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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 20/B legge 6$Z^96 ■ Tiliale di Torino EurO 1 14
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Uffìdo PT Torino CMP Nord '
Anno IX - numero 31-2 agosto 2002
HIESE
/ temi del prossimo Sinodo
intervista al moderatore Gianni Gente
ECO DEIULE VAMI
Val Cemanasca,
./ di DAVIDE ROSSO
I ■
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
LE MANI DI DIO
«I miei giorni sono nelle tue mani»
Salmo 31, 15a
La piccola e graziosa cittadina della Bassa spuntò in lontananza fra
la nebbia autunnale come un antico
vascello alla fonda. All’ospedale, in
una cameretta giaceva su un letto
bianco, immobile, l’anziana signorina
D.G.: aveva entrambi i polsi spezzati
a causa di una caduta. Da qualche
tempo soffriva di problemi alla vista,
tuttavia era orgogliosa di riuscire a
mantenere la propria autonomia. Mi
accorsi che il suo sguardo era particolarmente angosciato: quel pomeriggio, infatti, sarebbe stata dimessa e
non era in grado di accudire a se stessa, inoltre non aveva parenti. Mi disse
con un filo di voce: «Ora, pastore, sono nelle sue mani». Dopo una lunga
trattativa, convinsi il responsabile del
reparto a dimettere D. soltanto quando sarebbe stata accolta in un centro
adatto. Tornando a casa ripensai alle
parole «sono nelle sue mani»; in effetti, avevo sentito una strana sensazione che si poneva nel territorio di
frontiera tra la debolezza e la forza. _
IN quella circostanza i giorni di
D.G. passavano di mano in mano:
medici, amministratdri, direttori di
case di riposo, assistenti sociali. Tutti
cercavano di scaricare i suoi giorni
nelle mani di qualcun altro. Io mi
ero trovato in mezzo alla catena e
avevo cercato di interromperla offrendo le mie mani per sostenere
quei giorni così scomodi. La fiducia,
certamente eccessiva, che la donna
aveva riposto nel mio intervento
(ero giovane pastore nella minuscola
comunità evangelica della città) mi
aveva aiutato a trovare le parole adeguate. Quella sera, prendendo in
braccio i miei bambini per portarli
in bagno, oltre il lungo corridoio,
sentii il peso del loro corpo sostenuto dalle mie braccia e dalle mie mani;
pensai che vi sono mani più grandi
delle nostre che sanno portarci sia
quando il peso della vita è leggero e
piacevole, sia quando è doloroso e
molto pesante. Pensai alle mani di
Dio che portano i nostri giorni attraverso lo scorrere degli aiini, oltre
1 avvicendarsi delle generazioni.
CONSIDERAI che la vita degli esseri umani è costruita su una sene di relazioni in cui ognuno dipende dagli altri. La mancanza di fiducia
^ segno di crisi. Nella famiglia come
nella società le relazioni corrette sono strettamente legate al senso di responsabilità e alla fiducia. Quando le
istituzioni si comportano in modo
arrogante e trascurano i diritti dei
eittadini, si spezza la catena della fiducia e ciò può essere motivo d’anSoscia, soprattutto nei più deboli.
Ciò accade nelle società umane,
®Sntre la promessa del Signore è
.lara: Egli non scarica i nostri giorperché con,il suo amore sa reggele nostre esistenze. Riesce a darci
coraggio anche quando siamo cir*'°ndati da gravi difficoltà. Dio ha
•nani che non opprimono, ha mani
*'jje donano e liberano. Sono le mani
'■he moltiplicano i pani e i pesci, soho le mani che sanano il lebbroso,
*?^o le mani che sorreggono i nostri
©orni, disegnano l’avvenire e ci sal''mio. Le nostre mani possono essere
strumento dell’azione di Dio, che atf®verso di noi compie nella vita i gem dell’—
amore.
Antonio Adamo
preparativi per il prossimo Vertice mondiale di Johannesburg di fine agosto
Per uno sviluppo sostenibile
Dieci anni dopo il Vertice sulla Terra di Rio de Janeiro una moltitudine di capi di
stato e di governo dovranno dare delle risposte su questioni cruciali per l'umanità
FRANCO CIAMPICCOLI
COME valuteremo il Vertice mondiale sullo Sviluppo sostenibile
{sigla inglese VVssd) che si terrà a
Johannesburg dal 27 agosto al 4 settembre? Un vertice mondiale a cui
partecipa una moltitudine di capi di
stato e di governo (anche se in misura minore rispetto a 10 anni fa a Rio
de Janeiro, al Vertice sulla Terra) non
potrà che essere descritto come un
successo mondiale. Ma per capire chi
avrà vinto, all’ombra deH’ambigua
tettoia dello «sviluppo sostenibile»
(se la logica dèi profitto, pur ammantata di formule «verdi», o un inizio di
vero incontro tra economia e ambiente) sarà utile andare a vedere nei
documenti che i grandi firmeranno a
Johannesburg quale veste avranno
assunto le risposte ai problemi su cui
si gioca Eavvenire del pianeta.
Sul tema della sanità, per esempio,
si farà riferimento ai brevetti sui farmaci. Se ne parlerà affermando che
il rinnovato impegno nell’applicazione degli accordi sui brevetti (Trips) dell’Organizzazione mondiale
del commercio (Wto) fa parte della
più ampia azione nazionale e internazionale tesa a risolvere i problemi
della sanità come l’Aids, la tubercolosi e la malaria; oppure riaffermando i diritti dei paesi menibro del Wto
di valersi pienamente delle possibilità offerte dai Trips per rendere flessibile la loro applicazione. Nel primo
caso prevarrà la logica del profitto
della Big Pharma, la coalizione delle
grandi multinazionali farmaceutiche; nel secondo prevarrà la strenua
difesa messa in campo dai paesi del
Sud, come il Sud Africa, il Brasile,
l’India, che cercano di allargare le
maglie della rete soffocante dei brevetti che fanno salire alle stelle il
prezzo di farmaci essenziali.
E ancora: comparirà o no, nei documenti di Johannesburg, la richiesta di un «codice di comportamento»
vincolante per le multinazionali,
chiesto con forza da un consistente
gruppo di Organizzazioni nón governative (Ong), già caduto nei documenti preparatori e riproposto dal
team ecumenico, il gruppo di studio
del Consiglio ecumenico delle chiese
che ha seguito i lavori del Comitato
preparatorio (PrepCom) nelle sue 4
sessioni tra Rio e Johannesburg?
Segue a pag. 15
I Una piccola schiarita per gli ospedali valdesi
Primo intervento della Regione
Primi risultati concreti dell’inteso
lavoro svolto, d’intesa con la Tavola
valdese, dalla Commissione sinodale
per la diaconia (Csd) e dalla Ciov,
l’ente che amministra i tre ospedali
valdesi di Torino, Torre Pellice e Pomaretto. «In questi giorni - informa il
presidente della Csd, Marco Jourdan
- la Regione Piemonte ci ha riconosciuti 11 miliardi di lire riguardanti, a
titolo diverso, il periodo di attività
1997-2000. Non solo, l’accreditamento in corso dei nostri ospedali ci consentirà di avere riconosciute tariffe
più remunerative da parte della Regione Piemonte già a partire dall’anno in corso. Questi fatti concreti ci
fanno sperare in un esito relativamente positivo della situazione, dando un po’ di serenità in particolare ai
dipendenti e ai fornitori, ma anche
alla popolazione che utilizza intensamente i servizi sanitari forniti dai nostri ospedali alle stesse condizioni del
servizio pubblico. È quest’ultimo
punto che motiva e, ci pare, legittima
le nostre richieste di avere riconosciuta dalla Regione una migliore remunerazione delle nostre attività sanitarie come è già avvenuto, e da
tempo, per gli ospedali pubblici piemontesi. Certo la nostra situazione
permane difficile, molto resta da fare,
cambiamenti anche radicali, d’intesa
con l’ente pubblico, dovranno essere
operati. Noi ci stiamo dedicando con
determinazione all’opera di risanamento e alla predisposizione di un
piano generale di riorganizzazione. Il
prossimo Sinodo, ormai imminente,
potrà esaminare i dettagli della situazione e deliberare di conseguenza».
«Riforma» va in vacanza
per ie prossime 2 settimane.
Sarà di nuovo con voi
con ii numero dei 23 agosto
Valli valdesi
Sanità su misura
per il territorio
Le riforme fin qui adottate dal governo nazionale e da quello piemontese in tema di sanità e di servizi alla
persona in generale vanno nella linea
delle privatizzazioni, di un calo di investimenti nella sanità pubblica, di
allontanamento dei luoghi dove vengono effettuate le scelte di politica sanitaria da quelli dove vivono i cittadini che in fondo sono i destinatari dei
servizi stessi. Se ne è parlato alla Festa dell’Unità a Torre Pellice; al centro del dibattito le difficoltà e le future strategie della Ciov per gli ospedali
valdesi delle Valli. Si è molto parlato
di legame con il territorio durante il
dibattito, ma la questione è stata ripresa dagli oratori, in particolare da
Giancarlo Griot, presidente Ciov.
A pag. Il
UH L'OPINIONE
LIBERTÀ DI
INFORMAZIONE
Il favore quasi unanime che ha accolto il messaggio alle Camere del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, sui temi della libertà e
pluralismo dell’informazione potrebbe far pensare che sarà possibile avere
presto una nuova e buona normativa
sul sistema radiotelevisivo pubblico e
privato e sulla stampa in genere, sugli
assetti proprietari, le concentrazioni
editori^ e gli eventuali conflitti di interesse e anche sulle risorse economiche senza le quali non c’è né libertà né
pluralismo. In realtà, è difficile credere che sarà così. L’interesse puramente
formale testimoniato da quei banchi
vuoti alla Camera e al Senato, al momento della lettura del messaggio di
Ciampi, sono una premonizione di ciò
che avverrà, se mai avverrà, quando si
comincerà a mettere mano a una nuova normativa: il nulla, o il quasi nulla
o, in alternativa, la bagarre. Probabilmente si arriverà soltanto a una modifica che prenda atto della situazione
attuale. Punto. Eccessivo pessimismo?
Forse. Ma a chi, in Italia, interessa avere un’informazione veramente Ubera e
pluraUsta? Ovvero, più Ubera e pluralista di quanto sia oggi perché, bisogna
riconoscerlo, non saremo ai livelU della grande tradizione anglosassone;
ma, se facciamo funzionare la nostra
testa di cittadini, non possiamo certo
dire di vivere in una dittatura dell’informazione manipolata.
Tuttavia se la nostra classe poUtica
non appare matura per il salto di qualità che chiede il presidente Ciampi,
non sembra esserlo neppure la leadership economica del nostro paese, che di
editori puri ne conosce pochi e, in fondo, non siamo maturi neppure noi cittadini itaUani. Leggiamo poco i giornaU quotidiani (e i Ubri!), considerandoU
un di più neUa nostra vita. Ora, poi, con
l’inondazione dei giornaletti quotidiani gratuiti (che in realtà sono solo dei
veicoU pubbUcitari) la lettura del vero
quotidiano rischia di subire un’ulteriore riduzione. La televisione: ne vediamo molta, soprattutto quella di intrattenimento e, fra i programmi informativi, prediUgiamo quelli morbosamente
sanguigni (basta vederne l’audience).
Questa è la realtà. E non credo che dispiaccia sul serio alla maggioranza de¿i italiani. Troppo pessimista? Forse.
E che dire, nel nostro piccolo, della
libertà di informazione e del pluralismo? I programmi Rai «Culto radio» e
«Protestantesimo» sono seguitissimi
(anche il secondo nonostante l’orario
notturno), ma solo il primo lo sentiamo veramente «nostro» perché è un
culto, mentre il secondo è forse troppo
informativo per scaldare il cuore degli
evangelici. Lo stesso, temo, per questo
settimanale «Riforma» o, per chi abita
alle Valli, per «Radio Beckwith». Per
quanto riguarda «Riforma», abbiamo
molti abbonati fedeli che ci seguono,
ci pagano e spesso ci criticano. Qualche volta a torto, quando, per esempio, ci si lamenta dei nostri tagli a lettere o articoli che, integralmente, occuperebbero mezza pagina del giornale, se non di più, impedendo ad altri di
esprimersi. Qualche volta, invece, siamo criticati a ragione, quando si vedono i nostri limiti, anche di pluralismo.
Ma se avessimo più abbonati, risorse,
sostegno e comprensione, certamente
potremmo fare un prodotto migliore.
La libertà e il pluralismo dell’informazione sono importanti anche all’interno della chiesa. 0 no?
Eugenio Bernardini
2
PAG. 2 RIFORMA
«^°Del resto,
fortificatevi nel
Signore e nella
forza della sua
potenza.
''Rivestitevi della
completa
armatura di Dio,
affinché possiate
star saldi contro le
insidie del diavolo;
'HI nostro
combattimento
infatti non è contro
sangue e carne ma
contro i principati,
contro le potenze,
contro
i dominatori
di questo mondo
di tenebre, contro
le forze spirituali
della malvagità,
che sono nei luoghi
celesti. '^Perciò
prendete
la completa
armatura di Dio,
affinché possiate
resistere nel giorno
malvagio, e restare
in piedi dopo aver
compiuto tutto il
vostro dovere.
'*State dunque
saldi: prendete la
verità per cintura
dei vostri fianchi;
rivestitevi della
corazza della
giustizia; '^mettete
come calzature ai
vostri piedi lo zelo
dato dal vangelo
della pace;
'^prendete oltre
a tutto ciò lo scudo
della fede, con
il quale potrete
spegnere tutti
i dardi infocati
del maligno.
'^Prendete anche
l’elmo della
salvezza e la spada
dello Spirito, che è
la parola di Dio;
'^pregate in ogni
tempo, per mezzo
dello Spirito, con
ogni preghiera
e supplica; vegliate
a questo scopo con
ogni perseveranza.
Pregate per tutti i
santi, anche
per me, affinché mi
sia dato di parlare
apertamente per
far conoscere
con franchezza
il mistero
del vangelo,
^°per il quale
sono ambasciatore
in catene, perché
lo annunzi
francamente,
come conviene
che ne parli»
(Efesini 6,10-20)
All’As
Della Parola
«FORTIFICATEVI NEL SIGNORE»
Il tema di questo brano non è la forza del credente ma la forza di Cristo. «Se volete
essere forti e invincibili - dice Lutero - fate sì che la vostra forza sia il Signore)
RAFFAELE VOLPE
Gli anni subito dopo la tragedia della guerra dei contadini del 1525 furono per Lutero
probabilmente gli anni più difficili. Vi erano forti contrasti interni al grande movimento della
Riforma, l’opposizione cattolica
si faceva sempre più incalzante,
a Wittemberg era scoppiata la
peste e la salute stessa di Lutero
era alquanto cagionevole: i terribili attacchi di calcolosi renale lo
tormentarono per tutta la vita.
Ma, a sentire Lutero, era l’angoscia spirituale il suo vero tormento, più dura da sopportare
del dolore fisico e della minaccia
di morte. È proprio in questo periodo che Lutero scrive l’inno
più famoso della Riforma: «Una
forte rocca è il nostro Dio».
potenza: la resa del credente
che, sopraffatto, abbassa le armi
e lascia fare a Dio; la resistenza,
cioè il momento in cui il credente, sopraffatto dal male e arresosi a Dio, organizza la sua opposizione, la sua lotta, la sua difesa
contro il potere del male.
Il male
L'inno di Lutero
SCHIACCIATO sotto il peso
dell’ansia spirituale, spaventato e confuso Lutero, dal suo
Getsemani, scrive che «Dio è
una forte rocca, la nostra speranza si fonda su lui, e nell’angoscia più profonda, quando il
tentatore entra in guerra contro
di noi, Dio ci difende. L’uomo
che confida in se stesso è perduto: Cristo invece è colui che
combatte al nostro pósto ed egli
tiene in mano la sua vittoria.
Contro migliaia di demoni è sufficiente una parola dell’Eterno
perché il re dell’inferno sia
sconfitto. È questa la parola della vita che i potenti debbono rispettare: Dio ci aiuta, in lui siamo vincenti, e anche se ci sembra perdere ogni cosa a noi resta
il regno di Dio». NeH’inno di Lutero, come nelle parole della lettera agli Efesini, entrano in gioco' tre grandi questioni: il male
con la sua potenza e la sua pre
Preghiamo
Io non so come, la notte è lunga e il tempo un mostro, ma so phe verrà l’alba e là vita degna sarà in ogni
uomo, e la terra non tremerà più e la stella di Betlemme ricorderà per sempre che Cristo è veramente nato
per tutti gli uomini. Io non so come, la guerra è sulla
terra e il male sconvolge la creazione, ma so che verrà
l’alba e ogni uomo avrà il suo pane e ogni uomo sulla
spiaggia riconoscerà Cristo che mangia e parla con lui.
Io non so come, anche quest’anno è stato orrendo di
massacri e morti, ma so che verrà l’alba eterna, la luce
che attende ogni creatura, fatta a Immagine di Dìo,
cantò dell’universo. Io non so come, la notte è lunga e
U tempo un mostro, ma so che verrà l’alba.
CREDO che il cristianesimo
abbia un grande pregio: di
aver detto il male e di averlo detto nella sua più abissale gravità.
La religione cristiana non è una
fede irenica. Non tende a nascondere la realtà. Chi cerca un
tranquillo distacco dal mondo
farebbe bene a non farsi cristiano: il cristianesimo è una religione mondana, che ha a che fare
con la vita delle persone, con il
loro lavoro, le loro relazioni sociali, le loro sofferenze, i loro desideri. L’annuncio cristiano è lì,
nella vita delle persone, lì dove il
male si manifesta nella sua più
stridente concretezza. Se al centro del messaggio cristiano c’è la
croce, non è per caso. La crocifissione di Gesù non è un errore
giudiziario: è la tragica conseguenza, la prevedibile conclusione di una storia che si ripete: lì
dove c’è l’innocente, c’è anche il
suo assassino. Certo la croce dice qualcosa in più: all’appuntamento dell’assassino con l’innocente, arriva Dio stesso e spunta
la punta velenosa della morte. È
la consapevolezza del male e del
suo potere che spinge la lettera
agli efesini ad una descrizione
delle forze della malvagità che
ha una intensa attualità.
La battaglia del credente, dice
Paolo, non è contro carne e sangue, cioè non è contro le creature umane (anche se nella storia
cristiana la persecuzione religiosa, l’intolleranza, la caccia delle
streghe è stata la più grave semplificazione del male e demonizzazione della creatura umana):
la lotta del credente è contro
una struttura complessa, formata da un intreccio di poteri invisibili, che noi oggi ci sforziamo
di definire come inconscio, perversi sistemi economici, processi di inquinamento irreversibile
del pianeta: ma siamo consapevoli che queste definizioni non
dicono ancora quel che del male
è semplicemente indicibile.
Manna Arendt, nella sua analisi
dei campi di sterminio, scriveva:
«Quando l’impossibile è stato
reso possibile è diventato il male
assoluto, impensabile e imperdonabile, che non poteva essere
più compreso e spiegato coi
malvagi motivi dell’interesse
egoistico, dell’avidità, dell’invidia, della vigliaccheria, del risentimento, della smania di potere e che quindi la collera non
poteva vendicare, la carità sopportare, l’amicizia perdonare, la
legge punire».
Questo è il male radicale e
contro questo male la lettera agli
efesini annuncia la battaglia del
credente. Certo su questo tema
della battaglia si è fatta molta retorica militarista, ci si è lasciati
andare a predicazioni farcite di
linguaggio guerresco. Il cristiano
è diventato l’eroe guerriero: il
modello di virtù quali la prontezza al sacrificio, il rinnegare
ogni paura, il coraggio di combattere che, credetemi, non sono
assolutamente virtù cristiane.
Chi legge attentamente il nostro
brano, scopre che il tema non è
la forza del credente, ma la forza
di Cristo. «Se volete essere forti e
invincibili - dice Lutero - fate sì
che la vostra forza sia il Signore
Cristo... quotidianamente trattenete e volgete la sua parola nel
cuore, fino al punto che la parola
di Dio e il vostro cuore diventino
una sola cosa... molto più che
della vostra stessa vita».
Di fronte al male con la sua
potenza e la sua prepotenza non
c’è il guerriero cristiano, c’è invece lo sconfitto dalla grazia di Dio.
Come non possono ritornarci in
mente le parole di Paolo ai Corinti: «Il Signore mi ha detto: “La
mia grazia ti basta, perché la mia
potenza si dimostra perfetta nella debolezza”. Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.
Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità,
in persecuzioni, in angustie per
amor di Cristo: perché, quando
sono debole, allora sono forte»
(II Corinzi 12,8-10).
La resistenza
La resa
E per questo motivo che la
vera lotta del credente è arrendersi: la resa al destino, diceva Dietrich Bonhoeffer, intendendo con destino il modo mascherato col quale Dio ci incontra, perché gli incontri con Dio
sono molto più del tipo mascherato che faccia a faccia. Con la
resa il credente sembrerebbe
sconfitto, in realtà sta affidandosi alle mani di Dio, lasciandosi
plasmare come nuova creatura.
Un mistico anonimo, che ci ha
lasciato un bel libro dal titolo:
«La nube della non conoscenza», scrivendo dei pensieri che
affliggono la persona umana,
suggerisce l’arte di arrendersi:
«Quando senti che non riesci in
alcun modo a sopprimere questi
pensieri, acquattati giù sotto di
essi come se fossi un miserabile
codardo sconfitto in battaglia, e
pensa cbe sarebbe follia per te
continuare a combattere contro
di essi», con questo stratagemma il credente sembrerebbe arrendersi ai pensieri, sta invece
arrendendosi a Dio.
Ma lo sconfitto dalla grazia
di Dio riceve in dono una
armatura. A cosa servirà mai?
L’armatura rappresenta soprattutto la dignità della nuova creatura. La cintura che gli cinge i
fianchi è quella di un alto ufficiale. Nell’esercito della pace dei
credenti tutti hanno l’insegna
della suprema dignità. Non c’è
spazio per distinguere tra ufficiali e soldati semplici, o tra nobili e plebei. Non vi sono distinzioni tra i forti e i deboli, tra eroi
e persone comuni. L’armatura
annuncia il sacerdozio universale dei credenti, con buona pace
per padre Pio e compagnia.
L’armatura è anche il segno
della resistenza del credente,
della sua lotta: resistere e lottare
contro chi vuole strappare, rubare, comprare la nuova dignità.
Con l’armatura il credente acquista il diritto alla libertà: nessun potere può pretendere la tua
anima, essa è protetta dall’armatura: nessun potere può pretendere di decidere al tuo posto, sei
protetto dall’armatura. L’armatura è il segno della tua autonomia, della tua libertà, della tua
responsabilità, della tua felicità.
L’esercito della pace, armato
della nuova dignità, non è addetto ai propri interessi privati. È
fatto di uomini e donne che vivono in questo mondo e lottano
in questo mondo, che imparano
a giudicare il mondo a partire
dalle pretese del regno di Dio.
Soffrono insieme agli altri del
potere del male, ma hanno imparato ad arrendersi a Dio e
quindi a resistere al male in attesa del Regno che viene.
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
pubbl
Credo che sla essenz«L
comprendere questo iT
no alla luce del
setto: l'essere fortifica!
non è un atto uttianfrutto di uno sforzo mjt
opera di Dio. Un ¿qJ
che viene dal di fuori
l'essere umano, non è li !
forza interiore. Nessun ..
forza, se non quella^ Cani
Dio, può fortificare il 0® vi SCI
dente. La forza che vi«J ca
dalla resurrezione trasl^ fjiese i
jif»
isul
diSOra
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Budape
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ma la battaglia del crsJ
dente in uno strano coiT
battimento: il credente^ '
in battaglia da vincitoip
suo compito non è quei«
di alzarsi, ma di restar*
ritto. «Stare ritti» signifid
mantenere la posizione i
risorti, essere in una situa
zione di vittoria, in condì,
zione non rinunciatarianj'
passiva. I metodi e gli stra'
tagemmi del male posse^
no essere fronteggiati^ '—"
lo con la forza di Dio, la
descrizione dell'armatuij
del credente esalta soprattutto l'aspetto esteti^
co: è un'armatura spleni
da. Qui condivido l'o
pinione di M. Barthclia
traduce «splendida», inva
ce che «completa», L'atmatura del testo di efesini
non è infatti completa
mancano diversi tipi dine
mi: ma è imponente, dà il
profondo senso della nua
va dignità del credente*.
Questa interpretazioni
come molte altre che pca
sono farsi sull'uso che
Paolo fa di molti termiC
nel suo testo, fa emergera
più che una battaglia, una^
parata! Non dotninail
motto che la vita è una
guerra, tanto meno chela
guerra è la madre di ogni
cosa. La cruenta lotta del
credente si «riduce» nel-;
l'arte di vestire l'armatun
brecen
nel 199
mente i
mica e
Questa
datto, r
chiese (
chiese c
di portarla; nella prepara;
zione e nell'essere pronti;
Si produce qui la stessi
sensazione che si ha leg
gendo l'Apocalisse: non
storia di battaglie, madehl
tagliati resoconti della
ro preparazione. Le bah
taglie vere e proprie non
sono gli esseri umani
farle, ma l'agnello eterni
nano in un batter d'oc
chio. Vanno quindi evitai
quei sermoni militarisìr
che inneggiano alle batta-
glie che il credente dava
condurre e vincere, dimentichi della grazia.#
buon combattimento della fede nessun essere umi^
no può combatterlo; noi
siamo quelli che dicono:
«lo credo, sovvieni la mia
incredulità» (Marco9,24).|
La descrizione che Paolo fa delle potenze della malvagità esigono un!
mea culpa profondo
molte nostre riduzioni
idi,
problema del male a pr^ al servi
blema sociologico,;o pS'
Latte
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Cristo.
Dio. La
sione p
questa
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cologico o, ancora p69i flsQjjjj
V. V/I V</^ I 1 , I
gio, filosofico. Pareysonta;
delle riflessioni molto intense su questo
un capitolo intitolato
losofia e pioblonn^^^.
male», nel suo libro citP
in bibliografia. «Il PQ?“
ma del male - egli die
come problema del ne^
tivo in generale, è co
che riguarda assai
meu*
etica che la religioi|®
che:
realtà la religione pm
della colpa morale P 1
del peccato, anzi delia
duta dell'uomo».
Foß«
nostra predicazione
vrebbe agostare^j'esWj.j,,
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Per
approfondir®
- Markus
sians 4-6, voi. 2, T
chor Bible;
- James Atkmson,
ro la parola scateni
Claudiana; , paf
- A.A.V.V., Il tni'^'.
faello Cortina editoi«^j,,
Dietrich
Resistenza e Resa,
Paoline; nptiy
- Luigi Pareyaon.
logia della libertà,
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,12 agosto 2002
PAG. 3 RIFORMA
pJjj^Consultazione del Consiglio delle chiese olandesi «L'econonnia al servizio della vita» di Soesterberg (NL), 15-19 giugno 2002
Lettera alle chiese deH'Europa occidentale
icre.
uuHchiamo la «Lettera alle chiese dell’Europa occidentale»,
^mdaipttrtecipanti alla Consultazione svoltasi dal 15 al 19
■ ^0 scorso vicino a Utrecht, di cui ha reso conto Matteo Pas■ul n- 30 di Riforma (28 luglio 2002). La Consultazione, orlutata dal Consiglio delle chiese olandesi, in collaborazione
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Inscriviamo dalla Consultazione ecumenijentilmente sostenuta dal Consiglio delle
Mese olandesi a cui hanno partecipato più
a'80 rappresentati provenienti da tutta Euro^ con presenze di altri continenti oltre che
Sconsiglio ecumenico delle chiese (Cec),
rAlleanza Riformata mondiale (Arm), la Federazione luterana mondiale (Fkm) e la Con
con il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), l'Alleanza riformata mondiale (Arm), la Federazione luterana mondiale (Firn)
e la Conferenza delle chiese europee (Kek) è la prima che coinvolgeva le chiese del Nord, dopo la consultazione di Bankok nel
1999 e quella delle Fiji nel 2001. Tali Consultazioni rientrano
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IL PROCESSO
Dopo rincontro di Bangkok del 1999 e di
Budapest e delle Fiji nel 2001, questa è la pri0ia Consultazione delle chiese del Nord del
mondo all’interno del processo avviato a Debrecen nell’ambito dell’Assemblea dell’Arm
nel 1997 che aveva individuato come dirimente per la fede cristiana la giustizia economica e la distruzione ecologica del pianeta.
Questa lettera è una delle tre che abbiamo redatto, rivolte le altre due rispettivamente alle
cbiese dell’Europa centrale e orientale è alle
diiese del Sud del mondo.
LE QUESTIONI APERTE
L’attenzione è stata focalizzata particolarmente sul sistema finanziario globale e
sull'impatto dei flussi monetari non regolati
(solo ri% dei movimenti di circolante è dovuto ad attività commerciali) sulle economie
nazionali, con riferimento alle crisi finanziarie in Asia, Russia e recentemente in Argentina e i loro effetti devastanti sulla vita delle
persone, aggiungendosi in molti casi agli effetti del debito. Fra gli altri aspetti esaminati,
emerge la considerazione che la globalizzaàone è un processo «a diverse velocità» sia rispetto ai'territori che rispetto ai settori: maggiore per la finanza e il commercio e molto
minore per le persone, suddivise in cittadini e
migranti con differenti diritti e talvolta oggetto di fenomeni di razzismo.
È stato anche ricordato che le recenti gueritin Jugoslavia, e particolarmente quella del/äNato nel Kosovo, hanno incrinato i rapporlifrale chiese dell’Europa occidentale e quelle centrorientali. Abbiamo condiviso profonda preoccupazione per la militarizzazione
delle politiche globali, la crescita delle spese
mitari e il pesante unilateralismo degli Usa a
scapito del sistema multilaterale dell’Onu. La
crescente sensibilità al tema della sicurezza
evidenzia un condiviso senso di vulnerabilità
della comunità umana. (...)
LA VITA NELLA SUA PIENEZZA PER LE
persone e per la creazione intera
SUPERARE LA GLOBALIZZAZIONE
NEOLIBERISTA
Ci chiediamo come le promesse del Vangelo ci aiutino nel discernimento etico del presente contesto:
' il Vangelo promette la vita nella sua pienezza per le persone e per il creato (Giovanni
ifl| 10) La promessa è stata incarnata in Gesù
Liisto, Nessuno è escluso dalla famiglia di
,*0- La comunità cristiana riflette questa visone per amore del mondo intero. Guidati da
questa visione noi lottiamo per un’economia
servizio della vita. Perché mercati e denaro
ovrebbero consentire lo scambio di beni per
soddisfacimento dei bisogni umani e contrinnealla costruzione della comunità umana;
'totavia oggi osserviamo un crescente donio della vita reale da parte della finanza
j’ vata e degli interessi delle multinazionali.
cL globale è guidata da una logica
le all’accumulazione del capita
ÌPP^ffzione sfrenata e la ricerca del pro
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Oierc'^n gf* investimenti e i com
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® furze dell’economia globale senza
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|j,Q uberalizzazione ha ben presto rivetico ripercussioni di carattere poli
j Eiale, culturale e religioso;
tUenj^u'Ese che partecipano al processo ecuhaniio-S® uell’assemblea del Cec ad Harare
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(Ì0abita*^'^’Ì^ della chiesa_________________
,1. vo. L’estensiva e crescente ingiustizia.
e dell’intero mon
con la ”E e distruzione sono in opposizione
all’esjg °’?,u''ùsione e fu solidarietà associate
lità della Eorpo di Cristo. È in gioco la quahung j ,f®u’unione, il futuro del bene co^""sione E la credibilità della con
I*bveri o ® chiese in un Dio che sta con i
e opera per loro;
_^__^^resse dell’integrità della loro
co
munione e testimonianza, le chiese sono
chiamate a un confronto con la dottrina neoliberista e la pratica di seguire la volontà di
Dio. C’è una crescente convinzione che seguendo la indiscutibile dottrina neoliberista,
il mercato globale diventi idolatra, produttore di esclusione, violenza e morte. (...)
CONSIDERAZIONI
Nel processo in corso chiediamo alle congregazioni e ai Sinodi delle nostre chiese di
considerare le seguenti questioni riguardanti
posizioni e pratiche:
- che cosa significa essere un’unica chiesa
come un unico corpo di Cristo nel battesimo,
eucarestia e ministeri nel contesto della globalizzazione economica? In che modo le letture
bibliche e le liturgie ne possono parlare?
- perché le chiese hanno maggiore predisposizione nell’avvicinare la povertà che nel
misurarsi con la ricchezza?
- come dovrebbero gestire le nostre chiese
il loro denaro, i loro fondi pensione, investimenti e beni reali? Le banche attraverso cui le
chiese fanno circolare denaro sono coinvolte
in evasioni fiscali, investimenti eticamente
inaccettabili, speculazioni o altre attività che
indeboliscono la capacità dello stato di perseguire un bene comune?
- pensiamo solo noi che in molti paesi europei gli stati abbiano abbracciato il credo
del libero mercato riducendo il loro ruolo
storico di guardiani del bene comune e difensori dei deboli?
- se i servizi diaconali in ambito sociale e
sanitario si trovano ad operare in mercati
competitivi, facciamo il possibile per creare
condizioni di mercato nell’interesse del bene
comune e delle chiese? Come rispondiamo
alla crescente privatizzazione di beni e servizi
pubblici, e sociali essenziali per la vita quali
acqua, salute, educazione?
- quale tipo di consumi e di stili di vita pratichiamo e promuoviamo? Come possiamo
come chiese e come individui far crescere la
preoccupazione per il cambiamento climatico e l’impegno per la protezione ambientale
usando per esempio maggiore attenzione ai
consumi energetici negli edifici ecclesiastici,
le case, i trasporti?
- in che modo ci impegniamo in pubbliche
prese di posizione sulle politiche economiche
e con istituzioni che promuovono pratiche
economiche neoliberiste? Quali alleanze costruiamo con i movimenti sociali che richiamano i governi ad operare per il bene comune e per ristabilire un quadro giusto e sostenibile per le attività economiche?
INIZIATIVE CONCRETE
PER UN'AZIONE COMUNE
Siamo pienamente consapevoli e apprezziamo che le chiese della nostra regione e anche
la Kek, in particolare la Commissione chiesa e
società attraverso il gruppo di lavoro NordSud, si stanno già muovendo. (...) Incoraggiamo però le nostre chiese ad andare avanti,
a) riguardo al tema del debito
- invitando le chiese a riconoscere l’entità
del debito sociale ed ecologico passato e presente che nei fatti è addossato ai popoli del
Sud, come suggerito dalla Mission Covenant
Church (Svezia), Jubilee Sud, Amici della Terra, e Azione ecologica (Ecuador);
- perseguendo gli sforzi per la cancellazione dei debiti bi e multilaterali dei paesi più
poveri stabilendo un arbitrato del debito e il
ripudio per illeggittimità come da stratègie di
Jubilee 2000 e Jubilee Sud.
b) riguardo al sistema finanziario
- riformando l’architettura del sistema finanziario internazionale per assicurare
un’adeguata rappresentanza dei paesi in via
di sviluppo così come della società civile nei
processi decisionali così come discusso in incontri con rappresentanti senior del Fondo
monetario internazionale (Fmi) e della Banca
mondiale realizzati dal Cec;
- attuando una deterrenza di speculazioni
finanziarie (come la Tobin Tax) come già presente nell’impegno di Attac e di gruppi ecumenici di supporto;
- studiando la possibilità di tassare il denaro come qualsiasi altra merce in quanto trasformatosi da strumento a oggetto di transazioni commerciali;
- prevedendo un maggiore controllo sulle
politiche monetarie delle banche centrali
provando tra l’altro a ridurre l’evasione fiscale sia delle Transnazionali che dei fondi di investimento sostenendo quei processi politici
che si propongono di chiudere i centri off
shore, controllando i fondi comuni di investimento, e in generale le banche private;
- sostenendo un accordo multilaterale che
consenta agli stati di tassare le Transnazionali a livello globale su base unitaria attraverso
meccanismi fiscali omogenei;
- recuperando e rimpatriando i fondi illegalmente esportati;
- accrescendo gli aiuti allo sviluppo e i fondi etici per investimenti in beni pubblici (salute, educazione, acqua) e servizi sociali di
base così come sta avvenendo nei colloqui
sollecitati dal Cec e da Organizzazioni non
governative (Ong) legate alle chiese (come il
Social Watch Report di Montevideo) nel processo di verifica della Commissione Onu su
finanza e sviluppo.
c) riguardo al business
- prevedendo una struttura legale che garantisca la responsabilità sociale e ambientale delle Imprese, come realizzato in un’iniziativa della chiesa luterana del Canada;
- rafforzando il supporto delle chiese a forme di economia alternativa quali il commercio equo, l’eco credito e l’economia di comunione dei Focolari;
- condividendo il movimento per investimenti socialmente responsabili: investimenti
etici e fondi ecologici come il caso del Duteh
Green Founds;
- promuovendo l’introduzione del credito
fiscale per accrescere investimenti in Green
Founds e Fondi etico sociali come da recente
legislazione approvata in Olanda;
- accrescendo il senso di responsabilità individuale nel consumo rispetto a beni, transazioni finanziarie e servizi, come articolato
nella pubblicazione «Acquisti per un mondo
migliore».
d) rispetto all’Unione europea (Ue)
- sostenendo gli uffici ecumenici che monitorano le politiche dell’Ue: la Commissione
chiesa e società della Kek, la Commissione
migranti (Cerne), l’agenzia per lo sviluppo
europeo (Aprodev) e Eurodiaconia;
- rafforzando politiche per la coesione e
l’inclusione sociale sia nell’Ue che in altri
paesi europei confrontandosi con il documento della commissione europea «Risposte
alla sfida della globalizzazione»;
- rafforzando politiche di accoglienza di
migranti, rifugiati e richiedenti asilo e contro
il traffico delle donne;
- monitorando le politiche di sviluppo
nel quadro del «processus confessionis» deciso dall’Assemblea
generale dell’Arm a Debrecen nel 1997 e mirano a sviluppare un
confronto critico tra la fede cristiana e la realtà dell’ingiustizia
economica che caratterizza molte parti del nostro mondo.
(traduzione dall’inglese di Antonella Visintin)
Unione europea: l’Ue e gli stati membri dovrebbero chiaramente esprimere a loro volontà di sradicare la povertà nel mondo attraverso azioni decisive:
- sostenendo le azioni di dissenso di movimenti e Ong critiche verso le posizioni tenute
dairUe nei negoziati per il commercio internazionale e nei confronti delle istituzioni finanziarie internazionali;
- operando per eque, giuste e veloci negoziazioni per l’integrazione europea;
- per una maggiore trasparenza della Banca europea degli investimenti e della Banca
europea per la ricostruzione e lo sviluppo,
specialmente rispetto al loro ruolo nell’Europa centro orientale.
e) riguardo alle organizzazioni
intemazionali e al sistema delTOnu
- cercando una maggiore trasparenza delle
istituzioni internazionali in generale e rafforzando il molo di supervisione dei governi in
vista del bene comune;
- per una più equa e democratica partecipazione all’Organizzazione mondiale del
commercio (Wto), la promozione di un commercio equo, la priorità allo sradicamento
della povertà nel Sud del mondo e la protezione dei diritti di individui e comunità, temi
di impegno della Rete Terzo Mondo (Malaysia) e della EcumenicalAdvocacy Alliance;
- per la cessazione dei negoziati Wto sulla
liberalizzazione-privatizzcizione dei servizi di
base (acqua, energia, salute);
- per una verifica di governi e istituzioni finanziarie internazionali alla luce di stmmenti
dei diritti umani sanciti dall’Onu come chiesto dalla Firn, dal Cec, da Pane per il mondo,
Fian e Eed;
- rifiutandosi di giustificare guerre, politiche di militarizzazione globale e crescita delle
spese militari in nome duella «guerra al terrorismo» invece di usare risorse per abolire le
cause dello stesso, radicate nella giustizia
economica e nella cooperazione intemazionale nel sistema multilaterale dell’Onu;
- riducendo il commercio di armi come
chiesto dalla Campagna sulle piccole armi.
f) rispetto alla società civile:
- sostenendo i movimenti e gruppi della
società civile accrescendone la capacità di
ascolto ed interlocuzione da parte dei governi, come accade fra Attac e l’Alleanza delle
chiese riformate in Germania;
- stabilendo un Forum della verità come
suggerito dalla Federazione argentina delle
chiese evangeliche.
Queste iniziative costituiscono passi concreti per invertire la rotta e superare la globalizzazione neoliberista. Sono esempi di impegni e collaborazioni in una prospettiva economica, etica e teologica che vede le chiese
nel molo di tessitrici di relazioni tra soggetti
ancora lontani.
INCORAGGIAMO NOI STESSI
E CIASCUN ALTRO
Concludendo la nostra lettera a responsahili e membri delle nostre chiese vogliamo riprendere alcune considerazioni rivolte a sorelle e fratelli del Sud del mondo e dell’Europa centro orientale.
Partecipando al processo ecumenico, vogliamo incoraggiare noi stessi e ciascun altro a
- condividere il processo ecumenico con
un maggiore impegno personale a partire
dalle nostre convinzioni di fede e lavorare
con vigore per la giustizia nell’economia e sul
pianeta:
- combattere insieme perché tutti possano
gioire della vita nella sua pienezza;
- testimoniare contro l’ingiustizia della globalizzazione economica;
- cercare e sostenere forme di economia alternativa come l’ecocredito, il commercio
equo e l’economia di comunione dei Focolari:
- facilitare le reti di solidarietà tra chiese
del Sud e dell’Europa centrorientale;
- chiedere equi, giusti e veloci negoziati per
l’integrazione europea prendendo le parti di
chi non viene incluso nel processo:
- lavorare per l’inclusione sociale;
- adottare stili di vita sobri come forma di
resistenza al consumismo:
- stabilire un Forum della verità come richiesto dalla Federazione argentina delle
chiese evangeliche al fine di dirimere situazioni di ingiustizia quali debiti illegittimi e
condizioni non eque di commercio.
Tutto ciò per camminare verso un’economia al servizio della vita imparando l’uno
dall’altro e dell’altra, uniti dalla speranza che
ci unisce: Cristo e il suo Vangelo che dà la vita.
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PAG. 4 RIFORMA
Queste pagine
Il servizio che presentiamo sul Consiglio generale dell'Alleanza mondiale battista (Bwa) svoltosi a Siviglia dall’8 al
13 luglio scorsi è a cura di Anna Majfei, che ha presenziato
all’incontro in veste di vicepresidente dell’Unione cristiana
evangelica battista d’Italia. Durante i lavori del Consiglio la
pastora Maffei ha partecipato, per il suo ruolo svolto nella
redazione di Riforma, al seminario organizzato dalla Divisione comunicazioni della Bwa con un intervento sul tema:
«Il ruolo dei mass media nell’ambito delle tensioni a carattere religioso». Successivamente ha presentato ai componenti la Commissione «Eredità e identità battista» una relazione su «Identità in dialogo: i battisti italiani». In un incontro
apposito sulla crisi mediorientale è stato poi richiesto alla
post. Maffei di relazionare sull'iniziativa ecumenica a cui
aveva partecipato a nome dell'Ucebi in occasione della visita in Israele-Territori palestinesi nel giugno scorso, (a.c.)
Denton Loti: difendere
la libertà religiosa
Il segretario generale della
Bwa, Dentón Lotz, è davvero
il volto dell’Alleanza in tutto
il mondo. È persona di grandi
capacità di mediazione. D’altronde non potrebbe essere
diversamente in un organismo in cui convivono di fatto
posizioni teologiche, ma anche politiche così diverse, a
volte antitetiche. Lotz non teme di utilizzare la controversa espressione «scontro di civiltà» per parlare dell’attuale
situazione mondiale. Perché?
«Il termine è controverso,
ma questa è la situazione.
Dal totalitarismo di stato che
esisteva prima della caduta
del miuro di Berlino, noi oggi
assistiamo ai totalitarismi religiosi. In molti casi nell’Est
europeo e nelle repubbUche
asiatiche dell’ex Urss le minoranze religiose, fra cui i
battisti, vivono situazioni di
grave violazione della libertà
religiosa. Spesso le chiese di
maggioranza si accordano
con lo stato e ottengono legislazioni che restringono moltissimo la libertà delle minoranze; l’accusa è di proselitismo e di minaccia della distruzione della cultura nazionale, e questa tendenza c’è
in molti paesi del mondo.
Anche nei paesi occidentali
gli stati stanno affrontando il
problema di come considerare alcuni gruppi religiosi,
come Scientology, e in alcuni
paesi, come Francia e Germania, sta passando una legislazione che pone molte
restrizioni particolarmente a
gruppi controversi. Ma la cosa assume aspetti pericolosi
e liberticidi in moltissimi
paesi e noi dobbiamo difendere la libertà religiosa per
tutti. In India si fa strada un
partito fondamentalista che
pensa che essere indiano significhi anche essere indù; la
situazione è simile in Myanmar dove i buddisti sono in
maggioranza e dove i tanti
che si convertono al cristianesimo in ambito battista
soffrono gravi discriminazioni. Stessa cosa in Indonesia
da parte musulmana dove ci
sono state chiese bruciate e
uccisioni di pastori e di credenti e dove sulla frontiera
con la Tailandia vivono circa
100.000 battisti sfuggiti alle
persecuzioni, o in Nigeria
dove è stato dato alle fiamme
il seminario battista».
Detto questo, viene naturale chiedere a Lotz se si rechi
spesso a incontrare leader politici per invocare il rispetto
della libertà religiosa: «Fra
qualche giorno - dice - incontrerò il ministro per gli Affari
religiosi qui in Spagna. Il settembre scorso, proprio Tll
settembre, mi trovavo in Indonesia a un incontro con il
presidente il quale mi ha assicurato che lo stato ha carattere laico e pluralista. Ci sono
luoghi dove c’è la libertà di
culto ma non la libertà religiosa, come in Cina dove comunque le chiese sono in crescita e dove si vive una realtà
post denominazionale, nel
senso che le chiese sono genericamente protestanti ma
senza specificazioni».
Sembra proprio, chiediamo
ancora, che al centro di molti
conflitti ci sia la controversa
nozione di proselitismo: «Ci
sono interpretazioni diverse
di questo concetto - precisa il
segretario -. Per noi proselitismo è coercizione o persuasione che usa mezzi di compravendita per ottenere il
consenso o l’adesione a una
fede: evangelizzare è invece
offrire l’Evangelo a tutti e non
considerare che una persona
professa una fede solo perché
vive in un paese culturalmente o storicamente legato a una
certa tradizione religiosa».
In ultimo chiediamo a Lotz
se crede che possa servire per
allentare le tensioni avviare
dei dialoghi fra confessioni
religiose diverse: «Io credo risponde - che si possano
aprire opportunità di conversazioni teologiche con altre
confessioni non solo cristiane
ma anche con buddisti e musulmani. L’Alleanza mondiale
battista ha portato avanti
conversazioni teologiche di
questo tipo con cattolici, riformati, mennoniti, anglicani.
Per eventuali dialoghi con i
musulmani noi siamo disponibili ma credo che sia più
opportuno avviare questo tipo di conversazioni in luoghi
dove le chiese battiste locali
ce lo chiedono. Sarebbe opportuno per esempio cominciare con i musulmani in Nigeria se l’Unione battista nigeriana ci interpella».
Si è svolto a Siviglia (Spagna) il Consiglio generale dell'Allenza mondiale battg^
I battisti nel mondo
Da 126 paesi di ogni continente, 520 persone hanno rappresentato Unioni o Convenza
di chiese che raccolgono 45 milioni di credenti Uno realtà viva e generalmente giovofìl
ANNA MAFFEI
Ico
etili
Estate di nuovo un grande
raduno quello che si è
svolto a Siviglia dall’S al 13
luglio in occasione del Consiglio generale dell’Alleanza
mondiale battista (Bwa). Il
Consiglio, che ha luogo ogni
anno in un continente diverso, ha portato in una grande
assise le rappresentanze (circa 520 persone) di gran parte
delle Unioni dei 126 paesi del
mondo dove sono presenti
chiese battiste. In molti paesi, sia per fattori geografici,
più spesso per ragioni storiche, etniche o teologiche ci
sono più di una Unione battista. Nei soli Stati Uniti coabitano 14 fra Unioni e Convenzioni, contando solo quelle
membro della Bwa; a Cuba ce
ne sono tre e in India 19.
L’impressione generale è
che la famiglia battista sia
una realtà molto viva e anche
giovane, dominata da una visione conservatrice della fede, ma punteggiata da interessanti minoranze, interessata fortemente all’evangelizzazione e alla missione in genere. Questo preminente (a
volte quasi esclusivo) interesse, evidente in quasi ogni intervento o relazione, rende
molte Unioni, particolarmente in Sud America e nell’Est
Da sin. il segretario generale Denton Lotz e il presidente della Bwa,
il coreano Billy Kim
europeo, numericamente in
crescita. Complessivamente
si è passati dai 43,5 milioni di
credenti battezzati dell’anno
scorso, agli oltre 45 milioni di
oggi, con una popolazione
comprendente bambini e
simpatizzanti che supera i
110 milioni.
È emersa quest’anno in
più di un’occasione una crescente insofferenza verso la
più grande e ricca fra le agenzie missionarie americane, la International Mission
Board della Convenzione
battista del Sud (Southern
Baptist Convention, Sbc),
quella stessa che un secolo e
mezzo fa ha contribuito alla
nascita dell’Unione battista
italiana e di molte altre Unioni nel mondo, e che nell’ultimo decennio è stata interessata e poi dominata da un’ala
fondamentalista piuttosto intollerante anche rispetto ad
alcuni tradizionali principi
battisti quali libertà di coscienza e autonomia delle
chiese. Esponenti latino americani, africani, asiatici ed
europei hanno espresso preoccupazione e anche aperta
critica verso comportamenti
a volte arroganti e per lo più
irrispettosi verso le Unioni
battiste nazionali di molti
paesi in cui operano i loro
missionari. Inoltre una grossa e delicata questione al vaglio del Consiglio generale ha
coinvolto indirettamente
proprio questa Convenzione.
La questione riguardava la
domanda di ammissione nella Bwa di una nuova comunione battista, quella proveniente dalla scissione della
Southern Baptist Convention
a seguito delle misure reazionarie messe in atto dalla sua
nuova leadership. La nuova
Unione, che ha preso il nome
di Cooperative Baptist Fellowship (Cbf), e che è già attiva e solidale verso alcune fra
le Unioni più povere del globo, aveva già fatto domanda
l’anno scorso alla Bwa per diventarne membro, ma per la
sua peculiare conformazione
(la maggioranza dei suoi
membri erano individui e
chiese facenti ancora parte
anche della Convenzione del
Sud), la domanda era stata rifiutata. Quest’anno la richiesta è stata ripresentata con
una documentazione più
sulla ve
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ulzzativ
ne e chi
avanti ¡
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Momento di preghiera, durante I
completa e convincente, una
commissione apposita l’ha
analizzata e, con l’opposizione dei delegati della Sbc, il
Consiglio ha deciso di far slittare la decisione solo per un
altro anno, per tentare ancora una riconciliazione. Non è
escluso che Tanno prossimo,
o anche prima, la Sbc stessa
(che rappresenta circa 15 milioni di battisti) non decida di
uscire dalla Bwa e cerchi di
formare una Alleanza parallela di stampo marcatamente
fondamentalista.
Per ora il gigante pare aver
perso la battaglia, non avendo al proprio arco altre frecce che la propria potenza
economica, circostanza quest’ultima che in un organismo come la Bwa non è di
poca importanza. Anche se
l’impressione di molti è che,
anche se drasticamente ridimensionata, una Bwa senza
Sbc sarebbe in grado di sopravvivere e forse anche di
vivere bene e con una maggiore libertà di movimento.
Ma potrebbe ancora rappresentare i battisti (tutti i Irattisti) a livello mondiale? D’altra parte una Convenzione
così reazionaria e antilibertaria può ancora chiamarsi
battista? Molti fuoriusciti se
lo sono chiesto e hanno posto l’interrogativo a tutti gli
altri battisti a più riprese con
articoli e pubblicazioni: fra
questi Jimmy Carter, esponente di spicco fra i critici
della dirigenza fondamentalista della Sbc. Ma il fatto
è che nessuno possiede il
copyright di questo nome,
non esiste né un papato, né
un organismo centralizzato
che può contrastarne le derive autoritarie. Si può solo
aspettare che all’interno di
quello stesso organismo si
formino anticorpi che porti
no nuovi e incoraggianti
cambiamenti.
Il Consiglio generale è, indipendentemente da queste
questioni, interessanti ma
francamente poco edificanti,
un osservatorio privilegiato
della multiforme realtà delle
chiese battiste, soprattutto
attraverso gli incontri che si
fanno nell’ambito dei gruppi
di lavoro a tema e nello
scambio che avviene nelle
commissioni. Questi ambiti
non sono esclusivamente frequentati dai responsabili delle Unioni (presidenti, vice o
segretari generali), ma da
battisti che sono nei loro rispettivi contesti, coinvolti nel
lavoro teologico, sociale,
umanitario o di altro tipo. È
qui che capita di incontrare e
ascoltare la testimonianza di
un vescovo battista (esiste
anche quello!) della Georgia
(paese di Eduard Shevardnadze), Malkhas Songulasvili,
che ha raccontato delTintolleranza religiosa ad opera di
un oltranzista e nazionalista
vescovo ortodosso che ha fomentato nel marzo scorso il
rogo di un deposito di Bibbie,
e atti di vera e propria violenza verso la grossa Chiesa battista di Tbilisi, ma che ha anche parlató della solidarietà
che tutte le altre minoranze,
ebrei e musulmani compresi,
hanno espresso alla chiesa.
Oppure può capitare di
ascoltare la meditazione di
un pastore sudafricano bianco che, commentando l’episodio biblico della guarigione
dell’uomo nato cieco, ha parlato apertamente della cecità
spirituale della sua chiesa e
sua personale durante l’apartheid e di una simile cecità delle chiese di oggi quando non arrivano a scorgere
nell’umanità falcidiata dall’
Aids altro che un problema
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fra venezuelani e tedeschi lianda
croati e australiani. Puàca| |¡[fjnoti
tare di scoprire che il Vanj pg,
di Gesù Cristo può convtì
dei terroristi, come è acca
to a un uomo, oggi pastore '
Bangladesh, che dopo; I
anni passati in carcere pei |
attentato, ha avuto tralef
ni un libro. La forza di caiñ Come
di Martin Luther King lai gen
lettura ha cambiato per sei ¡novali
pre la sua vita. Possono ad pomo s
dere queste cose e tantei ¡o per ¡
fra i battisti, cose per lei]« jone d
ci si commuovi e si dàlol pente:
Dio, mentre riconosci C0| ntate
egli operi ancora oggiiiij| jlcomi
angolo della Terra. QueK4 htion (
Lei
sto imparando in incon^ sa al va
me questo è cercare di al e scarta
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rinchiudere le persone aj
che le chiese in stereotiOT te il coi
realtà è che ogni stereo* maggio
può essere una gabbiai* camita
che una caricatura. L'ho^ person
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ascoltato la conferenzadiT ilcomi;
vid Crutchley, professoM Consig]
teologia in un semin^O^ ste di c
lista della Convenzioni^ stesura
Sud. Per quello che dii niembt
non riuscivo a inquadi noaqu
nello schema mentale m comitai
avevo inserito tutti i bau testi. Il
americani della Sbc. P® Sotto pi
ho parlato, mi ha dettol tution i
per dire quelio che avei# generai
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Una veduta generale di Siviglia
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5
2002
PAG. 5 RIFORMA
'enzioìì
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Nel 2001 sono stati finanziati 81 progetti in tutto il mondo
L'aiuto umanitario
¡¡costo per gli interventi in occasione di catastrofi naturali, guerre
sorgenze sociali e sanitarie, è stato di 4 milioni 350.000 dollari
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,in totale di 81 progetti sostati finanziati nel 2001
lilUrso la divisione delle
si occupa specificadell’aiuto umanitario
^in occasione di disastri
!!mrali e ambientali o cau!ti da guerre, sia per crisi
,,fflanitarie che hanno caratendemico. Solo alcuni
Upi di un lavoro che ri^ta veramente immane rinetto ai pochi mezzi orga^tividi cui la Bwadispoj^che può essere portato
ivanti solo grazie alla rete
jeEe chiese battiste già attive sul territorio o nelle vicij^e dove le emergenze o
^si si verificano,
ijolo alcuni esempi. Nel
pador continua il lavoro di
fetruzione post terremoto,
peonie continua quello di
¿tenza alle vittime della
faa civile in Sierra Leone.
Pgrammi di assistenza alimentare sono condotti in
Etiopia, in India, particolarmente nella zona interessata
U sisma di Gujarat e in Ban|adesh. Nei Balcani, sopratlitto nel Kosovo, continua
l'assistenza nei campi profupii. Progetti di sviluppo sono
sostenuti nella Repubblica
lentrafricana, in Congo, nel
fenia, in India, nelle Filippine. Programmi specifici di
lotta all’Aids sono cominciati
In Uganda, Bangladesh e
luanda. È stato costruito un
oÉnotrofìo in Ucraina e una
tesa per anziani a Cuba. Con
la fruttuosa partnership
Siviglia monumentale
con un analoga struttura di
aiuto umanitario dell'Unione
battista ungherese è anche
andato avanti un lavorò di
sostegno a progetti della Repubblica democratica della
Corea del Nord soprattutto
inviando attrezzatura per
ospedali, indumenti e materiade didattico per le scuole.
Un impegni» particolare il
Bwa Aid lo ha posto per assistere le tre comunità battiste
che hanno perso veramente
tutto (case, chiese, seminario) per una tremenda eruzione vulcanica a Coma, nel
Congo. La Bwa ha fatto già
nel marzo scorso un appello
speciale per quella emergenza e ancora tanto c’è da fare
per aiutare i fratelli e le sorelle colpiti dalla tragedia. Il
messaggio che è stato lanciato a Siviglia dal responsabile
della Divisione, Paul Monte
cute, è che le chiese non rispondano solo agli appelli in
caso di calamità naturali, ma
pensino al sostegno dei progetti in tutto l’arco dell’anno.
In particolare ricordino che
quanto iniziato nelle zone di
primo intervento va portato
a termine con responsabilità
anche quando tutti se ne dimenticano e la televisione
non ne parla più. Complessivamente le spese sostenute
per l’insieme degli interventi
è di 4 milioni 350.000 dollari.
Circa una metà di queste
spese sono state coperte con
offerte e donazioni in moneta, la restante parte è stata ricevuta direttamente in medicine, attrezzature, abbigliamento, generi vari. Ulteriori
informazioni su specifici
progetti possono essere richieste al seguente indirizzo:
bwaid@bwanet.org.
La realtà delle donne battiste
nei cinque continenti
Nell’incontro promosso
nel contesto del Consiglio
generale della Bwa dtd dipartimento donne è emersa una
realtà molto vivace nei vari
continenti. L’Unione continentale dell’America Latina
porta avanti un programma
quinquennale su «Donne costruttrici di pace» del quale
uno degli aspetti è la prevenzione della violenza in famiglia. Altrove, particolarmente in Africa, il lavoro delle
donne tende a valorizzare i
loro talenti e a offrire loro
un’opportunità di formazione sia in campo biblico sia
nel campo lavorativo. Ci sono paesi in cui le strutture
femminili delle Unioni sono
gli unici luoghi in cui le donne possono svolgere un
qualche ruolo, in quanto per
il resto ogni responsabilità
nelle chiese come nella società è assunta dagli uomini.
Attraverso l’offerta raccolta
in tutto il mondo durante la
giornata mondiale di preghiera delle donne battiste si
riescono a finanziare alcuni
di questi progetti di promozione umana, civile e culturale delle donne come è avvenuto nel 2001 attraverso
un progetto in Bangladesh,
uno in India e un terzo in
Cambogia.
In Sud Africa invece l’offerta dell’anno scorso è servita
per finanziare corsi biblici
per i detenuti che poi sono
seguiti dalle donne; in Ghana
si è invece contribuito a costruire un Centro di formazione biblica per le donne.
Sono segni incoraggianti per
quanto riguarda la crescita
le principali mozioni approvate a Siviglia
: posttì
ta smen»|
Come ogni anno il Consiiiogenerde della Bwa ha approvato alcuni ordini del
forno su temi vari. Il processo per arrivare all’approvatione di tali mozioni è il sete: le proposte sono presentate dalle Unioni membro
il comitato apposito, il Resohtion Committee, che le passe al vaglio, ne sceglie alcune
a scarta le altre, le trasforma
in modo da riuscire a ottenete il consenso di tutti o della
®eggior parte dei membri del
eomitato, che è formato da
persone di diverso orientamento teologico ed etico. Poi
“comitato presenta all’intero
consiglio generale le proposte di ordini del giorno nella
“lesttra su cui si è accordato: i
membri del Consiglio possoJjo a questo punto proporre al
oomitato ancora modifiche ai
esti. Il giorno seguente ven|0Do poi presentate dal Resonon committee al Consiglio
Senerale le proposte conclu^ e su cui il Consiglio stesso
“hiamato a pronunciarsi
un voto. In plenaria è an. ® ^uuricamente possibile
Lutare emendamenti che
Lp.^^uuo scarsissime possiim kA'*' Passare perché pre'bilmente, e anche espliil comitato espri®PMere negativo.
™ fiuesto processo ha
Vjt„® “uiuttivo quello di arries5 ® btozioni che possono
Hg ® condivise da tutti, o alteiiri'* ■ fittasi tutti, il che
“ioni^ genere le formulaquasi sempre
non danno alcun apporto finanziario al lavoro della Bwa
e di esortare tutti ad essere
più puntuali nel sostegno al
lavoro comune, particolarmente in vista del Congresso
di Birmingham del 2005.
È stata ancora approvata
una mozione che incoraggia
l’impegno di evangelizzazione e missione delle chiese, le
Unioni e la Bwa; infine è stato approvato un ordine del
giorno sul terrorismo che
condanna gli attacchi terroristici dell’11 settembre e che
contiene una frase che è
aperta a varie interpretazioni,
anche a quella di avallare la
scelta della lotta militare al
terrorismo, come ha rilevato
polemicamente il rappresentante dell’Unione battista danese. La frase è la seguente:
«Il Consiglio generale (...) riconosce la responsabilità dei
governi di difendere la pace
attraverso mezzi legittimi e
legali». Questa ambigua fornlulazione è comunque seguita dalla frase seguente: «Il
Consiglio generale (...) denuncia l’uso della violenza
nel nome di Dio e al servizio
della religione, richiama i
suoi membri a riaffermare la
convinzione che il regno di
Cristo sia servito solo attraverso strumenti che sono
coerenti con il Principe della
pace; e dichiara la sua vo
lontà di impegnarsi in dibattiti e conversazioni con altre
religioni e ideologie per contribuire a risolvere aree di
tensione».
Le ultime due mozioni sono state quelle che hanno visto più proposte di modifica.
La prima sulla violenza nel
Medio Oriente e sul conflitto
Israele-Palestina, la seconda
sulla difesa dei bambini. Ecco i testi:
Il Consiglio generale della
Bwa che si è incontrato a Siviglia, Spagna, dall'8 al 13 luglio 2002
- deplora la continua violenza nel Medio Oriente;
- lamenta l’assenza di pace
per tutto il popolo del Medio
Oriente;
- nota che l’assenza di pace
nel Medio Oriente contribuisce alla sofferenza in tutto il
mondo;
- incoraggia tutti gli sforzi
per fare la pace fra israeliani
e palestinesi e per promuovere iniziative fra cristiani,
ebrei e musulmani nel comune interesse per la pace;
- chiama tutti i battisti a
pregare per la riconciliazione
fra i popoli del Medio Oriente;
- implora tutte le nazioni di
impegnarsi a fondo per una
soluzione positiva di questo
conflitto regionale;
- incita tutte le parti in conflitto a cessare la violenza e a
I „ sono stati appro
g del giorno: uno
le ringraziamento
|'"'ese spagnole partico'“tivo'in gruppo organiz“ole HM P®'' notevole
[lato. che si è accol
ìeis. u c’è una sola
.^gj °att>sta che ha reso vedile. ^ encomla
P°' approvata
lìstim ^he ha lo scopo
' quelle unioni che
Siviglia e i suoi tetti
negoziare una pace duratura
in spirito di perdono e di pace.
Il Consiglio generale della
Bwa che si è incontrato a Siviglia dall’8 al 13 luglio 2002
- afferma che ogni bambino, dal momento del suo concepimento, è di inestimabile
valore, essendo stato creato
nell’immagine di Dio, e possedendo al momento opportuno capacità di sperimentare
comunione con Dio attraverso la fede personale nel Signore Gesù Cristo;
- lamenta che una grande
percentuale dei bambini del
mondo soffrano varie forme
di violenza, privazione economica, fame e mancanza di accesso a formazione scolastica
e cure mediche adeguate;
- è profondamente addolorato per il fatto che molti
bambini sono venduti e ridotti in schiavitù, costretti alla
prostituzione, spinti nel lavoro nero e verso attività criminali, sfruttati per la pornografia, resi vittime di abusi
sessuali e assoggettati a malattie a trasmissione sessuale;
- riafferma che l’unità di
base della società è l’istituzione della famiglia, così come
ordinata da Dio, che consiste
di persone che hanno legami
di sangue, di adozione o creati dal matrimonio tradizionale, ed è l’entità cui è affidata
la protezione e la cura dei
bambini;
- riconosce che i bambini,
privati del supporto di una
famiglia sana, hanno il diritto a ricevere cura da entità diverse dalla famiglia;
- chiede con urgenza alle
nazioni e ai popoli del mondo, particolarmente ai credenti in Gesù Cristo, di promuovere e dare sostegno a politiche che portino alla fine di
pratiche di abuso sui bambini, rafforzino la famiglia, e
diano supporto pubblico e
privato a programmi e agenzie che affermano i principi
presenti in questa mozione.
La rappresentante delle donne
del Sud Africa
delle chiese e dei ministeri
femminili vengono proprio
da alcune fra quelle zone in
cui le chiese stanno affrontando anche difficili momenti di persecuzione. In Georgia
per esempio, dove c’è un’ondata di intolleranza da parte
della maggioranza ortodossa
e dove la situazione economica è molto critica, si assiste
alle prime ordinazioni di
donne al pastorato, cosa ancora inimmaginabile nella
maggior parte delle Unioni
dell’Est europeo. Ci sono
però valide donne nella leadership nei Caraihi dove una
pastora battista, Cynthia
Pratt, è divenuta perfino vice
primo ministro delle Bahamas e un’altra, Melany Griffin, ministro degli Affari sociali. Il tema della prossima
giornata mondiale di preghiera delle donne battiste
che avrà luogo il prossimo 4
novembre sarà «La vocazione
di Dio alla riconciliazione» e
la liturgia sarà preparata dalle donne delle chiese battiste
delle isole del Pacifico sudoccidentalie.
Suhail Sa'ad: nessun
luogo è sacro in sé
Suhail Sa’ad è pastore della
New Life Baptist Church, la
Chiesa battista di Nazareth, è
un arabo israeliano e fa l’insegnante in una scuola pubblica. La sua è una posizione
molto particolare: a Nazareth
infatti il conflitto maggiore è
fra cristiani e musulmani e
l’oggetto del contendere è la
costruzione di una moschea
proprio nei pressi della chiesa
dell’annunciazione per la
quale gli israeliani hanno dato per due volte il permesso e
poi l’hanno sospeso. «Gli
israeliani - dice Sa’ad - hanno bisogno dei voti dei musulmani e utilizzano la questione della costmzione della
moschea come arma politica.
Noi battisti siamo piuttosto
indifferenti alla questione
perché riteniamo che nessun
posto sia sacro in sé secondo
quanto Gesù stesso dice alla
donna samaritana. Il fatto è
che noi battisti viviamo una
doppia emarginazione perché siamo una minoranza
nella minoranza cristiana, e
nei nostri confronti c’è un
ostracismo sociale da parte
dei cristiani storici, particolarmente cattolici e ortodossi.
Ci sono gmppi cristiani e anche leader cristiani che fanno
molta attività politica, gli anglicani per esempio: noi battisti, invece, siamo più interessati all’evangelizzazione di
tutti e abbiamo un atteggiamento molto pacifico, quasi
Suhail Sa’ad durante l’intervista
di ponte fra le parti in conflitto. Il governo israeliano ci riconosce come gente pacifica:
a tutti, quando e come possiamo, cerchiamo di annunciare Gesù Cristo, anche a
ebrei e a musulmani. In Israele possiamo farlo apertamente mentre questo è impossibile in Giordania».
In effetti i battisti di Amman, ci racconta un suo rappresentante, utilizzano un
mezzo molto particolare per
evangelizzare in un paese dove tale attività è proibita: usano le Chat, particolarmente
quelle tonnesse con la voce,
attraverso Internet utilizzando degli pseudonimi. E ci sono conversioni soprattutto di
persone giovani che poi devono affrontare ostracismo e
anche aperta persecuzione.
Verso il Congresso 2005
Nel 2005 si celebrerà il Centenario della fondazione della
Alleanza mondiale battista
(Bwa). Lo si farà nel contesto
del congresso che, come avviene ogni cinque anni, raccoglierà insieme decine di migliaia di battisti da tutto il
mondo. Il tema del centenario, la cui celebrazione avrà
luogo a Birmingham, in Inghilterra, dal 27 al 31 luglio,
sarà: «Battisti insieme in Cristo: 1905-2005». Nel contesto
del Consiglio generale si è
parlato della preparazione
che è già in atto fra le chiese
inglesi e del fatto che è necessario che in ogni paese le
Unioni organizzino per tempo la propria massiccia partecipazione per rendere davvero conto della molteplicità
delle espressioni di fede nella
musica, nell’arte, nella storia.
nella liturgia che sono presenti al livello mondiale fra le
chiese battiste. Il logo del
Congresso è già stato distribuito ed è intitolato a Gesù
Cristo acqua viva.
Nel frattempo l’anno prossimo saranno i giovani battisti a incontrarsi in gran numero (si aspettano circa
7.000 giovani da tutto il mondo) per il loro 14“ Congresso
a Hong Kong (16 al 20 luglio
2003). Anche qui il tema scelto è cristologico: «Gesù Cristo
è la vita... vivi!». Per ulteriori
informazioni su questo meeting mondiale si può consultare il sito Web specifico:
Youth@bwanet.org.
I testi e le fotografie
di queste pagine sono di
ANNA MAFFEI
jm mmetmnce
cmuaiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http;//www.claudiana.it
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
Un condotto scuro e inquietante, trafficata via di transito sotto il Monte Bianco
Il tunnel, luogo di passaggio
Devastato dall'incendio del marzo 1999, il Traforo si presta a molte letture simboliche
dalle pance di pesa (dona) o di navi e aerei al paragone con il passaggio del Mar Rosso
ELISABETTA RIBET
Tramonto di inizio giugno in vai d’Arve-Mont
Blanc: sto rientrando da Ginevra, che ha già indossato il
profumo del primi giorni
d’estate. L’ultimo culto prima della pausa estiva. Non è
più tanto presto, ma mi piace
da matti viaggiare a queste
ore della domenica sera: un
piccolo «privilegio» pastorale,
potersi spostare in leggero
controtempo rispetto alle
grandi masse domenicali...
Si sente ancora l’odore di
strada affollata, di file di rientro, di mamme che cercano
di far avere ancora un po’ di
pazienza a bambini stanchi
dopo queste prime giornate
di sole come si deve ai piedi
delle Alpi. Odore di gruppi di
amici «scappati» da casa per
una giornata diversa, al lago,
nei boschi, sulle cime. Odore
di Francia, la Francia delle
mie vacanze estive nell’entroterra alla lavanda, così vicina eppure non «destinazione», non questa volta.
Chi non ha mai visto la valle dell’Arve-Mont Blanc potrebbe provare a trovare una
scusa per venirci: in questa
stagione tutto è pulito di foglie nuove di zecca; persino i
massicci rocciosi, resi rossodorati dal sole che tramonta,
sembrano essere appena stati messi al loro posto. Eppure,
sono migliaia di anni che sono qui, chissà da quanto l’acqua e il vento hanno loro fatto assumere quelle forme improbabili. Sto guardando
l’età di queste terre: qualche
massiccio ha ancora l’aspetto della scogliera che fu, una
cima svetta in forma di pinna di un gigantesco squalo,
spuntoni di roccia nuda rifanno il profilo a creste di per
sé normalissime.
Intanto, tra capannoni a
bordo autostrada e profili di
villaggi di quelli come tanti
ne abbiamo anche noi in Italia (di quelli che sembrano
destinati a sfrecciare ai lati
delle autostrade, anche se
tentano ogni volta di convincere chi passa a guardarli, a
fermarsi un attimo, non sia
II «piazzale» di Courmayeur. Sullo
mo mica uno sfondo dipinto,
siamo «centri abitati», insomma) a un tratto arriva il cartellone. Prima del personaggio deve esserci chi lo presenta. SuH’Amb, l’autostrada
del Monte Bianco, un grosso
rettangolo marrone e bianco
ha il dovere di annunciarti
che stai per vedere Lui, il signore della vallata, l’Eroe del
panorama, il «Massiccio delle
Nevi Eterne». Così la sorpresa
è sterilizzata, almeno in parte: si sa che a questo punto,
dietro la curva, esploderà davanti agli occhi il Monte
Bianco in persona, in tutta la
sua maestà.
Che roba. Sarà che ormai le
tinte moda arrivano davvero
in ogni angolo di mondo, ma
questa sera il Bianco sfodera
uno spettacolare rosa fenicottero sparato, a dir poco
roba da dance music Anni
Ottanta della specie più violenta. Quei rosa luminosi e
chiassosi, che le riviste da
donna di tendenza potrebbero definire «spiritoso». Rosa
festa-in-giardino-all’americana, come i vestiti di quelle
esuberanti padrone di casa
Wasp (White anglo-saxon
protestants, ndr) che sfoggiavano e sfoggiano incredibili
abiti tutti volants e balze, per
l’appunto di queste «tinte
sfondo il Monte Bianco
forti»: rosa, blu elettrici, verdi
sgargianti, gialli canarino.
Eppure, ai ghiacciai sta
davvero bene. Rosa contro
azzurro. Ghiaccio contro cielo sotto gli ultimi raggi di sole.
Che cosa dev’essere, trovarsi
lassù, in mezzo a tutto quel
colore della Tavolozza della
Natura, puntini umani nell'immensità dell’incontro tra
terra e cielo... E poi arrivo.
All’imboccatura del tunnel.
«Il Tunnel della tragedia», direbbe una didascalia da settimanale scandalistico. Il tunnel che, alla sua riapertura,
ha visto i fans del «tragico»
fermarsi nel bel mezzo della
Montagna per uscire bella.mente dall’automobile a vedere se erano rimasti segni
dell’incendio di due anni fa.
Sotto un’illuminazione da
concerto rock, passo di fianco
alle apparecchiature che controllano i camion. Tutta la
valle è piena di lenzuola con
scritte di lotta per avere un
ambiente vivibile, perché la
natura non venga sempre dopo le logiche di mercato. Una
partita a scacchi con posta
molto alta. Chissà chi vincerà.
Veloce passaggio di «carta
abbonati» al casello di ingresso, un altro foglio (ogni volta
ne ricevi uno) sulla sicurezza
sotto il tunnel, e via. Siamo
sotto. E già un po’ di volte
che passo da qui, ma ancora
non riesco a fare a meno di
avere quella sensazione di
immersione-emersione. E mi
viene in mente il popolo di
Israele in fuga dall’Egitto, davanti al miracolo del «Luogo
insormontabile» diventato
invece «Unica via di scampo». Qualche sorta di Mosè è
riuscito a scavare sotto chilometri di massiccio roccioso
per trovare una via di passaggio. La frontiera che divideva
è diventata ponte, via di comunicazione.
L’interno di un tunnel è
uno dei «non luoghi» per eccellenza: insieme alle pance
di navi e aerei (e ai McDonald’s) credo che sia tra i più
anonimi, con il più basso numero di caratteristiche proprie. E poi è dritto, inesorabilmente dritto. Una versione
buia del tunnel attraverso cui
passano gli israeliti nelle versioni cinematografiche della
storia dell’Esodo. Lo scopo di
un tunnel è di mettere in comunicazione due punti che
altrimenti non potrebbero
entrare in contatto, se non
con grandi difficoltà. Nel passaggio del Mar Rosso, il «tunnel» diventa luogo in cui
l’Eterno «è glorificato». Il passaggio impossibile che diventa possibile, la salvezza per il
popolo che è rovina per i suoi
Primi iavori di scavo
oppressori. In mezzo alle acque, in mezzo alle rocce.
Ma qui la terra promessa da
che parte è, soprattutto dopo ^
cinque chilometri dritti e mo- *
notoni, accompagnati da lucette bianche e blu e da una
canzone di Khaled ad alto volume, per far passare più in
fretta questa traversata? Perché c’è, questo tunnel? Dobbiamo forse anche noi scappare da qualcosa? Quante volte ancora le frontiere saranno
la linea sottile tra la schiavitù
e la libertà? Quante persone
attraversano frontiere-tunnel'
tremando di paura e sperando che tutto vada bene? Ricordo il passaggio tra il territorio israeliano e la striscia di
Gaza, un altro «tunnel»: due
muri in cemento armato in
tutti i sensi, arruffato di
spinato, attraverso cui i
stinesi passavano, pochi
ni prima che iniziasse la^
ra, sotto le armi spianatàéj
sguardi che non ti abbati
navano un istante. E noi,
gicomici turisti politici psfj
settimana di solidarietàItf|
Palestina, a guardare s®
parole questo altro passag^
Ma alla fine emergo. DI
gnore ha guidato il mio
mino fino all’altra
Arrivata al piazzale,
un attimo indietro, allabof
sdentata ed illuminatìi|j
mi ha appena sputata
Come Giona. E comefl p^
lo alla fine della traversa^f
mango un po’ lì, interdi
chiedendomi se daweto®
andando verso casa.
I presidenti De Gaulle e Saragat (in piedi suii’auto) ii giorno deii’inaugurazione (16 luglio 1965)
Il traforo, madre matrigna
L’ingresso deserto, poche settimane dopo l’incendio
Costruito in tempi rapidi fra il 1957 e il 1965,
il traforo del Monte Bianco è stato chiuso per
quasi tre anni in seguito all’incendio scoppiato
al suo interno il 23 marzo 1999. Quaranta le
vittime, la disgrazia innescò una serie di polemiche dovute non solo alle sue cause e alle operazioni di soccorso molto criticate, ma anche in
merito all’afflusso eccessivo di veicoli pesanti.
Al momento dell’inauguraziuone non si pensava che il tunnel sarebbe stato percorso da quasi
2.000 Tir al giorno.
Fino alla primavera di quest’anno si sono
dunque protratte le discussioni e i rinvii; si sono approntati nuovi sistemi di sicurezza, con
la creazione di un maggior numero di «isole»
salvavita e di un sistema di monitoraggio che
permette di avere sotto controllo la galleria.
Diverse le opzioni dei gruppi spontanei (e in
Francia anche delle istituzioni locali) che hanno condotto la battaglia contro il traffico pe
sante: accanto a una tendenza «massirnAl^j
volta a negare per sempre l’accesso ai mi
tre le 40 tonnellate (che però avrebbero
nuato a riversarsi in valle di Susa,
è stato chi proponeva un contingento^^
giornaliero e un tetto alla portata massimo
gli autoarticolati. .
Per tre anni dunque la cittadina ai .a
mayeur ha vissuto con l’aria pura '^fiche conosceva prima del 1965, con
dottissimo e in quelle condizioni che
zio degli Anni 50 l’avevano resa una w
ambita per la villeggiatura. Gravi i
vece, per la Regione, che ha perso una
introiti legati al transito delle merci; s
un ristoratore del centro, con lunga es\
za in Consiglio comunale, il traforo e
abitanti di Courmayeur una
«madre e matrigna», fonte di guadai
tempo stesso di soggezione, (a.c.)
7
AGOSlOi
12 AGOSTO 2002
Cultura
PAG. 7 RIFORMA
Selezione di opere alla mostra New York Renaissance al Palazzo Reale di Milano
Le arti figurative per conoscere l'America
i ¡¡trouma della secondo guerra mondiale, le successive crisi morali e
etica di tradizione protestante sono ben espressi anche nello pittura
lini
paolo fabbri
uffato di|
so cui i^
3, pochig»
lasse kfiüi
spianate*!
ti abbaiii
te. E noi, tti
joliticlpetl
larietàltaìi
irdaresea
ro passa^
mergo, fl|
) ilmio pfp
ra esttei
sale, guaij
•0, allaboi
iminatai
Durata fa
ome il pii
raversatM
, interdfl
dawero*
isa.
0“ ICE il pittore Barnett
Newman, uno dei personaggi chia'"® questa corI iUte sviluppatasi negli Anni
*10 e 50 e che ha lasciato tracB profonde che arrivano fino
«La crisi morale di un
I in preda al caos, dada una grande depressione e da una feroce
I irra mondiale, e come fosdivenuto impossibile conitìnuare a dipingere, come si
Ifeceva un tempo, fiori, nudi
Malati e suonatori di violonj^llo... Per alcuni di noi la
»celta di cosa dipingere as
Ipinse l’aspetto di una vera
frisi morale». C’è l’etica dei
padri pellegrini dietro questa
affermazione e c’è spesso,
ietto la ricerca esasperata di
puovi linguaggi, anche un
[tenuto di fede come nelle
ilendenti distese di colore di
Ic Rothko che, di fronte alle reazioni del pubblico danti a quadri astratti come i
toi, afferma; «11 fatto che un
|ran numero di persone rimanga profondamente turbato e pianga quando si trova di
fronte ai miei dipinti dimostra
che riesco a entrare in contatto con quelle fondamentali
emozioni umane. La gente
che piange davanti ai miei
quadri vive la stessa esperienza religiosa che io stesso ho
vissuto dipingendoli».
L’isolamento dell’America
dalle ricerche espressive europee di cui Parigi era la culla
aU’inizio del ’900, pur non
mancando i contatti, ha preparato il terreno a una potente esplosione creativa a cui la
emigrazione forzata di molti
artisti europei (fra cui alcuni
Bisogna conoscere l’America, ma è dijficile conoscere l’America. È dijficile per la sua natura fortemente dialettica e per la
sua posizione di superpotenza del mondo che dilata i poli, rendendoli spesso estremi nella nostra mente più di quanto non lo
siano nella realtà. In America sono andati i pellegrini del Mayflowers ma anche la feccia dell’Europa; l’America è il gendarme
del mondo ma è anche il paese del grande movimento pacifista
per il Vietnam, che ha influito a fondo nella coscienza collettiva del paese; l’America è il paese dove è nato il consumismo ma
è anche il paese che ne ha assunto una coscienza critica ancora
ignota a noi europei. L’America ha combattuto la seconda
guerra mondiale a distanza, ma ne ha avvertito potentemente
il trauma e lo si può vedere nel primo dei movimenti postbellici
nelle arti figurative: l’espressionismo astratto, ben rappresentato nella mostra New York Renaissance al Palazzo Reale di Milano, dove il Whitney Museum ha inviato una magnifica selezione della propria collezione, unica al mondo.
italiani) ha dato un contributo fondamentale, mettendo
in moto una movimento di
enorme portata e potenza.
C’è un profondo senso etico
in questo movimento come
c’è, talvolta, la fede espressa
in modo evidente in artisti
come Robert Indiana, che
modula variamente in scultura la parola love (amore) partendo dal versetto di I Giovanni 1, 8 ma c’è anche una
intensa presa di coscienza del
disagio sociale, come in Eric
Fischi che, nello stesso dipinto, raffigura lo sbarco mortale
di alcune persone di colore e i
turisti di una bella spiaggia
assolata. Molti artisti americani diventano dichiaratamente marxisti, altri restano
fuori dall’ideologia ma sempre sensibili ai problemi del
disagio sociale nelle sua varie
forme (razziale, di sesso ecc.).
Altri sono più aperti al disagio esistenziale, che ha comunque derivazioni sociali
ed è dall’incontro di questi
diverse sensibilità, riconducibili comunque alla società,
che nasce la pop-art, il movi
mento -che di fronte alla sovrabbondanza di beni incombente su tutto e su tutti
fino a permeare con i suoi
meccanismi le sfere esistenziali più intime delle persone
comincia a rappresentarne
gli strumenti con caustica
ironia, ironia che non è rifiuto ma presa di distanza. Ecco
allora Robert Rauschenberg
con la sua latta di petrolio attaccata in cima al quadro con
sotto le nere pennellate che
colano sul mondo, i rutilanti
quadri pubblicitari di Roy Lichtestein, i dipinti «sgocciolati» di Jackson Pollock a rappresentare la vita contorta e
ansiosa della città, le sculture
molli di Claes Oldenburg a riprendere gli oggetti del consumismo quotidiano come le
patatine con il Ketchup, gli
imballi con scritte pubblicitarie di Andy Warhol. Dall’oggetto e dalle persone collocati comunque sullo sfondo sociale ecco poi la reazione a rappresentare l’oggetto
o la persona come tali, a prescindere dallo sfondo con la
corrente minimalista con
di indentità, lo spirito
americana moderna
Edward Hopper e Alex Katz.
Altri vogliono difendersi
dalla pressante mercificazione dell’arte e danno peso
all’idea più che all’oggetto, e
nasce così l’arte concettuale,
con Bruce Nauman che presenta opere orizzontali suddivise in rettangoli in cui figurano giochi di parole che tendono a evidenziare l’ambiguità
del linguaggio. Ormai l’arte figurativa americana presenta
un panorama così ricco da
provocare l’espressione New
York Renaissance e in effetti il
centro propulsivo dell’arte si
è spostato dall’Europa all’America e in particolare a New
York. Negli Anni 80 e 90 si diramano molte correnti, che
solo con un artificio intellettuale possono essere raggruppate sotto il nome di postmodernismo, tanta è la varietà
delle forme espressive e dei
contenuti. Tra queste meritano una menzione particolare i
due grandi «graffitari» JeanMichel Basquiat e Keith Haring, che sono arrivati all’arte
e al successo dipingendo le
carrozze della metropolitana.
Concludiamo con le parole
di un grande pittore italiano
che ha lavorato in America e
ne ha coltivato i contatti: «La
pittura americana mi ha insegnato ad essere Ubero, sperimentale con me stesso come
nessuna altra pittura... credo
che contenga una carica di futuro, di verità nel tempo più
di ogni altra. Una pittura che
annuncia gli uomini di domani, la società di domani: quella di oggi, cioè, che sta lentamente prendendo (o perdendo?) coscienza di se stessa».
Milano, Palazzo Reale,
fino al 15 settembre
M Mostra a Brescia del pittore francese
Jean Dubuffet e i «graffitari»
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« Jean Dubuffet è uno dei
Mirandi pittori del ’900; ne abiWarao scritto in occasione
^ella mostra che Spazio
Oberdan di Milano gli ha dedicato due anni fa fermandosi al periodo così detto del
Rourloupe (1975). Ora una
Mostra non meno bella e
completa riprende il discorso
per il tempo successivo fino
«la inorte, associandolo ai
Staffitari di New York e a
Wli europei con un colle|3mento che ci rinvia alla
York Renaissance ma lascia perplessi sulle motivaron! di fondo. Tutta la vicen^^stica di Dubuffet è caMtterizzata, in vario modo,
,3jla tendenza all’astrazione
>0 1 '^^oltà a cui peraltro inJJde restare saldamente le6«o. Nella fase ultima della
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risulta anche dalle
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cg^^S.c^nimatiche una rinio rh. ****§uaggio primige
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(in questo senso colle
gare l’ultima produzione del
pittore francese ai graffitari
potrebbe avere un senso) e ci
fa pensare alla ricerca che,
nel campo del linguaggio
poetico, sta sviluppando il
gruppo che fa capo alla rivista Anferem, ma l’obiettivo di
Dubuffet va oltre il linguaggio per toccare la stessa definizione di realtà, sollevando
il problema del rapporto fra
essere e conoscere.
Certo si può dire che al di
là dell’oggetto ci sono i flussi
di energia, c’è il caos primordiale, ma resta comunque il
grosso rischio che per questa
via si approdi a un linguaggio
e a una rappresentazione talmente soggettivi da non dire
più nulla agli altri. Al di là
della discutibilità del collegamento con Dubuffet, resta
comunque il fatto che la
esposizione delle opere dei
graffitari americani ed europei è molto interessante e
presenta opere sempre fresche e vivaci, talvolta ricche
di ingegno, (p.f.)
Brescia, Palazzo Martinengo,
fino al 6 ottobre.
Catalogo Mazzetta
ùrtvrwjY i 50.000 i ìS.Ooo
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”®42.®T^205 lAAteòtoJtcy oc : Edji*iO»'i
eu -2D«e0 mìifaAiO Mio, P. 28
K. Haring: «Aitar Piece» (1990)
J.-M. Basquiat: «Senza titolo» (1986)
Dichiarazioni di poetica
«Eccomi alla fine stanco di tutte le immagini istituite: effigi
umane per cominciare poi gli alberi, le case e ogni oggetto
identificabile. Non credo più al vecchio inventario delle figure
nella cui forma si vuole confinare il mondo. Mi sembra falso e
sterile, lo ricuso. Voglio rimettere le cose al loro punto di partenza, al loro punto zero, prima della istituzione di qualsiasi
vocabolario... Non voglio più che mi sia data la realtà, voglio
farla a mio piacimento. Certo che sento il bisogno imperioso,
come tutti, che l’edificio della mia visione e di tutto il mio pensiero getti solide fondamenta sulla realtà. Ma avendo cessato
di credere a quella ingombrante protesi di realtà che mi avevano inculcato, bisogna bene che me ne faccia un’altra più confacente ai miei usi».
«Ci sarebbero buone ragioni per parlare di astrazione, se
questo termine non fosse abitualmente riservato all’arte che si
vieta di rappresentare alcunché, mentre questi dipinti vogliono, al contrario, rappresentare gli spettacoli che si offrono ai
nostri occhi, ma in una forma estremamente generalizzata...
ricusata nella sua interezza la lettura umanistica dell’universo,
questi dipinti vi sostituiscono una lettura del tutto diversa, nella quale non compaiono più fissità identificabili, una lettura
basata su dinamismi e pulsioni, continuità e mutazioni».
i Una mostra a Torre Pellice
L'impegno di Bolley
dal silenzio ai segni
FEDEMCATOURN
«S!
EI uno scrittore mancato», pare abbia detto
Primo Levi a Eugenio Bolley,
il creatore dei mangianuvole
(elementi dissonanti nell’armonia del creato) il compilatore di segni e colori, il filosofo che guarda il cielo stellato su un piedistallo precario,
colui che ha dato forma agli
urogalli dell’amico Mario Rigoni Stern e poi si è appassionato alle macchine volanti,
elicotteri di ferro e legno inventati da vecchi utensili buttati via. Che cosa racconta
Bolley con la sua affabulazione (che ha spinto Edoardo
Sanguinati a dedicargli una
poesia. Sestina, che inizia così: «hemolle blu, bardonecchica bacca, ottavino opalino...»), e al contempo il suo
insistere sul silenzio?
Dal silenzio ai segni è appunto il titolo del volume che
raccoglie i disegni e gli acquarelli che l’artista ha realizzato
nel 1987 durante il soggiorno
a Kawaguchi-Ko, in Giappone, e che ora sono esposti per
la prima volta al pubblico,
nella Sala Paschetto del Centro culturale valdese a Torre
Pellice, via Beckwith 3. La mostra, dal titolo «Appunti di
viaggio», è aperta fino al 1°
settembre (giovedì, sabato e
domenica dalle 15 alle 18; negli altri giorni è necessario rivolgersi in segreteria, tei.
0121-932179), ed è dedicata
allo scultore e amico di Bolley
Giorgio Scarantino.
Questa non è la prima visita
dell’artista nelle valli valdesi:
Bolley aveva già esposto al
Centro culturale nell’estate
del 1995 con la mostra «Dal
silenzio originario ai segni».
Quest’anno la collaborazione
con il Centro non si ferma
all’esposizione delle «opere
giapponesi»: il ricavato delle
vendite del catalogo e del poster di Riforma (anche questo
ovviamente disegnato da Bolley), verrà interamente devoluto all’Ospedale valdese di
Torino. Non è tutto: i disegni,
i quadri, le sculture, insomma
ciò che è esposto ma soprattutto quello che non lo è (e
riempie letteralmente la casa
dell’artista a Bardonecchia,
costretto a ritirarsi a vivere in
pochi metri, in mezzo alla calorosa compagnia delle sue
tele, dei suoi uccelli preistorici di legno e dei suoi gatti, vivi
questi ultimi) è in vendita.
Sono 1.600 opere, il lavoro
di una vita: «Sto cercando da
tempo di organizzare mostre
con aste per vendere tutto
quello che ho e devolvere
l’80% del ricavato - spiega
Bolley - ho interessato autorità provinciali e regionali
perché mi aiutassero, ora cerco l’appoggio delle chiese,
della Tavola, dei Centri culturali, insomma di chiunque
voglia collaborare con me a
questa impresa». Raccogliere
fondi per chi? «Per qualsiasi
associazione affidabile che
certifichi con precisione a chi
e per che cosa li ha destinati»,
spiega Bolley, e fa il nome dei
Medici senza Frontiere; ma il
suo desiderio proclamato di
aiutare chi è in difficoltà non
ha limiti di confine, confessione 0 parte politica; «Con il
contributo delle vendite alla
mostra di Alba organizzata
dalla Fondazione Ferrerò nel
maggio 2001 siamo riusciti a
comprare un tornio per una
missione brasiliana». Il suo
entusiasmo per le persone disposte ad aiutarlo è evidente;
mi telefona dopo l’intervista
per raccontarmi di un amico
che gli ha appena offerto un
contributo per un ragazzo affetto da distrofia muscolare.
Sono i risultati concreti che
interessano Bolley, sempre
sulla scorta di una fede evangelica che è la sostanza dei
suoi discorsi e delle sue intenzioni; «Quel che voglio è fare
la volontà del Signore - dice se mi ha dato dei doni devo
farli fmttificare per gli altri».
E nelle quasi quattro ore
del nostro incontro, in effetti,
è un continuo parlare da parte sua della gioia di vivere
nella grazia, la sua Bibbia
francese alla mano («siamo il
popolo del Libro: come possiamo credere se non leggiamo la Bibbia?»). «Adesso sto
riprendendo il libro di Giobbe e capisco moltissime cose:
la gioia che sento la ottengo
nel rapporto con il Signore».
Lo stesso discorso gioioso,
dice, cerca di portarlo avanti
con il suo lavoro, perché «il
bambino che ho dentro non
diventi mai adulto». E intanto
guardà le sue opere: gli elicotteri? «Perché ho letto Peter Pan e l’idea del volo mi è
rimasta dentro»; le lettere
delTalfaheto? «Sono un desiderio di ordine, io ho bisogno
di ordine»; i paesaggi? «Dio
ha fatto un bosco e io lo
scimmiotto nel mio quadro».
Bolley, lo scrittore mancato, è già teso «verso una dimensione altra». Non ha più
l’automobile, non avrà mai il
telefonino, al ristorante sotto
casa gli hanno dedicato una
pizza (sottile, croccante, cipolle, Würstel e insalata, poca
mozzarella); inutile dire che
conosce tutti, in paese, per
tutti ha un saluto, un consiglio, la citazione di un versetto, un discorso da riprendere
poi, e per i neonati un’attenzione particolare. Ma al di là
dei tratti che possono concorrere a farne un personaggio, sono le sue opere che lo
raccontano meglio e sono
queste che vanno scoperte,
apprezzate, conservate.
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8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 2 AGOgfi^
Attività ordinarie ma anche alcune novità nella vita della Chiesa valdese
A Brescia una nave in piena corsa
Il doto più rilevante è quello relativo al costante inserimento di fratelli e sorelle provenienti
da paesi stranieri Do notare l'importante lavoro di ricerca sul rapporto tra fede e musica
DAVIDE CIANNONI
La Chiesa valdese di Brescia (info@protestantibrescia.it) prosegue con gioia
ed energia il lavoro di sviluppo e consolidamento delle
attività comunitarie avviato
negli scorsi anni. È impossibile riassumere tutte le emozioni, i volti e le testimonianze di fede che ci hanno accompagnati negli ultimi mesi. Tra maggio e giugno abbiamo ammesso, tramite battesimo o confermazione, otto
credenti adulti, ognuno con
la sua storia di incontro con il
Signore: le sorelle Maribel
Bolaños, Stella Enoma e Helen Daniel; e i fratelli Emanuele Bonzi e Luigi Manna,
Héctor Funes, Philips Alchimien e Charles Serebour.
Cresce al contempo il numero dei membri comunicanti, attestato intorno alle
150 persone, mentre la partecipazione media ai culti domenicali varia tra le 90 e le
120 presenze. L’ecumene
protestante che qui ha trovato una famiglia di fede comprende ora cristiani di 20 diverse nazionalità: europei
(Italia, Olanda, Romania, Irlanda, Germania, Ucraina,
Francia, Russia), africani
(Ghana, Nigeria, Togo, Camerún, Congo), asiatici (Corea,
Filippine, Giappone, Sri
Lanka), americani (Argentina,
Ecuador, Rep. Domenicana).
Per venire incontro alle esigenze delle numerose famiglie con prole abbiamo istituito, oltre a tre gruppi di
scuola domenicale, anche un
nido per i più piccoli (2-4 anni). Sono circa 40 i bambini
italiani, ganaensi, olandesi, filippini e ivoriani che nell’arco
dell’anno partecipano a tali
attività. Oltre a un piccolo
corso di lingua inglese per gli
italiani della comunità, alcuni
volontari hanno attivato tre
corsi di italiano, che proseguono due volte alla settimana anche nel periodo estivo.
Per agevolare l’inserimento
sociale degli stranieri e promuovere attività diaconali
verso i più deboli, alcuni
membri di chiesa hanno costituito, dopo mesi di incontri
e consultazioni, un’organizzazione di volontariato che
dovrà promuovere e gestire
interventi di questo tipo sul
territorio. Il nome scelto, «Associazione evangelica John
Wesley» (wesley@protestantibrescia.it), richiama le radici
metodiste della nostra Unione ed è segno della vocazione
intemazionale del protestanteismo. La presidenza protempore è affidata alla sorella
Erica Vinay, che all’esperienza specifica unisce una forte
progettualità e sensibilità
umana. Ringraziamo Annemarie Dupré, del Servizio Rifugiati e migranti Fcei, per
l’incoraggiamento offerto durante la sua visita a Brescia.
Sentita la Commissione
esecutiva del II distretto, l’Assemblea di chiesa del 2 giugno ha eletto due nuovi diaconi e un secondo anziano.
Affollata conferenza a Mottola
L'opera missionaria
di Edward Clarke
DOMENICO D'ELIA
VENERDÌ 14 giugno nella
chiesa battista di Mottola
è stato presentato il libro,
edito della Claudiana, Un’avventura di fede. L’opera missionaria di Edward Clarke.
Ringraziando la comunità
per l’invito l’autore, il pastore
Franco Scaramuccia, è entrato subito nel vivo raccontando a braccio, con il pathos
che gli è proprio, i personaggi
e gli avvenimenti che hanno
caratterizzato l’inizio della
missione battista in Italia.
Anzitutto ha sottolineato con
forza il fatto che l’Opera di
Clarke si inserì in un quadro
dinamico di profondi cambiamenti per la realtà italiana
della seconda metà dell’BOO,
caratterizzato e permeato
dalle vicende risorgimentali,
dai suoi ideali, dalle sue aperture verso le grandi nazioni
liberali europee.
Il «seme battista» venne
quindi piantato non nelle
spine e nei rovi ma in un terreno fertile e già dissodato.
La «Spezia Mission for Italy»
si giovò dell’opera un po’
pionieristica della Chiesa libera, della sua frenetica e alquanto caotica attività missionaria, dei suoi ministri di
culto (spesso ex frati e/o preti), dei suoi membri tra le cui
file non mancano di certo garibaldini, mazziniani, esponenti della Sinistra storica. In
questo contesto, alquanto
«anarchico» dal punto di vista ecclesiologico, fece breccia, quattro anni prima di
Porta Pia, il modello congregazionalista battista con la
sua impostazione teologica
riformata e risvegliata, con la
sua passione per la conversione personale, visivamente
rappresentata dal battesimo
per immersione, con la sua
capacità di coniugare Evangelo e riscatto socio-culturale
per le genti italiche.
Edward Clarke non fu il tipico missionario britannico
con mire imperialistiche dell’età vittoriana: egli seppe inserirsi nella realtà italiana
contestualizzando il messaggio evangelico di libertà. Con
lui operarono i primi «attivisti» battisti italiani, molti dei
quali provenienti dalle file
della già citata Chiesa libera
ma anche daH’esperienza delle chiese dei fratelli e della
Chiesa metodista wesleyana:
Tofani, Agostinelli, Signorelli,
Cocorda, Dassio, Volpi, Colombo, Paschetto, Arbanasich, Patroni. Concludendo, il
past. Scaramuccia ha evidenziato il carattere indigeno, interdenominazionale dell’opera missionaria battista in
Italia e la sua capacità di essere già agli esordi un bmv allargato ante litteram. La chiesa
di Mottola, con le sue avvincenti vicende ne è una testimonianza diretta e vivente.
portando così a 9 il numero
dei propri consiglieri Sono
stati eletti i primi membri
non italiani del Consiglio,
nelle persone di James Sackey, Faustina Agyemaii Dua e
Sampson Asare. Durante il
culto del 30 giugno sono stati
ufficialmente insediati nel loro ministero, siglando così la
correponsabilità di tutti i credenti anche nella comiuzione
della chiesa. Tra le altre novità che ci hanno coinvolti di
recènte, ricordiamo la partecipazione al culto del Gruppo
dei Gedeoni (www.gideons.
org) accompagnati dal responsabile locale e da quello
regionale: ci hanno parlato
dell’opera di diffusione delle
Scritture nelle carceri, negli
ospedali e negli alberghi,
un’opera che tutte le chiese
evangeliche sono invitate a
sostenere. Una giornata speciale è stata quella del 26
maggio, in cui hanno predicato i capitani Massimo e Geeta
Pappalardo, del corpo di Milano dell’Esercito della Salvezza, condividendo con noi
la viva spiritualità e la produzione musicale della loro
chiesa; ci hanno anche parlato dei numerosi progetti di
evangelizzazione e diaconia
sostenuti dai salutisti in Usa.
Il rapporto strettissimo tra fede e musica ci è stato comunicato con generosità dalla
corale metodista di Milano,
nostra ospite domenica 21
aprile, e dai californiani New
America Singers, un gruppo di
giovani evangelici che il 13 luglio ha eseguito gospel e altri
canti cristiani nel nostro tempio, con grande commozione
di tutti i presenti. In questo
campo le chiese straniere
hanno indubbiamente un bagaglio di esperienza a cui tutti
dovremmo attingere.
Da qualche settimana una
ventina di ragazzi e ragazze
della comunità ha deciso di
costituire una «Unione dei
Giovani-Youth Fellowship»
per rafforzare i legami di fede
e amicizia, sostenere nuove
attività e aiutare la chiesa e i
suoi membri secondo le necessità. È emozionante, dopo
anni di assenza, vedere rinascere un momento fondamentale di aggregazione e
formazione per i giovani credenti. Su proposta della nostra nuova diacona, alcune
sorelle si stanno adoperando
perché possa nascere presto
anche una Unione femminile.
Queste due novità sono segni
di una presa di coscienza da
parte dei membri di chiesa, finalmente consapevoli del «sacerdozio universale» dei credenti. Quando ognuno porta
il proprio contributo di tempo, energia, gioia, amore, fantasia, fede e competenze,
la chiesa diventa finalmente quell’organismo vivo che
spesso predichiamo ma stentiamo a realizzare. Dice un
proverbio africano che «se un
millepiedi perde una gamba,
continua a camminare»: voglia il Signore che ognuno di
noi diventi una gamba che fa
camminare l’Evangelo.
■ Recentemente premiato a Torino
Piero Spinelli, valdese
e traduttore di qualità
FRANCO CALVETTI
Non è da tutti ricevere il
premio «Bogianèn», specie se con quel premio si intende esprimere stima e gratitudine a chi, piemontese di
nascita o di adozione, ha dimostrato particolare impegno e determinazione costruttiva neU’affrontare il corso della propria esistenza o
della propria carriera lavorativa. Lo ha meritato Piero
Spinelli, classe 1925, fratello
della Chiesa valdese di Torino, con la seguente motivazione: «Per aver dimostrato
sensibilità e gusto letterario
attraverso la propria attività
di giornalista, poeta e soprattutto traduttore, capace di
rendere con aderenza ed efficacia tanto testi narrativi
quanto opere saggistiche».
Qualche pennellata sulla
sua laboriosa esistenza: figlio
di giornalista, studia in un
istituto tecnico anche se la
sua passione incondizionata è
per le materie letterarie: capisce fin dal 1942 che avremmo
perso quella guerra che ci
portava a disprezzare gli inglesi e lo studio di quella lingua, per cui si butta a capofitto a imparare e a conoscere
nelle sue più riposte sfumature la lingua di Shakespeare, si
occupa di contabilità e di import-export, cosa che lo porta
a viaggiare in Europa e in Africa (Ghana, Costa d'Avorio,
Togo, Mozambico, Sud Africa
e Madagascar).
Ma sono le lingue che lo appassionano e le civiltà che
veicolano quelle espressioni
linguistiche: inglese, francese,
tedesco, spagnolo, portoghese, ma anche cinese e giapponese. Con un bagaglio linguistico di tutto rispetto si propone come traduttore/ree
lance e i grandi editori come
Rizzoli, Rusconi, Longanesi,
Corbaccio, Sonzogno, Polillo,
Mondadori, Rcs e Selezione se
lo contendono e riconoscono
in lui un fuoriclasse per impegno, professionalità. Un’attività che non conosce soste: in
15 anni un centinaio di titoli,
fra cui La foresta di E. Rutherfurd. L’angelo delle tenebre di
C. Carr, Il sangue dell’ira di P.
Maas, Non dire una parola di
A. Klavan (ora diventato film).
Un’attività vasta e impegnata che Spinelli svolge confortata dalla costante spinta
della moglie Donatella, raccogliendo consensi unanimi
e entusiasti, tanto che, con
senso delThumour e della celia dice di sé: «Peggiore di pochi e migliore di molti». In
un’intervista Spinelli stupì
molti confidando che fra i
mille e mille libri che ha radunato nella sua lunga vita vi
è anche un Vangelo stampato
a Londra nel 1838 in piemontese, con testo francese a
fronte, che considera come il
più prezioso di tutti.
La scomparsa del teologo svizzero
Klauspeter Blaser, amico
della Facoltà valdese
FULVIO FERRARIO.
SE esiste una «eutanasia»,
una bella-buona morte,
quella del prof. Klauspeter
Blaser, (benché drammaticamente prematura: era nato
nel 1939, si è spento il 7 luglio
scorso) probabilmente lo è
stata: improvvisa, per infarto, durante una gita di fine
corso con i suoi studenti, sulle
montagne svizzere che amava
profondamente. Il vuoto che
egli lascia è immenso: era un
buon amico della Chiesa valdese e di diversi nostri pastori
e professori, varie volte era intervenuto a convegni organizzati dalla nostra Facoltà: un
suo contributo è pubblicato
nel n. 3/1996 di Protestantesimo, un altro nel volume Tra
la croce e la svastica (Claudiana, 1984), curato da Sergio
Rostagno. Personalità ecumenica, Klauspeter scherzava
volentieri su un certo anticlericalismo dei protestanti italiani, che gli pareva esagerato:
ma ci capiva bene e aveva diversi bei progetti di collaborazione con noi.
Dopo gli studi teologici, il
vicariato e la consacrazione al
ministero pastorale, era diventato giovanissimo professore di Teologia sistematica a
Losanna, ma continuava a vivere nella campagna bernese,
dove era nato e alla quale era
molto legato. La sua tesi di
abilitazione era dedicata alla
teologia nera e l’interesse per
le teologie dette «contestuali»
del Terzo Mondo ha costituito
uno dei motivi conduttori della sua ricerca. Legata a questo
era la passione per la teologia
della missione, che aveva insegnato per diversi anni a Basilea: la ricerca scientifica è
sempre stata accompagn¡d|
da prolungati soggiorni
prattutto in Africa; ma avevi
anche trascorso, alcuni ^
fa, un periodo di studio nert
Stati Uniti, che lo aveva ca
dotto a scrivere un libro
portante sulla teologia noi,
mericana. La sua opera recì
te più significativa èLathma
logie au XXeme siede
L’age d’homme, Losanni
1995), una presentazione
tica che va molto al di là ¿jj
manuale: se esistono rea])
mente letture teologiche indi
spensabili, questo volume di
vrebbe rientrare nel novero
Quest’uomo erudito era¿
che molto semplice e cordjj
le, l’esatto contrario deldc
cente aristocratico e spo(
chioso: in generale non avei
simpatia per la corporazion
dei professori di teologia, !
insospettiva il frequente con.
trasto tra l’ardita elevatez
delle speculazioni teologJoL
e le piccinerie umane e ac»
demiche, che poco hann^
che vedere con quella cheoa
definirsi «scienza di Dio». Tia
i teologi europei, in ogni cas
non ha mai nascosto la pii
pria ammirazione per il pei
siero e la persona di Jiirgi
Moltmann.
Alcuni anni fa, dopo uff
culto di Pasqua vissuto inst^
me a Milano, Klauspeter ha
brevemente commentatoli
testo della predicazionhi
Marco 16, 1-8, sottolineami
come lo sgomento delle don
ne davanti alla tomba vuoi
sia parte integrante della fede
nel Risorto. Spero che quest!
pensiero, così «suo» aiuti in
queste settimane la moglii
Cristiane, i figli Jeremias, Si-,
meon e Marcos e i molti che
gli hanno voluto bene. <
làic
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0
GN
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del Sin
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uno sla
innova;
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troppo
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diverso.
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Mata ai
second
deU’arc
Wolfgai
{tazie £
iinfrate
itaatmi
inevide
wldesi 1
¡Ionian
past. Gi
che sai
AGENDA
4 aeosto
MEANA DI SUSA — Alle 17, nella chiesa evangelica, si tiene
una conferenza del pastore Giorgio Bouchard sul tema «Perché è nata e cosa ha detto la Riforma protestante», con intermezzo musicale a cura di Ezio Amaud.
18 agosto
MEANA DI SUSA — Alle 17, nella chiesa evangelica, si tiene
una conferenza del pastore Giorgio Bouchard sul tema «Gl
sviluppi della Riforma protestante nel mondo»; intermèzzir
musicale sui canti della Riforma a cura di Ivo Blandino (tenore) e Ezio Arnaud (organo).
24 agosto
TORRE PELLICE — Alle 21, nella palestra del Collegio valde^
se, la Federazione donne evangeliche organizza una serata su
«Percorsi di spiritualità fra differenze di genere e di identità».
25 agosto
PIEDICAVALLO — Alle ore 17, l’ultimo culto estivo (nella
chiesa) sarà tenuto, come di consueto, in lingua piemontese
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica dfve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
Tavola valdese
Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall'art. 99/SI/2001, è
convocato per
domenica 25 agosto 2002
I membri del Sinodo sono invitati a recarsi nell'Aula sinodale
della Casa valdese di Torre Pellice, via Beckwith 2, alle ore 15
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15,30 nel tempio di
Torre Pellice.
Prédicatrice d'ufficio è la pastora Erika Tomassone.
Il moderatore della Tavola vald^
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2002
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Intervista al pastore Gianni Genre, moderatore della Tavola valdese
I temi del prossimo Sinodo
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¡¡(jialogo interreligioso dopo l'il settembre, Israele e Palestina, la crisi argentina e le chiese
4àesi de! Rio de la Piata, i problemi interni delle chiese in Italia, la diaconia e l'otto per mille
I Notizie dalle chiese genovesi
Momenti di presenza
significativa in città
^^^^berto cobsani
Ogni anno due sentimenti si fanno strada fra chi
■ - o assiste, ai lavori
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L Sinodo: un impressione
¡Licurante di consuetudi‘j e un’altra di attesa per
lo slancio particolare, una
innovazione, un argomento
.forte»; a volte, anche, 'il timore di qualche discussione
troppo calda. Anche l’ambiente gioca la sua parte in
questa duplice consapevolezze proprio daH’ambiente
parte il carattere di novità che
annuncia un Sinodo un po’
diverso. Fa spicco infatti, per
chi entri nel giardino della
Casa valdese, la nuova pavimentazione e l’allestimento
di un vero e proprio percorso
sia pietra di Luserna; cambiata anche la vegetazione,
secondo il progetto globale
dell’architetto del paesaggio
Wolfgang Ziegler, realizzato
grazie al lascito generoso di
iin fratello di chiesa. In questa atmosfera, che mette ben
in evidenza il monumento ai
laldesi del Rio de la Piata, ragioniamo con il moderatore
past. Gianni Genre sui temi
che saranno all’ordine del
giorno: e subito si affacciano
grandi preoccupazioni.
«Questo è stato un anno segnato da molte preoccupazioni - esordisce Genre -,
preoccupazioni che hanno
condizionato il lavoro della
Tavola, sia sul versante interno, sia su quello del “mondo
Ji'fuori’’: il nostro anno ecclesiastico è iniziato nel sepdel “11 settembre”, con
tutto il suo portato di paure.
Dopo aver espresso la nostra
solidarietà alle chiese protestanti degli Usa, la vita dei cui
tómbri è stata sconvolta più
ilquanto pensassimo, abbia» cercato di lavorare per
pomuovere il dialogo ai diversi livelli. Il Sinodo 2001
aveva avuto ragione di orientare la nostra riflessione sulla
questione dell’economia glorie e ci siamo subito resi
eonto di cosa significa iniziale a scontare le derive della
pobalizzazione. In Italia si è
Buttato e si tratta poi di iniuure quasi da zero a dialogate con ¡ musulmani presenti
M territorio. Quanto al Me® Oriente, abbiamo giornalente conferma di quanto
stata importante la nostra
“Bssione a livello di Fcei: pur
noi una piccola reu, abbiamo dimostrato di
delle cose da dire, an
che nell’insistere perché l’Italia (e l’Europa) abbia un maggiore coinvolgimento. Anche
nei rapporti, per noi così importanti, con Argentina e
Uruguay, con le nostre chiese
gemelle, vediamo quanto la
questione economica sia dirimente: siamo di fronte, oggi,
al tentativo di arginare un fenomeno di “fuga” da quei
paesi da parte della generazione dei trenta-quarantenni:
l’abbandono della loro terra
può significare lo svuotamento delle nostre chiese e una
minaccia del tessuto sociale
di laggiù. Abbiamo costituito
un piccolo gruppo di lavoro
per aiutarci a monitorare la
situazione e al Sinbdo di quest’anno la presenza del Moderador della Mesa sarà particolarmente importante».
- Che cosa possiamo dire,
invece, sul fronte «interno» alla chiesa?
«L’ansia maggiore è stata, e
continua a essere, quella relativa alla nostra diaconia istituzionalizzata, quella dei
grandi istituti e in particolare
degli ospedali che fanno capo
alla Ciov. La loro gestione
rappresenta un carico (finanziario, di responsabilità e di
persone) che si rivela forse
troppo grande, che condiziona ogni giorno il nostro agire.
Speriamo in un dibàttito approfondito del Sinodo che dia
indicazioni precise, anche
per poter rispondere con una
parola chiara, più definita, alle molte persone che lavorano in queste strutture e vivono nell’amarezza che sempre
l’incertezza produce. La Tavola teme molto anche le ripercussioni di questo travaglio sul tessuto sociale delle
chiese delle Valli: bisogna trovare un nuovo modo per conciliare la realtà delle nostre
chiese con i progetti diaconali che sono sempre più difficili da governare, e questo tan
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15.
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TAVOLA VALDESE
Corpo pastorale
Per giovedì, venerdì e sabato
22-23-24 agosto 2002
^tenvocato il corpo pastorale, nella Casa valdese di Torre Pellice, con
®9uente ordine dei giorno:
9'ovec/ì22, ore 15-19:
I torpo pastorale, questo sconosciuto». Introduzioni storiche, teo, ® ecclesiologiche sul tema.
'Varie
venerefi23, ore 9-73
stori di due proposte riguardanti l'aggiornamento dei pa
pastore e la separazione delle figure del moderatore e del
^dente del corpo pastorale,
tri “Giovanni Miegge»; incontro fra il corpo pastorale e Ceneyropg^^^l' evangelici: «La posizione protestante sulla Costituzione
'Com^ candidata al ministero pastorale Birgit Wolter.
della Commissione liturgia e della Commissione forpastorale
ed eventuali.
moderatore della Tavola valdese
Gianni Genre
to più in una fase storica e
politica in cui si sta attuando
una ridefinizione della sanità
pubblica, con il ventilato ritorno alle vecchie mutue e il
rischio che i ricchi siano in
grado di curarsi a livelli di eccellenza, e che gli altri siano
costretti ad “aggiustarsi”. Il
problema non è solo nostro, e
riguarda quanti gestiscono
opere sociali in convenzione
con enti pubblici: quanti potrebbero pagare le rette che si
preannunciano sempre più
onerose in assenza (o riduzione) delle quote rimborsate
dal pubblico? Oltre ai problemi di natura economica ve ne
è uno ancora più importante
con il quale stiamo facendo i
conti: la crescente difficoltà a
reperire i “quadri” che si assumano le responsabilità di
gestione. È sempre più difficile trovare persone competenti e disponibili e questo fenomeno ci impensierisce moltissimo».
- Come si inserisce in questo
quadro l’andamento del gettito otto per mille?
«È di metà luglio il rendiconto ministeriale relativo alle dichiarazioni del 1998 e sono dati allarmanti perché, a
fronte di un aumento numerico delle firme a nostro favore (da 127.775 a 145.553), registriamo una riduzione della
percentuale a nostro favore
(da 1,32 a 1,10). Tolto quanto
serve per ripianare prestiti,
resta a disposizione poco più
di un miliardo e mezzo di
vecchie lire, a fronte di una
necessità almeno tripla: ma
dove mai potremmo “tagliare”? Quanto alla “svolta” che
sarà rappresentata dall’accettazione delle quote non espresse, siamo sempre in attesa di una convocazione per
la necessaria revisione dell’
Intesa, ma questa è legata
all’iter delle altre Intese che
sono sul tavolo della trattativa con lo stato. In ogni modo,
facendo una proiezione grossolana, è facile capire che da
quel capitolo, dal quale non
potremo aspettarci nessun
provento prima del 2006, non
arriverà la soluzione dei nostri problemi. Dovremo, insomma, ripensare a tutto il
nostro impegno diaconale
avendo più attenzione per i
nostri limiti. Per quanto attiene al campo di lavoro, le
difficoltà sono state numerose e soprattutto nel fV distretto abbiamo dovuto affidare
alcune comunità a giovani
candidati. Credo che dovremo ripensare i criteri per la
mobilità dei pastori, mettendo definitivamente da parte il
modello pastorale ottocentesco, ancora presente in molti
membri delle nostre chiese,
che prevedeva quasi sempre
la disponibilità piena anche
delle “mogli di pastore" che
non avevano un’attività professionale propria. Infine
vorremmo in questo Sinodo
definire meglio il ruolo diaconale che dovrà essere precisato nei suoi caratteri, anche a partire dalla formazione, dandogli quella dignità
piena che non sempre gli è
stata riconosciuta».
- In questo quadro problematico, come possono reagire
i singoli e le chiese?
«Malgrado le nostre modeste dimensioni, credo che le
nostre chiese conservino numerose potenzialità. Occorre,
ad esempio, dare una risposta ai segnali inquietanti che
vengono dalla società. La
nuova legge sull’immigrazione introduce un principio pericoloso, quello della presunzione di colpevolezza, inducendo i cittadini a ritenere
che chi entra senza documenti in regola sia automaticamente un delinquente.
Questa legge nutre il sospetto
e la diffidenza e non onora il
nostro paese che ha una lunga tradizione di accoglienza.
Condivido, in questo senso,
altre voci cattoliche che hanno detto che questa legge è
impossibile da coniugarsi con
un atteggiamento che voglia
ispirarsi ai principi evangelici
e cristiani. E positiva, invece,
la veste che assume la normativa in corso di esame sulla libertà religiosa, che supera il
concetto dei “culti ammessi”,
mentre, per molti altri versi,
la laicità dello stato è messa
sempre più in questione (basti pensare al finanziamento
delle facoltà teologiche o dei
nuovi operatori-cappellani
ospedalieri in Sicilia). Abbiamo poi un impegno preliminare da recuperare: quello
dell’attenzione per i problemi dei singoli individui, sempre più soli con le proprie angosce; anche nelle nostre comunità vi sono delle situazioni di sofferenza che, se non
vengono affrontate, rischiano
di sfaldare il tessuto delle comunità. Credo che le chiese
debbano semplicemente imparare o reimparare a porsi
in ascolto degli altri e a svolgere una funzione di accompagnamento reciproco, nella gioia di essere “chiesa” e
di essere “chiese”. Per questo
abbiamo deciso di porre all’attenzione del Sinodo il tema della vocazione, della sua
riscoperta, delle diverse articolazioni che questo termine
può assumere. La Bibbia parla, dalla prima all’ultima pagina, di un Dio che chiama a
un’esistenza nuova, piena. Si
tratta di ritrovare la consapevolezza della propria vocazione per aiutare i nostri contemporanei a discernere, a loro volta, la voce di Dio in
mezzo alle tante altre “chiamate” a cui siamo soggetti
ogni giorno. Il fatto banale
che la larga maggioranza delle persone che ci circonda
porti con sé un telefono cellulare giorno e notte segnala
l’attesa, sebbene inconsapevole e confusa, di una chiamata che si spera arrivi. Il
ruolo delle nostre chiese può
ancora essere quello di aiutare uomini, giovani o anziani,
a identificare la chiamata e il
senso che questa chiamata
può significare per la nostra
esistenza e per l’avvenire del
nostro mondo».
ERMINIO PODESTÀ
DOPO le preoccupazioni e
gli allarmismi eccessivi
si è conclusa sabato 20 luglio
la serie di incontri per ricordare la morte di Carlo Giuliani e discutere ancora sul problema della globalizzazione.
È opportuno sottolineare tre
manifestazioni di particolare
rilievo. Mercoledì 17, al Palazzo Ducale, organizzata dal
«Comitato piazza Carlo Giuliani» che ha organizzato un
dibattito sul tema «La globalizzazione interessa a cristiani e non cristiani?», a cui
hanno partecipato Giovanni
Franzoni (Comunità cristiana
di base di San Paolo in Roma), Monica Lanfranco (direttrice della rivista Marea),
Antonella Visintin, della
Commissione «Globalizzazione e ambiente» della Fcei,
Marco Revelli, docente universitario di Sociologia. Sabato 20, dopo la manifestazione
del pomeriggio in cui migliaia di persone hanno sfilato senza creare incidenti, alle
21 oltre 200 tra cattolici, ortodossi, evangelici e appartenenti ad altre religioni sotto
la regia del francescano Alberto Tosini, hanno dato vita
a una veglia di preghiera perché si possa atmare una «globalizzazione umana».
Si è pregato per le missioni
dell’Africa; le suore africane
hanno cantato danzando inni della loro terra, si è chiesto
perdono per tutte le ingiustizie che sono state commesse
finora. Si è chiesto al Signore
che possa avvenire una autentica riconciliazione. E
quando i quattro battisti presenti a titolo personale hanno intonato l’inno «Lode
alTAltissimo», si sono uniti a
loro i frati, le suore e tutti gli
altri segno questo di un ecumenismo ormai in atto anche
nei canti. Rimane il rammarico che a questa settimana di
iniziative sui problemi della
globalizzazione non abbia
aderito Ufficialmente la Fcei.
Sarebbe stata un’occasione
per dimostrare concretamente la solidarietà verso chi lot
ta contro l’usurpazione dei
potenti nei confronti della
povera gente.
Il 16 luglio si è svolto, nella
chiesa battista di Genova, il
funerale di Ping Chuen Lan,
che in italiano significa «Fiore di primavera», di 61 anni,
moglie di Filippo Chan, pastore della chiesa cinese che
si raduna in via Vernazza al
pomeriggio della domenica e
madre di quattro figli, morta
in seguito a un incidente. Siccome è raro il caso di un funerale cinese, perché in genere i parenti portano i loro
congiunti in Cina, questo avvenimento ha avuto anche
una risonanza sulla stampa
locale. Al culto erano presenti
sorelle e fratelli cinesi provenienti da Roma, da Milano,
da Firenze e da Torino. I canti in cinese, accompagnati
dal suono di trombe e tamburi, sono stati molto coinvolgenti. Il pastore cinese di
Roma ha rivolto un messaggio e un anziano della Chiesa
battista si è rivolto ai presenti
ricordando che Ping Chuen
Lan era una donna con davanti ancora parecchi anni
da vivere, strappata tragicamente alla vita; una donna
con la gioia di vivere stampata sulle labbra sorridenti, una
donna retta, timorata di Dio.
La salma di Chuen Lan è stata trasportata al cimitero di
Staglieno accompagnata da
decine di corone.
Il pastore cinese di Roma
Un momento dei iavori del Sinodo 2001
La festa del XV Agosto
La festa popolare dei valdesi e dei loro amici e amiche si
tiene quest’anno aU'Albarea, una borgata di Riclaretto, in
vai Germanasca. Per arrivare in auto alTAlbarea, salendo da
Pomaretto, subito dopo la borgata dei Chiotti, si svolta a sinistra e si segue la strada che giunge fino alla chiesa vicariale di Riclaretto. A questo punto si svolta nuovamente a
sinistra e si raggiunge in breve la borgata delTAlbarea. L’Albarea (a poco meno di 1.000 metri slm) si trova in una posizione panoramica tale da godere una visione ampia della
vai Germanasca e dei suoi valloni laterali.
L’incontro comincerà alle 10 con un momento di culto in
cui la predicazione è stata affidata alla pastora Patrizia Pascalis della chiesa di Orsara di Puglia, coadiuvata da un
gruppo di coralisti e lettori delle chiese del 3° circuito. Nel
pomeriggio si prevedono alcuni brevi interventi, che toccheranno diversi temi: Ettore Peyronel ricorderà episodi riguardanti la storia (poco nota) della chiesa di Villasecca, la
Missione contro la lebbra darà alcune informazioni sul lavoro che svolge, e altrettanto farà la commissione dell’«Otto per mille». Il «Grupo Vocal Sur», un grappo corale delle
chiese valdesi dell’Uruguay eseguirà il suo repertorio di
musiche e canti sudamericani e infine una simpatica filodrammatica nata di recente tra i giovani delle Valli presenterà un breve lavoro teatrale dal titolo «Parola di clown».
La chiesa di VUIasecca organizza un servizio di buffet sia
freddo che caldo per chi fosse sprovvisto di pie nic.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Si Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Fcei, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì
seguente alle ore 24 circa e alle ore 10 del lunedì successivo.
Domenica 4 agosto, ore 23,50 circa,andrà in onda; «Povertà
negli Stati Uniti: L'impegno delle chiese americane»; «1 quaccheri in Italia». La replica sarà trasmessa lunedì 5 agosto alle
ore 24,30 e lunedì 12 agosto alle 10 circa.
Domenica 18 agosto, ore 23,50 circa,andrà in onda: «La
presenza dei luterani in Italia»; «Piccole Speranze Armene»;
«Dietro le parole rubrica biblica». La replica sarà trasmessa lunedì 19 agosto alle ore 24,30 e lunedì 26 agosto alle 10 circa.
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 2
agosto.
VENE
IL «CD» E LA MUSICA
SECOLARIZZATA
PASQUALE lACOBINO
Il compact disc (cd) compie
vent’anni. È ¡’«oggetto volante
desiderato» dell’universo giovanile e degli appassionati di musica. Volante per la sua precarietà di mercato: caduta libera
nelle vendite (-7% nel primo semestre 2002) accompagnata dalla parallela diffusione di cd-gadget (dalle scatole di detersivo ai
settimanali) con i successi dell’estate. Il cd è uno dei prodotti
dell’industria culturale in cui si
è spezzata la corrispondenza tra
desiderio e acquisto, possesso e
fruizione, per ragioni ben note;
prezzi elevati, tecnologia di riproduzione diffusa, mercato illegale, concorrenza dei dvd audio, opportunità
offerte dalla rete
informatica attraverso Napster
oppure l’Mp3.
Quando è apparso, il cd si inseriva in una più
generale trasformazione del «fare musica», della
sua promozione
e del suo consumo. Irruzione dell’elettronica e
visualizzazione delle hits hanno
sollecitato «orecchio e occhio».
Alla già avanzata elettrificazione degli strumenti musicali si
è affiancata la manipolazione digitale del suono. Computer e
mixer sono compagni di lavoro
in sala di registrazione, nei concerti, nelle discoteche. L’immagine gioca un suo ruolo nell’orientamento del pubblico attraverso i videoclip (i video promozionali delle canzoni) trasmessi
dai canali televisivi musicali. È
lo stesso processo creativo della
musica a uscirne trasformato.
Era già possibile con le piste di
registrazione produrre un disco
senza che compositori, cantanti
e musicisti condividessero lo
spazio fisico dello studio. Oggi si
può fare musica con la sola presenza dell’autore accompagnato
da un programmatore del suono. Questo non solo a livelli professionistici. Con un computer,
un software adatto e reperibilissimo, caricando e «scaricando»
linee musicali dalla propria dotazione di cd, un gruppetto di liceali può realizzare musica hip
hop, miscelando basi ritmiche,
melodie, fraseggi. Una «secolarizzazione della creatività» (cioè
una creatività possibile anche al
di fuori dei santuari della produzione artistica e dei suoi saperi codificati) che ha prodotto
un’esplosione di generi, spesso
in reciproca contaminazione).
È come se si fosse spostata in
Come le nuove
tecnologie rendono
più agevole
l'espressione della
creatività giovanile
bilità dell’ascolto. La frontiera
tra il suono convenzionale e la
musica prodotta sinteticamente
ha inglobato quello che nell’ambiente quotidiano è rumore. In
alcune correnti musicali non
commerciali il panorama urbano può trasfigurarsi in suggestioni sonore: energie musicali
ispirate al pulsare delle porte
elettroniche, vibrazioni che richiamano il fragore della metropolitana o il riverbero acustico del traffico della città, il ritmo di una canzone punk può costruirsi pensando allo sbuffo del
vapore di una fabbrica. Con la
manipolazione dei suoni acquistano cittadinanza pop anche
rumori lancinanti o dalla timbrica
sotterranea. Ma
attenzione. Non
sono solo rumori,
ma umori. Per
dirla con un chitarrista: «Qual è
il suono di New
York? D suono di
gente che cerca
appartamenti a
poco prezzo» (Lee
Ranaldo dei Sonic Youth).
Tanto gli amanti della musica
classica e del jazz, quanto ìfans
del rock o i nottambuli della terno, dunque, possono apprezzare
prodotti musicali a elevata definizione di suono, ripuliti da
ogni imperfezione o sbavatura.
Insomma, di qualsiasi tipo di
musica si tratti, classica o leggera, il suono riprodotto dal cd è
nitido e pulito. L’orecchio impietoso intercetta il fruscio leggero e malinconico celato sotto
l’ascolto di un vecchio disco in
vinile o di una semplice audiocassetta. È dunque cambiato il
nostro orecchio? Se si potesse ricorrere a una licenza letteraria,
ci sarebbe da tirare in ballo scenari fantascientifici o cyberpunk
alla William Gibson: è cominciata la «mutazione»? Un’esagerazione, ovviamente. Intanto, come è stato scritto, «c’è il massimo intreccio, nella nostra epoca,
tra l’artificiale e il corporeo», tra
il corpo e la macchina, e questo
non può che influire sui linguaggi e la vena espressiva che attraversa le generazioni.
Il cd ha soppiantato il vinile.
Mostrare a un amico un Long
playing degli Anni Settanta, con
copertina scortecciata e psichedelia policromatica sbiadita, rimane una medaglia civile all’onore musicale. Eppure all’orizzonte si affacciano nuove tecnologie. Toccherà anche al cd, con
la sua confezione plastificata o
in digipack, finire tra i cimeli
avanti la frontiera deUa sosteni- del popolo delle sette note?
L E(X) Deux ^u.i
a
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S, Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.torino@riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
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^ ordinario: euro 57,00; ridotto: euro 44,00; semestr: euro 30,00;
sostenitore: euro 105,00.
Fctorn ordinario: euro 90,00; v. aerea; euro 105,00; semestr: euro 47,00;
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 1 del 26 luglio 2002 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledi 24 luglio 2002.
2001
Auociato alla
Unione atampa
periodica Italiana
Dieci anni dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio
Basta con la mafia!
Dopo due anni di impegno, è iniziato un «silenzio assordante» su
un fenomeno che continua a pervadere e a corrompere la società
ALFONSO MANOCCHIO
Quando sì spalma la realtà della mafia su tutto il
territorio nazionale o addirittura sull’intero globo terrestre si fa un’operazione culturale incapace di penetrarne
i veri meccanismi di riproduzione, capire la forza proveniente per essa dalla localizzazione e analizzarne il dinamismo di penetrazione. Questo è il modo peggiore per affrontare la conoscenza della
mafia e chi lo fa merita giustamente il rimprovero di
Leonardo Sciascia di «professionista dell’antimafia».
La preghiera e la pace sono i temi che un nostro
ascoltatore napoletano propone alla nostra attenzione.
«Una delle parole oggi più inflazionate - scrive - è la parola pace. Si sente parlare di
pace tra le nazioni, tra le etnie, tra le religioni (...); c’è
anche chi arma degli eserciti
per preservare la pace nelle
“zone calde” del mondo! Siamo tutti indegni di dirci cristiani se non ci adoperiamo
per la pace (...). Possiamo essere divisi su altri punti ma i
cristiani dovrebbero porsi come priorità assoluta l’impegno e la preghiera comune
per la pace nel mondo».
Non posso che essere d’accordo con l’importante e necessario monito del nostro
ascoltatore: ai quattro angoli
della terra divampano i fuochi di molteplici conflitti;
questa realtà non può non interrogare le nostre coscienze
di credenti. Vorrei però riflettere su questo invito a prega
Incontro ecumenico
Chi era all’incontro ecumenico pomeridiano^ di venerdì
19 luglio in via D’Xmelio (intorno aH’ulivo piantato nella
buca lasciata dall’autobomba
che dieci anni or sono alle ore
16,58 uccise Borsellino e la
sua scorta sotto gli occhi della
mamma) è stato attraversato
e scosso da emozioni fortissime, ma lucidissime, ben riassunte nella plasticità della
danza finale: deporre il velo
nero, perché è tempo di riscatto. Ricollegandosi strettamente al grido di don Luigi
Ciotti «Il problema siamo
noi!». Il messaggio partiva
dalla cooperativa di ragazzi e
ragazze «recuperati», che producono grano sulle terre ima
volta appartenute a Totò Riina. Questo richiamo all’impegno e al concreto è risuonato
nelle preghiere, nei canti, nei
messaggi e nella danza Tamil
di solidarietà.
Tanti mondi, tante lingue,
tante culture e tanti impegni:
tutti a gridare: basta con la
mafia, basta con la sua perversa penetrazione e corruzione della società di una terra antica e bella, la Sicilia. C’è
un concreto di malvagità e c’è
un concreto di amore, c’è un
concreto di morte e c’è un
concreto di vita, c’è un concreto di schiavitù e c’è un
concreto di libertà, c’è un
concreto di violenza e c’è un
concreto di giustizia. Guai se
le parole abbandonano le cose, non c’è più creatività. Guai
se le cose giacciono senza il
vento e la potenza della parola. Tutto diventa vuoto, insignificante e morte.
Lo diventa nella parabola
dell’oliva di Rita Borsellino,
nella predicazione coranica
dell’imam, nel richiamo alla
lotta contro lo schiavismo
della Chiesa metodista, nel
credo nella vita della Chiesa
valdese, nell’adorazione della Bibbia della Chiesa orto
dossa, nelle predicazioni accorate e ispirate di don Luigi
Ciotti e di padre Alex Zanotelli, nella distribuzione delle
spighe di grano venute dai
campi una volta della mafia..., come ha cantato un
possente coro (Convivium)
in via D’Amelio. Intorno a un
ulivo portato da una terra inzuppata di sangue, la Palestina, che ha messo radici ed è
diventato albero in un’altra
terra consacrata dal sangue
di martiri della giustìzia:
Paolo Borsellino, Agostino
Catalano, Walter Cusina,
Emmanuela Loi, Vincenzo Li
Muli e Claudio Traina.
La stagione dei lenzuoli
dopo le atragi
Bisogna riprendere di qui il
cammino. Ci furono due anni
di «circuito virtuoso», subito
dopo le stragi di Capaci e via
D’Amelio. Ci fu la stagione dei
«lenzuoli», che storicamente
fu l’ultimo scossone che attraversò la Sicilia da un capo
all’altro. Poi, già verso la fine
del ’94 iniziò un «silenzio assordante», che Attilio Bolzoni
{La Repubblica del 4 novembre 1994) così descrive; «Senza sparare un colpo, si stanno
riprendendo la città [Palermo,
ndr]. Nelle borgate, nei salotti
buoni, nei palazzi. Riconquistano lo spazio perduto... Oggi Gian Carlo Caselli dice:
"Basta interrogarci sulle cose
che stanno cambiando. Le cose qui a Palermo sono già
cambiate”. La nuova realtà è il
passato di Palermo. Che è tornato con facce vecchie e nuove, con l’isolamento, con i silenzi e con le paure».
E le paure non sono terminate, se due magistrati «consapevoli e professionali» del
Palazzo di giustizia di Palermo, intervistati dal giornalista Saverio Lodato, grande
conoscitore di cose di mafia,
{L’Unità, 2 aprile 2002, «Il silenzio 10 anni dopo»), hanno
voluto mantenere l’anonimato per non suscitare le solite
polemiche personali e non rischiare inutili provvedimenti
disciplinari. Per questi giudici, come per i tanti che hanno indagato e combattuto la
mafia il discorso di foiido
non cambia e può essere
riassunto più o meno così,
prendendo a prestito le parole di Saverio Lodato: la campana per la mafia, se mai
suonerà, non suonerà certo
nelle aule dei tribunali ma
nei palazzi della politica.
Il sogno è finito
Francamente si può dire
che qui non è mai suonata,
neppure durante il governo di
centro-sinistra, quando ci si
era illusi che Cosa Nostra fosse stata sconfitta. Il sogno di
Orlando è stato un bel sogno,
un’immagine evanescente in
uno specchio ben incorniciato. La lotta al pentitismo ha
fatto il resto. Bisogna ripartire
dai palazzi della politica, dove
le enunciazioni di principi, le
grandi promesse o le autoproclamazioni hanno un linguaggio criptico e suonano come
messaggi amichevoli per le
orecchie attente della mafia.
Anche la storia recente e recentissima ha scritto nuovi
capitoli in questa direzione.
Spesso linguaggi contrastanti
sono come due facce della
stessa medaglia. Bisogna ripartire dai palazzi della giustizia. Ciò vuol dire che quel coro possente di venerdì pomeriggio, quasi un contraltare alle celebrazioni istituzionali
del mattino e che ha fatto un
grande sforzo cosciente di
non cedere al male profondo
dell’autoreferenzialità, deve
continuare ad essere sempre
più altro, a trasformarsi in impegno quotidiano, concreto,
in cultura nuova che sappia
coniugare la lotta alla grande
mafia mondiale con quella locale e questa con quella.
/<C.cut{ù
a pregniera e la pac
LUCABARAHO
re insieme per la pace. Pregare. Credo che sia sottovalutato il valore della preghiera e,
soprattutto, in un ambito in
cui sembra decisamente più
importante agire, trovare un
modo concreto per porre termine a violenze e barbarie. E
tuttavia, la preghiera rimane
un importante momento di
presa di coscienza di sé in relazione agli altri e alla parola
del Signore. Pregare significa
innanzitutto far incontrare
due linguaggi diversi.
Da un lato il linguaggio
della quotidianità, le parole
di cui ognuno dispone per
spiegare le cose di ogni giorno; il linguaggio della realtà
spesso dura e violenta. Dall’altro lato il linguaggio della
Scrittura, della Bibbia Due
linguaggi che hanno bisogno
l’uno dell’altro e che nel loro
incontrarsi danno vita a una
preghiera che è fatta tanto
delle parole che parlano il
duro linguaggio della realtà
quanto delle parole che parlano il linguaggio della speranza e della fiducia. L’uno ci
parla di eserciti che occupano spazi e creano campi di
battaglia; di bombe umane
che saltano in aria con le loro
m SUI Gio^
ìiGìo
Donne sacerdote.
Un articolo di Ales'
Zangrando (11 luglio)“^
sce deH’ultimatumS
Congregazione per la dot«
na della fede, a cui è a cZ
il card. Ratzinger, rìvoli
le donne ordinate «sa
te» dalla «Chiesa cari
ca di Gesù Re». Il 29 k
dell’anno scorso il suo i
datore, «il vescovo scisnS
co Romulo Antonio
ha ordinato sacerdote „
donne cattoliche a boidy
una motonave in viag^ jji
Danubio. La cerimoniaf jj.
venuta secondo il rito catlj.
fico». O-vvio il prowed^éi!
to d’autorità. «L’awena^
“ordinazione sacerdotali^
si legge nel monitum ‘
Congregazione (...)-è„,
mulazione di un sacraaiàii
to e perciò invalida e
costituisce un grave delitti
contro la divina costitiàij
ne della Chiesa». Detto clt
l’autore è già di per sé imo
scismatico, il testo uffidi
prosegue: «Il fatto accadute
nuoce anche alla giustap®.
mozione della donna, cii{
occupa un posto pecuM
specifico e insostituitig
nella chiesa e nella socie4
Insomma, prosegue TarÈil
lo, dopo aver ricordatoli
prese di posizione di suoiet
religiose attive sopratttÉ
negli Usa, «le donne anà^
di far parte del clero si p»
sono solo rivolgere alle comunità [sic!] protestantì»^
CORRIERE DELLA SEÈ
Donne sacerdote - Il
In realtà ci sono anchéle
anglicane. Lo stesso gior^
infatti, in un articolo sulfuturo possibile nuovo artivescovo di Canterbury (ck
dovrebbe essere Rowfl
Williams, favorevole - si dice - al matrimonio dei divorziati, come il prini
Carlo) Andrea Nicastro
cenna anche alla diva
considerazione che la
sa d’Inghilterra ha perii
donne. «Nel suo piarlo^
riforma - scrive - Willi
è pronto a inserire la noi
na a vescovo delle don
per ora ammesse solo»
primo livello gerarchico
sacerdozio. C’è poi ilrnafl
monio per i divorziati e ite
atteggiamento estren^
mente più benevolo m
confronti deH’omosessui
lità». Prosegue rarticota«
una conferenza di lesbio
e gay, Williams sosteni
che dalla Bibbia si può^
bilire “solo molto aM
che il sesso inteso comi
produzione sia la nonni
Quindi la condanna mori
sulla “sessualità diverte
sembra destinata a cade®
Ali
con
IJ
vittime, r.iliio ci parlai
de che si ii.islormanojB*
tri. l'tttioci 11 lustra l’odio»
ticceca gli animi e toglie^
eia: l'aitiu la iisuonare®
iole di Gesù che iirw
anime i proini nemiciPregare significa acci
questi due linguaggi: *'1
ca prendere
realtà senza farsi
dalle logiche che la doi
no; significa aprirsi alla
ne di un mondo di^er^ ,
nendolo possibile.
gnifica puntare il
sguardo sul mondo sen»!.
genuità ma con
è per questo che rinví«».“^
nostro ascoltatore n ^
che essere ripreso ¡d
che dove spesso ?” jgf®
stiani sono stati „
violenze si POSsa
preghiera piena di n
di speranza. ^
(Rubrica «ParlìarfR>^
me» della trasmission^i^
evangelico» curata
data in onda domenica
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venerdì 2 ACOSTO 2002
PAG. 11 RIFORMA
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ttii Iniziative culturali a Massello
Estate: chiesa aperta
«Estate: chiesa aperta». È questo il titolo dell’iniziativa avviata in luglio dalla chiesa di Massello che accompagnerà i visitatori e i residenti massellini fino a fine agosto. Si tratta di un progetto di animazione culturale rivolto a tutti. In programma al
tempio di Chiaberso vi sono due appuntamenti: sabato 10 agosto, alle 20,45, una tavola rotonda dal titolo «l’Italia evangelica.
Quali prospettive» a cui parteciperanno il prof. Leonardo De
Chirico dell’istituto di formazione evangelica e documentazione e il prof. Daniele Garrone della Facoltà valdese. Sabato 16
poi sarà la volta di un incontro-conversazione condotto da Davide Dalmas dal titolo «Storia di una resistenza spirituale. Giuseppe Gangale (1898-1978) e la rivista Conscientia (1922
M Bobbio Pellice: prossima apertura
«Arberg» alla conca del Pra
Si terrà presto l’inaugurazione ufficiale dell’alpeggio della
Pania d’Arnount a Bobbio Pellice ristrutturata daH’amministrazione comunale con fondi regionali. «Il Comune aveva chiesto e
ottenuto - dice il sindaco di Bobbio, Aldo Charbonier - un finanziamento regionale destinato al recupero di un «arberg»
nell’alpeggio della Partia d’Amount. La zona fu colpita dal rastrellamento dell’agosto 1944 quando i nazifascisti catturarono
5 partigiani poi fucilati ai Chabriol; razziarono il bestiame degli
alpigiani e dettero alle fiamme numerose case». I lavori di recupero ora sono terminati ed è intenzione del sindaco proporre al
Consiglio comunale e al Comitato vai Pellice per la Resistenza di
affidare ia sua custodia alle scuole della valle».
Riforma
D:
V
Fondato nel 1848
g- Un (dibattito alla Festa (delFUnità sulla sanità (delle zone montane e sugli ospedali
Riawkinarsi al territorio
l\ Torre Pellice si è discusso del futuro, delle difficoltà e delle prospettive degli ospedali valdesi in un
contesto di incertezza che pervade tutto il settore sodo-assistenziale. Riscoprire i bisogni dello gente
'olo
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senza
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invitoj
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^autorij
ione i^t.1
jnef
PIERVALDO ROSTAN
IL dibattito sulla sanità
nei territori montani,
organizzato nell’ambito
della Festa dell’Unità di
Torre Pellice lunedì pomeriggio, non poteva
non avere al centro del
confronto le prospettive
degli ospedali valdesi
delle Valli, Pomaretto e
Torre Pellice, gravati, insieme a quello di Torino,
di un pesantissimo deficit Prospettive tutt’altro
che esaltanti anche alla
luce di un quadro generale di riferimento che
sia in ambito regionale
che nazionale vede molte ombre e una situazione generale di incertezza. Le riforme fin qui
adottate dai due governi
vanno nella linea delle
privatizzazioni, di un calo di investimenti nella
sanità pubblica, di eillontanamento dei luoghi
dove vengono effettuate
le scelte di politica sanitnria da quelli dove vivono 1 cittadini che in fondo sono i destinatari dei
servizi stessi.
«^Italia spende per la
sanità meno di molti altri
paesi europei - ha sotto®eato Vanna Lorenzoni,
della Cgil di Torino - eppure ha reintrodotto i
noi chiediamo di
^polirli, chiediamo maggiori investimenti nel
spttore sanitario, la creaune di un fondo nazione per le persone non
^“‘“sufficienti, affermia,1 la fiscalità gene(arsi carico dei
“«Ideila sanità». E il dierrori è stato
da Lucia
d!|V““°- responsabile
dpi n P°“*lche sanitarie
abbiamo una sanità
di leopardo,
fu- . fficni dove i servizi
w’puunp anche senza
li addiziona
fun,j la sanità
itiolf poco e costa
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Situai oggettivo che la
piemn‘?ue della sanità
siine a”*®®“ '^ersa in pes
““«Æi l’ulfo è
anche 1^ sostituzion^
iper au ^^osio, di An),
lo ^“ule che siauti applicati ticket
L’ospedale valdese di Pomaretto
sui farmaci e sulle prestazioni, che l’addizionale
Irpef sia a livelli alti e che
in compenso si vada riducendo il personale non
sostituendo quella che va
in pensione e chiedendo
a chi resta turni spesso
assai pesanti. È in preparazione anche la riforma
della sanità piemontese,,
una riforma che ha già
visto più ipotesi e che
non è ancora definita:
«Va comunque rispedita
al mittente - ha ribadito
la Centillo - perché non
tiene conto delle esigenze dei cittadini ma si limita ad accorpamenti di
territori assolutamente
disomogenei».
In questo contesto
quale ruolo si potrà ritagliare per gli ospedali valdesi? Giancarlo Griot,
presidente della Ciov, è
stato molto franco nel
suo intervento, ricordando 1 passaggi attraverso
cui è maturato il pesante
deficit di oggi: «Prima la
Regione pagava a budget,
e dunque non c’erano
problemi di bilancio, poi,
dal 1997 si è passati al
pagamento a tariffa, tra
l’altro bloccata per diversi anni, per cui si è operato sottocosto». Ma non
basta certo questa situazione a spiegare le difficoltà; le grandi ristrutturazioni degli ultimi anni
costano alla Ciov, oggi 7
miliardi (di lire) all’anno
di interessi passivi; in
compenso fra Torre Pelli
ce e Pomaretto vi sono 30
posti letto non utilizzati
perché non riconosciuti
da Asl e Regione oppure
perché offrono servizi
non legati al territorio.
Si è molto parlato di legame con il territorio durante il dibattito, ma la
questione è stata ripresa
dagli oratori. «Abbiamo
proposto alla Regione di
realizzare uno studio di
fattibilità sul futuro dei
nostri ospedali delle Valli, uno studio che deve
partire dai bisogni reali
della popolazione. La Regione ci ha dato Tok in
tal senso», ha rilanciato
Griot. Sarà necessario
coinvolgere in modo diretto TAsl di Pinerolo affinché vi sia integrazione
fra le strutture ospedaliere e in generale fra i servizi. Finora l’Asl è stata
vista più come un interlocutore scomodo che
come un’azienda con
reale volontà di collaborate; ma proprio dalla
capacità (e dalla volontà)
di scegliere insieme una
strategia per la sanità pinerolese derivano le reali
possibilità di superare
l’attuale difficoltà. Bisogna «creare una cultura
della sanità fra gli amministratori pubblici e fra
quelli della chiesa» afferma Griot. Per tutti deve
tornare protagonista la
politica vera, che patta in
questo caso dalla analisi
dei bisogni per offrire le
migliori soluzioni.
Le proteste àe\ pensionati
No ai ticket
sui medicinali
In Italia ci sono almeno un milione di persone con gravi problemi di
autosufficienza; le liste
di attesa nelle Rsa sono
lunghe e l’assistenza domiciliare è ancora insufficiente. Il governo non
ha accolto le richieste di
aumentare fino a 1.000
miliardi lo stanziamento
nella legge finanziaria,
pertanto i sindacati dei
pensionati Cgil, Cisl e
Uil hanno unitariamente iniziato una raccolta
di firme per creare un
Fondo nazionale per la
non autosufficienza, alimentato dalle tasse. Ad
oggi sopo state raccolte
in Provincia di Torino
30.000 firme e il 10 luglio
le segreterie sindacali
hanno consegnato oltre
500.000 firme raccolte in
tutta Italia ai presidenti
di Camera e Senato.
L’obiettivo è però di arrivare a un milione di firme, per cui chi non lo
avesse già fatto può recarsi a firmare presso le
sedi dei sindacati pensionati. Un’altra raccolta di
firme promossa in Piemonte è contro la rein
L’ospedale di Pinerolo
troduzione del ticket sulle ricette dei medicinali e
sul pronto soccorso. Come si sa la giunta regionale, dopo aver tagliato i
bilanci delle Asl, ha aumentato dello 0,5% l’addizionale Irpef e poi ha
messo i balzelli senza per
altro risolvere i problemi
di bilancio della sanità, di
cui fanno le spese anche i
deficit degli ospedali vaidesi, che pure non hanno
ospitato fra i loro dirigenti nessun signor Odasso.
(da II pensionato,
notiziario Spi-Cgil
di Torino e Provincia)
■CONTRAPPUNTO I
IL SIMBOLISMO DELLE
MONTAGNE SACRE
DAIflDC ROSSO
Intorno alle olimpiadi di
Torino 2006 sono già state
dette molte cose, molte
ipotesi e idee sono state
messe sul tappeto a livello
locale e nazionale in sedi
politiche ma anche culturali oltre che naturalmente
sportive. Recentemente, in
un’intervista comparsa sul
Sole-24ore - Nord Ovest,
il semiologo
Giampaolo
Caprettini, ligure che da
anni vive e lavora a Torino, ,. , .
lancia un’idea ul UTIO StUuIOSO 061
a cavallo tra la -li- j ii
Simboli e delle
La provocazione
olimpica da parte
Seconda notazione: Caprettini parla di créare un
potente simbolo naturale
della montagna partendo
dal concetto di mito. Attenzione però a non confondersi e da profani far diventare non le montagne
ma le olimpiadi un simbolo
di imo sviluppo mitico che
non possono dare e che
non è nei loro
scopi dare.
C’è un esempio che Ca
provocazione
e il suggerimento comunicazionale. mmtammm
Sulla falsariga del mito che vuole Torino città esoterica, le cui
radici sono da ricercare,
secondo il semiologo torinese, nell’antica vocazione
a essere luogo di corte con
le sue cerehie esclusive,
«perché non inventarsi una montagna sacra per le
olimpiadi invernali del
2006?». «Una sfida - chiosa
l’intervistatrice - a creare
un potente simbolo “naturale”, una calamita che attragga l’attenzione verso la
città olimpica». Non so se
la provocazione verrà raccolta e studiata da qualcuno: resta comunque una
bella provocazione, e forse
un monito, per chi le olimpiadi le sta organizzando e
per chi vi sta riponendo
energie e soprattutto speranze per il futuro.
Partendo dai termini
usati da Caprettini possiamo intanto dire che se la
montagna non è sacra, è
però da difendere e da salvare 0 quantomeno da valorizzare. E anche vero che,
come ci ha ricordato Giorgio Toum poche settimane
fa in un incontro a Frali, la
montagna ha sempre ricoperto un ruolo simbolico
non indifferente e questo
anche nei testi sacri. Del resto la via della semplificazione è sempre in agguato e
non è poi cosi lontana l’idea in qualcuno di vedere
nel fatto che alle Valli ci
siano i valdesi un motivo in
più per far diventare le vallate olimpiche una terra da
visitare appunto perché ci
sono i «seguaci» di Valdo.
Ma non penso certamente
che Caprettini si riferisse a
questo, semmai pensava a
una trasformazione in simbolo delle ricchezze naturali e territoriali valligiane
reinventandole e per così
dire sacralizzandole.
comunicazioni
prettini fa rispondendo a
una domanda postagli
dall’intervistatrice che
può gettare
un po’ di luce
™ sulla questione simboli e loro trasformazione. Caprettini parla
della Mole Antonelliana di
Torino trasformatasi recentemente da monumento
simbolo di Torino in museo
simbolo del cinema «con
una grande operazione
simbolica che dimostra che
nel passato c’è una grande
forza di cambiamento». I
segni del passato giunti fino a noi vanno ripensati,
reinterpretati e a volte anche reinventati e questo vale per tutti i segni anche per
quelli che sono simboli ormai istituzionalizzati. Insamma, sembra suggerirci
Caprettini, i simboli vanno
interpretati o creati anche
alla luce del presente e soprattutto del futuro.
Quello che Caprettini nell’intervista non dice è che i
guai vengono quando si è
usati dai simboli, quando
cioè non siamo in grado di
governarli e soprattutto di
attualizzarli per comunicare quello che vogliamo o per
capire quello che vogliono
comunicarci. Le olimpiadi
sono oltre che un grande
avvenimento sportivo ed
economico un’ottima palestra in questo senso essendo un mondo di simboli che
si incontrano e che vanno
attualizzati, in cui bisogna
districarsi per capire e farsi
capire. Per far tutto questo
non basta lottare per il potere della gestione dell’evento olimpico 0 ancora
pensare a migliorare questa
o quella infrastruttura ma
bisogna fare una riflessione
seria e confrontarsi con i
simboli che caratterizzano
il territorio, con la sua storia e con il suo presente,
produrre un’azione culturale insomma per evitare che
le olimpiadi passino sulla
testa del territorio senza lasciare traccia o quasi.
12
PAG. 12 RIFORMA
GIORNATA DI FESTA AL RIFUGIO — Consueta folla domenica scorsa alla giornata del Rifgio Re
Carlo Alberto a Luserna San Giovanni (foto). Oltre al culto e alla visita guidata alla struttura,
gran successo per il bazar e le bancarelle, i giochi e lo spazio musicale del pomeriggio.
AL VIA IL GAL ESCARTONS E VALLI VALDESI — Il
Consiglio della Comunità montana vai Pellice ha
nominato la scorsa settimana il suo nuovo rappresentante in seno al Gal (Gruppo di azione locale) «Escartons e valli valdesi» che avrà il compito di attuare il programma Leader +. Lo statuto
della Comunità montana escludeva la partecipazione di amministratori in società di cui la Comunità montana fa parte, poi il divieto è stato rimosso e pertanto nel Consiglio di giovedì scorso
è stato individuato il consigliere delegato
alTAgricoltura e aU’Ambiente, Piervaldo Rostan,
quale rappresentante nel Gal. Nella, settimana in
corso è prevista l’elezione del nuovo Consiglio di
amministrazione che dovrà quanto prima provvedere aH’emissione dei bandi di assunzione per
le figure professionali che dovranno attuare le
strategie previste nel progetto Leader +. Si tratta
di investimenti per lo più immateriali, nell’ordine di circa 5 mUioni di euro in cinque anni nei
territori delle Comunità montane vai Pellice, vai
Chisone ed Alta vai Susa.
AGOSTO: POSTE ALTERNE A VILLAR E BOBBIO —
Ufficio postale aperto a giorni alterni a Bobbio e
Villar Pellice; «esclusivamente per ragioni di turni di ferie» assicurano alla direzione e dunque
dal 1° settembre si tornerà alla normalità. Intanto l’apertura è garantita martedì giovedì, sabato,
a Villar, lunedì, mercoledì e venerdì a Bobbio.
SEI MILIONI (DI EURO) PER LO SPORT — L’Assessorato allo sport della Regione erogherà circa sei
milioni di euro a sostegno delle iniziative di promozione dello sport piemontese. Disponibili anche otto milioni di euro di finanziamenti (conto
interessi, conto capitale e fideiussione bancaria)
per costruzione, rinnovamento e ristrutturazione di impianti sportivi già esistenti.
SOTTOSCRIZIONE AVIS — L’Avis di Luserna San
Giovanni comunica i numeri dei biglietti estratti
nello scorso luglio nell’ambito della sottoscrizione a premi. I vincitori possono ritirare i premi
nella sede di via Roma 41, tutti i venerdì mattina
dalle 9,30 alle 11 presentando il tagliando. I numeri estratti sono: 1016, 1112,1166, 1181, 1220,
1232, 1348, 1466, 1545, 1666, 1713, 1788, 1811,
1844, 1959, 2079, 2214, 2253, 2265, 2377, 2522,
2618, 2714, 2734, 2791, 2821, 2850, 2915, 2968,
3072, 3099, 3146, 3161, 3166, 3197, 3263, 3298,
3429, 3614, 3665, 3798, 3805, 3840, 3889, 3968,
4177, 4401,4433, 4434,4442, 4611.
LE SCULTURE DELLA COLLEZIONE — È il titolo
della mostra che sarà inaugurata sabato 3 agosto
alle 16,30 alla galleria «Filippo Scroppo» di Torre
Pellice (aperta fino al 1° settembre). Ventidue le
sculture in mostra; tra gli autori, tutti italiani del
Novecento, Garelli, Gilardi e Mastroianni.
SESTRIERE: PRESTO IL VIA ALLE «GEOMETRIE
SONORE» — Terza edizione per «Geometrie sonore», la rassegna musicale dell’assessorato alla
Cultura del Comune di Sestriere organizzata
dall’Associazione musicale divertimento. Quest’
anno la rassegna potrà contare sulla partecipazione di 4 formazioni che spaziano dal rock-folk
alla musica tradizionale e popolare, dal jazz alle
sonorità balcaniche e orientali. I concerti, a ingresso gratuito e con inizio alle ore 21,15, si terranno nel palatenda di piazza Agnelli a Sestriere.
Si comincia lunedì 5 agosto con la Rony Micro
Band per continuare il 6 con il trio Rhapsodija.
Giovedì 8 sarà la volta del duo jazzistico Bonefede Tonolo. Si chiuderà poi venerdì 9 con il concerto di Rosapaeda. (Sestriere, tei. 0122-755444).
PIEMONTE: CRESCE IL NUMERO DEGLI ARTIGIANI — Secondo le stime di una ricerca di Confartigianato, nel 2002 le imprese artigiane iscritte
agli albi saranno oltre 500 in più rispetto al 2001.
Per quanto riguarda l’occupazione, gli addetti
dovrebbero ammontare a circa 288.000 unità.
ANGROGNA: RIAPRE IL «POMO D’ORO» — Dopo
molti anni di chiusura e alcuni mesi di attesa per
la sistemazione della struttura, ad Angrogna torna a brillare il Pomo d’oro, la storica locanda del
capoluogo. Da mercoledì 31 luglio la piazza principale di San Lorenzo ha ritrovato il suo luogo di
ritrovo. Gestita da una società di giovani valligiani, costola dell’assodazione «Lou cialoun» di Luserna San Giovanni, la locanda del Pomo d’oro è
aperta tutti i giorni (escluso il martedì), dalle 8
del mattino a mezzanotte. I locali, compietamente ristrutturati, ospitano bar, cinque stanze
con bagno e doccia (complessivamente dodici
posti letto) e cucina del ristorante, che serve piatti con prodotti locali a pranzo e a cena. Per informazioni si può telefonare allo 0121-944302.
E Eco Delle vai.i.t moEsi
venerdì 2 AGOSTO
I Alla riscoperta della vai Germanasca
Come Robinson Crusoe
Nella conversazione con il prof. Mario Miegge sono emersi
fra gli altri i problemi dello spopolamento del territorio
DAVIDE ROSSO
.. \ LLA riscoperta delAAjfVla vai Germanasca». Questo era il titolo
dell’incontro-conversazione con Mario Miegge
che si è tenuto sabato 27
luglio nei locali del teatro
valdese di Pomaretto organizzato dall’associazione Scuola latina di
Pomaretto. Tema coinvolgente e quanto mai
articolato quello proposto che Miegge, in una
sorta di viaggio alla Robinson Crusoe, ha con
un percorso suddiviso in
due momenti: quello del
guardare e quello dell’
abitare.
La prospettiva presentata da Miegge, non valligiano di residenza ma assiduo frequentatore e per
così dire semiresidente
da sempre, è stata inizialmente una prospettiva a
volo d’uccello con una
veduta dall’alto che ha
abbracciato tutta la valle,
presentandola come una
sorta di grande ventaglio
con al suo termine Pomaretto. Una valle che
vista dalle sue punte più
alte si può cogliere con
un unico sguardo d’insieme ma anche una realtà
con una sua profondità
storica. Ma la panoramica presenta anche la valle
come un grande giardino, ricco di ricchezze naturali, di sentieri e di risorse (quelle naturali prima di tutto ma anche
quelle più recenti come
gli sport invernali e lo
scopriminiera o la Scuola
latina e Agape, realtà unica e particolare a livello
non solo europeo).
C’è poi il secondo corno della presentazione di
Miegge: l’abitare. L’abitare di un tempo e quello
attuale. Lo spopolamento, ora forse un po’ arrestatosi, e i cambiamenti
di abitudini e di attività
degli abitanti. La maggioranza contadina contrapposta ai pochi villeggianti di un tempo ora non
esiste più; è sparita la
transumanza del passato
fatta di trasferimenti alla
«miando» in estate e di ritorno a valle in inverno.
Però proprio la transu
manza può essere spunto, intesa come spostamento periodico da un
luogo all’altro ripetuto
nel tempo, per la creazione di un modello anche
culturale di riferimento
per il futuro della valle.
Una valle in cui i trasferimenti sono sempre stati
nel Dna degli abitanti,
può avere un modello
che vede la semiresidenza come modo per far rivivere il territorio, per
coltivare il giardino ora in
parte incolto, benché alcuni giardini minori all’
interno del giardino più
grande ci siano tutt’oggi?
Per Miegge sì e non solo
per lui a giudicare dalla
reazione del pubblico.
Quello di Mario Miegge
è sembrato un ripensare
la situazione in termini di
microeconomia, di insediamenti magari limitati
nel tempo ma ripetuti.
Certo i problemi di stretta
attualità sono tanti e le
soluzioni non sembrano
così a portata di mano: si
pensi alla difesa delle risorse naturali, alla conflittualità in atto in alcuni
comuni valligiani, alla so
litudine di chi sul territorio è rimasto in maniera
stabile. I problemi nascono però, dice Miegge,
quando il pubblico viene
distrutto a scapito del privato, quando non si riesce a trovare una dimensione di comunità politica adeguata a risolvere i
problemi di conflittualità,
quando la progettualità
politica non è abbastanza, quando la politica si
trasforma in rissa invece
che in progetti. Ma detto
tutto questo Miegge, dalla sua posizione per così
dire privilegiata di quasi
semiresidente, fa anche
osservare che non c’è disperazione in chi abita la
valle: semmai il problema
e di socializzare un po’ di
più ma chissà che i semiresidenti e i villeggianti
non possano contribuire
al superamento dei conflitti magari contribuendo, proprio loro un tempo quasi sfuggiti dai residenti che andavano alle
loro attività alla miando,
alla coltivazione di quel
giardino unico che è la
vai Germanasca, o San
Martino che dir si voglia.
La struttura di Torre Pellice
Sostegno per chi
fa del volontariato
PIERVALDO ROSTAN
E la vai Pellice è terra
' di lunga e documen
tata storia di volontariato, un Centro per il volontariato non poteva
che nascere a Torre Pellice: opera da qualche anno con una sede messa a
disposizione del Comune di Torre e riunisce le
maggiori «sigle» del territorio, daU’Arcpbaleno
contro il disagio all’Acat
per gli alcolisti, l’Anffas
per i disabili, l’Avo che
opera negli ospedali, la
Diapsi, per i malati psichici, l’Aev del volontariato evangelico, l’Auser
dei pensionati e Rafael
per il sostegno ai malati
gravi. C’è dunque un insieme di associazioni che
operano, d’intesa e in sinergia, per affrontare
problemi di disagio e sofferenza. In prima fila, tra i
volontari, i parenti delle
persone in difficoltà, che
partendo dalle loro esperienze personali cercano
e offrono aiuto alla società che spesso ignora
problematiche anche devastanti, storie di diritti
negati, piccoli ma significativi successi.
Coordinatore del Cej.
tro è Adriano Longo, a
spalle una lunga storia!
azione nel volontari
ma anche di propt
volte a garantire più di|
ti e coinvolgimento
cittadini. «Grazie anclj.
airUnivol - puntuali^
Longo - abbiamo p^
Iniziativa dell'Acea per il territorio di Angrogna
«Sacchetto verde» per i rifiuti
I genitori della scuola elementare di
Angrogna hanno rivolto una lettera di
ringraziamento al dirigente scolastico
e al Consiglio comunale perché, contrariamente ai timori, è stato possibile
mantenere il terzo insegnante (in condominio con la scuola di Bobbio) e
conseguentemente l’insegnamento del
francese e dell’inglese e l’apertura pomeridiana per 5 giorni la settimana.
Tra le altre comunicazioni che il sindaco, Ezio Borgarello, ha fatto nella riunione del Consiglio del 22 luglio, la notizia che, molto probabilmente, la richiesta di fondi per l’area della Vaccera
e per le piste cicloturistiche sarà accolta: si tratta di due cifre quasi uguali, sui
460 milioni di lire. L’assessore Paolo
Vaschetto ha riferito sulle iniziative che
l’Acea svolgerà sul territorio angrognino
per promuovere la campagna «sacchetto verde», cioè la raccolta differenziata:
sempre sulla raccolta dei rifiuti è stato
modificato l’attuale regolamento, mentre una commissione composta da Vaschetto, Rostan e Zunino presenterà
una versione definitiva dello stesso.
Il Consiglio ha poi approvato all’unanimità la variazione di bilancio di
circa 25.000 euro, con maggiori spese
per r«Estate in vai d’Angrogna», i servizi igienici sulla piazza del capoluogo, i
contributi comunali per la realizzazione delle fognature, i danni alluvionali.
La minoranza ha chiesto che sulla questione fognature si faccia il punto della
situazione e dei contributi. Unanimità
anche sulla riproposizione della Commissione sulla partecipazione, con il
compito di segnalare i vari problemi
del territorio. Inaspettata discussione,
vivace anche all’interno della maggioranza, sulla questione del Centro di
documentazione: si trattava di approvarne il regolamento, ma si è acceso
un dibattito circa l’opportunità di
mantenere o meno la dizione «Cultura
popolare» e conseguentemente su che
cosa si deve intendere con tale denominazione, nonché sui rapporti fra
Centro di documentazione e programma culturale complessivo dell’amministrazione. L’approvazione del regolamento è stata pertanto aggiornata.
dare gambe a una polii
ca di apertura al territ*
e di sostegno alle asserii
zioni che sono dei veiij'
propri sensori dei prob|
mi della valle; l’entrata ii
vigore della legge 328 ^
2000 ci permette pol|
mettere a fuoco le nec®.
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Mirella Casale e Bù
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che è subito partitada
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Torre Pellice, è a dispi_
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mezzi pubblici l’osped
di Pinerolo, ma and
centro di
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ferroviario che conti
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La festa popolare alle Valli spiegata suir«Eco della valli» nel 1952 dal prof. Attilio Jalla
Il XV Agosto in realtà cominciò un 1 ** settembre
Quest’anno è all’Albarea. Più di una persona ci
ha chiesto in passato di
raccontare la storia precisa di come è nata la festa
del XV Agosto: lo facciamo con le informazioni
che seguono e che abbiamo ricavato da un articolo su L’eco delle valli vaidesi del 1952, firmato dalla sicura mano del compianto prof. Attilio Jalla.
Dunque si parte da «alcuni valentuomini di Luserna, di varia condizione
sociale» che nell’autunno
del 1851 si riuniscono
nella vecchia aula scolastica ai Bellonatti per dar
vita a quella che sarà la
prima Associazione cristiana dei giovani (Acdg).
Un po’ di nomi: il vicesindaco Enrico Gay, l’agricoltore Bartolomeo Olivet, il notaio Davide Vola.
Semplici le finalità: lavorare per il benessere e il
progresso spirituale dei
convalligiani, specie dei
giovani, promuovere la
formazione di robusti caratteri cristiani, preparare
i valdesi all’evangelizzazione. Tra i mezzi ritenuti
più adatti agli scopi, vi fu
fin da subito l’idea di organizzare grandi adunate
pubbliche che offrissero
ai valdesi occasioni di incontro, di collaborazione
e di discussione comune.
La prima riunione di
questo tipo fu convocata
a Sibaud il 1" settembre
1853, con gran successo
di pubblico (2.000 persone) la Tavola al completo.
L’anno successivo l’iniziativa si ripete alla Balziglia, la data è il 15 agosto.
Una scelta motivata dal
fatto che, fino al 1848,
una iniqua disposizione
obbligava i valdesi a osservare scrupolosamente
le festività cattoliche,
astenendosi da ogni lavoro. Disposizione particolarmente penosa il 15
agosto, (per i cattolici As
sunzione della s. Vergine), che tra l’altro interrompeva gli urgenti lavori agricoli di mezza estate. Proprio per offrire ai
valdesi una occupazione
seria e dignitosa in quel
giorno di forzato riposo,
fin dal 1824 un gruppo
di valdesi dissidenti che
appartenevano al Movimento del Risveglio, aveva deciso di organizzare
una riunione all’aperto
sui pascoli della Rognosa,
sulla cresta che separa
Angrogna da Roccapiatta.
La riunione si era ripetuta di anno in anno fino
al 1848: caduto il divièto,
la riunione alla Rognosa
perse un po’ la sua ragion d’essere, ma la data
rimase valida e tutta la
popolazione fu convocata, nel 1854, sempre alla
Balziglla: l’esito fu straordinario, con oltre 4.000
persone, il deputato valdese Giuseppe Malan, la
Tavola, quasi tutti i pa
stori, molti sindaci, alcuni delegati esteri: 6 oratori alla mattina, 10 al
pomeriggio! Fin da quell’incontro furono fissati i
caratteri fondamentali
della riunione: un incontro di popolo, familiare,
la serietà e il raccoglimento tipici di una utile
educazione intellettuale,
la rievocazione della storia non solo come ricordo ma come strumento
di formazione per il presente e i compiti futuri. E
ancora: il carattere più
pastorale e religioso al
mattino, più vario, giovanile o «laico» al pomeriggio. La festa del 15
agosto era così lanciata;
fu ripetuta a Pradeltorno
nel 1855, a Las Arà nel
1856, a Rocciamaneut
nel 1857, a Ciampèt nel
1858, a Frali nel 1859, a
Pian Prà nel 1860, alla
Vaccera nel 1861, ai Piani
nel 1862...
Pensate a questa lunga
Il XV Agosto del 2001
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I Giornata commemorativa alla Casa per anziani di San Giovanni
L'Asilo verso la festa
[jn variegato programma per un'occasione di apertura a tutta la comunità
In futuro ci saranno rapporti più stretti con il Rifugio Re Carlo Alberto
ROSTAN
UNA festa per riportare Tattenzione sull
Asilo del vecchi di San
Giovanni, una festa che
per scelta non vuole essere di routine e dunque
non ha cadenza annuale
ma quando viene organizzata coinvolge proprio
tutti, dal personale alla
direzione, dagli «Amici
deU'AsOo» alla chiesa locale. Con un prologo la
sera precedente quando
nel tempio di San Giovanni ci sarà un concerto
del «Grupo vocal Sur»
dell’Uruguay la festa sarà
domenica 18 agosto, con
bancarelle, servizio buffet, momenti di gioco,
stand delle associazioni
locali, bazar con vendita
dei lavori artigianali realizzati dagli ospiti dell’Asiio stesso. Alle 10 è previsto il culto all’aperto
curato dal pastore Daniele Bouchard con partecipazione del moderatore, past. Gianni Genre.
È naturalmente organizzato un pranzo (contattare l’Asilo entro il 16 agosto) che vedrà in prima linea la commissione ricevimenti della comunità
locaie. Nel pomeriggio
sarà possibile visita-re
l’Asilo e i suoi nuovi spazi, ci saranno momenti di
divertimento con giocolieri e un gruppo musicaie, il «Cannes - Rio Jazz
band» il cui ieader è Mathias Grube, direttore
della Fondazione «Asile
évangélique» di Nizza.
Proviamo ad anticipare
alcune informazioni, a
«curiosare» fra le novità
di un’istituto che per la
chiesa di Luserna San
Giovanni è anche un’istituzione che con i suoi 104
posti letto occupati, con i
75 dipendenti, rappresenta una delle Case più
grandi della valle. Da
quache tempo si parla di
unirla a Rifugio Re Carlo
Alberto; come mai e a che
punto stanno le cose?
«Una commissione ha
redatto un progetto, una
ipotesi che ora è al vaglio
del Concistoro - spiega il
direttore, Tullio Parise
se la decisione sarà di andare avanti potrebbe essere il Sinodo 2003 ad affrontare la questione. Al
di là delle scelte che verranno effettuate va segnalato che la collaborazione fra i due istituti è
sempre più stretta. Le
storie sono comunque diverse per cui ogni decisione va ponderata bene;
ci sono elementi positivi
e altri più problematici:
sommariamente si può
dire che i punti più critici
si verificherebbero nell’immediato mentre i
vantaggi si vedrebbero a
più lungo termine. Dobbiamo scontare i diversi
rapporti con la chiesa locale, le storie diverse, le
paure, valutare bene i
rapporti umani; per contro in prospettiva unendoci si potrebbero realizzare delle economie di
scala, lavorare per centri
di costo, avere più credito
verso gli enti pubblici,
realizzare una sola lista di
attesa evitando inutili
“concorrenze”».
Intanto l’Asilo sta concludendo gli ultimi lavori
di ristrutturazione; per la
festa una parte sarà appunto presentata al pubblico: un parco per la fisioterapia e ginnastica
all’esterno, utilizzando
un prato che è diventato
un punto di incontro per
gli anziani grazie ai giochi, panche, gazebo e
uno spazio di recupero
di mobilità; il secondo
intervento edilizio consentirà una razionalizzazione degli spazi amministrativi, delle cucine, il
raddoppio dei saloni a
disposizione. «Ma è sul
piano delle attività con
gli ospiti che ci stiamo
muovendo in modo particolare - aggiunge Tullio
Parise -; in giugno con
alcuni di loro siamo stati
in vacanza al mare, cosa
che è stata per loro molto
piacevole; poi abbiamo
degli spazi per laboratori
artigianali e di attività
manuale. Importantissimo è poi il laboratorio
musicale che permette di
coinvolgere nella musicoterapia diversi ospiti
non autosufficienti», E
sul piano economico?
«La situazione è sostenibile - afferma Parise -; il
dramma è che mentre i
costi aumentano i rimborsi dagli enti pubblici
sono fermi e questo, se
pensiamo che il costo di
un ricoverato si aggira
sui 65 euro al giorno, ci
crea indubbi problemi».
Riuscita giornata commemorativa e propositiva
Il tempio di Frali ha 40 anni
DAVIDE ROSSO
QUARANT’ANNI. Tanti ne sono passati dall’inaugurazione del «nuovo»
tempio di Prali e la comunità pralina ha
voluto ricordare questi anni passati con
una giornata, domenica 28 luglio, interamente dedicata al tempio ma anche
alla chiesa. Fra i momenti che hanno
caratterizzato la giornata ricordiamo il
culto del mattino, molto partecipato e
tenuto dal moderatore Gianni Genre, e
l’incontro, anch’esso partecipato, del
pomeriggio su gli «architetti» sia materiali che spirituali della chiesa.
In mezzo il pranzo comunitario e la
possibilità di riandare sia a quei quarant’anni fa sia all’oggi magari con
l’aiuto di alcuni pannelli esposti all’ingresso del tempio riproducenti le pagine de L’eco delle valli valdesi di allora. I
momenti di incontro e di apertura del
tempio di Prali non si fermeranno a domenica 28 ma continueranno anche in
agosto e l’idea, come conferma il pastore di Prali, Wilfrid Pfannkuche, è quella
«di aprire il più possibile le porte del
tempio verso la piazza di Ghigo» questo
almeno fino al dicembre prossimo in
una sorta di «tempio aperto» permanente o quasi, risorse umane permettendo ovviamente. Intanto per il 4 agosto al tempio di Prali alle 20,45 è prevista la presentazione del libro di Enrico
Camanni «La nuova vita delle Alpi», a
cui parteciperà insieme all’autore e al
past. Pfannkuche anche don Luigi Ciotti, del Gruppo Abele di Torino.
Una serie di concerti alle Valli
((
Grupo vocal Sur»
Alcune chiese delle val! ospiteranno, nel corso
oel mese di agosto, il
“Grupo Vocal Sur» che
orrà una serie di concerti
^parteciperà alla festa
e 15 agosto all’Albarea
re a offrire un contrito canoro nel culto di
Pertura del Sinodo.
gruppo è composto
oa cinque membri: Pablo
Garlos Negrin Benech,
,®®ridon Lauzarot,
Gönnet Benech,
bp-„^^rtinez Lustem
quattro rivelano evidenda discendenza
«rniglie della vai Pella pi®””8rate nel Rio de
l’o„7‘^°n Sara soltanto
¿>^coasionediunaturnèe
<?> visitare i
i lof- oui sono partiti
ProvenPolita .9°*nnia Cosmo
5o d^rT‘
gUavi P’ Glolonia, Urue sono membri
la vostra
Pubblicità
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della Chiesa valdese del
Rio de la Piata.
Questo gruppo di giovani (che canta canzoni
popolari dell’America Latina, con una particolare
attenzione al mondo uruguaiano e ai suoi temi)
non è professionista, ma
la competenza della ricerca e l’accuratezza delle esecuzioni sono notevoli, tanto che alcuni anni fa ha vinto un concorso nazionale a Montevideo. Per motivi di lavoro
e di famiglia ultimamente l’attività è stata ridotta
ma in occasione del Sinodo del 2002, che si è tenuto proprio a Colonia Cosmopolita, si sono riuniti
e hanno ripreso a dare serate nella regione.
Alle valli sono in corso i
preparativi per accogliere
questi fratelli che saranno
ospitati a Villar Pellice e
da lì si sposteranno per
cantare le loro belle canzoni. 1 concerti sono organizzati con la collaborazione di Radio Beckwith, e saranno a ingresso libero, anche se verrà
chiesta una colletta destinata a coprire le spese di
viaggio e di soggiorno.
TUTTO CAMBIA
(di Julio Numhaser)
Cambia ciò che è superficiale, cambia anche ciò che
è profondo,
cambia la maniera di pensare, cambia tutto in questo mondo.
Con gli anni cambia il clima, il pastore cambia il suo
E così, poiché tutto cambia, non e strano che io cambi.
Cambia il più puro brillante da una mano all’altra la
sua brillantezza,
l’uccellino cambia il nido, un amante cambia i suoi
sentimenti.
Il viandante cambia l’itinerario benché questo gli
causi danno.
E così, poiché tutto cambia, non è strano che io cambi.
Cambia, tutto cambia. Cambia, tutto cambia
Il sole cambia la sua corsa quando è notte,
la pianta cambia e in primavera si veste di verde.
La belva cambia pelliccia, l’anziano cambia i capelli.
E così, poiché tutto cambia, non è strano che io cambi.
Ma non cambia il mio amore anche se mi trovo lontano,
né il ricordo, né il dolore del mio popolo e della mia
gente.
E ciò che è cambiato ieri dovrà cambiare domani.
Così come io cambio in questa terra lontana.
Sette serate di concerti
RADIO BECKWITH EVANGELICA
presenta la musica popolare dell’America Latina
11 agosto: tempio di Villar Pellice
13 agosto: tempio di Prali
16 agosto: tempio di Bobbio Pellice
17 agosto: tempio di Luserna San Giovanni
20 agosto: località «Passel» di Angrogna
23 agosto: tempio di Rorà
29 agosto: tempio di San Secondo di Pinerolo
Ore 21 - ingresso libero
Il diffondersi di costruzioni estranee al paesaggio
Su luoghi storici e ambiente c'è
il pericolo «pugni negli occhi»
Giustamente sul n. 29
di Riforma-L’eco delle
valli valdesi il presidente
del Comitato dei luoghi
storici valdesi. Paolo Gardiol, lancia un appello
per contrastare il degrado del Coulége di Pradeltorno (la Scuola dei Barba), informando sulle
iniziative già assunte dal
Comitato per quando riguarda la strada di accesso e la casa abbandonata
vicino a quella «storica».
Purtroppo a Pradeltorno,
borgata di particolare valore storico e ambientale, visitata ogni anno da
migliaia di persone da
tutta Europa, non bisogna combattere solo contro il degrado del tempo
ma anche contro gli obbrobri edilizi messi in atto da alcuni privati che,
purtroppo, non si rendono conto del fatto che, se
all’interno delle proprie
case si può evidentemente fare ciò che si vuole,
l’esterno non appartiene
solo a chi ci abita, ma alla
comunità e all’ambiente.
Anche una sola deturpazione può compromettere l’insieme.
È ciò che è successo al
signor XY di Nichelino, il
quale proprio all’inizio
del sentiero che dal tempio sale al Coulége, ha
progressivamente edificato (senza licenza) un
complesso in pietra e legno che non sfigurerebbe
a Disneyland o in un area
pic-nic della Baviera, ma
che a Pradeltorno costituisce il classico pugno
nell’occhio. Prima un forno con annesse legnaie,
poi due baracche-ripostiglio, infine un gazebo-pagoda con tetto esagonale
è copertura di lamiera: il
tutto bene in vista su alti
muraglioni, con una cinta
che raggiunge il suo massimo fulgore nel portoncino a due ante tipo saloon che non sfigurerebbe in Messico ma che a
Angrogna non era ancora
dato di vedere!
Poco più in basso, sulla
sinistra della stradina che
Qui e nella foto sotto gli abusi edilizi a Pradeltorno
conduce al tempio, fa
mostra di sé una casa con
tre colori in facciata, due
tipi di copertura in lamiera (adiacenti a un bel tetto in lose), infissi di tutti i
generi e, per l’immancabile ombra sul tavolo esterno, una orribile tettoia di ondulato plastico
verde, montata su tubi
Innocenti, che pregiudica
la bella vista che si ha della borgata scendendo dal
Coulége. E questa volta il
proprietario non è di Nichelino ma di Angrogna!
Mentre ci auguriamo che
la tettoia venga tolta al
più presto (visto che tra
l’altro la casa è in vendita), il proprietario del gazebo, interpellato dall’Ufficio tecnico di Angrogna,
ha promesso di smontarlo entro agosto.
Ci siamo soffermati su
Pradeltorno ma analoghi
discorsi si potrebbero fare sulla Balziglia, anche
qui arlecchino di tetti e di
materiali, e per altri luoghi storici. Pensare che
ci vorrebbe poco per evitare questi scempi: un
buon regolamento edili
zio, la vigilanza dei Comuni e degli uffici tecnici, l’abitudine dei cittadini di rivolgersi a questi
uffici prima di operare,
anche quando non è obbligatorio, ma soprattutto un maggiore senso civico, rendersi conto che
non si è padroni del territorio neanche sul proprio
terreno, la sensibilità di
guardarsi intorno, di cogliere le tipologie e i modi costruttivi delle borgate in cui si opera. La comunità valdese potrebbe
avere un molo importante nel far crescere questa
cultura e nel combattere
lo sfrenato individualismo e la cura solo del
proprio comodo, infischiandosene degli altri,
della storia, del luogo.
Si può far molto con i
buoni rapporti, con il
dialogo: se questo poi
non basta, allora dovrebbero essere inevitabili
sanzioni penali e i Comuni che non le applicassero in presenza di circostanziate denunce, potrebbero essere accusati
di omettere atti d’ufficio.
Una rassegna culturale dedicata al Sud America
Fraternità fra Italia e Argentina
Daini agosto la vai
Pellice ospiterà una rassegna culturale dedicata
al Sud America e in particolare all’Argentina. Si
tratta di una proposta
nata con l’intento di promuovere la conoscenza
del continente sudamericano da più punti di vista, valorizzando le sue
tradizioni, il suo patrimonio artistico, politico,
gastronomico. L’attenzione degli organizzatori
è anche puntata sui problemi politici e sociali
del Sud America: la questione dei desaparecidos, il problema del debito, la recente crisi economica. Interverranno
esperti e saranno ascoltate numerose testimonianze. La rassegna nasce anche dalla consapevolezza che le valli valdesi hanno da tempo un
forte legame con i paesi
del Sud America, verso i
quali nel secolo scorso
sono emigrati in molti
Si comincia con l’il
agosto, a Torre Pellice,
dove nel tempio valdese
il moderatore, Gianni
Genre, parlerà del debito
pubblico deU’Argentina e
delle azioni promosse
dalla Tavola valdese per
far fronte ai problemi sociali ed economici di
quel paese. Si prosegue
il 13 agosto con il concerto del coro uruguaiano «Sur», che si esibirà in
un concerto a Rorà, nel
tempio. Mercoledì 21,
nella biblioteca civica di
Torre Pellice sarà la volta di Italo Moretti, giornalista, grande conoscitore dei problemi del Sud
America ebe presenterà
il suo libro più recente «I
figli di plaza de Majo». Il
23 agosto alla Gumière di
Villar Pellice si inaugura
la mostra del pittore argentino Echegoy, aperta
fino all’8 settembre. Il 24
di nuovo a Torre Pellice
al cinema Trento sarà
presente Marco Bechis,
regista di «Hijos», film
dedicato ai desaparecidos. Il 26 agosto alla Crumière dibattito sul tema
«Debito estero, globalizzazione, povertà», con la
presenza del moderador
delle chiese valdesi del
Rio della Plata'e di altri
esperti che parleranno
con testimonianze varie
dei gravi problemi del
paese. Il 28 agosto Assemblea teatro presenta
«Parole spezzate», nel
cortile della biblitoteca
civica di Torre Pellice. La
rassegna si concluderà il
30 agosto al ristorante
della Crumière di Villar
Pellice con «Sabores de
la Pampa», cena etnica.
TRASPORTI
E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
di Giacotto & c.
Funerali ovunque
Via r Maggio 8,10062 Luserna San Giovanni (To)
tei. e fax 01217954340 cell.335-8254673
(notturno e festivo)
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle mLi moEsi
VENERDÌ 2
AGOSTO 20(0
■ Un servizio sulla «Rivista della montagna»
Il mondo incantato
del «Vallone degli invincibili»
«Quando ci si affaccia
all’imbocco del vallone è
un po’ come varcare la
soglia di un mondo incantato... In ogni stagione
e con qualsiasi tempo, fascino e mistero sono un
regalo: con l’oro infiammato dei larici autunnali,
con il verde tenero dell’erbetta primaverile, con
la nebbia bagnata d’autunno, sotto la prima neve d’inverno, un limpido
sole estivo o con l’argenteo chiarore di un bel
plenilunio» Così Marco
Fraschia, sul numero di
luglio della «Rivista della
montagna», ci guida alla
scoperta del Vallone degli
Invincibili, quello che si
imbocca prima del ponte
sul torrente Subiasco,
Immediatamente a valle
dell’abitato di Bobbio.
Vallone selvaggio, carico
di ricordi per i valdesi,
che qui resistettero con
un piccolo gruppo, nell’
estate del 1686, alle truppe ducali, e che dopo la
Rentrée si rifugiarono alla
Gran Guglia di Giaurassant, nel vicino vallone
del Cruello, a monte di
Bobbio, uno dei baluardi
indicati da Gianavello,
dove nell’ottobre del 1689
fu trovata la relazione del
giovane Reinaudin delle
tappe del viaggio.
Vallone senza strada o
pista che raggiunga la
Barma d’Aout: anche per
questo i fratelli Gönnet,
Gianin e Pouluc, con la
moglie Vanda, che per
anni partivano da Campiglione a piedi con una
trentina di mucche, 400
pecore, un mulo, le capre, i conigli e le galline,
hanno dovuto a malincuore spostarsi alla Baima di Rodoretto e dal
1994 alla Barma d’Aout
non c’è più nessuno... E
ancora Marco Fraschia
raccoglie i ricordi di Eli
seo Geymonat e di Giovanni Negrin (entrambi
del 1925) sull’attività mineraria. Pochi sanno che
nel Vallone si estraeva la
«pietra untuosa», il talco
del Subiasco: ed ecco la
proposta di un «anello
delle miniere», un percorso che ci porta a visitare
le aperture delle gallerie
congiungendo la Barma
d’Aout con Rocca Chabert e, per i più esperti,
con l’altra storica borgata
Serre Sarsenà (con un autentico muro saraceno).
Dunque escursioni per
i vari gusti e poi anche arrampicata sulla Rubinella e altre guglie, oppure
mountain-bike dalla Boudeina a Pertusel, dal
Bessè a Caugis. Le vie di
roccia, dai semplici monotiri ad arrampicate più
lunghe, sono state attrezzate da Fiorenzo Michelin, Stefano Masoero e
Sandro Paschetto, e sono
simpaticamente denominate in patuà, tipo Entò
pa far lou pa pi Ione què
la chambo (non bisogna
fare il passo più lungo
che la gamba), oppure
Pitost què sèfoutre avai
un s’achappo à la ruma
(piuttosto che cadere,
uno si aggrappa ad un rovo) Paschetto, che fa la
guida, ha anche operato
uno splendido recupero
di due baite al Bounet, m
faccia al Monviso, dove
offre ospitalità al clienti
che preferiscono le sue
proposte in questo angolo di montagne ai nomi di
cime famose ma consumate distrattamente da
alpinisti frettolosi.
Insomma, in questo
Vallone bisogna andarci,
o tornarci, ma come scrive Fraschia, «in punta di
piedi, trattenendo il respiro, senza disturbare o
sporcare» Adesso, con
l’ampio servizio che la rivista vi ha dedicato, ci
sono anche tutte le informazioni utili; e chi volesse saperne di più, di storia, può sempre passare
alla biblioteca del Centro
culturale di Torre Pellice
e fotocopiarsi qualche
pagina dal famoso libro
di Arturo Pascal Le valli
valdesi negli anni del
martirio e della gloria.
Prosegue «Festivalmontagna»
Musica del mondo
in vai Pellice
Oltre a numerosi punti di appoggio nei fondovalie, come
l’albergo Palavas (tei. 0121-930728) o il Castagneto (tei.
0121-930600) a Villar Pellice, il campeggio «La roccia» (tei.
0121-957210) o il Centro vacanze dell’Esercito della Salvezza (tei. 0121-957728) a Bobbio, è in allestimento da parte della Comunità montana un posto tappa a Caugis, in alto sul costone che domina il vallone. Per chi sceglie una
deiie proposte di Sandro Paschetto (tei. 0121-90547, wwwgeocities.com/sandro_guida alpina) nel prezzo è compresa l’ospitalità semplice e spartana al Bounet (nel disegno)
La vai Pellice apre le.
porte alla seconda tranche del Festivalmontagna. Amanti della musica
e deU’America Latina non
possono mancare sabato
3 agosto quando al giardino del palazzo municipale a Bibiana si esibirà il
sestetto «Renacerò», ensemble torinese nel quale
sono confluiti musicisti
provenienti da esperienze diverse ma uniti dalla
stessa passione per il tango argentino. «Renacerò»
riprende il nome di una
delle ultime composizioni del grande maestro
Astor Piazzolla (19211992), di cui si ascolteranno le composizioni
più belle.
Si prosegue domenica
4, al tempio valdese di
Torre Pellice (in caso di
pioggia al teatro del Forte), con un doppio appuntamento. Apre la serata lo spettacolo «G come guerra», di Mariapaola Pierini (Onda teatro):
attraverso il linguaggio
della danza e del teatro
d’attore si snoda la vicenda di due personaggi che
da vittime si trasformano
in creature esemplari. A
seguire «Solo» di Walter
Broggini, una riflessione
sulla morte dalle atmosfere beckettiane: utilizzando la tecnica orientale
del Bunraku, l’animatore
muove le marionette diventando egli stesso partecipe delle vicende narrate. Lo spettacolo (ingresso 2 euro) è riservato
a un numero massimo di
60 persone, quindi si consiglia la prenotazione.
«Semplicemente magnifici. Gioia per le orecchie e le viscere». Così
Moni Ovadia descrive i
«Tri Muzike», che si esibiranno mercoledì 7 nella
piazza parrocchiale di
Luserna alta. Un sestetto
CINEMA
Le marionette Bunraku
che svolge un’intensa ricerca sullo sterminato
patrimonio culturale slavo, greco, ebreo, turco e
rom, per un affascinante
itinerario fra musica etnica e classica, jazz e kletzmer: sei virtuosi musicisti
che hanno fanno parte
della Theaterorchestra
dello stesso Ovadia.
Il viaggio continua venerdì 9 nella piazzetta
dell’ecomuseo Crumière
a Villar PeÙice con «Le argonautiche» del Laboratorio permanente di ricerca sull’arte dell’attore
e Santibriganti Teatro.
Il gran finale di domenica 11, nel cortile del
Priorato mauriziano a
Torre Pellice (in caso di
pioggia al teatro del Forte), è affidato a Daniele
Sepe, sassofonista partenopeo vincitore del premio Tenco e con un curriculum artistico che
sembra non finire mai:
dalla colonna sonora di
«Amnesia», ultimo film
di Gabriele Salvatores,
alle più importanti rassegne di wold music europee. Tutti gli spettacoli
iniziano alle 21,30 (ingresso: intero 8 euro, ridotto 5 euro); per informazioni telefonare allo
0121-323186.
TORRE PELLICE —11
Cinema Trento ha in programma, giovedì 1“ agosto, alle ore 20,30; Scooby-doo; venerdì 2, ore
21.15, Il più bel giorno
della mia vita; sabato 3 e
domenica 4, alle ore 21,
15, Casomai; lunedì 5,
ore 21,15, Harry Potter e
la pietra filosofale; martedì 6, ore 21,15, Il favoloso mondo di Amèlie;
mercoledì 7, ore 21,15,40
giorni & 40 notti; giovedì
8, ore 20,30, L’era glaciale; venerdì 9, ore 21,15,
Bloody Sunday; sabato
10, alle ore 21,15, Spider
man; domenica 11, ore
21.15, The mothman
prophecies; lunedì 12,
ore 21,15, A beautiful
mind; martedì 13, ore
21,15 Star wars 2; mercoledì 14, ore 21,15, Vajont;
giovedì 15, ore 20,30, Dio
& Stitch; ore 22,10 Panie
room; venerdì 16, ore
21.15, Samsara; sabato
17, ore 21,15, Il signore
degli anelli; domenica
18, ore 21,15, Parla con
lei; lunedì 19, ore 21,15,
Resident edvil; martedì
20, ore 21,15 Ocean’s eleven; mercoledì 21, ore
21.15, Il più bel giorno
della mia vita; giovedì 22,
ore 20,30, Scooby-doo.
PINEROLO — Per Cinema in piazza, mercoledì 5 agosto, nei locale
del Veloce Club sarà in visione Monsoon wedding.
Mercoledì 7 agosto al
Veloce Club è in visione
Il favoloso mondo di
Amelie; inizio spettacoli
ore 21,30, ingresso unico
euro 3,50.
SAN SECONDO DI PINEROLO — In piazza
Europa, venerdì 2 agosto,
II diario di Bridget Jones.
Venerdì 9 agosto. Stars
wars, l’attacco dei cloni.
Venerdì 16 agosto, L’
era glaciale; inizio spettacoli ore 21,30, ingresso
unico euro 3,50.
LUSERNA S. GIOVANNI — Nel cortile del Centro Anziani «L. Dezzani»
(in caso di pioggia area
mercato coperto),
3 agosto sarà in visìij
Mi chiamo Sam.
RORÀ — Martedì s
agosto nei giardini J
piazza Fontana sarà in
visione L’era glaciaM
Martedì 13 agosto/?
beautiful mind. '
VILLAR PELLICE
Giovedì 8 agosto, nel
piazzetta del Villag.
Crumière (in caso
pioggia nella sala polii
lente sarà in visione
me cani e gatti.
L’ingresso a tutte le se.
rate di «Cinema all’apet.
to» costa 3,5 euro. ’
SERVIZI
GUARDIA ME
notturna, prefestiva,
telefono 800-233111
Suqu'
¿aiuta
(Biporti
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co®rae:
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Iversei
delFrep
GUARDIA FAR
(turni festivi con orario
DOMENICA 4 AGOSTO
Bibiana: Farmacia GarellS*via Pinerolo 21, tei. 55733i^
Pragelato: Doglia - via IV*è
Novembre 4, tei. 78030
Pinerolo: Bricco - via
naie 32, tei. 201424
cornea
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DOMENICA 11 agosti
Luserna San Giovanni; S»
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velloni - Via Blancio 4 *
sema Alta), tei. 900223
Pinasca: Bertoreilo - via li
zinnale 22, tei. 800707
Pinerolo: Corti - via i
2, tei. 322624
GIOVEDÌ 15 AGOSTO
Cavour; San Lorenzo
Giolitti 93, tei. 69024
Pinerolo: Balchet - p.za S#
Donato 46, tei. 322723
DOMENICA 18 AGOSTO]
Campiglione: Simondi - via
Luserna teiefono 590613
Fenestrelle: GuicciardI
via Umberto 11, tei. 8390t'l
Pinerolo: Balchet - p.za SaaJ
Donato 46, tei. 322723
SERViSO INFERM
preiu.o I distretti
SERVIZIO ELIAMBU
telefono 118
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io del d
taàone,
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GIORNATA PRO MIRAMONTI — Domenica 11
agosto, a Villar Pellice, «Giornata prò Miramonti»; il
culto sarà alle 11 nel giardino della Casa (nella foto),
pranzo a prezzo fisso o acquistando singoli piatti
(0121-930900), servizio buffet, banco dolci, bazar,
prodotti agricoli in piazza Jervis.
MASSELLO — Domenica 4 agosto, ore 15, riunione
all’aperto alla Balziglia; domenica 11, sempre dalle 17,
riunione all’aperto alle Porte, con cena di mezza estate: ospite il pastore Pfannkuche che parlerà di relazioni ecumeniche tra chiese protestanti.
FERRERÒ — Riunioni quartierali all’aperto, con
inizio alle 15, sabato 10 al Bessé e sabato 17 a Baissa:
FRALI — Giovedì 1° agosto, alle 15, riunionè
all’aperto a Ribba. Passeggiate storiche; domenica 11
agosto, ore 11, «Le borgate di Prali»; giovedì 8 agosto,
con partenza alle 8, escursione storica a Sibaud, ultima tappa del Glorioso Rimpatrio.
PRAROSTINO — Nelle domeniche 4, 11 e 18 agosto
culto alle 10 a San Bartolomeo.
RORÀ — Domenica 4 agosto si svolge il tradizionale bazar nella sala delle attività.
TORRE PELLICE — Due appuntamenti estivi
nell’ambito del «Tempio aperto»: domenica 11 agosto, alle 17, conversazione con il moderatore della Tavola valdese, Gianni Genre, su «La situazione nel Rio
de la Piata»; partecipano alcuni ospiti argentini. Domenica 18 agosto, sempre alle 17, il pastore Daniele
Garrone parlerà su «Monoteismi e guerre religiose».
VILLAR PELLICE — Domenica 28 luglio, ore 14,30,
riunione a Pertusel per il quartiere Serre.
VILLASECCA— Domenica 11 agosto, ore 15, riunione quartierale all’aperto a Torre.
APPUNTAMENTI
3 agosto, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nel
tempio dei Bellonatti, concerto d’organo organizzato dalla Provincia, con L. Benedicti.
TORRE PELLICE; Alle 17, in piazza Mustòn, nell’ambito della Festa de l’Unità, incontro con il senatore Fessone e il deputato
Merlo su «Quali prospettive per l’Ulivo».
TORRE PELLICE: Alla galleria d’arte contemporanea «Filippo Scroppo», alle 16,30,
inaugurazione della mostra «La scultura
della collezione». La mostra rimarrà aperta
fino al 1° settembre tutti i giorni dalle 15,30
alle 18,30 e il venerdì e il sabato anche dalle
10,30 alle 12,30: martedì 6 agosto visita guidata dalle 20,30. Ingresso gratuito.
FERRERÒ: Alle 20,45, nel tempio di Maniglia, concerto di Elena Martin, voce, e Patrizia Massel, pianoforte: in programma
brani classici e di tradizione popolare.
RORÀ: Fino al 4 agosto, sagra rorenga.
4 agosto, domenica
ROURE: Alle 21, nel campo sportivo di
Roreto, concerto Rorestock con dieci gruppi emergenti e Lou Dalfin.
FRALI: Dalle 8, corsa podistica: trofeo 13
laghi (campionato regionale).
CANTALUPA: Dalle 8 alle 16, escursione
al monte Freidour. Per informazioni e prenotazioni 0121-795589.
TORRE PELLICE; Alle 21,30, nel tempio,
per Festivalmontagna, spettacolo teatrale
con «G come guerra».
BOBBIO PELLICE: Dalle 9, festa campestre al Garneud.
6 agosto, martedì
FRALI: Fino al 18 agosto, mostra di pittura di Milla Florisa.
FENESTRELLE: Alle 21, concerto vocale
con il «Coro la montagna»
8 agosto, giovedì
PRAGELATO: Il Parco naturale della vai
Troncea presenta, nella sede in frazione
Rua «I nostri piccoli amici alati: escursioni
alla scoperta dell’avifauna del Parco con visita a una stazione di inanellamento», visita
naturalistica su prenotazione.
FENESTRELLE: Alle 21 si esibiscono Roberto Balocco con le sue Canson dia Piola e
il Cabaret con Jean Porte.
9 agosto, venerdì.
TORRE PELLICE: Alle 21,15, alla rotonda,
la nuova compagnia «Vecchio teatro» presenta la commedia in due atti di Dino Falconi, «Paparino».
VILLAR PELLICE: Alle 21,30, alla Crumière, per Festivalmontagna, spettacolo teatrale «Le argonautiche».
10 agosto, sabato
TORRE PELLICE; Alla rotonda di piazza
Muston, dalle 21, Roberta e Renato cantano
con l’intervento delle majorettes.
11 agosto, domenica
TORRE PELLICE: Alle 21,30, nel cortile
del Priorato Mauriziano, per Festivalmontagna, concerto di Daniele Sepe.
ANGROGNA: Al Rifugio Vaccera, musiche
e danze occitane con Sounaires Val Pelis.
12 agosto, lunedì
TORRE PELLICE: Alle 21, alla rotonda, il
Centro danza sportiva di Bricherasio propone un’esibizione di danze latinoamericane.
ANGROGNA: Al rifugio Vaccera, stelle cadenti con il gruppo astrofili Urania.
PRAMOLLO: In frazione Ruata festa campestre con gara bocciofila.
13 agosto, martedì
TORRE PELLICE: Alle 21, alla rotonda,
musica da ballo con il «Gruppo 2002».
14 agosto, mercoledì
TORRE PELLICE: Alle 21 alla rotonda serata di danze latinoamericane con musicisti
e ballerini cubani del «Gruppo latino».
FRALI: Fino al 17 agosto, festa di Ferragosto, con ballo a palchetto in piazza, tornei
di calcio, tennis, pallavolo e gare a bocce.
PRAGELATO: Esposizione di quadri e
produzioni artigianali lungo via Albergian,
in frazione Soucheres Hautes.
15 agosto, giovedì
TORRE PELLICE: Festa di Ferragosto al
circolo Mûris con grigliata, ballo liscio.
BOBBIO PELLICE: Al Centro vacanze
Wpo]
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mente li
h^obal
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li cont
l'adozio
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Nelbr
do temi
luestior
dell’Esercito della Salvezza si terrà E cultói^ne; che
benvenuto ai maggiori Massimo e Jane ^energia,
ne, nuovi responsabili nazionali dell’EseifBtuta e di
to; presiederà la commissaria Nilsoni iNt^ente
sponsabile dell’Eds in Europa. Seguirà p^sione di
zo comunitario: per ulteriori informazKwjBin) e (
rivolgersi allo 0121-957728. ¡Iberna:
16-18 agosto
FRALI: Alla miniera Paola, alle 17,30j ®
Fede ur
sette
gliola Sarzi presenta «Il mago di ®^^*’,^^"^investin
16 agosto, «Mascia e l’orso», sabato 17,
nerentola», domenica 18. Ingresso 5 euro,;
16 agosto, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 21, alla roto®
musica da ascolto e ballo con il gruppo
PINASCA: Mercatino delle pulci. ,
PRAGELATO: Inaugurazione al*®
municipio della mostra fotografica e diL
tura «Uno sguardo oltre la cuccia». SegU«^
gli spettacoli Tigri e Frammenti, della
pagnia L’Elfo Bianco, alla palestra.
17 agosto, sabato
VILLAR PEROSA: Festa campestre
Caserme anche domenica 18.
TORRE PELLICE: Alle 21, alla roto®
diserviz
Imposta
d
pionali
pslla sig
Roberta e Renato, Iole e Stefano
no i pezzi più belli delle colonne s
nella storia del cinema.
18 agosto, domenica
ANGROGNA; Festa alla Vaccera con 8
chi campagnoli, musiche e ballo lisci .
TORRE PELLICE: Alle 21, in Pjf
ston, gran finale con Marina e Fabio,
ca e danze. Ingresso libero.
21 agosto, mercoledì
VILLAR PELLICE: Alle 21,30, alla ,
------- --------le Sorelle S®'“*-!,
re, spettacolo teatrale con
be «Il meglio del peggio».
22 agosto, giovedì j
TORRE PELLICE: Seminario su ^
dell’animale guida e viaggi sciamani
25 agosto, domenica j,
TORRE PELLICE: Alle 21, nell’ara®ÌijlV^
le, serata pubblica della Società penice I
desi, dedicata al tempio di Torto
occasione del 150“ dalla costruzion ■
, h vi;
'?X012
15
f«jlACOSTO2O02
(0gE.i»i>
Per uno sviluppo sostenibile
[^documento importante
su queste e altre alternative
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'ne Co.
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Jl’apet
estiva;
ri aiuta ad aprire gli occhi un
^nottante documento del
1?L World Network, una
IIP maggiori reti di colleSSel Terzo Mondo:
Wrvatono su Johanne!Le' perché i gruppi sul
ommercio e la finanza do„ebbero interessarsi di piu al
LsD»*- Ln tesi del docuInto è che lo scarso interesLerilWssd dimostrato dalMrganizzazioni che si occu‘o del debito, del commercio e dellafinanza è dovuto
«Da convinzione che un vertice sull’ambiente copre aree
jjverse dal loro centro di impegno. Ma l’ultima riunione
iAPrepCom, tenutasi a fine
piaggio a Bali, ha mostrato
come a lohannesburg la postalo gioco non sarà tanto
lina serie di questioni tecniche sulla protezione ambientale e l’uso sostenibile delle
[¡sorse, quanto i meccanismi
cotijmerciali e finanziari che
potranno o facilitare o osta13 «lare tali obiettivi.
L'alternativa è emersa pesantemente nella riunione di
Bali in cui è stata discussa la
bozza del «Piano d’azione»
jelWssd su cui si sono scontate visuali contrapposte che
igran parte si identificano
fflii il gmppo Juscanz (nome
tomposto dalle iniziali di
a Leqiii gjjppone. Stati Uniti, Canalla, Australia e Nuova Zelanda) e con il G77, la sigla polemica, nei confronti del «G7»,
che indica i paesi non sviluppati, e la Cina. Il tema di fondo del dissenso è la globalizmione, i suoi modelli attuali
eie sue connessioni con lo
sostenibile. Così il
Jiuppo Juscanz si è opposto
iparagrafi cmciali della bozza che formulavano chiaramente la contraddizione tra
laglobalizzazione e lo sviluppo sostenibile, impegnando i
paesi sviluppati ad azioni
tonerete per la cancellazione
dii debito, lo stanziamento
li contributi finanziari e
ladozione di regole per un
tominercio equo.
Nel braccio di ferro su que
__ terna di fondo spunta la
privatizzazio,Ì^*esiparhdi acqua, di
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e di biodiversità, è chia. „„_'®®te percepibile la pres
^ini Banca mondiale
maziol (Bm) e del Fondo monetario
frazionale (Fmi) la cui
f 8'a per lo sviluppo pre, oe un aumento generale
settore privato, e relativi
j, f **®unti, nella fornitura
wvizi. Ovviamente questa
ione è a tutto vanli^olle grandi multinahanno trovato
„ 4ia noiu • . ‘iduno trovato
ipo Aia nella sigla delle «3 p» (parte
nariato pubblico-privato)
una formula apparentemente
egualitaria. In realtà la progressiva penetrazione del settore privato nei servizi è unicamente in funzione del profitto a cui dovrebbe concorrere, agevolandolo in ogni
modo, il settore pubblico.
La posta in gioco
Le contrapposte visuali che
si sono evidenziate a Bali
hanno determinato un sostanziale stallo nella bozza
del Piano d’azione per il Wssd: sono centinaia le proposte, irrisolte, di soppressione
o modifica di frasi e paragrafi. Vi sarà dunque un ultimo
round di frenetici negoziati
durante il Wssd. Ne dovrà risultare comunque una risposta alla drammatica alternativa che sta davanti ai governi
del mondo, con la prevalente
responsabilità dei paesi sviluppati che tengono in mano
le leve del potere.
I paesi del Nord potranno
riconoscere il loro determinante contributo, storico e
attuale, alla dilapidazione
delle risorse naturali e assumere una quota rilevante dei
costi del riequilibrio degli
ecosistemi della terra a beneficio dei popoli del mondo.
Ciò implicherebbe non solo
un notevole carico finanziario ma anche un impegno a
riorientare l’attuale insostenibile modello di produzione
e consumo e a riformare il sistema economico globale
che costituisce la base
dell’attuale devastazione ambientale e della crescente miseria umana. Oppure potranno imporre ulteriori passi nel
cammino della cieca follia
che si sta perseguendo: sottraendo sempre più all’Onu
la responsabilità del controllo del commercio e della finanza internazionali e affidandola sempre più alle istituzioni dominate dai paesi
ricchi, Bm, Fmi, Wto; abdicando ulteriormente alla propria responsabilità nei confronti degli impegni a favorire uno sviluppo sostenibile e
affidando questa responsabilità alle mani rapaci delle
multinazionali per mezzo
dell’astuta trovata delle «3 P».
Difficilmente il documento
che uscirà da Johannesburg
sarà radicalmente 0 bianco o
nero. Ma pur tra compromessi e contraddizioni possiamo sperare, e pregare, che
sia motivo di speranza e di
incoraggiamento per l’aspettativa e l’impegno dei popoli
del Sud e del Nord.
Franco Giampiccoli
(*) Questo e altri documenti
sui problemi dello sviluppo sostenibile sono reperibili sul sito
WWW, twnside. org.sg.
itre
alli
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sono’
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VIAGGIO DELLA DIACONIA
NELLA VALLE DEL RENO
alca- la Csd propone quest’anno ha come meta
aera e ™Portanti situate nella valle del Reno, in Sviz¡stituai-^ V ricerca del lavoro diaconale non
]| ^"izzato che vi svolgono le Stadtmission locali.
della durata di 5 giorni, inizia il
" per raggiunge
previsti tutti e
^^SCttPmK • 'JCiid uuidLd ui o
re Bari giornata nella quale si viaggia
QUaui-., : in Germania dove sono
'luattro i
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pernottamenti.
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® dedicato alla visita di Freiburg, del suo
^tedimi«- '^^rcato, del progetto diaconale della locale
11 jo on ^ ‘^ori una gita nella Foresta Nera,
"'anità V ^ visita la città di Basilea, si incontra la co
'*'®ronia H n 'ocale e si prende conoscenza della diffusa
^2 ottntf ^ f adtmission che vi opera.
acca ^tecende la valle del Reno fino a Heidelberg
■'oscere cn”*° r tradizionale visita turistica, si potrà co
II3
Que:
'faggio di ritorno.
dettodi massima che sarà maggior“agitato in seguito.
Le
infori
■ha.
'^teaziolfj ''astate a partecipare possono rivolgersi per
t"*’ via Anof ^ ^ Csd-Commissione sinodale per la diaco®121-953,°1"^ 1B- 10066 Torre Pellice; tei. 0121-953122;
________ a-mail csd.diaconia@tpellice.it
PAG. 15 RIFORMA
La Livorno delle nazioni
Nel corso di un incontro svoltosi il 6 giugno scorso nella
sala consiliare della Provincia di Livorno, è stato presentato
il libro curato da Giangiacomo Panessa e dal pastore Mauro
Del Nista Intercultura e protestantesimo nelki Livorno delle
nazioni - La Congregazione olandese-alemanna che rico^
struisce la storia della comunità luterana-riformata-calvinista presente in città da quattro secoli. Il volume è stato presentato daU’assessore regionale alla Cultura, Mariella Zoppi, presenti i delegati delle ambasciate olandese e tedesca,
la presidenza della Provincia e il presidente della Congregazione. Nella foto la presentazione e, a fianco, la facciata
deU’edificio della Congregazione.
POSTA
Anseimo
e l'esistenza
di Dio
Il pio Anselmo d’Aosta, scrivendo il Prpslogion nell’anno
1077, giusto un secolo prima
che il disubbidiente Pietro
Valdo fosse cacciato dalla sua
Lione, attestava la rivelazione
del nome divino come «Aliquid, quo nihil maius cogitati
potest» (qualcosa di cui nulla
può pensarsi più grande),
partendo dal presupposto che
anche chi nega Resistenza di
Dio deve avere il concetto di
Dio, giacché è impossibile negare la realtà di qualcosa che
non si pensa neppure; ovvero
ciò che esiste in realtà è più
perfetto di ciò che esiste solo
nell’intelletto, sicché ciò di
cui non si può pensare nulla
di maggiore, ossia Dio, deve
esistere non solo neU’intelletto, ma anche nella realtà. Agli
occhi nostri disincantati l’argomentazione potrebbe sembrare un artificio, una di
quelle arguzie apologetiche
tardomedioevali ma Anseimo,
bontà sua, ci credeva veramente e con grande intensità.
Come si può infatti non rimanere colpiti dalle sue riflessioni; «Non tento, o Signore, di
penetrare la tua profondità,
poiché non posso neppur da
lontano paragonarle il mio intelletto; ma desidero intendere almeno fino a un certo
punto la tua verità, che il mio
cuore crede e ama»'.
Che ne è stato allora dell’umile abate Anseimo, poi divenuto arcivescovo di Canterbury? E soprattutto della
sua sincera testimonianza? A
parte Tommaso d’Aquino
che, quasi 200 anni dopo, vedendolo ancora come uno
scomodo «concorrente», avrebbe cercato di fraternamente liquidarlo, sostenendo che l’argomentazione anselmiana poteva essere valida solo a patto di presupporre già, «sottobanco», quello
che voleva dimostrare, per
trovare un altro implacabile
«smontatore» bisogna arrivare all’epoca dei Lumi e a Immanuel Kant: egli rifiuterà
r«argomento ontologico», ritenendolo impossibile in
quanto fondato sulla pretesa
di derivare, mediante una
specie di «salto mortale» metafisico, una realtà da un’idea; e in più sostenendo che
il concetto di esistenza di Dio
implicava l’esperienza di Dio
da parte dell’uomo, cosa che
a suo avviso non poteva essere plausibile; cosicché sembrava proprio avere gioco dèi
pur volenteroso Anseimo.
Tuttavia la partita non si
chiudeva lì; scorrevano ancora un paio di secoli ed ecco
che la ferrea logica kantiana
veniva scossa dalla moderna
astrofisica: oggi è dato di verificare sperimentalmente la
realtà visibile del cosmo, fermandosi proprio dove non è
più possibile andare. E se noi
dunque attestiamo coincidenza tra l’universo creato e
la divina volontà creatrice,
torniamo così a dare meritato credito al vecchio Anseimo, che in cuor suo sperava
vivamente di «intendere almeno fino a un certo punto»
la divina verità. Si può allora
pensare qualcosa di più perfetto dell’universo? «Quo
nihil maius cogitaci potest»,
GIORNATE DOLCINIANE
Festa di Fra Oolcino
e Margherita
695° del martirio (1307-2002)
PROGRAMMA
sabato 7 settembre
Ore 21, sala della chiesa valdese di Biella (v. Feda 9): celebrazione di Angelo Brofferio, primo storico a favore di
Dolcino. Nel 200“ della nascita intervengono Tavo Burat
(«Brofferio, storico e politico») e Sergio Gilardino (Me
Gill University, Canada, «Brofferio, poeta in lingua piemontese»).
Domenica 8 settembre
Ore 11, in vetta al monte Massaro, al cippo di Fra Dolcino
(15’ a piedi dalla Bocchetta di Margosio, panoramica Zegna. Trivero, Biella): omaggio a IDolcino e Margherita. A
seguire assemblea de Centro studi dolciniani.
Ore 13: agape fraterna alTalpeggio del Margosio (pranzo al
sacco con appoggio alla baita, prenotare a Piero, tei.
015-94271).
Ore 15: festa del Centro studi dolciniani all’alpeggio.
La mattina, alle 10,1 valdesi terranno un culto evangelico
all’aperto alla Bocchetta di Margosio, presieduto dal pastore di Biella, Jonathan Terino.
che, come ha magnificamente interpretato Karl Barth,
vuole significare «Egli esprime il nome di Dio, non già
per dedurre da esso la sua
esistenza (...) ma per intendere l’impossibilità della sua
non esistenza»^
Albert Einstein, nel citare la
famosa frase di Kant «L’eterno
mistero del mondo è la sua
comprensibilità», soleva aggiungere: «...e il fatto che il
mondo sia comprensibile è
un miracolo»^ Se da una parte vi è l’apocalittico assunto di
Kant, secondo il quale tutto
quello che non è alla portata
dei sensi è relegato nella sfera
del trascendente e il chiuso
recinto del finito ne impedisce totalmente l’esperienza,
ancorché ne sia data comprensibilità intuitiva; d’altra
parte vi sono le rivoluzionarie
ipotesi scientifiche di Einstein
che dischiudono alla mente
le possibilità di conoscenza
dell’infinito, oltre i confini del
mondo visibile, arrestandosi a
quel punto limite che definisce l’inarrivabile perfezione. È
così che la verità ontologica
riceve insperato sostegno da
un altro tipo di verità, quella
della scienza e della sua costante verificabilità.
L’astrofisico americano George V. Coyne, direttore dell’Osservatorio vaticano, in un’
intervista-saggio pubblicata
sul settimanale tedesco Der
Spiegel, ha detto: «Dio lavora
insieme all’universo. L’universo ha una sorta di autonoma vitalità, come quella di un
bambino, che si educa, ma si
cerca anche di instillargli una
propria personalità e un senso proprio di attaccamento alla vita. I genitori devono permettere al figlio di diventare
maturo, di arrivare fin dove
possono condurlo le proprie
decisioni, fin dove arriva il
proprio percorso di vita. Questa è esattamente la maniera
in cui Dio tratta l’universo»“.
Franco Campanelli
Cerignola
(1) Anseimo d’Aosta, Proslogion, in «Opere filosofiche» (Bari,
Laterza, p. 85).
(2) K. Barth, Filosofia e Rivelazione (Milano, Silva, p. 195).
(3) R. Rosenblatt, The Age of
Einstein (in «Time», die. 1999).
(4) G. V. Coyne, Was wusste
Goti? («Der Spiegel», n. 52/2000).
Società di studi valdesi
Torre Pellice
Convegno della Società di studi valdesi
31 agosto - 1® settembre 2002
Casa valdese - Torre Pellice
Minoranze e comportamenti. Atteggiamenti
culturaii e sociali delle minoranze religiose
tra Medioevo ed età moderna
Centro culturale valdese
Giornata Miegge
23 agosto - ore 15 - Torre Pellice - aula sinodale
La posizione protestante
sulla Costituzione europea
Incontro fra centri culturali evangelici italiani e corpo pastorale. Intervengono: Gustavo Zagrebeisky, giudice della Corte costituzionale e Giorgio Bouchard, teologo valdese.
I lavori che dovrebbero portare all'elaborazione di una Carta
costituzionale europea vedono lo svilupparsi di una riflessione
sulla posizione e il ruolo di chiese e religioni. Ci deve essere una
menzione di Dio nella futura Costituzione europea? Il ruolo del
cristianesimo nella formazione dell'identità europea va esplicitato? Deve essere affermato il riconoscimento di chiese e organizzazioni religiose come interlocutori degli organismi politici
della comunità europea?
In particolare la Chiesa cattolica, ma non solo, teme che possa
prevalere un'impostazione che, in nome della laicità, minimizzi
sia l'apporto storico sia il ruolo attuale delle comunità religiose
e in particolare dei cristianesimo. Non si tratta evidentemente
soltanto di un problema «tecnico». Sono in gioco diverse letture della modernità e diverse concezioni della presenza delle religioni nella società civile. Letture del passato e visioni del futuro sono anche in questo caso interdipendenti.
■La «Giornata Miegge» è dedicata quest'anno a questi nodi,
che intendiamo affrontare con una riflessione di ampio respiro,
sia sul piano del diritto sia su quello storico e teologico.
16
PAC. 16 RIFORMA
■ In questo paese di oltre 130 milioni di abitanti, i cristiani sono solo 400.000
Far capire recumenismo nel Bangladesh
«Facciamo fatica a lavorare insieme», ammette il presidente del Consiglio nazionale delle
chiese. Non per problemi dogmatici o teologici ma per conflitti e tensioni interpersonali
SARA SPEICHER*
Nel marzo 2001 il pastore Konfad Kaiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), si è recato in Bangladesh e ha invitato le chiese a
superare la diffidenza e le rivalità e a moltiplicare le occasioni di collaborazione. I
membri del Comitato esecutivo del Consiglio nazionale
delle chiese del Bangladesh
(Nccb) ritengono però che
occorra prima di tutto che i
membri di chiesa capiscano
ciò che significa la «collaborazione ecumenica».
Come instaurare il dialogo?
«Facciamo fatica a lavorare
insieme - ammette Sudhir Adhikari, presidente del Nccb
-. Il Nccb cerca di far capire
che non vogliamo mischiarci
negli affari interni degli altri,
ma la volontà di comunicare
non è molto forte. Come instaurare un dialogo dove ci
sono solo monolo^i?».
Fra le numerose denominazioni protestanti, soltanto
sette sono membri effettivi
del Nccb, che fu creato nel
1949 sotto il nome di Consiglio cristiano del Pakistan
orientale e che cambiò nome
nel 1972, dopo l’indipendenza. Le chiese membro sono la
Chiesa battista Sangha del
Bangladesh, la Chiesa cristiana Bogra, la Chiesa del Cristo
in Bangladesh, la Chiesa di
Dio (Isha'rer Mondoli), là
Chiesa presbiteriana del Bangladesh, la Chiesa unita del
Bangladesh e la Comunità
evangelica battista del Bangladesh. Altre sei sono membri associati: l’Associazione
Uno slum lungo la ferrovia
medica cristiana del Bangladesh, il Fondo di destinazione speciale della Chiesa metodista del Bangladesh, la
Commissione cristiana dello
sviluppo del Bangladesh, la
Società biblica del Bangladesh, il Programma di cure sanitarie comunitarie e la Fondazione Dishary.
Nuove adesioni
al Consiglio delle chiese
Dopo la visita del pastore
Kaiser, la Chiesa del Cristo ha
aderito al Nccb in quanto
membro effettivo e due o tre
altre sono intenzionate a fare
altrettanto. Mathews George
Chunakara, incaricato del
programma «Asia» presso il
Cec, ha moltiplicato gli sforzi
per incoraggiare la collaborazione ecumenica a livello regionale e nazionale. Discussioni sono in corso per cercare di porre fine alla separazione tra la Chiesa del Bangladesh e il Nccb.
(Foto P. Pescali - Archivio Pime)
Conflitti tra persone
«In Bangladesh non sono i
problemi dogmatici o teologici a fare ostacolo alla cooperazione e aUa comunità ecumeniche - dichiara George
Chunakara -. Sono le liti e i
conflitti di persone fra alcuni
responsabili di chiesa a impedire alla giovane generazione
di usufruire dei benefici di un
clima ecumenico. La maggioranza dei responsabili e dei
cristiani più giovani sono favorevoli al rafforzamento del
movimento ecumenico. In
questi ultimi tempi, segni di
unità e di collaborazione ecumenica sono apparsi, e il Cec
incoraggia tutto quello che
può favorire questa evoluzione». Siccoirie una chiesa deve
contare almeno 25.000 membri per essere membro effettivo del Cec, soltanto la chiesa
battista Sangha del Bangladesh, che ne ha 33.000, ha potuto chiedere l’ammissione. La
Chiesa del Bangladesh, con
15.000 membri, è membro associato.
Molti responsabili di chiesa
chiedono aiuto e consigli al
Cec per superare le loro divisioni. «Le organizzazioni ecclesiastiche del Bangladesh
considerano il Cec come un
simbolo dell’unità in Cristo»,
dichiara Sudhir Adhikari.
Inoltre, il fatto di avere contatti con una comunità mondiale di chiese permette loro
di dare uno sguardo nuovo
sulla loro situazione: «Dobbiamo essere all’ascolto degli
altri paesi per scoprire come
essi hanno superato le divisioni delle loro chiese. D’altra
parte, alcune voci si alzano
per affermare che noi siamo
troppo piccoli per permetterci di non collaborare».
In occasione di una visita di
membri del personale del
Cec, un servizio ecumenico
con santa cena si è svolto il 27
gennaio scorso, per la prima
volta da oltre 10 anni. Era stato organizzato dal Nccb e includeva la Chiesa del Bangladesh. Le reazioni sono state
così favorevoli che molta gente ha chiesto perché questo
non avveniva più spesso. Ecco
un piccolo passo, ma che può
essere decisivo per celebrare
il Cristo in comune, (cec info)
(2 - contìnua)
(traduzione diJ.-J. Peyronel)
* Sara Speicher, specialista
della comunicazione, lavora
nell'équipe «Informazione» del
Cec. Si è recata in Bangladesh nel
gennaio 2002 per una riunione
mondiale di specialisti della comunicazione, il che le ha permesso di incontrare dei rappresentanti di chiese e di organizzazioni ecumeniche del paese.
Si è svolto all'Istituto Bossey il primo di una serie di colloqui interreligiosi
Le religioni e il loro coinvolgimento nella violenza
Le religioni di tutto il mondo aspirano alla pace. Eppure, purtroppo, è dimostrato
che esse sono molto spesso
coinvolte in conflitti e nella
violenza. Questo paradosso è
stato oggetto di una intensa
discussione durante un colloquio interreligioso sulla
violenza, la pace e le religioni
che si è svolto nel giugno
scorso presso l’Istituto ecumenico di Bossey, vicino a
Ginevra. Il colloquio ha riunito per otto giorni quaranta
partecipanti (ebrei, musulmani, indù, buddisti e cristiani) provenienti da Europa,
Asia, Medio Oriente, America
del Nord e del Sud. Eliminare
la violenza, hanno affermato,
è un compito che interpella
tutte le religioni. Questo colloquio era il primo di una serie dedicata alla questione
delle religioni e della violenza
che sarà organizzata dall’Istituto ecumenico.
prendere impegni solenni e
reciproci in vista di eliminare
ogni tentativo di legittimare,
a livello morale o etico, l’uso
di mezzi violenti per rispondere ad un conflitto o per
raggiungere obiettivi politici,
economici, culturali, o anche
religiosi». Ha ricordato ai partecipanti che il cristianesimo,
che fu a un certo momento
una religione minoritaria e
perseguitata, è giunto a farsi
persecutore dopo essere diventato la religione dominante dell’impero romano. Esso è
ricorso alla violenza per mantenere l’unità della Chiesa e
dell’impero. E, ha aggiunto
Kaiser: «Le tracce di questa
alleanza empia tra la religione e la violenza sono tuttora
presenti oggi nel linguaggio
della “guerra contro il terrorismo”, che evoca quello delle
crociate».
prio comportamento è diventato distruttore».
Mobilitarsi
Durante il colloquio, i partecipanti hanno deciso di costituire delle reti, di condividere informazioni, di partecipare ad azioni di sensibilizzazione deU’opinione e di coinvolgersi in atti di solidarietà.
Si sono inoltre impegnati per
l’organizzazione e la mobilitazione in vista di eventi quali il digiuno interreligioso per
la pace, le giornate della nonviolenza e le celebrazioni a
favore della vita.
Intervenendo al colloquio il
pastore Konrad Kaiser, segretario generale del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
ha dichiarato che «le comunità religiose e i loro responsabili dovrebbero cercare di
L'ebreo Yehezkel Landau
I partecipanti al colloquio
venivano da paesi in cui violenza e distruzione si sono
scatenate. Yehezkel Landau,
ebreo, è condirettore di un
Centro per la riconciliazione
e la coesistenza tra ebrei e
arabi in Israele. Egli ha detto
che, in Terra santa, ebrei e
musulmani si battono per ottenere il controllo del territorio. I cristiani sono schiacciati tra i due contendenti, o ridotti a guardare da fuori, nella sofferenza. «Mi rivolgo ai
cristiani, resi modesti dalla
propria storia di violenza - ha
detto Landau - affinché diano un’illustrazione dell’insegnamento dell’Evangelo sul
perdono preventivo, in modo
da scuoterci facendoci vedere a che punto il nostro pro
La musulmana Szeenat Ali
«Quando si tratta di pace,
bisogna andare al di là delle
predicazioni e degli inni», ha
detto Szeenat Ali, musulmana, insegnate di studi islamici
a Mumbai, in India. Ali si riferiva al conflitto che nel suo
paese oppone indù e musulmani per motivi politici: «Se le
religioni si preoccupassero
essenzialmente di agire a favore della pace, di stimare gli
altri e di accettare il carattere
plurale e diversificato dell’umanità, sarebbe più costmttivo», ha detto. Szeenat Ali, che
è a capo di un movimento
femminile interreligioso a favore della pace in India, ha affermato che le religioni del
mondo possono creare una
prospettiva e un piano d’azione in vista della pace mondiale e della sopravvivenza, attraverso mezzi nonviolenti; ritiene inoltre che la saggezza
femminile potrebbe svolgere
un molo essenziale.
qui, in questo luogo sereno
dove persone di religioni e di
nazionalità differenti si ascoltano le une le altre con stima
e offrono di aiutarsi reciprocamente in vista del bene
dell’umanità nel suo insieme». Zeenat Ali ha menzionato «la saggezza dei partecipanti, che dimostra che è
possibile usare i valori centrali di tutte le religioni per risolvere un conflitto». (eni)
VENERDÌ 2 AGOSTO 2lte
Lo afferma l'ex arcivescovo Tutu
In Zimbabwe è necessario
tenere nuove elezioni
Secondo Desmond Tutu,
ex arcivescovo anglicano di
Città del Capo (Sud Africa), e
Premio Nobel per la pace, indire nuove elezioni presidenziali nello Zimbabwe dopo le
controversie che hanno segnato quelle dello scorso
marzo potrebbe prevenire
una grave crisi politica.
Elezioni presidenziali
irregolari
Secondo gli osservatori internazionali le elezioni di
marzo, che hanno ricondotto
Kobert Mugabe, sono state
macchiate «di irregolarità» e
caratterizzate dalla violenza
e dall’intimidazione. «Tutto
dimostra che le elezioni presidenziali non erano né libere né eque e che l’attuale governo non può riguadagnare
la propria legittimità - sottolinea Desmond Tutu nell’introduzione di un rapporto
pubblicato da una rete di organizzazioni non governative (Ong) -. Un nuovo voto,
accompagnato da garanzie
di equità e di libera espressione, sarà senz’altra necessario». Il più importante partito di opposizione, il Movimento per il cambiamento
democratico (Mdc), ha contestato i risultati davanti ai
tribunali e prevede di organizzare una manifestazione
per chiedere nuove elezioni.
Rapporto di 250 Ong
Il rapporto sullo Zimbabwe,
trasmesso alla stampa il 27
giugno scorso da «Crisis in
Zimbabwe Coalition», una rete che raggruppa 250 Ong,
presenta il deterioramento
della situazione sociale, economica e politica. Questa rete
è stata creata lo scorso anno
per aiutare la società civile a
«fare fronte alla crisi socioeconomica e politica» e a «promuovere la libertà e i valori
democratici» nello Zimbabwe. I fatti presentati nel rapporto rivelano «una serie allarmante di politiche e di pratiche che possono portare il
paese alla catastrofe - sottolinea Desmond Tutu che, nel
marzo scorso aveva criticato il
governo sudafricano per avere accettato la vittoria controversa di Mugabe -. La crisi potrà essere risolta solo se il governo riguadagnerà la propria
legittimità e se l’autorità della
legge, giusta ed equa, sarà ristabilita nel paese».
In un’introduzione al rapporto Pius Ncube, arcivescovo cattolico romano di Bu
lawayo, seconda città dello
Zimbabwe, deplora il deterio.
rarsi della situazione: «in qyj.
sti ultimi due anni ho co^ta>
tato un costante deteriori
mento del rispetto della di.
gnità umana e dei diritti nello
Zimbabwe. In questi ultii
mesi, nella mia città, divej
persone sono morte di 6
L'opposizione del yeso
cattolico di Bulawayo
Pius Ncube, che ha aitai
to più volte la politica del
verno, è stato severamente5
criticato dal presidente Mu» i
gäbe. È stato accusato di poi-^
tare avanti una crociata antigovernativa che ha provocato,,
il calo del partito al poteaì
Zanu-Pf, nella provincia del
Matabélé, dove si trovala
diocesi di Bulawayo, in occasione delle elezioni politi^j^
del 2000. La pubblicaziom
del rapporto è giunta nel
mento in cui una delegazioM
della Commissione africam
dei diritti umani e dei poppi
stava concludendo un’incW^
sta di sei giorni sulle accusi
di violazioni dei diritti nei
confronti dei militanti del'
opposizione, della stampa indipendente, dei coloni bi^
chi e della popolazione ingenerale, da parte dello stato e,
dei militanti dello Zanu-P£La
Commissione è nata in segni., i
to alla Carta firmata dai c
di stato e di governo africi
Un rapporto sulla situaziOif
nello Zimbabwe dovrebbe
sere pubblicato in occasioni;
della prossima riunione deBé
commissione in Cambia nel
prossimo ottobre.
La più grave crisi
alimentare da decenni
Mentre lo Zimbabwe sta
attraversando la più grave
crisi alimentare da decenni^
fine giugno il governo haoM
dinato a 2.900 coloni di smefe
tere le proprie attività, mala
polizia ha concesso loro ui
rinvio fino ad agosto. II go*'
verno intende confiscarela
fattorie, nonché i relativi tà
colti, per ridistribuirle aimi'
tanti dello Zanu-Pf. Il W
gramma alimentare mondlale ritiene che circa metà dei
12,5 milioni di abitanti avranno bisogno, quesfanni
di aiuto alimentare perwa
della carestia provocata dalle
invasioni delle fattorie inc^
raggiate dal governo, cM
hanno interrotto la'produa»
ne alimentare, e colpito
yemente l’industria a;
un tempo prospera.
Tre casi regionali
Le introduzioni teoriche
sono state seguite da tre studi di casi regionali: Medio
Oriente, Ruanda e India. La
discussione si è poi centrata
sui temi del colloquio: logica
della violenza, uso, cattivo
uso e uso abusivo del potere;
ricerca della giustizia; identità religiosa nelle società pluraliste. Interrogato su quello
che a suo parere è stata la cosa più importante di questo
colloquio, Zehezkel Landau
ha risposto: «Il fatto di venire
da un paese in cui il conflitto
è molto violento per giungere
Associazione mondiale per la comunicazione cristiana
Ricercare ovunque e comunicare la
Il Comitato centrale dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc)
nel suo incontro annuale che si è tenuto di recente a Nadi (Fiji) ha espresso la sua preoccupazione per la condizione dell’informazione
nel mondo. «Spesso il silenzio, la disinformazione e la manipolazione impediscono una
vera informazione. Questo si verifica in importanti eventi, come quello dell’ll settembre
e negli sviluppi successivi, nei vari conflitti
che avvengono nel mondo, in particolare la situazione nel Medio Oriente, per non tacere gli
scandali dell’Enron o della Worldcom». Nel
documento finale viene affermato che «la comunicazione è qualcosa di più che la diffusione di notizie. L’impegno della Wacc nella
campagna per il Diritto alla comunicazione
nella società deH’informazione (Cris), riflette
il suo impegno per il diritto all’informazione
come fondamentale diritto umano».
Quest’anno in occasione del suo incontro
nelle Fiji, il Comitato centrale ha avuto occasione di ascoltare numerosi esponenti di chiese, Ong, movimenti sociali culturali e politici
sul colpo di stato avvenuto nelle Fiji nel 2000 e
che ha deposto il presidente eletto (della minoranza indiana presente nel paese) e sospeso la Costituzione votata nel 1997 che riconosceva pari dignità e diritti a tutte le componenti etniche presenti nel paese. A due anni
dal colpo di stato ancora numerosi abitanA
maggioranza contadini, della minoranza
diana vivono in campi profughi e non po»
no tornare nelle proprie terre. Numerose
hanno sottolineato la difficoltà di
un processo di riconciliazione nazionale
varie etnie, anche se ciò rimane una pno
per il paese. Le varie fedi religiose
mente cristiane e musulmane) sono
te in questo processo, facilitando incontri
ripresa del dialogo. .-..^nuo'«
Il Comitato centrale ha approvato un
piano quinquennale di iniziative e s^^ 0^
tolato «Prendere posizione:
comunicazione per la riconciliazione» c ,
dirizzerà le attività dell’associazione
prossimi cinque anni. Inoltre è stato ei ^
nuovo esecutivo: a presiederlo, P®^^Sjnlii
volta è stata eletta una donna: ^
Kanyoro, africana, teologa, da 25
nel movimento ecumenico mondiale e
segretaria generale dell’Ywca ni<)
(Young Women Christian Associatiom
cÈaudiS^
Torino. Tel. 011-6689804 fax 650439^
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