1
Anno 125 - n. 14
7 aprile 1989
L. 900
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LE ELEZIONI PER IL PARLAMENTO SOVIETICO
L’ultima campagna di Russia
« Giustizia per Serena, grazia
per Curcio »: così titolava in
questi ultimi giorni la prima
pagina della Stampa Sera di
Torino. « Meno male — ho pensato —, vuol dire che è stata
riconosciuta la piena dignità
della sfortunata bambina filippina, la cui vicenda ha commosso l’Italia intera, e i suoi diritti sono tutelati dal tribunale ».
Il titolo a sensazione voleva invece trasmettere un altro messaggio: la bambina sarebbe stata affidata ad un’altra famiglia
e dunque l’applicazione della legge nei suoi confronti diventava
una grave ingiustizia. Curcio, invece, il noto capo delle Brigate
rosse, poteva godere della grazia, sfuggendo così ai rigori della legge.
Non entro in merito ai due
casi, estremamente complessi,
per tutti i risvolti umani e giuridici che essi rappresentano.
Mi limito Invece a sottoUneare
l’ideologia che sta dietro il titolo, latto non solo per vendere
il giornale (e infatti io l’ho subito acquistato), ma anche perché esprime un pensiero comune a tanti.
Sotto il profilo evangelico non
si può contrapporre grazia a
giustizia. La grande scoperta di
Lutero è che nell’Evangelo la
giustizia di Dio coincide con la
grazia: « In esso la giustizia di
Dio è rivelata da fede a fede,
com’è scritto: il giusto vivrà
per fede» (Romani 1: 17).
Sappiamo che su questa parola Lutero meditò a lungo;
per lui giustizia significava condanna da parte di Dio, e non
poteva conciliare questa con
l’amore di Dio. Solo dopo un
lungo travaglio riuscì a comprendere che le due cose, coincidevano e che il credente era
reso giusto, giustificato, da Dio
in Cristo.
La giustizia, in questo caso,
non è più la condanna dell’uomo peccatore, ma il processo di
ricostruzione della sua umani-'
tà perduta, od offuscata, o distrutta. In questo senso in tutta la Bibbia si parla della giustizia d,i Dio: ì poveri, gli oppressi, i carcerati, i malati sperano nella giustizia di Dio.
Giustizia e grazia vanno insieme; nel nostro sentire comune
oggi sono separate ed addirittura contrapposte. E’ per questo
che prende corpo un altro concetto, quello di solidarietà, intorno al quale si raccolgono vasti consensi neH’opinione pubblica.
Pur senza negare valore alla
solidarietà, mi domando però se
non vi siano dei rischi gravi che
si corrono. Per esempio la solidarietà. doverosa, nel caso di
Tortora ha prodotto la legge
sulle responsabilità civili dei
giudici ed ha di fatto paralizzato la giustizia civile. La solidarietà, inoltre, nel caso dei paesi del Terzo Mondo, affievolisce
la nostra sensibilità per il processo di liberazione dei popoli.
Sono solo due esempi che enuncio senza poterli sviluppare, per
affermare però che è necessario
ricuperare, per il bene di tutti,
lo stretto collegamento tra grazia e giustizia.
Luciano Deodato
Finisce il ruolo totalizzante del partito: esistono persone giuste anche al di fuori di esso - La riforma della Costituzione, prima verifica - Il cittadino protagonista del suo futuro
E’ stato un avvenimento che segnerà forse, la storia delEUnione Sovietica. Il 26 marzo si sono
svolte le elezioni per il Congresso dei deputati del popolo, il nuovo Parlamento sovietico. 190 milioni di persone sono stati chiamati
alle urne e hanno partecipato a
quella che, dopo l’indiana, è la
macchina elettorale più grande del
mondo. La posta era rappresentata da 1.500 posti di deputato, sui
2.250 che eleggeranno il presidente delle Repubbliche e i 542 membri del nuovo Soviet supremo
e della Camera delle nazionalità.
L’altro terzo dei deputati sarà designato dalle « organizzazioni pubbliche»; partito, sindacato, komsomol , kolkosiani, Accademia delle
scienze, unioni degli scrittori, dei
giornalisti, dei cineasti, ecc.
Sono stati i 1.500 posti ad attirare l’attenzione del mondo intero. Per 1.500 posti ci sono stati
3.781 candidati, e solo in 384 cir
coscrizioni vi è stato un candidato
unico, mentre in 953 ce ne sono
stati 2, in 109 ce ne sono stati
tre, ed il record è toccato ad una
circoscrizione di Mosca con 12
candidati per un posto.
L’URSS per la prima volta è
entrata nella via del pluralismo,
non dei partiti, ma di un pluralismo di opinioni che si esprime
nelle candidature. Così c’è stata
una vera e propria campagna elettorale, con tanto di ritratti, manifesti, programmi dei singoli candidati, comizi.
Sui giornali del mondo intero
c’ è stata l’ultima campagna
di Russia; aiutare Gorbaciov.
L’URSS va verso la democrazia.
Le elezioni ne sono l’ultimo segnale, dopo tutti gli altri (riforma
dell’economia, disarmo, libertà religiosa, distribuzione di un milione di Bibbie in occasione della Pasqua).
La cosa certa è che, al di là del
reale potere che gli eletti al Congresso avranno (coloro che non saranno eletti al Soviet o alla Camera si ritroveranno una volta l’anno, ma non svolgeranno alcuna
funzione legislativa), queste elezioni segnano la fine della concezione leninista del partito unico,
del suo ruolo globalizzante e totalizzate. Ci sono idee e uomini giusti anche al di fuori del partito.
E’ una concezione politica non da
poco. La sfida è tutta interna al
partito; sarà capace di rinnovarsi,
di democratizzarsi e di accogliere
al suo interno le nuove istanze?
Altrimenti, prima o poi, nuovi partiti nasceranno. Non bisogna però
dimenticare — pur negli entusiasmi occidentali per la perestrojka
— che tutto ciò non è automatico:
l’Unione Sovietica non ha nella
sua cultura una democrazia partitica all’occidentale. Non ha conosciuto una democrazia borghese nemmeno prima della rivoluzio
LA FEDE
Credo, cioè sono certo
« Or la fede è certezza di cose che si sperano,
dimostrazione di realtà che non si vedono »
(Ebrei 11; 1)
Una parola che troviamo frequentemente nella
Bibbia, e che anche noi usiamo spesso, è la parola
fede. Sappiamo che essa indica qualcosa di molto
importante e di fondamentale, perché su quello
che essa esprime si basa e si articola tutta la nostra vita di credenti nei nostri rapporti con Dio
e di conseguenza anche con gli uomini. Ma che
cosa è la fede?
Una definizione di essa si trova nel testo sopra
riportato, dove è scritto innanzitutto che « la fede è certezza di cose che si sperano ».
E quali sono queste « cose che si sperano »?
Non sono quelle che provengono naturalmente dal
cuore dell’uomo, non sono le speranze e i desideri umani, ma sono quelle cose che noi possiamo fondatamente sperare in quanto Dio ce le ha
volute promettere. Perciò, in senso biblico, parlare di speranza è parlare di promessa e di promessa di Dio.
Ora « tutte le promesse di Dio hanno il loro
sì in Gesù Cristo» (Il Cor. 1: 20), cioè in lui hanno avuto già il loro compimento. Perciò la fede è
« certezza », perché appunta si fonda su Gesù Cristo, Parola di Dio fatta carne ed anche evento,
realizzazione, ed aspetta con sicura e perseverante speranza la manifestazione di ciò che in Cristo è già compiuto.
In secondo luogo nel nostro testo ci è detto
che la fede è anche « dimostrazione di realtà che
non si vedono ».
Notiamo che non si parla di « idee », di « principi », ma di « realtà »: il testo greco dice letteralmente « fatti ». 7.(7 fede cristiana, così, si fonda
su dei fatti: Gesù Cristo è un personaggio statico,
la sua mort : in croce è un fatto, e la sua risurrezione, pur appartenendo a un nuovo ordine di cose, è anch’essa un fatto.
Però il nostro testo precisa che questi sono
« fatti che non si vedono». Che strano! Come possono esistere dei fatti reali che non si vedono?
Certo, i fatti si vedono, ma non sempre se ne co
glie il senso e la portata. Perciò il nostro testo
vuol dire che la fede si fonda su dei fatti il cui
senso e la cui portata non sono ancora evidenti.
Per esempio, pur essendo Gesù un personaggio
storico, non è evidente che egli è il Figlio unigenito di Dio; pur essendo morto su di una croce,
non è evidente il valore redentore di quella morte; pur essendo risorto, non si vedono ancora i
frutti pieni e gloriosi di quella risurrezione.
Ma, se questi fatti non si vedono, come può
la fede arrivare a riconoscerne e a ritenerne con
certezza la realtà? La risposta è che la fede è « dimostrazione » di questi fatti: dimostrazione non
nel senso di prova naturale di dimostrazione razionale, ma nel senso di discernimento, di percezione spirituale. Perciò la fede è una specie di occhio che vede dove l’occhio naturale non riesce a
vedere e una specie di mente che intende quello
che la nostra mente naturale non riesce a comprendere.
Pertanto essa è anche una fede gioiosa e dinamica, come quella che ha animato i credenti di
ogni tempo, in ogni situazione, a partire da Àbramo, e che ha fatto affermare ad uno di loro: «Io
so in chi ho creduto»! (II Tim. I: 12).
E’ questa fede che può muovere ed animare
efficacemente anche noi e le nostre chiese oggi in
tutta la nostra vita e nella nostra testimonianza
cristiana. Con questa fede nel cuore possiamo affrontare ogni situazione, operare, lottare, senza
stancarci né scoraggiarci, certi che Colui nel quale noi crediamo ci ha re.si partecipi non solfando
della sua croce, ma anche della sua risurrezione.
Ma come avere questa fede? L’apostolo Paolo
ci ricorda che la fede viene dall’ascolto della Parola di Cristo (Rom. IO: 17). Certo, non in modo
automatico, ma solo grazie all’azione gratuita, libera e potente dello Spirito del Signore nei nostri cuori mentre noi ascoltiamo questa Parola.
Perciò, se vogliamo che la nostra fede nasca,
cresca, si consolidi e sia operante, perseveriamo
npll’ascolto di questa Parola, in uno spirito di
sincera e viva ricerca e di preghiera.
Agostino Garufi
ne del 1917. In quale senso evolverà il sistema politico sovietico
è difficile oggi dire.
Sta di fatto, inoltre, che da queste elezioni dovrà uscire una soluzione per il problema delle nazionalità nell’URSS. Una delle prime
questioni che il Soviet e la Camera
delle nazionalità dovranno affrontare è quella della riforma della
Costituzione e del nuovo rapporto (da definire) tra la Federazione
e le Repubbliche che la costituiscono.
Il numero dei deputati, oggi
presenti nel Congresso, sensibile a
questa questione è alto. Vi sono
deputati del « Fronte popolare »
delle Repubbliche baltiche, che
addirittura chiedono la costituzione di uno stato indipendente che
si separi dall’URSS. Le mobilitazioni popolari dei mesi scorsi ci
indicano che questa è forse la vera
questione politica dell’URSS di
oggi
Il sistema politico sarà in grado
di recepire le istanze autonomiste
e di costruire un reale stato federale, rispettoso delle autonomie e
dei doveri di solidarietà verso gli
stati federati meno ricchi economicamente?
La risposta che il nuovo Congresso, il Soviet e la Camera delle
nazionalità daranno alla questione non sarà solo importante per
rURSS e il blocco socialista, ma
anche per lo statuto delle nazionalità nell’Europa occidentale (Irlanda, Baschi, Tirolo).
Se questi sono i due problemi
principali del sistema politico sovietico, ci sembra — da osservatori non specialisti — di dover dire che la campagna elettorale ha
avuto un protagonista: il cittadino sovietico. Si è scoperto protagonista del suo avvenire, ha trovato il gusto per la discussione in
pubblico, per la decisione, per la
azione per conquistare consensi
per il suo candiclato, per la politica. La democrazia vive non tanto perché si può scegliere tra due
o più candidati, ma perché la democrazia è la concreta forma nella
quale il cittadino manifesta la sua
capacità creativa e decisionale
circa il futuro comune di un popolo.
La democrazia in URSS può significare un profondo rinnovamento del socialismo. Nell'ultima
campagna di Russia, il socialismo
e la democrazia hanno sconfitto il
burocratismo e l’autoritarismo.
Ora vedremo come socialismo c
democrazia saranno capaci di governare la complessità di un paese, di uno stato, di una federazione, dei problemi del mondo intero.
Giorgio Gardlol
CASO SERENA
— Opinioni a confronto pag. 3
— Le Filippine pag. 12
Ir.r.
2
commenti e dibattiti
7 aprile 1989
EMITTENZA PUBBLICA E PRIVATA LA SENTENZA SULL’ORA DI RELIGIONE
L’Europa imbriglierà
il lupo cattivo?
Televisione di stato e « networks »: quali prospettive? - I « media »
evangelici e il difficile e controverso rapporto con la pubblicità
Nel linguaggio pubblicitario
« appetizing-appeal » è l'acquolina in bocca evocata da un’inserzione suggestiva.
Efficace per stimolare l'acquisto di prodotti alimentari, può
avere effetto micidiale di disturbo per un politico impegnato a
tonificare in TV la sua immagine
di leader.
Canale 5 ha bombardato di
spot pubblicitari di pelati ed
amari la conferenza stampa di
un segretario di partito fresco di
investitura. L’entourage del partito l’ha presa male, giustamente. L’episodio è gustoso, può essere assunto come un beffardo
contrappasso.
La TV è uno specchio. Riflette,
nel buono e nel cattivo, la nostra
ambigua modernizzazione.
L’approccio italiano all’Europa
nel segno della TV senza frontiere non parte bene. A Bruxelles i
dodici paesi della CEE cercavano un accordo per proteggere la
produzione televisiva europea
dalla piena di serial e telefilm
americani, giapponesi, brasiliani,
per fermare o regolare l’interruzione selvaggia dei programmi.
Gli altri paesi europei hanno difeso i loro cittadini teleutenti, i
nostri ministri si sono schierati
a difesa degli interessi di Silvio
Berlusconi.
E proprio Berlusconi è segno
della nostra contraddizione. Si
può dire tutto il male possibile
delle TV commerciali. Ma a Berlusconi imprenditore va dato atto di avere colto come nessuno il
mutamento del nostro paese, il
nuovo pluralismo di modelli so
ciali, la TV come agente di mutamento.
La vecchia TV in regime di monopolio aveva un suo spessore
culturale. Ma era troppo pedagogica, strumento di consenso delle
egemonie politiche correnti.
Solo che — rotta l’ingessatura
ideologica e paternalistica del
monopolio RAI — la concorrenza
TV pubblica-TV privata, giocata
sull’audience, sulle mitologie gregarie, non ha certo migliorato i
palinsesti, il livello qualitativo
dei programmi.
La corsa alla pubblicità sul video ha ridotto proventi finanziari e spazi informativi anche
dei giornali.
I telespettatori avevano apprezzato la novità, la televisione mirata alle preferenze popolari, il
gioco raffinato di larga parte della comunicazione di mercato. Ora
in tanti non ne possono più di
programmi-ibisca, di televisione
spazzatura, rabberciata o raccattata per vendere sogni mercantili.
« Per la prima volta le nostre
mappe di rilevazione — dice il
sociologo della comunicazione
Gianpaolo Fabris — indicano
una flessione di consenso. La
gente comincia di nuovo a chiedere TV intelligente, accetta la
pubblicità ma che sia buona e
non sia troppa. La RAI è ora più
attenta alle novità sociali ». Anche Berlusconi ha buone antenne, avverte che non si possono
esportare in Europa produzioni
imbottite di pubblicità, nessuno
le comprerebbe senza ripulirle.
Ci sarà un mercato europeo solo
per televisioni, audiovisivi, giornali tematici, rivolti a pubblici
segmentati, particolari. Il pluralismo sociale, di culture, di scambi richiederà pluralismo di informazione. E non è in questione
la pubblicità, i vecchi preconcetti ideologici su di essa sono residuati anacronistici. Funzione delle strategie di mercato nelle imprese moderne, la pubblicità è
sostegno anche della stampa, della radio, della varietà di voci informative. Va solo servita con
equilibrio e misura.
E non mi pare ohe possa spaventarsene la cultura protestante, che dello spirito del capitalismo industriale è stata componente decisiva.
Personalmente un po’ di buona, sana pubblicità informativa
la vedrei bene anche sui mezzi di
comunicazione evangelici.
Si sta studiando di potenziare,
di dare un miglior taglio, maggiore penetrazione alla stampa,
alla radio valdese e metodista.
Bene, io penso che qualche bella inserzione commerciale non
solo fornirebbe ai nostri mezzi
di comunicazione e di evangelizzazione (il nuovo « Eco-Luce » o
come si chiamerà, la nuova radio o gli altri mezzi) un apporto
di denaro non disprezzabile. Ma
gli darebbe anche una veste grafica più mossa ed elegante, meglio « vendibile », un tono meno
« parrocchiale ».
Visto che forse l'Europa ammansirà il « lupo cattivo », io
direi che anche noi potremmo
vedere di piegarlo ai fini del Signore. Sergio Turtulici
LA TOGA
DEI PASTORI
Mi riferisco a quanto scritto dal prof.
Valdo Vinay sull'argomento della toga
che • alcuni » pastori non indossano
più durante il culto. E sono pienamente d'accordo con lui circa i validi motivi che ne giustificano l'uso,
in particolare laddove afferma che
essa è II segno della diaconia della
Parola,
lo credevo che l'abolizione della
toga fosse proceduta da un voto del
Sinodo 0 della Tavola per seguire II
pomposo concetto della democrazia...
all'italiana e l'avversione ai « paramenti sacri ». Ed invece sono venuto
a conoscenza che l'uso di tale indumento è • facoltativo ». ciò che non
è bene per comprensibili motivi, primo dei quali è il rispetto del « raccoglimento religioso » che deve ben
distinguersi da un pubblico comizio
o da una comune conferenza culturale.
Tanto più che nella stagione calda
(per l’errato concetto sulla toga) salgono anche sul pulpito dei predicatori
laici in maniche di camicia o con misere magliette... da spiaggia, a vivaci colori!
Mi sembra che un certo decoro, ma
soprattutto un logico rispetto ed una
qualche distinzione siano indispensabili!
Sarebbe pertanto opportuno che la
Tavola esaminasse bene l’argomento
prescrivendo senz’altro ufficialmente
l’uso della toga durante i culti, eliminando l’assurdo principio della opzionalità. ed il conseguente uso della
giacca per I predicatori laici.
Ferruccio Giovannini, Pisa
LA CONCA VERDE
PINEROLESE
E' bello a primavera salire verso
Prarostino; gli albicocchi ed i peschi
dai fiori bianco-rosei spiccano fra il
verde e sembrano rivolgere un saluto a chi giunge, e le distese di vigneti che si preparano a germogliare
testimoniano la presenza di un piccolo nucleo di gente che ancora mantiene in vita un’attività, la viticoltura,
destinata forse a scomparire del tutto
nel giro di qualche anno. E’ grazie
a questi • pochi » che il nostro paese ha mantenuto quella « veste tipica »
che lo ha caratterizzato in passato.
Ma « fino a quando? » ci si domanda.
Purtroppo anche qui sono giunte le
potenti macchine escavatrici, e quei
terreni sui quali i nostri padri hanno
sudato e sperato si sono trasformati
in un enorme cumulo di terra per far
posto al cemento. In un tempo, e
soprattutto in un paese come Prarostino in cui tanto si parla di » ecologia », questo dovrebbe far meditare.
Purtroppo ognuno la pensa a modo suo,
secondo il proprio tornaconto, e chi
ci rimette è sempre « Pantalone ».
Ma la primavera avanza comunque
e la natura puntualmente si rinnova
a dispetto di coloro che non sanno
più apprezzare certi valori che invece sono particolarmente importanti
per la salvaguardia deH'ambiente.
lettera firmata, Prarostino
IL MANIFESTO
DELLA FCEI
Spett. redazione,
ho visto il manifesto della Federa
zione delle Chiese evangeliche in
itaiia che reca in aito la scritta « Protestanti contro il razzismo », al centro la croce ugonotta con la colomba a testa in giù (come un pollo appeso) e in basso l'altra scritta « Federazione delle chiese ecc... ».
A me pare un grosso errore dei
dirigenti della Federazione questo manifesto, che sembra esprimere una
volontà annessionistica dei valdesi, a
cui In Italia la croce ugonotta appartiene, nei confronti delle altre denominazioni evangeliche.
Con quali occhi guarderà un battista un manifesto simile, alla vigilia
dell'assemblea unitaria che si terrà
a Roma nel novembre del '90?
Sappiamo benissimo che nessun valdese nutre propositi di egemonia sulle altre denominazioni evangeliche.
Ma allora, perché si creano certe
malaugurate occasioni di facile scandalo per tutti coloro che sono animati da settario spirito antifederativo?
Oltre tutto, il manifesto non mi sembra molto efficace graficamente e iconograficamente.
Vi saluto fraternamente.
Giacomo Quartino, Genova
AMNESTY
INTERNATIONAL
La sezione italiana di A.l. comunica che la prigioniera per motivi di
opinione Safia Hashi Madar, cittadina della Somalia, è stata liberata. Amnesty ringrazia tutti coloro che hanno inviato appelli in suo favore.
Due lettere
La sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce la non obbligatorietà delle attività alternative all’insegnamento della religione
cattolica nella scuola pubblica non è ancora stata pubblicata. In attesa di poterla pubblicare e commentare sul nostro giornale, pubblichiamo qui di seguito due lettere pervenuteci sull'argomento.
L’assemblea del Comitato torinese
per la laicità della scuola, riunita il
9 marzo 1989, accoglie con soddisfazione la sentenza della Corte Costituzionale che afferma la « non obbligatorietà » della frequenza di insegnamenti alternativi per gli studenti
che non intendono avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica.
Tale decisione pone fine agli equivoci e agli abusi che hanno caratterizzato i primi cinque anni di applicazione delle norme concordatarie
nella scuole e conduce alla piena riaffermazione del diritto degli studenti
e delle famiglie di scegliere, senza
discriminazioni, se avvalersi o non
avvalersi del l'insegnamento religioso
cattolico, in quanto facoltativo e aggiuntivo rispetto alle materie curricolari e al normale tempo scolastico.
Il Comitato torinese per la laicità
della scuola ribadisce il proprio impegno per la piena affermazione, nella
scuola, dei prìncipi di libertà e di
uguaglianza garantiti dalla Costituzione.
Il Comitato torinese per ia
iaicità deila scuola
Spett. redazione,
come cristiano (cattolico) non posso che essere lieto, e spero con me
molti altri, della sentenza della Corte
Costituzionale che rende facoltativa
l'ora di religione senza l'obbligo dell'ora alternativa per chi non si avvale
di detta ora di religione. E questo
per almeno due ragioni. E' ora che la
Chiesa cattolica la smetta di "appoggiarsi” allo stato per evangelizzare; sia perché questo va a scapito
dell’evangelizzazione, che non è più
frutto di una scelta profondamente
maturata, sia dello stato che dovreb
be essere laico, quindi neutrale religiosamente, invece in questo modo
si lega ad una confessione particolare. Quanto torna giusta la politica
cavouriana del « Libera chiesa in libero stato »!
Non ha forse detto Cristo stesso: « Date a Cesare quel che è di
Cesare e a Dio quel che è di Dio »?
Del resto la Chiesa cattolica in Italia,
dove esiste una situazione particolare
come la presenza del papato, per
l'influenza che esso ha avuto sulla
politica italiana, a cominciare dal fascismo fino al dopoguerra con la D.C.,
che è in pratica la sua rappresentanza,
è una situazione anomala (per fortuna) sulla scena mondiale. Per il passato, forse che Pio IX non scomunicò i piemontesi o gli italiani per la
famosa breccia di Porta Pia del 20
settembre 1870 che segnò la fine del
« potere temporale » della chiesa, a
cui seguì la legge delle « guarentigie »,
che delineava i nuovi poteri, certamente ridotti, del papa e che venne
da questi rifiutata? Anzi, non solo;
con il « non expedit » del 1874 il papa
ordinava ai cattolici di « astenersi •
dalla vita pubblica sia come elettori
che come eletti (non dimentichiamo
ohe proprio negli stessi anni 1869/70
si teneva il Concilio Vaticano 1 che
sanciva, con forti contrasti interni,
l'infallibilità pontificia). Così questo
magistero « improprio » della C.E.I. è
destinato, a mio parere, a scomparire
sia per ragioni storiche, sia per ragioni di fede, pena un arretramento
preconciliare della Chiesa cattolica,
perché prima c'è la Parola di Dio e
poi viene il magistero, che deve essere al servizio di quella e non viceversa.
Cordiali saluti.
Gabriele Canal, Pinerolo
delle valli valdesi
settimanale delle chiese vaidesi e metodiste
Direttore; Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Piatone
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino
Conte, Piera Egidi, Claudio Martelli, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Segreteria: Arvgelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon. Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Piervaldo
Rostan
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Penice - telefono 0121/91334
Registrazione; Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
ABBONAJMENTI 1989
Italia
Ordinario annuale
Ordinario semestrale
Costo reale
Sostenitore annuale
Da versare sul c.c.p
10125 Torino
Estero
L. 38.000 Ordinario annuale L. 70.000
L, 20.000 Ordinario (via aerea) L. 100.000
L. 60.000 Sostenitore (via ae-
L. 75.000 rea) L. 120.000
n. 20936100 intestato a A.I.P. - via Pio V, 15
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278 — Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/932166
FONDO DI SOLIDARIETÀ'; c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato Coi'sson, Roberto Peyrot
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100 ~
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 13/89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 30 marzo e
a quelli delle valli valdesi II 31 Marzo 1989.
Hanno collaborato a questo numero: Archimede Bertolino, Valter Cesan.
Giorgina Giacone, Guido Girardon, Luigi Marchetti, Teofilo Pons, Aldo
Rutigliano, Maria Tamietti, Liliana VIglielmo.
3
7 aprile 1989
commenti e dibattiti
DIBATTITO SUL « CASO SERENA »
Rimuovere gli ostacoli
per applicare la legge
storia (burocratica)
deH’adozione
La trafila per ottenere l’acJozione permette in alcuni casi la sopravvivenza (di istituti concepiti secondo criteri ormai inadeguati
La risonanza che il caso
della piccola Serena ha avuto a livello nazionale, l'emozione collettiva suscitata, il
carattere di urgenza con cui
da tante parti si reclama un
intervento che si contrapponga alle decisioni delle autorità giudiziarie, le opinioni discordi di associazioni ed
esperti, tutto nella vicenda
rivela segni di una realtà
complessa e poco rassicurante. Indubbiamente la legge
deve essere tesa ed attenta
ad evitare in modo rigoroso
che il bambino da adottare
sia considerato oggetto di
possesso ed entri in una « logica di mercato ». Ma è pur
vero che, se da un lato si vedono legittime aspettative di
adulti disposti all’adozione
disattese e frustrate fino ad
essere perseguite con l’inganno, dall’altro può verificarsi
— come nella vicenda di Racconigi — l’effetto perverso di
un allontanamento del bambino dal nucleo familiare in
cui è ormai inserito, con grave danno per colui che ci si ripropone di soccorrere e proteggere; ed è questo l’aspetto
che, ovviamente, più ci turba
come persone, come genitori,
ed anche come operatori della giustizia.
Proprio in queste incertezze e distorsioni occorre indagare perché sono il sintomo
patologico della dimensione
strutturale e sottaciuta del
problema. Mi riferisco in
particolare alle difficoltà di
ottenere un bambino in adozione, alle incertezze che la
scelta comporta ed alle attese oltre ragionevoli limiti di
tempo. Vorrei riferirmi, ancor più in generale, alla inadeguatezza delle leggi per la
tutela dei minori, specie per
l’inesistenza delle nuove
strutture che pure essa prevede, così da consentire e
rendere indispensabile la sopravvivenza di istituti religiosi di tipo privato spesso
inadeguati e talvolta psicologicamente segreganti, come
alcuni di quelli in cui da alcuni mesi svolgo in Napoli
attività di vigilanza in veste
di giudice tutelare. In ben
rari casi tuttavia si verificano i presupposti voluti dalla
legge 184/83, che regola la
materia dell’adozione, perché
questi minori istituzionalizzati possano essere considerati in stato di abbandono e
segnalati per un’eventuale
adozione. Va poi detto che il
legislatore, con la legge ricordata, ha giustamente privilegiato istituti come quelli dell’affido ad una famiglia o ad
una comunità di tipo familiare, in vista deH’inserimento
del bambino nella famiglia di
origine. Affermano ancora i
giudici minorili che, con la
diminuzione della natalità,
v’è un sempre minor numero
di bambini da dare in adozione contro una richiesta cre
scente.
Qui sopra e in alto a destra: sono
molti i bambini che aspettano
una famiglia.
Se dunque obiettivamente
sussistono difficoltà a dare
risposta a chi, per aspirazione naturale, decide di educare ed allevare come proprio
un bimbo abbandonato, appare doveroso rimuovere
ostacoli, abbattere limiti e
frontiere, rendere celere e facile l’adozione anche internazionale, aprirsi a sempre più
ampie prospettive di fratellanza e far sì che non debbano divenire contorte e false,
ma che siano semplici e vere
vicende come quella della
piccola Serena.
Enza Tagliarini
Tutti abbiamo seguito la vicenda della piccola Serena, di tre anni, che non può essere adottata
dai coniugi Giubergia di Racconigi. Il ricorso presentato dalla
famiglia alla Corte d’Appello del
Tribunale di Torino è stato respinto. A nulla è valso che la piccola sia rimasta con i « genitori
putativi » per ben 14 mesi da
quando è entrata in Italia dalle
Filippine, suo paese d’origine;
non ha rilevanza giuridica ciò che
in quel periodo ha ricevuto dalle
persone che le hanno voluto bene e stabilito con lei un rapporto
delicato e complesso fatto di
comprensione, di disponibilità e
di cure. La legge è chiara, non
ammette deroghe e tanto meno
scappatoie: il genitore ha commesso un atto illegale dichiarandosi padre naturale per cui
non è degno di tenere la bambina.
giudice tutelare
del Tribunale di Napoli
Il prof. G. Pallavicini, presidente nazionale delTAnfaa (Associazione famiglie adottive e affidatarieì, afferma: « Ho delle
perplessità sul comportamento di
chi, pur di avere un bambino in
casa, viola le leggi: temo che significhi considerare il minore in
funzione della famiglia e non il
contrario, come deve essere ».
Conosco molto bene per espe
E i diritti dei bambini?
Vorrei cominciare con un ricordo riguardante la mia vita professionale. Una dozzina di anni fa,
quando il discorso sull’istituzione
degli asili nido stava faticosamente aprendosi la strada, si levavano da ogni parte — ma soprattutto dalla parte di operatori sociali, sanitari e giuridici — grida di
esecrazione contro chi voleva
strappare bambini in tenera età al
calore affettivo del focolare domestico, sia pure per alcune ore al
giorno. / danni che quelle poche
ore quotidiane avrebbero prodotto sui bambini erano equiparati a
quelli delle famigerate « istituzioni totali ».
Ora, com'è che nel caso della
piccola Serena, tutto a un tratto,
l'idea di strapparla alla famiglia
per istituzionalizzarla (a tempo
pieno!) in attesa di una possibile
adozione (che può comportare anche più tentativi) non fa per nulla
accapponar la pelle agli operatori,
ma viene presentata come una parentesi del tutto trascurabile, transitoria. innocua, anzi foriera di no^ità gradite?
stasse particolari reazioni di angoscia al momento della separazione
dalla madre, ciò non significava
che egli non soffrisse, ché anzi
soffriva forse più dei bambini in
preda al pianto. E allora come mai
adesso ci viene comunicato che Serena vive tranquillissima nell’istituto in cui è stata inserita e che
quindi non c’è proprio nulla di cui
preoccuparsi?
Tutto questo dimostra come nel
nostro paese sia ancora vivo l’uso
ideologico della psicologia, e come
il discorso sui diritti del bambino
sia tutt’altro che un discorso prioritario, quale si vorrebbe farlo
passare.
Proprio perché non si vuole da
parte nostra aderire a un uso strumentale delle acquisizioni scientifiche. cercheremo di chiarire brevemente alcune fra le cose che sono state scritte circa la situazione
psicologica della piccola Serena in
questo frangente. Si è parlato di
trauma, di senso di abbandono, di
paura. Cosa c’è dietro questa terminologia a volte un po’ vaga e
intrisa di emozionalità?
mari con la figura allevante (non
necessariamente la madre) che ormai sappiamo essere la fonte insostituibile della fiducia di base di
cui il lattante ha bisogno per affrontare il processo di crescita in
modo sereno. Oggi è talmente riconosciuta l’importanza di questi
primi scambi che i bambini nati
prematuri e posti in incubatrice
vengono di tanto in tanto accarezzati e presi in braccio proprio per
limitare il più possibile i danni
dovuti a tale carenza.
di colpa e di angoscia che non aiutano certo una positiva evoluzio
ne.
Quindi l’adozione, anche precoce deve fare i conti con questo primo « vuoto » affettivo, che può essere colmato nel tempo soltanto se
gradatamente e costantemente il
piccolo ha la possibilità di sperimentare la stabilità di un legame
positivo. Dietro questo legame, infatti. permane a lungo la paura
del vuoto.
Inoltre (sempre a proposito di
osili nido) ci veniva fatto presente
dagli addetti ai lavori che, anche
qualora il bambino non manife
Anzitutto non dobbiamo dimenticare che, per quanto precocemente adottata. Serena non ha potuto fruire di quei contatti pri
Inoltre l'età di Serena è, dal
punto di vista evolutivo, un periodo cruciale per la conferma o la
disconferma di una fiducia di base nella permanenza dei legami affettivi come produttrice di un
senso di autonomia personale, di
riconoscimento della propria identità. La mancanza di questa possibilità è vissuta attraverso sensi
Se poi pensiamo all’eventualità
che questo tipo « transitorio » di
istituzionalizzazione possa fare da
sfondo a più di un tentativo di
adozione (cosa che non è affatto
da escludere), non abbiamo bisogno di molte nozioni scientifiche
per valutare come tutto ciò potrebbe agire sulla psiche della bambina. La costruzione della fiducia
basica nella stabilità dei legami da
cui l’io infantile è sostenuto nella
sua crescita potrebbe essere bruscamente interrotta e liberare reazioni comportamentali imprevedibili. Ciò che risulta prevedibile,
comunque, è una fatica maggiore
e una serie di problemi nella costruzione della propria identità,
cioè in quel processo che già si
pone con alcune difficoltà nei
bambini provenienti da un altro
contesto culturale.
Si tratta infine di una vicenda
che fa vergogna ad un paese in
cui l’ideologia della « sacra famiglia » è sempre stata sbandierata
per colpire e criminalizzare proprio chi voleva smascherarne le
ipocrisie.
Rita Gay
psicoioga
rienza la trafila burocratica necessaria per poter adottare un figlio. Per pervenire legalmente all’adozione di due bambine indiane, abbiamo affrontato come coppia tanti momenti difficili ed
estenuanti attese. Ad esempio, sono trascorsi ancora dodici mesi
dono la comunicazione deU’ottenuto « abbinamento » con la seconda bambina (e ricevimento di
una piccola foto della stessa) durante i quali erano continuamente richiesti nuovi documenti. Un
totale di trenta mesi dalla domanda all’arrivo della piccola!
Con ciò non intendo giustificare il comportamento del « genitore » in questione, desidero solo
introdurre qualche considerazione « dalla parte della bambina ».
Si sono ormai fatti molti passi
avanti neU’ambito della psicologia infantile e non si può più
ignorare come i bambini vivano
emotivamente l’ambiente e la
paura dell'abbandono da parte
delle persone che dimostrano loro affetto. In questo caso, da un
giorno all’altro e dopo tanto tempo, a Serena è stato tolto tutto
ciò che rappresentava ormai la
sua sicurezza e purtroppo non
potranno non esserci conseguenze negative nel suo futuro e nella
sua sfera psichica.
Cito da Tilde Giani Gallino che,
su « La Stampa » di venerdì 17/3,
sotto il titolo « Se arriva l’uomo
nero » dice: « Il bimbo potrebbe
credersi così cattivo (autolesione
della propria immagine) da essere stato allontanato perché meritava una punizione. (...) Si tratta di una elaborazione intensa
ma inconscia della psiche, che
può manifestarsi attraverso stati
regressivi, di solito non immediati, ma che sono in ogni caso difficili da superare. La patologia
può variare da profondi stati di
ansia, alla balbuzie, all’enuresi
notturna, ai disturbi del sonno o
dell’alimentazione. Una grave
perturbazione nelle relazioni familiari del bambino (...) creerà
inoltre anche dei problemi nella
sua futura vita di relazione. (...)
Sembra giusto, invece di penalizzare la bambina, che siano semmai i genitori, che hanno compiuto un atto illegale, ad essere perseguiti ».
Come non considerare dunque
un’ingiustizia il fatto che sia la
piccola Serena a pagare pesantemente per la colpevole scorciatoia seguita dai coniugi Giubergia (e da tante altre coppie)? Come non tenere anche presente
che la tentazione della scorciatoia
nasce dalla « storia infinita » che
la pratica adottiva legale comporta?
Un’ultima domanda: nei confronti dei milioni di famiglie
« normali », con figli propri, la
legge è altrettanto attenta al comportamento dei genitori, alla loro
idoneità fisica, morale, psicologica, ecc.?
Myriam Bein Buzzi
L
4
4 fede e cultura
7 aprile 1989
T
UN LIBRO DI PAOLO RICCA
FIRENZE
Osare la pace per fede Europa:
casa comune?
Dalla Riforma ad oggi l’impegno evangelico per la pace - Un’analisi
che non tralascia alcune contraddizioni - Alcuni testi significativi
In questo mondo in cui la violenza sulle persone, sulle cose,
sulla natura pare non solo inarrestabile ma sembra quotidianamente trovare nuovo alimento,
non si possono che apprezzare
tutti gli sforzi, i tentativi di quegli scrittori ed editori che cercano di contribuire ad una maggior diffusione di una cultura
della pace, con tutte le implicazioni che questa parola comporta.
Una casa editrice indubbiamente benemerita in questo campo è la fiorentina « Edizioni cultura della pace » che già nello
stesso nome, ed attraverso le collane « i maestri », « i problemi »
e « testi e documenti » indica
qual è il suo obiettivo {nel n. del
29 aprile 1988 del settimanale è
stato recensito il volume dedicato ad Erasmo e al suo pacifismo cristiano).
Pacifismo
e bellicismo
L’ultimo nato della collana
« testi e documenti » è il volumetto del pastore Paolo Ricca,
docente presso la Facoltà valdese
di teologia di Romab
Premettiamo subito che si tratta di un contributo fondamentale alla conoscenza di quanto la
cristianità evangelica (anche fra
molte contraddizioni e divergenze, come potrà verificare il lettore) ha prodotto in questo campo, dalla Riforma fino ai giorni
nostri. La validità di questo lavoro viene inoltre accresciuta
dalla sua organicità, dalla progressione cronologica, da ben 150
note bibliografiche ed infine dalla notevole serie di testi allegati
nella parte finale. A questo proposito, sarebbe forse stato interessante poter trovare raggruppati, per comodità di consultazione e per eventuali successivi
studi, i documenti prodotti nel
tempo dall’evangelismo italiano,
anche se si tratta in genere di
semplici ordini del giorno.
La prima parte, dopo un breve
accenno al pacifismo « letteralista» dei valdesi delle origini (contrapposto a quello francescano,
ubbidiente allo spirito dell’Evangelo), passa in rassegna i vari
«pacifismi» (questo termine viene qui usato alla luce della riconciliazione in Cristo che « crea
un universo di fraternità, di cui
l’evangelo della pace è l’anima »).
C’è quello anabattista (« radicale,
ma manicheo ») che, come ricorda l’A., ha dato « il maggior numero di martiri alla causa della
pace ». C’è la posizione di Lutero
secondo cui la « spada » della giustizia si prolunga nella « spada »
del soldato. Non sempre però,
ed allora è meglio ubbidire a Dio
piuttosto che agli uomini. C’è il
pacifismo utopico a cui si ispira
(accanto ai più noti Tommaso
Moro, Campanella, Bacone) il pa
per la stampa dì
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
Coop. TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - © 91334
10066 TORRE RELUCE (To)
store luterano Valentin Andrea
(la Parola che forma e ri-forma
l’uomo); c’è quello pedagogico
del teologo Comenius (propugnatore di una lingua universale che
affratelli i popoli: problema
quacchero (George Fox, William
Penn): c’è quello filosofico di
quacchero (George Fox William
Kant e quello cristiano socialista
di Léonard Ragaz; c’è quello
espresso neH’Assemblea di Costanza, in cui per la prima volta
emerge « il nesso profondo fra
ecumenismo e pace ». Ma c’è anche il bellicismo delle chiese che
si scaglia contro 1’« idolatria della pace » e che viene sottolineato
da alcuni documenti « tanto eloquenti quanto sconcertanti ».
I documenti
Uomini e istituzioni
« Bisogna osare la pace per fede ». Una frase ’’innocua" e facile da pronunciare, oggi; un po’
meno se si pensa che questo concetto è stato espresso da Dietrich
Bonhoeffer nella Germania nazista del 1934. Eppure, questo credente che ha testimoniato la sua
fede con la vita aveva idee ben diverse qualche anno prima (era
poco più che ventenne). Predominava in lui il principio di amore verso il proprio « popolo »,
amore che « santificherà l’omicidio, la guerra ». Poi, la conversione, a cui contribuirono diversi
fattori: il contatto a Berlino con
ambienti proletari e pacifisti, i
viaggi e le esperienze in America, il lavoro ecumenico ed alcune iniziative di pace delle chiese.
Il profilo di Bonhoeffer (che per
l’A. è colui che ha pronunciato
« la parola più alta e limpida
sulla pace nel corso di questo secolo ») è preceduto, nella seconda
parte del libro, da quello di Albert Schweitzer (il « rispetto per
la vita ») e seguito da quello di
M.L. King, uno dei leader mondiali della nonviolenza.
E’ poi la volta delle « Istituzioni per la pace », in cui vengono ricordati il MIR (si veda a tal
proposito il n. del 3 marzo scorso) e la CCP (Conferenza cristiana per la pace). Quest’ultima, nata nel 1958 per iniziativa delle
chiese evangeliche cecoslovacche,
dopo la crisi profonda del 1968
ha avuto un successivo, nuovo
rilancio, che non possiamo che
augurarci sempre più fecondo ed
operante, anche in relazione alla
nuova politica dei paesi dell’Est
europeo. Segue l’esposizione delle tappe principali del movimento ecumenico, daH’As.semblea di
Stoccolma del 1925 a quella di
Oxford del 1937, e poi Amsterdam, che ha visto nel 1948 la pri
II convegno di ’Testimonianze’ dedicato a Gorbaciov e alle novità che giungono dall’URSS
Sono molte le iniziative pacifiste a cui hanno aderito le chiese evangeliche italiane.
ma Assemblea mondiale del CEC,
e ancora Ginevra, Uppsala, Nairobi, Vancouver...
L’annuale appuntamento di
« Testimonianze » si è svolto a
Firenze il 4 marzo, nella splendida cornice del Salone dei Cinquecento.
Della rivista va ricordato innanzitutto l’importante apporto
di riflessione svolto in questi
anni, i convegni (« Se vuoi la pace prepara la pace»), per non
dimenticare il grosso progetto
editoriale in corso, comprendente anche la recente pubblicazione dal titolo « Le chiese evangeliche e la pace », curato dal prof.
Paolo Ricca.
Il convegno aveva per tema
«Europa ’’casa comune”? Risposta a Gorbaoiov » e i diversi interventi di alto livello culturale
e politico hanno rappresentato
un importante momento di studio e di analisi sui fatti che
stanno caratterizzando questo
nuovo corso.
Come già accennato, il libro si
conclude con la pubblicazione di
una serie di documenti — per la
precisione sono sette — prodotti
dalle chiese evangeliche in questi ultimi decenni, a partire dal
1937 e fino al 1983. Ricordiamo
qui in modo particolare il testo
n. 6: « La confessione di fede in
Gesù Cristo e la responsabilità
delle chiese per la pace » del 1982,
adottato dai riformati tedeschi.
Si tratta di uno scritto che occupa 27 pagine del libro e di cui
viene offerta la prima versione
integrale in lingua italiana, a cura dello studente in teologia Paolo Tognina. (Di questo documento ebbe già a scrivere il pastore
Lucilla Peyrot in una serie di articoli sul nostro settimanale del
gennaio 1986 dedicati a « Scelta
per la pace e confessione di fede »).
Secondo Ricca, questo testo
può essere considerato « la presa di posizione più meditata e
più avanzata sulla pace finora apparsa nell’àmbito delle chiese
evangeliche ». Punto basilare del
documento — articolato in sette
tesi e nel relativo commento alle
tesi stesse — è, come scrive TA.,
« l’affermazione secondo cui la
questione della pace pone i cristiani nello ’’status confessionis”: li mette cioè nell’alternativa di confessare o rinnegare
VEvangelo e, con esso, la loro
stessa fede ».
Concludendo, penso dobbiamo
essere grati a Paolo Ricca per
questo suo lavoro che colma una
lacuna, e non solo in Italia. Certo, come ammette lo stesso autore, è impossibile — dato anche il
numero delle pagine concesso —
illustrare compiutamente tutte le
situazioni ed elencare la « folla di
singole persone, di gruppi, di movimenti, di organismi che dovrebbero essere menzionati e presentati ». Tuttavia, l’essenziale non
solo è stato detto e raccolto, ma
è stato presentato in modo agile
e razionale, sì da costituire un
prezioso documento per tutti coloro — speriamo siano tanti —
che seguono o desiderano me?lio conoscere la « lenta, laboriosa e ancora largamente incompiuta conversione delle chiese alla pace ».
Roberto Peyrot
Le varie relazioni hanno preso in esame, da angolature diverse, l’ampio e variegato tema
dell’incontro.
Uno sviluppo
della democrazia
Antonin Liehm, cecoslovacco,
direttore della rivista « Lettera
internazionale » ha parlato- su
« Europa dell’est: fine della sovranità limitata e sviluppo della democrazia». Dopo aver ricordato i fatti che portarono
all’assoggettamento del centro
Europa da parte sovietica,
Liehm si è interrogato su come
questi paesi potranno rinascere
politicamente ed economicamente sulla scena internazionale.
Non è un caso se il processo
di democratizzazione in atto in
URSS passa difficilmente in altri paesi, e anche da parte degli intellettuali manca spesso
una precisa coscienza di questa
realtà.
Heinz Timmermann, storico
ed esponente della socialdemocrazia tedesca, ha individuato alcune possibili linee di risposta
a Mosca: il superamento del
concetto di « nemico tradizionale », presupposto necessario
per una convivenza pacifica; la
funzione esclusivamente difensiva delle rispettive alleanze; lo
smantellamento dei vari sistemi
d’arma offensivi; Tintensiflcazione della cooperazione economica e tecnologica, che dovrebbe
comprendere anche un fondo
per l’ecologia; la tolleranza e la
pluralità di culture in tutta Europa, pluralità fondata sulla
competizione dei soggetti sociali.
* Paolo IltccA. Le chiese evangeliche e la pace. Exl. cultura della pace,
1989. pp. 197, L. 18.000.
Gilles Martinet ha parlato del
dialogo fra Est e Ovest: «Costruire una casa comune dipende dai processi democratici —
ha detto — una casa dove si
circoli liberamente, dove lo
scambio di idee sia libero ». La
comunità europea si allargherà
ancora in avvenire; in un momento di ripiegamenti nazionalistici, sembra rinascere dall'est
la speranza di un’Europa riconciliata.
Spirito di Helsinki
e « casa comune »
Nella premessa, padre Ernesto Balducci, in una puntuale
riflessione tesa a cogliere i cambiamenti in atto nel mondo, si
è soffermato sul caso Gorbaciov,
sulla distensione, sulle speranze future dell’umanità. In particolare i diritti umani hanno
caratterizzato parte della sua
introduzione. Inoltre, pur sottolineando l’importanza della « casa comunue », egli ha espresso
oggettive riserve che marcano
ancora la diversità tra ricchi e
poveri: « State, pur certi che se
si accetta la logica del profitto
ripetuta dai teorici del moderno liberalismo, qualcuno ne soffre, ».
Giovanni Rulli, studioso di
questioni internazionali e editorialista della « Civiltà cattolica »,
ha relazionato su « Lo spirito
di Helsinki e la costruzione della ’’casa comune” europea ».
Citando Gorbaciov, che afferma: « La casa comune sarà la
risposta al carattere artificiale
e temporaneo del conflitto fra
i blocchi, e alla natura arcaica
della cortina di ferro, attraverso
un certo grado di integrazione,
anche se gU stati appartengono
a sistemi sociali e alleanze militari opposte », Rulli ha riferito
su vari aspetti della nuova politica gorbacioviana.
Tra i passaggi chiave della
sua relazione c’è stato anche il
rapporto del cristianesimo con
la realtà sovietica. Dopo aver citato l’incontro di Gorbaciov con
il patriarca di tutte le Russie,
quando lo stesso dirigente sovietico ha elogiato il contributo
della chiesa russa per il disarmo e la distensione, si è soffermato ancora sul ruolo che la
religione potrà avere in questo
nuovo momento storico.
Nella serata il convegno è proseguito con una tavola rotonda
a cui hanno preso parte Balducci, il condirettore dell’« Unità »
Renzo Eoa, Wlodzimierz Goldkorn, giornalista dell’« Espresso », e Vladimir Korotkov, dell’ambasciata sovietica in Italia.
Richiesta
di fiducia
Dopo una bella relazione sugli sviluppi del nuovo corso fatta da Korotkov, da cui emergeva la richiesta di fiducia per
quanto sta avvenendo nel suo
paese, Foa ha detto che fiducia
e impegno non bastano, e ha
richiamato il discorso sui diritti umani, sovente ancora violati
nei paesi del centro Europa,
chiedendosi poi come possano
trovar posto nella casa comune esempi come quelli del governo di Ceausescu.
Foa, peraltro, ha manifestato
disponibilità richiamando alla
necessità di aiutare Gorbaciov,
aiutando il suo percorso democratico.
Le riserve sono venute da
Goldkorn, quando ha affermato che certe forme di assolutismo derivano da responsabilità
sovietiche. Rivolgendosi al funzionario sovietico, molto esplicitamente, ha detto: « E’ affare
vostro, prima che del popolo
ceco, rovesciare il regime cecoslovacco; voi avete detto che
Diibcek è un controrivoluzionario, tocca a voi riabilitarlo; finché non lo fate non è credibile
il discorso sulla casa comune
europea: io in questa casa non
ci sto ».
E il vero senso della fiducia,
ha detto ancora il giornalista
dell’« Espresso », è anche nel
fatto di poter riconoscere che
si ha sbagliato.
Italo Pons
5
7 aprile 1989
CATANIA: PASQUA 1513
fede e cultura 5
CATANZARO
Il sarto Battista Rizzo Efetici
Una storia poco conosciuta, forse come molte altre - L’artigiano catanese intuì le idee che allora si andavano diffondendo in Europa?
In tante parti d’Italia, dal
Nord al Sud, dal Piemonte — ove
un piccolo popolo di eroi e di
martiri per la libertà di coscienza si batte sino al sacrificio —
così pure per motivi religiosi nel
reame di Napoli, nelle Puglie, in
Calabria e Sicilia si sviluppano
i cosiddetti movimenti ereticali
che, tutto sommato, sono i precursori della Riforma protestante.
Contro tali movimenti la ferocia
inquisitoriale cattolica infierisce
e non solo contro uomini e donne, ma con falò di manoscritti e
libri stampati, portatori di fermenti religiosi più aderenti allo
spirito della Parola di Dio.
Sappiamo che ordini perentori
partirono — per citarne alcuni —
dai vescovi di Trento, Venezia e
Napoli nel 1524, e poiché il flusso della carta stampata proveniente da Germania e Svizzera
non diminuiva, ecco nuovi editti
papali nel 1527; si ripeterono poi
roghi delle opere di Lutero, Calvino e di autori italiani, compreso il prezioso « Beneficio di nostro Signore Gesù Cristo ».
Né mancarono le dure repressioni contro gli eretici, quanti
cioè ripudiavano le idolatrie, alcuni dogmi e particolarmente
quello dell’adorazione del sacramento della transustanziazione, il
purgatorio, il papato.
Il Sant’Offizio entra in azione
e così, nel corso dei secoli, decine
e decine di migliaia di eretici, luterani e calvinisti, dopo i duri
tormenti del carcere con gli
« autodafé » finiscono al rogo.
A questi martiri della fede e
della libertà di coscienza, semplici aderenti al puro Evangelo, va
la nostra ammirazione, tenendo
presente il richiamo di Victor
Hugo;
« Eroi figli di dispersi... / voi
che vediamo ridere e scherzare...
/ sulla vostra fronte... pesa l’Istoria grave. / Deh... riguardate agli
avi / e rivivano nelle vostre le
anime dei Padri ».
Certo, nel lungo martirologio
di gente umile o di uomini di elevato intelletto è racchiuso l’operante, autentico miracolo: niente
e nessuno è stato inutile, anche
l’irresistibile sarto catanese Battista Rizzo: ogni seme gettato dà
il suo frutto a dispetto di qualsiasi tempesta, fosse pure il terrore dell’implacabile, feroce inquisizione.
Gli eretici d’Italia e di Francia
come i pre-riformatori, dal vescovo Claudio di Torino (del IX
sec.) che tentò principi di riforma nella sua chiesa, e poi Pietro
Valdo, fino a Jan Hus, Lutero e
Calvino che ben sapevano della
testimonianza dell’Arnaldo da
Brescia come del Savonarola e di
altri cristiani dalla grande statura morale e culturale, annoverano
investigatori della Parola di Dio
quali Bernardino Ochino, M.A.
Flaminio, P.M. Vermigli (definito
il grande riformatore italiano),
C.S. Curione, Aonio Paleario, Galeazzo Caracciolo, Pietro Carnesecchi, P.P. Vergerio ed una serie
non indifferente di altri evangelici, lo stuolo di eretici siciliani
come Diego La Mattina, bruciato
vivo a Palermo nel 1658, o il siracusano Petrone al rogo nel 1556.
Incontri
TORINO — Sarà aperta fino al 30 luglio prossimo la mostra dedicata all’architetto Carlo Mollino, inauguratasi
mercoledì 5 aprile presso la Mole
Antonelllana. Orario: 9-19 (feriali]; 10-3
e 14-19 (festivi]. Lunedì è giorno di
chiusura.
TORINO — Sabato 8 (con inizio alle
9.30) e domenica 9 aprile si svolge
presso la sede del • Gruppo Abele »
(v. Giolitti, 21) il convegno interregionale dei gruppi omosessuali credenti,
organizzato dal gruppo « Davide e
Gionata ». Il tema è ■ Omosessuali credenti e AIDS, una sfida di solidarietà».
Intervengono ai lavori, che si concluderanno con il pranzo di domenica,
G, Tallone, M. Moretta. A. Mirane, L.
Varesio e il pastore Sergio Ribet.
TORINO — Mercoledì 19 aprile, alle ore 14.30, presso la sala • G » di
Torino Esposizioni (c. D'Azegllo, 15/A)
si tiene un incontro sul tema « Sistema scolastico e sistema formativo:
quali prospettive ». Intervengono G.
Morgando, A. Tamborlini, G. Grande,
L. Germanetto e C. Zanzottera.
Un apprezzato
artigiano
Veniamo dunque al sarto catanese, l’eretico Battista Rizzo. La
notizia è descritta più o meno interamente e solo da fonti di cronisti cattolici come il Santi Consoli (in « Catania nobilissima »
o in « Fonti per la storia di Sicilia »), e da un saggio del prof.
G.B. Siragusa. Altre notizie si
trovano in « Cronache di Antonio
Merlino ». Narra costui che fra il
XIV e XV sec. viveva in Catania un uomo che godeva gran fama di uomo onesto, savio e di
mite carattere, tal Battista Rizzo,
sarto, capace nel suo mestiere,
che era da molti conosciuto ed
apprezzato. La sua reoutazione —
anche presso i vicini di casa e
quant’altri lo frequentavano e
con lui conversavano — era considerevole. Siamo al 27 marzo
del 1513, Pasqua; la città viveva
ore di gioia e festa; il Duomo
catanese, più che in altre solennità, era ornato: innumerevoli
ceri illuminavano le vaste navate
e l’altare maggiore. A motivo dell’assenza, per altri incarichi, del
vescovo titolare Giacomo Conchilles, lo sostituiva nel sacro uffizio pasquale il reverendo Benedetto di Asmari, dottore in sacra
teologia nonché priore della cattedrale stessa. Il tempio era su
peraffollato ed i patriziato catanese occupava tutte le prime
quindici file di posti. I fumi degli
incensi si spandevano dappertutto. Una enorme croce con un Cristo dolente sovrastava l’altare.
Nel fondo del tempio se ne stava
mastro Rizzo a seguire il rito.
« Sacri canti rendevano più solenni i soavi ricordi, (...) i mistici
cori incantavano la folla che contemplava rUomo-Dio che ogni anno risorgeva dalla tomba ». Il
Merlino prosegue: « Nel cuore di
tutti gli astanti sentivasi la fratellanza, raggiunta dopo tanti dolori (...) e il rito pasquale era segno di pace e amore; (...) gli incensi che sovente si levavano dai
sacri turiboli (...) estasiavano
l’immensa folla che seguiva le
sacre funzioni ».
Si fece largoclamorosamente
Il celebrante priore Benedetto
di Asmari svolge il rito ed ecco
che ora si appresta « al mistero,
all’elevazione dell’ostia sacra pronunciando le parole del portento
mistico della transustanziazione ». In quel momento il mite
sarto Battista Rizzo si alza dalla
sua sedia, a forza si fa largo ’’clamorosamente” fra la folla, supera gli ultimi scanni dei nobili e
affronta il priore che rimane attonito. Il Rizzo gli strappa dalle
mani « l’ostia consacrata e la getta a terra ». Ora la folla è in tumulto: un gruppo di uomini afferra violentemente il Rizzo, si fa
largo fra la gente e l’incauto è
trascinato fuori della cattedrale.
Viene condotto nell’attigua piazza S. Placido. Si grida: morte all’eretico!
Viene trovata una grossa botte
che solerti mani riempiono di fascine, legnetti, paglia e catrame,
il Rizzo vi è cacciato dentro a forza, indi dagli astanti fattisi numerosi, avendo lasciato il tempio col
priore, si grida: fuoco, fuoco. E
mastro Battista Rizzo ben tosto
brucia, arde come una torcia.
Nella cronaca del Merlino leggesi (il testo è in dialetto catanese); « Mastra Battista Rizzu foddi era e impazzito. Lu populu lu
assassinau (...) e dopu jera versu
lu Campanaru e fu fatto foco e,
lu Rizzu, fu arso ».
Dopo il rogo la gente non riusciva a capire come mai quell’uomo, che molti avevano tanto stimato, avesse potuto compiere
quel sacrilegio. Lo scrittore S. Lo
Presti osserva che è più nel vero lo storico Santi Consoli che così giudica l’avvenimento: «(...)
forse il Rizzo sentiva nell’animo suo l’esaltazione delle idee ribelli che allora cominciavano a
manifestarsi più ardite e crescevano a preparare la Riforma che
scosse tutta l’Europa durante il
pontificato di Leone X e dopo,
per più di un secolo e mezzo ».
Domenico Abate
nel Mezzogiorno
Un convegno riuscito per ricordare il 17 febbraio - L’eresia come problema della « scelta »
Dir, propr.: farri. Caroni
Hôtel
Elite
A 50 metri dalla spiaggia
ambiente familiare
ottimi i servizi
e il trattamento
I - 47045
MIRAMARE DI RIMIMI
Via Sarsina, 19 S (0541)
372569 - priv.372548
Organizzato dal Centro studi
« G. Gangale » ha avuto luogo a
Catanzaro un convegno storico
su « Eretici, eresia e società nel
Mezzogiorno d’Italia ». La sala
delle conferenze del palazzo della
Provincia, dove il convegno si è
svolto, era molto affollata sia
nel pomeriggio di venerdì 17 febbraio che nel pomeriggio di sabato 18 febbraio. Il dibattito che
ha fatto seguito alle conferenze è
stato molto vivo e interessante.
Ha presenziato il presidente della Giunta regionale della Calabria, Rosario Olivo, il quale non
perde mai l’occasione di rendere
pubblica testimonianza della sua
fede evangelica. Il pittore Dario Scorza ha fatto dono ai conferenzieri di una copia del suo
quadro su « Il glorioso rimpatrio ».
I lavori del convegno sono stati introdotti dal presidente Corrado lannino, il quale ha rilevato
l’importanza del ruolo che hanno
svolto i gruppi ereticali e i grandi eretici, da Gioacchino da Fiore
ai valdesi, a Tommaso Campanella e altri nella formazione religiosa e sociale del Mezzogiorno
d’Italia e della Calabria in particolare.
Paolo Ricca, della Facoltà valdese di teologia, ha parlato su
« La nozione di eresia nel cristianesimo antico e nel medioevo :
linee per un confronto ». Speriamo di vedere al più presto pubblicata questa conferenza, perché
è di enorme interesse. Per Ricca,
il concetto di eresia è ambivalente. Può essere positivo e può
essere negativo. Si è eretici in
rapporto a un certo concetto di
ortodossia. Quando cambia il
concetto di ortodossia, cambia
anche quello di eresia. Il cristianesimo è nato come eresia dell’ebraismo. La Verità fu crocifissa. La croce è simbolo dell’eresia.
Ma non è sempre così. Nel corso
della storia, il concetto di eresia
è stato come un grande paniere
in cui si sono messe le cose più
diverse; lo gnosticismo e il montañismo, i catari e i valdesi, ecc.
E’ urgente un processo di appello, perché non tutto ciò che è stato considerato eretico è davvero
sbagliato. In molti casi, l’eresia
è stata il motore della storia.
Giovanni Gönnet sostiene che
« eretico » è colui che fa una scelta. Nella sua conferenza su
« Gioacchino da Fiore e l’ala sinistra del francescanesimo » dimostra come la scelta dell’eretico dispiace spesso al potere costituito, che si difende. Si spiega
cosi che l’eretico condannato in
un’epoca venga assolto in un’altra. Nel fondo della questione
gicachimita, c’era la questione
della libertà: dove c’è lo Spirito
del Signore, c’è libertà. C’era anche la questione della povertà
evangelica e della giustizia sociale. Si attendeva l’avvento dell’età dello Spirito per la fine del
XIII secolo. C’è dunque un grande fermento apocalittico che è
contestazione dello statu quo.
La speranza del regno riguarda
questo mondo e non l’aldilà. I
fraticelli della sinistra francescana sono influenzati dalle idee
giochimite e aspettano l’avvento della Ecclesia spiritualis in
contrapposizione alla Ecclesia secularis.
Domenico Maselli parla su
« Riforma e utopia nella Calabria
dei secoli ’500 e ’600» e rivolge
un vivo appello a rivalutare l’utopia come motore della storia.
Nel ’500, la Calabria era ancora
un esempio di pluralismo religioso. Non c’erano solo i valdesi. Fino al 1580, a Crotone, c’era ancora una chiesa di lingua greca. I
fraticelli erano assai numerosi e
si erano diffusi in Calabria con
l’appoggio della moglie di Roberto d’Angiò. Ci sono rapporti vivissimi tra Firenze e la Calabria.
La protesta non è solo di carattere religioso, ma sociale. Si pensi ai fraticelli e alla « Città del
sole » di Tommaso Campanella.
Si prospetta un nuovo assetto
sociale che disturba i grandi feudatari dell’epoca.
La repressione fu durissima.
Nel corso di un secolo, venne eliminato il culto greco, ridimensionato il culto bizantino, annientati i valdesi, cacciati gli ebrei,
condannato Tommaso Campanella. La Calabria di oggi nacque
in quell’epoca, con l’intervento
di Filippo II, Pio IV e la Santa
Inquisizione. La nuova Calabria
potrà nascere solo quando quella
vergognosa pagina di storia sarà
voltata per sempre.
Il 17 febbraio si è concluso
con un’àgape fraterna nella sala
riunioni della Chiesa valdese di
Catanzaro, in un’atmosfera festosa e con discorsi a tavola di
Gönnet, Ricca, Maselli, Olivo e
altri come Corrado lannino, Enzo Stancati e Gianni Bertucci.
I lavori del convegno sono ripresi l’indomani con tre conferenze, una di Pietro De Leo dell’Università della Calabria, una
di Cesare Colafemmina dell’Università di Bari e l’altra di Enzo
Stancati.
De Leo ha parlato su « Il movimento spirituale dei fraticelli
nell’autunno del Medioevo ». Colafemmina su « Cristiani novelli
in Calabria : li problema degli
ebrei conversi (secoli XIIIXVII) ». Stancati su «I metodisti a Cosenza e a Catanzaro nel
XIX secolo ».
Nel dibattito finale, il pastore
valdese di Catanzaro ha fatto rilevare che il problema attuale di
tutte le minoranze non cattoliche
è quello dell’ora di religione a
scuola. Sarebbe errato considerare questo problema come proprio soltanto delle minoranze. E’
un problema di libertà che riguarda tutti.
Samuele Giambarresi
In un mare di verde, in un*oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto Vanno
L Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
^ TORRE PELLICE
6
6 prospettive bibliche
7 aprile 1989
1
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
UN PEZZO DI TERRA
Questo capitolo ci presenta due
personaggi: da una parte il generale
Naaman, dall’altra il profeta Eliseo.
Da una parte l’uomo del potere, del
sangue, del denaro, della diplomazia,
dall’altra un uomo che ha un’arma
sola, e quest’arma non è già la sua
fede, ma la Parola di Dio che vince il
mondo. Il pagano Naaman non è presentato con alcuna antipatia. Qualche
volta noi credenti, quando dobbiamo
presentare il mondo ’’pagano”, il
mondo lontano da Cristo, abbiamo
bisogno di dipingerlo a neri colori
come se toccasse a noi e non al Signore di pronunciare il giudizio ultimo. Perciò i pagani devono essere
sporchi, brutti, antipatici... e a volte
10 sono, ma non tocca a noi di dirlo.
In questo capitolo il generale siriano Naaman è presentato con simpatia anche se è un vincitore: al servizio del potente re di Siria ha condotto guerre da tutte le parti, le sue
bande di soldati hanno anche invaso
11 regno d’Israele incutendo timore
e spavento. Naaman ha vinto le battaglie e ha anche il denaro, perché il
denaro si associa normalmente al potere militare e politico. Quando va
dal re d’Israele, va con i miliardi, va
con tanti vestiti perché Naaman sa
che l’abito fa il monaco ed è bene
mai presentarsi stracciati in un ufficio pubblico, perché una giacca, una cravatta e una buona conoscenza
contano per farsi strada nel mondo.
E Naaman perciò chiede al re la sua
raccomandazione (cose che accadevano al tempo del re di Siria) e sa
giocare tutti i registri del prestigio
e della diplomazia.
I limiti
di un uomo di potere
Naaman non è un particolare peccatore, è semplicemente un uomo
del potere. Ma quest’uomo potente e
vittorioso ha due limiti nella sua
esistenza. Il primo, che solo apparentemente è il più importante, è che
il signor Naaman, generale in capo
delle forze siriane, ha la lebbra. Da
come il testo descrive la situazione,
Naaman ha soltanto una macchia di
lebbra, si trova cioè nello stadio iniziale della malattia: ma il suo destino è ormai segnato: soprattutto il
suo destino politico. Non è ancora
infettante, ma ormai nei corridoi pettegoli della capitale tutti dicono:
Naaman è un uomo finito. E’ come
se oggi di un politico si dicesse: è
sieropositivo. Perché quando uno è
al potere tutti, amici e nemici, aspettano soltanto una malattia, uno scandalo, un segno di debolezza: forse
ha raccomandato la persona sbagliata, forse ha preso questo, forse di
qua, forse di là.
Ma la lebbra di Naaman indica anche il limite tragico di ogni esistenza limitata dalla malattia materiale e
dalla malattia morale, dalla fragilità, dalla morte. Così come noi, i potenti di questo mondo sono creature
umane fragili, minacciate dalla morte, dalla perdita di ogni loro potere.
Ma il limite maggiore di Naaman
non è il fatto che è "sieropositivo” e
che i suoi amici si preparano a fargli le scarpe senza pietà, il vero limite è che questo uomo potente sa usa
a cura di GINO CONTE
re la spada ma non è in grado di governare la storia. E la storia in cui
si muove lui, uomo al vertice del
regno di Siria, si svolge in un modo
diverso dal previsto nel bene prima
ancora che nel male.
Quando la storia
sfugge dalle mani
In realtà in questo racconto la storia sfugge dalle mani di Naaman per
il suo bene. Quando Naaman si accorge di essere lebbroso e sa che la
sua vita dura pochi anni e il suo potere dura ormai pochi mesi ed è disperato e la sua famiglia è disperata,
una ragazzina ebrea risolve il problema.
Una ragazzina presa prigioniera
dalle bande dei Siri si trova a fare
la schiava nella casa di Naaman; è
una persona di fede che ha accettato
che la vita è imprevedibile e che il
Signore sa perché lei è stata presa
schiava. E così ognuno di noi, sorelle e fratelli, possa ricordare che il Signore sa perché certe prove ci colpiscono: prendiamo esempio dalla ragazza ebrea che di fronte a Naaman
aveva capito che non Naaman e il
suo esercito ma il Signore guida la
storia e guida anche i destini individuali. La ragazza senza nome è molto di più al centro della storia di
quanto non lo sia l’onesto ma potente generale siriano. E allora una parola, una piccola parola di questa
schiava è sufficiente per portare il generale siriano davanti all’altro personaggio della nostra storia, davanti
al profeta.
All’inizio, naturalmente, il generale non capisce nulla, lui abituato al
fatto che il regno di Siria ha i commerci, le terre, il denaro, il potere e
quella parte sublime del potere che
è la religione. Di questo parere è anche il re di Siria che dice: Come io
comando ai miei preti, voglio vedere
se quel reuccio d’Israele non è capace anche lui di comandare ai suoi
preti... E manda un omaggio al re
d’Israele e gli dice: Tu hai Eliseo
che è bravo, fa miracoli, eh? Allora,
sotto! Fallo guarire il mio generale.
Perché per Naaman e per il suo re
la religione è come l’esercito, è come le banche corrotte dell’epoca, è
un potere come un altro.
L’imprevedibile,
la volontà di Dio
Ma di fronte a Naaman sta Eliseo.
Non posso raccontare qui la storia
di Eliseo, il più singolare dei profeti, sicuramente quello che .somiglia
di più a Gesù o for.se, per meglio dire, il profeta a cui Gesù ha voluto
meglio somigliare: Gesù ha voluto
operare certi miracoli e pronunciare
certe parole in modo più simile a Eliseo che non al grande Elia. E ci deve
Una terapia d’urto
Perciò Eli.seo in un primo tempo
tiene bene a distanza il generale pagano, non gli va neanche incontro,
non gli dice buongiorno, gli manda
soltanto un messaggero a cui affida
soltanto una parola e una sfida: Vai
a bagnarti sette volte nel Giordano.
Sette, nel libro deH’Apocalisse, è il
numero dello Spirito Santo, « colui
che tiene i sette spiriti », le sette stelle e i sette candelabri. Questo noi lo
sappiamo, ma Naaman non lo sapeva: perciò si irrita e si stupisce davanti all’ordine "assurdo” di Eliseo:
II Re 5
I lettori ricorderanno: lo scorso ottobre, e precisamente il 23.10.1988,
l’ospedale evangelico « Villa Betania » di Napoli festeggiava i venti anni
di vita e di attività, nella regione di Ponticelli. In quell’occasione il pastore Giorgio Bouchard aveva tenuto questa predicazione, di cui siamo
molto lieti di potere ora pubblicare il testo, un po’ abbreviato di qualche
riferimento più immediato e personale alla situazione.
essere un motivo: davanti alla potenza anche benintenzionata delle armi, del denaro, della diplomazia e
della religione, il profeta rappresenta
l’imprevedibile, la volontà di Dio e
perciò può, vuole e deve essere ben
diverso dal generale siriano. Eliseo
qui rappresenta l’uomo di Dio, chiunque egli sia, e rappresenta ognuno di
noi in quella parte della nostra vita
in cui per grazia di Cristo siamo uomini di Dio. E poiché c’è stata la
grazia, in qualche momento ci è stata data la grazia di essere come Eliseo.
Vorrei sostenere che anche nel nostro secolo molte volte di fronte a
Naaman Eliseo è presente. Spesso
noi credenti soffriamo di un complesso d’inferiorità di fronte al mondo;
Eliseo no, Eliseo tratta con suprema
libertà Naaman il siro perché sa che
Dio è con lui. Vorrei sostenere che
nel nostro secolo la Parola di Dio è
stata presente molto più di quanto
noi gente di poca fede non pensassimo. Avete tutti sentito parlare di
un grande psicologo nel nostro secolo, lo svizzero Cari Gustav Jung, un
uorno di cui si torna a parlare molto
oggi. In Italia è stata pubblicata una
sua autobiografia curata da una giornalista americana: e in questa autobiografia compare una lettera che al
vertice del suo successo, nel 1971,
Cari Gustav Jung, figlio di pastore,
ha scritto a un giovane pastore svizzero. Egli dice: « Io scopro che tutti
i miei pensieri ruotano intorno a Dio
come i pianeti intorno al sole e come
questi sono irresistibilmente attratti
da lui. Sentirei di commettere il più
qrave peccato se opponessi resistenza a questa forza». Dice peccato, non
dice errore, come dice « i miei pensieri ruotano intorno a Dio ». Jung
era psicanalista di professione, altri fanno i medici e gl’infermieri, l’operaio o l’impiegato, il deputato o altro mestiere, ma a tutti è dato, come
ad Eliseo, di dire a un certo punto
una parola da parte di Dio: nella
storia, di fronte a tutti i Naaman malati di lebbra e incapaci di governare
la storia è presente il monaento profetico che parla di Dio a tempo e fuori di tempo, quando è di moda e
quando non è di moda perché, questa, è una parola potente.
possibile che questo fiumiciattolo
Fangoso valga più dei grandi fiumi di
Siria? Ma un domestico gli dice: Generale, provi, non fa male a nessuno! E lui prova, e guarisce.
Perché Eliseo lo ha trattato così?
Perché in primo luogo voleva risanare l’anima di Naaman e soltanto dopo risanare il corpo. Un versetto tradisce l’intenzione del profeta quando dice che Naaman guarito diventa
come un piccolo fanciullo, e noi ben
sappiamo chi ci ha detto: «Per entrare nel regno dei cieli voi dovete diventare come piccoli fanciulli ». Ciò
che interessa a Eliseo non è il corpo
di Naaman, ma la sua anima; vuole
condurlo a Dio e ci riesce. Naaman
viene guarito e una vita nuova comincia per lui.
Eiseo guarisce Naaman nel corpo
e nello spirito ma lo rispetta profondamente. Noi credenti non sempre
quando vogliamo salvare qualcuno
riusciamo a rispettarlo come Eliseo
ha rispettato Naaman; Eliseo è nel
pieno della sua intransigenza profetica, ma riesce a rispettare Naaman
proprio perché Eliseo è l’uomo del
Cristo e così Naaman è guarito e cominicia la sua nuova vita.
Gratis
Il capitolo termina con una notazione interessante. Il pagano vuole
pagare ed Eliseo rifiuta. Che stipendio ci pagano i nostri figli quando li
alleviamo? Niente! E niente abbiamo pagato ai nostri genitori. Eliseo
non vuole essere pagato non per disinteresse, ma perché ha fatto una
cosa importante e le cose importanti
non si pagano. Nell’incontro tra Naaman il lebbroso ed Eliseo il profeta
è accaduto qualcosa che non può
essere pagato come non si pagano
l'amore, la fede e la speranza.
Naaman accetta, ma fa una richiesta al profeta: Dammi un po’ della
tua terra affinché io su quella terra
possa adorare il nome deH’Eterno.
Naaman è guarito, è un uomo nuovo,
ma torna a Damasco, in un mondo
dominato dal potere, dalla menzogna, dalle ambizioni, dalle falsità e
sa molto bene quello che noi tutti
sappiamo: che presto o tardi la sua
fede, che ne ha fatto un piccolo fanciullo, verrà soffocata perché il mondo è spietato e uccide le nostre anime. E allora Naaman, che ha scoperto Dio, dice: Dammi uno spazio dove io possa avere la forza di adorare
l’Eterno.
Sorelle e fratelli, voglia il Signore
che "Villa Betania” possa essere per
noi quel «pezzo di terra» cioè un luogo nel quale è più facile ricordarci
del Cristo, un luogo nel quale è più
facile ricordarci dell’Eterno. E se tanto abbiamo penato e tanto abbiamo
faticato non è stato solo per costruire, agire e pregare, ma anche per
avere e per dare un segno. Certo,
perché medici e infermiere, diaconesse e tutti voi che lavorate a sostegno di questo o.spedale, noi vi
chiediamo ben di più di un ospedale,
più di una casa efficiente, noi vi chiediamo di lottare affinché "Villa Betania” sia il pezzo di terra di Naaman:
un segno della grazia di Dio.
Giorgio Bouchard
7
r
7 aprile 1989
obiettivo aperto
LA NASCITA DELLA REPUBBLICA DI WEIMAR
1919: i lunghi mesi
della Germania sconfitta
Incertezze, lotte violente, dissidi: la fine della monarchia e quella della rivoluzione - Liebknecht, la Luxemburg e gli spartachisti
« Dalle sue illustri vette il
nostro popolo è precipitato
nell’abisso. Allorché a noi fu
fatto appello, nulla da tempo
era già più salvabile. E la
cosa peggiore, per un popolo votato alla disfatta, è che
esso è obbligato a mentire a
se stesso se non vuole andare senza difese incontro al
proprio destino ». Così si esprimeva, nel febbraio 1919,
il primo presidente del consiglio della nuova Repubblica
tedesca, il socialdemocratico
Philipp Scheidemann, di
fronte ai deputati dell’Assemblea costituente eletta il
19 gennaio e in carica dal 6
febbraio a Weimar.
Il nome di questa piccola
città della Sassonia, già resa
celebre da Goethe, sarà ormai indissolubilmente legato
alla nascita, alla vita e alla
morte della prima repubblica tedesca, quella nata dalla
sconfitta, dall'umiliazione,
dalla guerra civile.
Philipp Scheidemann era
stato soprannominato « Cicerone del Reichstag »; era stato lui,senza consultare nessuno, ad apparire il 9 novembre
1918, verso le due di notte, al
balcone del Reichstag stesso,
per gridare alla folla che si
era accalcata, fra un applauso e l’altro: « Operai e soldati, il popolo tedesco ha vinto
su tutta la linea... Viva la repubblica tedesca. Ebert formerà il nuovo governo. Tutte le tendenze della socialdemocrazia vi saranno rappresentate ».
Friedrich Ebert, che l’Assemblea eleggerà a presidente della Repubblica l’il febbraio, era quel giorno piuttosto restio a proclamarla, la
repubblica. La mattina stessa il cancelliere del Reich, il
principe Max von Bade, aveva annunciato che l’imperatore aveva abdicato, ed era
partito per l’Olanda.
Per tutta la mattina Ebert
aveva tentato invano di convincerlo ad accettare la reggenza. Ebert tenterà in tutti
i modi di salvare la monarchia contro questa rivoluzione che diceva di odiare come
il peccato. D’altra parte fece
anche una scenata a Scheidemann: « Non hai diritto di
proclamare la Repubblica:
sarà la Costituz.ione che la
dichiarerà ».
Ma il messaggio circola
nella folla, che si riversa per
le strade di Berlino cantando l’inno della socialdemocrazia tedesca. E tuttavia i
mesi seguenti non daranno
Pagina a cura di
Alberto Corsani
seguito a questo programma: fino al maggio 1919 la
Germania conoscerà il sangue e le lacrime di una rivoluzione contrassegnata da
scontri fratricidi fra le due
fazioni del movimento operaio: i socialdemocratici
« maggioritari » di Ebert, di
Scheidemann e del ministro
degli interni Gustav Noske
da una parte; gli spartachisti
di Karl Liebknecht e di Rosa
Luxemburg, che avevano appena fondato il Partito comunista tedesco, dall’altra.
trarrà per due mesi fra quelli
che vogliono la « Repubblica
dei consigli » e quelli che vogliono la Repubblica parlamentare.
Uno dei più famosi editorialisti di Berlino, Theodor
Wolff, scrive il 10 novembre
1918 sul Berliner Tageblatt:
« La più grande di tutte le
rivoluzioni è esplosa come
un tornado, e ha spazzato il
regime imperiale dall’alto
verso il basso. Possiamo
chiamarla la più grande di
tutte le rivoluzioni perché
STORIA E LETTERATURA
La ribellione
Al clima incerto degli anni di Weimar lo scrittore austriaco
Joseph Roth dedicò il romanzo « La ribellione » (1924), da poco
tradotto in italiano dalle edizioni Adelphi, di cui riproduciamo
le prime righe.
Le baracche del XXIV ospedale da campo sorgevano al
margine della città. Per arrivare all’ospedale, dal capolinea del
tram, un uomo sano ci avrebbe impiegato una mezz’ora camminando spedito. Il tram portava nel mondo, nella grande città,
nella vita. Ma i malati del XXIV ospedale da campo quel capolinea non potevano raggiungerlo.
Erano ciechi o paralitici. Zoppicavano. Una pallottola li
aveva colpiti alla spina dorsale. Aspettavano un’amputazione o
erano già amputati. La guerra era finita ormai da un pezzo. (...)
La loro pace col nemico era firmata. E già si attrezzavano a sostenere una nuova guerra: contro i dolori, le protesi, le membra
storpiate, la schiena curva, le notti insonni; e contro i sani.
Soltanto Andreas Pum era soddisfatto di come andavano
le cose. Aveva perso una gamba e ricevuto una decorazione. (...)
Credeva in un Dio giusto. Il suo Dio distribuiva pallottole nella
spina dorsale, amputazioni, ma anche medaglie a chi se le meritava. A pensarci bene, la perdita di una gamba non era poi
così grave, e grande era la fortuna di aver ottenuto una decorazione. Gli invalidi potevano contare sul rispetto del mondo,
gli invalidi con decorazione sul rispetto del governo.
Il governo è una cosa che sta sopra gli uomini, così conte
il cielo sta sopra la terra. Ciò che viene dal governo può essere
un bene o un male, ma è comunque una cosa grande, ultrapotente. insondata e insondabile, benché talvolta risulti comprensibile anche alla gente comune.
Alcuni contmilitoni imprecano contro il governo. Secondo
loro dal governo non hanno ricevuto altro che torti. Come
se la guerra non fosse una necessità! Come se i dolori, le amputazioni, la fame e la miseria non fossero le sue logiche e inevitabili conseguenze! Che cosa pretendevano? Erano uomini senza Dio, senza Imperatore, senza Patria. Insamma, dei pagani.
Joseph Roth
In mezzo, una scissione
della sinistra socialdemocratica, gli « indipendenti »
(USPD), che cercheranno,
senza successo, di porsi come
intermediari prima di coniluire nella destra socialdemocratica.
Il 9 novembre 1918 la Repubblica fu proclamata per
la seconda volta; questa volta da Liebknecht, al castello
reale di Berlino, e in questi
termini: « Quelli fra voi che
vogliono vedere instaurarsi
la libera Repubblica socialista di Germania e la rivoluzione mondiale alzino il braccio e prestino giuramento ».
Una lotta alla morte si pro
Jl travagliato periodo della Repubblica di Weimar coincise anche con
un ricco fermento intellettuale e con una stagione artistica notevolissima. Nella foto un fotogramma del celebre film « Il gabinetto del
dottor Caligari» (1921) del regista Robert Wiene.
mai una Bastiglia più solidamente costruita fu spazzata
via in un solo colpo ».
Ebert, trascinato da sinistra a unà rivoluzione che
aveva sempre ritenuto superflua, e condannato come un
traditore dalla destra e dall’estrema destra, farà una
scelta i cui effetti si fanno
sentire ancora oggi nella vita
politica tedesca, .scavando
tra comunisti e socialdemocratici quel fossato che renderà più agevole l’azione di
Hitler. Sceglierà Talleanza
con i partiti di destra, che si
stavano ricostituendo, la connivenza con i vertici militari
reazionari e i fedeli di Luden
dorff, per schiacciare la rivoluzione che divampava per le
strade di Berlino. Il ministro
degli interni, il socialdemocratico Noske, sarà il principale organizzatore della repressione contro gli spartachisti.
Questo socialista « patriota », nemico mortale dei
« Zimmerwaldiens », pacifisti
di cui facevano parte Liebknecht e la Luxemburg, ha
scelto senza esitazione: « Occorre che qualcuno faccia il
cane sanguinario. Non ho
paura di questa responsabilità ». Dal suo quartier generale di Dahlem, un quartiere
chic di Berlino, dove si è
installato in un vecchio pensionato femminile, mette in
moto il meccanismo che
schiaccerà la rivoluzione, il
cui strumento principale sarà costituito dai 4.000 uomini
del generale Maerker. Il pretesto per l’assalto finale è dato dallo sciopero generale e
dalle manifestazioni grandiose organizzate dagli spartachisti, che protestavano
contro la destituzione del
prefetto di polizia Emil Eichhorn, membro dell’USPD e
molto popolare fra gli operai. Mentre i socialisti indipendenti tentano di negoziare con il governo, quest’ultimo riunisce le sue forze.
La battaglia dura tre giorni, dal 9 al 12 gennaio. Sabato 11 le truppe governative
assaltano il palazzo del
«Vorwaerts», occupato dagli
operai rivoluzionari. 300 occupanti finiscono in mano ai
soldati. Il maggiore Von
Stephani, che li comanda, si
rivolge alla cancelleria del
Reich: « Che fare dei prigionieri?». Gli verrà risposto di
fucilarli tutti; Von Stephani,
ufficiale di vecchia stirpe,
non ubbidisce, ma sette dei
prigionieri vengono uccisi
dalla truppa inferocita.
Un mese dopo 30 marinai
del Baltico, che avevano
smobilitato a Berlino, saranno attirati in trappola dalle
truppe governative che li
avevano convocati negli uffici con il pretesto di pagar loro il « soldo », saranno sbattuti al muro e stesi a colpi
di mitraglia.
Il 15 gennaio 1919 Rosa
Luxemburg, oramai in completa clandestinità, si trova
con Liebknecht. Ha appena
scritto il suo famoso editoriale sulla « Rote Fahne »
(Bandiera rossa), il quotidiano degli spartachisti l’ha intitolato « L’ordine regna a Berlino »: « Stupidi carnefici! Il
vostro "ordine” è costruito
sulla sabbia. Domani la rivoluzione riprenderà il suo
corso e annuncerà quel messaggio che vi terrorizza: sono
stata, sono, sarò». Quella sera
stessa saranno fermati e uccisi. Il corno della Luxemburg sarà ritrovato in un canale.
Lue Rosenzweig
SCHEDA
La Repubblica
dal 1919 al ’30
L’Assemhlea nazionale di
Weimar, nata nel febbraio
1919, sarà presieduta da
Friedrich Ebert fino al 1925,
anno della morte dello statista.
Il primo governo espressione dell’assemblea sarà guidato dal cancelliere Scheidemann, sotto forma di coalizione tra socialisti democratici e cattolici (la cosiddetta
« coalizione di Weimar »).
Fra le prime incombenze
a cui fu chiamata l’assemblea ci fu la ratifica del trattato di pace siglato al termine del primo conflitto mondiale e l’approvazione (l’il
agosto 1919) della Costituzione di Weimar: nasceva così
la Repubblica democratica,
parlamentare e federale.
La rappresentanza della na
zione si articolava nel Reichs
tag (deputati eletti dal po
polo) e nel Reichsrat (rap
presentanti dei vari Länder)
Ebert venne eletto primo
presidente con la prerogativa, tra l’altro, in base, all’art.
48, di godere di ampi poteri
in caso di proclamazione dello stato di emergenza.
Con la guida di Ebert la
repubblica saprà resistere al
putsch condotto da Hitler e
Ludendorff nel novembre
1923. Il regime parlamentare
crollerà nel marzo 1930, sotto la cancelleria Müller,
8
8
ecumenismo
7 aprile 1989
EVANGELICALS IN USA
Una chiesa-spettacolo
Willow Creek: quasi cinquemila posti per ascoltare il pastore Hybels
- Un uditorio in costante aumento, stanco dei discorsi tradizionali
Dal mondo
cattolico italiano
Nel 1958, quando l’allora presidente degli Stati Uniti, Dwight
D. Eisenhower, inaugurò la « casa nazionale delle chiese », ovvero r« Interchurch Center » di Riverside Drive a New York, i piani
centrali del grande palazzo furono assegnati al « National Council of thè Chunches of Christ in
thè USA », il NCC, la Federazione
delle chiese protestanti storiche
che, nata pochi anni prima, veleggiava a gonfie vele.
Trent'anni dopo la sede del
NCC è sempre lì ma, pur con i
suoi 43 milioni di membri e i
suoi numerosi programmi, versa
in una profonda crisi d’identità
e finanziaria. Le chiese storiche,
tra l’altro, continuano a perdere
membri. Al capezzale del NCC veglia uno speciale comitato di
quindici esperti che, in questi mesi, tenta di ridare slancio e prestigio alla vecchia istituzione ecclesiastica. Mentre da rm lato le
chiese storiche stanno meditando
sulla propria crisi e dall’altro il
mondo dei televangelisti, dopo gli
scandali sessuali e di corruttela
di alcuni notissimi predicatori,
ha perduto gran parte della sua
« audience », valutata intorno ai
50 milioni di telefedeli, c’è chi
— nel variegato panorama protestante nordamericano — sta conoscendo successi ecclesiastici
incredibili. Ne ha parlato anche il
prestigioso Time (oltre quattro
milioni di lettori), che ha dedicato un lungo articolo alla chiesa di
Willow Creek nel South Barrington deirillinois. Essa accoglie durante i culti di ogni fine settimana più di dodicimila persone. Naturalmente non tutte insieme ma
scaglionate in vari orari ed accolte in una chiesa-auditorio, costata 15 milioni di dollari, che dispone di 4.650 poltrone. I culti iniziano con musica rock, seguita da
programmi di diapositive in multimedia o animazioni teatrali. La
gente è comodamente installata
in soffici poltroncine. Tutto l’ambiente è ovattato con un’acustica
perfetta. A un certo punto arriva
Bill Hybels, 37 anni, il pastore
della chiesa, che rivolge un messaggio che non ha nulla di ecclesiastico ma molto di manageriale.
Poche parole, essenziali, chiare
"sparate” con tono decisionista
ed energico: un concentrato
d’arte oratoria. Teologicamente
s’insegna l’infallibilità della Bibbia ma non si affrontano in profondità i grandi temi etici di oggi. L’aborto, per esempio, è condannato come metodo di controllo delle nascite, tuttavia è considerato necessario « in casi eccezionali ».
Dal suo leggio in plexiglas
Hybels lancia parole d’ordine,
slogan ad effetto, come quello di
« finalmente assumersi il rischio
di essere cristiani », oppure illustra, quasi in termini commerciali, il « valore d’uso » degli studi
dottrinali. La gente che frequenta la chiesa del pastore Hybels
va dai 25 ai 45 anni e si considera stanca del solito tran tran
delle chiese storiche. « Occorre
capire — dice Hybels — che alla
gente che è nata e cresciuta con
la televisione gli devi presentare
la religione in modo creativo e
visuale ».
Nel 1972 Hybels, giovane studente in teologia, con altri, compie un’indagine di 6 settimane,
porta a porta, chiedendo a migliaia di persone cosa s’aspettassero dalla chiesa. La singolare ricerca rivelò che la maggioranza
degli intervistati trovava la
chiesa « pesante », « noiosa », « ripetitiva », « prevedibile », « che
scoccia di continuo chiedendo
soldi » mentre « sarebbe bello —
dichiaravano molti intervistati —
avere una chiesa direttamente
collegata ai problemi della vita ».
« Così, a partire da quei dati —
dice Hybels, che oggi guadagna
67 mila dollari all’anno — decidemmo di fare una chiesa su misura del cliente, salvo in ciò ohe
è in contrasto con la Bibbia ».
I risultati sono sinora sorpren
Willow Creek, Illinois: il pastore
Hybels.
denti: dal 1987 la chiesa è cresciuta del 28%, ogni settimana
essa riceve in media 140.000 dollari di offerte e si sta già pensando di costruire accanto al teatro-chiesa un nuovo edificio (del
costo previsto di 10 milioni di
dollari) che ospiterà attività di
studio e sportive. Tre volte all’anno 500 pastori vengono a
Willow Creek per studiare da vicino il metodo del pastore Hybels e il suo modello di chiesa,
peraltro già copiato in molte
parti degli Stati Uniti. Ma sinora nessuna copia eguaglia il successo dell’originale, anche se difficilmente la "predicazione-spettacolo” di Bill Hybels può considerarsi la soluzione ai nuovi problemi del vecchio protestantesimo
americano.
Giuseppe Platone
VERSO BASILEA ’89
Impulso e oggettività
Una proposta della Chiesa ecumenica di Ispra-Varese per il processo
conciliare - E’ urgente una risposta unitaria ai problemi del mondo
Il grido di allarme per un
mondo che sta diventando folle,
con inquietanti conseguenze, non
deve disperdersi nelle numerose, faticose e sofferte singole
proposte per la soluzione di
domande pratiche, urgenti per
il nostro pianeta, gravido di catastrofi. Non deve neanche affogare nelle procedure delle conferenze del vecchio mondo, che
sono sperimentate e formalizzate, né deve rimanere muto per
le persone religiose e di altre
religioni e culture non-cristiane,
che si sentono responsabili.
Questo, forse ultimo grido
dell’uomo intimamente preoccupato' nel profondo del cuore, che
si delinea adesso, deve avere una
diversa nuova qualità, se vuole
ancora salvare qualcosa. La rivolta senza paura dell’uomo
preoccupato per tutta la terra
deve essere sostenuta da un fuoco irresistibile, proveniente dal
cuore, che non può cancellare
più alcuna routine o metodo
della resistenza, un fuoco in cui
brucia l’egoismo dei singoli, dei
raggruppamenti, delle nazioni
ed anche delle grandi alleanze del mondo e dal quale il nuovo uomo della purificazione,
della risoluzione e deH’amore
emerge. Se questo non sarà un
pieno, irrinunciabile segno del
grande processo mondiale, allora gli uomini hanno sprecato
dunque non solo il kairòs, il
momento divino, ma aprono le
porte alla catastrofe. Non dovremmo allora aspettarci che
questa catastrofe possa ancora
trasformarsi in una catarsi, in
una chiarificazione per i forse
■pochi uomini sopravvissuti, perché in tal caso tradiremmo il
nostro compito in questo mondo nei confronti di tutto il
creato. Potremmo sperare anche allora, però il nostro essere
uno con il divino minaccerehbe di annegare nelle lacrime.
In cosa consisterebbe un passo per rafforzare Tessere di questo processo del ritorno? Noi
di un paese del Mediterraneo
proponiamo di limitare il faticoso metodo anglosassone del
compromesso democratico al
concreto prendere decisioni politiche e pratiche. Tuttavia bisognerebbe già pensare, nell’interesse del processo di allargamento mondiale, che questa
procedura viene spesso considerata dalle culture non-occidentali come insolita e quindi potrebbe essere sentita come non
adatta al messaggio che loro intendono inviare.
Accanto a questi faticosi ma
irrinunciabili processi di lavoro, deve però apparire e dimostrarsi efficace una nuova indipendente pienezza dello spirito,
non legata rigidamente a procedure.
Gli impulsi di rinnovamento
dell’anima per questo mondo ferito mortalmente hanno bisogno di sentieri non battuti per
uscire.
Come potrebbero essere questi sentieri?
Winfried Becker
Chiesa ecumenica
di Ispra-Varese
(Trad. di Claudia Uhlenwinkel)
CdB; verso il IX
Convegno nazionale
Nei giorni 29-30 aprile e 1°
maggio prossimi le Comunità
cristiane di base italiane si daranno appuntamento a Napoli
per vivere il IX Convegno nazionale.
Sul finire degli anni ’80 abbiamo avvertito il bisogno di
ritrovarci per riflettere su questo decennio ricco di segnali
contrastanti: dall’ evoluzione
sempre più autoritaria del Vaticano ai fermenti evangelici che
continuano ad innervare — a
pelle di leopardo — le aree cattoliche; dall’involuzione gerarchicoleaderistica dei partiti di sinistra e delle istituzioni statali all’aumento — seppure faticoso —
del numero degli operai e delle
operaie nel cantiere dell’alternativa di sinistra; dalla pesante
costrizione al silenzio verso tutti i teologi che non sacrificano
la ricerca all’ossequio deferente
ai pezzi di cammino ecumenico
delle varie chiese che in loco
continuano a costruire realtà,
diffondendo così una preziosa
sensibilità teologica.
Ed abbiamo avvertito il bisogno di immergerci in questa riflessione nella terra del Sud, dove l’esperienza delle Comunità
di base in questo decennio ha
registrato le difficoltà più grosse.
Da qui il titolo del IX Convegno: « Donne e uomini per ima
terra di speranza », con il sottotitolo: « Esperienze di chiesa
senza potere in una società in
trasformazione e di fronte alla
crisi delle istituzioni ».
Lo svolgimento del Convegno
sarà il seguente:
Sabato 29 aprile
ore 10.30 - relazione introduttiva: « Nel Sud la situazione politica ed ecclesiale italiana interroga i cristiani di base » (relatore Marcello Vigli); Un impegno
di lotta alla camorra: una testimonianza (Isaia Sales);
ore 15.30 - relazione: « <3uali
realtà alternative di fronte ai
processi mondiali di organizzazione e concentrazione dei poteri? » (Rossana Rossanda);
ore 18.30 - tavola rotonda:
« La nuova tentazione costantiniana: quale identità delle chiese ». Parteciperanno: Giorgio
Bouchard, Domenico Rosati, Raniero La Valle, Mario Alighiero
Manacorda. Coordinatrice: Anna
Maria Marlia.
Domenica 30 aprile
ore 9.30 - commissioni di studio: 1) solidarietà e competizione nella vita quotidiana; 2) emarginazioni: come si affrontano oggi. Prevenzione, assistenza,
volontariato, intervento pubblico; 3) visibilità delle Comunità
di base; 4) pace, giustizia, salvaguardia del creato.
Lunedì 1“ maggio
ore 9.30 - Assemblea eucaristica conclusiva.
Per ulteriori informazioni:
Ciro Castaldo, via T. Blanch 19,
80143 Napoli - Tel. 081/5534150.
(Cdb Pinerolo)
Congresso
della FUCI
ROMA — La FUCI (Federazione universitaria cattolica italiana) ha tenuto il 49" Congresso
nazionale, a Bari, dal 29 marzo
al 2 aprile.
La FUCI è formata da giovani universitari, ed è un movimento dell’Azione cattolica italiana. In questo congresso ha
affrontato il tema « Interdipendenze, comunicazioni, conflitti.
Percorsi della ragione e provocazioni della fede nelle metamorfosi del moderno ».
Un titolo macchinoso, ma che
mette in rapporto i fenomeni di
trasformazione degli ultimi anni con le questioni di fondo
della modernità e con l’annuncio
di fede.
E’ un contributo che privilegia
il momento analitico, a partire
dai tre ambiti che storicamente
l’antica federazione privilegia:
la situazione del paese, la realtà
della chiesa, l’ambito delTuniversità.
Dalla lettura dei documenti
preparatori, emerge il carattere formativo dell’impegno fucino: « Riteniamo che oggi dei laici maturi abbiano particolare
bisogno di un’attrezzatura culturale, che li aiuta a svolgere
il proprio impegno di cittadini,
nel nostro caso di studenti nella chiesa e nella società italiana».
{ADISTA}
La chiesa cattolica:
punto di riferimento
ROMA — « Nell’attuale società delle incertezze, perplessità e
contese, la Chiesa diventerà
sempre più punto di riferimento
e operatrice di opinione ». E’
quanto si rivendica nel comunicato finale dei lavori del Consiglio permanente della CEI svoltosi a Roma dal 14 al 16 marzo.
I vescovi mostrano di essere
preoccupati che « le tendeni e
culturali dell’immediato (...) incidano sulla conoscenza e sulla
pratica sia della fede che della
morale cristiana». Ma ancor pili i
vescovi sono preoccupati « quando persone responsabili della
cultura, dell’insegnamento e della ricerca ecclesiastica ritengono
di potere, in nome di un malinteso rispetto delle coscienze,
assecondare idee e comportamenti che prescindono dalla luce della sapienza divina, a cui
costantemente si ispira il magistero autentico del papa e dei
vescovi in comunione con lui ».
II comunicato finale di questa
sessione del Consiglio permanente riferisce anche degli altri
argomenti trattati alla vigilia
dell’Assemblea generale che si
svolgerà nel prossimo mese di
maggio (15-19).
Rispetto alTannunciata sentenza della Corte Costituzionale circa la non obbligatorietà dell’ora alternativa per i non avvalentisi delTIRC, i vescovi non
prendono posizione (si riservano di farlo a sentenza pubblicata), ma definiscono « deduzioni strumentali » le interpretazioni secondo le quali la Corte avrebbe deciso la possibilità per
i non avvalentisi di assentarsi
dalla scuola, o peggio, di collocare l’ora di religione fuori o
ai margini dell’orario' scolastico.
I vescovi dedicano- esattamente quattro righe alla « questione
femminile » per affermare che
occorre « proseguire un’opera
costante di promozione e di
chiarificazione teologica, in conformità all’insegnamento della
Chiesa ».
Nel corso dei lavori i vescovi hanno esaminato la bozza di
una nota su « La formazione all’impegno sociale e politico »,
che probabilmente sarà approvata e diffusa in occasione della
prossima Assemblea generale.
II Consiglio ha pure deciso di
rispolverare e di « ripresentare »
con qualche aggiornamento un
documento del 1980 su « La formazione dei presbiteri nella
Chiesa italiana ». ( ADISTA)
9
vita delle chiese
7 aprile 1989
OBIETTORI DI COSCIENZA A PADOVA
Digiuno a staffetta
I limiti della legislazione attuale rendono necessaria una sua riforma
Dal 1” al 31 marzo ha avuto
luogo presso la comunità metodista di Padova il digiuno a staffetta dei giovani obiettori di coscienza, che aveva come scopo
la sensibilizzazione sulla riforma della legge 772 e la discussione su un'eventuale nuova legge.
Dal 1“ al 15, in concomitanza
con la mostra sul glorioso rimpatrio allestita nel tempio, gli
obiettori hanno usufruito delle
sale sociali del primo piano, usando nella seconda metà della
loro azione parte del tempio
stesso.
In occasione della domenica
delle Palme il gruppo padovano del Movimento italiano per
la riconciliazione ha sostituito
gli obiettori nel digiuno, partecipando anche al culto, seguito
da un’agape fraterna.
Mercoledì 22 invece, la « Fraternità di Spello », in pellegrinaggio di pace nella diocesi padovana (dove ha incontrato dei
nomadi, gruppi impegnati nel
terzo mondo e i barboni delle
mense popolari), ha sostato nel
nostro tempio unitamente ad
fà/' i v' ^ * » vn ' ixotuwa
Ï
« \
Padova. Nei locali della chiesa metodista sono stati ospitati gli obiettori che hanno effettuato il digiuno. (Omaggio Fotograf).
alcuni sacerdoti per im incontro
di riflessione e scambio con gli
evangelici e gli obiettori.
CORRISPONDENZE
Giornata fraterna
TRIESTE (valdese-elvetica) —•
La giornata del 17 febbraio è
stata ricordata da un solenne
culto, insieme alle altre chiese
della città. La predicazione del
pastore luterano Poggioli è stata profondamente coinvolgente;
il coro dell’Associazicne Bach
ha proposto con serietà e bravura alcuni corali bachiani che
il pubblico ha gradito. L’àgape,
seguita al culto, ha riunito nei
locali comunitari parecchi fratelli delle altre chiese e numerosi simpatizzanti. Nel pomeriggio abbiamo potuto ascoltare con vivo interesse una conferenza del past. Fanlo y Cortés
sul Rimpatrio ed assistere alla
proiezione di alcuni documentari su Trieste e sulle attività delle nostre comunità.
• Dopo la mostra su Lutero,
la basilica ospita in questi giorni una mostra fotografica su Albert Schweitzer e l’ospedale di
Lambaréné, organizzata in occasione del 75” anniversario della fondazione del villaggio sanitario. La mostra è stata curata
del medico triestino dr. Adriano M. Sancin, reduce da un soggiorno a Lambaréné. Nella introduzione ad un volume da lui
scritto sul. « grand docteur » e
la sua opera, il dr. Sancin scrive tra l’altro: « Schweitzer è im
mito, a lui e al suo ospedale,
monumento della cultura nel
cuore deH’Africa nera, guardano
e guarderanno con rispetto e
ammirazione molte generazioni,
come a uno dei più generosi esempi di umanitarismo europeo...
Al suo nobile esempio e a tutti
coloro che hanno sostenuto e
sosterranno l’opera del « grand
docteur » a Lambaréné e nel
mondo, è dedicata quest’opera ».
Numerosi enti internazionali
sono fra i promotori del volume
che ha incontrato il favore della
critica locale.
Solidarietà con il
popolo kanako
TORINO BIELLA — Billy Wa
potrò, della Chiesa evangelica
della Nuova Caledonia, parlerà
mercoledì 12 aprile a Torino
(sala di v. Pio V, 15, 1° p.) alle
ore 21, e giovedì 13 a Biella
presso la sala della biblioteca,
sempre alle 21, sulla situazione
dei kanaki in Nuova Caledonia.
Seminario per
animatori giovanili
BETHEL (Catanzaro) — Il 16”
Circuito organizza per i giorni
22-25 aprile un seminario di formazione per animatori giovanili,
delle scuole domenicali e degli
studi biblici. Introdurranno il
seminario il past. Claudio Pasquet e il diacono Franco Taglierò.
Tutto questo è stato possibile
per i contatti presi da Danilo
Passini e Alberto Fragaglia,
membri della nostra comunità
(il primo ha da poco terminato
il suo servizio civile alternativo,
il secondo è tuttora in servizio).
Sia la stampa laica (il « Mattino di Padova » e « Il Gazzettino »), sia il settimanale diocesano « La difesa del popolo » hanno dato risalto in più di un’occasione all’iniziativa, e hanno
invitato i lettori a far visita
agli obiettori, presso la nostra
chiesa di c.so Milano.
Sono decine le persone che
giornalmente hanno risposto, in
vario modo, all’appello. La comunità metodista, che regolarmente ospita nelle sue sale il
Gruppo incontro (omosessuali
credenti) e una comunità di base, oltre al gruppo interconfessionale di studi biblici, è grata
al Signore per questa nuova
opportunità di concreta solidarietà e di testimonianza dell’amore di Cristo che abbraccia
tutte le creature, specie le più
deboli ed emarginate.
Giovanni L. Giudici
PARIS
XVII Février
Nous nous sommes réunis comme
l’année dernière chez Monsieur et
Madame Gilmer, les quelques vaudois
et sympathisants de Paris pour fêter le
" XVII Février ».
Après un rapide tour d'horizon sur
l'état des Vallées et de ses habitants
nous avons écouté monsieur le professeur Henri Appia nous rapporter de
Suisse ses impressions sur le 125ème
anniversaire de la création de la Croix
Rouge par Henri Dunant à laquelle
les vaudois non seulement adhérèrent d’emblée mais contribuèrent à
développer. Les fortes personnalités
du docteur Appia et de son frère,
leurs connaissances, leurs expériences
du champ de bataille devaient les
amener à produire le premier manuel
d'assistance aux blessés victimes des
durs combats de l'Unité italienne.
La Glorieuse Rentrée, à l'ordre du
jour, nous fut située dans le cadre
politique et religieux de l'époque
par Félix Vigne qui s'attacha à nous
montrer l'organisation logistique de
cette opération due au sens tactique
et stratégique de Janavel qui sut communiquer à Arnaud et à Turrel, à
l’ensemble de ce • commando » tous
les éléments pour la réussite d’une
telle entreprise. Celle-ci aurait pu
se révéler désastreuse sans le revirement du Duc de Savoie. L’histoire de
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Conoscere
le chiese battiste
cette colonne franco-vaudoise est le
témoignage que ni les huguenots, ni
les vaudois ne croyaient à l'exode définitif dû à la révocation de l'Edit de
Nantes, cruelle désillusion pour beaucoup d'entre eux qui eurent bien du
mal à s'adapter par la suite dans les
pays d'accueil.
Leur lutte est à porter au compte
des droits de l'homme, de ses devoirs
aussi, elle se place dans les mêmes perspectives que les révolutions
anglaise et hollandaise, américaine et
française donc ce sera le bicentenaire,
Y a-t-il eu un vaudois qui aurait
participé à la construction de la Tour
Eiffel? Autre centenaire.
Que toutes ces commémorations ne
nous tournent pas la tête à la lumière
du passé, pensons à l’avenir de
l'oasis vaudoise des Alpes, peut
être sa diaspora saura vous y aider
jointe à la Providence divine.
Dans son intercession Henri Fridel
nous rappelait fort judicieusement les
paroles de l'Ecclésiaste chap. 3 versets 1 à 8, à nous de trouver les
réponses dans le Nouveau Testament.
Notre petite réunion, selon la tradition, se termine autour d’un buffet,
sans oublier de faire une collecte
destinée aux anciens.
H. Vigne-Ribet, Paris
PERRERO-MANIGLIA — La
riunione quartierale del 28 marzo a Ferrerò ha avuto come graditi ospiti il pastore battista
Domenico Tomasetto accompagnato da Nella e Paolo Righetti. Tema dell’incontro era infatti un’informazione diretta sulla
vita delle chiese battiste italiane, nella prospettiva dell’assemblea congiuta prevista per il
1990 e deirunificazione dei periodici curati dalle varie denominazioni.
Il riconoscimento reciproco
dei ministeri — ha sostenuto il
pastore Tomasetto — ci è imposto dalla necessità di non
disperdere delle forze preziose
in un campo di lavoro impegnativo come è il nostro paese a
maggioranza cattolica. Le difficoltà però esistono e sono dovute in buona parte ad una diversa organizzazione ecclesiastica, oltre al timore, per molti
membri di chiesa, di rinunziare
ad una tradizione consolidata
che garantisce continuità e sicurezza.
L’obiettivo da raggiungere, con
l’aiuto del Signore, è perciò l’attuazione pratica di forme di collaborazione che, rispettando l’identità di ogni chiesa, rendano
ancora più incisiva la testimonianza evangelica in Italia.
Nuovo anziano
VILLASECCA — Nel corso del
culto di domenica scorsa è stato
insediato quale nuovo membro
del concistoro il fratello Emidio
Barus; a lui esprimiamo ancora
la gratitudine della comunità
per aver accettato di svolgere
questo importante ministero.
• Nel corso dello stesso culto è stata battezzata Valeria
Clot Varizio di Enzo ed Anna
Tessere; rinnoviamo ai genitori la gioiosa partecipazione di
tutti.
Durante la Pasqua
VILLAR PELLICE — Gli incon
tri cultuali della settimana
santa sono stati seguiti da belle assemblee con buona partecipazione alla Cena del Signore.
• Un vivo ringraziamento ad
Albert de Lange che, con una
interessante serie di diapositive
sull’Olanda, ha animato il pomeriggio di domenica 2 aprile
e rincontro fraterno organizzato
dall’Unione femminile per i nuovi membri di chiesa.
SAN GERMANO — Durante il
culto della domenica delle Palme hanno confessato la loro
fede i tredici catecumeni che la
sera del 16 marzo avevano chiesto al Concistoro di entrare a
far parte della comunità; essi
sono: Amanda Balmas, Davide
Balmas, Giulia Bouchard, Patrizia Canone, Giann,i Comba, Massimo Comba, Antonella De Michelis, Paola Ferrerò, Andrea
Long, Federica Long, Monica
Pagetto, Tiziana Soulier, Mirco
Valente.
I culti del giovedì santo, con
la partecipazione delle varie attività, e del venerdì santo con
la predicazione del professore
della Facoltà di teologia Bruno
Corsani, a cui va il nostro sincero e fraterno grazie, sono stati
ben frequentati; durante il culto
di Pasqua è stata battezzata la
piccola Barbara Soulier.
• Da segnalare infine la data
del 9 aprile, giorno del nostro
bazar che si aprirà alle 15. Sia
quello un momento importante
non solo per la vendita dei lavori preparati dalle sorelle dell’unione femminile, ma anche
per l’opportunità data ad ognuno di trascorrere alcune ore in
una piacevole atmosfera fraterna.
SAN SECONDO — La luce della resurrezione ha guidato la comunità nella celebrazione della Pasqua, nel canto e nella Cena del Signore.
• Domenica 2 aprile il culto
è stato presieduto dai giovani
della nostra comunità. Li ringraziamo per il loro impegno.
• Il Signore ha chiamato a
sé Paolo Guido Paschetto. Alla
moglie Olimpia, ai figli e ai familiari tutti esprimiamo ancora
la nostra simpatia cristiana.
RORA’ — Domenica 19 marzo
sono stati battezzati il piccolo
Stefano Tourn ed Arturo Rivojra, il quale ha poi partecipato
alla cena del Signore nella domenica di Pasqua.
Recita
ANGROGNA — Sabato 8 aprile, alle ore 20.45, presso la sala
valdese, l’Unione giovanile valdese di Villar Penice presenterà una commedia brillante in
due tempi « li sagrin ’d don
Taverna » e una farsa « La marchesa ».
Unione femminile
TORRE PELLICE — Domenica scorsa l’Unione femminile ha
ricevuto la visita della sorella
Franca Armand Hugon Avanzini che ha presentato uno studio
condotto sulla evangelizzazione
nel canavese ed in particolare
nella zona di Ivrea; le numerose
domande delle persone presenti hanno sottolineato l’interesse
per gli argomenti preposti dall’ospite che ancora vogliamo ringraziare.
Lunedì 10 aprile
□ INCONTRO PASTORI
1“ DISTRETTO
AGAPE (Prali) — L’Incontro mensile
dei pastori del 1” distretto inizia alle
ore 9.30 con la meditazione di Sergio Ribet; i lavori proseguono con
la discussione sul tema « Teologia pratica: la commissione sul disagio psichico ». Nel pomeriggio: incontro delle accademie evangeliche.
Giovedì 13 aprile
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — La riunione, presso
la Com, di S, Domenico, alle 20.45,
è dedicata al documento preparatorio
di Basilea ’89.
Venerdì 14 aprile
□ INCONTRO SULLA
NUOVA CALEDONIA
TORRE PELLICE — Organizzata da
Radio Beckwith e dal consiglio del
r circuito, alle ore 21 presso la casa unionista di via Beckwith, si svolge
una serata di informazione sulla Nuova Caledonia, con fa partecipazione di
Billy Wapotro, direttore dell'insegnamento protestante.
Domenica 16 aprile
□ CONCERTO
PRO OSPEDALE
POMARETTO — Alle ore 17, nel cinema Edelweiss, si svolge un pomeriggio musicale con la partecipazione
della corale valdese di San Germano
e del duo pianistico composto da Anna Èva Jahier e Claudia Rostagno, Le
offerte sono a favore della ristrutturazione dell’ospedale.
10
10 valli valdesi
7 aprile 1989
LUSERNA SAN GIOVANNI - ISTITUTO TECNICO
TICKET
Quella
multa
evitata
Tra due anni la normalità ‘■®
reazioni
L’autonomia rispetto alla sede centrale - Tre sezioni per oltre trecento studenti - I problemi logistici e i lavori di ristrutturazione
Da un po' di tempo mi capita
sempre più spesso, viaggiando
fra Pinerolo e le valli, di vedere
le auto che incrocio segnalarmi
con le luci la presenza poco più
avanti della polizia stradale o dei
carabinieri.
Devo confessare che la prima
reazione istintiva è di riconoscenza: invece di chiudersi nel proprio egoismo o addirittura rallegrarsi perché qualcun altro si
potrà pigliare una multa, ecco
delle persone che rischiano qualcosa (ci sono già state denunce e
processi per questo comportamento) in un gesto di solidarietà
con i loro simili. Fra tanto dilagare di indifferenza o di aggressività, questa può sembrare una
gentilezza apprezzabile.
E poi bisogna dire che qualche
volta la pubblica amministrazione e i suoi rappresentanti ufficiali invogliano a questi piccoli e apparentemente innocui gesti di ribellione. E’ difficile capire la necessità dei 50 km. all’ora e della
linea bianca continua, che in teoria impedirebbe di sorpassare anche un carro di fieno, su un bel
rettilineo ampio, e fa rabbia vedere i rappresentanti della legge appostati sotto un cavalcavia a
controllare il meticoloso rispetto
dello « stop » allo svincolo, quando per un lunghissimo tratto la
strada in cui ci s'immette è visibilmente deserta e poco più lontano
invece dei pazzi pericolosi ti superano indisturbati in una curva
cieca, rischiando un massacro.
Eppure la comoda segnalazione, su cui già tanto si è discusso,
mi pare profondamente sbagliata e merita forse qualche momento di riflessione.
E’, credo, evidente a tutti
l'eventualità terribile, anche se
per fortuna relativamente rara
che, invece di risparmiare soltanto ad un povero diavolo come
noi una multa che non ci sembra
giusta, ci troviamo involontariamente complici di un sequestro
di persona, o di un assassinio,
aiutando i responsabili ad evitare il posto di blocco.
Ma, anche senza giungere a
queste ipotesi drammatiche, in
ogni caso questa omertà fra sudditi scontenti è il frutto di una
mentalità sbagliata.
Se vogliamo essere persone libere e responsabili, dobbiamo lottare per cambiare le cose che non
accettiamo, non cercare di eluderle, siano pure soltanto segnali
stradali. E’ su questa omertà che
si fondano mafia, camorra,
'ndrangheta, e in una società di
questo genere si passa presto e
facilmente dalla complicità per
comodo a quella per paura.
Insomma, abbiamo il diritto di
commuoverci su Marco Fiora, o
di discutere le scelte di un magistrato che teme per la vita delle
proprie figlie, quando anche noi,
sia pure in piccole cose a prima
vista senza la minima importanza, contribuiamo a formare l'ambiente in cui prosperano le « piovre »?
Marcella Gay
Al centro dell’attenzione lo
scorso anno, a causa della nota vicenda delle preghiere in classe
recitate da un preside di chiara
formazione salesiana, l'istituto
tecnico per geometri e ragionieri
vive quest’anno una stagione diversa. Il preside Ugazio è stato
sostituito nell’incarico dalla prof.
Adriana Tarditi che nel corso di
un breve colloquio si dice preoccupata soprattutto del buon funzionamento della scuola: « Se
problemi ci sono stati in passato,
essi sono certamente superabili
con la collaborazione di tutti ».
Del resto l’istituto ha conseguito
la sua autonomia, rispetto alla
sede centrale del Buniva di Pinerolo, da pochi anni e anche per
questo gli stessi programmi e le
attività integrative stanno vivendo una fase di reimpostazione;
particolare attenzione, per quanto riguarda la sezione geometri,
è stata rivolta al centro storico
di Luserna che vedrà un progetto di ristrutturazione complessiva.
Quel è la dimensione attuale
dell’istituto?
« L’attività — prosegue la preside — è suddivisa in tre sezioni,
due di ragioneria ed una per i
geometri; in totale si tratta di
circa 340 studenti ».
Per quanto riguarda la decisione di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica, la percentuale dei non awalentesi è inferiore al 30%, circa
90 ragazzi che svolgono studio individuale.
La scuola vive però ancora un
problema non indifferente, legato
alla sistemazione logistica; i lavori di ristrutturazione dell’ex
caserma vanno a rilento, pur se
da quest’inverno alcune classi
hanno potuto essere ospitate nel
nuovo edificio (evidenziato nella
fotografia).
« Ci sono state — ha precisato
il sindaco Badariotti — alcune
lungaggini tra ente appaltante e
ditta incaricata di eseguire i lavori; due piani sono già utilizzati, l'altro dovrà attendere il nulla
osta da parte dei vigili del fuoco,
che però daranno il loro parere
favorevole dopo la chiusura del
l’altro cantiere; a lavori ultimati
avremo un ottimo complesso scolastico a livello di valle ».
Resta fermo il fatto che, secondo il sindaco, si dovrà aspettare
l’anno scolastico ’90-91 per vedere
ultimata questa scuola che, se
l’amministrazione comunale confermerà le indicazioni pervenute
dal consiglio di istituto, dovrebbe
essere intitolata a Jacopo Lombardini.
Piervaldo Rostan
In che modo la gente ha accolto la notizia deH’istituzione di un
ticket su analisi, esami e ricoveri
ospedalieri?
Naturalmente si tratta solo di
prime impressioni e perciò non
si può attribuire ai primi segnali
validità assoluta; certo è che, citando per esempio l’ospedale valdese di Torre Pellice, si è assistito ad un forte incremento nella
richiesta di prestazioni ambulatoriali nei giorni precedenti l’entrata in vigore del decreto quando
la gente, allarmata dalle notizie
presentate dagli organi di stampa ha prodotto lunghe file ai laboratori di analisi; le richieste
sono drasticamente calate lunedì scorso; « Non si può dire però
— ha dichiarato il direttore sanitario dell’ospedale dott. Mathieu — se a causa del ticket o
per il fatto che molti esami erano
siati effettuati nei giorni precedenti ».
Un giudizio su questo tipo di
misura?
« Si tratta di una tassa iniqua,
che va a colpire i cittadini indifesi, cioè i malati, e rappresenterà sicuramente un grosso freno
rispetto agli interventi preventivi — commenta il dott. Mathieu,
il quale aggiunge —: il nostro
paese si trova già attualmente fra
quelli più in ritardo a livello europeo per quanto riguarda la spesa sanitaria, appena il 6,4% del
prodotto interno lordo ».
TORRE PELLICE
Per una cultura
PROPOSTA DI LEGGE (jp iTiiliardo nel «sociale»
pace
'Parte ancora una volta dalla
provincia piemontese una proposta di legge pure su un argomento molto più « universale » quale
la promozione di una cultura di
pace, solidarietà e cooperazione
tra i popoli: coordinatore dell’iniziativa sarà il comune di
Brandizzo, individuato quale sede
del coordinamento regionale degli enti locali denuclearizzati piemontesi.
La delibera, contenente una
proposta di legge regionale sulla
materia, è stata assunta a fine dicembre ’88 da quel comune e viene in questi giorni adottata da altri (almeno cinque) per consentirne la presentazione in Regione: fra questi Angrogna e Torre
Pellice, che l’hanno esaminata nel
corso delle loro ultime riunioni
di consiglio comunale.
L’impegno per la pace ha caratterizzato molti gruppi, in particolare di giovani, negli ultimi anni;
a questo non ha corrisposto un
intervento diretto della Regione.
Eppure, dicono i propositori di
questa legge, è molto importante
sostenere ed incentivare quelle
realtà da tempo impegnate, o che
intendono farlo, tenendo particolarmente conto da un lato della
necessità di un superamento del
l’attuale situazione di squilibrio
fra Nord e Sud del mondo, dall’altro dell’importanza di cogliere in modo stimolante e costruttivo la convivenza sul territorio regionale di differenti gruppi etnici
e razziali.
Perciò i 10 articoli che costitui.scono l’attuale documento propo
sitivo, pur suscettibili di miglioramento, costituiscono un primo,
significativo, passo « ufficiale ».
Quali potrebbero essere questi
interventi regionali per la promozione di una cultura di pace?
Importante è, si dice nel testo,
conoscere a fondo il problema,
non solo per quanto riguarda
l’aspetto della solidarietà e cooperazione, ma anche sul fronte dei
rapporti fra istituzioni civili e
militari; si prevede perciò un impegno diretto per promuovere la
diffusione del servizio civile alternativo a quello militare, nonché
l’istituzione di un « archivio » regionale contenente tutto il materiale esistente sul tema, con particolare cura di pubblicizzarlo
nelle scuole, centri culturali e
biblioteche.
Sono previsti, infine, contributi
a quegli enti, associazioni e scuole che intendano dar corso ad iniziative per raggiungere lo scopo
della legge.
Anche questa proposta di legge,
dunque, è testimonianza di un impegno preciso dei molti comuni
piemontesi che in questi anni,
per dirla con le parole del sindaco di Brandizzo che ha lanciato la proposta « non hanno voluto limitarsi alla normale amministrazione ma hanno cercato di
tenere viva l’attenzione su questi
attuali, grandi problemi mondiali, ben .sapendo che una piccola
comunità locale può portare un
contributo di idee, di proposte, di
lotte per l'affermazione dei valori
irrinunciabili della pace e della
cooperazione tra i popoli ».
Tornata di fine marzo per i
consigli comunali ed anche a
Torre Pellice si è approvata, la
scorsa settimana, la stesura finale del bilancio di previsione
per l’anno in corso; esso pareggia su una cifra di circa 5 miliardi e 300 milioni e va rilevato
che uno degli impegni maggiori
riguarda ancora una volta l’intervento nel campo del « sociale », che supera ormai il miliardo di lire. Significativa anche la cifra che riguarda gli investimenti (oltre il miliardo e
mezzo) in gran parte finanziati
da mutui.
Lasciando da parte il bilancio,
non buone notizie derivano dalla raccolta e smaltimento rifiuti, il cui costo è in costante aumento, malgrado raccolta differenziata e recupero di alcuni prodotti potrebbero indurre a pensare ad ima diminuzione; aumenti stabiliti in base ai dati
ISTAT (-1-6,2%), tariffe più elevate da parte della ditta incaricata della raccolta, costo di
smaltimento nella discarica di
Pinerolo passato da 18 a 24 mila lire alla tonnellata concorrono ad un aumento totale che
per Torre PeUice raggiunge com
TORRE PELLICE '
soleggiatissima villetta su lotto terre- '
no mq. 4.500 ca. composta da piano- i
terra ; garage, lavanderia, tavernetta, I
vano cucina estiva, cantina e servizio. i
Piano abitazione : soggiorno con ca- I
mino, 2 camere, cucinotla abitabile, i
bagno, terrazzo panoramico. Piano |
mansardato: 2 vani, servizio. Impianto riscald., acqua propria. L. 128,5 m. |
VALPELLICE IMMOBILIARE i
luserrM S. Giovanni I
Viale De Amicia 3/1
Tel. (0121) 901.5S4
plessivamente i 12 milioni di lire annui.
Una notizia più confortante riguarda invece gli impianti sportivi di viale Dante; è stata individuata la ditta (Parola di Borgo S. Dalmazzo) a cui affidare
la copertura dei campi da bocce e da tennis mediante strutture geodetiche; esaminati i preventivi pervenuti, la proposta
della ditta cuneese si è dimostrata la più valida sia per le garanzie sul telone di copertura,
sia per il riscaldamento, sia
ancora per il costo finale dell’opera (circa 170 milioni).
Da segnalare, infine, due prese di posizione: la prima riguardo alla ventilata soppressione
dei tribunali non aventi sede in
capoluoghi di provincia (58 in
tutta Italia tra cui Pinerolo) con
una ferma protesta che coinvolge molti enti pubblici; la seconda è costituita da una proposta di legge regionale denominata « Interventi regionali per
la promozione di una cultura
di pace, di solidarietà e cooperazione tra i popoli » di cui parliamo in altra parte del giornale.
P.V.R.
I [o nscaia.,
I ^
PINEROLO
V. Csistelfidardo, 28
Tel. 0121/76.970
11
7 aprile 1989
valli valdesi 11
SCUOLE DI MONTAGNA - VAL PELLICE
Rorà. La popolazione si è mobilitata per rispondere alla ventilata
chiusura della scuola locale.
No alla chiusura
Il progressivo ritiro dei servizi da comuni già penalizzati - Prese di posizione della Comunità Montana e del Consiglio di circolo
Senza rassegnarsi ad essere
sempre più un « mondo dei vinti », a vari livelli, in vai Pellice
si sta intervenendo contro i decreti ministeriali che, in merito
al mondo della scuola, determinano la chiusura delle piccole
scuole di montagna, con il conseguente accorpamento in istituti
di dimensioni maggiori e quindi,
di fatto, lontani dalle abitazioni
di molti ragazzi.
E’ ormai un costante « j'accuse » da parte di organi, enti e
cittadini verso uno stato che pare intervenire in modo paradossalmente coordinato per favorire
e rendere irreversibile l’abbandono della montagna. Mentre si
vogliono appunto chiudere le
scuole, si prospetta anche il taglio di quei servizi di trasporto
che sono indispensabili, come il
treno; nel contempo tutta una serie di altri servizi (ENEL, collocamento, Italgas) se ne sono già
andati.
Proprio partendo da queste
considerazioni la giunta della Comunità Montana Val Pellice prima ed il Consiglio di circolo di
Torre Pellice, più di recente, hanno espresso pubblicamente il loro dissenso e le loro preoccupazioni sul problema scuola.
La Comunità montana, lamentando che le proposte governative « fanno riferimento alle esigenze delle zone montane sulla
base esclusivamente delle difficoltà di collegamento quale impedimento all'accorpamento dei piccoli plessi scolastici montani ai
plessi dei centri maggiori, anziché basarsi sul primario diritto
per ogni popolazione a vedere tutelati essenziali fattori di identificazione storico-culturale, spesso
faticosamente e dolorosamente
acquisiti » e constatato « che queste popolazioni sono ormai ai limiti della sopportazione per questo permanente atteggiamento
dello Stato, che appare colpevolizzante e punitivo nei confronti
dei cittadini che "osano” rimanere tenacemente legati alla loro
terra, a questi monti ai quali lo
Stato non sa riconoscere l'enorme valore nazionale di un ambiente ancora sano, se non emettendo leggi che vorrebbero tutelare ambienti ed invece uccidono lo
spirito d'iniziativa, promuovono
l'emigrazione dei giovani, creano dei ghetti per gli anziani, ampliano le premesse per un degrado irreversibile », ha chiesto
all’UNCEM (Unione nazionale comuni ed enti montani) di « promuovere iniziative di ogni genere
affinché vengano soppresse le
norme vigenti e vengano evitate
quelle ventilate, comportanti danni sempre più gravi e punitivi per
le popolazioni montane, ad iniziare da quelle scolastiche », E
ancora sottolinea l’esigenza di
« promuovere, in particolare, manifestazioni delle popolazioni
montanare, anche di piazza, quale espressione dell’insofferenza dilagante nei confronti delle istituzioni nazionali e regionali ».
A sua volta il Consiglio di circolo di Torre Pellice, in una sua
presa di posizione, avanza fra
l’altro perplessità « sull’effettivo
risparmio di spesa pubblica che
si verrebbe a conseguire con la
"politica della razionalizzazione",
poiché di fatto si andrebbe incontro ad un aggravio di costi
per le amministrazioni locali e
per le famiglie (trasporto e mensa) », chiedendo «che non vengano effettuati accorpamenti di
plessi scolastici all’interno del
Circolo didattico di Torre Pellice,
come già affermato dalla mozione approvata all'unanimità in
data 21.06.’88, in cui si opponeva
all’eventuale chiusura delle scuole di montagna, a ulteriore sostegno delle posizioni assunte dalle
Amministrazioni ' comunali del
Circolo didattico di Torre Pellice,
delle lettere di protesta inviate
dai genitori ai sindaci interessati, della mozione sottoscritta
dalla sezione CGIL-CISL Scuola
di Torre Pellice ».
Nel frattempo, a Rorà, le famiglie hanno organizzato una
raccolta di firme contro la ventilata chiusura della scuola comunale; si tratta di una scuola che
attualmente ospita 19 alunni e
che nel prossimo anno dovrebbe
registrare un aumento a 21, per
il cui mantenimento sono state
raccolte, nei primi giorni di avvio
della petizione, una ottantina di
firme sui circa 250 abitanti che
Rorà conta.
P.V.R.
r--------------------------------1
I TORRE PELLICE ■
I « Bellevue » soleggiatissima e lumi- I
nosissima monocamera finemente ar- |
I redata con grande bagno, terrazzino, I
cantina. Riscaldamento semiautonomo. ■
I L. 24 m. I
VALPELUCE IMMOBILIARE ■
Luserna S. Giovanni |
Viale De Amicit 3/1 I
Tel. (0121) 901,554
PRECISAZIONI
Leggendo la cronaca relativa al Consiglio di Angrogna del 21.3.89, mi vedo
costretta a rettificare alcuni punti non
corrispondenti alla realtà del fatti.
1) Circa gli acquedotti comunali:
nel 1989 si prevede il completamento
di quello di Pradeltorno (mutuo di 200
milioni), l'esecuzione dei lavori per il
potenziamento di quello esistente
(mutuo di 200 milioni), mentre si destinano due altri mutui del 1989 e
1990 (altri 200 milioni) aH’approvvigionamento idrico della zona orientale di
Angrogna, di cui in questo Consiglio
si è decisa la progettazione, mentre
l'esecuzione, se va bene, avverrà nel
1991. Inoltre per l'acquedotto rurale
di Barfé e Serre Malan a carico CEE
e Comunità Montana il finanziamento
previsto è di L. 118.000.000 e non
150.000.000,
2) Per le opere stradali: l'ampliamento strada delle Bruere, la strada
del Boschetto e la strada di Carlevà
(con relativo piazzale presso la Ghieisa
d'Ia Tana) saranno realizzate quest'anno, ma la ribitumatura della strada del
Serre e Chiot dl'Aiga quest'anno è
solo in fase di progettazione e sarà
quindi realizzata presumibilmente nel
1990.
3) La casa comunale per ora dispone soltanto di un finanziamento di
50 milioni contro i 300 necessari, per
cui si farà richiesta nel 1989 per avere
gli altri, ma non si potranno iniziare i
lavori, come riportato.
4) Quanto al Macello cooperativo
di Chiot dl'Aiga, il cui adeguamento
Teatro
VILLAR PELLICE — il gruppo teatro
di Rorà presenterà, sabato 8 aprile,
alle ore 20.30, presso la sala comunitaria, la commedia supercomica in 2 atti
«La mutua non paga il divorzio». Ingresso libero.
Incontri
alle norme igienico-sanitarie costa 30
milioni in base al progetto redatto dai
tecnici della Comunità Montana, oltre
ai 9 milioni già spesi dalla Cooperativa stessa per modifiche interne, contrariamente a quanto riportato, il Comune sosterrà soltanto la spesa di
L. 5.000.000 perché non è in grado di
fare di più, mentre i rimanenti 25 milioni sono stati assunti a carico del
bilancio Comunità Montana, come da
resoconto del Consiglio della stessa
sul medesimo numero del giornale.
5) Infine ho ricordato la figura di
Elmo Malan, che è stato promotore e
presidente sia della Società Taculot
sia della Cooperativa Agricola Angrogna dal loro sorgere fino a due anni
fa, e non già segretario come riportato dal cronista.
Ringraziando per l'ospitalità, porgo
distinti saluti.
Franca Coi’sson,
sindaco di Angrogna
PEROSA ARGENTINA — Nell'ambito di una serie di incontri sul problema droga, organizzata in particolare
per i genitori degli alunni delle scuole elementari e medie, venerdì 7 aprile, alle ore 20.30, nei locali del cinema Piemont, i dottori Perotti e Fonsato dell'équipe tossicodipendenze dell'USSL 44 interverranno sugli aspetti
medici e sociali del problema.
TORRE PELLICE — A cura della
commissione TAM del CAI, venerdi
7 aprile, alle ore 21, presso la foresteria valdese, avrà luogo una serata
sul tema « Il giardino botanico alpino ». Interverrà il direttore del parco
Val Pesio, Ippolito Ostellino. E' prevista la proiezione di diapositive sul
tema e la partecipazione di altri esperti del settore.
TORRE PELLICE — L'USSL intende
organizzare nei prossimi mesi un Incontro pubblico sulla problematica generale del rapporto tra industria ed
ambiente. In vista di tale appuntamento è stata indetta una riunione
con i gruppi ambientalisti della zona
prevista per venerdi 14 aprile alle
ore 17 presso la sede della comunità
montana.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il comitato che si sta occupando dei problemi derivanti dall'industria Cartochimica si ritrova abitualmente ogni
lunedi sera alle ore 20.30, presso I
locali della chiesa valdese.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma: venerdi 7 aprile, ore
21.10, «Un mondo a parte»; sabato
8 e domenica 9, con inizio rispettivamente alle ore 20 e 16, verrà proiettato il film « Un pesce di nome Wanda ».
Concerti
PORTE — Sabato 8 aprile, nell'ambito della rassegna musicale « Cantavalli », alle ore 21, presso la palestra comunale di Malanaggio, si esibiranno i » Canterini del sentiero del
sale » e i « Suonatori delle quattro
provincia ». Lo spettacolo proposto offre un quadro del repertorio e dei modi espressivi della vasta area a cavallo degli Appennini, nelle provincie di
Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza, fra le più ricche del nord Italia.
Proiezioni
Convegni
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
organizzato dalla Federaz. mediatori
agenti immobiliari (FIMAI), anche Renzo Mercol (assessore al commercio
del comune) e Marco Gay, presidente
dell'ordine degli avvocati di Pinerolo.
__________Manifestazioni______________
PINEROLO — 11 sindacato SPI-CGIL
pinerolese ha indetto per lunedì 10
aprile una giornata di mobilitazione
sul problema dei pensionati, della rivalutazione delle pensioni e più in generale sul riordino previdenziale.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 6 aprile,
ore 16.45, avrà luogo una riunione al
Centro d'incontro con il seguente odg:
a) 'Replica dell’azione urgente in favore di 37 prigionieri trattenuti in prolungata detenzione preventiva (tra I 6 e i
13 anni) nella Corea del Sud; b) Campagna Turchia: 1) azione in favore dell’imam Osman Coskun, condannato a
16 anni a causa del suo credo religioso;
2) azione per il rispetto dei diritti
umani in Turchia; c) Radio Beckwith;
d) Nuove tecniche di lavoro.
Ringraziamento
La moglie ed i figli del caro Claudio
Rivoira sentitamente ringraziano tutti coloro che hanno aderito alla sottoscrizione, in ^articolar modo TANA
di Angrogna, rAmministrazione comunale, la scuola media di Torre Pellice
e l’ENEIi di Pinerolo.
AVVISI ECONOMICI
S. SECONDO cercasi domestica fissa
tuttofare. Offresi alloggetto indipendente e stipendio adeguato. Tel. ore
ufficio 011/6193759.
SIGNORA con esperienza specifica offresi come compagnia e animazione
persone anziane. Telefonare ore serali 0121/901586.
CHI ama gli anziani e vuole curarli
può ottenere in Svizzera il diploma,
dopo 18 mesi retribuiti. Lavoro assicurato. Scrivere: Tenger, 18010 Cipressa - Imperia.
PER I VOSTRI ACQUISTI
LIBRERIE
CLAUDIANA
• TORRE PELLICE - Piazza della Libertà, 7 - Telef.
(0121) 91.422.
• TORINO - Via Principe
Tommaso, 1 - Telef. (011)
66.92.458.
• MILANO ■ Via Francesco
Sforza, 12/A - Telefono
(02) 79.15.18.
PEROSA ARGENTINA — Prosegue,
venerdi 7 aprile, con inizio alle ore
21, la serie di serate di proiezioni di
diapositive presso la biblioteca comunale; il tema di questo incontro è; «Indonesia, tra i Toraja delle isole Sula
PINEROLO — Mercoledì 12 aprile,
alle ore 20.30, presso l'Auditoriurn di
c.so Piave, si tiene un convegno sul
tema « La nuova legge per gli agenti
immobiliari ». Partecipano all’incontro.
USSL 42 - VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 9 APRILE 1989
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Te!. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 9 APRILE 1989
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Villar Penice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza ;
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
12
12 fatti e problemi
7 aprile 1989
VIAGGIO DENTRO MANILA
Filippine oggi; miseria e spoliazione
Il problema delle adozioni in una città dove muoiono ogni giorno 100 bambini e metà della popolazione di Manila
vive in situazioni allucinanti - Il governo rifiuta contraccezione e aborto - La beffa degli aiuti internazionali
E’ difficile per un occidentale
immaginare una grande metropoli
come Manila: sette milioni di abitanti, ma forse anche di più; anzi
si parla addirittura di nove milioni di persone. Di queste il 60%,
e cioè circa cinque o sei milioni, vivono in situazioni allucinanti, ammassate negli « slums » o
negli « squatters », interi quartieri formati da baracche montate
su palafitte, collegate tra loro da
strette ed insicure passerelle. Sotto una melma fatta di escrementi,
rifiuti, acque di scolo; nella stagione delle piogge la melma sale,
lambisce il pavimento, sviluppa
biogas maleodoranti. Se un bambino scivola dalla passerella e vi
cade dentro, rischia di morire af
Marcos, sostenuta dal governo
americano. Non sono stati fatti
investimenti, non s’è provveduto
a creare alcuna industria, mancano oggi ancora le infrastrutture.
Nei pochi anni del suo potere
Cory Aquino non ha potuto sviluppare granché. I problemi lasciati in eredità dalla dittatura di
Marcos sono enormi, ed il potere
della Aquino è ancora troppo fragile.
Il paese è sconvolto da movimenti pseudorivoluzionari, come
il « New People Army », e da
squadre deH’ordine, formate da vigilantes, difficili da definire ma simili alle squadracce fasciste. E’
sufficiente che uno sia sospettato di essere « rivoluzionario » per
i-mmm
Ai bambini non rimane altro spazio per il gioco, se non i mucchi
di immondizia intorno alle case.
una crescita vertiginosa. Ma non
si fa nulla per impedire questo
aumento.
La contraccezione, seguendo i
dettami della chiesa cattolica, è
un argomento tabù. Non esiste
alcun programma per il controllo delle nascite; e i preti, nel confessionale, vigilano a che tutto si
svolga secondo i dettami della gerarchia.
Ovviamente non si parla di
aborto. Eppure da inchieste fatte
risulta che tre donne su quattro,
al di sotto dei 30 anni, hanno rifiutato l'ultima gravidanza. Gli
aborti dunque si fanno, ma clandestinamente, con l’aiuto delle
« mammane », che nelle Eilippine
si chiamano «hilot». Le tariffe
non sono eccessive, se confrontate coi nostri salari: variano dalle
10 alle 50 mila lire, ma l’igiene e
la sicurezza non sono di certo
garantite e la mortalità è molto
elevata (si parla di una morte
ogni mille aborti).
La chiesa cattolica è però anche presente a vari livelli: le suore si occupano di accogliere i bambini negli istituti, danno loro una
istruzione, e se possono li avviano
al sacerdozio; una professione dignitosa che, almeno, ti assicura
un piatto di minestra ogni giorno.
I « rogazionisti » gestiscono i seminari; i « camilliani » costruiscono ambulatori e vanno negli
« squatters » a distribuire medicine; i « focolarini » insegnano un
mestiere, come per esempio il falegname, e aiutano a impiantare
piccoli laboratori. Ma i problemi
rimangono, e in particolare quello
della fame.
fegato, se non si interviene prontamente. Ma chi abita negli
« squatters »? Una massa di diseredati, contadini fuggiti dalle campagne, dove vige ancora un sistema feudale, enormi latifondi,
grossi proprietari terrieri che si
prendono, come prezzo d’affitto,
gran parte del prodotto; fuggiti
dalla fame, inseguendo il sogno
di un guadagno maggiore nella
grande metropoli. Senza casa,
senza lavoro, in un posto dove
non esistono industrie, si adattano a qualsiasi tipo di lavoro. Il
guadagno medio prò capite annuo
è equivalente a 150 dollari USA.
Ciò significa che molti vivono
ben al di sotto di questo livello
medio. Si arrangiano in lavori
precari, come la vendita di sigarette o di giornali. Negli
« squatters », dove intere famiglie
vivono ammucchiati gli uni sugli
altri (10-15 persone in pochi metri quadrati), manca tutto: dall'acqua, alla luce, alle fogne.
Ma la miseria più nera è quella
di quanti vivono negli « snocking
mountains », i mueehi di immondizie della discarica pubblica di
Manila, dove ogni giorno si riversano tonnellate di spazzatura. Lì,
con le mani, adulti e bambini,
bambini di pochi anni, scavano
davanti ai bulldozer, alla ricerca
di qualcosa che ppssa ancora essere utilizzabile. Si calcola che
siano circa 20.000 le persone che
vivono in quella zona. Una ricerca affannosa c difficile, perehé la
città è setacciata da bambini di
8-10 anni che raccolgono nei loro
carretti tutto quanto è riciclabile,
dalle lamiere, ai cartoni, al vetro...
Perché questa grande miseria?
Per anni il paese è stato sfruttato,
dissanguato dalla potente famiglia
ché sparisca, senza processo, senza nulla, senza che la polizia intervenga, senza che si apra un’inchiesta. 1 desaparecidos filippini sono senza numero. Chi sta dietro a
questi movimenti armati? Diffieile
dirlo. Mancano prove. Però certo
qualcuno ha tutto l’interesse di impedire uno sviluppo democratico
del paese e, nel torbido, pesca a
piene mani.
La Aquino conta sul sostegno
della chiesa cattolica, religione
maggioritaria nel paese. L’arcivescovo di Manila, monsignor Sin,
favorì a suo tempo il trapasso
dei poteri. Oggi però chiede il pagamento del sostegno dato. Per
questo, per esempio, in un paese
popolato da 60 milioni di abitanti, con l’esplosione della bomba
fame, c’è un’altra bomba che
esplode, quella delle nascite. La
popolazione aumenta da 1.400.000
a 1.800.000 individui all'anno:
Ogni giorno a Manila muoiono
almeno 100 bambini per denutrizione. E’ un calcolo approssimativo, perché molti di loro non
vengono neppure registrati al momento della naseita. Impossibile
tenere un’anagrafe in una situazione talmente caotica. 1 genitori con
un numero di figli esuberante li
cedono spesso a parenti, amici, conoscenti provenienti dalla stessa
regione. 11 senso della famiglia 6
molto diverso da quello occidentale: non è un nucleo chiuso, ma
aperto, dove la figura dei genitori conta relativamente poco.
E veniamo al problema delle
adozioni, quelle internazionali in
particolare. Con l’avvento della
Aquino le cose sono cambiate
molto. Mentre prima era sufficiente svolgere un certo numero
di pratiche, che potevano essere
sbrigate in poco tempo, ora per
poter adottare un bambino bisogna essere stati residenti nel paese
Uno dei tanti « squatters » di Manila: baracche di cartone su palafitte, al di sopra dei liquami.
per almeno un anno consecutivo;
La prostituzione: unica soluzione per molte donne al problema del
pane quotidiano.
poi, una volta affidato il bambino
ad una famiglia, deve trascorrere
un periodo di osservazione di almeno sei mesi. In tutto dunque
una coppia deve risiedere nel paese per circa 18 mesi. Questa legge
è intervenuta forse non tanto per
tutelare i bambini, come può a
prima vista apparire, quanto piuttosto per porre fine alle diatribe
tra il ministero degli affari sociali e quello della giustizia. Questi
due ministeri avevano, prima, facoltà di procedere alle adozioni, il
che costituiva per loro un grosso
affare. Tra carte bollate e indagini
di assistenti sociali, parcelle di avvocati e tasse, il costo della pratica oscillava dai 10 ai 15 milioni di
lire. Le misure adottate dall’attuale governo hanno voluto stroncare
questo lucroso affare di stato. E’
un bene? E’ un male? Questo ha
certo provocato un decremento
delle adozioni internazionali; non
ha stroncato il mercato clandestino. E intanto rimane l’angoseioso
problema dei quasi due milioni di
bocche in più da sfamare ogni
anno.
E la eomunità internazionale,
che aiuti dà allo sviluppo? Per
rimanere a casa nostra, due anni
fa arrivarono a Manila due navi
da guerra italiane, che faeevano
bella mostra di sé, con le loro armi luccicanti e le batterie di missili. L’ambasciatore italiano invitò ad un « party » i residenti italiani (eirca 300). Pare che lo scopo di questa missione inconsueta
fosse la speranza di vendere le
due navi ai filippini!
Pare che ora il governo italiano
abbia intenzione di offrire attrezzature mediche per il valore di diversi milioni di dollari agli ospedali filippini. Si tratterebbe di costose attrezzature, ovviamente
« made in Italy », che andrebbero
ad ospedali privati (gestiti dalla
chiesa cattolica). Un dono certamente utile, che speriamo verrà
adeguatamente valorizzato, dato
che è pagato con i nostri soldi,
ma forse anche superfluo, in un
paese dove manca l’essenziale.
Senza contare poi il fatto che determina una dipendenza dal nostro paese. Lo stesso si dica per le
medicine che il nostro governo
acquista presso le nostre case farmaceutiche e poi invia laggiù.
Un altro esempio di aiuto distorto. tratto dal settore agricolo:
un paio di anni fa vennero importate nuove qualità di riso. Come
si sa il riso è l’alimento base per
quelle popolazioni. Si voleva incrementarne la produzione e pertanto le nuove qualità avevano dei
chicchi grossi il doppio di quelli
normali.
Si diedero le semenze ai contadini. Unico problema era però che
le risaie necessitavano di concimi
chimici. I contadini acquistarono
i concimi ma questi, una volta
sparsi nelle risaie, cominciarono a
far morire le rane, i pesci, le chiocciole. La sparizione di questi animali determinò un aumento dei
parassiti. Questi furono combattuti con pesticidi, forniti da industrie chimiche occidentali. Finalmente si ottenne un buon raccolto. Ma il valore nutrizionale del
riso risultò della metà di quello
tradizionale; bisognava quindi
mangiarne il doppio del quantitativo normale. Nel frattempo, però,
si era creata una dipendenza dalle
industrie chimiche straniere. A
conti fatti, dunque, il contadino
si trovò alla fine più affamato e
più povero di prima!
Come si sa, questo meccanismo
perverso è applicato nelle Filippine e nel resto dei paesi del terzo
mondo. Per cui si può dire che,
oltre alla fame, alle epidemie, all’esplosione demografica, i paesi
del terzo mondo devono temere
dall’occidente l’aiuto per lo sviluppo!
A cura della redazione