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Anno 117 - N. 15
10 aprile 1981 - L. 300
Spedizione in abbonemento postale
1* Gruppo bis/70
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LE SORTI DELLA RUBRICA GESTITA DALLA FEDERAZIONE CHIESE EVANGELICHE
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ili vista
Nell’informazione sulla cattura
di uno dei capi più temibili del
terrorismo nostrano ci ha stupito il commento de « La Repubblica » di domenica 5. Solitamente
molto misurato nei toni, l’editoriale del quotidiano romano-milanese si lascia andare ad un
inno di trionfo per i tre fattori
— tenacia delle forze di pubblica sicurezza, fermezza dell’opinione pubblica, mantenimento
delle libertà democratiche — che
hanno contribidto alla sconfitta
di un partito armato ormai distrutto e la cui struttura giace
a terra disarticolata. Se è giusto
mettere in luce elementi di intransigenza che contribuiscono
(ma non senza contraddizioni)
ad una efficace lotta contro il terrorismo, riesce difiScile capire
come si possa esprimere questo
dato positivo con un trionfalismo che rischia di provocare
smentite da parte di chi viene
così presentato come distrutto
e disarticolato. E sappiamo purtroppo come intende le smentite chi ha ormai nelle armi il solo mezzo di comunicazione.
È così riproposto, da questo
che è solo un dettaglio, l’angoscioso problema del rapporto
tra mass media e violenza. Sarebbe pensabile il diffondersi
del terrorismo (che ovviamente
ha matrici ideologiche e sociali
sue proprie) senza lo specchio
dei mass media, narcisistico per
alcuni, di irresistibile attrazione
per altri? Quanti potenziali assassini, di presidenti o meno,
avrà nutrito il film dell’attentato a Reagan, girato e rigirato
quasi a voler suscitare le emozioni che tanta, violenza artefatta alla TV non suscita più?
È chiaro che questi interrogativi non possono avere per risposta la richiesta del « silenzio
stampa». Qualsiasi provvedimento che dall’esterno venga a limitare la libertà di informazione deve essere considerato assolutamente inaccettabile perché immediatamente pericoloso
per la democrazia. In questo
senso non si può non notare con
ammirazione l’immediata messa
in onda dell’informazione sull’attentato a Reagan, cosa che
non sarebbe avvenuta altrove.
Ma allora ciò che emerge in
questo come in altri campi della vita di una moderna società
democratica è la necessità che
determinati controlli e limitazioni, che un tempo venivano dall’esterno (dallo stato, dalla chiesa, dal costume) e che oggi da
quelle istanze esterne non possono più venire senza essere
considerate Inaccettabili o pericolose imposizioni, diventino
sempre più autolimitazioni e
autocontrolli. Questo essenziale
passaggio — così rilevante in
settori anche molto diversi come la censura, la depenalizzazione di atti come l’adulterio o
l’aborto, l’uso del diritto di sciopero — implica per l’informazione una difficilissima autolimitazione alla costante ricerca di un
equilibrio tra il dovere-diritto
dell’informazione e l’intransigente rifiuto di contribuire alla diffusione della violenza.
Ma non è solo questione che
riguardi i giornalisti. Nel difficile e faticoso passaggio dalla limitazione esterna all’autolimitazione, individuale o di gruppo,
ognuno di noi — come non riconoscerlo come protestanti —
ha nei campi più diversi una responsabilità e un contributo da
portare. Nella speranza e nell’impegno, malgrado tutto, per
una società adulta.
Televisione e cultura declassata
A causa della nuova politica della RAI, « Protestantesimo », insieme ad altri programmi culturali, verrà emarginato subendo rilevanti cambiamenti di pubblico e di programmazione
Da aprile i programmi della
RAI-TV cambieranno in modo
abbastanza sensibile. Si adotterà, come si dice in gergo, un
nuovo « palinsesto », cioè un
nuovo schema, una nuova « impaginazione » dei programmi TV.
Non è un fatto soltanto tecnico,
come potrebbe sembrare a prima vista, ma è una decisione di
notevole rilevanza politica e culturale. E’ una scelta che coinvolge in modo diretto anche i programmi televisivi delle minoranze religiose e cioè « Protestantesimo » e « Sorgente di vita », cui
è stato imposto senza alcuna
preventiva consultazione uno
spazio diverso: andranno in onda, in un prossimo futuro ancora imprecisato, ogni domenica
alle 10 del mattino anziché ogni
lunedì alle 22,50 (teoriche) come
finora.
In quale contesto si inquadra
la scelta della RAI-TV?
La stampa e le forze politiche
e culturali hanno già ampiamente commentato, spesso criticamente, i criteri ispiratori e le
caratteristiche del palinsesto,
considerandoli un arretramento
rispetto a quelli che avevano presieduto la programmazione dopo la legge di riforma. Naturalmente non sono mancate le « difese d’ufficio » della RAI. Ora la
decisione definitiva spetta di diritto al consiglio di amministrazione nel quale sono rappresentate opinioni assai diverse e con
trastanti. Sembra comunque che
il palinsesto passerà, sia pure
con alcuni emendamenti e con
qualche compromesso.
RAI e Tv private
Vediamo anzitutto le ragioni
che hanno indotto la RAI a « ripensare » la propria programmazione. Sembrerebbero sostanzialmente tre:
1) fronteggiare, in modo adeguato, la concorrenza sempre più
massiccia delle TV private che
ha già provocato una preoccupante emorragia di ascolto, soprattutto dopo le 21.30, e che sta
trasformando lo spettatore medio in un « cacciatore di films ».
E’ evidente che proporre ogni
sera — come fanno le TV private — la possibilità di scegliere
tra decine di film e telefilm (spesso di infimo ordine ma alcuni
anche di buona qualità) significa
trasformare di più la TV in « cinema casalingo » come è dimostrato anche dalla forte perdita
di pubblico subita dalle sale cinematografiche;
2) evitare un pesante calo
dei contratti pubblicitari, che
rappresentano una parte non
trascurabile delle entrate per il
servizio pubblico televisivo;
3) tener conto dell’evidente
mutamento del clima politico e
culturale del nostro paese e dei
fenomeni psicologici e sociali che
ne fanno parte (il « riflusso »). I
criteri ispiratori del nuovo palinsesto non sarebbero altro che il
tentativo di rispondere a queste
tre esigenze, riaprendo inevitabilmente il vecchio e mai risolto
interrogativo, se cioè il servizio
pubblico televisivo debba in o^i
caso privilegiare il suo compito
primario e istituzionale di informazione e di promozione culturale — come noi e molte forze
politiche, culturali e sociali ritengono — o se debba invece tener conto, come una qualsiasi impresa commerciale, della legge
della domanda e dei cosiddetti
gusti del grande pubblico.
Il nuovo palinsesto non sembra rispondere in modo rigido
ma in maniera flessibile e sfumata a questo interrogativo,
creando nuovi equilibri tra momenti « di pura evasione » e momenti « culturali » e tiene conto
della sempre maggiore difficoltà
di una distinzione rigorosa tra
cultura e spettacolo. Per questo
esso accorda largo spazio ai cosiddetti « contenitori » che prevedono parecchie ore di programmi riuniti in una sola rubrica
(come accade già nei programmi pomeridiani). In tal modo
all’interno dei contenitori si assorbono, accanto al varietà, alle
canzoni, ai telefilm alcune rubriche di carattere informativo e
culturale. E’ vero che il nuovo
palinsesto aumenta sensibilmente le ore complessive quotidiane
LA RISURREZIONE CHIAVE DI VOLTA DELLA FEDE CRISTIANA - 2
La persona che siamo e saremo
I CORINZI 15: 3544
Cos’è una persona? E’ un essere umano nella sua configurazione unica e insostituibile. Persona vuol dire quel determinato
essere umano che riconosciamo
per le sue particolarità, i suoi
traiti personali, e che non possiamo confondere o scambiare
con altri. Così, se pensiamo ad
una persona, pensiamo soprattutto ad un volto, perché il volto è la parte più inconfondibile
della persona, la parte più personale della persona. La persona
è quindi un volto animato. Non
é più persona un volto inanimato, privo di vita. E che persona
sarebbe mai un'anima senza volto? E invece un volto in cui si
esprime la vita che anima quel
modo particolare di sorridere,
quello sguardo che ci è così familiare, quel modo inconfondibile di parlare e gestire, è una persona.
E' di noi come persone che
parla Paolo quando parla di risurrezione, di questo tutto indivisibile che noi siamo in quanto
persone. Forse ci riesce difficile
capirlo di primo acchito perché
siamo culturalmente figli della
Grecia, abituati a dividere l’anima dal corpo, a considerare l’essere umano come ««’anima incarnata in un corpo del quale
prima o poi è destinata a liberarsi...
Ma ai figli della Grecia, quali
erano i Corinzi e quali noi siamo, Paolo parla invece di un corpo animato e cioè della persona.
E’ la persona nella sua interezzti
che è chiamata alla risurrezione,
non una parte di essa.
Ma come risuscita la persona?
Immaginiamo i Corinzi attoniti,
imbarazzati e a disagio al solo
formulare questa domanda.
La risposta di Paolo è formulata nel linguaggio e nella cultura del tempo e potremmo attardarci a notare e spiegare le differenze tra le concezioni scientifiche di Paolo e le nostre per ciò
che riguarda l’antropologia o la
astronomia, la zoologia o la botanica. Ma ciò che ha valore e significato permanente è il centro
della questione, che mi pare si
possa esprimere in termini nostri in questo modo: tra la persona che siamo oggi e la persona che siamo chiamati ad essere domani c’è continuità e rottura.
C’è continuità perché si tratta
della stessa persona, che è unica e insostituibile. Che risurrezione sarebbe se non riguardasse me, ma qualcun altro o qualcos’altro? Ma è importante fiatare che per Paolo questa continuità non è insita netta nostra
' persona, in una sua capacità di
sfuggire in qualche modo alla distruzione. La morte è presa sul
serio da chi ha creduto in un Cristo morto non apparentemente
ma in modo reale e corposo. La
continuità non riposa dunque in
noi, ma in Dio che dona la stessa realtà personale oggi e domani. E’ quanto Paolo esprime affermando che il Dio che ha compiuto il miracolo della creazione
della nostra persona è lo stesso
Dio che compie il miracolo della
risurrezione della stessa persona. E’ la sua continuità creativa
che assicura, liberamente, per
sua grazia, la mia continuità in
quanto persona.
Ma non c’è solo continuità. C’è
anche una radicale frattura che
Paolo esprime in quattro dense
antitesi tra la persona che siatno
oggi e la persona che attendiamo di essere domani.
1. La persona — dice Paolo anche se in termini un po' diversi
— è immersa nella degradazione
e si risveglia nella inalterabilità.
La traduzione della Riveduta
— corruttibile, incorruttibile —
è certo esatta; ma sembra limitare la descrizione all’ambito ristretto del corpo, della persona.
Mi sembra invece che Paolo si
riferisca all’ambiente in cui viviamo oltre che alla nostra persona. E allora perché non usare
una parola che viene sempre più
usata, e non a caso, quando si
parla dell’ambiente? Degradazione, o se volete la sua versione
degradata, .storpiata, neppur italiana: il "degrado”. Subito viene
evocato un ambiente che lentamente, ma in modo tragico e irreversibile si degrada nei suoi
aspetti fisici, ambientali, ma anche — è un intreccio inestricabile — economici e perciò sociali...
Di fronte alla degradazione del
mondo in cui siamo inseriti e di
cui siamo parte, il messaggio della risurrezione annuncia qualcosa che è del tutto impensabile:
l’inalterabilità della persona.
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 8)
di trasmissione, il che rende facile per esempio al direttore generale della RAI, sostenere che
le ore destinate ai culturali aumentano. In realtà la nuova programmazione finisce obiettivamente per privilegiare l’intrattenimento, sia pure variamente impostato e presentato, a danno
della cultura, sia espellendo, in
parte, dalle trasmissioni serali
alcuni programmi culturali (come, per l’appunto, « Protestantesimo »), sia sopprimendo o defilando in orari di basso ascolto
i programmi di dichiarata impostazione didattica o promozionale. Non è dunque un problema di quantità ma di collocazione oraria. In questo senso è giusto il giudizio espresso da molti
secondo cui il nuovo palinsesto
tenta sostanzialmente di battere
la concorrenza muovendosi nella
stessa linea delle private sia pure con programmi di migliore
qualità.
I prò e i contro
In questo contesto non è difficile capire perché anche Protestantesimo, come altre rubriche,
è stata spostata dalla sera di lunedì alla mattina di domenica.
Quali sono i prò e i contro di
questo nuovo orario al quale
la Federazione si è inutilmente
opposta? Occorre tener presente
anzitutto una premessa che riguarda il significato stesso della
presenza protestante in televisione. Quando fu varata la rubrica
otto anni fa e, soprattutto, al
momento della riforma della
RAI nel ’75, si disse in modo
chiaro ed esplicito, sia da parte
della Federazione sia da parte
della RAI, che Protestantesimo
voleva e doveva essere un contributo dato dagli evangelici rappresentati dalla Federazione allo
sviluppo di una linea culturale
aperta e pluralista. Non si tratta
dunque di esercitare un diritto,
come avviene per i cosiddetti
« programmi dell’accesso » né di
fruire di uno spazio « concesso »
alle minoranze, ma di collaborare allo sviluppo di una nuova
politica culturale del servizio
pubblico radio-televisivo. Per
queste ragioni « Protestantesimo », come « Sorgente di vita »
(la rubrica ebraica) fa parte organicamente dei programmi della RAI e non è, come talvolta
oualcuno di noi può essere indotto a pensare, una « cosa nostra », anche se la totale autonomia ci è garantita dalla convenzione a suo tempo stipulata con
la RAI e tuttora in vigore. La
nostra reazione alle modifiche di
orario non deve dunque essere
impostata come se fossimo "ospiti” ma deve basarsi sulla valutazione della politica culturale complessiva dell’azienda.
Vediamo ora i prò e i contro.
Un primo aspetto positivo della
nuova collocazione domenicale è
costituito dalla stabilità della
messa in onda e dell’orario che
non poteva essere garantita, come i fatti hanno ampiamente dimostrato, in terza serata. (Non
dimentichiamo che spesso si andava in onda in orari da nottarnbuli). Un secondo aspetto positivo è dato dall’allineamento della RAI alle altre più importanti
TV europee. Quasi dovunque infatti le rubriche religiose di tutte
Fulvio Rocco
(continua a pag. 4)
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10 aprile 1981
NELL’IMMINENZA DEI REFERENDUM SULL’ABORTO
Altri documenti sulla 194
A meno di due mesi dai referendum sull'aborto, i protestanti
Italiani moltiplicano le loro prese di posizione decisamente a -favore
del mantenimento della legge 194 (« Norme sulla tutela sociale della
maternità e l’interruzione volontaria della gravidanza »). Tali prese
di posizione ribadiscono con forza alcune verità che la campagna
del « rnoyimento per la vita» tende sistematicamente di nascondere
0 di mistificare: 1) la legge 194 è una legge dello Stato che, prendendo
^rio — come è suo dovere — di un dramma sociale concreto (l’aborto
clandestino), cerca di regolamentare e limitare le conseguenze di questo dramma; 2) la legge di per sé — così come quella sul divorzio ■—
non è di istigazione all’aborto, ma caso mai di prevenzione e comunque di tutela; 3) l’aborto è un problema che investe in prima persona
la donna a cui pertanto va riconosciuto il pieno e libero diritto al
1 autodeterminazione. Né lo Stato né la Chiesa possono costringere
la donna a portare avanti gravidanze non desiderate; 4) in quanto
cristiani, non siamo chiamati a giudicare in base a principi astratti
ma a vivere nella solidarietà col nostro prossimo; 5) appoggiare l’attuale legge è una questione di responsabilità sociale e politica, non
implica una giustificazione morale o religiosa dell’aborto.
Riprendiamo alcuni stralci dei
documenti pervenutici finora.
Le donne evangeliche del Vomero, associate alla Federazione
Donne Evangeliche Italiane, affermano:
« Noi donne evangeliche non
siamo per l'aborto, ma certamente non siamo per l’abrogazione
della legge. Non siamo per l’aborto perché siamo contro ogni forma di violenza e l’aborto è violenza non solo sul prodotto del
concepimento, ma anche sulla
donne; ma poiché la piaga dell’aborto esiste, l’abrogazione della legge che lo regolamenta sarebbe un’ulteriore violenza fatta
alla donna. Come cristiane non
possiamo accettare in nome di
principi astratti quali il rispetto
per la vita del feto, anche eventualmente a scapito di quella
della madre, di lasciare soffrire
un numero ancora troppo grande
di donne e bambini.
Il messaggio evangelico è un
messaggio di liberazione per la
persona umana; la difesa del
principio astratto della vita fatta
dalla chiesa cattolica si trasforma nei fatti in un’azione contro
la persona umana, alla stessa
maniera del moralismo esasperato imposto dai farisei al popolo,
al tempo di Gesù. Per non diventare dei farisei moderni, non vogliamo lasciare tutto il peso di
questo problema sulla donna ».
Dopo aver ricordato che « questa legge non istituisce l’aborto,
ma cerca di limitarne le conseguenze sempre drammatiche », il
documento prosegue: « La legge
inoltre cerca di fornire alle donne una corretta informazione in
materia di anticoncezionali. Su
questo argomento la chiesa cattolica non ha nessun diritto di
parlare^ poiché essa stessa ha di
proposito mantenuto la donna
nell’ignoranza più totale sui contraccettivi. Il cardinale Ursi può
anche continuare a propagandare le sue idee medioevali sulla
sessualità, ma deve sapere che è
proprio colpa della chiesa cattolica se tante donne conoscono
l’aborto come unico sistema anticoncezionale ».
Un altro documento delle donne evangeliche di Firenze appartenenti alla FDEI, dopo aver dichiarato che « si è tutti coscienti
e corresponsabili di fronte alle
carenze delle norme legislative e
delle strutture pubbliche atte all’informazione e all’educazione
dei singoli e della coppia in ordine alla procreazione responsabile », afferma: « Mosse da questo
senso di corresponsabilità e dal
richiamo dell'Evangelo della solidarietà e della libertà, nell’intento di ricercare effettivi rimedi alla piaga dell'aborto e considerando non conforme all’insegnamento di Gesù la pretesa di lanciare
condanne astratte verso coloro
che si trovano in situazione di
difficoltà angosciosa, pur essendo contrarie all’aborto, come a
qualunque altra forma di violenza:
— dicono NO al Referendum
promosso dal "Movimento per la
vita”, perché volendo punire
l’aborto come reato, favorisce di
fatto il moltiplicarsi degli aborti
clandestini con tutti i danni che
ricadono sui ceti meno abbienti;
nega alla donna il diritto dell’autodeterminazione, impedisce che
il problema della procreazione
responsabile venga affrontato con
sincerità e libertà in strutture
sociali e pubbliche adeguate; ».
Dicendo un NO altrettanto deciso al referendum promosso dal
Partito Radicale perché porterebbe alle stesse conseguenze, il documento chiede infine « che il Governo garantisca l’osservanza delle Legge 194 nelle strutture sanitarie pubbliche e convenzionate, affinché essa non venga sabotata sotto il pretesto dell’obiezione di coscienza, la quale •— se va
rispettata — non può diventare
un ostacolo insormontabile all’attuazione della Legge ».
Infine, un documento della Federazione Regionale delle Chiese
Evangeliche della Lombardia e
del Piemonte orientale, intitolato
« I protestanti di fronte aH’aborto », dopo aver affermato di essere contrari a fare « dichiarazioni
astratte di principio » e di essere
per « l’annuncio dell’evangelo del
la libertà in Cristo » che « non
offre casistiche morali, ma un
annuncio di liberazione e salvezza che spinge ad operare scelte
autonome e responsabili », portando « i pesi gli uni degli altri »
e rifiutando « ogni ingerenza autoritaria esterna che vincoli ed
opprima la coscienza dei credenti
e pretenda di vincolare anche i
non credenti », così conclude:
« Come protestanti rifiutiamo
una visione strettamente biologica della vita, perché: a) la vita è
soprattutto tale da un punto di
vista affettivo e sociale, b) Dio,
che è il Signore della vita in
quanto la benedice, dona la nascita di un figlio come una benedizione, non come una imposizione.
Come protestanti non siamo a
favore dell’aborto e non ne parliamo volentieri, perché: a) esso
costituisce una violenza e un
dramma, b) non vogliamo dargli
una giustificazione morale per
metterci la coscienza a posto. Per
questo non vogliamo eliminare
la tensione fra il diritto della
donna e quello dell’embrione. Il
dramma della donna non costituisce una leggitimazione dell’aborto.
Siamo coscienti del carattere
provvisorio di qualsiasi dichiarazione in questa materia, perché
ogni generazione di credenti deve
saper leggere l’evangelo nel contesto in cui vive, assumendosi in
pieno la propria responsabilità ».
TARANTO
Iniziativa per El Salvador
1) Il 7 febbraio, in occasione — un’altra riunione (sempre
presso l’amministrazione provinciale) che ha avuto luogo il 24
marzo, nella quale è stato proiettato un documentario filmato:
« Salvador: i giorni della morte »
e ha avuto luogo un dibattito;
— il 26 marzo, una veglia di
preghiera in piazza (promossa,
ovviamente, solo dalle componenti credenti di questo comitato). La gerarchia cattolica si
è defilata, ma la partecipazione
(numerica e sostanziale) è stata
buona e sentita.
S. R.
di una tavola rotonda tenuta
nella Chiesa valdese su «Diritti
umani fondamentali e proclamazione evangelica » ( è intervenuto
il pastore Sergio Rostagno), si
è costituito un Comitato di solidarietà per le vittime della repressione in Salvador: Comitato
di cui sono stati promotori i
valdesi insieme con cattolici di
base e forze politiche (partiti
della sinistra) e sindacali.
2) Questo Comitato ha lavorato molto bene (come al solito, per l’impegno deciso e perseverante di alcuni pochi) ed
ha prodotto le seguenti cose:
— una mostra di pannelli con
foto e notizie, dati statistici e
dichiarazioni ecc., la quale viene esibita in ogni possibile circostanza pubblica (si tratti del
Salvador o meno);
— un’affollatissima riunione
(il 25.2), nel Salone dell’amministrazione provinciale, con la
presenza di Tina Mendoza, del
Fronte di liberazione del Salvador. In quell’occasione è stata
anche aperta una sottoscrizione
che dura tuttora e che sta dando
buoni risultati;
GENOVA
Contribuzioni
alla sbarra
DALLE CHIESE
Calabria: cose piccole, purché attuate
Domenica 29 marzo a Catanzaro due pullman di evangelici
da Dipignano e da Reggio Calabria e Messina hanno festosamente riempito i locali di culto della
comunità valdese. È stato un
incontro di massa p§r così dire,
da Dipignano c’erano quasi tutti, per ritrovarsi insieme e per
parlare di proposte concrete per
il rinnovamento della chiesa. Lo
ha chiesto il Sinodo scorso ed il
Consiglio del 15° circuito — sovrintendente Francesco Sagripanti di Reggio Calabria — se ne
è fatto premura organizzando
questo convegno a Catanzaro. Il
pastore Giulio Vicentini ha introdotto presentando il tema nei
punti salienti riconducibili a tre
in sostanza: l’attuazione di una
vita comunitaria più sentita e
più vera, la ricerca, lo stimolo
e la valorizzazione di tutti i ministeri non solo di quelli classici
del pastorato, anzianato e diaconato, infine la testimonianza e
predicazione al mondo contro la
cultura cattolica dominante e
per la liberazione piena di coloro
che non contano nella società,
anzi sono sfruttati e strumentalizzati. Tra i vari interventi che
hanno fatto seguito nella discussione generale non sono mancati
i punti e le indicazioni concrete
per far procedere questo rinnovamento delle chiese da tutti auspicato.
Sull’impostazione di fondo, è
stato detto e ripetuto, siamo
d’accordo; è invece sulle cose
concrete da farsi che occorre
maggiore disponibilità da parte
di ognuno. Occorre incontrarsi e
molto, stare insieme per conoscersi e per conoscere, per aiutarsi e per aiutare e anche, perché no, nella convivialità. Qualcuno ha aggiunto; spesso tanti di
noi sono accesi e ferventi in comunità, ma spenti, assenti, fuori e nel mondo; bisognerebbe
invece essere coerenti dentro e
fuori, nella comunità e nel mondo. Dal libro di Tourn « Una
chiesa in analisi » è stata letta
questa frase: « La fedeltà evan
gelica consiste nel realizzare
poche cose concrete, costanti,
perseveranti nella fedeltà in cose minime, nel rifiuto delle grandi tematiche e dei programmi
impegnativi. Il rinnovamento si
misura sulla strada delle cose
concrete, piccole cose, ma fatte ».
Visita della CED
PARMA — Una gradita visita
della Commissione distrettuale,
nelle persone del pastore Thomas Soggin e della Sig.a Cacciar! Dogo nel quadro di un più
ampio giro nel Distretto, ha rallegrato il 7 marzo u. s. il Consiglio di chiesa e la diaspora di
Mezzani. Nell’incontro è stato
possibile discutere le iniziative
di evangelizzazione, la vita della
comunità e ricevere parole di
fede e di incoraggiamento.
Nel quadro delle attività culturali presentate dall’Istituto
Teologico Saveriano, affiliato alla Pontificia Università Urbaniana, si è svolto dal 17 febbraio al
3 aprile un « Corso di ecumenismo » coordinato da M. Manin, S. J. e tenuto dal teologo
cattolico L. Sartori e dai pastori
valdesi Valdo Vinay e Renzo Bertalot.
Il Consiglio di Chiesa ha recentemente focalizzato la propria attenzione sull’argomento
del « Ruolo diaconale » ; ha inoltre segnalato al competente ufficio del Comune di Parma la inagibilità del locale di culto di via
Giacomo Tommasini, danneggiato in alcune sue parti della volta
centrale da una scossa di terremoto verificatosi a fine anno;
il locale prudenzialmente non
viene utilizzato.
Alcuni predicatori locali — pino Colombi, Armando Palazzino,
Brunella Piacente, Leonardo Casorio, Tina Rabaglia, Enzo Zaino, Bruno Loraschi — hanno
contribuito a rendere possibile
l’opera evangelica nella vasta
diaspora parmense alternandosi
nella predicazione col pastore
impegnato nel circuito almeno
una volta al mese anche per la
comunità di Piacenza.
Tra le varie attività segnaliamo ancora un incontro tra i
bambini e genitori della locale
scuola domenicale e quelli della
Chiesa dei Fratelli di Borgo Felino. Promosso dai rispettivi responsabili, Maria Grazia Sbafa
Palazzino e Lidia Cicchese, è stato occasione di una simpatica
verifica dello spirito che anima
le due comunità evangeliche di
Parma.
Anche l’attività femminile è in
fase di « rilancio » e dopo uno
studio sulla famiglia si prosegue
discutendo la condizione della
donna.
Nello scorso mese di febbraio
il Signore ha richiamato a sé
l’anziano Ermes Pardi, membro
di chiesa di Mezzani, molto stimato, vero punto di riferimento
non solo per la continuità istituzionale dell’opera ma anche per
quanti, in quella zona, avevano
accettato la fede evangelica. Ci
stringiamo intorno ai familiari
e così pure vogliamo esser vicini
alla sorella Ines Balladini per la
dipartita del suo amato consorte.
L’Intesa nelle chiese
e nella città
PALERMO — Il tema dell’Intesa è stato trattato nella Chiesa di via Spezio da una conferenza dell’avv. Piero Trotta su
« Protestanti e libertà » il 18 febbraio. Lo stesso tema è stato
portato all’attenzione della cittadinanza da manifesti, volantini e da una trasmissione alla
TV privata Video PA a cui hanno preso parte P.V. Panascia, G.
Pesta, P. Trotta, G.B. Scuderi.
Lo stesso programma è stato
parzialmente ripetuto nella trasmissione di Radio evangelica
settimanale messa a disposizione
dai fratelli della Chiesa pentecostale.
Domenica 22 le due comunità
si sono riunite per un’agape fraterna che ha raccolto circa 120
fratelli negli accoglienti locali
della Noce. Nel pomeriggio è stata affrontata la questione del
« Ruolo diaconale ».
Il 24 marzo ha avuto luogo
alla Noce una conferenza dibattito su « L’interruzione volontaria della gravidanza: la responsabilità dei cristiani a confronto con l’esperienza di un consultorio democratico ».
Domenica 29 marzo durante il
culto nella chiesa della Noce
hanno fatto la loro pubblica professione di fede Gaetano Festa e
Loredana Guccione.
Notizie in breve
A LA SPEZIA si terrà il 25
aprile il tradizionale Convegno
degli evangelici liguri organizzato dalla Federazione regionale. Il
programma esatto verrà comunicato in seguito.
TERNI —• Avrà luogo presso
la locale Chiesa metodista il 10
maggio alle ore 9.30 l’Assemblea
dell’XI circuito che si aprirà con
un culto presieduto dal past.
Giorgio Girardet.
'TORINO — La Chiesa valdese
di Torino cerca monitori per i
turni della colonia di Borgio Verezzi. Chi è interessato scriva alla Commissione colonie, via
Pio V 15, 10125 TO.
SAVONA — Il locale gruppo
di Amnesty, a cui partecipano
attivamente alcuni evangelici locali, ha preparato un ampio e
aggiornato dossier « Appello contro la pena di morte ». Chi è interessato a riceverlo (L. 1.000) lo
richieda a Sauro Gottardi via
Contrada 7, 17013 Albisola Sun
(Savona).
Sabato 3 marzo, presso la Chiesa valdese di via Assarotti, si è
avuto un incontro di cassieri del
II Distretto. Considerando l’estensione territoriale, forse eccessiva, del II Distretto, le chiese
presenti all’incontro erano abbastanza numerose. All’o.d.g. i seguenti argomenti:
1) impostazione dei bilanci
nelle chiese valdesi e metodiste;
2) determinazione degli obiettivi e raggiungimento degli stessi.
La riunione, presieduta dal fratello Bruno Mathieu della (Chiesa
Evangelica Valdese di Torino, ha
evidenziato la similitudine esistente in materia di contribuzioni fra tutte le chiese. I membri
di tutte le comunità si dividono
nelle tre possibili categorie:
quelli che contribuiscono secondo le proprie possibilità, quelli
che contribuiscono al di sotto delle proprie possibilità e quelli che
non contrihuiscono affatto. Varia solo l’estensione di queste
categorie fra le varie chiese.
Se tutti i membri delle nostre
chiese contribuissero come la
Tavola suggerisce, con il 2 oppure il 3 per cento del proprio reddito, forse potremmo fare a meno delle sovvenzioni dall’estero.
Con questa considerazione va
pure rilevato che tali aiuti finanziari provengono in massima
parte, se non totalmente, dalle
chiese sorelle della R.F.T. dove i
credenti si autotassano, perché
la tassa ecclesiastica è volontaria, e dove lo Stato nel merito
esegue solo e bene quel che gli
compete, cioè un servizio a favore dei cittadini credenti. La
critica a tale servizio mi sembra
difficile. Essa potrebbe essere accettata, con molte riserve, solo
e quando tutti i membri delle
nostre chiese contribuissero ’almeno’ in conformità ai suggerimenti della Tavola e nello stesso tempo avessimo il coraggio di
girare ad altre chiese sorelle del
terzo mondo gli aiuti che ci pervengono dall’estero.
Per il 1982 alle nostre chiese
verrà richiesto dalla Tavola un
aumento delle contribuzioni di
circa il 18% rispetto al 1981. Se
tutti gli iscritti nei registri delle
nostre chiese contribuissero secondo le indicazioni della Tavola
potremmo forse coprire tutte le
nostre necessità.
Tornando alla riunione dei cassieri del II Distretto del 7-3-’81,
si è convenuto che ogni Consiglio di Chiesa sceglierà la propria strategia per stimolare i
membri più pigri e sordi.
B.L.B.
3
10 aprile 1981
Informazioni dalla CEvAA
A cura di Franco Davite
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Sulla pena di morte
Mozambico: nella
chiesa presbiteriana
Il pastore René Blanc della
Chiesa Luterana di Francia, tesoriere della CEvAA e il prof. Samuel Aklé della chiesa metodista del Benin, segretario associato della CEvAA a Parigi hanno
visitato dal 29 ottobre al 4 novembre la chiesa presbiteriana
del Mozambico.
Questa visita era già stata programmata in date precedenti,
ma non era stato possibile ottenere i visti di entrata in Mozambico. Anche questa volta, fino all’ultimo momento, sembrava che
i visti non sarebbero stati concessi, tanto che la data della
partenza ha dovuto essere ritardata di qualche giorno; ma ottenute le dovute autorizzazioni le
autorità mozambicane hanno
facilitato assai sia le pratiche
di ingresso che lo svolgimento
della visita.
La visita alla chiesa presbiteriana del Mozambico ha consistito in contatti presi con comunità, sparse in tutto il Paese, con i pastori, gli evangelisti,
molti membri di chiesa e con alcuni medici ed infermieri, già al
lavoro negli ospedali della chiesa prima della nazionalizzazione
dei medesimi e che hanno continuato il loro lavoro alle dipendenze del Governo socialista
del Mozambico.
lamento alla partenza degli europei che lavoravano nella chiesa ed alla nazionalizzazione degli
ospedali e delle scuole che erano
strumenti di evangelizzazione ». I
responsabili della chiesa hanno
superato queste difflcoltà; la base le accetta meno volentieri.
C’è poi il problema della educazione religiosa dei ragazzi e
dell’animazione dei giovani. Per
questo lavoro i pastori non sono
ancora sufficientemente preparati
perché prima era la scuola che
se ne occupava. Occorre per di
più far fronte alla propaganda
antireligiosa ufficiale fatta nelle
scuole e nei gruppi giovanili.
Un altro problema complesso e
che si pone per la prima volta
è quello della evoluzione nei
rapporti fra genitori e figli.
« La CEvAA è penetrata nelle
comunità della chiesa presbiteriana che compie un grande
sforzo per non essere isolata.
Questa preoccupazione è ancora maggiore di quella degli aiuti finanziari, pure così importanti per una chiesa povera. Tutti
sperano che le relazioni con le
altre chiese evangeliche si svilupperanno ancora di più man
mano che i rapporti con l’estero
saranno liberalizzati ».
« Ci ha anche colpito la preoccupazione per una sempre miglior formazione dei membri di
chiesa, a tutti i livelli, in vista
di un impegno sempre più responsabile. Essa è particolarmen
te evidente nei giovani. La visita
alla scuola teologica di Ricatta
è stata molto incoraggiante e
ci sembra che dovremo considerare prioritaria ogni iniziativa
capace di favorire questo sforzo di formazione, come pure, in
modo più generale, tutto quello
che concerne l’animazione dei
giovani ».
Nuove difficoltà
nel Lesotho
Abbiamo avuto notizie che la
situazione della chiesa evangelica
del Lesotho continua ad essere
molto grave.
Nel nord del paese un’altra
scuola è stata incendiata e, come
sempre, non si è trattato di un
caso fortuito.
Nella scuola di Maseru dove
insegna la Signorina Laura Nisbet, inviata della chiesa valdese, vi è stata recentemente una
violenta manifestazione da parte di studenti che hanno minacciato i professori, bianchi quanto
africani, hanno incendiato automobili, saccheggiato la dispensa e provocato seri danni alle attrezzature della scuola. Anche in questo caso la chiesa si
chiede chi siano i mandanti di
queste azioni che non trovano
origine in problemi interni alla
scuola stessa.
La raccolta missina di firme
per il ripristino della pena di
morte ha suscitato nella maggior
parte della stampa italiana una
viva reazione. Potrà interessare
i nostri lettori sapere che alla
veglia indetta a Milano da Amnesty International contro tale
raccolta figurava, tra la documentazione esposta, anche il
« Punto di vista » del nostro direttore sull’argomento. Ed anche sulla Stampa del 6 marzo
un articolo di L. Fumo raccoglie, tra quella cattolica e quella
ebrea, anche l’opinione di Franco Giampiccoli contro la pena
di morte. Interessante anche l’articolo di L. Accattoli su Repubblica del 12 marzo che cita Genesi 4: 15 per ricordare che neppure per Caino la pena di morte
fu ammessa. Ricorda anche, L.
Accattoli, che il primo teologo
a discutere il problema e a rifiutare la morte fu Karl Barth;
aggiungendo che, se le Conferenze episcopali dei vari paesi si
sono tutte espresse contro la
pena di morte, il Papato e la
Curia hanno finora taciuto. Forse perché solo nel 1969 Paolo
VI si ricordò di eliminare tale
pena dai Codici della Città del
Vaticano (che l’avevano recepita
attraverso i codici fascisti del
’29, anno del Concordato), dopo
che lo Stato temporale della
Chiesa la aveva per lunghi^ am
ni mantenuta, ed anche più di
una volta applicata.
* * ^
Secondo il Corriere del 9 marzo (notizia ripresa anche dal
Note di viaggio
di Samuel Aide
Incontro con gli operai della
chiesa a Chamanculu (una comunità della capitale).
Erano presenti 13 pastori, fra
cui i responsabili di tre circuiti, evangelisti, direttrici di gruppi femminili. Inoltre il direttore
della scuola teologica, l’amministratore della chiesa: Valente
Massinhe, un laico che rappresenta la chiesa del Mozambico
nella CEvAA.
Ci hanno raccontato com’è
nata la chiesa del Mozambico,
93 anni or sono. L’evangelizzazione è stata iniziata non da
missionari europei, ma da mozambicani che avevano lavorato
nelle miniere del Sud Africa. Solo più tardi i gruppi nati da questa predicazione invitarono missionari svizzeri che diedero molto sviluppo al lavoro sociale
(scuole ed ospedali).
Durante la guerra per la liberazione del Mozambico, una delegazione della chiesa si era recata a Dar es Salaam, presso i responsabili del Fronte Nazionale
di Liberazione (Frelimo) per far
presente ai futuri governanti del
Mozambico che la chiesa presbiteriana era favorevole alla nazionalizzazione delle opere sociali.
Quando la Repubblica Popolare del Mozambico ha nazionalizzato le opere delle chiese non
è stata una sorpresa; ma il modo brutale con cui la nazionalizzazione è stata realizzata ha
ferito la maggioranza dei cristiani. La chiesa aveva anche previsto di utilizzare ancora collaboratori europei, ma per il momento la situazione non è ancora abbastanza chiarita.
« Nonostante la propaganda
ufficiale antireligiosa, abbiamo
incontrato una chiesa vivente.
Il permesso di riaprire le cappelle (chiuse per un certo tempo per ordine delle autorità politiche) dimostra che la chiesa
presbiteriana gode di un notevole prestigio nel Paese, anche
presso le autorità dello Stato.
Questa impressione l’abbiamo riportata non solo nelle città, ma
anche nelle parrocchie dell’interno ».
« Siamo stati molto colpiti
dalle difficoltà di approvvigionamento dei generi alimentari di
prima necessità. Abbiamo visto
le lunghe code davanti ai negozi, giorno e notte, per aspettarne
l’apertura. Ne siamo stati molto
impressionati ».
Commenti di
Réné Blanc
« Abbiamo avuto l’impressione di una certa difficoltà di adat
lechi dal mondo cristianol
a cura di ANTONIO ADAMO
Asia: « Vivere in
Cristo per gli altri »
(SOEPI) - Le Chiese dell’Asia
celebreranno il 31 maggio prossimo la « Domenica per l’Asia ».
L’iniziativa di riservare una domenica all’anno all’intercessione
per i Paesi ed i popoli dell’Asia,
Australia e Nuova Zelanda era
stata già presa qualche anno fa
dalla Conferenza cristiana dell’Asia (CCA), che riunisce 86
Chiese cristiane e 16 consigli cristiani nazionali.
« La Domenica per l’ Asia »
quest’anno avrà un significato
particolare, poiché si terrà una
settimana dopo la VII Assemblea generale della CCA. « Vivere in Cristo per gli altri » è il tema dell’Assemblea della CCA. I
responsabili deH’organizzazione
in una pubblica dichiarazione
hanno affermato : « Si tratta di
descrivere la nostra vocazione di
cristiani. Siamo chiamati a vivere in Cristo; siamo nello stesso tempo chiamati a vivere con
gli altri. Non possiamo optare
per l’uno o per l’altro. Si tratta
di un tutto inseparabile ».
USA: dichiarazione
contro il razzismo
(SPR) - Una dichiarazione
contro il razzismo è stata pubblicata da Thelma Adair, presidentessa dell’« Unione delle Donne di Chiesa degli Stati Uniti».
Questa dichiarazione vuole essere la risposta collettiva dell’associazione di fronte alla recrudescenza del fenomeno razzista
negli USA, Thelma Adair ha affermato che la discriminazione
razziale colpisce numerosi grup
Racconto cinese
Un giorno, un nuindarino fece un
viaggio nelValdilà. Prima arrivò nelrinferno. C’erano lì molli uomini seduti davanti a dei piatti pieni di riso.^
ma tutti morivano di fame, perché
avevano dei hastoncini lunghi due metri. e non potevano servirsene per nutrirsi.
Andò poi in cielo. Anche li c etano
molti uomini seduti davanti a dei piatti pieni di riso: ma tutti erano felici e
in buona salute: anche loro avevano
dei bastoncini lunghi due metri, ma
ciascuno se ne serviva per nutrire chi
era di fronte a lui.
pi razziali o etnici presenti nel
paese : neri, ispanici, orientali,
indiani d’America, i recenti emigranti e i clandestini. Nella dichiarazione si afferma : « Church
Women United, gioisce per la
diversità che è donata da Dio,
e celebra il valore infinito di
ogni persona creata a immagine
di Dio e amata da Gesù Cristo,
deplora di conseguenza la recrudescenza perniciosa del razzismo nella nostra società. Con
la forza dello Spirito Santo, rinnoviamo il nostro impegno di
attaccare il razzismo alla radice
eliminandone le cause; e di operare per la piena realizzazione
della dignità umana, la libertà,
l’uguaglianza e la giustizia per
tutti». Questo movimento ecumenico di donne cristiane fin
dal 1941 — anno della sua creazione — si è distinto per il suo
impegno nella lotta al razzismo.
RDT: la chiesa
tribuna alternativa
(epd) — Secondo lo scrittore
della Germania Orientale Jureck
Becker, che dal 1978 vive a Berlino Ovest, la Chiesa nella Repubblica Democratica Tedesca
diventa sempre di più « una tribuna alternativa per qualcosa
che con la Chiesa non ha nulla
a che fare ».
In un’intervista del mese scorso al « Lutheranischen Monatshefte » di Hannover, Becker ha
chiarito la sua affermazione; ha
spiegato che nella Chiesa della
Germania dell’Est si può discutere sui vari problemi ed esprimersi in maniera tale che altrove
sarebbe altrimenti impossibile.
Lo scrittore, dopo le sue dichiarazioni, è stato invitato in varie
parrocchie per degli incontri di
lettura. Questi inviti gli hanno
dato la possibilità, dopo alcum
anni, di intervenire pubblicamente. Becker è comunque dell’avviso che la Chiesa non sia preparata come si dovrebbe per questo suo nuovo ruolo; egli ha anche affermato che questa situazione potrebbe portare ad un
peggioramento dei rapporti tra
10 Stato e la Chiesa.
560 biciclette per
l’evangelizzazione
(SOEPI) — Il segretario generale del Dipartimento per la
Evangelizzazione, Muzaba Ekwembwiy, ha recentemente dato
11 via alla consegna di 560 biciclette a tutte le comunità della
Chiesa di Cristo nello Zaire.
Queste biciclette sono destinate
agli evangelisti e ai pastori delle
zone rurali che hanno un largo
raggio di attività di evangelizzazione. Ogni comunità ha avuto in
media 10 biciclette. Queste biciclette sono un dono della VEM,
una missione protestante tedesca
creata 152 anni fa.
Un appello
dal Sud Africa
(epd) — Il Consiglio della
Chiesa del Sudafrica ha lanciato un appello agli uomini d’affari e alle società affinché rivedano
la loro azione nei confronti del
governo razzista. L’importante
organo ecclesiastico raccomanda di vigilare e di intraprendere soltanto operazioni finanziarie che siano in sintonia con il
rispetto dei diritti dell’uomo.
l’Avvenire) la festa della donna
è stata celebrata a Mosca anche
con l’arresto di undici donne pentecostali, provenienti da diverse regioni, e riunitesi per protestare in favore del diritto di
espatrio.
« *
Il Cittadino, quotidiano cattolico di Monza, pubblica il 19
febbraio una ben centrata scheda
sulle origini del metodismo e
sulla sua posizione attuale in
Italia.
* * #
Il Regno-Documenti di febbraio pubblica il testo completo
della Dichiarazione del C.E.C. di
Ginevra a condanna del razzismo in tutti i suoi aspetti.
»c « ♦
Il Gallo di febbraio riprende
da « Le Notizie di Riesi » il tej
sto integrale di uno scritto di
Tullio Vinay dal titolo «Vieni,
signor Gesù ».
* ^ #
Jerry Falwell, pastore battista
americano, come informa la
Stampa del 22 febbraio, parla
attraverso 325 televisioni e 280
radio per annunciare alla « Moral Majority», di cui è capo
carismatico, il suo messaggio,
che oltre ad essere fortemente
pro-Reagan («Vogliamo un’America forte e bene armata, che persuada il mondo a stare al suo
posto») chiede la pena di morte, la abolizione dei « cosiddetti
diritti delle donne» con la proibizione assoluta dell’aborto, e via
pontificando. Su Jesus di marzo il gesuita Angelo Macchi cerca
una spiegazione a questo « fanatismo » religioso pro-Reagan, e
la trova nella tradizione dei Padri Fondatori e del popolo misto che ne è derivato, e che è
«non tanto propenso a dissociare lo Stato da Dio ». Dove per
Stato sembra si debba capire il
«Potere» costituito ed il desiderio di conservarlo forte e autoritario.
* ^
Con ampie citazioni di teologi
protestanti (anche il Gesù di Nazareth di Bornkamm edito dalla Claudiana) Dimensioni Nuove
di febbraio ospita un articolo
di Carlo Fiori sull’eterno problema della identità tra il Gesù della storia e il Cristo della
Fede.
* # sk
L’Avvenire del 24 marzo titola il commento alle decisioni in
materia di referendum sull’aborto prese nel recente Convegno
Federale di Firenze con le parole: « La legge accolta come strumento per il controllo delle nascite ». Il che ci pare alquanto
riduttivo del reale valore della
decisione.
* * *
A Norfolk (USA), informa
Jesus di marzo, esiste da quattro anni un tempio con due altari contrapposti, in uno dei quali
officia un sacerdote cattolico,
mentre dall’altro, in tempi ovviamente diversi, un sacerdote anglicano ammaestra il suo gregge.
Sempre nello stesso numero di
Jesus appare, in risposta alla
lettera di una lettrice, una succinta ed esatta presentazione del
lavoro dell’Esercito della Salvezza.
Un centinaio di intellettuali di
varia estrazione firmano una lettera aperta alle autorità,
blicata da Repubblica del 21
marzo, con cui ancora una volta
------------- si sollecita la pronta approva
CINISELLO Zione delle Intese.
Protestantesimo
in TV
Lunedì 13 aprile
ore 22.50 - 2“ rete
LEGGIAMO INSIEME
LA BIBBIA
Continua la serie di trasmissioni dedicate alle parabole. E’ il turno di uno
studio biblico registrato a
Genova sulla parabola del
Buon Samaritano.
Seguire Gesù
Gli ultimi incontri di quest’anno organizzati dal Gruppo biblico
di Cinisello sono centrati sul tema: « Seguire Gesù ».
Dopo un primo incontro, la
serie prosegue con « Il problema dei doni e dei ministeri diversi, la loro attualità e validità
nella nostra vita» (11.4);
« Fede e piacere: Seguire Gesù
e realizzarsi», introduce questa riflessione Amilcare Giudici (16.5);
« Seguire Gesù: gli elementi
aggreganti, umani, politici e di
dubbio che si incontrano con i
nostri impegni di vita e con i nostri problemi di esistenza » (30.5).
Le riunioni si tengono alle ore
17,30 presso i locali al 4° piano di
via Monte Grappa, 62 B, Milano.
« Intelligenza, cultura, civiltà,
onestà, sobrietà... valori squisitamente tradizionali e, per così
dire, protestanti ». Così su Repubblica del 15 marzo Enrico
Filippini, commemorando Paolo
Grassi. Ma è proprio vero?
* * «
Non senza ringraziare tutti
coloro che già mi aiutano per
questa rubrica, inviando ritagli e
segnalazioni di stampa, rinnovo
l’invito a tutti i lettori di mandarmi direttamente (via San
Marco 23 - 20121 Milano) ogni
indicazione riguardante quanto
si scrive sui o dei protestanti
nella stampa italiana. Lo sviluppo di un corretto ‘ecumenismo
può essere facilitato anche da
questa collaborazione.
Niso De Michelis
4
10 aprile 1981
DIBATTITO
Servi, ma solo nella libertà
^(^eali^erp^Hi rp^^ Vinay alle donne, i conti non tornano: per
ceglieredi realizzarsi o meno bisogna prima esser liberi di decidere
a colloquio con i lettori
VIVERE CON LEALTÀ’ RICHIESTA DI SPAZIO
L’articolo di Tullio Vinay (23
geimaio) «È evangelico ’’realizzarsi?” » tocca un argomento
che personalmente mi ha sempre tormentato, e che non ho
ancora risolto, perché nella nostra società è molto difficile vedere la differenza tra « servire » ed « essere schiavi ».
Ho sempre condiviso le idee, e
il modo di viverle, di Vinay; l’agape, il non carrierismo, la ricerca comunitaria, la priorità dei
diritti umani, l’impegno sociale
accompagnato da una testimonianza esplicita. Parecchi di noi
credenti hanno cercato di impostare la loro vita in questo modo Ma questa volta la lettura
dell’articolo mi ha lasciato l’impressione che ci manca qualchecosa; non credo che ne toglierei
una riga — per quello che concerne il confronto con Cristo
in particolare — ma lo vedo come una parte sola di un discorso, forse l’ultima.
L’articolo parte dalla situazione odierna di certi operai —
nei quali riscontra una perdita
del senso comunitario — poi la
estende ai credenti in generale.
Non essendo operaia non posso
intervenire in questo campo. Ma
vorrei procedere nello stesso
modo, e applicare la stessa situazione al ramo che conosco
di più, cioè a quello delle donne.
« Realizzarsi » è un termine
molto usato anche a proposito
di « Uberazione della donna »,
ed ha un senso molto più profondo di quanto lo si potrebbe
intendere leggendo l’articolo,
che sembra ridurlo a: tempo libero (si sa che le donne ne hanno raramente), importanza del
privato (le donne fanno del loro privato soltanto il punto di
partenza della loro analisi, per
arrivare al generale), lavoro gratificante (si sa che una bassa
percentuale di donne ha un lavoro personale retribuito, e se
ce l’ha la maggioranza fanno i
lavori più umili), affermazione
della propria personalità. Per
questo ultimo pensiero ci vogliono altre considerazioni.
dalla schiavitù del male — malattie, handicaps, strutture prò
lessionali o familiari chiuse_e
lo metteva quindi in grado di
seguirlo. La liberazione era una
parte essenziale del suo programma, quando a Nazareth diceva ai suoi concittadini che era
mandato per « ...annunciare la
liberazione ai prigionieri e il dono della vista ai ciechi, per liberare gli oppressi»... (Luca 4: 8).
Doni e talenti
Per quello che concerne le
donne, la loro ricerca attuale, il
« ritrovare se stesse », ha lo
scopo di volere cambiare la società; non « ritrovarsi » per sé,
ma per aiutarsi vicendevolmente
da lì la ricerca comunitaria
propria delle donne oggi —, e lavorare, a partire da questa prima presa di coscienza, per liberare donne e uomini assieme, per una società migliore
come segno del Regno che vie^
ne. Cioè ritrovare i valori, la specificità — che può essere una
benedizione per tutti — di cui
le donne sono portatrici, che
sono assenti dalla nostra società perché sono stati repressi da
una certa cultura, e di cui il
mondo ha bisogno. Un esempio
solo: tradizionalmente le donne
danno la vita, gli uomini fanno
la guerra; per cui la donna è
portatrice di non violenza. Invece il bilancio più importante
della maggior parte degli stati
sono le spese per gli armamenti, CIO forse in parte perché le
donne sono assenti dai goveini
o le poche isolate che cl sono’
non possono fare a meno di imitare il modo di vivere maschile.
Questa ricerca è il contrario
dell’essere sé per sé, ma essere
sé per tutti, a favore di sé e
degli altri nello stesso tempo, il
che è profondamente evangelico.
Si può parlare di « rinuncia a
se stessi » per seguire Cristo, di
« perdere la propria vita » a
causa di Cristo a questa sola
condizione e per questo unico
scopo: cercare il Regno e la sua
giustizia. Cioè non è un procedere in negativo — come si intende comunemente la nozione di
sacrificio — ma in positivo. Dobbiamo riscoprirlo, ed è necessario che i nostri teologi ee lo
spieghino. Delle donne cercano
di vivere questa situazione. Può
darsi che la parità tra donne e
uomini non si faccia pienamente nella direzione: le donne devono innalzarsi per essere pari
agli uomini, ma nella direzione:
gli uomini devono abbassarsi per
essere pari alle donne. La nostra società non cammina ancora su questa strada, né le nostre
chiese nella loro vita generale.
Se colleghiamo la parabola dei
« talenti » di Gesù, con i « doni »
di cui paria Paolo, dobbiamo fare in modo che i doni non vengano soffocati da fattori esteriori, né che si sia obbligati a nasconderli nella terra della parabola, ma invece fare in modo
che si sviluppino, e moltiplichino come i « talenti ». Questo è
<( s’épanouir », fare emergere i
propri doni repressi e sconosciuti, come quelli di tante donne, per
farli fruttificare per l’utile comune. Chi si liberava ed esercitava meglio i propri doni : Maria,
nell’ascolto della parola di Gesù
o Marta, casalinga ubbidiente’
premurosa e ansiosa?
Marie-France Coìsson
UNA TAVOLA ROTONDA A ROMA
Mi trovavo, qualche tempo fa, in
un gruppo di persone di varia età e di
nazionalità diversa, il tema principale
dei discorsi era la violenza che, sotto
i suoi aspetti maggiormente angosciosi, stava raggiungendo, in ondate giganti, i lidi dei più lontani paesi e che
sembrava, ovunque, dover svellere le
radici stesse della vita comunitaria.
Ad un certo momento, traducendo liberamente il detto francese, qualcuno
disse: «È il denaro che regge il
mondo ». Un altro ribattè subito: . No,
H mondo dovrà reggerlo l’amore. Sarà
l’unica salvezza dell’umanità ». Ci fu
una pausa, poi una voce giovanile si
intromise: « Ecco, vorrei dire una cosa: l'amore invece dell’odio, della vendetta, della crudeltà; l’amore che rifiuta l'indifferenza, l’egoismo, per ravvicinare gli uomini fra loro, tutti gli
uomini, sarebbe meraviglioso. Forse
troppo meraviglioso per considerarlo
una possibile, anche se lontana, realtà. Comunque, non abbiamo pensato
che prima di raggiungere l’amore fraterno, quello per il prossimo, qualunque esso sia, senza restrizioni o barriere, dovremmo. Innanzitutto, vivere
con lealtà. Una lealtà integra, non
mai partitica, verso noi stessi e verso gli altri; lealtà nelle nostre promesse, impegni, giudizi, azioni, nei
nostri rapporti umani. Non siamo forse
tutti colpevoli di slealtà, grandi e piccoli che non sappiamo o piuttosto non
vogliamo personalmente addebitarci?
Non accusatemi di retorica o di presunzione. Sono molti i giovani che
pensano come me; vale a dire, che
agli uomini, indistintamente, prima di
ogni altra cosa, occorra il coraggio
della verità; che soltanto con la lealtà, così concepita, sarà possibile ’’ricostruire” il mondo ».
Retorica? Presunzione? lo avrei abbracciata, se avessi potuto raggiungerla, la persona che aveva parlato, ma
già essa si trovava accanto alla porta
ed un attimo dopo era uscita, lasciandoci il messaggio di una nuova speranza.
Lilian Pennington de Jongh, Roma
Ho letto suM’Eco-Luce n. 10 del 6
marzo scorso la lettera inviata da un
lettore a Magna Linota concernente
l’avvertimento alle sette chiese deil’Apocalisse.
Il succo della lettera solleva un argomento molto grave e capisco che
Magna Linota si sia trovata in difficoltà per rispondere.
Gli interrogativi posti nella lettera
sono interrogativi che molti credenti
si pongono. Il nostro giornale dedica
tante pagine a problemi come l’aborto,
a problemi sociali, politici e di libertà.
Sarebbe troppo chiedere di dedicare
un certo spazio anche a questi problemi che non sono gli ultimi, invitando
l’intervento di qualche esperto?
Che esistano nelle nostre chiese dei
problemi di fede fredda e morta, che i
tempi siano malvagi, non possiamo negarlo. E neppure possiamo negare gii
avvertimenti alle sette chiese. In quanto a Satana è lo stesso Evangelo che
ne parla.
La lettera dice; « ...oggi ci vuole un
forte risveglio ». Siamo in molti a
desiderare ed a pregare affinché Dio ci
mandi un Risveglio. Perché l’Eco-Luce
ne parla poco? Infine, che vogliamo
ammetterlo o no, è la fede cristiana
ed II suo scopo, annunciare Gesù Cristo, che sono stati alla base del Risveglio spirituale nelle chiese. Se le
chiese non ritornano a volgersi con
fervore verso Dio, verso Gesù Cristo,
il Figlio dell’Iddio vivente, se non ritornano all’Evangelo puro c’è la Parola
di Dio che ci giudica: « ...ma badi ciascuno com’egli vi edifica sopra; poiché
nessuno può porre altro fondamento
che quello già posto, cioè Cristo Gesù ». (i Cor. 3: 11).
Una pagina del giornale dedicata a
tali argomenti sarebbe di grande aiuto. Grazie.
Nelly Rostan, S. Germano Chisone
Anche in risposta a richieste di
questo tipo, è in preparazione da qualche tempo una nuova rubrica intitolata « La fede interroga »: ad una breve
domanda su un argomento concernente la fede seguirà la risposta preparata
da un pastore. Speriamo di iniziare
quanto prima.
Ernesto Buonaiuti ® Claudette Marquet
Sbocciare
Per potersi « realizzare » o meno, occorre essere in una situazione di libertà: e così o scegliere di realizzarsi o scegliere di
non realizzarsi, come Cristo. Ma
c’è chi non ha la possibilità di
trovarsi a poter scegliere, perché
la sua situazione — prima ancora di essere in grado di scegliere — non glielo permette.
Perciò prima di fare un discorso
di scelta, bisogna fare un discorso di liberazione. Liberazione da strutture alienanti, mentalità paralizzanti, condizionamenti secolari. « Realizzarsi » non
sarà il termine esatto, meglio
non utilizzarlo. In francese
« s épanouir », sbocciare ( spesso
tradotto malamente in italiano
con « realizzarsi ») è molto diverso: significa « rendere reale,
effettivo », e corrisponde a
«avere il diritto di essere se
stessi e di esprimersi», «osare
rompere dei legami di schiavitù»,
per ritrovare valori essenziali
soffocati dall’ambiente, il quale
ne viene privato. Per usare l’immagine del fiore o del frutto
« permettere che si sviluppi »,
che non sia tenuto sempre in bocciolo. Per molti oggi fra i minimi — una certa categoria di
operai, la maggioranza delle donne, gli emarginati, gli handicappati... i miseri del Terzo Mondo,
i neri — questa ricerca fa parte
dei diritti umani. Certi discorsi
sono facili per la gente sana,
con una vita nella normalità, libera da condizionamenti troppo
schiaccianti, che sono in grado di
scegliere di vivere la propria
vita per loro o per gli altri. Sono più difficili se indirizzati ad
altri, che hanno ancora delle
catene da rompere, prima di arrivare a questo stadio di poter
scegliere; compito dei credenti è
aiutarli ad arrivarci, fare del
tutto per aiutarli a liberarsi.
Finché non si ha la possibilità
di scegliere liberamente (come
Adamo ed Èva) si è schiavi. Gesù liberava chi era incatenato
In concomitanza con il centenario della nascita di Ernesto
Buonaiuti (1881-1946) si è tenuta
a Roma l’il marzo scorso, nei locali della Casa Editrice « La Nuova Italia», una tavola rotonda sul
modernismo fra stato e chiesa,
occasione l’edizione di una raccolta di lettere inviate dal professore romano ad un suo discepolo prediletto in Armenia {La
vita allo sbaraglio. Lettere a Missir 1926-1946). Il volume, corredato di preziose note a cura di
Ambrogio Donini, è utilissimo per
conoscere meglio la personalità
di Buonaiuti, vista per cosi dire
dal di dentro e senza filtri pubblicistici, dato che l’interessato
era ben lungi dal prevedere che,
una volta morto, quelle lettere
private sarebbero state di dominio pubblico. Ciò è stato messo
bene in evidenza dal curatore, il
quale si è soffermato a lungo sui
rapporti del Buonaiuti col regime fascista. Tutti ormai sanno
che il sacerdote-professore perse la sua cattedra universitaria
in epoca fascista per essere stato uno dei soli 11 professori che
non giurarono fedeltà al regime,
e che poi, in epoca post-fascista,
non potè riprendere il suo insegnamento perché colpito da censura ecclesiastica, e ciò in virtù
dell’articolo 5 del Concordato
tuttora vigente causa il « pastrocchio » del suo inserimento nella
carta costituzionale della Repubblica. Così le Lettere a Missir
completano felicemente l’autobiografia che lo stesso professore Buonaiuti ci diede nel suo
Pellegrino di Roma, e illuminano via via i difficili momenti della sua costante polemica con la
Curia e i Gesuiti nel ventennio
che va dal 1926 alla vigilia della
sua morte. Tra i partecipanti alla
tavola rotonda, Arturo Carlo Jemolo, l’unico che con Ambrogio
Donini prese viva parte alle vicissitudini del loro Maestro, si soffermò a lungo sulle caratteristiche della prima « koinonia », intesa a raccogliere in un consenso fraterno tutti coloro che volevano consacrarsi anima e corpo alle ricerche storiche, fatte
non soltanto con rigore scientifico ma anche con una personale
partecipazione spirituale. Il noto
teologo e giornalista Gianni Baget^ Bozzo, rifacendosi ad una no^zione di Francesco Margiotta
Broglio sui molti modernismi,
fece notare che, se Buonaiuti fosse vissuto ai giorni nostri, le
sue speculazioni tacciate allora
di modernismo non sarebbero incorse con ogni probabilità in
nessuna censura, anzi la sua teologia potrebbe quasi apparire come anticipatrice delle tendenze
moderne. Infine Carlo Cardia da
par suo_ illuminò certi aspetti dei
rapporti tra stato e chiesa, per i
quali il modernismo buonaiutiano fece quasi da « deus ex machina », rimanendone alla fine stritolato.
L’ordine degli interventi fu in
realtà diverso da quello da me
qui indicato, ma penso di aver
ugualmente condensato con sufficiente chiarezza i punti salienti
di un cordiale dibattito, che durò
ben 3 ore, di fronte ad un vasto
pubblico di discepoli, studiosi e
arnmiratori. E’ stata una delle
prime manifestazioni del centenario, ma ne occorreranno altre
per lumeggiare tutti i lati della
complessa figura del sempre compianto sacerdote-professore. Ben
venga dunque l’iniziativa di un
incontro piemontese di cui ha
parlato « L Eco-Luce » del 6 marzo. Mi permetto di suggerire un
tema per me affascinante; Ernesto Buonaiuti e la prima riforma.
Baget Bozzo nel suo intervento
ricordò che conobbe Buonaiuti
studiando Gioacchino da Fiore.
Per conto mio posso dire che incontrai il profeta calabrese leggendo le notizie che su di lui
Buonaiuti dava periodicamente
nella sua rivista « Ricerche Religiose » mentre curava l’edizione
di due opere fondamentali di
Gioacchino. La cosiddetta « prirna Riforma » ci interessa da vicino: essa, per Buonaiuti, si fonda essenzialmente sulla triade
Valdesio di Lione, Gioacchino da
Fiore e Francesco d’Assisi.
Giovanni Gönnet
La giovane donna pastore che, insieme a Franco Giampiccoli, ha realizzato l’intervista a Roger Garaudy riportata qui accanto, è una persona
singolare. Recentemente « Le Monde
Dimanche » (del 4 gennaio u.s.) le ha
dedicato un lungo articolo in terza
pagina. Claudette Marquet, è stata nei
1965 la prima donna pastore delia
Chiesa Riformata di Francia. Quell’anno infatti, dopo un dibattito contrastato, il sinodo nazionale si esprimeva
a favore del pastorato femminile. Fu
P0TÒ nec6ssaria — p0r vizi di procedura — una seconda votazione nel sinodo dell’anno successivo.
Così, a 24 anni, Claudette Marquet
diventò pastore nella parrocchia di
Raincy, nella regione parigina. La comunità I accolse con qualche meraviglia
ma anche con calore. Tutto filò liscio
e non ebbe alcuna difficoltà a collaborare col secondo pastore, uomo. Poi
venne il 68 che mise in questione anche il ruolo del pastore. La Marquet rifletté a lungo, quindi decise di lasciare la parrocchia per predicare in un
altro modo: • I valori cristiani non sono più mediati unicamente nei luoghi
di culto » — dice, ed aggiunge: • La
mia speranza non è dalla parte delle
chiese ma dalla parte di quei gruppi
di laici che cercano di vivere da cristiani ». Oggi, Claudette Marquet è responsabile delle trasmissioni televisive
e radiofoniche della Federazione pro
testante di Francia. Femminista della
prima ora, non sì è mai stancata di
denunciare e di smascherare il potere
maschilista ovunque si nascondesse:
nella struttura della Chiesa, nelia lettura biblica, nelia predicazione, nei rapporti personali, ecc.... Tutto ciò, lo
fa con convinzione e decisione, ma
anche col sorriso, « per evitare — dice — di esasperare e di ottenere l’effetto opposto ».
La Marquet partecipa attivamente
alla commissione cristiana del movimento femminista Giovani Donne il
quale tiene sempre vivo il discorso
e la lotta per la liberazione delia donna anche all’Interno della Chiesa. Ora,
da qualche anno, i responsabili (maschili) della Chiesa Riformata, soddisfatti dei risultati raggiunti (una cinquantina di donne pastori, una donna
vice-presidente della Federazione)
sembrano aver attenuato il loro appoggio alla lotta femminista, puntando su
altre lotte ritenute prioritarie: la condizione dei lavoratori migranti, le prostitute. Risposta di Claudette Marquet:
« I poveri non fanno paura. È più facile fare la carità che praticare la giustiziai ».
Non c’è che dire: con una donna
così decisa il servizio radio-televisione della Federazione Protestante di
Francia è in buone mani.
J. J. P.
Televisione
(segue da pag. 1)
le confessioni vanno in onda la
domenica mattina. Il terzo è la
possibilità di ascolto comunitario offerta dal nuovo orario che,
generalmente, precede di un’ora
l’inizio del culto domenicale. Gli
aspetti negativi sono, invece, così
riassumibili: il programma, passando dalla programmazione serale a quella mattutina, viene indubbiamente declassato, perde
una parte di pubblico di élite ed
esterno al mondo evangelico ed
è costretto a conquistarsi un
nuovo pubblico presumibilmente più « interno » e più popolare. Tutto ciò impone al servizio
radio-stampa-tv della federazione
di adottare nuove formule e una
nuova sti-uttura della rubrica più
adatta ad un ascolto della domenica mattina. Da alcune settimane si sta lavorando intensarnente in questa linea e si sono
già messe a punto alcune ipotesi di trasmissioni fondate su un
più stretto rapporto con le nostre comunità e sull’ampliamento dello spazio destinato alla
predicazione diretta, allo studio
biblico e alla musica. Saranno
graditissimi i pareri sulla nuova
situazione soprattutto suggerimenti per migliorare il nostro
programma televisivo e renderlo
più rispondente alle attese degli
evangelici italiani e ai compiti di
testimonianza che esso si prefigge.
Fulvio Rocco
5
10 aprile 1981
___A COLLOQUIO CON UN UOMO IMPEGNATO IN UN « ECUMENISMO LAICO »: IL DIALOGO DELLE CIVILTÀ’
Roger Garaudy: contro tutti i dogmatismi
— 732: è l’anno in cui Carlo
Martello in Francia ferma l’avanzata degli arabi in Europa. Questa data in tutte le scuole europee viene ricordata come una
data molto positiva, e invece lei
l’ha considerata come un giorno
nefasto per l’Occidente. Vuole
spiegarci il perché?
— Innanzitutto perché si tratta di una menzogna: non è vero
che Carlo Martello abbia fermato l’avanzata araba. Un secolo
dopo gli arabi sono ancora a
Narbonne, gestiscono l’università di medicina di Montpellier,
che fu una delle prime d’Europa, e tutto questo sulla base di
invenzioni arabe. In realtà, nel
732 la civiltà araba è assai più
sviluppata di quella europea.
Del resto non sono io a dirlo:
è Anatole France, in una delle
sue opere, a dire che l’anno più
nefasto della storia francese è
appunto il 732, perché in quell’anno la civiltà araba si è ritirata
davanti alla barbarie franca. Proprio per aver citato questo testo,
nel 1946 sono stato espulso dalla
’Tunisia, per propaganda antifrancese.
— Ecco, ha citato un episodio
di intolleranza e di dogmatismo,
e lei di dogmatismi ne ha conosciuti più d’uno, nella sua vita.
Nella sua ultima opera lei chiama questo itinerario dal dogmatismo aUa libertà, con un termine biblico: la traversata del deserto...
— In effetti, secondo me il
dogmatismo, vale a dire la pretesa di insediarsi nell’esistenza e
spiegare che cos’è, la certezza di
possedere una verità definitiva e
assoluta, tutto questo rappresenta la morte del pensiero. Di
Interrotta dall’edizione speciale del TG2
con il drammatico film dell’attentato a Reagan, è andata in onda lunedì 30 marzo una
intensa trasmissione dedicata al noto scrit
tore francese Roger Garaudy, intervistato
nella sua casa nei sobborghi di Parigi dai
pastori Claudette Marquet e Franco Giampiccoli. Ne pubblichiamo le parti salienti.
conseguenza, la traversata del deserto consiste nel relativizzare
ogni verità particolare, che sia
essa religiosa, politica o scientifica... Non bisogna mai credere
di essere arrivati al punto finale, né nella costruzione politica, né nella fede religiosa, né
nella creazione artistica, né nel
pensiero scientifico.
— Nei suoi libri non manca
una critica serrata nei confronti
delle chiese e del loro messaggio oggi. Per esempio questa
critica si esprime nel fatto che
— lei dice — il teismo e l’ateismo sono fratelli gemelli. Che
cosa intende con questo?
— Ecco, il teismo è una concezione in cui Dio è visto ad immagine di un re onnipotente, o
di un giudice implacabile, o di
un concetto astratto, alla maniera di sant’Anselmo: una realtà
così grande che una più grande
nòn può essere immaginata.
Ora, io penso che questo teismo
costituisca proprio il parallelo
dell’ateismo, l’ateismo è la negazione di quel dio lì. Secondo
me, il cristianesimo non ha nulla a che vedere né con un simile
teismo né con un simile ateismo.
Noi non possiamo sapere altro
su Dio se non quello che ce ne
hanno mostrato la vita, l’insegnamento, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Tutto il
resto non è che letteratura, e
posso dire cattiva letteratura.
Da parte mia, non posso concepire il .cristianesimo altro che
attraverso il Cristo crocifisso.
Dairindividuo alia persona
— In questo lei dimostra una
grande libertà nei confronti dei
dogmi cristiani ma nello stesso
tempo una profonda comprensione: per esempio, che cosa significa per lei la Trinità?
— La Trinità, per me, è in primo luogo l’affermazione di qualche cosa che è il contrario dell’individualismo. Vale a dire: io
non porto dentro di me il mio
centro, io non mi definisco che
in rapporto all’altro. È in qualche
modo l’opposto dell’idea cartesiana « penso, dunque esisto ».
Fu uno spiritualista cristiano
del 14° secolo a dire invece:
« amo, dunque esisto ». Amo, il
che significa che il centro sta al
di fuori di me. E in più questo
amore non è chiuso alTinterno
di una coppia, fra due individui:
è aperto verso un terzo, è aperto anche verso l’infinito. Per me
questo è il rapporto fondamentale che ci insegna il cristianesimo.
Quando si parla della Trinità
io mi figuro essenzialmente che
non soltanto io non sono centro a me stesso, ma che la realtà prima è l’amore, cioè qualcosa che non è né nie né l’altro,
ma che sta fra me e lui. E quando si dice « il Regno è dentro
di noi » già qui c’è un rapporto
in conflitto con tutte le forme di
individualismo. E quando diciamo che esso è anche fuori di
noi, che è la fine della storia,
intendiamo che il Regno sarà il
momento in cui questo rapporto
di amore sarà la legge della società tutta. Un ortodosso ha
scritto: la Trinità è il nostro
programma politico. Vale a dire
una costruzione in base alla
quale questo rapporto di amore
diventerà il rapporto sociale
fondamentale, mentre nelle nostre società l’idea che sta al
centro — penso alla dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino nella rivoluzione francese — è che la mia libertà finisce là dove comincia la libertà
altrui; come se la libertà dell’altro fosse il limite della mia libertà, mentre ne è la condizione! Quello che io chiamo il Regno è esattamente il contrario di
questa concezione della libertà:
l'uomo, a mio parere, non ha la
natura di « individuo », che in
greco si direbbe atomo separato da tutto il resto da un vuoto;
egli ha invece la natura di « persona», e la persona per me è il
contrario dell’individuo. Cioè
una realtà che non appartiene
all’ordine dell’atomo ma all’ordine dell’onda marina, un’onda
animata all’interno da tutte le
spinte dell’oceano e all’esterno
dall’attrazione lunare, cioè una
realtà dentro la quale danzano
tutte le forze delTuniverso. Ecco
quello che mi sembra il passo
fondamentale compiuto dal cristianesimo: il passaggio dall’individuo alla persona, il passaggio
dalla concezione solitaria dell’uomo alla concezione trinitaria
dell’uomo.
— Abbiamo parlato finora prevalentemente del cristianesimo,
ma so che per lei non è la sola
fonte della saggezza: lei usa spesso un termine caratteristico a
questo proposito: «puiser», cioè
attingere. Che cosa abbiamo da
attingere dalle altre fonti della
saggezza?
— Penso soprattutto che in
questo campo bisogna evitare
qualsiasi ecclettismo, qualunque
mescolanza. Noi abbiamo qualche cosa da imparare dagli altri
solo nella misura in cui sappiamo riconoscerli nella loro diversità, nella loro specificità. Da
parte mia sono persuaso — Tho
detto nel libro « Appello ai viventi » — che noi abbiamo molto da imparare dalle saggezze
dell’Asia, dall’Induismo, dal Buddismo, dal Taoismo, o dal profetismo — che sia ebraico, musulmano o cristiano, — a condizione di ascoltare ciascuno nella
sua specificità. Ecco perché oggi
la mia ’’raison d’être” — non
dirò il mio lavoro ma la mia
’’raison d’être” — è questo dialogo delle civiltà.
— Vorrei farle adesso una domanda per ciò che riguarda il
rapporto tra la fede e la militanza politica. Qual è stata la
sua esperienza?
— Poco fa ho ricordato le parole di un ortodosso: la Trinità
è il mio programma politico. A
mio parere se oggi ci troviamo
di fronte a delle difficoltà di fondo dal punto di vista politico,
questo non dipende da cause
esterne, come il prezzo del petrolio, la concorrenza giapponese o cose di questo genere: le
cause delle nostre difficoltà sono interne. A mio parere esse
dipendono dal fatto che noi —•
occidentali tutti intendo, tedeschi, italiani, francesi, inglesi o
americani, siamo tutti nella stes
sa barca — siamo costretti ad
assegnare alla nostra politica e
alla nostra economia degli obiettivi completamente assurdi.
Penso in particolare all’obiettivo della crescita. Questa crescita io la definisco lapidariamente: è un’economia impazzita, nella quale la produzione non ha
più lo scopo di soddisfare dei
bisogni, in quanto produzione e
consumo diventano fini a se stessi. Produrre sempre più, sempre
più in fretta, qualsiasi cosa:
utile, inutile, nociva, magari mor
tale. Ecco, io credo, la fonte delle nostre disgrazie, da cui conseguono grandi diseguaglianze
all’interno di ogni paese e un
regime iniquo di scambi su scala
mondiale. Se il problema fondamentale, se la malattia del nostro modello di crescita è data
da una parte dal carattere arcaico e assurdo delle finalità, e
d’altra parte dagli scambi ineguali, il progetto alternativo è
quello di cambiare le finalità, e
parallelamente di mettere fine
a questi scambi ineguali.
Fede e militanza poiitica
— Ma, dal punto di vista della
sua esperienza personale, che
rapporto c’è tra fede cristiana
e militanza marxista?
— In primo luogo vorrei sottolineare che, a dispetto delle illu
la sua fede cristiana? Non credo, quali sono stati i motivi?
No, assolutamente no. Sono
stato espulso per tre ragioni: la
prima, il mio atteggiamento verso gli studenti, nel 1968. Io ri
strazioni che spesso si sono fatte del mio itinerario, esso non
ha affatto seguito la traiettoria
che ne è stata tracciata. Per la
verità, quando sono entrato nel
PCP, cioè nel 1933, ero già presidente degli studenti protestanti
di Marsiglia. È dunque sbagliato
affermare che sono passato dal
marxismo al cristianesimo, è
vero il contrario; anzi non è
nemmeno vero questo, perché
quando sono entrato nel PC era
proprio per portarvi dentro
quello che mi sembrava essenziale della fede cristiana. E di
questo esistono tracce obiettive: nel 1947 ho pubblicato un
libro dal titolo: « La chiesa, il
comuniSmo e i cristiani » che
conteneva una critica molto vivace dell’istituzione ecclesiastica in Francia, ma che concludeva con un appello molto fermo
ai cristiani affinché i cristiani
stessi trovassero su questa terra
un embrione del loro cielo. Non
è dunque un fenomeno recente,
è una costante del mio pensiero,
anzi se c’è un punto sul quale
non ho cambiato idea è proprio
questo.
— È stato espulso dal PCF per
tenevo che il ruolo di un partito rivoluzionario fosse quello di
ricercare un denominatore comune fra le aspirazioni degli studenti e le rivendicazioni degli
operai. Marchais era dell’opinione che le aspirazioni degli studenti non avessero alcuno sbocco rivoluzionario, che non bisognava tenerne conto. Seconda
ragione, il mio atteggiamento
circa gli avvenimenti del '68 in
Cecoslovacchia. Espressi l’opinione che l’invasione di quel paese
non era un errore dei sovietici,
ma rientrava nella logica implacabile del loro sistema, e che
questo doveva obbligarci a riflettere sulla natura socialista
del regime sovietico. La mia conclusione fu che non si trattava
di un regime socialista. Questo
mi costò una riprovazione pubblica. E la terza ragione fu la
mia critica al programma stesso del partito, che consideravo
del tutto irrealistico e demagogico. Altra riprovazione... Ecco
le tre ragioni della mia espulsione; come vedete nessuna delle tre ha a che fare con il cristianesimo né con il mio atteggiamento verso di esso.
Creazione senza routine
— E oggi, che cosa rappresenta per lei il personaggio di Gesù di Nazareth?
— Ecco, si tratta di un uomo
che a mio parere si è posto in
una posizione di rottura sia nei
confronti della legge ebraica che
della legge romana. Non c’era
niente di peggio, per un gran
sacerdote di Israele, che sentirsi dire: « fu detto agli antichi,
ma io vi dico », perché questo significava contestare Mosé in persona. E questo spiega perché i
grandi sacerdoti concepirono
verso di lui un odio mortale e
preferirono che fosse liberato
Barabba — peraltro uno zelota,
uno dei loro nemici più fanatici
— piuttosto che Gesù. In secondo luogo, quando Gesù dice: « date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio »,
pronuncia la formula più sovversiva per un prefetto romano:
non dimentichiamo infatti che
Cesare era Dio, e di conseguenza, togliere qualche cosa al potere di Cesare significava per
ciò stesso scalzare il fondamento del potere romano. In questo
senso non c’è niente di più sovversivo di una formula di questo genere.
In secondo luogo, per me, il
Cristo è il personaggio della
poesia. Cioè l’uomo che non è
mai là dove lo si aspetta: che
si tratti dell’episodio della donna adultera, che si tratti del
momento in cui va a pranzo con
quel briccone di Zaccheo, non è
mai secondo la legge, è sempre
in posizione di rottura. Vedete,
nella vita di un uomo sono ben
pochi i momenti di decisione:
la nostra vita è fatta per la maggior parte di routine. Ora quello che mi colpisce nel Vangelo è
che la vita di Gesù non è mai
fatta di routine: è fatta soltanto di creazione. È questo che mi
sembra straordinario, questo ca
rattere poetico della vita del
Cristo.
Terzo aspetto, questo carattere poetico è legato al fatto che
egli è amore, non esiste mai di
per se stesso, non è che dono
di se stesso, al punto che quando
muore la morte non ha più
niente da togliergli, perché non
ha mai tenuto niente per sé. Ed
ecco forse l’altra caratteristica,
questa morte del Cristo che mi
sembra una cosa straordinaria,
perché è la prima volta nella
storia che vediamo un dio morire; persino un dio può morire, persino un dio può disperare
(« Mio Dio, mio Dio, perché mi
hai abbandonato »), perché fosse pienamente uomo bisognava
che conoscesse questa disperazione, che conoscesse questa
morte. Ecco qui qualche cosa
di assolutamente straordinario,
di fronte a cui la risurrezione
non è più un miracolo: la risurrezione è un’altra maniera di
esistere che si manifesta nel
comportamento degli amici più
stretti di Gesù. Insomma non si
può immaginare una vita più
fallita della sua: quando per lui
arrivano le prove, uno dei suoi
discepoli. Giuda, lo tradisce e
lo vende, un altro, Pietro, lo
rinnega, gli altri si danno alla
macchia e poi guardate un po’,
tre giorni dopo queste persone
che si sono comportate come dei
vigliacchi diventano bruscamente
degli eroi e dei martiri. È il più
grande miracolo, il solo miracolo che io trovo del tutto evidente — questa nuova maniera di
vivere quando il Cristo abita in
noi.
— E per lei il Cristo è specifico e unico? Lei che conosce
altre religioni, altre civiltà, non
ha trovato personaggi analoghi?
— Noi abbiamo creduto troppo
spesso, noi occidentali, di essere
i depositari della civiltà, della
scienza. Evitiamo almeno di dire
che siamo anche i depositari della sola fede possibile. Quando
dico che il Cristo è figlio di Dio
10 dico nello stesso modo che lei
è figlia di Dio e io sono figlio di
Dio. Cioè noi portiamo tutti in
noi questa scintilla, altra cosa
è se siamo capaci di farla vivere. Quello che mi sembra evidente — forse solo a me, perché
sono nato in ambiente cristiano, nell’area della civiltà cristiana — è vero che io trovo nel
Cristo la forma esemplare della vita. Forse se fossi nato in
Asia o in Africa troverei altre
forme di esemplarità. Ebbene,
non ne faccio assolutamente una
questione di « eccezionalità » occidentale: mi immagino senza
difficoltà che il Cristo avrebbe
potuto essere nero, o che avrebbe potuto essere una donna, perché no; di fatto è nato in una civiltà di razza bianca, in genere
— purtroppo — patriarcale, paternalista, dunque uomo, ma credo che per la prima volta in lui
abbiamo avuto l’umanità vissuta nella sua pienezza,
— Lei ci ha ricordato che Gesù ha rotto apertamente con
dei poteri. Ora pensa che ci possa essere compatibilità tra fede
cristiana e compromissione politica, nella misura in cui la politica è pur sempre un desiderio
di potere?
— Non condanno il potere in
sé, ma una certa forma di potere considerato come fine a se
stesso. E purtroppo bisogna dire che da Costantino in poi le
chiese hanno vissuto, in generale, secondo questa concezione romana del potere, un potere
imperiale, e credo che sia una
tradizione deleteria, che non ha
nulla a che vedere con quello
che il Cristo ci ha insegnato.
— Dunque non le crea problema il fatto che ci siano dei cristiani nella politica, in Francia
per esempio, o altrove.
— Niente affatto, al contrario vorrei che tutti i cristiani si
occupassero dì politica, ma intendendola non come una tecnica di accesso al potere o di conservazione del potere, bensì come qualcosa che io chiamo politica a dimensione umana, cioè
11 preoccuparsi di creare tutte
le condizioni economiche, sociali, politiche, affinché ogni bambino che ha in sé il genio di
Mozart possa diventare Mozart.
6
10 aprile 1981
« ALLE VALLI OGGI »
cronaca delle valli
PINEROLESE PEDEMONTANO POMARETTO-PEROSA
Onore La DC gestirà la riforma sanitaria
ai caduti?
Eletto il comitato di gestione dell’Llnità Sanitaria Locale n. 44
Tra i molti problemi che il comune di Pinerolo ha, ve ne è
uno che si trascina da alcuni anni: quello di dare « una collocazione adeguata alle salme dei caduti militari delle guerre ».
Alcuni anni fa il ministero della difesa ha scoperto che l’attuale sistemazione non era confacente al carattere “glorioso" della morte, perché in prossimità
di queste tombe, del « campo
della gloria » vi erano le latrine
del cimitero. Per cui, secondo il
ministero occorre trovare una
localizzazione migliore, in difetto il ministero avrebbe ritirato
le salme.
I funzionari del comune, su indicazione della giunta (si sa il
ministero non si contraddice
mai), hanno cominciato a far
progetti per la ricerca di una
nuova collocazione delle salme.
E’ venuto in mente a qualcuno
di trasferire le salme in una tomba — da costruire — a fianco al
mausoleo dei partigiani.
Ma qui subito è venuto un secco no dai parenti dei caduti partigiani. « Ma come — si è detto
— partigiani, repubblichini e fascisti vicini. Non è possibile ».
Per cui ora, i funzionari comunali stanno ricercando un’altra
soluzione: una tomba, che però
abbia le caratteristiche monumentali e davanti alla quale sia
possibile fare il picchetto d’onore per i caduti, in cui sia possibile fare l’alza-bandiera, e — perché no — anche la messa in suffragio.
La scelta diventa così difficile,
e poi comunque deve essere approvata dai generali competenti
del ministero della difesa. Generali e colonnelli che vengono a
far sopralluoghi, che danno consigli e che hanno a cuore il problema.
In tempi di crisi come questo,
in tempo di pace, in un tempo
in cui vi è da parte della gente
una ricerca di soluzione ai problemi reali dell’economia, della
democrazia., del lavoro e del senso della vita degli uomini, tutto
questo affannarsi di generali e
di funzionari può sembrare ridicolo, e certamente bisogna essere capaci di sorridere su questo
problema (ne va del nostro equilibrio mentale). Ma, attenzione:
si tratta di un problema dei vivi,
di una mentalità di culto dei
morti e della morte gloriosa. Una
mentalità che in forme diverse
c’è anche tra la gente. La stessa
mentalità che ha fatto sorgere i
’viali della rimembranza’ e ha
fatto scrivere sui monumenti ai
caduti che « la morte li ha resi
immortali ».
Oggi forse è venuto il momento di andare oltre, di spingere
la nostra riflessione un po’ più
in là del dolore che le famiglie
hanno provato per la perdita in
guerra di un proprio caro, e se
proprio si deve spendere dei soldi per un monumento, invece
di farlo « ai caduti di tutte le
guerre », lo si faccia « contro tutte le guerre » e contro « l’ideologia della morte eroica ». Basterebbe pubblicare le lettere che i
soldati che sono morti hanno
scritto alle famiglie.
Per il problema di Pinerolo,
forse una soluzione c’è: spostare
le latrine.
Giorgio Gardiol
a Telepinerolo
Canali:
56: per il comprensorio
27: per Pinerolo
32 - 41 - 43 ■ 54: per Val Chisone
24 - 49: per Val Pellice
Ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L’EVANCELO
rubrìca a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
Sabato 11 aprile: « Aborto e coscienza cristiana » a
cura del Gruppo donne
della Fgei-Valli.
Venerdì 3 aprile si è finalmente
eletto il comitato di gestione della Unità Sanitaria Locale n. 44 di
Pinerolo.
« A nome della DC, propongo
sei nominativi » ha detto il capogruppo della DC, Franco Cuccolo.
Ma in realtà gli accordi tra i partiti hanno fatto sì che tutti i compenenti il comitato di gestione facessero parte di una coalizione, e
che l’unica minoranza dell’assemblea, quella di sinistra, non fosse
rappresentata. Infatti in base ad
un accordo tra la DC, il PLI, il
PRI e il PSDI, nel comitato di
gestione dovevano essere rappresentati anche repubblicani e so
cialdemocratici che non sono presenti nell’assemblea e liberali,
che in questo caso, presenti, hanno giocato il ruolo di minoranza.
Così senza che i nomi di Eynard (PRI), e Silvio Penoglio di
Pinerolo (PSDI), fossero fatti da
qualcuno, i consiglieri DC li hanno votati ed eletti.
« Si tratta di una situazione
che non rispetta la democrazia
nell’assemblea — ha detto per la
minoranza di sinistra il sindaco
di Prarostino, Mauro — i posti
sono già stati assegnati al di fuori di quest’aula. I consiglieri sono venuti qui solo per approvare scelte fatte da altri, la lottizza
SCHEDA
Unità Sanitaria Locale n. 44
L'U.S.L. 44 opera a nome di 21
Comuni. Il territorio complessivo è
stato suddiviso in 5 distretti per
potervi organizzare i vari servizi
di base:
Distretto n. 1: Cantalupa, Cumiana, Frossasco, Reietto; 1
Distretto n. 2: Airasca, Piscina,
Scalenghe;
Distretto n. 3: Buriasco, Macel
lo, Vigono, Villafranca, Virle;
Distretto n. 4: Campigliene, Ca
vour, Garzigliana, Osasco;
Distretto n. 5: Pinerolo, Prarostino, S. Secondo, S. Pietro.
DA CHI È DIRETTA
La legge prevede organi politici
(Assemblea, Comitato di Gestione)
ed organi tecnici (Ufficio di Direzione).
Gli organi politici;
L'Assemblea Generale sarà composta da consiglieri dei Comuni associati (in quanto l’U.S.L. è emanazione dei Comuni stessi). In particolare neirU.S.L. 44 costituiranno
l'Assemblea i 24 rappresentanti dei
Comuni eletti nel Consiglio delia
Comunità Montana Pinerolese Pedemontano (sono 8 i Comuni ohe
ne fanno parte), integrati da altri
13 rappresentanti eletti per i 12
rimanenti Comuni, per un totale
complessivo di 37 persone.
> L'Assemblea ha nominato un Comitato di Gestione di 9 persone
che ha l'incarico di compiere tutti
gli atti di amministrazione dell'U.S.L. Questi, a sua volta, nomina il proprio presidente.
L'Assemblea deve ora dotarsi di
uno statuto per poter operare.
Gli organi tecnici:
L'ufficio di direzione è composto
da 9 persone per i rispettivi servizi, di cui tre fungono da coordinatori per la parte amministrativa,
sanitaria e socio-assistenziale.
LA SEDE
Attualmente la Direzione amministrativa deiru.S.L. con gli uffici
di segreteria, economato, ragioneria
e personale usufruisce temporaneamente dei locali siti in Viale Castelfidardo 16 (ex Mutua Coltivatori
Diretti) a Pinerolo.
COMUNI DELLE VALLI
A favore delia Intesa
Proseguendo nella pubblicazione degli
ordini del giorno dei vari comuni delle
valli sulla questione deU’Intesa, presentiamo qui sotto gli ordini del giorno
dei Comuni di Perosa Argentina e San
Secondo di Pinerolo.
A Perosa Argentina, l’ordine del giorno che è stalo proposto dall'assessore
Daniele Rostan (DP), è stato approvato
all’unanimità da tutti i consiglieri presenti il 6 marzo scorso. Nel consiglio
comunale sono rappresentati PCI, PSI,
DP, DC e indipendenti.
L’ordine del giorno è il seguente.
tu II Consiglio Comunale di Perosa
Argentina
PRESO ATTO che il progetto di intesa per la regolamentazione dei rapporti tra la repubblica italiana e le chiese rappresentate dalla Tavola Valdese,
pur essendo definito dal febbraio del
1978, ancora non è stato ufficialmente
concluso e firmato in sede di Governo
per la sua presentazione in Parlamento,
CONSIDERATO che l'art. 8 della
Costituzione garantisce l’uguaglianza e
la libertà per tutte le confessioni religiose e prevede le trattative per giungere a delle intese,
SOTTOLINEATO che le suddette
chiese sono ancora oggi soggette alla
legislazione fascista dei culti ammessi,
legislazione discriminatoria e limitativa
della libertà religiosa,
CONSAPEVOLE che l'attuazione dei
principi di libertà sanciti dalla Costituzione è un importante contributo al processo democratico del nostro paese
AUSPICA che il Governo dia attuazione ad un dettato costituzionale ancora oggi disatteso e faccia fronte agli
impegni assunti portando a sollecito
compimento le trattative di intese con
le Chiese valdesi c metodiste ».
A San Secondo di Pinerolo, il consiglio ha approvato all’unanimità su proposta dei consigliere Vicino dndipenden
zione delle poltrone ».
« Io, essendo l’unico comunista
dell’assemblea — ha detto Roberto Pia, di San Pietro Val Lemina
— ed essendo al di fuori di ogni
gioco di potere, voterò scheda
bianca ».
« Noi invece, come minoranza
— ha detto il liberale Cirri di
Pinerolo — voteremo un giovane.
Massimo Fiammotto »».
Così, con una decisione tutta
politica, e contro lo spirito della
legge che prevede la partecipazione anche delle minoranze, le
sinistre sono state escluse dal comitato, nonostante abbiano un
consenso elettorale di circa il
40% nella zona.
A comporre il Comitato sono
dunque in nove: Chiomio, Camurati, Olivetti, Garis, Rufflnatto, e
Fenoglio (Cavour) per la DC, Fenoglio (Pinerolo) per il PSDI,
Eynard per il PRI e Fiammotto
per il PLI.
Su questa elezione sono possibili alcuni ricorsi per illegittimità (la nomina è stata fatta prima della ufficiale costituzione
della comunità pedemontana) e
per incompatibilità (un consigliere, il dr. Pia, è dipendente dell’unità sanitaria quale medico
presso l’ospedale Civile, e un
membro del comitato di gestione, Ruffinatto, è impiegato presso
la Cassa di Risparmio, che ha le
funzioni di tesoreria della USL).
gg
Nuovo
depuratore
I comuni di Pomaretto e Perosa Argentina hanno deciso di
costituire un consorzio per la rete fognante e la costruzione di
un depuratore.
Già tempo addietro i due Comuni avevano manifestato la volontà di costituirsi in consorzio.
Essendo l’opera di notevole importanza e non avendo Pomaretto uno strumento urbanistico
adeguato, quindi non potendo dotarsi di Piano Pluriennale di Attuazione (PPA), condizione per
ottenere i relativi contributi, il
Comune di Perosa, nell'intento
di razionalizzare l’intervento, ha
ritenuto opportuno farsi carico
della richiesta dei finanziamenti
necessari.
La rete fognaria di Perosa Argentina serve attualmente circa il
90% delle abitazioni del capoluogo ed è funzionante anche se vi
sono alcuni tratti da rivedere.
Buona parte dei collettori scarica nell’impianto di depurazione
che è da sostituire in quanto non
rispondente ai requisiti di legge.
II Comune di Pomaretto è
estremamente carente di rete fognaria; i due tronchi esistenti
servono appena il 10% della popolazione e si immettono nel Germanasca senza alcun impianto di
depurazione.
I contributi richiesti (oltre 800
milioni) serviranno quindi per
razionalizzare e risolvere i problemi di raccolta, smaltimento e
depurazione delle acque reflue in
modo definitivo per i capoluoghi
di Perosa e di Pomaretto.
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Quale prevenzione
contro i danni
delle calamità naturali?
te) il 16 febbraio scorso il seguente ordine del giorno:
« IL CONSIGLIO COMUNALE interprete dei sentimenti dei cittadini che,
senza distinzioni di parte, propugnano
principi di uguaglianza e libertà, in relazione anche alla tradizione del Pinerolese ;
Reso attento dalla mobilitazione delle
Chiese protestanti Valdesi nella settimana tra il 14 e 22 febbraio che intesa tra
10 Stato e le Chiese protestanti rappresentate dalla Tavola Valdese è stata siglata dalle due delegazioni ormai da
tre anni e che tale progetto attende unicamente la firma in sede governativa
per la sua presentazione in Parlamento ;
Rilevato che l’art. 8 della Costituzione, il quale sancisce l'uguale libertà
delle confessioni religiose, è tuttora inattuato per ciò che concerne le previste
intese tra lo Stato e le confessioni religiose diverse dalla Cattolica ;
Considerato che tali Chiese permangono soggette alla legislazione fascista
del 1929-19,10 sui « culti ammessi » limitativa della libertà religiosa ;
Nei ricordare che il 17 febbraio 1848
furono riconosciuti ai Valdesi i diritti civili e politici ;
Esprimendo il proprio rammarico per
11 ritardo del Governo nel sottoporre
all’approvazione del Parlamento il testo
delle intese
CHIEDE al Governo di provvedere a
portare sollecitamente a compimento la
trattativa dell’intesa tra la Repubblica
Italiana c le Chiese Valdesi e metodiste,
dando così attuazione ad un articolo costituzionale tuttora disatteso ;
AUSPICA il superamento del regime
concordatario nello spirito di libertà e
di uguaglianz.a delle confessioni religiose ;
Dà mandato al Sindaco di trasmettere questo ordine del giorno al Presidente
della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente della
Camera dei Deputati e del Senato, ai
Gruppi Parlamentari ».
Le piogge abbondanti dei giorni scorsi, benefiche dopo un inverno di quasi completa siccità,
hanno causato alcuni momenti
di apprensione in vai Germanasca. Soprattutto a Ferrerò si temeva che la frana sovrastante
una parte del paese si rimettesse in movimento. Per fortuna,
la pioggia, assai inferiore come
quantità a quella caduta nel
maggio ’77, non ha causato danni rilevanti, a parte qualche prato invaso dai detriti e alcuni muri di sostegno pericolanti.
E’ necessario però ricordare
che in questi ultimi quattro anni
sono stati spesi centinaia di milioni soltanto nel Comune di Ferrerò per opere di arginatura e
nei grossi muraglioni di sostegno
delle due frane più pericolose:
quella del capoluogo e quella che
è ancora molto attiva sotto l’abitato di Balbencia. Questa piccola alluvione, che speriamo non
si ripeta nell’anno in corso, è
servita dunque come collaudo di
tutti i lavori eseguiti in periodi
in cui il tempo asciutto non consentiva di misurarne l’efHcacia
reale.
Un’altra circostanza favorevole è stata l’abbondante nevicata
che da Frali in su ha ricoperto i
pendii delle montagne evitando
l’ingrossamento del torrente Germanasca, che anche a valle è rimasto nei suoi limiti. La strada
provinciale, invece, da Frali a
Ferrerò è stata invasa dalTacqua
di innumerevoli torrentelli che
non trovando altro sfogo scorrevano per lunghi tratti sull’asfalto.
E’ incredibile la trascuratezza
dell’amministrazione provinciale
nei confronti della strada PraliPerosa. Non una delle promesse
fatte in periodo preelettorale è
stata mantenuta: né i paravalanghe, né l’allargamento della strada sono stati eseguiti. Se fosse
caduta neve invece di pioggia.
Frali sarebbe rimasto isolato
per una settimana. E se si aggiungono i ruscelli non incanalati e i muriccioli che consentono agli automobilisti di precipitare nel torrente (quasi asciutto,
per fortuna) il quadro è completo. Si deve purtroppo constatare
che soltanto le grosse calamità,
quelle di cui si occupano giornali e televisione, riescono a scuotere l’immobilismo degli enti
pubblici. Eppure l’esperienza di
un passato non tanto remoto,
come ad esempio il grosso muraglione che tiene su la frana di
Balbencia, costruito e ricostruito a più riprese, dovrebbe dimostrare alla Provincia che i lavori
fatti per tempo evitano guai maggiori ed evitano anche di sprecare il denaro dei contribuenti.
L. Viglielmo
oggi e domani
COORDINAMENTO DEI QUARTIERI
Pinerolo. È indetta per sabato 11 alle
ore 15 presso il Cinema Roma, via del
Pino, una assemblea pubblica per fare
il punto sui servizi dell'USL 44.
TEATRO A LUSERNA
Raffaella De Vita, presenta al Teatro
Lusernese di Luserna Alta quattro spettacoli:
Giovedì 16 aprile ore 21: Edith Piai:
una donna, una vita, una voce.
Sabato 25 aprile ore 21: Canti e voci
di Raffaele Viviani.
Sabato 2 maggio ore 21: L'ultima recita di Petrolini.
Giovedì 7 maggio ore 21; B. Brecht e
la donna.
L’abbonamento ai quattro spettacoli
costa L. 7.000.
LA CHITARRA PROTAGONISTA
Presso il Salone Opera Gioventù, via
al Forte 1, Torre Pellice, avranno luogo
4 concerti:
Mercoledì 8 aprile ore 21 concerto di
Guido e Emilia Margaria per chitarra e
pianoforte.
Martedì 28 aprile ore 21: Concerto di
Giancarlo Mellano e Maurizio Benedetti
per chitarra e flauto.
Martedì 12 maggio ore 21: Concerto per
chitarra di Giancarlo Mellano e Alberto
Cogo.
Venerdì 29 maggio ore 21: Concerto
Jazz col terzetto di Andrea Allione.
Dcmenica 12 aprile ore 21: Assemblea generale dei soci nei locali di via
dei Mille 1, Pinerolo.
7
10 aprile 1981
CRONACA DELLE VALLI
PENTECOSTE ’80
NON E’ UN PUNTO D’ARRIVO
Proseguono le riflessioni sulla
esperienza di Pentecoste ’80
La comunità
Già da alcuni anni, la
partenza di forze vitali
dalle singole comunità
aveva posto il problema
di ricostituire una dimensione comunitaria e
non individuale dell’ascolto della Parola. A
questo si aggiungeva il
fatto che il pendolarismo e la varietà di orari aH’interno delle strutture lavorative ponevano e pongono problemi
molteplici alla partecipazione. Di questo un
tempo si risentiva di
meno, data la presenza
massiccia dì attività agricole in vallata. Forse la crisi economica
nella quale ci stiamo dibattendo, ha messo in
evidenza i limiti e le
storture che lo sviluppo
industriale porta con
sé; si è quindi accentuato un ripensamento autocritico che oltre a risvolti di tipo sociale ne
ha molti anche di tipo
comunitario. Ecco quindi un rilancio notevole
e quasi contemporaneo
nell’ambito del nostro
circuito di iniziative atte a valorizzare la comunità: pranzi comunitari seguiti da pomerìggi fraterni centrati su
temi di attualità; rilancio delle gite di una o
più comunità in cui si
colgono i due aspetti,
del viaggio turistico e
dell’ incontro con altri
evangelici; le vacanze insieme, come momento
di distensione e di riflessione dì un gruppo di
credenti che cerca così
un modo più vero di vivere il rapporto comunitario.
A queste iniziative se
ne affiancano altre; diversi settori della chiesa si fanno carico della
predicazione aH’interno
della propria comunità
(corale, gruppi femminili, monitori, scuole domenicali), ricercando anche nel culto la dimensione comunitaria. I
gruppi femminili diversificano le attività di
studio e di impegno pratico per venire incontro
ad esigenze di generazioni diverse ed alle disponibilità di tempo delle persone. Ecco quindi
nascere a Pomaretto un
dibattito che ha portato
ultimamente ad una
graduale trasformazione
del culto. Analoga esigenza di rinnovamento
emerge dall’inchiesta
fatta nella comunità di
Villasecca. Il Circuito
stesso ha imboccato nelle sue assemblee questa
linea comunitaria che
già si era espressa precedentemente con un lavoro sistematico di preparazione pastorale in
comune. Si sono così
fatti in questi ultimi anni dei corsi di preparazione per predicatori locali, per monitori, si sono organizzati dei campi giovanili e nella linea
di un maggior coordinamento e per evitare
sovrapposizioni ci si è
collegati anche con altri
circuiti. Pentecoste _ 80
con i suoi sette mesi di
preparazione è stato un
momento importante di
dibattito e di confronto
all’interno delle nostre
comunità nel crescere
insieme, nel riperisare
alla comune vocazione.
Pure in questa nuova
prospettiva sentiamo attorno il peso e la stanchezza della difficile situazione tuttora presente. I sintomi di apertura
che prima citavamo sono in questa fase ancora
il frutto dello sforzo
compiuto da pochi, piuttosto che una presa di
coscienza della comunità che la gioia dell’Evangelo può portare segni
dirompenti e suscitare
slanci anche nell’attuale
povertà dei nostri rapporti. A questo punto si
apre un capitolo sul quale la riflessione è ancora
in gran parte da fare ed
è quella relativa alla cura pastorale intesa non
solo come cura d’anime
fatta dal pastore ma
quella che dovrebbe essere fatta da tutta la comunità. Per semplificare potremmo individuare due fasce presenti alPinterno delle nostre
realtà; quella degli assidui, cioè di coloro che
sono attivi in più campi
della vita della comuni;
tà e che hanno quindi
più occasioni di ascoltare e meditare l’annuncio dell’Evangelo e quella dell’area genericamente evangelica, presente nelle sole occasioni solenni e che richiede alla chiesa la copertura evangelica nei momenti ritenuti importanti della propria vita
privata (battesimi, confermazione, matrimoni,
funerali).
Per queste due fasce
non vi è stata sufficientemente chiarezza per
diversificare il tipo di
cura pastorale — ad entrambe in questi ultimi
anni è stato proposto di
affinare il metodo di ri;
cerca biblica (quindi i
pastori hanno curato la
loro preparazione biblica).
Proposta biblica
Su un altro versante
ci si è impegnati al servizio della società, (nelle
amministrazioni _ comunali, di comunità montana, nei sindacati, alcuni nei partiti) — potremmo chiamare questo la
proposta politica. La
proposta biblica, che è
comunque servita ai più
assidui, non ha però
portato ad una allargamento apprezzabile dell’interesse attivo verso
la lettura o lo studio
della Bibbia. Nel secondo caso, spesso coloro
che più seriamente hanno fatto propria la proposta politica si sono
poi gradualmente staccati dalla comunità non
ritenendo più essenziale
per il loro servizio il dibattito che nella comunità tendeva sempre più
a restringersi.
Riteniamo che queste
due proposte siano tuttora valide seppure necessitino di essere^ ridiscusse. Ciò che è comunque emerso in questi anni è che ci si è
mossi, malgrado gli sforzi di alcuni, in una ottica ed in una prospettiva di mantenimento dell’esistente. L’ occasione
dì vivere insieme la preparazione di Pentecoste
’80 non può essere un
primo passo a guardare
più in là, a forrnulare
una prospettiva di evangelizzazione proprio per
la nostra zona? Quali
passi possiamo fare per
costruire una proposta
di evangelizzazione che
riguardi anche noi stessi? Riteniamo che ci
siano attualmente dei
problemi aperti con i
quali questa proposta
dovrà confrontarsi che
qui sinteticamente elenchiamo;
— rapporti con coloro che ancora iscritti
nelle comunità dell’alta
valle, abitano per lunghi
periodi a fondovalle;
— rapporti aH’interno
di focolari misti;
— ripensamento sui
nostri modi di comportamento per renderli
più conformi all’Evaiigelo (cerimonie nuziali,
culto dei morti, funerali
sempre più « importanti » ecc.);
— rapporti con le nuove generazioni e rapporti fra comunità limitrofe ma appartenenti a
circuiti diversi.
— riscoperta del significato della diaconia della comunità in rapporto
alle strutture esistenti
di servizio; Agape, Convitto, Ospedale, Scuola
Latina, Strutture per anziani.
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PROVINCIA
I musei in montagna
Tra i compiti assegnati
alle provincie vi è certamente quello della valorizzazione del patrimonio artistico e culturale delle popolazioni di montala.
Nella provincia di Torino esistono numerosi musei in comuni montani,
molti dei quali nelle nostre
valli: Angrogna, Massello,
Frali, Rorà, Torre Pellice,
ma anche a Bardonecchia,
Susa, Germagnano, Ceres.
L’esistenza di questi musei è spesso dovuta alla
iniziativa di singoli appassionati o di società di studi o, come nel caso delle
valli, all’iniziativa della comunità valdese. Il 13 marzo scorso si è svolta a Torino, presieduta dall’assessore alla Montagna della
Provincia, una riunione tra
i presidenti delle Comunità Montane e i responsabili dei Musei con lo scopo di fare un esame delle
iniziative in corso.
Alla riunione hanno partecipato esponenti delle co
munità montane Val Pellice (Franca Coìsson), Val '
Chisone e Germanasca
( Giorgio Baret e Clara
Bounous), Bassa Val Susa, Alta Val Susa, Ceronda
e Casternone, Valli di Lanzo. Alto Canavese, Valli
Orco e Soana, Val Chiùsella e i responsabili dei
Musei di Angrogna, Massello, Frali, Rorà, Torre
Pellice, Susa, Germagnano, Ceres, Bardonecchia.
Nella riunione è innanzitutto emerso, che le iniziative sono state sinora
rette dalla passione e dalla
buona volontà, e dal volontariato di parecchi appassionati, ma queste da
sole non bastano a risolvere problemi quali la conservazione del patrimonio
raccolto, la sua custodia,
la sua catalogazione. Da
ciò la necessità di avviare
un lavoro di programmazione nel settore.
Sono state perciò individuate alcune iniziative concrete :
— una pubblicazione che
illustri i musei esistenti e
che venga distribuita all’interno di essi, ai visitatori
per allargare e incentivare
la conoscenza di queste
realtà culturali;
— l’individuazione, per
il prossimo autunno, sotto
l’egida della Provincia e
con l’aiuto delle Comunità
Montane, di un modo nuovo di partecipare al prossimo Salone Internazionale della Montagna. Ciò, da
un lato per integrare l’aspetto di semplice ñera
commerciale che sta diventando via via prevalente in
questa manifestazione e
dall’altro per aiutare l’opinione pubblica a capire
meglio cosa c’è veramente
dietro alla vita in montagna.
Per attuare le ipotesi di
lavoro emerse, al termine
della riunione si è costituito un comitato tecnico ristretto.
gg
LETTERE ALL’ECO DELLE VALLI
L’ora di religione
a S. Secondo
l^eìVinchiesta sulVora di religione e Vesonero alle Valli pubblicata su UEco-Luce del 20.3,
sotto il titoletto « lezioni congiunte » leggo che nella scuola media di S. Secondo « è in
corso un esperimento di insegnamento religioso nelle due
classi terze, che vede associati
il parroco e il pastore della comunità locale in lezioni congiunte a tutti gli alunni ». L’articolo avverte inoltre che l’esperimento era iniziato lo scorso
anno , con l’esonero di tutti gli
alunni, ed è continuato anche
quest’anno in cui gli alunni
cattolici non hanno presentato
l’esonero.
Nel contesto della battaglia
per VIntesa che ci ha visti anche recentemente mobilitati sia
in ambito ecclesiastico che civile, vorrei alcuni chiarimenti.
Nell’art. 10 del testo dell’Intesa si afferma, come è noto,
che (c la Repubblica italiana (...)
assicura alle chiese rappresentate dalla Tavola valdese il diritto di rispondere, nel quadro
della agibilità scolastica, alle
eventuali richieste provenienti
dagli alunni, dalle loro famiglie o dagli organi scolastici, in
ordine allo studio del fatto religioso e delle sue implicazìoni (...) ».
E’ anche noto che questo articolo rappresenta una posizione
di realismo^ mentre l’art. 9, dove afferma che « l’educazione e
la formazione religiosa dei fanciulli e della gioventù sono di
specifica competenza delle famiglie e delle chiese anziché
dello stato », esprime la nostra
posizione di fede e dì principio.
In altri termini : siamo contro l’ora di religione nella scuola di stato, ma fino a che c’è
quella cattolica, usiamo l’esonero e ci battiamo perché la scuola sia un centro culturale non
ulfériormente dìscriminante.
Bisogna tuttavia essere consapevoli dei possibili equivoci
nell’interpretazione dell’art. 10
— non a caso fra i più discussi
anche in sede sinodale.
Mi pare che le notìzie riportate in quella forma su S. Secondo possano in effetti dare
adito ad equivoci e sicuramente
qualche zelante democristiano
sarà lieto di interpretare la notìzia in questo senso: «vedi, i
valdesi fanno tanto i puri con
le loro intese, ma appena sono in
tanti a scuola, fanno fare al pastore l’ora di religione insieme
al nostro prete! ».
Se, come mi auguro, le cose
non stanno così, sarebbe bene
chiarirlo. In particolare :
— chi ha deciso questo esperimento (si tratta cioè di una
risposta della chiesa valdese a
sollecitazioni di alunni, genito
ri, organi collegiali e vi è una
delibera in proposito del Consiglio d’istituto)?
— si tratta di discutere insieme questioni riguardanti lo
studio del fatto religioso e delle
sue implicazioni, o si tratta di
insegnamento religioso? (in questo secondo caso saremmo in
contraddizione con noi stessi);
— si tratta di un esperimento
inserito organicamente nell’orario scolastico o di dibattiti saltuari? (il primo caso, anche se
possibile, si presta a molti maggiori equivoci se non sufficientemente chiarito ad alunni, genitori, insegnanti, popolazione);
— mentre in una situazione
dì esonero di tutti gli alunni,
l’esperimento è effettivamente
diverso da un’ora dì religione,
la stessa cosa vale ancora se solo i valdesi sono esonerati?
Queste domande non per fare il puro a tutti i costi, ma per
coerenza, visto anche che proprio l’articolo citato termina ricordando giustamente che « non
dobbiamo combattere una battaglia per il nostro esclusivo benefìcio (è facile ottenere vantaggi dove si è un po’ più numerosi) ma piuttosto perché una
legge ingiusta, il Concordato,
cessi di esercitare la sua deleteria influenza sulla educazione di
tutti gli italiani ».
Per concludere un’altra, piccola, osservazione che mi viene
sempre dall’articolo : è giusto
battersi fino aH’ultimo perché
l’esonero sia effettivo e l’ora di
religione collocata all’inizio o al
termine dell’orario: ma il possibile « parcheggio » degli alunni valdesi nei corridoi è veramente tanto drammatico? (per
lo meno nelle medie e superiori). Quando andavo a scuola a
Pinerolo sono sempre stato, e
solo, nei corridoi. Il che ha permesso a numerosi insegnanti e
bidelli di chiedermi il perché e
a me di rispondere che non era
per via di disciplina, ma di religione. Se fossi stato « inserito
in classi parallele » non avrei
potuto farlo.
Non mi pare che stare in un
corridoio sia umiliante; ci si
può sempre portare fuori la sedia e leggere un libro. L’esonero
è certo insufficiente: ma che ci
sia e che si veda, fin tanto che è
necessario!
Marco Rostan
Cinisello Balsamo
Assenti
i giovani
Siamo un gruppo di partecipanti al IV incontro dei catecumeni del II Circuito tenutosi a
Pinerolo il 29-3-1981 e vorremmo informarla di una situazione
che si ripete ormai per la 4^
volta.
Ci siamo trovati di nuovo in
un esìguo numero di parteci
panti e abbiamo notato la quasi totale assenza dei giovani non
appartenenti alla comunità sede
dell’incontro (ad eccezione del
gruppo di Pinerolo che è stato
presente ogni volta). Ci chiediamo il motivo di questa situazione e se essa dipende dalla mancata informazione delle chiese
ai diretti interessati o alla indifferenza dei ragazzi.
A nostro parere questi incontri servono solo se sono frequentati da giovani provenienti da
più comunità che mettano a
confronto i risultati ottenuti nei
corsi di catechismo. Speriamo
che il nostro appello non cada
nel vuoto ma favorisca un dibattilo sul problema sollevalo.
I Partecipanti alVlncontro
Il culto
Caro direttore,
alla fine della sua lettera
pubblicata nel n. 11 dell EcoLuce, Ezio Saccomani scrive :
« Non sarebbe male che si aprisse un dibattito sul modo di condurre un culto ».
Penso che, se a questo dibattito arriveremo, un contributo
essenziale potrà essergli portato
dal trafiletto pubblicato alla pagina 4 del numero del nostro
giornale che porta la data de 30
giugno 1978, col titolo: «Cosi
volevamo essere » del quale, riporto alcuni brani :
« Il Sinodo... invita la Tavola
e le Chiese a indirizzare la loro
azione sulla base dei seguenti
punti :
а) Senza paura del futuro,
ma nell’attesa delle cose nuove
di Dio, le attuali nostre chiese...
devono progressivamente divenire vere assemblee nelle quali
ognuno possa portare il contributo dei doni ricevuti dallo Spirito per l’edificazione dei fratelli
e ranminzio del Regno... Questo passaggio, però, da una forma di vita ecclesiastica invecchiata e stanca ad una nuova e
dinamica deve avvenire nell'agape...
б) Le assemblee (chiese)
possono avere forme e modi di
vita diversi, a seconda delle
specifiche vocazioni ricevute...
c) Tutto ciò richiede, senza ulteriore indugio (la sottolineatura è mia) la massima cura
e la massima spesa per preparare i ministeri vari...
d) Tutta questa nuova
struttura ecclesiastica sia al fine del vero servizio (c.s.) che la
chiesa deve rendere al mondo,
cioè la testimonianza al Regno,
e ciò nella pienezza della vita
del popolo... ».
Che cosa è avvenuto di questo atto sinodale lO/SI/70?
Ce ne ricordiamo ancora?
Saluti fraterni.
Lino De Nicola
San Remo
8
8
CRONACA DELLE VALLI
10 aprile 1981
IL RECENTE MALTEMPO
OBIETTORI DI COSCIENZA ALLE VALLI - 3
Val Pellice: un’ondata Contro gii armamenti
di fango e di paura ® p®’’ nuova società
La pioggia che dalle 19
di sabato 28 marzo non ha
cessato di venir giù sino a
giovedì, 2 aprile ha allagato molte zone del Piemonte. Si segnalano danni un
po’ dovunque. In Val Pellice, dove il ricordo dell’alluvione del 1977 è ancora
vivo, un’ondata di paura
ha investito i suoi abitanti.
Il primo aprile, sotto ima
pioggia torrenziale, sono
stati mandati a casa i
bambini delle scuole per
il timore che il ponte degli Appiotti fosse trascinato via dalla furia dell’Angrogna in piena, isolando
cosi Torre Pellice. L’allarme è stato probabilmente
dettato da un comprensibile eccesso di zelo. Tant’è
che « La Stampa » del 2.4
erroneamente dava già per
crollato il ponte che divide
Torre da Luserna S. Giovanni. In realtà il ponte
ha retto benissimo. Ma
quello che non ha retto è
la sponda sinistra dell’Angrogna, a valle del ponte
della ferrovia, nel punto
ove confluisce nel Pellice.
Qui il torrente si è rapidamente allargato ( ricordiamo che le opere di arginatura sono di competenza
del magistrato del Po) invadendo parte dei locali
della ditta Geymonat, la
casa del sig. Benech Errico e allagando il complesso sportivo di Luserna San Giovanni. In linea
di massima si può tuttavia
dire che i lavori eseguiti
conseguentemente all’alluvione del 1977 hanno tenuto.
In rapida rassegna segnaliamo ora i danni verificatisi in alcune località
della Val Pellice. Ad Angrogna numerosi smottamenti e frane ; un tratto
della strada delle Sonagliette è stato asportato.
A Rorà danni alle massicciate, ponticelli e muri di
sostegno.
A Luserna San Giovanni c’è stato l’allagamento
del centro sportivo e in
Val Luserna si registrano
smottamenti sulla strada
delle Cave e danni alla tubazione dell’acquedotto comunale. Nella parte collinare alcune piccole frane
hanno ostruito la sede stradale che qui come altrove
è stata prontamente liberata da mezzi comunali e della Comunità Montana Val
Pellice.
A Villar Pellice — mentre scriviamo — tutte le
strade di accesso ai pascoli
sono ostruite. Il canale comunale risulta ancora interrotto.
Si segnalano smottamenti a monte del concentrico che hanno investito i
lavori in corso, già programmati al tempo dell’alluvione del ’77, concernenti
muri di sostegno. A Bobbio Pellice la strada per
Villanova è interrotta alla
altezza dell’Eyssart, inoltre
una frana ha asportato un
tratto della strada della
comba dei Carbonieri.
E a questo punto (Io sottolineiamo con forza) si
presenta sempre più ur
gente, onde evitare drammi in futuro, il disalveo del
Pellice tra il ponte della
Giurnà e Payant. A Bibiana la presa del canale comunale sul Pellice è stata
asportata, si segnalano frane sulla strada per Montoso. A Bricberasio notevoli
allagamenti nelle campagne. Ancora una notizia su
Torre Peilice : oltre ai danni provocati dall’Angrogna
in piena vale la pena ricordare che la frana che
minacciò, durante l’alluvione del 1977 la borgata dei
Chabriols Inf. attualmente
non si è mossa, con grande sollievo degli abitanti.
Infine, a quanto ammontano i danni provocati dal
recente maltempo? « Diffìcile, per il momento, quantificarli — afferma Tullio
Gaydou dell’Ufflcio Tecnico della Comunità Montana Val Pellice — certo è
che se continuava a piovere ancora per un giorno
s’andava incontro ad un
vero e proprio disastro,
poiché il Pellice e l’Angrogna avevano già raggiunto
il limite della loro capienza ».
G. Platone
CORALI VALDESI
AVVISO
In considerazione delle Consultazioni elettorali
della domenica 17 maggio 1981,
La festa di canto
è stata anticipata ed avrà pertanto luogo, a D.p.,
sempre a Torre Pellice, aUe ore 15,
DOMENICA 10 MAGGIO 1981.
I Coralisti sono pregati di trovarsi davanti al
Tempio alle ore 14 per le prove d’insieme.
La Giunta Esecutiva
CINEMA
Gente comune
Questa volta, anziché come attore, ammiriamo Robert Redford in veste di
regista: il suo « Gente comune » ha ottenuto numerosi premi e vasti consensi da pubblico e critica. La
storia è quella di una famiglia americana come
tante: c’è la madre, meticolosa e controllata, sempre in ansia all’idea di « ciò
che può dire la gente »; il
padre, brillante e preso dai
suoi affari, e i due ragazzi.
Conrad e Bud. Un giorno,
durante una gita, Bud muore affogato nonostante la
presenza del fratello che,
impacciato e impaurito,
non riesce a salvarlo. In
seguito alla disgrazia Conrad cade vittima di numerosi sensi di colpa e di una
cupa depressione, le sue
notti sono costellate di incubi e ben presto tenta il
suicidio; salvato, comincia
a frequentare lo studio di
uno psichiatra che cerca
in ogni modo di aiutarlo
e prova faticosamente a
reinserirsi nella società.
Cercherà di intrecciare una
storia d’amore con la simpatica Karen, ma anche
questa sarà una delusione.
In famiglia Conrad non incontra molta comprensione: suo padre è occupatissimo e ha ormai fatto del
lavoro il suo rifugio, la
mamma in fondo si vergogna di lui, mancato suicida
e nevrotico, anche se rifiuta di ammetterlo; è una
donna chiusa, schiva, non
le piace essere sulla bocca
di tutti e l’imbarazzo soffoca in lei gli slanci migliori, i suoi rari tentativi
di aprire un dialogo con
Conrad appaiono incerti e
esitanti.
Un altro problema angoscia poi il giovane protagonista: ha sempre avuto la
impressione che i genitori
gli preferissero Bud, più in
gamba a scuola e nello
sport, è convinto che se
fosse morto al posto del
fratello sarebbe stato meglio ed essi avrebbero sofferto meno. Senza mai diventare lacrimevole o monotono il film ci fa riflettere sui problemi che affliggono le persone malate di
nervi: spesso i loro disturbi vengono considerati
sbrigativamente "storie per
non lavorare" da parenti e
amici e non sempre incontrano psichiatri preparati
e attenti come quello che
assiste Conrad nella pellicola; anche le difficoltà e
le incomprensioni che caratterizzano le famiglie
moderne vengono analizzate e poste in evidenza.
« Gente comune » è per ora
in prima visione nelle maggiori città italiane, speriamo che venga presto
proiettato a Pinerolo e nelle vallate. Piacerà a chi si
aspetta da un film qualcosa di più di due ore di
svago.
E. M.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Arnaldo
Volla
Ci giunge notizia della
scomparsa del generale Arnaldo Volla, conosciuto nell’ambiente alpino quale accademico militare della
montagna, ufficiale dei battaglioni Edolo e Duca degli Abruzzi e comandante
della Scuola Militare di
Aosta.
Era originario di Luserna San Giovanni e sempre
aveva saputo dare la sua
testimonianza di valdese
anche nei momenti difficili
della sua vita, tra le peripezie delle due guerre mondiali ed il periodo partigiano dove si distinse con un
prezioso lavoro di informazione. Il vice presidente
nazionale dell’ANA, doti.
Vita, che lo ebbe compagno
e collaboratore in diverse
occasioni, scrivendo di lui,
ricorda con commozione la
« sua carica di umanità, il
dolce sorriso del suo volto
e, soprattutto, la sua innata modestia ».
Il servizio funebre ha
avuto luogo a Como ed è
stato presieduto dal pastore Briante.
RETTIFICA
Nell'ultimo Bollettone, nella
parte riguardante Pomaretto,
'per un errore tipografico è stato omesso tra i nomi dei confirmandi quello di Peyrol Antonella.
Non si senta esclusa ma si rallegri con I suoi compagni!
A conclusione della nostra indagine sugli obiettori di coscienza in servizio
civile alle valli (apparsa sui
numeri 11 e 12 del nostro
giornale) presentiamo questa ultima dichiarazione di
Paolo Ferrerò, valdese di
Villar Perosa, operaio in
una industria metalmecca,nica e della segreteria della
Fgei valli, ed attualmente
in servizio civile ad Agape.
_ Spiegare perché ho fatto
l’obiettore di coscienza non
è facile, soprattutto perché
questa scelta (come molte
che si fanno nella vita),
non è determinata da un
solo motivo, ma da una serie di motivi.
Il 1° motivo che mi ha
spinto a fare l’obiettore è
che oggi, mi sembra che
occorra dire un no secco
all’istituzione militare così
come è concepita.
Questo vuol dire: innanzi tutto rifiutare la logica
della corsa agli armamenti;
rifiutare di utilizzare le risorse della terra e le nostre
capacità di uomini per costruire macchine sempre
più potenti ed efficienti che
hanno solo fini distruttivi.
Mi sembra inoltre che
dalla scoperta della bomba atomica in avanti, da
quando cioè l’uomo ha capito che aveva nelle sue
mani anche la possibilità
di autodistruggersi (come
specie) sia quanto mai urgente opporsi alla logica di
morte che sta dietro alla
macchina militare. A questo punto è chiaro che la
logica di morte non sta solo dietro alla macchina militare ma anche dietro a
numerose altre « opere dell’uomo» (pensiamo all’energia nucleare, ad un certo
tipo di organizzazione del
lavoro che disumanizza
l’uomo, ecc.). per questo
non basta certo impegnarsi contro l’esercito, ma bisogna porre in questione la
logica del profitto che domina e determina tutto lo
sviluppo della nostra società.
In 2° luogo mi pare da
rifiutare il tipo di disciplina che vi è in caserma; è
una disciplina che si esaurisce completamente nell’ubbidire ai superiori e
che sovente è fine a se stes
sa. Con questo voglio dire
che il nostro problema oggi non è di avere delle persone che sappiano dire di
sì a qualsiasi ordine solo
perché l’ordine è stato dato da un superiore, ma di
formare invece delle persone responsabili, che sappiano anche sacrificare se
stesse, ma dopo aver valutato criticamente le cose
su cui sono chiamati a scegliere. Voglio dire che la
« disciplina » a cui ci dobbiamo abituare, non ci deve essere imposta dall’esterno, per fini « folli »
di distruzione del prossimo, ma dobbiamo invece
essere noi a darci una disciplina che sia lo spendere
la propria vita per gli altri.
Questo è certamente molto
più difficile che dire qual
che « signorsì », ma penso
che « se la fede cristiana
non è soltanto un’idea ma
una scelta di vita », sia anche molto più proficuo.
C’è ancora un ultimo
punto su cui desidero soffermarmi, ed è quello dell’uso del tempo. Contro le
due cose dette prima si
può lottare anche facendo
il servizio militare, non è
necessario fare il servizio
civile; facendo il servizio
civile è però possibile, nelle ore che si dedicano al lavoro, fare cose « utili », per
quel che riguarda la lotta
per una « società senza
classi » e per una testimonianza dell’evangelo all’interno della società. Per
questo sono andato a fare
l’obiettore ad Agape.
Paolo Ferrerò
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Aiuto ai terremotati
Il Comitato di Gestione
dei fondi raccolti dalla Comunità Montana a favore
delle popolazioni terremotate sulla base di incontri
con i rappresentanti della
Cooperativa Agricola e del
Comune di San Rufo (Salerno), ha deciso di procedere all’acquisto di una
struttura prefabbricata da
destinare parzialmente ad
uso magazzino di stoccaggio di prodotti agricoli e
il rimanente a centro di
svezzamento per i vitelli.
La struttura in questione
verrà fornita senza la parte in muratura che verrà
eseguita dai soci della Cooperativa ai quali il Comi
tato fornirà il materiale
necessario.
Il capannone avrà una
area coperta di circa 180
mq., verrà installata nel
Comune di S. Rufo in provincia di Salerno e consentirà alla Cooperativa di superare alcuni problemi che
erano già gravi prima e
che il terremoto ha reso
drammatici.
Il Comitato invita pertanto le persone e gli Enti
che avevano dichiarato la
loro adesione all’iniziativa
a provvedere al versamento sul conto istituito presso la Cassa di Risparmio
di Torre Pellice delle somme che intendono mettere
a disposizione.
Discutiamone insieme
Sabato 11 aprile alle ore 21 nella Sala Valdese di
Pinerolo (Via dei Mille 1) avrà luogo un pubblico
dibattito sul tema:
Procreazione cosciente
e responsabile, aborto volontario
Introdurranno:
Bruna Peyrot - insegnante
Amos Pignatelli - magistrato
Sergio Ribet - pastore valdese
L’incontro è organizzato dalla comunità valdese.
Doni CIOV
PER OSPEDALE TORRE PELLICE
L. 100.000: Del Pesco Paolo,
Roma.
L. 10.000: Fraterrigo Voghi
Violetta, in memoria del marito, Torre Pellice; Franca e Marco Eynard, in memoria dei genitori, Torre Pellice.
L. 5.000: Malacrida Lilia, Como; Giordan Maddalena, Asilo
di Luserna S. Giovanni.
L. 4.000: Falchi Velia, Genova.
La famiglia Buzzi, Torre Pellice, ha donato per l’Ospedale
una poltrona comoda.
PER OSPEDALE DI POMARETTO
L. 100.000: Long Valentina, S.
Secondo: Carozza Anna, Pinerolo.
L. 70.000: In memoria di Travres Elena: le famiglie Bisio,
Ferrone, Prelato, Inverso Pinasca.
L. 59.500: Colleghi e Colleghe
di Travers Esterina, in memoria
della cara mamma Travers Elena, Inverso Pinasca.
L. 50.000: Long Edmondo e
Letizia. Pomaretto; Poetto Maria, Roreto Chisone; Tessore
Luigia, Pomaretto; Isidoro Perrot, Perosa Argentina; M. P.,
Pomaretto; ilda ed Edmondo
Vannucci, per il matrimonio di
Emanuela e Lorenzo, Pomaretto.
L. 40.000: Sina Mario, Perosa
Argentina.
L. 30.000: Alliaud Virginia, Pinerolo; Griglio Clara, in mem.
della nonna, S. Secondo.
L. 25.000: Famiglia Bernard.
Pomaretto; Mourglia Umberto,
Pomaretto.
L. 20.000: Elsa Carstanjen,
Como; Tron Giulio, Prali; Pascal Carlo, Salza di Pinerolo;
Ilda Forneron, in memoria dei
genitori, S. Secondo: Sciarone
Elisa, Pomaretto; Livia e Gustavo Griglio, iq memoria di
Genre Francesco, Pomaretto;
Chentre Assely, Pomaretto; Anita e Flavio Micol, Pomaretto;
Giaiero Valdo ed Evelina, Pomaretto; Gaydou Albertina, ricordando i suoi cari papà e fratello, S. Germano Chisone.
L. 15.000: Griglio Gustavo,
Pomaretto; Tron-Pascal Maria
Luisa, in memoria del marito,
Pomaretto; Vannucci Edmondo,
Ilda e Manuela, Pomaretto; Ribet Emma, Pomaretto; Poèt Elvira V. Genre, Pomaretto.
L. 10.000: Forneron Claudio
e Marzia, in memoria delia nonna, S. Secondo; GardioI irma,
S. Secondo; Malacrida Lilia, Como; Micol Maria Teresa, Ferrerò; Berger Prosperino, Perosa Argentina; da Pomaretto:
Baret Federico; E. M. Giaiero;
Reynaud Alice; Ribet Giosuè,
Susanna e Pierino; Tron Marchetti Lidia; Villielm Roberto:
Baret Federico e Valentina: In
memoria di Grill Onorato: la
moglie e la figlia; Bertocchio
Alberto; Ribet Pierina e mamma; Micol Laura e Adelaide, in
memoria di Genre Francesco;
Jahier Silvio ed Eliana; Berto
lin Aldo; Micol Lidia; Rostagno
Arturo; Rostagno Arturo, in memoria di Rostan Irma in Rostagno; Lageard Frida e famiglia;
Lageard Elsa; Ribet Aldo.
L. 7.000: Comba-Baret Elda,
in memoria dei miei cari, Pomaretto.
L. 6.000: Baret Clementina v.
Bertolin, Pomaretto.
L. 5.000: da Pomaretto: Marcella Pons, in memoria dei miei
cari; Peyronel Cesare ed Elvira;
Long Silvia Griot; Tron Alma v.
Pascal, in memoria dei miei cari; Baret Giulio e Lidia; Pons
Aldo e Graziella; Ribet Guido
e Ester; Charrier Ida n. Bleynat; Scoccimarro Letizia; Ferrerò Carlo ed Enrichetto; Comba
Valdo ed Ivan; Ribet Giosuè ed
Alina; Long Ester, in memoria
di Clot Ferdinando; Pons Marcella, in memoria dei miei cari;
Famiglia Tron Silvio; Bertetto
Emma v. Bertalmio; Long Ernesto, vedovo; Avondet irene, ricordando i suol cari, S. Germano Chisone.
L. 4.000: GardioI Elisa nata
Pons, Pomaretto.
L. 3.000: Pons Elisa v. GardioI, Pomaretto; Di Gennaro Anna e Daniele, Pomaretto; Falchi Velia, Genova.
L. 2.500; Giaiero Ernesto, Pomaretto; Oliva Maurizio, Pomaretto.
L. 2.000: da Pomaretto: Bertalmio-Cravero Paolina; Collet
Fanny; Peyronel Livio e Renata;
Pons Adelina ed Elsa; Giraud
Elio; Balmas Ester v. Revel;
Baret Giuseppina in Dema.
L. 1.000: Guglielmino Giovanni ed Erica, Pomaretto.
9
10 aprile 1981
CRONACA DELLE VALLI
CONVEGNO FGEI-VALLI
PINEROLO
La situazione operaia nel
pinerolese ieri e oggi
Il convegno P GEI-Valli su « La
situazione operaia nel pinerolese
ieri e oggi » si è articolato in tre
momenti.
Il primo è stato venerdì 3 : chi
ha potuto (una trentina) si è recato a visitare la FIAT Mirafiori. Un pulmino ci ha portato dentro alcuni stabilimenti: le presse, dove vengono lavorate le lamiere prodotte alla Teksid, la
lavorazione dei pezzi che compongono il motore, le catene di
montaggio dei motori, le linee
automatizzate di assemblaggio
delle scocche (con i robot che
effettuano il lavoro di saldatura),
e infine le linee di montaggio
dei vari componenti delle vetture. Queste visite hanno il vantaggio di far conoscere la « facciata interna » di una grande
fabbrica a chi in fabbrica non
lavora ; ma presentano anche
grossi limiti quali il fatto che
l’azienda ti fa vedere e ti spiega solo quello che vuole, e soprattutto il fatto che manca la
possibilità di incontro e dialogo
con gli operai. La realtà del loro lavoro, la nocività e pericolosità di certe lavorazioni, l’organizzazione del lavoro, i ritmi
ecc... restano cose esterne e lontane. Per evitare che la visita
diventi una « gita turistica » fine
a se stessa, è perciò importante
legare quest’iniziativa a un discorso più complessivo sulla
realtà della fabbrica.
Il secondo momento, il pomeriggio di sabato 4, è stato centrato sulla situazione del pinerolese negli anni ’60 e "VO e sulle
lotte che ci sono state negli stahilimenti della zona nell’arco di
questo periodo. Lo scopo era
quello di fornire, ai ventenni di
adesso, una « memoria storica »
su avvenimenti del nostro recente passato che da un lato incidono ancora sulla realtà di oggi,
e dall’altro costituiscono un patrimonio di esperienze che va conosciuto e valorizzato.
E. Salvai ha fornito un quadro
della situazione demografica,
economica e occupazionale delle
5 zone da cui è composto il pinerolese, e cioè Val Pellice, Val
Chisone, Val Germanasca, Pinerolo e la pianura verso Torino:
il dato che emerge è il progressivo impoverimento delle Valli
con la perdita di molti posti di
lavoro (specie crisi del tessile e
delle miniere), e il trasferimento verso la pianura dell’occupazione industriale, che ha significato un aumento del pendolarismo e della dipendenza da Torino. Ha poi sintetizzato le caratteristiche dei vari partiti, cercando di spiegare le particolarità della zona: da una parte la
debolezza della sinistra (specie
del PCI fino al ’75), dall’altra la
forte presenza « bianca » della
DC e dei partiti di centro, specie i liberali. Infine ha sottolineato la matrice cattolica e cristiana del movimento del ’68 e la
influenza che tale origine ha avuto sull’orientamento delle lotte:
i filoni dell’antiautoritarismo,
deH’antimilitarismo (PID, proletari in divisa), dell’internazionalismo (Vietnam ecc...) e il ruolo
della controinformazione con
« Venticinquesima ora » prima e
« Il Giornale di Pinerolo e Valli » poi.
1« CIRCUITO
PRAMOLLO
« Essere liberi in Cristo » è stato il tema dell’incontro dei catecumeni confermandi delle comunità della Valpellice, tenutosi a Bobbio domenica 5. Una
trentina di giovani si è riunita
prima per il culto con la comunità bobbiese (meditazione sulla
parabola dei talenti presentata
dai giovani di Torre e liturgia
condotta dai catecumeni di Bobbio e S. Giovanni) e poi ancora
in due sessioni di discussione a
gruppi, intervallate dal pic-nic
che ha favorito la conoscenza reciproca dei giovani.
L’animato dibattito, di cui non
è possibile dare qui un resoconto, si è protratto per alcune ore,
ricco di spunti e di proposte per
il futuro. I catecumeni hanno
lanciato l’idea di incontrarsi ancora dopo la confermazione: ci
auguriamo che questo si possa
avverare in un futuro non troppo
lontano...
TORRE PELLICE
• L’Unione Femminile, in considerazione che il 10 maggio ci
sarà a Torre Pellice l’incontro
di tutte le Corali Valdesi delle
Valli, anticipa la sua ultima seduta mensile al 3 maggio : in programma uno studio sulla fame
nel mondo presentato da Mirella Bein e Delia Bert. Ricordiamo
inoltre l’incontro di mercoledì 8
e 15 aprile alla Casa Unionista
dalle ore 14 alle 15 con Etiennette Jalla per il canto.
• Domenica 5 la Corale ha visitato alcuni istituti della Valle.
L’Unione femminile si è recata
in visita al Padiglione dell’Ospedale martedì 7. Ringraziamo questi fratelli e sorelle per il prezioso e apprezzato servizio di
testimonianza reso in questa occasione.
• In questa settimana hanno
avuto luogo le riunioni mensili
delle società missionarie degli
Appiotti e dei Coppieri.
• Domenica 12 il culto di ammissione in chiesa dei catecumeni avrà inizio alle ore 10; i culti
agli Appiotti e ai Coppieri sono
sospesi.
L’elenco dei 26 confermandi è
pubblicato sulla Fiaccola, che
viene distribuita in questi giorni insieme alla circolare delle
chiese del Distretto.
Da domenica 12 il culto al centro sarà celebrato nel tempio
ed avrà, come è ormai consuetudine, sempre inizio alle ore 10.
Nel corso dell’Assemblea di
Chiesa del 5 aprile, per la verità troppo scarsamente frequentata, sono stati nominati quali
delegati della comunità alla
prossima Conferenza Distrettuale i signori: Long Oreste, Travers Remo e il sig. Long Dante
in qualità di supplente.
• Al Sinodo la Comunità sarà
rappresentata da Ivana Costabel ed è stata nominata Carla
Long come supplente.
• Sono stati nominati anche
i nuovi revisori dei conti, nelle
persone di Franco Griglio Menusan e Maria Long Peyrot.
• Domenica 12 aprile, in occasione della confermazione dei
nostri catecumeni, la corale porterà il proprio contributo, quindi si ritroverà alle 9.30 per una
prova.
VILLAR PELLICE
Incidente mortale
Giovedì 2 aprile si sono svolti
i funerali di Marco Barolìn, di
anni 22, operaio RIV morto folgorato da una scarica elettrica,
mentre in casa stava facendo alcune riparazioni.
Esprimiamo alla famiglia la
simpatia cristiana della comunità.
PERRERO-MANIGLIA
Domenica scorsa, 5 aprile, è
stata battezzata la piccola Manuela Pisana, di Antonio e Livia
Poét. Tutta la comunità si senta
impegnata, coi genitori, a far conoscere l’Evangelo a questa piccina e ad aiutarla nella sua ricerca sulla via della fede.
— Domenica prossima, 12 aprile, ricordiamo che il culto si terrà soltanto a Perrero e che saranno ammessi come membri di
chiesa i catecumeni che hanno
terminato il loro corso di istruzione biblica. Il culto inizierà alle 10.
— Nel pomeriggio, sempre di
domenica 12, alle ore 16,30, i ragazzi della scuola domenicale
presenteranno « Le vecchie stalle »: la recita preparata per aiutare tutti quanti a riprendere coscienza della nostra identità anche attraverso una « rivisitazione » del nostro passato e della civiltà contadina alle Valli. Tutti
sono cordialmente invitati.
M. Bessone ha ripercorso la
storia di alcune fabbriche della
zona: Beloit, Riv-SKF e Indesit.
Ricorderò solo alcuni punti, perché non è possibile sintetizzare
la ricchezza di notizie che ci ha
dato. Innanzitutto la contrastata presenza del Sindacato : negli anni ’60 le tre confederazioni
CGIL-CISL-UIL erano divise tra
loro (il fatto federativo è dell’inizio degli anni ’70), vi era una
forte presenza dei sindacati autonomi (specie alla Riv-Airasca
e alla Beloit), vi erano ancora le
commissioni interne (la figura
del delegato e i consigli di fabbrica sono espressione delle lotte del ’68-’69). Inoltre la ristrutturazione di metà anni ’60 alla
Beloit e soprattutto alla Riv che
ha portato ad una grossa lotta,
ma anche ad una sostanziale
sconfitta; sconfitta che ha pesato negli anni seguenti tanto che
il ’68 in zona non fu molto sentito, tranne alla Indesit dove esisteva l’operaio-massa delle catene di montaggio, cioè una forzalavoro poco qualificata, in maggioranza meridionale e femminile.
Infine — terzo momento —
nella giornata di domenica 5 si è
cercato di analizzare la situazione odierna del pinerolese. Alcuni
operai ci hanno parlato delle loro realtà. Con Bruno, che lavora alla Fiat Villar, abbiamo discusso del dopo accordo di ottobre, dell’aumento dei ritmi, della
paura e sfiducia che esiste in
fabbrica e che porta l’operaio a
rinchiudersi, delle denunce — come quella a 18 operai di Villar —
per i picchetti dell’autunno.
Enzo, che lavora in una piccola fabbrica di Pinerolo, ci ha poi
parlato del decentramento produttivo, della situazione di maggior controllo padronale sugli
operai in queste piccole realtà,
dell’ambiente di lavoro spesso
nocivo, dell’orario di lavoro che
sovente si allunga in ore di straordinario. Il pomeriggio sono
stati ripresi questi temi e la discussione è proseguita con la
partecipazione un po’ di tutti a
dimostrazione dell’interesse del
convegno.
Dato il carattere informativo
delle relazioni e la capacità dei
relatori nell’esporre i vari temi,
pensiamo di stampare un opuscoio che raccolga il materiale
del convegno.
Per ultimo un grazie ai relatori e operai intervenuti e al
gruppo di Villar che ha organizzato un’ottima cena e un ottimo
pranzo !
_____________________Silvio Vola
POMARETTO
Durante l’assemblea di Chiesa del 5 aprile sono stati eletti
i deputati per la Conferenza Distrettuale e per il Sinodo. Risultano eletti: per la Conferenza:
Micol Flavio, Rostan Viola, Marchetti Silvana, supplenti: Tron
Anita, Zanella Laura, Meytre
Lorena. Per il Sinodo: Di Gennaro Anna, Glaiero Valdo; supplenti: Comba Fiorella, Giaiero
Evelina.
• Durante il culto del 5 aprile
è stata presentata al battesimo
Rostagno Lara di Enrico e Serre Loretta. Che lo Spirito del
Signore accompagni per tutta la
vita questa bambina.
• Ricordiamo i culti della settimana di Pasqua: giovedì 16,
alle ore 20.30 culto con Santa
Cena a Pomaretto; venerdì 17,
alle ore 20.30 culto con Santa
Cena all’Inverso Clot.
Con domenica 12 aprile i culti
ritornano al Tempio.
• Riunione quartierale: mercoledì 22 aprile p.v. alle ore 20
all’Inverso Clot (per elezione anziano di Fleccia).
• Visita alia Sicilia Evangelica. Tutti coloro che si sono prenotati per la visita alla Sicilia
Evangelica, sono convocati per
domenica 12 aprile alle ore 20.30
nella sala delle attività dell’« Eicolo grande » di Pomaretto per
gli ultimi accordi. Siete pregati
di non mancare. Per quanto riguarda le spese, dal momento
che non siamo ancora in grado
di comunicare il costo totale, si
prega di portare un acconto di
L. 150.000 a testa, riservandoci
di comunicare la cifra esatta la
sera dell’incontro.
• Un fraterno augurio da parte della comunità a Cinzia Ribet
e Ivo Barai che si sono sposati
nel nostro tempio sabato 21 u.s.
• Martedì 17 u. s. il nostro
tempio era gremito in occasione del funerale del nostro fratello Roberto Pons deceduto, dopo lunghe sofferenze, all’età di
58 anni. La nostra simpatia cristiana vada alla vedova, ai figli,
al padre e a tutti quelli che lo
piangono.
• La giornata comunitaria del
22 marzo si è svolta come annunciato in precedenza con studio biblico, culto con assemblea
(relazione finanziaria) e pranzo
in comune.
In apertura della seduta pomeridiana, in comunione con
molti altri credenti, abbiamo pregato per tutti i perseguitati, in
special modo per gli abitanti di
E1 Salvador nell’anniversario
dell’assassinio dell’Arcivescovo
Romero come ci era stato suggerito di fare al culto-radio del
mattino.
Subito dopo discussione su « Il
ministero dell’anziano » con la
partecipazione del pastore Giorgio Tourn che ringraziamo vivamente per la presentazione del
tema fatta con la profonda conoscenza, con la competenza e
con la « verve » che gli sono abituali.
• La domenica della gioventù
ha avuto luogo domenica 29 con
un culto di S. Cena condotto da
un gruppo di giovani FGEI che
ci hanno fatto partecipi dei risultati di un lungo ed accurato
lavoro di preparazione sul testo
di Luca 10: 14-32.
PIOSSASCO
La Corale di Bobbio-Villar Pellice ha visitato domenica 29 la
comunità di Piossasco. Dopo il
culto tenuto dal past. Artus la
corale ha eseguito alcuni brani
del suo repertorio e, dopo la
cena consumata insieme, la serata è trascorsa nella fraternità
e nella gioia. La conoscenza dell’esperienza della nascente comunità della periferia di Torino ha
certamente arricchito i coralisti.
I fratelli di Piossasco sono stati
invitati a fare una prossima visita a Bobbio dal past, Benotmane.
ANGROGNA
« Partono i bastimenti » è lo
spettacolo musicale del Coretto
di Torre Pellice presentato ad
Angrogna, di fronte ad un folto
pubblico, sabato 28 sera. Il lavoro di questi giovanissimi ripropone attraverso canti e testi
in prosa, il tema dell’emigrazione con un respiro non solo locale ma nazionale. Molto belli
anche i costumi e i quadri scenografici. Ci rallegriamo con l’intelligente fatica di Franco Taglierò e di Luciana Vola che
hanno costruito insieme ai ragazzi e diretto uno spettacolo
che divertendo fa riflettere.
La dichiarazione di fede, semplice, articolata in tre punti (Gesù Cristo, la Bibbia, la Chiesa)
degli otto confermandi verrà
presentata e discussa con i membri del Concistoro durante una
agape al Presbiterio venerdì 10
alle 20.30.
• Il culto di domenica 12 aprile. Le Palme, si terrà nel
Tempio del Serre alle 10.30 con
l’insediamento di Helène Rivoira all’anzianato per il quartiere
omonimo.
• Mercoledì 1“ aprile si sono
svolti i funerali di Guglielmo
Chiavìa deceduto nella sua casa dei Raggio all’età di 81 anni.
Rinnoviamo ai familiari, da queste colonne, la nostra solidarietà cristiana.
• L’Unione femminile, dornenica 5 aprile si è recata in visita
all’Asilo dei vecchi di S. Germano. L’Unione, che sta compiendo un apprezzato giro di riunioni quartierali con un programma biblico e canoro, sabato 11
aprile, alle 20,30, sarà a Pra del
Torno.
■ Hanno collaborato per questo numero: Bruno Lombardi Boccia, Leonardo Casorio,
Renato Caisson, Ivana Costabel, Dino Gardiol, Vera Long,
Renato Maiocchi, Luigi Marchetti, Pietro Valdo Panasela,
Paolo Ribet, Salvatore Ricciardi, Franco Taglierò, Claudio Tron, Giulio Vicentini,
Edi Marini.
1» DISTRETTO
incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale del 1° Distretto avrà luogo lunedì 13 aprile
alla Foresteria di Torre
Pellice con inizio alle ore 9.
Tema della giornata:
Analisi Strutturale (testo
Marco 6: 14-52).
BOBBIO PELLICE
• Durante questa settimana
sono ospiti di Bobbio i catecumeni della comunità svizzera di
Bevaix. Per loro è stato preparato un ricco programma, che
va dalle visite ai luoghi storici
della valle ad una gita a Torino. I giovani animeranno la riunione quartierale dei Campi (giovedì 9 alle 20,30) e nel corso della giornata di venerdì lavoreranno alla tinteggiatura della scuola di Perlà. La comunità esprime il suo caloroso benvenuto a
questi giovani ospiti.
• Sabato 11 aprile alle ore
20,30 il Coretto di Torre Pellice
presenterà « Partono i bastimenti», canti e scene sulTemigrazìone. La serata è già stata presentata con successo ad Angrogna
e S. Giovanni: tutti sono invitati a questa replica.
• Domenica 12: culto con confermazione. Alle 14,30 i catecumeni sono invitati con i loro genitori a ritrovarsi nella sala unionista.
• L’Unione femminile ringrazia la famiglia Lazier e l’unione
di Villar per la bella giornata
passata insieme al Castagneto.
• Giovedì 26 marzo ha avuto
luogo il funerale di Paolo Artus.
Alla famiglia giunga la simpatia
cristiana di tutta la comunità.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta :
Sala Giulio, via BelHore 83 - Nichelino - tei. (OH) 6270463 - 6272322.
COMUNITÀ' MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
rOSPEDALE MAURIZI ANO - Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte dei giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso l’OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 12 APRILE
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 5
- Tel. 91374
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
DOMENICA 12 APRILE
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o tei. 91.288 - Vergnano - Noccioleto.
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8,
dalle ore 14 della viglila del
giorni festivi alle ore 8 dei giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
lì recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Porosa Argentina ■ Tel. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 12 APRILE
Perosa Argentina
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AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo „ Tel. 22664
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
10
10.
10 aprile 1981
IL NOSTRO CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE - 4
Avellino e
dei nuovi
In Provincia di Avellino tra
Comuni « disastrati » (localizzati cioè nell’epicentro del sisma del 23 novembre) e « danneggiati » si arriva alla cifra di
120. È la zona più martoriata.
Nei giorni immediatamente dopo il terremoto milioni di italiani hanno imparato a conoscere, forse per la prima volta, i
nomi dei 18 Comuni più colpiti:
Lioni, Caposele, San Mango sul
Calore, Senerchia... Tutto il centro storico di Avellino ha registrato centinaia di crolli. Metà
della popolazione (80.000 abitanti prima del sisma) è fuori casa.
Moltissimi continuano, a loro
rischio e pericolo, a vivere in case altamente lesionate. La sala
della locale chiesa evangelica « libera », nel cuore del centro storico, è inagibile (ma si continua
a pagare Taflìtto lo stesso). Fin
dal primo giorno — come questo
giornale registrò puntualmente
— la locale chiesa evangelica ha
immediatamente reagito cercando di convogliare i soccorsi, che
man mano riceveva, nei punti
nevralgici del grande arcipelago
terremotato. In particolare Tonino Casarella, l’animatore teologico della comunità, ha promosso una vasta rete di aiuti sostenuta e sviluppata con volontari delle chiese « libere » di Velia e Tamburiello, con gli stessi
membri di chiesa avellinesi e
con volontari venuti dal Nord.
E a Monteforte, un Comune alla periferia di Avellino, dopo l’acquisto di un terreno di 20.000
mq. da parte della Federazione
evangelica (si tratta di un exgaloppatoio di fronte all’autostrada, non lontano da Napoli)
si sono già allestite 15 piattaforme. Mentre scrivo si stanno
montando le prime case prefabbricate. Si tratta, come abbiamo
già rilevato in precedenti articoli, di un lotto di 30 prefabbricati con un centro sociale che,
in futuro, dovrebbe funzionare
come momento di aggregazione
della popolazione sinistrata. Nel
frattempo è in via di definizione
la convenzione con il Comune di
Monteforte circa l’assegnazione
delle case e i problemi connessi.
Evidentemente non si è perso
tempo. Dopo la prima fase d’emergenza necessariamente dispersiva ma importante dal punto di vista della testimonianza
(« giravamo notte e giorno — dice Casarella — tra masserie isolate per portare un primo aiuto. E qui abbiamo conosciuto
delle persone meravigliose ») gli
sforzi si stanno ora concentrando nella realizzazione del villaggio di Monteforte che, se si continua con questo ritmo, ritengo
potrà già essere pronto nell’estate. Merito del progetto e delle rapide soluzioni dei problemi
tecnici va alTing. edile Ciabattoni («un tipo in gamba, amico
Salerno: scommessa
centri sociali
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• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di PInerolo N. 175, 8 luglio 1960.
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V______________________________________
della Comune di Cinisello, che
ha mollato — dice di lui un pastore che vuole conservare l’anonimato — un lavoro avviatissimo per dedicarsi a questa causa »).
Prospettive
di testimonianza
« Quando sarà tutto allestito
— prosegue Casarella — avremo
ancor più bisogno di forze esterne per iniziare un lavoro sociale
di testimonianza in profondità.
Dalle chiese di Ponticelli, Tamburiello, Volla abbiamo già garanzie che ci aiuteranno. Forse
il lavoro più prezioso comincerà quando il centro sarà consegnato a chi ne ha più bisogno e
quando all’urgenza di prestare
aiuto subentrerà la riflessione
sul significato di quello che stiamo facendo ». Sul ruolo dei centri sociali è indetto per il 13-14
giugno a Ecumene un primo
convegno, animato da Sergio Ribet e Giorgio GardioI del Consiglio della Federazione, che esaminerà le prospettive e i problemi della testimonianza legata al
lavoro tra i terremotati. Da una
parte, chiaramente, non s’intende approfittare della situazione
generale di bisogno per « catturare delle anime », dall'altra s’intende pur sempre esprimere una
testimonianza chiara che rinvii
allo stesso Evangelo. A partire
da quest’ultimo dilemma possono nascere difficoltà, incomprensioni. Va da sé che ogni azione
d’aiuto che vuol essere allo stesso tempo a carattere evangelistico non è esente da difficoltà,
problemi che andranno risolti di
volta in Volta. Diffìcile parlare
di queste cose solo a tavolino.
dare al colore politico o al certificato di battesimo — afferma
il past. Janni che malgrado i suoi
70 anni si dà un gran da fare
— certo che i bisogni sono molti, enormi per le nostre sole forze ». Un rapido giro per la città
dà immediatamene l’idea del disastro. Centinaia di «containers»
in acciaio in cui vivono famiglie
terremotate accanto a palazzi
in cemento armato che presentano al loro interno lesioni gravi alle strutture portanti. Da fuori però si vede ben poco. « Visto
così — aggiunge Janni — non è
successo nulla ma se guardi dentro alle case non c’è costruzione
che non sia stata ferita ». È l’altra faccia del terremoto, apparentemente meno tragica. Qui
rirpinia, con le sue macerie, sembra lontana. In realtà si continua a vivere con la paura addosso. « Finché non si rinforzeranno gli stabili colpiti e non
si demoliranno le costruzioni
fatiscenti — dice un giovane delTABCI che collabora con Janni
— la gente non potrà uscire dall’incubo in cui vive ». A Salerno
la FCEI sta per inviare un blocco di 20 prefabbricati con centro sociale. Anche qui per i metodisti locali nasce un nuovo
impegno di soccorso e di testimonianza. « Sinora — conclude
Janni — non abbiamo inteso
fare un’opera anonima che finirebbe con l’annullare il fine della nostra testimonianza ». La
scommessa dell’impegno evangelico nel dopo-terremoto, ad
Avellino come a Salerno o a Napoli, passerà per il canale dei
centri sociali. Solo l’esperienza
concreta potrà dare ragione o
meno a quest’ipotesi che, in ogni
caso, racchiude in sé una grande promessa.
G. Platone
Il progetto
di Salerno
Se ad Avellino il progetto dei
prefabbricati sta andando in portò con celerità non altrettanto
può dirsi per Salerno. Qui la locale chiesa metodista ha allestito, in collaborazione con FARCI,
un centro soccorso-terremotati
che in pochi giorni ha smaltito le
scorte. « Abbiamo aiutato tutti
quelli che venivano senza guar
Diaspora
Nel prossimo numero
pubblicheremo l’annunciato inserto sulla diaspora
con un’introduzione di Aldo Sbaffi e uno studio di
Sergio Rostagno sul significato teologico del vivere
la fede nella dispersione
del mondo moderno.
La persona che siamo
(segue da pag. I)
2. La persona è immersa nella
disumanizzazione e si risveglia
nella dignità.
Non è difficile pensare a cosa
significhi disumanizzazione, per
noi che abbiamo ogni giorno nelle pagine del giornale innumerevoli esempi di come si possa non
tenere assolutamente in alcun
conto la persona umana: con la
cancellazione dei diritti umani
elementari, con torture, persecuzioni e repressioni per motivi
di opinione, terrorismo di stato
e privato. Ma pensiamo anche
a cose meno tragiche, ma che comunque annientano la persona
anche nella nostra società "libera": la massificazione, Vesser ridotto a numero, a ingranaggio.
Con meccanismi che generano la
solitudine e la disperazione... Di
fronte alla disumanizzazione delle società umane il messaggio
della risurrezione annuncia la dignità piena della persona, di ogni
singola persona.
3. La persona è immersa nella malattia e si risveglia nella
potenza.
La parola greca che qui è usala, in italiano è diventata proprio il nome di una malattia:
astenia, uno stato di prostrazione fìsica, di debilitazione dell’organismo. Siamo persone asteniche, deboli, fragili, irrimediabilmente compromesse non solo per
il nostro contesto ambientale e
sociale, ma per il nostro stesso
fisico, la nostra carne. Chi di noi
non conosce quanto dipendiamo
dalla salute? Basta un niente per
metterci fuori combattimento.
Un niente che via via è destinato
ad essere il tutto, a compiere la
REFERENDUM
Aborto:
iniziativa radicale
L’iniziativa del Partito Radicale chiede la cancellazione,
in tutto o in parte, di 13 disposizioni della legge 194 con
l’obiettivo di liberalizzare l’aborto, ad esempio eliminando le
procedure che la donna deve osservare per abortire entro i
primi 90 giorni di gravidanza e permettendo che l’interruzione della gravidanza possa essere praticata fuori dalle strutture pubbliche. Resterebbe, invece, il diritto dei medici aUa
obiezione di coscienza. La formulazione del referendum è abbastanza complessa; si chiede l’abrogazione totale degli articoli 1 (enuncia i principi che la procreazione cosciente e responsabile è un diritto garantito dallo Stato e che l’ahorto
non è un mezzo di controllo delle nascite), 4-5-7 (procedure
e casistica per l’ahorto entro 90 giorni), 8 (l’aborto può essere
praticato solo nelle strutture sanitarie pubbliche o autorizzate dalle regioni), 12-13 (assenso del padre o del giudice tutelare per le minori, e le interdette), 14 (il medico deve informare la donna sui metodi di regolamentazione delle nascite).
Vengono inoltre parzialmente abrogati gli articoli 6 (casistica
per l’aborto dopo i 90 giorni), 9-10-11-19 limitatamente alle
parti che si riferiscono a precedenti articoli di cui si chiede
l’abrogazione.
Perchè sì Perchè no
sua opera distruttiva... Di fronte
alla debolezza della nostra esistenza il messaggio della risurrezione annuncia la potenza piena
di forza della persona.
4. La nostra è una persona immatura e si risveglia adulta.
Paolo indicava livelli diversi di
esistenza con i termini di “psichico” e “spirituale" (cfr. 2: 1415) più o meno nel senso di immaturità e maturità (anche se la
maturità spirituale non è data
da una evoluzione naturale dell’uomo, ma è il dono di Dio nella fede). Ebbene sappiamo che
la nostra esistenza è distrutta
non solo dalla malattia, ma anche dal nostro essere “psichici",
instabili, irosi o depressi, angosciati o incoscienti, egoisti, infantili... Di fronte alla immaturità della nostra esistenza il messaggio della risurrezione annuncia l’equilibrio di una dimensione veramente matura, e cioè rivolta al di fuori di se stessa, della persona.
Inalterabilità, dignità, potenza
e maturità. Ciò che ci si chiede
non è uno sforzo di fantasia per
immaginare questa realtà applicata alla nostra persona; ciò che
ci si chiede è di contemplare questa realtà nel Risorto e credere
che essa è anticipata in lui per
tutte le persone che pur esitanti e goffe, trepidanti e incoerenti, accettano di legarsi a lui nella
fiducia che Egli è il loro futuro. Vogliamo essere tra queste?
Solo ciascuno di noi può deciderlo, perché non vi è qui se non
risposta personale. Voglia Iddio
che sia la risposta della fede che
accoglie il dono della vita.
Franco Giampiccoli
I DUE REFERENDUM abrogativi della legge 194 sono profondamente, sostanzialmente diversi. Quello del « movimento
per la vita » di chiara espressione di una ben nota baldanza clericale, vuole riportare, questo sì,
l’aborto nella clandestinità, limitandolo ai soli « casi estremi »
ritenendo compito dello stato regolare la morale dei cittadini. In
aperto contrasto con lo spirito
dei clerici, di stato e non, si muove il referendum voluto dai radicali che votò contro questa legge perché impraticabile, ancorché assurda in alcune sue parti,
perché il partito Radicale si è
sempre mosso nella linea di realizzare la liberalizzazione dell’interruzione della gravidanza.
Quella legge, approvata da tutti, con l’opposizione « di maniera » della DC mostra oggi tutti
i suoi limiti e la gravità degli errori che stanno alla sua base.
Le menzogne del PCI, del PSI
e degli altri, dei comitati « in
difesa della 194 », che dicono che
il Partito Radicale vuole l’aborto come contraccezione, che è
contro una corretta educazione
in materia, dimenticando che negli anni ’60 i radicali andavano
in galera per propagandare l'uso
dei contraccettivi.
Si dice che i radicali vogliono
riprivatizzare l’aborto, riportarlo
nella clandestinità che la 194
sembra aver eliminato. Ebbene
sull'oltre un milione di aborti
che si praticavano fino all’anno
scorso 200.000 sono oggi praticati
in strutture pubbliche, e gli altri? L’aborto deve essere considerato un intervento chirurgico
come il parto; perché questo è
possibile anche nelle cliniche private mentre l’aborto deve essere per forza ufficiale, « di stato »?
Non ci devono essere limitazioni
alle strutture sanitarie che possono praticare l’interruzione della gravidanza; già una obiezione
di coscienza imposta dalla mano clericale (con il tacito consenso dei laici) nega l’aborto a
centinaia di migliaia di donne!
Non si tratta di negare uno sforzo evidente delle forze democratiche di base, uno sforzo che dobbiamo aiutare e sostenere ogni
giorno nelle strutture pubbliche,
ma si tratta anche di passare ad
una lotta più attiva, vincente per
migliorare una legge che presentava in sé già al momento del
suo varo evidenti ostacoli, impedimenti, che non hanno .senso dopo anni di lotte. Sì ai consultori,
sì agli ospedali, ma bastano? Credo di no, visti i risultati, vista
la inapplicabilità della legge, vista l’assurdità dei meccanismi
sull’obiezione di coscienza, nel1’« aborto di stato », sui limiti alla gratuità dell’intervento, sulle
procedure che dovrebbero portare all’aborto le minorenni. Per
questo il 17 maggio voterò SI alla proposta radicale; voterò però NO al referendum clericale
che ricaccerebbe l’Italia al buio.
PV. Rostan
Ha senso continuare a scrivere articoli sui referendum contro la legge sull’aborto? Non si
è già detto tutto quel che era
possibile dire in dibattiti e tavole rotonde, convegni giovanili,
assemblee di chiesa? A qualcuno
potrà sembrare che l’insistenza
sia eccessiva e che questa questione sia, in fondo, di importanza relativa.
Ma non facciamoci ingannare.
Questa volta non si tratta affatto di un dibattito teorico. Si tratta di una questione (la legge 194)
che può influire sulla vita di milioni di persone. Per questo insistiamo. Vorrei accennare brevemente ai pericoli che potremmo
correre se passasse il referendum
dei radicali. Il partito radicale è
per una totale depenalizzazione
ed una totale liberalizzazione dell'aborto e vede nella legge 194
una interferenza indebita dello
stato nelle vicende private dei
cittadini. Temo che, come protestanti, potremmo farci ingannare dalle motivazioni che stanno alla base delle richieste di
abrogazione di alcuni degli articoli della 194 da parte di questo
partito.
Intanto, per fare abolire l’art. 1
(dove si legge che « ...lo stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile » e
che « ...l’aborto non è mezzo di
controllo delle nascite » ) il P.R.
afferma che lo stato non ha il diritto di « entrare nella coscienza » della gente e che tale articolo è indice di sfiducia nella capacità di scelta e di giudizio del
singolo.
Stiamo attenti che la simpatia
istintiva che nutriamo per questo tipo di argomentazioni riguardanti i rapporti fra lo stato
e la coscienza dei cittadini, non
ci faccia sorvolare sul fatto che,
manifestando la nostra eventuale adesione al referendum dei radicali, ci troveremmo a non avere più una legge che indichi con
quali mezzi lo stato intende far
fronte alle proprie responsabilità .sociali riguardo al fenomeno
dell’aborto.
I radicali affermano di volere
il referendum perché esso sarebbe l’unico mezzo per migliorare
la legge. Chiedono ad esempio di
abrogare l’articolo 8 che impone
ad ospedali, cliniche, poliambulatori. insomma alle strutture
pubbliche e convenz.ionate, di garantire l’interruzione della gravidanz.a e lasciano quello .successivo .st tir obiezione di coscienza. Dicono che è meglio essere assistiti
a pagamento che ricorrere all'aborto clandestino e che l’obiezione di coscienza, essendo un
dato di fatto, non si sopprime
abrogando l’articolo della legge.
Dimenticano di dire che questo
articolo è stato un vero e proprio regalo alla classe medica,
poiché l’obiezione non è regolamentata.
In sostanza i radicali dimostrano con le loro proposte di
non tenere in nessun conto i problemi reali della gente e di voler
difendere una posizione del tutto ideologica ed astratta rispetto
alla situazione del Paese.
Graziella Tron Lami