1
H
ILAICITÁDEUOSTATO*
' a Oscar Luigi Scatfaro
WLONASO
BIBBIA E ATTUALITÀ I
LA CROCE
«Noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i giudei è scandalo e per
i gentili pazzia»
1 Corinzi 1,23
PER molti la fede in Dio corrisponde a una fase nella crescita deU’uomo ormai superata. Prima si pregava per la crescita del
grano, oggi mettiamo il fertilizzante. Oggi la nostra speranza si fonda sull’ipertecnologia e sull’ingegneria genetica. Ma veramente
l’essere umano ha raggiunto la
maturità, ha sconfitto attraverso la
sua scienza e tecnologia i suoi
grandi nemici naturali? A che servono i gioielli della tecnica se non
vengono impiegati per sconfiggere
i nemici dell’umanità, della giustizia, della pace? Perché risultano
tanto contraddittorie le nostre
scoperte? Da una parte siamo vicini alla chiave che disinnescherà
tante malattie mortali, dall’altra
un miliardo e trecento milioni di
esseri umani sono condannati alla
precarietà della minaccia di morte
per fame. Non disprezzo la scienza e la tecnologia, ma avverto che
tutto questo progresso non ha intaccato i problemi centrali della
vita umana, anzi in un certo senso
li ha peggiorati, perché l’uomo
primitivo con le sue armi non poteva distruggere in un secondo intere città, seminando la morte per
secoli in un’intera regione. Dunque, oltre la scienza e la tecnologia, abbiamo bisogno di qualcosa
d’altro per portare ordine, armonia e significato nelle relazioni
umane. Ciò di cui ha bisogno
l’umanità è di rivolgere lo sguardo
alla croce di Gesù Cristo, al suo
vangelo dell’amore di Dio.
IL messaggio della croce raggiunge il centro, la radice di tutte le
nostre malattie fisiche e spirituali.
Solo la croce di Cristo può guarirle
radicalmente. Perché è scandalosa? Perché al saggio dice che non
sarà la sua scienza e tecnologia a
salvarlo, ma la grazia e la misericordia di Dio offerte gratuitamente
nella croce. Ogni debito è stato pagato da Cristo, il servo sofferente di
Dio ha accettato di portare tutte le
contraddizioni della vita umana, i
suoi pesi, le sue frustrazioni e debolezze, per redimere la nostra
storia e la nostra impotenza, il nostro orgoglio dall’interno, da un
corpo come il nostro di sangue e
ossa, di carne mortale. Molti greci
lo respinsero come una follia, un
insulto aH’intelligenza umana, alla
ragione. Ma la ragione ha fallito,
non ci ha portato verso il paradiso
terrestre, anzi ci ha lasciato il muto
orrore del missile atomico.
Molti ebrei, invece, lo respinsero perché ritenevano scandaloso il fatto che né la loro pietà
né la loro religiosità potessero
avallare il proprio merito e la giustizia davanti a Dio. L’orgoglio naturale e umano si ribellava contro
un Dio di grazia, che salva non per
i nostri conseguimenti o raggiungimenti, ma per amore e pietà verso le sue creature. La dottrina della grazia che salva, della sufficienza della sola fede continua ad essere una follia e uno scandalo.
Perché ci insegna la strada della rinuncia, del deporre la pretesa di
potere raggiungere, con i nostri
poteri mentali e morali, la salvezza
8 l’armonia, la redenzione e il riscatto dell’intera umanità, dell’intera storia umana.
Martin Ibarra
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/8 legge 662/96 - filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso TUffiào PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 10-10 marzo 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
lEDITORIALE
Parità scoiastíca da rivedere
di BENIAMINO LAMI
IBIOETIC
Oonazioni e manipolazioni
sa
di GIANNI FORNARI
lECO... DELLE,
ro degli ospedali'
di DAVIDE ROSSO
Acceso dibattito sul caso di maternità surrogata autorizzata dal tribunale di Roma
Un utero «in prestito»
Franca Long: «Bisogna evitare chiusure pregiudiziali e riuscire a comprendere i cosi
diversi». Anna Rollier: «Il progetto di legge in discussione al Senato è già superato»
EUGENIO BERNARDINI
X5 ISOGNA vigilare sul rischio
\\ Il della mercificazione del cor
po femminile, e al tempo stesso bisogna sviluppare una riflessione sulla possibilità di un’autentica “etica
del dono”, per capire che cosa significa, anche in questa dimensione, la
coscienza del limite»: questo il commento di Franca Long, membro della Tavola valdese e autrice di alcuni
saggi sulla sessualità e sulla famiglia
in una prospettiva protestante, sulla
questione sollevata dalla sentenza
del tribunale di Roma, resa nota il 28
febbraio, che ha autorizzato l’impianto di un embrione fecondato da
una coppia impossibilitata a procreare nell’utero di un’altra donna.
Da parte cattolica la decisione del
tribunale di Roma è stata condan
nata in modo pressoché compatto.
Il «Gruppo di lavoro sui problemi
etici posti dalla scienza», costituito
dalla Tavola valdese nel 1992 per
promuovere la riflessione su questa
complessa materia, ha elaborato negli ultimi anni alcuni significativi documenti: «Il ricorso a una donna
compiacente per la gestazione deve
essere valutato con la massima cautelà - si legge in un testo del 1995 intitolato Bioetica, ricerca e orientamenti (contenuto in un libretto edito
dalla Claudiana dal titolo Bioetica,
aborto, eutanasia] -, non tanto perché presenti problemi etici intrinsechi, quanto per la scarsità di conoscenze sul rapporto che intercorre
tra gestante e nascituro e quindi sulle conseguenze (per entrambi) della
separazione subito dopo la nascita».
Anche Franca Long richiama alla
cautela nella valutazione di questa
problematica: «È opportuno evitare
chiusure pregiudiziali e riuscire a
comprendere i diversi casi, eppure il
rischio della mercificazione del corpo
femminile è un dato reale, su cui bisogna costantemente vigilare». Lo
stesso «Gruppo di lavoro», nel documento La procreazione medicalmente
assistita (pubblicato in Riforma del
15 ottobre scorso e poi anche dalla
Claudiana), sottolinea che «la natura
di certe applicazioni delle nuove tecnologie riproduttive rischia di condurre alla commercializzazione e alla
strumentalizzazione del corpo della
donna e del corpo umano in generale
e alla perdita della centralità dei soggetti della procreazione». «Nel caso
specifico - prosegue Franca Long -,
Segue a pag. 6
Immigrazione
L'Italia è al 4**
posto in Europa
Dopo Germania, Francia e Gran
Bretagna, l’Italia è al quarto posto in
Europa per immigrazione. Nel nostro
paese sono presenti un milione e
mezzo di regolari, con una crescita
nel ’99 di 240.000 unità (+19,2%) e
con una incidenza sulla popolazione
del 2,5% contro il 5,1% della media
europea. Lo ha reso noto la Caritas di
Roma presentando il suo dossier annuale sull’immigrazione. Nel ’99 è ripreso il boom degli arrivi dall’Est
(+111.000 unità) con aumenti, rispetto al '98, che vanno dal 65% della Romania al 59% dell’area balcanica.
Crescono del 40% gli arrivi da Cina e
Nigeria. Lombardia (316.400) e Lazio
(263.207) sono le regioni che hanno
più immigrati regolari, tra le province
la prima è Roma (237.880, +8% sul
’98); segue Milano a 172.976 (+ 7%).
Aiuti al Mozambico
La Fcei lancia
un appello
La Fcei lan^a una sottoscrizione
per le vittime dell’alluvione in Mozambico. I fondi raccolti saranno canalizzati attraverso «Action by Churches Together» (Act), l’agenzia di aiuti umanitari promossa dal Consiglio
ecumenico delle chiese e dalla Federazione luterana mondiale. Act è già
all’opera in Mozambico con i primi
aiuti; sono previsti un centro medico,
pozzi e impianti sanitari. Act ha lanciato un primo appello per 1,1 milioni di dollari (circa due miliardi di lire). Le offerte possono essere inviate
sul conto corrente postale numero
38016002 intestato alla Federazione
delle chiese evangeliche in Italia, via
Firenze 38, 00184 Roma, specificando nella causale prò Mozambico.
Valli valdesi
La carenza
di infermieri
Cevaaapag. 15
Come si riscontra a livello più generale nel nostro paese, anche nel Pinerolese e nelle valli valdesi la carenza di personale infermieristico sta diventando un problema assai grave,
alle cui radici troviamo l’indubbia
pesantezza degli studi, la difficoltà
intrinseca del lavoro e la scarsità di
gratificazioni. 11 problema è ora rilevante anche nell’ambito delle opere
valdesi, che risentono pure della
concorrenza del settore pubblico,
che può garantire remunerazioni
maggiori. Ora che la «scuola» è diventata corso di diploma universitario, si conta molto sulla formazione
dei giovani: si ipotizzano incentivi e
borse di studio per quei giovani che
vorranno studiare da infermiere.
■ L'OPINIONE I
IL CILE
DI PINOCHET
Segue a pag. il
Forse non tutti ricordano che uno
dei motivi per i quali fu arrestato Augusto Pinochet in Inghilterra fu quello
di essere entrato nel paese con un passaporto falso. Ora con un altro salvacondotto falso Pinochet è rientrato in
Cile. Li Ltampa di sabato 4 marzo titolava: «Mi-acolo a Santiago. Pinochet
cammini ». La sedia a rotelle non serve
più. Dire un’opinione sul tema non è
affatto semplice; meno ancora l’opinionr, come vorrebbe il titolo della rubrica. Tentiamo piuttosto di raccogliere all une impressioni a caldo.
Ai tonio Polito, uno dei più autorevoli commentatori del quotidiano La
Repubblica, il 2 marzo scrive: «...da
quel giorno dell’ottobre del ’98 in cui
gli inglesi arrestarono Pinochet (...) la
Giustizia ha riconosciuto che neanche
un ex capo di stato può essere immune per i reati di tortura. È solo perché
vecchio e malato, perché soffre di perdita di memoria e di una forma di demenza senile, che Pinochet non sarà
processato. Non perché è stato assolto
dai suoi crimini». Aggiungerei che,
comunque sia, Pinochet non torna nel
paese che aveva lasciato. Non solo
perché un socialista ha vinto, di misura, le elezioni, ma perché destra e sinistra, sia pure con motivazioni e aspettative diversissime, hanno chiesto che
il dittatore (non mi piace parlare di ex
dittatore) fosse processato in patria
Se un processo vi sarà non lo possiamo sapere, ma è certo che Pinochet
era più libero in esilio che in patria,
protetto dai suoi amici.
Aggiungerei che dal punto di vista
di molti sudamericani gli interventi
del Nord nelle vicende del Sud America non sono qualcosa che si accetta
come ovvio, neppure quando si è in
sintonia con il punto di vista di chi interviene. Per esempio, neppure oggi è
stato digerito del tutto l’intervento
inglese nella vicenda delle FalklandMalvinas. L’alleanza Pinochet-Thatcher, l’arresto in epoca «laburista», la
«grazia» del ministro britannico
Straw saranno un bel rebus da interpretare per tutti i cileni. Ma quello
che probabilmente è più triste in tutta
questa vicenda è l’imbarazzo europeo, la ragion di stato che fa sì che la
tensione morale nella politica europea sembri oggi ben tiepida. Abbiamo
i Balcani, abbiamo la Cecenia, un Est
liberato che non sa usare la sua libertà e così via: che vogliono ancora
questi paesi lontani? In fondo, oggi,
non hanno la democrazia?
Probabilmente non ci si rende conto
a sufficienza, dall’Europa, che le de
mocrazie del «cono Sud» dell’America
non sono solamente fragili ma si basa
no sovente su un equivoco: che si pos
sa procedere nella democrazia «di
menticando». Vi sono molte persone,
che sarebbe ingiusto considerare sein
plicisticamente conservatrici, che ci/n
cordano nel condannare le ditta ure
ma sono convinte che non ci foss, al
tra scelta davanti al pericolo comuni
sta; vi sono molte persone che pensa
no che solo l’oblio possa portare pace,
La lezione sudafricana, o per certi v
si tedesca, di ricostruire senza dimi
ticare, qui non sta passando; •: que,tj
mi pare il rischio più prave. In ques a
situazione regalare a'. Cile, diviso in
due metà nella politica, un motivo di
scontro non è un ber regalo. Si poteva
non arrestare il di latore; si poteva
non rimpatriarlo; n' m si è saputo fare
né Luna né l’altra co >a.
Sergio Ribet
?'■! - i
Ìf'
Ili!:
V’ '
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2
PAC. 2 RIFORMA
VENERDÌ 10 MARZO 2fif>,l 0ERDÌ1O
^Al direttore del
coro. Salmo di
Davide,
^ quando il
profeta Natan
venne da lui,
dopo che Davide
era stato da
Batseba.
Abbi pietà
di me, o Dio, per
la tua bontà;
nella tua grande
misericordia
cancella i miei
misfatti.
Lavami
da tutte le mie
iniquità e
purificami dal
mio peccato;
poiché
riconosco le mie
colpe, il mio
peccato è sempre
davanti a me.
Ho peccato
contro te, contro
te solo, ho fatto
ciò ch’è male agli
occhi tuoi.
Perciò sei giusto
quando parli,
e irreprensibile
quando giudichi.
Ecco, io sono
stato generato
nell’iniquità,
mia madre mi ha
concepito nel
peccato.
Ma tu desideri
che la verità
risieda
nell’intimo:
insegnami
dunque la
sapienza nel
segreto del
cuore»
. (Salmo 51.1-8)
Altre letture:
Ebrei 4,14-16;
Matteo 4,1-11
Titoli delle
prossime
meditazioni
2) La rimozione del peccato (w. 9-11).
3) Dio ci ricostruisce
(w. 12-14).
4) Pedagogia del perdono (w. 15-17).
5) Una società ricostruita (w. 18-21).
LA REALTÀ DEL PECCATO
Come confrontarci con Id realtà del peccato in modo che il senso del peccato
non si trasformi in un opprimente senso di colpa da cui saremmo distrutti
BRUNO ROSTACNO
IL salmo 51 è la più classica
I.....................
delle confessioni di peccato,
presente costantemente nella liturgia ebraica, ma anche regolarmente utilizzata nella liturgia
di tutte le chiese cristiane. Non
è solo una suggestione romantica che ha spinto gli editori biblici del salmo a metterlo direttamente in relazione con il doppio
peccato del re Davide: l’adulterio con Batseba e l’omicidio del
di lei marito Uria. 11 peccato nelle stanze del potere coinvolge
l’intera nazione e la porta alla
rovina: perciò è essenziale sapere che il potente si è umiliato
davanti a Dio e ha invocato il
perdono. Ma il peccato del potere, in tante altre forme, continua a esistere anche dopo Davide, e disgrega il patto sociale,
minando la fiducia della gente.
Tutti i potenti devono quindi
prendere esempio da Davide e
tornare a Dio umiliati? Sarebbe
bello, ma il salmo non è costruito su questa illusione. Davide si
è pentito, ma per il futuro solo
un nuovo intervento di Dio può
risanare la società disgregata.
Nel frattempo, ogni singolo si
trova davanti a Dio, e si apre
quindi lo spazio per la confes
Preghiamo
Signore, facciamo un esame dì coscienza.
Riconoscieuno i nostri errori.
Ci pentiamo delle nostre azioni
e tu ci concedi Q tuo perdono.
Eppure tutto resta come prima,
ed è motivo di scoraj^amento.
Non diventiamo migliori da noi stessi
e più credibili per gli altri.
Parliamo di lìlrèrtà restando prigionieri.
Difendiamo la nostra morale
irrigiditi nei nostri principi '
Vendiamo la nostra libertò ,
per il «piatto di lenticchie» ‘ . '
della nostra rispettabilità. ‘ .
Continuamente ripiegati sul peccato ‘ ^ ,
non sappiamo superarlo. , ..
Scaviamo nel nostro passato . !.
aumentando in noi la confusione. ,, ..,, , '
Tu hai detto, Signore:
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi.
1 Noi stessi siamo il peso che portiamo.
I Hai detto. Signore:
Accoglierò chi mi cerca.
, Nottj^dicarci, Signore.
„ , , JòrgZink
sione personale. Il re non è altro
che un povero peccatore, e
quindi ogni povero peccatore
può pregare come il re. Che la
democrazia nasca da qui?
Ma perché parlare oggi di peccato? Non è un discorso del tutto
«fuori», del tutto inattuale? Nel n.
9 de «L’Espresso» (2 marzo 2000),
a pagina 123, trovo un’interessante dichiarazione dello storico
tedesco Joachim Test. L’intervistatore, a proposito dello scandalo che ha travolto la Cdu (democrazia cristiana) e parte della
Spd (partito socialdemocratico),
gli chiede: «Ma questa normale
corruzione non fa a cazzotti con
la vostra etica protestante dell’efficienza, diligenza e correttezza?». Risposta dello storico:
«Noi tedeschi abbiamo molte
più difficoltà a digerire uno
scandalo del genere. Nel profondo della nostra anima luterana si
sta però muovendo qualcosa:
anche in Germania i criteri morali si stanno allentando, ed è
questo il vero segno di modernità o normalità del paese».
Una volta si chiamava decadenza, oggi si chiama modernità
o normalità. Il senso del peccato
fa male alla salute: ormai questo
è un dogma consolidato, almeno
quanto il motto mozartiano, pudicamente volto al maschile: così
fan tutti. Di fronte alla mentalità
corrente il salmo appare lontanissimo, ma proprio per questo
vai la pena ascoltarlo. Ci si può
certo sbarazzare del senso del
peccato, ma il prezzo è la perdita
del senso di responsabilità; possiamo sfruttare le risorse del pianeta e inquinare senza farci problemi, ma ciò è irresponsabile
verso le generazioni future: in un
modo o nell’altro, del peccato
non ci si può sbarazzare: rimosso, ritorna come senso di colpa,
dagli effetti devastanti. 11 salmo
ci invita a guardare in faccia la
realtà del peccato; ci insegna a
farlo in modo non opprimente,
ma liberante.
sare, di guardare in se stessa.
L’invocazione non viene alla fine; è la premessa, non la conseguenza: possiamo guardare in
faccia il peccato solo quando'
siamo sotto il riparo della grazia
di Dio, non certo quando pretendiamo di affrontarlo da soli.
In altre parole, c’è chi si è esposto prima di noi, e ha preso su di
sé le conseguenze del nostro
peccato: la grazia per noi ha il
volto accogliente di Gesù: Levi,
Zaccheo, Maria Maddalena, la
donna samaritana, hanno visto
chiaramente la propria realtà
dopo averlo incontrato, hanno
misurato il peso nel momento in
cui egli permetteva loro di deporlo. (3hi non si affida alla
bontà di Dio non resiste al pensiero del proprio peccato; è costretto a rimuoverlo, cioè a passarci sopra, come su una lastra
di ghiaccio, che improvvisamente può rompersi inghiottendolo.
Tre provocazioni
SOLO dopo aver invocato la
La misericordia di Dio
IL salmo, notate, non comin(
(tratto da Corbe priq^are, Claudiana, 1988, p.l95)
eia dal peccato; il peccato è sì
l’oggetto del discorso, ma non è
affatto la realtà dominante. La
realtà dominante è la bontà, la
misericordia di Dio: abbi pietà,
curvati pietoso verso questa
creatura che giace impotente e
confusa, o troppo affaccendata
per avere ancora la forza di pen
' grazia, la persona credente è
libera di denunciare il proprio
peccato: non è né autocompiacimento né piacere di tormentarsi, è un guardare il terreno su
cui ci si trova, per poter iniziare
a camminare nella direzione
giusta. Solo che il salmo lo fa in
modi che oggi appaiono irricevibili; la sua denuncia suona come una serie di provocazioni.
Prima provocazione: «Il mio
peccato è sempre davanti a
me». Come si fa a vivere, se il ricordo del peccato ci insegue e ci
perseguita? Non si può; per
questo il perdono è assolutamente indispensabile. Tuttavia,
alla luce del perdono, non abbiamo più necessità di illuderci
e sappiamo che la nostra realtà
è di essere peccatori e peccatrici. Il peccato è sconfitto ma, per
evitare che cadiamo in una falsa
sicurezza, è bene che continui a
morderci un po’. >
Seconda provocazione: «Ho
peccato contro te, contro te solo». E gli altri? Quelli che ho offeso, danneggiato, ucciso? Se è
Davide che pronuncia queste
parole, come può dimenticare
Uria? Il peccato è contro Dio o
contro il prossimo? Oggi molti
tendono a dire: il peccato, se
esiste, è solo nei confronti degli
altri esseri umani. Il salmo dice
l’opposto. Non perché gli altri
siano dimenticati: se così fosse.
perché allora Gesù ci avrebbe
insegnato: «Va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a
offrire la tua offerta» (Matt. 5,
24)? Non si tratta di dimenticanza ma di radicalità; la confessione di peccato va alla radice: se
facciamo male agli altri, è perché ci siamo già allontanati da
Dio; l’offesa al prossimo è una
conseguenza. Ma c’è anche
un’altra ragione: Dio prende le
parti degli offesi; se offendiamo
il prossimo, è come se offendessimo Dio. Se Dio interviene per
giudicarmi, ne ha il pieno diritto; l’offesa fatta alla creatura lo
tocca direttamente.
Terza provocazione: «Sono
stato generato nell’iniquità». Si
potrebbe pensare che qui sia la
sessualità a essere messa sotto
accusa, come manifestazione
acuta del peccato. Ma sarebbe
un fraintendimento. Il peccato
è una realtà che tocca tutti gli
aspetti della persona; però non
si tratta di una realtà soltanto
individuale. Chi prega con queste parole del salmo riconosce:
mia madre mi ha messo al
mondo, ma il mondo non è innocente; non posso liberarmi
dal mio peccato cercando rifugio all’esterno, perché l'ambiente stesso è segnato dal peccato. Il peccatore non può trovare redenzione in una società
sana; è già nato in una società
malata, essa stessa bisognosa di
redenzione.
li vuoto
Tutto buio, dunque? Sì, tut
...............
to buio, e il buio più fitto si
trova proprio nel centro profondo dell’essere umano, là dove
dovrebbe nascere la consapevolezza della propria identità e la
capacità di prendere decisioni
giuste: qui, nel centro della persona, il peccato ha creato un
vuoto: chi commette l’ingiustizia ha veramente perduto se
stesso, ha fallito lo scopo della
propria esistenza. Ma, dice la
confessione di fede del v. 8, Dio
ha il potere di agire proprio in
questa zona buia, al centro della
persona; qui egli vuol far risplendere la sua verità, e allora
tutto si illumina. «Mi insegni la
sapienza»: da questo centro rischiarato nasce una giusta visione delle cose e un progetto sano
che guida le mie azioni.
(Prima di una serie
di cinque meditazioni)
Note
omiletiche
Nc
Consac
L’arcive
Il Salmo 51 ha un posto '
stabile nella liturgia, sij I
ebraica, sia di tutte |; i
chiese cristiane. Si pet,
considerare il testo classi,
co della confessione di I
peccato, e ha ricevuto in. 1
numerevoli commenti, è i hiirv. Geori
uno dei 13 salmi la cui so. | " —
prascritta fa riferimento^
una situazione della vit^
di Davide; l'elenco coni- !
pleto, compresa l'indica- i
zione dei testi in cui il re (
lativo episodio è narrato
si può trovare nell'ottimo
commento di Daniele Gar- ^
rone, a p. 63. Davide peo
catore diventa il modello i
a cui si può ispirare chiunque si senta oppresso dal '
proprio peccato.
Il salmo vero e proprio
inizia al v. 3 (seguiamo la
numerazione della stragrande maggioranza delle
versioni e della totalità dei
commentari; la strana nu- |
merazione della Rivedo- i
ta, purtroppo anche della
Nuova, salvo che nell'edizione del Nuovo Testamento e Salmi del 1982, è
messa tra parentesi).
L'invocazione fa innanzitutto appello alla grazia
di Dio, con tre espressioni
che sono fondamentali
nella teologia biblica:
«Abbi pietà», che indica
un'azione quasi fisica, il
curvarsi di Dio verso il peccatore; «bontà», cioè il favore pieno di tenerezza
con cui Dio accoglie gli
umani nel suo patto; «misericordia», termine materno, che evoca le viscere
e indica intensa commo
zione, totale partecipazio
ne. L'invocazione prose
gue nominando il pecca
to, anche qui con i tre ter
mini classici: pesha', quia
plurale, «misfatti», tra
sgressioni, contiene l'idea '
di ribellione contro Dio; I
'avon, «iniquità», evoca I
un movimento di distor- |
sione, di stravolgimento e |
di allontanamento; c/iat-.
ta't, «peccato», significai! '
mancare l'obiettivo, la de- I
viazione. Non si tratta di
forme diverse di peccato,
ma di tre aspetti della
stessa realtà. In parallelo
con i tre termini, la preghiera invoca l'azione di
Dio, indicata con i tre verbi «cancellare», annullare
per decreto; «lavare», rimettere a nuovo; «purificare», ristabilire nell'integrità originaria. Sequela
confessione vera e propria, articolata in tre affermazioni in cui la realtà
del peccato è colta in tutta la sua radicalità, senza
scuse e senza veli:
V. 5: il peccatore non
vuole più coprire il proprio peccato, vuole guardarlo in faccia, sempre;
V. 6; il peccato, anche
quando colpisce un altro
essere umano, nasce sempre da una ribellione a
Dio; quindi, se Dio accusa,
è giusto, ha ragione;
V. 7: la realtà del peooato non è soltanto individuale; il peccatore non
può trovare redenzione m
una società sana; è già n^'
to in una società malata,
essa stessa bisognosa di
redenzione.
A conclusione di questa
parte, il v. 8 afferma che
la sola via d'uscita sta
nell'azione di Dio, che con
la sua verità rinnova '
centro profondo dell®
persona; la seconda pad®
del versetto va intesa an
ch'essa come un'afferma
zione: «Tu mi insegni
sapienza».
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Nella le
Per
approfondire
- D. Garrone, Il Mise''®'
re. ediz. Marietti, Genova.
1592. ,
- H.-J. Kraus, Teologi
dei Salmi, Paideia, Breso»
1989, p. 255 ss. ,.
- G. Ravasi, Il Hbto d®
Salmi, voi. 2, Edb, Bologna
1983. , .
- A. Weiser, / Salmi
60, Paideia, Brescia.
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I Dopo la consacrazione di due nuovi vescovi anglicani americani a Singapore
No dell'arcivescovo di Canterbury
Consacrazioni «valide ma illegali» dice il portavoce del capo della Comunione anglicana
L’arcivescovo di Canterbury, George Carey, capo della Comunione anglicana
mondiale, ha rifiutato di riconoscere la consacrazione di
due nuovi vescovi a Singapoje, I due preti, americani, sonò stati consacrati a Singapore il 29 gennaio scorso da vescovi conservatori dell’Asia,
lltnerica e Africa i quali ritengono che la Chiesa episcopale (anglicana) degli Usa è
troppo liberale. Quest’ultima
viene criticata dai conservatori che le rimproverano di
accettare l’omosessualità e di
dare troppo spazio al clero
femminile nella chiesa.
I due nuovi vescovi hanno
ricevuto il mandato di mettere in piedi delle «missioni an^cane» negli Usa per «lottare
contro il declino» della chiesa.
Le consacrazioni hanno provocato vive reazioni fra le
chiese anglicane di molti paesi e hanno rivelato l’ampiezza
del fossato esistente tra gli anglicani progressisti e quelli
conservatori, il responsabile
della Chiesa episcopale degli
Usa, il vescovo presidente
Frank T. Griswold, si è detto
«stupefatto» dalle consacraàoni di Singapore.
' George Carey ha qualificato
queste consacrazioni come
«irresponsabili e irregolari» e
ha inviato una lettera a tutti i
vescovi anglicani nella quale
critica questa iniziativa. 1 due
nuovi vescovi americani,
John H. Rodgers e Charles H.
Murphy, sono stati consacrati
nella cattedrale Sant’Andrea
di Singapore da Moses Tay,
arcivescovo dell’Asia del SudEst,e da Emmanuel Kolini,
arcivescovo del Ruanda, coadiuvati da due vescovi americani emeriti e da un altro vescovo ruandese. Lesley Perry,
portavoce dell’arcivescovo di
Canterbury, ha precisato che
le consacrazioni sono «valide
ma illegali». Questo significa,
ha detto, che lohn Rodgers e
Charles Murphy sono vescovi, ma senza legalità per via
di lacune nel processo di
, consacrazione.
, Nella lettera inviata a tutti i
Londra, 11 novembre 1992: dopo l’approvazione deH’ordinazione
delle donne da parte del Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra
vescovi, George Carey spiega
che i vescovi esercitano normalmente il loro ministero
presso una diocesi. Ora, i due
vescovi in questione non
hanno alcuna base territoriale ed è poco probabile che i
dirigenti della Chiesa episcopale Usa li autorizzino a proseguire il loro ministero.
George Carey riconosce tuttavia che i due nuovi vescovi
sono dei «ministri leali e impegnati dell’Evangelo... Non
metto in discussione i motivi
di coloro che hanno partecipato a questo servizio, né il
fatto che essi ritengano che la
situazione negli Usa sia così
grave da giustificare la loro
azione. Tuttavia, la loro concezione del ministero episcopale che sembra averli spinti
ad agire unilateralmente sen
za consultazione e in segreto,
è del tutto estranea alla tradizione anglicana».
La risoluzione della Conferenza di Lambeth nel 1988
sulla sessualità umana (che
dichiarava che la pratica
omosessuale è incompatibile
con le Scritture, ma che tutti
sono amati da Dio) «ha fornito un testo attorno al quale la
grande maggioranza dei vescovi potrebbero riunirsi», ha
aggiunto Carey. I rilievi dell’arcivescovo di Canterbury
dovrebbero essere bene accolti da molti anglicani, in
particolare da quelli degli
Usa irritati da quello che
considerano un’ingerenza ingiustificata nella loro chiesa.
Per Geoffrey Kirk, segretario nazionale di «Forward in
Faith», che rappresenta il clero tradizionalista in Gran Bretagna, George Carey è andato
oltre alla sua autorità rifiutando di riconoscere i due vescovi. «La legalità delle consacrazioni riguarda le province a titolo individuale. Non esistono canoni per l’insieme della
Comunione, pertanto l’arcivescovo non può pronuncicirsi al riguardo. Egli non è il detentore dell’autorità legale
sulle province». (eni)
Premio della giuria ecumenica al Festival del film di Berlino
La lotta delle «Nonne di Plaza de Mayo»
il Premio della giuria ecumenica del recente
Festival del film di Berlino è stato assegnato a
un film-documentario intitolato Bottino di
guerra, il film si riferisce a uno, degli episodi
più dolorosi della storia argentina, segnato da
sequestri di persona e da assassini. Realizzato
dal regista argentino David Blaustein, il documentario si sofferma sulla lunga lotta delle
Nonne di Plaza de Mayo per ritrovare i loro
nipotini, nati in carcere o rapiti durante la dittatura militare (1976-83).
Robert Gurney, membro della giuria e responsabile della comunicazione della Conferenza delle chiese europee (Kek), ha dichiarato che «la lotta delle Nonne di Plaza de Mayo è
un’azione unica in una situazione unica. Una
simile organizzazione non si trova in nessun
altro paese perché da nessun’altra parte ci so
no stati tanti sequestri e tante nascite in carcere». Bottino di guerra ricorda inoltre il ruolo
svolto dal movimento ecumenico che ha sempre sostenuto la lotta delle Nonne.
Un altro premio è stato assegnato al film
Wo de fu Qin mu qin (thè Road Home) del famoso regista cinese Zhang Yimu. Per la giuria,
il film «presenta la storia della vita in Cina e
dei cambiamenti politici verificatisi durante
40 anni, situando l’azione in un contesto rurale, duro ma profondamente bello». Il film ha
ottenuto l’«Orso d’argento» della giuria internazionale del Festival di Berlino.
Un terzo premio è stato assegnato al film
neerlandese De Grote Vakantie (le grandi vacanze) del regista Johan van der Keuken. Il
film narra la storia vera della lotta del regista
contro il cancro. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
I Giappone
Premio «Niwano» 1999 al pastore
sud-coreano Kang Won Yong
TOKIO — Il premio buddista internazionale per la pace
della fondazione giapponese «Niwano» è stato assegnato
quest’anno al pastore presbiteriano sudcoreano Kang Won
Yong, 82 anni, che dagli Anni 70 si batte per i diritti umani, la
giustizia sociale e il dialogo tra le fedi, e che ha ricoperto incarichi di responsabilità nel Consiglio ecumenico delle chiese e nella Conferenza cristiana per l’Asia. L’anno scorso il
premio è stato assegnato alla Comunità di Sant’Egidio. (nev)
I Stati Uniti
Anche le fedi non cristiane nel nuovo
annuario delle chiese americane
NEW YORK — Per la prima volta l’annuario delle chiese
americane e canadesi, pubblicato dal Consiglio nazionale
delle chiese Usa e giunto alla sessantottesima edizione,
contiene anche informazioni sulle principali fedi non cristiane presenti nell’America del Nord: Baha’i, buddisti, induisti, musulmani, gianisti, ebrei, nativi americani e Sikh.
In questo modo, spiegano i redattori, si vuole dare un contributo al dialogo interreligioso e sottolineare il crescente
pluralismo religioso della società americana. (nev)
Gran Bretagna
La traduzione della Bibbia nel mondo
aiuta a preservare le lingue
LONDRA — La traduzione della Bibbia in nuove lingue è
un prezioso contributo al mantenimento delle lingue che rischiano di scomparire: lo ha affermato Geoffrey Stamp, caporedattore dell’Alleanza Biblica Universale (Abu), presentando il rapporto annuale dell’Abu, che registra nel 1999 traduzioni bibliche in 21 nuove lingue. Attualmente la Bibbia (o
parti di essa) è tradotta in 2.233 lingue: poco più di un terzo
delle 6.500 lingue viventi del mondo. Fra le ultime traduzioni
troviamo quelle della Bibbia completa in «azumeina» nel
Ciad, in «nuer» in Sudan, in «pakpak dairi» in Indonesia, lingue nelle quali non esistevano finora versioni complete. Tali
traduzioni rendono ormai accessibile la Bibbia a grandi
gruppi di popolazioni. Infatti, oltre 1,2 milioni di persone
parlano il pakpak, oltre 840.000 il nuer, e oltre 150.000
Tazumleina. Attualmente l’Abu gestisce 708 progetti di traduzioni, 45 dei quali sono in corso di produzione. (eni)
S. Filippine
II Consiglio nazionale delle chiese
denuncia le esercitazioni militari
MANILA — Il Consiglio nazionale delle chiese nelle Filippine (Nccp) ha denunciato le esercitazioni militari congiunte tra Usa e Filippine, svoltesi dal 21 al 28 febbraio. Tali
esercitazioni, afferma il Nccp, che raggruppa le principali
chiese protestanti del paese, «creano una cultura di dipendenza da una forza straniera» e sono regolarmente accompagnate da violazioni dei diritti umani (specialmente per le
comunità indigene), uso di droghe e prostituzione, (nev/eni)
: Il punto di vista di un pastore evangelico tedesco sulla recente «dichiarazione congiunta» firnnata il 31 ottobre scorso
C'è davvero unità tra luterani e cattolici romani sulla dottrina della giustificazione?
THOMAS BERKE*
'•almi
I Sulla problematica
di contenuto della
«dichiarazione congiunta»
In fondo la «dichiarazione congiunta» mostra che di fatto non esiste un compromesso sulla questione della giustificazione. O l’essere
Umano viene giustificato davanti a
»io solo tramite Cristo, solo metiiunte la grazia e solo mediante la
propria fede, senza possibilità alcuna di contribuire da solo all’ottenimento e al mantenimento della grafia di Dio, oppure l’uomo ha la possibilità, sulla base della grazia di
»io, di concorrere alla propria sal'^ezza. Quest’ultimo punto è la posinone del Concilio di Trento. La dot^a della giustificazione tridentina
® la risposta romana alla provocanone attraverso la Riforma e punto
partenza della Controriforma a
partire dalla metà del XVI secolo. Si"0 ad oggi costituisce il punto di
Potenza della base teologica della
thiesa romana e quindi anche di
gli abusi criticati dalla Riforma,
^ni criticavamo dal punto di vista
®'^hgelico le indulgenze, che ora
®ono state di nuovo annunciate per
‘Anno Santo 2000, abbiamo critica® penitenze nella confessione, la
tecita del rosario come prestazione
®ngiosa, le funzioni per i morti come concorso dei credenti all’acco^ento in cielo di un defunto, la
del tesoro di grazia dei san' *3 venerazione di Maria e della
gerarchia sino alla carica del papa.
Ma spesso abbiamo dimenticato la
radice di questi abusi cattolici, ossia
la dottrina della giustificazione del
Concilio di Trento. Purtroppo ciò
deve dirlo anche la Federazione luterana mondiale.
Gli abusi romani sono la
conseguenza di una dottrina della
giustificazione non biblica
La Chiesa cattolica lusinga la vanità dell’uomo con l’annuncio che
egli può collaborare alla propria salvezza. Contemporaneamente però
tiene l’uomo nella paura e nell’incertezza sul punto se egli ha fatto
effettivamente abbastanza. Sull’altro fronte la Riforma ha rinnovato la
chiesa attraverso la visione biblica
della certezza di salvezza mediante
la fede in Gesù Cristo. L’abolizione
degli abusi ecclesiastici citati è una
conseguenza diretta della giustificazione solo per fede. L’uomo è escluso dal contribuire alla propria salvezza, ma attraverso la fede in Gesù
Cristo, che con la sua morte sulla
croce ha fatto abbastanza, ha la piena certezza del suo riscatto. Le buone opere dei credenti sono conseguenza e frutto della fede e servono
a favore del prossimo, senza che
producano qualcosa presso Dio. Su
questa base è stata riformata la
chiesa. Conseguenza della «dichiarazione congiunta» risulta però che
l’indulgenza, la penitenza nella
confessione, la venerazione di santi
e Maria e gerarchia ecc. vengono riconosciute indirettamente anche da
parte luterana come possibile pratica ecclesiastica.
Nella giustificazione
non è possibile
alcuna «terza via»
La «dichiarazione congiunta» non
ha potuto presentare alcuna reale
terza via. Che l’uomo possa qualcosa solo con la premessa della grazia
di Dio, non è mai stato controverso
dai tempi della Riforma e perciò
non si tratta neppure di una nuova
visione ecumenica. La differenza sta
nell’esclusivo «solo per fede» della
Riforma, che esclude anche il contributo dopo aver ricevuto e accettato la Grazia. La «dichiarazione
congiunta» suscita anche qui l’impressione che la dottrina della giustificazione cattolica sia una possibilità legittima, ciò che invece non è
sotto l’aspetto biblico. Lo stesso vale per la concessione che «i cattolici
possono sentirsi impegnati da più
criteri» (articolo 18). Sono proprio
questi «altri criteri» ad essere in
contraddizione con la giustificazione solo per fede.
Preoccupante è anche la nota 9,
in cui viene scorporato tutto l’aspetto della comprensione delle chiese.
Ciò porta alla conseguenza che con
la «dichiarazione congiunta», da Roma non è stato espresso alcun riconoscimento delle chiese luterane
come chiesa. L’appendice allegata
successivamente, come già detto,
prevede purtroppo ulteriori chiarimenti in direzione della dottrina
cattolica. Ciò vale in particolare per
la comprensione dei peccati. La
Riforma si fonda su una percezione
radicale del peccato, dell’abbandono abissale dell’uomo davanti a
Dio, che permane nell’uomo anche
dopo il battesimo. Per la parte cattolica invece, tramite il battesimo è
rotta la potenza del peccato, il peccato ha poi solo ancora un significato personale. Solo quando dunque il
peccato diventa un atto di responsabilità personale, esso porta l’uomo battezzato alla separazione da
Dio. A questa dottrina cattolica la
Federazione luterana mondiale ha
aderito completamente nella «appendice» alla «dichiarazione congiunta».
La dottrina delia giustificazione
della Riforma rimane condannata
da Roma
A una attenta lettura anche la
promessa di ritiro delle condanne
dottrinali si dimostra viscida diplomazia. Soltanto «la dottrina della
giustificazione delle chiese luterane
presentata in questa dichiarazione
non viene colpita dalle condanne
dei Concilio di Trento» (articolo 4).
Ciò significa con estrema chiarezza,
che la dottrina della giustificazione
dei riformatori continua ad essere
respinta da Roma.
Purtroppo, sarà molto difficile
perciò poter contraddire il cardinale Ratzinger quando in una intervista al giornale italiano «30 giorni»
(n. 617, luglio 1999) afferma: «Il documento dice che le scomuniche di
Trento in questo settore non tocca
no la dottrina così come è esposta
oggi. Nello stesso tempo il valore
veritativo delle scomuniche, comunque, rimane quello. Chi si oppone alla dottrina esposta a Trento
si oppone alla dottrina, alla fede
della Chiesa».
Il Sinodo della Chiesa valdese ha
respinto con una delibera del 1998
la «dichiarazione congiunta», perché in essa la giustificazione viene
trattata come un principio di fede
fra gli altri e non come centro della
fede e della teologia della chiesa.
Con questa affermazione ha fatto
centro. La «dichiarazione congiunta» fa vedere l’urgenza di un ritorno
nella chiesa evangelica al pensiero
originario della Riforma. Si tratta
qui del fondamento della nostra
chiesa. In fondo il frutto di questo
documento problematico lo possiamo vedere nel fatto che importanti
settori del mondo evangelico, la
chiesa evangelica si sono risvegliati
e riconoscono a nuovo la fondamentale importanza della giustificazione per sola fede sia per l’annuncio che per la vita della chiesa.
(2 - fine)
* Thomas Berke è pastore a Miilheim-Mosel in Germania. Ha frequentato Tanno di studio all'estero
nel 1984-85 presso la Facoltà valdese
di teologia r Roma ed è membro della redazione di »Homiletisch-Liturgischen Korrespondenzblatt», una
serie di meditazioni e di sermoni
della stampa luterana, diffusa in
tutta la Germania.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 10 MARZO 20on VENERDÌ
Una conferenza del Centro Martin Luther King di Siracusa
Una teologia per il Meridione
Sull'esempio delle teologie della liberazione, per la pastora Silvia
Rapisarda le chiese devono riacquistare un preciso ruolo profetico
DANIELA TOLA
IL Centro culturale «Martin
Luther King» ha organizzato il 14 febbraio, nei locali
della chiesa battista di Siracusa, una conferenza sul tema
«Metodologia per una teologia della liberazione nel Meridione» tenuta dalla pastora
Silvia Rapisarda. Il linguaggio
chiaro e diretto e l’esposizione ampia ed esauriente dei
temi hanno permesso ai partecipanti, di natura eterogenea sia per età sia per cultura,
di seguire con attenzione i temi trattati. Dopo aver presentato i tratti caratteristici e comuni di vari aspetti della teologia della liberazione, la relatrice ha avviato una riflessione per tentare di dare risposta a domande del tipo: dove
dobbiamo cercare la risposta
di salvezza di Dio contro il
male spirituale, sociale, politico, economico che schiavizza gli esseri umani? Con quale linguaggio, con quale simbolismo dobbiamo annunciarla al mondo, senza adoperare la simbologia teologica tradizionale, che si è rivelata incapace di parlare di
una salvezza che coincida
con una liberazione storica?
Dove possiamo trovare modelli alternativi e non oppressivi di organizzazione, di conduzione della vita sociale e
relazionale, che siano coerenti con i progetti di Dio per la
sua creazione?
È stato affermato che per
dare risposta a queste domande, sul modello della testimonianza biblica, bisogna
guardare alla storia, alla cultura e al vissuto della gente ai
margini, ai minimi e alle ultime di oggi. Si tratta di comprendere che Dio dà la sua
parola di salvezza e di liberazione al popolo di Israele, popolo schiavo in Egitto, e questo popolo si impegna a costruire una vita di qualità che
si fonda sul patto e sa sostenere e tutelare le vedove, gli
orfani, le persone forestiere.
Così pure nel Nuovo Testamento, Dio dà la sua Parola di
salvezza e di liberazione ai
pastori, ai pescatori, ai fuori
casta. A queste persone Gesù
dà un linguaggio e una identità nuovi nel chiamarli fratelli, sorelle, amici, figli e figlie
di Dio. Andando oltre i presupposti della lettura biblica
fatta con gli strumenti della
teologia della liberazione, la
relatrice ha condotto una
breve analisi sociologica della
realtà meridionale. Ne è venuto fuori un quadro di stereotipi deteriori ingenerati
dalla disinformazione operata dai mass media. Ne è pure
venuto fuori un inventario di
valori che se ben apprezzati e
attuati hanno ancora molto
da dire per un discorso nuovo
a partire dagli strati marginalizzati della società odierna.
È compito delle chiese, è
stato sottolineato, non lasciarsi trascinare in un discorso stereotipato e ripetitivo: esse dovranno svolgere
un ruolo profetico che sappia
valorizzare le potenzialità
della gente del Sud, che sappia individuare simboli e linguaggi validi per andare oltre
i modelli codificati, e creatori
di emarginazione. Le chiese
dovranno individuare nella
storia, nella cultura, nel vissuto della gente del Sud ogni
aspetto opprimente e negativo, ma vi dovranno anche
scorgere quegli elementi che
insieme al materiale biblico
della tradizione giudaico-cristiana, e in dialogo con altri
gruppi e altre culture, risulteranno validi per la costruzione di una teologia della liberazione del Meridione.
No
fM
. • Genova: corso di aggiornamento sulla Riforma
Il pensiero di Lutero e l'Europa moderna
1
ERMINIO PODESTÀ
Ha avuto inizio venerdì 25
febbraio, nella sala del
OBI Bollettino della Società di studi valdesi
La figura di Jacopo Lombardini
Consiglio provinciale di Genova, organizzato dalla Provincia e dalla Federazione
delle chiese evangeliche della Liguria con la collaborazione del Liceo artistico «Paul
Klee», il corso di aggiornamento sulla storia della Riforma dal titolo: «Storia, arte e
cultura nell’Europa protestante», con la prima conferenza a cura del prof. Paolo
Ricca, ascoltata da un folto
pubblico. Luca Monaco, presidente della Federazione, ha
spiegato le motivazioni di
questo corso di aggiornamento: «Con il consenso cattolico-luterano sulla dottrina
della giustificazione - ha detto - SI ritiene opportuno approfondire i temi della Riforma protestante». La dottoressa Airoldi, assessore provinciale alla Cultura, ha espresso
la propria soddisfazione per
avere organizzato il corso,
proprio perché è opportuno
dare una corretta interpretazione al suo collegamento
con la cultura europea. Inoltre sulla scia della globalizzazione si rende necessario
comprendere l’intimo rapporto che esiste con l’aspetto
spirituale promosso dalla
EUGENIO STRETTI
Lf ULTIMO numero del BolI lettino della Società di
studi valdesi (184) ripro-pone
la figura del metodista Jacopo Lombardini (1892-1945)
attraverso la pubblicazione
della relazione tenuta l’8
maggio 1999 nel Comune di
Carrara dalla prof. Rosa Maria Galleni Pellegrini, cultrice
di storia locale. Può essere
utile unire alle testimonianze
raccolte nello scritto alcune
considerazioni, in gran parte
provenienti da testimoni locali, scomparsi da una decina
d’anni, evangelici e amici di
Lombardini.
La Chiesa metodista di
Carrara nel dicembre 1984 ha
ricordato la figura del pastore
Ludovico Vergnano con un’
apposita manifestazione culminata con la posa di una lapide marmorea nei locali sociali che reca il significativo
versetto di Ebrei 2, 4: «Per
mezzo d’essa [la fede] benché morto, egli parla ancora».
Vergnano fu figura pastorale
di uomo del Risveglio con
una forte venatura sociale, su
Confronti di febbraio ne ho
ricordato l’azione a favore
degli ebrei nel periodo del
suo ministero fiorentino: indubbiamente influenzò il
giovane Jacopo avviandolo
alla predicazione evangelica
e al ministero pastorale.
Il biennio 1926-28 a Roma,
alla Facoltà di teologia, è in
genere considerato di sorvolo
dai biografi del nostro fratello,
ma si può dire che l’etica delle
nostre chiese in quegli anni
era molto diversa e,questo
spiegherebbe l’intima sofferenza di Lombardini che, se
non fu pastore secondo il
mandato in vigore nella tradizione riformata, lo fu nel cuori e nelle menti di molti valdesi e metodisti che ne apprezzarono la pietà evangelica e la
chiarezza della predicazione.
La testimonianza inedita
poi. trasmessa dal fratello Armando Fiaschi, postino di
Gragnana, predicatore locale,
e del fratello Paolo Forma recentemente scomparso riguarda poi l’amore per il
prossimo in un episodio che
deve farci riflettere. Nel duro
inverno di guerra del 1942,
Lombardini dalle valli valdesi
scende a Carrara, incontra i
fratelli e le sorelle nel culto
domenicale: povero in canna
come sempre, riceve una colletta. Sale al paese di Gragnana e lì apprende che un noto
picchiatore fascista, uno che
aveva dato delle noie anche a
lui negli Anni 20, attraversa
un momento finanziario difficile: non ha esitazioni,
prende la somma di denaro e
si reca dall’antico nemico.
Dopo la sorpresa iniziale,
questi commosso l’abbraccia. L’antifascismo di Jacopo
Lombardini era sì fermo, ma
in tempi carichi di odio e di
vendetta, ispirato alla suprema regola evangelica (Matteo
5, 38-48). Questo episodio
parla da solo ed è per questo
che per noi evangelici della
Lunigiana Jacopo Lombardini è prima di tutto un fratello
che ha vissuto fino alla fine
l’agape di (Tesò Cristo.
ASSEMBLEA DEGÙ AMICI DI ECUMENE
L’Assemblea è convocata il giorno
11 marzo alle ore 11
in via Firenze 38 a Roma
Ordine del giorno: 1) situazione del Centro ;
2) esame dei bilanci: 3) campi e progetti.
Coloro die hanno necessità di ospitalità possono rivolgersi
al coordinatore del Centro, Marco Molinari, ai seguenti recapiti telefonid: 06-963331^ 06-9633947.
II presidente dd Comitato generale, Valdo Benecchi
In una stampa d’epoca il conflitto fra Lutero, che brandisce la Bibbia, e il papa affiancato dagli ordini
religiosi
In un libro sei teologi si confrontano suH'ecdesiologia
Conciliarismo, collegialità e papato
PAWEL CAIEWSKI
L> APERTURA della porta
( santa della basilica romana di San Paolo e la Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani hanno rimesso in
discussione il ruolo del vescovo di Roma nell’ecumene cristiana. Il libro Papato ed ecumenismo”, tradotto dal tedesco da Romeo Fabbri, potrebbe diventare un importante
sussidio per comprendere
meglio le idee che animano le
grandi chiese cristiane nel loro cammino ecumenico. Il
volume, nato subito dopo la
pubblicazione dell’enciclica «Ut unum sint» (maggio
1995) contiene i contributi di
sei teologi: tre cattolici, un ortodosso, un anglicano e un
protestante. Quest’ultima posizione è rappresentata da
Wolfhart Pannenberg, ben
noto in Italia. L’edizione italiana aggiunge, rispetto all’originale tedesco, l’opinione
riguardante il ruolo del papato nel cammino ecumenico
espressa dal Sinodo valdese e
metodista nell’agosto 1995
nonché il testo della lezione
di John Quinn, vescovo cattolico, «Per una riforma del papato», tenuta ad Oxford il 29
luglio 1996.
Tutti gli autori del volume
sembrano muoversi in una
direzione che nella storia del
cristianesimio viene chiamata «conciliarismo», ovvero il
primato d’onore del papa
(primus inter pares) e la sovranità del collegio dei vescovi. Anche Pannenberg, rivendicando l’assoluto primato
della Scrittura sul magistero
ecclesiale, sottolinea più volte il ruolo privilegiato dei ministri ordinati nell’insegnamento dell’Evangelo. La
mancanza di una sistematica
presentazione dell’ecclesiologia riformata diventa quindi più evidente, e la voce del
Sinodo colma solo in parte
questa lacuna. D’altro canto
però, un’attenta lettura di altre voci non cattoliche contenute nel libro aiuta a capire
la presenza di numerosi esponenti delle chiese ortodosse, anglicane e luterane
durante le celebrazioni a San
Paolo fuori le Mura. Le chiese
dotate di ecclesiologie fondate sul ministero episcopale,
prendono seriamente in considerazione il papato, anzi, la
maggior parte di esse riconosce al ministero petrino un
ruolo particolare aH’interno
di tutta la cristianità. In questo contesto diventa sempre
più chiara la posizione delle
chiese riformate di tipo presbiteriano e/o congregazionalista: l’ecclesiologia di Calvino non è conciliabile con
alcuna forma di primato episcopale, attribuito a una sola
persona. Il libro curato da
Hünermann aiuta a capire
questo importante particolare anche a chi è membro di
una chiesa riformata.
(*) Peter HOnermann (a cura
di): Papato ed ecumenismo. Il
ministero petrino ai servizio
dell’unità. Edizioni . Bologna,
1999, pp. 134.
Riforma. Adriano Bertolino è ^
intervenuto in rappresentan- l
za del preside del Liceo, e ha !
precisato che esso ha collaborato a organizzare il corso
fra l’altro per il desiderio di
conoscere meglio il rapporto
fra protestantesimo e cultura
artistica.
Il prof. Paolo Ricca ha
quindi iniziato la conferenza
dicendo che Lutero è ridiventato attuale dopo il recente
consenso cattolico-luterano.
Sostanzialmente si tratta di
un documento costruttivo
che rappresenta un passo
avanti, e in questo è opportuno sottolineare la scelta di
metodo adottata. Mentre nel
XVI secolo dominava una
comprensione «esclusiva della verità», oggi con questa dichiarazione congiunta è stato
raggiunto un consenso non
totale, ma differenziato, un
accordo sulla «verità fondamentale positiva». Fatta questa precisazione Paolo Ricca
ha esaminato qual è stato ü
messaggio lasciato da Lutero.
Innanzitutto il tesoro del cristianesimo si trova nella Bibbia. La Bibbia deve diventate
carne e sangue nel cristiano;
poi viene la gratuità di Dio.
Dio è gratis nella società
del consumismo, non è sul
mercato; infine la sua posizione politica. Lutero ha
combattuto su tre fronti: un
fronte cattolico-romano (il
cristiano è autonomo dalla
politica, non da Dio); un fronte anabattista (gli anabattisti
dicevano che la politica sporca l’anima, Lutero ha detto
che è più importante la città
della propria anima); un fronte con Mùntzer e la rivoluzione: mentre Mùntzer favorisce
la rivoluzione umana. Lutero
predica la rivoluzione daU’al'
to. Non l’eliminazione dello
stato, ma il cambiamento con
la supremazia di Dio sullo
stato stesso.
La comprensione della viw
ha rappresentato una intuizione originale per quel teinIl contadino che zappa la
P>
terra, l’operaio che lavora m
fabbrica, l’impiegato
no lo stesso culto a Dio dd
prete che consacra Tostia.
Con Lutero è nata inoltre una
struttura di chiesa diversa,
senza papa e senza vescovi’
Per 1.500 anni era stato detto
che dove c’è il vescovo c’è >a
chiesa, Lutero invece ha detto che dove c’è l’annuncio,
l’evento c’è la chiesa. Parlando di Lutero infine si rievoc
e si riattualizza la Rifornì
protestante. Quando
a tutti i potenti Lutero non n
ritrattato il suo pensiero •
nome della coscienza ha lan^
ciato un messaggio attuale
intramontabile perché qua
do una coscienza
un’autorità civile ciò ,,
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venerdì io marzo 2000
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Il Meridione dal tempo dei Borboni, al fascismo e fino all'ultimo dopoguerra
Al Sud il riscatto del cafone
Nonostante i grandi rivolgimenti politici dello storia italiana, le condizioni di contadini e
braccianti hanno fatto spopolare delle terre meritevoli di un diverso sviluppo
FRANCO CAMPANELLI
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Erano stati per primi i
Borboni del Regno di Napoli e delle Due Sicilie a spadroneggiare sui territori meridionali, ovvero su quella
metà d’Italia che si spartiva
dai confini dello Stato Pontificio. Se, risiedendo nella città
partenopea, quei regnanti
spagnoli erano considerati
degli illuminati, nelle località
interne sapevano dettare ordini con metodi tutt’altro che
radiosi. A farne le spese maggiori erano proprio le famiglie
di contadini che quotidianamente tentavano di strappare
alle avare terre un minimo di
sostentamento. Soggiogati da
esosi quanto immorali dazi,
la loro esistenza era perennemente coartata e stretta da
pesanti catene.
Al governo dei Borboni nel
Mezzogiorno d’Italia succedette l’anarchia e la violenza
dei briganti che, invisibili, si
muovevano agevolmente tra
gli oscuri anfratti degli Appennini e non erano affatto
dei Robin Hood; pensando
esclusivamente a se stessi, allorché si trovavano a corto di
cibo e di denaro, non si facevano nessuno scrupolo a dembare e spogliare i già vessati abitanti dei villaggi rurali.
Poi, con l’Italia finalmente
unita, scesero i piemontesi, le
. tmppe arrabbiate guidate dal
gen. Pallavicini, inviate dalla
monarchia dei Savoia a far sì
piazza pulita del brigantaggio, ma pure a stringere militarmente in assedio tanti
paesi del Meridione per tre
lunghi anni.
La durezza di vita dei contadini permaneva immutata
nello scorrere del tempo e
quando nel 1941 Carlo Levi
giunse a Aliano, confinato in
Lucania, il padrone di turno
era il governo fascista con le
sue velleità coloniali e le tendenze guerrafondaie. L’analisi disincantata di Levi metteva a nudo la vita dei cafoni
delle aride e assolate terre di
Lucania, stretta com’era tra
mille angherie e sopportata
solo grazie a una solidarietà
profondamente radicata:
«Questa fraternità passiva scriveva Levi - questo patire
insieme, questa rassegnata,
solidale, secolare pazienza è
il profondo sentimento comune dei contadini, legame
non religioso, ma naturale.
Essi vivono immersi in un
mondo che si continua senza
determinazioni, dove l’uomo
non si distingue dal suo sole,
dalla sua bestia, dalla sua
malaria»*. Scorreva così,
mesto, il tempo del cafone
lucano, tra l’incapacità di razionalizzare il vissuto e un
atavico senso di fatalità esistenziale, per cui tutto accadeva perché tutto era già segnato in un incomprensibile
destino.
Finiranno gli eventi bellici
del secondo conflitto mondiale; nelle campagne del
Meridione si avranno le prime ribellioni, le prime prese
di coscienza della propria
perenne subalternità, le prime rivolte contro l’egemonia
del padronato agrario; i primi scioperi, le repressioni
della polizia; l’occupazione
di latifondi con eccidi di coniedini: Portella delle Ginestre
**el 1971 Melissa nel Crotohese (ottobre ’49); Montescaglioso (dicembre ’49). E tut^via anche le prime conquiste sindacali. Sembrò per un
piccolo, epico lasso di temPe. che le secolari catene di
Asservimento fossero su!
punto di spezzarsi definitiva•Uente. Una generazione pri•Ua della mia, a Cerignola le
L'opinione di Sonnino
Il Risorgimento non contribuì a mutare la condizione dei
contadini, tant’è che Sidney Sennino in un articolo pubblicato su «La Nazione» del 12 aprile 1875, poteva denunciare.
«Qui entriamo in pieno Medioevo, qui tutte Ip libertà, tutte
le istituzioni dell’età moderna non giovano in nulla a due
terzi e più della popolazione. Son tutti lussi pei signori, pei
cosiddetti galantuomini. Al cafone resta la sola libertà di
scegliere tra il soffrire la fame e la miseria lavorando, o lo
smettere e morire. Corrotto e servile, e sopraccarico di debiti, il contadino in molte parti vive come un animale e in
mezzo agli animali. E l’abbrutimento degli oppressi abbrutisce gli oppressori,,,».
(riportato in Aldino Monti, I braccianti.
Il Mulino, 1998, pag. 37)
lotte, l’occupazione delle terre incolte, i comizi del cafone
autodidatta Giuseppe Di Vittorio, diventato leader internazionalmente acclamato
del nascente movimento sindacale; le sue sortite al paese
natale ricevevano l’entusiasmo traboccante dei cittadini
e dei suoi vecchi compagni
di fatica.
Durò solo alcune stagioni
questo stato di grazia, questa
spontanea ondata di entusiasmo, ancorché atteso da secoli. Seguì poi, per la dura
legge di mercato, l’emigrazione massiccia degli Anni
60, lo spopolamento di gran
parte delle cittadine del meridione per riempire le fabbriche del Nord Italia e dell’estero. La straripante forza lavoro veniva così a alimentare
in maniera cospicua il benessere del Settentrione. Tuttavia tale riconversione forzata
significava anche perdita
d’identità; un duro, repentino e incomprensibile strappo dalle terre bruciate dal sole che non avrebbero mai
potuto sfamare tutta la popolazione rurale; trapiantati
così nel bel mezzo del grigiore dei ghetti suburbani delle
metropoli del Piemonte e
della Lombardia, contribuirono a quello straordinario
periodo di crescita e di espansione economica.
La logica vorrebbe a questo
punto che si dicesse come, rimasti in pochi, i braccianti
del Sud avrebbero potuto godere finalmente di un miglioramento; non è stato così: rimasti in pochi, venivano meglio ricattati dai signorotti del
luogo, di volta in volta coperti dall’inossidabile potere politico (fino agli Anni 80, indiscutibilmente rappresentato
dalla Democrazia cristiana).
Costoro richiedevano i fondi
per la riconversione agraria,
onde operare le attese trasformazioni colturali che dovevano alla fine produrre
nuova occupazione: la realtà
era purtroppo diversa: prendevano i finanziamenti dalla
famigerata Casmez (Cassa
per il Mezzogiorno) e li utilizzavano per acquistare beni
immobili e avviare attività
che niente avevano a che fare
con l’agricoltura. Il bracciante, ancora una volta, per sopravvivere, doveva riciclarsi
in piccolo coltivatore diretto,
diversamente sarebbe stata la
sua fine.
E negli Anni 90, quelli che
ancora ci caratterizzano? C’è
ancora lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’ingordigia del maggior profitto a co
sti minimi, lucrando sulla
manodopera; talché alla ribalta vengono nuovi figuri: i
caporali che ingaggiano manodopera clandestina a paghe infime, su di loro imponendo ulteriori gabelle; ci sono i disperati, gli extracomunitari che per vivere strappano il lavoro agli altri cafoni
del meridione: guerra tra i
poveri, mors tua vita mea.
Due estati scorse un giovane
polacco è morto nelle giornate più torride di agosto,
colto da infarto, a una temperatura per lui insopportabile, mentre raccoglieva pomodori nella piana del Tavoliere delle Puglie; era arrivato
con la speranza di un futuro
migliore che non ha potuto
mai vedere. Combattuti tra
tentazioni di facili arricchimenti e la cupa alternativa di
una vita di stenti al pari dei
loro genitori contadini, i giovani sono oggi facile preda
delle narcomafie, che sembrano vivere, quelli sì, una
loro stagione d’oro, trafficando con la morte. E propendono senza remore per l’illecito, seppellendo definitivamente il sogno di cambiamento in meglio dell’arcaico
mondo rurale. Scriveva Carlo
Levi che Cristo era venuto fino a Eboli per constatare, a
duemila anni di distanza, la
smisurata ingiustizia, l’indigenza, la povertà, la mancanza di prospettiva degli uomini di quelle aride lande, dimenticate o non toccate
punto dalla grazia divina. E
noi cosa possiamo dire, oggi,
che sia cambiato? È forse
mutato l’indegno spettacolo
di prevaricazione, di oppressione delle classi deboli, di
sprezzo delia dignità umana?
Ora come allora, purtroppo,
al cafone è stata ancora rifiutata l’umana redenzione.
(*) Carlo Levi: Cristo si è fermato a Eboli. Mondadori, 1987,
pag. 72.
Napoli: la festa della Madonna dell’Arco a Ponticelli
Dopo «La Maria Brasca» un altro dramnna di Testori
Dio interlocutore della confessione
PAOLO FABBRI
Rino ha ucciso il fratello
Nando, un minorato di
mente capace soltanto di
elementari e ossessivi grugniti, poi un amico di questi,
pure minorato, che a modo
suo lo amava e aveva assistito al delitto. In carcere Rino
percorre la sua personale
«via crucis». I suoi compagni
di prigione non gli perdonano quello che considerano
un atteggiamento da martire,
di chi è tormentato da quello
che ha fatto pur nutrendo
ancora il dubbio se abbia fatto il bene o il male, di chi si
rivolge a Dio e lo bestemmia,
di chi ha commesso il più orrendo dei delitti e pare rim
proverare loro qualcosa. Allora scatta la reazione più
cattiva, che culmina in una
violenza, un bacio forse inconsciamente desiderato
sulia scia di una educazione
sessualmente repressiva, ma
non voluto perché considerato immondo e, nel compiere gii atti più degradanti, da
lager, nel pulire le latrine con
la lingua, emerge l’esigenza
di una confessione.
Ma a chi confessarsi? Alla
madre, odiata, detestata per
aver dato vita a un essere
schifoso come Nando e amata, desiderata, invocata e, potremmo dire, ingoiata dal monologante Rino, che inveisce
contro il suo «ventre latrina»,
ma se la porta a sua volta den
.M
Andrea Facciocchl in «Confiteor»
tro come in uno schizofrenico
dalla doppia personalità.
Sullo sfondo però Dio, il
vero interlocutore. Un Dio
odiato per avere permesso a
un essere come Nando di esistere, un Dio che dovrebbe
concepire soltanto la perfezione e invece fa nascere «un
maiale camuffato da uomo»,
un qualcosa che si manifesta
come una nota stonata suonata in continuazione, fino
all’ossessione, fino al momento in cui si desidera sopprimerla e si trova lo slancio
per farlo, varcando una soglia
terribile, dietro la quale sta il
baratro, ma anche la via crucis, che sfocia nel «confiteor»,
mi confesso. Una confessione che è una preghiera e una
preghiera che è un grido e
culmina nell’implorazione
«Dio guarda le nostre miserie». Uno spiraglio aperto
all’amore di Dio, un passo
verso la redenzione e quella
fede che animava intensamente il cattolico Giovanni
Testori. Andrea Facciocchi,
con la regia di Michela filasi Cortellazzi, ha recitato il
difficile testo dell’autore milanese con toni semplici e
schietti, forti, delicatamente
affranti nei momenti opportuni, adeguando la mimica
alla parola, nello scarno scenario di una stanza con una
sedia su cui giaceva una rosa,
evocante la presenza imperante della madre.
Milano, teatro Franco Parenti
Memoria
ILIBRII
Anni di guerra
e di paura
Amico di gioventù di Primo Levi, Eugenio Gentili Tedeschi, architetto milanese ora ultraottantenne, ha raccolto in
voiume U giochi della paura, Aosta, Le Château, 1999,279, £
30.000) una serie di schizzi e disegni che raccontano l’esperienza di gioventù che vide l’autore impegnato nella Resistenza in Valle d’Aosta. Lo
sguardo di questi schizzi è a volte nostalgico a volte ironico e spesso grottesco, quando raffigura il volto più meschino del potere. Il libro gode di una prefazione del saggista e pittore Stefano Levi Della Torre che ricorda i legami famigliari e di amicizia
dell’autore e della famiglia Levi.
Una cultura
nei secoli
Ebraismo
Un titolo forse volutamente ampio e onnicomprensivo [La
cultura ebraica, Einaudi, 2000, pp. XTV-530, £ 35.000) definisce il volume curato da Patrizia Reinach Sabbadini e che si
compone di saggi di vari autori organizzati per filoni: storia,
filosofia e religione, il pregiudizio. Una serie
di grandi firme compongono le varie sezioni
(tra cui Piero Stefani, Cadi Luzzatto Voghera,
Gabriele Eschenazi, Liliana Picciotto Fargion), che inevitabilmente, partendo dall’epoca biblica, per finire alla presenza ebraica nel mondo delle arti, vanno tutte a concludersi con un bilancio di quel che resta
della cultura ebraica dopo la Shoah.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 19
marzo, ore 23,50 circa,andrà in onda: «Un anno per cambiare»; «Yobel: gli avventisti e il vero Giubileo»; «Coltivare la
qualità». La replica sarà trasmessa lunedì 20 marzo alle ore
24 e lunedì 27 marzo alle 9,30 circa.
I PROTESTANTESIMO IN TVI
Un'umanità avvilita
DAVIDE ROSSO
IMMAGINI di persone che
camminano, viste con un’
inquadratura che in maniera
lenta tende ad allargarsi partendo da un primo piano
delle scarpe fino a cogliere
l’intera figura vista di spalle,
in una strada cittadina battuta dalla pioggia nella notte. È
un mondo di persone sconosciute che gradualmente si
manifestano, ci appaiono
nella loro umanità che sta al
nostro sguardo e alla nostra
sensibilità indagare e approfondire. Inizia così il servizio che Protestantesimo ha
dedicato, nella puntata andata in onda domenica 5
marzo (replica lunedì 13marzo ore 10,30), al problema del
traffico delle donne, per lo
più africane e slave, irretite
nelle loro nazioni e costrette,
una volta arrivate in Europa,
a prostituirsi. Il servizio ha
proposto testimonianze di
ragazze coinvolte, loro malgrado, nel giro della prostituzione e interventi di persone
che a vario titolo all’interno
della struttura delle chiese o
di associazioni si occupano
del problema.
È stato un viaggio, quello
raccontato nelle testimonianze, in un mondo fatto di
violenza, superstizione, povertà ma anche un percorso
fatto di impegno, volontà,
determinazione e fede quello
raccontato dagli «operatori».
L’impegno per cercare di fermare questa che è una nuova
e vera schiavitù deve essere
forte, come è testimoniato
anche dal lavoro svolto per
esempio dalla Chiesa valdese
di Palermo per lavorare insieme per cercare una via
d’uscita per chi è già in questa condizione di schiavitù.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ IO MARZO 2000
Un'intervista di «Confronti» all'ex presidente Scalfaro
Lo stato è la casa di tutti
Lo stato ha il diritto di essere laico, nessuno deve mettervi sopra il
proprio marchio. E ciò non significo essere anticlericali o antireligiosi
Pubblichiamo Vanteprima di
un'intervista all’ex presidente
della Repubblica Oscar Luigi
Scalfaro pubblicata dalla rivista
Confronti di marzo realizzata
dal direttore Paolo Naso. Confronti, mensile, via Firenze 38,
00184 Roma, e-mail coop.nuovi. tempi@agora.stm. it.
Il presidente Scalfaro è stato il primo a parlare di «par
condicio», a porre cioè il problema della parità nelle condizioni di accesso alla comunicazione di massa per tutti i
partiti politici. (...) questa intervista parte proprio da una
particolare «par condicio»:
Scalfaro è stato il primo presidente, ad esempio, che nel
suo saluto di fine anno agli
italiani ha spesso ricordato
insieme alle autorità della
Chiesa cattolica anche quelle
di altre confessioni religiose.
Una piccola attenzione, di
grande significato per un
paese come l’Italia.
- Presidente, esiste una «par
condicio» delle diverse corifessioni religiose in Italia? A oltre cinquant'anni dal varo
della Costituzione, esiste nel
nostro paese una piena libertà religiosa?
«Ci dovrebbe essere. La Costituzione si esprime in modo
molto chiaro. Non siamo più
ai tempi dello Statuto albertino, ai tempi dei culti "tollerati” o di quelli “ammessi”.
Quando uno è tollerato non
vi è parità di diritti con gli altri, è una persona in condizione di inferiorità. E questo
viola il principio dello stato
democratico che riconosce
parità di diritti a tutti. La Costituzione garantisce insomma la libertà religiosa e l’uguaglianza delle diverse confessioni di fronte allo stato.
Detto questo, in varie occasioni abbiamo registrato delle situazioni di sofferenza da
parte di alcune confessioni
religiose: quando ero ministro deirintemo, ricordo, e il
Parlamento approvò il nuovo
Concordato del 1984, si levò
forte la voce di un movimento che chiedeva delle Intese
per le confessioni diverse
dalla cattolica. Alcune sono
state approvate, altre sono
ancora in itinere».
- «La laicità dello stato è
presupposto di libertà ed
eguaglianza per ogni fede religiosa». Presidente, è una
sua frase del 1998: che cosa
voleva dire?
«Che lo stato è la casa di
tutti e nessuno ha il diritto di
mettervi sopra il proprio
marchio o il proprio sigillo.
Starei per dire che lo stato ha
il diritto di essere laico, ha diritto alla laicità. Mi rendo
conto che talvolta questo termine è stato usato in senso
antireligioso o anticlericale,
ma ognuno sa qual è il suo significato originale». (...)
- Insomma, riaffermando il
principio del pluralismo religioso si consolida la convivenza democratica. La scuola
fa abbastanza per aprire questa strada?
«No. Ho notato che all’estero la conoscenza reciproca
e il dialogo sono più diffusi,
fanno parte del vissuto quotidiano. Sul piano della formazione, quando si parla dell’insegnamento religioso, più
di una voce meritevole di
grande attenzione ha suggerito che la scuola insegni la
storia, la vita, le tradizioni, i
dogmi delle varie correnti
spirituali e di fede. A mio avviso il tema della formazione
confessionale pesa sulle spalle dei responsabili delle singole confessioni religiose) la
scuola pubblica ha invece il
dovere primario di offrire conoscenze e quindi di presen
II presidente Oscar Luigi Scalfaro al tempio valdese di Torre Penice nel febbraio 1998
tare le diverse tradizioni nella
loro pluralità».
- Ha mai avuto rimbrotti
da parte di qualche monsignore ancora scettico sui temi
del pluralismo o del dialogo?
«Rimbrotti no; atteggiamenti di grande distacco sì,
ne ho registrati. Ma le persone che si rannuvolano, poco
per volta ritroveranno il sole.
Non vorrei apparisse un atteggiamento di superbia, ma
per me si tratta di principi
fondamentali, in cui credo
profondamente. Oltretutto
non mi vengono dall’insegnamento di qualche ostinato laicista; è quello che ho imparato nell’Azione cattolica e all’Università del Sacro Cuore.
Era anche quello che ho imparato dai miei insegnanti di
religione al liceo; e sono finiti
tutti e due arcivescovi!».
- Qualcuno dice che nel
dialogo si perde la propria
identità.
«No, non si dialoga per trovare un denominatore comune al ribasso: sarebbe un danno spirituale. Ognuno deve
sentire la forza della propria
religione, della propria specifica tradizione. (...) Nel dialogo non si deve rinunciare alla
propria identità; semmai si
deve cercare di sommare le
ricchezze. Qualcuno richiama
spesso l’idea dell’Europa cristiana e io sono pienamente
d’accordo se questo significa
conoscere la storia e intensificare, se cristiani, la propria
identità di fede, ma con l’intelligenza e con il cuore spalancati alla convivenza con
chi crede in modo diverso e in
principi diversi».
- Le Intese previste dall'art.
8 della Costituzione servono
ancora a tutelare le confessioni diverse dalla cattolica?
«Anche in questo caso si
tratta di riaffermare un principio generale e di garantire il
rispetto della Costituzione.
Vede, il discorso sulle Intese
in realtà muove da quello sul
Concordato. Personalmente
ho sempre ritenuto che il regime concordatario si spiegasse in situazioni in cui lo
stato non era democratico».
- Ma l’Italia è un paese democratico...
«E infatti, su questa materia, io sono sempre stato di
parere diverso. Nella misura
in cui uno stato è democratico, a regolare i rapporti con
le confessioni religiose sono
sufficienti degli accordi; per
le scuole, il matrimonio, i beni immobili e culturali... In
alcune discussioni mi si replica che l’insieme di questi
accordi costituisce appunto il
Concordato. No: esso consiste in un sistema di garanzie
del cittadino che non si sente
tutelato nell’esercizio della
sua libertà religiosa (...)».
- A che cosa si dovrebbero
ancorare, allora, la Chiesa
cattolica o qualsiasi altra
confessione religiosa?
«Alla libertà, al massimo rispetto della libertà. Basta leggere i Vangeli. C’è un episodio che mi ha sempre colpito,
quello dell’indemoniato di
Cerasa, raccontato nell’Evangelo di Luca al capitolo 8. È
appunto la storia di un indemoniato che Gesù libera dei
demoni che lo opprimono e
questi, sconfitti, si rivolgono
al Messia, lo supplicano perché egli non comandi loro di
precipitare nell’abisso. Lì vicino vi erano dei porci, e
chiesero di entrare nel loro
corpo. Gesù acconsentì. È
una pagina complessa, misteriosa che però evidenzia il
rispetto di Dio per la libertà
di quegli spiriti. E il tema della libertà che ritorna; la libertà che Dio dona a tutti rispettando anche l’abuso che
noi possiamo farne. Gesù ci
insegna una libertà piena e
forte; è la libertà dal potere,
che vale per tutti, per ogni
chiesa, per ciascuno di noi».
Il «Progetto giubileo 2000» della Fcei
Un dossier realizzato
per l'uso nelle comunità
«Arcipelago città», un'iniziativa sociale a Caltanissetta
Patto associativo per educare alla legalità
ERIKA TOMASSONE
Nel 1787 Goethe lamentava l’inospitalità della
città di Caltanissetta: nessun
nobile l’aveva ospitato e poi
non c’era nemmeno un’osteria. Oggi la città di Caltanissetta, capoluogo di una provincia di 22 Comuni della
Sicilia interna, che appare
spesso arroccata e apatica,
città di impiegati e bei negozi
in cui il benessere più che
reale è fatto di un continuo
sforzo di apparire agiati, è
detentrice di una serie di primati, non proprio onorevoli.
Pur avendo un ruolo non indifferente nella storia della
mafia siciliana, è l’ultima
provincia per numero di sequestri di beni ai mafiosi, sulla base di quella legge che ha
permesso alla città di Palermo di avere una scuola agraria nella ex casa di Totò Riina;
è la seconda provincia d’Italia per il fenomeno della dispersione scolastica (evasione dall’obbligo scolastico): è
la città che, pur essendo stata
teatro dei processi per le stragi di Capaci e via D’Amelio in
cui morirono i giudici Giovanni Falcone con la moglie e
Paolo Borsellino con le rispettive scorte, non ha dimostrato di sapersi compattare
contro la mafia, ostentando
quasi indifferenza. È la città
in cui nel 1999 è stato ucciso
il sindaco Michele Abate che
aveva fatto passare per le
strade la carovana antimafia,
la cui uccisione è ancora un
enigma da risolvere.
In questa città, nell’aula
consiliare del Comune, il 22
febbraio è stato presentato il
patto associativo «Arcipelago
città», attraverso il quale una
serie di associazioni operanti
sul territorio del Nisseno, tra
cui il Servizio cristiano di
Riesi e la Chiesa valdese di
Caltanissetta, intendono lavorare per la promozione
della cultura della legalità
con progetti piccoli e grandi.
Il programma finora stilato
comprende un concorso per
le scuole, sponsorizzato dal
Provveditorato agli studi per
uno spot per la legalità, un
cinefórum, una scuola per
genitori, un centro di documentazione.
L’idea del patto associativo
è scaturita da una serie di tavole rotonde iniziate nel
1998 sul tema della legalità;
queste esperienze hanno
mostrato che nel territorio
nisseno erano all’opera molte associazioni che pur avendo gli stessi scopi, non erano
collegate fra loro. Di queste
isole si vuole fare oggi un arcipelago. Come ha spiegato il
neoeletto portavoce del patto associativo, dott. Piero Cavaleri, l’idea del patto non è
di riproporre una stanca e
vuota crociata contro la mafia, fatta di iniziative eclatanti, ma di costruire in positivo
progetti realistici e coordinati nell’ambito di ciò che le associazioni sono in grado di
fare per l’esercizio della cittadinanza attiva e solidale,
per la formazione di una cultura della legalità.
Si tratta cioè di innescare
un processo sociale capace
di portare un reale sviluppo
del territorio nisseno liberando noi stessi e gli altri dal
ripiegamento nel privato, dal
vittimismo circa la nostra
marginalità, dalla resistenza
a tutto ciò che è nuovo, nel
rispetto delle differenze che
ormai caratterizzano anche
una società come la nostra.
Cavaleri ha più volte ribadito
che la vera sfida del patto associativo non è contrastare la
mafia, ma cambiare il modo
di vivere insieme di una società come metodo più efficace per togliere terreno alla
mafia; tutto questo nella certezza della veridicità delle
parole di Falcone, secondo
cui la mafia come ogni fenomeno umano ha avuto un
inizio, un suo svolgimento e
sicuramente avrà una fine.
Tutta una serie di interventi
hanno fatto da corollario a
questa presentazione.
Il sindaco, dott. Messana,
ha sottolineato l’impegno
della sua amministrazione
per superare la cultura del
favore attraverso la predisposizione di una serie di regolamenti comunali che stabiliscono i diritti e i doveri
dei cittadini. Emanuele Braghero, uno dei vicepresidenti
di «Libera», ha sottolineato il
suo apprezzamento per questo impegno collettivo, lontano dalla politica urlata e
polemica di questi giorni,
volto a promuovere il valore
di una collettività fondata
sulle regole, sul rispetto di
diritti e doveri per la costruzione di una consapevolezza
di cittadinanza, proprio in
questo momento in cui la
mafia sembra avere scelto di
stare nascosta e di occuparsi
di affari. In questo momento
è quanto mai importante che
nella lotta contro la mafia
ognuno faccia la sua parte.
Rita Borsellino, sorella del
giudice Paolo, facendo il bilancio del proprio cammino
antimafia, dapprima solitario
e poi nell’associazione Libera (che a sua volta riunisce
diversi organismi operanti
per la legalità), ha sottolineato come non ci possa essere
possibilità di sconfiggere la
mafia senza l’organizzazione
delle tante componenti della
società civile che si impegnano a livello della cultura,
dell’educazione, della politica e dell’economia, per costruire alternative possibili e
non rendere vano il sacrificio
delle vittime della mafia.
Gli scout, ragazzi delle
scuole, la diocesi e tante altre
voci si sono levate nell’incontro a sostegno di questa
sfida culturale. La sfida di fare concretamente dei tentativi di liberazione del territorio
per mezzo di itinerari formativi delle coscienze per la
produzione di scelte consapevoli è stata lanciata; nei
prossimi mesi cominceremo
a valutare la nostra capacità
di associazioni a lavorare insieme, a diventare un vero e
proprio arcipelago.
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Un utero «in prestito»
Nell’ambito del suo «Progetto giubileo 2000», la Federazione
delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha recentemente realizzato un dossier di lavoro per le comunità, contenente schede e
materiali editi e inediti sulle tematiche del giubileo biblico (Levitico 25) e del debito internazionale. 11 dossier contiene, fra l’altro, scritti di Domenico Tomasetto (presidente Fcei), Doriana
Giudici (presidente della Federazione donne evangeliche),
dell’economista Alberto Castagnola (due quaderni della campagna «Globalizzazione dei popoli»), più vari materiali della campagna «Sdebitarsi», numeri speciali delle riviste Nigrizia, Missione Oggi e Confronti, indicazioni bibliografiche, informazione
su iniziative ecc. Il dossier può essere richiesto (contributo spese: 15.000 lire più spese postali) a: Progetto Giubileo 2000, Fcei,
via Firenze 38,00184 Roma, tei. 06-483768, fax 06-4825120.
Prosegue inoltre, per tutto il 2000, la raccolta di firme per
l’Appello giubilare per la cancellazione del debito internazionale e per la giustizia economica: i moduli per la raccolta possono
essere richiesti all’indirizzo sopraindicato.
che è un caso di "adozione di un utero” (espressione che preferisco ad altre strillate dai
giornali nei giorni scorsi), mi premono due
considerazioni: la prima è il riconoscimento
del valore del dono, della gratuità (da quello
che sappiamo, qui c’è una donna che, nel contesto di una relazione significativa e preesistente con un’altra donna, intende farle dono,
in modo gratuito e disinteressato, della possibilità di avere un figlio): la seconda è che anche
il dono, l’amore, la generosità devono avere dei
limiti, dei confini, non possono essere considerati valori assoluti. Le nostre risposte etiche dovrebbero sempre tenere presenti questi due
poli, senza per questo legittimare sempre e comunque il desiderio femminile di maternità né
gridare allo scandalo “contro natura”».
In questa polemica si è anche ricordato che
bisogna preoccuparsi di tutelare la creatura
che nascerà; «Certamente - risponde Franca
Long -, bisogna anzitutto porsi il problema del
bene della creatura che verrà. Non credo sia
giusto mettere al centro il desiderio di maternità a tutti i costi, ma l’accoglienza di un figlio
o di una figlia. Ciononostante su questa vicenda si è creato un clima da “caccia all’untore”.
Ho invece apprezzato un intervento di Tullia
Zevi (su La Repubblica del 3 marzo) che ricorda
l’episodio biblico di Sara che usa l’utero di Agar
per avere un figlio da Abramo. In Isaia 56, w. 35, c’è anche la parola del Signore per chi si sente un “ramo secco”: chi entra nell’alleanza con
Dio avrà una vita ricca e piena più che se avesse figli e figlie. Insomma, nella Bibbia troviamo
la complessità dell’esperienza umana e l’imprevedibilità dell’intervento di Dio, che è diverso a seconda dei contesti. Per questo vorrei
che, soprattutto le chiese, si astenessero
dall’emettere verdetti generalizzabili».
«Questa vicenda - dice Anna Rollier, bioioga
e tra le principali artefici del documento sulla
procreazione medicalmente assistita del
«Gruppo di lavoro» della Tavola valdese, presenta numerosi risvolti di grande novità e
costituisce un utile indicatore dei mutamenti
(ormai avvenuti e, in qualche modo, già consolidati nella società) dei modelli di relazioni
Positive
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familiari e parentali. È la prima volta, per
esempio, che in tema di procreazione medicalmente assistita viene proposta all’attenzione pubblica una vicenda in cui soggetti mossi
da un desiderio “forte” e legati da profonde
relazioni di solidarietà si propongono di utilizzare le più aggiornate risorse biotecnologiche
per la realizzazione di un progetto molto innovativo. Al centro della vicenda, dunque, diversamente da quanto visto precedentemente
nei casi di procreazione artificiale che hanno
fatto scalpore, non sta la tecnologia che trascina i soggetti e impronta i loro rapporti, ma
stanno i soggetti stessi e le relazioni che li legano; il desiderio di figlio, la solidarietà fra
donne e anche la maturazione di una visione
allargata della famiglia tradizionale uninucleare (come è suggerito dalla decisione della
madre biologica e della madre gestante, che si
definisce “madrina”, di essere compresenti
nella vita del bambino che nascerà).
L’ordinanza del giudice Chiara Schettini,
inoltre, sottolinea inequivocabilmente quanto
assurdo, superato e “fuori dal mondo” (1 espressione sembra ancora più appropriata se a
si collega al bel film omonimo che racconta la
vicenda di una giovane suora confrontata con
il proprio desiderio di maternità) sia il progetto
di legge (attualmente in esame al Senato) che,
tra l’altro, con l’articolo sull’adottabilità degli
embrioni congelati, legalizza una forma estrema di maternità surrogata. Infatti la coppia romana alla ricerca di una discendenza “geneticamente propria”, l’amica che offre il suo utero
e il magistrato che con ponderatezza ha stilato
la sentenza sulla liceità di questa maternito
surrogata (e non della maternità surrogata in
generale) fondata su un patto di solidarietà fta
donne ci mostrano che, per queste tematiche,
l’elaborazione sociale precede di molte lunghezze la riflessione giuridica. Per il bene 0
tutti ci auguriamo che questa distanza •
essere ben presto colmata, mentre, ai sogget
coinvolti in questa vicenda, auguriamo la for^j
l’intelligenza e la creatività per portare avanti
loro ambizioso progetto».
Eugenio Bernardin
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I L'esperienza di due anni di lavoro a Pomaretto del pastore Miguel Angel Cabrerà
I valdesi italiani e rioplatensi
Positiva, anche se breve, l'esperienza di «scambio pastorale» fra le due aree ecclesiastiche. La
comune situazione di diaspora, il dialogo ecumenico e la necessità di accettare i cambiamenti
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scaffali sono mezzi vuoti,
sulla scrivania si accumulano
carte e libri: si sente aria di
partenza. È il 17 gennaio, di lì
a pochi giorni il pastore Miguel Angel Cabrerà tornerà
in Uruguay con la famiglia,
dopo due anni passati a Poinaretto, in vai Germanasca,
in seguito a uno scambio con
il pastore Sergio Ribet. Ci incontriamo per parlare della
sua esperienza qui in Italia, e
la conversazione presto si allarga ai punti in comune fra
le nostre chiese e quelle del
Rio de la Piata, al diverso
modo di vivere la fede e fare teologia nelle comunità.
«Quello passato a Pomaretto
è stato un tempo arricchente, anche se breve - sostiene
Cabrerà - per fare un vero lavoro pastorale bisognerebbe
rimanere almeno sette anni,
e a questo si dovrebbe puntare, anche se non è facile
organizzare dei trasferimenti
così lunghi da un continente
all’altro. Ma è un’esperienza
preziosa, che dovrebbero fare anche gli studenti in teologia, anche soltanto nel loro
armo di prova al termine degli studi». Mentre racconta
con il calore che gli è solito di
quanto abbia «il cuore diviso» tra il desiderio di tornare
a casa e il dispiacere di lasciare una comunità con cui
ha vissuto per due anni, il
pastore Cabrerà non smette
di bere mate, la bevanda tipica dì diverse zone del Sud
America: è la prima colazione del contadino, e lo si condivide abitualmente in tutte
le riunioni della chiesa: «È un
modo di dirsi che si ha qualcosa in comune - spiega - in
questo senso la Bibbia è come il mate, deve circolare e
puoi prenderla in comunità,
dividerla con gli altri».
- Che idea si è fatto delle
chiese italiane?
«Riferendomi alle comunità delle valli valdesi, di cui
ho avuto esperienza, posso
dire che mi sembrano un po’
bloccate dalla paura della
diaspora e dal confronto con
1 cattolici, che si riduce a una
vera e propria “resistenza”. Il
risultato è che propone un
modello fossilizzato, in cui il
pastore diventa una figura
professionale e clericale sovraccaricata di ruoli, mentre
va riscoperta la diversità dei
ministeri. In questo senso i
valdesi del Rio de la Piata, soprattutto quelli dell’Argentiperché in Uruguay l’influenza europea è stata più
' forte, sono più aperti alla
partecipazione, più disposti
ad accettare i cambiamenti».
~ Quale direzione dovremmo prendere per «sbloccare»
^situazione?
«Nella nostra chiesa è fondamentale la dialettica fra
Movimento e istituzione, ma
® afata quest’ultima a pri'”®8giare nel ventesimo secolo. Credo eh e sia ora di
^scoprire il senso di movimento dei primi valdesi, che
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W. Non dobbiamo dimenhoare che la Riforma si deve
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^ ministeri: gli stessi membri
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manuale o di organizzazione,
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manca una pedagogia che ingni a valorizzare meglio i
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- A proposito di predicazione, che cosa pensa del modo
di fare teologia?
«Manca un rapporto fra la
teologia accademica e la pratica pastorale, ed è un peccato. Non siamo riusciti a divulgare il pensiero dei grandi
teologi e allora come pastori
dobbiamo chiederci come
possiamo collegare quello
che abbiamo studiato con la
realtà. La lettura che facciamo della Bibbia è molto
tecnica, profonda dal punto
di vista esegetico ma debole
nel senso della comunicazione del messaggio. La teologia
deve diventare qualcosa di
vivo per poter rispondere ai
problemi concreti delle persone: dobbiamo fare uscire la
teologia dalla Facoltà e farla
entrare sempre di più negli
Un momento del recente Sinodo valdese nel Rio da La Piata
studi biblici e negli altri momenti della vita della chiesa».
- A parte la maggiore apertura di cui parlava prima, ha
riscontrato delle grosse differenze fra le chiese valdesi del
Rio de la Piata e quelle delle
Valli?
«Non siamo così diversi;
noi siamo innanzitutto vaidesi e poi rioplatensi o italiani. L’alta percentuale di anziani è sicuramente un tratto
in comune, ma non è un dato che deve spaventarci, perché quel che conta non è
l’età ma la mentalità: ci sono
persone anziane con una capacità critica più vivace di
quella di molti giovani. Ci sono, certo, differenze legate a
esperienze storiche diverse, e
questo conta. E poi c’è la
geografia: chi vive in montagna forse dialoga in profondità ma ha una scarsa visione
del futuro, mentre chi vive
dove è piatto è abituato a
guardare in lungo e ad aspettare. Per il resto, i valdesi
hanno la testa dura dappertutto, per fortuna».
Appunti di viaggio del moderatore
I Rostan allevatori
in quel di Fray Bentos
GIANNI ROSTAN
Roma
Il culto
del XVII
Febbraio
LILIA SOMMANI
Nella Roma del Giubileo
cattolico e del martirio
di Giordano Bruno il messaggio della «Settimana della libertà», incentrato sulla persona di «Gesù il liberatore»,
ha avuto un significato e una
risonanza particolari. Il culto
interdenominazionale, celebrato nella chiesa valdese di
piazza Cavour la sera del 17
febbraio, è stato trasmesso in
mondovisione grazie alla
Unione delle chiese cristiane
awentiste, che hanno messo
a disposizione l’impianto satellitare, già installato nella
chiesa per una serie di programmi sul giubileo biblico.
Molto opportunamente, il
culto è stato introdotto dalla
proiezione di un breve filmato, che ha inquadrato l’evento dell’editto di emancipazione del 1848 nella storia dei
valdesi.
Pastori e laici della chiesa
metodista, e di quelle valdesi
e battiste di Roma si sono alternati nella parte liturgica, le
corali (metodista, francofona
awentista) hanno dato il loro
prezioso contributo, la predicazione della pastora Maria
Bonafede ha riproposto la domanda di Gesù ai suoi: «E voi,
chi dite che io sia?» (Marco 8,
29). Domanda inquietante,
che invita ogni credente a riflettere su che cosa realmente
rappresenti Gesù nella sua vita. E stato molto bello vivere
questo momento di riconoscenza e di riflessione insieme ai fratelli e alle sorelle delle altre chiese evangeliche
della città. Momento di gioia,
che ha preso il carattere di
fraterna convivialità nella sala
dove era stata preparata la
cena per 195 persone.
Il messaggio del moderatore Rostan, di ritorno con la signora dal Sinodo delle chiese
valdesi del Rio de la Piata, ha
gettato un ponte tra le due
realtà valdesi e ha dato maggiore motivazione alla colletta fatta durante il culto, a sostegno proprio degli asili per
i bambini delle comunità rioplatensi.
A Trieste per il XVII Febbraio
Una giornata comunitaria
EMILIO BRACCO
Domenica 20 febbraio,
nel tempio elvetico-valdese di Trieste, la comunità
valdese, in comunione con
fratelli e sorelle elvetici, metodisti e luterani della città e di
altri evangelici provenienti da
Abbazia (Fiume) che hanno
voluto unirsi, ha celebrato il
proprio culto di ringraziamento al Signore. Il culto con
Santa Cena è stato presieduto
dal pastore Renato Coisson e
la predicazione è stata del pastore emerito Giulio Vicentini,
che ha proposto la meditazione della domanda fondamentale rivolta da Gesù ai discepoli e anche a noi oggi: «E voi,
chi dite che io sia?» (Marco 8,
29). Nella risposta di Pietro
«Tu sei il Cristo» possiamo
sentire implicita la confessione di fede anche nel Dio libe
J Napoli
Firme per
Jubilee 2000
Sabato 19 febbraio in vari
punti delle città di Napoli e
di Portici si è svolta una raccolta di firme organizzata
dalle chiese battiste, metodiste e valdesi partenopee per
la campagna «Jubilee 2000».
Nonostante la giornata piovosa sono state raccolte oltre
1.000 firme per un numero
di contatti personali anche
molto superiore. La gente
era in alcuni casi incredula
per il fatto che davvero non
chiedevamo soldi e comunque generalmente dimostrava una grande disinformazione sui contenuti della
campagna che in Italia, come si sa, raccoglie l’adesione
di una sessantina di gruppi e
movimenti laici e di ispirazione cristiana (non solo cattolici, come invece si sono
spesso espressi gli organi di
informazione). Qualche giorno dopo, con le performence
di Fazio, Jovanotti, gli U2 e
altri nella grande «kermesse»
del Festival di Sanremo l’atteggiamento anche dei napoletani più scettici è radicalmente cambiato.
ratore. La giornata è proseguita con una gioiosa agape e il
pomeriggio con musiche eseguite all’organo da Giuseppe
Zudini e con il bel canto di
Daniela Macchierò. Il pastore
Vicentini ha poi tenuto una
documentatissima conferenza sull’opera del Comitato di
evangelizzazione della Chiesa
valdese nel periodo 1890-1900
nelle zone dell’Abruzzo e del
Molise. Ringraziamo il Signore per questa bella giornata
che ci ha concesso.
Le ultime bellissime ore
prima del ritorno le abbiamo passate con la grande
famiglia di Ariel e Azucena
Rostan in campagna vicino a
Fray Bentos. Abbiamo conosciuto i coniugi Rostan in occasione del loro soggiorno in
Italia quando ci avevano raccontato, in parte, la loro vita
di agricoltori, di genitori di
sei figli e di nonni di molti
nipoti: L’amicizia si è approfondita nel 1996 e infine
quest’anno. Tutte e due le
volte ci hanno offerto un
piacevole concerto vocale a
più voci cantando inni e
canzoni uruguaiane.
Ariel con quattro dei suoi
figli e i loro consorti alleva vitelli e mucche; sera e mattina
Cristina a cavallo raduna le
bestie che vivono sempre
all’aperto e li spinge alla
mungitura. L’apparecchiatura pneumatica è vecchiotta,
ma funziona da quarant’anni; il serbatoio refrigerato era
alimentato da un generatore
autonomo, ma ora finalmente è arrivata l’energia elettrica
che fa funzionare anche la
pompa del pozzo. Quando
sono arrivati qui i Rostan nel
1947 non c’era nulla di tutto
questo, neppure i grandi alberi e il viale di palme che
circondano la casa.
Il soggiorno in Uruguay è finito, il mattino presto si parte
per l’aeroporto di Montevideo, Con mia moglie, Mit, desideriamo ringraziare tutti e
ognuno dei fratelli, delle sorelle e degli amici incontrati
in Uruguay per la loro calda
ospitalità, per la cordialità e la
fraternità con cui ci hanno
accolti, (ultima di tre puntate)
f. È mancato a Torino. Era membro dell'Accademia delle scienze
L'eredità spirituale di Alberto Peyrot
EUGENIO BERNARDINI
ALL’ETÀ di 69 anni è mancato a Torino Alberto
Peyrot. Membro dell’Accademia delle scienze di Torino,
per molti anni ha servito
l’Università, dov’era docente
di istologia e embriologia al
Dipartimento di biologia animale della Facoltà di scienze,
come direttore del suo Dipartimento e anche come vicerettore. Nella Chiesa valdese
ha avuto incarichi nei comitati di diverse opere e istituzioni; gli Artigianelli valdesi e
l’Ospedale valdese di Torino,
la Casa balneare e colonia
per bambini di Borgio Verezzi, il Collegio di Torre Pellice,
l’Uliveto di Luserna San Giovanni. Era anche membro del
Concistoro della Chiesa valdese di Torino in cui ha rappresentato sempre una voce
ragionevole e pacata, attento
ai bisogni spirituali dei membri di chiesa e, insieme, alla
necessità di amministrare la
chiesa senza fare il passo più
lungo della gamba.
Alberto Peyrot era un uomo mite, paziente, riservato,
ma era anche un uomo fermo, di saldi principi, soprattutto era un credente, un credente consapevole, pieno di
speranza e impegnato: in tutta la sua vita ha voluto e saputo coniugare responsabilità familiari e professionali
con quelle ecclesiastiche. Lo
ha fatto secondo la migliore
tradizione protestante del sacerdozio universale dei credenti che vuole i laici impe
gnati nella professione secolare come se fosse una vocazione religiosa e nella vocazione religiosa con la stessa
responsabilità e laicità necessarie nella professione secolare. Insomma ha rappresentato quella generazione di
italiani e di valdesi che ha voluto lavorare sodo non solo
per sé e la propria famiglia
ma anche per gli altri. Una
generazione che ha faticato
ma che ha avuto anche qualche soddisfazione nella costruzione della nostra società
e della nostra chiesa.
Credo che non sia un caso
che uno dei versetti preferiti
da Alberto era quello di Giovanni 15, 16: «Non siete voi
che avete ècelto me - dice Gesù -, ma sono io che ho scelto
voi, e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il
vostro frutto sia permanente». Si tratta di un versetto
che esprime perfettamente il
modo protestante di intendere la vocazione: non siamo
noi che saliamo a Dio ma è
Dio che scende verso di noi
incarnandosi nel Figlio; Dio,
nella sua grazia misericordiosa, si dona a noi, non siamo
noi a meritarcelo 0 ad acquistarcelo. In questo modo si
esclude ogni vanto religioso,
ogni pretesa umana. C’è posto solo per la riconoscenza
che si esprime nella fattiva
collaborazione al suo progetto di amore per l’umanità.
Come la fede, quella vera,
non è mai sola ma è sempre
accompagnata dai suoi frutti,
così la vocazione cristiana,
quella vera, si esprime nell’
impegno a costruire insieme
una comunità migliore. Molti
oggi tendono a risparmiarsi
(naturalmente là dove sembra non ci sia nulla da guadagnare), l’Evangelo invece ci
invita a spenderci, a spenderci senza risparmio, nella fiducia che anche il più piccolo
servizio d’amore non è destinato alla caducità ma all’eternità. Questa è l’eredità spirituale che ci lasciano persone come Alberto Peyrot
AGGIORNAMENTO DONNE
PASTORE E DIACONE BMV
dal 27 al 29 marzo
al Centro evangelico battista di Rocca di Papa
Inizio; lunedì 27 marzo ore 15
Fine: mercoledì 29 marzo col pranzo
Per informazioni e iscrizioni:
Anne Zeli 0323-402653 - Gabriela Lio 06-9321842
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita
Chiese
VENERDÌ!0MARZO20nn I VENERDÌ 1
■■ Significativa presenza valdese alla Fiera del libro di Acireale
Un'occasione di dialogo e testimonianza
LOREDANA ACANFORA
PANASCIA
Dal 16 al 20 febbraio il Palasport di Acireale, a pochi
chilometri da Catania, ha
ospitato la Fiera del libro.
Una fiera minuscola, in verità, se si mette a raffronto
con altri appuntamenti più
noti, ma ben articolata sia
nelle presenze, alcune prestigiose, sia regionali sia nazionali, sia negli spazi, ampi e
confortevoli, che hanno consentito agli espositori una efficace ed elegante presentazione della produzione editoriale. In particolare, le case
editrici siciliane presenti
hanno riaffermato una vivacità culturale ricca di fermenti e un impegno in crescita
che lascia ben sperare per il
futuro dell’imprenditoria
editoriale isolana.
Oltre alla tradizionale produzione cartacea era anche
presente una vasta gamma di
prodotti multimediali desti
nati soprattutto alla didattica. Il Consiglio della chiesa
valdese di Catania ha considerato, dapprima con qualche incertezza, dato il notevole costo dell’operazione,
l’opportunità di essere presenti a questa fiera. Si è poi
deciso di «afferrare al volo»
questa occasione che ci
avrebbe consentito una visibilità che in una grande, e
talvolta distratta, città come
Catania non si verifica spesso. All’Editrice Claudiana è
stato assegnato un ampio
spazio che ha permesso non
soltanto di esporre i titoli in
deposito presso la nostra
chiesa, ma anche di collocare
una mostra sulla presenza
protestante, dal titolo «Il lungo cammino della libertà religiosa in Italia». La favorevole
collocazione dello stand, la
singolarità dei testi proposti e
l’offerta gratuita dell’opuscolo Chi sono i valdesi? hanno
suscitato la curiosità e l’interesse di numerosi visitatori.
con i quali si è aperto un dialogo e un confronto; molti
hanno acquistato dei libri e
alcuni hanno voluto lasciarci
il loro recapito per essere
informati sulle nostre attività.
Sono state giornate faticose
ma molto intense e vissute
dal gruppo di lavoro con una
disposizione d’animo inedita, così come lo era l’esperienza in sé: ci siamo sentiti,
in un certo modo, come quegli umili colportori che con le
loro pubblicazioni e le Bibbie
cercavano di aprirsi un varco
nella monocultura religiosa
imperante. Abbiamo «avvertito» l’ostilità, l’indifferenza
di alcuni, ma anche l’interesse, la fame di risposte, la consapevolezza di altri. Abbiamo
cercato di fare i buoni seminatori: il resto sarà opera del
Signore che, forse, si servirà
anche di quei giovani studenti che, senza chiedere granché, hanno portato nelle loro
case un opuscoletto con una
domanda in copertina.
Fioridia
Libertà
religiosa
aUSEPPE roNTANA
IL 20 febbraio, nei locali
della chiesa battista di Fioridia, in occasione della festa
del XVII Febbraio, il pastore
Davide Ollearo ha tenuto una
conversazione su «Libertà religiosa in Italia». Il relatore
con un linguaggio semplice,
chiaro e incisivo ha fatto un
quadro sull’argomento a partire dalle «Lettere patenti» del
re Carlo Alberto fino alle ultime intese con la Repubblica
italiana. Il locale di culto era
affollato da membri di chiesa,
simpatizzanti e da persone
che per la prima volta hanno
varcato la soglia dell’edificio
della chiesa di Fioridia.
Al termine della relazione
introduttiva si è aperta una
discussione con una vivace
partecipazione del pubblico.
Tra i temi affrontati l’ora di
religione e il credito scolastico hanno fatto la parte del
leone. Il dibattito ba fatto riflettere sul versetto di Matteo 28, 19a: «Andate e fate
miei discepoli tutti i popoli...». I valdesi hanno lottato
per ottenere quella libertà e
quei diritti di cui oggi godiamo, nell’Ottocento hanno evangelizzato e fondato chiese... E la nostra generazione
di evangelici?
Chiesa metodista di Firenze
«Solus Christus»
nel terzo millennio
PASQUALE lACOBINO
UN pubblico di circa 50
persone riunito nella
chiesa metodista di Firenze
ha ascoltato il pastore Fulvio
Ferrario sul tema «Solus Christus: anche nel terzo millennio?», lo scorso 17 febbraio, nelTambito della «Settimana della libertà» celebrata dalle chiese evangeliche
fiorentine. Ferrario ha accompagnato per mano l’uditorio in un breve ma intenso
viaggio dentro i nodi cruciali
delle critiche più radicali rivolte al solus Christus dalle
teologie femministe, dalla
teologia delle religioni altre e
dal dialogo con l’ebraismo.
L’effetto di senso è da montagne russe: vertigine verticale
quando vengono esposte con
rispetto e serietà le tesi critiche verso la centralità di Cristo; orientamento ritrovato
quando Ferrario traccia le piste per ridire solus Christus
nel futuro prossimo venturo:
Gesù uomo, ebreo, outsider,
non violento, Gesù crocifisso.
Per saperne di più si rinvia alla lettura del suo intervento
nel libretto Gesù, il liberatore
pubblicato per la Settimana
2000 dalla Fcei e dall’Unione
delle chiese awentiste.
«Gesù è stato il profeta di
un Dio buono - ha detto Ferrario - di un Dio che preferisce morire sulla croce con
Gesù piuttosto che esercitare
la violenza, che ha deciso di
venire incontro all’umanità
per gratuità e non per necessità. In Dio la gratuità ha ùi sé
la capacità di vincere la morte». Se le tre grandi voci critiche (femministe, altre religioni, ebraismo) hanno fatto
comprendere al cristianesimo che la croce non può essere imposta, solus Christus
non può che voler dire che il
nome di Gesù è una critica al
cristianesimo storico: il nome
di Cristo non è la verità violenta, ma la verità violentata,
e violentata da una chiesa
che lo ha nominato invano.
«Solus Christus - ha concluso
Ferrario - non è un’arma che
possiamo puntare sull’altro».
Il programma della «Settimana» a Firenze ha offerto
anche altri due appuntamenti: nei locali del Centro sociale
evangelico di via Manzoni,
domenica 13 febbraio, si è tenuta una agape fraterna seguita da uno scambio di idee
sulle iniziative comuni tra
evangelici fiorentini mentre il
tradizionale falò ha illuminato la serata di sabato 19 febbraio al Centro comunitario
evangelico di Casa Cares.
Lo stand della Claudiana alla Fiera di Acireale
II XVII Febbraio commemorato alla chiesa valdese di Pachino
Una festa all'Insegna della fratellanza
NINO CULLOTTA
. .T L saggio non si glori del
«ll
la sua saggezza né il forte della sua forza o il ricco
della sua ricchezza, ma ciascuno si glori di questo: che
ha intelligenza e conosce me,
che sono l’Eterno che esercita la benignità il diritto e la
giustizia sulla terra, perché di
queste cose io mi compiaccio» (Geremia 9, 23-24). Su
questo bellissimo testo ha
predicato a Pachino la pastora Daniela Santoro, domenica 20 febbraio in un tempio
gremito di sorelle e di fratelli.
All’insegna della fratellanza e
dello stare insieme la comunità valdese di Pachino ha
voluto ricordare il XVII Febbraio, non come «vanto» ma
nel ringraziamento al Signore
che vuole la salvezza di tutti
coloro che accettano la sua
chiamata e si compiace non
dei superbi ma della giustizia
^ Giovani in viaggio tra Pachino e Scicli
«Gephira» in Sicilia
DANIELA SANTORO
DAVIDE OLLEARO
febbraio 4 dei 14 giovani
europei, protestanti e ortodossi, partecipanti al progetto
ecumenico «Bridge-Gephyra»
sono stati ospitati dalle comunità di Pachino e di Scicli.
Sabato sera, durante la cena
la comunità di Pachino ha
avuto modo di conoscere
questi giovani e scambiare
con loro idee ed esperienze,
dando notizie sulla vita della
chiesa e sulla scuola materna
«Il Redentore».
Domenica mattina Katharina, Céline, Daniele e Rudolf si
sono spostati a Scicli dove
hanno partecipato al culto e
all’agape. La comunità è stata
informata sulle finalità del
viaggio che i giovani stanno
compiendo e ha dato il proprio contributo delineando
attività e progetti della chiesa
e dell’asilo, l’Opera diaconale
metodista. La giornata si è
conclusa con una passeggiata
nel barocco siciliano. Nonostante i tempi ristretti e la
stanchezza dei giovani per i
continui spostamenti, le comunità hanno vissuto intensi
momenti di comunione fraterna sperimentando come
lingua e tradizioni religiose
diverse non costituiscono un
ostacolo, ma un arricchimento nei rapporti fra credenti
uniti dalla fede in Cristo.
e della benignità esercitate
nell’umiltà al suo servizio.
Già giovedì 17 la comunità
si era riunita per cantare,
pregare e fare insieme un’
agape fraterna. Sabato sera
alcuni giovani di Pachino e di
Scicli si sono incontrati per
fare insieme catechismo e
poi mangiare una pizza. L’incontro comunque più significativo è avvenuto appunto
domenica 20 febbraio.
Numerosi frateili della comunità di Scicli (metodista) e
della comunità di Siracusa
(battista con alcuni membri
valdesi, guidata dal pastore
Salvatore Rapisarda) hanno
voluto condividere la giornata con noi. Il culto è stato allietato da bellissimi inni, cantati dalla corale di Siracusa;
alla liturgia hanno partecipato ragazzi e adulti delle comunità di Pachino e Scicli. Dopo
la Santa Cena tutti i presenti
(un centinaio) si sono presi
per mano e hanno cantato il
Giuro di Sibaud. La giornata è
continuata dopo il pranzo ancora una volta con il canto.
Per l’occasione la corale di Siracusa ha voluto insegnare alcuni canti agli altri due gruppi per condividere anche attraverso la musica la nostra
comune fede. È stata una piacevole giornata che ha arricchito spiritualmente tutti.
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MARZO 2000
Sviluppo
Un debito da cancellare. Sul serio
Intervista a Scalfaro
«Lo Stato è la casa di tutti»
Giordano Bruno
Il riscatto della memoria
Ebraismo
I roghi del Talmud
Zingari
Un’alterità inconciliabile?
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Campo a Agape 28 aprile -1° maggio
Week-end teologico
sulla testimonianza
Si svolge dal 28 aprile al 1“
maggio il prossimo weekend teologico al Centro ecumenico di Agape. Tema dell’incontro è «Come crederanno in colui del quale non
hanno sentito parlare?» (Romani 10,14).
Ciascuno di noi ha ricevuto
una testimonianza di fede,
l’ha fatta propria a modo suo
e (eventualmente) ne ha fatto
derivare un annuncio da portare ad altri. Questo processo
avviene sia a livello individuale sia a livello di comunità di credenti. Per questo,
dopo aver riflettuto sui nostri
percorsi personali, si cercherà di ricostruire una mappa delle tendenze teologiche
esistenti all’interno del protestantesimo italiano di oggi.
Infine ci si domanderà se abbiamo un messaggio comune
che ci sentiamo di rivolgere
alle persone che vivono nel
nostro paese. Pur essendo
aperto alla libera iscrizione di
chiunque, il campo è diretto
in special modo alle persone,
delle diverse generazioni, impegnate nelle chiese evangeliche italiane.
Il programma prevede lavori di gruppo, alcune interviste a esponenti del protestantesimo italiano con domande dei partecipanti, studio biblico sul testo di Romani 10, 14, relazioni di Sergio
Rostagno e Massimo Aprile.
Quote di partecipazione: a
seconda del reddito dei partecipanti, vanno da £ 137.000
a 184.000. Per iscrizioni e
informazioni: Agape, 10060
Prali (To); tei. 0121-807514,
fax 0121-807690. E-mail: agape@perosa.alpcom.it
CRONACHE CHIESE
PRAMOLLO —Anche quest’anno la giornata del 17 febbraio
è trascorsa nella gioia. Il pastore Giorgio Tourn è stato nostro ospite e lo ringraziamo di cuore per il ricco e coinvolgente messaggio rivoltoci nel corso del culto da lui presieduto e per aver trascorso l’intera giornata con noi, partecipando anche al pranzo comunitario. Al culto hanno preso parte attiva, con dei canti, pure i bambini e ragazzi della scuola domenicale e del catechismo e la corale. La serata è stata allietata dalla recita presentata dalla filodrammatica, molto apprezzata dal numeroso pubblico.
PRAROSTINO — La comunità si rallegra per la nascita di
Francesca, di Sara e Gianni Rostan, Jenny, di Roberta e
Bruno Rostaing, Federica, di Laura e Flavio FerrerOi
Mara, di Silvia e Giorgio Bouchard e Lorenzo, di Antonella Righetto e Ivan Santiano.
• Con cristiana simpatia la comunità è vicina ai familial
di Giulio Rivoiro, del Roc, che ci ha lasciati.
SAN GERMANO — L’assemblea di domenica 27 febbraio è
stata fra le più soddisfacenti: ne siamo grati al Signore e ci
rallegriamo per l’impegno preso dai molti presenti di aumentare la somma da devolvere alla chiesa rispetto mia
cifra messa in preventivo dal Concistoro. La gestione della sala ristrutturata secondo le norme antincendio non
cosa di poco conto: ci auguriamo che il comitato formatosi a tale scopo riesca a risolvere in modo corretto i pr°'
blemi dell’utilizzo di questo prezioso strumento al tm®
deH’arricchimento culturale.
• Auguri di buon lavoro ai giovani del progetto «Gephira»
che abbiamo avuto il piacere di conoscere in occasione
del culto e dell’agape del 17 febbraio.
• Ci rallegriamo con Barbara Gaspardone e Franco Serra^
valle che, giunti da Nizza, domenica 20 febbraio hann
voluto che la loro Laura fosse battezzata a San Germán^
A lei l’augurio delle benedizioni del Signore e ai genito
l’augurio di mantenere fedelmente le promesse
• Ci ha lasciati dopo un lungo periodo di malattia M”
Durand in Salaris; molto conosciuta, la sua dipartita ci n
molto rattristati: al marito, al figlio e ai loro congiun
l’espressione della nostra solidarietà.
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venerdì io marzo 2000
Vita Delle Chiese
. Incontro a Pinerolo delle coppie interconfessionali
I Una comune spiritualità
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diversità confessionale vissuta nell'unità della coppia può aiutare
Q interrogarsi reciprocamente sulla fede e su come metterla in pratica
ALBERTO CORSANI
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igiunti
Esiste un modo particolare di vivere la spiritualità cristiana da parte delle
jjoppie interconfessionali? La
tdoroanda che si sono poste
le coppie di Torino, del Pine•^lese e della Lombardia nell’incontro periodico del 27
^bbraio a Pinerolo ha offerto
pposte interessanti, ma pritna ancora ha visto una «aggiustamento del tiro» rispetto alla domanda di partenza,
nel senso che giocoforza ci si
è dovuti chiedere preliminarmente che cosa ossa essere
oggi la spiritualità dei credenti. L’introduzione alla riflessione, una densa introduzione teologica e pastorale
curata dal pastore Alberto
Taccia, ha trovato molti fondamenti nella filosofia e nella filologia, ma ha assunto
anche il carattere di una predicazione.
Trovando una solida motivazione nel testo di Romani 8,
16, Taccia ha polverizzato le
nozioni di una vita spirituale
in opposizione a una vita materiale. Come il cristianesimo
dai tempi più remoti (nella
contestazione dello gnosticismo e del manicheismo) aveva cercato di fare, riconoscendo che i fatti della vita
contengono al tempo stesso
una dimensione «della carne»
e una «dello Spirito», si tratta
di ridefinire biblicamente ciò
che resta vincolato alla prima
e ciò che si lega al secondo,
anzi viene in conseguenza
dell’azione dello Spirito sui
credenti. Anche ciò che sembra di natura spirituale, per
noi uomini e donne vive
nell’ombra del peccato: vivere secondo lo Spirito consiste
allora nel lasciarsi afferrare e
guidare dallo Spirito di Dio,
come attesta proprio il testo
della lettera paolina. E in un
altro suo testo (Calati 6): tutto
ciò che è attività umana può
rientrare fra i frutti dello Spirito, se sappiamo cogliere il
messaggio evangelico.
In questo quadro l’etica
degli individui, e quindi anche la relazione familiare, si
costruisce intorno all’idea
dell’agape, l’amore che per
primo Dio ha avuto verso gli
uomini e a cui noi cerchiamo
di rispondere, nei confronti
suoi e dei nostri simili. In risposta al messaggio di chi ci
ha scelti per primo si orienta
dunque una pratica di vita
che accomuna i singoli, le
coppie, interconfessionali
oppure no. I partecipanti all’incontro si sono trovati concordi con Taccia (ma non da
oggi) sul fatto che non è dato
rinvenire una peculiarità nella vita spirituale di queste famiglie, almeno dal punto di
vista concettuale. Le famiglie
interconfessionali, costrette
per anni a itinerari di sofferenza fra incomprensione
delle famiglie e delle chiese
di provenienza, problemi
pratici legati all’educazione
dei figli, sensazione di costituire «un problema» anziché
un’opportunità per le chiese,
piuttosto presentano un vantaggio rispetto ad altre situa
zioni, ed è quello di avere
maturato, proprio per questo
loro itinerario, più o meno
complesso a seconda dei casi, un’abitudine, una predisposizione all’interrogarsi insieme sulla materia della fede
e sulle modalità per viverla.
L’ascolto come metodo
quotidiano è stata in molti
casi un’esperienza necessaria, non scontata ma in definitiva pagante. Oggi molti
problemi pratici sono stati risolti; il «Testo comune» redatto dalle commissioni valdese-metodista e cattolica è
stato approvato da alcuni anni e attende ora un testo applicativo congiunto; questi
documenti, se pure non risolvono sempre automaticamente le diffidenze e i sospetti di chi culturalmente
non ha colto la maturazione
reciproca delle chiese, tuttavia tolgono ogni alibi a chi
era abituato a frapporre ostacoli dottrinali o ecclesiologici
alla volontà dei coniugi di diversa confessione. Costituiscono un punto d’arrivo a disposizione delle giovani coppie, ma al tempo stesso sono
una tappa di un cammino
più lungo: le famiglie, ormai
di diverse generazioni, approfondiscono ora le tematiche della vita di fede e si scoprono, ad onta di chi le ha
marginalizzate o semplicemente non capite, del tutto
vicine alle altre, perché per
loro ciò che conta, come per
tutti gli altri, è la risposta da
dare al messaggio di Cristo
che tutti interpella, s
IP# Riflessioni di cattolici e evangelici nel Cuneese
La Parola come fonte dell'ecumenismo
EMANUELE LOCCI
A Cuneo cattolici ed evangelici stanno procedendo
nel dialogo ecumenico ormai
da decenni con impegno e
fraternità, nonostante non
manchino le difficoltà. Oltre
agli incontri annuali di preghiera nella «Settimana per
Tunità» e a quello nella ricorrenza della Pentecoste, dallo
scorso novembre ci siamo
dati un programma di riunioni mensili per la meditazione
della parola di Dio su temi
specifici da affidare, di volta
in volta, a un esperto cattolico e a uno evangelico. Nel
mese successivo teniamo
l’incontro «Cattolici ed evangelici leggono insieme la Parola», per una riflessione
sull’argomento già trattato
nel mese precedente. In no' vembre e dicembre si è parlato del Giubileo considerando
in particolare Levitico 25. I
relatori sono stati don Duilio
Alberello della diocesi di
Mondovì e il prof. Stefano Sicardi anziano della Chiesa
evangelica di Mondovl.
Il 17 gennaio ha avuto luo80 un incontro nell’ambito
t^el dialogo ebraico-cristiano
su «Il Dio delle benedizioni
tiella tradizione di Israele».
Dopo un saluto del vescovo
tli Cuneo, hanno svolto le loto relazioni l’ing. Franco SePe della Comunità israelitica
oi Torino e il dott. Lino Lanternino della Chiesa evangelidi Cuneo. Nella riunione
del 7 febbraio invece si è parato di «Sacerdozio e predicaI tori alla luce della Scrittura».
Relatori erano don Carlo Isoardi, docente di Dogmatica
j^ttolica e il past. Emmanue®. deschetto, che per circa douici anni aveva curato le chie^ evangeliche di Cuneo e
“ondovl con la diaspora di
Alba, Era e Sommariva Bosco.
Don Isoardi si è soffermato
sul sacerdozio come ministero ordinato nella chiesa
cattolica romana, che si è
sviluppato e affermato nel
tempo come «potere» nella
chiesa-società bisognosa di
organizzazione ordinata ed
equilibrata. Il sacerdozio è in
particolare rapporto con
l’eucarestia. Il pastore Paschetto, riferendosi in modo
particolare al Nuovo Testamento, ha sostenuto che solo Cristo è «sacerdote in eterno; ha un sacerdozio che
non si trasmette; non ha
ogni giorno bisogno di offrire sacrifici, poiché egli ha
fatto questo una volta per
sempre quando ha offerto se
stesso» (Ebrei 7, 17; 24, 27).
C’è anche il «sacerdozio universale dei credenti» che,
secondo la Riforma, viene
esercitato per Cristo, con Cristo, in Cristo con il compito
di annunciare la Parola della
salvezza (I Pietro 2, 5-9). Pa
stori e anziani non sono sa
cerdoti secondo l’intendimento cattolico-romano, ma
predicatori. Gesù ha scelto e
mandato dei predicatori (Mt.
28,19-20; Marco 16,15).
Dopo l’incontro del 6 marzo (si leggerà insieme I Pie
tro, capp. 1-2 e I Corinzi 12,
4-27, continuando a discutere su quanto hanno detto gli
oratori nell’incontro precedente), il 3 aprile don Claudio
Mondino e il pastore Michele
Foligno parleranno su «Le
chiese e l’unità della Chiesa».
B. Battisti toscani
Il senso della
Associazione
regionale
PASQUALE lACOBINO
Quindici delegati presenti in rappresentanza
di quattro chiese (Firenze, Livorno via C. Battisti, Livorno
Villa Corridi, Pistoia), tre
membri di Comitato, una
rappresentante del Circuito
valdese-metodista, un rappresentante della Fgei: questi
i numeri della Assemblea della Associazione delle chiese
battiste della Toscana (Acebt)
riunitasi il 20 febbraio a Livorno nei locali della chiesa
battista di Villa Corridi, assente la delegazione della
chiesa di Grosseto. L’Assemblea ha recepito la mozione
presentata dalla Chiesa battista di Livorno (Villa Corridi) e
«dà mandato al Comitato e ai
delegati presenti di promuovere la discussione nelle
chiese battiste aderenti all’Acebt; dà altresì mandato al
Comitato di inserire nell’ordine del giorno della prossima Assemblea Acebt eventuali proposte di modifiche
allo statuto».
La mozione presentata dalla chiesa di Livorno racchiude la proposta di una riforma
profonda dell’Associazione:
finalità più centrate su incontro, scambio e socialità, un
alleggerimento degli organismi e delle modalità operative, una Associaziope, insomma, che assuma i tratti più
agili di un Coordinamento.
La mozione è stata approvata
con un solo voto contrario.
Ora la parola passa alle chiese: a esse il compito di ripensare il volto e il senso dell’Associazione toscana.
Paolo Filippi ha letto la relazione finanziaria, mentre
Thomas Heghen ha relazionato per il Comitato uscente
sottolineando come l’iniziati
va tenutasi a Pistoia nell’ot
tobre del 1999 (dibattito pubblico con Domenico Maselli,
raccolta firme per «Jubilee
2000» contro il debito estero)
abbia rappresentato un modello di lavoro da ripetere.
L’Assemblea ha ascoltato anche la relazione sulla Commissione monitori: le chiese
sono state sollecitate ad inviare i propri monitori alle
occasioni formative offerte
dalla Commissione, a partire
dal prossimo appuntamento
del 19 marzo alla Chiesa valdese di Pisa su «La spiritualità del bambino».
Eletto il Comitato e i revisori, l’Acebt torna quindi a darsi
un nuovo presidente. Con
larghissimo consenso è stata
eletta la sorella Mimma Capodicasa di Livorno.
PAG. 9 RIFORMA
«
Iniziative comuni per l'anno del Giubileo cattolico
Gli evangelici valdostani si incontrano
ULIA DURAND
QUEST’INVERNO il Consiglio di chiesa proponeva, con una lettera, un contatto fra le varie chiese evangeliche presenti nella Valle
d’Aosta. Lo scopo era quello
di verificare se fosse possibile, in occasione del Giubileo
cattolico, formulare una dichiarazione che, partendo
da una presa di posizione
comune, potesse testimoniare la concezione protestante del cristianesimo attraverso la diffusione sulla
stampa e radio locale. La risposta positiva è subito venuta dalla Chiesa awentista,
dalla Chiesa dei Fratelli e
dalla Chiesa apostolica.
L’accordo raggiunto ha fatto sì che si siano organizzati.
per la prima volta in Valle
d’Aosta diversi incontri tra le
varie componenti evangeliche; il clima è stato fraterno e
costruttivo ed è stato espresso il desiderio di non limitare
la collaborazione a questa
occasione. In estate sarà infatti allestito insieme un banchetto di esposizione, nelia
piazza centrale di Aosta, per
diffondere materiale evangelico. Insieme sarà pure tenuto un breve corso di formazione per i fratelli e le sorelle
che gestiranno il banchetto,
onde offrire una qualificata
testimonianza. Anche il culto
del 5 marzo nella chiesa valdese è stato preparato da un
gruppo interconfessionale di
donne. Come valdesi abbiamo individuato la possibilità
di svolgere un ruolo di rac
AGENDA
12 marzo
ROMA — Alle ore 16, alla casa delle suore francescane Missionarie di Maria (via Giusti 12), il gruppo Sae organizza un
incontro sul tema; «Una “magna charta” per l’ecumenismo
in Europa: verso un documento comune sui “diritti e doveri
ecumenici fondamentali’’». Intervengono Vittorio lanari e
Luca M. Negro. Introduce Maria Vingiani.
IMPERIA —Alle ore 10,30 si tiene il culto di inaugurazione
del nuovo locale di culto a Imperia Porto Maurizio (via Carducci 30), con predicazione del past. Franco Becchino.
13 marzo _
TRIESTE —Alle 18, al Centro Veritas, la past. Letizia Tomassone parla su: «L’Apocalisse: visione di un mondo giusto».
MILANO — Alle 18, in piazza San Fedele 4, per il ciclo del Sae
«Una Bibbia molte letture», il prof. D. Garrone parla su: «La
Parola nella storia: la lettura storico-critica della Bibbia oggi».
14 marzo
IVREA — Alle ore 21, nella chiesa valdese (via Torino 217), il
past. Gregorio Plescan tiene il primo incontro sul «Linguaggio e linguaggi della fede», dedicato al tema: «Parola e simboli nella storia della riflessione cristiana».
BOLOGNA — Alle ore 20,45, alla chiesa metodista (via Venezian 1), Giovanni Catti conduce uno studio sul tema: «Il Cantico dei Cantici - prima lettura».
ROMA — Alle ore 18, alla Facoltà valdese di teologia (via
Pietro Cossa 42), il professor Daniele Garrone parla sul tema: «Angeli e diavoii nella Bibbia e oltre».
cordo, avvalendoci delia nostra apertura a tutto campo
nell’ecumenismo, per favorire iniziative neila diffusione
deil’Evangelo.
È in questo clima che ia
sera dei 17 febbraio, nella sala messa a disposizione dalla
Chiesa awentista abbiamo
potuto assistere, anche con
alcune sorelle e fratelli cattolici, ai culto trasmesso via sateilite dalla chiesa valdese di
piazza Cavour in Roma. La
domenica successiva ci ha
visti ancora insieme neila
nostra chiesa per la celebrazione del 17 febbraio e per il
pranzo comunitario che ne è
seguito. La serata si è conciusa attorno ai falò preparato, come gli anni scorsi, nei
prati di una famiglia della
nostra chiesa.
15 marzo
VENEZIA — Alle ore 18, a Palazzo Cavagnis, per la rassegna
«Giovani e musica», concerto del chitarrista Andrea Mozzato.
SAVONA — Alle ore 17, all’Università delle tre età (corso
Mazzini 25/3), per il ciclo di incontri su «Protestantesimo e
mondo moderno», il pastore Giorgio Bouchard parla sul tema: «Protestantesimo e modernità».
ROMA — Alle ore 16,15, alla chiesa metodista (v. Firenze 38),
Maria Teresa B. Russo parla su: «L’apostolo Pietro a Roma».
16 marzo
ROMA — Alle ore 18, nella libreria Odradek (via dei Banchi
vecchi 57), Enzo Marzo, Carlo Molari e Antonio Parisella
presentano il libro di Marcello Vigli «I giubilei del Novecento». Sarà presente l’autore.
BERGAMO — Alle 17,30, alla Fondazione La Porta (viale
Papa Giovanni XXIII30), il Centro culturale protestante organizza il terzo incontro sulle «Prospettive giubilar! per
l’oggi». L’economista Federico Ferali parla sul tema; «La distribuzione delle terre - Levitico 25,23».
BRUSIO (CH) — Alle ore 20,15, alla chiesa evangelica di lingua italiana, il prof. Gianni Long parla sul tema: «Johann Sebastian Bach, il musicista teologo a 250 anni dalla morte»,
con ascolto di brani eseguiti all’organo da Silvana Naso.
TORINO — Alle ore 16 e alle ore 20,45, nella sala valdese di
via San Pio V 15 (primo piano). Paolo Schirru parla sul tema:
«Cristo nella musica classica del ’900».
17 marzo
GENOVA — Alle ore 17, a Palazzo Doria Spinola (largo Lanfranco 1), il prof. Salvatore Caponetto parla sul tema: «Filippo Melantone (1497-1560)» per il ciclo di lezioni su «Storia,
arte e cultura nell’Europa protestante».
18 marzo
TORINO — Alle ore 16, al Centro teologico (corso Stati Uniti
11), per il ciclo di incontri «Le chiese cristiane si confrontano», don Franco Ardusso, il prof. Claudio Tron e padre A.
Hatzopoulos parlano su: «La Chiesa: istituzione ed evento».
MILANO — Alle ore 17, nella sala attigua alla libreria Claudiana (via Sforza 12/a), per il ciclo di incontri su «Musica e
spiritualità nel protestantesimo», Gianni Long parla su: «Il
corale luterano»; organizza il Centro culturale protestante.
19 marzo
MESTRE (Ve) — Alle ore 10, alla chiesa valdese-metodista (v.
Cavallotti 8), la past. Letizia Tomassone parla sul tema; «Le
donne fanno teologia», per l’organizzazione del 7° circuito e
della Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est.
MESTRE — Alle ore 9,30, alla Casa Cardinal Urbani (via Castellana 16/A), il Sae organizza un incontro sul tema: «La giustificazione: una speranza comune delle chiese», a cui partecipano padre Tede Vetrali e il pastore luterano Jörg Lauster;
meditazione biblica a cura di Claudio Bianchi. Per informazioni rivolgersi a Paola Bressan (tei. 041-950340).
20 marzo
TORINO — Alle ore 17, nella sala valdese di via Pio V 15 (primo piano), Anna Segre, per il ciclo su «La donna nella Bibbia
e nell’ebraismo», parla sul tema; «Il libro di Ester».
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale...........................L. 45.000
sostenitore..........................90.000
estero...............................60.000
«3 copie al prezzo di 2».............90.000
cumulativo GE/Confronti..............90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica via Pono - Lambertenghi, 28 - 20159 Milano
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 10 MARZO 2Q0n I
PARITÀ SCOLASTICA
DA RIVEDERE
BENIAMINO UUHI
La parità scolastica è diventata legge dello stato. Se si esclude
una parte della maggioranza,
sembrano tutti scontenti del
provvedimento varato. Frutto di
un evidente compromesso politico fra i Ds e il Ppi, questa legge
arriva subito dopo l’approvazione del riordino dei cicli e con
l’autonomia scolastica che sta
arrivando a compimento. Il ministro della Pubblica Istruzione
afferma che la legge sulla parità
scolastica rappresenta un tassello fondamentale per completare il quadro delle riforme che
hanno investito la scuola.
Mi permetto dissentire: questa
legge non è di
completamento
delle riforme, essa rappresenta
la riforma vera e
propria del sistema formativo
pubblico, ed è
certo destinata a
influenzare fortemente sia il
riordino dei cicli, sia (e soprattutto) il processo di autonomia scolastica.
Caso unico tra tutti i diritti
fondamentali individuati, la Costituzione stabilisce che quello
all’istruzione rappresenta un dovere istituzionale dello stato che
non può essere demandato o appaltato ad altri. L’aver istituito
un sistema pubblico di istruzione in cui agiscono a pieno titolo
e con le stesse finalità sia le scuole statali che le scuole private paritarie, significa affermare che lo
stato è solo uno dei possibili
agenti della formazione, e che
d’ora in poi può essere praticato
un principio di sussidiarietà.
Dove c’è il privato non c’è bisogno che ci sia lo stato, perché ad
ambedue è riconosciuta una funzione pubblica generale. Se il
privato diventa pubblico, si può
anche affermare che il pubblico
diventa un po’ privato. Siamo
cioè all’inizio di una strada che è
destinata a introdurre principi
di mercato e di competitività
all’interno della formazione.
Se questo si rivelerà esatto
(ma speriamo che non sia cosi),
l’autonomia scolastica si rivelerà
uno strumento indispensabile
alle scuole per agire in un clima
di competitività tra le diverse
istituzioni scolastiche. Quello
che doveva portare al decentramento dei poteri e all’autogestione didattica e organizzative
delle scuole, si trasformerà inevitabilmente in uno strumento
per costruire organizzazioni autoritarie e gerarchizzate in grado
Bisogna reagire al
clima di competitivà
esasperata introdotto
nella scuola dalle
riforme Berlinguer
ni di competizione. Tutto questo
avviene all’indomani dello sciopero della scuola più partecipato degli ultimi 10 anni. Gli insegnanti hanno scioperato e protestato contro il cosiddetto concorsone, anche se non c’era solo
questo tra i motivi della protesta e del disagio che si è manifestato con tutta evidenza e in
modo cosi generalizzato. I docenti hanno rifiutato un’idea
astratta della professionalità,
un’idea che non tenesse in debito conto il lavoro che realmente
viene fatto nelle scuole, e in particolare il lavoro di cooperazione tra le persone (non è un caso
che le percentuali
più alte di adesione allo sciopero si siano registrate nella scuola
dell’obbligo, dove
il lavoro di team è
ormai una pratica
diffusa e consolidata). È stata rifiutata un’idea di
docenza che considera l’insegnante nella sua individualità, per quello che sa e non
per quello che è e per come sa lavorare, e che attraverso l’incentivo derivante dalla valutazione,
viene invece messo in competizione con i colleghi.
Se gii insegnanti hanno protestato con tanta forza contro un
principio di competitività tra le
persone, cosa diranno dell’introduzione di un principio di competitività tanto più esasperato e
che agisce a tutti i livelli? Se c’era
bisogno di un ulteriore segnale
per alienarsi le simpatie degli insegnanti, questo segnale è arrivato con la legge di parità e il
danno sarà incalcolabile; non è
pensabile riformare la scuola indipendentemente 0 addirittura
contro gli insegnanti. Se questi
saranno contro, non ci sarà alcuna vera e reale riforma, e invece
questa è indispensabile per investire nel futuro con qualche speranza di successo.
Reagire sarà doveroso. Ci sarà
certamente un ricorso alla Corte
Costituzionale, ma nel frattempo
è in corso una campagna di raccolta di firme su due proposte di
legge popolare; una in merito alla parità scolastica, con una proposta più rispettosa del dettato
costituzionale, e un’altra che assegna allo stato l’obbligo di istituzione di scuole materne statali
su tutto il territorio nazionale.
Reagire è possibile. Proprio gli
insegnanti lo hanno dimostrato,
costringendo un fronte d’acciaio
(sindacati confederali, Snals e
di operare sul mercato in termi- governo) a fare retromarcia.
i; Eo)
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REDAZIONE CENTRALE TORINO;
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Maffei IN REDAZIONE; Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone. Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Pienraldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetlo, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
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valli valdesi) £ 30.000 Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800 Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 9 del 3 marzo 2000 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì l'marzo 2000.
2000
Associato alla
Unions stampa
periodica Italiana
Servono norme e controlli, ma la ricerca deve procedere
Clonazioni e manipolazioni
Le potenzialità di queste ricerche per la salute umana sono enormi
ma senza brevetti, cioè senza profitti, nessuno vi investirebbe risorse
GIANNI FORNARI
I fatti sono noti; l’Epo (European Patent Office) con
sede a Monaco di Baviera
avrebbe concesso, per una
«svista», ai ricercatori dell’
Università di Edinburgh un
brevetto che concede in esclusiva ai ricercatori stessi
l’uso di una tecnica di manipolazione genetica per sostituire il nucleo di cellule di
embrioni con quello di un
donatore. I tessuti che si sviluppano sono così identici a
quelli di quest’ultimo. Anzitutto, brevettabilità non significa licenza di fare qualsiasi cosa; una tecnica, un
procedimento di laboratorio
non diventano possibili e
consentiti nel momento in
cui sono brevettati. Se qualcuno lo può fare, semplicemente lo farà, brevetto o meno. Allora mi domando: dove
risiede il motivo delle proteste e dello scandalo? Nella
concessione del brevetto oppure nel fatto che i ricercatori
di Edinburgh abbiano portato avantì la loro ricerca?
Quando si parla di clonazione umana si pensa alla
produzione di individui tutti
uguali, programmati in laboratorio, destinati ad essere
delle specie di robot. L’emotività diffusa accende la fantasia e immagina i potenti del
mondo, i ricchi e gli intelligenti che creano dei replicanti che perpetuino e allarghino
il loro dominio sul mondo.
Un altro possibile scenario è
quello di un mondo di mostri
nati da un processo sfuggito
al controllo dell’uomo, con
sviluppi terrificanti e imprevedibili. Un’ulteriore obiezione riguarda la perdita della
diversità genetica, il rischio di
compromettere irrimediabilmente uno dei meccanismi
più preziosi dell’evoluzione,
¡’evolversi spontaneo e a ritmi «fisiologici» delle mutazioni casuali.
Rischi giustificabili
È certo che esistono rischi
considerevoli intrinseci alle
manipolazioni genetiche, così come enormi sono i pericoli di uno sfruttamento esclusivamente commerciale
dei risultati, come dice giustamente la bioioga Anna
Rollier nel numero scorso di
Riforma. Tuttavia, le potenzialità della ricerca in questo
campo, anche e soprattutto
in termini di conoscenza e
possibilità di intervento sulle
malattie dell’uomo, sono tali
da giustificare i rischi, purché
di questi si sia consapevoli e
la collettività eserciti un costante controllo. Ma siamo
CONVOLTO dallo spetta
if/ì
poi davvero convinti che sia
così prepotente la volontà di
costruirsi dei figli identici e
replicanti? È realistico immaginare una corsa verso una
forma di riproduzione che,
tra l’altro, presenta costi e
difficoltà molto mapiori delle attuali tecnologie di procreazione medicalmente assistita? Le possibilità concrete di ottenere dei «replicanti»
sono molto basse per alcune
specie animali e del tutto assenti per altre e probabilmente anche per l’uomo.
Peraltro, le caratteristiche
fisiche e comportamentali di
un individuo non dipendono
esclusivamente dal suo patrimonio genetico, dal suo Dna:
in altre parole, indmdui che
possiedono lo stesso patrimonio genetico, allevati e
cresciuti in ambienti diversi,
danno origine a individui diversi, soprattutto dal punto
di vista del comportamento.
O siamo convinti che le azioni di un essere umano dipendano dai suoi geni? In tal caso avrei qualche difficoltà a
sostenere i principi di libertà
e di responsabilità.
Cè clonazione e clonazione
Come ricorda ancora Anna
Rollier, bisogna distinguere
fra clonazione riproduttiva e
terapeutica. La realtà attuale è
che, verosimilmente, le ricerche nel campo della clonazione potrebbero rivelarsi estremamente utili per avere a disposizione cellule primitive
identiche alle proprie per sostituire il midollo osseo nel
caso, per fare un esempio, di
una leucemia. Queste tecnologie terapeutiche, come la terapia genica, sono agli inizi e
ancora gravate da alti rischi di
effetti collaterali. Tuttavia, le
morti dovute alla terapia genica, per esempio, sono probabilmente conseguenti al tipo di vettori virali impiegati
più che al materiale genetico.
Si tratta di perfezionare la terapia, tenendo presente che
lo sviluppo di molti farmaci e
di interventi medici in genere
ha comportato un tributo,
certo doloroso, di complicazioni e anche di decessi: perché scandalizzarsi solo se si
tratta di materiale genetico?
È lecito, poi, che le cellule e
gli organismi geneticamente
modificati e i procedimenti
necessari a produrli, se sono
veramente originali, costituiscano proprietà intellettuale
dello scopritore? Gli oppositori sostengono che non si
può brevettare «la vita». Tuttavia, i prodotti della bioingegneria sono il risultato di tecniche estremamente sofisticate, nei quali di «naturale» vi
è tanto poco quanto in un
farmaco antitumorale estratto da una pianta. Si possono
avere opinioni diverse sulla
competizione commerciale
fra multinazionali, tuttavia
non è realistico immaginare
che qualcuno sia disposto a
investire in biotecnologie
senza ricavarne un profitto.
La brevettabilità delle scoperte biotecnologiche e dei
¡oro prodotti andrebbe collegata a una responsabilità giuridica ed economica che imponga a chi detiene il brevetto di rispondere delle conseguenze anche e soprattutto
nel futuro. Nel caso di scoperte vitali per il benessere di
popolazioni povere, occorre
che sia garantito da organismi intemazionali che queste
scoperte siano messe a disposizione a basso prezzo,
così come dopo il vertice del
Wto (l’Organizzazione mondiale per il commercio) di
Seattle sta avvenendo per la
distribuzione di farmaci essenziali per la cura dell’Aids.
Regole precise per la ricerca
Infine, bisogna tenere presente il rischio che un divieto
totale e assoluto delle ricerche nel campo della clonazione finisca per avere come
risultato una proliferazione
clandestina della sperimentazione in paesi emergenti,
dove la sensibilità verso questi problemi non è al livello dei paesi dell’Occidente.
Molto meglio stabilire delle
regole precise per i finanziamenti e per la ricerca, regole
la cui applicazione sia controllata da organismi indipendenti che sovrintendano
ai processi della clonazione e
alla loro applicazione pratica.
Da Prometeo in poi l’uomo
ha compiuto progressi e migliorato la propria condizione pagando prezzi enormi e
rischiando molto: qui siamo
di fronte a rischi certo molto
grandi, forse superiori a
quanti l’uomo abbia mai cor
so nella storia dello sviluppo
della conoscenza. Ma siamo
disposti a fermarci?
colo devastante dell’Aids,
che in alcuni paesi africani
ha raggiunto le proporzioni
di un vero flagello per uomini, donne e bambini. Fon.
Veltroni, in visita in quei paesi, ha rivolto un appello alla
Chiesa cattolica perché riveda la sua posizione negativa
nei confronti dell’uso di certi
anticoncezionali. Benché la
Chiesa cattolica abbia molta
influenza in Africa, si è levato
sui nostri giornali un coro
unanime di protesta da parte
dei vescovi in difesa di un
«principio» intoccabile della
Chiesa. Non mi pare che Gesù avesse molto riguardo per
i principi quando c’era di
mezzo la vita umana: guariva
in giorno di sabato con grande scandalo dei Farisei.
Questo principio, poi, del
divieto di limitare le nascite
(accolto anche da alcune
chiese protestanti) non ha
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La doppia moral
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nessun fondamento né biblico né teologico né morale. Al
suo interno, la coppia stabile
deve essere libera di decidere
i propri comportamenti, seguendo l’unica legge dell’amore. Nessuno ha il diritto
di intromettersi nei rapporti
intimi di una coppia unita
dall’amore. Non sta scritto
da nessuna parte che la sessualità sia stata data alla coppia umana solo per la procreazione. Basta leggere con
animo sereno il Cantico dei
Cantici e certe parti dei Pro
COBRIERE DELLA SEDA
Antenati di Haider
Dopo l’incarico di governo conferito al popolare
Schüssel, in coalizione con
il partito nazionalista di
Jörg Haider, Isabella Bossi
Fedrigotti compie (5 febbraio) un reportage nel paese del leader ultranazionalista, la Carinzia, a partire
dal capoluogo Klagenfurt.
Uno dei testimoni con cui
la giornalista viene in contatto è Georg Goss, ufficiale
a riposo che è stato anche
volontario in Bosnia, che lamenta il fatto che «purtroppo Haider ci fa passare agli
occhi del mondo per quello
che non siamo: una banda
di piccoli borghesi neonazisti, abbarbicati al nostro
chiuso mondo montanaro.
Certo - ammette -, la storia
della Carinzia è particolare». Chiarisce allora l’autrice: «Particolare nel senso
che è stata sempre legata al
mondo tedesco. Come reazione alla presenza di una
forte minoranza slovena e
come conseguenza di un
antichissimo insediamento
protestante nella parte settentrionale della regione.
Poiché i pastori per la cura
delle anime sono sempre
venuti dalla Germania, il legame è rimasto. E ha fatto
in modo che, negli anni di
Hitler, i protestanti di Carinzia diventassero suoi ardenti sostenitori». Ma, ag
giungiamo noi, Hitler con
l’Annessione del 1938 sconfisse il modello ricercato dai
clericofascisti austriaci di
Dollfuss, peraltro già assassinato nei 1934. Fra gli oppositori a Hitler pochi davvero erano i democratici.
Tutti da perdonare
In vista dell’anniversario
della morte di Giordano
Bruno. 11 card. Alessandro
Maggiolini interviene (5
febbraio) così: «11 rogo fu
senza dubbio un errore una colpa? specialmente
se valutato con il criterio
della "libertà religiosa", che
oggi è dottrina cattolica ratificata dal Concilio Vaticano li (...)». E più avanti:
«...va condannata l’eresia,
non l’eretico: ammesso (...)
che la Chiesa cattolica possa ancora possedere ed esibire una ortodossia». E ancora: «Per la verità (...) dovrebbero battersi il petto
un poco anche i calvinisti, i
luterani e i governatori di
Venezia, che non hanno lasciato del tutto tranquillo
l’inquieto frate».
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verbi. Paolo stesso, pur non
essendo un sostenitore entusiasta del matrimonio, dice:
«Renda l’uomo alla donna
ciò che le è dovuto e altrettanto faccia la donna verso
l’uomo»: non c’è altra regola
per la coppia.
L’accento è posto sull’unicità e stabilità della coppia:
quell’uomo e quella donna
che hanno deciso di condividere la vita, non qualsiasi uomo e qualsiasi donna. È evidente che ben poche coppie
cattoliche accettano il divieto
della loro chiesa: non per
nulla la natalità in Italia è la
più bassa d’Europa. Conosco
molte coppie cattoliche sinceramente credenti, che vi'
vono la loro sessualità m
continuo turbamento: la
Chiesa deve rendersene conto. L’immancabile cardina
Tonini così riassume il pr®'
blema: «La Chiesa non dira
mai: ti scomunico perché usi
il contraccettivo, ma non pO'
trà mai dire: usalo». È la solita
doppia morale come all’epO'
ca dell’Inquisizione: la chiesa
si limitava a processare g
eretici e quindi li consegnav
al braccio secolare (cioè
stato) perché venissero bru
ciati. Ma la Chiesa non ucci
deva nessuno.
(Rubrica «Un fatto, un corn-.
mento» della trasmissione >
Radiouno «Culto evangeli
curata dalla Federazione a
chiese evangeliche in Italia «
data in onda il 5 marzo)
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Rorà stipula una nuova convenzione
Riapre la biblioteca
Gli abitanti di Rorà potranno nuovamente accedere al prestito della Biblioteca di Pinerolo. Il Comune ha infatti stabilito
di nuovo la convenzione con il sistema bibliotecario di Pinerolo, interrotto alcuni anni fa in quanto la biblioteca di Rorà
non riusciva a garantire le sei ore di apertura settimanale previste dalla convenzione stessa. «Oggi, grazie ad alcuni volontari che si sono offerti di tenere aperta la biblioteca, ristrutturata di recente, possiamo di nuovo garantire questa opportunità», ha detto il sindaco di Rorà, Giorgio Odetto. La biblioteca
di Rorà, che ha sede nei locali del municipio, non era comunque mai stata chiusa ma continuava a svolgere, anche se in
modo informale e senza un orario, il servizio di prestito.
M Alla Cavallerizza «Caprilli» di Pinerolo
Trofeo di ippica indoor
Riportare sotto i riflettori la «Caprilli». È questo l’intento degli
organizzatori del 12° Trofeo indoor, nazionale C di salto ostacoli che domenica 6 marzo si è svolto a Pinerolo utilizzando i quasi 80 metri di lunghezza per i 35 di larghezza della «Cavallerizza
Caprilli». Il concorso, che è stato organizzato dalla Città di Pinerolo e dal Nizza Cavalleria ha riscosso una buona partecipazione di pubblico oltre che una numerosa rappresentanza di cavalieri. «Questa Cavallerizza - ha detto Angelo Distaso, anima dei
concorsi ippici pinerolesi -, seppur bisognosa di ristrutturazione, rappresenta un importante tassello all interno di un mosaico che fa di Pinerolo la città della cavalleria e ora ci sono buoni
segnali anche per la Scuola nazionale di equitazione».
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¡Fondato nel 1848
Manca personale in una professione difficile e al tempo stesso sempre più necessaria
Infermiere, un mestiere che scompare
¡¡problema è rilevante anche all'interno degli istituti valdesi e porta in superficie la necessità di
organizzare la formazione dei giovani. Le borse di studio e la concorrenza con il servizio pubblico
MASSIMO CNONE
SI può forse parlare di
«sindrome da camice
bianco», una forma patologica che sembra colpire i giovani italiani. La
paura del sangue, dell’ago della siringa, o chissà.
La professione di infermiere sembra scomparire, come altri mestieri
«di una volta»; il calzolaio 0 il sarto. Eppure la
domanda di lavoro è
tanta, il salario è buono e
la scuola, per infermieri è
diventata negli ultimi
anni un corso di diploma
universitario.
' È difficile, forse imposI sibile, arrivare alle cause
I dlquesta carenza che diI venta endemica e coinI volge l’intero sistema sanitario nazionale, l’Italia
settentrionale in partico' lare. Poche gratificazioni,
un lavoro particolarmente duro e difficile, forse.
Anche nelle opere valdesi
gli infermieri scarseggiano, situazione che coinI volge e affligge in maniera maggiore le case per
anziani. «Solo dopo alcu! ne settimane di attesa
abbiamo soddisfatto le
nostre esigenze - raccon‘ la Tullio Parise, direttore
1 dell’Asilo valdese di San
Giovanni, - rubando però uif addetto a un altro
I istituto della valle. Una
delle ragioni è che l’ospedale civile di Pinerolo
può permettersi di pagaI re meglio». All'Asilo lavo, tatto 6 infermieri con tur
ni dalle 6,30 alle 22: «La
copertura completa è
una priorità dei prossimi
anni: al momento stiamo
lavorando sulla reperibilità nelle ore notturne».
Anche agli ospedali
valdesi la situazione non
è propriamente rosea; lo
conferma il direttore amministrativo, Silvio Vola.
«Dobbiamo puntare sulla
formazione di ragazzi del
Pinerolese - spiega - : abbiamo deciso di investire
su borse di studio ai futuri infermieri; siamo anche disponibili ad acco
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le sin:he vilità in
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E-IIIaU: qRÌVAdq«ÌVA.lT VlAkAV.qRtVA.iT
gliere alcune persone per
periodi brevi di pratica
nei nostri ospedali». Le
associazioni degli amici
degli ospedali di Torre
Pellice e Pomaretto hanno accolto la richiesta
della Ciov, con 3 borse di
studio da 5 milioni Luna:
«Non c’è stata una risposta immediata al bando dice il presidente dell’associazione torrese, Giovanni Mourglia - ma poi
abbiamo risposto a due
domande dalla vai Germanasca e a una di Pinerolo». Luisella Audisio,
infermiera professionale
e caposervizio a Torre
Pellice, getta acqua sul
fuoco; «A Torre Pellice il
personale è sufficiente sostiene Audisio -; c’è
una dotazione di organico, che prevede anche le
sostituzioni e le assenze
per maternità, senz’altro
adatta agli obiettivi da
raggiungere». All’ospedale lavorano 45 infermieri.
In ogni modo la concorrenza con il servizio
pubblico è grande e non
sono pochi quelli che
preferiscono lasciare le
valli. Barbara Bertramino, 26 anni, ha lavorato
per 4 anni all’Asilo di San
Giovanni; a luglio ha vinto il concorso per la sala
operatoria dell’Agnelli.
«11 livello del posto è più
alto - spiega - e lo stipendio migliore. In ospedale ci sono più prospettive per il futuro e il lavoro è più gratificante».
Alla Morè di Torre Pellice
Cercasi nuovo
acquirente
Nuovi sviluppi per la
crisi alla Morè di Torre
Pellice, nome storico
dell’industria dolciaria
locale, in cui negli ultimi
mesi mancavano addirittura le materie prime per
la produzione. «L’obiettivo di tutti - spiega Fedele Mandarano, della
Cgll - è di far rilevare
l’azienda da un imprenditore che garantisca il
numero attuale di occupati; lo stabilimento deve rimanere dov’è».
La scorsa settimana è
scaduto l’accordo sulla
cassa integrazione, che
prevede fra l’altro il pagamento dello stipendio
ogni mese; «1 dipendenti
devono essere pagati entro il 10 marzo - dice ancora Mandarano - ma la
vera novità è che entro
questa settimana potremo sapere il nome di un
nuovo acquirente». In effetti il prof. Bocchino di
Pinerolo si sta occupando
della mediazione e sembra ci sia una prospettiva
in vista. «Si tratta di un
imprenditore del Bresciano - svela Mandarano purtroppo al momento
'•x.
Il logo della Morè, per anni
simbolo di Torre Pellice
non possiamo ancora dirne il nome». Nel frattempo si saprà qualcosa nella
riunione di mercoledì 8
marzo; «Non vogliamo
che l’attività venga trasferita altrove e soprattutto
si deve continuare a produrre con lo stesso marchio». Queste le priorità
del sindacato, insieme al
mantenimento dell’occupazione. Si va forse verso
una risoluzione di questo
momento difficile per
un’impresa locale e per i
suoi 15 dipendenti, nel
quadro complesso del
settore industriale nel Pinerolese; il sindacato rimane però cauto.
■CONTRAPPUNTO I
L'ACQUA SVANISCE
FRA LE MANI
PIERVALDO ROSTAN
/ mutamenti del
dima impongono
una politica più
rispettosa dei
torrenti
Ricordo qualche anno fa
un illustre professore che,
a proposito dei nostri corsi d’acqua, con una brillante suggestione invitava
a considerare torrenti impetuosi, molto ricchi di acqua, di fauna ittica, di piacevoli salti d’acqua. Un
torrente in quelle condizioni sarebbe stato perfettamente in grado di «autodepurarsi», cioè
di assorbire
l’eventuale inquinamento
biologico derivante da insediamenti umani o da allevamenti di animali. Si consideri che, andando a quella ipotetica
era di migliaia di anni fa, i
villaggi erano molto più ridotti, gli scarichi poco concentrati, l’inquinamento di'
sostanze chimiche totalmente inesistente, case e
strutture ben lontane dai
corsi d’acqua.
Doveva essere, almeno
per la salute dei nostri fiumi, un tempo piacevole.
Oggi non è più così: lungo i
torrenti si è costruito (strade, ferrovie, aree industriali, abitazioni), il letto del
fiume è stato ristretto e
«costretto» fra argini di
pietra o, nei casi peggiori,
di cemento. Le fognature
raccolgono tutto il liquame
possibile e lo trasportano
agli impianti di depurazione che spesso funzionano
solo parzialmente.
Tuttavia quello che più
dovrebbe farci riflettere è
la costante riduzione delle
precipitazioni. «Non nevica più come una volta»; è il
ritornello di coloro che
hanno qualche anno in più.
E ben lo sanno quelli che
gestiscono stazioni invernali dove se non si ha la neve artificiale si può evitare
di aprire i battenti e chi
riesce ad avere i «cannoni»
comunque produce solo
delle strisce di neve gelata,
compatta e pericolosa in
mezzo a prati brulli e marroni. Piove, in compenso,
in modo anche violento
due o tre volte l’anno: cadono 3-400 mm di acqua in
due giorni ma è acqua che
fugge via troppo velocemente, che non fa riserva e
rimpingua i fiumi per troppo poco tempo. Un andamento delle precipitazioni
che sembra ricordare quello tropicale. Non sono solo
impressioni: basta guardare la media delle precipitazioni dell’ultimo secolo.
Alla stazione di rilevamento di Lusema fra il 1914 e il
1999 si sono registrati ben
5 anni con più di 2.000 mm
di acqua l’anno (tutti entro
il 1941) e altri 22 con almeno 1.500 mm (di cui ben 12
prima del 1941). In compenso negli ultimi 20 anni
in un solo caso si sono superati i 1.500 mm e in ben
..........— sei casi sono
scesi meno di
1.000 millimetri di acqua. La tendenza dunque è chiara;
in clima cambia, piove di
meno e so
prattutto in
inverno; in
compenso sale gradualmente la temperatura aumentando dunque l’evaporazione.
Sono dati inquietanti eppure veri e scientifici; occorrerà riflettervi. Oggi i
torrenti sono ben diversi
dai corsi d’acqua impetuosi
descritti all’inizio; vediamo
piccoli rivoli d’acqua e,
ogni tanto, qualche piccola
pozza dove si agita qualche
pesce. E non sembra neppure possibile aspettare come una panacea lo scioglimento delle nevi, visto il
colore grigio delle nostre
montagne.
Eppure si affacciano dei
nuovi progetti di captazioni idriche per far girare le
turbine di nuove centraline
idroelettriche; alcune già
sono state realizzate, con
un impatto visivo sconcertante e con un impatto ambientale assai pericoloso.
Vantaggi? Ai singoli produttori di energia elettrica
sicuramente centinaia di
milioni l’anno, ai Comuni
montani l’elemosina (Bobbio ad esempio riceve an
nualmente per una centrale
12 milioni all’anno). Siamo
abituati a veder scomparire
i torrenti in pianura nel periodo estivo, quando le acque vengono deviate nei canali irrigui dei campi assetati; a meno di clamorose
inversioni rischiamo, quest’anno, di veder prosciugare i torrenti ben più in alto, di trasformarli in canali
di discesa dei vari impianti
fognari dove le alghe saranno le protagoniste fra i sassi bianchi. Si è aperta la pesca, ma ha senso?
Urge una politica di ben
maggiore attenzione nei
confronti dei nostri torrenti; un impegno a gestire in
modo più attento una risorsa che anno per anno sembra svanire fra le mani.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle ^lli ^desi
venerdì io
MARZO 20(n
ANCORA INCENDI — Sul Piemonte sud occidentale
non piove da oltre tre mesi; gli effetti si stanno
vedendo anche dai numerosissimi incendi che
impegnano uomini e mezzi della protezione civile. Così, giovedì scorso un violento incendio ha
percorso i boschi di Roletto, nei giorni precedenti quelli sopra Perosa, Porte e Villar Perosa;
poi è toccato a Bricherasio, domenica ad Angrogna e poi a Villar Pellice. Per fortuna quasi sempre il fuoco è stato domato prima che causasse
danni troppo rilevanti: è praticamente certa
l’origine dolosa di tutti gli incendi.
RAPINE E TRUFFE NEL PINEROLESE — Il 3 marzo
a Pinerolo un uomo armato di un taglierino è entrato nella sede dell’Alleanza Assicurazioni di
corso Torino 7 e ha rubato soldi e assegni per 9
milioni di lire; le indagini sono in corso. Il giorno
precedente, sempre a Pinerolo, verso mezzogiorno una donna sui trent’anni ha avvicinato per la
strada un anziano e lo ha convinto a portarla a
casa sua dove, con la scusa di controllare le banconote false, si è fatta consegnare 1 milione e
400.000 lire. A Perosa Argentina, invece, i carabinieri hanno arrestato, il 1° marzo scorso, Peter
Bernard, 29 anni, per aver rubato il portafogli
della commessa di un negozio di articoli sportivi.
INCIDENTE MORTALE A DUBBIONE — La sera di
sabato 4 marzo a Dubbione, all’altezza del km
49. un ragazzo di 19 anni, Andrea Ghigo, di Perrero, è morto dopo essere uscito di strada sfondando il guard-rail con la sua Toyota Pajero.
MUORE CADENDO IN MONTAGNA — Un giovane
di 22 anni, Michele Dalla Vittoria, di Villar Perosa, è morto precipitando in un canalone durante
una salita nella zona del passo San Bernardino,
in Svizzera. Studente di medicina, era considerato un esperto di montagna e stava salendo con
alcuni amici del Cai di Pinerolo. Inizialmente i
suoi compagni non si sono accorti di nulla poi,
non vedendolo arrivare, hanno dato l’allarme: il
giovane era scivolato su una lastra di ghiaccio.
TENTATA RAPINA A PISCINA — Il 3 marzo a Piscina i carabinieri hanno arrestato tre marocchini,
E1 Benna Ei Miloudi di Pinerolo, Bellouz Noreddine di Piscina e Aniber Toufik, risultato senza
fìssa dimora, per una tentata rapina in un garage
di Piscina. Scoperti da una signora mentre stavano cercando di rubare due auto, i tre l’hanno
minacciata e sono scappati per i campi, dove sono stati fermati dai carabinieri.
FESTA NAZIONALE DELLE OASI DEL WWF — In
occasione della festa nazionale delle Oasi, che
si svolge rii e il 12 marzo in più di 700 piazze
italiane per raccogliere fondi da destinare alle
oasi protette, la sezione del Wwf pinerolese
espone i propri banchetti in corso Torino 2 a
Pinerolo, in piazza Martiri 3 aprile a Cumiana,
davanti al centro commerciale la Prealpina a
Roletto e in via Pinerolo (davanti alla pasticceria Tosco) a Piossasco.
«LIBRO BIANCO» DELLE LEGGI PER I GIOVANI
— La Consulta regionale dei giovani del Consiglio regionale del Piemonte ha presentato il 16
febbraio la ricerca dell’Ires sulle direttive comunitarie, le leggi nazionali e regionali riguardanti i giovani. Questa ricerca ha consentito di
realizzare un vero e proprio «libro bianco» sulle
leggi in materia di agevolazioni. Solo in Piemonte sono 49 le leggi che tutelano la salute, la
pratica sportiva, il diritto allo studio, le attività
di formazione e orientamento professionale e
che incentivano le nuove iniziative professionali. Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi alla segreteria della Consulta regionale dei
giovani, al numero 011-5757289.
LETTERATURA EUROPEA — Sabato 11 marzo, nella biblioteca della Casa valdese, a partire dalle 9,
si svolgerà una giornata seminariale su «La letteratura in prospettiva europea», organizzata
dall’associazione Lend, rivolta a tutti gli insegnanti dell’area linguistica di ogni ordine di
scuola. Per informazioni e adesioni rivolgersi al
Liceo europeo valdese, tei. 0121-91260.
Passivo l'andamento demografico nel Pinerolese
Chi nasce e chi muore
Interessanti gli ultimi
dati sulla situazione demografica e i movimenti
della popolazione nelle
nostre valli. Per le valli
Chisone e Germanasca è
confermata la linea di
tendenza allo spopolamento già messa in evidenza dai censimenti:
nel 1971 c’erano 21.847
residenti; nel 1981 20 mila 862; nel 1991 19.544.
La popolazione residente
alla fine del 1998 scende
a 19.299 unità. 11 saldo
naturale, cioè la differenza fra nascite e morti è
negativo per tutti i comuni, anche per quelli di
fondo valle. Ad esempio
Perosa Argentina perde
33 abitanti, Pinasca e Pomaretto 9, San Germano
15, Villar Perosa 19. Meno negativo il saldo migratorio (differenza fra
immigrazione ed emigrazione): nel corso dell’anno le persone che vengono ad abitare nel comune superano le partenze
a Fenestrelle, Perrero, Pinasca, Pomaretto, Pramollo, Usseax e San Germano, dove l’immigrazione compensa le scarse
nascite, portando la popolazione complessiva
da 1.793 unità a 1.816.
I dati sulle fasce di età
vedono sull’intera comunità 971 bambini da 0 a 6
anni, 1.036 da 7 a 14,
3.042 ragazzi da 15 a 29,
9.784, il nucleo più consistente, da 30 a 65 anni;
e infine ben 4.466 oltre i
65 anni. Si conferma così
la situazione comune a
tutte le zone montane,
che vede una notevole
denatalità e un invecchiamento progressivo
della popolazione. A
questo proposito si può
notare che la presenza
sul territorio comunale
di una Casa di riposo
(San Germano, Pinasca,
Perosa Argentina, inverso Pinasca) fa aumentare
la fascia di età degli ultrasessantacinquenni,
dove le donne oltretutto
risultano essere in netta
prevalenza sugli uomini.
Un aumento nella popolazione si è invece registrato nel 1999 a Prarostino: a gennaio gli abi
tanti erano 1.153, mentre
a dicembre se ne contano 1.168. I morti nell’anno sono stati 14, le nascite 8, e anche qui gli immigrati superano gli emigrati: 65 contro 44. Anche
per quanto riguarda San
Secondo si è verificato un
aumento di popolazione:
3.396 abitanti a inizio ’99,
3.411 a dicembre. In questo comunque i nati sono
stati 34, i morti 42.
Per quanto riguarda la
vai Pellice i dati della Comunità montana forniscono un quadro di sostanziale arresto demografico: in 18 anni (dall’81) la popolazione complessiva è rimasta praticamente la stessa raggiungendo alla fine del
1999 i 22.614 abitanti.
Spiccano per i nuovi arrivi Bricherasio, Luserna e
soprattutto Rorà.
Intervista a Franca CoTsson
L'unificazione degli
ospedali valdesi
DAVIDE ROSSO
«r
> UNIFICAZIONE
dei tre ospedali
valdesi di Torino, Torre
Pellice e Pomaretto certo
non è una cosa facile dal
punto di vista operativo
ma i primi risultati cominciano a vedersi e questo fa ben sperare per il
futuro». È Franca Coi'sson, presidente della Ciov
che abbiamo recentemente incontrato, a dirlo.
In effetti l’unificazione,
approvata dal Sinodo nel
’98 pone l’amministrazione degli ospedali di fronte alla necessità, ben accetta per altro, di ragionare in termini univoci rispetto allo sviluppo e al
servizio delle tre strutture
pur continuando ovviamente a rispettare e a tener conto sia delle realtà
in cui sono inserite sia di
come si sono venute sviluppando in questi anni.
«La direzione generale
- dice Franca Coisson dal ’98 è stata assunta dal
dott. Luigi Stabile mentre dall’inizio di quest’
anno sono state unificate
anche la direzione amministrativa (assunta dal
dott. Silvio Vola) e la direzione sanitaria (assun
Dalla «Raspini» al Giappone
Verso il Sol levante
MERVAUM) ROSTAN
Una fase della lavorazione al salumificio Raspini
I salumi pinerolesi ora
vanno anche in Giappone. È la novità di fine
’99 per un’azienda, la Raspini di Scalenghe, che
gode di buona salute ed
estende il suo mercato
nel paese del «Sol levante». È un’azienda in espansione, la Raspini; è
sufficiente vedere la crescita anche in volume,
degli stabilimenti lungo
la statale 23; oggi lavorano in azienda circa 190
persone, un fatturato attorno agli 80 miliardi. «I
nostri prodotti - spiega il
dott. Massimo Chinarelli,
responsabile del settore
commerciale - vengono
veicolati sia in Italia attraverso una settantina di
agenti che coprono tutto
il territorio nazionale, sia
verso l’esportazione che
oggi sta conquistando
nuove fette di mercato».
I prodotti Raspini si
trovano da tempo in
Francia, più di recente
l’esportazione è cresciuta verso l’Inghilterra, il
Nord Europa in genere,
in Grecia: «Da circa tre
anni esportiamo negli
Stati Uniti - aggiunge il
dott. Chinarelli -: è un
mercato molto allettante
ma anche difficile. Possiamo comunque dire di
avere una buona distribuzione del prosciutto di
Parma, del prosciutto
cotto e, da qualche mese,
della mortadella; tutto
ciò principalmente nella
East Cost e nell’area californiana. Proprio alla fine del '99 sono caduti i
vincoli veterinari verso il
Giappone per cui a dicembre abbiamo spedito
il primo container di salumi, poi in gennaio un
secondo». E proprio in
questa settimana la Raspini è a Tokyo per la più
importante fiera alimentare del «Sol levante».
La vicenda della mortadella negli Stati Uniti di
cui si è liberalizzata da
pochi mesi l’ingresso è
un caso raro o ci sono altre situazioni analoghe?
«La motivazione ufficiale
sono i vincoli sanitari, ma
naturalmente si mescolano altri fattori; in generale - precisa Massimo Chinarelli - pensiamo si tratti di vincoli destinati a cadere come è successo in
Giappone. Il mercato statunitense e quello giapponese sono abbastanza
speculari per cui pensiamo cadano in prospettiva
anche i vincoli ad esportare i salumi crudi». 11 fatto che periodicamente si
venga a conoscenza di allevamenti «poco affidabili», soprattutto all’estero,
ha immediate ripercussioni sul mercato; «È
chiaro che il consumatore può trovarsi un po’ disorientato - afferma Chinarelli -; devo però sottolineare che avendo sempre puntato sulla qualità,
a partire dalle materie
prime la nostra immagine
non ne ha risentito».
l - Bilancio 2000 a Torre Pellice
Capitoli dolorosi
Un Consiglio comunale intenso ma «tranquillo» quello di martedì 29
febbraio a Torre Pellice:
al centro della discussione l’approvazione del bilancio per il 2000. Ma ci
sono alcuni punti che il
sindaco. Marco Armand
Hugon, definisce «dolorosi»; «L’addizionale Irpef al 4 per mille è assolutamente necessaria spiega il sindaco -; per
quanto riguarda la tassa
per i rifiuti (Tarsu) abbiamo contenuto l’aumento
per l’utente al 20%». L’ici
rimane invariata.
Una gran parte dell’intero bilancio, che ammonta a oltre 6 miliardi,
è assorbito dal costo per
il personale, con il 40%
delle spese correnti: «È
un dato impressionante». Contenute invece le
spese per le opere pubbliche su cui spicca, fra
sistemazione di strade e
interventi di manutenzione, l’ampliamento del
parcheggio di via Car
don. Altri interventi riguardano il rifacimento
dei tetti dell’asilo nido
intercomunale e della
scuola media, quest’ultimo perché imbottito di
amianto: «Per questi lavori - dice il sindaco stiamo aspettando il finanziamento regionale».
Da registrare nella seduta di martedì le dimissioni «annunciate» della
consigliera di maggioranza Monique Jourdan,
per impegni di lavoro;
subentra il primo escluso, Lorenzo Tibaldo.
Bilancio preventivo a Luserna San Giovanni
Serve acqua per la collina
MASSIMO GNONE
Forse sono piccole perversioni della democrazia, eppure per la di
scussione del bilancio a Luserna San
Giovanni si è andati alle ore piccole. A
dire il vero, buona parte della seduta di
martedì 29 febbraio è occupata dalle
risposte a svariate interrogazioni della
minoranza.
«Luserna è una mucca da mungere»
- lo ripete più volte Danilo Colomba di
«Alternativa per Luserna San Giovanni» - ; con i costi crescenti non si può
accettare che una parte del Comune
sia senz’acqua». Il riferimento riguarda
l’opportunità di un acquedotto per la
zona collinare. «Faremo il possibile assicura l’assessore ai lavori pubblici,
Roberto Delladonna - perché l’opera
venga realizzata quest’anno». Entro
pochi mesi avverrà anche l’allacciamento alla fognatura comunale della
parte bassa di via I Maggio.
ta dal dottor Giancarlo
Fiorucci)».
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«È già partito, da circa
un mese, un servizio di
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si avvarrà di diversi prò.
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Torino e che avrà nelle
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sua sede per la riabilita,
zione. Si tratta di un servizio che mira dal punto
di vista del paziente non
solo a una sua cura im.
mediata ma anche a una
sua rieducazione alimentare ed è per questo che
l’équipe medica contiene
al suo interno diverse tipologie di professionisti,
medici, infermieri, fisioterapisti, dietologi, psicologi, animatori».
È allo studio l’attiva-'
zione alla Valli di altri
servizi che prevedano la '
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a pagamento con la pos-1
sibilità di appoggiarsi,
per eventuali interventi,
alla struttura di Torino,
Si è già anche provveduto
a una riorganizzazione
del laboratorio analisi
che se per i pazienti non
ha comportato cambiamenti, soprattutto dal
punto di vista del luogo
fisico in cui vengono eseguiti i prelievi, ha permesso però agli operatori
una migliore razionalizzazione del servizio interno ai due ospedali di Torre Pellice e Pomaretto. S
tratta di utilizzare le risorse presenti mettendole al servizio di tutti».
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Si parla ancora delle cattive condizioni dell’area di raccolta differenziata
Acea in zona bocciodromo. «La gestione rientra nell’appalto del peso pubblico - sottolinea l’assessore all’ambiente.
Paolo GardioI - ma tutto sta nell’educazione dei cittadini». Il consigliere Colomba butta sul tavolo alcuni cocci di
bottiglia raccolti nel cortile della discarica e l’amministrazione risponde con
«multe salate per i trasgressori».
Alle 23 passate l’assessore Delladonna inizia a illustrare il bilancio di previsione. Il pareggio è poco sopra i dieci
miliardi, ottenuto senza aumentare
I lei che rimane al 6 per mille e soprattutto senza applicare l’addizionale Irpef: «C’è un avanzo di 260 milioni nel
’99, ma nelle cifre pesano gli oltre 7
miliardi delle spese correnti: gli sforzi
vanno fatti sui costi di mantenimento
dell’ente». Il bilancio è approvato con
due astenuti (Lega Nord) e due contrari (Alternativa per Luserna).
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Centro storico
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presso la piazza nuova.
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A che punto siamo con
il «Progetto borgate»
della Comunità montana
vai Pellice? In passato abbiamo seguito con particolare attenzione la
questione del recupero e
della valorizzazione delle
borgate, non soltanto
perché su questo tema il
Centro culturale valdese
era stato promotore già
jjel ’95 di un importante
convegno, ma perché esso costituisce una risorsa
per il futuro del nostro
territorio. La Comunità
montana, nella precedente legislatura, presentò
un «progetto borgate»
che ottenne un cospicuo
finanziamento regionale
(1,2 miliardi): in realtà gli
obiettivi di tale progetto
non incontrarono mai un
vero consenso, ci furono
contrasti sugli interventi
ipotizzati e soprattutto
non fu possibile costituire un fonda che venisse
incontro a quanti volessero «rerunerare» defili
edifici secondo determi
nati criteri.
Abbiamo ora chiesto al
nuovo assessore Giorgio
Odetto di fare il punto
sulla situazione. «Dei 5
luoghi in progetto, tre sono completati: il Mulino
di Torre Pellice, San Bernardo a Bibiana, Chiot
d’ia Tajà a Bobbio; grandi problemi ci sono stati
a Pra del Torno di Rorà
con l’impresa che si era
aggiudicata i lavori e si è
mostrata totalmente incompetente proprio nella lavorazione con la pietra, al punto che abbiamo dovuto rescindere il
contratto. Per fortuna la
Regione ci ha concesso
una proroga e con degli
artigiani locali dobbiamo
assolutamente concludere entro giugno, per non
perdere il finanziamento.
Anche per il recupero
previsto alla Sella di Angrogna i lavori approvati
non sono mai iniziati e si
rischia così di perdere
una sessantina di milioni
(salvo che si trovi localmente chi li esegua, sempre per giugno). Problemi anche al Caugis di Villar Pellice dove un tetto
di lose appena realizzato
è sprofondato».
Di fronte a questi episodi si vedono tutti i limiti dell’attuale sistema
di aggiudicazione dei lavori previsto per gli enti
pubblici: non è possibile
La borgata Pra del Torno a Rorà
rivolgersi a imprese locali di fiducia (e pensare
che uno degli obiettivi del progetto era di utilizzare i cantieri come
scuola di mestiere...).
L’unico vero recupero di
una borgata, e non solo
di un edificio, è dunque
quello di Pra del Torno a
Rorà; ma qui è la posizione della borgata che renderà problematico il suo
utilizzo, anche se Odetto
vede delle possibilità legate alla visita alle cave e
anche alla creazione di
un posto di pronto soccorso per chi lavora nella
zona. Oltre agli interventi, un centinaio di milioni
è stato speso per due studi di carattere urbanisti
co e architettonico e per
la loro gestione.
L’assessore spera che
parte di quel lavoro possa servire per la definizione dei regolamenti
edilizi dei Comuni secondo lo schema predisposto dalla Regione: vi
era peraltro l’impegno
della passata amministrazione a produrre un
semplice opuscolo-guida
da diffondere ai professionisti e ai privati interessati a interventi di recupero. In conclusione,
in questo come in altri
progetti, rimane l'impressione che un grande
impegno di denaro pubblico abbia una scarsa ricaduta sul territorio.
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M^Angrogna, Consiglio comunale
Non aumenta
la tassa rifiuti
Tutte all’unanimità le votazioni del Consiglio comunale di Angrogna della scorsa settimana. In primo luogo sul bilancio, che pareggia su una cifra di circa 1,4
miliardi: si è tuttavia dovuto per questo aumentare ulteriormente dello 0,2% l’addizionale Irpef (che è ora
dello 0,4%) ma non è stata aumentata la tassa sui rifiuti nonostante il consistente incremento dei costi comunicato dalTAcea (circa 30%) e Pici è rimasta al 6,5%.
Nel 2000 si prevede di procedere per la vendita dello
stabile di Chiot dl’Aiga e soprattutto di concordare con
la Provincia e altri Comuni la gestione di una serie di
strade la cui manutenzione divora attualmente le scarse risorse comunali (184 milioni nel prossimo anno).
L’autolinea potrebbe in futuro essere gestita dalla Comunità montana mentre per i servizi socio-assistenziali la quota che il Comune corrisponde alla Comunità montana passerà da 35 a 38.000 lire per abitante.
Si proseguirà, sempre con il concorso dei privati, la fognatura lungo la strada delle Bruere e in continuazione del tronco Prassuit, si rifaranno finalmente i servizi
igienici sulla piazza. Per il 2001 l’intenzione è di risistemare totalmente la strada della Vaccera. Il Consiglio
ha poi ribadito la propria opposizione all’immissione
di cervi sul territorio comunale, si è proposto di ridurre gli oneri di urbanizzazione per chi fa soltanto degli
ampliamenti di vecchie abitazioni e ha elencato le zone i cui abitanti hanno diritto a una riduzióne sulla
tassa rifiuti per via della lontananza dai cassonetti.
1 problemi di Pomaretto
I «tagli» gravano
sui Comuni
Quel che sembra emergere dal documento programmatilo di bilancio presentato la settimana scorsa in
Consiglio comunale a Pomaretto è che ci si trova di
fronte a un bilancio «povero», come per altro è capitato in molti altri Comuni delle Valli. «Il problema - dice
il sindaco, Giorgio Bonis - è che lo stato continua a ridurre 1 propri trasferimenti ai Comuni e quindi slamo
obbligati, per far tornare i conti, o a gravare sui cittadini o a praticare dei tagli sulle spese». La scelta dell’amministrazione di Pomaretto è andata verso un taglio
alle spese correnti e un piccolo ritocco dell’addizionale Irpef (che passerà quest’anno dallo 0,2 allo 0,3%o).
Aumenterà, in linea per altro con quanto richiesto
dalTAcea, anche la tassa sui rifiuti (l’aumento sarà del
30%). Sul versante dei progetti il Comune ha in cantiere il rifacimento della copertura delle scuole elementari e il completamento di alcuni tratti di rete fognaria
oltre ad alcuni interventi limitati sulla rete viaria. «I
margini di manovra sono stretti - dice ancora il sindaco Bonis - e per quest’anno abbiamo quindi dovuto
accantonare gli interventi più ambiziosi, tra cui l’intera ristrutturazione della scuola e il progetto di ampliamento della biblioteca anche se per quest’ultimo prossimamente avremo un incontro con i rappresentanti
della Regione (che ha già predisposto un finanziamento corrispondente a circa il 50% dell’intera spesa) per
vedere di arrivare a una forma di intervento finanziario che ci permetta di realizzare il progetto».
Bobbio Pellice
Opere
pubbliche
«È un bilancio di completamento degli interventi in atto». Così lo definisce il sindaco di Bobbio Pellice, Aldo Charbonnier. In particolare il
riferimento è alla ristrutturazione di 4 alpeggi sul
territorio del Comune:
«Sono lavori in alta montagna e perciò devono essere finiti entro Testate».
Altre spese riguardano gli
impianti sportivi, il campo di calcio e il «Percorso
natura». «È un’area attrezzata per la ginnastica
- spiega il sindaco - che
verrà realizzata sulla sinistra orografica del Pellice.
L’ipotesi finale è recuperare una zona attrezzata
per il pie nic; i lavori riguardano anche il campo
da bocce che è decisamente sottoutilizzato.
Non saranno strutture
fisse perché quella è una
zona a rischio».
Nel programma per il
quadriennio 2000-2004
anche la realizzazione di
un'area polivalente in via
Ponte della Salute destinata al mercato, agli spettacoli viaggianti e le sagre: «Si tratta di un primo
abbozzo della circonvallazione, ma è un intervento poco costoso che
comprende l’allacciamento alla fognatura». Se
ne discuterà nel Consiglio
comunale di mercoledì 8,
a giornale già in stampa.
Opere pubbliche con
l’allacciamento fognario
nel medio inverso di
Bobbio dove è previsto
un modesto ampliamento dell’abitato. Entrate e
spese sono a pareggio a 1
miliardo e 900 milioni, di
cui spiccano oltre 800
milioni per le spese correnti. L’addizionale Irpef
non è stata applicata e
TIei è differenziata privilegiando i residenti.
Approvata dalla Comunità montana vai Pellice la previsione 2000
Un bilancio forzatamente contenuto
NELLE CHIESE VALDESI
GIUSTIFICAZIONE E SALVEZZA: INCONTRO
ECUMENICO — La Chiesa valdese del I distretto e
la diocesi di Pinerolo propongono una conferenza
sul tema: «La giustificazione e la salvezza nel dialogo ecumenico»; ne parleranno, venerdì 17 marzo,
alle 20,45 alTauditorium di corso Piave, il teologo
cattolico don Angelo Maffeis e il pastore valdese
Fulvio Ferrario.
INCONTRO TEOLOGICO «MIEGGE» — Domenica 12 marzo, alle 17, nella sala attività in via dei Mille 1 a Pinerolo, incontro del collettivo teologico
«Giovanni Miegge».
SCOUT — Sabato Ile domenica 12 marzo, ad
Agape, week-end dei gruppi scout del I distretto.
ANGROGNA — Martedì 14 marzo riunione quartierale ai Jourdan. Giovedì 9 marzo, nella scuola
grande, alle 21, Giorgio Tourn parlerà su «I valdesi e
la teologia calvinista». L’ultimo culto in francese di
quest’anno ecclesiastico avrà luogo il 12 marzo.
BOBBIO PELLICE — Il 12 marzo incontro
dell’Unione femminile. Martedì 21, riunione quartierale alla borgata Campi, alle 20.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 12 marzo alle 15, nella sala Beckwith, l’Unione femminile
organizza un incontro con dott. Enrico Pascal sul
tema della solitudine. Martedì 14 marzo, alle 20,45,
studio biblico al presbiterio su «Verrà e il suo Regno
non avrà mai fine». Riunione quartierale a BoerPriorato, venerdì 17 marzo, alle 20,30.
PERRERO-MANIGLIA — Riunioni quartierali il
13, ore 14 a Grangette e il 15, ore 14,30 alla Baissa.
POMARETTO — Venerdì 10 marzo, al centro anziani di Porosa, culto. Riunioni quartierali: giovedì 9
marzo, alle 15, alTInverso Clot, mercoledì 15, ore
20,30 alla Lausa, giovedì 16, ere 15 a Inverso Paiola.
PRAMOLLO — Giovedì 9 narzo ore 20, riunione
quartierale ai Pellenchi; sabato li marzo alle 20,45,
nella sala delle attività, 1 r filodrammatica di Torre
Pellice presenterà «Non tutti i ladri vengono per
nuocere». Martedì 14, ore 14,30, riunione dei monitori al presbiterio; alle orj 20 riunione quartierale a
Ruata; mercoledì ore 19 30 riunione quartierale ai
Bocchiardi.
RORÀ — Sabato 11 va in scena la commedia brillante del gruppo teatro di San Secondo, «La brocca
rotta» di Kleinst, alle ore 20,30 nella sala comunitaria. Ingresso libero e rinfresco per i nostri graditi
ospiti e quanti vorranno fermarsi.
SAN SECONDO — Domenica 12 culto alle ore 10.
Martedì 14, alle 20,30, studio biblico sulla «Passione
di Gesù».
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì
10, agli Appiotti e domenica 12 marzo, ore 15, alTIriverso Rolandi; in quest’ultima occasione parteciperà la scuola domenicale.
VILLAR PELLICE — Domenica 12 marzo, alle
10,30, culto in francese; ore 20,30, culto serale.
VILLASECCA — L’Unione femminile si riunisce
giovedì 9, alle 14,30. Riunioni quartierali; giovedì 9
marzo, alle 20, a Pian Faetto, mercoledì 15, ore 20,
alla Roccia, giovedì 16, ore 14,30, a Trossieri e alle
20 a Villasecca.
Per affrontare un fenomeno finora «sommerso»
«Le donne e l'alcol» a Torre
FEDERICA TOURN
MASSIMO CNONE
SONO oltre 180 le pagine della relazione
programmatica e di previsione per il triennio
2000-2002 presentata
dalla giunta al Consiglio
della Comunità montana
vai Pellice di lunedì 28
jebbraio. Tempo di bi*®nci, quindi, per un meche ha visto le ammlfdstrazioni locali partico•arftiente impegnate in
questa incombenza an
nuale. È stata una seduta
impegnativa che ha visto
l’approvazione del bilancio preventivo 2000 con
il voto compatto della
maggioranza e i voti contrari dei consiglieri Aldo
Charbonnier, Eric Charbonnier, Danilo Colomba, Rossetto, Stefanetto e
Zunino.
11 bilancio, forzatamente povero, come più volte
è stato sottolineato, realizza il pareggio a 14,5
miliardi con una grande
ECONOMICI
^ignora straniera offresi assistenza anziani o baby
®itter anche part-time. Massima serietà. Telefonare allo 011-6471094.
GERCasi in Torino monolocale ammobiliato per
membro di chiesa di Ivrea. Tel. 011-6692838.
GERcasI: vedova di pastore cerca i 4 volumi della
“Histoire des Vaudois» e «Israël des Alpes» di
Alexis Muston e la «Breve storia dei valdesi» di E.
Comba e L. Santini. Tel. 0121-933231.
fetta di spesa per i servizi
socio-assistenziali; «Borgarello è un superassessore - tuona la minoranza -: il bilancio è soffocato dalla sanità e gli
altri assessorati si trovano a essere senza portafoglio». Così per lo
sport e il turismo, ad esempio; il sindaco di
Torre, Marco Armand
Hugon, è d’accordo: «Gli
altri assessori devono
battersi per ottenere ulteriori fondi». Nel complesso il bilancio è vittima dei tagli e soprattutto
dei ritardi di Asl e Regione, come spiega il presidente della Comunità
montana, Claudio Bertalot. In più si subiscono
gli errori deU’amministrazione precedente,
con grandi progetti avviati e risorse impiegate.
Anche dai banchi del
Consiglio comunale di
Luserna San Giovanni le
voci di dissenso si fanno
sentire: «Il quadro del bilancio di Luserna è negativo - afferma il consigliere Danilo Colomba ma rispetto a quello della Comunità montana è
decisamente migliore».
Il presidente Bertalot risponde alle accuse: «È
un bilancio forzatamente contratto, abbiamo
dovuto contenere molte
spese, ma per il sociale
non sono state sottratte
delle risorse ad altri settori. I fondi di Regione, Provincia e Comuni
sono legati a uno specifico campo: la Comunità
montana spende 150 milioni in più soltanto per
la Casa di riposo per anziani Barbero di Bibiana.
I Comuni contribuiranno con 3.000 lire in più
per abitante per i servizi
socio - assistenziali».
Lf ALCOLISMO nelle donne è un feI nomeno in espansione: anche
senza dati certi, gli operatori sociali
delTAsl 10 sono arrivati a stimare un
rapporto di uno a quattro, una donna
ogni quattro uomini, con problemi legati all’abuso di sostanze alcoliche.
Non è facile stabilire quante siano le
donne con questo problema, perché si
tratta di un fenomeno sommerso, che
è venùto a poco a poco alla luce in seguito a recenti campagne di sensibilizzazione sul bere femminile. In particolare il Sert di Torre Pellice è quello con
più pazienti tossici e alcolisti del Piemonte, anche se questo non indica necessariamente un numero elevato di
persone con problemi di droga o alcol
sul territorio, quanto piuttosto un
maggior numero di utenti che si rivolgono al servizio rispetto ad altre zone.
Mentre un tempo si pensava che fosse un «vizio» che colpiva soprattutto le
casalinghe, costrette a passare molte
ore da sole, oggi gli operatori dicono
che è un problema diffuso, come per
gli uomini. «L’alcolismo non fa preferenze: non è deterhiinante il ruolo sociale o il livello culturale - spiega Rossella Sappé, educatrice al Sert di Torre
Pellice - certo nelle donne è più forte la
vergogna, perché sono vittime non solo
dell’alcol ma anche di un pregiudizio
sociale che le porta a nascondersi». Infatti, come sottolinea anche la psicoioga Maura Garombo, nell’uomo il bere è
considerato segno di virilità, mentre
nella donna è una cosa disdicevole,
«consigliato soltanto in momenti particolari del suo ciclo biologico, come durante l’allattamento». Da questo si
comprende, secondo la psicoioga, come il consumo di bevande alcoliche sia
esibito da parte dell’uomo e nascosto
nella donna, soprattutto quando è ec
cessivo. Questa differenziazione per la
verità sta venendo meno nelle nuove
generazioni, in cui la maggiore socializzazione ba portato a un livellamento
tra ragazzi e ragazze anche nel consumo di sostanze psicoattive, tra cui appunto Talcol. Le donne subiscono arche più conseguenze a livello fisico: ir fatti Talcol agisce sul metabolismo
femminile in modo più incisivo, con la
possibilità di sviluppo di patologie in
età più precoce rispetto all’uomo.
Perché si comincia a bere? La dottoressa Garombo evidenzia tra le cause
scatenanti la disgregazione del nucleo
familiare (in particolare la supposta incapacità della donna a gestire il proprio ruolo, soprattutto di madre), la
mancanza di un’indipendenza economica, la solitudine e una generale assenza di riferimenti precisi.
Il giudizio di condanna più forte contro le donne rende più difficile un progetto di recupero, che si basa non solo
sulla convinzione della donna affetta
dall’abuso di sostanze alcoliche, ma anche sul supporto della famiglia, o comunque su una rete di solidarietà che la
aiuti a cambiare vita. «Nel trattament )
agli alcolisti ci avvaliamo dei Cat, i Club
alcolisti in trattamento, a cui partec pa
anche la famiglia - spiega Rosse la
Sappé - si tratta di gruppi autonomi di
mutuo aiuto, per certi versi simili agT
Alcolisti anonimi ma con un rapporto
più stretto con i servizi sociali e con i o
forte radicamento nel territorio».
Del problema si parlerà venerdì l J
marzo nell’incontro aperto a tutti si
«L’alcol e le donne», che si terrà alle or ■
20,30 alla Foresteria vai lese di Torre
Pellice, in via Arnaud 34. Alla serata, organizzata dal Gruppo d lavoro sull’alcologia vai Pellice, intei verranno Teducatrice professionale S tra Colombari,
autrice di una tesi sull’argomento, e la
psicoioga Maura Garor.tbo.
14
r
PAG. 14 RIFORMA
t Eco Delle ^lli ^ldesi
venerdì io marzo 20nn | VENERDÌ
SPORT
HOCKEY GHIACCIO
Storico risultato per il Valpellice
che battendo sabato sera per 4-0 il
Como ha raggiunto per la prima
volta i play off scudetto. Lo spareggio secco fra le seconde dei gruppi
B e C è stato giocato con grande accortezza tattica dai valligiani. Di
fronte a un pubblico forse superiore alle 2.000 unità il Valpellice ha
voluto organizzare una vera festa:
non c’era uno spazio vuoto in tutto
lo stadio, luci spente, furetto «cercapersone» e atmosfera suggestiva
per l’ingresso in campo della Valpe. L’arbitro è il bolzanino Lonardi:
non concederà nulla, punendo
ogni spigolosità senza tuttavia ergersi a protagonista. 1 primi 10’ sono tutti del Valpellice; il Como appare frastornato e così Dorigatti e
Scapinello confezionano un prezioso uno-due. Grande lavoro difensivo per controllare i tentativi
dei comaschi, grande e insuperabile il portiere Rossi nelle occasioni
in cui gli ospiti sono andati al tiro.
La terza rete è arrivata a due minuti dal termine del secondo tempo
con Ralph Marziale che ha deviato
in porta un tiro di De Luca. La terza
frazione è stata un monologo del
Valpellice; poche occasioni concesse ai rivali e una rete di Cintoti
che ha insaccato a porta vuota.
Grande festa in pista e sugli spalti per il risultato raggiunto. Questa
settimana vedrà tre volte il Valpellice di fronte all’Asiago nei quarti di
finale: martedì in Veneto, giovedì
alle 20,30 a Torre Pellice e sabato di
nuovo ad Asiago. Si gioca al meglio
di tre partite su cinque. «Dovremo
riuscire a trovare rapidamente
energie nervose e stimoli, dopo
questo importante successo», ha
commentato Massimo Da Rin subito dopo la fine dell’incontro.
Nelle due partite di martedì 29 e
giovedì 2, contro TAlleghe e il Renon, si è trattato di duri allenamenti, senza nulla da chiedere al
risultato finale. Anzi a Collalbo,
con il secondo allenatore Andrea
Chiaretti, sono saliti tutti i giovani:
Scapinello, Olivo, Tremolaterra e
Rossi, oltre allo squalificato De
Zordo, sono rimasti a casa per evitare incidenti e rischio squalifiche.
Sono state due sconfitte, inutili,
per 1-4 (gol di Melotto) e per 4-11
(reti di Marziale, Cintori, Branzanti
e De Luca). L’incontro dell’anno
era quello di sabato col Como, e
così è stato.
Grande prestazione della femminile Valpe-Pinerolo che sabato ha
vinto 6-0 a Bolzano con le locali in
coppa Italia, perdendo domenica
col Merano solo ai tiri di rigore. Intanto una rappresentativa Piemonte-Valle d’Aosta under 16, con molti giovani del Valpellice, ha vinto
un importante torneo a Megève.
Da venerdì 10, ore 18, a domenica, il palaghiaccio di Torre Pellice
ospiterà il torneo di hockey «Verso
Torino 2006»; si incontrano le rappresentative under 17 di Chiasso,
Courmaosta, Torino e Valpellice.
in Slovacchia. Per iscrizioni tei.
0338-2829855 oppure 0121-91941
(Michele Benedetto).
VOLLEY
Continua in B2 maschile la serie
di vittorie del Body Cisco Pinerolo:
opposti al Plastipol Ovada i pinerolesi hanno concesso agli ospiti
solo un set. Quasi senza speranze
invece il Cerutti in B2 femminile;
perdendo 3-1 a Recco la distanza
dalla salvezza è salita a 9 punti.
Nel campionato ailieve il 3S Luserna ha battuto il Valnoce per 3-1; in
terza divisione le ragazze del 3S
Luserna hanno superato il Barge
per 3-1 mentre gli ¿lievi del 3S Pinerolo sono stati battuti, ancora
per 3-1 dal Parella Torino. Nel
derby delle allieve il 3S Luserna ha
superato per 3-0 il 3S Pinerolo
mentre gli juniores del 3S Pinerolo
sono stati superati per 3-2 dalTErbaluce volley.
TENNIS TAVOLO
SCUOLA DI HOCKEY
È organizzato un corso estivo di
hockey dal 21 luglio al 6 agosto a
Prievidza (Slovacchia). Sono previste sedute mattutine e pomeridiane, con allenatori qualificati fra
cui Vladimir Nadrchal, ex portiere
della nazionale cecoslovacca e oggi collaboratore del Valpellice e
Branislav Sajban allenatore di club
Pareggio nel doppio confronto
in DI fra Valpellice e Ciriè: la formazione B dei valligiani ha battuto i canavesani per 5-1 grazie ai 2
punti di Battaglia, Rossetti e a
quello di Odino; la squadra A è
stata invece battuta per 5-2 con
punti di Franco Picchi e Ghirardotti. In C2, ancora con il Ciriè, il
Valpellice ha vinto per 5-1 con due
punti di Sergio Ghiri e Migliore e
uno di Giuliano Ghiri. In CI il Valpellice ha vinto a Torino per 5-2 (3
punti di Gay, uno di Rosso e Freschi. Sabato, dalle 15,30, Gl, C2 e
squadra A della DI giocheranno al
Filatoio di Torre Pellice. La «B»
della D2 sarà in trasferta venerdì
con il Tt Torino.
Incontro a Sestriere ¡I10 marzo
Verso il 2006... e oltre
Si terrà a Sestriere, nella sala convegni del grand
hotel «Principi di Piemonte», venerdì 10 marzo, il
convegno organizzato dal Comitato provinciale del
Coni: «Verso Torino 2006... e oltre». All’incontro, che
vuole essere un momento di confronto per «affrontare le problematiche che interessano il territorio sul
quale fra sei anni si disputeranno le Olimpiadi invernali» interverranno come relatori diversi rappresentanti degli federazioni sportive che saranno coinvolte
nella manifestazione, il sindaco di Sestriere, Francesco Jaime, il presidente delTAtl 2 delle valli di Susa e
del Pinerolese, Luigi Chiabrera, e all’assessore allo
Sport della città di Barcellona, Don Albert Battle.
programmi della settimana
Radio Beckwith
FM 91.200-96.550
Una programmazione ricca di novità quella di
Radio Beckwith Evangelica, palinsesto che ogni
settimana cresce in qu^ità e intensità di programmi. Dal lunedì al venerdì sono 4 le edizioni del notiziario (8,30, 12,30, 16 e 18,45; il sabato alle 8,30 e
12,30), la prima delle quali con una rassegna
stampa dei principali quotidiani nazionali. Particolare spazio all’informazione locale con le notizie e le segnalazioni degli appuntamenti del giorno; ogni lunedì alle 10,15 (replica alle 15) Sergio
Pasetto è ospite in studio per la lettura critica e il
commento delle principali notizie della settimana.
Uno stop di qualche settimana lo registra la trasmissione con gli ospedali valdesi, ma presto si
darà il via a un nuovo ciclo di programmi. Con Alzani editore di Pinerolo l’appuntamento è per
ogni venerdì alle 17,15 (replica il sabato alle
10,15): venerdì 10 ci sarà Gabi Parodi Hauser. Ai
nastri di partenza anche due trasmissioni di servizi, con l’Acea e l’amministrazione di Pinerolo.
Particolare attenzione meritano le trasmissioni
musicali e di intrattenimento per tutti i gusti e curate dai molti collaboratori: «Sospiri», ogni lunedì
alle 21; «Rockever», ogni mercoledì alle 21, «I don’t
knoM?», ogni giovedì alle 17,15; «Kalendamaia»,
ogni martedì alle 15; «Fulvio e Sergio nell’etere»,
ogni venerdì alle 21; «Stargate», ogni venerdì alle
22; «Poesie e saluti», ogni sabato alle 12. Tutte da
provare.
Spazio alla vita delle chiese: il culto, ogni domenica alle 11,30 (replica il mercoledì alle 19); il culto
in francese di Radio Suisse Romande, ogni mercoledì alle 17,15 (replica il venerdì alle 10.15); le segnalazioni e le notizie dal mondo evangelico con
«Voce delle chiese», in onda ogni sabato in diretta
alle 11,30. E poi la rubrica con il gruppo MissioniCevaa di Torre Pellice.
Sempre presente è l’hockey su ghiaccio con le
dirette delle partite del Valpellice in casa e in trasferta; particolarmente divertente e appassionante l’approfondimento del giovedì alle 21 con
«Overtime». Radio Beckwith cerca anche collaborazione per nuove trasmissioni e iniziative: se non
altro per critiche o proposte, fatevi avanti!
‘V.C Pinerolo, donne in preghiera
Talitha Rumi
GIUUAD'URSI
QUEST’ANNO le comunità evangeliche
e cattoliche delle valli
valdesi e del Pinerolese
si sono ritrovate all’auditorium di Pinerolo per la
consueta giornata mondiale di preghiera, la cui
liturgia è stata preparata
dalle donne delle chiese
cristiane dell’Indonesia,
sul tema «Talitha Kumi ragazza ti dico: alzati»
(Marco 5, 21-23; 35-43 ).
Con la loro liturgia le sorelle indonesiane hanno
condiviso con noi le profonde «differenze» esistenti nelle loro chiese
(differenze generazionali, differenze fra laici e
teologi, fra intellettuali e
gente comune, fra ricchi
e poveri) e gli «ostacoli»
che incontrano nel tentativo di svolgervi un
ruolo di leadership, riconoscendo però anche i
propri limiti.
Sono stati ricordati gli
importanti avvenimenti
degli ultimi due anni: le
dimissioni del presidente
Suharto, dopo 33 anni di
regime fondato sulla violenza, sull’assoluto disprezzo dei diritti umani
e suH’arricchimento personale; le prime elezioni
parlamentari veramente
libere e democratiche
dopo 34 anni, e le elezioni presidenziali. Avvenimenti che potrebbero
determinare una svolta
significativa per L’Jndonesia. Potrebbero, e forse
è l’ultima occasione, ma
solo a condizione di gettare le basi per il rispetto
dei diritti umani, della
legge e della giustizia.
Prima della chiusura è
stata data la parola al vescovo di Pinerolo, Piergiorgio Debernardi, per
un breve saluto. Questo
intervento ha destato
non poco stupore in alcune sorelle evangeliche
presenti in quanto, in fase organizzativa dell’incontro, si era deciso di
non dare la parola per
saluti speciali a nessun
rappresentante ufficiale
delle varie chiese che
aderivano alla giornata.
Centro culturale valdese
Francesca Moretti
«Per quel che possa valere, dichiaro che non ho mai
avuto dubbi sul fatto che Francesca Moretti sia una
pittrice, e una pittrice di valore. Le prove che potrei
addurre riguardano certi caratteri fondamentali che a
me paiono probabilmente se non inesorabilmente
votati, come la sua sensibilità, il suo modo di rapportarsi al mondo da contemplativa, la sua intelligenza
insieme astratta e acutamente centrata sul particolare; riguardano la constatazione di alcune abilità che
possiede in misura notevole, cioè l’abilità di osservare, quella di manipolare i materiali e di costruire immagini probabili anzi somiglianti; infine l’evidenza
dei risultati conseguiti utilizzando le materie e gli
stmmenti più vari, con un piglio però, una maniera,
un’attenzione, una sensibilità e un’intelligenza ancora, appunto da pittore di razza. C’è poi una prova per
così dire definitiva: da quando la conosco, e sono circa trent’anni, non l’ho mai vista senza pittura».
Con queste parole il critico Pino Mantovani descrive l’opera di Francesca Moretti: una mostra della pittrice verrà esposta nella sala Paschetto al Centro culturale valdese di Torre Pellice: l’inaugurazione è prevista per le 17,30 di sabato 18 marzo.
10 marzo, venerdì
TORRE PELLICE; Alle 20,45, alla Casa valdese. Maria Rosa Fabbrini parlerà su «Il linguaggio dell’architettura in Piemonte nell’epoca di Carlo Alberto», per
il gruppo di studi vai Lucerna.
PINEROLO: Nel Salone dei cavalieri, alle 21, incontro con Lidia Menapace su «Per una politica di pace»,
con la presentazione della convenzione permanente
di donne contro le guerre.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Giuseppe,
per la stagione concertistica 2000 del Gorelli, concerto del duo per pianoforte Cristina Biagini e Marco
Marzocchi; verranno eseguiti brani di Schubert, Debussy, Dvorak, Mendelssohn.
PEROSA ARGENTINA: Su iniziativa dell’on. Giorgio
Merlo, alle 21, nella sala della Comunità montana, incontro con il sottosegretario Luciano Caveri sui temi
della montagna: traslferimenti dallo stato ai Comuni
montani, applicazione della legge Galli sulle acque,
riduzione del costo del gasolio.
PINEROLO: Alle 21, nella sede della sezione del
Wwf, via Brignone 1, incontro su «I comportamenti
da tenere per non danneggiare la natura», con Leone
Ariemme della Provincia di Torino.
11 marzo, sabato
PEROSA ARGENTINA: Nella sede della Comunità
montana presentazione del romanzo di Giorgio Bert
«Come foto sbiadite»; sarà presente l’autore.
VILLAR PELLICE: Alle 21, nel tempio, concerto del
coro Bric Boucle; offerte per la costruzione della sala.
TORRE PELLICE; Dalle 9, nella Casa valdese, seminario degli insegnanti dell’area linguistica sul tema
«La letteratura in prospettiva europea».
TORRE PELLICE: Nell’isola pedonale, dalle 8, mercatino dei prodotti naturali.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15, va
in scena «Acqua nera», proposta dalla compagnia
«Centro iniziative teatrali», di Mancia Nifosi. Ingresso
lire 15.000, ridotto lire 12.000.
VALLI
CMSONE-GERMANASCÀ
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 12 MARZO
Villar Perosa: De Paoli - via
Nazionale 29, tei. 510178
VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 12 MARZO
Luserna San Giovanni: Via
Roma 19 (Airali), tei 909031,
CINEMA
13 marzo, limedì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla biblioteca del
Centro culturale, per «Conversazioni sul libro...» Alberto Gabella propone una riflessione sul tema: «Da
Tito a Milosevic».
16 marzo, giovedì
PINEROLO: Alle 21, al circolo sociale, concerto del
complesso vocale Daltrocanto, dir. Dario Tabbia.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella Casa valdese,
TUnitrè organizza un concerto della pianista Laura
Giordano che eseguirà musiche di Gershwin.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì
10, alle 21, Onegin; sabato
11, ore 21, Biade; domenica
12, ore 15 e 17, lunedì, martedì e giovedì, ore 19, Toy
story 2; domenica 12, ore
19 e 21, lun., mar. e giov.,
ore 21, lo amo Andrea.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, giovedì 9 e venerdì 10,
ore 21,15, Cielo d’ottobre
commedia Usa ’99; sabato
11, ore 20,15 e 22,30, domenica 12, ore 16 18, 20,15
e 22,30, lunedì 13, martedì
14, ore 21,15, Il mistero
della strega di Blair.
PINEROLO — La multisala Italia propone alla sala
«2cento» Three kings-Tre
re, feriali ore 20 e 22,20, sabato 20 e 22,30, domenica
15,15, 17,40, 20, 22,20. Alla
sala «5cento» è programma, da venerdì, Il miglio
verde: feriali e sabato ore
21,30, domenica ore 14,45,
18,15 e 21,30.
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Lingua
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Nella cultura ebraica, è
rigoroso l’uso liturgico
della lingua ebraica, la
lingua «sacra», perché i
testimoni della Parola e
della fede si sono espressi
così. Anzi, l’ebraico è tornato ad essere la lingua
ufficiale in Israele. Nel canone ebraico non sono
entrati i testi scritti in greco perché lingua non «sacra». Peccato. Ci sono pagine molto edificanti che
varrebbe la pena di leggere e trasmettere. Conclusione: il popolo ebraico è
un popolo con un’identità incrollabile e inattaccabile. Ma questa identità
il popolo la conserva ancora oggi anche se legge
gli apocrifi greci! Purtroppo dalla Riforma abbiamo ereditato una particolare avversione per tutto
ciò che non è in lingua
corrente. Nella storia valdese il francese ricopre
un ruolo fondamentale:
gli avvenimenti storici
fondanti la nostra identità parlano francese, da
Lione a Ginevra a Sibaud,
e questa identità storicoreligiosa ci è stata trasmessa in francese. Allora
questa lingua mi interroga a tre livelli;
- Come credente. È vero che la fede non può essere trasmessa, come fosse una corrente elettrica,
ma può essere alimentata
e aiutata a crescere. Questo alimento l’abbiamo
ricevuto in francese. Ho
scoperto recentemente
che se voglio dire il Padre
Nostro senza sbagliare lo
devo dire in francese.
Molti diranno: la fede
non c’entra. Forse è vero,
ma perché impormi di
dirlo in italiano se l’ho
imparato in francese? La
preghiera è uno dei pochi
gesti liberi rimastici! La
mania corrente oggi è
quella di uniformarsi alla
massa. In questa corsa
macchinosa all’unità che
produce una gigantesca
babele sono contento
della mia identità diversa
e la voglio anche sottolineare. Se siamo liberati,
come da Calati, allora abbiamo anche abbattuto la
paura di essere diversi e
di affermare la nostra
identità storico-religiosa.
Il problema del 1500 non
era la liturgia in latino ma
l’analfabetismo. Dunque
non eliminiamo il francese, insegniamolo!
- Come pastore. La mia
«professione» consiste essenzialmente nelTamministrare la Parola affidatami e nell’insegnare. Entrambe le cose passano
attraverso il canale della
lingua. L’arricchimento
che ho tratto da anni di
vita e di servizio in Svizzera è che ci si incontra
parlando la lingua dell’altro e si prega nella propria. «Ama il tuo prossimo come te stesso» spesso viene mutilato della
seconda parte, conseguenza ne è che per la
sfrenata mania di favorire
l’altro (sarà vero?) neghiamo noi stessi e la frustrazione, alla fine, ci induce a odiare il prossimo.
Forse vale la pena rimarcare la propria eredità
storico-culturale-religiosa. Se fossi pastore alle
Valli introdurrei ore di
scuola domenicale e di
catechismo in francese.
- Come generazione
post-sessantottina. La
grande rivolta secolare a
cui ha assistito la mia generazione è quella del ’68
che, divorata da certi
scrupoli, ha rinnegato, divelto, sradicato. A distanza di 30 anni siamo uomini e donne maturi (sic!) e
ci è stato concesso il tempo di riflettere. Con gioia
e stupore ho constatato
che il mio secondo figlio,
di 9 anni, al quale per
scrupolo non ho «imposto» il francese (parla già
3 lingue) ha capito che
esso è parte integrante
dell’identità della mamma e ha deciso, da solo, di
impararlo. La mia generazione si sta avviando a
diventare «nonna» e su
questo possiamo puntare.
Se la riflessione di questi trent’anni ha prodotto qualcosa di positivo
possiamo riparare a un
guaio. Saranno le nuove
«grand-maman» e i nuovi
«grand-papa» che trasmetteranno l’eredità
storico-religiosa alle nuove generazioni e il francese può far parte di questo
progetto. Prima dei prO'
getti istituzionali o delle
varie Pro Loco c’è il grande progetto personale, famigliare, comunitario,
perché non mancherà chj
trasmetterà la moda (di
tutte le lingue, usi e costumi del mondo) alle future generazioni. Ma non
è la moda, volubile e
transitoria, che forgia
l’identità.
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§ Un fratello
maggiore
pi fronte alla morte di servitori e servitrici del Signore
sono solito tacere perché non
mi piace pronunciare parole
di circostanza, parole forzatamente di elogio che possono
coprir® e mascherare altre
parole, che se pronunciate
sarebbero meno lusinghiere.
Michele Sinigaglia mi costringe a rompere il mio consueto riserbo. Ho sempre stimato Michele come un fratello maggiore, col quale non
sono stato mai in disaccordo.
A lui mi hanno legato una fraternità, un’amicizia e una stima che si è manifestata con
chiarezza in diversi momenti
qualificanti. A lui, docente alla Scuola teologica di Rivoli,
devo l’amore per l’Antico Testamento, quell’amore che al
Seminario di Rueschlikon mi
ha suggerito di specializzarmi
in A.T. e che mi ha portato a
collaborare alla traduzione
della Tilc. Michele era impareggiabile nello spiegare la
teologia dell’A.T.
Per sua bocca la teologia
del von Rad diventava una
predicazione, uno stimolo a
trovare neU’A.T. ispirazione
per la nostra predicazione di
studenti in teologia e di futuri
pastori. Michele era generoso; non ha mai lesinato il
suo tempo e i suoi sforzi per
predicare, insegnare, condividere i suoi doni. La conversazione con lui era sempre
piacevole, ispirante, spesso
accompagnata da qualche risata capace di sdrammatizzare anche le situazioni
più imbarazzanti. Il suo modo quasi ieratico di stare sul
pulpito, di porre enfasi sulle
parole che contano, quali
patto, chiamata; persino il
suo modo di aggiustarsi gli
occhiali sul naso erano tutte
mosse che suscitavano simpatia. Nei suoi gesti non c’era
nulla di scostante, egli lasciava trasparire calma e profondità. Seduto con in braccio
I le sue nipotine dava l’idea di
I un patriarca, beato della belI lezza della vita, una bellezza prorompente, capace di
’ sconfiggere ogni amarezza.
^ Non vedevo Michele da diversi anni, ma mi piace ricordarlo come uno che aveva in
mano la vita, quella vita che
gli donava la fede, quella vita
di cui, da cultore delTA.T.,
aveva già un anticipo e che in
Cristo aveva imparato a sperare pienamente. Adesso Michele è nel seno di Abramo,
ora gli è rivelato il suono di
quel nome che nemmeno
Mosè potè conoscere. Il Dio
dei viventi fa vivere anche lui.
Alla moglie Anna, che è stata
una compagna impareggiabile per Michele, a cui mi
lega un affetto sincero pari a
quello che mi ha legato a Michele, ai figli e alle figlie, ai
nipoti e alle nipoti, dalle colonne di Riforma desidero
che giunga tutta la mia vicinanza nel dolore, ma anche
tutta la forza che può darci
TEvangelo di cui Michele è
stato un fedele servitore. La
tristezza della morte non deve sconfiggere la gioia e la luce di una vita vissuta con coerenza nel servizio e nell’attesa della resurrezione.
Salvatore Rapisarda
Catania
Insieme contro
il debito
Sabato 19 febbraio a Piazzetta Augusteo prima e nella
Galleria Umberto I dopo (a
causa della pioggia) un manipolo di credenti della chiesa
battista di via Foria-Napoli,
erano impegnati per la raccolta di firme per la coalizione «Jubilee 2000». Risultato:
450 firme raccolte, grande
apprezzamento per i canti
proposti dal coro «Ipharadisi» e piedi doloranti per qualcuno di noi che ha resistito in
strada tutta la giornata. Martedì 22 febbraio quattro minuti di rap di Jovanotti per
Massimo D’Alema alTinterno
del Festival di Sanremo. Risultato: discussioni infinite,
milioni di persone informate
su «Jubilee 2000», pieno coinvolgimento dei media, politici in primo piano. Grande
consapevolezza che c’è una
causa giusta per cui battersi:
la cancellazione del debito
dei paesi poveri che ne sono
letteralmente schiacciati.
Certamente ci saranno delle differenze tra le due manifestazioni, ma non mi va di
pensarci. Penso piuttosto che
sabato probabilmente Jovanotti cantava con noi e col
nostro coro per le strade di
Napoli, e che martedì erava
Tutté le chiese protestanti del paese sono mobilitate nell'emergenza
Le piogge torrenziali devastano il Morambico
AHANIKBAPIOVIAYEPEWOU*
La stagione delle piogge in Africa australe è iniziata tre settimane fa, ma
si è trasformata in un vero e proprio incubo con l’arrivo in Mozambico del ciclone Eline che ha minacciato a lungo
le isole dell’Oceano indiano (Riunione,
Mauritius, ecc.). Il bilancio, ^à pesante,
in perdite di vite umane e di materiali,
si sta aggravando di ora in ora.
Un bebé nato poche ore prima da
una giovane mamma di ventidue anni,
rifugiatasi in cima a un albero, è stato
miracolosamente salvato da un elicottero delle forze dell'ordine. Le case sono sommerse, i campi inondati. Uomini
e donne cercano rifugio sui tetti delle
scuole e delle chiese o sugli alberi. Il bestiame è distrutto. Le immagini trasmesse dalla televisione sono drammatiche. Fanno pensare all’Apocalisse.
Fanno riemergere il ricordo recente, triste e crudele del passaggio del ciclone
Mitch in Nicaragua e della tempesta
che si è abbattuta sulla Francia nel dicembre scorso. In entrambi i casi, la solidarietà internazionale ha saputo dimostrare la sua efficacia.
È diflrcile valutare l’ampiezza della catastrofe sul piano umano è materiale.
Tra 650.000 e 800.000 persone sarebbero
dislocate e diverse centinaia sono morte.
Ma per ora il bilancio continua ad aggravarsi. Non ci sarà cibo per il prossimo inverno. Niente più raccòlti: granai, bestiame, pollame, sementi sono stati portati via dall’acqua. Le infrastrutture elet
triche e telefoniche sono distrutte. Il
ponte di limpópo a Nord di Maputo, la
capitale, è stato strappato via dall’alluvione. I danni sono ingenti; «Sono caduti
450 millimetri di pioggia in tre giorni.
Frano piogge così forti che il cielo toccava l’acqua a perdita d’occhio» racconta
un funzionario del servizio delle acque.
F aggiunge che è la peggiore alluvione
mai accaduta da 70 anni. Il governo consiglia agli abitanti delle zone vicine
alTalluvione di allontanarsi verso le zone
più alte. Ma nella fuga la gente è costretta ad abbandonare il poco che ha.
Rischi di epidemie
Le autorità mozambicane, travolte
dall’ampiezza dei danni, sono preoccupate per la popolazione se non verranno
prese urgenti misure sanitarie. I rischi di
diffusione delle malattie sono reali. A
causa della insalubrità dell’acqua e
dell'assenza di acqua potabile, le diarree, il colera, le malattie della pelle, la recrudescenza del paludismo si diffonderanno fra la popolazione. C’è un estremo
bisogno di medicinali, di coperte e di
tende per dare un riparo ai sinistrati,
senza dimenticare il cibo per nutrire uomini, donne e bambini che hanno perso
tutto. È facile immaginare lo stato fisico
e morale della popolazione.
Mobilitazione delie chiese
«Ho preso coscienza delle cose difficili che Dio ci chiede. Ma perché è solo in
queste situazioni di emergenza che ci
mobilitiamo e capiamo il valore della
solidarietà?», si chiede un responsabile
di chiesa. Anche sé devono far fronte alla stessa mancanza di mezzi delle autorità del Paese, le chiese protestanti in
Mozambico si stanno mobilitando per
venire in aiuto ai sinistrati; la Chiesa
presbiteriana del Mozambico (membro
della Cevaa), la Chiesa congregazionalista unita in Africa australe, la Chiesa
unita del Cristo in Mozambico, la Chiesa evangelica del Cristo in Mozambico,
la Chiesa riformata del Mozambico, tutte membro dell’Alleanza riformata
mondiale. Tutte sono costrette a constatare la mancanza di infrastrutture. Se
l’ampiezza dei danni è così enorme,
non è anche perché non c’erano ponti,
dighe, e altre strutture per controllare
l’alluvione se non per evitarla?
Non dimentichiamo infatti che il Mozambico è uno dei paesi più poveri del
pianeta. Uscito di recente dalla guerra
di liberazione che ha distrutto U paese,
ha intrapreso di ricostruirsi coraggiosamente dopo la fine della guerra e dopo
la sua indipendenza dalla tutela portoghese, nel 1975. Già fortemente indebitato questo paese, con i suoi 17 milioni
e 900.000 abitanti su un territorio di
800.000 kmq, sta subendo in questo
momento una delle peggiori catastrofi
della sua storia, dalla quale gli sarà diffìcile riprendersi; secondo gli esperti,
queste inondazioni infliggono alla fragile economia mozambicana un ritorno
indietro di cinque armi.
* Segretario aJUi eomunicazwneiriforrnazione della Cevaa
mo anche noi a Sanremo con
Jovanotti e che, al di là di ogni
strumentalizzazione, il regno
di Dio comunque viene.
Sebastiano Maiellaro
Napoli
M La lotta
contro TAids
L’appello del segretario dei
Democratici di sinistra, Walter Veltroni, alla Chiesa cattolica perché non vincoli ulteriormente i propri fedeli alla
norma che vieta l’uso del profilattico nei rapporti sessuali
ha scatenato una diatriba, sui
mezzi di informazione, con
una serie di «no» e qualche timidissimo «sì». Vero, il preservativo non è «la» soluzione
ma solo una parte del mosaico, tuttora in composizione,
per arginare la diffusione del
virus Hiv in attesa di un vacci
rio risolutivo, così come gli
inibitori delle proteasi non
«guariscono», ma consentono
alle persone affette dal virus
una vita vivibile e dignitosa,
in attesa che la medicina arrivi a una svolta risolutiva.
Qualcuno afferma che
Fon. Veltroni non avrebbe
dovuto fare l’appello alla
Chiesa cattolica (e anche ad
altre chiese cristiane fondamentaliste), in quanto una
dottrina non può adattarsi a
questo o quell’evento, a questo o quell’appello politico
del momento. Leggendo le
meravigliose pagine del Vangelo trovo esattamente il
contrario nell’insegnamento
del nostro Signore Gesù Cristo, che spesso i teologi trascurano anziché porre come
base della propria ricerca.
Il testo a cui mi riferisco è
contenuto nel Vangelo secondo Matteo, cap. 12, e ricorda l’episodio delle spighe
di grano che Gesù e i suoi discepoli avevano raccolto nel
giorno di sabato (giorno di riposo assoluto) per sfamarsi.
Ai farisei che lo rimproverano
per aver peccato, Gesù risponde con un testo profetico tratto dal libero di Osea:
«Io voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio,
più degli olocausti» (6, 6). Le
risposte burocratiche non sono quelle che piacciono a
Dio, sono amate solo da certi
teologi carrieristi. La risposta
a un preciso problema di sì
vasta proporzione, come è
l’Aids, merita amore e molto
altro: che con i profilattici inviamo aiuti, collaboriamo
con gli ospedali, case alloggio
per chi non ha più una casa;
che ci facciamo totale carico
dell’altro nel quale vive, in
toto, il Cristo della storia e
della salvezza.
Giovanni L. Giudici-Mestre
Gli indirizzi
e-mail della
Tavola valdese
La Tavola valdese chiarisce
che il proprio ufficio di Torre
Pellice dispone di due indirizzi di posta elettronica. Il
primo (tavolavaldese@chiesavaldese.org) per corrispondenza di carattere generale; il
secondo (tvstabili@chiesavaldese.org) per corrispondenza
riguardante gli stabili.
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Il passaggio del Mar Rosso
Pierino torna dalla scuola domenicale e la mamma
gli chiede; «Allora, Pierino, di che cosa avete parlato
oggi alla scuola domenicale?». «Degli ebrei che passano il Mar Rosso», risponde Pierino un po’ distrattamente mentre inizia a leggere un giornalino. «Interessante - dice la mamma - raccontami un po’».
«Dunque - fa Pierino raccogliendo le idee - ...ci sono gli ebrei che fuggono dall’Egitto, gli egiziani li inseguono ma non riescono a raggiungerli. A un certo
punto, però, gli ebrei si trovano la strada sbarrata
dal Mar Rosso e incominciano a disperarsi dicendo:
“E adesso come faremo? Avanti non possiamo andare, indietro neppure; quando arriveranno gli egiziani
d massacreranno”. Allora Mosè disse: “Non temete, vedrete che ce la faremo”...», Pierino sembra titubante, come se non sapesse come va avanti la storia. «Cosa succede? - lo incita la mamma - non ti ricordi più il seguito?». «Ehm, sì mamma - risponde
Pierino - dunque, dicevo, ...Mosè rassicura gli ebrei.
Soluzione del cruciverba del numero scorso
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poi mette la mano sotto la casacca... ehm... ecco, tira fuori il telefonino e chiama la marina militare che
arriva velocissima, carica gli ebrei sulle navi e li porta via...». «Ma Pierino...», protesta la mamma, «...poi
arrivano i cacciabombardieri dell’aviazione militare
che bombardano gli egiziani e li uccidono tutti...».
«Ma Pierino - dice la mamma piuttosto scandalizzata - non riesco a credere che ti abbiano raccontato
la storia in questo modo... Sei sicuro di avere sentito bene?». «Beh, mamma - risponde Pierino un po’
confuso - effettivamente... ma ho pensato che se te
l’avessi raccontata come l’hanno raccontata a me
non ci avresti creduto...».
L'avvento dell'Euro
Con l’avvento dell’Euro, le monete degli stati
dell’Unione europea che aderiscono alla nuova
moneta comune, muoiono e vanno in paradiso.
All’ingresso trovano il Padre celeste che dice agli
uni; «SI, ti conosco, puoi entrare», e agli altri: «lo
non ti conosco, mi dispiace ma tu non puoi entrare». Le monete italiane sono un po’ preoccupate.
In terra non godevano proprio di una grande credibilità. Davanti a loro passano senza difficoltà
marchi tedeschi e franchi francesi. Finalmente arriva il loro turno.
Passano prima le monetine e tutto fila liscio. Poi
arriva il momento delle banconote: quelle da mille
passano facilmente, così quelle da cinquemila, ma
quando arrivano quelle da diecimila, il Padre cele,
ste resta perplesso e dice; «Un momento, fatemi
controllare». Accende un computer, fa scorrere '
mouse, clicca qui e là, digita due volte sulla tastiera
e poi dice: «Va bene, passate». Ma quando arriva il
turno delle banconote da cinquantamila, centomila
e cinquecentomila, non c’è niente da fare: «Mi dispiace, non c’è niente da fare. Non vi conosco, ho
anche controllato al computer...». «Ma Padre celeste - rispondono parlando tutte insieme le banconote escluse - in che senso non ci conosci, fino a
ieri noi eravamo regolarmente in corso legale»
«Sì, si, può darsi, ma io non vi conosco, non vi ho
mai trovate nella colletta...».
B La Riforma
nelle librerie
Spett.le redazione,
vi scrivo per segnalarvi che
presso la libreria Feltrinelli di
Roma, come del resto nelle
altre librerie, tutti i testi riguardanti la Riforma protestante, nonché gli scritti dei
riformatori, sono sparsi nei
settori storico e filosofico, ma
nessuno è inserito nel settore
dedicato alla religione e al
cristianesimo, quasi che la
Riforma protestante sia solo
una questione storico-ideologica. Inoltre nella quasi totalità dei punti vendita, se si
vuole acquistare una Bibbia,
la si trova solo nella versione
Gei. Mi pare che in fatto di fede non esista nessuna par
condicio, o si è cattolici o non
si è cristiani, e questo anche
per librerie «laiche» come
Feltrinelli.
Bruno Pierozzi
Roma
Comunità ebraica di Venezia e Chiesa valdese e metodista
Centro culturale Palazzo Cavagnis
Comune di Venezia
organizzarw un convegno nazionale su
Fecondazione assistita: una questione aperta
Giovedì 6 aprile 2000
VENEZIA ' Auditorium di Santa Margherita
(campo Santa Margherita, vaporetto n. Is Ca’ Rezzonko)
Programma
ore 9: apertura dei lavori; saluto delle autorità;
intrcxluzione del rabbino Roberto Della Rocca.
Interventi di Marco Bouchard, Anna Rollier, Carlo
Flamigni. Testimonianze da parte dei Servizi veneziani (Maria Pia Cosmo, Alessandra Cecchetto).
Intervento di Munirà Mohamed Alamin. Partecipa
Anna Pedrazzi, sottosegretario ministero Pari Opportunità. Modera Franco Macchi.
ore 15,30; tavola rotonda su «Fecondazione assistita: etica e società». Partecipano: Sergio Rostagno, Riccardo Di
Segni, Franca Bimbi. Modera Corrado Viafora.
Per informazfoni e prenotazioni:
Centro culturale Palazzo Cavagnis, tei. 041-5286797; fax: 041
2416238 - martedì e giovedì (h. 15-18), tei. 041-5239745
1 PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«Soltanto in Dio trovo riposo,
da lui viene la mia salvezza»
Salmo 62,1
La sorella e i familiari tutti
della cara
Lilly Martinat
riconoscenti per la dimostrazione di affetto e di stima tributata
alla loro cara, ringraziano di
cuore tutti coloro che con presenza, scritti, fiori e parole di
conforto hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare
a Clelia, Ina e Oidi, alla sig.
Laura Nisbet, al doti. Genesi e
al pastore Mario Beruttl.
Luserna San Giovanni
10 marzo 2000
^ Predicare
a Piedicavallo
La Chiesa valdese di Biella e
Piedicavallo mette a disposizione gratuita i locali (due
stanze da letto e cucina -f due
servizi con una doccia) per il
periodo di luglio e agosto
2000 a Piedicavallo, situata
nell’Alta Valle Cervo, località
turistica di montagna, per famiglia pastorale o studenti in
teologia o predicatori locali,
con l’unico impegno di presiedere al culto domenicale di
Piedicavallo alle ore 17. Per
informazioni telefonare al pastore Jonathan Terino (0152593499) o al cassiere Giuseppe Caccamo (015-590504).
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16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 10 MARZO 2000
Il Vertice Onu sullo sviluppo sociale «Ginevra 2000» si terrà dal 26 al 30 giugno
Le chiese e la giustizia sociaie
Riunita a New York un'équipe ecumenica perseguire i lavori preparatori del Vertice
Un’équipe ecumenica si
trova attualmente a New
York per esprimere il punto
di vista delle chiese sullo sviluppo sociale nel momento
in cui rOnu sta preparando il
Vertice «Ginevra 2000», che si
svolgerà dal 26 al 30 giugno
prossimi, per valutare i risultati del Vertice mondiale per
lo sviluppo sociale tenutosi a
Copenaghen nel 1995. L’équipe si compone di rappresentanti di reti mondiali del
Cec, di chiese membro, di
gruppi di ispirazione religiosa e di altre organizzazioni
collegate al Cec. L’interesse
del Cec per i problemi dello
sviluppo sociale era stato
espresso al Vertice di Copenaghen dal suo segretario generale, Konrad Kaiser, il quale era intervenuto in seduta
plenaria garantendo l’appoggio delle chiese alla «promozione delle culture della solidarietà e della vita».
Esther Camac-Ramirez,
membro della comunità Quechua del Perù che dirige l’Associazione «Ixa Ca Vaà» per
lo sviluppo e l’informazione
autoctona a San José (Costa
Rica), fa parte dell’équipe
ecumenica. Ex membro della
Chiesa metodista, lavora oggi
nella tradizione della spiritualità autoctona. Gail Lerner, rappresentante del Cec
presso l’Onu a New York, ha
precisato che, nello scegliere
i membri dell’équipe, è stata
data la precedenza al Sud, alle donne e agli autoctoni. Ha
sottolineato che l’équipe è
fermamente fondata su «un’
etica e dei valori comuni».
Come ha detto un membro
canadese dell’équipe, l’obiettivo di quest’ultima è di
«proporre una solida visione etica» nel momento in cui
rOnu affronta i problemi
dello sviluppo sociale. «11 nostro metodo di lavoro è diverso da quello di altri gruppi ha spiegato Gail Lerner -.
L’équipe ecumenica trasmette airOnu i pareri di esperti
locali che, in molti casi, traggono le loro conoscenze
dall’esperienza vissuta».
I problemi deirAfrica...
1 membri africani dell’équipe hanno attirato l’attenzione sui bisogni specifici del
loro continente. «Sono trascorsi cinque anni dal Vertice
di Copenaghen ma, quando
cerco di distinguere dei segni
di applicazione, ne vedo pochissimi, per non dire nessuno» ha detto Bernardino
Mandiate, vescovo metodista
di Maputo (Mozambico). 11
vescovo Mandiate ha affermato che a Ginevra l’équipe
ecumenica farà vedere ai
rappresentanti dei governi il
«volto umano» di coloro che
continuano a patire la povertà nonostante i progressi
economici di cui usufruiscono altre parti della popolazione mondiale.
In alcuni casi, i membri
africani dell’équipe ecumenica esprimono una presenza
che i loro rispettivi governi
non sono in grado di garantire. Beauty Maenzanise, pastora della Chiesa metodista
unita dello Zimbabwe, ha
cercato di incontrare i rappresentanti del proprio governo, ma ha dovuto constatare «che non c’erano». «Cerco di parlare con i rappresentanti di tutti i governi africani», ha detto. «Mi congratulo
della vostra presenza qui: voi
siete le nostre orecchie», le
ha risposto uno di loro. Baeuty Maenzanise ritiene però
che il fatto che molti governi
africani non siano in grado di
partecipare concretamente al
processo preparatorio ha delle gravi conseguenze. «Quando è necessario che qualcuno
Un esempio del peso del debito internazionale in Africa: il Mali, con un debito di 2,6 miliardi di dollari,
dedica il 4,5% del suo Prodotto interno lordo (Pii) al rimborso del debito, e solo il 2,2% all’istruzione
parli ufficialmente dei bisogni degli africani e voti sulle
decisioni da prendere, la presenza dei membri dell’équipe
ecumenica in quanto “orecchie” non basta più», ha inoltre affermato.
Secondo Beauty Maeszanise l’alto numero di persone
colpite dall’Aids nell’Africa
subsahariana pone un problema particolarmente urgente:
i governi devono collegare
questa questione a quella dello sviluppo economico in modo da adontare la situazione
dell’Africa come un tutto. Helen Wangusa, membro della
Chiesa anglicana di Rampala
(Uganda), coordinatrice di
una rete di donne africane,
spera che il Vertice di Ginevra
offrirà un’occasione di prendere in considerazione i bisogni della «base». Spera inoltre
che Ginevra 2000 dirà una parola efficace sul problema del
debito internazionale. «Questo potrebbe favorire la discussione su altri problemi
come quello dell'aggiustamento strutturale», ha detto.
Albert Gyan, del Ghana,
membro cattolico dell’équipe, lavora attualmente a Bru
xelles presso Kairos Europa,
rete di istituzioni legate alle
chiese che si occupano dei
problemi degli emarginati.
Nella sua qualità di economista, egli esprime la speranza
che «Ginevra 2000» presti attenzione alle vittime del «modello neoliberista» dello sviluppo economico.
...e quelli dell'Europa
dell'Est
Nicoleta Bruta, della Chiesa ortodossa romena, è anch’essa preoccupata per 1’
«aggiustamento strutturale»,
anche se questa nozione assume un significato diverso
in Europa orientale rispetto
al Sud. «1 paesi dell’Europa
dell’Est devono ristrutturare
tutta la loro società, il che implica che essi pongano un accento particolare sulla dimensione umana. La gente
non è come un computer al
quale basta cambiare il programma», ha detto. Proprio
per questo, gli aggiustamenti
economici esigono un approccio molto più complesso
rispetto al metodo che consiste nel delegare tutto all’economia di mercato.
Le basi bibliche della
giustìzia sociale
John Langmore, direttore
della Divisione dello sviluppo sociale dell’Onu, ha osservato che l’équipe ecumenica ha già dimostrato la sua
efficacia nel sensibilizzare i
governi al fatto che lì c’erano
persone che li osservavano e
li ascoltavano.
John Langmore, anglicano
dell’Australia, è membro della Commissione delle chiese
per gli affari internazionali
del Consiglio ecumenico. Ha
insistito sul fatto che la giustizia sociale ha una base biblica e che essa si oppone al
«fondamentalismo economico» che delega la soluzione di
ogni cosa alle sole forze del
mercato: «Spero che le chiese in quanto istituzioni che
si preoccupano dell’umanità
e della giustizia sociale, sapranno difendere questa
causa. Non è necessario che
esse affrontino le questioni
tecniche in profondità: ciò
che importa è che definiscano gli obiettivi e i valori e difendano con convinzione la
loro visione». (Cec info)
Imponente manifestazione ecumenica a Porto Rico
In massa contro la base navale americana
Dopo l’immenso raduno
organizzato dalle chiese a
San Juan, la capitale di Porto
Rico, il 21 febbraio scorso, i
leader ecclesiastici locali
hanno deciso di chiedere al
presidente Clinton di chiudere la base americana installata nell’isola di Vieques.
Essi ritengono infatti che il
presidente Clinton prenderà
finalmente la decisione riguardante questa base navale che oggi è causa delle preoccupazioni e della collera
degli abitanti di questa isola
di Porto Rico.
Secondo alcuni osservatori
almeno 100.000 persone, fra
le quali cristiani, sindacalisti
e militanti politici di Vieques
e di Porto Rico, hanno partecipato a questa marcia di
protesta ecumenica. Gli organizzatori parlano di oltre
150.000 persone. Per il commissario di polizia Pedro Toledo, la marcia è stata la più
grande manifestazione pubblica della storia di Porto Rico. 1 partecipanti hanno marciato in silenzio, brandendo
delle bandiere bianche.
«La marina Usa deve lasciare l’isola», ha affermato il
vescovo Alvaro Corrada del
Rio, della diocesi cattolica di
Caguas. Il vescovo era uno
dei leader ecclesiastici (erano
oltre dieci) che marciavano
in testa al corteo, brandendo
un immenso striscione «Pace
per Vieques». Fra loro c’erano l’arcivescovo cattolico Roberto Gonzales, di San Juan,
e vescovi e presidenti delle
chiese metodista, episcopale,
luterana, battista, e altre.
La manifestazione era stata
decisa tre settimane fa in risposta a un accordo negoziato del conflitto a Vieques,
piccola isola portoricana che
da 60 anni la marina Usa utilizza per manovre militari ed
esercitazioni di tiri. Accarnpamenti, tra cui due gestiti
dalle chiese, sono stati installati nella zona di esercitazione negli ultimi tre mesi e la
marina ha dovuto annullare
le esercitazioni. Ma un accordo sottoscritto dal governatore di Porto Rico e dal presidente Clinton, dovrebbe permettere alla marina di riprendere i suoi esperimenti.
L’accordo prevede inoltre
che i 9.000 abitanti di Vieques potranno esprimere per
via referendaria il loro parere
sulla presenza della marina
nell’isola. Ma i dirigenti ecclesiastici hanno respinto
l’accordo e chiamato i portoricani a scendere nelle strade
per manifestare. Da parte sua
il governatore ha esortato i
M La vicenda non è stata ancora risolta
Usa: pastori mobilitati per
il ritorno di Eliàn a Cuba
MARINETTACANNITO
cattolici a disubbidire alla gerarchla stando a casa.
Carlos Romero Barcelo,
rappresentante di Porto Rico
al Congresso Usa e alleato del
governatore, ha detto che i
responsabili religiosi erano
«separatisti» e che la marcia
era «antiamericana». «Sono
molto felice: è stato un avvenimento straordinario», ha
detto Juan Vera, vescovo della Chiesa metodista di Porto
Rico. Eunice Santana, pastora dei Discepoli del Cristo, direttrice dell’Istituto caraibico
per l’azione e la formazione
ecumeniche a Porto Rico e ex
presidente del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha
dichiarato: «Quel mare di
bandiere bianche ha inviato
un messaggio chiaro alla marina, a Washington, al Congresso americano e al presidente Clinton: ossia che gli
abitanti di Porto Rico sono
uniti. Chiese, sindacati, cooperative, eravamo tutti riuniti
per affermare che «vogliamo
la pace a Vieques».
Dopo la marcia il sindaco
di San Juan, Sila Maria Calderón, si è congratulato per
il successo della manifestazione. Coloro che l’hanno
organizzata, ha detto, sono
«il lievito morale del popolo
di Porto Rico». (eni)
PARTENDO dalla piazza di
uno dei quartieri a più alta concentrazione di immigrati latinoamericani, sabato
19 febbraio più di 400 persone hanno marciato a Washington in direzione della Casa Bianca e del Palazzo
di giustizia. La dimostrazione è stata organizzata da vari
gruppi ecclesiastici e organizzazioni umanitarie sotto
l’egida del Comitato nazionale per il ritorno di Eliàn a Cuba. «Mandate Eliàn a casa» e
«I bambini hanno bisogno di
molto di più dei giocattoli»,
leggevano gli striscioni in inglese e spagnolo.
Fin dal momento del suo
salvataggio avvenuto a fine
novembre presso le coste della Florida, Eliàn Gonzalez è
stato al centro di un acceso
dibattito. La madre di Eliàn è
morta insieme ad altre dieci
persone che cercavano di raggiungere le coste statunitensi,
e il bambino è stato trattenuto da alcuni parenti a Miami,
contro la volontà di suo padre
che vive a Cuba. A seguito del
successo della dimostrazione
nazionale avvenuta a Miami
il 29 gennaio scorso, in cui
più di 200 persone hanno
marciato davanti al palazzo
dell’Ufficio immigrazioni, il
Comitato nazionale ha voluto
organizzare una mobilizzazione a livello nazionale a
Washington, prima dell’udienza sul caso del 22 febbraio. Concomitanti dimostrazioni si sono svolte a Miami, Seattle e San Francisco.
«Se i rapporti tra Stati Uniti
e Cuba fossero normalizzati,
non ci troveremmo ad affrontare questo caso - spiega
il pastore battista Rev. Lucius
Walker, della Fondazione interreligiosa pastori per la pace -. Questo bambino è vittima della politica dell’embargo. Noi siamo qui in difesa di
fondamentali diritti umani: il
diritto del bambino e il diritto di suo padre di prendersene cura. 11 suo diritto di paternità è ignorato semplicemente a causa del paese in
cui vive. I politici statunitensi
hanno a lungo criticato il go
verno cubano come non democratico e violatore dei diritti del popolo. Ora la situazione si è capovolta e sono gli
Stati Uniti a violare i diritti
umani. Numerosi sondaggi
hanno indicato che la maggioranza dei cittadini americani è favorevole al ritorno di
Eliàn a Cuba. La nostra manifestazione, al contrario di
molte altre, intese a riformare le leggi, chiede che il governo metta in atto la risoluzione dell’Ufficio immigrazioni nazionale di rimandare
il bambino a Cuba da suo padre. Psicologi, esperti legali e
attivisti di diritti umani hanno descritto la detenzione del
bambino di sei anni contro la
volontà di suo padre come
dannosa per la sua salute
mentale, e come una violazione delle leggi statunitense,
cubana e internazionale».
La decisione del governo
americano di trattenere il ragazzino rappresenta una violazione degli Accordi di migrazione Usa/Cuba del 1995.
I vari interventi tenuti durante la manifestazione hanno
anche sottolineato la solidarietà dei partecipanti sia con
gli immigrati provenienti da
Haiti, Messico, Guatemala e
altri paesi vicini quotidianamente deportati e rimandati
ad affrontare situazioni di
oppressione e violazione di
diritti umani, sia con gli immigrati presenti sul suolo statunitense a cui non è offerta
l’opportunità di una vita migliore. La sfida rivolta agli
Stati Uniti è quella di essere
una nazione dove la democrazia è misurata non solo in
base alla ricchezza, ma in base al suo prendersi cura dei
più poveri, senza distinzione.
Una conferenza stampa
che chiedeva il ritorno immediato del bambino cubano da
suo padre ha avuto luogo
giovedì 17 febbraio e ha visto
la partecipazione di quattro
eminenti membri del Congresso, la rev. Joan Brown
Campbell del Consiglio nazionale delle chiese, Steven
Bennett, direttore esecutivo
dell’organizzazione «Witness
for peace» e altri rilevanti leader nazionali.
Dopo Tuccisione di quattro scolare
Zambia: le Unioni cristiane
femminili si mobilitano
Le Unioni cristiane femminili (Ucf) dello Zambia intendono associarsi ad altri organismi per intentare un’azione
contro le forze di polizia alle
quali rimproverano un certo
lassismo nel portare avanti
un’inchiesta sugli stupri e gli
assassini di alcune scolare.
Quattro scolare, dagli 11 ai
13 anni, sono state assassinate a Lusaka tra il gennaio del
1999 e il gennaio del 2000.
Dopo il quarto delitto, commesso il 9 gennaio scorso, le
Ucf e altre associazioni femminili hanno chiesto l’autorizzazione per una manifestazione pubblica. La polizia ha
rifiutato con il pretesto che
questa avrebbe «perturbato la
pace e l’ordine pubblico». Ma
le Ucf, insieme ad altri organismi di difesa dei diritti civili, hanno manifestato lo stesso senza autorizzazione davanti alla sede della polizia,
nel pieno centro della capitale, il 17 gennaio scorso.
I manifestanti, 32 donne
(di cui 10 membri delle Ucf) e
7 uomini, sono stati arrestati.
Successivamente, essi si sono
lamentati dei metodi brutali
della polizia. Dopo 13 ore di
detenzione sono stati rimessi
in libertà dietro cauzione. Alla seconda comparizione in
tribunale, il 31 gennaio, il
procuratore ha deciso di levare le accuse a loro carico.
La direttrice delle Ucf, Dorcas Mbozi, era fra gli arrestati. «Stiamo studiando la situazione perché non vogliamo limitarci a battaglie giuridiche che potrebbero richiedere molto tempo - ha detto
-. Prima di avviare un’azione
giuridica vogliamo vedere se
le Ucf e altre associazioni di
difesa dei diritti possono incontrare le autorità di polizia
per parlare della clausola della legge che permette a quest’ultima di rifiutare l’autorizzazione di manifestare e di
radunarsi».
La polizia ha affermato di
avere agito in conformità alla
legge quando ha fermato e
incolpato i manifestanti. La
portavoce della polizia ha dichiarato che «i manifestanti
sono liberi di intentare causa.
Non siamo affatto preoccupati perché la polizia ha agito
legalmente. Tuttavia - ha aggiunto - la polizia è disposta
a discutere su questa leggese le Ucf e altre organizzazioni lo desiderano».
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