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Anno 118 - n. 12
19 marzo 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
1 gruppo bis/70
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10066 TOHRE PEIL ICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Un breve tuffo a Roma per la
registrazione di una trasmissione della rubrica televisiva «Protestantesimo ». Uno sguardo, incuriosito dopo tutto il gran parlare di assenteismo e improduttività, gettato all’interno della
RAI-TV...
Si comincia con un’ora circa
di ritardo ( uno « studio » costa
aH’azienda 1 milioni e rotti all’ora) perché un cameraman
non ha sentito la sveglia, un altro non ha interpretato bene
l’ordine di servizio; il terzo non
si è presentato per niente e alla
fine è sostituito da un collega
compiacente che viene da un
altro « studio ». Chiedo come mai
qualche tempo fa « Protestantesimo » non andò in onda, senza
che fossero date spiegazioni. È
stato per uno sciopero « interno », vengo a sapere. Gli operatori che per servizio terminano
il lavoro anche solo qualche minuto dopo la mezzanotte della
domenica, oltre al diritto di essere accompagnati a casa in auto, vogliono che il loro giorno
libeKO non sia il lunedì ma il
martedì: sono arrivati a casa che
era già lunedì, e quindi quel
giorno è stato lavorativo.
C’è poi il rovescio della medaglia, ed è « l’assenteismo d’ufficio ». Da quando la RAI-TV ha
deciso di rincorrere le televisioni private inzeppando i suoi programmi di spettacoli e films e
sopprimendo o relegando in ore
impossibili i programmi culturali, c’è un sacco di gente senza
occupazione. Un regista specializzato in documentari, che non
intende sfruttare la situazione
col solito doppio lavoro, chiede
e insiste finché gli fanno fare
un nuovo lavoro. Ma non lo mandano in onda, perché non rientra
nei programmi. E lui riprende la
sua snervante inattività. Per funzionari che hanno posto e stipendio ma non lavoro si è provveduto uno stanzone in cui ciascuno ha una scrivania e un telefono, che non suona mai. Ma
non è questo il solo provvedimento adottato dalla direzione.
Tempo fa, per tagliare le spese
inutili e ridurre gli sprechi, è
stato istituito un servizio « coordinamento e ottimizzazione ».
Come risultato una domanda intenia che già richiedeva due
scritture e due firme, ne richiede
una terza e la perdita di un’ora
in più perché trovare uno dei
sei « ottimizzatori » è sempre
un problema.
Sono còse che non succedono
solo alla RAI-TV, che diamine.
Vogliamo farne un caso e scatidalizzarci? Di questo caso particolare, forse no. Ma della situazione generale di questo paese,
come può non scandalizzarsi
chi sia stato abituato a concepire il lavoro ponendo una relazione diretta tra prestazione e
remunerazione e a fare un uso
calvinìstico del tempo? Si dirà
che non è il caso di tirare in hallo Calvino. Ma forse è proprio
questo che è mancato nella cultura del nostro paese: una scuola
di responsabilità personale e
collettiva. Ad ogni modo, se dopo un tuffo romano uno torna a
easa e vuol rilassarsi un momento, può sempre tirar giù da
uno scaffale un bel libro: « Il castello » di Kafka, per esempio.
Franco Giampiccoli
A UNA SETTIMANA DALLE ELEZIONI-FARSA IN SALVADOR
Il più piccolo anello della catena
Nel più piccolo paese del Centro America si assiste al genocidio di un popolo ridotto alla
miseria da un’oligarchia onnipotente - In questo quadro stanno per svolgersi elezioni-farsa
Chi, in queste ultime settimane, ha visto sui giornali e alla
televisione le foto raccapriccianti provenienti da E1 Salvador,
sarà sicuramente rimasto inorridito di fronte all’atroce e immane genocidio che si sta compiendo in questo minuscolo paese dell’America Centrale. In
due anni, 35.000 civih sono stati
assassinati, torturati, squarciati,
trascinati nel fango come carogne: questa è la tragedia che si
sta consumando giorno dopo
giorno aH’ombra protettiva del
grande paese che si erge a campione dei diritti umani e della
libertà nel mondo.
E la situazione non è meno
drammatica nei paesi limitrofi :
Guatemala e Honduras, senza
parlare della morsa fascista che
attanaglia ormai da anni la maggior parte dei paesi dell’America Latina.
Ma l’ironia (tragica) della storia vuole che sia il più piccolo
anello di questa catena di morte
a pagare il più alto tributo di
sangue innocente.
La giunta civile-militare che sta
massacrando il proprio popolo
è presieduta da Napoléon Duarte, membro deH’Internazionale
democristiana. Quando, aU’inizio
del 1980, la democrazia cristiana
salvadoregna — che era fino allora la principale formazione
dell’opposizione tradizionale —
decise di entrare nella giunta, riconosceva che « solo un profondo cambiamento delle strutture
mirante a sopprimere il potere
oligarchico che opprime il paese, tirerà fuori El Salvador da
questa tappa cruciale della sua
storia» (Le Monde Diplomatique - Agosto 1980). Ma nello
stesso tempo i rappresentanti
dell’estrema destra affermavano
che « occorrerebbe eliminare fisicamente da cento a centocinquantamila persone per estirpare la sovversione in Salvador ».
In mano airoligarchìa
In tali condizioni, anche ammettendo l’iniziale buona fede
della democrazia cristiana di
Duarte, è difficile non concordare con i movimenti popolari salvadoregni in lotta che definiscono i democristiani come « burattini in mano all’oligarchia ». All’origine della tragedia salvadoregna infatti sta lo strapotere
economico, politico e militare di
questa oligarchia, le famose
« quattordici famiglie » che rappresentano appena il 2% della
popolazione ma che detengono
il 60% delle terre. Già cinquanta anni fa, nel 1932, questa oligarchia non aveva esitato a massacrare oltre 30.000 contadini
pur di mantenere il suo potere,
e ciò con l’approvazione degli
USA che vi vedevano una giusta lotta contro il « comunismo ».
Inutile dire che questa potentissima oligarchia è strettamente legata alle circa 100 transnazionali americane che controllano l’intero mercato centroamericano. Perciò Duarte non è
solo il « burattino » dell’oligarchia ma anche quello dell’imperialismo americano il quale ha
COLOSSESI 1: 17
Dimensione cosmica del Cristo
« ...il quale è prima di ogni cosa e l’universo ha in lui la sua esistenza »
L’intero passo (vv. 13-22) ha le
movenze di un meraviglioso inno al Figlio di Dio. Esso nasce
su un terreno di filosofia religiosa, la quale spargeva la pienezza
della divinità in vari esseri angelici, organizzati gerarchicamente
dal basso verso l’alto, dimora di
Dio. Anzi alcuni di essi a contatto con il mondo avevano perso il "seme” di Dio ed erano divenuti cattivi e ribelli alla divinità.
Contro questa concezione della manifestazione della divinità
nel mondo. Paolo afferma che la
pienezza della divinità abita nel
Figlio di Dio (Col. 2: 9), il quale
è all’inizio di ogni cosa ed ogni
cosa sussiste in lui. Perciò la
conclusione è che le creature celesti sono state create per mezzo di lui e in vista di lui; in più
non hanno alcuna traccia di divinità. Ancora, non hanno nessuna esistenza autonoma, ma sottostanno alla potenza del Figlio.
A contatto con la nostra storia sorgono alcune rifles.sioni, che
dovranno verificare, a duemila
anni di distanza da questa predicazione di Paolo, quali sono
stati i risultati della successiva
ispirazione al .suo pensiero.
Una prima lettura del brano
ci immette in un’atmosfera cosmica, il cui elemento principale
e sostenitore è Gesù Cristo. Allora la prima immediata sensazione è che la creazione è piena
di Dio, vive della sua Parola e
cammina verso di lui.
Questa esclusività di presenza
ha armato la predicazione della
chiesa contro ogni altra divinità.
La battaglia contro gli dei ha impegnato i teologi da Origene a
Teofìlo di Antiochia fino a Barth.
Scrive E. Brunner: « Fintantoché l’uomo considera la natura
come divina egli non ne è il dominatore (sottolineatura mia n.d.r), non si eleva veramente
al di sopra di essa e non è capace di essere veramente uomo ».
A cui fa eco K. Barth: « La conoscenza del Dio trinitario significò... e significa tuttora il più
radicale ’crepuscolo degli dei’ ».
Certamente queste aflermazioni vanno valutate nella linea dell’assoluta preminenza del Figlio
di Dio come esistenza prima di
ogni creatura, come unica immagine visibile del Dio invisibile,
come unico salvatore nel senso
di riconciliazione definitiva con
Dio, conte unica anticipazione del
mondo nuovo. Possiamo dire in
maniera molto schematica che
la frase centrale del brano —
cioè il V. 17 — se messa in relazione ad un'altra affermazione
condensala di Paolo: « per mezzo di lui tutta la creazione è e
anche noi mediante lui » (7 Cor.
8: 6) conduce a vedere che la prima creazione punta verso la nuova creazione. Tutto ciò .si verifica sotto l’unica dipendenza dall’unico redentore.
Siamo quindi chiamati a credere a quest’unica grandezza cosmica. In lui si riassume ciò che
è sotto i nostri occhi, ciò che
ammiriamo trae da lui la ragion
d’essere. In lui abbiamo la primizia di quello che si rivelerà
nei figli di Dio e nella creazione.
Tirate dunque tutte le somme
quest’unica grandezza non ammette concorrenti. L’esistenza di
divinità al suo fianco o sotto di
lui è esclusa.
Certamente questa predicazione è legittima, è biblica, è omogenea a quella di Gesù di Nazareth. Solamente che essa pone
oggi il problema dell’assenza della divinità nel mondo. Il problema è questo: abbiamo eliminati
gli dei dalla natura. Giustamente. La natura quindi non è più
sacra. Ma cosa vi abbiamo sostituito? Niente! Si potrebbe dire che al ’crepuscolo degli dei’
è seguito il crepuscolo di Dio.
Si è verificato quindi un grave
fatto. L’affermazione dell’unica
realtà del Figlio di Dio ha fatto
il vuoto nel mondo. Vi è stata
una trasformazione — almeno
così sembra — della presenza di
Dio in Gesù Cristo. Mentre nella
predicazione iniziale il Figlio di
Dio è resistenza della creazione,
sostiene la creazione e riempie
la creazione, nella predicazione
della chiesa ’l’iminagine di Dio’
è stala confinata nella Bibbia,
nell’eucarestia cattolica e nel
cuore dell’uomo. Se perciò prendiamo esatta coscienza di quello che è avvenuto, non possiamo
non formulare la seguente affermazione: la ragione dell’uomo ha
eliminato Dio dalle cose per esaltare se stesso; Dio deve esistere
soltanto nell'uomo e per l’uomo.
Molte affermazioni teologiche
vanno in questa direzione. E’ difficile trovare indicazioni e riflesAlfonso Manocchio
(continua a pag. 5)
sempre considerato il continente sudamericano come sua personale « riserva di caccia ». Per
questo, la spina del fianco rappresentata da Cuba, a cui si è
aggiunta l’altra spina del Nicaragua sandinista, non è mai stata
tollerata da Washington.
Quando, il 2 febbraio scorso,
di fronte al Senato americano,
il Segretario di Stato Haig dichiara che gli Stati Uniti sono
pronti a fare « tutto ciò che è necessario » per impedire una vittoria militare dell’estrema sinistra in Salvador, ciò significa
che non è affatto esclusa la possibilità di un coinvolgimento militare diretto, il che sarebbe davvero un nuovo Vietnam alle porte degli Stati Uniti. Ma l’opinione pubblica americana sembra
tutt’altro che disposta a seguire
il « falco » Reagan su questa
strada suicida ; la carta « Duarte », sulla quale già Carter aveva puntato, ha perso ogni credibilità sia negli USA che in
Europa.
La farsa delle elezioni
In queste condizioni, le elezioni del prossimo 28 marzo, respinte dal Pronte Democratico Rivoluzionario, non potranno che essere una tragica farsa, dalla quale oltretutto rischia di uscire vincitore non il fantoccio Duarte
bensì, il famigerato torturatore
dell’ultra destra, il maggiore
D’Aubuisson, indicato dall’ex-comandante delle Forze armate, il
colonnello Adolfo Maj ano come
l’assassino di Oscar Romero; un
uomo che va proclamando : « Gli
USA sanno che il nostro anticomunismo è totale e che per noi
l’unico comunista buono è il comunista morto » ( Repubblica del
13/3 ’82). Faranno ancora in
tempo Reagan e Haig ad ascoltare la voce della ragione, rappresentata in questo caso dalla
linea Portillo-Mitterrand che
chiede negoziati con il Fronte
di opposizione? Voci recenti parlano di un possibile abbandono
di Duarte da parte USA, ma
contemporaneamente altre voci
parlano con insistenza di un piano statunitense per invadere il
Nicaragua e rovesciare il governo sandinista. Se ciò dovesse avverarsi, l’America reaganiana, oltre ad avere il suo Afghanistan
(E1 Salvador) avrebbe anche la
sua Polonia (Nicaragua). E il
mondo sarebbe più che mai imbrigliato nella logica di Yalta e
più che mai lontano da una pace fondata sulla giustizia e sulla
libertà. Questa pace vera, la ricercano i cristiani anche a costo
della propria vita (come l’arcivescovo Romero e le centinaia
di cristiani, cattolici e evangelici, assassinati in Salvador). Ma
anche i cristiani americani ed
europei, di fronte a questa realtà tremenda di peccato e di morte, stanno prendendo sempre più
coscienza della necessità di stare dalla parte dei poveri e degli
oppressi, come insegna il Sermone sul Monte.
.Tean-.lacques Peyroncl
2
2 vita delle chiese
19 marzo 1982
LE INIZIATIVE PER LA «SETTIMANA DELLA LIBERTA’»
E’ idolatria confidare nelle
armi come strumenti
pace
FIRENZE — Un po’ di paura
l’abbiamo avuta tutti, quando abbiamo saputo che mercoledì 17
febbraio, dalle 17 alle 20 gli autonomi avevano proclamato lo
sciopero dei mezzi di trasporto
cittadini. Avevamo preparato tutto con molta cura ed ora c’era
il pericolo di avere la sala vuota. Ma alle 18, quando il pastore Sergio Aquilante si è presentato per la conferenza, la sala
era piena: oltre cento persone
erano presenti.
Sergio Aquilante ci ha dato un
ampio panorama del movimento
per la pace nelle chiese protestanti (ma anche in chiese cattoliche e ortodosse) di tutto il
mondo. Nella stessa Germa«ia
dell’est cinque Sinodi protestanti hanno espresso la loro preoccupazione per ia minaccia della
guerra atomica e per ia divisione
del mondo in blocchi contrapposti.
Confidare negli armàmenti come strumenti di pace è vera idolatria, come proclamavano i profeti quando rimproveravano
Israele di confidare nella potenza
delle armi invece che in Dio. Ma
la pace non è frutto di una emozione del momento. Anche i falsi
profeti dicevano « pace, pace »,
quando non si agiva per la pace.
La pace è una scelta ben precisa,
la scelta della giustizia, della
fraternità dei popoli, contro ogni
immobilismo che vorrebbe rinchiudere l’umanità nella logica
di potenza di due blocchi contrapposti.
È necessario un profondo mutamento nelle coscienze e nella
società, perché si compia la prospettiva di pace che la Parola
di Dio indica agli uomini. In questa ricerca di pace l’Europa ha
un compito particolare da svolgere in piena autonomia. I protestanti italiani stanno impegnandosi per il Convegno sul disarmo da tenersi a Comiso, dove si stanno stabilendo le basi
per gli euromissili.
Il past. Aquilante concludeva
il suo discorso ricordando che
la ricerca cristiana della pace
passa attraverso la croce di Cristo, la volontà di pace che Dio
ha espresso nella predicazione di
Gesù e nel suo opporsi ad ogni
mito di violenza fino ad affrontare la morte del ribelle.
Annunciare la pace oggi richiede senso di responsabilità e di rischio; i cristiani devono avere
coraggio, ma soprattutto essi
stessi devono convertirsi alla
pace, perché essa è possibile
Incontri
soltanto attraverso la nuova nascita, la profonda trasformazione delle coscienze alla luce del
messaggio di Cristo.
Tanto ad Intra che a Luino
sono sorti recentemente dei Comitati per la pace di cui fanno
parte le chiese metodiste di Intra, Omegna e Luino. In questo
ambito sono state organizzate
due manifestazioni con la partecipazione del past. Sergio Aquilante.
Ad Intra ha avuto luogo davanti a circa 130 persone una
tavola rotonda in sede comunale sul tema « I cristiani e la pace ». La teologa cattolica Adriana Zarri ha esposto un punto
di vista cattolico e di seguito
Sergio Aquilante ha ricordato i
vari impegni delle Chiese Evangeliche nel mondo e in Italia a
favore del disarmo e delia pace,
centrando il suo discorso nella
problematica biblico-teologica relativa ai rapporto tra il giudizio
di Dio sul peccato dell’uomo e la
grazia che Egli dona in Cristo,
ma che bisogna accettare nel
ravvedimento, che comporta anche l’impegno nella pratica della
giustizia. Il giorno dopo, 20 febbraio, presso il Civico Istituto di
Cultura Popolare di Luino è stata replicata ed ampliata, davanti ad un pubblico un po’ meno
numeroso, la conferenza del pastore Aquilante a cui ha fatto
seguito una relazione del sindacalista FLM Picchetti di Varese.
Domenica 21 infine, le 4 comunità della zona. Intra, Domodossola, Omegna e Luino, hanno
trascorso un’intera giornata d’incontro fraterno ad Intra. Durante il culto il pastore Aquilante
ha rivolto una forte predica imperniata sulla parabola del fattore infedele (Luca 16: 1-8), richiamando i fratelli alla necessità di
decidere oggi, davanti all’incidenza del Regno di Dio in Cristo,
il cambiamento della propria
vita da impegnare nella pratica
del discepolato cristiano nel
mondo d’oggi. Dopo un’àgape a
cui ha partecipato una quarantina di persone, un’assemblea ancor più numerosa ha ascoltato
ancora il pastore Aquilante che
ha parlato dell’opera di testimo
nianza e di evangelizzazione delle Chiese Evangeliche in Italia,
in particolare nelle zone terremotate della Campania e della
Basilicata.
CHIVASSO
Iniziativa
evangelistica
Si fa più intensa la preparazione deH’iniziativa evangelistica
che il I Circuito, Piemonte e Valle
d’Aosta, ha fissato per il 15-16
maggio a Chivasso. Sabato 13
u. s. il Consiglio di circuito si è
riunito a Torino con i responsabili dei diversi settori.
Il programma dell’iniziativa è
centrato su due momenti d’insieme: sabato alle ore 18 una com
ferenza del pastore D. Maselli su
« Crisi e speranza del Cristianesimo oggi » e un culto di evangelizzazione, domenica ore 10.
Per fornire una presenza attiva e capillare si stanno raccogliendo le iscrizioni di fratelli e
sorelle nelle chiese che aderiscono all’iniziativa. Questo nucleo
propulsore si ritroverà domenica 4 aprile a Chivasso per una
giornata comunitaria: culto,
■pranzo al sacco (con primo offerto dalla chiesa locale) e pomeriggio di preparazione. Per
iscrizioni e informazioni rivolgersi al past. F. Giampiccoli.
FIRENZE
Inizia la
FGEI
Toscana
Si è svolta a Firenze, domenica 28 febbraio, la riunione di
fondazione della segreteria regionale per la regione Toscana.
Presente il segretario nazionale
della Federazione Giovanile Evangelica Italiana Paolo Naso, si
sono dati convegno giovani evangelici battisti, metodisti e valdesi di Firenze, Pistoia e Pisa; erano pure presenti alcuni rappresentanti della Comunità Apostolica di Firenze-Prafo, in qualità
di osservatori. I rappresentanti
delle varie comunità hanno eletto una giunta regionale, che ha
l’impegno di incontrarsi assieme una volta al mese, composta
da due fiorentini, un pistoiese,
un pisano.
Tra i prossimi impegni, oltre
a cercare di coinvolgere gli altri
gruppi giovanili della Toscana,
sono previsti un convegno a Rio
Marina su « droga e assistenza »
verso la metà di maggio e fine
settimana di lavoro presso il centro comunitario di Montespertoli.
G. M.
CORRISPONDENZE
Il XVII Febbraio a Losanna e Ginevra
Questa rubrica è aperta per annunci
di iniziative delle chiese locaii volte all’esterno o riguardanti più chiese in
una zona. Per i ritardi postali, gli annunci vanno fatti pervenire in redazione con forte anticipo sulla data indicata.
MESTRE (Venezia) — Domenica 28
marzo a partire dalle ore 10 presso
la Chiesa Valdese di Via F. Cavallotti
n. 8, si terrà l'Assemblea straordinaria della Federazione regionale delle
Chiese Evangeliche del Triveneto. All'ordine del giorno: 1) ipotesi di una
presenza evangelica nelle radio libere
e nelle stazioni televisive private: 2)
decentramento radiofonico della predicazione.
S. FEDELE D'INTELVI (Como) —
Sabato-domenica 27-28 marzo a partire dalle 16.30 del sabato si terrà
plesso il Centro Piero Andreetti il terzo convegno sul tema dell'esperienza
comunitaria focalizzato su « contenuti e
forme della comunione fraterna nell'ambito di una comunità », a cura dei
gruppi di Como e di Novara.
Com’è ormai consuetudine, le
Comunità valdesi di Losanna e
di Ginevra hanno ricevuto la visita di un pastore proveniente
dall’Italia per la celebrazione del
XVII Febbraio. Il pastore Paolo
Ribet è infatti venuto a portare
il saluto della Chiesa in Italia, ed
in particolare delle Chiese della
Val Germanasca che hanno in
Svizzera molti loro figli. Il programma è stato ricco e vario,
permettendo l’incontro del pastore Ribet con le varie realtà
locali. Si è iniziato sabato 13,
con un’àgape fraterna della Chiesa di lingua italiana di Ginevra.
Dopo il pasto in comune si è
avuto uno scambio di idee sulla
vita della Chiesa in Italia, con
particolare riferimento al problema dei matrimoni misti ed al
lavoro nelle zone colpite dal terremoto. La sera culto con S. Cena a Losanna presso i bellissimi
locali che la chiesa (protestante) di Saint Jacques mette a disposizione della nostra comunità
locale. Dopo la cena, che ha visto una cinquantina di partecipanti, il past. Ribet ha mostrato alcune diapositive sulla Val
Germanasca che son risultate
molto gradite, in quanto illustravano aspetti non molto conosciuti di questa valle ed hanno permesso inoltre di approfondire
la conoscenza dei problemi e della vita di queste chiese, in particolare il problema dello spopolamento dei villaggi più alti.
Domenica 14, a Ginevra, la
giornata commemorativa è iniziata col culto tenuto presso la
chiesa dei Pàquis, tenuto davanti a circa 170 persone dal pastore locale, sig. Burnand, e dal
past. Ribet il quale, prendendo
come testo il cap. 12 di Isaia, ha
esortato la chiesa a diventare il
luogo della proclamazione della
gloria di Dio in un mondo che
sembra richiedere sempre più
dai cristiani che esprimano con
coraggio la loro fede. Il pranzo,
con un centinaio di partecipanti,
ed i discorsi ufficiali hanno marcato la parte centrale della giornata, che si è conclusa con una
simpatica cena organizzata da
quella che fu l’unione giovanile e che ha offerto l’opportunità per un nuovo scambio di idee.
questa volta incentrato sul problema del patois, che rappresenta un patrimonio che le nuove
generazioni stanno perdendo. Da
questa constatazione il discorso
si è allargato per toccare altri
argornenti quali l’emigrazione alle Valli, la presenza protestante
in Italia e le intese con lo Stato.
Come si vede, si è trattato di
due giornate intense che hanno
fornito delle simpatiche opportunità di incontro e di scambio
di idee e di esperienze.
P. R.
Se vuoi la pace
prepara la pace
« Se vuoi la pace prepara la
pace ». È stato questo il tema
della conferenza con cui la chiesa di Forano ha ricordato la ricorrenza del 17 febbraio, nel
pomeriggio di domenica 14, nella sala consiliare del Comune.
L’oratore, prof. Paolo Ricca, ha
esposto con la sua ben nota
chiarezza il problema della pace
alla luce delTEvangelo nel contesto degli ultimi vent’anni. Il
pubblico intervenuto numeroso
ha seguito con vivo interesse la
esposizione e ne è risultato un
intenso dibattito con numerosi
interventi. La manifestazione seguiva un’àgape preparata dalla
Unione femminile durante la
quale sono stati raccolti contributi destinati al fondo pastori
emeriti. La giornata è stata allietata dalla presenza di alcuni
fratelli della comunità di Terni
e un pensiero è stato rivolto agli
assenti per motivi di lavoro e,
particolarmente, di salute.
Mercoledì 17 febbraio la comunità di Forano si è raccolta
intorno al falò in un’atmosfera
di allegrezza per una serata animata dai giovani. Sono state
proiettate le diapositive che illustravano il viaggio compiuto
da alcune sorelle per portare a
Casa Materna, Portici, indumenti
per i bambini. « Siamo certe di
essere state comprese — esse
hanno detto — dal modo in cui
siamo state accolte e aiutate a
capire meglio la condizione dei
terremotati nel momento in cui
molti credono che il problema
sia stato risolto dando loro un
tetto ». Non è ancora giunto il
tempo di dimenticare!
Le chiese di Forano e Terni
con riconoscenza continuano a
poter avere il culto alla medesima ora grazie al sostegno del
Consiglio di circuito e all’opera
di predicatori esterni. Conti, Di
Carlo, Piscini, Scuderi e Ricca
da Roma, e recentemente Lombardi Boccia e Verardi in visita
da Genova.
Neo'battezzato
PADOVA — Domenica .14 febbraio, Alberto Bragaglia ha tenuto il culto meditando su Giovanni 17: 13-17 e facendo un
breve excursus sul cammino percorso, tra alti e bassi, fino ad
arrivare al battesimo che ha ricevuto lo scorso Natale. I molti
presenti sono stati rallegrati da
questo evento.
È stato pubblicato il rendiconto finanziario per il 1981 della
comunità di Padova. « Rileverete,
dice l’introduzione, il notevole
, sforzo dei contribuenti — e non
sono molti — sia per il fondo
ministerio che per il fondo pensioni: questo ci ha permesso di
rispondere in pieno all’impegno
assunto con ¡’amministrazione
centrale e di affrontare con un
certo equilibrio economico le
notevoli spese che ci attendono
in questi primi mesi dell’anno ».
La sera del sabato 27 febbraio
si è svolta un’àgape nei locali
della comunità rallegrata dai coniugi Barbisan con i loro strumenti musicali.
La comunità ha perso recentemente uno dei suoi membri più
anziani, Eunice Manfredini di
90 anni.
Valdo e Francesco
TORINO — Anno di celebrazioni per Francesco d’Assisi il 1982,
per noi naturalmente anche anno di confronti. I personaggi di
Valdo e di Francesco sono stati presentati e confrontati nel
salone di incontri di Corso Vit
torio 23 il 4 marzo; hanno introdotto il dibattito Valdo Vinay (che ha cercato di situare
storicamente sia Valdo che Francesco) e due membri della comunità francescana di San Bernardino, i frati Mario Battagliotti e Corrado Trabucchi (che hanno parlato di alcuni aspetti della vita e degli scritti di Francesco). Se rincontro era stato programmato cercando di esaminare affinità, diversità e aspetti
originali di Valdo e Francesco,
dal quadro uscito dall’insieme
delle presentazioni è risultato
soprattutto un mondo di affinità (sia Valdo che Francesco odono la lettura dell’evangelo nella
chiesa, sia l’uno che l’altro riconoscono la gerarchia della chiesa romana, sia l’uno che l’altro
sono soprattutto animati dalla
ricerca della predicazione, ecc.).
E proprio perché le differenze
sembravano da questa presentazione essere soprattutto questioni di carattere, di luogo e — in
parte — di tempo, la maggior
parte degli interventi nella discussione hanno sollevato il problema della rottura, cercando di
segnalare comunque alcune differenze fondamentali o chiedendo spiegazione a questo proposito. Un problema, mi sembra, che
è rimasto aperto; potrebbe essere un invito a ulteriori interventi.
• Il concistoro, nella sua riunione delT8 marzo, ha nominato il nuovo direttore della casa
di Borgio Verezzi scegliendo
Adriano Morelato, della chiesa
di Milano; il Morelato sostituirà
Ruben Vinti che, a partire dal
prossimo autunno, lascia la direzione di Borgio per mettersi
a disposizione della chiesa come
responsabile della predicazione
a Villa San Sebastiano. Nella
stessa seduta il concistoro ha
eletto il suo nuovo presidente,
chiamando a questo servizio
Bruno Mathieu.
Nuovo indirizzo
L'indirizzo del Pastore Giovanna Pons
è ora il seguente: Corrodistrasse 4 8037 Zurigo - Tel. 426797.
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19 marzo 1982
vita delle chiese 3
DIBATTITO SUL COLLEGIO VALDESE GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA DELLE UNIONI FEMMINILI
Un po’ di conti
Testimonianza e preghiera
Durante un'assemblea di Ghie- .
sa a Torino, Vavv. Gay ha illu- j |
strato la situazione del Collegio *
secondo i dati forniti.
Tra Collegio e Scuola Latina
di Pomaretto ci sono 330 allievi:
75 a Pomaretto, 80 al liceo ginnasio di Torre e 145 alla scuola
media in due corsi pieni.
Il corpo insegnante è, per metà valdese e per metà cattolico,
con un trattamento inferiore a
quello « medio » di una scuola
statale.
L’unico contributo pagato per
il servizio è quello degli studenti dei ginnasio liceo, in lire 400
mila a testa, per un totale di 32
milioni.
Le proposte del presidente del
Collegio sono:
— chiudere la scuola media o
imporre una tassa scolastica;
— qualificare il ginnasio liceo
con 3 lingue obbligatorie;
— gestione di un convitto.
Il deficit 1981 è di 75 milioni+
33 di accantonamento liquidazioni.
Il preventivo 1982; 382 milioni
di spese complessive, così ripartite: 215 di retribuzioni, 102 di
contributi e 65 di varie. I contributi promessi dagli stranieri raggiungono i 150 milioni. Secondo
l'avv. Gay il costo per allievo dovrebbe essere 1.270.000 lire annue; alla Scuola Latina i genitori hanno offerto un contributo
di 15.500 lire al mese. In definitiva 150 milioni provengono dall'estero, 32 dal liceo, mancano
200 milioni.
Modesta proposta
a) chiudere una sezione di
scuola media a Torre e tenere
nell'unica classe, il maggior numero consentito di studenti, diciamo 33, che contribuiscano per
lire 300 mila annue a testa: si
effettuerà una selezione automatica. Chi non potesse pagare, potrà usufruire di borse di studio
di varie associazioni che amano
il Collegio;
b) aumentare a 700/800 mila
lire le tasse per il ginnasio liceo,
il che moltiplicato per 80 studenti finitterebbe da 56 a 60 milioni.
Aumentare di più, vorrebbe dire
far scappare gli studenti e, entro
breve, chiudere il Collegio. Noto
che a Torino, negli Istituti privati si paga una cifra pari o poco superiore;
c) riduzione conseguente del
numero degli insegnanti scuola
media, con un risparmio di almeno cinque professori e, quindi, di almeno 40 milioni tra stipendi e contributi;
d) versamento da parte delle
Chiese di un 5-10% sulle normali
contribuzioni con una approfondita opera di sensibilizzazione
dei contribuenti per mantenere
in piedi un’opera culturale evangelica, sociale e di testimonianza. Dal Collegio sono usciti decine di pastori, medici, professori,
professionisti, che hanno portato ovunque la loro testimonianza nei vari campi del loro lavoro e sono, certo, stati utili alla
causa del Signore;
e) preventivo,, a seguito della realizzazione di quanto sopra;
spese: 382 meno 40 = 342
contributi: scuola latina 75 x 300
= 21.500; scuola media Torre:
99 X 300 =- 30 milioni circa; dal- ‘
le Chiese 60/70 milioni (tra l'altro una deliberazione del Sinodo
del '69 — epoca non sospetta! —
raccomanda ai membri di Chiesa
di contribuire); studenti ginnasio-liceo 60 milioni circa totale:
Invitiamo coloro che intendono
ancora intervenire nel dibattito
sul Collegio valdese di farlo in
modo conciso con contributi dattiloscritti di una pagina (massimo).
oltre 170 milioni, deficit in preventivo (342 — 170) 172 milioni,
coperti al 90% dai contributi
stranieri almeno per due anni.
Non si possono fare economie
sulle « varie »?
Altre due ipotesi
possibili
a) aperta la scuola media di
Torre, come adesso, le spese
tornerebbero a 382 milioni, ma i
contributi aumenterebbero di
circa 20 milioni: mancherebbero
40/50 milioni;
b) se si chiudesse la scuola
media; minor spesa di 80/90 milioni e minori contributi per 40
milioni circa: i conti tornerebbero, è vero, ma solo quelli economici e non credo siano i più
importanti.
La realtà rni sembra un’altra:
si vuole smantellare il Collegio,
come si sono smantellati gli Istituti, tutti gli Istituti un po’ per
volta, con la scusa dei costi.
Quando non si vuole una cosa
c'è sempre la scusa del costo
che... taglia la testa al toro. Ma
se una Chiesa non riesce a mantenere un Collegio come quello
di Torre Pellice e la Scuola Latina, mi volete dire che opere
mantiene?
Ho letto l’intervento delTavvocato Serafino sul n. 8 dell’EcoLuce. Egli confonde un po’ il mio
articolo con quello di Stelio Armand Hugon, ma penso di non
aver bisogno di difendere quest’ultimo, che sa difendersi da sé.
10 chiedevo, molto più duramente (forse) perché il Comitato, presentatosi al Sinodo con
uno spaventoso deficit di bilancio, non avesse ritenuto di dover
dare le dimissioni, irrevocabili.
Serafino dice che ci vuole umiltà e fraternità nel discorrere, ma
anche « sincerità » aggiungo se
me lo consente. Ad un fratello
non si può dire che ha sbagliato? io non lo vorrei.
11 presidente del Comitato alla
riunione degli Amici del Collegio
ha chiesto delle idee e anche Serafino ne chiede per risolvere i
problemi. In questi mesi ne sono state date tante, ma il Comitato non solo non se ne cura ma
se ne offende.
In quanto ai notai dicevo che
eravamo noi a dover essere i
notai dell’ennesimo smantellamento di una nostra opera, se
non ci fossimo rimboccate le maniche. A Serafino sembra troppo
proletario il mio « rimboccarsi le
maniche », senza tener conto del
senso evidentemente « figurato »
della frase.
Avevamo decine di opere quando i Valdesi erano meno « ricchi » di oggi. Il Collegio, come
tutte le altre opere ha sempre
avuto difficoltà di far quadrare i
bilanci eppure non si è mai pensato di amputarlo o di chiuderlo; si è trovato sempre il modo
di tenerlo ip vita per i mille motivi ripetutamente detti.
Dirò ancora, rispondendo a Serafino, che non ho « parlato di
personaggi » (ma lo ha letto il
mio articolo?) ma di persone apprezzabili, che ammiro nella loro vita professionale, ma proprio
per questo, mi permetto di criticare nella loro opera in seno
al Comitato.
Gay ha detto a Torino che un
membro della Associazione Amici del Collegio partecipa ad ogni
riunione del Comitato, con piena soddisfazione; ma, a leggere
l’articolo del Dr. Gardiol, presidente di quella Associazione,
sempre sul citato n. 8 dell'EcoLuce non sembra proprio che
sia così!
Condivido e sottoscrivo la necessità della preghiera, ma credo che gli altri Comitati non fossero meno ferventi del vostro,
caro Serafino... forse si... rimboccavano di più le manichei!
Aldo Rostain
Domenica 7 marzo oltre 200
sorelle delle Unioni Femminili si
sono riunite a Torre Pellice per
la Giornata Mondiale di Preghiera, organizzata da un apposito
Comitato cui partecipa anche
l’Esercito della Salvezza.
Per alcune di esse la giornata
ha avuto inizio con il culto del
mattino mentre la Comunità di
Luserna S. Giovanni ha ospitato
al culto e al pranzo le sorelle
provenienti da Bassignana, Alessandria e Spinetta Marengo.
Nel pomeriggio si sono aggiunte le sorelle delle Unioni Femminili del I Distretto e dell’Esercito della Salvezza per celebrare
la Giornata Mondiale di Preghiera secondo la liturgia preparata
per quest’anno dalle donne irlandesi.
Il tema prescelto era: « Il popolo di Dio, radunato per adorare, disperso per servire ».
Si sono susseguite letture bibliche, preghiere, una meditazio
ne sulla « moltiplicazione dei pani » (Me. 6: 31-44), canti.
All’inizio del pomeriggio, il
past. G. Tourn, dando a nome
della Comunità di Torre Pellice
11 benvenuto a questa... massa
imponente di donne, faceva notare che, il fatto che nel nostro
tempo nascano di queste iniziative di testimonianza e di preghiera forse è segno della presenza dello Spirito.
Se questo pensiero ci conforta, non ci esime dal fare un bilancio di questi incontri.
Quest’anno ci sono state molte note positive: lo slancio del
canto comunitario, la ricchezza
delle preghiere preparate dalle
varie Unioni Femminili. L’argomento scelto era molto bello e
attuale e ci ha fatto capire che
il servizio senza adorazione è attivismo e l’adorazione senza servizio è un nonsenso. Sono stati
dati due esempi del servizio in
diaspora: quello attuale dell’Esercito della Salvezza che opera
in 85 paesi e, nel passalo, quello
del Movimento Valdese diffuso
come un lievito (dice lo storico
A. Molnar) in gran parte dell’Europa.
A nostro avviso dovrebbe però
essere dato minor spazio alla liturgia così come ci è proposta,
evitando ripetizioni e dispersioni, sottolineando invece con maggior incisività alcuni punti che
si ritengono di volta in volta importanti.
Più spazio dovrebbe essere dato ai rapporti comunitari perché questa è una occasione unica per ritrovarci e fraternizzare
anche, perché no, intorno a una
tazza di thè.
Infatti troppo poco tempo è rimasto per gioire della generosità delle nostre sorelle di Torre
che vogliamo ancora ringraziare
per la magnifica accoglienza. La
colletta ha fruttato 500 mila lire
devolute a farvore dell’impegno
contro la fame nel mondo.
Il Gruppo di Pinerolo
ALLE VALLI VALDESI
La chiesa valdese negli anni ’80
PRAROSTINO — Le celebra
zioni del 17 febbraio hanno riunito la Comunità nel tempio di
San Bartolomeo per il culto e la
Santa Cena, con la partecipazione della Corale e dei giovani flautisti; molto apprezzati i canti e
le esecuzioni.
È seguito il consueto pranzo
fraterno.
• Il pastore Cipriano Tourn
sta concludendo un giro di riunioni quartierali intorno al tema
« La Chiesa Valdese delle Valli
negli anni ottanta — Strategia
alle Valli » con lo scopo di prendere in esame il documento proposto all’attenzione delle Chiese
dal Sinodo.
Stiamo seguendo con vivo interesse questo tema che porta
ad esaminarci meglio come chiesa e come popolo valdese, a riflettere tanto sul nostro passato
come sul nostro presente e futuro. Tutto questo naturalmente
in vista di una strategia che significherà maggiore impegno e
testimonianza quali strumenti di
Dio. Di questo si tornerà a parlare in ulteriori riunioni.
• Anche per il mese di marzo
è previsto lo studio biblico, sempre articolato in due serate, e
che finora ha raccolto un discreto gruppo di persone. Ci auguriamo che altri vorranno aggiungersi a queste simpatiche riunioni per lo studio della Parola.
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedì
precedente la data di pubblicazione
del giornale.
Sabato 20 marzo
□ TELEPiNEROLO
CANALE 56
Alle ore 18.55 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Franco Davite e Attilio Fornerone).
Questo numero è dedicato alla Chiesa Valdese in Uruguay ».
Domenica 21 marzo
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
Assemblea di Chiesa
PRAMOLLO — Domenica 21
marzo, dopo un breve culto, si
terrà l’assemblea di chiesa per
discutere la relazione annua e
noralnare i delegati alla prossima
Conferenza Distrettuale e Sinodo.
È importante partecipare numerosi, per evitare che le decisioni
vengano prese sempre da poche
persone.
Decesso
POMARETTO — Venerdì 5 u.s.
si sono svolti i funerali della sorella Elena Rostan in Castagno,
deceduta presso l’Ospedale Valdese di Pomaretto, all’età di 86
anni.
Ai familiari la nostra solidarietà cristiana.
Culti
SAN SECONDO — Il culto
della « domenica della Facoltà di
Teologia » è anticipato a domenica 21 marzo, mentre il culto del
28 sarà curato dai giovani della
FGEI.
Chanforan 450 anni fa
ANGROGNA — Prosegue il
giro di riunioni quartierali presiedute dall’Unione Femminile.
Le prossime sono, sempre alle
ore 20, al Serre,'Martel e Prassuit-Verné, dal 22 al 24 c.m.
• I bambini delle Scuole Domenicali s’incontrano alle 15 di
sabato 20 a Chanforan ( se fa bello) oppure alla Sala in caso di
cattivo tempo per le riprese del
lo spettacolo « Chanforan, 450
anni fa», che andrà in onda sabato 27, alle ore 18.55, a TelePinerolo.
• Sabato 20 il culto serale di
Pradeltorno sarà presieduto dal
gruppo FGEI del Prassuit-Verné
che ha già tenuto i culti al Serre
e al Capoluogo, la scorsa settimana.
Decessi
PERRERO - MANIGLIA - MASSELLO — Per due volte, in questi ultimi tempi, ci siamo raccolti
per salutare due fratelli che ci
hanno lasciati. Dapprima è mancata Erminia Ghigo, di 78 anni.
Da anni viveva a Milano ed era
membro apprezzato di quella comunità. Ad una settimana di distanza è morto Augusto Micol,
di anni 81, da tempo sofferente.
Alle famiglie colpite dal lutto noi
vogliamo qui testimoniare tutta
la nostra cristiana simpatia.
Coi fratelli
del Lingotto
TORRE PELLICE — Gita
• Il Comitato dei Ricevimenti
organizza per la domenica 28
marzo una giornata comunitaria
alla quale parteciperà un gruppo
di fratelli e sorelle della Chiesa
Valdese del Lingotto.
Il pranzo, il cui prezzo è di L.
6.000, avrà luogo nei locali della
Foresteria.
Prenotarsi, entro il 25 marzo
presso i signori: Marco Gnone
tei. 932240, Laura Eynard Reinaudo tei. 91508, versando l’importo del pranzo.
COMITATO DEL COLLEGIO E SCUOLA LATINA
Comunicato
Liceo Valdese - Torre Pellice
Sono aperte presso la Segreteria del Collegio Valdese in Torre
Pellice, via Beckwith 1, tei. 91.260, le preiscrizioni ai corsi :
Ginnasio Liceo Classico Pareggiato
con corsi sperimentali di lingua Francese, Inglese e Tedesca
per i quali è in atto l’esame della domanda per il legale riconoscimento.
Liceo Linguistico (classe 1")
al quale sono ammessi gli studenti che hanno conseguito la licenza media inferiore.
Per informazioni rivolgersi alla Presidenza.
4
4 vita delle chiese
r
19 marzo 1982
DIBATTITI
Ancora sull’omosessualitá
Abbiamo l’impressione che il dibattito potrebbe continuare indefinitamente su questo piano senza per altro portare
ulteriori chiarimenti. Non ne consegue che esso sia stato inutile, bensì che esso deve continuare su un piano diverso,
quello dell'analisi dei testi biblici. Concludendo questa fase
del dibattito, ci riproponiamo di riaprirlo più avanti su questa base.
Mi spiace di dover intervenire
una seconda volta sull’argomento ma non posso esimermi dall’obbligo di rispondere alle lettere del Moderatore e del « Comitato esecutivo » di Agape, pubblicate entrambe sul n. 8 del 19
febbraio scorso.
Ringrazio anzitutto il pastore
G. Bouchard per il tono pacato
e garbato, ma non condivido le
ragioni del suo dissenso, specie
per quanto attiene al « fin de
non recevoir » ch'egli oppone alla
mia richiesta, quasi che fosse obbligatorio seguire una specie di
trafila gerarchica per intervenire in una questione di questo
genere che interessa, a mio avviso, non soltanto l’opinione pubblica valdese ma quella dell’intero evangelismo italiano. Certo,
non pretendevo affatto che egli
intervenisse — personalmente o
previo conforme parere della Tavola — con un qualche « ukase »
inteso a vietare ad Agape di indire il suo convegno! Un intervento volto ad attirare l’attenzione dei responsabili, quanto
meno sulla inopportunità del convegno medesimo, non avrebbe
costituito prevaricazione alcuna
dei propri doveri né esorbitazione dai limiti imposti dai nostri
regolamenti.
Ma veniamo alla risposta del
Comitato esecutivo.
Trovo eccessiva, nonché infondata, l’accusa rivoltami (non solo a me, ovviamente, ma a quanti condividono, grosso modo, il
mio punto di vista) di aver
espresso, cioè, « giudizi liquidatori, farisaici, di ’scomunica’,
seguiti da richiesta di dichiarazione di eresia » (I) etc. Si tenga
presente che viene usato ben nove volte il termine « giudizio »
(sempre inteso nel senso di condanna!) e quattro volte quello
di « scomunica »! In buona sostanza chi viene posto in stato
di accusa è il sottoscritto e quanti altri non condividono le opinioni del gruppo dirigente di
Agape. Questo sì che è dar prova di « giudizio liquidatorio » se
non proprio di sentenza capitale!
Tutto ciò è semplicemente assurdo, perché io non ho espresso né esprimo alcuna condanna
verso NESSUNO (compresi gli
omosessuali di ogni categoria)
perché so bene che sono, di fronte a Dio, uomini e donne peccatori come ognuno di noi e che
abbisognano, come me, del perdono e della misericordia di Dio.
Questo è chiaro, indiscutibilmente chiaro!
Nessun anatema quindi, sugli
uomini e sulle donne vittime di
questo male, perché, con buona
pace del comitato di Agape, la
omosessualità resta un male
(gravissimo per giunta) e come
tale è da combattere, non da
pubblicizzare.
Il guaio è che il Comitato affronta il problema con estrema
genericità, che rasenta la faciloneria: parla di « sofferenza quotidiana », di « vite umane fragili
come le nostre », di « non conoscere a sufficienza il problema »,
di « persone emarginate » etc. e
basta.
Sostenere, come esso fa che
(nella nostra società) « non c’è
spazio per questa dimensione
umana diversa... », « la si vuole
negare »... « ma le persone non
possono essere negate »... « Gesù
Cristo affronta e non rimuove le
lacerazioni delTumanità... » significa esporre dei concetti più
o meno pii, più o meno cornprensibili anche, esprimenti aspirazioni generose e nobili, ma che
non affrontano seriamente il problema nelle sue vere dimensioni.
che sono di natura etica e sociale, nonché, in molti casi, di origine patologica, in altre ancora
discendono da perversioni viziose (bisogna anche riconoscere la realtà, per quanto dolorosa
sia, credo!).
Concludo dicendo che ribadisco, senza alcuna jattanza né facile sarcasmo (che sarebbe oltretutto antievangelico) il mio formale, totale dissenso in ordine
alla decisione di Agape, sia perché non offre motivazioni logiche accettabili, sia soprattutto
perché, sia pure involontariamente, essa appare come un
tentativo di « nobilitare » questa
piaga sociale che, specie nelle
grandi città assume proporzioni
sempre più vaste (col conseguente fenomeno di prostituzione maschile, non solo indecoroso e
ignobile ma che sfocia spesso in
delitti atroci).
Mi permetto di segnalare ad
Agape che, a mio avviso (ma
spero ardentemente di sbagliarmi) essi fanno una sia pure involontaria opera di propaganda
ad un fenomeno che rischia di
« fare proseliti » fra molti giovani e giovanissimi. Quod Deus
avertati
Aldo Long
In USA i loro diritti sono
rivendicati da pastori
Sono una studentessa universitaria, aderente alla E.G.E.I. napoletana. Ho letto con rabbia e profonda tristezza la lettera del fratello Aldo Long sul n. del 12 febbraio. Il contenuto di quella lettera mi è parso disumano (...).
Personalmente non sono omosessuale, ma non condanno chi
non è come me; non sono razzista perché ciò sarebbe contrario
al messaggio evangelico. Mi chiedo: come fa questo nostro fratello a sentirsi nel giusto senza
un minimo di umiltà e di dubbio? L’omosessualità in uomini
e donne non è una malattia, « né
un’anomalia fisiologica con disfunzioni ormonali congenite »,
ma è un modo di essere, che in
quanto tale, va rispettato. E’ vergognoso come il signor Long
che si dice cristiano si comporti
in una maniera che è la negazione della vera cristianità.
A proposito di Agape Long parla di « nefasta egemonia ideologico-politica » che corrompe la
mente dei giovani e degli ingenui frequentatori, questo perché
Timpostazione progressista degli
incontri ad Agape fa paura, perché di certi argomenti così « aberranti e dannosi » è meglio non
parlare!
Ma oggi il Signore ci chiama
a capire e non a « sputar senten
DIACONIA
Il n. 1 di quest’anno pubblica gli
atti del Convegno della FCEI sull'aiuto ai terremotati del Sud.
Una copia L. 2.500 può essere richiesta a Agape - 10060 PRALI.
PUNTI DI VISTA PIU’
EVANGELICI
ze » (...) esser pi'Otestanti vuol dire rinnovamento continuo della
mentalità nella fede.
Personalmente ho visto a San
Francisco (USA) pastori che marciavano a fianco degli omosessuali per la conquista dei loro
diritti civili, nella tradizione del
XVII febbraio 1848 come affermazione delle libertà individuali.
Non posso condividere le tesi di
persone come Aldo Long che credono di essere portatori di una
morale santa ed immutabile:
dov’è — mi chiedo — la vera tolleranza del cristianesimo? (...)
Per concludere mi sembra che
la Bibbia non è un catalogo di
regole destinate alla repressione
della personalità umana, se mai,
è un testo fondamentale perula
liberazione di tutti gli uomini.
Non sapevo ohe Jean-Jacques Peyronel fosse anche politologo. Leggendo
il suo « Punto di vista » del 5 febbraio
scorso sulle ben note revisioni del
PCI nei riguardi del - socialismo reale », mi sembrava di aver tra le mani
il quotidiano di un partito, non il settimanale delle chiese evangeliche vaidesi e metodiste. Non che Jean-Jacques non sia libero di esprimere tutti
i punti di vista che vuole, ma forse,
nello stilare quello del 5 febbraio, ha
sbagliato indirizzo. È bensì vero che
egli fa parte del nutritissimo comitato di redazione dell'Eco-Luce, in buona compagnia con altri redattori altrettanto bravi in politologia, ma la
questione, per me, non è se parlare o
meno di politica sul nostro giornale,
ma come se ne parla e a quali istanze ci si ispira. Per conto mio ho sempre sostenuto che nelle nostre comunità si devono anche affrontare i temi
politici, come si affrontano quelli sociali ed economici, senza tabù preconcetti, e per questa mia convinzione
sono stato spesso fraternamente rimbeccato in assemblee di chiesa o di
circuito. Ma un conto è <■ travasare »
senza batter ciglio, acriticamente, la
politica di un determinato partito, un
conto è tentare di dare su quella politica un giudizio che, lungi dall’essere
positivo 0 negativo o semplicemente
neutrale, si ispiri, con una buona consapevolezza ' « teologica », alla nostra
tanto conclamata unica norma di fede
e di vita che è il Vangelo di Cristo.
Perciò, anziché parlare di pregiudiziali anticomuniste, anziché tirare in
ballo il PSI 0 la DC anziché far confronti (tra l’altro non sempre esatti) tra
la situazione italiana e quella francese,
anziché esaltare la funzione catartica
— ed insieme maieutica — del PCI
nella sua ricerca di una ■■ terza via »
fino a ieri ostentatamente rigettata,
anziché in ultima analisi rinfocolare
delle polemiche che del resto anche
Peyronel considera ■■ piuttosto meschine
e strumentali », sarebbe stato più utile, nel contesto della libertà dello spirito secondo 2 Cor, 3: 17, far intendere
che ogni lotta contro l’oppressione
dell’uomo da parte dell’uomo — che è
anche la nostra lotta — rischia anch’essa di scivolare nell'egoismo individualistico dei consumismi sia dell'ovest
che dell'est, se non è illuminata e sostenuta dall’agape di 1 Cor. 13. Questo noi, come valdesi e metodisti,
dobbiamo dire e fare costantemente,
in ogni occasione, dai nostri pulpiti,
alla radio e alla TV, sul nostro giornale, in pubblico e in privato.
Giovanni Gönnet, Roma
Silvia De Cristofano
UNA NOVITÀ’ Com-Nuovi Tempi edizioni ADRIANA ZARRI
NOVITÀ’
HELMUT GOLLWITZER 1 guardiani del sabato
INTERROGATIVI SUL SENSO DELLA VITA
Introduzione di Ermanno Genre pp. 72, L. 3.800 (P.C.M. 41) riflessioni sulla chiesa italiana dopo il referendum sull aborto
— Come dare senso alla nostra vita nel conteste di rapporti sociali privi di senso? IF^de è oggi più che mai battaglia nel nome della vita, contro la rassegnazione, il cinismo, l’indifferenza. — Conversazioni tonificanti del grande teologo berlinese per reagire al « rifiusso ». passione e indignazione guidano Adriana Zarri nel tentativo di capire perché “la sua chiesa" si sia schierata con i guar- diani del sabato", coloro che in nome di un principio astratto si sono accaniti, nelle recenti consultazioni referendarie, con- tro la scelta drammatica delle donne che decidono di abortire.
— Un libro per giovani di un teologo spiritualmente « gio- vane ». CLAUDIANA - 'Via Pr. Tommaso 1 - 10125 Torino c.c.p. 20780102 il libro può essere richiesto tramite versamento di L. 4.000 su conto corrente postale n. 61288007 intestato a Coop. Com-Nuovi Tempi s.r.l. - Via Firenze, 38 - 00184 ROMA specificando la causale o direttamente in redazione
essere condiviso o meno ma che in ogni
caso impegna solo chi lo firma.
Del resto, molti altri « punti di vista » hanno avuto un taglio politico,
senza suscitare reazioni particolari da
parte dei lettori. Non sarà per caso che
il fratello Gönnet disapprovi più U mio
particolare punto di vista politico che
la mancanza di riferimento biblico?
(J.J.P.)
IL CEZ NON E’
UN’OPERA DELLE
CHIESE VALDESI E
METODISTE
Nel n, 7 del 12 febbraio 1982, il nostro
giornale « La Luce » ha pubblicato un
breve trafiletto intitolato « Sicilia: Cooperativa l’Emigrante, a Riesi ».
Esso, ad un certo punto, dice: ■■ Nel
suo ultimo bollettino il past. Paschoud
riferisce che la fusione di due organismi
che si interessano agli emigranti permetterà di lavorare con maggiore efficacia ».
Evidentemente, il past. Paschoud faceva preciso riferimento al tentativo di
fusione tra il CEZ (Centro Emigrazione
Zonale), da lui istituito, ed il CESE-ASEF
della Chiesa Valdo-Metodista di Palermo. Tale tentativo, purtroppo, nonostante tutta la comprensione e la buona volontà del Comitato di Palermo, d’intesa
con il Consiglio della Chiesa Valdese di
Riesi, non è approdato a conclusioni
positive a causa di intoppi particolari,
per certo non dipendenti dai fratelli
Valdo-Metodisti di Riesi e Palermo.
Stante le attuali condizioni, la predetta fusione non potrà avvenire, per cui
ne consegue che l’azione svolta dal pastore Paschoud rimane autonoma e del
tutto indipendente dalla Chiesa Valdese
e Metodista, nonché dal Servizio Cristiano.
La predetta precisazione mira solo
ad informare quanti, a tal proposito, non
avessero le idee chiare e fossero portati ad operare confusione tra le varie
iniziative sociali nella città; iniziative
che si muovono in modo del tutto autonomo.
Per il Consiglio della Chiesa
Valdese di Riesi:
Il Presidente: Francesco L’Abbate
SPIEGARE LE SIGLE
Sig. Direttore,
Il fratello Gönnet ha ragione: il
K punto di vista » dovrebbe sempre
sforzarsi di fare una lettura evangelica
dei fatti che succedono intorno a noi.
E’ quello che cerchiamo di fare ma
non sempre ci riusciamo, anche perché per certi argomenti il riferimento
alla Scrittura potrebbe apparire come
una forzatura non del tutto plausibile.
Perciò, a volte, è forse preferibile limitarsi ad un giudizio politico, che puh
sono un attento lettore del settimanale « La Luce » e tra le altre interessanti rubriche, seguo anche quella condotta da R. Co'isson « Echi dal mondo
cristiano ».
All'inizio di ogni notizia leggo delle
sigle, credo si tratti certamente di
organi di informazione, da cui vengono
tratte le notizie.
Tra le altre sigle, una che mi risulta particolarmente ostica è la seguente (BIP), che appare spesso nella
su citata rubrica di Coisson.
Le chiedo il significato preciso e
completo di tale sigla, poiché si dà
per scontato che il lettore già la conosca, ma credo che per il sottoscritto ed altri amici che leggono il giornale non sia così, anzi, personalmente,
le sigle danno un po' noia. In attesa
di cortese riscontro sulla « Luce » La
ringrazio,
Aldo
Buzzurro, Siena
Questa come altre sigle indicano i
diversi .servizi di informazione da cui
ricaviamo la maggior parte delle notizie. BIP: Bollettino di informazione
protestante (Francia;) SNOB: Segretariato nazionale dell’opinione pubblica
(Francia, cattolico): SOEPI: Servizio
ecumenico di .stampa e d'informazione
(Consiglio ecumenico, Ginevra); SPP:
Servizio stampa protestante (Svizzera
francese): EPD: Servizio stampa eva7i‘
gelico (Germaìiia federale) ; NEV: Notizie evangeliche (Federazione chiese
evangeliche in Italia), ecc. E' comprensibile che le sigle, spesso ignote,
diano noia: d^altra parte sono Vunico
mezzo per citare la fonte senza ripetere
ogni volta per esteso il nome delVagenzia.
5
IS marzo 1982
prospettive bibliche 5
MATERIALE BIBLICO DELLA CLAUDIANA - 5
La lezione di un maestro
Non è facile raccontare a chi
non l’ha conosciuto il modo di
colloquiare che fu quello di Giovanni Miegge. A Roma, quando
si studiava con lui alla Facoltà
di teologia, ci si trovava vicini
a un maestro: non solo nel senso di una persona che sa, che
aiuta ad imparare, a vedere da
vicino le cose e a sottolineare
l’importanza di certi particolari;
certo anche in questo senso:
Giovanni Miegge non smetteva
mai di stupirci per la vastità dì
cose che conosceva e che ci raccontava, in tanti settori del conoscibile. Ma egli era anche maestro perché sapeva trasmettere,
e parlava con noi come un uomo modesto che cercava di scoprire con noi; ci si sentiva partecipi di questa ricerca; nella
scoperta di tesori nascosti ci si
muoveva insieme — e quante
volte parole semplici ci facevano apparire come elidenti dei
concetti che semplici non erano.
Poi, finita la lezione, ci si trovava a casa sua, con lui e con i
suoi; si continuava la discussione, la ricerca, si ricominciava ad
interrogare e a farsi interrogare. La ricerca diventava, era diventata, una parte delta nostra
vita.
Di questi abbozzi di ricerca, di
questo invito a continuare, anche per conto nostro, uno studio
e una lettura, ci son rimasti dei
corsi ciclostilati, frammentari come erano i corsi, ma pieni di
stimoli e di suggerimenti; ricordo e conservo ancora un fasci
colo con testi scelti della Genesi, con passi scelti del Deuteronomio (che mi è stato così utile
quest’anno nel mio soggiorno
nella zona del Rio de la Piata), e
poi ancora Salmi scelti, testi
scelti del Secondo Isaia o dei
Profeti minori, pagine scelte di
Giovanni, le epistole ai Romani
e ai Galati; e poi questo Sermone sul monte che la Claudiana,
alcuni anni fa ha pensato di pubblicare.
Bruno Corsani, che nel '70 ne
ha curato la pubblicazione, scrive nella premessa: « Decidendo
di pubblicare questo commento
al Sermone sul monte il Consiglio della Facoltà Valdese di TeoTogia ha voluto onorare la memoria di Giovanni Miegge e ricordare il suo ministerio di docente svolto dal 1937 al 1961. Il
commento infatti è uno degli ultimi corsi di esegesi del Nuovo
Testamento tenuto dal prof.
Miegge nell’anno 1959-60. Abbiamo lasciato al testo di Giovanni
Miegge il carattere formale di
un « corso ». Il lettore troverà
qua e là delle allusioni a questa
circostanza. Ci rendiamo perfettamente conto che, rivisto dall’Autore, questo testo avrebbe
potuto avere un più alto grado
di finitura e forse anche di equilibrio nella trattazione delle varie parti: un corso è sempre soggetto all'inesorabile scadenza
della lezione che vieta di prolungare il tempo dedicato alla
stesura, in cerca di una maggiore perfezione letteraria, ed è
sempre costretto nei limiti di un
semestre o di un anno, che impongono (come Miegge fa notare appunto commentando l’inizio del capitolo VII) di accelerare il passo man mano che la
fine del periodo accademico si avvicina... ».
Ed ecco il libro; un commento al Sermone sul monte. Il curatore ha fatto la sua parte — e
non è certo cosa di poco conto.
E' stato preparato un libro che
servisse alla più vasta cerchia
possibile di lettori: per esempio
è stata curata la traslitterazione
delle parole greche del testo originale (per coloro che non leggo
no il greco ma che ritengono importante sapere quali termini
esattamente erano stati adoperati nel testo dell’evangelo di
Matteo). Così, dopo un cenno
storico sull’interpretazione del
Seimone sul monte e sulla forma e posizione del Sermone stesso, corre man mano un commento, spesso versetto per versetto, dalle beatitudini agli avvertimenti finali. E ci appare il
testo, così conosciuto ma spesso
così banalizzato nei nostri discorsi. Alla fine, in una delle pagine conclusive, Miegge sottolinea: « Matteo segnala in modo
speciale l’elTetto che le parole di
Gesù fecero sulla folla; gli uditbrT'CTano stupefatti, letteralmente erano sbalorditi, spaventati, sconcertati, fuori di sé; e la
ragione del loro stupore: egli
parlava con autorità, e non come gli scribi ». Così siamo invitati a rileggere insieme, con un
commento piano, il sermone di
colui che è maestro, che parla
con autorità.
Chiudiamo il libro, un bel librone di circa 280 pagine: abbiamo letto insieme questi tre capitoli che in Matteo parlano del
Sermone sul monte, li abbiamo
seguiti versetto per versetto cercando di capirne le diverse interpretazioni che nel corso di
una lunga storia si sono accumulate. Eppure il libro non è
difficile, non c’è — mi pare —
niente che sia stato messo lì per
pura erudizione, per il gusto di
far stupire la gente inutilmente.
Una volta di più direi che si è
trattato di un compagno di viaggio, di una guida per chi cerca
di capire, e di capire insieme
con altri.
Eugenio Rivoir
Giovannt Miegge - Il sermone sul
monte, commentario esegetico. Editrice Claudiana, Torino,
L. 4.500.
(segue da pag. 1)
sioni di segno contrario.
In questo modo si è elaborato
un tipo di teologia che ha messo
tutti i presupposti per la morte
di Dio nella creazione e per lasciare libera la mano rapinatrice dell'uomo. Così il dominio
dell'uomo sulla natura non ha
altro elemento critico se non
quello dell'utilità o meno. Il teologo danese Ole Jensen nel suo
libro Condannati allo sviluppo,
recentemente tradotto dalla Claudiana, mette la chiesa di fronte
al problema del disastro ecologico. E' bene che la comunità
cristiana non lasci cadere questo appello e riesamini la sua
predicazione e la prassi.
Certamente con il discorso
centrato su quello che la creazione è non si vuole tornare a
Dimensione cosmica
vedere Dio in ogni creatura per
santificarla e adorarla. Ma è indubbio che una diversa considerazione della rivelazione ci può
aiutare a sentire il palpito del
Figlio di Dio nella creazione e il
suo destino nell’ambito della conclusione della storia di Dio.
Quando Paolo afferma — riprendendo idee del mondo greco —
« in lui viviamo, ci moviamo e
siamo » (Atti 17: 29), intende dare un volto a Dio e una realtà viva alle cose.
Ci troviamo di fronte alla personificazione dell’intuizione mitica dell’uomo primitivo, il quale
animava di dio ogni cosa e ciò
comportava in lui rispetto e amo
re verso la creazione.
Questa personificazione in Paolo è il Figlio di Dio. Qui, in fondo, sta la salvezza da una concezione di Dio troppo lontano dalla
creazione o identificato in essa.
Dobbiamo provare a sentire il
Figlio di Dio come profondità
dell'essere, ' che produce la nostra parentela con la creazione.
Su questa parentela modello il
mio comportamento verso la
creazione. C’è nella visione di
Paolo un’idea un po’ diversa da
quella di Francesco di Assisi, in
quanto la nuova creazione presente in Cristo dà un volto diverso ad ogni cosa.
Alfonso Manocchio
IL PASTORE VERO
Giovanni 10: 1-18
Il buon pastore. Quante raffigurazioni
ci riporta alla mente quest’immagine biblica! Fin dai bassorilievi di antichi sarcofaghi cristiani viene a noi la figura riccioluta del giovane pastore che tiene in
braccio un agnellino riccioluto come lui...
Per non parlare dei sottoprodotti di consumo religioso costituiti dalle immaginette, l’arte cristiana ha nell’insieme reso un pessimo servizio alla comprensione di quest’immagine del buon pastore,
facendola apparire così dolciastra e melensa che non c’è da stupirsi se ha suscitato spesso ironia e rifiuto. Nietzsche
— che oer altro gli opponeva erratamente il selvaggio satiro dionisiaco — aveva
ragione di ironizzare sul « pastorello delicato, flautista, galante »: « Il pastore
idillico dei moderni non è altro che il
supporto fittizio della somma di illusioni libresche che hanno preso per loro il
posto della natura ».
Un realismo rude
Eppure nella Bibbia l’immagine del pastore non ha nulla di idillico e bucolico
ma evoca con rude realismo la vita e il
lavoro di uomini che con le loro greggi
vivevano, nella steppa fra la civiltà e il
deserto, un’esistenza dura, pesante, rischiosa, alle prese con la continua minaccia delle fiere e dei predoni beduini,
con la ricerca assillante dell’acqua e del
pascolo.
Inoltre, come abbiamo visto, 1 immagine e l’appellativo di « pastore » hanno
carattere non religioso, intimistico, ma
civile, pubblico. Jahvé è il vero Pastore
d’Israele, Davide è stato il « tipo » del
capo per mandato del Capo, e il Messia
doveva essere finalmente il vero Pastore
d’Israele, anzi del mondo.
Nel capitolo giovannico, che riporta il
discorso in cui Gesù si presenta come il
buon pastore, troviamo (v. 22) un indicazione significativa: si era nel periodo di
Hanukkàh, la festa della dedicazione del
tempio. Ora, per quel periodo la liturgia
giudaica prevedeva la lettura del cap. 34
del profeta Ezechiele, esaminato qui la
scorsa settimana. Ecco l’humus^ da cui
spunta questo discorso di Gesù. Come
nella sinagoga di Nazareth aveva letto
una profezia messianica di Isaia e 1 aveva spiegata applicandola a sé, così ora a
Gerusalemme, animata dalla grande festa
di Hanukkàh, Gesù afferra 1 antico testo
a cura di Gino Conte
liturgico che è fresco nelle orecchie della gente e afferma: Ecco, questa secolare promessa di Dio si realizza davanti a
voi, in me. Io sono il buon pastore: non
solo quello buono di cuore, ma quello
vero, autentico, e definitivo.
Il quadro politico
Di pastori falsi e cattivi — « ladri e
mercenari », dice Gesù — ce n’erano anche allora, come sempre, come oggi. Gesù non ha bisogno di fare nomi e cognomi, la gente capisce al volo. In quegli
anni alla corte imperiale di Tiberio dominava il prefetto del pretorio Seiano, notorio antisemita; e finché durò il suo potere, Filato, che era una sua creatura,
ebbe mano libera in Palestina per tutto
un cumulo di ruberie, malversazioni e
violenze di cui più tardi, caduto il suo
protettore, sarà chiamato a render conto.
Intorno a Pilato brigano molti, per ottenere e conservare la loro parte di potere; Erode Antipa, sovrano vassallo della
Galilea, che un giorno Gesù tratteggia
con due parole: « quella volpe! » (Luca
13: 32); Giuseppe Chaifa, sommo sacerdote e capo della potente casta sacerdotale
sadducea che dominava il Sinedrio giudaico cercando di conservare, con agile
dosaggio di compromessi, il massimo di
autonomia giudaica (che poi era in sostanza il massimo di autonomia del loro
potere sadduceo, illuminato da un’apertura culturale che gli dava una colorazione progressista). Fra i leaders, sebbene avessero più autorità morale che peso politico, c’erano poi i farisei, che dall’alto della loro osservanza rigorosa disprezzavano « questa plebe che non conosce la Legge ed è maledetta » (Giov.
7: 49); un giudizio in larga misura realistico ma anche terribilmente irresponsabile: di chi, infatti, la colpa prima di questa ignoranza e conseguente infedeltà
del popolo? Infine fra i « pastori » eran
da contare i leaders della Resistenza,
nazionale e spirituale al tempo stesso:
non si era mai veramente spenta, dalla
rivolta maccabea, continuando a nutrirsi
di speranze messiani co-politiche (non
doveva forse essere un pastore, un capo.
il Messia?!). Periodicamente, specie in
quegli ultimi decenni, erano sorti pretendenti messianici a raccogliere intorno a
sé i resistenti pronti alla guerriglia contro i romani e i collaborazionisti: Tenda,
Giuda ben Ezechia il Galileo, Simone
(cfr. Atti 5: 35 ss, Gamaliele li cita nel
suo discorso al Sinedrio, in difesa... disimpegnata del movimento di Gesù il
Galileo, sospettato di zelotismo), i capi
del movimento zelota, ripetutamente soffocato nel sangue con dure rappresaglie
che coinvolgevano la popolazione.
Questo è il quadro; pastori deliberatamente predatori; indifferenti egoisti che si
barcamenano e curano i propri interessi
personali o di gruppo; leaders magari appassionati e generosi, ma incapaci di
guidare lucidamente il popolo, e di difenderlo davvero quando il nemico si scatena e i lupi fanno scempio del gregge.
Il popolo era davvero un gregge disperso, pecore sbandate senza pastore. È in
questo quadro che Gesù pronuncia la
sua requisitoria, che riecheggia quella
profetica, e afferma: « Io sono il buon pastore », quello autentico, promesso e atteso.
La pretesa messianica
Insomma, Gesù avanza con chiaro realismo la pretesa messianica. Non dice:
venite, vi dirò cose consolanti che vi aiuteranno a sopportare la dura realtà quotidiana rifugiandovi nel sentimento religioso. Dice; Avete molti capi, e non ce
n’è uno, neanche fra i migliori, di cui
possiate fidarvi davvero. Sono io il vostro capo. Gli altri, in un modo o nell’altro, vi prendono la vita: energia, tempo, fatica, pensieri, sentimenti, speranze, a volte il sangue. Io sono venuto a
darvela e a darvela esuberante; sono qui
per voi, non siete per me numeri né braccia né spade né voti, ma persone che conosco, vi chiamo per nome, mi state a
cuore — più di me stesso.
Gesù non fa un discorso demagogico
e a scanso di equivoci precisa subito; Io
metto in gioco e sacrifico (« do ») la mia
vita per le pecore (v. 11). Marco (10: 45)
riferisce che un giorno, verso la fine, Ge
sù sente i discepoli litigare nel lottizzare
le poltrone dell’imminente nuovo regime,
come l’intendono loro, e dice: « Io sono
venuto non per essere servito, ma per
servire e per dare la mia vita come prezzo di riscatto per molti ». Il Pastore divino, quello buono, che secondo il realismo del Salmo 23 ci « apparecchia la tavola in facciq al nemico », è Gesù che alla
vigilia della sua morte violenta raccoglie
i suoi intorno alla sua tavola — pasquale! — e dà i segni del suo sacrificio e
della pienezza di vita che ne scaturisce
per tanti, offerta a tutti. In quel locale
« gentilmente concesso » in cui si riunisce clandestinamente un gruppo minacciato dalla repressione, il gesto semplice
di Gesù è un gesto regale: « Nessuno mi
toglie la vita, ma la depongo da me » (v.
18). E quando sarà a tu per tu con i cattivi pastori d’Israele — il Sinedrio, anziani e teologi, Chaifa, Erode, Pilato — Gesù
si presenterà come il vero re-pastore del
gregge trascurato, disprezzato e taglieggiato proprio da quelli che lo stanno
processando.
Alternativo, esclusivo
Io sono il pastore vero, buono. Quel1’« io » è una volta di più alternativo, esclusivo. Certo Gesù non fa di ogni erba
un fascio, non dice che Pilato e Giuda il
Galileo, Jan Smith e Joshua Nkomo, un
generale golpista e il Che Guevara sono
la stessa cosa. Ma dice che lui è diverso. Non per la capacità di sacrificio per
la causa; altri Thanno avuta. Nemmeno
per il metodo nonviolento; altri Thanno
attuato. Gesù e il suo ’’governo” sono
diversi perché la sua morte e la sua risurrezione hanno segretamente, ma oggettivamente cambiato la condizione umana
e resistenza del cosmo. Oggettivamente;
nella realtà di Dio, che per noi ora è
oggetto di fede, ma che un giorno porterà ogni creatura a riconoscerlo Signore
(Fil. 2; 11). Questo è il compito regale
che il Padre gli ha affidato, a prezzo della vita.
Non disprezzeremo con demagogica
ipocrisia i leaders umani: non sono spesso la proiezione al potere della nostra
avidità, confusione, ignavia, egoismo?
Non faremo, con pigro qualunquismo, di
ogni erba un fascio. Ma come vero Pastore riconosceremo solo lui, Gesù. La
sua chiamata ci impegna da un lato a
seguirlo e ubbidirlo con fiducia, dall’altro
a misurare su lui la guida di ogni altro
capo e a ricordargli che dovrà rendergli
conto (= responsabile!), come noi.
Gino Conte
6
6 fede e cultura
19 marzo 1982
UN FILM CHE FA DISCUTERE
Anni di piombo
Il film ha ricevuto, e se lo merita, il Leone d’Oro all’ultima
Mostra Cinematografica di Venezia. Racconta di come due sorelle, uscite dalla severa educazione di un padre pastore evangelico, affrontano in modo diverso l’impatto con la realtà.
Una si fa terrorista (e la sua figura riprende l’immagine della
terrorista della Baader Meinhof
« suicidata » nelle carceri germaniche), l’altra affronta la società
sul piano di una più organica
lotta femminista. Questa differenza condiziona il loro rapporto di sorelle che « vogliono » volersi bene e su questo rapporto
gira tutto il film. Sceneggiato secondo i canoni del più classico
neorealismo, diretto con mano
abile senza sbavature, fotografato assai bene, con un commento
musicale sempre appropriato, è
certamente un bel film da vedere.
Ma è anche un film che vuole
portare un messaggio, e lo porta in modo netto e preciso, .ma
anche ambiguo nei suoi contenuti, forse al di là del lecito. La
terrorista, incarcerata e « suicidata », è presentata come vitti
ma, e certamente lo è, ma più
vittima di cause a lei "esterne e
non, come sarebbe più giusto,
anche vittima della sua stessa
scelta. Il che viene ottenuto con
accorgimenti di sceneggiatura e
di regia, come la nessuna presentazione delle attività concrete della terrorista; o con la inserzione di un finale centrato sul
figlio, oggetto di violenza ingiustificabile, al quale la sorella
promette di giustificare le scelte della terrorista, o con l’accompagnamento costante, e sempre fuori di logica, di ogni immagine relativa alle visite al carcere di massima sicurezza con
immagini dei campi di sterminio
nazisti; o con tutto il tono dei
dialoghi filmistici.
Ora che vi siano due diverse
logiche secondo le quali può essere affrontato il problema del
terrorismo è certamente vero.
La logica del terrorismo porta
a colpire non le persone come
tali, ma come simboli della società che si vuol negare (giudici, giornalisti, poliziotti, uomini
politici, sindacalisti e via dicendo). La logica della società che
si difende non può essere che
quella dello stato di diritto, con
il rispetto dell’uomo, simbolo o
no, con la tutela di una legge
eguale per tutti, con la convinzione che la punizione si può irrogare solo in base a principi
certi di forma e di sostanza giuridica. Ma sembra diffìcile tenersi ad una sola di queste due
logiche, scegliendo volta per volta quella che conviene, senza
aver presente che esse sono, nella realtà, inevitabilmente intrecciate e si condizionano a vicenda. Certo è vero che la Marianne del film è una vittima. Ma è
forse vero che è solo vittima della società che vuole combattere,
o non è più vero che è, prima e
fondamentalmente, vittima della
scelta che ha fatto, la cui responsabilità appartiene solamente a lei?
La regista del film ha dimostrato un apprezzabile coraggio
nell’affrontare un problema cosi
attuale e concreto, ma avrebbe
fatto meglio a presentare tutti
gli aspetti del problema e non
solo quello per il quale Marianne è solo vittima degli altri e non
anche delle sue scelte. Senza di
questo anche il garantismo verso gli uomini colpevoli diventa
antigarantìsmo per gli uomini
loro vittime. E il giudizio finale,
che non può non essere di compassione e di partecipazione
umana per gli uni e per gli altri,
diventa unilaterale e quindi falso, o almeno monco.
Niso De Michelis
DIBATTITI
UNA PRIMA COMMEMORAZIONE A ROMA
Chanforan ieri e oggi
Il 450° anniversario del Sinodo
di Chanforan 1532 ha avuto una
sua prima commemorazione a
Roma, sabato 20 febbraio, al Centro Evangelico di Cultura, conferenziere il Prof. Giorgio Peyrot dell’Università di Perugia, il
quale ha avuto il merito di collegare il passato col presente:
per lui più che il 1532 conterebbe il 1582, più che celebrare un
quarto centenario e mezzo varrebbe la pena di riconsiderare
quel che succes.se nel cinquantennio che dalle incomplete dichiarazioni angrognine condusse il
popolo-chiesa alla sua prima definitiva organizzazione ecclesiastica, come risulterà dai sinodi
del 1558, 1563 e 1564. Se effettivamente in quel cinquantennio si
materializzò quel che era venuto
progressivamente a galla nei colloqui dei « barbi » valdesi con i
riformatori dal 1526 al 1532, tuttavia, in quel lento processo di
trasformazione da movimento in
chiesa regolarmente costituita,
parecchie erano e rimangono tuttora le questioni in sospeso, soprattutto per il silenzio delle
fonti. Mentre l’oratore parlava,
emergevano alla memoria di chi
scrive i fatti più salienti di quella
lontana storia (e i relativi punti
interrogativi):
Alcuni punti
tuttora aperti
1 ) le "proposizioni" di Chanforan 1532, indubbiamente incomplete: come mai vi manca un
articolo sulla giustificazione per
fede, che fu sicuramente un punto basilare di discussione come
risulta chiaramente dalle deposizioni del barba Griot davanti all’Inquisizione ad Apt nel 1532?
D’altra parte i brevissimi articoli
sulla liceità del giuramento e del
giudizio sui cristiani delinquenti
non rendono affatto conto della
grossa problematica sorta già nei
colloqui con Ecolampadio sull'obiezione di coscienza limitante la portata di Romani 13. Eppure, già due anni prima, gli estensori della « Confessione augustana » avevano sancito senza equivoci che l’ubbidienza ai magistrati e alle leggi dello Stato può venir meno se si comanda di « commettere peccato» (art. XVI), valendo di più in questo caso —
come in quello dell’ubbidienza ai
vescovi (art. XXVIII) — il richiamo dell’apostolo Pietro davanti
al Sinedrio di Gerusalemme: « Si
deve obbedire a Dio anziché agli
uomini » (Atti 5, 29).
2) la lettera dei Fratelli di
NOVITÀ’
PIER CLAUDIO ANTONINI
Processo e condanna
di
Inda.gine storico-esegetica sulle motivazioni della sentenza
pp. 172, L. 6.900 (P.B.T., 13)
— Accurata ricerca che fa il punto sulle conoscenze a proposito del processo di Gesù e sulle motivazioni della sentenza romana. Antiche domande trovano ora una risposta
soddisfacente dal punto di vista storico-critico.
— Ma il processo di Gesù si rivela anche una fonte importante di conoscenza dell’azione di Gesù contro la casta
religioso-politica dominante del suo tempo.
— Un libro aggiornato e conclusivo su una questione controversa.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso, 1 - 10125 Torino
c.c.p. 20780102
Due prospettive
sulla preghiera
Boemia del 1533, che testimonia
chiaramente del sorgere tra i
barbi di una opposizione che po-.,
iremmo chiamare di « destra »:
di quale portata fu effettivamente? Griot dice, nel processo di
Apt, che a Chanforan « les barbes demeurèrent tous escandalisés » di fronte ad almeno due
questioni sollevate dai riformatori, cioè il rapporto tra fede e
opere nella giustificazione dei
credenti e la necessità del matrimonio per i predicatori.
3) la traduzione francese della Bibbia fatta dall’Olivetano
(1535), con le successive edizioni
del 1545, 1551 e 1560: come mai a
Chanforan non si sentì il bisogno
di promuovere la diffusione delle
Sacre Scritture in italiano, se ò
vera l’ipotesi di Farei — tirata recentemente in ballo da Giorgio
Tourn (cfr. 1 Valdesi, p. 81) — secondo la quale l’assemblea di
Chanforan avrebbe dovuto volgere lo sguardo piuttosto verso
l’Italia cattolica che alle sue spalle verso l’Europa protestante?
4) la costruzione dei primi
templi nel biennio 1555-1556, avvenuta solo dopo più di un ventennio dal 1532 e, tre anni dopo,
il sinodo del 13' luglio 1558, che
pose le prime basi deH’ordinamento ecclesiastico valdese: quali le cause che da una parte ritardarono questi due eventi, e dall’altra li favorirono? Eppure, fin
dal 1536, le Valli subivano i benefici influssi deiroccupazione
francese, grazie al governo di riformati quali il conte di Fiirstenberg, Gauchicr Farei fratello del
riformatore, e i loro successori
Arnolf e Naas.
Perdite e guadagni
Tutta questa problematica (ed
altra sul finanziamento della Bibbia d’Olivetano) fu serenamente
discussa nel dibattito che seguì,
durante il quale, però, non si ebbe il tempo di approfondire la
grossa questione tuttora in piedi,
e cioè quel che il valdismo medievale perse e quel che guadagnò aderendo alla Riforma protestante.
Giovanni Gönnet
In un arco di pochi giorni ho
avuto la ventura di leggere due
articoli sulla « preghiera che funziona » scritti da due persone
che stimo moltissimo nei quali la
interpretazione del fatto è data
con ottiche completamente opposte e quindi alla fine pare diventare problematico anche il
significato profondo del valore
della preghiera. Per la precisione
i dati sono i seguenti: sequestro
Dozier, sua liberazione, dichiarazione ripresa da tutta la stampa e dai mezzi di informazione
di massa « abbiamo pregato molto e ha funzionato ».
Il « Manifesto » del 31 gennaio
riporta un articolo di Adriana
Zarri che contesta l’autenticità di
questo tipo di preghiera la quale
pare avere « preteso » l’accoglimento della richiesta di liberazione. Nei numeri del 12 e del
19 febbraio de « La Luce », Giorgio Tourn accetta sostanzialmente come positiva questa perentorietà anche se leggendola
dal versante protestante la fa
diventare « tessuto di solidarietà,
di intercessione, di comunione ».
Il dibattito che nasce di qui mi
pare di un interesse enorme, prima di tutto perché registra un
fatto inusitato: è salita agli onori della cronaca internazionale
una problematica come quella
della preghiera che è, a dir
poco, sconosciuta in questi ambienti. E nelle parole dei commentatori abbiamo sentito coinvolti Reagan, gli Stati Uniti, Giovanni Paolo II, comunità rifor-,
mate ecc. in una vampata di
ecumenismo emozionata e solidale.
In secondo luogo perché ci viene .offerta l’occasione di meditare sul valore della preghiera che
coinvolge nel profondo la nostra
coscienza ponendoci in dialogo
con il Signore.
Intanto una affermazione di
Adriana Zarri mi trova pienamente consenziente: chi fa della
preghiera un impegno importante della propria vita (e per questo, mi pare, non è necessario
essere monaci o laici, cattolici o
protestanti) «prova un grande
disagio di fronte a così pubblici e reiterati appelli a qualcosa
che deve essere molto velato di
riserbo e meno certo di esaudimenti riscontrabili ».
Il pensiero, per confronto, corre immediatamente alla riservata sofferenza della famiglia Moro, o a quella, forse ancora più
intensa e vissuta e personale
(perché lontana dai rimandi politici inevitabili che hanno costellato le giornate di angoscia dei
familiari dello statista democri
stiano) della famiglia Taliercio
che, pure chiusa in un dolore senza speranza, ha osservato un silenzio non scontroso ma partecipe e pieno di attesa, capace
anche di esprimere gioia per la
liberazione del generale imprigionato dagli stessi fanatici che avevano ucciso il proprio familiare.
Forse che i familiari di Moro
e di Taliercio, e di tanti altri
sofferenti per qualsiasi motivo,
hanno usato e usano un tipo di
preghiera rituale, che ascolta
solo se stessa, alienante e vacua, che non ha la forza di arrivare ai piedi del Signore, mentre
i signori Dozier e Reagan conoscono il segreto, il « grimaldello » dice la Zarri, per far saltare
le resistenze di Domineddio e
ottenere la salvezza nelle avversità?
Il confronto, che alla lettura
della prima parte del testo di
Tourn, parrebbe proprio essere
in questi termini (l’opposizione
fra un tipo di preghiera come
esperienza esistenziale e che
quindi premia, e una preghiera
che è solo rito quindi non premia) si ridimensiona alla fine
con la domanda: ma chi ci autorizza a pensarla a questo modo
e a fare queste supposizioni?
Domanda che, certamente contro le intenzioni dell’Autore, suona retorica sia perché è preceduta da tre quarti del testo che
esalta il tipo di preghiera della
famiglia Dozier, sia perché è seguita da altri interrogativi e da
altre espressioni di dubbio.
Dove però mi pare che il discorso finisca in un vicolo cieco (e lo avverte anche Tourn
che si chiede: ma allora Iddio
cosa c’entra?) è nella puntigliosa
interpretazione della e nella frase della signora Dozier. Che somma immensa di problematiche,
di gioie e di dolori indicibili, si
porta dietro quella congiunzione
dei due brani della frase! Non
è troppo modesta una conclusione di questo genere per un
testo tanto lungo e per un argomento di tale qualità?
Preferisco la chiarezza di Adriana Zarri: « la preghiera funziona sempre perché sempre ha
un immanente valore di innamorata gratuità ». E non ho dubbi che su questa chiarezza concorda anche Giorgio Tourn.
Ma per arrivare a queste conclusioni indiscutibili era proprio
il caso di considerare esemplare un modo di concepire la fede e la preghiera dove la « innamorata gratuità » pare trasformarsi nella perentoria pretesa
di chi può tutto?
Carlo Bassi
La Scuola domenicale
\v
« La famiglia e l'educazione al
sentimento religioso » di P. Luchini e A. Mannucci, « Il gioco »
di Rita Gay, una recita « Dove c’è
Amore c’è Dio » tratta da Leone
Tolstoi per opera di Nino Gullotta, t< Il canto nelle scuole domenicali nella pratica » di Annamaria Lorandi, ecco alcuni dei
più importanti articoli del N. 2
della Rivista « La Scuola domenicale », uscito in questi giorni.
La Riyista contiene inoltre le
« note bibliche e didattiche » per
la sequenza « La Parola e la storia » (su alcuni profeti dell’Antico Testamento) e, in allegato, un
tabellone sulla Storia d’Israele
con fascicolo esplicativo.
Chiudono il numero numerose
recensioni di libri per adulti e
bambini e due schede per il
canto.
Per maggiori dettagli e abbonarsi, rivolgersi a una delle librerie Claudiana di Milano, Torino e Torre Pellice o direttamente pres.so il servizio Istruzione Educazione, "Via della Signora 6 - 20122 Milano.
È uscito a cura del Servizio Istruzione Educazione della Federazione Chiese
Evangeliche
L’INNARIO DEI RAGAZZI
La scelta di 32 inni, che per melodia
e parole sono adatti anche ai bambini,
tratti dall'Innario cristiano del 1969,
è un invito al canto in comune tra
gli adulti e i giovanissimi.
Il fascicolo di pp. 40, con le sole
parole degli inni, costo L. 700, è in
vendita presso Editrice e Librerie Claudiana.
7
19 marzo 1982
obiettivo aperto 7
UN DOCUMENTO ISPIRATO ALLA CONFESSIONE DI PECCATO
Un appello di cristiani americani
per una pace giusta in Terra Santa
Il documento che pubblichiamo è scaturito
dalla Conferenza Cristiana di Lagrange,
vicino a Chicago, svoltasi nel maggio 1981.
Il responsabile di questa conferenza era il
Reverendo Donald Wagner (202 S - Chicago - Illinois). La traduzione francese di questo documento è apparsa nella rivista « Eurabia» n. 150, nov. 81. Noi lo abbiamo ri
preso dal settimanale protestante francese
« Le Christianisme au 20^ siècle » (n. 6-8,
febbraio 1982). Questo testo ci sembra un
ottimo esempio di come una situazione politica può essere vista alla luce dell’Evangelo senza strumentalizzare la Bibbia.
Foto: Il muro del pianto a Gerusalemrne.
Un campo di profughi palestinesi.
Dichiarazione di principio
— In quanto credenti nel Cristo e nel suo Regno, noi respingiamo una certa interpretazione
biblica, molto diffusa, e gli oriratamenti politici che essa implica
per un gran numero di cristiani
di fronte al conflitto del Medio
Oriente.
Noi indirizziamo alla Chiesa di
Cristo un appello urgente perché essa presti ascolto ai gemiti e alle grida di sofferenza che
salgono dalla terra dove il Signore ha camminato, dove egli
ha parlato, dove è stato croceflsso e dove ha trionfato della morte. Per troppo tempo, abbiamo
chiuso i nostri cuori a queste
voci, e non abbiamo neanche
sentito il lamento dei nostri fratelli cristiani che vivono su questa terra.
— Noi deploriamo che tanti
cristiani possano credere che la
Bibbia dia allo Stato moderno
di Israele un diritto incondizionato su una regione abitata dal
popolo palestinese, avallando così l’espansionismo di questo Stato. Noi pensiamo che questo problema debba essere giudicato alla luce dell’insieme della
Rivelazione biblica, la quale afferma che le promesse di Dio
sono state compiute in Gesù
Cristo. Chiediamo a tutti i cristiani di forgiare una visione
della pace che sia conforme alle
esigenze bibliche: la lotta contro
l’oppressione e la liberazione delle vittime.
— Siamo convinti che il processo della creazione dello Stato
di Israele ha prodotto una profonda ingiustizia nei confronti
del popolo palestinese il quale
ha visto la propria terra confiscata, e una maggioranza dei suoi
membri condannati all’esilio e
talvolta alla morte. Siamo angosciati dalla sorte degli Arabi che
vivono oggi in Israele e che sono privati dei loro diritti civili
elementari.
Inoltre, da tredici anni, una
grande parte della Terra Santa
subisce l’occupazione militare
straniera, come al tempo del nostro Signore. Agli abitanti si tolgono le loro terre e l’acqua indispensabile all’agricoltura. Scuole e università vengono chiuse
su ordine delle autorità occu
panti. Più di 100.000 persone sono
state arrestate, la maggior parte delle quali semplicemente per
aver espresso le loro opinioni.
Alcune sono state sottomesse alla tortura con metodi descritti
come « sistematici » in un rapporto accuratamente documentato proveniente dal consolato
americano di Gerusalemme.
— Confessiamo il nostro silenzio, la nostra indifferenza, la nostra durezza di cuore e la nostra
vigliaccheria di fronte a queste
realtà disumane. Chiediamo che
lo Spirito rinnovi' i nostri cuori e faccia di noi un popolo più
fedele...
La nostra sollecitudine va anche ai nostri fratelli e sorelle
ebrei che, negli USA, sono stati
portati come noi a dare affidamento ad una politica militaristica « strisciante ». Chiediamo
per loro e con loro una nozione
della sicurezza che sia fondata
sulTallargamento della fiducia
reciproca piuttosto che sull’escalation della potenza armata.
— Oggi come un tempo, le ambizioni territoriali dello Stato di
Israele vengono giustificate in nome dei bisogni di sicurezza. È
così che si è instaurato un processo di violenza e di controviolenza che contamina tutte le
parti in presenza e le espone tutte a effusioni di sangue innocente. Troppo numerosi sono stati
coloro i quali hanno creduto che
la pace avrebbe potuto stabilirsi
nonostante gli accresciuti rifornimenti di armamenti americani
e malgrado il proseguimento dell’occupazione militare della Sponda occidentale, di Gaza e di Gerusalemme-Est. Chiediamo ai discepoli di Cristo di pentirsi della
loro complicità in questo ciclo
di violenza, alimentato con i dollari delle nostre tasse e con le
decisioni politiche del nostro governo.
— Per secoli, i popoli arabi ed
i loro territori sono stati saccheggiati dalla cristianità occidentale. Riconosciamo i pregiudizi così causati agli Arabi, ai
cristiani e ai musulmani. Ripudiamo con la stessa energia il
torto causato agli Ebrei nella nostra società e nelle nostre Chiese — molto spesso le stesse che.
ironicamente, adottano oggi posizioni pro-israeliane partigiane in
funzione dell’interpretazione che
esse fanno della Bibbia.
— Pensiamo che ogni speranza
di pace passi per la riparazione
delle colpe del passato. La vita,
il disporre di una cittadinanza
e di un territorio nazionale sono
doni di Dio di cui gode il popolo ebreo, ma che lo Stato d’Israele rifiuta al popolo palestinese. Chiediamo lo stabilirsi di una
pace che riconosca chiaramente
a questo popolo il diritto all’autodeterminazione politica, ivi
compreso quello di scegliere i
propri dirigenti e di creare il
proprio Stato sovrano.
Chiediamo a tutti i cristiani di
unirsi a noi per riesaminare ciò
che ci dice la Rivelazione biblica
a proposito del conflitto del Medio Oriente. Preghiamo perché
la Chiesa, corpo di Cristo, si manifesti di più come ancella della Pace/Salaam/Shalom, su questa terra dove Dio ha mandato
suo Figlio per vivere in mezzo
a noi.
Appello alle chiese americane
Nel nostro sforzo per discernere ciò che ci dice la Parola di
Dio di fronte alla situazione in
Medio Oriente, siamo stati portati a sollevare i seguenti punti:
1) Contestiamo che sia possibile fondare una pace giusta e
durevole in Terra Santa sul diritto esclusivo di un popolo su
questa terra... Ci stupiamo che
dei cristiani possano pensare
che l’Antico Testamento dia allo Stato moderno d’Israele un
diritto di proprietà incondizionato sulla Palestina, escludendo
il popolo che la abita. Pensiamo
che la Bibbia, interpretata onestamente e globalmente, condanni questo esclusivismo e proclami la giustizia per tutti i popoli come unico mezzo di riconciliazione tra Israeliani e Palestinesi.
Siamo stati portati a mettere
in questione la politica degli Stati Uniti, che limita il diritto dei
Palestinesi a circolare, ad esprimersi liberamente ed a soggiornare sul territorio degli USA —
limitando cosi le loro possibilità
di esporre il loro punto di vista al popolo americano: una
politica che attribuisce il 43 Vo
degli aiuti all’estero al solo Stato d’Israele e che rifiuta persino di discutere con i rappresentanti del popolo palestinese.
2) Riconoscendo che non vi
sarà sicurezza per gli Ebrei, per
i cristiani e per i musulmani in
Israele e in Palestina finché vi
regnerà la paura, ci impegniamo:
— a sradicare ogni traccia di
antisemitismo dalle nostre menti e dalla nostra società;
— a rispondere favorevolmente
ad ogni invito dei nostri fratelli
Ebrei e Palestinesi suscettibile di
aiutarci a comprendere meglio le
loro preoccupazioni.
No airantisemitismo
3) Confessando la nostra responsabilità nell’eredità storica
che è culminata nell’olocausto
ebreo e che ha avuto come effetto di mandare i rifugiati ebrei
in Palestina anziché assicurare
loro la sicurezza in Europa e in
America, ci impegniamo:
—a fare tutto quanto è in nostro potere per convincere tutte
le parti ad adottare metodi non
violenti per risolvere i loro conflitti;
— a denunciare ogni forma
di violenza, ivi compresa quella
che si esercita sotto la copertura di operazioni e di manovre
militari, di esproprii illegali di
terre e di misure d’intimidazione
delle persone;
— a trovare, se ci viene chiesto, cristiani americani disposti
a essere strumenti di pace e di
riconciliazione in Israele e in
Palestina.
No all’aiuto militare
4) Riconoscendo la complicità degli USA nelle sofferenze
dei popoli del Medio Oriente,
prenderemo regolarmente contatto con i nostri dirigenti onde
sollecitarli a porre fine al loro
aiuto militare e à portare un aiuto umanitario uguale agli Israeliani ed ai Palestinesi. Insistere
mo presso il nostro governo
perché esso riduca la sua assistenza ad Israele finché questo
stato procederà a esproprii illegali di terre, alla creazione di
colonie nei territori occupati, e
all’espulsione dei Palestinesi.
5) Riconoscendo la nostra
responsabilità in quanto membri del corpo di Cristo, siamo
chiamati a moltiplicare i nostri
sforzi all’interno delle nostre com'anità in vista della giustizia e •
della riconciliazione in Terra
Santa. Perciò chiediamo alle
Chiese:
— di informare i propri membri sulle radici storiche del
conflitto del Medio Oriente, sul
dramma del popolo palestinese
spossessato della sua patria, della sua terra e dei suoi diritti.
A questo riguardo, incoraggiamo la pubblicazione di materiale educativo per i collegi ed i
seminari, ecc.;
— di rendere concreta la nostra comunione con le comunità cristiane che soffrono oggi la
oppressione in Terra Santa. Lo
faremo stabilendo legami con
queste famiglie e queste comunità religiose;
— di incoraggiare il dialogo
con altri cristiani, con gli Ebrei,
e con altri... per quanto riguarda le priorità della pace in Terra Santa. Per questo, chiediamo
che i Palestinesi abbiano la possibilità di comunicare le loro
esperienze alle Chiese americane
che generalmente le ignorano, e
speriamo che queste Chiese si
proporranno come luogo di incontro e di riconciliazione tra
le parti avverse del conflitto
israelo-palestinese.
8
8 ecumenismo
19 marzo 1982
LIMA: I LAVORI DELLA COMMISSIONE ’’FEDE E COSTITUZIONE”
Tra la sfida dei poveri e
il fascino della tradizione
A stretto contatto con la miseria, di fronte ai segni deN’asservimento
economico e nel contesto di un’attiva presenza cristiana di base
Per la prima volta nella sua
lunga storia (oltre mezzo secolo) la commissione «Fede e Costituzione )) — il cosiddetto ’braccio teologico’ del Consiglio Ecumenico delle Chiese — ha tenuto in gennaio la sua assemblea
plenaria in un paese dell’America Latina, concludendo cosi il
suo viaggio attraverso il cosiddetto Terzo Mondo: Accra (Airica) nel 1974, Bangalore (Asia)
nel 1978, Lima (America Latina)
nel 1982. Questa presa di contatto diretta con il Terzo Mondo e
la chiesa che vi opera risponde
a una duplice esigenza : anzitutto
conoscere da vicino il volto del
cristianesimo del Terzo Mondo
che — secondo talum presagi —
costituirà domani ( forse costituisce già oggi) l’ala marciante
del cristianesimo mondiale ; in
secondo luogo contribuire al processo lento ma faticoso di superamento dell’eurocentrismo, di
cui soffre gran parte della teologia e della chiesa stessa - non
solo in Europa.
Così i 120 membri di « Fede e
Costituzione » (la più ecumenica di tutte le commissioni del
CEC, dato che di essa fanno parte, a pieno titolo, anche alcuni
teologi cattolici), con un certo
numero di consultori, osservatori ed ospiti (in tutto 180 persone
circa) si sono ritrovati a Ricardo Palma — una cittadina a 40
km. da Lima — in un ospitale
centro d’incontri cattolico, dal
nome quanto mai invitante :
« Oasi dei santi apostoli ». La
commissione rappresenta tutte
le maggiori confessioni e denominazioni cristiane, dai battisti
ai cattolico-romani, dagli ortodossi ai pentecostali, dai riformati agli avventisti (presenti come osservatori), dai congregazionalisti agli anglicani. Due
membri della commissione sono
italiani: il teologo cattolico Luigi Sartori e il sottoscritto. Un’altra valdese era presente (come
traduttrice ) : Elizabeth Delmonte, moglie del pastore Carlos Deimonte dell’Uruguay. E’ stato un
piacere incontrarla e conoscerla.
Come un Eden?
Eccoci dunque in Perù che —
dice la guida turistica — « è rimasto nella cultura europea come un paese di favola, l’Eldorado dei grandi pappagalli multicolori e degli indios che vivono
ad una spanna dal cielo ». E, in
realtà, agli occhi del turista-tipo,
il paese appare proprio come un
Eden... In questa logica la rhlseria, la fame, lo sfruttamento
appaiono come incidenti, parentesi, pause in un paesaggio naturale che lascia d’incanto : gli spazi dell’altopiano, la foresta vergine ai piedi di giganti di 6000
metri ricoperti da nevi perenni,
sono spettacoli che non hanno
nessun riscontro nell’esperienza
e nella cultura dell’europeo, soprattutto dell’europeo delle metropoli.
« Testimone della più grande
(insieme a quella dei Maya) delle civiltà americane, il Perù lega così, il suo fascino all’incredibile varietà dei suoi ambienti
naturali che si sovrappongono
senza soluzione di continuità,
dalle acque fredde dell’Oceano
Pacifico alle dune dei deserti costieri, alle cime delle Ande, all’impenetrabile foresta amazzonica.
Ed è forse questo sovrapporsi di antiche culture a paesaggi
così, incredibili che crea intorno
a questo paese quell’aria di magico e di misterioso che, unita
alle difficoltà di respirazione dell’alta quota, ha per lo straniero
l’effetto di un potente allucinogeno ».
L’effetto però dura poco, l’arco di una notte lunga due volte
in cui l’aereo ci porta da un continente (l’Europa) all’altro (l’America Latina), da un emisfero
(Nord) all’altro (Sud), da una
stagione (l’inverno) a un’altra
(l’estate). Appena messi i piedi
per terra, il Perù reale si impone alle nostre menti trasognate:
dalla grande carretera centrai
che attraversa il paese si vede
sfilare la teoria interminabile
delle abitazioni degli indios, non
a una spanna dal cielo ma a una
spanna dal fango e dalla polvere.
Piccole dimore che come scatole cinesi si incastrano l’una nell’altra, alcune di mattoni, altre
di canne, tutte col colore della'
terra. Sfilano anche le filiali perùviane delle grandi transnazionali onnipresenti : « Toyota »,
« General Motors », « Ciba »,
« Philips », « Volvo », etc. La sudditanza economica del paese appare dal dominio assoluto del
dollaro — l’unica moneta che
qui conta. Ma appare anche da
certi abbinamenti indecenti, come quello proposto insistentemente da grandi cartelli pubblicitari : « Bevi INCA-KOLA ! Ha
il sapore nostro ! ». Il primo incontro con il mondo Inca — l’ultima grande civiltà indigena, soggiogata e soffocata dalla Spagna
— è mediato dalla pubblicità
stradale che annuncia come l’impero Inca sia ormai asservito all’impero della Coca-Cola.
Presenza cristiana
Vi sono però altre scritte —
alcune sbiadite, altre dai colori
ancora vivi, quasi fossero incancellabili — che si intravvedono qua e là sui fianchi delle casupole degli indios. Sono scritte
frementi, sovversive. Ricordano
lotte sociali recenti. Sono le bandiere di un piccolo esercito sconfitto, ma anche di una grande
speranza, piegata ma non domata. Sono scritte « maoiste »
che paiono ormai frutti fuori stagione, parole d’ordine che difficilmente riescono a mobilitare:
« Viva la guerra della guerriglia » — « Viva lo sviluppo della
lotta armata » e così via. E’ il
grande dilemma in cui si dibatte la coscienza di molti popoli
latino-americani: c’è una via di
effettiva liberazione che non sia
quella della guerriglia, in pratica della guerra civile?
Ma ecco altre sorprese, dall’autobus che ci porta all’« Oasi
dei santi apostoli » : lungo il percorso, vediamo la facciata di due
o tre chiese pentecostali — segno di una presenza evangelica
consistente e militante. Ma diffusa nei quartieri più poveri di
Lima c’è un’altra presenza cristiana significativa, che impareremo a conoscere da vicino: le
« comunità cristiane di base »,
il volto nuovo — anche se minoritario — del cattolicesimo latino-americano. Queste sembrano
essere le due realtà cristiane più
significative al momento attuale
in Perù: le comunità di base, di
matrice cattolica, e le chiese
evangeliche con un’impronta carismatica ed evangelistica.
Molte sono le chiese evangeliche all’opera nel paese, ma quelle che crescono più rapidamente sono le chiese « nazionali » —
come amano definirsi con una
punta di legittimo orgoglio —
cioè le chiese autonome e indipendenti da missioni straniere.
Un pastore battista (profugo
dalla Bolivia per motivi politici) ci spiega il perché: «Gli indigeni non si fidano dei bianchi ». E’ una diffidenza antica, di
cui è facile intuire le ragioni. Ci
è stato detto che certe tribù
dell’interno, quando arriva il
missionario, si ritirano nella foresta, abbandonano il campo e
— si direbbe — svaniscono nel
nulla. Non vogliono incontrare
il bianco, neppure per contrastarlo.
L’apertura
Il culto inaugurale dell’assemblea è presieduto dal vescovo
anglicano di Lima, il quale ci dirà — in un’altra occasione (ma
la notizia merita di esser riferita) — che in Perù le chiese evangeliche non fanno in tempo a
comporre un innario : esso invecchierebbe subito perché la
produzione di inni avviene a getto continuo. Pensiamo — per
contrasto — al nostro innario:
nato vecchio non per eccesso di
produzione ma per la ragione opposta.
Nel corso del culto, la predica
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coisson
Nuova Zelanda: la
chiesa presbiteriana
prende posizione
(BIP) — L’Assemblea Generale
della Chiesa Presbiteriana della
Nuova Zelanda ha deciso di ritirare i propri fondi depositati
presso una compagnia di assicurazione che ha rapporti con
l’Africa del Sud, per protesta
contro la politica di apartheid
praticata dal governo di quel
paese. Questa decisione coincide
con la tournée della squadra di
rugby sudafricana degli Springbok.
L’Assemblea Generale ha anche deciso di stabilire dei rapporti ufficiali con le due grandi
Chiese Presbiteriane di Corea
« vittime di una grande persecuzione da parte di un governo
molto repressivo ».
Nicaragua: il governo
regala il
Nuovo Testamento
(BIP) — Nel quadro della campagna di alfabetizzazione, il Ministro degli Interni del Governo
Rivoluzionario del Nicaragua, il
Comandante Thomas Borge M.,
ha richiesto alla Fraternità Internazionale per la Diffusione dell’Evangelo Integrale di « diffondere fra coloro che hanno appena imparato a leggere, grazie
alla grande campagna nazionale
di alfabetizzazione » la versione popolare del Nuovo Testamento. Questa edizione popolare, illustrata da Annie Valloton, ha
già raggiunto la seconda edizione nel Nicaragua, e viene distribuita gratuitamente in tutto il
paese. Sulla copertina, accanto al
titolo « Nuovo Testamento - Dio
viene verso l’uomo » vi è la bandiera e lo stemma del Nicaragua.
Le chiese
nel terzo mondo
(nev) — Si è svolto ad Ariccia, vicino a Roma, dal 25 al 31
gennaio scorso un incontro di
rappresentanti di gruppi ecumenici e chiese di tutto il mondo
collegati con la Commissione
per la partecipazione delle chiese allo sviluppo del Consiglio
ecumenico delle chiese di Ginevra
(CEC). Si è trattato di un incontro della rete di collegamento
mondiale dei gruppi che operano per lo sviluppo sotto la responsabilità delle chiese.
All’incontro di Ariccia hanno
partecipato circa 50 persone, soprattutto non europee, invitate
per uno scambio di esperienze.
Alle loro spalle dieci anni di riflessioni, interventi e incontri.
In questi ultimi dieci anni infatti un numero sempre maggiore di cristiani nel mondo si sono scontrati con le situazioni di
povertà e sfruttamento e si sono
trovati coinvolti nelle lotte di liberazione. Dalle Filippine al Nicaragua, all’Argentina, alle ex
colonie portoghesi in Africa, Cuba, ma anche negli Stati Uniti e
in Europa gruppi di cristiani si
sono misurati con l’impossibilità di ottenere un reale sviluppo
senza perseguire la giustizia sociale, senza partecipazione popolare, senza un reale cambiamento delle strutture di potere.
Ad Ariccia per una settimana
si è riflettuto su questi problemi
a partire dalle proprie concrete
situazioni di lavoro e impegno.
Sono venute a confronto realtà
di lavoro tra le più svariate come quelle tra i contadini di Sri
Lanka o tra gli indigeni del Brasile; tra le lavoratrici di confezioni delle Filippine alle minoranze etiopiche o, ancora, l’impegno per la pace in Europa e
negli Stati Uniti dove le chiese
protestanti stanno svolgendo un
importante ruolo.
L’incontro si proponeva di trovare, pur nel rispetto della varietà delle situazioni, dei comuni punti per analizzare una situazione mondiale difficile come
quella odierna, realizzando una
riflessione teologica e di fede e
creando forme concrete di solidarietà e di scambio. Da alcuni
anni questa commissione lavora
per questo risultato. Dopo una
serie di incontri regionali per
continenti, si ebbe due anni fa
a Creta un primo incontro mondiale. Quest’anno ad Ariccia è
stata riconfermata la volontà di
creare un collegamento mondiale tra cristiani impegnati in azioni di solidarietà con i poveri e
gli oppressi. Si è parlato di un
nuovo modo di intendere l’ecumenismo.
« A partire dal nostro inserimento nei movimenti popolari —
ha detto Julio de Santa Ana, direttore della Commissione del
CEC — abbiamo sperimentato
una nuova dimensione dell’ecumenismo. L’ecumenismo non. solo come unità della chiesa ma
come solidarietà tra gli esseri
umani ma soprattutto tra gli oppressi ».
zione è pronunciata dal vescovo
metodista di Lima M. Ochoa. Dal
lato materno egli discende nientedimeno che da un garibaldino
di Diano Marina (anche questa
vicenda merita di esser ricordata), di nome Vincenzo Amoretti, il quale seguì. 1’« eroe dei due
mondi » in America Latina, portando però con sé una Bibbia.
Sposò un’indigena ed educò i figli nella fede evangelica, anche
se ancora non esisteva nel paese
una chiesa evangelica riconosciuta. Ecco dunque una Bibbia garibaldina all’inizio della storia
di fede di una famiglia peruviana, da cui proviene l’attuale vescovo metodista di Lima. Davvero singolari e mirabili sono le
vie di Dio. Lo stupore per le sue
opere continua.
Paolo Ricca
(1. continua)
PAESI LATINI
Verso
l'assemblea di
Torre Pellice
Si avvicina la data dell’Assemblea della Conferenza delle Chiese protestanti dei paesi latini
d’Europa (CEPPLE) che si riunisce ogni 4 anni e che si terrà
quest’anno in Italia. In vista di
questo avvenimento — di cui già
si è parlato in un dossier sulla
diaspora pubblicato sul nostro
giornale — pubblichiamo un comunicato che ci è stato inviato
dal pastore Aldo Sbaffi, attuale
presidente della CEPPLE.
1 rappresentanti delle Chiese
protestanti dei paesi latini di Europa (Belgio vallone, Francia, Italia, Portogallo, Svizzera romanda, Spagna) si incontreranno il
23, 24, 25 aprile 1982 a Torre Pellice per confrontare i loro punti
di vista sul tema della « diaspora ».
TI fenomeno della « diaspora »
nella società moderna (dispersione, marginalizzazione...) non è limitato alle piccole Chiese evangeliche nei paesi latini d’Europa. E’ un problema quanto mai
attuale anche per le grandi Chiese storiche; se ne prende sempre maggiormente coscienza un
po’ ovunque.
Sta manifestandosi però un
radicale mutamento: mentre la
nuova condizione di « diaspora »
veniva, normalmente, sentita come un grave problema di indebolimento della Chiesa e se ne
consideravano le conseguenze
con viva preoccupazione, ora si
fa sempre maggiormente luce
una nuova presa di coscienza:
la « diaspora » è vista come una
« opportunità » nuova offerta alla Chiesa, opportunità che comporta una chiara vocazione, sia
per le Chiese minoritarie, per
quelle che lo stanno diventando
c per tutte le comunità della dispersione.
I delegati alla Assemblea di
Torre Pellice, cercheranno di
precisare questa « condizione »
c questa « vocazione ». Netta comune ricerca saremo aiutati da
specialisti sia per quanto concerne la teologia biblica, come
quella pastorale; un amico così
precisava il problema che vogliamo affrontare: « Come confessare Cristo in condizione di diaspora ».
Questa nuova condizione comporterà evidentemente dei mutamenti ad esempio nelle strutture delle nostre comunità, come pure nella organizzazione degli incontri, la specializzazione e
la mobilità dei iministeri, il catechismo, ecc.
Come è stato affermato « La
’diaspora’ cristiana, nel proseguimento della diaspora giudaica,
non è una condizione contingente e deplorevole, ma una necessaria c luminosa vocazione ».
Aldo Sbaffi
9
19 marzo 1982
cronaca delle Vaili 9
INCONTRO PER LA TUTELA IDROGEOLOGICA DELLA VALLE
Le cave della Val Pellice
Il comune di Pinerolo ha iniziato da alcune settimane un lavoro di documentazione sui problemi dei giovani. In una serie
di riunioni della commissione
consiliare con la partecipazione
di un buon gruppetto di giovani,
si sono evidenziati i maggiori
problemi che i giovani hanno a
Pinerolo: lavoro che non si trova, droga, difficoltà di aggregazione, difficoltà di ottenere luoghi in cui fare sport, musica,
teatro senza venire irreggimentati in associazioni più o meno direttamente legate a interessi economici o partitici.
Questo primo lavoro è sfociato sabato scorso in un’assemblea
all’Auditorium del Liceo Scientifico, per confrontare le varie posizioni e le proposte che i gruppi di giovani hanno da fare alla
amministrazione comunale (e su
questo riferiremo nel prossimo
numero del giornale).
La novità di questa assemblea
non è tanto nelle proposte fatte,
quanto' nel fatto che per la prima volta un giovane si è alzato,
è andato al microfono e qui, dichiarandosi fascista ed iscritto
al Fronte della Gioventù, ha fatto un discorso apologetico nei
confronti del passato regime, arrivando a definire il fascismo come un ideale da perseguire da
parte dei giovani di oggi.
E non solo ha parlato, ma ha
ottenuto anche applausi da parte di un gruppetto di una quindicina di giovani pinerolesi che
lo accompagnavano.
Che il fascismo sia presente
tra i giovani, non è certamente
una novità. Già da tempo si sapeva che le scuole di Pinerolo
erano oggetto di una intensa
propaganda da parte di elementi
esterni che venivano periodicamente a distribuire volantini e
a fare scritte antisémite («morte
agli ebrei») o anticomuniste
(«rossi vi stermineremo tutti»)
o di elogio del nazismo f«W Hitler ») e del fascismo ('« W il duce »).
Di fronte a questo fenomeno i
democratici pinerolesi tendevano
a minimiz.zare: « si tratta di un
piccolo fenomeno, certamente
esterno alla città », si diceva.
Invece questa propaganda ha
attecchito. I ragazzi neofascisti
di Pinerolo non nascono per reazione alla « politicizzazione » della scuola ma par l’indifferenza
degli insegnanti, dei compagni
studenti. Nel periodo «caldo»
della contestazione i ragazzi pinerolesi studiavano il fascismo,
il movimento antifascista, la lotta di liberazione, la resistenza.^
Si faceva deU’antifascismo e si
illustravano le speranze di chi
aveva combattuto per la costruzione di una Italia democratica
e si cercava un collegamento tra
quella lotta e la battaglia del 68.
Oggi le celebrazioni del 25 aprile son tornate ad essere retoriche e nella scuola non si fanno
piti ricerche sul periodo fascista.
Eppure il Pinerolese ha molto
da ricordare: - dall’antifascismo
clandestino alla lotta di resistenza molte cose sono passate dal
Pinerolese. Basti pensare a Gobetti e alle Formazioni GL, Garibaldine e Autonome.
Perché allora non creare un
centro di document azione sull'antifascismo e sulla resistenza,
che in maniera non retorica ricordi ai giovani che cosa erano
i « balilla » e gli « avanguardi
sii »? . .
E’ chiedere troppo alle istituzioni democratiche?
Giorçio Gardiol
Giovedì 4 marzo nella sede della Comunità Montana Val Pellice, convocati dall’Assessorato
all’Artigianato - Cave - Torbiere
della Regione Piemonte, si sono
incontrati per fare il punto sulla situazione idrogeologica e
sulle possibilità di coltivazione
delle cave del bacino del torrente Luserna, i rappresentanti degli Enti interessati al problema.
Erano presenti funzionari e
tecnici dei servizi regionali competenti, il Presidente della Comunità Montana Val Po, il Vice
Presidente della Comunità Montana Val Pellice, il Presidente
del Comprensorio di Pinerolo,
un Assessore del Comprensorio
di Saluzzo, i Sindaci dei Comuni di Rorà e Bagnolo e un Assessore del Comune di Luserna
S. Giovanni.
Dopo una brevissima introduzione di Mauro Suppo, Vice Presidente della Comunità Montana
Val Pellice, si è affrontato il problema in tutti i suoi aspetti. Data la preparazione tecnica dei
presenti ne è scaturito un dibattito di estremo interesse che ha
impegnato i partecipanti per oltre tre ore.
E’ stata rilevata da parte del
Servizio Geologico della Regione e dal Corpo Forestale l’esigenza di avere un supplemento
di progettazione ad integrazione
dei Piani di Sistemazione Idrogeologica e Coltivazione Cave
dei Comuni di Rorà, Luserna
S. Giovanni e Bagnolo, quale
condizione indispensabile per il
rilascio delle licenze di coltivazione. Necessaria, d’altra parte,
sarà la localizzazione più precisa di discariche controllate con
opere di contenimento adeguate
in modo che le stesse non insistano più sull’asta del torrente
Luserna e garantiscano maggiori condizioni di sicurezza.
Si è auspicato il coinvolgimento dei cavatori in quanto i medesimi sono i beneficiari di questo tipo di attività che, pur essendo di grande importanza economica per le nostre zone, non
può continuare a scapito del territorio e della popolazione che
a valle subisce le conseguenze
delle attività estrattive operate
a monte (le recenti alluvioni ne
sono l’ulteriore prova).
Concretamente si sono ipotizzate delle opere di contenimento
(briglie) sul torrente Mora per
ridurre la pendenza e trattenere
il materiale mobile scaricato nel
passato sull’asta del torrente. Si
ritiene poi necessaria una briglia sul Luserna alla confluenza
del Mora, come quella già esistente a valle, sempre sul Luserna, che durante l’alluvione dell’aprile 1981 ha trattenuto 39.000
me. di pietrisco.
La seduta si è conclusa con
l’impegno delle Comunità Montane Val Pellice e Val Po a convocare una riunione con l’Unione Cavatori per affrontare con
loro il problema, verificare le lc>
ro esigenze e la loro disponibilità ad intervenire nella costruzione delle opere, in quanto è emerso chiaramente dalla riunione
che, come al solito, tante sono
le idee e pochissime le disponibilità finanziarie. I tagli alla spesa pubblica si fanno sentire anche in questo settore.
(Inf/Comunità Montana
Val Pellice)
VAL PELLICE
Ospedale o riforma?
La tensione tra l’amministrazione comunale di Luserna e la
maggioranza della Comunità
Montana Val Pellice non accenna a diminuire. Motivo del contendere è ora il problema dell’Ospedale Mauriziano di Luserna San Giovanni.
Il piano sanitario regionale
prevede infatti che questo ospedale venga trasformato in un
poliambulatorio. Su questa posizione concorda la Comunità
Montana che ha già predisposto
un piano per la creazione di un
poliambulatorio dotato delle seguenti specialità : dermatologia,
neurologia, cardiologia, ortopedia, otorinolaringoiatria, oculistica, chirurgia generale (solo
diagnostica), radiologia e laboratorio analisi. Si tratta cioè di
specialità per le quali la, popolazione della valle è obbligata a
recarsi a Pinerolo.
Questa proposta invece non
piace alla DC e alla maggioranza del comune di Luserna che
ha lanciato nei giorni scorsi una
petizione (di cui ha dato notizia
il nostro giornale) e che in breve tempo ha raccolto 3.900 firme.
Una assemblea convocata venerdì scorso a Luserna S. Giovanni ha cercato di dare una soluzione alla questione senza riuscirvi. Da una parte c’era chi
diceva ; « l’Ospedale Mauriziano
deve rimanere » e ribadiva vivacemente le proprie posizioni e
chi dall’altra parte cercava di
spiegare il perché del poliambulatorio.
A noi preme far osservare alcune cose;
1 - L’ospedale in valle continuerà ad esistere. Infatti l’Ospe
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dale Valdese garantisce 80 posti
letto che sono sufficienti al fabbisogno della valle.
2 - Il poliambulatorio è una
struttura indispensabile non
solo per la valle ma anche per
il comprensorio. Infatti evita la
necessità di spostarsi a Pinerolo per le visite specialistiche e
contribuisce ad accorciare i tempi di attesa negli ambulatori di
Pinerolo, riducendo il numero
degli utenti.
3 - La nascita di un poliambu
latorio darà una possibilità
di occupazione maggiore in valle. Infatti saranno necessari tecnici e personale paramedico.
4 - La riforma sanitaria, votata
anche dalla DC in parlamento, non afferma la centralità dell’ospedale per la salute del cittadino, ma la necessità di evitare
al massimo i ricoveri inutili (che
costano oltre 150.000 lire al giorno) e di sviluppare una efficiente
rete di servizi sul territorio per
prevenire e curare le malattie.
La scelta di avere due ospedali
in valle è sicuramente contro
questi principi.
g-g
Giornata di solidarietà
col popolo
di El Salvador
Sabato 20 marzo si svolgerà
a Pinerolo una Giornata dì solidarietà col popolo di El Salvador, che avrà il seguente programma ;
Ore 10 - Auditorium del Liceo
Scientifico: Informazione sulla
situazione di El Salvador con la
partecipazione di Ernesto Lopez,
rappresentante in Italia del
FMLN-FDR.
Ore 16 - Centro sociale della
Tabona; Intervista pubblica a
Ernesto Lopez.
Ore 20.45 - Auditorium del Liceo Scientifico (Via dei Rochis
12); Serata di solidarietà con
^— proiezione di un audiovisivo,
— canzoni del popolo salvadoregno cantate da William Arnigo, cantante salvadoregno
in esilio,
— intervento di Ernesto Lopez,
— dibattito.
Dibattiti
Il ’’Circolotto”
PINEROLO — Giovedì 18 marzo alle
ore 20.45 nei locali dell'Auditorium di
Corso Piavo « Il Circolotto » organizza
una conferenza sul tema: «Il nome della rosa»; fascino del romanzo, fascino
del medioevo o fascino del monacheSimo?». Interverranno il prof. Grado
Merlo, della Facoltà di Lettere dell’Università di Torino e il prof. Giampaolo
Caprettini, della Facoltà di Lettere dell'Università di Torino. Al dibattito parteciperà inoltre padre Charles, monaco
della fraternità di Indiritto (Coazze).
AVVISO
Il Mobilificio Val Pellice, di Valdo Rivoira,
Torre Pellice, informa che in occasione di
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che si terrà a Torino Esposizioni dal 18 al 29
marzo, presenterà le collezioni di arredamento
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10
10 cronaca delle Valli
19 marzo 1982
PINEROLO
PERRERO
LA CONDIZIONE FEMMINILE ALLE VALLI
Donne
in musica
« Donne in musica »: cinque
giovani artiste hanno offerto a
Pinerolo, in occasione della giornata mondiale della donna, un
concerto di musica classica che
ha spaziato dal barocco al moderno.
Promotrici dell’incontro, con
il patrocinio del Comune di Pinerolo, la FGEI Valli e la Chiesa
Valdese locale, nel cui Tempio
si è tenuto il concerto.
Le sorelle Roberta ed Irene
Rista, di Pinerolo, hanno presentato due sonate per violino e pianoforte di G. F. Haendel e G. Tartini e la « Follia » di A. Gorelli,
dimostrando bravura e molto
affiatamento.
Membro della Chiesa Valdese
di Pinerolo (di cui è valida organista neH’accompagnamento dei
canti durante i culti, e da poco
pure co-direttrice della Corale),
la pianista Anna Èva Jahier si è
esibita dapprima da sola nell’esecuzione di un brano di Schumann e di due « notturni » di
Chopin, indi accompagnando la
brava mezzo.soprano milanese
Ambra Noè, che ha fatto ascoltare due brani di H. Duparc, di
una certa difficoltà.
Molto interesse ha suscitato la
« Rapsodia » di Osborne per clarinetto solo eseguita con molta
perizia dalla cuneese Teresa Beiviso; è raro sentire esecuzioni del
genere in manifestazioni concertistiche (non accade sovente di
ascoltare brani per clarinetto solo, e poi ancora il fatto che fosse una ragazza a suonare un tale strumento da solista ha aumentato l’interesse dei presenti).
Tutte le giovani artiste hanno
dimostrato la loro bravura ed
hanno dato un saggio di ottime
esecuzioni in un ambiente non
certo fatto per manifestazioni di
questo tipo.
Un pubblico numeroso e molto attento ha manifestato il proprio apprezzamento con calorosi
e prolungati applausi, che hanno ottenuto da Ambra Noè (cantante con esperienza concertistica in tutta Europa) ed Anna Èva
Jahier una mirabile esecuzione,
quale « bis », della « Habanera »
dal primo atto dell’opera « Carmen » di G. Bizet.
Alla fine del concerto si sono
raccolte offerte, destinate alle
donne che hanno sofferto il terremoto nel Sud Italia.
P.G.
Spese per visite
mediche
fuori U.S.L.
La Lega Pensionati Val Penice informa quanto reso noto dall’U.S.L. 43:
1) Chi va dal medico fuori
deirU.S.L. di appartenenza deve
pagare per la visita in ambulatorio L. 6.000 e L. 10.000 per le
visite a domicilio e non ha diritto al rimborso.
2) Chi va fuori della Regione
Piemonte deve pagare la visita;
la ^pesa verrà rimborsata tramite rU.S.L. presentando la ricevuta del medico.
Nessuna innovazione per la
farmaceutica.
(D.P.R. n. 16 del 25.1.1982).
Piano regolatore
intercomunale
Madre e figlia
Ultimo arrivato su tutto il territorio della Comunità Montana,
il Consiglio comunale di Ferrerò,
nella seduta del 12 marzo, ha finalmente approvato il Piano regolatore intercomunale predisposto dalla Comunità stessa e discusso da tempo nelle assemblee
pubbliche. A detta della giunta,
le ragioni del ritardo si devono
attribuire al tentativo, parzialmente riuscito, di allargare le
aree fabbricabili inserendovi anche le frazioni del Comune.
Vi sarà tuttavia una nuova possibilità di restrizioni dovute ai
rischi di frane e alluvioni, secondo una mappa che l’ufficio di
Piano delia Comunità sta preparando. Intanto il Consiglio ha
approvato il Piano per la parte
che gli compete; dalla data del
l’approvazione la popolazione ha
60 giorni di tempo per presentare le proprie osservazioni.
Con nove voti favorevoli e cinque contrari, è stata anche approvata l’addizionale per l’anno
1982 sul consumo di energia
elettrica. La motivazione presentata dalla giunta per far passare l’aumento dell’imposta è stata la necessità di avere le carte
in regola qualora il bilancio in
deficit richiedesse una copertura da parte dello Stato. Sui voti
contrari della minoranza e di altri due consiglieri delle frazioni
ha pesato invece l’insoddisfazione per le spese che il Comune si
prepara ad affrontare per costruire al capoluogo locali di divertimento di cui non si sente
affatto la necessità.
TORRE PELLICE
Assemblea dei pensionati
L’Assemblea dei pensionati si
è svolta il pomeriggio del 4 marzo alla sala del Comune di Viale Rimembranza dando al Sindaco di Torre Pellice ed al Presidente dell’U.S.L. 43 la possibilità di rivolgersi ad una quarantina di anziani.
Per i pensionati intervenuti è
stato un momento di confronto
fra le diverse realtà della « terza
età » e gli amministratori pubblici sui quali ricade la responsabilità della « buona o cattiva »
conduzione della cosa pubblica.
La Prof.ssa Cdisson ha ricordato che un recente Decreto Presidenziale regolamenta le funzioni del medico di famiglia. Ciascun medico non potrà avere più
di 1000 assistiti. Questi scenderanno a 500 per i sanitari con
rapporto di lavoro ospedaliero.
La ricusazione degli assistiti,
in soprannumero, avverrà soltanto quando a Torre Pellice
rU.S.L. potrà convenzionarsi con
altri medici.
Il Presidente dell’U.S.L. risponde, inoltre, a due specifiche domande. Circa il servizio « odontoiatrico » nulla è per ora previsto localmente. Funziona soltanto quello per la prevenzione
in età scolare. Per gli altri servi
zi « specialistici » (attualmente
bisogna recarsi a Pinerolo) il Comitato di Gestione, dell’U.S.L.
prevede la creazione di un Poliambulatorio nell’attuale Ospedale Mauriziano di Luserna.
Il Sindaco Stejfanetto informa
i presenti che è prossima l’affissione del bando pubblico per
formalizzare le domande per la
assegnazione di 24 alloggi restaurati in zona S. Ciò. Una parte di
questi sono riservati alle forze
dell’ordine, la restante ai cittadini di Torre Pellice.
L’Amministrazione comunale
conta di poter intraprendere, a
tempi brevi, altre ristrutturazioni per il recupero di alloggi in
case ora inadeguate e la costruzione di 30 nuovi alloggi, usufruendo dei contributi riservati
all’edilizia convenzionata.
In apertura della riunione il
Segretario della Lega dei Pensionati aveva riferito sulle funzioni
delle Commissioni comunali nelle quali sono presenti IJ pensionati, nominati dal Consiglio
comunale. Non basta votare per
gli amministratori; i pensionati
vogliono anche entrare nel vivo
dell’attività in cui si articola il
lavoro del Comune.
A. K.
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Vera ha ventinove anni, vive in
Val Chisone e lavora a Pinerolo
come commessa; è sposata e madre di una bimba di diciotto mesi, Gloriana.
— Eravate sposati già da diversi anni quando è nata la bambina; è stata una scelta o un
caso?
— Una scelta; prima di diventare genitori volevamo goderci
la vita, a due, fare qualche bel
viaggetto d’estate, sistemare il
nostro alloggio proprio come
piaceva a noi, passare ogni tanto
il fine settimana in montagna a
sciare... A dire il vero è stato mio
marito il primo a desiderare sul
serio un bebé, io continuavo a
rimandare, mi sentivo impreparata. Adesso siamo entrambi entusiasti della nostra marmocchia,
si capisce.
— Chi si occupa della piccola
mentre tu sei al lavoro?
—. Mia mamma, andiamo molto d’accordo; bada volentieri alla nipotina e mi dà una mano
nelle faccende domestiche. Quando Gioriana sarà un po’ più grande proveremo a mandarla all’asilo, perché possa fare amicizia
con i suoi coetanei.
— Com’è il rapporto con tua
figlia?
— Oh, ci vogliamo un sacco di
bene, quando arrivo a casa corre subito a rannicchiarsi tra le
mie braccia! È bellissimo giocare con lei e vedere che ogni
giorno scopre cose nuove. A volte mi chiedo se tutto continuerà
a filare così liscio, se sarò capace di fiutarla quando cominceranno i problemi dell’adolescenza... E poi ti confesso che
ho anche dei sensi di colpa molto forti, perché nonostante tutto
l’affetto che ho per lei, ogni tanto rimpiango il tempo libero
che avevo prima, le ore che potevo dedicare allo sport, alle amicizie, alla vita di coppia... Mi
sento terribilmente cattiva quando mi vengono queste idee, ma
è più forte di me.
— Cosa speri per Gloriana, per
il suo domani di donna adulta?
— Beh, che goda buona salute
e che abbia più voglia di studiare
di quanta ne ho avuta io, sogno
che diventi una persona importante, realizzata, un medico o
un architetto... Naturalmente cercherò di non influenzarla, farà le
sue scelte da sola.
— Il tuo lavoro ti piace?
— Si, vengo a contatto con parecchia gente e va bene per me,
che ho un temperamento estroverso, chiacchierone.
— Nella vostra casa entrano
due stipendi, ciascuno gestisce
il proprio o fate cassa comune?
— Cassa comune, non ci sono
entrate « mie » o « sue », Grazie
ai fatto che lavoriamo tutti e due
possiamo permetterci delle soddisfazioni a cui altrimenti dovremmo rinunciare, e possiamo
offrire alla nostra bimba il meglio per ciò che riguarda l’alimentazione, il vestiario, i giocattoli.
Non siamo dei risparmiatori.
crediamo che il denaro sia fatto
per essere speso, per rendere
più bella la vita, per aiutare gli
altri quando è il caso. Non avrei
tollerato un marito avaro, di
quelli che indagano continuamente sulle spese della moglie,
sarebbe stato odioso; mi chiedo
come facciano tante donne a sopportare la grettezza e la sfiducia
dei loro compagni, un’esistenza
basata su calcoli continui non
può essere serena.
— Che ricordo hai del tuo
parto?
— Non ho avuto problemi né
durante la gravidanza, né al momento della nascita, in ospedale
mi hanno assistita bene, è stato
tutto perfetto dal punto di vista
tecnico. I medici erano gentili,
le inservienti del reparto molto
meno e questo mi ha stupita
perché erano donne pure loro
e mi sarei aspettata maggior
comprensione in un moménto
così importante. Forse il loro
nervosismo era dovuto al fatto
che c’erano molte ricoverate e
faceva veramente caldo, era estate. Ricordo che ero ossessionata dalla paura di perdere la linea, e dopo il parto ho fatto
ginnastica per dei mesi.
— Pensi di dare un fratellino a
Gloriana?
— Credo proprio di no; quando safa grandicella potremo portarla con noi dappertutto e fare
nuovamente delle escursioni e
dei viaggi, se arrivasse un altro
piccolino saremmo bloccati uu'altra volta e non me la sento,
sono sincera. Del resto ci sono
diversi problemi, la disoccupazione, la droga, la minaccia nucleare, e mi domando fino a che
punto sia giusto dar vita a nuovi
esseri umani con queste prospettive; sono gli stessi dubbi che
mi assillavano prima dell’arrivo
di Gloriana e non riuscirei a
superarli una seconda volta.
— Cosa pensano delle tue scelte familiari e conoscenti?
— Beh, con mio marito vado
d’accordo e anche con mia madre c’è un buon dialogo, con qualche divergenza, è logico. Ho delle amiche che condividono le
stesse convinzioni e perplessità;
molti in paese mi considerano
invece una spendacciona lunatica, troverebbero naturale che rimanessi a casa a sfornare pargoletti e a economizzare il centesimo, la donna che lavora, esce,
decide, non è ancora accettata
dappertutto, ma non m’importa
molto dell’opinione altrui, continuo per la mia strada senza
crucciarmi.
a cura di Edi Morini
Hanno collaborato a questo
numero: Claudia Claudi, Giovanni Conte, Ivana Costabel,
Franco Davi te, Giuseppina
Garufi, Paolo Gay, Giovanni
L. Giudici, Antonio Kovacs,
Luigi Marchetti, Giuseppe
Moìinari, Paola Montalbano,
Paolo Ribet.
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LUSERNA SAN GIOVANNI
11
cronaca delle Valli 11
RIFLESSIONI
AGAPE
Il XVII febbraio In differita? week end per catecumeni
_ , , _i_:_no TI Hi CClVtCtt.n
Sul problema della festa del XVII
febbraio abbiamo ricevuto due lettere
in reazione alle "riflessioni" di erregi.
Preghiamo quanti vogliono ancora intervenire di farlo in modo conciso (massimo una pagina dattiloscritta).
UN GIORNO "UNICO”
PER NOI
Ho letto le riflessioni di « Erregi » sul
. 17 in differita ». Egli sembra convinto che alle Valli « ci si ostini » a voler
celebrare il 17 alla data esatta. Auspica in conseguenza che ci si uniformi a
ciò che si fa nella diaspora: festa la
sera del 17 o la domenica più vicina.
Sono consapevole del fatto che si
può vivere lo » spirito del 17 » tutti i
giorni. Sarei poi il primo a voler scegliere un momento diverso per la nostra festa se sapessi che altrimenti
verrebbero esclusi quelli che desiderano parteciparvi! Tuttavia vorrei osservare quanto segue:
a) nella diaspora vale per il 17 ciò
che vale per qualunque nostra manifestazione. È oggettivamente più difficile
di ottenere condizioni tali per cui si
possa vivere una « giornata valdese »
come alle Valli, e non soltanto un incontro serale o una domenica in cui
si fa spazio alla nota emancipata ».
Tuttavia varrebbe la pena di studiare
la possibilità di cortei o altre manifestazioni simili, magari anche soltanto
in alcune zone precise delle grandi città proprio il giorno del 17. Dopotutto
si tratta di una festa anche civile e
come tale va sottolineata proprio in
quelle zone dove essa passa maggiormente inosservata. Non penso qui, per
chiarezza, a manifestazioni quali quella
di Torino dell'anno scorso.
b) Alle Valli la situazione è ancora
profondamente diversa (e mi auguro
che lo rimanga). Questo non perché
il numero dei valdesi è tale da permettere di imporre certe cose che
altrove non passano. Si tratta piuttosto
del fatto che qui non siamo sommersi
dalla massa estranea. Possiamo vivere
la nostra fede in modo tale da modificare, se necessario, le condizioni che
tendono a restringere il nostro raggio
di azione e la nostra libertà di movimento. Per quel che concerne il 17
è possibile vivere un'intera giornata,
senza troppi lìmiti di orario, con un ritmo intenso e disteso nello stesso tempo. È possibile coinvolgere assai maggiormente un po' tutti i nostri villaggi e cittadine. Non si tratta di un
<• diritto a una vacanza », simile al diritto alla festa del primo maggio o
ad altre. SI tratta della volontà di sottolineare, anche « rompendo » il calendario, che quel giorno è stato e rimane per noi un giorno unico.
Sta poi a noi di farne quel che deve
essere. È ovvio tuttavia che non possiamo fare delle purghe staliniane per
eliminare quanti portano note stonate
ai nostri diciassette. Come è ovvio che
è possibile che si giunga ad una situazione tale da non disporre più di un
giorno apposito per questo. Ma non
sarò certamente io ohe affretterò o
desidererò questo momento.
Del resto domandiamoci se certe
restrizioni non sono dovute, oltre che
alla situazione generale attuale oggettivamente difficile, anche ad eccessi di
assenteismo ecc. che provocano una
stretta di freni talvolta ingiustificata.
Da sempre vi sono stati maestri, professori, operai, che hanno perso una
giornata o ne hanno utilizzata una di
quelle a disposizione per poter vivere
la giornata valdese coi loro fratelli.
Là dove questo è possibile essa va
perciò mantenuta, anche per quanti si
rallegrano ogni aiino di viverla con noi
venendo dai punti più svariati della penisola.
Giovanni Conte, San Germano
ESSERE ANCORA
"BARBET”
Ho letto e riletto l'articolo di — erreg¡ — sul « Celebrare il XVII in differita? ».
Man mano che procedevo nella lettura delle sue « riflessioni » infinite risposte, in embrione, si accavallavano
nel mio cervello. Svilupparle avrebbe
richiesto tempo e spazio; mi limiterò
allora a questa risposta. Dice — erregi — .. ...i tempi sembrano ormai
lontanissimi e la situazione è radicalmente cambiata... ». Ha ragione!? Perché ci portiamo dietro un fardello si■ mile? È tutto un insieme di roba vecchia
da buttare! È ora di finirla con il 17!
Sono state abolite altre festività, perché non possiamo abolire anche quella? Almeno così "studenti, operai, insegnanti" potranno, senza problemi,
raggiungere (regolarme ite) il loro posto
di lavoro e coloro che almeno una volta all'anno si sentono ancora barbet,
risparmieranno la fatica di mettersi
l'abito della festa per recarsi al Tempio!
Sabato 27 e domenica 28 marzo si svolgerà ad Agape un 'weekend rivolto in particolare ai catecumeni del 3'’ e 4" anno. L’incontro è organizzato dal 2° e 3”
circuito in collaborazione con la
FGEI-Valli. Sarà articolato in
due momenti;
1) inserimento dei catecumeni nelle loro rispettive comunità; avviene o no, cosa implica,
come lo si affronta, ecc.;
2) che cos’è l’obiezione di
coscienza al servizio militare ;
quali sono i motivi che portano
a questa scelta, come si redige
la domanda, come si svolge il
servizio alternativo.
Su questo tema ci sarà il contributo informativo di alcuni giovani della Egei, la domenica pomeriggio alle ore 14.
Fraternamente
eti
P.S. - I Valdesi di Marsiglia, che celebrano il XVII in differita, — ma vivono
lontano dalle valli — sono d accordo
con me.
Pro Rifugio « Carlo Alberto »
di Luserna San Giovanni
Doni pervenuti nel mese di gennaio
Fam. Zaldera Giuseppe (Biella) L.
15.000; Genre Elvina, in memoria del marito Talmon Enrico 15.000; Coucourde
Giulio 10.000; Salce Elena, in memoria
del marito 10.000; Venturi Liliana (Milano) 20.000; Roccione Davide e Albertina 10.000; Chiesa Evangelica Valdese
d' Biella 25.000; Un fiore per mia madrina Maria Long 25.000; Chiesa Evangelica Valdese di Como 30.000; I nipoti
Guerrini, in memoria di Brumat Eugenia 50.000; Dalmas Adelina e sorelle
50.000; Comuoe di Prarostino 50.000; N.
N., in memoria di Renato Vola 50.000;
Giraud Erica 50.000; Sig.a Frache Ida,
in memoria dei genitori 100.000; I vicini di casa, in memoria di Brumat Eugenia 100.000; In memoria di Bounous
Luisa in Gambellotti, il marito e il figlio
Ezio 130.000; Chiesa Evangelica Valdese
di Torre Pellice 1.000.000; Lia e Claudio
100.000.
Il dopocena di sabato sarà
dedicato alla proiezione commentata dell’audiovisivo « ...La
chiamavano Pace », centrato sul
problema degli armamenti e delle spese militari in tutto il mondo.
Domenica mattina; partecipazione al culto (ore 10,30) insieme
alla comunità di Frali. Il culto
sarà presieduto dal gruppo Pgei
di Torino.
Per facilitare la partecipazione
di tutti, è stato organizzato un
pullman con partenza da Pinerolo, sabato 27, alle ore 15,30. p
pullman si fermerà nelle varie
comunità del 2° e 3” circuito. Ripartirà da Frali la domenica 28
alle ore 17. Per le prenotazioni,
rivolgersi ai pastori locali.
Per le iscrizioni all’incontro,
telefonare ad Agape (85.14).
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Silvano Roccione
profondamente commossa e riconoscente per la grande dimostrazione di stima
ed affetto tributata al loro caro, ringrazia tutti coloro che con presenza,
scritti e fiori le sono stati vicini in
questa triste circostanza.
Un particolare ringraziamento al dr.
Bertolino, alle signorine Maria Teresa
Ferraris e Luigina Bergeretti per le
amorevoli cure prestate, al pastore Conte per il conforto portato a noi tutti,
all’A.V.I.S. di Roure. alla Direzione cd
ai compagni di lavoro della RIV-SKF
di Airasca ed agli amici della RIV-SKF
di Villar Perosa.
BASTA
COI FUORI-STRADA
Signor Direttore,
non è possibile! Nel consiglio comunale di Ferrerò di giovedì 11 febbraio vi è stata un'ondata di follia, ■
nel votare il percorso per i « fuori
strada »! Ma siamo diventati matti a
sacrificare questa bella zona della Val
Germanasca, (Colle della Buffa, Bovile,
Sanmartino, Villasecca Superiore, Comba erosa. Bastia, Torre delle Banchette. Ponte Battei) dove i nostri vecchi
hanno lavorato molto, perché si doveva
portare tutto a spalle; io mi ricordo,
quando ero piccola, che la festa dì
Bovile era molto importante, arrivava
gente dalle altre piccole valli vicine
(noi arrivavamo da Ajmars di Pomaretto. mio padre ci portava a vedere
dove era nato passando attraverso
Punta Tre Valli).
Possibile che tra i Consiglieri non ci
sia almeno un valdese che si ricordi
che questa zona è stata molto importante per i valdesi?
Egregi Consiglieri non avete pensato invece che possa diventare un posto
ideale per i villeggianti e in questo
caso riprendere l’uso di antiche feste
popolari che■ altrimenti andrebbero perse. Certo il Comune e le Pro Loco di
quelle zone dovrebbero lavorare di
più, ma avrebbero forse più soddisfa
zióni che non quella di una schiera
rimbombante di .« fuori strada », [o forse sarete ricompensati dalle case costruttrici dei « fuori strada »?). E i residenti sono tutti d'accordo o sono come le pecore che non sanno reagire.
Vorrei anche attirare l’attenzione
della G.T.A. su questo percorso molto
interessante! Come mai non ha ancora pensato a questa zona piena di
posti storici e di leggende che potrebbero essere anche vere se si potessero approfondire?
Sperando in un amore più sano per
la nostra Val Germanasca e ringraziando per questa pubblicazione.
Iris Costantino, Pomaretto
NON SIETE OBIETTIVI
In riferimento aH'artioolo apparso su
L’Eco delle Valli Valdesi in data 19
febbraio 1982 pag. 9 (Perrero - Sgradevoli sorprese), la prego cortesemente
di volere pubblicare le seguenti precisazioni;
1) Non corrisponde alla realtà che
gli abitanti della borgata Forengo « dovranno aspettare un’altra occasione »
per vedere sistemato il muro di accesso alla propria strada. La questione,
più volte sollevata in giunta dal sottoscritto, (e non solo per l'accesso ma
anche per l'intera strada), ha trovato
concordi tutti i membri perché venga
Per le vostre esigenze ■ Per i vostri regali
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no impegnati fondi comunali e interessata la Provincia per la soluzione del
problema.
Nonostante il pessimismo del corrispondente, sono sicuro che entro la
fine dell'anno sarà possìbile vedere
qualcosa di concreto.
2) La pista coperta, se da una parte
sopperisce alla mancanza di un punto
d'incontro nel capoluogo, non va d'altra
parte valutata alla stregua di una ■■ balera ». Servirà a svolgere attività culturali e sportive oltreché folcloristiche,
e l'onere non è certo eccessivo se si
valuta ohe oltre la metà dell'importo
della spesa potrà essere evitato con
il ricorso al lavoro volontario. (Non si
dimentichi che il contributo provinciale era finalizzato esclusivamente ad
attività di questo tipo).
Ma è un altro punto che mi preme
evidenziare. Dalla lettura degli articoli
sull’attività comunale di Perrero noto
con rammarico che si parla in dettaglio
solo dei Consigli che possono offrire
spunto per considerazioni ironiche e
deleterie. Dall’inizio della nuova amministrazione in circa 17 mesi, il Consiglio si è riunito una dozzina dì volte,
approvando, quasi sempre aM’unanimità,
(come d'altronde per la pista) una serie
importantissima di opere e progetti. Come mai in questi casi non se ne parla
che occasionalmente?
Non è dovere del giornalista offrire
un quadro obiettivo e soprattutto completo dell’attività amministrativa?
Scusandomi per il disturbo la prego di gradire i più cordiali saluti.
Gianni Martin
Ass. effettivo Comune di Perrero
Dibattito
sull’enciclica
"Laborem exercens”
LUSERNA S. GIOVANNI — Sabato 20
marzo alle ore 20.45 presso I Asilo cattolico in via Roma, il vescovo di Pinerolo presenterà l'enciclica sul lavoro.
Seguirà un dibattito.
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Doni pervenuti nel mese di gennaio
L. 3.000: Tron Emanuele (Genova).
L. 5.000; Reynaud Lea (osp. Asilo);
Falchi Velia (Genova); Rossini Evelina
(Genova).
L. 10.000: Cristoforo Emilio (Pavone);
Bertarione Bice (Pavone); Roncagliene
Carlo (Pavone); Archetti Luciana, in
mem. di Archetti Mario; Elsa e Gianni
Boero Rol, in mem. di Giuseppe Boero
Rol; ReveI Paolo e Edith, in mem. di
Liline Beux; Violette Fraterrigo Vogt;
M. F. Eynard (Torre Pellice); Liliana Viglielmo (Perrero); Schenone Emma (Genova) .
L. 15.000: Rivoira Armanda; Anni Merkli (Svizzera); N. N., in mem. genitori
e fratello (Torre Pellice).
L. 20.000; Balestra Romolo e Rina;
Planchon Costanza; In mem. di Mimi
Long, M. M. L. (osp. Asilo): Eugenio e
Adele Long, in mem. di Liline Beux;
Marisa e Ermanno Rivoira, in mem. di
Liline Beux: Long Monti Emilia, in mem.
di Bounous Gambellotti Luigia (ospAsilo); I vicini di casa di Jourdan Enrico di via Trieste: Fam. Benech Guido,
in mem. di Liline Beux.
L. 22.850: N. N. (Torre Pellice).
L. 25.000: Bottazzi Emanuele (Torino);
ReveI Ricca Alice, in mem. di mio marito; Gino Juon, in mem. del fratello
Giorgio (Lucca); Biglione Eunice (Genova).
■ L. 30.000: Chiesa Valdese di Como;
Juliette e Liliana Balmas, in mem. della
cara Liline Beux; Chiesa Valdese di Biella; Zoppi A. e A., in mem. della nonna
Umbertina Costantin (Genova); Prof.
Giorgio Peyronel (Milano).
L. 50.000: Vivi e Laura Albo (Verona);
Rostagno Laura (Torre Pellice); Adele
Tron ved. Ribet, in mem. di Emilio
Garrou; Mathieu Roberto (Torre Pellice);
Aldo e Elvira Varese, in mem. dei cugini Mariuccia e ing. Guido Decker;
M. L. Villa, in ricordo di Evelina Agli
Miegge (Torre Pellice); Martinat Maria, in meri, del caro amico Emilio
Garrou (Torino); In mem. di Jourdan
Enrico, la sorella ed il cognato; Zoppi
E, e L., in mem, di mamma Umbertina
Costantin (Genova).
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Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
19 marzo 1982
ENERGIA NUCLEARE
Un cappio al collo?
CONGRESSO PROVINCIALE PRI
Per l’Intesa
I quattro articoli dedicati al
problema dell'energia, apparsi
recentemente sul nostro settimanale, hanno nuovamente posto
ai lettori uno dei problemi più
importanti del nostro tempo, a
causa delle molteplici implicazioni che esso comporta.
Proprio nello stesso periodo in
cui comparivano i suddetti articoli, il mensile francese « Le
Monde Diplomatique » (successivamente abbreviato in M.D.) dedicava esso pure un sertdzio di
quasi tre fittissime pagine al problema energetico, con riferimento alla questione nucleare. Ci
sembra utile accennarne ai lettori (con qualche conclusione),
sia per completare il quadro e
sia per dare un’informazione anche intemazionale.
Che oggi l’elettro-nucleare sia
una realtà industriale incontestabile — precisa il mensile — è
fuori discussione, infatti le 257
centrali nucleari ripartite in 22
Paesi forniscono il 9 per cento
della produzione mondiale di
elettricità. Fatta, questa premessa, le previsioni dell’A.I.E.A. (Agenzia Internaz. Energia Atomica) sono ottimistiche solo per
l’anno 1982: 52 Gigawatts (1 Gw
= 1.000 megawatts), che dovrebbero successivamente scendere
a 12 negli anni seguenti e fino a
5 nel 1985, contrastando così l’idea di un impiego sempre più
massiccio di tale genere di energia.
Le
’’moratorie”
E’ proprio negli Stati Uniti,
pionieri dell’energia elettro-nucleare, che la situazione è più
critica: da ben tre anni non è
più stato passato un ordine. In
Europa, tre nazioni, Austria, Danimarca e Norvegia, hanno rifiutato l’opzione nucleare mentre
altre — prosegue M.D. — e cioè
Svizzera, Olanda e Germania occidentale praticamente sono in
fase di « moratoria ». Anche il
Belgio ha rinviato la questione
a dopo il 1984, mentre la Svezia,
il Paese più « nuclearizzato » (36
per cento della sua elettricità)
ha stabilito tramite referendum
popolare di non superare i 12
reattori.
In Spagna, per contro, si va
verso una rapida nuclearizzazio
Comitato di Redazione: Franco
Becehino, Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
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• La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L’Eoo delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
ne, ma si tratta dell'unico Paese
dell’Europa occidentale dove il
consumo di elettricità aumenta
in ragione del 7,9% annuo.
I Paesi del Terzo Mondo si impegnano molto poco nella via
nucleare e si prevede che per il
2000 questa fonte non coprirà
che dallo 0,7 al 2,5% della domanda di energia. In URSS e nei Paesi dell’Est europeo in genere il
nucleare è in auge. Si parla di
25 Gw supplementari fino al 1990,
mentre altri 20 sono in costruzione. L’Unione Sovietica addirittura non esita ad installare due
centrali presso le città di Gorkij
e di Voronez per il solo riscaldamento domestico.
Ritornando in Europa occidentale, la Francia fa eccezione a
quanto detto prima. I 15 reattori in funzione verranno affiancati da altri 27 ed i responsabili
hanno annunciato che a partire
dal 1985 « la nostra elettricità sarà nucleare al 60% ». Non solo,
ma col prototipo Superphoenix
essa si pone all’avanguardia dei
reattori autofertilizzanti (che
producono cioè più plutonio di
quanto non ne consumino). Insomma, la Francia rivela l’ambizione di porsi in prospettiva al
primo posto mondiale in questo
campo, sorpassando gli stessi
Stati Uniti anche riguardo alla
esportazione (recentemente ha
venduto due reattori al Sud Africa, due alla Corea del Sud, e due
all’Iran, che ha poi rinunciato).
Ma come si spiega questo contrasto sorprendente colla crisi
nucleare oltre Atlantico? Il periodico francese la individua a
due livelli: agli ostacoli a suo
tempo posti dal presidente Carter (verranno mantenuti?) in nome della politica di non proliferazione delle armi atomiche e
del controllo della diffusione del
plutonio; e poi, a! noto incidente occorso alla centrale di Three
Miles Island (che avrebbe potuto avere conseguenze tanto drammatiche quanto imprevedibili)
per cui le norme di sicurezza
delle centrali stesse vengono
continuamente modificate e mettono gli industriali dei nucleare
« in un clima di perpetua incertezza ».
Nucleare e controllo
sociale
La conclusione cui perviene
l’inchiesta di M.D. è che il nucleare resiste meglio dove i governi
esercitano un forte controllo sui
vari aspetti e fasi della produzione, ivi compreso il ciclo del
combustibile. Dove invece la conduzione è essenzialmente privata, i rischi di incidenti e i lunghi periodi di inattività forzata
hanno enormemente rialzato i
costi che i privati non possono
accollarsi. Si pensi che negli
USA il sovraccosto del nucleare
nei confronti del carbone è passato dal 6% del 1969 al 52% del
1978. Ad esempio, su 72 reattori
esistenti, 13 hanno avuto arresti
di lunga durata, qualcuno anche
di un anno o più. Si aggiunga
poi che in questo decennio le capacità mondiali di ritrattamento del combustibile (preparazione dell’uranio arricchito) rimarranno inferiori di ben due terzi
alle necessità, secondo quanto
emerso nella Conferenza dedicata nel 1979 alla «valutazione internazionale del ciclo del combustibile ».
Tutti questi fattori — afferma
M.D. — minacciano di trasformale la crescita delle centrali
nucleari in un « cappio al collo »
per le sue conseguenze ecologiche,sociali, politiche, economiche.
E in Italia?
Di fronte alla decisione italia
na di installare nuove centrali
nucleari viene da pensare: ma i
nostri responsabili le sanno bene queste cose? e se le sanno, le
hanno meditate? Hanno fatto coscienziosamente i conti? Sono
certi che le centrali avranno tutti quei requisiti di assoluta sicurezza? Ritengo giusto che la fornitura di energia elettrica sia
gestita dallo Stato, trattandosi
di un servizio di prima necessità, ma proprio perché si tratta
di un servizio non si adageranno (come in altre occasioni) nella scia degli spaventosi deficit
di tanti organismi statali o parastatali? E’ proprio di questi ultimi giorni la notizia che il Governo non praticherà un ulteriore sconto sul prezzo della benzina (come avviene invece altrove) perché il nuovo ribasso calcolato in ragione del 4,2% verrà
graziosamente ceduto all’Enel
per ridurre il suo deficit di circa 2 mila miliardi! E ancora, verrà tenuto conto della notevole
disponibilità di petrolio a prezzi
ribassati, e certamente a più
lungo termine di quanto non si
sarebbe pensato? Inoltre, la politica di risparmio energetico,
che ha già dato qualche frutto,
può essere senz’altro perseguita
con maggiore impegno.
Infine (e questo è un argomento di cui pochi parlano) vi è stata la denuncia del prof. Nebbia,
docente di merceologia presso
l’Università di Bari ed esperto
del problema, secondo cui la potenza degli impianti termoelettrici in Italia è finora stata sfruttata in ragione de] 48%. E’ chiaro che un impianto non può essere utilizzato al 100%, ma se
solo il suddetto fattore di utilizzazione fosse portato al 60% si
recupererebbero altri 32 miliardi di Kwh, pari all’elettricità
prodotta da nuove centrali per 6
mila Mw che, se saranno costruite costeranno dai 6 ai 10 mila
miliardi. E ancora il prof. Nebbia soggiunge: « Si è scoperto
che in Italia si potrebbero ricavare altri 10 mila Mw per via
idroelettrica con un grande piano di regolazione del corso dei
fiumi che permetterebbe di ottenere, insieme alTelettricità,
nuova preziosa acqua, di combattere l’erosione del suolo, le
frane, le alluvioni. Che fine hanno fatto questi programmi? ».
Roberto Peyrot
Il 7 marzo il Congresso provinciale del PRI ha approvato
aH’unanimità il seguente ordine
del giorno :
I repubblicani piemontesi, riuniti nel IV Congresso Provinciale Torinese
riconoscendo
che l’eccezionale consenso nazionale per l’opera di governo del
primo presidente del Consiglio
repubblicano premia giustamente la ferma realizzazione, da parte di Giovanni Spadolini, del
programma da lui presentato in
Parlamento,
ricordano
che fra i punti qualificanti di
tale programma vi è l’approvazione parlamentare delle Intese,
da tempo definite, fra lo Stato
italiano e le Chiese valdesi e metodiste ;
sottolineano
come tale provvedimento, che
attua Tart. 8 della Costituzione,
sia precisa condizione perché il
nostro Paese assuma pienamente, sul piano dei rapporti tra lo
Stato e le confessioni religiose,
i connotati di una moderna democrazia ;
invitano
il Presidente Spadolini e i
Componenti repubblicani del Governo nazionale ad assumere la
iniziativa, in seno al Governo
stesso, di una sollecita trasmissione al Parlamento, per l’approvazione, delle ricordate Intese, in
conformità degli impegni di programma solennemente assunti
da tutte le componenti dell’attuale maggioranza.
Approvato all’unanimità,
il 7 3./’82
PADOVA
Violenza sui pacifisti
Quattromila persone si sono
date convegno a Padova sabato
pomeriggio nella centralissima
antica piazza dei Signori per manifestare per il diritto alla obiezione di coscienza e per assistere alla autoconsegna di « due renitenti già ricercati »: Raffaele
Vanzo e Giovanni Palazzetti.
Giunto il corteo in Prato della
Valle davanti al comando dei Carabinieri è successo un episodio
che se non fosse anche documentato dalle foto avrebbe delTincredibile.
« Il fatto è successo intorno alle 18,30 — scrive un quotidiano
— mentre almeno 4 mila persone si trovavano nei pressi della
caserma. Vanzo e Palazzetti, ricercati per un ordine di cattura
per mancanza alla chiamata, stavano abbracciando parenti ed
amici e si stavano consegnando
quando improvvisamente sono
stati agguantati da alcuni carabinieri e trascinati all’interno della
caserma. A farne le spese sono
state anche le persone vicine:
una ragazza ha perduto la borsetta, un dirigente di Democrazia
Proletaria è stato colpito alla testa, alcuni giovani sono stati presi a manganellate, l’avvocato Ra
madori non ha potuto più parlare con i suoi assistiti » (Mattino
di Padova del 28 febbraio).
Il resto del carlino, edizione di
Padova, inizia così la cronaca dei
fatti: « Con un’inutile azione di
forza i Carabinieri di Prato della
Valle hanno posto fine ieri sera
a una pacifica manifestazione degli obiettori di coscienza giunta
ormai al suo epilogo ». Mentre
il Gazzettino (cronaca di Padova)
così titolava il pezzo: « "Siglata''
dai manganelli manifestazione
pacifista ».
Alla nostra solidarietà per i
giovani Vanzo e Palazzetti che di
persona pagano le assurdità delle nostre leggi attualmente in vigore non possiamo non unire lo
sdegno per un comportamento
così poco democratico dei responsabili della caserma dei C.C.
di Prato della Valle in Padova.
Certamente i nostri militi da mesi .sono sempre in stato di allarme ed impiegati senza soste in
operazioni antiterrorismo, ma ciò
non toglie che in questa occasione abbiano violato i più elementari diritti dei cittadini italiani,
ed in più pacifisti.
G. L. G.
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Doni pervenuti nel mese di gennaio
L. 150.000; Fam. Pansolin, Perosa
Argentina.
L. 100.000: Landi Margherita ved. Leone e Maria Rosa, Dubbione; In mem.
di Tessere Aldo Alfredo, i cognati e
le cognate; Giacomino Alessandro Giovanni, Perrero; Gruppo Sportivo Diavoli, Perosa Argentina; Mattone Elia,
Torino: con cristiana riconoscenza per
l'assistenza largita a mia madre Ezia
Molineri Mattone.
L. 50.000: Pons Teofilo, Pinerolo;
Bessone Lucia, Rinasca; Pasta Luigia,
Villar Perosa;Deambrogio Gian Battista,
Sestriere: Alimonda Rita, Genova: Del
Pesco Paolo, Roma.
L. 35.000: In memoria di Costabello
Aldo, gli amici e vicini di casa, Villar
Perosa,
L. 30.000: Fornerone Alberto, San
Germano; Garstansien Elsa, Como;
Poèt Enrico e Alda, Roure; Talmon
Fausto e Loretta, Roure; Dago Jolanda, Perosa Argentina.
L. 25.000: Biglione Eunice, Genova.
L. 20.000: Coucourde Ely e fam.,
Pomaretto: Prinzio Letizia in Cinguetti, Villar Perosa: Barale Maria e fam.,
Perosa Argentina.
L. 10.000: Tron Enrico, Perosa Argentina; Giacomino Rina, Pomaretto: Malacrida Lilia, Como: Coucourde Giulio,
Pinerolo.
L. 4.000: Falchi Velia, Genova.
Sottoscrizioni
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pellice
L. 50.000; Del Pesco Paolo, Roma;
Alimonda Rita, Genova.
L. 10.000; Coucourde Giulio, Pinerolo.
L. 5.000': Malacrida Lilia, Como; Falchi Velia, Genova.
Pro istituti Ospitalieri
Valdesi
L. 200.000: Chiesa Evangelica Valdese di Como, in memoria di Angela Rigogliosi.
Pro Istituto Medico
Pedagogico « Uliveto »
di Luserna S. Giovanni
Griglio Clara, in memoria della nonna L. 20.000; Bein Ernesto e Mirella,
Torre Pellice 15.000; Fornerone Mauro,
Cristina Raffaella, in mem. del nonno
Forneron Guido 8.000; Idem., in mem.
8.000; Chiesa Valdese di San Secondo
300.000: Famiglia Trocello, Torino (tre
versamenti) 25,000: Magliana Lidia, Torino 10.000; GardioI Vicino Ada 10.000;
In memoria di Balmas Felice, la fami
glia, Pinerolo 50,000; Gruppo II Elementare Scuola Dom. Chiesa Valdese, Pinerolo 42.180; Istituto Bancario San
Paolo 100.000; Cognati e nipoti, in
mem. di Stefanetto Roberto 50.000;
N. N. 10.000; Diaconia della Chiesa
Valdese di Torino 400.000; Laguzzi Rosy, Torino 50.000; Dorcas Chiesa Valdese di Torino 200.000; Scuola Domenicale Chiesa Valdese di Torre Pellice
57.000; Precatechismo Chiesa Valdese
di Torre Pellice 24.500; Famiglia Vicentini 20.000; Martelli Claudio, Trieste
100.000; C. M., Torino 20.000: Martini
Etisia, Torino 50.000; Gruppo Tedeschi
99.000; Woods, Firenze 20.000; Coisson Lamy 100.000; Gruppo Tedesco
124.540; Amici Svizzeri di Lucerna 50
mila: 1° anno catechismo Chiesa Valdese di Torre Pellice 56.000; F.lli Signore, in mem. di Enzo Signore 75
mila; Rivotro Adolfo e Liliana, in mem.
di Pons Remigio 10.000; Martinat Leonie ved. Fornerone 20.000; Montaldo
Jeanette e Eleonore, Ossining N. Y.
230.000; Famiglia Pittavino-Malan, Torino 20.000; Mariotti Silvio e Stellina,
Torino 30.000: Bottazzi Emanuele, Torino 25.000; Esprit Club, Torino 123
mila — Totale L.2.552.220.
Desideriamo esprimere ai donatori i
nostri più vivi ringraziamenti.