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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Si'uuendo la veriU nclU c«rilà
Kfm. IV. i&.
Si dislribuisce ogni Venerdì. — Per rndiiu Numero ceulesimi 10. — l*er caduna linea d’iuserzioue cenlesimi 20.
Coiiflizioiii «rAsfuociazìoiiet
Per Torino - Un Anno L. S. —A domicilio L. tt
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Per Francia Svizzera franco a destinazione, e per ringhilterra frawo al conrme lire 9 S€
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Pkovincie L. 0 SO.
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Le Ai^uciaiioni «i ricevono : in Tonixoiill’UM.Io drl Ulornal«,viole <Je\ Re, ntim. »1.
— A Gcauva, hIIh «'aitiirlla vultloif. iiiuia di S. Cliiuru.
Nello proviiioip, Iirc»w> luui gli t,'//irii pmlali per melodi V<ir//iii,i |io dovrtniKi cMore iuTÌ«ll
franco m Direllore* delia Hi u\a Novkì.la e nou allriihcnU.
AH’erttro, ai ncgueuli indirizzi: Londha, dai »igtf. Ninubeil e C. librai, ‘il Hrrner*
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dai tfiga. et Fierre lilirai, nie ^euve, is; Oimbvra, dal wig. E. l)<'libr^
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TJna vìsita alle Chiese evangeliche italiane dei
Grigioni. VI. — La Croce.. — Notizie. — Annnnzii.
UNA VISITA
alle Chiese evangeliche ilaliane
dei Grigioni.
IV.
Coira, ove giungemmo verso le cinque di
sera, è città piccola, ma di grazioso aspetto, e
che trae una certa importanza commerciale
dalia sua posizione al punto di congiungimento
<1elle grmidi strade che dall’ Italia mettono al
lago di Costanza, e da questo nella Cermania
inferiore. Sede di un episcopio, chc passa per
uno dei più antichi, se non è il più antico delia
Svizzera, essa è lullavia quasi intieramente
evangelica, non contandosi sui 6000 suoi abitanti che 2 a 300 cattolici romani. quasi tutti
raccolti in una specie di città appartata, detta
Città alta, e formata della cattedrale, del palazzo
vescovile, e di un certo numero di case attigue
fl questo.
Appena smontati, e scossa la polvere in gran
copia di cui eravamo cospersi, badammo al
modo più acconcio dijisimpegnare la missione
di cui eravamo incaricali presso l'autorità ecclesiastica del Cantone. Una seduta del Comiglio ecclesiastico , o , per meglio dire, di una
commissione di esso, venne fissata per l’indomani, alla quale essendo noi intervoiiuti, dopo
che ebbimo esposto lo scopo del nostro viaggio
«letto l’indirizzo di cui eravamo latori per parlo
del Sinodo valdese, ci avemmo, cosi dal presidente come dagli altri membri presenti, testimonianze di cristiana simpatia, unitamente alla
«spressione del vivo loro conlento per l’iniziativa presa dalla nostra Chiesa ; la quale iniziativa si compiacquero di chiamare un’opera
buona verso le chiese italiane della loro pati-ia,
cui un vero utile sarebbe per derivarne.
Accolli con isquisita benevolenza, all’uscir
di quella seduta, in casa del signor de Carish
già parroco rifornjato a Poschiavo od ora membro del Consiglio ecclesiastico, uomo dottissimo
c di grande operosità, avemmo da lui su quelle
chiese in genere, c su quella di Poschiavo specialmente, dettagli inleressantissimi, c di cui
potemmo valerci con vero prò della noslra missione, nel rimanento del nostro viaggio.
Le stesse amorevoli testimonianze, se non più
calde ancora, ci vennero prodigate dal venerando Antistes di Coirà, il reverendo sig. Kind,
vecchio quasi otlogenario, ma che alla maturità
di senno, appanaggio della vecchiaia, accoppia
un ardore ed un’attività alTatto giovanili, specialmente quando trattasi della difesa doi sani
principii evangelici, di cui egli è stato tutta la
sua vita, ed i>. tutt’ora, uno doi più valenti propugnatori. Padro di setto figli, egli ne conta
cinque direttamente consacrati all’opera del
SigQore, quattro como pastori, tutli fedeli, ed
uno (una femmina) come missionaria nelle
Indie orientali; elogio, a me pare, superiore
a qualunque allro si potesse faro della sua
pietà, e ad un tempo benedizione, a cui poche
possono venir paragonate.
Tra queste ed altre visite fatto sia a personaggi cui eravamo raccomaniiati, sia alle curiosità di Coira, fra cui la precipua è la cattedrale,
era scorso l’unico giorno che il mio comi>agno
ed io potessimo passare ambedue in questa
città, epperciò l’indomani mattina [ter tempissimo ci ponemmo in via, il sig. Beri per Schiers
nella vallo del Prettigiiu, od io per Bivio, piccolo connine italiano appartato dagli altri e
come ¡terduto sulle falde settentrionali del
Septimer.
Scopo del sig. Bert, recandosi nel Pretligau,
oltre quello di visitarvi una famiglia dei suoi
antichi parrocchiani colà domiciliati, era di
esaminare {liù da vicino uno stabilimento di
cui ci era stato detto molto bene, la Scuola normale, ossia Scuola di metodo di Schiem, ove,
sotto l'illuininata e cristiana direzione del Rev.
sig. Allemann, decano del venturo sinodo dei
Grigioni, una <iO* di giovani ricevnno pel tenue
prezzo di 20 in 24 fr. mensili, insieme al vitto
materiale, tutte quelle cure intellettuali e religiose che ii renderanno atti ad adempiere con
buon successo e spirito veramente crisliano al
gravo e santo compito a cui si sentono chiamati
di educatori della gioventìj ; e ciò che colà gli fu
dato di vedere non solo corrispose aU'aspeltazione che ne avea, ma la superò a tal segno
ch'egli non polca stancarsi di dire : quali grandi
speranze egli fondasse per l’avvenire religioso
dei Grigioni sovra un tale stabilimento, degno
della gratitudine e della simpatia di tutti i cristiani francamente evangelici.
Mentre il mio fratello teneva quella direzione,
io, per la strada detta del Septimer, e cho da
Coira per il Giulier conduce nell’Engadina alta,
mi portavo colla diligenza a Bivio, ovo giun
gevo allo due pomeridiano, dopo nove oro di
viaggio, cho mi parvero come nulla, lanle ocosi
svariate sono le bellezze pittoriche di cui quest«
via può dirsi cosparsa.
Circa dugento montanari, secondo ogni probabilità oriondi dolla Bregaglia, compongono
la comunità evangelica di Bivio. Clii abbia introdotto la Uiforma in mezzo di loro. In storia
non lo dico; solo ci narra i gravi coinbaltimenti e lo vessazioni di ogni sorta, cui, por
conservarsi fedeli all'Kvangclo, dovetloroquegli
alpigiani sottostare, e fra lo quali non dove
reputarsi ultima il rifiuto che, per parto dei
comuni circostanti, tutti papisti, veniva loro
fatto talvolta della legna, di cui i Bivesi difettano intieramente, stanle la soverchia elevazione del suolo, che supera i 5,000 piedi, o la
rigidezza del clima che non consente altra vegetazione all’infuori dello pasture.
Recatomi dal pastore sig. Schmit, dopo una
piccola refezione all’albergo, e dettogli chi ii>
fossi, nc ebbi queiralTetluosa accoglienza propria di un fedele ministro di Gesù Crislo, e la
graziosa offerta, cho mi affrettai di accetlare, di
surrogarlo nelle funzioni delTindomani.
Quale commozione io abbia provala nel trovarmi colassù sulla vetta, per co.^i dire, delle
Alpi, in siti di cui non avevo mai sospettato l’esistenza, in mezzo a fratelli di fede non solo, ma
in mezzo a fratelli italiani, ascoltando nel massimo raccoglimento l’annunzio che faceva loro,
nella lingua natia, delle dilezioni di Dio in
Gesù Cristo, lascio a chi sente cristianameate
d’indovinarlo, chi; io non saprei descriverlo cou
parole.
La forma del culto, che ritrovammo la stessa
in tutte le chie.se italiane, si allontana abbastanza dalla nostra perchè meriti la pena di
essere accennata. La funzione comincia col
canto d’un salmo o d'un inno. Quei salmi non
sono già come l’avrei creduto quelli messi ia
rima dal Diodati, ma da un certo ('aximiro chc
la seconda edizione slitmpala a Xicompranu
nel 1790, qualifica di « rinnomato ». Gl’inni
intitolati: Cantici spirituali che coutengona
teslimonianze della redenzione falla da Gesii
Crinlo in salute del yenere umano, sono di varii
autori, ma impronti tutti del più puro spirito
evangelico.
Il cantare in chiesa, cosa singolare, non ò di
tutli, ma un privilegio speciale delio vergini
secondate da un certo numero di voci maschili.
« Il canto, mi diceva il pastore, prima di entrare in chiesa, temo non abbia da andar benu
quest’oggi, atteso la perdita cho abbiamo fatta
I questa settimana delle due voci migliori >.
2
— € Che? vi son morte due persone in questa
settimana? » domandai io. — « No, tutt’all’inconlro, riprese il pastore, son due ragazze che
han preso marito ». — Ed allora mi narrò di
<IueU’usanza, cho ritrovammo la stessa in tutte
le chiese italiane, senza che si sia potuto darci
^li essa una spiegazione .soddisfacejite.
Al canto, generalmente eseguito con molla
maestria, non tien dietro nò la lettura della
Bibbia, nè quella dei Comandamenti della legge
ili Dio, ma appena egli ò terminato, il pastore
sale in pulpito, e, dopo letta una preghiera liturgica, egli comincia a predicare. Terminato
il sermone e Ietta un’altra preghiera, egli dà
la benedizione e scende dal pulpito, mentre dal
coro viene intuonato un secondo canto che precede l’uscita. Questa si fa nel modo più regolare: le matrone escono le prime, le vergini
dopo, poi il pastore, poi il rimanento degli uomini, cominciando dai vecchi.
-\vendo io, prima di lasciare il pulpito, annunzialo all’assemblea che gli avrei trattenuti
nel dopo pranzo dell'opera evangelica che sta
compiendosi in Italia da qualche anno a questa
parte, tutti si mostrarono lietissimi della proposta, e l’uditorio si trovò a questa seconda
funzione non mono numeroso che al mattino ;
ed ei fu con forti strette di mano, con abbonr
danza di ringraziamenti e di saluti alla Chiesa
Valdese, e la domanda ripetuta di tornar presto
a visitarli che quei buoni montanari mi accomiatarono. II rimanente di quella giornata la
passai in casa dell’oltimo Schmit, nel quale
ebbi campo di ravvisare non che un umile o
sincero discepolo di Gesù Cristo, un zelante
pastore lutto dedicato al bene della sua greggia, cho lo contraccambia con molta stima, o
la massima ammirazione per il suo carallere,
0 pili ancora per l’amorosa sua sollecitudine a
prò degli ammalati, sollecitudine di cui mi furono, da più d’uno di quei montanari, narrati
particolari che potentemente mi commossero.
Mentre su quello vette alpestri, ìd stringevo
con quelle buone popolazioni vincoli di cristiano aiTetto, che spero non abbiano mai da
rompersi, il mio caro fratello, tornato da
Schiers, facea lo stesso a Coira, ove una numerosa assemblea adunavasi, la sera di quel
giorno, per udir dalla sua bocca le notizie consolanti ch’egli si era esibito di dar loro sul progresso del regno di Dio in Italia.
II giorno seguente tutti e due ci ponemmo in
via per Samnden, egli da Coira, colla diligenza, ed io da Rivio, a piedi, accompagnato
per lungo tratto di cammino daireccellente |
Schmit e da due suoi figli, di cui uno disimpegna le funzioni di maestro elementare nella
parrocchia di suo padre, e l’altro, studente al
collegio cantonale, si destina alla carriera del
ministerio evangelico. Il buon pastore aveva
abbastanza che fare di rispondere a tutte le domande cho non mi stancavo di fargli per mettermi più cho mi fosse possibile a giorno del
vero stato delle chiese che slavo por visitare.
Gli feci le mie scuse di tanta indiscrezione.
« Non sapete quel che vi dite, mi rispos’egli ;
« circostanze como quella d’oggi, in cui mi
« venga dalo d’intrattenermi con un fratello,
« sono cosi rare che mi vorrei troppo male di
«lasciarle sfuggire». L’amplesso ch’egli mi
diede dipartendosi da me, mi mostrò come fossero sincere le suo parole, e come io potessi
annoverare un fratello di più nel Signore.
(Continua).
LA CROCE
Rammentandolo ad essi, i nostri lettori si
ricorderanno di una corrispondenza cho abbiam
riportato, mandataci da un amico e fratello diletto che allora trovavasi in Normandia, e nella
quale narrava il fatto di una predica sulla spiaggia del mare cui egli assistette (B. JVop., n. il).
Lo scrivente, nell’osservare la grande Croce
intorno alla quale si erano raccolti gli abitanti
del luogo, la più parte marinai, per udire il
predicatore, faceva dentro di sè queste esclamazioni e riflessioni : «Qual meraviglia! qual se« gno di nostra salvezza! in essa riepilogasi
« tutto il Vangelo Î Ecco un popolo (cattolico
« romano) probo, intelligente e morale, è vero,
t ma completamente estraneo alle influenze che
t noi siamo abituati a considerare como le sole
« degne del nome d’evangelico. Ebbene ! cotesto
« popolo è tuttavia ricco nella sua povertà, im« perciocché gli resta il segno, il fallo della
« Croce, ed è scritto — chiunque contempla il
« Figlio , e crede in Lui, ha la vila eterna I —
« .... In ultima analisi fra i nostri fratelli cat« telici romani e noi rimane ancora la Croce...
« Questo pensiero dovrebb’essere presente di
« più ai nostri cuori, in tutte le nostre discus« sioni e relazioni coi fratelli romani ».
SI, noi abbiamo voluto ripeterò questi [tassi
della lettera per mostrare al nostro caro fratello
in Gesù Cristo che la voce del cuor suo risuonò
nel nostro ; e vogliamo assicurarlo che le relazioni che noi serbiamo coi cattolici romani
sono appunto di vera fratellanza ed amore in
Cristo, ed anzi risguardiamo nella Croce il vittorioso vessillo unificatore deU’umanità. (fra
desideriamo che i suddetti cattolici romani
odano le seguenti brevi parole che ad essi indirizziamo.
Fratelli! sappiate in prima questo : noi che
vi ragioniamo fummo eziandio romani di religione , 0 forse non lo eravamo per fede, ma'*
soltanto pel casa di essere nati nella chiesa
papale ; forse non osservavamo nè forme, nò
cerimonie; forse non conoscevamo l’esistenza
di ricompense e di punizioni ; forse non praticavamo nemmeno i piìi semplici precetti morali ; eppure queste cose, vale a dire, leygi di
sacerdoti, di morale, forme, cerimonie, idee di
ricompense e punizioni, trovansi in ogni religione che pur non sia cristiana. E per quale
miracolo possiamo chiamarci ora credenti in
Cristo Gesù? Pel latto della Croce. Nascendo in
mezzo agli errori, crescendo neirindifferenza,
tuttavia udimmo l’avvenimento solenne del Calvario , trovammo per via la Croce; ed un giorno, senza puro sapervene dar conto, l’abbiamo
abbracciala ; in somma, diremo con Paolo —
Ci venne ad ogni modo, o per pretesto, od in
verità. Cristo annunziato, e di questo ci rallegriamo, anzi ancora ce ne rallegreremo per
l’avvenire. (Epist. ai Filipp., I, 18).
Anche supposto che fossimo stati prima, e
cho lo siate voi al presente, uniti con Roma e
col papa, tale unione, credetelo, è affatto temporaria e inconcludente : voi intendete benissimo che Roma non è il paradiso, e se pur
fosse, Roma è nel mondo, e morendo si lascia
l’uno e l’altra ; ed essendo uomo , eziandio il
papa alla sua volta muore : ecco dunque la
morto che distrugge questa unità esteriore,
umana , mondana , materiale. Ma non è cosi
della unità sulla Croce ; cotesta unione è per
l’eternità, imperciocché non ò un uomo che la
crea, bensì Dio medesimo: anzi no.....diremo,
è un uomo, si, perchè nella nostra infermità e
debolezza di spirilo avevamo bisogno di vedere
cogli occhi un nostro simile compiere l’opera
del riscatto e dell’unificazione. Ma tal uomo è
ad un tempo Iddio stesso, il quale, per una
misericordia infinita, tutta stia propria, essendo
già l’infinito, vedendo che gli uomini non avrebbero potuto risorgere dalla fatalo caduta, dal
peccato, dalla morte, e ch’Egli solo far lo poteva per essi, volle, con un sacrifizio inconce*
pibile per le nostre corle menti, dare all'umanità il necessario salvatore crocifisso, afiìnchè,
rivolgendo gli occhi alla Croce, le generazioni
che non la conoscono vedano la via della salute, e la ritrovino quelle che la smarrirono in
un labirinto di errori.
Però guardatevi, o cari fratelli cattolici romani, che l’errore non cada proprio sulla Croce.
Se molli sono gli errori in cui vi aggirate, nondimeno la Croce s’innalza maestosa in mezzo
ad ossi : i preti vi parlano, è vero, dell’ infallibilità dei papi, deH’aulorità dei santi Padri,
uomini fallibili, come noi lutti, e gli uni e gli
altri ; quindi vi parlano di cieca obbedienza alle
bolle, alle decretali, ai canoni ecclesiastici; ma
vi parlano eziandio della Croce, di Gesù Cristo
crocifisso per le nostre colpe, risuscitato perla
nostra giustificazione : ah ! che Terrore non vi
colga su questo punto, imperciocché se, come
dicemmo, l’unione nolla Croce è fatta per l’eternità, l’errore in ordine ad essa ò mortale. Infatti non ù egli vero che se voi non conoscete
la strada per andare, a cagion d’esempio , da
Torino a Homa, non potreste mettervi in cammino? Ebbene la Croce è la via dell’eternità,
della vera Roma, ed è per conseguenza la vila;
se la perdiamo di visla, restiamo dove si trova,
pur troppo! la morte.
In quella guisa che, parlando dell’unione sulle
cose esteriori del romanesimo, avvertimmo essere accessoria, temporanea e peritura, cosi é ri.
guardo agli errori; intendiamo di quelli che ver sano sovra punti egualmonto esteriori, d’opinione, di dottrine umane; questi errori allora
non sono che una specio di malattia del cervello, passaggiera, guaribile ; ma l’errore sulla
Croce è ben diverso ; egli è una malattia del
cuore, insanabile, quando avendola dinanzi agli
occhi 0 venendocela mostrala , non è veduta ,
non è compresa, non è ammirata. Ripetiamo,
la Croce 6 lo stendardo sotto di cui deve raccogliersi l’umanità tutta quanta; Gesù Cristo è
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l’Uomo-Dio liberatore cd unificatore; ma non
basta ancora : Iddio non agisce colla forza come
agirebbero, a cagion d'esempio, certi despoti
che imperano sulla terra; egli vuole che gli uomini operino con volontà libera , determinata,
infatti, non si potrebbe mostrare ossequio, riconoscenza, amore verso un Padre che tanto fece
e fa pe’ suoi figli, se non fossimo liberi, se avessimo il solo islinlo degli nnimali che non sono
stati fatti ad imagine di Dio ; ma tant’ò la nostra debolezza e miseria che la volontà libera
ch’è in noi, senza cbe venga minimamente violentata, ha pur bisogno di aiuto grande, e questo aiuto lo riceviamo dal Santo Spirilo; ed ecco
l’unione ai piè della Croce essere l’opera dello
Spirito stesso di Dio. Per questo si dice che
siamo salvati per grazia , per la fede : i vostri
preti medesimi vi esprimono un tal dogma importantissimo allorquando nella messa proferiscono le parole Agnm Dei qui tollis peccata
mundi. È l’Agnello di Dio, è Gesù Cristo adunque che si caricò dei peccati del mondo e quindi
lo salvò per grazia ; ed 6 per grazia egualmente
che, a mezzo del Sanlo Spirilo, Egli fa inclinare
i cuori degli uomini, senza dimimu'rne affatto
la spontaneità, verso la Croce della redenzione.
Noi lo sappiamo per prova , o cattolici romani; conosciuti gli errori delia Chiesa romana,
sommo è il pericolo di rigettare tutto quanto
ella insegna : ma riflettete prima ; noi vi preghiamo caldamente, non rigettate la Croce, non
respingete l’azione del Santo Spirito; nei varii
confuti del cuore colla ragione, attenetevi agli
impulsi del primo ; non rigettate ciò che proviene da Dio; in una parola, non rigettate la
grazia e chiedete colla preghiera la fede.
La fede in Cristo crocifisso, ecco tutto ; il rimanente va da sò ; la fede spinge al cullo da
rendersi all’Eterno ogni istante della vila, spinge
alla santità, alle buono opere. S), le buone opere
sorgono dalla fede, non questa da quelle; considerale sole non costi luiscoDo l’uomo religioso;
bensì la fede, anche quando non si possa esternarla colle opere buone. Osserviamo quel brigante che slava anch’egli pendente dalla Croce,
sul Golgota, ad uno dei lati di Gesù Crislo :
pochi momenti prima chc il Redentore esclamasse queste ultime e commoventi parole; Pa~
dre, io rimetto lo spirito mio nelle lue mani,
il ladrone si volgo al Signore dicendo : Ricordati di me, quando sarai tenuto nel tuo regno;
cui Gesù risponde: Oggi lu sarai meco in Paradiso , vale a dire nell’unione con Cristo , e
non dopo qualche tempo, non domani, no.....
oggi, subito, fra pochi istanti. Ebbene, il brigante non era slato battezzalo, non a/iparteneva
a nessuna Chiesa visibile, non aveva mai partecipato alla cena del Signore; puro fu salvalo,
perchè ha credulo nella Croce; e fu salvato per
grazia, non per buone opere commesse : cerio
è cbe se viveva, egli avrebbe dato segno eziandio colle opero buone della fede acquistata ; ma
il fatto sta che il tempo gli mancò, perchè appena dichiarati a Gesù la sua fede Irovossi nell’eternità.
JVon temer nulla, credi .solamente, ecco le
divine parole; credi in Cristo, credi nella Croce:
ma bisogna ben comprendere la forza dell’espressione, credi solamente •• è indubitato però
che possedendo la vera fede, la fede reale nella
Croco, quella cho salva, quella ch’è nel cuore,
viva, fervida, operante, tosto che si muore si va
in paradiso, cioè nel luogo dov’è Crislo e ad
unirsi con Lui : ciò risulta chiaramente dalle
citate parole del Signore dette al ladrone.
Ed ora. Iddio faccia che la riflessione[so|ira
di esse infonda in tulli noi il continuo desiderio
che aveva Paolo di vivere bensì per mostrare
la Croce ai popoli della Ierra, di vivere per Cristo, affinchè sia annunzialo e magnificato nelle
case, nelle vie, nelle citlà, nei villaggi, dovunque , ma di ravvisare eziandio un guadagno
nella morie, ond’essere con Lui, co.sa di gran
lunga migliore. [Epist. ai Filipp., I, 21, 23).
Genova, — Tempio valdese.— Siamo lieti di
poter annunziare ai nostri lettori che gl'inciampi
frapposti dal municipio di Genova alla costruzione di un tempio valdese in questa città sono
stati Analmente tolti di mezzo, o rhe, appena
dato l’appalto, incomincieranno i lavori per l’erezione di questo edilizio da tanto tempo sospirato.
Austria. — Imbrogli a cansa del Concordato.
—Secondo le esistenti disposizioni sulla stampa,
havvi l’obbligo di presentare prima della pubblicazione di qualsiasi scritto, tre esemplari dello
stampato alle autorità a ciò designate. Si assicura che i vescovi e le altre autorità ecclesiastiche si rifiutano di adempiere a queste disposizioni di legge quando si tratta di opere o scritti
ecclesiastici e religiosi pubblicati dalle medesime
autorità.
Il clero ultramontano appoggia questo suo rifiuto al principio di libertà garantito al clero
nel Concordato stesso in affari di religione. .Si
è molto ansiosi di sentire quali mezzi l’autorità
suprema di polizia vorrà impiegare per far eseguire le leggi sulla stampa, che sono in vigore
per tutli, anche a fronte della Chiesa; è noto
che il Concordato ha sottratto aH’autorità civile
tutti i mezzi di coercizione contro il potere ecclesiastico.
— Conversione. — Si scrive da Vienna , il 29
ottobre , al Giornale tedesco di Francoforte, che
XÍ. X........ annoverato fra le più grandi notabilità industriali della monarchia austriaca, si è
convertito al Vangelo con 300 de’ suoi operai in
Ungheria, dove si trova presentemente in mja
delle sue ferriere. Come motivo di questa conversione vengono indicate alcune conseguenze
del Concordato.
ViENN-A. — Corrispondenza del Times.
Finalmente si è saputo in modo positivo che
molte persone stanuo per separarsi dalla Chiesa
cattolica in Boemia. Moravia e Slesia. Gioiti
boemi sono già passati alla chicfm Flveticahocma
della quale il pastore Kossuth <• nno de; capi.
L’arcivescovo di OL-niitz continua a scomunicare
quelle persone, che, nella sua diocesi, osano disobbedire agli ordini della chiesa , ma nou ho
sentito che qualcheduno per questo si sia trovato più male. Le persone sulle quali caddero
da ultimo i fulmini spirituali di sua eminenza
sono due contadini.
Turchia. — Progresso evangelico dichiarati
dairUNITERS. — Se i fogli clericali italiani mostrano di non credere a noi quando parliamo di
progressi del Vangelo e ili conversioni, non faranno di certo ingiuria al loro confratollo di
Francia, il rinomato Unirers, col dare eziandio
artifiziosa mentita a quanto egli narra dietro let*
tera ricevuta da un suo affigliato,
E ben vero che il gesuitico giornale aggiunge
alcune riflessioni per dimostrare che lo scopo
dell’Inghilterra è affatto politico, e che lo missioni altro non sono che mezzi per estendere la
di lei influenza : ma cotesta è una vecchia arma
d’offesa che più non offende perchè irrugginita c
spuntata. Il suddetto Unirers adorna eziandio il
racconto, qua e là, di punti ammirativi, quasi
per*beffarsi di que’buoni successi della propaganda evangelica moderata, placida e legale che
egli stesso ha la bontà di rivelare al mondo cattolico romano e di cui lo ringraziamo infinitamente,e doppiamente renderessimo grazie all’ilrmonia, al Callolico, al Campanone, e nU'ufpciale
Ciriltà Cattolica di Roma, se avessero essi l'altra,
bontà di riprodurre la corrispondenza di cui parliamo e che traduciamo.
« Uno de'nostri corrispondenti (cosi ri/ntuerj)
di (,’ostantinopoli ci richiamava testé a far attenzione all'attività della propaganda protestante. I
missionarii inglesi ed americani cercano infatti
di trar partito della nuova posizione surla dopo
l'intervento delle potenze occidentali in Turchia.
« I giornali inglesi pubblicano, dal canto loro,
particolari che confermano lo asserzioni de’nostri corrispondenti. Si è formata a Londra un»
società in aiuto delle missioni in Turchia (Turkish missions aid society ]. I suoi membri tennero
il 30 ottobre una raunanza destinata a testimoniare la simpatia loro al reverendo dottor llamlin, missionario americano, che passò 20 anni ad
evangelizzare l’Oriente e che ritornò a Costantinopoli, centro del suo ministerio.
« Il resoconto di questa riunione ci mostra che
i protestanti inglesi ed americani fondano grandi
speranze sulla situazione della Turchia. Il colonnello sir Rnrico Rowlinson, che abitò a lungo
l’Oriente, espose cbe il protestantismo vi era affatto ignoto venti anni or sono, e raccontò un
aneddoto assai curioso per mostrare la grossolana idea che gli Orientali avevano a quell’epoca
dei protestanti e del loro culto. L'n ebreo, ch'era
fuggito da Gerusalemme, andò a Bagdad a chiedere la protezione del console inglese, e questi
gli rispose che non aveva alcun titolo a tale protezione : l’israelita soggiunse allora ch’egli era
protestante; e il cousole. curioso di sapere se il
chiedente aveva qualche idea del protestantismo,
gli domandò in ehe consisteva la fede abbracciata da lui ; ecco la risposta ; «Io mangio porco,
bevo vino e non credo in Dio ». La notizia che
si aveva allora del protestantismo si riduceva
a ciò. Ma quali progressi non si fecero in venti
anni, e specialmente nei due ultimi !
» 11 reverendo dottore Ilamlin racconta meraviglie del suo zelo, c stima le circostanze oltremodo favorevoli al successo delle sue missioni.
La Turchia gode oggidì della libertà della stampa.
Il reverendo M. Hamlin gioisce perché si può
tutto stampare, tutto esporre in vendita, tutto far
distribuire. I missionari hanno al servizio loro
Ja libertà della stampa, la libertà dei culti, la
libertà d'insegnamento : che potrebbero chiedere
di più? Il loro apostolato si esercita in ispecie
presso gli Armeni. Il reverendo 51. Hamlin assicura che le missioni protestanti contano al presente in Turchia 31 chiesa , 100 scuole , di cui
17 a Costantinopoli. Nel detto numero havvi 13
4
scuole per fanciulle. Soltanto daU’America i missionarii ricevono 1,500,000 franchi. Non è detto
fio che dà loro l’Ingliilterra; ma è facile pensare
che il viaggio del reverendo M. Hamlin non sarà
stato infruttuoso, e che la manifestazione d’Exeter-Hall non sarà stata infeconda u.
I buoni successi dell'evangelizzazione in Turchia sono palesati dairUnivers col veleno nella
penna, ma pure sono palesati; e veleno specialmente nascondono le parole che si riferiscono
alla libertà sia di coscienza, sia di culto, sia d’insegnamento, sia di stampa, ecc.; or noi, è d’uopo
ripetere, dell’arficolo surriferito lo ringraziamo
Inghilterra.— Evangelizzazione.— Leggiamo
nella Semaine Religieuse : L'attività incessante
de’ cristiani inglesi fa lor trovare ogni di qualche
nuova maniera d'annunziare il Vangelo. Testé la
Società d’incoraggiamento per le predicazioni in
pien’aria ebbe l’idea d’inviare de’ missionarii nei
luoghi dove le corse di cavalli attraggono immense moltitudini. A Beading adunque dodici
evangelisti hanno successivamente annunziato
la buona novella di salvezza in una piazza di mercato ; ogni sera, durante le corse, alla festa e
corse di Barnet, centinaia di persone si affollavano dintorno agli evangelisti, e ciuque fra loro
4>oterono predicare senza interruzione nel medesimo sito, talmente grande era l’attenzione. Si
osservò eziandio un predicatore pervenire ad interessare tanto gli uditori che, allorquando i cavalli passarono, nemmeno uno di quelli si volse
jjer vederli correre.
■America. — Sentimento cristiano.— Uno dei
più ricchi coltivatori di canne da zucchero delle
rive dol Mississipi morendo compiè un atto che
farà benedire la sua memoria. M. Ci. W. John*ton, di cui la fortuna in beni fondi era stimata
del valore almeno di 700,000 dollari (3,500,000
franchi), volle che tutti i suoi schiavi, in numero
•di 200, fossero dichiarati liberi, e che in oltre ve_
nisse dato a ciasceduno di loro uno cinquantina
di dollari.
Delitto di un prete. — Leggesi nell'Eco d’Italia :
Ci scrivono da Cleveland , in data del 20 corrente mese, che un prete tedesco, per nome Federico Bauer, è stato arrestato sotto accusa di
aver tratto a morte una fanciulla di undici anni.
Pare che la ragazza avesse commesso l’imperdonabile delitto di aver frequentata la scuola domenicale dei protestanti, ove si dilettava a leggere ed imparare a memoria alcuni squarci del
Vangelo.
Un giorno la piccola Barbara Forman, entrata
nella scuola cattolica, veniva afferrata dal buon
pastore Federico Bauer. e legatala boccone su
di una sedia si diede a torturare il corpo delia
ianciulla, or percuotendola con un bastone, ora
strappandole i capelli, e finalmente atterratala al
suolo le calpestava il ventre con ripetuti calci !
Dopo pochi giorni la Barbara Forman moriva
vittima dell’assassinio pretesco , ed il sacerdote
dell'.'>,1 tare trovasi alle segrete sotto processo di
<)mici(lio.
America del Sun. — Progressi del Vangelo.—
.M principio del nostro secolo la Riforma non
era ancora penetrata nell’America del Sud: ogfridi è stabilita nelle principali città. Quella di
Buenos-Ayres conta quattro templi evangelici,
ed uno se ne costruisce ora nella citta di Cartagine, capitale della Nuova Granata.
Stati Uniti. — Giornali religiosi. — Soltanto a
New-York si pubblicano quindici giornali religiosi, alla testa dei quali c'è il Christian advocate
ohe conta 30,000 associati. Poi vengono L’Indépendant che ne ha 25,000 ; il New-York Observer,
21,120; il giornale di Freeman (cattolico), 1,600,
ed altri. L’esistenza di tanti fogli in una sola
città che trattano materia religiosa è di certo una
grande prova dello spirito cristiano degli abitanti. Quale differenza in Europa! Lasciando
stare l’Inghilterra, ben pochi son quelli nel continente che amino istruirsi della verità del Cristianesimo ; dai più la religione è considerata un
fuor d'ojiera, una noia, una inutilità!
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