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• 'ANNO LXXIV
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Nulla sia più forte della vostra fede l
(Gianavello)
«.MM.e ■oàMiÙF
ABBONAMENTO . ' ì . r.
Italia e Impero . . Anno L. 20 — Estero . . , . » »30 — Ogni cambiamento d'indirizzo costa una lira — Semestre L. 10 » » 15 ", La copia Cent. 40
Di fronte alla gnerra
3 - J/ dovere della J'ede :
Ravvedersi
Leggo neireivangelo di Luca:
« Vennero alcuni a Gesù, i quali gli
fecer rapporto de’ Gal lei, il cui sangue
Pilato aveva mescolato co’ lor sacrifìci.
« E Gesù disse loro: Pensate voi che
que’ Galilei - perchè han sofferto queste
cose - fossero i maggiori peccatori di
tutti i Galilei ?
No, vi dico, anzi; se voi non vi ravvedete, perirete tutti anchte voi ! *
Ovvero, pensate voi che quei diciotto,
sopra i quali caddie la torre idi Silbe, e li
uccise, fossero i più colpevoli di tutti
gli abitanti di Gerusalemme ?
No, vi dico, anzi, se voi, non vi ravvedete, perirete tutti anche voi ! (13: 1-5).
Il vecchio pregiudizio israelita perdurava dunque sempre. Il popolo non aveva capito - oppure era rimasto sordo agli ammaestramenti del libro di Giobbe. - No, non lo sono, e Iddio è buono ,! L’autore di quel maraviglioso racconto »era davvero aH’avanguardia del
pensiero del suo tempo. Tutta l’imaginosa .storia ch’egli narra costituisce una
geniale ed energica reazione contro le
tradizioni ipocrite di allora. - Tu sei colplsvole, Iddio ti puniscel- - gridano in
-com gliimici derdlsgràzlaffislmó Gibb'be. - No, non lo sono, E Iddio è buono ! risponde Tinferce. E l’esito fortunato
del racconto dimostra come sia Giobbe
che ha ragione.
Ma non per niente la generazione dei
.l^impi di Gesù era « di collo duro ». Le
vecchie idee avevano sempre il sopravvento: - I Ga'l’lei uccisi da Pilato? Colpevoli puniti ! Le vittime della torre di
Sileo ? Peccatori castigati.
- No vi dico ! - grida Gesù. In tutto fì
Vangelo non v’è f orste un uo così categorico e così perentorio. No !
'.y'
- E allora ?
- Allora - c’insegna Gesù - allora
smettetela di giudicare gli altri, rientrate m voi stessi, riflettete sopra voi stessi
4 ravvedetevi voi stessi (Matt. 7: 1-5.
Luca 6: 36-38. Galati 6: 1-2). E l’insegnamento rimane immutato ed intatto
jper noi, in questi tempi di guieira, in
cui i campi di battaglia sono ben altro
dell’eccidio dei Galilei e le vittime delle
incursioni sono assai più numerose delle
diciotto persone rimaste sotto le rovine
della torre di Siloe.
- Ravvedetevi !
- Che cosa vuol dire ?
Subito dopo la sua energica, quasi
violenta, protesta non è certo a caso che
Gesù pronunzia la parabola del fico sterile.
Un uomo aveva un fico, venne, non
vi trovò frutto. - Taglialo ! - dice al suo
fattore. Questi intercede per il suo‘albero. - Lascialo ancora quest’anno: gli darò tutte le mie cure. E se pur fa frutto
bene, se no lo taglierai. E il piaidrone concede. '
Ecco il ravvedimento, secondo Gesù:
fare frutti. E, altrimenti, il fico sterile
è tagliato. - Se non vi ravvedete, perirete lutti anche voi. - E’ la legge ine»sorabile non del ^/aio, ma dei fatti. Se
il mondo non sì ravvede, se non ci ravvediamo, se ciascuno di noi non prende,
una buona volta, davanti a Dio,la risoluzione di ravvedersi, certo non c’è più
speranza per la nostra povera umanità:
essa è inesorabilmente avviata verso la
rovina e verso la morte, cioè condannata al fallimento e votata alla peirdizione.
Sul ravvedimento suscitato, provocato, ispirato dalTimmane conflitto,in cui
siamo tutti quanti coinvolti - e, diciamolo pure, tutti quanti castigati - sul
ravvedhnento concreto, tangìbile e positivo che dovrebbe - che deve - essere il
frutto di questo flagello, il nostro Cappellano Valdese, pastore Ermanno Rostan. ha scritto di recente sulTEco (28
maggio) alcune sensatissime e mólto serie parole.
«V’è un pensiero che talvolta m’assale e profondamente mi turba; un pensiero determinato dall’osservazione del
modo in cui l’umanità cammina in mezzo alle sofferenze ' e reagisce interiormente aU’awersità.
« Non v’è egli mai accaduto di riflettere su questo pensiero e di domandarvi;
« con quale animo noi accettiamo le
0yerse prove ideila guerra:- quelle che
toccano più dà.vicino, nei nostri affeto nella nostra carne, come quelle che
(brano lontane da noi ?
« con quale atteggiamento interiore
'ontiamo noi la vita - così cóm’è ogricolma di doveri e di responsabilità.
«fqiLali utili insegnamenti sappiamo
jaoi titarie dalle solenni lezioni che la
"’Vita - m tempo di guerra - ci offre ?
« da quali sentimenti è ispirata la nostra cristiana testimonianza e la nostra
^óndotta?;
...E’ necessario vegliare per rimanere cristiani e credehti nel caos materiale
V morale della guerra ,per non essere
^Sopraffatti dal disordine e dal d'sorienftemento degli spiriti, per non perdere il
fuso e la visione di Dìo ».
> ♦ ♦ ♦
'
Vegliare e pregare per ravvedersi.
É.- Padre nostro, concedi a -ciascuno di
|OÌ la luce e la forza del rawed mento...
Giovanni E. Meille.
LA MONTAGNA&EL- VILLAR
LA BUDEINA.
Illustrando nel numero scorso la
Montagna del Villar, ci sdamo intrattenuti de) villaggio della Comba e dei
Vi s’accede per un passaggio che s’atìpe sul prato e sbocca in un angusto
pòrtile irregolare, chiuso su tre lati dalle costruzioni e sul quarto dal portone
ruderi del suo. antico Tempietto. Gon-:U¿^ E’ una c^a gran
tinuiàmo ora il nostro cammino.
Partendo dalla Comba, la strada pianeggiante che volge verso occidente
segue tutto il giro del costone. Sul erinàie, passa presso Tedificio quadrangolare della Scuola del Serre, costruito
nel 1866 con le pietre del Tempietto
stesso (1), ormai in piena decadenza.
pietre che i più vecchi del paese si ri
cordano anoora d’aver aiutato a portare da bambini. Su:ì|la roccia che limita
la strada a quel punto è initeressante ad
osservarsi rincisione di numerose iniziali di gente del luogo, e della data
1799; è il ricoirdo della clamorosa festa
poipolare che vi si celebrò nei primi
gidirni appunto di queU’anno, con l’erezione deH’albero dolila libertà e con
grandi fuochi di 'gioia, quando giunse
da Torino la notizia che il Governo
Provvisorio, formato con roccupazione
dei Francesi, aveva proclamato la li-i
bertà di culto e ruguaglanza di tutti
i cittadini, compresi i Valdesi.
Pochi passi ancora, ed ecco appare
fra i castagni il villaggio della Boudeina. Le casettekono disposte di qua e di
là, lungo la strada; alcune appaiono disabitate, altre in rovina, di altre ancora
non si scorgono che i ruderi della fondàirnenta; segni penosi del graduale
spopolamento.
Ad un certo punto s’apre sulla sinistra un prato in lieve pendenza, limitato verso occidente da una fila idi case
perpendicolari alla linea della strada. Il
gmppo delle ultime costruzioni della
fila forma, secondo la tràdizione, l’antica casa delle Sei sorelle delle Valli, che
il romanzo del Bramley-Moore ha reso
popolare nelle nostre famiglie. Quella interessante casa,, ce la indicava recentemente il più anziano abitante dei luogo, Giovanni Albarea, un venerando
barba più che ottantenne, ancora robusto di corpo e fresco di mente, discendente della famiglia . delle leggendarie
sorelle, al quale la notizia è sitata tramandata dai veccjii, di genèrazione in
generiàzione.
de e spaziosa; sul fronte una larga terrazza è sostenuta al c'ntio da un massiccio pilastro quadrangolare che in aito sorregge il tetto spiovente. Sotto, sì
aprono le porte delle cantine e delle
stalle, dalle ^volte basse e robuste. Alla
terrazza si sale per Uina scala di 'pietra;
vi danno tomo torno le camere; un’ala
à prolunga ad oriente fino al prato;
un’ailtra ad occidente chiùdle da quel
lato il cortile. Dalla terrazzai la vista si
estende oltre 1 portone sul pendio ombroso. che scende verso la valle.
Era evidentemente una casa ampia
ed agiata,, capace d’una numerosa famiglia. Ora è solitair'a, vuota, trasandata,
in piena decadenza; il 'OOrtile ingombro
di sassi, di ciuffi d’erba, d’iarbusti; le
finestre e le porte sgangherate e corrose.
Ed il vecchio Barba Albarea ci narrava di queìtla mirabile famiglia Prin
che qui viveva nel secolo XVII e che
Ìa persecuzione delle .Pasque Piemontesi ha dispersa e distratta. Secondo la
narrazione dèi L^er, corretta e completata dalle erudite riberche di Giovanni Jalla, Giovanni Prin, che con la
moglie Giovanna Fointana v’abitava
tra il 1630 ed il 1640, aveva con sè
quattro figli e due figlie, tutti sposati, i
primi con quattro sorelle AÌbarea, figlie del loro vicino Pietro Albarea, le
seconde con due 'giovani di prossimi
villaggi. Così non sei sorelle, com'e s’è
immaginato, ma quattro sorelle Alba-,
rea e due Prin vivevano nella , capace
casa, insieme coi rispettivi mariti e figliuoli, intorno ai vecchi genitori, che
presiedevano oome venerandi patriarchi quella bella comtmità di famiglie
in fiore.
Quando nel 1641 il vecchio Giovanni
morì, il figlio miaiggiore Giacomo e sua
moglie Margherita presero per comune
comsmso. la direzione della essa. Giacomo, circondato dalla stima dei convalligiani, fu anziano del proprio quarItiere e collettórè delle imposte. Che
vita operosa, tranquibb, serena si svol
geva intorno al focolare deH’ampia e_
prospera casa ! Ce la descrìve in pochi
tratti efficaci 11 Léger, il quale, com’egli
stesso di'chiaira, conosceva particuUèrement la patriarcale famiglia: Vivevam)
tutti insieme senza aver mai fatto una
Spartizione di beni, e senza che sii sia
mal osservato ili minimo attrito in quella famiglia, composta di più di 40 persane, ciascuno attendenio al proprio
compito, gii uni al lavoro delle vigne ed
all’aratura dei campi, gli altri alla cura
dei prati e delle greggi di mucche di
pecore e di capre. Il maggiore dei fratelli: e sm moglie ■ ch’era la maggiore
delle sorelle facendo da padre e da madre di tutta la fami'.glig...
Ed ecco scoppia ila buferai. Terribile.
Il 17 aprile 1655 le truppe del Marchese d;i Pianezza penetrano nella valle
per inoiporre ai Valdtesi l’abiura; il 22,
dopo tumultuose triattative, salgono ad
occupare tutti gli abitati. Anche la Boudeinà fu invasa. La famiglia Prin non
“fuggì, come tante altre; rimase, forse
più fiduciosa e sicura, neUia propria, abdtazioine. Improwisamente, la mattina
dei 24, giorno 'di Pasqua, si scatenò la
strage. I soldati, ad un segnale convenuto, si gettarono sugli abitanti inconr
sapevoli; e coloro che subito non cedettóro (àillfeibiuia, furono brutalmente,
affeirati e martoriati, e le case saccheggiate e date alle fiiamme. La bella fiorente famiglia Prin, fedele all’Evangftlo, -fu in brev-’era mteramente rovinata. I due fratelli più anziani, Giacomo e Davide, colti nel loro, letto, furono
duramente trascinati prigionieri, a Luserna, e. là, orribilmente torturati, spirarono pochi giorni .dopa Tre sorelle
furano assassinate. Possiamo immaginarci la sorte degli altri. Tutto disertato e disperso. Nel 1661., della granide
. comunità ftamiliare sopravvivevano cinque persane, due dei fratelli Prin, una
loro sorella, un cognato., un giovane nipote orfano, Giovanni, l’unico figlilo superstite dell’anziano 'Giajcomo. I beni
furono divisi. Il focolare patriarcale si
spense.
IL RESSE’. •
Il Villaggio del Bessè è disposto in
alto sul ciglio dol costone che separa la
vallte del Pellico dial vallane di Subíase.
Provenendo da Torre Beilice, vi si accede dallia borgata dei Garnier, che sta
presi o la strada provinciale, tra Villar
e Bobbio. Si risale a larghe svolte il
pendio ombroso di castagni, si sfiora la
borgatella dei Meynet. Dopo un’oretta di cammino, le prime case del villaggio appaiono, decorate dì verde, allineate sopra la strada, coi lunghi balconi fioriti, onde occhieggiano le anguste finestruole. Subito la strada, piegando 'a sinistra, risale la costa; ecco
si scorge in alto un secondo gruppo di
case, ammassate le une sulle altre sul
ripido pendio. Fria i due gruppi sta una
costruzione caratteristica che ha un delizioso lèiapore di rustitea antichità: il
forno comunale, a due piani, dial largo
tetto spiovente sostenuto da grosse
travi corrose; sotto, una fontanella
zampilla in due vasche quadrangolari;
sopra ,in un profondo terrazzo coperto,
sorretto da robusti pilastri, s’apre la
nera bocca del forno.
Facilmente, in questo ambiente antico, si rievocano le tragiche vicende di
cui esso nei secoli scorsi fu testimone.
Anche qui, nei delle Pasque Piemontesi, arrivarohp le soldatesche aVi
v.fr.
2
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' ' ^ '' 'j, ’
de di at^Bige; fe^- osnaggior, pMé degli
alhitainti lera tempesthramseate J^ggit^
i pochi rimasti furono ferocejnente tpi'i
, mentati. Proprio su questa ripida stra- dicciuola, narra * il Léger, fu trovato
morto dissanguato il vecchio Davide
Fontana amputato delle mairi e dei piedi; la vedova Caterina Fontana esaniN me; con la spada amcoiia piantata nel
ventre; la vedova Maria Negtrin e la
figlia giovinetta, oadaveiri straaiatí. E
qui ancora; la mattina KìeH’8 maggio
I6861 passarono in liuigihe file i ibremila
^ soldati del Marchese di DogUanl, avviati a spazzare il vallone di Subíase,
ed il villaggio abbandonato e silenzioso
ne fu saecheggiato e dato alle fiaimne.
Qui finalmente, due mesi dopo, arrivarono d'all’alto, peritosi e circospetti,
i piccoli gruppi spalluti dei. Valdesi
sfuggiti allo sterminio, pronti alla •difesa disperata.
Risalendo il 'gruppo superiore del
villaggio per la tortuosa stradicciuola,
la casetta pfù alta, verso occidente, è
la scuola, un modesto edificio ad un
solo piano, d’un solo vano, dalla facciata. recentemente imbiancata, su cùi è
indicata la dlata della riparazione: 1926.
Subito dietro s’ispre verso nòrd un picooKo cortile quadrato, limitato ai due
i lati del monte dai vecchi ruderi d’un
muro. Sono i residui venerandi del Tempietto 'Vald'ese. Costruito verso il 1557, *
saccheggiato e diarto alle fiamme nelle
persecuzioni del 1655 e del 1686, ricostruito' doipo il Rimpatrio, diemoilito un
secolo fa per edificare la scuola. R^ssume nelle sue rovine tutta la storia del
luego,
Qui si riunirono, secondo la tradizione, i 120, superstiti della sterminio idei
1686, diretti dai capitani Pellenc e Mondón. Erano in una condizione disipelrata.
Scarni, ispidi, oencioei, senza risorse,
esposti alla fame ed alle intemperie, e
•più al pericolo mortale, sapendo di trovarsi fuori legge, banditi, cacciati come
belve. Rivivevano i recenti, spaventosi
ricordi; ed insieme sentivano Taingóscia
tormentosa per'la sorte dei loro cari
imprigionati o dispensi. Dall’alto scorgevano le rovine delle loiP case e dei loro
campi; potevano prevedere imminente
barrivo dei nuovi abitanti usurpatori.
Nell’amarezza di questo completo disastro, avevano pur nondimeno la coscienza d’essere il solo nucleo libero superstite del popole valdese.
Nella drammatica riunione, essi scambiarono fra loro tut,ti questi pensieri e
sentimenti tumultuosi. Si sentirono fatalmente spinti alla lotta disperata, per
vivere, per sopravvivere come individui
e come popolo, per salvare per quanto
possibile la^loro gente e la loro patria.
Decisero di combattere al oiitranza. iki
è noto come quell pugno di uomini disperati riuscì con Fazione eroica ad imporsi
alle soverchianti forze nemiche, tanto
da oitenere non soltanto la salvezza propria, ma quella del loro .popolo abbattuto. ; ; : I
Come le tragiche vicende del passato
sembrano ora fwivere, nella storia che
oggi iAtnamo ! E come quei pensieri e
quei sentimenti di fede e di patria, di
sol idarietà e d^abnegazione, per cuii nostra padri superarono vittoriosamente
tutte le terribili tempes del passato, appaiono ora attuali e necessari a mantenere intatto il vigore spirituale, e superare, le tempeste' presenti ! Nella tradizionale rievocazione storica del 15 agosto tutto il popolo sappia ascoltare la
voce ammonitrice %d ispiratrice della
Montagna del Villar.
Attilio Jalla.
1
fOBRISMEliZA
(1) Il Tempietto della Comba, aacchieggiato ed anso nel 1655 - eidl il Léger ricorda il martirio del povero Matteo Pelous che in tale occasione vi peri nelle
fiamme - fu ricostruito dbpo il* Rimpatrio; negli ultimi tempi, per quanto malandato, serviva una volta l’anno, per
una riunione geneiraile del quartiere. Curioso particollare: do^ la sua demolizione, il terreno, amministrato da un oonisorzio dei capi-famiglia dei quartiere,
Con la fine di luglio sono giunto al
termirie di un lungo viaggio di più di
3800 kilometili che mi ha suocessiva.mente spostato, in poco meno di un mese e mezzo, dalle montagne e dalle pianure piemontesi, al confine franco-sviz-'
zero, poi a quello italo-tedesco e italosloveno, infine alla costa ligure ed alle
sue adiaoeipze,
Come vedete; il mio compito' di Capipellano militare è diventato nelle attuali
contingenze il compito di im pastore itinerante i,con i vantaggi e gli svantaggi
ohe una tale mi^one mevitabihnente
comporta, specialmente quando deve-essere assolta in ambienti lontani e diversi gli uni dagli a3(tri. '
Posso tuttavia dichiarare, con un sentimento di gioia nel cuore e di riconoscenza a Dio, che ho potuto raggiungere molti militari Valdesi ovunque dislocati per .necessiità di servizio, dove
CAPPEÌLASO
Ila loro Chiesa. Abbiamo ugualmente e
fortemente sentite il vincolo dellla'-fraternità cristiana ed/il privilegio della comune fede in Cristo, il cui Spirito oggi
più ohe mai è necessario alle chiese ed
al mondo . V ,
Mi sono quindi recato presso diversi
altri reparti alpini, dislocati in una vasta zona del territorio francese occupato, dal Delfinato fino al Lagp Lemo.no,
così ricco di ricordi per tutti i Valdesi
di'oggi, i quali non silaho indegni eredi
del ricco patrimonio spirituaile,trasmesso loro dai padri. Ho varie volte presieduto il culto con un (discreto numero di
giovani, tra i quali meririono il serg.
Clat Varizia Herbert, il capar. Ricca
Guido, gli alpini Bouissa Attilio, Odia
Alfredo, Jourdàn Attilio, Fortis Umberto, il ten. Cairus Giovanni; altre volte
invece con alcune persone soltanto, 00- .
me sulle rive del Lago Lemano, con il
Soldati Valdesi della Guardia alla Frontiera, dopo il culto
l’atmosfera era ancona tranquilla e privia di* reali pericoli e dove invece, per
non cadere nell’insidia continuamente
tesa, bisognava e ’bisogna vegliare.
Di tutti questi viaggi seilberò certamente un ricordo, più tardi, nella vita,
come pure di tutti quei giovani che ho
incontrati e ricercati nel corso delle mie
visite ai vari reparti; ma -questo ricordo rimarrebbe freddo e privo di un
vero interasse per me, se non potessi
associarlo ai motivi che mi hanno spinto
a compiere quei viaggi ed' alla certezza
che il Signore si sarà servito della mia
opera, pur così imperfetta, ^er richiamare i cuori' alla fede personale in Gesù Cristo e le coscienze ad xinia seria,,
interiore riflessione religiosa.
La giustificazione della presenza e
dell’opera di un Cappellano militare è
tutta racchiusa in queste parole: nella
necessità di recare ai giovani Valdesi
al servizio della Patria il messaggio
della fede, della speranza e della carità
cristiana. ' .
Con questi sentimenti ho potuto celebrare la S. Cena nel giorno di Pentecoste, in una locsalità della zona francese
occupiaita, con un piocoljo gruppo di artiglieri alpini, trà i quali Bounous Gustavo, Ribet Aldo e Collet Raimondo,
NelFintunità della ristretta stanza ohe
ci ospitava non c’era un pvdpdto e neppure una numerosa assemblea raccolta
nel canto degli inni © nella preghiera.
Non c’era che un piccolo tavolò, accanto
al mio ifetto, e su di esso la Bibbia, con
il pane ed il vino, segni visibili del sacrificio redentore; davanti a me, alcuni
giovani lontani dalle loro famiglie e dal
era affittato di anno in anno al miglior
offerente. Abbiamo potuto sfogliare il
libro dei verbali del consorzio: l’affitto
variava da L. 2,50 a L. 4 all’anno; 11 minusoolo fondo, scrupoiosamente amministrato, serviva per l’acqvusto di suppellettUi p>er la Scuola. Finalmente nel
1932 il terreno fu veAduto dal Condatoro Valdese ad un abitante del villaggio.
capii. Borgarello Marw; gli alpini Chiavia 'Guido e Monnet Giacomo.
Viaggiando con una motocicletta
mi è stato passibile, se non proprio fare
un breve culto, almeno fermarmi con
alcuni militari valdesi, in servigio idi
guardia lungo il confine, perciò assai
separati gli uni dàgli altri; brevi visite
queste, è vero, che offrono pur sempre
l’occasione al Cappellano di richiamaire
i giovani ali pensiero di Dio; di aiutarli
talvolta anche materialmente ad affrontare le difficoltà dei tempi e di esortarli
con la distribuzione idi alcuni opuscoli e
giornali religiosi, a considerare con attenzione i problemi più seri della loro
vita. ,
Faccio a questo punto ufia breve pa^ rentesi.
Molti lettori del giornale penseranno
certamente al numero ormai rilevanfe
di visite fatte ai militari valdesi, in questo mio servizio di Cappellano da circa
tre -anni; non tutti, forse, si renderanno conto del num,ero veramente grande di conversazioni su argomenti religiosi, attinenti alla nostra chiesa, al
Protestantesimo ovvero ai valori peculiari e fondamentali del Cristianesimo,^
che ho dovuto sostenere con persone appartenenti alla chiesa cattolico roiùa■na.
Conspio della delicatezza del compito
cìhe m’ema stato affidato, ho sempre
cercato di lasciarmi guidare, nell’opera
di assistenza spirituale dei militari
valdesi, da un senso di fedeltà ai nostri principii e di rispettosa comprensione per le idee altrui, cercando di
■ mettere in luce i valori positivi della
fede cristiana anziché insìstere troppo
sugli aspetti caratteristici delle varie
chiese.
I superiori Comandi lo hanno notato
e ne hanno reso testimonianza. Eppure
quante e quante volte, senza ricercarle
nè suscitarle, ho dovuto intavolare delle conversazioni in materia religiosa con
dei cattolici romani, di nome o dà fatto!
Dagli Ufficiali, di ogni grado soiib stato
molto |pesso interrogato © invitato a
paslapq per deHneaàe le differenze esistati noi e là. chiesa romaniaf, per,
riassuAiiei?e pier sommi capi la nostra
'dottrina e la nostra regola di fede, per
■ chiarire 1’origine ® la ragion d’essere ^
della Chiesa VaUdese inr Italia, per fugare dei preoonoetti e dei falsi giudizi;
per ülximinare le menti in fatto di conoscenze religiose e talvolta per rispondere a dei reali e altrove tnsoddisèatti bisogni religiosi. ' •' ,
ilo lawuto così modo di campiere un’opera di testimonianza e di divulgazione
che, se non altro!, servirà a farci conciscere in un amibiente dove noi, Valdesi
ed Evangelici in genere, siamo ancora
molto sconosciuti; e, al tempo stesso, ho
dovuto dolorosamente constatare quale
immenso vuoto ci sia.nelii’iainim'o di' molti nostri compatrioti, in fatto di convinzioni religiose, come ñ problema- religioso, invece di essere sentito e vissuto, non
sia che troppo isuperficialmente sfiorato.
La via che porta da un Cristianesimo
tradizionale, esteriore, superstizioso e
talvolta miondariizzato ad un atteggiamento cristiano personale, interiore,
conforme alla Verità riveJlarta, è vera• mente lunga, ancor molto lunga ed il
compito ideila chiesa romana, anzi di
tutte le chiese cristiane, è a questo riguardo quanto mai urgente, neces-sario,
gravido di solenni responsiabilità.
Chiudo la parentesi.
Per ben due volte, in queste ultime
settimane, mi sono recato sul confine
ita .0‘tedesco e ,tàlo-sloveno, per trattenermi alcuni giorni'con un gruppo di
nostri alpini colà dislocati, in servizio .li
presidio o di operazioni. Li ho raggiunti
ari. loro posti di guardia e li ho accompagnati talvolta nei l'oro spostamenti da
'una valle alFaltra,, trovando modo di
riunirli per un breve culto all’aperto 0
in qualche .piccolo, mod'esto locale. Trattasi di alpini già piuttosto anziani, quasi
'tutti padri di famiglia, alcuni dei quali
come il cap. m. Bertànat Stefasno, il cap.
Vriglielfno Rfùestó, 17älp. Fornerón Attilio avevo conosciuto la prima volta quindici anni or sono, quando ero sergente
nel Battaglione Pinerolo. Le vicende
della vita ci hiatnno dato d’incontrarcì
nuovamente in grigio verde e di fare altre conoscenze, come quelle degli alp„
Gönnet Pietro, Ricca Elio, Benech Amato e Parise Alfredo, per non menzionare
che alcuni nomi.
In fondo ad una valle stretta ed inridiosa, dietro uno dei mettiti che nell’ialtra guerra hanno maggiormente consacrato l’eroismo degli alpini, ho avuto il
privilegio di incontrare il Colonnello
Davide Jalla, in servizio operativo con
le sue truppe e di trascorrere in seguito
con lui due igiorni, presso il suo Comando di Reggimento. A lui, come agH alpini valdesi incontilati in quelle zone, rinnovo il mio cordiale saluto ed il mio augurio.
L’ultima dlómenica di luglio ho nuovamente, ritirito altri alpini valetesi e
così pure il giovedì seguente nella zona ligure-piemontese, chiudencte poi,
per Ora, la mia serie di visite in un grande ospedale dolila Lá'guria per mutilati,
dove ho avuto modo di salutare LI S.
tenente Vola Renato ed U. soldato Clot
Levi, ai quali ho recato con il messaggio della Parolia, di Dio, il pensiero
-affettuoso ed augurale di quanti pensano ai feriti con vera simpatia.
Tra un viaggio e l’altro, ho cercato' di
estendere, l'opera di assistenza religiosa ai militari più lontani e. più isolati,
laddove per motivi indipendenti da|la
nostra volontà non è possibile inviare
un Cappellano Valdlese.
Per m'olti dì questi militari, la coi rispondenza del Cappellano costituisce
l’unico ovvero uno dei pochi vincoli con
la chiesa e con dei fratelli in fede; tali
e tante sono le espressioni di riconoscenza ricevute che, fino a quanidto ciò mi sarà possibü'e, proseguirò per la via intrarpresa, anche a costo di fatiche e di'spese.
In occasione ‘della Pentecoste ho spe-
3
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L'ÉGÓ DELLE
VAäili VALDEèr
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dito:ottocento 'itféàsa^gi sttacnipafti,'-conte^,
nfejiti '* conaie sempare'^ alctmi peeai deBa"’"*
Pàtola di Dio, diversi inni dellà'.nostra
' aitwjeolta,'aiicuBie. preveré ed xìn messaggio di cirooistainza. Altre ottocento
'lettere con ugual contenuto stanno per
essere spedite in questi giorni, in occasionie del 15 agosto.. -* ^
G5on piacere ho ricevuto la vostra let~
.^tera, scrive il sòMato Peyran Osvaldo,
sentendomi cosi confortato dalla Parola
di Dio e dalla, corrmnitone spiritutile con
tutti i fratelli ■ valdesi al servizio della
f* Patria sui diversi fronti. Non a/ppena ricevetti il vostro miessoippto, un mio compagno avendo letto il vostro indirizzo
'^'stella busta, rtii disse: Tu sei Valídese?
Risposi affermativapiente ed egli allo- *
ra mi domandò: Chi sono ì Valdesi? Potei allora rendere testimonianza della
mia fede e spiegargli in poche parole chi
siamo e in chi crpdAamo. Intorno a noi si
erano intanto radunati altri compagni i
puah ascoltavano le mìe parole...
Ed io aggiungo con l’apoistolo Pietro:
Abbiate mi vostri cuo^i un santo timore
di Cristo jil Siigmore, pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi
domanda rag-mie della speranza che è in
■voi, ma con dolcezza e rispetto, avendo
un' buona coscienza (1 Pietro 3; 15).
Sono riconoscente di quanto mi avete
inviato per il mio bene, scrive l’alpino
Peyrot Emilio, idalla' Corsica.
Il vostro messaggio mi ha portato
tanto bene e pace, iscrive il cap. magg
Corcella Giuseppe, idia una zona d’operazioni; vi ringrazio diel buon servizio
reso a noi lontani, onde nutrire la nostra
anima ed il nostro spirito.
Mi è oervenuto inatteso e gradito il
vostro messaggio, scrive il capo furtere
di seconda Maiorano Antonio, per quanto abbia, presso di me la Bibbia e l’innario, ho letto con avidità ed amore le vostre parole; il messaggio del Vangelo mi
fa sempre del bene...
Da. una madre lia quale segue con affetto, il proprio figlio sotto le armi ho
ricevuto una buona lettera, da cui stralcio alcuni brani: In questi giorni è stato
a casa mio figlio Abele; con gran gioia
ho Visto il messaggio che Lei gli ha inviato. Non ho parole per ringraziarla,
perch.è mio figlio ha tanto bisogno del
Signo'-e... è una buona pasta ma non
riesce a lasciare alcuni cattivi compagni.
Confido m Dio, Tunica sorgente di vita..:
Lei sa, le mamme vorrebbero che le loro piante fossero sempre diritte; mìo figlio è una' pianta che ha bisogno di cure
più di altre perciò la raccomando a Lei,
affinchè il mio Abele si faccia un vero
Abele, non soltanto di nome ma anche di
fa.tto.
Queisto è anche il mio augurio, signora, e que:sta deve .essere la nostra- preghiera a Colui che può venalmente ogni
cosa. ,
Il vostro messaggio, scrive un carrista VaÌdese, mi giunse in un momento in
•cui mi sentivo smarrito e pieno di tristezza per, il grave lutto che ha colpito la
mia famiglia, con la dipartenza def nostro fratello alTetà di 26 anni,
E dal capii Ribet Gustavo, attualmente in Croazia, riceviamo queste parole:'La. tua opera aiuta ciascuno di noi
a portare il peso non sempre lieve che i
compiti dell'oro grave che volge ci impongono.
E ancora queste piìattole del capor. Vedova Umberto; Particólarmente gradito
nH è giunto íí vostro messaggio; mà sono
oippartato in un angolo del cortile della
villa do mA abitata e quivi ho meditato
su tutte le pa^'ole che mi rivolgete; tiMto
ciò è di grande conforto e di edificazione; e queste altre dell’aillievo ufficiale
Sammani Franco: Tutto quello che a
parla della nostpa Chiesa, ogni messag-gk) che d viene da essa ooquiilsto un valore tutto particolare quando siamo nella vita militare; perciò ho ricevuto con
gioia iUvostro messaggio di incoraggiamento. Í
Potrei naturalmente continuare; mi limito invece a menzionare alcuni nomi
di militari Valdesi dei quali mi giunge
gradita la corrispondenza ed ai quali in' vio per 'mezzo del giornale il nostro cor/ diale saluto: cap. m. Rossi Giovanni, oviere Stocchi'Antonio, ooisab. .^Gönnet
Giovanni, <mi. TomasinA Oscar, marconista Morel Carlo, sold. Abatangelo Domcni’Tco, S. ten. Bosio Franco, serg..-m.
Pons'Guidò sold. Rosset Mav/rizio, S.
ten. Schenk Dario, sold. Fatbene Miche,
le. cap. Cordi Elisoo, sold. Bufo Michele
e De Bortoli Umberto, e per ultimo'il
capo con. e di prima classe Pelligra Sal, vatore, richiamato a'iH’età di 63 anni uieL
la R. Marina, il quale, a Messina, ha
# .'01 ' L’ora che volge, cosi grave e ' soltti
Giovani reclute d’un nostro Reggimento Alpino^ dopo 11 culto con il Cappellano Rostan
potuto leggere il mio mesisiaggio tra un
allarme e l’altro, uscendo incolume dal
bombardamento. •
Cito tutti questi nomi non già per piacer'mio, nè per vanto, ma piuttosto* per
far sentire ai lettori la realtà della famiglia valdésè ohe. oggi più che mai,
► deve essere unita nella fede e nelflia preghiera.
L’opera di assistenza spirituale, dei
militari Valdesi non grava affatto sulJa casis.a centrale della nostra Chiesa,
. mia ai svolge unicam.ente graizie ai contributo spontaneo e generoso idi alcuni
donatori e di alcune comimìtà il cui nome non è conosciuto dal pubblico, ma il
cui fattivo interesse è di valido aiuto a
molti nostri fratelli alle armi. Desidero
ancora, da queste colonne, rivolgere un
sincero ringraziamento a quanti mi
danno la possibilità di sovvenire ai bisogni materiali e spirituali dei giovani
soldati valdesi, senza nulla chiedere alla chiesa .già così carica di gravi preoccupazioni.
Non posso, tuttavia, non additare a
gu sa di esempio, quanto è stato fatto
in modo del tutto spontaneo e per libera iniziativa da un gruppetto di bambini di S. Germano Chisone, improvvisatisi artisti, i quali dopo una: recita all’aperto, davanti ad alcuni invitati, furono così gentili ida inviarmi la seguente lettera; Siamo lieti di Tlimettervi la
somma qui acclusa, di L. 116,80, ricavata da una piccola recita organizzata
per la prima volta ieri, 4 luglio, esclusivamente da bambini. Vi preghiamo di
disporre come meglio credete della
somma che noi desideriamo vada a beneficio di qualche militare Valdese bisognoso. ^
Seguono le firme: Nora Balmas, Emiiia Bounous, Adriana ed Emilio Gay,
Marisa e Fermceio Bounous, Gior0o e
Andreina Bert, Jole Bounous, Vera'
Meynier^, Giulio Balmas.
Un grafie di cuore a tutti questi
bambini per il loro simpatico g^o. E’
questo un piccolo, significativo atto di
amore in mezzo lagh sconvolgimenti ed
alle distrazioni che l’odio provoca nel
mondo; è una p^ccpla, lucente fianMoa
in mezzo al grigiore della vita quotidiana.
Ed un grafie infine al S. ten. Cotta
Morandini Giuseppe il quale ha avuto
l’ottima idea di offrirci due calici per
il servizio di S. Cena con i militari.
V
ne'per le sorti della nostra Patria, deve richiamairci tutti, militari e civili, al
«^nso , delle nosira responsalbilità e del,
nostro dovere.'E mentre con simpatia !
j péi;isiamo a quei nostri giovani fratelli !
in fede già combattenti o ancora comI bàttenti in Sicilia, chiediamo a Dio di v«
I dàrd a tutti, nell’atmoisfera rinnovata
in cui la nazione vuole ora respirare e
vivere, uno spirito di unione fraterna, j
di elevato e forte amoir patrio, di fedel- !
tà’al proprio dovere, nell’attesa ohe dei
giorni migliori vengano per l’Italia e !
per il mondo, giorni in cui, nella libertà e nella pace, gli uomini si porraimo
a ricostniire su più solide fondiameinta
non soltanto le loro case crollate, ma
l’èdifick) della loro vita religiosa e moiràle.
Post tenebras lux, sta scrittoi, se non
frro, sul monumento della Riforma a
Ginevra; e bisogna veramente aerare
nella luce dopo le cupe e fitte tenebre
che oggi gravano sull’umanità.
Lo speriamo e lo vediamo, non tanto
perchè abbiamo lo sguardo fisso sugli
uomini, quanto perchè abbiamo fiducia
in Dio e sappiamo che dal travaglio di
oggi Egli ¡può fair ‘sorgere, nelle chiese
e nei popoli, energie nuove e pure per
un migliore domani.
Spetta a noi, giovani militari Vialdesi,
di non vivere invano queste ore, trarscurandio così le lezioni che il Signore
ci vuol dare, ma di prepararci seriamente, con coraggio, con speranza, con
fede nel Dio della Bibbia per i giorni
che verranno, onde poter recare nell’cpiera di Iriooslìruzàone illa pietra del lia
nostra testimonianza di uomini e di
cristiani^nel vero senso della parola.
Eirmanno Rostan.
Cappellano Militare Valdese.
Pagina della Gioventù
In ìiferimento alla nota del pastore
sig. P. Marauda redattore della Pagina
stessa, ed a quella del Redattore delTEco, desideriamo, per amore di chiarezza fare qiJulche necessaria precimzione.
1° Nel deplora-re che si fosse scritto
di problemi giovanile fluori della Pagina,, il pastore signor P. Marauda intendeva rivolgere un biasimo a quei giovani che non cdllaborano alla Pagina
stessa, ma che viceversa scrivono fuori
della Pagina stessa. La concisione della
frase indusse 'in errore il Redattore dell’Eco che fraintese, nel senso di un biasimo al suo operato. Ne è cosi nata la
nota rettifica; la cosa va quindi considerata esclusivamente sotto questo punto
di vista:
a) Uno sforzo più che giusto del
pastore P. Mamuda che vede quanto sia
scarso il numero dei collaboratori delia
.Pagina.
b) Uno sforzo del redattore deU’Eco
che continua (sono oramai 6 anni) a ve
dere quanto scarso sìa il numero dei ool'laboratori e come siano XimMati ì cam^
di discussione. ,
2°) Rinume'inteso che i resoconti dì
convegni anche se spediti dkrettamente
cÉda Redazione dell’Eco, sano a dispoeizione della Pagina della’ Gioventù, per
ragioni di opportunità. /
3°) Ringraziamo il redatto le della, Pagine della Gioventù per la sua collaborazione che ci è stata particolarmente
preziosa. v Cl.
enriinaiiii laUni Pmniato
Torre Pellice
Anno scolastico 1942-43.
SESSIONE AUTUNNALE
Domande d’esame
Le domande d’ammissiione lagli esami
della sessione autunnale deU’ianno scolai
stko 1942-43 per tutte le classi si accettano fino al 25 agosto 1943. ^
(Cronaca Valdese
N&lTultima meursione nemica su Torino la nostra comunità è stata portico-'
lamente provata, nella sua opera di cristiana carità. Il nostro Ospedale dii Via
Berthollet che aveva potuto continuare
a svolgere una sia pur ridotta, benefica
attività, è stato gravemente colpito.
E mentre esprimiamo alla comunità
duramente provata la simpatia dei fratelli che sentono profondi come non mai
i «incolli che ci unésoono nel sentimento
di umiSliazkme pe- questa implacabile
manifestazione della realtà del peccato,
alziamo, nonostante tutto,, fidenti il capo, nella comune esperienza della testimonianza del profeta: « Questa, terra
ch’era desolata è divenuta come il giardino di Eden; e queste città ch’erario deserte, desolate, rovinate sono fortificate
ed abitate... Io, l’Eterno, son quegli che
ha ricostruito i luoghi rovinati, e ripiantato il luogo dèserto ». Dir.
Ricordiamo che martedì prossimo alle
ore 18 avrà luogo nelTa,uka sinodale della
Casa Valdese Tannunziata 'conferenza
del pastore datt. C. Gay il quale tratterà questo tema:
Le testimonianza di Cristo nei Salmi.
Il pubblico vi è cordialmente invitato.
ANGROGNA (Serre)
Culti dOmerùoa 22 agosto: ore 10.30:
Culto nel Tempio di Pradiitemo. Ove? 15:
Culto-nel Tempio del Serre. (Noitizìàrio
■della situazione delle Comunità Protestanti in Ispagna).
Culti domenica 29 agosto: ore 10.30:
Cuito nel Tempio di Pradeltorno. Ore
14.30: Culto nel Tempio del Serre.
e. a.
LUSBRNA SAN GIOVANNI
Sabato .14 agosto ha avuto luogo il funerale di Liliana Giusiano, deceduta dopo breve malalbtia, al Ciabot dell© Masche, in età di 10 m^.
Sui genitori e sulle sorelle e fratelli
afflitti, invochiamo le consolazioni del
Padre celeste.
POMARETTO
E’ stata ultimamente presentata al' S.
Battesimo Beua; Franca Silvia di Silvio
e di Bartailot Albina.
Formuliamo per la bamibina come per
i genitori di cui il padre è militare nelle
lontane isole dell’Egeo gli auguri più
fervidi. La grazia del Signore sia con
tutti loro.
— Lunedi 9 corrente, si sono uniti in.
matrimonio Corveglio Ferdinando di fu
Giovanni e di Bomo Fanny (Inverso Pinasca) con C5a,wlie Ernesta fu Fortunato
e Scalabin Clateritnia (Parosa Argentina).
lUnnoviamo a questa coppia dì cui lo
sposo è militare i nostri, migliori, auguri
di felicità nel Bifore.
— Il culto della domenica 1 agosto è
stato presieduto (W. Vice Moderatone
doti. Enrico Tron, pastore a Milano. Lo
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jàjttgraKüaimo ífentítaatieinte per, il suo ©di
Aoainite miessE^gio.,,
— Domenicsa 22 cx>rr€inte aivrà luogo,
-Dio votendo, il! culto nella CappeEa del
'dot,. Inverso Pinasca alle ^>m 9 antùne-ridianè. Il culto nel tenipio rimane fissato alle ore ilO.SO.-« '
nODORETTO
Dqpo aver limgamente sofferto, sostenuto da una fede incrollabile, si è adidiormentata nel Signore, Pons Giovanna,
tdeKle Fontane, all’età di 72 anm. I funeralii che hanno avuto luogo il 20 luglio
sono stati una unaniime testimoniiainza di
solidarietà cristiana nel dolore. Al marito, per tanti anni anziano fedele, ai figli
ed ai parenti tutti rinnoviamo la nostra
IMofonda simpatia cristiana.'
SAN GERMANO CHISONE
CAsilo dei Vecchi)
I compagni e le compagne di lavoro
deMe isignorine B<min (officina di Villar-Berosa) fiori in memoria della Nonna signora Margherita Bonin, a favore
deH’Asilo per Vecchi di San Germano
Chisone, L. 136.
TORRE PELLICE
H culto di domenica passata è stato
presieduto dlal pastore Ai Deodato. Lo
ringraziamo del suo benefico messaggio.
— Mercoledì della scorsa settimana
Iddio ha richiamato a Sè il signor Odin
Battista (Ciapera) all’età di 85 anni. Invochiamo sulla famigliai in lutto le celesti consolazioni.
PER ECO ÀI MILITARI
Elvira Tron L. 5 - C. Z. G. 5 - Armida
Ribet 5, - Benechio Margherita 5 - Samuele Revel 5 - Convegno Sibaud 208
- Sold. Pontet Ernesto 10 - Tron Giov. 5
- Rostan Natale 10 - Sold. Pons Marcello 20 - Art. Godano Aldo 10 - Ai|p. Forneron Attilio 4 - Gay Giosuè 20 - Assoni
Gitmia lO - Margherita Long 15 - Edith
Coisson 10.
per mezzo del Cappellano E. Rostan
Soldati Long Valdo, Long Emanuele,
Geymonat Davide 25 - Sold. Long Amato 15 - Art. Alp. Reynaud Giacomo 38
- Art. Alp. Rosabrusin Andrea 38 - Serg.
Clot Herbert 30 - Capit. Bert Edoardo
33 - Carabiniere BertaJot Silvio 50.
Doni riceTnti dal Cassiere della Taìola
Doti. Ing. Max Rostan e Signora.
Per danni alle Chiese, L. 300 - Per
Orfanotrofio di Pomaretto, 100 - Per
Orfanotrofio di Torre PeUioe, 100 - Per
Istituto di Vallecrosia, 100 - Per Asilo
di Vittoria, 100 - Per Asilo di S. Germiamo, 100 - Per Rifugio Carlo Alberto,
100 - Per Diaconesse, 100.
Per le nozze d’oro dei coniugi Mumenthaler-Richaud:
Í coniugi Mumenthaler, per Asilo di
Vittoria, 200 - Id. M., per gli sfollati della Chiesa di Catania, 100 - I figli Maria e
Carlo Caflisch per Asillo dii >,Vlttoria,
1000 - Id. Id., per Orfanotrofio di Torre
Pellice, 500 - Id Id., per sfollati bisognosi della Comunità di Catania, 500.
Per Cassa Culto:
N. N., 3000 - « Et hic fiat », 300.
Per, danni alle Chiese:
N. E., Bobbio Pellioei, 100 - Maria
Guicciardini Tobler, 200 - N. N., 1000.
Pe Rinunzia:
Ai(p. Griglio Aldo, 15,20 - Cap. M.
Evangelista Giuseppe, 30 - Oarab. Bertalot Silvio, 50 - Geniere Pietrobono
Giuseppe, 50.
Per Emeritazione:
I figli Viddssich, riconoscenti al Signore, nell’80® comipleanno della cara
Mamma, 25000 - Lina Tedaldi, fiori in
memoria di Bianca Gay, 100.
Per Collegio:
N. N.. Torino, 1000.
Per Borsa Genexde Martinàt:
Edoardo Vidossich e famiglia, 1090.
Per Istituto di Vcdlecroeia:
Chiesa di Pearero-ManiglÈa, 50.
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.j,, , in ■, j, lUii.ji m 'f*-^ «i »
A * ' ^ r '
Per Istituto Femminile Ev. dii Firenze:
, M. F, Scolari, Roma, 100 - Chiesa dii- i
' Torino, 500 - Id, di PerTero Maniglia, 50.^
Pe- Istituto Gould:%!:.
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Angrogna (Serre) — Pastore Edoardo
Aime.
Bobbio Pellice — Pastore : Alberto
Ricca.
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Editrice Claudiana, le Arti Grafiche
« l’Alpina » e le varie Librerie di
Torre Pellice.
Prezzo netto L. 9.
...con quei secondo sguardo dato dai terrazzo
della sua reggia, Davide ha commesso il peccato più grave della sua vita...
Luserna San Giovanni —■ Pastore : Lorenzo Rivoira.
Massello — Pastore : Enrico Tron.
Perrero — Pastore : Oreste Peyronel.
Pinerolo — Pastore : Luigi Marauda.
Pomaretto — Pastore : Guido Mathieu
Proli — Pastore: Arnaldo Genre.
Pramollo — Pastore : Paolo Marauda.
Prarostino — Pastore : Umberto Bert.
Riclaretto — Pastore : Alfredo Janavel.
Rodoretto — Pastore : Arnaldo Gerire.
Rorà — Pastore : Enrico Geymet.
San Germano Chisone — Pastore : Gustavo Bertin.
Torre Pellice — Pastore : Giulio Tron.
Torino — Chiese: Corso Vittorio Emanuele, 23 e Corso Principe Oddone, 7.
- Pastori Elio Eynard e Roberto Comba: Vìa Berthollet, 36.
Villar Pellice — Pastore : Roberto Jahier.
II DISTRETTO:
Abbazia: « Chiesa di Cristo ». Culto alle 16 - Pastore C. Gay, da Fiume.
Aosta: Chiesa: 11, Via Croce di Città Pastore: V. Subilia, Via XXIII marzo
n. 1.
Bergamo: Chiesa: Viale Vittorio Emanuele, 4 - Pastore; M. Moreachini,
Viale Vittorio Emanuele, 52.
Biella: Chiesa: Piazza Funicolare Culto: la I, III, V domenica del mese
(da Ivrea).
Brescia: Chiesa: Via dei Mille, 4 - Pastore: D. Fomeron (ivi).
Carema: Da Ivrea: seconda domenica.
Como: Chiesa; Via Rusconi, 9 - Pastore: Carlo Lupo, Via T„ Grossi, 17.
Coazze; Chiesa Valdese.
Cormaiore: Chiesa Valdese; Pastore
Vittorio Subilia.
Felonica Po: Chiesa Valdese - Pastore
Lami Coisson.
Fiume: Chiesa Valdese - 6 e 8 Via Pascoli (culto ore 10) - Pastore C. GSay,
Salita F. Colombo, 8.
Ivrea: Chiesa Valdese: Corso* Botta, 5
- Pastóre A. Vinay, Casa Ravera,
Via Cascinette.
Milano: Chiesa: Piazza Missori, 3 - Pastore Enrico Tron - Via Euripide, 9
Mantova: Chiesa; Via Bacchio, 5 (da
Felonica).
Piedicavallo: Chiesa: Via Carlo Alberto - Culto prima domenica del mese
(da Ivrea).
S. Lucia di Quistello: Chiesa Valdese
(da Felonica Po).
Susa: Chiesa: Via Umberto I (da Torino).
Tramonti di Sopra: Chiesa Valdese (da
Venezia).
Torrazza Piemonte: Chiesa Valdese (da
Ivrea) terza domenica.
Verona: Chiesa: Via Duomo (da Brescia).
Viering: Chiesa Valdese (da Aosta).
Venezia: Chiesa: Palazzo Cavagnis
S. Maria Formosa - Pastore E. Ayassot (ivi).
m DISTRETTO:
Bordighera: Chiesa Evangelica - ,, Via
Vittorio Veneto, 25 - Culti: 2 e 4 domenica - Pastore Davide Pons - Piani di Vallecrosia.
Barga: Chiesa Valdese (da Pisa).
Borrello: Chiesa Valdiese (da Caruachio).
Campobasso: Chiesa Valdese: Pastore
P. V. Panasela.
Carunchio: Chiesa Valdese - Evangelio
sta S. Scuderi. .#■
Firenze: Chiesa: Via dei Serragli, 51 Pastore Emilio Corsani (ivi) - Chiesa; Via Manzoni, 21 - Pastore T. Vinay (ivi).
Forano Sabino (Rieti) - Chiesa Valdese
- Pastore Enrico Pascal.
Genova: Chiesa: Vìa Assarotti - Pastore: Francesco Peyronel - Via Curtatone, 2.
La Maddalena: Chiesa Valdese (da
Roma).
Livorno: Chiesa Valdese - Via G. Verdi
3 - Pastore A. Ribet (ivi).
Lucca: Chiesa: Via G. Tassi, 18 (da Pisa).
MÈNTONE: Chiesa Evangelioai; Via
della Repubblica, 21. Culli: 1" domenica. Pastore: Davide Pons, AlbeiçgD«
, Miramare, ' ,