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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
biblioteca valdese
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - N. 28-29
Una copia Lire 40
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/ Eco; L. 2.0110 per l’interno
I L. 2.800 per l’estero
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TORRE PELI TC E, 17 Luglio 1964
.\tnmin. Clandiana Torre Peltiee • C.C.P 2-17S57
Apostoli
Luca tO: 1
Gli apostoli sono i 12 discepoli scelti da Gesù per accompagnarlo
durante il tempo della sua missione, conosciamo i loro nomi (Marco
3: 13-19) e di alcuni conosciamo anche il carattere e le-esperienze;
ma non furono una categoria speciale di credenti, dei super-discepoli,
oggetto di particolare amore da parte di Gesù e rivestiti di particolari
])oteri e responsabilità. Il nostro testo evoca appunto un episodio delia vita di Gesù in cui sono menzionati 70 apostoli.
Il verbo adoprato dall’evangelista: « li mandò », significa appunto li fece apostoli; una persona mandata da qualcuno, un delegato, un inviato, questo è in sostanza un apostolo.
Non ci è detto perchè sono mandati questi discepoli « apostoli »,
quale è la loro missione, il loro compito, Gesù dice soltanto che devono precederlo, devono andare dove lui andrà.
In questa missione così schematicamente espressa, in questa sem])lice indicazione sta tutta la grandezza e la dignità della missione
cristiana, tutta la ricchezza della fede. Il credente è un uomo mandato da Gesù nella vita per preparargli la via, il cristiano è colui che
va davanti al Cristo, che prepara l’incontro di Gesù Cristo e degli
uomini.
In quest’opera non c’è differenza tra Pietro, il primo apostolo,
il maggiore dei 12 e l’ultimo di questi sconosciuti 70, il missionario
o il pastore non è da più di una madre di famiglia o di un giovane
appena confermato. La vocazione non è qualche cosa che Dio dà oltre
la fede, in più, un supplemento di fede come se ci fossero discepoli
normali senza vocazione e superdiscepoli con vocazione; ogni discej)olo ha la sua vocazione: essere apostolo, ogni credente ha la sua
vocazione: preparare gli uomini ad incontrare Gesù Cristo. La preocciqjazione fondamentale di un credente j)UÒ essere soltanto questa :
come riuscirò a far amare Gesù Cristo dai miei, dagli amici, dai compagni, dai vicini, come riuscirò a far loro intendere l’imporlanza, il
significato, che ha Gesù Cristo nella mia vita e nella loro?
Nel mandare i 70 apostoli con questa dignità e questa missione
Gesù ha voluto mostrarci molto chiaramente che cosa intende fare
con la nostra vita, che cosa vuole da noi, a quale compito ci chiama.
Preparare la gente ad incontrare Gesù, a riconoscere Gesìi Cristo
quando egli li troverà non è missione facile ma non è neppure missione angosciosa; Gesù non dice: vmi risolverete i problemi di ogni
uomo, scioglierete i suoi dubbi, darete speranza al mondo; dice semj)licemente: se mi avete riconosciuto, andate a dire alla gente che io
vengo. La formula sacramentale cattolica « portare il Signore » è
una bestemmia, il Signore non si porta, viene quando vuole e come
vuole, il cristiano ha solo il compito di ricordare agli uomini che il
Signore li incontrerà presto o tardi per chiamarli al suo servizio e
che devono saperne riconoscere la voce. Giorgio Toiirn
mil Hhìiii Disorientamento e sfiducia
nelia vita italiana
Li-ggere: Ezechiele 34
Forse mai ancora, in questo dopoguerra, noi italiani siamo stati così disorientati e diciamo pure sterilizzati
dallo scetticismo politico; parlo dell’italiano medio, non di quelli (relativamente pochi ) impegnati a tondo in un
partito o nell’altro. Sempre p:ù diffuse — e stolidamente sollecitato la interessi di parte dalle visioni grette
quanto miopi — è im senso generale
di sfiducia e di insicurezza, che va dal
timore dell’inflazione — flagello dei
piccoli, come sempre — all’esasperazione per la catena di scioperi e alle
vcciferazioni (tetri ricorsi) della necessità di una « m.ano forte ». Tale situazione è il riflesso di una crisi pn>
fonda se non del fallimento della nostra classe dirigente: la presenza di
qualche personalità di rilievo,-il mani
testarsi qua e là, nelle direzioni politiche più disparate, di indubbie buone vo
lontà e di qualche timida riforma, sono stati afferrati nell’ingranaggio dissolvitore di un processo che ha creato
una scissione di sfiducia sempre più
grande fra la popolazione e la classe
dirigente italiana. Coloro che hanno
detenuto e detengono le leve del potere politico ed economico hanno pasciuto sé stessi, anziché il gregge a
cui erano stati preposti come guide —
per servirci dei vermini della requisì
(cria ohe da parte del Sigirore Ezechiele pronunciava sulla classe din
gente del suo teraj^ (Ez. 34).
Si tratti di esplicita disonestà — ta
le rimane anche quando per privilegio
non cade sotto il giudìzio di un tribunale — o di tutte le fertili fantasie
del sottogoverno, o ancora dì tutte le
piccole e grandi speculazioni di un capitale sfruttato a fini strettamente
egoistici e non come una responsabilità ricevuta (in una società « cristiana » si dovrebbe poter dire di più, ma
è più realistico fermarsi qui), o irifine
del supino ossequio a una linea ideologica che diventa supreirio assoluto,
religione e idolo, al di là di ogni realistica considerazione del «qui e ora»,
chi potrebbe esaurire il quadro desolante che ci si presenta? E forse la colpa più grande che si può imputare ai
nostri « potenti » della finanza e della
politica, di ogni bordo, è quella di aver
soffocato quel moto di effettiva e fervente solidarietà nazionale e volontà
di rinnovamento, che pur nel trava
glio materiale e spirituale delTimmediato dopoguerra si era fatto sentire,
e di aver riportato l’italiano medio all’antica, scettica e rovinosa ricerca de
« lo iiaiticulare suo », seguendo l’esem
pio che veniva daU’alto.
Un giudizio incombe, su questa situazione. Quale esso sarà, è diffìcile
dirlo; sarà comimque duro e doloroso,
come lo sono sempre stati i giudizi storici. Ma quello che a noi importa qui
rilevare, è che Dio non è estraneo a
tali giudizi; anzi, essi in ultima analisi sono suoi. Indubbiamente, si può
spiegare la rivoluzione borghese del
tardo Medioevo, e la rivoluzione « fran.
cese », e la rivoluzione « sovietica »
(tutti questi fenomeni furono in realtà un susseguirsi di rivoluzioni a ca
tena, come cerchi suliacqua agitata)
con un’analisi puramente sociologica.
Ma chi è nutrito della Bibbia sa che
COMUNICATO
Il Corpo Pastorale della Chiesa Valdese è convocato a Torre
Pellice nella Casa Valdese
GIOVEDÌ' 30 LUGLIO
alle ore 9
Ordine del Giorno :
1. Culto.
2. Esame di fede dei candidati
al Ministero Teodoro Magri
e Alfredo Sonelli.
3. Comunicazioni varie.
Ermanno Rostan
Moderatore
della Tavola Valdese
Torre Pellice, 13 Luglio 1964
Parità razziale negli U-S.A.
Nero coDie me
John Howard Griffin ha voluto rendersi
conto, personalmente, di cosa significhi veramente essere un negro, oggigiorno, negli
Stati Uniti meridionali. Egli ci narra questa
sua sbalorditiva esperienza con accenti che
non possono che commuovere profondamente
il lettore e chiunque creda nella giustizia della vera democrazia.
Il romanziere americano si sottopose ad
una serie di cure mediche onde rendere la
sua pelle completamente nera, per un certo
tempo. Per 5 settimane dimenticò di essere
un cittadino rispettato del Texas, per vivere
la vita di un negro del Sud. Viaggiò nel Mississippi, neli’Alabama, nella Louisiana e nella Georgia, percorrendo lunghi tratti a piedi
o servendosi delPautostop o degli autobus.
Vìsse lo squallore, la violenza, gli antagoII,smi, !e ingius izie a cui sono assoggettati l
negri, disprezzati, trattati ancor oggi inumanamente, senza speranza di potersi sollevare
nella società in cui vivono, messi a parte nei
quartieri a loro riservati.
E' un liliro che ci turba e ci avvince allo
stesso tempo: è uno sferzante allo di accusa
alla società di un grande paese come TAmerica. che vuole essere un modello di democrazia.
Quando J. H. Griffin tornò a casa e pub
blicò il suo diario e parlò alla televisione,
suscitò un torrente di opposizione e di odio,
anche se molti gli furono naturalmente favorevoli; fu minacciato dì essere impiccato
e, alla (ine, fu costretto a riparare nel Messico con la famiglia e con i genitori.
Ma le roventi accuse di « Nero come Me «
avranno certo contribuito a fare approvare
rereii e nenie negli Stati Uniti la leggìi
sui diritti dei negri, premessa necessaria perchè sia mutata la loro situazione.
Purtroppo assistiamo ed assisteremo ancora ad episodi disgustosi di razzismo, ma confidiamo che il giorno verrà in cui bianchi e
negri potranno veramente vìvere democraticamente, gli uni a fianco degli altri, nella
Ubera America. E. C.
J. H. CRIPFTN: Nero come «le. La
storia di un bianco che cambiò il
cciore della sua pelle. Longanesi, Mi
lano 1963, L. 1.200.
Visita di Valdesi sud-ainerìcani
Il secondo ^‘pellegrinaggio,, di questo dopoguerra
Verso la fine del mese di luglio giungerà in Italia una
rappresentanza delle Chiese Valdesi del Sud America,
particolarmente dell'Uruguay. Si tratta di una quarantina di fratelli in fede i quali non hanno temuto di fare
un lungo viaggio per visitare le Valli Valdesi ed altre regioni d'Italia e d'Europa, guidati dal Past. Silvio Lorig.
Molte persone ricordano il primo pellegrinaggio dei
Valdesi del Sud America, alcuni anni or sono, la loro
visita alle nostre comunità, la loro partecipazione ai culti
del XV Agosto ed al Sinodo. La presenza di quei fratelli
in mezzo a noi fu allora salutata con sentimenti di gioia
e di commozione, perchè si sentiva bene che essi rappresentavano comunità Valdesi lontane nello spazio, e
vero, ma in realtà a noi molto vicine e care per vincoli
storici e spirituali. . , , x, n
La Tavola Valdese invita le comunità delle Valli m
modo spedale ad accogliere quei fratelli con vivo affetto
e con generosità d'animo. Essa rivolge loro uri fraterno
benvenuto sottolineando il valore di quei vincoli in virtù
dei quali, come si espresse il Sinodo del 1961, cè « una
unità di fede e di ordinamento che lega le une alle altre
in un sol corpo tutte le Chiese Valdesi ».
Ci rallegriamo profondamente pensando a quel prossimo incontro con i Valdesi del Distretto Rio Piálense. Durante la settimana sinodale verrà posta nel giardino della
Casa Valdese a Torre Pellice una copia del bassorilievo
del monumento al colono Valdese inaugurato nella città
di La Paz nel 1953 in occasione delle celebrazioni del
Centenario, alla presenza delle più alte autorità civili e
di una gran folla di convenuti, fra i quali anche i partecipanti al pellegrinaggio valdese e svizzero dall'Europa.
Iddio benedica l'incontro dei fratelli in fede e conceda loro di riguardare insieme alla storia del passato
per essere interiormente fortificati in vista del^ buon combattimento della fede, nelle chiese Valdesi d Italia coir.e
in quelle dell'America del Sud.
Ermanno Rostan - Moderatore
VÍJ2SÍÜ è
Dopo il bea riusi-ilo pellegrinaggio alle
Valli rii au ‘ " 19'ss
nit del Sudamer-ea effe.mata nel ■ .
un’altra vi'aita dei nostri fratelli e ormai
in corso: il 3l lupUo infatti sbarcheraaao
Genova ben 37 dei distendenti degli annclii eoloni valdesi, .Ite da oltre nn secolo si mito .avviati verso le regioni del Un
Kuay e del nord-Argentina.
11 programma del loro
‘'"ft TuiT“ barro t Genova, arrivo a Torre' Peillicf in serata e sis'.emazione. 1» c 2
,u^o !o giorno a Torte Pellice, .neon" Tavola Valde.se e con la conm
Pekee. 2-22 aposto: viaggio
]n Svizzera, Germania (visita .•''"‘23 Colon te
V.ldes’c Olanda, Belg o Francia 23-28 a »
le Valli e precisamente: 29-30 agosto, -i; ninni; 31 Prali e Rodo;etto; 2 settembre, Rorà: 3, S. Germano e Prainodo, 5,
S. Secondo e Prarostiiio: 6. ViPar Pellice;
7. Ma-itilo e Perrero; 8, .ingrogna; 9, Viliar Pf'osa e Pinerclo; 10. Bobbio Pellice;
11. Torino; 13, Pomarei o ■■ Riclaretto.
Le varie coriiuni'tà prepareranno le accoalicnze e gli incontri, onde poter fraternizzare con i nostri Valde.si del Sud^imerica
(be lianno affrontato un lungo v.aggio e
Í.I cite dei sacrifici per conoscere e vedere
con i loro ocolti i luoglii da cui sono emiirati i coloni- e sapplamo cite queste accoglienze saranno calorose e spontanee, «ine
tra gente della steaisa famiglia che si rivede
dono una lunga separazione.
Diamo qui l’elerico dei nartecipantj al
peTegri'naggio, che sono guidati (anzi già
sono stali preceduti ' dal pastore Silvio
Imng.
Da Colonia Vaidense: P. Francesco Geymonat Berger; Giovanna Gay in Geymonat:
Alberto Si-husseJin; Edith Gilles in Scnusselin; Agustina Geymonat: Emma Gilles:
Angela Gilles in Negrin; Bianca Pons
Griot; Giulietta Pons Griot; Anna Rivoir
Ronour; Alfredo Ri'cca ÌNava.die. Coloni,
Cosmopolita: Maria Esther De'monle Pons;
^orma Baridon Pons. Tarariras: Elvio Davyt Charbonnier; Gilda Salomon in Davi'.,
German Davyl Salomon; Albertina Davyt
ebarbonnier; Giulio Peyronel Felix: Elida Bonjour in Peyronel; Emilio Plandion.
Colonia : E. Umberto Perrachon Brov.ic :
Cecilia Gönnet in Perrachon; Emilio Berger Bonjour; Elena Gay in BergOT.' Riccardo Baroilin Bernardi; Emilia "riol in
Barolin; Luigi Bertinat Toorn; ViUorio
Emanuele N’egrin. Dolores: Alfredo Cairus
Gay; Maria G. Book in Cairas; Emilio
Charbonnier Gönnet; Vittoria Cardiol in
Cbaibonnier. Fray Rentos: Emilio Rostan
Garrón; Fiorina Malan in Rostan; Pastore
Silivio Long. Moate:;ideo: Eugenia Bonjour in Zoippolo ; Dinorah Zoppolo in Vedine. Son Gustavo (Rep. Argentina): Esther
Gamier.
dietro questi giudizi e queste crisi storiche sta colui che è il Signore della
storia. L’intera predicazione profetica
sarebbe del tutto incomprensibile, se
non si tenesse conto di questo.
A una classe dirigente — politica e
religiosa insieme — i cui abusi e misfatti altri profeti (Amos, Osea, Isaia)
hanno messo in piazza senza peli sulla lingua, e sulla quale un giudizio storico si è crudamente esercitato, ai deportati sulle rive dei Kedar che, specie per ciò che riguarda la prima deportazione, erano in grande maggioranza esponenti dell’élite direttiva giudaica, Ezechiele deve annunciare che
si è trattato di un giudizio dì Dio ; poiché i «pastori», le guide hanno dimenticato ohi ha affidato loro quel
compito, e quale responsabilità essi
portano verso le creature del Signore,
poiché essi con grande impegno e sagacia hanno pasciuto sè stessi, mun
eendo, tosando e macellando, ma non
hanno cercato il bene del gregge, do
ve ci sono malati, feriti, sperduti, incerti, miseri, affamati e assetati, Dio
toelie loro — e lo toglie veramente,
non si tratta solo di un giudizio' morale ’ — il loro mandato e viene lui stesso a nascere il suo gregge, nella persona del suo «unto» (Cristo). Non sappiamo se Ezechiele sia vissuto abba
stanza per vedere Cfiro (il re pagano
definito «l’unto dell’Eterno»!) o Esdra, Zorobabele, Neemia, i riparatori
delle brecce. Quello che conta è che
l’attesa messianica era estremamente
concreta; Dio sarebbe venuto a regnare, un « messia » avrebbe portato sulla. terra il perfetto e giusto regime di
Dio.
Non si dica che si trattava qui della situazione unica, irripetibile de'lo
Etato-Chiesa costituito dal popolo di
Dio. Indubbiamente la venata di Cristo e la predicazione deH’Evangelo del
Regno a tutte le nazioni ha posto fine
a quel tempo. Ma ciò non significa
certo che oggi la signoria di Dio suBa
storia dei popoli sia ner nulla diminuita Proprio sullo Stato laico, che
per vocazione e coerenza evangelica
noi sosteniamo nel modo più aperto,
e sui suoi poteri si esercita immutata
la signoria delTEtemo, indìpondeaT.emente dalla fede o meno di quelli che
ITmpersonano ; per questo preghiamo,
o dovremmo pregare per loro. Poiché
oggi come allora Dio viene contro il
becco grasso e violento, contro colui
che « cozza con le spalle e con le corna», e abu.sa a suo vantaggio dell’autorità che gli è puramente affidata per
il bene comune.
Nella congiunt’ara attuale, il no.stro
atteggiamento cristiano — qualsiasi
direzione politica pensiamo di dover
seguire, senza idoleggiamenti — deve
serbare ben chiare le due note delia
crisi e della speranza, del giudizio e
della promessa, che hanno l’uno e
Taltra un’origine che va ai di là dei
fenomeni e delle situazioni storiche
del momento.
Questa crisi e questa speranza, questo giudizio e questa promessa hanno
per noi, oggi, una realtà ben più diretta e « personale » di quanto non potessero avere nella pur realistica e
personalistica profezia di Ezechiele. E’
stato fra noi Gesù, figlio di Davide,
servo di Dio («il mio sei’vo Davide»,
aveva annunciato Ezechiele) ; e in lui
« il Regno di Dìo è venuto fino a noi »,
è apparso qualcosa di ciò che Dio intende quando ci paria del sue « pascere gli uomini con giustizia ». E’ caratteristico che, pur senza citarla espressamente, Gesù si è senz’altro rifatto
a questa profezia quando — anche qui
non abolendo la legge e i profeti, ma
compiendoli — ha dichiarato ; « Io sono il buon pastore, che mette la sua
vita per le sue pecore» (Giov. 10).
Non dobbiamo, come spesso accade,
intendere questa affermazione in senso sentimentale o interioristico ; Gesù
Cristo crea davvero una nuova « società », basata su nuovi rapporti ; quelli che di diritto avrebbero dovuto essere solo suoi servi, egli li chiama ami
cI. e come tali ci tratta: anzi, «non
c’è amore più grande di quelle di dare
la vita per i propri amici». Per questo
ancora, quando sente i disce^li discutere fra loro sui primi posti, Gesù
li ammonisce : « Voi .sapete che i grandi delle nazioni le signoreggiano e
quelli che sono considerati potenti usaría autorità su di loro ; ma fra voi non
dev’essere cosi... poiché anche il Figlio deU’uomc non è venuto per esser
servi^’o ma per servire e per dare la
sua vita come prezzo di riscatto per
molti» (Marco 10).
(continua in 3” pugjkui)
2
«ag.
IT luáUo 1964
N. 28-29
Un problema airesame delle Chiese e de! Sinodo
r~
, TRIBUNA UBERA ,
##
e
cristiano
la guerra
]\el leggere il titolo assegnalo a questa
serie di studi, molti' si chiedernuo perchè
vogliamo affrontare ed esaminare il problema del crii-^tiano dj fronte alla guerra. Infatti tale »problema è già stato preso in esame ne] cor-o della storia dalla Chiesa cristiana e rEvange c, die allora è stato letto
e predicato, è r/:masto invariato.
Durante le guerre « sanie », di religione,
le guerre di indiipendenza, le guerre « difensive » o M di conquista », queile civili e
quelle mondiali, e durante qualsiasi conflitto armato, domenica dopo domenica, di
fronte ad un altare o ad una Bibbia aperta,
VEvangelo dì pace e di salvezza^ di Gesù
Cristo, nostro Signore, è sempre stato letto
e annunciato a tutte le genti.
Durante tutti gli armi funesti di guerre,
vio’enze, uccisioni, di (^ui la storia è ben
docunieintata^ la Chiesa di Cristo ha forse
cambiato, alterato i suoi testi sacri, o niodi*ficfito il messaggio del suo Redentore? No
di certe : il messaggio della Bibbia è stato
conservato intatto dalle Chiese Cr ®tiane:
nessuno si azzarderebbe ad affermare i!l contrario. Cosa riimane allora da chiederci, da
esani mare, da discutere o ricercare? Solo
una cosa, ed è questa : come il cristiano ha
messo, mette e metterà in pratica, nel corso
delle guerre dj tutti i tempi, PEvangelo di'
pace e d’aimore del suo Maestro. Partei ;pando a queste guerre oppure rifiuLandosi,
odiando o amando i suoi nemici, uccidendo o non uccidendo i suoi fratelli? In che
modo il cristiano, in quanto « figlio di
Dio », ha vissuto, e vive collettivamente,
cioè come comunità? Non c’è stala forse
una grave confusione dei cristiani, tra la
morale personale e la morale colleliva? Le
cosidette « nazioni (Mnstiane » non sono vi'ssute durante questi anni di guerre, tra grandi massacri, crimini e genocidi? Ciò che
ci i'nteressa non è un giudizio, nè un esame
della posizione assunta dalle varie chiese
cristiane durante il corso delle guerre che
hanno travagliato il mondo, ma soltanto una
risposta a questi e ad altri interrogativi, che
sis però storicamente esatta ed obiettiva.
Nessuno, credo, si sentirà dj affermare il
contrario se rispondiamo che il cristiano,
individualmente e collettivamente ha sempre partecipato alle guerre e ad ogni altra
forma di uccisione (sterminio, genocidio,
ecc.) eccetto rarissime eccezioni.
v( Da molti secoili — scrive il past. Laseerre (1) — la gran parte dei cristiani crede possibile, per un discepolo di Gesù Cristo, portare delie armi' e servirsene. Certo
la tradizione cristiana ha sempre condannato gli omicidi e gli assassini, ma ha ammesso la legittima difesa, anche quella luortale, ed lia volutamente ridotto il caso delh guerra ad un caso di legittima difesa.
Poiché tutte le guerre sono, per definizione, da entrambe le parti, difensive, la tradizione cristiana ha giustificato quei fedeM
che erano arruolati neiregercito, si‘a come
volontari che di leva; ha inoltre lasciato
credere che massacrandosi gli uni e gli altri
o trucidando gli infedeli, essi non avrebbero
rinnegato il loro Maestro ».
Le « mobilitazioni », le guerre, implicarono così delle « moratorie » in pieno diritto, in virtù delle quali la messa in pratica degli' insegnamenti deirEvangelo doveva essere rimandata — per i cristiani — al
la fine delle ostilità. Ecco perchè crediamo
die tale probiema debba essere affrontalo
e discusso.
Vi sono però altri molivi per cui questo
studio vi'ene intrapreso Mai come oggi, si
c tenuto così poco conto della vita umana,
c il valore die le si attribuisce è nullo: haet] guardare all’eutanasia, all’eliminazione
degli anormali, agli omicidi', ai genocidi,
alle bombe atomiche ecc.L’uomo del XX secolo, affascinalo dalle conquiste e dai progressi della tecnica, ini,polente ed incapace
di reagire dinnanzi* ad essi, sceglie la via
più comoda, che è quella dj « lasciare andare 0 0 peggio di rallegrarsi della propria
abdicazione davanti all’invasione della potenza micidiale e dì giustificarla (2).
Quando si r>arla del perìcolo di una guerra oggi, deve essere ben cbiaro «die questa
polrà essere una guerra alomico-nucleare,
‘ ioè rannientamenlo fisico dì tutta l’unu.
siro dovere cercare di eliminarlo? Questi
fatti, inoltre, devono portare i cristiani ad
una « revisione compieta e cbiarificatriVe »
delle pcsizìoni teologiche tradizionali.
Il Decalogo, il « Sermone sul monte »,
l’Evangelo della buona novella, dell’amore,
ci hanno dato un concetto abbastanza chiaro
di che cosa sì debba intendere per ri'spetio
della persona umana. L’uomo moderno è
poco saggio se pensa di poter « formare »
un mondo umano, continuando ad irterprcUire come crede, a suo piacere, il sesto
( omandaniento, l’amore per i nemici, l’amore per il prossimo e i’Evangelo di pace
t, d’amore di Gesù Cristo. Mai' come oggi è
possìbile credere ed affermare che l’avvenin. dell’umanità ~ e quindi anche della
Chiesa — è determinato dal co'nianidanienlo « non uccidere » e da come gli uomini,
irlstiani e ncn, lo prenderanno sul serio.
Ecco che le ragioni ed il senso di un
tale studio incominciano ad emergere. Si
traila deiresame dj un problema attuale pd
urgente die si pone al cristiano nel suo comportamento effettivo e pratiVo, dì fronte alla partecipazione alla guerra ed alla sua preparazicne.
Non è male ripetere che per forza di cose tale esame sarà parziale e limitalo, innanzi tutto perchè svolto da un laico e non
di. un teologo, poj per la vastità degli argonienti e anche per ¡1 fallo che questi' uoa
sene di dominio comune, nè venigono affrontati Irequentemente da laici e da teologi. E’ bene chiarire fin d’ora che la ricerca di una condanna chiara ed assoluta
della guerra, nelle pagine della Bibbia, e
lo studio o la discussione che ne seguiranno, non sono dettati da un priiicìipio personale antimilitaristico, ma dal desiderio di
poiché, su questo giornale, si è aperto recentemente un dibaltito &ul probliema del
pacifismo e della partecipazione del cristiano alla guerra, rilem'amo sia giunto il momento dì affrontare Targomento un po’ più
da vicino nCl tentativo di chiarire a noi tutti, un problema finora rimasto niello in ombra ed ai margini della Chiesa. L> studio
dovrebbe^ comprendere l’esame dei seguenti
argomenti :
Il cristiano e la guerra ne’la Bibbia.
Problemi collaterali (problema dei valori, dei finì e dei' mezzi, miliiari.in.i
tradiziona*’«).
— L’esempio dì Gesù Cristo nel I\ucvo Testamento.
— L’esempio dei discepoli.
— Le obiezioni i>iù comuni (Gesù scacci'a
ì mercanti dal tempio, Gesù difeso con
la spada nel Getsemani, la morte di Ana
nia e Saffirai.
— L’interpretazione delle guerre nell’Anti
co Testamento.
— Il sesto comandamenlL : non uccidere
(sigm'fieato sociale, politico ecc.j.
— Dio e Cesare (il cristiano e lo stato nei
vari contesti).
— La legittimità dell’« obiezione cristiana ».
Alcuni di questi' argomenti saranno suscettibili di variazioni a seconda della discussìcne che potranno suscitare.
Dalle Conferenze missionarie
alle Chiese indipe
fedeltà all’Evangelo dì Cristo; lo stesso desiderio lire è stato confeissato alla confererza di Oxford: « ... il punto di partenza comune a tutti i cristiani, quando sono cliiaiiiati ad affrontare il problema della guerra, deve essere la sovranità incondizionata
di Gesù Cristo sulla comunità universale
dei' cri-itiani » (4).
Tutto ciò viene preseota'o nell’inten'o di
dare, specialmente a noi, giovane generazione di un’era atomica, la possibilità di riconoscere ^’un^altra potenza*' a cui sotiometterci, per essere trasci'natì, da questa, là dove la coscienza è chiamata a rinnovarci assieme allo .spirito, verso la « nuova vita »
delle comunità cristiane, delle nazioni, dei
popoli. Paolo Turili
i4j Formulazione presentata alla Conferenza Ecumenica di Oxford (1937) sul tema: « La Chiesa, la Comuniità e lor Stato ».
Nel 1836 il bollettino mensile del « Journal des Missions » della Società delle Missioni di Parigi annunziava la creazione della
prima conferenza missionaria come segue :
« Già da molto tempo il Comitato desiderava che i missionari che occupano stazioni non troppo distanti le une dalle altre,
formassero conferenze regolarminte costituite. per esaminare insieme, in uno spirito
di preghiera, di saggezza e di amore, la situazione delle stazioni a loro affidate, e per
studiare i metodi migliori per accelerarne ì
progressi, ed anche per esortarsi e fortificarsi
a vicenda, nello spirito della loro vocazione,
nella dolce e benefica intimità della comunione fraterna. Questo desiderio che non
aveva potuto essere realizzato fino allanno
a causa delie disianze e debile molteplici attività di stazioni nascenti, è ora una
realtà concreta. Il 3 luglio 1835, la prima
conferenza di questo tipo si è riunita a Beerschéba (nel Basutoland). Dopo Tinvocazione
del santo nome di Dio, la nomina di un presidente e di un segretario, la discussione e la
redazione degli statuti destinati ad essere la
base dì questa prima conferenza e di quelle
che seguiranno, ogni missionario ha letto il
resoconto del lavoro svolto sulla sua stazione ». Questi resoconti, pubblicati poi al completo nel bollettino della Società, erano firmati dai tre pionieri deH’opera missionaria
nel Sud Africa: J. P. Pélissier, Th. Arbousset. e E. Casalis (1).
Così nacque una istituzione che per più
di cento anni è stata il cuore, o ancora meglio il motore centrale di ogni campo missionario. Nei campi deU’Oceania, come in quelli
deir Africa, anno dopo anno, i missionari della Società delle Missioni dì Parigi, si sono
riuniti per mettere in comune le loro esperienze, rallegrarsi delle vittorie, umiliarsi* per
gli errori commessi, coordinare Pazione delle
stazioni sparse su vasti territori, e dei vari
dipartimenti in cui era suddivisa la loro testimonianza apostolica, costituire, dopo attento esame, gli organismi necessari allo sviluppo della chiesa nascente, (assemblee di
cbirs'i. anziani e consigli di chiesa, corpo pa' t'M’ale ecc.) nromuovere la pubblicazione di
libri e opuscoli nella lìngua indigena. In
una parola, queste conferenze sono stale Torgano direttivo di ogni campo, e allo stesso
tempo. Panello essenziale al collegamento tra
le chiese che avevano mandato i missionari,
e le chiese da loro fondate. Ci sarebbe molto
da dire sulla storia di queste conferenze e
siilPiinportanza della loro attività durante la
espansione missionaria. Ma la meta stessa che
esse stesse si erano prefisse, e cioè la creazione di chiese indigene capaci di assumere
COMUNICATO
Si comunica che, a partire dal 9
luglio, l'ufficio della Tavola Valdese
si è trasferito a Torre Pellice per i mesi estivi.
Tutta la corrispondenza dovrà essere indirizzata a: Casa Valdese Torre Pellice (Torino).
Vieni,
Per la vocazione
Spirito Creatore
delle Chiese aH’unità
E’ inccmtestabi'le che Tunione delle
Chiese sia oggi un compito che urge.
In tutto il mondio i cristiani imparano
che gli sforzi per superare le divisioni
ecclesiastiche possono diventare strumenti potenti di riconciliazione e di
rinnovamento nelle Chiese. Di fatto,
essi imparano a dirsi a vicenda, come
Paolo dichiarava ai suoi amici cristiani : « grazia e pace vi siano date da
Dio nostro Padre e dal Signor Gesù
Cristo... che ci ha benedetti con ogni
benedizione spirituale» (Ef. 1: 2-3).
Questo evento ohe si perpetua è, in
senso proprio, la cattolicità (detta
spesso universalità) della Chiesa.
Quando la nostra comunità o un
gruppo di Chiese confessa onestamente la propria cattolicità, non si tratta
di una semplice formalità, con cui indicheremo che « siamo della partita »
E’ piuttosto un modo di esprimere là
nostra fede nello Spirito .Santo : ci dichiariamo disponibili per assumere le
nostre responsabilità concrete in tutta
i£!. Chiesa di Cristo, dove viviamo e iu
tutto il mondo. Ciò non significa che
deteniamo la grazia e la verità defi
nitive di Dio, nè che abbiamo in riserva un « contributo » speciale da for
nire alia Chiesa, come si aggiunge un
pezzo a un mosaico. In questo modo
riconosciamo tuttavia che Dio non ci
ha abbandonati, ci dichiariamo pronti a rinunciare alla nostra mancanza
di fede e proolamlamo la nostra volontà di portare a tutta la Chiesa una
testimonianza che ci impegna, con le
parole e con gli atti*
Questa prospettiva « cattolica », se
la prendiamo sul serio, non influirà
fortemente culle decisioni « ecumeniche » che devono esser prese dalle Chiese della nostra regione? Non dobbiaino quindi riconoscere pure senz’altro
la cattolicità delle altre Chiese, e sperare al tempo stesso che essa si svilupperà in loro? non dobbiamo forse
invitarle a unirsi al nostre culto e alla nostra testimonianza e cercare ciò
che hanno da offrirci? e prima ancora
di cominciare a parlare dell’unione
delie Chiese, non dovremmo partecipare tutti insieme al ministero della
riconciliazione del mondo? Più ancora, questo atteggiamento e questa linea di condotta non costituiscono il
vero fondamento delle federazioni interecclesiasitiche', delle conversazioni
intercoinfessionali e delie trattative in
vista dell’unità? non siamo forse giunti a un’epoca delia storia in cui non
possiamo rimandare a più tardi questi
sforzi senza indeboilire fortemente le
nostre stesse Chiese?
Quando, nella nostra prospettiva
cattolica (o universale) cerchiamo con
sincerità di creare una comunità cristiana con altre Chiese, non lanciamo
in mare canotti di salvataggio per salvare dei fratelli naufragati, con il solo scopo di rimorchiarli nel noistro porto. Li incontriamo ai crocevia e decì
diamo di continuare la strada con
queste Chiese. Nei dialogo ecumenico
continuiamo a portare un poco del nostro bagaglio, dei nostri veicoli e dei
nostri obiettivi, sebbene dobbiamo aspettarci che alcuni di essi debbano
essere riparati e magari messi del tutto a riposo. Abbiamo ancora molte sto.
rie nostre caratteristiche da narrare:
seno le tradizioni storiche della Chiesa. Non si possono disconoscere queste tradizioni storiche senza rischiar
di pregiudicare la Chiesa tutta quan
ta, poiché lo Spirito di Dio ha certamente avuto grande parte nell’origine di un buon numero di queste tradizioni e possiamo in.ogni caso trarne
importanti lezioni. Tuttavia ricerchiamo insieme )a vera comunità del popolo di Cristo manifestata mediante
il nostro culto e la nostra testimonianZÍ! comuni. Quando avviene diversamente, la Chiesa ha rinunciato al suo
minitoro cattolico.
C’è qualche ragione per cui la vocazione
all’unità contenuta in I Cor. 12-13 e Efes.
4 ; 1-16 SI applichi ai membri di una co
munità e non alle diverse Chiese? Dove finisce l’unità della Chiesa di Cristo? Come
pensate di dare il vostro apporto all’odierno
movimento ecumenico delle Chiese? Avete
riflettuto a fondo sulTesclusivismo della nostra parrocchia nei confronti di altre comunità vicine? Dove si è fermata 1’« unità » della vostra Chiesa?
(continua) Terence Tice
un giorno tutta la responsabilità dell’opera
di Dio nel loro paese, rendeva inevitabile la
loro scomparsa in un avvenire più o meno
vicino.
Perciò, da parecchi anni è incominciato
un lento processo di devoluzione, per la trasmissione delle responsabilità dalle conferenze missionarie alle chiese indigene, e nel1 ultimo decennio, a poco a poco tutte le conferenze missionarie dei campi affidati alla Società delle Missioni di Parigi, sono state soppresse, e i missionari europei sono stati trasferiti sotto la direzione delle autorità ecclesiastiche locali. Al principio del 1964 non restava più in esistenza che la primogenita, la
conferenza del Basutoland, sebbene anch’essa
non avesse più che delle responsabilità limitate a certi settori ben definiti.
Il 15 aprile scorso, dopo 129 anni di attività, la conferenza dei missionari riunita a
Morija (Basutoland) ha tenuto la sua ultima
seduta, consacrata a fissare gli ultimi particolari della cerimonia solenne, in cui essa
doveva consegnare l’intera responsabilità del1 opera al Sinodo Generale, (chiamato in Sesuto il « Seboka »).
Il 19 aprile dinanzi a più di 4.500 persone accorse da tutto il paese, alle autorità civili, ai rappresentanti delle chiese sorelle
(compresi due delegati dell’arcivescovo cattolico di Maseru, avvenne questa solenne consegna delle responsabilità, simboleggiata da
una torcia accesa che il pastore P. Coupi-ie,
presidente della Conferenza, consegnò con
parole appropriate, al moderatore della Chiesa indigena, pastore E. Phakisi. Naturalmente vi furono pure numerosi discorsi, e canti
esprimenti la gioia e la riconoscenza di tutti
i presenti, nonché una agape fraterna.
E’ doveroso che anche la nostra Chiesa
Valdese, che ha contribuito alla creazione di
quella chiesa nei lontano Sud Africa, con
l’attività dei suoi missionari, G. Weitzecker,
B. Pascal e C. Pons, si associ alla gioia dei
nostri fratelli, e con loro domandi a Dio
che la fiaccola del Vangelo, continui ad ardere sempre più viva sui monti del Basuloland. R. C.
(1) Ultimamente è stata pubblicata una
biografia di Thomas Arbousset, scritta da un
suo discendente il professore H. Clavier, dopo
accurate ricerche. « Passionante comme un
román d'aventure, voici i’histoire vraie de
Thomas Arbousset missionnaire au Lessouto
de 1833 h 1860, puis premier missionnai.re
pasteur envoyé de Frauce à Tahiti en 1863 ».
Società des Missions de Paris, 234 pages.
PERSONALIA
Aria Gavazzarli già aililieva del Li<!eo Valdese «i è laureala con punti 110 su 110 in
lettere moderne presso TUniversìtà di Trie
ste discutendo con il clìiariissìmo prof. Giovanni Tabacco una lesi di' storia su « Lo
sviluppo cuLurale delle comunità valdesi
in Piemonlu dal 1848 al 1860 ». 1 più vivi
!allegramenti e auguri!
nilà (3). Questa conoscenza ci impone una
nuova presa dì posizione, con dei nuovi doveri, una nuova morale, che per [1 cristiano deve e.-serc esaminata alla luce dell’Evangelo.
Non basta Infatti affermare die l’Evangelo condanna la guerra atomica; possiamo
essere d'anordo, in quanto cristiani, sulla
condanna, ma non sulla anione, sulPalleggi'aiinento da tenere dopo la condanna. Una
volta riconosciuto il male, non è forse no
di J. LASSERRE. La guerre et VEvansi*le. ed. Réconcilìation, pag. 15.
(2i Per un impreissionante dizionario debile glorificazicni moderne alle uccì'sionì, cfr.
A. CAMUS, I/uomo in rivolta.
<^3i Rìmandi'amo l’esame di ciò die è una
guerra nucleare con i suoi tristi frutti, alit
letteratura esistente, per fortuna in (‘residente sviluppo negli ultimi temipi: G. ANDERS,
Essere o non essere (Diario di Hirosbi'ma),
Einaudi; F. FORNAKI, Psicanalisi della
guerra atomica. Comuni'là; A. SCHWEITZER, I popoli devono sapere, Einaudi: F.
DI PASQUANTONIO, La guerra nucleare
in ’’Nuovi Argomenti” (n. 66*61); BEATON MADDO, La d^ushne delle armi nucleari, Comunità; J. HERSEA, Hiroshima,
Bompiani; J, GAVIN, Guerra e pace nelPera spaziale, Boniipiani; ecc.!
Pellegrino di Roma
ritorno
Ernesio Buoiiaiuti
e la
generazione
delEesodo
In oucsti ultimi tempi si è avuta una
singolare fioritura di studi sul Modernismo,
e non senza ragione, poiché i problemi che
oggi si impongcno alle Chiese cristiane e
in particolare alla Chiesa cattolica sembrano. a distanza di mezzo secolo, ridare attualità alla tematica ilei Modernismo.
Ernesto Buoiiaiuti é stato la figura saliente del Modernismo italiano. Personalità
complessa, maestro nato, dotato di rare capacità formatrici, seppe resistere a torti e
persecuzioni durante la sua lunga vita (messi tra l’altro in luce in un pubblico dibattito tenutosi .aH’Eliseo di Boma e che ha avuto larga risonanza). Nel 1945 veniva pubblicato per la prima volta Pellegrino di
Roma, con il sottotitolo La generazione dell'esodo. in un'edizione di fortuna quasi clandestina : quest’opera delinea la vita di Biionaiuti e del suo tempo e ripropone la sua
visione del cristianesimo e della missione
della Chiesa nel mondo contemporaneo.
Un notevole esempio di autobiografia,
dalla crisi della giovinezza che lo portò al
sacerdozio cattolico, fino alla scomunica
maggiore, nel 1925, che doveva porlo definitivamente al bando della Chiesa ufficiale:
alla estromissione dalla cattedra universitaria di storia del cristianesimo per essersi rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà
al regime fascista, alla pratica soppressione
da parte dello stesso regime di ogni sua attività pubblica. Il libro contiene pure il quadro della cultura cattolica contemporanea e
del mondo ecclesiastico romano dagli nitimissimi anni del secolo scorso al primo periodo del pontificato di Pio XII.
Nella loro « Biblioteca di Cultura Moderna » gli editori Laterza pubblicano ora, a
cura di Mario Niccoli e con un’introduzione
di A. C. .lemolo, 1 edizione integrale e criticamente curata di Pellegrino di Roma.
A coloro che ancora non Tavessero letto,
ricordiamo quest ottima occasione per leggere il saggio che il prof. Valdo Vinay, ha
dedicato a Ernesto Buoiiaiuti e PItalia religiosa del suo tempo, nella « Collana della
Facoltà Valdese di Teologia ».
ERNESTO BUONAIUTI: Pellegrino
di Roma. La generazione dell’esodo.
Laterza, Bari 1964, L. 5.000.
VALDO ’VINAY: Ernesto Buonaiuti e
l’Italia religiosa del suo tempo,
Olaudiana, Torre Pellice 1956, Lire
1.400.
MICHELE RANCHETTI: Cultura e
riforma religiosa nella storia del modernismo. Einaudi, Torino 1963, L.
2.000.
3
17 \c.g\ic 1964 - N. 28-20
paz. A
Il Cristo
Fu In nostra ultima mattina in Israele.
Durante la notte i membri dei nostro gruppo di turisti avevano dormito due a due nelle camere delFalbergo sul Monte Carmelo,
perchè non ci sono molte camere da un letto
in questo paese in costruzione.
Questa volta mia compagna fu uiia signora che già io avevo notala perchè mi sembrava afflitta da un grande dolore. Durante la
notte essa mi raccontò tutta la sua pena.
Cosicché quando a pranzo mi domandò :
« Vuole accompagnarmi al Museo di Haifa,
alcuni mi hanno detto che c'è una bella statua di Cristo, e voglio vederla... » io non ebbi
il coraggio di rifiutare.
Pensai fosse un errore, perchè durante il
nostro viaggio avevamo fatto Tesperienza
che l'i iiuiue di Cristo e la Sua persona
erano piuttosto in disgrazia.
Come credere che una statua di Lui sarebbe esposta in un edificio pubblico in
Israele?
Quando noi arrivammo aH'entrata domandammo : (c Per favore, dov’è la statua dì
Gesù di Nazareth? » « Oh », rispose il portiere, « non è tanto interessante. Vadano
piuttosto a vedere gli scavi Romani. E poi,
quando saranno arrivate al terzo piano, domandino a quel guardiano ».
Facemmo così. E quando il giro fu finito
domandammo al guardiano : « Dov’è la sta
tua di Gesù di Nazareth? »
Egli rispose : « Ma, non vale la pena dì
'vederla, e poi è in un piccolo ufficio chiuso... un po' più in giù ».
La signora continuò a domandare e per
finire il guardiano, facendo un segno con
la mano, scese per cercare la chiave.
Nella stanzetta di cui aprì la porta erano
due scrittoi ed in un angolo una figura umana completamente coperta da lenzuola. Cominciò a toglierle...
« Gesù davanti a Pilato », disse.
Noi vedemmo un Uomo, semplice, stanco,
le braccia legate, che guardava il suo accusatore. Niente di sensazionale, ma...
« Non un solo rimprovero, non un solo
rimprovero... » mormorò la mia compagna.
Poi, essa che aveva sofferto, si voltò per ritornare nel corridoio, cogli occhi pieni di
lacrime.
•(. Da qual paese viene lei? » si informò il
guardiano, cominciando a ricoprire la statua.
« Noi siamo olandesi », dico io.
K Sono quasi sempre olandesi quelli che
vogliono vedere quest'opera », borbotto.
« Eh, allora noi non siamo ancora tutti
morti », dico io a mezza-voce.
Egli non capisce e scuote le spalle.
La mìa compagna mi attendeva alla porta
■e durante il nostro ritorno all’albergo ripeteva come in un sogno : « Non un solo rimprovero, non uno solo... ».
Poi, essa andò al bastimento ed io all’aeroporto. Non la vidi più.
Di ritorno in Olanda un redattore di una
rivista cristiana mi domandò un articolo sul
nostro viaggio ed io gli parlai della statua di
Haifa.
« Peccalo che lei non abbia fatto uno
schizzo o una fotografia », mi disse.
Ed un po’ più tardi una rivista svizzera
fu della stessa opinione, voleva una fotografia. Ma sembrava impossibile di farla.
Cosi scrissi solamente due brevi articoli;
domandandomi : « Quale è il valore di questa statua? Perchè la gente viene da lontano
per vederla?
La risposta è: Fu un grande artista questo Mordechai Antokolski, nato a Vilna, che
fu perseguitato dalla Russia come Israelita e
che mori a Parigi nel 1902; ma non un genio come Michelangelo o Rembrandt, che
hanno creato rdlre figure bibliche...
Valore nazionale o profetico?... No, ci sono in Israele e nel mondo monumenti più
sensazionali, più grandiosi... Allora?
Credo che questa statua esercita una tale
attrazione perchè esprime semplicemente lamore senza limiti... E per me è questo il
simbolo del fatto che Cristo è già in spìrito
in Israele, benché nè gli Israeliti, nè ì Cristiani possano o vogliano accettarlo. Ma il
tempo non è lontano che le cose nascoste saranno visibili a tutti ».
Appena un anno è passalo da che questo
articolo è stato stampato. E già gli avvenimenti mi hanno dato ragione.
II giornale olandese ha mandato a Haifa
un Israelita cristiano, il Sig. J. Riunì, di
Gerusalemme. Nel Museo egli ha fatto le
stesse esperienze nostre, ma ha avuto la grande soddisfazione dì poter prendere una fotografia della statua c l‘ha fatta inserire nella
stessa rivista, con le parole : u In Israele gli
avvenimenti vanno tanto presto che un deserto è cambiato in una città fiorente in meno di due anni. Così io posso annunziare
che la direziona del Museo dì Haifa, spinta
dal pubblico, tanto Israelita che Cristiano,
si è vista obbligata di esporre la statua di
Gesù di Nazareth ».
Ed oggi Israeliti e Cristiani si trovano davanti a Lui.
Sono i capi spirituali d'Israele che hanno
voluto nascondere la statua; come la religione. durante secoli, non ha permesso di parlare di Gesù e pronunciare il Suo nome. Ma
il popolo vuol sapere chi Egli fu realmente.
Oggi Lo vedono come il grande Israelita, il
Fratello di tutti. Non ancora come il Messia.
E noi, Cristiani?
Abbiamo pensato durante secoli ch'era
permesso di perseguitare, opprimere e maltrattare gli Israeliti come se fossero i soli
che hanno crocifisso Cristo. Noi 1 abbiamo anche crocifisso e Lo crocifiggiamo ogni giorno.
Dobliaino vedere questa statua come un
ritratto più reale di tanti crocifissi, e di tanti
quadri con un Cristo doloroso e drammatico
sormontalo da un'aureola medioevale.
Dobbiamo vederlo come un Uomo che sa
quel che vuole, e che non domanda altra
cosa che fare la volontà del Suo e nostro Padre Celeste.
Mia van Oostveen
Cesù di J\azareth legato, nel Museo di
Stato di Haifa, Israele (foto ”De Oogsl”).
Ospedale Valdese
Pomarello
Il nostro Istituto, fondato nel 1828. ha
compiuto quest’anno un pruno, modesto ma
urgentissimo passo verso la realizzazione del
necessario rimcdernainen-to.
Espiinio il ringraziamento più sentilo di
questa Opera Pia alla direzione della Cassa di Risparmio dV Torino che, tramile il
prtprio organo locale di Perosa Argentina,
in. di re<enle offerto amora un milione di
lire a! nostro Ospedale, riconoscendo i servizi ebe questo Istituto rende in particolare
alla popolazione delle Valli del Chisone e
della Gerinanasca e in genere a tutta la provincia contribuendo aP aP^viainento della
crisi ospedaliera.
Un ringraziamento anclie agli' architetti
Claudio Decker ed Enrico Vay, nonché al
geometra Cugusi di Torino, per la loro di
rezione ed assistenza tecni<'a, all’impresario geometra Felice Fossati di VìHaretto che
ha esegui'to questi primi lavori.
Grazie nure ai sanitari, al personale e agli
ospiti tulli dell’Ospedale per avere sopportato pazientemente i disagi derivanti dalla
esecuzione dej lavori.
Il presidente: Ce.s«re Gay
ARRIVI
IN LIBRERIA
CARLO LEVI: Paura della libertà.
Einaudi, Torino 1964, L. 1.200.
ROBERT JUNGK: Gli apprendisti
stregoni. Storia degli scienziati atomici. Piccola Biblioteca Einaudi, Torino 1964, L. 1.200.
R. A. WEBSTER: La Croce e i Fasci.
Cattolici e Fascismo in Italia Feltrinelli, Milano 1964, L. 2.000.
MAX THURIAN : Amour et Verité se
rencontrent Sijnple exposé de la foi
ohréUenne Les Presses de Taizé
1964, L. 2.400.
iiiiiiJiiiiiiimiiiiiiiJiuiKiiimiiimitmirmiiiniiiiiiii
NOTERELLE INGLESI
Alunna a 82 anni
Ore 10: Lezione sui Salmi.
LTstituto Biblico di B. raccoglie qua
si novanta a:lunni provenienti da varie parti del Regno Unito di Gran
Bretagna. Sono alunni di tendenza
pietista, moralmente sani e zeianti per
la testimo.tìianza cristiana. Vi sono
elementi sposati che a prezzo di sacrifìcio, lavorando d’estate si pagano
in parte gli studi che li preparano per
andare neiropera missionaria, nei punti più lontani del mondo.
NelTauila, in prima fila c’è una donna di 82 anni: prende appunti, pone
delle domande al profesisore, discute
con .gli studenti con la freschezza di
spirito e l’amore per la conoscenza come fosse una ventenne all’inlzio della
sua carriera. Neil’Istituto prende cura d’un gruppo di alunni : li segue nel
loro lavoro intellettuale e manuale
durante la giornata, dalle 6 e mezza
alle 21 con un orario spartano, intercalato da riunioni di preghiera, attività pratica, cura della casa in un clima di gioia e di riconocenza a Dio.
L’alunna eccenonale nonostante l’impegno d’una giornata intensa segue le
lezioni di maggiore interesse tuffandosi nella discussione teologica con ardore giovanile.
La studentassa non ha una salute
buona. Ha già sofferto di vari malanni e una trombosi. « Non importa —
essa dichiara — nel Signore sono felice e Lui mi dà la forza nella mia
grande debolezza ». Ciò dicendo, scrive, controlla il suo diario giornaliere,
telefona, prepara il programma per il
pellegrino valdese con appassionato
interesse. Pone delle domande interessaniti la nostra opera : conosce molti Pastori, la nostra attività nei mini
mi dettagli. E’ segretaria del Gomitate
Valdese di Birmingham. Ricorda con
un po’ di rammarico la tendenza al
fumo della nastra gente e mi dichiara: quanto denaro si potrebbe risparmiare per l’opera del Signore! Ripensa alTausterità del nostro popolo nel
passato, ricorda la limpida ffgura morale del valdese medioevale, e tutto ciò
lo dice perchè ama il nostro popolo e
lo vorrebbe ancora « come nel tempo passato ».
Nella gracile figura della noistra amica di B. v’è un monito, un richiamo,
un esempio per i malti che sono ormai pensionati e convinti ohe per loro la vita è terminata: creature vecchie più nello spirito che nel corpo,
perennemente stanche, intente a sgranare il rosario delle loro infermità e
delle loro medicine, incapaci di interessarsi a un’opera, a un’attività della chietsa oppure di trasformare le loro case in chiese dove si canta, si pregi per Topera del Signore con l’elenco delle cose più importanti da ricordare in preghiera.
Orientando la vita in una direzione
nuova ia salute migliora, lo spirito si
r’desta e si sperimenta ancora, in
prossimità del traguardo, cosa vuol dire « essere nati di nuovo » con una fede profonda in Colui che crea ogni
casa nuova.
La no,stra chiesa. Topera della miss-'one, l’attività sociale ha bisogno di
voi pen.-3Ìonati seppure per un tempo,
l.'mitato talvolta da infermità, ricovdando Talunna 82enne di B., ancora
sulla breccia per ogni opera vera, serbando nel cuore dell’olio buono, prezioso per andare incontro con gioia al
Signore ohe viene in gloria. o. d.
vit% dell'agricoltore
Biiolo dei contributi dei coltivatori diretti
per
Versamiintn della rata di agosto p. r.
Il Ministero del Lavoro, con circolare n. 16
del 2.5 maggio c. a., ha autorizzato gli Intendenti di Finanza a rendere esecutivi i seguenti ruoli :
1) suppletivi di competenza degli anni
1961 e precedenti, relativi ai contributi per
le assicurazioni malattia ed invalidità e vec*
cliiaia ai coltivatori diretti : riscossione in
sei rate a decorrere da quella di agosto p.v.:
2) suppletivi di conguaglio per gli anni
1962 e 1963 riguardanti i contributi per la
assicurazione invalidità e vecchiaia ai coltivatori diretti cd ai coloni c mezzadri: riscos
IL MOVIMENTO METODISTA - 2
L'espansione
metodista
decori*
pensione
dn quella di
Abbiamo
ricevuto
Mieoi
Yvon
Pro Claudiana : Ernesto
(Massello 1 L. 2.000; Arturo e
ne Mcytre (Maniglia) 1.000.
Pro Pifugio C. Alberto: Armida
Liliana Ribet, in memoria di GioRo?tan, L. 2.000.
e
vanni
sione in tre rat»:
agosto p. V.:
3) principali 1964 dei contributi per Lassicurazione malattia ai coltivatori diretti e per
l'assicurazione invalidità e vecchiaia ai coltivatori diretti, ai coloni e mezzadri : riscossione in tre rate a decorrere da quella di
agosto p. V.
Le misure delle aliquote, tenute presenti
per le determinazioni dei rispettivi contributi, sono riportate nella tabella allegata alla
stessa circolare ministeriale.
Per i Comuni dichiarati montani ai sensi
della Legge 25-7-52, n.991, il contributo per
l'assicurazione malattia ai coltivatori diretti,
per l’anno 1964, è stato incluso — in via
provvisoria — nei ruoli principali solo per
l'ammontare del 50%. La restante quota sarà
riversata sui ruoli da porre in riscossione
iieU'anno 1965, salvo conguaglio, sulla base
delle contribuzioni definitive che saranno stabilite in applicazione del disposto dell art. 18
della legge 9-1-63, n. 9.
Informiamo coloro i quali sono in attesa
dell esito della domanda di Pensione di Vecchiaia od Invalidità, che l'INPS sta ancora
esaminando quelle inoltrate nel 1962. Forse
entro il corrente anno avrà inizio l’esame delle domande avanzate nel 1963.
Alla morte di We.dey i‘l movimento era
ormai molto forte: 72.COO membri in Gran
Bretagna, 64.000 negli U.S.A. e centinaia
di migliaia di aderenti. Mentre Wesley era
.sempre riuscito a mantenere un certo legame con la chiesa anglicana, dopo la sua morte i metedìsti si staccarono apertamente da
questa chiesa, che aveva fatto tutto il possibile per metler-i fuori. E coniimlò un periodo di straordinaria espansione: la prima metà del XIX ^c. vide le forze metodiste impegnate a evangelizzare i paesi di
lingua inglese: in Inghilterra il metodisimj
diventava la seconda chiesa per numero e
la prima per energia (343.000 membri del
1861j, mentre sul continente il Risveglio
delle Chiese rifermate si muoveva chiaramente secondo linee metodiste.
Ma l’impresa più grande venne compiuta
in America; tra le masse decristianizzate
che marciavano verso l’Ovest, migliaia di
coraggiosi predicatori andarono a portare
un evangelo rudimentale ma indubbiamente efficace, fatto di emozioni retligi'ose e di
impegno morale: se oggi gli Stati Uniti
sono una nazione prevalentemente protestante, lo dobbiamo soprattutto ai metodisti.
NéUa seconda metà deil secolo il calore
del risveglio si attenuò e lo sforzo venne
portato oltre oceano; in tutta Europa si costituirono piccole chiese metodiste, e le missioni d’Africa, Asia e Oceania vennero poderosamente rafforzale. Per molti decenni
anzi le missioni evangeliche si isipirarono
prevailentemente a modelli melodisti. Due
iiììssi'oni iiielodiLle vennero imipianlate anche in Italia, dove lavorarono con fervore
c con larghezza di mezzi, raccogliendo, fra
l’altro, Teredi'tà dei protestantessiW garibaldino (la « Chiesa Libera »). Dal 194^ il
metodismo italiano è raccolto in un’unica
chiesa : la « Chiesa Evangelica Metodista
d’Italia ».
Oggi il fervore iniziale si è dovunque
caflmato, la chiesa melodista non ha più
dinamismo di un tempo e spesso il calore
del risveglio sembra essere stato sostituito
da una religiosità flluininata, socialmente
ricca di impegno e di influenze positive, ma
priva di graiidj aipprofondimenti teologici.
Tuilavia il metodismo si presenta oggi a
noi come una de’le più forti chiese del
inondo: un po' meno numerosa degli angli'
cani e dei riformati, li supera quanto al numero dei membri attivi e dei pastori (i pastori sono 54.000 e a loro si affiancano 82-000
predicatori* laici).
Diamo qui una doppia statistica dei membri professanti e della popolazione complessiva, coiuprendente i bambini e ì simpatizzanti:
membri popolazione
Gran Bretagna 800.000 3.000.000
Europa occ. 150.000 300.000
Africa 1.050.000 3.000.000
1.750.000 3.200.000
{Í.S.A. 13.600.000 25.000.000
America latina 230.000 450.900
Oceania 600.000 1.800.000
Ecco ancora alcuni dati per singoli paesi (tra parentesi il numero della popolazione
complessiva.i : Italia 4.000 (7.200), Germania
65.000, Xorvegia 8.000, Svezia 30.000, Cecoslovacchia (id.O'OO.i, Polonia (15.000), Ghana 153.000, Sudafrica (1.700.000), Australia
(1.100.0001, Nuova Zelanda (165.000), Isule
Fij; (150.000), Corea 200.000, Cuba 10.000,
Messico 21.000 (38.000).
I meinbri comunicanti in lutto iU mondo
sono oltre 18 milioni e la popolazione complessiva raggiunge i 37 milioni. Ma a questi cifra si debbono aggiSingere alcuni milioni di metodisti che in varie parti del
mondo (Canada, Francia, Giappone, Filippine, Ind'ai sono entrati a far parte di' chiese unite: con loro, e senza contare 1’« Esercito della Salvezza» che è di chiara derivazione metodista, il numero dei cristiani
di impronta metodista supera i 40 milioni.
Dal 1881 esiste una c< Conferenza metodista mondiale » che coordina il lavoro metodista in lutto il mondo. 1 metodisti sono
membri dei nioviniento ecumenico.
L’organìzzazinne
metüdista
Mentre le altre denominazioni: evangeli
elle hanno curservalo la parrocchia (o chiesa localeI coin.i unità erclesiastiea di hasc,
il melodisnio ha ricevuto, grazie al genio
organizzativo dì Wesley, una slriitìura più
(hiUi'le e più effioaoe.
Mia base del movimeiuo stava la classe.
gruppo di 5-10 persone dirette da un laico
(il leaderK Non si veniva ammessi alla classe senza aver subito un esame rigoroso e
senza aver preso degli impegni precisi : frequentare seitiiuanalmente le riunioni' di riasse, udire ogni giorno una predicazione, a- costarsi regolarmente alla S. Cena, evitare
il fumo, le bevande aleooliehe, la menzogna, la maldicenza e l’ozio: praticare Tausleri'.à e Telemosina. Le riunioni di classe
avevano lo scopo di controllare l’effettivo
adempimento di questi impegni e il leader
doveva rincuorare e sorvegliare i suoi meni
hrL nonché raeiogliere le loro offerte (la
generosità metodista è sempre stata molto
grande) e segnalare al pastore i casi più difficili. Se un membro veniva meno ai suoi
doveri, la sua tessera trimestrale non gli veniva rinnovata e con ciò egli era automaticamente espulso.
Diverse classi formavano una societti (che
corrisponde grosso modo a una nostra rdiìesa locale) e le società di una certa zona formavano un circondario (circuito), affidato
alla responsabilità di uno o più predicatori:
ma questi' predicatori dovevano spostar-^ì
contìnuamente, predicando nei vari centri
del « circuito n, per rianimare e sviluppare
io sforzo evangelistico ; la normale predicazione era invece affidata ai predicatori locali che erano sempre laici. Una serie di
circuiti formava un distretto e tutti i distretti di' una nazione stavano sotto l’autorità di una Conferenza generale, che eostituisco per il metodismo l’equivalente di un sinodo generale riformato.
Questa organizzazione s’è poi venuta in
parte modificando in senso pi'ù parrocchiale, ma nelle sue grandi linee essa è stata
conservata fino a oggi e mantiene vivi due
tratti caratteristici del metodismo: la valorizzazione dei lai’ci (1) e la oura dell’individuo. Giorgio Bouchard
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 19 LUGLIO
Pastore Aldo Sbaffi
Chiesa Valdese - Genova
DOMENICA 26 LUGLIO
Pastore Franco Santini
Chiesa Avventista - Firenze
(1) Tale "valorizzazione dei Urici” è però intesa, più che nel senso riformato di
presenza cristiana nel mondo, nel senso dell'esercizio da parte di un laico di una funzione pastorale aU’interno della chiesa, essenzialmente la predicazione, la catechesi,
lo cura d’anime. Resta aperto il urobleina
della preparazione specifica all’esercizio di
tali funzioni, senza che questo sminuisca in
alcun modo il valore del ministero Inito
In. d. r.L
imiiiimimmiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiuiiiiimmiiiii
wmm
m
{segue dalla 1" pagina)
In Gesù Crlstc crisi e speranza, giudizio e promessa, come ogni parola di
Dio, sono stati fatti carne: e se i
« grandi » del suo tempo hanno creduto di poterla inchiodare sù una forca
e soffocarle sotto una pietra tombale,
il terzo giorno Dio ha mostrato che i
« grandi » e i :< potenti » sono per lui
come nula al vento.
Il nostro atteg^amento cristiano
Cleve recare i segni di questa duplice
certezza: che Dio giudica e che Dio
retma ( e come egli regna, in Oristo).
Le nostre azioni e le nostre reazioni,
i nostri giudizi e le nostre prese di posizione devono esserne segnate, drammatizzando ciò che viene preso troppo alla leggera, nelTillusione ohe la
soluzione finale tx)ssa venir© da mutamenti di strutture, e sdrammatizzando il cupo fatalismo a cui non può
sfuggire chi pensa d’altro lato che la
storia sia senza senso e senza speranza, dominio dei violenti.
Ma perchè tale atteggiamento non
sfoci di fatto in un faiso ritorno ad
un’interiorità pietista piena di sprezzo per il mondo (gli ’altri’ naturalmente) o in un qualunquismo di comodo, è necessario che prendiamo sul
serio il modo regnare di Dio, la norma vitale del suo esercizio di autorità :
il servizio. In una comunità nazionale
che, mai ancora perfettamente fusa,
pare oggi spiritualmente disgregata come non mai, noi che conosciamo il regime di Cristo e ne viviamo, dobbiamo costituire un nucleo lievitante che
s’impegna invece in una fattiva solidarietà, spezzando !.a morale costituita de « lo partioulare mio », senza entusiasmi ciechi per questo o quel
itgrande» — persona o ideologia — ma
nella certezza che questo mondo volta
a volta disonesto, violento, aggressivo
o succube, scettico e rinunciatario,
egoista è amato da Dio: e se egli lo
giudica, talvolta rudemente, e lo pone
in crisi drammatiche, « non vuole la
morte del peccatore, ma che questi si
converta e viva ». Il che non significa
naturalmente che i vari Ippolito e chi
sta loro dietro la facciano franca.
L’Italia, oggi, ha bisogno di gente
che sappia con forza die Moro, Nennl,
Saragat sono forse leaderc; a cui Dio
vuole affidare, attraverso il gioco democratico, la responsabilità direttiva
della vita nazionale, ma che potranno
rimanerlo soltanto a condizione che
tengano ben presente quella giustizia
provvidente di cui devono essere i realizzatori forse ’’increduli” (tale è il nostro lealismo critico); di gente che ricordi intancabilmente che ogni ideologia e ogni «piano» hanno un valore puramente strimientale, strettamente
condizionato dalla specifica e concreta
situazione, qui e era: non possono ne
tìewno mai aiventare fine a sè stessi
(tale è il nostro realismo); di gente,
infine, tesa sempre ai problemi di fondo : per cui, ad esempio, non vai la
pena scatenare una crisi, a mio avviso, su una data forma di statizzazione,
mentre vai la pena determinare una
crisi chiarificatrice sul problema della laicità assoluta della scuola, e cioè
dello State. Gino Conte
4
pag. 4
17 luglio 1964 — N. 28-29'
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ANGR06HA (Capciaogo)
Domenica, 28 giugno decedeva improvvisamente nella «ua casa estiva dei Gonin
il Prof. Ernesto Bertalot di Torino, originario di Angrogna, figlio del maestro Bertalot
che insegnò per lunghi anni nelle Scuole
Valdesi del Capoluogo. Per dichiarata volontà del defunto nessun Pastore ha presenziato la tumulazione delle ceneri nel cimitero di Angrogna. Alla figlia esprimiamo i
sensi della nostra condoglianza cristiana.
— Sabato 4 luglio si sono sposati Jiel
Tempio del Ciabas, Graziella Buffa degli
Stalliats e Rivoira Armosino Alder originario di Angrogna. La cerimonia è stata presieduta dal Past. Colucci. Alla nuova famiglia stabilita agli Stalliats, Paugurìo di una
vita serena benedetta da Dio.
— Ringraziamo vivamente i Pastori Gustavo Bertin e Roberto Coisson che hanno
presieduto al Capoluogo i culti del 28 giugno e del 5 luglio in sostituzione del Pastore
recatosi a Praga per partecipare alla Conferenza della Pace.
F.U.V. — GRUPPO VALLI
Incontro giovanile
alla Vaccera
Domenica 19 luglio 1964
Ore 10,30 - Inizio deH’inicontro con
un breve culto. Tema della giornata:
Il servizio della Chiesa nel mondo. —
Pranzo al sacco. — Pomeriggio ricreativo con canti, gare, giochi organizzati.
Portare l’Innario e il « Cantiamo insieme». I canti saranno accompagnati dai nostri gruppi di trombettieri.
Per ohi lo desidera sarà possibile avere una minestra calda presso la locanda Plavan alla Vaccera. In caso di
cattivo tempo rincontro avrà luogo alla stessa ora nel tempio del Oapoluogo di Angrogna.
POMARETTO
— Domenica 28 giugno al Clot Inverso
s*è tenuto l’annuale bazar della zona : ci rallegriamo per l’impegno d’un gruppo di sorelle che hanno organizzato molto bene e
senza risparmio di tempo per la buona riuscita della manifestazione; speriamo che tutti
possano spendere un po’ del loro tempo per
la vita della chiesa. Ringraziamo di cuore
tutti coloro che si sono adoperali per il bazar, occasione di simpatico incontro fraterno;
peccato che da Pomaretto quasi nessuno è
intervenuto.
— Sabato 4 luglio abbiamo celebrato il
matri’monio di Giovanni Refourn e Mirella
Peyrotf attivi memibri deli’Unioine e della
Corale; uno stuolo di amici e parenti ha
circondato gli sposi nel corso della cerimonia; siamo lieti di rinnovare l’augurio d'una
vita in comune tessuta di gioia e di interesse per la chiesa.
— Il 6 luglio è stato celebrato il matrimonio di Luigi Ckiavazza e di Enrica Ribet :
ci rallegriamo fraternamente con questi sposi e rinnoviamo loro l’augurio cordiale di
una vita insieme serena e benedetta dal Signore.
— Domenica 12 luglio alle ore 15 ha avuto luogo la riunione dei responsabili e del
Concistoro alla Cappella del Clot. Domenica
19 alle ore 14,30 avrà luogo ai teatro il saggio della Scuola Materna con un programma
di dialoghi e poesie. La colletta andrà a beneficio della Scuola stessa.
— Domenica 26 luglio alle ore 15 avrà
luogo al Clot Inverso (località Ruina) una
riunione all’aperto, in sostituzione del culto
del mattino.
FRALI
— Con la fine del mese di maggio si sono chiuse una ad uina le attività dette « invernali » della no-stra Chiesa ; e data raltitudine di Frali esse portano bene questo
nome ipoichè la neve dura assai a lungo intorno a noi!
Un cullo di Santa Cena ed una assemblea
di Chiesa lianno segnato que.slo momento
nei culti domem'eali. 1 giovami deirUnione
Iianno tei-minato il loro anno con una gita
a Genova nel corso della quale hanno preso
contatto con quell'la Chiesa partecipaiiiio con
quei Frate'li ad un culto nei tempio rinnovato; nel pomeriggio si sono, goduti in vario modo lì mare di Camogli.
— Il 24 maggio è stato impairlito il hatIciimo a Bliana Peyrot di Enzo e di .Iolanda
Grill ( Indiritli). Chiediamo al .Signore di
benedire questa bambina e di guidare i suoi
genitori nel romipilo difficile della sua educazione e deiresenipio di una esistenza vissuta nella fede.
— 11 13 giugno si sono uniti in matrimonio Giovanni- Peyrct ÌOrgerei e Leontina
Garrou (MalzalJ. La Comunità augura a questi .sposi la presenza dell Signore nel loro
focolare ed in particolare ITinione Giovanile esprime i migliori voti per il suo Presidente.
— Con la fine delle seucle amici vecchi
e nuovi di' Frali affluiscono per un periodo
di vacanza. tulli la Comunità porge il
suo benvenuto e sj rallegra in particolare di
incontrare fratelli e sorèlle provenienti da
varie Comunità della Penisola sperando di
avere così, l’occasione non solo di un incontro amichevole, ma di poter ritemprare as.«ieme la fede comune nel Signore nel comune ascolto della Sua Parola.
VILLAR PELLICE
— Mercoledì 24 giugno un lungo, imponente corteo di' conoscenti ed amici accorsi da ogni parie della Valle e fuori, lia acccmpagn.ato al eampo deireslremo riposo
terreno la spoglia mortale di Adolfo Jalla,
deceduto a Villar all’età -di 69 anni. Indisposto da qualche temp'O, egli aveva dovuto essere dico vera lo in ospedale ed essere
sottoposto poi ad un diiffiicile intervento
ehi'rurglco. iPurtroippo la sua pur forte fibra non è riuscita a trionfare sul male. La
notizia della sua scomparsa ha non sol<»
sorpreso, ma profondamente rattristato. Egli
infatti era mo>lto stimato ed apprezzato per
la sua squisitezza d’animo, per la sua rettitudiine, por la sua cortesia, per il suo aJtruìWio. Eiglii era l’amiico di tutti. Amante
di tutte le cose gentili, egli curava con particolare competenza ed amore il suo giardino, dove riusciva a far crescere una infinilà dii meravigliosi fiori che regalava noi'
agli amici o di cui si seiviva per adornare
ogni domiCTiica mattina il tempio. Egli lascia in mezzo alla famiglia della Chiesa ed
in quella più grande del ViUar un vivo rimpianto.
Il suo accompagnamento funebre è stato
UH segno della grande considerazione i!n
cui era teniuto. Oltre alla fiopoilazione sono
intervemiti il Sindaco e diversi membri della Amministrazione comunale, di cui il silg.
Jalla faceva parte; un plotone del Genio
Alpino, di stanza a Bobbio Pellice; il pastore em. G. Bertinatti; l’Ing. De Rossi e il
Prof. Gay, rispettivamente Capitano c Tenente dell Estinto durante la prima guerra
mondiale; i rappresentanti ed ì labari delle
Associazioni Combattentistiche di Villar Pellice e della Valle. Hanno inviato messaggi
di cordoglio il Generale Coisson; il Presidente deH’Associazione Alpini di Pinerolo
Cav. Rosia; il Pastore Roberto Jahier.
Alla memoria dello Scomparso porgiamo
ancora il nostro reverente, affettuoso saluto.
— Sono stati uniti in matrimonio : Pietro Gönnet (Bobbio Pellice e Maria Margherita Davit (Rouet).
A questi sposi die fissano la Icro residenza in Svìzzera, auguriamo una lunga vita in
comune e molte benedizioni divine.
— 11 S. Battesimo è stato amministrato al
piccolo Arnaldo, di Marcello e Maria Cordin
(Uccioire). Il Signore lo accompagni con la
sua grazia, insieme ai suoi genitori, al suo
padrino e alla sua madrina.
— I giovani deirUnione del Centro e del
Teynaud hanno effettuato la loro gita annuale recandosi, per un giorno, a Finale
Ligure dove hanno goduto, per alcune ore,
delle deli'zie del mare. Diversi ne haimo
approfittato per tuffarsi nelle liepide acque
o per farsi un po’ di «tintarella»; i più
timidi si sono acconlen-talj di una gita in
battello; tulli però banno gioito della bella
giornata e se ne sono ritornati soddisfaitti
a casa.
— Una visita molto gradita ei è stala fatla da alcune mamme delil’Unione delle Madri di Marsseìlo, aocompagnate dalla Signora Toum e dal Pastore Coisson. Esse hanno trascorso tra di noi la domeni'ca 14 giugno, prendendo par:e al culto prima e poi
visitando le diverse opere delia Chiesa.
Le ringraziamo della gioia portatatei ed
auguriamo a loro ed alla loro Unione molte benedizioni'.
Anche la Corale ha terminato il suo anno
di attività con una gita. Una gita indimenticabile. Rinnovando una vecchia buona ahi
tudine — ormai dimenticata da molti — i
Coralistì si sono recati « a piedi » a Caugi<?
(il più alto alpeggio di Villar, sito a più di
2.000 di altitudine) dove sono stati accolti
con squisita gentilezza e generosità dal consocio e Diacono della nostra Comunità Sig.
Pierino Barolin e Signora. Oltre a farsi una
buona provvista di aria pura, essi hanno goduto molto lassù del superbo panorama e
delle molte cose buone preparate loro dai
Signori Barolin.
Il cronista (assente, purtroppo) esprìme ani ora ai Signori Barollin un grosso grazie da
parte di tutti i partecipanti.
— La Comunità esprime la sua gratiludial Paslore E. Aime e al Slg. A. Lazier che
le liannu portato il messaggio della Parola
del Signore presiedendo ultimamente il culto nel tempio ed una riùnione aill’aperto.
— Alcuni piccoli, gentili ospiti sono giun
li ad aumentare la nostra grande famìglia
vìllarese. Essi sono: Riecardo, di Germano
e Elda Davit iTeynaud); Ornella, di' Fiore
COLLE DELLA CROCE
Domenica 26 luglio
Convegno evangelico
italo-francese
PROGRAMMA
Ore 11 • Culto con celebrazione
della S. Cena.
Ore 14 : Messaggi vari.
Si prega di portare lo « Psaumes et Cantiques ». L’Invito è
rivolto a tutti!
e Ida \rdiiiiiio (Ciarmis); Paola, di Saniuele e Giovanna Rivoira (Rouet); Bruna, di
Alberto e Erneslima Beirtoii (Inverso); Marinella, di Giovanni e Rina Monnet (Centi 0).
Porgiaiiiu loro il nostro più cordiale saluto di benveuiilo e presentíanlo ai loro senitori le nostre più vive feliieilazioni.
— Diversi villareisi stabiliti lontano e parecchi .limici sono giunti, o giungeranno, in
questi giorni a Villar Peffliee per il loro periodo annuale di vacanze.
Ci rallegra molto di poterli rivedere tra
di noi e di poterci ritrovare con loro in occasione del culto, Nel salutarli tutti molto
cordialmente a nome della Comunità, presentiamo loro i nostri voti migliori di
(I buon soggiorno » e « buon riposo » nella
r;0“tra bella valle.
Un saluto particolare rivolgiamo ai fratelli e alle sorelle che giungeranno d’oltre
frontiera e che saranno nostri ospiti alla Miramonti e al Castagneto.
Agli amici di « Le Seiitier », già presenti
in mezzo a noi, diamo il più caloroso benvenuto e diciamo loro : « bonnes vacances et
bon séjour parmi nous ».
ROBA
— M numero delle case che il Concistoro
mette a disposizioue dei viUeggiànti evangelici è stato aumentato quesi’anno di una
unità. La casa Long infatti è stata messa in
ordine per questo scopo. Grazie ad gentile
e quanto mai pregevole soecorso della signora Grill, coadiuvata in qualche parte dal
Convitto di Torre Pellice, abbiamo potuto
fornire la casa di tutto ili riecessario per renderla accogliente. Attualmente vi abitano
due famiglie provenienti da Genova; i sigg.
Bianchi e Galli.
Agili Amici e Benefattori di Rorà diciamo il nostro grazie più sentilo.
— Con grande gioia nel Signore vediamo che gli Amici villeggianti di Rorà sono
mo-lto numerosi: si ha rimpressione di assistere ad un lento ritorno ai tempi miglio
ri della villeggiatura rorenga.
Abbiamo avuto il piacere di rivedere vecchi Amici e di accoglierne dei nuovi; fra
i quali ricordiamo: alle Fucine il Doti. Elorio da Napoli; al Concistoro il Sig. Faraci
da Roma. A tulli formuliamo i nostri migliori auguri affinchè ì’iucantevole clima di
Rorà possa essere di grande giovamento sia
spiWluale che morale e fisico.
— E’ nostro ospite da alcuni gicrni il
primo turno femminile della Colonia Alpina. Sono in tutto eediri bambine, tutte
provenienti dal Piemonte, di' cui però alcune originarie della Sicilia, guidate e curate con amore dalla sig.ra Spwoloquio di Torino a dalla signora Pone di Angro-gna.
Abbiamo gi'à visitato questo gruppo e lo
abbiamo trovato ben organizzato e disciplinato, ma ci proponiamo di visitarlo aurora pen-liè tutti .si sentano a loro agio c
non inanelli loro il vero Pane della vita.
Al' sigg. More! e alle Vigilalrici auguriamo un felice quanto proficuo lavoro nel
Signore.
-- Abbiamo ricevuto con gioia e riconoscenza ancora una lettera del Past. Giovanni Conte e Signora dalla loro lontana terra
di Illusione tra i nostri fratelli africani'.
Mentre ci raFegriamo con loro per il
molteplice lavoro che svolgono e per il
quale forniuliamo i nostri voli migliori nel
Signore, esprimiamo nello stesso tempo tutt-:. la nostra simpatia per la perdita dell’ul
timo figliuolo che il Signore ha voluto nel
la Sua gloria.
— Come è noto a lutti domenica 19 corr.
alle ore 14,30 avrà luogo alle Fucine Fan
i-iialc bazar di quel quarliere. Oltre che con
la nostra presenza manifestiamo il nostro
iute-resse per questa attività promossa e
svolta ci»n amore dalle Madri di questo
quartiere
■— Cogli.aimo l’oci-asiont per ricordare che
domenica 16 agosto avrà luogo ili bazar
estivo al Centro.
Qualsivoglia specie di dono può esser
f'-itlo recapitare al Pastore,
RIMINI
11 nostro locale di culto, data Taffluenza
veramente notevole ai tre culti domenicali
estivi (italiano, tedesco e inglese), risulla
ormai, oltre che insufficiente, pericoloso, essendo situalo al secondo piano di una villa
vecchia e piuttosto cadente. Urge quindi la
costruzione di una "‘appella, e siamo profondamente grati a coloro clic ci hanno già fatto pervenire un’offerta a questo scopo, rispondendo al nostro appello: ne diamo qui
sotto Telenco.
Famiglia Barlera l.OOO; Casa Diaconesse
di Berna 92.525; Bernhard Achille Chnr
7.150; Franca e Mariella D*Ari 2.000; Annunciato Doria 100.000; O.K.R. Fröhlich
9.360; Famiglia Gasser 28.635; Ruth Heussler 3.000; Famiglia Lucchini 7.000; Bothe
Maraci 1.000; Hcrrm.in Ring.sdorfT 166.030;
Past. E. Schendel JÜ.OOO; Evaiig. Ivirchengemeiiidc Ibbenbüren 39.025: Past. Schrapler
11.544; Martin e Christel lecklenburg 7.817;
N. N. (Svizz.) 14.320. In totale L. 500.406
Mentre ringraziamo vivamente i generosi
donatori ricordiamo che le offerte per questo
scopo possono essere inviale direltamcnte alla Tavola, con indicazione della destinazione,
ovvero alla Cassiera della comunità, prof.
Ada D’Ari, Via Angherà 28. Rimini (Fo.),
conto corrente postale n. 8/18136.
OSPEDALE EmGELICO
TORliVlO
Si cerca personale femminile evangelico per la cucina e il servizio. Scrivere alla Direzione, Via Silvio Pellico 19, Torino.
BOBBIO PELLICE
— Donieniea 28 giugno nel corso del nostro culto ned tempio è stata presentata al
battesimo la bimba Geymonat Loredana di
Daniele e Garnier Marisa (Vicolo Cortili).
Il Sigi.-jrc benedb-a ed aci-ompaigni sempre con la sua grazia la bambina e liMii i
suoi cari.
— Diamo il più cordiale benvenuto alla
nostra sorella Davit Malia del Rouet di
Villar Felice la quale [n seguito al suo mali imonio col nostro Gönnet Pietro del Coiirtilet superiore eiitia a far parte della nostra cemunità. Agli sposi i quali per ragioni di lavoro Si' stabiliranno a Ginevra
espriniianio i -lostri vivi raliegramemi ed
auguri ilMna-ndamdo al Signore di essere
similare Fospile del loro focolare.
— Alcune settimane or sono in zona Croselte della Comba dei Carbonieri, verso il
tramonto, un cane, inviato a raccogliere un
gregge ei a convogliarlo verso le miande,
col suo troppo zelo impauriva il gregge stesso le i-ui capre e pecore, circa una trentina, sospinte verso il termine di un canalone, si preciliitavano una doipo l’altra, dopo un sa- to di parecchi metri, su un-a sottcstaiitc pietraia rimanendo o ucefse sul colpo 0 ferite in modo tale che ili loro sucessivo abbattimento si rendeva purtroppo necessario. La giovane Laura Michelin Salomon, nel suo generoso lemla-livo di curare
le ferite correva serio pericolo di venire
travolta dalle pecore e capre che si precipitavano dal canalone.
Alla famiglia Michelin Salomon, cosi
provata nei suoi affetti e nei suoi ben-i' in
questi ultimi tempi esprimiamo la nostra
fraterna siaupatia cristiana.
— Sabato 4 luglio, nel tempio Menpenti
a Marsiglia, è s'.ata inivocata la benedizione
di Dio sul matrimonio di Grand LSLianu
(Roccia d’GiorsI, parroccliiana della Chiesa di Bobbio Pellice, co] signor Daniel
Mencncci, residente a Marsiglia.
La nostra -comunità tutta rivolge a questi
sposi, che si stabiliisco-no a Marsiglia, gli
auguri più affettuosi di -una vita serena e
benedetta, vissuila co-.stanlemente sot'.o 'o
iguardo del Signore.
— Ringraziauio il Pastore E. Micol che
ha presieduto il nostro i-ulto nel lem-pio
domeni(-a 5 luglio ed il Missio-iiai-io signor
Roberto Coisson elle ci ha recato il suo
messaggio al no-slro culto del 12 luglio e
ad una riunione pomeridiana tenuta aita
stessa data alC’anerto ai Pa>a-nt. è. a.
TOUHING CLUB ITALIANO
Ulfifio succursale in Pinerolo
La direzione generale di Milano del Tou
ring Club Italiano ha ripristinato in Pinerolo un .suo u Ufficio Succursale », affidandone l’incarit-o al rag. Pietro Tajo, da 34 anni titolare della libreria-cartoleria omonima, aita in via del Duomo 4 - angoilo via
Trieste 37 (telefono 2132).
Tale ufficio-recapito ha il compito di raccogliere le quote ed i contributi di iscrizione e rinnovo degli aderenti al beneuitrilo sodalizio e di' distribuire ai soci e non
soci le pregevoli pubblicazioni edite dal
T.C.I.: guide, carte, monografie, rivis'.e.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Giocoli Vetta vivamente commosse, ringrazia.no tutti coloro
che hanno voluto esprimere la loro cri.
stiana simpatia in occasione della dipartenza della sorella
Rosina Giocoli
avvenuta in Roma il !•> Luglio corrente.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della oompianta
Long Margherita
in Comba
cemmossi per le numerose dimostrazioni di simpatia, ringraziano tutte le
gentili persone che con scritti, fiori
partecipazione ai funerali, hanno preso parte al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare ai
Dott. T. Peyrot, al Pastore U. Bert.
« Io mi sono rallegrato quando
mi han detto: Andiamo alla casa dell’Eterno» (Salmo 122)
S. Germano Chisone, 30 giugno 1964
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
^_____________n. 175, 8-7-1960_______
Cip. Subalpina B.p.a. - Torre Pellice (To)
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ATTICO in condominio nuovo, Torre Pellice, 5 camere, doppi servizi, terrazzi cambierei con alloggio a Torino. Per informazioni rivolgersi alla Claudiana.
Scuola Latina di Pomaretto
Risultati scrutini ed esami
Sessione estiva
Promossi alla II media: Baudizicl Daniela, Benech Eliana, Breuza Darío, Costantino Elsa, Davite Lilia, Del Sette Paolo, Ferrerò Enrica, Girardet Marina, Gros.so Mario, Micol Giuliana, Micci Loredana,
Pasca] Marilena, Rostan Daniele, Sa-ramartino Marina, Tron Añila, Tron Eraldo,
Tron Sergio, Vai'.-uucci Emauiuela.
Promossi alla III Media: Artus Angioletta, Barai Claudio, Baret Mauro, Bouòhard
Eliana, Bounous Loris, Bouuou-s Maura,
C'-ppoliuo Sergio, Léger Ri'cca.rdo, Mari-hetti Anna, Micol Annalisa, Peyran Nicoletta,
Peyronel Ettore, Richard Mariella, Richiartìone Renzo, Theiler Paolo, Pini Erica.
Licenziati dalla Scuola Media: Alessi-i
Leila, Balma Ebe, Bertalot Eri-ca, Breuzu
Italo, Genre Amato, Girardet Hilda, Long
Carla, Lo-ng Silvio, Laurenti Laura, Micol
Paolo, Pascal Adriana, Peyro'. Guido, Bilie Filiberto, R.bet W.ilter, Tron Bruno,
Iron Giovanni, Borgarello Sergio.
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