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3 giugno 1977 - L. 200
Spedizione m abbonamento postale
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
_________________RICORDANDO BEETHOVEN NEL 150° ANNO DELLA SUA MORTE
Una musica per uscire dal dolore
Uomo indipendente e appassionato, Beethoven ha trovato nella musica la via per diventare
come un piccolo fanciullo e per donare agli altri il bello e il buono
In tutte le antiche civiltà la
musica fu tenuta in alta considerazione e in particolare, presso
la Grecia. Nei tempi preomerici
essa fu ritenuta Divina e magica.
Gli Aedi, inventori di canti, erano spesso anche sacerdoti. La
musica faceva parte integrante
della cultura e della vita in tutte le sue manifestazioni di bellezza. L’espressione di uomo « músicos » intendeva per loro il tipo
di perfetto cittadino spiritualmente e fisicamente bene educato. Per questo alto concetto che
essi ebbero per la musica, svilupparono una loro filosofila che si
protrasse sino a Platone e .Aristotele.
Per loro la musica doveva avere una funzione altamente educativa, perciò il « bello » non
andava dis.siunto. dal « buono ».
Nacque così il concetto che la
musica doveva essere al servizio
dell'« Ethos » (buono).
Aristossene, discepolo di Aristotele, fu il primo a staccarsi
dal concetto dell'ethos, e creò il
termine «Estasis» (rapimento)
da cui ha origine la parola « Estetica ». E per la prima volta
la valutazione dell’opera d’arte,
prescinde dal concetto dell’Ethos.
Beethoven, che noi vogliamo
ricordare nel 150“ anno della sua
morte, incarnò in modo perfetto
— e, forse, irripetibile — colui
che racchiude in sé l’artista e il
sacerdote! Egli stesso ne fu perfettamente cosciente. Infatti sono molto significative a questo
proposito, due sue affermazioni
che mai artista al mondo ha formulato così, parlando della propria arte.
La prima: « Voglio che la mia
musica consoli coloro che soffrono »; la seconda: « Chi penetra
il senso della mia musica deve
liberarsi dalle miserie che gli uomini si trascinano dietro ».
Un terzo pensiero riguarda la
fede in Colui che egli chiama:
« L’Altissimo ». « Arte... arte... solo per servire a Lui, detto con ragione l’Altissimo... Portar sollievo all’umanità sofferente... Gioia,
pura gioia imperitura... ».
VERITÀ’ E CARATTERE
Ma vediamo brevemente alcuni cenni biografici. Ludwig van
Beethoven nacque a Bonn il 16
dicembre 1770 e morì a Vienna
il 27 marzo 1827. Incominciò lo
studio musicale all’età di tre o
quattro anni, sotto la guida di
suo padre, Giovanni.
A diciassette anni lo troviamo
già a Vienna per perfezionare i
suoi studi musicali. Ma un grande primo dolore sta per abbattersi su di lui: la mite,e modesta
sua madre è molto grave e sta
morendo. Torna a Bonn appena
in tempo per salutarla ancora
una volta. Ecco cosa dice di lei:
« Era una madre così buona per
me; la mia migliore amica. Oh!
Chi più felice di me. quando potevo pronunciare il dolce nome
di madre ed esso era ascoltato?
E a chi lo posso dire ora? ».
Questa parziale lettera che
apre il suo carteggio ci mette subito a contatto col suo profondo
mondo interiore che doveva guidare tutta la sua vita come motivo conduttore di tutti i suoi
atti.
L’influenza della dolce e mite
madre lascierà nel suo cuore un
profondo solco d’amore e di bontà. Ecco come ce lo descrive
un suo contemporaneo, Johann
Sporchili: « Per lui (Beethoven)
l’arte è una cosa divina, non è
mezzo alla conquista della gloria o del denaro; vuole verità e
carattere nella vita, come nell’arte. Ciò che vuole lo vuole potentemente, perché non vuole che
il giusto. Per la donna ha una
dolce stima e i suoi sentimenti
sono virginalmente puri. Verso
gli amici è mite ed ognuno di
essi ha sperimentato una volta
almeno la bontà del suo cuore...
ina contro coloro che Sdegna lancia i suoi sarcasmi ».
Il suo aspetto fisico ci viene così descritto: « Piccolo, tarchiato,
non bello, spalle larghe; un grande capo: naso leonino largo e
schiacciato, fronte ampia; e così
nero di carnagione che in casa
gli avevano dato il soprannome
di ’’spagnolo” ».
Riguardo i suoi sentimenti verso la donna, è molto illuminante
quando scrive all’amico Wegeler
nel novembre del 1801 di .«Una
cara fanciulla che amo e che mi
ama... Sposarsi potrebbe far felici. Purtroppo essa non è del
mio stato sociale... ». La « cara
fanciulla » è la contessina Giulietta Guicciardi, di antica famiglia d’origine italiana. Essa, infatti, sposerà nel 1803 il barone
Gallenberg. Fu per Beethoven un
duro colpo e, con raggravarsi della sordità proprio in quel periodo, fu portato a' un tale stato di
prostrazione, da fargli meditare
il suicidio. Ma ancora una volta
ebbe il sopravvento la sua indo
Ludwig van
Beethoven
in una
stampa di
J. Kriehuber
(Vienna,
Biblioteca
nazionale
austriaca).
mila volontà e Tamóre per gli uomini. A tale proposito vale la pena leggere la lettera ai fratelli
detta « Il testamento di Heiligenstadt ».
Intanto la ferita sentimentale
sì rimargina con fatica, illuminata da un gesto della sua bontà
e della sua dirittura morale. Poco dopo aiuterà finanziariamente
Giuseppe Beiforte
(continua a pag. 8)
L’ASSEMBLEA ANNUALE DELLA C.E.I.
Paura di pluralismo
Accortisi della spinta si sono
precipitati sul freno. Così, si potrebbe definire il « documento
sintesi » redatto dal Consiglio
permanente della CEI riunito
nella sua assemblea annuale in
Vaticano, dal 9 al 13 maggio. La
spinta veniva dal convegno del
novembre scorso su « Evangelizzazione e promozione umana ».
Dopo le precisazioni dei vescovi adesso si sa dove si dovrà
spingere e dove invece bisognerà azionare il freno.
Il « documento sintesi » che
accompagnerà gli atti del convegno su « Evangelizzazione e
promozione umana » ( che non
sono ancora stati pubblicati dopo sei mesi!) è presentato come
« una chiave di lettura » ; « non
è un testo alternativo o parallelo agli atti del convegno » ha tenuto a precisare mons. E. Caporello, sottosegretario della
CEI. Già la necessità di questa
precisazione lascia intendere
molte cose. Più che giustificate
dunque le critiche a questa retromarcia dei vescovi rispetto
alle coraggiose aperture manifestatesi nel novembre scorso.
Le avvisaglie di questa retromarcia già le si potevano intravvedere nella relazione di apertura affidata al cardinale Poma:
« problemi e prospettive della
Chiesa in Italia». Senza entrarè
in merito alle brucianti questioni politiche attuali Poma ha giudicato duramente i cattolici che
votarono no al referendum sul
divorzio il 12 maggio e che si
collocarono a sinistra nelle successive consultazioni elettorali.
TI « documento sintesi » ha
espresso una durissima posizione antiabortista in due diversi
messaggi ; l’uno indirizzato ai
cattolici ' italiani ( è stato letto
domenica 22 maggio in tutte le
chiese), l’altro al presidente del
Senato (la questione dell’aborto
è in discussione proprio in questi giorni!).
Raniero La Valle parlando sabato 28 a Pinerolo sul tema:
« Dove va il cattolicesimo italiano? », rilevava che l’intervento
della CEI sull’aborto è « serio
e grave » se è vera l’affermazione in cui si sostiene che chi accetta il principio di legalizzazione si trova in una situazione di
profondo distacco dalla Chiesa
e da Cristo. Se questo è vero
occorre dedurne che la grandissima maggioranza dei cattolici
non sono più cristiani. Ed il giudizio investirebbe anche la DC
che nella proposta avanzata da
Piccoli e Galloni alla Camera
accetta di fatto il principio della legalizzazione. Semmai — ha
concluso La Valle — i democristiani sono staccati da Cristo
per altre cose, non per questa!
Un secondo punto fondamentale su cui sono intervenuti i
vescovi è il problema del «pluralismo ». In novembre monsignor Franceschi aveva affermato che « in merito al problema
della presenza dei cattolici nella società civile, se cioè essi debbano raccogliersi in gruppi e
formazioni unitarie o non piuttosto obbedire alla logica della
diaspora, non sembra che si
possa dare una risposta di tipo
teologico o dogmatico; il giudizio e la valutazione è di ordine
storico e contingente ».
Aperture come questa potevano diventare molto pericolose,
sia in campo politico che teologico. Ed ecco, puntuali',' le precisazioni restrittive: il pluralismo
nella Chiesa. non è un « valore
assoluto », occorre eliminare
« l’equivoco di un pluralismo
senza limiti », il pluralismo « degenera » quando « si distacca
dall’unità di fede e di comunione e specialmente quando diventa dissenso istituzionalizzato ».
Dopo queste dure prese di posizione contro il dissenso cattolico il « documento » precisa il
concetto di pluralismo nel contesto politico. Esistono « dei limiti alle scelte pluralistiche» in
modo particolare quando « situazioni politiche concrete come
la nostra» impongono «il grave
dovere morale dell’unità dei cattolici nelle scelte di fondo, cioè
in quelle scelte che sono inscindibilmente connesse con i principi e le norme della morale
umana e cristiana».
Il pluralismo politico è dunque « accettabile », ma a delle
precise condizioni, condizioni
che « non si verificano in coloro che pur ritenendosi cristiani,
compiono una scelta di tipo
marxista o di militanza nei movimenti politici che si richiamano tuttora a tale ideologia materialista ed atea ». Se accanto
a queste precisazioni dei vescovi si collocano alcune affermazioni pronunciate nel convegno
di novembre, per esempio quando Padre Sorge sosteneva che
« non si tratta di riproporre un
modello di riaggregazione politica sul tipo di quello del 1948,
anacronistico in un paese che è
tanto cambiato », se ne può dedurre che questo « documento » è, nei fatti, un documento
alternativo. Se invece lo si vuole accogliere come «chiave di
lettura» allora bisogna aggiungere che è una chiave che intende fare a destra tutti gli scatti
di una serratura che piano piano si stava aprendo.
Ermanno Gente
Alzatevi
e non
abbiate
paura
Matteo 17; 1-27
Nei momenti di travaglio e di
crisi della società, quando le speranze dei cristiani per una maggio-'
re influenza dell’Evangelo nel
mondo sembrano definitivamente
tramontate, il desiderio di Pietro
di rimanere sul monte della trasfigurazione si rifà attuale e presente nella coscienza dei credenti. È
il desiderio di isolarsi dal mondo
per non mettere a repentaglio la
propria fede, di salvare la propria
vita interiore continuamente insidiata da una società che calpesta
i valori del sermone sul monte
(povertà, giustizia, pace, mansuetudine, misericordia).
Ma la volontà del Signore è ben
diversa: alzatevi e non temete!
Dalla solitudine del monte, dalla
nube luminosa nella quale sentirsi
protetti direttamente da Dio, occorre scendere nella pianura della
realtà quotidiana. Come in una
sequenza filmata da quésto punto
del racconto l’evangelista ci dà
una serie di riflessioni e di avve- nimenti, che riportano i discepoli
in maniera drammatica al centro
della realtà umana individuale e
collettiva. Già scendendo verso la
pianura Gesù rivela rche Giovanni
era stato la vittima di un potere
tirannico, che porta sempre con
sé ingiustizia e crudeltà. E subito
dopo, ai piedi del monte, ecco una
terribile potenza di oscura natura: i demoni. Dalla contemplazione del volto luminoso di Cristo
alla visione angosciosa del volto
sfigurato del fanciullo epilettico,
quasi un simbolo dello strazio prodotto dai demoni. Dinanzi alla
forza distruttrice dei demoni i discepoli sono impotenti per la loro poca fede nel Signore della Vita. Come lo siamo anche noi oggi
di fronte alle malattie dello spirito che uccidono con la droga,
con l’avidità del denaro, con la
sensualità sfrenata. In questa sequenza della realtà umana non
poteva mancare l’impatto con lo
Stato nella forma più fastidiosa
della imposizione fiscale.
Gesù paga il tributo « per non
dare scandalo », accetta l’organizzazione della società, ma la sua,
non è accettazione passiva. Lo
Stato è una costruzione umana ed
è quindi discutibile (e Gesù la discute con Pietro); è temporanea
in quanto è già superata nella prospettiva del regno.
Ma tutto sommato, non era meglio rimanere sul monte della trasfigurazione, lontano dalla prepotenza dei tiranni, dalla prepotenza dei demoni, dall’incredulità dei
discepoli e dei non discepoli, dalle
limitazioni dello Stato alla nostra
libertà? A mente umana si potrebbe rispondere di sì. Ma questo rifugio nell’intimismo, questa rinuncia della testimonianza e del servizio, si tradurrebbero in un meschino egoismo. Dobbiamo rialzarci dalla nostra stanchezza e
non aver paura di condividere
con tutti la sofferenza di questo
tempo nella certezza della promessa del Risorto: « E sappiate
che io sarò sempre con voi, tutti
i giorni, fino alla fine del mondo » (Matt. 28: 20). . _
Salvatore Caponetto
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3 giugno 1977
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;qr rt^^suljgcEÉnzai del IV Distretto si è manifestata anche
nèìl’abbondanza del materiale inviato per questa pagina.
Tra questo materiale, accanto all’introduzione della CED,
abbiamo scelto alcuni elementi per rappresentare almeno
indicativamente i vari settori della vita del distretto ;
— una Sintesi del lavoro delle chiese di Bari e Corato nel
momento dell’avvicendamento
pastorale ;
— un flash su una delle opere
meno conosciute del distretto,
la scuola di Rapolla;
— un’iniziativa che vede ima
forte partecipazione giovanile, it
Collettivo teologico campano.
red.
Un grande mosaico
Campania — Puglie e Lucania — Calabria e
Stretto — Sicilia
Il IV distretto è un grande mosaico di pietruzze diverse in una
composizione unica che evidenzia sia la stessa grazia di Dio,
sia le particolarità e la carica
personale di quanti la ricevono.
E’ tutto un mondo di presenze
evangeliche nelle quali chi compie una visita (la CED ha visitato quasi tutte le chiese del distretto) si sente coinvolto, tanto
forte è la partecipazione alle cose sentite e viste.
Ci sono fratelli e comunità che
curano programmi evangelici
nelle Radio locali, altri che si inseriscono nella ricerca biblica di
cèrti settori del cattolicesimo,
altri ancora che partecipano a
iniziative concrete che le situazioni particolari impongono. Molti vorrebbero essere presenti
con librerie, sale di lettura, consultori familiari e non potali ten-‘
fativi essi mettono in atto in queste direzioni, tentativi generosi
che meritano il massimo appoggio da parte di tutti. Nel campo
del servizio sociale emergono, ovviamente, i due grossi &ntri di
Palermo e di Riesi, ma non meno significativa è la rete delle
pur modeste scuole materne di
Rapolla, Orsara, Cerignola, Pachino, Scicli. La Casa di riposo di
Vittoria ha desiderio e possibilità di ulteriore inserimento e servizio nel quartiere.
Tutto questo e altro che, per
la grazia di Dio, avviene non è
senza problemi, sia di ordine finanziario, sia in rapporto alle
scelte che via via si compiono.
Possiamo dire, senza iattanza,
che quanto viene fatto è segno
della vitalità della nostra piccola
presenza e delle possibilità concrete di spazi che non mancano.
I problemi grossi sono dati da
altro.
II senso di solitudine e di isolamento è pressoché incombente
su tutti i fratelli in generale. Siamo pochi, siamo lontani, è quasi uno slogan. A ben guardare la
carta geografica e a considerare
attentamente quali sono i mezzi di comunicazione si constata
che è vero, pesantemente vero.
Ci si aspetterebbe, di conseguenza, una vita assembleare molto
attiva. Convegni e raduni sono
appunto occasioni di incontro
per sviluppare il senso del collegamento intercomunitario. Invece no, purtroppo.
Circuito, distretto, sinodo sono
visti spesso come organismi burocratici, come occasioni per dire tante parole, come cose inca
________ LA PREDICAZIONE VALDESE A BARI E CORATO
Una non facile presenza
L’« altra chiesa »> nella più aperta città del sud - In un borgo agricolo
la più antica comunità valdese
paci di produrre fatti.
Scusanti esistono, bisogna anche dirlo. Da Bari a Palermo ci
vuole più tempo e maggiore spesa che per andare a Torino. In
altre parole, una' conferenza distrettuale, per i fratelli delle Puglie, sarebbe più agevole a Torino che a Palermo. All’opposto,
assemblee di una sola giornata,
con tempo adeguato per rincontro effettivo e con la possibilità
del viaggio di andata e ritorno,
sono realistiche soltanto a ristrettissimo raggio. È da aggiungere che il problema della spesa,
per le comunità del IV distretto
(ma solo per queste?) ha un’incidenza non trascurabile.
Da qui nasce l’attesa che i momenti di incontro, come atti di
incoraggiamento e come strumenti di formazione, siano sostenuti in ogni modo e con ogni
mezzo.
Per incrementare la formazione è insostituibile, ovviamente, il
contributo della stampa. Finché
c’è ima famiglia di evangelici isolati che per trasmettere il Vangelo ai figli non trova nelle nostre pubblicazioni quell’aiuto adeguato che ha diritto di aspettarsi, non ci sentiremo arrivati.
Altrettanto ci sentiamo inadempienti se qualcuna delle nostre
famiglie non ha i mezzi per comperare i libri che stampiamo o
non ha sufficiente cultura per capirli.
Serrare le fila e formarsi a
nuovo potrebbe sembrare una
frase ad effetto, e forse lo è, anche oltre le intenzioni.
Ciò che intendo comunque dire, concludendo, è questo: sono
in molti ad avere la sensazione
che per il tempo che stiamo vivendo, nella ricerca di dire parole autentiche e di darne attuazione significativamente, nella
paura dei compromessi con idoli passeggeri e nel desiderio di
compartecipazione alla sofferenza e alla sete di giustizia, secondo l’esperienza di tutte le comunità — pur nella tensione interna
e nel dissenso più o meno vivace — il momento aggregante, formativo, sia adesso più urgente
del momento propulsivo, evangelizzante. Sia detto, questo, non
per contrapporre e neppure per
diversificare due aspetti della fede e della predicazione che sono,
in realtà, inscindibili, ma per segnalare temporanee debolezze e
porvi rimedio.
per la CED del IV distretto
Giulio Vicentini
Bari, uno dei tre poli industriali della Puglia, in questi ultimi 14 anni ha avuto un grande sviluppo industriale ed edilizio e un forte incremento di popolazione. A questo sviluppo
(spesso disordinato) non si è
accompagnato, se non in misura ridotta, uno sviluppo delle infrastrutture : scuole, ospedali,
eco. Tuttavia resta senza dubbio la più aperta città della Puglia e del sud, per quanto riguarda il modo di affrontare i
problemi. Una fortissima presenza della sinistra ed un calo
deH’influenza fascista hanno impresso alla città uno sviluppo
culturale non indifferente e un
interesse attento alle problematiche del nostro paese. Naturalmente anche Bari, soprattutto
con le sue industrie minori, risente della crisi generale del
Paese. Però le aree di miseria
reale sono assai ridotte.
La Chiesa valdese di Bari è
di origine assai composita. Oltre alle più vecchie famiglie vaidesi, giunte alla terza e in alcuni casi alla quarta generazione,
è formata da elementi già appartenenti alla Chiesa metodista
disciolta nel 1936 ed altri di provenienza battista.
La comunità ha sempre sentito la sua responsabilità evangelistica accanto a quella individuale. Naturalmente nel nuovo
clima politico e religioso postconciliare essa ha rinunziato ad
un tipo'di lavoro, verso il mondo cattolico, come quello di cinquanta anni fa. D’altra parte non
ha neppure ritenuto di' dover
impostare la sua attività evangelistica su un modello di tipo
« pentecostale ». Si è invece sentita responsabilizzata ad essere
« presente », a tutti i livelli possibili, per presentare aU’ambiente cittadino il volto dell’altra
chiesa, in questo caso una Chiesa riformata.
La comunità si è mossa su
due linee: apertura al mondo
cattolico. Nel primo caso siamo
stati presenti nella vita pubblica e culturale della città con
conferenze dibattiti e anche attraverso la stampa cittadina.
Nel secondo caso siamo partiti
dagli incontri della « settimana
di preghièra per l’unità » per
stabilire dei contatti che si sono svolti durante l’intero arco
dell’anno, in forma diversa.
Di costante vi è stato rincontro mensile di studio biblico a
livello di comunità evangeliche
(ultimamente insieme ad alcuni
membri delle chiese Avventista
e di Cristo), ma accanto vi sono stati incontri su temi vari:
« I ministeri nelle Chiese evangeliche », « Rapporto tra fede e
politica », « Speranze umane e
speranze cristiane ». In questi
incontri abbiamo visto un mezzo prezioso di testimonianza,
perché abbiamo sempre rifiutato temi « neutri » e quindi sovente il confronto è diventato
scontro.
La nostra comunità è stata
presente anche nei dibattiti in
occasione del divorzio prima.
poi del referendum abrogativo,
ed ora si sta preparando per affrontare il dibattito sul Concordato. Recentemente abbiamo ottenuto l’accesso alle trasmissioni RAI, e per il 15 aprile ci è
stato concesso un programma
di 30 minuti. Abbiamo indicato
come tema : « La Chiesa valdese, ieri e oggi ».
Corato è una cittadina di circa 35.000 abitanti con ceto prevalentemente agricolo, piccoli e
medi artigiani. Nessuna industria tranne un paio: pollami e
pastificio. Vi sono cooperative
vinicole. Ha fortemente risenti-:
to dell’emigrazione subita dopo
la prima guerra e soprattutto
dopo la seconda guerra mondiale. Questa emigrazione si è
rivolta non solo al nord Italia
(Milano e Torino), ma specialmente in Germania, Svizzera,
Francia, America del nord, Venezuela.
La comunità valdese rispecchia la situazione della città.
È la più antica comunità valdese della Puglia. Nell’immediato secondo dopoguerra ha avuto un fortissimo balzo: in un
anno sono state accettate circa
50 domande di cattolici delusi e
scandalizzati della loro chiesa,
perché « là si faceva politica e
si scomunicava». Oi sembra che
le ragioni di anticlericalismo,
ancora molto forti, non siano però state determinanti. Infatti in
questi convertiti (a volte intere
famiglie) vi è una forte esigenza biblica. In poche chiese si riscontra, anche tra i giovani, una
così, marcata preparazione bi
blica. Naturalmente l’emigrazione ha ben presto falcidiato la
comunità che è stata letteralmente dimezzata ed è ora attestata sui 70 membri comunicanti; numerosissimi sono però i
bambini e numerosi i giovani.
La comunità vive un poco isolata dall’ambiente cittadino. Nessun rapporto con i ceti medi;
neppure gli agricoltori si avvicinano più alla nostra chiesa. La
presenza dei Testimoni di Geova e soprattutto quella dei Pentecostali, crea problemi.
I membri della comunità non
mancano di rilevare che la penetrazione nell’ambiente cittadino ha avuto luogo quando a Corato esisteva soltanto la nostra
chiesa. In quél tempo essere o
diventare evangelici significava
affrontare difficoltà e in taluni
casi persecuzione (impossibilità
di trovare lavoro e, quindi, emigrazione). Ora invece, con la
presenza di altre denominazioni, si deve combattere su diversi fronti, perché in un paese si
è gomito a gomito, mentre nelle grandi città la presenza di
numerose denominazioni è scarsamente notata.
L’evangelizzazione individuale
è intensa, ed inizia neH’ambito
della famiglia (mista) e dei parenti. L’atteggiamento verso il
cattolicesimo è di assoluta intransigenza, dato che il cattolicesimo locale non mostra segni,
non diciamo di « ravvedimento », ma anche solo di cambiamenti sia pure marginali.
Enrico Corsani
Scuola (della Chiesa Metodista di Rapolla
Integrazione
di handicappati
Il problema della, scuola già
noto su scala nazionale, quaggiù è vissuto drammaticamente
per l’inadeguatezza delle strutture al alto livello e per il netto disimpegno dei responsabili
della radicale ristrutturazione
di essa. Nella scuola d’obbligo
vi è un’elevata percentuale di
’fuori corso’. Alunni respinti per
l’inimmaginabile sistema repressivo ed emarginante, scoraggiati
abbandonano la scuola. Molti
scelgono la via della campagna,
della manovalanza, l’apprendistato artigianale che non offrono prospettive. Altri emigrano
nel nord-Italia e, nell’età maggiore, all’estero.
Accennando alle strutture sociali per i più piccoli — asili nido, scuole materne — nonostante l’interessamento delle autorità più sensibili a questi servizi,
il problema resta collegato a
quello della scuola in -genere.
Sulla base della nuova legislazio
____________INIZIATIVA DEL CONSIGLIO DEL 13° CIRCUITO E DELLA FGEI CAMPANA
Nascita di un coliettivo teoiogico
Promosso dal XIII Circuito, d'intesa con
la FGEI campana, si è costituito a Napoli
nei primi mesi del ’77 il Collettivo teologico
campano, che ha ricevuto l’adesione anche
di alcuni fratelli delle Comunità di base.
Il Collettivo, che ha scadenze mensili e
che si avvale della collaborazione di professori e studenti della Facoltà di teologia di
Roma, oltre che di un apporto locale, ha avuto come base d’avvio il documento-proposta della FGEI che qui riportiamo.
La questione giovanile riesplode con toni
violenti oggi che più acuta si fa sentire la
crisi deH’intefa società. « Riprendiamoci la
vita » è solo lo slogan arrogante di giovani
viziati da un benessere improvvisamente
scomparso, ma esprime insieme il bisogno
di una vita di qualità più umana e la rabbia
disperata per esserne stati privati. Il disim
pegno politico, il ripiegamento sul privato,
le forme diverse deH’alienazione religiosa che
sembrano pericolosamente diffuse in alcune
frange giovanili sono forse la conseguenza
di un senso frustrante di « privazione » subita al quale si vorrebbe reagire con gesti
di violenza incontrollata e di « riappropriaziohe » disordinata di oggetti e beni di consumo. Riprendiamoci invece non le briciole
del consumo di una società in sfacelo, ma i
luoghi di decisione dove si organizza il modello dello sviluppo e la qualità del consumo; per i credenti si può forse tradurre « riprendiamoci la Bibbia, riprendiamoci la
scienza, la teologia, riprendiamoci cioè la
fede tutta intera ».
La proposta della FGEI di costituire un
collettivo teologico di lettura biblica risponde appunto al bisogno diffuso di riappropriarsi dei fondamenti della fede cristiana, di -restituire la Bibbia alla lettura e alla riflessio
ne collettiva dei credenti che rifiutano la teologia come momento scientifico separato, affidato a pochi specialisti.
Se è vero che ogni tipo di teologia è espressione dello sviluppo delle forze sociali che
si affermano in una determinata fase storica è altrettanto vero che la nostra teologia
e dunque la nostra predicazione sono il risultato di sedimentazioni successive della
storia della teologia che sopravvivono e coesistono nella coscienza e nella sensibilità dei
singoli credenti.
Il nostro collettivo che si articola in una
serie di incontri mensili di studio comunitario (...) vuole rendere attenti a riconoscere
la matrice composita delle nostre attuali
scelte teologiche ed insieme formulare la proposta, che non vuole essere esclusiva, di' una
lettura biblica che sia piena espressione del
momento storico che noi viviamo.
ne italiana relativa all’assistenza pubblica nei vari settori, nella Scuola Materna Evangelica di
Rapolla, quest’anno sperimentiamo la scuola integrata, con
bambini normali e subnormali.
Di quest’ultimi il nostro servizio
sociale si è sempre interessato
segnalandone i casi alTAIAS di
Melfi e al Centro di Igiene mentale di Potenza per gli interventi di competenza.
Il servizio sociale di Rapolla
ha collaterali altre iniziative ed
attività, come il centro di lettura che dà possibilità ai giovani di tutte le scuole esistenti
nella zona di fare ricerche, lavoro di gruppo e studi, collegamento con le famiglie di questi
e dei bambini della scuola materna con incontri, assemblee,
dibattiti; per tutti c’è disponibilità per informazioni, consultazioni, esplicazione di pratiche
INAM-INPS (come aiuto diretto e gratuito) con particolare riferimento a emigrati, ritornati o
famiglie di essi.
(da: Analisi nel Melfese per
un piano di lavoro relativo
ai problemi sociali, maggio
1976).
* * *
I programmi, nonostante le
alterne vicende, si sono svolti
nella normale regolarità. Particolare caratteristica è stata l’inserimento neila scuoia di alcuni bambini subnormali come
esperimento della «scuola integrata», sulla base della nuova
legislazione italiana circa l’assistenza pubblica, delle tendenze
evolutive inerenti, dei progetti
sociali vari e per una nuova forma di testimonianza da parte
nostra in tal senso.
(da: Relazione del Centro
sociale per l’infanzia, ’75-’76.
Hanno collaborato: .Jean L.
Sappé, Luciano Gallian, Dino
Gardiol, Gustavo Bouchard,
Giovanni Peyrot, Franco Davite, Alberto Taccia, Giorgio
Tourn.
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3 giugno 1977
IN VISTA DELLE CONFERENZE DISTRETTUALI
Panoramica dei circuiti
Dopo due anni di funzionamento, un bilancio (parziale) sulla base degli atti delle recenti Assemblee di circuito
a colloquio con I lettori
Sedici circuiti raggruppano la
totalità delle chiese valdesi e metodiste in Italia e Svizzera. Sono
al loro secondo anno di vita dopo il varo di questa importante
parte del patto di integrazione.
Come funzionano? Che delibere
hanno assunto le loro Assemblee?
In vista delle prossime Conferenze distrettuali, e per l’informazione della più vasta cerchia
dei lettori, abbiamo esaminato
gli atti delle recenti Assemblee
di circuito e tentiamo qui di darne una panoramica per argomenti.
Purtroppo il tempo molto limitato, le distanze e le poste ci
impediscono di avere un quadro
completo. Del I distretto manca
il 3” circuito che non ha potuto
tenere la sua Assemblea a causa
dell’alluvione. Del II mancano il
7° e il 9° circuito. Completo il
III e del tutto assente il IV che
peraltro è presente in questo numero del giornale con la pagina
distrettuale.
Anche se la panoramica è solo
parziale, è tuttavia interessante
e sufficientemente indicativa.
Tre argomenti sono emersi in
modo abbastanza costante nelle
Assemblee.
1. Il primo, basilare e ragion d’essere del circuito, è l’esame della vita delle chiese. Abbastanza poco si può ricavare
dagli atti che in genere annotano
a questo proposito « un’ampia e
approfondita discussione ». Qua
e là emergono tuttavia puntualizzazioni, preoccupazione, e quindi
spunti per il lavoro futuro.
Si valuta positivamente e si incoraggia il lavoro dei collettivi
biblici o teologici (1°, 5°); si valutano positivamente le domeniche comunitarie ed il recente inserimento evangelico nelle radio
locali (4°); si sottolinea la necessità di dare « valore prioritario
all impegno verso i catecumeni
e i giovani in genere », di « trovare un aggancio per i giovani che
tendono a scomparire dalle chiese dopo la confermazione » (4°,
5"): si prende spunto dal positivo
« ripensamento liturgico » avvenuto in una chiesa per allargare
il discorso a tutto il circuito
(11°); ci si interroga sul «significato di una presenza evangelica
per chiese che vivono la dispersione dei loro componenti » avviando un discorso volto verso
forme di presenza e di testimonianza nella regione (12°); si riconosce nell’evangelizzazione il
« punto debole » su cui le chiese
devono impegnarsi (5°).
E forse poco, quello che emerge dagli atti sotto questa voce;
ma è sufficiente per avere un’idea
delle preoccupazioni delle chiese
per il loro interno e per la loro
presenza all’esterno. Segnaliamo
che un’Assemblea ha condotto
l’esame di questo punto suddividendosi in gruppi di studio su
alcune costanti del lavoro delle
chiese.
2. Tutte le Assemblee si sono
occupate dell’invito espresso ai
circuiti da Tavola e Comitato Permanente in vista di una maggiore diffusione dell’Eco-Luce. Gli
atti di alcune Assemblee si limitano a prendere atto della cosa.
Altre Assemblee chiedono espressamente alle chiese di impegnarsi in questo settore pur
senza dare obiettivi definiti. Il
4° circ. chiede all’amministrazione del giornale di inviare alle
chiese l’elenco degli abbonati per
facilitare la campagna abbonamenti.
L’ll° esprime questo invito in
un atto e in una lettera inviata
successivamente alle chiese. Due
circuiti si sono dati degli obiettivi definiti dopo aver consultato
i rappresentanti delle chiese: il
10° ha posto la meta di 45 nuovi
abbonamenti semestrali per il
circuito; il 12° punta decisamente al raddoppio, da 47 a 96.
Non vogliamo ovviamente costituire delle classifiche, anche
per il fatto che ciò che conta sono più i consuntivi che i preventivi! Ma è rallegrante che Questo
invito sia stato preso in seria
considerazione. Riportiamo la
« motivazione » espressa dal Consiglio del 6° circ., approvata poi
daU’Assemblea: « Il Consiglio ritiene che ”La Luce” possa e debba essere un utile punto di riferimento per la vita e la predicazione delle nostre chiese, sia come fonte di informazione per
quanto riguarda la ricerca teologica, sia come momento di riflessione comune sui problemi che
come evangelici italiani siamo
chiamati ad affrontare ».
Due richieste dai circuiti che
Tamministrazione del giornale
non rqancherà di prendere .in esame: possibilità di ricevere copie extra pagando solo il venduto (10°); possibilità di un diverso modo per la spedizione (fermo-stazione) per evitare i ritardi.
3. Diversi circuiti hanno studiato il rapporto del Comitato
Permanente ai circuiti su « I!
dialogo ecumenico con la Chiesa
di Roma » e le reazioni in generale sono molto positive. Il 10°
circ. dichiara di condividere l’impostazione e raccomanda al CPM
di rènderlo pubblico. Il 12° auspica che il rapporto non sia solo
letto ma profondamente meditato dalle chiese.
Dal fatto che i primi 4 circuiti (in cui non vi sono chiese metodiste) non parlano di questo
documento desumiamo che solo
ai metodisti esso è stato indirizzato dal Comitato Permanente.
Questa distinzione ha ancora ragion d’essere nella struttura completamente integrata dei circuiti?
Tra le molte cose particolari
che si potrebbero desumere dagli
atti ne sottolineiamo ancora due.
a) Hanno discusso la funzione del circuito: il 1° (definendolo
un « organismo di collegamento » tra le chiese ed esortando le
chiese a servirsene); il 6° (interazione tra Consiglio di circ. e
chiese, in vista di una ricerca sulla riforma della chiesa); l’8° e
ril° per ciò che concerne la rappresentanza in Conferenza distrettuale: « l’AC dell’ll" circ.,
ravvisata la necessità che i circuiti siano ufficialmente rappresentati in seno alle C.D., propone
che i sovrintendenti di circuito
o in caso di impedimento altro
membro del Consiglio siano
membri a tutti .gli effetti delle
C.D.; invita la T.V. e il C.P.M. a
promuovere in tal senso le neces
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 8)
Una lettera
molto discussa
Non è possibile pubblicare per esteso le lettere riguardanti il « Mistero
buffo » e la lettera di solidarietà Bouchard-Aquilante sia per la loro lunghezza che per le ripetizioni. Pubblichiamo perciò integralmente la lettera
della T.E.V. e cerchiamo di dare Videa
centrale delle altre.
Egregio Signor Pastore,
La TEV, riunita in Assemblea a San
Germano Chisone il 15 maggio scorso,
ha commentato con viva amarezza la
lettera di solidarietà da Lei indirizzata, unitamente al sig. Aquilante, al sig.
Dario Fo, in ordine alle sue vicende a
seguito delle trasmissioni alla t.v.
Questa amarezza proviene da due ordini-di considerazioni, una di merito e
una formale procedurale :
1. a) Fermo restando che non siamo favorevoli per principio alla censura non possiamo tuttavia concordare
con le parole di solidarietà della lettera a Dario Fo. In talune sequenze del
suo show televisivo egli ha infatti avuto espressioni nei confronti di Cristo
che in nessun modo e sotto nessun pretesto possono essere accolte.
Per ogni circuito
rapporto membri/abbonati -o
I DISTRETTO -O g c -Q <3 o -Û S S
I circuito (Val Pellice) 5.143 456 11,27
II circuito (Val Chisone) 3.626 564 6,43
III circuito (Val Germanasca) 2.083 262 7,95
tot. distretto 10.852 1.282 8,47
II DISTRETTO IV circuito (Piem. nord e vai
d’Aosta) 2.283 384 5,93
V circuito (Piem. sud e Liguria) 906 203 4,46
VI circuito (Piem. est e Lombardia) 2.009 328 6,12
VII circuito (Ttiveneto) 646 106 6,09
Vili circuito (Emilia-Romagna) 552 87 6,34
IX circuito (Svizzera) 340 62 5,48
tot. distretto 6.736 7.170 5,75
. Ili DISTRETTO X circuito (Toscana, Liguria est) 973 134 7,26
XI circuito (Lazio) 1.479 156 9,48
XII circuito (Abruzzo Molise) 509 46 11,06
tot. distretto - 2.961 336 8,81
IV DISTRETTO XIII circuito (Campania) 497 45 11,04
XTV circuito (Puglie, Basilicata) 501 57 8,96 ‘
XV circuito (Calabria e Sicilia est) 302 25 12,08
XVI circuito (Sicilia) 759 53 , 14,32
tot. distretto 2.059 180 11,38
totale generale 22.608 2.968 7,61
* Non sono conteggiate le copie vendute in édicola a Torre
Pellice e Luserna.
Queste cifre sono al lordo degli abbonati che non hanno
rinnovato l’abbonamento e che con giugno (abbiamo ritar-
dato tenendo conto degli scioperi postali) cessano di ricevere
il giornale: una quarantina di abbonati Eco e circa 200 abbonati Luce. Rispetto all’anno scorso abbiamo circa 150 nuovi abbonamenti Eco e circa 2(M) Luce.
SANREMO-ALASSIO
I culti della Settimana Santa
hanno regisD'ato delle buone assemblee e rono stati occasione
di rifiessione sul mistero dell’amore di Dio che si dona agli
uomini in Cristo. Particolarmente numerosa e compatta l’assemblea al culto di Pasqua « alba di
un mondo nuovo che viene » e
che ci porterà al regno di Dio
ma che produce già dei segni di
rinnovamento per coloro che
sono idealmente « risorti con
Cristo e cercano le cose di sopra... » (Colos. 3: 1-2).
La partecipazione alla Santa
Cena è stata — come sempre —
ottima. La colletta, a favore dei
terremotati della Romania, ha
fruttato 100.000 lire.
• Mercoledì 30 marzo, il pastore ha tenuto una pubblica
conferenza nella sala delle attività sul tema : « Grandezza e miseria del nostro tempo ». Buona
partecipazione di pubblico.
• Il culto di domenica 17 aprile
è stato presieduto dall’anziano
Ugo Tomassone, che ringraziamo. Il pastore presiedeva il culto a Bordighera ove c’era anche
l’assemblea di chiesa.
• Nel pomeriggio di domenica 17 aprile, il pastore Guido Mathieu ha intrattenuto un gruppo
della comunità sul lavoro che la
Missione Evangelica conduce in
varie parti del mondo contro la
lebbra. La colletta, che è stata
fatta in tale circostanza, ha
fruttato oltre 50.000 lire.
• Domenica 24 aprile, nel pomeriggio, abbiamo avuto l’assemblea di chiesa che ha ascoltato la relazione annua presentata dal Consiglio (cui è seguita
una certa discussione). È stato
eletto quale delegato alla conferenza distrettuale il fratello Enrico Long di Ospedaletti.
0 Mercoledì, 4 maggio sono terminate le riunioni settimanali
di studio biblico con un simpatico incontro cui hanno parteci
pato anche le sorelle delTunione femminile.
• Altre attività comunitarie
stanno per terminare : scuola
domenicale, catechismo, unione
giovanile, unione femm. (questa
concluderà con il bazar, domenica 22 maggio).
• All’assemblea di circuito, di
sabato 14. hanno partecipato il
pastore, la signora Anna Peyrot e Lucilla Peyrot nonché l’anziano Ugo Tomassone,
• Anche ad imperia sono proseguite .le riunioni settimanali
di studio biblico, a turno nelle
varie famiglie, presiedute dall’anziano U. Tomassone, e un
culto mensile presieduto dal pastore.
SESTRI PONENTE
Dipartenza
Pierino Rizzi non è più con
noi nella comunità sestrese :
mentre stava inserendosi nelle
varie attività della chiesa dopo
un lungo periodo di assenza un
male incurabile lo ha colto; per
vari mesi egli ha sopportato con
serenità e fiducia la prova senza un lamento.
Nella chiesa di Sestri, gremita di amici, parenti e fratelli in
fede il messaggio della speranza
in Cristo è stato annunziato dal
past. Alfredo Scorsonelli, Massimo Romeo e dal pastore locale. Pierino Rizzi ha dato sempre testimonianza della sua fede nel difficile periodo partigiano serbando un continuo legame con la sua chiesa; ha accettato, ormai vicino alla pensione,
un servizio nel convitto valdese
di Pomaretto rivelando un grande amore per i ragazzi provenienti da situazioni particolari e
con la fiducia del totale ricupero anche dei casi più difficili.
Oltre airinteresse che egli aveva per la chiesa riusciva a seguire la vita politica della città
dove si trovava e recando sempre un pensiero di testimonianza evangelica.
Nel ricordarlo inviamo, a nome dell'innumerevole schiera di
amici, studenti, un pensiero di
affettuosa simpatia alla signora
Franca, alla figliola Sandra, ai
fratelli Marcello e Mario nonché ai familiari.
h) Il raffronto fra la lotta per la
libertà condotta dai nostri padri, non
può e non deve essere messa sullo stesso piano di quella condotta da Dario
Fo. Si tratta di categorie che fra loro
non hanno nulla in comune, né aH’ori^ gine, né per la loro finalità.
2. a) L’intestazione della lettera
« Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste » non può essere adoperata per
comunicazioni, messaggi o altro a firma della Tavola Valdese, organo esecutivo. Né vale il riferimento ad un ordine del giorno sinodale del 1969 : a
queU’epoca infatti, fra l’altro non esisteva un Sinodo delle Chiese Valdesi e
Metodiste, né esiste ancora attualmente,
b) Dal punto di vista formale e
procedurale la lettera in esame evidenzia tre istituti, Sinodo, attualmente ancora solo Valdese, Conferenza Metodista, organo deliberante, e Tavola Valdese, organo esecutivo. Le diciture usate non possono che creare confusione e
porre precedenti costituzionali aventi
un’importanza notevole.
In base a quanto sopra l’Assemblea
della TEV ha deliberato di farle p!resente le su esposte considerazioni, dissociandosi da quanto contenuto nella
sua lettera cc ...nella certezza di esprimere il sentimento delle nostre Chiede... ».
Con i migliori saluti
Assemblea TEV del 15.5.77
Il Presidente di turno
Daniele Ghigo
Dopo aver rilevato che la nostra
chiesa si occupa di cose futili come
« Mistero buffo » invece di fare un^ana^
lisi dei mali che Vaffliggono, Guido
Baret, Pomaretto, prosegue:
Non so cosa ne pensino i lettori; personalmente, ritengo che sarebbe stato
preferibile esprimere la solidarietà di
una chiesa che, per la sua fede, « ha
subito denunce, roghi e galere » per
esempio alle famiglie delle vittime della violenza in Italia, oppure ai martiri della chiesa perseguitata nel mondo
(ma imparzialmente!).
Non Le pare. Signor Direttore, che
noi valdesi oltretutto ci stiamo anche
rendendo ridicoli? Il Sig. Dario Fo, oltre ad essere un bravo attore, sarà certamente anche una persona intelligente, per cui non avrà difficoltà a difendersi da eventuali soprusi della sua
santa madre chiesa e, probabilmente,
se ne farà un baffo della solidarietà
della chiesa valdese.
Augusta Merolli, Roma IV novembre, obietta^ sempre nei confronti
della lettera:
Se i firmatari della lettera di solidarietà al prestigioso pagliaccio gli avessero scritto ciascuno per proprio conto, nessuno si sarebbe impicciato dei
loro gusti e della loro corrispondenza
privata. Ma lo han fatto in nome del
Sinodo Valdo - Metodista : quindi anche a nome mio, evangelica da 45 anni, e «che, oscura credente, son partecipe della grazia, pietra vivente nel sacerdozio universale di tutti i redenti.
Chiedo perciò che, per correttezza giornalistica, mi sia riconosciuta tale posizione di assoluto dissenso. E niente più.
E termina con un voto per i c< Fratela carissimi » del giornale: che siano
liberati « da tale asservimento a chi Li
sta avvelenando e plagiando, per servirsi di Loro per i suoi inconfessabili
rcopi ».
Ezio Saccomani, Roma, dopo aver
precisato la sua opposizione al reato di
vilipendio e il suo apprezzamento per
le verità storiche portate sul video da
Fo, prosegue:
Ma mi sìa concesso, però, di dissociarmi dagli apprezzamenti di parte
protestante fatti per tutta la trasmissione di « Mistero buffo ». A mio modesto avviso vi è una parte di questo
spettacolo che noi evangelici non possiamo accettare ed è quella che tenta
di mettere in ridicolo nostro Signore
Gesù Cristo, vedi l’episodio delle nozze di Cana tanto per citarne qualcuno,
e quello che riguarda i ricchi e Gesù!
Giovanni Conte, S. Germano, in
una lettera indirizzata al Moderatore
Sbaffi, riprende le osservazioni formali
della lettera della T.E.V. e quanto al
contenuto, soprattutto in riferimento
alla qualifica di a libera voce» data a
Fo nella lettera, si chiede se la chiesa
cattolica sia messa in questione.
Magari lo facesse veramente. Ma
non è piuttosto la fede cristiana che è
messa in questione e svilita? Ripeto:
libero Dario Fo di farlo. Ma possiamo
considerarlo un uomo libero, legato
com’è ad una linea dal colore ben preciso anche se dalle proposte meno precise, linea che deve sempre apparire
nelle sue rappresentazioni un po’ istrioniche un po’ comiziesche? Certamente
no. Ci vuole ben altro per essere un
uomo libero e per avere una voce capace di « educare » il nostro bravo popolino.
4
3 giugno 1977
1 - TRADUZIONI ITALIANE DELLA BIBBIA
GIOVANNI DIODATI
una vita per la Bibbia
Come ogni grande traduttore, non ha mai considerato definitiva una
traduzione, impegnandosi sempre di nuovo a migliorarla
Dalla tavola cronologica pubblicata a lato si può avere ima
idea sommaria della vita e della
attività di questa forte personalità del XVII secolo.
Discendente da una famiglia
lucchese rifugiata a Ginevra
per motivi di fede, Giovanni
Diodati impegna tutta la sua
vita per questa città, per la sua
Accademia, per la Chiesa, in un
periodo estremamente difficile.
Egli ha un chiaro senso della
propria vocazione per un servizio completo e totale a Dio in
mezzo agli uomini, servizio al
quale impegna tutto se stesso ed
al quale non rinuncia in nessun
momento ed in nessuna circostanza. Questo lo porta ad assumere alle volte posizioni di rigida intransigenza e di conflitto,
ma al tempo stesso mette in luce il valore della sua personalità.
L’attività del Diodati si esplica in diversi campi che sarebbe interessante approfondire ;
per mancanza di spazio ci limiteremo a tratteggiare alcuni aspetti.
PROFESSORE
ALL’ACCADEMIA
Già a 21 anni è nominato professore di ebraico, due anni dopo passa alla cattedra di teologia, che ricoprirà per 46 anni.
Per due volte sarà rettore.
La credibilità dell’Accademia
era stata compromessa dalle
sfrenate ambizioni personali del
De la Paye. Diodati, con il Tronchin, riesce a ridare lustro alla
scuola che ritorna ad essere un
punto di forza per il protestantesimo europeo. Diventa strenuo
e rigido difensore dell’ortodossia calvinista soprattutto contro l’arminianesimo al sinodo
di Dordrecht.
PASTORE
Forzato ad accettare la consacrazione dalla Compagnie des
Pasteurs, preoccupata che i professori della Accademia non vivessero in un mondo staccato
dalla chiesa e dalla realtà della
città. Diodati assume questo
servizio pastorale con spirito
vocazionale.
Si impegna per alcimi anni
nella chiesa di lingua italiana
e poi nella chiesa di Ginevra in
una predicazione regolare. Si
reca anche per due volte presso
chiese francesi (Nîmes e Pont de
Veyle) per aiutarle al superamento di difficoltà interne.
CITTADINO
Diodati vive nella sua città
sempre presente ed impegnato.
Lo troviamo sugli spalti a difendere Ginevra dagli attacchi
del Duca di Savoia. Viene invia
Traduttore^mai stanco
1576: 1° giugno: nasce a Ginevra.
1596: Termina i suoi studi di teologia.
1597: Professore di ebraico
1599: Professore di teologia.
1600: Sposa Maddalena Burla
■ macchi.
1607: Pubblica «La Bibbia, cioè
i libri del Vecchio e del Nuovo
Testamento, nuovamente traslati in lingua italiana da G. D.
di nation lucchese ».
1608-1610: Rettore all’Accademia.
1608: Pubblica «Il Nuovo Testamento del Signor nostro lesu
Christo ».
1608: Viaggio a Venezia.
1608: Consacrato pastore.
1609: Prende parte alla difesa di
Ginevra.
1611: Missione in Francia per
conto del Consiglio.
1612-1619: Pastore della Chiesa italiana.
1614: Va a Nîmes.
1617: Pastore a Pont de Veyle.
1618-1619: Partecipa al Sinodo di
Dordrecht.
1618-1620: Rettore all'Accademia.
1618: Predica • contro gli incettatori di grano.
1620: Predica contro i vizi.
1621: Traduce la « Storia del
Concilio di Trento» del Sarpi.
1621-1626: Diverse prediche contro il Consiglio.
1630: Missione a Zurigo per ottenere grano per la città.
1631: Pubblica «/ sacri Salmi
messi in rime italiane ».
1637: Pubblica «Les livres de
l’Ecclesiaste et du Cantique des
Cantiques Traduits et expliques par annotations perpétuelles ».
1638: Pubblica « Les livres de
Job Psaumes Proverbes Ecclesiaste Cantique des Cantiques Expliques par brieves annotations ».
1639: Visita di John Milton.
1641: Pubblica «La Sacra Bibbia tradotta in lingua italiana
e commentata da G. D. di nation lucchese. Seconda editione
migliorata ed accresciuta ».
1644: Pubblica « La Sainte Bible
interprétée par J. D. ».
1645: Predica contro i brogli elettorali.
1646: Pubblica « Les Psaumes de
David en rimes. Revues par
J. D. ».
1648: Nuova presa di posizione
contro i brogli elettorali.
1649: 3 ottobre: muore a 73 aafli.
Sul letto di morte chiede al figlio di portare a termine la
pubblicazione dei « Salmi in italiano con musica » (che avverrà nel 1664) e si preoccupa
delle eleziopi.
PREGARE
Che senso ha pregare, a che serve, cosa produce nel contesto della vita che si vive proiettata verso l'esterno, con altri uomini, nel contesto di una lotta di classe? Niente. Non serve a
niente. La lotta la facciamo noi, la società la costruiscono gli
uomini, le scelte della vita non le fa Dio ma le faccio io. Si potrebbe anche non pregare, milioni di uomini non pregano, gente impegnata non prega, non pochi, che si dicono cristiani, che
vogliono vivere la loro vita nel contesto di un riferimento a
Cristo, non ne sentono il bisogno, avvertono quasi un senso di
fastidio per questa pratica religiosa, tanto più se si pensa ad
una preghiera individuale, in casa tua, la sera o la mattina.
Io dico che se non si prega non si diventa uomini e credenti; non perché Dio ti faccia diventare diverso in quel momento, ma perché senza quella disciplina non cresci,^ non irrobustisci la tua vita, non puoi dare spessore al tuo esistere; resti un
foglio di carta, interessante e bello da leggere, ma sottile, che
strappi con un colpetto d'unghia. È per te che preghi, non per
Dio, e quella verifica, che fai confrontando i tuoi progetti e le
tue delusioni le tue frustrazioni ed i tuoi slanci con l'Evangelo,
ti fa essere altro. Parli al buio e nel buio, certo, e l'ipotesi che
non ci sia nessuno ad ascoltare all'infuori di te stesse) è un'ipotesi reale, nessuna voce ha mai risposto alla preghiera di un
credente, ma il pregare è costitutivo del mestiere della fede
proprio perché è un fare che non è prassi. Giorgio Tourn
to dal Consiglio (governo) per
varie missioni politiche, in Francia, e a Zurigo. Porta la sua vigile critica sulla vita della città
nei suoi sermoni, dove lo vediamo attaccare i vizi, il malcostume, l’abuso del potere da parte
dei membri del consiglio, i brogli
elettorali in un momento in cui
si sta formando una ristretta oligarchia che mette in forse la
vita democratica della città.
DIODATI E L’ITALIA
Un pensiero nostalgico lega il
gruppo degli esuli italiani alla
loro patria. Quanto succede nella penisola viene seguito con
passione. Vediamo così anche il
Diodati interessarsi alle vicende
di Venezia al tempo dell’interdetto e di Paolo Sarpi, ed intervenire personalmente, sotto falso nome, in un viaggio estremamente pericoloso.
Il desiderio che l’Italia abbracci la riforma rimane un sogno. Ma per questa riforma
Diodati ha preparato lo strumento fondamentale: la traduzione della Bibbia.
TRADUTTORE
DELLA BIBBIA
E veniamo così; a toccare l’aspetto fondamentale di tutta la
vita del Diodati: il suo continuo
impegno nella traduzione della
Bibbia: in italiano prima ed in
francese poi.
Col diffondersi dell’arte della
stampa, alla fine del XV sec.
avevano visto la luce diverse
traduzioni della Bibbia in italiano. Nella maggior parte dei
casi si trattava di traduzioni fatte sul testo latino della Vulgata; aveva fatto eccezione quella
del Brucioli che presentava però molte lacune di stile e di
linguaggio. Questa traduzione
era stata rivista e pubblicata a
Ginevra nel 1562 da un medico
anche lui di origine lucchese il
Rustici.
Diodati si '-deve essere ben
presto reso conto delle imperfezioni di traduzione e di lingua
di queste edizioni.
Sono gli anni nei quali la sua
attenzione è volta verso la Venezia del Sarpi, dalla quale si
aspetta il diffondersi della Riforma a tutta la penisola. È perciò necessario ed urgente fornire questo tentativo di una buona traduzione della Bibbia in
' italiano.
È questa l’occasione che lo
spinge alla sua prima traduzione
che, pronta nel 1603, sarà pubblicata nel 1607.
L’edizione contiene gli apocrifi, posti fra l’Antico ed il Nuovo Testamento ed è corredata,
salvo che per gli apocrifi, di
brevi note di spiegazione, contenute nei margini, e di brevi
intraduzioni ad ogni libro.
Nel 1608 appare una nuova edizione del Nuovo Testamento.
È l’anno in cui il Diodati va a
Venezia, e questo nuovo Testamento è concepito per una
diffusione capillare. Diodati ha
rivisto completamente la sua
traduzione del 1607, cercando di
rendere lo stile più fluido e correggendone le imperfezioni. Nel
1631 pubblica i Salmi in versi,
che dopo la sua morte usciranno in un’edizione con musica.
Diodati passa quindi alla sua
traduzione della Bibbia in francese. Travagliata e fonte di
grandi amarezze è là storia di
questa traduzione. Diodati non
riesce ad ottenere l’autorizzazione alla sua pubblicazione né
dalla Compagnie des pasteurs
né dal Sinodo Nazionale di
Francia riunito ad Alès : una
nuova traduzione in francese
non solo viene considerata superflua, ma anche fonte di confusione Vi sono però in gioco
anche forti gelosie personali.
Diodati non si dà per vinto, insiste, pubblica dei saggi, ed alla
fine ottiene il permesso desiderato, ma la pubblicazione deve
essere fatta a sue spese, cosa
che lo rovinerà economicamente, ed- alla sua morte vi saranno ancora molti debiti.
Un esempio
di traduzione
16 E Simon Pietro, rispondendo disse, Tu
sei il Christo, il Figliuol dell’Iddio viuente.
17 E Jesu, rispondendo, gli disse. Tu sei
beato, o Simon, figliuol di Iona: conciò sia cosa che la carne e’I sangue non t’abbia riuelato
questo: ma il Padre mio ch’è nei cieli.
18 Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro,
e sopra questa pietra io edificherò la mia Chiesa: e le porte dell’inferno non la potranno vin
V. 17 la carne cioè alcun
lume, senno o virtù Humana, e naturale, di te o d’altri. Cosi è spesso nominato
tutto ciò ch’è nell’huomo,
e che procede da lui, per li
suoi principii puramente
naturali : i quali fuor dell’opera della regeneratione,
e dello Spirito di Dio, sono,
rispetto alle cose spirituali,
come un corpo senza anima,
priuo di luce, di eonoscenza
e di mouimento. v. 18 io altresì cioè in iscambio di ciò
che m’hai confessato, io ti
dichiaro che, come io t’ho
imposto il sopranome di Pietro, Gio. 1.42 per segno della fermezza della fede ch’io
ti darò. Lue. 22.32 e dell’ufficio d’Apostolo, accompagnato della luce, e guida
infallibile dello Spirito san
to ; io farò che la dottrina
di quella stessa fede, da te
predicata, sarà il fondamento della mia Chiesa : l’autentica verità, degna di fede
assolutamente, senza altra
prona; come ispirata da Dio
immediatamente : ed insieme la regola della dottrina
d’ogni altro. Hor, come Pietro hauea parlato in nome
di tutti gli Apostoli, per segno, ed argomento dell’unità dejla fede di tutti: così
questa risposta di Christo
appartiene ad essi tutti, rispetto alla lor dottrina comune, ed al lor Apostolato
uguale. Ved. Rom. 15.20 I
Cor. 3.10 Efes. 2.20 Apoc.
21.14.
Dalla Bibbia del Diodati
ediz. 1641.
Nel corso di questo conflitto
egli prepara la seconda edizione in italiano quella del 1641.
Rispetto all’edizione del 1607 è
in formato grande, in folio, ha
gli apocrifi spostati dopo il Nuovo Testamento, note molto più
ampie, a pie’ pagina. La traduzione è completamente riveduta, la lingua migliorata, lo stile
più scorrevole, le frasi meno
contorte.
È questa la traduzione che
venne poi ristampata in un numero grandissimo di edizioni,
fino ai giorni nostri.
La traduzione del Diodati non
è un capolavoro dal punto di vista letterario, contiene molti
ebraismi e francesismi. Il suo
valore è nella fedeltà al testo
originale e nel desiderio di renderlo comprensibile. Per raggiungere la chiarezza desiderata
egli aggiunge spesso parole e
congiunzioni, ma le aggiunge in
corsivo di modo che il lettore
se ne renda conto; altre volte
ricorre a parafrasi. Egli sacrifica così la bellezza dello stile alla chiarezza della comprensione.
In questo modo Diodati è spesso più interprete che traduttore.
Quanto alle introduzioni ed
alle note esse sono chiare e concise, molto apprezzate tanto da
essere tradotte e pubblicate nel
1642 in inglese per ordine dello
stesso Parlamento, traduzione
di cui si aveva già nel 1644 la
quarta edizione.
Il valore del Diodati è dunque nello sforzo di rendere viva
la Parola di Dio per gli uomini
del suo tempo. Egli non vede il
suo lavoro come qualcosa di definitivo, non ripubblica due volte la stessa traduzione, ma sempre e di nuovo cerca di perfezionarla.
Concludiamo citando le parole stesse del Diodati che ci confermano il profondo senso vocazionale e di fede di tutta la
sua vita :
« Nostre Seigneur qui m’a miraculeusement aduné et fortifié
en ceste oeuvre, la veuille faire
fructifier par sa bénédiction, à
la-quelle seule comme ie rapporte la perfection de mon ouvrage, aussi d’icelle seule esperois-je le fruict de sa gloire et
du salut des siens, qui est et sera tousiours l’unique but où
moyennant sa grâce i’addresserai toutes mes actions ».
Renato Coïsson
L’ULTIMO LIBRO Dl O. CULLMANN
L'ambiente
del quarto Vangelo
In questo breve saggio 0. Cullmann
offre ad un largo pubblico i risultati
di un^ampia e approfondita ricerca (che
dovrebbe poi apparire in un commentario) sul quarto Vangelo.
Una puntualizzazione sui diversi problemi concernenti l’origine e l’ambiente del quarto Vangelo, il ruolo lei
gruppo giovannico, in costante confronto con le soluzioni che la ricerca storica ed esegetica ha proposto sin qui.
Cullmann riconosce l’intenzione dell’ignoto autore del Vangelo nel mostrare che (( in Ogni singolo avvenimento della vitta del Gesù incarnato è al
tempo stesso già all’opera il Cristo presente nella sua Chiesa » (30).
Dopo un confronto del Vangelo con
l’ambiente esterno non cristiano e
quello interno del cristianesimo primitivo, gli sviluppi e le ramificazioni
del gruppo giovannico, Cullmann viene alla conclusione che l’ambiente del
quarto Vangelo va ricercato nell’area
geografica che si situa tra la Palestina
e la Siria, in una corrente del giudaismo non conformista, marginale, influenzato dal sincretismo. A partire da
questa localizzazione Cullmann chiarisce una serie di risposte circa l’identità dell’aulore, il valore storico e la liflessione teologica del quarto Vangelo.
Il saggio di non difficile lettura, si
presenta come utile compendio ad una
introduzione al Nuovo Testamento. _.a
impostazione è quella tradizionale e in
questo sta uno dei limiti maggiori. Nel
senso che i grossi interrogativi lasciati
aperti dalla ricerca storica ed esegetica del passato si ripropongono in tutta
la loro consistenza. Qua e là Cullmann
avanza delle ipotesi di soluzione (riconoscendo che si impongono delle ipotesi di lavoro) che non sono però sempre
convincenti.
Non mi pare ad esempio difendibile
e manca di appoggi la J^esi di Cullmann che nega un’inlStlÌAone chiaramente polemica del Vangelo nei confronti di una tendenza ormai dominante nella Chiesa, vale a dire il protocattolicesimo (pp. 31, 78, ecc.).
Così come mi pare azzardata l’affermazione secondo cui « la composizione originaria dell’Evangelo giovannico è almeno altrettanto antica, probabilmente persino più antica di quella
del più antico degli Evangeli sinottici )) (116). Come si può conciliare questa affermazione con quella in cui sostiene la c( personalità dominante dell’evangelista... la sua statura fuori dalla norma... » (p. 27)?
Numerosi gli errori di stampa, peraltro non tali da rendere incomprensibile il discorso: a p. 20, 37, 63, 75,
78, 92, 97, 103, 104, 105, 119.
0. Cullmann, Origine e ambiente delVEvangelo secondo Giovanni, Marietti, 1976, pp. 128, L. 3.400.
E. G.
5
3 giugno 1977
l\Ton siamo dei politici e i
/ W ministri della nostra chie^ sa non sono autorizzati a
prender parte alla politica attiva. Ma ogni membro di
chiesa lo può fare seguendo la
sua decisione libera e personale.
Così scrive, guardando alle prossime elezioni, il vescovo Ramon
Taibo della Chiesa riformata
episcopale spagnola (lERE), su
di un numero de « La Luz » interamente dedicato alla riforma
politica che — dopo 40 anni —
prevede le elezioni a suffragio
universale.
Per molti, per quasi tutti sarà la prima volta, dopo la lunga
parentesi franchista. « Rendiamoci conto — afferma il pastore Daniel Vidal, presidente della Chiesa evangelica spagnola —
che a parte i membri più anziani delle nostre comunità, nessuno di noi ha mai votato. Questo
implica nuove responsabilità».
Il passaggio dal franchismo alla democrazia tiene, in questi
giorni, i titoli di testa della
stampa europea. In un clima di
grandissima attesa, attraversato
da violente manifestazioni contro l’autonomismo basco e da
una serie di nuovi processi di
democratizzazione, il prossimo 15
giugno tutte le cinquanta provincie spagnole andranno finalmente alle urne.
A POCHI GIORNI DALLE ELEZIONI
Uscirà
il
nuovo
dalle urne
volto della
Spagna
Tra militari minacciosi e una gerarchia cattolica prudente, la democrazia spagnola tenta faticosamente di aprirsi una strada.
EVANGELICI DI FRONTE
ALLE ELEZIONI
Dibattiti, seminari, congressi
analizzano il lungo arco franchista e cercano di far emergere il nuovo volto della Spagna.
Anche il piccolo mondo protestante spagnolo (32.000 persone)
è estremamente attento al quadro politico e, a parte alcune
frangie fondamentaliste, si prepara al nuovo assetto attraverso
un ampio dibattito. Riprova ne
sia l’ultima assemblea dei pastori evangelici del mezzogiorno
spagnolo che, al centro dei suoi
lavori, ha posto il tema: « L’educazione politica del credente
evangelico nel mondo attuale ».
Molti sono i nodi da sciogliere.
E in ogni caso essi incontrano
la resistenza di un feroce anticomunismo, insieme a quella di
una gerarchia cattolica ancora
lontana dalle dichiarazioni del
Vaticano IL II processo di democratizzazione dovrà fare i
conti anche con un impenetrabile potere economico che raccoglie adesioni nella potentissima « Opus Dei » e nell’appoggio
delle alte sfere militari.
ne uscirà una vera rottura con
il passato. Innanzitutto alle votazioni si andrà sulla base di una
riforma che non intacca leggi e
ordinamenti emanati da Francisco Franco. Non solo, ma la pesante discriminazione nei confronti del partito comunista (legalizzato solo in aprile) fa temere l’impossibilità di una futura
pacifica convivenza tra destra e
sinistra. Se, nel dopo-elezioni, si
dovesse rinsaldare il blocco di
regime l’opposizione, oggi divisa, vedrebbe ulteriormente ridotto il suo spazio. Ottenuta
una parvenza di democrazia,
quel tanto che basta per entrare nella CEE a testa alta, la monarchia con il premier Suarez
(leader del moderatismo franchista) potrebbe rinsaldare il
quadro della vecchia guardia
trasformista spagnola.
In questo senso c’è già stato
un assaggio nei risultati del referendum del 15 dicembre scorso, quando i neo-franchisti, pur
avendo raccolto solo il 3% di
no alla riforma istituzionale,
hanno ribadito la loro presenza
all’interno delle Cortes e hanno
bruscamente ricordato al Paese
che quarant’anni di dittatura
non si cancellano con un referendum.
Il premier Suarez vuole arrivare al 15 giugno con le carte
in regola; legalizzati i comunisti di Santiago Carrillo, iniziati
i colloqui CEE, aperte le porte
ad un congresso di ’eurocomunisti’, la democrazia sembra già
essere fuori dall’uscio. In realtà
se una democratizzazione formale sta arrivando, da tempo è
giunta un’altra realtà: quella di
un milione di disoccupati e di
un’inflazione che sta toccando
le vette del 30%. L’ingresso nella comunità europea" costringe
il governo ad un accelerato adeguamento per poter porre, al
più presto, sul tavolo delle nazioni, la propria crisi economica.
ESERCITO CON ALTRI MEZZI
Le spinte d’ammodernamento,
in vista delle elezioni, hanno suscitato le ire dei generali spagnoli che — in aprile — attraverso « E1 Alcazar », giornale di
estrema destra, hanno inviato
un avvertimento a Suarez ricordandogli che « l’esercito indignato, in caso di necessità, è
pronto a risolvere i problemi
con altri mezzi ». ' Le provincie
basche conoscono da anni questi « mezzi », tipici di tutto il
’Movimiento’ franchista che ha
violentemente represso la protesta autonomista delle provincie e ha costretto, sino a ieri.
L’INGRESSO
NELLA COMUNITÀ’ EUROPEA
IL PASSATO NON È
PROPRIO PASSATO
Il quadro è complesso. Sono
in molti a dubitare che dalle ur
Difficile quindi dare oggi una
immagine univoca della Spagna
post-franchista, meno ardua invece l’analisi nel contesto internazionale. Sullo scacchiere europeo, la Spagna risponde a
quelle garanzie di governo autoritario non più riscontrabili in
Italia, Grecia, Turchia. Del resto
i recenti colloqui di Juan Carlos
a Bonn lasciano intravedere una
intesa con Germania Occ. e Stati Uniti sulla questione del Mediterraneo. Le elezioni quindi
non solo serviranno al Paese —
primo indispensabile passo verso la democrazia — ma ne diventeranno la presentazione europea.
Nuovo concordato
L’8 febbraio, a nome delle
chiese protestanti spagnole,
la commissione di difesa
evangeiica spagnola ha pubblicato la seguente dichiarazione :
« Le chiese evangeliche di
Spagna, attente alle diverse
correnti politiche che cercano di determinare il nuovo
Concordato in progetto tra
lo Stato spagnolo e lo Stato
del Vaticano, vogliono far
sentire la loro voce per sottolineare l’indubbio pericolo
che presenta, nei confronti di
un’autentica libertà religiosa,
l’incorporazione nel protocollo della menzione sulla
confessionalità dello Stato.
La tradizione, vecchia di
molti' secoli, dimostra che il
carattere confessionale dello
Stato ha inciso nella vita nazionale ed è un grave ostacolo sul cammino della libertà religiosa. La confessionalità ufficiale degli Stati moderni tende a scomparire perché l’esperienza ha dimostrato che essa non può convivere con una vera libertà reli
gnoli sperano che gli organi
aventi potere decisionale terranno nel dovuto conto i diritti fondamentali della persona — tra questi quello della libertà religiosa è essenziale — che sono inviolabili e
e vincolanti per tutti gli organi dello Stato. Per garantire la libertà religiosa, le chiese evangeliche di Spagna ritengono ' inamihissibile l’esistenza di uno Stato a carattere confessionale ».
giosa.
I cristiani evangelici spa
I due primi articoli del
Concordato, siglato tra Spagna e Santa Sede nel 1953,
sottolineano il seguente principio :
Art. 1 : « La religione cattolica, apostolica e romana,
continua ad essere l’unica
religione della nazione Spagnola e godrà di tutti i diritti e le prerogative che ne derivano... ».
Art. 2 : « Lo Stato spagnolo riconosce alla Chiesa cattolica il carattere di società
perfetta e le garantisce il libero e pieno esercizio del
suo potere spirituale e della
sua giurisdizione... ».
UN BEL LIBRO SUI PROTESTANTI IN SPAGNA
Quando fiorisce ii mandorio
Alme Bonifas ha maturato la
sua vocazione pastorale durante
la prigionia nel lager di Buchenwald, dal quale è uscito due anni dopo, quando soltanto il 4%
dei deportati che vi erano entrati con lui era ancora vivo. Dopo aver seguito gli studi di teologia alla facoltà di Montpellier
è stato per lunghi anni pastore
della Chiesa Riformata di Francia. Sin dal 1961 ha seguito con
particolare attenzione ed affetto
le vicissitudini del protestantesimo spagnolo, quale membro e
poi presidente del Comitato ProHispania. È attualmente segretario esecutivo della Conferenza
delle Chiese protestanti dei paesi latini d’Europa. La sua ultima
fatica di pubblicista è un agile
volumetto intitolato : « Quando
fiorisce il mandorlo — I protestanti di Spagna»’. In esso l’autore descrive le radici profonde
della spiritualità e del sentimento nazionale della popolazione
iberica, assieme al travagliato
sviluppo dei movimenti evangelici di quel paese. Da ogni pagina traspare la comprensione
partecipe del nostro per gli amici spagnoli, per la Spagna, per
l’uomo spagnolo « tanto radicato alla sua terra, visceralmente
anarchico, e nello stesso tempo
l’essere più socievole che vi sia »,
« incapace di .vivere senza passione ». « In Spagna la mancanza
di passione è considerata segno
inquietante di debolezza. In castigliano, volere ed amare si dicono con la stessa parola: que
rer » (p. 14). Una terra dai grandi contrasti tra una maggioranza di poveri ed una minoranza
di ricchi, in cui la « Chiesa ufficiale benediceva il tutto e predicava la rassegnazione in questo mondo per acquisire dei meriti in vista della vita eterna ».
In cui « l’Evangelo era manipo
IL PROTESTANTESIMO
SPAGNOLO
lato per giustificare i privilegi
esistenti» (p. 12).
IL NAZIONAL
CATTOLICESIMO
In questo contesto è nato e si
è sviluppato il nazionalcattolicesimo. Un cattolicesimo del tutto
particolare « che unisce consustanzialmente la Chiesa e lo Stato, il trono e l’altare, e per il
quale patriottismo e religione
non sono che l’espressione di
una stessa realtà» (p. 19). Si
può comprendere che, in questa
atmosfera si tenda spesso e volentieri ad esseri «màs papistas
que el Papa », più papisti del
Papa! La più grande debolezza
del nazionalcattolicesimo è quella di aver sempre presentato un
Cristo « conosciuto nella sua vita come un fanciullo, e nella sua
morte come un cadavere », un
Cristo che « immortale come la
morte non risuscita» (p. 27).
Ma, afferma l’autore, questa
non è l’ultima parola. « Nel paese in cui fiorisce il mandorlo,
anche nel cuore dell’inverno più
disperato, il Signore veglia sulla sua parola e annunzia il rinnovamento» (ivi).
La Riforma ha portato assai
presto anche in Spagna un vento di rinnovamento. Presto sorgono gruppi e chiese clandestine. un autore spagnolo scriveva
nel 1578, dei protestanti spagnoli : « erano delle persone di tale
valore, il loro numero era tale,
che se si fosse tardato due o tre
mesi a fermare il male, sono
persuaso che tutta la Spagna sarebbe stata incendiata da loro »
(p. 31). Il rimedio, come si sa,
fu radicale: l’Inquisizione.
Cos'„ facendo tacere molti intellettuali e uomini dabbene,
« per tre secoli il cesaro-papismo fonderà il suo potere sulla
i.gnoranza e la superstizione. La
Spagna si chiude a tutte le grandi correnti della cultura europea » (p. 33).
Si è dovuto aspettare fino alla metà dell’ottocento perché
l’Evangelo potesse nuovamente
penetrare, in mezzo a mille difficoltà e pericoli, in terra spagnola. Il protestantesimo attuale si è impiantato in Spagna tra
il 1868 e il ’70. Ma si è trattato,
anche qui, di una «riforma spagnola», che ha potuto svilupparsi soltanto grazie all’impegno di credenti locali. Questo
senza disconoscere in alcun modo il ruolo di sostegno di molte organizzazioni .p chiese estere. Subito, le chiese evangeliche
sono state accusate di essere
alla clandestinità i sindacati e
le ’Comisiones obreras’ (elette,
nell’illegalità, direttamente dagli operai).
LA GERARCHIA ASPETTA
IL DOPO-ELEZIONI
Nella « cattolicissima » Spagna, la transizione alla deihocrazia ha ricevuto 1’« imprimatur »
anche dalla Conferenza Episcopale. I vescovi hanno rilasciato,
il 25 aprile, una dichiarazione in
cui si sottolinea l’iinportanza del
pluralismo politico dei cristiani
insieme ad alcuni criteri da tener presenti nella scelta politica: « libertà, moralità, stabilità
della famiglia, diritto alla vita
pre-natale, pieno rispetto della
coscienza religiosa di tutti ». Alle formule ufficiali della gerarchia si contrappone il documento del III Congresso dei « Cristiani per il Socialismo » svoltosi con discrezione a Madrid, lo
scorso mese. I 600 partecipanti
hanno votato un progranima di
interventi concreti nella vita della società e delle- chiese: « Vogliamo essere un'altra voce della e nella chiesa, affinché la chiesa ufficiale dominante perda la
sua influenza e che il popolo possa ascoltare un’altra voce, riappropriandosi dell’Evangelo sequestratogli dall’ideologia borghese ».
QUARANT’ANNI DI SILENZIO
uno strumento di sovversione
anti-spagnola.
I protestanti spagnoli sono
passati da circa 18.000 a circa
43.000 membri comunicanti, dal
1961 al 1976 e i luoghi di culto
da 125 a 664 dall’anno 1946 ad
oggi. Un quarto del protestantesimo spagnolo si trova nella
zona di Barcellona. Le principali denominazioni rappresentate
sono: Riformati, Battisti, Fratelli, Indipendenti, Avventisti. Vi
sono ormai delle famiglie protestanti da tre o quattro generazioni.
Si tratta comunque, di un protestantesimo anche più minoritario che in Italia (solo 3-4 per
mille degli spagnoli sono protestanti). Ma esso gode di un’unità fondamentale e di un potere
profetico ben al disopra di quanto il numero non potrebbe far
pensare.
Gli ultimi due capitoli del libro sono dedicati ad un lucido
esame della legge detta « della
libertà religiosa » e dell’atteggiamento del cattolicesimo spagnolo dopo il Concilio Vaticano II. Il Bonifas afferma : « Ci
si rallegra per il ritorno alla
sorgente dell’Evangelo che il cattolicesimo ha cominciato ad operare. Ma certe ambiguità sussistono finché la Chiesa rimane
tentata dalla monopolizzazione
della salvezza e dall’imperialismo spirituale. La testimonianza evangelica può contribuire a
liberare la cristianità dal suo
pesante passato di connivenza
col potere» (p. 133).
Giovanni Conte
Nei mondo protestante manca, grazie al concordato, una
voce ufficiale: per 40 anni i Sinodi, le assembleò non hanno
potuto rilasciare dichiarazioni
pubbliche. « Perciò — sottolinea
il pastore Daniel Vidal — uno
dei punti all’ordine del giorno
del prossimo Sinodo sarà quello
di cercare di costruire quest’istanza, cioè che il Sinodo autorizzi il consiglio sinodale a fare
dichiarazioni e a prendere iniziative adeguate di fronte alle
nuove e impreviste situazioni
pólitiche » (quella pubblicata in
questa pagina è stata tollerata
nel nuovo clima d’apertura). È
facile immaginare che da dire
ce ne sarà parecchio per il Sinodo spagnolo, raccolto in questi giorni intorno al tema: « Libertà, giustizia, riconciliazione:
esigenze dell’Evangelo ».
LA CAMPAGNA ELETTORALE
’ Aimé Bonifas : « Quand fleurit
l’amandier - les protestants d’Espagne ».
Les Bergers et les Mages. Paris, 1976,
pp. 140.
■ Martedì 24 si è aperta ufficialmente la campagna elettorale e
gli attacchini hanno tappezzato
tutte le vie con manifesti. Tra i
simboli e gli slogan politici dei
93 partiti presenti (di cui molti
regionalisti), occupa ancora^ spazio il vecchio sguardo di Franco.
Evidentemente il ' franchismo
senza Franco vive lo stesso. La
destra (Alleanza popolare) di
Fraga Irribame fa leva sui pericoli del cambiamento. Democristiani e partiti di centro (Unione di centro) son coalizzati
contro socialisti e comunisti.
Questi ultimi, che stanno conoscendo un creseendo di adesioni specie nelle zone industriali,
sono gli unici in grado di raccogliere e organizzare la ribellione delle provincie. Ma le difficoltà non sono poche. Le quattro provincie basche richiedendo l'amnistia per i detenuti politici reclamano la completa autonomia; sequestrato Javier Ibarra, grande amico di Franco,
l’ala più agguerrita dell’Età (organizzazione armata dell’autonomismo basco) sta organizzando
la battaglia per l’astensione alle elezioni.
Probabilmente, se da qui ci è
lecito azzardare un pronostico
sui risultati elettorali, la formula' vincente sarà quella appoggiata dagli USA: un centro-destra con Suarez. Il re resterà
al suo posto, e al presidente
(scelto dal re) toccherà aprire
le porte alla democrazia. In questo caso il trasformismo della
classe dirigente avrebbe vinto,
di nuovo, la partita.
Giuseppe Platone
6
3 giugno 1977
cronaca delle valli
Dopo il servizio generale sull’alluvione alle Valli comparso nel
numero scorso del nostro giornale, iniziamo - con questa intervista al sindaco d’Angrogna - una
rassegna delle diverse località
colpite dal recente nubifragio. Ci
proponiamo così di scendere
maggiormente nel dettaglio sull’entità dei danni e delle possibili conseguenze. Nel prossimo numero un servizio su Ferrerò.
I GIORNI DELL’ALLUVIONE: ANGROGNA
— I dieci lunghi giorni del nubifragio sono ormai alle spalle.
Potrebbe dirci dove, ad Angrogna — che sappiamo essere stata particolarmente colpita — si
registrano i disastri peggiori?
— I disastri più grossi si sono
senza dubbio verificati nel fondovalle dove la furia delle acque dei torrenti ha trasportato
tronchi, pietre, immondizie, riversando il tutto sulla strada di
Pradeltorno e poi nell’Angrogna, che, cresciuta paurosamente, ha travolto alberi e massi e
spostato addirittura delle rocce: nella sua piena ha cambiato
letto in molti punti, invadendo
prati, minando o travolgendo
ponti, corrodendo il manto della strada asfaltata per due lim
spesso a corto di foraggio, data
la stagione avanzata, e nella impossibilità di procurarsene. È la
situazione della zona di Cacet e
della Arvura, dove solo ora si
cerca di rattoppare i ponti pericolanti o di rifare quelli asportati mentre tutta una serie di
frane ha rovinato la montagna
passando spesso rasenti alle case di abitazione. A Buonanotte
una casa abitata è in pericolo
per una frana sottostante, mentre larghe crepe vicino alla casa
stessa ne preannunciano un’altra.
Inoltre è impossibile per ora
condurre il bestiame all’alpeggio: nella zona sopra Pradeltorno ponti e strade sono compromessi e non si hanno ancora notizie precise circa le baite; si sa
— Quanto tempo prevede che
ci vorrà per le necessarie ripa^
razioni alle strade?
— Non so e non voglio fare
previsioni, ma spero che siano
tempestive e riportino un po’ fiducia alla popolazione disagiata
e scoraggiata. I lavori più urgenti si stanno facendo con una
certa urgenza, ma non vorrei che
fossero dei provvisori costretti
a durare una vita.
— Ancora due questioni; c’è
stata rispondenza di lavoro volontario per isgombero frane e
altri interventi di pronto soccorso? La Provincia o chi per
essa ha fatto fronte ai bisogni
del ¡momento?
— Lo sgombero frane è stato
Aumentato l’isolamento
ghi tratti, erodendo ed asportando muraglioni di sostegno,
massicciata o addirittura tutta
la sede stradale in molti punti.
Al Molino Nuovo, poco sopra
Torre Pellice, si registra il danno più grosso : un lungo tratto
della strada per Pradeltorno è
stato cancellato e a dieci giorni
di distanza, malgrado l’intervento dì una ditta inviata tempestivamente dal Genio Civile, non
è ancora possibile neppure un
passaggio di fortuna. Quindi per
ora le case lungo l’Angrogna e
Pradeltorno sono collegate soltanto tramite la strada delle
Bruere recentemente aperta e
in forte pendenza e perciò transitabile a malapena con jeeps e
trattori per via del fango.
Il problema sarebbe meno grave se il collegamento con Torre
Pellice si potesse avere tramite
la strada del Serre, ma proprio
su questa troviamo altri disastri che impediscono il transito :
tre frane pauro;samente profonde hanno asportato metà sede
stradale ed hanno eroso l’altra
metà, per cui è stato necessario
chiuderla al traffico. Anche qui
è intervenuto il Genio Civile ed
ha promesso l’invio di una ditta
per la costruzione di potenti
muri di sostegno, ma per ora
non se n’è ancora fatto niente e
l’impazienza degli utenti coniincia giustamente a farsi sentire.
Questi sono i guasti che maggiormente si notano perché impediscono il traffico di molti, ma
tanti altri ne esistono di meno
evidenti, perché nascosti nelle
montagne, ma altrettanto vitali
per i pochi rimasti isolati nei
loro casolari col loro bestiame.
intervista al sindaco
soltanto che a Ciaudet metà di
esse sono «tate distrutte e l’altra
metà è sotto una frana.
Al di là dell’Angrogna alcune
case sparse sono ancora isolate
perché l’accesso è stato distrutto od osthiito.
Quindi per ora è praticamente impossibile fare un bilancio
preciso dei danni, perché non si
conoscono ancora tutte le situazioni.
— Tutti questi danni alimenteranno il senso di scoraggiamento in chi ha già dovuto assistere allo spopolamento di
massa delle zone montane?
— È naturale che ci sia tanta
amarezza nei nostri montanari
che ancora una volta vedono aumentati i loro disagi e diminuito il loro già scarso reddito, ma
permane in loro ferma la volontà di ricostruire e ripristinare.
— Non è possibile, guardando
ai disastri recati dal nubifragio,
esercitare una prevenzione affinché ciò non si ripeta?
— Questa alluvione ha messo
in luce le gravi carenze di intervento a favore della gente di
montagna e l’insufficiente solidità delle opere sin qui fatte, pur
con grandi pretese. Occorre convincere le autorità superiori che
argini, sostegni, protezioni, controllo dei boschi lungo i torrenti, rimboschimenti non sono denaro sprecato e non aspettare
che una ondata di maltempo
singolare ce lo faccia ricordare
e pagare.
il torrente Angrogna
ha distrutto, in vari
punti, la strada che
da Torre P. va a Pradeltorno.
Nella joto:
il cedimento all’altezza del “Mulino
Nuovo"; cento metri
più avanti la strada
è stata compietamente cancellata
dalla furia delle
acque.
Solidarietà
La Commissione Distrettuale ha
reso noto d'aver ricevuto espressioni di simpatìa e solidarietà da
parte della Tavola Valdese, della
Federazione Chiese Evangeliche
Italiane, della Chiesa Riformata
di Romania tramite il past. Papp
( alcuni anni or sono alcune comunità rumene furono colpite dall'alluvione), e da singoli credenti.
Messaggio di solidarietà
del Moderatore
Sono rientrato soltanto in questi giorni dal mio viaggio
negli USA e nel Canada ed apprendo con vivo dolore la notizia del nubifragio che ha colpito le valli valdesi.
Il vicemoderatore, pastore Giorgio Bouchard, ha già provveduto ad esprimere alla Commissione esecutiva distrettuale
del I Distretto i sentimenti di solidarietà della Tavola ed ha
informato dell’accaduto le altre CED affinché possa manifestarsi concretamente questa solidarietà.
Desidero ora dire a tutta la popolazione delle valli quanto
la chiesa tutta sia vicina alle famiglie in lutto e a quelle maggiormente in ansia per le conseguenze del nubifragio.
Il Signore della vita vi conceda e consolazione e forza. In
Lui noi confidiamo anche nelle ore difficili della nostra esistenza.
Con affettuosa e fraterna partecipazione
Il Moderatore, pastore Aldo Sbaffi
operato da due mezzi meccanici
privati e da una pala della Provincia, la quale ha pure provveduto a tutto il materiale, il carburante e le ore lavorative relative all’impiego di questi mezzi,
grazie all’interessamento degli
assessori locali ed al coordinamento della Comunità Montana.
Vigili del Fuoco e militari hanno collaborato fattivamente per
la ricostruzione dei ponti e squadre di volontari sono in arrivo
per le zone ancora isolate.
Molta parte della popolazione
locale ha lavorato alacremente
offrendo intere giornate di lavoro per ridare al più presto ad
Angrogna il suo aspetto.
Mappa disastri
Danni accertati al 26 maggio e suscettibili di ulteriori aumenti via via
che si raggiungono le località più sperdute e si ha notizia di situazioni meno evidenti.
I Strada di Pradeltorno: rifacimento
di 6 tratti di sede asportata, massicciata, manto di asfalto, muri di sostegno,
scarpate; ricostruzioni di Ponte Alto,
ponte della Lausa, consolidamento del
ponte di Barmafredda.
L. 650.000.000
I Strada del Serre: rifacimento dei
tre tratti di sede asportata, massicciata,
asfalto, costruzione grossi muri di sostegno.
L. 70.000.000.
I Strada dei Ricca e di Buonanotte:
ricostruzione di quattro ponticelli,
. sgombero materiale roccioso,
L. 16.000.000.
H Strade di Ciaudet e della Sella Vecchia: ricostruzione di 2 ponticelli, rifacimento dì un tratto di sede.
L. 22.000.000.
I Strada degli Odìn, del Fau, di Cowbal Fresco: ripristino sedi stradali.
L. 20.000.000.
I Strade di Prassuit, della Vaccora, di
MarchetU, dei Pons della ISovarea,
delVAdrech: lavori vari.
L. 15.000.000.
I Riparazioni ex scuola Chiot d’VAiga.
L. 8.000.000.
■ Canali di irrigazione: ricostruzioni
prese d'acqua e tratti di canali.
L. 25.000.000.
□ Ricostruzioni baite, consolidamento
fabbricati rurali, danni alle coltivazioni, alle piantagioni ed alPagricoltura in
genere.
L. 114.500.000.
TOTALE L. 940.500.000.
VrF immagine
del ponte sul
Pellice che
congiunge la
provinciale
Torre PellicePinerolo
alVabitato di
Bibtana e
Campiglione.
Nel crollo
di questo
ponte sono
state travolte
sette persone.
RORA’
Gravi danni alla viabilità
L’alluvione che ha colpito il
vallone di Rorà si è abbattuta
violentemente nell’alta valle, nella zona delle cave confinante con
Luserna S. Giovanni. Tutte le
strade di accesso sono andate distrutte e dovranno essere ricostruite per permettere la ripresa
del lavoro dei cavatori. Diversi
prati sono stati portati via dalla
piena tra Pontevecchio e Murcius, mettendo in pericolo anche
alcune case. Numerose piccole
frane si sono riversate sulla provinciale che da Luserna sale a
Rorà ; la strada che collega la zona dei Vernei è interrotta in alcuni punti.
Ma la zona più colpita è quel-'
la oltre Rorà in direzione Parco
Montano: ponti, muri sono stati portati via dalle acque, la
strada è irriconoscibile per chilometri. Nella zona di Rurher le
frane hanno portato via campi
di patate e prati.
Intanto sono iniziati i lavori
di ricostruzione: a Ciò la 'Vaccia è già stato ricostruito un
ponte provvisorio, il muro della
strada in località Lavour è stato rifatto. Così ai Vernei e verso le cave i lavori di ripristino
procedono alacremente.
Ormai il verde della valle ricopre e nasconde alla vista buona parte dei disastri.
Facciamo il conto dei danni
La Prefettura di Torino ha
chiesto ai comuni danneggiati
dall’alluvione un calcolo dei danni subiti: ecco nel riquadro le
cifre segnalate dai singoli comuni delle due Couiunità Montane.
I dati ci sono stati forniti dai rispettivi uffici tecnici. Si può notare che il Comune che pare
meno colpito, Bricherasio, ha invece denunciato la più alta cifra.
C. M. Val Chisone - Germanasca
Inverso P.
Massello
Porosa
Perrero
Pinasca
Pomaretto
Porte
Pragelato
Prali
668.000.000
670.000. 000
1.289.400.000
2.867.600.000
147.000. 000
200.500.000
221.010.000
240.700.000
1.120.000.000
Pramollo
Roure
Salza
S. Germano
Usseaux
Villar P.
Penestrelle
208.000.000
108.300.000
497.500.000
789.000. 000
477.000. 000
429.000. 000
133.600.000
C. M. Val Penice
Angrogna 940.500.000
Torre Pellice 1.677.000.000
Luserna S. G. 857.500.000
(aziende private) 80.500.000
Rorà 213.300.000
Lusernetta 216.750.000
Bibiana 390.000.000
Bricherasio 3.312.000.000
Villar Penice 1.691.000.000
Bobbio Pellice 2.637.000.000
7
3 giugno' 1977
CRONACA DELLE VALLI
LE « 150 ORE» DEI LAVORATORI
COAZZE
Licenza ' media per tutti
Contadini e operai, artigiani e
disoccupati, pensionati e casalinghe, giovani che abbiano compiuto i 16 anni; tutti coloro, insomma, che per un motivo o per l’altro hanno dovuto lasciare la
scuola prima del compimento degli anni d’obbligo, potranno riprendere gli studi e, nel giro di
un anno, ottenere la licenza media.
È questo uno degli obiettivi
del corso delle « 150 ore » che i
Sindacati confederali, sulla spinta di richieste provenienti da più
parti, intendono istituire in Val
Pellice a partire dal prossimo autunno. '
Le « 150 ore » sono una delle
conquiste più significative raggiunte dalla classe operaia in
questi ultimi anni; è dal 1972, infatti, che il contratto dei metalmeccanici riconosce ai lavoratori la possibilità di disporre di
150 ore lavorative pagate dall’azienda per frequentare corsi di
studio presso istituti di istruzione pubblica. Più recentemente altre categorie di lavoratori dipendenti (i tessili e i dolciari, ad
esempio) hanno ottenuto anch’esse il riconoscimento del diritto
allo studio, più o meno negli
stessi termini.
Uno degli scopi principali alla
base della rivendicazione delle
« 150 ore » è stato, all’origine,
quello di ottenere il diploma di
3“ media come forma di lotta alla
selezione che caratterizza la scuola italiana, e che colpisce in primo luogo i figli dei contadini e
degli operai. Nonostante la Costituzione della Repubblica reciti,
all’articolo 34, che « La scuola è
aperta a tutti; l’istruzione inferiore, impartita per almeno 8 .anni è obbligatoria e gratuita », sono soltanto 69 su 100 gli operai
occupati che hanno la licenza elementare, mentre appena il 15%
ha la licenza media.
Una licenza che ormai è indispensabile per accedere a qual- _
siasi tipo di lavoro. Come ben
sanno i numerosi istituti privati
che su questa esigenza proletaria
prosperano e trovano l’occasione
di imbastire speculazioni non del
tutto chiare sulla pelle dei lavoratori, organizzando corsi di preparazione alla licenza media affidati a « professori » reclutati con
i criteri più disparati.
Uno di questi antesignani, in
Alluvione;
7 proposte di DP
In seguito all'alluvione avvenuta nel
Pinerolese, Democrazia Proletaria ha avanzato delle proposte che meritano di essere segnalate :
H Assemblee pubbliche in ogni comune danneggiato per discutere i modi, i
tempi, i finanziamenti, ia gestione dei
fondi per la ricostruzione.
I Congedo immediato dei giovani
residenti nelle zone colpite ed attualmente in servizio di leva, per collaborare al lavoro di ricostruzione;
I Esenzione dagli obblighi di ieva
per i giovani residenti neiie zone colpite, finché non sìa ultimata la ricostruzione ;
I Invio immediato e messa a disposizione dei comuni degli obiettori di coscienza per il lavoro di ricostruzione.
Questo a spese del ministero della difesa ;
H Sospensiva dell'applicazione dèi decreto Stemmati per i comuni colpiti ;
I Dichiarazione della zona come colpita da pubblica calamità ;
B Impiego dei giovani disoccupati per
i lavori di ricostruzione;
Conferenza
Distrettuale
L’inizio della Conferenza è fissato per sabato 4
giugno alle ore 14.30 nel
Tempio Valdese di. San
Germano Chisone. Deputati e pastori son pregati
di osservare la puntualità.
L’orario e l’ordine dei lavori verranno stabiliti dalla Conferenza.
Domenica 5 mattina alle ore 10.30 si terrà il culto
nel Tempio insieme ; alla
comunità di San Germano.
La C. D.
valle, è il Centro Studi Val Pellice, la dépendance culturale della DC lusernese.
Le "150” ore non vanno però
ridotte a una rivendicazione tesa
unicamente ad ottenere il « pezzo di carta ». Con le 150 ore si
vuole soprattutto evidenziare la
possibilità di un « uso alternativo della scuola ».
Ma questo è un discorso grosso; un argomento da discutere in
assemblee aperte, con la gente.
Ed è quanto il Sindacato si propone di fare; la prima riunione
avra luogo venerdì 10 giugno, alle ore 21, presso la sala Consigliare del Comune di Torre Pellice
(Piazza del Municipio).
Nessuno manchi. J.L.S.
I CORSI DI SCUOLA MEDIA
■ Sono aperti a tutti: occupati, di
soccupati, pensionati, casalinghe e giovani che abbiano compiuto i 16 anni
alla data dell’esame di licenza media.
■ Sono completamente gratuiti.
■ Durano in tutto 350 ore suddivise in 12 ore alla settimana per 30 settimane.
■ Rilasciano un regolare diploma di
Licenza Media dopo un esame svolto
con gli stessi insegnanti del corso.
B I programmi e gli orari sono concordati dagli stessi lavoratori iscritti
ai corsi e dai loro insegnanti.
B Gli insegnanti sono nominati dal
Provveditore agli studi come insegnanti di Scuola Media.
B E’ necessario un numero di iscritti
non inferiore a 20 perché un corso possa essere istituito.
B I corsi si tengono nelle Scuole
Medie Statali.
La FGEI VALLI organizza un
CONVEGNO GIOVANILE
sul tema
I giovani e ia comunità
per sabato 11 e domenica 12 giugno, a Bobbio Pellice nei
locali gentilmente concessi dall’Esercito della Salvezza.
PROGRAMMA ;
Sabato; 14.30
15.30
17
19.30
21
breve presentazione dei gruppi partecipanti al convegno.
• relazioni introduttive sui temi; i giovani
e la scuola, i giovani ed il lavoro, i giovani dei gruppi FGEI e le comunità delle valli.
lavoro a gruppi sui principali temi emersi dalle relazioni introduttive,
cena.
serata in comune.
Domenica; 9
- lavoro a gruppi; preparazione degli interventi per il dibàttito conclusivo.
10.30 - culto con la comunità di Bobbio.
12.30 - pranzo.
15 - dibattito in assemblea.
17 - proposte per l’estate.
17.30 - conclusione del convegno.
Il costo dell'Intero convegno è di L. 3.500 che comprende la cena del
sabato, pernottamento, colazione e pranzo della domenica.
Le prenotazioni devono essere inviate a Beniamino Lami (Rinasca),
tei. 840696 (ore serali); Agape Pinerolo, tei. 21719; Ermanno Genre
( Rorà ), tei. 93108, non oltre la sera del 9 giugno.
Tutti i giovani ed I membri delle comunità delle valli sono caldamente invitati a partecipare.
Il coordinamento FGEI Valli
A Pentecoste abbiamo avuto la gioia
di circondare d’affetto i giovani Patrizia Pons e Walter Ferro che, con una
pubblica confessione di fede, hanno
chiesto di confermare l’alleanza del loro battesimo.
. Il culto è stato presieduto dall’anz.
Dino Gardiol che ha esortato i neo
confermati a non considerare la promessa di oggi come un traguardo, varcato il quale molti purtroppo si considerano arrivati e si allontanano, ma
un punto di partenza per il buon combattimento della fede.
La comunità che, assieme ai numerosi parenti dei due giovani, gremiva
il Tempio, ha partecipato con essi alla
Santa Cena e si è impegnata a seguirli
ed a favorire con amore il loro inserimento nella Chiesa.
Il Signore conceda a questi giovani
di poterlo sempre ascoltare, comprendere e seguire.
S. GERMANO
Uniti nella speranza nella resurrezione pensiamo in preghiera alle famiglie Bouchard e Balmas-Canonico che hanno recentemente perso rispettivamente il
fratello Clemente Bouchard, di
63 anni e la mamma Wiglielmina Balmas ved. Canonico, di
anni 67. Il funerale di quest’ultima sorella ha avuto luogo a
Pinerolo.
• Sabato 28 maggio, la corale
ha effettuato il previsto concerto nel tempio di Pinerolo, in
presenza di un pubblico folto e
caloroso. Ringraziamo tutti per
l’accoglienza.
• Ricordiamo che il culto di
domenica 5 giugno sarà presieduto dal predicatore d’ufficio
della Conferenza distrettuale,
Flavio Micol.
Tale culto avrà inizio eccezionalmente àlle ore 10.30, per permettere alla Conferenza di svolgere i suoi lavori regolarmente.
COMUNICATO TEV
Domenica 12 giugno alle ore
10 avrà luogo a Còazze una Riunione di appello e , di consacrazione a cui tutti sono invitati.
Un pullman partirà da Torre
Pellice (Foresterìa) alle ore 8,
con fermata agli Airali (oltre il
semaforo) e a Pinerolo davanti
alla chiesa.
I posti ancora disponibili essendo solo più una ventina, chi
desidera usufruire del mezzo è
pregato di telefonare al più presto alla sig.ra Ade Gardiol Torre Pellice (Tel. 91277).
La spesa del pullman sarà coperta da offerte volontarie.
TORRE PELLICE
L’assemblea di chiesa tenutasi domenica 22 ha udito una relazione sulla situazione finanziaria ed ha nominato i deputati al Sinodo ed alla Conferenza; sono risultati eletti rispettivamente Augusto ArmandHugon, Franco
Sappé Ade Gardiol e Adriano Donini,
Eder Negrin ed Enrico Gardiol.
Nel corso del culto sono state battezzate Laura e Paola Rivoira del quartiere dei Simound.
Al tempio dei Coppieri si sono sposati nella mattinata di domenica Ugo
Charbonnier e Marina Rita Miegge.
SAN ¿Fecondo
• Domenica 22 si è conclusa la
Scuola Domenicale. Il maltempo ha
mandato a monte i progetti fatti con
Pinerolo, ma i ragazzi di S. Secondo
hanno collaborato al culto del mattino, gestendo i canti, le letture bibliche
e tutta la liturgia con impegno e buon
esito.
• Ricordiamo le prenotazioni per la
gita del 12 giugno e preghiamo quanti
vogliono parteciparvi di affrettarsi a
segnalarlo al pastore.
BOBBIO PELLICE
Durante il culto dell’8 maggio
ha ricevuto il Battesimo Manuela Monnet di Bruno e Giuditta
Negrin, mentre il 22 maggio è
stata battezzata Annalisa Bonjour di Giovanni e Lilia Cìonin. A
questi due bambini e alle loro
famiglie la chiesa rinnova l’augurio della benedizione del Signore.
• Culto « diverso » quello del
29 maggio; era presente la fanfara dell’Esercito della Salvezza
di Winterthur che ha accompagnato i canti e intervallato i
' messaggi offerti dagli ospiti. È
stata poi celebrata la Santa
Cena.
A LUSERNAS. GIOVANNI
Un commosso oddio
« Chi ci separerà dall’amore di
Cristo? Sarà forse il dolore e
l’angoscia? I pericoli o la morte
violenta? Io son sicuro che né
morte né vita, né forze del Cielo,
né forze della terra, niente e
nessuno ci potrà strappare da
quell’amore che Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo nostro Signore» (Rom. 8; 35, 38). 11 messaggio dell’amore di Cristo è
risuonato come parola di consolazione e di fede in occasione
del funerale di Enrica Bellion,
travolta il 19 scorso nella catastrofe che ha sconvolto la nostra Valle ed ha abbattuto il
ponte di Bibiana, trascinando
altre sei persone in uno stesso
destino di morte.
Dopo una settimana di continue e alacri ricerche il corpo di
Enrica è stato ritrovato circa
30 km. più a valle del luogo della sciagura, non lontano dalla località in cui furono ritrovate altre due salme.
Una folla imponente che gremiva il Tempio e le adiacenze
ha partecipato alla funzione funebre che, oltre al messaggio di
consolazione fondato sull’amore
di Cristo e sulle promesse di
vita e resurrezione, ha offerto
a tutti una occasione di seria
riflessione, da una parte come
richiamo all’umiliazione e al
riconoscimento della nostra fragilità umana nell’era della tecnica e della conquista della luna, della nostra impreparazione morale e spirituale davanti a
avvenimenti imprevisti, della nostra responsabilità umana e sociale come componente importante nelle conseguenze del disastro e dall’altra come appello a trarre dalla catastrofe, non
POMAREnO
Il Concistoro ha deciso di convocare l'Assemblea di Chiesa per
la domenica 12 giugno nel Tempio di Pomaretto per una eventuale ripetizione delle votazioni
per i deputati al Sinodo. Inizio
culto ore 10. Un membro della
comunità ha infatti segnalato,
con una lettera inviata per conoscenza agli organi competenti, una irregolarità nella prassi
delle elezioni, prassi seguita a
Pomaretto orinai da molti anni.
Ciò porta alla invalidazione delle votazioni fatte. Non avendo
più la possibilità di rifare le votazioni per i deputati alla Conferenza Distrettuale, il Concistoro invita l’Assemblea di Chiesa
a regolarizzare l’elezione dei deputati al Sinodo.
La discussione in sede di Concistoro ha comunque messo in
risalto la gravità della prospettiva di una radicalizzazione di
posizioni contrapposte.
Per questa convocazione dell’Assemblea di Chiesa il culto
annunciato all’Inverso Clot per
il 12 giugno non avrà luogo.
ANGROGNA
Si sono svolti, sabato 28, i funerali di Ivonnè Revel Garino
mancata a Torino all’età dì 52
anni. Ai familiari la comunità
esprime la propria simpatia
cristiana.__________________
AVVISI ECONOMICI
Alcuni posti sono liberi per giovani
dai 18 ai 28 anni. Rivolgere le domande alla Commissione Ostello - via Pio
V, 15 - Torino.
VALDESE 47enne desidera incontrare
Signorina valdese dai 37 ai 42 anni
per formare focolare cristiano - Scrivere a : Chiesa Valdese - Via Assietta, 4 - 10069 Villar Perosa.
«Io son venuto afinché abbiate pita, e vita esuberante.
Io vivo e voi vivrete ».
(Giovanni 10: 10; 14: 19)
E’ mancata improvvisamente
Nina Curcio Violo
NeH’annunciarlo il marito la ricorda
a quanti l’hanno conosciuta, amata e
apprezzata e ringrazia tutti coloro che
gli hanno fatto sentire con calore la
simpatia, l’affetto, vicini nel dolore,
nella fede e nella speranza.
Torino, 25 :maggio 1977
un atteggiamento di passiva
rassegnazione, ma un insegnamento che costituisca momento
di maturazione e crescita verso
una volontà di rinnovamento
spirituale da cui emerga uno
spirito di nuova fraternità e solidarietà che non si esprima soltanto nella tragedia, ma in ogni
istante della vita in ogni atteggiamento, in ogni rapporto umano nella Chiesa come nell’ambito della vita civile.
Con Enrica è stato anche ricordato il nome del fidanzato
Mario Manfroi perito nella stessa sciagura ed è stato rivolto
un pensiero di profonda solidarietà alle altre famiglie colpite
dalla medesima tragedia. Tra
esse vogliamo ricordare la famiglia Malano di Bricherasio che
è stata privata dei due unici figli Elio e Nadia di 17 e 14 anni,
la cui madre Margherita Chiavia
è di origine valdese, proveniente
dalla famiglia Chiavia di Santa
Caterina di Bricherasio.
Il Signore dia forza e consolazione a coloro che sono nel
dolore.
• Sabato 21 sera ha avuto luogo
l’Assemblea di Chiesa che ha approvato all’unanimità la relazione del Concistoro e ha eletto come deputati alla
Conferenza Distrettuale : Enrico Charbonnier, Dino Bellion e Renato Mirabile, e come deputati al Sinodo: Dino
Gardiol, Luciana Chauvie e Livio Gobello.
• Si sono sposati Walter Paschetto
degli Stalle con Mara Cavaliere dei
Nazzarotti. Ai novelli sposi auguriamo
una vita sorretta e ispirata dalla Parola del Signore.
Il Concistoro Valdese di Torino partecipa con affetto al dolore deR’Anziano Primo Violo per la scomparsa improvvisa della sua compagna e con lui
si volge al Cristo che ci dà la sua vita, per sempre.
« Sia dunque che viviamo o
che moriamo noi siamo del
Signore » (Apoc. 14 : 8).
E’ venuta a mancare all’affetto dei
suoi, alla vita della comunità metodista di Novara
Ida Santini ved. Simonini
di anni 76
nata a Bagnane (Massa Carrara)
Ne danno il triste annuncio le figlie,
nipoti e parenti tutti.
Novara, 2 maggio 1977__________
EINGRAZIAMENTO
Gesù disse: «Io sono la resurrezione e la vita, chiunque
crede in me anche se muoia
vivrà (Giovanni 11: 25-26).
II giorno 17 maggio il Signore ha
richiamato a Sé
Costantino Vitaletti
I familiari, nell’impossibilità di farlo personalmente, esprimono viva gratitudine a quanti sono stati vicini al
loro Caro durante la lunga infermità o
si sono uniti a loro nel dolore al momento dei funerali o hanno comunque
dimostrato affetto e solidarietà; infine
rivolgono- un particolare ringraziamento al Pastore Giovanni Scuderi per la
quotidiana assistenza spirituale prestata a loro e al loro Caro.
RINGEAZIAMENTO
La moglie, il figlio e la nuora di
Giuseppe Cavallotto
deceduto •improvvisamente a Miradolo il 5 maggio 1977, commossi per le
molte manifestazioni di affetto ricevute in questa triste occasione, ringraziano quanti hanno preso parte al loro
dolore.
S. Secondo di Pinerolo, 17 maggio ’77.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Laura Ravazzini
ricordano con commossa gratitudine la
comunione fraterna che li ha stretti in
una sola famiglia, confortandoli nella
dolorosa prova; e l» fervida preghiera
elevata con un sol cuore al Padre Celeste nella visione dell’Amore che non
ha tramonto.
8
8
3 giugno 1977
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
La «svolta» israeliana
Le recenti elezioni politiche
israeliane hanno capovolto una
situazione interna che sembrava
essersi lentamente consolidata
nel corso di un trentennio. In
realtà da tempo andava maturando la crisi, destinata a togliere il potere al partito laburista
(che presenta qualche somiglianza con l’omonimo partito inglese) e a conferirlo al blocco nazionalista capeggiato dal Likud,
partito di estrema destra.
Il « Journal de Genève » del 20
maggio parla di « avvenimento
di portata storica » e di « fine di
un mito ancorato nell'animo del
pubblico, secondo cui il sistema
(sconfitto) era considerato indistruttibile ».
Claude Monnier nota, nella
storia d’Israele, una mancanza
di correlazione fra politica interna e politica estera, ma riconosce tuttavia che. una tale mancanza si ritrova, più o meno, nella storia di ogni altra nazione.
« Il Likud (egli scrive) si era fatta, in politica estera, una solida
riputazione di durezza, di rifiuto del dialogo, di disprezzo verso ogni concessione. Al contrario, i laburisti apparivano disposti a restituire agli Arabi i
quattro quinti, almeno] dei territori occupati, in contraccambio di una vera pace ».
L'avvenimento, che dovrebbe
portare alla testa del governo
israeliano il capo del Likud, Menahem Begin, sembra al Monnier aver suscitato, in tutto il
mondo, delle reazioni (quasi degli allarmi) esagerate. E ciò per
due ragioni. « La prima è che la
responsabilità al potere obbliga
evidentemente a certe forme di
compromesso: un governo che
assumesse, come propria divisa,
l'irrealismo cocciuto, non resisterebbe neanche dieci giorni.
D'altra parte, già mercoledì 18.5,
il Likud si affrettava ad affermare pubblicamente ^ di non esser contrario alla restituzione di
una parte dei territori occupati
lungo le sponde occidentali del
Giordano.
Se a questo si aggiunge che il
partito che ora prenderà il potere in Israele, non possiede al
.Parlamento^ dopo tutto, che 42
seggi su 120, e che quindi esso
non potrà governare senza scendere a compromessi complicati
con altre formazioni politiche,
si dovrà ben ammettere che il
credere in un'improvvisa “svolta" provocata, dall'oggi al domani, in Israele, come se Gerusalemme potesse trasformarsi, di
colpo, in una fortezza ermeticamente chiusa alla ragione, sarebbe segno di un'analisi politica ben meschina. Si può prevedere che cambieranno invece lo
spirito e il tono con cui il futuro governo affronterà la questione del M. Oriente: saranno entrambi più duri, più fermi e, forse, anche più chiarì.
Questa futura fermezza è, ai
nostri occhi, la seconda ragione
per non cedere all'emozione del
momento. Infatti, nei negoziati
internazionali in cui i partecipanti sono chiamati a mettere
in giuoco il proprio destino, i
governi “tutto colombe" sono
spesso condannati all'inefficacia:
le loro posizioni ambigue preoccupano ognuno, sia all'interno
che all’estero, privando quei governi sia di sostegno che di credibilità.
Inversamente, i governi molto
fermi, sicuri di sé, ispirano fi
ducia al paese che essi dirigono.
Sono spesso quelli che (in sìmili negoziati) hanno la forza morale e l’energia politica di fare
i compromessi veri, inattesi, i
compromessi che sbloccano una
situazione.
Ma v’è di più. Un governo
israeliano dalla voce più netta e
più chiara, obbligherà gli USA e
Jimmy Carter a definire una politica M. orientale più realista,
e al tempo stesso più operativa;
obbligherà gli Stati arabi a non
cedere alla pericolosa illusione
di poter ridurre a quasi nulla la
voce d’Israele; obbligherà infine
gli stessi Israeliani, deviati dai
problemi attuali della recessione (Vinflazione, la disoccupazione, le tasse) e da quelli, eterni,
delle loro dispute partigiane, a
ricordarsi che il problema essenziale del loro paese, cioè quello
della loro sicurezza, non è affatto risolto: quattro guerre infatti non sono riuscite che ad aggiornarlo, ogni volta, di alcuni
anni ».
Per quanto indubbiamente acuta, l’analisi del Monnier non Cr
convince. Non possiamo che sperare nei tempi brevi, in attesa
del ritorno dei laburisti al potere. Per noi ogni genere di fanatismo è pericoloso e disprezzabile, quello politico non meno
di quello religioso. E il fanatismo del Likud non è neppure
soltanto politico!...
Nonviolenza
Una delle persone che abbiamo intervistato qualche
tempo fa a proposito degli 8
referendum radicali osservava
che il PR in realtà non è un
partito bensì un movimento
che non si occupa di tutto ma
solo di determinati punti che
giudica essere trascurati dagli altri partiti. Se così fosse
il ruolo del PR — che si sia
d'accordo o meno su tutte le
proposte che il PR porta alla
ribalta — sarebbe senz’altro
positivo come elemento di stimolo e di critica nel quadro
politico italiano.
Ma la recente apparizione
dell’on. Pannella in TV sembra collocarsi ben al di là di
questa sana funzione, accettabile ancorché scomoda. Pannella ha caricato la sua comparsa di tutta la più violenta
carica verbale che si possa
immaginare nell’intento' principale — oggettivo, se non
soggettivo — di annegare nella violenza qualsiasi residua
fiducia nelle istituzioni democratiche, non già di far emergere e promuovere punti trascurati dal quadro complessivo della politica italiana.
La tribuna politica di Pannella è stata un continuo balenare di P 38: la si vedeva in
mano agli autonomi ma scivolava repentinamente tra
le mani di Cossiga per essere
poi impugnata saldamente da
poliziotti « vestiti da assassini » e scesi dai monti « come
i lupi di cui abbiamo paura »,
veniva mostrata quasi con voluttà in fotografie e addirittura forniva il simbolo per definire una RAI-TV puntata sugli esterrefatti spettatori.
Non basta a spiegare questo
atteggiamento la rabbia per il
« silenzio stampa e TV » che
è stato ordito intorno all’iniziativa radicale dei referendum. Non sono competente
per psicanalizzare il discorso
di Pannella, ma è certo che
personalmente mi ha ricordato i discorsi di certi predicatori ottocenteschi che si scagliavano contro il sesso con
una passionalità che mal celava una libidine repressa.
Si può dire e ripetere di essere nonviolenti. Ma per esserlo non basta non fare un
uso nonviolento della mano:
bisogna non fare neppure un
uso distruttore della lingua.
La lingua, per la saggezza biblica, se non è controlllata è
un piccolo fuoco capace di
incendiare una gran foresta,
un male senza posa pieno di
mortifero veleno (Giac. 3: 5,8).
L’augurio che si deve fare a
Pannella è che lui e il suo partito tornino a rivestire il ruolo utile, anche se talvolta fastidioso, dì stimolo sui problemi trascurati dai partiti,
lasciando agli autonomi —
grazie a Dio sempre più isolati — il ruolo di cieca violenza distruttiva.
Franco Giampiccoli
ANCORA SUL DOCUMENTO CECOSLOVACCO CHARTA 77
Un unico fronte per i diritti civili
Che nesso c’è tra i diritti dell’uomo e la lotta ideologica in
corso tra Est e Ovest? Ce lo
spiega, sul numero di aprile della rivista giuridica sovietica
« Sovetskóe gosudarstvo i pravo », V. M. Cchikvadze, membro
corrispondente dell’Accademia
delle Scienze dell’UBSS.
In verità, lo schema del di
Ricordando Beethoven
{segue da pag. 1)
sia la Giulietta che suo marito,
ma di fronte alla donna piangente, non potrà non respingerla,
ben conscio di quel che aveva
rappresentato e forse rappresentava ancora per lui la donna che
gli era davanti.
Molti anni dopo, raccontando
quest’episodio al giovane amico
Schindler, questi esclamò: « Ercole al bivio »; e Beethoven rispose: « E se nella vita avessi così mal usato delle forze vitali,
che sarebbe rimasto per ciò che
è nobile e ciò che è meglio? » Infatti il « nobile » e il « meglio »
li realizzò scrivendo la « Sonata
quasi una fantasia (op. 27 n. 2)
detta: al Chiaro di luna » sublimando il suo dolore in vittoria
su se stesso!
Ma il suo sentimento verso la
donna raggiunse la massima
espressione di puro e totale amore, con la lettera all’ « eterna
amata ». Teplitz, 6 luglio 1812. Ne
trascriviamo alcune significative
frasi;.. « Vivere non posso che interamente con te o assolutamente separato da te... Ti farai coraggio, tanto più conoscendo la mia
fedeltà verso di te. Il mio cuore
non potrà possedere nessun’altra
donna, mai, mai... Addio! Oh,
continua ad amarmi, non aver
dubbi mai del fedelissimo cuore
del tuo amato - Ludwig! Eternamente tuo, eternamente mia,
eternamente uniti ».
Questa lettera, tenuta nascosta nel segreto dell’armadio, fu
trovata per caso insieme con il
testamento di Heiligenstadt, dopo la sua morte. Non riferendosi
a un nome specifico, a chi era indirizzata la lettera? Tutti gli storici concordano nel fare il nome
della contessa Teresa di Brunswich. L’archivista Johann Batka
dimostrò che T« eterna amata »
era veramente Teresa!
L’UOMO
Spirito libero ed universale, lottò tutta la vita per il rispetto del
l’uomo per l’uomo! Per questo
combattè ogni forma di sopruso
e di dominio deH’uomo sull’uomo.
Fu per ciò contro ogni forma
di potere politico, economico, religioso. Per questo motivo, sia il
governo clericale viennese, sia le
gerarchie religiose, lo guardavano con sospetto. Eppure dinanzi
a una bimba che gli offriva una
rosa, esclamò commosso: « Non
riconosco che una gerarchia: la
gerarchia nella bontà! » Qui c’è
tutto il segreto dell’animo beethoveniano! Ma al fratello Johann che gli mandò un biglietto
con la scritta: « Proprietario terriero » rispose con sdegno:
«Ludwig van Beethoven, proprietario d’un cervello ». E nel vedere Goethe, col quale stava passeggiando, inchinarsi in modo
per lui eccessivo al passaggio
della carrozza imperiale, si ricalcò il cappello!
A suo modo fu un uomo profondamente religioso e tutta la
sua arte ce lo dimostra. Ed è con
la Nona Sinfonia che porta a termine la sua fatica, esaltando i
suoi sentimenti più profondi con
1’« Inno alla gioia » di Schiller,
che è il compendio di tutta la
sua vita e' del suo credo. « Gioia,
gioia, scintilla divina! Tutti gli
uomini siano fratelli! Siate avvinti, milioni! Un tenero Padre
vigila al di là del firmamento! La
gioia viene di lassù! ».
Come conclusione, viene spontanea una riflessione: dinanzi a
fatti così meravigliosi, c’è da domandarsi se tutto ciò non avvenga per un disegno superiore del1’« Altissimo », a dimostrazione
della possibilità di redenzione
per l’uomo divenuto « un piccolo
fanciullo », « ingenuo »; 1’ « UO
MO » che cercava Diogene e che
è anche 1’« UOMO NUOVO » che
Gesù addita a Nicodemo.
Questo è il « miracolo » Beethoven e ‘la sua arte un dono
d’amore per Dio e per l’umanità!
scorso dell’illustre professore
non brilla per originalità: stabilito che il problema della democrazia socialista, dei diritti e
delle libertà dell’uomo, sono oggi in primo piano « nella lotta
ideologica tra le forze del socialismo, della pace e della democrazia, e quelle dell’imperialismo, della guerra e della reazione », viene rilevato che « i nemici del socialismo cercano di
sminuire il significato storico
della democrazia socialista», avvalendosi d’una serie di comitati, conferenze e simili, dal- sicuro indirizzo antisovietico, che
vanno dal Comitato internazionale per la difesa dei diritti dell’uomo a Amnesty International.
Un impulso a questa campagna
ideologica è stato dato, all’inizio dell’anno, dal documento
Charta 77, steso « da un pugno
di rinnegati, dai residui della
borghesia cecoslovacca », che
« hanno eseguito il mandato
sociale dei centri internazionali • anticomunisti e sionisti ».
E pensare che a noi avevano detto invece che si trattava di intellettuali, molti dei quali comunisti, già sostenitori del governo comunista di Dutacek !
Scherzi della ’diversione ideologica’, si vede.
Venendo al sodo, è ribadita la
tesi ormai ben nota, secondo
cui in URSS e negli altri paesi
socialisti nessuno viene perseguito per le sue idee, ma solo
per specifici atti concreti, « considerati dalla legge come punibili penalmente » ; e se la stampa « reazionaria borghese » prende per ometto delle proprie accuse la norma del diritto sovietico che punisce l’agitazione antisoviética (come dire: nessuno
viene punito per le sue idee, se
non quando le manifesta!), ci
pensa il prof. Cchikvadze a ricordare che anche nei paesi dell’Ovest sono previsti dal Codice
e puniti dei reati d’opinione: cosi, in Germania, Inghilterra,
Francia, cosi: in Italia (comunque, grazie della segnalazione,
non lo sapevamo). Quest’ultima
argomentazione, in realtà, è a
doppio taglio : nata come artificio dialettico per convincere definitivamente il lettore sovietico (se lo fanno loro, perché non
dovremmo farlo noi?), significa
però che le battaglie per i diritti civili sono indivisibili, e come non ha senso ’coprire’ i casi
cileni ricorrendo a quelli, poniamo, cambogiani, così non avrà
senso neppure parare il colpo
sul fronte sòvieClco, o cèco, o
polacco, ricordando norme li
berticide in vigore nei paesi occidentali.
Nelle: pieghe del discorso certamente articolato, ma non propriamente originale del quasiaccademico sovietico, vi sono
peraltro due o tre cose che vai
la pena di sottolineare.
La prima: risulta che i nemici del socialismo conducono i
loro sporchi giochi « soffiando
su singole oggettive difficoltà
nello sviluppo » della democrazia socialista: ma allora, se bene intendiamo l’eufemismo, il
problema dei diritti dell’uomo in
URSS ha qualche fondamento
in sé, e non solo in quanto diversione ideologica dell’avversario (di classe, di stato, di schieramento, o quel che si sia).
La seconda cosuccia degna di
attenzione, è il fatto che in cotali faccende gli ideologi dell’irnperialismo hanno degli alleati,
« nella persona di revisionisti di
varia tendenza » ; certo, sarebbe
Panoramica
(segue da pag, 3)
.sarie modifiche da apportare ai
R.O.» (11°).
b) Si sono occupati di carenze di forze pastorali il 2° e il 4“
circ. per la diaspora pinerolese
(2°) e per la cura della diaspora
confinante di Torino e della chiesa di Coazze (4°). Il 4° circ. ha delineato un quadro di queste carenze che riguardano anche la
chiesa di Torino.
L’8°, nella prospettiva di una
diminuzione di forze pastorali si
dispone ad incontri del Consiglio con la chiesa che ne porterebbe il peso maggiore (Rimini)
in modo da affrontare la situazione con anticipo; non manca
tuttavia la richiesta che appena
possibile un pastore sia di nuovo
aggiunto al circuito.
In conclusione — a giudicare
dagli atti — sembra che dopo due
anni le chiese valdesi — non senza qualche incomprensione o perplessità — si siano in complesso
inserite positivamente in questa
struttura il cui pregio fondamentale è quello di aiutare le chiese
a superare un isolamento talvolta scelto, talvolta imposto da difficoltà oggettive. In questo sembra spesso determinante rapporto delle chiese metodiste che ovviamente si trovano a loro agio
in questa struttura che è propria
della loro trtidizione.
Ed ora voltiamo pagina: tocca alle conferenze distrettuali.
stato auspicabile un po’ più di
chiarezza, ma sarà poi tanto peregrino cogliere nell’espressione
del prof. Cchikvadze una sottile
allusione, a quello scapestrato di
Berlinguer?
E infine, non è privo di significato che quando l’illustre studioso passa a illustrare la ’solidarietà internazionalista’, ricordando che la stampa progressista dei paesi capitalisti più
volte ha smascherato l’attività
esecrabile di cotali « maestri di
loschi affari », dovendo pure citare qualche esempio, non trova di meglio che specificare:
« Così,, il settimanale italiano La
Ragione...». Ma come: nel paese del più forte Partito Comunista occidentale, dotato d’una
egregia stampa di partito, il collaboratore d’una rivista come
« Sovetskoe gosudarstvo i pravo » deve andare a pescare in
un foglietto semi-clandestino di
una società del (sedicente) libero pensiero — che è notoriamente ricettacolo dei più incalliti stalinisti — per trovare uno
straccio di solidarietà con la visione sovietica della democrazia
socialista, e dei diritti umani in
così brillante e progressivo sviluppo (salvo, s’intende, i casi di
« singole e oggettive difficoltà »)?
Michele C. Redasse
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8 luaMo 1960
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