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GIORNALE RELIGIOSO
PRb'^XO
domict/io)
Torino, per un anno L. 0,00 L.7,00
— per sei mesi « 4,00 » 4,30
Per le proviucie e l’eslero Iranco sino
ai contini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi , » 5,20 .
A'/ii6i'jovTi{ rii èv òyartj
ScQueado la ipriti nella curila
Efes. IV. 15.
La Direzione della DUONA NOVELLA è
in Torino. casa Bellora, a capo del Viale
del Ke, N" 1^, piano 3".
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e da GIACOMO BIAVA
via della Provvidenza N“ 8.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
I Confessori di G. C. in Italia ne! secolo XVI. Giileazzo (iatacciolo IV, - I Clericali corrompono il Piemonte. — Critica degli Evangeli di A. Bianchi Giovini
IV, — Stampa clericale, — Notizie Religiose. — Cronachetta politica.
1 CO?iFtSSORl 1)1 (i. C. IS ITALIA ^EL SECOLO XVT
--
Oaleazzo (Caracciolo.
IV.
Un prospero vento conducea rapidamente la barca al suo destino ;
ma Galeazzo, spossato daH’iiumensa
forza che aveva dovuto farea se stesso,
per lasciare lanti oggetti a lui -’ari,
fu bentosto assalito da mille pensieri,
straziato da alfelti diversi, e vinto
infine dal cordoglio ; talché per qualche ora restò immobile e come insensato..... egli era un uomo ! —
Però nella piena del dolore lo con
fortava il pensiero di avere, senza
risparmio di fatiche e pericoli, adempito verso la moglie airuiTicio di buon
cristiano e di leale consorte.
Da Lesina passò a Venezia, dove
gli amici suoi, consci del periglioso
viaggio, cui s’era avventurato, mesti
e trepidanti lo aspettavano ; e nel
vederlo, come uomo scampato prodigiosamente da morte, lo abbracciarono , godendo di sua salvezza , e
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attoniti della sublime costanza per
cui trionfato avea della tenerezza
delle lacrime de’suoi, e fino di se
stesso. ■— Da Venezia, per la solila
via della Valtellina e di Chiavenna
si ridusse a Ginevra.
Rinfrancato alquanto dai soUerti
travagli, e dato sesto agli affari, svelò
a Calvino l'intenzione che nutriva di
procedere al divorzio; gli manifestò
le ragioni che a tale passo lo spingevano e gli chiese all’uopo lumi e
consiglio. Giovanni Calvino, uomo di
esperienza e di perspicace giudicio,
previde che codesta risoluzione, specialmente nella persona di Caracciolo
che per natali e per virtù conosciuto
era in Italia e fuori, avrebbe potuto
dare occasione, agli ignoranti e ai
maligni, di mormorare contro la religione evangelica.
Pure, non volendo levarsi egli solo
a giudice e arbitro in un affare di
tanta importanza, e per non turbare
la coscienza di Caracciolo, amò consultare il caso con altri ministri e
teologi svizzeri, grigioni, italiani e
soprattutto con Pietro Martire che si
trovava allora in Zurigo. Riunitosi il
concistoro ecclesiastico, ed anche il
magistrato secolare, fa deliberato il
divorzio, per la ragione che Girolamo
Zanchio riporta nel voi. 8 delle sue
opere; e Galeazzo dichiarato sciolto
da ogni legame verso la renitente con
sorte, e libero di disporre della sua
mano.
Noi siamo lontani dal dubitare della
rettitudine «lell’animo di Galeazzo nel
domandare il divorzio; egli non polè
esservi spinto da stimoli impuri o da
altre umane debolezze, ma noi, nou
ammettendo il divorzio fuori del caso
di adulterio, consideriamo cotesto
fatto, comechè gli fosse consigliato
da uomini dotti e pietosi, siccome
un errore che fa spiacevole impressione in chiunque conosca e apprezzi
la purità de’ costumi e le virlù di
Galeazzo, e i grandi sacrifici che egli
avea sino allora compiuto. — Avrebbe fatto bell’opera se, a’ lanli,
avesse aggiunto quest’altro sacrificio.
— Però la scelta delia sua nuova
compagna, è una prova irrefragabile
che Galeazzo nel secondo vincolo cercava la quiete dell’ animo , non le
mondane lusinghe.
Era in que’tempi a Ginevra Amia
Framery, dama francese, -vedova a
40 anni, di nota pietà, di angelici
costumi. — Aveva scelto quel soggiorno anch’essa per motivi di religione. — Galeazzo Caracciolo, per
consiglio di Calvino e degli amici più
intimi, strinse con lei il vincolo novello, a dì 16 gennaio 1560, nell’anno 45 della sua vita. — Nessuno
scrittore narra ì lutti della famiglia,
all’annunzio infausto del sancito di
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vorzio e del nuovo matrimonio di
Galeazzo; è cerio pi;rò che tutta Napoli, anzi rilalia tutta ne fu grandemente sorpresa. Fu questo fatto
forse che diede l’ulliraa spinta al tribunale del S. Uflicio per procedere
coniro di Galeazzo; infatti questa celebre inquisizione , come attesta il
Giannone, cominciò nell’anno 1560,
epoca del di lui matrimonio, posteriore alla morte di Paolo IV, e del
terribile regno del feroce Pio V.
Fu destinato , per il processo di
Caracciolo, un commissario apostolico, il quale uella città di Benevento,
prese le debite informazioni, citando
per edictum molti testimoni de’luoghi
circostanti , e sottoponendoli ad un
esame rigidissimo. — Giunto il processo a Roma, fu risoluta dalla congregazione del S. UHìcio la carcerazione di Caracciolo; e per averlo nelle
mani si ricorse, ma indarno, a mezzi
vili ed iniqui. Ma Galeazzo, senza
curarsi di ciò che macchiiiavasi a
Roma contro di lui, rivolse tranquillamente l’animo a riordinare i suoi
domestici affari, adottando un sistema
di vita più sobrio e modesto del consueto , proporzionato alle poche sostanze che gli rimanevano. — La sua
casa non era splendida « nemmeno
mancava del necessario ; ma ciò che
la rendea lieta e felice era la mirabile
concordia che regnava fra gli sposi ;
e questa concordia , figlia della loro
scambievole tenerezza, non si scemò,
nè fu interrotla giammai. La quale dovette essere per lui di grandissimo
conforto nei mali che non cessarono
di travagliarlo. Infatti Galeazzo fu assalito da lungae grave malattia d’asma
che più volte fece di.iiperare della sua
vila. Al che si aggiunse il rammarico
arrecatogli da un suo nipote che gli
venne presentando lettere di donna
Vittoria e del figliuolo Carlo, ripetendogli, con vana loquacità esortazioni
e consigli onde ravvedersi e ritornare
in patria; e osando, con ogni impudenza soggiungere che il giovane Carlo,
divenuto già ecclesiastico, tuttoché degno fosse di ascendere a’ primi gradi
della gerarchia romana , nondimeno
rimanevasi tuttora oscuro , causa la
dimora di suo padre a Ginevra, e l’ostinazione di rimaner fermo in cotesta
religione condannata da tutli. Le
quali ragioni olfesero talmente 1’ animo di Galeazzo, che, alla presenza
di colui, gillò (juelle lettere nel fuoco,
e gli vietò severamente di tenergli mai
più siffatti propositi ; riprovò la falsa
via, per cui suo figlio s’era incamminato, via onorata dagli uomini e abbominata da Dio; si mostrò lieto di
essere, benché involontariamente, di
ostacolo alle mire stolte e ambiziose
di Ini, e conchiuse non cesserebbe di
pregare fervidamente Iddio perchè gli
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desse ravvedimento e consiglio e l’avviasse nel diritto sentiero della salule.
Nè per queste dimostrazioni cessò l’importuno nipote di molestarlo, offerendogli, da parte della famiglia, molto
danaro, e dicea di averlo seco in parte
in tante cambiali, per poter vivere onorevolmente e ridursi iu qualche città
della penisola, anche a Torino, ove
poirebbe liberamente soggiornare. Finalmente, tornando vane le sue parole
e le seduzioni, lo sciagurato non ebbe
ritegno di colmarlo di ingiurie e di
oltraggi; talché il magistrato civile,
per liberare il buon Galeazzo da sì
grande molestia, scacciò l’insolente
dal di lui cospetto, ed obbligollo a lasciare Ginevra.
Poco dopo la famiglia, cui sfava
sempre a cuore il ritorno di Galeazzo
e l'innalzamento di Carlo, gli mandò
un frale, suo parente, che godea fama
in Italia di valente predicatore. Costui,
gonfio di pretesca presunzione, avea
promesso di ridurlo immancabilmente.
— Ma non giunse in lempo.
La malatlia di Galeazzo diveniva
ad ora ad ora più grave; malgrado
le cure affettuose della consorte e degli amici, che gli erano sempre d’intorno, le sue forze si esaurirono, sì
che nel settimo giorno di maggio 1586,
in età di anni 69 e 4 mesi, depose il
suo spirito nelle mani del Signore,
compianto da tutti e specialmente dalla
buona consorte, la quale dopo 11
mesi di lacrime, lo seguì nella pace
del sepolcro.
Galeazzo Caracciolo era dolce e
grazioso nel conversare; trattava assai famigliarmente col basso popolo ,
come se tutli fossero suoi congiunti
ed uguali ; li salutava e fermavasi a
parlare con essi per le vie, interpellandoli minutamente delle loro famiglie, de’loro bisogni, de'Ioro guadagni
e di tutto quanto li riguardava. Era
diligentissimo nel visitare gli ammalali e i poveri specialmente, cui consolava con soccorsi materiali e con
pietosi ragionamenti. Nè meno diligente era nell’ascoltare e leggere c
meditare la Divina Parola, in cui,
come dicea spesso, trovava un particolare ricreamento e diletto ; vigilantissimo poi neirufflcio Seniore a
lui commesso; amava stornare gli odii, comporre le liti e pacificare gli
animi, valendosi in ciò del suo rettn
giudicio, della esperienza che aveva
delle cose umane e della autorità di
che godea fra’ membri di quella chiesa
che egli stesso aveva fondata con tanto
zelo, e mercè sì grandi sacrifìcii. K
benché non si mostrasse in cosa alcuna superiore a nessuno, pure non
v’ era persona che lale noi reputasse.
Egli era amato ed onorato da’ pastori,
da’magistrati, dal popolo. Non si imprendeva affare importante senza pria
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chipderne a lui consiglio, non v’era
l'itsta 0 splendido convito, cui egli non
presiedesse ; la sua modestia, la delicatezza de’ suoi modi, faceano magiiiormente risaltare la nobiltà de’suoi
natali, con tulto che egli volesse dimenticarli, e abbenchè l’animo suo rifuggisse da qualunque mondana dislinzione, pure, di lui malgrado, e
vivente il padre, tulti di unanime consimtimento, ripulandonelo degno, gli
attribuivamo il titolo di marchese. Non
\ era personaggio di conio che, passando per Ginevra, non amasse di visitarlo e ragionare con lui; siccome
l'i'cero D. Francesco e T). Alfonso
(i’Este, fratelli del duca di Ferrara, il
principe di Salerno, Ottavio Farnese
duca di Parma e Piacenza, ed altri
magnali, i quali slimavan lui adesso
pu'i che quando egli brillava nella
splendida corte deli’ imperatore Carlo
V, ed onoravano l’umile di lui casella
rissai più che un sontuoso palazzo, perchè quella casetta, dacché conleneva
in sè tanto uomo, era divenuta uo
>«'ro tempio di virtù.
I CLERICALI
(‘ori'oinpuiio il Pieuioiile.
Noi siamo stanchi di continuare
>na polemica con persone senza buona
li'de 6 senza pudore, quali sono gli
ii riUori (MYArmonia-, siamo stanchi
di vederci tuttogiorno a fronte codesta
gente cbe invece di ragionare insulta,
calunnia, e sfacciatamente menti.sce.
Un tempo credevamo che siffatta polemica sarebbe stala utile al paese,
sapendo bene che dall'urto delle opinioni suol venirne sempre la verilà ;
ma ci ingannavamo, perchè non è polemica quella che ci muovono i preti
deli’Armonia, ma una guerra a morte,
uua guerra alimentata da loro cou
tutte le male arti, con tutti i sofismi,
con gl’ intrighi i più vili, i più disdicevoli, non che a un prete, a chiunque senta un poco di onore e di giuslizia. Il nostro linguaggio sino adesso
era stato modesto e dolce, ed in ricambio non ne abbiamo ricevuto che
risposte ciniche, triviali, disoneste e
sempre bugiarde... I nostri lettori ne
sono testimoni, e possono far fede
della nostra Junganime pazienza. Ma
anche la pazienza ha un limile quando
certe persone ne profittano e ne abusano; talché nell’interesse del nostro
onore, nell’interesse della santa causa
che propugniamo, ci è lecito di levare
un grido d’indegnazione contro codesta gente, che è usa d’imputare agli
altri quelle bassezze e quelle turpi
azioni di cui essa ed il partilo che
rappresenta hanno dato l'esempio. Era
un sentimento di pietà per loro, una
soverchia tenerezza pel nostro paese
che ci fiwea tacere alcuni fatti i quali
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disonorano il partito clericale, ed anche il paese. Ma essi ci hanno provocalo, ci hanno costretti, ed è giocoforza di parlare.
I clericali asseriscono bugiardamente che i Valdesi faccian turpe
mercimonio deH’anime, ed offrono del
denaro a chiunque abbandoni il cattolicismo ed abbracci la religione
evangelica ; ed invece sono essi che
10 fanno un tal mercimonio, sono
essi che diffondono le loro credenze
per mezzo dell’oro; e non è pura asserzione, non supposizione la nostra,
noi portiamo prove e prove ufficiali
0 semi-officiali. Leggete infatti il
bilancio di qualche anno addietro
della Compagnia di San Paolo, di
quella compagnia che ha fatto parlar
tanto di sè, e vi troverete la somma
di TREDICIMILA E CENTINAIA DI FRANCHI ANNUI destinati a favore di caiiolizzati e cattolizzandi .... cosi
11 partito clericale adesca con l’oro
gli increduli, i non cattolici ad abbracciare il cattolicismo .... in altri
termini il partito clericale fa turpe mercimonio delle anime. Nè è men vero
il fatto scandaloso, da noi altra volta
riferito e pubblicato da tulti i giornali
d’Europa, di quel Tedesco che dalla
sua entrata nella chiesa romana in
Spagna ricavò la somma di 8200 fr.
Sono dunque i clericali, non i Vaidesi che propagano la loro religione
per mezzo del denaro.
Ma perchè tanto calore, perchè
tanta perseveranza in colestoro a spacciare contro i Valdesi quel cbe sanno
benissimo esser falso ? intendono
forse screditare un’opera al cui rapido e prodigioso progresso non possono apporre veruno ostacolo? . . .
Ma vi ha ostacoli contro l’opera di
Dio ?.. Le persecuzioni, le calumili',
le derisioni, i roghi, i patiboli valsero
mai ad arrestare il corso della verilà
quando i popoli sono stati in grado
di riceverla? Gettando in faccia ai
Valdesi coteste calunnie, inlcndono
allontanare da loro tutte le oneste
persone che, per bisogno di verilà c
di religione, stanchi della corruzione
clericale, si accostano ad essi? Poveri
ciechi ! Non vedono neppure il male
che fanno al paese! Dacché essi dai
pulpiti, dai confessionali, nelle case,
perle vie accusano i Valdesi di questo
infame mercimonio, un numero infinilo
di cattolici troppo creduli, invece di
esserne scandalezzati, da mane a sera
non fan che assediare in 2, in 6, in 8
alla volta la casa de’ pastori Valdesi,
offerendo loro la rispettiva conversioni!
al Vangelo, per ottenere qualche poco
di danaro. Ecco a qual segno i clericali
han corrotto il paese! £ se i Valdesi
fossero così vili da comprare le alimi
conversioni, a quest’ora parecchie migliaia non solo di Torinesi, ma anche
di contadini , per la vile sommii ili
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200 a 300 franchi avrebbero abiurato il cattolicismo , ed abbracciato
ipocritamente l’Evangelo. Ed è toccato
ai Valdesi di disingannare codesti
sciagurati cattolici, ed insegnare loro
quella morale che per opera de’ clericali han perduto.
Lo spirito vendereccio di quesli
falsi ministri, le loro menzogne ronlro
il’ Valdesi han di più contribuito a
creare un nuovo ramo d’industria in
questa città... Si, o buonilettori, si è
giunto a fare della religione una turpe
speculazione. Qualche caltolico, per
far danaro è andato a confessarsi, ha
svelato nel confessare il dissesto dei
suoi affari , il pericolo di essere
disonorato, la tentazione che ha di
vendersi ai Valdesi onde salvare coi
loro denari l’onore. Il confessore
a queslo progetto inorridisce, e per
salvare la pecorella dal pericolo di
abbracciare la religione Evangelica,
procura alla pecorella una buona somma di danaro..... la pecorella tutta
commossa intasca la somma, e voltando le spalle si ride del confessore,
di chi sborsa l’oro, si ride di Dio, di
ogni religione... perchè sotto il pelo
della pecorella uon c’è che l’anima
di un incredulo e scroccone... Questo
fallo, o lettori, è purtroppo arrivato
in Torino, e non è molto tempo. 11
confessore era uno degli Oblali, il pieInso cui tocrò di sborsare la somma
per salvare la daU’artiglio
del diavolo, era un conte, la pecorella
un giovane scapestrato.
Ecco, 0 Piemontesi, qual male arrecano i clericali alla patria nostra
con le loro continue e codarde calunnie.....essi demoralizzano il paese,
creano una infame speculazione sull’anima -.allo spirilo religioso fan succedere l’incredulità, il dubbio, il disprezzo d’ogni religione, d’ogni virlù,
degli uomini e di Dio.
CRITICA WMA EVANGELI
DI A. DIANCni-GiOVINI
{Continuazione).
IV.
Caro fralello. A miglior divisione della
maleria, dividerò sempre queste mie lettsre ìd paragrafi.
1.
Il primo lihro delia Criitea di BiancbiGiuvini ha per titolo : Incerta autenticità
de'primi documenti storici del cristianesimo, e si presenta con un capitolo sul
Canone de’libri ebraici. Eccone le prime
parole: Il cristianesimo, essendo uscito
dalla religione giudaica, a documento
della sua origine adottò i libri sacri degli
Ebrei.....Vorrebbe dir forse I’autore
che il cristianesimo non sia che un semplice sviluppaniento del giudaismo? Ma
gii autori più yiudaizzanti, se mi si permette (juesi’espressione, bau dovuto rifuggiarsi, per rendere meno strano il
si.stema, nell’opinione che il cristianesimo
è te dernier terme du mariage des croganres orirììtiilff: orec lus textes sarrés dn
8
jtiífs (1); e II sig. Giovini infatti s’avvicina
talvolta a quest’opinione (V. L. V.). Come
imaginare d’altronde che uno scrittore
cosi sensato, avesse potuto presentare un’
opinione mollo contraddetta e per più
riguardi nuovissima, senza fornirla di
prove e mettendola a capo deH’opcra, come i poeti cominciavaDO uua volta coll’invocazione alla Musa? Amo di credere
che per ora non c’incontra d’aver sott,’occhio che una frase inesatta {'2] die, sia
(1) V. l’opera JiJ.Salvador, Jésus-Chrisl el sa
doctrine eie.
^2) Se non avesse soiiiiMccbialu uei
l’ciaminare la Critica degli Evangeli, avrebbe
ben trovalo da abbaiare sulle parole rapportate, c
non avrebbe mancato di tacciar dì mala fede l'autore, (|uasì che tacitamente avesse cercato d’istillare nella mente de’Iettori un’opìniono giovevole pel suo sistema. Cosi VArmonia avrebbe
adt'mpito al suo uffizio, sebbene ha l’altro più
proficuo del lacerare i protestanti. In quanto a
noi, dobbiamo riconoscere (cosa non negata da
aicnni dotti cattolici} che in Italia v’ba uno studio di teologia cosi balordamente congegnato, vi
domina talmente lo scolasticume, cd c cosi generalmente barbaro ed equivoco lo stile della
curia romana, cbe ad onore de’dueccnto milioni
si chiama callolico, chc non fa mcraìiglia se i
dotti d’Italia non sempre sì credono in obbligo
di ponderar bene le loro Trasi in fatto di religione. Se l’anfibologia regna nel campo di quelli
chc scelgono a loro avversari, dee far maraviglia
se talvolta non sanno evitar di parlar anfibologicamente ? Lo stile del sig. Giovini, astrazion
facendo da ogni giudizio puramente letterario, e
lino de’pili chiari e de’piti popolari d’Italia, e
^ pure deesi convenire che quando parla di ciò
clte costituisco ['intimo della religione, dì soventi
nnn roglifì al segni». Nel prosieguo della s'ia
opera ben si vedo cbe l'opinione di dare .il criitìanesìmo uno sviluppaniento delle dottrine esiiti'iui a'suiii tempi gli v.\ fl :;aiignp; ma nel
comunque, perii« non possiamo lasciare
inosservata. La religione giudaica fu preparazione e non causa del cristianesimo ;
nata per (|uesto, a questo continuamente
accenna. Tulio il Nuovo Testamento e
massime le epistole di S. Paolo, ne mostrano i legami e le differenze. Senza Cristo, scopo delle due alleanze, il giudaismo, a riguardarlo lasciato in se stesso,
non avrebbe dato una dramma di cristiauesimo. Senza mollo dikmgarci, confidiamo cbe (¡uesto punto non sia ignoto a chi
.per poco conosca gli scritti.cristiaDi. Il
sermone della montagna (Matt. v, vi e vii},
indica mirabilmente quel primo e potente
[»asso che Gesù fece fare alle idee ebraiche; e tutlo l’Evangelo poi dà una dottrina siffallameate nuova che per nulla
può ritenersi come un semplice progresso
dell’anlica: il che ci toccherà dimostrare
in prosieguo. Si consideri poi che ciò che
distingue il crìslianesimo dall'ebraismo
essenzialmente, non è nè la dottrina, uè
la morale, nè la forma, ma la natura e il
valore del sacrifizio che gli serve a base.
Stiracchiando una dottrina ne potrete far
nascere un’allra anche diversissima, ma
ciù che non caverete giammai è un Cristo
vittima e sacerdote, morto e risórto. Questo fatto (giacché non è che uno, eseguito
in momenti successivi) era annunzialo .sì
nell’Antico Testamento, ma è opera di chi
ha istituito il Nuovo ; onde quello è connesso « questo, come una profezia alla
cosa profetizzata, un tipo ali’antilipo ecc..
Se cosi non fosse, a che la venula di Cristo? Per un semplice progresso di dot
passo cilato non possiamo vederci quest’idea:
sarehb^ stala prematura e cimlrai ia ad ogni meU*tlo rrìtico.
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trina, sarelit)e iiasiato un semplice profeta. È così diverso il giudaismo dal cristianesimo, che i Giudei in massima parte
non han riconosciuto per legittima la dottrina di Gesù, e un abisso li separa da’suoi
seguaci. Gli è vero che quegli disse non
esser venuto per annullar la legge e i
profeti, anzi per adempierli {.Malt. v,
ma è quest’adempimenlo appunto che
mostra la dilTerenza tra la religione ebraica
e la cristiana, e come quella ebbe esistenza sol perchè doveva esister l’altra.
Non so perchè paia al sig. Giovini che
la parola Testamento applicata alle due
parti principali della Bibbia, sia stata tolta
a prestito dal linguaggio de’giurisli. Poiché alleanza in greco suona ota3rix»ì, e
questa voce signitìca anche testamento, è
facile comprendere il passaggio da un’idea all’allra. Testamento poi non è ma
cattiva traduzione di Diatliiki : in tal
senso si trova più volte in Demostene. Nè
si avea bisogno di ricorrere a'giHristi ; è
chiaramente così adoperata da Paolo nell’Epist. agli Ebrei ix, 13, Iti, •i-7.— Non
v’hadubbio per alcuno, credo, che questo
nome è sapientemente applicato alla N.
Alleanza, ove si parla sempre d’una morte
e d'un’eredità: ha quindi il gran vantaggio di ricordarci il sacrifizio di Cristo e
le sue preziose conseguenze. — Dalo il
nome di Testamento all’ Evangelo, era
facile per quel parallelismo ch’è cosi naturale, di dare lo stesso titolo all’altra
parte della Bibbia coll’epilpto di Vecchio :
nè tale denominazione è sti-ana , chè anzi
può riescire a chi vi rifletta di allissiino
.significato. Il perno dell’anlica .Scrittura
era la legge dala dal tremendo leljova,
legge inesorabile (Cai, lu, 10' e data comc
pedagogh (Gal. iti, 2-i). Morto Cristo,
quella legge finì (I. c.) al sopravvenir
della grazia (Giov, i, 17), lasciandoci come eredità la conosfenza che I’ uomo è
peccatore (Rom. vii) e che non ci giova
conoscer solo la volontà di Dio senza aver
la grafia che è dcWEmmanuello nostro.
Si rifletta poi che questa parola Testamento ha tanta importanza da contenere
uno de’più grandi argomenti contro le innovazioni de’concilii, delle bolle e della
cosi detta tradizione. Se v’ha atto in mezzo
agli uomini che non possa più in nulla
cangiarsi appena se n’è aperta la eseguibilità, è Il Testamento. Or essendo nell’Evangelo a più riprese predette le innovazioni che I falsi profeti dovevano introdurre, è facile il supporre che i padri
ebbero l’idea d’adoperare quel nome,
che, accetlato, rende ingiustiricabile ogni
novità.
3.
Al tempo di Cristo, gli Ebrei dividevano
l’Antico Testamento in 22 libri : quella
in 24 è più moderna (vedi .1. A, Bost,
Dietionnaire de. la Bible, alla voce Bible).
Giuseppe Flavio adunque (Contra Ap. 1,
8), menzionandone 22 seguiva il canone
ebraico e poteva bene, contrariamente a
quello che asserisce II Giovini includervi
Esther e Giobbe. Che avesse il primo libri)
per sacM risulta dall averne parlatolunga
• liientenellesue .\ntiq. epoidall’averdetto
nell'introduzione del libro contra .\pione
che in quelle s’era servito de’lihri sacri de’
Giudei. .Son certo che non può sfuggire
questa considerazione a chi attentamente
legga le opere di Giuseppe. E vero aver
egli .scritto die i libri sacri furono redatti
sino ad Artaserse, ma ciò non significa
che dovesse escluderne quello d’Eslher
10
conjposlo duratitela vita di quello. Ognuno sa poi (]ual fama ebbe il fatto di quelreroina presso gli Ebrei, che ne stabilirono una festa annuale, di cui è menzione
nel 2J/acc. xv, 57.—(Giuseppe non parlò
mai di Giobbe, percbè queslo non era
libro istorico e nulla aveva da cavarne
per il suo scopo. Sarebbe strano di credere che lo avesse ignoralo, quando è evidente che quel libro, siane chiunque l’autore, èaDiico di molto, e il nome di Giobbe
si trova citato ne’profeti, come peres. in
Eze<’hiello xiv, 14 ecc. In quanto al libro
di Daniele, il sig. Giovini dubita se ai
tempi di G. C. fosse ammesso nel canone.
Nel Nuovo Testamento Daniele è nominato
due volte, Matt. xxiv, 15 e Mar. xiii, 14;
oltre chc in altri luoghi si trovano parole
ed idee prese evidentemente dal suo libro.
Come supporre ne’due passi citati un’inferpolazioue, secondo che fa Giovini, senza
pensare nel tempo sfesso eh’ ossa non
avrebbe potuto avvenire se quel libro
non fosse stato ritenuto per canonico da’
Giudei, dichiarati deposilarii degli orai o/j
(ie Dio (Rom. ni, IJ? E vcome supporre
che la scuola di Japhne, ottanl’anui dopo
la nascita di Cristo e dieci dopo la distruzione di Gerusalemme, avesse aggiunto
al canone un libro che così chiaramente
fissava l’epoca della, venuta del Crislo?—
Daniele è indicato da Ezechiele come
esempio di giustizia (xiy, 14) e di saviezza
(xxviii, 5): come credere che prima della
venula di Cristo, i Giudei non avessero
avuto per canonico ii suo libro? l.o si
trova già indicato nel 1 A/acc. ii, 59-GO,
e basta leggere Giuseppe (Aniiq. x, 12 e
1.5), per cono.scere in qual conto era tenuto Daniele come profeta. » Libri enim
ejiis qiios ron.'criptos reliqnil, (dire il oi
tato autore (ik), etiam nuoc apud dos leguntur, qui nobis certani fidem faciunt,
quod Deus cum eo colloquia raiscuerit:
non solum enim futura priEdixit quemadmodum alii prophetas, verumtamen terapus quo eventura essent prsefiniit.... »
(Trad. per Sygism. Gelenium, Lugduni
1566).
STAMPA CLERICALE.
Il Cattolico nel suo numero 113S pretende rispondere ad uo articolo della
Buona Novella del 6 maggio. L’articolo a
cui pretende rispondere era intitolalo: Il
cattolicismo ed il cattolico. In queirarlicolo la Buona Novella spiegava con citazioni di concilii e di dottori qual’è la genuina dottrina della chiesa romana intorno
al papa. Il Cattolico non può soffrire che
si vengano pubblicando alcune duttrinp
del suo partito che vorrebbe fossero incognite agli evangelici; perciò è muntalo
in collera coniro la Buona Novella che le
ba pubblicate ; e siccome non ha potuto
smentirle, ha riempito tre lunghe colonne
del suo giornale per non dire che ingiurie
e sciocchezze che farebbero vergogna a
qualunque onesto scrittore.
Volete sapere, 0 lettori nostri, come
ha risposto l’jtrniom'a alle due parale che
le dirigemmo neirullirao noslro numero ?
— Dicendo che noi abbiamo riso, ed offrendoci, se le sue asserzioni sono false
a ricorrere ai tribunali! — Signori delì’Armonia, che noi non abbiamo riso ma
piultnsto ridotto in polvere le vostre goffe
quanto malvagie invenzioni, nessuno lo
sente meglio di voi, ed e la coscienza
che ne avete rlie vi fa tenere questo lin-
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guaggio. In quanto ni citarvi davanti ai
tribunali, francamente noi crediamo che
sarebbe farvi troppo onore, epperciò ce
ne asterremo, bastandoci ad ogni nuova
calunnia che vi proverete ad avventare,
di sbugiardarvi c.orae l’abbiamo fatto fino
ad ora.
La medesima nel suo N“ 74 ci dirige un
articolo intitolalo: Progresso delta Buona
Novella. In esso fa sfoggio mirabile della
sua solita logica e buon senso. Da un’ipotesi assurda che la Buona Novella concede, come suoldirsi ad (^bundanliam,vuo\
trarne U conseguenza che la Buona .Yuvella Cl tenesse per pazzia il farsi scrupolo
di sconvolgere, tormentare e ruinare uu
popolo per furio eretico ». Non ci voleva
proprio che la logica dell'emonia per
farci dire tali cose!
A dimostrare poi che la Buona Novella
voglia realmente regalare al Piemonte una
soma di guai, cita a rovescio, e colla solita
buona fede dei clericali alcune parole che
essa dice tratte dalla pug. 518 della 5«ona
Novella, raa che la verità sono alla pag.
524. AiRnchè i nostri leltori possano giudicare della buona fede deir^irmonia non
fueciamo che Irascrivere testualmente le
parole della Buona Novella, N° 21, pag.
324. <1 Niente polrà arrestare questo irresistibile impulso, e guai a colui che vi fa
resistenza- lìe, governi, chiese, sacerdozio 8 popoli saranno lutti confusi in una
ruina comune, e discenderanno nell’al)isso. Guai a colui, grande o piccolo, che
dà mano a far suiigellare l’Evangelo eterno, e infligge punizione a chi amerebbe
ti’aprirlo. Colui che guidagli eserciti che
sono nel cielo ed è vestito d’ una veste
tinta di sangue, e porta scritto un nome
non ad allri nolo che a lui, e il suo nome
si chiama Verbo di Dio (Apoc. xix, 13)
sarà quanto prima rivelato in un incendio
di fiamme, facendo vendetta di coloro che
non han conosciuto Dio e non ubbidiscono
al Vangelo del .Signor nostro Gesù Cristo:
i quali saranno puniti di eterna perdizione
dalla faccia del Signore e dalla potente
sua gloria ». ii, Tess. i, 8, 1).
Da questa citazione comprenderanno i
nostri lettori che la Buona Novella non è
essa che minaccia guai, non è essa che
minaccia disordini, calamità, ruinaemorte
a chiunque le si oppone, ma che il Signore
stesso nella sua parola dà tremendi avvertimenti a coloro che impediscono i progressi
del Vangelo, e che perseguitano gli umili
seguaci di Gesù Cristo Verbo di Dio.
Quando si arriva però a lai grado di
sfacciataggine da citare cosi a controsenso, non siamo meravigliati che ì’Armom'a
abusi altresì della storia per trarre in inganno i suol lettori. Il pio giornale
dice : n È un fatto che la pseudoriforma, dovunque invalse, trasse seco
disordini, calamità, e largo spargimento
di sangue ». Il pio giornale sembra insinuare che tutti questi mali siano stali cagionati dalla riforma ■. ma la storia è là
per dirci, che la riforma li ha sofferti,
non li ha cagionati, e che coloro che li
cagionarono furono i clericali non gli
evangelici. Il sangue che scorse era puro
sangue evangelico, ed i clericali erano i
carnefici. Se l’-^rmoma vorrà per sua
edilicazione esser meglio informata su lai
fatto, non ba che a dircelo, e noi colla
storia alla mano le dimostreremo che lutli
quei disordini furono opera d' infernali
cospirazioni della sua fazione.
Nello stesso arlicolo l’Armcmia trova a
ridire perchè noi avendo insegnato ed
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insegnando che nessuno può salvarsi
senza ia fede in Crislo, abbiamo poscia
nel N" 33 riportalo un fallo avvenuto in
Beyrut di un pubblico digiuno, e di una
pubblica preghiera falla per ordine del
Pascià da tutli gli nomini a qualunque
religione apparlenessero. Ammirabile logica delTArmonia I Se la Buona Soi;ella
avesse dello che ebrei, maoinetlani, cristiani, nella loro religione fossero in istato
di salvezza, sarebbein contraddizione con
se stessa. Ma &\\'Armonia dispiace di vedere che la Buona Novella non è intollerante com’essa. Se l’Armonia non fosse
così nemica della Bibbia, saprebbe che
Dio altra volla esaudì l’umile preghiera
dei Nini viti, sebbene non fossero nella
vera chiesa, e rampognò l’intollerante
profeta.—L’^rmofii'a si scandalizza perchè
la Buona Novella ha detto « che Dio senza
avere riguardo alla qualità delle persone,
tiene per accettevole chiunque lo teme ed
opera giustamente, qualunque sia la nazione a cui appartiene »: i reverendi dell’^rmoniasi scandalizzano di quesla massima e la scrivono a grandi leltere, quasi
che fosse ii più grave sproposito della
Buona Novella; uoi lo sappiamo che questa dottrina non aggrada loro per nulla, ma
pure è giocoforza che la ingoino, imperciiicchè è tolta iestualmente dalla parola
di Dio. V. Atti X, ói, 33,
Nello stesso numero VArmonia intitola
un arlicolo — L’oro dei missionari cattolici e dei missionari protestanti — e vorrebbe dimostrare che i missionari prote.■itanti dappertutto comprano le conversioni; ma lo scrittore di quell’articolo sembra che fosse addormentato mentre scriveva: imperciocché a dimostrazione della
sua tepì porla un sol fatto di un cerio vi
cario apostolico (cattolico già s’intende)
il quale nell’ Oceania centrale spese cinquecento scudi in viveri per convertire
cinquecento i^solani. Ecco le parole di cotesto vicarioaposlolico colle quali l’^rmonia conchiude il suo arlicolo; « Con cinquecento piastre ci riuscì di salvare cinquecento anime. Si può egli fare migliore
uso delle elemosine dei vostri associati?»
Non è questa una prova evidente che i
protestauli comprano le conversioni?
In un articolo chiamato — I catechismi
di perseveranza — nel suo numero 75 lo
stesso giornale ci da un altro argomento
della mala fede che lo guida. È impossibile di credere, se non si vedesse coi propri occhi Qn dove giunga la malafede clericale: ma citiamo testualmente » Il cattolico non ha da sapere che una cosa sola, cioè che Dio ha parlato, e da questo
trae per necessaria conseguenza che deve
sottomettervisi. Il prolestaute esamina ogni cosa col regolo della sua testa: ciò che
trova buono lo dice da Dio, ciò che trova
callivo lo dice dal demonio. In somma il
callolico soltomelte la sua ragione all’autorità, di Dio, il protestante fa la sua ragione giudice di ciò che deve ascrivere a
Dio». Noi sappiamo, e l’.lrmoma lo sa
quanto noi, che noi dichiariamo coloro i
quali fanno « la loro ragione giudice di
ciò che deve ascriversi a Dio», sono protestanti nella stessa guisa che sono cattolici i
volterriani. L’Armonia sa bene che i cristiani evangelici della Buona Novella detestano il razionalismo assai meglio che
non lo detesta essa ste.ssa: quindi è una
sfacciata menzogna attribuire il razionalismo al prolestantismo perchè vi sono fra
protestanti dei razionalisti: siccome sarebbe per parte nostra ima menzogna al-
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tribuire l’increcliililà al callolicismo, perchè fra i caltolici vi sodo degli iucreduli.
In (]UBnto poi a quello cbe dice l’.'lrmo7t»o riguardo a! priucipio di autorità cattolica che consiste , secondo essa , nella
sola parola di Dio, noi ci facciamo lecito
di domandarle se essa ha rinunciato alla
autorità delle tradizioni, dei Padri, dei
concilii, dei papi, della chiesa; ovvero se
le tradizioni, i concilii,i pupi, la chiesa, i
Padri siano altrettante bocche colle quali
Iddio parla loro. Ma i giornali clericali se
tralasciano la menzogna, la malafede, le
caluDDie, non sanno più cosa scrivere.
9TOT1Z1E
PiEMOMK. Da uni lettera delTonorevole
Lelio Cantone, rabbino maggiore delle
università israelitiche del Piemonle, inserita nel ParlamenlQ di ieri, ricaviamo che
il parroco di uua borgata delta il Borchetto, comune di Chivasso, diocesi d’Ivrea, ove da più anni gl’israeliti di Torino
erano soliti ad affidare i loro InfaDti a nutrici cristiane, divietò severamente a queste di adempiere in aweoire a questo
pieloso ufficio, e che il vescovo d’Ivreasu
tal proposito interpellato dallo stesso rabbino, non lo degnò nemmeno di una risposta! I clericali pretendono che ad essi
spetti r insegDamenfo della civiltà e la
tolleranza al Piemonte!
— Leggesi xiiW’Avenir de Nice del
26: « I coniugi, Madiai la cui salute
gravemente alterata dalle persecuzioni
della reazione clericale in Toscana, non
si è migliorata a Nizza, sono parliti per
Ginevra «.
Savoia. Bon Seri! giornale del Clero
Savoino. non sapendo più a qual calunnia
appigliarsi, pubblica che nei Nuovi Testamenti stampali dalla Società Bihblkaìmncano: ì'Epistola agli Ebrei, la seconda
di S. Pietro, crediamo anche quelle di
S. Giovanni, l’Apocalisse del medesimo
e più Capitoli degli Evangeli. Bisogna
convenire che quei signori ardiscono
lutto!
Roma. Scrivono al J/ess. di Modena in
data dei 19 giugno: « Domani partirà per
la capitale della Francia monsignor Pacca, incaricato dal capitolo del Valicano di
recare al santuario di N. D. des Vicloires
due splendidissime corone cbe le offre il
prelodalo capitolo, l.a coronazione della
S. Imaginedebb’essere celebrata al giorno
2 del prossimo luglio, anniversario del
primo ingresso dell’armata francese destinala dalla Provvidenza Divina, nelle
arcane sue prelinizioni a vincere la demagogia e ristabilire il governo temporale
della Sede Apostolica!! d Le due corone,
dice VUnivers, sono d’oro massiccio finissimo, in forma di corona reale, chiuse,
sormontate da im globelto e da un arco,
fatte a spese del capitolo. I^e due croci
sono tempestate di diamanti e sono dono
del S. Padre. Il circolo della corona è seminato in tutta la superfìcie di diamanli,
pietre preziose e smalti, che si dice dono
del cardinale Antonelli. II valore di questi
oggetti è di 12,000 scudi (piti di 60,000
fr.)! Roma avrebbe ella qualche cosa da
rimproverare ad Efeso antica?
— Il 20 ha dovuto cominciare la congregazione generale della compagnia di
Gesù per la elezione del suo generale.
Quarantacinque sono gli elettori conveDuti
da tutte le regioni del mondo caltolico,
anche dell’America meridionale.
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Roma. Il Cardinal Brignole è morto di
apoplessia fulminante nella notte dei 24
al 23 giugno.
Svizzera. Scrive il Repuhlicain Neuefiificiots, die nella Svizzera vi è un bravo
prete, che .«¡a anche un poco di medicina,
li quale ha già baltezzato parecchie centinaia dt bambini sema che i parenti protestanti se ne siane accorti. Ora ei battezza furtivamente con un po' d’acqua, di
cui ha cura d'inzuppare il proprio fazzoletto; ora si fa portare un po’ d’acqua,
e, col pretesto di lavare il viso al bimbo
|)er meglio scoprirne la malattia, ne purifica l’anima dal peccato originale. Soventi
volte ancora ei si serve per apprestare i
suoi medicinali di un piccolo strumento,
nel manico del quale ha cura di riporre
un po’ d’acqua; gira e rigira per meglio
cogliere il destro, c quando nessiino ne
vede la mano, spruzza l’acqua, I? quale
se pur si scorge sul capo del liimbo, credesi che sia un avanzo della medicina che
Don polè quegli trangugiare.
Fuaììcia. I giornali clericali si occupano dei solenni funerali falli in Parigi a
monsignor Garibaldi nunzio del Papa.
L'Armonia che si scandolezzava perchè
laiBuoiifi Novella avea data la notizia che
in Beyrout cristiani, ebrei e turchi digiunavano e pregavano insieme per una pubblica calaniilù , non si t;candalizza nel
vedere alla funzione religiosa dei funerali
dell’arcivescovo Garibaldi, intervenire sua
eccellenza Vely Pascià turco , Kisselef
russo scismatico , Mauro Cordato greco
scismatico, il ministro d'Inghilterra protestante cbe presiedeva al funerale , e
tutti gli altri minislri delle corti protestanti. Se è lauto tiialo, come dico VAr
monia, che uomini di diverse credenze si
uniscano per pregare Iddio in una pubblica calamilà, non sappiam Comprendere
come sia cosa ben fatta unirsi in una
funzione ove pregavasi a favore di un
arcivescovo morto. Dumanderemo una
parola di spiegazione air^irmonta.
Una corrispondenza di Roma del Cattolico annunzia che il famigerato abate
Cassiano De Col trovasi io quella città. Il
Cattolico che fino all’altro giorno volea
far credere uua cosa seria il preteso movimenlo verso la riforma religiosa anglicana in Lombardia,! movimento che non
esisteva che nella mente dell’ abate De
Col, ora chiama questo stesso movimento una fdr.^a rappresentala dal De Col.
Noi all’opposto crediamo ehe come il De
Col ha tentato trarre in inganno gli anglicani per carpire danaro, così cerchi
d’ingannare con una nuova farsa in senso
contrario il Papa ed i cardinali.
iNGnii.TERRA. I giornali inglesi annunziano la morte del signor Maurizio O’Connell figlio del celebre Daniele O’Connell
gran difensore del cattolicismo in Irlanda.
Giovedì -IG corrente era stato tino alla
sera nella Camera dei Comuni in uno stata
florido di salute : la mattina seguente il
servo lo trovò nel suo letto colpito d'apoplessia fulminante.
Americ.\ S. Domimjo. iVel nostro {V^
55 avevamo data la notizia dell'esilio dell’arcivescovo di S. Domingo. L’^irmonio
nel supplemento al suo numero 73 impiega tre lunghe colonne a tessere il panegirico di cotesto arcivescovo, che paragona a monsignor Fransoni e chiama
ambedue veri campioni della gran causa
cattolica. Ebbene, leggiamo ntW'Eco d7-
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latía (iell’ll giugno, che colesti! arci>escovoil f|ualeaila [ireseiiza del congresso
domenicano chiamava la costiluzione maledetta ed eretica, e che preferiva l’esilio
al giuramento, vedendo che doveva inevi(ahilmente abbandonare il vescovalo e le
sue rendile, ha friuralo la costiluzione
maledella ed eretica.
C1111.Ì. Un americano proleslante essendo morto in un villaggio del Chili ,
per ordine dei preti fu lasciato insepolto
nella campagna, cd il cadavere fu divorato dalle belve! La Civiltà cattolica e
[’Armonia delta religione colla civillà devono essere coniente di questi proli. ‘
CRONACHETTA POLITICA
Leggesi nel Uolleitino della
Presse:
Il Journal des Débats pubblica la lettera indirizzata dal sig. di .Nesseirode a
Rescid pascià, contenente I’ ultimo ultimatum delia Porta, ^luesta lettera è più
comminatoria che non si credeva; essa
dice formalmente che: « spirata la dilaII zione di otto giorni le truppe russe tran verseranno la frontiera, non per far la
« guerra, ma per ottenere dal Sultano le
« concessioni che ha ricusato di accor« dare per la via di una intelligenza ami« cale. Nella sua sollecitudiuc pfrla am"seci’a;ionedcirimperoottomnno,>Ml sig.
di Nesseirode esorta la Porla « a riflettere
« ancora una volta sulle conseguenze disastrose del suri rifiuto. »
Non si ]iuò dissimulare che queslo linguaggio non sia scbielto ed allarmante ;
ma i Ormani pubblicali dalla Po!la il 7
giugno non sono meno schietti. Infatti
questi finnani concedono, nou si può
troppo ripetere , tutto ciò cho forma (a
sostanza delle domande della Russia, e
uon lasciano luogo ad alcun equivoco.
Se dopo averne prestj cognizione il gabinetto di Pietroliurgo trova chc gli rimangano ancora motivi plausibili 0 pretesti
speciosi, sarà molto abile o molto audace.
— Sullo stesso proposito si legge nei
Débats :
Che a Costantinopoli non si dubitava
(Iella reiezione doiruiii/naiiiii» ; alla data
però dello ultime notizie questo non era
ancora uu futto (compiuto. 1-a notizia si è
divulgata da alcuni giorni a Londra e a
Parigi, cbc il Divano abbia realmente notificato il suo rifiuto il giorno 10. Il .1/orning-Post lo afTcrma anzi in modo perentorio. Gli altri giornali sono più riservati,
lo che tenderebbe a far credere , che
malgrado la quasi certezza non vi sono
ancora notizie ofTiciali.
SvizzEiiA. Il seguente dispaccio elettrico in data del 27 contiene nuovi disordini provocati dai cattolici.
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n In Hnlle (Friborgo) v’ebbero di nuovo
bastonate. Cbavleslacerò laschedola d’una
guardia civica sul di lei viso. Quesii gli
diè sulle oieccbie, ed i radicali lo perciissero con bastoni, sincbè il prefetto
Fröhlicher potè prenderlo sotto la sua protezione. Egli è ferito in fronte. Alla vista
dei cannoni tutti fuggirono».
Si osserva che a Bulle dovevasi procedere il 26 giugno alla elezione di un deputalo al Consiglio nazionale in rimpiazzo
del defunto dott. Bussard.
— Le difficoltà tra l’Austria e la Svizzera sembrano in buona via d'aggiustamento. I giornali alemanni confermano
che il signor Karniky, ministro d’Austria
a Berna, ha lasciato Vienna per ritornare
al suo posto.
Ol.vnda. La seconda Camera dei Paesi
Bassi ha adottato con 15 voti il progetto
d’indirizzo in rispo.sta al discorso deIroMo.
Prussia. Secondo il più recente (;en
simento del 18;)2, la Prussia conta
■I6,940,420 abitanti sopra 5,10i, 31 miglia quadrate, cioè in media 5,318 abitanti per ogni miglia quadrato. L'accrescimento della popolazione dopo l’ullimo
censimento è di 61)4,253anime, ossia 104
abitanti per miglio quadrato.
Cina. Si conferma la notizia che
Nankin sia stata presa per la seconda
volta dagli insoi'ti, i (piali però sarebbero strettamente assediati nella città.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Presfo G. Biava ed al negozio di cartoleria di Stefano Giustetti, via della
Pronvidenza, 8.
MERLE 1) AUBIGNÉ
SGOMMA
della Biforma religiosa
NEL SECOLO XVI.
3 grosei voi. in 8“.
L’UOMO
«lUlilPETTO 41LA BIBBIA
ossia
DIRlTTf RISPETTIVI
della Biblna sJiiriomo
e deir tomo sulla Bibbia
DI FILIPPÌ^ BOUCHER
un voi. m-8”.
Esercizii di pietà
PER LA COMUMONE
Un yolumeilo iji-IG di pagine 70.
TIP. SOC. DI A. PO.'SS E COMI-.