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ECO
DELLE WU VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
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Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. H
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TORRE PELLICE 15 Marzo 1974
Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Protestantesimo
e cultura
Nel corso della trasmissione televisiva « Protestantesimo », che giovedì
scorso rip^rendeva con un filmato alcuni momenti della recente manifestazione pubblica milanese sull’attualità
della protesta valdese, Giorgio Bouchard ha accennato a un punto nevralgico della vocazione cristiana quale il
valdismo primitivo l'ha intensamente
vissuta: la povertà di una chiesa che
si fa disponibile per il servizio del suo
Signore, spoglia di tutto; ricchezza,
potere, prestigio, cultura. L’associazione di quest’ultimo termine ai precedenti non mi ha convinto: sarei contento che se ne discutesse.
Credo di capire in qual senso Giorgio Bouchard ha parlato, in questo
contesto, di cultura’. C’è una cultura
coltivata e goduta egoisticamente e
Calvino, ad esempio, ha considerato
con sospetto ogni forma di cultura che
on servisse alla predicazione e diffusione dell’Evangelo o comunque a fini
’utilitari’, cioè di servizio al prossimo:
la sua battaglia è sui due fronti e mentre da un lato opera per lo sviluppo
della scuola e della cultura popolare,
dall’altra è continuo lo scontro con i
’libertini’ ginevrini e non, cioè in fondo contro l’affermazione pagana dell’Uomo centro del mondo, propria dell’Umanesimo e del Rinascimento, né
diverso significato ha il dibattito e lo
scontro radicale fra Lutero ed Erasmo,
fra il Riformatore e l’Umanista sia
pur cristiano.
È quindi lecito e anche doveroso
porre anche oggi la domanda: nel settore dell’umanità che si può genericamente definire ’colto’, la cultura non
è posseduta e goduta spesso in questo
modo egoistico, o quale potere tecnocratico o quale evasToñé"es'tética? ' Certo, così è non di rado, forse anche fra
le nostre sparute file protestanti. Non
mi pare, tuttavia, che questo sia il pericolo maggiore, direi anzi che per
quanto riguarda la nostra chiesa valdese il rischio è proprio l’opposto: fra
■'’oi si legge poco, di tutto, nelle Valli
Valdesi come nella diaspora italiana,
nelle campagne e in provincia come
nelle metropoli, a parte pochi ’addetti
ai lavori’ (e anche qui, spesso, in modo molto settoriale, imposto anche dal
tremendo dilatarsi e specializzarsi dello scibile). E le conseguenze ci sono:
diffusa ignoranza, banalità, mancanza
di nerbo e di spirito critico, disponibilità a demagogie di ogni tipo, o disorientati o intruppati. Si potrà obiettare la mancanza di una cultura popolare (anche teologica), solida nei fondamenti, divulgativa nella forma; ma
è un’obiezione solo in parte consistente, poiché vi sono ormai in molti campi pubblicazioni e collane a un buon
livello divulgativo. Si potrà ancora
obiettare la carenza della scuola nel
formare persone ’colte’, e ricordare
tutto il dibattito sulla ’scuola di classe’, ma anche qui mi pare che le obiezioni non possano rappresentare un
alibi per la diffusa e vile pigrizia di
di fronte alla passione e alla fatica
della cultura.
Nella nostra situazione di diffuso
spirito anticulturale, e antiteologico,
non mi sentirei quindi davvero di sostenere che dobbiamo impoverirci della nostra cultura. Ne abbiamo poco da
'.’elidere, in tutti i campi. Ma soprattutto, credo che non dobbiamo farlo.
Perché? Perché abbiamo ben chiarito
che la povertà vissuta dai valdesi primitivi è stata non una ’virtù’, magari
meritoria, di cristiani di prima classe,
bensì una scelta funzionale centrata
sulla sola cosa ritenuta necessaria: la
predicazione dell’Evangelo (e non è,
questa, anche un’operazione culturale?). Ora, una povertà culturale è funzionale in vista della predicazione dell’Evangelo? Forse per certi settori delV "evangelismo”, si, e vivono di conseguenza. Per i cristiani della Riforma,
no. L’Evangelo è predicato non quando
ci si limita a ripetere letteralmente la
Parola di allora né quando si cerca,
del resto invano, di ricostruire il quadro storico di allora e di forzarvi dentro l’oggi, bensì quando — fidando nell’intervento dello Spirito della verità —
l’uomo di oggi ascolta risuonare viva
oggi la Parola antica.
Ma per questo ci vuole uno sforzo
culturale intenso e continuo: nel predicatore, anzitutto, ma pure nell’ascoltatore, che è anche sempre a sua volta testimone, se non ’predicatore’ in
senso tecnico. Uno sforzo culturale in
due sensi, che s’intrecciano: il credente riflette sulla Parola, cioè fa teologia,
e compie questa riflessione in relazione a tutti gli aspetti della vita, cioè
fa cultura. Il protestante non ha un
sacro magistero che gli spiega tutto
per filo e per segno e gli dice quel che
deve fare; ma ascolta, legge, pensa, discute, opera in una comunione di fede e di ricerca nella quale la predicazione in senso specifico ha certo un
'Sto centrale, ma è pure essenziale
da parte di tutti l’apporto nonché il
discernimento degli spiriti, cioè il con•'ollo critico della fede nutrita della
Parola e vivificata dallo Spirito.
Tutto questo è costitutivo del protestantesimo, ma ci mostra pure quale è, a tutti i livelli e in tutti i settori,
la nostra miseria. Di fronte ai grandi
nroblemi umani di oggi, siamo disarmati c confusi o confusionari; o ce ne
stiamo zitti, o ci riduciamo a ripetere
viù o meno conformisticamente tesi
sostenute da altri, e anche quando tentiamo una via più autonoma, stentiamo tanto a trovare e indicare una linea evangelicamente autorevole. Naturalmente, chi in questa situazione cer'! di far qualcosa, è sotto il tiro; ma
in questo caso il proverbio è sbagliato,
' anche chi non fa, sbaglia.
Certo, il rapporto Evangelo-cultura è
tutt’altro che un idillio; l’epoca ardente della Riforma l’ha mostrato. Paolo
aveva parlato della “follia” dell’Evangelo e si era rivolto a chiese, come
quella di Corinto, dove c’erano "non
molti sapienti", poca gente ’colta’. Tuttavia, se lo poteva permettere un uomo versato come Paolo nella cultura
teologica e ’profana’, e lo scriveva a
fratelli ai quali non esitava a dire: è
tempo che vi svegliate, dovete crescenella fede, non potete sempre resta-e dei lattanti, cristiani senza radice
né nerbo esposti come banderuole a
ogni vento dì dottrina!
A questo punto, lo spunto offertomi
da Giorgio Bouchard si è ridotto a un
pretesto... Può forse essere anche que.:to un servizio fraterno!
Gino Conte
fi
SI SVOLGERÀ’ A ECUMENE IL 16-19 MARZO 1974 IL 3“ CONGRESSO F.G.E.I.
Predicazione dell’Evangelo
nella lotta per il socialismo
Il tema di questo congresso « Predicazione dell’Evangélo nella lotta per
il socialismo » dev'essere considerato
un punto di arrivo e un punto di partenza.
Un punto di arrivo, anzitutto. Il movimento giovanile evangelico vive da
molti anni il problema del rapporto
tra vocazione cristiana e militanza socialista. S’è trattato di anni difficili, in
cui problemi non lievi di natura organizzativa e istituzionale si sono sommati ai problemi fondamentali della
fede e dell’identità cristiana nel secolo delle rivoluzioni prolètarie. S’è trattato però anche di anni fecondi, proprio nella misura in cui s’è tentato,
con una ricerca faticosa, largamente
solitaria e non ancora conclusa, di far
chiarezza teorica e pratica su uno dei
nodi cruciali dell’esistenza e della testimonianza cristiana nel nostro tempo. Non sono mancati gli errori, le incertezze, i cedimenti. Ma il travaglio
di questi anni non sembra essere stato vano. Lo attesta, in piccolo, la formulazione stessa del tema del congresso, con la scelta meditata e oculata
dei vari termini che la compongono
e il rapporto non di subordinazione o
di identificazione ma di correlazione
istituito tra « predicazione dell’evangelo » e « lotta per il socialismo ». Queste cose ci sono oggi più chiare di
quanto non lo fossero alcuni anni or
sono. La formulazione del tema esprime in maniera adeguata la posizione
raggiunta a questo punto del nostro
cammino. Non è ce^rtp/ la meta finale,
è però una tappa* impÓrtante. Il tema
del congresso, così formulato, rivela
quindi una intenzione teologica e politica abbastanza precisa: si tratta, in
effetti, di una formulazione program
Dal 16 al 19 marzo ha luogo a Ecumene (Velletri) il terzo congresso della
Federazione della Gioventù Evangelica
Italiana. Il tema è: «Predicazione deli'Evangelo nella lotta per il socialismo ».
Pubblichiamo l'introduzione della relazione tenuta a Ecumene dal pastore PaoI lo Ricca sul tema del congresso.
I
matica, che conclude e supera le fasi
precedenti di riflessione e di dibattito.
Siamo partiti da Ecumene 1969, con
quello che fu l’ultimo congresso GEI
(Gioventù Evangelica Italiana) e il primo congresso EGEI (Federazione giovanile unitaria). La mozione finale cominciava con queste affermazioni: « I
gruppi e i movimenti giovanili evangelici conquistano la loro unità rispondendo alla comune vocazione rivolta
loro da Cristo. Il contenuto concreto
di questa vocazione è costituito da un
impegno di vita non individualistico,
nei confronti degli idoli e delle strutture di peccato del mondo. Oggi questo contenuto si esprime nella lotta
unitaria anticapitalistica ». Qui sono
evidenti le tracce di una « teologia della rivoluzione », in auge all’indomani
del ’68, che tende a risolvere la fede
in politica e, inversamente, la politica
in fede, col risultato di snaturare sia
Luna che l’altra.
Il 2® congresso FGEI (S. Severa 1971)
segna un momento di maturazione. Il
congresso riconosce che i due problemi fondamentali che i giovani credenti hanno ogg^ di fronte sono « quello
della confessane di fede e quello di
un impegno realmente anticapitalistico », entrambi considerati « aspetti
della testimonianza cristiana ». Tra loro esiste « una tensione », la quale
Le nuove "eresie” dele chiesa :
piwsismo e interdessismo
L’interclassismo è l’ultima delle “eresie” di cui s’incolpa oggi la Chiesa.
L’accusa le viene da sinistra. Da destra le giunge invece quella di pluralismo. Basta guardarsi intorno, leggere i giornali e le riviste, stare attenti
a quel che avviene dentro e fuori delle nostre mura. È di quest’anno la
fondazione ad Aix-en-Provence di una
nuova Facoltà di Teologia protestante,
che è sorta espressamente in opposizione a quelle di Parigi e Montpellier
accusate di pluralismo. L’ultimo fascicolo di « Gioventù Evangelica » (n. 26
di ottobre-dicembre 1973), dedicato ai
temi che saranno discussi nel prossimo Convegno Nazionale della FGEI, è
tutto centrato suW’interclassismo, con
contributi vari, soprattutto di pastori,
su quello che dovrebbe significare « e.ssere testimoni di Gesù nella lotta di
classe per il socialismo » nelle varie
sfere d’azione della lettura biblica, della predicazione, dell’uso dei mass media e dell’insegnamento teologico. Ho
già espresso direttamente alla redazione di quel periodico il mio punto di
vista personale sull’argomento, e non
mi ripeterò qui Del resto i lettori delVEco-Luce che non leggono Gioventù
Evangelica non mi comprenderebbero,
è materia definita « pesante » dallo
stesso direttore della rivista, e va letta e meditata con la dovuta ponderazione. Io l’ho fatto per conto mio, e
ne ho tratte alcune riflessioni, che sintetizzo qui brevemente:
1 ) Lettura « di « classe » delle Sacre
Scritture: è uno dei leit-motiv della
maggior parte degli autori (in particolare Giorgio Girardet p. 3-4, Sergio
Ribet p. 15-19, Marco Rostan p. 21-23
e Franco Giampiccoli p. 25-27) e con.siste in questo: oggi non si può né si
deve fare una lettura « neutra » della
Bibbia; essa sarebbe sempre strumentalizzata, cioè — per dirla con Girardet — « condizionata dal posto che abbiamo scelto (o nel quale ci siamo trovati coinvolti)», e tale lettura viene
chiamata di classe « nel senso che accettiamo esplicitamente — è sempre
Girardet che scrive —, come criterio
interpretativo, il fatto che le lotte in
corso che dividono l’umanità sono lotte di classe, e che noi in esse non prendiamo un atteggiamento di impossibile neutralità ma ci troviamo dalla
parte di coloro che lottano per la liberazione degli oppressi e più esplicitamente per un socialismo rivoluzionario » (p. 3).
Qra è ovvio che ogni lettura presuppone un incontro-scontro tra il contenuto, oggettivo, della roba letta e il
modo, sempre soggettivo, di chi legge.
In altre parole, la nostra lettura è
sempre condizionata dalla nostra umanità, cioè è sempre una lettura di classe, vuoi borghese vuoi proletaria, comunque la si voglia determinare. Allora, perché privilegiare una lettura
di sinistra ad esclusione di qualunque
altra? Fare ciò vuol dire dimenticare
che la lettura biblica, pur essendo
umanamente soggettiva, dovrebbe rivestire — almeno per noi cristiani —
un carattere diverso, se crediamo alla
azione dello Spirito Santo, cioè alla
sua testimonianza interiore e diretta:
un « luogo » teologico quasi assente
presso gli undici autori presi in esame, se si fa eccezione di un breve accenno di Eugenio Rivoir (p. 7), ma che
oggi non dovrebbe essere estraneo ai
nostri dibattiti, dato che ci viene soprattutto dall’ala sinistra della Riforma, oggi rappresentata, nell’evangelismo italiano dai gruppi cosidetti informali. Cosa vuol dire tutto ciò? Le
domande di Rivoir al riguardo sono
pertinentissime. Certo, non si tratterà di rifugiarsi nell’interiorità velandoci la faccia di fronte alle ingiustizie
del mondo! Vuol dire solo che la nostra lettura sarà meno dogmatica, meno aprioristica, più aperta a quel che
veramente Dio ci dice, pur sapendo
benissimo che anche gli scrittori biblici furono uomini come noi. In tutto ciò non c’entrano più né l’interclassismo, né l’aclassismo, né il classismo,
e tanto meno il pluralismo!
2) Senso e portata della predicazione
(cf. Paolo Pioppi p. 1-2, Eugenio Rivoir p. 5-7 e Giuseppe Platone p. 28-30):
Sia che si giudichi non rivelare l’attuale predicazione che « un rapporto
piuttosto artificiale con la Bibbia »
(Pioppi, p. 1), sia che alla predicazione discorsiva si preferisca quella fatta di sole azioni (Rivoir, p. 5-6), sia che
si lamenti la superficialità predicatoria
di chi banalizza il messaggio del Vangelo « con delle sbrodolature che non
hanno nessun rispetto né di Dio né
tanto meno degli uomini » (Platone,
p. 28), tutti son d’accordo nel rilevare
che la predicazione, come oggi vien
fatta dai pulpiti, non soddisfa più nessuno. Che fare allora? Stare zitti o
scioperare l’ascolto? A questi interrogativi Platone avrebbe potuto benissimo aggiungerne un altro, chiedendosi,
per esempio, perché oggi non si parli
più di predicazione comunitaria; non
quella fatta a tavolino dalVaddetto ai
lavori (il pastore o il suo tappabuchi
laico!), ma quella preparata almeno
una settimana prima da parte di tutti
i membri « responsabili » della comunità, che non sono necessariamente il
pastore con i diaconi e gli anziani ma
tutti quelli che hanno ricevuto un dono (carisma) dal Signore, e centrata
sui temi vivi del momento, il pane
quotidiano, la famiglia, il lavoro, il
partito ecc. In questa ricerca comune
del messaggio biblico, fatta con l’umile richiesta dell’assistenza dello Spirito Santo, le barriere di classe cadranno innanzi tutto tra di noi, il che —
scusatemi l’inguaribile spirito borghese — non sarebbe roba da poco, se è
vero quanto scrive Pioppi, che « spesso
le lotte sociali promosse da qualche
gruppo all’interno delle comunità sono sfociate in rottura aperta fra i
membri di chiesa » (p. 1).
3) Uso dei mass media (cf. Gianfranco Manfredi, p. 30-32):
Di tutto il contributo di Manfredi
dovrei dire una sola cosa, che esso
giustifica appieno il suo titolo: Fantasia e spettacolo al posto di sermoni e
stampa parrocchiale! Solo che un po’
d’umorismo non avrebbe guastato,
specie là dove se la prende — e del
tutto ingenerosamente — soltanto con
Giovanni Gönnet
(continua a pag. 4)
« può essere vissuta in modo significativo soltanto avendo deciso di partecipare direttamente alla lotta che il
proletariato conduce contro l’organizzazione capitalistica di questa società,
per la sua liberazione ». D’altra parte
i giovani evangelici « riconoscono la
necessità di esprimere la loro fede, di
predicare, di annunciare il Regno che
viene, si pongono il senso della preghiera e dell’adorazione. Sono consapevoli del fatto che la fede non si esaurisce nella lotta per il socialismo, che
la lotta anticapitalistica non ricopre la
vocazione cristiana, ma sanno altresì
che la loro pratica sociale può essere
arricchita dalla fede e che, viceversa,
è quella stessa pratica che può aiutare
la comprensione dell’évangelo e della
propria fede ». Perciò i giovani « riaffermano la necessità di leggere la Bibbia... Solo attraverso un legame costante e dialettico fra la parola e la
pratica, ritengono che sia possibile
trovare una predicazione che sia fedele all’evangelo e che parli al nostro
prossimo ». Qui appaiono superati gli
equivoci della « teologia della rivoluzione »: la confessione di fede non si
identifica con l’impegno politico, anche se non ne può prescindere. Il lavoro politico all’intemo del proletariato è « prioritario e fondamentale » per
i credenti, e d’altra parte « la fede non
si esaurisce nella lotta per il socialismo ». Tra posizione di fede e scelta
politica c’è rapporto ma non confusione; c’è correlazione, non identificazione. Il tema del nostro congresso riprende e prolunga le linee tracciate a
S. Severa, con qualche leggera e significativa variante: anziché la « confessione di fede » si mette in primo piano la « predicazione dell’Evangelo » e
al posto del discorso negativo (« la fede non si esaurisce nella lotta per il
socialismo ») si avvia il discorso positivo ( « la predicazione dell’Evangelo
nella lotta per il socialismo »).
Un punto di arrivo, quindi, a partire
dal quale è possibile valutare, in retrospettiva, il cammino percorso. « Predicazione dell’Evangelo nella lotta per
il socialismo »: quali posizioni appaiono, alla luce di questa formulazione,
superate o decadute nell’ambito del
movimento giovanile evangelico? Se
ne possono indicare almeno tre:
a) La posizione integrista che tende ad assorbire e diluire l’Evangelo
nella lotta per il socialismo. Il nostro
tema esclude questa posizione: se la
predicazione dell’evangelo è nella lotta
(per il socialismo), vuol dire che non
è la lotta stessa: ed è Vevangelo che
che si predica, non il socialismo.
b) La posizione apologetica che
tende a considerare l’Evangelo come
implicito al movimento della storia,
che sarebbe già in sé carica di reconditi significati religiosi da enucleare e
illustrare. Il nostro tema esclude ariche questa posizione: parla di predicazione deH’Evangelo, cioè di una parola non implicita ma esplicita, non
interna ma esterna.
c) La posizione di « dialogo » tra
marxismo e cristianesimo che. malgrado la funzione positiva avuta negli
anni passati, tende a trasformare il
discorso di fede in un sistema religioso
chiuso e la posizione politica in un sistema ideologico chiuso. « Predicazione » e « lotta » sono invece due nozioni
che indicano e descrivono situazioni
aperte e in movimento.
Punto di arrivo, il tema di questo
congresso è però anche, e largamente,
punto di partenza. E l’enunciazione di
un programma, ma lo svolgimento è
tutto da fare. Abbiamo sin qui scartato alcune vie che parevano vicoli ciechi o scorciatoie. Ma quale sarà la
prossima tappa del nostro cammino?
Qual’è la via stretta ma aperta che
l’Evangelo ci vuole far percorrere?
Quale evangelo, o meglio quale aspetto dell’evangelo è da predicare nella
lotta per il socialismo? E quale potrà
essere il « pulpito » dal quale predicare? E in che cosa consisterà, concretamente, la lotta per il socialismo assunta come contesto della predicazione dell’evangelo? Tutte domande aperte, tutte domande che ci superano, tanto più che le risposte non potranno
essere teoriche ma soltanto pratiche.
Siamo dunque veramente agli inizi,
di fronte al tema « Predicazione dell’Evangelo nella lotta per il socialismo ».
Non siamo arrivati. Siamo appena
partiti. Paolo Ricca
2
pag. 2
N. 11 — 15 marzo 1974
VITA METODISTA
.!-■ V A ; . \.llà
a cura di Valdo Benecchi MEDITAZIONE BIBLICA
l'ìtiiierarìii"ili mscita del netodisnio italiano Sia fatta la Tua volontà
Con questo primo intervento incominciamo a ripercorrere l’itinerario
che oserei definire di crescita che ha
percorso la Chiesa Evangelica Metodista d'Italia dal 1968 ad oggi.
Partiamo da questa data perché indubbiamente, con gli avvenimenti storici e politici di cui è stata portatrice,
ha affrettato nelle nostre chiese certe
crisi nelle quali oggi ci troviamo e ha
praticamente imposto un dibattito su
molti problemi che ci eravamo illusi
di lasciar fuori dal ’luogo santo’.
Ripercorriamo quell’itinerario rifacendoci agli ordini del giorno più significativi delle Conferenze ed ai messaggi inviati alle comunità in diverse
occasioni.
It’appello della GEM: 1968
Nell’aprile del 1968 l’allora GEM
(Gioventù Evangelica Metodista) dalle
colonne di « Voce Metodista », in un
messaggio alle comunità, vuol far partecipi le medesime delle proprie istanze, chiedendo il loro sostegno, la loro
collaborazione e il loro aiuto per quanto espongono. I giovani, dopo aver riaffermato di essere parte integrante della chiesa, identificano il senso della
chiesa nell’« essere al servizio del Signore ». Questo servizio si esplicita nel
divenire segni del Regno di Dio, della
cui realtà bisogna dare una fedele testimonianza all’uomo di oggi. La Parola di Dio si rivolge all’uomo nella
sua situazione concreta e globale. Pertanto, ed ecco qui alcune precise indicazioni, tenendo conto « del momento
storico in cui viviamo, momento pieno
di tensioni, pericoli e sofferenze » (di
fronte al quale i credenti non possono
rimanere indifferenti a meno che non
vogliano scegliere l’infedeltà alla vocazione che hanno ricevuto), « non si può
tacere di fronte al perpetuarsi dell'ingiustizia nei rapporti tra gli uomini, i
ceti sociali, le razze, le nazioni. Non si
può tacere di fronte al costante ricorso alla violenza e alla guerra per affermare la propria politica di potenza e
di sfruttamento economico, come non
si può tacere di fronte allo squilibrio
esistente tra paesi ricchi e paesi poveri, ove ancora si muore di fame, e di
fronte al persistere delle discriminazioni razziali e sociali ». Ed appunto in
questo senso viene rivolto un appello
alle comunità perché si impegnino in
un’azione di testimonianza nella consapevolezza che il Regno di Dio non
è solo una realtà futura, ma una realtà che si attua già nel presente nell’obbedienza e nel servizio dei credenti.
Nel messaggio emerge anche una spinta imitaria nei confronti degli altri
movimenti giovanili evangelici e che
punta alla creazione di un unico movimento. È impossibile rispondere separatamente da « coloro che questa
stessa vocazione hanno ricevuto ».
La risposta della Conferenza
La Conferenza dello stesso anno è
stata caratterizzata da un ampio dibattito, i cui momenti centrali hanno
trovato la loro. collocazione in un ordine del giorno dal significativo titolo:^ « Documento sull’impegno della
chiesa nel nostro tempo », ordine del
giorno che negli anni successivi rappresenterà un punto di riferimento.
Anche in questo caso cerchiamo di far
emergere i punti più significativi per
1 itinerario che vogliamo assieme ripercorrere. È importante premettere
che questo o.d.g. è espressione di un
dibattito che ha veramente coinvolto
tutti i membri della Conferenza che
lo hanno veramente ’sentito’ e anche
sofferto in quanto in un tempo « di
Nel quadro dell'Integrazione valdometodista e in particolare in vista dell'integnzione ormai prossima fra i periodici'- delle due Chiese, di cui abbia,
mo dato notizia, iniziamo la pubblicazione di una rubrica d'informazione sulla vita metodista, curata dal pastore Valdo Benecchi di Bologna, che ringraziamo
vivamente. Il past. Benecchi è, con il
past. Mario Sbaffì, direttore di « Voce
Metodista », nel gruppo di lavoro che
prepara il piano d'integrazione a livello
della stampa periodica.
J
crisi e di radicali trasformazioni della
società in cui siamo chiamati a predicare la Parola di Dio » si trattava di
ricercare una linea di rinnovamento
della chiesa e delle indicazioni in vista
appunto della predicazione. La discussione sui problemi di ordinaria amministrazione sono stati ridotti al minimo. Il documento rileva molto realisticamente, senza cercare attenuanti e
giustificazioni, il profondo divario fra
la vita delle comunità e la vita del
paese: « Le nostre comunità prendano
coscienza che non possono coltivare
soltanto una vita di pietà nel loro interno ». Questo significa che bisogna
promuovere, quindi star dentro, il
« processo di liberazione dei minimi
dallo sfruttamento ». In altri termini,
interpretandone lo spirito, l’impegno
delle comunità è quello di contribuire
a trasformare un tempo di crisi, un
tempo di lacerazioni e di tensioni in
un tempo di riscatto mediante la predicazione dell’Evangelo.
E tutto questo « senza compromessi », in piena autonomia, senza fiancheggiare nessuna ideologia e senza
preoccuparsi di « salvaguardare il prestigio denominazionale ». L’annuncio
dell’Evangelo va rivolto a « a tutto il
Paese ». Nell’ambito dell’evangelismo
italiano le iniziative del Metodismo dovrebbero essere dirette in primo luogo
a riaffermare il principio del sacerdozio universale dei credenti, quindi alla
costituzione di un secondo molo pastorale che sostanzialmente significhi dare la possibilità a quei fratelli che manifestino la vocazione al ministero pastorale di mettersi al servizio della
chiesa senza abbandonare la propria
attività professionale. E tutto questo
favorirebbe l’attuazione dell’altra forte esigenza e cioè la valorizzazione di
un pastorato inteso sempre meno in
dimensioni parrocchiali e sempre più
nel contesto del ministero della comunità: la predicazione dell’Evangelo al
mondo. C’è nel fondo la necessità improrogabile) di riscoprirsi comunità
che vive per la testimonianza e in cui
i ministeri, fra cui quello pastorale,
possano ritrovare la loro giusta e reale collocazione.
Quel ricco e stimolante documento
termina tracciando alcune linee di interpretazione del lavoro federativo affinché la Federazione « non diventi una
semplice struttura dà sovrapporre o
da sostituire a quelle ecclesiastiche,
ma la premessa di un nuovo processo
unitario di tutto l’evangelismo italiano ».
Ricordiamo ancora un elemento appena accennato nell’o.d.g., ma qualificante del documento stesso e cioè la
richiesta alle comunità di porsi l’esigenza di un adeguato approfondimento teologico.
I rapporti valdo-metodisti
Sempre nella Conferenza 1968, per
quanto riguarda i rapporti valdo-metodisti, ampio spazio è stato dedicato
altresì al dibattito ed alla approvazione dell’agenda dei lavori del Sinodo
congiunto Valdese-Metodista che si
Leggendo v . ■
ilari Fatica non vana
Dopo aver dimostrato ai suoi discepoli increduli, con prove
svariate, la realtà fino allora incomprensibile della sua resurrezione, il Signore Gesù si mostrò ad essi un’ultima volta, prima
di nascondersi per un tempo ai loro sguardi, ai nostri sguardi,
sulla riva del mare di Tiberiade.
Giovanni, unico fra gli evangelisti, racconta, alla fine del suo
libro, questo ritorno sul mare. Sette discepoli, poiché l’impegno
col Maestro sembrava terminato, pensarono di riprendere il loro
mestiere di pescatori: uscirono sul mare, montarono nella loro
barca, ed era notte.
Anche oggi i pescatori vanno qualche volta sul mare di notte,
e riescono a prendere qualcosa; ma i discepoli ancora ignari, quella notte, jion presero nulla. Infatti, essi pensavano di riprendere
la loro attività materiale, terrena, in vista del cibo che perisce, di
cui il Maestro li aveva esortati a non più curarsi; ma essi, al solito, non avevano capito; perciò il loro ultimo tentativo di pesca
terrena, in vista dei bisogni del corpo, fu vano, anche perché avevano tentato di lavorare di notte.
Ma il mattino dopo anche per loro si levò il sole, e sulla riva
c’era Gesù, che disse loro di gettare la rete sul Iato destro della
barca. La gettarono, e la tirarono su a stento, perché la pesca era
diventata di colpo insolitam.ente abbondante: 153 grossi pesci;
eppure la rete non si strappò.
Allora compresero, ed anche noi comprendiamo: dal momento in cui abbiamo veramente incontrato il Signore Gesù, non dobbiamo più impegnare la nostra attività nelle cose del mondo, ma
dobbiamo concentrare i nostri sforzi sul lato destro, quello giusto, quello che ci indica il Salvatore.
Allora la nostra fatica non sarà più vana, ma saremo sempre abbondanti nell’opera del Signore.
LINO DE NICOLA
terrà a Roma nella primavera del 1969.
A questo proposito, un particolare accento è stato posto sulla necessità di
camminare in maniera più spedita
puntando in particolare su iniziative
tendenti ad un uso più razionale e meno dispersivo delle forze e questo a livello di integrazione pastorale e di
unificazione dei servizi amministrativi.
Il rapporto del Comitato Permanente alla Conferenza 1969 nella sua conclusione esprime « la convinzione che
il dibattito sviluppatosi nelle comunità
intorno al Documento della VII Conferenza, le prospettive aperte dalla
proposta definitiva, di istituzione del
secondo ruolo pastorale, e la realizzazione della sessione congiunta della
nostra Conferenza con il Sinodo Valdese, rappresentino il compimento incoraggiante di un periodo di studio e
di lavoro, che ha impegnato l'intera
nostra Chiesa durante vari anni ».
Pertanto a. questo punto, perseguendo le finalità che ci siamo proposti, è
importante soffermarci un momento
sulla relazione del Segretario della
Conferenza sul lavóro svolto nelle comunità intorno al documento della VII
Conferenza, cioè del 1968. Tale relazione è stata preparata sulla base dei
rapporti dei consigli di Circuito, delle
comunità e di incontri del Segretario
con numerosi consigli di Chiesa.
Le comunità, dopo aver preso consapevolezza di non aver sempre risposto alla chiamata che Dio ha loro rivolto per Tannundo dell’Evangelo e
del Regno tra gli uomini, si sono poste di fronte alla necessità di riscoprire « il senso della vocazione, del singolo e della Chiesa, nel nostro tempo,
in. una sottomissione totale alla signoria di Dio che si estende a tutti i domini della vita ». La predicazione non
è un fatto esclusivamente individuale,
ma comunitario e si-rivolge a tutti rIì
uomini nella concretezza delle situazioni specifiche. « Dna vera pietà deve
tradursi in una concreta testimonianza di amore che tenda, in particolare,
al riscatto dei minimi da ogni forma
di sfruttamento e ’di discriminazione,
e quindi al rovesciamento di tutte
quelle strutture che sono all’origine
delle ingiustizie e di ogni altro male,
per contribuire cosi alla edificazione
di una società più giusta e più degna.
Ciò pone inevitabilmente il problema
dei modi in cui il credente e la Comunità devono dare questo contributo; il
credente e la Comunità devono lasciarsi costantemente giudicare, nella loro
azione politica, sociale ecc. dalla Parola di Dio». E più avanti: «la liberazione attuata dk DRr in Gesù Cristo è
totale: essa è innanzitutto liberazione
dalla schiavitù del peccato e dalla morte, e quindi possibilità offerta di giorno in giorno per una reale e concreta
vita nuova in tutti i suoi aspetti. Ciò significa che il rinnovamento della vita
associata è indissolubilmente legato al
rinnovamento dell'uomo: alla nascita
dell’uomo nuovo ».
Ed ancora una volta le comunità
hanno preso coscienza del fatto che la
testimonianza non è una questione denominazionale e pertanto si sono sentite impegnate a vivere e a costruire
la Federpione non solo a livello locale e a livello regipnale ma anche nel
contesto più ampio dell’evangelismo
italiano. Perché il quadro sia completo
bisogna aggiungere che non sono mancate te critiche praticamente circoscritte ad alcune comunità di un circuito secondo la relazione del Segretario si tratta di valutazioni affrettate e
preconcette che mancano di « una seria e meditata motivazione che possa
in qualche modo giustificarlo ». Il rapporto si chiude pertanto con un certo
ottimismo definendo il lavoro svolto
come « l'inizio di un processo di chiarificazione delle varie posizioni, ed il
punto di partenza per la ricerca di
nuove forme di annuncio e di testimonianza ».
= Procedere nell’integrazione
^ È indubbio che il fatto saliente del^ la Conferenza del 1969, che ha il rilie= vo di una tappa importante nei rap= porti tra valdesi e metodisti, è rappre= sentato dalle due giornate di sessione
= congiunta con il Sinodo Valdese, con= vocato a Roma in sessione straordi= naria. Di quell’incontro ricordiamo
^ l’appassionato dibattito sulla predica^ zione che ha occupato un’intera giorS nata. Sono di quella Sessione congiun= ta importanti deliberazioni quali: l’in= vito alla Tavola ed al Comitato Per= manente di studiare concretamente le
= possibilità di istituire in comune dei
^ servizi amministrativi e la decisione
= 'politica- di procedere nella integraH zione nelle grandi città e nelle dia= spore.
p Per quanto riguarda ancora la Con1= ferenza 1969 c’è da porre in evidenza
= un fatto rilevante e cioè la proposta
^ di regolamentazione del secondo ruo= lo pastorale. Un passo importante ver^ so la piena valorizzazione e utilizzazio= ne dei doni presenti nella comunità lo= cale che si avvia a recuperare la sua
= posizione di soggetto responsabile del= la predicazione e a superare il ruolo
^ di oggetto da curare.
^ Per quella Conferenza il nuovo ’ruo= lo’ pastorale non è solo un auspicio o
= una speranza, ma incomincia già ad esH sere vissuto ed esperimentato nella ac= cettazione del fratello Franco Becchi= no, magistrato, cui viene affidata la
= guida della comunità di Savona.
Il testo biblico vero e proprio dice
così: «Sia fatta la tua volontà anche
in terra com’è fatta nel cielo » (Matteo 6: 10). La terza domanda del Padre Nostro è una chiara invocazione
rivolta a Dio, ma richiede anche da
parte nostra una carica di impegno e
di responsabilità che non possiamo
sottovalutare. Per varie ragioni Tinvocazione rivolta a Dio diviene per ognuno di noi la preghiera dell’ubbidienza
cristiana. Calvino ne parlava ai catecumeni in questi termini: « Qui domandiamo che, come in cielo così in
terra, Dio governi e conduca ogni cosa
secondo la sua volontà buona, facendo
volgere tutto a quel fine che gli sembrerà buono. E chiedendo tutto ciò,
noi rinunziamo a tutti i nostri deside
ri, cedendo e promettendo al Signore
tutto ciò che abbiamo caro in noi, pregandolo di governare ogni cosa non
secondo il nostro desiderio, ma come
Lui sa essere bene ».
A questo riguardo è utile fare due
premesse, di cui ecco la prima: molte
volte, quando ci troviamo di fronte ad
un lutto crudele, a quelle prove gravi
e dolorose che si abbattono sulle famiglie e sull’umanità, siamo portati a dire: « Sia fatta la volontà di Dio »! È
più facile rivolgere queste parole ad
altri anziché a noi. Ma se le pronunziamo, dobbiamo pronunziarle con
fiducia in Dio, con viva sensibilità
umana e cristiana. Siamo noi sicuri
che, di fronte al dolore altrui il nostro riferimento alla volontà divina
sia sempre giustificato e compreso?
Non sarebbe invece più opportuno il
richiamo al fatto che viviamo tutti in
una creazione « che geme ed è in travaglio », nella quale anche noi, creden
ti, gemiamo in noi medesimi « aspettando la redenzione del nostro corpo »? Si parla spesso di rassegnazione,
di fatalità, di buona o cattiva sorte;
ma questi termini non sono biblici e
non hanno un contenuto biblico. Il
credente in Dio non può vivere a lungo nella rassegnazione, deve invece vivere nella speranza. D’altra parte, le
parole « Sia fatta la volontà di Dio »
hanno senso in un contesto di fede e
di speranza; non sono un toccasana
per ogni nostro male. Anzi, talvolta bisogna aspettare e pazientare molto
tempo prima che la volontà di Dio diventi chiara in noi, liberandoci dalle
nostre amarezze e dalle nostre ribellioni. Il mondo della rassegnazione è
un mondo malinconico e triste. Le parole pronunziate da Gesù nel Getsemane: « Sia fatta la Tua volontà, non
la mia » non sono le paròle di un rassegnato alla cattiva sorte. Sono invece le parole di uno che è forte e che
esce vincitore da un duro combattimento, per compiere fino in fondo la
volontà del Padre suo.
* * ★
Ma c’è una seconda premessa che
ci riguarda da vicino. Molti cristiani,
sia per le loro convinzioni religiose
che per i loro interessi, ritengono di
non doversi occupare dei problemi del
mondo, un mondo che è in rapido progresso o in rapido disfacimento, secondo i punti di vista. La religione, essi dicono, è un fatto personale, un
rapporto fra noi e Dio. Il mondo vive
nel peccato e cammina verso la sua
perdizione; pensiamo prima di tutto
alle cose celesti e alla salvezza dell’anima nostra.
Certamente non è necessario che ci
mondanizziamo e che la chiesa si
« mondanizzi », come si dice oggi, per
vedere le sofferenze, le ingiustizie, la
povertà materiale in cui vivono oggi
ancora milioni di creature umane. È
evidente che non possiamo pensare
soltanto a noi; guardando attorno a
noi, vicino e lontano, abbiamo mille
ragioni di pregare affinché la volontà
di Dio si compia sulla terra come nel
cielo. Si compia sulla terra abitata, su
questa terra dove i potenti ed i ricchi
si fanno strada con il denaro e la corruzione, mentre da molte popolazioni
sale al cielo il grido della rivolta e della liberazione. Le nazioni occidentali
hanno adoperato molte volte Tarma
della violenza e del disprezzo della
creatura umana, invece di rispettare
ogni creatura, aiutandola a vivere in
una società retta dalla giustizia, nel
risnetto dei deboli e dei derelitti.
Pregare affinché la « volontà di Dio
sia fatta sulla terra come è fatta nei
cieli » significa prendere atto che la
volontà di Dio riguarda non soltanto
i singoli individui ma anche i popoli,
anche la società in cui viviamo e la
civiltà alla quale apparteniamo. Si
tratta della volontà di Dio, non di una
volontà straniera al servizio di interessi personali o nazionali. « La Tua
volontà sia fatta »: la creazione del
mondo, come pure la redenzione e la
salvezza dell’umanità hanno la loro
origine ed il loro compimento nella
volontà di Dio. Annunziare TEvangelo
al mondo significa annunziarlo su questa terra, con la preghiera e con l’azione, affinché la volontà di Dio si compia quaggiù. Ai cristiani di Roma Paolo rivolgeva questa esortazione: « Non
vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole, perfetta volontà ».
■}V * *
« La Tua volontà »: non quella di un
altro, sia pur grande nella storia; non
il pensiero di un altro, ma i pensieri
Suoi, secondo le parole che si leggono
nel libro di Isaia: « Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le
vostre vie sono le mie vie, dice l’Eterno ».
La volontà di Dio dev’essere ricercata tanto nella preghiera quanto nell'azione. Da un lato dobbiamo ricercare la volontà di Dio in una società ingiusta ed oppressiva; dall’altro lato
dobbiamo fare le nostre scelte, secondo la volontà di Dio, per non essere
dei conformisti o dei qualunquisti di
fronte alla necessità di vivere concretamente la fede cristiana nel mondo,
evitando molte parole pie e ricordandoci che Gesù disse ai suoi discepoli:
« Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma
chi fa la volontà del Padre mio che è
nei cieli ».
Martin Lutero, spiegando il Padre
nostro ai giovani catecumeni, diceva
così: Far sì che la volontà di Dio sia
fatta non significa altro che osservare
i suoi comandamenti. Si tratta ora di
sapere che cosa sono i comandamenti
di Dio e di comprenderli. E un lungo
discorso; espresso nel modo più conciso non significa altro che uccidere il
vecchio Adamo che è in noi stessi: cioè
malvagia inclinazione all’ira, all’odio,
impurità, avarizia, vanagloria, orgoglio e simili cose; coteste perfide tendenze le abbiamo ereditate da Adamo
e sono congenite sino dal seno materno. Qggi dobbiamo anche aggiungere
che le ingiustizie sociali, le violenze, i
bombardamenti, le torture, la corsa all’insegna del benessere materiale, i crimini e le menzogne, sono la negazione
della volontà di Dio. Pregare affinché
la volontà di Dio si compia sulla terra com’è già attuata nel cielo, significa domandare a Dio la conversione dei
nostri cuori, la Sua forza nella nostra
debolezza, il nostro contributo alla
manifestazione di un mondo nuovo, il
mondo di Cristo, il Regno di Dio, dove
« la morte non sarà più; né ci saranno più cordoglio, né grido, né dolore;
poiché le cose di prima sono passate »
(Apoc. 21; 4).
Nell’attesa che il « regno di Dio venga », adoperiamoci a compiere la volontà di Dio sulla terra con atti di
amore, di fede e di speranza: soprattutto di speranza, affinché questa nostra esistenza terrena, con i suoi limiti e le sue dolorose contraddizioni, sia
protesa verso « Colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente al di là di quel che domandiamo e pensiamo ». Aiutaci, o Signore, a volere ciò che a Te piace ed
a compiere ciò che Tu vuoi! Talché,
come diceva Carlo Lupo, nella sua lunga prova: « Se non possiamo più fare
delle cose grandi, facciamo però delle
cose vere; se non riscuotiamo l’ammirazione degli uomini, sentiamo fortemente il bisogno di Te ».
E se le vie che dobbiamo percorrere non saranno sempre facili e piane,
Dio ci conceda il conforto della Sua
presenza affinché possiamo sempre ancora pregare così: «La Tua volontà
sia fatta in terra come in cielo ».
Ermanno Rostan
PARERI PRO E CONTRO
L'IMPEGNO POLITICO NELLA CHIESA
Il prof. Wolfgang Bf.yerhaus, docente di missionologia all’Università di
Tubinga e rappresentante la tendenza
’evangelica’ (’ortodossia’), ha dichiarato che l’avere riconosciuto i movimenti di liberazione quali « partners ecclesiologici » è una nuova tragica caduta
nel peccato (nel ’peccato originale’)
da parte del movimento ecumenico.
Naturalmente un cristiano, in una data situazione, può unirsi a un movimento di liberazione, ma non può mai
essere compito della Chiesa di Cristo
sostenere finanziariamente organizzazioni politiche che lavorano alla trasformazione rivoluzionaria di sistemi
politici, attraverso una data strategia.
Il Beyerhaus ha aggiunto che lo svolgere attività politica in quanto Chiesa
è stato Terrore dei Deutsche Christen,
i ’Cristiani tedeschi’.
Il prof. Walter Hollenweger, docente di missionologia all’Università di
Birmingham, chiede che si protesti
con la massima forza di fronte alle
manifeste crudeltà che in alcuni paesi dell’Africa australe sono compiute
in nome del cristianesimo. Inoltre bisogna sostenere nella loro angoscia coloro che sono stritolati da questo sistema. Anche all’epoca del nazismo l’ecumene ha avuto un ruolo importante
nella lotta di resistenza. A quei tempi
nella centrale d’informazione ginevrina non ci si è limitati a formulare consigli spirituali, ma si sono pure elaborati piani sovversivi. Se l’impegno
politico è una caduta nel peccato da
parte della Chiesa, allora esso è già iniziato nel 1939. D’altro lato, i giornali
non riportano quello che il Consiglio
ecumenico delle Chiese fa per persone
chiuse in campi di concentramento.
3
15 marzo 1974 — N. 11
A COLLOQUIO CON I LETTORI
pag. 3
Divorzio e Concordato
Un lettore, da Torino:
Approssimandosi la data del referendum sul
divorzio, il popolo italiano che lavora e paga
le lasse, bisognerà che prenda una posizione
cosciente per fare il proprio dovere, votando
pro o contro il divorzio. Per quanto mi riguarda, voterò a favore del divorzio senza
tentennamenti. Sono sposato da oltre 40 anni,
ed il problema del divorzio personalmente parlando, non mi si pone. Ma non mi sembra né
giusto né onesto chiudermi nel mio egoismo
di uomo soddisfatto e rimanere cieco e sordo
dì fronte a certi fatti dolorosi e disumani che
nulla hanno a che vedere col cristianesimo e
la morale. A giustificazione di quanto sto per
dire citerò fatti accaduti in Torino pochi .anni fa e che tutti ricordano. Parlo delle gesta
criminose della banda Cavaliere. Se ben ricordo, tali gesta, si conclusero con cinque
omicidi e diversi ferimenti. L’epilogo giudiziario fu la distribuzione di ergastoli e di condanne a 30 anni di reclusione. Ora mi domando:
è giusto che queste giovani spose rimangano
legate per tutta la loro vita a questi condannati che infin dei conti, sono in galera per pagare il fio dei loro misfatti? Queste disgraziate
giovani spose, seconda me fanno benissimo ad
approfittare di una legge, saggia ed umana,
che permette loro di vivere onestamente, ed
eventualmente, rifarsi una famiglia. Si può
rinunciare al proprio avvenire e rimanere legati a chi ha diversi omicidi sulla coscienza
ed ha perduto i diritti civili? I conservatori
antidivorzisti che marciano alla retroguardia
negando l’evoluzione della civiltà che ci chiama a crescere e migliorarci, sono essi, e non
gli altri, i veri coartatori della volontà altrui.
Perché la possibilità di divorziare non obbliga nessuno a cambiare moglie o marito, se
non ne ha voglia o necessità! Gli antidivorzisti
a sostegno delle loro tesi si attaccano alla religione. Ebbene, la religione, in certi casi, dà
■loro torto. Gesù in caso di adulterio, ammette
il divorzio. Matteo cap. 19 vers. 9. D’altra
parte, chi medita di disfarsi della moglie o
del marito, in cuor suo. ha già commesso
adulterio. Perché il Vangelo, su certe questioni morali, è più intransigente del Codice penale. Tutti i cristiani sanno, o dovrebbero sapere, che il Vangelo fa il processo alle intenzioni a differenza del Codice che per intervenire. vuole prove materiali.
Ma tutto questo mi lascierebbe ancora dubbioso. Ciò che mi induce a perorare la causa
del divorzio ed a votare per esso, è la speranza di dare inizio allo smantellamento, pezzo
per pezzo, della fortezza clerico-fascista rappresentata dal concordato del 1929, ed entrato a
far parte della Costituzione grazie al voto comunista. Guardiamolo in faccia questo famoso concordato, che ha derubato buona parte
della sua sovranità al popolo italiano!
La storia di questo famoso concordato è risaputa da tutti in Italia. Dopo il delitto Matteotti del 1924, il fascismo trovandosi assediato dall'odio di tutto il popolo, se volle salvarsi dallo sfacelo, dovette subire il ricatto
del Vaticano —^ facendolo pagare al popolo
italiano —. Qui non intendo infliggere ai lettori del giornale la fatica della lettura di tutti gli articoli del concordato. Parlerò solo deipari. 34. il famigerato articolo che sanziona
l’indissolubilità del matrimonio e dà, agli anti-divorzisti le armi per condurre la loro prossima battaglia.
Art. 34 : cc La stato italiano, volendo ridonare all’istituto del matrimonio, che è la base
della famiglia, dignità, conforme alla tradizione cattolica del suo popolo, riconosce al sacràmento del matrimonio, disciplinato dal diritto
canonico, gli effetti civili »; ometto, per brevità, il secondo capoverso, e passo al terzo:
cc Le cause concernenti la nullità e la dispensa del matrimonio, rato e non consumato, sono
riservate alla competenza dei tribunali e di,
casieri ecclesiastici. I provvedimenti e le sentenze relative, quando siano divenute definitive, saranno periate al supremo tribunale
della segnatura, il quale controllerà se siano
state rispettate le norme del diritto canonico
relative alla competenza del giudice, alla citazione e alla legittima rappresentanza e contumacia delle parti. I detti provvedimenti e
sentenze definitive coi relativi decreti saranno trasmessi alla corte di appello dello stato
competente per territorio, il cpiale con ordinanza emessa in camera di consiglio, li renderà esecutivi agli effetti civili ed ordinerà che
siano annotati nei registri dello stato civile a
margine dell’atto di matrimonio. Quanto alle
cause di separazioni personali, la Santa sede
consente [bontà sua] che siano giudicate dall’autorità civile ». Qui finisce l’articolo e qui
cominciano i miei commenti : Cosa aveva di
così sconcio e vergognoso l’istituto del matrimonio in Italia prima del Concordato del
1929, durante 60 anni, da dovere indurre la
Santa sede a pretendere dallo Stato Italiano
di dovergli ridonare dignità? Lo vedremo in
seguito che razza di dignità c’è nella tradizione cattolica! Cosa furono i legislatori italiani
nel periodo fra l’unità del 1866, ed il fascismo 1925.'* Dei degenerati, dei depravati, dei
cretini, tali che senza intaccare neanche minimamente il lato religioso legiferarono in
materia di matrimonio cosi bislaccamente da
renderlo bisognoso di avere ridonata dignità?
La senescenza di questa istituzione era dunque arrivata al punto che se ne dovette occupare ed adontare persino lo illibatissimo
cattolicissimo Benito Mussolini, al punto di indurlo a farle ridonare quella dignità che le
era stata tolta? Chi può essere quell’ingenuo
che non capisca che se Mussolini non si fosse
trovato col coltello alla gola, avrebbe fatto
ben altro che sottoscrivere un trattato capestro come quello in esame? Lo Stato del Vaticano ha preteso imporre allo Stato italiano il
contenuto di questo articolo (gabellandolo come non voluto da esso, ma voluto dallo Stato
italiano per ridonare dignità all’istituto del
matrimonio). La realtà è che in Italia, con o
senza il concordato, l’istituto del matrimonio
è sempre stato e sarà una cosa seria. Il popolo italiano che è quello che lavorando paga
per tutti, lo conosce questo famoso Concordato? Io credo di no! I politicanti, hanno
fatto a gara per tenerglielo nascosto!
E chiudo con un dulcis in fundo : Esso è
incorporato nel famoso art. 34. La avocazione
aU’autorità ecclesiastica delle cause concernenti gli annujlamenti di matrimonio e le
dispense anche ,pèr gli effetti civili. « Matrimoni di coscienza » che non fanno perdere
la pensione (questa è la tradizionale serietà
cattolica?). Questa è l’arma del ricatto che
fa spillare quattrini a bizzeffe, tutto a maggiore gloria delle casse del Vaticano.
Ecco perché si rende necessaria l’abolizione
del Concordato. Guglielmo Sellari
Chiarire il programma della FGEI
Torino, 12 marzo 1974
Caro direttore.
Suirultimo numero deH’"Eco-Luce” sono
pubblicali una cronaca del precongresso piemontese della FGEI e un elzeviro di E. Genre
sulla domenica della gioventù alle Valli. Non
desidero rilevare in modo particolare lo spirilo di litigiosità che sembra essere alla base
di questi articoli, ma piuttosto notare che in
essi manca un elemento di chiarezza che invece sarebbe necessario. Risulta dunque da
questi scritti che la FGEI in generale e i vari gruppi ad essa collegati perseguono un programma atto a promuovere una riforma della
Chiesa unitamente ad una riforma della società. Quanto manca nella esposizione è la
qualificazione delle riforme auspicate. Non
credo che i membri di chiesa, attraverso gli
articoli citati, e in genere attraverso le pubblicazioni fin qui fatte sul giornale, possano
farsi una chiara idea di quanto la FGEI si
propone. E esemplifico. Cosa si intende per
riforma della Chiesa? una riforma teologica,
diaconale, sociale? O in altre parole significa
buttare a mare tutto quanto in campo assistenziale e culturale è stato fatto, e quindi,
riformando l’impostazione teologica, sostituirlo
con qualcosa d’altro? E che cosa è questo
qualcosa? Che cosa vuol dire in concreto leggere la Bibbia in modo diverso?
Sarebbe bene, a mio modesto parere, che si
uscisse dal generico e che con parole sempli
ci, chiare, accessibili anche ai non iniziati, i
gruppi giovanili esprimessero in modo concreto gli obiettivi della loro ansia riformatrice.
Il sig. Genre riconosce che certe forme di interventi possono essere stati di disturbo per
alcuni. Certo, ma questi elementi son troppo scarsi e non certo sufficenti per una valutazione obiettiva sulla ipotizzata riforma della
Chiesa e della società che la FGEI vuole portare avanti. Una maggiore chiarezza potrebbe
forse anche convogliare il consenso di membri
di chiesa, che non debbono necessariamente
e aprioristicamente essere giudicati contenti e
felici di un immobilismo ecclesiastico e sociale.
Per quanto riguarda il rapporto fra la riforma sociale e l’impegno politico sociale, sul
quale il sig. Genre insiste, e la chiesa sarebbe
particolarmente utile una limpidissima chiarificazione. Non sì vorrebbe infatti che si
creasse l’equivoco che il fine è realmente
l’impegno sociale e politico e quindi la, riforma della società, mentre la Chiesa non serve
che da copertura a da alibi, o da mezzo. Il
che da copertura e da alibi, o da mezzo. Il
che sarebbe triste.
Ed infine, dato che vengono richiesti contributi e collette, mi sembra che sia doveroso
la FGEI, abbiano una idea precisa dei fini
per i quali è richiesta la loro solidarietà.
Cordialmente
Guido Ribet
Evangelo e scelte politiche
Genova, 4 marzo 1974
L’articolo apparso su questo giornale il 7
dicembre u.s. dal titolo Cristiani per che cosa? merita alcune considerazioni. In sintesi
Ricca si batte per un « cristianesimo socialista ». tema che verrà affrontato nel prossimo
III Congresso FGEI a Velletri dal 16 al 19
marzo 1974.
Dobbiamo forse dimostrare a Ricca che
tutte le ideologie, diciamo tutte, sono insufficienti a ristabilire la giustizia? Che la violenza come metodo di lotta è inefficace? Che la
lotta di classe e il Vangelo sono incompatibili? Che il Vangelo, senza ricorrere ai vari
« ismi » che affollano la jungla politica e il
culturame della società contemporanea, esige
già la lotta per la giustizia e ne fissa le regole per attuarla? Che per il cristiano il rapporto tra la realtà sociale e il Vangelo è
sempre, e solo, nel rapporto indicatoci da Gesù: Tuna è la pasta e l’altro è il lievito? E chi
smarrisce il lievito perde gusto alla vita, anche se la storia e la realtà vanno giudicate
non rispetto al lievito, ma rispetto a se stesse.
autonomamente, in modo laico? Dobbiamo pure dimostrare che lo slogan « Comunismo =
Ateismo » non è d’invenzione vaticana, democristiana o fascista? Dobbiamo intrattenerci
sul Materialismo Dialettico facendone una rigorosa analisi? Non crediamo che ciò sia necessario perché il pastore Ricca conosce già
tutte queste cose, marxismo compreso e derivati. E certamente conosce anche il pensiero
occulto del Prof. Giulio Girardi, che cita,
che ci presenta il socialismo (leggi "comunismo”) come « scelta creativa e dinamizzante ».
Pensiamo che sia molto utile, soprattutto
per i credenti, che il pastore Ricca spieghi con
molta chiarezza quello che lui veramente vuole e ci dica quel’è in realtà la sostanziale differenza che passa tra l’umanesimo cristiano e
l’umanesimo marxista che predilige. Noi sappiamo che la speranza cristiana ci proibisce di
credere che si possa assicurare qui sulla terra
una fedeltà piena e totale allo spirito del Vangelo. Sappiamo che finché durerà la Storia
noi saremo pellegrini. Per noi la Verità e il
Bene Assoluto si trovano solo in Cristo. Per
questo solo Lui può porre l’alternativa : «Chi
non è con me è contro di me ».
Nessuno fuori di Dio, nessun gruppo, nessun partito, nessuna classe sociale, nessuna
corrente ideologica, può porre in questi termini una questione. Solo nell’opzione della
Verità e del Bene Assoluto, vi può essere
un’alternativa veramente assoluta. Com’è pen
sabile che un cristiano che partecipa alla San
ta Cena, che proclama con un gesto tanto vi'
tale di sentirsi un solo corpo con tutti queUi
che mangiano lo stesso pane, corra poi
sulle vie del settarismo, del revanscismo e
dell’odio pratico? c ,
11 cristiano non può aderire ai movimenti
sociali, ideologici o politici, che, traendo la
loro origine e la loro forza dal marxismo, ne
hanno conservato i principi e i metodi negativi, per la concezione incompleta, propria del
marxismo radicale, e perciò falsa, dell’uomo,
della storia e del mondo.
L’ateismo ch’esso, ad esempio, professa e
promuove, non è in favore della concezione
scientifica del cosmo e della civiltà; ma c una
cecità, che l’uomo e la società scontano con le
conseguenze più gravi. Il materialismo, che
ne deriva, espone l’uomo ad esperienze e a tentazioni sommamente nocive; spegno la sua
autentica spiritualità e la sua trascendente
speranza.
La lotta di classe ch’esso propugna, eretta a
sistema, vulnera e impedisce la pace sociale,
e sbocca fatalmente neUa violenza e nella sopraffazione, portando aU’abolìzione della libertà, e conduce poi alla instaurazione dì un
sistema pesantemente autoritario e tendenzialmente totalitario.
Il mondo conosce oggi tensioni forti, a volte violente tra ideologie, sistemi politici, paesi e continenti. Le necessarie contraddizioni
cozzano contro interessi feriti, crescono e sì
moltiplicano egoismi, sorgono come reazione
da una parte e dall’altra soluzioni di forza e
aumenta la minaccia, rossa o nera che sia, per
impadronirsi e controllare il potere.
In questa atmosfera nasce fra le altre cose
anche la tentazione di strumentalizzare la comunicazione sociale, di ridurla a semplice
mezzo, tra altri, di arma propagandistica, incondizionatamente asservita a una determinata ideologia e di mutilare la verità impedendo
che il cittadino venga a conoscenza di tutto
ciò che contrasta con la propria ideologia. Ciò
significa negare il diritto di ogni essere umano a un’informazione oggettiva, misconoscere
le esigenze del cuore umano che conserva nel
suo intimo l’amore per la verità e respinge
_ alla lunga coloro che defraudano la sua tendenza e il suo diritto a questa verità.
Il cristiano, impegnandosi con la classe operaia nella lotta che questa conduce, non deve
aderire a determinate opzioni politico-partitiche, né mettersi al servizio di una determinata
ideologia o fazione umana, che per sua natura si oppone ed esclude le altre. Il cristiano
è e rimane l’uomo di Dio. Di Ogni cristiano si
dovrebbe dire ciò che pretendeva Paolo : « Mi
son fatto servo di tutti per guadagnare il maggior numero; mi son fatto giudeo con i giudei
per guadagnare i giudei; .^ttomesso alla leggo pur non essendo so(|p ì^i essa, con quelli
soggetti alla legge; sengallegge,. pur non essendo senza legge di Din, ma nella legge di
Cristo, con quelli senza legge per guadagnare
coloro che sono senza legge. Mi son fatto debole con i deboli. Mi son fatto tutto a tutti
per salvarne in ogni modo un bel numero. E
tutto faccio per il Vangelo ».
La lezione di Paolo è chiara. Noi dobbiamo
impegnarci con il Vangelo di Cristo che è
molto più universale e molto più esigente di
un’ideologia, sempre parziale, di azione politica ed economica. È di estrema superficialità
voler ridurre la teologia a ideologia. La teologia non è semplice materia di analisi filosofica.
La teologia esprime la fede, afferma che Gesù è il Cristo e considera tutti i presupposti e
le implicanze di tale aiffermazione. L’esistenza teologica esprime l’esistenza di coloro che
sono posseduti daUo Spirito e hanno ricevuto
la Parola di sapienza e di scienza.
La fede non è ideologia. È una realtà superiore a tutte le ideologie, con capacità critica a
tutte le ideologie per saperne cogliere gli elementi positivi e negativi. Aiuta l’ideologia a
servire veramente l’uomo.
La Chiesa di Cristo non è uri potere mondano né può divenirlo; le parole di Cristo al tentatore hanno segnato l’indole della Chiesa. Per
questo dobbiamo denunciare l’attenuazione,
anzi la piena deformazione della legge deUa
carità. Sostituire il Vangelo con un ibrido sociologismo, eliminare l’idea di Dio e fare il
gioco di utopie politiche né realizzate (questo
è il punto), né realizzabili, serve solo per distruggere nel cuore dell’uomo la prospettiva
dell’eternità.
Abbiamo usato chiarezza e, qualche volta,
asprezza di linguaggio, ma l’equivoco, che detestiamo, è la causa prima di ogni disordine
mentale e morale. Fissare un pò d’ordine nel
valore delle parole è operazione preliminare
a quella di fissarlo nelle idee e nei costumi.
Donde la necessità dTdentificare bene il fenomeno del marxismo sott,a i molteplici contraddittori, variabili aspetti in cui sì presenta e di
rivelarne la spaventosa capacità distruttiva,
dacché mai il disordine ha raggiunto così gravi proporzioni nella civiltà europea, quel disordine che trova il suo centro in tale fenomeno.
Salvatore Giuliano
Evangelici permissivi?
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Pisa, 4 marzo 1974
Signor direttore,
Riceviamo e pubblichiamo questo intervento. Non è possibile, qui, rispondere diffusamente; ci sarebbero naturalmente molte cose
da dire. Notiamo soltanto, di passata: 1) la
lotta di classe non è stata inventata dal marxismo, è uno stato di fatto che il marxismo ha
riconosciuto e di cui si vale come di uno strumento potente; 2) VEvangelo (più che la fede) indubbiamente non è ideologia, perché
VEvangelo e Gesù Cristo; ma chi può veramente affermare di essere libero da qualsiasi
sovrastruttura ideologica, nella propria fede?;
3) lo stesso rigore teologico con il quale si deve affrontare Videologia marxista, dev^essere
effettivamente applicato a ogni altra ideologia: non ci sono settori “neutri” o privilegiati; 4) ci pare moralmente ingiusto, oltre che
storicamente discutibile, dire che il disordine
attuale, in Europa e in Italia in particolare,
abbia nel marxismo la sua causa; anche per
chi consideri quesVultimo in chiave negativa,
è comunque un fenomeno patologico che de>
nuncia una situazione di malattia grave nelVorganismo sociale, G. C.
Ho ricevuto pochi giorni fa la lettera ciclostilata di sollecito a rinnovare l’abbonamento
a codesto settimanale, ma, nel frattempo, Io
avevo già rinnovato parecchi giorni prima.
L’occasione mi è propìzia per rinnovare, insieme all’abbonamento, anche un altro dei miei
periodici « fervorini », col dirle che, nel mentre mi compiaccio vivamente con lei per quanto espresso chiaramente nel num. 49 del 14
dicembre deH’anno scorso, nel pezzo intitolato
(f Distanza crìtica », cioè distanza critica di
un cristiano dal socialismo marxista, sìa pur
condividendo di questo certe istanze e apprezzandone certe benemerenze, devo invece ancora lamentare che i difetti di fondo del settimanale rimangono — a parte (e non è poco)
Tottima sua ospitalità a svariate voci — e sono
difetti della posizione, direi dello stato d’animo, del suo direttore, e che ritengo siano stati riflessi in quelli che, riferendosi al Partito
Radic-ale e ai suoi referendum, ha ben puntualizzato la lettrice Augusta Merolli da Roma, in una sua indimenticabile lettera, davvero irradiante di santità, nel num. 5 del 1°
febbraio u. s.
Non si tratta tanto di tendenze politiche,
in fondo anche accettabili o rispettabili all’interno della sua « distanza critica », ma .invece
dì tendenze religiose, teologiche e morali, per
le quali, mentre ci si sa ben contrapporre, in
antitesi chiara e netta, alla Chiesa Cattolica
e airEcumenismo verso questa, nel contempo
non si vede e soprattutto non si proclama altamente l’antitesi dell’Evangelo di fronte al
laicismo di marca radicale e a ogni simile atteggiamento umano, che concepisce e promuove la realizzazione di una libertà umana separata dalla grazia, dall’amore e dalla giustizia
e sovranità dì Dio, separazione che è lo stesso
peccato originale, che si attualizza e ramifica
in ogni nostro peccato. Per cui tale separazione porta poi inevitabilmente, e fra tante altre
brutte cose, a concepire e promuovere una
liberalizzazione senza rèmore del divorzio, dell’aborto, della droga, della pornografia e dell’omosessualità (per limitarci ai soli punti
messi in rilievo dalla lettrice Merolli e che,
naturalmente, non sono i soli). Una liberalizzazione che, appunto, proprio perché nenza
limiti morali e rèmore, non consiste, come dovrebbe, in un sistema di leggi che ci permetta, senza spirito persecutorio, l’amore o tolleranza e comprensione verso drammatiche situazioni umane, permeata di missionario evangelico invito a uscire da queste, ma bensì
una pseudo-liberalizzazione che consiste in
semplice indifferente permissività, anzi spesso attrazione, ammirazione, piacere e anche
voluta partecipazione personale a queste situazioni, qualche volta addirittura sbandierandole
come condizioni di superiorità umana. Tale
essendo per me lo spirito con cui si concepiscono e promuovono questi referendum, tale
essendo l’abisso verso cui sta precipitando il
mondo oggi (e col mondo la Chiesa Valdese),
io non me la risento di votare a favore di
questi referendum abrogativi, pure aborrendo
dai sistemi legalisticamente perecutòrii e
repressivi. Ci vuole ben altro spirito, ci vogliono ben altre premesse e finalità per potersi erigere a paladini della libertà. Occorre, in
questo ben altro spirito, essere animati dall’orrore che aveva 1’apostolo Paolo verso i peccati dei « Gentili », di cui parla nel 1° capitolo della lettera ai Romani (vers. 18-32), e
che sono ì peccati di oggi, che questi referendum tendono a liberalizzare e legalizzare senza scandalo, per potenziarli.
Con questo non voglio dire, egregio Direttore, che lei e il suo settimanale arriviate a
questi punti. È certo, però, che ci arrivano
tante persone che ispirano questi referendum;
è certo che molte persone, comunque, non sentono certi pericoli; ed è certo che lei e il suo
settimanale nella sua parte più « ufficiale »
non ne sapete o non ne volete prendere la dovuta (C distanza critica ».
Visto però che, dopo tanti anni, lei ha avuto il lodevole coraggio di prenderla, questa distanza, nei confronti del socialismo marxista,
perché — dico — se veramente lei aborre dal
peccato in tutte le sue forme, non la prende
anche dal Partito Radicale e da ogni similare
movimento di laicismo integrale? Si tratta di
c( gruppuscoli », è vero, ma nella piccola Chiesa Valdese (un gruppuscolo cristiano) essi
hanno un’influenza enorme, così come l’hanno, su altra parte di questa chiesa, i gruppuscoli extra-parlamentari di sinistra. Altrimenti
io, ma a modo mio e in tutt’altro senso, devo
rimproverare al suo settimanale lo spirito
<(. borghese », come le è stato fatto da ben altra
fonte, stante che il puro arbitrio di indifferente permìssi'vità verso i suddetti peccati in
omaggio a un’astratta libertà è proprio una
caratteristica delle libertà a borghesi », tipicamente amorali, asociali e meramente individualistiche, come quelle di Voltaire e di Robespierre, che poi finirono per portare al
(c Terrore ».
Penso che le ci vorrà almeno un’intera pagina dell’« Eco-Luce » per spiegare e motivare
anche quest’altra « distanza critica », se vorrà
farlo; ma, creda pure, sarà questa l’ampiezza
ossigenante e corroborante di un luminoso
arioso paesaggio, che ci potrebbe dare il tanto necessario respiro di sollievo e di fiducia,
almeno in un « residuo eletto » entro questa
piccola Chiesa Valdese, la quale pure ha saputo a volte sentire la forza della libertà
politica e religiosa insieme a quella della libertà interiore in Cristo.
Con molti saluti e beneaugurando
Avv. Antonio Ardito
Non ho a disposizione, per rispondere al Suo
invito, unintera pagina del settimanale. Le
confesso per altro che non saprei come riempirla. Quello che posso risponderLe è abbastanza modesto.
Non sono un patito del laicismo radicale, di
cui mi da fastidio Venfasi da crociata; e dissento senza dubbio dalla sua visione delVuomo, come vedo i limiti, in una prospettiva cristiana, delle sue battaglie per le libertà. Devo
tuttavia riconoscere che i radicali sono fra i
pochi, talvolta i soli, nello schieramento politico nostrano, a mostrarsi attenti a certi problemi, o a vederli, diciamo, dalla parte delle
vittime.
Nel numero della scorsa settimana Gustavo
Malan ha illustrato, sia pure assai concisamente, il contenuto e gli scopi degli otto referendum, e ha indicato dove i lettori possono ottenere tutta la documentazione per farsi un^opinione critica precisa, e decidere in conseguenza.
Mi pare comunque ingiusto affermare che
scopo di questi referendum è una permissività
amorale o immorale, senza remore. Si può
dissentire, certo, da questo o quello degli scopi,
così come formulati, ma si deve riconoscere
che le leggi vigenti al riguardo sono lungi
dalVessere soddisfacenti, e che nessun altro si
è finora preso a cuore una loro modifica o, se
del caso, abrogazione.
Vi è poi tutta la complessa problematica
del rapporto fra etica cristiana e etica civile.
Per il cattolicesimo (la questione del divorzio
lo riconferma) è chiaro: esso sa quaVe il bene
per tutta la società, e se solo ha il potere di
imporlo, oggi con un’eventuale maggioranza
“democratica” (in realtà profondamente antidemocratica) al referendum, lo impone. Per
noi le cose non stanno così, distinguiamo fra
testimonianza e imposizione, sulle tracce del
nostro Signore; ammesso che sappiamo sempre testimoniare. Per esempio, l’adulterio è e
resta un peccato, secondo l’insegnamento biblico, ma ritengo sia stato giusto che la nostra
legislazione lo cancellasse fra i reati giuridicamente perseguibili: e non soltanto perché si
puniva solo l’adulterio femminile. Il braccio
secolare lo lasciamo al cattolicesimo di ieri
(qualche colpa al riguardo anche il protestantesimo l’ha avuta) e all’islam gheddafiano o
nimeiriano di oggi.
Quanto agli otto referendum, mi permetto
di rimandarLa a quanto scritto la settimana
scorsa da Gustavo Malan, e all’opuscolo predisposto dal P. R. e pubblicato dalle edizioni
Savelli. Personalmente, mi paiono giusti il
1° (abrogazione di vari articoli del Concordato), il 2° (abrogazione della rilevanza giuridica degli “annullamenti” pronunciati dalla S.
Rota), il 3*^ e il 4® (abolizione del codice militare di pace e dell’ordinamento giudiziario
militare: un solo giudice per militari e civili,
quello ordinario), il 7° (libertà per la tv via
cavo, contro il monopolio televisivo). Sono invece incerto, e quindi per il momento contrario al 5“ (abolizione dell’ordine dei giornalisti: ci vorrà pure uno status giuridico, anche
se varie norme andranno modificate), al 6®
(abrogazione di alcune disposizioni sulla stampa: mi rendo conto dell’uso discriminante che
spesso si fa di queste norme restrittive, ma ci
sono tali speculazioni, per es. pornografiche,
che la questione va ponderata e a mio avviso
non può essere risolta con semplici abrogazioni) e all’8° (abrogazione di varie diecine di
articoli del Codice Penale, su argomenti diversissimi, fra i quali l’aborto: a mio avviso è
scorretto fare tutt’un fascio di norme che,
genericamente “repressive”, hanno però rilevanza disparatissima).
Non so se Le ho risposto e se L’ho tranquillizzata (non che io voglia essere un tranquillante!); La ringrazio comunque per le Sue riflessioni e La saluto fraternamente
Gino Conte
NOVITÀ’
I ciau
dia
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FRANCO GIAMPICCOLI — CARLO RAPINI
L'eredità
del valdismo medievale
i dati storici - il problema oggi
pp. 64, 18 + 6 ill.ni, L. 500
Tre aspetti particolarmente vivi ed attuali del pensiero valdese: predicazione libera e povertà, per la fraternità contro tutte le gerarchie, rispetto e liberazione dell’uomo. Che cosa significa per noi oggi dichiararci
eredi di quei testimoni dell’Evangelo? Uno strumento per aprire un dibattito nelle comunità, per sensibilizzare amici e conoscenti.
EDITRICE CLAUDIANA - c.cp. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 TORINO
4
pag. 4
N. 11 — 15 marzo 1974
Divorzio, Costituzione e Concordato
La legittimità costituzionale del divorzio è stata ripetutamente dichiarata dalla Corte Costituzionale
Lo stesso art. 34 del Concordato riconosce gli effetti civili, non la realtà sacramentale del matrimonio
canonico — La riserva di giurisdizione ai tribunali e dicasteri ecclesiastici è limitata ai casi tassativamente previsti e non è quindi in contrasto con l’art. 2 della legge sul divorzio che demanda ai tribunali
statali di giudicare delle cause di cessazione degli effetti civili dei matrimoni ’’concordatari” — Anche la illegittimità costituzionale di un ventilato doppio regime matrimoniale, quello civile e quello
religioso, è stata nettamente chiarita dalla Corte Costituzionale : veramente, secondo l’art. 3 della Costituzione, «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione...»
IGià prima dell’iter parlamentare
■ della legge 1° dicembre 1970, n.
898, contro rintroduzione del divorzio
si addussero argomenti tendenti a dimostrare rillegittimità costituzionale
dell’istituto del divorzio; le argomentazioni vennero riprese nel corso dei lavori preparatori e dopo Tentrata in vigore della legge. Ma quanti ancora oggi di tali argomenti intendessero giovarsi, dovrebbero sentirsi rispondere
quanto meno di avere ben scarso rispetto di quella Costituzione che invocano e deirorgano preposto al controllo
della legittimità costituzionale delle
leggi.
Le questioni relative sono state, infatti, portate davanti alla Corte costituzionale che, con chiarezza ed anche,
nell’ultima occasione, con ammirevole
sollecitudine — segno di rara sensibilità politica — le ha risolte.
Con tre sentenze, la n. 169 del 1971,
la n. 175 e la n. 176 del 1973, la Corte
costituzionale ha dichiarato non fondate le questioni di costituzionalità propostele, aventi ad oggetto in due casi
l’art. 2 della legge sul divorzio (pronuncia giudiziale della cessazione degli effetti civili conseguenti alla trascrizione
del matrimonio religioso) direttamente, e nell’altro l’art. 1 della legge 27
maggio 1929, n. 810, per il quale « Piena
ed intera esecuzione è data al Trattato,
ai quattro allegati annessi, e al Concordato sottoscritti in Roma, fra la Santa
Sede e Tltalia, TU febbraio 1929 ».
I termini di raffronto che qui interessano, e presi in considerazione dalle
citate sentenze, sono essenzialmente
Tart. 34 del Concordato in riferimento
agli articoli 7 e 138 della Costituzione,
e gli articoli 5 e 17 della legge 27 maggio 1929, n. 847.
Non è possibile, non fosse altro che
per ragioni di spazio, riportare Tintero
testo delle sentenze: ma vale u^almente la pena citare pressoché integralmente quelle considerazioni che,
nelle motivazioni delle tre sentenze, individuano i problemi di fondo delle
questioni e li risolvono.
me di esecuzione dei Patti lateranensi
non possono validamente essere introdotte con legge ordinaria senza previa
intesa con la Santa Sede (art. 7 della
Costituzione: « Le modificazioni dei
Patti, accettate dalle due Parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale »), dovendosi, in mancanza,
seguire il procedimento di revisione costituzionale di cui alTart. 138 della Costituzione, che enuncia la complessa
procedura per l’approvazione delle leggi di revisione della Costituzione e delle leggi costituzionali.
Osserva in proposito la Corte che se
la riserva fosse così ampia ed illimitata
da comprendere tutte le cause inerenti
non solo alla validità, ma anche agli effetti del matrimonio concordatario, ciò
importerebbe una rinuncia totale dello
Stato a disciplinare il rapporto matrimoniale. Ma tale rinuncia non sussiste,
come si ricava non solo dalle considerazioni di cui al precedente punto, ma anche perché essa non può essere dedotta
in via di presunzione, di fronte alla
espressa previsione delle singole, specifiche cause enumerate nel comma 4“
deU’art. 36 del Concordato. Si aggiunga, inoltre, che le riserve ivi previste
furono pattuite e disposte proprio in
vista del riconoscimento di effetti civili alle pronuncie delle autorità ecclesiastiche (art. 17 della legge n. 847 del
1929, che prevede che le sentenze del
tribunale ecclesiastico che pronunciano
la nullità del matrimonio o il provvedimento con il quale è accordata la dispensa dal matrimonio rato e non consumato sono rese esecutive con ordinanza dalla Corte d’Appello); e che le
riserve in esame per la loro stessa natura e funzione non potevano ovviamente (riferirsi se non ad oggetti sui
quali le autorità ecclesiastiche già avevano, in base al diritto canonico, giurisdizione o competenza.
4.
2 La prima precisazione è quella at■ tinente al presunto obbligo che lo
Stato italiano avrebbe assunto, con il
Concordato, di non introdurre nel proprio ordinamento l’istituto del divorzio. Ecco quanto osserva al riguardo la
Corte costituzionale: alTinizio delle trattative fra la S. Sede e Tltalia fu proposto di impegnare lo Stato « a mantenere illeso in qualsiasi disposizione concernente il matrimonio il principio della indissolubilità e delTimpedimento
dell’ordine sacro », ma nel corso delle
ulteriori discussioni non si fece più alcun cenno di tale principio, ma si addivenne alTaccordo, consacrato nel testo
delTart. 34 del Concordato, per cui lo
Stato ha riconosciuto al matrimonio
concordatario « gli effetti civili ».
Lo Stato non ha cioè recepito la disciplina canonistica del matrimonio,
ma si è limitato ad assumere il matrimonio, validamente celebrato secondo
il rito cattolico e regolarmente trascritto allo stato civile, quale presupposto
cui vengono ricollegati gli identici effetti del matrimonio civile. Rivela ancora la Corte che Tart. 5 della legge n.
847 del ’29 ricollega gli effetti civili non
al « sacramento &1 matrimonio » (art.
34 del Concordato), ma « al matrimonio
celebrato davanti un ministro del culto cattolico, secondo le norme del diritto canonico »: formula cui consentì
in sostanza la Santa Sede, poiché il testo della legge n. 847 fu compilato in
base ad intese fra la Santa Sede e lo
Stato. Dal che si deduce Tintendimento dello Stato di non tenere conto, per
quel che concerne gli effetti civili del
matrimonio ooncordatario, di principi
propri del diritto canonico.
Gli effetti del matrimonio concordatario sono, quindi, gli stessi che la legge attribuisce al matrimonio civile e
altra limitazione alla competenza statale non può essere ipotizzata oltre
quella risultante dal testo del Concordato e'delle leggi che vi hanno dato
esecuzione. Entro i suddetti limiti soltanto il matrimonio concordatario trova una garanzia costituzionale nelTart.
7 della Costituzione: il quale — è bene sottolinearlo — afferma non solo
per la Chiesa ma anche per lo Stato i
principi di indipendenza e di sovranità
nel proprio ordine.
Alla stregua delle sentenze della
Corte costituzionale, resta dunque
chiarito che:
— la rilevanza costituzionale data dalTart. 7 della Costituzione ai Patti lateranensi non può avere forza di negare i principi supremi delTordmamento costituzionale dello Stato;
— esiste una riserva di giurisdizione
quale risultante dalTart. 34 del Concordato, costituzionalmente garantita dalTart. 7 della Costituzione;
— la riserva è limitata ai casi previsti
e non può essere estesa al di là dei
casi tassativamente previsti;
— Tintrbduzione, nella legge n. 898 del
1970, di una serie di cause di cessazione degli effetti civili del matrimonio "concordatario” lascia intatte le
riserve delTart. 34 del Concordato e
non viola, quindi, Tart. 7 della Costituzione.
5.
I tentativi di inficiare di illegittimità costituzionale il divorzio si
sono appuntati solo in riferimento al
matrimonio “ooncordatario”: non si è
più avuto l’ardire di sostenere che non
fosse consentito allo Stato italiano di
introdurre il divorzio per il matrimonio civile.
La Corte costituzionale ha dimostrato, come si è visto, la infondatezza del
la pretesa illegittimità costituzionale
delTestensione delle cause di divorzio
anche ai matrimoni "concordatari”. Tale pronuncia di infondatezza è di estrema importanza non solo per la decisione in sé, ma perché tronca alla radice
una pericolosa manovra, già posta in
essere talora con suggestiva prospettazione. Trattasi della tesi secondo la
quale, libero lo Stato di introdurre nel
proprio ordinamento il divorzio, non
potrebbe e non dovrebbe però introdurlo per i matrimoni oontratti con rito
religioso: i cittadini avendo libertà di
scelta circa il rito con il quale contrarre il vincolo matrimoniale, accettano e
subiscono le conseguenze della scelta
inizialmente fatta, potendosi giovare
del divorzio quelli che hanno contratto
il matrimonio civile, e non quelli che
hanno contratto il matrimonio "concordatario”.
Una tale soluzione, importante effetti
civili diversi del matrimonio, rischierebbe veramente di far assumere, tra i
motivi che possono indurre i nubendi
a contrarre il matrimonio con l’uno o
con l’altro rito, quello relativo alle diverse possibilità di liberarsi dal vincolo
contratto. Non senza contare che la
stragrande maggioranza di quanti si
sono sposati tra il 1929 ed il 1970, non
potevano nonché prevedere neppure
immaginare, quanto meno fino al 1948,
la possibilità concreta delTintroduzione del divorzio in Italia, atteso il noto
clima politico-religioso dell’epoca.
Ed una ulteriore considerazione è
suggerita da quanto si è venuto sin qui
enunciando. Con il Concordato si è introdotta una disparità di trattamento,
che perdura anche dopo Tentrata in vigore della legge sul divorzio, tra quanti celebrano il matrimonio "concordatario" e quanti contraggono il matrimonio civilmente: nel senso che i primi
possono ricorrere esclusivamente ai
competenti organi ecclesiastici per ottenere Tannullamento del matrimohio
e la dispensa dal matrimonio rato e
non consumato, con conseguenti effetti
civili nelTordinamento dello Stato, ed i
secondi esclusivamente ai tribunali dello Stato per chiedere Tannullamento
(non lo scioglimento) del matrimonio
civile nei pochi casi e nei ristretti limiti consentiti dal codice civile. Ma tale
disparità di trattamento trova fondamento nella Costituzione, attraverso la
rilevanza costituzionale data ai Patti
lateranensi, e nei motivi che in sede di
politica legislativa vennero valutati al
momento della stipulazione dei Patti e
della Costituente.
Così non è, invece, per Tipotesi in cui
si volesse estendere la disparità di trattamento anche agli, effetti civili del matrimonio, consentendo il divorzio agli
uni e negandolo agli altri. Tale differenza di trattamento, infatti, non ancorandosi ad una norma costituzionale, costituirebbe una patente e clamorosa violazione del principio di eguaglianza sancito _dal primo comma delTart. 3 della
Costituzione: « Tutti i cittadini hanno
pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di religione,
di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali ».
Aldo Ribet
f I ft ri
N fascismo
e le automimie locai
Le cori(Jizion¡ delle minoranze religiose
Un volume con questo titolo, curato
e introdotto da Sandro Fontana, pubblicato dalla Soc. Ed. Il Mulino alla
fine dello scorso anno, contiene gli atti di un convegno sul fascismo e le autonomie locali che ha avuto luogo a
St. Vincent, in Val d’Aosta, nel settembre 1973.
Le memorie presentate sono raccolte
in tre sezioni. Nella prima viene esaminato il fascismo nei suoi rapporti
internazionali e con le autonomie locali. Nella seconda sono descritte le lotte per l’autonomia da parte di cinque
regioni italiane (Venezia Giulia, Alto
Adige, Valle d’Aosta, Sicilia e Sardegna) le quali, con l’avvento della Costituzione repubblicana, hanno ottenuto
uno statuto regionale speciale.
La terza parte, più interessante per
noi, è dedicata alla condizione delle
minoranze religiose sotto il fascismo,
con relazioni di P. Scoppola, G. Peyronel, G. Valabrega.
Lo Scoppola in « Il fascismo e le minoranze evangeliche», pur tenendo presente quanto già pubblicato sull’argomento specie da parte protestante, ha
tratto buona parte delle informazioni
dall’esame di archivi statali (specie le
carte di polizia) e curiali, portando così un importante contributo di fonti
ancora inedite alla storia del protestantesimo italiano di quel ventennio.
AlTinizio del periodo fascista non si
può parlare di vera e propria persecuzione, ma di vessazioni, quali il divieto
di rilascio di passaporti a pastori evangelici, sorveglianza di polizia anche
sugli italiani emigrati per timore che
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Stato e Chiesa:
i bernesi
contrari aiia separazione
È in corso nella Confederazione svizzera un
vivace dibattito sull’eventuale separazione fra
Stato e Chiesa. Ultimamente il Gran Consiglio bernese, interrogato dal Governo cantonale, ha respinto con 105 voti contro 13 la
mozione tendente a sancire questa separazione,
mozione che si basa sull’art. 49 della Costituzione federale : nessuno è tenuto a versare
tasse che tendano specificamente a fini di cidto di una comunità religiosa alla quale egli
non appartiene. Un dirigente della Chiesa riformata bernese, Mòser, ha dichiarato che
non si può semplicemente ignorare che cc la
nostra cultura bernese e la nostra tradizione di
pensiero riposa su fondamenti cristianiy), A
suo avviso, paradossalmente, la dipendenza
finanziaria dallo Stato è proprio la garanzia
d’indipendenza : in caso di separazione fra
Stato e Chiesa, quest’ultima sarebbe assai più
di ora dipendente da potenti donatori. Il
2-3% della popolazione che non appartiene ad
una Chiesa cantonale, profitta pur sempre
dell'attività delle Chiese cantonali, poiché
queste nello svolgere la loro attività caritativa
non chiedono conto dell’appartenenza ecclesiastica. Gli oppositori ricordano il rischio di
una politicizzazione della Chiesa e di una discriminazione nei confronti delle altre Chiese. (sepd)
■ Oltre mille apparecchi e dispositivi per
ciechi, con indicazioni sull’uso, prezzi e
indirizzi dei fabbricanti, sono elencati nel Catalogo internazionale pubblicato dalla Fondazione americana per i ciechi, 15 West 16th
Street, New York N.Y. 10011.
m
Le nuove “eresie” della chiese:
pluralismo e Interclassismo
(segue da pag. 1)
3 II secondo chiarimento di estrema
■ importanza è quello attinente alla
riserva di giurisdizione contenuta nelTart. 34, comma 4°, del Concordato («Le
cause concernenti la nullità del matrimonio e la dispensa dal matrimonio rato e non consumato sono riservate alla
competenza dei tribunali e dicasteri ecclesiastici »), con la quale sarebbe in
contrasto Tart. 2 della legge sul divorzio, che demanda ai tribunali statali di
giudicare delle cause di cessazione degli effetti civili dei matrimoni « concordatari». Ciò costituirebbe una indiretta violazione delTart. 7 e delTart. 138
della Costituzione, per il combinato disposto dei quali modificazioni alle nor
tro VEco-Luce, definito « spassoso
esempio di astratta unificazione tra
impostazione settoriale-parrocchiale e
informazione generale-generica » (pag.
31). Qui, a parte l’evidente complesso
di superiorità — o d’inferiorità? —, la
mancanza d’autocritica inficia le pur
giuste osservazioni su un uso più accorto dei mass media. Diversamente
dai loro propositi iniziali, Giovenih
Evangelica non è la voce di tutti i giovani evangelici, né d’altra parte Nuovi
Ternpi è la voce di tutti gli evangelici
italiani. Eppure avrebbero i mezzi e
gli uomini più adatti per diventarlo.
Ma come? Lì è il punto, e forse ha r.sgione Francesca Spano quando avverte che « il vero nocciolo del problema
sta a monte di G. E. (=Gioventù Evangelica), di Agape o del MCS (= Movimento Studenti Cristiani) e della EGEI,
sta molto prima e molto più a fondo
del rapporto (per altro non sciolto) tra
fede e politica » (p. 37). Ma che cos’è
questo quid anteriore e più a fondo,
che ci avrebbe lasciato in eredità — se
ho capito bene — « la generazione che
ha fondato Agape »? Eppure Agape è
il frutto della più consapevole « borghesia » protestante degli anni immediatamente posteriori al secondo con
flitto mondiale, borghesia in crisi, certo, ma sempre borghesia, alla quale
volere o volare apparteniamo tutti noi
che scriviamo. Ma quella borghesia,
soprattutto nel periodo cruciale della
resistenza, non soltanto in Italia o in
Francia, ma anche in Germania e in
Scandinavia, ha combattuto insieme
con il proletariato, realizzando concretamente sul terreno della fede, nell’economia della grazia, il rapporto
compagni-fratelli che Francesca Spano
mette giustamente a fuoco (p. 38).
4) Quale teologia? (cf. Giorgio Girardet p. 3 e Diego Lanza p. 33-36):
Capro espiatorio di tutto il male
esistente nelle nostre comunità è Tinsegnamento che viene impartito nelle
nostre Facoltà di teologia (a Roma come a Parigi o a Basilea, poco conta),
e sapete il perché? Diego Lanza ce lo
dice al termine di una bella lezione
di storia della teologia: « la teologi.!
è sempre teologia di una chiesa che
partecipa del potere » (p. 35). Allora,
che cosa dire delle varie teologie, da
lui anche graficamente individuate con
indovinate vignettine? Teologie borghesi o esistenzialiste, dell’impegno o
del disimpegno socio-politico, a sfondo
irrazionalistico o demitologizzante, della rivoluzione o della controrivoluzio
ne, dell’apartheid o del razzismo — e
chi più ne ha più ne metta — tutte,
nessuna esclusa, non sono altro che
ideologie, cioè riflessioni e ripensamenti dell’uomo su Dio. A quando invece una teologia che sappia tacere,
cioè che finalmente impari ad ascoltare ciò che Dio dice agli uomini? Lanza
esclude che si possa impunemente passare, etimologicamente parlando, dall’interpretazione corrente di « discorso dell'uomo su Dio » a quella forse
semanticamente più esatta di « discorso di Dio sull’uomo » (p. 33); ma proprio qui sta il nocciolo della questio:
ne, e dobbiamo essere grati ai teologi
esistenzialisti, e in particolare a Karl
Barth, se sono riusciti — e qui ripeto
ciò che ho già espresso alla redazione
di « Gioventù Evangelica » — a farci
capire che, con le nostre sole forze,
il nostro parlare su Dio non è che vano blaterare. Anche qui, a mio avviso,
sarebbe forse opportuno tornare ad
una teologia comunitaria. Ma, espressione di quale comunità? Concludendo
queste righe, faccio volentieri mia
un’indicazione di Paolo Ricca: « la fisionomia e il ruolo della comunità cristiana in rapporto alla testimonianza
evangelica nella lotta di classe dovranno essere chiarite » (p. 14). Hoc est in
votis. Giovanni Gonnet
cedano a una propaganda religiosa
protestante. In taluni casi vi è perfino
una certa resistenza degli organi burocratici contro le pressioni di parte cattolica specie dopo la pubblicazione
della legge sui culti ammessi del 1929
quasi come affermazione dell’indipendenza dello stato fascista dalla chiesa
Cattolica. Ma il regime, per una riconosciuta incompatibilità ideologica
con le chiese Evangeliche non ha mai
tentato la strumentalizzazione di queste in chiave antivaticana. Praticamente, secondo TA., le chiese evangeliche
fino al 1939 appaiono, più che antifasciste « afasciste », chiuse nel loro isolamento, continuamente sotto controllo, ma non perseguitate.
Questo quadro cambia profondamente negli ultimi anni del regime, in cui
le vessazioni si intensificano, con la
chiusura di vari locali di culto, lo scioglimento dell’Esercito della Salvezza,
e la persecuzione vera e propria dei
Pentecostali durante gli anni di guerra
anche a causa della loro decisa posizione di obiettori di coscienza.
Nel suo breve esposto « I Valdesi, le
autonomie locali e il fascismo », Giorgio Peyronel, uno dei firmatari ed il
principale organizzatore di parte valdese del Convegno di Chivasso del 19
dicembre 1943, insiste sulla tradizione
autonomistica valdese, presente in tutta la sua storia di minoranza religiosa;
la sua affermazione di autonomia culturale, con ininterrotti contatti col
protestantesimo europeo, con l’istituzione di proprie scuole, che alla fine
del secolo scorso avevano già fatto totalmente scomparire l’analfabetismo
dalle Valli. La « antistorica involuzione
totalitaria del fascismo » è stata sentita dalle popolazioni valligiano « come abnorme e come incompatibile sia
con la propria tradizione di libertà ed
indipendenza, sia con gli stessi più
generali principi del vivere civile ». Le
vaste proporzioni che ebbe la Resistenza alle Valli Valdesi ne sono una dimostrazione.
Chiude il volume lo studio di Guido
Valabrega su « Il fascismo e gli ebrei.
Appunti per un consuntivo storiografico ».
Questo libro è un importante contributo alla storia di un periodo assai vi"'no, che la generazione più anziana
ha vissuto, e per questo ancora difficile da giudicàre con piena obbieftiviià storica.
Qsvaldo Coisson
Processo
a un predicatore
(c II giorno 5 novembre 196..., in questa città di.... nella delegazione della direzione ge
nerale della Pubblica sicurezza, io..., agente
della stessa direzione qui in servizio, notifico
che il signor..., appartenente alla parrocchia
valdese di.... è venuto a denunciare quanto
segue :
« Il pastore..... della suddetta parrocchia
valdese, da qualche mese a questa parte non
tralascia occasione per sparlare dell’esercito e
del servizio militare nelle prediche durante le
funzioni domenicali. Domenica scorsa... novembre, accennando alla gloriosa giornata delle FF. AA. che si sarebbe celebrata ieri, ha
affermato che nella Grande Guerra il nostro
Esercito non si sarebbe coperto di gloria ma
di obbrobrio, lasciando sul campo centinaia di
migliaia di morti; e che oggi stesso le Forze
Armate non hanno la funzione di difendere i
sacri confini della Patria, ma i privilegi delle
classi abbienti, nonché di fare un lavaggio del
cervello a tutti ì soldati di leva insegnando
loro a non ragionare e ad obbedire ciecamente. Il predicatore ha poi concluso la sua predica dicendo che l’esercito è il capòvolgimento istituzionalizzato del comandamento cristiano dell’amore del prossimo.
« Il fatto rivestendo gli estremi del reato di
vilipendio alle FF. AA. si trasmette... ecc. ».
Sulla base di questa denuncia è avvenuto
il processo, che si è concluso con l’assoluzione
del pastore in questione e da cui è emerso che
il denunciante e i testimoni a carico:
lin
1) avevano calcato sensìbilmente il
guaggio delle prediche in questione;
2) puntavano non solo alla condanna del
pastore, ma al discredito del moderatore, notoriamente suo amico;
3) avevano notoriamente osteggiato anche la resistenza partigiana e non nascondevano la loro antipatia per gli stessi prìncipi costituzionali dì libertà.
ìSota ■ Il fatto qui riferito è puramente immaginario, ma è la trascrizione in termini italiani e valdesi di un fatto reale avvenuto in
Portogallo, in contesto cattolico. Ci è sembrato
che la sua sommaria trascrizione qui riportata
potesse dare un’idea deH’atmosfcra che sì vive sulla costa atlantica della Penìsola Iberica.
Il prete incriminato, assolto al primo processo,
è stato nuovamente denunciato e messo in
prigione nel maggio dello scorso anno. Si chiama Don Mario Pais de Oliveira.
I corrispettivi portoghesi del moderatore e
della costituzione nata dalla resistenza sono
rispettivamente il vescovo di Oporlo e la successione di Gaetano a Salazar. Era probabilmente necessario dirlo, perché l’accostamento
zoppica un pochino, ma non ce ne sono venuti in mente di migliori!
M. C. Tron
JosÈ DE Silva, Soiwersione o vangelo?^ Coinés Edizioni. Roma. 1974. pp. 162. L. 1.500.
5
15 marzo 1974 — N. 11
F’g- 5
Chiesa e Stato in Spagna:
in margine al « caso Ahoveros »
Prova di torio fra doe potori
Da tempo i rapporti fra il regime
franchista e la Chiesa cattolica spagnola si stanno deteriorando, con alternanze di scontri e di attenuazioni. Ultimamente lo scontro è particolarmente duro, intorno al caso di mons. Anoveros,
vescovo di Bilbao, capitale del paese
basco "spagnolo”. II vescovo, con il suo
coadiutore, mons. José Angel Ubieta, è
stato posto agli arresti domiciliari —
pretendendo che la misura avesse « ragioni precauzionali » — perché in una
omelia letta la domenica 24 febbraio in
tutte le chiese della diocesi di Bilbao
aveva sostenuto i diritti del popolo basco ad avere una propria lingua e cultura e una effettiva libertà.
La misura governativa si inquadrava
nel duro scontro con l’ETA, il movimento irredentista basco, che ha avuto
una punta drammatica neU’attentato
nel quale ha perso la vita l'ex primo
ministro Carrero Bianco. Il governo
spagnolo sente il terreno farsi insicuro;
da un lato si accentuano le spinte autonomiste, più dura quella basca, più moderata ma pur consistente quella catalana, in un ventaglio di posizioni che
vanno dal puro nazionalismo etnico al
radicalismo rivoluzionario politico; dall’altra il connubio trono-altare è da
tempo incrinato, sia perché tutta una
parte del cattolicesimo spagnolo (fino
a qualche elemento della gerarchia)
preme per una liberalizzazione politicosociale, sia perché anche la struttura
cattolica iberica più tradizionale resiste al crescente giurisdizionalismo di
cui il regime, come ogni regime autoritario, da prova. Il governo spagnolo
ha fatto sapere l'intenzione di espellere
dalla Spagna il vescovo di Bilbao, che
si sarebbe reso colpevole di indebita
immistione negli affari interni spagnoli.
Migliaia di firme di solidarietà, ma sopratutto il deciso intervento dell’episcopato spagnolo da un lato e del Vaticano
stesso dall’altro, hanno finora bloccato'
il progetto di espulsione, anzi è stata
revocata la misura degli «arresti domiciliari », e il presule basco ha potuto
immediatamente conferire, a Madrid,
con il nunzio vaticano.
Ora, non abbiamo certo simpatie per
il regime franchista, che recentemente
ha mostrato il suo feroce volto controriformistico applicando due condanne
a morte, e con il barbaro mezzo della
garrota. E d’altro lato, parliamo abbastanza spesso, su queste colonne, delle
questioni delle autonomie locali, etniche, culturali, per cui è chiaro che il
nostro cuore ioatte con chi le rivendica,
anche se non necessariamente aH’unisono con tutte le sue posizioni e sopratutto con i mezzi di cui ad es. l’ETA si
vale '. Mons. Anoveros aveva il diritto,
diciamo pure il dovere di sostenere le
libertà del suo paese, anche se suona
ipocrita la precisazione della Commissione permanente delTepiscopato spa
gnolo, che non ci fosse alcuna intenzione politica in quella che era solo una
comunicazione pastorale ai fedeli.
Il vero problema in gioco, però, mi
pare essere l’affrontarsi della Chiesa e
dello Stato. Sarebbe interessante sapere che cosa, privatamente, si dice in Vaticano o nel complesso dell’episcopato
spagnolo, riguardo all’intervento del
vescovo di Bilbao. Ma non lo sapremo. Quel che vediamo, è che la Chiesa
romana fa quadrato intorno a un suo
vescovo, la istituzione difende uno dei
suoi uomini (come a suo tempo aveva
difeso un uomo, del tutto diverso, come Mindzenty, che ha lasciato cadere
solo dopo decenni di usura, quando
l’uomo si è squalificato da sé).
L’intervento vaticano e quello delTepiscopato spagnolo avrebbero una
loro dignità se... non ci fosse il Concordato, e se il cattolicesimo spagnolo non
fosse appunto la Chiesa di Spagna con
tutti gli onori e i privilegi che il Concordato le conferisce. Ora, da un lato
c’è un regime politico che chiaramente
vuol fare del Conccrdato un mezzo di
dominio sulla Chiesa cattolica (così
si era pure illuso il regime fascista)
e per suo mezzo sul paese. DalTaltra
c’è una Chiesa che ne vuol fare —
magari aggiornandolo, in modo da evitare i rischi giurisdizionalisti d’intervento statale — un mezzo di potere nel paese.. Indipendentemente
dalToccasione specifica, che certo ha
un suo valore autonomo, oggi intorno
a mons. Añoveros e alla sua omelia si
sta svolgendo una dura prova di forza
fra i due grandi poteri che finora hanno gestito la Spagna in condiominio,
ma la cui gestione condominiale lascia
ora a desiderare.
Non si può avere la botte piena e la
moglie ubriaca, non si può avere i (molti) vantaggi del Concordato, e pretendere di ignorare i’orientamento e le posizioni del potere politico con il quale
quel Concordato è stipulato. Ecco perché, a parte la figura personale del vescovo di Bilbao e questo suo specifico
intervento, non possiamo riconoscere
alcuna dignità cristiana, evangelica, alla "ferma” presa di posizione del cattolicesimo. Non si affrontano la testimonianza alla verità e la forza del potere,
si affrontano due poteri, in un braccio
di ferro cristianamente irrilevante: ancristianamente ambiguo e mistifi
% Edward Bunn è il primo Indiano Canadese consacrato raìssionario dalla Chiesa
presbiteriana nel Canada. Egli vive nella riserva Sioux di Birdtail, dov’è stato per molti
anni anziano di quella chiesa; ha studiato al
College biblico di Mokahum a Class Lake, nel
Minnesota (USA), prima di essere nominato
dairUfficio per la missione mondiale della sua
Chiesa.
% La Chiesa anglicana delLUGANDA ha
consacrato la prima diaconessa ugandese:
la signora Florence Njangiri, presidente delrUnione delle madri di Bunyoro, eletta per
questo ministero. È un caso senza precedenti
non solo nella storia della Chiesa delFUganda
ma anche in quella della Chiesa-madre anglicana.
9 Riunito a Stony Point (USA) il Comitato esecutivo delPAlleanza Riformata Mondiale ha accolto airunanimità, come membro
dell’ARM, la Chiesa evangelica di Bolaang
Mongondow (INDONESIA): sono così 138 le
Chiese riformate, presbiteriane e congregazionaliste membri dell’ARM (e 21 quelle indonesiane). Questa Chiesa vive nella regione di
Minahasa delFisola indonesiana di Sulawesi
(già Celebes); conta 38.000 membri, 105 chiese, con 14 pastori, 8 evangelisti e 100 predicatori laici.
Tre mozioni della Chiesa Riformata d’Olanda
Apartheid
Lettera a
Driebergen (spr) — Il Sinodo della
Chiesa riformata d’Olanda ha votato
una ferma presa di posizione contro
la politica d’apartheid e la discriminazione razziale del governo sudafricano; a forte maggioranza ha consigliato ai propri fedeli di non emigrare nell’Africa del Sud. Il Sinodo ha spiegato il proprio punto di vista dichiarando che i posti di lavoro nell’Africa del
Sud dovrebbero essere sempre più attribuiti ai neri piuttosto che a immigranti bianchi. I bianchi che immigrano in Sud-Africa impediscono alla popolazione nera di progredire socialmente, culturalmente e politicamente.
Ancora riguardo alTAfrica, il Sinodo
ha votato una mozione che incarica le
Guinea Bissao
Dichiarazione dell'Alleanza Rilormata Mondiale
sui recenti avvenimenti coreani
ZI,
cante.
Gino Conte
1 <c Nuovi Tempi » del 10 marzo ha pubblicato un articolo interessante di Laura Vezzosi sulla repressione nei confronti dei movimenti autonomisti nei paesi baschi, in Bretagna e in Corsica. Peccato che sia stato intitolato « Non c’è autonomia nazionale in una
società capitalista » : è noto infatti di quali
radiose autonomie nazionali godano tanti
gruppi etnici in vari paesi ’’socialisti”, dall’Unione Sovietica alla Cina popolare...
NewYork/Ginevra (spr) — In seguito alla promulgazione, in Corea del
Sud, di un decreto presidenziale speciale che vieta qualsiasi critica alla
Costituzione, decreto che ha provocato l’arresto e il processo di numerosi
dirigenti di Chiesa e di responsabili
dei movimenti giovanili, l’Alleanza Riformata Mondiale (ARM) ha pubblicato una dichiarazione che esprime « lo
stupore e la costernazione » dei suoi
membri relativamente alle crescenti
restrizioni ai diritti dell’uomo e alle
libertà civili nella Corea del Sud, e la
solidarietà con tutti coloro che in Corea testimoniano di una fede comune
in circostanze difficili. La dichiarazione menziona le due Chiese coreane
membri delTARM, la Chiesa presbiteriana in Corea, con i suoi 600.000
membri, e la Chiesa presbiteriana nella Repubblica di Corea, che ne ha 200
mila. Ecco il testo della dichiarazione:
« L’Alleanza riformata mondiale (pre-_
sbiteriana e congregazionalista) si
si preoccupa da oltre un anno delle
crescenti restrizioni ai diritti dell'uomo e alle libertà civili e religiose che
colpiscono i cittadini della Repubblica di Corea, alcuni dei quali appartengono alle due Chiese presbiteriane di
Corea, membri deWARM.
« Nel corso delle ultime settimarie
la preoccupazione si è trasforrnata in
stupore e costernazione, quand’è giunta la notizia che sei pastori ed evangelisti sono stati condannati a pene da
dieci a quindici anni di carcere per
Torino, 27 febbraio 1974
Caro direttore,
sul n. 8 de « La Luce » nella pagina dedicata a « La chiesa e la sua missione nel mondo », nella parte concernente il Brasile si legle che il 15 marzo prossimo un <c membro attivo » della Chiesa luterana di quella Nazione
diventerà Presidente dello Stato federale brasiliano. Tra le righe di detta notizia non è diffìcile scorgere un certo compiacimento per il
fatto che uno « dei nostri », per la prima volta,
raggiunga tale carica.
Tutti conosciamo qual’è la situazione politica e socio- economica del Brasile. Non so se il
sapere che fra i ranghi della classe dominante di quella Nazione vi sia anche il « membro
attivo » di una chiesa cristiana costituisca particolare motivo di soddisfazione. Quale sarà
Tesilo del confronto tra il gen. Ernesto Geisei e il vescovo Helder Camara? Anche la
Germania Occidentale ha quale suo Bresidente
un membro attivo della Chiesa luterana; ma
Heinemann rappresenta i perseguitati, il « fratello » Geisel i persecutori. Oppure, « sperare
contro speranza », la Presidenza Geisel sarà
improntata dai principii cristiani per cui : « i
famelici saranno saziati, gli abitanti delle favelas saranno innalzati e coloro i quali languono nelle galere saranno liberati »?
Cordialmente
Luigi Gamarha
similmente ve lo hanno portato, sia data la lucidità critica della fede e il calore dell’amore.
Può darsi che così la sua presidenza abbia vita breve: potrebbe essere anche questa una testimonianza.
Gino Conte
Nel testo in questione, ripreso senza commento da una notizia di agenzia stampa evangelica. non c era compiacimento: lo stesso accostamento con altre notizie brasiliane denuncianti la situazione del paese, lo indica. Tuttavia. poiché abbiamo potuto dare quest’impressione, tengo a sottolineare che concordo pienamente nel considerare con riserva critica questo fallo assai problematico, per altro realmente nuovo nella .storia di quel paese. Ricordiamo le discussioni che hanno accompagnato
la decisione della Federazione Luterana Mondiale di spostare da Porto Aiegre a Evian l’ultima Assemblea generale: la Chiesa luterana
nel Brasile aveva stentato a comprendere e ad
accettare tale decisione, almeno nel suo insieme. ed è certamente divisa come molte altre.
È possibile che Ernesto Geisel. membro attivo
di quella Chiesa, sia stato fra quelli che non
hanno capito e accettato la decisione della
FLM e tutta la problematica che l’aveva dettata. Staremo a vedere: e forse, accanto alla
vigilanza critica, anche molto critica, potrebbe
non mancare l'intercessione, perché a questo
fratello, proprio nell’alto posto di responsabilità
che avrà e prescindendo dalle forze che vero
Firenze, 28 febbraio 1974
Caro direttore,
le scrivo per dirle quale è stata la mia impressione nel leggere la pagina 3 della "Luce
del 22 febbraio.
Dunque, in questa pagina intitolata « La
chiesa e la sua missione nel mondo » leggo
alcune notizie a proposito del Brasile che mi
fanno meditare seriamente sul significato che
si vuol dare a questa ’’missione”. Per chi si sia
solo un po’ interessato alle vicende del Sud
America, cercando di vedere il progetto globale di colonizzazione portato avanti sistematicamente dagli U.S.A. manu militari , appaiono ben tristi i traguardi che vengono
trionfalmente segnalati in questa pagina;
(c ...per la prima volta il presidente (sic) dello
stato (il Brasile) è protestante » e l’altro « ...le
chiese protestanti sono in crescita ». E poi un
titoletto mi fa riflettere « Più pastori protestanti che preti cattolici ». Caro direttore, lo
sa che dopo gli ’’accordi” di Parigi in tutto
il Sud Viet Nam c’è stata una fioritura incredibile di chiesette linde, con relativo pastore confezionato in U.S.A. e ’’aiutante”? In
ogni paese c’è la chiesetta, le conversioni sono
favorite con donativi (nell’articolo del suo giornale si parla di ’’compiti sociali” se non erro), il ’’pastore” visita i fedeli casa per casa...:
se lei ha immaginazione le lascio il compito di
concludere.
Dunque siamo ormai arrivati a questo punto di cecità, da non accorgerci che anche le
nostre chiese sono diventate strumento di oppressione, retroterra ideologico e religioso alle
imprese criminali di paesi lanciati in conquiste degne di altri tempi? ^ ^ ^
Se proprio siamo invischiati m questa mentalità da non sapere più distinguere la vera
missione delle chiese evangeliche, ma almeno
lasciamo al « Servizio stampa protestante dalla Svizzera tedesca» (SEPD) la produzione ed
il consumo di questo genere di trionfalismi e
ritiriamoci da questo macabro banchetto. La
vita dell’uomo vale ancora per chi crede.
avere affermato che i cittadini coreani
dovrebbero essere liberi di discutere
la costituzione che recentemente è stata imposta loro, con divieto di criticarla, secondo il decreto presidenziale
d’emergenza pubblicato l’8 gennaio
1974.
« Pene analoghe hanno colpito sette
studenti in medicina dell’Università di
Yonsei, dipendente dalla Chiesa, un difensore dei diritti dell’uomo assai noto e due capi dell’opposizione.
« Oltre cento studenti, un buon numero di scrittori e una dozzina di pastori sono stati sottoposti a sorveglianza e a interrogatori. In vari casi l’interrogatorio è stato eccessivamente
lungo e accompagnato da sevizie.
« Cristiani di tutto il mondo si appellano al presidente Chung Hee Park
e ai capi del governo della Repubblica
di Corea affinché vengano commutate
le pene di coloro che sono incarcerati
a seguito del decreto d'emergenza,
vengano rilasciati coloro che son trattenuti in detenzione preventiva in attesa del processo, e vengano prese misure costruttive tendenti a unire tutti
i cittadini in un vero spirito democratico.
« Noi che siamo eredi della tradizione riformata di Giovanni Calvino e di
Giovanni Knox, esprimiamo la nostra
solidarietà ai nostri fratelli cristiani
di Corea che testimoniano della loro
fede comune in circostanze defficili ».
autorità della Chiesa di chiedere al
governo olandese di riconoscere la
Guinea-Bissao, che ha conseguito Tindipendenza. Se il governo si attiene
alla propria politica attuale, che consiste nello sforzarsi di influenzare il
Portogallo in consultazione con altre
nazioni occidentali, occorrerebbe accordarsi nel fissare dei termini precisi a una tale consultazione.
AlTunanimità, poi, il Sinodo ha deciso di inviare una lettera al romanziere russo espulso dalTURSS, Alexander Soljenitsin. La lettera dichiara, fra
l’altro: « Durante gli ultimi anni Lei
è stato con grande coraggio e grande
insistenza il difensore dei diritti dell’uomo nel suo paese. È così diventato
il portavoce di numerosi cristiani e
cittadini russi che non hanno osato
esprimersi pubblicamente, o non sono
stati in grado di farlo. I suoi doni di
cuore e d’intelligenza sono stati per
noi una fonte d'ispirazione e d’incoraggiamento. Le diciamo ’grazie’. Ci associamo alle numerose proteste che sono pervenute al suo governo in seguito alla decisione di imporle l’esilio e
di privarla dei diritti civili, come se
misure amministrative potessero spezzare i vincoli che la uniscono al suo
popolo... Formuliamo l’augurio che
possa essere presto riunito ai suoi familiari e chiediamo a Dio di accordarle la Sua forza affinché possa ancora
esercitare la sua vocazione con lo stesso fervore e con lo stesso amore per
la verità, e questo anche per il bene
delle nostre Chiese e della nostra società. Dio sia con lei ».
Un protestante presidente del Brasile...
SincerainentB suo
Marco P. Santini
Una parziale risposta è già contenuta nella
risposta alla lettera precedente. Aggiungo alcune brevi note:
1) L’intestazione della pagina « La chiesa
e la sua missione nel mondo » è stata a lungo
un’intestazione fissa e forse un po’ convenzionale. Varie volte sono state pubblicate in quella pagina notizie che non descrivevano affatto
un aspetto della sua missione, oppure lo descrivevano in modo problematico o ”in negativo”,
come de-missione. Farci dire che intendevamo
la nomina di un protestante alla presidenza del
Brasile, oggi, come un aspetto rallegrante della missione, é una forzatura.
2) Che le chiese protestanti (non solo
quella luterana) siamo in crescita, mi sembra
invece assai rallegrante, senza nessun trionfalismo. Insinuare che crescono, e che aumenta
(o non diminuisce) il numero dei pastori, quale effetto della propaganda politica e magari
dei soldi USA, mi pare appunto un’insinuazione gratuita, anche se generosamente appassionata. La stessa cosa dicevano, nel dopoguerra,
quando sorgevano gruppi o chiese nel campo
d’evangelizzazione italiano, ed era in larghissima misura falso, anche se qua e là un po’ di
tara si è poi dovuta fare. Comunque, si deve
provare che ciò stia avvenendo in Brasile
(ammesso e provato che ciò stia avvenendo
nel Sud Vietnam, e nei termini presentati).
3) Il luteranesimo brasiliano costituisce
uno tninoronzo consisteiils^ soprottutto occcntrata negli Stati del Sud: già nel 1960 ('e l’ultima statistica che abbiamo sottomano) i luterani brasiliani erano circa 650.000: di questi
solo centomila erano il frutto della missione
luterana statunitense (Sinodo del Missouri),
mentre il resto erano membri di un’antica
Chiesa d’emigrazione, per lo più tedesca, in
piccola misura scandinava. Come in altri paesi, anche latinoamericani, la chiesa evangelica
che conosce maggiore diffusione e costituita
dai pentecostali: e proprio quelli brasiliani,
come quelli cileni, sono fra i pentecostali più
sensibili alle istanze storiche, come dimostra
il loro forte avvicinamento al CEC.
4) Il « Servizio stampa protestante della
Svizzera tedesca» (SEPD) e un organo serio,
tutt’altro che retrivo, anche se ha il grande
torto, agli occhi di alcuni, di dire e divulgare
fatti e notizie che altri tacciono.
Comunque, non voglio davvero essere cieco,
e ogni richiamo a tener gli occhi aperti è utile ed è accolto. Pur di non forzare sempre e a
tutti i costi i termini delle questioni in schemi che non sempre e non dovunque quadrano
con la realtà, mi pare.
Fraternamente,
G. C.
0 Tutti i membri della Chiesa presbiteriana negli USA sono invitati a digiunare il
Venerdì Santo e a offrire il denaro così economizzato in una colletta speciale a Pasqua,
in favore dèlia lotta cristiana contro la fame
e per lo sviluppo. L’appello fa parte di una
campagna più vasta per rendere i membri di
chiesa più coscienti delle loro responsabilità
al riguardo. La commissione speciale della
Chiesa sulla fame nel mondo ha chiesto alTufficio esecutivo di mettere il 5% dei suoi
investimenti a disposizione del Fondo prestiti
per lo sviluppo, del CEC. Ha pure chiesto ai
membri di chiesa e agli istituti di <c adottare
uno stile di vita che rifletta la semplicità di
Cristo », di diminuire il loro consumo di beni materiali, di fare delTeconomia una virtù
cristiana e di devolvere le economie così realizzate a programmi volti allo sviluppo.
Un antico compagno di "campo''
di A. Soljenitsin
parla della Chiesa nell'URSS
Parigi (hip) - a Ci sono cinquanta milioni
di credenti^ nelVURSS » — ha dichiarato a
Parigi ring. Dimitri Pania, ortodosso russo,
che in passato è stato compagno di detenzione
dello scrittore Soljenitsin. Il Pania, che ha
trascorso sedici anni nei campi siberiani, è
stato liberato alla morte di Stalin, nel 1956;
dal 1972 vive in Francia.
L’antico compagno di Soljenitsm ha spiegato che la Chiesa clandestina è molto più consistente dì quella ufficiale, nell’URSS. Ha
tuttavia riconosciuto che « fra i pope della
Chiesa ufficiale vi sono buoni rappresentanti
di Dio ». Ha sottolineato che la fede è rimasta vivace non solo nelle comunità ortodosse, ma anche in quelle protestanti e musulmane.
Interrogato sulla possibilità di far coesistere comunismo e cristianesimo nell’URSS, ha
risposto: ic Impossibile^ perché nel mio paese
non c’è socialismo, ma super-capitalismo di
Stato ».
0 II Reformierter Bund (federazione riformata) della GERMANIA occidentale ha
chiesto ai suoi membri e alle sue chiese di
prestare attenzione particolare alle necessità
degli studenti stranieri e delle infermiere e dei
lavoratori migranti nel loro paese. Ha pure
chiesto alle chiese all’estero di far conoscere
fra i loro membri la sua intenzione di offrire
una ’’casa spirituale” a coloro che hanno lasciato la patria per venire a studiare in Germania.
I “Rimostranti” d’Oianda
contro i’emigrazione verso ii Sud-Africa
Il testo che segue, diffuso dal « Service de presse réformé », è un estratto da un rapporto comparso sul settimanale ’remonstrant’ olandese, sulla
recente riunione del comitato esecutivo della Fraternità dei ’Rimostranti’ L
« Abbiamo lungamente discusso dell’opportunità di inviare una lettera ufficiale alle nostre chiese e alle nostre
riunioni regionali in merito all’emigrazione in Sud-Africa. Non riteniamo
che la nostra comunità sia atta, per il
suo carattere, a inviare ’lettere pastorali’ e non desideriamo far pressione
sui nostri fratelli Rimostranti. Tuttavia il nostro Comitato sente il dovere
d’informare i membri su ciò che accade in Sud-Africa, ove infuria un sistema politico manifestamente ingiusto e
discriminatorio. Chiunque decide, ciò
malgrado, di emigrare in Sud-Africa
dovrà aspettarsi di essere incompreso
e messo all’indice. Perciò è opportuno
serbare il contatto, ad esempio, con
l’Istituto cristiano nell’Africa australe
e con la Chiesa congregazionalista unita che condannano, l’uno e l’altra, la
discriminazione razziale in Sud-Africa ».
' I Rimostranti o Arminiani sono un ramo
laterale del calvinismo olandese. Si dicono
Arminiani da Arminio (J. Harmensz, 15601609), pastore ad Amsterdam, poi teologo a
Leida, la figura maggiore della controversia
che divise i riformati olandesi (e non solo
quelli) su tutta la problematica teologica connessa con la dottrina calvinista della prede
stinazione; Arminio riduceva, sostanzialmente, la predestinazione alla prescienza con cui
Dio prevede quali credenti perseverano fino
alla fine : è chiaro come questo svuota la dottrina calvinista che ha la sua radice nella fede biblica nell’elezione divina. Nel 1610 gli
arminiani presentarono agli Stati Generali
d’Olanda una ’’Rimostranza”, chiedendo, in
nome del pluralismo e della tolleranza, che
si riconoscesse nella Chiesa la legittimità delle loro idee teologiche; in seguito a quest’atto, furono chiamati ’’Rimostranti”. Gli
Stati Generali convocarono un Sinodo che si
riunì a Dordrecht nel 1618-19; vi furono invitate anche le Chiese calviniste e zwingliane
dell’estero. Il Sinodo condannò la teologia arminiana e formulò la propria Confessione di
fede — una delle più importanti fra quelle
riformate — in opposizione ai cinque articoli della ’’Rimostranza”. I capi ’’rimostranti”
vennero esiliati, ma pochi anni dopo rientrarono in Olanda, organizzarono le loro comunità e fondarono ad Amsterdam un loro seminario teologico, che diede notevole impulso
agli studi teologici, ma a causa della sua tendenza razionalistica preparò l’avvento, anche
in campo teologico, delTIlluminismo. Tale
tendenza razionalistica influì sulla stessa
Chiesa riformata (Hervormde) dalla quale
nel secolo scorso si staccarono le Chiese rì-riformate (Gereformeerde Kerken), analoghe
alle Chiese evangeliche libere sorte in altri
paesi protestanti. Oggi ì due grandi raggruppamenti riformati olandesi sono nuovamente
assai vicini, mentre i ’’Rimostranti” costituiscono tuttora l’ala ’’liberale” (in senso teologico) del calvinismo olandese.
6
N. 11 — 15 marzo 1974
Notiziario pinerolese Contratto Nazionale
Calieri
Brichèrasio. Il pretore di Pinerolo
ha inviato un avviso di procedimento
contro il sindaco di Brichèrasio e
contro l’ex presidente della regione, il
conte Kdoardo Calieri. L’accusa nei
confronti di Calieri è quella di aver
costruito senza licenza un fabbricato.
Si tratta di una specie di hunger di
cm non si sa bene l’uso (eliporto?). Il
sindaco invece è accusato di omissione di atti d’uiHcio non avendo sospeso i lavori della costruzione abusiva.
ter e. È inoltre probabile che aumenteranno le provocazioni fasciste contro i militanti di sinistra. Queste azioni dei fascisti rispondono infatti alla
esigenza di far crescere la tensione sociale per fermare la mobilitazione delle masse popolari sui temi dei prezzi
politici dei generi alimentari, per la
revoca dei provvedinìenti del governo,
per le riforme sociali, e per spingere
a votare contro il divorzio, e per un
blocco moderato di governo.
dei lavoratori ospedalieri
San Germano
Chisùne
LUSERNA S. GIOVANNI
Trasporti
Centri per Anziani
Si è firmato ultimamente a Roma la
bozza del contratto i nazionale dei lavoratori ospedalieri. Le maggiori novità riguardano l’inquadramento unico
del personale medico e non medico; a
questo proposito occorre notare che
l’associazione dei primari e direttori
sanitari non aderisce a questo accordo
ed ha indetto uno sciopero che si è
svolto nella giornata di lunedi 2i5 febbraio. Per la parte salariale diamo qui
la tabella dei livelli retributivi minimi
annui del nuovo contratto :
tuale e una indennità di lire 96.000
mensili per il tempo pieno e 20.000 lire
per il tempo definito.
Sono interessati da questo contratto nel Pinerolese i dipendenti dell’Ospedale civile di Pinerolo e dei Sanatori Agnelli di Fenestrelle.
Torre Pellice
Osasco. Da parecchi mesi gli studenti di Ososco sono costretti a fare l’autostop a causa degli orari scomodi e
dell’affollamento dei pullman della Cavourese (ad es. si viaggia sempre in
60-70 su pullman di 50 posti). Contro
questo stato di cose si sono organizzate assemblee per decidere le azioni
da fare.
Autostrada
Continua la fnobilitazione popolare
contro il progetto dell’autostrada Pinerolo-Torino. Si sono svolte nei giorni scorsi numerose riunioni nei vari
cornimi interessati con lo scopo di denunciare l’assurdità di questo progetto.
Il progetto dell’autostrada è legato
alla DC (presidente della A1TVA è il
fanfaniano Belfiore) che ha notevoli
interessi nella speculazione edilizia del
Pinerolese. H costo di questa autostrada è molto elevato per l’economia
piemontese: circa 4 milioni di metri
quadri di terreno agricolo tra i più
fertili della provincia di Torino verrebbero espropriati, 200 aziende agricole verrebbero tagliate in due dalla
autostrada e numerose sarebbero costrette a chiudere, l’assetto idrogeologico del terreno verrebbe alterato e ci
sarebbe pericolo di allagamenti nei
periodi di pioggia intensa.
La mobilitazione dei contadini interessati, che ha ricevuto l’appoggio dei
sindacati, delle AGLI, del PCI e del
PSI, e di numerosi sindaci della zona,
è riuscita ad impedire che il prefetto
firmi i decreti di esproprio. Ma gli
obiettivi sono il ritiro del progetto e
l’utilizzazione dei 40 miliardi previsti,
in costruzione di case popolari, scuole, ospedali, ed in investimenti a favore deiragricoltura,
Sabato 2 marzo, nella Sala Albarin
di S. Giovanni, promosso dai tre centri per Anziani di Airali, s. Giovanni
e Luserna, ha avuto luogo un dibattito sulla Comunità Montana. Erano
stati invitati per presentare il tema il
presidente della Comunità Montana
Val Pellice, arch. Piercarlo Longo, il
sindaco di Luserna Benito Martina e
l’Assistente sociale sig.ra Gaietti.
Nonostante l’invito fosse esteso a
tutta la popolazione, l’assemblea era
quasi esclusivamente di anziani; non
per questo però sono mancati ’interventi e suggerimenti per l’attività futura della Comunità Montana, soprattutto in riferimento al Servizio di assistenza sociale, alla viabilità, alla sanità, rivendicando la necessità di una
ristrutturazione e di un potenziamento degli ospedali, ecc.
Se non mancano dei suggerimenti e
delle indicazioni concrete per l’attività
e le scelte della Comunità Montana,
sembra però che i fondi per questa
programmazione non siano molti. Nella sua presentazione il Presidente ha
detto testualmente: «Non sono ancora riuscito oggi, io che sono Presidente, a sapere entro quali confini si potrà muovere la Comunità Montana».
qual. 1 - ausiliario, dopo 6 mesi lire
1.500.000
qual. 2 - operaio, disinfettatore, fattorino L. 1.530.000
qual. 3 - infermiere, puericultrice, op.
specializzato L. 1.734.000
qual. 4 - tecnico, impiegato d’ordine
L. 1.810.000
qual. 5 - infermiere' professionale, vigilatrice d’infanzia 2.020.000
qual. 6 - inf. prof, specializzato, assistente sanitaria, tecnico di
laboratori, impiegato ordine
2’’ categ. t. 2.080.000
qual. 7 - capo sala, ostetrica, dietista
L. 2.130.000
qual. 8 - Assistente sociale, impiegato
concetto L. 2.370.000
qual. 9 - impieg. concetto 2° livello
L. 2.700.000
qual. 10 - impiegato funzione direttiva,
assistente chimico, fisico,
biologo L. 3.000.000
qual. 11 - Capo divisione, coadiutore
fisico, chimico, biologo, farmacista L. 3.800.000
qual. 12 - Capo ripartizione, direttore
fisico, chinfico, biologo farmacista L. 4.700.000
qual. 13 - Direttore amministrativo lire 5.600.000. '
Per i medici sono previsti aumenti
di lire 450.000 annue sullo stipendio at
Controinformazione
Ai Genitori degli alunni della Scuola
dell’obbligo, agli Insegnanti ed a tutte le persone interessate.
La Direzione didattica e la Presidenza della Scuola media statale di
Torre Pellice organizzano una serie di
conversazioni su argomenti attinenti
a,ll’educazione dei ragazzi, seguite da
libero dibattito, che avranno luogo nei
mesi di marzo ed aprile, a scadenza
quindicinale, nei locali delle Scuole
elementari del Viale Dante, secondo il
seguente programma:
Venerdì 22 marzo, ore 20,30:
Prof. Mirella Bein Argentieri, Preside della Scuola Media st. di Torre
Pellice, sul tema : Difficoltà ed errori frequenti nella educazione dei figli.
Venerdì 5 aprile, ore 20,30:
Prof. Roberto Eynard, Direttore didattico nel Circolo di Torre Pellice,
sul tema : Che cosa ci aspettiamo
dalla scuola.
Venerdì 19 aprile, ore 20,30:
Dott. Francesco Agli, e Prof. Ernesto Bein, Insegnanti, sul tema: Un
maestro e un professore vi raccontano il loro modo di fare scuola.
Ci aspettiamo una larga partecipazione di genitori e di insegnanti per la
importanza che i problemi affrontati
rivestono per tutti noi.
Il Direttore Didattico e
la Preside della Scuola Media
Statale di Torre Pellice
Continuano le pubblicazioni de « Il
Giornale di Pinerolo e Valli» che è
^imto ormai al suo sesto anno di attività. Il Giornale rappresenta un utile stmmento di informazione per
quanti vogliono documentarsi della
realtà politica e sociale del Pinerolese.
Abbonamento annuo lire 2.(XX) da versare sul c.c.p. 2/24124 intestato a «Il
Giornale di Pinerolo e Valli ».
ANGROGNA
Dal grniiiio FtQ ilj Prassnit - Vtmfl
Comunità montane
Gruppo Teatrale
Vi sono di£5coltà per il funzionamento delle comunità montane. La
dotazione finanziaria infatti è estremamente ridotta: 6 milioni di lire annue
più 50 lire per ogni ettaro ed ogni abitante. C’è da chiedersi quali realizzazioni si potranno fare con questi soldi oltre a pagare le spese del funzionamento amministrativo della comunità. Intanto il Comitato regionale di
controllo non ha approvato lo statuto
della comimità Val Germanasca-Val
elùsone.
Angrogna
Recita sabato 16 marzo ore 20,45 a
Villar Pellice, nella sala valdese.
Ecco alcune notizie ' suH'attività del
gmppo giovanile EGEI di PrassuitVernet, l’ultimo gruppo rimasto ad
Angrogna che si riunisce ancora regolarmente.
Questa Unione, oltre ad avere un
gruppo di giovani dèi Vernet, conta
dei membri provenienti, da Buonanotte e dai Pons; due,località molto isolate e difficilmente raggiungibili d’inverno. Oltre a questi anche alcuni giovani di Villar PeUice si sono uniti a
Collettivo Bonhoeffer
Vertenza FIAT
Torino. In tutti gli stabilimenti Fiat
si stanno svolgendo assemblee per la
approvazione dell’accordo aziendale. I
punti principali dell’intesa sono: aumento degli investimenti e dell’occupazione negli stabilimenti Fiat nel meridione, miglioramento delle condizioni di lavoro, prezzo della mensa fissato a ne lire al pasto, quattordicesima
mensilità pari al 65% del salario mensile ed in ogni caso non inferiore a
1^.000 lire, aumento salariale medio
di 18.000 lire mensili, indennità una
tantum di 20.000 lire.
A questo accordo si arriva dopo 120
giorni di lotta operaia che ha avuto
aspetti molto duri. Umberto Agnelli
commentando raccordo ha lasciato intendere che la Fiat è stata costretta
a firmare per il timore che la situazione nell’azienda peggiorasse, che gli
scioperi si moltiplicassero, che gli operai mettessero in atto tutta la loro
forza e che quindi la lotta operaia
avrebbe potuto estendersi in tutta Italia. Vista la propria buona volontà,
la Fiat si aspetta che il governo paghi
(o meglio faccia pagare al paese) il
conto dell’accordo.
Da quando sono entrate in vigore le
restrizioni alla circolazione autombilistica domenicale, il Collettivo Bonhoeffer ha tenuto le sue riunioni — ogni
tre settimane, il sabato pomeriggio e
sera e la domenica — a Torino, in
Via Pio V, 15. Questo da un lato ha,
forzatamente, diminuito la partecipazione di alcuni "fedeli” delle Valli,
mentre non si è purtroppo registrato
un aumento di frequenze torinesi. Il
lavoro, comunque, è continuato da
parte del gruppo affiatato.
Le prossime riunioni sono previste
per il 23-24 marzo, 6-7 e 27-28 aprile,
18-19 maggio 8-9 giugno.
Il sabato pomeriggio prosegue
lo
studio dell’Antico Testamento (nella
prossima riunione, il profeta Geremia,
presentato da Giorgio Toum); il sabato sera l’esegesi di passi del Nuovo
Testamento (la prossima volta, continuando l’esame di passi relativi al tema della libertà. Paolo Ricca presenterà Giovanni 8: 31-36); il lavoro si svolge in parte a gruppi. La domenica, partecipazione al culto in una delle chiese
evangeliche cittadine; nel pomeriggio
prosegue lo studio dei momenti salienti del movimento operaio: dopo avere
esaminato la rivoluzione russa e la
questione cilena, nelle prossime due
riunioni sarà affrontata la rivoluzione
cinese.
Dopo questa presentazione, vogliamo
illustrare il nostro lavoro, che in realtà, è assai modesto, dato anche l’esiguo numero dei partecipanti (8-12 persone, quasi tutti contadini-operai).
Avendo cominciato l’anno senza un
programma fisso, ci siamo limitati a
letture varie scelte a turno da ognuno
di noi e commentate insieme.
Verso là metà di dicembre, come
ogni anno, abbiamo portato il nostro
saluto e augurio di Natale agli anziani della Valle.
Su proposta del Pastore Coisson a
gennaio abbiamo iniziato ricerche concernenti Angrogna nella storia valdese.
Il nostro scopo è quello di fare conoscere il nostro paese attraverso questi dati che saranno, speriamo in un
prossimo futuro, pubblicati e distribuiti al pubblico.
Recentemente abbiamo accolto fra
di noi con vero piacere il pastore Platone che collabora a questo lavoro.
Terminando queste brevi note vogliamo ripetere l’invito ai giovani che
potrebbero unirsi a noi per rafforzare
il nostro piccolo gruppo.
Villar Pellice
Villar Pellice, 7 marzo 1974
AI Direttore de
L’Eco delle Valli Valdesi
llllllllllllllllllllllllll(lllllillllllllllllll|||||||||||llllllll||||||||||IIlll[|||||||||||||||||||||||||||||lllllllllllll{llllllllllllllllllllllllllllllllll¡,.
VILLAR PEROSA
Torre Pellice
Il Concistoro prende posizione
contro l'o.d.g. del Precongresso FGEI
Militarismo
Pinerolo. Venerdì 8 marzo il collettivo autonomo musicale ha rappresentato presso il cinema Roma un eccellente spettacolo sulla vita militare e
sulla funzione dell’esercito nella società italiana. Al di là del successo di
tale spettacolo ci preme mettere in
rilievo l’atteggiamento degli ambienti
militari di Pinerolo che hanno cercato in ogni modo di impedire la realizzazione della rappresentazione sia con
minacce dirette contro gli esponenti
del collettivo che con pressioni presso il gestore della sala perché revocasse lo spettacolo.
Il Concistoro Valdese di Villar Porosa, pur esprimendo la sua perplessità sul fatto che un Qrganismo interdenominazionale come la F.G.E.I. si
permetta di interferire con giudizi su
episodi della vita interna di una singola Comunità, assicura la F.G.E.I. di
aver agito nell’argomento posto al suo
ordine del giorno, con carità ed in
perfetta legalità.
Tutti i giovani della Comunità gli
sono ugualmente cari e, se apprezza Io
zelo e l’attività del gruppo federato alla F.G.E.I (dal 7 febbr. u. s.), apprezza non meno gli altri suoi giovani, pa
Fascisti
Pinerolo. Si assiste in questi giorni
ad una massiccia distribuzione di volantini dello MSI nelle buche da let
Venerd!, 29 marzo' alle ore 20,45
nei locali della chiesa valdese di
Pinerolo, Agape e la EGEI organizzano una assemblea pubblica sul tema:
I CREDENTI DI FRONTE
AL REFERENDUM
Introdurrà il pastore Giorgio
Bouchard.
recchie volte più numerosi, che non
sono federati alla F.G.E.I.
Gli immobili della Chiesa di Villar
Perosa di cui si parla, non esistono da
molti anni come quelli di molte altre
parrocchie e non sono stati costruiti
con mezzi proprii, né con l’aiuto di
Chiese consorelle: sono stati regalati
recentemente e vincolati presso la Tavola o presso il Concistoro, da precisi
impegni tra cui quello di essere adoperati per « il servizio di Cristo ». Servizio inteso nel modo più rigoroso.
Non poteva esser tale l’uso civico proposto in seguito e meno ancora quello
politico ora chiaramente enunciato
dalla F.G.E.I.
La Chiesa poteva, se voleva, rifiutare questi doni e forse potrebbe farlo
ancor oggi trasmettendone la proprietà ad un Ente Morale costituibile nel
seno stesso della comunità. Altrimenti,
deve mantenere le condizioni poste dai
donatori e da lei accettate. È semplice
fatto di onestà.
Il Concistoro, pertanto, non poteva
agire diversamente da come ha fatto
e cosi dovrà fare anche in avvenire.
Per il Concistoro e per il Comitato
Convitto:
(seguono quattordici firme)
Signor Direttore,
l’Eco delle Valli n. 8 del 22 febbraio
c. a. pubblica un articolo tratto da « Il
giornale di Pinerolo e valli » dal titolo
« Strade aperte per la speculazione »
nel quale si legge: « In seguito ad una
frana... il comune di Bobbio Pellice
chiese l’intervento della regione proprio quando una analoga richiesta veniva fatta dal Comune di Villar Pellice
per motivi analoghi. Al comune di Villar è pervenuta l’intera cifra richiesta,
a Bobbio la regione, avvalendosi di
una leggerei 1904, ha concesso soltanto la metà della cifra necessaria (20
milioni); il resto lo dovrà sborsare il
comune ».
L’affermazione dell’ articolista, per
quanto riguarda il comune di Villar
Pellice, non corrisponde a verità, disgraziatamente direi! In occasione della
richiesta di cui si parla nessun contributo venne dato al comune per rimozione di frane e sistemazione di strade
danneggiate; fu concesso al comune,
tramite il Genio Civile, soltanto uno
stanziamento di L. 8.000.000 per la ricostruzione della passerella sul torrente Guichard in località Buffa-Castagneto, passerella divenuta impraticabile;
lo stanz.iamento non coprirà tutta la
spesa ed il comune dovrà sborsare il
resto!
Sono stupito che l’Eco delle Valli riporti con tanta faciloneria notizie false
e notizie inesatte che certo non servono
a facilitare il nostro difficile ed ingrato
compito di amministratori.
Cordialmente
Il Sindaco
(Paolo Frache)
— Il pastore Luciano Deodato e la Signora hanno recentemente tenuto il culto alla Casa di riposo e visitato ali
ospiti costretti a letto nelle loro stanze. Siamo loro riconoscenti per la loro
apprezzata collaborazione.
.— L’Unione Femminile ha avuto il
piacere di accogliere, mercoledì 6 marzo u. s., due rappresentanti della comunità di Pomevrol, che hanno effettuato un giro di visite alle Valli. Abbiamo visto giungere in mezzo a noi per
quelToccasioue le rappresentanti delle
Umoni femminili di Villar Perosa e di
Pinerolo, con le Sig.e Geymet e Deodato. Abbiamo apprezzato quanto le due
suore ci hanno detto del loro servizio
nel quadro, della Chiesa Riformata e
delle occasioni di testimonianza che sono loro date anche nei confronti dei
giovani. Francamente non ci sentiamo
di concordare in pieno coll’idea del
« voto » e con ciò che esso ha di definitivo (anche se ovviamente nessuna suora di Pomeyrol sarà mai incatenata a
forza alla vita che ha scelta). Ma riconosciamo volentieri che le nostre due
interlocutrici mostrano di vivere nel
quadro che hanno scelto con un sentimento di profonda gioia e libertà, ed
è questo l'essenziale. Altro fatto rallegrante: per una volta si tratta di un
movimento che non si pone in antitesi
alla Chiesa ma riesce ad aiutarla ad
una maggiore riflessione, specie per ciò
che concerne la vita di preghiera del
credente.
— Ha avuto luogo, martedì 12 marzo,
una riunione preliminare per fare un
bilancio dei risultati della recita del 17
febbraio e per avviare il discorso per
la formazione di un gruppo responsabile « Filodrammatica », sul modello di
quelli per la Scuola Domenicale, Scuola Materna, Unione femminile. Tali
gruppi, pur rimanendo in continuo contatto con il Concistoro e con la comunità in generale, permettono ad alcuni
membri di Chiesa di prendere delle resiponsabilità precise in un dato campo
di attività. Purtroppo in questo caso
non abbiamo ancora potuto prendere
delle decisioni precise, ma, intanto, la
riflessione prosegue. È comunque chiaro che, se si vuole fare del buon lavoro seguito, non si può andare avanti
così, anche in vista di una migliore
utilizzazione della nostra bella sala.
Giovanni Conte
Pramollo
Sabato sera, 9 corr. m., i giovani della filodrammatica della chiesa di Prarostino, accompagnati dal Past, M. Ayaesot, hanno rappresentato con la bravura e l’impegno che riconosciamo loro, la commedia drammatica « Con
loro » di G. Zorzi. Il pubblico ha vivamente
apprezzato l’interpretazione di questi amici,
ai quali rinnoviamo un grazie di cuore per il
messaggio lasciatoci e per la fraterna solidarietà manifestata verso i nostri giovani, e diciamo loro arrivederci. T. P.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Emilio Lonq
commossa per la grande dimostrazione di affetto, ricevuta in occasione
della dipartenza del suo Caro, ringrazia tutte le persone che le furono vicino nella triste circostanza ed in particolare il Pastore Pons e Signora, il
Dott. De Clementi ed i vicini di casa.
«Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho
serbata la fede ».
(II Timoteo 4: 7)
Ciotti di Pramollo, 18 febbraio 1974.
Presso l’Ospedale Valdese di Torre
Pellice, è mancata all’età di 87 anni
Luigia Don vedova Gay
A funerali avvenuti lo annunciano i
nipoti ed i parenti tutti.
Si ringrazia la direzione e il personale dell’Ospedale Valdese, il Sottocomitato C.R.I. di Torre Pellice, il
Dott. Gardiol ed i Pastori Sonelli e
Genre.
Torre Pellice, 5 marzo 1974.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, la figlia e la sorella del
compianto
Eugenio Bounous
nell’impossibilità di farlo singolarmente, riconoscenti ringraziano tutte
le gentili persone che di presenza,
scritti e fiori hanno preso parte al loro dolore. Un particolare ringraziamento al Pastore Taccia, al Dott. Scarognina, ai Vigili del Fuoco di Luserna S. Giovanni, alla Società Arti e Mestieri e Società Operaia, alla nipote
Wanda Enrieu e alla signora Nilda
Catalln.
Luserna S. Giovanni, 5 marzo 1974.
7
15 marzo 1974 — N. 11
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 7
Il futuro della nostra stampa periodica ■ nosiro fondo à «Marieià
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Firenze, 2 marzo 1974
Caro direttore,
Sull’Eco-Luce del 22 febbraio (che
per il brillante funzionamento delle
nostre poste mi arriva sempre con notevole ritardo) ho letto l’annuncio in
grassetto « verso la fusione della stampa Metodista e Valdese ». Ben venga
quella fusione che è un altro passo
avanti nella integrazione Valdese-Metodista già iniziata da qualche anno. Ma
mi domando che cosa giustificherà ancora, a fusione avvenuta, l’esistenza di
una testata « L’Eco delle Valli » (riservata al 1” distretto), di un giornale
che sarà invece 1’« Eco » di tutto il movimento valdo-metodista italiano, e
porterà alle Valli queste notizie, come
è giusto che porti alla diaspora italiana le notizie delle Chiese delle Valli.
So benissimo qual’è la risposta: è,
purtroppo, una quistione di denaro, la
amministrazione non può reggere la
spesa di due settimanali della Chiesa,
ed è per questo che già da anni si è
ricorsi all’espediente della doppia testata, per salvare così quella deifi« Eco » che ha oramai una tradizione
più che centenaria.
Mi domando se non sarebbe possibile prevedere, nel nuovo settimanale
unitario, per l’edizione per il 1° distretto, « Eco delle Valli », un foglio in più
(2 pagine), che potrebbe assorbire buona parte della pagina « cronaca delle
Valli » ora nel corpo del giornale, che
può non interessare molto chi non è
delle Valli, e lasciar libero quello spazio per altri argomenti. Questo foglio
supplementare potrebbe dare più ampio spazio ai problemi socio-economici
delle Valli e un notiziario più ampio di
cronaca locale non soltanto ecclesiastica, e potrebbe anche ospitare articoli in francese (riprendendo una vecchia tradizione dell’« Echo ») e, perché
no, in « patois ».
Vi è, naturalmente, il problema della maggior spesa, ma se le Chiese lo
cali, che quasi tutte pubblicano una
loro circolare periodica, si servissero
invece di questo supplemento (magari
ritirandone anche un certo numero di
copie da distribuire ai loro membri di
chiesa non abbonati all’« Eco ») e devolvendo alla direzione del giornale le
somme che non spenderebbero più per
la circolare, buona parte di questa
maggior spesa potrebbe così venir coperta.
Poi ci sono i « nostalgici », come il
sottoscritto che, pur stando fuori dal
1“ distretto, si ostinano a voler ricevere « L’Eco » anziché « La Luce »; questi potranno pagare il loro abbonamento un migliaio di lire in più per il piacere di ricevere questo supplemento.
Se poi la spesa fosse troppo elevata
per allegarlo ogni settimana, potrebbe
uscire, almeno all’inizio, in via sperimentale, quindicinalmente (mensile
sarebbe troppo poco, perché il notiziario perderebbe troppo di attualità).
Questo supplemento dedicato a problemi e notizie locali potrebbe esser
ben accetto dalla popolazione ed incrementare la diffusione del giornale alle
Valli.
Molto cordialmente
Qsvaldo Coìsson
VITA EVANGELICA ITALIANA
PARIA IN FAMIGLIA
« Dal giorno in cui accolsi l’Evange
10 di Gesù Cristo nel mio cuore sono
stato considerato un “paria" in casa
mia » — così inizia il racconto delle
sue esperienze spirituali il Pastore Bartotomeo "Cassano, in occasione "d’una
mia visita in casa sua in Sampierdarena. Sin dalla scuola elementare egli
conobbe la Parola di Dio a mezzo d’uh
compagno che gli faceva avere opuscoli e trattati evangelici. « Io mi convinsi — ricorda il collega — della differenza sostanziale tra l’Evangelo e la dottrima cattolica e soprattutto gustai la
profondità dei pensieri. Dissi un giorno al mio compagno: “Tu che sei tanto
povero, come fai a possedere delle parole così ricche?” L’amico rispose: "Vado alla scuola domenicale evangelica”.
Da allora anch’io la frequentai; c’era
allora l’evangelista e colportore Ercole Volpi, all’opera da vari anni nella
Chiesa Battista. Purtroppo — prosegue
11 fratello Cassano — a casa mia si
scoprì che andavo dai Protestanti e
fui picchiato a sangue; un fratello della comunità nel vedermi così pesto mi
disse: “Se saprai resistere così diventerai un vero figlio di Dio” ».
Alla morte del padre il nostro ruppe ogni indugio ed entrò a far parte
della comunità battista. « Purtroppo
— ricorda ancora il Pastore — mia madre non mi dava tregua; in confessione
disse al prete: “Ho un figlio che frequenta la chiesa degli eretici”; ed il
confessore di rimando: "Io non ti assolvo e vai all’Inferno se non porti
tuo figlio a confessarsi”. Resistetti a
lungo ai soprusi, alle minacce di mia
madre; per fortuna il prete s’ammalò
ed il suo sostituto, un vecchio frate
francescano, dopo aver letto i libri che
avevo disse a mia madre: "Buona donna, io non ti mando all’Inferno; tuo figlio ha scelto la buona strada, non lo
distogliere più ».
L’EVANGELO
NEL CASTELLO DI VENOSA
Il Pastore Cassano narra poi della
sua decisione di consacrarsi al ministero pastorale; frequenta dapprima la
facoltà teologica Battista e poi quella
metodista episcopale dove viene consacrato; svolge poi la sua attività pastorale nelle comunità di Lanciano e
Palombaro in Abruzzo, poi, in Puglia,
a Spinazzola e a Venosa. In quest’ultima località si delineano violente lotte tra i contadini ed i fascisti; in quel
clima il nostro tiene conferenze nelle
case e nelle sale, dove l’affluenza è tanta che la gente è costretta a restare
fuori per ascoltare i messaggi; i compagni comunisti lo invitano a parlare
alla Camera del Lavoro dove tiene una
conferenza dal titolo; « Grido delittuoso: sia crocifisso!; al termine della serata i servi della gleba lo abbracciano
e gli dicono: « Abbiamo tanto bisogno
della Parola della Vita! » e in pochi minuti una valigia di Bibbie viene smaltita. Più tardi un dirigente del partito
socialista proibisce l’ingresso al Pastore ed i contadini gli dicono: « Fratello,
verremo da te ad ascoltare l’Evangelo ». Il nostro ricorda poi le lotte contadine, gli interventi dell’esercito per
se del P Distretto pubblicano da un
anno, 4 o 5 volte all’anno un “Bollettino" comune, nel quale già confluiscono
i vari bollettini di chiesa; 2) se l’abbinamento delle testate « L’Eco » e «La
Luce » è stato dovuto in larga misura,
nel 1961, a motivi economici, esso ha
però un valore oggettivo non trascurabile: ha contribuito, o comunque intende contribuire ad abbattere quel
velo di reciproca ignoranza, cioè di
mancanza di comunione, che facilmente può separare le chiese delle Valli da
quelle delle varie regioni italiane. Questo, naturalmente, vale per i rapporti
fra tutte le nostre chiese, in qualunque regione vivano; ma data la concentrazione geografica e la consistenza ecclesiastica delle chiese delle Valli, ciò che vi accade (o no) ha rilevanza per tutte le chiese italiane, mentre
mi pare seriamente negativo tutto ciò
che rischia di rinchiudere le chiese
delle Valli nei loro soli problemi locali. A mio avviso qualunque “ristrutturazione”, anche della nostra stampa,
dovrebbe tener conto della necessità
di questo duplice movimento vitale, di
questa circolazione spirituale. E ritengo proprio che anche Lei la pensi così.
G. C.
Continuano a pervenirci numerose
e generose offerte, e qui sotto diamo
un elenco delle somme giunteci.
Purtroppo dobbiamo registrare dei
notevoli ritardi connessi all’ormai endemica disfunzione postale; probabilmente a questo elenco mancheranno
diverse offerte inviate nel frattempo,
ma non è colpa nostra se non possiamo pubblicarle in questo numero.
Come i lettori ricorderanno, attualmente il « fondo » è destinato a vari
scopi, e li rammentiamo qui brevemente :
Per i rifugiati politici in Cile: questa iniziativa del Consiglio ecumenico
delle Chiese (CEC), oltre a curare l’assistenza e l’inserimento dei rifugiati
nei paesi ospiti, appoggia anche il comitato di difesa dei diritti delTuomo
ner quei cittadini cileni che sono stati
incarcerati o sono rimasti disoccupati
dopo il golpe, ed anche per le famiglie
di coloro che sono stati assassinati dai
militari al potere.
Contro la siccità nei Sahel e in Etiopia: anche questa è una iniziativa del
CEC verso le regioni africane vittime
di questo drammatico fenomeno che
ha raggiunto proporzioni di una eccezionale gravità.
Ringrazio per queste indicazioni; in
effetti ci si è già posti, e non una volta sola, tutto il problema; redazionalmente si è optato per un processo graduale, ma naturalmente la Chiesa —
il Sinodo — può dare un indirizzo più
preciso e deciso. Siccome, a tutt'oggi,
la maggioranza dei nostri abbonati vive nelle Valli Valdesi o riceve «L'Eco»,
non desideriamo che si dia a questi
lettori l’impressione che l’integrazione a livello della stampa, significa una
“smobilitazione" delle Valli, il che non
è affatto nella realtà né nelle intenzioni. Il Suo progetto mi pare utile, e sarà senz’altro tenuto presente. Voglio
solo far presenti due cose: 1) le chie
Due convegni nazionali organizzati a Roma
dall’Associazione Italiana per VAssistenza agli Spastici
Servìzi dì riabilitazione per handicappati
In una società migliore anche i ’’diversi” devono potersi veramente
esprimere e realizzare
Un pastore emerito racconta
risolvere con la forza l’immensa miseria del popolo pugliese per il quale
l’Evangelo è una Speranza ed uno stimolo a prendere coscienza della dignità
di figliuoli di Dio e dell’ingiustizia dei
potenti.
L’ERETICO SONO IO
Il collega Cassano mi racconta ancora un grazioso episodio del suo ministero in Abruzzo: « Durante un violento temporale m’ero rifugiato in una
casa colonica — narra il nostro' — e
fu-’ accolto con molta premura da un~
famigliola di contadini. Mentre si discorreva della dura vita dei coloni e
delle novità del paese di Aitino, la padrona di casa all’improvviso mi dice:
“Ha per caso sentito parlare di quegli
eretici protestanti che stanno mettendo a soqquadro il paese? È gente pagata con oro per seminare la zizzania
nella nostra chiesa; hanno persino un
capo che predica nelle case e nelle strade e c’è gente che crede a quelle menzogne; quei diavoli occorre bruciarli
vivi!" Dopo quello sfogo il Pastore invita la famigliola ad ascoltare la lettura del 'Vangelo ed a pregare; alla fine
tutti piangono di cornmozione; poi il
Pastore sorridendo dice alla donna:
« Sa, quel capo dei Protestanti sono
io! » Da quel giorno la casa colonica
diventò ì’hospitium dell'uomo di Dio
nei suoi viaggi di evangelizzazione.
Interessanti le notizie che Cassano
racconta sull’opera evangelica in Italia: entusiasmi, spirito di_ lotta, persecuzioni, situazioni di crisi, tensioni,
contrasti nella sua chiesa e tra le varie
chiese all’ opera formano il tessuto
d’un tempo nel quale non ci si vergognava comunque di confessare Cristo
come unico Salvatore.
Il nostro collega, dopo alcuni periodi
di servizio a Catanzaro e a Bassignana,
termina la sua missione per conto della Chiesa Metodista episcopale a Pola,
dove viene emeritato. Col passaggio di
Pola alla Jugoslavia si trasferisce a San
Marzano Uliveto, dove offre gratuitamente i suoi servizi alla Chiesa Metodista wesleyana per la durata di cinque anni.
Emeriti o pensionati in genere vivono in solitudine e nel mondo dei loro
ricordi. La nuova generazione vuol vivere e cogliere la realtà del presente,
i problemi a lunga distanza: prospetta
linee nuove, ricerche approfondite per
risolvere il dramma della terza età; ed
in questa direzione qualcosa si muove
e si realizza. Mà è carente al rapporto
a corta distanza con l’anziano, il colloquio diretto, la visita, il considerarlo
come in attività di servizio liberato da
quegli aggettivi di « pensionato » « emerito » che sanno di finito, di sorpassato, mummificato; nel reciproco sforzo
di’ comprensione soprattutto da parte
delle altre età molti doni, esperienze,
possono ancora essere messe a frutto
ed a beneficio di chi s’affaccia alla vita
o di chi s’avvicina al traguardo.
Al collega Cassano Bartolomeo invio un pensiero di gratitudine per il
racconto delle sue esperienze nella fiducia che nella sua solitudine possa ricevere la visita di fratelli e sorelle in
fede.
Gustavo Bouchard
Si sono conclusi nel pomeriggio di domenica 3 marzo i due Convegni nazionali « sui
servizi di riabilitazione per handicappati »
organizzati dall’Associazione Italiana per l’Assistenza agli Spastici.
Tre giornate di ampi e spesso accesi dibattiti ai quali hanno partecipato alcune centinaia
di medici, pedagogisti, tecnici, genitori, insegnanti, sindacalisti, assistenti sociali e fisioterapisti.
Al termine dei lavori su un punto vi è stato pieno accordo e cioè che la riabilitazione
degli handicappati, intesa come impegno a
rimuovere tutti gli ostacoli che ne impediscono l’inserimento nella società, è compito
della società stessa nel suo complesso e :aon
già di una cerchia ristretta di diretti interessati (genitori, familiari, medici, terapisti,
educatori, eoe.).
Da questa affermazione^ Uno dei documenti
conclusivi ha poi fatto-dofivare il fatto che i
genitori degli handicappati respingono il fatto di gestire Tisolamento dei propri figli attraverso le « strutture speciali » distaccate dal
contesto sociale ed ha indicato come la via
maestra quella di condurre la lotta per Tinserimento degli handicapati facendone carico a
tutta la comunità e cioè alle forze sociali che
la compongono (sindacati, enti locali ecc.).
Lo stesso documento indica quindi la scelta
conseguenziale a quanto sopra detto dei servizi pubblici decentrati aH’interno delle normali strutture sociali (famiglia, scuola, addestramento professionale ecc.) e da tutto ciò
ne consegue l’urgenza delle riforme alle quali è legata la ristrutturazione democratica dei
servizi sociali. Ma, in attesa delle riforme non
ci si può porre in posizione di attesa: la pre
senza degli handicappati nelle istituzioni normali va realizzata a partire da quelle attuali
anche perché dove ciò è già stato sperimentato, l’inserimento del minorato ha facilitato
e accelerato il processo di maturazione e di
apertura delle strutture stesse.
Nelle tre giornate del convegno si è discusso
anche del problema a livello regionale e gli
Enti regionali sono stati invitati ad emanare
leggi regionali in attesa delle riforme generali (come già fatto nell’Umbria, Emilia, Toscana, e Veneto) che in particolare diano inizio ai servizi a livello di base, di quartiere.
Un altro documento, dopo aver accettato e
incluso tutte le indicazioni di principio dell’altro, ha richiesto che fino all’attuazione di
nuovi e funzionali servizi, siano mantenute in
piena efficienza la strutture realizzate fino ad
oggi e sia dato Tavvio alla risoluzione dei problemi dei gravi e deU’addestramento al lavoro dei ragazzi e degli adulti "fiàidicappati.
Un ultimo aspetto del dibattito è stato
quello della lotta contro la sèttorializzazione
delle attività di assistenza riabilitative. Sono
note infatti le gravi differenziazioni per le
quali gli interventi sanitari, economici, educativi per i minorati siano strettamente legati
aUe cause e alla natura delle minorazioni
(guerra, incidenti sul lavoro, ciechi, sordomuti, spastici, poliomielitici ecc.). Tutto ciò contribuisce ad approfondire il concetto di « diversità » dell’handicappato e ne rende estremamente difficoltoso il rapporto con la collettività.
Il convegno si è concluso con un impegno
comune : la conquista di una società migliore, in cui tutti, anche i cc diversi » possano
esprimersi e realizzarsi.
NOTE DI LETTURA
Queste carceri: diario di un medico
Un giovane medico francese, Charles Dayant, che ha trascorso nel 1968
l’anno di pratica come laureando nel
carcere di « La Santé » di Parigi, annota in un libro le sue tristissime
esperienze fra i carcerati, e denuncia
le dolorose vicissitudini, i problemi di
vita, gli abusi, la diseducazione totale
che un soggiorno in prigione comporta per i detenuti. Le vicende raccolte
e narrate dal Dayant avvengono nel
carcere di « La Santé », ma sono equivalenti a quelle che possono avvenire
in qualsiasi altro carcere, spiega l’autore, e gli possiamo credere, perché
egli ha ormai una competenza in materia, dato che, anche quando non è più
stato medico del carcere, si è ancora
sempre occupato della situazione dei
carcerati: infatti, per esempio, nel
1971 si è battuto per far proseguire la
distribuzione dei regali di Natale ai
detenuti da parte dell’amministrazione carceraria, che un ministro voleva
abolire. Il medico sostiene che questi
regali restituiscono un po’ di vita e di
ottimismo ai prigionieri, ed evitano
parecchi suicidi.
Affacciarsi a un ambiente come quello di « La Santé » e percorrere insieme con il giovane laureando in medicina i lunghi e oscuri corridoi del carcere, risuonanti di urla insulti parolacce; penetrare nelle celle accompagnati da sorveglianti duri e male addestrati ad un un simile difficile lavoro; avvicinarsi a malati veri e finti, saper distinguere questi da quelli, in
compagnia di infermiere acide impazienti e maldisposte, abituate a trattare i pazienti non come persone umane, è una cosa molto dolorosa. Certo
coloro che sono rinchiusi in una cella
in una promiscuità odiosa ed insopportabile — sei uomini di provenienza
diversissima in una cella di 9 metri
quadrati — sono delinquenti, che, ol
tre al delitto, conoscono, nella maggior parte dei casi, ogni specie di orrendi vizi e degradazioni. Questo però
non giustifica, dice il Dayant, la mancanza totale di dialogo tra sorveglianti e sorvegliati, l’oppressione e la repressione continua, la penuria incredibile dei medicinali più necessari,
tranne qualche compressa, il rinchiudere nella segreta il detenuto ritenuto,
con facile giudizio, un simulatore; e
a volte il « simulatore » è veramente
malato e muore senza nessuna cura.
Charles Dayant dichiara che « La
Santé » funziona sotto l’impulso di
quattro imperativi; « 1) custodire gli
uomini e garantire la sicurezza; 2) fondare le relazioni fra detenuti e personale su posizioni di forza; 3) ostacolare ogni tentativo di vita comunitaria
e ogni rapporto di simpatia umana;
4) prevedere pianificare regolamentare e livellare ogni cosa al più infimo
grado; pietrificare assolutamente tutto in quella foresta vivente di relazioni umane ».
Il giovane medico, che ha lavorato
e sofferto in questo ambiente sconvolgente in condizioni disastrose, porta
con il suo libro un valido contributo
ad una auspicata riforma carceraria.
Edina Ribet
Charles Dayant, Queste carceri. Diario di
un medico. Edizioni Coines - Roma 1973.
L. 1.200.
Errata corrige
La didascalia della foto del « Palais neuf »
di Narbona, pubblicata nel numero scorso a
corredo delTarticolo di Carlo Papini : « La
prima condanna dei Valdesi medievali », conteneva un errore di stampa : la ’’disputa” di
Narbona ha avuto luogo negli anni 1189/90
e non nel 1180/81, come pubblicato per er
Per i prigionieri politici del Sudvietnam: anche a questo proposito riteniamo che ormai i lettori siano al corrente della drammatica e inumana
condizione di oltre 200 mila persone
che, come giustamente ricordava Tullio Vinay nel suo articolo pujablicato
su questo settimanale nel numero del
1" marzo scorso, costituisce «una sfida alla nostra coscienza ».
Il programma di lotta 'al razzismo
dei CEC: è questa una iniziativa a carattere permanente, per la quale in
precedenza abbiamo già versato un
milione e mezzo di lire.
Attendiamo le vostre sottoscrizioni,
ricordando che esse vanno inviate —
possibilmente specificando la destinazione — al conto corr. postale numero
2/39878 intestato a Roberto Peyrot,
corso Moncalieri 70, 10133 Torino.
Ecco le ultime offerte pervenuteci:
N. N. con simpatia (due vers.) L. 20.000;
Unione femminile Reggio C. 25.000; Scuola
domenicale del Martel, Angrogna 6.000; Inno 135 2.000; G. e I. Balmas 5.000; lì. P.
8.000; A. Spedicato 10.000; G. Conti 10.000;
L. Luce 450; E. Garibbo 20.000; B. Garro 5
mila; P. Citernesi 5.000; Centro evangelizzazione di Alessio 10.00; L. e F. Rivoira 10
mila; G. Laetsch 5.000; G. Pepe 5.000; S.
C. 150.000; G. Grillo 3.000; V. Vinçon Viti
2.000; E. e M. Bein 5.000; I. e G. Eynard
100.000; G. Frache 14.000; N. Peyronel in
ricordo della mamma e del suocero 10.000;
R. B. 20.000; Il 17 febbraio preghiamo « venga il Tuo Regno » per i fratelli prigionieri
torturati 20.000; Interessi anno 1973, 8.270.
Totale L. 488.720; prec. L. 1.033.515; in cassa L. 1.522.515.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiiimiiiiiiiiiiiiiiiniiiii
Nella rubrìca televisiva
«PROTESTANTESIMO»
Il conflitto irlandese
La trasmissione della rubrica tv
« Protestantesimo » ( ogni giovedì, alle
18.15 sul II canale) presenterà, giovedì 21 marzo, la drammatica questione
del conflitto irlandese: un filmato di
repertorio, commentato dal pastore
Roger Ducker della chiesa metodista
di lingua inglese di Roma. Si vuol chiarire agli spettatori come il conflitto
non sia affatto una guerra di religione, ma essenzialmente uno scontro socio-politico, nel quale anzi, con maggiore o minore efficacia, le Chiese si
sforzano di operare per la riconciliazione.
Firenze evangelica
Giovedì 28 marzo la trasmissione
sarà invece dedicata alla presentazione di Firenze evangelica: il servizio
viene filmato in questi giorni, nella
città e dintorni, nei luoghi che valgono a ricordare i momenti significativi
della presenza evangelica in una città
nella quale sono sempre stati vivi i
fermenti protestatari.
Doni prò Eco-Luce
Antonio Zatti, Bobbio Pellice L. 1.000; Eugenio Bounous, Luserna S. Giovanni 500; Aldo Vinay, Ivrea 1.000; Marcello Pons, Perosa Argentina 500; Paolo Marziale, Taranto
4.000; Luigi Papini, Genova 1.000; Emilia
Gianassi Revel, Castellamonte 500; Clotilde
Garrou, Prali 1.000; Elena Grill, Prali 1.000;
Domenico Romeo, Reggio Calabria 3.000; Sergio Travers, Torino 1.000; Ada Luchini, Ravenna 800; Fred Clarke, Chiavari 500; Jolanda Davit, Torre Pellice 1.000; Alice Molinari,
Genova 2.000; Bruno Spini, Firenze 1.000;
Virginia Scimene Panascia, Roma 1.000; Maria Giardina ved. Calogero, Pachino 1.000;
Lidia Giacinto, Catania 1.000; Eliseo Loreto,
Carunchio 500; Ferdinando Frasi, Siena
1.000; Irma Pons Vinçon, Firenze 500; Osvaldo Breuza, Pomaretto 500; Lina Paschetto,
Pomaretto 1.000; Ditta Corongi, Torino 1.000;
Silvio Long, Svizzera 5.000; Livio Gobello, Luserna S. Giovanni 1.000; Ilda Gardiol, Gorizia
1.000; Irma Pons, Inverso Pinasca 500; Margherita Scarinci, Forano Sabino 500; Lucilla
Jervis, Torino 1.000; Margherita Gay, Milano
1.000; Mansueto Burlone, Torino 1.000; Antonio Cubeta, Rometta Marea 1.000; Dino
Bellion, Luserna S. Giovanni 1.000; Guido
Ricca, Pinerolo 1.000.
Grazie!
( continua)
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiimiiiiimmiiimiiHii
Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Ester Bertin,
Ermanno Geme, Renato Malocchi,
Giorgio Peyronel, Roberto Peyrot,
Teofilo Pons, Elsa e Speranza Tron.
illil
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA piccola cerca coppia fidata marito
cameriere moglie cuoca (oppure due ragazze) per villa collina Torino. Telefonare
011/56.38.38.
TRASPORTI E TRASLOCHI
per Torino e qualsiasi destinazione — furgone imbottito —
Salà, Nichelino, tei. 011/66.05.72.
8
N. 11 — 15 marzo 1974
GRAZIE AL SATELLITE ATS-1
Un’aula magna che ha
le dimensioni dei Pacifico
Un satellite di comunicazione statunitense ha permesso di collegare nove
centri d insegnamento disseminati in
tutto il Pacifico costituendo un vasto
l^fiteatro via onde. Grazie al PEACESAT (Esperimento di educazione e comunicazione pan-Pacifico via satelliti)
gli studenti dell’Istituto tecnico di
Wellington in Nuova Zelanda, dell’Istituto di tecnologia di Papuasia — Nuova Guinea e dell’Università della Hawai — i punti estremi di questa rete —
possono seguire i corsi di un qualsiasi
professore insegnante in questi centri
universitari e partecipare a seminari
sotto la sua direzione, come se si trovassero nella stessa aula.
La stessa cosa è possibile agli studenti dell’Università del Sud Pacifico,
a Suva, nelle Fiji (n.d.r.: ricordiamo
che Suva è pure la sede del grande Seminario teologico protestante di quell urea), del Centro regionale para-universitario della medesima università
a Tonga, del Centro di educazione popolare di Mani e del College di Hilo
siti nelle Hawai, di Saipan nelle Mananne e di Pago Pago nelle Samoa
statunitensi.
Ma il ruolo del PEACESAT non si
limita a questo; esso permette anche
a scienziati e specialisti viventi assai
lontani di consultarsi direttamente, facilitando così la ricerca. Perno dell’impresa è il satellite di tecnologia applicata ATS-1, in orbita a circa 37.000 chilometri di altezza, esattamente al di
sopra dell’Equatore. Lanciato dagli
USA nel 1966, nel 1970 la NASA ne ha
permesso l’utilizzo gratuito per progetti sperimentali, ideati e condotti da
un gruppo di studiosi dell’Università
delle Hawai. Nel 1971 la NASA ha approvato il progetto definitivo e autorizzato l’utilizzo del satellite per un anno,_per dieci ore settimanali; l’autorizzazione è stata rinnovata ogni anno.
Il collegamento radiofonico di centri così^ dispersi come quelli sopra citati può avvenire unicamente via satellite: «È il solo mezzo — ha dichiarato il professore neozelandese Alan
Cutting, che a Suva dirige la stazione
dell’Università del Sud Pacifico —. Le
trasmissioni radiofoniche normali viaggiano interamente attraverso l’atmosfera e sono notevolmente legate alle
condizioni climatiche. Per assicurare
una buona ricezione su lunghe distanze occorrono emittenti potenti, assai
costose.
« Invece un segnale inviato a un satellite e ritrasmesso da questo non attraversa che due volte, obliquamente,
lo spessore dell’atmosfera, cioè in totale un percorso di circa 300 chilometri, qualunque sia la distanza fra la
stazione emittente e quella ricevente.
E così possibile utilizzare un’emittente più debole e meno>costosa. Ad esempio con i suoi 500 watt la modesta
emittente, costata solo 5.200 dollari
(poco più di tre milioni di lire), è considerata di ’forte potenza’, e anche la
piccola emittente di Tonga, di 100 watt,
permette un ascolto al 90-95% ».
Questa rete eccezionale permette
agli studenti di quest’anfiteatro che ha
IIIIItllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllKlllllllllllllliiii
PER PEKINO
LA GIUNTA CILENA
NON FA PROBLEMA?
le dimensioni del Pacifico di ’assistere’
regolarmente a seminari internazionali
di pedagogia, poesia, esperimenti nucleari, ecologia, inquinamento etc. Ultimamente sei trasmissioni sono state
dedicate alla legislazione sui fondi marini.
Superando il quadro dell’insegnamento universitario, la rete PEACESAT
permette pure agli specialisti del Servizio agronomo delle Fiji, del Ministero neozelandese dell’agricoltura e del
Servizio di divulgazione agraria della
Università delle Hawai di avere colloqui mensili di grande utilità anche
commerciale.
Il passaggio dell’uragano Bebe sulTatollo Funafuti, nelle isole Ellice, nell’ottobre 1972 ha offerto un esempio
singolare dei servizi che PEACESAT
può rendere alla ricerca e al settore
pubblico. Quattro studiosi delle Università di Suva e delle Hawai si sono
recati a esaminare l’atollo; di ritorno
alle loro sedi, hanno potuto collaborare in modo seguito, via satellite, preparando rapidamente uno studio sulle
conseguenze del disastro.
L’Università del Sud Pacifico apprezza in modo particolare le trasmissioni
di PEACESAT. Inaugurata nel 1968,
quest’istituto superiore regionale serve agli studenti di isole sparse su una
superficie superiore a quella di tutta
la penisola indiana: i suoi 800 studen
ti vengono da Tonga, Nauru, Nine, dalle isole Samoa, Fiji, Salomone, Cook,
Gilbert e Ellice, Nuove Ebridi dagli
arcipelaghi della Micronesia.
OUp nuovi centri regionali, oltre a
quelli già funzionanti su varie isole,
tra le quali Tonga, dovrebbero entrare
in servizio a metà del 1974, con installazioni di una ’potenza media’ di 200
limiterà a circa
2.000 dollari {circa 1.300.000 lire). Il fi.
nanziamento di queste nuove stazioni
e assicurato dalla Carnegie Corporation — un investimento di costo ridicolmente basso rispetto alla redditività sul piano dell’insegnamento. Si spera pure nei contributi delTUNESCQ e
del Programma delle Nazioni Unite
per lo Sviluppo.
La rete permetterà pure di modernizzare l’insegnamento secondario in
tutta la regione. Dal 1970 un’équipe di
dieci esperti delTUNESCQ sta predisponendo nuovi programmi di scienze,
^^íspiaticU’ d’inglese. Grazie a PEACESAT i professori chiamati ad applicare questi nuovi metodi potranno
partecipare a sessioni di formazione
pedagogica, senza dover compiere viaggi costosi.
Purtroppo la vita del satellite ATS-1
e limitata. Ma c’è da augurarsi che con
1 aiuto delle nazioni industrializzate i
paesi e i territori del Pacifico gli troveranno un successore permanente.
Daniel Behrmann
(«Informadoras UNESCO»)
umano
SCIACALLI IRLANDESI
I servizi di sicurezza britannici distaccati nelI Ulster e quelli di controspionaggio dell'esercito britannico operanti in quella provincia autonoma del Regno Unito hanno raccolto un voluminoso dossier che documenta che un gruppo di operatori economici delTEire, la Repubblica d'Irlanda, hanno finanziato Tira, e in particolare la sua ala estremista, provisional, per
assicurarsi speculazioni altamente redditizie : l’acquisto a prezzi fallimentari dei resti e dei terreni degli edifìci presi di mira dai dinamitardi
dell'Ira in alcune città delTUIster.
Secondo il rapporto, il gruppo disporrebbe
di capitali per oltre un milione di sterline, oltre
un miliardo e mezzo di lire, e ha già legalizzato vari acquisti di questo genere nelle città di
Londonderry e di Newry (a parcentuale cattolica relativamente più alta ), mentre non ne risultano, per il momento, nell'area urbana di
Belfast.
A capo del gruppo finanziario vi sarebbe un
ricco proprietario alberghiero di Dublino, noto
Un documento di Giuseppe Saragat
M periodico «Notizie» del 15 febbraio 1974 pubblica un documento delex-presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e di altri membri della
Direzione socialdemocratica, dal quale stralciamo una parte.
NO AL « COMPROMESSO STORICO »
luppo di tutti.
Questa concezione utopistica nasceva
SI e visto nel corso di questo secolo si
da un anelito di libertà, anche se, come
e risolta in un rovesciamento di tutti
1 valori da cui era partita.
La dittatura provvisoria si è trasformata in^ una dittatura definitiva. La
soppressione della democrazia si è risolta nel trionfo della più implacabile
burocrazia di tutti i tempi. E la dittatura di un partito che doveva creare le
condizioni per Teliminazione di ogni
alienazione umana, ha aggravato tmte
le alienazioni sotto l’imperio incontrollato e implacabile del capitalismo di
stato.
Del resto i comunisti che nonostante
la tragica esperienza sovietica e le tragedie che ne hanno segnato il decorso,
subiscono il fascino di un sistema che
elirnma la proprietà dei mezzi di produzione e di scambio, sono impotenti a
spiegare lo sterminio di milioni di uomini nell’epoca staliniana e, con la favoletta del culto della personalità eludono il problema di fondo.
Il problema di fondo è che senza la
libertà politica, senza la democrazia,
senza la pluralità dei partiti, si precipita in una dittatura la quale può rinunciare parzialmente al terrore solo
quando il cittadino accetta come fatale
la sua totale alienazione e rinuncia per
sempre alla speranza di vivere in un
mondo libero.
Emblematico, sotto questo aspetto è
il deprimente spettacolo — accanto’ a
qualche raro episodio di autentico eroismo — dell’innocenza che si confessa
colpevole, della schiavitù che bacia le
catene che Tavvincono, dell’uomo completamente alienato che esalta la sua
alienazione.
Il Partito comunista non vuole una
rottima violenta da cui rifugge per ragioni di giusta prudenza, ma non dà
alcuna garanzia sui suoi reali obiettivi.
Il giorno in cui si trovasse al governo,
attraverso il « compromesso storico »,
SI aprirebbe per la democrazia italiana
un periodo denso di incognite e di pencoli.
Il marxismo-leninismo è una deformazione o, per meglio dire, un adattamento del marxismo alle condizioni in
CUI SI è trovata TURSS, tagliata fuori
dalle rivoluzioni democratiche e liberali che negli ultimi due secoli hanno
rinnovato l’Europa occidentale.
Il marxismo, nella sua interpretazione più corretta è una critica delle limitazioni che il capitalismo impone
alla libertà umana e non già una critica della liberta umana. Nella visione
di Marx la dittatura del proletariato è
una fase transitoria cui dovrebbe succedere, con Teliminazione delle classi,
un mondo in cui il libero sviluppo di
ognuno sia condizione del libero svi
alle forze che lottano contro la campagna terroristica dei provisionals, per contrabbando di armi e per contatti con organizzazioni operanti
negli USA e altrove e volte a sostenere con generosi sussidi Tira. Secondo il corrispondente
da Belfast del « Daily Telegraph », il gruppo
si sarebbe assicurato l'appoggio di influenti
esponenti della mafia e avrebbe dato asilo a
uomini dell'Ira, dopo la sua messa al bando
anche nelTEire.
C'è sempre chi fa soldi sul sangue e sulla
sofferenza, e per di più si ammanta della impegnata nobiltà di difensore della libertà. Nemmeno gli sciacalli arrivano a tanto.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiiiiMiiiiiiiiiiiii
■ Un cane addestrato a "fiutare” gli stupefacenti ha fatto scoprire a Fort Lauderdale, in Florida, il più grosso quantitativo di
hashish mai sequestrato negli USA : oltre una
tonnellata, per un valore di due milioni di dollari, oltre un miliardo e mezzo di lire.
nord-sud-est-ovest
CONFUSIONE E
SBANDAMENTO
IN ISRAELE
Il ministero degli esteri cileno ha annunciato che il governo della Repubblica popolare
cinese ha dato il suo gradimento alla nomina
del generale in congedo Hernán Hiriat Lavai
ad ambasciatore del Cile a Pekino. II nuovo
diplomatico sostituirà Manuel Uribe, dimessosi dopo il golpe cileno.
AUGURI E CONSIGLI
DI RICHARD WURMBRAND
ALLA GIUNTA CILENA
(sepd) Il pastore Richard Wurmbrand, fondatore e direttore delPopera americana « Gesù
per il mondo comunista », nota come « Opera
d’assistenza alla Chiesa martire », ha inviato al presidente della Giunta militare cilena,
generale Augusto Pinochet, un telegramma
con gli auguri per la « vittoria della libertà
sulUi tirannia marxista ». Wurmbrand ha definito Fazione dei militari cileni un « esempio
per altre nazioni oppresse dai Rossi ». Al tempo stesso Wurmbrand ha esortato a « rieducare
nell’amore » i comunisti vinti e ad evitare un
ulteriore spargimento di sangue.
if Confusione e
sbandamento contradistinguono, nello sfondo, la crisi
politica che travaglia attualmente
Israele.
«Tale sfondo (scrive Antonio Gambino su « L’Espresso » del 10.3.’74) appare strettamente connesso con il conflitto dello scorso ottobre.
La guerra del Kippur ha infatti profondamente mutato il quadro mediorientale. Fino al 6 ottobre scorso, anche chi ammetteva che un nuovo scontro armato non poteva tardar troppo,
non aveva dubbi sulla sua conclusione: i siriani, attaccando sul Golan, si
sarebbero esposti al pericolo di un’incursione devastatrice contro la loro
stessa capitale; e gli egiziani, provando a traversare il Canale, vi sarebbero
rimasti annegati e annientati (secondo le promesse di Bar Lev e di Dayan)
molto prima di raggiungere la riva opposta. Le cose, com’è noto, si sono
svolte diversamente. Andato in frantumi il mito dell’invincibilità israeliana,
si è messo in moto nel mondo arabo
un processo psicologico di ridimensionamento d’Israele, destinato a produrre indubbiamente, nel giro di qualche anno, effetti profondi.
Per quanto importante, non è tuttavia questo il salto qualitativo causato
dalla guerra del Kippur. Il vero cambiamento non è infatti avvenuto sui
campi di battaglia, ma sul fronte del
petrolio. E non a causa dell’embargo,
la cui efficacia è stata sempre limitata, ma a causa del notevole aumento
del prezzo del greggio.
La moltiplicazione per quattro delle
entrate petrolifere non può esser vista
semplicemente in termini economici.
Essa ha, al contrario, un’immediata e
macroscopica rilevanza politica. Dal
momento in cui è stata realizzata, questa quadruplicazione del prezzo ha infatti alterato radicalmente il ruolo internazionale degli Stati produttori,
rendendoli improvvisamente i partner
indispensabili di qualsiasi paese industrialmente sviluppato, sia come fonte
delta principale forza energetica, sia
come depositari di enormi ricchezze
da avviare verso i vari mercati finanziari, e possibilmente verso investimenti comuni. I poveri di ieri sono diventati, insomma, da un giorno all’altro, almeno in prospettiva, delle grandi potenze. E poiché gli stati produttori sono in gran parte arabi, è l’intera posizione politica del mondo arabo
che si è immensamente rafforzata... ».
Corrispondentemente la posizione
politica d’Israele s’è indebolita. « Fino
a sei mesi fa, la forza dello Stato sio
Echi della settimana
a cura dì Tullio Viola
nista consisteva nel poter contare, all'interno del mondo politico americano,. su due alleati sicuri: il primo costituito dai gruppi di pressione ebraici, il secondo costituito da tutti coloro
che, praticando una politica di assoluto realismo, consideravano assurdo
mettere in pericolo il legame con un
alleato di tanta efficienza (quale Israele) per raggiungere il fine ipotetico di
migliorare i rapporti con gli Stati arabi, troppo divisi tra loro per esercitare una qualsiasi pressione e, in tutti
i casi, sempre pronti a vendere la loro
amicizia per qualche sorriso e pochi
dollari.
Ora però delle due carte, grazie alle
quali il governo di Gerusalemme è riuscito in pratica a imporre quasi sempre a Washington la propria volontà,
una è andata perduta: i sostenitori
americani della realpolitik sanno infatti che l’amicizia degli arabi è, per
gli USA, non meno indispensabile di
quella d’Israele. Gli attuali negoziati
condotti attraverso la mediazione di
Kissinger dimostrano chiaramente questo stato di cose. Sia pure con la dovuta gradualità, i dirigenti sionisti
dunque sono chiamati a fare quelle
concessioni territoriali che hanno sempre dichiarato inaccettabili.
E questa dura realtà che spiega la
gravità e la complessità dell’attuale
crisi politica israeliana. Né può sorprendere che, in un quadro dominato
da elementi emotivi, la reazione istintiva di larghi settori dell’opinione pubblica sia di spostarsi ancor più verso
le tesi intransigenti. In effetti, avendo
perduto nell’estate del 1967 l’occasione
storica di sfruttare la propria eccezionale vittoria per offrire agli arabi (ed
in primo luogo ai palestinesi) una pace equa e giusta, lo Stato ebraico è
ora realmente esposto al rischio che
tma soluzione imposta dall’esterno
possa minare la sua solidità e la sua
compattezza, e preparare il terreno
per un suo rapido deperimento ».
tra lavoratori
E FORZE ARMATE...
-tir ...esiste o è mai esistita, in Italia,
una qualche comunità d’intenti politici, una somiglianza di strutture sociali? Noi non lo crediamo. Lo crede
invece, o afferma di crederlo, il PCI.
Questo partito, in occasione dello scorso 4 novembre, fece infatti affìggere
un manifesto affermante
« tra lavoratori e forze armate, un
legame storico dal Risorgimento alla
Resistenza, che si
rinsalda oggi a salvaguardia dell’indipendenza del Paese,
nella fedeltà alle
istituzioni democratiche e alla Costituzione repubblicana ». Vogliamo perciò riportare alcune
osservazioni che il « Movimento nonviolento » (sez. di Torino) e il « Movimento Antimilitarista Internazionale »
(di Torino) hanno fatto, sull’argomento, in una lettera al PCI recentemente pubblicata dal « Foglio », mensile di
presenza sociale e religiosa, organo di
un gruppo di cattolici del dissenso
(n. 28 del gennaio c. a., ultimo uscito).
« Tra lavoratori ed esercito, in quanto forze che si sono sempre trovate, e
trovano, in conflitto tra loro, non è
mai esistito né esiste alcun legame storico. Basti citare come esempi la violenta repressione condotta dal gen. Bava Beccaris a Milano nel 1898, o le vittime della settimana rossa di Ancona
del 1914, o l’azione di crumiraggio dell’esercito durante l’occupazione delle
fabbriche in Torino nel 1920; e si potrebbero fare molti altri esempi, anche recentissimi. (...)
Né il Risorgimento né la Resistenza
sono momenti storici che esaltino l’esercito come forza popolare. I princini ispiratori del Risorgimento furono
infatti prevalentemente espressione
della parte “illuminata” e radicale della borghesia. Di conseguenza, dopo la
ri’inificazione, le condizioni di sfruttamento del proletariato rimasero pressocché immutate, anzi in alcune regioni tMeridione) esse peggiorarono. I
5200 morti e i 5000 arrestati della lotta
al cosiddetto brigantaggio, e la repressione contro i fasci contadini siciliani nel 1893 mettono bene in evidenza il
niolo dell’esercito. Visto poi che il manifesto PCI è stato pubblicato in occasione del 4 novembre, è bene ricordare che l’ultimo episodio del Risorgimento, che fu appunto la guerra del
’15-18, costò seicentomila morti; il popolo non voleva quella guerra, e moltissimi soldati si ribellarono al macello, tanto che 340.000 furono giudicati dai tribunali militari.
L’unico legame, dunque, tra esercito
e popolo, fu il triste legame del sangue versato dal proletariato per interessi non suoi.
Nemmeno la Resistenza può esser
chiamata in causa per dimostrare il
legame tra esercito e lavoratori: infatti le formazioni partigiane avevano un
carattere ben diverso da quello degli
eserciti tradizionali, in particolare per
quanto riguarda la struttura gerarchica e la separazione tra "militari” e
“civili”. (...) Per quanto poi riguarda
la fedeltà alle istituzioni democratiche,
è sufficiente pensare al SIFAR ».
■ La FIAT fornirà allo Zaire 280 trattori,.
che saranno montati nello stabilimento
« Fiat-Zaire » di Kinshasa.
I Un esperimento nucleare sotterraneo, di
potenza pari all’esplosione di 20-200.000
tonnellate di tritolo, è stato compiuto nel deserto del Nevada. Non sarebbe stata liberata
nell’atmosfera alcuna quantità di particelle
radioattive.
RI Per la seconda volta, dal 1 gennàio 1974.
il cruzeiro brasiliano è stato svalutato : il
31 gennaio deH’1,94% e il 20 febbraio delTl,82%. Il governo brasiliano, che ritiene di
avere bloccato l’inflazione galoppante, ricorre da tempo a periodici aggiustamenti di ridotta entità. Non tutto è comunque roseo,
dietro il boom economico.
■ Un ponte grandioso è stato inaugurato
in Brasile : lungo 14 chilometri, di cui
9 sul mare, attraversa da un capo all’altro la
baia di Guanabara, unendo le città di Rio de
laneiro e di Niteroi.
■ Sei generali, fra cui il direttore della polizia e l’ex-capo della missione militare
cilena a Washington, hanno chieso di essere
messi a riposo — ha annunciato « La Tercera », quotidiano di Santiago.
■ Una delegazione argentina, diretta dal ministro dell’economia Gelbard, ha visitato
ufficialmente Cuba, sollecitandone la reintegrazione nella comunità lalinoamericana. Un
serio colpo sarebbe stato infetto al blocco imposto all’isola dagli USA; i contratti firmati
fino ad oggi fra Argentina e Cuba ammonterebbero a 260 milioni di dollari.
■ L’ente aero-spaziale statunitense (NASA)
ha annunciato che costruirà a Mauni
Kea, nelle Hawai, il più grande telescopio a
raggi infrarossi. II costo delTapparecchiatura
sarà di 6 milioni di dollari, quasi 4 miliardi
di lire.
9 Due motovedette nordcoreane hanno attaccato due pescherecci sudcoreani « pressapoco » alTallezza della linea di demarcazione fra fe acque dei due Stati; un peschereccio è stato gravemente danneggiato, l’altro
affondato c i dodici membri delTequipag.gio
sono dati per dispersi. È il primo incidente
da quando, nel luglio 1972, le due Coree annunciarono la volontà di avviare un processo
di distensione fra loro. In passato si ebliero
spesso incidenti analoghi, e i nordcoreani accusarono sempre le unità avversarie ili spionaggio.
H Si sono ripetuti scontri a fuoco fra irakeni e iraniani, sul confine fluviale di
Shatt el Arab, nella bassa Mesopotamia.
■ Sebbene i legami fra India e URSS si siano rafforzati negli anni recenti, specie dopo l’appoggio di Mosca a Nuova Delhi nel conflitto con il Pakistan del 1971, la politica sovietica avrebbe segnato un insuccesso, perché
sarebbero falliti i suoi tentativi di ottenere basi navali in India, ostacolando l’espansione di
influenza del Cremlino nell’Oceano Indiano.
■ Un decreto governativo ha ridotto il prezzo della benzina in Grecia del 40%, ma
solo per i turisti. La benzina viene a costarecosi per i turisti ad un prezzo paragonabile a
quello di altri Paesi europei.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
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