti biblici. Allo stesso tempo
Cristo non è rimosso: il « mondo
diventato adulto», accettato come partner (e non come imputato
come accade nell’enciclica), resta confrontato con Cristo.
« Il mondo adulto è senza Dio
e, forse proprio per questo,
più vicino a Dio che il mondo non
ancora diventato adulto ». Paradossi. certo. Ma è solo così che si
può fare, su questi temi, un discorso cristianamente verace.
Che dire in conclusione? Diremo che se questa enciclica suscita
comnrensibilmente delusione ed
inquietudini in molte coscienze
laiche, essa suscita disagio e insofferenza in molte coscienze cristiane. L’Enciclica ha il merito di
sollevare — nella terza parte —
problemi di grande rilievo, ma ha
il torto di trattarli in modo inadeguato da un punto di vista cristiano. Per il modo in cui affronta
i grandi temi della terza parte,
l’enciclica appare — in un’ottica
cristiana — come una grande occasione mancata.
Paolo Ricca
Si farà o non si farà? Con
questa domanda sono andato
nei giorni scorsi a Tutzing (Baviera) per partecipare ad una
consultazione sul « Concilio per
la pace » ; con questa domanda
me ne sono tornato a casa.
Circa un centinaio i partecipanti al convegno; tra tutti primeggiava C.P. Prhr. von Weizsäcker, scienziato, filosofo, colui che, più o meno in questo
periodo, aveva lanciato l’anno
scorso al Kirchentag la proposta del concilio. Poi c’erano gli
ortodossi, guidati da S. E. Pitirim, arcivescovo di Mosca, imponente, come si conviene ad
una tale personalità. C’era anche Karoly Toth, della « conferenza cristiana per la pace » di
Praga. Dalla Svezia era sceso
l’arcivescovo Sundby, dalla Scozia era venuto il segretario generale anglicano K. Wright, dal
Sud Africa il pastore Mazibuko
di Johannesburg e poi tanti altri che sarebbe lungo menzionare. Presenti anche rappresentanti di varie organizzazioni pacifista legate in qualche modo
alle chiese: l’IKV olandese, con
Li. Hogebrink, ben noto agli ambienti italiani, la Pax Christi,
Justitia et pax e tante altre ancora. Significativamente presenti inoltre anche dei laici, e fra
questi alcuni ufficiali dell’esercito, Questo grosso modo il panorama. Ma quali i risultati dell’incontro?
Il presbiteriano americano
Peery ci ha detto che negli USA
manca un vero interesse per il
concilio. Se questo avvenisse bisognerebbe fare attenzione agli
« evangelicals » (capaci probabilmente di trasformare il concilio per la pace in concilio anticomunista). L’ortodosso Pitirim
ci ha detto che per loro non esiste la figura del « concilio », ma
solo quella del sinodo. Justitia
et pax ha ben chiarito che, per
la chiesa cattolica, solo ed unicamente il Papa può convocare
il Concilio.
Intanto il Papa ha lanciato la
proposta di una giornata di preghiera per la pace ad Assisi (27
ottobre p. v.) cui ha invitato
tutte le religioni (qualcuno di
noi ci andrà?). Il Consiglio ecumenico sta lavorando al progetto di una grande conferenza per
il 1990' sui temi: pace, giustizia,
ecologia. Si ha l’impressione di
un incrociarsi di proposte e controproposte che generano per il
momento solo confusione.
Può anche darsi che la testardaggine teutonica, unita ad una
profonda pietà evangelica, a una
capacità organizzativa e (non
dimentichiamolo!) ad un certo
peso politico, riescano alla fine
a venire a capo di questo problema. Lo spero, perché anche
noi la sera del 16 ci siamo riuniti in preghiera per il Sud Africa, e il pastore Mazibuko ci
ha portato la testimonianza dei
suoi fratelli che muoiono in attesa della liberazione. Non è proprio questo il tempo ed il momento di disquisire su tradizioni e nomi!
L. D.
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Claudio Pasquet e Susanne Labsch
Domenicano
condannato a morte
(soepi) — Un padre domenicano vietnamita, arrestato nel
1982, è stato condannato a morte nella Città di Ho-Chi-Minh.
Amnesty International ha cominciato una campagna per impedire che il padre Ngo Quang
Tuyen sia giustiziato.
Nuovo vescovo
per Coventry
(epd/soepi) — Il teologo inglese Paul Oesterreicher, che era
stato eletto vescovo anglicano
della Nuova Zelanda, rimane in
Inghilterra e diventerà vescovo
e direttore internazionale della
Cattedrale di Coventry. Coventry
è diventato dopo il bombardamento della seconda guerra mondiale il simbolo della ricerca
della riconciliazione e della pace. La città è gemellata con 26
città di tutto il mondo. L’elezione di Oesterreicher come vescovo anglicano aveva riscontrato la
resistenza dei conservatori che
hanno impedito la ratificazione
della sua elezione perché Oesterreicher è molto attivo nel movimento per la pace nella Gran
Bretagna e l’hanno rimproverato di appartenere ai Quaccheri.
Guatemala: richiesta
di pressione esterna
(voce) — « Il nuovo governo
civile del Guatemala non ha preso alcuna iniziativa per chiarire il destino di migliaia di persone sparite durante la dittatura militare » così ha dichiarato
la presidente dell’organizzazione
dei parenti degli spariti, GAM,
la signora N. Garcia, la quale
sta compiendo una visita in sette paesi europei per informare
sulla situazione attuale nel Guatemala e per sollecitare la pressione internazionale affinché il
suo governo avvìi un’indagine
sulla sorte degli spariti e processi i militari responsabili. Intanto continuano azioni militari illegittime contro la popolazione del Guatemala.
Amnesty International ha dichiarato di non vedere nessun
miglioramento della situazione
guatemalteca rispetto ai diritti
umani. A.I. critica il fatto che
l’attuale presidente Vinicio Cerezo non faccia nulla per smantellare le milizie civili che temono Un nuovo golpe da parte
dei militari.
Nigeria: scontro tra
cristiani e musulmani
(soepi) — In Nigeria si sono
scontrati, durante una processione cattolica, cristiani e musulmani. La regione nella quale gli scontri sono avvenuti si
chiama Kwara ed è abitata da
musulmani e cristiani in parti
uguali. I non-musulmani hanno
criticato la decisione del governo della Nigeria di entrare nell’organizzazione degli stati musulmani (OIC) ritenendo che
questo passo contraddica alla
neutralità della Nigeria.
Vietnam: evangelici
divisi tra nord e sud
(epd) — Le chiese evangeliche del Vietnam, separate nel
1954, non vedono ancora la possibilità di riunirsi.
Le differenze ideologiche tra
le due chiese sono ancora troppo grosse. La chiesa del Nord
Vietnam conta 10.000 membri,
mentre quella del Sud ha 250
mila membri.
La chiesa evangelica del Nord
si identifica Con la Repubblica
Socialista del Vietnam. La chiesa del Sud invece respinge l’impegno politico nella società mentre la chiesa del Nord Vietnam
critica la collaborazione dei cristiani del Sud con i protestanti
degli USA. La chiesa evangelica
del Sud Vietnam ha dichiaratodi aver imparato dai fratelli del
Nord e che modificherà la sua
costituzione e inserirà in essa
i( l’impegno patriottico dei credenti » ma ha respinto l’accusa
di aver sostenuto la politica
americana ed il governo di Saigon.
WWF: appello
a tutti i credenti
(soepi) — Il World Wildlife
Pund, WWF, una organizzazione
internazionale per la tutela dell’ambiente si è rivolta ai credenti di tutto il mondo perché
s’impegnino di più nella lotta
per la protezione della natura.
Il WWF ha pubblicato una lettera inviata a personalità delle
comunità buddiste, cristiane, induista, musulmane ed ebraiche
invitandole a partecipare ad una
« retraite » in settembre durante
la giornata mondiale di preghiera per la pace ad Assisi.
Cristiani: solidarietà
con le altre creature
(soepi) — Un gruppo di lavoro delle chiese cristiane della
Svizzera ha pubblicato un documento che riguarda il comportamento ecologico dei cristiani.
Il documento respinge la concezione della libertà umana contro le altre creature e ribadisce
il concetto della solidarietà con
le altre creature. I credenti hanno il compito non di sfruttare
la natura ma di coltivarla e conservarla.
9
F
27 giugno 1986
cronaca delle Valli 9
Scusate se
disturbo
L'Amministrazione Comunale e la
Pro Loco di Luserna S. Giovanni
crganizzano la manifestazione
EXPO ’86
par il periodo 5/13 luglio p.v.
MOSTRE;
Area botanica
Fotografia: Luserna San Giovanni
di ieri attraverso l'obiettivo
Bonsai e fiori secchi
Le mani di fata: lavori femminili
Erbario "Rifugio Valanza” - fotografie
Flora spontanea della Val Pellice
- fotografie
Il Libro; storia, cultura e costume
della Val Pellice • di Autori Valligiani e non.
CHIUDERÀ’ IL CONVITTO DI POMARETTO? Per S. Miguelito
Alziamo la voce
PINEROLO — Sabato 14/6 si
è svolta alla expo Fenulli di Pinerolo la festa di solidarietà
con il Nicaragua.
In una società sempre
ragazzi « a rischio »
più competitiva ed individualistica il futuro di
interessa a pochi - L’impegno delle chiese
Il mecoledì a Pinerolo è giorni: di mercato e nella piazza
principale, seduta ai piedi del
monumento, una mamma allatta
il suo neonato; di fronte a quel
quadro di maternità affettuosa,
la gente passa sorridendo.
Cinquanta metri più in là, nel
crocicchio più affollato in mezzo alle bancarelle, una bimbetta
smunta (non le si darebbero più
dì quattro anni) è accoccolata
j7£‘- terra con un chitarrino di
■co'n pensato abbandonato sulle
ginocchia. Ai suoi piedi, la scritta su un grosso cartone grigiastro spiega che per la mancanza
del padre e la malattia della madre è costretta a guadagnarsi la
vitj suonando sulle piazze; sul
CO'-ione una ciotola di legno con
alcune monetine.
Camminando con lo sguardo
atiento alla gente che cammina
e ■ion al selciato, rischio di calpestare la bimbetta che, quando
inciampo su di lei, non reagisce
e continua a guardar nel vuoto
con aria rassegnata. Non posso
fo.:' finta di nulla e lasciarla Vi
co'ne un cane randagio: vado a
ce' Care un vigile a cui spiego la
situazione. Mi risponde rassegnato che se la madre è sulla piazza
non si può fare nulla; gli zingari
h..nno sempre ragione loro.
l'ado in Comune, e l’assistente sociale promette che andrà
suo ito giù a chiedere alla donna
se la picola è sua figlia e a riportargliela, diffidandola dal
mandarla a mendicare, «ma so
già che cinque minuti dopo, tutto sarà di nuovo come prima! ».
L scendo dal municipio, inconti-'j un avvocato che conosco e
gl: chiedo che cosa si può fare
impedire che bambini così
pucoli siano sfruttati in questo
modo per l'accattonaggio. Si
mette a ridere e mi consiglia di
occuparmi dei massimi problem; e non perder tempo, con queste cosette inevitabili.
.4 questo punto, che fare? Che
senso avrà lunedì prossimo il digiuno e la serata di riflessione
per la tragedia del Sud Africa,
se nella mia città non riesco a
far nulla per quella bimbetta dagli occhi grandi, persi nel vuoto
in ntezzo ad una folla indifferente che rischia di travolgerla?
Come scuotere la delusione, la
rassegnazione, l'indifferenza di
chi dovrebbe, e non ha evidentemc'ite mezzi efficaci, impedire lo
sfruttamento dei minorenni e
l’accationaggio, vietati, mi sembra. dalle leggi del nostro Paese?
Certo non basta a mettermi la
coscienza a posto scrivere un arlicoletto che sembra tolto di peso dal « Cuore » di De Amicis,
a parte naturalmente il finale,
che per il socialismo roseo del
tardo Ottocento era sempre positivo. Marcella Gay
Thomas Elser, oggi pastore
della comunità di Ruppertshofen, è stato pastore a Pomaretto per due anni durante i quali
ha vissuto nel Convitto. Pubblichiamo volentieri questo suo
contributo su una questkme di
notevole importanza per la diaconia della chiesa e le responsabilità sociali dell’ente pubblico.
II Convitto di Pomaretto sta
per chiudere: questa è almeno
la preoccupazione di alcuni. Cosa sta succedendo?
Si tratta di un gioco politico,
un tentativo di esaminare come risponde il pubblico di fronte alla cessazione di un servizio
sociale, oppure si tratta di una
iniziativa sincera con il triste
ma onorevole motivo della mancanza di fondi?
La discussione sul perché si
tagliano prima i fondi in campo sociale riguarda anche la
Chiesa valdese e il suo impegno nel campo sociale.
Negli ultimi anni i diversi organismi della Chiesa Valdese
hanno fatto una serie di riflessioni sull’impegno diaconale della chiesa nella società.
Le decisioni prese risultavano
alla fine positive: gli ospedali
vengono modificati e adattati ai
bisogni della medicina moderna.
L’asilo di San Germano viene ristrutturato completamente. Ciascuno di questi progetti richiederebbe tutte le forze finanziarie della chiesa per anni. Ma
grazie al contributo di tutti ciò
è possibile, anche perché alla fine risultano progetti ben fatti
e servizi riconosciuti da tutti.
E questo è il punto della diaconia di oggi? L’ospedale e la
casa per anziani sono opere che
rendono un servizio riconosciuto da tutti nerché tutti possono
trovarsi nella situazione di dover ricorrere a questi servizi.
Un convitto che si occupa di
ragazzi « a rischio » non ha certo nessuno di questi valori: non
è un servizio che la gente pensa
di dover usare.
Quelli che lo usano Io fanno
perché sono obbligati e non ne
parlano perché non hanno gli
strumenti culturali per farlo:
dunque il Convitto di Pomaretto rimane senza voce.
E’ difficile capire perché finora non si è sentito quasi niente;
le parole dell’ordine del giorno
della Conferenza distrettuale non
mi sembrano adatte perché poco chiare. Dovrebbe essere evidente che in una società sempre
più competitiva e individualistica c’è urgente bisogno di un tale servizio e che i problemi sociali non si risolvono nascondendoli o non volendo vederli.
Il problema c’è: è il problema di ragazzi abbandonati, lasciati soli, è il problema della
violenza nella società in generale, nella famiglia in particolare.
Qualcuno se ne deve occupare in modo adatto: o i servizi
sociali della amministrazione
pubblica o l’impegno diaconale
della chiesa in collaborazione
con ramministrazione pubblica.
In ogni caso siamo noi che
dobbiamo alzare la voce. Sia come credenti, sia come cittadini
coscienti dobbiamo prestare la
nostra voce a quelli che sono
senza.
Devono essere delle voci decise: il Convitto di Pomaretto
ha bisogno di solidarietà per
svolgere il suo compito — come
ogni altro istituto della chiesa.
Non limitiamoci ai progetti di
prestigio. Le difficoltà non si risolvono nascondendole: con queste cose non si scherza.
Alziarno la voce!
Thonia-s Elser
Anche quest’anno la somma
raccolta verrà data per il completamento della segheria ( già
in funzione) a S. Miguelito (nel
Sud del Nicaragua). Per quanto riguarda la sottoscrizione elenchiamo i premi non ancora ritirati (con i relativi biglietti): zaino da montagna, biglietto n. 1161; zainetto ¿79;
accendino 1884; tappeto 1528;
gioco da tavola 2653 ; amaretto
Saronno 1148; amaretto Saronno 1159; puzzle 1518; manifesti
0651; manifesto 1385, manifesto
0322.
I premi possono essere ritirati a.„.casa di Corinna e Gianni
(telefonare ore pasti al 76.851).
BOBBIO PELLICE
Amicizia coi Queyras
Si è tenuta sabato 14 giugno
a Ristolas una imponente manifestazione della Resistenza francese per ricordare alcuni degli
avvenimenti più tragici della liberazione del Queyras.
Alla manifestazione ha partecipato anche una delegazione italiana, capeggiata dal sindaco di
Bobbio Pellice, Charbonnier e
formata da numerosi partigiani
fra cui i comandanti della V divisione GL « Sergio Toja » Bertinat e Negrin ed il portabandiera Geymet.
Si è iniziato al mattino alla
Monta, frazione di Ristolas, dove è stata scoperta una lapide
in memoria del capodoganiere
Bond'uel e di 4 partigiani della
frazione Echalp (oggi disabitata) fucilati dai tedeschi. La celebrazione è poi continuata a Ristolas, dove è stata scoperta
un’altra lapide in memoria dei
caduti per la liberazione del piccolo paese e di altri partigiani di
Ristolas caduti nella Morienne.
Al termine Charbonnier ha ricambiato l’invito ai partigiani
francesi, in nome dei quali il
Col. Terrazon ed il Cons. Chabran hanno accettato garantendo la loro presenza a Bobbio
per il prossimo 25 aprile.
La cerimonia ha poi avuto terniine con il saluto del sindaco
di Ristolas, presente con numerosi colleghi del Queyras, fra
cui il sindaco di Aiguilles, sig.
Tonda originario di Angrogna.
UNA LETTERA DEL CONSIGLIERE MINOLI
Ospedale di Pomaretto e controlli pubblici
Preg. Sig. Direttore,
solo oggi ho avuto, tramite la cortesia di un amico, la possibilità
di leggere sul Suo settimanale del
23.05. ’86 l’articolo a firma L.V.
concernente l’ultimo consiglio di
C.M. valli Chisone e Germanasca;
La pregherei cortesemente di volere pubblicare il seguente chiarimento.
La vostra solerte collaboratrice
L.V. di cui è nota per la verità
la costante e taciturna presenza
alle sedute di C.M. non è per lo
stesso motivo altrettanto attenta
a seguire i dibattiti che qualche
volta animano le sedute e, conseguentemente, questa volta trae delle conclusioni affrettate ed altrettanto imprecise, lasciando trasparire tra le righe il sospetto che il
sottoscritto miri a qualche ’’Poltrona” nel Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale Valdese
di Pomaretto. Ora, personalmente,
di quello che pensa L.V. non me
ne importa proprio niente, non
altrettanto dei lettori, che possono
trarre delle conclusioni errate.
Credo pertanto sia utile precisare
una volta per tutte a L.V. che
una lettura attenta dei verbali (alcuni già del 1984) o quantomeno
dell’ultimo portante il n. 108 data
16.5. '86 sarebbe impellente! Ai
cortesi lettori, ed a Lei siq. Direttore, condenso in breve i miei
propositi pubblicamente enunciati ed intimamente creduti:
1) al Consiglio di C.M. è
demandata l’approvazione del progetto di Bilancio dell’USSL n. 42;
di questa Assemblea faccio parte
pure io, ed avrò pure il diritto di
esporre il mio punto di vista, an
che se non condiviso dall’attuale
maggioranza a conduzione socialista (non si dimentichi che il firmatario della convenzione con la
Tavola Valdese è stato l’On. Valdo Spini del PSI);
2) all’interno del bilancio in
oggetto una corposa fetta di Lire
4 miliardi e mezzo, lira più lira
meno, è per soddisfare la previsione 1986 del bilancio dell’Ospedale di Pomaretto;
3) conseguentemente non credo sia per nulla scandalosa la mia
richiesta di avere la possibilità di
un maggiore coinvolgimento dell’USSL nella gestione dell’Ospedale, nominando un rappresentante in seno al Consiglio di Amministrazione;
4) piaccia o no, il coinvolgimento dell'Ente pubblico a mio
avviso deve esserci, non per accedere ad un importante centro di
potere (molto meglio lo lACP ed
altri Enti citati giornalmente dalle cronache anche giudiziarie) ma
per dare il più possibile trasparenza agli atti contabili e rendere
cristallini (sono un ingenuo) gli
operati di tutti gli amministratori delle cose pubbliche.
Concludendo: avrei ancora altro da aggiungere sulla mia disponibilità ad accedere ai centri di
potere, ma mi sono fermato al
buon tempo antico, in cui per
tirarsi sù le brache si lavorava
di braccia e con il sudore della
fronte: qualche volta ho usato pure la testa con il suo contenuto,
poco o tanto; uso che consiglio
pure alla signora L.V.
Grazie per l’ospitalità e cordiali saluti. Minoli Fulvio
In risposta alla lettera del consigliere Minoli osserviamo:
— Ea presenza del nostro corrispondente alle riunioni pubbliche di un Ente locale deve essere « taciturna » essendo i consiglieri i soli deputati a prendere la
parola.
— Non sappiamo quale sia la
« convenzione » cui Minoli allude.
In ogni caso l’Intesa tra la Tavola valdese e il Governo italiano
è stata firmata dal moderatore
Giorgio Bouchard e dal presidente del Consiglio dei ministri, Bettino Craxi, e successivamente il
Parlamento italiano ha approvato la legge 449/1984 che ne dà
applicazione ai sensi dell’art. 8
della Costituzione.
Se invece Minoli si riferisce all’Intesa regionale circa gli ospedali evangelici, la stessa è stata firmata dal moderatore Giorgio Bouchard e dall’allora presidente della
Giunta regionale del Piemonte,
Aldo Viglione.
L’on. Valdo Spini, socialista,
non risulta firmatario di nessun
documento, né ha mai fatto parte
del consiglio regionale del Piemonte.
— il consigliere Minoli, che è
ovviamente titolare di diritti-doveri di iniziativa politica, può già
oggi esaminare i conti consuntivi
dell’Ospedale attraverso i rendiconti che vengono presentati
dalla Amministrazione della Ciov
e che vengono esaminati dal collegio dei revisori dei conti e poi
approvati dalla Assemblea della
USSL 43. Può inoltre esercitare
quale consigliere della USSL, il
diritto-dovere del sindacato ispettivo nei confronti dell’attività dell’Ospedale segnalando e denunciando mancate applicazioni della
convenzione, cattivi funzionamenti, eccetera. Al consigliere Minoli
è anche attribuito nell’ambito
della assemblea della USSL il potere di indirizzo della attività
dell’Ospedale, ovviamente nel rispetto delle leggi nazionali e regionali in materia.
Come si vede è oossibile il controllo sulle attività dell’Ospedale
anche senza essere nella commissione amministratrice, basta voler
esercitare ì propri diritti-doveri di
eletto del popolo.
— Sulla base di quanto prescrivono i regolamenti delle chiese
valdesi e metodiste è il Sinodo
valdese che ogni anno procede alla elezione della Commissione che
amministra gli Ospedali valdesi
di Pomaretto e Torre Pellice e il
Rifugio Carlo Alberto di Luserna.
Contemporaneamente il Sinodo
nomina una commissione d'esame
sull’ operaio della commissione
amministratrice che ne esamina
l’attività. I Sinodi e le Assemblee della Conferenza distrettuale discutono l’attività degli ospedali sulla base di relazioni della
CWV e delle commissioni d’esame e prendono decisioni in merito. Come si può vedere, i controlli democratici ci sono anche
all’interno dell’ordinameiPo
dese. Le assicuriamo, sig. Minoli.
che almeno in quest’ambito gli
atti amministrativi sono trasparenti.
G. G.
l
10
10 cronaca delle Valli
27 giugno 1986
DIBATTITI SULL’ENERGIA NUCLEARE
I rischi sono troppi e manca la democrazia
La foto a fianco presenta la sala operativa di una centrale nucleare. Dopo Cemobyl sono in molti nei consigli comunali delle
valli e in dibattiti pubblici ad interrogarsi se l’energia nucleare sia
0 meno compatibile coi rischi che si corrono. In questa pagina presentiamo cronache di dibattiti svoltisi nelle scorse settimane ed
1 testi degli ordini del giorno approvati aU’unanimità dai consigli
comunali di S. Secondo e di Angrogna.
Sabato 28 giugno alle ore 9 presso il Politecnico di Torino si svolgerà un convegno promosso dai Comuni denucìearizzati del Piemonte dal titolo: «Di fronte ai rischio nucleare, l’impegno degli
enti locali per una nuova politica energetica ».
Rinasca:
firmare i referendum
Un pubblico abbastanza ninneroso ha seguito venerdì 20 giugno a Pinasca le relazioni introduttive al dibattito sul nucleare e le fonti energetiche alternative.
Emilio Delmastr'o, membro
del comitato per il controllo delle scelte energetiche, ha insistito soprattutto sull’aspetto politico che soggiace alla scelta nucleare.
I partiti al governo o che aspirano a diventarlo, sono infatti interessati alla grande somma
di denaro che viene investita nella costruzione delle centrali e
per il loro successivo fimzionamento. La somma stanziata per
la costruzione della centrale di
Trino Vercellese è salita ormai
a 9.000 miliardi contro i 2.500
previsti.
Si sa, il denaro dà potere e
quindi molti partiti pimtano ad
una gestione centralizzata, facilmente controllabile degli stanziamenti, dimenticando tutti gli
argomenti a sfavore delle centrali, evidenti ed inconfutabili,
ma nascosti alle masse per evidenti ragioni d’interesse.
Numerosi gli argomenti portati da Delmastro a sostegno della tesi antinucleare: innanzi tutto il tipo di centrale che si vuole costruire in Italia è ormai abbandonato da tempo negli USA
e in questo caso noi assumiamo
un ruolo da terzomondisti importando tecniche ormai superate dalle grandi superpotenze.
Secondariamente noi oggi non
dipendiamo per il fabbisogno
di energia elettrica dal nucleare
e anche se costruissimo tutte e
dieci le centrali previste esse
non darebbero che il 6% del
totale dell’energia elettrica consumata.
Con molto meno delle somme
stanziate per il nucleare si riuscirebbe a sfruttare delle energie pulite.
Per il funzionamento delle centrali dipendiamo totalmente dall’estero per quanto riguarda l’uranio e anche l’uranio sulla terra si sta esaurendo. Le centrali
dopo 20-25 anni devono essere
chiuse e non possono essere
smantellate; devono essere ricoperte da colate di cemento e rimangono radioattive per 25.000
anni.
Cosa succederà nel frattempo
sulla terra? Stessa sorte oscura
tocca alle scorie: cOsa se ne può
fare? O si trasformano in bombe atomiche (ecco il legame fatidico tra nucleare civile e mili
Silvana Marchetti
1-4-7045
MIRAMARE
DI RIMINI
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32569
32548
A SO metri daUa spiaggia — ambiente famiUare — ottimi i
servizi e il trattamento.
S. Secondo:
fare un referendum consultivo
tare) o si seppelliscono da qualche parte, ma nessuno sa ancora esattamente come e dove.
Ci sono poi condizioni territoriali molto sfavorevoli in Italia, sia per l’alta densità di popolazione. nelle zone prescelte
(ad es. pianura padana), sia per
i rischi di terremoti.
Delmastro ha concluso il suo
intervento invitando tutti a firmare i referendum antinucleari promossi da D.P.-RadicaliPCÍCI e Associazioni ambientaliste (tra cui il comitato delle
scelte energetiche).
Il dott. lannucci si è soffermato sugli interventi predisposti dall’USSL 42 in seguito all’incidente di Cernobyl.
A partire dal 13 maggio sono
stati effettuati dei campionamenti settimanali di latte e erba in alcune zone della Comunità.
La percentuale di iodio radioattivo è diminuita come previsto
dopo una settimana, ma permangono tracce di altri radionuclidi, tra cui il cesio 137 e
136. Altro non si sa perchè non
ci sono gli strumenti adatti per
rilevare altri tipi di radiazioni
che possono essere altrettanto
pericolose. Si spera che tra di
esse non si trovi lo stronzio 90,
responsabile, come si sa, di causare la leucemia.
lannucci ha evidenziato le
notevoli difiìcoltà organizzative
in questo caso di emergenza dimostrate a livello regionale per
quanto riguarda gli esami dei
campioni prelevati e le modalità
delle stesse campionature.
D’altra parte non si può parlare di prevenzione per casi come
questi perché quando la centrale
è scoppiata è ormai troppo tardi
per qualsiasi intervento. Il commento finale del dottore è stato emblematico: pregate affinché
non ne scoppi una più vicino a
noi! (Evidentemente pensava al
Superfenix di Lione a soli 250
Km.).
Alcuni interventi da parte del
pubblico hanno evidenziato la
rabbia della gente che subisce
la disinformazione, che vorrebbe poter decidere sulla propria
salute e sulla propria vita, che
vorrebbe assicurazioni da parte dei partiti.
Il sindaco di Pinasca ha concluso invitando tutti a rifiettere
e a prendere delle decisioni secondo coscienza che ci impegnino in prima persona.
Il Consiglio Comunale di San Secondo di Plnerolp, considerato
— che le gravi conseguenze dell'Incidente nucleare verificatosi nella centrale sovietica di Chernobyl si sono
estese ben oltre ogni tipo di confine
amministrativo e nazionale, interessando tutta l'Europa ed oltre, ed investendo milioni di persone;
— che tale evento se da un lato,
nel caso di Chernobyl riguarderebbe
un reattore di caratterisiche diverse
da quelle in esercizio e proposte in
Italia, d'altro lato esso ripeterebbe
un analogo evento sia pur parzialmente verificatosi pochi anni fa a Three
Mile island, in USA, in un reattore del
tipo di quelli italiani;
— che esistono sul territòrio regionale diverse Installazioni nucleari (centrale elettronucleare da 270 MW E.
Fermi, a Trino Vercellese, i diversi
impianti di ritrattamento di rifiuti e
scorie radioattive a Saluggia, lo stabilimento di Spinetta Marengo per la
preparazione del combustibile nucleare) e che II territorio regionale è interessato ad una intensa attività di trasporto di materiale radioattivo;
— che sono in corso I lavori di preparazione per il cantiere di una nuo
va grande centrale a Trino Vercellese,
della potenza di 2000 MW, in un'area
interessata da un sistema di falde
idriche sotterranee tale da favorire
una rapida diffusione di eventuali fuoriuscite radioattive, che contaminerebbero in poco tempo un'area vastissima e ad alta densità demografica;
— che l'atteggiamento sovietico, la
mancata tempestiva informazione ed
il tentativo di nascondere l'entità dell'avvenimento alla comunità internazionale rappresenta un fatto di estrema gravità;
— che il Governo italiano, l'ENEL e
l'ENEA hanno fornito, nella contingenza, informazioni contraddittorie, insufficienti e caotiche, ponendo le popolazioni in una condizione di incertezza
e di angoscia;
— che il nucleare civile produce
materia prima per il nucleare militare;
— che II problema delle scorie radioattive non è ancora stato risolto a
livello mondiale e sarà una grave eredità per migliaia di generazioni future;
afferma
— che tali fatti ripropongono in
Angrogna: fermare
le centrali
Un clima al solito di forte polemica personale, che finisce per
suonare ad insulto di quei cittadini che hanno votato dei rappresentanti perché si occupassero dei loro problemi e non della
presenza di questo o quel consigliere in una commissiione, ha caratterizzato anche l’ultima seduta del Consiglio Comunale di Angrogna.
Ad un anno dalle elezioni e dopo una precedente legislatura
passata su questa linea, nulla è
mutato, perché nulla può mutare, essendo ormai la situazione
bloccata a certe sceneggiate, anche divertenti se non fosse per
l’ora. Che dalle diatribe Saccaggi-maggioranza il Gruppo Teatro
Angrogna, ottimo gruppo, molto
impegnato ma forse un po’ serio trovi lo spunto per, infine,
una farsa?
Premessa ironica a parte, vale
la pena di sottolineare almeno
tre argomenti discussi in Consiglio.
Bilancio: oltre 2 miliardi e
cento milioni in un clima reso
ancora più austero dalla mancata applicazione della lasco; servizi mantenuti ma a prezzo di
vistosi aumenti, impegno in mutui per fognature e strade, nulle
o quasi le possibilità di scelta
per gli amministratori.
Successivamente il cons. Sappè ha illustrato a grandi linee il
progetto per la prossima edizione dell’autunno in vai d’Angrogna: accanto ai soliti temi (cultura, turismo, sport, agricoltura'
si parlerà quest’anno di medicina alternativa con la partecipazione di personaggi come Luigi
Proietti e Christian Seguy.
dimensioni enormemente maggiori di
quanto fino ad ora considerato il problema della emergenza e della entità delle popolazioni che in tale situazione possono venirsi a trovare coinvolte, rispetto a cui i piani di emergenza fino ad ora considerati appaiono del tutto inadeguati;
— che è inaccettabile che la localizzazione di una centrale elettronucleare
da 2000 MW sia stata basata sul solo parere favorevole del Comune di
Trino, sede dell'impianto;
— che sono iniqui la legge 8/83 e
tutti quei provvedimenti che riconoscono ai Comuni benefici in denaro in
cambio dell'accettazione sul proprio
territorio di grandi impianti energetici e depositi di scorie radioattive,
quale monetizzazione di un rischio incontrollabile sulla salute pubblica;
esprime
— la propria tristezza ed il proprio
dolore per tutti coloro che, anche ad
anni di distanza da questo incidente,
scopriranno nel loro corpo il manifestarsi delle conseguenze dell'esposizione a questa ricaduta radioattiva,
ohe sarà luogo di un incremento di
malattie quali leucemia e cancro, con
una particolare incidenza sui bambini;
Probabile la visione in anteprima del filmato RAI su « Ninna nanna della guerra ».
Significativo poi, un ordine del
giorno sulla problematica delle
centrali nucleari.
In un consiglio che tempo fa
aveva trovato l’unanimità sulla
denuclearizzazione civile del proprio territorio, questa volta, basandosi sulle tematiche della pace, sulla mancata informazione
« dopo Oernobyl » in Russia ma
anche negli USA ed in Germania
Federale, si è approvato all’unanimità, un documento estremamente lucido e determinato.
Pur consci della propria impotenza di fronte alle scelte dei potenti, i consiglieri condannano i
comportamenti, le scelte e gli errori che hanno portato a Cernobyl; condannano « il cinismo, l’insipienza, l’imprudenza, l’ipocrisia con le quali governanti, scienziati e tecnici di tutto il mondo
proseguono, g'ustificandoli con
esigenze di progresso e sviluppo
economico, sulla strada dell’utilizzo dell’energia nucleare, senza
aver conseguito risultati di assoluta sicurezza... »; esprime compiacimento per le iniziative referendarie in corso coi tre referendum proposti ed auspica che
successivamente il popolo italiano si esprima col suo voto in opposizione alle centrali nucleari.
Oltre a disporre di rendere il
più possibile pubblico questo
O.d.G., il consiglio ha infine deciso di invitare, tramite bollettino,
i cittadini di Angrogna a sottoscrivere queste proposte di referedum.
Piervaldo Rostan
chiede
alle autorità competenti, a livello parlamentare e region-?.le ed agli enti preposti alle attività di controllo e sicurezza in campo nucleare;
— che si proceda alla sospensione
Immediata dei lavori connessi con la
costruzione della centrale elettronucleare di Trino Vercellese;
— che vengano resi pubblici, in maniera dettagliata, I risultati delle analisi
condotte a partire dalla metà di aprile sul territorio piemontese, in merito alla presenza di radioattività e di
radionuclidi neH’aria, al suolo, nell’acqua, negli alimenti;
— che vengano resi pubblici e sottoposti a revisione i piani di emergenza, e che gli Enti Locali, le Unità
Sanitarie Locali e le popolazioni interessate siano parte attiva in questa
revisione;
— che si proceda, a livello internazionale, ad una profonda revisione e
verifica delle norme di sicurezza per
quanto riguarda le centrali nucleari,
sia quelle destinate alla produzione
di energia elettrica sia per gli impianti collegati alla produzione militare;
— che venga riconsiderato II quadro di convenienza del ricorso al nucleare rispetto ad altre fonti di energia, tenendo conto dei costi aggiuntivi
diretti e indiretti necessari per dare
soluzioni certe ed efficaci ai problemi emersi, sia per la costruzione e
la gestione delle centrali nucleari sia
per garantire sufficienti condizioni di
sicurezza alle popolazioni ed il mantenimento dell'equilibrio ambientale;
— che si sospenda l'attuazione del
Piano Energetico Nazionale e si proceda ad una sua revisione, al fine di
individuare una soluzione che escluda
il ricorso alle centrali elettronucleari;
— che ove si confermassero a livello centrale condizioni di possibile
e opportuno ricorso alla fonte nucleare, si indica un referendum consultivo,
esteso a tutti I cittadini italiani, ponendo in alternativa I vantaggi e le
conseguenze di una politica energetica facente ricorso al nucleare e i
vantaggi e le conseguenze di una politica energetica senza il ricorso al
nucleare.
11
27 giugno 1986
cronaca delle Valli 11
DALLA CONFERENZA DEL PRIMO DISTRETTO
Verso una diaconia meno pesante
Pubblichiamo il testo della relazione del Dipartimento Diaconale sulle prospettive della diaconia delle chiese - In un tempo di ristrutturazioni chiediamoci se esistono alternative
Dopo la decisione sinodale del]’84 di costituire i Dipartimenti
Diaconali Distrettuali (D.D.), nel
nostro distretto il DD ha assunto la fisionomia di strumento di
collegamento tra le diiwerse opere e tra esse e le comunità.
Il DD è composto dai presidenti dei comitati e dai direttori delie opere diaconali del Distretto,
dalla CIOV e dalla Foresteria di
Torre. Le scuole, la Claudiana e
Agape non partecipano direttamente, in quanto centri culturali. ma lo possono fare quando si
trattano argomenti di interesse
comune.
Il lavoro di quest'anno si è
svolto con cadenza mensile sui
seguenti temi, affrontati e discussi ampiamente:
— Formazione del personale,
A differenza dello scorso anno,
durante il quale si è svolto un
lavoro di formazione e di collegamento tra tutto il personale
delle varie opere, diversificate in
“anziani” e "minori” con la partecipazione gradita di personale
dell'ospedale di Torre, quella di
quest'anno è stata la formazione
fatta all’interno di ogni singola
opera. Troppi erano i problemi
legati a ristrutturazioni e quindi
chiedere di decentrare del personale per questi corsi è sembrato
impossibile. Si è comunque programmato per l'inizio dell'autunt
ne un corso comunitario per il
personale dei vari istituti con la
stessa tipologia di lavoro.
— Formazione dei direttori. Il
discorso è appena agli inizi: si
sono affrontati i temi del ruolo,
i compiti, le responsabilità, la solitudine, la delega di cui il direttore si sente investito.
— Formazione degli economi.
Si è avuto a Borgio un incontro di 2 giorni con responsabili
ed economi del T e del 1° Distretto con scambi di utili informazioni e visita alla fiera di Genova. Ora che Tinformazione fra
le varie opere di questo settore
è un fatto acquisito, pare più
utile limitarsi ad incontri tra
opere omogenee.
— Formazione dei membri dei
comitati. Una intera domenica è
stata dedicata all’incontro dei
membri dei comitati di tutte le
opere del Distretto.
— Volontariato. Sono ormai
parecchie le case ohe ospitano
giovani volontari. L’esperienza
sin qui è positiva, ma apre un
vasto campo di riflessione, soprattutto in questo momento in
cui la mancanza di lavoro per le
giovani generazioni si fa sentire
fortemente. Quasi tutti i giovani
volontari svolgono il loro servizio nell’ambito della Associazione Evangelica di Volontariato.
Con la decisione del Sinodo '84
di costituire i DD, ci sembra balzare in primo piano una problernatica rimasta fino ad ora un
po’ ai margini della riflessione
della chiesa, cioè il senso, i contenuti, i limiti, la portata teologica della diaconia.
Noi abbiamo ereditato dal pas
VIAGGIO CHIESE DI COAZZE E PIOSSASCO
Alle soglie del
paradiso
Almeno così è sembrato di
trorarsi alla maggior parte dei
partecipanti alla gita in Bregaglia. Veramente il viaggio è stato piuttosto un purgatorio, o
meglio detto un rincorrersi tra
quattro automobili sul tratto Torino-lago di Como. Infatti, partiti con il rituale ritardo il sabato mattina 17 maggio, i 18
partecipanti delle comunità delle Chiese valdesi di Piossasco e
Coazze hanno perso la macchina che nel frattempo era diventata avanguardia e solo a Bollano, dopo una lunga attesa sulle rive dell’ameno lago manzoniano tutta la carovana è proseguita fino alla meta... e c’era
chi. perdendosi nuovamente, aveva proseguito ben oltre la meta!
Dopo esserci ritrovati e dopo
esserci ben ristorati è iniziata
la visita a Castasegna, il paese
situato sul confine dove la maggior parte della popolazione fa
parte della Chiesa riformata grigione; questa è stata la prima
delle tre comunità visitate che
hanno gentilmente ospitato nelle loro belle e accoglienti case i
partecipanti alla gita, desiderosi sì di conoscere i fratelli di
lingua italiana di oltre confine,
ma anche di divertirsi... e pure
il divertimento non è mancato!
Così come non è mancata la merat iglia di fronte allo spettacolo
che offriva il panorama di Soglio — è stato detto che Soglio
è la soglia del paradiso ! — la
seconda comunità visitata, dove abbiamo incontrato il pastore Bogo e la sua famiglia che
ci hanno concesso la loro gentile collaborazione. Tornati a
Castasegna, la signora Edda Giacometti si è messa con altrettanta gentilezza a disposizione per
farci ammirare delle meravigliose diapositive sulla Val Bregaglia. Anche se un po’ tardi, con
molto appetito il gruppetto dei
gitanti si è recato nuovamente
in Italia, percorrendo appena un
Km., per degustare delle ottime
trote cucinate divinamente. Poi,
stanchi del viaggio e di tutte le
emozioni avute, ognuno è tornato dalle famiglie ospitanti.
Il giorno seguente chi aveva
pernottato a Soglio ha partecipato al culto nella bella chiesa
appena restaurata di quel paese, e gli altri invece in quella
di Bendo, sentendosi quasi a casa, cantando dallo stesso innario che ogni valdese usa nella
propria chiesa. Dopo un ottimo
e gradito pranzo, gustato in una
splendida sala rivestita in legno, tipica del posto, tre delle
quattro automobili hanno portato i gitanti in Engadina, uno
fra gli altopiani più suggestivi
del mondo, e dopo una breve
visita alla famosa St. Moritz ci
attendeva un lungo viaggio di
ritorno.
Alle comunità di Castasegna,
Bondo e Soglio, alla famiglia
Bogo, alla signora Anilde Pool
e a tutte le famiglie che ci hanno evangelicamente ospitato, a
nome di tutti i partecipanti
esprimiamo ancora in quest’occasione la nostra più fraterna
gratitudine, sperando di poter
ricambiare con la stessa ospitalità e gentilezza.
Alberto Pool
sato una serie di strutture servite per lungo tempo al'a nostra
gente e che ora, per decisione comune, si è deciso di ristrutturare per renderle più consone ai
tempi mutati, alle nuove necessità emergenti, ad un nuovo criterio di diaconia. Così alle Valli ci
troviamo di fronte alla ristrutturazione in corso o già terminata
di molte grosse strutture: ospedali, case per anziani. I convitti
di Torre e Pomaretto si sono
trasformati anni fa in comunitàalloggio, cambiando ’a loro fisionomia interna con la suddivisione in alloggi allargati.
Nel corso degli anni appena
trascorsi abbiamo collaborato e
spesso stimolato l’Ente pubblico
con la nostra presenza e la nostra riflessione diaconale. La collaborazione è a volte sfociata in
stipule di convenzioni per servizi che rendiamo. Da parte pubblica si insiste da tempo sui servizi alternativi all’istituto. Questo tema non solo non ci ha lasciati indifferenti, ma abbiamo
attivamente collaborato. Qra però ci si trova di fronte al fatto
che con i servizi alternativi si
è coperta una fascia dei bisogni
della popolazione ancora autosufficiente. Ma si assiste sempre
di più al fenomeno degli anziani
non autosufficienti efié bussano
alla porta dei nostri Asili o di
ragazzi troppo “grandi" o "difficili” per essere assunti in una famiglia con l’adozione o l’affidamento familiare. Nel passato abbiamo delegato alle diaconesse o
ad altre poche persone il compito della diaconia. Oggi rischiamo
di delegarlo agli addetti ai lavori che sono più numerosi di un
tempo, ma che non devono essere lasciati soli.
Come fare per esprimere solidarietà a chi si impegna in prima persona nelle opere diaconali? Le chiese possono fare molto
in questo senso, prendendo parte
attivamente, per quanto parzialmente, alla vita di una struttura,
così come avviene già in alcuni
casi. Questo è utilissimo a tutti.
Si potrebbero pensare meglio
delle occasioni di incontri, di feste che coinvolgano più comunità intorno ad un’opera; la fantasia non dovrebbe farci difetto
perché lo scopo da raggiungere
è imnortante.
Il Dipartimento Diaconale è il
luogo in cui tutte queste complesse questioni vengono affrontate e dibattute, è la sede in cui
le varie strutture si confrontano,
espongono le loro diverse realtà,
ricercano soluzioni comuni o trovano solidarietà le une nelle altre.
Purtroppo si notano delle assenze sistematiche che recano
impoverimento in questo tessuto
diaconale che tenta faticosamen
RINGRAZIAMENTO
La figlia e il genero della Cara
Susanna Comba ved. Eynard
desiderano ringraziare amici, parenti
e tutti coloro che con fiori, scritti, parole di conforto e presenza al funerale
hanno preso parte al loro dolore.
Un partìcoilare ringraziamento al
dottore Bevacqua, al dott. Mathieu, al
personale medico e paramedico dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice
ed al pastore Zotta.
Torre Pellice^ 23 giugno 1986
RINGRAZIAMENTO
« AlVEterno appartiene la terra e tutto ciò che è in essa, il
mondo e i suoi abitanti »
(Salmo 24: 1)
I familiari del compianto
Armando Pascal
neH’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano quanti con presenza e
scritti e parole di conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare ai vicini di
Maniglia, 27 giugno 1986
te di capire il senso del suo lavoro e del suo essere chiesa. Questo sottrarsi al dialogo può avere come conseguenza la non
omogeneità della nostra azione
diaconale in un momento in cui
sarebbe bene poter esprimere
tutti la stessa ricerca, pur nelle
situazioni diversificate. Questo
non suoni come rimprovero, ma
sia un invito a partecipare e a
far partecipare gli altri alla solidarietà di tutti.
Quale testimonianza rendiamo
con la nostra diaconia?
fi tema diaconia - testimonianza è stato affrontato e dibattuto
spesso nel corso dell’anno: il Circuito ne ha fatto oggetto di discussione una domenica pomeriggio in un incontro affollato e
molto interessante; il 3° Circuito
vi ha dedicato un’intera serata,
parlando dell’ospedale di Pomaretto e del suo rapporto con il
territorio.
In aprile si è svolto a Pinerolo un convegno distrettuale sul
tema diaconia e uredicazione. In
esso si è cercato di capire il peso che la diaconia "istituzionalizzata” pone sulla chiesa: come ci
organizziamo oggi in campo diaconale? Come ci ristrutturiamo?
Perché lo facciamo? Chi aiutiamo? Qual è la conseguenza di
queste scelte? Quante forze spendiamo? in quale tessuto siamo
inseriti? Ohi predichiamo? Su
quest’ultima domanda ci si interroga ora più spesso di prima
e ci sembra che la cosa sia positiva.
Vorremmo ora norre all’attenzione di tutti il fatto ohe delle
comunità-alloggio per minori, in
questi anni, si sente poco parlare. Si è parlato parecchio di
case per anziani e ospedali, anche perché si aveva bisogno di
creare intorno ad esse la solidarietà della chiesa. Crediamo che
uguale solidarietà sia ora importante per i "convitti" e per l’Uliveto. Queste opere, occupandosi
di emarginazione di soggetti che
"contano poco” si trovano continuamente a contatto con problemi di scelte volta a volta diverse e difficili. Inoltre non sempre l'orientamento politico delle
diverse USSL è omogeneo, cosa
che può creare difficoltà.
Parecchie domande quindi si
pongono alla nostra diaconia in
questo momento:
La diaconia è unicamente quella che conosciamo oggi attraverso i nostri istituti? Non possiamo ipotizzare un altro tipo di
diaconia, più semplice e meno
pesante, ma altrettanto essenziale?
L’azione diaconale nei confronti dei minori risponde ancora
oggi all’attenzione della chiesa?
Il Dipartimento Diaconale
del I Distretto
AVVISI ECONOMICI
ANGROGNA vendesi sei stanze da ristrutturare; acquedotto, luce, bosco,
prato. Telefonare ore pasti (0121)
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-.Guàrdia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 29 GIUGNO 1986
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
San Germano Chisone; FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ambulanza :
Croce Verde Porosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Teiefono 74464 (Ospedaie CIviie).
Ambulanza :
Croce Verde Pineroio: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 29 GIUGNO 1986
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza ;
Croce Rossa Torre Pollice: Telefono 91.996.
f.
l
12
12 uomo e sodetà
27 giugno 1986
¡L PARERE DI UN MAGISTRATO
I referendum sulla giustizia
Viene proposta una scelta drastica tra il « sì » e il « no » in materie che richiederebbero
una più approfondita comprensione dei problemi e l’articolazione di una pluralità di soluzioni
Il ricorso allo strumento referendario da parte di chiunque,
e quindi anche da parte dei partiti di governo, costituisce naturalmente un atto pienamente
legittimo e come tale non contestabile in linea di principio. Ciò
non teglie che sia piuttosto curioso, tale ricorso, dal punto di
vista deU’opportunità, poiché
certamente esso assume il significato di ima confessione di
inerzia o, per lo meno, di cronico ritardo neiraffrontare problemi di assoluta rilevanza per
la vita civile. Un secondo aspetto di inopportunità attiene alla
circostanza che vi sono problemi non suscettibili di soluzioni
semplici, come necessariamente
è quella referendaria, ma che
richiedono una attenta composizione dei valori in gioco ed un
approfondimento della discussione impossibili in sede referendaria.
In tal caso ricorrere al referendum significa in buona sostanza ingannare i cittadini, prospettando loro . una deformata
semplificazione del problema ed
inducendoli a ragionare in termini di « no » o « si », laddove
bisognerebbe prima di tutto capire la complessità e difficoltà
della questione e poi prospettare una pluralità di soluzioni,
mettendone in luce le vere implicazioni suH’interesse pubblico
e privato.
Detto questo e tralasciando
ogni discorso, che pur andrebbe fatto, sulle vere finalità dei
proposti referendum, vai forse
la ptena di entrare nel merito-.
I referendum che interessano
la giustizia ordinaria sono due:
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori; Giorgio GardioI, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e; Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Bruno Gabrielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mirelia Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GlAMPICCOLl
Redazione e Amministrazione: Vis
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/ i
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imo in tema di responsabilità
civile dei magistrati ed uno in
tema di sistema elettorale per
reiezione dei magistrati al Consiglio superiore della magistratura.
Per capire il primo referendum occorre ricordare che i
magistrati, oltre alla normale
responsabilità penale e disciplinare, già oggi sono soggetti alla responsabilità civile per i
danni causati al terzi nell’esercizio delle loro funzioni, ma tale
ultima forma di responsabilità
è limitata al dolo e non ricomprend’e la colpa, come invece avviene per gli altri titolari di
pubbliche funzioni, Con il referendum abrogativo si vorrebbe
parificare la situazione giuridica dei magistrati a quella degli altri pubblici funzionari. Tale
richiesta a prima vista può apparire del tutto ragionevole, ma
basta approfondire un po’ il discorso per rendersi conto - di alcune difficoltà.
I promotori del referendum
non dicono infatti che i pubblici funzionari, ai quali si vorrebbe equiparare i magistrati, rispondono civilmente per colpa
grave, mentre tutti i cittadini
non funzionari rispondono generalmente anche per colpa lieve. Eguaglianza per eguaglianza, perché non estendere la responsabilità per colpa lieve a
tutti i detentori di pubbliche
funzioni, ivi compresi i magistrati? Perché estendere la colpa grave a poco più di seimila
persone e non invece la colpa
lieve a più di un milione di persone? O forse vi sono serie ragioni che consigliano almeno la
colpa grave per i pubblici funzionari? Ma, in tal caso, non
potrebbero esservi valide ragioni
per una responsabilità civile limitata dei magistrati? Eguaglianza per eguaglianza, perché non
togliere ai magistrati l’inamovibilità, visto che la stragrande
maggioranza dei pubblici funzionari non è inamovibile? E, già
che ci siamo, perché non far
dipendere i magistrati dal ministero della giustizia, visto che
tutti gli altri funzionari dipendono dal loro ministero?
Se ci si trova a disagio di fronte a queste domande forse si
comincia ad afferrare la complessità del problema, che pure
esiste ma non può essere risolto
a colpi di referendum.
Se il problema esiste vediamo
allora quali potrebbero essere
le soluzioni. Prima di tutto vanno eliminate (con provvedimento legislativo che doveva essere
varato dal parlamento e non
dai giudici, che non hanno il potere legislativo da più di trenta
anni, dopo l’entrata in vigore
della Costituzione) le norme di
dubbia costituzionalità come
quelle che prevedono l’autorizzazione a procedere del ministro della giustizia, Tinsindacabile potere della cassazione nella
scelta del giudice della responsabilità, l’insostenibile differenza
tra giudice e pubblico ministero
in tema di responsabilità. In secondo luogo va riformulata, con
legge, la norma che prevede la
responsabilità civile, per esempio così: « i magistrati sono civilmente tenuti a risarcire i danni cagionati dolosamente nell’esercizio delle loro funzioni ».
In terzo luogo, nel caso in cui
non vi sia dolo, ma colpa del
magistrato, occorre da un lato
risarcire in termini brevi il cittadino danneggiato e dall’altro
impedire che la richiesta di tale
risarcimento blocchi l’attività
giurisdizionale. Il problema si
risolve consentendo al cittadino
di chiedere subito i danni allo
Stato, il quale a sua volta, pre
vio accertamento della colpa in
sede disciplinare, potrà in un
secondo tempo rivalersi sul magistrato. Non si tratta di rispondere « sì » o « rio » ad Un referendum, ma di creare un meccanismo di responsabilità civile, se si vuole anche oltre la
colpa grave, fino alla colpa lieve, che da un lato garantisca
gli interessi economici del cittadino ma che daH’altrc impedisca rintimidazione rivolta alla persona del magistrato mentre sta procedendo nella sua attività. Il cittadino deve accontentarsi del risarcimento del
danno, lasciando la punizione
del magistrato, se del caso, al
Consiglio superiore e la rivalsa
allo Stato-amministrazione.
Il secondo referendum ha per
oggetto il sistema proporzionale attualmente in vigore per la
elezione della componente magistrati del Consiglio superiore.
Siccome reiezione avviene sulla
base di liste presentate dalle
varie correnti in cui si divide la
magistratura, i promotori del
referendum sostengono che tale
sistema avrebbe indotto una
« politicizzazione » dei giudici,
facendo sorgere centri di potere interni al mondo giudiziario.
Senza preoccuparsi se le liste
dei candidati siano o meno democraticamente formate, che è
poi l’unica cosa importante, rientrando tutto il resto nel legittimo pluralismo istituzionale, essi
propongono di nuovo una scelta drastica tra il « sì » e il « no »
laddove sarebbe necessaria ben
altra analisi dei mali della giustizia. Ciò che non va nelle correnti non è la loro esistenza
(che verrebbe ostacolata dal
l’abrogazione della proporzionale) ma semmai il loro eventuale
strapotere, che si combatte opponendosi alle lottizzazioni degli
incarichi direttivi e introducendo un voto limitato per lasciare
spazio ad una maggior libertà
degli elettori, non già distruggendo le basi stesse dell’eguale
rappresentanza di tutti i magistrati nel loro organo di autogoverno.
Le critiche che si muovono al
sistema proporzionale sul piano
delle elezioni politiche o amministrative non si possono estendere al Consiglio superiore, che
non è un organo politico o amministrativo in senso proprio,
ma un ergano rappresentativo
posto a garanzia dell’indipendenza della magistratura.
Ogni modifica del sistema proporzionale che si traduca in minor rappresentatività del Consiglio superiore è dunque un attacco aH’autogoverno dei giudici
voluto dalla Costituzione.
I mali della giustizia si devono curare diversamente e prima
di tutto tramite un nuovo e democratico ordinamento giudiziario che preveda anche criteri
accettabili per la nomina dei
capi degli uffici in modo da evitare ogni lottizzazione di corrente.
Amos Pignatelli
Prepariamoci per settembre
(segue da pag. 3 >
ma, mentre con i soldi pubblici lo stato procura al secondo
ragazzo, fin dal primo giorno di
scuola, un insegnamento ben
pensato, con tantO' di libri, programmi, insegnanti e spazi di
studio, nel caso del primo bisognerà vedere se qualche docente sarà disponibile, se avrà
voglia di prepararsi ad un. nuovo insegnamento per il quale
non esiste nulla di pronto, se
qualcun altro vorrà fare degli
straordinari, se nella organizzazione delle classi, deH’orario e
degli spazi, si troverà una stanza libera ogni volta che in una
classe c’è l’ora di religione e non
tutti i ragazzi la seguono. Normalmente la scuola fa acqua già
di fronte a problemi assai più
semplici da risolvere, in questo
caso il minimo prevedibile è che
comunque il secondo ragazzo non
avrà un trattamento equipollente al primo, per lo meno fin
dall’inizio dell’anno.
Mi sembra giusto quindi che
il suddetto padre, magari organizzandosi con altri, faccia ricorso contro lo stato perché il
ministro non gli assicura ciò
che la legge prevede. Non so come si fanno questi ricorsi e a
chi, ma sarà bene che gli esperti ci pensino e diano indicazioni chiare e tempestive.
Questo è un aspetto della battaglia, l’altro dovrebbe situarsi
a livello di collegi docenti, consigli di istituto, ecc. Da parte
di molte scuole dovrebbero partire documenti di protesta verso i provveditori o il ministro,
documenti che evidenzino il fatto che le disposizioni della Falcucci sono in realtà inapplicabili o applicabili solo a grave
scapito di altre cose, come la
PROTESTANTESIMO
IN TV
LUNEDI’ 30 GIUGNO 1986
Rai 2, ore 23 circa
« Tre volti una storia - Anni
di piombo e coscienza
cristiana »
La rubrica tenterà di condurre un dialogo con una vittima del terrorismo. Carole
Beebe Tarantelli, e due dissociati dalla lotta armata:
Maurice Bignami e Roberto
Vitelli, i quali — il primo per
scelta, il secondo per nascita
— sono vicini alle chiese evangeliche.
didattica o la programmazione
generale. Se si riuscirà a far
esplodere questa contraddizione
(e questo ovviamente dipende
anche dai rapporti numerici tra
chi si avvale e chi non) il discorso applicativo del concordato dovrà essere riaperto. In pratica, il senso dei documenti dovrebbe essere: noi vogliamo garantire la non discriminazione
fra gli alunni, ma le indicazioni
forniteci dal ministro per realizzare tale obiettivo si rivelano
nella pratica largamente impraticabili (quindi dateci altre indicazioni). E’ evidente che la
collocazione della religione di
pomeriggio o alla fine del normale orario risolverebbe gran
parte dei problemi, ma è bene
ricordare che attualmente esistono altre disposizioni che in
molti casi impediscono ai presidi di disporre questa collocazione. Quello potrebbe comunque essere l’obiettivo.
Ripeto che il mio discorso è
legato solo alla scuola media,
altrove bisogna pensare cose
diverse. Bisogna tuttavia parlarne fin d’ora, per evitare a settembre contrapposizioni tra genitori e docenti. Infatti i genitori, che giustamente fanno fatica a capire tutti i meccanismi
di funzionamento interno della
scuola, cercheranno di spingere
qualche docente, magari stimato per le sue idee, a fare le attività alternative e bisognerà
invece spiegare perché è necessario che i collegi docenti rifiutino, sia personalmente, sia da
un punto di vista didattico, questo pressapochismo culturale. Il
docente che svolgerà le attività
alternative deve essere una persona precisa, distinta dagli altri
docenti (anche per evitare che
quando si tratta di promuovere
o bocciare, nel Consiglio di classe, i ragazzi ch° hanno fatto religione si trovino ad avere un
avvocato difensore in più (il docente di religione partecipa agli
organi colleeiali per valutare i
« suoi ») mentre gli altri sarebbero giudicati, per le attività alternative, dall’insegnante di italiano o storia e geografia che
già li giudica per la sua materia.
E’ noto poi che nelle competenze dei Consigli di istituto
rientra quella di indicare dei criteri per la formazione dell’orario. Allora, se nei collegi docenti si può contestare la circolare
soprattutto per motivi didattici e professionali, in tale sede
si può fare il discorso come cittadini, invocare il Concordato
contro le disposizioni della Fal•cucci e soprattutto rifiutare di
assumere il ’pasticcio’ che inevitabilmente scaturisce per qualsiasi preside che voglia realizzare le attività alternative con i
docenti già in servizio come fatto ineludibile di cui tener conto
prioritariamente nella compilazione deH’orario.
Marco Rostan
Proposta di una presa di posizione per i Consigli di istituto
sul tema dell’attività alternaiiva
all’insegnamento religioso cattolico.
Il Consiglio d'istituto della scuola...
considerato che a norma del nuovo
concordato (legge 25.3.1985, n. 121) la
scelta di avvalersi o non avvalersi
dell'Insegnamento della religione cattolica non deve dar luogo ad alcuna
forma di discriminazione fra gli alunni,
preso atto che, secondo la circolare
n. 130 del 3.5.86, allegato B, le attività integrative previste per gli allievi
che non si avvalgono saranno rese note solo a settembre, cioè a scelta
già avvenuta, che la loro pratica realizzabilità dipende dalla volontà del
collegio docenti di programmarle nonché dalla disponibilità di docenti a
realizzarle (tuttora poco probabile
nonché concorrenziale con altre esigerize della scuola, come la copertura delle supplenze brevi o altre attività didattiche già programmate).
ritiene che i complessi e incerti
meccanismi previsti nella detta circolare per realizzare le attività alternative siano del tutto inadeguati e inoltre costituiscano un grosso vincolo
alla formulazione di un orario didattico, e pertanto all'interno della propria competenza di indicare criteri per
la formulazione dell'orario rifiuta di
assumere le necessità che scaturirebbero per l’orario personale dei docenti eventualmente impegnati nelle
attività alternative quale parametro di
partenza per la formulazione dell’orario scolastico,
chiede agli organi competenti di provvedere alla non discriminazione sancita dalla legge e alla effettiva messa
in atto di attività alternative all'insegnamento della religione cattolica in
modo diverso da quanto predisposto
nella circolare n. 130, in particolare
con personale apposito (anche ai fini
della equa partecipazione dei docenti
ai consigli di classe e alle valutazioni degli alunni), qualificato per tali
attività e con testi e strutture adeguate, in modo che gli alunni che non
si avvaigono deH’insegnamento della
religione abbiano, fin dall'inizio effettivo dell'anno scolastico (e non dopo
un mese) un trattamento giuridicamente, economicamente e culturalmente
equipollente a quanti si avvarranno invece dell’insegnamento della religione
cattolica.