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LA BUOi\A IVOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO OMMiiOCIAZIO.\R
(J domicilioì
Torino, per un anno L. 0,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 » 4,50
Pet le provinole e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7,20
.per sei mesi, « 5,20
A)y;8=ùovts; Sè èv ¿ydnj
Se{[ucDdo ia verità nella carità
Efts. IV. -15.
La Direzione della BUONA NOVELLA H
inTorino, casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N"12, piano 3'>.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e da GIACOMO BIAVA
via della Provvidenza N" 8.
Gli Associati delle Proi'incie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
Due parole alt’Armonìa. —Lettere intorno allo Spirito religioso in Italia. Lettera
IV- — L’uomo dirimpetto alla Bibbia ossia diritti rispettivi della Bibbia sull’uomo
e dell uomo sulla Bibbia. — Notizie Religiose. — Cronactett« politica.
DIE PAROLE XLlTAMtMOIkMA
Finalmente, grazie sieno rese a
voi, 0 Signori à&WArìnonia, la luce
si è fatta: lux facía est. Indarno i
Valdesi accusati in tutti i tuoni di
far proseliti a costo d’oro e d’argento
sfidavono da più mesi i loro diffamatori ad addurre un solo fatto in appoggio a si turpi calunnie, continuavano queste, anzi cresce\ano, ma
le prove non venivano. Aveva bensì
la Campana dopo un mese e più di
assidue ricerche invitato i Valdesi a
recarsi a) suo uffizio, che là avreb
bero avute quelle testimonianze che
domandavano; ma noi che altrettante
ragioni abbiamo per operare apertamente, quante ne hanno i clericali
per circondarsi delle tenebre, rispondemmo; Voi ci avete accusati pubblicamente-, pubblicamente noi vi abbiamo sfidati: dichiarate dunque
altresì pubblicamente ciò che avete
trovato a nostro carico « af^nchè
<t non davanti ad uno o due indivi« dui soltanto, ma davanti all’in« tiero Piemonte , arrossisca chi
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« dovrà arrossire » (V. Buona Novella n. 12).
Così parlano gli uomini che nou
temono la luce; raa questo leale procedere non confacendosi colle abitudini della Campana, cotesta non acconsentì, e noi avremmo creduto disonorarci prendendoci ulteriore cura
delle accuse che ci venivano da una
tale sorgente, e perciò tacemmo.
Ma ecco che per buona nostra ventara a voi, 0 Signori áú\'Armonia,
saltò non ha guari il grillo di tornare
in campo con queste stessissime accuse, il che avendovi procacciata la
taccia di sfacciati calunniatori,
e voi non avendo voluto ingoiarveta,
avete finalmente acconsentito a fare
ciò che per tanto tempo ed inutilmente' chiedemmo ai vostri cooperatori della Campana, cioè a dire, pubblicar i fatti che stabiliscono la verità del vostro dire.
Grazie vi sieno rese, o Signori, per
questa vostra buona ispirazione ,
mercè la quale egli sarà oramai facile, a chiunque menomamente il voglia, di accertarsi da qual lato trovisi
la verità e da qual lato la menzogna
e la calunnia.
Ma prima che scendiamo alla
disamina Selle prove addotte dalVArmonia a nostro carico, si compiaccia ricordare il lettore, cbe tutto
questo ha luogo dopo il mese maria'no, dopo la Festa del miracolo ,■ cioè
a dire, dopo più settimane, durante
le quali (e non credasi che sia finito)
i pulpiti di Torino e del contado
(tacciamo dei confessionali) non han
cessato di rintuonare delle più plateali declamazioni sulla schitt'osa immoralità delle dottrine evangeliche,
sulla inaudita scelleraggine di quei
sciagurati che per cento, per dugento
(taluni predicatori atìdavano fino a
cinquecento) franchi, vendevano l’anima al demonio, e sulla scelleraggine più grande ancora di quelli che
li comperavano . . .
Si ricordi che gente santa come
quei Armonia e compagni non
si arrischia a portare sul pulpito,
neWa. cattedra di verità, accuse così
gravi, così atroci, a portarvele ripetutamente e per raesi, senza disporre dellji prove più forti, più concludenti, più atte infine a dimostrarle
giuste, poicliè operare altrimenti sarebbe infamia senza pari....
Si ricordi infine che si trattava
per questi signori di turare, una
buona volta per sempre , la bocca a
persone che da mesi anche li proclamavano al cospetto dell’ iutiero
paese solenni impostori ... Si ricordi tutto questo il lettore, ed egli
sarà certo di avere sott’occhio i fatti
più inconfutabiji, più tremendi per
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coi che sia stato possibile aìVArmonia di procacciarsi.
Vediamoli adunque questi falti,
ossia questi nomi.
Il II primo » (citeremo in disteso
l'Armonia stessa, piacendoci die
conosca il lettore l’accusa in tutta
la sua forza) <i è quello dèi pio e
<1 benemerito sacerdote D. Bosco. È
« già noto a tutti', che pochi mesi
« fa presenta^ansi a lui due persone,
« che negarono ostinai amente, di dir
« i toro nomi (!!), i quali gli offersero
« quattro biglietti da 500 franchi
* caduno, a condizione che cessasse
11 dallo scrivere e stampare le Letture
« Cattoliche, e che invece si desse a
« scrivere in difesa e sostegno delle
« dottrine protestanti. Quel corag<1 gioso sacerdote è sempre pronto a
« rendere testimonianza in presenza
« di qualunque persona, o innanzi
« a qualunque tribunale, di questo
« fatto che infligge macchia così
« turpe al protestantismo.
<1 L’altro nome è più umile, ma
* non meno glorioso alla fede cat« tolica, che ispira anche al sesso de« bole sentimenti di tanta fortezza. È
Il il nome di Luisa Forneris, operaia
« sarta, della parrochia de’ss. Martiri,
« che abita in via degli Argentieri,
« casa (Irammond, porta N"" 2. Egli
<1 è a sapere che il marito di questa
<1 buona donna, non trovando suffi
n ciente a’ suoi bisogni il guadagno
«I che faceva nel suo mestiere di calli zolaio, andò in cerca di miglior for« tuna, dando il suo nome al prote« stantismo. La moglie avrebbe sof« ferto con pazienza il pervertimento
« del marito, riserbandosi ad otte” nenie il ravvedimento da Dio,
« unendo le sue preghiere con quelle
« della figliuola, giovane di una
« ventina d’anni. Ma il neofito prote« stante non cessava dal frastonarle
« amendue co’ suoi cantici, colle irli risioni alla fede caltolica, colle sot
II lecitazioni all’apostasia. La religiosa
>1 donna, visto che non poteva nè
« per preghiere, nè per minaccie
« frenare lo zelo protestante del mali rito, temendo più per la famiglia che
<1 per se stessa, cacciò di casa il mali rito, amando meglio di privarsi dei
« soccorsi del protestante consorte.
Il che pericolare la propria fede e
Il quella della famiglia. Il di 17 aprile
Il di quest’ anno presentavansi due
« indivìdui nella sua soffitta, i quali
Il sotto pretesto di cercare il marito
« per non sappiamo quale affare, tro
ll vatavi sola la figliuola, presero a
«I persuaderla di farsi protestante imi
II tando il padre. La giovane respinse
« con tale forza e con tanto senno le
Il ragioni dei protestanti, che un deli gno ecclesiastico cui essa raccontò
Il la conferenza, ne fu altamente me-
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Il ravigliato, come una zitella senza
« istruzione, avesse potuto così a
« proposito ribattere quegli argomenti
« e rispondere così giusto. Durava
« da circa un’ora la lotla, quando
<> sovraggiunse la madre , alla quale
« fecero le stesse profferte d’ogni
« sorta di soccorso, se voleva farsi
<1 protestante. Mettevanle sotto gli
Il occhi la miseria in cui si trovava,
« l’insufficienza del suo lavoro per
« mantenersi colla famiglia ; slare in
« mano di lei l’escire di miseria ove
<1 la lasciano i suoi cattolici, i quali
« non le vengono in soccorso. La
Il generosa donna rigettò le profferte,
« e sdegnosa rispose, confidare essa
« nella Provvidenza, che uon lascia
•I perire chi pone in Dio la sua spe
li ranza; dovesse pure morire di stenti,
«I preferire mille morti alla perdita
« della sua fede. I due apostoli dell’
« oro, scornati, si ritirarono. Il marito
« dura tuttavia nell’apostasia. Giova
« sperare che le preghiere della don<1 na fedele ridurranno sulla buona
« via il marito infedele n.
Riprendiamo ora dal D. Bosco.
Anche noi l'avevamo letta questa storiella nella Campana (in cui però, se
ben ci ricorda, si lasciava alquanto
indeciso a quale colore politico o religioso, appartenessero i seduttori), e
come reclame libraria, all’effetto di
procacciar associati alle Letture cat
toliche , ci era parsa non tanto cattiva. Ma che una storiella di questa
fatta potesse un giorno venire addotta
seriamente come prova che i Valdesi
fanno proseliti per mezzo del danaro,
questo non l’avremmo mai imaginato;
ed è proprio il caso di ripetere che
tutli i giorni s’impara qualche cosa
di nuovo !
I Valdesi che vogliono lottare coi
conti e marchesi di Torino per conquistarsi a forza di danaro...chi?... niente
meno che un D. Bosco!., e che perciò
fare si presentano da lui con quattro
biglietti di banca da 500 fr. caduno,
somma tutta \\\... Oh! cerchi pure
VArmonia nel suo cervello, e per fecondo che sia in invenzioni, una più
lepida di questa noi siamo sicuri che
non le riescirà di ritovarla. E queslo
è, 0 reverendi signori, ciò che chiamate prove ! Ma ancora qual sarebbe
stato lo scopo dei Valdesi facendo
offrire questo danaro a D. Bosco ? —
Indurlo, mi avete già risposto, a non
più scrivere contro di loro, anzi ( e
questa sì che è forte) a scrivere per
loro. Ma, signori dell' Armonia, voi,
se non altro, siete uomini di spirito,
e siamo più che persuasi che spesse
volte, al pari di noi, se non in palese, almeno a quattr’occhi, avete riso
di tutto cuore delle inezie senza nome di cui formicolano le opere del sullodato teologo, inezie tali che perfino
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i semplici operai ne fanno giustizia e
se ne prendon beffe; voi, se non altro, siete uomini di spirito, e sapete
chc ipii scrittori della fatta di D. Bosco, ben lungi dal pagarli percliè scrivan prò, si pagherebbero invece perchè scrivessero contro.... E siete voi,
0 signori, i medesimi, che seriamente,
e col tuono della più profonda convinzione venite a contarci quella storia dei quattro biglietti di 500 fr.!!..
Signori dell’ Armmia , anche nelle
farse le più farse, un po’ di verosimiglianza ci vuole per non essere
fischiati !
Ma ecco un nuovo tratto d’ingenuità che supera quanto abbiamo veveduto finora: « Quel coraggioso sa« cerdote, dite voi, è sempre pronto
« a rendere teslimonianza in pre« senza di qualunque persona, o in« tianzi a qualunque tribunale di
« questo fatto che infligge macchia
« così turpe al protestantismo ».
Oh ! questo anche noi lo crediamo ! anche noi siamo persuasi che il
fatto è accaduto, che questa stupida
farsa è stata rappresentata ; e siamo
inoltre persuasi che nissuno meglio
di voi, volendolo, potrebbe du'ci in
qual convegno di persone essa sia
stata ordita e ne siano state distribuite le parti!—Ma lasciamo correre,
chè la nausea ti prende a fronte di
tanta malvagità unita a tanta balor
daggine, e passiamo al secondo fatto
da voi addotto, il fatto cioè di quella
« religiosa Luisa Forneris che . . .
« visto che nou poteva nè per pre« ghiere nè per minaccie (una donna
» che minaccia il consorte, si che va
« bene !) frenare lo zelo protestante
« del suo marito » ; con una carità
tutta cristiana « lo cacciò di casa ».
Egli è verissimo, o signori dell’ Armonia, che da oltre sei mesi il marito
di questa donna frequenta con esemplare assiduità il culto della cappella
Valdese, sebbene fino ad ora, ad onta
delle sue iterate domande, esso non
sia ancora stato ammesso nel novero
dei membri della Chiesa : ciò che ,
per dirlo di volo, fa un poco ai pugni
con quella straprdinaria bramosia di
far proseliti che avrebbero i Valdesi,
e li spingerebbe ad adoperare a tale
scopo perfino il danaro.
Or bene, in quel giorno 17 aprile
cui voi accennate, due giovani operai, convertiti auch’essi all’Evaugelo,
e che ne hanno ricavato la salutevole
abitudine, invece di spendere la domenica in bagordi e stravizi! come
fan tanti, di spenderla ad andare di
casa in casa per parlare dell’ Evangelo a coloro che mostrano d’interessarvisi, questi giovani operai, diciamo, avendo visto più volte il Forneris alla cappella, si erano recati al
suo domicilio a questo preciso fine.
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Non vi trovarono che la figliuola,
giovane, come voi dite, di 20 anni,
la quale avendo loro domandato che
cosa volessero dal suo padre, ne ebbe
per risposta: che avendolo veduto più
volte alla cappella Evangelica, questo
avea destato in loro il desiderio di far
seco lui più intima conoscenza, e che
perciò solamente erano venuti. Non
l’avessero profferita questa parola,
chè la giovane ne diventò furente :
« Una conoscenza come la loro, ella
« diceva, era meglio perderla che tro<1 varia, essere da preferire a quella la
<1 conoscenza del diavolo stessoi e simili altre gentilezze condite da un
ammasso d’incriminazioni contro l’assente genitore: tutte cose che narrate dopo al suo confessore, lo fecero
trasecolare di gioia e di meraviglia,
« come uua zitella (è VArmonia che
« parla) senza istruzione avesse po« tuto così a proposito ribattere que
ll gli argomenti e rispondere cosi
Il giusto ».
1 nostri giovani alquanto sorpresi,
e dopo aver cercato con buone maniere di dimostrarle come fosse in
errore sul conto degli Evangelici, si
disponevano ad uscire, quando sopraggiunse la madre che colmò ciò
che mancava alla misura delle imprecazioni contro protestanti e pi’otestantizzati. I due amici, dopo nuovo
tentativo di mostrare anche a costei
r ingiustizia delle sue prevenzioni,
scorgendo vana ogni loro fatica, presero il parlilo di andarsene, facendo
alle due donne le debite scuse per
averle così involontariamente disturbate.
Ma che in tutto questo diverbio
sia nemmeno stata profferita, per
parte dei suddetti giovani, la parola
nè di danaro, nè di soccorso, nè di
miseria in cui i cattolici lascierebbero
marcire i loro poveri, quésta è una
mera invenzione ben degna di stare
accanto alla storia di D. Bosco; una
infame calunnia di cui, se non fossero cristiani e quindi alieni ai processi,
i nostri giovani fratelli potrebbero
domandar conto davanti ai tribunali,
a quei vili che se ne fanno gli spargitori.
Lettori della Buona Novella ! noi
vi abbiamo posto sott’occhio, senza
nasconderne nemmeno una sillaba,
i fatti più forti, più aggravanti, poggiato sui quali il partito clericale si
è sforzato di riempiere tutti i pulpiti del Piemonte e la stampa di cui
dispone, del grido della nostra immoralità e del turpe mercimonio delle
anime cui, secoqdo egli, sarebbero
dovuti i progressi consolanti che l’Evangelofa nel nostro paese. Voi avete
altresì sentito le nostre difese. Ora
sentenziate ; noi ben di buon grado
accetteremo la vostra sentenza, come
7
di buon grado accetteremmo quella
dell’intiero Piemonte, se ad esso tutto
potesse giungere la nostra voce. Ma
no, la nostra stampa è relativamente
poco di(Tusc(, la pubblicità di cui disponiamo ristrettissima; e fortissime
sono ancora le prevenzioni destate
dairignoranza contro l’Evangelo ed
i suoi seguaci : i preti che lo sanno
seguiteranno a fare in avvenire ciò
che hanno latto per lo passato, persuasi che per un tempo ancora, riuscirà loro cosa facile l’ingannare
molla gente. Ma grazie a Dio ci attende tutti un giudizio, che si farà
senza accettazione di persone : a questo noi aspettiamo i nostri diffamatori.
Per ora termineremo come abbiamo cominciato, ringraziando di vero
cuore \'Armonia di averci posti in
grado, come l’ha fatto, di manifestare
davanti a tutti quanto siamo puri
delle turpitudini che ci venivano addebitate; e perchè una finezza ne chiama un’altra , le promettiamo per un
prossimo numero alcune rivelazioni
di non piccolo interesse, e atte sopra
tutto ad edificar i parroci di Torino,
e del contado, facendo loro toccar con
mano qual genere di moralità, per
mezzo delle loro declamazioni contro
gfi Evangelici, sieno riusciti a creare
in una buona parte del loro popolo.
LETTE8E
ISTORNO Alio SPIRITO RELIfilOSO
IN ITALIA.
LETTERA IV.
Del genio civile degli llaliani.
Fra le umune istituzioDi forse nessuna
al pari del papato ebbe a sostenere lotte
più accaniti' jier la propria esistenza, e
ad esperimentare più possenti avversari.
Da varii secoli esso è fatto mira dei s»rcasnjo dei dotti, delle invettive dei poeti,
degli appunti della storia che lo condanna.
La Chiesa romana era già per Dante la
feconda vite di Pietro tralij^nata in orrido
pruno, la quale per l’avida ambizione dei
poutefìci manteneva in discordia il popolo
cristiano e lo sagriQcav¡t nelle guerre
civili.
Più tardi Macchiavelli parlando di essa
asseriva : « Aver con la Chiesa e coi preti
noi llaliani questo primo obbligo, d’essere
diventati senza religione e cattivi : ma
ne abbiamo ancora uno maggiore il quale
è cagione della rovina nostra. Questo è
che la Chiesa ha tenuto e tiene questa
nostra provincia divisa».
Non vogliate darvi a credere che io
con tali citazioni intenda tirarvi sul terreno politico; no, esse mi convenivano
perchè possono aprirmi la via ad alcune
considerazioni che torneranno opportune
per delinearvi i caratteri del Genio civile
degli Italiani, ii ()uale è potentemente
concorso ad informare la specialità e l’indole dello spirito religioso del paese.
Non occorre dirvi che la Chiesa di
Roma colle sue dottrine e co'suoi vizii
secolari dura ancora superstite al la guerra
diuturna chc fece ad essa la ragione ita-
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liaaa. Kè solo non fu riversala, ma vi
tiene ancora con bastante sodezza l’impero, senza che siasi manifestato o si
faccia a chiari segni prevedere uno di
que’ movimenti, per cui vennero da essa
divelle le molte e vaste contrade dell’Europa settentrionale. Ma di ciò non voglio
farvi ulteriore parola, poiché i soli eventi
ci illuminano sull’andamento delle umane
cose, e nella storia veggo le grandi catastrofi soventi volte non presentite alla
vigilia del loro avvenimento.
Quello però che deve eccitare la maraviglia è il vedere come gli Italiani, i
quali perseguono delle loro maledizioni
la Roma papale e la accusano giustamente
di essere la fonte perpetua e malaugurata delle nazionali sventure, pure continuino a portarne il giogo e a rispettarne
con silenzioso ossequio le dottrine.
lo questo silenzio cbe rivela una contraddizione gravissima vi è qualche cosa
che merita di essere studiato, e che
deve preoccupare il cuore del cilladino
quanto quello del credente.
Fa tentato di spiegare l’attaccamento
dei popoli Italiani al culto materiale e
tutto esteriorità di sensi che contraddistingue Roma, coll’attribuirlo alla loro
propensione [ler l’arte determinata dalla
natura incantevole e ridente del paese,
dal languore di un clima che favorisce le
superstizioni esaltate e l’amore del maraviglioso.
Ma questo amore del miracolo e ia
superstizione fantastica non si rincontra
forse io egual modo presso I popoli del
settentrione ?
Forse che l’amore dell'arte potrisbbe
essere bastante a tener vincolati gii spi
riti ad una istituzione da essi proclamata
malefica e disapprovata ?
Una riforma religiosa non fu ella successivamente chiesta da spiriti cosi diversi e lontani di tempi come Arnaldo da
Brescia, Dante, Savonarola, Macchiavelli,
Campanella? Perché la Chiesa romana si
regge ancora a loro dispetto e contro la
evocata necessità delle riforme? Perchè
in essa tanta forza in mezzo a tanto abbandono ? Perchè dura ella ancora in un
paese che or sono trecento anni veniva
dal pili profondo scrittore di que’tempi
designato come « avesse perduta ogni
religione ed ogni divozione? n
Non è già ii sentimento dell’arte o
l’inclinazione alle superstiziose credenze
ciò che assicura la vita del papato;
quello che ne guarentisce la durata è
l’aver esso assunto lo spirito di istituzione
sociale, e l’errore perpetuo degli Italiani
di volere appunto la religione quale istituzione sociale e stromento di vivere civile.
Dante vuole riformata la Chiesa, ma
per ispegnere la guerra civile e far rifiorire la pace terrena. Macchiavelli si
sdegna contro ia « viiià degli uomiui che
hanno interpretato la nostra religione secondo l’ozio e non secondo la virlù.
Perchè se considerassimo, soggiunge egli
come ella permette la esaltazione e la difesa della patria, vedrebbesi come ella
vuole che noi i’amiamo e onoriamo ».
Ecco il dannoso segreto ; uomini cosi
diversi d’indole e di sapere s’accordano
nel concepire la religione sul modello romano. A che rimproverare il papato ?CoI
principio che dominava I loro divisamenti
essi non avrebbero fatto altro che ricomiDciarne la storia, poiché Hon ne ri-
9
fiutavano la tradizione, non oe negavano
1’ autorità. Essi lo condauuavano per i
suoi vizii esterni e per i mali temporali
che lo seguivano ; ma lo assolvevano
quando, chiedendogli che por un ¡strano
mutamento divenisse centro di virtù, ne
onoravano il principio. Forse che rifare
questa istituzione era possibile ed utile.
Gli Italiani perii loro vezzo di risuscitare
le cose morte domandavano una cosa che
ripugnava alla ragione. Il papato era
organizzato, era in piedi e funzionava vigorosamente; il pretendere di surrogarlo
a qualche cosa di consimile od a guidarlo
tracciandogli diversa via era un assurdo;
esso uon si sarebbe mai lasciato spodestare e noi fece.
La causa remota che domina questo
antagonismo è nel genio meglio civile
ehe religioso degli Italiani ; nè la nazione
più che il pontefice sono da accagionarne,
poiché entrambi obbedivano aH’iniluenza
dì un istinto comune.
Il papato e con esso la dottrina cattolica,
non conviene obbliarlo, si è formato in
Italia ; il suo spirito esso lo traeva dalle
anliche abitudini nazionali ; le vecchie
tendenze s’infiltravano nella nuova istiluzione, la quale si espandeva nella socielà
e la avviluppava pretendendo a dominarla
per la ragione che gli Italiani non potevano mai nel fatto persuadersi che la religione sia separabile dallo Stato per restringerla neU’individuo.
Non basta osservare che nelle mani
del prete in luogo del lituo oggi si vegga
l’a.spersorio ; che nel tempio di Romolo e
Remo oggi si venerino Cosma e Damiano;
che a Messina il giorno dcH’Assunzione
si ripetano le scene che ricordano gli
erramenti fiivoleggiali della antica Dea
di Sicilia che moveva io cerca della rapita Proserpina. Non è sufficiente il notare che anche oggi fra noi si pretende
far piegare la divinità al cenno dell’uomo
per qualunque frivolo incidente; che la
frequenza delle promesse votive sentono
dell’anlico culto di Vesta e del vecchio
spirito delle forme pagane. Il cattolicismo
sul suolo italiano non vi raccolse questa
sola eredità sperperata, ed è inutile rinnovare contro la Chiesa il perpetuo rimprovero esser ella la causa per cui l’Italia non sia « una repubblica od abbia
un principe che la governi «.
Chi ha prestato ad essa l’idea d’una
autorità umana e gerarchica, chi le ha
dato la tendenza al governo della citlà
terrena, chi le apprese a voler conoscere
1 segreti della divinità, a materializzarne
il concetto, 0 farne un oggetto di dominazione; chi le somministrava le preghiere e le Xwmole augurali che si trasportarono nel rituale romano?
Questi elementi non li crearono già i
ponteflci, ma li diede ad essi l’Italia, ed
essi applicandoli non fecero che seguire
la tradizione e l’indole del sentire religioso degli Italiani.
Fu l’Italia cbe insegnò ad essi la
scienza del vetusto diritto augurale, e
che li spingeva alla creazione del diritto
canonico, che trasformava il prete in
giurista, in modo che un antico re di
Francia faceva ad essi rimprovero di
intendersi poco o nulla di sacra teologia.
Esso è sempre l’antico genio severo
e pratico che formò la grandezza di
Roma, (juello che dilTorniò la dottrina
del Cristo, e se il papato non giunse
come quella a signoreggiare materialmente l’Italia ed il mondo, ciò deriva
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dairiodole della dottrina medesima, la
quale comunque alterata e svisata, pure
niega di piegarsi agli interessi cui la si
vuole far servire, e forma la debolezza
del potere che mira ad applicarla a fini
umani con sì travolto giudizio.
In luogo di accusare i pontefici gli
Italiani dovrebliero rimproverare a se
stessi di non aver voluto veder nulla al
di là della forma e del governo della
città che costituisce il loro ideale civile
Essi ebbero il torto di voler assoggettare a questo istinto pratico un principio
irreduttibile ; ebbero il torlo di voler
vedere nell’opera del papato l’opera d’un
nemico per astiarlo e per maledirlo,
anziché riconoscervi il risultato d’un antico errore perdispogliarseneerinnegarlo.
È doloroso l’asserire che queslo genio
italiano, il quale tende a fare cosi sovente
della religione un affare di poca serietà o
a tradurla in forma d’interesse pratico e
sociale, sia quello che obbedendo ancora
airinternaindifTereaza ed a quell’ istinto
forse ad essi connaturato, gioverà a prolungare il dominio del poutefice, il quale non
ha altra base su cui reggersi e puntellarsi che questo vecchio inganno. Se un
giorno essi si avvedranno, quantunque
tardivamente e per la scuola dei dolori,
come la vera dottrina di Cristo sia eminentemente individuale, religione del
cuore che stabilisce e mantiene i rapporti della creatura con Dio senza toccare
per così dire in questo divino commercio
l’esteriorità della terra, allora essi troveranno che il dominio del pontefice sarà
caduto senza romore, senza guerra di
armi e di basse imprecazioni, poiché il
vecchio genio italiano lo avrà abbandonato nella solitudine della morte.
L’UO.>IO DIRIMPETTO ALLA BIBBIA
ossia
Diritti rispettivi della Bibbia sidrUomo e dell'Uomo sulla Bibbia,
di Filippo Boucher.
II.
Avanti di stabilire l’esercizio del diritto
di leggere la Bibbia, l’autore pone il vero
stato della questione. I cristiani evangelici ed i clericali convengono ambedue,
la Bibbia essere un libro ispirato da Dio,
ma differiscono essenzialmente nella conseguenza che traggono dallo stesso principio. La Bibbia dicono gli evangelici, è
il libro che Dio ha dato all’uomo, dunque l’uomo deve comprenderlo : i clericali all’opposto dal medesimo principio
traggono la conseguenza tutta opposta) e
dicono che l’uomo non può comprendere
il libro che Dio gli ba dato. Il punto
dunque essenziale della quistione sta nel
sapere se la Bibbia è comprensibile o no.
Stabilito così lo stalo della quistione,
passa l’autore ad esaminare dentro quai
limiti la Bibbia sia intelligibile ad ogui
uomo, e stabilisce che ognuna può imparare dalla Bibbia il cammino del cieln,
la vera pietà in questa vila e la felicità
iieH’allra: non già che ognuno possa
comprendere perfettamente le questioni o
di critica o di altro che non sono necessarie a salvezza, ma che ognuno può comprendere nella Bibbia le verilà essenziali
e fondamentali le quali sono chiarissime:
in conseguenza « quando si asserisce che
ogni nomo comprende la Sacra Scrittura,
si vuole semplicemente dire che ogni
uomo può dalla Sacra Scrittura apprendere quanto gli fa mestieri per essere
convertito, santificato e glorificato «, In
11
questo capitolo l’autore dimostra, eoo
ragioni evidentissirne e con passi chiarissimi della Bibbia, quanto sia essenziale
la distinzione fra gli articoli fondamentali e non fondamentali, distinzione messa
in ridicolo dai clericali. Dopo di che
conchiude il capitolo cosi: «Ristretta per
tal modo alle verità essenziali alla salute, qual lettore potrà più ricusare di
ammettere la possibilità in tutli di comprendere la Sacra Scrittura? li ginepraio
di quelle tante diflìcollà spinose, e di
quei tanti problemi insolubili, e di quelle
tante quistioni astruse, messe innanzi
dall’irto dogmatico e dal sottile casista;
sì quel ginepraio con tanto studio composto per impedire la lettura della parola di Dio, da se stesso dileguasi ; da
che il cristiano, o semplice, o erudito
che sia, non avrà mai l’obbligo di sciogliere sì fatte questioni per andare a
salute. Riuscendo a scioglierle potrà forse
trarne qualche partito, come potrà averne
qualche leggiero sinistro non riuscendo,
ma nell’un caso e nell’altro non ne dipenderà giammai la sua salute; perciocché se il cristiano non ha la destrezza
necessaria a troncare infallibilmente ogni
difficoltà relativa ai punti non essenziali,
ha però sempre la capacità necessaria a
trovare sicuramente nella Bibbia il cammino della salute ».
Ma quali sono le condizioni richieste
acciocché ogni uomo possa comprendere
la Bil)l)ia? A questa questione risponde
l’autore nel capitolo secondo, ove dimostra con evidenza di ragioni tratte dalla
scriltara, che la condizione richiesta è il
soccorso dello Spirito Sanlo che s’implora per la preghiera. E qui viene a
cónfutare la temerità di quel libero esa
me non cristiano che conduce al razionalismo, non che l’altro eccesso delle usurpazioni di una pretesa autorità infallibile.
Il terzo capitolo dimostra con i fatti
che ogni uomo può intendere la Bibbia.
Il fatto essenziale che egli allega è, che
ognuno che la legga nel debito modo,
realmente la intende. Questo capitolo è
il più interessante, noi crediamo, di tutta
l’opera, e la dimostrazione di questo fatto
è portata fino alla evidenza. Tutti i lettori umili ed assidui della Bibbia .sono
tutli mirabilmente di accordo fra loro
nelle verilà essenziali a salule; dunque
tulli questi lettori, qualunque sia la loro
patria, il loro stato, la loro condizione,
la loro scienza, intendono la Bibbia. «Si
vorrà forse mettere in dubbio un tale
accordo ? o saremo noi richiesti a provarlo? E che? dovremo noi dunque intraprendere la dimostrazione di fatti così
patenti, perchè uu sistema ohe non può
sussistere senza negarli, audacemente li
nega, ed è sulla sua parola creduto dal
cieco volgo degli indill'erenti ? E che ?
dovremo noi dunque provare ciò che ó
di pubblica notorietà, cd ogni dì accade
sotto gli o*jchi d’inlere famigli»,' borgate
e città?».
« Venite orsù dunque a terminare la
questione, o voi tutti che leggete, e credete, ed amate, e mettete in esecuzione
la Bibbia. Venite colle vostre confessioni
di fede antentiche, venite colle vostre
azioni di carità, colle vostre divote abitudini, col vostro edifii;ante linguaggio,
con quel bilancio domestico, ove la carilà ha lascialo traccia del suo passaggio;
venite colla testimonianza imparziale dei
vostri amici, e soprattutto con quella del
vostri nemici. -Orsù Episcopali, Presbite-
12
riaiii, Congregazionisti, Wesliani, Moravi,
Quacqueri, Battisti, MazioDali, Dissidenti,
Luterani, Calvinisti, venite voi ad insegnare alle moltitudini acciecate che l’ignorano, venite a rammentare agli astuti
che Ungono d’ignorarlo, che voi non
adorate nè Giove, nò Vinsnou, nè SaintSimon, ma il Cristo ; e non avete altra
speranza d’immortalità che quella cbe vi
dà l’Evangelo; e nnn sapete indicare altra
via del cielo che quella del pentimento,
della fede, dell’amore e deH’ubbidienza;
pentimento del peccato, fede in Gesù
Crocifisso, amore verso Dio e verso il
prossimo, obbedienza a tutti i comandainenli dell’Evaugelo ; venite con questa
unanime concordia, che è opprimeutcper
chi c’inimica, ma gloriosa per chi sta
dilla vostra «.
Passa poscia ad esaminare l’obbiezione
dei clericali, i quali dicono che noi non
iotendi^mo la Bibbia nel vero senso delle
promesse, e risponde cosi : « Avranno
dunque mal compreso la Bibbia tutti que’
pepitenti che si affollano in Ispirito presso
la croce di Gesù, ed oll'eriscouo a Dio per
propria giustificazione il sangue del Figliuolo prediletto, in cui il Padre ha riposte le sue compiacenze ! Avranno dunque mal compreso la Bibbia que’credenti
che pieni il cuore di allegrezza e di amore
servono Gesù in ispirito, e studiano ad
imitarlo nella umiltà e nella abnegazione!
Avrà mal compreso la Bibbia quel giovane che volge le spalle alle più splendide
prospettive della vita, che gli si aprirono
dinanzi, e va conseorarsi all’opera della
evangelizzazione in mezzo a una tribù di
selvaggi ! Avrà dunque mal compreso la
Bibbia quel ricco dal cuor duro, che leggendola sente per la prima volta scorrer
gli dagli occhi il pianto del pentimento,
e trae ad aprir le sue casse al poverello,
cui.i^ssa gli ha insegnato di riconoscere
per suo fratello io Gesù Cristo ! Avrà mal
compreso la Bibbia quell’uomo dissoluto
di ieri, che oggi le pareti del suo gabinetto contemplano ginocchioni al suolo,
ed odono sospirare singhiozzando in una
lotta contro la carne, segno sicuro di riportata vittoria ! Avranno mal compreso
la Bibbia quegli uomini che sono intesi a
rendere tutta la gloria a Dio, a rintuzzare
ogni peccaminosa inclinazione, a nutrire
in se stessi colla preghiera e meditazione
della parola di Dio il fuoco del Divino
Amore, ad illuminare e convertire le auime ignoranti e ribelli, a consolare i cuori
tribolati, a sollevare i corpi straziati ed
angustiati, a umiliarsi, a santificarsi, a
rassegnarsi, a fare infine la volontà di
Dio. E se|male questi hanno compreso
la Bibbia, che avrebbero potuto far di
meglio comprendendola bene? ».
Passa poscia l’autore a ribattere l’obbiezione dei clericali che dicono non essere sulTicieute a salute il credere i punti
essenziali, ma che a questi bisogna aggiungere quelli che la loro chiesa ingegna.
Dopo di aver dimostrata l’assurdità di tale
pretensione, dimoslra che il divin Giudice
ci giudicherà secondo la sua divina parola, e non condannerà per fermo coloro
che l’bannoletta, l’hanoocredutaerhaono
posta in opera.
Una più forte obbiezione si propone a
sciogliere l’autore nel capitolo quarlo. I
clericali fanno un gran dire dei perniciosi
effetti che secondo essi provengono dalla
libera lettura della Bibbia: se credi a
loro, la Bibbia sarebbe il vero vaso di
Pandora ; per essa verrebbero al mondo
13
tutti i mali possibili ; per essa sarebbero
turbale le coscienze, cambiali i dogmi,
pervertita la morale, rovesciati gli Stati,
e stabilita l’anarchia sociale e religiosa ne
mondo. A questa obbiezione risponde vittoriosamente l’autore dimostrando la differenza che passa fra Vu7iità e Vuniformità : dimostra poscia che l’unità si trova
nella religione della Bibbia sebbene non
vi si trovi l’uniformità : dimostra, che la
uniformità non è richiesta dalla Bibbia ;
che gli Apostoli stessi, sebbene fossero
tenacissimi, come lo sono tutti i cristiani
evangelici, dell’unità nelle cose fondamentali, non conservavano però la uniformità. Dimostra, che nella pretesa uniformità dei clericali vi è più disunione
nelle cose essenziali, di quello che vi sia
nella pretesa diversità dei lettori della
Bibbia. Questo capitolo merita di essere
profondamente meditato.
Nel capitolo quinto fa vedere che gli
errori relisiosi di quelle sette che sono
uscite dal protestantismo e che non convengono nei punti fondamentali, non sono
siati cagionati dalla lettura della Bibbia,
nè dalla oscurità del libro santo, ma piuttosto dal non averlo letto siccome si
deve. (continua)
1VOT1Z1E REIiieiOSE
Piemonte. La Gazzetta del popolo annunzia un fatto assai doloroso. Secondo
questo giornale sarebbero accaduti disordini gravissimi nella terra di Pancalieri,
perchè uu taleT.P. parrucchiere in detta
terra leggeva, la Bibbia. Iclericali incominciarono colle solite calunnie cd ingiurie;
cominciarono a chiamarlo incredulo, ere
tico , protestante, e venduto vilmente
anima e corpo al demonio. In seguito di
lali insinuazioni , per due domeniche
consecutive una folla di quattro o cinquecento persone vengono, ad insultarlo
nella via pubblica. Il prudente parrucchiere chiude la porta della sua bottega,
ed allora crescono le grida, si balle villanamente alla porta e si sfida a mostrarsi al popolo, se tanto ardisce. Intanto nessuna autorità procede contro
tali insulti. Nessuna autorità si muove
per far cessare il tumulto; anzi i signori Sindaco e Vice Sindaco non altra
soddisfazione danno all’insuitalo che di
vietargli di avere nella bottega la parola di Dio.
Noi vogliamo sperare che il corrispondente della Gazzella del popolo non sia
lanto bene informato, e che nel fatto vi
sia dell’esagerazione; ma se il fatto
sla così, non avremmo noi ragione di
rammentare al Governo la necessità, da
esso riconoEciula, di proporre, e presto
una legge, affluchè tali disordini non si
rinnovino ?
Roma. Si legge nel Journal de Bruxelles dell’otto corrente.
Scrivono da Roma il 31 maggio : Si
dice che l’imperatore d’Austria si recherà in pellegrinaggio a Loreto in quest’estate, e ciò per soddisfare ad un voto
fatto nel momento nel quale, per la
grazia del cielo, fu salvalo dal ferro
dell’assassino. Sua sanlilà il Papa si propone di andare a Loreto a riceverlo per
dare di propria mano la comunione a
sua Maestà.
Australia. Nei primi giorni di maggio fu inaugurato il tempio Evangelico
14
di Melbourne. Questo tempio è costruito
iuteramente in ferro, ed esce dalle oflìcine
del sig. UemmÍDgs di Clifton, vicino a
Bristol (Inghilterra). La lunghezza dell’edificio è di 70 piedi inglesi (circa 25
metri), e la larghezza SO: una galleria
cin'onda il tempio aU’interno, ed il tutto
può contenere 700 persone. I banchi, il
pulpito , la tavola della comunione , il
fonte battesimale sono perfettamente e
cou bell’ordine disposti. La parte esteriore del tempio è ferro galvanizzato, e
la interiore è coperta di tavole di mediocre grossezza, tappezzate iu carta su
tela. Tra la parte esteriore e le tavole
vi è uno spazio vuoto che serve di ventilatore. Una torre quadrata alta 40
piedi inglesi sostiene le campane ed un
orologio. Tutto il tempio costa mille lire
sterline (23,000 fr.). L'abitazione per il
pastore, parimente in ferro, non costa
che 260 lire sterline (6,500 fr.).
Canada’. Da una relazione pubblicata
nella Semaina Religieuse ricaviamo i seguenti dettagli sullo stalo attuale dell’Evangelizzazione del basso Canadá.
Ognuno sa che codesto paese è eminentemente cattolico, anzi diremo meglio
eminentemente clericale. Allorché verso
la fine del secolo XVI i Francesi occuparono il basso Canadá, un piccol numero di Protestanti vi si stabilirono, ma
a cagione del fanatismo clericale disparvero quasi intieramente. Nel 1834 non
esisteva che una sola famiglia protestante:
oggi in grazia della sterilità delle Missioni Protestanti proclamata a gran voce
dair^monia e consorti, il numero dei
cristiani Evangelici è di 1700; ben inteso che non sono compresi in questo
numero nè i catecumeni che ricevono
istruzione, nè quelli che in gran folla
ascoltano la predicazione evangelica.
Due poveri operai nel 1834 partirono
da Ginevra per andar a propagare la parola di Dio nel basso Canada. La loro
principale occupazione era di far leggere
la Bibbia e di richiamare quella popolazione ai principii della verità evangelica.
I preti iucorainciaroDO, come al solito, a
calunniare gli umili missionari evangelici. Li chiamavano per dispregio Svizzeri. Il popolo ignorante attaccava al
nome di Svizzero un’idea di orrore, perchè i preti nelle loro prediche dicevano
che la Svizzera è un paese posto in
mezzo a montagne che gettano continuamente fuoco, e che sono allrettante bocche d’inferno, in conseguenza gli Svizzeri sono tutti stregoni che cercano di
ammaliare.
Quest’impostura però non ritardava
molto i progressi del Vangelo, onde i
preti ne sostituirono un’ altra. Due di
loro montati su due pulpiti uno incontro
all’ altro intrattenevano nella chiesa il
popolo in una vera commedia. Uno di
essi faceva la parte del protestante , e
l’altro la parte del dottore cattolico. Le
sciocchezze, le menzogne che diceva il
preteso protestante stomacavano il popolo , ed il preteso dottore cattolico
ogni gioruo riduceva al silenzio il finto
protestante.
Ma in un paese come il Canadá, ove
la libertà di coscienza è garantita dalla
legge, non poteva una tal commedia andare molto a lungo. Uno degli assistenti
a queslo dialogo si levò, e disse che il
popolo avrebbe amato meglio che la discussione fosse stala Calla con un vero
15
ministro protestante. Questa voce trovò
eco ndl’assemblea, ed i preti furono costretti di chiamare un ministro protestante al dialogò. 11 ministro protestante
inconiinclò per far leggere da uu prete
nella Vulgata, e tradurre i dieci Comandamenti di Dio come sono scritli nel
eapo 20 dell’ Esodo. Poscia domandò al
prete suo antagohista , perchè la sua
Chiesa avesse tolto iì secondo comandamento che vieta il culto delle immagini.
Il prete restò confuso. Il povero pòpolo
che non avrebbe mai immaginato che i
preti awssero osato di togliere un Comandamento della legge di Dio, restò
sdegnato, e cosi ebbero fine i dialoghi.
Da quel momento i preti incominciarono a perdere il credito, ed i missionari
evangelici furono ascoltati. Incominciaronò allora ad educare il popolo, aprirono scuole per la gioventù di ambo i
sessi, la parola di Dio fu ascoltata, e fa
molti progressi. Attualmente tredici misslobari evangelici sono bel basso CaAadà.
Due giornali religiosi in senso evangelico
SODO pubblicati, uno ih inglese, I’ altro
in frantese : e siccome la legge ammette
la libertà di coscfenza, lanto temuta'da;
clericali, in questi due giornali sì discutono lilìeramente le dottrine evangeliche,
e si attaccano gli errori contrari. Il signor Vernier, uno di questi missionari,
è venuto in Europa per condurre seco
lui allri operai nella vigna del Signore.
CRONACHETTA POLITICA
PiE-MONTE. Il dì 18, la Camera elettiva ha poslo termine ai lavori della memorabile sezione del 1832. Pare che non
si riunirà ancora una volto, che per avere
comunicazione del decreto di chiusura,
quando saranno stati dal Senato votali
varii progetti di legge già discussi nella
Camera elettiva. In questa sessione la
Camera ha tenuto 253 sedute, deliberato
su l-i2 progetti di legge presentatile dal
Ministero, e su 742 petizioni. —Nel Senato fu votato martedì s\\'unanimità il
progetto di legge sulla strada ferrata da
Torino a Pinerolo.
OiAND.v. Il dì l i a mezzogiorno ebbe
luogo dal Re in persona l’apcrlura della
sessione straordinaria degli Siati Generali. Nel discorso della Corona fu francamente esternata l’intenzione di voler
rispettati i principii di tolleranza religiosa sempre professali dalla nazione
olandese.
Vienna. La vertenza austro-svizzera
prese in questi giorni una piega cosi fiivorevole, che si crede con certezza che
il conte Kaziscki ritornerà al suo posto
in Berna già al principio del mese venturo.
Turchia. La queslione d’Oriente è
sempre allo stesso punlo. I giornali
francesi si perdono a disputare seo meno
16
r occupazione dei Principati DanubiaDí
coslituirà un casus belli. Chi tiene per il
sì, e chi tiene per il do. Intanto è un
fatto ehe i Russi sono ancora nei loro
accampamenti.
Se dobbiamo prestar fede a certi giornali, la Porta non avrebbe tampoco atteso la scadenza della dilazione di 8 giorni per fare all’ultimo ultimatum russo la
risposta preveduta. Questa notizia, già
data dall’ Indépendance Belge, è confermata dalla stessa Gazzetta Nazionale di
Berlino. Secondo questo foglio, l’ambasciadore ottomano avrebbe ricevuto da
Semiino uu dispaccio annunziante che la
Porta avrebbe respinto t’ultimaium, riferendosi al memorandum comunicato
alle potenze straniere.
ERRATA-CORRIGE
Nel N“ 33, a p. 520, colonna sinistra,
linea 9, invece di: la serie di tutli I
dottori, leggasi; la serie di tutti I dolori.
A p. 522, colonna sinistra, linea 17,
invece di ; sana logiea, leggasi : secca
logica.
Plesso Serra e C. librai, in via Nuova ;
ed al negozio di cartoleria di Stefano
Giustetti, via della Provvidenza, N° 8.
REGULA FIDEI
UN VOLUME
di pagine S44.
Prezzo Ln. 1 26.
BREVI CEKNI
sm VALDESI
ad uso
DEI LIBERALI E DEI CLERICALI,
DEI COLTI
E DEGLI IGNORANTI
per A. B. C.
MERLE d’AURIGNÉ
STORMA
della Rìfoi'iua religiosa
NEL SECOLO XVI.
3 grossi voi. in-8".
Esercizi! di pietà
PER LA COMUNIONE
Un Volumetto m-16 di pagine 70.
L’UOMO
DIRIMPETTO ALLA BIBBIA
ossia
DIRITTI RISPETTIVI
della Bibbia suiruoino
e deir Uomo sulla Bibbia
DI FILIPPO BOUCHER
un voi. in-8'’.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. SOC. DI A. PONS E COMP.