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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
VENERDÌ 20 GENNAIO 1995
ANNO 3 - NUMERO 3
L'ECONOMIA OGGI
SVILUPPO
SENZA AGGETTIVI
ROBERTO PEYROT
Con un ritmo sempre più
accelerato si susseguono
a livello mondiale numerosi
vertici sullo sviluppo; A Rio
nel 1992, a Vienna nel 1993,
al Cairo nel 1994 e poi ancora nel prossimo marzo a Co-penaghen e successivamente
a Pechino. Segno indubbio
che questo argomento comporta problemi basilari per
ì’umanità.
Il divario fra popoli ricchi e
poveri si sta sempre più accentuando. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite del
maggio 1994 circa il 30%
della forza di lavoro nel mondo (stimato in circa 2 miliardi
e mezzo di persone) non ha
un impiego produttivo. Un
quinto della popolazione
mondiale patisce la fame, un
quarto non fruisce di acqua
potabile e un terzo vive nella
povertà più estrema. Il quinto
più povero degli abitanti della Terra utilizza appena
ri,4% del prodotto lordo,
mentre il quinto più ricco ne
accaparra l’84,7%.
Questi divari, come è noto,
non esistono solo fra paesi
ricchi e poveri, ma anche alFinterno dei paesi avanzati.
Per fare il solo esempio dell’Europa occidentale, i disoccupati sono ormai vicini ai 18
milioni, i poveri sono 40 milioni mentre oltre tre milioni
■ sono senza fissa dimora. Assistiamo a una «terzomondializzazione» di paesi del primo mondo e, a maggior ragione, di quelli che facevano
4jarte del di sciolto blocco sovietico. Questo fenomeno è
dovuto anche al deciso attacco della dottrina neoliberale
contro lo «stato sociale» che
viene gradualmente smantellato in tutti i paesi sotto pretesto dei costi.
Fermandoci al mondo industrializzato, il fenomeno
più evidente è che ormai il
progresso tecnico distrugge
più posti di lavoro di quanto
non ne crei. Gli esempi non
mancano: in Italia, malgrado
la ripresa economica, prosegue la flessione dei posti di
lavoro; in Spagna, mentre il
reddito nazionale è raddoppiato fra il 1980 e il 1992,
l’impiego è regredito dello
0,3%. Allo stesso tempo cresce fortemente la domanda
relativa ai servizi sociali, alla
casa, alla protezione dell’ambiente, alle infrastrutture:
sarà fuor di dubbio necessario che i governi, contrariamente alla tendenza in corso,
spostino i loro obiettivi in
quella direzione, se vogliono
assicurare nuovi e duraturi
posti di lavoro.
Certo, questa politica comporta dei costi suppletivi,
che potrebbero peraltro essere abbondantemente finanziati con una più equa politica
fiscale che colpisca i guadagni speculativi sui mercati in
ternazionali delle valute e la
generalizzata evasione tributaria. Che dire poi dei cosiddetti «paradisi fiscali» disseminati un po’ dappertutto e
dei compiacenti silenzi di
tanti complessi bancari che
costituiscono la base della pirateria finanziaria mondiale?
Invece, finché rimarrà la
mentalità di distinguere fra
lavoro economico (riguardante la produzione di beni e
consumi) e lavoro sociale (relativo ai vari servizi come la
scuola, la sanità, i trasporti,
l’ambiente, ecc.) le cose sono
destinate a peggiorare.
Anche il concetto di sviluppo segue questa strada. Prova
ne sia che il prossimo vertice
di Copenaghen (marzo 1995)
è destinato allo «sviluppo sociale». In questa distinzione
che vede privilegiato il lato
economico si gioca il futuro
dell’umanità. Se a Copenaghen non si attuerà una nuova
e radicale strategia che veda
andare avanti di pari passo
l’economico e il sociale, unificandolo nella sola parola
«sviluppo» senza aggettivi,
esso rischierà di trasformarsi
nel solito «show» televisivo
internazionale, simile a tanti
altri (come ad esempio il «G
7» di Napoli nel luglio scorso) avente come non secondario obiettivo il protagonismo e la «buona coscienza»
dei partecipanti.
Alle radici della nostra fede: qual è il Dio in cui crediamo?
Fanatismo e fedeltà? No: misericordia
PAOLO T. ANOELERI
«...e Jefte fece un voto all’Eterno e
disse: Se tu mi dai nelle mani i figli di
Ammon, la persona che uscirà dalle porte di casa mia per venirmi^ incontro
quando tornerò vittorioso sarà dell Eterno e io l’offrirò in olocausto»
(Giudici 11,31)
Il resto del racconto è noto; il primo
incontro che Jefte fa è quello con
l’unica sua figlia: pieno di terrore per
l’ira divina, ritiene che sia suo dovere
mantenere il voto. La figlia non si ribella, anzi acconsente, ma chiede due mesi
di tempo «per piangere la sua verginità
con le sue compagne» (Giudici 11, 38).
È il secondo racconto orribile e sorprendente della Bibbia. Il primo, quello di
Abramo in cui la sorpresa positiva, l’intervento dell'angelo prevale sull’orrore,
ha un altro impianto. Qui invece tutto è
sorpresa negativa, insensato terrore
dell’ira di Dio.
Mi sarei aspettato che, nell’atroce dilemma, Jefte scegliesse una terza via,
l’autopunizione per l’incauto voto, e sarebbe stato forse, episodio esemplare;
difficile, quasi impossibile, invece, ricavarne così come è una lezione. Se davanti al sacrificio di Isacco si può rivendicare la fede/certezza nel Dio-che-provvede,
qui al contrario si constata l’amara sorpresa del Dio-che-è-assente. Dio non interviene; la decisione onenda è presa da
Jefte solo con la figlia.
È proprio necessario dirlo? Fanno orrore e paura coloro che credono di poter
guardare il mondo dall’alto delle loro
certezze e si sostituiscono a Dio per condannare gli altri. Orrore e paura perché,
quando ne abbiano il potere, pur di salvarsi egoisticamente dall’ira di Dio, eseguono quel ehe secondo la loro logica è
decreto divino e uccidono persino i loro
figli (figuriamoci quelli degli altri!). Cercano poi conforto alla loro impietosa
pietà in episodi come quello di Jefte; se
anche una figlia innocente, l’unica figlia,
può venir sacrificata per un voto, perché
non sacrificare i propri figli colpevoli, disubbidienti, ribelli? Non mancano esempi, recenti e remoti, di simili follie; ma è
questo l’insegnamento da ricavarne?
A tutti è noto che il sacrificio umano
era uso pagano proibito dal Dio d’Israele.
Ciò che sorprende amaramente è il silenzio di Dio; ci aspetteremmo un suo cenno
e vorremmo che anche questa volta il suo
angelo fosse arrivato a tempo. Si può discutere su un Dio che può e non può. ma
si possono anche ricavare due sempliei
ammaestramenti. Il primo riguarda la revocabilità del voto; dal testo è evidente
che è Jefte a considerarlo irrevocabile,
Federazione chiese
La pena di
morte non è
più tollerabile
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei)
il 12 gennaio ha inviato un
messaggio al Consiglio nazionale delle chiese negli
Stati Uniti (Nccc), ribadendo
la propria opposizione alla
pena di morte e chiedendo di
essere informata sulle iniziative delle chiese degli Stati
Uniti in questo campo. Occasione della lettera, firmata dal
presidente della Fcei pastore
Domenico Tomasetto, è l’esecuzione avvenuta il 5 gennaio di lesse De’Wayne Jacobs, riconosciuto innocente
dell’omicidio per il quale era
stato eondannato a morte.
«Questa morte - si legge
nella lettera - può essere considerata un assassinio di stato. Siamo preoceupati per il
fatto che la pena di morte è
diventata un problema politico, in altri termini un modo
per ottenere voti».
«Crediamo che l’uccisione
di criminali non possa in nessun caso essere un modo appropriato per affrontare il crimine. La morte è il grande
nemico di Dio e dell’umanità
e non può mai diventarne
l’alleato; nulla di buono può
venire da essa. Per questo
crediamo che le chiese debbano opporsi deeisamente alla pena capitale con tutti i loro mezzi».
«Siamo sicuri - conclude
la lettera - che il Nccc ha già
fatto molto in questo campo.
Da parte nostra riteniamo
che una nazione in cui il cristianesimo è conosciuto, professato e praticato non dovrebbe tollerare la pena capitale. Alla fine del secondo
millennio la pena di morte
dovrebbe essere bandita da
tutti i paesi la cui cultura si
rifà al cristianesimo». (Nev)
non Dio; senza alcun dubbio occorre evitare voti irresponsabili ma ove dovesse
accadere per leggerezza nostra di farne,
revochiamoli senza scrupolo, discutendone con Dio: «Discutiamo assieme, dice
FEterno; quand’anehe ¡ vostri peccati
fossero come lo scarlatto, diventeranno
bianehi come neve» (Isaia 1, 18).
Un voto non adempiuto deve e può divenire bianco come neve, mai rosso di
sacrificio cruento o anche solo di sofferenza innocente. Dio non può chiedere
nulla in contrasto con la misericordia:
egli provvede sempre a chiarire gli equivoci e a revocare gli ordini; oppure si
tratta di ordini male intesi, come sul
monte Moriah o davanti a Nini ve. Àbramo, Jefte, Giona... Ricordiamolo: è Dio a
revocare l’ordine dato a Abramo; è Jefte,
non Dio, a ritenere il voto irrevocabile. E
Giona, non Dio a esigere l’irrevocabilità
del giudizio su Ninive.
Il secondo ammaestramento riguarda la
preoccupazione della nostra salvezza;
non contrapponiamo mai alla misericordia divina l’egoistica pretesa di salvarci:
uccidere qualcuno per salvare noi stessi è
atto di perdizione. Dio salva gratis («gratia, nisi gratis est, grafia non est»; la grazia, se non è gratuita, non è grazia!) e la
misericordia ha la precedenza assoluta:
sempre e in ogni caso, dal momento ehe
misericordia e Dio sono la stessa cosa.
Ecumene
Cattolici e
protestanti in
America Latina
pagina 2
' All’Ascolto
Il Signore
della chiesa
pagina 6
(Globale
Lettera dal
Terzo Mondo
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
venerdì 20 GENNAIO 1995
Una denuncia del segretario generale del Consiglio delle chiese dell'America Latina
Gravi conflitti tra chiese protestanti
e cattoliche in vari paesi deH'America Latina
QUITO (Ecuador) — Secondo il segretario generale
del Consiglio delle chiese
d’America Latina (Clai), che
raggruppa le grandi chiese
protestanti del continente,
«l’intolleranza reale che esiste tra le chiese protestanti e
cattoliche» deH’America Latina ha portato alla «aggressione fisica e alla perdita deplorevole di vite umane». Felipe Adolf, segretario, generale del Clai, ha fatto questa dura affermazione in una lettera
indirizzata a tutti i vescovi
cattolici romani della zona.
La lettera fa riferimento alla decisione controversa adottata dal Comitato direttivo del
Clai nel settembre scorso di
non invitare rappresentanti
cattolici romani all’Assemblea generale del Clai, che si
svolge in questo mese a CoiTcepcion, in Cile. La decisione
del Clai, che ha suscitato un
vivo dibattito all’interno delle
chiese protestanti e del movimento ecumenico, si iscrive
nel contesto del deterioramento dei rapporti tra protestanti e cattolici romani in
America Latina.
È nel Chiapas, in Messico,
che sono scoppiati i conflitti
più gravi tra cattolici e protestanti: autoctoni convertiti al
protestantesimo vengono costretti ad abbandonare la loro
terra, a volte in condizioni
violente; chiese vengono incendiate, persone vengono fe
Una piazza di San Cristobai, cittadina dei Chiapas (Messico)
rite o uccise. Viene stimato a
circa 20.000 il numero di protestanti cacciati dalla loro terra negli ultimi dieci anni. Alla fine del settembre scorso,
tre membri della Chiesa presbiteriana di San Juan Chamula (Chiapas) sono state uccisi dalla folla per via della
loro religione.
In Argentina e in Cile la
Chiesa cattolica vuole imporre un controllo sulla registrazione legale delle chiese non
cattoliche; in Ecuador, in Brasile e in Nicaragua la Chiesa
cattolica romana presenta ai
Parlamenti progetti di legge
sull’istruzione religiosa senza
consultare le chiese non cat
toliche. In alcune parrocchie
dell’Ecuador ci sono preti che
non permettono che protestanti vengano sepolti nei cimiteri pubblici.
Secondo il pastore Adolf,
«un gran numero delle nostre
chiese membro ha espresso la
propria preoccupazione di
fronte al deterioramento dei
rapporti con la Chiesa cattolica romana. La situazione si è
ulteriormente aggravata perché, secondo alcune chiese, i
cattolici non fanno differenze
tra le chiese protestanti e altri
gruppi religiosi... è chiaro
che, per loro, tutto ciò che
non è cattolico è setta».
Secondo Adolf, la decisione della Conferenza dei vescovi cattolici romani latinoamericani, svoltasi a Santo
Domingo nel 1992, di promuòvere il dialogo con le
chiese che «condividono gli
stessi sacramenti e venerano
Maria, Madre di Dio, anche
se non riconoscono il primato
del papa di Roma» allontana
«la grande famiglia di chiese
che sono figlie della Riforma
del XVI secolo e sono i principali membri del Clai».
Il pastore Adolf ritiene che
la decisione di tenere l’Assemblea del Clai senza la
partecipazione di cattolici romani sià «una tappa necessaria e responsabile che può
portarci a rafforzare la nostra
vocazione di testimonianza e
diservizio». (Eni)
La testimonianza di una pastora luterana finlandese, di ritorno dal martoriato paese
Sostenere il nuovo governo del Ruanda
Le organizzazioni di chiese
devono intervenire presso le
Nazioni Unite e i «paesi ricchi del Nord» affinché diano
il loro appoggio al nuovo governo del Ruanda. È quanto
ha chiesto un membro di una
missione d’inchiesta in quel
paese, effettuata a nome del
«Steering Committee for humanitarian response» (Schr),
che rappresenta sette organizzazioni umanitarie internazionali (Federazione luterana mondiale. Consiglio
ecumenico delle chiese, Oxfam. Caritas Internationalis,
Catholic Relief Services, International Save the ChildrenAlliance, Federazione internazionale delle società della
Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa).
Secondo Reetta Leskinen,
pastora luterana finlandese
residente in E1 Salvador, il
Ruanda è un «vulcano a riposo» ma «non si sa quando
si sveglierà», come ha fatto
notare al ritorno da una visita
di tre settimane in Ruanda
per esaminare la possibilità
di inviare osservatori sulla situazione dei diritti umani che
faranno in modo che i rifugiati possano tornare in tutta
sicurezza.
Molti profughi infatti hanno paura di tornare perché temono di essere vittime da
parte delle forze del Fronte
patriottico ruandese (Fpr). Il
Fpr, a maggioranza tutsi, ha
preso il potere nel luglio
scorso dopo una guerra civile
scoppiata con l’ondata di
massacri da parte del vecchio
regime dominato dagli hutu
contro la minoranza tutsi.
Reetta Leskinen ha dichiarato, dopo questa visita, di ritenere che l’unica possibilità
per gli organismi umanitari
di inviare osservatori sia di
lavorare in collaborazione
con l’Onu. Essi dovrebbero
far pressione sull’Onu qualora questa non fosse disposta
ad organizzare l’invio di osservatori, ha precisato.
Reetta Leskinen non nega
che si stiano verificando regolamenti di conti personali.
Anche se si tratta di «incidenti minori», che implicano
la violenza, ha detto di essere
rimasta «stupita nel constatare che vi erano pochi incidenti di questo genere». Infatti, facendo il confronto
con la situazione in E1 Salvador, dove è stata coordinatrice di una équipe di osservatori delle elezioni politiche
dello scorso anno, si aspetta
va un moltiplicarsi di atti di
violenza: benché ci siano posti di controllo militari in tutto il paese, la Leskinen ha
constatato un ritorno alla «vita normale».
La situazione del Ruanda
oggi non può essere paragonata a quella che dominava sotto l’ex governo hutu,
quando le milizie, con l’appoggio del governo, scatenarono una serie di massacri
contro la minoranza tutsi.
«Bisogna conservare la memoria di quello che è successo», ha detto Reetta Leskinen. «Quando il governo di
un paese organizza sistematicamente un genocidio, è una
cosa diversa di quando bande di giovani armati sfuggo
no ad ogni controllo», ha sottolineato, riferendosi alle notizie secondo cui si stanno
verificano atti di violenza da
parte dei soldati del Fpr.
Il nuovo governo Fpr è «/’
unico governo» esistente in
Ruanda. «Può darsi che l’ex
governo fosse un po’ più democratico ma è stato lui a
compiere quel genocidio».
La comunità internazionale
si è ritrovata «impotente di
fronte a quel genocidio», ha
ricordato la Leskinen, chiedendo che un tribunale internazionale sul genocidio perpetrato nel Ruanda «inizi i
suoi lavori quanto prima», e
chiedendo che i dibattiti di
questo tribunale si svolgano
in Ruanda. (Eni)
Al vescovo Willy Romélus il Premio europeo dei diritti umani
Il vescovo amico di Aristide
Willy Romélus, vescovo
cattolico della diocesi di Jérémie (Haiti) ha ricevuto il Premio europeo dei diritti umani
1994, conferito dalla Fondazione dei premi europei (Basilea) e dal Forum europeo
della cultura (Strasburgo).
Il vescovo Romélus, che è
anche candidato al Premio
Nobel della pace fu, durante
la dittatura, l’unico vescovo
della Conferenza episcopale
haitiana che osò affrontare
apertamente il potere militare
e il suo capo, il generale
Raoul Cédras: la sua lotta per
la giustizia gli è costata persecuzione e repressione. Durante i 35 mesi della dittatura
militare mons. Romélus ha
subito vari attentati ma nulla
è riuscito a intimidirlo, né a
intaccare la sua lealtà nei
confronti del suo amico, l’attuale presidente Jean-Bertrand Aristide.
Dopo il golpe del 30 settembre 1992, che pose fine a
un breve periodo di sette mesi
durante il quale il movimento
«Lavalas» era alla testa di un
governo popolare, mons.
Romélus è stato in prima fila
della resistenza al regime militare. In quel periodo, Haiti
ha vissuto lino dei momenti
più drammatici della propria
storia contemporanea, durante il quale la repressione governativa ha causato la morte
di oltre 5000 persone.
Willy Romélus, dopo un
soggiorno di sei mesi in Europa per motivi di salute, sta per
rientrare ad Haiti. Ha dichiarato che la situazione ad Haiti
è molto migliorata ma ha precisato che nelle province interne la calma non è ancora
tornata: d’altra parte, a suo
parere, la nuova maggioranza
repubblicana al Senato americano non è di buon augurio
per il popolo haitiano. 1 «tonton macoutes» hanno sempre
festeggiato l’arrivo al potere
dei repubblicani, ha fatto notare il vescovo che si è detto
preoccupato degli appelli dei
repubblicani che chiedono la
partenza immediata dei .soldati americani dall’isola. (Eni)
Mondo Cristiano
Venduto il seminario battista
RliSCHLIKON — I negoziati per la vendita del Seminario
teòlogico battista internazionale (Ibts) di Riischlilcon, presso
Zurigo, sono quasi conclusi. Nonostante manchino ancora le
ultime firme la cessione della proprietà della Federazione battista europea (Ebf) a una compagnia di assicurazioni svizzera,
per 25 milioni di franchi svizzeri, è ormai certa. Dopo oltre 30
anni di attività, il seminario che ha preparato per il ministero
centinaia di pastori e pastore battisti, non solo europei, si sposterà nella prossima primavera, alla fine dell’anno accademico,
in una proprietà di oltre sei ettari e 22 edifici situata nei pressi
di Praga. La scelta di Praga è stata motivata dalla sua centralità
geografica nel continente europeo e dal fatto che circa metà dei
battisti europei si trova nei paesi dell’est. Lo spostamento del
Seminario dalla Svizzera sarebbe comunque avvenuto a causa
dei costi ormai proibitivi della sua gestione e per la impossibilità di ottenere dal governo svizzero i visti per le famiglie degli
studenti provenienti dall’estero. La somma ricavata dalla vendita, notevolmente ridotta da tasse, debiti con banche e spese
varie, verrà utilizzata in buona parte per la ristrutturazione e
l’arredamento della nuiiva proprietà. Centinaia di volontari da
tutta Europa e dall’America affluiranno a Praga nella prossima
primavera per collaborare nell’allestimento della nuova sede
che aprirà i battenti nell’agosto del 1995. (Ebps)
Bangladesh: libertà religiosa
in pericolo
DACCA — La situazione dei cristiani nel Bangladesh è piuttosto difficile, soprattutto per i continui attacchi di militanti del
fondamentalismo islamico e la libertà religiosa è in pericolo. È
stata proposta una legge contro la bestemmia che metterebbe in
pericolo sia i cristiani sia le altre minoranze religiose. Siccome
questa legge non è passata il governo è sottoposto a forti pressioni da parte degli estremisti musulmani che vogliono che sia
ripresentata. I fondamentalisti islamici cercano anche di ostacolare in ogni modo l’opera sociale a favore dei più poveri del
paese condotta dalle chiese cristiane perché spesso porta le persone, specialmente le donne, alla conversione al cristianesimo.
Recentemente alcun locali di culto sono stati incendiati e dei
cristiani sono stati assassinati. Le chiese si sono poi opposte al
governo che, sempre per la pressione dei fondamentalisti, ha
chiesto loro di comunicare il numero dei membri delle comunità e l’importo delle offerte che vengono raccolte. (Bwa News)
Austria: i cattolici entrano
nel Consiglio delle chiese
VIENNA — Il Consiglio ecumenico delle chiese d’Austria
ha deciso all’unanimità di accogliere come membro di pieno
diritto la Chiesa cattolica romana. Questo Consiglio nazionale
raggruppa 14 chiese cristiane. La Chiesa cattolica romana, la
più importante statisticamente, vi sarà rappresentata da 10 delegati; la Chiesa luterana avrà 6 rappresentanti, le Chiese vecchio-cattolica e riformata 3 ciascuna. Le altre chiese avranno
uno o due delegati a seconda della loro importanza. Una dichiarazione dei vescovi austriaci sottolinea che questa adesione
avviene nel rispetto totale della fede e dell’insegnamento cattolico. Finora, la Chiesa cattolica romana aveva solo uno statuto
di osservatore all’interno di questo organismo. (Bss)
Ungheria: le chiese chiedono
perdono per l'olocausto
BUDAPEST — La Conferenza dei vescovi cattolici di Ungheria e il Consiglio ecumenico delle chiese locale hanno*chiesto perdono per le vittime dell’olocausto. In una dichiarazione
resa nota il 28 novembre scorso a Budapest, le chiese riconoscono che i credenti, per debolezza, per paura o per comodità,
hanno lasciato deportare e sterminare un gran numero di concittadini ebrei. 50 anni dopo l’olocausto, le chie.se sottolineano
la loro corresponsabilità e implorano il perdono per questa catastrofe che è costata la vita a 600.000 ebrei ungheresi. Le chiese onorano nello stesso tempo le persone che, a volte a rischio
della propria vita, hanno salvato altre persone. (Bss)
Gran Bretagna: i battisti sono
in lieve diminuzione
LONDRA — Secondo le ultime statistiche pubblicate i battisti in Gran Bretagna sono in leggera diminuzione per quanto riguarda il numero dei battesimi e il totale dei membri di chiesa
mentre crescono i bambini e i giovani che frequentano le chie.se. Il numero dei battesimi è sceso infatti da 5.204 nel 1992 a
4.380 nel 1993 e i membri di chiesa che erano 158.208 nel
1992 sono passati l’anno .successivo a 156.939. Le chiese locali
sono passate invece da 2.113 a 2.130. In costante aumento negli ultimi 12 anni il numero dei pastori. Erano 1.447 nel 1981 e
sono ora 1.864: molti di loro sono impegnati in attività non
strettamente legate alla cura delle comunità. (Bwa News)
Scozia: Assemblea dei battisti
GLASGOW — In novembre si è radunata a Glasgow l’Assemblea annuale dell’Unione battista scozzese. Erano presenti
430 delegati in rappresentanza di 15.000 credenti battezzati
raccolti in 170 comunità locali. L’Assemblea ha accolto
nell’Unione due nuove chiese della zona di Aberdeen e ha approvato due progetti proposti dalla Federazione battista europea riguardanti i rapporti con il continente. Il primo prevede un
aiuto alle chiese in Croazia, il secondo un intervento a favore
dei bambini di Cernobil. (Ebps)
3
\/F.NERDÌ 20 GENNAIO 1995
L’Approfondimento
La medicina tra aspettative individuali e responsabilità generali
indivìduo vive nella società
PAG. 3 RIFORMA
Gene umano esaminato al microscopio elettronico
Un caso che fa molto discutere
La storia di Elisabetta
In un giorno imprecisato
del 1992, a Roma, una giovane coppia che si ama e che
non può avere figli perché
lei, Elisabetta, ha le tube
chiuse (una patologia femminile molto comune), va dal
medico, un buon medico, il
ginecologo professor Pasquale Bilotta, formatosi alla
scuola di Luigi Carenza, titolare della prima clinica di
ostetricia dell’Università La
Sapienza, e quindi specializzatosi a Norfolk, in Usa, nelle tecniche della procreazione
assistita.
Luigi e Elisabetta (36 anni
lui, manager di una grande
industria italiana, e 31 lei),
vogliono un figlio. «11 caso racconta oggi il professor Bilotta - era dei più comuni, il
procedimento da adottare il
più classico, la Fivet. Sottoposi la giovane signora alla
stimolazione ovarica, quindi
le estrassi quattordici ovociti,
otto dei quali furono fecondati dal seme del marito formando otto embrioni. Quattro
embrioni furono inseriti nell’utero materno, quattro custoditi nel congelatore. Purtroppo il primo tentativo fallì,
la coppia pensava di riprovarci dopo qualche tempo, ma
tre mesi più tardi la signora
morì in un incidente automobilistico. Non seppi più nulla
di loro, fino a quando si ripresentò lui. Luigi; mi raccontò
la drammatica storia della
morte della moglie e mi chiese di aiutarlo a far nascere il
bambino, che lei aveva tanto
desiderato e che non aveva
potuto generare.
Disse che in quel figlio lui
avrebbe rivisto l’immagine
della donna che amava tanto:
avrebbe ancora posseduto
qualcosa di lei, qualcosa di
vivente. Non le nascondo che
tutta la nostra équipe entrò in
crisi, non mancarono i dubbi:
chi, quale donna, avrebbe
SILVIA RUTIGLIANO*
portato dentro di sé Pembrione di Elisabetta e Luigi? Suggerii al giovane vedovo di
proporre questa scelta generosa alla sua nuova compagna, immaginando che avesse
un altro legame sentimentale,
ma lui rispose, quasi con sdegno, che amava ancora e soltanto la donna che aveva perduto... Ci congedammo così,
senza aver deciso nulla, io e
la mia équipe non abbiamo
mai utilizzato madri portatrici
a pagamento, ma non giudico
i centri che eventualmente li
usano.
Qualche tempo dopo Luigi
tornò con sua sorella, Elena,
una signora di 33 anni, sposata e madre di un bambino che
oggi ha sei anni; lei avrebbe portato in grembo il figlio
di Luigi e di Elisabetta con il
consenso, ovviamente, del
proprio marito. È tutto l’ambiente familiare che aspettava
con amore questa bambina,
che è nata una settimana fa, è
stata chiamata Elisabetta, come la madre che non potrà
conoscere... ed è bellissima.
Pesa ben tre chili e duecento
grammi, la zia paterna le farà
da madre. Non è successo
milioni di volte, specie in
passato, quando tante donne
morivano di parto, che i bambini nascessero orfani di madre, e fossero accuditi dalle
giovani donne della famiglia?
Elisabetta ha una zia-madre
che già le dà il latte, dopo
averla partorita naturalmente,
senza bisogno del taglio cesareo, ha un fratellino-cuginetto che la coccola, un padre
che l’adora, uno zio affettuoso... E noi abbiamo aiutato la
vita a continuare oltre la morte, è un delitto?».
Questa è la storia di Elisabetta come è stata riportata
dalle agenzie di stampa. Una
storia alla quale dedichiamo
«rapprofondimento» di questa
settimana.
Quando l’etica è della libertà e della responsabilità, quando l’etica è dell’
amore per il prossimo, tutto il
prossimo, quando l’etica è fare non il dovuto (quello che la
legge esige) ma il di più (come la vedova che offre i suoi
spiccioli, come il samaritano
che ricovera in albergo uno
sconosciuto), non si può contemplare il singolo caso valutandolo all’interno del piccolo
gruppo, si deve fare una valutazione complessiva, a livello
più generale, della società in
cui il caso si verifica e della
società globale che è l’intero
nostro mondo.
Ci raccontano che Elisabetta (con rispetto parlando, poiché non la conosciamo e tuttavia parliamo di lei) è stata
concepita, con l’aiuto della
medicina, all’interno di una
coppia che desiderava molto
dei figli, ma è stata partorita
dalla zia, sorella del padre. Si.
è insistito sul fatto che non
c’è stata mercificazione di
corpi, che non è circolato denaro, che tutto è stato fatto
per amore e all’interno dello
stesso nucleo familiare. Stiamo attenti, però, che in altre
circostanze, per esempio nell’ambito del lavoro, è molto
morale retribuire una prestazione. Perciò credo che bisognerebbe discutere di più prima di stabilire che questi sono
valori positivi e che questi valori legittimano il fatto.
Se ammettiamo, comunque,
che la famiglia abbia tutto
ben ponderato e che sarà in
grado di allevare la bambina
con la serenità necessaria, abbiamo fatto solo il primo passo, cioè la valutazione all’interno del piccolo gruppo, la
famiglia. L’etica, però, deve
allargare il suo orizzonte, perché ciò che è giusto visto da
qui può essere sbagliato visto
da un’altra angolazione. Abbiamo ipotizzato che non ci
sia immoralità nel fatto in sé;
ma la società può ammettere
fatti del genere?
Una società come la nostra,
che costituzionalmente difende la dignità e l’uguaglianza
di tutti i cittadini, non può eyitare di commisurare il desiderio di generare figli con la
necessità dei bambini già esistenti di avere una famiglia
(nel senso lato di piccolo
gruppo con figure adulte che
si prendono cura dei minori).
La società, dunque, deve farsi
carico dei bisogni di tutti e
cercare di soddisfarli tutti, affrontando il difficile compito
di stabilire delle priorità.
Da un altro punto di vista,
la comunità sociale deve
commisurare il desiderio di
generare figli con i principi di
uguaglianza nella distribuzione delle risorse e di parità di
accesso alle cure. La medicina non ha risorse illimitate e
quindi se spende da una parte
non può spendere dall’altra.
Non credo che questo discorso debba valere soltanto per
le strutture pubbliche, perché
anche i privati contribuiscono
alla crescita della società é al
progresso della scienza, e delle loro scoperte e invenzioni
usufruisce tutta la collettività.
Come si giustifica moralmente la spesa per le tecniche di
riproduzione assistita di fronte a altre necessità primarie?
Non si pensi, però, che si
possano fare scelte politiche
senza aver prima fatto le proprie scelte etiche; infatti,
esplicitamente o no, le scelte
etiche sono le prime ad essere
compiute. È soltanto in base
ai presupposti etici adottati
che si fanno poi delle elaborazioni di legge o delle scelte
Si prepara in laboratorio la procreazione assistita
economiche. E anche per questa ragione che esistono cinque proposte di legge sulla riproduzione assistita e il Parlamento non è riuscito ancora a
trovare l’accordo su un testo.
La medicina della salute,
l’unica esistente fino a poco
tempo fa, .si è trasformata, in
questo campo, in medicina
del desiderio: non cura, ma
riesce ugualmente a far arrivare il tuo corpo dove vuoi
tu. E invece, di fronte ai corpi dilaniati dalle guerre, seccati dalla fame, logorati da
malattie che portano morte, i
medici avrebbero vasti spazi
su cui cimentarsi, su cui provare la gioia di riuscire. C’è
da fare per tutti, anche per le
coppie che non possono generare figli propri ma che possono, invece, sollevare dalla
polvere i figli di altri, più
sventurati di loro.
Credo che la strada da percorrere, per quanto utopistica
possa apparire, sia proprio
. quella di trovare, nella propria
vita, altri valori su cui reggersi. Per quanto mortificata
dall’impossibilità di avere figli, una persona può trovare
altre soddisfazioni, altri rapporti, altre passioni; ma non
può farlo da sola, e neppure in
coppia. Ci vuole una cultura
condivisa nella società, una
cultura che sostenga le persone nella sofferenza e offra loro delle valide alternative.
C’è stato tutto questo per il
padre di Elisabetta, prima e
dopo la morte della moglie?
Voleva un figlio, a tutti i costi, ed è stato aiutato in questo; ma forse solo in questo.
Qualcuno l’ha aiutato ad analizzare il suo sentimento? a
superare il dolore? Ora non
solo ha una figlia, ma è anche
riuscito a riportare un po’ in
vita la moglie. Sorge il dubbio che tutto questo sia sbagliato non soltanto a livello
sociale, ma anche a livello individuale. Non vogliamo giudicare nessuno: vogliamo soltanto che le cose siano fatte
con giustizia e che i diritti di
tutti siano rispettati. Certo dispiace che qualcuno soffra,
dispiace che non sia possibile
soddisfare i bisogni e i desideri di tutti, ma siamo esseri
umani e dobbiamo convivere
con la limitazione della nostra condizione.
* Coordinatrice della commissione sulla bioetica delle chiese
valdesi e metodiste
Non limitiamoci a esaminare la casistica
La vita è dono di Dio
LUCIANO DEODATO
Alle molte allarmate o entusiastiche considerazioni sul «caso Elisabetta» vorrei aggiungerne una che non
ha nessun valore scientifico e
che forse non ci aiuta neanche a risolvere il problema,
ma molto più modestamente
a inserirlo in un quadro più
ampio.
Mi capitò una volta di ascoltare un rabbino sulla questione della resurrezione; non
la resurrezione di Gesù, ma il
problema in generale. Non ricordo, purtroppo, le parole
testuali, ma ricordo il senso
di quanto diceva. La resurrezione per lui significava che
Dio sviluppava e faceva come fiorire le infinite possibilità di vita che si erano solo
in parte realizzate o che addirittura non avevano mai potuto avere alcun corso. Pensiamo anche solo a quella che è
la nostra esistenza singola;
quante cose abbiamo dovuto
lasciare perché era necessario
fare delle scelte; quante cose
sono state troncate a metà;
quante altre sono fallite sul
nascere; quante altre avrebbero potuto essere, ma non
sono mai state!
Nell’epistola ai Romani
Paolo usa una strana espressione parlando di Dio e della
benedizione di Abramo, Dio,
dice Paolo, «fa rivivere i
morti» (e fin qui va bene), e
poi aggiunge «e chiama le
cose che non sono come se
fossero» (Rom. 4, 17). In un
certo senso Elisabetta faceva
parte delle cose «che non sono». La sua chiamata alla vita (con tutti i limiti insiti in
questa nostra vita) rimanda a
questa dimensione più ampia
e per noi inimmaginabile delle cose che non sono, ma che
cominciano invece a essere.
Per dirla in altri termini, credo che nella resurrezione
«Elisabetta» si troverà a avere molti fratelli e molte sorelle! Così come noi avremo
quella pienezza di vita, anzi
quella sovrabbondante esuberanza di cui parla Gesù in
Giovanni 10 e che non si trova realizzata in nessuna delle
nostre esistenze terrene per
quanto felici e benedette esse
possano apparire.
Insomma, questa storia di
Elisabetta, prima che perplessità e critiche, dovrebbe
fare nascere in noi stupore,
meraviglia, gioia e riconoscenza nei confronti di Dio
perché la vita, segno della
sua benedizione, va oltre i
confini che pensavamo le
fossero stati assegnati. Che
tutto questo vada gestito con
senso di responsabilità, è ovvio. Come purtroppo è altrettanto ovvio che, così come
abbiamo fatto con tutti gli altri, guasteremo anche questo
dono di Dio; ma per adesso
io riserverei critiche, levate
di scudi, paure, minacce e altre cose del genere a chi distrugge la vita, piuttosto che
rivolgerle a chi cerca di affermarla anche contro e al di
là della morte.
SCHEDA
Storia della
fecondazione
artificiale
La nascita di una bambina avvenuta quindici giorni
fa a Roma, a due anni dalla
morte della madre è, in ordine cronologico, l’ultimo
caso di una serie di storie
legate alla riproduzione
umana. Sono ormai passati
quasi 17 anni da quando, il
26 luglio 1978 in Gran
Bretagna, Lesley Brown divenne mamma della prima
bambina concepita con
l’inseminazione artificiale,
Louise Brown.
Quanto all’Italia, il primo esperimento di fecondazione artificiale risale al
3 novembre 1981, quando
il dottor Giovanni Sadurny,
assistente della seconda clinica ostetrica dell’Università di Roma, assistette Liliana Pellegrini, affetta da
sterilità. La prima nascita,
invece, di una bambina dopo fecondazione assistita,
sempre in Italia, avvenne
nel 1983 a Napoli grazie
all’intervento del professor
Vincenzo Abate.
Il primo caso di mammanonna risale al 1987; la
neomamma, Caterina Lo
Russo, aveva 54 anni e fu
assistita dal ginecologo napoletano Raffaele Magli;
l’ultimo è deH’ottobre 1994
quando, a Vicenza, Maria
Munaretto ha partorito un
bambino all’età di 62 anni.
Altro caso singolare si registrò il 12 dicembre 1984.
Si parlò di 15 nati negli
Stati Uniti da madri fecondate eon seme donato alla
banca dello sperma da persone con alto quoziente di
intelligenza.
Nel 1988, poi, in Gran
Bretagna, una donna di 38
anni, Marilyn Wright, ancora vergine, si sottopose
alla fecondazione artificiale
ed ebbe un figlio. L’inseminazione artificiale ha anche permesso alle coppie
lesbiche di avere figli. La
prima di cui si è venuti a
conoscenza fu una coppia
statunitense che ebbe due
figli nel 1980 e nel 1985.
La coppia entrò poi in crisi
e nel luglio 1990 «padre» e
madre rieorsero in tribunale per chiedere i bambini in
affidamento. Nel 1982 anche l’ex discobola americana Tern Sabol e la sua
compagna divennero genitori di una bambina; il donatore del seme fu il fratello dell’atleta. In Italia, il
primo figlio nato da una
coppia di lesbiche è del 25
giugno 1994, quando nacque Sara da una coppia assistita dal ginecologo Giuseppe Abrassa di Andora,
in Liguria.
La fecondazione artificiale annovera anche scambi di ovuli. Del primo caso
si venne a sapere nel 1987:
in quell’anno negli Stati
Uniti una donna bianca, Julia Skolnick, partorì una
bimba nera per un errore
nell’inseminazione artificiale: la donna invece di ricevere il seme che il marito, malato di cancro, aveva
depositato in un laboratorio
prima di morire, ricevette il
seme di un uomo di colore.
Altro caso particolare si ebbe negli ultimi mesi del
1993, quando nacque un
bambino con la pelle bianca da una donna nera di 37
anni, sposata con un bianco. Per il figlio, la donna
firmò una cambiale senza
precedenti: quella dell’integrazione forzata.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 20 GENNAIO 1995
La Fcei organizza la «Settimana della libertà» del 1995
Lavoro e dignità umana al centro
della riflessione delie chiese
LUCIANO DEOOATO
Dice la Costituzione che
la nostra è una repubblica fondata sul lavoro. Perfetto. Peccato che poi però si
scopre che il lavoro c’è chi
ce l’ha e chi no, chi se lo può
procurare e chi lo perde sempre, chi lo insegue invano e
chi non l’avrà mai e così via
dicendo. Poi ci sono altre
questioni: c’è lavoro e lavoro, lavori neri e anche lavori
sporchi, lavori gratificanti e
lavori distruttivi della psiche
e del corpo. E poi c’è il mercato del lavoro con i suoi
meccanismi complessi e semplici a un tempo, ma dal quale dipendono i destini dei milioni e miliardi di esseri umani e delle famiglie e delle nazioni sparse sulla terra.
Drammatica è la situazione
del lavoro nella nostra nazione; drammatici gli aumenti
dei tassi di disoccupazione registrati in questi ultimi mesi, e
ancora più drammatica la situazione in altre aree del
mondo. Insomma, a farla breve, è tempo che le chiese si
occupino anche di questa questione fondamentale per la nostra vita quanto il pane, l’acqua o l’aria che respiriamo,
badando ad almeno due aspetti: 1) il lavoro che non c’è,
dramma dei nostri giovani,
ma non solo; 2) il lavoro che
c’è: vale a dire il senso del lavoro che facciamo, che è poi
come dire il senso della vita.
Il primo aspetto fa parte del
corredo di ogni secolo, ovviamente con alcune piccole
oscillazioni. Qual è la generazione che non ha conosciuto
questo dramma? Il secondo
invece fa parte- dei momenti
di trapasso da una civiltà a
un’altra o, meglio, delle trasformazioni profonde che interessano la stmttura della società: da tempo ormai siamo
entrati in un periodo di turbolenza sotto questo profilo.
Raccogliendo una proposta
Operai in una fabbrica di elettronica
maturata in un incontro tra le
presidenze delle federazioni
delle chiese protestanti di
area latina, il Consiglio della
Fcei ha pensato bene di proporre alle chiese membro una
riflessione sul lavoro, dedicando a questo scopo la «Settimana della libertà» (13-19
febbraio): il tema, molto ampio, è «Lavoro e dignità umana». La Federazione ha già
curato la stampa di un agile
dossier con quattro interventi: un’introduzione di Giuseppe Platone, una scheda sul lavoro nell’Antico Testamento
e una pista biblica a cura di
Daniele Garrone, una scheda
sul lavoro nel Nuovo Testamento e una pista biblica a
cura di Fulvio Ferrano e una
scheda con i dati della questione lavoro in Italia, a cura
di Doriana Giudici.
È stato anche preparato un
manifesto che contiene un
breve tèsto e un riquadro da
riempire localmente dando
così notizia delle iniziative
assunte dalle singole chiese.
Presso la redazione di «Confronti» ( tei. 06-48903241;
fax 06-4827901) si può consultare una lista di nomi dipersone disponibili a interven
ñire a supporto di iniziative
locali.
Insomma, se non ci è possibile risolvere i problemi del
lavoro (e della disoccupazione!), non ci è però negato di
occuparcene, di mobilitarci,
di puntare i nostri riflettori su
questa questione, per cercare
di capirne i meccanismi e, anche in questo settore, udire la
parola di giudizio e di grazia,
di riconciliazione e salvezza
che ci viene dal Signore.
L'esperienza del Consiglio delle chiese cristiane a Venezia
L'isolamento comunitario è rotto
MAURO MACCHI
Ogni tanto si sente parlare
dell’opportunità di costituire in Italia un Consiglio
nazionale delle chiese cristiane. Quando si parla di questo
argomento si fa riferimento al
Consiglio locale delle chiese
cristiane di Venezia (Clccv),
che è l’unico organismo del
genere esistente in Italia. In
che cosa consiste l’organismo
ecumenico di Venezia? Su
quali presupposti teologici si
fonda? Chi ne fa parte? Come
è strutturato? Che cosa ha fatto e che cosa sta facendo? Di
questo Consiglio fanno parte
le chiese anglicana, evangelica battista di Marghera, cattolica, evangelica luterana,
evangelica metodista, ortodossa, evangelica valdese.
Aspetti positivi
e comune vocazione
L’art. 1 dello statuto del
Clccv, che riecheggia uno dei
principi fondamentali alla base del Consiglio ecumenico
delle chie.se (Cec), dice: «Il
Consiglio delle Chiese cristiane di Venezia è una comunione di chiese che confessano il Signore Gesù Cri
sto come Dio e Salvatore secondo le Scritture e per questo cercano insieme di adempiere alla comune vocazione
alla gloria di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo». Si afferma un principio molto importante sul piano teologico e
pastorale: le comunità cristiane protestanti, fortemente minoritarie sul territorio, sono
riconosciute ufficialmente come chie.se a tutti gli effetti.
Questa pariteticità si traduce operativamente con quanto
si dice all’art. 6: «Le decisioni vengono prese all’unanimità e, in quanto tali, sono
vincolanti per le chiese aderenti». Altro esempio positivo
è il fatto che il Clccv offre alle nostre realtà protestanti di
rompere l’isolamento e di poter entrare in contatto con
realtà finora difficilmente avvicinabili.
Prima di tutto è facilissimo
cadere nel pericolo di un ecumenismo di facciata senza
una effettiva volontà di ripensare se stessi in termini teologici nuovi. Il pericolo più
grave però è che il Consiglio
venga concepito come un organismo «conservatore», tendente a serrare le file e a far
fronte comune contro certe
istanze scomode, come l’omosessualità e la difesa della
famiglia, che sono rivolte alle
chiese e al cristianesimo in
generale. Non a caso una delle proposte avanzate dalla
componente cattolica, per
esempio, è stata quella di
mettere in piedi un osservatorio sulla diffusione delle sette
(la proposta, per la cronaca, è
caduta nel vuoto).
Le esigenze
e le finalità
Per rispondere a esigenze
come questa, il Consiglio delle chiese dovrebbe proporsi
due finalità «conservatrici»:
ridurre il pluralismo teologico, etico e sociale e fare quadrato su alcuni «valori» consolidati definendoli cristiani
tout-court, senza un reale atteggiamento di riconsiderazione dei loro presupposti.
L’esperienza maturata dai
battisti, metodisti e valdesi a
Venezia ci fa quindi essere
moderatamente ottimisti sulla
prospettiva di un Consiglio di
chiese cristiane. Ritengo comunque che prima di accettare la proposta dovremmo fare
un’analisi approfondita località per località.
I|programma «Lode dei popoli» nell'hinterland napoletano
E necessario pregare molto
ANNA MAFFEI
In pochi giorni sono stati
almeno tre gli episodi di
violenza, cinque le vittime,
tutti africani residenti nella
zona di Giugliano, nelThinterland napoletano. Un clima
sempre più pesante, e un quadro reso ancora più inquietante dalla superficialità con cui
la stampa e l’informazione televisiva hanno liquidato l’accàduto: probabilmente, hanno
detto, si è trattato di regolamenti di conti fra bande rivali
di extracomunitari. Vedremo
se le inchieste aperte dalla
magistratura daranno ragione
e in che misura ai commentatori nostrani, certo è che l'instabilità politica in cui viviamo ormai da tempo e le informazioni assolutamente false
che circolano su quel fenomeno complesso che è l’immigrazione nel nostro paese
non aiutano ad affrontare con
serenità e obiettività il problema, soprattutto in luoghi
di grande concentrazione di
immigrati irregolari, che sono
anche luoghi di grande precarietà sociale per tutti.
In questa zona si sta puntando nelle ultime settimane
l’attenzione delle comunità
evangeliche operanti nell’area
metropolitana di Napoli. Domenica 8 gennaio, proprio
all’indomani dell’ultimo ferimento, credenti provenienti
da varie comunità si sono riuniti nei locali della chiesa battista di Arzano per dar luogo
al quarto appuntamento di incontro fraterno e di culto condotto insieme fra credenti appartenenti a gruppi e culture
diverse del programma denominato Lode dei popoli. I timori c’erano, inutile negarlo,
soprattutto quando il gruppo
di credenti africani provenienti da Giugliano tardava ad arrivare, ma tutti quelli che hanno partecipato alla serata possono testimoniare che il canto, la preghiera accorata, la
musica, i battimani, il messaggio biblico e tutti i numerosi interventi che si sono
succeduti nelle due ore e mezzo di culto avevano non il tono della tristezza e della rabbia, né tanto meno quello della paura, quanto piuttosto.il
carattere forte della fede nel
Dio che opera potentemente
per liberare.
Lode e resistenza: le due
parole che meglio sintetizzano i contenuti di un incontro
che per il resto sfugge a ogni
descrizione, non tanto per
quello Che si è fatto o detto
quanto per quell’aspetto di
coinvolgimento così globale
di mente, corpo e cuore, si diceva una volta, che non è possibile rendere a parole. Qualcuno, nel confronto con i precedenti incontri, osservav che
se le altre volte si era trattato
di un culto italiano a cui le sorelle e i fratelli extracomunitari erano stati invitati questo
invece era stato un culto africano nel quale c’erano stati e
avevano partecipavano anche
credenti italiani. «Mi sono
sentita un po’ come in Africa
- ha detto Ides, del Camerún
- dove durante la settimana
aspettiamo con ansia che arrivi la domenica, per poter insieme vivere la gioia dell’incontro col Signore».
L’indomani, lunedì 9, si
svolgeva la programmata riunione del Coordinamento
evangelico migranti del Napoletano formato dalle chiese battiste, valdesi, metodiste, Esercito della Salvezza
dell’area che ha fatto il punto
della situazione e operativamente si sta organizzando per
formare con l’aiuto del Servizio migranti della Federazio
Chiesa battista di Arzano: da sinistra il pastore Pasquale Corrado e
un gruppo di evangelici africani
ne delle chiese evangeliche
in Italia dei volontari allo
scopo di avviare corsi di italiano e un servizio migranti
di ascolto, informazione e
orientamento.
Ancora martedì 10 il segretario del Dipartimento per
l’evangelizzazione delle chiese battiste, past. Italo Benedetti, e il segretario dell’ufficio tecnico dell’Unione delle
chiese battiste. Franco Clemente, sono venuti a Napoli,
per cercare nella zona Qualiano-Giugliano-Villa Literno
un locale da adibire a culto
per una nuova chiesa che rac
colga soprattutto immigrati,
ma non solo, della zona. Questo lavoro che il Comitato
esecutivo dell’Unione ha affidato nel suo ultimo incontro
al pastore evangelista angolano Rodrigues Chama, si apre
così a una nuova fase, che
cerca di radicare una presenza
evangelica in una delle zone
più roventi e contraddittorie
del Sud Italia. È una sfida
non facile che con timore e
tremore noi raccogliamo da
parte dell’Evangelo. «Il faut
beucoup prier», bisogna pregare molto, ha detto Ides; e
ha ragione.
Il vescovo Klaus Engelhardt in Vaticano
Nessun accordo
sulla teologìa morale
Il presidente della Chiesa
evangelica tedesca (Ekd),
mons. Klaus Engelhardt, al
termine della visita in Italia
dello scorso dicembre per i
175 anni della fondazione
della Chiesa luterana di Roma ha rilasciato alcune dichiarazioni sui colloqui che la
delegazione luterana ha avuto
in Vaticano.
Il vescovo Engelhardt ritiene che in un tempo ragionevole non esistano possibilità
di prese di posizione comuni
su molte questioni concernenti la morale, come per esempio l’interruzione della gravidanza o la politica demografica. «Le uniche dichiarazioni
che possiamo fare insieme ha detto Engelhardt - sono
quelle che derivano direttamente dall’Evangelo». In occasione dell’incontro con il
cardinale Joseph Ratzinger,
prefetto della Congregazione
per la fede, il vescovo Engelhardt gli aveva consegnato
una dichiarazione dell’Ekd,
nella quale si affermava che i
giudizi negativi sul piano dottrinale espressi al tempo della
Riforma erano ormai superati. L’Ekd si aspetta ora una
identica dichiarazione da parte cattolica.
Questo argomento era stato
anche toccato nell’udienza
che Engelhardt aveva avuto
precedentemente con il papa,
il quale avrebbe manifestato
un grande ijiteresse per la
questione ecumenica. «Abbiamo una base comune con
Klaus Engelhardt
la Chiesa cattolica - ha dichiarato il vescovo - che può
render più facile il cammino
verso l’unità». Sul piano
dell’etica vi sono state già
delle dichiarazioni comuni fra
cattolici e luterani in Germania. «Ma ciò non è sufficiente
- ha affermato Engelhardt - e
soprattutto occorre trovare un
linguaggio comune per la
missione nella nostra società
secolarizzata». Nel 1995 probabilmente vi sarà in Germania una dichiarazione comune
delle due confessioni su
«Colpa e perdono, 50 anni
dopo la fine della guerra».
Nell’incontro con i rappresentanti della Curia romana la
delegazione luterana ha chiesto che la Chiesa cattolica si
apra a una «maggiore ospitalità eucaristica» verso le famiglie di confessione mista,
in modo che sia possibile a
cattolici e luterani della stessa
famiglia partecipare insieme
all’eucarestia. (da epd)
Vendesi inintermediari aiioggi e/o uffici
varie metrature centraiissimi.
Teiefonare 0121/91969
5
venerdì 20 GENNAIO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
VIAGGIO IN URUGUAY E ARGENTINA-4
VALDESI
E RIFORMATI
GIORGIO TOURN
La città dei tre fiumi, a
300 km a sud di Buenos
Aires, nella pampa umida e
fertile, terra da grano ancor
più che di bestiame, è stata
sede in ottobre di un Sinodo
congiunto delle chiese valdesi
*e di quelle riformate argentine. Un incontro vivace e ricco di spunti in una sede
confortevole e con una organizzazione impeccabile.
A tenere gli occhi chiusi e
limitarsi all’ascolto dello spagnolo non sussisteva dubbio,
0 era in Argentina, ma a
guardarsi attorno? Che Argentina è mai l’imponente
collegio olandese che ci ospita saldamente collocato al
centro della cittadina in cui
rinsegnamento dell’olandese
accompagna il castigliano sin
dalle prime classi? Che relazione hanno con la pampa
. che ci circonda i poster nelle
aule con splendidi campi di
tulipani e mulini a vento?
Che Argentina è mai quella
strada di casette allineate, tut' te simili, con tendine e giardinétto? Una stradina di Leida
se non ci fossero le arance
mature sugli alberi.
È l’ Argentina delle «colonie» dei tedeschi in Entre
Rios e dei piemontesi a Cordoba, dei polacchi e degli
svedesi, delle identità fortemente custodite nell’ambito
di isole etnico-culturali; colonie storiche ma forse anche
identità ghettizzate, nel senso
più profondo del termine,
dell’essere qui e altrove del
ghetto, con il cuore qui e la
mente laggiù o lassù, a Harlem 0 sul Baltico.
Stesso fenomeno delle comunità yiddish in Europa
orientale o di Little Italy a
New York? Sì e no, identica
la salvaguardia di un’identità
attorno a un nucleo ideale o
religioso, diverso il rapporto
con il mondo; in Moldavia,
come sulle rive del Potomac,
le .identità si misurano in un
■I confronto appassionato, sono
teatro di passioni, di pogrom;
qui la pampa sconfinata dissolve nel nulla e svuota ogni
scontro e ogni confronto ma
custodisce anche le colonie:
sino ad oggi, domani non più,
la società moderna dissolverà
anche questo, emulsionerà in
un composto che uniforma
tutto quanto.
Tempestivamente dunque le
chiese valdesi rioplatensi hanno iniziato il dialogo ecumenico con la Chiesa riformata
d’Argentina, una delle non
poche formazioni evangeliche
dell’area rioplatense a richiamarsi alla riforma calvinista.
A Tres Arroyos si è vissuta
la seconda tappa di questo
cammino di collaborazione
avviato tre anni or sono al
Parque XVll de Febrero dove
si era presa la decisione di
realizzare un mensile comune, Dialogo, da cui era conseguita la cessazione dello storico Mensajero vaidense, una
delle più antiche testate della
stampa uruguaiana. Un fatto
appare chiaro: il cammino intrapreso dalle chiese valdesi è
molto più che un aggiustamento confessionale, è l’inizio di una «lunga marcia» che
deve condurre alla creazione
di una chiesa riformata rioplatense che si collochi fra il
neocattolicesimo politicante
(quello dei concordati, di Maria, della religione di stato) e
la marea religiosa che scende
dalle profondità del continente, in cui le onde pentecostali
si mischiano a quelle di avventure settarie e ritmi di macumba brasiliani.
Si tratta dunque di assumere con consapevolezza un ruolo propositivo, non giocare di
rimando ma condurre il gioco
sapendo di essere pienamente
autorizzati a farlo per due motivi. Anzitutto perché nel Rio
de la Piata la chiesa non è mai
stata un elemento delle colonie: i valdesi non hanno cioè
vissuto la loro identità come
un misto di costume, religione, lingua, hanno subito tradotto i loro inni e il loro catechismo e nessuno penserebbe
di redigere oggi una circolare
di chiesa in francese. La chiesa che ha formato le colonie,
come abbiamo visto al Triangulo, è altra cosa.
In secondo luogo i valdesi
hanno inventato una forma di
relazione fra Europa e America certo perfettibile ma unica
nell’ecumene; per le comunità rioplatensi significa solitaria; non sono né i pastori né
le idee né i fondi provenienti
dall’Europa a costituire e perciò condizionare la linea
d’azione del Sinodo valdese
rioplatense.
Un patrimonio dunque di
esperienze e di idee che sarebbe peccato non utilizzare
nella costruzione di quello
che oggi si impone come
compito; un protestantesimo
americano responsabile. Per i
fratelli sudamericani Tres Arroyos è più che un buon Sinodo: è la prima grande sfida
della loro storia a cui si trovano confrontati, da soli; faremo per parte nostra quanto
possibile per aiutarli ma la
«lunga marcia» la faranno loro sapendo che non è un optional: ne va della loro identità e della loro esistenza.
Chiesa battista di Gioia del Colle
Lamore di un padre
per i suoi figli
Confronti: abbonamento annuo lire 65.000; semestrale lire 35.000.
lina copia lire 8.000. Versamento sul ccp n. 61288007,
intestato alla coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma.
^ Telefono 06/4820503, fax 4827901
EDOARDO ARCIDIACONO
O pengono le luci, tacKKiJ dono le voci, e nel
buio senti sussurrare... »,
questi i versi di una famosa
canzone. Così la sera del 6
gennaio nel locale di culto
della chiesa battista di Gioia
del Colle si spengono le luci,
tacciono le voci e nel buio
senti sussurrare; «Dio è vivente. Quelli che sperano
nell’Eterno..., Dio è qui con
noi. Io ho un amico, Dio è
nostro Padre, Padre ti -adoro...». Il buio fa posto alle
dieci candeline accese, una
per ogni bambino o bambina
e la luce comincia... poesia e
ancora poesia e la luce...
Sulle note di «Dio parla» si
svolge la commedia «L’amore di un padre», tratta da un
lavoro teatrale di Nino Gullotta che è poi un’attualizzazione della parabola del padre misericordioso. E la luce
fu... che meraviglia sono i
bambini e le bambine della
scuola domenicale e le ragazze del gruppo giovanile
che cantano e recitano, le
musiche danno una nota di
allegria e vivacità. Le luci
mistiche danno quell’atmosfera di tepore e accoglienza,
così come il figlio è stato accolto dal padre misericordioso della parabola. La luce
è..., tutta la comunità si alza
in piedi e canta «Siam figli
di un solo riscatto».
Lo spettacolo termina, applausi, richiesta di bis, ma
non è possibile, gli attori non
replicano, è stato un sogno
durato un’ora, un sogno di
amore, di perdono e di testimonianza evangelica per la
comunità, un sogno che vale
la pena rendere pubblico, affinché questo sogno diventi
realtà, perché l’amore di Dio
possa penetrare nei cuori di
tutte le persone che si avvicinano a lui.
Nel locale di culto si spengono le luci, e si accendono
quelle del locale adiacente,
dove c’è una tavola imbandita per i presenti e tra un dol
ce, un pasticcino, un brindisi
e un bicchierino, la serata si
conclude con gioiosa fraternità e con l’augurio che questa festa dell’Epifania possa
essere l’occasione per un arricchimento spirituale delle
nostre comunità.
BOBBIO PELLICE — Costanza Catalin ved. Artus, di 85
anni; Margherita Berton ved. Meyron, di 66 anni, e Daniele Davit, di 72 anni, non sono più tra noi. Rinnoviamo a
tutti i loro familiari l’espressione dell’umana solidarietà e
della comunione di fede nella resurrezione dei morti in Cristo. Esprimiamo inoltre la nostra simpatia cristiana a Costanza Negrin per la morte del marito, Vittorino Giovenale,
di 69 anni, il cui funerale ha avuto luogo nella locale chiesa
parrocchiale.
TORRE PELLICE — Periodo di incontri per le Unioni femminili. Domenica 8 gennaio l’Unione di Torre è stata invitata dalle sorelle di Lusema San Giovanni e ha goduto con
loro della proiezione di diapositive che illustravano il viaggio in Sud America Organizzato dal Centro culturale valdese. Dopo aver avuto domenica 15 gennaio la sua seduta
mensile in cui Edith Rostan ha presentato il libro di Christian Collange «Moi, ta mère», l’Unione di Torre ospiterà il
5 febbraio le sorelle di Rorà. In quell’occasione Mirella
Bein presenterà il tema «La donna negli ultimi 100 anni».
• Nella comune speranza in Cristo risorto la comunità è vicina con affetto alle famiglie di Enzo Plavan, Eymond
Giordan, Leonardo Giordan, Franca Miegge Ricca , Albertina Gonin ved. Roland, che ci hanno lasciato.
SAN SECONDO — Oltre ai consueti appuntamenti domenicali, ben frequentati, la comunità si è raccolta numerosa il 26
dicembre per assistere alla tradizionale festa natalizia organizzata e condotta dalla scuola domenicale e dal gruppo di
precatechismo; quest’anno le offerte raccolte sono state devolute al Centro «E1 pastoreo» di Rosario (Uruguay). Il culto litùrgico dell’ultimo dell’anno, che ha accolto la partecipazione di numerose persone, è stato particolarmente apprezzato; ringraziamo le donne che lo hanno presieduto e ci
auguriamo che vi siano in futuro altre occasioni per ripetere
questa positiva esperienza di sacerdozio universale.
• Durante il culto sono stati ricordati gli eventi più significativi registrati nell’arco dell’anno trascorso; fra questi
vogliamo ricordare la nascita di Stefanie Pegoraro, di Emilio e Nadia Combe con i quali ci rallegriamo, e allo stesso
tempo desideriamo manifestare tutta la nostra simpatia cristiana alle famiglie di Guido Costantino e Andrea Santiano, deceduti ultimamente.
PRAMOLLO — La comunità si rallegra per la nascita di Daniele, fratellino di Davide, figlio di Ivana Costabel, vicepresidente del Concistoro e di Valdo Ferrerò, e ancora per la
nascita di Simone, figlio primogenito di Claudia Travers e
di Mauro Beux, nostri cassieri. Un affettuoso benvenuto a
questi piccoli per i quali, insieme ai loro genitori, ringraziamo il Signore.
MONTESPERTOLI — Martedì 24 gennaio, alle ore 21, presso la Sala riunioni di via Garibaldi (scuole elementari), la
Casa comunitaria Fresanti in collaborazione con il Comune
organizza un incontro sul tema: «Dobbiamo avere paura
della lebbra oggi?». Interviene il pastore Archimede Bertolino, segretario della Missione evangelica contro la lebbra.
LIVORNO — Domenica 22 gennaio al culto delle 10,30 parteciperà il vescovo ausiliare Alberto Abiondi.
Un trimestre di attività della Chiesa metodista di Savona
I protestanti incontrano la città
________SAURO GOTTARDI________
Un segno positivo e immediato nella ripresa autunnale della Chiesa metodista di Savona è stato il significativo compattarsi dei vari
gruppi di attività: i bambini,
genitori e monitori lietamente
partecipi alla Festa delle
scuole domenicali della Liguria a Finalborgo del 18 settembre; i membri del Consiglio di chiesa riuniti il 30 settembre, per preparare i programmi, e i predicatori con il
pastore per redigere il calendario delle predicazioni; i
rappresentanti della comunità, presenti all’assemblea di
circuito del 1° ottobre, per
esaminare il campo di lavoro;
i giovani in gita, domenica 9
ottobre, con Paola e Umberto
Stagnerò nel retroterra del Finalese; i membri comunicanti, in assemblea domenica 16
ottobre dopo l’agape fraterna.
A questo necessario lavoro
d’inizio, sono seguiti numerosi incontri, anche inaspettati,
che hanno animato la comunità già nei primi mesi: anzitutto tre domeniche musicali e
poi tre incontri con la città.
Il 2 ottobre un folto gruppo
di metodisti svizzeri del Bernese, in villeggiatura alla Casa di Borgio Verezzi, è venuto
al culto, ha pranzato nel salone e ha visitato la città, accompagnato dal pastore Theo
Rickembacher, già conosciuto
due anni fa. Liturgia e predi
cazione sono state bilingui,
tedesco e italiano, e la loro
corale ha cantato, accompagnata da tromba e flauto.
Un’altra visita è arrivata
dalla Missione luterana finlandese in Italia, il 30 ottobre,
nelle persone del pastore
Keijo Vikman, che ha predicato al culto, e del cantautore
finlandese Jukka Leppilampi,
che ha tenuto un concerto
aperto al pubblico nel pomeriggio nella sala; ha eantato la
gioia, la tristezza, i colori del
mondo, le parole e le opere di
Dio, la fede nel Signore.
Il bello e sonoro «Coro
ispano-americano» di Genova
è stato invitato il 13 novembre e ha cantato sia al culto,
al mattino, che in un coneerto
pubblico il pomeriggio; bello,
perché erano colorati i costumi indio, sonoro perché hanno usato tanti loro strumenti
caratteristici, che hanno animato anche la compassata assemblea metodista.
Nella sala evangelica di
piazza Diaz tre diverse organizzazioni hanno presentato
pubblicamente dei temi che la
chiesa ha ritenuto importanti
per collegarsi alla vita cittadina. Già il 2 novembre l’associazione «Bottega della solidarietà», che vende in Italia
prodotti di paesi poveri, pagandoli ai produttori più di
quanto fanno le reti commerciali internazionali, ha offerto
una conferenza di Mira Bhattarai, di Kathmandu nel Ne
pal, per far conoscere quel
paese e presentare la sua produzione artigianale.
Nell’ambito della «giornata
intemazionale del disabile», il
3 dicembre, T «Associazione
italiana sclerosi multipla» e
altre similari hanno promosso
rincontro con Fon. Carlo
Russo, che ha parlato sul tema: «Quali diritti per il disabile?», definendo la Chiesa
evangelica metodista di Savona «una delle poche sale prive
di barriere architettoniche».
Infine il giovane teologo
Giovanni Lupino, cappellano
del carcere savonese, ha presentato il libro* della sua recente tesi di laurea Teologia e
politica nel teologo Karl
Barth, avendo come relatori
al suo fianco il pastore Franco
Becchino, il prof. Giampiero
Bof e il dott. Achille Grillo, e
come moderatrice la giornalista del «Secolo XIX» Antonella Granerò. I grandi e gravi
cambiamenti politici di questi
anni, la ricerca di nuovi equilibri politici mondiali, il ruolo
delle chiese cristiane nella costruzione di una pace giusta e
duratura impongono a tutti
una profonda rilettura dei rapporti tra fede e storia, teologia
e politica e quindi, nello stesso tempo, ci spingono a riascoltare i veri e autentici maestri del pensiero e dell’azione,
testimoni credibili nei momenti tragici della storia contemporanea. Uno di questi è
sicuramente Karl Barth.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’As
Della Parola
venerdì 20 GENNAIO 1995
IL SIGNORE
DELLA CHIESA
MARIO CONETTI
Il versetto 23 inizia con la
confessione di Gesù come
Signore (uno dei titoli cristologici fondamentali); con la
sua domanda, pone il problema del rapporto tra le comunità di credenti (e i singoli
membri di queste) e il Signore morto e risorto; lo fa in termini oggettivi, distaccati, come una questione in fondo
puramente teorica; tende a individuare un criterio oggettivo per poter distinguere tra
chi si trova nel rapporto con
il Cristo e chi ne è al di fuori.
Oggettività
e soggettività
Lo stesso rapporto del credente e della comunità
con il suo Signore viene così
visto come una realtà esteriore, che può essere colta dall’esperienza, e verificata con
accettabile sicurezza. I vv.
24-29 riformulano la questione in termini pratici e soggettivi. Come dice Helmut GolIwitzer (La joie de Dieu,
Neuchâtel, Delachaux et Niestlé, 1958, p. 150): «Il problema dello spettatore viene rimpiazzato dall’interrogativo
esistenziale, che esige una decisione che coinvolge tutta la
vita». Il rapportò con il Cristo
viene sottratto a ogni oggettivazione; non è una realtà immediatamente evidente, che
possa essere conosciuta e verificata con certezza; è strettamente soggettivo. Ogni singola persona vive il rapporto
con il suo Signore entro la
propria interiorità.
Esistenza e salvezza
Il versetto 24 presenta il
rapporto tra la persona
umana e il Cristo come una
situazione esistenziale, un
modo di essere. Le quèstioni
speculative, i problemi teorici, come venivano avanzati
nel precedente, non trovano
risposta. Il lettore viene messo di fronte a un appello, viene forzato a confrontarsi con
l’invito a correre un rischio, a
mettere in gioco tutta la propria esistenza; a farsi coinvolgere dal messaggio evangelico, a trovare in esso il
senso profondo del proprio
esistere. Penso alla predicazione di Bonhoeffer della
«Grazia che costa»: costa
perché chiede questo coinvolgimento. Il verbo greco
che la Riveduta traduce
«sforzarsi» stimola a pensare
alla vita umana come a una
gara, dove si devono affrontare ostacoli e difficoltà per
giungere a una meta. Anche
attraverso questa immagine si
realizza la comprensione
dell’esistenza cristiana come
una realtà etica e esistenziale,
fondata sul rapporto con la
parola di Dio incarnata, rapporto essenzialmente e radicalmente soggettivo.
La comunità
e il Signore
Fondamento della comunità cristiana è il rapporto dei suoi membri Con il loro
Signore e Salvatore; non è
pensabile alcuna altra ragion
d’essere (cfr. I Cor. 3, 11,
«nessuno può porre altro
fondamento che quello già
posto, cioè Cristo Gesù»), Al
V. 26, invece, si fa riferimento a un’impostazione che pretende di vederoi alcuni atti
esteriori come elementi che
fondano e rendono tale la comunità. «Mangiare e bere alla presenza del Signore» allude chiaramente, se non proprio alla celebrazione della
Cena, certo a una qualche
forma di pasto rituale; il Signore che insegna nelle piazze può essere visto come un
riferimento non tanto alla
predicazione di Gesù, ma
piuttosto alla chiesa che predica il Cristo.
La natura della chiesa viene
fatta consistere in atti esteriori, e pertanto oggettivamente
verificabili, che poi sono la
«preistoria», o il preludio,
della celebrazione eucaristica
e della predicazione; sono
«Egli attraversava città e villaggi, insegnando £ avvicinandosi a Gerusalemme.
Un tale gli disse: Signore, sono pochi i
salvati? Ed egli disse loro: Sforzatevi di
entrare per la porta stretta, perché io vi dico che molti cercheranno di entrare e non
potranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, stando di
fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ed egli vi risponderà: Io non so da dove venite. Allora comincerete a dire: Noi abbiamo mangiato e
bevuto in tua presenzia, e tu hai insegnato
nelle nostre piazze! Ed egli dirà: Io vi dico
che non so da dove venite. Allontanatevi
da me, voi tutti operatori d’iniquità. Qui
sarà il pianto e lo stridor dei denti, quando
vedrete Abraamo, Isacco, Giacobbe e tutti
i profeti nel regno di Dio e voi ne sarete
buttati fuori. E ne verranno da oriente e
da occidente, da settentrione e da mezzogiorno, e staranno a tavola nel regno di
Dio. Ecco, vi sono degli ultimi che saranno primi e dei primi che saranno ultimi»
(Luca 13, 22-30)
questi atti che qualificano come tale la comunità. Contro
questa concezione di fondo si
pone il versetto seguente: gli
atti esteriori non hanno nessun valore per fondare la comunità dei credenti. L’unico
fondamento sta nel rapporto
dei membri con il loro Signore; la vera chiesa non è una
realtà solo, o principalmente,
umana e storica, ma la creazione di Dio in Cristo; nel
mondo e nella storia questa
creazione ha una presenza
inevitabilmente enigmatica,
perché è legata a una realtà
del tutto soggettiva.
C’è una bella immagine di
Sant’Agostino (La città di
Dio, XVIII, 49): «In questo
mondo malvagio, in questi
giorni cattivi in cui la Chiesa
nell’umiliazione presente
prepara la grandezza futura...
riponendo la sua gioia nella
speranza quando la sua gioia
è autentica, molti reprobi si
mescolano ai buoni ed entrambi vengono a trovarsi come nella rete evangelica; racchiusi in essa, nuotano in
questo mondo confondendosi
come in un mare, finché
giungono sulla riva, dove i
cattivi saranno separati dai
buoni perché nei buoni, come
nel suo tempio, Dio sia tutto
in tutti».
Molteplicità e unicità
Nel versetto 29 si presenta
un contrasto tra la molteplicità delle vie e l’unicità
della meta. È il contrasto tra
la condizione umana, precaria, frammentaria, sempre relativa, e il «regno di Dio».
Eppure la via per il Regno
passa- attraverso la condizione
umana; in qualche modo,
l’Assoluto è presente in mezzo alle contraddizioni dell’
umano esistere ma questa
presenza non può che essere
enigmatica. Nelle parole di
Richard Niebuhr (The Meaning of Revelation, New
York, 1941, p.VIII) «la grande fonte del male nella vita
consiste in questo: nell’assolutizzazione del relativo, assolutizzazione che nel cristianesimo si configura come sostituzione di Dio con la religione, la rivelazione, la chiesa o la tradizione cristiana».
Le tentazioni
delle chiese
Il rischio, per chi vive la
propria fede entro una
chiesa (nel senso di istituzione ecclesiastica) è quello di
identificare ciò che appartiene all’ambito umano, al relativo, con Dio. In modi molto
sottili, magari anche inconsapevolmente, tendiamo a dare
troppa importanza a tutto ciò
che è di origine umana; a
identificare senza troppe distinzioni la chiesa, come comunità umana, con la chiesa
di Dio. Le parole umane della
predicazione vengono immediatamente viste come il messaggio dell’Evangelo; l’istituzione-chiesa come l’amministratore della Grazia, il gestore (se non il padrone) del
messaggio di salvezza; la
chiesa-comunità umana diventa la comunità dei predestinati alla salvezza. La tentazione della «clericalizzazione
di Dio» diventa una difesa
contro il messaggio evangelico, un tentativo di renderlo
innocuo. Identificare le parole umane con la parola di
Dio, i desideri umani con la
sua volontà, le nostre opere
con la sua, vuol dire rendere
la sua Parola priva di significato, togliere forza all’annuncio della Grazia.
Le tentazioni
dell'ecumenismo
La ragion d’essere, lo scopo fondamentale del movimento ecumenico, al di là di
tutto, è essere insieme nella
testimonianza. Di fronte alle
divisioni che hanno attraversato e. attraversano i cristiani,
riuscire a non essere irrimediabilmente separati; non tanto in vista dell’unità della
chiesa ma a partire dall’unicità dell’Evangelo. L’unità
della chiesa è un dono di Dio,
è azione di Dio, realizzata oltre le frammentarietà, le divisioni, le contraddizioni umane; avviene' su un piano diverso da quello su cui si trovano
le chiese-istituzioni, le chiese
in quanto comunità umane. Il
cammino delle chiese-comunità umane verso una sempre
maggiore vicinanza e fraternità avviene (o dovrebbe avvenire) a partire dal mandato
missionario, dall’impegno ad
annunciare e dalla volontà di
farlo nella condivisione e non
nella separazione.
Al centro dell’attenzione,
delle preoccupazioni di chi si
impegna nell’ecumenismo,
dovrebbe stare questo «zelo»,
questa «gelosia» per la Parola. Ma d’altro lato l’impegno
ecumenico è esposto (forse in
modo particolare) alla tentazione di assolutizzare il relativo, di clericalizzare Dio; di
identificare le aspirazioni
umane all’unità, le tensioni
verso l’unità, con la volontà
di Dio; di far saltare la radicale distinzione di piani tra l’essere insieme dei cristiani e
delle comunità, e l’unità della
chiesa. Così l’ecumenismo diventa un valore in se stesso,
qualcosa di automaticamente
buono e positivo. Le chiese
trovano un nuovo spazio dove
affermare se stesse, la propria
realtà, il proprio esserci.
Spunti metodisti
Per la sua storia il metodismo, tra tutte le denominazioni protestanti, dovrebbe
essere quella più diffidente
verso il tentativo di assolutizzare la chiesa-comunità umana. Per i primi cinquant’anni
visse come movimento all’interno di una chiesa istituzionale; ha avuto molte reticenze
e difficoltà a sviluppare
un’ecclesiologia originale; nei
momenti migliori, ha sempre
concepito la sua missione in
termini esclusivamente di testimonianza, di annuncio,
senza dare troppo peso alle
strutture ecclesiali con cui -il
messaggio veniva portato.
Dato che, come metodisti e
in particolare come metodisti italiani, le nostre radici sto
riche sono in un certo Revivalism ottocentesco più che in
John Wesley per noi, purtroppo, non è sempre così; ci troviamo semmai esposti alla
tentazione della conventicola,
di identificare la propria (piccola) comunità con la Chiesa:
cosa che Wesley non fece mai
(differenziandosi nettamente
in questo dagli ambienti di
ispirazione pietista).
11 contributo metodista al
movimento ecumenico deve
venire dal mettere l’accento
sull’amore di Dio in Cristo,
sul carattere assoluto di questo amore, e quindi dell’iniziativa della Grazia, che è solo e completamente in Dio; e
tutto questo per sottolineare il
carattere necessariamente
provvisorio delle chiese-comunità umane.
Preghiera
Signore, dopo questi tempi inquieti
donaci i tempi della conservazione!
Dopo tanto errare,
facci vedere l’inizio del giorno!
Fa ’ che, fin dove arriva la nostra vista,
noi prepariamo le strade alla tua Parola.
Finché non cancelli la nostra colpa,
conservaci silenziosi nella pazienza.
Nel silenzio vogliamo prepararci
finché ci chiamerai a tempi nuovi,
finché taciterai tempeste e flutti
e la tua volontà compirà prodigi.
Fratello, finché non sia passata la notte,
prega per me!
Dietrich Bonhoeffer
(Voci notturne a Tegel, in Resistenza e resa, ed. it. cit. a c.
di A. Gallas, Cinisello, Paoline, 1988, p. 433)
7
Spedizione in abb. postaie/50 - Torino
r In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso i’Utficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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Con il lyy.'i c siala rinnovala da parie del Comune di Lusema San Giovanni la convenzione che affidri alla Cavourese il trasporto intercomunale fra Lusemetta, Lusema e Torre
Pellice col «pollicino». Istituito cinque anni fa, questo collegamento fu pensato principalmente in funzione del collegamento con l’ospedale valdese di Torre Pellice. Ora si sono mobilitate anche le famiglie degli studenti delle scuole
superiori di Luserna chiedendo corse specifiche; l’amministrazione comunale ha accolto queste richieste salvo poi
scoprire che la scuola aveva già chiesto a un’altra ditta un
analogo servizio. Si rischia così un altro doppione (dopo
quelli treno/pullman) poco funzionale e oneroso. Il «pollicino» registra negli ultimi anni un numero costante di passeggeri (circa 13.700 l’anno): la rete dei collegamenti interni
alle Valli necessita di un globale ripensamento.
venerdì 20 GENNAIO 1995
ANNO 131 - N. 3
Le coppie interconfessionali continuano a essere
un oggetto abbastanza misterioso: guardate con un certo
sospetto da alcuni, sono oggetto di attese eccessive da
parte di altri. Personalmente,
come membro di una coppia
interconfessionale, ho difficoltà a accettare alcune delle
idee correnti in proposito. Ho
difficoltà a condividere l’idea
di chi vede in queste coppie
un avamposto del cammino
ecumenico e del dialogo fra le
confessioni cristiane, perché
ritengo che questo compito
debba coinvolgere le chiese
nella totalità dei loro membri.
Tuttavia avrei non poche
difficoltà a riconoscermi in
un’altra tendenza, che a volte
si riscontra in alcune coppie.
COPPIE INTERCONFESSIONALI
PARADOSSI
ALBERTO CORSAMI
LDESI
LIRE 2000
che consiste nel rifiutare (in
seguito a incomprensioni e
burocratismi) Tuna e l’altra
chiesa «ufficiale»: se è vero
che ciò che le chiese hanno
fatto finora per le coppie interconfessionali è frutto per
lo più dell’azione dei singoli
(preti, pastori, teologi) o delle
commissioni ad hoc, è altrettanto vero che la fede si vive
nelle comunità di credenti, e
non ricercando nell’autoisola
mento una «terza chiesa» che
non esiste.
Per tutti questi motivi mi
trovo più a mio agio quando
parliamo delle coppie stesse
considerando che innanzitutto
vengono dei singoli credenti,
uomini e donne, cattolici ed
evangelici, che arrivano a una
scelta particolare non in contraddizione ma proprio in
virtù della loro fede in Dio,
vissuta come è stata loro tra
smessa (da credente a credente e nella dimensione comunitaria); se questa fede è consapevole, se consapevole è il
radicamento in una chiesa,
sarà più facile il cammino
nuovo di questa esperienza. E
piuttosto chi ha dei dubbi sulla propria fede che va incontro ai problemi più grossi, che
sono quelli della lontananza
da Dio, del non riservare a lui
un posto nella nostra vita. Per
paradosso (ma di quanti paradossi è fatta la vita del cristiano) la vita comune con una
persona di altra confessione
può rafforzare l’identità di
partenza di ognuno, perché si
tratta di un rapporto d’amore
e perché entrambi i componenti sono stati in primo luogo amati da Dio.
Pinerolese
W foehn
portatore
di incendi
L’Italia capovolta dal maltempo che ha imperversato al
Sud lasciando il Nord sgombro da nubi ha fatto sì che ancora una volta il Pinerolese si
sia trovato a fare i conti con il
foehn, il caldo vento di caduta che si genera per compressione dell’aria in discesa dalla catena alpina.
Un vento che ha soffiato
per alcuni giorni, facendo
balzare le temperature da -10
a +17 in poche ore e contribuendo a rendere la situazione dei boschi, molto secchi,
assai pericolosa. E andata
meglio del temuto, dicono al
comando dei vigili del fuoco
di Pinerolo, anche se fra mercoledì Il e giovedì 12 le
chiamate sono state tante.
Stesso discorso per i vigili
del fuoco volontari di Torre
Pellice e Luserna: per due
volte c’è stata paura a Prarostino dove nella zona di Roccapiatta si è sviluppato un incendio presto domato; i gravissimi episodi del febbraio
1990 hanno sviluppato una
particolare attenzione anche
nella popolazione, prontamente intervenuta. Per contro
bisogna fare i conti con chi
invece si diverte a provocare
incendi, particolarmente pericolosi in stagioni secche come quella che stiamo vivendo. Altri incendi si sono sviluppati nei boschi di Reietto
e di Cumiana richiedendo il
lavoro di numerosi volontari.
Si è poi ripetuto più volte il
caso di incendi a camini, specie in caso di riscaldamento a
legna, facili a prendere fuoco
per mancanza di sistematica
pulizia aU’interno. 1 danni
del vento non sono stati comunque paragonabili a quelli
del gennaio ’81 o del febbraio ’90, quando addirittura
delle case furono scoperchiate, e tuttavia si sono registrati
alcuni crolli di camini e di alberi, compreso un abete in
corso Torino a Pinerolo.
La Galup cerca di conciliare la lavorazione tradizionale con le moderne esigenze
Il panettone simbolo di Pinerolo da 70 anni
_______PIERVALDO ROSTAN________
Da 72 anni Galup è un
simbolo per Pinerolo, un
marchio che ha saputo col
tempo conquistarsi spazi sempre più importanti di mercato
nazionale del panettone.
L’origine è negli anni ’20,
quando Pietro e Regina Ferma, panettieri in via del Duomo a Pinerolo, pensano a quel
dolce tipicamente natalizio
ma con alcune caratteristiche
che verranno mantenute nel
corso degli anni: la forma più
bassa rispetto al modello tipico milanese e la glassa di copertura a base di nocciole. E
una proposta che piace, che
riesce ben presto a conquistare non solo il mercato pinerolese ma anche Torino e il Piemonte; è in quella fase che il
vecchio forno non basta più e
si impiantano le prime stmtture industriali. Dopo la guerra
si passerà dal laboratorio artigianale a una dimensione industriale. «La costruzione dello stabilimento di via Fenestrelle - spiegano i fratelli
Fiorenzo e Giancarlo Ferma,
da sempre nell’azienda, prima
come aiutanti dei genitori poi
Un settore della produzione Galup
come titolari - fu un vero
cambiamento; venne mantenuta la qualità e l’impostazione artigianale ma arrivarono i
primi grandi forni. Le tappe
successive portarono ad
esempio, nel 1969, a introdurre una linea di produzione automatizzata. Poi col tempo sono state introdotte ulteriori
tecnologie, comprese quelle
richieste dalle nuove disposizioni legislative».
- Il vostro è un prodotto
che risente della stagionalità,
anche per il numero di dipendenti impiegati...
«La nostra attività è fortemente stagionale: vendiamo
solo a Natale e Pasqua; nelle
altre stagioni vendiamo nei
nostri negozi ma è poco in
confronto all’attività generale. Attualmente abbiamo una
cinquantina di dipendenti, quasi metà dei quali impiegati; è
chiaro che nel periodo di
massima produzione ( metà
ottobre-dicembre) abbiamo
gli operatori stagionali; quest’anno siamo arrivati a 130».
- Il tutto per produrre oltre
1.500.000 kg di panettone
l’anno...
«Quest’anno abbiamo avuto un calo nelle vendite; ci ]
sono dei concorrenti che già
prima di Natale fanno le
svendite e poi dobbiamo confrontarci con la grande distribuzione che impone prezzi
troppo bassi per un prodotto
come il nostro. In ogni caso i
supermercati sono solo il
30% della nostra vendita. Come area copriamo capillarmente Piemonte, Lombardia,
Liguria e Valle d’Aosta; nelle
altre regioni ci avvaliamo di
rappresentanti plurimandatari, cioè che offrono anche
prodotti di altre ditte».
-C’è stato un passato in
cui avete fatto grandi campagne pubblicitarie, anche in
televisione...
«È stata una fase veramente
positiva; chiusero Motta e
Alemagna e noi siamo riusciti
a triplicare la produzione».
-Il futuro?
«Puntiamo a riconquistare
fette di mercato senza rinunciare alla qualità; abbiamo
però bisogno di creare nuovi
magazzini sull’area della fabbrica e speriamo che il Comune ci conceda questa possibilità».
Informare gli altri di quello che si fa:
sembra una cosa ovvia, ma non è così,
specie nelle Valli e nelle nostre chiese. Si
ha qualche volta l’impressione che il
principio dominante sia: quando fai una
cosa, evita di farla sapere, se non a quelli
del tuo «giro». Quale piacevole sorpresa,
allora, trovare nei ricordi di Giovanni
Rostagno (siamo nel lontano 1913) questa divertente lezione di «propaganda»
nei confronti dei villeggianti, realizzata
con il concorso della pasticceria More.
Nel 1913 potemmo di nuovo passare
l’estate alle Valli, perché le nostre
grandi amiche, la signora Appia, vedova
del pastore Giorgio, e la sua figlia Carolina misero generosamente a nostra disposizione un appartamentino nella loro
Villa. Ebbimo allora Timnaensa gioia di
rivedere quotidianamente, o quasi, la
Mamma, Enrichetta, i nostri nipoti e
spesso Ernesto, che in settembre doveva
essere eletto Presidente del Comitato di
IL FILO DEI GIORNI
VOLANTINI
_________ CIOVANNI ROSTAGNO___________
Evangelizzazione quale successore di
Arturo Muston
Ricordo particolarmente quell’estate,
perché in essa mi fu dato di compiere
una missione a Torre Pellice. Carlo Alberto Tron, quel Pastore dal cuore generoso, quel fondatore entusiasta d’istituzioni benefiche, mi chiese di tenere una
serie di cinque discorsi il pomeriggio
della domenica nel Tempio. Il suo desiderio era che fossero beneficati spiritualmente non solo i suoi parrocchiani, ma i
villeggianti numerosi più del solito, ai
quali sarebbero stati spediti degl’inviti
speciali nelle loro case e negli alberghi.
Numerosi manifestini coll’argomento del
discorso vennero stampati ogni settimana e largamente diffusi nel paese (soprattutto durante il mercato del venerdì) e
nei dintorni da giovani volenterosi. Voglio qui fare il nome d’una buona e pia
signora, la signora Morè, che possedeva
una pasticceria frequentatissima e che
volle a modo suo ed assai originalmente
contribuire alla riuscita di quei culti. Essa si procurava, non appena uscivano di
sotto i torchi, una buona quantità di quei
manifestini e senza dir nulla ne introduceva uno in ogni pacco di dolci consegnato ai clienti. Domenica per Domenica
aumentò il concorso, l’uditorio si fece
più denso e attento e le lettere da me ricevute in quei giorni, e le conversazioni
con persone che mi domandavano qualche consiglio spirituale, mi fecero comprendere che Dio s’era degnato manifestare la sua forza nella mia debolezza.
(da G. Rostagno: Le mie memorie,
Claudiana, Torre Pellice, 1946, p. 337)
ÌN Questo
Numero
Emergenza casa
Nel Pinerolese, così come su buona parte del territorio nazionale, esistono
molti alloggi sfitti o destinati alle «seconde case»,
mentre molte famiglie vivono in situazioni precarie
o insostenibili, senza un alloggio. In questo quadro è
Sempre più allarmante la
situazione di stallo per i
cantieri di edilizia popolare
di via Bignone a Pinerolo.
Pagina II
NATURALE
Seitibrano in aumento le
coppie desiderose di un
parto naturale da affrontare in casa propria. A questo scopo opera un’associazione di ostetriche che
da un po' di tempo assistono le partorienti anche nelle zone pinerolesi.
. Pagina II
Annovati
Un aumento della domanda potrebbe contribuire a risollevare le sorti della Artnovati che, dopo la
crisi della scorsa estate, e
beneficiando della «legge
Prodi», si vale ora del lavoro del commissario Carlo Robotti. Pochi, al momento, i dipendenti ancora
in cassa integrazione.
Pagina III
«Olimpo dell'arte»
Sono ancora poco chiare, dopo gli scioperi di dicembre, le prospettive per
la ditta di cornici di Reietto. A fine gennaio una prima chiarificazione?
Pagina III
Occitani
L’ultimo numero della
rivista «Novél Temp» si
occupa del lavoro comune
tra gli occitanisti dei versanti francese e italiano
delle Alpi.
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PAG. Il
E Eco Delle "^àldesi
VENERDÌ 20 GENNAIO 1995
IméI
Il monumento di Sibaud a Bobbio Peilice
(foto M. Gnone)
GLI AIVffiULANTI CONTRO IL COMUNE DI LUSERNA
— Vivaci proteste si levano dai commercianti ambulanti
che settimanalmente svolgono a Lusema San Giovanni il
mercato del venerdì: le nuove tariffe di occupazione del
suolo pubblico riviste dall’amministrazione comunale sarebbero troppo alte (addirittura le più alte della provincia,
secóndo alcuni commercianti) e non sostenibili dalla categoria. VMierdì scorso molti commercianti hanno aperto i
banchi in ritardo a voler sottolineare con questo «sciopero»
il loro disappunto. Viene lamentato, oltre alle tariffe quasi
doppie rispetto alla vicina Pinerolo, che il Comune in questi
anni sia stato latitante sulla creazione di servizi come scarichi, punti luce e acqua. Vengono preannunciate ulteriori
iniziative per il prossimo mercato.
CONTRO I POLLI ANCHE IL CONSIGLIO DI STATO
— Potrebbe essersi consumata l’ultima pagina della vicenda dell’allevamento di polli a Torre Peilice della ditta Orsina. Dopo che circa un mese fa il Tar del Piemonte aveva
convalidato l’ordinanza del sindaco che nel 1992 ingiungeva a Orsina la chiusura dell’allevamento non essendo stati
effettuati i necessari lavori per ridurre le emissioni polverose e fastidiose per la popolazione, l’allevatore aveva chiesto
al Consiglio di Stato la sospensiva del provvedimento. Venerdì scorso è stata esaminata la vicenda à Roma con esito
favorevole al Comune di Torre Pedice. A questo punto pare
proprio che per i polli non vi sia un futuro a Torre Pedice.
AUMENTA L’ACQUA DELL’ACEA — Proprio mentre numerosi Comuni stanno decidendo di conferire i propri acquedotti ad’Acea a ciò indotti dalla legge Galli sulle acque
che individua un unico ente a livedo di bacino per la gestione acqua potabile e smaltimento, il consorzio pinerolese,
che si avvia anche a gestire i servizi di una parte del Saluzzese, ha deciso di aumentare il prezzo dell’acqua di quasi il
20%, una percentuale che però in termini concreti equivale
a poche migliaia di lire l’anno a famiglia.
FRALI HA UN BILANCIO MILIARDARIO — Il bilancio
1995 sarà per Prali più che raddoppiato rispetto alle normali
cifre solitamente di poco superiori al miliardo. Ad alzare
decisamente l’impegno economico sono circa due miliardi e
mezzo di mutuo da contrarre per la metanizzazione. Il mutuo è stato infatti concesso nell’ambito delle iniziative statali a favore dei servizi del gas nelle zone montane. II metano
arriverà dalla bassa vai Germanasca e sarà con tutta probabilità erogato dall’Acca, il consorzio di Comuni che serve
già la vai Chisone. Non sono ancora chiari i tempi dell’intervento legati alle modalità di appalto dei lavori.
PINEROLO: LA GIUNTA NON SI DIMETTE — Tutto come previsto: l’ipòtesi di dimissioni della giunta in modo da
portare a Pinerolo le elezioni amministrative in concomitanza con la maggior parte dei Comuni italiani non si è concretizzata. Rifatte le elezioni del ’90 per la doppia lista De,
l’attuale tornata amministrativa si dovrebbe protrarre fino al
1996; disposti a dimettersi solo alcuni gruppi di opposizione ma la maggioranza guidata da Trombotto ha cambiato
idea: «troppi progetti da realizzare in quest’ultimo periodo»
spiega la giunta.
CAMUSSO ABBANDONA IL CONSIGLIO PROVINCIALE — Francesco Camusso, già sindaco De di Pinerolo, promotore di una delle due liste scudocrociato alle comunali
nel ’90, coinvolto nello scandalo tangentizio della costruzione della nuova piastra del Dea dell’ospedale civile di Pinerolo, si è dimesso sa consigliere provinciale. Camusso
però non sembra voler abbandonare la politica; c’è chi nei
mesi scorsi lo ha visto vicino alla Lega Nord, chi successivamente ad An o al gruppo Federalismo e libertà di Malan,
Costa e Michelini.
INCENDIO ALL’ANNOVATI DI FROSSASCO — Probabilmente per un fenomeno di autocombustione si è sviluppato sabato scorso un incendio in alcuni silos adibiti all’essicazione del truciolato utilizzato nelle lavorazioni dell’Annovati a Frossasco. L’intervento dei vigili del fuoco di Pinerolo si è protratto per diverse ore.
LA BEIDANA DISCUTE IL SUO FUTURO — Negli ultimi
fascicoli della rivista attualmente edita dalla Società di studi
valdesi si sviluppa una riflessione sull’esperienza fin qui
svolta e sulle prospettive future. I fascicoli della Beidana
meriterebbero di essere maggiormente conosciuti nelle
scuole, nei gruppi giovanili, nelle biblioteche. Nell’ultimo
. numero segnaliamo un’interessante rievocazione della
«guerra del nonno», da parte di Daniele Gardiol che intervista il nonno Arnaldo, e la pubblicazione integrale di un poema sulla storia della Scuola latina di Pomaretto, del past.
Guido Mathieu. Pubblicato anche l’elenco per autori degli
articoli apparsi nei primi 20 numeri della rivista.
Un'associazione di ostetriche viene incontro alla scelta naturale di alcune coppie
Il parto in casa è una scelta arricchente
CABMELIWA MAURIZIO
D a circa un mese si è costituita «Demetra», un’
associazione regionale di
ostetriche dedite all’assistenza domiciliare al parto in Piemonte. Al momento il parto
in casa rappresenta nella nostra regione e in particolare
nel territorio valligiano una
possibilità ancora poco scelta
e preferita da una minoranza
di coppie; in realtà, come ci
conferma Franca Fronte, presidente della neonata associazione, si tratta di un fenomeno sotterraneo che va comunque lentamente estendendosi. Non ci sono dati precisi
e tuttavia si può stimare che
ne,gli ultimi dieci anni i bambini nati in casa, assistiti
dall’ostetrica ma in alcuni casi avvenuti solo alla presenza
di qualche familiare della
donna, sono stati oltre 600, di
cui circa 30 in Val Peilice.
«Il primo parto in Val Pellice a cui ho prestato assistenza in casa circa dieci anni fa
- dice Franca Fronte, di
Piossas'co - ha fatto sì che poi
anche altre coppie si rivolgessero a me e io personalmente
negli ultimi anni ho aiutato a
nascere nella propria casa
quindici bimbi tra Torre Peilice e Lusema San Giovanni».
Tra gli scopi principali dell’associazione di ostetriche
appena costituitasi c’è proprio
quello della diffusione dell’
assistenza domiciliare al parto, proposta come una scelta
qualitativamente molto buona, visto che le ostetriche che
entrano a far parte di «Demetra» (attualmente sono cinque) devono avere un curriculum che prevede un certo numero di assistenze domiciliari
e una formazione ed esperienza di diversi anni.
«Ci siamo occupate non solo di formulare una serie di
indicazioni comuni sul nostro
ruolo, nel parto in casa, ispirandoci prevalentemente alla
ricca esperienza olandese dove cinque bambini su dieci
nascono in casa, ma anche di
redigere una modulistica
uniforme e soprattutto la battaglia che abbiamo ancora in
corso - spiega Franca Fronte
- è quella di riuscire ad ottenere il rimborso da parte della Regione Piemonte di tutte
le spese sostenute dalla famiglia per il parto a domicilio;
peraltro al momento il Piemonte è l’unica regione italiana ad aver riconosciuto sin
dal 1990 il diritto ad avere fino a 1.500.000 lire di rimborso, che corrisponde circa
alla metà delle spese che si
sostengono per la nostra assistenza prima, durante e dopo la nascita». Chi si rivolge
all’ostetrica e sceglie quindi
il parto in casa? «Di solito risponde la presidente di
«Demetra» - sono coppie che
prima di decidere si sono
informate, hanno un livello
culturale elevato e hanno uno
stile di vita improntato a scelte naturali; quasi sempre poi
sono coppie che scelgono di
avere almeno un altro figlio e
tutte le donne a cui abbiamo
finora prestato assistenza
hanno allattato a lungo. Inoltre, per quel che riguarda la
mia esperienza in Val Peilice,
devo dire che anche il fatto di
vivere in un territorio con
una caratterizzazione religiosa diversa ha la sua influenza
in questa scelta, e mi sembra
che in generale sia una zona
molto sensibile rispetto alle
scelte naturali».
Comunque sino ad oggi si
può dire che chi opta per il
parto in casa è ancora un’élite; infatti non sono rari i casi
in cui la coppia rinuncia a
questa esperienza così importante anche a causa dei costi.
«Uno dei nostri scopi - dice
ancora Franca Fronte - è anche quello di dimostrare che
tuttavia il costo del parto in
ospedale per gli enti e le istituzioni è decisamente più elevato». A conferma di quanto
sostenuto dalle ostetriche di
«Demetra», che al momento
si occupano di una zona che
comprende le province di Torino, Biella e Cuneo, abbiamo
chiesto di parlarci della loro
esperienza ad alcune coppie
Ancora tesa la situazione per gli alloggi popolari di via Bignone
L'emergenza casa a Pinerolo
_______ERICA BONANSEA_______
Secondo uno studio della
Charitas italiana intitolato
«Il rischio e l’esclusione» nel
nostro paese ci sono circa
24.800.000 case abitabili contro 19 milioni di nuclei familiari: case in eccesso dunque.
Tuttavia ben 2.700.0(K) famiglie non possono permettersi
di comprarsi un’abitazione né
di affittarla; avrebbero i qualche modo diritto a una casa
popolare, ma solo un quarto
di loro riesce ad ottenerla.
Anche nel Pinerolese la situazione è tutt’altro che rosea:
nella sola città di Pinerolo ci
sono più di 1.200 seconde case che quindi non vengono
utilizzate in modo permanente; gli affitti nel frattempo
hanno raggiunto cifre insostenibili per molte persone.
L’urgente problema della
casa è stato affrontato venerdì
scorso nel corso di un’assemblea pubblica al Centro sociale di via Lequio che aveva
per tema specifico lo stallo
del cantiere di edilizia popolare di via Bignone e gli analoghi lavori in via Martiri del
XXL La comunità cattolica di
San Lazzaro si è fatta promotrice dell’incontro con l’assessore Rostagno per affrontare le legittime aspettative
delle famiglie che hanno già
avuto in assegnazione i 61 alloggi ben due anni e mezzo
fa. La triste storia del cantiere
di via Bignone è ormai nota:
la ditta Brenta era riuscita a
Cantiere sempre aperto in via Bignone
vincere l’appalto grazie a tangenti e quando la cosa è venuta alla luce il cantiere è stato messo sotto sequestro; solo
ora si procederà a un nuovo
appalto.
«Purtroppo - ha spiegato
l’assessore Elvio Rostagno dal 18 gennaio, quando l’Atc,
ex lacp, darà la delibera di
appalto, dovranno passare
altri 60 giorni per la scelta,
quindi 9 mesi per la ripresa e
la conclusione dei lavori e infine altri due mesi per i collaudi. Il Comune dal canto
suo cercherà di fornire nel
più breve tempo possibile il
certificato di abitabilità, unica cosa per cui ha competenza».
Per le famiglie aventi diritto
questo però non significherà
solo un altro anno di attesa,
ma anche il rinnovo delle domande in vista di una nuova
----------------—------------------inserzione -i
Per comunicare con;
Deputato Lucio Maiali
Movimento «Federalismo e Libertà»
Tel. 0121-79.49.79
Ufficio in Pinerolo, via Carlo Alberto 1
martedì ore 17-19 sabato ore 9,30-12
graduatoria, dato che la precedente aveva valore biennale e
sta per scadere. Molti dei presenti hanno manifestato la loro delusione, rammentando le
condizioni miserevoli in cui
sono costretti oggi a vivere e i
loro timori di perdere i diritti
acquisiti con la vecchia graduatoria.
«Anche per la compilazione
e la pubblicazione della graduatoria ufficiale ci vorrà
circa un anno - ha spiegato
Rostagno - e se gli alloggi,
che siano i 61 di via Bignone
o i 40 di via Martiri del XXI,
verranno ultimati prima della
nuova graduatoria si procederà all’assegnazione secondo quella vecchia». Nel
frattempo il Comune cercherà
di andare incontro alle situazioni più disagevoli fornendo
dei contributi per il pagamento degli affitti.
che l’hanno vissuta o stanno
per viverla: «Sia io che il mio
compagno - dice Angela, 39
anni, di Torre Peilice, prossima al parto - siamo stati d’
accordo nel voler vivere insieme l’esperienza della nascita di nostro figlio e per
questo abbiamo cercato di
combinare la nostra esigenza
di una scelta naturale con le
garanzie che può offrire
un’ostetrica esperta. Se tutto
aiìdrà come previsto dunque
partorirò in casa, così come
ho sempre desiderato».
Miriam, di Lusema San
Giovanni, afferma: «Il nostro
primo figlio è stato il primo
bambino a nascere in casa in
questo comune dopo tredici
anni; è stata un’esperienza
molto positiva, che abbiamo
voluto ripetere dopo due anni
e della quale abbiamo parlato con altre coppie. Trovo
molto positivo anche il fatto
che oltre all’ottima assistenza
durante il parto il ruolo
dell’ostetrica è stato molto
importante anche dopo, durante i primi tempi di vita del
bambino». Il parto in casa
dunque può diventare una
scelta bella, arricchente, da
conoscere e per questo che
l’associazione «Demetra» si
mette a disposizione di chiunque fosse interessato e per
questo ci si può rivolgere a
Franca Fronte, Piossasco, telefono 011-9068586.
Perrero
Edilizia
residenziale
pubblica
LILIANA VIGLIELMO
Un intervento di edilizia
residenziale pubblica con
contributo regionale consentirà di ristrutturare un edificio
che si trova all’entrata dell’
abitato di Perrero e di ricavarne dodici o quattordici
alloggi per famiglie residenti
nel Comune.
Il progetto ha ottenuto l’approvazione unanime del Consiglio comunale'per l’evidente
convenienza di ottenere, senza spese per il Comune, un
buon numero di abitazioni per
giovani coppie o per pensionati, che sarebbero così incoraggiati a rimanere a Perrero,
invece di trasferirsi altrove; si
risolverebbe in questo modo
anche il problema estetico di
un immobile in condizioni
pietose, che non dà certo una
buona immagine del paese.
La ristrutturazione dell’edificio (l’ex «Locanda degli
Appennini»), era già stata
tentata da una società privata,
ma con scarso esito: si erano
infatti costruiti dei garage,
solo in parte venduti. La
somma necessaria per l’intervento viene stimata sui quattro miliardi, abbastanza elevata per essere poi recuperata
con le vendite. Il contributo
regionale consente invece di
applicare i canoni dell’edilizia popolare.
Per la pubblicità su
DELLE VALLI VALDESI
tei. 011-655278, fax 011-657542
9
venerdì 20 GENNAIO 1995
E Eco Delle ¥vlli ¥vldesi
PAG.
Ili
Intervista a Carlo Robotti, commissario della ditta che produce pannelli per mobili
L'Annovati riconquista una fetta del mercato
PIERVALDO ROSTAN
Quando, durante la scorsa
estate si aprì in tutta la
sua gravità la crisi dell’Annovati spa con stabilimenti a
Lusema San Giovanni e Frossasco, circa 300 dipendenti,
un andamento che era sembrato fino a quel punto esemplare, si parlò di «fulmine a
del sereno». Quella che sem^ brava una delle industrie sicure del Pinerolese era Invece
sull’orlo del fallimento con
debiti per decine di miliardi
con i francesi fornitori di
molto legname ma anche con
' piccole imprese locali; quali
apparvero prospettive? chi
avrebbe comprato un’industria in così grave difficoltà e
con un mercato non florido?
I benefici della «legge Prodi», ai quali l’Annovati aveva
diritto, vennero applicati e si
arrivò alla nomina del commissario straordinario con il
compito di gestire la crisi,
verificare le possibilità di rimettere in piedi l’azienda ed
eventualmente cercare dei
Corhpratori visto che nel frattempo gli Annovati se ne erano andati.
La nomina del dott. Carlo
Lo stabilimento Annovati di Luserna San Giovanni
Robotti a commissario dell’azienda fu salutata come un
primo passo, necessario e determinante; venne concessa
la cassa integrazione dall’inizio di agosto, ma a
tutt’oggi i soldi non sono arrivati. Nel frattempo si è cercato di recuperare, rimettendo gradualmente al lavoro i
reparti, alcune fetté di mercato; bisogna dire che nel settore del pannello truciolato per
mobili in Italia non vi sono
molte aziende ma queste si
TA
Maggioritario,
proporzionale
Caro direttore, mi è difficile prevedere quale sarà la situazione della crisi italiana
quando sarà pubblicato questo scritto. Ma mi preme dire
qualche cosa che molti pensano, anche si i media di una
parte o dell’altra non vogliono che si dica. Perciò, visto
che il tuo giornale entra nei
dettagli della politica attuale,
ti chiedo di ospitare queste
considerazioni.
La grande stupidaggine che
fecero gli Italiani spaventati
dal colpo di freno ad un benessere crescente che forse
cinquant’anni fa manco si immaginavano (ah, la «prima
fepubblica»...) fu di votare sì
ài referendum Pannella-Segni
per il «maggioritario» al Senato, esteso alla Camera senza necessità. Scalfaro ci disse
che sarebbe stato spergiuro
senza questa arbitraria estensione. Ma invece non fece rispettare il referendum che
aboliva il Ministero dell’
Agricoltura (che pure non è
considerato necessario in tutti
i Paesi). Fu una beffa? Perché
chi la chiamava legge truffa
quarantuno anni fa ora invece
ci vede una salvezza nel primo 0 secondo turno? Una
Ingge antidemocratica che
esclude in Inghilterra i liberali (veri) malgrado il favore
Crescente rivelato dai sondaggi e altre inchieste, e in Francia ha dato ai vincitori circa
quattro deputati contro uno
delle opposizioni di sinistra
con circa il 44% dei voti contro il 40%.
Il resto era andato a Le
Pen, sterilizzato. Così come
rischia di essere sterilizzata
adesso Rifondazione Comu, nista, quella che, guarda i paradossi, fa le sole proposte liberali, nel senso che aveva
questa espressione con riferijUento ai grandi riformatori
inglesi e scozzesi del 700, e
n^agari a Roosevelt. La
gioiosa macchina da guerra
degli stalinisti Soft (eredi dei
logliatti e Berlinguer del
eonipromesso storico, come
*e avesse senso parlare di
compromesso storico, una
tradizione che richiama almeno ai moderati e a Manzoni, quanta cultura da rifare!),
diciamo quasi o non quasi un
golpe legale profittò invece
ai Berlusconi e fu. un regalo
inatteso ai fascisti che così
rialzarono la testa. E questi
sono peggio. Nell’insieme
una banda di barcaioli il cui
esponente e simbolo mi ricorda il film II Dittatore con
Charlot; È come se per curare uno zoppo gli si rompessero tutte e due le gambe.
E a Bossi che, se pure tardivamente, mantiene la parola, si dà evangelicamente del
Giuda, trascurando il fatto
che ha semplicemente giocato secondo le regole di questo nuovo sistema.
Il fatto è che il Parlamento
deve avere tutte, per quanto è
possibile, le voci e le regole
vanno stabilite per i suoi rapporti corretti con un Governo
lui deve essere tanto quanto
unitario nella sua azione, finché dura. Uscendo dai machiavelli proposti si guardi a
Nord, dove la Danimarca con
un sistema uninominale integrato in proporzionale si sono avute tre volte più donne
elette al Parlamento che nel
pur femminista Regno Unito,
o alla Svezia dove molte funzioni di Capo dello Stato sono attribuite proprio al Presidente del Parlamento. Gli Italiani non sono maturi? Si
guardi a Sud, a Malta, dove
c’è addirittura il voto trasferibile. Gli esperti professori
degli editoriali le sanno queste cose?
E infine se, come dicono,
donne e giovani hanno votato
a destra si ricordi che furono
già sostegno del fascismo (v.
Mosse) e le donne poi della
DC. Ma intanto i giovani morirono nella Resistenza e le
donne la sostennero appassionatamente. Viviamo in
un puzzle. Cerchiamo che un
po’ per volta i pezzi vadano a
posto. Qualcosa di nuovo. Intanto i Protestanti, italiani e
non, rincorrono i Cattolici romani? Ecclesia semper reformanda, diceva quelFex-monaco.
Gustavo Malati
Torre Pellice
erano subito mosse a cercare
di recuperare il buco della
produzione dovuto alla chiusura temporanea degli stabilimenti pinerolesi.
«Il nostro impegno per recuperare sul mercato - dice il
commissario Carlo Robotti è stato fin qui coronato da un
certo successo. La nostra
produzione prende per il 95%
la strada del mercato italiano
e in questi ultimi tempi si è
registrato un aumento della
domanda di pannelli: ciò è
«Olimpo dell'arte»
In crisi anche
la produzione
di cornici
A oltre un mese dai primi
scioperi all’«Olimpo dell’arte» di Reietto non sono
ancora chiare le prospettive
della ditta; la fabbrica di cornici sembrerebbe non subire
gli effetti della crisi per
quanto riguarda le commesse: i problemi deriverebbero dal ritardo con cui avvengono i pagamenti del
venduto e da una serie di
controlli sull’attività da parte
della Guardia di finanza e sui
versamenti contributivi. Gli
oltre cento dipendenti, per lo
più giovani essendo la fabbrica abbastanza recente, sono comunque in costante allarme anche se gli scioperi
sono rientrati. All’inizio di
dicembre era stato sottoscritto
un accordo fra la proprietà e i
rappresentanti dei lavoratori
che prevedeva tutta una serie
di rientri economici, a scadenze precise, per quanto riguardava gli arretrati degli ultimi mesi dell’anno. «Non è
andata così - spiega Alberto
Radin, della Cgil - poiché le
scadenze sottoscritte non sono state rispettate. Successivamente il proprietario Mario
Seu si era impegnato, per parte sua, a risolvere i problemi
di liquidità al personale entro
il 5 gennaio ma anche questo
passaggio non è stato rispettato. E stato invece versato un
acconto sul dovuto per
dicembre e sulla tredicesima
ma è una cifra piuttosto bassa. L’azienda continua a rassicurare i dipendenti che tutto
è legato al mancato pagamento di alcune consegne già effettuate mentre a noi non risulta vi siano problemi con i
fornitori dell’Olimpo».
Fino a quando durerà questa situazione? «È un momento interlocutorio - conclude
Radin - che dovrebbe trovare
un momento di chiarificazione a fine gennaio: allora dovrebbe, secondo i patti, esserci il versamento dello stipendio. In caso contrario penseremo ad azioni più decise».
dovuto principalmente alla
debolezza della nostra moneta che ha favorito una crescita dell’esportazione nel settore dei mobili. La conseguenza
diretta è una maggiore richiesta dei nostri prodotti».
Le prospettive sono indubbiamente molto legate al
mercato che come si è visto,
al momento, tira; così i 230
dipendenti sono tornati tutti
in fabbrica ad eccezione di
pochissime unità ancora in
cassa integrazione; una ventina di persone erano state
mese in mobilità. L’azienda
ha in parte anticipato la cassa
integrazione dovuta da agosto versando il corrispettivo
di due mesi. Il futuro?
«Per il momento — conclude il dott. Robotti - manca
ancora una perizia completa
sul valore dell’azienda ma
forse vale la pena di aspettare un maggiore assestamento
del lavoro prima di affrontare la questione della ricerca
di possibili compratori». Un
passo importante comunque è
stato fatto e una certa liquidità, con le commesse, è tornata senza che il livello occupazionale ne avesse troppo a
risentirne.
Pinerolo
Una rassegna
di video
indipendenti
«Torino anteprima» del Festival del cinema giovani di
Torino, quest’anno sono stati
presentati tra gli altri anche
lavori di giovani registi pinerolesi. Dopo quest’esperienza
è nato il gruppo «Immaginando» composto dai giovani
che avevano partecipato alla
realizzazione dei lavori presentati a Torino.
Ora il gruppo «Immaginando», con l’interessamento
dell’assessorato alla Cultura
dalla città, ha deciso di presentare anche a Pinerolo quei
lavori e lo farà nelle sere del
20 e 27 gennaio al Teatro -incontro di via Caprini 27, nel
corso della «Rassegna video
indipendenti».
Nel corso della prima serata verranno proiettati quattro
cortometraggi: «Vita spericolata» e «Avventura americana» (realizzati dalla Scuola
media statale di Abbadia Alpina), «Pradugano» (di Daniele Palmieri) e infine «Basse Dora è un piccolo paese»
(realizzato da un gruppo di
giovani-registi: Renato Ricatto, già premiato per Real Falcherà Football Club, Silvano
Beltrame, Renato Peronetto)
mentre la sera del 27 gennaio
sono tre le proiezioni in programma: «Se potessi» (di Daniele Nania), «Preludio e diluvio» e «Senza alcun apparente motivo» (di Gianluca
Banchio e Giorgio Manduca).
Gli organizzatori della rassegna ritengono che la
presentazione dei film «può
essere uno stimolo per tanti,
un punto da cui partire per
far nascere nuove idee e
occasioni, un momento di divertimento e di incontro»;
noi aggiungiamo che la rassegna è l’ennesima dimostrazione che il mondo giovanile
pinerolese è vivo e vitale e ha
solo bisogno di manifestarsi
e di potersi esprimere. Le tecnologie legate al video hanno
il pregio di offrire un’occasione, a costi non proibitivi, a
chi ha «delle cose da dire».
Un'inchiesta condotta a Pinerolo
I giovani d^oggi
e la comunicazione
DAVIDE ROSSO
Nella nostra società gli
strumenti della comunicazione e l’uso che noi adulti
ne facciamo hanno una grande importanza ma ha anche
grande importanza come vengono usati e recepiti dai ragazzi. Qual è il rapporto che i
ragazzi hanno con essi? Una
recente ricerca, condona
dall’assessorato' alla Cultura
di Pinerolo in collaborazione
con alcuni insegnanti e curata
da Fernanda Comiotto e Isa
Demaria, ha cercato di rispondere proprio a queste domande. La ricerca, che ha utilizzato come strumenti tre
questionari dedicati rispettivamente al libro, al computer
e alla tv, si prefiggeva di raccogliere dati sia quantitativi
sia qualitativi (le motivazioni, la capacità di elaborazione
creativa ecc.) sull’uso degli
strumenti di comunicazione
da parte dei ragazzi che frequentano le scuole elementari
e medie a Pinerolo.
Vediamo cosa è emerso dai
questionari, a cui hanno risposto oltre un quarto degli
alunni delle elementari e
l’80% dei ragazzi delle medie. Per quanto riguarda la
lettura è alta la percentuale di
chi dichiara di dedicarsi a
quest’attività (un po’ meno
dell’80%) anche se fa riflettere la percentuale abbastanza alta di quanti hanno dichiarato di non leggere (il
20% alle elementari e il 25%
alle medie). I ragazzi leggono per piacere ma è anche tenuto in conto il piacere di
imparare cose interessanti. I
libri poi vengono scelti prevalentemente a proprio gusto, cala dalle elementari alle
medie l’influenza nelle scelte
di genitori e insegnanti. Il
tempo giornaliero che i ragazzi hanno dichiarato di dedicare alla lettura è di poco
superiore all’ora.
Sul versante del computer
emerge che circa il 50% dei
ragazzi ne ha uno in casa (anche se stranamente è più presente nelle case dei maschi
che in quelle delle femmine).
Se per i ragazzi delle elementari si parla per lo più di computer con funzioni limitate o
tavole da gioco per i ragazzi
delle medie compare quasi il
30% di computer compatibili. Altissima è la percentuale
fra quanti non hanno il computer di quelli che lo vorrebbero (oltre l’80%); l’uso più
comune del computer è comunque il gioco anche se il
39% dei ragazzi delle medie
lo usa per programmare. Il
tempo che la maggioranza
degli intervistati trascorre davanti al computer è mediamente meno di un ora al giorno ma c’è è un 15% che vi
passa fino a tre ore.
Passiamo ora ai dati sulla
tv, vista quasi dalla totalità
degli intervistati: per tutti è
uno strumento di piacere; i
più decidono in anticipo cosa
guardare me c’è anche chi
sceglie guardando sui vari
canali. Le scelte sono per lo
più secondo i propri gusti anche se alle elementari si
ascoltano i suggerimenti dei
genitori. Più del 75% delle
case ha più di due televisori;
la tv è vista in solitudine dai
ragazzi di più al pomeriggio,
mentre è seguita in compagnia soprattutto la sera. Il
tempo medio che i ragazzi
passano di fronte al televisore e di 3,30 ore alle elementari e di 4,30 ore alle medie.
Molti guardano la tv tra le
7 e le 8 del mattino; non moltissimi sono invece quelli che
si fermano fino alle 24 ad assistere ai programmi. I programmi preferiti sono i film e
i cartoni animati oltre ai serial, al karaoke e i documentari. I programmi meno amati
sono le telenovelas, i quiz e i
telegiornali; un terzo degli
intervistati desidererebbe
programmi diversi. L’attenzione di fronte al teleschermo
è abbastanza alta anche si
spesso si fanno anche altre
cose soprattutto quando passano i messaggi pubblicitari.
La maggioranza dei genitori
proibisce specifici tipi di
spettacoli, come film pomografici o violenti o horror. I
ragazzi invece proibirebbero
volentieri ai propri genitori le
telenovelas (quelli delle medie) e i telegiornali (quelli
delle elementari). Ben 144
ragazzi delle medie e 136
delle elementari dichiarano di
non guardare mai la tv in
compagnia.
Nelle
Chiese Valdesi
COLLETTIVO TEOLOGICO «G. MIEGGE» —
Sabato 21 gennaio, alle 17, presso i locali della chiesa
valdese di via dei Mille a Pinerolo, proseguono gli incontri teologici «G. Miegge» sul testo di Dietrich Bonhoeffer
«Etica». Sarà preso in esame il terzo capitolo, «Eredità e
decadenza».
VILLASECCA — Le prossime riunioni quartierali saranno il 23 gennaio a Pianfaetto e il 25 alla Roccia; alle 20.
• Domenica 29 gennaio, nel corso del culto ai Chiotti, si
terrà l’assemblea di chiesa finanziaria di inizio anno.
PINEROLO — L’assemblea elettiva del nuovo pastore
si svolgerà il 29 gennaio e sarà presieduta da alcuni membri della Commissione esecutiva distrettuale. Sarà necessaria la maggioranza dei membri elettori.
ANGROGNA — Le prossime riunioni quartierali si
svolgeranno, alle 20,30, il 24 gennaio ai Jourdan e il 26 al
Martel.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Le prossime riunioni
quartierali saranno il 24 gennaio ai Gonin e il 27 agli Appiotti come riferimento dei valdesi di Torre, Angrogna e
Luserna che abitano nella zona: inizio ore 20,30.
POMARETTO — Ricordiamo le riunioni quartierali ai
Maurini e al capoluogo mercoledì 25 gennaio, ore 20,30.
RORÀ — Venerdì 20 gennaio, alle 20,30, alla sala Morel, si svolgerà lo studio biblico.
10
PAG. IV
E Eco Delle ¥vlli Aàldesi —
venerdì 20 GENNAIO 1995
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
E iniziato rinverno e il
nostro corpo necessita
di un’alimentazione che lo
aiuti a combattere il freddo,
le influenze, i raffreddori e
le bronchiti. Iniziamo dal
mattino, quando sia agli
adulti che ai bambini è necessaria una buona «carica»
per affrontare la giornata. Il
«muesli» del dottor Bircher-Benner è il più adatto
per arrivare all’ora di pranzo senza difficoltà.
Il muesli
Ingredienti: I cucchiaio
ben colmo di fiocchi di cereali (avena, orzo, mais o
anche misto), 1 cucchiaino
di miele, 2 cucchiai di yogurt (intero o magro a piacere), 1 mela tagliata a fette
sottili o grattata, 1 cucchiaio di succo di limone, 1
cucchiaio di noci o nocciole o mandorle ben tritate, 1
cucchiaio di uvetta. Prima
di andare a letto mettete i
vostri fiocchi di cereali in
una tazza e aggiungete 3
cucchiai di acqua. Coprite e
lasciate riposare il tutto sino al mattino. Quando arriva il momento della prima
colazione aggiungete gli altri ingredienti, mescolate
bene e buon appetito. A chi
non tollera lo yogurt consiglio di sostituirlo, con alcuni cucchiai (3 o 4) di latte.
A questa colazione, che alcuni medici considerano
praticamente una medicina
energetica e disintossicante, potrete aggiungere 2
kiwi o un bicchiere di spremuta d’arancio. Come sapete questi frutti sono ricchi di vitamina C che
rafforza le difese irtununitarie dell’organismo aiutandoci a combattere le malattie infettive. La vitamina C
ha anche altre importanti
proprietà: infatti dagli anni
’50 esiste una vasta letteratura scientifica sul suo ruolo per la prevenzione e la
cura del cancro. L’azione
positiva della vitamina C
viene potenziata dalla presenza della vitamina P della
mela. Infatti in casi del genere le vitamine, gli oligoelementi, i minerali, gli zuccheri contenuti in un frutto
vengono potenziati, secondo il principio sinergico, da
quelli contenuti helfaltro;
in questo modo gli effetti
positivi anziché sommarsi
si moltiplicano.
Zuppa di crauti
(o di cavolo)
Un piatto unico adatto al
periodo invernale. Ingredienti: 250 gr di cavolo (o
crauto) tagliato a listarelle
sottili; 200 gr di patate pelate e tagliate a dadini; 150 gr
di fagioli secchi ammollati;
1 spicchio d’aglio; 2 foglie
d’alloro; 2 foglie di salvia;
1 pezzo di alga kombu; 1
rametto di rosmarino; un
po’ di olio extravergine e
sale quanto basta. Mettete i
fagioli a bagno per alcune
ore, ricordandovi che è
essenziale cambiare l’acqua
almeno 4 volte. Fateli cuocere in 1 litro per almeno
un’ora con l’alga kombu,
che ne favorirà la digeribilità. Preparate le altre verdure e mettete tutti gli ingredienti sopra elencati a
cuocere per mezz’ora. Passate i fagioli cotti, compresa
l’alga, e aggiunteli con l’acqua di cottura alle altre verdure ed erbe aromatiche.
Mescolate molto bene e, un
attimo prima di servire, aggiungete l’olio. Servite con
fette di pane vecchio passato al forno. Perché la vostra
cena sia completa fate
precedere la zuppa da un
misto di carote, scarola e finocchio in pinzimonio. Naturalmente se al posto del
pane volete mettere dei cereali siete liberissimi di farlo; i migliori come gusto
sono il riso semi integrale e
il grano saraceno.
Occitani italiani e francesi a confronto
«Novel Temp» una
rivista di impegno
«Ci auguriamo che i rapporti tra gli occitanisti dei due
versanti delle Alpi vengano
rifondati su nuove basi di
amicizia e collaborazione»:
così scrive l’editoriale di Novel Temp n. 45 in una riflessione sui'quasi vent’anni di
impegno occitanista della rivista e sul tempo ancora più
lungo di attività dell’associazione Soulestrelh. «L’adesione al sentimento di una comune lingua e cultura da par
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
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Torre Penice (TO)
tel/fax 0121/932166
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n<m può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisteriana Mondovi
Una copia L. 2.000
te degli occitanisti d’Italia fu
immediata e spontanea, sin
dall’inizio della presa di coscienza della propria identità», prosegue l’articolo. Merito di un piemontese, Tavo
Burat, ma da parte degli occitanisti di Francia ci fu difficoltà a prendere in considerazione questa presenza, che
impediva di considerare la
cultura occitana una varietà
della cultura francese.
Gli occitani non possono
essere per la Francia come i
napoletani per l’Italia. Altri
occitani di Francia invece
esportarono in Italia le loro
di.spute culturali e ideologiche. Eccezione positiva fu
quella dei musicisti Bianco,
Vaillant e Magnani di Antibes, che tra il 1977 e i primi
anni ’80 contribuirono alla riproposta della musica tradizionale degli occitani d’Italia e alla formazione di nuovi
suonatori.
PER IL PINEROLO UN SUCCESSO IN TRASFERTA
— Si rilancia il Pinerolo dei giovani, capace sabato scorso di
espugnare per 1 a 0 il campo della Colligiana; la vittoria è di
quelle che valgono doppio essendo stata ottenuta contro dei rivali diretti nella lotta per evitare la bassa classifica. La rete è
stata realizzata da Raimondi al 18’ del secondo tempo.
IL LUSERNA IMPONE IL PAREGGIO ALLA CAPOLISTA — Il Luserna impone il pareggio nel campionato di
Promozione alla capolista Cavallermaggiore al termine di 90’
intensi che hanno visto i cuneesi passare per primi in vantaggio
dopo un’ora di gioco con Baruzzo, sfiorare altre marcature e subire la rete del pareggio valligiano a due minuti dal termine.
BENE IL VOLLEY IN CI — Doppio successo per le due
formazioni pinerolesi nel campionato di CI di pallavolo. La
squadra maschile ha superato per 3 a 1 in trasferta l’Iris Carcare mentre la formazione femminile ha vinto sul campo di casa
per 3 a 1 con il Savona confermandosi al primo posto.
In seconda divisione femminile il 3S Luserna ha subito un
pesante 3 a 1 con la capolista Mappano. Negativa anche la trasferta per le ragazze di Marco Gardiol a Carmagnola nella categoria ragazze, mentre gli allievi del 3S hanno superato il Villastellone per 3 a 0 restando al comando della classifica.
DUE SUCCESSI PER IL TENNIS TAVOLO — Due vittorie e una sconfitta; questi i risultati dell’ultimo turno di tennis
tavolo che ha visto impegnate le formazioni della Valpellice. In
C1 secca sconfitta (0 a 5) per Rosso, Davide Gay e Malano con
la polisportiva Poste di Torino. In C2 regionale successo invece,
ma di misura (5 a 4) sulla Fiat con due punti firmati dall’ottimo
Piras, due da Sergio Ghiri e uno da Giuliano Ghiri. La squadra
di D2 provinciale ha superato per 5 a 1 il «Moncalieri C» grazie
ad due punti di Battaglia e Pallavicini e a quello di Gerire.
CAMPIONATI PINEROLESI DI CORSA CAMPESTRE
— La seconda tappa dei campionati piiierolesi di corsa campestre si è svolta domenica a Scalenghe in una bellissima giornata
di sole che ha accompagnato, al complesso sportivo di Pieve,
sia gli atleti che il numeroso pubblico. Andrea Becchio, del Tre
Valli Pinerolo, ha confermato il successo di San Germano negli
seniores davanti a Gualtiero Falco e Renato Agli. Tra gli juniores ottima prestazione in fuga solitaria di Andrea Valentino che
ha superato il vincitore della prima prova il lusemese Fabrizio
Cogno. Giuseppe Mantegna è stato autore di ottimo esordio nei
Veterani A mentre Carlo Marino si è confermato fra i Veterani
B. Fra le donne successo dell’imprendibile Mariangela Grosso
davanti a Toninetti, Rostan e Bertinat, scivolata al quarto posto
nella volata finale. La prossima tappa dei campionati sarà il 12
febbraio a Lusema:,per la cronaca questi i vincitori.
Esordienti f.: Magnarini (3 Valli); Esordienti m.: Ferma; Ragazze: Pascal (Pomaretto); Ragazzi: Rubiano (Scalenghe); Cadette: Marchetto (Sanfront); Cadetti: Bizzi (Sangermanese);
Allieve: Dalla Costa (3 Valli); Allievi: Desco (Sanfront); Juniores m.: Valentino (3 Valli): Seniores f.: Grosso (Cumiana);
Seniores m.: Becchio (3 Valli); Veterani A: Mantegna (None);
Veterani B: Marino (Sangermanese).
PALLAMANO: PRIMO SUCCESSO — Primo successo
per la squadra di Luserna nel campionato maschilp di pallamano in serie D. Il 3S ha espugnato il campo di Bordighera per 29
a 10 facendo leva su una maggiore tecnica rispetto alla forza fisica mostrata dai giocatori di casa; il risultato non è così mai
stato in discussione. Ora il pubblico attende una partita vittoriosa anche sul campo di casa.
La squadra femminile in serie C, pur disputando una bella
partita, ha perso 40 a 24 in qasa con il Biella al termine di un
incontro vivace dove gli attacchi l’hanno fatta da padrone. Le 8
reti di Federica Gaydou, le buone prestazioni di Bellion, Mazza
e Consaga, gli ottimi esordi di Barbara Bolognesi e della tredicenne Valentina Galliana sono state le note più positive.
Una rete del pivot Mario Re
Foto M. Gaietti
Quarta edizione dell'iniziativa
Rìecco i «Nascondìgli»
Tornano i «Nascondigli»,
giunti alla quarta edizione,
per la terza volta a Torre Pellice; tornano con le piccole
cose allestite non in vista,
preparate per essere scoperte.
«Nascondigli» è un progetto
culturale che ha come obiettivo la promozione del teatro
di ricerca e di prosa, con particolare attenzione alle giovani compagnie piemontesi ma
anche con spazio per artisti
già «navigati».
Quest’anno ospiteranno i
«Nascondigli» quattro Comuni; Moncalieri, Torino, San
Giorgio Canavese e Torre
Pellice. La rassegna si aprirà
giovedì 19 gennaio con il
Tangram Teatro che proporrà
«Ciò che vide il maggiordomo», commedia ambientata in una moderna clinica psichiatrica, feroce satira sui nostri luoghi comuni. Nella clinica infatti i veri pazzi sono
proprio quelli che la gestiscono...
Sono previsti altri quattro
appuntamenti, da febbraio a
maggio; gli spettacoli si svolgono presso la sala polivalente
Trento con inizio alle ore 21.
19 gennaio, giovedì — TORRE PELLICE: I gruppi Sae di
Torre Pellice e Pinerolo, nell’ambito della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani,
organizzano, presso la Foresteria
valdese, un incontro di preghiera
con la partecipazione di Maria
Vingiani, presidente del Sae, e
del pastore di Torre Pellice Bruno Rostagno.
19 gennaio, giovedì — TORRE PELLICE: L’Unitré propone, alle 15,30, presso la scuola
Mauriziana, un incontro musicale con Daniele Colombo (violino) e Maria Teresa Lusso (pianoforte) che eseguiranno brani di
Prokof ev e Beethoven.
20 gennaio, venerdì — VILLAR PEROS A: Per la rassegna
«Classici venerdì» il Grande albergo ospita, alle 20, un concerto
pianistico di Mirko Galeazzi.
20 gennaio, venerdì — PINEROLO: Alle 21, presso il
Centro sociale di via Lequio,
proseguono gli incontri organizzati dal gruppo per l'Alternativa
sul futuro del gruppo stesso.
20 gennaio, venerdì — TORRE PELLICE: Presso la sede
del Cai-Uget, in piazza Gianavello, alle ore 21, saranno proiettate
diapositive sul Nepal e India del
Nord, a cura di Alessandro Galdi.
20 gennaio, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI: L’
Associazione pescatori riuniti
della vai Pellice metterà a disposizione presso l’incubatoio ittico
di via Airali le scatole Vibert per
il ripopolamento dei corsi d’acqua del bacino del Pellice dalla
confluenza dell’Angrogna allo
sbocco nel Po. Le scatole possono essere ritirate dalle 16 alle 17
e sabato dalle 14 alle 17.
21 gennaio, sabato — PINEROLO; A partire dalle ore 9,
presso l’auditorium di corso Piave, si svolgerà un convegno su:
«Adozione, attesa, aspettative,
realtà». Interverranno, al mattino, Anna Colella, funzionario
della Regione Piemonte, il presidente del Tribunale dei minori di
Torino, Camillo Losana, Giulia
De Marco, magistrato presso il
Tribunale dei minori, Silvia
Mazzoni del Centro studi terapia
familiare di Roma; nel pomeriggio, alle 14,30, tavola rotonda
presieduta dal giudice tutelare
presso il Tribunale di Pinerolo,
Piercarlo Pazè, con l’intervento
di genitori adottivi e di operatori.
21 gennaio, sabato — SAN
SECONDO: Alle 21, nel tempio valdese, il quartetto d’archi
«Paolo Borciani» presenterà
musiche di Beethoven e Schubert; la serata è organizzata
nell’ambito della rassegna Piemonte in musica.
Dal 21 gennaio al 2 febbraio
— TORRE PELLICE: Esposi
zione, alla sala Paschetto del
Centro culturale valdese, di sculture, pitture e disegni di F. Ferzini: lun., mar., mer., ven. ore 1417; altri giorni 15-18.
21 gennaio, sabato — TORINO: Dalle 8,45 alle 18, al cinema Mirafiori si svolgerà un
seminario, organizzato dal Centro studi Hänsel e Gretel, dal titolo «Rompere il silenzio; educazione sessuale e abuso sessuale sui minori».
24 gennaio, martedì — SAN
GERMANO: Alle 20,30, presso
le vecchie scuole, il prof. Bruno
Corsani e don Giorgio Grietti
parlano sul messaggio e gli elementi liturgici dell’Apocalisse.
25 gennaio, mercoledì — PINEROLO: Alle 17,30, nella saletta Pro Loco di palazzo Vittone, verrà presentato il libro di
Aldo Rosa «I fioretti della visitazione. Le storie meravigliose del
monastero di S. Maria di Pinerolo»; introdurrà Pinuccia Corrias,
docente di lettere presso l’istituto
Buniva di Pinerolo.
27 gennaio, venerdì — VILLAR PELLICE: Alle 21, nel
tempio valdese, l’associazione
«La gure matte» organizza un
concerto di musica irlandese con
i Wisky Trail; ingresso lire
10.000. Prevendite al Laghetto
di Bobbio Pellice, alla birreria
Cà piana di Villar Pellice, al
Caffè Londra di Torre Pellice e
presso Stranamore e Magic bus
a Pinerolo.
SERVIZI
VALLI
CHISONE - GERM ANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 22 GENNAIO
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto I, tei.
81205
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 22 GENNAIO
Luserna San Giovanni: Farmacia Vasario - Via Roma 19
(Airali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Osp. civile, Pinerolo, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
Cinema
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento propone, venerdì
alle 21,15, Il postino, con Massimo Troisi; sabato, ore 20 e
22,10, domenica ore 14,30, 16,
18, 20 e 22,10 e lunedì, ore
21,15, Il re leone.
PINEROLO — La multisala
Italia, propone, alla sala «5cento» Tre vedove e un delitto. Alla sala «2cento» è in programma
Kika, un corpo in prestito; feriali 20 e 22,20, sabato 20 e
22,30, domenica 15, 17,30, 20,
22,20.
BARGE — 11 cinema Comunale ha in programma, venerdì
Little Odessa; sabato. Mezzo
professore tra i marines; da domenica (ore 15, 17, 19, 21) a giovedì, (mercoledì chiuso) Miracolo italiano. Nei giorni feriali
l'inizio è alle 21.
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bottiglie normali, anfore in terracotta decorate, bottiglie dal
collo lungo alte un metro, totale
circa 600 pezzi, vendo in blocco
al miglior offerente; tei. 011933246.
11
venerdì 20 GENNAIO 1995
pgiKi;
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
Chiesa valdese di Torino: un anno di ospitalità e di accoglienza
Lo straniero dentro le tue porte
ELENA VIGLIANO
La Chiesa evangelica valdese di Torino, sin dai
primi arrivi di stranieri in
città, ha voluto rispondere
con le risorse disponibili al
disagio di quanti sono stati
• spinti sino alle nostre porte da
! tensioni internazionali, da
guerre, da miseria e anche da
desiderio di specializzarsi.
L’attività svolta nell’anno
1993, in collaborazione con
la Comunità di lingua inglese
e le chiese battiste della città,
si è articolata in tre settori
che illustriamo qui di seguito.
Sportello
Presso il nostro ufficio di
via San Pio V 15 operano, per
ì .. una ventina di ore settimanaj ' li,.tre persone preparate per
l’accoglienza, l’informazione,
la ricerca di casa, di luoghi
dove ritrovarsi, assistenza sanitaria. Inoltre il servizio di
«fermo posta» permette e
semplifica il ricevimento della corrispondenza delle persone con abitazione provvisoria
0 precaria. Detto servizio funziona tutta la settimana.
-11 seguente quadro statistico
. può meglio illustrare il servi
I zio dello Sportello tenendo
conto che nella frequenza in' dicata non è incluso il passaggio per il fermo posta (tabella 1 e 2).
Le età variano poco tra gli
uomini e le donne e sono
* comprese tra i 19 e i 40 anni.
- Locali per riunioni
Per queste attività gestite in
proprio da gruppi di stranieri
(in particolare Costa d’Avorio
e Ghana) la Chiesa valdese
mette a disposizione sale nella
* sua sede di via San Pio V e il
tempio di corso Vittorio. Lì,
ogni domenica, si tiene un
culto di africani anglofoni
dalle ore 12,30 alle 15.
Centro di accoglienza
Situato presso il tempio di
corso Principe Oddone 7, è in
funzione dal novembre 1991
un Centro di accoglienza con
Sposti letto, bagni, cucina, locale lavanderia. Gli ospiti sono quasi esclusivamente lavoratori e non vi risiedono permanentemente ma soggiornano per tempi più o meno lunghi in attesa di trovare un’abitazione definitiva. Nel 1993
sono stati ospitati quattro uomini singoli e due coppie.
Gli ospiti provvedono autonomamente alla cucina e alle
pulizie, mentre una persona
provvede a un controllo giornaliero per fornire anche notizie, informazioni e rilevare
eventuali guasti alla struttura.
Un rimborso spese di lire
150.000 mensili è richiesto a
ciascun ospite per coprire le
spese di elettricità, gas e parte
del riscaldamento (tabella 3).
Gli stranieri che trovano
posto presso questo Centro
provengono in parte dallo
sportello di via Pio V 15, in
parte sono presentati da altri
centri o dall’Ufficio stranieri
del Comune di Torino.
Deposito bagagli
Sin dall’inizio dell’attività
dello Sportello si è constatata
la necessità di avere un posto
sicuro per depositare il bagaglio di quanti pernottavano
presso i dormitori sovraffollati 0 provvisoriamente presso
amici o, addirittura, non avevano posto per alloggiare. Si
decise così di trovare locali
mini; un piccolissimo numero
di donne è apparso all’inizio
dell’anno provvedendo poi in
seguito al ritiro e nessuna le
ha sostituite.
Inoltre dalle provenienze
più numerose (Romania e
Marocco) si ricava che si tratta di «stagionali» che hanno
poco interesse a trovare una
sistemazione definitiva e vivono sempre in dormitori, e
alloggi di fortuna. Spesso è la
situazione economica a farli
lasciare una sistemazione abitativa decente per preferirne
una più economica, ma ovviamente meno sicura per la
conservazione delle loro cose
personali.
Si aggiunge infine che gli
stranieri che contattano uno
dei servizi della Chiesa valdese sono solo in piccola parte
evangelici, ma l’aiuto è fornito indifferentemente a credenti e non credenti, a cristiani o
appartenenti ad altre fedi.
adatti e da due anni la Chiesa
battista ha messo a disposizione in via Passalacqua 12
uno spazio e un piccolo ufficio dove, tre volte la settimana, un gruppo di volontari accoglie valigie, sacchetti e sacche e funziona anche un po’
da luogo per informazioni di
prima necessità (tabella 4 e
5). È da notare che le persone
che utilizzano il deposito sono quasi esclusivamente uo
Tabella 1
Persone ricevute
Maschi 390 Femmine 163 Totale 553
Tabella 2 Nazionalità di provenienza Nazione Uomini Donne Totale
Ghana 122 77 199
Costa d’Avorio 127 28 155
Somalia 25 15 40
Camerún 29 5 34
Marocco 20 7 27
Nigeria 18 5 23
Perù 5 12 17
Romania 8 3 11
Eritrea 4 5 9
Brasile 4 5 9
Albania 3 1 4
Egitto 4 - 4
Etiopia 3 1 4
Russia . 4 4
Algeria 3 - 3
Bangladesh 3 - 3
Losotho 3 - 3
Zaire 2 - 2
Turchia 2 - 2
Avventisti
L'anno della
tolleranza
IGNAZIO BARBUSCIA
Il 1995 è stato decretato,
dall’Assemblea generale
delle Nazioni Unite, «Anno
della tolleranza». L’Onu,
rUnesco e il Consiglio d’Europa hanno preso numerose
iniziative al riguardo. La
Chiesa cristiana avventista
del 1° giorno, che è molto
sensibile al tema della libertà,
ha invitato i suoi membri a riflettere sull’argomento per
tutta una settimana, che si
concluderà il giorno 21 gennaio con una celebrazione
speciale nelle comunità. In
tutto il mondo le chiese avventiste si soffermeranno su
questo tema e metteranno in
risalto gli aspetti positivi della tolleranza, che non significa sopportazione da parte di
chi si sente superiore ma rispetto per le idee altrui.
In questi ultimi tempi, purtroppo, assistiamo a una recrudescenza dei fenomeni di
intolleranza attraverso l’integralismo, il fanatismo, l’anti.semitismó. Per questo motivo
la Chiesa avventista vuole
pregare e dare il suo contributo positivo affinché ogni persona si senta profondamente
accettata e rispettata e perché
il dialogo prevalga.
L'Italia ha abolito la pena ài morte
Condanna e pena
ALDO RIBET
Tabella 3
Ospiti anno 1993
Nazione Giornate presenza
Ghana 2.539
Tabella 4
Statistica per l’anno 1993
Utenti Passaggi utenti Giorni lavorati
136 371 147
Tabella 5
Nazionalità di provenienza
Nazione Europa Africa Sud
America - - -
Romania 99 - . -
Marocco - 23 -
Nigeria - - 3
Ghana - 3 -
Tunisia - 2 -
Aigeria - 2 - -
Congo - 1 -
Camerún - 1 - .
Somaiia - 1 -
Buigaria 1 - -
Uruguay “ " 1
Siamo in un mondo di morti. Di morti ammazzati.
Ma quando si tratta della morte degli «altri», tutto sommato
la cosa non ci preoccupa e
non ci turba. Morti ammazzati
in India, in Burundi, in Azerbaigian, in Haiti, in Bosnia, in
Cecenia^ in Palestina, in Algeria, e l’elenco potrebbe continuare. E la pena di morte, assassinio di stato: ultima la
morte «per bisticcio procedurale», il caso di lesse DeWaine Jacobs nel Texas.
A fronte di questi morti ammazzati, sembra di poco conto la notizia, relegata in poche
righe da quasi tutti i quotidiani, dell’abolizione della pena
di morte nel nostro codice pepale militare di guerra. Già
con decreto legislativo luogotenenziale dellO.8.1944 la pena di morte venne eliminata
dal codice penale, ferma restando però per i codici penali
militari e per alcune leggi
speciali, finché la Costituzione all’art. 27 statuì che «non è
ammessa la pena di morte, se
non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra». Ora, anche quest’ultima riserva è caduta: il 14 settembre 1994 le
commissioni riunite di Giustizia e Difesa del Senato hanno
approvato un decreto legge
sull’abolizione della pena di
morte dal codice penale militare di guerra e il 5 ottobre
1994 le Commissioni difesa e
giustizia della Camera hanno
approvato definitivamente il
testo (non all’unanimità). Il
disegno di legge era stato predisposto da Amnesty International ed era stato presentato
da una trentina di senatori appartenenti ai gruppi di Rifondazione comunista. Progressista-federativo, Verdi-Rete, Sinistra democratica, Progressista-Psi, Ppi.
Una bella vittoria laica e di
Amnesty International, della
quale dobbiamo rallegrarci.
Come pure dobbiamo rallegrarci dell’approvazione, nello stesso periodo di tempo,
da parte dell’Assemblea parlamentare del Consiglio
d’Europa di una risoluzione
in cui si invitano tutti gli stati
membri del Ce di raggiungere identico risultato e prevedendo la stesura di un protocollo aggiuntivo alla Convenzione europea sui diritti e
le libertà fondamentali, che
sancisca la totale abolizione
della pena di morte, sia in pa
ce che in guerra. Sempre
l’art. 27 della nostra Costituzione precisa che «le pene
non possono consistere in
trattamenti contrari al senso
di umanità e devono tendere
alla rieducazione del condannato»; su questo terreno resta
ancora parecchio da fare, a
cominciare dall’abrogazione
dell’ergastolo, che non può
mai configurarsi come una
pena che tenda alla rieducazione del condannato.
9-10 febbraio
Lo sviluppo
Presso il Cnr (pz. A. Moro
7, Roma) si svolgerà nei giorni 8, 9 e 10 febbraio la Conferenza intemazionale «La sfida
dello sviluppo sociale: attori e
politiche per lo sviluppo umano e la lotta all’esclusione».
Alla conferenza, convocata
dal Forum permanente per lo
sviluppo umano e la lotta
all’esclusione sociale, si affronteranno le problematiche
che saranno discusse alla conferenza sullo sviluppo sociale
di Copenaghen.
CONTRAPPUNTO
LA CORTE
MARCO ROSTAN
Mentre alcuni irresponsabili, fra cui quel vanitoso di
Marco Pannella, non hanno esitato a definire la
Corte Costituzionale quale «cupola mafiosa della partitocrazia», mi sono tornati in mente alcuni meriti che la Corte
ha indubbiamente avuto nel rendere effettiva la libertà religiosa, pur chiaramente affermata nella Costituzione ma assai poco applicata da parte di governi democristiani dopo
il 1948 nonché dalla loro polizia.
Come ci ha spesso ricordato il prof. Giorgio Peyrot, è a
partire dalla prima sentenza emessa dalla Corte, nel 1956,
che inizia, in particolare per gli evangelici, una fase diversa rispetto a quella precedente: la Corte infatti afferma la
sua competenza a giudicare della legittimità costituzionale
delle leggi cronologicamente anteriori alla Costituzione, e
dunque implicitamente anche delle ’tristemente famose
norme sui «culti ammessi» del 1929 e delle norme di polizia. Viene ad esempio stabilita l’illegittimità di una norma
che stabiliva l’obbligo di una speciale licenza per poter
distribuire o affiggere stampati in pubblico, di un’altra che
imponeva un avviso preventivo per le riunioni di culto da
tenersi «fuori dei luo|hi a ciò destinati», della disposizione, che conferiva all’autorità il potere di considerare
pubblica, e quindi di vietare, qualunque riunione a carattere religioso, ancorché tenuta in un’abitazione privata o a
porte chiuse, di quella che sottoponeva ad autorizzazione
preventiva del governo l’apertura al pubblico di un qualsiasi locale di culto protestante, ecc.
«L’opera di chiarificazione giuridica svolta dalla Corte
Costituzionale - scriveva Giorgio Peyrot su Protestantesimo già nel 1963 - anche se non è ancora completa nei riguardi delle leggi restrittive preesistenti la Costituzione, è
stata ad oggi veramente notevole, poiché ha conferito pratica attuazione ed ha riconosciuto il carattere precettivo di
immediata applicazione delle norme costituzionali nei confronti di ogni residua norma limitatrice in tema di libertà
religiosa, superando la carente volontà politica sino a quel
momento manifestata dalla classe dirigente, pronunciandosi in modo obiettivo e altamente encomiabile in una materia assai delicata concernente un settore indifeso politicamente quale quello delle minoranze religiose».
Mi sembra giusto che gli evangelici non dimentichino
questa parte di storia che riguarda tutti gli italiani. Avverto
un senso di rispetto per questo organismo: mi sembra, anche se non ho competenza giuridica, che anche le recenti
decisioni sui referendum e le motivazioni addotte per rifiutarne alcuni siano state assunte, con saggezza e meritino di
essere ricevute da tutti come tali.
Sul secolare albero
della stampa protestante in Italia
è spuntata la terza foglia di RIFORMA
Perché possa irrobustirsi ha bisogno del vostro
contributo di idee e scritti
e anche dei vostri
abbonamenti.
Buona lettura!
Tariffe e condizioni a pagina 11
12
PAG. 8 RIFORMA
venerdì 20 GENNAIO 1995 -,
Nel 1994 l'anniversario del re svedese
Gustavo Adolfo
una «testa calda»
GABRIELE KÄMMERER
Per tutta la sua vita Gustavo II Adolfo di Svezia fu
«una testa calda». Una volta
disse che avrebbe dato volentieri qualunque cosa pur di
riuscire a dominare le sue
passioni: «Quando però mi
salta in testa qualcosa, quando mi accendo, dimentico tutto quello che avrei voluto dire
o fare»; ciò nonostante questo
grande sovrano svedese, sul
quale ancora oggi si tramandano racconti leggendari,
sentì come dovere imprescindibile la ragion di stato.
Gustavo Adolfo nacque il 9
dicembre 1594, figlio del re
Carlo IX e di sua moglie Cristina di Holstein e fu educato
sin da piccolo a esercitare il
potere e ad assumere responsabilità. Noi 1611 la morte
del padre gli consegnò, non
ancora diciassettenne, un impero e tre guerre da condurre.
Nel 1613 Gustavo Adolfo
sconfisse la Danimarca, nel
1617 concluse la pace con la
Russia. Due successi preceduti da riforme neH’amministrazione e nell’esercito. Per
parecchi anni ancora dovette
combattere contro il cugino
polacco Sigismondo, cattolico, che avanzava pretese sul
trono di Svezia. Nel 1626 fu
colpito da una pallottola «a
due pollici dalla giugulare»
che non fu possibile estrarre e
che si pórtò sempre con sé
con forti dolori al collo.
L’avanzata delle truppe imperiali degli Asburgo negli
anni ’20 del XVII secolo fu
vista da Gustavo Adolfo non
solo come un pericolo per
l’egemonia svedese sul Baltico, ma come una minaccia da
parte della Controriforma
cattolica alla libera predicazione evangelica della Parola. Ciò lo convinse a intervenire nella guerra di religione
che si svolgeva in Germania.
Nel luglio del 1630 il re sbarcava con il suo esercito
sull’isola Usedom per portare
soccorso alle truppe protestanti impegnate nella guerra
dei Trent’anni. Vinse delle
battaglie decisive nel 1631
presso Breitenfeld e nel 1632
a Rain .sul Lech. Il suo e.sercito sconfisse anche le truppe
del Wallenstein a Lützen il 6
novembre 1632, ma questa
battaglia gli costò la vita.
Nessuno mette in dubbio la
granjje importanza militare
del suo intervento, ma sui
motivi veri che indussero Gustavo Adolfo a intervenire ancora si discute. Alcuni lo considerano il «salvatore del protestantesimo» e dipingono il
«leone» di Svezia con dei
tratti che ricordano alcuni
passi apocalittici dell’Antico
Testamento. Altri invece ritengono le motivazioni religiose di scarso peso rispetto
alle considerazioni di carattere politico e imperialistico.
Questi ultimi si basano sulla
testimonianza dell’unica figlia di Gustavo Adolfo, Cristina, che gli successe al trono, che scrisse: «Egli ebbe la
sfortuna di sacrificarsi per
un’illusione, anzi per quell’
ombra insensata che gli uomini chiamano gloria».
A Lützen, nel Sachsen-Anhalt, un monumento ricorda
il punto dove il re guerriero luterano cadde. Per i 400
anni della sua nascita è sceso
a Lützen il re Carlo XVI di
Svezia con la moglie Silvia.
C’è però anche chi contesta il
ricordo del grande re svedese.
Per esempiq, quando nel
1982, in occasione del 350°
anniversario della sua morte,
una delegazione ecclesiastica
svedese volle visitare il monumento vi furono delle proteste di un gruppo pacifista
svedese contro «l’esaltazione
imperialistica a ricordo della
follia della guerra dei Trent’
anni». Il sovrintendente di Lipsia, Christian Gottlob Leberecht Grossman, che fece erigere il cippo nel 1832 lo definì invece un «monumento
vivente», adatto alla sua grandezza. Grossman fu anche il
fondatore dell’organizzazione
«Gustav-Adolf-Werk» che da
allora ha sempre fornito aiuti
alle chiese evangeliche di minoranza in Europa e in America Latina sostenendo, con
un bilancio annuale di circa
otto-dieci milioni di marchi,
soprattutto opere sociali.
Lo scopo di quest’opera
non è quello di imporre la fede evangelica, ma di aiutare i
protestanti a crearsi uno spazio libero per poter condurre
la loro vita comunitaria.
Pubblicato il primo racconto dell'autore de «Il partigiano Johnny>
Negli «Appunti» c'è la poetica di Fenoglio
MARCO FRASCHIA
Beppe Fenoglio continua a
stupire il suo pubblico di
lettori. A 31 anni dalla sua
morte si deve ancora a Lorenzo Mondo (che già pubblicò nel 1968 II partigiano
Johnny, romanzo incompleto
dello scrittore albese) la scoperta e la pubblicazione di
Appunti partigiani*, un racconto di guerra partigiana che
si svolge tra l’inizio di novembre 1944, dopo la presa
di Alba da parte dei fascisti, e
il 23 dicembre dello stesso
anno, quando la narrazione si
interrompe improvvisamente.
Scritti a mano su quattro
taccuini, destinati in origine
ai conti della «Macelleria Fenoglio Amilcare, piazza Rossetti, Alba», il negozio del
padre dell’autore, gli Appunti
raccontano in prima persona
l’esperienza di un giovane,
Beppe, che dopo la caduta di
Alba ritorna in Langa assieme ai partigiani badogliani.
In appendice al racconto vengono pubblicati altri manoscritti, che costituiscono gli
antecedenti alla versione ritenuta molto probabilmente definitiva dall’autore, benché
mai edita. Il lettore può così
seguire da vicino le diverse
fasi dell’elaborazione di quello che è quasi certamente il
primo racconto, in ordine cronologico, di Fenoglio.
La narrazione inizia con il
commiato, alla periferia di
Alba, tra il protagonista e la
madre, e termina all’improvviso, dopo la cattura dei due
mrgliori amici di Beppe, Cervellino e Piccard, fatti prigionieri durante un’irruzione dei
fascisti alla Cascina della
Langa, sede del gruppo partigiano di cui i tre fanno parte.
In mezzo trovano posto, in
un susseguirsi narrativo sempre incalzante e mai monotono, piccoli e grandi episodi di
vita partigiana seguiti dall’occhio lucido e imparziale
del narratore: i contrasti tra
garibaldini e badogliani; la
fucilazione, da parte dei partigiani, del maestro di un piccolo villaggio, spia dei fascisti; la fuga a precipizio durante un rastrellamento; il pestaggio a sangue di un gruppo di fascisti catturati dai
partigiani; l’incontro sulla
piazza di Santo Stefano Belbo con Annamaria, dolce
ventenne dal «viso hawaiano» che promette a Beppe
sciarpa e guanti di lana per il
lungo inverno; la lunga notte
d’amore con Claudia, disinibita staffetta che si concede a
Beppe sulla rete di un letto
privo di materasso.
Nel racconto non ci sono né
eroi, né tanto meno ruoli ben
distinti in vittime e carnefici
o colpevoli e innocenti. I partigiani non sono altro che uomini con pregi e difetti, alle
prese con una realtà, la guerra, più grande di loro e spesso
incomprensibile e assurda.
Nulla è più azzeccato del titolo dato da Fenoglio stesso:
non perché si tratti di appunti
veri e propri, ma perché nel
racconto giovanile, scritto
molto probabilmente a 24 anni o poco più, subito dopo la
guerra, sono già presenti episodi e personaggi che verranno ripresi e sviluppati negli
scritti successivi.
Sono molti i personaggi
presenti in questo raccolto:
pochi tratti bastano all’autore
per offrircene una descrizione
cruda, ironica, tenera o malinconica, tuttavia sempre
realistica: il parroco «grasso
come un porco, testa quadra,
pecora nera di tutto il clero
diocesano, ma i suoi parrocchiani lo adorano e un poco
anche noi che lo chiamiamo
Don Bestia» (p. 34); la mezzadra della Cascina della
Langa, madre premurosa e
severa al tempo stesso per
tutti i giovani partigiani ospitati a casa sua; la suorina che
distribuisce ai partigiani il
cuore di Gesù ricamato su
stoffa, da tenere sul petto come amuleto.
L’elenco potrebbe continuare: il libro è uno scritto
corale in cui ognuno è protagonista di una vicenda senza
attori professionisti ma ricca
di comparse. Unica protagonista indiscussa è la Langa,
grande madre terra che pur
essendo brutalmente violentata dalla guerra offre ricovero
e protezione ai suoi figli:
«Ñon fu abilità nostra, né che
loro fossero tutte schiappe.
Fu, con la sua terra, la sua
pietra e il suo bosco, la Lan
ga, la nostra grande madre
Langa» (p. 49), commenta
Beppe, scampato insieme ad
altri al grande rastrellamento
del dicembre ’44.
Anche il linguaggio è già
quello del Fenoglio maturo:
essenziale e sintetico. Pur
mancando ancora la sperimentazione linguistica che
sfocerà nei neologismi e nelle
onomatopee del Partigiano
Johnny, con significativi accostamenti l’autore ci dà immagini chiare e espressive
come il «pacifico azzurro»
del cielo prima di un’imboscata (p. 16), le «ondate di
colline» che si presentano
agli occhi di Beppe (p. 19), la
notte che «calò come un coperchio» (p. 61) oppure i fari
di una macchina che «fanno
una strada in cielo, un ponte
sulle colline, infine un circolo
sui muri della Langa» (p. 73).
(*) Beppe Fenoglio, Appunti
partigiani, 1944-45, a cura di
Lorenzo Mondo. Torino, Einaudi, 1994, pp92,£ 16.000.
Beppe Fenoglio
Beppe Fenoglio nacque a Alba, Cuneo, nel 1922 e morì
a Torino nel 1963: nella «capitale delle Langhe» visse la
giovinezza e anche la Resistenza prendendovi parte attiva.
La Resistenza stessa, insieme alla campagna locale, è al
centro della sua opera narrativa, da I ventitré giorni della
città di Alba (1952) a La malora (1954), a cui segue Primavera di bellezza (1959, che si svolge in parte a Roma).
Le opere più importanti tuttavia sono postume: Una questione privata (1965), Il partigiano Johnny (1968), La paga del sabato (1969), Un Fenoglio alla prima guerra mondiale (1973). Lo stile di Fenoglio si svincola dai modi della letteratura neorealista grazie all’ampiezza del retroterra
(formatosi sullo studio della letteratura inglese e americana) e alla sperimentazione linguistica, fatta di onomatopee,
di neologismi, di calchi dall’inglese che rendono i suoi libri oggetto di studio per gli storici della nostra lingua. Le
sue opere sono pubblicate da Einaudi.
Trieste: il ruolo culturale della biblioteca della Chiesa elvetica e valdese
Il libro è un oggetto da ritrovare ogni giorno
ANDREA BOSSI
Qual è stata la motivazione che ha contribuito alla
formazione e allo sviluppo
della Biblioteca specializzata
nella Riforma e Controriforma della comunità evangelica
di confessione elvetica e valdese di Trieste? Probabilmente il rapporto con il libro quale vettore di proposte culturali attraverso le categorie spazio-temporali e quale collegamento tra le diverse individualità, apparse spesso come
il principale agente nella costruzione di una biblioteca.
Il materiale librario che fa
capo a una comunità rappresenta il retroterra culturale sul
quale si fonda e si evolve, attraverso le generazioni, l’identità della comunità stessa:
questo fattore diviene estremamente importante in una
situazione minoritaria in cui
la pressione massmediale
sull’individuo faccia riferimento alla cultura maggioritaria. Appare opportuno sottolineare la necessità di una rivalutazione dei valori etico-culturali del mondo protestante,
non per rinchiudersi all’interno di uno steccato o di una ri
serva, ma per una maggiore e
migliore percezione di sé e
per un confronto più aperto e
scevro da incomprensioni con
la società nella quale siamo
chiamati a operare.
La principale funzione di
una biblioteca si articola in un
rapporto privilegiato con i
membri della comunità, in
una sorta di continuità con
l’intuizione dei primi riformatori, che pose fin dall’inizio
un nesso fondamentale tra fede, libertà e cultura. È noto
che l’apporto del libro nella
diffusione delle idee riformate
all’epoca e di qualsiasi cultura
alternativa oggi riveste una
primaria importanza. La peculiarità del libro tende a superare, nel lungo periodo, l’immediatezza degli altri mezzi
di informazione; i contenuti
del mezzo librario, per la loro
alternatività all’usa e getta,
tendono a una migliore sedimentazione neH’iridividuo.
La biblioteca stessa rappresenta, essendo aperta al
pubblico, un ponte verso la
società nelle sue articolazioni; diviene il tramite per la
presenza di un polo culturale
protestante al servizio della
città. La Biblioteca della comunità elvetico-valdese di
Trieste è nata nel 1878, come
biblioteca pubblica secondo
quanto previsto dallo statuto,
depositato presso il Comune,
traendo origine da un fondo
librario precedente destinato
a uso interno dal 1924, della
Comunità evangelica riformata di confessione elvetica.
È forse opportuno sottolineare l’utilità di un rapporto a
livello istituzionale con altri
enti pubblici e privati, che ha
permesso di uscire dall’anonimato per aprirsi a una dimensione di più vasto respiro.
In questo senso si sono realizzate collaborazioni con le
istituzioni scolastiche e universitarie di Trieste, con la
Biblioteca civica, con l’Asso
ciazione italiana biblioteche e
con rirrsae, nonché la partecipazione al convegno internazionale «Bibliotecari della
nuova Europa», con il patrocinio della Commissione cultura del Parlamento europeo,
nel 1992. Grazie a questa partecipazione, una volta superato il contesto cittadino, si è
anche potuta registrare la presenza di studiosi provenienti
da Boston o dall’Università
di Cambridge, che hanno
contribuito a arricchire l’aria
un po’ asfittica della nostra
dimensione minoritaria.
La biblioteca è strutturata
in diverse sezioni (storia della chiesa, teologia, etica,
omiletica, riformatori, Bibbie
e commentari, ecc.) per un
totale di circa 2.000 volumi,
catalogati per soggetto e per
autore! Un interesse particolare si può rilevare per la sezione dei libri antichi in cui
sono presenti, fra gli altri,
una raccolta di omelie su
Isaia e una di sermoni su Geremia di H. Bullinger, entrambe edite nel 1557, le Actiones et monimenta rnartyrum di Johannis Crispinas
(1560), e la Bibbia del Diodati (1607). Non mancano periodici e riviste (Protestantesimo, Bssb, Riforma, Nev,
Gioventù evangelica, Shalom,
Gazzetta svizzera. Amnesty
International, L’amico dei
fanciulli. Certezze, Voce
evangelica. Confronti, ecc.)
Attraverso il patrocinio della biblioteca e in collaborazione con il Centro culturale
«A. Schweitzer» di Trieste si
sono potute realizzare diverse
iniziative culturali come conferenze, concerti, mostre e altro ancora, che hanno consentito di concretizzare una presenza culturale al servizio
della città, in quella dimensione interattiva tra comunità
e società che rappresenta uno
degli obiettivi principali
dell’esperienza.
La basilica di San Silvestro a Trieste
13
- ■•r ■
VENERDÌ 20 GENNAIO 1995
PAG. 9 RIFORMA
Federazione apulo-lucana a Matera: la politica e il servizio in una giornata di studio
I credenti e l'etica della responsabilità
MARIA PAPAPIETRO______
T7 tica e politica - Comu; fV nità e universalità - Conflitto, promozione umana e liherazione. Questo il tema del
convegno, promosso dalla
Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e Luca_ nia (Fcepl) in collaborazione
^con la Federazione giovanile
regionale (Fgepl), che si è
svolto nei locali della chiesa
battista di Matera l’8 dicembre scorso. Oltre al folto numero di sorelle e fratelli delle
i..i;liiese battiste, metodiste e
^valdesi delle due regioni,
hanno partecipato all’incontro il pastore Rosario Loverde, in rappresentanza delle
chiese della Missione cristiana, con sede a Luino, il sindaco di Matera prof. Manfredi,
e rappresentanti di diverse associazioni politiche e culturali della città.
Vera Velluto, presidente
- della Fcepl, ha aperto i lavori
presentando i relatori che
" erano l’onorevole Lucio Ma;jlan, deputato alla Camera,
eletto nelle liste della Lega
Nord, il dr. Nicola Colaianni,
magistrato in Roma, il past.
Salvatore Rapisarda, segretario del Dipartimento di teologia dell’Unione delle chiese
- evangeliche battiste in Italia.
La presidente della Fcepl ha
anche spiegato il senso dell’
incontro a partire dal fatto
che in quanto credenti ci nutriamo dei principi espressi
attraverso l’Evangelo e dunque sentiamo la necessità di
confrontare questi principi, e
cioè l’amore, la libertà, la
giustizia, la solidarietà, la fra
Da sinistra Nicoia Coiaianni, Saivatore Rapisarda, Giovanni Arcidiacono, Vera Veiiuto, Lucio Malan
tellanza e la pace, con quelli
che regolano la vita e il comportamento dei cittadini, e
non solo del nostro stato ma
anche nel più vasto ambito
della comunità mondiale.
Il dr. Giovanni Arcidiacono, responsabile della Commissione cultura e teologia
della Fcepl, introducendo i lavori, ha evidenziato come comunità e universalità siano
entrambi bisogni reali politicamente evidenti che sono
orientati però diversamente: il
bisogno di comunità è il bisogno di appartenere a una cultura, mentre il bisogno di universalità privilegia la cultura
della solidarietà.
L’intervento del dr. Colaianni ha posto in evidenza
che vi sono delle esigenze
umane fondamentali alle quali sia le organizzazioni ecclesiastiche e sia la società civile
cercano oggi di dare delle, risposte contemperando particolarismo e universalismo. Il
terreno di incontro fra queste
due esigenze è il servizio. In
questo contesto vanno tenute
presenti le varie dichiarazioni
che si sono succedute in questo ultimo dopoguerra, a partire da quella dei diritti dell’uomo del 1948, e poi via via
alle altre, senza dimenticare il
patto di New York 1966 sulle
iibertà politiche.
L’on. Lucio Malan, nella
sua relazione, ha messo un
forte accento sulla libertà e
sulla responsabilità individuale, in merito ai diritti dei bambini, dei portatori di handicap,
della donna, dei detenuti, dell’ambiente richiamando anche
il grosso tema della biogenetica e quello della pace nel
mondo. Il concetto della responsabilità è stato connotato
nel corso del dibattito come
un elemento forte della Riforma ¡protestante.
Il past. Rapisarda ha evidenziato l’aspetto comunitario e universale a partire dalla
propria visione del mondo,
affermando che una comunità
che fa muro contro le pecore
perdute, contro i meno privilegiati, contro i diseredati, ha
una visione del mondo piccola ed egoista, ma forse è anche qualcosa di più, è terreno
fertile per la violenza.
In quanto cristiani, ha affermato Rapisarda, noi intendiamo come violenza anche il
non condividere il pane con
chi ha fame, non condividere
la casa con chi è senza tetto.
Per muoversi in questa ottica
cristiana, è importante avere
una visione del mondo che
sia aperta e non settaria. Soltanto in un processo di affermazione di un noi, come comunità, quindi come affermazione della cultura della comunitarietà, noi esperimentiamo l’emancipazione di tutti.
Si emanciperanno coloro che
si credono già emancipati, ma
sono in realtà schiavi delle loro leggi, dei loro concetti, si
emanciperanno coloro che sono vittime della sottocultura e
della miseria. Questo è un
concetto biblico molto forte
per il quale la pace non è soltanto assenza di conflitti, ma
affermazione del bene di tutti.
Il lavoro in gruppi del pomeriggio ha consentito ai circa 200 presenti di partecipare
più attivamente alle tematiche. Il confronto delle varie
posizioni è stato positivo e arricchente, perché ha permesso di rafforzare in ciascuno di
noi l’etica della solidarietà e
dell’amore che noi troviamo
nell’Evangelo e che nella società si va sempre di più disperdendo.
Un convegno sul centenario di Voltaire indica linee d'impegno per i credenti
La tolleranza e la laicità nella società di oggi
______PIER VALDO COMBA_____
Occorre tener vivo il dibattito sui temi della
tolleranza e della laicità e sul
loro intreccio con i temi della
libertà, dell’uguaglianza e
della democrazia. E quanto è
stato fatto non solo su Réforme (cfr. Riforma n.l, pag.9),
ma anche a Torino, dove la
Fnism (Federazione italiana
insegnanti) e il Comitato torinese per la laicità della scuola hanno organizzato il 14 dicembre scorso una mezza
giornata di studio, appunto,
su Voltaire, la tolleranza e la
laicità,, nel 300° anniversario
della nascita del filosofo. Tra
i contributi, di particolare
spicco quelli del filosofo
Carlo Augusto Viano e dello
storico Giuseppe Ricuperati.
Viano ha precisato il quadro di storia delle idee in cui
situare le tappe del dibattito
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sulla tolleranza. La filosofia
classica ha dedicato pochissima attenzione alla tolleranza
e i grandi ideali filosofici dalle implicazioni concernenti
l’organizzazione della società, fossero essi di Platone,
aristotelici o stoici, erano tipicamente intolleranti. Poi
con il passaggio all’era cristiana l’egemonia cattolicoromana offre lo spazio per la
grande sintesi, per la possibilità cioè di identificare la filosofica società dei dotti con
la chiesa, donde il grande e
intollerante monismo della
società medievale (ecco forse
una ragione della lettura riduttiva, sminuente del Medioevo compiuta dallo storico
Voltaire, evidenziata da Ricuperati).
11 concetto di tolleranza
emerge quando viene messa
in crisi l’unità del cristianesimo europeo. Durante il travaglio delle guerre di religione
e delle guerre civili inglesi si
fanno strada successivamente
diverse concezioni di tolleranza, intesa essenzialmente
come convivenza tra cristiani
(la tolleranza verso i pagani
all’epoca non esiste e il rapporto con gli ebrei segue una
logica tutta particolare). Ma
chi deve garantire questa
convivenza? Il magistrato civile, un sovrano al di sopra
delle parti: ecco l’idea di una
«tolleranza autoritaria», detta
anche «tolleranza protetta»,
presente in un primo tentativo di concettualizzazione che
si estende a tutto il ’600 e oltre: se da un lato il magistrato
civile dovrebbe distanziarsi
dalle parti quasi fino ad acquisire attributi di laicità per
garantire la libertà di co
scienza, in pari tempo può e
deve ingerirsi degli affari
delle chiese nominandone le
dirigenze, onde garantire F
ordine in campo religioso.
Locke a questo problema
aggiunge nuove riflessioni e
perviene al progetto di una
tolleranza di basso profilo,
nel .senso che non deve essere
lasciato al sovrano lo spazio
per sbagliare nel campo degli
articoli di fede non indifferenti, e con ciò trascinare i
suoi sudditi all’errore e alla
dannazione. Nessun cittadino
è in grado di stabilire ciò che
è indifferente e ciò che non
lo è per raggiungere la salvezza, dunque il sovrano deve lasciare ai sudditi di scegliere la via che preferiscono
per andare il cielo. Vi è certo
un trasferimento al sovrano
dei poteri religiosi, che tuttavia richiedono di essere esercitati con molta moderazione.
Su questo sfondo, il trattato
di Voltaire sulla tolleranza
rappresenta una terza posizione? In effetti vi è una certa
sproporzione tra il titolo altisonante di Trattato e il suo
carattere episodico, legato a
un caso di ingiustizia operata
per intolleranza dai tribunali
francesi dell’epoca. Il concetto di tolleranza protetta entra
in crisi: lo stato con la sua autorità non garantisce dal verificarsi di simili ingiustizie. A
questa contraddizione Voltaire reagisce non con uno sforzo teorico, ma con l’impegno
pratico nella lotta contro l’ingiustizia e un ritorno alle fonti religiose di ispirazione protestante 0 comunque alla fede
nella religione naturale e insiste, come fondamento della
tolleranza, sul concetto del
«non fare agli altri ciò che
non vorresti fosse fatto a te
stesso»: così finisce la storia
della teoria moderna della
tolleranza e inizia, dice Viano, l’impegno.
Quale impegno? Nella vita
di Voltaire di cui stiamo parlando e nella vita di noi uomini d’oggi: infatti, se risituato nel suo contesto, al di
fuori del quale apparirebbe
incomprensibile, il contributo
di Voltaire appare in tutta la
sua positiva ambiguità, dice
Ricuperati, e nel suo carattere
di sfida, anche a noi contemporanei. L’impegno di Voltaire si concretizza così: dopo
aver trascorso la pienezza
della sua vita nella sua battaglia contro la chiesa per una
religione di tipo universalistico, trasferitosi dal 1770 nel
fondo di campagna di Ferney, scopre la giustizia ingiusta, e in parecchi casi profonde il suo impegno personale,
legale e finanziario per la revisione di queste condanne,
praticamente fino alla morte.
E noi contemporanei? Se
come suggeriva a un certo
punto Viano, la tolleranza
non è un concetto forte, un
valore autosufficiente ma
tende ad affermarsi quasi
sempre come un parassita di
altri valori, anche per noi,
credo, esso costituisce un impegno in quanto è collegato a
altri valori più pregnanti, come i valori di convivenza civile, che rinviano per la loro
storia appunto all’età dei lumi, quali libertà, uguaglianza, rispetto dell’altro e del diverso; o, per altri, valori come l’amore del prossimo e
l’amore di Dio per tutti gli
uomini.
Golda Meir passa in rivista le truppe israeliane
BATTITI
Revisionismo israeliano?
L’espressione non deve ingannare: non si tratta di storici
israeliani che intendano negare la Shoà (anche se qualcuno
vuole far luce su come i primi leader del neonato paese, nel dopoguerra, fecero leva suU’Olocausto), ci mancherebbe altro. Se
si parla di «revisionismo», con una certa, evidente e provocatoria forzatura, in un articolo di Fiamma Nirenstein sulla Stampa
dell’8 gennaio è per riferirsi a una tendenza oggi in atto nel
paese ebraico a dare diverse valutazioni dei «padri fondatori»,
dei capi politici e dei condottieri, di Ben Gurion, di Moshe
Dayan, di Golda Meir. Di che si tratta? Di un’opera teatrale, e:
senzialmente, e di una mostra. Il lavoro teatrale, Gorodish,
mette sotto accusa gli eroi della guerra del Kippur, e poi ancora: «La commedia musicale satirica "Operazione Entebbe " fa
a pezzi una delle più prestigiose azioni dell ’esercito israeliano;
il “docu-dramma” televisivo “Il processo Kastner" vuole che
gli ebrei ungheresi salvati da Rudolph Kastner siano stati in
realtà oggetto, di un vergognoso mercanteggiamento fra gli
ebrei e i nazisti». Le spiegazioni a questa ondata di dissacrazione possono essere varie, da quelle psicologiche, legate al trapasso generazionale (i problemi dei primi anni ’50 sono vissuti
diversamente dall’attuale generazione), a quelle relative all’indagine sui documenti. Lo stesso processo di pace con l’Olp
permetterebbe di guardare con occhio più distaccato ai fatti che
solo pochi anni fa scatenavano reazioni (^nche giustamente) di
parte. Soprattutto però si può vedere in questo atteggiamento
una conferma della predisposizione per una cultura «critica»
disposta, solo che ve ne siano le condizioni (e vivere nella
guerra è la negazione di queste condizioni), a passare al setaccio ogni proprio comportamento. In fondo questo dovrebbe essere tipico di ogni cultura intellettualmente libera e consapevolmente democratica.
Cinta i,\
Un film su Maria
Ha fatto scalpore l’annuncio dato dall’anziano regista francese Jean Delannoy di voler girare un film su Maria. Il regista
avrebbe dichiarato che la vicenda di questa donna scelta da Dio
sarebbe la più bella che si possa raccontare. Le agenzie hanno
anche rimarcato la fede protestante del regista. Jean Delannoy è
regista di secondo piano nel panorama cinematografico francese, e si colloca nella schiera del «cinema di qualità» che, in particolare nel periodo 1945-55, costruiva le proprie opere facendo affidamento es.senzialmente sulla robustezza di sceneggiature e dialoghi (magari di impronta letteraria) e sulla capacità
provata di consumati interpreti e tecnici. 11 film per cui il regista è maggiormente ricordato è Dio ha bisogno degli uomini
(1950) che, grazie anche all’interpretazione di Pierre Fresnay,
propone il dramma di un personaggio che viene portato dalle
circostanze ad assumere il ruolo di capo religioso di una comunità essendo consapevole di non esserne stato investito da Dio.
Thomas sentirà di usurpare il ruolo di rappresentante di Dio, e
la morale che ne ricava Henri Agel (Le cinema et le sacré, 2°
ed. 1961, con postfazione dell’abate Amédée Ayfre) è che «se
determinati gesti religiosi non ci sono consentiti, almeno il tormento di vedere l’anima altrui andare verso la perdizione, può
agire in noi come il segno della nostra condizione, oscura e
tuttavia innegabile, di membra viventi della Chiesa». Altri film
di Delannoy sono La sinfonia pastorale da André Gide e Le
amicizie particolari dal romanzo di Roger Peyrefitte. Non resta
quindi che aspettare il film.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 20 GENNAIO 1995
Agenda
GENOVA — Si tiene una conferenza
dell’on. Domenico Maselli sul tema «Le
radici comuni bibliche e teologiche del
mondo cristiano»: ore 21, presso il circolo
valdese di via Assarotti 21.
FIRENZE — Il Centro culturale protestante «Pietro Martire Vermigli» organizza
una conferenza del prof. Giorgio Spini sul
tema «Studi sull’evangelismo italiano»:
ore 17,30, via Manzoni 21.
TORINO — Sul tema «La musica protestante nella storia e nel culto» la corale
della Chiesa valdese tiene un concerto
presso la parrocchia di Santa Rita: ore 21,
in piazza Santa Rita da Cascia; informazioni 011-6692838.
PADOVA — Il Centro di studi «Marco
Salizzato» organizza un dibattito su «Un
testimone della Parola: Dietrich Bonhoeffer». Introducono il past. Eckart Schultzerberg della Chiesa luterana di Abano
Terme e il prof. Carlo Scilironi deH’Università di Padova: alle ore 21, presso la Chiesa metodista di corso Milano 6.
TORINO —Nel quadro della Settimana per l’unità dei
cristiani il teologo Carlo Molari parla sul tema «Cristiani
disuniti di fronte alle altre religioni»: ore 21, nella sala
don Bosco della Chiesa di Maria ausiliatrice a Valdocco.
TORRE PELLICE — Organizzato dalla Commissione
sinodale per la diaconia si tiene rincontro dei responsabili amministrativi degh istituti e delle opere. L’incontro prevede una relazione di Paola Coppo e Enzo Mesesnell sul diritto del lavoro; il pomeriggio vedrà la discussione sui problemi amministrativi; a partire dalle
ore 9, presso la Foresteria valdese.
TORINO — Nel quadro della Settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani si tiene la hturgia ecumenica a cura del Sae: alle ore 18,30, nel tempio valdese di corso
Vittorio Emanuele 23.
BRESCIA — Nel quadro della Settimana
per l’unità dei cristiani si tiene l’incontro
di riflessione biblica e preghiera sul testo
di Giovanni 15, 1-17; ore 20,45, nella chiesa valdese di via dei Mille.
MILANO — Il Centro culturale protestante organizza alle ore 18, presso la libreria Claudiana di
via Francesco Sforza 12/a, una conferenza del prof. Paolo
Ricca sul tema «La paura del vuoto nel nostro tempo».
PAVIA — Si tiene all’Unitré la seconda lezione di storia valdese sul tema «I valdesi dall’adesione della
Riforma al Glorioso rimpatrio»; relatore il pastore Antonio Adamo; ore 17,30, presso la Camera di commercio in via Mentana 27.
CHIAVARI — Si riunisce il Collettivo
teologico ligure sulla cristologia. Argomento di studio «Chi è costui?». Introduzione di Giacomo Quartino, studio biblico,
cena in comune, formulazione di un credo.
La riunione prosegue il giorno dopo (29
gennaio) a Rapallo con il culto, il pranzo in comune e
un dibattito sul tema cristologico tra i pastori Erika Tomassone e Fulvio Ferrano. Per informazioni e prenotazioni per le due agapi tei. 0185-321762 (Franco Scaramuccia) entro il 21 gennaio.
MILANO — Si tiene l’assemblea congiunta delle Chiese battiste, metodiste e
valdesi della città. All’ordine del giorno
dell’incontro la valutazione delle attività
del 1994 e la programmazione di quelle
del ’95: alle ore 15,30, presso la chiesa
valdese di via Francesco Sforza 12/a.
TORINO — «Voto donna. Analisi e riflessioni a 50 anni dal voto» è il tema del
convegno a cui partecipano Chiara Saraceno, Anna Bravo, Laura Mariani, Paola di
Cori, Bianca Guidetti Serra, Anna Rossi
Doria, Dianella Gagliani, Nadia Spano,
Maria Rovero, Maria Eletta Martini: dalle ore 9 alle ore
18 a Palazzo Lascaris, via Alfieri 15. Organizza il Consiglio regionale del Piemonte; per informazioni e prenotazioni tei. 011-5757352.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai. Domenica 22 e 29
gennaio: predicazione del pastore Domenico Tomasetto, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia; inoltre notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa
e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle 8,30. Lunedì 23 gennaio replica della trasmissione «Islam e terrorismo». Domenica
29 gennaio: trasmissione dedicata alla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.
ESPERIENZE DI VITA
La scuola è luogo
di incontro di varie culture
SALVATORE PERI
Non è possibile. Invece di
andare avanti sulla strada del pluralismo, nella costruzione di uno stato laico
punto d’incontro delle varie
culture, garante della pari dignità, si arretra, si promuove
un’identità confessionale. 11
governo provinciale di Trento
si spoglia della responsabilità
che ha verso tutti i movimenti
religiosi e non, della sua neutralità e spesso e volentieri
manifesta la sua confessionalità. Questo è il caso del rientro dell’Ire tra le materia curricolari nella scheda di valutazione delle elementari.
Mi vedo bambino quando
la religione occupava la riga
sotto la condotta, ed essendo
esonerato avevo a fine trimestre sempre la relativa casella
sbarrata. Difficile era il confronto della pagella con i
compagni, subito venivano
esclamazioni come «sei un
eretico?», «scomunicato!»,
«andrai all’infemo»; e la discriminazione si acutizzava quando in prossimità delle festività veniva dato più
spazio alla religione e si riceveva la visita pastorale. Io ero
costretto ad'assistere e tutto
avveniva durante le lezioni.
Mi sentivo escluso e tutti
me lo facevano notare; bella
speranza di una conversione
alla salvezzà. Non dimentico
quando all’inizio e alla fine
della lezione l’insegnante faceva recitare l’Ave Maria e il
segno della croce; pensavo e
ripensavo al perché non potevo avere quei momenti in comunione con i miei compagni, perché la confessione dei
miei era così malvista, perché
ero l’unico della mia classe,
perché ero nato evangelico.
Perché prendevano a sassate
il nostro locale di culto e
spesso dalla bocca di amici di
famiglia usciva la frase di
condanna: «Ah, voi siete protestanti?».
Quante volte mi si è stretto
il cuore da bambino, quante
volte ho trattenuto le lacrime
quando non riuscivo a controbattere ai versacci denigratori
dei compagni. Sono passati
tanti anni, sono venuti i tempi
dell’incontro, dell’ecumenismo, delle aperture, dei riconoscimenti, delle Intese: queste, oltre a riconoscere il diritto di non avvalersi di insegnamenti religiosi prevedono
che l’ordinamento scolastico
provveda «a che l’insegnamento religioso non abbia
luogo secondo orari e modalità che abbiano per gli alunni
effetti comunque discriminanti».
Non è tutto: dentro e, fuori
le chiese cattoliche si sono
raccolte firme per una scuola
dell’infanzia confessionale.
La nuova normativa, in via di
applicazione, senza facoltatività, prevede che le maestre
attuino «la promozione presso ciascun bambino (età tra i
3 e i 5 anni) dei valori cristiani cattolici essendo questi
matrice in generale della cultura umanistica occidentale e
in particolare di specifici tratti socio-culturali della comu-^
nità trentina». Specificità
trentina: come le mele etichetteranno anche i bambini
«cultura cattolica».
Fratelli, esistono movimenti troppo piccoli per imporsi
alla grande chiesa, troppo
consapevoli di una specifica
identità e confessione per lasciarsi integrare nella cultura
dominante, la loro storia come la nostra è stata ed è continuo travaglio, a tutti è dovuto rispetto. Siamo membri di
una società che ha bisogno di
tutti, compresi i laici, per non
lasciarsi andare alla deriva di
una vita senza valore e senza
valori. Nessuno cerca privilegi, si chiede il rispetto dei
principi della libertà di coscienza. Il rispetto, questo è il
valore fondamentale da trasmettere ai nostri figli; solo
operando nel rispetto, nella
solidarietà, nell’amore si
creerà il tessuto costitutivo di
una società nuova, costruttrice di speranza e pace. In questa cruda realtà viene alla luce che fecumenismo, per la
gerarchia cattolica, è purtroppo solo una parola o un mezzo per poter dominare con il
consenso.
L’ecumenismo obbliga noi
protestanti a vegliare e a lottare affinché non venga calpestato il diritto fondamentale
a un’istruzione laica; la scuola sia luogo di incontro delle
varie culture e di sereno confronto, non di indottrinamento a senso unico.
Preiscrizioni
Entro il 28 febbraio 1995 i
ragazzi e le ragazze che intendono proseguire gli studi
dopo la terza media dovranno
«preiscriversi» alla scuola superiore che intendono frequentare. Il mese di febbraio
risulta perciò particolarmente
importante per le famiglie
che si trovano ad avere figli
frequentanti la terza media.
Scegliere l’indirizzo da seguire non è sempre facile e occorre pertanto ricercare la
collaborazione degli insegnanti. Non sempre è facile
scegliere secondo gli orientamenti individuali dei figli
perché spesso non esistono
scuole di quel tipo nella città
di residenza o nei pressi. E il
caso dei licei artistici e di
quelli linguistici che lo stato
non istituisce in attesa dalla
«riforma» della scuola secondaria, e che pertanto sono
quasi tutti privati. È perciò
necessario chiedere che la
scuola informi di tutte le possibilità, comprese cioè anche
le possibilità in scuole private
o regionali, e non solo di
quelle pubbliche.
Non più gratis
Dal 1° gennaio la mensa per
gli insegnanti di scuola materna, elementare e media non è
più gratuita. È il risultato della mancata approvazione di
una legge in materia; infatti
fino al 31 dicembre 1994 vigeva un decreto interministeriale del novembre 1993 che
ha assicurato agli insegnanti
la fruizione gratuita del servizio. Ora gli insegnanti di
scuole a tempo pieno devono
pagare il pasto, con un costo
che va da 4.500 a 7.000 lire
secondo i Comuni. I sindacati
della scuola e lo stesso direttore generale del ministero
della Pubblica istruzione sollecitano però il nuovo gover-no a reintrodurre la gratuità.
In banca
Il 1“ gennaio è entrato in vigore il nuovo «testo unico in
materia bancaria e creditizia»
che stabilisce tra l’altro i rapporti tra la banca e il cliente.
A questo proposito ricordiamo che il cliente ha 60 giorni
di tempo dal ricevimento
dell’estratto conto per contestare eventuali errori. Trascorso tale termine il conto si
intende accettato.
Non c'è sicurezza nella produzione di energia nucleare
Le radiazioni inducono mutazioni genetiche
GIORGIO PEYRONEL*
T a Stampa» del 13 di«J^cembre 1994 riporta
da Washington la notizia che
negli Stati Uniti funzionano
oggi in totale 109 centrali nucleari che producono il 20%
del fabbisogno energetico nazionale, ma che la mitica
Tennessee Valley Authority
ha deciso di sospendere la costruzione delle ultime tre centrali già in avanzato stato di
costruzione, dal 61 all’88%,
per le quali è già stato speso
l’equivalente di circa 10.000
miliardi di lire e che verranno
riconvertite a gas o a carbone,
con inevitabili perdite economiche.
La «fame di energia» da
parte dell’uomo sembra essere insaziabile e per essa l'uomo sembra essere disponibile
e disposto a qualsiasi pericolosa avventura o imprudenza.
Contrariamente a quanto era
stato detto in precedenza, in
un articolo su «La Stampa»
del 21 dicembre 1994 Tullio
Regge comunica che «pare
che le autorità ucraine vogliano rimettere in funzione
la centrale elettronucleare di
Cernobil di infausta memoria», dà un disegno sull’«anatomia del disastro» e una dotta illustrazione scientifica sul
plutonio, nuovo prodotto dell’industria nucleare, la sua
pericolosità chimica e nucleare, e sul modo di disfarsene.
Come è noto in Italia, dopo
il referendum sul nucleare del
1987, che fu negativo, le centrali nucleari sono state chiuse, ma l’Italia era allora circondata da almeno altre 95
centrali nucleari in Europa,
sulla cui pericolosità né le
frontiere né le nostre decisioni referendarie potevano in
alcun modo influire.
Riferisce «11 Giornale»
dell’8 novembre 1987 che a
poco servì l’appello di 600 fisici italiani contrari alla rinuncia al nucleare, tra cui
Carlo Rubbia, Renato Ricci,
Edoardo Arnaldi e Antonino
Zichicchi. Tale appello fu
proposto dalla Società italiana di fisica e affermava che
l’Italia non può affrontare il
problema del suo sviluppo
energetico «in modo separato
e contrario alle linee evolutive fondamentali del mondo moderno» pur nella dovuta «attenzione, naturalmente, alla difesa e protezione
dell’ambiente». 11 documento
dei fisici italiani ricordava
anche «l’interscambio tra
'scienziati di vari paesi nel
campo della fu.sione nucleare,
che potrebbe soddisfare per
millenni le esigenze energetiche della comunità umana».
In effetti i fisici nucleari
stanno oggi lavorando alacremente al progetto della fusione nucleare che sarebbe
certamente molto meno inquinante e pericolosa della
fissione, ma che non è ancora
arrivato a risolvere il suo problema fondamentale: che cioè
l'energia prodotta dalla fusione sia sufficientemente superiore a quella impiegata per
produrla, in modo da renderla
economica.
Quanto poi a un presunto
effetto benefico delle radia
zioni in piccole dosi che, in
quel numero de «Il Giornale», veniva affermato con
convinzione da Franco Casali
a giustificazione delle sue
propensioni nucleari, si può
dire che è ben noto il fatto
che le radiazioni inducono
mutazioni genetiche, ma che
non è prevedibile se queste
saranno benefiche o malefiche, e che per lo più esse risultano disastrose, e quindi
da evitare. Le radiazioni ambientali sono certamente uno
dei fattori che hanno determinato, nell’evoluzione biologica, delle mutazioni genetiche,
il cui risultato è però stato
sottoposto alla selezione naturale ehe ha promosso quelle
più efficienti e cancellato
quelle inefficienti o dannose.
In ogni caso gli effetti delle
radiazioni non possono essere
paragonati, come fa l’articolista de «11 Giornale», a quelli
di alcol, arsenico o stricnina,
che hanno azioni compietamente diverse.
* Professore emerito
di chimica nucleare
15
VENERDÌ 20 GENNAIO 1995
PAG. 1 1 RIFORMA
STA
I suggerimenti
del gruppo
Saedi Milano
Egregio direttore,
mi riferisco all’articolo di
Erica Sfredda apparso su
Riforma col titolo «Il Sae si
prepara a una svolta storica».
Come responsabile del gruppo Sae di Milano sento il dovere di fare alcune precisazioni:
1) Il gruppo di Milano non
ha proposto una svolta autoritaria nel Sae perché gli emendamenti statutari suggeriti:
a) lasciano aH’Assemblea
'dei soci tutti i poteri e i diritti
previsti dallo statuto attuale;
b) i poteri del Consiglio di
presidenza passano al presiedente con «la collaborazione
di consulenti in numero non
superiore a tre, nominati dal
Consiglio associativo dei
' gruppi locali Sae»;
c) lo stesso Consiglio associativo dei gruppi locali Sae,
formato dai responsabili dei
gruppi, eletti dai rispettivi soci, discute col presidente
«sulla base delle mozioni e
delle indicazioni votate
dall’Assemblea generale dei
"^;soci»;
d) nel caso di contrasto fra
il voto del presidente e quello
della maggioranza del Consiglio associativo la stessa delibera può essere rimessa in discussione dopo almeno due
mesi e in questo caso la maggioranza del Consiglio varrà
anche in contrasto con il voto
del presidente.
2) La proposta di Milano
vuole essere solo un suggerimento, una traccia sulla quale
aprire una discussione libera
e democratica: prevede la
modifica di alcuni articoli
dello statuto e non il rifacimento dello stesso.
3) La mozione approvata a
Roma il 27 novembre da più
di due terzi dei soci presenti
in quel momento, non coincide con la proposta di Milano
ed è stata scritta da un socio
di Palermo. Essa rende possibile una modifica dello statu
to nel senso indicato da Milano, ma ciò è subordinato al
parere di un’apposita commissione le cui soluzioni saranno sottoposte all’approvazione di un’assemblea straordinaria dei soci, come richiesto per modifiche allo statuto.
4) La situazione attuale del
Sae, in seguito alle dimissioni
del Consiglio di presidenza
(di cui non si parla nell’articolo di Erica Sfredda), non
dipende in alcun modo dalla
volontà del gruppo di Milano.
Queste dimissioni hanno però
reso necessario attribuire a
Maria Vingiani poteri straordinari e provvisori in attesa
delle modifiche statutarie.
Spero che la vita del Sae,
che personalmente ritengo
ancora necessaria aH’ecumenismo, e non solo in Italia,
non venga compromessa da
un momento in cui forse è
stato difficile comprendersi,
anche per la ristrettezza del
tempo e la varietà delle proposte. La-volontà di tutti di
continuare a lavorare insieme, la riflessione e soprattutto l’invocazione allo Spirito
Santo che ispira e conduce il
movimento ecumenico, aiuteranno a trovare una visione
più serena e metteranno meglio a fuoco le nuove mete alle quali il Sae deve guardare
alle porte del terzo millennio.
La ringrazio, anche a nome
del gruppo Sae di Milano, se
vorrà cortesemente pubblicare questa nostra rettifica.
Un cordiale saluto
Elena Milazzo Covini
responsabile gruppo Sae di
Milano
Per la
chiarezza
Egregio direttore',
ho ricevuto per conoscenza
dal gruppo Sae di Milano copia della lettera a lei inviata
per Riforma il 22 dicembre.
Nella mia qualità di socia del
Sae fin dagli anni ’70 e, per
un lungo periodo, di vicepresidente protestante del Consiglio di presidenza, nel confermare la mia assoluta fede nel
percorso ecumenico che il Signore stesso ci indica (Giovanni, 17) e nella consapevole certezza di quanto il Sae
Riforma
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoii - tei. 081/291185 - fax 081/291175 Via Repubbiica, 6 - 10066 Torre Peiiice - tei. e fax 0121/932166
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170.000
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Rifonna è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del l'gennaio 1951. responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
don ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 2 del 13 gennaio 1995 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP
l'Iord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 11 gennaio 1995,
LETTERA
Contraddizione palese
ANGELO CAVAGNA
Giovedì 5 gennaio 1995
«L’Osservatore romano» ha bollato senza mezzi
termini l’esecuzione di lesse
De Wayne nel Texas: primo,
per l’inammissibilità della
pena di morte; secondo, perché lesse era innocente. Scrive infatti «L’Osservatore»:
«Il monito che ci viene da
quell’omicidio è multiplo.
Anzitutto contro la pena di
morte. La vita è inviolabile e
perciò nessuno la può sopprimere, neppure lo Stato
(...). Secondo: la condanna
di un innocente è una delle
più gravi sconfitte della giustizia penale perché si consuma un omicidio legale da
parte dello Stato. Terzo...».
Il giornale vaticano è incorso così in una svista madornale o in una doppiezza
plateale. Una delle due: o
non sa che cosa c’è scritto al
riguardo nel Catechismo
della Chiesa cattolica o finge di non saperlo. Al n.
2266 è'scritto: «L'insegnamento tradizionale della
Chiesa ha riconosciuto fondato il diritto e il dovere,
della legittima autorità pub
II letto su cui viene sdraiato il condannato a morte
Mica di infliggere pene proporzionate àlla gravità del
delitto, senza escludere, in
casi di estrema gravità, la
pena di morte». La contraddizione è palese e per fortuna molti cattolici non sono
più disposti a tollerarla.
Personalmente ribadisco
ciò che ho detto nell’omelia
della veglia di pace, T ultimo
dell’anno, a Bologna: «Brucia il fatto che il Catechismo
della Chiesa cattolica, anco
ra fresco di stampa, riprenda la vecchia e impresentabile dottrina della guerra
giusta e riammetta perfino
la pena di morte (...). È tuttavia in atto una svolta pacifista radicale».
Questa svolta teologica,
ancora minoritaria ma consistente, deve compiersi nella prospettiva profetica gridata dal vescovo Tonino
Bello a Sarajevo: «La nonviolenza fiorirà».
abbia operato in questa direzione, la prego peraltro di voler pubblicare quanto segue,
per l’assoluta necessità che vi
sia sempre chiarezza e trasparenza.
Ho partecipato all’assemblea dei soci Sae a Roma (2627 novembre 1994) e devo
pertanto precisare quanto segue:
1) I tre consulenti che dovranno essere nominati dal
Comitato centrale secondo la
proposta milanese distribuita
all’assemblea devono essere
«di gradimento della presidente».
2) Il Consiglio di presidenza del Sae (composto da 10
membri più la presidente, tutti eletti statutariamente nel
1992), rimasto in carica con 5
membri e la presidente e
quindi in condizione di continuare a funzionare, non si è
dimesso: si è trovato privo di
poteri in seguito alle dimissioni date improvvisamente
in piena assemblea da Maria
Vingiani. Va aggiunto che i
cinque membri i quali si erano precedentemente dimessi
in tempi diversi avrebbero
dovuto subito (come da statuto tuttora vigente) essere sostituiti con i primi votati non
eletti dalle ultime elezioni.
3) La presidenza dell’Assemblea dei soci Sae del 2627 novembre 1994 non ha ritenuto porre ai voti le altre
proposte che erano state presentate in quella sede.
Fraternamente
Florestana Sfredda Piccoli
Rovereto
Fatti
incontestabili
Non è mia abitudine affermare il falso, e tantomeno lo
farei relazionando su una vicenda dalle colonne di un periodico serio quale certamente è Riforma. La mia formazione di storica mi insegna
che uno stesso episodio può
essere letto in molti modi diversi, e ogni giudizio, per
quanto asettico, rimane sempre soggettivo e parziale. Restano, tuttavia, alcuni «fatti»
incontrovertibili.
1) Il termine «dimissionaria», forse improprio, era stato da me mutuato direttamente dalle continnue affermazioni di Maria Vingiani, come
risulta da numerosi verbali e
lettere (v. del Cons. 9.1.’93,
7.2.’93, 8-9.5.’93, 30.10.’93,
27.7. ’94; lettera ai soci dell’8.3.’93; convocazione del
Comitato centrale del 28.9.
’93; V. assemblea dei soci del
28.7. ’93; v. Comitato centrale
del 30.10-1.11.’93).
2) I 5 membri del Consiglio
con la presidente avrebbero
avuto la pienezza delle funzioni in quanto il consigliere'
che si è dimesso nel corso
dell’assemblea lo ha fatto dopo che la presidente aveva
sciolto il Consiglio dichiarandosi indisponibile a lavorare
con esso, mentre il consigliere assente lo era per motivi di
lavoro, come la registrazione
su nastro dell’incontro può
certamente attestare.
3) La votazione alla quale
Il clic di prima pagina
Nel barrio
Nella foto due bambine di un barrio
di Buenos Aires (Argentina) abitato
da persone venute dalla provincia per
cercare lavoro nella grande metropoli.
Purtroppo per loro e per i loro figli il
lavoro è una merce rara perché ormai
lo sviluppo tecnologico produce ricchezza per i detentori dei mezzi di
produzione, ma non occupazione. La
prossima conferenza delle Nazioni
Unite a Copenaghen (marzo 1995) si
occuperà proprio di questa questione e
i governi saranno sollecitati a prendere misure concrete.
alludevo affermando che l’assemblea si è spaccata era
quella sull’opportunità o meno di cambiare lo statuto,
nella quale su 88 votanti 41
soci (il 46,6%) si sono dichiarati favorevoli, 33 contrari (il 37,5%) e 14 si sono
astenuti (il 15,9%).
Con questo confido di aver
posto fine a questa polemica:
cerchiamo di avere «l’animo
alle cose di sopra, non a quelle che son sulla terra» (Colossesi 3, 2).
Erica Sfredda
Verona
Il culto
di Natale
Mi permetto un commento
veloce e a caldo sulla trasmissione avvenuta in «Protestantesimo», lunedì 26 dicembre,
del culto valdese di Torino.
Premetto che approvo le trasmissioni che illustrano la vita delle nostre chiese e ci fanno conoscere al pubblico italiano; ma appunto occorre tener conto che ci guardano soprattutto i non evangelici e
che gli evangelici non hanno
in fondo bisogno di immagini
né di vedersi.
La trasmissione è stata
troppo «imbronciata» per una
festa gioiosa come il Natale;
troppo rituale, troppo Ietta e
introversa; un pubblico troppo silenzioso, quasi estraneo.
Sono mancati i momenti di
esternazione, di partecipazione, almeno un po’ più vivaci
e nuovi: dopo tutte le raccomandazioni della Facoltà di
teologia di rinnovare la liturgia ci si aspettava qualcosa di
nuovo, fresco, collettivo.
E stato uno sbaglio far cantare in tedesco la corale di
Torino perché ha dato lo
spunto al pubblico italiano, e
cattolico, di valutarci, al solito automaticamente, quali
stranieri, portatori di qualcosa
di straniero all’Italia; i valdesi sono in primo luogo legati
storicamente alle chiese di
lingua francese; siamo tuttavia chiese di radice italiana e
radicati in Italia: è necessario
insistere su questo.
Per quanto riguarda la tecnica delle riprese, non si è
sentito bene il canto della co
munità, che invece era importante come unica esternazione dei presenti (si sentiva
troppo il canto del pastore). E
stata molto limitata la visione
panoramica della sala e del
pubblico, mentre l’operatore
si è volentieri soffermato sulle persone, inquadrando
inopportunamente e ripetutamente barbe e capelli bianchi
(e i giovani? e gli extracomunitari?). L’inquadratura finale
con il predicatore in alto, il
lettore in basso e il celebrante
la Cena nel mezzo della scaletta, ha dato un’immagine
errata, dal momento che nelle
nostre chiese tutti siamo allo
stesso livello.
Per il pubblico italiano e
cattolico è mancata una spiegazione iniziale (un esempio
positivo è venuto invece
dall’articolo di Giampiero
Comolli sull’«Unità» del 28
novembre). Molto bene invece la dizione e la chiarezza
delle voci e della eorale.
In conclusione: se vogliamo fare un bel «concerto»,
magari con letture e spiegazioni appropriate e con ricordi storici e biblici, ben vengano le corali e un’assemblea
«muta» (salvo i battimani);
ma se vogliamo trasmettere
un culto evangelico scegliamo possibilmente un’assemblea vivace, che abbia inventiva, voglia di conoscere i
presenti e gli ascoltatori lontani, che dia spazio ai giovani, alle donne, ai gruppi di
preghiera o di diaconia e assistenza, ai predicatori , locali,
agli extracomunitari eccetera.
Sauro Gottardi
Albisola Superiore (Sv)
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«In pace mi coricherò
e in pace dormirò,
perché tu solo, o Eterno,
mi fai abitare in sicurtà
Salmo 4, 8
I familiari della cara
Ines Barai Clot Varizia
di anni 52
profondamente commossi ringraziano tutti coloro che con presenza, parole, pensieri, scritti e
fiori hanno condiviso il loro dolore.
Chiotti di Riclaretto
31 dicembre 1994
RINGRAZIAMENTO
«Conducimi alla rocca
che è troppo alta per me»
Salmo 61,2
I familiari della cara
lima Berlino ved. Pastre
riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto e stima,
ringraziarlo sentitamente tutti coloro che sono stati loro vicino con
scritti, parole di conforto e presenza nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare
al personale medico, paramedico
e infermieristico dell'Ospedale
valdese di Pomaretto, alla Croce
Verde di Porte, al pastore Klaus
Langeneck e al dott. Liuzzi.
Prarostino, 13 gennio 1995
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
Il 14 gennaio è mancato
Guido Colonna Romano
Lo annuncia la famiglia tutta,
esprimendo profonda gratitudine
alla pastora Laura Leone e alla
signora Sandra Rizzi per la solidarietà e il conforto.
Venezia, 20 gennaio 1995
I necrologi
si accettano entro le
ore 9
del lunedi.
Telefonare al
numero 0X1-655278
fax
011-657542
16
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RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 20 GENNAIO 1995
Riflessioni di un agronomo francese impegnato da anni in un lavoro di base con i contadini di vari paesi dell'America Centrale
Lettera dei diseredati del Terzo Mondo ai benestanti del Primo
Le riflessioni seguenti sono molto diffuse nel Terzo Mondo di
oggi, ma non sono di dominio pubblico nella nostra stampa
moderna, dato il loro contenuto dissonante rispetto ài sistema
di concetti instauratosi nella nostra società (mantenimento
de IT ordine, natalità, sviluppo, ecc.). D’altra parte noi sviluppati, noi evoluti, dispreiziamo la logica o il modo di esprimersi
di genti che sono ancora molto indietro rispetto a noi sulla via
dello sviluppo, del nostro sviluppo... poiché (nel nostro sistema
di pensiero) non esiste altro sviluppo possibile.
PAUL COEYTAUX
Ovoi che avete tutto, vi
ringraziamo di averci
lasciato senza niente.
- A voi .che, dopo aver saccheggiato le risorse naturali
di paesi immensi ora cercate
di rinchiudervi in una fortezza per non dover condividere
il bottino (si vedano le «leggi
Pasqua» in Francia, la recente legge 187 in California e
tante altre...), noi gli esclusi
diciamo: «Venite da noi, le
nostre porte sono spalancate,
venite a frotte di turisti per
fare il bagno sulle nostre magnifiche spiagge; condivideremo con voi il nostro sole».
- A voi che considerate
con disprezzo la nostra incapacità di «svilupparci» alla
vostra maniera (cioè alla
scuola della concorrenza e
della legge del più forte che
si accresce a spese del più
debole, alla scuola della rendita e del profitto), diciamo:
«Venite ad ammirare la nostra arte, la nostra cultura, la
nostra gioia di vivere, venite
a condividerla con noi, questa gioia di vivere che avete
ormai dimenticato. Portate
con voi un piccolo ricordo
(non troppo caro) che potrete
mettere in vetrina per i vostri
discendenti, o che potrete regalare agli amici a dimostrazione della vostra grande
apertura e del vostro coraggio per esservi avventurati in
questo mondo sconvolgente e
brulicante che sta dall’altra
parte della barricata».
- Già, a voi che avete paura del numero dei nostri figli
che potrebbero invadere la
vostra terra o forse attaccare
la vostra fortezza, voi che
pretendete di darci l’esempio
non facendo figli perché la
vita moderna (che pretendete
di imporre nel vostro insegnamento sullo sviluppo) non
lascia più spazio per più di
uno o due bambini e per di
più allevare un bambino costa caro (soldi che dovreste
sottrarre ai vostri piaceri e al
vostro lusso), noi diciamo
grazie: «Tenetevi i vostri preservativi e la vostra sterilità,
noi non sappiamo che farcene, continueremo a fare e
amare i nostri bambini, una
delle grandi gioie che ci sono
state date gratuitamente dal
creatore: i bambini che sono
un problema per voi, per noi
sono un aiuto nella loro giovinezza e un sostegno per la
nostra vecchiaia».
D’altra parte questi bambini per voi non sono solo una
minaccia: non sono forse una
fonte preziosa di organi di ricambio per i vostri corpi
malridotti, disfatti e degenerati, una fonte di piacere per
le vostre perversioni sessuali
scatenate in quei paradisi artificiali di Manila o della
Thailandia, dove il vostro denaro può comprare tutto, anche i corpi di ragazzini o di
ragazzine da palpare?
Certo, noi piangiamo per
quelle orde di bambini inselvatichiti vittime della civiltà
urbana, bambini di strada a
Rio de Janeiro che vengono
sterminati, presi di mira come conigli dalle armi che voi
fabbricate e fornite ai nostri
carnefici che sono vostri imitatori, alle nostre élite che
vogliono governarci imponendoci le vostre leggi, per
mantenere il vostro ordine
mondiale.
- Proprio a voi, organizzatori di questo ordine mondiale, di un mercato economico
controllato da ciò che chiamiamo multinazionali; a voi
che pretendete di combattere
la fame nel mondo aumentando la produzione degli alimenti e che fate in realtà il
contrario (non siete voi a pagare i vostri agricoltori perché non seminino grano, perché distruggano interi raccolti
di mele e di altri frutti, certo
per una buona ragione, mantenere il prezzo più alto? Non
siete voi a costringere i paesi
del Terzo Mondo ad aumentare la produzione di derrate
che vi interessano a spese
delle colture alimentari di base indispensabili agli autoctoni? Certo, più caffè e banane
ci saranno sul mercato, il vostro mercato, più i prezzi
scenderanno e voi consumatori ci guadagnerete).
- A voi, allora, che sostenete, uccelli del malaugurio,
che il mondo morirà di fame
se noi non seguiremo la vostra politica del lupo, noi, gli
agnelli, rispondiamo: «I vostri argomenti non ci convincono, perché vediamo chiaramente che intorno a noi nel
mondo intero, immense superfici di terre fertili giacciono improduttive e non possono essere coltivate perché i
loro proprietari (che sono,
guarda caso, imitatori del vostro sistema) si arrogano il
diritto di possederle o di farne ciò che vogliono (perché
non dei campi da golf, per
esempio, magari in pieno deserto o in quei paesi aridi dove si argineranno enormi
quantità d’acqua che potrebbero invece servire a irrigare
gli orti?)».
- Voi d’altra parte, esperti
internazionali della Fao, della
Banca mondiale, di tutti questi organismi agenti del vostro
nuovo ordine, voi che ci siete
stati inviati per «insegnarci»
(la parola è meno forte, vedete, rispetto a «imporci») le
tecniche magiche della rivoluzione verde, che a noi mancano per aumentare la produzione, questa produzione necessaria alla vostra alimentazione, e quindi alla nostra sopravvivenza, vi invitiamo a
Questa svalutazione del pensiero del colonizzato l’ho sentita
nell’osservazione di uno dei miei amici Coleto il gennaio scorso (i Coletos sono dei borghesi o «nobili» della città di San
Cristobai nel Chiapas, Messico. In quella città è esplosa
all’improvviso la ribellione degli indios, nel movimento chiamato zapatista) giacché questo amico insisteva nel volermi
provare che l’insurrezione era stata talmente ben preparata e
messa in opera da dimostrare di essere stata fomentata da un
complotto internazionale antiamericano (residuo dell’ideolo
Contadini a Città del Guatemala
venire a imparare certe tecniche che ci hanno permesso di
sopravvivere a millenni di oppressione e di passaggi da un
impero all’altro di gente che
ci dominava e ci sterminava,
tecniche che forse potrebbero
servirvi a valorizzare i milioni
di ettari fertili e abbandonati.
Così avreste meno paura di
morire di fame.
- A voi ambientalisti alla
moda, che venite a insegnarci
a costruire dei forni più economici che consumano meno
legna, materia sempre più rara
e in via d’estinzione, noi gridiamo: «Perché non bloccate
già sovietica!) mentre quei poveri analfabeti (gli indios del
Chiapas) non sarebbero evidentemente stati capaci di una tale
azione e di una tale strategia.
Ora questo suonava alle mie orecchie come qualcosa di già
sentito.
Raggrupperò le idee che vengono da fonti diverse sotto forma di Una lettera scritta da un gruppo all’altro, lettera che intitolerò Dissonanze. Lettera dei diseredati del Terzo Mondo ai
benestanti del Primo Mondo.
- A voi pessimisti (e potenti della terra) ché vedete la fine del mondo approssimarsi
perché i popoli si uccidono
fra loro, diciamo che potreste
utilizzare la vostra potenza...
Servirebbe così poco per farvi dire «Questo è sufficiente»
al vostro appetito di denaro,
bloccando il vostro commercio di armi nel mondo. Non
vedete ciò che guadagnereste, quello che guadagneremmo tutti, voi e noi, se tutto il
denaro speso per perfezionare i mezzi di distruzione fosse invece destinato alla costruzione di infrastrutture
produttive: scuole, ospedali,
strade, ecc.? Le vostre istituzioni, Banca mondiale o Fondo monetario internazionale,
forzano a ragione i nostri governi, che funzionano più come agenti vostri che come
nostri rappresentanti, a diminuire le spese sociali per favorire le imprese produttive
che potrebbero allora rimborsare il debito pubblico, dovuto soprattutto all’acquisto di
armi che servono a uccidere
il popolo scontento, cioè alcuni di noi. È la politica «di
aggiustamento strutturale»,
talmente di moda che è alla
base dello sviluppo, del vostro sviluppo.
E così, poiché il vostro sviluppo consiste in fine dei
conti nell’uccidere noialtri,
perché dovremmo accettarlo ?
A voi che siete al vertice, o
che quantomeno siete convinti di esserci, diciamo: «Poveri
voi, CO.SÌ lontani dalla luce».
Noi che tocchiamo il fondo
della disperazione, vediamo
prima di voi il bagliore crepuscolare della speranza. Sappiamo che le parole sagge che
dicono che i primi saranno gli
ultimi e gli ultimi i primi valgono altrettanto bene per il
presente che per il futuro. Se
voi vi considerate i primi
quanto a forza, intelligenza,
lusso e sviluppo (Superman è
un simbolo così bello!), noi
sappiamo di essere i primi
nell’amore, nell’aiuto reciproco, nella sofferenza e nella
spoliazione.
Se voi ci ritenete poveri in
spirito, ci riteniamo fortunati,
perché avremo più possibilità
di vedere Dio.
Huchuetenango
15 novembre 1994
il saccheggio sistematico (ma
così remunerativo) delle grandi compagnie che distruggono
ogni giorno migliaia di ettari
di foreste tropicali (i polmoni
del pianeta)? Certo, i vostri
bisogni di mobili rari e d’epoca sono sempre più grandi, bisognerebbe ridurli, scusate».
Uno studio deirUnicef rivela le conseguenze dei massacri
I traumi dei bambini del Ruanda
I massacri di massa avvenuti in Ruanda rischiano di
avere effetti gravissimi sui
bambini sopravvissuti. Nella
città di Nyamata, più della
metà dei bambini è stata testimone di assassini compiuti
da altri bambini e oltre il
40% dei bambini ha visto
bambini ammazzare altri
bambini. Questi dati sono
stati rivelati dagli esperti incaricati di uno studio sul contatto dei bambini con la realtà
della guerra. Lo studio era
stato ordinato dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef).
Questi bambini hanno assistito a scene atroci «con una
frequenza finora sconosciuta
nella storia contemporanea»
ha sottolineato uno degli
esperti, che ritiene che questo
gruppo di bambini sia «rappresentativo della maggioranza dei bambini ruandesi»
e ha aggiunto che «i bambini
sono ossessionati dalla visione, dall’odore e dagli urli
delle vittime: essi lottano
contro il ricordo di ciò che
hanno visto e che non smette
di assillarli».
Durante lo scorso mese di
agosto, i ricercatori hanno interrogato 207 bambini dai
nove ai quindici anni, scegliendoli a caso fra 1.200
bambini ricoverati negli orfanotrofi della città, e hanno
scoperto che oltre la metà
aveva assistito all’uccisione
di membri della propria famiglia e che il 75% di quelli interrogati era stato testimone
di assassini. In maggioranza
questi bambini sono stati inseguiti da membri delle forze
armate, hanno visto soldati
penetrare nelle loro case e distruggerle: oltre il 90% ha
dovuto nascondersi per sopravvivere.
Gli autori di questo studio
hanno chiesto che vengano
approntati «programmi di terapie in seguito ai traumatismi su larga scala», nelle
scuole e nel quadro della salute pubblica, affinché queste
atrocità non segnino i bambini per tutta la vita. (Eni)
Kosovo: interrogazione parlamentare
Diplomi «illegittimi»?
L’on. Johann George Widmann, della Siidtiroler Volkspartei, ha presentato un’interrogazione ai ministri per
gli Affari esteri, per la Pubblica istruzione e per la Famiglia, chiedendo quale atteggiamento intendano assumere
circa i diplomi scolastici «illegittimi» che vengono rilasciati nel Kosovo. In questo
enclave albanese della Serbia,
lo stato riconosceva fino al
1990 le scuole medie superiori gestite dalla regione kosovara, mentre oggi, abolita
l’autonomia regionale, riconosce solo più i diplomi rilasciati da scuole elementari e
medie purché in esse non si
studino la storia e la letteratu
ra albanese. Gli studi superiori, per essere validi, devono
essere effettuati presso istituti
statali serbi.
Nell’interrogazione si chiede anche che l’Italia si faccia
promotrice presso gli altri
paesi della Comunità europea
della validità dei diplomi che
continuano ad essere rilasciati
nelle scuole albanesi. Ciò a
tutela della minoranza kosovara, come già avviene negli
Stati Uniti e in Austria. Diversi presidi, insegnanti e studenti delle scuole albanesi
del Kosovo sono stati inquisiti e il preside della scuola primaria di Pristina è sotto processo e rischia da uno a cinque anni di carcere.