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Anno 119 - n. 20
20 maggio 1983
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10066 TORRE FEIiUCE
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
FRANCIA - IL DIBATTITO SULLA PRASSI DELLTNTERCOMUNIONE
Il secondo anniversario della
vittoria della sinistra in Francia
coincide con una serie di proteste e di manifestazioni di piazza
che diversi commentatori hanno
chiamato « un maggio ’68 alla rovescia ». Apparentemente, sembra effettivamente di essere tornati 15 anni addietro: gli ingredienti e lo spettacolo sembrano
slmili.
Eppure — lo hanno riconosciuto gli osservatori più attenti —
si tratta di due « maggi » profondamente diversi. L’ex-leader del
maggio ’68, Daniel Cohn-Bendit,
ha dichiarato in un’intervista aUe
« Nouvelles littéraires »: « Ciò che
mi dà fastidio in questo maggio
alla rovescia, è che nel maggio
’68 il movimento studentesco rimetteva in questione l’intero sottofondo politico, tanto la società
di destra quanto le proposte di
società di sinistra. Era appunto
— ed è quello che colpiva — un
movimento che prendeva le distanze sia dal potere sia dalla
sua opposizione. Oggi, il movimento può essere strumentalizzato dalla destra ».
Che vi sia un tentativo di strumentalizzazione della destra appare abbastanza evidente. Del resto come stupirsene quando si
conosce l’asprezza deU’antagonismo politico-ideologico tra destra
e sinistra in Francia! Ciò non
vuol dire però che l’ondata di
malcontento che si sta verificando non abbia cause reali. Anzi.
In una situazione di profonda
crisi economica, aggravata dalle
massicce fughe di capitali e da
una destra arrogante che considera il governo socialista come
usurpatore del potere legittimo,
Mitterrand tentenna visibilmente nel gestire una politica di riforme strutturali, anche se cerca
di nascondere le sue incertezze
dietro una facciata gollista.
Prigioniero consenziente delTiper-centralismo gollista, rischia di fallire proprio sul punto
fondamentale del rapporto tra
democrazia e socialismo, cioè
quello della democrazia di base,
quindi della partecipazione da
cui deriva il consenso, indispensabile ad ogni tentativo di costruire il socialismo, per scialbo
che sia. La storia insegna che il
socialismo decretato dall’alto è
una contraddizione nei termini. ^
Ma se questo è vero, non è
possibile d’altra parte ignorare
la realtà post-industriale della società francese: una società profondamente borghese, modellata
materialmente e spiritualmente
dal capitalismo, rigidamente
compartimentata in corporazioni e gruppi d’interesse conservatori egoisticamente portati a difendere il proprio status e i propri privilegi. Per cui non solo la
crisi ma ogni tentativo di riforma rappresenta una minaccia
che genera la paura. E questo è
indubbiamente il segno delle agitazioni in corso. Il movimento
del maggio ’68 lottava libero e
gioioso per un mondo nuovo con
« l’immaginazione al potere »,
quello del maggio ’83 protesta
senza entusiasmo per conservare
resistente, per paura. Davvero
due « maggi » diversi, riflessi di
due epoche estranee Tuna all’altra.
Jean-Jacques Peyronel
Il lungo cammino deH'ecumenismo
Il dialogo ecumenico su « battesimo, eucaristia, ministero » deve tener conto, oltre che dei
documenti del CEC, anche di testi confessionali come quello recente dell’episcopato francese
« La Chiesa fa l’Eucaristia ».
Con questo titolo redazionale è
presentato su « Réforme » (2.4.83)
il recente documento della Commissione episcopale francese per
l’unità riguardante l’ospitaiità
eucaristica con i cristiani delle
Chiese provenienti dalla Riforma. In effetti si tratta di una citazione. Il documento, che nella
sua prima parte contiene le ragioni del fatto che in linea di
principio la partecipazione di
protestanti all’Eucaristia e di
cattolici alla Santa Cena non
può essere accettata, dopo aver
affermato inizialmente che « l’Eucaristia è la cena del Signore e
che non ci appartiene », subito
dopo identifica questa appartenenza con quella della chiesa:
« comunione eucaristica e comunione ecclesiale sono indissociabili: la Chiesa fa l’Eucaristia e
l’Eucaristia fa la Chiesa» (1.2).
Lo scambio eucaristico non è
possibile perché permangono
« seri punti del contenzioso della fede » non riguardanti solo la
Eucaristia ma anche il ministero e il posto e significato della
sacramentalità nella vita cristiana. E inoltre, per il fatto che la
moltiplicazione dei casi ìndur
rebbe a pensare che le differenze tra le due chiese sono ormai
superate allentando i legami che
ogni credente ha con la sua
chiesa.
Le deroghe
Accanto al rifiuto di principio
la Chiesa cattolica, come suo costume, lascia aperta la porta delle deroghe, dei «casi eccezionali»,
cautelandosi però con una minuziosa serie di condizioni richieste perché un riformato possa
accostarsi all’Eucaristia: questi
deve avere « un ’reale bisogno’
o un desiderio spirituale provato, dei legami di comimione fraterna profonda e continua con
dei cattolici... una fede senza ambiguità quanto alla dimensione
sacrificale del memoriale e alla
relazione tra comunione eucarìstica e comunione ecclesiale e infine un impegno attivo al servizio dell’unità che Dio vuole »
(11.2). L’ammissione alTEucaristia è inoltre sottoposta alla valutazione che dell’esistenza di
queste condizioni darà il vescovo.
Ancor più strette sono le ma
glie della concezione cattolica
per impedire l’accostarsi del cattolico alla Santa Cena. Qui non
vengono ..poste condizioni per deroghe, essendo la cosa inaccettabile, ma viene ribadito il carattere del tutto contrario alle disposizioni cattoliche che avrebbe un tale gesto, pur senza giungere a sanzioni disciplinari. Oltre a contraddire l’unità tra comunione eucaristica e comunione ecclesiale, il moltiplicarsi di
questi casi potrebbe indurre le
comunità protestanti a interpretare questo fatto come « il riconoscimento della piena sacramentalità della loro celebrazione » Ul-5). A chi malgrado questi reiterati divieti ecclesiastici
posti sulla cena del Signore ritiene di trovare nella propria situazione personale (si allude in
particolare ai matrimoni interconfessionali) ragioni che gli facciano ritenere necessaria la partecipazione alla S. Cena, il documento cita una disposizione dei
vescovi tedeschi del 1976: in una
situazione così anomala e contraddittoria, badi a non mettere
in pericolo la sua appartenenza
alla sua chiesa, a « non rinnegare la sua fede e la fede della sua
UN’ATTUALIZZAZIONE DELLA PREDICAZIONE DI PENTECOSTE
Una risposta che perdona
« Sappia sicuramente tutta la
casa di Israele che Dio ha fatto
e Signore e Cristo quel Gesù che
voi avete crocifisso » ( Atti 2: 36 ).
L'argomento della predicazione di Pietro nel giorno della Pentecoste, è Gesù, il risuscitato e il
vivente, il fondamento della vita
e della speranza cristiana. Che
altro, chi altri potrebbe essere
se non Gesù l’oggetto della predicazione e il fondamento della
fede della chiesa?
Lui, non la chiesa (cioè noi
stessi), malgrado la storia e l’esperienza della chiesa possano
presentare pagine belle e momenti degni di essere ricordati.
Lui, non una dottrina o una morale (precetti di uomini, per
quanto elevati possano essere).
Lui, non angeli o santi o istituzioni. Perché Lui, nessun altro,
è davvero il risuscitato e il vivente. Lui, nessun altro è il Signore.
Dalla predicazione di Pietro risalta una contrapposizione: Gesù è oggetto di considerazione diversa e di interventi diversi da
parte di agenti diversi.
Naturalmente, c’è la tentazione di una lettura frettolosa e comoda, che ci aiuti a sentirci migliori degli altri nel sottolineare
la contrapposizione: voi lo avete
crocifìsso; noi siamo i testimoni
della risurrezione. Voi lo avete
respinto, forse perché non avete
apprezzato l’amore che Egli vi
portava... o forse perché avete ca,pito troppo bene che ricevere
L’ingresso della nuova sala di
culto di Grottaglie (Taranto).
Lui ed il suo amore avrebbe anche comportato fare i conti con
voi stessi. Noi lo abbiamo capito, abbiamo fatto questi conti,
abbiamo ricevuto, abbiamo accettato.
Non è questo il pensiero dell’apostolo.
A ben guardare, la contrapposizione non è fra noi (i credenti,
i puri) e voi (gli increduli, i peccatori), ma è fra noi tutti e Dio.
Da una parte, noi tutti: uomini
di chiesa e uomini senza chiesa.
Dall’altra, Dio. Gli uomini (noi
tutti) sono artefici della crocifissione di Gesù. Dio è l’artefice della sua risurrezione.
Certo, non siamo stati noi né
i mandanti né gli esecutori della
uccisione di Gesù. Ma questo
non ci permette di scaricarne la
colpa sulla generazione che materialmente la produsse, né che
le nostre mani siano innocenti.
Non è forse quotidianamente
crocifìsso e rinnegato Gesù dove
si commettono o si permettono
ingiustizie, dove si compiono soprusi. dove si priva il più debole della sua dignità e si calpesta
il suo diritto, dove non si è solleciti della vita dell’altro ma solo della propria?
Esempi ne abbiamo anche oggi. Prendiamone solo tre:
— Qualche settimana fa, i giornali pubblicano che l’industria
farmaceutica Ciba/Geigy nel 1978
ha sperimentato prodotti sicuramente cancerogeni su bambini
egiziani. La casa non smentisce;
si limita a dichiarare che i bambini erano volontari! Ecco degli
uomini uccisi, sacrificati sull’altare del profitto.
— Pochi giorni fa, un pullman
viene tranciato da un tubo sotto
una galleria dell’autostrada del
sole. Undici ragazzi restano uccisi, gli altri segnati per sempre da
un’esperienza terrificante.
(Predicazione tenuta in occasione dell’inaugurazione della sala di Grottaglie).
Salvatore Ricciardi
(continua a pag. 6)
chiesa, né a farla ritenere tale
agli occhi altrui» (11.6).
E’ Cristo
che invita
Cosa pensare di una presa di
posizione che segna un netto
punto di arresto, se non una inversione di tendenza, in una situazione in cui la prassi delTintercomunione era da anni diffusa in diversi gruppi e chiese locali?
Un primo commento viene dal
direttore di «Réforme» past. B.
De Luze che in una nota intitolata significativamente « E’ Cristo che invita » puntualizza il
nucleo inaccettabile della tesi
cattolica e cioè le due affermazioni secondo cui la Chiesa cattolica sarebbe la sola a beneficiare della forma piena del ministero ecclesiale e sarebbe la
sola a detenere l’espressione della sacramentalità eucaristica. Il
mistero della fede, osserva il pastore De Luze, non può essere
sottomesso alla interpretazione
unilaterale e indiscutibile di un
testo e oltre a ciò il Nuovo Testamento testimonia che la chiesa primitiva conobbe molti modi di esprimere tanto la realtà
del ministero che il mistero della Cena.
A questi rilievi specifici se ne
potrebbe aggiungere uno di carattere più generale. Come è noto, battesimo eucaristia e ministero sono oggi al centro della
discussione ecumenica. A questo
riguardo tutta l’attenzione è concentrata sul documento BEM
(dalle iniziali dei tre argomenti)
messo a punto alla Conferenza
di Lima del Dipartimento « Fede
e Costituzione » del Consiglio Ecumenico dopo anni di successive elaborazioni. Si tratta del notevole risultato di un’ingegneria
teologica il cui sistema portante è il carattere onnicomprensivo
del discorso: le formulazioni della fede sono costruite in modo
che la fede di ogni chiesa vi sia
compresa e possa essere quindi
da essa riconosciuta (anche se in
un contesto che va al di là dì
essa).
Ora, se il dialogo ecumenico
non può ignorare documenti come il BEM, non può neppure
ignorare documenti come quello
Franco Giampiccoll
(continua a pag. 8)
SOMMARIO
□ Indice di gradimento,
di Pina Garufi, p. 3
□ Laici sul pulpito, di
Giovanni Conti, p. 5
n Documento della Confetenza »Vita e Pace»
di Uppsala, p. 7.
[~] La religione politica,
di Eugenio Bernardi-^•■•ni, p. 12
2
2 fede e cultura
20 maggio 1983
PROTESTANTESIMO IN TV
Ritratto di Pietro
fusione dell’alfabetizzazione, aveva portato la gente ad accostarsi alla Bibbia cosi com’è, piuttosto che ridurla a misura dell’uo
Ai curatori di « Protestantesi. mo » va certo riconosciuto il merito di im impegno nel cercare
nuove vie e nuovi metodi di comunicazione in campo religioso,
non facilitati certo, fra l’altro,
dal fatto di rivolgersi contemporaneamente a due tipi di pubblico con interessi e esigenze diversi: un pubblico « interno »,
cioè gli spettatori evangelici, talvolta di diaspora, che cercano
un legame con le comunità : culti, notiziari, ulteriori informazioni su argomenti noti; e un pubblico « esterno », cioè gli spettatori non solo non evangelici,
ma in buona parte non credenti
o non interessati, a cui rivolgere
un messaggio che però non sia
in termini troppo tecnici, esposto con un linguaggio quotidiano. Il compito non è facile, e
non c|è da stupirsi che qualche
volta i risultati siano discutibili.
La trasmissione del 23 marzo*
per esempio, un filmato di realizzazione francese, lasciava un
certo fondo di insoddisfazione.
gioventù
evangelica
anno XXXIll - n. 80 . aprile 1983
editoriale; Donne; la nuova immagine
del movimento, di Franca Long Mazzarella;
studio biblico; Tutta la vita come un
culto, del Gruppo Fgei di Pavia.
DIBATTITO
Il marxismo oggi: un bilancio aperto,
di Elena Sein Ricco — La giustizia
alla prova, di Enrico Rambaldi.
PROTESTANTESIMO
Il protestantesimo italiano: componente della società o minoranza significativa?, di Francesca Spano —
Il documento conclusivo del campo
Fgei — Un ambito di libertà, R.
Casonato — Tra storia e soggettività,
G. Guelmani — Identità confessionale e patrimonio storico, B. Becchino
— Il rapporto tra fede e politica, I.
Pons — Il protestantesimo visto dall'interno, P. Bertozzi — Conoscere
meglio la vita delle chiese, A. Sanso— La cultura valdese: spunti di
ricerca. Bruna Peyrot.
MATERIALI
L animazione dei gruppi di studio biblico, di Yann Redalié — Estate 1983;
I programmi dei campi nei centri
giovanili.
Un gruppo di persone legge alcuni brani biblici sulla Passione,
in particolare quelli che vedono
le promesse e poi il rinnegamento di Pietro; uno dei lettori diventa egli stesso Pietro in ima
drammatizzazione in abiti moderni, e ripercorre alcune delle
tappe più importanti della sua
prova: dalle assicurazioni di fedeltà, al Getsemani, al suo rinnegamento per paura, fino al
perdono sul lago di Tiberiade.
Ineccepibile l’identificazione
del lettore in Pietro : ciascun cristiano è in qualche modo Pietro
che rinnega. Discutibile, invece,
la drammatizzazione ; troppo
sunteggiati i vari episodi, talvolta riconoscibili solo per una frase, spesso sovrapposti, tanto che
i vari riferimenti biblici potevano essere colti solo da chi conoscesse già bene questi episodi.
Così, mentre per la sua forma
quotidiana, non sacralizzata,
coinvolgente sul piano emotivo,
la drammatizzazione pareva rivolta soprattutto a un pubblico
esterno, laico, in realtà il suo
significato poteva essere compreso solo da un pubblico interno, di «addetti ai lavori», evangelici o cattolici che fossero.
Si può aggiungere, a mio avviso, un’altra considerazione. Nel
Medioevo erano frequenti le sacre rappresentazioni, gli affreschi nelle chiese, le immagini,
insomma, per illustrare gli episodi biblici al popolo che non
sapeva leggere, e che comimque
non avrebbe capito la Bibbia in
latino. La Riforma aveva fatto
piazza pulita di questo, e con la
traduzione della Bibbia nelle lingue parlate, e la conseguente dif
Roberta Colonna Romano
TRA I LIBRI
Olocausto dimenticato
gioventù evangelica, via Luigi Porro
LambertenghI 28 — 20159 Milano —
sottoscrizione per il 1983: annuale L.
8.000 - estero L. 13.000 . sostenitore L.
15.000 - versamenti su c.c.p. 35917004.
Christian Bernadac, affermato
giornalista e scrittore francese,
si dedica da anni ad approfondite inchieste storiche: ha scritto
ben dieci libri sui campi di concentramento nazisti, opere massicce, solide, rigorosamente documentate, piene di dati, dense
di testimonianze agghiaccianti,
che costituiscono un monito autentico per le generazioni future.
Tra i titoli più famosi ricordiamo: « Le train de la mort »
(Prix Malherbe), « Les médecins
de l’impossible » (Prix Littré),
« Les médecins maudits », « Le
camp de femmes ».
« Holocauste oublié » è dedicato al popolo gitano: più di 250
Centro Filadelfia
Via Colla, 20 - Tel. 011 /9586208 - Rivoli (To)
Liceo Linguistico
(legalmente riconosciuto)
Filadelfia School of English
(corsi di lingue inglese, francese
e tedesca)
Centro Convegni
(seminari, raduni, corsi residenziali, traduzioni simultanee, uso
di locali)
mila zingari perirono nei campi
di sterminio, ma ben pochi hanno parlato di questo massacro e
nessun gitano testimoniò al processo di Norimberga. Si è parlato molto delle persecuzioni di
cui furono vittime gli ebrei, afferma lo Scrittore, ma nessuno
si è commosso per la sorte toccata agli zingari e pochissimi
ricordano il ruolo che molti di
essi hanno avuto nella Resistenza.
Hitler non poteva sopportare
l’idea di lasciar sopravvivere questa razza libera, scanzonata e vagabonda, in aperta contraddizione con le sue teorie sulla disciplina, ma quanti bravi borghesi,
ancor oggi, sotto sotto la pensano come lui?
Ai più gli zingari non piacciono: arricciano il naso davanti ai
loro capelli arruffati, alle sottane variopinte, ai bimbi mal vestiti dai grandi occhi scuri; forse la loro esistenza errante incarna le nostre fantasie segrete
e non vogliamo ammetterlo.
Bernadac indaga, oltre che sui
tragici risultati della « soluzione
finale », su un’emarginazione secolare e spesso immotivata: chi
sa, per esempio, che le autorità
francesi avevano cominciato ad
impri^onare i nomadi nei campi di 'concentramento, costruiti
in territorio francese prima ancora che scoppiasse la seconda
guerra mondiale? Lo Scrittore ha
ritrovato gli archivi di questi
luoghi di pena, che nessuno vuol
menzionare. Il libro si basa inoltre sulle testimonianze di alcuni
superstiti; per ora non è tradotto in italiano, ma lo si può trovare in lingua originale presso
le migliori librerie.
« Holocauste oublié » è stampato nella collana economica
« Livre de poche », costa L. 5.000
e ha 637 pagine.
E. M.
mo incolto. Con una definizione piuttosto rozza e semplicistica, si potrebbe dire che per alcuni secoli le chiese protestanti
sono state le chiese della parola, rispetto alla chiesa cattolica
che poteva essere definita la chiesa deH’immagine.
Adesso, in un tempo in cui anche la chiesa cattolica toma a
dare grande importanza alla parola, la civiltà delle immagini e
paradossalmente un analfabetismo inteso come pigrizia e quasi
incapacità di accostarsi alla lettura, succeduto al periodo di
massima alfabetizzazione, riportano alla ribalta il problema della predicazione per immagini.
Niente di male: la predicazione va adeguata ai tempi, e si possono usare mezzi diversi; purché però rimangano mezzi. L’immagine, cioè, deve essere fedele
alla parola, funzionale al messaggio che si vuole dare. La suggestione deH’immagine è sempre
forte, ma se trascina oltre o al
di fuori di quello che è il messaggio biblico, diventa qualcos’altro, un dramma, una pantomima che trae spunto da un episodio biblico, che può anche costituire un approfondimento culturale o uno stimolo alla riflessione, ma che va comunque distinta dall’episodio biblico. In
questo caso, ritengo che il criterio di giudizio debba essere se
l’opera di fantasia è fedele o travisa il significato del messaggio
biblico; se ne aiuta la comprensione o se la rende più ardua; e
in base alle risposte va deciso se
utilizzarla per « Protestantesimo », soprattutto come messaggio proposto per la Pasqua.
NOSTALGIA
DI LINCOLN
Ho letto con interesse un ritaglio di
giornale che mi pare interessante anche per i nostri lettori ed estremamente attuale anche per la situazione del
nostro paese.
NelTarticolo in parola (« Feuille d'Avis de Payerne », 11.1.1983), intitolato
« 25.000 patrona acclament Abraham
Lincoln » (25.000 imprenditori acclamano Àbramo Lincoln) si riferiva sugli
« Stati generali delle imprese in pericolo », tenutisi recentemente in Francia
e che hanno visto riuniti, appunto, 25
mila industriali piccoli e grandi giunti
da tutta la Francia.
Evidentemente essi non sono molto
soddisfatti del « rinnovamento » attuato
nel loro paese in questo ultimo periodo
e cercano delle soluzioni comuni ai gravi problemi delle imprese francesi. L'articolista aggiungeva: « Vi è un uomo,
un capo di governo, che ha saputo lenire le loro preoccupazioni, concretizzando in modo esatto i loro sentimenti
e formulando una professione di fede
alla quale i 25.000 non potevano che
associarsi, se non identificarsi totalmente. Quest'uomo, strepitosamente acclamato, poiché la sua professione di fede,
quasi un secolo più tardi, serba un carattere di chiaroveggenza e di attualità impressionanti, è Abramo Lincoln,
presidente degli Stati Uniti (1809-1865)».
Segue il testo di questa professione di
fede:
«— Non potete creare la prosperità
scoraggiando il risparmio.
— Non potete dare la forza al debole
indebolendo il forte.
— Non potete aiutare il salariato annientando il datore di lavoro.
— Non potete favorire la fraternità umana incoraggiando la lotta di classe.
— Non potete aiutare il povero rovinando il ricco.
■— Non potete evitare le preoccupazioni spendendo più di quanto guadagnate.
■— Non potete forgiare il carattere ed
il coraggio scoraggiando l'iniziativa
e l’indipendenza.
■— Non potete aiutare gli uomini continuamente, facendo per loro ciò che
potrebbero fare loro stessi ».
E l'articolista aggiungeva: « Non una
frase, non una parola di questa dichiarazione che senta il peso del tempo.
Oggi ancora, queste affermazioni hanno un peso ed una forza non comuni.
Se soltanto si potesse dire la stessa
cosa dei discorsi dei governanti attuali, in Francia ed altrove... ».
Una cosa, a mio avviso, da meditare
con attenzione e rispetto.
Giovanni Conte, S. Germano
UNILATERALITA’
Gentile Signore,
Da tempo mi meraviglio deN'unilateralità del settimanale delle chiese evangeliche in Italia, quando si tratta della
Germania Federale.
Commentare le nostre elezioni con
una foto che dimostra il lancio di un
missile e la scritta « con la vittoria
della Democrazia Cristiana si fa più
cupa l’ombra dei missili sull'Europa »
— questo è proprio lo stile di una gazzetta poco seria!
Fatto sta, che Helmut Schmidt (non
KohI!) ha fatto il contratto per lo stanziamento dei missili per il caso in cui
a Ginevra non si arrivi ad un accordo.
Poi, nell'articolo «Punti di vista»
viene decretato che le classi meno abbienti pagheranno le spese per lo sviluppo economico capitaPstico... Già dal
tempi di Ludwig Erhard si tratta di un
sistema (« soziale Marktwirtschaft ») in
cui i minori guadagni sono cresciuti di
più. Oltre a ciò non può essere « capitalista » il 51% degli elettori! La maggior parte sono profughi che conoscono bene le benedizioni di una economia pianificata.
E da ultimo: perché citate solta'nto
Sòlle e Huber che non sono rappresentativi del Protestantesimo tedesco —
per niente!
Margret Schùnemann, Gòttingen
L’OMBRA DEI
MISSILI
Vorrei esprimere brevemente la mia
opinione riguardo alla didascalia della
foto pubblicata sul n. 10 dell'll marzo:
« Con la vittoria della D.C. si fa più cupa l’ombra dei missili sull'Europa ».
Dovreste essere a conoscenza del
fatto che molto prima di avere un governo DG, ancora sotto il cancelliere
Schmidt, indubbiamente socialdemocratico, il governo si riconobbe nella doppia decisione della NATO, non solo ma
anche Vogel quand'era cancelliere- candidato per la SPD si espresse su questo argomento nella stessa direzione. È
dunque sostanzialmente errato collegare il governo democristiano con una politica missilistica. Sono allergico a questo modo falso e tendenzioso di presentare le cose. Il problema degli armamenti va visto alla luce di lontani retroscena, non ultimo quello della politica aggressivo-imperialista dell'Unione Sovietica. Mi sono sufficienti le
esperienze che ho fatto durante un
recente soggiorno nella Germania
orientale per esprimere la mia riconoscenza a Dio che mi permette di vivere nell’occidente capitalistico e non sotto l’influenza di questo governo socialista con tutto quello che di negativo
ha per la popolazione. Come mai esiste
un confine tra le due Germanie? Non
certo per motivi politici affinché l'oriente possa difendersi dalla nostra
aggressione, come si riteneva una volta, ma per ragioni economiche poiché la
gente sarebbe fuggita dalla Germania
orientale. E questo perché? Perché la
gente è assolutamente scontenta di
quella forma di governo. Forse per afferrare bene queste cose bisogna conoscere a fondo la lingua tedesca. So
per esempio di una delegazione italiana di teologi che al ritorno ha relazionato in modo molto positivo su quello
che ha visto in Germania orientale. Il
che mi domando come sia possibile
date anche le attuali tensioni esistenti a livello ecclesiastico.
L ombra dei missili sull’Europa non
ha nulla a che fare con la DC della
Germania che non installa missili. Se
questo succede, possiamo dire grazie al
Russi e agli Americani,
Con cordiali saluti e, malgrado tutto,
con fraterna solidarietà con la Chiesa
valdese.
Vostro
Klaus 'M'ùller-Kollmar, pastore a
Karisruhe
Nm dubito che l'attuale situazione
di scarsissima indipendenza dalla politica americana di tutti i paesi europei sia imputabile ai governi che si
sono succeduti alla loro guida e quindi, nella Germania federale, alla SPD
che a lungo ha guidato la politica tedesca. Ma seguendo la recente campagna elettorale, ho avuto l’impressione che con la vittoria dei democristiani
questa dipendenza, a cui è legata l’installazione dei missili in Europa, si sarebbe accentuata, mentre con un ritorno al governo dei socialdemocratici sarebbe stata maggiormente contenuta.
E’ davvero una valutazione così unilaterale? (f.g.).
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20 maggio 1983
fede e cultura 3
UNA VISITA A RADIO TRIESTE EVANGELICA
Indice di gradimento
Al Quinto posto tra le diciassette emittenti private di Trieste la R.T.E.
spinge molti ascoltatori a conoscere meglio le chiese evangeliche
Un’ emittente radiofonica può
essere un valido ed efficace strumento di testimonianza; è quanto ha potuto constatare il Consiglio della Federazione Regionale
delle Chiese Evangeliche del Triveneto durante una sua recente
visita a Radio Trieste Evangelica nel corso della quale gli è stata offerta anche la possibilità —
tramite una intervista da parte
del pastore Claudio Martelli, trasmessa in diretta — di far conoscere scopi e finalità del proprio
lavoro.
Su una sessantina di emittenti evangeliche in Italia, R.T.Ei è
Tunica ad essere gestita da una
chiesa; infatti le altre, per la
maggior parte fondamentaliste,
dipendono da missioni straniere
e pertanto ricevono sovvenzioni
dalTestero.
Tutta la Comunità della Chiesa
Metodista di Trieste, con la collaborazione di alcuni membri
delle altre chiese presenti nella
città, si è impegnata a lavorare
attorno alla radio: non soltaiRo
i giovani, ma anche le signore
dell'unione femminile, i pensionati e persino i ragazzi sono in
grado di trasmettere i programmi previsti nel palinsesto.
Oltre che dei membri della Comunità, R.T.E. si avvale anche
della collahorazione di un discreto numero di persone che sono al
di fuori dell’ambiente della chiesa, alcune delle quali si professano non credenti. Ma questo non
toglie lo spirito di collaborazione che tiene uniti tutti coloro che
volontariamente si adoperano
per questa emittente radiofonica.
E’ difficile per quelli che non
lavorano in una emittente poter
immaginare quante persone possono essere raggiunte via etere:
gli ammalati negli ospedali, le
donne a casa oppure in drogheria a fare spese, i negozianti,
tutti coloro che hanno un’attività
autonoma, i pensionati e la lista
sarebbe ancora lunga.
Cosa trasmette
Ma cosa trasmette questa radio in funzione 24 ore al giorno?
Innanzitutto, trattandosi di una
radio evangelica, non possonò
mancare i programmi di carattere religioso: il culto viene trasmesso giovedì sera e replicato
domenica mattina; ogni giorno
viene fatta la lettura della Bibbia
con commento; brevissime meditazioni ogni 40 minuti sotto il
titolo « un minuto per riflettere ». Da notizie raccolte queste riflessioni, che entrano quasi alTimprowiso nei momenti della
vita quotidiana degli ascoltatori,
sono da questi molto gradite.
Molto seguita è anche la rubrica
« un fatto, un commento », che
prendendo lo spunto da un fatto
attuale, sia regionale, nazionale o
internazionale, lo commenta sotto l’aspetto evangelico. Viene curata anche una « rassegna della
stampa evangelica ».
Il palinsesto prevede inoltre
rubriche che trattano argomenti
diversi: cultura, scienza, econo
mia, sport, musica (leggera, classica, lirica, spirituals), prograrnmi per la donna e per i ragazzi.
Ce n’è quindi per tutti i gusti,
ma questo non deve trarre in inganno facendo supporre a qualcuno che R.T.E. sia una radio
qualunque. No, R.T.E. è una radio evangelica e come tale persegue il suo scopo di testimonianza. Vive sul volontariato e non
segue la logica e le mode delle
radio commerciali: ciò comporta
uno stile diverso che deve sempre essere comprensibile da parte degli ascoltatori e che la distingue dalle altre emittenti. Anche i collaboratori non evangelici
e non credenti si uniformano, nei
programmi e nell’atteggiamento
generale, a questo stile. Infatti
è indispensabile che essi si attengano, nel tono e nel linguaggio, a questa realtà.
R.T.E. inoltre dà spazio a quanti lo richiedono; è il caso di un
gruppo di giovani greci che ogni
settimana si rivolgono ai loro
connazionali, sia nella lingua madre sia in italiano, con la rubrica
« Dalla Grecia con amore ».
Quinto posto
Un dato statistico; delle diciassette emittenti private presenti nella città R.T.E. è al quinto posto come indice di ascolto.
Non male per una radio evangelica e per una radio che non ha
ancora compiuto un anno dall’inizio delle trasmissioni.
Quando qualche tempo fa si
era cominciato a parlare della
realizzazione di un’emittente evangelica, sembrava che questo
fosse un progetto irrealizzabile,
ima pazzia sia dal pimto di vista
economico (come recuperare il
finanziamento necessario?) che
dal punto di vista pratico (una
radio non va avanti da sola: occorre la disponibilità di un buon
numero di volontari che prenda
a cuore questa attività). Ma la
Comunità di Trieste ha sentito
questo progetto come un preciso
compito di testimonianza e ha
dato prova che ciò che si vuole
veramente può essere realizzato.
Si è infatti impegnata, e l’impegno continua tuttora, a sostene
AL CENTRO EVANGELICO DI VERCELLI
Due scritti di Lutero
Nelle due conferenze del 15 e
del 22 aprile scorso, al Centro
Evangelico di Vercelli, i pastori
Di Lorenzo e Gandolfo hanno
presentato rispettivamente « La
lettera a Leone X » e « La libertà del cristiano». Il primo ha
condotto la sua relazione, ricercando in tale opera e in altri documenti del periodo, la risposta
al tema « Qual è Tatteggiamentò
di Lutero verso il papato e quali
sono le sue motivazioni », individuando in esso un problema cruciale in campo cattolico e protestante da definire con correttezza
se si vuol favorire « un vero sentire ecumenico ».
Il relatore ha evidenziato un
atteggiamento iniziale di fedeltà
al papa, che emerge da alcime
delle 95 tesi, quando « Lutero
non ha ancora motivo di credere
che egli voglia intenzionalmente
ostacolare la Parola di Dio », ritenendo invece i predicatori delle indulgenze colpevoli di andare
TORINO: V CENTENARIO DI LUTERO
Annullo postale
La commissione nominata dal concistoro della Chiesa Valdese di Torino
per giudicare i bozzetti dei partecipanti al concorso bandito nel novembre
1982 per la realizzazione di un annullo postale rende noto quanto segue:
Hanno partecipato al concorso:
— Paola Baldassini di Milano con due
bozzetti di formato esagonale,
— Francesca Fornerone di Milano con
due bozzetti di forma circolare,
—r- Edina Prochet Sacher di Torino
con quattro bozzetti di varie forme,
— Umberto Stagnaro di Finale Ligure
con un bozzetto di forma circolare.
Con la seguente motivazione : « questi progetti di annullo rispondono pienamente alle specifiche esigenze celebrative della ricorrenza semimillenaria
della nascita di Martin Lutero, fuori
da ogni enfasi agiografica e dalle esaltazioni retoriche del personaggio » la
commissione ha scelto il bozzetto opera di Umberto Stagnaro e uno dei due
presentati da Francesca Fornerone. La commissione in oggetto era composta dai pittori Filippo Scroppo e
Giuseppe Gaydou, da Antonino Pizzo
(C. Rapini direttore dell’Editrice Claudiana), da Adolfo Rostan, esperto incisore, e da Nicola Tomassone, coordinatore della commissione.
Ha così inizio la seconda parte dell’iter che dovrà portare alla emissione
da parte dell’amministrazione postale
dell’annullo definitivo che sarà utilizzato in Torino il 10-11-1983 in un ufficio postale distaccato installato nel salone-teatro di corso Vittorio, 23.
Poiché si deve permettere al direttore dell’Amministrazione Postale Provinciale di inoltrare la richiesta all’Ufficio filatelico centrale di Roma, illustrandola con dépliants, opuscoli, programmi delle manifestazioni e con tutti
quei documenti che possono concorrere ad ottenere un parere favorevole
all’accettazione deUa richiesta, la com' missione, tramite il suo coordinatore,
chiede a tutte le chiese evangeliche in
Italia di raccogliere tali documenti, riferentisi a tavole rotonde, conferenze,
manifestazioni pubbliche, già avvenute, o in programma su Lutero o suUa
Riforma.
Detta documentazione dovr^ibe pervenire al più presto a Nicola Tomasso
oltre le intenzioni del papa e di
gettare discredito sulla sua persona, considerata comunque come semplice autorità. Tale atteggiamento è ancora presente,
quando durante la disputa di
Lipsia, Lutero esprime le sue riserve sul primato papale e Tinfallibilità dei concili ed afferma
nel contempo che è infallibile solo la Scrittura, non sviluppando
un discorso sulla persona del papa, ma tenendo la disputa nel
campo strettamente teologico e
sostenendo in ciò tesi già formulate in ambiente cattolico e
quindi non oggetto di fede. Venendo poi al periodo del processo e della bolla « Exsurge Domine », il pastore ha evidenziato
l’atteggiamento di speranza di
Lutero, che pur di non troncare
ogni possibilità di accordo, finge
di considerare apocrifa la bolla e
scrive « La lettera a Leone X »
per difendere le sue posizioni.
Scorrendo tale documento, ha
poi ricordato come Lutero ripercorra in esso la sua storia e la
sua lotta contro la corte romana, lotta intrapresa a difesa del
popolo cristiano, quindi per fini
religiosi. Da ultimo ha rilevato
che « Lutero predica anche al
papa i>erché ritiene che ne abbia
bisogno, come ogni cristiano » e
che « non vuole riformare il papato né reprimere i suoi abusi,
ma solo affermare la verità delTEvangelo ». Il suo scopo è dxmque prettamente religioso (e la
controprova può essere ricercata
anche nella profonda amarezza
di Lutero sul letto di morte,
quando ancora lamentava di non
aver potuto far trionfare TEvangelo) e la sua lotta la risultante di « uno scontro tra due modi di essere Chiesa: quella della
Scrittura e quella storica», ma
la sua opera sarà vissuta come
un attacco personale ad un mondo ecclesiastico più interessato al
peso politico degli avvenimenti
che al loro valore morale e teologico.
Nella seconda serata la Gandolfo ha invece illustrato i concetti fondamentali de « La libertà
del cristiano » opera che accompagnava la lettera al papa.
La libertà
e Cario Papini, membri del concistoro v ne, via A. da Padova 12, 10121 Torino.
« Ciò che rende liberi è la Parola di Dio » intesa come « Parola predicata, compresa e vissuta,
che entra in noi ». « La fede non
è più in Dio, è in noi », anche se
rimane sempre « dono di Dio ».
In questo modo si supera l’incertezza di certi termini usati da
Lutero in altri contesti, come ad
esempio quello di « giustizia aliena », cioè che non appartiene
alTuomo, ma solo a Dio, per
cui poteva sembrare « che l’uomo rimanesse fuori dal processo
spirituale di crescita cristiana ».
Il pastore ha poi affrontato il
concetto di libertà dalla « legge
che non serve a rendere figli di
Dio », come solo può fare la fede. « L’uomo è così innalzato, diventa re », valorizzato proprio da
colui che aveva combattuto gli
umanisti affermando che l’uomo
è nulla; ma non c’è contraddizione, perché è l’uomo spirituale,
l’uomo nuovo, redento, quello a
cui ora Lutero pensa. « Ed è un
uomo ricolmo di gioia, pienezza e
vita di ciò che è in Cristo ».
« La legge vale » solo in un secondo tempo, « quando Lutero
considera i limiti della ptersona
e fa i conti con la meschinità
della vita di ogni giorno ». « Allora parla anche di opere, perché
diano spazio all’io interiore ».
L’uomo che si dona agli altri,
serve come Cristo liberamente,
senza obbligo, s’impegna nel sociale, « è libero e schiavo ad un
tempo, non può far altro; la fede
gli fa produrre delle opere senza
alcun merito ». Interessante è
anche il concetto che la fede non
è nulla di statico, ma « è un processo che dura tutta la vita », in
cui « bisogna sempre ricominciare da capo ».
Siamo cosi fuori dal medioevo
di fronte al concetto già moderno di vita che diviene continuamente, perché realizzata nel contingente e nello storico, pur essendo portatrice di valori assoluti.
Il dibattito ha dato ampio
spazio agli interventi ed agli approfondimenti più diversi, dalTinfluenza di Calvino sul protestantesimo alle posizioni cattoliche e
protestanti attuali rispetto alle
tesi della giustificazione per fede
o per opere nella teologia e nella
realtà, dalla suddivisione luterana dell’uomo desunta attraverso
Paolo dalla cultura greca e per
alcuni presenti lontana dalla nostra mentalità ai problemi dei
non-credenti e della predestinazione.
L. Carrara
re questa emittente: la somma
più grossa per Tinstallazìone della radio (costata in tutto 30 milioni) Tha versata la Cornunità
metodista e ancora adesso i suoi
membri mantengono _ T impegno
con il versamento periodico delle
loro quote. L’impegno della Comunità non si ferma soltanto al
finanziamento; come si è detto
prima, molti sono coloro che
partecipano attivamente e con
entusiasmo alla preparazione e
alla messa in onda dei programmi.
Per mezzo della radio dunque
la Comunità di Trieste esce nel
mondo, raggiunge coloro che
ignorano l’esistenza di una chiesa evangelica e li induce a saperne di più. Moltissime infatti le
telefonate che giungono alla radio: cos’è una Chiesa evangelica?
perché c’è la Chiesa evangelica?
In Chi credono, cosa affermano i
suoi membri? Come la pensano
riguardo a certi problemi? Altri
invece preferiscono recarsi la domenica al culto per conoscere
più da vicino la realtà protestante presente nella loro città.
Adesso, vista l’esperienza positiva di Trieste, perché non allargare il campo al resto del Triveneto? In teoria l’idea può essere
realizzata: con una spesa di dieci-dodici milioni si può costruire
un ponte radio con Pordenone in
grado di coprire il territorio del
Friuli e del Veneto. In pratica
occorrono dei volontari fra le Comunità del Triveneto che si impegnino secondo Tesempio dato
dalla Comunità metodista di
Trieste.
Cosa ne pensano le Comunità?
Sono del parere che una radio
può diventare un idoneo strumento di testimonianza? Può
quindi essere estesa l’esperienza
di Trieste?
Intanto ci rallegriamo con la
Comimità di Trieste per quello
che sta facendo chiedendo al Signore di darle la forza per andare avanti se questa è la Sua volontà.
Pina Garufl
COMO
Iniziative
su Lutero
Il Comitato promotore (ARCI - Associazione Culturale Italia - RDT - Chiesa Evangelica
Valdese - Circolo Culturale Filippo Turati - Radio Lario - Radio Nova - Teatro « Città Murata») dà il via ad una serie di
manifestazioni per il 5” centenario della nascita di Lutero.
— Interviste varie nelle due radio locali con il pastore Salvatore Briante;
— Due trasmissioni in Radio Lario sulla musica della Riforma: la prima sui presupposti
teologici (espositiva), la seconda con la trasmissione di
8 corali a 4 voci e 4 preludi
per organo, preceduti da note esplicative per facilitarne
l’ascolto (a cura di Salvatore
Briante) ;
— « Il lavoratore Comasco »,
giornale locale, ha pubblicato
tre articoli su Lutero a firma
rispettivamente di: S. Ronchi, S. Briante, L. Lanfranco
— Lezioni su Luterò in Istituti
medi superiori con l’ausilio
del materiale audio-visivo preparato dalla Federazione.
— Conferenze su Lutero:
Maggio - giovedì 12 : « Lutero
e il suo tempo » (prof. U. Gastaldi); giovedì. 26: «La spfiritualità di Lutero e il Concilio di Trento » (prof. D. Maselli).
Novembre; altre due conferenze (date da stabilire), di
cui una sarà tenuta dal prof.
Molinari delTUniversità Cattolica.
— Mostra su Lutero e il suo
tempo (da Milano dove sarà
pronta in autunno, passerà
a Como).
4
4 vita delle chiese
20 maggio 1963
I
RECITA A POMARETTO
INIZIATIVA DELLA CORALE DI S. GIOVANNI
Discutere di droga Evangelizzazione
Sabato 30 aprile la Comunità
di Pomaretto ha avuto il privilegio di ospitare la filodrammatica di Lusema, la quale ha presentato im lavoro molto impegnativo dal titolo «Gli dei della
mente ». Questo lavoro, frutto di
ricerca e di studio della stessa
filodrammatica, ha portato alla
nostra attenzione un problema
grave ed attuale, al quale purtroppo non diamo sufficientemente peso ed attenzione. Definirlo problema è davvero poco, perché tale non è, ma è un
vero dramma. « Gli dei Hplla
mente» che ci sono stati proposti sono il dramma della droga,
dell’alcool, del fumo, dei barbiturici, dramma dal quelle le nostre
comunità non sono indenni, purtroppo. Una delle piaghe delle no
In vìsita
alle Valli
Dal 23 al 27 maggio visiteranno le
valii un gruppo di tedeschi della . Deutsche Waldensereingung • i cui antenati
sono originari delle Valli. Visiteranno
tutte le comunità e mercoledì. 25 alle
ore 20 vi sarà un culto italo-tedesco
presso la Foresteria di Torre;'Tutti- sono invitati.
Sire valli è appimto l’alcolismo,
e la droga si sta affacciando con
sempre più insistenza. Questo
cancro che colpisce purtroppo in
maggioranza i giovani, non è solamente più ima prerogativa della città, sta diventando anche nostra. Continueremo dunque ad
essere ancora sordi, e ciechi davanti a questa tragica realtà? Il
nostro falso pudore e il perbenismo ci impediranno ancora per
molto tempo di affrontare con serietà e responsabilità questa piaga che lentamente sta penetrando anche nelle nostre comunità?
Non è nascondendo la testa come lo struzzo che risolveremo
questo enorme problema. Ebbène tutto questo è uscito nella discussione che è seguita alla rappresentazione teatrale (peccato
che il pubblico fosse pochino).
Ringraziamo ancora di cuore la
filodrammatica valdese di Lusema per questo lavoro che ci ha
fatto riflettere, almeno spero, e
ci ha posto il grosso interrogativo del nostro essere credenti oggi di -fronte a questi « Dei Ht-lla
mente ». Ancora un grazie agli attori, con un augurio, che portino
questo lavoro in tutte le nostre
comunità, pei:ché sarebbe im vero peccato se tutti non lo vedessero. F. M.
in Abruzzo
LUSERNA SAN GIOVANNI —
La corale si è recata per la sua
gita annuale negli Abruzzi per
partecipare airincontro degli
evangelici abruzzesi e molisani,
che si è tenuto il 24 aprile a Vasto. Già il sabato pomeriggio abbiamo avuto l’opportunità di abbracciare alcuni fratelli della piccola comunità di San Giovanni
Lipioni. Con gioia abbiamo chiacchierato e cantato insieme nel
loro grazioso tempio. È stato per
noi un privilegio ascoltare la singolare storia della nascita di questa comunità dalla viva voce dei
protagonisti. Ci ha rattristato
solo la fine « ...ora siamo rimasti
in pochi e tutti vecchi, i giovani
se ne sono andati... ». Ma quei
pochi ci parevano tanti per l’affetto dimostratoci.
stati molto colpiti dalle parole
di questi due pastori che hanno
sottolineato come non sia possibile non vivere politicamente la
propria fede. In queste zone in
modo particolare, data la situazione economica e sociale, essere
evangelici significa schierarsi con
i lavoratori, i contadini, i pensionati contro il partito conservatore che è al patere e contro
una Chiesa cattolica che opprime e non lascia spazio alla « verità che ci rende liberi ».
La domenica mattina abbiamo
partecipato aH’incontro in una
piazza centrale di Vasto, cantando alcuni inni presentati dal pastore Bellion. Non poche persone si sono fermate ad ascoltare
i discorsi di Gianna Sciclone e
Sergio Aquilante sul tema «La
Chiesa evangelica tra conservazione e rinnovamento ». Siamo
La conversione di molti fratelli
abruzzesi, infatti, è stata determinata non solo da una scelta
evangelica, ma anche politica.
Nel pomeriggio rincontro è proseguito in una sala di Vasto con
un dibattito sul tema già trattato nella prima parte della giornata e con una breve meditazione
del pastore Bellion.
Siamo tornati a casa arricchiti nel nostro cuore e convinti di
dover imparare dalle Comunità
incontrate quella capacità di esprimere con tutti noi stessi la
gioia di essere credenti.
Erica Correnti - Paola Cesano
ALLE VALLI VALDESI
Da Morges a Torre Pellice
per l’estate una serie di studi biblici, che possano coinvolgere sia
i residenti che i turisti.
TORRE PELLICE — La visita
della comunità di Morges a quelle di Torre Pellice e Luserna S.
Giovanni si è svolta nella più
simpatica e fraterna atmosfera,
malgrado il cattivo tempo abbia
non poco intralciato il programma predisposto dalla Commissione Ricevimenti.
Un folto pubblico è intervenuto al Concerto che la Corale di
Bobbio-Villar Pellice ha offerto
agli amici svizzeri. Le ottime esecuzioni del coro diretto da Dino
Ciesch sono state sottolineate da
vivi applausi, che hanno rinnovato la stima e l’apprezzamento
per il lavoro dei bravi coristi, ormai ben noto.
• Sabato 28 alle ore 20.45 avrà
luogo una Assemblea di chiesa
straordinaria convocata per l’esame della relazione sulla vita
della nostra comunità in vista
della Conferenza Distrettuale.
• Domenica 15 si sono svolti,
in forma privata, i funerali del
pastore Guido Miegge, deceduto
a Roma. La comunità esprime alla famiglia la sua fraterna simpatia.
coro: M.o Enrico Charbonnier.
Entrata libera.
• Durante il culto di domenica 7 c. m. il pastore Giorgio
Tourn ha amministrato il battesimo al piccolo Marco Maurino di Ugo e di Carla Fenouil.
Benedica il Signore questo
bimbo e lo aiuti a crescere nella conoscenza della Sua Parola.
• Nel tempio dei Bellonatti,
domenica scorsa, si sono uniti
in matrimonio Franco Falco di
Bricherasio e Edl BeUion della
borgata David di San Giovanni.
Il Signore vegli con la Sua grazia e le Sue benedizioni su questo nuovo focolare.
• Con la Parola di resurrezione e vita in Cristo Gesù è stato
dato l’estremo saluto alle spoglie mortali di Alberto MaMclnl,
di anni 68, deceduto all’Ospedale Civile di Pinerolo e di F.inma
Odln ved. Bonino, spentasi alla
età di anni 89 presso l’Ospedale
Valdese di Torre Pellice.
Alle famiglie in lutto il nostro
pensiero e la nostra solidarietà
fraterna.
di molti affinché possa avere un
esito positivo ed essere un pomeriggio trascorso fraternamente.
Trombettieri daiia
Germania
Incontro tra corali
Gita a San Marzano
Concerti
luserna san GIOVANNI
— Dopo il successo delle «Voci
bianche Milanollo», molto applaudite sabato sera dal numeroso pubblico presente nel tempio, ancora due Concerti e poi
si chiuderà il ciclo della «Stagione musicale di primavera » organizzato dalla nostra corale in
collaborazione con gli Enti della provincia e del Municipio.
Il primo, intitolato « Parigi
fra 1”800 ed il ’900» avrà luogo
il 28 c. m. alle ore 21 nella chiesa di S. Giacomo a Lusema Alta, con musiche di Ravel, Pauré
e Debussy per arpa, flauto e
viola.
Il secondo, dal titolo «la musica sacra riformata dal ’700 al
’900 », avrà luogo nel tempio dei
Bellonatti sabato 4 giugno alle
ore 21 con l’orchestra « Archi
italiani» di Alessandria ed il
gruppo corale valdese di Luserna S. Giovanni. Verranno eseguite musiche di Haendel, Bach e
Bivoir sotto la direzione del M.o
Mario Lamberto. Direttore del
PRAMOLLO — Una cinquantina di persone, fra cui una buona
rappresentanza della corale, ha
partecipato domenica 8 maggio
alla gita a S. Marzano Oliveto
(Asti). È stata una giornata molto positiva che ci ha permesso
di conoscere altri fratelli e sorelle; abbiamo ascoltato insieme
la predicazione della Parola di
Dio durante il culto, abbiamo
pranzato insieme nella sala che
ci hanno messo a disposizione,
' si è parlato delle nostre comunità, entrambe piccole, ma completamente diverse e insieme abbiamo cantato. Ci hanno accolti
con molta gioia e calore, per
questo li ringraziamo e ci auguriamo di poter ricambiare la loro cordialità e generosità quando
verranno un giorno a Pramollo.
Un grazie di cuore anche alla Signora Liliana Genre che con la
sua guida ha permesso alla corale di cantare alcuni cori e inni.
• Domenica 22 maggio avrà
luogo a Ruata il bazar della comunità. Confidiamo nella partecipazione e nella collaborazione
S. SECONDO — In occasione
della festa di canto la nostra comunità ha ricevuto la Corale di
Angrogna che, con quella di San
Secondo, ha partecipato al culto
con inni e cori. Durante il pranzo consumato insieme nella sala
si è creata una simpatica atmosfera di fraternità; peccato che
il tempo a disposizione sia stato
così limitato. Un grazie alla Corale di Angrogna da parte della
comunità.
« Gli esami di catechismo hanno avuto luogo sabato 14. Il risultato è stato generalmente soddisfacente. Tutti sono stati ammessi all’anno superiore.
• L’Assemblea di chiesa ha
eletto quali deputati al Sinodo:
Daniele Ghigo e P. Augusto
Genre (suppl. Roberto Vicino e
Rosanna Paschetto), e alla Conferenza Distrettuale : Silvano
Fomeron, Piero Griglio e Piero
Ribet (suppl. Elvina Godine).
• Il culto di domenica 22 maggio sarà curato dai ragazzi della
Scuola Domenicale che terminano così il loro anno di attività.
Seguirà la Santa Cena.
ANGROGNA — Domenica di
Pentecoste avremo con noi cinquanta trombettieri provenienti
dalle antiche colonie valdesi di
Germania. Il gruppo, condotto
dal signor Tenune, uno dei più
vivi animatori del WaldenserTag, risiederà alla Foresteria
« La Rocciaglia » di Pradeltomo
e visiterà le Valli sino al 28 maggio. Per l’occasione il culto di
Pentecoste è unificato al Capoluogo.
• Durante il culto di domenica 15 è stata battezzata la piccola Ilenia di Scrino e Crocefissa
Bertin. Auguri alla giovane coppia per un’educazione basata
sulla Parola del Signore.
Bazar
Eiezioni
RORA’ — L’Assemblea di chiesa ha nominato i suoi deputati
alla Conferenza Distrettuale nelle persone di Vilma Martina e di
Roberto Morel. Al Sinodo sarà
deputato Amina Durand in Rlvoira. La prossima Assemblea di
Chiesa, in cui discuteremo la relazione annua, si terrà domenica
22 maggio.
Sarà anche l’occasione per il
Concistoro, che daH’inizio dell’anno è stato rinnovato con l’elezione di alcuni nuovi diaconi,
(Vilma Martina, Ferdinando Rivoira e Napoleone Rivoira), di
confrontarsi con l’Assemblea che
lo ha eletto su progetti, in parte
nuovi, di ristrutturazione di stabili e di iniziative per Testate.
Speriamo di mettere in cantiere
VILLAR PEROSA — Il bazar
avrà luogo domenica 22 maggio
alle ore 15.
• L’assemblea di chiesa delT8
maggio ha rieletto l’anziano Emilio Barus. Deputati alla Conferenza Distrettuale sono stati eletti Gino Castagna e Mauro
Long. Deputato al Sinodo Fiorine
Bleynat.
• Domenica 29 maggio alle
ore 10 avrà luogo un’assemblea
di chiesa per discutere il progetto di un nuovo impianto di riscaldamento per il tempio.
• Venerdì 13 maggio ha avuto
luogo il funerale di Eleonora Armand Bosc ved. Baridon, di anni 88. Ai familiari esprimiamo la
partecipazione della comunità.
Giovedì 19 maggio
n RIUNIONE
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione del collaboratori avrà
luogo a casa Gay via Cittadella 8 Pinerolo, con Inizio alle ore 20.30,
Sabato 21 maggio
TELEPINEROLO
CANALE 56 - 36
Alle ore IO va In onda la trasmissione « Confrontiamoci con l’Evangelo ■
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fernerone e Paolo Ribet).
n CONCERTO
BOBDIO PELLICE — Concerto del Coro Maschile di Donneloye (Svizzera),
ospite della Corale Valdese di BobbioVillar Pellice, alle ore 21.
Domenica 22 maggio
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
□ INCONTRO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Presso la comunità dei
Padri Cappuccini, San Maurizio, ha luogo l'incontro di Pentecoste di tutti i
collettivi ecumenici del Pinerolese.
Sono invitate anche le comunità valdesi
e cattoliche. Inizio alie ore 14.30 e
termine alle ore 18.
Programma dei lavori:
— Momento di iode e di preghiera
(PP. Cappuccini);
— Le « immagini di vita » e il tema di
Vancouver ■< Gesù Cristo vita del
mondo » (Mario Poiastro) ;
— Studio biblico su Apocalisse 22: 1-5
(Daniele Rochat);
— Intervallo;
— Approfondimento in piccoli gruppi:
— Assemblea conclusiva.
Mercoledì 25 maggio
□ ATTIVITÀ’ FFEVM
VILLAR PEROSA — Le responsabili
delle unioni femminiii del 1” distretto
si riuniranno alie ore 15 presso i locali della chiesa valdese di Pinerolo
per impostare il prossimo corso di animazione biblica e per fare una valutazione della Giornata Mondiale di Preghiera 1983. L'incontro è aperto a tutte
le sorelle’ interessate.
Domenica 29 maggio
□ IL FUTURO DELLA
MINIERA
In collaborazione con ia chiesa di
Prali, Agape organizza un incontro-dibattito sui problemi deii'occupazione
nella zona. Poiché gran parte delle famiglie della Val Germanasca trovano
un posto di lavoro nelle miniere di talco che intendono promuovere un processo di ristrutturazione, abbiamo pensato di discutere di questo problema
nel suo rapporto con I posti di lavoro.
Ristrutturazione significa normalmente
diminuzione di manodopera e quindi...
cassa integrazione, iicenziamenti. Sarà
così anche per le miniere di talco in
Val Germanasca? L’incontro avrà inizio aile ore 15. Dopo gli interventi ed
Il dibattito, vi sarà una cena e la possibilità di trascorrere insieme la serata
con musica e canti.
4-5 giugno! 12 giugno 1983 - LUSERNA S. GIOVANNI
Conferenza del t Distretto
La Conferenza distrettuale è convocata per le ore 14,30
di sabato 4 giugno presso la « Sala Albarin » di S. Giovanni. I
lavori riprenderanno domenica 5 giugno mattina, e alle ore 11
si avrà il culto con Santa Cena con la comunità di Luserna
S. Giovanni.
La Conferenza proseguirà anche domenica 12 giugno con
inizio alle ore 14,3(5.
Oltre p delegati possono assistere ai lavori della Conferenza tutti i membri di chiesa interessati.
La Commissione Esecutiva Distrettuale
5
20 maggio 1983
vita delle chiese $
ASSEI\.^BLEA DEI PREDICATORI LOCALI
GROTTAGLIE (TARANTO)
Laici sul pulpito
L’unione dei predicatori locali,
sorta nel 1980, seguita a svolgere
un’ampia attività tesa al collegamento dei suoi componenti e al
loro aggiornamento perché la Parola di Dio venga fedelmente annunziata. In tale linea, ha avuto
luogo nella ospitale « Ecumene »
( Velletri) il 23 e 24 del mese scorso l’annuale Assemblea alla quale hanno partecipato i predicatori locali di dieci Circuiti valdesi e metodisti.
Il culto iniziale è stato presieduto dalla sorella Elena Vigliano la quale, meditando su due
brani della Scrittura (Geremia
1: 7 e Atti 18: 9) ha posto in rilievo la fralezza del predicatore
che talora teme di non essere in
grado di annunziare convenientemente il messaggio del suo Signore; ma questa preoccupazione
deve essere superata dalla certezza che quando Dio chiama uomini deboli a viste umane. Egli
non li manda mai allo sbaraglio.
Se il servitore si impegna ad obbedire, Dio si impegna a sua volta e, allora, con la carità e la solidarietà (elementi che ricordano
la figura di Cristo) il predicatore
può annunziare il Regno di Dio
perché accanto a lui è il suo Signore che gli, ripete: « Io sono
teco ».
Hanno quindi avute inizio i lavori condotti dalla stessa sorella
Vigliano (eletta presidente dell’Assemblea all’unanimità, insieme al fratello Leonardo Casorio
chiamato ad assolvere le funzioni
di segretario).
Il prof. Paolo Ricca ha poi illustrato alcuni importanti criteri
utili per la lettura e la valutazione di un elaborato omiletico. Alla luce di questa esposizione, è
seguito l’esame, fatto dai presenti, di vari elaborati predisposti
per la predicazione. Questo esame collettivo ed analitico è riuscito particolarmente utile ed interessante per coloro che debbono
aver ben presenti gli elementi
idonei ad esporre in un linguaggio adeguato aH’uditorio i tesori
contenuti nella Parola, sì che la
Chiesa sia edificata e la predicazione serva a dare corpo a Cristo
nella storia contemporanea.
Il giorno successivo il prof.
Sergio Rostagno ha svolto uno
studio concernente il linguaggio
per poter parlare di Dio. Da questo studio è emerso che lo stesso
teologo, quando parla, non può
Una conversazione nel corso dell’assemblea dei Predicatori locaU.
Da sinistra: il pres. Claudio Tron, Armando Russo, Ettore Panascia.
dire che l’essenziale perché il discorso su Dio non si esaurisce
mai. A corredo del suo studio, il
prof. Rostagno ha presentato due
schemi: uno concernente la presimta incidenza dei sistemi sociali sul discorso svoltosi storicamente intorno a Dio e l’altro
sulla classificazione dei vari tipi
di immagine con cui si parla di
Dio. La dotta esposizione e l’esame degli schemi hanno permesso di concludere che la Verità è
una, ma che l’approccio per parlarne può essere molteplice e Dio
risponde anche alla molteplicità
degli approcci differenziati.
Ad una parte dei lavori ha partecipato il moderatore Bouchard
il quale ha posto in luce l’importanza della figura del predicatore
laico nel contesto dell’integrazione valdese-metodista perché la
Chiesa, non si definisce nelle
strutture, ma in base alle sue
frontiere (testimonianza pratica.
Vangelo che va annunziato a chi
non lo conosce dovunque c’è la
vita sociale e professionale). La
predicazione laica è perciò un dono dato alle comunità e come tale devesi considerare.
Notizie altamente consolanti
sono state fornite dalla sorella
Laura Carrari la quale ha parlato della trasmissione «Radio Trieste Evangelica» (R.T.E.) gestita
dall’Associazione « Presenza Cristiana » regolarmente costituitasi; tale trasmissione già registra
un forte numero di adesioni e
un alto indice di ascolto. Anche
la sorella Èva Rostain ha illustrato l’importanza degli studi svolti
dalla Commissione « Culto e Liturgia ». La Commissione è ora
in attesa di conoscere le osservazioni delle Chiese sul testo di liturgia predisposto e l’ulteriore
materiale da poter eventualmente utilizzare.
Dopo le relazioni, l’Assemblea
ha riconfermato la piena fiducia
nell’attuale Comitato (Roberto
Romussi, Èva Rostain e Claudio
Tron).
I presenti hanno salutato con
gioia la notizia che altri 25 fratelli si sono iscritti ai corsi per
predicatori locali, ma iianno espresso l’augurio che nel futuro
tutti partecipino ad incontri così
importanti ed ha impegnato il
Comitato perché interessi le Assemblee di Circuito affinché venga maggiormente utilizzata l’attività dei predicatori locali.
È stato altresì decìso che, se
piace al Signore, la prossima Assemblea abbia luogo il 28 e 29
aprile del prossimo anno. Predicatore d’ufficio è stato nominato
il fratello Armando Russo.
L’Assemblea si è conclusa con
un vivo senso di gratitudine al
Padre celeste per i doni elargiti
in queste giornate e con la speranza che ai lavori dell’anno
prossimo siano rappresentati tutti i Circuiti. Giovanni Conti
Una nuova sala per
una chiesa di giovani
« Il fatto di essere qui riuniti
per rallegrarci tutti insieme di
questo nuovo strumento a disposizione della Chiesa di Grottaglie
è più grande di tutte le parole di
circostanza che si possono dire
al riguardo: questi momenti raj^
presentano dei veri e propri miracoli, unici, eccezionali, nella vita di una comunità ».
Questo il contenuto del breve
messaggio rivolto dal prof. Paolo Ricca a conclusione del culto
di inaugurazione della nuova sala di riunione della Chiesa Valdese di Grottaglie, che ha avuto
luogo domenica 1” maggio alla
presenza di numerosi fratelli e
sorelle convenuti da quasi tutte
le comunità valdesi e metodiste
di Puglia e Lucania.
A questo si è aggiunto il messaggio del rappresentante della
Tavola past. G. Vicentini, che ha
sottolineato il fatto notevole che
buona parte di quanto è stato
realizzato, e che tutti hanno ammirato con piacevole stupore, è
frutto delle mani di molti giovani della comunità.
Il culto, presieduto dal past.
S. Ricciardi e centrato sul testo
di Atti 2: 36 « sappia sicuramente tutta la casa di Israele che Dio
ha fatto e Signore e Cristo quel
Gesù che voi avete crocifìsso »,
ha registrato momenti veramente esaltanti: la liturgia svolta a
turno da buona parte della comunità, maschi e femmine; la
stessa predicazione, frutto di una
riflessione comune; la partecipazione alla Santa Cena di diecine
e diecine di giovani (la Chiesa di
Grottaglie è composta al 90% di
giovani); sono tutte cose che lasciano il segno in quanti di noi
sono abituati a vedere il pastore
come unico protagonista del culto domenicale ed a contare, se
pure, sulle dita di una sola mano le persone sotto i 40 anni sedute sulle panche dei nostri bei
templi.
Ai presenti al culto inaugurale,
si sono aggiunti, nel pomeriggio,
i fratelli e le sorelle delle vicine
comunità battiste di Mottola e
di Martina Franca, guidati dal
past. G. Mollica, che ha rivolto
il messaggio augurale anche a
nome della Federazione Regionale e della Associazione Battista
della regione. Hanno voluto e
CORRISPONDENZE
Da una Festa di canto all’altra
TORINO — La Chiesa battista di via Viterbo ha accolto per
la 18" volta, domenica 8 maggio,
la Festa di canto delle scuole domenicali di Torino e dintorni.
In un tempio come sempre gremito al massimo, si sono succedute sul podio scuole domenicali piccole e grandi (il gruppo più
minuscolo era composto da tre
vivacissimi bambini), di chiese
valdesi, battiste, dei fratelli, apostoliche, pentecostali indipendenti, ecc., presentate con vivacità e accuratezza da Laura Tomassone della Chiesa valdese di
Torino. Eia presente, ed ha portato un saluto e un messaggio.
Franco Girardet del Servizio
Istruzione Educazione della
FCEI che ha presentato due
nuovi libri per monitori e catechisti editi in collaborazione tra
« Claudiana » e « La Scuola domenicale »,
La festa ha gettato un ponte
fino a Milano: un ragazzo della
scuola domenicale di Torino C.so
Vittorio ha dipinto un manifesto-locandina delle Feste di canto con un saluto da quella di To
rino, giunta alla 18" edizione, a
quella di Milano che la domenica successiva si sarebbe svolta
per la seconda volta. Il manifesto, firmato da un partecipante
di ogni scuola domenicale partecipante, è stato fatto pervenire alla Festa di Milano.
Al termine il tradizionale gelato ha riunito in giardino i molti partecipanti un po’ infreddoliti per il tempo non ancora primaverile, ma contenti e grati per
il calore gioioso di tanti bambini.
Congresso
eucaristico
MILANO — La lettera circolare delle due chiese, valdese e
metodista, di Milano segnala il
Congresso eucaristico che si tiene a Milano dal 14 al 22 maggio
e, dando alcune informazioni, lo
commenta; il tema stesso del
Congresso («l’Eucaristia al cen
tro della comunità e della missione ») « ci lascia estremamente perplessi: noi siamo abituati
a trovare a) centro ’la Parola’
predicata, nello Spirito Santo, e
non il sacramento. Ancora una
volta riscontriamo la differenza
di fondo che anche il documento sull’ecumenismo (Sinodo valdese-metodista 1982) ha messo
in rilievo; ci sono due modi diversi di rapportarsi a Dio, alla
chiesa, al mondo ».
Campo cibernetica
S. MARZANO (AS.) — Nel dare l’elenco dei campi giovanili
tre settimane fa abbiamo dimenticato di segnalare un campo
che si terrà alla Casa evangelica
metodista di S. Marzano e che
ci era stato segnalato. Si tratta
di un campo su « La rivoluzione
cibernetica tra mito e realtà»,
dal 19 giugno al 2 luglio. Per ulteriori informazioni e iscrizioni
scrivere alla Casa, via dei Caduti 25, 14050 S. Marzano Olivete
(Asti).
Incontri
TRAMONTI (PN) — Sabato e domenica 21-22 maggio si terrà al Centro
ecumenico L. Menegon », con inizio
alle ore 17 di sabato un incontro di studio su » Lutero e la Riforma » organizzato dalla Federazione delle Chiese evangeliche del Triveneto. Relazioni di
Maria Grazia Tescari e Roberta Colonna Romano, Lidia Manfredini, Ennio Bastianon.
RIVOLI (TO) — Il 26 maggio, nell’Aula Magna del Centro Filadelfia di via
Colla 20, alle ore 20.30 audiovisivo e
mostra di libri sul pensiero di Lutero.
Il giorno seguente avrà luogo una conferenza del past. Giuliana Gandolfo su
« Lutero ieri e oggi »
S. SEVERA (Roma) — Il 21-22 maggio presso il villaggio della Gioventù
si terrà un convegno della Fedàrazione
Giovanile evangelica dell’Italia centrale
su « I movimenti marginali; perché nascono e che rilevanza hanno >i.
sprimere narole di augurio e di
compiacimento la prof.ssa E. Ragusa (cattolica) a titolo personale, l’anziano A. Russo, a nome
della comunità valdese di Taranto, il past. F. Carri, Sovrintendente del XIV circuito, il Sindaco di Grottaglie, a nome dell’Amministrazione comunale.
Hanno fatto pervenire telegrammi, lettere, telefonate: il Moderatore, un gruppo evangelico di
Berna ed uno di Basilea (entrambi in visita lo scorso anno alle
comunità della zona), il past. L.
Naso, il past. G. Bertin, il past.
E. Del Priore, il past. O. Lupi, lo
studente in teologia tedesco A.
Jekel, il past. E. Naso, il past. V.
Nigro, H dr. G. Arcidiacono (Segretario della Federazione Regionale), la Chiesa Metodista di Portici e Casa Materna, l’Assemblea
del XVI circuito, la Chiesa valdese di Via Spezio di Palermo,
il Centro Diaconale « La Noce »
di Palermo.
È seguita, subito dopo, l’annunciata conferenza del Prof. Paolo
Ricca su « Martin Lutero e Thomas Miintzer: la fede cristiana e
l’impegno politico », che ha suscitato per oltre due ore la più
viva attenzione di tutti i presenti. Peccato che non è potuto seguire im dibattito per l’ora già
tarda che si era fatta. E anche
perché un gruppo dei giovani
della comunità grottagliese era
impegnato in una manifestazione
di canti popolari in piazza, in occasione della festa del 1” maggio. Cosa a cui non hanno voluto rinunciare e che distingue
la prassi di questa giovane comunità, che non disgiunge l’annunzio deU’evangelo di Gesù Cristo dalla presenza tra la gente.
Pasquale Consiglio
GENOVA
Ospedale
Evangelico
« Ospedale Evangelico, chi era
costui?». Con questo titolo, è
comparsa sul n. del 12-18 marzo
1983 del settimanale « il buongiorno » un’ampia intervista al
presidente della Giunta e del
Consiglio delTOEI, Bruno Lombardi Boccia, e al direttore amministrativo, Emilio Verardi. Il
testo ampio e cordiale è ben riassunto dall’occhiello ; « Una struttura sconosciuta, che curiosamente ha un deficit irrisorio »,
e dal sottotitolo; «Molta curiosità circonda il nosocomio del
quale si dice, smentito dai responsabili, che riceva soldi dall’estero. Vediamo come funziona, quali sono i meccanismi della sua amministrazione e perché
il costo della degenza ospedaliera si aggira intorno alle 90 mila
lire al giorno contro le 150 mila
degli altri ospedali».
Vengono ovviamente evidenziati sia l’incremento del servizio di « day hospital », sia la forte intensificazione dei servizi di
laboratorio a favore del territorio della relativa USL, sia il con'Siderevole miglioramento delle
attrezzature. Concludendo le sue
risposte alle domande, E. Verardi nota «una curiosità: il Consiglio di Amministrazione è formato da membri delle comunità
religiose che lo fondarono, i quali svolgono l’attività gratuitamente, a servizio delle chiese alle quali appartengono;, mentre i
ricoverati sono ormai per il 95%
di estrazione cattolica».
(dalla circolare della Chiesa valdese di Genova).
6
6 prospettive bibliche
1
20 maggio 1983
NOVITÀ’ « CLAUDIANA » - « LA SCUOLA DOMENICALE »
Una "visita guidata”
nel mondo della Bibbia
Una risposta che perdona
(segue da pag. 1)
Una nuova concezione caratterizza il libro della Lion Publishing Co., edito in Italia con la
collaborazione della Claudiana e
de « La scuola domenicale » e
la novità principale è costituita
daU’ottimo repertorio fotografico a cui gli autori hanno attinto.
Le iinmagini sono indubbiamente il pregio principale di
quest’opera, e colmeranno un
vuoto tra i sussidi attualmente
usati nella catechesi.
Perché sono importanti le immagini, queste immagini? Innanzitutto, per dissolvere stereotipi
diffusi (l’idea che l’Egitto sia tutto sabbia e piramidi, che le montagne della Palestina siano come le Alpi, o che le città dell’afitico Israele siano come Milano,
ecc.). Vedere come appaiono realmente i paesaggi che fecero da
sfondo alle vicende bibliche può
essere un modo per conferire all’approccio dei ragazzi con la
Bibbia una maggiore esattezza e
verità.
Naturalmente, un ambiente
non è solo un paesaggio, ma un
insieme di condizioni che determinano le forme dell’esistenza
umana; così possiamo vedere,
all’inizio del volume, la foto di
un beduino accanto alla sua tenda, ed immaginarci per analogia la abitazione di Abramo e
della sua famiglia. Tale è l’uso
che viene fatto dell’immagine in
quest’opera: essa, registrata oggi< ci dà un’idea sulla vita degù
uomini della Bibbia, sfruttando
la permanenza millenaria di certe forme di adattamento dell’uomo all’ambiente attraverso la
« longue durée » che è il tempo
quasi immobile dell’ambiente
stesso.
Altre immagini (disegni, ricostruzioni, fotografie che ritraggono aspetti della vita sociale o
reperti archeologici, ecc.) concretizzano ulteriormente il quadro
di riferimento delle vicende bibliche: la civiltà materiale, le attività economiche, la struttura
delle abitazioni...; è appena il caso di sottolineare che tutte queste nozioni appartengono a pieno diritto allo strumentario di
una catechesi rinnovata, che sappia usare l’immagine accanto alla parola.
Come comprendere altrimenti
le liti e le ^erre tra gli ebrei e
i loro vicini, se non sullo sfondo di una vita seminomade fondata suH’allevamento, oppure, la
polemica antiidolatrica dei profeti, se non in contrapposizione
alle religioni animistiche di Canaan legate a un’economia agricola? A questo scopo, le immagini servono molto più delle parole, o meglio offrono alle parole una integrazione indispensabile. Infatti questa Introduzione
alla Bibbia è stata pensata per
un uso propriamente « audio-visivo »: lettura di immagini commentate dalle parole.
Anche il testo scritto è degno
di tutto rispetto, e si presta alla
lettura sistematica come a ima
consultazione più agile; accanto
al testo principale (non appesantito da molte citazioni) figurano titoletti riassuntivi a margine, riferimenti biblici e dati
di personaggi eponimi, quadri
cronologici, schede monografiche
o terminologiche, sinossi di testi
biblici e paralleli delle altre civiltà del vicino Medio Oriente.
Nel complesso, l’opera di Hughes e Travis evidenzia una impostazione più storico-culturale
che letteraria: più che un avviamento alla lettura e alla comprensione dei testi biblici, offre
una « visita guidata », ima ricognizione nel mondo della Bibbia,
negli ambienti in cui si svolgono
le vicende in essa raccontate, e
in cui vivono i suoi protagonisti
e i suoi autori.
E’ una ricognizione limitata
(data la vastità del territorio di
quel mondo) ma, per la sua novità, indispensabile ad ogni gruppo di scuola domenicale e di catechismo. Saverio Merlo
1 G. Hughes - S. Thavis, Introduzione allu Bibbia. Fatti e insegnamentichiave jiel loro contesto culturale,
Claudiana, 1983, L. 16.000.
Ecco degli uomini uccisi, sacrificati sull’altare dell’incuria, del
pressapochismo.
— Il governo argentino liquida con cinismo la questione delle migliaia di "desaparecidos”.
Sono tutti morti. Chi nutriva ancora una speranza o un’illusione,
chi cercava ancora può smettere
di cercare e togliere il disturbo.
Non c’è più nulla da cercare.
Ecco degli uomini uccisi, sacrificati sull’altare del potere.
Questo è l'uomo. E chi potrà
vantare una propria giustizia?
Perciò, l’affermazione di Pietro
è secca: « Gesù, voi l’avete crocifisso ».
Ma il Gesù che noi abbiamo
crocifisso, Dio lo ha risuscitato.
Lo ha fatto Signore e Cristo.
Ha fatto di Lui il Cristo, il suo
unto il suo eletto. Ha fatto di
lui l’unico attraverso il quale
possiamo ricevere il perdono e
la vita, l’unico dal quale possiamo ascoltare la parola di Dio che
ci salva e ci rinnova. Ha fatto di
Lui il Signore. Gesù è l’unico che
ha il diritto di prendere in mano le redini della nostra vita. Non
possiamo più lasciarci imbrigliare e guidare da altri. La notizia
che Gesù è Cristo e Signore è la
risposta di Dio alla nostra violenza e al nostro peccato. E’ una
risposta che non schiaccia. E’
una risposta che perdona.
E la notizia di questo fatto è
la sola che valga la pena di sapere e di divulgare. Perché non
si tratta di un sospetto, di una
chiacchiera, di un’illusione, di un
« si dice ». Si tratta di un gesto
di Dio che tutto il popolo ha diritto e anche dovere di sapere.
Senza tentennamenti e senza in
certezze: sappia sicuramente la
casa di Israele...
Che cosa ha inteso fare Dio
con la risurrezione di Gesù? Ha
inteso fare qualcosa di radicalrriente diverso da quel che facciamo noi. Noi innalziamo monumenti ai forti, ai vincitori, ai
potenti, ai condottieri. Le nostre
piazze ne sono piene. Dio mette
davanti a noi un respinto, un
reietto, un crocifìsso. Non è la
logica nostra. E’ la sua. E’ per
noi una logica difficile da capire
e da accettare.
E’ però la logica attraverso cui
Dio ci chiama alla vita e dona la
vita. Vita che non è più sotto il
segno del peccato e del giudizio,
ma sotto il segno della grazia.
E se comprendiamo questo, sapremo:
che non conta dominare ma
conta servire,
che non è importante prendere ma è importante dare,
che non vale affermare se stessi ma vale vivere la fraternità.
Perché dominare, prendere, affermare se stessi portano alla
morte. Non alla morte come fenomeno fisico che tutti sappiamo e di cui ci consoliamo scrivendo pie stupidaggini sulle tombe. Alla morte davanti a Dio, il
che è molto peggio.
E invece servire, dare, vivere
la fraternità conducono, per grazia, alla vita. Quella vita che Dio
ha fatto esplodere nella sua gloria e nella sua potenza la manina di Pasqua, con la pietra tombale di Gesù rovesciata perché
Egli vive.
Di questo abbiamo la possibilità di essere testimoni. E questo
Dio ci conceda di essere.
Salvatore Ricciardi
PAOLO E GIACOMO:
COMPLEMENTARI
O ALTERNATIVI?
Non si è forse notato abbastanza che
nella sua battaglia per la giustificazione
per fede Paolo non combatte contro i giudei, ma contro i giudeocristiani, i cristiani di origine giudaica presenti in numero
rilevante nelle comunità cristiane del I
secolo. Essi non negavano certo l’importanza di Cristo nei confronti della Legge,
ma volevano fondere le due istanze: parlavano di salvezza per fede, ma anche di
salvezza per opere.
a cura di Gino Conte
La grande battaglia sulla giustificazione è esplosa solo nel 16” secolo? No, ferveva già^ nel 1” secolo: già allora, nel Nuovo Testamento stesso ne troviamo le tracce
iniziali, ma già ben chiare se ci si sofferma a considerare. È quanto cerchiamo di fare, condensando il capitolo de « La giustificazione per fede » nel quale V. Subilia affronta «La tradizione giudeocristiana» (nella quale si situerà il valdismo primitivo!) e, in particolare, il rapporto fra Paolo e Giacomo.
Come intendere Giacomo?
Giacomo e Paoio: antitetici
Tipica di questa tendenza è l’Epistola
di Giacomo. In essa la tesi paolinica secondo cui « l’uomo non è giustificato per
le opere della legge, ma lo è soltanto per
mezzo deUa fede» (Gal. 2: 16; cfr. Rom.
3: 28) è letteralmente capovolta e, in polemica con un innominato « uomo vano »,
si afferma che « l’uomo è giustificato per
opere e non per fede soltanto » (Giac. 2:
24; cfr. Gal. 2: 121).
Lo stesso classico esempio di Abramo
è utilizzato e interpretato in modo opposto e con opposte conclusioni da Paolo
(Rom. 4) e da Giacomo (Giac. 2). Giacomo
adopera il termine diventato poi classico
’’sinergismo” (« tu vedi che la fede cooperava con le opere di lui » 2: 22) e rifiuta
recisamente la formula « per fede soltanto » (2: 24).
È evidente una polemica netta, senza
mezzi termini, e ritroviamo già i concetti
e le formule che diventeranno classici nelTaffrontamento confessionale. In Giacomo
c’è già, almeno in embrione, la teologia
delTet (fede E opere), la complexio oppositonun, cioè il tentativo di sintesi di elementi alternativi.
H dibattito dev’essere stato acceso e
aspro, nel cristianesimo primitivo, se in
certi testi ebionitici ' l’innominato a cui si
riferisce Giacomo è chiaramente individuato in Paolo e diffamato come « seduttore» (cfr. 2 Cor. 6:81), come «nemico»
(cfr. Gal. 4: 161), addirittura come il maligno, l’avversario che ha introdotto l’eresia nella chiesa di Cristo (cfr. 2 Tess. 2:
41); le sue dottrine sono bollate come
« l’evangelo menzognero ». Del resto Marcione, il grande eretico del 2° secolo, si
proponeva di restaurare l’evangelo paolinico della libera grazia e di riformare
la chiesa « adulterata », decaduta a giudaismo, rigiudaizsiata.
Come Lutero, che dichiarava che l’Epistola, attribuendo la giustificazione anche
alle opere, contraddice Paolo e tutta la
Scrittura, ed è un’epistola di paglia, priva
di qualsiasi genuino contenuto evangelico?
O come Calvino, secondo il quale Giacomo lottava contro « una vana immaginazione di fede » da parte di gente che
conduceva « una vita dissoluta » sotto
« una maschera nuda e immaginaria di
fede »: esigeva insomma dai credenti « una
giustizia che si manifestasse per mezzo
delle opere », a correttivo di un paolinismo frainteso (per il venir meno della
fede, o da parte di persone nelle quali essa non aveva consistenza)?
L’esegesi recente pende oggi piuttosto
per la soluzione di Calvino, nel senso che
il concetto di fede è considerato sostanzialmente diverso in Paolo e in Giacomo,
pensato in due situazioni storiche ed ecclesiastiche non assimilabili. Se dunque
polemica c’è stata, non è stata contro
Paolo, ma contro dei falsi paolinisti che
abusavano delle formule di Paolo per professare un cristianesimo formalista, ipocrita, non impegnativo. Il realismo dell’epistola, poi, è vicino alle attuali preoccupazioni sociali: del mondo deluso da
un cristianesimo teorico, e dei cristiani
che vogliono rispondere a questa sfida.
Eppure il filone luterano non si è inaridito. Bultmann, ad es., ritiene che l’epistola di Giacomo non sia in alcun modo
conciliabile con il messaggio paolinico:
Paolo « avrebbe certamente concordato
con Taffermazione che la fede senza le
opere è morta (2: 17.26), ma non avrebbe mai accettato la tesi che la fede coopera con le opere (2: 22) ».
c’è Platone, ma Giacomo sì »), ha giocato
e gioca certamente il rispetto dell’integrità del canone biblico.
Bisogna però notare (anche senza affrontare tutta la grossa questione storica
e teologica del canone) che questa epistola manca nel crnone del Muratori, cioè
in un elenco dei libri del N.T. risalente
al 2” secolo e trovato da L.A. Muratori in
un manoscritto latino dell’8” secolo del
rnonastero di Bobbio. Fin dai primi secoli, dunque, la sua canonicità è apparsa
dubbia, e l’epistola è stata fra i libri contestati, anche se è stata poi accolta fra
quelli ’’canonici”; comunque il primo elenco completo dei 27 libri del N.T. si trova
solo in una lettera pasquale di Atanasio
di Alessandria (367 d.C.). In un’appendice
al voi. 1 della sua Introduzione al Nuovo
Testamento (p. 305 ss.) Bruno Corsani
traccia una sintesi efficace della questione della formazione del canone e del concetto di canonicità del N.T.
Un altro movente alla conciliazione del
contrasto si può trovare nelle tendenze alla rìcattolicizzazione, presenti in misura
considerevole nel movimento ecumenico
attuale, in particolare nella sua branca
’’teologica”, e anche in non pochi settori
del protestantesimo. È certo comunque
che al sola Scriptura, argomento storico
del protestantesimo, in misura crescente il
cattolicesimo va rispondendo: sì, ma tota
Scriptura; cioè: Paolo, si, ma anche, e alla pari, Giacomo; fide, sì, ma tota fide,
cioè: per fede, sì, ma per la fede nella
sua totalità, per fede e per opere (Giac.
2: 22.24) — forzando così il protestantesimo a risalire al ’’canone del canone”, al
solus Cbristus che è il fondamento della
sola fides^
sodio di una battaglia che ha scosso l’intero cristianesimo apostolico: l’opposizione
tenace, accanita delle chiese giudeocristiane al messaggio paolinico della giustificazione. È un fatto che il contrasto sulla
giustificazione è stato molto vivo già nella chiesa apostolica ^
Nell’opposizione tra Paolo e Giacomo e
più in generale tra Paolo e i giudeocristiani sono in gioco due orientamenti di fondo per quel che riguarda il rapporto dell’uomo con Dio e il significato stesso
dell’evento di Cristo: sono due confessioni
divergenti della fede. La fede a orientamento teologico di Paolo può essere esposta alla degenerazione intellettualistica,
ma nella sua autenticità originaria include l’azione, è vita. La fede a orientamento
pratico tipica di Giacomo è mossa da giuste preoccupazioni di realizzazione evangelica, ma rischia di esaurirsi neH’azione
e di risolversi in pratica legalistica, di ricentrare l’uomo sulle sue opere.
La linea vincente
I moventi conciiianti
Due confessioni
divergenti deiia fede
Quali i moventi che spingono a una
interpretazione conciliatrice del contrasto? Nella linea calvinista, nella quale si
situa pure Barth (« nel canone biblico non
Del resto, la questione dell’epistola di
Giacomo non è risolutiva, perché l’epistola stessa non è che un frammento di un
contesto ben più vasto, un semplice epi
Nel cristianesimo primitivo — e Subilia lo documenta — Paolo è rimasto un
apostolo isolato e senza seguaci e il destino del suo messaggio è stato tragico:
incomprensione e oblio. Quindici lunghi
secoli di silenzio pesano sulla voce dell’apostolo, con la sola eccezione della riscoperta di Marcione prima, di Agostino
più tardi, di certi motivi che sono autenticamente paolinici, ma riscoperta che avviene, in entrambi i casi, in un contesto
complesso, che non è più il contesto paolinico, e che ad ogni modo è rapidamente
soffocata dal conformismo ecclesiastico.
Fin dalle origini la chiesa ha accolto l’antioa obiezione giudeocristiana contro Paolo e soltanto un Paolo cattolicizzato è stato riconosciuto e canonizzato.
Lasceremo ricattolicizzare il Paolo riscoperto da Lutero?
Gino Conte
^ Oli ebioniti erano un movimento giudeocristiano eterodosso, che contestava la divinità del
Cristo e la sua funzione salvifica, riducendolo a
un profeta inviato a perfezionare la legge mosaica, diabolicamente distorta nei secoli; non senza certi punti di contatto con gli esseni e il movimento di Qumràn, conservavano un valore decisivo alla Legge.
® Su questo v. V. Subilia, Sola Scriptura,
Claudiana, Torino 1975, cap. IV, e in particolare il par. « Cristo canone della Scrittura »,
p. 160 ss.
^ Ricordiamo la tesi di E. Kàsemann : il canone
neotestamentario come tale non fonda l’unità
della chiesa, ma piuttosto il pluralismo delle co»fessioni, A prima vista paradossale, ma teologicamente lucida e storicamente fondata.
7
20 maggio 1983
oMettívo aperto 7
IL DOCUMENTO CONCLUSIVO DELLA CONFERENZA ECUMENICA DI UPPSALA DELLO SCORSO APRILE
VITA E PACE
I più fra noi credono che dal punto di vista cristiano sia inaccettabile che si conti sulla minaccia nucleare per evitare la guerra
Convocata dal primate dellà Chiesa luterana
di Svezia, arcivescovo Olaf Sundby, con l’adesione di altri 8 leaders di chiese del Nord (luterani,
cattolici, ortodossi, riformati, battisti), si è svolta lo scorso aprile una conferenza a Uppsala con
lintento di riunire coloro che nelle chiese hanno
le maggiori responsabilità decisionali. I partecipanti, provenienti da 60 nazioni, hanno approvato il documento finale che pubblichiamo con
un solo voto contrario e 8 astensioni. Hanno partecipato dalTItalla il vescovo Bettazzi e il pastore Piero Bensì.
Noi, partecipanti provenienti
da molte chiese di sessanta nazioni, riuniti insieme a Uppsala,
Svezia, dal 20 al 23 aprile 1983
per la Conferenza Mondiale su
Vita e Pace, salutiamo nel nome
di Dio Padre che ha creato tutte
le cose, di Dio Figlio che è Principe della pace e di Dio Spirito
Santo che dà vita al mondo.
Nei giorni trascorsi insieme abbiamo discusso con sentimento
profondo e senso di urgenza pro
blemi di vita e di morte, di guerra e di pace, di conflitto e di dignità umana, problemi che toccano la gente in ogni luogo.
Anche se non abbiamo raggiunto un accordo completo su tutti i
problemi sollevati, affermiamo
unanimemente la nostra convinzione che la pienezza della vita e
la pace che è frutto di giustizia
sono doni che Dio offre a tutta
Tumanità attraverso Cristo.
L'Evangelo della pace
L’evangelo cristiano è un evangelo di pace. Fin dal principio
queirevangelo è stato predicato
in un mondo violento. Oggi, tuttavia, siamo testimoni di una
violenza reale o potenziale di un
grado senza precedenti. La violenza istituzionalizzata di sistemi sociali, politici, militari ed
economici ingiusti tiene schiavo
tutto il mondo. L’avvento delle
armi nucleari ha introdotto una
nuova era di terrore. Per la prima volta nella storia noi, esseri
umani, che abbiamo sempre posseduto limitati poteri di distruzione, siamo ora in grado di cancellare la civiltà che è stata costruita nei secoli precedenti. La
umanità si trova faccia a faccia
con la scelta finale tra vita e
morte. La produzione e la minaccia di usare armi nucleari capaci di annientare la razza umana dimostra un estremo grado
di arroganza davanti a Dio che
solo dispone della vita e della
morte.
In questo momento cruciale
per gli affari umani i cristiani
sono chiamati a proclamare e a
vivere l’evangelo con nuovo pressante impegno. Quell’evangelo è
un messaggio di vita e di pace,
di speranza e di amore, ma anche di giudizio. Dio giudica la
presente organizzazione del mondo che provoca e sostiene una
miseria diffusa e produce un
senso crescente di insicurezza.
Abbiamo trattato la creazione
come cosa nostra, non di Dio. La
conseguenza è stata che abbiamo
fatto un cattivo uso de>H’ambiente e lo abbiamo rovinato. Poiché
le risorse vengono a torto utilizzate per armamenti, milioni di
persone muoiono, non solo in
conflitti militari, ma perché si
nega loro quello che è fondamentale per la vita. Non ci siamo levati in modo adeguato contro la
corsa agli armamenti, che ingrandisce timore e diffidenza, né contro la follia di nazioni che, nella
ricerca di « sicurezza attraverso
la forza », aumentano l’insicurezza del mondo e impediscono la
riconciliazione.
Ma revangelo che' rivela il giudizio di Dio riguardo al peccato
umano proclama anche la speranza della salvezza. Dio ha promesso, attraverso il sacrifìcio redentore di Cristo, che tutti gli
uomini potranno trovare la salvezza, arrivare a conoscere la verità (I Tim. 2; 4) ed essere riconciliati (Efes. 2: 14). I cristiani
pregano e lavorano per la pace,
non solo perché lo ordina il loro
Signore, ma perché, facendolo,
proclamano —di fronte al pessimismo che afferma il contrario
— la loro convinzione che la pace
è possibile. Inoltre, noi, che proveniamo da molte chiese diverse,
vediamo un grande segno di speranza nei movimenti che tendono
all’unità elei cristiani. In questo
momentò prèciào'*dèlla storia, in
cui la divisione minaccia la stessa sopravvivenza della razza umana, lo Spirito Santo porta i
suoi a scoprire e a dimostrare
un’unità che trascende ogni divisione.
Considerando la preoccupazione cristiana per la vita e per la
pace, ci siamo pentiti per aver
mancato di predicare e praticare
revangelo di giustizia, di amore
e di riconciliazione. Confessiamo
di non aver sempre contestato
la guerra come mezzo per definire le controversie. Siamo stati
mossi con sempre maggiore urgenza a cercare cooperazione con
uomini e donne di buona volontà
che non condividono la nostra
fede, ma che sono uniti a noi nel
nostro comune profondo desiderio di creare le condizioni di
pace.
Il mondo del 1983 è lontano
dalla pace. I giovani diventano
insofferenti e perdono anche la
speranza per il futuro. I poveri
chiedono una società più giusta
dove ci sia una maggiore partecipazione. Perciò abbiamo discusso
problemi di vita e di morte, di
guerra e di pace, in uno spirito
di sollecitudine e profonda partecipazione.
Problemi
specifici
1) PACE E GIUSTIZIA. La
Scrittura insegna che pace e giustizia sono legate inseparabilmente. Non ci può essere pace senza
giustizia. Perciò lavorare per la
pace è lavorare per la giustizia
che è fondamento di pace. Questo significa sforzarsi a favore di
sistemi economici che curano e
distribuiscono equamente le risorse della terra. La pace attraverso la giustizia esige anche sistemi politici nei quali tutti possono collaborare nel riguadagnare, preservare ed accrescere i loro diritti e la loro dignità in
quanto esseri creati a immagine
di Dio.
Per le vittime dell’ingiustizia
la lotta per la pace ha poco senso, se non è legata alla giustizia.
L’attuale tragedia di milioni di
uomini che muoiono di fame e
subiscono l’ingiustizia ha, per i
poveri e gli oppressi del mondo,
im’importanza prioritaria rispetto alla catastrofe nucleare incombente.
I popoli del Terzo Mondo ci ricordano che la lotta per la pace
comporta più che superare i pericoli del conflitto violento. Vuol
dire prendere iniziative per creare un mondo in cui i rapporti
fra le nazioni siano basati su un
ordine mondiale economico e morale più giusto.
Punti di inflammabUità locali
e tensione globale. La tensione
globale spesso viene fuori in pimti particolarmente inflammabili
— come E1 Salvador, Nicaragua,
Palkland/Malvine, Repubblica del
Sud Africa, Namibia, Angola,
Como d’Africa, Libano, Israele,
Irak, Iran, Afghanistan, Pakistan,
Campuchea, Vietnam — tutti nel
Terzo Mondo. Le radici di queste
flamme violente si infilano profonde in ingiuste strutture locali
e intemazionali di dominio e di
sfmttamento. È resistenza di
quelle stmtture ingiuste quella
che aumenta la possibilità di un
olocausto nucleare. I cristiani
che lavorano per la pace dovrebbero prestare a queste situazioni un’attenzione uguale a
quella che prestano alle tensioni
fra est e ovest o alla sicurezza
europea.
2) GUERRA. Fin dal tempo del
Nuovo Testamento, molti cristiani hanno osteggiato tutte le attività di guerra perché contrarie
all’evangelo di Gesù Cristo. La
dottrina tradizionale della « guerra giusta » è sempre cominciata
con una presunzione morale contro la guerra affermando insistentemente che ogni ricorso alla
guerra può essere soltanto un
ultimo ripiego dopo che tutte le
alternative pacifiche sono state
esaurite. Essa ha anche affermato con insistenza, che la guerra
senza senso e senza speranza,
senza nessuna prospettiva significativa di ottenere giustizia, non
può essere tollerata. Ha sostenuto con cura che la forza usata
nella guerra deve essere controllata e discriminata e che i non
combattenti non devono essere
oggetto di attacchi diretti. La
guerra moderna che usa armi di
sterminio massicce e indiscriminate, nucleari o no, deve perciò
essere condannata dai principi
tradizionali dell’insegnamento
della chiesa. Siamo unanimi nell’affermare che la guerra nucleare, che, come tutte le guerre, tenderebbe ad assumere dimensioni
sempre maggiori, non può mai
essere giustificata.
3) LA DOTTRINA DEL DETER
RENTE NUCLEARE. La corren
te dottrina militare e politica
del deterrente nucleare deve essere contestata. Tanto i pericoli
della proliferazione e di incidenti
-nucleari, quanto le armi sempre
più sofisticate, che portano al
concetto della cosiddetta « guerra nucleare limitata », rendono
sempre più dubbia e pericolosa
da ogni punto di vista la dottrina del deterrente nucleare. I più
fra noi credono che dal punto di
vista cristiano sia inaccettabile
che si conti sulla minaccia e sul
possibile uso di armi nucleari come modo per evitare la guerra.
Alcuni sono disposti a tollerare
il deterrente nucleare solo come
misura temporanea in assenza
di alternative. Per la maggior
parte di noi, tuttavia, il possesso
di armi nucleari è incoerente con
la nostra fede in Dio, con il nostro concetto di creazione e con
la nostra appartenenza al corpo
universale di Cristo. Il deterrente nucleare è essenzialmente disumanizzante, accresce il timore
e l’odio, e scava un solco sempre
più profondo tra il nemico e noi.
In massima parte noi riteniamo
I>erciò che resistenza di queste
armi sia contraria alla volontà
di Dio. Per noi tutti l’ubbidienza
a questa volontà richiede imo
sforzo risoluto perché siano eliminate totalmente entro limiti di
tempo precisati.
4) SICUREZZA COMUNE. La
sicurezza di una nazione non può
essere ottenuta mettendo in pericolo la sicurezza di altre o cercando una superiorità militare
sulle altre. Solo la sicurezza comune rende sicuri ciascuno e tutti. Dovrebbero andare avanti di
pari passo la ricerca di un sistema internazionale alternativo di
sicurezza, basato sul principio
della sicurezza comune, e pro
gressi risoluti verso il disarmo.
5) IL TRAFFICO DELLE ARMI. Il traffico intemazionale di
armi è sinistro, cinico e privo di
principi. Esso è cresciuto insieme con Taumento del numero di
regimi militari oppressivi, che
violano i diritti umani e favoriscono Tingiustizia. Esso ha anche provveduto le munizioni per
le guerre combattute soprattutto
sul terreno del Terzo Mondo dopo l’ultima guerra mondiale. Questo traffico deve essere condannato e deve essere sottoposto a
un controllo internazionale.
I governi
I cristiani non solo vogliono la
pace, ma si chiede loro di essere
facitori di pace. Questo significa
che le chiese non possono esimersi da un coinvolgimento politico con tutto il suo tormento e
l’inevitabile compromesso.
Lavorare per una pace con giustizia esige la disponibilità a percorrere la via della Croce e a rischiare di persona. Noi esprimiamo la nostra solidarietà ai nostri
fratelli e sorelle di tutto il mondo che sono perseguitati, torturati e anche uccisi, per aver osato
opporsi airingiustizia e all’oppressione. Facciamo appello ai
governi perché smettano di violare la dignità e i diritti degli esseri umani, nel nome della « sicurezza nazionale » o di « interessi nazionali oppressivi ».
I partecipanti alla Conferenza
su Vita e Pace, provenienti da
paesi e ambienti diversi, esortano le chiese perché si rivolgano
ai governi dei loro paesi, poiché
il potere secolare, come noi, sta
sotto il giudizio di Dio. Mentre
sarà necessario in zone diverse
sfidare i governi su problemi
specifici diversi, queste sono alcune delle raccomandazioni che
facciamo e che interessano tutto
il mondo.
Facciamo appello alle nazioni
che trattano a Ginevra, Vienna e
Madrid perché intensifichino i
loro sforzi per portare questi negoziati a conclusioni positive.
Dobbiamo far pressione perché vengano prese misure controllate e verificabili di disarmo
multilaterale che conducano alla
totale eliminazione di tutte le armi nucleari nello spazio di cinque anni.
Come misure temporanee raccomandiamo con insistenza;
1) Un congelamento dell’ulteriore fabbricazione e dello spiegamento delle armi nucleari.
2) Accordo immediato per un
trattato globale per la messa
al bando degli esperimenti nucleari. Misure efficaci contro
la proliferazione.
3) Costituzione di zone libere dal
nucleare.
4) Efficaci azioni unilaterali per
la pace e il disarmo.
5) Impegno da parte dei governi a non usare per primi le
armi nucleari.
Come misure successive proponiamo;
1) Il sostegno e l’estensione delrautorità delle Nazioni Unite,
una legge internazionale e lo
appoggio per un pieno adempimento degli accordi di Helsinki.
2) L’adempimento e l’ampliamento di misure miranti a migliorare i rapporti fra est e
ovest, sia nella sfera militare
sia in quella umanitaria, come
quelle concordate nell’atto
conclusivo di Helsinki.
3) Il sostegno di principi di autodeterminazione e di non interferenza, Teliminazione di
tutte le forme di discriminazione e il tentativo di raggiungere un nuovo ordine economico internazionale basato
sulla giustizia e sulla solidarietà.
4) Rigoroso controllo internazionale sull’acquisto e sulla vendita di armi.
5) La conversione della spesa e
della tecnologia militare a favore di produzioni pacifiche,
specialmente per le effettive
necessità dei poveri del mondo.
Indicazioni per le chiese
Il terrore nucleare incombente
esige che le chiese mettano al
primo posto la questione della
pace. Una chiesa che si adatta
alla situazione difficile di quest’ora rinnega la chiamata del
suo Signore. Noi confessiamo
umilmente che come cristiani siamo stati infedeli al Signore. Le
nostre divisioni come cristiani
indeboliscono la nostra testimonianza per la pace. Come cittadini di stati nucleari alcuni di noi
portano una vergogna ancora più
grande. Ci pentiamo, tutti insieme. I I
Ma ora dobbiamo accettare il
(continua a pag. 12)
8
8 ecumenismo
20 maggio 1983
SUL DOCUMENTO SINODALE
Divisi ma tolieranti
NAPOLI — Sul tema dell’ecumenismo si è tenuta, il 5 maggio
nella sala Valeriani, una tavola
rotonda pubblica organizzata dalla Chiesa cristiana del Vomero e
4al XIII Circuito delle Chiese
valdesi e metodiste.
' In particolare è stato commentato e discusso il documento del
Sinodo valdese/metodista sul
l'ecumenismo.
AH'incontro, che ha visto un
ampio e franco dibattito, hanno
partecipato, oltre che membri
delle comunità evangeliche e cattoliche, il pastore Bruno Tron
che ha illustrato, il documento
sinodale; il prof. Galeota, docente di teologia ecumenica nell’Istitiito meridionale: il pastore della
Chiesa apostolica, Roncavasaglia; Adriana Valerio della Rivista « Il tetto », in rappresentanza
delle comunità di base napoletane.
Ognuno dei partecipanti alla
tàvola rotonda ha, sostanzialnaente, illustrato il proprio concettò e visione del rapporto ecumenico.
' Il prof. Galeota, che ha apportato il contributo più dibattuto,
ha apprezzato lo sforzo ecumenico e la ricchezza che il documento sinodale ha voluto esprimere; precisando che « la Chiesa cattolica a cui fa riferimento
il documento sinodale è probabilmente la chiesa pre-concilio »;
mentre — a detta del monsignore — « la Chiesa cattolica ha
compiuto, da anni a questa parte, una sicura e ampia trasformazione in senso ecumenico ed ecclesiologico » e, che quindi, non
è più paragonabile a certi modelli "vecchi”, cui noi protestanti siamo abituati a collocarla.
Una Chiesa cattolica « più protestante » è stato quasi prospettato, anche se però nella ricerca
delle « convergenze ecumeniche »
il prelato cattolico ha continuato
ancora a parlare di « ruolo docente della chiesa », di « specificità » della figura e del ministero
del sacerdote e di « autenticità
della mariologia ».
Gli altri due relatori hanno voluto puntare sul concetto di
« ecumenismo-azione »: un ecumenismo volto alla prassi, all’amore (il pastore apostolico) o
concepito come « possibilità d’incontro » per i credenti che testimoniano con l’impegno e con
la lotta, se occorre, l’amore e la
giustizia di Cristo (comunità di
base).
In tutti gli interventi si è visto
lo sforzo, consapevole e non, di
voler essere più « eguali », di
concepire l’ecumenismo come
imo strumento per arrivare, dopo lunghe peregrinazioni ed elucubrazioni, alla tanto agognata
imità e sintesi teologica. «Ma perché — è stato detto in un intervento durante il dibattito — dobbiamo essere per forza "uniti”,
per forza "uguali”? ».
« Cristo è l’unità, noi credenti
possiamo anche essere diversi,
molteplici. Anzi non dobbiamo
temere le nostre diversità, dobbiamo riconoscerle senza voler
“mitizzare” il dialogo, l’omogeneità ».
Divisi, ma tolleranti l’uno del
l’altro — ci è sembrato di capire — in ima visione dell’ecumenismo definito come incontro e
dialogo reale (teologico) sulle
questioni che ci "allontanano”,
senza paura o false remore: "sicuri” del Cristo e del nostro essere peccatori e limitati.
Convegno
ecumenico
I presenti, circa un centinaio
di varie chiese e denominazioni,
hanno dimostrato il proprio interesse con ventisei interventi alla discussione.
Echi dal mondo
cristiano
nera nuove dipendenze economiche e politiche. Non possiamo
approfittare del crescente fossato fra la miseria ed il superfluo,
la fame e lo spreco. Per questo
« dobbiamo imparare ad essere
rimessi in causa, a sopportare i
conflitti ed a prepararci a rinunciare ».
a cura di Renato Coisaon
Namìbia:
indipendenza
chiesta dalle chiese
(SOEPI) — Il Comitato esecutivo del Consiglio delle Chiese
della Namibia ha reclamato l’indipendenza immediata di questo
paese sotto controllo sudafricano, senza che questa indipendenza sia legata alla richiesta di partenza delle truppe cubane dalla
Angola.
Il Consiglio delle Chiese comprende circa i 4/5 dei cristiani
del paese. Su una popolazione di
800.000 abitanti i cristiani sono
il 95%.
Il Comitato denuncia « un regime le cui leggi draconiane, i decreti e gli emendamenti hanno un
effetto nefasto sulla popolazione » e ricorda « la sofferenza e la
morte... i coprifuoco, gli attacchi
brutali ed ingiustificati contro le
popolazioni iimocenti ».
frica prima della venuta dei missionari: « questi sono semplicemente venuti ad affinare la concezione di Dio presso gli africani ».
L’eminente sociologo ha poi fatto un elogio dell’opera dei missionari che non soltanto si sono
preoccupati del benessere spirituale della gente ma hanno anche fatto tutta una serie di opere
educative, mediche e sociali a
favore di tutta la comunità afri
Polonia: fondato un
santuario per la pace
cana.
Lesotho: per una
riconciliazione
Kenia: Dio c’era
anche prima
(SOEPI) — George Mkangi, eminente sociologo dell’università
di Nairobi, nel Kenia, ha dichiarato nel corso di una recente
conferenza sulle religioni in Africa: « Glf-africani cu'edevano in
Dio molto prima dell’arrivo dei
missionari su questo continente;
i missionari hanno insegnato agli
africani che Dio, in cui credevano, è un Essere supremo e universale; che Dio non vive nelle
rocce, né sulle montagne, né nelle valli, ma in un luogo inaccessibile». Mkangi precisa che è del
tutto falso pretendere che Dio e
la religione non esistessero in A
(SOEPI) — I responsabili delle tre maggiori chiese del Lesotho, cattolica romana, evangelica
riformata ed anglicana, sono impegnati in uno sforzo di riconciliazione fra il governo del primo
ministro Leabua Jonathan ed i
gruppi di opposizione oggi in esilio. « I Basuto uccidono i Basuto,
i cristiani uccidono i cristiani a
causa dei conflitti che colpiscono il nostro paese. Dobbiamo
trovare una soluzione per guarire questa terribile malattia »
hanno dichiarato i responsabili
delle chiese.
(BIP) — Un « santuario della
pace» verrà eretto a Lublin nei
luoghi dove sorgeva il campo di
concentramento nazista di « Majadanek » a ricordo delle 360.000
persone di 26 diversi paesi uccise nel corso dell’ultimo conflitto
mondiale. Questo santuario, il
primo di una chiesa ecumenica
mondiale, creato per iniziativa
della chiesa cattolica, raccoglierà tutti i ricordi del campo.
Secondo il progetto « non soltanto i cattolici, ma anche gli ortodossi, i protestanti, i giudei, i
musulmani, i buddisti, come pure i non credenti e coloro che sono in ricerca, dovranno sentirsi a
casa loro in questo santuario ».
Cammino
ecumenico
(segue da pag. 1)
Svizzera: politica
deilo sviluppo
(SPP) — «Vivere nella pace,
nella libertà e nella giustizia la
realtà della comunità ». Questo
è il senso che gli organismi missionari della Svizzera tedesca intendono dare alla loro politica di
sviluppo.
La politica di crescita così come è impostata nelle società industriali dell’Est e dell’Ovest ge
che abbiamo esposto che riflettono invece un carattere esclusivo di una confessione cristiana, l’espressione cioè della fede
in modo tale da escludere altre
espressioni.
In altre parole: nel campo dell’Eucaristia, come in qualsiasi altro campo, il confronto ecumenico non può avvenire solo sulla
base delle raffinate astrattezze
dei teologi, ma deve anche affrontare la pesante corposità dei
vescovi, delle istituzioni ecclesiastiche. Ne può derivare un
cammino più lungo e meno esaltante di quanto si vorrebbe; sarà in compenso più realistico e
più sicuro.
FYanco Giampiccoli
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Il diritto di asilo
Luciano Cirica
MESTRE
Il 17 aprile si è tenuto a Mestre il XV convegno dei gruppi
ecumenici del Triveneto.
L’eucaristia, il secondo punto
trattato dai documenti di Lima,
seguiti nel programma di quest’anno, era l’argomento della
giornata; è stato esposto nella
meditazione e nelle due relazioni, tenute rispettivamente da
Guido Colonna Romano, valdese, da don Roberto Tura, cattolico, da Frithjof Roch, luterano,
nelle quali sono ben emerse le
diverse linee teologiche delle tre
chiese.
La notizia più interessante viene dalla rivista americana TIME,
secondo la quale, negli USA, tutte le chiese metodiste, quelle
presbiteriane, quelle della Chiesa di Cristo, quelle luterane ed
una chiesa cattolica di Milwaukee hanno deciso di offrire i loro locali come « rifugio con diritto di asilo » alle migliaia di
profughi dal Centro America,
specialmente salvadoregni, cui le
autorità rifiutano di norma il
permesso di residenza, condannandoli, quando li trovano, al ritorno in patria, dove li attendono persecuzioni e morte. Due
sembrano gli aspetti interessanti di questa notizia: il primo il
contrasto (ricordato anche in un
interessante articolo di Jesus)
sempre più vivo e reale in USA
tra le chiese protestanti e le diverse sette fondamentaliste, che
sono, come noto, il più consistente appoggio per la politica centroamericana di Reagan
(Ríos Montt lo insegna). Il secondo la constatazione che in
una civiltà moderna e illuminata, come dice di essere quella
americana, si ricorre ancora al
« diritto di asilo », di oscura medievale memoria, per proteggere
dalle persecuzioni le vittime dell’autorità politica. Fino a quando?
La prossima assemblea del
C.E.C. a Vancouver continua ad
interessare in vario modo la
stampa. Oltre al Corriere, ne
hanno parlato il Messaggero e,
in modo particolarmente favorevole, Famiglia Cristiana. Di un
certo interesse la presentazione
fattane da una rivista cattolica
torinese, che sottolinea l’identità del tema (Gesù Cristo vita
del mondo) proposto non solo
all’Assemblea di Vancouver, ma
anche alla settimana di preghiera per l’unità dei cristiani per
l’83, che sta particolarmente a
cuore alla parte cattolica.
Si continua a scrivere di Lutero seguendo, da parte cattolica, due distinti filoni. Nell’uno,
più aperto ed ecumenicamente
comprensivo, si sottolineano i
diversi concetti luterani che sono stati nel tempo, specialmente con il Concilio Vaticano II,
recepiti anche dal magistero cattolico. Nell’altro, più polemico,
si insiste nella critica, ricorrendo ad una curiosa psicoanalisi a
sfondo freudiano, che cerca nelle caratteristiche psicologiche di
Lutero le fonti della sua « ribellione » ; dimenticando che, se
questa « ribellione » ebbe il seguito che ebbe, ciò non poteva
essere dovuto solo alla personalità del riformatore, ma anche
al fatto che essa dava corpo e
sostanza ad esigenze largamente diffuse nella cristianità del
’500. Sempre ampie notizie sulle
celebrazioni ufficiali, particolarmente curate nella Germania Orientale.
In un’ampia inchiesta sulla situazione omosessuale in Italia,
pubblicata da N. Aspesi su Repubblica, non si manca di ricordare i Convegni di Agape sulrargòmento e l’attività del Gruppo di Mestre che, attraverso il
frateilo Giudici, fa in qualche
modo capo alla Comunità metodista di Padova.
E per finire alcune segnalazioni :
— la trasmissione a Telemontecarlo di un pastore americano
fondamentalista che assicura miracolose guarigioni alle peggiori
malattie ;
— una recensione su Repubblica di un libro del domenicano
Chenu, che, riferendo sul Concilio Vaticano II, critica la posizione dell’allora cardinale Wojtyla, che vedeva la Chiesa come
« società perfetta » e non come
« popolo di Dio » ; con quel che
ne è conseguito quando il cardinale divenne papa;
— la storia di un avventista
romano, riconvertito al cattolicesimo dalla apparizione della
Madonna in una grotta romana,
divenuta da allora meta di fedeli e relativi ex voto.
Niso De Michelis
PALERMO
Solidarietà
con il cardinale
Il quotidiano « l’Ora » di Palermo ha pubblicato recentemente
una lettera del pastore Pietro Valdo Panasela scritta al cardinale
______2J.N ______1
Pappalardo a nome della comunità evangelica di Palermo-Noce. L’occasione è data dai fatti accaduti al carcere deH’Ucciardone, dove i
-------- --------- Mi UC-Xl L-'L.L-xai UUUC, UUVC 1
detenuti, per 1 atteggiamento di netta condanna della mafia assunto
dall’Arcivescovo, lo hanno minacciato e si sono rifiutati di assistere
alla messa pasquale da lui celebrata.
Dopo parole di comprensione evpgelica per l’amarezza provata
dal presule, che tuttavia in questo si è trovato ad essere più vicino
a Colui che « è venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto », la
lettera prosegue:
« Noi Evangelici di Palermo,
insieme ai nostri confratelli dell’Estero, abbiamo avuto varie occasioni di renderle pubblica testimonianza che lei è stato il primo cardinale di questa arcidiocesi a prendere posizione chiara
e coraggiosa contro il triste fenomeno della criminalità e del
costume mafioso.
Ma riteniamo che, in una prospettiva evangelica di fedele vocazione pastorale, l'episodio dell’Ucciardone è particolarmente
significativo perché esso accresce e non diminuisce il suo prestigio. Perciò, più che motivo di
mortificazione e di scoraggiamento, esso deve essere per lei
motivo di vanto e di rinnovato impegno nel suo ministero pastorale.
L’ostilità dei detenuti dell’Ucciardone è un segno dell’autenticità del suo ministero cristiano
in questa lotta che deve essere
continuata con lo stesso coraggio
con cui è stata iniziata e per cui
chiediamo al Signore di donarle
tutta la forza di cui ha bisogno.
Ma la forza e la potenza di Dio
si manifestano nella nostra debolezza, come dice Paolo in 2
Cor. 12/10: ’’quando sono debole
allora sono forte”.
Infine vogliamo esprimere l’augurio che questo fatto non assuma dimensioni sproporzionate
e non provochi reazioni e repressioni inopportune. Infatti come
non si può impedire, così non si
può obbligare alcuno a partecipare ad una cerimonia religiosa.
Chiediamo a Dio di sorreggerla nell’adempimento del suo ministero che è, in questo momento, particolarmente difficile, convinti come siamo che è compito
della fede cristiana e non solo
della politica dare un volto più
umano e più cristiano a questa
società così piena di contraddizioni, di violenze e di ingiustizie ».
9
20 maggio 1983
cronaca delleVallí 9
Solidali
In questo periodo di crisi economica, è indispensabile approfondire la nostra riflessione sulla solidarietà e sulla giustizia.
La situazione esterna ce lo impone se vogliamo testimoniare
concretamente la nostra fede.
Sul piano del lavoro le notizie
sono sempre più preoccupanti:
l’Indesit annuncia 1370 licenziamenti (di cui 650 interessano direttamente il pinerolese), la Talco e Grafite annuncia un piano
di ristrutturazione che creerà almeno un _ centinaio di operai
« eccedenti », ed anche quando il
lavoro aumenta come nel caso
-iella Fiat di Villar Perosa chi è
in cassa integrazione rimane fuori e si fanno lavorare altri, si
parla di un migliaio di "eccedenti” per la RIV.
Per i giovani non c’è neanche
la possibilità di Un apprendistato nelle aziende artigiane. Per via
degli eccessivi oneri che dobbiamo sopportare — dicono gli artigiani — non possiamo assumere
nessun apprendista a cui insegnare un mestiere.
Si è creato così, in questi ultimi anni, tutto un settore di popolazione che vive in condizioni
sempre più prandi di marginalità anche grazie al nostro sistema di sicurezza sociale. Persone
che nel pieno delle loro forze e
capacità diventano semplici percettori di reddito prodotto da altri e che poco alla volta si adagiano, si ripiegano su se stessi
e si contentano di vivere di assistenza.
Il nostro sistema certo non favorisce chi vuole impegnarsi. La
Regione Piemonte aveva chiesto
ripetutamente in passato che il
governo concedesse la possibilità
di impiegare i cassaintegrati in
lavori “socialmente utili" che oggi sono indispensabili e che nessuno fa: lavori di tipo ecologico,
mantenimento di strade e viottoli in montagna, prevenzioni incendi e calamità naturali. Ma
questa possibilità non è venuta.
In questo contesto quale può
essere dunque una iniziativa che
renda evidente la solidarietà tra
gli uomini? Mi sembra che se il
lavoro non c’è per tutti, bisogna
cominciare a pensare a come dividere tra tutti il lavoro che c’è.
Riduzione di orario allora (anche se qui il discorso va approfondito perché non vi è automatismo tra orario e occupazione). Ma cosa fare del tempo lasciato libero dal lavoro salariato? Lavoro volontario, studio,
espressioni artistiche, ecc...
Questa è forse un'utopia. Ma
perché non provare? Alla nostra
struttura ecclesiastica non mancano gli organismi e le capacità
per lanciare una iniziativa in
questo senso. Possiamo organizzare campi di lavoro, accogliere
volontari per lavori al servizio
di handicappati, malati, anziani.
Né ci mancano le strutture per
lo studio e la formazione.
L’offerta di queste possibilità,
che acquista una dirnensione socialmente apprezzabile nelle nostre valli, potrà essere un esempio rilevante per altri solo se
contemporaneamente sapremo
accompagnarla da forme di solidarietà concreta con chi nelle
fabbriche lotta per la riduzione
di orario e per il lavoro di iatfi,
altrimenti non saremo credibili.
La commissione distrettuale
ha chiesto con una lettera a tutte le comunità di discutere la situazione dell’occupazione e già
qualche iniziativa è stata presa.
Per rendere concreta la nostra
testimonianza, dovremo trovare
come abbiamo fatto sul terreno
della pace, forme comunitarie di
impegno nella lotta per il lavoro
per tutti. Riflettiamoci quando
nei prossimi giorni leggeremo
dell’annuncio di uno sciopero g^
nerale nel pinerolese.
Giorgio Gardiol
__________COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE - USSL 43
Ospedale Mauriziano
e programmazione sanitaria
Dalla presidente della Comunità Montana-USSL 43 Val Penice, prof. Franca Cotsson riceviamo una lunga lettera diretta anche ad altri periodici locali. Ne
pubblichiamo solo la parte relativa alla posizione della USSL
sul futuro dell’Ospedale Mauriziano.
«Vorrei ribadire ancora una
volta la posizione dell’U.S.S.L. 43
circa l’Ospedale Mauriziano di
Luserna.
Nel primo Piano Socio-Sanitario Regionale non veniva previsto alcun posto letto in Valle in
quanto già sufficienti al fabbisogno quelli dell’Ospedale Civile di
Pinerolo; nella seconda stesura,
grazie alle pressioni di tutte le
forze politiche della Valle, dato il
notevole livello di invecchiamento della popolazione e la distanza
da Pinerolo, veniva riconosciuta
l’esigenza di 80 posti letto usufruibili presso l’Ospedale di Torre Penice; inoltre veniva registrata la necessità ;di poliambulatorio da coirofcafsi a Luserna, in
CORALE
BOBBIO-VILLAR
Concerto
a Torre
La Corale di ¡Bobbio e Villar
Penice ha cantato a Torre Pellice
di fronte ad im pubblico molto
numeroso, in occasione della visita dei fratelli di Morges ad
alcune comiuiità delle Valli.
Sono stati eseguiti alcuni corali luterani, in armonizzazioni
antiche e moderne, ed alcuni salmi: si sono presentate così le
diverse tradizioni di canto luterana e calvinista.
Entrambi i riformatori, Lutero
e Calvino, hanno reso l’assemblea dei fedeli protagonista del
canto aH’interno del culto, l’uno
proponendo canti nuovi, parole
nuove per la preghiera, e non più
la recitazione delle preghiere canoniche, il rosario; l’aTtro asserendo che nulla può esprimere
meglio la preghiera nel canto
che i salmi del popolo d’Israele.
Alcuni brani di carattere profano hanno costituito la terza parte della serata: oltre ad uno di
J. Brahms, uno di A. Dvorak ed
un canto popolare (A la claire
fontaine), particolarmente apprezzato per la sua difficoltà, e
per la buona esecuzione, è stato il « Canto della sera » del compositore ungherese Zoltàn Kodàly.
Il concerto si è chiuso, oltre
che con i meritati applausi, con
le vibranti note del corale « Ein
feste Burg ist tinser Gott » (Forte rocca è il nostro Dio) di Martin Lutero.
P. G.
primo luogo tenendo conto dei
presidi da convertire ad altre
funzioni (leggi Ctepédale .Mauriziano), salvo restando che le proposte avrebbero dovuto essere
confermate dal programmi di zona (leggi Piano di Attività e Spesa che l’U.S.S.L. deve elaborare),
in base alle esigenze registrate
sul territorio.
A itutt’oggi è stato impossibile
arrivare alla definizione della
Convenzione tra Regione Piemonte e Ordine Mauriziano e di conseguenza tra ru.S.SXi. 43 e il
Mauriziano di Luserna, grazie ad
una serie di eventi che hanno
caratterizzato questo anno e che
vanno dalla morte del Commissario Dott. Roux, alla nomina del
nuovo Presidente del Consiglio di
Amministrazione Prof. Cravero,
da poco ufficialmente investito
della carica.
Intanto l’USSL sta raccoglien«do i dati necessari alla formulazione del suo Piano di Attività
e Spesa, dal quale dovranno enier^erig ,qu^i sono le reali esigenze <fi letti ospedalieri e di assistenza ambulatoriale in Valle,
tenuto conto che non si può ipotizzare, a livelli così minimi, altro che la medicina generale, senza dover creare im apparato di
funzionamento tale da rendere
del tutto antieconomico il presidio.
Dopo ripetute e svariate richieste, finalmente è stato possibile
TORRE PELLICE
Nuovi alloggi
Nella seduta di venerdì 13 maggio il Consiglio comunale di Torre Pellice è tornato ad occuparsi di edilizia sovvenzionata: in
particolare, dopo che i primi 24
alloggi ristrutturati in zona S.
Ciò sonò stati occupati, è stato
deciso di effettuare il recupero
di una terza parte del fabbricato
per andare incontro alle esigenze ancora pressanti della popolazione: i lavori, per poter ottenere i finanziamenti, dovranno avere inizio entro la fine del corrente anno.
È stata poi recepita, per quanto di competenza, la costituzione di un consorzio fra i comuni
di Luserna S. Giovanni, Torre
Pellice ed Angrogna per quanto
riguarda la depurazione delle acque reflue: disponendo Luserna
di un idoneo grande depuratore,
anche Angrogna e Torre Pellice,
per la sua parte bassa, potranno
usufruirne.
È stato poi discusso ed approvato raccordo fra Comune e C.
M.-U.S.S.L. 43 per quanto riguarda lo stabile adiacente il Palazzo
municipale ed acquistato dalla
attuale Amministrazione.
In questo edificio dovrebbero
così concentrarsi le attività dell’U.S.S.L. liberando gli uffici
attualmente occupati che si renderanno così disponibili per le
esigenze comunali di Torre.
I costi di ristrutturazione graveranno sull’Ente di Valle che si
assumerà inoltre una parte dell’onere derivante dal mutuo contratto al momento delTaoquisto.
Dopo aver ricostituito la Commissione - per la disciplina del
commercio è stata approvata una
serie di interventi per il ripristino di buona parte delle strade
cittadine in stato assai precario:
si tratta di lavori parziali in attesa di riasfaltatura totale che
sarà possibile quando il mutuo
richiesto sarà accordato; costo di
questo primo intervento 26 milioni.
In chiusura, dopo l’approvazione delle delibere di giunta, su richiesta del consigliere Roland è
stato fatto il punto dell’ipotesi
di costituzione di isola pedonale
nel centro del paese. L’argomento
verrà discusso nel prossimo consiglio, ma, è stato detto dal Sindaco, la chiusura al traffico avverrà per gradi; per quest’anno
sarà limitata al primo tratto di
via Repubblica, partendo da piazza S. Martino.
Piervaldo Rostan
Colonie Marine
di Borgio Verezzi
(Casa Valdese)
Per bambini dai 6 agli 11 anni compiuti, sono ancora
disponibili posti nel turno misto dal 19 agosto all'8
settembre.
Per informazioni e prenotazioni telefonare alla Sig.ra
Onnis (tei. 710161 di pomeriggio) oppure alla Segreteria della Chiesa Valdese (tei. 682838).
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di geom. GIAVARA
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di ogni tipo e capacità per
tutti gli usi industriali e civili.
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e spegnimento incendio.
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Tickets sanitari
avere il primo incontro a Torino con la Presidenza e la Direzione del Mauriziano ed un primo passo realmente serio è stato
fatto di comune accordo: l’impegno a fornire ed analizzare i dati in possesso relativi a tutte le
richieste provenienti dai cittadini
della U.S.S.L. 43 relative alla spedalizzazione; solo su questa base
sarà possibile definire se occorreranno gli 80 posti letto previsti
dal Piano Socio-Sanitario oppure
un numero minore o maggiore.
Questo è il metodo da seguire
per fare seriamente programmazione.
Infatti compito della nostra
U.S.S.L. è convenzionarsi con gli
Enti che erogano assistenza ospedaliera e integrativa ambulatoriale per quelle risposte che le
servono, utilizzando le strutture
esistenti o prevedendone la riconversione d’uso, secondo -le
necessità emergenti.
Questo è quanto ho ribadito
anche nel corso dell’ultimo CkwisigUo della Comunità Montana:
non si tratta di contrapporre
maggioranza a minoranza sull’utilizzo dell’Ospedale Mauriziano, ma di confrontarci tutti con
le necessità dell’utenza da una
parte e le disponibilità finanziarie dall’altra, per decidere quale
dovrà essere il ruolo di quella
struttura nella società di domani ».
Franca Coisson
Per agevolare la popolazione anziana,
si comunica che per le pratiche per
l'esonero del pagamento dei tickets
sanitàri, ci si può rivolgere presso le
sedi di distretto, e più precisamente
per la Val Chisone e Germanasca:
Villar Perosa, via Asiago, 5: dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle
12.30 e dalle ore 16 alle 17;
Perosa Argentina, via Roma 22, dal
lunedì al venerdì dalle ore 16 alle 18.
Chi ritenesse di aver diritto all'esonero si deve presentare con i seguenti documenti:
— Mod. 101 o 201 (per i pensidnati)
del 1981;
— Mod. 740 relativo all'anno 1981;
— Libretto della Mutua;
— Stato di famiglia.
Al fine di evitare che si presentino
anche coloro che non hanno diritto si
riportano di seguito le categorie di utenti esenti dall'obbligo della partecipazione alla spésa:
1 - Grandi invalidi di guerra e di ser
vizio della 1* categoria;
2 - Grandi invalidi del lavoro, con in
validità deM'80% riconosciuta dall'INAIL; , ,
3 - Invalidi civili con invalidità al 100
per cento riconosciuta dall'apposita
commissione:
4 - Utenti che abbiano dichiarato nel
l'anno 1981 un reddito personale ai
fini dell'IRPEF non superiore a L.
4.500.000, o appartenenti a famiglia
i cui componenti abbiano dichiarato in detto anno un reddito imponibile ai fini dell'IRPEF per un importo complessivo non superiore a
L. 4.000.000 aumentato di L. 500.000
per ogni componente oltre il dichiarante.
Per la determinazione di detti limiti
massimi di reddito, da ciascun reddito
di lavoro dipendente o di pensione, si
deduce la somma annua di L. 2.280.000.
Cure termali
Come da disposizioni impartite dal
Decreto Legge 25 gennaio 1982, n. 16,
convertito in legga dalla Legge 25 marzo 1982, e dal Decreto legge 11.3.83,
n. 59, l'erogazione delle Cure termali
fino al 31.12.1983 è così disciplinata:
— La presentazione limitata al solo
aspetto terapeutico è concessa
dall'USSL all'assistito per un unico ciclo di cure;
— Ogni ciclo di cure dovrà avere una
durata non inferiore a 10 e non superiore a 15 giorni;
— Non è consentita la concessione di
congedi straordinari, aspettative per
infermità o permessi per malattia
in quanto le cure devono essere
usufruite durante i congedi ordinari;
— Per i lavoratori dipendenti pubblici
o privati, le prestazioni idrotermali
possono essere concesse, fuori dei
congedi ordinari e delle ferie annuali, esclusivamente per effettive esigenze terapeutiche 0 riabilitative, connesse a stati patologici
in atto, su motivata prescrizione di
un Medico specialista dell'Unità
Socio-Sanitaria Locale ovvero, limitatamente ai lavoratori avviati alle cure dairiNPS e dall'INAIL, su
motivata prescrizione di Medici dei
predetti Istituti;
— I congedi straordinari, le aspettative per infermità, i permessi per
malattia, concessi per fruire delle
suddette prestazioni, non possono
superare il periodo di 15 giorni
l'anno;
— Tra I periodi concessi per tali prestazioni ed i congedi ordinari e ferie
annuali deve intercorrere un intervallo di almeno 15 giorni.
Gli interessati devono presentarsi,
muniti di proposta redatta dal Medico
curante attestante la necessità delle
cure e la relativa diagnosi, presso le
sedi di distretto, e più precisamente
per la Val Chisone e Germanasca:
VMIar Perosa, via Asiago 5: dal lunedì al venerdì: dalle ore 9.30 alle
12.30 e dalle ore 16 alle 17;
Perosa Argentina, via Roma 22: dal
lunedì al venerdì: dalle ore 16 alle 18.
10
10 cronaca delle Valli
20 maggio 1983
1
UNA PROPOSTA PER LE VALLI
Coltivare piante officinaii
Abbiamo incontrato la dottoressa Paola Bagliani che ha impiantato, con l’aiuto dei familiari, una coltivazione di piante officinali, cioè di piante con proprietà mediche, in località Albarea di Riclaretto, nel comtme
di Ferrerò. Le abbiamo posto alcune domande.
— Come è nata Videa di coltivare piante officinali?
— L'idea era di provare a coltivare le piante per giungere in
un futimo a coltivazioni più intensive. Dopo i primi esperimenti abbiamo constatato che crescono bene molte piante officinali;
l’issopo, la lavanda, la menta,
che però necessita di acqua, l’assenzio, la salvia sclarea, la salvia
montanina. Altre piante possono
essere coltivate, ma hanno bisogno di molta cura nel diserbo e
nella raccolta e di acqua; per es.
la camomilla romana, la camomilla matricaria, l’angelica arcangelica. Non siamo riusciti a
coltivare con profitto il genepì.
Vogliamo cerche ora di piantare
il rabarbaro cinese; se ci riusciremo sarà senz’altro un successo. Il rabarbaro cinese seminato
lo scorso mno sta nascendo adesso, ha quindi superato l’invemo.
na, potrebbe anche farsi carico
di questo, come è stato fatto per
le piccole piante: mirtilli, lamponi, ecc. In Italia la quasi totalità
delle piante officinali è importata, soprattutto dai paesi dell’est.
Avere una produzione locale sarebbe una fonte di reddito per la
popolazione. A Casola Valsegno,
in Emilia Romagna, hanno impiantato una coltivazione di erbe
officinali che funziona benissimo,
occupa parecchie persone, è di interesse turistico ed è utilizzata
dagli studenti dell’Università per
esperimenti.
plici o composti a base di piante
medicinali.
— Qual è il rapporto dell'erboristeria con la medicina ufficiale?
— Ci sono dei medici che danno importanza a questo tipo di
cura; ma qui in Italia non esiste
una grande tradizione popolare e
culturale nel campo dell’erboristeria. In Francia, per esempio
è molto più diffusa. Penso però,
che poco per volta l’idea di curarsi in modo naturale stia prendendo sempre più piede anche
da noi.
— Le piante officinali rimandano, per associazione, all’erboristeria e alla figura dell’erborista. Quali sono o quali dovrebbero essere i compiti dell’erborista?
— Quali sono i problemi legati
a questo tipo di coltivazione?
— Innanzitutto mancano i centri di raccolta. Penso che qualche
ente, forse la Comunità Monta
— Non sta a me definire il
compito dell’erborista, né il limite della sua attività. Posso comunque dire, citando la circolare
ministeriale n. 1 del 19 gennaio
1981 del ministero della sanità
che soltanto il farmacista può
vendere al pubblico prodotti a
base di piante medicinali regolarmente registrati come specialità medicinali, nonché quelli
preparati sotto forma di galenici
preconfezionati (farmaci ricavati
da sostanze naturali). Il farmacista è anche autorizzato a vendere e a preparare a dose e a
forma di medicamento (per la
vendita diretta al pubblico nella
propria farmacia), prodotti sem
La storia dei Malan
La dott. Graziella Lupo ha ricordato nei giorni scorsi con una
conferenza alla Biblioteca Sormani di Milano la figura del prof.
Edmondo Malori, chirurgo, deceduto a Milano il 26 gennaio 1978.
Del suo discorso pubblichiamo
la parte che si riferisce alla storia della famiglia Malori.
Chi apre qualsiasi libro della
bellissima biblioteca del Professore, potrà osservare l’interessante ex libris che ne orna l’interno.
La scritta: Malan de Mérindol,
sovrasta uno scudo in cui appare un castello diroccato, i gigli
di Francia e tre montagne sotto
a un cielo stellato. Sotto, la scritta « Deus arx mea » (Dio è la mia
roccia).
Questo stemma era stato trovato dal prof. Arnaldo, padre del
prof. Edmondo, scolpito sull’anta
di un antico armadio.
In questo emblema sono riassunte molte cose.
I Malan nella storia valdese
hanno origini antichissime. Il
nome Malan è fra i più comuni
del nostro popolo, in dialetto
provenzale esso significa « poveretto ».
II Professore, appassionato cultore di storia valdese e ricercatore delle origini della sua famiglia aveva trovato un documento
che testimoniava della presenza
di famiglie di nome « Malano » al
seguito di certo Vescovo Martino, nelle valli piemontesi sin dal
900, quindi due secoli e mezzo
prima del movimento valdese.
Comunque l’origine della famiglia del prof. Malan è accertato
provenga da una piccolissima
borgata della valle dell’Angrogna
(affluente del torrente Pellice)
della Bonne Nuit fondata da Guglielmo Malan.
I valdesi sono tutti d’origine
montanara, contadina, rifugiatisi ai piedi dei monti confinanti
con la Francia per sfuggire alle
persecuzioni di cui erano fatti
oggetto.
Molti, dalle valli del Piemonte
erano tuttavia emigrati, per ragioni di lavoro, nella vicina Provenza, fondandovi grossi paesi tra
cui l’importante Mérindol vicino
ad Avignone. Agli inizi del 1500,
la zona collinosa del Lubéron
(ove sorgeva appunto Mérindol)
pare contasse 10.000 famiglie vaidesi. La tradizione vuole, non accertata peraltro, che quivi si fossero stabiliti anche gli avi del
prof. Malan, donde la testata
dello stemma.
Mérindol costituiva uno dei
punti di forza della diaspora
valdese, non tanto dal punto di
vista numerico, quanto sotto il
profilo qualitativo, tanto è vero
che proprio qui vi si sono radunati ben due sinodi valdesi.
Ma la situazione provenzale,
dapprima difficile, sotto il profilo religioso, culmina nel 1545
nella tragedia: Francesco I, in
una delle sue oscillazioni politiche verso la repressione, ordina
la distruzione totale di Mérindol,
nella quale oltre 4.000 valdesi
vengono massacrati, pochissimi
scampano fuggendo in Svizzera
e Piemonte, gli altri finiscono
sulle galere reali. Sono riusciti alcuni Malan a ritornare
nelle loro valli? E’ probabile, ma
non è questo il fatto fondamentale, ciò che conta è che i loro discendenti tengono a ricordare
nel loro stemma, queirimportante pagina di storia valdese.
Lo stemma vero e proprio è
molto interessante, in quanto
una banda azzurra separa un
castello diroccato dai gigli di
Francia. Pare che la banda azzurra ed i gigli, siano stati una concessione di S. Luigi re di Francia
ad un Malan particolarmente distintosi nella 2» crociata in Terra
Santa, ove il castello di S. Giovanni d’Acri venne distrutto e le
rovine del castello ricorderebbero questo fatto.
Le montagne che spiccano sul
cielo stellato ricorderebbero invece i monti di Mérindol.
Infine, il motto incisivo che
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Gita storica
— Che tipo di erbe preparate
e vendete in farmacia a Perosa?
— Noi prepariamo soprattutto
tisane: per aiutare la digestione, per favorire le ■ funzioni del
fegato a base di boldo, per le fimzioni intestinali a base di Senna
e corteccia di frángula. Vendiamo anche le erbe sfuse. Cerchiamo di essere precisi nelle indicazioni sulle etichette, per cercare
di fare capire che tipo di erbe
sono state usate nella preparazione e come devono essere utilizzate (es. in decotto o infusione).
Qualcuno infatti non distingue
tra decotto o infusione, mentre è
importante che alcune erbe non
siano bollite. Inoltre una infusione per essere efficace, deve
essere preparata in modo corretto: versare l’acqua bollente sulle erbe e non viceversa.
Anche quest’anno la Società
organizza una gita storica nel
mese di giugno, precisamente il
19 giugno. La meta scelta è questa volta la valle del Po dove
sono state scritte numerose pagine di storia valdese, da Paesana a Praviglielm.
La gita è organizzata unitamente all’Unione Femminile di
Torre Pellice che si unisce a noi
per la sua giornata di fine attività. Il programma verrà dato
nella sua forma dettagliata la
prossima settimana, per quanto
riguarda il prezzo del viaggio,
il pranzo, l’itinerario ecc. ma segnaliamo sin d’ora la giornata
del 19.
La Società di Studi Valdesi,
come tutte le associazioni del
suo genere, vive di vita propria
ed autonoma, anche per quello
che riguarda la vita economica.
Durante gli anni ’30 la Tavola
aveva lanciato una colletta a favore della Società, che si fece
per parecchi anni, come segno di
solidarietà per il lavoro storico;
questa iniziativa è caduta, da
tempo, e non è probabilmente il
caso di rilanciarla, è però sempre bello ed incoraggiante quando nelle chiese si ricollega in
qualche modo l’attività della Società col lavoro ecclesiastico. Segnaliamo due casi recenti; a Pomaretto in occasione della prole
zione del vecchio film del 1920
ed a Torre Pellice in occasione
della visita della comunità di
Morges, in un caso il concistoro
e nell’altro il comitato ricevimenti di S. Giovanni e Torre
hanno deciso di devolvere le due
collette alla Società. Nel primo
caso oltre 150.000, nel secondo
oltre 430.000 lire.
INIZIATIVA DEL « CIRCOLOTTO
L’aggressività
FAMIGLIE VALDESI
sottolinea lo stemma, potrebbe
costituire l’emblema di tutti i
valdesi, e, oserei dire, di tutto il
mondo riformato: Deus arx mea
- Dio è la mia rocca. L’inno di
Lutero dice appunto: « forte rocca è il nostro Dio ». Questa Rocca
per la quale il popolo valdese ha
lottato e sofferto per otto secoli.
Ed i Malan a buon diritto possono fregiarsi di questo motto
poiché hanno, attraverso i secoli,
tenuto fede al loro Dio.
E’ storicamente accertato che
molti di questi Malan furono
vittime nel 1655 delle famose persecuzioni ricordate sotto il nome
di Pasque Piemontesi, ove furono imprigionati e uccisi per non
aver abiurato. Alcuni di loro, esiliati in Svizzera nel 1687, parteciparono due anni più tardi, al
glorioso rimpatrio nelle loro
valli.
In Sud Africa, un Jean François Malan, (di un ramo collaterale) capeggia la rivoluzione dei
Boeri e viene poi nominato 1°
Ministro.
Un recentissimo censimento
dei Malan in Sud Africa, ne conta oltre 7.000. Magnus Malan è
l’attuale ministro della guerra
sudafricano.
Il trisavolo del prof. Edmondo
era capitano di compagnia delle
milizie valdesi che resistettero
all’oppressione dei Signori del
luogo.
Il nonno del prof. Malan, Auguste Malan, è stato un famoso
pastore della Chiesa Valdese nella seconda metà dell’800, quando
fare il ministro di culto valdese
era un’impresa pionieristica (specie nel Sud).
Egli è stato dapprima pastore
a Modena, poi a Firenze, indi per
lunghi anni a Messina ed infine
a Nizza.
La sua figura di uomo di Dio è
una delle più significative nella
storia valdese di quell’epoca.
Infine molti fra noi ricordano
la bellissima figura del padre del
prof. Malan, il prof. Arnaldo Malan ordinario di ORL all’Università di Torino, bella figura di
vecchio valdese retto e probo,
anch’egli prematuramente scomparso.
L’aggressività umana è finalmente al centro di una riflessione della scienza. Storicamente
nella cultura occidentale si è
oscillato fra due posizioni: una,
di matrice laica e progressista,
per cui l’uomo sarebbe essenzialmente buono, naturalmente privo di impulsi distruttivi, vittima
tuttavia di una società violenta
e diseducativa; l’altra, di matrice religiosa e conservatrice, per
cui l’uomo sarebbe in sé distruttivo e pertanto la guerra e la violenza sociale sarebbero l’inevitabile conseguenza del « peccato » insito nell’uomo.
Entrambe le posizioni hanno
precluso la strada ad una rifiessione scientifica sull’aggressività
umana, la prima perché ha negato il problema, la seconda perché l’ha affrontato come conseguenza di radici divine o demoniache, pertanto sottratte allo
sforzo di conoscenza e di controllo dell’uomo.
tuzionale, fra il microcosmo dell’aggressività e il macrocosmo
della guerra.
Il problema dell’aggressività è
stato pesantemente sottovalutato dalla cultura di sinistra, che
ha finito cosi, per privarsi di una
visione realistica della natura
umana e per consegnare questo
tema a teorie reazionarie.
Noi non crediamo che basti
« nominare il demone » per padroneggiarlo, non crediamo cioè
che basti discutere di aggressività per poterla controllare; riteniamo comunque importante
avviare una riflessione sulle dinamiche profonde che stanno
dietro alla violenza.
L’analisi razionale delle componenti irrazionali dell’uomo può
infatti aiutarci ad incanalare e
ad usare per la vita risorse solitamente impiegate per finalità
mortifere.
Abbiamo deciso come « Circolotto » di accostarci al tema dell’aggressività con gli strumenti
della criminologia, della psicologia, della psicoanalisi, della biologia (proietteremo un film di
Alain Resnais, ispirato alle teorie del biologo francese H. Laborit).
IL PROGRAMMA
Vogliamo così fra l’altro contri,
buire alla costruzione di una cultura della pace, senza tuttavia
sottovalutare i moventi economici, politici, morali della guerra, recentemente affrontati nel
ciclo promosso dal Comitato pinerolese per la pace.
Per es. gli strumenti della psicologia sociale consentono di
comprendere meglio, in un’ottica che certo non esclude altre
chiavi interpretative, l’acquiescenza o addirittura l’adesione
di masse popolari a certe guerre
(come quella per le Falkland) o
alle politiche del riarmo, o ancora, la presa che hanno sulle
popolazioni le parole d’ordine
belliche di capi politici come
Khomeini, Gheddafi, Sharon, la
Thatcher ecc...
Mercoledì 25 maggio, ore 20.45; « Aggressività e violenza tra mito e realtà ». Rei,: Virginio Oddone, criminologo.
Venerdì 3 giugno, ore 20.45: ■■ Aggressività e adattamento ». Rei.: Silvia
Bonino, psicoioga.
Mercoledì 8 giugno, ore 20.45: « Sensi di colpa... sensi di guerra ». Rei.:
Claudio Foli, psicoanalista.
Mercoledì 15 giugno, ore 20.30: Proiezione e discussione del film: « Mon
onde d'Amérique » di Alain Resnais.
I dibattiti si svolgeranno a Pinerolo
presso l’auditorium di C.so Piave. Il
film si proietterà al Cinema Primavera.
œMITATI PER LA PACE
La nostra iniziativa culturale
ha individuato 3 ambiti problematici : innanzitutto vorremmo
analizzare la diffusa opinione per
cui oggi la violenza sia in aumento rispetto al passato: l’uomo contemporaneo è davvero
più distruttivo, più « delinquente » rispetto all’uomo del passato? In secondo luogo vorremmo
cercare di capire che cos’è l’aggressività nel singolo individuo:
tutta l’aggressività dell’uomo è
pericolosa? Oppure c’è una differenza tra aggressività « sana »
e aggressività malata? E quale?
In terzo luogo c’è il problema
del rapporto fra violenza individuale e VIOLENZA sociale-isti
PINEROLO — I comitati per la pace
e II disarmo del pinerolese sono convocati per venerdì 20 maggio alle ore
21 presso la Camera del Lavoro di Pinerolo (Via Demo 8) per discutere la
organizzazione del referendum suH’installazione dei missili a Comiso.
La riunione è aperta a tutti.
# Hanno collaborato a questo
numero: Ivana Costabel,
Franco Davite, Dino Gardiol,
Paolo Gay, Luigi e Silvana
Marchetti, Flavio Micol, Edi
Morini, Bruno Rostagno, Katharina Rost agno. Franco Taglierò, Nicola Tomassone,.
Giorgio Tourn.
\
11
20 maggio 1983
cronaca delle Valli 11
AL DI LA’ DELLE GRANDI DICHIARAZIONI
A Rorà si spara
In altri tempi Rorà era stata
im po’ aH’avanguardia nel proporre i temi della pace nelle nostre valli; forse perché toccati da
vicino, i nostri pastori e contadini, i nostri turisti, le nostre guardie ecologiche, avevano fatto
fronte comune contro il poligono di tiro che dal territorio di
Bagnolo spara sugli alpeggi della
zona. Il Comune si era dichiarato territorio denuclearizzato, il
Concistoro aveva dato la sua
pronta adesione al Comitato per
la pace della Val Pellice.
Tutto morto, ora? Direi di no:
i cervelli pesanti non hanno mutato idea, i giovani continuano a
rMettere sulla possibilità del servizio civile (e qualcuno sceglie
questa strada, ancora faticosa),
la gente non ha nessuno spirito
guerrafondaio (anche Gianavello
era a favore di una linea dura
finché si vuole, ma difensiva).
Resta tuttavia una grossa difficoltà a legare i grandi temi al
quotidiano. La convenzione stilata con le autorità militari
( obiettivamente una' conquista,
almeno sotto il profilo economico) é il «quotidiano». Le parole di pace che il Sinodo ha saputo dire (certo la voce di una
aristocrazia nella chiesa; ma in
buona misura sentita dalla base);
un presidente della Repubblica
che, quantunque a capo delle
fope armate, pensa e dice in termini evangelici di tramutare in
vanghe ed aratri gli apparati bellici (anche se è difficile ritenere
che alle dichiarazioni di buona
volontà possano seguire fatti
concreti) sono cose, per quanto
« lontane », che influiscono sulla
educazione di un popolo alla
pace.
Ma quanta strada resta da fare! E confessiamo di sentirci
spesso impotenti.
Durante un colloquio tra predicatori, in Val Pellice, im laico ci
rendeva attenti ad un fatto: se
dovesse esservi un referendum
su Comiso, come ci muoveremmo?
Certo, se la domanda posta
chiedesse « volete voi distruggere
l’intera Ungheria (o la Libia), con
un solo ’’via” dato ai missili »,
speriamo che la maggioranza degli italiani risponderebbe di no;
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione; Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Miche
lis, Giorgio GardioI, Marcella Gay
Adriano Longo. Aurelio Penna, Jean
Jacques Peyronel, Roberto Peyrot
G useppe Platone, Marco Rostan
Mirella Scorsonelli, Liliana Vigiiei
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPiCCOLI
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Intestato a « La Luce; fondo di solidarietà ». Via Pio V, 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
ma se la domanda fosse invertita (volete voi che TUngheria —
o la Libia — possa distruggervi
in un colpo solo, senza reagire),
che cosa diremmo?
E nello stesso colloquio, un
pastore diceva: si potrebbe scuotere la base delle nostre chiese,
affermando provocatoriamente,
dal pulpito, per esempio: « io sono d’accordo sulla necessità di
una forza di dissuasione, sulla
necessità di una forza nucleare
italiana ». Sarebbe zittito, questo
pastore? o finirebbe per essere,
nonostante tutto, ascoltato e seguito?
Problemi certo non risolti. In
qualche misura, neppure risolvibili. Forse, converrebbe parlarne
con più coraggio di evangelici;
facendo la nostra parte. Non
quella dei politologi, né quella
dei moralisti, né quella dei pavidi: ma quella dei credenti.
Siamo capaci di dire che una
scelta nucleare (da qualunque
parte provenga, chiunque la proponga, a quale scopo sia proposta) è anti-evangelica, è peccaminosa?
Non è necessario, per questa
affermazione, presa di coscienza,
decisione, essere dei « pacifisti »,
Sergio Rìbet
ANGROGNA
La giovane lotta
degli anziani
Anche per la pensione i cittadini si dividono in diverse categorie. L’ingiustizia di un’assistenza pubblica che premia i più
forti economicamente e continua
a punire i più deboli è stata illustrata, con ricchezza di dati,
da Eugenio Morero del sindacato SPI-CGIL in una riunione ad
Angrogna domenica scorsa. Una
giornata non solo di riflessione
ma anche di festa per un centinaio di pensionati del pinerolese che hanno approfittato dell’occasione per visitare i luoghi
storici valdesi e per alcuni di loro entrare in contatto, forse per
la prima volta, con la realtà del
culto evangelico.
Ma cosa vogliono i pensionati
nelle loro rivendicazioni? Presto
detto: una sola normativa per il
settore pensionistico (« togliamo
di mezzo i cinquanta e più istituti assistenziali »), un tetto economico che parta da un minimo
vitale (almeno 350 mila lire), la
eliminazione dei ’tickets’ sulla salute degli anziani, l’accesso ad
una casa decente e con fitti abbordabili. Ma accanto a questi
punti di lotta dei pensionati sindacalizzati ci sono altri importanti problemi legati al ruolo degli anziani nella nostra società,
l’organizzazione del loro tempo,
la salute...
« Noi mettiamo l’aspetto economico al primo posto — confessa un brizzolato che ha 40 anni di FIAT alle spalle — però
non è tutto. A volte ci sentiamo
emarginati, buttati fuori dal
mondo della produzione, sembra
quasi che diamo fastidio ».
Come potrà lo Stato risolvere
i problemi economici legati alTesercito dei pensionati (in Italia sono quasi sedici milioni) se,
come sembra, il deficit per il 1983
prevede un indebitamento di 70
mila miliardi?
« Intanto si recuperino i 40 mila miliardi dell’evasione fiscale
— aggiunge Morero — e si sfoltisca la giungla delle pensioni di
invalidità senza farle gravare sul
fondo dei lavoratori dipendenti ».
Tutti d’accordo sul fatto che la
passata legislatura non ha fatto
passi significativi nella soluzione
di questi problemi. E’ dunque
certo che nell’imminente campagna elettorale molti partiti corteggeranno il 'super-partito' dei
pensionati d’Italia.
« Ma non ci facciamo illusioni
— conclude Pasquale Abbate di
Angrogna, organizzatore della
giornata — l’importante è che
non prevalgano rassegnazione e
qualunquismo. Noi diciamo no
alla scheda bianca. E guardiamo
con fiducia alle organizzazioni
dei lavoratori che, malgrado tutto, qualche conquista nel campo
dell’assistenza agli anziani l’hanno pur ottenuta. Sempre sperando. e lo dico anche come evangelico, che prevalgano umanità
e rispetto per i diritti di chi ha
una vita di lavoro alle spalle ».
G. P.
dei « verdi », dei gandhiani, dei
buddisti.
Personalmente, non mi sento
di fare ima apologia del pacifismo, di farmi della pace un idolo, che prenda il posto di Gesù
Cristo.
Ma mi sento in grado, qui ed
ora, di battermi contro l’idolo
della guerra, della difesa a qualunque costo, della difesa che diventa — non può non diventare — offesa, della logica della bilancia degli armamenti.
Ne chiederei conto, per quel
che vale, anche ai nostri governanti. E non confonderei la questione, come alcuni amano fare,
con i diritti dei popoli all’autodecisione, con la realtà — difficilissima da valutare, ma autentica— delle lotte di liberazione,
con le false equidistanze di chi
vuol dare non un colpo al cerchio e uno alla botte, ma un pugno al gigante ed uno al bambino, per fare giustizia. Il nostro
Dio, vale forse la pena di ricordarlo, si è presentato anche come il difensore « degli orfani e
delle vedove », il vindice di chi
non ha difesa.
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di aprile 1983.
L. 5.000: Marisa e Felice Mourglia,
in mem. della Maestra Emma Gonin;
Glovannini Ferruccio (Pisa).
L. 10.000: Grill Paimira ved. Gaydou,
in mem. del mio caro marito; Gaydou
Emilio; Gaydou Emilio (2° vers.) ; Selis
Elena, in mem. di Anita Mathieu Eynard (Torre Pellice); Livio Gobello, In
mem. di Clelia Girardon,
L. 15.000: Virginia e Attilio Malan, ricordando i nostri cari; Virginia, Attilio
e Mirella Malan, in mem. della nostra
Maestra Emma Gonio; In mem. di Rivoiro Mario, nel 10° ann. della scompacsa, la moglie e la figlia (Pinerolo).
L. 20.000; Bianca Bouchard, in mem.
di Anita Mathieu Eynard (osp. Asilo) ;
Elena Geymonat, riconoscente a Dio (ospite Asilo); Bonjour Pietro e Ester, in
mem. di Susanna Garnier Bonjour; Giorgio, Dino e Alba Balmas, in mem. di
Mina Gonin (Ivrea).
L. 25.000: Rina Bertin, in mem. di
Mina Gonin.
L. 30.000: In mem. della zia Anita
Mathieu, la nipote Giuliana Decostanzi.
L. 40.000: Martinat Maria, in mem.
di Guido Mathieu e di Anita Eynard Mathieu (Torino); Lupo Graziella (Como);
Mimi Gay in Ganiere (Bergamo).
L. 50.000: Jahier Graziella; Girardon
Margherita, in mem. di Clelia Girardon;
Girardon Mangherita, in mem. di Mina
Gonin; Malan Clemence (osp. Asilo);
Bob and Leila Maclean (Inghilterra); Rie.
ca Elsa (Torino); I figli, in mem. di
Margherita Balmas; Graziella Jahier, prò
deficit; Benech Emma, in mem. di Giuiia Tron Roman; in ricordo di Coi'sson
Pierino, i nipoti Lucia e Leo (Angrogna).
L. 60.000; Odetto Ivonne, in mem. della sig.ra Anita Eynard Mathieu (osp.
Asilo).
L. 100.000: Griffa Marino Angela (Torino); Lucilla e Laura Mathieu, in mem.
della cara zia Anita Eynard Mathieu; In
mem. della nostra cara Anita Mathieu
V. Eynard, Mathieu Ersilia e Decostanzi Mathieu Elena; In mem. di Emilio
Falcombello, la mamma, la sorella e
famiglia; Martinat Eglantine e Emanuele (osp. Asilo); In ricordo di Edoardo
e Giuseppina Gobello, il figlio Livio
(2.2.43 e 24.4.72); Lillina e Noretta, in
ricordo del loro carissimo papà Guido
Bounous.
L. 120.240: Unione Valdese di Parigi.
L. 125.000; In mem. di Dante Gaydou,
i vicini di casa e amici.
L. 150.000: Famiglie Danna, Odino e
Ainardi, con riconoscenza per quanto
fate per il nostro fratello Tiziano con
gli auguri di una Pasqua serena e felice
a tutti. Direzione, Personale e ospiti
dell'Asilo.
L. 165.000: In mem. di Ada Paschetto
in Tourn, i familiari, parenti, amici e
vicini di casa.
l. 200.000: In mem. della nostra cara
Anita Mathieu Eynard. Co'isson Mathieu
Ida e figli Mario, Annalisa e Renato,
L. 340.135: Chiesa Evangelica di lingua Italiana (Unione Femminile) Zurigo.
L. 800.000: Pierina, Enzo e Sergio, in
mem. delia cara Mina Gonin.
Pro restauri Tempio
Luserna San Giovanni
DONI IN MEMORIA
L. 50.000: Richard Bianca e Aldo e
Benech Irene, in mem. past. Rivolta Lorenzo.
L. 10.000: Boèr Niny e Piero, in mem.
Alilo Ivonne.
L. 150.000: Balmas Odette Eynard, in
mem. past. Rivolta Lorenzo, Balmas
Fredy, Eynard Luigia e Federico,
L. 20.000; Frache Ida, in mem. Giammanco-Sinatra Nuccia.
L. 500.000; « Il Dono » ricavo dal libro, in mem. Ribet-Rostain Edina.
L. 50.000: Rostagnol Matilde e Jean,
in mem. past. Rivolta Lorenzo.
(Continua)
Ad esequie avvenute le famiglie
Miegge e Coisson partecipano la dolorosa dipartita del pastore
Guido Miegge
Torre Pellice, 15 maggio 1983.
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Í
12
12 uomo e società
20 maggio 1983
LO SFONDO DELLA LOTTA POLITICA NELL’AMERICA CENTRALE
La religione poiitica
Proseguendo nel discorso iniziato sul numero
scorso da Niso De IVIichelis (« Guerre di religione? » ), Eugenio Bernardini — che ha trascorso
recentemente un anno in Costa Rica — approfondisce in due articoli l’informazione sui religioso in America Centrale.
Un generale-dittatore « evangelico-nato di nuovo» che ogni domenica propina la sua « predica »
attraverso la radio e la televisione nazionale, la contestazione
dell’omelia del papa da parte di
un popolo credente e martoriato
che chiede soltanto una parola
di solidarietà per i suoi morti,
la notizia della censura preventiva delle omelie di Pasqua da parte del governo nicaraguense, l’occupazione di diverse chiese, anche evangeliche, nello scorso agosto da parte di diverse organizzazioni di quartiere sandiniste:
sono tutte notizie che dimostrano come « il religioso » sia un
terreno di scontro politico-ideologico privilegiato in America
Centrale. Terreno che in questi
ultimi mesi sta diventando sempre più incandescente. Cerchiamo
di capirne il motivo.
È abbastanza noto il ruolo
fondamentale che ha svolto la
chiesa cattolica nel continente latinoamericano in campo politico,
sociale e culturale. Soprattutto
nei paesi più poveri che ancora
oggi si trovano in una fase preindustriale, la chiesa cattolica ha
avuto un ruolo specifico nella costituzione e nella conservazione
della società civile, fornendole il
suo fondamento etico e intellettuale, e fornendole il suo « linguaggio» intriso di simbolismi
religiosi. Inoltre, lo scarso sviluppo del ceto medio, e in particolare di Un ceto medio ideologicamente autonomo dalla istituzione ecclesiastica, ha dato alla
chiesa una base popolare molto
ampia, una base popolare spesso
molto povera che ha trovato nel
prete e nella parrocchia l’unica
istituzione che si prendesse un
minimo di cura delle sue necessità.
Proprio la mancanza di ima
classe media sviluppata e « liberale » è stata la più grossa difficoltà con cui si è scontrato il
protestantesimo storico, cioè
quello delle grandi denominazioni soprattutto nordamericane.
Queste chiese sono riuscite a impiantare facilmente in tutto il
continente latinoamericano scuole e ospedali di ottima qualità,
ma sono rimaste fortemente minoritarie. Maggior successo hanno avuto, invece, a partire dagli
anni ’50, i gruppi fondamentalisti, soprattutto i pentecostali,
capaci di rivolgersi al popolo povero parlando il suo linguaggio e
utilizzando un simbolismo religioso molto simile.
Questa particolare situazione
sociale e culturale fa sì che se
im discorso politico vuole essere
capito e accettato, in America
Centrale deve avere dei riferimenti religiosi, se non altro a
livello di linguaggio e di cultura.
Non solo, deve anche poter contare sull’appoggio di almeno una
parte delle istituzioni religiose
che sono attualmente il maggior
canale di consenso o di dissenso
sociale. Questo fatto è chiaramente riconosciuto nel maggio
1980 in un documento segreto
elaborato in vista della presidenza Reagan da parte di un
gruppo di esperti conosciuto come « Comitato di Santa Fé » nel
quale si riconosce che « il ruolo
della chiesa in America Latina è
vitale per il concetto di libertà
politica »; da qui là-necessità che
la « i^litioa estera degli USA cominci a combattere (e non semplicemente a reagire a posteriori)
la teologia della liberazione ». Per
il Comitato « vi è una guerra per
le menti dell’umanità. La politica
basata sull’ideologia prevarrà »,
per cui si rende necessario uno
sforzo in due direzioni: una
formazione tecnico-manageriale
« made in USA » per l’élite intellettuale, ùn modello religioso
passivo e ubbidiente alle istituzioni per le masse povere.
Ma il problema che sorge subito è: quale istituzione? Quella
cattolica o quelle evangeliche, o
tutte e due? La cosa non è semplice. Infatti, in America Centrale, soprattutto a partire dagli anni ’70, c’è un avvicinamento della
stragrande maggioranza del clero
cattolico di base e di una parte
dei vescovi a posizioni politiche
di sinistra che possano garantire
il soddisfacimento dei bisogni
primari deH’enorme massa di popolo povero che caratterizza
questi paesi. Lo stesso si può
dire, anche se con più prudenza,
per la maggioranza delle denominazioni protestanti aderenti al
Consiglio Ecumenico delle Chiese (in particolare metodisti, presbiteriani e battisti) e di una
parte delle Assemblee di T)io
(pentecostali). Tanto che è sorta una forte campagna dei mezzi d’informazione statunitensi di
destra che si oppongono alla
« politica » del CEC e, all’interno
degli USA, in particolare alla
« politica internazionale » della
Chiesa Metodista.
Quali istituzioni utilizzare, allora, per manipolare il simbolismo religioso così importante in
America Centrale? Certamente
quella parte della gerarchia e del
clero cattolico che ancora ci sta,
una parte del gruppo dirigente
di alcune chiese e movimenti
evangelici, ma soprattutto, e questa è la grande trovata di questi
anni, le sette «evangeliche» (le
virgolette sono obbligatorie!),
spesso manipolate e dirette da
« corporazioni religiose » intemazionali. Di quest’ultimo punto ci
occuperemo in im secondo articolo.
Che si tratti di un progetto
specifico e di ampio respiro sembra dimostrato daU’enorme interesse verso TAmerica Latina da
parte delle grandi associazioni
religiose della « nuova destra »
( che operano al di fuori e contro
le chiese storiche) sorte negli
Stati Uniti a partire soprattutto
dal 1979: «Voce Cristiana», «Maggioranza Cristiana», «Tavola Rotonda Religiosa». Accanto a questa « nuova destra » religiosa, si
è creato un movimento neoconservatore, più intellettuale e politico, che ritiene che la crisi della società nordamericana sia soprattutto una crisi morale e culturale, cioè ideologica, prodotta
da una ideologia antagonista, avversa, che deve essere combattuta in una lotta senza quartiere
per recuperare quell’amalgama
ideologico entrato in crisi con la
guerra del Vietnam e con lo scandalo Watergate. Questa ideologia
antagonista interna, prodotta da
settori progressisti, si appoggerebbe all’avversario esterno rafforzando così la crisi dell’egemonia statunitense a livello mondiale. La lotta ideologica alla frontiera meridionale (l’America Latina) è quindi fondamentale.
Per questo scopo, nell’aprile
del 1981, un gruppo di pastori e
analisti politici (in maggioranza
protestanti neoconservatori, so
Donne peruviane davanti ad una rivendita di oggetti religiosi.
prattutto metodisti all’opposizione nella loro chiesa) creano l’Istituto sulla religione e la democrazia (IRD) che opera in stretta
connessione, anche finanziaria,
con numerose organizzazioni e
istituzioni politiche e religiose,
in particolare con la « Coalizione
per una maggioranza democratica» (CDM), una delle principali
organizzazioni politiche: neoconservatrici fondata nel 1972 e di
cui è uno dei membri fondatori
anche l’attuale ambasciatrice
USA alle Nazioni Unite Jane
Kirkpatrick. Anzi, secondo Le
Monde dipiomatique (aprile 1983,
p. 7), riRD sarebbe un « progetto
speciale » del CDM.
Le numerose interconnessioni
tra organismi di questo tipo, istituti finanziari e politici, confermano quanto dicevamo aH’inizio,
e cioè che il « religioso » è uno
spazio decisivo di azione da parte dei neoconservatori, in particolare in America Centrale dove
le chiese vengono considerate un
terreno fertile per il sorgere del1’« avversario ». Da qui la lotta
all’ultimo sangue per il controllo
delle chiese locali e degli apparati ecclesiastici nazionali, anche
attraverso la diffusione delle sette. Di questo parleremo nel prossimo articolo.
Eugenio Bernardini
(1. continua).
COSTITUITA A ROMA LA SEZIONE ITALIANA DELL’ACAT
Cristiani contro la tortura
Nel marzo del 1974 il pastore
Tullio Vinay, di ritomo dal Vietnam, fece a Parigi una conferenza per descrivere gli orrori che
egli aveva visto sotto il regime
di Thieu. Lo choc fu enorme. E
pochi mesi dopo, sulla scia dell’impressione destata da Vinay
(o meglio: di quello che stava
accadendo in Indocina), una quarantina di cristiani di tutte le
confessioni si riunirono per discutere su uno dei più terribili
flagelli mondiali: la tortura.
Nacque così l’ACAT (Azione
dei Cristiani per l’Abolizione del
Vita e pace
(segue da pag. 7)
perdono del Signore e passare
dallo sconforto e dalla condanna di noi stessi, alla fiduciosa ubbidienza e alla fedele testimonianza del Principe della pace.
Perciò facciamo appello alle
chiese perché:
1) Proclamino con le parole e
con i fatti che Gesù Cristo è
la vita e la pace del mondo.
2) Sviluppino programmi di educazione alla pace. Questi
programmi dovrebbero incoraggiare i cristiani a pensare
teologicamente; a scovare le
cause di conflitto; a esplorare i concetti cristiani di resistenza non violenta al male;
e a trovare le connessioni fra
disarmo e sviluppo. A questo
fine si dovrebbe esaminare
la possibilità di creare un
istituto cristiano internazionale per la pace.
3) Sostengano persone singole
e gruppi coinvolti in un lavoro specifico per la pace, cristiano o altro, e appoggino
il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare.
4) Si adoperino per mobilitare
l’opinione pubblica nell’interesse della pace e della giustizia.
5) Sostengano politici e governi che elaborino piani per lo
svilunoo di strategie per la
pace e sistemi di sicurezza
comune.
6) Contestino che si diano immagini distorte del nemico e
facciano ogni sforzo per cambiarle.
7) Collaborino nel movimento
verso l’unità cristiana e adoperino tutti i canali disponibili per promuovere la comprensione, la pace e la riconciliazione.
8) Incoraggino i cristiani a comprendere che diventare un seguace di Gesù è impegnarsi
a operare per la pace.
9) Sostengano il contributo particolare delle donne nell’opera per la pace e la giustizia,
10) Incoraggino i cristiani ad assumere un atteggiamento di
non collaborazione nei confronti della preparazione di
una guerra nucleare.
11) Incoraggino i cristiani a esplorare il possibile uso nonviolento della disubbidienza
civile come mezzo efficace di
protesta contro le armi nucleari.
12) Incoraggino la preghiera perseverante e documentata per
la pace.
Il destino deH’umanità è in bilico. La scelta tra la vita e la morte sta davanti a noi. Ma noi non
perdiamo la speranza. La nostra
speranza è nel Signore risorto,
nel Signore della vita, che ha vinto la morte con la sua stessa
morte. Noi non saremo intimiditi dalla potenza del potente. La
immensità dei problemi non ci
immobilizzerà. Non dispereremo.
Pregheremo e agiremo, in fede,
speranza e amore.
la Tortura), un’organizzazione
che nel giro di pochi anni ha
avuto una considerevole espansione in Francia (solo paese in
cui, per ora, esiste), e conta, secondo dati relativi all’ottobre
1982, 13.000 membri e 300 gruppi locali sparsi in tutto il paese.
La prima riunione organizzativa in Italia si è tenuta recentemente a Romq. e sonp intervenuti per l’occasione, anche alcuni membri fondatori dell’ACAT
francese. Da segnalare, tra il pubblico di circa 40 persone, una
notevole presenza evangelica.
Ma cosa è, come agisce questa
organizzazione?
« L’ACAT — è stato detto alla
riunione di Roma — è un organismo ecumenico che cerca di
sensibilizzare i cristiani e le loro
comunità sul problema della tortura, e li mobilita per lottare a
fianco di tutti quelli che difendono i diritti dell’uomo ». L’ACAT
tende quindi a dare una dimensione spirituale a quest’azione
attraverso la riflessione dottrinale, l’organizzazione di veglie di
preghiera, di digiuni e di manifestazioni per diffondere la conoscenza del problema. Altre forme importantissime di attività
sono: l’invio di lettere di solidarietà ai torturati in qualsiasi parte del mondo, la protesta contro
¡ governi che praticano la tortura e, infine, anche la cura ed il
recupero sociale di coloro che
l’hanno subita.
Ci si potrebbe a questo punto
porre il nroblema delle relazioni che esistono con altri organismi che già lavorano contro la
tortura e per i diritti politici;
Amnesty International in particolare.
« Nessun problema — è stato
detto — i due organismi, pur essendo assolutamente distinti, sono complementari ed indipendenti e naturalmente i loro rapporti sono assai profondi ». La
differenza sta in ciò: che l’ACAT
ha carattere spiccatamente cristiano ed ecumenico, e limita il
proprio campo d’azione all’intervento contro la tortura. « I
cristiani, infatti, hanno delle ragioni specifiche per lottare Essi
attestano la dignità della persona umana, creatura e immagine
di Dio; essi proclamano la resurrezione del Cristo, attraverso il
quale ogni uomo è liberato dalla sua schiavitù. Essi fanno parte di una Chiesa che si dice universale, cioè che deve avere la
preoccupazione di tutti gli uomini quali che siano le razze, le
culture, le religioni ».
Questo programma che può
sembrare riduttivo, (come si fa
a separare il problema della tortura da quello dei diritti civili?)
in realtà è solo e volutamente
settorializzato. Quindi non si vuole entrare nel merito del godimento delle libertà o dei diritti
in una data zona, ma, ove si riscontrino determinati fatti, sicuramente almeno su un punto la
condanna (da parte dei credenti)
deve essere netta e unanime: la
tortura. E su di essa non è lecito
addurre alcuna scusante o giustificazione, né ideologica, né politica, né tanto meno teologica.
Quindi un programma minimo,
ma non riduttivo, sul quale nessuno può trovare ragioni per motivare un rifiuto, e sul quale è
possibile mobilitare un notevole
numero di persone per una ctmsa di giustizia assolutamente
fondamentale.
L'ACAT fa proprio l’art. 5 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo che così recita « Nessuno sarà sottomesso alla tortura
né a pene o maltrattamenti crudeli, inumani o degradanti ».
In ultimo, a garanzia della serietà dell’ACAT , bisogna ricordare che la notizia di torture subite da qualcuno deve essere confermata da almeno altre due organizzazioni (ad es. il CEC e
Amnesty ecc.) per mobilitarsi, al
fine di evitare facili strumentalizzazioni.
Al momento attuale in Italia
non esiste ancora una struttura,
ma tra breve, al seguito della
riunione di Roma, verrà costituita una spione italiana. Riportiamo gli indirizzi che possono
essere utili a chi volesse avere
ulteriori informazioni o fosse interessato aj materiale redatto.
ACAT (Azione dei Cristiani per
l’Abolizione della Tortura) - 252
me Saint-Jacques F 75005 PARIS
(00 33) 1.329 88 52 & 1.633 06 91.
ACAT - Seminario Francese Via di Santa Chiara, 42 T 00186
RQMA - 654 15 26 & 654 36 09.
Vincenzo Ribet