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Anno X — N. 9. II SERIE 15 Maooio 1861
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DEIXA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità nella carità. — £pes. VI. 16.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE j LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
P«T lo Stato [franco a destioasùgne]____£. 3 00 i; In ToriììO aH’UÌBzio del Giornale, via del Principe
Per la Sviazera e Francia, id........... „ 4 25 > Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Per r Inghilterra, id..................... 5 50 > Nelle Provtscib per mezto di /ranoo-òolt»
Per U Germania id................... „ 5 60 i siit/», che dovranno essere inviati franco al Di
Non si ricevono associazioni per meno di un anno. C rettore della Stona Novslli.
All’estero, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Mcj-nieis, rue Rivoli;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra, dal signor G. F. Muller,
General Merchant, 20, Leadenhall Street. E. C.
SOMMARIO
Ai preti liberali nostri compatriotti— J^editazione bQ>lica: La risurrezione jjlla vita — PoUinica .
Lettera, del sig. Rihotti ai preti di Livorno e risposta dì un di ìoto — Not^^relwiose. : Valli Vaidesi, Livorno, Sicilia, Parigi.
}zione^|lla ^
■ Nomirel^
É
AI PRETI LIBERALI NOSTRI COMPATRIOTTI ♦
“ Noi sappiamo che il Clero italiano conta buon numero di liberali, cui forse manca quella risolutezza che si richiede nei grandi
momenti della vita sociale, politica e religiosa di un popolo. Or, ci
sembra che per questa parte eletta del sacerdozio sia giunta l’ora di
agire, non solamente come patriotti, ma eziandio come ministri della
Chiesa italiana. Permetteteci adunque che v’indirizziamo brevi e
sincere parole.
“ Voi convenite non essere un dogma il potere temporale del papa;
convenite che lo spirituale può stare senza il temporale, ed anzi che
questo nuoce al primo, ^ non foss’altro, per l’esempio che danno i
prelati romani di far più caso dell’imperio del mondo, deU’opiilenza,
del fasto, che non della santità, della povertà, dell’umiltà del Divino
Maestro, di cui si servono, con manifesto sacrilegio, come d’istro
* Col su riferito titolo, è stato diramato, fra il Clero liberale del regno un’ indirizzo di cui diamo i brani principali, che ci vennero comunicati. Red.
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mento, per sostenere i pretesi diritti di sovranità sopra una striscia
d* terreno die vogliono tenere staccata, iwliticament«, dal resto d’Italia ; voi infine, o liberali sacerdoti, desiderate e volete, al pari di
ogni buon cittadino, che l’Italia sia indipendente affatto dallo straniero, ed unita come nazione sotto un solo governo rappresentativo
ossia nazionale.
“ Ma ciò non basta alla felicità della patria nostra ; la indipendenza esterna e la interna libertà politica mancheranno sempre di
stabilità perfetta senza l’indipendenza e la libertà spirituale ; cioè,
l’indipendenza dal papa, come papa, ch’ò un’altro straniero, lo straniero dello spirito, il dominatore delle coscienze, e la libertà nella
forma di reggimento della Chiesa.
“ In una parola, nel dualismo dello Stato o della Chiesa, occorre
stabilire la voluta separazione : lo Stato in qualche modo rappresenta il corpo dell’uomo ; la Chiesa lo e])irito ; se dunque al corpo è
tolta la schiavitù, se acquistò la libertà ne’ suoi movimenti, quanto
maggiormente non sarà necessario che ottenga un tanto bene lo spirito, affinchè poi questo dia la spinta morale ai movimenti del corpo
stesso ? Oltre di cho, se in un governo costituzionale ogni cosa dee
reggersi costituzionalmente, come non avrà egli il suo riscontro nella
Chiesa ? Laonde se l’Italia ha uu nazionale governo, dee pur avere
una Chiesa nazionale, cioè libera, col suo Parlamento e il suo potere esecutivo.
“ L’opera è clebolmente iniziata; ma.voi, o preti liberali italiani,
salve poche eccezioni, ve ue siete rimasti finora in dis])arte, perchè
forse non ne concepiste tutta l’importanza. Oggidì però non dovete
più starvene indifferenti ; dovete farvi propugnatori della libertà
ecclesiastica, come lo siete della civile.
“ Per motto d’ordine assumete la formula espressa testé dinanzi
al Parlamento italiano dall’illnstre nostro Ministro, conte di Cavour
— Chiesa ubera in libero Stato — Schieratevi di fronte ai clericali, nemici d’Italia e di ogni libertà nel mondo, e combatteteli
colle pacifiche armi che il Vangelo ci somministra, poiché si tratta
di guerra morale, e di vittoria da riportarsi per la parola, la persuasione, la fede.
“ Voi dovete sapere che il papato ebbe gran parte nel rendere gli
Italiani o apatisti e indifferenti o inci'eduli o superstiziosi, quindi lo
rialzarli alla vera fede che salva, ridonando loro il puro Vangelo che
iqire le menti al vero e, purificaudoli, i cuori alla credenza in Cristo
Gesù, io rialzarli così, diciamo, ò opera santa cui già siete chiamati
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per l’attuale vostro ministerio medesijiio. Agite dunque in questo
senso, per tale scopo, ossia per lo scopo religioso, per il bene spirituale assoluto e per obbligo e scarico delle coscienze vostre, e cotesta
azione porterà eziandio i suoi frutti negli ordini politici, in quanto
che l’indipendenza c la libertà civile se ne avvantaggierauno grandemente secondo il detto divino: “ Cercate in prima il regno di Dio
e la sua giustizia e tutte le cdtrc cose vi saranno sopraggiunte ; ”
quindi anche il benessere politico.
“ CoH’invito presente che vi mandiamo non crediate che sia nostra intenzione di spingervi a protestantizzare l’Italia ; i nostri detti
non possono indurvi a tale pensiero: vogliam dire, a protestantizzare
l’Italia nel senso ristretto del luteranismo, del calvinismo, dell’anglicanismo ecc.; cioè, nel senso di sollecitarvi a prendere servilmente e
poco giudiziosamente dagli stranieri la forma per la nostra Chiesa.
“ Il piano è di fondarc'una Chiesa nazionale: se ne togliessimo
altrove la forma, anziché cercarla nel genio del popolo, non riuscirebbe mai nazionale, perchè mancante di originalità ; anzi non riuscirebbe a nulla, come avviene di una [)ianta esotica la quale trasportata in tt'iTa non propizia, vive alcun jwco, indi intiSichisce e
muore : lo nazioni hanno le loro particolari fisonomie e qualità morali ; a queste devono corris{X)ndcre le instituzioni.
“ Sotto altro pimto di vista, l’Italia non ha niente affatto bisogno
di essere protestantizzata : ci pare che la generalità protesti abbastanza del continuo contro lo sgoverno, le improntitudini e le pretese
della curia romana. Protestantizza anche troppo, ed è tempo che
alla protesta aggiunga l’azione viva, alla negazione l’aflermazione,
al ripudio la nuova credenza.
“ L’Italia non crede alla onnipotenza ed infallibilità del papa, ma
lascia che il papa segniti a sedere .sul trono di Dio, si faccia chiamar Dio e parli come Dio: ella non si cura di opporre alla formula:
“ Io, sommo pontefice, ho parlato, ogni esame è proibito ” la formula vera “ U’ scritto nel Libro di Dio”; ella confondendo il papa
con Cristo, l’usurpatore col sovrano, il Vangelo col breviario, il vero
col falso, stima tutto essere falso cd assurdo, ^opera vana l’occuparsene, e col cuore agghiacciato, senza affetto pei’ chi è amore, lascia
andare le cose come stanno.
“ Ripetiamolo, voi avete il motto d’ordine — Liberta’ della
Chiesa in libero Stato —
“ La Chiesa, il di cui capo è Cristo, è la raunanza dei credenti :
or, l’adesione passiva di questa Chiesa agli insegnamenti di una
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casta sacerdotale privilegiata, giudaica, uon vi par ella, per lo meno,
assurda, sofistica, innaturale ed anche impossibile ? Conviene adunque che la detta Chiesa, per essere veramente ima raunanza di credenti in Cristo, conosca gli oracoli divini, e per conoscerli ne cerchi
il senso genuino, ed ognuno per se verifichi sul testo originale se gli
insegnamenti che riceve dai Ministri del Vangelo sieno adesso veramente conformi. Gl’Italiani, nella fede, si trovano come pietrificati;
pietrificata è la Chiesa perchè la spontaneità cessò in loro; laonde, è
d’uopo far risorgere cotesta spontaneità nella lettura delle Sacre
Scritture, nella difesa dei veri dogmi, nella elezione dei Pastori.
“ Voi, o [)reti liberali d’Italia, unendovi a noi nell’opera della
evangelizzazione, affretterete eziandio l’afFrancamento nel vostro particolare. Ora siete schiavi gli uni degli altri, secondo la scala gerarchica nella quale vi trovate collocati. Senza parlare del clero inferiore, diteci se gli stessi vescovi sieno liberi nel pensiero e nell’azione?
Hanno certo una potenza sopra gl’infei'iori, ma eglino medesimi non
sono meno servi rispetto al papa e ai cardinali, da che formano questi una oligarchia dispotica nel governo della Chiesa.
“ Credete forse che alludiamo con ciò alla distruzione d’ogni gerarchia? Noi non entriamo in nessun particolare; anzi, se volete che
es[)rimiamo tutto il nostro pensiero, diremo che per parte nostra
siamo disposti a conservare tutto quello che non è contrario alla
parola rivelata.
“ Noi intendiamo il rinnovamento religioso di cui abbisogna l’Italia — e di tale bisogno dovremmo essere tutti d’accordo — in un
senso larghissimo, quale si conviene al genio del Cristianesimo. Facciamo consistere la riforma nel levare i disordini attuali alla Chiesa,
.sia riguardo principalmente ai dogmi, sia riguardo alla disciplina e
al governo.
“ L’importante sta iu ciò che sia Cristo ricevuto come il solo Salvatore e Mediatore, la sua grazia come il solo mezzo di salvezza, il
Santo Spirito come il Vicario, il Consolatore mandatoci in luogo del
Redentore, ed operante sui cuori senza intermezzo umano e materiale.
“ Del resto, noi ammiriamo nel Cristianesimo, appunto pei' essere
la religione vera, la sola vera, una inesausta potenza ed una corrispondente flessibilità, inseparabile dalla vita e dall’organismo, e tale
da seguire ogni progresso civile. Dietro ciò, non è da stupire se
morto è l’organismo di Roma papale, e spiegasi come si possa conciliare la più grande varietà nella forma delle Chiese evangeliche
coll’unità la più stretta nei pochi punti di fede.
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“ Forse vi saranno dei sacerdoti pii che bramerebbero vedere la
gerarchia attuale prendere l’iniziativa'del rinnovamento religioso in
Italia. Ma cotesto lodevole desiderio non può essere soddisfatto: l’attuale gerarchia non è al caso di compiere il suddetto ufficio ideale,
perchè è corrotta ; ella medesima ha d’uopo di riforma radicale, e i
romani prelati non sono certo disposti a smettere il fasto e l’oimleuza
cui sono abituati da tanti secoli : è, si può diie, eziandio contrario
alla natura sacerdotale il ritirar la Chiesa verso i ¡¡rincipii.
“ L’oi^era dev’essere dunque intrapresa in modo straordinario, dai
laici ossia da alcuni membri della Chiesa e da quella parte del clero
in cui si congiunge all’ ingegno la virtiì.
“ Accogliete quindi l’appello che facciamo a voi, o preti liberali,
che avete mente e cuore, e chiedendo la grazia di Dio che muove
l’uomo alle grandi operazioni — e nessun’altra è maggioie di questa
ch^di rigenerare moralmente l’Italia — ponetevi al lavoro e ricevete il saluto cristiano dai vostri fratelli iu Gesù Cristo ecc. ecc.
MEDITAZIONE BIBLICA
LA RISURREZIONE E LA VITA
Io Bono la risurrezione e la vita, chi crede in me,
viiTà anche quando sarà morto.
Giov. xi, 25.
Qual voce è questa che echeggia su d’un mondo sepolto da sei
mila anni nel sonno del peccato c della morte ? Per quaranta secoli
il paganesimo nou potè gettare alcuna luce sulle oscure regioni della
tomba : i suoi oracoli restarono muti intorno alla grande dottrina
della vita futura, e della risurrezione dei corpi. La Chiesa ebrea
¡stessa, quantunque illuminata dal Vecchio Testamento, pare che su
questo punto non fosse a miglior condizione ; e sebbene ne avesse
qualche debole tinta, pure non si avanzava che tasteggiando verso
l’eternità, appunto come un uomo di mezzo alle tenebre ; ed ei'a necessaria la morte del gran Vincitore onde far brillare agli occhi di
un mondo accecato il risplendente sentiero della vita. Fu Gesù che
introdusse una, sjxranm migliore, che infranse il misterioso velo
steso da seotili su tutte le umane generazioni ; ed oh maravigliosa
rivelazione ! questo corpo mortale, che deve decomporsi e sciogliersi
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in polvere, riuasccrà dalle sue ceneri istcsse e risusciterà glorioso !
Egli nou Karà {)iii uu terrestre tabernacolo, utia fragil teuda, ma
sarà incorruttibile e iujmortale! La bella trasformazione della crisalide nell’insetto, quella del grano clk muore, onde sbucciare dalla
sua tomba e formare una spica fertile, od nn fiore vezzoso e flagrante, sono altrettante v(/ci della natura die col loro silenzio proclamano questa grande verità. Ma il Vangelo lia pienamente rivelato
ciò che l'umana ragione ne’suoi più sublimi concepimenti uon seppe
immaginare. — Gesù ha posto in evidenza la vita e l'immortalità.
Lui, Stella brillante del mattino, mutò la morte in un mattino brillante ; e la sua risurrezione è il segno della risurrezione del popol
suo ; egli è il prinio frutto della messe immortale che deve venir
raccolta nei celesti granai.
Preziosa verità ! questa parola di Gesù brilla come l’arco baleno
in una valle oscura, e la morte perdo il suo stimolo. La tomba
rattiene quasi iu prezioso deposito le ceneri dei tìgli di Dìo, perchè
essi furono ricomperati. Nou parlate del Cristiano defunto quasi fosse
deposto in un vii sepolcro, no I ma dite piuttosto cli’egli è rinchiuso
in uno scrigno, donde Iddio lo farà uscire, quando mostrerà*<w/Ì2 i
suoi jyreziosi gìojelU; allora esso sarà rivestito d’una bellezza imperitura, a somiglianza del corpo glorioso del Eedentore. E intanto gli
spiriti celesti hanno l’ordine di vegliare su di lui sino a che la squilla
dell’arcangelo non dia il segnale della risurrezione. Gli angeli, zelanti mietitori, attendono la gran messe del mondo, quando Gesù
medesimo ritornerà non come la prima volta neU’umiliazioue e nella
prova, ma pieno di gioja pensando di raccogliere i suoi covoni, onde
riporli nel regno suo.
Cristiano afflitto, e privo di ogiri consolazione, tu che forse piangi
amaramente quelli che ti sono morti, consolati, giacché essi pure
risorgeranno: la corda d’argento è rilassata, ma non infranta. Forse
nel mentre ti trovi nella camera mortuaria, o vicino ad una tomba
appena chiusa, d sotto il peso di una dolorosa solitudine, e d’un triste silenzio, tu dirai: forsechè la polvere loderà Iddio?... Sì, fratello, essa lo loderà ! questa polvere quantunque insensibile ai tuoi
passi, alle tue lagrime, pure loderà il Dio die l’ha redenta per tutta
l’eternità, e proclamerà la verità dello di lai promesse.
Signore, a chi andremo noi se non a te f tu solo hai parole di
vita eterna !
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1»01LEW1CA
LETTERA AT PRETI DI LIVORNO
Ecco nella sua iutcgrità quella lettera, di cui ieaimo cenno nel
uiimero antecedente. Busseguenteniente all’epistola del sig. Ribetti
ai preti di Livorno, trascriviamo la risposta che da uu di loro venne
latta alla medesima, perchè ci dicano i signori Redattori della Stella
so dal suo stile questo prete si meriti si o no di essere annoverato
fra coloro a cui il dotto giornale ri serba l’ejjiteto à’ italiani.
<i Rcvcreudissimi signori,
« Lascio volentieri a voi ed ai vostri discepoli, « l’arte d’insiuuarvi nel
popolo, affino di spargere menzogne, calunnie e cattivo insinuazioni » (1),
contro cittadini onorevoli, non colpevoli d’altro se non di volere, come i
loro fratelli cattolici Romani, Graci-scismatici ed Israeliti, godere del diritto incontrastabile che hanno, di professare tranquillamente la loro fede
religiosa, e di celebrare il loro culto.
« La causa dell’Evangelo di Cristo che patrocino lealmente o pubblic.amente, non ha bisogno, per trionfare dei suoi avversari, di valersi dei loro
vergognosi raggiri. Son lieto di propugnarla a visiera alzata, convinto che
può dirsi privilegiato cliiunque è chiamato a difenderla.
« Fin ora, mi sono limitato a trattare le quistioni religiose nella Cappella
Evangelica, clic può contenere, al più, 200 uditori. Tranne i pochi scimuniti cd ubbriachi che vi furono mandati, per suscitar tumulti e scandali,
ad maiorein Dei (jloriam , tutti i miei uditori dichiarano che ingannate il
popolo, quando asserito che io sono l’apostolo dell’Ateismo, del Panteismo
e del Materialismo; quando dite, che io nego il Padre, il Figlio e lo Spirito
Santo; e quando, finalmente, avete il tristissimo coraggio di darp ad intendere ch’io rido del paradiso e deH'inferno , onde spingere il popolo aH'immoralità la più sfrenata. — G razie a Dio , la violenza di queste calunnie
basta per svelarlo, agli occhi stessi degli uomini i più semplici e i più
ignoranti.
« Coloro che intervengono al culto evangelico sanno che mentite, reverendi signori, quando dall’alto dei porgami e nei vostri scritti, mi accusate di
convertire i Livornesi alla fede evangelica col danaro. So vi preme il
(l) Lettera tlel Popolano Oaltolico al l’opolano Barbotto.
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vostro onore e se non volete, dai vostri correligionari stessi, essere tenuti
per calunmatori, pubblicherete i nomi e gl’indirizzi dei proseliti, che voi
pretendete essere stati da me comprati.
(! Dicevo un momento fa che fin ora mi sono limitato a trattare le quistioni religiose neUa Cappella Evangelica. Infatti, non sono l’autore delle
lettere dei signori Alete e Poli, quantunque abbiate detto e scritto, aggiungendo l’insulto alle vostre false asserzioni, ch’io sono l’autore di questi
opuscoli. Non mi vergogno di firmare i miei scritti. Quaudo discenderò
uell’arena della pubblicità, per spezzare una lancia con voi, lo farò a viso
scoperto, convinto che ne uscirò sempre vittorioso, grazie , non alla mia
forza, di cui non faccio nessun conto, ma alla superiorità delle mie armi,
che sono, il luon senso, la Storia e la Parola di Dio. — Colui che combatto per una causa ch’egli ama e tiene per santa, peritasi di avvilirla,
propugnandola coi tenebrosi raggiri, e con certe arti ignominiose, che destano il ribrezzo degli uomini dabbene. Egli le sdegna e le lascia volentieri
ai suoi nemici, convinto che questi son degni di quelle.
Voi mi accusate di conculcare la vostra religione (1). Vi prego di dirmi
in qual guisa potrei far ciò, supponendo che, amando la libertà per me
solo (2), trovassi gusto ad opprimere altrui. — V’impedisco io di celebrare
tranquillamente il vostro culto nelle vostre Chiese , di cantare messe , di
confessare e di predicate ? Ho forse pagato monelli o spazzini ubbriachi,
affinchè essi suscitassero nelle vostre Chiese timiulti scandalosi ? Ho io
fatto rompere i cristalli della Cattedrale ed imbrattare le sue porte con
fango ed immondizie ? Vi ho forse mandato qualche sciagurato, facendogli
credere ch’egli era sostenuto dal Governo, per insultarvi e minacciarvi
nelle case vostre ? I miei correligionari vi hanno forse dichiarato che , se
non smetterete di celebrare il vostro culto, sarete stillettati e gittati in un
fosso ? Or bene, signori, voi nou ignorate che tutti questi sfregi e queste
minaccie, furono fatte alla Chiesa Evangelica ed a me. — Ed avete l’ardire
di accusarmi di conculcare la vostra religione ! Come posso io conculcarla?—
Predicando? Le mio prediche vi tolgono esse il sonno? — Non ho forse
il diritto di celebrare il culto evangelico coi miei correligionari ? Potete
dirvi conculcati, unicamente perchè uon potete più, come pel passato, conculcare gli" altri ? Ho capito il vostro pensiero. —Non siete liberi, anzi,
siete conculcati, ogni qualvolta governanti e governati, principi e sudditi,
non obbediscono ai vostri cenni. La legge permette agli Evangelici di celeJjrare il loro culto; ma, se il Governo non chiude, colla forza, le loro chiese,
non incarcera coloro che le frequentano, non esiglia chi vi predica, e per
ii) Lettera del Popolano Cattolico al Popolano Balbetto.
Lettera d’un popolano ai suoi fratelli.
(2) Lettera del Popolano Cattolico al Popolano Barbettu.
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sino, nou nega loro uaa sepoltura onorevole, egli vi conculca, gli Evangelici
vi conculcano. Siete conculcati!
« Ma, mi dite ; a Siete un arrogante. Nulla lasciate d’intatto, nè uomini
nò cose che alla santa nostra religione appartengono ; conculcate con esecrabili bestemmie il sacramcntb dell’altare; vilipendete l’augusto segno della
nostra salute, la Croce; ingiuriate la Vergine Immacolata e l'avvilite poco
nieuo che donna da trivio ; scagliate invettive contro il capo visibile della
Cattolica Chiesa, attaccandolo non solo nel temporale, ma anche nello spi
rituale potere, ed appellate coi titoli i più ingiuriosi i ministri del Santua
rio , ecc. ecc. » (1). Ho il diritto, reverendi signori, ministri della verità ,
di domandarvi le prove di queste vostre asserzioni, che sono falso , dalla
prima all’ultima. Provate, se vi riesce, ch’io ho conculcato’, con esecrabili
bestemmie, il Sacramento dell’Altare, vilipeso la Croce, ingiuriato la Vergine, parlando di essa come d’una donna da trivio, scagliate invettive contro
il papa e contro voi ; altrimenti dai vostri correligionari stessi sarete tenuti
per calunniatori.
«. Mi accusate di averyi provocati, supponendo che ciò sia vero, ne avevo
il diritto poiché^la discussione è libera. D’altronde, chi vi costrinse a venir
nella Cappella, per sentire le mie provocazioni? Coloro ai quali nou piacciono i miei discorsi, se ne stieno a casa. Non costringo nissuno ad ascoltarmi'. Posso diro, però, che non provocai nè voi nè i vostri discepoli; anzi,
da un anno fui sempre provocato da voi.
« Chiamato quivi, 14 mesi fa, onde predicare l’Evangelo a pochi miei correligionari, io vidi il numero dei mici uditori aumentare rapidamente. Allora, un avvocato, vostro amico, venne ad intimarmi, senz’autorità alcuna,
lordine di smetter di celebrare il culto evangelico in Livorno. Colui che
appigionavami la Cappella, spaventato dalle minaccie di questo signore
e da quelle del Delegato del Porto, mi pregò di cercarne un’altra. In quel
tempo, spiegavo l’Evangelo evitando ordinariamente d’impugnare le dottrine papali, quantunque io ne avessi il diritto. Non vi avevo adunque provocati; eppure dai vostri amici (non voglio dire da voi), ero non soltanto
provocato ma oppresso.
«Apriiun’altraCappella;maecco che, mentre sto celebrando pacificamente
il culto, una domenica, coi miei amici, giungo una brigata di carabinieri
che fa sgombrar la sala. Pochi giorni dopo, il delegato di S. Leopoldo dà
l’ordine d’arrestar un cristiano evangelico , e mi esilia dalla città. — In
che, di grazia, vi avevo io provocati ? — Esercitando un diritto che mi
apparteneva, secondo i principii dflibertà di coscienza e dei culti, proclamati dal Governo ? — Avendo chiesto ed ottenuto un’udienza dal barone
iiieasoli. Governatore generale della Toscana, egli, prese le informazioni
(1) Lettura di uu Popolano.
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necessarie, diede al Governo di Livorno l’ordiuc di'lasciare che gli Evangelici celebrassero tranquillamente il loro culto. In quel tempo nd fu detto
che predicavàte ogni domenica nel Duomo contro il Protestantismo. Volli
sentirvi, c fui maravigliato neil’udire le calunnio cho scagliavate contro gli
Evangelici e la loro religione. Quelli, dicevàte, sono esseri infami, usciti
d’Averno e degni del capestro ; e (quella, consisto iiell’xiteismo, nel Panteismo o nel Materialismo. Il mio dovere era di rispondervi, e lo feci. Con
qual’esito, lo dicano coloro che intervennero alle vostre ed alle mie con
ferenze. Ohi aveva gitiato violentemente il guanto della sfida? (1) Voi.
Non avevo io il diritto di raccoglierlo? Una volta, è vero, i tempi correvano
molto più favorevoli per la vostra setta. Avevate il mostruoso potere di calunniar impunemente non soltanto, ma di esiliare, incarcerare, torturare o
bruciare i vostri awcrsarii.
« Ogni vostra parola era vm ordine ; ad ogni vostro cenno conveniva
obbedire. Ora, grazio al cielo ! non potete più imporro lo vostre dottrine e
la vostra volontà ai vostri concittadiui, colla forza. Ognuno è libero di ammettere 0 di non ammettere le vostre idee, d’intervenire o di non intervenire al vostro culto, di prostrarsi o di non prostrarsi davai^:! a voi. Ognimo
è libero di adorare Iddio secondo la sua coscienza , nelle sinagoghe , nelle
chiese romane , greche , od evangeliche. Ognuno , dopo aver ascoltate le
vostre violeuti declamazioni contro gli Evangelici, può, se gli talenta', recarsi, due ore dopo nella Cajipella loro, e sentirne la confutazione.
« Se avete il diritto incontrastabile d'impugnar le dottrine evangeliche ,
io ho quello di difenderle, e di combattere lo superstizioni c gli errori della
Chiesa Romana. Se la libertà della parola e della stampa esiste per voi,
esiste anche per me.
« Confesso che le vostre provocazioni furono e sono tuttora utilissime al
progresso della causa <che propugno. Quando calunniate gli Evangelici ,
più del consueto, la Cappella non può contenere le persone cho vi si accalcano.
« Non mi lagno adunque dei vostri attacchi ; essi mi fecer buon pro.
c( La Cappella attuale sembrandomi troppo piccola, por contenere le persone che intervengono al culto , specialmente la domenica sera, un’ altra
j)iù vasta, fu edificata, sugli scali dei SS. Pietro e Paolo.
« Se gli Evangelici hauno il diritto di celebrare il loro culto, evidente
mente, essi hanno anche quello di innalzar una Chiosa.
« Ma, reverendi signori, io so cho non siete di questo paiere, e che fa
costo tutti i vostri sforzi, per impedire Apertura della medesima Cappella
Valdese, sotto il protesto assurdo eh’essa inualzLisi nella vicinanza delhi
Chiesa dei SS. Pietro o l'aolo. <jra, tutti sanno ehe la nostra Chiesa, cho
(!) LctU'radi lui l’opolano.
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trovasi, iu liuca retta, a 100 metri circa dalla vostra, nò ò separata da uu
grande stabile, di tal guisa che, daH’una ò impossibile di veder l’altra, c di
sentir chi vi predica o vi canta, fossero pur dotati, predicatori e fedeli, di
voci stentoree.
« La vostra Chiesia ha la sua facciata sulla piazza che porta il suy nome,
ucl mentre che la Chiesa Evangelica, trovasi sugli scali dal lato opposto,
('hi volesse dall’una andare direttamente aU'altra, dovrebbe percorrere
circa 300 metri. Innalzando la loro Cappella sugli scali dei SS. Pietro c
Paolo, gli Evangelici vi hanno essi provocati? No, signori ; essi si valsero
di imo dei diritti i più elementari concessi loro dal Governo glorioso, che ,
gi'azie a Dio ed alla volontà nazionale, regge il nostro giovano e nobile
Regno d'Italia.
« Da uu anno e più, avete fatto di tutto per spingere il Governo e la
popolazione di Livorno airiutolleranza. Libelli, declamazioni calunniose ,
arti d’ogni geuere, ininaccie per incutere spavento, vi siete serviti di tutti
ijuesti mezzi.
« La Quaresima e la Pasqua vi offrirono un’occasione propizia per tentare noi pergami, nei confessionali e nei vostri opuscoli, uno sforzo dispe
rato. L’aiferraste cou ardore. I Livornesi però conservarono un couteguo
decoroso, convinti che ognuuo è libero di adorare Iddio secondo la .sua
coscienza, sia egli cattolico romano, greco, israelita od evangelico.
« Fidenti nel loro diritto, nell’imparzialità del Governo, e nel liberalismo
illuminato della po[)olazione livornese, che non si lascierà mai trascinare ,
da voi e dallo società che ricevon da voi la parola d’ordine, a commettere
atti barbari, intolleranti e degni del Medio Evo, i Cristiani Evangelici non
si lascieranno imporre dalle vostre arti malvagie. Essi bramano la libertà
di coscienza e dei cidti por tutti, e sperano che sarà loro dato di aprire ,
quanto prima, malgrado la vostra ingiusta opposizione, la Chiesa che edificarono sugli scali dei SS. Pietro e Paolo.
Ijivorno, 27 aprile 18(51.
li G. llmjiTTj, evautjdiio. »
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Ecco ora la risposta che da uno di coloro a cui era diretta la lettera che abbiamo riferita venne fatta: avvertiamo ad ogni buon fine
che la nostra ristampa è del tutto conforme all’originale :
QUI E SOLA VERITÀ’
« Signor Ribetti,
« La verità è una. Chiunque tenti dividerla e scinderla ingiuria la stessa
verità. Chi prova larvar l’errore illuder gli uomini, diffondere errori, confondendo insieme politica e religione, vero e falso, abusa della retta logica;
non unisce: divide: Anzi spande zizzania, e può dirsi genio malvagio: Questo
« quanto voi fate o tentate fare con la vostra lettera scritta 27 aprile 1861.
« La Religione è una, come una è la Verità: voi assumendo un’ingiusta
difesa: iniquamente calunniate chi in nuUa vi offese. Se vi teneste da qualcuno insultato? avevate il diritto di quello solo convenire, per esperimentare a chi de’ due ragion si dovesse : ma tutti insultando, con scritto pubblico ! Voi calunniaste e la Religione ed i ministri di quella. Non è qui
mio scopo dimostrarvi la verità della Cattolica religione, poiché impugnarla
o calunniarla, come voi fate, accenna, o di nulla vedere, o chiudere volontariamente gli occhi alla luce, che ovunque diffusa si trova e negli scritti
di S. Paolo, e nelle grandi opere dei Padri della Chiesa, e in tutti gli scrittori cattolici.
« L’arte di confondere le verità cai-dinali, con le disciplinari, le azioni
individuali, con le massime religiose, vi è propria e famigliare. A chi vi dimostri r infallibilità della religione e le massime vi accenni di cui fu dotata
dal suo Istitutore: a chi vi prova, che la Pede, la Speranza e la Carità, sono
le basi inconcusse su cui l’edificio si fonda : voi rispondete che in ciò non
discordano gli Evangelici : ma infatti smentite ciò che prima affermaste. Le
vostre parole distruggono le virtù accennate : offendono e religione : e ministri. Voi dite che il Prete sostiene la religione « coll'arte d’insinuarsi nel
jmjmlo affine di sparger menzogne, calunnie e cattive insinuazioni. » La
menzogna, la calunnia, le cattive insinuaiioni, distruggono non edificano :
scindono : non uniscono : nou onorano. Svergognano. Ora chi si adopra, a
tutt'uomo, a screditare e disonorare Religione e Ministri, si jwtrà dire die
parli ed operi secondo ragione, che sìa giusto ! che abbia carità? nulla di
tutto ciò; se nou che uno spirito sovversivo d’ogni moralità. Ad ogni Ecclesiastico incombe sacro dovere difendere e tutelare l’elemento religioso, anche per il bene della Società- chi si adopra a screditare i custodi del tempio
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santo, chi studia a disonorarli, a distoglierli dal dovere sacro, loro nffidato:
non vorrà sentirsi chiamare A'^enefico! Sovvertitore?
.« Se l’ecclesiastico predica! si calunnia come oppositore del progresso:
Se prudentemente tace! Si spregia per ignorante: Se scrive, rintuzzando lo
calunnie! si grida ambizioso. Così seminando le più nere calunnie, si duole
il protestante di esser calunniato !____È questa l’arte di che si servono a
recar confusione, e confondere vero o falso; luce e tenebre: E principio
certo e inconcusso che una sola è la vera Religione cattolica apostolica,
contro cui ne le porte d’averno, ne l'umana perfidia, mai trionferanno: sola
atta a conservare vincolo santo 'di carità e cattolica unità, e da cui sola
emana il maggioro di tutti i beni l’eterna felicità. Chiunque da questa si
discosti non aduna — disperde—chi ne allarga i precetti e dettami ne raffredda lo spirito che la anima : chi si appoggia alla sola fiducia in Cri.sto, e
non opera! è tralcio dalla vite staccato: Chi al vero eterno si oppone, altro
non fa che distruggere : chi impugna i sostenitori del vero tenta sovvertire
l’umana società. Ohi si adopra a togliere provvido il freno, che regge nel
retto sentiero: chi prova di sbrigliare le umane passioni, potrà gloriarsi di
aver seguaci pochi viziosi! ma mai di essere dalla parte della verità, della
giustizia, dell’equità.
« La Religione cattolica è una, essenzialmente indivisibile, come una ò
la verità, una la Logica, tutto potrà discutere, ma necessita separare l’errore
dalla verità, la luce dalle tenebre ; ma discuter materie religiose, senza tal
separazione, diventa una sovversione di principj, una confusione d’idee, ove
come sempre, così oggi va a frangersi l'umano orgoglio.
« L’insulto cho la vostra lettera reca a tutto il ministero Ecclesiastico, è
un vero delitto, poichò tenta screditar con la religione, l’onestà, di chi a
niuno recò molestia o fastidio; e siccome ad inorpellare la calunnia e l’insulto, dite di appoggiarvi alla Storia cd alla Scrittura; io ¿ico che l’una e
l’altra si oppone ai vosti'i detti —anzi avviene a chi intei*preta a capriccio
la scrittura, come avviene all’ape ed alla serpe suggono ambedue l’istesso
umore, nella prima miele diventa, nella seconda diventa veleno.
«. Cessate dal gridare alla calunnia. E riflettete che mai l'umana società
potrà goder tranquillità se scardinata venga da quel perno religioso da cui
solo la vera felicità emana. Chi rispondeva alla vostra lettera, questo rigo ?
Niuno odia. Ama la verità: desidera sia da tutti abbracciata. Non fu mosso
a prendere in mano la penna ne da invidia, ne da umane passioni. Non per
interesse, perchfe nulla cerca ne a voi ne ad altri. Ciò che disse fu sentimento di decoro e d’onore. Amor per la verità religiosa da cui solo la vera
felicità emana. Ove qiysti miei detti vi sembrino troppo generici ! li analizzerò al concreto se vi sarà bisogno; e se lo giudicherò o utile od opportuno.
Mi conforta un pensiero—Che il senno italiano è tale da distinguer il vero
dal falso; e però da se stesso conoscerà che accettare non deve l’infau-sto
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dono delle vostre dottrine, larvate dei nuovi e vecchi errori, quali presentano superficialmente strato di miele, ma in realtà sono micidial veleno, per
chiunque tenti assaporarlo.
Livorno, 29 aprile 1861
Fbanüesco Antonj, sacerdote.
NOTIZIE RELIGIOSE
Valli Valdesi — Sinodo della Chiesa Valdese. — L’annuo Sinodo della
Chiesa Valdese aprirassi, a Dio piacendo, a S. Giovanni, il martedì 21 del
corrente maggio.
Livorno—Nmvi disordini. — Gravi disordini simili a quelli cui l’energia c la lealtà del sig. Prefetto di Pisa pose'un pronto termine, in quest’ul
tima città, ormai sono diventati, si può dire cotidiani, in Livorno. Due sere
di seguito vennero rotti i cristalli alla Cappella valdese, cd il culto che ivi
si celebra interrotto con urli e minaccio da far spavento. B intanto co
deste autorità governative cosa fanno? Invece di tutelare, come sarebbe
dover loro, la libertà e la vita di pacifici cittadini, di niente altro colpevoli
che di essere sulle corna ai preti, esse mandano al governo di Torino rap
porto dietro rapporto sui disordini di cui sono cagione le adunanze evangeliche a Livorno, quasi insinuando che, per la pubblica quiete, si dovessero
far cessare. Davvero che una tal condotta non deve sorprendere per parte
di un Governatore che, anno fa, in circostanze analoghe, esiliava da Livorno por otto giorni, il Pastore valdese reo.....dei cattivi trattamenti
patiti 1 Ma quello che sorprende bensì, si ò che in una città così importante un Governo quale è il nostro seguiti a farsi rappresentare da uomini
che intendono in questa guisa la libertà !
P.S.—Dallo ultimo informazioni giuntoci ricaviamo che si è finalmente
proceduto aU’arrosto di parecchi fra i perturbatori, e che nello tasche di
cert’uni, siasi trovato non poco danaro. Un giornale Livornese dà altresì
come cosa certa essersi, a richiesta del R. Procuratore, iniziato un Processo
contro il Ministro Valdese, pel titolo di offesa alla Religione dello Stato, o
proselitismo a quella contrario. È noi di tal notizia andiamo assai lieti, non
bramando che una cosa : cho la luce si faccia, e trionfi il diritto.
Sicilia — Sotto il titolo di Brighe dei Valdesi in Palermo, leggiamo
quanto segue nel foglio clericale; Beligione spatria di quella città;
« Un ministro valdese, in un appartamento sopra l’abitazione del Cou-
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sole Americano, procura di far proseliti alla sua setta. Lo zrIo di Mons. Arcivüscovo .si adopera potentemente a tener vigili i pastori .subalterni sopra
queste insidie al gregge, non conosciut« mai in i’aleruio. TiO spirito della
cittadinanza 6 fortemente turbato per queste novifò. E non sappiamo defi
nire quanta imprudenza sia il voler tentare la suscettibilità dei Palermitani
«opra argomenti di cui sono gelosi, più che d'ogni altro ».
— Diffiuùone delle Sacri; Scritture. — Da lettera stataci comunicata, di
un Colportore di libri sacri, togliamo lo seguenti consolanti fiotizie ;
« Giunto ehe fui a N. N. misi il mio banco nella contrada maestra. Al
popolo parve una meraviglia la vista di tali libri, e molti ne fecero acquisto.
La qual cosa vedendo i preti cominciarono i loro soliti sermoni, dicendo
che io ora un seminatore di zizzzanie, u^uccisore d’anime, di popoli eco.
10 dissi loro che dii uccide l’anima 6 il peccato c non già la l’arola di Dio,
e molte altre coso che sarebbe troppo lungo il riferirvi. Intanto il popolo
eccitato da questi reverendi cominciava alquanto a tumnltuare, e non so
quello che mi sarebbe capitato senza l'arrivo di tre signori, che guardati i
libri, non solo ne fecero acquisto, ma presero le mie difese e quelle doU’Evangelo ehe mi dissero di conoscere fin dal 1S4S, ed in quel giorno, grazio
in parte a loro, vendetti per più di 40 franchi. — L'indomani si cercò, per
parte sempre dei preti, di farmi mandar via dalla polizia; ma siccome le
mie carte erano in perfetta regola il Delegato a cui si rivolsero, rispose che
non gli spettava di dare ordini contrarii allo Statuto, e così fui lasciato libero di proseguire la vendita. Il dopo pranzo essendosi recati al mio banco
tre dei personaggi più cospicui della città, cd avendo ciascun di loro comperato una Bibbia e qualche trattato, questo fatto fu di tale spinta agli
astanti, che in quel giorno vendetti per oltre i GO fr. Uno dei signori cho
11 giorno prima avea fatta la mia difesa, tornò, facendomi molte domande
intorno alla mia credenza. Io gli risposi, che la mia credenza si riassumeva
neH’aecettare, come regola di fedo e di condotta, tutto quanto ci viene insegnato nella Parola di Dio, respingendo qualunque ammaestramento o
dottrina che sia alla medesima contraria. Egli mi strinse la mano e mi disse ■.
siamo quivi parecchi di questa medesima credenza. — I preti vedendo che
pel mezzo delle autorità non mi potevano nulla, si appigliarono ad altro
partito. Alcuni individui vennero da me, dichiarandomi che se seguitavo a
vendere di questi libri, non avrei portato le mie ossa fuori della loro città.
Non siate per questo in soverchia apprensione a mio riguardo. Iddio è potente abbastanza da liberarmi, come ancora tutti coloro che in Lui confidano ».
Parigi — Ldlera ài Sinodo della Chiesa Valde&e. — La Conferenza generale dei pastori francesi riunita in Parigi nell'aprile scorso, prima di di-
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vidersi, ha deliberato l’invio del seguente indirizzo al Sinodo della Chiesa
Evangelica Valdese, che sta per aprirsi in S. Giovanni.
« Parigi, 23 aprile 1861
« Signori, onoratissimi fratelli in Cristo Gesù.
« La generale Conferenza dei pastori, anziani e diaconi appartenenti alle
varie frazioni del protestantismo francese, presentemente riuniti in Parigi,
ha incombenzato il suo Ufficio di far pervenire al vostro Sinodo l’espressione
della cristiana di lei simpatia, nelle commoventi circostanze in cui trovansi
la Chiesa vostra e la Patria vostra.
«Il vostro passato glorioso, il recente ricostituirsi e l’estendersi delle
vostro chiese, sotto la benedizione di Dio, e mediante l’applicazione dei
grandi principii di religiosa libertà che alla fine trionfarono nel vostro paese,
nonché la bella e vasta missione cristiana che da Dio vi viene provvidenzialmente affidata nell’Italia fatta padrona dei suoi destini, concorrono a
stringere i vincoli che già ci uniscono a voi, e ci spingono a chiedere al
Datore di ogni grazia, ch’Ei vi diriga e vi sorregga nell’adempimento dell’opera grande e santa che vi ha affidata.
« Deh! vi sia concesso di far sentire all’Italia tutta, ora resa accessibile
alla Bibbia, quelle verità dell’Evangelo che, un tempo, essa udì dalla bocca
dei Riformatori!
« Grazia e pace vi sieno date da Dio Padre, e dal Signor nostro Gesù
Cristo !
« In nome e per mandato della Conferenza generale dei pastori, anziani
e diaconi di varie chiese, riuniti in Parigi, in numero di ottantasette.
Jl vice-presidente: E. FATJcnER — Il presidente : F. Monod,
r ^ f Ad. Duchemin, past.
Tsegretar^^ Laìon, pastore.
Non occorre che diciamo di quanto conforto sieno per riuscire alla Chiesa
Valdese tali parole di benevolenza e d’incoraggiamento inviatele da un’Assemblea tanto rispettabile e i dì cui membri, tutti ne siamo certi, si sentiranno impegnati, ad assecondare con molte e fervide preghiere i deboli
sforzi della loro consorella.
Woigt Giovanni gerente
TORrNO — Tipografia CLAUDIANA, diretta d» R. Trombetta.