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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLICiECA VAI.DB3B
T0RR3 P3LLICS
(Torino)
S e 11 i m a c 81 e
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - Num. 12
Una copia Lire 40
ABBONA^IE^ i 1
/ Eco: L. 2.000 per l’interno
1 L. 2.800 per Testerò
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TORRE PELLICE. 20 Marzo 1964
Anunin. Clandiaiui Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
am
Leggere :
Giovanni 12, 12^24
Le palme e l’asinelio
Per voi, catecumeni
La confermazione è una confessione di fede
E* difficile, quest’anno, ricordan- ■
do la giornata deU’ingresso di
Gesù in Gerusalemme e il canto
dell’« Osanna, benedetto colui che
viene nel giorno del Signore », non
ripensare al ’pellegrinaggio’ nella
terra e nella città santa compiuto da
colui che di Cristo pretende di essere il vicario, e per il quale il grido
di gioioso omaggio si è ripetuto, un
osanna che, sia pure scaturito da
fanatismo popolare, resta tuttavia
cristianamente una bestemmia che
non ha avuto ripulsa ufficiale.
Ma questa parodia stile XX secolo
dell’ingresso del Signore nella città
che era il cuore del suo popolo eletto, per quanto irritante sotto tanti
riguardi, ci permette forse quest’anno di sentir risuonare con particolare pregnanza il messaggio delle
pagine evangeliche che di ciò che
avvenne quel giorno rendono testimonianza.
Attorno a Gesti non ci fu, quel
giorno, il singolare coro di
consensi che ha accompagnato l’incedere di Paolo VI. Il popolo sì,
esaltato, commosso, chiassoso, superfici.ale, è lo stesso sulle piazze e
lungo le vie di tutti i tempi e di tutti i luoghi; purché si sappia organizzare un quadro coreagrafico che
lo colpisca, e tanto più se ci si sa
mescolare qualche elemento ideale
— la pace, la benevolenza — eccolo
conquistato, ecco gli evviva. Così,
nell ’insieme, dev’essere avvenuto
per l’ingresso di Gesù in Gerusalemme. In que.sto tripudio di massa,
agitata da speranze messianico-politiche, il gruppo ristretto dei discepoli impegnati, i quali nel loro convivere con il Signore hanno pure
avvertito qualche dissonanza fra
queste speranze e la coscienza messianica che guidava Gesù ma, fin
troppo volentieri travolti dall’entusiasmo popolare, vivono la loro
grande giornata e non capiscono
che Gesù, giunto in vista di Sion,
pianga.
Accanto a questi consensi irriflessi, si profila però chiara l’opposizione dei grandi, dei capi, delle autorità politiche e religiose : dominati
dalla ragion di Stato, o scandalizzati
dalla pretesa messianica così paradossale quale si è manifestata nel
ministero e nella predicazione del
rabbi di Nazareth (del resto il popolo deluso condividerà presto lo
’scandalo’ dei grandi, appena avrà
compreso fino in fondo il senso di
quel venire « montato su un puledro d’asina »), lasciano passare 1 ondata di entusiasmo popolare, che
per antica esperienza sanno effimero. e preparano nell’ombra 1 eliminazione di questa figura sovvertitrice, prima che sia troppo tardi.
Paolo VI avrà riflettuto a questo
strano contrasto con i consensi che
i grandi della terra non gli hanno
lesinato, da ogni orizzonte geografico, etnico e politico? Non è un astioso spirito polemico che ci spinge una
volta ancora a notare queste profon
de dissonanze; al contrario, 1 atteg
giamento ufficiale della Chiesa d
Roma è per noi esempio-limite del
l’errore ehe minaccia in ugual mi
sura ogni chiesa assetata del suo po
sto al sole e desiderosa di conqui
stare il mondo con altre armi che
non siano il nudo e totale Evangelo
di Cristo. La vita di passione, la crocifissione di Cristo ci mostrano una
volta per tutte che là dove la Chiesa
incontra l’approvazione, l’omaggio
di tutti, e tutti mostrano di pendere
dalle sue labbra, essa non sta seguendo il suo Signore sulla via della eon
traddizione e della croce, e non sta
annunziando agli uomini il giudizio
e la grazia dell’Evangelo, il Regno
di questo Signore: non ha dunque
preso sul serio fino in fondo quel
che Gesù dirà, subito dopo l'ingresso nella città, nel colloquio con i
« greci » riferito dall’evangelo giovannico: « Se il granello di frumento, caduto in terra, non muore,
rimane solo; ma se muore, produce
molto frutto ». Il Messia, il Figlio
di Dio, Salvatore del mondo, non
ha, nel mondo presente, altra gloria: per questo si è avviato al compiersi del suo ministero sacrificale
« montato su un puledro d’asina »,
pagando di persona e stabilendo la
verità di quell’assurdo per l’esperienza umana che aveva proclamato
affermando che i mansueti avrebbero « ereditato la terra ».
Gesù, quel giorno, alla vigilia della settimana cruciale del suo
ministero, è stato circontlato dalla
incomprensione più totale; come lo
è forse, oggi ancora, con particolare
facilità nei momenti ’trionfali’ della
vita della chiesa, nelle celebrazioni
di massa, nelle festività religiose che
a chi vuole illudersi o illudere possono dare l’impressione che un’intera società si sia convertita e si sia
fatta intimamente discepola del Signore mansueto, il quale aveva ammonito che il suo regno non era di
questo mondo, non nel senso che
non si esercitava su questo momio,
ma nel senso che non traeva da questo mondo la sua autorità nè il suo
contenuto nè i suoi metodi. Non lo
comprendono le lolle « ignoranti »
(il giudizio di scribi e farisei non
era oggettivamente ingiustificato) più
portate all’entusiasmo sentimentale
e interessato che all’impegno; non
lo comprendono i discepoli che lasciano determinare il proprio atteggiamento da quello dell’ambiente o
dai propri segreti desideri anziché
dalla pura parola del loro Signore;
per quanto infinitamente più lucidi,
nel dare un giudizio umano di carattere politico e religioso, non lo
comprendono i capi, le autorità, incapaci o ribelli a concepire un’effettiva .autorità diversa da quella
che conoscono e esercitano, in termini diversi da quelli di forza, di
potere, di prestigio; anzi, nell insieme del quadro, i ’piccoli’ deboli e
ignoranti — loro malgrado e senza
ancora rendersene affatto conto (1 evangelista Giovanni nota : « i suoi
discepoli non intesero dapprima
queste cose; ma quando Gesù lu glorificato, allora si ricord.arono che
queste cose erano state scritte di lui
e che essi gliele avevano fatte ») —
passano una volta ancora davanti ai
grandi, ai savi, e sono loro a costituire per tutti i tempi i testimoni
del latto che Gesù è entrato nella
sua città da Signore, e che l’atto finale del dramma della redenzione,
che in essa stava per realizzarsi, è
stato il compiersi sovrano del volere
del Padre, fatto proprio dal Figlio,
e non un funesto accidente : una gloria crocifissa, ma pur gloria, ed efficace come è solo il chicco di frumento che accetta di morire per produrre nuova vita.
C* e teni.'iino ben presente questa
prospettiva.
mici, anche quando, in buona o in
mala fede, con buone o con egoistiche intenzioni, cerchiamo di impadronirci di lui e del suo evangelo e
stornarli a nostro piacere e interesse, egli regna, la sua opera si compie, la volontà dì Dio si fa strada
senza debolezze.
In tutta la luce problematica
proiettata dai giorni di Passione che
incalzano, si avvera il c.anto profetico del s.alnio 2: «Perchè tumultuano le nazioni e i popoli meditano cose vane? I re della terra si ritrovano e i principi si consigliano
insieme contro l’Eterno e contro il
suo Unto (Cristo), dicendo: Rompiamo i loro legami... Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si
befferà di loro... Eppure, dirà, io
ho stabilito il mio re sopra Sion, il
mio monte santo... Or dunque, o re,
siate savi; lasciatevi correggere, o
giudici della terra. Servite l’Eterno
con timore e gioite con tremore.
Rendete omaggio al Figlio, che talora l’Eterno non si adiri e voi non periate nella vostra via... Beati tutti
quelli che confidano in lui! ».
Gesù Cristo è il Signore: la testimonianza evangelica ci dice
che prima di lasciare i suoi, egli —
jiredisponendo l’episodio in modo
che le promesse dell’Antico Patto
risult.assero adempiute — volle darci, correndo il rischio delle nostre
incomprensioni
un segno della sua
regalità. Un segno a cui tutti possono, ora, contraddire. Un segno in
cu’
Gino Conte
Il Presidente della Repubblica Cipriota, arciv. Makarios, ha ricevuto un telegramma del patriarca di Mosca. Alessio, esprimente « la simpatia e la solidarietà » della
Chiesa ortodossa russa « nella giusta lotta del
popolo di Cipro per la libertà, Tintegrità territoriale e i diritti sovrani » della Repubblica.
E Cristo è mescolato a quest
garbuglio!
In molte delle nostre comunità, siete alla vigilia deila confermazione; in
altre renderete la vostra professione
di fede a Pentecoste; in questo perio
do. comunque, Tcbiettivo è su di voi.
E’ una chiesa singolare, quella in
cui vi apprestate a inserirvi con pienezza di fede e di impegno; lo sapete,
o lo saprete presto, la chiesa ha un
debole per le statistiche, le tabelle, e
non siete ancora membri « maturi »
che già siete oggetto di un’inchiesta !
Non so se ¡a cosa vi lusinghi, forse
no. Comunque la vostra chiesa si è
accorta con costernazione che per
molti catecumeni la confermazione
lappresenta im traguardo varcato il
o.uale, con scatto più o meno entusiastico, molti corridori (è stato l’apostolo Paolo a usare per primo questa imniiagine simpaticamente ’profana’) si
considerano arrivati e si eclissano, altri sembrano presi da rapida aferofla,
quando non addirittura da un senso
di rivolta per tutta la ’lotta’ cristiana.
Sicché Tultimo Sinodo ha votato un
ordine del giorno in questi termini;
«-Il Sinedof...) dà incarico al Corpo
Pastorale di studiare il problema della confermazione nel suo quadro teologico e storico; dà incarico alla FUV
di svolgere un’inchiesta presso tutte
le nostre chiese onde conoscere: 1) in
qual misura si verifica l’abbandono
della chiesa da parte dei catecumeni
di giovani nei primi anni dopo la
confermazione; 2) quali sono le motivazioni effettive che stanno aU’origin e di questo fenomeno in modo che
il prossimo Sinodo possa affrontare
nella sua pienezza il problema dell’inserimento dei giovani nella vita della
Chiesa ».
In risposta a questo mandato, una
commissìoine sta pr^raiando materia.e di studio e di discussione per le comunità, mentre la FUV ha avviato
fra i giO'vani un’inchiesta che sta dande buoni risultati in molte Unioni giovanili; intanto su Gioventù Evangelica si sta sviluppando un dibattito, assai ampio e interessante, sulla confermazione, sul valore stesso del battesimo, anzi sulla realtà stessa della chiesa. Indirettamente, con molta probar
bilità in modo del tutto involontario,
state dunque agitando le acque, ponendo problemi ai vostri « anziani ».
Tanto meglio così.
Ma per voi la questione è un’altra.
State per vivere un tempo di festa.
Non vogliamo farvi Toflesa di pensare
che sarà per alcuno di voi quel « tra
LA FASE ATTUALE
L’unità cristiana
non soltiiRto in vi
sta (lei ricorrente seguito dei giorni
e desìi eventi della passione, ma in
vistagli tutta la vita cristiana, di tutta l’opera della chiesa nel mondo,
allora siamo veramente invitati a
cantare anche noi, con cuore puro,
l’osanna; perchè il nostro Signore
re«na; anche quando gli siamo ne
ll Comilato esecutivo del Consiglio ecumenico delle Cliiese, riunito a Odessa nel febbraio 1964, ha fra laltro adottato questa
dichiarazione a proposito dell unità cristiana.
1. — Siamo entrati in un nuovo periodo
della storia del movimento ecumenico, il movimento mediante il quale Dio raccoglie il
suo popolo conformemente alla volontà che
ha rivelata in Gesù Cristo. All inizio del secolo alcuni uomini di profonde convinzioni
hanno cominciato ad affermare che l’unità
dei cristiani è una necessità urgente se la
Chiesa vuole manifestare la sua vera natura
e adempiere alla sua missione. A poco a poco il movimento ecumenico ha esteso la sua
influenza nella vita delie Chiese fin qui separate le une dalle altre. E’ venuto il tempo
in cui quasi tutte le Chiese riconoscono il
carattere d'urgenza di questa vocazione e si
impegnano attivamente nella ricerca dell unità cristiana. Ci rallegriamo in modo particolare per l'attenzione che la Chiesa cattolicoromana rivolge aU'ecumeiiisnio nel corso dei
lavori del concilio \aticano II.
2. — In risposta alle preghiere di cristiani di confessioni diverse e in seguito allo
sviluppo ecumenico degli ultimi anni, un
sempre maggiore numero di persone comprende l'urgenza di questa ricerca dell unità
e attesta un grande interesse per le questioni
relative. Perciò raramente si ha come oggi
bisogno di una messa a punto al riguardo.
La presente dichiarazione ha lo scopo di
enunciare alcune considerazioni che ci paiono d'importanza capitale per meglio comprendere ciò che è in gioco. La rivolgiamo
a tutti coloro — e in particolare alle Chiese
membri del Consiglio ecumenico — che cercano di scoprire in qual modo occorra ora
procedere e in qual modo possiamo sfruttare
per il meglio le occasioni che Dio ci offre.
guardo sociale del fumo, del vino e
del ballo» di cui si è parlato su Gioventù Evangelica anche se l’osservazione obiettiva dei passato mostra cdie
questi casi non seno mancati. Sarà
comunque un periodo di lesta: vi sia
dato di viverlo non in un vano, effimero «trionfalismo» (pensate che per
non pochi abitanti di Gerusalemme il
giorno delle Palme è stata una chias^ta o poco meglio), ma comie chi ha
cominciato a sapere in chi ha creduto, e lo afferma pubblicamente.
Quel giorno, fra la gente in festa,
Gesù ha pianto ; non su sé stesso e sui
dolori che sopraggiungevano, ma su'Is gente ottusa e cieca che lo circondava e che m parte gli faceva lesta,
ma non lo capiva e non voleva credere in lui come Salvatore e Signore.
Quel giorno, alle soglie della settimana di passione (e al concludersi di una
vita di passione) Gesù ha detto: « Se
1 granello di frumento, caduto in terra, non muore, rimane solo; ma se
muore produce molto frutto ». Così, il
Padre aveva gettato lui nel gran camp,c del mondo.
Questa è la legge di vita di Cristo;
e questa è la vera « maturità », se di
festa di maturità si ha da parlare a
prcposito della confermazione. Pur
nelTumiliata coscienza di non aver
sempre saputo vìvere a questo livello,
vi diciamo tuttavia con convinzione
profonda ; non è una vita triste, immiserita, cui siano state tarpate le ali,
gli slanci e gli entusiasmi; è una vita bella, ricca, intensa, veramente degna di essere vissuta; non nella luce
di qualche astratto o romanticMa* idea’ ma perchè effettivamente il chicco
di ,grano che muore, sacrificandosi.,
porta molto frutto; perchè Cristo,
morto e risorto, è il Signore e noi siamo tutti in cammino verso il giorno
in cui ogni ginocchio si piegherà dinanzà a lui, e il suo regnare sarà, senza ombre, la gioia di ogni creatura.
In questo momento importante della vostra vita, in cui vi disponete a
dire « Io so in chi h0‘ creduto », non
vi auguriamo « felicità », non vi auguriamo di far soldi o di farvi « una bella posizione » o di avere tante « soddisfazioni » nel vostro lavoro e nella
vostra famiglia, o di godere di una
salute di ferro, di avere una vita facile... Per un augurio dal genere, che del
resto non si avvera in nessuna esistenza in modo pieno (il Signore sfronda così, queir « orgoglio della vita »
olle Paolo ci avverte essere desto in
ognuno' di noi), non sarebbe necessario raccoglierci intorno alla mensa del
Signore, ai segni dei sue sacrificio ;
sarebbe più logico e allegro raccoglierci attorno a una tavola imbandita, e
brindare... Non vi faremo l’offesa ' di
quest’augurio futile.
Vi auguriamo piuttosto ohe nelle
ore liete e in quelle buie, nel bene e
nel male, quando il Signore darà e
quando toglierà, e quando chiederà,
possiate ancora e sempre, dai profondo del cuore, dalTintimo della vostra
fede, della vostra speranza, del vostro
amore, cantar^ l’Osanna del giorno
in cui avete confessato davanti alle
Ideologie, alla sapienza umana, alla,
nobiltà e alla miseria delTuomò, alle
sue speranze e alle sue colpe, allo Stato, alla « religione », al denaro — senza stupido disprezzo, che sarebbe soltanto arrogante o untuosa ipocrisia
spiritualeggiante, ma con lucida decisione — che Gesù Cristo è il Signore, il solo, la via, la verità e la vita
Vi auguriamo che quell’osanna, anche se potrà farsi a momenti doloroso, resti invitto nel vostro cuore : perchè qualcosa di umile e al tempo stesso indicibilmente grande, beilo, puro
è avvenuto; quel chicco di frumento,
caduto sulla nostra terra, morend(5
3. — Ci rallegriamo per le relazioni personali sempre più numerose che s’intrecciano
fra i dirigenti di Chiese e i membri di confessioni diverse. Pensiamo in modo speciale
agli incontri fra rappresentanti di Chiese che
non erano finora in contatto fra loro e di cui
si sono avuti esempi a Gerusalemme, a Roma
e altrove. Mediante questi contatti fra uomini che si riconoscono reciprocamente fratelli
in Cristo, si scopre la vera natura deirimpresa ecumenica, con le sue meravigliose promesse e le sue difficoltà deludenti. Si dissipano così i malintesi e si apre la via alla riconciliazione.
4. — Il vero nodo del problema ecumenico
rimane quello delle relazioni fra le Chiese. Il
problema è sapere come Chiese separate possono incontrarsi nel dialogo e nella cooperazione, progredire stabilendo nuovi rapporti
reciproci. Sono tutte ugualmente chiamate a j,a portato molto fmtto7¿"vorne‘sieto
contessare la venta rivelata m Cristo. Come l’ultimo raccolto il
possono unirsi e lavorare a quella pertetta
unità ehe devono manifestare nel mondo e
per il mondo, conformemente alla volontà
del Signore? Dobbiamo dar prova delle lezioni che le Chiese membri del Consiglio hanno apprese insieme, nel corso della storia ecumenica degli ultimi decenni, e che concernono i principi e i metodi atti a guidarci
sulla via delTuiiità.
5. — E' essenziale che sia pienamente riconosciuto e rispettato il diritto che ogni
Chiesa ha di adottare un atteggiamento particolare circa il problema delTunità della
Chiesa. Nel 19.50 il Comilato centrale del
Consiglio ecumenico ha detto: «Far parte
del Consiglio non implica Taccetlazione di
una dottrina particolare sulla natura della
unità della Chiesa e v’è posto all interno del
Consiglio per l’ecclesiologia di ognuna delle
{continua in 2.a pug-)
eggi l’ultimo raccolto, il più fresco
segno di quella messe che già Gesù
vedeva biondeggiare all'orizzonte.
Non la.soiate che il vostro chicco di
frumento, negli anni che vi saranno
dati, inipurtridisoa solitario e sterile
« Non siete voi che avete scelto me —
ci dtoe ancora Gesù, il Signore — sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perchè andiate, e portiate frutto,
il vostro frutto sia permanente ».
Un frutto, s’intende, che non si misura a conti in banca, a successi, ma
che Dio conosce e crea per mezzo nostro e che un giorno il suo giudizio rivelerà; un lavoro che rientra nella
categoria umile del servizio o, se vogliamo, della semina; il padróne del
chicco di frumento, il Signore della
vita lo farà a suo tempo germogliare.
2
p«g
N. 12 — 20 marzo 1964
2U
Chiesa dei poveri
o Chiesa povera?
Siamo maturi per Vanità del protestantesimo in Italia?
V
ecumenismo inutile
TORINO. — Sabato 14 marzo il card.
Giacomo Lorearo, arcivescovo di Bologna,
ha concluso la serie dj co'nferenze di cultura cattolica crgaiiizzata al Teatro Carignano, parlando su « La Chiesa d®i poveri ». Il Teatro era al gran conupleto, dato
¡’interesse che suscitava Tocatore e il tema, sul quale egli nell corso deU’ultima
sessione del Vaticano II ha avuto uno degli interventi più vivi e aperti.
La situazione è ormai obbligata, e la figura personale di Giacomo Lercaro non è
in discussione; tuttavia, non può non dare
un senso di disagio, e gettare un’ombra insormontabile sul più evangelico discorso sn
« la Chiesa dei poveri », il fatto che il
« principe » della Chiesa romana si presenti nello splendore della sua uniforme, scortato da guardie cividie d’onore, seguito d®
folto corteo di autorità civili e militari
pi esenti non {n quanto singoli individui,
credenti o comunque interessati, ma in
quanto « grandi » della società, che rendono omaggio a un « grande » della chiosa.
La conferenza del cardinale « rosso » (è
nota la conoscenza che egli ha del marxismo e il caldo interesse umano con cui segue i problemi sociali, conoscenza e calore
che sono largamente affiorati pure in questa occasionei è stata forse (Riversa da quella che oi sì sarebbe attesa, almeno in quella sede. S’è trattato di una bella, aggiornata e circostanziata lezione d'esegesi sul ccncetto biblico di povertà, del quale è stato
rilevato ¡1 nesso streitissimo che l’unisce al
problema cristologico, cioè al mistero stesso dell’operare di Dio, della sua incarnazione in Cristo, « fatto-si povero iter noi affinchè della sua ricchezza vivessimo ».
Il card. Lercaro, dopo aver esordito notando che finalmente apriamo gli occhi sulrirnmensità di questo problema mondiale,
ha vieorosamente protestato contro la spiritualizzazione che spesso ci si concede nei
confronti della povertà proclamata « beata » da Gesù : dall’Antico al Nuo vo Testa mento, quando si parla di « poveri » ei tratta di effettiva povertà, di uno stato di necessit.ì, di dipeindenza; se esso può essere
vissuto al di fuori della fede, in uno stato
di rassegnazione o di rivolta, può tuttavia
porre l’uomo ¡n un atteggiamento oggettivamente più ricettivo della grazia divina
da cui dipende tutta la nostra vita; cosi come ai ricchi — pur non esclusi dalla grazia
(ma non è stato loro risiparimiiato 1’« è più
facile che un ramimelilo pastsì per la cruna
di un ago... »), poiché l'Evangelo non è certo
cllassista — è oggettivamente più difficile
rimanere in questo sen«.o di filiale e totale
dipendenza dal Padre celeste. E l’oratore,
riferendosi pure alla parabola del ricco e
di Lazzaro, parlava anzi di una sorta di
<( privilegio » dei poveri riapelto ai ricchi,
quasi di un contrappeso celeste alla loro
condizione terrestre. A noi pare che affermare questo sia prolungare trotppo delle linee che possono avere soltanto isolali punti
d’aggancio nella parola di Dio ; e infatti
l’oratore stesso riconosceva d’altra parte che.
malgrado la esplicita « idolizzazione » del
denaro (Mammona), la ricchezza non era
necessariamente, in se, un elemento negativo, nè nell’Ainitico nè nel Nuovo Testame.nto. Piuttosto, va forse aipplicato anchie a
aue&lo lato il concetto voicazionale e l’av\ertimento «a chi plù è stato dato, più san'i ridomandato ». Si evita co-sì di fare della po-vertà un ’valere’ ¡n sè, una specie di
proiezione umana di queslo mistero della
perfezione di Dio; non eì pare che mai la
povertà sia presenitata nella Bibbia com^
una virtù, in qualche modo posta a modella: è piuttosto una situazione esìstenziailc
nella quale si può avere un particolare rapporto con quoirEvangelo che Gesù ha proclamato di essere venuto ad « annunciare
ai po-ver-i ». Nella sua esposizione assai sorvegliata, l’oratore ncn ha negato questo lato, anzi ha affermato esuli ci lamen te che la
povertà non deve essere considerata una
virtù meritoria, ma che « rEvangelo ai poveri » è opera della pura grazia, del beneplacito (eudokìa^ di Dio; e tuttavia fra le
pieghe quella posizicTie riaffiorava: forse
appunto perchè il rapporto, reale, con il
proibleina cris.ologico non era stato chiarito a sufficienza, e si era affermata in modo non fìialetitico la prosecuzione dell’incarnazione nella chiesa, per cui il povero
diventa in qualche modo Tinimagine del
Figlio fattosi povero, il che ¡n una ,proispetti va biblica è vero soltanto sul piano esistenziale, appunto di relazione, non su quel
lo d’essenza, neppure in via d analogia.
Un altro rilievo va fatto ancora: l’ora*
Icre Ila accennato di passata, ma molto di
passata, che gli stessi beni intellettuali e spirituali possono raippresentare anch’es/si una
ricchezza pericolosa, tentante invito all’or*
gcglio e alll’indipendenza dal Padre. Ma
purtroppo queste linee non sono state affatto
prolungale; mentre sono, a nostro avviso,
d’importainza determinante per la compren
sione che la chiesa deve avere di sè e della
sua milione. Quando sì invoca una Chiesa
povera, si deve pensare non soltanto a una
povertà materiale, ma a quella novertà davanti a Dio che può e deve avere nella povertà materiale un segno eloquente, ma che
tocca più a fondo le radici del suo essere
diiesa di Cristo. Aniohe qui, non si tratta
di una «virtù», si tratta di uno stato; ma
una chiesa che si proclama « madre e maestra » è eaipa'je di riconoscere questo stato
Anche qui, l’aratore ha detto chiaramente
che l’unica ricchezza della Chiesa è l’Evangelo — ma, vien fatto di prosieguire, TE*
vangelo della grazia divina amministrata
dalla chiesa, quindi suo possesso.
In fondo — e per questo, accanto a punii di profonda partecipazione, restava in
me iin intimo dissenso — il fatto raillegrante che la Chiesa romana sta, ne¡ suoi elementi più vivi, aprendo gli occhi ed il cuore al problema umano della povertà, della
fame nel mondo, costituisce una volta ancora un esempio di un riformismo di ordine morale non di una riforma che »c’fende
alle radici dell’essere chiesa; in uomini toc
cat¡ da'! rinnovarsi déM’esegesì, quale il
card. Lercaro ha dimoistrato di essere, si
intravvede balenare qualdhe scintilla di questa riforma profonda, ma rimane imprigionata nel sistema, e in ultima analisi inefficace a produrre un mutamento radicale e
non solo dj condotta etica.
Non c’è confronto, evidentemente, fra il
francescano p. Zucca (strano erede di Francesco d’Assisi coinvolto nello scandalo della Fondazione Balzan) e uomini come il
card Lercaro ; tuttavia il loro coesi.slere in
un sistema ecclesiastico che non ha sconfessato il primo, pone degli interroigativi sulla
portata effettiva di questa riforma « morale « in cui il cattolicesimo più vivo si è impegnato. Comunque questo nobile e auspicabile « »ggioimamento » j-i®chia dii lasciare
la Chiesa remana spiritualmeute ricca, forse anche più ricca di prima: più sicura di
sè, più fiera del suo sacro deposito; e un
tale aneggiamento spirituale non potrebbe
che continuare a deformare in senso paternalistico il più genuino impegno di servizio
nel mondo. g, c.
Il problema dell'unità del protestantesimo
italiano non sembra esseie uno di quelli che
appassionano le nostre chiese evangeliche italiane; neppure l’annunzio del Congresso per
il 196) sembra suscitare una vera e propria
polarizzazione di interessi sul problema. Così
in fondo dovremmo rallegrarci che il problema sia stato recentemente ripresentato,
bene o male, dalla lettera dei tre laici torinesi, i quali invero, nel valutare la « forza »
di una chiesa hanno adottato il più infelice
dei criteri che mai si possa pensare quando
si tratta della Chiesa, coinvolgendo fra l’altro
nella svalutazione del metodismo anche tutta
l'opera valdese al di fuori delle Valli e di
Torino. Che il numero è Ja forza per le quadrate legioni e nella prospettiva dell’Annuario Pontifìcio, ma esso non può essere preso
come misura del « peso » di una chiesa e
questo, senza neppure tirare in ballo l’azione
dello Spirito Santo, anche soltanto sul piano
della effettiva realtà sociale e istituzionale:
molti centri di presenza evangelica, sparsi
ovunque, con pochi effettivi ma con un senso di responsabilità cristiana e con la funzione di rappresentare il protestantesimo hanno
di fatto un peso di gran lunga maggiore che
là dove vi è un.a massa più compatta.
Ma tant’è, almeno hanno parlato mentre
altri tacevano, e questo merito lo riconosciamo volentieri.
Questo però ci invita a riproporci seriamente il problema dell’unità del nostro protestantesimo, che è poi la dimensione, modestissima ma concreta, con cui si presenta per
noi il problema ecumenico : dobbiamo domandarci che cosa vogliano e come lo vogliamo e perchè. E il perchè procede.
Ecnmenismo «ufficiale»
Ecco
il
Culto Radio
DOMENICA 22 MARZO
VENERDÌ’ 27 MARZO
DOMENICA 29 MARZO
Past. Neri Giampiocoli
«miiiiiiiiiiiiiiHiiii MI
nostro ecumenismo si presenta
spesso come un problema « ufficiale », che
riguarda le direzioni delle Chiese (che bella
espressione, vero?) e i Sinodi. Lo si vede come una misura di carattere amministrativo
che permetterebbe di rimediare in parte alla
enorme dispersione delle nostre forze. Ma chi
volete che si riscaldi per una misura amministrativa, che alla fine intéressa i soli amministratori? E’ naturale che a questo livello
il problema non sia seguito con interesse :
difficilmente infatti anche la completa unificazione del protestantesimo italiano sarebbe
sentita come un evento che costituisca un
nuovo principio, una risposta ad una vocazione specifica, un elemento di rinnovamento della Chiesa, l’inizio di un nuovo slancio
missionario... Mi si consenta qui di prolungare, un po’ malignamente, le linee del non
felice paragone dei « fidanzati che devono conoscersi ». Nel 1951, al Congresso della Gio
ventù di Milano sembrava che i fidanzati volessero mettere i genitori dinanzi al fatto
compiuto. Ma oggi, dopo un lungo e contrastato periodo di fidanzamento, giunti alfetà
della pensione sembra che i fidanzati si contentino ormai di un matrimonio che, incoraggiato da una certa simpatia e da un'indubbia affinità permetta soprattutto di realizzare qualche economia.
La stagione è passata
E' per questa così limitata prospettiva che
il problema della nostra unità è così poco
sentito dalle comunità. A dire il vero, al livello delie comunità ben pochi sono quelli
che dubitano che l'unità sia possibile e necessaria; ben pochi sono, anche nelle Valli
Valdesi, quelli che pensano che la questione
dei nomi sia il vero problema e pertanto insormontabile; ma più o meno chiaramente
ci si rende conto che il problema dell’unità
evangelica in Italia è un problema che ormai
sta dietro e non più davanti a noi : il non
averlo saputo risolv^ere a suo tempo pesa oggi
negativamente sulla vita di tutte le nostre
denominazioni, ma quel peso non può più
essere tolto ora : i frutti devono essere colti
nella loro stagione. Una chiesa non si può
permettere di non conoscere i tempi e i momenti, nè può illudersi che tali tempi e momenti siano sempre a sua disposizione, per
il giorno in cui essa si sentirà matura e in
cui potrà compiere il passo senza rischi. Che
anzi è proprio questa assenza del rischio, questa mentalità di calcolo che svuota di tutto il
suo significato anche feventuale unificazione
1 membri delle nostre comunità comprendono che l’unità evangelica, anche se ovvia
e necessaria, non porterà oggi più alcuna soluzione ai veri problemi della nostra esistenza cristiana nel mondo. Il disinteresse per la
unità proviene non dal fatto che funione
delle nostre chiese sia un passo troppo grave
e rischioso, ma al contrario dai fatto che esso dovrebbe già essere stato, che è un passivo che deve essere colmato e non più un
compilo e una vocazione in senso specifico.
Perciò la nostra preoccupazione per l’unità
evangelica non può piu essere considerata come fine a se stessa, ma soltanto come risposta ad una rinnovata vocazione di tutta la
Chiesa, come elemento collaterale di una riforma che deve investire tutta la Chiesa.
Che importa dopo tutto se i nostri sermoni
domenicali, i nostri problemi spirituali individuali, il quadro delle nostre attività ecclesiastiche introverlite noi co li rigiriamo in
un gruppo di 200 anziché di 100, magari
con una migliore distribuzione di forze?
La soluzione del problema ecumenico può
essere data soltanto da una rinnovata coscienza della missione cristiana nel mondo, in un
iiiiimiiiniiiiiiiii.
I 'miMiiiMimiimiimiiiiiiiiimiiiiiiimiimi:
iiimiimiimiiiiii
U unità cristiana
Fase attuale del dibattito e delle attuazioni
{segue dalla l.a pag.)
Chiese che desiderano associarsi al colloquio
ecumenico c far riposare la sua adesione sulla dichiarazione della Base del Consiglio ».
E ancora : « L’adesione di una Chiesa al
Consiglio ecumenico non implica che essa
relativizzi la propria concezione della Chiesa».
— Ma le Chiese che hanno diverse concezioni de I unità e che rappresentano forme diverse deirecumenismo, sono tuttavia
riuscite a formulare insieme certe affermazioni sull unità della Chiesa e sui loro compiti ecumenici comuni. Queste affermazioni
figurano in numerosi rapporti adottati dalla
Assemblea o dal Comitato centrale a partire
dal 1948. soprattutto nella dichiarazione di
Toronto su « La Chiesa, le Chiese e il Consiglio ecumenico delle Chiese » e nella definizione che dell’unità è stata data a Nuova
Delhi. Scegliamo e menzioniamo i passi seguenti che ci paiono attualmente di particolare importanza.
* • — II punto di partenza della relazione
che si istituisce fra le Chiese all’interno del
movimento ecumenico è la loro comune fede
in Gesù Cristo, Dio e Salvatore, secondo le
Scritture. Queste Chiese trovano in questa
fede comune una fraternità che si esprime
attraverso relazioni strette e autentiche.
3. — In seno al Consiglio ecumenico tutte
le Chiese membri godono degli slessi vantaggi : partecipano tutte all'elaborazione della linea di condotta generale, alla redazione delle dichiarazioni, alVattuazione delle decisioni
e alla scelta del personale o dei membri degli organismi investiti di una responsabilità.
Nella comunione che il Consiglio sì sforza di
istituire le Chiese hanno fra loro relazioni
multilaterali, il che trova espressione nella
struttura stessa del Consiglio. Ogni Chiesa è
libera dì prendere ogni iniziativa desiderata
Un dono per le confermazioni
E’ uscito, Gclito dalla Claudiana, un volumetto* che raccomandiamo in
modo particolare per i doni di confermazione, ma che avrà indubbiamente un buon imbblico di lettori fra i giovani e i meno giovani; si tratta di
un vivace schizzo bioerafico di una delle figure più notevoli dell opera
sociale evangelica e delTevangelizzazione rìsorgimentaile, dalle Valli Vaidesi al Meridione d’Italia, dalle comunità e\^angeliche al campo di battaglia di ^If crino :
GIORGIO TOURN
Giorgio Appia, dalle Valli alla Sicilia
72 pag., 8 tavole f t., L. 500
Ordinazioni; Editrice Claudiana - Via Principe Tommaso, 1 - ^rino;
per le Valli Valdesi, a Torre Pellice inoltre alla Libreria di Cultura
Religiosa, Piazza Cavour, 32 - Roma
nel campo dei rapporti interccclesiastici, ma
il Consiglio come tale non agisce che sulla
base del consenso di tutti i suoi membri.
9. — Il Consiglio ecumenico cerca dunque di promuovere un colloquio all’interno
di una comunione della quale le Chiese hanno fatto l'esperienza nuova pregando e operando insieme. Questa esperienza ha portato
a un dialogo fra le Chiese che riconoscono
reciprocamente di confessare il medesimo Signore, di ricevere il medesimo battesimo e di
partecipare alla medesima vocazione alla gloria deU’uiiico Dio, Padre, Figlio e Spirito
Santo. Sebbene ogni Chiesa possa esprimere
qualche riserva a proposito della posizione
ecclesiologica di altre Chiese, esse sono tutte
pronte a proseguire su un piano di parità
questo scambio. In questo colloquio ci si attende che esse ascoltino, oltre che parlare;
che ricevano, oltre che dare; divergenze e
tensioni vi sono esaminate con franchezza.
10. — Le Chiese membri del Consiglio
ecumenico credono di dover riconoscere la
loro solidarietà, aiutarsi reciprocamente, in
caso di necessità, e assistersi per rendere testimonianza a Cristo e per compiere la loro
opera nel campo deirevangelizzazione e della missione; per agire insieme dov'è possibile
farlo e rendere una testimonianza comune
sulla base di deliberazioni e di accordi. Certi
principi sono stati posti sul problema del
proselitismo e della libertà religiosa, e sempre maggiore è fìnfluenza che essi esercitano. Queste Chiese cercano costantemente di
sopprimere gli ostacoli che paralizzano le relazioni fraterne.
11. — In seno al Consiglio le Chiese sono
giunte a poco a poco a discernere con maggiore chiarezza ciò che è necessario per manifestare funità e hanno espresso la loro
comune convinzione al riguardo in una definizione dell’unità formulata in questi termini a Nuova Delhi:
« Crediamo che l’unità, che è al tempo
stesso il dono di Dio e la sua volontà per la
Chiesa, è resa visibile quando in un medesimo luogo tutti coloro che sono battezzati in
Gesù Cristo e lo confessano come Signore e
Salvatore, sono condotti dallo Spirito Santo a
formare una comunità pienamente impegnata che confessa la medesima fede apostolica,
predica il medesimo Evangelo, rompe il medesimo pane, si unisce nella preghiera comune e vive una vita comunitaria che irradia
nella testimonianza e nel servìzio di lutti; e
quando, inoltre, si trovano in comunione con
l’insieme della comunità cristiana, in qualsiasi luogo e in ogni tempo, sì che il ministero c la qualità di membro sono riconosciuti da tutti e tutti possono, quando le circostanze Io esigono, agire e parlare di comune accordo in vista dei compiti ai quali
Dìo chiama il suo popolo ».
Questa descrizione lascia aperto il problema della struttura giurìdica o canonica della
Chiesa così unita, ma ha permesso di esprìmere chiaramente, a più riprese, che le Chiese membri non cercano un'unità che sì definisca come una iinìformìtà o come una autorità amministrativa centralizzata.
12. — Riaffermiamo questi principi che
hanno ispirato la vita comune del Consiglio
ecumenico delle Chiese, perchè abbiamo scoperto che possiamo camminare insieme verso
Tunità. Crediamo che potremo essere condotti in questo modo, « come e quando lo vorrà », fino alFunità perfetta di tutte le Chiese
in Gesù Cristo, il capo del corpo che è la
Chiesa.
Invitiamo con insistenza le Chiese membri del Consiglio ecumenico a continuare a
conformarsi a queste convinzioni in ogni
punto del mondo e di trarre il massimo partito da tutte le [xissibilìtà che Dio offre al
movimento ecumenico in questa generazione. Crediamo che le Chiese e le loro congregazioni, come pure i cristiani presi uno
ad uno, dovrebbero cogliere le nuove occasioni di incontri personali, dì conversazioni
aperte, di preghiere in comune e di cooperazione nei compiti cristiani con i loro fratelli
cristiani di tutte le confessioni. Invitiamo
caldamente le Chiese rimaste al di fuori della no.stra associazione a esaminare come potrebbero entrare in una tale comunione. Poiché tutte le Chiese hanno una grande responsabilità le uiie verso le altre, e molto da imparare dal rinnovamento che è accordato ad
altre, le invitiamo a cooperare sempre maggiormente servendo il mondo in nome di Cristo, il Signore di tutti.
Non si mancherà di sentire il lieto afflato
evangelico che spira da questa dichiarazione,
nel riconoscente sguardo al passato, e di fronte alle prospettive di servizio e di testimonianza che si profilano per l'avvenire. Tuttavia, siamo costretti a notare che questa dichiarazione ha un carattere abbastanza generico, e non ci pare che sia stata qui data
quella circostanziata ’‘messa a punto'’ che
pure viene riconosciuta necessaria, anzi urgente. E' vero, la Chiesa romana si è finora
tenuta distante dalla ’’vita comune ' di cui
il Consiglio ecumenico delle Chiese è espressione. Tuttavia, è ovvio che oggi il problema dell’unità cristiana non può prescindere
dall’elemento "Roma": non era auspicabile
dire qualcosa di piu preciso dopo la seconda
sessione del Vaticano II, dopo le molte dichiarazioni ufficiali e ufficiose cattoliche, dopo il pellegrinaggio palestinese di Paolo VI
e gli incontri gerosolimitani? Ci pare di sì.
La partecipazione ortodossa ha determinato
questo carattere un po’ vago della dichiarazione? potrebbe darsi, ma allora dobbiamo
ribadir ^ la scelta di fronte a cui è posta oggi
l’Ortodossia orientale: l’ecumenismo ’’ginevrino” (per intendersi) o quello romano.
dialogo assiduo, sincero, impegnato, con tutti
coloro che sono fuori, in un rinnovamento
completo della vita delle nostre comunità,
delle loro prospettive, dei loro scopi. Fin tanto che le comunità saranno ripiegate su se
stesse, cercando di rispondere alle loro esigenze interne di club di persone religiose,
diciamo pure che l’unificazione avrebbe una
importanza relativa.
Dna nuova prospettiva
Così il Congresso evangelico, che avrà luo
go fra un anno, dovrà essere un'occasione pei
ripensare la nostra vocazione di chiese evan
geliche, disponendoci di nuovo all’ascolto del
la Parola di Dio per il nostro tempo. Soltan
to in questo quadro più vasto la nostra preoc
CLipazione per 1 unità e i singoli problemi
particolari acquistano profondità e senso. Il
problema del battesimo sarà veduto come un
interrogativo rivolto a tutti, valdesi, metodisti, luterani, battisti, relativamente al senso
ultimo della nostra vocazione in Cristo e del
nostro essere radunati come Chiesa, non di
moltitudine o di tradizione, ina di confessanti. Il problema della struttura congregazionalista sarà veduto come un aspetto essenziale della vita della Chiesa che è reale là
dove essa è effettivamente radunata, cioè localmente e non riceve la sua caratteristica
di Chiesa da una qualche istanza superiore :
non solo, ma vedremmo che ovunque ì due
o tre si riuniscono per un’azione comune, e
cioè anche i’unioiie giovanile, il gruppo di
servizio, il gruppo di studi divengono portatori di questa responsabilità congregazionalista. Il problema dell’organizzazione sinodale
diviene il problema di come assicurare il reciproco riconoscimento e l’effettiva collaborazione fra i diversi gruppi, comunità e azioni ed evitare che un Comitato Centrale si sostituisca di fatto o di diritto alle responsabilità locali. Il problema delle tradizioni e
dei nomi diviene il problema dì sapere in che
modo, dato che i nostri padri furono fedeli
nel loro tempo, possiamo noi esserlo nel nostro e rispondere così nel concreto alla vocazione che viene rivolta a noi e non ai nostri
padri. Il problema delle nostre chiese di « oriiindi » (stranieri in Italia, valdesi fuori delle Valli, italiani all’estero ecc.) diviene il
problema di sapere in che modo la missione
della chiesa è assicurata in mezzo alle diversità delle situazioni e delle responsabilità
particolari, superando ogni tipo di nazionalismo dichiarato o coperto. Il problema del
dialogo con il cattolicesimo diviene quello di
esprimere con chiarezza la nostra comune
testimonianza evangelica che concordemente
rendiamo alla verità che è in Cristo. Il problema delle nostre piccole comunità, così
spesso chiuse su se stesse e senza mordente
diviene il problema della nostra responsabilità per il mondo in tutti i suoi molteplici
aspetti. Infine il problema della nostra incurabile povertà e della nostra debolezza diviene il richiamo insistente a quello che per
la vita della Chiesa è veramente al centro di
ogni cosa; morire a tutto quello che siamo
stati, rinunciare ad essere, disporci a dare
tutto quello che abbiamo all’altro, aH’altra
denominazione, aH’altro gruppo, a coloro che
sono fuori, a coloro che non credono, perchè
anche per la chiesa vale la parola di Gesù,
che solo salverà la sua vita colui che l'avrà
data; appunto come egli ha fatto per noi.
Il problema ecumenico è in sostanza un
aspetto particolare del problema del prendere sul serio, nella nostra vita ecclesiastica, la
croce di Cristo. E non si dica che queste
sono parole vaghe, che non contengono nessun programma, perchè se la Chiesa non sa
più che cosa vuol dire prendere sul serio
la croce di Cristo, difficilmente potrebbe chiamarsi ancora Chiesa. Sì tratta insomma di
non aver nessun interesse ad essere, ad acquistare, a sopravvivere: essere pronti a dare, essere solo preoccupati che la Parola di
Dio — e non la nostra parola particolare —
sia annunziata.
Allora anche l'unità sarà naturale, come
un dono che sarà « sopraggiunlo » dalla mano generosa del Padre; non sarà il frutto di
una sapiente alchimia ecclesiastica, non fine
a se stessa, ma conseguenza e strumento dei
servizio.
Questa è la sola unità per la quale sentiamo di poterci e doverci impegnare, perchè
è la sola unità che abbia senso.
Giorgio M. Girardet
Il problema sì allarga, dunque, e il rapporlo valdesi-nieiodisti viene ricondotto a essere solo un elemento particolare del problema delVunità e dell’unione del protestantesimo italiano. Sono lieto di questo intervento
di Giorgio Girardet, che dà un respiro più
largo alla discussione e ricerca le questioni di
fondo, tentando di inquadrarle nel contesto
storico dei decenni che stiamo vivendo. Mi
chiedo tuttavia — e sollecito vivamente ulteriori interventi — se sia storicamente esatto il giudizio sulla ’’stagione passata", sui
’'fruiti che non sono stati colti alla loro stagione'’. Per quel poco che storicamente so
circa i tentativi unionistici di quarant’anni
fa, mi pare che veramente la stagione non
era matura: abbiamo appreso, nel travaglio
del movimento ecumenico di questi decenni,
che l'ecumenismo vero non passa per la via
del pancristianesimo ( o pan protestantesimo)
ma per quella del confessionalismo; anche
se, questa, può essere soltanto una lappa, è
uìia tappa che noi vorremmo saltare: penso
infatti che qualora sia vero che l’opinione
pubblica delle nostre chiese (la "base") sente veramente la fondamentale unità delle
chiese evangeliche italiane (non ne sono così
cerio, e non solo fra coloro che facilmente
si accusano di razzismo valdese), ciò e dovuto in larga misura non a una maggiore maturità ecumenica ma un relativismo confessionale che è la pesante eredità che l'evangelismo italiano, passati gli ’’eroici furori
risorgimentali, si trascina dietro. Ben venga
comunque, a stimolare una pili profonda
presa di coscienza personale e comunitaria,
(continua a pag. 4)
1
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2i) m?.rz¡) 1964 — N. 12
P»«
DA AGRIGENTO E DA GROTTE
Tepide aure di disgelo
Siamo grati al Signore per tutte le opportunità di testimonianza che Egli ci offre giorno dopo giorno e domandiamo a Lui solo di
essere bene attenti alla voce della sua Parola, affinchè la nostra presenza non sia cosa
inutile, ma ferma risposta alla nostra vocazione. Ad Agrìgenlo la vita della comunità trova
il suo alimento nei culti domenicali, che sono in verità ben frequentati negli ultimi
tempi. Ma Tessere insieme nel giorno del Signore ha un senso solamente se, ritornando
nel mondo di fuori, la nostra vita viene ispirata da quanto si è udito essere Tammonimento dello Spirito che parla alle chiese.
Ognuno di noi a questa verità deve rispondere con la sua responsabilità ed ancor più
con un sentimento vivo di riconoscenza verso
Dio, perchè è Lui che ci ha amati per il primo e noi non possiamo fare a meno di dimostrarGli la nostra gratitudine, con una vita che abbia un senso concreto di fedeltà.
Il Doposcuola, che quotidianamente viene
fatto nei nostri locali sociali, vuole essere un
segno che ricordi alla comunità la personale
vocazione di servitori del mondo che ognuno
di noi deve sentire in sè ben viva. Per questo il nostro atteggiamento non può essere
che accompagnato da preghiera, preghiera di
intercessione a Dio affinchè ci faccia marciare seguendo le orme di Cristo. In realtà questa umile attività impegna a pieno tempo la
giovane maestra Giovanna di Falco, alla quale siamo grati e tutti gli insegnanti valdesi
di Agrigento, che si alternano giorno per
giorno per coadiuvare la maestra. Quest’anno
il gruppo dei bambini è più omogeneo e più
numeroso, anche se non sono mancati coloro
che hanno frequentato solo per qualche giorno. Dopo le lezioni e la merenda, ci sono
sempre delle attività comuni come la lettura
0 la narrazione di un racconto, il gioco sia
di movimento sia con materiale didattico, il
Urvoro manuale, la lettura dell’« Amico dei
Fanciulli » di cui sono stati fatti quindici
abbonamenti e la scuola domenicale che viene fatta il sabato.
L'unione giovanile è abbastanza attiva. Vari incontri si sono avuti con giovani di altre comunità valdesi. Gli studi sono in gran
parte curati dagli unionisti stessi, che fan
tutto con molto interesse, e ciò è rilevante
se si pensa che questa unione giovanile è
composta in gran parte da giovani simpatizzanti. E’ in programma d’incontrarsi una seconda volta alla settimana per studiare la
Sacra Scrittura, m maniera che gli unionisti
siano in grado di fare delle meditazioni nei
gruppi quartierali.
Ln fesfa del 17 Febbraio quest’anno è stata celebrata con un culto interdenominazionale, dove ci è stata ricordata l’esigenza delTunith nella testimonianza, che tutti gli evangelici devono sentire, affinchè il mondo creda.
Durante la settimana delTUnità, la chiesa
cattolica ha indetto una serie di conferenze
aventi per tema il presente momento ecumenico. Le serate erano cosi suddivise: a) Cattolicesimo e mondo ortodosso, b) Cattolicesimo e chiese della riforma, c) Cattolicesimo
ed universalismo. Pur non essendo stati invitati (cosa certamente strana in un tempo
di dialogo), abbiamo preso ugualmente parte
alle ultime due conferenze. E’ interessante
notare come la seconda sia stata piuttosto positiva nei riguardi del protestantesimo. L’oratrice della serata, ha fatto tutto ciò che
era possibile per essere obiettiva ed è arrivata al punto di affermare che Lutero fu un
grand'uomo. Purtroppo però il nuovo vescovo, che era presente, dopo l’esposizione ha
diretto la discussione e ha voluto sottolineare
come non fosse esatto quanto era stato detto
di Lutero poiché era un uomo tormentato dalla carne, incapace di dir messa quand’era in
convento e dedito al vino. Ne è naturalmente seguita una nostra vivace presa di posizione, da molti presenti bene accolta. Mentre
il pastore spiegava la giustificazione per fede
in maniera un po* diversa di come il vescovo
aveva tentato di far credere, quest’ultimo ha
tentato di togliergli la parola poiché... non
permetteva che si facesse una predicazione
protestante.
L'ultima sera l’oratore è stato lo stesso vescovo e Taccoglienza a noi riservata più calda ed incorniciata di gran gentilezza. Il prelato. coerente agli insegnamenti della sua
chiesa, ha illustrato Tallo valore universale
del cattolicesimo la cui espressione più tipica
era il viaggio del pontefice in terra santa. Ha
quindi continuato spiegando il significato
delTecumenismo cattolico. La chiesa romana
è già una, è già nelTunità, quindi non si
può parlare che di ritorno dei fratelli separati. Secondo il vescovo la vite vivificatrice
delTevangelo è la stessa chiesa romana, mentre tutte le altre « associazioni religiose » non
sono che i tralci da rimondare, se inseriti alla vite stessa. 11 vescoio ha chiaramente affermato che la chiesa romana è il Regno di
Dio visibile e presente, confondendo in tal
modo le prerogative di Cristo con quelle del
111 III lutili lini III iiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiHMiiiiMiiimii III ii
la chiesa cattolica. Il nostro intervento di
questa sera ha teso solo a mostrare al prelato ed agli intervenuti che se il Regno di
Dio è la chiesa di Roma, non c’è più motivo
che essi ripetano nel Padre Nostro: « Signore venga il tuo Regno ». E qui si è mostrata
la sostanziale differenza del punto di vista
ecumenico che « ci separa ». Per essi ecumenismo significa inserirsi nel calderone cattolico dove se controllato può esserci anche un
po di pepe protestante, per noi invece è una
sempre maggiore ricerca di fedeltà al Cristo
solo Signore e Re, fatta con grande umiltà.
A Grotte la nostra piccola comunità è
sempre fedele alle comuni adunanze. Abbiamo avuto alcune riunioni di evangelizzazione
in case di simpatizzanti, dove dopo la spie
gazione del Vangelo si è cantato e pregato
con molta gioia.
Due volte alla settimana c’è un gruppo di
ragazzi che si raduna per esercitazioni di lingua francese e per fare giochi e passeggiate,
che sono un occasione per conoscere Tevangelo. Infatti sotto forma di racconto si sta
spiegando il libro degli Atti e spesso dopo
queste i arrazioni si prega insieme il Signore
Gesù.
Quest’anno abbiamo ricordato il 17 Febbraio in maniera del tutto particolare. Ci
sembrava di essere alle Valli, poiché nel giardino della nostra chiesa, dopo il culto, è stato
acceso un bel falò, intorno al quale sono stati
cantati molti inni e naturalmente il commovente « Giuro di Sibaud ». E’ poi seguita dopo i canti una cena a base di sfingione siciliano. A questa serata hanno preso parte anche molti fratelli dì Agrigento, malgrado lo
sciopero a singhiozzo dei treni.
Recentemente abbiamo perduto un caro ed
anziano fratello che molto aveva fatto per la
nostra comunità, il signor Calogero Selvaggio, fratello del pastore Joseph degli Stati
Uniti. Il rito funebre è stato un’occasione
per elevare il nostro pensiero al Regno di
Dio che viene e per incitare anche chi non
crede alla fede nella persona del Signore Gesù che è la resurrezione e la vita.
Che il Signore ci renda più sensibili agli
appelli della Sua Grazia in modo che la nostra vita sia un atto di fede e dì carità non
fatto forzatamente, ma con gioia. 0. L
Caso Voldese di Vallecrosia
per la gioventù
Colonia marina 1964 per bambine e bambini dai 6 ai 12 anni.
1» turno: 27 giugno - 17 luglio
2» turno: 18 luglio ■ 7 agosto
Tema delle lezioni bibliche:
«FIGURE DI PROFETI» (1» turno i
« L’APOSTOLO PAOLO » 12« turno,
Quota globale per ogni turno Lire 17.000 di cui 10.000 da versare all’iscrizione e
le rimanenti Lire 7.000 all arrivo.
Iscriversi sollecitamente poiché i posti sono limitati, versando la quota di iscrizione
sol c. c.p. n« 4/15506 intestalo a Casa Valdese di Vallecrosia (Imperia).
Documenti sanitari e corredo: chiedere informazioni dettagliate alla Direzione della Casa Valdese - Vallecrosia (Imperia).
NAPOLI (via dei Cimbri)
Nomina pastorale
17 febbraio. — La celebrazione della Festa Valdese si è svolta anche quest’anno col
programma degli anni precedenti.
La domenica 16 febbraio, il culto delle
ore II è stato dedicato alla commemorazione
delia nostra emancipazione. Ospiti graditi i
numerosi rappresentanti delle varie chiese e
opere evangeliche della città. L seguita la
distribuzione della S. Cena.
Nel pomeriggio, dalle 16 alle 19, si è svolto un simpatico trattenimento nei nostri locali, con servizio di Buffet, lotterìe, pesca
gastronomica ecc. Alle 19 breve conferenza
del Pastore sul tema : « Evangelizzazione,
passione dei nostri padri » ricordando gli inizi dell’evangelizzazione della nostra penisola
nel 2*^ cinquantennio del secolo scorso. Buono Tincasso del Buffet e delle lotterie, leggermente superiore a quello dell’anno scorso
e, come sempre, dedicato alla sottoscrizione
per la Rinunzia.
-- La famiglia del nostro fratello Antonio
Corsi è stata particolarmente provata in questi ultimi mesi. Qualche mese fa il capo famiglia ha dovuto sottoporsi ad una grave operazione, grazie a Dio ben riuscita, ora è stata
iiimiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiMii
R0RÂ
Celebrazione del 17 Febbraio
Per voi,
sorelle f
La Federazione Femminile Valdese, che
già alcuni anni or sono aveva pubblicato uu
volumetto di guida al culto e all’intercessione quotidiana (« Invoca il tuo Dio »), ne
presenta ora un secondo, edito dalla Claudiana
Preghiamo insieme
Una traccia di culto quotidiano, per ogni
giorno della settimana. 16 pag. in solida ed
elegante brossura, L. 150. Richiederlo alla
Claudiana, Via Principe Tommaso 1, Torino, oppure alla sede di Torre Pellice, o ancora alla Libreria di Cultura Religiosa, Piazza Cavour 32, Roma.
Offritelo per le confermazioni
Le celebrazioni del XVII a Rorà hanno
avuto inizio con un culto nel tempio presieduto dall'Anziano sig. Aldo Tourn in sostituzione del nostro Pastore indisposto. Durante il culto la nostra Corale, diretta con competenza ed amore dalla Signora Rutigliano.
ha eseguito due corali che hanno richiamato
alla nostra mente i grandi momenti della testimonianza nella persecuzione.
Apertasi con un ritmo stentato la sottoscrizione all’Agape ha raggiunto aU'uItimo
momento la quota di circa 40 persone : i Rorenghi non hanno smentito se stessi. Ed è
stato veramente bello ritrovarsi insieme ad
una mensa cosi accuratamente preparata dalla nostra Unione delle Madri alla quale va
tutto il nostro apprezzamento per l'egregio
lavoro compiuto. All’Agape abbiamo avuto
l’ambito onore di avere tra noi il Sen. Dott.
C. Rotta che, al levar delle mense, ha rivolto ai presenti un breve discorso in cui ha
messo in evidenza il grande prezzo che il
popolo valdese ha dovuto pagare per conquistare la sua libertà sia civile che religiosa,
che gli permetta ancora oggi di rendere liberamente il proprio culto al Signore della
Chiesa e del mondo. Prima del Senatore il
nostro Anziano Aldo Tourn, in sostituzione
del pastore impossibilitato a parlare, aveva
dato a nome del Concistoro il benvenuto a
tutte le autorità comunali presenti e ad alcuni amici di Rorà. Il nostro Vice Sindaco
Dott. Meynet ha voluto sottolineare la benemerita opera del Senatore a favore del nostro piccolo villaggio, nonché tutto ciò che
in Rorà viene compiuto per migliorarlo. I
vari interventi sono stati intercalati da alcune
pregevoli interpretazioni della Corale.
Poco più tardi tutti i bambini della nostra
Parrocchia, provenienti dai Rumer dalle Fucine e dal Centro, si sono ritrovati insieme
nella Sala per farci ascoltare poemetti e dialoghi ispirati alla celebrazione del XVII ed
ancora in questa occasione il Sen. Rotta ha
offerto dei piccoli doni ai nostri ragazzi i
quali hanno dimostrato di gradire mollo.
A sera, verso le ore 20, in località Cadumassa, veniva acceso un enorme falò che ha
riscaldato non solo i volti, ma spiritualmente, anche i cuori dei numerosi presenti che
hanno sentito nei loro cuori l'antica voce dei
Padri che proprio in quel di Rorà conobbero il martirio per la loro fede: quella luce
che é stala vista a grande distanza e che si
é unita a quella di tanti altri falò, ha voluto
dire della fine di quell’epoca, ma nello stesso tempo ha detto deU'impegno che oggi
ogni valdese ha da mantenere di fronte al
mondo. Una nota certamente piacevole ed
allegra è stata data dall'entusiasmo col quale
giovani e non giovani hanno cantato fino
ad esaurimento sia di forze e di repertorio
musicale nonostante l’abbondante nevicata.
Il secondo giorno della celebrazione si
apriva lunedi XVII alle 10,30 nel tempio
con un culto presieduto dall’Anziano A.
Tourn e coadiuvato dal Pastore che ha potuto celebrare la S. Cena. Anche in questa
circostanza non é mancata la Corale.
Tutta la Comunità si é poi ritrovata a sera
nella sala delle attività dove i giovani della
nostra Unione hanno offerto un’ottima serata ricreativa, molto apprezzata da tutti, m
terpretando alcune scenette di Storia Valdese. Alle Madri, Maestre, agli Amici ed ai
Giovani, ai Monitori come a tutti coloro che
in una maniera più o meno appariscente hanno collaborato alla realizzazione di questa celebrazione vada un grato pensiero di ringraziamento.
Ora che il XVII febbraio è da poco passato, e dopo aver Ietto queste brevi note di
cronaca di ciò che è stato fatto e detto a
Rorà. non possiamo fare a meno di sottolineare la necessità per ciascuno di noi dì vivere di questa atmosfera e di questi ammonimenti che questo giorno ci ricorda. Il
XVn Febbraio per tutti noi non può e non
deve essere una sterile festa di carattere nazionale su scala ridotta, riferita cioè al solo
popolo valdese, ma dev'essere il ripensamento di ciò che siamo e perchè Io siamo. Un
ripensamento cioè della nostra vocazione ricevuta dal Signore e fra il popolo e lo Stato
in cui vìviamo non per volontà nostra, ma
per quella del Signore che elegge e chiama
al Suo servizio.
MASSEL
— Il piccolo Gino Tron è venuto ad allietare alla Centrale i nostri fratelli Elio e
Frida Bounous. Al neonato ed ai suoi genitori i migliori auguri!
— Ringraziamo molto TU.G.V. di Pramollo che, sfidando il freddo e la neve, domenica 8 marzo è venuta a restituirci la visita che le avevamo fatto alla fine dì gennaio. Ringraziamo i bravi attori per il simpatico pomeriggio che ci hanno offerto recitando una commedia e ben due farse e speriamo che questi vincoli di amicizia fra le
nostre due Unioni sì rinsaldino ancora in
avvenire.
ricoverata e operata la signora Corsi alla
quale auguriamo dì poter presto tornare a
casa completamente rimessa. Nel frattempo
la figliola, sig.ra Carmela maritata Esposito,
che già, un paio di mesi fa, aveva avuto il
dolore di perdere la sua prima bambina di
soli 8 giorni, ha perduto il marito, dopo due
giorni dì malattia, per una polmonite fulminante.
Alla famìglia Corsi, c specialmente alla signora Carmela Esposito, le nostre più vive
condoglianze e tutta la nostra fraterna cristiana simpatìa.
Funerale. — 11 Pastore è stato chiamato il
5 febbraio per il funerale della signora Maria Elberti, membro della Chiesa di Taranto,
ma trasferita a Napoli con la famiglia a cui
esprimiamo le nostre (ristiane condoglianze.
.4sse;n.6/eii di Chiesa. — Il 1® marzo si è
riunita l’Assemblea di Chiesa per procedere
alla designazione del Pastore. Una prima votazione era stata fatta il 17 novembre, eleggendo il Pastore Davide Cielo con larghissima maggioranza di voti, ma, poiché la Tavola
Valdese non ha ritenuta valida tale elezione
chiedendo che venisse ripetuta, la Comunità,
anche se addolorata c, diciamolo pure, un
po’ sdegnata per tale decisione, si è sottomessa e di buon grado ha accettato di ripetere la votazione.
A presiedere TAssemblea è venuto da Roma il dott. Ugo Zeni, membro laico della
Tavola Valdese, avutane delega dalla Commissione Distrettuale. Il risultato della votazione non poteva essere diverso da quello precedente. Nessun altro nome, se non quello
del Pastore Cielo, era stato proposto dai membri della Comunità nelle due settimane consentite dal Concistoro. I votanti erano 80;
75 voti sono stati dati al Pastore Davide
Cielo, 3 schede dichiarate nulle, e 2 schede
bianche. Alla fine della votazione il Pastore
Cielo è stato invitato a presentarsi all’Assemblea, ed è stato accolto dal centinaio di presenti, scattati in piedi al suo apparire, con
unanime affettuoso applauso. Il Presidente
dell’Assemblea, dopo un cordiale abbraccio,
ha rivolto al Pastore Cielo parole dì congratulazione e di augurio, a cui ha risposto, ringraziando, molto commosso, il Pastore Davide Cielo, che è stato poi complimentato da
tutti i presenti. Siamo certi che la Comunità
dì Napoli, che ha espresso in modo cosi evidente il suo vivo desiderio, sotto la guida del
suo Pastore c con l’aiuto del Signore, continuerà £i progredire, unita e fedele, per il bene della nostra Chiesa e per l’avanzamento
del Regno dì Dio.
Conferenze. — Secondo la decisione presa
dai Consiglio dei Pastori delle Chiese Evangeliche di Napoli, sono state organizzate delle Conferenze mensili in vista dei prossimo
Congresso Evangelico. La prima ha avuto luogo il 6 febbraio, alle ore 19, nel Tempio Svizzero ed è stata tenuta dal Prof. Domenico
Maselli. sul tema: «L’origine delle dianominazioni evangeliche in Italia ».
La conferenza era stata annunziata dai
giornali « Roma » e « Tempo » e su questo
ultimo è stato poi pubblicato un breve resoconto.
La seconda conferenza ha avuto per oratore TAvv. Dott. Giorgio Peyrot, sul tema:
« La condizione giuridica degli evangelici in
Italia », la sera del 5 marzo, sempre nel
Tempio Svizzero (ne seguirà più ampia eronaca, come per la precedente conferenza. N.
d. r.).
Ambedue le interessanti conferenze sono
state seguite da un numeroso pubblico.
F. F.
visite gradite
a Villar Perosa
La chiesa ili V illar Perosa che. malgrado
la propria piccolezza ed umiltà, sembra ogni
tanto chiamala ad esercitare le funzioni di
un ponte tra fratelli lontani, ha la gioia di
annunziare alle comunità le seguenti visite:
T METODISTI
DI BASSIGNANA
Il giorno di Pasquetta, accompagnati dal
loro Pastore Giuseppe Anziani giungeranno
a Villar Perosa in mattinata in modo da poter celebrare con i convenuti un brevissimo
culto alle ore 10,30.
Facciamo presente alla gioventù delle
Villi impegnata nello studio dei rapporti
Valdesi-Metodisti questa eccellente occasione
per vedere i nostri fratelli Metodisti a distanza ravvicinata e per fraternizzare con
loro. Ai giovani delle Valli pertanto e particolarmente al loro Capo-Gruppo rivolgiamo
un invito cordiale ad essere presenti. Le possibilità logistiche della chiesa di Villar Perosa sono ancora limitate, ma la cucina delle loro catacombe può offrire minestre « prefabbricate » anche in notevole quantità.
LA CORALE
DI DETMOLD
La Martin Luther Cantorei di Detmoid.
diretta dal M» Eberliard Poppe, già nolii
tra noi tcna « tournée » effettuata alcuni
anni or sono tornerà ora ira noi per una
breve visita, oispite — a titolo simbolico —
della Chiosa di Villar Perosa ma con residenza alla Foresteria di Torre Pellice.
Ecco il programma che si prefigge: Mercoledì 1° aprile, pomeriggio, arrivo a Torre
Pellice; Giovedì 2 aprile, ore 21: Concerto
nel tempio di Torre Pellice; Venerdì 3
aprile, ore 21: Concerto nel tempio di Pìnerolo : Sabato 4 aprile, ore 2l : Concerto
nel tempio di Pomaretlo; Domenica 5 aprile, ore 10: Partecipazione al culto in Vìllar Perosa; ore 17; Partecipazione al culto in Torino (Corso Vittorio) ; ore 21 : Con
certo nel tempio di Luserna S. Giovanni.
La visita di questi nostri Iratelli dii Det
mold non ha soltanto uno scopo turislieo
0 musicale ma soprattutto un fine fralemo
in Cristo. Alalgrado l’ostacolo della lingua
1 nostri ospiti saranno lieti ,]i stringere la
mano a quanli vorranno offrire loro un
sorri.so amico.
1 FRATELLI
DI PINACHE E SERRES (Wurtt.)
I nostri fratelli valdesi di Germania, delle comunità di Pinatìhe e di Serres diretti
dal loro Pastore, il Dr. Eis, faranno dal
1« al 4 aprile nna visita lampo .alle nostre
Valli. Essi giungono spinti da un senso nostalgico profondo ver.so la patria dei loro
avi fuggiti nei 1700 per ordine di Luigi
XIV. Visiteranno tutte la Valli ma si soffermeranno specialmente a salutaire il Serre di Villar jperoea, Pinasca, Perosa, Villaretto, l’antico Bourset ecc.
Saranno in numero di 50 e tutti quanti
ospitali dalle varie famiglie della Chiesa
di Villar Perosa che si sono moibilitate per
lo scopo con entusiasmo ammirevole. Giungeranno a Villar Perosa nel pomeriggio del
1« aiurile verso le ore 17 e dopo un primo
ricevimento nella cappella saranno ripartiti
ira le famiglie ospitanti. Il 2 aprile visiteranno la Val San Martino e saranno ospiti
in serata della chiesa di Pomaretlo. 11 3
aprile visiteranno la Val Pellice e la sera,
dopo un’agaipe con la chiesa, parteciperanno a un cullo di commiato nel tempio di
Villar Perosa.
La chiesa di Villar Perosa sarà grata a
quanti vorranno aiutaria a far buona e fraterna accoglienza a tutti questi cari ospiti.
Enrico Geymet
AHaROSKA (S»tr«
Dopo una settimana di lavoro Ln
Toìoaiia, sulla strada del ritorno, è
diededuto a Viareggio per Inelidente
automobilistico
Ruggero Beux
di anni 38
Terribilmente colpiti ma sereni nella fede ne danno il dolcroso annuncio
la moglie Matilde Taccia coi bimbi, il
padre Enrico Augusto, la sorella Nella
Sereno, il fratello Fiorello, suoceri, cognati, zìi, cugini con le rispettive famiglie.
« Vegliate e pregate perchè non
sapete nè il giorno nè l’ora».
(Matteo 25: 13)
Torino, 7 marzo 1964
— Anche quest'anno l'Unione Giovanile
del Serre ha potuto n calcare le scene »! Sabato 29 febbraio si è esibita in una specie
di prova generale al Serre, dove, non avendo
un locale adatto, come d'abitudine in circostanze come queste, é stato montato il palco
nella Chiesa. La sera seguente. 1° Marzo, é
stato invece un palco fatto a regola d arte
che ha ospitato i nostri giovani, quello della
sala delle attività del Capoluogo. Il pubblico
é stato molto numeroso ed assai apprezzata
la scelta del soggetto, la commedia drammatica « Mamma » di Enrico Corsani, seguita
da un’immancabile farsa. Gli attori sono stati all'altezza del compito impostosi e cosi
anche quest’anno i giovani del Serre si preparano a terminare la loro Unione con un
bilancio positivo, almeno per quanto concerne la filodrammatica.
— Giovedì sera 12 Marzo nel Tempio del
Serre ha avuto luogo una riunione a carattere eccezionale in occasione della visita del
Signor Moderatore. Purtroppo il tempo in
sieme nevoso e piovoso non ha incoraggiato
molti ad uscire di casa, specialmente i più
lontani. Il buon numero dei partecipanti non
avrebbe comunque consentito di tenere la
riunione nella scuola, sicché la si é tenuta
in Chiesa. Ringraziamo il Sig. Moderatore
per il messaggio recatoci e per i problemi
postici, concernenti la nostra Comunità e la
Chiesa Valdese tutta quanta, in modo molto
concreto.
— Regolarmente, una volta al mese, il
Dr. Guido Ribet di Torino continua a prestare la sua collaborazione alla Chiesa del
Serre predicando a Pradeltomo. Questa sua
attività non ha mai cessalo neppure durante
le giornate più brutte dell'inverno che pur
essendo stato fino ad ora piuttosto mite ha
però riserbato qualche cattiva sorpresa proprio quando toccava al Dr. Ribet presiedere
il culto! La comunità gli esprime la sua rinoscenza per la costanza con la quale presta
la sua collaborazione.
La famiglia profondamente commossa dalla grande dimostrazione di
stima e di affetto tributata a Torino
e a Torre Pellice, al suo caro scomparso, ringrazia di cuore, tutti coloro
che con la loro presenza o con scritti
hanno partecipato al suo immenso
dolore. In modo particolare la Direzio
ne SIEMENS di Milano, 1 colleghi di
Firenze, l’ing. Comastri e i colleghi di
Torino, la sig.ra Fernanda Comba di
Pisa per l’assistenza veramente fraterna ; 1 Pastori F. Giampiccoli, E. Ayassot, Sommani, Beri, Davite, Girardet,
S. Colucci, Jahier, Taccia e la Comunità di Aga,pe.
Graziella Pasohetto partecipa al dolore della famiglia Beux per la scomparsa del suo caro Padrino.
Londra, 16 marzo 1964
4
pag. 4
N. 12 — 20 marzo 1964
Domenica 8 marzo abbiamo avuto la gioia di avere ira noii por tulla la giornata il
nostro Modc'ratore. Egli ha visitato la nostra souoila domenicale (purtroppo ridotta
di numero a causa del tempo indeimente e
del vaccino Sabin somminielralo il giorno
precedente a lutti ¡ bimbi d5 Bobbio); ricorderemo il suo forte ed incisivo messaggio recatoci in neme del Signore al nostro
cullo principale, ben frequentalo malgrado
la neve che con ostinazione continuava a
cadere. 11 pomeriggio il nos ro Moderatore
rivolgeva il suo messaggio ai catecumeni
confemiandi del jc anno, noi alle numerose mamme radunate nella loro Unione, poi
ancora ai catecumeni dei primi tre anni.
Un breve intervallo ed ecco nuovamente il
Moderatore impegnalo in una riunione serale al centro, ben frequentata anch’essa.
Egli ci ha dato notizie quanto mai interessanti riguardo alla noslra Chiesa, alla sua
vocazione e posizione in Italia ed Ita pure
toccato con efficacia il problema della amminiiStrazione e delle finanze. Successivamente aneora abbiamo avuto un quanto mai
fraterno incontro col Co.neitStoro che ha lasciato in noi tutti un’impressione benedet:a.
Ringraziamo veramente di cuore il nostro Moderatore per la sua eraditissima visita ohe, ne siamo sieuri, non mancherà
di produrre i suoi frutti. Ci scusiamo per
averlo « sfruittalo » eoisi, un po’ senza nietà;
ma sappiamo che, sebbene stanco, anch’egli è stato lieto di conoscere più da
vicino la nostra comunità, le sue varie attività; sappiamo che egli è stato lieto di
dare senza risparmio per rivolgerci ¡1 messaggio da p?rte del Signore. Il Signore ci
conceda di intendere questo messaggio, di
uniformarci ad esso con vìvo senso d; responsabilità e di fedeltà onde essere sempre maggiormente e veramente la Sua Chiesa che ascolta la Sua Parola che le viene
recata per mezzo dei suoi servitori. Se ci è
lecito, terminando, esprimére un desiderio,
esso è che, compatibilmente con le nossibilità, queste visite cosi efficaci e veramenti edificami alla nostra comunità oossano avvenire con maggiore frequenza!
Mairtedì sera 10 marzo, nel corso della
nostra riunione quartierale ai Camp; sono
stati presentati al Battesimo i bambini
Gönnet Paolo e Gönnet Maria d; Davide
e Garmer Maddalena (Serre Campi) e Rostagnai Elio di Eliseo e Fostel Elena (Rostagnols).
La grazia del Signore circondi semipre
questi cari bambini ed i loro familiari.
Nel corso del culto della domenica delle Palme riceveremo, nella piena coni aiiione dedJa chie>a, i catecumeni che hanno temiiniaio il coirso quadriennale di
istruzione religiosa.
Essi sono : Beux Franca, Bovmous Anpela, Boutnouis CWa, Bouinous Vittorina,
Fraschia Paola, Jahier Vanda, Morando
Serenella, Oibialero Lina, Rivoira Vivalda,
Balmas Enzo, Bertalot Franco, Beux Eraldo, tìeuchard Edmondo, Bounoiiitì Giianoaiilo, Comiba Dante, Ferrier Remo, Gallian
Claudio, Obialero Silvio, Pagello Ivano e
Rivoira Claudio.
Li iseguiamo con il nostro pensiero e la
nostra preghi í^ra, chiedendo a Dio di guidarli nel cammino della vita e di renderli
membri fedeli della chiesa.
Le ceilebrazioni del 17 febbraio ai sono
svolte con successo seccndo 11 pragraanma
stabilito. 1(1 corteo dei bimbi e degli adulti
era veramente imponente. Ringraziamo la
Banda Musicale e la Corale per le ottime
preatiazioni. Il tempio, la cui capienza è
stata aumentata di una cinquantina di posri in occaision-u* dej restauri dcireivlute scorsa, eia ai comiptlelo in ogni ordine di posti.
Al pranzo tradizionale abbiamo udito i
messaggi d^'i ¡^'2 Sindaco, del sig. E. A.
Beux e del pastore. Ringraziamo sentitaniente il sig. Mario Beux per l’ottima riuscita di ogni cosa. Fra i messaggi pervenuteci particolarmente gradito è srato quel
lo della sig.ua HugueUe Rjbel dj Parigi.
La giornata sj è conclusa con la rerita
della commedia di Matte-E^tuppey ; « Quelli che salgono ». Un lavoro che proponeva parecchi proibitimi e cì forniva ampia
materia di riflessione. Anche il bozzetto
deli piiccoliissìmi ci Ha fatto intravedere
nuove eccellenti possibilità, per la filodrammaitica, in un prossimo avvenire.
Esprimiiamo la nostra riconoscenza a lutti
gli attori ed in modo speciale alile sigg.ne
A. Long e N. Roslan per la loro fatica.
Matrimoni. Si so.no uniti in matrimonio
ne] nostro tempio, Bounous Alfonso (Combinai e Comba Rina (Martinat); Pons Corrado (Angrogna^ e Co.mba Bruna (Sarei);
Fomeron Elio (Gaydou) e Gallian Rosina
(S. Secondo). Auguri vivissimi.
Dipartenze. Il 29 gennaio, si è spento iniprovivsamente, Balmas Enri.oo dei Moiidon. Il 27 febbraio, ha risposto alla cliiamata del Signore, dopo lunghi mesi di infermità, Avondet Paolina della Sibcuma.
L Unione Femminile la ricorda con rico
noscenza. Il 29 febbraio è deceduto, in tragiche circostanze, Martinat Clemente. Egli
lascia tre orfani in tenera età. Il 6 marzo,
nei pressi di Viareggio, un iucidenie autoin cbilistico ha troncato la giovane esistenti di Beux Ruggero. Pur risiedendo a Torino era ben nolo fra di noi. Alle famiglie
nel lutto, rinnoviamo la espressione della
n osi ra s impat ia cristiana.
PRAMOLLO
_________ÎIaVAÂ 'li. i
Diamo il benvenuio al piccolo Roberto
di Alma Beux e di Renato Memusan che è
venuto ad allietare questa famiglia della
Ruata. Auguri al neonato e felicitazioini ai
genitori.
Sabato 7 Marzo il Pastore Giorgio Bouchard, Segretario della FUV, è venuto a
tiaiscorrere la serata con i igiovani della nostra Unione; egli ri ha tenuto un’interessante conversazione nel corso delia quale cì
ha tracciato in modo vivo il lavoro delle
l.-nioni Giovanili e delle varie comunità
Valdesi dia lui visitate diurante il suo recente viaggio in Gaflabria ed in Sicilia.
Ringraziamo sentitamente il Pastore Bouchard per il suo messaggio e per la sua visita e gli diciamo arrivederci.
Domenica pomeriggio 8 Marzo i giovani
della nostra filodrammatica sono saliti a
Massello per trascorrere il pomeriggio con
quella comunità. Desideriamo ridire la nostra gratitudine al Pastore Renato Coi'sson.
al Presidente ed al giovani dell’Unione per
la loro calda aoeoglienza e per il tangibile
segno di solidarietà fraterna che ci hanno
lasciato in dono.
Ultiim-amente ci è pervenuta dà Marsiglia la notizia della dipartenza della signoira
Anai's Peyronel ved. Rieux, deceduta dopo
alcuni mesi di malaltia aU’eta di 59 anni.
La nos^ra sorella, che da molto tempo aveva la sua residenza a Marsiglia, era solita
ritornare tutti gli anni ai paese naitio a
trascorrere le sue vacanze presso i pai*enli.
Alla sorella residente a Genova, alla cognata Clot Anna Ved. Peyronel e figli, a
lutti i familiari esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra siimpatia cristiana.
la vita d e 11'a g r i c o1 to r e
Si ri'sccnlra purtropipo frequentemente il
raso ,Ji aippezzamenti di terreni, talora con
annessi fabbricati, intestati a catasto al nomi: di persone da moltii anni defunte oppure disperse.
Non è che delti fondi siano oggi abban'
donati, ma gli attuali possessori di fatto
noin poissono •— pur volendolo — ottenere
il titolo giuridico di proprietà per eseguire
le vdlture al proprio nome perchè anche
se rintracciassero gli inteistatari, specie se
questi sono aM’estero, è loro praticaniente
dilficilissimo, e spesso non conveniente, ricevere la procedura per stipulare un atto
di compravendita.
Ciò si verifica per lo più nelle valli alpine dove chi emigra non suole vendere prima di partire ma affida i beili ad un congiunto che resta; ma neppure in collina od
in piano è eccezionale che tra fratelli si
spartisca bonariamente un’eredità e per mol
ti anni nessuno poi si curi di redigere il
regolare atto di divisione. Intanito muoiono
o si allontanano taluni dei condividenti e
la regolarizzazione diventa un rompicapo
die più nessuno affronta.
Le conseguenze che da dò derivano agli
attuali possessori sono molteplici e gravi ;
intralcio per nuove denuncie di successione; impedimento ad atti di compravendila
od a risimolere indennizzi di esproprii, difficoltà di documentatre domande di contributo statale per migiiorie, dissuasione ad
eseguire costruzioni, ecc.
Forse non tutti gli interessati sanno che
buona parte di detti casi può essere faoilmente sanata e regolarizzata senza bisogno
di atto notarile. La legge 14 novembre 1962
n. 1610 stabilisce infatti, in via eccezionale per un quinquennio, die nei Comuni
lassifìeati montano a mente della legge 2.ó
luglio 1952, n. 991, qualunque sia l’estensione ed il reddito catastale dei fondi rustici in questione e, negli altri Comuni non
montani limitetamenite a fondi aventi un
reddito dominicale complessivo non superiore a 36.000 lire, chi provi di essere da
oltre vent’anni nel pacifico e continuato
possesso del fondo può ottenerne il riconoscimento di proprietà con una semplice domanda al Pretore.
La prova di detto possesso può essere fornita col eonisueto « alto notorio » redatto
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Xìd. Subaluina s.u.a. - Torre Pellire iTo'
avvisi economici
VILLASECCA
L Unità della Chiesa allo studio nelle riunioni quartierali. E’ in corso l’ultimo giro di
riunioni nei vari quartieri della nostra comunità; 1 argomento di queste riunioni è:
l Unità della Chiesa. Sono illustrate soprattutto le due concezioni deU’unità : quella
della libera associazione di Chiese facenti parte del Movimento Ecumenico, e quella cattolica del (c ritorno » alFunico ovile. Questo
studio è seguito ovunque con grande interesse ed è Toccasione per molti di ripensare
nuovamente la propria fede evangelica.
Il culto del lo Marzoy in assenza del Pastore in visita ad altra comunità; è stato presieduto dal nostro fratello Dino Gardiol. La
comunità lo ringrazia per il sub messaggio.
Ringraziamo pure l’insegnantte sig. Viglieil
mo che, nello stesso giorno, ha presieduto il
culto per i bambini.
Domenica 8 Marzo : Raduno delle Unioni
delle Madri della Val Germanasca per la
giornata della preghiera universale. Oltre un
centinaio di sorelle convenute da Frali, Massello, Ferrerò, Villasecca e Pomaretto si sono
riunite nel pomeriggio nel vasto tempio di
Chiotti per un’ora di preghiera, presieduta
dalle varie presidenti delle Unioni. Dopo la
preghiera, le sorelle si sono ancora radunate
nella «Scuola grande» per una tazza di tè.
Ancora messaggi e canti, e poi la partenza,
con la ferma volontà di ritrovarsi, se piace
a Dio,- l’anno prossimo a Pomaretto. Nonostante rinclemenza dei tempo, il convegno
è stato veramente ben riuscito e grande è
stata la gioia della comunione fraterna.
Lutti: La nostra comunità è stata nuovamente colpita da altri tre gravi lutti : il 25
febbraio il Signore ha richiamato a Sè la
nostra sorella Massello Giovanna ved. Peyronel del Peyronel all’età di anni 90; il giorno
.seguente, il nostro fratello Massel Piero, alTetà di anni 92; il 4 marzo rispondeva alla
chiamata celeste il nostro fratello Gardiol
Emilio (Mille) dei Trossieri. L Evangelo della risurrezione e della vita è stato annunziato
in queste circostanze al numero veramente
imponente di parenti, amici e conoscenti che
li hanno accompagnati aH’ultìma dimora. Il
Signore consoli le famiglie in lutto e santifichi il loro dolore. c. t.
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Emilio Gardiol
(Mille)
ringrazia vivamente quanti, vicini e
lontani, con l’aiuto motrale, fiori, scritti, con la loro presenza: e coi pensiero,
hanno preso parte al suo grande dolore.
Rivolge un particolare ringraziamento« al Dott. Peyrot per le amorevoli cure prestate, ai Signori Pastori
Toum, Davite, Sommani, Marauda e
Deodato, per il conforto dato al caro
Estinto durante le sue lunghe sofferenze.
Trossieri, 7 Marzo 1964
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Recentemente abbiamo battezzato Bertolin Marco Giovanni di Bruno e Vollero Lucia. Il Signore benedica la creatura che s’è
compiaciuto di aggiungere alila sua greggia
e consenta ai genitori di educarla cristianamente con la preghiera e l’esempio.
La nostra unione ha rieevnto la visita dei
giovani di San Secondo: lo studio e la di
stussione introdotti da due dèlegati delle
unioni rispettive sono stati mollo interessanti; un gruppo ha preso parte attiva al
dibattilo intorno alia Confermazione. Ci
auguriamo di poter continuare su questa
linea di studio, seppure breve, intorno a
problemi che po.ssono interessare tutti.
Ringraziamo l’unione di San Secondo ed
il suo Pastore Arnaldo Genre che 1¡ ha
guidati.
¡^unione delle sorelle di Chiesa ha preso parte all’incontro dei Chiotti con altre
unioni per la gicimata universale di preghiera. Vi hanno preso parte 32 sorelle
compreso l’Inverso. L’incontro è stato molto apprezzato. Un vivo ringraziamento alle
screlle di Chiotti per l’affettuosa accoglien
A Perosa s’è tenuto un importar.te incontro di responsabili, anziani e diaconi
(he ha discusso vari problemi: i restami
degli stabili, soprattullo la cappella di Perosa; il problema della colletta al cullo che
sarà discusso una domenica in Chiesa; il
canto ni servizi funebri: s’è deciso di avere
almeno un canto durante il servizio liturgico che esprima la fede della comunità;
inoltre s’è deciso di non ammettere nè corone, nè bandiere in chiesa per motivi comprensibili. S’è pure deciso di proporre alla comunità la colletta individuale mensile
come si usa nelle uarrocchie vicine dei
Chiotti, laisciaindo la piena liibertà di scelta
ai parrocchiani; il problema delle finanze
è stato discusso a lungo soipratlutto in riferimento alla richiesta della Tavola di
aumentare di 400.000 il contrabuto della
parrocchia; si è formulalo l’augurio che la
conninità possa vi^sare alla colletta della
nircnoscenza una cifra maggiore, da^ consentire il raggiungimento del pareggio.
Eccovi ora l’ordine delle nostre prossime attività: Domenica delle Palme ore
10,30: ricevimento dei catecumeni. Giovedi Santo ore 20,30: cullo con Santa Cena.
Venerdì Santo ore 10: culto con Santa Cena al Clot Inverso (sostituisce il culto del!’ultima domsniica del mese pei Marzo).
Domenica di Pàsqua ore 10: culto con
Santa Cena. Domenica di Pasqua ore 20,30:
visi a della filodrammatica di Marsiglia che
reciterà al teatro. Sin d’ora diamo ai Marsigliesi, guidati dai Signori Poét un caldo
ed affettuoso benvenuto e Ij aspettiamo
con ver.i gioia.
Giovedì 2 Aprile alle ore 20,30 avrà luo
go una riunione in cliiesa con la presenza
di cinquarua valdesi di Pinasca, Villar e
Perosa nella Germania (Wlirtlemberg) : è
uiroccasionc meravigliosa di fraternizzare
coi cari fratelli ospiti per alcuni giorni della Comunità di Villar Perosa. La comunità nostra offrirà la cena nelle famiglie
nella fiducia che molli li inviteranno. Prenotatevi in tempo.
Sabato sera 1 aprile avrà luogo la visita
della famosa corale di Dctmold che darà
un concerto in chiesa alle 20,30; si
una colletta in tale circostanza. Ricordia
me la visita di questa corale effettuata quaìclie ann-o fa e che ha lasciato in tutti un ricordo indimenticabile.
L' ecumenismo inutile
(segue dalla 2" pagina)
il Congresso del prossimo anno, con l’appassionante messa in gioco di tutti i problemi
che Girardet espone sopra. Per un efficace
inquadramento storico mi permetto di rinviare una volta ancora i lettori all’opuscolo edito in occasione del XF// febbraio che quest’anno, su incarico della Società di Studi
Valdesi. Luigi Santini ha dedicalo a ’’Un’impresa difficile: lunione degli evangelici italiani (1859-1963)”. Gino Conte
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alcune volontarie per aiutare
nei lavori casalinghi.
Soggiorno minimo: un mese.
Vita comunitaria. Tempo libero.
Argent de poche. Per informazioni de«ttagliate scrivere a: Direzione Casa Valdese, Vallecrosia (Imperia).
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Bidenti noi Comune. !
Il Pretore, previa pubblicazione dell’i.
stanza all’Albo Ih-etorio del Comune e sul
Foglio degli Annunzi Legali, se non vi sono opposizioni emetite il decreto di riconoscimento del titolo di proprietà rieliieslo e, con questo documento, il possessore
può ottenere la trascrizione come se si trat-aisse di un atto notarile. Se vi sono opposizioni, gu di esse decidono lo stesso Pretore oppure il Tribunale secondo le rispettive comipetenze per valore.
La stessa Legge diapone inoltre che ì
trasferimeinti immoibiliari di mii sopra no-ncbè quelli relativi a normali alti di trapasso (successione o comipravendita ) purché
avvenuti almeno due anni prima della pubblicazione della legge medesima, dei quali si sia omessa la registrazione, se regolarizza i sono esenti da tasse e sopratasse di
registro e di bollo. Come pure sono esenti
da oneri tributari gli alt; e le formalità di
procedura occorrenti ai fini della legge di
che trattasi.
Avvertiamo però ohe tutte le anzidelte
agevolazioni sono temporanee in quanto
concesse a scopo di sanatoria. Esse infatti
scadranno cinque anni dopo l’entrata in vigore della legge, cioè il 14 dicembre 1967.
E’ dunque il caso di dire che chi ha tempo
non aspetti tempo perchè questo passa presto. E’ anche co-nsigliaibile che gli interes
sali si rivolgano ad un geometra dato che
l’istanza va esattamente formulata con la
precisa indicazione deH’attuale intesiazione
I Catasto dei beni da traisferire, coi relativi mappali.
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