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Anno 114 - N. 15
15 aprile 1977 - L. 150
Spedizione in abbonamento postale
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biblioteca V ALDESS
TORBE PEIL ICE
delle valli valdesi
SFTTIMAMAI f nFl I F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE~
I VALDESI DI FRONTE ALLO STATO
La casa
Da secoli, con pazienza dell’ubbidienza
Un lucido articolo del 1849 aiuta a far risaltare lo sfondo storico dell’attuale problema delle "intese” previste dalla Costituzione
In questo particolare momento di ripensamento circa i rapporti tra Stato e Chiese è interessante riandare a quella che fu
la linea ed il pensiero seguiti dai
valdesi in un periodo analogo, allorché dopo la proclamazione
dello statuto albertino lo Stato
ne ricercò l'avviso e la partecipazione al fine di procedere alla regolamentazione dei suoi rapporti
con la Chiesa valdese. È interessante ed istruttivo a proposito
rileggere l’articolo « sui rapporti da stabilirsi tra la Chiesa valdese e lo Stato » pubblicato su
L’Eco delle Valli del 4-X-1849 da
Giovanni Pietro Melile, uno dei
nostri più preparati sotto questo
profilo e perfetto conoscitore delle cose ecclesiastiche.
L'articolo 1 dello Statuto —
scriveva il Medie — mentre proclama la Chiesa cattolico-romana
« la sola religione dello Stato »,
dichiara, quanto agli altri culti
esistenti il valdese e l’israelitico,
che sono «tollerati conformemente alle leggi ». Ma quali leggi? Se
con ciò si fosse voluto intendere
le leggi antiche, cioè le ordinanze oppressive, in quanto esse non
sono state abolite dall’editto del
17.2.1848, la posizione fatta ai
membri di queste due confessioni avrebbe continuato ad essere
ben triste, e sotto molti aspetti
i diritti civili e politici che sono
stati loro accordati non sarebbero stati che un semplice inganno. Lo spirito liberale dello Statuto faceva invero pensare, è vero a leggi ancora da fare dalle
quali sarebbe bandita ogni traccia dell’antico fanatismo, per far
posto ad uno spirito di giustizia
e di libertà, degno di un paese
civile e di un governo francamente costituzionale. Ma con tutto
ciò le nuove leggi non esistono
ancora, e sino ad oggi (in gran
parte, bisogna crederlo, a causa
delle circostanze) il governo
non si è dimostrato troppo sollecito nel porvi mano.
È facile operare un raffronto
tra la situazione immediatamente successiva al 1848 e quella di
100 anni dopo quando ci si è dovuti impegnare in anni di lavoro
per far comprèndere ai governanti democristiani che se le norme della Costituzione repubblicana non avessero superato quelle oppressive delle leggi sui culti
ammessi, i diritti di libertà proclamati dalla Costituzione sarebbe)-:) stati parimenti un inganno.
Anche oggi la legge nuova —
qiieHa sulla base di intese — non
è' anc.>ra stata emanata. E i tempi di attesa sono parimenti assai lunghi.
Finalmente!
Finalmente però il Consiglio dei
ministri ha diretto la sua attenzione da questa parte — segue
l’articolo — e qualche giorno fa
è stata nominata una commissione di 10 membri ( tra i quali ¡un
rappresentante dei valdesi e uno
degli israeliti) allo scopo di esprimere il suo avviso su questa
importante materia.
Mentre dichiara che è sua intenzione di lasciare a tale commissione la più completa libertà
circa le proposte che essa crederà di fare, il Ministro indica lui
stesso un certo numero di que-_
siioni sulle quali desidera che i
commissari rivolgano in modo
particolare la loro attenzione.
Anche ora la presidenza del
Consiglio dei ministri, con un notevole ritardo di tempo nei confronti del governo del piccolo
Piemonte, dopo 30 anni sembra
siasi decisa a voler procedere alle intese. Certo la situazione è
oggi assai diversa e più impegnativa; non si tratta soltanto di dare un parere ed assumere una
posizione come avvenne con la
dichiarazione della Tavola del
27.IX.1849, ma di disporsi a trattare un’intesa con -i rappresentanti del Governo per la regolamentazione di precisi rapporti.
Per quanto concerne i valdesi
— precisa il Melile ■— a nostro
avviso non sapremmo considerare nella loro sostanza tali questioni se non in una soluzione accettabile al tempo stesso per il
Governo e per la Chiesa valdese;
e cioè la continuazione di ciò che
è stato sino ad oggi, meno l'oppressione; o in altri termini la
piena ed intiera autonomia (la
facoltà di governarsi con le proprie leggi) della Chiesa nei limiti del diritto comune. Il Governo,
indipendentemente da ogni altra
considerazione, non può desiderare né auspicare di stabilire rapporti più intimi con una chiesa
che non è quella dello Stato, fintanto che a nome della sua stessa Costituzione ammette una religione di Stato; e per quanto
concerne la Chiesa valdese, essa,
quale che sia il prezzo che le si
voglia offrire, non potrebbe consentire ad abbandonare la sua
autonomia senza rinnegare al
tempo stesso il suo passato ed
il principio sul quale essa riposa: il suo passato che offre il bell’esempio di una gloriosa indi
pendenza conservata attraverso
secoli d’oppressione e di tirannide; il suo principio che, riducendosi in fatto d’organizzazione ecclesiastica al governo della Chiesa mediante la Chiesa, sarebbe
colpito al cuore da un intervento
nei nostri affari religiosi da parte di un potere di un’altra natura.
Come risulta chiaramente,' sia
allora che oggi la preoccupazione principale circa le relazioni
con lo Stato è quella di salvaguardar la libertà della predicazione e l’indipendenza dell’ordinamento ecclesiastico. Che tutto
resti così com’è stato riconosciuto e garantito quanto ai diritti di
libertà dalla Costituzione, tranne le norme oppressive delle precedenti leggi sui culti ammessi;
senza ingerenze da parte dello
Stato negli affari ecclesiastici e
religiosi; e senza privilegi da parte della Chiesa e dei suoi organi.
Questa — continua il testo —
è stata anche la soluzione a cui
è pervenuto il Corpo pastorale
invitato dalla Tavola ad esprimere il suo parere su questa grave
questione. Un certo numero di
laici invitati dalla Tavola ad intervenire a tale riunione hanno
tutti votato nel medesimo senso
dei pastori. Con la più commovente unanimità infatti l’assemblea si è dichiarata disposta a
qualsiasi sacrificio piuttosto che
Giorgio Peyrot
(continua a pag. 8)
Marco 11: 1-11
Il ritmo di questo racconto è
semplice e svelto, come lo è, nelTevangelo di Marco, quello di
tutta la vita di Gesù.
L’essenziale, per l’evangelista,
è il fatto che Gesù si mette in
movimento, viene, si avvicina,
prende l’iniziativa del movimento liberatore. Chiamando uomini
e donne a entrare nel suo Regrio,
Gesù sottrae il popolo ai cattivi
pastori e al culto corrotto di una
religiosità autosufficiente. Quando Marco scrisse il suo evangelo,
la Chiesa cristiana correva già il
pericolo di una certa istituzionalizzazione e sicurezza di sé, e poteva pensare di imprigionare Cristo riel suo culto. Non senza una
punta polemica contro questa situazione, l’evangelista oppone al
culto immobilizzante simboleggiato dal Tempio l’adorazione
spontanea e pronta a rneravigliarsi dei soli discepoli di Gesù,
praticata nel pieno fervore dell’attesa del Regno personificato
in Lui. Gesù infatti viene come
re e la folla lo saluta come il re
messianico annunciato dal profeta Zaccaria (9, 9).
Gesù, la domenica delle Palme,
si comporta proprio come re, anche se in contrasto con le speranze di un messia che avrebbe
cacciato i Romani con la forza.
Gesù dà ordini come un re, è
esigente come un re, pone il suo
sguardo su tutto come un re e
non rende conto a nessuno, perlomeno a nessuno dei suoi discepoli. Nel Tempio egli « guarda
UN SAGGIO DI SOTTOCULTURA
Il dio
italiano
ii mondo
crea
Ozio paradisìaco o impegno nella storia?
ballando
In un recente articolo apparso sulla « Repubblica », Alfonso
Di Nola, noto studioso di problemi etnografici rilascia una intervista, sotto molti aspetti interessante, dal titolo « Non solo
gli Indiani vogliono la Pesta».
Prendendo spunto dalle recenti
manifestazioni degli indiani metropolitani egli conduce un’analisi acuta ed illuminante del fenomeno della « festa » nella società moderna. Il tema è di attualità dopo la recente soppressione delle festività.
C’è un punto del discorso su
cui vale la pena fare alcune riflessioni. Eccolo : « ...noi dovremmo fare festa sempre. La festa
è la condizione mitica, iniziale
e finale dell’uomo. Per Adamo
lavoro e "sudore della fronte”
sono la conseguenza del peccato. Shiva creò il mondo danzando. Il Paradiso, infine, è una sorta di Piedigrotta : musica e luci ».
Che il dio degli italiani possa
essere domani Shiva, il dio che
crea il mondo ballando è una
ipotesi che merita di essere studiata, tutta la nostra vita nazionale è ritmata a suon di ballo
ma che il paradiso sia una Piedigrotta napoletana e che Adamo sia un panciuto signore dalla pelle un po’ bianchiccia che
prende il sole d’agosto in riva
al mare proprio non direi.
Questo è il paradiso e l’Adamo che la sottocultura italiana
propaganda con la mela di Èva
e le barzellette sul peccato originale. Che autorevoli docenti
universitari continuino a scriverlo non può che rattristare, e
in una pagina che ha ben in vista il titolo Cultura, con la C
maiuscola. Cultura di che? Della società da Basso Impero e da
Terzo Mondo che sarà la nostra
fra 50 anni.
È un frutto, è triste dirlo, di
quella sottocultura cristiana,
quella assenza totale di teologia,
di meditazione scritturale che
conosciamo, il risultato di una
fede cristiana fatta di riti pagani, di superstizioni (S. Gennaro
è fratello di Piedigrotta), di
ignoranza e di obbedienza cieca.
Da parrocchie ignoranti non possono che uscire laici ignoranti
che considerano necessario studiare le scienze e la storia, l’etnologia e la filosofia ma non la
Bibbia perché la Bibbia la sanno tutti, se ne sa già fin troppo. Per i polpettoni alla Zeffirelli foi-se, per parlare di miti
no.
Se Alfonso Di Nola avesse letto attentamente il racconto dello Javeista in Genesi 2, se avesse analizzato il sorgere di quel
discorso teologico e l’utilizzazione che quell’autore fa del materiale mitico antico, servendosi
di qualche commentario avrebbe imparato che l’Adamo di quella pagina non rappresenta affatto l’ozio paradisiaco ma la
coscienza dell’homo faber destinato a organizzare la creazione di Jahweh.
Shiva balla ma Jahweh lavora, può piacere o meno, si tratta però di un mero dato di studio etnografico. La coscienza
teologica di Israele nasce non
con i miti paradisiaci ma con la
certezza di dover costruire il
mondo.
La maledizione non è il lavoro
ma la sua alienazione, la sua vanità, il suo non dare frutto o
dare dei frutti sbagliati: spine
e rovi. L’uomo è nato per lavorare, dice l’autore biblico, è se
stesso nel suo lavoro, cioè nel
suo costruire un cosmos, o meglio nel garantire la realtà del
cosmos voluta da Dio. Ognuno
può certo farsi il suo dio, ed il
suo paradiso ma non si può far
dire alla Bibbia quello che non
dice.
La festa, come l’orgia e la mistica, sono evasioni dal reale, finestre aperte sul mondo del divino in cui l’uomo si immerge
per essere altro da sé, altro dalla sua condizione di miseria e
di schiavitù, per lo Javeista non
è la fuga che salva ma il perdono dei peccati.
Gli uomini della Bibbia non
hanno sognato Piedigrotta, hanno solo pregato col salmista
« Signore dà tu consistenza al
mio lavoro ». È altra cosa.
G. Tourn
ogni cosa attorno» (v. 11), come
fa un sovrano: fa la ricognizione
della sua casa, destinata a « tutti i popoli » (v. 17), in cui presto
ritornerà per cacciare i mercanti: il luogo di preghiera non è. un
luogo in cui ci si può comodamente installare per fare i propri affari, anche se religiosi.
E noi? Il racconto delle Palme
ci colloca insieme ai discepoli
sulla strada che sale verso Gerusalemme, con Gesù che cammina « davanti a tutti » (10, 32), anche davanti e prima di noi. Siamo invitati a lasciarci coinvolgere nella grande iniziativa di Dio
manifestatasi quando Gesù decise di darsi nelle mani dei sacerdoti e dei dottori della legge
(10, 33). La portata liberatrice di
questa decisione del Figlio dell’uomo talvolta ci sfugge; quello
che importa è di non vergognarsi
di gridare: « Benedétto colui che
viene nel nome del Signore, benedetto il suo Regno che viene ».
Non c’è bisogno di stendere mantelli sulla strada o agitare dei
rami di palma, ma c’è bisogno
assoluto per i discepoli, strada^
facendo con il Signore, di fargli
fiducia. Se la merita come nessun altro, in quanto re, sovrano
dell’avvenire.
Fu un atto di fiducia nel Signore quella dei valdesi medioevali che, dopo aver rinunciato a
tutto ed essersi fatti poveri fra
i poveri, andavano a due a due
ad annunciare l’evangelo. Questa
loro interpretazione letterale ma
impegnata del gesto con cui Gesù usava mandare i suoi discepo' li con istruzioni precise, oggi deve certo cercare, per esprimersi,
nuove forme. Qggi la. nostra fiduciosa ubbidienza al Signore_ si
scontra con delle difficoltà prima
non conosciute, anzi lo stesso appello di Gesù avrà nel nostro
contesto sociale e culturale delle
incidenze da molti insospettate.
Gesù, entrando a Gerusalemme,
associa i discepoli di allora e di
oggi al suo trionfo, che può ben
essere frainteso, dai discepoli
stessi: la sovranità di Gesù è
fatta di umiltà e il suo trionfo è
inchiodato a una croce. Lei fiducia, che equivale alla fede in Lui,
non se ne preoccupa oltre misura, perché fin da oggi e prima del
trionfo finale, sa aspettare.
Aspettare con Lui la sua ora:
« Siccome ormai era sera, tornò
a Betania insieme con i dodici
discepoli» (v. 11). Betania non
ha il significato del Golgotha.
Nel dramma della Passione rappresenta solo una prima tappa.
Ma beata la Chiesa che, aspettando cose maggiori dal suo Signore, sa essere per un dato momento una Betania o, per dirla
con Girolamo, una domus obedientiae, la « casa dell ubbidien
*■ Amedeo Molnàr
Da una predicazione, pronunciala nel
tempio valdese dì Piazza Cavour, in
Roma, la Domenica delle Palme (3 aprile) 1977, da Amedeo Molnàr, professore
onorario della Facoltà valdese di teologia in Roma.
SOMMARIO
I Notizie dalle chiese 2
Dibattito sul « Tu
es Petrus » 3
Tavola rotonda
sulla Facoltà di
teologia 4-5
Cronaca della valli 6-7
2
15 aprile 1977
ASSEMBLEA DI CIRCUITO A COLLEFERRO
Dibattito su fede e politica
Attività della FGEI
Alla presenza di circa 40 delegati delle chiese valdesi e metodiste del Lazio (Roma, Forano,
Terni, Colleferro, Ferentino) e di
un buon numero di membri della comunità ospitante, il tema in
oggetto è stato discusso a ruota
libera, senza un piano preordinato d’interventi, ma sulla scorta
di tre documenti ciclostilati contenenti tesine sul comportamento politico del cristiano (Subilia),
su evangelo e politica (Mehl) e
su fede e politica (FGEI).
Subilia e Mehl
Le tesi subiliane, espresse alcuni anni fa e tuttavia ancora valide precisano che se è vero che il
cristiano non può disinteressarsi
della politica e del potere politico, è vero che non potrà fare
una politica di parte ispirata ad
un interesse politico autonomo,
perché la sua politica, determinata solo dall’ Evangelo, sarà
condizionata dall’ amore verso
Dio e gli uomini, che implica il
rifiuto di ogni pretesa totalitaria
come pure di ogni libertà formale non accompagnata da libertà reale.
Le tesi di Mehl, formulate
in Alsazia e Lorena nel 1976, puntano invece sulla ricognizione di
quanto si può ricavare dai Vangeli sulTatteggiamento di Gesù
nei confronti della politica e del
potere, nella fattispecie rispetto
all’occupante romano: malgrado
due episodi ambigui (i mercanti
cacciati dal tempio e Lordine dato ai discepoli di munirsi di una
spada), nulla induce a pensare
che egli abbia mai consigliato il
ricorso alla violenza, pur essendosi spesso espresso con forza
in senso opposto contro i due
poteri allora intimamente mescolati, il politico e il rèligioso.
Di fatto, pur riconoscendo che il
potere delle autorità aveva il suo
fondamento in Dio (Giov. 19: 11),
Gesù annunziò un regno del tutto diverso, presso il quale la riconciliazione degli uomini con
Dio e degli uomini tra loro si attua coi valori mondanamente
negativi dell’abbassamento, della
rinuncia e del sacrificio. Quest’opera di riconciliazione avrà
sicuramente delle conseguenze
sulla vita degli uomini e sull’organizzazione dello stato: mettendosi dalla parte dei deboli e degli emarginati e ponendo in primo piano la nozione del servizio
e dell’amore verso i nemici, chi
vuol imitare Gesù Cristo cercherà in ogni occasione la giustizia,
non solo a livello individuale ma
anche lottando per la modificazione delle strutture politico-sociali basate sull’ingiustizia, essendo però sempre consapevole
di tre cose, e cioè che il progetto
di giustizia per cui lotta non può
pretendere di essere l’equivalente del regno di Dio, che i mezzi
di lotta da preferire sono quelli
che rispettano l’integrità fisico
Religioni in TV
Poiché mi interesso di problemi religiosi, accolsi con soddisfazione qualche
anno fa, il quarto d’ora settimanale finalmente dedicato dalla Tv rispettivamente al protestantesimo e all’ebraismo, le due principali religioni minoritarie italiane; questo quarto d’ora era
stato collocato in un periodo di basso
aseolto, il pomeriggio del giovedì.
Quest’anno, il quarto d’ora settimanale è diventato una mezz’ora e la programmazione è stata spostata alla sera
della domenica, a un’ora inverosimile,
dopo le 23. Essa è preceduta da ’’Dossier”, specie di lunghissimo documentario su problemi molto seri, ma, talvolta, deprimenti. Chi è in grado di
resistere, può vedere la trasmissione.
Ma poi, chi può restare alzato eosi tardi, visto che l’indomani i ragazzi debbono andare a scuola e gli altri a lavorare? Questo programma è destinato
soltanto a qualche pensionato in.sonne?
Dopo secoli di persecuzioni ai danni
dei nostri concittadini ebrei e protestanti (le persecuzioni contro questi ultimi durarono fino alla metà degli anni 50), non sarebbe l’ora di comportarsi più correttamente nei loro riguardi?
Maria Carf.dio
Lucca
(« La Repubblica », 5 aprile 1977)
morale dei suoi avversari, che la
riconciliazione sarebbe vanificata se si mettessero i dominati al
posto dei dominatori.
Tesine FGEI
Le tesine FGEI, di data più recente, non vogliono dar fondo a
tutta la grossa questione del rapporto fede-politica, ma solo proporre un libero e fraterno confronto su alcuni temi di maggior
attualità, quali:
1) l’impegno politico del cristiano, come testimonianza dell’amore di Dio per il mondo, può
attuarsi solo nella solidarietà
concreta e quotidiana con tutti
gli altri uomini;
2) il marxismo, scelto come
lo strumento più adeguato di
analisi e di trasformazione dei
rapporti sociali ed economici;
3) la lettura biblica, che si
riconosce storicamente determinata non soltanto dalla situazione storica in cui ci troviamo, ma
anche dall’educazione, dalla cultura, dalla tradizione e dagli
obiettivi che vogliamo raggiungere;
4) la chiesa, la cui esigenza
primaria è sempre quella di continuamente riformarsi, non a parole ma a fatti, però con l’avvertenza che nessun rinnovamento
è reale se le nostre chiese « non
assumono dentro di loro la realtà
del movimento operaio, ricomponendo così la frattura, diventata orinai storica, tra chiesa e
proletariato »;
Due posizioni
Nel dibattito, piuttosto frammentario, sono emerse faticosamente due posizioni:
a) di quelli che, richiaman
dosi spesso e negativamente alle
realizzazioni politico-sociali dei
paesi dell’Est europeo, preferiscono, nella loro esperienza quotidiana di credenti, ispirarsi sia
al principio della non violenza,
sia al binomio di giustizia e libertà (verso ii quale sembra oggi
aprirsi anche il cosiddetto eurocomunismo), però sempre con la
consapevolezza che ogni agire
umano, anche quello dettato dall’amore per il prossimo, è sempre condizionato dalla grazia e
dal giudizio di Dio;
b) di coloro invece che, rimanendo fedeli all’ interpretazione
marxista della storia e notando
come nelle nostre chiese le divisioni di classe tra borghesi e proletari esistono pur sempre, insistono perché in un modo o nell’altro si sani tale frattura.
Nel tentativo di mediare queste due posizioni, il presidente
dell’assemblea, Ugo Zeni, richiamandosi all’ordine del giorno delultimo sinodo valdese che definisce la chiesa come la « casa di
tutti », ha messo in guardia contro il pericolo che la politica, valida in sede propria, possa sovrapporsi alla fede: spetta allora
alla comunità cristiana come tale di individuare, con l’assistenza
dello Spirito Santo, quelle scelte
e quegli impegni che è meglio
prendere per operare la trasformazione, alla luce delle Sacre
Scritture, delle realtà politicneconomico-sociali del mondo in
cui essa vive, lasciando ogni
credente libero di agire in concreto secondo coscienza.
L’assemblea, apertasi la mattina con un culto presieduto dal
pastore Giovanni Scuderi, è terminata nel tardo pomeriggio con
l’intesa di ritrovarsi a Terni T8
maggio p.v.
G. G.
Il Consiglio FGEI si è riunito a Napoli i giorni 19 e 20 marzo. Buona parte dell’incontro è
stata dedicata alle regioni su
cui hanno relazionato i segreta
ri; si sono messi a punto diversi convegni regionali che dovranno tenersi entro il giugno
prossimo.
Gli incontri programmati sono : il 30 aprile.. 1 maggio a Venezia (con la partecipazione del
segretario); la domenica 8 maggio a Pisa (con la partecipazione di Marco Rostan) ; il 22 maggio a Napoli (con la partecipazione di Daniele Garrone). Altri
convegni con data da stabilire
avranno luogo: in Emilia Romagna, nel Molise, nelle Puglie, in
Sicilia, a Torino e nel Piemonte orientale, prima dell’estate.
Un secondo punto di discussione è stato il convegno che si
terrà ad Ecumene i giorni 23-25
aprile sui rapporti ecumenici internazionali, secondo il mandato congressuale. Il Consiglio ha
raccomandato la partecipazione
dei gruppi per una necessaria
informazione di base.
Il quadro dei campi estivi dei
4 centri (Agape, S. Severa, Ecumene e Adelfla), presentati dai
rispettivi direttori, il convegno
delle Comunità di base a Napoli e l’assemblea dei Cristiani per
il socialismo (Ecumene, 14-15
maggio) hanno costituito altri
momenti di discussione.
Il sabato pomeriggio il Consiglio ha avuto un incontro con
i gruppi FGEI del napoletano
(nella chiesa di Via dei Cimbri),
discutendo sulla questione giovanile. Il culto domenicale nelle due comunità di Napoli è stato presieduto dal past. E. Rivoir
e dal segretario.
Dopo le sedute del Consiglio
il segretario ha avuto una serie
di incontri con i gruppi FGÉI
di Ponticelli, Napoli Vomero,
Seccavo e Pozzuoli.
Il gruppo di Ponticelli è formato da una quindicina di gio
vani che gestisce un doposcuola
(70 ragazzi) nel quartiere, tutti
ragazzi provenienti dal cattolicesimo e che hanno conosciuto
la FGEI in seguito al lavoro del
pastore Paolo Sbaffl. È un gruppo molto impegnato nel quartiere e che sente la necessità di
un approfondimento biblico e
teologico, di vivere a contatto
con un ambiente evangelico.
A Seccavo una comunità formata esclusivamente da giovani,
in parte provenienti dal cattolicesimo ; si riuniscono regolarmente nel piccolo locale di culto che affittano ed in cui organizzano incontri, dibattiti. Il 22
abbiamo avuto una tavola rotonda sul Concordato, con la
presenza di una quarantina di
persone. Un ambiente che sa veramente di « evangelizzazione ».
A Pozzuoli rincontro è stato
dedicato allo studio biblico insieme ai fratelli della comunità,
all’informazione sul lavoro di
testimonianza che si cerca di
portare fuori. Una piccola comunità aderente alla FGEI che ha
alle spalle una lunga storia, con
momenti di persecuzione, una
storia che varrà la pena di leggere su queste pagine. Qui il
proletariato è di casa.
L’incontro con i fratelli di Napoli Vomerò e Via dei Cimbri è
stato invece caratterizzato da
una cena fraterna, presenti i pastori Carco e Vicentini con un
folto gruppo di giovani e meno
giovani. Ai fratelli napoletani il
nostro grazie per la fraterna accoglienza. Ermanno Genre
CONVEGNO
FGEI TOSCANA
8 Maggio - ore 9.30
Chiesa Valdese di Pisa
Tema : « Riforma della Chiesa
e Questione Giovanile » : due relazioni a cura della Segreteria
uscente e del gruppo MC.S.F.G.E.I. di Roma.
DALLE CHIESE
CORATO
Ci sentiamo comunità di minoranza con vocazione di annuncio evangelico e cerchiamo di essere presenti all’esterno del nostro ambiente anche se mancano
organizzazioni con le quali allacciare un lavoro di testimonianza
in campo politico economico e
sociale.
La predicazione domenicale e
infrasettimanale, molto seguita,
è stata centrata sulla evangelizzazione ed edificazione con riferimento al servizio e all’azione
dentro e fuori della comunità.
Nel culto studio biblico del giovedì si sono studiati gli argomenti indicati negli atti 25 e 26 Sinodo 1976 e inoltre: Crisi e Speranza; i Ministeri; si sono fatte alcune esegesi in più studi: Salmo
123, Romani cap. 14.
Al catechismo di primo anno
svolgiamo un corso di Antico Testamento, è molto ben frequentato, la Scuola Domenicale procede bene, ci sono alcune difficoltà ma andiamo avanti con
perseveranza. La gioventù si ritrova senza orario né programma fissato; per ora si perseguono
finalità di studio, siamo ancora
in fase iniziale con necessità di
presa di contatto e di conoscenza. Il nostro pastore dr. E. Corsani ha presieduto alcuni culti,
la sua presenza è sempre molto
gradita in mezzo a noi, abbiamo
avuto anche la visita di chiesa a
cura del pastore G. Vicentini di
Napoli che ci ha rivolto un vigoroso messaggio e ha passato la
serata con noi, li ringraziamo vivamente.
Il Consiglio di chiesa ha sempre prestato con fedeltà la sua
valida collaborazione e così pure la Tavola per la realizzazione
di alcune migliorie ai servizi e
impianti dello stabile; esprimiamo loro la nostra riconoscenza.
Ci rallegriamo vivamente con
Michele e Anna Anelli per la nascita del loro primogenito Luigi Gisberto con l’augurio che questo bambino possa crescere illuminato dalla Parola del Signore.
Il 19 gennaio 1977 è deceduto
il nostro fratello Paolo Falco, al
l’indomani si sono svolti i funerali, a casa e nel tempio gremito
di estranei è stato portato Tannuncio dell’amore di Dio e della
resurrezione. Rinnoviamo a tutti i familiari la nostra viva simpatia e partecipazione nell’ ora
della prova.
Personalia. - Presso la Facoltà
di Scienze dell’Università di Bari
si è brillantemente laureato in
Scienze Biologiche il dr. Francesco Loiodice nostro fedele organista. Al neo laureato le nostre
più vive felicitazioni e auguri.
PALERMO
• Abbiamo continuato con la
serie dei lavori di restauri ai
nostri stabili di via Spezio. Questa è stata la volta della cancellata e delle porte del tempio
che sono state riverniciate, e
delle sei belle vetrate a colori,
che ridotte dallo smog a imo
stato pietoso, dopo una pulizia
a fondo, reti protettive comprese, sono tornate allo stato primitivo di bellezza e lasciano penetrare molta più luce.
________________GENOVA
Domenica 20 febbraio se. è
stata dedicata alla celebrazione
del XVII febbraio. Al mattino
Culto e Santa Cena. Al pomeriggio nella sala del circolo, con
ospiti di altre chiese, conversazione di storia Valdese, canti
della corale, brani di musica. La
fraterna riunione ci ha fatto apprezzare l’agape nel nome del
nostro Signore e Salvatore. La
tradizionale tazza di té e i pasticcini offerti da alcuni partecipanti hanno contribuito a chiudere
in dolcezza la bella riunione.
• Mercoledì, 23 febbraio se., al
pomeriggio, l’Unione femminile
e altri partecipanti, hanno apprezzato uno studio del Pastore Marauda su « La preghiera secondo il Nuovo Testamento ».
Una volta al mese abbiamo il
piacere di avere un edificante e
istruttivo studio del nostro Pastore.
• Il 24 marzo sì sono riunite,
nella Chiesa Battista di Via E.
Vernazza, le sorelle delle Chiese
Battiate, Metodiste, Valdesi, di
Genova, Sampierdarena, Sestri,
per partecipare alla Giornata
Mondiale di Preghiera. L’invito
alla meditazione ed alla preghiera ci è pervenuto dalle donne
cristiane della Repubblica Democratica Tedesca. Il Pastore
Santini della Chiesa Battista ci
ha guidate, con un sentito messaggio, alla Santa Cena. La colletta verrà devoluta alla Federazione donne Evangeliche d’Italia.
Vento di primavera sulla Chiesa di Via Assarotti. I giovani
hanno fatto la loro ricomparsa
con il culto di domenica 27, ideato e realizzato da loro.
Come tutti i venti ha portato
un po’ di « maretta », un po’ di
« mugugno » ma molta riconoscenza a Dio per questo risveglio. Desiderio di cose nuove:
ogni tanto un culto-dibattito in
cui si discutano fraternamente i
problemi della chiesa ed i loro,
più affiatamento con i bimbi della Scuola Domenicale che rischiano di rimanere avulsi dalla comunità nel loro splendido isolamento... in sostanza meno formalismo e più contatti umani.
______________________RIMIMI
Domenica 13 marzo abbiamo
avuto la visita della Commissione delTVIII Circuito e del pastore Paolo Sbaffi di Bologna il
quale ha presieduto il Culto.
Subito dopo si è passati alla
discussione sul futuro dell’opera di Rimini. La Tavola Valdese, infatti, nel comunicarci, con
lettera del settembre ’76, che
prolungava ancora di un anno,
oltre il quattordicennio, la permanenza a Rimini del pastore
Zotta, accennava alla eventualità che, nel futuro, la Comunità potesse rimanere senza un
pastore residente, data la scarsità di operai nella Chiesa.
La questione, già discussa a
livello di famiglie, è stata affrontata per la prima volta sul
piano del circuito dalla comunità riunita in numero abbastan
za rilevante. Parecchi hanno preso la parola per esprimere il proprio parere o suggerimento mà
soprattutto la propria preoccupazione di fronte ad una eventualità del genere.
Il Dr. Venturi, presidente della Commissione ed il pastore
Sbaffi sono intervenuti molto
efficacemente per chiarire che
una situazione così complessa e
delicata come la cura di una comunità molto lontana da ogni
località del circuito va studiata
nel tempo ed opportunamente
nell’ambito del circuito stesso a
cui spetta il compito di poterla
eventualmente'risolvere : la commissione si può limitare solo a
prenderne atto ed i componenti
ad esprimere un loro parere personale. È emerso chiaramente,
comunque, che si presenterebbe
estremamente rischioso per il
futuro dell’opera privarla di un
conduttore a pieno tempo perché si tratta di una comunità
molto giovane (appena 16 anni),
molto eterogenea, o se si vuole
ecumenica (vi sono rappresentanti di quasi tutte le denominazioni evangeliche oltre ai cattolici convertiti), ed infine largamente disseminata: è forse la
diaspora più estesa della nostra
chiesa.
Parlando della scarsità di operai nelle chiese valdese e metodista, il pastore Sbaffi osservava che forse, in futuro, la Tavola si troverà di fronte a questo dilemma che le imporrà una
scelta: - assicurare ; la massima
assistenza nelle grandi città, con
conseguente massimo concentramento di pastori in esse, oppure
assicurare la sopravvivenza delle piccole comunità periferiche
che, come la nostra, possono
presentare un avvenire precario
se abbandonate a se stesse.
Dal canto nostro ci auguriamo che la Tavola sia messa in
condizione di far fronte altrettanto bene alle esigenze delle
ime e delle altre e, per quanto
riguarda la nostra opera, di poter provvedere in tempo e nel
modo più idoneo alle sue inderogabili necessità.
Siamo grati al pastore Sbaffl
per il valido messaggio evangelico ed alla Commissione tutta,
particolarmente al Dr. Venturi,
per la sentita partecipazione al
problema della nostra Comunità e ringraziamo tutti di cuore
augurandoci di averli ancora
fra noi.
3
15 aprile 1977
IL DIBATTITO SUL «TU ES PETRUS»
Non isoliamo il detto su Pietro
Proseguendo nel dibattito sulla discussa traduzione che del
passo di Matt. 16: 18 dà il Nuovo Testamento interconfessionale
(Tu sei Pietro e su di te, come su di una pietra, costruirò la mia
chiesa), puoblichiamo due interventi. Il primo è la seconda parte
di un. articolo che il prof. Bruno Corsani ha scritto per il mensile
battista^ «Il 2 estimonio » (la prima parte corrisponde a quanto
gta scritto dal prof. Corsani sul nostro settimanale). Il secondo è
la parte centrale di una lettera (dai toni un po’ accesi) di un membro della chiesa di Marsala.
(...) Il proposito di essere espliciti ed evitare Tambiguità determina anche la traduzione di un
passo come Mt. 16: 16-23. Qui sono chiarissimi sia i rimproveri
che gli elogi di Gesù a Pietro. Il
V. 23 è durissimo:
« Gesù si voltò verso Pietro
e disse: “Va’ via, lontano
da me. Satana. Tu sei un
ostacolo per me, perché
non ragioni come Dio, ma
come gli uomini” ».
Con altrettanta chiarezza è reso l’apprezzamento di Gesù al
V. 18. Le parole iniziali « E io » lo
collegano al v. 17: l’elogio di Gesù a Pietro è parallelo e correlativo del fatto che non « forze
umane » (cioè « la carne e il sangue » della Riveduta) hanno convinto Pietro che Gesù è il Cristo, bensì una rivelazione da
parte di Dio; è escluso quindi
ogni merito umano.
Premesso questo, è indubbio
che l’apprezzamento di Gesù per
Pietro sia dovuto al fatto che
grazie all’aiuto di Dio Pietro ha
confessato (per la prima volta
con tanta chiarezza ed energia)
la fede in lui. Di qui il cambiamento di nome: se al v. 17 Gesù
si rivolge al discepolo con un
« Beato te, Simone », ora lo chiama Pietro: in aramaico, la lingua
parlata da Gesù e dai suoi discepoli, il nome nuovo è Kefà =
masso roccioso. È un sostantivo
maschile che è molto adatto a fare da soprannome per un uomo
(«pietra», in greco, latino, italiano, francese, ecc non quadra tanto bene, perché è un sostantivo
femminile. Meglio andrebbe «sasso», come traduceva il compianto F. Lo Bue). Si potrebbe anche
rendere così: « Tu sei un masso
roccioso e su questo masso roccioso io edificherò la mia chiesa ». L’aggettivo dimostrativo
« questo » (greco laute) indica
che Gesù allude all’ultima cosa
nominata prima, cioè appunto a
Pietro.
Va però ribadito con tutta energia che non è l’uomo naturale che riceve questa vocazione,
ma il confessore della fede quale si è rivelato — forse inaspettatamente non solo per gli altri
discepoli ma per Gesù stesso —
nel V. 16, grazie a un intervento
personale di Dio (v. 17). La chiesa di Gesù Cristo è edificata, storicamente, sulla testimonianza di
confessori come questo, cioè in
primo luogo i dodici apostoli (Ef.
2: 20 e Apoc. 21: 14). « Pietro » o
« masso roccioso » è un’immagine, non è che Pietro si sia trasformato in un blocco roccioso!
Il N.T. si serve sempre delle sue
immagini con grande libertà: nel
vangelo di Giovanni Gesù ci appare come « pastore » delle pecore; però questo non impedisce
che poco distante appaia come
« la porta » delle pecore. Come
può essere al tempo stesso pastore e porta? Nessuno critica o si
scandalizza, nessuno grida alla
contraddizione — perché si tratta di immagini. Così per la «pie
tra »: ci sono passi in cui un autore biblico si serve del termine
« pietra » per indicare il Cristo
(così Rom. 9: 33; I Cor. 10: 4;
Mt.21: 42-44 e paralleli; Efes. 2:
20), indirettamente anche Mt.
24 (le parole di Gesù) e I Cor. 3:
11 (Cristo unico fondamento). E
ci sono altri passi in cui le stesse
immagini della pietra e del fondamento sono usate per la testimonianza degli apostoli (Efes.
2; 20; Apoc. 21: 14; Mt. 16: 18),
mentre Cristo appare in Mt. 16:
18 come il costruttore e in Ap. 21
come il Tempio. Volendo, si potrebbe fare questa distinzione:
che Cristo è pietra fondamentale
della chiesa in senso teologico,
ossia non vi è chiesa se Cristo
non sta alla base di tutto. E lui
che ha riscattato quelli che la
compongono, che li ha chiamati,
che li ha riconciliati con Dio; è
lui l’origine e l’oggetto della loro
fede. Gli apostoli (nella linea di
Efes. 2: 20; Apoc. 21: 14; Mt. 16:
18) sono pietre in senso storico,
perché la chiesa ha cominciato a
sorgere, a essere edificata per la
loro testimonianza. Le comunità
cristiane sono state (in questo
senso) fondate da loro e sulla loro predicazione (in Gerusalemme, in Giudea, in Samaria e fino
all’estremità della terra) (Atti
1: 6).
Infine, non è improbabile che
Gesù, parlando aramaico, abbia
detto a Pietro « su di te edificherò la mia kenistà, termine che
poteva essere reso in greco tanto con ekklesìa che con synagoghé. Siccome, a parere di molti,
sembra strano o addirittura incoerente che Gesù si sia preoccu
pato, prima della sua morte e risurrezione, della « fondazione »
di una futura « chiesa », l’ipotesi
che egli abbia parlato della sua
kenistà permetterebbe di riferire il passo al « gruppo » all’« adunanza », alla « setta » dei suoi
seguaci di allora, ridimensionando i termini del problema.
Se aggiungiamo che tra le parole dette a Pietro in Mt. 16: 18
e ciò che è stato storicamente il
papato c’è un abisso, e che in
Mt. 16: 18 (anche nella TILC)
non si vede minimamente adombrata l’idea di un potere da trasmettere a dei « successori », e
infine che la parola relativa al
« legare e sciogliere » (o « proibire e permettere », TILC) è ripetuta in Mt. 18: 18 per tutti i discepoli, la conclusione non può
essere che una sola: in Mt. 16:
18 abbiamo una parola di fortissimo apprezzamento per una presa di posizione di Pietro (16: 16)
resa possibile dalla grazia di Dio
(16: 17) il che non esclude che
Pietro possa in altre occasioni
(per esempio col rinnegamento)
o anche subito dopo (v. 22) prendere atteggiamenti e posizioni
degni di biasimo (v. 23), e che
anche i suoi condiscepoli possano essere ugualmente gratificati
delle medesime promesse (Mt.
18: 18; cfr. Giov. 20: 23) e indicati con la stessa immagine (Ef2:. 20; Apoc. 21; 14).
José Miguez Bonino
Uno spazio per essere uomini
Amare per trasformare il mondo
pp. 84, L. 1.500 (P.C.M. 31)
Conversazioni vivaci e originalissime del noto teologo
evangelico sul destino dell’uomo e il senso della vita. Dio
lascia uno spazio all’uomo — nell’amore — e lo chiama alla
trasformazione del mondo. Particolarmente adatto per la
discussione in gruppi.
Sergio Rostagno
Il dirilto di non nascere
In appendice; 4 tesi sulla interruzione volontaria
della gravidanza
pp. 40, L. 300 (A.P. 75)
CLAUDIANA - Via Principe Tommaso 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 2/21641
L’idea che ci facciamo di Pietro e della sua posizione nel
■gruppo degli apostoli dev’essere
ricavata da tutto il N.T. e non
dal solo Mt. 16: 18 avulso dal
contesto. Bruno Corsani
Traduttori
accecati!
(...) L’unica Parola della quale Dio
si servì per edificare la Sua Chiesa,
viene annullata con la nuova versione.
del N.T. interconfessionale!
La Parola di Dio ci ammonisce categoricamente di non fare alleanze con
i pagani e con gli increduli : I protestanti che hanno collaborato alla traduzione del N.T.I. con i seguaci della
Bestia dell’Apocalisse che porta il N.
666, l’Iddio vivente e vero li ha accecati nella traduzione del passo principale in cui Pietro alla domanda di Gesù dice: « Tu sei il Cristo, il Figliolo
dell’Iddio Vivente ». Questa rivelazione di Pietro non è stata fatta dalla
carne ma da Dio, lo Spirito Santo ha
parlato : Cristo e la Pietra Vivente della quale Gesù è VUnico Fondatore
(Matteo 16: 13-20). Leggete 1 Pietro 2: 1-10 (...).
Prego la Società delle Sacre Scritture di Roma, di ritirare tutti i N.T. interconfessionali e bruciarli, rimborsando a tutti l’importo degli stessi, in
quanto tutte le edizioni stampate nel
mondo, di tutte le confessioni, attestano che il passo del capitolo di Matteo
16: 18 dice: «Ed io altresì ti dico:
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa ».
Salvatore Garzia
Il « Gesù di Nazareth » di Zeffirelli
Meglio la cornice
che il dipinto
radiodramma
sui valdesi
Segnaliamo e raccomandiamo ai nostri lettori una
radiotrasmissione sulle Pasque piemontesi che andrà
in onda giovedì 21 aprile
sulla rete 3 dalle 15.30, nella rubrica « Un certo discorso » (ore 15.45 circa):
L’OCCHIO SULLA STORIA, la « primavera di sangue » valdese.
Autore, Vittorio Messori; regia di Ernesto Cortese.
In mezzo al popolo malandato
e affamato, tra ciechi e storpi, è
riapparso alla TV, alto e ieratico, tipo più scandinavo che israelita (con la tunica sempre in ordine), il Gesù di Zeffirelli. Una
terza puntata, quella di domenica, densissima di episodi.
Grande spazio ha avuto la figura di Erodiade, bella e crudele. Salomé, la figlia, danza a
lungo — qui lo spettacolo indugia — finché ottiene dall’Antipa
la testa del Battista. A Giairo,
dopo aver risuscitato la figlia
(Varamaico Talità Kum, diventa
un misterioso abracadabra), Gesù chiede il permesso di prendersi l’inserviente Tommaso come
discepolo. Le scene più riuscite,
come nelle precedenti puntate,
sono quelle degli incontri personali: con Giuda, con il giovane
ricco, con Maria Maddalena. Durante un suggestivo incontro serale con i discepoli, Gesù affida a
Pietro le chiavi del Regno dei
cieli (perché « hai detto la verità »). In una fugace visita di Giuda alla madre di Gesù, ella fa sue
le parole del figlio: « Chiunque
fa la volontà del Padre, gli è (a
Gesù) fratello, sorella, madre».
La tensione politica della Galilea sotto il dominio romano è
tratteggiata da un gruppo di patrioti, guidati da un certo Amos,
che finiscono per diventare antagonisti al gruppo dei discepoli.
Impressionante, a proposito, la
ésecuzione capitale di un gruppo di guerriglieri-zeloti. La moltiplicazione dei pani e dei pesci e
il sermone della montagna: due
scene di massa ben riuscite.
L’episodio conclusivo è la risurrezione di Lazzaro, un po’ prima dell’ingresso in Gerusalemme.
Mentre Lazzaro esce dal sepolcro, Gesù commenta: « Ora chi è
intorno a me potrà vedere che io
sono la risurrezione e la vita ».
La cronologia dei fatti non segue quella degli evangeli. Ma si
sa che su questo tema i pareri
sono discordi, e Zeffirelli ha li
beramente scelto per un crescendo di tensione, tutto sommato
abbastanza riuscito. Non mancano le esagerazioni: Maddalena è
■una prostituta, nelle guarigioni
si indulge sull’elemento magico
(concentrazione e gesti rituali),
il Battista urla in continuazione... Si avverte, in tutto lo spettacolo, il forte taglio cattolico:
dal Gesù della iconografia classica al Pietro delle « chiavi » (privilegiato perché ha capito, in una
specie di quiz, il mistero messianico) sino ad una Madonna che
sembra saperne più del figlio ( è
per sin più giovane di lui).
Positiva, ci è parsa, la ricostruzione dell’ambiente israelita.
Emergono, con sufficiente chiarezza, le correnti spirituali ebraiche e risultano affascinanti i rabbini, l’ambiente popolare, le feste e la sinagoga come centro di
vita del villaggio. Più per questo, che per tutto il resto, lo spettacolo ha un alto valore didattico; presenta una cornice poco
conosciuta ai più. E Zeffirelli sa
immergere il Cristo della tradizione cattolica in un forte ambiente ebraico. Insomma la cornice vai più del quadro.
Stiamo assistendo, 'in questi
mesi, ad un eccezionale ’’boom”
su Gesù. Dopo il « Jesus Christ
Superstar » stanno rientrando
nelle sale cinematografiche « Ben
Hur » e « Il re dei re »; nell’editoria, in quattro mesi, Vittorio
Messori vende più di centomila
copie delle sue « Ipotesi su Gesù ».
L’interesse è diffuso e, ai credenti, la cosa non può che far
piacere. Anche se ci si chiede fino a che punto, l’interesse su
Gesù, non sia imposto da una
colossale operazione finanziaria
capace di rilanciare (anche sui
jeans e sulle magliette) un prodotto-che-tiene insieme ad una
aggiornata versione della religiosità-oppio.
Giuseppe Platone
COME GLI ARMENI, MOLTI ALTRI
Se ne vanno perchè
non hanno più patria
Leggere su 1’« Eco-Luce » di
quindici giorni fa le notizie date sugli Armeni e sull’opera del
CEC in loro favore è stato come rievocare incubi infantili
quando in casa si parlava degli
orrendi massacri perpetrati nei
loro confronti dal vecchio ed ultimo sultano Abdul Hamid. Si
trattava di una persecuzione religiosa eseguita con quella ferocia che in genere ha caratterizzato le guerre dell’Islam contro
« quei cani d’infedeli » e anche
viceversa, durante le crociate.
Ma quest’ultime sono lontane
nei secoli e non fanno più effetto. ' '
Poi vennero i Giovani Turchi
e ci fu chi pensò che questa rivoluzione progressista avrebbe
abbandonato i metodi sanguinosi del sultano. Invece fu anche
peggio: Enver Pascià aggiunse
ai motivi religiosi anche quelli
politici: il presunto tradimento
verso la Russia, alleata con
Francia, Inghilterra, Italia e
USA nella grande guerra, mentre la Turchia era alleata della
Germania. E il massacro fu
inaudito: se ne parlò con orrore
nei nostri ambienti forse anche
perché in difesa degli Armeni i
soli ad impegnarsi erano i protestanti di Germania per opera
del pastore Giovanni Lepsius.
Si era nel 1915-16. Ero al fronte e là se ne parlò poco. Di morti ce n’erano tutto attorno e
qualcuno in più così lontano
non faceva notizia se non per'
alimentare la propaganda di un
maggior odio verso « il nemico ».
Ricordi a parte, tutta la vi
cenda propone alcune riflessioni. La prima, parte proprio dalla persecuzione del 1916. Al pastore Lepsius che gli rimproverava la crudeltà dei massacri di
un popolo, Enver Pascià rispondeva : « Se aveste un nemico interno, voi fareste lo stesso ». E
questo avverine puntualmente
sotto Hitler contro gli Ebrei.
E qui è da rilevare un’altra
strana affinità. Gli Armeni assistiti dal CEC sono discendenti
di quelli (come precisa l’Eco), a
suo tempo «scampati fortunosamente... in gran parte orfani...
portati in salvo in Libano, Siria,
Egitto, -.Iraq»; e di U.; insicuri
fra gli arabi, riportati con la
propaganda in quella che era
bensì Armenia, ma non più la
loro Armenia tradizionale perché era la parte russa del paese
diventata repubblica sovietica.
Perciò se ne vanno. Se ne vanno perché non hanno più patria.
Così accade a tanti israeliti
che lasciano la Russia per ritornare in Israele. Appena giungono qui, sono inquadrati in quel
sistema che il Sionismo ha determinato, e non condividendo
il sistema, se ne vanno. Israele
li considera traditori e l’America, per evitare contrasti con
Israele non li accoglie più. Anche loro non hanno più patria,
e con estrema difficoltà trovano
ancora chi li accolga e tendono
a nascondersi, a mimetizzarsi,
perché se no il loro destino è
quello del campo profughi : i
giornali ne hanno parlato questi giorni perché in uno di essi
non lontano da Napoli una don
na ha partorito in un secchio e
il bimbo è morto perché nessuno ha staccato la placenta. Quanti vivono in questi campi? quanti sono che si nascondono per
non finire in questi lager, immondi e spaventosi, non solo da
noi? Qualche anno fa un Sudanese mi venne inviato da amici
tedeschi. La Geriììania non lo
voleva « per mancanza di accordi » col suo paese o altre ragioni
del genere. In Italia ebbe pochi
giorni di tempo per scegliere la
fuga e finire in un campo profughi. Fu qui qualche giorno. Amici danesi pensarono potersi occupare .dL lui; cosi andò laggiù;
ma di nuovo l’autorità consenti
solo il campo profughi, ed egli
scomparve.
Accanto a questi paria della
categoria, ci sono poi tutti quelli che sono assistiti da comitati
speciali. Cosi c’era al tempo di
Franco un comitato per gli esuli spagnoli in Italia, e ce n’è uno
attualmente che si occupa dei
cileni e molti altri. Così mentre
ci rallegriamo assai per l’assistenza data agli Armeni dal CEC
è bene ricordare che se presso
quel Comitato essi si presentano come una maggioranza, in
realtà sono una piccola minoranza nell’insieme del problema
di quelle centinaia di migliaia di
persone che vanno errando per
il mondo, spesso senza nessun
appoggio, a cui non è consentito di essere semplicemente cittadini del mondo mentre nessun
paese è disposto ad accoglierli
come cittadini propri.
G.A.C.
4
15 aprile 1977
La Facoltà nel 1931...
la Facoltà di Teologia non
superfluo, ma è un impegi
i problemi fondamentali (
TAVOLA ROTONDA SULLA FACOLTA’
Da sinistra, in piedi: Liborio Naso, Edoardo Micol, Pietro Valdo Panascia,
Tullio Vinay, Carlo Gay, Salvatore Navarria, Vittorio Subilia, Cozzi, Ernesto
Ayassot, Roberto Comba, Alfredo Janavel, Beniamino Varvelli, Alfonso Peyronel. Paolo Marauda. Seduti, i professori: Ernesto Comba, Giovanni Rosta
gno, Davide Bosio
Partecipano: B. Corsani, P. Ricca, S. Rostagno, M. Si*
nigaglia (docenti);
M. Bonafede, D. Garrone, C. Musella (studenti interni);
E. Podestà (stud. esterno);
R. Ducker, C. Scuderi (pastori, metodista e valdese, delle
chiese di Roma);
M. Cignoni, M.A. Rocca, U. Zeni, (membri delle chiese ev.
di Roma);
Conduce: Roberto Sbaffi
Crisi di V
Dalla crisi delle istituzioni, p
al ministerio pastorale. E’ un
stica. D’altra parte, mai come ora
di giovani uomini e donne che la i
zare gli sbocchi, per così dire, pi
alla Facoltà di teologia e perché?
di impegno nella comunità se ne
Studiare la Bibbia
per aiutare altri a leggerla
Cristo non interessi più tanto, mi
sembra significativo che ci sia della
gente che dedica gran parte del suo
tempo a rifiettere sulla Bibbia per
essere domani nella comunità dei
fratelli che aiutano gli altri a leggerla.
Iln un. mondo sempre più largamente governato dalle ideologie
• laiche e nel quale la chiesa, come istituzione, partecipa profondamente della crisi che ha investito tutte le istituzioni, che significato ha la presenza di una facoltà di teologia, di un istituto cioè che
non si propone semplicemente di analizzare al livello storico-scientifico un sistema dottrinario come quello cristiano, ma in primo luogo
di preparare dei « conduttori » di comunità, capaci di guidare queste
comunità nella loro vita di fede?
comunità, perché se l’uomo è al
servizio della comunità, cioè al servizio di certe istanze umane, allora
l’autorità è la comunità. Al contrario, il pastore è al servizio del Signore Gesù Cristo.
RICCA: Certo la nozione stessa
di « pastore » si rifà all’idea di uno
che « conduce » altri. Però oggi preferiamo sottolineare l’idea del pastore come uno al servizio della comunità : questa idea mi sembra più
idonea a esprimere la comprensione odierna del ministero pastorale.
Oggi la nozione di « guida » richiama immediatamente quella del leader, ma noi non vogliamo dei leaders, almeno io non ho mai visto
il ministero pastorale come quello
di un leader della comunità: vedo
il pastorq come uno che cerca di
servire i fratelli, gli uomini nelle
varie forme del ministero pastorale.
SCUDERI: lo dissentirei totalmente da ima frase di Ricca, cioè
che il pastore è al servizio della comunità; no, il pastore è al servizio
del Signore Gesù Cristo nella comunità. Sicuramente Ricca pensa
questo, anche se dice servizio della
I DATI ESSENZIALI DELLA FACOLTA’
Carta dHdentità
Fondata nel 1855 a Torre
Penice.
Trasferita nel 1860 a Firenze, palazzo Salviati, dal
Sinodo di Pomaretto (maggio 1860) pénétré de la nécessité que l’EgUse Vaudoise devienne toujours plus une Eglise missionaire.
Nuovo trasferimento da Firenze a Roma nel 1922.
Studenti iscritti dal 1855 ad
oggi : 722. '
Professori titolari di cattedra (dal 1855 ad oggi): 19.
Professori incaricati: 7.
È impossibile ricordare il
numero di quanti hanno tenuto corsi liberi o avuto incarichi occasionali. Va menzionata con particolare rilievo la collaborazione di due
professori metodisti (Alfredo
Taglialatela e Teodoro Vasserot) negli «anni venti».
Studentesse (dal 1950): 57.
Servizi offerti dalla Facoltà:
Corso di Licenza in Teologia: residenziale, con obbligo
di frequenza a Roma per 4
anni. Obbligatorie le lingue
bibliche, un quinto anno presso una Facoltà estera e una
tesi di licenza. È il corso normalmente richiesto dalle chiese valdesi e metodiste per i
loro pastori: in questo caso
deve comprendere obbligatoriamente gli esami e le esercitazioni di teologia pratica,
senza i quali vale come titolo
culturale di livello universitario.
Corso di Diploma: non residenziale, frequenze da con
cordare caso per caso, esami
limitati a nove materie fondamentali, fra le quali non
figurano le lingue bibliche.
Conferisce una prima formazione teologica utile per la
collaborazione laica ai ministeri della comunità locale, o
per l’esercizio di determinate
professioni. Quando gli esami sostenuti rispondano a determinati requisiti, è ammesso il passaggio dei diplomati
al corso di Licenza, con frequenza dei seminari ed esercitazioni per un periodo da
concordare, ma in nessun caso inferiore a due semestri
anche non consecutivi.
Corsi teologlco-pratici per i
ministeri locali: corsi liberi,
in ore pomeridiane o serali,
per i credenti di Roma e dintorni che desiderano approfondire la loro conoscenza
biblico-religiosa in vista (soprattutto) dei vari ministeri
delle comunità locali (predicatori laici, monitori di Se.
Dom., visitatori ecc.).
Iscrizioni aiia Facoltà: la
domanda deve essere indirizzata al Consiglio di Facoltà
e contenere allegati il cert. di
nascita, di scuola secondaria
superiore, cert. medico, due
fotografie. Le domande al
corso di Licenza teologica in
vista del pastorato possono
essere accompagnate da una
presentazione scritta del concistoro della chiesa evangelica di appartenenza, esprimente una valutazione morale e
spirituale dello studente e il
carattere della sua vocazione.
COR S ANI : Mi domando se la
storia ci può insegnare qualche cosa. Noi sappiamo che la Facoltà è
stata fondata a Torre Pellice, però
5 anni dopo già si spostava da Torre a Firenze e il sinodo di Pomaretto del 1860, che votò questo spostamento, lo fece con una motivazione molto interessante: la necessità che « la chiesa valdese divenga
sempre più una chiesa missionaria ».
In altre parole, nel 1860 il sinodo
valdese concepiva la Facoltà come
lo strumento principale in vista di
una chiesa missionaria. Nel 1922 la
Facoltà è venuta da Firenze a Roma; sulle ragioni di questo spostamento non ho trovato un testo sinodale cosi significativo, però dai
documenti storici che ho potuto
consultare si parlava di un ampliamento del servizio della Facoltà,
concepita non più soltanto in vista
di una chiesa valdese missionaria
in Italia ma di un inserimento nel
mondo della cultura e nel dialogo
con il cattolicesimo, di una presenza protestante nel centro della cattolicità, della mediazione della cultura e della teologia protestante alla teologia romana e della teologia
romana verso il protestantesimo,
ecc. Ora io non so se tutte queste
prospettive, sia quella del 1860 che
quella del 1922, abbiano trovato nella Facoltà un loro compimento ma
mi domando se da questi capisaldi
storici che sono stati fissati in due
momenti abbastanza lontani tra loro non ci sia qualche ammaestramento da ricavare anche per il giorno d’oggi.
ZENI: Il Regolamento dice che
lo scopo primario della Facoltà è
di « provvedere alla preparazione
di pastori evangelici». Mi pare che
questo aspetto non è stato ancora
messo abbastanza in ' luce. Eppure
ò questo lo scopo principale della
Facoltà.
SINICA GLIA: Vorrei cercare di
capire il sraso della domanda e
quindi rifarmi al termine « crisi »
che è stato citato. Nel mondo biblico, specialmente nell’Antico ma anche Nuovo Testamento, vediamo
che i momenti di maggior crisi (come può essere il secolo 8° a.C. in
Israele) sorge un fervore teologico che non si è avuto forse in altri periodi. Proprio quando le cose
andavano a rotoli si è predicato la
parola di Dio meglio e più lucidamente che in altri periodi, quando
apparentemente la crisi non esisteva. Io vedo quindi la funzione della
Facoltà oggi come la funzione che
la parola di Dio deve avere di
fronte al mondo in crisi.
GARRONE: Fa bene il signor
Zeni a richiamarci a questo aspetto. Il problema è però questo: cosa significa fare il pastore, oggi.
Vuol dire fare il risveglio? O la rivoluzione? O tutte e due? O né
runa cosa né l’altra? Insomma, il
problema centrale non è la Facoltà
ma revangelo. Cristo, la chiesa, il
mondo: questi sono i termini della
questione. La Facoltà è solo un posto dove il problema si pone con
una particolare intensità e viene
vissuto con particolare impegno di
forze.
PODESTÀ’: Per conto mio oggi
l’uomo desidera veramente riscoprire Cristo. Ho un esempio da
portare. Due settimane fa ho partecipato a un direttivo dell’ANPI e
all’inizio si è presentato il fatto di
un componente gravemente ammalato e da quel discorso è emerso
proprio il discorso su Cristo. Sulla
frase di un compagno che ha detto: «Ma è possibile che debbano
sempre essere colpiti i buoni? », si
è intessuta una discussione di carattere completamente religioso
per cui noi anziché parlare dei problemi dei partigiani abbiamo finito
per parlare solo dei problemi che
riguardano i rapporti uomo-malattia-Cristo.
ROCCA: In fondo la Facoltà potrebbe anche non chiedere fin dall’inizio allo studente che la richiesta
di essere ammesso se lo fa per diventare pastore o meno. Potrebbe
iscrivere tutti gli studenti che lo
desiderano e poi questi studenti
man mano dovrebbero decidere se
lo fanno per diventare pastori oppure no. Ho visto infatti che ci sono
studenti che si preparano al pastorato, ma anche dei laici che frequentano i corsi senza avere questa
prospettiva.
RICCA: Occorre, credo, sottolineare la portata della presenza di
una facoltà evangelica a Roma.
Questo significa che noi riteniamo
che la confessione e la pratica evangelica, riformata, del cristianesimo può e deve avere un peso
nell’Italia cattolica nel quadro dell’era ecumenica.
PODESTÀ’: La necessità di un
approfondimento teologico protestante io l’ho avvertito vivendo e
lavorando nelle «comunità di base».
Quando ne parlai al decano della
Facoltà non pensavo ancora al pastorato. Oggi ci penso, perché mi
sono convinto che non bastano le
discussioni politiche o sociali, come cristiani bisogna includere l’ap
profondimento della parola di Dio
e della Bibbia. Questo è veramente
un impegno di cui sento una grande responsabilità ed è per questa
responsabilità che mi trovo qui.
CIGNONI: Io invece mi trovo
nella posizione di quello che voleva
SBAFFI: Adesso dovremmo sentire qualcuno dei giovani.
GARRONE: Questa domandami
lascia perplesso nel senso che non
capisco mai bene perché si facciano alla Facoltà, ai professori e ai
suoi studenti, delle domande che in
realtà sono delle domande rivolte
a ogni cristiano. Cioè non credo che
il problema principale sia quello di
chiedersi come mai nel momento
in cui trionfano le ideologie laiche,
cioè nel momento in cui nelle università si insegna il materialismo
c’è una università cristiana o perché nel momento in cui tutti fanno
altri mestieri qui si insegna un mestiere diverso. Questa è una domanda banale; la domanda seria è
perché oggi si parla ancora di Gesù, perché noi ci occupiamo della
Bibbia e non di altre cose. Ma allora questa è la domanda della comunità cristiana tutta, è la domanda dei nostri genitori ed è la nostra,
è la domanda dei laici come dei
pastori. Credo che la Facoltà abbia
un senso solo in questo ambito;
proorio in un momento in cui
trionfano le ideologie laiche, (e poi
bisogna vedere se è vero), in un
momento in cui sembra che Gesù
...e nel 1976
Da sinistra a destra; in piedi: Renata Germanet, U. Mast, Erica
Tomassone, Walter Michelin Salomon, Maria Bonafede, Gianni
Genre, Letizia Tomassone, Marco Davite, Claudio Pasquet,
IL. Biìrgstaller. Seduti: Daniele Garrone, Th. Haag, Davide Abate,
Gianni Musella, P. Alder, Mauro Pons.
5
7 APRILE: DOMENICA DELLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
è un luogo in cui si studia il
no collettivo per affrontare
della fede nel nostro tempo
rocazioni ?
assiamo alla crisi delle vocazioni
dato della nostra realtà ecclesia*
forse, la Facoltà è stata affollata
squentano senza pensare di utiliz*
essionali. Chi, in sostanza arriva
[ chi invece, pur dotato di fede e
stiene?
fare teologia in questa Facoltà e
che poi invece non l’ha fatta. La
nostra è senz’altro una Facoltà’ di
teologia, cioè qualcosa che dà una
preparazione culturale, ma che non
prepara effettivamente i pastori,
prepara culturalmente l’individuo.
Chi esce da qui è preparato ad affrontare il dialogo con il mondo
cattolico, ha una conoscenza biblica dell’ebraico e del greco, conosce
la storia della chiesa e in particolare la riforma protestante, ma gli
manca qualcosa, cioè quella impronta di fede particolare che deve
avere il pastore. C’è molta cultura
e poco fede. Quel che servirebbe a
noi è soprattutto una scuola di fede e non una facoltà di teologia,
perché chiunque può prendersi una laurea in teologia; quello che
vogliamo vedere nei pastori è un
« padre » innanzi tutto, magari mettendo questo termine tra virgolette,
è un esempio di fede e non una montagna di cultura. Voglio vedere nel
pastore qualcuno da cui posso imparare qualche cosa dal punto di
vista della fede. È per questo che ho
qualche riserva su questa Facoltà.
SBAFFI : Qui si pone la questione di vedere se una Facoltà di teologia può insegnare la fede.
SINIGAGLIA: Effettivamente la
fede non si insegna e non si impara
in una scuola, ma c’è qualcòsa di
vero in quello che dice Mario, nel
senso che nei sei anni di insegnamento a tempo parziale nella Facoltà ho notato negli anni passati
questa mancanza di calma, di sosta, di silenzio, di meditazione, di
preghiera, necessarie in una Facoltà perché si viva anche la vita comunitaria tra fratelli. Forse tutti
abbiamo da fare troppe cose, per
cui l’insegnamento viene curato
mentre forse la vita comunitaria
è un po’ trascurata.
DUCKER: La preparazione fornita da una Facoltà di teologia non
deve essere soltanto accademica, è
sicuramente anche una preparazione spirituale, una preparazione per'
poter predicare, pregare, condurre
il culto.
ROSTAGNO : Credo che nel rnodo di porre quésto problema sia
implicito che tutto ciò che è accademico non è spirituale, che tutto
ciò che è studio non è lede, tutte
cose che evidentemente sarebbero
da chiarire; se mai il problema dovrebbe essere capovolto e invece di
partire dalla Facoltà e dai pastori
bisognerebbe partire dalle comunità, dalla loro vita spirituale, dall’inserimento di queste comunità
nel loro ambiente, dalla testimonianza che danno, dai problemi che
esse vivono in prima persona. In
questa vita, che è spirituale, ed è
anche di ricerca, dovremmo allora
inserire il nostro lavoro come Facoltà. Il nostro lavoro di Facoltà lo
vedo assolutamente inserito in questa maturazione e in questa preparazione della comunità intera della
chiesa. Le chiese di tutta la penisola
hanno un loro vigore spirituale e
una loro ricerca spirituale di cui
noi siamo parte, non perché siamo
più autorizzati di altri ma sernplicemente per una certa specializzazione, sistematicità, organicità degli studi. Non vedo assolutamente
il nostro lavoro separato dal resto
di ciò che si fa a tutti i livelli, dalle
scuole domenicali ai circoli giovanili, ai corsi per laici e via dicendo.
A tutti questi livelli ci siamo anche noi, che cerchiamo di tenere il
nostro posto.
CORSANI : È sul piano locale
innanzitutto nella sua famiglia e
poi nella comunità, che il giovane
può trovare quella concezione dell’esistenza come servizio del Signore nella persona dei fratelli che lo
può portare a vivere vocazionalmente la sua esistenza. Ho però
l’impressione che nelle nostre chiese in.genere, e in particolare qui in
Italia, si sia privilegiato il ministero
pastorale, e si è non dico trascurata ma addirittura tenuta in nessuna considerazione la preparazione
di uomini e di donne per altri ministeri nella chiesa cioè si parla tanto di pluralità di ministeri e di vocazioni ma poi in pratica cosa si fa?
Poco o nulla!
La prolusione di un
anno accademico nell’Aula Magna
della Facoltà.
Qui non si fa
dei lusso culturale
4.
L’attuale struttura della Facoltà: programmi, strumenti di preparazione, rapporti fra studenti e corpo accademico, rapporti con
le comunità, con il mondo accademico esterno, nazionale e internazionale, con la realtà fuori delia Facoltà, possono essere considerati
soddisfacenti? E se no, quali modifiche è ragionevolmente pensabile
di apportare a breve e medio termine?
Un grandissimo privilegio
. . . mipstn COS
Il rapporto fra studente e istituzione universitaria e in piena
crisi. Sono messi in questione i programmi di studio, la didat;ica, i modi della sperimentazione; c’è da parte degli studenti una
ricerca di partecipazione fin qui delusa. Come si riflettono questi
problemi all’interno della Facoltà di Teologia?
3.
tica.
MUSELLA: Secondo me non si
riflettono affatto, perché la Facol;à riproduce tutti i vizi e i difetti
iegli istituti privati in Italia. Qui
stiamo in una situazione privilegiala rispetto ad uno studente universitario normale ; non abbiamo il
problema di alzarci presto la mat;ina, non abbiamo il problema dejli orari delle lezioni, non abbiamo
il problema degli esami o lo abbiamo in modo molto differente in
luanto ad esempio se facciamo un
confronto tra il carico dei libri il
Eiostro è molto minore. Secondo me
q.uindi la crisi che c’è aH’interno
lei mondo studentesco oggi, che è
una crisi di valori, non si riflette
affatto all’interno della Facoltà, che
è un’isola in Roma. Benché ci siano
istituti autogestiti nel giro di pochi metri, noi non ne siamo stati
toccati che di sfuggita, come non
siamo stati toccati dal problerna
delle occupazioni universitarie.
Quindi non possiamo lare il paragone con il mondo universitario esterno, romano in particolare.
SBAFFI: Questo vale anche al
livello di didattica e di sperimentazione?
MUSELLA: Il piano di studio
pprontato per l’anno prossimo ha
ercato di dare alcune soluzioni a
erti problemi che noi avevamo cole studenti, però è molto relativo
ispetto alla scuola italiana in gelerale.
CORSANI: In fondo la situaziole in cui si trova questa Facoltà
ispetto a quelle dell’Università di
Itato è di grandissimo privilegio:
loi ci troviamo qui in un rapporto
ra professori e studènti di uno a 3
I 4. Un rapporto ugualmente straliliante, rispetto alle statistiche
delle altre Università, si potrebbe
stabilire tra il numero degli studenti e la biblioteca o le strutture a
disposizione. Tutto questo costituisce un grandissimo privilegio. Ho
voluto dire questo perché siamo
troppo abituati a lamentarci, mentre in questo caso siaino privilegiati e non dobbiamo dimenticare
quella parola dell’evangelo che dice ;
A chi molto è stato dato molto pure sarà ridomandato. Questo privilegio cioè comporta per noi una
grande responsabilità.
CIGNONI : Riallacciandomi al
mio intervento precedente vorrei
precisare che non è che io sia contrario alla cultura, ma se mi voglio
fare una cultura me la faccio all’università o a una scuola di teologia; se invece voglio fare il pastore
faccio qualcosa di diverso. Mi sembra inoltre che ci sia stata qualche
degenerazione in questa Facoltà : ad
esempio, si comincia a studiare
l’interpretazione marxista della storia, mentre noi siamo per una interpretazione cristiana della storia,
si sta a contare gli avverbi, quante
volte un avverbio può risultare in
un certo evangelo e non in altri,
mentre io sarei dell’idea che bisogna leggere la Bibbia, lasciar soffiare lo Spirito e lasciar parlare la
voce di Dio.
SINIGAGLIA: Mi sembra che la
Facoltà rispecchi quella che è la situazione del protestantesimo italiano, una cosa grande per una chiesa piccola nel senso che l’organizzazione e il lavoro che noi facciamo
qua dentro potrebbe servire forse
a migliaia di studenti e invece lo
facciamo per quei pochi perché abbiamo sempre in mente il tipo tradizionale di pastore e quando parliamo di affluenza di studenti sono
al massimo 10 o 12, e li vediamo
Finanze: dove sono le chiese?
5 La Facoltà è un organismo, come tale ha necessità anche eco• nemiche per sostentarsi. Quale è il suo bilancio?
stiene? In che misura le comunità ne sentono la responsabilità, m
che misura la eventuale ristrettezza di meai economici impedisce alla
Facoltà di rendere pienamente il suo servizio?
ZENI: Il sinodo ha votato im ordine del giorno in cui si invitavano
le comunità ad ampliare la cerchia
degli Amici della Facoltà. Vi posso
dire che dopo sette mesi nessuna
comunità ci ha fatto avere un nuovo aderente. Abbiamo avuto due
offerte di una certa consistenza da
persone che avevamo interessato
noi direttamente, ma da parte delle comunità non abbiamo avuto
nulla. Ho parlato con qualche pastore che mi ha detto che le richieste sono già tante... Io credo che
L’atto sinodale
sul sodalizio
Amici della Facoltà
Art. 36: Il Sinodo richiama
le chiese a mostrare tangibilmente il loro interesse alla Facoltà di Teologia non
solo aderendo a collette e offerte speciali, ma segnalando
il Sodalizio Amici della Facoltà a quei membri di chiesa che possano concretamente contribuire al sostegno di
quest’opera necessaria alla
predicazione dell’Evangelo.
le cose non siano state presentate
bene, perché ci sono delle chiese
che hanno molti associati e altre
che non ne hanno nessuno (magari nella stessa città) il che vuol dire che non c’è stata sufficiente informazione e interessamento.
CORSANI: A proposito di finanze, occorre sapere che quello che
si chiede per la Facoltà non è solo
per poter ciclostilare le dispense o
imbiancare le pareti ma è per stipendiare i 4 professori titolari, per
pensionare i 2 professori emeriti,
le vedove di professori, praticamente da 8 a 10 persone che a differenza di quanto possono pensare
le chiese non gravano sul bilancio
della Tavola ma su quello della Facoltà. Queste pensioni e stipendi,
più quello del portiere, rappresentano per il nostro bilancio un onere di 25 milioni per circa 200.000
lire al mese per ognuno. Aggiungiamo 3 milioni per personale subalterno non docente, aggiungiamo 5
o 6 milioni di doni che riceviamo
per la biblioteca e arriviamo al bilancio della Facoltà. Se poi ci sono
circa 2 milioni di riparazioni allo
stabile (e ci sono quasi tutti gli anni), 2 milioni di tasse tutti gli anni,
3 milioni di gasolio per riscaldamento, luce, acqua, arriviamo a 41
milioni che è il nostro preventivo
per l’anno prossimo.
Sapete, a fronte di questa spesa,
quale è il contributo della Tavola
valdese? Contribuisce per 6 milioni, i restanti 35 milioni devono venire dagli amici della Facoltà, dalle offerte delle chiese per «la domenica della Facoltà» e dagli amici che abbiamo all’estero. Ecco,
questa è la situazione. Io credo che
le chiese non abbiano risposto all’appello del Sinodo perché non
sanno queste cose.
ZENI: Io gradirei che ci fosse la
richiesta di un impegno delle chiese ad esaminare questo problema
e a vedere come esse possano aiutare in maniera adeguata la Facoltà e la sua biblioteca.
NOTA BENE!
« La Facoltà sta vivendo un
momento molto positivo: gli
studenti sono affluiti numerosi in 1« anno; i nuovi professori, con giovanile energia,
hanno partecipato a incontri,
seminari, collettivi teologici
in tutta Italia; si collabora a
diverse attività della chiesa.
È proprio in questo momento che invitiamo le comunità
a non farci mancare il loro
interessamento ! ».
(Dalla lettera del decano,
prof. Bruno Corsani, alle
chiese in vista della « domenica della Facoltà »).
come un esercito. Io penso che la
Facoltà ha mancato in questo : non
è riuscita a diventare un centro cü
preparazione teologica per tutti,
che prepari anche altri ministeri e
non solo quello pastorale. Negli anm
passati sono, state avanzate alcune
timide proposte, poi ritirate. Non
sembra si sia riusciti a cancellare,
nel protestantesimo italiano, anche
fuori dell’ambito della Federazione, l’immagine della Facoltà come
di una accademia universitaria che
non si può raggiungere in nessun
modo. Questa idea non siamo stati capaci di sfatarla in tutti questi
anni e non siamo stati capaci di
preparare il terreno per qualcosa
di diverso.
BONAFEDE: Io volevo rispomdere a Mario Cignoni su due punti essenzialmente ; la fede non si insegna, si rende testimonianza della
fede. A me non pare però che in
questa Facoltà non si faccia questo,
tutto sommato credo che lo studio
che facciamo non faccia altro che,
se vuoi, « insegnare » la fede. I professori insegnano le loro materie
non per il gusto di un sapere accademico ma come testimonianza di
fede, nel passato e oggi. Quanto
allo studio della concezione marxista della storia, a me interessa
molto, se non foss’altro perché ho
il dovere di conoscere una concezione che è di larghissiiria diffusione. Come faccio a studiare teologia per compiere un servizio nella comunità senza conoscere ^
modo di vedere la storia e di insegnare di vivere che è cosi! comune nel nostro paese? Mi preme certo un giudizio di fede su questa storia ma non per questo parlerei di
« concezione cristiana » della storia
senza valutare attentamente questo
termine.
RICCA : Si è parlato di « accademia» e queste parole buttate lì
restano e possono avere dei riflessi negativi. Io direi che se per accademia si intende il luogo in cui
si studia il superfluo, ciò che non
è vitale, dove si fa del lusso culturale, allora credo che la nostra Facoltà non sia in nessun modo e in
nessun caso una accademia. Sfido
chiunque a dimostrare che qui si
fa del lusso culturale, che ci gin-,
gilliamo con pseudo-problemi, che
perdiamo il nostro tempo a discutere del sesso degli angeli. Qui cerchiamo semplicemente di affrontare e discutere i problemi fondamentali della fede cristiana nel nostro
tempo.
ROCCA: Ritengo però che la vita degli studenti dovrebbe essere
maggiormente orientata, oltre che
verso lo studio, verso le comunità
che vivono nella città di Roma e
nel Lazio. Altrimenti dopo 4 anni
in cui avranno approfondito la loro cultura si troveranno poi ad
affrontare una realtà che a loro sarà sfuggita perché non sarà quella
che nel frattempo si sarà evoluta
fuori della Facoltà.
pagina a cura della red. romana
6
15 aprile 1977
cronaca delle valli
SALUTE. Rslazions tra scuola 6 unità locais Comunità Montana Val Chisone-Gormanasca
Unità o dispersività di interventi? Corso sulle attività motorie nelle
L’organizzazione dei servizi socio-sanitari a livello di territorio
con la costituzione delle Unità
Locali, presenta dei rischi di
conflittualità di competenze con
i vari Enti esistenti (Comuni, Comunità montane) con il pericolo
di una polverizzazione di interventi parziali e settoriali. A questi pericoli, mi pare abbia efficacemente dato una risposta il convegno di studio organizzato recentemente dalla Comunità Montana Valpellice, che, in conclusione dei lavori, ha fra l’altro individuato nella Comunità montana la costituenda Unità locale e
ha evidenziato i limiti di un ipotetico affidamento da parte della
Regione ai Consigli di Distretto
scolastico di funzioni amministrative concernenti l’assistenza
scolastica attualmente di competenza dei Comuni e della Comunità Montana. L’ affidamento
ai Consigli di Distretto dell’assistenza scolastica, come sostiene
la DC nella sua proposta di legge regionale, sta in modo evidente a testimoniare come il discorso sulla organizzazione di una
Unità locale comprendente tutti
i servizi socio-sanitari, al flne di
eliminare il proliferare di enti
con funzioni analoghe, continui
ad essere fuori dall’ottica di chi,
per anni, ha creato strutture parallele che hanno accumulato miliardi di deficit.
Infatti se tale proposta venisse
accolta, l’assistenza sociale e psico-pedagogica, per quanto riguarda gli alunni delle scuole, sarebbe demandata ai distretti scolastici che, ovviamente, dovrebbero preoccuparsi di avere una
équipe con psicologo e pedagogista mentre rimarrebbe di competenza dell’Ente locale la medicina scolastica. Ma come è possibile stabilire una linea di demarcazione fra medicina scolastica
e intervento psico-pedagogico?
L’unità locale tra l’altro avrebbe necessità di una équipe pluridisciplinare per tutta quella fascia di persone che non rientra
sotto l’etichetta scuola e che va
dai bambini degli asili nido agli
anziani. Sarebbe evidente in questo caso la dispersività di intervento e lo spreco di denaro per
due équipe. Non è forse più logico allora che l’intera area socio-sanitaria, sia demandata all’Unità Locale, pur con i necessari legami con il distretto scolastico? Non di questo avviso sono
le prese di posizione di scuole
non statali a favore della proposta D.C. che fra l’altro continuano a concepire la scuola come
un sacro recinto, come una entità che deve rimanere distaccata e distante dai problemi della
società, dagli Enti locali, e che
pertanto reclamano alla scuola
« ciò che è della scuola », quasi
che l’istituzione, anche con la
sua brava équipe, risolvesse da
sola il problema degli handicappati, degli abbandoni scolastici,
dell’occupazione giovanile. E’ evidentemente un mito credere che
l’istituzione scolastica, statale e
non, sia in grado di rispondere
da sola in modo efficace alle do
mande e ai bisogni degli utenti,
e un abbaglio (spesso di comodo) credere o far credere che
r educazione delle generazioni
debba o possa essere circoscritta all’ambito familiare e scolastico.
Per il futuro immediato sarà
invece necessaria una sempre
maggior apertura della scuola
ai problemi della comunità, (anche attraverso i distretti scolastici, con un legame maggiore
con le istituzioni produttive al
fine di una programmazione unitaria per cercare di rispondere il
più possibile ai disparati problemi del cittadino e soprattutto del
giovane. In questo senso, anche se con degli evidenti limiti.
mi pare si sia mossa la richiesta
di sperimentazione di un triennio di scuola media superiore
con indirizzi socio-sanitario e
amministrativo da parte del
Biennio sperimentale di Luserna
S. Giovanni, che ha portato alla
discussione in sede di Consiglio
della Comunità montana proposte concrete. Un piccolo passo
avanti si è così compiuto per
cercare di dare una risposta, anche se temporalmente e spazialmente parziale, alla programmazione e allo sviluppo del territorio, e a chi attualmente munito
di un diploma o di una laurea si
trova senza prospettive occupazionali.
Marco Armand Hugon
scuole materne e dell’obbligo
RIFUGIO JERVIS;
dopo l'incendio
A fine marzo i periti della
Compagnia d’Assicurazione sono saliti Sino al Prà per compiere — sulle macerie — un’indagine circostanziata — atta a definire l’ammontare della liquidazione della polizza. Nel frattempo, la Commissione per i Rifugi del CAI, si è mossa fornendo alla Sezione responsabile un
fondo adeguato insieme al progetto di ricostruzione.
La rinascita del Rifugio richiede uno sforzo finanziario considerevolissimo a cui molti hanno
già risposto. La sottoscrizione è
aperta presso i principali negozi e bar della Valle. È stata istituita anche una forma più consistente di finanziamento, per i lavori di ricostruzione, che prevede due categorie di soci per il
nuovo-Jervis. Una categoria A
per cW s’impegna per una somma di 100.000 lire che darà, in seguito, diritto a 8 pernottamenti
annui.
Una categoria B, per tutti coloro che verseranno la somma
ESERCITO DELLA SALVEZZA
Grazie!
Con r arrivo della stagione primaverile abbiamo terminato Tassistenza invernale 1976-1977. Tutto è andato bene e possiamo dire come Samuele :
« Fin qui l’Eterno ci ha soccorsi »
(I Sam. 7: 12).
Desideriamo ringraziare, anche a nome dei beneficiati, tutti coloro che ci
hanno sostenuto mediante la preghiera,
l’aiuto finanziario e quello pratico, visitandoci periodicamente. Siamo riconoscenti anche alla Redazione de « La
Luce » per la pubblicazione del nostro
appello.
Ed infine, il ringraziamento e la lode sono rivolti a Dio che ha concesso
a noi ed a Voi, cari Amici, l’opportunità di compiere quest’opera di bene.
Magg. Biagio Garose
Esercito della Salvezza
Corpo di Torino
Impegno di fede
Quest’anno i catecumeni della Chiesa di Lusema San Giovanni hanno elaborato, dopo una discussione in comune, una dichiarazione che è stata letta
da uno di loro durante il culto di confermazione la domenica delle Palme.
Riteniamo interessante per i nostri
lettori presentare questo documento
che sostituisce la ’’promessa” tradizionale.
La via che si apre davanti a noi per
il nostro impegno di oggi appare lunga
e difficile, perché purtroppo saremo sovente tentati di lasciarci fuorviare da
altri impegni che non hanno nulla, o
quasi nulla a che fare con quanto sarebbe indispensabile per essere autentici membri di Chiesa, e prendere una
parte veramente attiva alle molte attività che il nostro stesso impegno richiede, in vista di una vera azione di
testimonianza nella nostra vita.
Chiediamo al Signore di indicarci
chiaramente la via da seguire, perché
possiamo tutti insieme trovare il modo di esprimere una fede vera attiva.
seriamente impegnata per il bene di
tutti, aH’interno come aH’esterno della
nostra comunità.
La nostra promessa dunque è quella
di fare il possibile per inserirci nelle
varie attività e comunque di mantenere il contatto con la Comunità cercando di rafforzare quella che non è ancora una fede molto salda e forte.
Ci impegnarne a non servirci della
Chiesa per interessi e finalità estranee
all’Evangelo, né provocare divisioni
per questioni ehe non concernono la
fede. In ogni decisione cercheremo di
attenerci sempre a una linea ispirata
alla Parola del Signore.
Ci rivolgiamo quindi alla Comunità
tutta perché ci venga incontro e ci
aiuti con uno spirito fraterno e comprensivo per l’attuazione del nostro
compito che, data la nostra giovane
età, potrà talvolta presentarsi difficile,
ingrato, talvolta al di sopra delle nostre forze. Perciò l’aiuto sincero e affettuoso di voi tutti sarà per noi indispensabile.
Voglia il Signore sorreggerci e aiutarci non soltanto oggi, ma sempre a
continuare con fede l’impegno che abbiamo preso.
di 50.000 lire. Questi ultimi
avranno diritto a 4 pernottamenti annui. Per il trasporto dei
materiali edili si è già prenotato il Battaglione Susa, con la
sua schiera di muli. Certo anche
i soci, vecchi e nuovi, collaboreranno ai lavori di ricostruzione.
Ma l’invito è rivolto a tutta la
popolazione che ha sempre riconosciuto nel « Jervis » un monumento eretto alla memoria dei
Caduti partigiani ed un valido
strumento per chi ama la montagna. Su queste spinte esso sarà ricostruito.
La Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca, nel quadro dei suoi
interventi previsti nel piano di Medicina Scolastica per l’anno 1976-77, ha
organizzato un corso sulle attività mo
torie nelle scuole materne e dell’obbligo rivolto in modo particolare agli insegnanti della zona.
Il corso, che sarà condotto dai Professori : Margaira Rita, Miniotti Corrado e Imeroni Andrea, operatori dell’ARCI-UISP di Torino, è stato struttu
rato, sulla base delle iscrizioni, in due
gruppi di lavoro, uno per Direzione
Didattica, con una presenza di circa 40'
persone per corso.
E" previsto un ciclo di 10 incontri
con scadenza settimanale che si terranno. nella sede delle singole Direzioni
Didattiche di Perosa Argentina e di
Villar Perosa, il mercoledì dalle ore
17 alle ore 19, a partire da mercoledì 13 aprile 1977.
Il programma del corso prevede, dopo una serie di quattro esposizioni introduttive, su temi specifici, una serie
di esperienze tramite l’uso di nastri
video-registrati, diapositive, fotografie,
esperienze pratiche dirette e discussioni, secondo il seguente schema :
1° incontro: problemi legati alla motricità inseriti nel quadro educativo
globale;
2° incontro ; analisi critica delle varie scuole di educazione psicomotoria;
3° incontro : discussione sul modo
dell’insegnamento;
4° incontro: educazione corporea legata alle tappe dell’età evolutiva;
5” incontro : esperienze di attività
motoria per i bambini della scuola
materna - 1° ciclo;
6° incontro: idem;
7“ incontro ; esperienze di attività
motoria per bambini di 8-9 anni;
8° incontro : idem.
9° incontro : esperienze di attività
motoria per bambini di 10-11 anni;
10° incontro: idem.
La scadenza settimanale permetterà
alle insegnanti di sperimentare con i
bambini della propria classe le attività
proposte di volta in volta e di discutere i risultati nell’incontro successivo.
L’argomento del corso verterà su
una rivalutazione della corporeità a
tutte le età e in special modo a partire dall’infanzia. Partendo dal presupposto che l’attività motoria va vista
come espressione di sé e strumento di
salute e di benessere, l’intervento si
inserisce in un discorso più vasto di
educazione corporea e in quello più
vasto ancora del rinnovamento educativo.
L’interesse suscitato con questa prima iniziativa fa presupporre un buon
esito dei corsi. Per cui, sulla base dell’esperienza che si trarrà, si potranno
valutare ulteriori interventi che permettano la partecipazione ed il coinvolgimento di un maggior numero di persone e l’approfondimento di altri temi inerenti l’educazione, la scuola, la
salute, ecc.
Hanno collaborato: Gustavo
A. Comba, Giovanni Gönnet,
Ada D'Ari, Anita Simeoni, Archimede Bertolino, Aldo Varese, Erica Cavazzani, Dine
Gardiol, Luigi Marchetti, Franco Davite, Aldo RutigUano.
Buona lettura...
e l'abbonamento ?
Una immagine di parecchi anni orsono. Da allora molte cose sono cambiate: non solo la testata del giornale e il suo formato, ma anche nella vita
di molli lettori, sia nelle chiese sia fuori.
Il giornale ha cercato in questi anni di prendere coscienza di queste
trasformazioni e di aiutare t lettori a ricercare una fedeltà di testimonianZà nelle mutate-situazioni.
Anche la cerchia dei lettori si è andata,ampliando, speriamo che non
siano solo persone di età avanzata quelle che ci leggono. Gli interventi dimostrano che molte volte sono proprio i giovani che dibattono sulle pagine
dell’Eco delle Valli i loro problemi e sentono il giornale come uno
strumento di cui vale la pena servirsi per portare avanti le loro battaglie
per una vita più umana, più consapevole del messaggio evangelico.
Per tutte queste considerazioni ricordiamo ancora una volta che il
giornale vive solo nella misura in cui i lettori lo vogliono ed è un giornale
vivo solo se vi è una collaborazione ampia, aperta al dialogo, capace di far
sentire la propria voce senza preclusioni preconcette e senza spirito di scomunica settaria.
È necessario perciò che non dimentichiamo il nostro impegno finanziario, prima condizione di vita, ma anche e soprattutto che non dimentichiamo l’impegno a considerare il giornale come cosa di tutti, su cui,
entro limiti di spazio accettabili, è possibile a tutti coloro che abbiano
qualcosa di interessante da dire, di intervenire.
Il numero degli abbonati è certo suscettibile di ulteriore aumento, ma
lo i anche il numero di lettori impegnati, di coloro che vogliano fare del
giornale un mezzo vivo per i loro dibattiti.
In questi giorni abbiamo inviato ai pastori, nelle diverse comunità
valdesi e metodiste, una circolare per invitare gli ultimi ’’ritardatari” a
rinnovare al più presto il loro abbonamento. Per disguidi postali abbiamo
pensato di aggiornare — ma ancora per pochissimo — la data di sospensione d’invio del giornale a tutti coloro che non hanno rinnovato il loro
abbonamento. Più di .così non potevamo fare.
7
15 aprile 1977
CRONACA DELLE VALLI
BORA’
• Domenica 3 aprile ha . avuto
luogo l’assemhlea di chiesa su
fede e politica e sugli stabili.
L’assemblea è iniziata al mattino con la predicazione su I Corinzi 13 ed è proseguita nel pomeriggio, dopo il pranzo comunitario che ha riunito una sessantina di persone, con la discussione sugli stabili.
Durante il culto del mattino è
stata accolta nella comunità la
catecumena Loredana Rivoira
(Fucine). A Loredana, che si è
impegnata quest’anno come monitrice, la comunità ha fatto dono del nuovo volume di storia
valdese di Giorgio Tourn.
Sul problema fede e politica
non vi è stato un grosso dibattito; se ne era discusso durante alcune riunioni quartierali alle Fucine e al capoluogo insieme
ai giovani di Prarostino. Il Concistoro aveva diffuso un ciclostilato contenente un’introduzione al dibattito, gli ordini del
giorno votati in sinodo ed il testo della petizione presentata al
sinodo. La posizione espressa da
G. Tourn nel suo volumetto
« Fede e politica », che è stato
diffuso nella comunità, sembra
essere largamente condivisa. Non
sono pochi i fratelli che sembrano ormai nauseati del polverone che su questo argomento
si è voluto suscitare e ci si chiede : a che prò?
Ben più vivace e partecipe il
dibattito sulla politica degli, stabili: su questo argomento tutti
avevano qualcosa da dire. E lo
hanno detto liberamente. Ed è
proprio discutendo dell’uso della ex scuola, del problema di
minialloggi per persone anziane, della politica dei servizi della Comunità Montana, che si è
discusso di fede e politica... in
un’atmosfera veramente fraterna. L’assemblea ha deciso di
aprire una sottoscrizione nella
comunità per procedere alla sistemazione deH’edificio ora che
il tetto è stato rimesso a nuovo :
le prime sottoscrizioni sono state fatte nella stessa assemblea.
m La colletta del culto di Pasqua è stata dedicata alle vittime del terremoto in Romania
ed ha fruttato 140.000 lire. L fratelli che desiderano far pervenire altre offerte possono farlo
entro fine mese.
TORRE PELLICE
• La Tavola Valdese ha comunicato al Concistoro che in autunno invierà a Torre Pellice
come collaboratore del pastore
titolare G. Tourn il candidato
in teologia Antonio Adamo. Siamo grati alla Tavola per questa
decisione e diamo sin d’ora il
nostro caldo benvenuto al giovane Adamo.
• Per il culto di Pasqua tenuto
dal pastore Giorgio Tourn il
tempio del centro era molto affollato. La comunità partecipando numerosa alla Comunione ha
voluto circondare con il suo impegno ed il suo affetto i giovani
che avevano confermato la loro
fede la domenica delle Palme e
che si accostavano per la prima
volta al tavolo della S. Cena. Al
termine del culto è stata fatta
la colletta per la Facoltà di teologia.
SAN SECONDO
Una partecipazione particolarmente alta ha caratterizzato tutto il periodo pasquale, concluso
con il culto di Pasqua durante
il quale i confermati hanno partecipato per la prima volta alla
santa cena. Al termine del culto
è stata raccolta la colletta per
il fondo del CEC a favore dei
terremotati rumeni.
• Due famiglie di Miiadolo sono state allietate dalla nascita
dei loro secondogeniti : Tiziana
di Roberto e Silvana Rivoiro e
Cinzia di Enzo e Ilda Micol.
• L’andamento della stagione
desta parecchie preoccupazioni
per la campagna. Dopo un inizio
precoce della primavera il freddo si è fatto risentire quando
molti alberi sono fioriti o hanno
già iniziato la fruttificazione. In
alcune zone è ricomparsa la brina e si teme che alcuni raccolti
possano essere compromessi.
• La nostra sorella Eugenia Paschetto Rostagno, decana della
nostra chiesa, compie 95 anni.
Tutta la. comunità ed in particolare l’unione femminile le porge gli auguri più cari.
Primo circuito
(ValpelMce)
SCUOLE DOMENICALI
Convocazione di tutti i monitori del circuito, sabato 16 aprile
alle ore 16.30 a Torre Pellice
(Sala Unionista) per un incontro con i responsabili del servizio istruzione della Federazione
delle Chiese, sui programmi di
quest’anno e su quelli del prossimo anno.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Venerdì, 15 alle 20.30; Gruppo
di aggiornamento biblico : « La
Pentecoste », testo Atti 1: 8 ; sabato 16, ore 20.30; Al presbiterio: dibattito sull’inchiesta sulla
Comunità di Lus. San Giovanni;
presentazione a cura del grup*1)0 FGEI locale; domenica 17,
ore 8.30, Precatechismo per i
ragazzi di I e II media; ore
10.30: Culto con riflessione comunitaria, presieduto dai giovani recentemente ammessi, sul
testo di Romani 6: 15-18. Colletta a favore della Facoltà di Teologia; ore 14.30: Unione Femminile, con visita agli anziani del
Rifugio.
• Sabato 23 aprile alle ore
20.30 nella Sala Albarin è riconvocata l’Assemblea di Chiesa
per proseguire il dibattito su
fede e politica.
• La raccolta di offerte a favore dei terremotati di Romania, fatta a cura di un gruppo
di catecumeni all’uscita del Tempio, ha fruttato la somma di lire
116.400. La sottoscrizione rimane ancora aperta fino alla fine
di aprile.
POMARETTO
Incontro regionale Piemonte della
Federazione Donne Evangeliche in Italia
DOMENICA 17 APRILE A PINEROLO
Ore 10 : culto;
11 ; proposte di lavoro comune;
12.30: pranzo al sacco;
14.15: studio sugli ospedali psichiatrici;
16 : conclusioni e designazioni di responsabili.
Per i trasporti dalle Valli:
dalla Val Pellice : un pullman partirà alle 9.30 dal piazzale S. Margherita (informazioni presso Maria Tamietti,
Torre Pellice, tei. 93.21.60);
dalla Val Germanasca: partenza alle 9 da Perosa Argentina, con il pullman di linea (informazioni Marie-France Coisson, Pomaretto, tei. 8.12.88). Per chi è libera solo il
pomeriggio, un pullman partirà alle 13.30 da Prali, raccogliendo le partecipanti lungo la strada. (Informazioni: Katerina Rostagno, Prali, tei. 85.19).
ANGROGNA
Un lutto doloroso per i nostri
fratelli valdesi di Germania
• Abbiamo avuto, nel tempio di
Pomaretto, due concerti di musica sacra in preparazione alla
Settimana Santa. Il primo, sabato 2 aprile, della Corale Valdese di Torino con la partecipazione di un flautista, il sig. Gozzelino ed all’organo il maestro
Ferruccio Corsani. Il concerto
è stato orgsoizzato dagli Amici
della Scuola Latina. Lunedi 4
aprile è stata la volta del Coro
giovanile di Essen diretto da Ursula von den Bush. Il pubblico
abbastanza numeroso ha molto
apprezzato questi due concerti,
occasioni troppo rare che si dovrebbe cercare di poter moltiplicare nel corso dell’anno.
• Nel corso delle vacanze di Pasqua abbiamo potuto organizzare alcune giornate dei catecumeni, una per anno: il primo
anno a Fontane, il secondo ad
Agape ed il terzo ai Cerisieri. è
stato possibile approfondire alcuni problemi. Particolarmente
interessante rincontro ad Agape
con due obiettori di coscienza
che compiono lì, il loro servizio
alternativo. Sono state loro poste diverse domande e per diversi catecumeni si è trattato di una
problematica del tutto nuova.
• Buona la partecipazione ai
culti della settimana in cui abbiamo cercato di vedere il significato della morte e della risurrezione di Cristo in rapporto alla nostra vita ed alla nostra testimonianza oggi;
• Si è iniziato un corso per aspiranti organisti, diretto da Renato Ribet. La buona volontà
c’è, gli alunni pure, manca però
un piano per le esercitazioni. Se
qualcuno ne avesse uno da imprestare ne saremmo molto grati. Parlando di organisti cogliamo l’occasione per rivolgere il
nostro saluto ed il nostro augurio alla nostra organista Speranza Grill, ricoverata all’ospedale
per le conseguenze di una brutta
caduta.
• Per i giorni 23 e 24 aprile è
prevista la visita della Fanfara
di Onex, vicino a Ginevra, a Pomaretto dove si incontrerà con
la locale Banda Musicale. È in
programma al mattino della domenica un concerto nella piazza
davanti al Tempio. Per l’occasione il culto viene anticipato alle
ore 10.
• Sabato 23 si riunisce il Concistoro a Pomaretto. Domenica
24 oltre al culto a Pomaretto vi
sarà il culto all’Inverso.
La vigilia di Pasqua il Signore
ha richiamato a sè la giovane,
preziosa compagna del Pastore
Dott. Werner Eiss, titolare di una
grande chiesa Evangelica di
Miihlacker. Avvertiti da una telefonata di una sua segretaria,
sappiamo soltanto che il funerale deve seguire mercoledì 13 alle
ore 14, ma la notizia in sé è sufficiente perché ci sentiamo associati fortemente a questo lutto.
Il Pastore Eiss, redattore del
« Deutsche Waldenser » il giornale che collega tra loro tutti
gli oriundi valdesi sparsi per la
immensa Germania è pure e da
molti anni, l’artefice di continui
rapporti con i valdesi d'Italia.
Le comitive germaniche accompagnate alle Valli non si contano e neppure le somme di denaro collettate per loro. Molto apprezzato dalla sua Amministrazione è spesso impegnato in compiti importanti come recentemente la direzione della traduzione di una parte dell’Antico Testamento...
Ai suoi culti a Miihlacker i partecipanti non sono mai meno di
500. Papà di quattro figli ancora in giovane età, ha potuto fin
qui, facendo leva su di un ambiente familiare sereno e felice
insieme portare il peso di tante
iniziative e attività, grazie all’aiuto prezioso della ancor giovane e sempre valorosa compagna...
Ma ora la sua preziosa « Cerda » lo ha lasciato proprio mentre egli si preparava a proclamare la bellezza e la potenza
della resurrezione...
Ma Dio non ti abbandonerà,
caro, diletto amico da tanti anni.
Piprendi il tuo lavoro come prima, più di prima. Iddio ha ancora bisogno di te: i tuoi figli
ti tendono la mano, la tua chiesa locale pure e con essa tutti i
Valdesi di Germania.
Ed anche noi, dall’Italia, abbiamo ancora bisogno di te. Ma
pregheremo Dio per te ed Egli
moltiplicherà le tue forze. Vedrai
ancora dei miracoli.
Anche quelli d’Italia ti salutano!
Enrico Geymet
VILLASECCA
Primo Distretto
Nei giorni 18 e 19
avrà luogo a Pinerolo un
LABORATORIO
RADIOFONICO
organizzato in collaborazione con, il Servizio’ Radio-televisione della Federazione. Il corso della durata di due giorni è aperto
a tutti coloro che intendono approfondire la propria
conoscenza sia dal lato omiletico che tecnico per
un servizio di culti alla
Radio. Si richiede per questo la partecipazione seguita al corso e non saltuarie presenze.
I pasti saranno presi
presso il Convitto di Pinerolo.
II corso inizia lunedi alle
ore 9.30 con lavoro mattina, pomeriggio e sera e si
conclude martedì alle 17.
La Gom. Dìstr.
• Domenica 3 si è svolto a Pradeltorno, con buona partecipazione, un incontro dell’Unione
Femminile con le responsabili
della F.F.V.
• Durante il culto di Pasqua al
Capoluogo, di fronte ad una numerosa assemblea, Vilma Buffa
ha confermato il suo battesimo.
Il culto pasquale è stato celebrato anche al Serre e a Pradeltorno: quest’ultimo presieduto dalla signora Barbiani.
• Domenica 17, dedicata alla Facoltà teologica, avremo'con noi
— durante il culto — un gruppo
di giovani pinerolesi accompagnati dal past. Giorgio Tourn.
• Domenica 24, assemblea di
chiesa per l’esame del bilancio
e la nomina dei delegati alla
Conferenza Distrettuale e al Sinodo. Nella stessa sede si dovrebbe procedere alla nomina di
due anziani nel Concistoro. Tutti sono invitati a prendervi parte.
• Il Concistoro si riunisce, presso il Presbiterio, sabato 16 c. m.
alle ore 20,30.
Doni per il Collegio
San Secondo di Pinerolo:
Ribet Armando e fam., in memoria
di Ribet Arturo L. 10.000; Griglio
Giulio 24.000; Studenti di S. Secondo,^
in memoria di Dante Gardiol 30.000.
-1.
Prarostino:
Studenti di Prarostino, in memoria
di Dante Gardiol L. 30.000; N. N.
12.415.
Torre Pellice:
Cogno Rinaldo L. 10.000; Peyrot
Pmilia 30.000; Mathieu ErsiRa 2.000;
Cougn Paschetto, in memoria dei suoi
cari 5.000; N. N. 20.000.
Perosa Argentina;
Ughetto Marina L. 5.000; Ribet Adele 5.000; Coello Giovanni Enrico
7.000.
Pomaretto:
Gardiol Menusan Ida, per la nascita del piccolo Diego L. 10.000; Padoin
Lauro e Renzo, per la nascita del piccolo Diego 10.000; Peyronel Silvio 10
mila; Mathieu Mimi, in memoria di
Suor Susanna Coisson 20.000; Fratelli
Ribet Remo, Renato, ecc., in memoria del cugino Ribet Arturo 10.000;
Raima Giulietta 25.000.
Luserna San Giovanni:
Castellano L. 10.000.
Torino:
Crespi Giorgio L. 10.000; Beux Fiorello 25.Ó00; Peyrot Emi 50.000.
Torrazzo:
Famiglia Collina, in memoria di Ugo
Collina L. 50.000.
Continua.
A seguito della domanda fatta, dopo aver avuto un colloquio
col Concistoro e fatta la Confermazione nel culto di Domenica delle Palme sono stati ammessi a partecipare alla S. Cena; Franco Bounous, Silvia Gardiol, Enrico Bertetto, Gilberto
Guglielmet, Rosalba Ferro, Bruno Giacomino, Elsa Ferrier. La
gioia di tutta la comunità, che
gremiva il tempio al culto di
Pasqua, è stata visibilmente espressa. A questi nuovi membri
della nostra comunità vada l’augurio , che questo atto di così;
intenso significato costituisca un
punto di riferimento continuo
per la confessione della loro fede e per l’impegno assunto davanti alla comunità.
• Un gruppo di 18 donne, membri della nostra Unione Femminile, ha visitato gli ospiti dell’Asilo di S. Germano, venerdì 8
corr. È stato vissuto un momento significativo sia per gli ospiti, sia per le visitatrici allorquando è stata celebrata la S. Cena
cui -hanno partecipato tutti.
• Sabato 16 corr. alle ore 11 i
giovani Sergio Ferrerò e Claudia Barai, dopo aver celebrato il
matrimonio con rito civile presso il Municipio di Ferrerò, si
impegneranno davanti al Signore ed alla comunità di voler vivere cristianamente il proprio
matrimonio. La comunità tutta
è cordialmente invitata a parteciparvi.
BOBBIO PELLICE
Non è cosa che succede ogni
giorno, di vedere il nostro tempio strapieno, con gente in piedi. È quanto è successo la domenica di Pasqua, in occasione
di una serata di musica e canto
organizzata dalla Corale di Viilar-Bobbio, con la partecipazione di un gruppo di flautisti di
Villar Pellice, di un Posaunenchor (coro di trombe) di Mann
heim e del coro dei ragazzi del
la scuola domenicale di Bobbio
Il programma nutrito e interessante meritava invero -un pubblico cosi numeroso. Molti d
quelli che si erano mostrai
scettici su un « concerto » d
flauti e di trombe, hanno dovu
to ricredersi. Anche questi stru
menti, ai quali siamo poco abi
tuati, possono egregiamente ser
vire allo scopo di cantare le lo
di di Dio e, opportunamente do
sati nel volume, adatti anche al
l’esecuzione nel tempio. Segnaliamo l’esecuzione pregevole di
alcuni strumenti antichi (i cromormi), da noi mai uditi.
A tutti coloro che hanno reso
possibile questa serata, un vivo
ringraziamento !
• Durante il culto di Pasqua e
di venerdì santo abbiamo avuto
un’assemblea assai numerosa,
• Ricordiamo che domenica 17
aprile, con inizio alle 14,30, avrà
luogo il nostro Bazar, al quale
tutti sono cordialmente invitati.
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me voi tutti che
siete travagliati ed aggravati
ed Io vi darò riposo, dice
Gesù» (Matteo 11: 28)
Il nipote Annibaie e famiglia, il fratello Emanuele e famiglia, la sorella
Maria e famiglia ringraziano il pastore Arrigo Bonnes, il medico curante
Dott. Paradiso, ì parenti, gli amici e
quanti si sono uniti al loro dolore, per
la dipartita della cara ^
Sandrina Ciardina
avvenuta in Noto (SR) il 21.3.1977.
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i familiari del
Col. Gustavo Tourn
esprimono la loro viva gratitudine
a quanti hanno circondato il loro Caro
durante la lunga infermità e in particolare al Dott. Enrico Gardiol per le
costanti cure. Ringraziano il Pastore
Déodato per le parole di fede e di speranza pronunciate al servizio funebre
e tutte le persone che, di presenza o
con scritti, hanno voluto testimoniare
la loro simpatia.
All’alba del 6 aprile il Padre Celeste ha richiamato a Sé
Laura Ravazzini
testimone fedele del Suo amore verso
ogni creatura.
Nel dolore, ma nella piena Luce
della Speranza ne danno partecipazione
i familiari tutti.
8
8
15 aprile 197T
Iniziativa della gioventù democratica di Milano
Non dimentichiamo il Cile
. ANCORA SULLA BIENNALE
Visto da Mosca
I movimenti giovanili democratici di Milano
(FGRI, FGSDI, MP, FGCI,.FGSI, FGEI), accogliendo la richiesta dei movimenti giovanili cileni per
la liberazione dei prigionieri politici, hanno lanciato una raccolta di firme da inviare al segretario generale dell’ONU, al Governo italiano e alla Giunta
Cilena. La Federazione della gioventù evangelica
italiana della Lombardia ha rivolto un appello alle
comunità evangeliche lombarde per la raccolta di
firme in occasione della settimana giovanile di solidarietà con il popolo cileno che avrà luogo all’ini
zio di maggio. L’appello della FGEI afferma che
« lacere sul Cile — oggi più che ieri — significa
avallare una situazione di repressione sin troppo
nota... in Cile ci sono 2.500 persone di cui si ignora
la situazione ».
Nel comunicato stampa diffuso dai movimenti
giovanili democratici milanesi si dice inoltre che
« i movimenti giovanili si impegnano inoltre ad incontrarsi per valutare la possibilità di iniziative a
favore dei perseguitati politici firmatari di ’’Carta 11" ».
Sono passati più di tre anni
dal criminale assassinio del Presidente Salvador Allende, morto in difesa della libertà e della
democrazia. Insieme a lui sono
stati uccisi migliaia di patrioti
e molti altri rinchiusi in campi
di concentramento e di tortura.
Il « governo » nato dal colpo
di Stato rappresenta l'unica alternativa che avevano in mano
le multinazionali per fermare la
volontà di un popolo che dichiarava la sua indipendenza politica ed economica nazionalizzando le principali ricchezze, fino a
quel momento jn mano agli interessi monopolistici; che con la
riforma agraria consegiiava la
terra ai contadini; che si avviava a costruire una società nuova senza allontanarsi, anzi, approfondendo la centenaria tradizione democratica cilena.
La nefasta politica economica
della dittatura dimostra palesemente che, abbinata alla riduzione del potere d'acquisto della
stragrande maggioranza del Paese, di circa il 60%, vi è la svendita del Cile alle grandi compagnie internazionali; che un gruppo ridotto di imprenditori controlla più dell'80% dell'economia
nazionale. I recenti scandali delle compagnie finanziarie (migliaia di piccoli risparmiatori sono stati truffati) ha reso evidenti gli stretti rapporti, fra questi truffatori e i governanti che
ne hanno favorito l'arricchimento.
Sul piano della cultura il governo di Pinochet si distingue
per impedire qualsiasi manifestazione artistica e culturale.
Centinaia di uomini di cultura
sono stati costretti all'esilio,
quando hanno avuto la fortuna
di poter sfuggire al carcere e alla morte.
Chi subisce in modo particolare le conseguenze del regime
fascista cileno è la gioventù; infatti le organizzazioni democratiche giovanili sono state messe
al bando, e non sono mancati i
tentativi di fascistizzare la gioventù obbligando i soldati di leva a trasformarsi in boia del popolo; organizzando grotteschi
carnevali che pretendono di fare dimenticare le drammatiche
condizioni in cui vive il Cile; migliaia di studenti sono stati costretti ad abbandonare i loro
studi per le difficoltà economiche; il tasso di mortalità infantile è tornato ad essere uno dei
più alti deH'America Latina. Tristi ricordi ci ha portato alla
mente la giunta con il rogo pubblico dei libri ma le sue somi
Comitato *^€11 Redazione: Bruno
Bellion, Ermanno Genre, Giuseppe Platone - Paolo Ricca, Fulvio
Rocco, Sergio Rostagno, Roberto
SbafFì.
Direttore : FRANCO GIAMPICCOU
Dir. responsabile: GINO CONTE
Redazione: Via Pio V 15, 10125
Torino, tei. 011/655.278.
Amministrazione: Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) * c.c.p.
2/33094 intestato a « L'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 5.000
semestrale 2.500 - es'.ero annuo
7.500 - sostenitore annuo 10.000
Una copia L. 150^ arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni : prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.: commerciali L. 100 • mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. n.
2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Monealieri 70,
10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice
glianze con il regime nazista
vanno ben oltre la repressione
culturale; in effetti la DINA (servizio segreto di Pinochet sotto
il suo diretto controllo) ha ben
poco da invidiare alla Gestapo
di Hitler. Se, come nel primo
periodo della dittatura, i suoi
metodi repressivi erano talmente rozzi, che la avevano screditata agli occhi di tutto il mondo, incluso coloro che la avevano insediata, oggi la DINA applica metodi molto raffinati. Infatti la giunta dice di non avere
prigionieri politici, ma i democratici di tutto il mondo guardano con stupore come cresce il
numero degli « scomparsi », che
oggi sono oltre 2.500,
Nonostante i tentativi di Pinochet di ingannare il mondo,
la grande maggioranza dei Paesi membri delle Nazioni Unite
hanno condannato fermamente
i crimini e le torture del governo cileno.
La solidarietà e le pressioni
internazionali hanno già dato i
loro frutti; parecchi democratici
cileni sono stati strappati dalle
mani dei loro carcerieri. La settimana scorsa i tribunali di giustizia hanno accolto i ricorsi di
« habeas corpus ». Questo è im
grande passo in avanti, poiché
significa il riconoscimento da
parte del regime di questa situazione.
Un valido strumento in mano
ai democratici del mondo per
premere ancora sulla dittatura
di Pinochet, è la risoluzione n.
31-124 deirONU.
I sottoscritti rappresentanti
della gioventù democratica italiana e cilena si impegnano a
lottare affinché questo importante documento venga integralmente applicato: raccogliendo
firme per una mozione a favore
degli « scomparsi », da inviare a
Pinochet ed al Presidente della
Corte Suprema del Cile, al Segretario deirONU, al Presidente della Repubblica ed al Governo Italiano per far sì che esso
assuma un atteggiamento di più
ferma condanna nei confronti
della giunta, facendosi interprete dei sentimenti democratici
della grande maggioranza del
popolo italiano, organizzando dibattiti e conferenze sulla situazione cilena, mobilitando le forze giovanili democratiche per la
realizzazione della Settimana Giovanile Intemazionale di Solidarietà con il popolo cileno che si
terrà in Italia nei primi giorni
di maggio. Per la liberazione di
tutti i prigionieri politici. Per la
deroga dello stato d'assedio. Per
il ritorno alla democrazia e alla
libertà in Cile. i
Come si suol dire, 'l'incidente
è chiuso'. Ripa di Meana ha ritirato le dimissioni, e se la Biennale sul 'dissenso' non si farà,
sarà ormai dovuto a volgari questioni di fondi.
Non sarà però inutile vedere
un po' come la questione è stata offerta al cittadino sovietico,
cioè del paese il cui ambasciatore s'è preso la briga di porre
la questione dei dissidenti a livello diplomatico; e cercheremo
di farlo sulla base di un articolo della « Literaturnaja gazeta »
{Il presidente sbatte la porta,
n. 11, 16 marzo 1977), cioè del
giornale il cui direttore, in una
non remota apparizione sugli
schermi della TV italiana, faceva le viste di non sapere neppure, a momenti, che cosa si fosse, questo benedetto 'dissenso'.
L'anonimo giornalista intervista
sull'argomento il signor V. I. Popov, vice-ministro della cultura
dell'URSS, non senza riepilogare in questi termini la vicenda:
« (...) Quest'anno, la direzione
della Biennale ha deciso di condurre nell'ambito del festival
una manifestazione provocatoria
in sostegno dei 'dissidenti' nei
paesi dell'Europa Qrientale. Tuttavia, tale iniziativa non ha avuto il sostegno dei circoli ufficiali, e non ha ottenuto il consenso auspicato nella società italiana. (...) Il signor Di Meana ha
parlato di un 'interferenza sovietica negli affari interni dell'Italia’, e di 'una nuova testimonianza della limitazione delle libertà’ ».
È veramente inaudito — deve
pensare il lettore moscovita —
che quando j 'circoli ufficiali’ (e
chi, se non il governo e i partiti
che lo sostengono?) affossano
l’iniziativa provocatoria, questo
Di Meana abbia la faccia tosta
di parlare di 'interferenze sovietiche’. Ma lasciamo la, parola al
signor vice-ministro, che spiega
meglio il concetto:
« Parlare di una qualche pressione o interferenza negli affari
della Biennale da parte delle organizzazioni sovietiche è ridicolo e fuori posto. All’inverso in
questo caso è lampante una indebita ingerenza negli affari interni del nostro paese. Il tema
stesso dei 'dissidenti' — che esula dai problemi cui è dedicata
l’attività di un’organizzazione come la Biennale — ha un chiaro
carattere tendenzioso. (...) Questo è il nostro punto di vista,
non l’abbiamo nascosto e non lo
nasconderemo ».
Il signor vice-ministro mostra
poi stupore che Ripa di Meana,
il quale s’era recato l’anno passato a Mosca per ampliare la
collaborazione con la cultura
sovietica, se ne sia uscito con
una proposta così palesemente
improntata « a fini politici antisovietici »; e si duole che la
Biennale, per settant’anni così
seria e autorevole, si sia lasciata andare («nell’ultimo decennio ») a propensioni 'formalistiche'. La speranza in un suo ravvedimento è però andata delusa
(quanto fosse meglio la sana
Biennale dell'era democristiana,
è cosa che ognun vede, specie il
lettore sovietico).
Ma l’ambasciatore sovietico a
Roma, sig. Ryzov, che fine ha
fatto? Stando all’articolista, e all’intervistato, proprio non esiste.
In compenso, qui esistono i 'dissidenti'. È un bel problema: chi
sarà capace d’inventare un ipotetico mondo, in cui si riesca a
reperirli entrambi?
Michele C. Redasse
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Berlinguer, Zaccagnini e l'Argentina
Abbiamo riportato tempo
fa, su questo settimanale (n. 9
del 7.3.’77), un articolo nel quale
si affermava che « l”Argentina è
vicina » e precisamente che non
solo l’America Meridionale nel
suo complesso, ma più particolarmente l’Argentina è un centro
d’infezione che, tramite la Spagna, minaccia l’Europa intera e
soprattutto l’Italia. « Di lì vengono i ’’comandos" a operare in Europa (si leggeva nell’articolo).
(...) Non v’è dubbio che gli uomini di mano a disposizione, possano essere sudamericani: il subcontinente è povero, gli sradicati
sono molti e disponibili come sicari, dovunque... ».
A noi sembra che l’Argentina
sia vicina piuttosto per altre ragioni, ben più pericolose. Non
tanto perché singoli delinquenti
arrivino in Italia provenienti da!l’Argentina, su mandato di chissà quali perverse organizzazioni
politiche, quanto per una malattia spirituale che sta diffondendosi in Italia e che sempre più
assomiglia a quella endemica dell’Argentina, ivi ormai profondamente, tragicamente radicata.
Scrive Antonio Gambino su
«L’Espresso» del 3.4.'77: «Sono
ormai molti anni che il Sudamerica ( ed in particolare i due suoi
paesi più "europei": l’Argentina
e l’Uruguay) è diventato un punto di riferimento costante per
chiunque esamini la crisi italiana. E purtroppo il passar del
tempo non fa che rendere più
pertinente questo accostamento.
Nelle ultime settimane si è fatto
un nuovo preciso passo avanti
su questa strada, perché il no
stro paese ha cominciato a conoscere due realtà spiccatamente
"sudamericane”: vale a dire la
trasformazione della tensione sociale in guerriglia (o, quanto meno, para-guerriglia) urbana; e la
ripercussione di questo fenomeno non solo sulla vita produttiva,
ma anche, ed in maniera ancor
più immediata, sull'equilibrio
monetario. Il recente scivolamento della lira sut mercati internazionali dev’essere infatti addebitato, a giudizio quasi unanime
degli esperti finanziari, ad una sfiducia sempre più diffusa sull’av
venire del paese. Lo sfacelo economico (perché nessuno può ignorare l’effetto "trainante" che
il deprezzamento esterno della
moneta può avere sulla spinta
inflazionistica, fino a farle acquistare carattere galoppante) diventa, quindi, una conseguenza
diretta dello sgretolamento interno.
Di questo sgretolamento, il sintomo più evidente è lo stato d'animo e l’atteggiamento di notevoli settori della gioventù. Se, ad
esempio, si prende come punto
di riferimento la dimostrazione
di Roma del 12 marzo scorso f
ci si rende immediatamente conto che parlare, in proposito, di
una manifestazione studentesca
di protesta, sia pure resa eccezionale dallo sfondo in cui si è svolta, è assolutamente inesatto. Il
suo andamento ha rivelato, piuttosto, che all’interno del movimento giovanile sono presenti
componenti il cui fine non è più
quello di uno scontro esclusivamente politico ».
Quest'ultima osservazione del
Gambino ci sembra particolarmente acuta, anche perché si accorda perfettamente con quanto
si legge nell’articolo di testa del
medesimo n. de « L’Espresso ».
« Il progetto di riforma universitaria, concordato la scorsa settimana fra il ministro Malfatti e
il sindacato di categoria, è stato,
da più d'uno, definito "peronista". Ora, la parola peronista è
senz’altro una parola dura. Ma
sarebbe ipocrita sostenere che,
in questo caso, essa è stata usata impropriamente. Infatti: quando si ha il peronismo? Lo si ha
ogniqualvolta un governo degradato a hobby di potere^ si mette
d'accordo con un sindacato afflitto da tentazioni corporative,
sulle spalle della comunità pagante Chi voglia sfogliare il progetto di legge in questione, vi
troverà più d'una traccia di questa logica ».
Noi però vogliamo completare
queste valutazioni con un'osservazione nostra (non già per cercar rifugio nel famoso e non banale proverbio « mal comune,
mezzo gaudio », ma per cercar di
capire le ragioni della degrada
zione dell’istanza politica in tutte le nazioni dell'Qccidente Capitalista, quale più quale meno: si
rifletta, ad es., che il fenomeno
dei « tupamaros », per dargli un
nome, è in aumento non solo in
Italia, ma anche in altri paesi,
come in Germania, in Inghilterra
ecc.). Ecco di che si tratta, a nostro parere:
La preoccupazione che corre,
in tutta Europa, per quanto sta
accadendo in Argentina, non può
spiegarsi esclusivamente con l’orrore che destano i delitti di Stato e non di Stato. Non si tratta,
a nostro parere, soltanto di una
protesta morale: si tratta anche,
e forse soprattutto, di una lontana, nascosta angoscia di fronte
al pericolo del contagio. Solo così riusciamo a spiegarci certe notizie, come ad es. la seguente (da
« La Repubblica » del 27-28.3.’77):
« Nel desiderio di contribuire
al ritorno della libertà e della
pace in Argentina, "noi chiedia
mo ( dicono in un insolito appello comune Berlinguer, Craxi, Zaccagnini, Romita e Biasini, cioè i
segretari dei cinque maggiori partiti italiani) la cessazione immediata dei sequestri, delle torture,
degli assassina; la pubblicazione
immediata dell'elenco dei prigionieri politici e la loro liberazione; il ripristino dei sindacati, il
ristabilimento del diritto di sciopero e degli altri diritti sindacali; il ripristino dei diritti costituzionali, delle istituzioni democratiche e dell’attività dei partiti politici, senza proscrizioni”.
1 Ad opera degli studenti universitari.
2 Cioè a sostegno di cricche o mafie
che aspirano a conquistare o a mantenere il potere.
3 Alla parola « peronismo », alcuni
(pochi, crediamo, perché pochi ci sembrano essere i simpatizzanti, in Italia,
per quel movimento) preferiscono la parola « giustizialismo », che deriva da
« giustizia ».
Con pazienza
(segue da pag. 1)
compromettere anche minimamente il prezioso deposito della
nostra indipendenza spirituale,
frutto della fede e delle sofferenze dei nostri padri. Non dubitiamo punto che, se consultata direttamente, la Chiesa avrebbe deciso altrimenti.
La Tavola nel 1849 non aveva
ancora la -certezza di poter convocare un sinodo senza la precisa autorizzazione delle chiese e
l’approvazione del governo statale. Quello del 1848 fu in effetti
l’ultimo sinodo tenutosi iri regime giurisdizionalista, cioè con
previa approvazione dell’agenda
dei lavori e con la partecipazione del delegato regio. Nulla era
stato ancora innovato quanto all’esercizio del culto secondo la
« deprecabile riserva » espressa
dall’editto di emancipazione. Qggi abbiamo la possibilità di presentare al vaglio del sinodo quelle che potranno essere le proposte per un’intesa perché risulti
di reciproca soddisfazione della
Chiesa e dello Stato, come auspicava il Melile.
Quale interesse potrebbe avere
lo Stato a decidere diversamente? — conclude il Melile — Ciò
che non ci è mai stato contestato
al tempo delle maggiori oppressioni, lo sarebbe oggi che ci è
stato riconosciuto il pieno possesso dei nostri diritti civili e politici. Non potremmo crederlo.
È quello che si pensa tuttora.
Allora la questione si trascinò,
com’è noto, dal 1849 al 1851 ed
oltre; ed alla fine, dato che il progetto di legge elaborato in sede
ministeriale non era soddisfacente per i valdesi, lo Stato non ns
fece nulla, come fu ricordato
alla Camera nel marzo del 1857.
Qggi staremo a vedere se come
è stato assicurato dalla presidenza del Consiglio, malgrado le gravi preoccupazioni che affaticano
i governanti, vi sarà tempo, modo e volontà per affrontare e risolvere quel « delicato affare di
stato », come è stato definito il
caso delle « intese ».
La Chiesa valdese, che ha avuto tanta pazienza nei secoli, ne
avrà certamente ancora un poco.