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ETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
IL FUTURO E DI DIO
«Il cielo e la terra passeranno, ma le
mie parole non passeranno. Ma quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno
li sd, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre. State in
guardia, vegliate, poiché non sapete
quando sarà quel momento»
Marco 13, 31-33
La fine del mondo è un argomento
di cui si parla e sempre più si parlerà in questo scorcio di fine secolo
L'Apocalisse è sempre più di moda anche se, purtroppo, interpretata non
come un messaggio di consolazione,
qual è, ma come predizione di imminenti catastrofi e minacce. Grande
successo dell’astrologia, degli oroscopi,
dell'occultismo, e di tutte quelle forme
religiose che danno qualche previsione e certezza circa il futuro. Gesù parla dell’attesa della fine del mondo nel
suo discorso di addio prima di andare
verso la croce. «Il cielo e la terra passeranno». Il mondo attuale passerà.
Niente è definitivo, eterno, assoluto.
Tutto passa: la nostra civiltà, la nostra
tecnologia, le nostre religioni. «Ma le
mie parole non passeranno». Ecco ciò
che succederà: al posto del vecchio
mondo subentreranno le parole di Gesù, il suo Evangelo, la sua persona, ciò
che egli è stato ed è. Al posto di questo
vecchio mondo che fa di noi dei prigionieri o delle vittime dei suoi schemi, delle sue logiche, subentreranno le
parole liberatrici di Gesù che ci daranno la possibilità di vivere con nuovi
punti di riferimento, con nuovi valori
che, a loro volta, non saranno fissi,
ma si rinnoveranno sempre.
y/TK/T^ quanto a quel giorno, a
siivi, quell’ora nessuno li sa». Accanto alla certezza della fine del mondo, e la sempre rinnovata validità delle parole di Gesù, c’è un’incertezza che
è fondamentale quanto la certezza
della precedente promessa. Solo il Padre lo sa. È prerogativa di Dio stabilire
il momento dell’adempimento di
quell’attesa. Questo non sapere è davvero una grazia perché crea un tempo
in cui possiamo vivere sì in attesa della fine del mondo, ma in un tempo
aperto alla volontà di Dio, senza limiti conosciuti. Un tempo libero, vivo,
dinamico. Protesi verso il futuro, ma
senza ansie e angosce, senza essere
condizionati da calcoli. Il naufragio di
tante speranze di questo secolo è proprio nell’autoinganno di poter stabilire che questo o quel momento è proprio quello decisivo. Di quante speranze e certezze spezzate siamo stati testimoni, quante delusioni abbiamo subito. Il Padre lo sa. Gesù è venuto ad annunciare la fine del mondo e per presiedere l’avvento del mondo nuovo di
Dio. La croce segna la fine del vecchio
mondo, ma ci apre anche al mondo
nuovo suggellato dalla resurrezione.
Siamo al cuore del messaggio cristiano. Inutile definirci cristiani se la nostra vita e la nostra testimonianza non
sono plasmate da. questa attesa.
.. 'nOICHÉ non sapete (...) vepia\\± te». Vegliare: è consapevolezza
attiva che il nuovo mondo di Dio è apparso all’orizzonte. Liberi da tutta
quella zavorra che serve solo per fare
quelle inutili previsioni che alimentano false speranze, viviamo un’attesa
colma di possibilità, di appelli, di germogli di vita nuova. Il tempo che passa è anche un tempo nuovo che viene,
è un affluire di nuove possibilità. Vegliare non vuol dire scrutare gli eventi
per cogliervi qualche avvisaglia della
fine del mondo e predisporci con una
coscienza più pulita. Vegliare non è
fuggire dalla storia per concentrarci
sulla salvezza delle nostre anime, ma
essere liberi e lucidi per capire, per noi
e per gli altri, il presente alla luce del
futuro di Dio che le parole di Cristo
stanno edificando.
Valdo Benecchi
In un documento i vescovi anglicani rispondono all'enciclica «Ut unum sint» dei papa
Comunione sì, sottomissione no
In 28 pagine prive di ruvidezze e asperità, ma autorevoli e franche, si affrontano le questioni
ecumeniche cruciali dell'unità visibile della chiesa, del papato e della devoziona mariana
PAOLO RICCA
Nei rapporti delle diverse chiese
cristiane con la Chiesa cattolica romana i nodi (maggiori) sono il
papato e la mariologia: il pettine è
la coscienza ecumenica che sta faticosamente maturando in seno alla cristianità. Era inevitabile che
questi nodi venissero al pettine.
Per quanto concerne il papato se
ne è accorto lo stesso pontefice che
non l’enciclica Ut unum sint (1995)
ha posto senza mezzi termini la
questione sul tappeto, invitando le
chiese dell’ecumene cristiana a
pronunciarsi in merito. Il Sinodo
valdese lo ha fatto con lodevole
tempestività, già nella sessione del
1995, con un ampio documento
(pubblicato integralmente come
inserto di Riforma, del 15 settembre 1995). Ora è la volta degli anglicani, che recentemente hanno
pubblicato a Londra un’articolata
risposta all’enciclica papale da parte della House of Bishops, cioè
deil'organo che raccoglie l’episcopato della Chiesa d’Inghilterra.
Non si tratta ancora di un documento che esprime l’opinione di
tutta la Chiesa anglicana; per questo dovranno pronunciarsi anche
le assemblee rappresentative sia
del clero che del laicato anglicano.
Si tratta comunque di un testo importante e autorevole, che merita
attenta considerazione.
Il documento reca lo stesso titolo
dell’enciclica papale May They All
Be One (Possano tutti essere uno),
consta di 28 pagine e 61 paragrafi e
si articola in 12 capitoletti (ciascuno dedicato a questioni di importanza cruciale, come «la piena unità
visibile», o «il posto di Maria», o ancora «il ruolo del vescovo di Roma»), con una introduzione e una
conclusione. L’impressione generale che si ricava dalla lettura è che si
tratta di un pronunciamento sostanzialmente interlocutorio, con il
quale gli anglicani da un lato ribadiscono la loro posizione che «non
è affatto contraria né al principio né
alla pratica di un ministero perso-,
naie a livello mondiale al servizio
Giovanni Paolo II a Roma con Robert Runcie, primate anglicano fino al 1991
dell’unità» (n. 44) e quindi a una
qualche forma di servizio esercitato
dal vescovo di Roma; d’altro lato
però mettono i puntini sulle i su diverse questioni, chiedendo a Roma
di chiarire o precisare, da sola o insieme a altre chiese, numerosi e
importanti aspetti della dottrina
papale e di quella mariana. Solo
dopo aver ricevuto risposta alle loro
numerose interrogazioni, gli anglicani saranno in grado di rispondere
all’invito del pontefice a pronunciarsi sulla natura, sulla fisionomia
e sulle funzioni di un eventuale
«papato ecumenico», se mai esso
potrà vedere la luce. Oggi una loro
presa di posizione sarebbe prematura. Per loro non è ancora il tempo
delle risposte ma delle domande. E
gli anglicani ne hanno molte.
Il tono del documento è cordiale,
amichevole, nello stile dialogico tipico degli anglosassoni, privo di ru
videzze e asperità. Solo due volte
(se abbiamo letto bene) i vescovi
anglicani manifestano apertamente, anche se garbatamente, la loro
delusione: quando esprimono il
loro «rammarico» {It is to be regretted..., n. 29) perché Ut unum sint
«fa così pochi riferimenti a concili
ecumenici e ad altre forme conciliari di consultazione e discernimento nella Chiesa», e quando
esprimono «tristezza» [We note
with sfldness..., n. 39) perché malgrado la comunione reale creata tra
tutti i cristiani dal battesimo, «la disciplina della Chiesa cattolica romana non permette ai suoi membri
di ricevere i sacramenti da sacerdoti anglicani». Sono le uniche note
lievemente risentite. Per il resto ci
si limita a chiedere, con voluta insistenza, «uno studio più completo»,
«un’ulteriore chiarificazione», «una
più approfondita investigazione».
«un’ulteriore delucidazione», e cosi
via. Questi chiarimenti e approfondimenti richiederanno parecchio
tempo. L’unità cristiana, secondo i
vescovi anglicani, non è dietro l’angolo. Nella breve Premessa che
apre il documento, gli arcivescovi
di Canterbury e di York riconoscono che «la strada da percorrere è
ancora lunga». Una cosa pare certa: gli anglicani non sono disposti
ad accettare né il papato così come
è né i dogmi mariani dell’Immacolata e dell’Assunta. Le loro obiezioni, anche quelle formulate in forma
di domanda, sono di peso (vedi la
sintesi a pagina 6) .
Il documento anglicano contiene
diversi altri spunti, in particolare
l’affermazione che l’episcopato
storico (che pure l’anglicanesimo
considera costitutivo della chiesa
cristiana) è «segno», non «garanzia» della continuità con la chiesa
apostolica (nn. 42-43), e la discussione sul significato del verbo subsistere in nella frase «la chiesa di
Cristo sussiste nella Chiesa cattolica romana» (nn. 56-59). Assai importanti sono anche le considerazioni che il documento fa sul valore (solo relativo) delle decisioni
prese autonomamente dalle singole chiese nel tempo della loro separazione (nn. 22-25).
Concludiamo dicendo due cose.
La prima è un’osservazione del documento stesso che sdramniatizza
un po’ la situazione di divisione
della cristianità, affermando che
«la mancanza di comunione visibile, mentre indebolisce la vita delle
chiese divise, non distrugge però di
per sé la loro realtà essenziale,
neppure nella separazione» (n. 51).
In altri termini: le chiese restano
chiese anche nella separazione. La
seconda osservazione è che la
Chiesa anglicana, da sempre fautrice e promotrice del movimento
ecumenico, si conferma anche in
questo documento comunità aperta non solo al dialogo ma alla comunione, anche con la chiesa cattolica; «con Pietro» ma non «sotto
Pietro». Insomma: comunione, sì;
sottomissione, no.
Chiese della Germania
Le prospettive
della stampa protestante
Abbonatevi a Riforma
Ecco la «linea»
del nostro settimanale
La situazione e le prospettive della stampa
protestante sono state
analizzate in uno studio
realizzato da una commissione ad hoc della
Chiesa evangelica in Germania, intitolato «Comunicazione e mercato:
prospettive della comunicazione protestante».
In futuro, si afferma, la
comunicazione protestante svolgerà un ruolo
importante nel mercato
dei media. La competenza nel mercato dei media
può essere un incentivo
creativo, però non bisogna nutrire Lillusione
che la stampa ecclesiastica possa autosostenersi
completamente. Il rapporto concentra la propria attenzione sulla crisi
della stampa delle chiese
tedesche. Negli ultimi 5
anni, la diffusione è caduta da 693.000 esemplari nel 1991 a 552.000
nel 1997. Il documento
segnala come una delle
cause di questa crisi sia
l’invecchiamento dei lettori e l’assenza di nuovi
lettori giovani. Hartmat
Joisten, presidente della
Conferenza delle «Associazioni di stampa e
mezzi di comunicazione
evangelici», ha detto che
ogni abbonamento annullato è come se qualcuno lasciasse la chiesa.
In questo inizio del sesto anno di «Riforma»,
cogliamo l’occasione per
chiarire ancora una volta
la «linea del giornale» sia
in campo sociale e politico sia in campo ecumenico e teologico. Ebbene
sì, questo giornale ha
una linea, è schierato. La
sua linea è quella che
viene periodicamente
definita dalle assemblee
decisionali delle chiese
battiste, metodiste e vaidesi. Su tutto, nei contenuti e nei linguaggi.
Qualcuno ci vorrebbe
più polemici, più aggressivi, più corrosivi, più urlanti. A parte il fatto che
le buone ragioni non si
misurano in decibel, le
nostre Assemblee, Conferenze e Sinodi si esprimono in modo argomentato, fermo ma non offensivo. Oltre che essere
una regola evangelica
(«Siate sempre pronti a
rendere conto della speranza che è in voi...ma
fatelo con mansuetudine
e rispetto», I Pietro 3, ISIS) è anche l’unico modo
per essere più facilmente
ascoltati e convincere in
profondità, creando non
delle tifoserie ma delle
fedeltà durature a un’autentica scelta evangelica.
Allora, non vale la pena
di abbonarsi? Costa appena 8.750 lire al mese.
«LA VITA È BELLA». L'ultimo, bellissimo,
film di Roberto Benigni è dedicato alla
Shoà, alla persecuzione e sterminio
degli ebrei da parte dei nazifascisti e,
più in generale, alla tragica stupidità,
anche attuale, di ogni idea razzista.
Ancora una volta si mostra come il comico possa penetrare la realtà in maniera incisiva. (pag. 4)
LAICITÀ. Un tribunale amministrativo
francese ha annullato una delibera di
finanziamento pubblico di circa 30 milioni destinato a un vescovo per le spese di accoglienza del papa che nel
1996 ha visitato le regioni della Loira.
Il vescovo dovrà dunque restituire
quel «piccolo» contributo. Vi è la possibilità che qualcosa del genera accada
in Italia? È improbabile. (pag. 6)
SUL PAPA E SULLA MARIOLOGIA. I vescovi anglicani escludono la possibilità di riconoscere l'infallibilità di un
qualsiasi ministero di unità ma sono
disponibili a discutere su forme nuove e non autoritarie di primato personale. La devozione mariana invec, è,
e rimane, una scelta particolare di alcuni che non può essere imposta a
tutti i cristiani. (pag. 6)
2
PAG. 2
RIFORMA
All’A:
VENERDÌ 9 GENNAIO 1998 VE
«Gesù disse loro:
“In verità, in
verità vi dico che
qualsiasi cosa
chiederete al
Padre nel mio
nome, egli ve la
darà. Fino ad ora
non avete chiesto
nulla nel mio
nome; chiedete
e riceverete,
affinché la vostra
gioia sia
completa.
Vi ho detto
queste cose
in similitudini;
l’ora viene che
non vi parlerò
più in
similitudini, ma
apertamente vi
farò conoscere il
Padre. In quel
giorno chiederete
nel mio nome;
e non vi dico che
io pregherò il
Padre per voi,
perché il Padre
stesso vi ama,
perché mi avete
amato e avete
creduto che sono
proceduto da
Dio. Sono
proceduto dal
Padre e sono
venuto nel
mondo; ora
lascio il mondo,
e vado al Padre”.
I suoi discepoli
gli dissero: “Ecco,
adesso tu parli
apertamente, e
non usi
similitudini. Ora
sappiamo che sai
ogni cosa e non
hai bisogno che
nessuno ti
interroghi; perciò
crediamo che sei
proceduto da
Dio”. Gesù rispose
loro: “Adesso
credete? L’ora
viene, anzi è
venuta, che
sarete dispersi,
ciascuno per
conto suo, e mi
lascerete solo; ma
io non sono solo,
perché il Padre è
con me. Vi ho
detto queste cose,
affinché abbiate
pace in me. Nel
mondo avrete
tribolazione; ma
fatevi coraggio, io
ho vinto il
mondo”»
(Giovanni 16,
23-33)
PREGARE NEL NOME DI GESÙ
Preghiamo nel nome di quel Gesù in cui il Padre ha camminato sulla terra, ha
insegnato e ha guarito, di quel Gesù senza il quale non abbiamo accesso a Dio
EMMANUELE FIUME
Guardate uno che prega.
Di solito ha gli occhi chiusi
e un volto molto concentrato,
incrocia le dita delle mani stando in piedi o in ginocchio, a seconda di come è abituato. Un
credente che prega non ha una
posizione di forza, sembra molto vulnerabile; non guarda gli altri con aria di sfida ma non
guarda nemmeno per terra davanti a sé, come facciamo noi
quando andiamo di fretta. Un
uomo che prega è un uomo fermo che tiene ferme e inutilizzate le armi delle mani e dello
sguardo: chiunque lo vede, vede
un debole. Ancora di più, chi
prega parla senza vedere, e anche se tenesse gli occhi aperti
non vedrebbe nessuno lì ad ascoltarlo. Tuttavia non si può fare altrimenti. Se si vuole pregare, bisogna rinunciare a difendersi dalla situazione, bisogna
fermarsi, fermare le mani e
chiudere gli occhi. Se si vuole
pregare bisogna anche rinunciare ai propri sensi e parlare a
qualcuno che non si vede e non
si sente. In una parola, se si vuole pregare è necessario fidarsi.
questo, Gesù non insegna soltanto una formula con cui chiudere
la preghiera, ma in qualche modo vuole spiegare che cosa significa «nel mio nome». Lo spiega
parlando della sua morte sulla
croce, indicando quel momento
come il momento in cui farà loro
conoscere il Padre, come il momento in cui il Padre si rivelerà.
In un uomo torturato e morente
l’umanità scoprirà Dio; nelle parole di perdono di Gesù l’umanità scoprirà l’amore di Dio, nella sua libera obbedienza al Padre
l’umanità scoprirà l’unione di
Gesù con il Padre. Tutto questo è
sottolineato da Gesù nel dire che
la preghiera nel suo nome dipenderà dal fatto che il Padre ama i
discepoli perché essi in Cristo
hanno riconosciuto il Padre,
hanno creduto che Gesù procede
da Dio, hanno riconosciuto il
volto di Dio nel volto del loro
maestro. Questo vuol dire pregare nel nome di Gesù: rivolgersi al
Dio che soltanto Gesù cì ha rivelato, al Dio che soltanto in Gesù
ha rivelato perfettamente il suo
amore per noi.
La vittoria sul mondo
Nel nome di Gesù
Gesù, rivelazione di Dio
Tuttavia ì cristiani non pregano nel proprio nome, ma
nel nome di Gesù. Nella preghiera un credente gioca certamente
la propria credibilità, ma il credente non prega perché egli stesso è credibile, ma perché Gesù è
credibile. Tutte le religioni pregano, ma solo i cristiani pregano
nel nome di un altro, nel nome
di Gesù. Gesù è la nostra unica
possibilità di trovare una credibilità della preghiera perché egli
è la rivelazione di Dio, l’unità
con Dio, l’amore di Dio e la vittoria di Dio. I primi versetti di questo brano assicurano l’esaudimento delle richieste che verranno presentate nel nome di Gesù.
Qualsiasi cosa i discepoli chiederanno al Padre nel nome di Gesù, il Padre la darà loro. Dicendo
Preghiamo
Al cominciar del giorno, Dio ti chiamo. Aiutami a pregare e a raccogliere i miei pensieri su di te; da solo non
sono capace. C’è buio in me, in te invece c’è luce; sono
solo, ma tu non m’abbandoni; non ho coraggio, ma tu mi
sei d’aiuto; sono inquieto, ma in te c’è la pace; c’è amarezza in me, in te pazienza; non capisco le tue vie, ma tu
sai qual è la mia strada.
Dietrich Bonhoeffer
(da «Un giorno, una parola», 1997, Claudiana, p. 50)
IN tutto questo troviamo la nostra possibilità di pregare nel
nome di Gesù, nella croce di Cristo ci è rivelato il Padre, che non
si mostra a noi nella potenza ma
nella sofferenza, non nel trionfo
ma nella sconfitta. Preghiamo
nel nome di quel Gesù in cui il
Padre ha camminato sulla terra,
ha insegnato e ha guarito, di quel
Gesù senza il quale non abbiamo
accesso a Dio. A Dio è piaciuto di
rivelarsi compiutamente nel volto umano di Gesù. La forza di
Dio si mostra a noi nella debolezza di Gesù, il trionfo di Dio si
fa cogliere nella sconfitta di Gesù
sulla croce, il perdono di Dio si
compie in Gesù condannato dagli uomini. Pregare nel nome di
Gesù significa pregare un Dio
d’amore, dell’amore di Dio che
Gesù ci ha mostrato nella sua
perfezione. Il Padre ama il Figlio
e nel Figlio ama anche l’umanità
in cui il Figlio è incarnato, l’umanità che il Figlio incontra e chiama a lui. Il rapporto di amore tra
Gesù e i suoi discepoli viene accettato dal Padre e fatto proprio
da Dio, quel Dio che ama tutti
coloro che amano Gesù perché
in Gesù hanno riconosciuto la rivelazione perfetta del Padre.
Questa è la fede: credere che Gesù viene dal Padre, riconoscere
in Gesù l’unica finestra possibile
per guardare al Padre e per essere guardati da lui nell’amore.
NELL’ULTIMO versetto Gesù
indica il fine di questo insegnamento: la pace in lui fondata
sulla sua vittoria sul mondo. In
questo rapporto con il Padre,
Gesù è vittorioso, è il vincitore
della domenica di Pasqua. Il
mondo l’ha condannato a morte, torturato e ucciso, ma Dio lo
ha resuscitato, l’ha chiamato alla
vita eterna e Tha esaltato alla sua
destra nei cieli.
Il mondo l’ha portato alla
morte, ma Gesù ha vinto la morte stessa e con essa ha vinto il
mondo che la serviva. Allora se
Gesù è il vittorioso sul mondo,
questo vuol dire che la sua promessa è fedele e non bugiarda,
che la sua parola è più vera del
nostro buon senso, che quello
che ascoltiamo da lui è più reale
di quello che vediamo da soli. La
sua vittoria è il pegno della nostra salvezza ma è anche il pegno del fatto che la nostra preghiera nel suo nome viene ascoltata e accettata dal Padre. La nostra preghiera è vittoriosa perché
è presentata nel nome del Gesù
vittorioso, la nostra richiesta sale
al cielo perché è formulata nel
nome di Gesù, la nostra preghiera allora è vicina a Dio perché
Gesù è unito a Dio e siede alla
sua destra. In questa certezza
troviamo la pace, quella pace
che appartiene soltanto a Dio e
che viene donata a chi è vicino a
lui, quella pace di chi si rimette
nelle mani di Dio con la fiducia
che quelle mani non lo deluderanno e non lo tradiranno.
Il problema della preghiera
D
UNQUE, questo è quanto il
testo biblico di Giovanni ci
dice sulla preghiera, o meglio
sul problema della preghiera,
perché oggi pregare è spesso diventato un problema. Molto
spesso la preghiera personale
viene trascurata durante la giornata e quella comunitaria viene
sopportata durante il culto. Si
prega generalmente poco e male
e si cerca sempre di più uno stimolo esterno che ci possa ispirare. Tutto dev’essere tranquillo
per pregare: la musica appropriata, la luce giusta e le persone
giuste, nulla deve disturbare il
momento della ricerca del mio
Dio. O del mio Io? L’intimismo è
la falsa preghiera che facciamo
in fondo nel nome di noi stessi,
incurvati in noi stessi per eccitare il nostro cuore a provare
qualcosa dalla musica o dal silenzio, dalla solitudine o dal
gruppo, dalla commozione o
•dalla spiritualità. Di tutto questo
abbiamo bisogno quando preghiamo nel nome di noi stessi, ci
carichiamo di tutti questi pesi
che in realtà soffocano la preghiera.
Gesù ci insegna una via semplice, pregare nel suo nome, e
noi ce la complichiamo con tutte queste cose inutili. Pregare
nel nome di Gesù, cioè conformarsi a lui nella preghiera, rinunciare alla nostra voglia o alla
nostra noia di pregare per obbedire a Gesù. Nella preghiera in
nome di Gesù scopriamo Dio
come-creatore che ci mantiene
con la sua provvidenza, ma scopriamo anche noi stessi come
coloro che ricevono tutto da lui,
troviamo la nostra giusta posizione davanti a lui, sperimentiamo la nostra condizione di creature che hanno bisogno di tutto.
Pregare in nome di Gesù vuol
dire rinunciare alla nostra volontà e far sì che la sua diventi
nostra, come preghiamo nel Padre Nostro, come Gesù ha rinunciato alla sua vita per essere
obbediente al Padre.
Tuttavia molte volte ci si distrae nella preghiera, vengono
in mente persone e situazioni
che in quel momento sembrano
preoccuparci. Questo può sembrare un segno di imperfezione
della nostra preghiera ma diventa perfetto in Gesù, perché in lui
possiamo trasformare questa distrazione in intercessione, non
ci lasciamo condurre lontano da
questi pensieri ma possiamo addirittura portarli a Dio per chiedere il suo intervento e la sua
benedizione su queste persone e
situazioni. Ecco un esempio sulla preghiera di intercessione. Se
ne potrebbero fare altri sulla
preghiera di lode, di confessione
di peccato, ecc., ma quello che è
importante è che il nome di Gesù rende perfetta la preghiera, la
sua vittoria, la sua unione e la
sua rivelazione dell’amore del
Padre prendono la nostra preghiera e la perfezionano in modo che essa riceva esaudimento
da parte del Padre.
Proprio per questo motivo la
preghiera nel nome di Gesù è accettevole al Padre, perché nel nome di Gesù significa nell’ambito
di Gesù, nell’ambito dell’amore
del Padre, dell’unione col Padre
e della vittoria di Gesù contro il
mondo. Dio ci dia di pregarlo così, consapevoli che la sua maestà
e la sua generosità vorranno manifestarsi anche nella debolezza
della nostra preghiera.
Note
omiletiche
Il testo di Giovanni è
concentrato sul fatto che
la preghiera nel nome di
Gesù è gradita al Padre e
accettata da lui. Questo
centro è inquadrato nella
particolare sensibilità cristologica dell'Evangelo di
Giovanni, che sottoiinea
soprattutto la rivelazione
di Dio in Cristo e ia comunione tra il Padre e i credenti quale realtà necessariamente mediata dalla
persona di Cristo. Inserito
nelle istruzioni che Gesù
dà ai suoi discepoli prima
di essere arrestato e poi
crocifisso, questo brano
assume l'importanza di un
vero e proprio testamento
dell'insegnamento sulla
preghiera che Gesù lascia
ai suoi discepoli, in modo
che essi possano continuare ad avere comunione
con il Padre anche dopo
la fine del ministero terreno di Cristo e racchiude
un'urgenza dettata dal
prossimo arresto di Gesù. I
discepoli, nei testi giovannei del commiato di Gesù,
non sembrano cogliere
immediatamente questa
urgenza, perciò l'iniziativa è interamente nelle
mani del loro maestro.
Dopo aver messo a fuoco l'inquadramento esegetico generale, notiamo
che il centro di questo discorso di commiato, cioè
l'efficacia della preghiera
presentata al Padre nel
nome di Gesù Cristo (23b),
si spiega nei suoi fondamenti della croce, della
unità tra il Padre e il Figlio e dell'amore tra il Padre, il Figlio e i discepoli
(v. 27-28) per trovare infine il coronamento nella
vittoria di Cristo e nella
consolazione dei discepoli
nella vittoria del loro
maestro (v. 33).
L'analisi esegetica del
testo si rispecchia non soio nei contenuti della meditazione, ma anche nella
costruzione omiletica formale. Le parti del sermone, in altre parole, sono
costruite secondo la costruzione del testo stesso.
L'attualizzazione non
può esimersi dal trattare
la nostra situazione nei
confronti della preghiera,
considerata spesso una
proiezione della propria
spiritualità e quindi mal
compresa in senso personalistico ed egoistico, facendo dipendere la pratica della preghiera dal
proprio sentimento e dall'attitudine del momento
invece che dal solo Gesù
Cristo. L'unicità di Cristo
quale garante dell'efficacia e dell'esaudimento
della preghiera da parte
del Padre deve essere ribadita soprattutto nell'ambito, libero ma talvolta un po' anarchico,
della spiritualità personale, senza temere di perdere per questo la libertà
dei figli di Dio, ma piuttosto considerando ia vera liberazione del fatto
che è soltanto Gesù Cristo che rende la nostra
preghiera perfetta e accettevole al Padre.
Per
approfondire
- Per l'inquadramento
dell'ambiente consigliamo
La comunità del discepolo
prediletto, di Raymond E.
Brown, Cittadella editrice,
Assisi, 1982.
- Un commentario accurato e di ampio respiro è il
Giovanni, traduzione e
commento di Rinaldo Fabris. Boria, Roma, 1992,
che contiene degli interessanti capitoli di storia
dell'interpretazione.
- Di fondamentale importanza per la comprensione di Giovanni presso i
riformatori è il commentario di Calvino In Evangelium lohannis Commentarius. Ed. Thorluck,
Berlino 1858, purtroppo
non disponibile in lingua
italiana.
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Germania, si sono costituite in ambiente protestante molte confraternite
Nuova vita fra le mura dei vecchi conventi
La ChÌ6S3 6V3ng6lic3 tsdsscB hà di recente riconosciuto ufficidimente il Isvoro
missionàrio e didconsle delle dieci comunità evdngeliche esistenti in Germdnid
STEPHAN CEZANNE
Dietro le mura dei conventi non vivono soltanto frati e suore. Sempre più
numerosi sono anche gli
evangelici che seguono la
antica regola benedettina:
«Ora et lahora». Sin dalla fine
della seconda guerra mondiale, senza clamore, si sono
costituite in ambiente protestante numerose confraternite maschili e femminili e
comunità con una propria
spiritualità. In esse ci sono
uomini e donne che praticano il celibato, ma anche famiglie con bambini. Queste
comunità che rispondono ad
una regola e possono avere
da tre membri a più di cento
hanno una cosa in comune:
la loro giornata è scandita
dal culto comunitario e dalla
preghiera ad ore fisse.
La Chiesa evangelica tedesca ha di recente riconosciuto ufficialmente il lavoro missionario e diaconale delle
dieci comunità evangeliche
della Germania. L’incaricato
per questo settore, il vescovo
Ulrich Wilckens, le definisce
«Scuole di preghiera» e modello di vita comune «per gli
uomini e le donne del nostro
tempo che vogliono vivere in
comunione». In esse c’è una
pace «che non si può trovare
in altri posti al mondo».
Tra le più vecchie comunità
della Germania ci sono le
«Sorelle di Maria» di Darmstadt, che hanno festeggiato
alla fine di maggio il cinquantesimo anniversario della loro
costituzione. Altrettanto rappresentativo del boom dei
L’antico convento agostiniano di Erfurt, dove Lutero era monaco
conventi evangelici è la «Confraternita di Gesù», nata nel
1961 per uomini che vogliono
vivere in comunità e nel celibato. Circa trent’anni fa si sono sistemati nella Gnadenthal, in Assia, vicino a Bad
Camberg, in un convento che
un tempo apparteneva alle
monache cistercensi. Dal secolo XVII, in piena Guerra dei
Trent’anni, il convento, fondato nel 1235, non era più
abitato da quando l’ultima
badessa, Liebmut von Irmtraut, unica sopravvissuta,
dovette abbandonarlo. Oggi,
nel piccolo villaggio tra le colline del Taunus rifioriscono le
antiche virtù dei movimenti
di riforma all’interno della
chiesa. La comunità si richiama sia alle tradizioni della comunità dei fratelli moravi di
Herrnhut sia all’opera di Dietrich Bonhoeffer con il suo
appello alla «vita comune».
Da qui sono nate delle diramazioni, all’interno e al
l’estero: fra queste un Centro
di incontri per cristiani, ebrei
e palestinesi a Latrun in
Israele e una'comunità femminile in Camemn. Da quando è avvenuta la riunificazione in Germania la Confraternita di Gesù è presente anche
nella Germania orientale.
In totale, Gnadenthal offre
85 posti di lavoro e di formazione che coinvolgono i 120
membri della comunità e
persone dei dintorni. C’è una
falegnameria che si è altamente specializzata ed ha
avuto successo in tutta la
Germania con la sua produzione di elementi per cucine
e sanitari. L’agricoltura esercitata secondo regole biologico-organiche costituisce un
modello in tutta la zona circostante.
Il convento cistercense di
Volkenroda in Turingia, che è
passato nel 1994 alla Confraternita di Gesù, vuole costruire insieme alla comunità dei
fratelli di Cristo di Selbitz un
convento di acciaio e vetro
che verrà presentato all’esposizione mondiale del 2000.
Importanti aziende del settore del vetro e dell’acciaio si
sono offerte di sponsorizzare
il progetto. Del resto l’impiego dei materiali più moderni
e della tecnologia più avanzata è un’eredità dei cistercensi.
Secondo fratei Francesco,
il lavoro è strettamer\te legato a una vita spiritualmente
sana: per questo l’attività del
suo convento ha successo.
«La nostra pietà la viviamo
come servizio nel mondo»
aggiunge il pastore KarlHeinz Michel. Nonostante
queste caratteristiche, Gnadenthal resta per i due teologi il luogo della riflessione. E
nella loro «Casa del silenzio»
essi offrono agli ospiti anche
soggiorni di contemplazione
e seminari. Il costituirsi di
numerose comunità regolari
in ambito protestante sarebbe stato salutato con favore
anche da Martin Lutero, che
pure era fuggito dal chiostro.
Nonostante la durissima critica agli abusi del suo tempo,
egli attribuiva un posto stabile importante nella chiesa
a quelle comunità particolari
«che seriamente desideravano essere cristiane». Quattro
sorgile della comunità evangelica di Castellar Ring hanno voluto prendere sul serio
Lutero e 440 anni dopo la
morte dell’ultimo monaco
nel convento agostiniano di
Erfurt, lo hanno rimesso a
posto per farne un centro di
incontro. Cepd)
Viaggio fra alcune chiese della Comunità evangelica di azione apostolica
Una «azione apostolica comune» nel Chaco argentino
FRANCO TAGLIERÒ
Lf ULTIMO Consiglio della
( Cevaa, riunito a Parigi lo
scorso dicembre, ha approvato, con notevole entusiasmo, il progetto di una azione apostolica comune (Aac,
cioè iniziativa che riguarda
tutta la Comunità ed è finanziata da essa) presso gli indiani Tobas nel Chaco Argentino. La documentazione
prodotta e la testimonianza
di una piccola commissione
di studio recatasi sul posto
ha determinato l’approvazione dei membri del Consiglio della Cevaa, ai quali non
pareva vero di trovarsi non
di fronte ai consueti problemi di ordine finanziario ma
ad una iniziativa nuova e soprattutto dotata delle carica
missionaria più tipica della
Comunità. Lo scopo è semplice: si tratta di aiutare la
popolazione indigena a intraprendere una riflessione
teologica che la conduca a
rivalorizzare la propria cultura, radicandola nell’Evangelo di Gesù Gristo.
Gli indigeni Tobas vivono
tjel Chaco, a circa 1.150 km.
ua Buenos Aires. Cacciati e
respinti nel corso degli anni
dalla penetrazione coloniale
® dalle dittature militari, si
confrontano ora con la perdita della loro terra e della propria identità. Nel momento
'tt cui l’evoluzione politica e
economica dell’Argentina accelera, il sistema medico-sociale ed educativo emargina
®d esclude ancor più gli indi8ani, che non possono insetirsi nel processo di sviluppo
e di modernizzazione del
Paese. Essi tuttavia sono alPteno aiutati dalle chiese nel
la lotta per il ricupero di
150.000 ettari di terra a loro
riservati. Insieme alla Chiesa
valdese del Rio de la Piata
agisce nel Chaco la Jum (Junta Unida de Misiones), organismo ecumenico evangelico
avente come programma la
lotta contro l’ingiustizia sociale e contro le malattie (la
tubercolosi è particolarmente cruenta presso i Tobas). Le
iniziative della Jum, che non
riceve finanziamenti dal governo, hanno sempre sostenuto le organizzazioni indigene dando loro la possibilità
di ricostruirsi sulla base della
loro identità, affrontando le
diffidenze dell’opinione pubblica e le conseguenti difficoltà economiche.
L’intervento-della Cevaa è
diretto essenzialmente nel
senso della promozione della
riflessione teologica, mentre i
programmi medici e sociali
sono sostenuti da altre organizzazioni partner della Jum.
Il lavoro di animazione teologica sollecitato dalle comunità indigene stesse accompagnerà tutti i livelli del progetto, che comprende il ricupero, la difesa e l’occupazione delle terre. L’Azione apostolica comune dovrà essere
un luogo di formazione biblica e teologica che permetta
una sistematizzazione delle
esperienze concrete legate alle varie tappe del progetto;
per questo l’Istituto teologico
di Buenos Aires (Isedet) è già
coinvolto nel programma, attraverso un inviato della Cevaa giunto in Argentina nel
1992. L’obiettivo parallelo
della Aac, che dovrebbe permettere momenti di aggregazione di tutti gli indigeni, è
anche quello di mirare all’
unificazione dei diversi gruppi trovatisi in posizioni conflittuali davanti alle difficoltà.
La Cevaa ha come referente un Comitato che riunisce i
rappresentanti di tutte le comunità evangeliche Tobas,
della Chiesa valdese e della
Jum: esso sarà il nucleo portante del programma e, dopo
un primo anno di messa a
punto delle iniziative, lavorerà su un periodo triennale
in due fasi: la sperimentazione e il consolidamento. Spetterà poi al Consiglio della Cevaa valutare il proseguimento del progetto e stanziare,
nel limite del possibile, ulteriori finanziamenti.
Conversazioni tra anglicani e metodisti nel Regno Unito
La Chiesa riformata unita vuole partecipare
Un rappresentante della
Chiesa riformata unita del
Regno Unito ha dichiarato
che le «conversazioni ufficiali» previste tra la Chiesa d’Inghilterra e la Chiesa metodista potrebbero essere allargate alla Chiesa riformata unita.
La Chiesa riformata unita è
formata principalmente dalla
fusione delle Chiese congregazionalista e presbiteriana.
Bob Andrews, presidente
della commissione ecumenica della Chiesa riformata
unita, ha dichiarato all’agenzia Eni che «la Chiesa riformata unita dovrebbe chiedere di partecipare a pieno tito
lo» alle conversazioni ufficiali tra anglicani e metodisti. I
sostenitori di conversazioni
tripartite sottolineano che
esistono più partenariati tra
le chiese metodista e riformata unita che non tra le
chiese metodista e anglicana.
Durante la sua Assemblea
generale nel luglio scorso, la
Chiesa riformata unita aveva
espresso il desiderio di essere associata a tutte le conversazioni tra anglicani e metodisti. Tale posizione è stata
riaffermata durante il Sinodo
della Chiesa d’Inghilterra
dalla rappresentante ufficiale
della Chiesa riformata unita,
Christine Carven. Keith Read, responsabile delle relazioni ecumeniche della Chiesa metodista, pensa che alcuni membri della Chiesa
riformata unita «potrebbero»
sentirsi esclusi da un simile
progetto tra anglicani e metodisti.
«Le questioni di ecclesiologia possono essere percepite
diversamente dai membri
delle Chiese metodista e riformata unita. Abbiamo ministeri in comune, ma potrebbero verificarsi tensioni a
livello dei partenariati ecumenici locali per questo motivo», ha detto Reed. (erti)
Francia: si apre il 18 febbraio airUnesco
il 400" anniversario dell'Editto di Nantes
PARIGI — Il 400“ anniversario della firma dell’Editto di Nantes sarà celebrato lungo tutto l’anno 1998. Sono state programmate numerose manifestazioni: la prima avrà luogo il 18 febbraio nei locali dell’Unesco a Parigi. La Federazione protestante di Francia (Fpf) si appresta a vivere un anno ricco di avvenimenti: le città di Pau, La Rochelle e Nantes ospiteranno mostre; a Nantes si svolgeranno sia l’Assemblea generale della Fpf
(marzo) sia il Sinodo nazionale della Chiesa riformata di Francia (maggio). 11 28 febbraio, a Parigi, un colloquio radunerà
presso il Palazzo dei Congressi circa 3.500 protestanti. In occasione dell’apertura dell’anno del 400“ anniversario, presso
TUnesco, interverranno varie personalità tra cui il presidente
della Repubblica, Jacques Chirac, il pastore Jean Tartier, presidente del Consiglio della Fpf, e mons. Louis-Marie Bilie, presidente della Conferenza episcopale di Francia. (spp/apic)
fi PaveI Smetana rieletto moderatore
della Chiesa dei Fratelli cechi
PRAGA — Il Senior sinodale (moderatore) della Chiesa
evangelica dei fratelli cechi, Pavel Smetana (60 anni), è stato
confermato nella sua carica per altri sei anni. Il Sinodo lo ha
rieletto a grande maggioranza il 21 novembre scorso a Praga.
Il Senior è il massimo rappresentante della Chiesa ceca e svolge una funzione quasi episcopale. Smetana ricopre questo incarico dal 1990 ed è attualmente anche presidente del Consiglio ecumenico delle chiese della Repubblica ceca. Come segretario generale della Chiesa il Sinodo ha eletto la 61 enne Lydie Roskoveova ed è la prima volta nella storia della Chiesa dei
Fratelli cechi che una donna è chiamata a dirigere il più alto
ufficio laico. La Chiesa dei Fratelli cechi sta attraversando un
periodo difficile sia dal punto di vista economico sia per la
perdita di membri. Dal 1“ gennaio al 31 dicembre 1996 i membri sono passati da 144.000 a 138.500, come riporta il periodico della Chiesa ceca «Cesky bratr». Negli ultimi dieci anni il
decremento è stato costante e la diminuzione di membri è
stata di circa 55.000 unità. Nel 1996, 2.650 persone hanno lasciato la chiesa e 140 vi sono entrate, nel 1995 di fronte a circa
4.000 defezioni, solo 130 erano state le ammissioni. La Chiesa
evangelica dei Fratelli cechi è una delle chiese protestanti della Cechia e raccoglie 1’ 1,4% della popolazione. (epd)
Cuba: crescita delle chiese protestanti
L’AVANA — Al termine di un viaggio a Cuba alla guida di
una delegazione del Consiglio nazionale delle chiese degli
Stati Uniti, il pastore presbiteriano Marian McClure si è detto
impressionato dalla recente crescita del numero delle chiese
protestanti nell’isola e ha rimarcato che «pur rattristati dalle
divisioni che persistono tra i nostri paesi, è motivo di gioia
vedere che la chiesa, il corpo di Cristo, resta unita al di sopra
della volontà dei governi e dei sistemi politici». (nev/alc)
Per il patriarca Bartolomeo lasciare
il Cec sarebbe «del tutto assurdo»
AMSTERDAM — È da escludere un ritiro delle Chiese ortodosse dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e dalle organizzazioni ad esso collegate; sarebbe «del tutto assurdo». È
quanto ha dichiarato al quotidiano neerlandese Trouw il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo; a suo parere, «coloro che ostacolano il movimento ecumenico crocifiggono il Cristo una seconda volta». Dopo il ritiro della Chiesa
ortodossa di Georgia, nel giugno scorso, correnti conservatrici
fanno pressione perché l’ortodossia russa si disimpegni. Anche la Chiesa ortodossa serba parla di ritiro. Ci sarebbero oggi
tra 200 e 250 milioni di ortodossi nel mondo, contro 150 milioni dieci anni or sono. Le chiese più numerose sono le chiese
ortodosse russa (tra 100 e 150 milioni di membri) e romena (23
milioni), l’arcivescovado greco-ortodosso di Atene (9 milioni)
e i patriarcati serbo e bulgaro (8 milioni ciascuno). (spp/apic)
Usa: verso la piena comunione
tra Chiesa luterana e Chiesa morava
NEW YORK — Dopo anni di dialogo, l’assemblea nazionale
del 1999 della Chiesa luterana degli Usa (Elea) sancirà la piena
comunione con la Chiesa morava in America. Lo ha deciso il
Consiglio dell’Elea, riconoscendo che «le due chiese condividono le stesse tradizioni teologiche e lo stesso impegno missionario» e che «non vi sono diversità che possono pregiudicare la piena comunione». Negli Usa, i Fratelli moravi sono
circa 200.000, i luterani dell’Elea oltre 5 milioni. (nev/lwi)
Dottorato honoris causa al presidente
delia Repubblica di Armenia
STRASBURGO —, Il presidente della Repubblica di Armenia, Levon Ter Petrossian, è stato insignito del titolo di dottore honoris causa della Facoltà di teologia protestante di Strasburgo. Il presidente armeno è stato premiato per i suoi lavori di ricerca e di traduzione della Bibbia. (Réforme)
ii VI Congresso evangelico spagnolo
MADRID — Forte appello all’unità del protestantesimo
spagnolo dal VI Congresso evangelico spagnolo, concluso l’8
dicembre scorso a Madrid. Oltre 2.000 rappresentanti di tutte
le denominazioni protestanti presenti nel paese hanno sottoscritto un documento finale (consegnato in forma ufficiale al
termine dei lavori al re Juan Carlos) che sottolinea la necessità di giungere in tempo breve alla «realtà di una unica chiesa evangelica per quanto riguarda i punti essenziali della nostra fede, pur nella pluralità e diversità che derivano dal principio della libertà di coscienza». «La Bibbia - sottolinea il documento - è la nostra unica autorità nel campo della fede e
della testimonianza». (nev/alc)
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RIFORMA
venerdì 9 GENNAIO 1998 VEN
«La vita è bella», ultimo film di Roberto Benigni dedicato alla Shoà
Le maschere della tragedia
Un'opera che coglie con accenti comici tutta la natura drammatica dell'evento
e costringe a riflettere su quei fatti ma anche su problemi più recenti
ALBERTO CORSAMI
PER poter valutare La vita
è bella occorre fare una
premessa di ordine cinematografico-letterario e poi una
postilla di carattere politico.
La premessa è che non da oggi il comico (l’attore comico,
il regista, lo scrittore) molte
volte è in grado di penetrare
la realtà del proprio tempo o
della storia, anche la realtà
tragica, in maniera più profonda e incisiva degli autori
«drammatici»: ne sono prova,
per restare al cinema, e in
particolare a quello comico
ebraico-americano, i film migliori di Woody Alien (un
esempio su tutti. Crimini e
misfatti, 1989, in cui, in mondo cinico basato sul carrierismo, un oculista di fama non
esita a commissionare alla
mafia l’omicidio della propria
amante: oppure Hannah e le
sue sorelle, 1986, spietata analisi della solitudine delle esistenze) ma anche gli ultimi di
Jerry Lewis; ne fu meravigliosa prova il cinema di Chaplin,
di famiglia in parte ebraica,
così come quello di Ernst Lubitsch, autore di commedie
brillanti di fondo amaro,
scappato dall’Europa a causa
del nazismo. Gli esempi in
letteratura potrebbero essere
anche più numerosi.
Benigni si è mosso, probabilmente per istinto, ma con
due apporti fondamentali,
quello della documentazione, fornita dai centri studi
delle comunità ebraiche, e
quello della sceneggiatura,
scritta, come altre, insieme a
Vincenzo Cerami (autore pochi mesi fa di Fattacci. Il racconto di quattro delitti italiani), da sempre attento lettore
della società italiana. L’operazione riesce, sostenuta da
buon ritmo e dall’ottima sceneggiatura, ma riesce anche e
soprattutto perché riesce a
porre delle questioni fondamentali anche oggi.
Intanto bisogna eliminare
un primo equivoco, che ricorre nei giudizi più affrettati: il
tono del film, come è logico
aspettarsi, è comico, ma tutta
l’azione di Guido/Benigni nel
lager, tutto il rapporto di
«pietose menzogne» che egli
instaura con il bambino per
fargli sopportare in qualche
modo la prigionia, la violenza, la fame, suscita nello spettatore anche delle risate, ma è
soprattutto una «celebrazione dell’inventiva». Noi possiamo ridere, il bambino invece, quando ci casca, viene
letteralmente affascinato dalle spiegazioni del padre. Benigni gli presenta le regole del
lager come regole di una caccia al tesoro che il bambino
affronta soffrendo ma ammaliato dal premio di un carro
armato; il comico celebra le
virtù dell’invenzione romanzesca, della commedia dell’
arte (la finta traduzione di
quel che dice il kapò), dell’arte di arrangiarsi e di adattarsi
a condizioni particolari. Non
sono banalità: queste capacità sono state indispensabili
a molti per sopravvivere, ne
narra Primo Levi più volte,
nei suoi testi letterari come
nelle interviste. Che cosa non
si inventavano i prigionieri
per sopravvivere, o perlomeno per vivere ancora (qualche
settimana, qualche mese?)
senza perdere del tutto il senso della propria dignità?
D’altra parte, e questo è un
altro merito del film. La vita
è bella propone anche una
riflessione non scontata sull’oggi, in almeno due momenti: il medico tedesco, conosciuto in Italia perché
cliente dell’hòtel e ritrovato
nel lager, fa capire con i gesti
di non poter aiutare i prigionieri, di essere insomma costretto a fare ciò che fa (cioè
le selezioni per gasare i più
deboli): un discorso che abbiamo ben presente, che abbiamo sentito dai difensori di
Priebke e di altri nazisti sotto
processo in questi anni. Un
discorso inaccettabile*. Inoltre dà da pensare il fatto che il
pregiudizio, la sopraffazione
e l’insulto si manifestano inizialmente sotto forma di goliardata, di scherzo, di battuta
(il cavallo dello zio dipinto di
verde con la scritta «ebreo»).
Non ci mancano purtroppo
oggi i segnali dell’intolleranza
camuffati da burla... Così come è tragicamente vera l’incredulità di Guido di fronte
alle voci, nel lager, della «saponificazione» delle vittime:
sembra incredibile, non è
possibile, dice lui, ma in
quanti in Europa l’hanno dptto, e per quanto tempo...
Insomma, 50 e più anni dopo Il grande dittatore di Chaplin, il suo nipotino ci fa riflettere: se a Benigni manca
per forza di cose la straordinaria coincidenza dell’aspetto fisico che univa due personaggi antitetici (il barbiere
ebreo e il dittatore) riuniti
Il debito verso un maestro
Gli «omaggi» a Chaplin
Il riferimento del film di Benigni al Grande dittatore è evidente dalla scelta dell’argomento, ma il debito del comico
toscano nei confronti di Charlie Chaplin è più ampio, e viene espresso anche attraverso altri richiami (o citazioni) da
altri suoi film.
- L’accoglienza che il paese prepara, all’inizio, a un gerarca fascista, con palco e banda, e che viene sconvolta
daH’arrivo su un’auto senza freni di Benigni richiama l’inizio di Luci della città, dove viene scoperta una statua su cui
si è addormentato l’omino con i baffi.
-All’ordine dello zio. Guido esegue i movimenti che il cameriere provetto deve fare per accingersi a servire i clienti,
e lo fa ripetendoli più volte meccanicamente, come l’operaio alienato di Tempi moderni, che anche uscito dalla fabbrica ripete nel vuoto il gesto di stringere i bulloni di sua
competenza.
- Sostituitosi all’ispettore scolastico. Guido improvvisa
una danza su un tavolo, scoprendosi le ginocchia e facendo
roteare le gambe, come Chaplin fa con i panini infilzati nella forchetta nella celebre «danza» della Febbre dell’oro.
Benigni inoltre rivolge un omaggio al collega scomparso
Massimo Troisi, cercando di imbattersi «casualmente» nella ragazza facendo il giro dell’isolato in tempi calcolati, come faceva il napoletano in Ricomincio da tre.
I Un libro di Mariella Zoppi
Il giardino in Europa
un viaggio affascinante
MARIA LUISA SOTTI
l'Eterno Iddio piantò
un giardino in Eden,
in Oriente, e quivi pose l’uomo che aveva formato. E V
Eterno Iddio fece spuntare
dal suolo ogni sorta di alberi
piacevoli a vedersi e il cui
frutto era buono da mangiare...» (Genesi 2, 8-9). Le storie
dell’umanità e dei giardini si
intrecciano fin dall’inizio
della creazione, come ci ricorda la Genesi. Da allora a
opi l’azione intelligente degli esseri umani ha elaborato
un’arte particolare che è
quella dei giardini e parchi
che sono diventati oggi meta
anche di viaggi turistici organizzati da associazioni culturali e «Garden club» che hanno saputo avvicinare milioni
di persone a queste espressioni artistiche tra le più alte
della nostra umanità, riavvicinando l’uomo alla tanto bistrattata natura.
Tra chi ama viaggiare e
ama la natura chi non ha visitato e apprezzato le bellezze
dei giardini di Villa d’Este a
Tivoli, progettati dal Ligorio,
quelli di Vijla Tante a Bagnata
del VignóHa, il suggestivo
giardino realizzato sulle rovine di un’antica cittadina come quello di Ninfa? Chi non
ha ammirato i giardini di
Villa Taranto o le meraviglie
del Parco della Reggia di Caserta o gli Hanbury a Ventimiglia, la Villa di Poggio a
Caiano, come il parco iSllarney in Irlanda, quello di Mainau sul lago di Costanza o i
giardini di Villandry a Tours,
il giardino di Kew o quello di
Sissingurst o gli Hodnet Hall
Gardens in Inghilterra? Sono
tutti spazi verdi resi fantastici dall’opera intelligente di
persone come, per esempio,
Russel Page che con grande
mente architettonica ha deviato torrenti, creato laghi,
modellando l’acqua, facendola scorrere o ristagnare a
specchio, per rendere le immagini così create più mirabili e coinvolgenti.
Chi ha il dono di amare i
giardini e i parchi non potrà
non ritrovare nel libro di Mariella Zoppi*, che conduce il
lettore in un accurato percorso storico alla conoscenza
•della nascita del giardino in
Europa, un’opera che lascia il
segno e accompagna al chiarimento di mille interrogativi
sul perché i parchi e i giardini
abbiano avuto e abbiano tuttora tanta importanza e attrazione nella vita umana.
sotto le sembianze della «maschera-Charlot», se gli manca
in ultima analisi quel pò’ di
cattiveria di Chaplin (era humour nero e cinico, cioè un
modo di dire la verità, e non
patetismo come troppo spesso si è detto della sua comicità), che costringe il barbiere
a sorridere guardando dal
tetto la sua bottega incendiata dai nazisti, il suo film è serio. E siamo alla postilla; in
sala, anche nella seconda tragica parte, ora si sorride, ora
si ride forte, ciò è inevitabile
e anzi voluto, nonostante
l’amarezza e la commozione.
Ma così accade a chi, come
noi, conosce il resto: il problema è: e chi ride e basta? I
ragazzini? Che cosa sanno?
Allora non importa tanto discettare se La vita è bella sia o
no un bel film: importa il suo
carattere di test per verificare
fino a che punto due generazioni, una prossima a scomparire e una nella piena maturità, sappiano parlare a
quelle successive, mantenere
viva la memoria, anche nella
risata. Negli ultimi due mesi
abbiamo assistito allo scandalo dell’infiltrazione dei
neonazisti nell’esercito tedesco e a quello di un Le Pen le
cui «minimizzazioni» dello
sterminio sono state giustamente condannate, nel giro
di pochi giorni, da un tribunale francese. Pensiamoci, e
ringraziamo Benigni che ce
ne dà l’occasione.
(*) «La solita difesa fondata
sulia “obbedienza agli ordini”
(...) è stata completamente
sconfessata dagli inesauribili
archivi di guerra tedeschi, che
negli ultimi anni hanno fornito
agli storici accurati molti
esempi di efficaci protesta e di
richieste di trasferimento dalle
unità incaricate degli assassini» (G. Sereny, In lotta con la
verità. La vita e i segreti di Albert Speer, amico e architetto di
Hitler, Rizzoli, 1995, p. 282)
N:
Charlie Chaplin ne «Il grande dittatore»
Le avventure di Guido
«La vita è bella» è decisamente diviso in due.parti. Nella
prima Guido, trasognato aspirante cameriere nel grand hotel diretto dallo zio, si imbatte in una giovane maestra elementare proveniente da una famiglia altolocata; se ne innamora e fa di tutto per sottrarla a un mondo che anch’ella
detesta e che la vorrebbe fidanzata a un ottuso funzionario.
La sposerà e da loro nascerà un bambino. Intanto incominciano le prime avvisaglie della persecuzione degli ebrei, intimidazioni, violenze, oltraggi, fino al giorno in cui ha luogo
la deportazione. Fin dall’ingresso sul treno che li porta via.
Guido inventa una serie di storie per fare in modo che il
bambino viva l’avventura come una specie di grande «caccia al tesoro», che prevede alcune regole ben precise. Lo fa
fino all’ultimo, quando un ufficiale tedesco conosciuto in
Italia lo chiama come cameriere a un ricevimento. Da lì in
poi si gioca la partita della salvezza del bambino.
«In exitu», ostico testo dello scrittore cattolico
Testori e il dramma della società disumana
PAOLO FABBRI
Giovanni Testori iniziò a
Í
(*) Mariella Zoppi; Storia
del giardino europeo. 1995,
Laterza, Bari, 175 pp. lire
45.000.
scrivere il romanzo In
Exitu («Sulla soglia») nel 1982
e arrivò a farlo pubblicare da
Garzanti nel 1988, dopo un
profondo travaglio interiore
provocato dalla figura del
protagonista, che gli era entrata dentro costringendolo a
un intenso dialogo con se
stesso. Un dialogo che subito
l’autore porta sulla scena
enucleando uno straordinario monologo del drogato Riboldi Gino, alla fine del suo
percorso terreno nella «tutankamica» stazione di Milano simbolo, insieme con T
ospedale di Niguarda, di una
città che sovrasta le persone,
dall’alto le guarda passare
senza curarsene.
Dopo una prima scandalo
(soprattutto per il linguaggio
durissimo) a Firenze, con la
partecipazione dello stesso
autore come voce narrante e
di Franco Branciaroli come
protagonista, lo spettacolo
diventa evento, in una memorabile rappresentazione
ambientata nella stessa stazione Centrale. Dopo dieci
anni il dramma viene ora riproposto al teatro Elfo di Milano da Micaela Blasi Cortelazzi con l’interpretazione di
Andrea Facciocchi. La vicenda è tutta nelle elucubrazioni
deliranti del protagonista,
che ha disceso tutti i gradini
della depravazione, arrivando
a prostituirsi per mantenersi
la dose quotidiana di droga.
Sui gradini della stazione,
che diventano metafora dei
gradini della vita, Riboldi Gino si lancia contro la società
postindustriale disumana e
disumanizzante, bestemmia
Dio, ma nella bestemmia lo
prende a interlocutore e si
apre un varco nei ricordi di
un tempo sepolto sotto spessi
strati geologici di vessazioni,
umiliazioni di ogni tipo e grado, che ne hanno fatto un
perdente della vita. Rammenta così con dolcezza il padre,
operalo specializzato, morto
di carcinoma al Niguarda, il
paesello natale con il suo laghetto, la madre che tutto ha
sopportato e tutto ha amato.
E sullo sfondo la maestra, la
«maes», che non comprende
ma giudica (che ci richiama
alle Lettere a una professoressa di don Milani e dei ragazzi
della Barbiana, con la sua critica dura a una scuola che
educa i migliori e lascia cadere i più deboli). L’elucubrazione diventa delirio puro e il
linguaggio si fa spezzato,
quasi a rispecchiare l’accelerazione della marcia verso
l’inevitabile tragica fine, conservando l’alternarsi del dialetto milanese con l’italiano,
tipico dei popolani quando
parlano con gente «istruita».
Ormai tutto si confonde, il
volto materno si sovrappone
a quello della maestra, la prima comunione con gli incontri mercenari, ma alla fine,
nel momento supremo, esplode l’invocazione a Gesù.
Al termine di questa via
crucis la tazza della latrina in
cui è stata iniettata l’ultima
fatale overdose diventa l’altare su cui Riboldi Gino depone
la sua povera vita. Il giorno
dopo i frettolosi passanti diretti al treno concordano sul
fatto che sopra quel cadavere
coperto dal lenzuolo si era
formato un alone luminoso,
nel quale mi piace vedere la
metafora dell’amore di Cristo, che aveva trovato da solo
la strada per arrivare a uno
dei «minimi» che amava.
Quella di Testori è una denuncia gridata alla città di,
Milano e alla sua borghesia
ma a noi protestanti, eredi
della grande tradizione sociale riformata, non dice proprio
nulla? Quanto delle nostre
numerose opere è dedicato ai
perdenti, ai miserabili disprezzati da tutti? In uno scenario elementare, costituito
da un muro nero fuliggine,
Andrea Facciocchi crea a poco a poco un’atmosfera tesa,
che coinvolge gli spettatori, li
incalza quasi costringendoli a
un muto dialogo che si risolve
nel finale, in cui forse non
stonerebbero le ultime note
della cantata di Bach Bwv 56:
«Vieni, morte, sorella del sonno, vieni e portami via».
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Il 1848 e la scuola
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Nel corso del 1997 si è positivamente manifestato,
da parte delle nostre chiese,
un rinnovato interesse alle
sorti della scuola italiana e più
in generale ai temi culturali,
nella convinzione che la preparazione degli insegnanti e
degli studenti costituisca un
investimento determinante per
il futuro del nostro paese, soprattutto in considerazione
della dimensione europea e
del contesto multieulturale,
multietnico e multireligioso
che caratterizzerà i prossimi
decenni. Sia nella lettera inviata dal Consiglio della Federazione delle ehiese evangeliche al ministro Berlinguer
sui temi della riforma scolastica, sia nel documento approvato dal Sinodo valdese viene
esplicitato il contributo che il
protestantesimo italiano può
dare e la necessità di superare
in particolare l’anacronistico
monopolio che ancora la
Chiesa cattolica detiene, grazie al Concordato, nella scuola, per quanto concerne la dimensione religiosa, provocktido in tal modo ignoranza, disinformazione, provincialismo
e falsificazioni intollerabili.
Nessuno si aspetta che le
cose cambino in fretta: un piccolo risultato ottenuto finora è
rinserimento di una docente
■ .valdese, Elena Bein, nella
^commissione governativa che
r si occupa dell’impostazione
culturale dei futuri programmi
scolastici. Mentre ci auguriamo che la Federazione prosegua a nome delle chiese evangeliche il lavoro iniziato, vai
la pena domandarsi se è possibile fare qualcosa di concreto a livello locale, e in particolare nel Pinerolese. Anche
se in molti settori sensibili del
mondo cattolico è viva la consapevolezza di dover affrontare nella scuola, in futuro, la
conoscenza dei fatti religiosi
in modo pluralistico, non confessionale, superando l’attuale
insegnamento religioso cattolico, non è realistico pensare
che possano avvenire significativi mutamenti per iniziativa delle singole scuole, essendoci in ballo, fra l’altro, le
sorti degli attuali insegnanti di
religione. Questo tema deve
invece essere continuamente
posto, con decisione e franchezza, da parte degli evangelici, in tutte le occasioni di
incontro ecumenico, dicendo
alla parte cattolica che è venuto il momento di una rinuncia unilaterale da parte della
Conferenza episcopale a questo insegnamento e che l’ecunienismo potrà progredire a
condizione che questo gigantesco ostacolo venga rimosso:
solo così si potrà mettere mano con chiarezza a una diversa soluzione, che non deve
assolutamente privare la
scuola dello studio dei fatti
tcligiosi, tra l’altro così decisivi nella storia europea e nella nascita delle democrazie
moderne, ma lo deve affrontare con insegnanti preparati
e assunti come tutti gli altri,
senza preferenze confessionali e con la massima apertura al
pluralismo culturale.
Una possibilità di allargare
gli orizzonti della scuola potrebbe essere offerta dalla ricorrenza, quest’anno, dei 150
anni dal 1848. Come è noto si
sta preparando per questo anniversario, un impegnativo
programma di manifestazioni
ma non mi pare finora che si
sia pensato di coinvolgere le
scuole; penso invece che da
parte della Commissione esecutiva distrettuale, ma anche
delle singole chiese, si dovrebbero ineontrare i capi di
istituto almeno delle scuole
superiori del Pinerolese per
proporre alle scolaresche e ai
docenti delle conferenze in
orario scolastico sul 1848, sul
significato delle Lettere Patenti, sul senso di questo avvenimento nel quadro storico
nazionale e locale, nonché
della storia valdese. C’è una
forte sensibilità civile sull’importanza di tale data: ma sappiamo quanti equivoci circolano in merito nello stesso
mondo valdese: dall’idea che
i valdesi abbiano ottenuto la
libertà religiosa e non unicamente i diritti civili a quella
ehe si sia trattata di una generosa concessione di Carlo Alberto: la storia è diversa e va
raccontata per quello che è. È
un debito che come valdesi
abbiamo verso gli insegnanti
e gli studenti. Naturalmente la
cosa migliore sarebbe di collocare il 1848 in un contesto
più §mpio, proponendo in
questo caso non una sola conferenza ma più lezioni: ricordo in proposito che qualche
anno fa il Centro culturale
valdese organizzò per i docenti un corso di aggiornamento a Pinerolo, nel quale il
pastore Giorgio Tourn in tre
magistrali lezioni ripercorse
la storia valdese e il suo rapporto con il Pinerolese. Di
queste lezioni esistono le registrazioni che, insieme ai numerosi libri e opuscoli potrebbero costituire un validissimo
materiale di supporto.
Non mi nascondo che l’impegno di coinvolgere le scuole, con lezioni in orario scolastico, che sono previste non
solo dal testo dell’Intesa ma
nello steso art. 311 del Testo
unico n. 297 del 16/4/94 per
la scuola, potrebbe essere
gravoso, né si può pensare di
delegare tutto al Centro culturale: d’altra parte si tratta di
un’occasione importante da
non perdere e nelle singole
chiese ci sono validi pastori,
anche emeriti, e laici a cui
chiedere collaborazione. Sono sicuro che se ci sarà la volontà di organizzare tempestivamente questo contributo
storico e culturale per le
scuole del no.stro territorio, il
senso del 1848 sarà vissuto
autenticamente, più di quanto
spesso non avvenga in altre
celebrazioni, pure importanti
ma dove l’ufficialità e l’immagine rischiano a volte di
prevalere sui contenuti.
Isa De Maria alla direzione della «Alliaudi» di Pinerolo
Il futuro della biblioteca
DAVIDE ROSSO
Dal primo gennaio la biblioteca comunale «Alliaudi» di Pinerolo ha un nuovo direttore. La dott. Isa De
Maria infatti ha vinto il concorso che si è tenuto nel corso del ’97 ed è subentrata
all’inizio del ’98 a Nadia Menusan che aveva tenuto finora
la reggenza della biblioteca.
La biblioteca comunale di
Pinerolo è sicuramente un
punto di riferimento per molti
studenti e ricercatori del Pinerolese essendo una delle biblioteche di maggior peso della nostra zona, con i suoi circa
221.000 volumi, i suoi archivi, il suo materiale raccolto su
pellicola e su supporto magnetico, la sua partecipazione a
diverse attività culturali ecc.
Da anni ormai però la biblioteca di Pinerolo attendeva il
concorso e la conseguente nomina di un nuovo direttore,
posto che (anche a causa del
blocco delle assunzioni fino
all’anno scorso non era stato
possibile coprire) era stato lasciato vacante nell’83 dal vecchio direttore Antonio Francesco Parise, andato in pensione
in quell’anno. Da anni la reggenza del molo era stata affidata a Nadia Menusan che ha
eondotto la biblioteca «Alliaudi» (ricoprendo contemporaneamente anche altri ruoli
aH’interno della stessa struttura) attraverso un decennio ricco di innovazioni e di cambiamenti. In questi anni infatti si
è proceduto all’apertura della
nuova sede della biblioteca ragazzi che riscuote un notevole
successo di utenza, si è proceduto al riordino dell’archivio
storico giungendo fino alla
metà del nostro secolo, si sono
inventariati gli archivi De Geneys, quello del vecchio Comune di Abbadia Alpina e
l’archivio dei catecumeni, si è
proceduto a fotografare le
mappe della città, si è praticamente portato a termine T informatizzazione della biblioteca (entro primavera dovrebbe
partire anche il collegamento
Csi e Piemonte in rete).
«La nomina del nuovo direttore - dice Nadia Menusan
- è importante per la biblioteca soprattutto perché ora sarà
possibile curare maggiormente i contatti con Testemo. Io,
che tra l’altro non ho partecipato al concorso, continuerò a
lavorare alla biblioteca ricoprendo il mio molo di bibliotecaria. Il valore del lavorare
per la comunità il dedicarsi al
lavoro per la comunità è stato
fondamentale per me».
Quali sono i progetti della
nuova direttrice Isa De Maria
(che continuerà parallelamente a mantenere il suo precedente incarico di direttrice del
Servizio bibliotecario territoriale Centro Rete) per la biblioteca «Alliaudi»? «Innanzi
tutto - dice la nuova direttrice
- dovrò procedere ad un’analisi sul funzionamento della
biblioteca, ma sicuramente
bisognerà puntare ad un rilancio della stessa sul versante
“prestiti”, settore della nostra
biblioteca dove ora il livello è
buono ma non eccezionale. In
questi anni è variata l’utenza:
anni fa il pubblico era composto sostanzialmente da studiosi, poi è seguito un periodo in cui si è assistito ad una
estensione dell’utenza, e ora
che siamo in un periodo di
stabilizzazione occorre dare
un nuovo impulso al “prestito”, spingere a leggere insomma, usando gli strumenti a
nostra disposizione».
La prima iniziativa privata nel Pinerolese
Un'agenzia per il lavoro
SERGIO N. TURTULICI
Era il secolo del Lavoro.
In un recente saggio Aris
Accornero ha definito così il
’900 che se ne va. Il lavóro
come protagonista (l’iniziale
maiuscola è significativa) del
secolo delle produzioni e dei
consumi di massa, della domanda di lavoro che incontrava l’offerta con una certa facilità. Pensiamo Torino negli
Anni 50, la Fiat, il modello di
fabbrica fordista, folle di manodopera lasciavano i campi
per imparare a lavorare di tornio e di fresa; nella stessa azienda ci si stava una vita, chi
imparava presto e bene saliva
dalla catena di montaggio a
caporeparto, a quadro. Chi
non si occupava bussando direttamente alla fabbrica, si sistemava con la raccomandazione del parroco, dell’onorevole o ricorrendo alla trafila della burocrazia pubblica
del collocamento. Quel mondo, e quel modo di lavorare
non ci sono più. L’offerta non
copre più la domanda, le raccomandazioni tirano meno.
DONI CIOV
Jro ospedale di Pomaretto
Ottobre/dicembre 1997
Í 100.000 Marcella Stalé un
fiore per zio Emilio; Enzo e
Elda Tron ricordando Isidoro Perrot;
^ 140.000 Elda, Piero, Gloria e
Pimù, Grazia e Dario, Rita e
Salvatore, Carla e Carlo, Elvira e Alfonso, Bianca e
Paolo in rie. di Ines Jourdan;
* 250.000 Fratelli e sorella ricordando Enrico Soulier;
1 1.000.000 Olga Rol in me
moria di Cornelio Rol;
£ 2.500.000 Ex partigiani e
amici dell’asado di Perosa
Argentina, valli Chisone e
Germanasca, Prarostino.
Pro ospedale di Torre Pellice
Agosto/dicembre 1997
£ 50.000 Fiorina Bonnet;
£ 70.000 in ricordo di Valdo
Armand Hugon da parte di
Riccardo e Mirella Bersandi
e dei vicini di casa sig. Gay,
sig. Vigna, fam. Peyronel,
fam. Bersandi, fam Ferraresi, fam. Chauvie;
£ 100.000 da parte di Luisa e
Daniele Rochat; Orfilia Codino;
£ 150.000 Fam. Bounous e
Gardiol in memoria di Natalina Santena;
£ 200.000 in memoria di Aldo
Pontet la moglie e i figli;
£ 250.000 in memoria del padre di Claudio Monnet;
£ 270.000 da parte dei colleghi
di Claudio in memoria del
padre;
£ 300.000 dalla fam. Chiappino/Zucco/Braga in memoria
di Domenica Asaro;
£ 571.340 dono comit. Zurigo.
appena un mese fa la Corte di
Giustizia europea ha sentenziato la fine del mon.opolio
statale del collocamento. Il
mercato del lavoro si apre, è il
tempo della liberalizzazione
nel mercato globale, della
flessibilità, della mobilità,
della formazione in continuo.
Si affacciano a operare in
Italia, ripetendo esperienze
che all’estero sono in atto da
tempo, i primi «Job Centers».
Li chiamano «Negozi del lavoro su strada» con espressione giornalistica un po’ riduttiva. Perché sono sì negozi
ma, almeno quelli che sapranno muoversi con sicura professionalità, porteranno innovazione economica e sociale
importante, facendo incontrare i flussi della domanda e
dell’offerta in modo immediato, veloce, proficuo, collocando il giusto profilo professionale di lavorare nel posto
giusto dell’azienda offerente.
Apre in questi giorni a Pinerolo, in via Saluzzo 60, uno
di questi primi negozio-agenzia del lavoro in Piemonte.
Chiediamo ai titolari, Mario
Ga.sca e Alberto Filosi, di illustrarci il progetto e la strategia di questa agenzia del lavoro a Pinerolo: «L’agenzia spiegano - è affiliata in franchising alla catena “Profili &
carriere”, che è nata come società di ricerca e selezione di
personale qualificato. Dove
sta l’idea innovativa? Sta appunto nel negozio del lavoro,
un centro ubicato e visibile
nella città e nell’area di riferimento circostante, con un radicamento territoriale, nel nostro caso, nel Pinerolese e nelle sue valli, nel Saluzzese,
nella valle di Susa.
Come un’agenzia immobi
liare, l’agenzia del lavoro
terrà conto della specifica vocazione economica, produttiva, commerciale, dei servizi
dell’area sul versante dell’offerta e della vocazione occupazionale sul versante della
domanda. Come ogni negozio,
anche il nostro di “Profili &
carriere” proporrà una vetrina
delle offerte delle aziende».
- In pratica come viene attivato il contatto tra azienda
e candidato?
«Il giovane che cerca il primo lavoro, chi il lavoro l’ha
perduto o è in mobilità o vuole cambiarlo si candida con il
solo entrare nel negozio dove
avrà con noi un colloquio
preselettivo. È possibile che il
candidato venga presentato in
tempo reale all’impresa nel
caso in cui le sue caratteristiche professionali, psicoattitudinali corrispondano ai profili
che sappiamo servono all’impresa. Se questa possibilità
neU’immediato non c’è, inseriamo il curriculum del candidato nella nostra banca dati,
cuore pulsante del sistema e
del progetto. C’è un fatto importante: fino a oggi il più
delle volte le inserzioni d’offerta non sono calibrate sui
profili che servono veramente
all’azienda, così come le domande dei candidati restano
al di qua o al di là di quello
che all’azienda necessita. Il
nostro servizio tende a superare questo distacco col massimo di risultati utili».
- Quanto costa questo vostro servizio?
«Ai candidati nulla, per legge non si può chiedere niente.
Il pagamento è a carico delle
aziende ed è chiesto esclusivamente al raggiungimento
dell’obiettivo concordato».
ASSEMBLEA DEL III
CIRCUITO — Si svolgerà a
Pomaretto venerdì 16 gennaio alle 20,30.
MONITORI I CIRCUITO
— Si svolgerà sabato 10
gennaio alle 16,30 a Luserna San Giovanni.
ANGROGNA — Riunione quartierale martedì 13
gennaio alle 20,30 a Pradeltorno.
BOBBIO PELLICE —
Domenica 11 gennaio alle
10.30 nella sala delle attività assemblea di chiesa
con all’odg elezione di tre
nuovi membri del Concistoro. Riunione quartierale martedì 13 gennaio alle
20 alla borgata Cairus.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 10 alle
19, alla sala Albarin, bagna
caoda comunitaria, a favore della ristrutturazione
del tempio. Prezzo lire
25.000; prenotarsi presso
l’Asilo o i pastori. Riunioni
quartierali: martedì 13 alle
20.30 ai Gonin, venerdì 16
alle 20,30 a Boer Priorato.
PERRERO-MANIGLIA
— Giovedì 8 gennaio incontro dell’Unione femminile alle 14,30. La scuola domenicale e il catechismo riprendono regolarmente a partire dal 10
gennaio. La corale riprenderà dal 12 gennaio. Riunioni quartierali: martedì
13 gennaio alle 20,30 a Eirassa, mercoledì 14 alle
14.30 a Baissa, giovedì 15
alle 14 alle Grangette.
POMARETTO — Riunioni quartierali: giovedì 8
alle 15 all’Inverso Paiola,
mercoledì 14 alle 20,30 alla Lausa. Incontro Donne
lunedì 12 alle 20,30 al teatro. Venerdì 16 gennaio
culto al Centro anziani.
PRALI — Riunioni quartierali: 9 gennaio venerdì
alle 19,30 a Malzat, mercoledì 14 alle 19,30 a Orgiere, giovedì 15 alle 19 a
Villa, venerdì 16 alle 19,30
a Pomieri/Giordano.
PRAMOLLO — Riunione quartierale ai Pellenchi
giovedì 15 gennaio alle 20.
RORÀ — Da giovedì 8
gennaio riprendono gli incontri di studio biblico alle
20.30 alla sala Motel: sarà
definito anche il tema degli incontri quindicinali.
Giovedì 15 riunione quartierale alle Fucine. Sabato
17 alle 19,45 nella sala del
teatro il Concistoro organizza una «merenda sinoira» durante la quale verrà
presentata una videocassetta informativa predisposta dalla Tavola valdese su aspetti particolari
della vita delle chiese; il
costo previsto per la cena
è di lire 15.000, prenotazioni presso il pastore, tei.
93108, entro venerdì 16.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì
9 alla Ravadera, martedì
13 ai Simound, mercoledì
14 ai Chabriols, venerdì 16
agli Appiotti. La scuola
domenicale riprende il 10
gennaio, il precatechismo
il 9. Lunedì 5 gennaio, e
nei tre lunedì successivi,
alle 20,45_al presbiterio,
discussione sulla bozza sinodale sull’ecumenismo.
VILLAR PELLICE — Venerdì 16 gennaio alle 19
alla Miramonti avrà luogo
un incontro fraterno per
salutare Italia Cairus, direttrice uscente, e dare il
benvenuto a Silvia Geymet, nuova direttrice. Riunione quartierale martedì
13 gennaio ai Garin.
VILLASECCA — Giovedì
8 alle 14,30 incontro dell’Unione femminile. Riunioni quartierali: martedì
13 gennaio a Pian Faetto
(ore 20), mercoledì 14 (20)
a Trussan, giovedì 15 (20)
a Serre Marcò, venerdì 16
(14,30) ai Trossieri.
6
PAG. IV
E Eco Delle Vmii
VENERDÌ 9 GENNAIO 1998
Ricordi di
Nino Geymet
Non avevo mai saputo che
si chiamasse Giacomo. Per
noi, abituali frequentatori del
Rifugio Granerò, dopo il
«burbero» Vertu esisteva solo
il «burbero» Nino.
Ho conosciuto Nino nel
1965, quando è diventato gestore del Rifugio Granerò. Il
primo incontro, nell’agosto
1965, è stato «un disastro».
Nino con le sue battute e la
sua ironia spesso spinta al paradosso mi aveva quasi creato
un complesso di inferiorità.
Da allora, camminando insieme sui sentieri che partono dal
Rifugio Granerò o sorseggiando un genepy al Rifugio, ho
avuto la possibilità (nei miei
limiti) di capire Nino. Nino «il
burbero» era tale per chi non
riusciva a capirlo e non lo conosceva a fondo, non riuscendo spesso ad accettare le sue
estemporanee provocazioni.
In realtà era una persona dotata di una grossa carica umana,
sempre pronta alla battuta ironica ma sempre disponibile
per le necessità di chi gli era
vicino. E io con Nino ho perso
un vero amico.
Nino Geymet era ricoverato
all’Ospedale valdese di Torre
Pellice, nella camera adiacente a quella in cui si trovava
mia moglie. Era pertanto naturale per me fermarmi un
momento per un saluto. Il
giorno precedente la sua morte mi sono fermato più a lungo e, pensando di fargli piacere, gli ho ricordato i tempi in
cui, dopo cena, si cantava uniti da uno spirito di fratellanza
e di amore per la montagna.
Mentre gli parlavo di queste
cose. Nino mi ha interrotto e
mi ha detto: «Caro Ernesto,
non è ancora tempo per i ricordi». Il mattino dopo il suo
letto era vuoto. Ciao Nino,
le battutine che circolavano
su di lui, esse non trovano alcun riscontro nella mia memoria. Forse esse sono semplicemente un sintomo di
quella malignità paesana di
cui noi valdesi siamo maestri
indiscussi. Cordialmente,
Giorgio Bouchard
Torre Pellice
Italia, paese
libero e ospitale
Ernesto Giampiccoli
Torre Pellice
Caro direttore,
di solito nella nostra chiesa
si commemorano quasi solo i
pastori e gli intellettuali. Mi
fa perciò molto piacere che
l’Eco abbia dedicato ampio
spazio alla rievocazione di
Nino Geymet, indimenticabile gestore del rifugio Granerò. Ho frequentato a lungo il
«Granerò» quando i miei figli
erano piccoli, e ne conservo
un grande ricordo. Quanto al
Ho letto sul L’eco delle valli valdesi n. 42 l’articolo
«Non era nero» di Piervaldo
Rostan e ho pensato di intervenire per dare un contributo
al difficilissimo problema.
Innanzitutto mi si consenta di
fare una premessa: non sono
un nemico degli extracomunitari, tutt’altro; l’amore verso
il prossimo, come insegna V
Evangelo, va praticato e vissuto. La realtà è però gravosa.
Ancora devo far notare che
non vi è nella vai Pellice, vai
Chisone, vai Germanasca e
Pinerolo un razzismo, una
persecuzione nei confronti di
extracomunitari, come invece
fa capire l’articolista che, affrontando il problema dei marocchini, si è tenuto solamente da una parte, esagerando,
colpevolizzando le Valli di
ignoranza e complessi di superiorità, dimenticando la
complessità della situazione.
Al mio paese, ad esempio,
ci sono quattro famiglie di extracomunitari che lavorano,
vivono la loro vita e nessuno
dice loro niente, anzi sono apprezzati; anche a Pinerolo e
nelle valli circostanti è così. Il
vero problema è un altro: è la
delinquenza, lo sfruttamento
crudele della prostituzione,
l’aumento di spaccio di droga,
la ferocia e lo spargimento di
sangue dovuti all’eccesso di
immigrazione. La popolazione
Hi Torino non è scontenta degli extracomunitari, ma è
scontenta della criminalità che
porta la maggior parte di questi stranieri. Don Gallo è un
prete cattolico, parroco a San
Salvario, ed è stato proprio
lui, come cristiano, a dare l’allarme per la drammatica situazione di Torino. È stato ascoltato dal sindaco e dalla giunta
comunale ed è intervenuta una
«task-force» della polizia. Ma
se gli extracomunitari sono
onesti e non si danno alla criminalità, nessuno si lamenta.
Scrive l’articolista che in
Italia c’è il vandalismo di alcuni giovani e altra delinquenza varia, però tutti colpevolizzano gli extracomunitari. Af
fermare che tutti colpevolizzano gli extracomunitari è
un’idea personale e sbagliata
dal mio punto di vista, e inoltre il male, il disordine e la delinquenza ci sono in tutto il
mondo. Guardiamo le due facce della medaglia: se abbiamo
in casa nostra problemi di delinquenza, non abbiamo certo
bisogno di importarne altra.
Non si può continuare a parlare e a scrivere in modo retorico, facendo il tifo chi per una
parte chi per l’altra come in
una partita di calcio. Francamente non serve. Il buono e il
bene sono dalla parte degli extracomunitari ma anche dalla
parte degli italiani dalla pelle
bianca, così come il male può
esistere contemporaneamente
nelle due parti.
Non si può evitare l’immigrazione dal Terzo Mondo: è
un fenomeno dei nostri tempi.
Dobbiamo accogliere i più poveri che non hanno un lavoro,
ma secondo le nostre capacità
effettive e per quanto ci è possibile. In realtà abbiamo bisogno di un governo che ci sappia amministrare veramente
nell’interesse e per il bene del
paese e al tempo stesso non illudendo gli extracomunitari
con il paradiso immaginario.
Abbiamo bisogno di teste intelligenti salomoniche: è veramente compito urgente dello
stato promuovere con saggezza salomonica nuove norme,
reali ed efficaci, e soprattutto
renderle funzionanti per la regolamentazione dell’immigrazione, affinché si possa accogliere gli extracomunitari in
serena convivenza e ordine.
Le cronache nere dei quotidiani e telegiornali parlano chiaro per chi vuole ascoltare e
capire con il proprio cervello.
Anche la Caritas, che si prodiga per l’aiuto cristiano e l’accoglienza dei forestieri, vedendo eccesso e disordine ha
dato l’allarme dicendo che ci
volevano da parte del governo
nuove misure legislative per
la regolamentazione dell’afflusso straniero.
Scrive ancora Rostan: e
quei marocchini e cinesi che
fanno lavori lunghi e pesanti?
Io rispondo che quelli li ammiriamo, li rispettiamo, conviviamo benevolmente con
loro e ci battiamo anche per i
loro diritti sindacali. So che
quelli che sono stati aggiornati e hanno voluto ricorrere
ai sindacati, hanno ottenuto
le loro spettanze. L’Italia,
malgrado tutto, è sempre un
paese libero, democratico e
ospitale.
Elio Long
San Germano Chisone
Alimentazione
é-à ciotola
d'a'jilla
Primi piatti col pesto
VALERIA FUSETTI
Carissimi amici e amiche, se non siete di
Genova, forse non sapete
che con il pesto si può insaporire anche un meraviglioso minestrone. Ecco
una mia variante personale.
Minestrone con il pesto.
Ingredienti: 1 grossa patata a testa, 1 cipolla grande,
It. 1,5 di brodo di pollo
ben sgrassato, 2 cucchiai
di olio d’oliva extravergine, 1 vasetto di pesto. Procedimento: sbucciate e affettate molto finemente la
cipolla; prendete una casseruola con il fondo spesso e mettete l’olio con la
cipolla affettata; fate cuocere a fuoco basso e con il
coperchio. Se la cipolla
tendesse ad attaccare aggiungete due cucchiai
d’acqua calda. Mentre la
cipolla cuoce sino a disfarsi lavate e sbucciate le
patate e poi tagliatele a cubetti piccoli. Aggiungetele
alle cipolle ben cotte, mescolate bene e lasciate
cuocere con il coperchio
per 5-10 minuti, mescolando di tanto in tanto perché non si attacchino.
Mentre i cubetti di patate
cuociono fate scaldare il
brodo di pollo poi aggiungetelo alle verdure ben
caldo. Se avete problemi
con la carne e perciò anche con il brodo, potete
sostituirlo con altrettanta
acqua calda a cui avete aggiunto 2-3 cucchiai di salsa di soia. Lasciate finire
di cuocere senza il coperchio. A cottura ultimata,
aggiungete il pesto, mescolate velocemente e spegnete senza far riprendere
il bollore. Assaggiate se
serve il sale (nel pesto dovrebbe essercene a sufficienza e, in ogni caso, ricordate che è bene abituarsi a una dieta povera di sali: è utile sia per prevenire
che per combattere l’ipertensione). E una minestra
tanto buona quanto economica e nutriente: potete
ulteriormente arricchirla
con fette di pane tostato e
un po’ di grana grattato.
HOCKEY
Finale da brivido. Mentre
scriviamo la cronaca della
partita di domenica 4 gennaio
a Zanica tutto è da decidere
per l’ammissione della Valpellice ai play off della serie
B. Per l’incontro con il Bergamo sono partiti da Torre
Pellice addirittura tre pullman
al seguito della squadra, ma il
grande calore dei supporter
non è bastato per ottenere la
vittoria che avrebbe garantito
l’accesso alla fase successiva.
I bergamaschi sono andati sul
2-0 dopo 10’ di gioco ma
hanno subito una bella rete di
Berti al 15’ e sul 2-1 si è
chiuso il primo tempo. Nella
seconda frazione i valligiani
hanno subito molto il gioco
duro dei locali; su errore di
Berti a centropista il russo
Chanchine ha realizzato così
la terza rete e a 3’ dal termine
i lombardi si sono portati sul
4-1. Così quando al 5’ del terzo tempo il Bergamo ha realizzato la sua quinta rete la
partita è parsa ormai finita e
invece ecco la Valpe che tutti
vorrebbero vederp, volitiva,
puntuale nei passaggi, capace
di bloccare il gioco avversa
rio sul suo nascere: dal 6’ al
12’ la miglior Valpe della serata è andata a rete tre volte
con Marchetti, Ermacora e
Sbicego. E sul 5-4 in difficoltà di idee e fiato sono andati i bergamaschi; gli attacchi finali però non hanno portato al pareggio in cui molti
credevano ed anzi, fatto uscire il portiere Tovo a vantaggio di un uomo di movimento
in più, a 30” dal termine la
Valpellice ha subito la sesta
rete che la condanna ad attendere l’ultima giornata per agguantare il quarto decisivo
posto in classifica. Per la Valpe la tranquilla gara interna
con la Lariana sempre sconfitta del 13 incontri disputati;
per il Bergamo la trasferta
con la capolista imbattuta Como e la necessità di ottenere
almeno due punti. Poi, dopo
una settimana di riposo, dal
18 gennaio comincerà la seconda fase del girone.
Intanto il Peter Pan in serie
C prosegue a singhiozzo la
sua attività e domenica sera ha
battuto in casa la terza forma
zione del Varese per 7-1; con
gli stessi lombardi, a livello di
under 14 sabato il Valpellice è
stato battuto per 5-1 dopo aver
chiuso il secondo tempo in
vantaggio per 1-0.
CALCIO
Resta in piena zona retrocessione il Pinerolo nel campionato dilettanti di calcio ma
l’incontro con la Massose ha
mostrato qualche segno di ripresa o almeno di capacità
reattiva. Giunti a Pinerolo
dall’alto del loro terzo posto
in classifica i toscani sono andati subito a rete con Ronconi
eppure, malgrado l’espulsione
di Mollica e l’infortunio del
terzino Salvai, il Pinerolo è
riuscito a ribattere colpo su
colpo fino al pareggio di Nastasi all’80’ che ha chiuso
l’incontro. La situazione resta
difficile (il Pinerolo è terz’ultimo con 16 punti) ma la zona
salvezza si è avvicinata grazie
alle contemporanee sconfitte
di Derthona e Valenzana. Domenica comunque è in programma una trasferta proibiti
va a Camaiore (2° in classifica) mentre la Fossanese (1-1
con Livrea) andrà a Cuneo per
un derby dal sapore antico.
CROSS
Grande prestazione del giovane pinerolese Valerio Gullì, chiamato a far parte della
rappresentativa piemontese
che ha disputato domenica 4
gennaio a Jerzu, in Sardegna
il Trofeo delle Regioni di
cross giovanile. Al primo anno nella categoria Allievi,
GuHì ha saputo imporsi su
una agguerrita concorrenza.
TENNIS TAVOLO
Buona prestazione dei pongisti della Polisportiva Valpellice che a Revello si sono
aggiudicati i primi tre posti
nella categoria N.C. con Peracchiòne, Girardon e Battaglia. Bravi anche i due juniores Luca Del Pero e Simone
Odino che hanno conquistato
il secondo posto nella classifica per società. Il tennis tavolo è sport molto diffuso
nella zona di Verzuolo al
punto da essere proposto anche come corso fin dalle
scuole elementari.
9 gennaio, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle 21
al Centro anziani, per «Videoforum», proiezione di «Fino all’ultimo respiro», di J.-L.
Godard. Ingresso lire 10.000.
9 gennaio, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 17,15 alla scuola media
De Amicis Marcello Garino
parlerà su «La riabilitazione di
Bartolomeo Vanzetti», per il
corso di aggiornamento «Piccole storie, grandi storie».
10 gennaio, sabato — BEINASCO: In frazione Borgaretto, alle 21, il gruppo «Mouzico
e dansa d’oc» propone una serata di balli occitani e irlandesi
pres.'o la scuola di ballo Cida,
via Gorizia 39.
10 gennaio, sabato — BIBIANA: Alle 21, nel salone
parrocchiale, gospel e musica
leggera del gruppo «Tranneuno». Ingresso gratuito.
10/11 gennaio — BAGNOLO PIEMONTE: La compagnia «Sergio Tofano» presenta
«Cuore di cane» di M. Bulgakov, in scena alle 21 al teatro
«Silvio Pellico», ingresso lire
15.000 intero, ridotto 12.000.
Domenica 11 replica alle 16.
11 gennaio, domenica —
PINEROLO: All’Auditorium
comunale, alle 16, per «Di festa teatrando», andrà in scena
«L’acchiappastreghe», presentato dalla compagnia «Pandemonium teatro», liberamente
tratto da «Le streghe» di Roal
Dahl. Ingresso lire 6.000.
12 gennaio, lunedì — PINEROLO: Presso la scuola
elementare «Pani», alle 17, incontro di aggiornamento con la
professoressa M. Colombo sul
tema «Analisi e confronto in
intergmppo: conclusioni».
14 gennaio, mercoiedì —
PINEROLO: Alle 20,45 al cinema Ritz, per Cineforum, si
proietta il film «Il pianeta verde» di C. Serrault.
15 gennaio, giovedì — CAVOUR: Alla biblioteca comunale, alle 17, incontro di aggiornamento con la professoressa Rosita Piovesa su «Le patologie limite dell’infanzia».
15 gennaio, giovedì —
PRALI: Ultimo giorno utile
per visitare la mostra «La ruota
e l’acqua», nella sede della Pro
Loco; si tratta di otto pannelli
sui mulini della vai Germanasca realizzati dai ragazzi della
scuola media di Ferrerò.
15 gennaio, giovedì —
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese, per
l’Unitrè, alle 15,30 concerto
con Daniela Scandroglio, flauto, e Paola Martino, pianoforte:
musiche di Honegger, Bernestein. Bozza, Spriano, RimskijKorsakov.
16 gennaio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle ore
20,45 nella sala consiliare della
Comunità montana, per il
Gruppo di studi Val Lucerna, il
dr. G. Armand-Pilon parlerà sul
tema «L’istante e la notizia».
16 gennaio, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Al
Centro anziani alle 21, per Videoforum, verrà proiettato «11
servo» di J. Losey. £ 10.000.
16 gennaio, venerdì —
TORRE PELLICE: Presso la
sede del Cai Uget, piazza Gianavello 24, alle 21 serata su
«L’orso d’Abruzzo», diapositive a cura di Luca Maurino.
16 gennaio, venerdì — TORINO: Al teatro Alfieri, alle
20,45, G. Jannuzzo presenta
«C’è un uomo in mezzo al mare». Ingresso lire 35.000 platea,
lire 29.000 galleria.
16 gennaio, venerdì —
VILLAR PEROSA: Presso la
scuola professionale «Agnelli»
alle 16,30 incontro di aggiornamento sul tema «La nascita
dell’industria metalmeccanica»; relatore Lorenzo Tibaldo.
17 gennaio, sabato — BAGNOLO PIEMONTE: Al
teatro «Silvio Pellico», alle 21,
il Progetto Cantoregi presenta
«Gocce d’acqua» di P. F. Poggi. Ingresso lire 15.000, ridotto
lire 12.000.
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 11 GENNAIO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787
Ambuianze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCAII GENNAiO
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via Slancio
4 - (Luserna Alta), tei. 900223
Ambuianze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce^^de, tei. 322664
i\^iO
SERI
< INFERMiERiSTiCO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma, giovedì 8 gennaio e venerdì 9, ore 21,15, Il dolce domani; sabato 10 e domenica
11, ore 20 e 22,10, lunedì 12,
ore 21,15, Carne tremula; domenica 11, ore 16 e 18, Hercules (Walt Disney).
PINEROLO — La multisala
Italia propone, alla sala «5cento» La vita è beila di Roberto
Benigni feriali 19,45 e 22,20
prefestivi 19,45 e 22,30, festivi
14,45, 17,15, 19,45, 22,20 e alla sala «2cento» Il matrimonio
del mio migliore amico: feriali
20,15 e 22,20 prefestivi 20,15 e
22,30; festivi 14,15, 16,15,
18,15,20,15,22,20.
AFFITTASI Torre Pellice,
posizione centrale, alloggetto
ristrutturato. Richieste referenze. Tel. 0121/932880.
CULTI ALL’OSPEDALE DI TORRE PELLICE
Giovedì 8 gennaio culto
all’ospedale di Torre Pellice
a cura della chiesa di Villar
Pellice, giovedì 15 a cura
della chiesa di San Giovanni.
SCOUT 1“ DISTRETTO
Le prossime riunioni delle
attività scoutistiche saranno
rispettivamente sabato 10
gennaio, ore 16,30 a Pomaretto (eicolo grande) e Plnerolo (chiesa valde.se via dei
Mille 1) e sabato 17, ore
16,30, a Tone Pellice, nella
sala dei Coppieri.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Milie, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
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Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
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7
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art. 2 comma 20/B legge 662/96 — Filiale diTorino
In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso i’Ufficlo PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
SCI PER TUTTI ALLA VACCERA — Si può sciare
al colle della Vaccera, spartiacque fra i Comuni di Angrogna e Pramollo. Non è arrivato l’agognato battipista ma il
suggestivo anello di fondo è comunque agibile, gratuitaniente. Al colle, presso il rifugio Vaccera, c’è un continuo
via vai di scolaresche e gruppi vari che hanno risposto positivamente alle proposte di turismo naturalistico-sportivo
lanciate dai gestori del rifugio in collaborazione con le guide dell’associazione «La Jumarre». E, con la bella stagione, si può studiare in un ambiente naturale ottimale, geologia come botanica o zoologia, storia e cultura montana. Insomma avere una visione completa di quello che una valle
montana può offrire nelle quattro stagioni.
D
T
< <
-J.
)
VENERDÌ 9 GENNAIO 1998 ANNO 134 - N. 2 LIRE 2000
Nel non facile futuro delle
nostre valli, due punti
sembrano comunque fermi. Il
primo è che si punta sullo
sviluppo di un certo tipo di
turismo interessato all’ambiente, ma soprattutto alla
cultura e curioso di conoscere
la memoria, la storia e la
realtà attuale del mondo valdese. Il secondo, in gran parte
da costruire, è che in quel
contesto l’insieme delle realtà
valdesi sappia svolgere un
ruolo attivo e propositivo, assumere iniziative tempestive
senza delegare ad altri la conoscenza e la testimonianza
della propria storia di fede
che va raccontata in tutta la
sua autenticità, nella verità
dei fatti e nella fedeltà agli
uomini e alle donne che han
IL TURISMO NELLE VALLI VALDESI
LUOGHI STORICI
MARCO ROSTAN
no seguito rEvangelo spesso
fino al prezzo della loro vita.
Purtroppo capita di ascoltare e leggere falsificazioni, superficialità, vicende lette con
gli occhi di oggi anziché della
storia: si parla genericamente
di guerre di religione tra vaidesi e cattolici, di tristi episodi che oggi naturalmente vanno superati nella prospettiva
che si dichiara ecumenica e
che al dunque significa solo
confusione. I valdesi hanno a
disposizione persone, libri,
memorie per svolgere bene
questo compito e anche per i
turisti ci sono opuscoli, guide, proposte già disponibili:
anche se bisogna fare di più e
meglio. Quasi nulla invece
esiste sul terreno fisico, se
tralasciamo i luoghi più famosi, da Chanforan alla Balziglia. Invece i luoghi significativi per la storia valdese so
no decine nelle valli e nella
vicina pianura (dal Laux ai
Pomieri di Prali, a Pomeano,
ai Bonnet di Torre Pedice, a
Paesana o Cavour, per fare
qualche esempio).
E necessario e importante
fame un ampio censimento e
poi pubblicare una cartina
che li identifichi e riporti per
ciascuno le notizie storiche
essenziali. Nei luoghi più significativi andrebbero collocate delle targhe esplicative
che permettano a tutti di sapere che cosa è successo in
quel posto. La proposta riguarda in primo luogo la
Commissione per i luoghi
storici e la Società di studi
valdesi, ma servono anche
collaborazioni da parte di
chiese e di singoli.
Torino-Pinerolo
Ottimismo
sul problema
autostrada
La soluzione del problema
del completamento dell’autostrada Torino-Pinerolo sembra indirizzarsi sempre più
verso un esito positivo. Recentemente l’Anas ha votato
favorevolmente il piano finanziario inerente gli interventi dell’Ativa ed è stato
raggiunto un accordo tra le
varie parti in causa a livello
locale; ora pare mancare solo
più il parere (si spera favorevole) del ministero del Tesoro. «Entro il ’98 - dice fon
Giorgio Merlo - dovremo
partire. Era importante raggiungere un accordo a livello
locale e l’approvazione del
piano finanziario da parte
dell’Alias». Venerdì 19 dicembre intanto in una riunione che si è tenuta in Provincia
tra l’amministrazione provinciale e le varie amministrazioni comunali è stata esaminata
la nuova convenzione da stipularsi con la Società Ativa.
Partendo da una posizione
favorevole alla liberalizzazione della tangenziale di Torino
per risolvere i problemi relativi al traffico nei vari Comuni della cintura, questi ultimi
hanno preso in considerazione favorevolmente l’ipotesi di
una nuova convenzione con
l’Ativa con scadenza nel
2025 che prevede interventi
per 63 miliardi da parte della
Società, scartando l’ipotesi di
una convenzione con scadenza nel 2021 che non prevedeva interventi dall’Ativa sulla
viabilità ordinaria. La convenzione esaminata prevede
come dicevamo lavori per un
totale di 63 miliardi, comprensivi di interventi di varianti alla statale 24 alla statale 29 e alla nuova barriera di
Beinasco. Dovranno poi essere precisati i tempi di realizzazione delle opere che andranno coordinati in modo da
far coincidere la loro ultimazione con l’apertura del casello della Torino-Pinerolo.
Con la ristrutturazione dei servizi assume un posto centrale l'operatore più vicino ai singoli utenti
Il medico dì famiglia per razionalizzare il pianeta sanità
PIERVALDO ROSTAN______
La sanità cambia: da quando sono state costituite le
aziende sanitarie locali si è
passati da una situazione in
cui in qualche modo erano gli
enti locali a determinare la
composizione dei comitati di
gestione a quella con le nomine dei direttori generali da
parte delle Regioni, a cui è delegata la materia sanitaria. In
Piemonte ricorsi e controricorsi hanno determinato un alternarsi di direttori e commissari senza precedenti; nel Pinerolese il direttore nominato
nella scorsa primavera ora, in
conseguenza della decisione
del Tar regionale che ha sospeso le nomine e della Regione che ha indicato gli ex
direttori quali commissari, sta
lavorando da circa 10 mesi.
Ma nella realtà quotidiana i
singoli cittadini molto raramente hanno percepito fino in
fondo i cambiamenti dei vertici; semmai possono aver apprezzato i miglioramenti dei
servizi, dove ci sono stati, oppure lamentato la riduzione di
risposte ai bisogni e alle necessità nei casi in cui uno
sportello sia stato chiuso o più
semplicemente spostato a
qualche chilometro di distanza. Ci sono però situazioni e
problemi con cui la sanità, anche quella pinerolese, deve fare i conti e che più facilmente
emergono nell’ambulatorio di
un medico o al bancone del
farmacista piuttosto che a livelli amministrativi.
Dal mese di aprile del 1997
un gruppo di medici di famiglia della vai Pellice si riunisce regolarmente sia per affrontare insieme le problematiche del settore sia per offrire
alla cittadinanza occasioni di
confronto sui problemi della
sanità. «In realtà ci si trovava
già da tempo in gruppi di lavoro - dice la dott. Paola
Grand, fra i promotori del
gruppo di medici di famiglia
-: ora però, dopo che fra l’altro sono state formalizzate le
commissioni paritetiche di distretto, puntiamo al confronto
con i cittadini per parlare delle
questioni inerenti la sanità.
Attualmente stiamo lavorando
alla redazione di una “carta
dei servizi del medico di famiglia’’ che dovrebbe essere uno
strumento attraverso il quale
noi facciamo conoscere ai cit
tadini quali sono i compiti del
medico, come si può “utilizzare” al meglio questa figura
professionale. Abbiamo anche
condotto una serata all’Unitrè
di Bibiana proprio sul tema “Il
cittadino e il sistema sanitario
nazionale” per confrontarsi
sui problemi che ogni cittadino si può trovare di fronte in
caso di malattia. Si tratta di
iniziative che in qualche modo
colmano un vuoto attuale
dell’Ausl 10 che dovrebbe
fornire direttamente queste
informazioni ai cittadini».
Il medico di famiglia è di
fatto una figura di riferimento
e di fiducia per i cittadini,
quasi di «mediatore» fra paziente e istituzioni: «Negli ultimi tempi - aggiunge il dott.
Mario Soligo, a sua volta parte attiva nel gruppo di medici
della vai Pellice - riceviamo
molte richieste dai nostri pazienti; ad esempio tanti si sentono seguiti con più accuratezza se noi “entriamo” anche in
ospedale e seguiamo le loro
vicende all’interno della struttura. Le riforme che si stanno
accavallando negli ultimi tempi stanno poi mettendo di fatto
il medico al centro dei flussi
Il XVII secolo è stato, per la storia valdese, uno dei più travagliati. In particolare le valli valdesi condivisero nel
1630 il flagello della peste che portò
ovunque in Europa morte e desolazione.
Il pastore Pietro Gilles, nato nel 1571 a
Torre Pellice, nella sua famosa storia
(conclusa all’età di 72 anni) narra i fatti
da lui vissuti in quella circostanza. La
peste appare a Pinerolo il 14 aprile e parte della popolazione fugge nelle valli ancora non contaminate del Pellice e del
Chisone, spargendo il contagio. Tra i primi a morire furono i farmacisti e i medici, tra i quali anche Davide Gilles, chirurgo e figlio del pastore. I pochi medici
rimasti esigono somme esorbitanti per
visitare gli ammalati, che spesso vengono curati dalla finestra indicando come
applicare le sanguisughe. Infatti i salassi
sono gli interventi sanitari più diffusi.
Dal mese di luglio i culti si tengono
all’aperto perché la gente teme il propagarsi della malattia nei luoghi affollati.
IL FILO DEI GIORNI
LA PESTE
_____________ALBERTO TACCIA_____________
Anziché raccogliere i morti si preferisce
incendiare le case in cui giacciono. Le
sepolture sono carissime e molti lasciano
poderi e denaro per garantirsi una decente inumazione. All’inizio di ottobre quasi
tutti i pastori sono morti, salvo tre: Gilles, Gros e Barthélemi. Gilles è stato incaricato di chiedere aiuti ai pastori di Ginevra e del Delfinato e in dicembre arriva il primo pastore ginevrino: Brunet.
Nel luglio del 1631 la peste cessa, lasciando la più grande desolazione che si
possa immaginare. Più della metà della
popolazione muore e tra i valdesi si calcolano circa 10.000 morti, di cui 800 a
Torre Pellice, che vede anche la totale
estinzione di ben 150 famiglie. Malgrado
questa tragica situazione, i tre pastori sopravvissuti non cessarono di visitare le
chiese predicando sia nei giorni feriali
che di domenica: due, tre volte anche al
posto dei colleghi deceduti.
Ma la venuta di pastori francesi e ginevrini contribuì a introdurre alle Valli una
nuova mentalità, nupvi metodi e nuovi
costumi. Una delle maggiori conseguenze
fu l’affermazione della lingua francese
come lingua ecclesiastica e di cultura. Alle Valli erano conosciute entrambe le lingue: nelle chiese si predicava in italiano e
si cantava in francese. Gli atti ufficiali
della chiesa (da quelli del Sinodo di
Chanforan del 1532) erano redatti in lingua italiana. I pastori di lingua francese
determinarono la diffusione del francese
come lingua ufficiale, che durò fino agli
inizi del nostro secolo. Pietro Gilles stesso, che aveva iniziato la sua storia dei
valdesi in italiano, la riscrisse in francese.
di ricovero: da parte delle
strutture viene richiesto il
coinvolgimento del medico di
medicina generale in quanto è
la figura che può determinare
una razionalizzazione nei ricoveri determinando dunque
una rideterminazione dell’uso
delle risorse dell’azienda Usi.
Dunque la figura del medico
di famiglia assume un ruolo
sempre più importante ed è
anche per questo che riteniamo importantissimo avere
momenti di confronto. Oggi
siamo in vai Pellice, ma il nostro auspicio è che un simile
coordinamento si possa realizzare anche a livello di valli
Chisone e Germanasca».
Anche per quanto riguarda
la gestione della spesa farmaceutica la figura del medico di
base appare fondamentale; le
aziende sanitarie locali puntano a una contrazione della
spesa per farmaci e nel contempo si ha a volte l’impressione che il cittadino che non
si riceva la prescrizione di un
farmaco dal proprio medico al
termine di una visita ambulatoriale si senta quasi «trascurato». Statistiche a livello nazionale ci dicono intanto che
sempre più gli italiani vanno
direttamente ad acquistare i
prodotti in farmacia scavalcando il medico...
«Un aumento della “autoprescrizione” può derivare sostiene Mario Soligo - anche semplicemente perché
sempre più prodotti sono a
completo pagamento da parte
dei pazienti per cui si finisce
con Levitare di “perdere tempo” con la coda dal medico.
La richiesta di farmaci posta
come risposta a un disagio indicato al medico è più complessa: l’atteggiamento di un
medico che non prescriva il
farmaco potrebbe apparire di
disinteresse; il prodotto farmacologico viene indicato
quando esso serve realmente
e francamente non ci facciamo il problema se ciò serve o
meno a contenere la spesa ma
a verificare se il farmaco darà
la risposta più valida».
8
PAG. Il
E Eco Delle Vai.o
li
VENERDÌ 9 GENNAIO 1998
VEN
Le «torri» di Sestriere
Ci
AL SESTRIERE C’E ANCHE LA SANITÀ PUBBLICA —
Grazie a un accordo fra la società di gestione degli impianti
di risalita del Sestriere e l’Ausl 10 di Pinerolo gli sciatori
che affollano le piste dell’alta vai Chisone possono ora scegliere se avvalersi delle prestazioni private o pubbliche in
caso di emergenza sanitaria. Fra gli obiettivi annunciati dalla direzione dell’Ausi 10 vi è la possibilità di garantire ai
cittadini la corretta informazione sulle alternative possibili e
quindi scegliere i centri di primo soccorso pubblico o privato. Secondo l’accordo la Sestrieres spa provvede direttamente con personale e mezzi propri o in convenzione al trasporto dal luogo dell’incidente al luogo di primo soccorso al
Colle; nel frattempo però l’infortunato, o i suoi parenti, possono esercitare la scelta fra lo studio privato o il centro
dell’Ausi 10. In questo secondo caso gli infortunati saranno
presi completamente in carico dalla sanità pubblica che
provvederà all’eventuale trasporto successivo ad altri centri
medici. Al Colle è presente dalle 9 alle 16 l’ambulanza del
soccorso del 118 con anestesista rianimatore a bordo.
OLIMPIADI 2006 A PINEROLO E TORRE PELLICE?
— La Provincia di Torino ed il Comune di Torino stanno
predisponendo il dossier di candidatura in vista delle Olimpiadi invernali del 2006. La scelta dovrà essere effettuata a
livello italiano (ci sono anche altre proposte specie dal
Nord-Est) e successivamente sostenere la candidatura italiana a livello di Comitato olimpico intemazionale. Per l’appuntamento sportivo Comune e Provincia puntano sugli impianti del Sestriere oltre alla realizzazione di alcune stmtture attualmente inesistenti (pista di bob, trampolino per il
salto ecc.) in vai di Susa. Per gli sport del ghiaccio sono state inserite le piste di Torre Pedice e Pinerolo oltre ad una,
tutta da costmire, a Torino. Il dossier di candidatura dovrà
essere realizzato proprio in questi giorni; sabato scorso una
delegazione del Coni ha fatto visita agli impianti di Pinerolo
e Torre Pedice dove il presidente della Comunità montana.
Cotta Morandini, e l’assessore allo Sport di Torre Pedice, '
Piervaldo Rostan, hanno illustrato l’attività del palaghiaccio
di via Filatoio. «A giorni avremo l’appalto per il nuovo spogliatoio sotto la vecchia tribuna e la chiusura laterale; il problema centrale - ha detto Cotta Morandini - e alla cui soluzione le Olimpiadi potrebbero darci una mano, resta quello
della capienza del pubblico oggi troppo ridotta».
ORIENTAMENTO SCOLASTICO — Con il prossimo 26
gennaio le famiglie dovranno effettuare l’iscrizione dei propri figli alla scuola superiore. Per fornire loro le indicazioni
sui diversi istituti di istruzione secondaria superiore il Distretto scolastico 43 ha organizzato una serie di quattro incontri che si terranno dalle 20,45 alle 22,45 presso la sala
del Consiglio comunale di Torre Pedice con il seguente calendario: venerdì 9 gennaio saranno presenti responsabili
dell’Istituto professionale turistico di Torre Pedice, Lipsia
«Capetti» di Pinerolo, l’Istituto alberghiero di Pinerolo e
l’Istituto agrario di Osasco. Martedì 13 sarà la volta del Liceo scientifico di Pinerolo e dell’Istituto privato «Immacolata» sempre con sede a Pinerolo; venerdì 16 si presenteranno agli interessati l’Istituto tecnico per ragionieri e per geometri «Alberti» di Lusema San Giovanni e l’Istituto tecnico
industriale «Porro» di Pinerolo; martedì 20 sarà infine la
volta del Liceo classico di Pinerolo e del Collegio
valdese-liceo europeo pareggiato con sede a Torre Pedice.
APERTE LE ISCRIZIONI PER L’ANNO 1998-99 — Dal
10 gennaio, tutti i giorni dalle ore 9 alle 13, a Pinerolo sono
aperte le iscrizioni per la scuola materna statale e per la prima elementare statale. Le iscrizioni saranno accolte per il
r circolo presso la scuola «C. Battisti» in via Brignone 2,
per il 2° circolo presso la scuola «Giovanni XXIII» in via
Serafino, per il 3° circolo presso la scuola «Collodi» in viale Kennedy, per il 4° circolo presso la scuola «F. Farri» in
via Rocchietta. Le iscrizioni alle altre classi delle elementari saranno effettuate d’ufficio dada scuola stessa.
Un convegno per discutere un problema da tempo di attualità
Quali giovani per quale chiesa?
LUCIANO DEODATO
uali giovani per quale
«V¿(
chiesa?» è il tema di
un convegno in programma a
San Secondo di Pinerolo il 18
gennaio. Diciamo anzitutto
che non è la prima volta che
le chiese si preoccupano del
problema dei giovani: per rimanere a tempi recenti, se ne
è parlato alcuni Sinodi fa, e
l’argomento è stato ripreso
sia pure parzialmente dad’ultima Conferenza distrettuale a
Angrogna e anche nel corso
dell’ultimo Sinodo. Suda scia
di questi dibattiti e tenendo
conto che qui alle Valli esiste
un numero relativamente alto
di giovani, pochi dei quali sono soliti frequentare le attività delle chiese, la Commissione esecutiva del I distretto
si è domandata se non fosse
tempo di cercare di capire i
termini del problema.
C’è qualche cosa da qualche parte che non funziona
bene. Mi spiego: generalmente abbiamo buone scuole domenicali nelle ^uali si lavora
bene. I prograitimi vengono
svolti da gruppi di monitori e
monitriei motivati che curano
molto la preparazione. Tutti
hanno visto per esempio la
scuola domenicale di Lusema
San Giovanni cantare molto
bene nel corso del culto trasmesso in tv in occasione della festa della Riforma. Finita
la seuola domenicale più o
meno tutti i ragazzi frequentano i corsi di catechismo e
giungono alla confermazione
o al battesimo. Ma l’atmosfera inizia a cambiare già un poco. Sarà per l’età, o forse per i
contenuti, o la didattica o per
tutti questi elementi e per altri
ancora, fatto sta che il dialogo (anzi, la comunicazione)
comincia a sfilacciarsi. Dopo
la confermazione avviene il
grande esodo. La stragrande
maggioranza dei ragazzi e
delle ragazze sparisce. Pochi,
pochissimi continuano a far
parte della chiesa «militante»,
gli altri svaniscono in una nebulosa indistinta e lontana anni luce, irraggiungibile.
Da molti anni, anzi da decenni assistiamo a questo fenomeno, che si è accentuato
con le grandi trasformazioni
sociali del dopoguerra; ci si è
interrogati sul da farsi, sono
stati compiuti molti lodevoli
sforzi ma senza risultati apprezzabili. Può in una certa
misura consolarci il fatto che
il fenomeno è presente in misura e dimensioni simili anche
in altre organizzazioni ecclesiastiche. Ma naturalmente
non possiamo fermarci lì. È
chiaro che nessuno di noi ha
una terapia. E comunque oceorre fare una diagnosi accurata. Ma già dire una cosa di
questo tipo indica in noi un
certo pregiudizio: «diagnosi»,
«terapia» alludono al linguaggio medico e dunque a una
«malattia». Nel nostro caso si
dà per scontato che «malati»
sarebbero i giovani che si distaccano dalla chiesa. E se invece si trattasse del eontrario?
Sia chiaro: non voglio dire
A Piossasco e Cumiana, il 17-18 gennaio
Un progetto per
due parchi naturali
LA PROVINCIA APPROVA IL BILANCIO — La Provincia di Torino ha il suo bilancio preventivo per il 1998, che
pareggia sulla cifra di 493 miliardi. Fra gli elementi più significativi sono 100 miliardi per investimenti di cui 39 per
la viabilità e 24 miliardi per l’edilizia scola.stica ormai in carica alla Provincia per gli istituti superiori. Su richiesta delle
opposizioni che alla fine hanno rinunciato all’ostruzionismo,
sono stati aggiunti incrementi per il settore della Protezione
civile e per interventi a sostegno della filiera latte. «Si tratta
di un bilancio di transizione - ha dichiarato l’assessore alle
Finanze, Mario Rey -; le cose sono destinate a cambiare
nella misura in cui andranno avanti le riforme con un aumento delle imposizioni fiscali a favore delle Provine».
GIOVANI DELLA VAL PELLICE — Domenica 11 gennaio
a Angrogna, a partire dalle 10 con la partecipazione al culto
fino alle 17, è previsto un incontro di formazione per ragazze e ragazzi della vai Pellice che desiderano impegnarsi nei
campi estivi del Bagnòou; il pranzo è offerto dalla chiesa di
Angrogna. Per iscrizioni rivolgersi al pastore Taglierò.
Due giorni di manifestazione, il 17 e 18 gennaio, sono
stati organizzati dai Comuni
di Piossasco e Cumiana nel
territorio della Comunità
montana Pinerolese pedemontano, assieme al «Gmppo
amici di Monte San Giorgio»
della Pro Loco Piossasco e alle associazioni di Cumiana,
per far crescere l’attenzione
sul progetto di due parchi naturali: il Parco del Monte San
Giorgio di Piossasco e il Parco montano dei Tre Denti e
del Freidour, ultime propaggini della catena alpina che si
spingono verso la pianura e
sembrano abbracciare la conca del Chisola.
È questa la «valle dei due
parchi», un ambiente agreste
e naturale in cui è piacevolissimo passeggiare, osservare
la natura, effettuare attività
didattiche con le scuole, percorrere itinerari a piedi, in bicicletta, in mountain-bike e a
cavallo. Sul territorio di Piossasco è già stata segnalata
con cartelli in legno una rete
di sentieri che salgono verso
il Monte San Giorgio, il Roubataboe, la Montagnassa e
continuano per le Prese e il
Mongrosso. A Cumiana sono
già stati avviati progetti di valorizzazione del futuro parco,
ed è stato completato il recupero di una casermetta forestale, ora «casa del parco»,
immersa in uno splendido bosco e utilizzata da scuole e
as.sociazioni; un edificio simile, la «casa Martignona»,
verrà inaugurata nei prossimi
mesi a Piossasco.
Per comunicare queste esperienze e per avviare la realizzazione dei due parchi sono
state organizzate le manifestazioni di metà gennaio. Ecco il
programma dettagliato: sabato
17 gennaio dalle ore 14,30 alle 19 presso la sala Carena il
convegno su «La valle dei
due parchi», con la partecipazione di Walter Giuliano, assessore alle Risorse naturali e
culturali della Provincia di
Torino. Verranno illustrati il
sistema di aree protette provinciali, le esperienze del parco di Candia, gli interventi già
realizzati e in progetto a Cumiana e Piossasco, le opportunità di sviluppo offerte dal
turismo escursionistico e dalle
attività didattiche nei parchi;
agli interventi si alterneranno
proiezioni di diapositive e del
video «Il parco naturale del
Lago di Candia».
Domenica 18 gennaio alle
ore 7,30 alla casa Martignona
di Piossasco appuntamento
per gli escursionisti (allenati
e con abbigliamento da montagna), che attraverseranno in
6-7 ore le montagne di Piossasco fino alla Colletta di Cumiana; alle ore 10 dall’area
del mercato di Cumiana, invece, partenza per la facile
escursione che tra i boschi di
Cumiana, la «casa del Parco»
e la borgata Moncalarda porterà alla Colletta: qui si attenderanno gli escursionisti partiti da Piossasco per concludere la giornata con una «merenda sinoira» in osteria. Per
informazioni rivolgersi alla
biblioteca comunale per il
convegno e la gita da Cumiana (tei. 011-9077068, il pomeriggio) e alla cartoleria
Giordano, via Palestro 59 a
Piossasco (tei. 011-9064115)
per l’escursione da Piossasco.
che chi ne è fuori sia più
«chiesa» di chi ne è dentro.
Vorrei semplicemente abolire
alcuni luoghi comuni che ci
impediscono di considerare in
modo obiettivo la realtà in cui
siamo immersi. Se i giovani
disertano la chiesa, può darsi
che la causa non risieda nei
giovani ma nel modo di essere della chiesa stessa.
In altre realtà ecclesiastiche
la componente giovanile è talvolta massicciamente presente
e attiva. Si tratta di chiese certo diverse dalla nostra, penso
per esempio al risveglio pentecostale, emotivaihente molto più vivaei delle nostre, nelle quali i giovani riescono a
sentirsi come a casa propria.
Mi domando allori che cosa
non funzioni da noi) la teolo
gia, la forma del ci^to, il tipo
di predicazione o jl linguaggio, o altro? Vannclcomprese
le motivazioni di t|h disagio
che si manifesta inyn assenteismo che ha raggifcto a mio
avviso livelli enormi,
Fra l’altro a livella di federazione giovanile si^tanno ricercando nuove forme di culto per nulla sciocche. Come a
dire che dove i giovani riescono a ritrovarsi tra loro elaborano forme di comunicazione
e linguaggi nuovi aLquali dovremmo essere pronti a prestare attenzione e forse in parte ad assumere. Quindi mi
sembra importante partecipare
all’incontro di San Secondo
per riflettere insieme su un
problema che ci riguarda tutti.
Speriamo che abbia Successo.
Massello
«Vallescura»
per il rilancio
Il lungo dibattito sull’ipotesi
di creare a Massello un’azienda faunistico-venatoria, se non
ha ancora avuto un’evoluzione definitiva ha visto durante
tutta l’estate un gruppo di cittadini di Massello e più in generale della vai Germanasca
lavorare sull’ipotesi di intervento in un ambiente montano
che appare sempre più destinato al declino. È nata perciò
l’associazione denominata
«Vallescura» con sede a Massello: «Gli scopi - spiega uno
dei fondatori, Graziella Tron è quello di valorizzare le risorse locali, promuovendo
sotto il profilo culturale e turistico la vai Germanasca. Puntiamo a intervenire contro
l’abbandono dell’ambiente per
incentivare il ritorno e la permanenza in montagna, recuperando risorse naturali, culturali e storiche esistenti».
Si punta dunque a potenziare attività agricole e artigianali
in un contesto di turismo dolce: «È infatti allo studio un
programma di lavoro finalizzato al recupero di aree agricole, in particolare intorno ai
villaggi, e all’incentivazione
del turismo leggero, valorizzando itinerari naturalistici e
culturali e, dove possibile, le
attività umane esistenti» afferma ancora Graziella Tron.
L’associazione è interessata al
confronto; si può perciò telefonare a Graziella Tron,
0121-808960 oppure a Franco
Tron, 0121-808646 e 803134.
L'attività culturale a Pinerolo
Più coordinamento
fra le iniziative
GUIDO CASTIGLIA
I
Si sono conclùse le feste
che ci hanno trasportato
nell’anno nuovo. Che terra è
questa? Il confine valicato
senza passaporti, segnato solamente dall’inderogabilità del
tempo ci spinge, come sempre, a camminare su questo
nuovo anno; il 1998 sarà terreno di avventura? Una cosa è
certa, sta a noi continuare a
curare il giardino delle nostre
speranze, dei nostri affetti e
dei nostri amori; non siamo
noi sperduti come don Chisciotte alla mercé degli eventi
o della follia a dover affrontare una terra ignota, la strada
che ci sta di fronte la arricchiremo con il nostro bagaglio,
con la nostra memoria, saremo noi a far germogliare i
sentieri impervi della vita
spargendo il cammino di semi
e ogni seme porterà un frammento di noi stessi e della nostra cultura. Noi siamo ciò che
abbiamo seminato e che semineremo: al lavoro, dunque!
Tocca a noi essere partecipi
degli eventi, è compito di tutti
abbattere i muri delle differenze, è arrivato il momento di
unire i propri orticelli, di
scambiare la propria lattuga
con la carota del vicino. Chi si
occupa di canto alzi lo sguardo sui quadri degli artisti, chi
organizza conferenze vada ad
ascoltare un coro, chi fa teatro
scopra i canti popolari e i «topi di biblioteca» escano in
piazza con la banda. La ricchezza intellettuale non si nutre solamente di monografie e
specializzazioni ma respira
l’aria degli stimoli e speriamo
che gli stimoli siano tanti e
che soprattutto non vengano
considerati gli unici e fondamentali, speriamo che le diverse organizzazioni che ideano e organizzano le iniziative
pubbliche considerino le altre
manifestazioni almeno degne
della loro. Che cosa vedremo
in questo 1998 a Pinerolo?
Certo si ripeteranno iniziative
culturali ormai divenute un
appuntamento fisso, quali
«Maggio libri», il «Festival di
teatro di figura», la rassegna
per le scuole «Un teatro per la
scuola», gli stage e i laboratori di «Teatro aperto», «Guardare, ascoltare, conoscere»,
«Musei aperti», la rassegna
teatrale «Aspettando l’inverno, il teatro dell’ironia e del
sorriso», il concorso musicale
d’autunno e altri, e poi ancora
incontri e iniziative varie.
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Ma lo stesso invito rivolto
alle persone lo allargo a maggior ragione ai singoli enti e
organizzazioni promotrici: se
vogliamo che la cultura nata
dalla provincia non sia provinciale, è giunto il momento
‘di abbattere le siepi e i muriccioli che dividono i nostri orticelli, è ora di abbandonare la
posizione quadrupede per alzarsi su due gambe e allargare
i propri orizzonti: stringendosi la mano, apprezzando (anche criticamente) ciò che fanno gli altri, collaborando per
il bene e la crescita culturale
di tutti. Un maggior coordinamento delle iniziative aiuta
tutti a partecipare con maggior cognizione e questo non
può che essere di buon auspicio non per le singole manifestazioni ma per la cultura tutta. Un buon augurio di felice
e intelligente anno.
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34.
Vita Delle Chiese
Jim Wallis ha parlato a Milano nel corso di un convegno ecumenico
Usa: fede e impegno sociale
L azione delle chiese a fianco dei sofferenti e degli esclusi^ in una dialettica che
prevede anche lo scontro con il potere politico e la denuncia di ogni ingiustizia
PAG. 5 riforma
aldo BONATTI
Le Adi provinciali, da lempo impegnale nel dialogo
ecumenico, promolrici del
Cenlro ecumenico europeo
per la pace, hanno accolto
nel proprio salone il pastore
Jim Wallis, fondatore della
comunità ecumenica «Sojourners» di Washington e direttore dell’omonima rivista,
in collaborazione con «Confronti» e il Centro culturale
protestante, sul tema: «Fede
e impegno sociale negli Usa:
il difficile pluralismo nella
società americana», presenti
quasi tutti i pastori responsabili delle chiese evangeliche
milanesi, e rappresentanti del
laicato cattolico.
L’opera di Wallis si è sviluppata, a partire da un ambiente
pietista-evangelical, a un impegno politico molto concreto e diretto: la sua comunità
affronta temi forti come pace,
giustizia, lotta al razzismo,
delinquenza giovanile. Il pastore ha vissuto gli effetti delle
discriminazioni razziali, presenti anche nella chiesa, e ha
scelto di rifiutarle e stringere
contatti con le chiese nere,
partecipando alle lotte per i
diritti civili e contro la guerra
in Vietnam, organizzando una
rete di solidarietà con il Nicaragua e il boicottaggio delle
chiese razziste sudafricane,
condividendo con i cattolici le
battaglie contro il rischio nucleare, continuando l’impegno a contrastare davanti alle scuole lo spaccio di droga e
a proporre, e in qualche misura realizzare, la fine della
guerra tra bande giovanili.
Wallis ha raccontato come è
riuscito a convocare in un
tempio i capi di due gang rivali, che da due anni cercavano di uccidersi, e come questi
si siano alla fine abbracciati come fratelli spogliandosi
delle rispettive insegne e di
quanto li potesse far identificare come separati e diversi.
Da qui ha tratto una riflessione riproposta alla giovane,
piccola e fragile chiesa ecumenica milanese presente,
come una sfida: «Se hanno
potuto fare questo i giovani
delinquenti, perché non possono farlo le chiese? Non tendono ancora esse a comportarsi come delle gang? Non
vogliono difendere i loro territori riservati dalle aggressioni
altrui, non ostentano anch’esse insegne che è bene buttare
per terra?». Tale sfida è stata
raccolta dal pastore valdese
Antonio Adamo nel suo significato profetico e rilanciata
dal pastore battista Paolo
Spanu, che si è impegnato affinché il nascente Consiglio
delle chiese cristiane a Milano
non sia prigioniero dei rapporti formali e diplomatici.
L’impegno sociale e politico
di Wallis ha assunto forme
concrete e dirette che lo hanno portato in alcune occasioni a costituire Tunica opposizione alle politiche governative di estinzione dello stato sociale, a manifestare il proprio
dissenso pregando in luoghi
come la rotonda del Campidoglio a Washington, considerati tabù dal potere e a vivere così l’esperienza della
prigione. Wallis ha coinvolto
l’assemblea in altri momenti
significativi della propria
esperienza, che lo ha portato
a stilare insieme a altre comunità, un programma di intervento rivolto anche alle
autorità politiche e civili,
programma che rifiuta il ruolo, che si vorrebbe assegnare
alle chiese, di assistenti sociali e supplenti, che devono
riparare alle manchevolezze
quando non alle vere e proprie ingiustizie, degli altri poteri. Al contrario le chiese devono essere protagoniste nel
contrastare il prodursi delle
discriminazioni, delle possibili cause di povertà, di inimicizia, di odio, di ingiustizia
fin dal loro nascere, e assumersi pertanto precise responsabilità di conversione
non solo interiore ma delle
comunità, delle città e dei
paesi. Se lo stato accentratore e burocratico ha fallito,
hanno fallito anche le chiese
divise e rinchiuse su se stesse
e sta fallendo anche il mercato che esaspera le differenze
tra ricco e povero, forte e debole, all’interno di ogni aggregazione sociale ma anche
tra Nord e Sud del mondo.
Occorrerà un vero giubileo
biblico che affronti tutte le
ingiustizie sociali a partire
dal problema delTestinzlone
del debito dei paesi poveri
nei confronti di quelli ricchi.
La capacità di rinnovamento delle chiese americane
ravvivate anche da un ecumenismo meno teorico e meno legato alla memoria delle
divisioni che hanno fatto la
storia dell’Europa, sembra
essere maggiore, rispetto a
quello delle chiese della vecchia Europa. I Sojourners sono ancora poco conosciuti in
Italia ma sono in costante
crescita negli Usa e stanno
sempre più intensificando
una rete internazionale. Le
chiese afroamericane sono
state bruciate ma risorgono
più belle e grandi di prima.
Se si vuole dare un seguito
positivo alle sollecitazioni di
Wallis, alla promessa fatta di
stringere contatti più frequenti e di rivederci, dovremo affrontare quindi la questione se e come sia possibile
essere anche a Milano e in altre città italiane dove più
acute sono le conseguenze
sociali del liberismo più sfrenato, essere Sojourners.
Convegno di formazione per monitrici e monitori a Casa Cares
L'identità protestante; come proporla ai più piccoli?
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Nella cornice delle colline
toscane bagnate dalla pioggia
d’aumnno, si è tenuto a casa
Cares T8 e il 9 novembre il
primo seminario di formazione di monitrici e monitori,
animatrici e animatori organizzato dall’Associazione delle chiese battiste della Toscana (Acebt) e dal 10° circuito
valdese metodista. All’incontro hanno partecipato circa
20 persone, alcune direttamente interessate ad approfondire le tematiche inerenti la didattica nelle scuole
domenicali, altre intervenute
in quanto genitori o nonni
consapevoli della loro responsabilità nell’educazione
di bambine e bambini, altre
ancora coinvolte in quanto
insegnanti delle scuole statali. È stato proprio il carattere
composito del gruppo dei
partecipanti a far sì che ciascuno sia potuto uscire dal
seminario arricchito da idee
e prospettive e esperienze diverse dalla propria.
A «dare il la» al tema dell’incontro (l’identità protestante) è stato il pastore Sergio Tattoli che nella sua relazione di apertura ha messo
in luce come gli adulti debbano innanzitutto comprendere la propria vocazione
all’interno della complessa
dialettica tra passato, presente e futuro. Talvolta essa è
anche attraversata da moaienti di crisi d’identità, ragion per cui (parafrasando
l'Utero) l’identità riformata è
sempre da riformare, deteraiinandosi di volta in volta in
delazione agli altri.
Perciò è necessario uscire
dalle definizioni in negativo
'^ne hanno contrassegnato
Per lungo tempo TinsegnaJPento rivolto ai nostri figli
(aoi protestanti siamo «quelli
®e non»: non crediamo nel*a madonna, ecc.) e cercare
^ trasmettere invece soprat*^110 un comportamento positivo e propositivo (noi pro
testanti, fra i cristiani, cerchiamo di ciffermare e vivere
nella libertà e nella responsabilità). Inoltre sono da evitare contrapposizioni nette
con il mondo cattolico, insegnando ai bambini che siamo cristiani come tutti gli altri, perché crediamo che Gesù Cristo è nato, vissuto e
morto per dare vita a tutta
l’umanità. Nonostante questa necessaria trasmissione
di atteggiamenti di accettazione dell’altro, i genitori e
gli educatori non dovranno
trascurare di spiegare ai piccoli il perché della nostra diversità, soprattutto quando
arriva il momento di confronto con le «cerimonie di
iniziazione» (cresime, comunioni ecc.) cattoliche, stando
vicini in modo particolare ai
ragazzi per evitare che il loro
senso di esclusione provochi
problemi psicologici.
Anche se atteggiamenti
apologetici sono, in linea di
massima, da evitare, in particolari contesti poco tolleranti
può anche rendersi necessario difendere i propri diritti
senza timore: a questo proposito si è parlato a lungo
dell’insegnamento della religione cattolica e delle difficoltà che provoca spesso, anche perché la normativa non
sempre viene rispettata dagli
insegnanti e dagli organi collegiali. Così le espressioni
spontanee dei bambini della
nascente consapevolezza
della propria diversità, intesa
e vissuta positivamente, non
dovranno essere represse ma
equilibratamente valorizzate.
L’incontro ha avuto momenti di particolare attivazione dei partecipanti, a cominciare dalla preparazione
del culto domenicale, centrato sul testo di Isaia 54, 2,
che ci è sembrato opportuno
riprendere dalla recente as
semblea della Fcei: un testo
che invita a saper ridire se
stessi in modi diversi, aggiungendo nuovi cardini a
quelli della tradizione riformata (solus Christus, sola fide, sola grada, sola Scriptura). Poi in un incontro fitori
programma con Yann Redaliè, docente di Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di
teologia. Inoltre la mattinata
di domenica ha visto gli insegnanti imparare come si
racconta un testo biblico ai
bambini, quali sono le tecniche da usare e come attualizzarlo.
L’ultimo momento, guidato da Paul Krieg, ci è servito
per renderci attenti ai rischi
che si corrono nel mettere la
Bibbia in mano ai bambini e
per responsabilizzare ulteriormente sulla necessità di
una preparazione accurata di
ogni momento di approccio
al testo biblico.
Palermo: comunità metodista e valdese della Noce
Battesimo in un'assemblea dai mille colori
PAOLO MANOCCHIO
Domenica so novembre
i membri di chiesa sono
stati accolti da gioiosi canti
africani accompagnati da
tamburi e da altri strumenti
etnici. Ci si è lasciati alle spalle un cielo uggioso e carico di
pioggia. La comunità metodista e valdese della «Noce» ha
vissuto con grande partecipazione la prima domenica di
avvento per il battesimo di
Ebenezer Tuffour, figlio di
cittadini ganaensi, metodisti.
Gli splendidi e variopinti vestiti indossati dai genitori.
Stella e Joseph, e dai padrini,
Alessandra e Vivian, del piccolo Ebenezer hanno brillato
in tutto il loro splendore ag
giungendo un tocco di solarità. L’emozione è stata visibile negli occhi di tutti. Una
nuova creatura si è affacciata
alla vita ed è diventata partecipe della salvezza e nuova
linfa nella nostra comunità.
Il sermone è stato incentrato sul racconto della guarigione del cieco Bartimeo (Marco
10, 46-52). «Il battesimo indica la grazia liberatrice di Gesù»: così ha esordito il candidato Luca Anziani nel sermone. Due soli sono i personaggi: Bartimeo e Cristo. Anche
se vi è grande folla, Gesù si rivolge a Bartimeo che ha bisogno del suo aiuto. È nella frase che Cristo pronuncia che si
svela la grande fede di Bartimeo: «Che cosa vuoi che io
faccia per te?». Bartimeo sa di
essere condannato alla cecità,
ma la fede in Cristo è la sola
luce che possa fargli riacquistare la vista.
Il battesimo è stato sottolineato da un lungo battimano
e da un rullo di tamburi. Subito dopo i bambini della
scuola domenicale hanno
portato ai genitori una candela come simbolo della luce
dello Spirito Santo che deve
guidare il piccolo Ebenezer.
La comunità, a sua volta, ha
espresso lo stesso augurio
con il dono di una Bibbia.
Durante e alla fine del culto,
canti e danze africane di ringraziamento, fiducia e di amore hanno coinvolto tutti i
membri della comunità.
Agenda
1
MESTRE — A partire dalle 10 (culto) e fino alle ore 17, in
via Cavalietti 8,si tiene il primo dei tre incontri di formazione organizzati dal Consiglio del 7° circuito e dalla Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est rivolti a predicatori locali, catechisti, monitori e giovani. Tema della prima giornata, che prevede la relazione di Sergio Cozzi, è
«Verità e salvezza dentro e fuori il cristianesimo».
ROMA — Alle ore 17, presso la Facoltà valdese di teologia
(via Pietro Cossa 42), per la celebrazione della giornata
delTeb'raismo, l’Amicizia ebraico-cristiana e il Sae organizzano un incontro sul tema «Che cos’è l’uomo, che ti ricordi
di lui (Salmo 8,5)».
12 gennaio
.I
TRIESTE — Alle ore 18,30, presso la sede in via Tigor 24, il
Gruppo ecumenico propone una conversazione di Sergio
Cozzi sul tema «Teologia cristiana ed ebraismo».
NAPOLI —Alle ore 18, presso la sede del Goethe Institut
(Riviera di Ghiaia 202), l’associazione Partenia invita alla
conferenza sul tema «Cristiani ed ebrei alle soglie del terzo
millennio». Relatori Daniele Garrone, docente alla Facoltà
valdese di teologia, e Paolo Gamberini, docente alla Facoltà
di Teologia dell’Italia meridionale. Tel. 081/668846.
17 gennaio
BERGAMO —Alle ore 17,30, presso il Centro culturale protestante (via Tasso 55,1 piano), per il primo di quatttro incontri sul Vangelo di Giovanni, il pastore Thomas Soggin
parla sul tema: «Gesù: sacerdozio, tempio e santuari».
18 gennaio
ROMA — Alle ore 17, presso la sede del Sae (via Giusti 12),
in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani, sul tema «Lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza», si tiene un incontro ecumenico di preghiera e di
fraternità. Predicazione del pastore Paolo Ricca, saluto di
mons. Giuseppe Chiaretti.
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche, trasmessa a
domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 11
gennaio: «25 anni di Protestantesimo in Tv; Brevettiamo
anche la vita? (Una riflessione etica sulla direttiva del
Consiglio europeo); Riforma, un settimanale evangelico;
Incontri (rubrica biblica)».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
RODORETTO — Lo spopolamento del vallone e la situazione
ecclesiastica fluida hanno fatto sì che per vari anni Rodoretto non avesse attività invernali. Negli ultimi anni Taffidamento della piccola comunità alla cura pastorale del pastore Sergio Ribet ha permesso di superare l’impasse in cui
il Concistoro, avente personalità giuridica ma quasi inesistente di fatto, era venuto a trovarsi. Il Concistoro attuale,
regolarmente eletto, ha potuto fare un censimento dei
membri di chiesa e rifarne l’elenco. È stata ripresa la manutenzione di stabili che per alcuni anni erano stati lasciati
alla buona volontà della libera iniziativa.
• Quest’anno, e per i prossimi sette anni, la comunità è stata affidata alla cura pastorale del predicatore locale Claudio
Tron che ha già in cura la chiesa di Villasecca. È ora possibile riprendere anche qualche attività invernale. A Natale,
nella casa ospitale della famiglia di Walter Tron, abbiamo
avuto il culto con Cena del Signore. In prossimità del XVII
Febbraio prevediamo di avere una riunione in cui riprenderemo in esame la storia valdese, con l’aiuto delle diapositive della Società di studi valdesi. L’incontro è previsto, a
Dio piacendo, per domenica 15 febbraio alle 19,30.
VILLASECCA — Ci ha lasciato negli ultimi mesi la sorella Iris
Michelino ved. Peyronel, del Giulberso, deceduta il 10 novembre all’età di 88 anni. Fraterna solidarietà ai familiari in
lutto.
• La comunità si è rallegrata con Dario e Valentina Guglielmet che hanno presentato al battesimo la loro piccola Federica, il 23 novembre scorso. Nella stessa occasione i nonni materni, Arturo Ghigo e Olga Refourn, hanno festeggiato
le nozze d’argento. Rallegramenti anche a Ugo Fantini e
Fiorella Peyronel per la nascita del piccolo Lorenzo, avvenuta il 3 dicembre.
• Le riunioni quartierali di ottobre, novembre e dicembre
sono state dedicate al documento sinodale sulla scuola,
all’uso dei fondi delT8 per mille e alla conoscenza dei periodici evangelici. La neve ci ha impedito di fare qualcuna
delle riunioni in programma.
• Ringraziamo il pastore Sergio Ribet e il prof. Sergio Rostagno, che hanno presieduto i culti rispettivamente del 7 dicembre e di Natale al Chiotti.
• Nel periodo natalizio abbiamo avuto i consueti incontri: il
culto al Trussan la sera del 24, il culto del 25 al Chiotti, la
festa dei bambini il 26 a Vlllasecca. L’incontro delle corali
del circuito ha avuto luogo quest’anno ai Chiotti sabato 27
dicembre. La colletta, a favore dei terremotati, ha fruttato
£ 1.100.000. 11 31 dicembre abbiamo chiuso Tanno con la
consueta serata amichevole, con culto e agape fraterna.
10
PAG. 6 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 9 GENNAIO 1998 \/eNER
Miforma
Laicità
Maurizio Girolami
Un tribunale amministrativo francese ha annullato
una delibera di finanziamento di circa 30 milioni che la
Bassa Bretagna e Vandea avevano destinato al vescovo
locale per le spese di accoglienza del papa che nel 1996
ha visitato le regioni delia Loira. Il vescovo dovrà dunque
restituire quel «piccolo» contributo.
Vi è pericolo che qualcosa del genere accada anche in
Italia? Vi sono molte ragioni per stare tranquilli. Abbiamo
un capo dello stato che periodicamente ci ricorda la sua
devozione a Maria vergine e nel suo ultimo discorso di fine anno, in tono orante e solenne, rende grazie al pontefice. Abbiamo un sindaco che chiama in piazza tutti i romani (dunque anche gli evangelici, gli islamici, i non credenti) a ringraziare il Santo Padre per lo storico appuntamento del 15 gennaio prossimo in Campidoglio. Abbiamo
giunte di enti locali e governi che stanziano fondi per la
migliore riuscita di manifestazioni di fede (cattolica) quali ad esempio l’ostensione della Sindone a partire dal 18
aprile 1988 e il Giubileo del 2000. Abbiamo una legge dello stato che devolve a varie organizzazioni ecclesiastiche
(ma la Chiesa valdese l’ha rifiutato) persino l’otto per mille di quei tanti cittadini che non barrano la casella del
modello 740, magari perché atei o contrari al finanziamento statale alle fedi religiose. Abbiamo, da parecchi anni, enti locali e governi che stanziano fondi a favore di
istituzioni scolastiche private, laiche e cattoliche. Abbiamo, per la prima volta, un governo che progetta di raddoppiarne l’entità (pure in tempi di tagli alia scuola statale), probabilmente con una maggioranza «ecumenica» di
destra-sinistra, e vara una nuova disciplina degli esami di
maturità che, data la struttura delle commissioni, faciliterà il successo scolastico degli allievi delle scuole private.
Certo, la Corte Costituzionale potrebbe accogliere il ricorso di alcuni cittadini (anche evangelici) contro il finanziamento alle scuole private accordati da enti locali
dell’Emilia Romagna, ma si tratterebbe pur sempre di una
stonatura isolata in im... coro a cappella. Potrebbe essere
im motivo uiteriore, in tempi di «grandi riforme», per «saneu-e» U contenzioso cancellando daUa Costituzione le cinque parole guastafeste «senza oneri per lo stato». No, disavventure giudiziarie per eccesso di deferenza verso i
centri di potere della Chiesa cattolica non sono all’orizzonte in Italia dove, a differenza dalla Francia, il senso
della laicità dello stato sembra fortemente appannato.
Ma che cosa significa laicità per noi evangelici? Azzardo
tre brevi risposte. Laicità è consapevolezza del limite di
tutte le umane istituzioni e modelli statuali, nessuno degno di pretendere incondizionata sottomissione o venerazione: non lo stato fondato sulla razza o sul sangue, non
lo stato-partito onnipotente di staliniana memoria, e
neanche quello che assume a modello supremo il mercato o l’azienda. Laicità è dunque riuscire a riservare a Dio il
fuoco della nostra vita, cercando nella sua volontà il punto di vista, i criteri d’azione per servire il prossimo nella
società civile e nello stato.
Laicità non è soitanto rifiutare il clericalismo, l’asservimento del potere politico a quello religioso, o il suo contrario, il cesaropapismo, ma anche e soprattutto (per noi)
riconoscere il limite delle democrazie, ogni volta che istituzioni ed élites dirigenti politiche e religiose si scambiano
favori (ad esempio finanziamenti e privilegi alle religioni
in cambio del consenso sociale e elettorale) a scapito della
dignità e delle esigenze di tutta la collettività. La data del
18 aprile (1948) è un simbolo di questo tipo di collusioni.
Laicità, infine, è coscienza vigile dei nostri stessi limiti
di evangelici che, per quanto cerchiamo di non essere
«del mondo», certamente siamo «nel mondo», esposti alla tentazione della visibilità sui media, della compartecipazione, pur nel piccolo, al potere e al privilegio dell’ltomo religiosus, della vanità per la nostra diaconia. Corresponsabili, o troppo fiacchi nella nostra protesta per 1
milioni di emarginati, disoccupati, bocciati, isolati, precarizzati, esuli, che non condividono le speranze e i benefici dell’euro-Europa.
Kiporma
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Mattai. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaido Rostan (coordinatore de L’eco delie valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidl.
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Ritorma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1® gennaio 1951. Le moditiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
I vescovi anglicani su due nodi ecumenici cruciali
Sul papa e sulla mariologia
No suINnfallibilità ma disponibilità a discutere su una forma
di primato pesonale. La devozione mariana è un optional
PAOLO RICCA
ECCO le principali osservazioni formulate dal recente documento dei vescovi anglicani May They All Be One
(vedi pagina 1).
1) A proposito del magistero
così come viene praticato nella chiesa di Roma, gli anglicani chiedono che venga messo
bene in chiaro il rapporto esistente tra il vescovo di Roma,
la collegialità dei vescovi, la
fede del popolo (il cosiddetto
sensus fidelium) e la curia romana (n. 19). Il magistero papale ha, secondo gli anglicani,
un peso eccessivo nella vita
della Chiesa cattolica, provocando squilibri notevoli (n.
29). La funzione docente del
vescovo di Roma va ridimensionata a vantaggio non solo
della collegialità episcopale
ma anche della «partecipazione responsabile di tutto il popolo di Dio» (n. 29), clero e
laicato inclusi.
2) Gli anglicani segnalano
una contraddizione tra l’insistenza cattolica romana sull’importanza del battesimo
come vincolo di comunione
già operante tra tutti coloro
che l’hanno ricevuto e il fatto
che la Chiesa cattolica nel suo
rapporto con le altre chiese
non ne tragga conseguenza
alcuna né a livello di una possibile condivisione di vita cultuale e sacramentale (n. 36)
né a livello del riconoscimento reciproco dei ministeri delle diverse chiese (nn. 39-40).
Gli anglicani ritengono che
questa sia «una questione ecclesiologica ed ecumenica
centrale» (n. 34).
3) Per quanto concerne la
questione cruciale del primato e dell’infallibilità, gli anglicani distinguono: mentre sono nettamente contrari all’infallibilità (a meno di una sua
totale reinterpretazione che la
svuoterebbe del valore assegnatole dal Vaticano I come
prerogativa personale del
pontefice romano), sono più
possibilisti riguardo al primato, anche qui però soltanto se
verranno soddisfatte alcune
considerazioni pregiudiziali,
soprattutto due. La prima è
che primato non significhi più
(come significa attualmente)
giurisdizione, cioè diritto di
governo, ordinaria, immediata e universale del vescovo di
Roma sull’intera cristianità.
Una simile giurisdizione è incompatibile con la visione anglicana (nonché ortodossa e
protestante) della chiesa: è
semplicemente inaccettabile.
In effetti «la questione della
giurisdizione è più difficile di
quella del primato come tale»
(n. 47). La seconda condizione è che non si dica, come in
ANCHE se il trascorrere di
un anno non è altro che il
tempo del normale movimento di rivoluzione della Terra
intorno al Sole, è consuetudine stabilita che l’uomo lo
consideri come una tappa importante della sua vita personale e comunitaria. I nostri
giornali, in questi giorni, sono
perciò pieni di bilanci dell’anno appena finito: bilanci politicij economici, finanziari, sociali. L’aiuto del computer
inoltre ci mette in grado di
avere dati statistici di ogni tipo riguardanti il 1997. Ciò che
la creatura umana, viceversa,
è piuttosto restia a fare è un
piccolo bilancio della propria
vita individuale: all’uomo e
alla donna non piace stare soli davanti alla propria coscienza. E se lo fanno, ricordano con dovizia di particolari i torti, le cattiverie e le offe
vece dice la Ut unum sint, che
la comunione visibile con la
chiesa di Roma e il suo vescovo è «un requisito essenziale
della comunione piena e visibile» (n. 48). Il requisito essenziale, secondo gli anglicani, non è questo ma è che tutte le chiese siano tra loro in
comunione reciproca; la comunione con Roma non è più
essenziale di altre, dato che
essa non è più, oggi, un criterio privilegiato per saggiare
l’ortodossia di una chiesa o la
sua appartenenza alla più vasta comunità cristiana e ecu
memca.
Una nuova forma
di primato
Detto questo però gli anglicani sono disposti a riconoscere la legittimità di una
qualche forma di «primato»,
sono cioè disposti a vedere il
vescovo di Roma (s’intende
un futuro vescovo di Roma,
molto diverso da quello attuale, carico di prerogative e
poteri esorbitanti) «come la
persona che in modo particolare significa l’unità e l’universalità della chiesa» e ha
«speciali responsabilità nel
mantenere l’unità nella verità
e nel sistemare le questioni
nell’amore» (n. 46). È chiaro
però che l’esatto contenuto di
queste responsabilità e soprattutto i loro limiti dovranno essere decisi e fissati ex
novo e insieme, così come
dovrà essere precisato chiaramente il contesto in cui esse
verranno esercitate, cioè il loro rapporto con la collegialità
dei vescovi e la conciliarità di
tutta la chiesa. Gli anglicani
rifiutano dunque il primato
papale così com’è oggi, ma
non optano neppure per un
puro e semplice primato d’
onore. Ci vorrebbe, secondo
loro, una terza via, forse una
via di mezzo. Essi sono certi
che esiste e si dichiarano fiduciosi di poterla un giorno
percorrere (n. 47).
È peccato, in un certo senso, che il discorso degli anglicani sul primato non vada oltre questa soglia. La loro critica, per quanto fondata e pertinente, si muove tutta dentro
la logica del primato, senza
metterla per nulla in discussione. Ma è proprio la categoria stessa del primato che doveva essere passata al vaglio
della critica biblica. È significativamente nella cerchia dei
Dodici che si fa strada l’idea
di un possibile «primato»
(Marco 9, 34; Luca 22, 24), ma
Gesù la boccia su tutta la linea. E non è certo un caso che
nessuno dei tre passi biblici
comunemente addotti dall’apologetica cattolica nel va
II primate anglicano George Carey
no tentativo di fondare biblicamente l’istituzione papale
(e cioè Matteo 16, 17-19; Luca
22, 31-32; Giovanni 21, 15-19)
contenga il benché minimo
accenno, neppure indiretto,
all’idea di un primato assegnato a un ministro particolare (in questo caso Pietro).
«Primato» riferito a un ministro è una categoria estranea
al messaggio biblico, alla predicazione e alla prassi di Gesù. Come tale, essa è fuorviante. Occorrerebbe trovare
il coraggio di abbandonarla
del tutto.
4) Il capitoletto dedicato a
Maria consta di tre soli paragrafi. Dopo aver ricordato che
gli anglicani accettano l’appellativo «Madre di Dio» (cioè
madre di Gesù, vero Dio oltre
che vero uomo) decretato dal
concilio di Efeso del 431 e che
nell’anglicanesimo vi sono
gruppi che coltivano una certa devozione mariana mentre
in molti altri questo non accade, il documento dichiara il
suo disaccordo da un’autorità
che intendesse porre tra gli
«elementi essenziali nella gerarchia delle verità delle credenze o pratiche devozionali
che molti credenti non vedono comandate dalla Sacra
Scrittura o richieste dalla tradizione radicata nella Bibbia
che abbiamo ereditato dalla
chiesa antica» (n. 33). Anche
qui il discorso è chiaro: 1) Maria è un fenomeno essenzialmente devozionale, non dottrinale, riguarda la pietà non il
dogma; 2) dottrine e devozioni mariane non possono essere annoverate tra gli «elementi essenziali» del cristianesimo; pertanto non possono essere imposte ai cristiani che
sin qui, per evidenti ragioni
bibliche, non le hanno fatte
proprie. 11 documento considera mariologia e culto mariano alla stregua di quei «pesi» di cui parla il libro degli Atti (15, 28), che non devono essere imposti a tutti i cristiani.
PIERO bensì
se subite, ma dimenticano
tutto il bene ricevuto. Un’antica leggenda araba narra che
un Capodanno Allah volle invitare a un banchetto tutte le
fate buone del mondo. Arrivarono in tante e il festino fu
un grande successo. Tuttavia,
stando a capotavola durante
il pranzo. Allah si accorse che
due fate, sedute l’una accanto
all’altra, non si rivolgevano
mai la parola. Allah ne chiese
il motivo e la risposta fu mol
to semplice: non si conoscevano. Allora Allah fece le presentazioni: una si chiamava
«Buone azioni» e l’altra «Riconoscenza». Non si erano mai
incontrate prima di allora!
Ed è proprio così: noi che
siamo sempre pronti a lamentarci e a recriminare per i mali
che ci capitano (e spesso sono
tanti), non siamo capaci di
esprimere gratitudine per i
beni che riceviamo da Dio e
dagli uomini. Cerchiamo di
/¿/Padania
Cattolici e federalismo
Augusto Giustini, nella pagina dei commenti del 20 dicembre, svolge un ragionamento sui partiti e la Chiesa
in rapporto alle associazioni
segrete: «Nella vita politica
italiana, ove il potere spirituale della Chiesa è fortemente
sentito (...), il condizionamento sui partiti di ispirazione cristiana, e non, di organizzazioni segrete cattoliche non può
che avere una influenza nega
la nuc
ni italiar
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civile. Fi
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strappate
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culturali:
za biblici
tiva sul libero svolgimento ¿gre sino
vanità» (I
Certo,
della vita democratica (...): sia
perché alla coscienza del sin
golo si sostituisce il fine gancèìiài
dell’organizzazione, sia per- j
ché il fine dell’organizzazione jgayversi
può non coincidere con gli in- ni
teressi della comunità nazionaie. Se vogliamo dunque uti- ,naii„
lizzare in modo positivo le
grandi risorse sociali della ci- ■ nrimi,,,
viltà cattolica dobbiamo affi- ,
dare la rappresentanza politi- gj^g gj
ca dei cattolici da uomini liberi». La soluzione in questo “ „««n»
senso e «dare modo alla popolazione di scegliere nel prò- ^^gj
prio territorio i propri rappresentami tra persone diretta- p^a^c
mente conosciute (...). Questa
e 1 essenza del federalismo».
CORRIERE DELLA SERA
La fede vissuta
cose vede
te) come
da ciò fral
come «Te
che il COI
Alla vigilia di Natale lo ro^rcante
scrittore e germanista Claudio Magris scrive un editoria- Pascetti d
le in cui denuncia, come tanti P®''
per la verità, il consumismo esempio p
di questo periodo e le profonde ingiustizie che si vedono In quesi
agli angoli delle strade, ma^ncor piì
soprattutto il «buonismo» di)!^! Cristo
chi, piuttosto che il centro'ropwtanl
dell’evento natalizio, propa-significai
ganda buoni sentimenti che ‘'P^m arti:
sono solo offensivi per chi perdi
soffre: «Chiunque parli del™ di ur
Natale non può non farei^____________
conti col progressivo indebo- i ~
limento della sua reale pre- ì AJ
il nosti
pubblica
senza nella nostra realtà». E
più avanti: «Per la prima volta
nella sua storia (...) il cristia-l|Qjj“‘j^
nesimo corre veramente il ri-lQjj j.j_g
schio, ancor lontano ma og-|ompjg(.j.
gettivo, di sparire; abituato adlgj^
affrontare gli avversari che l0|ortano i
hanno odiato, è più in imba-|
razzo a non venir lentamente:
assorbito ed evaporato da un^
mondo che ritiene spesso di
non averne bisogno (...). Non
a caso oggi i religiosi che testimoniano più autenticamente la loro fede non sono
tanto quelli che la predicano,
quanto quelli che la incarnano nella loro vita, operando
nelle situazioni di più varia
disperazione senza fare la
morale a nessuno e senza voler convertire nessuno».
L’OC(
fare bilanci onesti anche in
queste cose! Un testo vigoroso di Paolo, in cui l’apostolo
esorta i suoi fratelli alla longanimità, alla benignità, alla
mutua comprensione, al perdono reciproco, alla pace, termina quasi repentinamente
con queste parole; «E siate riconoscenti». Paolo sa bene
che la riconoscenza, la gratitudine è una medicina formidabile per liberare i nostri
cuori dalTacrèdine, dal rancore, dall’amarezza che rovinano spesso i nostri giorni. Ecco
dunque l'augurio per il 1998;
«Benedici anima mia l’Eterno
e non dimenticare alcuno dei
suoi benefici».
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*Ifo temp
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fanti s.r,
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ÍJiio sul
pii ■
(Rubrica «Un fatto, un commento» della trasmissione di Rm
diouno «Culto evangelico» curata dalla Federazione delle chiesi
evangeliche in Italia andata ia
onda domenica 4 gennaio).
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E-Mail: f
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998 venerdì 9 GENNAIO 1998
Pagina Dei Lettori
PAG. 7 RIFORMA
I La fede
e il terremoto
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10
i pa0 diona
La nuova mappa dei Comuni italiani a rischio sismico è
pronta: sono circa 3.000 le zone interessate, parola del sotV tosegretario alla Protezione
civile, Franco Barberi; il panorama è indubbiamente altamente drammatico dato
che non riguarda solo regioni
negli ultimi tempi rovinosamente colpite quali l’Umbria
liesa gie Marche, ma tutta la nosioni 5(ra penisola. Vien fatto di
itica meditare su che cosa contano
itua- gli uomini, i loro sogni, i loro
ambiziosi progetti, dinanzi alla scomparsa di tante vite
^ strappate in pochi secondi as32*0; sieme ai loro beni materiali e
può culturali; con l’antica saggezza biblica dovremmo risponento ¿ere sinteticamente: «Tutto è
): sia vanità» (Ecclesiaste 1,2).
Certo, nessuno potrà mai
I sin
p, ov/iiv./» iivooLiinj putia iiiajL
cancellare lo spirito di quei
veri credenti che, nonostante
le avversità, hanno aspirato al
' * 1”' divino, pur toccati dal dolore.
Inun canto indiano è detto:
' «Dalle zolle inodori della terzo le
la ei
ra scaturiscono gli aromi della primavera; primavera della
Fede nel Creatore della Natu
ni litesto
aesta
o».
fAA
ra che ci circonda e che alcuni uomini hanno genialmente
espresso». Pensiamo al notisP°' simo «Cantico delle Creatumre 9uale tutto il Creato è
etta- ideale di fraternità
locto Francesco d’Assisi che,
nell’amore di Cristo, tutte le
cose vede (compresa la morte) come «fratelli» e «sorelle»;
da ciò frate Francesco fu visto
come «l’alter Christus». Anche il contemporaneo ricco
le lo cercante di Lione rinunziò ai
:iau- deni terreni per seguire i
Oria- precetti di Cristo che ha softanti f®do per noi lasciandoci un
ismo esempio perché seguissimo le
tfon- orme (I Pietro 2,21).
dono In questi giorni, meditiamo
, maencor più per le sofferenze
o» di del Cristo mentre vediamo,
mtro ™P9rtante, la distruzione di
opa- significative e insostituibili
i che epere artistiche. Tra le numer chi rese perdite citiamo gli affrei del*ehi di un braccio del tranare i
AI LETTORI
- Il nostro settimanalè non
pubblica lettere anonime.
.Sono tali anche quelle che
fton riportano Pindiriazo
-.Completo (che ovviamente
to no|on pubblichiamo) o ne ri
nn '®lortano uno di fantasia.
mba
lente
setto della chiesa superiore di
Assisi dipinti da Cimabue
(1272-1302) all’alba della nascente pittura italiana dopo il
tradizionale stile «greco» (bizantino); tra questi dipinti
ammiravamo, anche se in
certe parti quasi illeggibili,
una drammatica Crocifissione nelTallucinante misticismo di Jacopone da Todi. Naturali pure per la loro emblematicità i crocifissi sagomati
lignei delle «pie» processioni
medievali. L’augurio degli
studiosi di Storia dell’arte di
tutto il mondo è che sia almeno risparmiato il celebre
ciclo degli affreschi di Giotto
(1226-1337), raffiguranti in
28 riquadri episodi sulla vita
di San Francesco. Certo è che
sia L'Umbria in particolare
che le Marche presentano
nei secoli silenziose e solitarie attestazioni di storia e di
arte in un fascino che perdura, anche se con aspetti diversi, attraverso singolari mistiche suggestioni. Esse appaiono come indelebili affermazioni di una spiritualità
che confina con una religiosità popolare, così che il
viaggiatore illuminista Charles de Brosses (1709-1777)
evitava «temendo le stimmate come tutti i diavoli».
Indubbiamente il crollo
delle case e di tanti monumenti ci addolora, ma può richiamarci al monito di Gesù
quando gli fu riferito della caduta della torre in Siloe con
la morte di diciotto persone:
«Pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di
Gerusalemme? No, vi dico;
ma se non vi ravvedete, perirete tutti, come loro».
Anche oggi siamo esortati a
perseverare nella fede in Dio
e siamo spronati ad attendere il suo ritorno: «Rialzatevi,
levate il capo» (Luca 21, 28),
perché il Signore è vicino, alle porte: «A chi avrà perseverato fino alla fine, io darò la
corona della vita».
Elio Rinaldi - Firenze
Costituzione
e laicità
L’articolo «I valori della Liberazione» [Riforma n. 38 del
10 ottobre) contrasta con la
realtà dei fatti. In tale scritto
ci si prefigge lo scopo di «rendere vivi e condivisi gli ideali
della Resistenza sui quali è
fondata la Costituzione italiana», poiché la crisi dello stato
deriverebbe dall’inadeguatezza della loro attuazione, in
particolare dallo scarso ricorso alla solidarietà, a un valore
che invece rappresenterebbe
la panacea dei mali italiani.
In primo luogo osservo che
«i valori della Resistenza» è
espressione che non ha un significato univoco, bensì muta profondamente di senso a
seconda del movimento politico che lo impiega. Che nella
Costituzione siano trapassati
tali valori fu, per esempio,
negato dal Partito comunista
italiano che parlò di «Resistenza tradita» (vd. Longo,
Chi ha tradito la Resistenza,
Editori Riuniti, 1975); fu negato altresì dal Partito socialista italiano (Nenni in La Costituzione della Repubblica
nei lavori preparatori della
Assemblea Costituente, ed.
Camera dei Deputati, 1976,1,
p. 301; Calamandrei, Repubblica pontificia, in «Il Ponte»,
VI, 6 giugno 1950), che denunziò il carattere antidemocratico e confessionale del
nuovo Stato in contrasto, anche in questo caso, con i «valori della Resistenza». Poiché
nell’Assemblea costituente la
Democrazia cristiana fu il
partito di mapioranza relativo, per «valori della Resistenza» si devono fondamentalmente intendere quelli cattolici. Tale Carta, infatti, riflette
la dottrina sociale della Chiesa, è la traduzione in bella
copia degli Enunciati di Camaldoli (in Bazzichi, Etica
cristiana da applicare, ed.
Ave, 1993), stesi nell’omonima località nel 1944.
Sintetizzando, la Costituzione non è stata sottopósta
a referendum confermativo,
ciò che costituisce una contraddizione in termine, la dimostrazione del suo essere
una Costituzione antidemocratica [octroyée), del suo designare un Rechtstaat, ma
non un Government of Right.
La Costituzione disegna nell’art. 7 uno stato confessionale cattolico. Il primo comma
di tale norma non è che la
traduzione del lemma canonistico «Ecclesia et societas civilis sunt societates in suo ordine perfectae», il cui significato ritengo vi sia noto.
Il rapporto tra lo stato e il
cittadino è informato al
«principio di sussidiarietà»
secondo il significato che esso assume nel pensiero cattolico, diametralmente opposto
a quello posseduto nell’ambito protestante. Dal punto di
vista del primo, è il potere assoluto che demanda alla base
ciò che, a suo avviso, può essere gestito dalla base stessa.
Dal punto di vista del secondo è la base, titolare del potere religioso e politico in virtù del rifiuto del papismo.
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settimanale delle chiese battiate,
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Lettera aperta a Michael Jordan
Amare la giustizia più delle scarpe di moda
Caro Michael [Michael Jordan è il più famoso giocatore di basket attualmente in attività, e anche il più pagato, che milita nei
«Bulls» di Chicago, ndr], mi rivolgo personalmente a te perché penso che tu ti avvalga dei
servizi di una di quelle agenzie specializzate
che ti riportano tutto ciò che si scrive di te
nel mondo. Se la tua agenzia è bene organizzata, anche un piccolo giornale come Riforma non sfuggirà alla sua attenzione.
Nel numero di ottobre 1997 de II grido di
guerra, periodico dell’Esercito della Salvezza, è riportata una tua dichiarazione in cui
inviti i genitori a essere i primi modelli di
comportamento per i loro bambini, senza
aspettare che questo compito sia svolto da
altri. Concludi dicendo: «Tutto inizia con
Dio». Se, come spero, pensi questo davvero e
non ti è stato suggerito dal tuo consulente
per le relazioni pubbliche, allora posso rivolgermi a te come a un fratello, per questo uso
questo tono.
È vero che non è giusto che i giovani prendano i personaggi come te come modelli di
comportamento esclusivi, ma sai benissimo
che hai una notevole influenza, tanto è vero
che ci sono ditte che ti pagano profumatamente perché tu proponga i loro prodotti,
consapevoli che tu sei di fatto un modello di
comportamento. Tra queste, anzi, penso
che sia la più importante, c’è la Nike. Tu
certo sai che la fortuna di questa ditta è costruita sullo sfruttamento di lavoratori che
sono costretti a orari massacranti per paghe
da fame nelle fabbriche che producono per
essa nel Sud del mondo. Nike sostiene di
non avere nulla da rimproverarsi, perché le
aziende che producono per essa rispettano
la legge dei loro paesi, ma ti ricordo che anche le industrie che sfruttavano il lavoro forzato degli ebrei nella Germania nazista rispettavano la legge.
Al di fuori di ogni polverone propagandistico, sai benissimo che quello che avviene
nelle fabbriche Nike grida vendetta al cospetto di Dio e se, come sembra, sei credente, non credo che questo sia così di poco
conto per te. Ricordati che in questo momento tu non sei dalla parte delle vittime ma
degli aguzzini. Ricordati anche che, ti piaccia 0 no, tu dici ai giovani di tutto il mondo
per cui sei importante (e questa importanza
è ben nota a Nike, che altrimenti non ti pagherebbe) che è meglio comprare un paio di
scarpe di moda che amare a giustizia.
Se sei davvero un credente, non puoi
mantenere il tuo contratto con Nike. Sperando di avere davvero parlato con un fratello in Cristo, ti saluto fraternamente.
Sergio Borroni - Montespertoli
che demanda allo stato ciò
che essa non può gestire adeguatamente. Mi duole rilevare come questa differenza
fondamentale non sia stata
messa in luce dall’articolo di
Franco Giampiccoli [Riforma,
31/10), dove si finisce per tessere gli elogi del principio di
sussidiarietà cattolico.
La solidarietà enunciata come principio generale dall’art.
2 della Costituzione non è che
la solidarietà cattolica ed è,
dunque, volta alla realizzazione del bonum commune secondo il senso che questa
espressione possiede nella
teologia cattolica, vale a dire,
è volta a realizzare U principatus ecclesiae nella società italiana. Trovo molto discutibile
la mancanza della conoscenza della realtà della vigente
Costituzione, dalla cui progressiva applicazione dipende
la gravità del dissesto morale,
politico e economico del paese e dalla cui radicale rimozione soltanto possiamo sperare l’emancipazione da questa stessa situazione. Per poter operare questa catarsi è
però necessario che il popolo italiano si dia un’etica (religiosa), poiché se manca L
unità morale quella politica è
impossibile.
Alberto Donati - Treviso
Noi battisti
troppo fortunati
Leggo su Riforma le relazioni del Convegno battista
sull’otto per mille e devo annotare quanto siamo fortunati noi battisti. Ci illudiamo
di aver conservato la nostra
indipendenza da Cesare rifiutando l’otto per mille perché convinti che il Parlamento italiano sia uguale all’impero romano. Invece defiscalizziamo le nostre offerte,
aderiamo all’Inps del fondo
clero con 10.000 miliardi di
debito; accettiamo le facilitazioni fiscali per l’ente patrimoniale, i privilegi per pastori e diaconi, i contributi (del
Giubileo) per le ristrutturazioni delle chiese e forse altro
ancora.
Per fortuna facciamo parte
del «Bmv» e forse gestiremo
insieme i loro fondi senza
nessuna macchia per noi battisti. Studieremo di inventare
per l’otto per mille un ente
specifico a parte dall’Ucebi
per non compromettere l’integrità battista; che formna.
Noi battisti digiuniamo
due volte la settimana, paghiamo la decima e non siamo come quei valdesi e metodisti dell’otto per mille.
Quanta fortuna, troppa.
Roberto Mollica
San Mauro (To)
u Si comincia
con il dire...
Mi chiedo se il dilemma bicornuto di noi battisti in merito all’otto per mille non sia
superabile con una terza soluzione: accettare l’otto per
mille ma demandarne l’amministrazione a una commissione interconfessionaleecumenica in cui i battisti
siano in stretta minoranza.
Qualcosa tipo: quattro battisti, un cattolico, un laico, un
valdese, uno dell’Esercito
della Salvezza, un awentista... tanto per esemplificare.
Mi pare che una gestione
di questo tipo consentirebbe
di superare i non peregrini timori di quanti dicono che si
comincia con il dire... e poi...
Enzo Robutti - Roma
MISSIONE
EVANGELICA
CONTRO
LA LEBBRA
via Rismondo 10, 05100 Terni
ASSEMBLEA
DEI SOCI
Sabato 24 gennaio
Torino, via Pio V ,15
prima convocazione ore 9;
2” convocazione ore 9,30.
Odg: lettura biblica (past.
M. Romeo); relazione morale e finanziaria 1997: discussione e approvazione;
elezione di un chairman-,
elezione di un delegato alla
Conferenza internazionale
del maggio prossimo; varie.
Il segretario nazionale
■past. Archimede Bertolino
Partecipazioni
Martedì 30 dicembre si è spenta serenamente, così come è vissuta, circondata dall’affetto dei
suoi cari
Gioietta Jahier Rapini
Lo partecipano ai tanti amici i
figli Chiara, Valerio e la cognata
Salda.
Roma, 30 dicembre 1997
RINGRAZIAMENTO
«Se raggiungessi le ali
dell’aurora e riuscissi
ad abitare al di là del mare
anche là mi guiderebbe
a tua mano,
mi prenderebbe
la tua destra»
Salmo 139
Il marito, la mamma, le sorelle,
il fratello e i familiari tutti della cara
Luisa Paschetto in Coiiet
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto
tributata alla loro cara, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutte le gentili persone
che con presenza, scritti, parole di
conforto e offerte hanno voluto dimostrare la loro partecipazione in
questa circostanza.
In modo particolare ringraziano
la dott.ssa Paola Grand, il dott.
Gardina e II personale tutto dell’ospedale Sant'Anna di Torino, il
personale medico e infermieristico dell’Ospedale valdese di Torre
Penice, tutti coloro che sono stati
vicini a Luisa durante la malattia, i
coscritti. Il pastore Gianni Genre,
la Cri di Torre Pellice, la Fidas
gruppo di Villar Pellice e Bobbio
Pellice, la corale valdese di Torre
Pellice, l’Aldo, i colleghi di Enrico
del Servizio tutela e protezione
della fauna e della flora della Provincia di Torino.
Torre Pellice, 31 dicembre 1997
RINGRAZIAMENTO
La moglie, i figli e i familiari tutti
del caro
Attilio Travers
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza, fiori, scritti,
parole di conforto e opere di bene
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al sig. Enrico Costabel e sig.ra Elvira, alla sig.ra Elvina Griglio, alla
Croce Verde di Porte, al pastore
Winfrid Pfannkuche e al medico
curante dott. Broue.
San Germano, 8 gennaio 1998
RINGRAZIAMENTO
«Egli sarà come un albero
piantato presso a rivi d’acqua, il
quale dà il suo frutto nella
sua stagione e la cui
fronda non appassisce:
e tutto quello che fa, prospererà»
Salmo 1, 3
I familiari del caro
Giacomo Geymet (Nino)
nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano di cuore tutti
coloro che con presenza, scritti,
parole di conforto e offerte hanno
preso parte al loro dolore.
Torre Pellice, 9 gennaio 1998
12
PAG. 8 RIFORMA
venerdì 9 GENNAIO 1997
SiÄlSs»
Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste)
GESTIONE DELL'OTTO PER MILLE (Opm) - ANNO 1997 (dichiarazioni del 1993)
I FONDI RICEVUTI NEL 1997 si riferiscono all'anno '93, dichiarazioni presentate nel '94
ORGANI COMPETENTI
• IL SINODO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE definisce le politiche ed i criteri di gestione delTOPM ,
• LA TAVOLA VALDESE è l’organo preposto alla decisione finale sulle assegnazioni dei fondi
ai vari progetti
• La COMMISSIONE OPM è incaricata di analizzare tutti 1 progetti pervenuti e di formulare
raccomandazioni alla Tavola
• Il ministero delle Finanze ha comunicato che hanno sottoscritto per la Chiesa valdese
144.240 cittadini pari all’1,13% delle dichiarazioni dei redditi;
> la Chiesa valdese partecipa all’assegnazione dei fondi, a differenza di altre confessioni religiose, solo per la quota di assegnazioni diretta in quanto ritiene che senza una esplicita assegnazione, i fondi dovrebbero essere gestiti dallo stato e non da una chiesa:
POLITICHE E CRITERI DI GESTIONE definite dal Sinodo
' TOPM non può essere utilizzato per finanziare le attività della chiesa, sia per pagare il compenso ai pastori e ai diaconi, sia per costruire o mantenere locali di culto, sia per finanziare
attività di evangelizzazione; tutte queste attività devono essere finanziate dalle contribuzioni
dei membri di chiesa;
' i fondi devono essere assegnati a progetti sociali, assistenziali e culturali:
’ una congma porzione, valutata nel 30%, deve essere assegnata a progetti per “combattere la
fame nel mondo”
' le spese di pubblicità e di gestione dei fondi non devono superare il 5% dei fondi ottenuti per
ogni anno.
• sulla base di questo criterio sono stati attribuiti alla Chiesa valdese, per il 1993, lire 5.200 milioni che sonò stati incassati: lire 1.000 milioni in agosto 1997 e lire 4.200 milioni nel mese di
novembre 1997.
IL PROCESSO DI VALUTAZIONE E ASSEGNAZIONE è avvenuto secondo questi passi
' I fondi sono assegnati solo in base a progetti, anno per anno;
> la Commissione ha valutato tutti i progetti e ha espresso delle indicazioni di priorità e di
congruenza alle finalità dell’OPM;
• la Tàvola ha esaminato e approvato i progetti nelle sedute del 19 e 20 agosto 1997;
> il Sinodo ha approvato le assegnazioni dellaTavola nella settimana del 21-25 agosto 1997.
RENDICONTO SULL'ASSEGNAZIONE DELL'OTTO PER MILLE DEL 1993 - IMPORTO TOTALE INCASSATO: £ 5.200 milioni nel 1997
ASSEGNAZIONI del 1997
0
1
2
Somma disponibile £ 5.200 milioni
Recupero spese pubblicitarie e di gestione anni ’93 e '94 500
Somma netta disponibile 4.700 100% così impiegata, secondo le indicazioni espresse dal Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
- 2.1 Per il sostentamento dei pastori e dei diaconi
2.2 Per la costruzione di locali di culto
2.3 Per attività di evangelizzazione
= 0%
= 0%
= 0%
3 - PER PROGETTI IN ITALIA. Totale Italia 3.300 milioni = 70% 4 - PER PROGETTI ALL'ESTERO. Totale estero 1.400 milioni = 30%
TEMI GENERALI
BAMBINI E GIOVANI: ISTRUZIONE E ACCOGLIENZA
Ucdg
Agape
Collegio valdese
Servizio cristiano di Riesi
Associazione «Lou cialoun»
Asilo di Scicli
Centro diaconale Là Noce di Palermo
Casa Materna di Portici
100
50
35
170
20
100
500
161
accoglienza
accoglienza
istruzione
istruzione
accoglienza
istruzione
istruzione
istruzione
ristrutturazione stabile
borse di viaggio
borse di studio
borse di studio
sala d’incontri
ristrutturazione asilo
sostegno alla gestione
ristrutturazione stabile
totale 1.136 =34%
TEMA : LA FAME N EL MON DO
paese pariner localilà del progetto importo OPM tipo progetto
SVILUPPO AGRICOLO
Romania Hecks
Albania Hecks
Ex Jugoslavia Hecks
Brasile Gaw
distretto di Covasna 75 sviluppo economia rurale
regioni di Elbasan e Korca 45 sviluppo economia rurale
regione di Sanski Most 44 dono di bestiame
3 villaggi indiani sradicati dal loro territorio con 1200 famiglie
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ci
24
ANZIANI
Rifugio Re Carlo Alberto
Casa delle diaconesse
Casa Miramonti
Mesa valdese (Sud America)
130
200
55
200
casa per anziani
casa per anziani
casa per anziani
case per anziani
sostegno alla gestione
ristmtturazione stabile
sostegno alla gestione
sostegno alla gestione
totale 585 = 18%
Salvador Università luterana
areaDeNapajayElPainal 80
Nigeria Chiesa METODISTA area di Ondo 75
Bolivia Acra dipartimento del Pardo 180
Madagascar Cevaa
dipartimento diaconale
della Chiesa di Cristo
sviluppo agricolo integrato
sviluppo agricolo integrato
sviluppo agricolo
uso ecocompatibile
della foresta equatoriale
pi
m
vi
5 allevamento conigli
totale 528 = 38%
SANITÀ (CURA-PREVENZIONE)
Ospedale valdese di Torino
Servizio cristiano di Riesi
Centro diaconale La Noce di Palermo
750
100
207
sanità
consultorio
assistenza
ristrutturazione ospedale
sostegno alla gestione
sostegno alla gestione
totale 1.057 = 32%
PROGRAMMI DI ASSISTENZA SOCIALE
Albania Hecks
Romania
movimento femminile Nè dobi
Grúas Shqiplare 22
Hecks bàmbini di strada di Bucarest 80
tè
CULTURA
Editrice Claudiana
Sep
Associazione Lo Bue
Centro culturale
55 libri
15 giornale
radio
museo
30
49
diffusione libri a biblioteche
diffusione settimanale Riforma
miglioramento impianti radio
rinnovo museo di Torre Pellice
totale 149 = 4%
TEMA: I PROBLEMI DEL MONDO
RIFUGIATI, MIGRANTI, NOMADI
Servizio rifugiati e migranti
Naga
50
70
assistenza sociale sostegno alla gestione
assistenza sanitaria rinnovo attrezzature
e cure sanitarie a nomadi
tot. 120 = 3%
OCCUPAZIONE
Meccanica Riesi 100 sostegno all’occupazione = 3%
CRIMINALITÀ
Associazione Lelio Basso 5 sostegno convegno internazionale su criminalità minori = 2%
PACE - INCONTRO TRA POPOLI E CULTURE
Rivista Confronti 103 iniziative per la pace e rincontro tra i popoli e le fedi = 3%
TOTALE: mi 3.300 = 100%
di cui per; ristrutturazioni stabili rinnovo impianti
sostegno alla gestione dell’ente e alle sue iniziative
1.600 = 48%
1.700 = 52%
PARTNER INTERNAZIONALI che assicurano la progettazione, l’esecuzione dei programmi
di intervento e il controllo in loco sulla destinazione dei fondi:
Hecks Eper: organizzazione di assistenza della Chiesa riformata svizzera;
Gaw: Gustav Adolf Werk, organizzazione diaconale della Chiesa evangelica tedesca;
Cevaa: Comunità evangelica di azione apostolica;
Agra: Organizzazione italiana non governativa che opera in Africa e in America Latina con
progetti di sviluppo rurale;
Aidrom: Organizzazione diaconale ecumenica ortodossa e protestante che opera in Romania;
Ceas: Association civil centro ecumenico di accion social di Buenos Aires;
Brot EUR Welt (Pane nel mondo): Organizzazione della Chiesa evangelica tedesca;
Ungheria Hecks centri sociali a Debrecen e Misckolc 15
Ex Jugosiavia Hecks Novisad 44
Uruguay Gaw periferia di Montevideo 45
Argentina Gaw bassifondi di Buenos Aires 40
Argentina CEAS periferia di Buenos Aires 46
Madagascar Cevaa dipartimento diaconale della Chiesa di Cristo 13
Sud Africa Chiesa Unita Maryland center 56
TOSSICOMANI
Ungheria Hecks missione Kimm 15
Ungheria Hecks centro di riabilitaz. a Pecs 30
GIOVANI (formazione e accoglienza) Ungheria Hecks casa della gioventù Berekfudo 30
Camerún Cevaa centro di Ntolo 65
Madagascar Cevaa dipartimento diaconale della Chiesa di Cristo 40
LAVORO
Madagascar Cevaa dipartimento diaconale della Chiesa di Cristo 10
Cevaa idem 10
Cevaa idem 6
ECOLOGIA e AMBIENTE
Romania Hecks Aidrom 30
Madagascar Cevaa dipartimento diaconale della Chiesa di Cristo 11
LEBBRA
India, Missione internazionale contro la lebbra 60
centro di assistenza a Tirana
casa di accoglienza
e vari programmi di assistenza
supporto a centri sociali
consulenza psico-sociale
istruzione e cura bambini
e loro famiglie
istruzione e cura bambini
e le loro famiglie
assistenza a ragazzemadri indios
dotazione medicinali a 13 farmacie
di villaggio
istruzione prescolare
e assistenza alle famiglie
totale 361 =26%
assistenza tossicomani
totale 45 = 3%
casa di accoglienza
casa di accoglienza e alloggio
3 progetti di formazione
totale 135 = 10%
creazione di un centro
di produzione di tegole
dotazione di strumenti per sartoria
a una cooperativa di donne
dotazioni di bilance a 15 consorzi
agricoli
totale 26 = 2%
programma ecologico
rimboschimento
totale 41 = 3%
PROGETTI FUTURI; La Commissione Opm e la Tavola hanno espresso l’intenzione di ricevere e valutare con favore:
• progetti di diaconia e di assistenza che priviiegino l’impegno verso le persone bisogno
se, non scio la dotazione di infrastrutture;
• progetti innovativi nella lotta ai problemi nel mondo;
• progetti culturali per l’incontro di popoli, fedi, razze e per lo sviluppo della pace.
2 progetti di cura, riabilitazione
e riavvio al lavoro
totale 60 = 4%
DA ASSEGNARE
E.k. Westfalia, diaconia (50); Brotfur Welt (pane nel mondo),
diaconia (150); altri fondi disponibili (4): totale 204 = 14%o
TOTALE: mi 1.400 = 100%
cc
eh
es
si
ve
a
pi
se
tri
m
zi
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so
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di
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va
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gì.
Sii
sii
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nu
ur
bit
qu
pr