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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo Ia vcriih odia carità
Kkrs. IV. ih.
Si dislribuisce ogni Venerdì. — Per caduu Numero ceulesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
Coudizioiii d’Aséociaziouet
Per Torino — Un Anno L. S. — A domicilio L. « • — Proviscie L. <t *ii.
Set mesi • ». - . 3 *• - . 3
Tre mesi >•. — •*** — >•
Per Francia e Stiizera franco a destinazione, e per l’Inghilterra franco al confine lire 9 S*
per un anno, e lire ft per sei mesi.
Le AsiOciaiioni si ricevono : iu To»isc> all'uninlo dol tilornalo,viale del Be, num. SI.
— A (iuuova, alla Cappella Vnl<le«e. mura di S. Cliiiru.
Nulle provincie, prcsiw tulli gli l’Ifirii potlnli (wr mezzudi Ka(;/iii,elie dovranno essere inviati
franco al Uirettore della Bi una Nuviìlla e oon altrinienti.
All’estero, ai seguenti indirizzi : Londra, dai sifw. Nii>sl>ett e C. librai, 21 Bernera-alreet;
Pamoi, dallalibreriaC. Meyruois, rue Tronchet, !l; Nimev dal sig. Peyrot-Tinel libraio; Lioxt;
dai aigg. Denis et Pelit Pierre librai, rue Neuve, 18; Ginevkì, dal sig. K. Kcroud libraio
Losa.isa, dal sig. DeUfontaini libraio.
2§oiiiiiiario.
la Riforma cattolica di V. Gioberti. — Breve saggio intorno alle priucipali contrarietà tra le dottrine
della aiiesa Romana e queUe deUe Oiiese evangeliche.
— Il'nomo fossile. — Notizie : Svezia.
LA RIFORMA CATTOLICA
DI T. GIOBERTi
Le stranezze, le dottrine anti-cristiane, i costumi dei clericali, cho ebbero vigore dai tempi
piü remoti nella Roma cristiana colpirono gli
animi piü gentili tra gl'italiani, e quegl’ingegni
«Ietti soprattutto che Iddio fa sorgere ogni tanto
a conforto deU’umanità, e pel progresso del
viver civilo. Tale fu Arnaldo da Drescia nel
medio evo, tale il nostro Dante, tale un Carnesecchi, e molti altri che finirono sagrificati all'ira sanguinosa dei clericali. E se Dante non
sali sul rogo come gli altri, attribuir si deve alla
tarda pubblicazione del suo poema, all’incerta
«ede, che tenne vivendo ramingo fra le varie
comunità italiane. Uno di questi genii senza
(Ìubbio fu Vincenzo Gioberti. Educalo fra i preti,
•e al servizio dei preti,imbevve l’animo suo ancor
giovinetto di quei principii clericali, di quelle
massime subdole e servili, di cui i frati ed i
teologi sono esimii maestri. Ma la scintilla di
<iue]la luce divina, cbe penetra ogni cuore, e
schiarisce ogni intelletto rifulse ancor sopra di
lui, e costretto ad esular dalla patria vide che
oltre il mondo romano altro osislevane piü dovizioso e potente , e che le dottrino evangeliche attinte ai puri fonti delle Scritture tutt’altro
indicavano che le dottrine de' concilii o delle
decretali de’papi. Ma l’amore di patria, l’idea
fondamentale, ma falsa, che il papato sia la
sola gloria, e il solo splendore che ancora schiarisca il nome italiano, gli fece concepire idee
stranissime sul nostro paese, e sui destini del
nostro popolo. Innestando la filosofìa tedesca
intricata e nebulosa colla scolastica, che appresa aveva uelle scuole patrie, formò concetti
nuovi e maravigliosi, che pubblicali in una
foggia novella, c strana elocuzione piacquero
agli amici ed ai nemici del papato. Ai primi
perchè al papa crescevasi influenza e potere, ai
secondi perchò suscitando novità e concitando
gli animi a nuovi desiderii speravano qualche
buon risultalo pei loro fini di risorgimento ita
liano. Nò credo di andare errato so asserirò,
che le rivoluzioni del 1848 furono accelerale
almeno dagli scritti giobertiani sul Primato e
simili soggetti. — Ma gli eventi essendo stali
contrarii, e la più sfrenata reazione partendosi
da Roma avendo funestato tutte le nostre contrade, Gioberti esulò di nuovo : vide, e toccò
con mano le scelleraggini romane, e clericali,
e cominciò a rivolgere l’animo suo alla riforma
della Chiosa, per chiamarla a nuova vita, e a
nuovo splendore. —Egli non studiò i fonti del
Cristianesimo racchiusi nella Bibbia coH’animo
deliberalo di conoscere la verità senza pregiudizii 0 prevenzioni di sorta. Ma lesso la Bii)bia
coH’animo di trovar in essa la supremazia papale, ed il razionalismo tedesco. Vi rinvenne
l'uno e l’altra, per quanto apparisce dall’opera
{lostunia pubblicata per cura di (iiuseppe Massari sotto il titolo della Riforma cattolica della
Chiesa. Se un’analisi critica portar si dovesse
su questo libro che non rapprotónta che l'ossatura d’opera voluminosa, bisognerebbe cominciare criticando l’eloquio, le forme eie sentenze.
In quanto al primo si direbbe che Vincenzo Gioberti non pretende solo all’originalilà delle ideo,
ma ancora delle parole ; poiché non scrivo per
il popolo, ma scrive per i filosofi non estranei
alla greca letteratura , fanti sono i gerghi dei
grecismi introdotti senza necessità nell’idioma
italiano. E questi filosofi non solo debbono esser
grecisti ma metafisici, iniziati alla filosofia tedesca, algebristi e matematici. I quadrati, i
poligoni, le ragioni dirette od inverse, le forze
dinamiche trovansi mentovate quasi ad ogni
pagina, ed applicale a idee astratte, che all’uomo di qualche giusto sapore lellerario fornito
fanno per maraviglia
Ajìrir la bocca, ed inarcar le ciglia.
In quanto alla forma diremo, che se l’opera
fosse stala completa forse avremmo avuto un
libro sintetico di diinoslrazioni sopra soggetti
astratti e religiosi, come l’incomparabile Euclide ce lo tramandò sopra i teoremi e problemi
geometrici. E che diremo mai delle sentenze?
Fra molle vere ed inconcusse tante no trasfuse
s'i strane e contraddicenti, che rifuggono tanto
daH'iiitelligenza del biblico protestante, quanto
dal teologo callolico-romano. — Anzi diremo
che il primo, dopo qualche accigliatura prodotta
dal sentirsi dire che la riforma protestante è sul
falso, (■ eretica ed erronea, si pone piuttosto a
ridere o a compiangere gli eccessi, cui l’umana
aberrazione mentale può giungere; mentro Tal Irò
appiattandosi qual jena tra i cespugli delle foreste, uelle pieghe del suo mantello , gonfia le
labbra, e tingo di rosso il bianco degli occhi
per ira , pronto a sbranar, se potesse, l’autore
delle tanto empietà cho pronunzia, volendo privare il suo papa di quel potere secolare, unico
oggetto della sua ambizione
Ed infatti qual protestauto non riderà sentendosi alTormare sul serio (pag. 15.5) « che l’idea
< della Madre di Dio lu una dolio piti importanti
« della civiltà moderna», come so i padri del
Concilio d’Efeso chc si battevano , e si uccidevano so si dovesse la Vergine chiamaro Madro
di Dio, 0 no, avessero combattuto a favore della
moderna civiltà ? 0 se sublimando, como egli
dice, con questa idea la donna al pari dell’uomo , fossero le donne cattoliche del continente più libere e indipendenti della donna
protestante inglese, che con diillcoltà si sottopone alla leggo, cho il nodo maritale debba
essere indissolubile. I) che cosa dii aniio quello
grandi società bibliche, e di missionari inglesi
sentendosi annunziaro (pag. !i2y « che il culto
« catlolico ò vivo, e il protestanle ò morto * ;
mentre millioni di lire sterline si spendono da
loro annualmente , ondo propagare il Vangelo
in tutto il globo terracqueo ? Pure egli (il protestante) volgerà uno sguardo di compassiono
verso il Gioberti quando gli sentirà aununziaro
seriamente ragionando (pag. 77) « Fuori della
« Chiesa non v’ò salute », vuol dire « che l’atto
« non può erompere seuza la potenza, e l’indi€ viduo non può vivere senza il genere e la
« specie. La Chiesa è il genere umano inizialc menle attuato, e individuato ; chi si divido
«dalla Chiesa si diparto dal genere umano ».
Dunque i Turchi, i Cinesi, e tutti i popoli non
cristiani sono fuori del genere umano. Povero
Gioberti : voi ragionerete bene, ma non per noi.
Le astruserie metafi.sico-tedesclie nou sono per
i nostri orecchi, e cho cosa vogliate dire per il
genere attuato e individuato noi non possiamo
comprenderlo. Neppure comprendiamo quest’altro vosiro detto che « la Bibbia è una pa«rola morta, che necessariamente restringe lo
« spirito umano » ; poiché la storia di tutti i popoli lettori della Bibbia, c’insegna tutto il contrario. Dimandatelo ai Tedeschi, cho tanto ammirato, agli Olandesi, agli Americani, agl’inglesi e vi diranno delle verità , che mai non
udiste in vita vostra. E se quando andaste a
Roma a ricevere encomii, e coll’intenzione di
convertire Pio IX aveste riguardato un poco a
questa bassa terra, avreste veduto le campagne
romano parlanti tutt’altro linguaggio che il vostro. Noi accettiamo però di buon grado quest’allra vostra sentenza (pag. 106) : t II papa ò
» l’assioma della Chiosa. La Chwsaò il sistema
2
€ (lei papa. Cristo è l’assioma del Crislianesimo.
« Il Cristianesimo il sistema di Cristo ». jVè avvi
dubbio fra i due sistemi cui si dohba la scelta,
mentro non solo i Protestanti, ma molti fra i
Cattolici medesimi rigettano con disprezzo il
titolo di papisti, e abbracciano quello di cristiani.
Perchò poi i teologi papalini vi debbano
guardare in cagnesco, desiderosi ancor d’addentarvi so potessero bastano queste poche proposizioni (pag. 28) « Come Cesare tornò Roma
«pagana ai suoi principii, cioè al regno, cos\
« si deve tornar Roma cristiana ai suoi prin« cipii, cioè alla rete ». (Pag. 61) « 1. La potestà
«del papa inutilo e dannosa. 2. L’ignoranza
« dei chierici. 3 : Troppa dipendenza dei preti.
« i. Il gesuitismo dominante nella scienza, nel
« culto, nella disciplina ronde la religione av« versa alla civiltà. 5. Difetto di savia propa« ganda si interna che esterna. 6. Ozio nei chie« rici. 7. Breviario, coro, ecc. 8. Difetto d’edu« cazione civile nei chierici. 9. Venalità e gret
* tezza nel culto ; mortorii, leggi del magro,
« digiuno, ecc. tutte cose da toglier di mezzo o
« riformarsi ». Nessuno fra i teologi romanisti,
c specialmente coloro che godono ricche prebende, ascolterà senza fremere alcuna di queste
nove proposizioni. Il potere temporale del papa
è soprattutto un paradiso terrestre sì desiderabile, e cosi desiderato dai chierici, che desso
divenne una loro seconda natura, e senza della
quale non possono esistere. A quel potere mirano tanto i pili sublimi che gl’infimi tra loro,
<*, ad esso possono giungere coloro che meglio
san correre il proposto aringo. Non Cristo, non
vangelo, non gemiti e lagrime dei popoli. I canonicati, le prebende, i vescovati, le abbazie, il
papato, vero paradiso terrestre dei chierici,
empiono e soddisfano l’animo clericale. Povero
Gioberti, voi moriste prima d’accorgervi che il
secolo era ornai progredito, e che dalle parole
era giunto ai fatti. Quelle sono ormai senza vigore, e a questi ora solo spetta compiere l’opera
della vostra ideata riforma, dell’italiana rigenerazione.
A queste poche parole di critica dovero sarebbe aggiungerne altre di lode, poichò niun
libro trovasi senza qualche vero, degno d'essere
appreso, e libro poi spettante ad un uomo di sì
alto ingegno, come il Gioberti. E meritamente
nominar si dovrebbero le osservazioni sulla
grettezza dei Gesuiti, sull’arresto dello sviluppo
del Cristianesimo eseguito dalla loro fatale influenza ; e sullo sforzo loro per rendere il gesuitismo la stessa cosa che il romanesimo. Gli
elogi prodigati alla filosofia sono pure ammirabili , osservando come questa produsse la mitezza e mansuetudine del secolo, la cessazione
dalle persecuzioni e guerre religiose. E quindi
il libro soggiunge : « Dicono che la religione è
« necessaria, acciò la filosofia non traligni in
« empietà. Vero. Ma è pur vero cho la filosofia
« è necesl^ria acciò la religione non traligni in
«superstizione». Ed altrove; «Siccome l’uo« mo consta d’animo , e di corpo unito in una
« sola persona, così la scienza ideale ha una
« profondità scientifica, che risulta dal com« mercio ipostatico della fede colla ragione».
Questa sentenza inviluppata nei soliti girigogoli
filosofico-verbosi si può in ultima analisi ridurre alla comune espressione , che non dassi
vera filosofia senza il fondamento religioso. In
questo caso dice il Gioberti ciò che tutti i buoni
pensatori hanno asserito, che i filosofi superficiali sono increduli, i veri e profondi filosofi
religiosissimi. Mi giova lui stesso riporre in
questo numero, poiché professa la sua religione
esser fondata, o il fondamento della sua filosofia, dopo aver di nuovo asserito, che « la fede
t essendo un rationale obsequiim, contiene la
« razionalità in se stessa. La razionalità in som
« mo grado è la filosofia..... La fede dunque ò
« il continente della filosofia. Una religione
« senza filosofia è superstizione ».
Infine osserveremo che il Gioberti istrutto
dallo studio e dalla pratica delle cose riconosce
necessaria una riforma nella Chiesa cattolica ;
ma vuole che questa riforma proceda da Roma,
il fomite, e la sede principale della corruzione
cristiana. Il pretendere tanto sforzo da Roma
e dal suo papa sarebbe lo stesso che pretendere
dalla corruzione la vita, prima dello sfacelo e
della distruzione. A queste aberrazioni mentali
e contro natura aggiunger si possono tutti quegli
attributi applicati alla tradizione chiamandola
« vita della Chiesa, e principio vivificante della
« Bibbia medesima ». Anzi egli spinge tant’oltre,
la virtìi della tradizione, che chiama la filosofia
stessa una tradizione ragionata. E per limitare
queste poche osservazioni ad un semplice articolo da giornale, osserverò che Vincenzo Gioberti fino alla metà del suo libro in questione
parla della Chiesa e del papa, o del papa e
dolla Chiesa come indefettibile , e non infallibile, confondendo la dottrina e i sagramenti
colla Chiesa medesima; nella seconda metà con
linguaggio più chiaro e meno strano parla in
vece del Cristianesimo, sostituendolo alla Chiosa
ad esso solo attribuendo l’indefettibilità, il progresso 0 l’incivilimento degli uomini.
E presentando Roma in un più chiaro punto
di vista, finirò colle sue stesse parole ; « Roma
« egoista (pag. 2.53) non contempla che se
« stessa, e subordina ai suoi interessi tutto il
« resto del cristianesimo. Cristo importa meno
« del papa. Qual è il primo dogma? L’autorità
« della S. Sede. Dice come il Maistre, cristia« nesimo e papa esser tutt’uno. Non ha gene« rosità, nè larghezza, nè magnanimità circa
« le cose proprie. La menoma paroluzza contro
« di lei è inquisita, messa in mostra, castigata
« con severità somma, e castigata con fiele,
« con rabbia, con termini d’improperio. Fra
« sario indegno delle bolle».....E così seguita
la palinodia finché termina dicendo : « Roma
« ricorse a Satana invece di sperare in Cristo,
« e Cristo l’ha servita. Non credendo nè al« YEcce ego vobiscum sum, ecc., nè al tu es
« Petrus, nè all’altre promesse di Cristo, Cristo
« s’è ritirato, e l’ha lasciata a se stessa. E se
« non si emenda, il flagello non è compiuto».
Queste verità sono degne d’osservazione per
parte di coloro, che sperando in Roma e no’
suoi dogmi, si addormentano o chiudono gli
occhi alle di lei aberrazioni. Anzi tutto il libro
di Gioberti sulla riforma cattolica della Chiesa,
sebbene stranissimo in complesso, è sparso
però di serii e profondi pensamenti, che risguardano da vicino più la futura cho la presente
.salute. E sebbene chiara non risplenda la luce
evangelica nella seconda parte di queslo libro,
pure ci mostra che l’animo di Gioberti fluttuante fra la verità e l’errore, più alla prima si
atteneva che al secondo, e ci giova sperare
che terminasse i giorni suoi nel seno della vera
Chiesa catlolica di Cristo (I).
Ux Evangelico.
* (1) Forse la prima metà di questo libro fu ideata
quando Gioberti era invaso dal demone del papato come rigeneratore della potenza italiana;
la seconda quando conobbe meglio le imperfezioni e le aberrazioni di Roma.
BREVE SAGGIO
ÌDl»mo alle principali contrarietà tr» le dottrine- della Chiesa romana e quelle dHle Chiese eTanjelifbe.
RBG0I.A DI FEDF. DEI.I.A ClUISA ROMANA.
In primo luogo la Chiesa Romana accanto
alla Sacra Scrittura, che è la norma comune a
tutta la cristianità, pone la Tradizione, considerandola parimente come Parola di Dio, colla
sola dilTeronza cho non fu data dagli apostoli
in iscritto, ma per via d’insegnamento orale.
In secondo luogo la Chiesa Romana ha nel
suo canone i libri apocrifi dell’Antico Testamento, a titolo di libri deutero-canonici : Tobia,
Giuditta, la Sapienza, l'Ecclesiastico, Baruc,
Due Maccabei, la sloria di Bel e del Dragone,
CAPO I. — Regola di Fede.
REGOLA DI FEDE DELLE CHIESE EVANGELICHE.
1. La parola di Dio, tulta la parola di Dio,
niente fuori la parola di Dio, ossia la Sacra
Scrittura, e nulla fuori di essa, che è divinamente ispirata, è tenuto come regola di fede e
di vita in tulle le chiese evangeliche.
2. La tradizione incerta e corruttibile non può
servire di norma infallibile ; e non si può considerare come tradizione dogli apostoli tulio ciò
cho è contrario a quanto di loro o dei loro compagni sta scritto.
I libri delli deutero-canonici della Chiesa Ro
PASSI DELLA SACRA SCRITTIRA.
Luca, XVI, 29. Abraham gli disse : Hanno
Moisò ed i profeli; ascoltin quelli.
Matt. , XXII, 29. Ma Gesii rispondendo, disso
loro ; Voi errate, non intendendo Io Scritlure,
nè la potenza di Dio.
II, Tim'., ih, li, 1'- Ma lu persevera nelle
cose che hai imparate , e delle quali sei stato
accertato, sapendo da cui tu le hai imparate ;
E che da fanciullo tu hai conoscenza delle
sacre Lettere, le quali li possono render savio
a salute, per la fede ch’è in Crislo Gesù;
3
REGOLA DI FEDE DELLA CHIESA ROMANA.
il cantico dei tre giovani nella fornace; lutti
quei libri vi son tenuti pure per norma di fede.
In terzo luogo la Chiesa stessa è la regola di
ciò che si deve credere, dandosi essa per infallibile ; tuttavia ella non ha deciso ancora in
chi sta il privilegio d’infallibilità, se nei vescovi
o noi concilii o nel papa, o nel papa insieme
col concilio.
Infine la Chiesa Romana intende che si segua
esclusivamente la sua traduzione latina, — la
cosi detta Vulgata, che è sostituita affatto all’originale.
DOTTRIKA ROMANA.
1. La fede è bensì una ferma convinzione
delle verità rivelate, ma ricevute nel senso della
Chiesa.
Dimodochò nel fatto la fede consiste nell’adorire aH’inscgnamento del clero, allo pratiche
del culto, alle tradizioni ed alle decisioni dell’autorità ecclesiastica ; ‘
2. Con una fedo intesa in siffatta guisa,
l’uomo non è ancora che passivo, dimodochò
ella sarebbe informe se non vi s’aggiungesse la
carità che no addiviene il principio attivo e
vitale;
.3. Quella parte passiva della fede è un atto
di ubbidienza e di sottomissione : ognuno vi ò
tenuto e può esservi costretto a forza; e l’infe
REGOLA DI FEDE DELLE CHIESE EVANGELICHE.
mana sono esclusi per le seguenti ragioni
esterno oltre quelle interne, tolto dal contertuto
stesso di quei libri :
a) Gesù Cristo non fa menzione che della
leggo, dei profeti e dei salmi, cioò delle tre
classi di libri reputati sacri dai Giudei ;
b) Mentre vi sono frequenti citazioni dell’Antico Testamento nel Nuovo, non ve n’ò una di
quei libri;
c) Mancano nel catalogo di Giuseppe e di
Filone, e non furono mai ricevuti dalla nazione
giudaica, custode degli oracoli dell’Antico
Patto ;
d) Gesù Cristo rimprovera ai Giudei varii
abusi, fra gli altri che aggiungono lo loro tradizioni alla parola di Dio, ma non rimprovera
falsificazione alcuna relativa al canone delle
Scritture ;
e) Quei libri non sono stati ricevuti dalla
Chiesa dei sette primi secoli, poichò non si trovano nel catalogo del concilio di Laodicea (364)
confermato da quello di Costantinopoli in 681.
■3. L’interprelaziono dei ministri non è ammessa come infallibile; una infallibilità perpetua, miracolosa nei ministri sembra dovesse
farli intolleranti e presuntuosi, e sarebbe per
lo meno inutile.
La Scrittura componendosi di due Testamenti
che a vicenda si spiegano, di libri cho a meraviglia s’accordano, di passi che reciprocamente
si chiariscono, non solo può interpretarsi da
per sè, ma mediante l’aiuto dello Spirito di Dio,
che non manca a chi lo prega con fede,
ella serve di criterio per ogni insegnamento
che venisse pur anche dato da un apostolo. In
conseguenza il diritlo esclusivo che s’arroga il
clero romano d'interpretare le Scritture è tenuto
per illegittimo, ed i ministri evangelici, lungi
dall’usurparlo o dal rivendicarlo per se medesimi, insistono sul dovere di tutti di leggere e
meditare le sacre Scritture.
Infine per ottenere il vero senso della Scrittura, si crede fra gli evangelici di dovere piuttosto ricorrere al lesto ebraico e greco, la Vulgata essendo una traduzione inesatta ed adulterata ; ed inoltre poi per rendere quel senso
famigliare a tutti, si crede di doverne fare altrettante traduzioni quanli vi sono dialetti nel
mondo.
Capo 11. — La Fede.
DOTTRINA EVANGELICA.
1. La fedo è bensì una ferma convinzione
della verità rivelata, ma ella è però essenzialmente una intera ed intima fiducia da quella
verità ispirata nel Salvatore Gesù e per lui,
come per lo Spirito che egli ci manda, in Dio
nostro celeste padre. Mentre, secondo la Chiesa
Romana, la rivelazione ti sottomette al papa
ed alla Chiesa, secondo gli evangelici ella ti fa
parte viva della Chiesa e ti sottopone a Gesù
Cristo come solo capo e maestro, a Dio come
unico padre ;
2. Non s’ammette conio vera, anzi ò riputala
vana opinione una fede passiva non operante in
carità ;
3. Infine siccome la fede non ò punlo un atto
PASSI DELLA SACRA SCRITTURA.
Tutta la Scrittura è divinamente ispirala od
utile ad insegnare, ad arguirò, a correggere,
ad ammaestrare in giustizia:
Giovanni,V, 39. Investigato lo Scritlure, perciocchò voi pensato per esse aver vila etorna:
ed esse son quello che testimoniano di me,
Rom., XVI, 26. Ed ora manifestalo o dato a
conoscere fra tutte le genti per le Scritture profetiche, secondo il comandamento deU’etorno
Dio, all’ubbidienza dolla fede: Isaia, Vili, 19;
Matteo, IV, 1-10; Marco, Vii, 1-13; II,
Tess., Il, L'i: 11, Tim., II, 2; VI, 20, e Gal.
I, 8, 9.
Giov., XII, 48. Chi mi sprezza e non riceve
le mie parole, ha chi lo giudica : la parola ch’io
ho ragionatii sarà quella che lo giudicherà nell’ultimo giorno.
Aggiungete : Giov., XIV, 26; XV, 26, 27;
I, Piet., I, 12; 1, Tess., II, 13.
passi della SACRA SCHITTL’RA.
Rom., X, 17. La fede adunque è dall’udita,
e l’udita è por la parola di Dio.
Ebrei, XI, 1. Or la fede è una sussistenza
delle cose che si sperano ed una dimostrazione
delle cose che non si veggono.
Matt., XXI, 21. E Gesù rispondendo, disso
loro : Io vi dico in verità che se avete fede e
non dubitate, non sol farete la cosa del fico,
ma ancora se dite a questo monte togliti di là
e gittati nel mare, sarà fatto. (Avete fede e non
dubitate).
Gal., Ili, 26. Perciocché tutti siete figliuoli
di Dio, per la fedo in Cristo Gesù.
Gal., II, 20. Io son crocifisso con Cristo, e
vivo non più io, ma Cristo vive in me : e ciò
4
DOTTRIIfA ROMANA.
dele può essere punito severamente come ribelle (l’inquisizione non si può spiegare diversamento] ; mentre poi. chi s’adopera alla santificazione prevalendosi dei sacramenti, di tutte
le grazie e degli aiuti della Chiesa, può anche
acquistarsi merito (prova ne sieno i meriti dei
santi e le opere soprarogatorie) ;
4. Infine si comprende che una fede di pura
adesione alla Chiesa, como ben dice Bellarmino, sia piuttosto da definirsi per ignoranza
che per conoscenza [ut melius definiatur jìdes
per igmrantiam quam per nolitiam], e si suole
sostenere meglio col las.ciare il popolo ignorante della divina parola specialmente che col
fàrnelo istrutto,
DOTTRINA evangelica.
di sottomissione ad una autorità visibile, ma
piuttosto un dono di Dio largito secondo il suo
beneplacito, una intima confidenza da lui ispirata, naturalmente non si può nò si deve in alcuna maniera imporla a chicchessia; e chi
crede bensì ottiene ogni grazia e benedizione,
ma senza averne alcun merito ;
4. La fede essendo il frutto dello spirito di
Dio, per la parola di Dio non solo è una conoscenza ben accertata della jerità rivelata, ma
ancora una illuminazione dell’intelletto, un passare dalle tenebre alla luce, che si deve agevolare col diffondere la luce della divina
parola.
passi della sacra scrittura.
ch’ora vivo nella carne, vivo nella fede dèi Figliuol di Dio, che m’ha amato, ed ha dato se
stesso per me.
■'Che Cristo abiti ne’vostri cuori per la fede,
Jacobo, II, 20; Gal. V, 6.
Vedi Matt., XI, 25; Rkt., II, 9; Giov.,
XVII, I; CoR., 1, 5; Col., Ili, 16; Ef., I,
17 é18.
(Continua).
L’IIOMO FOSSILE.
fContinuazione e fine).
Come dicevamo terminando l’articolo della
settimana scorsa, mostreremo adesso il perchè
non reggano gli accennati pareri.
1 Semiti non furono una razza di mistici nati
dalla confusione dei Camiti e dei Giapetidi. Nel
capo IX della Genesi, e in particolare nell’auguTÌo di Noè, vengono indicate tre epoche etnografiche distinte : « Or i figliuoli di Noè, che ilsciTono fuor dell’Arca, furono Sem, Cam e Jafet.
E Cam fu padre di Canaan » (ver. 18) ; e lo fu
pure di Cus ossia degli Etiopi, e di Misraim, cioè
degUEgizii; «E Cus generò Nimrod. Esso cominciò ad essere possente Jiella terra» (capo X).
Da ciò apparisce non soltanto che l’Africa fu iu
principalità popolata dai figli di Cam, ma eziandio che i Camiti ebbero una potenza ed una jciviltà precoce. Noè disse:» Maladetto sia Canaan:
sia servo de’ servi de’ suoi fratelli. — Benedetto
sia il Signore Iddio di Sem, e sia Canaan lor
servo. — Iddio allarghi Jafet, ed abiti egli nei
iabernacoli di Sem ; e sia Canaan lor servo »
(capo IX, ver. 25, 26, 27).
Ecco dunque chiarameute espressa la seconda
e la terza epoca etnografica, vale a dire la distruzione della potenza e civiltà prima dei Camiti,
per opera dei Semiti e dei Giapetidi ; indi Vallargamento dei discendenti di Jafet, ossia la conquista e la maggioranza ch’essi ottennero sulla
schiatta di Sem, e la dominazione loro universale. Si notino tra i figli di Sem, Elam, Assur
ed Aram, nomi che corrispondono alla Persia,
aU’Àssiria e alla Siria, e che mostrano come i
Semiti popolassero specialmente l’Asia : si notino pure tra i figliuoli di Jafet, Javan ed Elisa,
somi che la Bibbia dà alla Macedonia e alla
Grecia, e che additano i Giapetidi in Europa,
più che altrove ; e gli Europei hanno già portato
i loro stabilimenti in quasi tutta l’Asia. Cotesto
grande riscontro colla Bibbia cresce di valore
cnnsiderando altri dati scientifici ; per esempio,
i barlumi tradizionali della storia ci fan vedere
le tro epoche etnografiche indicate succedersi
col medesimo ordine in uno. stesso paese; cosi
nella Mesopotamia riscontransi prima i Nimrodi
camiti; poi Assur, semitico; ultimi, i Caldei,
indogermanici : e nella valle del Nilo, i Cusiti ;
gli Abissini dei Tigrè parlanti un idioma semitico ; infine, quegli Egizii che inventarono i geroglifici, d’origine giapetica.
Non ignoriamo che per qualche tempo corse
l’opinione che i Pelasghi (indo-europei) fossero
semitici, dietro l’autorità dell’eruditissimo Bochard. Ma da più profondi studii risulta che i
Pelasghi si sparsero per tutta quella regione che
si estende dal monte Argeo alle coste iberiche :
ed appunto il monte Argeo appartiene al paese
che divise in origine i popoli semitici dai giapetici (Vedi Dissertazione deirUeeren, nelle ilemorie
dell'Accademia di Gottinga). Si vegga pure al
capo X della Genesi il vers. 5 e si ammiri la precisione di Mosè, che assegna ai Javaniti le rive
del Mediterraneo, chiamate da lui giustamente
le isole delle genti. Tralasciamo per brevità altre
cose che potremmo aggiungere in proposito.
La seconda cosa notata cbe non regge si è, che
l’untià d’origine sta un'ingegnosa finzione. Basti
su ciò semplicemente osservare, che la caratteristica per la quale si distingue dai trapassati il
moderno incivilimento consiste nel riguardare
l’uguaglianza degli uomini come base d’ogni riforma e di progresso morale, e come un fine che
non è per anco raggiunto. Or noi sfidiamo chicchesia a ricavare questa verità, con certezza, da
altre fonti che non dal Vangelo ; egli solo insegna come dogma fondamentale la uguaglianza,
nella sostanza loro, delle intelligenze umane,
perchè derivanti dall’unità d'origine, di redenzione, di destino; la quale unità poi è in conseguenza il fondamento della fratellanza, senza di
che la dottrina dell’ugualità sarebbe imperfetta.
Per ultimo, la terza opinione che non regge è
che il primo popolo si trovasse nell'india o nell'Egitto, ecc., ecc. Ormai tutti gli eruditi sono con^
vinti che per armonizzare fra loro le varie memorie dell’antichità profanasu tale argomento, e
per fare induzioni plausibili, è d’uopo stabilire
per seggio del primo popolo, ossia dei Noachidi,
quel paese medesimo che fu da Mosè indicato,
posto sulle rive dell’Eufrate e del Tigri, poco
lungi dai monti dell’Armenia e quasi nel centro
del nostro emisfero.
Molti riscontri ancora vorremmo offrire, esistenti fra le narrazioni mosaiche e le scoperte
scientifiche, se non temessimo dilungarci più
che non conviene : tuttavia, pochi cenni ancora,
e poi chiuderemo.
Nel regno dell’Assiria, parte del territorio dove
fu la culla della specie umana. Babilonia e Ninive erano le due prinoipali città, e sul conto di
esse il poco dalla scienza scoperto s’accorda mirabilmente colla Bibbia; ma la Bibbia ne sa di
più. Non è guari però un dotto inglese ha rinvenuto i ruderi probabili di Babele, ed i signori
Botta e Layard estrassero dalle ruine i nomi di
tutti que' re assiri di cui le Sacre Scritture fanno
parola, o vari monumenti che attestano una ci
viltà molto avanzata; cotesti monumenti poi, di
mano in mano che si dissotterrano, confermano
anch’essi la veracità della Bibbia là dove indica
la provenienza degli Assiri dai primi uomini, le
discendenze loro, ecc., ecc. Altresì nell'Arabia,
le scoperte progrediranno col tempo, ad onta
delle difficoltà che presentano la segregazione e
l’odio deU’Arabo per tutte le altre razze : ma dal
suo isolamento e dal suo fiero carattere risultò
il sommo vantaggio che si conservarono le più
antiche memorie della terra. La sua vita è ancor
quella di Abramo ; i confini , la geografia del
paese, i nomi delle discendenze e delle città son
pur quelli che leggonsi nei libri mosaici : Niebuhr, Burckardt ed altri navigatori trasmisero
agli eruditi alcune iscrizioni contenenti notizie
e credenze dei tempi in cui Agar educava Ismaele,
progenitore degli Arabi, alla vita del deserto di
Paran.
Or chiudendo, senza aspettare che altri ci faccia
la domanda, chiederemo noi stessi : E dove andò
a finire il tema dell’Uotno fossile ? Si perdette.....
Oh ! si perdette, è vero ; e come no ! guardate
quanto piccino è divenuto fra mezzo ai pochi
esempi, ed anche offerti in breve, dt mirabile
accordo fra l’archeologia e la Bibbia! Proseguano
adunque gli eruditi i loro studii; eglino, siamo
certi, giungeranno a rimettere in credito la storia
mosaica, senza di che l’umanità rimane acefala,
cioè senza capo o principio.
IV o rr H SE K e:
SvBziA. — Movimento religioso.— Questo continua nello Stato: la Bibbia è diffusa grandemente
in guisa, che manca il tempo a stampare e legare
gli esemplari che vengono chiesti. I venditori
ambulanti e la predicazione de’ laici sono potenti
smezzi d azione. Semplici cristiani percorrono il
paese, vanno in cerca degli uditori, e sovente ne
riuniscono intorno ad essi delle centinaia. Certo
Ahnfelt ottenne successi prodigiosi col canto
unito alla predicazione : prima di cominciare o
negli intervalli di riposo ei suona la chitarra ; lo
Svedese ama la musica, quindi ascolta con piacere. Esistono due giornali, di uno se ne danno
via 10,000 copie : le scuole della domenica aumentano ; nobili dame , ricche e giovani, ripongono la gioia loro nell’occuparsi ad instruire.
Inoltre la Svezia possede asili d’orfanelli, rifugi, stabilimenti pei liberati dal carcere, un istituto di diaconesse, società che procurano lavoro
ai poveri , altre per visitare le i)rigioni, ed assemblee di missioni,ecc. Lo risvegliamento religioso cominciò fra i nobili. [\ie chrétienne.)
Utokho nomrnlro spretile.