1
Anno 119 - n. 23
10 giugno 1983
L. 500
Sped. abijonamento postale
' gruppo bls/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice.
Sig. FHLLFGFUNI Elio
Via ca-luti i.ibarta’ 3
10066 torre PELLICÉ
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
IL SINODO RIFORMATO FRANCESE REAGISCE ALLA CAMPAGNA CONTRO IL C.E.C.
« Trasmettiamo musiche di
Staniey Blake, poiché per cause
indipendenti dalla nostra volontà la rubrica ’culto evangelico’
non va in onda».
Sono passati pochi mesi dalla
domenica in cui l’ascoltatore
del 1° canale radiofonico della
RAI si sentì rifilare, al posto del
culto evangelico delle 7.35, la storia delia beatificazione dì Padre
Kolbe programmata per la trasmissione cattolica delle 9. Domenica 5 giugno lo scherzo si ripete, questa volta con il meno
impegnativo Stanley Blake...
Si viene a sapere che la ragione addotta dalla RAI per la mancata trasmissione è lo smarrimento della bobina, regolarmente consegnata dal Servizio stampa-radio-televisione della Federazione Chiese Evangeliche che cura la rubrica per la RAI. Certo
uno sbaglio può capitare a tutti, anche se uno sbaglio ripetuto è già indizio di qualcosa di
diverso daOa casualità. Ma ciò
che oltre a questo dà un’impressione dì discriminazione è la giustificazione data all’ascoltatore:
« per cause ìndipendenti dalla
nostra volontà », Riferita ad una
rubrica curata da terzi, questa
formula suona come un ambiguo : « La colpa non è nostra, vedete un po’ voi di chi può essere ».
Se a questi dati si aggiunge
l’orario sempre più notturno della trasmissione televisiva della
II rete « Protestantesimo » che
va in onda a lunedì alterni a volte perfino alle ore 23.45 e i rì;^
futi «salti» che questa trasmissione spesso subisce per cause di
programmazione, si ha un quadro completo : le trasmissioni
curate dalla Federazione sono relegate in fasce di ascolto svantaggìate e possono esser fatte
slittare senza difficoltà verso
orari che hanno ìndici di ascolto bassissimi; saltano con crescente facilità e in tal caso se ne
possono dare giustificazioni ambigue tendenti a togliere l’impressione di emarginazione da
parte della RAI.
Non dico che vi sia un disegno di emarginazione nei singnii
fatti, ma è ben difficile convincerci che questo quadro d’insieme non sia oggettivamente discriminatorio. Gli evangelici in
Italia sono trattati dall’Ente radiotelevisivo di Stato in modo
vergognoso. La RAI TV non deve certo nulla agli evangelici e si
tratta di trasmissioni sue. Ma
non ci si venga allora a parlare
né di ecumenismo, né di pluralismo, né di rispetto delle minoranze. La Federazione non rimarrà certo inerte. Il Sinodo,
per parte sua, ha già ricevuto la
richiesta da parte di uno dei 16
circuiti in cui sono suddivise le
chiese valdesi e metodiste di
prender posizione riguardo^ alla
trasmissione « Protestantesimo »
che «è stata fatta slittare progressivamente verso orari impossibili ». Speriamo lo voglia
fare tenendo conto anche di qufr
sti indizi di incuria e di ipocrisia relativi al «culto èvangelico » e che elevi una decisa protesta. In essa si riconosceranno
non solo gli evangelici ma anche le centinaia di migliaia di altre persone che ascoltano ogni
domenica mattina il culto evangelico.
Franco Giampiccoli
«Il C.E.C. ci è indispensabile»
Il Consiglio ecumenico rimane uno strumento al servizio del Signóre ed è inaccettabile che
si tenti di squalificarlo nel suo annuncio dell’Evangelo accusandolo di dipendenza ideologica
Con un procedimento insolito, ed una decisione di 52 voti
favorevoli e 3 contrari, il Sinodo nazionale della Chiesa riformata di Francia ha deliberato che la parte del messaggio del
presidente del Consiglio Nazionale, pastore Jean-Pierre Monsarrat, concernente l’impegno della Chiesa riformata francese
nel Consiglio Ecumenico delle Chiese sia inviato a tutte le
chiese locali.' La decisione indica quanto i membri del Sinodo
francese siano stati scandalizzati dalla campagna diffamatoria
orchestrata contro il CEC di'cui un articolo del Reader’s Digest
ha costituito il punto culminante. Poiché questa campagna ha
esercitato la sua influenza anche in Italia, riteniamo utile far
conoscere anche ai nostri lettori la presa di posizione sinodale
francese, riprendendola dal settimanale "Réforme".
...Quale è oggi il legame della
Chiesa Riformata con il Consiglio ecumenico? La domanda non
è senza importanza perché certi
membri delle nostre Chiese sono
turbati, nella loro percezione delle attività del Consiglio, da ima
autentica campagna di diffamazione di cui esso è oggetto in certi organi di stampa.
Saprete senz’altro che il Reader’s Digest ha pubblicato un anno fa un articolo intitolato:
« Karl Marx o Gesù Cristo? ».
Questo testo constata che il Còrisìglio ecumenico avrebbe potuto
contribuire utilmente all’ unità
della Chiesa. Purtroppo ha rinunciato ad ogni ambizione in questo campo e si è impegnato in
lotte politiche ispirate da convinzioni marxiste. Per cui, dice
l’articolo in conclusione, coloro
che lo appoggiano si fanno sempre più rari nelle grandi Chiese
del mondo occidentale.
Questo articolo è stato tradotto, riprodotto, citato, sfruttato.
in modo tale che le accuse in esso contenute, a forza di essere ripetute, hanno .finito per imporsi.
Non possiamo prendere quest’attacco alla leggera.
Bisogna constatare che esso $i
situa in tutto un contesto di polemiche e di conflitti in seno a
tutte le Chiese riguardo ai rapporti con i poteri politici e di
fronte alle ideologie contemporanee. Tutte le confessioni cristiane, ivi compresa la famiglia
degli evangelici conservatori, sono divise su questo punto e ciò,
in tutto il mondo. Nel Centro
America, dei cattolici e dei protestanti hanno scelto di essere
pienamente solidali con i movimenti popolari mentre altri cattolici e altri protestanti danno il
loro appoggio ai poteri stabiliti.
In Sud Africa, è la politica delTapariheid ad essere al centro
del dibattito ed il dibattito tocca, checché se ne pensi; le due
Chiese riformate che lo approvano ufficialmente. NeH'Unione So
EZECHIELE 47: 1-12
Da un rivolo, il fiume
Il centro di questa visione è
l’acqua viva che sgorga dal Tempio, dalla presenza reale di Dio.
E' un’immagine che ci rimanda
alle origini, del mondo e della
Bibbia (Gen. 2: 10-14), e alla fine,
al compimento della Bibbia e dei
mondo (Apoc. 22 v. 1-5).
Acqua viva: è un’immagine che
non ha più ver noi l’immediatezza, la forza, la risonanza che
aveva per l’Israele biblico. Acqua: ecco che subito pensiamo
all’acqua spenta dei nostri rubinetti, magari al gusto di cloro;
o a bottiglie di acqua più o meno minerale, più o meno liscia o
gassata, imbottigliata chissà dove e sbatacchiata per mezza Italia prima di arrivare sul nostro
tavolo: o, se pensiamo ad acqua
corrente, ecco la visione dei nostri corsi d’acqua, fiumi e torrenti inquinati: acqua morta, così
spesso...
Forse solo di tanto in tanto, in
uitk gita, incontriamo quest’acqua viva: la fresca acqua di una
fonte, il chiacchierio vivo di un
limpido torrentello. Acqua viva,
acqua sorgiva, corrente, ristoratrice, purificatrice, fecondatrice...
Ma ci sono oggi ancora rfioltissime regioni nelle quali l’immagine dell’acqua corrente e viva è
un'immagine di vita _ estreMamente parlante. Pensiamo alle
regioni del Golfo Persico (o Arabico ) minacciate dall’immensa,
mortifera isola galleggiante di
greggio, regioni che vivono letteralmente dell’acqua dissalata del
mare e per le quali una fonte è
un miracolo, un segno splendido
di vita ristoratrice. Così è in tante regioni del mondo, non solo
nella fascia riarsa e assetatissima del Sahel africano: quest’anno, anzi, t’UNICEF ha dedicato
i suoi sforzi a favore dell’infanzia nel mondo proprio all’acqua
(e la sua Agenda annuale è una
sinfonia di immagini, tutto un
canto all’acqua, sorgente di vita): qualcosa che noi così spesso sprechiamo, o comunque usiamo distrattamente, e che in quelle regioni vale più dell’oro, è il
segno della vita stessa.
Così è stato in Israele: anche
se la terra promessa gli si è
aperta davanti, dopo il duro periodo del deserto, della steppa
semidesertica, come « un buon
paese di corsi d’acqua, di laghi
e di sorgenti » (Deut. 8: 7), e se
verosimilmente l’Israele biblico
era un paese in parte più verdeggiante di quello che si è aperto
al grande ritorno israeliano, dopo secoli se non millenni di predazione e d’incuria, una sorgente d’acqua fresca, corrente era
pur sempre il segno forse più
limpido e splendido di vita.
Ebbene, dalla Genesi all’Apocalisse, il messaggio biblico è
unanime: Dio è la sorgente della
vita: anche Ezechiele, nell’angoscia dell’esilio, nello sfacelo della vita ecclesiastica d’Israele,
non ’vede’ altro, npn annuncia altro. La fonte di vita che è in Dio,
non s’inaridisce. A volte può
sembrare di assistere a un fenomeno ’carsico’, questa corrente
di vita sembra scomparire, inghiottita dalla terra, dalla storia, ma Dio la fa riaffiorare, ristoratrice.
Tutti i popoli cercano la vita,
la sorgente delta vita; e la tragedia della storia umana — inclusa la chiesa dell’antico e del
nuovo Patto — sta nel fatto che
la cercano in ■ modo confuso o
errato, comunque egoistico, non
di rado in modo aberrante e di
struttivo. Questa visione di Ezechiele ha detto e continua a dirci che Dio non abbandona né abbandonerà mai la sua ricerca —
e non sdegnerà la nostra ricerca,
anche se la correggerà drasticamente — finché il fiume dell’acqua viva che sgorga da lui non
irrighi e fecondi la terra intera.
Naturalmente il Nuovo Testamento precisa questa visione,
questa speranza, questo annuncio. La visione dell’Apocalisse
(22: 1) aggiunge particolari decisivi: il fiume dell’acqua della vita sgorga cristallino dal trono
di Dio e dell’Agnello: la gloria
vivificante di Dio si è manifestata nel dono di vita che il Cristo
ci ha fatto, nel nome del Padre,
dando la sua vita per amor nostro, affinché abbiamo (chiunque crede in lui) vita e vita esuberante. E ci vien fatto di pensare all’incontro di Gesù e della
donna samaritana, allo storico,
millenario pozzo di Giacobbe;
Gesù ha sete, e la donna ha l’acqua e ha come attingere alla fresca sorgiva, ma « Se tu conoscessi'il dono di Dio e chi è che
ti domanda ’Dammi da bere’, tu
stessa gliene avresti chiesto ed
egli ti avrebbe dato dell’acqua
viva... Chiunque beve di quest’acqua Idei pozzo] avrà sete di nuovo, ma chi beve dell’acqua che
io gli darò non avrà mai più sete; anzi l’acaua che io gli ¡darò,
diventerà in lui una sorgente che
sgorga in vita eterna » (Giov. 4:
I()-14). Un’offerta e una promessa che Gesù ha ripetuto pubblicamente nel gran giorno conclusivo della festa delle capanne, a
Gerusalemme; ritto in piena fol
Gino Conte
(continua a pag. 12)
vietica, i nostri fratelli battisti,
per citare solo loro, si dividono
tra quelli che si piegano al quadro legale e quelli che lo rifiutano e vengono pertanto crudelmente perseguitati e perseguiti.
Nella Corea del Sud è altrettanto
netto il tontrasto tra coloro che,
per fedeltà all'Evangelo rischiano
la prigione e le comunità cristiane che sembrano perfettamente
a loro agio nella società sudcoreana così com’è. Infine, in Eurc>
pa occidentale e negli Stati Uniti,
il dibattito avviato sugli armamenti, benché meno immediatamente drammatico, raggiunge
una grande intensità quando diventa, per alcuni, la posta decisiva della fedeltà all'Evangelo oggi.
In tale contesto, il Reader’s
Digest e coloro che fanno coro
con lui, hanno la convinzione che
una sola lotta importi, la lotta
contro il comunismo il quale rappresenta, secondo loro, l’incarnazione del male. Coloro i quali
non entrano in questa lotta a
loro fianco tradiscono l’Evangelo.
In queste condizioni si capisce
che il Consiglio ecumenico non
trovi grazia ai loro occhi! Il Consiglio ha sempre rifiutato di lasciarsi prendere nella trappola
del confronto tra Est e Ovest, ed
afferma che, al di là delle rivalità
delle ideologie, degli imperialismi economici e degli egoismi
nazionali, ciò che importa è la
trasformazione dei rapporti umani con la ricerca concreta delle
esigenze dell’Evangelo.
Il Consiglio ecumenico ha
sempre la preoccupazione di accogliere tutte le Chiese, qualimque sia l'ideologia dominante delle zone in cui sono situate. L’unica condizione richiesta a coloro
che entrano nel Consiglio è l’accettazione del progetto enunciato dalla « base »: « comunità fraterna di Chiese che confessano il
Signore Gesù Cristo come Dio e
Salvatore secondo le Scritture e
che si sforzano di rispondere insieme alla loro vocazione per la
gloria del solo Dio, Padre, Figlio
e Spirito Santo ».
Nel 1948, le grandi Chiese ortodosse dell’Europa deU’Est, che
erano state invitate, non vennero. Alla loro intenzione, l’assemblea affermò: « lungi dall’avere
scopi politici, non abbiamo altra
preoccupazione se non quella della Signoria di Cristo su tutta la
terra, in Oriente così come in Occidente... Dobbiamo tenere -la
porta aperta alla Chiesa di Russia e alle altre Chiese ortodosse
ancora assenti ». L’assemblea ha
voluto riunire le Chiese dei due
campi opposti nella « guerra
fredda ».
Da allora, il Consiglio, nella
sua stessa composizione, rifiuta
ogni frattura del mondo in due o
tre. Esso è un invito alle Chiese
di tutte le nazioni all'unità e al
rinnovamento nell’ annuncio e
nel servizio dell’Evangelo.
Il Consiglio è sempre stato
convinto che la fedeltà all’Evangelo esige che ci si ponga contro i disordini delle società umane. E’ questa convinzione della
Jean-Pierre Monsarrat
{continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
10 giugno 1983
MINISTERO PASTORALE E RAPPRESENTANZA POLITICA
Inizia ii dibattito
Con grande
autorità spirituale
Caro Giampiccoli,
desidero dirti il mio consenso
e la mia riconoscenza per la lettera aperta che hai indirizzato a
Giuliana Gandolfo. Le tue espressioni sono cariche di una autorità spirituale a cui si potrebbe
contrastare solo se privi di sensibilità evangelica oppure per
motivi non dichiarabili. Ritengo
superfluo aggiungere che la mia
adesione non è ispirata a presui)posti apolitici tipo TEV, ma dalla coscienza di una responsabilità evangelica che deve determinare anche il politico, senza lasciarsi strumentalizzare dal politico. i
Tu invochi ima norma sinodale
che « stabilisca cori chiarezza la
incompatibilità tra, ruolo pastorale e professionismo politico ».
Quando Tullio Vinay ha accettato la nomina a senatore mi sono
domandato perché non sia stato
applicato l’Art. 143 dei nostri Regolamenti, che recita: «I Ministri che /Senza un espresso appello della Tavola ma altresì senza la sua opposizione accettino
spontaneamente una attività non
dipendente dalla Chiesa Valdese,
cessano di far parte del Corpo
pastorale e del ruolo e perdono
il diritto alla pensione». Si tratterebbe ora solo di applicare e
precisare questa norma, se vedo
bene.
Con affettuosa cordialità.
Vittorio Subilia
Se non andiamo errati, l'Art.
143, citato dal Prof. Subilia, non
è più vigente nei nostri Regolamenti. Red.
Due pesi e
due misure
na Gandolfo, ma come Giuliana
Gandolfo pastore valdese »? Non
si può affermare la stessa cosa
per T. Vinay? Quindi anche lui
<e più della Gandolfo) è stato
eletto «con la rappresentativitàcopertura di un nome ecclesiastico »! Come fu presentato nelle liste? Ah, già! ci si trovava dinanzi air«evento»! Mentre la paura — oggi — che domani frotte
di pastori si servano del loro ministero come « trampolino di
lancio politico » ecc... Hai molta stima dei tuoi colleghi! Giusto, non esponiamoli a tentazione! Ed allora una bella norma sinodale simile a quella del
diritto canonico di Wojtyla: è severamente interdetto ai pastori
di fare politica, di iscriversi ai
sindacati, di avere la tessera dì
un partito in tasca, di candidarsi... e insieme a questa norma
anche una pena disciplinare...!
Quindi al prossimo Sinodo ci
sarà battaglia, e perché sia santa
sarà «una battaglia per il futuro della chiesa»!
Io ci sto! Voterò a favore di
questa battaglia a condizione che
la battaglia sia estesa anche agli
altri colleghi sparsi per l’Europa
e l’Italia con mansioni diverse
dai pochi operai rimasti sulla
breccia, perché ritornino all’ovile
per diminuire lo « scarto attuale
tra quelli che han terminato di
lavorare e quei rari nuovi che
hanno accettato di esser presi alla giornata».
C’è ancora una cosa che desidero dirti: non ho mai pensato
che il mio collega Giuliana Gandolfo abbia scelto un peso più
leggero da portare!
Scusa Direttore, se invece di
Giuliana fosse stato un... Giuliano?
Un saluto fraterno,
Renato Di Lorenzo
Caro Direttore,
la tua « lettera aperta al pastore Giuliana Gàndolfo » mi ha lasciato sconcertato.
Spero che anche la Redazione
sia stata d’accordo sulla opportunità di pubblicarla e di creare
cosi il « caso Gandolfo »; non sarebbe certo bello se cosi non fosse: perché direttore di un settimanale si prende lo spazio che
si vuole!
Pai due pesi e due misure, lo
ammetti anche tu; i tuoi interrogatavi erano tutti validi armi fa
per 1’« evento » Tullio Vinay. Inoltre, scusami se non capisco, perché se Giuliana Gandolfo sarà
eletta lo sarà « non come Giulia
Attenti alla
lottizzazione
Caro direttore,
ben pochi negherebbero la necessità, per i cristiani, di impegnarsi in grandi battaglie dagli
inevitabili risvolti politici (per
esempio quella contro l’installazione dei missili); è però altrettanto evidente, credo, quanto si
debba essere vigilanti per evitare che altri strumentalizzino la
testimonianza dei credènti per i
loro firn, magari rispettabili ma
diversi dalla predicazione del
Vangelo. Per questo condivido in
pieno le tue preoccupazioni a
proposito della candidatura del
pastore Giuliana Gandolfo nelle
Centro Filadelfia
Via Colla, 20 - Tel. 011 /9586208 - Rivoli (To)
Liceo Linguistico
(legalmente riconosciuto)
Filadelfia School of English
(corsi di lingue inglese, francese,
e tedesca)
Centro Convegni
(seminari, raduni, corsi residenziali, traduzioni simultanee, uso
di locali)
liste del PCI per le prossime elezioni.
Ritengo però che il pericolo di
una strisciante lottizzazione della chiesa da parte dei partiti non
sia solo in un pastore che potrebbe diventare deputato, ma anche
in altri fatti, più piccoli ma altrettanto insidiosi. Vorrei segnalarne uno, anche se credo che a
te, in qualità di direttore del nostro giómale, non sia certamente
sfuggito. Nel numero del 27 maggio, infatti, « La Luce » ha inflitto agli innocenti lettori un «punto di vista » di Niso De Michelis
sulle elezioni del 26 giugno, in cui
si sostiene che i problemi italiani sarebbero risolti con una maggioranza « meno egemonizzata
dalla DC » e con un’opposizione «meno egemonizzata dal P.
C. I. » e si lascia credere all'esistenza di un polo laico-socialista puro ed incontaminato e
pronto a punire le colpe dei due
grandi partiti in (presunta) crisi.
Sono argomenti risibili e non
meriterebbero di essere ripresi ’
se non ci fosse toccato di leggerli
sul giornale delle nostre chiese.
In particolare chiedo: cosa c’entra la propaganda elettorale con
la testimonianza evangelica, e
perché « La Luce » ha pubblicato
un simile intervento non nelle lettere, che esprimono il parere individuale dei lettori, ma addirittura in apertura di giornale? E
se, caro direttore, la redazione
considera i « punti di vista » come espressioni individuali che
non impegnano il giornale nel
suo insieme, allora mi prenoto
per un prossimo «punto di vista» sulla crisi della DC e dei
partiti minori — dal PLI al PSI
— e sulla necessità dell’alternativa democratica, e confldo che
analogo spazio vorrai concedere
ai fratelli radicali che sostengono la scheda bianca, o ai fratelli
che si riconoscono nel MSI e lottano per una repubblica presidenziale. 'Tutto questo, con quali effetti per la nostra stampa e
per la vita delle nostre comunità,
non è diffìcile immaginare.
Naturalmente, con questo non
voglio dire che « La Luce» non
debba parlare di politica o non
debba prendere posizioni che
possono creare dissensi: ma da
qui a farsi strumento di campagna elettorale, come la RAI e
certi giornali pagati con denaro
pubblico, ce ne corre. E inflne,
se proprio non fosse possibile assumere un atteggiamento più corretto rispetto alle elezioni, lasciami almeno dire, caro direttore,
che la propaganda si potrebbe almeno fare con un po’ di stile, in
modo meno rozzo e plateale.
Paolo Fiorio
Ci sono pervenute altre quattro lettere a favore delle posizioni di Franco Giampiccoli: M.
Gherardi, da Ospedaletti; Elia
Bocceura, da Milano; Miranda
Margaiy, da Torre Pellice; P.V.
Panasela, da Palermo. Non ci è
possibile pubblicarle per mancanza di spazio. Invitiamo i lettori che desiderano intervenire
in questo, dibattito a mandare
lettere il più possibile concise,
onde possiamo pubblicarne la
maggior parte.
< J.J.P.
A-OoHocpo con i lettori
ACAT SVÌZZERA
Ho letto con vivo interesse l’articolo
di Vincenzo RIbet (Eco-Luce n. 20) sulla
costituzione della sezione italiana dell'ACAT.
Vorrei però segnaiare un’imperfezione
apparsa nel testo. Dice Ribet « L’ACAT
ha una considerevole espansione in
Francia (solo paese, in coi, per ora,
esiste) >.
Nella .Svizzera, TACAT è stata lanciata nel 1979, con una sezione nella
Svizzera tedesca e un’altra nella Svizzera romanda. Vuole essere qui la sen-tinella per informare e mobilitare i cristiani per intercedere ed agire contro
la tortura.
Ogni settimana I soci ricevono una
duplice copia di due lettere da inviare;
una, ai capi dei paesi dove sono segnalati i oasi di tortura, e l’altra all’ambasciata svizzera. Le lettere parlano chiaro delle torture fatte ad una o.
più persone. Nella busta è unito, per
i soci, un foglio con le indicazioni dettagliate sulla vita e sulle torture subite dal prigioniero.
Molti gruppi di preghiera di varie
comunità, si sono impegnati, in più
dell’intercessione, a firmare le lettere
di cui sopra. La preghiera non è un
alibi, ma un impegno per l’azione.
Oltre alle riunioni di informazione, a
visite dì esposizioni, ci è anche data
la possibilità di partecipare, alla fine
di ogni mese, ad una marcia silenziosa
in sostegno delle famiglie dei prigionieri. Questo quanto facciamo nella Svizzera romanda.
Nella Germania federale, esiste una
sezione delTACAT, costituita recentemente a Dortmund.
Nel Belgio si stanno facendo sondaggi in vista di fondare una ’sezione.
Grazie a Vincenzo Ribet per averci informati e stimolati: - siamo veramente
ripieni-, di gioia e di riconoscenza davanti a queste prese di coscienza ed a
queste energie che si risvegliano per
venire in aiuto ai nostri frateili torturati.
Nella Reymond, Ginevra
NO, TU NO!
Caro Direttore,
Grazie per l’articolo « Il lungo cammino dell’ecumenismo ■>, comparso su
« la luce » del 20 maggio.
Da anni le coppie interconfessionali
dibattono il problema delia « ospitalità
eucaristica reciproca », con scarsa udienza, nonostante le implicazioni teologiche e umane di Genesi 1: 27.
Andrebbe aggiunto che anche nel
mondo evangelico ci sono anziani teologi e convinti pastori che continuano
a ricordare che i’accesso all’Eucaristia
sarebbe gesto di infedeltà per l’evange.
Ileo, il quale verrebbe a riconoscere e
ratificare la • cosificazione sacramentale » cattolica.
« NO; TU, NO! », si sente ripetere
dai pulpiti contrapposti:
« Tu, cattolico, non puoi accedere alla Santa Cena! »
« Non è pehsabi!e che tu, evangelico,
acceda all’Eucaristia ».
Non importa se cosi si separano due
sposi che condividono tutto fuorché il
Pane; o se si separa ii figlio dal genitore.
Ci si ostina a voler partire dalle nostre posizioni confessionali, finendo con
l’assumere posizioni di accigliata difesa.
Ma che cosa succederebbe se si partisse Invece dall’evento di fede e si
cercasse di ottenerne un annuncio?
Ben vengano allora le proposte del
B.E.M. di Lima, decisamente provoca
I-A7045
MIRAMARE
DI RIMINI
VI» S»RSIN»,19
■<ci.tr (0541Ì
32569
32548
A 50 metri daUa spiaggia — ambiente familiare — ottimi i
__________servizi e il trattamento.
torie per le menti ecclesiastiche piene
di sospetti e di abitudine; come ben
vengano tutte le voci di coloro che ricordano che lo spezzare il Pane precede
la Chiesa e quindi, tanto più, le chiese.
Per le coppie e le famiglie interconfessionali, I’« intercomùnione » è già
nella vita e qualunque cosa possano
imporre o proporre norme disciplinari
0 irrigidimenti di singoli pastori, ad'
esse nessuno potrà mai togliere TEvangelo.
Cordiali saluti.
Giovanni Marcheselli, Milano
PERPLESSITÀ’
Nel n. 20 del 20 maggio delTEco-Luce, leggo con interesse l’articolo de!
Direttore intitolato: « Il lungo cammino
delTecumenismo ». Bene ha fatto il pastore Giampiccoli a richiamare l’attenzione dei lettori su questo argomento.
Fra le varie occasioni d’intercomunione che si possono presentare, una viene offerta dai viaggi CLEO (Culture,
loisirs et oecuménisme) organizzati a
Lione. La sceita degli itinerari permette
sempre di risaiire alle origini del cristianesimo o di seguirne gli sviluppi.
Nessun problema durante il viaggio;
ortodossi, protestanti e cattolici apprezzano l'atmosfera cordiale creata dagli
animatori, un pastore ed un sacerdote,
il breve culto quotidiano con responsori e canto dei fedeli, gli amichevoli contatti umani. Ma... al momento della celebrazione della S. Cena (all’inizio o
alla fine del viaggio o in una festività),
come non sentire perplessità, dubbi, incertezze sul valore della funzione quando non si appartiene alla chiesa del
celebrante? E ciò avviene una volta
per i cattolici (per lo più propensi ad
accettarla sempre) ed una volta per i
protestanti (molto più indecisi).
Qualcuno sa o può dare una risposta
a chi risente dubbi, perplessità, incertezze acuiti dalla conoscenza del documento della Commissione episcopale
francese citata dal past. Giampiccoli?
Ritengo che la risposta non possa essere che individuale, ma sarebbe interessante conoscere altre opinioni.
Mi si conceda di terminare con quanto leggo nel settimanale Réforme del
23 aprile 1983. In; « Exigence et urgence
de Toecuménisme », il pastore de Luze
scrive: «Probabilmente i tempi diventeranno ancora più duri... L’ecumenismo
dei pionieri ha perso del suo significato... La speranza di un ecumenismo di
preghiera e di azione ia si potrà trovare neli'amicizia quotidiana di piccoli
gruppi informali che testimoniano dell’unità in modo vivente ».
Liliana Ribet, Torino
PICCOLO E’ BELLO
(...) La grande tentazione dell’uomo
religioso è quella di sacralizzare la
Chiesa per fruire del sacro, in continuo
bisogno della cura pastorale, dimenticando che la Chiesa esiste solo in
funzione dell’Evangelo che deve essere
annunziato ad altre genti. Perciò, affinché le comunità sfuggano alla tentazione del religioso, alla pratica del clericalismo e assumano la responsabilità
delia evangelizzazione, affinché ciascuno alla chiamata ricevuta risponda:
« eccomi, manda me », perché non operare una coraggiosa inversione di tendenza nelle scelte ohe l’organizzazione
ecclesiastica compie?
Perché non lasciare che le comunità già costituite e di un certo rilievo
numerico mettano a frutto i doni posseduti e si gestiscano da sole così da
dedicare tutta la cura e l’attenzione ai
gruppi numericamente esigui, alle piccole località che per motivi umanamente
comprensibili vengono di solito visitate
saltuariamente o sono oggetto di campagne di evangelizzazione che per il loro carattere episodico, il più delle volte, non lasciano traccia duratura?
Perché non ripristinare ia prassi dell’apostolo Paolo, dei barba valdesi che
privilegiavano il non-esistente per costituire nuove comunità di credenti?
È periodo di conferenze distrettuali,
di Sinodo, perché non cominciare a discutere sulla possibilità di una ,« riforma » in tal senso nella strutturazione
del campo di lavoro in vista di una più
articolata e diffusa opera di evangelizzazione?
Vera Velluto, Taranto
Ì
3
10 giugno 1983
prospettive bìbliche 3
INTERVISTA A F. GIRARDET SUL CICLO PER LE SCUOLE DOMENICALI
Più divertente e più difficile
Con la fine dell’anno scolastico hanno concluso il loro lavoro
anche le Scuole domenicali del•le Chiese evangeliche. Quest’anno in particolare si è concluso
un primo ciclo del nuovo programma, impostato secondo una
nuova metodologia detta delle
« sequenze », varato nel 1976. Ne
parliamo con il dr. Franco Girardet, pedagogista, che lavora a
tempo pieno per il Servizio Istruzione Educazione della Federazione.
— Anzitutto, che particolarità
presenta questo nuovo metodo
rispetto a quello di una volta?
— Mentre prima si avevano
lezioni di tipo un po’ scolastico,
con le sequenze si è cercato di
avere un insegnamento più attivo, anche se questa parola « attivo » ha più di 50 anni e non
l’abbiamo certo inventata noi. Si
ha infatti l’impressione, girando
per le Scuole domenicali, che
questi bambini si siano attivizzati : fanno drammatizzazioni,
costruiscono via via dei cartelloni sul loro lavoro, alla fine dell’anno sono in grado di spiegarlo ai genitori, alla comunità. Si
è così, usciti dallo schema del
monitore coi suo gruppetto, con
la spiegazione e le domande di
controllo. C’è un maggior coinvolgimento dei bambini in una
ricerca e in una costruzione comune.
— Si tratta quindi essenzialmente di una nuova didattica?
— Non solo. E’ proprio un di
verso approccio alla lettura della Bibbia. Quando abbiamo pensato l’insieme del programma,
l’idea delle sequenze aveva questo contenuto centrale ; invece di
percorrere per sommi capi tutta la Bibbia, prendere alcune sezioni delimitate e leggerle col
metodo storico-critico dando ai
monitori e ai ragazzi un metodo di lettura che serva loro di
esempio per andare avanti nella
lettura. In seguito abbiamo dovuto modificare un po’ una concezione un po’ teorica e molto
monografica. Senza rinnegare il
principio — che intende fornire
soprattutto un metodo — abbiamo deciso che comunque tutte
le parti più importanti della
Bibbia andavano scoperte.
— Il bilancio che fate di questo settennio è quindi positivo.
— Si. Globalmente dobbiamo
dare una valutazione positiva
perché le sequenze, che si sono
dimostrate più difficili nell’uso
rispetto al vecchio metodo, paradossalmente hanno rivitalizzato gli incontri di monitori, i convegni delle Scuole domenicali.
« Molto più divertente per i bambini e molto più difficile per i
monitori », è stato il commento
di molti nel corso di questi anni.
E quandp i risultati si vedono, la
difficoltà cessa di essere un elemento negativo.
— Quali sequenze sono risultate più difficili?
— Ci sono delle sequenze che
non riprenderemo perché non
sono risultate ben accette. Per
esempio la sequenza sulla risurrezione, che era molto interessante come impianto, è risultata
troppo lunga e ripetitiva. Questo non vuole dire che non si
parlerà più di risurrezione; ne
tratteremo al termine della sequenza « La nuova Pasqua » centrata sulla Passione di Gesù, che
terminava in modo un po’ brusco con la crocifissione, lasciando ad una sequenza a sé la risurrezione.
— Un esempio invece di sequenza riuscita...
— Per l’appunto « La nuova
Pasqua», la prima che abbiamo
fatta. L’idea di un « giornale di
Gerusalemme » costruito dai ragazzi con il resoconto degli avvenimenti dell’ultima settimana
della vita di Gesù ha avuto molto successo e la riprenderemo.
Altre, sequenze valutate positivamente sono state quella su Mosè
(«La nascita di un popolo») e
quella sulla creazione, giudicata
però un po’ difficile.
— Vi sono state critiche?
— In genere ho raccolto critiche molto costruttive. In questi
ultimi 5-6 mesi ho visitato una
ventina di gruppi di monitori che
rappresentano circa 30^40 Scuole domenicali di varie parti d’Italia. A parte critiche di dettaglio, molto utili, sui materiali di
lavoro, in genere sono state puntualizzate le difficoltà e la mancanza di certe parti belle e utili
dell’Antico Testamento, come
per esempio la storia di Esaù e
Giacobbe, Isacco, ecc. Ne terremo conto per ridisegnare il piano delle sequenze soprattutto
per l’Antico Testamento.
— Quali sono i progetti per il
futuro?
— Ridurre il piano a 5 anni riducendo diverse sequenze, eliminandone alcune. Con questi aggiustamenti prepareremo un piano per un secondo e un terzo
ciclo da perfezionare via via nel
prossimo decennio. Più in là... è
meglio non andare, con i progetti !
— Tutto questo lavoro di formazione biblica per bambini e
ragazzi si basa suU’ausUio fond^
mentale de « La Scuola domenicale». Come è impostata questa
rivista?
— E’ impostata in modo da
essere il manuale dei monitori
ma anche per essere la rivista
dei genitori che essendo isolati
vogliono dare una formazione evangelica ai figli o che comunque
si interessano del mondo dei
bambini e dei ragazzi in relazione al messaggio deiravangelo.
Infatti oltre alla parte di note
esegetiche e didattiche sulla sequenza in corso (suddivise per
piccoli, medi e grandi), la rivista
(che esce con 4 numeri all’anno) ha un settore di articoli di
pedagogia, psicologia del bambino, comunicazione dell’Evangelo,
recensioni, ecc.
— Se qualcuno volesse' maggiori informazioni a chi potrebbe rivolgersi?
— Alla sede del SIE, via della
Signora 6, 20122 Milano ; o al
mio indirizzo. Casella postale 84
50018 Scandicci (FI).
a cura di Franco Giampiccoli
FRANCIA
La Bibbia
a pezzetti
(BIP) — « La Bibbia a pezzetti » questo è stato il tema della
sessione 1983 delle Equipes de
Recherche Biblique (ERB) che
fanno capo alla Federazione Protestante Francese.
60 partecipanti (pastori, biblisti, studenti in teologia) fra cui
7 cattolici romani, hanno esami;
nato i criteri di formazione e di
utilizzazione dei vari lezionari e
liste di letture bibliche in uso
nelle chiese.
I partecipanti hanno lavorato
intorno ad alcune « parole »: in;
nanzitutto « lezionario » ma poi
« salti » di versetti o di parti di
capitoli senza una chiara motivazione; « buchi » lasciati da questi « salti »: « testi non amati » o
« mai letti ».
E’ apparso evidente che i testi
lasciati da parte sono quelli in
cui si parla di violenza, di sesso
o di politica. Questo rischia di
fare della Bibbia una Parola
asettica mentre è una Parola vigorosa e disturbante.
I partecipanti non hanno respinto l’uso di liste di letture
ma ne hanno suggerito un’utilizzazione più elastica. Per esempio
per nn tempo liturgico dato po-,
Irebbe essere proposta la lettura
di un libro della Bibbia lasciando però libera la divisione.
I « Cahiers Bibliques » delle
ERB del prossimo autunno con;
terranno i testi delle relazioni
presentate e delle discussioni
avute.
EFESINI III
L’UNITA’ NELLA DIVERSITÀ’
Una diga contro
l’onda ereticale
In prigione per il Signore vi esorto a
vivere in modo conforme alla vocazione
alla quale siete stati chiamati con ogni
umiltà, dolcezza, con pazienza, accettandovi reciprocamente nell’agape; impegnandovi a conservare l’unità dello Spirito attraverso il legame derivante dalla pace.
C’è un corpo e uno Spirito, così come la
vostra vocazione vi chiama ad im Signore, una fede, un battesimo, un Dio e Padre di tutti, che è su tutti, per tutti e in
tutti. Tuttavia a ciascuno di noi la Grazia di Dio è stata data secondo la misura
del dono di Cristo. Perciò è detto: « Salito
in alto, ha fatto dei prigionieri ed ha concesso doni agli uomini ». Questo « salito »
a chi è riferito se non a colui che è anche disceso nelle profondità della terra?
Colui che è disceso è lo stesso che è salito al di sopra di tutti i cieli per compiere in tutte le cose la sua pienezza. È
lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelizzatori, altri come pastori e insegnanti per attrezzare 1 credenti all’opera diaconale, per
costruire il corpo di Cristo, fino a quando tutti non giungeremo aH’unità della
fede e deUa conoscenza del figlio di Dio,
all’uomo perfetto, nella misura della pienezza di Cristo. Perciò non saremo più
dei bambini trascinati e sbattuti come
dal vento di ogni insegnamento nel pericoloso gioco che gli uomini conducono
con scaltrezza e determinazione al servizio dell’errore. Ma diremo la verità nell’agape crescendo in ogni cosa verso Colui che è il capo: Cristo. Da lui tutto il
corpo, coordinato e connesso attraverso
le diverse funzioni, cresce, secondo l’energia di ogni singola parte, verso l’ediflcazione di se stesso nell’agape.
Da dietro le sbarre della prigione ^ui
l’autore probabilmente per dare maggiore
autorità al proprio scritto usa un’immagine classica della biografia paolina, non
si dimentichi del resto la situazione generale di oppressione del cristianesimo
primitivo) vien lanciato un energico appello all’unità. Così si apre il 4° capitolo della ’’lettera agli Efesini” che introduce la parte etica di tutto lo scritto. Questa insistenza sull’unità fa pensare che la
situazione della prima ora si stia lentamente modificando.
Alla porta delle giovani comunità cri
a cura di Gino Conte
stiane si affacciano le nuove eresie asiatiche che presentano, quando lo fanno, un
Cristo diverso, più accessibile, meno problematico. Contro questa ondata ereticale
il nostro testo, accanto alla richiesta di
tenere un comportamento che sia all’altezza della chiamata che Dio ha rivolto a
ciascuno, sottolinea l’unitarietà su cui deve fondarsi l’esperienza cristiana. In altre
parole; il nuovo atteggiamento di vita del
credente fatto di ascolto, di rinnovata
disponibilità ad accettare e dialogare con
l’altro, di dolcezza, di tolleranza — regole di vita già illustrate nella lettera ai
Colossesi dì Paolo (3; 12) — ebbene tutto
questo per quanto meraviglioso e arricchente non produce di per sé l’unità della chiesa, tutt’al più la conserva. L’unità
rimane un dono dell’unico Spirito alla comunità dei credenti che confessa un solo
Signore, una sola fede, un solo battesimo.
Ma la storia successiva dimostrerà, purtroppo, che la chiesa non ha sempre concepito l’unità come un dono ’’dall’alto”
bensì come un possesso, una conquista
del proprio apparato organizzativo e anche la pace di Cristo, di cui qui si fa cenno, col costantinianesimo si trasformerà
nella pace religiosa imposta, a volte, con
la violenza delle armi. Degenerazioni possibili perché è chiaro che su un testo biblico si può proiettare ciò che si vuole,
spetta all’indagine seria, scientifica, rimettere le cose a posto per crescere criticamente di fronte alla Parola.
Dietro le righe del nostro testo si avverte, mi pare, una profonda preoccupazione di tipo organizzativo ecclesiastico.
Cioè qui non si tratta di un semplice appello morale ma di un bisogno di rinsaldare i legami spirituali nella chiesa e tra
le chiese rimettendo in primo piano l’esclusività e l’unicità degli elementi teologici fondamentali che, qui, si ricollegano
a Dio. C’è poi quell’aggiunta del versetto
6 di tre preposizioni: su tutti, per tutti, in
tutti che gettano una luce panteista su
tutto il brano. Si avverte, per così dire,
un’atmosfera di tipo ortodosso-orientale.
Questo Dio Pantokrator che in Cristo ricapitola tutte le cose, che è in ogni luogo e in ogni persona è più Bisanzio che
Roma, è più vicino alla sensibilità orientale che non alla nostra anche se Roma
vedrà e vede in questa ’’lettera” l’inno
per eccellenza all’Una Sancta.
Istituzione o evento?
Ho sotto gli occhi l’ultimo numero di
’’Jesus”, maggio 1983, (’’Mensile di cultura
e attualità cristiana”, dove al solito, cristiana sta per cattolica) che in un breve
dossier su la ’’lettera agli Efesini” definito come: « lo scritto più sistematico di
Paolo, quello con più ampio respiro teologico » sottolinea il commento di David
M. Turoldo che a questo proposito è sintomatico. Scrive il noto commentatore
cattolico proprio a proposito della chiesa
a partire da ’’Efesini”: « Se uno ama, se
verarriente ama, quando uno è amore
(più che fare all’amore, bisogna essere
amore) allora è certamente germe, principio di Chiesa che nasce sempre, che è
sempre da edificare (Ecclesia semper aedificanda). La quale Chiesa siamo noi, tutta l’umanità. O quella umanità che si sforza di realizzarsi precisamente nell’amore,
cioè nel rispetto reciproco, nella concordia, nella pace, e via crescendo nella speranza ». C’è in queste parole una concezione ecclesiologica particolare; all’unità
dello Spirito corrisponde l’unità di un
corpo ecclesiastico che evolve verso Cristo racchiudendo dentro sé il maggior
numero di persone e realtà. È l’istituzione chiesa che si allarga a macchia d’olio.
Ci si salva solo mettendosi al riparo delle
sue mura possenti. Ora che cattolici proiettino su questo testo una teologia del
corpo mistico per giustificare il bisogno
di ’’chiesizzare” il mondo non stupisce.
Siamo però liberi di contrapporre a queste interpretazioni dell’ecclesiologia degli
Efesini la chiara cristologia che già prepotentemente emerge subirò dopo l’espressione, peraltro un po’ strana, di ’’Dio in
tutti”. Infatti il versetto 7 dice che è l’individuo, non l’istituzione, a ricevere la
Grazia. Essa è donata da Colui che è
capace di tenere a freno le forze del male e di suscitare ministeri tesi alla costruzione della comunità cristiana. Non si
tratta di ’’doni” statici, rigidamente schematizzati in una gerarchia eòclesiastica
(né tanto meno inquadrabili nella successione apostolica dei ministeri ) ma di
’’doni” mossi da una dinamica protesa ad
una sempre maggior fedeltà a Cristo. Qui
dietro c’è tutta una particolare concezione della chiesa. Essa può essere letta dal
punto di vista dell’istituzione che si sta
organizzando per accogliere i nuovi credenti dopo la riconciliazione (2; 14) operata da Cristo che « dei due popoli ne ha
fatto uno solo », oppure la chiesa può essere vista come l’avvenimento dello Spirito di Dio, realtà in perenne movimento
e priva di precisi confini ma fornita di
lina sua carta d’identità che dev’essere
fatta continuamente valere nell’incontro/
scontro con il mondo. Due letture ecclesiologiche si contrappongono ma filtrate
da secoli di storia.
Il rapporto tra
verità e agape
All’origine probabilmente, la questione
era molto più semplice: di fronte al bisogno organizzativo di far fronte alle eresie che ’’sballottano e ingannano” la ’’lettera” raccomanda di non rinchiudersi in
se stessi mà di accettare la sfida che proviene dal mondo mantenendo l’unità di
fondo voluta dallo Spirito. Se ognuno vivrà a fondo la vocazione ricevuta (« l’energia di ogni singola parte») la chiesa
crescerà nella fedeltà a Cristo. L’accento
cade così sulla necessità di sviluppare i
principali ministeri che rafforzano la coscienza teologica della comunità senza
per questo escludere il fatto che lo Spirito può servirsi di qualsiasi persona nella comunità e suscitare, in una nuova
situazione storica, altri ministeri. Maturare nella fede in Cristo — unico capo
della chiesa — significa seguire il criterio della ’’verità nell’agape”. Una verità
senza agape può essere una ferita mortale, l’agape senza verità è vuoto sentimentalismo. Cristo ha profondamente unificato nella sua vita verità e agape. La sua
non è stata una dottrina ma vita vissuta.
E così dev’essere anche per i credenti;
solo coloro che rendono concretamente
un servizio nella verità e nell’agape annunciano che: « Dio è diventato su di noi
il Signore e che il suo mondo ha preso
il posto del nostro vecchio mondo » (Kàsemann). Una chiesa, insomma, dev’essere costruita sulla verità e l’agape di Cristo: sono questi gli elementi che permettono la piena comunicazione e realizzazione dei membri di chiesa. Al di fuori di
questa regola c’è soltanto la tirannia dei
capi spirituali di ieri e di oggi. « Bisogna
, che Cristo soltanto cresca e che tutti gli
altri siano abbattuti, affinché la chiesa sia
ben costruita e organizzata ». Calvino, in
questo suo commento, pensava a coloro
che nella chiesa vogliono mettere la Parola di verità e agape in secondo piano
per far avanzare le proprie idee, l^esto
pericolo è ancora attuale e bisogna vigilare. Giuseppe Platone
4
4 vita delle ^ese
1
10 giugno 1983
CONFERENZA DEL PRIMO DISTRETTO
Quali priorità per le chiese?
Nuovo consenso all’Interno della Chiesa o allargamento della periferìa? Confronto con le
realtà di oggi - Lìnee di lavoro anche per il futuro
teressate che potrebbero offrire
la loro collaborazione se questa
non dovesse passare forzatamente in schemi già prefìssati ». « Si
ha l’impressione che una maggiore attenzione ai problemi di
’quelli che se ne vanno’, una maggiore dinamicità, una umiltà
maggiore che non veda solo il
punto di vista di chi ’resiste’, sarebbero atteggiamenti che potrebbero favorire una maggiore
coesione e razionalità del lavoro
In un clima diventato improvvisamente estivo, il che forse ha
anche influito in qualche misura
sulla tranquillità con cui si sono
svolte le discussioni sui vari argomenti all’ordine del giorno, si
sono conclusi i lavori della prima tornata della Conferenza Distrettuale apertasi sabato 4 giugno, nel pomeriggio, nei locali
della chiesa di Luserna San Giovanni.
I preliminari della Conferenza,
sempre troppo lunghi e laboriosi, hanno portato alla elezione
di un seggio che ha saputo guidare il lavoro con vivacità e note di arguzia che hanno consentito di esaminare attentamente,
ma anche rapidamente, i vari temi proposti sia dalla Commissione Esecutiva Distrettuale (CED),
sia dalla Commissione d’Esame
(CdE) sull’operato della medesima.
II dibattito in genere, eccezion
fatta per la discussione in gruppi di lavoro (erano cinque, quest’anno, ed haimo lavorato per
quasi due ore nella mattinata di
domenica su argomenti riguai^
danti la vita e l’impegno di testimonianza delle nostre chiese :
pace, matrimoni misti, il problema degli anziani, mostre convegni manifestazioni e colportaggio, canto corale), non è stato
particolarmente vivace, né vi sono stati momenti di tensione come si sono avvertiti negli scorsi
anni. E’ un dato di fatto di cui
si deve tenere conto e che probabilmente merita qualche considerazione. Da un lato è infatti
pensabile che si sia stabilito un
nuovo consenso all’interno della
chiesa e che le ragioni di tensio
ne siano scomparse; dall’altro ci
si può invece domandare se per
caso non sia semplicemente successo che si sia andati in direzione opposta a quella che ipotizzava Giorgio Tourn nel suo
libro: «Una chiesa in analisi»
una decina di anni fa, se cioè anziché estendersi l’area dei valdesi confessanti per giungere «a
svolgere un’opera di testimonianza e di evangelizzazione che
partendo dagli attuali membri di
chiesa valdesi si allarghi a tutti
coloro che entrano in contatto
con noi » (pag. 83), si sia estesa
ulteriormente l’area dei periferici, di coloro che hanno perso
contatto e perdono sempre più
interesse per ciò che avviene all’interno della chiesa, per le decisioni che si prendono nelle
istanze ufficiali. Conferenze Distrettuali e Sinodo. E’ un’ipotesi
che non deve e non può essere
né sopravvalutata né sottovalutata, di cui si avverte chiaramente la realtà quando si affrontano
argomenti che apparentemente
paiono secondari a coloro che
sono maggiormente impegnati,
ma che la maggior parte dei
membri di chiesa ha già risolto
per conto suo e non sempre nel
modo che pare più rispondente
all’Evangelo.
E qui occorre ancora dire una
cosa; la Conferenza è stata a
mio avviso sufficientemente coraggiosa da non ritenere argomenti secondari quelli che si inseriscono in un discorso non necessariamente « di linea o di programma», ma semplicemente di
esame della situazione interna,
come è stato per il canto corale. Questo non significa che fa
cendo questo tipo di analisi non
si indichino linee e programmi,
né che si rinunci a fare un discorso veramente teologico. Non
a caso qualcuno ha definito l’Ordine del Giorno relativo al lavoro delle Corali ima «Tavola di
Fondazione» delle Corali stesse
Ed è vero. Ma si è giunti a quel
documento molto più partendo
dalla situazione attuale che non
da posizioni teoriche. E credo
che questo modo di procedere,
6he certamente susciterà dibattito e vivaci discussioni all’interno delle chiese, sia quello che
meglio si presta ad essere ascoltato e capito da molte persone.
Non sono mancati momenti di
maggior respiro, come quando
si è affrontato il tema dell’impegno per la pace o quello del
dilagare delle tossicodipendenze.
Credo che se le chiese sapranno
valutare nella loro reale portata
le decisioni che si sono prese e
se sapranno farne non solo temi
di studio, ma momenti di vita e
di testimonianza, un passo avanti sarà fatto.
Una lacuna, a mio avviso, nei
lavori della Conferenza, è che
non ci si è soffermati a sufficienza sulle considerazioni con cui
la CED ha aperto la sua relazione. Essa sottolineava che è necessaria innanzitutto una informazione perché le varie linee di
azione siano portate a conoscenza e debitamente spiegate a tutti i membri di chiesa. E non si
tratta solamente di informare,
ma di coinvolgere. Osservava ancora che il numero eh fratelli e
sorelle impegnati nei vari settori è limitato e sembra destinato
ad assottigliarsi ancora (non a
caso un qùarantenne ha osservato che il numero di ragazzi che
frequentava la scuola domenicale ai suoi tempi era di almeno
un terzo più alto di quanto non
lo sia oggi).
«Chi è impegnato nelle varie
iniziative deve acquistare la coscienza del rapporto che le unisce. Siamo qui di fronte al problema del collegamento delle iniziative, che rischiano altrimenti
di diventare settori separati, quasi tante chiese diverse ».
« Siamo impegnati su molti
fronti e le nostre risorse, sia come energie sia come fondi, sono
limitate. Questo significa scegliere accuratamente gli impegni
a cui dare la priorità ». Il lettore
ha a sua disposizione il testo degli Ordini del giorno approvati,
alcuni dei quali richiedono l’impegno non di un giorno né di ufi
mese, ma di anni e può valutare
se queste osservazioni siano state tenute presenti.
Qualcuno, leggendo questa cronaca (o piuttosto queste riflessioni) potrebbe essere indotto a
valutare il lavoro della Conferenza come non corrispondente
ai criteri esposti dalla CED. Credo che una valutazione del genere non sarebbe corretta. Ritengo piuttosto che la Conferenza
abbia, sia pure senza soffermarsi
a discuterle (ma il presidente ha
giustamente detto che mancanza di dibattito non equivale a disinteresse), valutato nella sua
giusta portata una parte della
relazione della CdE che affermava : « Porse per il 90% dei non
impegnati non c’è molto da fare, per provocarli all’impegno;
ma esistono persone oggi non in
comune ».
Se tutti insieme sapremo mettere a profitto questa speranza,
quella di quest’anno sarà stata
una Conferenza utile.
Naturalmente la Conferenza ha
anche passato in rassegna la vita degli Istituti e Opere del distretto, ha ascoltato la relazione
della (Commissione nominata lo
scorso anno sulla lezione di religione nelle scuole pubbliche, ha
dedicato tempo al problema della solidarietà nel mondo del lavoro. Ha insomma dato indicazioni per un intenso anno di riflessione e di attività.
Bruno BeUion
Calendario
Domenica 12 giugno
n CONFERENZA
1° DISTRETTO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Prosegue la conferenza distrettuale presso la
Sala Albarin per l’esame della relazione della CIOV e della Commissione di
Esame sull'operato della stessa.
Alla Conferenza distrettuale possono
assistere tutti i membri di chiesa.
Mercoledì 15 giugno
n PRIMO CIRCUITO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Presso
il Presbiterio, alle 9.30, si tiene la seduta di programmazione dei culti per
il periodo luglio-agosto-settembre. All’incontro sono invitati i predicatori locali e tutti i pastori emeriti e in attività nella zona.
ORDINI DEL GIORNO APPROVATI
Matrimoni
interconfessionali
Il gruppo di lavoro della Conferenza Distrettuale sul tema dei
matrimoni interconfessionali, dopo aver dibattuto l’argomento,
sottopone all’assemblea i seguenti temi di riflessione:
Gli impegni assunti
ternatìva all’esonero e che si risolvano, di fatto, in una riedizione non riveduta né corretta del
regime attualmente in vigore.
1. Preparazione al matrimonio.
I giovani delle nostre chiese
devono essere informati fin dal
tempo del catechismo anche sugli aspetti giuridici del matrimonio, e specialmente del matrimonio interconfessionale. Si chiede
se il SIE, nel suo piano di catechesi per gli adulti, non debba
dare priorità a questo argomento.
coli di fraintendimento insiti in
questa pratica, ritiene che soltanto un uso di nuovi strumenti possa educare la gente a realtà nuove.
4. Pastorale comune e educazione
dei figli.
2. Lettera di intenti.
In quanto valdesi non possiamo accettare che la lettera di intenti divenga una forma camuffata di domanda di « dispensa »
e qui vogliamo ribadire il nostro
più chiaro rifiuto delle dispense
e della forma di chiesa che esse
presuppongono. Tuttavia riteniamo che la forma della lettera di
intenti possa essere un utile strumento nella catechesi prematrimoniale, e come tale ci sentiamo
di consigliare ai concistori di
proporlo a tutte le coppie che
esprimono il desiderio di celebrare in chiesa il loro matrimonio.
Il gruppo di lavoro ritiene che
su questi temi in particolar modo la riflessione debba proseguire per chiarire meglio i concetti
e le prospettive. Per quanto riguarda il tema della educazione
religiosa dei figli, il gruppo ritiene che non possano esistere
delle formule fisse che « assegnano » gli eventuali figli alla chiesa deU’un coniuge o dell’altro;
ritiene piuttosto che ogni coniuge credente debba farsi pieno carico della testimonianza della
propria fede anche nei confronti
dei figli.
2. Rapporto con la chiesa.
La Conferenza Distrettuale riafferma che il rapporto con la chiesa rimane la -funzione prioritaria delle corali. Invita le corali a
seguire la prassi già attuata in
alcune chiese, in cui una volta al
mese la corale si impegna a partecipare al culto per insegnare inni e canti nuovi alla comunità.
mazione dei coralisti e l’organizzazione della festa di canto. Chiede all’assemblea delle corali di
stabilire questo collegamento,
eleggendo una commissione esecutiva che curi l’attuazione dei
programmi informandone le chiese del distretto, d’intesa con la
CED.
Catechismo
3. Attività esterna.
La Conferenza Distrettuale approva le iniziative volte a far conoscere la fede e il canto riformato in ambienti esterni alle
chiese. Ritiene che queste iniziative debbano essere sviluppate,
senza però che questo vada a
scapito dell’impegno nella chiesa.
Insegnamento
religioso
La C.D. dà mandato alla Comniissione Esecutiva Distrettuale
di intervenire presso il Servizio
Istruzione ed Educazione affinché ponga tra le priorità nell’elaborazione prevista di un catechismo per gli adulti, il tema del
matrimonio, con particolare riguardo ai matrimoni interconfessionali.
Canto
La C.D. dopo aver discusso il
problema del canto corale, invita
le chiese e le corali a sviluppare
le seguenti linee di lavoro.
4. Formazione dei coralisti.
La Conferenza Distrettuale, afferma la necessità della preparazione musicale dei coristi, con
l’uso di tecniche appropriate per
perfezionare la vocalità. Dà mandato alla CED, d’intesa con l’assemblea delle corali, di organizzare corsi annuali, per direttori
e coristi.
1. Contenuto.
3. Compresenza.
La maggioranza di noi non ritiene maturo il tempo per un’applicazione della pratica della
compresenza dei ministri delle
due chiese, in quanto questa finisce col creare confusione e malintesi o finisce per dare — di
fatto — un avallo da parte nostra alla forma canonica di matrimonio. Una minoranza, pur riconoscendo le difficoltà ed i peri
II materiale usato dalle corali
deve essere ragionevolmente ampliato e aggiornato, scegliendo
testi musicali adatti alla possibilità media dei coristi, con parole che abbiano una relazione
con la sensibilità evangelica delle
chiese. La Conferenza Distrettuale esorta i direttori e i responsabili delle corali a mettere in comune il materiale di cui dispongono, nello spirito della comunione evangelica.
5. Festa di canto.
La Conferenza Distrettuale ritiene che vada proseguita l’iniziativa di alternare l’organizzazione
della festa di canto nelle valli e
in una località esterna alle valli,
dove esista una chiesa evangelica.
6. Collegamento.
La Conferenza Distrettuale riafferma la necessità di stabilire
un collegamento tra le corali, al
fine di coordinare la scelta del
materiale, le iniziative all'interno
e aU’estemo delle chiese, la for
La C.D., sentita la relazione
della commissione sull’insegnamento religioso nella scuola pubblica, considerando che sul piano
del diritto non si sono verificate
novità di rilievo e che pertanto
resta in vigore il regime concordatario del 1929, rileva con rammarico che la riflessione di questi ultimi anni sulla laicità dello
stato e sul valore culturale del
fenomeno religioso inteso in senso non confessionale non hanno
avuto incidenza pratica.
Invita, pertanto, le chiese a
continuare la riflessione sul problema tenendo conto degli aspetti relativi alla formazione e al
reclutamento dei docenti e ai programmi di insegnamento, appoggiando eventuali iniziative di sperimentazione che superino l’attuale regime concordatario e confessionale cattolico seguendp le
dovute forme (approvazione degli organi collegiali scolastici e
autorizzazione del MPI).
La C.D. ritiene, invece, che vadano respinte iniziative individuali di sperimentazione non specificamente autorizzate, per il rischio che vengano adottate in al
Centro di
documentazione
La C.D. decide la creazione di
un centro di documentazione per
la raccolta di materiale documentario e audiovisivo 'da mettere a disposizione delle chiese
per l’uso nel catechismo, in riunioni, trasmissioni televisive, mostre e manifestazioni;
— dà mandato alla CED di raccogliere _i dati necessari (sede, responsabili, tipo di materiale richiesto, costi) in vista di un
progetto da presentare per l’approvazione alla prossima C.D.
ordinaria, tenendo presente la
possibilità di utilizzare le strutture già esistenti nel Distretto.
Per ragioni di spazio dovute
ail’ampio resoconto dei lavori
della Conferenza Distrettuale,
le cronache delle chiese delle
valli sono pubblicate a pag. 10.
Nel prossimo numero pubblicheremo anche gli altri o.
d.g. approvati.
5
10 giugno 1983
vita delle chiese 5
FIRENZE - L’EVOLUZIONE DEL CONVITTO FEMMINILE FERRETTI
Per una dignità restituita
L’istituto evangelico S. Ferretti, nel corso di cento e più anni
di servizio a Firenze, ha cercato
di rispondere cristianamente alle diverse esigenze che, ih tempi diversi, si sono via via presentate. Per decenni ha raccolto e
cresciute ragazze giunte da tutta Italia, ma soprattutto dal Sud.
Spesso bambine di cinque o sei
anni di età hanno lasciato l’istituto ormai donne di venti, avendo avuto come unica famiglia
questa Casa.
Tutto ciò è stato possibile grazie all’aiuto generoso di evangelici italiani e stranieri, unico sostentamento fino a pochi anni fa
dell’Opera.
Negli ultimi anni, per un’oggettiva diminuzione di richieste
di ammissione e per il diverso
orientamento politico nei confronti dell’assistenza ai minori,
molti dei presupposti che hanno
guidato l’istituto ne} tempo precedente, sono venuti a mancare.
-Inoltre anche noi abbiamo accolta e fatta nostra l'idea di operare nella zona di residenza e di
ritornare ad essere una presenza evangelica nella città.
Il semìconvitto
Nasce così nel ’78 il semiconvitto che accoglie bambine e
bambini fin dai primi anni dell’età scolare, con l’intenzione di
condurli alla conclusione della
scuola dell’obbligo.
I vari casi segnalati per lo più
da assistenti sociali o da insegnanti sono rapnresentati da
bambini che versano in stato di
semiabbandono da parte delle
famiglie. Vengono raccolti alla
uscita della scuola, alle 12,30 e
accompagnati all’istituto dove
fanno pranzo e merenda, rimanendovi fino alle venti. Diamo
così la possibilità ai genitori che
lavorano di venirli a prendere
direttamente con la sicurezza di
trovarli in un pósto responsabile. Inoltre, i ragazzi presenti al
semiconvitto possono ricevere
assistenza a tempo pieno, per
periodi limitati, ove se ne presentasse la necessità.
Gli ospiti sono circa venti
Quest’anno abbiamo dovuto re
spingere diverse proposte di ac
coglimento, in parte per non ec
cedere nel numero, in parte per
ché i «casi» proposti presentavano problematiche troppo lontane dalla nostra possibilità di
intervento.
Fin daH’inizio infatti, ci si è
preoccupati di indirizzare il nostro lavoro su quei casi che giustificassero il sèmiconvitto.
Premessa indispensabile è la
presenza di almeno un membro
della famiglia in grado di rendersi conto di alcune esigenze
fondamentali del bambino, per
cui, pur neH’inefflcienza o addirittura sfacelo della situazione
familiare, il minore e gli educatori possono trovare im personaggio fisso su cui appoggiarsi
o far leva, a seconda delle necessità. Inoltre il bambino, se pur
portatore di handicaps, deve
possedere un minimo di autonomia sufficiente per affrontare gli
ostacoli architettonici che la Casa presenta.
Il gruppo di lavoro si riunisce
settimanalmente per programmare le attività, adattarle alle
esigenze del momento e discutere insieme le metodiche di approccio al problema che ogni
singolo ci pone, mettendolo in
relazione al gruppo degli altri ragazzi, col quale ciascuno si deve
sempre confrontare.
E’ in un’ottica di questo tipo
che secondo noi ha senso parlare di recupero e prevenzione.
Ribaltare
un’immagine
Venti ragazzi difficili o comunque provenienti da situazioni disastrate non formano im ghetto
oltre il quale si vive diversamente. Essi sono soltanto l’espressione perdente della società in cui tutti viviamo. Nostro
compito è ribaltare in qualche
modo tale' immagine, riconducendo lo sconfitto alla giusta misura della sua dignità, sì da stimolarne il carattere non ancora
del tutto sopito, perché da esso
tragga la forza per dichiarare
le proprie scelte. Di qualunque
tipo esse siano. Giorno per giorno, attraverso l’applicazione costante, la ricerca paziente di un
punto d’incontro, di un linguaggio comune e l’offerta di noi stessi come uomini, compagni dello
stesso cammino, ci sforziamo di
ricreare questa immagine. Ed allora, al cQ là di ogni tecnica pedagogica, è ancora una volta l’Amore per il fratello che soffre a
qualificare l’attività del Ferretti. Di modo che minori provenienti da situazioni critiche diverse,
possano qui convivere ed imparare a conoscere le proprie dif, ficoltà in un clima tollerante è
nel contempo stimolante, dove
ciascuno ha la risposta individuale che chiede, ma presentata in
un contesto sociale e spirituale
senza il quale l’individualità non
avrebbe senso.
Necessità dei doni
L’istituto è naturalmente convenzionato con le U.S.S.L. per
una retta giornaliera per assistito, che, se permette al.momento
di superare la gestione quotidiana, vitto, stipendi, contributi, è
del tutto insufficiente per la normale manutenzione della struttura. Per non parlare poi dei lavori straordinari come il rifacimento della facciata che abbiamo dovuto affrontare nel 1982:
senza le offerte degli amici dell’Opera ciò non sarebbe stato
possibile.
Tale precisazione crediamo vada fatta se non vogliamo che le
Comunità pensino che una volta ricevuta una Convenzione, le
Opere possano funzionare senza
più l’interessamento delle stesse.
L. S.
La sede dell'Istituto Ferretti a Firenze.
ATTIVITÀ’ GIOVANILI
Bilancio autocritico
NAPOLI — Il villaggio «Galeazzo Caracciolo » di Ponticelli
ha ospitato il 28 e il 29 maggio
il XIII Congresso Regionale della Federazione Giovanile Evangelica della Campania e del Molise.
Esso ha rappresentato un momento di riflessione e di autocritica al termine 'di questo anno
di lavoro.
Dall’ampio dibattito è emerso
il sostanziale insuccesso del tentativo compiuto negli ultimi tre
anni di costituire una struttura
regionale che si presentasse realmente come organo di direzione
e coordinamento dei vari gruppi.
Tra le cause di; tale insuccesso
vanno individuate le diversità e
la forte caratterizzazione dei
gruppi, alcuni dei quali costituiti
da elementi molto giovani e quindi bisognosi di un aiuto e un sostegno da parte degli altri.
Pur riaffermando la validità di
una struttura regionale tutta prò.
iettata all’esterno, il 'congresso
ha ammesso che non esistono attualmente le condizioni per un
lavoro regionale di questo tipo.
Viene decisa la riduzione dei
Sompiti della segreteria alla or
CORRISPONDENZE
Incontro di predicatori locali
BOLOGNA — Durante l’Assemblea dell’8° Circuito tenutasi recentemente, è stata rilevata la
necessità che anche 1 Predicatori
Locali iscritti a ruolo dell’Emilia-Romagna abbiano dei momenti di incontro per un aggiornamento teologico e per dibattere
fraternamente su problemi inerenti al proprio modo di essere
testimoni dell’Evangelo nella realtà in cui vivono.
Questo incontro ha avuto luogo domenica 29 maggio scorso
presso l’abitazione della sorella
Enrica Màmoli a Bologna ed i
convenuti hanno avuto modo di
intrattenersi, lungamente: Èva
Rostain, membro del Comitato
Nazionale dell’Unione Predicatori Locali ed il fratello Leonardo
Casorio, che ha ricoperto l’incarico di segretario all’Assemblea
delTU.P.L. tenutasi nel mese di
aprile ad Ecumene, hanno prexsentato gli studi che hanno caratterizzato i lavori di quelle giornate sul contenuto di Giovanni
3: 16, con cenni alla prolusione
del pastore Pàolo Ricca, professore della Facoltà Valdese- di
Teologia.
E stato inoltre ribadito il ruolo importante che i predicatori
locali hanno in una Tealtà evangelica contemporanea, soprattutto per il loro modo di essere
inseriti a pieno tempo nelle strutture sociali e viventi in ambienti esposti a problematiche ed
ideologie le più diversificate. Essi devono essere di supporto alle strutture ecclesiastiche, fedeli
testimoni di un messaggio di
salvezza che coinvolga quanti sono disponibili all’ascolto.
Verificata la positività dell’iniziativa, i convenuti hanno deciso
di ripetere l’esperienza in una
giornata che sarà concordata per
il prossimo autunno. In quella
occasione i predicatori si confronteranno in una esegesi comune sulla parabola dei lavoratori delle diverse ore, contenuta
in Matteo 20: 1-16.
Confermazione
NAPOLI — La Chiesa valdese
di via dei Cimbri ha partecipato
con le altre chiese del Lazio, Abruzzi e Campania alla manifestazione pubblica del 25 aprile ad
Isola del Liri (Fr).
La domenica di Pentecoste, poi,
tutti i membri della comunità
raccolti intorno alla Santa Cena
nel promettere di porre le proprie forze nella certezza che lo
Spirito Santo saprà trasformare
la nostra debolezza nella potenza della sua gloria, si sono rallegrati per la confermazione della
giovane sorella Anna D’Angelo,
cara figliola del nostro diacono
del Concistoro.
Il pastore Carcò e tutti i presenti hanno pregato che altri gio
vani credenti siano afferrati dallo
stesso Spirito che discese nel
giorno di Pentecoste sugli apostoli per un annunzio fedele nella fede del Cristo e nel Suo Amore del quale il mondo intero ha
più che mai bisogno.
Davide Caruso
VASTO — Un grave lutto ha recentemente colpito la comunità
evangelica di Vasto-S. Salvo e
quella di Carunchio. Sabato 14
maggio si è improvvisamente
spento, aU’età di 73 anni, il fratello Davide Caruso, membro anziano della nostra Chiesa.
Proveniente da Carunchio, si
era trasferito a Vasto dove è stato per molti anni Direttore Didattico e Ispettore delle Scuole
Elementari.
Egli lascia un grande vuoto
nella nostra comunità che lo ricorda con gratitudine per la sua
attività di tesoriere, per la fede
operante, per Ig, sua bontà e per
la sua grande generosità.
I funerali si sono svolti domenica 15 a Carunchio, suo paese
natio; che ha visto la Chiesa Valdese gremita di parenti, di amici
e di fratelli in fede venuti anche dai paesi vicini.
Ai familiari esprimiamo la nostra fraterna solidarietà nel dolore della separazione, ma anche
nella speranza della resurrezione
in Gesù Cristo.
Al fratello Davide Caruso ben
si addicono le parole dell’Apostolo Paolo: « Ho combattuto il
buon combattimento, ho finito
la corsa, ho serbata la fede; del
rimanente mi è riservata la corona di giustizia che il,Signore,
il giusto giudice, mi assegnerà in
quel giorno» (2“ Tim. 4: 7 ).
Festa della famiglia
PALERMO — Da alcuni anni a
questa parte è diventata tradizione nella nostra comunità che il
culto della seconda domenica di
maggio (festa della famiglia cristiana) sia presieduto da rm
gruppo di sorelle.
Peggy Bertolino con la chiarezza che le è abituale (dopo aver
letto Esodo 34: 6-7; Ezec. 18: 2932 e (jal. 5: 13) ha rivolto alla comunità un messaggio sulla interazione che abbiamo in Cristo. Liberazione da condizionamenti,
dalla società, dalle generazioni
precedenti, e da noi stdssi cosi
che ognuno è responsabile davanti al Signore del proprio operato e ognuno è chiamato a
servire il prossimo con vero amore, cominciando dai propri familiari.
Durante la colletta alcuni ragazzi hanno distribuito dei fiori
alla comunità e al termine del
culto un buon gruppo si è riunito nel salone per un’agape fraterna concludendo così in comunione fraterna una lieta giornata sotto lo sguardo del Signore.
ganizzazione di convegni e dibattiti (5-6 nel corso dell’anno) che
siano momenti dì incontro tra i
gruppi della regione, estesi anqhe
a gruppi non aderenti alla FGEI.
Nella pianificazione di tali incontri il congresso ha posto l’accento sulla opportunità di utilizzare le strutture esistenti in Campania (centri sociali e culturali
della FCEI) come incentivo alla
testimonianza evangelica svolta
dalle nostre chiese.
Al termine dei lavori viene eletta la nuova segreteria regionale. Essa risulta composta da un
segretario. Guido Cimminiello, e
due vice-segretari, Bruno Toscano e Pietro Valdo Delle Donne,
responsabili uno per il bollettino di collegamento e l’altro per
i rapporti con il Consìglio Nazionale, con le altre Federazioni
Regionali e con il Circuito e il
Distretto Valdo-Metodista.
Alla segretaria uscente. Serena
Ranchetti, va un sincero ringraziamento per l’impegno profuso
in questi tre anni di mandato.
D. C.
In Toscana
RIO MARINA — Nell’ambito
del rinnovato impegno dei giovani evangelici della Toscana, si è
avuta una vivace presenza di attivisti fiorentini, pistoiesi, senesi,
lucchesi, pratesi, pisani e livornesi a Rio Marina (Isola d’Elba)
presso la Casa Valdese, nei giorni
15 e 16 maggio, in totale autogestione. Fra le cose più rilevanti
realizzate in quei due giorni va
segnalata una lunga e approfondita conversazione fra loro e un
espónente del Movimento Nonviolento e della Lega per il Disarmo Unilaterale sul problema
dei Cristiani e la Pace, nonché
dei rapporti tra il credente, la
comunità, i partiti e la società;
un culto interamente gestito dai
giovani la domenica mattina nel
tempio e una riunione volante
della giunta della FGEI toscana
sugli scogli di Rio, seguita da un
tuffo nell’acqua gelida di maggio.
Dal punto di vista dell’impegno
interecclesiale, ma con fini di incontro con l’esterno, ima mostra
sugli orrori della guerra è stata
allestita, con il concorso delle comunità valdese, battista, apostolica, dell’assemblea dei fratelli,
della chiesa di Cristo, degli avventisti, — riuniti di recente in
un Centro evangelico livornese —
dal 7 di maggio in una sala della Chiesa Valdese di Livorno, ed
esposta alla Rotonda dell’Ardenza domenica 22 maggio, con brevi interventi e testimonianze cristiane a più voci, distribuzione di
materiale biblico e volantini, che
ha contribuito a fare conoscere
la nostra presenza nel territorio,
il rinnovato impegno per la pace
e la volontà di collaborare fra
comunità evangeliche di storia e
organizzazione diversa ma di un
medesimo Signore. D. M.
6
6 obiettivo aperto
10 giugno 1983
DIBATTITO PROMOSSO
ELEZIONI E CREDENTI; TRA SCHEDA
In vista delle elezioni di giugno abbiamo organizzato due incontri. Il primo, di cui riferiamo in queste
pagine, ha avuto luogo a Pinerolo, nella forma di un
incontro in redazione, con la partecipazione di alcuni
credenti, valdesi e cattolici, di diversa estrazione e
orientamento, sul tema delle priorità dal punto di vi
sta della lede oltre che della politica. Il secondo, di
cui riferiremo sul prossimo numero, ha avuto luogo
a Torino nella forma di una tavola rotonda pubblica
con la partecipatone di rappresentanti di partiti politici, sul tema dei rapporti tra Stato e Chiese sotto il
duplice aspetto del Concordato e delle Intese. '
PLATONE — 26 giugno; ci chiediamo se resterà tutto come prima. Se
da queste consultazioni uscirà im
governo «balneare» che cadrà di
nuovo magari per le europee del
1984. Evidentemente che cosa uscirà dalle urne nessuno lo può sapere. Sono anche molto difficili le previsioni. C’è chi parla di un possibile ritornò al centrismo degli anni
50, quando si ricostruiva ma si tirava anche la cinghia e la repressione
era violenta. C’è anche chi — e forse da parte di chi ha voluto questa
crisi e queste elezioni — sogna una
politica nuova, sogna rifondazioni,
riimovamenti profondi nella filosofia dei partiti politici. Intanto però,
questa è l’impressione non soltanto
mia, sembra che aumenti in Italia il
partito dei delusi della politica, di
quelli che comimque voteranno
scheda bianca. Addirittura sembra
quasi che in questi ultimi anni la
società si sia allontanata dai partiti, incapaci di rinnovarsi e pilotati
sovente e soltanto da piccole oligarchie gelose del posto di comando;
sono impressioni. C’è, mi pare, un
senso di frustrazione e di delusione che pervade questo lasso di tempo che ci separa dalla data importante del voto politico in Italia.
Allora ci è parso interessante, come redazione del periodico delle
chiese valdesi e metodiste in Italia, chiedere a dei credenti, s^delle
persone che riteniamo abbiano una
schietta sensibilità di fede e politica, a delle persone che hanno quindi
anche una speranza, un ideale spirituale e morale che cosa ritengono
possano essere sul piano politico le
priorità da rispettare. Cioè quali sono i problemi veramente urgenti da
risolvere per il Paese e per la coscienza del credente.
Questo è il primo interrogativo
che getto li. Altri potranno essere
toccati.
LOSANO — Il credente ha le sue
motivazioni per l’impegno politico.
Motivazioni di fede ma nello stesso
tempo esse si traducono in termini laici, in termini di scelta politica
e presuppongono — nella scelta di
un partito, nella scelta di una militanza — una scelta diciamo così
laica.
Detto questo, penso che tutti quelli che sono presenti capiranno loro
stessi che cosa vuol dire per il credente fare una scelta politica, perché viene fatta; che poi uno trovi
tecnicamente più idoneo uno strumento cioè un partito anziché un altro, qui siamo nell’ambito completamente politico, laico, secolarizzato, fermo restando che il credente
persegue degli ideali dì giustizia, di
pace e di tutti quegli altri valori che
noi perseguiamo.
Ora qual è l’atteggiamento di fronte al caso particolare di queste elezioni? Noi ci troviamo di fronte a
delle elezioni anticipate: è la quarta volta di seguito che vi si deve ricorrere. E come la volta precedente, cioè nel 79, sembra abbastanza chiaro che non si è lasciato finire la legislatura perché si voleva dimostrare che vi era una situazione estremamente deteriorata,
perché soltanto la dimostrazione di
una Situazione deteriorata può rendere credibili determinati progetti
involutivi. Noi sentiamo tutti dire
qhe le elezioni politiche non risolveranno niilla.
PLATONE — Lei condivide questa delusione diffusa o no?
’ LOSANO — Io penso che ima delusione diffusa ci sia. È una delusione che a un certo punto .può
pervadere anche noi perché vediamo che certi progetti non vanno
avanti. Quando ci troviamo di fronte a queste crisi cercate, volute, dove determinati partiti non esitano a
gettare il discredito contro tutta la
politica, contro le istituzioni e in
questo modo possono presentare
delle soluzioni di tipo involutivo o
autoritario dobbiamo avere ima nostra valutazione. Abbiamo visto cosa è successo nel caso dei contratti
per i metalmeccanici, vediamo quale è la proposta centrista di De Mita.
Insomma si cerca di far passare certi giri di vite sulle libertà sindacali
e tutto questo avviene in im momento in cui questa svolta serve a
far pagare ai soliti deboli, i costì
di una crisi che, si è detto anche, è
epocale, non è soltanto congiunturale. A questo punto cosa possiamo augurarci? Anzitutto possiamo
augurarci un cambiamento; ma in
che direzione? Quali sono le priorità? Noi le priorità possiamo elencarle da ciò che vediamo su tutti i giornali: non c’è un giornale,
non c’è un partito che non ci parli
di inflazione, di disoccupazione. Non
tutti parlano di pace; qualcuno vuole i missili, qualcuno non li vuole.
Io ritengo che due grossi obiettivi
in questo momento siano quelli
dell’occupazione e quindi della ripresa economica e del benessere
ma soprattutto del percorrere la via
dell’occupazione e della pace.
Noi non possiamo parlare ai giovani, per esempio di valori, se nello
stesso tempo non sappiamo offrire
qualcosa di diverso da una illusione. Non possiamo credere che i giovani possano essere motivati in
qualsiasi attività, in qualsiasi perseguimento di valori, in qualsiasi
fede, in qualsiasi scelta culturale
se noi a questi giovani possiamo
soltanto offrire disoccupazione.
PLATONE — A questo livello di
concretezza di problemi sociali sarebbe forse interessante sentire
qualche affermazione per il settore
dell’agricoltura riguardo ai problemi dell’occupazione nel settore specifico.
MAURO GARDIOL — Pensavo
mentre si parlava di occupa?;ione —
e sono d’accordo — che sono due
anni che accanto ai problemi della
occupazione si registra anche un calo di produzione in agricoltura. Fino
a due anni fa è andata certamente
aumentando; adesso c’è un calo di
produzione da due anni a questa
parte, ed è grave anche se se ne
parla di meno. Accanto a questo
faccio notare queste cose: secondo
i primi dati del censimento siamo
passati in Italia (dati ricavati dalla
mia partecipazione a vari congressi) da 28.000.000 di ettari coltivabili
FERRERÒ — Sul problema che
si fanno le elezioni e nulla cambia,
io ho l’impressione che questo sìa
un altro degli elementi che fanno
risaltare la sconfitta, penso, di molte ipotesi e volontà di cambiamento che in questi anni ci sono state
nel Paese.
Da una parte si può capire questo sentimento del dire « le cose
non'cambiano » perché in effetti-in
questi ultimi 10 anni, ad esempio a
livello parlamentare, non abbiamo
visto che le elezioni abbiano mutato la situazione. C’è stata, è vero,
l’avanzata della sinistra però poi al
governo sono rimasti sempre gli
stessi. Le politiche economiche sono andate peggiorando, e lo stesso
può dirsi anche per’quello che riguarda i diritti civili negli ultimi
anni. Da una parte c’è questo e
dall’altra l’impressione mia è che
queste elezioni non siano elezioni
in cui dopo nulla sarà cambiato
rispetto a prima, ma ho l’impressione, proprio perché sono elezioni
che si situano in una fase di crisi
economica strutturale, che siano
elezioni che servono a preparare il
terreno per avere, nei prossimi anni, un governo simile a quelli che
hanno preceduto le elezioni. Ad
esempio ritengo che la cosiddetta
stangata del governo Fanfani della
legge finanziaria di quest’anno sia,
come dire, l’anticipazione, il sondaggio del terreno di quello che
succederà in questi anni per cui non
penso che queste elezioni siano il
«tutto rimarrà come prima » ma
anzi andrà peggio se la vediamo
dal punto di vista della gente che
lavora o che dovrebbe lavorare.
PLATONE — Quindi tu condividi
lo scetticismo diffuso.
FERRERÒ — Io da una parte dico che capisco lo scetticismo rispetto al fatto che nulla cambia perché
è il prodotto di una sconfitta. Stiamo vivendo una •sconfitta sui temi
dell’occupazione e una sconfitta sul
tema dei modelli- di sviluppo della
ristrutturazione aziendale.
PLATONE — Vorrei porre questo
interrogativo; individuate come credenti, come persone che hanno anche una loro sensibilità politica,
delle priorità, cioè dei nodi che si
spera possano, dalla consultazione
elettorale, ricevere una soluzione?
Oppure pensate che ì problemi urgenti del Paese siano rinviati a data da destinarsi a causa della paralisi derivante dal senso di frustrazione, di passività diffuso, nei confronti della politica e dei partiti?
a 16.000.000 di ettari con un calo di
12.000.000 di ettari coltivabili; questo
mi sembra anche abbastanza grave
accanto al discorso che faceva Dosano. Non a caso nei nostri congressi, sia quello comprensoriale che regionale, abbiamo posto la salvaguardia del territorio cioè i mezzi di
produzione come cosa più importante per noi. Ed è quello che ci
aspettiamo.
PLATONE — A proposito di queste elezioni c’è chi dice che comunque anche questa volta si rifarà il
solito giochetto dei partiti e le cose
non cambieranno. Discorsi sentiti,
letti anche sui giornali df questi
giorni. Ecco, su questo tipo di valutazione che afferma: « si va a votare ma intanto nulla cambia »,
cosa dite?
GAY — La vita del credente dovrebbe essere un rinnovamento continuo. Non lo è sempre. Ma comunque la vita del credente dovrebbe
essere quella della nuova nascita
che continua di giorno in giorno.
Questo atteggiamento spirituale
dovrebbe tradursi per un credente
nella vita quotidiana, anche quindi
nelle sue manifestazioni civiche e
politiche, in una continua riforma.
Il mio timore è che queste elezioni
non portino a quelle riforme che
dovrebbero portare un cambiamento radicale nella società da incidere come la Riforma, in campo religioso, incise quando in determinati
ambienti, nel corso dei secoli, influenzò profondamente la società e
continua ancora a farlo in determinati ambienti oggi. Il timore è dettato da che cosa? Dalla paura che
questa propaganda per l’astensione
sia in fondo una vittoria per le forze
che tendono a mantenere immutata
la situazione attuale facendo quindi
una politica reazionaria mentre invece l’impegno del credente nella
vita politica, quale che sia la sua
collocazione, dovrebbe essere comunque quello di ottenere im cambiamento nella linea che egli ritiene preferibile dal punto di vista
delle sue ideologie politiche, che*
non debbono sempre coincidere con
quelle dell’altro credente che può
stargli vicino e che la pensa forse
in maniera non opposta (perché
questo non penso che possa accadere) ma in marfiera diversa.
Su che cosa dovrebbe incidere il
cambiamento? Il cambiamento sarebbe radicale, essenziale, se soltanto si ponesse rimedio ai problemi di
questo Paese ridotto all’ingovernabilità per cui tutti i governi erano
paralizzati dalle loro diatribe interne e non riuscivano a ' fare assolutamente niente. Se noi osserviamo
la legislazione in vigore in Italia
dall’uifificazione ad oggi, vediamo
che sono — salvo poche eccezioni
— molto più significative talune leggi venute alla luce alla fine del secolo scorso oppure all’inizio di questo secolo e anche nel famigerato
ventermio, che non la normalità delle leggine di oggi che tendono spesso soltanto a risolvere del problemi
molto personali e molto settoriali.
Quindi qual è il mio auspicio?
Prima di tutto che non ci sia assolutamente da parte dell’ambiente
dei credenti una astensione nell’esprimere il voto perché questo corrisponderebbe a un favorire lo «status quo» il che è un sicuro danno.
In secondo luogo che vi sia da parte
di chi va a votare il coraggio di
cambiare. Il cambiare non vuol dire passare da un estremo all’altro,
ma vuol dire qualche volta dare"
quei piccoli segni di maturazione 0 di cambiamento che consentono ad un governo di fare delle
cose effettivamente diverse da quelle del passato. Se pensiamo a quello che è accaduto nell’ultimo quin-.
quennio in materia di riforme dello
stato o di giustizia sociale, la misura
è veramente poco significativa. Quin.
di bisognerebbe che il cambiamento si producesse sia nel campo della giustizia sociale, dell’economia,
della riforma delle strutture dello
stato in modo non nominale ma in
modo effettivo. Noi siamo diventati una burocrazia arrugginita. Pensiamo a questi organi supremi dello stato che si denunciano a vicenda
e si perseguitano con un decadimento delle istituzioni che nessuno di
noi ricorda sia mai avvenuto, se
non nei periodi di dittatura dove
il diverbio non c’era perché c’era
uno solo che comandava e gli altri o
sparivano o erano costretti a tacere.
Concludendo: il credente traduca
l’esigenza dì riforma che è nella
sua vita spirituale nella volontà di
cambiare anche quella che è la vita dello stato in cui vive.
SPANO — Vorrei riprendere quanto diceva Gay nel senso che io ho
deciso negli ultimi 10 giorni di andare a votare dopo certe considerazioni. Il senso della frustrazione di
cui si parla è che, almeno per me,
deriva da un’ipotesi che è stata vista come una sconfitta. Questa ipotesi ha una data: 1976. Insieme a
una generazione mi è parso, nel
1976, di arrivare a un momento in
cui le cose effettivamente potevano
cambiare o perlomeno io ci ho creduto. Nel corso degli -anni successivi invece questa sensazione non
solo si è andata disperdendo ma a
partire dai mio lavoro nella scuola, ma poi anche per quanto riguarda tutte le questioni dei diritti civili, ho avuto la sensazione che non
solo non avvenisse questo grosso
cambiamento ma si ritornasse indietro. Allora questo senso di frustrazione porta alla delusione, al dire che non serve a niente, tanto non
cambia nulla ma soprattutto, secondo me, porta a un infiacchimento
delle capacità di analisi critica. Io
ho riscontrato su me stessa una
forte diminuzione delle mie capacità di analisi critica di quello che
succede nel mondo, per cui una serie di cose che vengono dette, ad
esempio: « c’è bisogno di risparmiare se no l’Italia non va avanti e quindi c’è bisogno di fare le centrali nucleari perché se no non abbiamo la
energia, per mandare avanti l’industria »; « c’è bisogno della leg
ge speciale perché se no il terrorismo non viene sconfitto ». Tutte
queste cose mi hanno confusa. Io
ho visto infiacchirsi in me non solo
la capacità di papiro e di analisi
critica, ma anche la capacità di arrabbiarmi cioè di scandalizzarmi rispetto alle cose che non andavano.
Allora per quanto riguarda la sensibilità del credente io dico che i meccanismi per cui il sistema, il potere
infiacchisce la capacità di protestare, di lottare coinvolge noi credenti
come tutti gli altri. Invece, come
credenti, ci appartiene il desiderio
di resistere, cioè la voglia di non
entrare in questo flusso in cui non
si capisce più nulla, in cui ci si deprime e in cui si sente fino in fondo
la propria impotenza. Dunque io
gioco il 26 giugno una carta in favore del mio scandalo contro l’ingiustizia e questa carta è una carta
come le altre... non è la carta fondamentale ma è un voto di denuncia. Io vado a votare perché posso,
in una maniera piccolissima, forse
impotentissima, dire che non ci sto
e che non mi va bene. Non perché
io mi sento partecipe di un rito
nazionale in qualche modo significativo. Io vado a dire dei no perché in questo momento non so dire altro che dei no con la volontà
che questi no si trasformino potenzialmente e progressivamente in capacità propositive.
7
10 giugno 1983
obiettivo aperto 7
DALLA NOSTRA REDAZIONE SU ASPETTI E PROBLEMI DELLA CAMPAGNA ELETTORALE E DEL VOTO DEL 26 GIUGNO
BIANCA E CAMBIAMENTO
GARRONE — Sono stato chiamato « conservatore » ma se c’è qualcuno che è progressista quello sono io. Però rappresento anche la
scheda bianca o nulla delle votazioni nel senso che questi problemi di
^ adesso li avevo già previsti quando
avevo soltanto 22/23 anni. Allora mi
dicevo che non è giusto e non è
bello che ci sia un partito e uno
solo che comandi, ma non è giusto
e non è bene che comandi la partitocrazia. Il nostro male in Italia è
tutto lì. Noi abbiamo la partitocrazia che ha negato trent’anni di educazione al popolo italiano. Io ne ero
convinto allora e oggi più che mai.
Perché? Perché in fondo i partiti
sono quelle realtà che devono sopravvivere facendo e cercando di
far ’’morire” gli altri. Come credente, la Bibbia mi dice che non c’è
spazio per le ideologie. Il contesto
della Bibbia afferma che chi conta
è l’uomo per il quale Cristo è venuto. E quando c’è qualche cosa da
fare Dio sceglie degli uomini, non
dei dittatori, ma degli uomini che
diventano strumenti nelle sue mani.
Questo lo si trova in tutto l’Antico
e Nuovo Testamento. Nella chiesa
primitiva l’Apostolo Paolo dice:
«Scegliete fra voi degli uomini con
lo spirito... ». Quindi come mi diceva un amico: « Io non credo ai partiti perché non ne ho bisogno, mi
basta la verità che è la Bibbia ». Ora
fare un discorso del genere al popolo italiano è difficile perché oltretutto siamo una minoranza e
non potremmo mai scalzare certe
abitudini e certe consuetudini che
sono radicate a tal punto che non
si sa come si possano riformare. Io
penso che la scheda bianca non deve essere un segno di stanchezza
come non lo è mai stato per me
dal 1948 fino ad ora. È un segno dimostrativo del fatto che io non accetto questa, chiamiamola pure, forma costituzionale in cui viviamo.
Ognuno di noi sa benissimo che
queste elezioni non cambieranno
^ assolutamente nulla. È la mia convinzione. Dispiace molto fare questa constatazione perché effettivamente dopo 35 anni sarebbe ora di
vedere qualcosa che cambia e invece purtroppo non è possibile. Il rischio più grande sarebbe quello di
ricadere nella crisi del 1922. Questo
mi dispiacerebbe enormemente,
per cui io penso che se dobbiamo
fare qualcosa dobbiamo cercare di
servirci deiravangelo e parlare alla
gente ma non per dire vota bianco
0 vota nero ma parlare dell’Evangelo e dire cosa dice TEvangelo.
Questo se non lo fanno i politici
cerchiamo di farlo noi.
No al pessimismo
deleterio
GAY — Mi pare che gli ultimi
due interventi manifestino un pessimismo deleterio. Se noi viviamo
in questa società che non ci piace
e vogliamo che cambi non basta
che confessiamo che non ci piace
e manifestiamo il nostro disgusto
senza poi impegnarci fattivamente
per quanto ci concerne, per modfi
flcarla. Mi pare di essere qui in
un’assemblea di chiesa dove alcuni,
pochi o tanti, ad una certa ora se
ne vanno dicendo: « tanto si dicono
le stesse cose e non cambia mai
niente». Qui siamo nella stessa si
tuazione. Ma non siamo in una assemblea di chiesa. Per cui secondo
me è assolutamente necessario che
la politica deU’astensione venga
combattuta in tutte le maniere. Chi
■vota no ha un’idea precisa. Sa quale stato vorrebbe. Io quando penso
ad uno stato ideale nel quale vorrei vivere penso per esempio all’Austria in cui c’è una giustizia
sociale abbastanza avvertibile, non
ci sono ricchezze scandalose, non c’è
la miseria scandalosa che si avverte
ancora da noi; non ci sono delle situazioni di burocrazia che paralizzano. Tendiamo a una società come
quella, tendiamo ad una società diversa che è la nostra società ideale. Io non pretendo che la tua sia
la mia o la sua però combattiamo
per averla e cerchiamo di convincere gli altri ad averla, in ogni caso
che sia diversa da questa.
LOSANO — Quando è stato fatto
il giro degli interventi, ad ognuno
è stato ricordato che erano stati
dimenticati dei punti perché le situazioni di emergenza a cui bisogna
far fronte sono tali e tante che anche quando uno se le legge tutti i
giorni, ne sente parlare alla radio,
in giro, ne parlano nel proprio partito, nella propria organizzazione
poi continua a dimenticarne qualcuna proprio per il gran numero
dei problemi che in questo momento ci affliggono.
Si è parlato della partitocrazia come di un fatto negativo.
Indubbiamente quando ci troviamo
di fronte alla partitocrazia ci vediamo di fronte a gruppi di potere che
confiscano ciò che è pubblico, ma
questi non sono soltanto i partiti,
sono tutte le varie P 2, le mafie, le
camorre ecc. Il problema dei partiti io non lo vedrei in modo così
pessimista. Ognuno dice: « il mio
è diverso » però io credo che in
Italia (e devo dire che l’idea non
è mìa), non c’è stato come in altri
paesi, una imità dei cittadini in
nazione la quale ha fatto sì che la
gente si potesse esprimere, potesse
partecipare attraverso altre vie. In
Italia il flusso della partecipazione
alla gestione della cosa pubblica sono stati i partiti, i grossi partiti di
massa, i grossi filoni: cattolico, socialista, comunista e anche liberale, se vogliamo, in certi tempi. Sono
stati questi i grossi canali della partecipazione. Canali che dovrebbero
essere quelli che permettono l’intervento del singolo nella vita pubblica. Poi naturalmente su questo si è
innestata la questione morale che
non è soltanto problema di chi ruba del denaro pubblico ma di chi
distoglie gli strumenti dalla loro finalità pubblica. Al di là di questo
fatto, io vorrei fare anche ima valutazione dal 1976 in poi. È giusto
dire che il ’76 è stato il momento
delle grandi illusioni però io credo
che noi dovremmo essere anche un
po’ realistici. Io credo che si debba
ammettere che quella illusione di
rinnovamento che c’è stata nel
75/76 è stata dovuta anche al fatto
che — e questo è un fatto negativo
— nessuno si è accorto che la
sinistra allora era diventata una
moda culturale, e come tutte le mode culturali ha avuto anche il suo
riflusso, la sua retrocessione. Adesso ci troviamo ad avere del terreno
perso. Quindi oggi il momento politico è negativo. Ma a questo pimto io credo che il nostro compito
sia quello di puntare i piedi, con
tutta la nostra speranza, per fare
in modo che qualcosa cambi. Non
sto a discutere scheda bianca o annullata, io dico che dobbiamo andare avanti con l’intenzione di cambiare. E questa è una speranza che
il credente deve avere. Se dopo avremo una sconfitta perché le sconfitte possono capitare noi dobbiamo
avere la capacità di continuare a
non mollare. Il credente è quello
che crede nella risurrezione ma nel
momento in cui lavora è a fianco
di tutti gli altri. La caratteristica
del credente è quella di non delegare ma di partecipare direttamente, partecipare alla lotta politica.
partecipare perché qualcosa cambi
Partecipare anche annunciando ^
vangelo perché annunciando l’Evan
gelo si cerca di convertire la gen
te e si cerca di fare delle scelte diverse, pur continuando a usare gli
strumenti che la politica ci offre.
GARDIOL — Sono molto d’accordo sul latto che l’elettore dovrebbe
vigilare di più su chi vota. Penso
anche che ci vorrebbero più cristiani nei partiti e basta coi partiti cristiani. Ho visto il grosso partito cristiano condizionare pesantemente nelle campagne gli elettori e
condizionarli in due modi: uno religioso e un altro politico. Io penso
che chi vota scheda bianca regala
un netto voto al partito di maggioranza relativa.
GARRONE — Votare è un problema di coscienza. Quello che mi interesserebbe sapere è come sia possibile prevedere oggi un cambiamento quando istituzionalmente
non può cambiare niente. Noi abbiamo la possibilità democratica
dì esprimere un parere e poi questo
parere viene insindacabilmente manovrato dai partiti.
In Italia, cinque o sei mesi dopo le elezioni, arriviamo all’ingovernabilità perché i partiti non sono in
grado di formare due o tre zone
politicamente distinte, come avviene all’estero, e poi gestisce il potere chi vince le elezioni. In Italia
queste cose non succedono.
PLATONE — Gli sfiduciati che
sventolano scheda bianca non possono produrre un cambiamento politico. Però sarebbe interessante capire, da parte dì chi invece vuole
il cambiamento della situazione, in
quale nuova, direzione bisogna andare.
La politica come
servizio in positivo
GAY — Io credo che se consideriamo la politica come un servizio
anche le scelte successive devono
essere chiare. Secondo mé il servizio può essere solo in positivo e
non in negativo. Bisogna però distinguere tra chi non va a votare e
chi vota scheda bianca come protesta. Che gli italiani siano al 50%
disgustati dalla politica lo dicono
tutti ma poi non lo traducono in
un segno effettivo al momento del
voto. Non basta tradurre il disgusto in una scheda bianca, bisogna
invece votare positivamente qualcuno. Come si può operare questa
scelta? Prima cosa scegliendo al
di fuori delle imposizioni dei partiti. Scegliendo cioè degli uomini
onesti che abbiano dato esempio di
coerenza di vita non solo nei partiti ma nell’ambito generale della
vita civile e privata. Un altro mezzo di cambiamento è combattere
la scandalosa evasione fiscale che
c’è oggi e che si traduce anche nel
lavoro nero prodotto, spesso, dalla
connivenza tra datori di lavoro e
operai. Scegliendo chi vuole la pace con iniziative di portata internazionale: pensiamo a cosa ha significato, nel recente passato, il
Tribunale dei diritti dell’uomo ó la
Corte dell’Aia. Si tratta insomma,
su questo punto, di ridare forza a
organismi che tentano la via della negoziazione e non dei conflitti.
PLATONE — La speranza è dunque quella che dalle urne esca un
cambiamento non soltanto nelle alleanze dei partiti tra loro ma anche nei programmi.
GARRONE — E aggiungerei: un
cambiamento soprattutto attraverso uomini nuovi. Solo che questi
cosiddetti uomini nuovi — mi chiedo
— quando saranno dentro i vecchi
partiti cosa potranno fare? Riusciranno ancora ad esprimere se stessi? questo è il grande problema. Conosco gente professionalmente molto capace che ha rifiutato l’offerta
di entrare nei partiti perché ritengono che solo fuori dai partiti si
possa concludere qualcosa di valido per il Paese.
FERRERÒ — Non condivido la
impostazione di Gay che vuole votare la persona onesta aU’interno
dei partiti. Intanto, diciamo pure
che questione morale e onestà delle
persone non sono scindibili dal modo di funzionamento della macchina
statale. In altre parole: se non hai
delle possibilità di controllo sistematico da parte della gente l’onestà
personale non basta. E poi non è
l’imica questione. Facciamo un esempio, il problema delle centrali
nucleari: non si può dire: è disonesto chi è d’accordo ad installarle e
così via. L’onestà individuale è un
punto importante ma ciò che conta è la linea politica che trascende
la persona sìngola.
PLATONE — Onestà, coerenza,
servizio. Sono tutte caratteristiche
molto personali. A volte però l’elettore non conosce direttamente la
persona che voterà. Dipende dal cattivo funzionamento della macchina
elettorale italiana?
LOSANO — Spesso si critica il
nostro sistema elettoiple. Si parla
molto meglio del bipartitismo inglese, o del sistema tedesco. Però
ci sono sistemi elettorali che sono
poco democratici. In Inghilterra,
per esempio, alcuni piccoli partiti,
che pure sono delle realtà vive, non
sono rappresentati in Parlamento.
Il nostro sistema elettorale può dare origine a delle disfunzioni ma,
ritengo che il metodo proporzionale adottato nel nostro Paese sia realmente democratico. Anzi è il sistema
più ottimista che ci possa essere
poiché dando la rappresentanza ai
piccoli partiti offre una possibilità
concreta anche alle minoranze. L’unico partito privo di speranza è il
partito delle schede bianche. Se un
giorno ci trovassimo il 70% soltanto dei voti validi e il 30% di schede bianche i maneggioni del potere
non si sentirebbero assolutamente
puniti, anzi dalla valanga di sche- '
de bianche riceverebbero una nuova
delega per andare avanti incontrollati. Ma io credo che proprio come
credenti, il nostro dovere sia quello di incalzare e di partecipare in
pieno alla trasformazione del Paese. Poniamoci degli obiettivi e andiamo sino in fondo. Per conto mio
il primo obiettivo da raggiungere in
queste elezioni, se si vuole parlare
di cambiamento, è quello di sconfiggere il partito che ha confiscato
il potere in questi trent’anni.
SPANO — L’alternativa che molti
auspicano può essere gestita soltanto dalla sinistra unita. È possibile
una alternativa allo stato attuale
della situazione politica solo se tutta la sinistra muoverà in nuova direzione. Manca però un progetto che
possa coagulare tutta la sinistra,
compreso il Partito Socialista, in
un’ipotesi di alternativa. Ho sentito
un’intervista a Nilde Jotti, la quale
ad una domanda del giornalista:
« mai più con la DC? » ha risposto:
« in polìtica il mai non esiste ». Una
risposta, se si vuole, diplomatica ma
anche molto preoccupante. Credo
che molta gente che prima votava a
sinistra e oggi vota scheda bianca
lo fa sulla base di un ragionamento,
che non condivido, che è quello di
dire: « Non è escluso che la sinistra
domani si allei con i democristiani ». E allora tutto resta come prima.
PLATONE — Abbiamo detto che
la sensibilità del credente si rivela,
in politica, in un atteggiamento di
resistenza nei confronti dell’andazzo comune. Il credente che avverte
la responsabilità della politica è colui che ha, o meglio, dovrebbe avere,
ancora il coraggio di indignarsi e
quindi di lottare contro la corruzione, lo sfascio ma anche contro Tìndifferenza e la rassegnazione. Si tratta insomma, per usare una parola
biblica, di « sperare contro speranza » non solo a paròle ma con im
impegno coerente di vita. Ma è questa l’immagine rinnovata che le no^ stre chiese danno di sé di fronte
‘ alla società?
SPANO — L’obiettivo di fronte
a noi è la continua conversione. Ma
in realtà noi non siamo sufficientemente rinnovati, lo dimostra il fatto
che oggi non puoi verificare dentro
le nostre chiese questo rinnovamento. Diciamo che siamo dì fronte ad
una sfida che accettiamo e che è
molto difficile.
GARDIOL — Un credente, soprattutto evangelico, abituato a partecipare alle assemblee, a decidere cose
concrete nella vita ecclesiastica
non può poi dare la delega a livello politico. L’uomo non può dividersi in due. Vorrei fare un esempio
concreto: quei valdesi, che si dichiarano ìndipendenti politicamente, e si trovano seduti ad un tavolo
consiliare, che con il loro silenzio
avallano una certa linea politica la
smettano di dichiararsi indipendenti. Lo dicano a chiare lettere: slamo dipendenti dal partito che ci
ha messo qui. Siamo condizionati
dal disegno politico che ci sovrasta.
Ecco, a quel punto la coscienza del
credente dovrebbe insorgere. Ma
questo non succede sempre.
Hanno partecipato al dibattito, organizzato dalla redazione
dell’Eco delle Valli Valdesi - La
Luce:
Paolo Ferrerò, operaio cassaintegrato della FIAT, ex obiettore di coscienza.
Marco Gay. avvocato, presidente
del Comitato Collegio Valdese.
Mauro Gardiol, agricoltore, vice-presidente del Concistoro di
Pinerolo.
Aldo Garrone, pensionato, ex-industriale, predicatore locale.
Gianni Losano, docente di fisiologia umana all'Università di
Torino, cattolico.
Giuseppe Platone, pastore valdese, redattore.
Francesca Spano, insegnante,
membro della redazione di
Gioventù Evangelica.
fotografie di Renato Ribet
8
8 ecumenismo
10 giugno 1983
COMUNITÀ’ EVANGELICA DI AZIONE APOSTOLICA
SAE - CONVEGNO DI PRIMAVERA
Insieme
per testimoniare
e servire
Ci pare interessante di stralciare dal resoconto di una decina
^ giorni di « azione comune »
compiuta da un’équipe della
CEvAA nélle Cevenne, nel febbraio scorso, alcuni elementi che
sono interessanti anche per una
eventuale azione simile in Italia.
La zona visitata è stata quella
tra Alès, Anduze, Béthanie, Ganges, Lasalle, Saint Jean du Gard,
Saint André-de-Valborgne, a
stretto contatto con . le chiese
locali. Tale azione, riallacciandosi alle équipes multirazziali già
create in passato, era stata preparata con un anticipo di sei
mesi, dal punto di vista tecnico
e spirituale. Lo scopo: vivere la
fede cristiana e cogliere la realtà
della Chiesa Universale in una
regione precisa, con tutte le forze
presenti. Tutto questo nel quadro
della CEvAA, che a poco a poco
è conosciuta e compresa anche
alla base delle nostre comunità.
Una « laica », membro di una
Commissione regionale, ha spinto pastori, membri di consigli di
chiesa, ex missionari locali, membri dell’Istituto protestante di
Teologia di Montpellier, del Dipartimento Missionario Romando a mettersi all’opera. Ed è dalla Svizzera che è giunto il solo
membro « permanente » della
équipe.
Un intenso lavoro di prèparazione è stato’ compiuto sia nell’ambito della Chiesa Riformata
Evangelica Indipendente CEREI)
sia in quello della Chiesa Riformata di Francia (ERF). Si è così creato un gruppo incaricato
di accogliere i visitatori. Questi
ultimi, hanno così trovato dei
fratelli perfettamente al corrente della situazione locale e di
quanto si pensava di fare per vìvere il tema delle giornate: « In
comunità per testimoniare e servire ».
L’équipe
La stessa équipe rifletteva, nella sua composizione l’attesa ’’missionaria" della regione visitata.
Una composizione sorprendente,
nel senso che sembrava all’inizio
impossibile di riunire degli inviati, europei e non, di origini così diverse per un’azione comime.
Il gruppo comprendeva:
un’insegnante delle Cevenne,
con esperienza di lavoro in Nuova Caledonia; im predicatore locale di S. André-de-Valborgne...
venuto dal Nord Africa; un amministratore dell’Istituto Prote\ stante di Teologia di Montpellier... tornato dal Madagascar; un
pastore togolese... studente di 3°
ciclo di teologia a Montpellier;
un pastore camerunese... studente a Montpellier; un pastore zairese-. studente a Montpellier; un
animatore giovanile studente a
Rodez... giunto dalla Costa d’Avorio; un animatore giovanile, stu^ dente a Montpellier... venuto dal
Benin, dove era stato imprigionato per due anni; un pastore cileno, accompagnato dalla moglie
e responsabile della comunità di
Calvisson... imprigionato per 7
anni, poi espulso; un pastore
svizzero... al servizio delle chiese
dello Zambia, dell’Africa del Sud
e del Lesotho.
La maggior parte di questi
credenti non si conoscevano prima di incontrarsi ad Alès o non
hanno potuto partecipare che ad
una parte dell’incontro. Tuttavia,
pur dispersi ia piccoli gruppi,
grazie alla fusione aH’intemo della grande équipe di quanti sì erano preparati ad accoglierli, hanno vissuto un profondo senso di
unità, passando da comimità a
comunità, da Chiesa a Chiesa,
nonché nei due culti di Santa
Cena.
I punti forti
Ecco i « punti forti » dell’incontro:
1. Culto in comune delle due
Chiese EREI e ERF nel tempio
di Alès, presieduto dal pastore
Dovi, del Togo (ex membro delT^uipe CEvAA a Bohicon, Benin). Partendo dal testo di Atti
1: 8 «Sarete miei testimoni...»
(in greco ’’martiri”), egli ha sottolineato che siamo chiamati ad
essere martiri, ad affermare ciò
che abbiamo visto, accettando
anche la tortura, vegliando a garantire l’integrità deiravangelo.
A Gerusalemme: il luogo per
eccellenza dove l’Evangelo è stato annunziato e dove si sono trovati i peggiori avversari di Gesù,
quella Gerusalemme che ieri e
oggi resiste allo Spirito.
In Samaria: oggi la « zona » dove operano i credenti di nome,
gli iscritti che hanno, i piedi in
due staffe, che sono segnati sui
registri di chiesa e su quelli delle potenze del mondo.
E fino alle estremità della terra: quelli non sono pericolosi! Si
tratta di essere testimoni, veri
testimoni: semplicemente cristiani. Dopo la predicazione im unico grande cerchio per la Santa
Cena. Un cerchio che sembra
immenso, molto al di là del numero dei partecipanti.
2. Incontro di Consigli di Presbiterio, sempre ad Alès.
Tale incontro si è svolto sul
tema: « problemi che i responsabili della Chiesa devono affrontare oggi e sviluppo dell’Islam ».
In Africa ciò si manifesta attraverso un movimento di ritorno
ai costumi ancestrali, una riflessione anti-europea... l’Islam ne
approfitta per presentarsi come
vicino all’africano, che non tende a spostare dal suo quadro normale... In Francia vi sono più
musulmani che protestanti... «Cosa bisogna temere maggiormente, il ritorno al feticismo o la
venuta dell’Islam? Né uno né
l’altro, infatti né uno né l’altro
conducono a Cristo; per noi il
messaggio delTEvangelo rimane
universale »... « Siamo, come consiglieri presbiterali, impegnati
con le nostre Chiese ed i nostri
Sinodi nella CEvAA, che non è
uno scambio di personale, ma
uno scambio di persone ». La
CEvAA non è chiusa in se stessa... eccola aprirsi al Cile, all’Uruguay. Il pastore Valenzuela dice; « I Cristiani d’America Latina vogliono amare efficacemente... Ve ne sono molti che hanno pagato caro... pagato con la
loro vita, il loro impegno per
l’Evangelo ».
3. Incontro pastorale a Béthanie: 32 pastori hanno riflettuto
su « Rimedi che pastori di altri
continenti propongono al carattere (troppo?) universitario della teologia in Europa ». Il pasto:
re Domché (Camerún) parla di
« teologia sotto l’albero », del ritorno all’albero dove ci si riimisce per discutere, luogo privilegiato del clan. Ogni membro della comunità deve avere qualcosa
da dire, da dare. Il past. Valenzuela va nella stessa direzione:...
non appartengo alla « teologia
della liberazione »... io stesso, i
miei colleghi imprigionati in America Latina... non abbiamo
teologia... laggiù, i pastori fanno
la loro strada soli, tentano semplicemente di vivere l’Evangelo...
Di Bonhoeffer abbiamo mantenu
to soltanto la sua testimonianza
e la sua « teologia circostanziata »... Con i marxisti, possiamo
fare un pezzo di strada, ma soltanto Ano al punto in cui la nostra libertà viene « attaccata »...
Un solo limite: la fedeltà a Gesù Cristo.
4. Giiornata di giovani al Centro Abraham Mazel, a Saint Jean
du Gard. Più di 70 giovani hanno vissuto una giornata di studio,
di scambio, di giochi, di canto.
Si sono domandati: 1) Quali legami possono esistere tra Chiese
d’Occidente e Chiese Africane?
2) Come cooperare? 3) Come
■possiamo ricevere ciò che viene
dall’Africa? Di questa giornata il
pastore Domché dirà che gli ha
dato la più grande gioia da quando è arrivato in Francia. Gioia di
vivere in mezzo a giovani che vogliono essere nella Chiesa. La
« campagna » CEvAA si è chiusa
con un culto genitori-figli nel
tempio di Saint Jean du Gard.
Tutti i partecipanti si sono sentiti chiamati a occupare pienamente il Toro posto nella Comunità della quale la CEvAA non
vuol essere che un segno, stimolando alla riflessione ed all’azione.
Dunque « Insieme per testimoniare e servire», il tema dell’incontro, si precisa, come nota il
missionario Gui Subilla, come
un « vivere insieme la CEvAA, vedere la missione universale di
Dio in Gesù Cristo ». Si possono
discutere alcune delle affermazioni fatte in quest’occasione,
specie a proposito della « teologia all’europea » e di quella «dell’albero », ma proprio per l’originalità di alcune situazioni che
non sono quelle del normale tran
tran ecclesiastico, vai la pena di
riflettere a fondo su questo modo di cercare insieme delle risposte e dei modi di servizio che
forse sfuggirebbero a chi si limiti a farlo unicamente aH’interno
della propria comunità o della
propria Chiesa.
Giovanni Conte
Senza amore
non c’è riforma
Il convegno di primavera del
S.A.E. (Segretariato Attività Ecumeniche) svoltosi a Sorrento a
fine aprile, che ha anche la funzione di preparare la sessione
estiva (dal 26 luglio al 6 agosto:
tema « Ecumenismo anni 80 »), si
è articolato nella prima giornata
sui due grandi temi della sessione stéssa (« la riforma della
Chiesa »), uno a partire da Lutero, l’altro dal Concilio Vaticano II.
La relazione sul Concilio è stata svolta dal prof. Sabino Palumbieri dell’Ateneo Salesiano di Roma, che attraverso una sintesi
efficace ha fatto- emergere gli
aspetti più significativi del Concilio, avvenimento ecclesiale ('
portata universale perché « prepara la nuova Pentecoste ».
Palumbieri ha osservato che il
Concilio ha lasciato molti pro
APPELLO CEvAA
Per Tahiti
Come già ricordato dall’EcoLuce la CEvAA ha lanciato un appello a favore della Chiesa Evangelica di Tahiti, colpita gravemente da un ciclone ed a favore
dei profughi della Nigeria, dei
quali alcune chiese della CEvAA
sono chiamate ad occuparsi. Non
dimentichiamo di pregare per
questi fratelli.
Ricordiamo che i doni, con la
menzione dello scopo a cui vanno devoluti, vanno versati a: Ta-yvola Valdese, C.C.P. n. 998005. Alcune chiese hanno già risposto,
grazie!
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Ooisson
Barcellona: no ad
una radio protestante
(BIP) — Il Governo Regionale Catalano ha rifiutato la domanda di autorizzazione per una
radio protestante fatta dal Consiglio Evangelico Catalano, senza
dare nessuna spiegazione in merito. Il Presidente del Consiglio
Evangelico, il pa^t. Capo, ha manifestato il rincrescimento delle
chiese che compongono questo
consiglio, esprimendo grande sorpresa per questo rifiuto.
«E’ vero che portiamo le conseguenze di una situazione storica nel corso della quale i protestanti sono sempre stati emarginati e perseguitati, ma ora non
c’è più discriminazione, per questo il rifiuto ci sorprende grandemente ; rannresenta una volontà di non riconoscere le nostre
chiese ».
Vescovi metodisti
USA contro il nucleare
(BIP) — Il Consiglio dei vescovi della Chiesa Metodista ha
dato il suo appoggio all’azione
dei vescovi cattolici americani
contro la corsa agli armamenti
nucleari.
I véscovi metodisti ringraziano
i vescovi cattolici della loro presa di posizione: « Raccomandiamo che la lettera pastorale dei
vescovi cattolici venga studiata
in tutte le nostre chiese ».
II comunicato riprende una
precedente presa di posizione metodista: « chiediamo ancora una
volta un congelamento reciproco
e verificabile della ricerca, dello
sviluppo, della prova e della produzione degli armamenti nuclea
Presidente del Sinodo
arrestato in Etiopia
(EPD) — Il Presidente del Sinodo di Addis Abeba della chiesa evangelica Mekane Yesùs,
Terfassa Yadessa, è stato arrestato. La notizia è giunta solo
ora, anche se il pastore si trova
in detenzione preventiva già dal
1° marzo scorso, senza che le
cause del suo arresto siano state
comunicate. Già il suo predecessore, il past. Gudina Tumsa, era
stato arrestato nel luglio 1979. Di
lui non si è più saputo nulla.
Egitto: Papa copto
(Soepi) — Un tribunale egiziano ha ordinato alla chiesa copta
di scegliersi un nuovo dirigente
al posto di papa Shenouda III,
dallo scorso settembre in residenza coatta in un monastero del
deserto. La chiesa lo ha però
sempre considerato suo dirigente
anche se nel frattempo è stato
nominato un consiglio di 5 membri per guidare la chiesa copta
in sua assenza. Il tribunale ha
anche decretato lo scioglimento
di questo consiglio.
blemi aperti e, come la primavera è stagione bella ma anche
di crisi, così il Concilio è stato
un uragano primaverile che ha
scosso 1’« inverno » della Chiesa
suscitando disorientamenti, contestazioni e consensi. La (Chiesa
è stata portata così a mettersi
in discussione per essere al servizio del mondo, per « liberarlo ».
E ha concluso che il Concilio
continua nella misura in cui le
Chiese si integrano. La riforma si
esprime neH’amore, senza amore non c’è riforma: « si sono
aperte delle norie che non si potranno chiudere più ».
L’altra relazione, tenuta dal pastore Giuseppe Platone, teologo
valdese, è stata centrata sulla figura di Lutero, uomo del suo
tempo che ha il dono della parola umana e la usa nella predicazione e nella produzione scritta
vastissima. Ha sottolineato come Lutero avesse un’eccezionale
capacità comunicativa, ricercata
attraverso una cruda autocritica
di se stesso davanti a Dio.
Platone ha svolto quindi i temi
centrali della giustificazione per
grazia mediante la fede (rincontro dell’uomo con il Dio di grazia, il Dio d’amore, cioè sulla fede come comunicazione con Cristo: « sola via ») e del sacerdozio universale dei credenti, ricordando come Lutero fosse contrario ad ogni organizzazione o
ad ogni potenza che s’impadronisse della Chiesa. Il cristiano
che ha Cristo ha tutto. Crollano
le barriere tra sacerdoti e laici,
non c’è differenza di condizione
ma solo di stato. Conseguentemente ha concluso: occorre riscattare i laici daH’inferiorità rispetto al clero: è una responsabilità di fronte a Dio.
Nella giornata successiva è stato interpellato il prof. Vito Orlando, sociologo dell’Istituto pedagogico di Bari, perché un incontro ecumenico non può prescindere da una conoscenza del
contesto locale. Il relatore ha affrontato là « Situazione socioreligiosa al Sud »: con un ampio
excursus storico è risalito alle
cause delle attuali difficoltà ecumeniche, a partire dal periodo
dei Normanni, da cui traggono
origine le chiese ricettizie con
notevoli poteri e patrimoni, fino
all’unità d’Italia che compie un
cambio sostanziale delle strutture religiose.
Il relatore osserva, tra l’altro,
che il senso tragico della vita dava alle pratiche religiose un senso consolatorio\ e la religiosità
una dignità umana (« un cristiano »), ma non aveva forza liberatoria. Ora la situazione è molto differenziata (ci sono molti
Sud) e sia nell’ambiente rurale
che in quello urbanizzato-moderno l’area dell’indifferenza religiosa è molto diffusa.
Il convegno si è arricchito con
quattro significative testimonianze, cioè di Teofilo Santi (medico) e Emanuele Santi (pastore),
due fratelli evansrelici che, raccolta l’eredità della missione patema, svolgono nel quartiere
Ponticelli di Napoli una incisiva
opera educativa, sociale ed assistenziale rivolta particolarmente
ai ragazzi, del pastore Gaetano
lanny di Salerno con la sua esperienza a favore dei terremotati
ed infine quella di Eutimios Columbis, parroco della comunità
greco-ortodossa di Napoli.
Il convegno, che ha registrato
circa centocinquanta partecipanti, ha messo a confronto storia,
idee ed esperienze con un dibattito non polemico, ma schietto
e sincero e ha fatto costante riferimento alla Sacra Scrittura in
particolare con due riflessioni
bibliche, con la liturgia cattolica presieduta dal vescovo locale mons. Antonio Zama e con il
culto della Santa Cena presieduto dal pastore Valdo Vinay.
Franco Franceschetti
9
10 giugno 1983
crooàca delleValli 9
SI AGGRAVA LA CRISI OCCUPAZIONALE NEL PINEROLESE
Rischiano ii iicenziamento
Novità? i iavoratori deinndesit
Dalla prima parte appena conclusa della Conferenza Distrettuale si ha l’impressione che
qualche cosa sta cambiando. Dalla relazione della Commissione
Esecutiva (CED) leggiamo: « ...i
programmi che le Conferenze degli ultimi anni hanno delineato
chiarnano in causa direttamente
le chiese... le varie linee di azione devono essere portate a conoscenza e spiegate a tutti i membri di chiesa... » ed ancora « ...chi
e impegnato nelle varie iniziative
deve acquisire coscienza del rapporto che le unisce ».
Per spiegare il perché di queste proposte dobbiamo fare una
breve analisi retrospettiva. Nel
dopoguerra il nuovo assetto produttivo che il paese si è dato ha
enormemente accelerato il processo di trasformazione di tutta
la società e quindi anche del nostro piccolo mondo valdese minando proprio quel tipo di organizzazione agricola - patriarcale
che da secoli era stata la struttura portante e democratica.
£’ da anni che in riunioni apposite o in Conferenze analizziamo gli effetti di questa rivoluzione strisciante (svuotamento
pressoché totale delle cospicue
comunità di alta valle, ingrossamento e dispersione al fondo e
sulla pianura) però abbiamo continuato ad organizzarci ed a pensare secondo gli schemi che conoscevamo; ogni chiesa col suo
pastore attorno al campanile.
Anche gli strumenti che ci siamo dati in questi anni per un
maggior coordinamento (es. circuiti) sono stati spesso visti come un ennesimo sovraccàrico di
lavoro sui pochi attivi, anziché
come strumenti utili al servizio
della chiesa tutta e per una corresponsabilizzazione maggiore.
Ritornando all’analisi storica,
possiamo concludere che di fatto
le situazioni sono ormai cambiale ed è con queste che la nostra
generazione dovrà misurarsi.
Gli spunti tratti dalla relazione della CED mi pare prendano
alto e siano un tentativo di risposta a questa nuova situazione. Se restringiamo la nostra visuale sulla gestione dei nostri
problemi interni, mentre la tribolata trasformazione del paese
continua, finiremo col trovare
chiese di disoccupati, impreparati ad esprimere una loro testimonianza nella fede in Gesù Cristo'sui problemi che assillano la
Vita quotidiana di ognuno. Per
superare questo è necessario che
ciascuno capisca ciò che la chiesa fa; chi opera non si isoli, ma
abbia la visione di essere una
pietra dell’edifìcio, pur nella diversità legata alle altre.
Anche la Commissione d’esame (C.d.e.) si è trovata in sintonia con questa impostazione e
mi pare che la Conferenza abbia
reagito positivamente.
Non si deve pensare a scoperte sorprendenti, ma comunque
in gran parte degli ordini del
giorno si sente che in essi vi è
la sintesi di un ripensamento che
dura da tempo, un momento
quindi di raccolta. Il lavoro a
gruppi si è quindi dimostrato
Un utile strumento, permettendo
di portare avanti una notevole
mole di lavoro. Ora, se una maggiore efficienza in tutte le sedi
è una cosa più che auspicabile, pure in se stessa sarebbe
Una cosà sterile. Ogni generazione dispone di nuovi strumenti
nei confronti della precedente
ed è giusto che li utilizzi; ma è
il tempo di Dio quello che conia.
Egli ha messo a disposizione degli operai ed ha suscitato collaborazioni, non possiamo permetterci di sprecare questo tempo
in doppioni o particolarismi di
gruppo o di campanile.
A noi tutti quindi l’opportunità di essere oggi fedeli servitori.
Adriano Longo
In una regione, quale il Piemonte, con 497 industrie in crisi
con 160.000 lavoratori iscritti alle liste di collocamento (di cui
95 mila nella provincia di Torino
e 4.000 nel pinerolese) e 56.000
lavoratori in cassa integrazione
nella sola provincia di Torino, la
notizia della possibilità di 650 licenziamenti aUTndesit (stabilimento deH’elettronica civile di
None) non troya molta eco nella
stampa nazionale. Eppure è un
dramma per molte famìglie:
« Da quando ho letto la notizia
sul giornale — mi dice S.R., un
operaio che vive sulla sua pelle
questo dramma — io e mia moglie non dormiamo più la notte.
Lavoravamo tutti i due allo stesso stabilimento. In un certo senso è stato lo stabilimento che ci
ha fatti incontrare una decina di
anni fa... Adesso rischiamo di
trovarci sulla strada tutti e due.
In questi anni di cassa integrazione abbiamo cercato altre possibilità. Ma niente, non ci sono
lavori per noi in giro... ».
La situazione dellTndesit elettronica è infatti precipitata nell’ultimo mese. Fino ad allora
sembrava che la lotta sindacale
fosse riuscita nel suo intento:
ottenere che il gruppo Indesit
partecipasse ad un gruppo (REL)
per lo studio, lo sviluppo e la
commercializzazione dei prodotti elettronici italiani che il ministero deirindustria avrebbe dovuto creare, includendovi anche
il gruppo Zanussi.
Un rnese fa, la doccia fredda.
Il ministro Pandolfi dichiarava
che per ragioni produttive era
bene che l'Indesit rimanesse fuori: _ c’è crisi di mercato per i televisori. Inoltre si veniva a sapere che la Philips stava per raggiungere un accordo con la Zanussi per il settore « televisori' »
e che la FIAT era interessata ad
una partecipazione nell’intero
gruppo Zanussi.
La cosa spiegava le dichiarazioni del ministro e cominciava
una nuova trattativa col sindacato. L’Indesit vista la situazione
licenziava dal 7 giugno 1370 lavoratori (di cui 650 nello stabilimento di None e gli altri dì Teverola (Na) ).
Cominciavano le prese di posizione politiche e tutti i politici
piemontesi si schieravano con
l’Indesit, mentre quelli veneti con
la Zanussi.
A questo punto il ministro
Pandolfi proponeva una media
Credenti e impegno politico
Di fronte ad una cinquantina
di persone, per metà valdesi, per
metà militanti del PCI, l’On. Ugo
Spagnoli e la candidata indipendente Giuliana Gandolfo sono intervenuti, venerdì sera, al bocciodromo di Luserna, al dibattito organizzato dal partito comunista pinerolese sul tema: « Partito laico e militanti d’ispirazione
cristiana ».
Ugo Spagnoli, che ha sostituito
all’ultimo momento Renzo Giannotti, ha ripercorso le tappe attraverso le quali il PCI è diventato quello che è oggi: un partito laico e pluralista. Da partito
monolitico, fortemente ideologizzato quale era in origine (il che
ha costituito però per molti anni
un cemento che ha permesso al
partito di resistere al fascismo),
il PCI, sotto la guida di Togliatti, ha avviato un processo che
gradualmente lo ha portato a
laicizzarsi, cioè a basare l’adesione al partito sulla sola condivisione del programma politico, a
prescindere dalle convinzioni culturali, religiose e filosofiche (come recita l’art. 2 dell’attuale statuto). A questo processo si è
accompagnata la rinuncia ad una
visione totalitaria e totalizzante
del partito per cui il partito era
il tutto, anche nella stessa vita
privata dei militanti. Questa laicizzazione è iniziata quando, con
Togliatti, si è preso coscienza
della necessità della pluralità di
forze culturali per poter trasformare la società.
Riprendendo lo schema usato
da Spagnoli tra vecchio e nuovo
comunismo, la Gandolfo ha centrato il suo intervento sulla opposizione tra vecchio cristianesimo e nuovo cristianesimo. Per
secoli — ha detto — il cristianesimo è stato interpretato in chiave moderata conservatrice: la risurrezione e il Regno di Dio riguardavano solo Tal di là, e ai
credenti la Chiesa chiedeva di
sopportare pazientemente questa
vita perché tutto si giocava dopo
la morte. Una religione, questa,
che addormentava le coscienze
portando alla rassegnazione, un
vero e proprio « oppio dei popoli ». Il nuovo cristianesimo, invece, nato in America Latina e nel
Terzo Mondo, sia in ambiente
cattolico che protestante, ha riscoperto l’interpretazione paolina della risurrezione e del Regno.
Risurrezione significa nuova vita
su questa terra, in questo mondo, la nuova vita vissuta da Cristo nell’amore. Se i cristiani, fin
dal primo momento, avessero
vissuto come ha vissuto Cristo,
praticando l’amore che unisce e
costruisce nella giustizia, il mondo non sarebbe quello che è oggi. Perciò il messaggio di Cristo
non è quella dottrina religiosa
edulcorata a cui ci ha abituati il
vecchio cristianesimo, il messaggio di Cristo è vita, è politico. E
va tradotto per mezzo di una
prassi politica. Ora, secondo la
Gandolfo, lo strumento politico
che, attualmente, più si avvicina
alle esigenze di giustizia, di pace
e di amore, è il partito comunista. Ragion per cui ha accettato
di presentarsi comè indipendente nelle sue liste.
A diversi fratelli valdesi presenti al dibattito, il discorso della Gandolfo è apparso fortemente mfiuenzato dalla teologia della
liberazione latino-americana, con
alcune affermazioni audaci e teologicamente discutibili che rischiano di sfociare in un nuovo
integralismo, sia pure di sinistra.
Tale impressione è probabilmente dovuta al tema assegnato all’intervento della Gandolfo (« militanti d’ispirazione cristiana»),
per cui la candidata ha cercato di
giustificare la sua scelta. Il che
era superfiuo in quella sede.
Avere scelto di predicare TOvangelo nell’arena politica è segno di coerenza e di coraggio, a
patto però di mantenere sempre
vivo lo spirito critico proprio
dell’Evangelo anche rispetto alle concrete proposte programmatiche del partito in cui si è scelto
di militare. Ma tale dialettica
non è emersa durante il dibattito. Peccato.
Jean-Jacques Peyfonel
Candidati locali
Sul numero scorso abbiamo
involontariamente dimenticato
di segnalare tra i candidati locali Paola Cavigliasso, consigliere
comunale di Cavour e candidata
alla Camera per la DC, e Gualtiero Chiapperò operaio di Pinerolo, candidato al Senato per il
partito radicale però in altra circoscrizione.
Candidati valdesi
Nell’elencCT dei candidati valdesi abbiamo invece omesso il nome di Angela Tedino in Forapani candidata alla Camera per il
PRI nella circoscrizione di Torino Novara 'Vercelli.
Ci scusiamo con gli interessati.
□¡battiti
zione: non tutti i lavoratori Indesit sarebbero stati licenziati; per
circa 200 di loro ci sarebbe lavoro e convocava i sindacati a
Roma il giorno 8 giugno, cioè il
giorno dopo la data del licenziamento. Di Qui la decisione degli
operai di presidiare gli stabilimenti.
La posizione
del sindacato
« Siamo in lotta contro il governo per il rispetto degli impegni assunti — dice un sindacalista — ma non siamo in lotta contro gli operai della Zanussi, per
una guerra tra i poveri. Chiediarno al governo non una razionalizzazione dell’apparato produttivo (cioè come è avvenuto finora:
produrre sempre televisori con
meno operai) ma una ristrutturazione della produzione. Si possono produrre altre cose utili. Ma
per questo bisogna spendere soldi per la ricerca. Per l’immediato chiediamo di dividere con la
Zanussi e gli altri il lavoro che
c’è ».
Giorgio Gardiol
PINEROLO — Venerdì 10 giugno alle
ore 21 presso il Centro Sociale di San
Lazzaro, verrà presentata la rivista «Azi-^
•mut». Introdurranno i sindacalisti Alberto Tridente e Adriano Serafino.
Concerti
TACCUINO ELETTORALE
TORRE PELLICE — Nella Sala Sinodale alle ore 21, il Coretto di Torre Pellice presenta una serata di canti In
favore delle Chiese Evangeliche della
Polinesia colpite dal ciclone.
Il concerto si tiene sabato 11 giugno.
Iniziative elettorali ~
Questi i comizi annunciati dai partiti
per la settimana dal 9 al 16 giugno:
• Per il P.C.I.:
— Sabato 11 giugno ore 16.30 a Porosa dibattito tra Bontempi (PCI) e Porcellana (OC);
— Sabato 11 ore 20.30 a Luserna al
Festival deH’Unità parla Violante;
— Domenica 12 ore 10 a Bricherasio
parla Bontempi;
— Martedì 14 ore 21 all'Auditorium
di Corso Piave a Pinerolo dibattito « La
cultura è una risorsa; la scuola » con
Alfieri, Pisani, Sestero.
9 Per Democrazia Proietaria:
— Venerdì 10 giugno dalle ore 17
alle 19 e sabato 11 dalle 9 alle 12, a
Pinerolo sotto i portici di corso Torino: « Incontro con gli elettori, informazioni sui programmi e le liste ».
— Domenica 12 giugno, dalie ore 17
alle ore 23 in piazza Facta a Pinerolo:
concerto di gruppi rock e interventi politici di Lagena, Griso, Gardiol, sul tema dell’autodeterminazione dei popoli e
della lotta per la pace.
9 Per il PdUP:
— Sabato 11 giugno ore 21 all’Auditorium di corso Piave dibattito sulI’« Alternativa di sinistra » con Lucio
Magri, segretario nazionale PdUP e
Umberto Franconi.
— Giovedì 16 giugno ore 21, Salt^ Operaia di Torre Pellice, dibattito con Umberto Franconi " Significato della presenza del PdUP nelle liste del PCI »
9 Per la lista « Piemont »
— Sabato 11 alle ore 15.30 presso il
Centro di Incontro di Torre Pellice dibattito sul tema « Per una intesa non
punitiva tra la chiesa valdese e lo
stato ». Introduce Roberto Gremmo.
(Le iniziative si riferiscono alle comunicazioni fatte dai partiti alla nostra
redazione tei. 0121/91334 [tipografia]
entro le ore 16 del lunedì 6 giugno).
# Hanno collaborato a questo
numero: Dario Cartone, Leonardo Casorio, Ivana Costabel, Giuliana Failla, Davide Melodia, Nicola Oliva, Paolo Ribet, Elio Rinaldi, Lucilla Santini, Franco Taglierò, Cipriano Tourn, Giorgio
Tourn, Dario Tron.
VENDESI
A VILLAR PELLICE
in villa ristrutturata con parco
e posizione panoramica,
vendesi con mutuo fondiario
ALLOGGI RESIDENZIALI
2-3 vani da 50 a 90 mq.
Per visite in cantiere e informazioni
telefonare: 011/540930 - 840975
10
10 cronaca delle Valli
10 giugno 1983
REFERENDUM SUI MISSILI
Prime votazioni
Il Comitato pinerolese per la
pace e il disarmo raccoglierà le
schede per il referendum autogestito ed autofìnanziato riguardante la installazione dei missili nucleari:
— Domenica 12 giugno ’83, dalie ore 21, a Prarostino.
Durante tale serata, su invito
della Pro Prarostino, si svolgerà
un incontro con il Comitato per
la pace ed il disarmo con la
proiezione di un audiovisivo.
— Sabato 18 e domenica 19 giu
gno, sera, presso il Festival
dell’Unità della Val Chisone
che si terrà nel Comune di
Pinasca.
— Mercoledì 22 giugno, sera, a
Pinerolo, presso il Campo
sportivo « Barbieri » durante
il concerto di Franco Battiate, se ci sarà concessa l’autorizzazione.
La prossima riunione del Comitato si svolgerà venerdì 17,
alle ore 21 presso la Camera del
Lavoro di Pinerolo.
Coordinamento Nazionale dei Comitati
per ia Pace
REFERENDUM AUTOGESTITO
1) Sei favorevole alla installazione dei missili nucleari a Comiso e sul territorio nazionale?
Liil
NO
2) Ritieni che la decisione suprema sulla installazione dei missili nucleari in Italia debba essere presa
dal popolo, mediante referendum indetto dal parlamento?
SI
NO
TEATRO ANGROGNA
Film
su Lutero
Nei giorni 10-11-12 giugno il
Gruppo Teatro Angrogna registrerà, per la rubrica « Protestantesimo», un originale televisivo sul pensiero e l'opera di
Martin Lutero. Verranno rievocati, nella suggestiva cornice di
Staff arda, a S. Maurizio e tra le
vecchie case della Pinerolo medioeyale, i momenti salienti della vita del riformatore tedesco
di cui quest’anno si ricorda il
500' anniversario della nascita:
la questione delle indulgenze, la
-affissione delle 95 tesi, la Dieta di
Worms, la guerra dei contadini.
Daranno il volto e la voce ai
diversi personaggi, oltre ai componenti del Gruppo, una trentina di persone provenienti da
Torre, S. Giovanni e Pinerolo.
La regia televisiva sarà curata da Sergio Ariotti, della sede
RAI di Torino, e da Renato
Maiocchi, di « Protestantesimo »;
l’allestimento teatrale è stato diretto da Federico Vallillo, con la
collaborazione di Guido Odin
per i costumi, e di Marco De
Bettini per le ambientazioni.
Il filmato, della durata di 40
minuti, sarà trasmesso dalla Rete Due a fine ottobre.
PERRERO
Privatizzato
ii trasporto alunni
FERRERÒ — Con il bilancio
preventivo 1983, che pareggia sui
680 milioni, la Giunta amministrativa di Ferrerò ha presentato al Consiglio alcune proposte
per realizzare economie ritenute necessarie. Una di queste è
stata la decisione di eliminare il
servizio di trasporto degli alunni effettuato fin qui con lo scuolabus del Comune e di appaltarlo a ditte o a privati. Si otterrà
così anche una diminuzione del
personale che, secondo. l’opinione degli amministratori, grava
enormemente sul bilancio comunale.
Il vecchio Municipio, ora che
gli uffici sono stati spostati nell’ex albergo Regina, sarà posto
in vendita, con la motivazione
dell’eccessiva spesa della ristrutturazione.
Si avvia invece con ogni probabilità a soluzione la questione
della « Casa Poét », di proprietà
della Tavola valdese, per la quale si è ottenuto un contributo di
70 milioni, come risanamento del
centro storico. Sulla ristrutturazione di questo immobile, il Comune percepirà gli affitti per cinquant’anni.
Infine, non senza contrasti tra
i consiglieri presenti, è stata approvata l’istituzione della sovrimposta del 20% sul reddito
dei fabbricati e sono state anche discusse le quote per la refezione scolastica e il trasporto,
a carico dei genitori degli alunni
che frequentano la scuola dell’obbligo.
Società Studi Valdesi
Passeggiate
storiche
La Passeggiata storica programmata dalla Società di Studi Valdesi per la giornata di domenica 19 giugno avrà il seguente programma:
Ore 8.30: partenza dalla Foresteria a Torre Pellice (8.25 da
S. Margherita, 8.35 dagli Appiotti); ore 9: visita alla chiesa di
S. Maria a Cavour ; ore 10 : vìsita all’abbazia di Staffarda; ore
11 : visita a Praviglielm ; ore
12.30 : pranzo ; ore 15 : gita a Pian
Muné; ore 17: rientro con visita a Revello ; ore 19 : arrivo a
Torre Pellice.
Il pranzo in trattoria si può
avere al prezzo di L. 7.000. Prenotarsi presso Albertina Eynard
(tei. 91.460) con anticipo di Sire
5.000, entro il 15 giugno.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Gita delle Scuole domenicali a Rivoli
Per la chiusura della attività
della Scuola Domenicale, i monitori di Ferrerò e di Frali hanno organizzato una gita a Rivoli.
E’ stata una buona idea: domenica 29 maggio, quando ci siamo
recati in tempo per il culto, presso la locale Chiesa battista erano infatti previsti i battesimi.
Quindici persone adulte — grosso modo dai diciassette ai sessaiita armi — appartenenti alle
Chiese battista e pentecostale,
hanno confessato la loro fede in
Gesù Cristo come loro personale salvatore e sono state battezzate.
C’era molta gente, nella chiesetta di Rivoli e i bambini di
Ferrerò e di Frali erano seduti
proprio sul bordo della vasca ed
hanno potuto vedere da vicino,
in volto, i battezzandi : c’era chi
era serio, chi era gioioso e chi
piangeva. Ha fatto molto effetto; perché quello piangeva? E’
importante che i bambini delle
nostre scuole domenicali non
SECONDO CIRCUITO
Temi urgenti
PIOSSASCO — La lettura delle relazioni delle sette chiese
comprese nel circuito è stata seguita con molta attenzione, ed è
stato naturale, quasi istintivo,
fare un quadro sinottico delle
varie attività, per afferrarne affinità e differenze, preoccupazioni cornimi ed accenti diversi:
predicazione, scuola domenicale,
catechismo, studio biblico, ora
di religione, visite pastorali e
così via.
Questo quadro d’insieme ha
subito messo in evidenza due
temi di particolare importanza
e urgenza ;
— l’ora di religione, ovvero perché l’esonero, partecipazione
critica ecc. ;
— le visite pastorali: ovvero cura d’anime, ruolo degli anziani, visitatori locali ecc.
• Ora di religione. Chiedere
di essere esonerati dall’obbligo
della frequenza nelle scuole dell’obbligo, e in particolare nelle
elementari presenta per i genitori e per i bambini il problema
dell’essere «diversi», e questo è
tanto più acuto là dove ad essere diversi si è in pochi, se non
addirittura soli. L’assemblea ha
votato un ordine del giorno affinché ogni anno, all’inizio delle
attività, si riproponga nelle co
munità il tema dell’esonero ed
una discussione sull’infiuenza
della cultura cattolica attraverso i libri di testo.
• Cura d’anime. Il tema è in
evidenza in tutte le relazioni ed
in tutte le riunioni ed assemblee viene chiesto ai pastori di
dedicare a questo aspetto della
vita della comunità maggior
tempo e maggiore impegno. Il
dibattito coinvolge necessariamente insieme con i pastori anche gli anziani ed i visitatori locali. Si è rifatta un pochino la
storia del ruolo e dei compiti dei
pastori e degli anziani nelle comunità valdesi e l’evoluzione di
questi ruoli e compiti fino ad
oggi.
La discussione si è centrata
sul compito degli anziani, sul loro rapporto con la comunità, con
i fratelli e le sorelle in Cristo,
sulla loro preparazione ed infine
sulla vocazione che la comunità
ha rivolto a queste persone quando le ha elette a questo incarico.
Un ordine del giorno richiama i concistori ad un dibattito e
ad un profondo ripensamento
sul ruolo dell’anziano.
Grazie alla piccola comunità
di Fiossasco che ci ha ospitati.
SUvio Revel
sentano solo parlare del battesimo, come di qualcosa di astratto e di lontano. E’ importante
che vedano uomini e donne confessare la loro fede e vivere questo momento fino a cedere alle
lacrime : non è sentimento o,
peggio, sentimentalismo. Far
sperimentare ai ragazzi queste
realtà significa portarli a comprendere la realtà della fede, così come è vissuta in altri contesti, diversi da quello loro di origine. Vedere, toccare con mano,
sperimentare vale mille volte di
più che ascoltare: quando Gesù
ha detto di battezzare la gente,
questo voleva dire.
Terminato il culto, abbiamo
pranzato nel bellissimo parco
dell’Istituto Filadelfia, sotto un
cedro del Libano centenario e
poi, mescolando bambini di Frali, Ferrerò e Rivoli, abbiamo
passato il pomeriggio tra giochi
e canti. E’ stato bello ; bello e interessante, come uno spicchio di
vita vissuta.
Incontro giovani
TORRE PELLICE — Domenica 12 giugno avrà luogo una
giornata d’incontro dei giovani
della nostra comunità a Fra del
Torno. L’appuntamento oer tutti
i giovani interessati è per le ore
9,30' davanti alla Casa Unionista.
Il programma prevede il culto,
pic-nic, storia, passeggiata e giochi.
• Sabato 18 giugno tutti i monitori e i catechisti si incontreranno alla Casa Unionista, alle
ore 17, per valutare l’anno trascorso e impostare un programma per il prossimo.
• E’ deceduta Ines Rivoira yed.
Mourglia. La comunità esprime
la sua solidarietà alla famiglia.
Lutti
MASSELLO e RODORETTO
— Negli ultimi tempi, queste due
piccole Chiese di montagna hanno subito duri colpi, perdendo
dei fratelli molto cari. A Massello è mancato dapprima Tron Enrico di Balziglia, di anni 82, che
era stato sindaco diversi anni.
In seguito, in modo assolutamente inatteso, è mancato Tron
Luigi, del Reynaud, di anni 64.
Intanto, a Collegno, dove da diversi anni era ricoverata, è morta Pons Italia Maddalena di Fontane, di anni 61.
Siamo vicini alle famiglie colpite e col nostro affetto cerchiamo di infondere in loro la serenità che nasce dalla fede nella
resurrezione. Un particolare ringraziamento lo vogliamo qui
esternare verso quei fratelli e
quelle sorelle che da armi visitano gli ospedali psichiatrici della cintura di Torino.
Visite
FRALI — Le sorelle dell’Unione Femminile ringraziano la famiglia Rostagno di Villar Porosa
per l’ottima giornata trascorsa
insieme.
• Bambini e monitori della
Scuola Domenicale ringraziano
la comunità battista di Rivoli per
la calorosa accoglienza e la fraterna ospitalità riservata loro.
• Dopo una lunga malattia, è
deceduta la nostra sorella Grill
Enrìchetta ved. Genre. Ai familiari giunga il sentimento di affetto e di solidarietà cristiana da
parte dell’intera comunità.
• Sono stati battezzati Genre
Daniele di Mauro e Artus Angioletta e Spica Annalisa di Mario
e Menusan Ornella; a loro va la
simpatia della comunità.
Istruzione religiosa
PRAROSTINO — Domenica 29
maggio abbiamo avuto un’importante Assemblea di Chiesa.
Innanzitutto abbiamo eletto i deputati alla Conferenza: Avondet
Laura, Avondet Enrico, anziano
di Pralarossa, Cardon Rino, e i
deputati al Sinodo: Cardon Rino
e Robert Paola.
Poi il pastore ha letto la relazione annua con ampi commenti. L’assemblea si è fermata a
discutere su due problemi: l’istruzione religiosa, in particolare
l’istruzione cattolica nelle scuole
dello Stato, rilevando come i
genitori siano responsabili della
educazione religiosa dei loro figli;
e secondo: gli stabili, in modo
particolare la Scuola Umberto I
di San Secondo, dove sono in
corso importanti lavori di restauro, e la sala di San Bartolomeo
che pure necessita di lavori dì riparazione.
Ospiti
PRAMOLLO — Nonostante il
tempo poco favorevole, il Bazar
di domenica 22 maggio ha avuto
un buon esito, grazie alla collaborazione attiva, all’impegno dell’Unione Femminile e di un buon
gruppo di amici, anche di altre
comunità, a cui siamo profondamente riconoscenti.
• Al culto del 29 maggio erano presenti i bambini della Scuola Domenicale e le loro monitrici, si è chiusa così la loro attività; inoltre abbiamo avuto il piacere di avere in mezzo a noi la
Corale di Torre Pellice che ha
partecipato attivamente al culto
mediante l’esecuzione di alcuni
canti portandoci un messaggio
di fraternità: un grazie sincero
a questi fratelli e sorelle.
• Il fratello Bartolomeo Ritoet
(barbo Mimi), dei Bocchiardi,
ci ha lasciati all’età di 93 anni.
Ai familiari, ed in modo particolare alla figlia Vilma con la quale viveva, esprimiamo la nostra
sincera solidarietà cristiana.
• Durante il culto di domenica 5 giugno, il pastore A. Genre
ha unito in matrimonio FiiSria
Soulier (Rue) e Claudio Rochon
(Inverso Pinasca). A questi giovani sposi auguriamo una vita
^felice, sotto lo sguardo del Signore.
TECNIDEAL
di geom. GIAVARA
Estintori portatili e carrellati
di ogni tipo e capacità per
tutti gli usi industriali e civili.
Impianti fìssi di rivelazione
e spegnimento incendio.
Tubazioni antincendio, idranti
Serv. manutenzione e ricarica
per tutti i tipi di estintori
via Rismondo,45 ® 606.07.77
10127 TORINO
11
10 giugno 1983
cronaca delle Valli 11
i Î
if;
J?'
!'ìc'
I f.
r
I
LA FINE DELLA SCUOLA
Tempo di scrutini
In questo periodo dell' anno
scatta per le scuole l’operazione
scrutini ed esami che si traduce
spesso in una crisi esistenziale
per gli insegnanti e presidi, se
essi si pongono con serietà il problema della valutazione. Dovendo prendere atto che non è più
obiettivamente praticabile la scelta della non selezione massiccia
nella scuola deirobbligo (e qui
il discorso meriterebbe un’analisi a parte per capire le ragioni
varie e complesse che hanno portato a questo) può essere utile
una riflessione che ci aiuti ad
affrontare con un minimo di
chiarezza le prossime decisioni.
Mi sembra intanto che si debba partire da alcune premesse
che riassumerei nelle considerazioni che seguono.
Anzitutto deve essere estraneo
all’insegnante-esaminatore il concetto di misura punitiva. Non
siamo dei giudici, abbiamo a che
fare con dei minorenni ed il nostro compito è istruire ed aiutare
la formazione corretta di personalità in divenire. Il nostro intento deve pertanto essere quello
di individuare gli strumenti ed i
modi più idonei per raggiungere
lo scopo.
.Non dobbiamo, poi, nasconderci che « il rendimento » ed « il
comportamento » dell’alunno sono determinati in misura rilevante non solo dal suo ambiente
familiare e sociale (cosa detta e
ridetta, da tener però sempre
presente) ma anche dal rapporto che si instaura con l’istituzione scuola. Alunni, insegnanti ed
ambiente scolastico sono realtà
che si influenzano e condizionano a vicenda ed ognuna di esse
deve interrogarsi in caso di fallimento ed insuccessi.
Questo infine comporta per il
docente una continua verifica del
proprio lavoro, dei propri metodi, del proprio « porsi » nei confronti dei ragazzi anche per il rapido evolversi del costume e del
contesto sociale e culturale in cui
si opera.
. Promuovere e bocciare costituisce comunque un’impresa difficile, raramente assunta con piena
ed unanime convinzione, spesso
con valenze negative nell’uno e
nell’altro caso.
USL 42 • VALLI
CHISOKE-CERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verd^J
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 12 GIUGNO 1983
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tel. 81-261.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMÉNICA 12 GIUGNO 1983
Torre Pelllce: FARMACIA MUSTON.
‘Vìa Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pelllce: telefono 91.996.
Si finisce spesso in pratica, (ricordo che il discorso concerne
qui particolarmente la scuola
media) con il "fermare” gli alunni che non hanno raggitmto neppure un modesto livello di conoscenze ed abilità di base e che
hanno dato Timpressione di non
aver minimamente posto in essére le proprie possibilità di partenza. Non raramente si, tratta
anche di soggetti che hanno creato grossi problemi all’ interno
della comunità scolastica. Questa
scelta in negativo, con tutti i limiti che presenta, denuncia evidentemente le grosse difficoltà in
cui si dibatte la scuola dell’obbligp — e la scuola media in particolare — costretta ad operare entro schemi rigidi con scarse possibilità di approntare interventi
realmente efficaci di sostegno e
di recupero. D'altronde è necessario rendersi conto che, anche
in condizioni migliori, l’incidenza
dell’esperienza scolastica sulla
formazione dell'adolescenté, nel
mondo moderno caratterizzato
dalla presenza invadente di tanti altri « messaggi », non può che
essere limitata. E' giusto «puntare » anche sulla scuola, ma non
si può chiederle tutto.
Per tornare al problema della
valutazione finale, credo che,
nelle condizioni attuali e tenendo
presenti le premesse accennate
più sopra, si debbano con attenzione considerare le specifiche
situazioni nei loro vari aspetti
per individuare quale sia la de
cisione migliore per il ragazzo,
anche se spesso può trattarsi del
« male minore ».
Prima di finire vorrei formulare un’ipotesi che, pur nella sua
limitatezza, potrebbe turare alcune falle. Sappieimo bene che la
preparazione di molti ragazzi
presenta spesso delle lacune circoscritte a determinate aree dell’apprendimento (carenze in ambito linguistico, matematico, artistico, ecc.). Se fosse possibile per
gli insegnanti dedicare tutto il
mese di settembre, oltre che ai
lavori di programmazione, anche
a seguire questi alunni in gruppi
ristretti, credo che se ne potrebbe ricavare qualche vantaggio.
In tal caso la scuola potrebbe
iniziare a pieno ritmo col mese
di ottobre, con minori scosse iniziali per il maggior tempo a dh
sposizione degli uffici peposti
ai trasferimenti, alle nomine, ecc.
L’organizzazione e la frequenza
di questi « corsi » (che non costerebbero una lira allo stato)
dovrebbe essere vincolante per
gli insegnanti e per gli aluimi
segnalati. Si potrebbe così limitare il fenomeno delle ripetenze
senza tornare ai famigerati « esami di riparazione».
Mi rendo conto che sia questa
proposta sia i suggerimenti precedenti non si configgano come
ipotesi alternative ma piuttosto
eome semplici deduzioni tratte
dall’esperienza quotidiana ed anche im po’ dalle frustrazioni che
da essa derivano.
Mirella Argentieri Beln
CONVITTI VALDESI
Al servizio dei minori
Si è svolto ad Agape sabato 28
e domenica 29 maggio xm incontro di tutto il personale operante al Convitto di Pomaretto, (Comitato, educatori residenti, personale), con la partecipazione
della psicoioga Emma Tuivani,
degli obiettori di Agape e di due
educatori di Torre Pellice. Questi
due giorni hanno avuto ima funzione informativa e aperto spazi
di riflessione per fornire allo
.staff di lavoro una visione più
chiara e responsabile dell’opera
che presta.
I vari temi discussi sono stati
inerenti all’attività del Convitto
nel suo contesto sociale.
a) Si è trattato l’affidamento familiare secondo le disposizioni della legge recentemente
entrata in vigore, la quale tutela
il minore come titolare di diritti
propri e aqtonomi rispetto alla
famiglia. Da questo è nato un
confronto sui compiti degli operatori sociali per una giusta applicazione della legge ed il raggiungimento dei suoi fini. La conclusione è stata che l’interyento
non deve limitarsi ai ragazzi, che
ne sono pur sempre i beneficiari
primari, ma per una evoluzione
positiva delle problematiche familiari deve estendersi anche ai
genitori. A quésto.proposito sono
state analizzate alcune linee di
azione come la formazione di un
gruppo di genitori « siffidanti »,
che coordinati da una., persona
competente, abbiano almeno una
possibilità di confronto per riuscire a liberarsi dagli opprimenti sensi di colpa e di vergogna derivanti dalla loro posizione nei
confronti della società. Secondo
noi questo (una partecipazione
diretta minori-operatori-famiglie)
potrebbe essere un primo passo
per creare la nuova situazione familiare necessaria per il riaccoglimento del minore. .
b) L’obiezione di coscienza é
il servizio civile sostitutivo del
servizio militare: nella nostra
opera come in altre della Chiesa
Valdese è sempre presente un
obiettore, per questo abbiamo
affrontato il discorso sul suo ruolo nella vita di queste. E’ venuta
a definirsi così ima figura che,
per legge, non deve in alcun modo coprire posti di lavoro previsti dall’organico dell’ente che lo
accoglie. Deve essere una persona in più, che secondo le sue attitudini personali si inserisce nelle attività con un apporto alternativo e quindi di arricchimento
delle stesse. Di qui è scaturita
l’esigenza da parte degli obietto
ri presenti, da noi condivisa, di
adoperarsi affinché tutti gli enti
che usufruiscono del servizio civile si attengano a questo principio fondamentale.
c) In ultimo si è riflettuto
sul significato dell’essere im’opera valdese e della qualità dei servizi che come tale è tenuta a rendere nella realtà del territorio in
cui sorge; questo è stato fatto
con l’apporto dell’esperienza degli operatori del Convitto di Torre Pellice. Sono così emerse le
proposte di iniziative a favore di
giovani e adolescenti da parte del
Convitto di Pomaretto e di un
incontro ad Agape di educatori
e ragazzi dei due Convitti.
Si è anche affrontato il discorso sul ruolo del Comitato all’intemo delle nostre opere ma la
vastità e complessità dell’argomento richiedono maggiori disponibilità di tempo e una partecipazione allargata.
Una simpatica presenza che
ha contornato Io svolgersi dei lavori è stata quella dei ragazzi
della scuola domenicale di Bergamo e dei loro accompagnatori
in gita a Prali, assieme ai quali
abbiamo partecipato al culto tenuto domenica mattina in Agape
dal pastore Neri Giampiccoli.
Massimo Rivoiro
In un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa trantfuilla aperta tutto Vanno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
RINGRAZIAMENTO
« Fattosi sera Gesù disse: passiamo alValtra riva »
(Marco 4: 35)
I familiari di
Luigi Tran
ringrariano riconoscenti, commossi dalla grande dimostrazione dì affetto, tutti coloro che si sono uniti al loro dolore.
Massello, 28 maggio 1983
RINGRAZIAMENTO
« Io ho cercato VEtemo, ed Egli
mi ha risposto e mi ha liberato
di tutti i miei dolori »
■ (Salmo 34; 4)
Il 27 maggio ha concluso la sua
vita terrena
Héiène Pizzardi ved. Remogna
Ne danno doloroso annunmo, fidenti nel Signore, i figH Emilio, Claudia e famiglie con i cari nipotini Massimo e Emiliano, la ^reHa e suo marito, il cognato Attilio e parenti tutti.
Con la presente si ringraziano tutte
le persone che le sono state vicine,
in modo particolare la sua cara NeHina, i sig'.ri Malanot, i sigji Dominici,
il pastore Bruno Bellion.
Per espressa volontà dell’Estinta il
presente annunzio viene dato a funerali avvenuti.
huserna S. Giovanni, 3 giugno 1983
« Venite a me voi tutti che
siete travagliati e aggravati ed
io vi darò riposo »
(Matteo 11: 28)
Il Signore ha richiamato a sé
Ottavia Jalia
Lo aimunciano i familiari c<>n profondo dolore ed esprimono la loro riconosiìenza al direttore signor Gobello, dda
signora Barbiani e al personale tutto
dell’Asilo valdese di Luserna S. Giovanni ehe hanno assistito e curato con
affetto e grande dedizione la loro cara
in questi ultimi anni di soflFerenza.
Luserna S. Giovanni, 30 maggio 1983.
Giuseppe Beiforte
Musicista
ha terminato il suo cammino terreno.
Le' famiglie Beiforte e Comhà ne
danno annuncio a funerali avvenuti,
secondo il duo desiderio, e ringraziano
di cuore tutti quelli che lo hanno amato, circondato e curato.
Offerte in memoria all’Asilo Valdese di Luserna San Giovanni.
Luserna S. Giovanni, 2 giugno 1983
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Adele Monnet ved. Bleynat
ringraziano per la dimostrazione di stima e di affetto tributata alla cara estinta. In particolar modo il medico, la direzione e il personale della Casa di Riposo di San Germano Chisone.
S. Germano, 6 giugno 1983
AVVISI ECONOMICI
RAGAZZO 24enne cerca, in Torino o
dintorni, lavoro di qualsiasi genere.
Telefonare 011/3470432.
Professore inglese
(docente universitario)
tiene CORSI DI INGLESE
a vari livelli.
Sono in formazione classi
per il prossimo
anno accademico.
Telefonare 14-15/20-21:.
Torre Pellice 91359
12
12 uomo e società
10 giugno 1983
GIAPPONE
Più armi e meno scuole
Con i soli numeri non si possono comporre liriche, né saggi,
né testi di politica o fllosoflci;
sovente essi vengono definiti
« aridi ». Eppure possono esprimere una linea di pensiero, una
politica che li sottende, in particolare quando si tratta del bilancio dello stato.
E quello relativo al prossimo
anno fiscale proposto dal governo giapponese ed approvato dal
parlamento nipponico il 4 aprile
scorso, esprime a chiare lettere,
o meglio a chiari numeri, la filosofia dhe guida l’attività dell’attuale ministero Nakasone.
Confrontando tale bilancio con
quello dell’anno fiscale appena
conclusosi, si possono rilevare le
seguenti variazioni per alcuni dei
principali capitoli: difesa -f 6,5%;
spese sociali -i-0,6%; scuola, cultura, —0,9%.
Vero è, come ripetutamente ri
corda il governo a sostegno della propria politica, che le spese
per la difesa sono ancora sulla
soglia deH’1% del PNL, barriera
psicologica il cui superamento è
motivo di vivace dibattito nel
Paese; tuttavia le cifre sono indicative di una scala di valori e
di scelte precise.
Evidentemente per il sig. Nakasone le forze armate hanno diritto ad una maggiore attenzione
dell’educazione dei giovani e dell’assistenza sociale, benché problemi di varia natura, alcuni dei
quali piuttosto gravi, non manchino proprio tra le fasce d’età
bassa ed alta.
Questa politica si inquadra in
una logica che investe tutto il
nostro mondo occidentale, in
gran parte del quale le scelte governative esprimono le stesse
p>referenze, e soprattutto nella
problematica dell’Asia Orientale,
«C. E. C. indispensabile»
(segue da pag. 1 )
fede che lo ha portato ad impegnarsi, in particolare nella lotta
contro il razzismo. Il Sinodo nazionale di Digione, nel/1980, ha
manifestato in un ordine del giorno la sua solidarietà con il Consiglio in questo campo ed ha invitato le nostre Chiese ad alimentare con i loro doni il Fondo
speciale della lotta contro il razzismo.
Gli impegni del Consiglio ecumenico vengono decisi dal Comitato Centrale. Il Comitato non è
infallibile, così come non sono
infallibili le istanze della Chiesa
riformata. Riimire e fare lavorare insieme dei rappresentanti
delle Chiese del mondo intero è
un’impresa difficile e le pesantezze dovute alle circostanze e ai
peccati degli uomini si fanno sentire là come altrove!
Ma qualunque siano le sue debolezze e le sue mancanze di abilità, il Consiglio ecumenico rimane uno strumento al servizio del
Signore ed è inaccettabile che si
tenti di squalificarlo nel suo annuncio dell’Evangelo accusando-,
lo di essere guidato da un’ideologia umana.
Proclamare che Gesù Cristo è
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione; Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio Gardiòl, Marcella Gay,
Adriano Longo, Aurelio Penna, JeanJacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Direttore Responsabile;
FRANCO GIAMPiCCOLi
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278 - c.c.p. 327106 intestato a
■ L'Eco delle Valli - La Luce >.
Abbonamenti '83: Annuo L. 18.000,
Semestrale 10.000; Estero 35.000;
Sostenitore 36.000. Gli abbonamenti decorrono dal r gennaio e dal 1°
luglio (semestrale).
Redazione Valli: Via Arnaud. 25 10066 Torre Pellice.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm
49x49) L. 7.000 (oltre IVA),
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza. larghezza 1 colonna: mortuari
280 - sottoscrizioni 150 - economici
200 e partecipazioni personali 30^
per parola (oltre IVA).
Fondo di soiidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a • La Luce: fondo di solidarietà >, Via Pio V, 15 . Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Penice (Torino)
J
la vita del mondo, come farà
l’estate prossima, in occasione
della sua assemblea generale,
questa è l’ambizione e l’unica
ambizione del Consiglio.
Il Consiglio ecumenico c^e indispensabile.
Certo, la Chiesa riformata di
Francia ha altri luoghi per affermare che appartiene ad un popolo che supera i confini nazionali:
la Conferenza dei paesi latini
d’Europa, la Conferenza delle
Chiese europee, la CEvAA, l’Alleanza riformata mondiale... Nessimo però ha la diversità e la
ricchezza del Consiglio ecumenico. Nessimo rispecchia, come
lui, la straordinaria varietà di
culture, di lingue, di tradizioni
delle Chiese sparse attraverso il
mondo.
Questa varietà è vero, ci sconcerta e a volte ci urta. Le Chiese
che ci sono vicine non sono più
maggioritarie all’interno di un
Consiglio in cui gli ortodossi,
l’Asia, l’Africa, l’America latina
occupano ormai un posto importante.
La testimonianza di queste
Chiese così diverse e a volte così
strane agli occhi nostri, ci è indispensabile per conservarci nell’umiltà. L’opera del Signore sorpassa infinitamente ciò che noi
possiamo capirne e esprimerne.
Non possediamo l’Evangelo come un bene di cui avremmo la
padronanza. E’ lui che ci possiede nella misura in cui ci lasciamo afferrare da lui. Altri nel
mondo vivono questa stessa avventura. Con il loro modo diverso di essere testimoni di Cristo,
essi illustrano la libertà e la sovranità di Dio nel compimento
del suo disegno.
Con la loro esistenza stessa,
queste sorelle, questi fratelli ci
chiamano anche alla speranza:
essi ci attestano che oggi il Signore è vivente e misteriosamente viene incontro a noi, incontro ad ogni uomo, incontro a
tutte le nazioni!
Preghiamo perché l’assemblea
di Vancouver possa proclamare
con fedeltà e forza l’amore e la
volontà di Cristo. Che essa sia
per noi e per tutti, l’occasione di
rendere grazia a colui che dà la
vita al mondo.
Per concludere, vi lancio questa domanda. Cosa facciamo gli
uni e gli altri per stimolare l’interesse delle Chiese locali di cui
siamo membri per il Consiglio
ecumenico e per tutta la Chiesa di Cristo nel mondo, di modo
che la Chiesa riformata di Francia non si chiuda su se stessa ma
partecipi con l’intercessione, con
l’offerta, l’accoglienza ed altro
ancora, all’awentura universale
del Popolo di Dio?
Jean-Pierre Monsarrat
la quale sta vivendo attualmente
un momento di particolare tensione, che non sembra destinata
a diminuire nel breve periodo.
Le manovre militari congiunte
tra forze americane e degli alleati nell’area si vanno susseguendo a ritmo sostenuto. La più recente è quella tra Usa e Corea
del Sud (vedi ’La Luce’ del 4 marzo 1983), che ha sollevato in
Giappone un vivace dibattito sulla probabilità che le forze navali
statunitensi possano chiudere i
numerosi stretti dell’arcipelago
per bloccare nel Mar del Giappone la fiotta sovietica, senza previa autorizzazione delle autorità
nipponiche.
In questa occasione la portaerei «Enterprise», ammiraglia della T fiotta, ha visitato l’arsenale
giapponese di Sasebo, vicino a
Nagasaki, suscitando vive polemiche sia per il significato che questa visita assume, sia a motivo
del sospetto, non certo infonda-,
to, che essa sia munita di arma-*
mento nucleare.
Non sono infine fattori di distensione l’avvertimento-minaccia sovietico di spostare sul fronte orientale gli SS 20 che toglierebbe dal fronte europeo, né la
sempre più frequente apparizione nelle acque e nei cieli estremoorieptali dei suoi sottomarini e
dei suoi bombardieri, né la probabile dislocazione a Vladivostok
o Petropavlovsk dei nuovissimi
sommergibili Tiphoon.
Anche qui in Estremo Oriente
si assiste quindi ad una pericolosissima escalation militare, per la
quale Paesi che avrebbero bisogno di investimenti sociali e nei
settori produttivi, ma soprattutto di giustizia e libertà, si vedono
costretti a sopportare regimi dittatoriali (le due Coree e Formosa) ed a sostenere spese militari improduttive.
Il Giappone non si trova in
questa situazione, tuttavia deve
far fronte a fortissime pressioni
da' parte statunitense affinché assuma maggiori responsabilità
nell’area, alleggerendo così gli
USA di parte dei suoi impegni
nel Pacifico.
A ciò però si frappone l’ostacolo dell’opinione pubblica, ancora
allergica al tema del riarmo ed
a quello nucleare, per cui quanto è stato realizzato finora nel
settore militare, è stato fatto
piuttosto in sordina. Negli ultimi
anni gli sforzi dei vari governi
che si sono succeduti sono stati
rivolti ad attenuare tale opposizione o con la persuasione o
creando l’indifferenza. Quest’ultima via sembra essere quella di
maggior successo. Prova di ciò è
stata la reazione suscitata dall’arrivo a Sasebo della «Enterprise », limitatasi a ben poca cosa
rispetto alla grande mobilitazione con scontri anche violenti tra
dimostranti e polizia in occasione della precedente visita di 14
anni fa.
Anche lo scacchiere estremoorientale, come quello europeo,
si sta delineando quindi quale
possibile teatro di'un confronto
diretto tra le Grandi Potenze, con
in più l’incognita cinese, e ciò tanto più facilmente perché la partecipazione dei cittadini alla vita
politica è limitatissima. Il pericolo maggiore risiede anzi proprio
in questa mancanza di partecipazione, in questa disattenzione.
Da ciò la necessità della mobilitazione. In Europa molto è già
stato fatto e si sta facendo, ed
anzi in questo contesto planetario il ruolo stabilizzatore e di
proposta alternativa di una Europa autonoma, realmente democratica e federata è da ritenersi
unico ed irrinunciabile.
Ma oltre a questo, necessari
sono i contatti tra cittadini di
vari Paesi e continenti, l’internazionalizzazione in altre parole di
quelle numerose correnti che si
identificano come Movimento
per la Pace, superando qualsiasi
distinzione di colore politico, di
religione, di razza. Siamo tutti
cittadini di questo Pianeta e tutti
abbiamo nei confronti delle generazioni future la responsabilità
di difenderlo e conservarlo.
In Giappone, che serba ancora
oggi il ricordo e le piaghe dei primi, e speriamo unici, bombardamenti atomici della storia umana, sono impegnati sul tema della pace vari gruppi, quali l’Associazione degli Insegnanti, l’Istituto per l’Educazione alla Pace
di Hiroshima, nonché alcuni movimenti nell’ambito buddhista e
le chiese cristiane (ne « La Luce »
del 4 marzo 1983 è stato riportato
un appello della Convenzione
Battista del Giappone).
C’è da augurarsi che l’Estremo
Oriente non rimanga isolato nella sua lotta per la pace e che in
questa non manchi la presenza
dei cristiani. Essi hanno certamente un messaggio preciso da
anmmziare: che la vera pace, la
vera libertà e giustizia provengono dal Signore Gesù Cristo.
Tale annunzio è tuttavia, possibile solo a condizione che si operi per la pace, lottando a fianco
di chi anela allo stesso fine, senza guardare al colore della sua
faccia o al suo modo di pregare.
Sarà il Signore ad operare su
quanto noi avremo seminato.
Carlo Vicari
Doni Eco-Luce
DONI DI L. 7.000
Angrogna: Sappè Jean-Louis — Bergamo: Conconi Carlo — Biandronno: Arcar! Guido — Follonica: Terberg Olaf
— Firenze: Zilli Gay Ines — Gavardo:
Gloacchinl Elva — Merano: Rostagno
Guido — Milano: Decker Luciano, Tagliabue Carlo — Porosa Argentina; Rostan Gino — Prarostlno: Robert Clorinda — Riclaretto: Massel Ettore — San
Secondo: RIvolro Massimo — San Remo: Fam. Mansulno — Termoll: Maurizio Americo — Venturina: Giacomelli
Elio — Torre Pellice: Scroppo Erica.
DONI DI L. 10.000
Francia: Blanchard T. — Lerici: Gañese Schonenberger Emma — Luserna
S. Giovanni: Acinelli Erica — Milano:
Venturi Mentipi Liliana, Long Evelina —
Pinasca: Lami Beniamino — Olanda:
Mittendorf.
DONI DI L. 12.000
Brembate Sopra: Varóla Luigi — Casalmaggiore: Valenti Paolo — Bergamo:
Eynard Elena — Cinisello: Vola Enrico
— Genova: PapinI Luigi — Luserna S.
Giovanni: Benech Sergio, Meynet Emanuelli Giuseppina — Oppeano: Menegatti Lidia — Pinerolo: Sappè-Boccassini
— Perrero: Tron Arnaldo — Rivoli: Pavarin Rita — Verona; Menegattl Elena
— S. Secondo: Griglio Aldo — Aosta:
Treves Mario.
DONI DI L. 15.000
S. Giovanni di Bellagio: Gibert Nora
e Jean — Francia: Gaydou Flumbert —
Svizzera: Long Silvio.
DONI DI L. 18.000
Svizzera: Kunzier Bertin Ester, Sappè
Levi.
DONI DI L. 22.000
Pachino: Giardina Maria — Villar Pellice: Lazier Albert — Vicenza: Wellec
Fornasa Lina — Luserna S. Giovanni:
Longo Piercarlo — Milano: Guldbransen
Ester.
ALTRI DONI
Giulianova Lido: Posabella Maria L.
2.600 — Svizzera: Giacone Franco
3.500, Aeschiimann Margrit 4.735, Caggegi Salvatore 14.000, Navarro Louis
14.000, Schopf Clara 17.000 — Roma:
Capparucci Fausta 6.000 — Milano: Gay
Margherita 11.000, Baridon Silvio 82.000
— Francia: Bossatti Lidia 11.000 —
Bergamo: Frizzoni Bruno 32.000, Rostain
Zavaritt Carla 32.000 — Livorno: Cartari
Giovanni 36.000; Loano: Pirazzinj Raffaella 42.000 — Foggia: Rutigliano Romeo 42.000 — Biella: Chiesa Valdese
100.000.
Dal rivolo,
il fiume
¡segue da pag. 1)
la Gesù esclama: « Se uno ha sete, venga a me e beva. Chi crede
in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno da lui » {Giov. 7: 38-39). Il
grande invito divino a tutti i popoli: « Tutti voi che siete assetati, venite alle acque!» (Is. 55: 1)
si rinnova e s’incarna in Gesù —
l’Agnello immolato e trionfante.
Il fiume di vita che sgorga dalla presenza di Dio — e dove questa presenza è più reale, più prossima che in Gesù? — comincia
in modo assai poco spettacolare,
a Gerusalemme, nella visione di
Ezechiele: un misero filo d’acqua, di che bagnarci appena la
pianta dei piedi. Ma non è un
corso d’acqua come gli altri. Senza l’apporto di nessun affluente,
di nessun’ultra sorgente oltre
quella originaria — in Dio — il
fiume va ampliandosi e facendosi profondo: il magro uadi diventa un fiume immenso più dell’Eufrate.
La vita che comunica a Gerusalernme, alla chiesa, non è che
un_ inizio. E del resto per una
chiesa infedele verranno ancora
momenti « carsici », nei quali la
vivificante parola di Dio si fa rara (1 Sam. 3: 1; Amos 8: 11), tempi_ di sete. Il fiume della vita dì
Dio, in Cristo, non è lì soltanto
per quelli che già conoscono il
Signore e lo adorano. Esso ha
una direzione. Ma dove si dirige?
Verso il deserto senzà vita delle
imprese umane, verso quel mare
che ben a ragione è chiamato
“Morto”. Notiamo che Ezechiele ’vede’, annuncia questo nella
evoluta, colta, fiorente civiltà babilonese, culturalmente, scientificamente e tecnologicamente
molto avanzata. Le acque stesse
del Mar Morto, quelle forse più
\totalmente inquinate (in natura!) del mondo, simbolo della
desertificazione della vita, saranno risanate; il mare della morte
diverrà un mare vivo in cui guizzeranno in grande abbondanza i
pesci e i pescatori pescheranno
una quantità e varietà inesauribile di pesci.
Le rive del grande fiume (il
"deep river” dello spiritual) sono tutta una fioritura, vi crescono un’infinita varietà di alberi
fruttiferi, e ogni mese vi sarà
raccolta. Né la siccità estiva né
il gelo invernale interromperanno la festa della vita. Persino le
foglie, secondo la più genuina
scienza erboristica, saranno farmaci di vita e daranno guarigione. Anche in questo caso, il testo profondamente parallelo di
Apoc. 22: 2 dà una precisazione
importante, del resto implicita
nella visione profetica: le foglie
daranno guarigione alle nazioni,*
a quelli di fuori; che non hanno
avuto finora relazioni privilegiate con il Dio d’Israele, con il Dio
di Gesù Cristo: anche loro l’incontreranno, anche a loro è rivolto il grido: « Se qualcuno ha
sete, venga a me, e beva! » (Giov.
7: 38).
Come a Ezechiele allora, così
a noi ogei Dio domanda: « Hai
visto, figlio d’uomo (tu, uomo
qualunque)? ». Non siamo invitati a guardare le centinaia di milioni di cristiani registrati, i grandi templi (non ne resterà pietra
su pietra), le adunate oceaniche
e tripudianti, i pellegrinaggi d’anno ’santo’ (?) e le gravidi assise
ecumeniche, i tesori molteplici
della civiltà cristiana, le millenarie tradizioni, le glorie (dopo
morte) dei martiri. Quanto di
tutto questo è ’risanato’ e serve
per il risanamento dei popoli?
Vedere tutto questo acceca facilmente sulla sola cosa che Dio ci
sollecita a ’vedere': il magro filo
d’acqua dell’opera radicale di risanamento compiuta in Gesù, il
Cristo d’Israele, il Salvatore del
mondo: da quella fonte inesàuribile fiorisce aua e là qualche
umile fiere e frutto di fede, in
speranza. Viene', la guarigione
delle nazioni.
Gino Conte