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ORMA
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
VENERDÌ 3 DICEMBRE 1993
IL VOTO
ANNO I - NUMERO 46
ROSSO
IN NERO
OIOROIO QARDIOL
Questa volta le valutazioni
del voto amministrativo
sono unanimi. L’Italia politica
del dopo 21 novembre si divide attorno a due poli: una galassia di sinistra che ruota attorno al Pds e una destra bicefala con al Centro e al Sud il
Msi e la Lega Nord nelle regioni settentrionali. È un voto
in rosso e in nero.
Grande sconfitto il centro:
De, socialisti, liberali, socialdemocratici e repubblicani, cioè i partiti che hanno gestito il sistema politico italiano dal 1948 in poi, sono stati
considerati «invotabili» dai
loro elettori abituali che ancora li avevano votati nell’aprile
del ’92. Solo una piccolissima
parte degli elettori del Centro
è andata ai simboli tradizionali, il grosso dei voti si è diviso
a destra tra il Msi e la Lega, a
sinistra tra il Pds, la Rete, le
varie Alleanze democratiche,
i Verdi.
Il sistema elettorale maggioritario e a doppio turno ha
certamente favorito questo
esito elettorale. Maurice Durverger, noto politologo francese ed esperto di sistemi
elettorali, aveva scritto nel
suo famoso manuale di scienza della politica che nei sistemi elettorali maggioritari «si
governa al centro, ma non dal
centro». Per gli esperti nessuna sorpresa dunque, se mai
una conferma.
L’Italia del 21 novembre
sembra aver voltato pagina.
Non solo è crollato il perno
centrale del sistema politico
(la De) ma è caduta anche
l’idea, ancora recentemente
sostenuta da una parte dei vescovi, dell’«unità politica dei
cattolici». Ci sono cattolici di
destra che oggi sono attratti
dal Msi e dalla Lega e che,
domani, potranno orientarsi
verso una organizzazione politica simile alla Cdu tedesca,
se nascerà. Ci sono cattolici di
sinistra nelle varie formazioni
e, specie al Sud, nella Rete.
Nonostante i richiami della
recente «settimana sociale»,
dell’assemblea della Cei, il
cattolicesimo politico italiano
non è più unito. Non esiste
più una «politica cattolica»
unitaria: ne prendano atto i
vescovi e il cattolicesimo italiano. Certo continueranno ad
esistere e ad operare i cattolici
nella cultura, nella politica e
nell’azione sociale. La speranza è che la politica anche
per i cattolici diventi «laica»
senza scuole e assistenti spirituali, che finisca il collateralismo delle associazioni «cristiane» e di categoria.
Queste elezioni hanno visto scendere in campo anche
evangelici. Riccardo Illy, il
candidato in ballottaggio come sindaco di Trieste, sostenuto da Pds, De, Alleanza democratica, Verdi e Unione
slovena, è valdese (sua madre
fa parte del Concistoro), Alberto Garofalo candidato a
sindaco di Napoli, sconfitto, è
pentecostale.
Gli evangelici non hanno
votato univocamente, hanno
votato la galassia della sinistra, la Lega, Alleanza democratica. Non hanno avuto un
comportamento uniforme, ma
hanno esaminato ogni cosa e,
liberamente, hanno scelto.
Il 21 novembre gli elettori
italiani hanno richiesto ancora
una volta il cambiamento,
hanno chiesto che tutti coloro
che hanno «malgovemato» le
città e «tangentato» ogni atto
amministrativo fossero mandati a casa.
Se il voto amministrativo
fosse confermato anche alle
politiche - ormai necessarie a
tempi brevi per cercare di dare legittimità e consenso all’
azione di governo - la situazione del governo sarebbe
assai difficile stante la necessità di formare un governo di
coalizione (sinistra più Lega,
o Lega più Msi). Il tempo di
qui alle elezioni non è molto e
occorre che chi vuole presentare alternative credibili agli
elettori precisi i suoi programmi, altrimenti il voto non sarà
per un programma, per un
nuovo assetto dello stato, ma
di nuovo «contro» il pericolo
del «nero» o del «rosso», e
così non si governa.
La posta in gioco, la seconda Repubblica, è grande. La
nostra responsabilità, nel pluralismo che ci caratterizza,
anche.
L'avvento, il tempo dell'attesa del natale di Cristo - 2
L^annuncìazìone: qual è la nostra risposta?
______________YANN REPALIÉ_____________
«Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù»
«Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia»
«Ecco io sono la serva del Signore, mi
sia fatto secondo la tua parola»
(Luca 1, 31,36,38)
Dopo il silenzio di Zaccaria, ecco il
secondo quadro dell’attesa di Natale: r «Annunciazione», raffigurata in
tanti capolavori. Un angelo dalle ali
maestose si rivolge a una Maria dal
mantello azzurro o verde o porpora...
Per tre volte, nel racconto, risuona
l’espressione «ecco» che esprime l’inizio della realizzazione delle profezie. Il
primo apre l’annuncio della nascita di
Gesù, il secondo indica la gravidanza di
Elisabetta come segno di conferma della
promessa, il terzo è la risposta alla chiamata: «Eccomi», sono pronta ad assumere il mio compito.
La promessa di un figlio da parte di un
messaggero divino è un classico, e trova
i suoi modelli nell’Antico Testamento.
Su quei modelli, Luca ha appena raccontato l’annuncio fatto a Zaccaria. Appare
un angelo, la persona visitata si spaven
ta, l’angelo comunica il suo messaggio,
il destinatario reagisce, il messaggio viene confermato da un segno, l’angelo se
ne va. L’angelo è presente alla nascita di
Gesù e alla resurrezione: nei due momenti dell’impossibilità umana e del meraviglioso di Dio. «Messaggero del possibile di Dio nell’impossibile umano»,
l’angelo appare quando non c’è ancora
nessuno che osi dirlo e nessuno che osi
crederlo. Testimoni, discepoli, apostoli
arriveranno dopo. Come il silenzio di
Zaccaria, la presenza dell’angelo non
spiega, lascia che l’avvenimento segua il
suo cammino.
Il primo «ecco» apre l’annuncio. Non
solo viene promesso un figlio dal futuro
glorioso, regale e universale, ma superando gli ostacoli dell’età e della sterilità vengono annunciate la nascita virginale, la concezione dello Spirito, la paternità divina. Così l’evangelo esprime
in una storia che i bambini potranno raccontare e disegnare, i pittori rappresentare e i musicisti cantare, ciò che concili
e teologi cercheranno di definire: la
«doppia natura» di Cristo, vero uomo e
vero Dio, totalmente altro, eppure a noi
vicinissimo.
Nelle Annunciazioni di Lotto, Botticelli, Carpaccio ecc. la sorpresa di Maria
si legge in un gesto delle mani, le palme
verso Testerno, come a dire: «Calma!» e
nella domanda: «Come avverrà questo,
dal momento che non conosco uomo?».
L’angelo dà una risposta (suo figlio sarà
veramente il figlio di Dio), e un segno.
«Ed ecco» il segno: la gravidanza di Elisabetta, già anziana e sterile, che ricapitola nella propria vicenda la storia delle
donne umiliate a causa della loro sterilità
ed esaudite nelle loro attese. Maria è preceduta; la sua vicenda è il compimento
ultimo di tante storie nelle quali Dio ha
vinto, più che le leggi della natura, l’incredulità.
A questo punto può risuonare il terzo
«ecco»; r«eccomi» di Maria. La sua risposta si colloca nel flusso degli avvenimenti della nostra storia: «Ecco la serva
del Signore». È la risposta di Mosè
quando Dio lo chiama per nome, per
mandarlo a liberare il suo popolo, è la risposta di Gesù che accetta di affrontare
la croce (Luca 22, 42), è la decisione di
Paolo di portare a compimento la propria
missione (Atti 21, 14). Dopo il silenzio
di Zaccaria, tre «ecco» aprono i tempi
nuovi: il primo annuncia che il «totalmente altro» è un «Dio con noi», il secondo invita a riconoscere i segni della
promessa che si compie già nella realtà;
il terzo è 1’«eccomi» della responsabilità
di ognuno di noi, la risposta da dare.
Sud Africa
Due incognite
sulle elezioni
FEBE CAVAZZUm ROSSI
La decisione di tenere le
prime elezioni di tutto il
popolo del Sud Africa rappresenta, per le minoranze di origine asiatica e meticcia, per la
quasi totalità del popolo nero
e per tutti quelli che ne hanno
seguito le sorti con passione e
trepidazione, un fatto di gioia
indicibile, benché amaro per
le immense sofferenze passate, che hanno marchiato a fuoco e sangue, una per una, milioni di creature umane; per la
violenza di chi ancora non intende cedere supremazia e potere, arma squadroni della
morte con una media di 30 assassinati al giorno, dà fuoco
alle abitazioni; per l’odio disperato di chi crede solo alla
vendetta; per la immensa, indicibile povertà e privazione
di dignità in cui sono caduti
28 milioni di cittadini non
precisamente biondi e con occhi azzurri.
Questa amarezza rende cauti. E davvero vicino il traguardo? Dove può nascondersi il
tranello capace di inceppare
un così nobile programma?
Due sembrano i punti dolenti
da seguire attentamente: la
reazione della destra bianca
che ha giurato guerra civile,
in alleanza con il partito
Inkhata guidato da Buthelezi,
quel tristo figuro che si dice
capo carismatico di tutti gli
zulù, ma che in realtà li tiene
sotto il pugno di ferro, e il
compromesso di regioni geografiche dotate di poteri legislativi e amministrativi. Un
compromesso necessario ma
pericoloso. Un fatto spontaneo che si verifica in questi
giorni dà fiducia. I fattori
bianchi, padroni di terre tolte
ai neri negli anni della loro
deportazione nelle riserve,
stanno restituendo degli appezzamenti agli antichi proprietari. E il segnale positivo
che nell’insieme gli inventori
dell’apartheid accettano il
nuovo corso storico e si dispongono a una riparazione
del maltolto.
Vedremo se i pochissimi
mesi a disposizione basteranno a superare gli ostacoli e ad
andare alle elezioni in aprile,
come dice la legge.
Verso Natale
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Il voto dei protestanti
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/ Centri culturali
pagina 8
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PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 3 DICEMBRE 1993
Mosca: il XXIX congresso delTUnione battista russa segna una tappa nnolto importante
I battisti in Russia: emergono nuovi leader
per affrontare le sfide del tempo presente
EMMANUELE PASCHETTO
Dal 5 all’8 ottobre 1993 si
è tenuto a Mosca il 29°
congresso dell’Unione battista russa (Ubr), che ha segnato una tappa importante nella
storia dei battisti russi. L’assemblea è iniziata proprio
mentre si stavano concludendo i tragici scontri tra il
presidente Eltsin e il Parlamento, scontri che hanno
causato decine di morti e la
distruzione dell’edificio stesso del Parlamento, la «Casa
Bianca».
Il giorno stesso dell’inaugurazione del congresso
Knud Wumpelmann, presidente dell’Alleanza mondiale
battista e Karl Heinz Walter,
segretario della Federazione
battista europea, inviavano a
Boris Eltsin una lettera, forse
un po’ affrettata, a nome degli 80 milioni di battisti nel
mondo, per esprimere il «più
profondo dolore per il sangue
versato durante i tragici eventi di Mosca» e per ricordare che i battisti sono sempre stati dalla parte «della democrazia, della pace e della
giustizia».
Ma, tornando al congresso,
l’aspetto forse più significativo è stato l’emergere di
una nuova generazione di
leader all’interno dell’Ubr.
Vitali Logvinenko non si è
più candidato alla presidenza
ed è stato sostituito da Piotr
Konovalchik, pastore della
più grande chiesa battista di
San Pietroburgo, che con i
suoi 53 anni è il più giovane
presidente nella storia
dell’Unione battista russa,
mentre come vicepresidente
è stato eletto Yuri Sipko, di
33 anni, sovrintendente della
regione di Omsk.
Nuova anche la dirigenza
dei principali istituti biblici e
teologici; Alexander Kozynko è divenuto preside del Seminario teologico di Mosca e
Vladimir Ryaguzov direttore
della divisione per l’educazione deirUbr: entrambi
hanno 43 anni. Sergei Sannikov, preside del complesso
che comprende seminario e
scuola biblica di Odessa, ha
solo 33 anni. Vi sono motivi
contingenti per questa immissione di forze giovani
all’interno dell’Unione: il
fatto che molti dei vecchi
leader sono emigrati dal
1990 ad oggi e che sono aumentate le associazioni di
chiese e le attività che richiedono nuovi riferimenti. Ma
indubbiamente è emersa anche la necessità di affrontare
i nuovi tempi e le responsabilità ad essi connesse con persone più libere dai condizionamenti del passato.
Nel suo discorso di accettazione della presidenza, il
pastore Konovalchik ha sottolineato alcuni punti con i
quali intende caratterizzare il
suo mandato, fra questi in
particolare la fondazione di
venti o trenta scuole bibliche
nelle diverse regioni della
Russia, la costruzione di nuovi edifici ecclesia.stici, data la
situazione estremamente deficitaria in questo settore, il
potenziamento delle scuole
domenicali e dei campi estivi, come strumento di evangelizzazione, e l’appoggio
incondizionato alle missioni
provenienti dall’estero.
Nonostante la difficile situcizione politica, il congresso
dei battisti non è stato ignorato dalle autorità del paese e
un rappre.sentante del gover
V,
Mondo
Mosca: Vera Kadaeva (in piedi a sinistra), nuova presidente deii’Unione delie donne battiste russe
no, Michailov Genrich, ha
parlato ai convenuti sottolineando, fra l’altro, «il ^ande
contributo per il risveglio spirituale e il servizio sociale»
portato dai battisti. Sono
giunte anche due lettere, di
Vladimir Shumejka, ministro
per la Stampa e l’Informazione, con il saluto del
Consiglio dei ministri della
federazione russa, e di Sergei
Stankevic, consigliere del
presidente Eltsin. In entrambe
si sottolinea l’atteggiamento
diverso che il governo vuole
avere verso le chiese cristiane
e si ringraziano i battisti per il
loro contributo al rinnovamento della vita del paese.
In concomitanza con il
congresso vi è stata l’inaugurazione del Seminario
teologico battista di Mosca,
con un culto la domenica sera nella principale chiesa battista della capitale. L’apertura del seminario, che servirà
non solo l’Ubr ma l’intera
Federazione euroasiatica delle Unioni degli evangelici
cristiani battisti, è la realizzazione di un sogno iniziato nel
lontano 1920.
Contemporaneamente si
aveva la «consacrazione» del
nuovo «quartier generale»
dell’Ubr a Mosca, un edificio
di cinque piani che ospita gli
uffici dell’Unione, il seminario teologico, 17 studenti,
l’istituto biblico, ed è anche
sede di diverse missioni operanti nel paese.
Negli stessi giorni del congresso dell’Unione, 80 delegate delle associazioni regionali femminili si sono radunate per la loro assemblea.
Presidente delle unioni femminili è stata nominata Vera
Kadaeva che lavora come editrice letteraria nella Federazione euroasiatica battista. Le
donne battiste in Russia sono
particolarmente impegnate
nella distribuzione della Bibbia e nell’evangelizzazione
Parigi: dibattito tra ebrei e palestinesi
Le difficoltà della pace
Il 27 ottobre la Federazione protestante di Francia ha
organizzato presso la propria
sede un dibattito al quale
hanno partecipato Leila
Shahid, delegata generale
della Palestina in Francia, e
Jean Kahn, presidente del
Consiglio rappresentativo
delle istituzioni ebraiche di
Francia (Crif) e del Congresso ebraico europeo. Il tema
dell’incontro era: «Promesse
di pace in Medio Oriente:
speranze e interrogativi suscitati dal processo di pace
appena avviatosi tra il governo israeliano e l’Organizzazione di liberazione della Palestina».
Grandi sono le speranze
dopo la firma dell’accordo tra
rOlp e Israele il 13 settembre
scorso, tuttavia Leila Shahid
non ha nascosto le gravi difficoltà economiche attuali (il
65% di disoccupazione a Gaza) e la necessità che la pace
si costruisca con l’aiuto della
comunità intemazionale. Jean
Kahn ha sottolineato che gli
allegati 3 e 4 dell’accordo di
pace firmato a Washington
sono i più interessanti. Il Comitato per l’economia (cooperazione israeliana per il tra
sporto, l’acqua e l’elettricità)
e il programma di sviluppo
dei territori di Gaza, Cisgiordania e Palestina, vi sono
menzionati. Un aiuto di 5 miliardi di dollari è stato votato
a Washington. Israele si è
impegnato ad investire un
dollaro in Palestina per ogni
dollaro dato dall’Europa.
Leila Shahid, che condanna
l’integrismo religioso, teme
la violenza dei coloni israeliani che si basa su un approccio teologico del ritorno
alla terra. Jean Kahn le ha assicurato che la terra non ha
più lo stesso valore di prima,
che l’unico obiettivo degli
uomini di fede è quello di osservare i comandamenti della
Torah e che essi non ricorreranno al terrore. «Per un
ebreo - ha detto - salvare
una vita umana equivale a
salvare l’intera umanità».
Per quanto riguarda il futuro di Gerusalemme, entrambi
si sono dichiarati fiduciosi. 11
loro augurio è che, in quella
città, cristiani, ebrei e musulmani possano vivere insieme.
Imparare a conoscersi meglio
per vivere nella pace e nella
giustizia, tale è il compito che
essi si sono assegnati. (Bip)
fra i giovani e i bambini.
Il 7 ottobre, sotto la guida
di un gmppo di esperti, si è
tenuta una consultazione sulla questione della libertà religiosa in Russia. Ha preso
parte all’incontro anche un
centinaio di rappresentanti
delle diverse missioni evangeliche operanti sul territorio.
È stato evidenziato l’atteggiamento negativo della
Chiesa ortodossa, che vuole
impedire l’esercizio della libertà religiosa alle missioni
evangeliche provenienti dall’estero. Secondo gli esperti
uno dei motivi della contrapposizione fra Parlamento
e presidente era anche la questione della libertà di coscienza, che Eltsin intendeva
fosse garantita nella maniera
più ampia e che il Parlamento, sia per la tradizione
comunista ancora forte in esso sia per l’influenza della
Chiesa ortodossa, voleva invece limitare notevolmente.
Vienna
Riaperto il
Museo ebraico
Il 21 novembre è stato riaperto il Museo ebraico di
Vienna, ospitato in un palazzo neoclassico della Dorotheergasse, nel vecchio
centro della città.
Il Museo ebraico, il più antico del mondo, era stato
inaugurato a Vienna nel
1897, quando la capitale dell’impero asburgico contava
poco meno di due milioni di
abitanti e il 10% circa era
ebreo. Nel 1938 il museo fu
smantellato dal nazismo. Solo nel 1990 fu riaperto in forma provvisoria nei pressi
della sinagoga. Gli ebrei praticanti a Vienna sono oggi
circa 6.000.
Il nuovo Museo ebraico
non si occuperà soltanto degli usi e costumi degli ebrei e
di questioni religiose, ma
cercherà anche di illustrare
gli intrecci e le influenze reciproche verificatesi nei secoli fra il mondo ebraico e
quello non ebraico in Austria
e in Europa.
Per questo una delle prime
esposizioni che avranno luogo al suo interno sarà dedicata all’opera di Sigmund
Freud, il fondatore della psicanalisi. (Idi)
Stati Uniti: forte crescita
delle chiese afroamericane
NEW YORK — Secondo il «Yearbook of American & Canadian Churches 1993», varie chiese pentecostali afroamericane risultano essere fra le più importanti chiese degli Stati
Uniti. Due di esse figurano fra le 7 denominazioni più importanti e 6 delle 14 denominazioni più importanti hanno una
maggioranza di membri afroamericani. Ad esempio la «Pentecostal Church of God in Christ» di Memphis (Tennessee) conta 6,3 milioni di membri per cui si parla ormai di «crescita
esplosiva della Chiesa pentecostale afroamericana». La
«Church of God in Christ» ha avuto un aumento di circa
200.000 membri e di 600 nuove comunità l’anno a partire dal
1982, diventando così la chiesa con il più alto tasso di crescita
negli anni ’80 e la quinta più importante degli Stati Uniti. La
chiesa più importante è quella cattolica romana con 58,3 milioni di membri; seguono la «Southern Baptist Convention»
con 15,2 milioni, la «United Methodist Church» con 8,8 milioni, e un’altra denominazione afroamericana, la «National
Baptist Convention» con 8 milioni.
Riunione del Presidium della Kek
NIZZA — Il nuovo Presidium della Conferenza delle chiese europee (Kek) si è riunito per la prima volta a Nizza (Francia) dal 27 al 31 ottobre. Nella sua relazione, il segretario
generale Jean Fischer ha detto che in un’Europa spezzettata
«dobbiamo attingere coraggio e speranza dagli esempi del
Sud Africa e del Medio Oriente dove, dopo decenni di tensioni, di conflitti, di paura e di odio, una nuova partenza sta caratterizzando il cammino verso la pace...È incoraggiante constatare quanto queste due situazioni, che sembravano disperate, si siano improvvisamente sbloccate». Il segretario generale
ha espresso la speranza che il dialogo e il negoziato, che hanno permesso questi due risultati, possano essere applicati alle
«guerre tragiche» in Europa, in Africa e altrove nel mondo. A
livello ecumenico, Jean Fischer si è soffermato sulla decisione
eventuale di convocare un secondo Raduno ecumenico europeo: al riguardo è stato presentato e recepito un documento.
Un documento analogo verrà discusso durante la riunione di
gennaio ’94 del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), che probabilmente deciderà la convocazione comune di questo secondo Raduno. Il Presidium ha inoltre inviato un messaggio ai capi di stato europei in occasione
dell’entrata in vigore dell’Unione europea.
Germania; nuovo vescovo
della Chiesa evangelica unita
BAD EILSEN — 11 vescovo territoriale di Hannover, Hors
Hirschler, 60 anni, è il nuovo vescovo superiore della Chiesa
evangelica luterana unita di Germania. Il Sinodo generale della chiesa, radunato a Bad Eilsen, lo ha scelto il 19 ottobre per
questo incarico con 65 voti su 73. Hirschler, dal 1988 vescovo
della più grande chiesa territoriale luterana in Germania, che
conta circa tre milioni e 400.000 fedeli, succede al vescovo di
Braunschweig Gerhard Millier, 64 anni, che l’anno prossimo
andrà in pensione e ha deciso di lasciare l’incarico. Hirschler
era l’unico candidato: il nuovo vescovo superiore è dal 1990
uno dei vicepresidenti della Federazione luterana mondiale e
da due anni fa parte del Consiglio della Chiesa evangelica in
Germania. È responsabile delle questioni che concernono
l'obiezione al servizio militare, e durante la guerra del Golfo
alcune sue dichiarazioni avevano suscitato forti critiche nei
gruppi pacifisti. Nato a Stoccarda, ha studiato teologia a
Bethel, Tubinga, Heidelberg e Gottinga, è stato quindi pastore
a Lüneburg e direttore del seminario per predicatori di Loccum. Nel 1977 è diventato sovrintendente del distretto di Gottinga nella Chiesa territoriale di Hannover. La Chiesa evangelica luterana unita di Germania raccoglie circa 12 milioni e
300.000 membri ed è costituita dalle otto chiese territoriali di
Baviera, Braunschweig, Hannover, Elba del Nord, Meclemburgo, Sassonia, Schaumburg-Lippe e Turingia.
Svizzera centrale; importante
aumento dei protestanti
ZUG — La conferenza dei delegati della Federazione delle
chiese protestanti della Svizzera centrale (Ekz) si è riunita a
fine ottobre a Zug sul tema della formazione cristiana degli
adulti. Le chiese membro dell’Ekz si trovano di fronte a una
prospettiva rallegrante. Infatti, secondo i dati del censimento
federale del 1990, il numero dei riformati nella Svizzera centrale è passato da 7.000 nel 1980 a 37.000 nel 1990. Questa
nuova situazione porta un .sollievo sul piano finanziario ma richiede d’altra parte un maggiore impegno dell’Ekz a livello
nazionale. I riformati della Svizzera centrale hanno approvato
una convenzione con la Chiesa riformata del Ticino riguardante il lavoro giovanile e deciso un sostegno finanziario ad
un corso di teologia per adulti.
Siberia: Bibbie per i prigionieri
HELSINKI — Le autorità carcerarie del distretto di Krasnoyarskij, in Siberia, hanno scritto alla Società biblica chiedendo Bibbie e Nuovi Testamenti per i carcerati, per le guardie e per i loro familiari. La Società biblica finlandese in collaborazione con la consorella russa ha inviato un considerevole stock di Bibbie nel distretto, che un suo rappresentante ha
potuto distribuire personalmente nelle carceri, fra i detenuti e
il personale di custodia.
3
venerdì 3 DICEMBRE 1993
Vita Delle Chiese----
PAG. 3 RIFORMA
A San Secondo l'annuale incontro dei Concistori delle chiese valdesi delle Valli
Anziani e diaconi: quale ruolo nelle chiese?
RUGGERO MARCHETTI
Domenica 21 novembre si
è tenuto nei locali della
chiesa di San Secondo Formai tradizionale incontro dei
Concistori delle Valli. La
partecipazione è stata sorprendentemente numerosa:
sono intervenuti oltre 90
«anziani», forse attirati da un
tema che li toccava direttamente: si è parlato infatti della «Figura del diacono e
dell’anziano nelle nostre
chiese».
Con una brillante introduzione il pastore Giorgio
Tourn ha fatto un confronto
tra quello che sugli anziani e
sui diaconi diceva una Disciplina valdese del 1833 e
quello che troviamo oggi
scritto nei nostri regolamenti.
In particolare Toum ha osservato che mentre la Disciplina
del secolo scorso «fotografava» la realtà così com’era
(diaconi e anziani che avevano ben chiaro il loro ruolo ed
erano espressione diretta ciascuno del proprio quartiere,
nell’ambito di chiese autenticamente riformate), oggi invece gli articoli che riguardano i membri dei Concistori
dicono quello che essi dovrebbero essere e non sono.
E questo perché le nostre
chiese non sono più così
«riformate» come 160 anni
fa: la dimensione «assembleare», propria delle chiese
Il tempio valdese di San Secondo di Pinerolo
congregazionaliste ma non
delle nostre comunità presbiteriane, si fa sempre più spazio sia a livello pratico sia a
livello di mentalità. E così
ciò che «struttura» la chiesa
non è più il Concistoro ma
sono appunto le assemblee
nelle quali la comunità si ritrova periodicamente. Questa
mentalità ha poi anche portato al fatto che gli anziani sono eletti con una scadenza
quinquennale, e non sono più
allora «anziani a vita» come
nel passato.
E se tutto questo certo è
più «democratico», ha portato molti a non cogliere più la
dimensione particolare dei
ministeri degli anziani e dei
diaconi nelle nostre chiese.
Elena Vigliano, diacono in
servizio presso la Chiesa valdese di Torino, ha poi portato
la sua esperienza di «visitatrice», sottolineando tra l’altro come l’anziano che visita
può mettere in contatto diretto tra di loro famiglie evangeliche che abitano a non
molta distanza le une dalle
altre e essere così colui che
«intesse» tutta una serie di
rapporti che andranno poi a
costituire il tessuto vivente
della chiesa.
Una bella relazione, che
speriamo sia stata di stimolo
per i membri dei nostri Concistori a recuperare la dimensione della «visita dell’anziano» oggi piuttosto in crisi.
Alle due relazioni ha poi fatto seguito un momento di lavoro di gruppo, che ha portato ad alcune proposte concrete: organizzare a livello di
circuiti alcune serate nel corso delle quali i membri dei
vari Concistori possano continuare ad approfondire questa auto-riflessione; instaurare la bella abitudine (che oggi non c’è) di ringraziare dinanzi alla comunità gli anziani che terminano il loro
mandato.
Un’ultima osservazione
che nasce dall’aver preso
parte al lavoro di un gruppo
in cui è emersa questa idea:
perché non tornare a dividere
in Concistoro, anche sulla
base delle nostre discipline
che prevedono queste due figure ben distinte tra loro, gli
anziani e i diaconi? Si potrebbe anche pensare, in questo modo, a sedute di Concistoro per gli anziani sui temi
più tipicamente «spirituali» e
ad altre sedute per i diaconi
su temi di carattere amministrativo.
Incontro dei catecumeni delle Valli
La fede e la paura
GABRIELLA COSTABEL
on avete sbagliato
chiesa, anche se ci
sono così tanti giovani è sempre la vostra Chiesa valdese
di San Germano». Con queste
parole provocatorie Andrea
Garrone ha accolto i partecipanti al culto del 14 novernbre che segnava l’inizio
dell’incontro autunnale dei
catecumeni e delle catecumene di III e IV anno nelle valli
valdesi.
Circa 60 ragazzi e ragazze
presenti all’incontro hanno
dato un tono particolare al
culto il cui tema era quello
dell’incontro che è poi proseguito al pomeriggio: «Coraggio, non avere paura!». Partendo dalla figura di Zaccheo,
un povero ragazzo di bassa
statura, preso in giro dai compagni che per ripicca diventa
esattore delle tasse e tratta
male tutti, ci siamo interrogati sulle nostre paure di non
essere come gli altri, o di non
essere all’altezza della situazione, e di come Gesù ci faccia «scendere dall’albero» per
accettarci come siamo.
Nel pomeriggio, dopo una
buona pastasciutta, ci siamo
scaldati con il gioco degli
schieramenti, da cui è uscito
il seguente ritratto del partecipante medio: ritiene che i
nostri padri valdesi siano stati
degli eroi, ma personalmente
non si stenderebbe la domeni
II 65- Sinodo della Chiesa evangelica spagnola si è tenuto a Madrid dal 30 ottobre al 1- novembre
Una pìccola ìsola in un contesto religioso cattolico
_______GIANNA SCICLOWE________
La Iglesia Evangelica
Española ha tenuto di recente il suo LXV Sinodo, al
quale ho partecipato in rappresentanza della Conferenza
delle chiese europee (Kek) e
della Chiesa valdese. Esso ha
avuto luogo dal 30 ottobre al
1° novembre, alla periferia di
Madrid, presso un convento
domenicano che ospita conferenze e convegni a costi contenuti. La domenica 31 ottobre si è tenuto un culto solenne con rievocazione della
Riforma in una chiesa di Madrid (Calatrava 25), dove siamo stati trasferiti in autobus.
Il Sinodo aveva come tema
generale «Dios creo los cielos
y la tierra», con esposizione
iniziale di Enrique Capò e
breve dibattito. Poi assolveva
alle sue funzioni istituzionali
per alcune ore; quindi seguiva
un altro argomento di studio
(sul pluralismo), che veniva
presentato da un giovane pastore e ci si divideva in gruppi
di discussione, poi si tornava
in plenaria e così via, con una
bella mobilità, facilitata dal
numero limitato di partecipanti (una settantina di deputati, una trentina di partecipanti ad altro titolo e invitati).
Il Sinodo ha anche ospitato
una conferenza storica sul
ruolo delle chiese evangeliche
durante il franchismo, tenuta
a Calatrava poco prima del
culto della Riforma.
L’atmosfera era bella e accogliente come lo è nelle nostre chiese del Sud, quando
non sono in crisi. Sabato sera,
dopo un tempestoso dibattito
sulla vita delle chiese in una
provincia remota dell’Andalusia, i presenti si sono scatenati
in una serata sociale di giochi
e canti che attestavano una
semplicità e una fraternità, un
Al centro la «moderadora» Arojnio
modo di stare insieme di vecchi e giovani, responsabili e
non, che noi abbiamo forse
dimenticato.
Fra i compiti istituzionali
del Sinodo c’è l’esame della
vita delle chiese, circuito per
circuito (nove), il che non
manca di creare problemi.
Non c’è Commissione d’esame, le discussioni sono molto
vivaci col pericolo di creare
tensioni e scontri, spesso causati da una certa disinformazione. Le votazioni sono ad
eliminazione dei candidati e
non vengono preparate da
nessuna commissione apposita. Tutti possono ricevere (e
ricevono) voti, poi si selezionano i cinque che ne hanno ricevuti di più, e infine si fa il
ballottaggio fra i due rimasti,
finché uno non raggiunge la
maggioranza: questo rende le
votazioni lunghe e laboriose.
Inoltre non è fissata una
scadenza alle cariche: i membri della Comisión Permanente sono sempre rieleggibili,
finché sopportano la carica e
sono ancora votati; di conse
guenza c’è il rischio che sia
sempre lo stesso gruppo ad
essere votato per molti anni, e
inoltre chi vorrebbe entrare
nel giro deve trovare difetti
nella passata amministrazione
e convincere il Sinodo della
propria correttezza, il che non
migliora l’atmosfera. 11 moderatore è solo il presidente del
Sinodo, e invece il presidente
della Comisión Permanente
corrisponde al nostro moderatore. In questo Sinodo è stato
eletto moderatore Enrique
Capò, già membro della Comisión, di cui era segretario,
ma che ha già più volte presieduto, instancabile colonna
della chiesa evangelica spagnola, stimato ex vice-presidente della Cepple. Vi è un
gruppo di giovani, pastori e
laici, molto preparati e attivi,
che fra un anno assicureranno
il ricambio generazionale.
Questo Sinodo è stato il
trionfo delle donne: una
«moderatora» lo presiedeva
per la prima volta nella storia
e anche la vice era una donna. Nella Comisión perma
nente è stata confermata
l’unica donna che già c’era e
ne sono entrate ben altre due;
la moderatora è stata confermata a presiedere il prossimo
Sinodo fra due anni. In compenso non hanno pastore, ovvero ne hanno due giovanissime, mogli di pastori, ma
non le chiamano in servizio,
perché hanno niños, cioè
bambini piccoli (loro, non
certo il loro mariti!).
La Chiesa evangelica spagnola è una piccola chiesa di
circa 4.000 membri sparsi in
tutta la Spagna, con alcune
concentrazioni significative
nelle grandi città. Passando in
autobus per le vie di Madrid
mi chiedevo se avrei riconosciuto la chiesa presso cui ci
saremmo fermati; non guardavo certo le grandi cattedrali,
ma anche fra le cappelle semi
nascoste non c’era. Era il piano terra di un grande edificio
abitato; grande e spaziosa, era
gremita di gente che cantava
di cuore. Destino simile al nostro, nei nostri paesi fortemente segnati dalla Controriforma: le chiese cattoliche
imponenti e ricchissime pretendono rappresentare la presenza di Dio nel mondo, le
chiese protestanti sono quasi
invisibili. È la giusta risposta
alla teologia della croce? O
c’è anche la debolezza di chi
non prende abbastanza sul serio la ri.surrezione?
L’anno scorso la Chiesa
evangelica spagnola ha stipulato un accordo con lo stato,
che significativamente si
chiama «Acuerdo del Estado
con la Ferede» (legge 241992). Ferede è la Federazione de «Èntitades Religiosas
Evangélicas de España». Il
testo è disponibile presso la
Tavola perché gli interessati
possano darvi un’occhiata. Il
procedimento qui è molto di
ca in mezzo alla statale 23
Torino-Sestriere per dimostrare di avere coraggio, né in
generale vuole una vita spericolata!
Come gruppo organizzatore
possiamo ritenerci contenti
che sia andata così, altrimenti
avrenruno corso il pericolo di
rimanere senza lavoro. Il pomeriggio è letteralmente volato ed è rimasto poco tempo
per ritrovarsi di nuovo nei
gruppi che hanno riflettuto
ancora sul concetto di eroe.
La conclusione più o meno
unanime è stata che anche gli
eroi hanno paura: se no che
eroi sono? Ci siamo quindi
lasciati con la voglia di ritrovarci, forse ancora più numerosi, a Agape in primavera.
L’incontro primaverile si
terrà il 16 e 17 aprile, come al
solito a Agape.
verso da quello nostro. Si tratta di una legge quadro emanata dallo stato che viene applicata di volta in volta alle varie
confessioni religiose. Tutte
hanno la defiscalizzazione,
nessuna l’otto per mille, ma la
Chiesa cattolica ha un concordato per conto suo e attinge
alle tasse di tutti.
Grande affetto e fraternità
mi sono stati esternati un po’
da tutti; ci sentono come i parenti prossimi, varrebbe la pena esserlo seriamente, invitandoli per esempio ai nostri
convegni di giuristi, visto che
nelle questioni regolamentari
abbiamo una certa esperienza.
È possibile poi organizzare
scambi di visite, essere ospiti
di famiglie o di Centri, incoraggiare il turismo ecclesiastico, scambiarsi delegazioni
giovanili, ecc. Il pastore
Arajuio, di Alicante, mi aiuterebbe ad organizzare visite di
■ famiglie con scambi di case.
Il pastore Temei, che svolge
un ministero specializzato per
le prigioni, vorrebbe ricevere
il nostro materiale liturgico.
I rapporti ecumenici sono
pressoché inesistenti, malgrado la richiesta di ospitalità ai
domenicani; non hanno infatti
nessuno spazio nel dibattito
sinodale, né sono trattati nella
relazione. Solo al termine è
stato distribuito un libretto e il
manifesto della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani, che ha come immagine
un presepe con al centro una
madonna grandissima rispetto
a tutti gli altri personaggi! C’è
da chiedersi se sia un fatto locale spagnolo o sia lo slogan
di quest’anno, per tutta l’Europa. Lo segnalo in ogni caso
al segretario della Kek, perché faccia le dovute rimostranze per poco «tatto ecumenico»; in Spagna, ma forse
anche altrove.
DilMUaULU
Abbonamento 1993
Annuo L. 23.000 - Estero
L. 28.000 - Sostenitore
L. 30.000 - Una copia
L. 3.000 da versare sii
c.c.p. n. 14603203 intestato a «L’amico dei fanciuiii - Tavola Vaidese» 20159 Milano - Via Porro
Lambertenghi 28
Servizio cristiano
Nuovi progetti
L’editoriale dell’ultimo numero del bollettino «Le notizie da Riesi» è dedicato per
buona parte ad alcune modificazioni riguardanti l’assetto
del territorio circostante al
Servizio cristiano.
«Con un decreto di poco più
di dieci anni fa - scrive il pastore Platone, direttore del
Servizio cristiano - .siamo stati e.spropriati di oltre diecimila metri quadrati di terreno:
su una parte di esso l’amministrazione provinciale ha costruito, anni fa, il liceo di Riesi (e non abbiamo visto ancora un soldo di indennità), sul
restante terreno una serie di
cooperative edilizie (...) .stanno costruendo la cosiddetta
prima casa (...) con le agevolazioni concesse dallo .stato. E
anche in questo caso (...) non
abbiamo ancora incassato
l’indennità pattuita».
Inoltre una strada di accesso
al nucleo abitativo che sta sorgendo sta per invadere parte
del boschetto circostante il
Servizio cristiano, unica zona
verde di Riesi. E tuttavia, prosegue Platone, non tutto il male vien per nuocere...«No«
esclu.so che il nuovo insediamento (di almeno 700 persone) che prossimamente confinerà con il nostro terreno finirà col legarci ancor di più
alla città anche attraverso la
presenza delle nostre .scuole».
L’editoriale fa poi il punto
sulle attività connesse all’opera: alla Meccanica Riesi, nonostante la produzione sia ridotta al 50%, nessuno è stato
ancora licenziato; la siccità lascia intravedere un’annata
agricola in perdita mentre un
po’ di speranza viene dal costante afflusso di volontari per
la raccolta delle olive. Il progetto di corso di formazione
per esperti agroalimentari è
stato approvato dalla Regione
Sicilia e già si sta lavorando
con un gruppo di studenti.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 3 DICEMBRE 1993
Incontro a Udine delle donne evangeliche del nord-est italiano
Chiese in solidarietà con le donne
MARIE FRANGE MAURIH COÌSSON
jy\T ivere la nostra spiri" T tualità, libertà dalla
paura» è stato il tema dell’incontro di donne evangeliche
del nord-est venute a Udine
da Vicenza, Gorizia e Trieste
il 21 novembre. Per il culto
con la comunità, fatto dalle
donne, si è formato un gran
cerchio intorno al tavolo della
Santa Cena posto al centro
della chiesa. Dopo il culto, un
giro di presentazioni individuali approfondite ha permesso di far emergere problemi
comuni a partire dalla propria
esperienza di vita e di fede,
sia nei fallimenti quando
qualche ostacolo o condizionamento ha impedito la pienezza della propria crescita,
sia negli interrogativi di chi è
ancora alla ricerca di se stessa, sia nella serenità di chi è
soddisfatta delle proprie scelte, anche se ritengono che
possono sembrare modeste
agli occhi di qualcuno.
I tre gruppi di lavoro del
pomeriggio (solidarietà, spiritualità, provvisorio) hanno
permesso di abbozzare un
elenco di richieste alle nostre
chiese:
1) a circuiti, distretto, Fcei
regionale vorremmo chiedere
di creare gruppi misti, o responsabili, che preparino in
contri per scambi di esperienze a partire dal proprio vissuto, donne da una parte, uomini dall’altra, per mettere in
comune in seguito le scoperte, in vista di una crescita e di
una testimonianza comune.
2) per la solidarietà con le
donne dell’ex Jugoslavia,
contribuire al progetto specifico del Cec (pastora Myra
Blyth) per dare risposte adatte
alle necessità in base a programmi presentati da donne
per la difesa dei loro diritti e
per il reinserimento delle donne stuprate. Ora c’è da protestare contro il commercio di
videocassette pornografiche
che strumentalizzano gli stupri di guerra. Sarebbe anche
auspicabile che potessero
usufruire di pratiche giudiziarie gratuite. L’impegno delle
donne nell’ambito della pace
e della nonviolenza dovrebbe
essere valorizzato dalle nostre
chiese.
3) ci si è chiesto: le donne
sono veramente solidali fra
loro? C’è chi risponde: se lo
fossero, potrebbero smuovere
le montagne, cambiare concretamente le situazioni di
sfruttamento. Il nostro impegno per la giustizia, e la partecipazione nei luoghi decisionali fa parte della nostra
spiritualità. C’è una violenza
quotidiana su molte donne
talmente invisibile da apparire come situazione ovvia e
non come ingiustizia. Ci si
aspetta dalle chiese questo
sguardo penetrante come
l’aveva Gesù. Sul versante
opposto, si verifica anche in
qualche comunità che tutta la
vita della chiesa poggia soltanto sulle donne, e ci si chiede perché.
4) va riproposto alla riflessione delle comunità la questione del lavoro-non lavoro,
disoccupazione, volontariato:
con riduzione e flessibilità degli orari, varie percentuali di
tempo di lavoro secondo i periodi della vita per uomini e
donne, per occuparsi di figli,
anziani, ammalati, per umanizzare la società, là dove il
lavoro è diventato idolatria; in
questo campo c’è molto da
cambiare.
5) nelle liturgie e i culti,
quale spazio di libertà è lasciato perché il nuovo, l’imprevisto, la creatività dello
spirito sia all’opera? Nelle
nostre chiese, le donne, gli
stranieri, possono esprimersi
con il loro linguaggio? Che tipo di evangelizzazione facciamo? Alla facoltà di teologia
viene richiesta una preparazione sugli aspetti psicologici
e sociologici suddetti, e una
divulgazione di queste ricerche nelle comunità.
Battisti napoletani
Formazione
biblica
SALVATORE RAPISARDA
Le chiese battiste dell’area
napoletana, col coordinamento del Dipartimento di
evangelizzazione e del Dipartimento di teologia delTUcebi, hanno dato vita a un «Corso di formazione biblico-teologica». Il corso è rivolto ai
ministri della Parola che operano in Campania e nelle zone
limitrofe. In una prima fase di
«rodaggio» sono state avviate
attività per un ciclo di tre mesi. Gli incontri saranno tenuti
presso la chiesa battista di via
Foria 93 a Napoli, con cadenza quindicinale, il sabato dalle
ore 16 alle ore 21. Il primo incontro è stato sabato 13 novembre. Nel corso di questo
primo ciclo di lezioni verranno trattati due temi: il messaggio dell’Antico e il messaggio
del Nuovo Testamento.
L’iniziativa di dar vita a un
corso di formazione biblicoteologica a Napoli è partita
dai due dipartimenti delTUcebi e ha trovato pronta accoglienza da parte di tutti i pastori e responsabili di chiesa
della zona. Questa iniziativa
vuole essere un passo avanti
rispetto alle esperienze che i
due dipartimenti hanno condotto a Napoli nel corso dell’
anno ecclesiastico ’92-93.
La Chiesa battista di La Spezia in un incontro pubblico sul documento pontificio
Sì discute la «Verìtatis splendor»
_______MASSIMO TORRACA
Il 12 novembre la Chiesa
battista di La Spezia ha invitato il prof. Domenico Maselli a sviluppare una riflessione sull’enciclica papale
«Veritatis splendor». I numerosi presenti, per lo più membri delle diverse comunità
evangeliche spezzine, hanno
così potuto riflettere sulla
traccia da lui presentata.
Lo scritto pontificio riveste
una particolare importanza
sia per la cattolicità, di cui
viene a ricordare dei principi
e dei concetti essenziali, sia
per la società umana che richiama, almeno nel titolo e
nelle premesse del documento, a una riflessione etica sui
comportamenti e sulle situazioni critiche della nostra
quotidianità.
I destinatari dell’enciclica,
ha detto il relatore, non sono,
come nel passato, tutti i cristiani, ma solo i vescovi;
sembra che solo il magistero
ecclesiastico sia autorizzato a
legiferare e a speculare in tema di morale e, di conseguenza, sembrano esclusi, e
forse estromessi dalla questione, proprio i teologi. Forse l’omissione dei teologi
moralisti potrebbe essere dovuta al fatto che essi hanno
più volte esplicitato una necessità, per la chiesa, di capire i problemi emergenti e di
sostenere di fronte alle loro
avversità i credenti in Cristo
e l’intera umanità.
Tali problemi non sono pochi: in India parlare di «crescete e moltiplicatevi» può
creare .serio imbarazzo a chi
si ponga il problema della dignità umana degli indigenti,
dei bambini che nascono già
destinati a una vita di stenti.
Ma se Cristo parla a tutto
l’uomo, come si può parlare
di queste situazioni drammatiche? Il nostro essere cristiani non dovrebbe indurci a vi
vere la nostra fede e a testimoniarla individuando i bisogni del mondo?
La questione sociale e storica del mondo purtroppo non
viene affrontata nelle questioni più drammatiche della nostra esperienza quotidiana:
manca una condanna della
guerra e dell’oppressione sociale, degli stereotipi di questa società per cui l’avere vale
più dell’essere, per cui la persona di buona famiglia è
quella dei benestanti ma non
quella dei più umili che vivono dignito.samente la difficile
esistenza quotidiana tra i mille problemi dell’inflazione,
della cassa integrazione e del
disagio sociale.
In questa enciclica c’è invece condanna di aborto e contraccezione, rispunta la differenza tra peccato veniale e
mortale e si dimentica che se
il peccato è disubbidienza a
Dio è sempre mortale. Di
fronte a ciò occorre avere una
precisa concezione del peccato, riscoprire il pentimento e
tornare a quel Cristo che ha
tolto il peccato dal mondo.
Sono estremamente attuali
Lutero e il pensiero che egli
elaborò sulla giustificazione
per grazia mediante la fede.
Ma parlare di fede non può
farci dimenticare le nostre responsabilità di chiesa di Cristo, che non può permettersi
di insegnare al mondo; solo
Cristo può insegnare, non può
esistere lo spirito di una chiesa vincitrice, trionfante, perché se cosi fosse vorrebbe dire che essa è diventata un’istituzione di potere nel mondo.
È in quest’ottica che possiamo capire le motivazioni che
hanno prodotto un tale documento, espressione dei nostri
tempi e che non avrebbe potuto essere presentato ai tempi
del Concilio Vaticano II,
quando le chiese erano tutte
deboli di fronte alla forza
dell’ateismo e dell’ideologia
marxista. L’enciclica vorrebbe frenare un’involuzione del
mondo, ma è problematica
quando recita die «alcuni medierebbero la dipendenza della libertà dalla verità». Se solo la verità ha diritto di libertà
potrebbe apparire giusto l’eccidio di 35.000 Babai’ da parte di Khomeini!
Bisogna perciò stare molto
attenti alla completa sovranità della ragione: non possiamo seguirla quando essa si
stacca dalla realtà, occorre ristabilire dei contatti con la
realtà e riconoscere all’amore
la funzione di guida della ragione. Non possiamo dimenticare queir imperativo categorico di Kant che ci porta al
concetto di amore e dobbiamo sottolineare quella potenza liberante dell’amore che
percorre l’azione di Dio tanto
nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento.
Non possiamo dimenticare
le parole che Esdra mette in
bocca a Samuele quando avverte il popolo ebraico della
pericolosità insita nel riconoscere come re un essere umano anziché accettare la regalità di Dio.
La vera libertà sta nell’es•sere sudditi di Dio e la nostra
missione di credenti in Cristo
è quella di predicare il suo
messaggio di grazia perché
questa è la necessità del
mondo, come lo fu ai tempi
di Valdesio che, constatando
l’estrema necessità di predicare, vi comprese anche le
donne.
Ora, l’impressione che si ricava dall’enciclica è che solo
i vescovi siano autorizzati a
predicare: il clero dovrà adeguarsi a quello che il papa e i
vescovi pensano, pare di ritornare a Pio XII (di cui non a
caso il card. Bea fu consulente per i testi conciliari).
Di fronte a questo atteggiamento dobbiamo rispondere
no: con amore, ma con deci
sione. Per noi l’unico splendore della verità è Cristo e solo Cristo. In questo contesto
stride fortemente la conclusione dell’enciclica che si sviluppa come una preghiera a
Maria.
Questi contenuti preoccupano tanto noi evangelici
quanto molti cattolici; il disagio esiste perché sono cambiati i tempi, non siamo più
all’epoca dell’apoteosi mariana del dogma dell’immacolata concezione o del tentativo
di dogmatizzare una Maria
corredentrice: oggi alcuni vescovi credono alla salvezza
per grazia mediante la fede e
il presidente dei teologi cattolici ha evidenziato la necessità di dare la parola di Dio a
quella gente che viene in
chiesa per i riti.
Di fronte a costoro e a
quanti nel cattolicesimo si
trovano in forte difficoltà nei
confronti di questo modo di
essere chiesa, si manifesta la
nostra responsabilità di cristiani: dobbiamo esser loro al
fianco e sostenerli. Non dobbiamo pensare di convertirli
ma testimoniare con loro la
grazia e l’amore di Cristo.
Nell'agenda delle chiese: cantare insieme
Il nuovo innario
EMANUELE FIUME
HO avuto finora modo di
ascoltare autorevoli pareri sul nuovo innario, che
difficilmente riuscivano a slegarsi dal nobile ma limitato
discorso del gusto personale.
In queste righe vorrei offrire
un accenno di prospettiva teologica dell’innario. Per le
chiese riformate l’innario è
sempre stato uno strumento,
il più possibile preciso e
scientifico, per mezzo del
quale la chiesa rende un servizio al suo Signore. Ovviamente questo servizio è stato
inteso e interpretato alla luce
del momento storico e della
sensibilità teologica in cui la
chiesa si trovava a predicare;
e risulta chiaro che non sempre il mondo evangelico italiano ha saputo cogliere la
particolarità, le differenze e le
situazioni culturali che producevano un determinato tipo di
innologia.
Ad ogni modo il rapporto
con la Bibbia, il documento
della verità, è sempre stato
una base di partenza irrinunciabile per il canto comunitario protestante, e questo rapporto è stato essenzialmente
sviluppato in due direzioni.
La prima è la parafrasi del testo biblico, via seguita dall’
innologia calvinista (non soltanto ginevrina) e, in parte, da
quella contemporanea. In
questa il rapporto con il testo
biblico è molto stretto, e ciò
ne ha permesso un’utilizzazione ecumenica, estesa cioè
a credenti di diversi luoghi e
di diverse generazioni, così
come la Bibbia stessa a cui
tanto tenacemente si riferiva.
La seconda è l’interpretazione del testo biblico, via seguita da Lutero, dal Pietismo
e dal Risveglio storico e contemporaneo. Naturalmente
questo tipo di innologia ha
prodotto risultati e stili molto
diversi tra loro, talvolta senza
riuscire a trovare una linea
continuativa tra la sensibilità
«vecchia» e quella «nuova»
che, più o meno a ogni cambio teologico generazionale,
si scontrano con un vigore
che spesso, è bene ricordarlo,
è degenerato in violenza teologica e spirituale.
E, credo, inutile ricordare
qui che la seconda direzione è
assolutamente complementare alla prima, che la parafrasi
è l’arrosto e che l’interpretazione è l’insalata e le patatine. Avendo chiara questa
chiave di lettura, passiamo ad
analizzare nel dettaglio la
particolare situazione delle
chiese evangeliche italiane.
Dico particolare perché la nostra innologia non è ancora
riuscita a esprimere un’autoanalisi che le consenta di trovare un rapporto armonico ed
equilibrato tra i due indirizzi
sopra indicati. Nonostante il
notevole passo avanti com
PROTESTANTESIMO IN TV
Pubblichiamo il calendario delle prossime trasmissioni.
Sabato 4 dicembre - Raidue - ore 23.30
( replica lunedì 13 dicembre - Raidue -ore 9)
Attualità evangelica: Il volontariato nell’esperienza degli
evangelici italiani^ 1+1: ma risposta alle domande dei telespettatori.
Domenica 19 dicembre - Raidue - ore 233
( replica lunedì 27 dicembre - Raidue -ore 9)
Il Messia di Händel: esecuzione di brani musicali introdotti
e commentati da Gianni Long.
Sabato 25 dicembre - Raidue - ore 10
Culto di Natale in eurovisione
in diretta dalla Chiesa valdese di Palermo, Il culto sarà presieduto dalla pastora Laura Leone; il setmone sarà tenuto
dal pastore Giuseppe Platone.
piuto con l’edizione 1969, chi
confronta il nostro innario
con altri di chiese sorelle
dell’estero resta letteralmente
sconcertato dalla scarsità di
inni fedelmente biblici del
nostro innario. Abbiamo 13
salmi decentemente parafrasati, il Magnificat, il Padre
nostro e pochissimi altri testi.
Il resto è interpretazione più o
meno fedele, più o meno al
passo con i tempi. Solo ad
icastico titolo di esempio voglio ricordare che gli innari
olandese, ungherese, nord-tedesco riformato e indonesiano si aprono con l’intero Salterio (150 salmi) parafrasato,
l’innario francese ne contiene
circa 90, il futuro innario
svizzero tedesco, la cui edizione è attesa per il 1995, ne
conterrà più o meno un centinaio.
In Italia siamo più indietro.
L’attuale innario cristiano si
presenta come una prova generale di libro di fede e di
preghiera ma non è ancora, ritengo, un’opera libera da errori e neppure da interpretazioni teologiche a dir poco
stravaganti. Il boccone più
ghiotto che sono riuscito a individuare si trova nell’inno
108, quarta strofa che, parlando degli eroi della fede, recita: «Del loro zelo fervido sappiam la gran mercede: la vita
incorruttibile il giusto avrà
per fede». Allora la salvezza
è una ricompensa dello zelo?
Se è così siamo ben lontani
dalla fedeltà alla Bibbia. Anche le citazioni bibliche presenti a fondo pagina lasciano
parecchio a desiderare, in alcuni casi sono sbagliate e
mancano quelle giuste: l’inno
137, che mi risulta essere una
buona parafrasi del salmo 68,
non riporta questo riferimento
e ne riporta, in compenso,
due altri che con il discorso
dell’inno non hanno nulla a
che vedere.
A parte questi dettagli, credo che debba essere portato
avanti un lavoro in tre direzioni. La prima è la formazione di una parte dell’innario
prossimo venturo con inni
formati da parafrasi del testo
biblico, cioè i salmi e gli inni
della prima parte dell’Evangelo di Luca.
La seconda è raccogliere e
salvare tutto ciò che di buono
ci è tramandato dall’innologia del passato, escludendo
tutto quello che è vetusto o
teologicamente strampalato
(l’inno 292 «Oh beati su nel
cielo» non contiene il più pallido accenno alla resurrezione!). Penso che nell’innologia
luterana, pietista e risvegliata
ci sia molto materiale adatto
al canto della chiesa di oggi,
ma occorre revisionare con
attenzione il materiale tuttora
presente nell’innario, e possibilmente trovarne ancora
dell’altro.
La terza, più difficile, è raccogliere i migliori tra gli inni
contemporanei, tenendo conto della sensibilità teologica e
spirituale di oggi, e riflettendo sui modi e i linguaggi che
usiamo per pregare, per confrontarli con la Scrittura, potarli e rinvigorirli. Un nuovo
innario così organizzato potrà
essere allo stesso tempo moderno, tradizionale e biblico.
Mià fatto
Tabbonamento
' et ' ' '''
.....
RIFORMA?
5
venerdì 3 DICEMBRE 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
I programmi dei campi invernali dei Centri evangelici
Cosa farai a Capodanno?
Come ogni anno i Centri di
formazione delle nostre chiese ospitano dei campi di studio fra Natale e Capodanno.
A Ecumene (Velletri, Roma) si tiene, dal 26 dicembre
al 2 gennaio, un incontro sul
tema: «La “questione romana” nella storia e nella politica italiana». Sono previste relazioni e studi a cura di Elena
Bein Ricco, Sergio Aquilante,
Daniele Garrone. L’incontro
avrà inizio con la cena del 26
dicembre e si concluderà con
il pranzo del 2 gennaio. Il 1°
gennaio è prevista l’Assemblea degli amici di Ecumene,
composta da tutti coloro che
partecipano alle attività del
Centro e ne sostengono l’opera. Rimborso spese previsto: £
150.000. Per informazioni e
iscrizioni: Ornella Sbaffi, via
Firenze 38, 00184 Roma (tei.
06-4743695).
A Agape (Frali, To) è previsto un incontro (campo invernale e cadetti) dal 26 dicembre al 1° gennaio che ha
per titolo: «Il crocevia dei
Balcani» e prevede relazioni
di Luca Rastello, Augusta De
Piero Barbina, Lino Lubiana,
Margherita Granerò. Quote di
partecipazione proporzionali
al reddito. Per informazioni e
iscrizioni tei. 0121-807514.
Al Villaggio della gioventù
di Santa Severa si tiene dal 28
dicembre al 2 gennaio un
campo dal titolo: «A teatro:
fede e società». Uno psicologo e un attore-regista svolgeranno le parti introduttive, a
cui farà seguito il lavoro di
tutti i partecipanti per allestire
una vera e propria rappresen
II campanile di Agape visto dalla casa dei residenti
tazione. Per informazioni e
iscrizioni tei. 0766-740055).
Presso il Centro evangelico battista di Rocca di Papa
(Roma), dal 27 dicembre (pomeriggio) al 1° gennaio (mattina)si svolge un campo invernale dal titolo «Giovani
oggi: imparare a costruire
nell’amore», dedicato alla riflessione su come costruire
un’umanità che risponda al
progetto di Dio. Quota di partecipazione £ 120.000. Le
iscrizioni vanno inviate a Vera Marziale, Centro evangelico battista, via Vecchia di
Velletri 26, 00040 Rocca di
Papa. In alternativa tei. 069499014-5780412.
Presso il Centro incontri
del Villaggio evangelico di
Monteforte Irpino (Av), si
svolge un campo per ragazzi
dal titolo: «... Festa...», intesa
Giovani valiJesi della vai Germanasca
A Roma per
incontrare i migranti
_________DARIO TRON_______
Un gruppo di 15 giovani
della vai Germanasca è
andato in gita a Roma dal 1°
al 3 novembre scorso. La nostra base è stata la casa di via
Batteria Nomentana, in cui
siamo stati accolti e ospitati
in modo splendido dagli amici africani che già avevamo
conosciuto in maggio alle
Valli, dal pastore Fenosoa e
famiglia e da Lucilla Tron
(che ci ha «prestato» l’alloggio).
In quei giorni abbiamo fatto ciò che solitamente definiamo «turismo ecclesiastico»: siamo andati in giro per
Roma visitando piazze e luoghi celebri, dal Pantheon a
Fontana di Trevi, dalle catacombe di san Callisto al Colosseo, da piazza Navona a
Campo dei Fiori. Il nostro
soggiorno è stato però reso
eccezionalmente bello dal
fatto che in ogni momento
della giornata eravamo accompagnati e guidati da questi nostri amici e amiche.
La visita di Roma è stata
anche la scoperta di luoghi
visti in fotografia sui libri di
storia dell’arte o in cartolina,
ma soprattutto l’andare in giro tenendo per mano qualcuno e con lui, o lei, africano o
africana a Roma, parlare dei
rispettivi problemi o delle rispettive gioie, regalare una
rosa all’amica malgascia nel
ristorante cinese, condividere
una cena a base di cous cous,
riso e altri piatti dal sapore
africano, visitare insieme la
Facoltà di teologia e la casa
di via Farnese e incontrare il
professore massellino e moglie, lo studente o la studentessa che già conoscevamo,
la direttrice del convitto e il
cuoco incontrati a Agape,
che ci hanno accolto con un
sorriso, un caffè o un pranzo,
il picnic consumato insieme
sotto il sole del circo Massimo, le lunghe corse sui bus,
il culto con Santa Cena seguito dalla pausa caffè in via
IV Novembre, la piccola tavola rotonda guidata da
Mahazusoa sui problemi
dell’accoglienza agli immigrati e infine lo scambio di
indirizzi e i saluti, anche un
po’ tristi, alla stazione.
Grazie di cuore e arrivederci agli amici e amiche romani e alle loro famiglie: se
le nostre giornate romane sono state cosi piene e così ricche e se Roma ci è piaciuta
tanto, è perché la loro presenza e disponibilità hanno
fatto passare in secondo piano monumenti e opere d’arte,
hanno fatto sì che anche chi
cercava un pezzetto d’Africa
o di Madagascar in Italia sia
stato accontentato, hanno reso evidente che la solidarietà
e rincontro fra popoli e culture possono essere vissuti in
modo semplice e sereno nel
quotidiano di persone di 15 o
25 anni: con i tempi che corrono non è né semplice né
scontato.
non solo come svago ma come dimostrazione di riconciliazione e conoscenza reciproca. Coordinano la pastora Lidia Maggi e Luca Ghelli.
Rimborso spese previsto £
150.000, con riduzioni per appartenenti allo stesso nucleo
familiare. Per iscrizioni: Francesco Sagripanti, Centro incontri-Villaggio evangelico,
via Rivarano 18, 83024 Monteforte Irpino. Tel. 0825682698.
Presso il Centro evangelico Bethel (Taverna, Cz), si
tiene dal 27 dicembre al 3
gennaio un campo dal titolo
«Giovani e Mezzogiorno». La
quota di partecipazione è fissata a £ 150.000. Per informazioni e iscrizioni: Bruno Gabrielli, via XX Settembre 62,
88100 Catanzaro (tei. 0961728045).
Trapani e Marsala
Inaugurata
la nuova
chiesa valdese
MARINA LONG
Trapani ha da poco inaugurato la sua nuova
chiesa. Marsala ha un po’ di
ritardo a causa di alcuni intoppi burocratici. Entrambe
sono frutto di un’opera instancabile del loro pastore,
sia nel trovare i fondi (soprattutto all’estero) sia nel
seguirne i lavori.
Purtroppo per il prossimo
anno queste comunità potrebbero rimanere senza pastore, per cui sette anni di lavoro rischiano di essere vanificati. Dopo aver conosciuto
recentemente queste comunità, dove nulla è scontato
ma anche un locale in cui
riunirsi per il culto diventa
una conquista, è stato inevitabile un confronto con le
valli valdesi e constatare
quale e più grande valore
venga dato a ogni cosa, a
ogni gesto, a ogni più piccola
occasione di incontro tra
membri della comunità e
non.
A questo punto mi chiedo
se a nessun pastore delle
Valli importi che un simile
patrimonio di idee e di fede
ormai sempre più rari rischi
di essere nuovamente perduto semplicemente perché
quella vocina che si fa sentire ogni tanto dentro di noi
dopotutto è comodo ignorarla, aspettando che sia qualcun’altro a muoversi.
Ma per gli altri quel qualcun altro possiamo essere
noi.
Ponte Sant'Angelo
Dio
benedica
l'Africa
THOMAS ELSER
od bless Africa» que>'v\J ste le ultime parole
cantate nel culto di domenica
21 novembre nella chiesa metodista di lingua inglese a
Ponte Sant’Angelo in Roma.
Un culto a cura dei membri
africani della comunità e al
quale noi, un gruppo della
chiesa di Villa San Sebastiano, avevamo la gioia di partecipare.
Con la chiesa di Ponte
Sant’Angelo ci legano le comuni radici wesleyane. Durante decenni si sono mantenuti rapporti affettuosi con visite reciproche. Questa volta
era per noi l’occasione di salutare il nuovo pastore di Ponte Sant’Angelo, Richard Gracatt, con la sua moglie e il
neonato John, e vivere questo
momento comunitario organizzato dalla componente
africana della chiesa. Siamo
stati colpiti da questo culto,
dalla sua vivacità e la sua allegrezza, dalla sua atmosfera
serena, dalla spontaneità di
una profonda spiritualità.
Già prima che il culto iniziasse venivano cantati inni e
intanto la chiesa si riempiva
fino all’ultimo posto. Sorelle e
fratelli provenienti da tutti i
continenti, dal Nord e dal Sud,
dall’Est e dall’Ovest, confluivano qui, per adorare e ringraziare, pregare, ascoltare e per
incontrarsi. La solita fredda
austerità liturgica era rotta: gli
inni, sia quelli tradizionale
che i nuovi canti presentati da
gruppi provenienti da diverse
parti dell’Africa, erano accompagnati, oltre che dall’organo, da bonghi suonati in
modo magistrale. I costumi,
penso in particolare a quelli
degli africani, mostravano nel
taglio e nella ricchezza di colori, allegrezza e spontaneità,
speranza e fiducia, mettendo
in ombra qualsiasi vestito liturgico mai pensato in Europa. Tutto era tenuto insieme
da un’atmosfera di gioiosa accoglienza.
Nel corso del culto sono state date due testimonianze personali di fede, mentre il sermone è stato tenuto da un fratello del Ghana, che ha predicato la parabola del seminatore. «Dio benedica l’Africa»: il
continente che noi europei abbiamo colonizzato e sottomesso portando sofferenza a quei
popoli, importando le nostre
leggi economiche a nostro favore. Dio benedica gli africani
che, nonostante ciò, sanno vivere la speranza e con essa affrontano i problemi attuali. I
loro doni ci dimostrano una
fede semplice, fatta di carne e
ossa, vissuta con il corpo e i
sentimenti accompagnati da
un’autentica spiritualità. Dio
benedica noi tutti, con le nostre pesanti responsabilità; ma
ci renda capaci di imparare da
loro e di condividere.
Al culto è seguito un pranzo
africano. Al banco abbiamo
scelto cibi dai tantissimi piatti
che non possiamo neppure
elencare: riso in infinite varietà, pollo condito in modi a
noi sconosciuti, misteri fritti,
segreti al forno. Lo stomaco
era incuriosito: volevamo assaggiare quanto si poteva. Dopo, però, a Villa San Sebastiano girava la voce che qualcuno avesse difficoltà di digestione per consumo di cibi inconsueti... Comunque i bonghi
in questa giornata non si sono
mai fermati. Si continuava a
cantare in gruppi e tutti insieme. Ancora una volta abbiamo trovato sorelle e fratelli.
Cronache
SUSA — In occasione del 128“ anniversario la Chiesa valdese,
domenica 21 novembre, ha trascorso una bella giornata comunitaria con il culto e l’agape fraterna. Il pastore Baldi ha
celebrato il culto basando il sermone sull’Epistola di Paolo
ai Filippesi (2, 13-15): egli ha ricordato a tutta la comunità
di essere stata chiamata da Dio nel difficile compito di
evangelizzazione da assolvere con uno spirito comunitario e
collaborativo, affinché non ci si consideri dei semplici singoli di fronte agli impegni della chiesa, ma un gruppo solidale che si rafforza nel nome del Signore. Il pastore ha inoltre elencato tutti i pastori, le pastore e i predicatori che si
sono succeduti sul pulpito di Susa. All’agape fraterna presso la casa pastorale hanno partecipato 18 persone. In allegria e serenità abbiamo gustato diverse specialità del Nord e
del Sud d’Italia, compresa un’ottima zuppa valdese e degustato vini genuini direttamente prodotti da alcuni membri
della comunità. Nel primo pomeriggio, malgrado le difficoltà dovute all’età, la sorella Pellegrino non ha voluto
mancare a questa importante celebrazione dell’anniversario
e ci ha fatto la grande sorpresa di unirsi a noi, dimostrandoci quanto si possa essere profondamente legati e fedeli a
questa piccola comunità segusina.
ALTAMURA — Prosegue il seminario quindicinale di studio
per la formazione dei predicatori locali dell’Associazione
delle chiese batòste della Puglia e della Basilicata. Il corso,
a cura dei pastori Elizabeth E. Green e Martin Ibarra, è iniziato a ottobre e si concluderà a maggio e si svolge ogni secondo e quarto sabato di ogni mese nel pomeriggio dalle 16
alle 19, nei locali del tempio battista di Altamura (via Parma), ed è aperto a tutti. L’invito a partecipare alle lezioni è
rivolto oltreché a persone interessate delle chiese battiste,
anche a quelle di altre chiese presenti in Puglia e Basilicata,
essendo un’occasione utile di approfondimento teologico. II
tema degli studi di questi due primi semestri sarà la teologia
sistematica. All’incontro di sabato 27 novembre è stata presente la pastora Adriana Gavina, segretaria del dipartimento
evangelizzazione delTUcebi, che ha parlato sulla teologia
pastorale.
GUGLIONESI — Proseguendo nella felice collaborazione ecumenica tra la Chiesa valdese di San Giacomo degli Schiavoni e la parrocchia cattolica di Guglionesi, quest’ultima ha
organizzato il 5 novembre una riunione sul tema: «L’annuncio della Parola di Dio nella chiesa» a cui è stato invitato come relatore il past. Enos Mannelli che, introdotto da
don Gabriele Morlacchetti, ha tratteggiato la beatitudine di
chi ascolta e mette in pratica la Parola (Luca 11, 28), realtà
non per l’aldilà ma per il nostro tempo. Nel corso dei secoli,
quando i cristiani non sono stati assonnati o morenti, la Parola predicata è stata anche creatrice di vita. Ancora oggi la
chiesa può nascere e rinascere mediante la predicazione
della Parola di Dio. Nulla di realmente cristiano nasce e vive al di fuori di questa azione creatrice. Positive sono state
le reazioni, anche per la decisione di invitare l’attore Franco
Giacobini, nella stessa sede il mese prossimo, per la lettura
dell’Evangelo di Marco. Giacobini recentemente ci ha parlato di «memoria emotiva», la capacità cioè di ritrovare uno
stato d’animo vissuto da altri, e siamo convinti che quella di
metà dicembre sarà un incontro benedetto dalla Parola.
PGM ARETTO — L’Evangelo della resurrezione e della speranza è stato annunciato in occasione del funerale del fratello Giovanni Pietro Rostan, deceduto nella sua abitazione
all’età di 99 anni. Ai familiari nel dolore la simpatia cristiana della comunità.
VILLASECCA — È deceduta dopo lunga malattia all’Asilo di
San Germano la sorella Albertina Clot ved. Macario. Ai familiari colpiti rinnoviamo l’espressione del nostro affetto e
della nostra simpatia.
VILLAR PEROSA — La comunità è stata colpita dal lutto per
il decesso di Giovanni Davide Subilia, Melania Pascal ved.
Pascal e Riccardo Bounous. Ai familiari nel dolore va la
fraterna simpatia della comunità.
PRAROSTINO — Nel corso dell’assemblea di chiesa del 21
novembre sono stati riconfermati come anziani e membri
del Concistoro Amilda Gay Gardiol per il quartiere del Roc
superiore e Enrico Avondet per quello di Roccapiatta e Pralarossa. La comunità è grata a questi fratelli e li sostiene
con le sue preghiere.
• Il 10 novembre è deceduto Nicodemo Costantino, del Collaretto. Esprimiamo alla famiglia la fraterna solidarietà della chiesa.
Agenda
ARICCIA — Venerdì 3 dicembre, alle ore 18,30, presso la
chiesa battista di viale Chigi 39, si tiene un incontro di riflessione per la pace nel mondo,- in occasione della ripresa
delle attività ecumeniche della chiesa battista con le parrocchie cattoliche di Santa Maria Assunta e Santa Maria di
Galloro.
PROSINONE — Dal 6 all’ 11 dicembre, per la settimana dei
beni culturali. Incontro con la Bibbia , al palazzo della Provincia di Prosinone, con il patrocinio dell’assessorato alla
Cultura del Comune, dell’amministrazione provinciale e
della Biblioteca statale del Monumento nazionale di Casamari. Ogni giorno dalle 17,30 alle 18 letture bibliche. Seguono conferenze varie, con la presenza fra gli altri di
mons. Clemente Riva, della prof.ssa Maria Vingiani, del
Sae, e del prof Bmno Corsani, della Facoltà valdese di teologia. È allestita anche una «Mostra della Bibbia».
ROMA — Mercoledì 8 dicembre, alle 9,30, presso la chiesa
battista di Centocelle (via delle Spighe 8), si tiene il convegno dell’Associazione delle chiese battiste del Lazio sul tema: «L’identità battista», con relazioni di Maurizio Girolami. Paolo Marziale e Piero Suman.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 3 DICEMBRE 1993
VERSO IL NATALE -1
NEL PALMO
DELLA MANO DI DIO
GIANNI GENRE
Oggi va di moda cercare
di ricostruire il proprio
albero genealogico. Molte
persone sono pronte a spendere tempo e denaro pur di
potere risalire alle loro origini, pur di saperne di più sulla
propria famiglia, sui propri
avi, sulle proprie radici. È
fonte di soddisfazione poter
mostrare agli altri il risultato
della propria ricerca, poter
sapere da chi si discende, soprattutto se si tratta di ascendenti che hanno in qualche
modo «fatto la storia» e non
ne sono stati solamente spettatori.
Queste motivazioni sono
però un po’ deboli e questo
tipo di operazione ha quasi
sempre qualcosa di artificiale.
Per essere eredi di una storia
di cui ci si vanta, infatti, non
basta portare un cognome importante e conosciuto. Ognuno è chiamato a rispondere
della propria vocazione, in
qualunque ambito della vita,
personalmente.
Anzi, sappiamo bene che il
cognome importante può
schiacciare chi si sente costretto, su pressioni esterne o
di imperativo interiore, a con
le proprie radici, il bisogno di
sapere da dove si viene, chi
fossero i propri padri e le proprie madri. Nulla è più difficile che crescere senza sapere
chi e che cosa hanno fatto
quelli che ci hanno preceduto, quand’anche si siano comportati male, magari abbandonandoci subito dopo la nascita.
Alla ricerca
delle proprie radici
CJ è un oscuro, inconscio
rifiuto dell’anonimato,
che costringe sovente, per
esempio i figli adottivi, a
condurre ricerche disperate
pur di riagganciarsi in qualche modo ad una storia familiare, pur di riappropriarsi di
quel filo della vita che permette di comprendere la propria identità, pur di potere rivendicare un’origine.
Anche la Bibbia, peraltro, è
piena di nomi di persone, di
noiosi elenchi genealogici
che ci comunicano i vari gradi di parentela dei protagonisti biblici. Da Caino a Noè, a
Saul, a Davide; gli scrittori
biblici hanno sentito la neces
«Genealogia di Gesù Cristo figliuolo di Davide, figliuolo
d’Àbramo.
Abramo generò Isacco; Isacco generò Giacobbe; Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli; Giuda generò Fares e
Zara da Tamar; Fares generò Esrom; Esrom generò
Aram; Aram generò Aminadab; Aminadab generò Naasson; Naasson generò Salmon; Salmon generò Booz da
Rahab; Booz generò Obed da Ruth; Obed generò lesse, e
lesse generò Davide, il re.
E Davide generò Salomone da quella eh ’era stata moglie
d’Uria; Salomone generò Roboamo; Roboamo generò
Abia; Abia generò Asa; Asa generò Giosafat; Giosafat generò loram; loram generò Uzzia; Uzzia generò Ioatam;
Ioatam generò Achaz; Achaz generò Ezechia; Ezechia generò Manasse; Manasse generò Amon; Amon generò Giosia; Giosia generò leconia e i suoi fratelli al tempo della
deportazione in Babilonia.
E dopo la deportazione in Babilonia, leconia generò Salatiel; Salatiel generò Zorobabel; Zorobabel generò Abiud;
Abiud generò Eliachim; Eliachim generò Azor; Azor generò Sadoc; Sadoc generò Achim; Achim generò Eliud;
Eliud generò Mattan; Mattan generò Giacobbe; Giacobbe
generò Giuseppe, il marito di Maria, dalla quale nacque
Gesù, che è chiamato Cristo.
Così da Abramo fino a Davide sono in tutto quattordici
generazioni; e da Davide fino alla deportazione in Babilonia, quattordici generazioni; e dalla deportazione in Babilonia fino a Cristo, quattordici generazioni».
(Matteo 1, 1-17)
tinuare il lavoro intrapreso da
genitori o nonni. Essere figli
di «qualcuno», qualunque sia
il giudizio deH'opinione pubblica su questo «qualcuno»,
può diventare un peso insostenibile, che non permette di
vivere nella libertà: ne sanno
qualcosa i figli dei grandi
boss della mafia così come i
figli dei giudici che la combattono.
D’altra parte, sappiamo
quanto sia stato importante (e
quanto lo sia ancora) «essere
figli di qualcuno» nel nostro
paese dove per essere preso in
considerazione devi essere
raccomandato o avere uno
«sponsor» di tutto rispetto.
Forse, a dir la verità, importante lo è sempre stato: i farisei che polemizzano con Gesù, infatti, non mancano di ricordargli di essere figli di
Abramo, legittimi eredi della
promessa (Giovanni 8, 12-59).
Ma ci sono ragioni più
profonde, psicologiche, che
accompagnano la ricerca del
sità di riportare la genealogia
di quasi tutti questi grandi
personaggi. Alcuni libri biblici, come quello dei Numeri o
delle Cronache, sono in buona parte occupati da questi
elenchi di nomi.
Perché tutto questo spazio,
che cosa ci vogliono comunicare queste genealogie? Anzitutto la profonda consapevolezza, propria degli autori biblici, di chi sa che ogni persona, ogni .singolo individuo, è
il risultato di una .storia che,
volente o nolente, ci condiziona fin dall’inizio.
Il credente ebraico sa ciò
che la nostra società, che ha
enfatizzato a dismisura il
concetto di destino individuale, ha invece dimenticato; il
fatto che i figli e le figlie portano la responsabilità delle
azioni dei padri e delle madri:
il loro Dio è il Dio che «punisce fino alla terza e alla
quarta generazione di quelli
che lo odiano, ma usa benignità fino alla millesima ge
nerazione di quelli che lo
amano e osservano i suoi comandamenti» (Esodo 20).
Soltanto adesso, con
l’esplosione della questione
ecologica e nel faticoso rendersi conto di quanto fosse
tragicamente sbagliato il concetto di sviluppo delle società
«avanzate», la nostra generazione sta iniziando a ricomprendere il senso di queste
parole bibliche che a una prima lettura ci sembrano inaccettabili, disumane. E probabilmente, purtroppo, i nostri
figli e le nostre figlie sperimenteranno ancor più direttamente la verità di questa parola biblica.
Ecco quale potrebbe essere
uno dei compiti delle nostre
chiese: recuperare, a livello
comunitario, il significato
profondo di queste genealogie che ci comunicano che
nessuno è solamente il risultato del proprio lavoro, del
proprio impegno, delle proprie azioni. Creare degli spazi
in cui tutti, anche le persone
più disorientate, più marginali, che a volte si autoconsiderano inutili, possano sentire
di far parte dell’albero genealogico di Dio, possano essere
intimamente certi di essere
parte di un grande progetto,
un progetto che ci supera e
che va comunque avanti nonostante i nostri fallimenti e
le nostre ambiguità personali.
Cercare di trasmettere ad
ogni persona la convinzione
di essere un anello infinitamente prezioso della vicenda
umana che trova origine in
Dio e per la quale Gesù è venuto a morire.
^ La genealogia di Gesù
E di grande rilievo il fatto
che gli Evangeli, almeno
Matteo e Luca che ci raccontano la sua nascita e alcuni
episodi della sua infanzia,
inizino con la genealogia di
Gesù. Anche Gesù «che viene
da lassù, che non è di questo
mondo» (Giovanni 8, 23), la
cui immagine è Melchi.sedec,
«re di pace, senza padre, senza madre, senza genealogia»,
ha un albero genealogico. A
guardare bene ci si accorge
che sono genealogie un po’
«truccate», con blocchi di nomi in cui ritorna la cifra sacra
del numero sette: Matteo riporta tre gruppi di 14 generazioni l’uno, mentre la genealogia di Luca è composta di
77 nomi. Molte ipotesi sono
state tracciate per «leggere»
queste genealogie, che vogliono anzitutto dimostrare
che Gesù è davvero il depositario dell’antica promessa fatta ad Abramo.
Ma due sono le considerazioni principali che una rilettura attenta del testo ci porta
a fare: il rilevare alcuni nomi
«sorprendenti» che ritornano
in questi alberi genealogici e
il fatto che si risale fino ad
Abramo (in Luca fino ad
Adamo) per arrivare, attraverso questi, a Dio. Ci sorprende, anzitutto, il fatto che
ci siano delle donne, che questa genealogia sia ricostruita
anche attraverso delle figure
di donne. Cosa stranissima,
quando sappiamo che in tutte
le genealogie contava soltanto la discendenza maschile.
Inoltre, alcuni dei personaggi citati furono protagonisti di vicende non particolarmente «edificanti». Viene ricordato il rapporto incestuoso
fra Giuda e Tamar (Genesi
38), quello deH’adulterio con
tanto di omicidio fra Davide
e la moglie di Uria (II Samuele 11), la vicenda di Rahab, prostituta di Gerico
(Giosuè 2).
Matteo, pur correggendo la
genealogia, elenca senza reticenze i nomi di queste figure
«discutibili»: non vuole garantire a Gesù nessun «pedigree» da vantare. Perché? Per
farci comprendere che la promessa di Dio, che diventa
carne a Betlemme, è passata e
passa attraverso la fede e l’incredulità, attraverso momenti
positivi di fedeltà al Signore
e attraverso vicende torbide
segnate da ogni tipo di peccato, compreso l’omicidio. La
storia della salvezza ci viene
cosi presentata come una storia piena di errori di percorso
che Dio trasforma in promesse. L’iniziativa assolutamente
libera e gratuita di Dio è
all’opera nella venuta di Gesù
come lo è stata lungo tutta la
storia di Israele. Una storia
che diventa a Betlemme anche nostra e che riflette soltanto la fedeltà di Dio e non i
meriti degli esseri umani.
Vivere l'Avvento
Vivere l’Avvento significa dunque aspettare che
Dio ci raggiunga proprio nelle nostre contraddizioni quotidiane, significa sapere che
Dio nasce nella nostra tensione fra fedeltà e tradimento,
nell’ambiguità che caratterizza tutti gli ambiti della nostra
umanità. La sua promessa rimane comunque valida, e anzi può passare proprio attraverso i momenti più sbagliati, attraverso le vicende più
oscure della nostra vita e
dell’umanità intera. È proprio
per quest’umanità segnata
dalla contraddizione, dall’
ambiguità e dalla sofferenza
(e non per quella ideale e
perbenista predicata dalle
chiese) che Dio si è fatto uomo.
Abbiamo già accennato al
fatto che la genealogia di Gesù ci insegna poi a risalire, attraverso le generazioni, a colui che sta all’origine della
vita. Questo esercizio, appa
rentemente arido, può così diventare motivo di lode, può
permetterci di riconoscere
che l’origine della nostra vita
personale, della vita di Gesù
e della vita in senso generale
coincidono nello stesso mistero, nel mistero di Dio. Oltre a dare una dimensione
storica alla nostra fede, oltre
a ricordarci che ogni persona,
attraverso Gesù di Nazareth,
viene a far parte della nuova
famiglia di Dio, diventando
suo figlio adottivo (Calati 4),
questa genealogia ci consente
di sapere che la nostra esistenza personale è radicata
nel fondamento dell’Essere.
Il «coraggio di esistere»
Questa consapevolezza
profonda, interiore, di
sapere che la mia vita, a pre.scindere dalla sua lunghezza,
dalla sua fragilità, da ciò che
di bello e di triste può segnarla, trova la sua origine e il
suo scopo ultimo in Dio, mi
permette di esistere, mi consente quello che Tillich definiva il «coraggio di esistere».
Come la vicenda della vita
e della morte di Gesù ci ha
mostrato, così anche la mia
vita e la mia morte, come la
vita e la morte di qualunque
individuo che sia venuto alla
luce sulla faccia della terra,
sono comunque nel palmo
della mano eterna di Dio. La
vita è dunque possibile; sono
possibili la lotta e la fraternità, il sorriso e la speranza e
possiamo persino farci carico,
per quanto siano da combattere senza tregua, dell'ingiustizia e del dolore.
A Natale, anch’io divento
figlio di Giuseppe e Maria, di
Davide e Bethsabea, di Salmon e di Rahab, di Giacobbe,
di Isacco, di Abramo, di Adamo e di Dio. La Buona Novella dell’Evangelo dell’Avvento consiste tutta nell’imparare a comunicare e a vivere di questa con.sapevolezza.
Preghiera
Solo Tu,
Dio dell’Avvento,
puoi trasformare il nostro inverno interiore
in una nuova primavera,
puoi trasformare il buio della nostra vita
attraversandolo con la tua luce.
Solo Tu
puoi farci scoprire il senso delle generazioni che passano,
del tempo che scorre, dei nomi che vengono dimenticati.
Solo Tu
non dimentichi, non condanni, non escludi,
ma dai a tutti la certezza di far parte della tua famiglia.
Con tutti coloro che ci hanno preceduti e che Tu hai benedetto
cerchiamo il senso della nostra vita
e in questa ricerca,
in mezzo alle nostre contraddizioni, incontriamo Te.
In compagnia di Gesù,
ci sentiamo accolti nella tua famiglia,
ci sappiamo amati per quello che siamo,
ci è consentito vivere e sperare,
per il giorno di oggi
eperVetemitàche citrovauniti aTe.
Gianni Genre
7
Spedizione in abl>. posi. Gr 11 A/70
In caso di mancato recapito ris|>edirc a:
CASELLA POSTALE lOOÒÒ
TORRE PELLICE
Fondato nel 1848
E Eco Delle Yalli moESi
venerdì 3 DICEMBRE 1993
ANNO 129 - N. 46
URE 1300
Il punto sulle difficoltà logistiche a cinque anni dall'approvazione della legge
Superare le barriere architettoniche per
costruire^ malgrado l'handicap^ la normalità
CARMELINA MAURIZIO
Cinque anni fa veniva
varata una legge, la n. 13
del 9 gennaio 1989, per favorire il superamento delle barriere architettoniche. Nel
corso di questi anni le disposizioni di legge sono state
applicate raramente, superficialmente e perlopiù
sono state ignorate. Alle Valli
comuni, uffici pubblici, sedi
di banche, negozi, ristoranti,
luoghi di culto, edifici scolastici, ambulatori e numerose
abitazioni private sono ricche
di scale, scalini e scaloni.veri
ostacoli alla deambulazione
per chi abbia un minimo di
problema. Eppure la disposizione legislativa del ministero dei Lavori Pubblici del
1989 parlava chiaro:«Le barriere architettoniche sono gli
ostacoli fisici che sono fonte
di disagio per la mobilità di
coloro i quali per qualsiasi
causa hanno una capacità
motoria ridotta o impedita in
forma temporanea o permanente».
Ebbene, cosa dire allora dei
circa 30 gradini che devono
essere scalati per accedere
agli uffici del Comune di
Torre Pellice? Che dire degli
scaloni nelle scuole dell’
obbligo di tutto il territorio
valligiano? Che dire di ambulatori o sedi di uffici sanitari
sprovvisti di sollevatori o
rampe?
Certo alcuni passi sono
stati fatti; a Torre Pellice per
superare i gradini si è costruito un ascensore che, dopo
mesi, ancora non funziona; a
Inverso Pinasca tutti gli uffici, l’ambulatorio medico e
l’ufficio postale sono accessibili.
Ascoltiamo invece la testimonianza di chi vive ogni
giorno i grandi e piccoli problemi legati alle barriere architettoniche.
«Mio figlio - spiega Franco
Bellanca di Luserna San
Giovanni - frequenta la
prima classe nella scuola elementare del capoluogo e sin
dall'anno scorso ci siamo
dovuti battere affinché gli
fossero garantite le stesse
opportunità di studio degli
altri. Infatti, per esempio, sia
per accedere alla mensa che
per arrivare all’aula di francese, il bambino non aveva
altra alternativa che quella di
essere portato in braccio
dalle insegnanti che dovevano salire o scendere due o
più rampe di scalini, assumendosi tra l’altro delle
grosse responsabilità personali. Su nostra personale iniziativa siamo riusciti ad ottenere la dotazione di un cingolato comodo e trasportabile
fornitoci dalla Comunità
montana, che ne possedeva
già uno giacente in magazzino e non utilizzato.
Attualmente, mio figlio può
spostarsi da un piano a un
altro servendosi della carrozzella e del cingolato, ma tutto
questo perché non abbiamo
smesso di lottare e chiedere.
Non sto a parlare del proble
Un esempio di barriera: i’accesso all’Ufficio postale di Luserna San
Giovanni
ma dei servizi igienici, del
tutto inadeguati, e dei problemi infiniti di chi come noi
deve spostarsi ovunque con
carrozzella o automobile e
quasi mai trova un parcheggio riservato, pure previsti
per legge».
Abbiamo provato a vedere
dove e quanti sono i parcheggi per disabili nei vari
Comuni della vai Pellice;
dovrebbero esistere in misura
minima di uno ogni 50 o frazione di 50 posti, in prossimità di edifici pubblici e
anche dotati di copertura. Ci
sono, ma per esempio quello
che si trova nei pressi della
scuola elementare di Luserna
San Giovanni è stato istituito
proprio su richiesta dei
signori Bellanca; altrimenti
sono rari e insufficienti
rispetto ai bisogni reali; clamoroso quello sottostante
l’ufficio postale di Luserna:
c’è il parcheggio delimitato
ma ci si trova davanti due
rampe di scale per accedere
all’ufficio!
Analoghi problemi si
riscontrano per i marciapiedi:
solo in pochi casi sono provvisti di scivoli per le carrozzelle e quasi mai sono di
larghezza sufficiente; e se il
nuovo codice della strada
prevede che debbano essere
lasciati liberi almeno due
metri per i pedoni, come considerare la mercanzia che così
frequentemente troviamo
davanti ai nostri negozi?
Luserna San Giovanni, impianto di valle
I soldi per la piscina
Si è svolto la scorsa settimana un incontro fra le amministrazioni della Provincia
di Torino e del Comune di
Luserna San Giovanni circa
le prospettive di gestione
della piscina comunale.
Com’è noto i costi di gestione sono andati aumentando
sempre più al punto da far
ipotizzare la chiusura, almeno nei periodi invernali,
dell’unica piscina di un
comprensorio assai vasto che
comprende anche Pinerolo e i
paesi vicini della provincia di
Cuneo.
La gestione è fin qui avvenuta su base consortile fra
Provincia, Comune e Comunità montana. In seguito
all’incontro avuto fra le
amministrazioni, il Consiglio
provinciale ha successivamente approvato il testo della
convenzione della durata di
due anni con percentuali di
spesa, per la gestione ordina
ria, suddivise al 65% per il
Comune di Luserna, al 25%
per la Provincia di Torino, al
10% per la Comunità montana.
Da parte della giunta provinciale, da un lato non è
stata dunque data disponibilità ad alzare la percentuale
di spesa per la gestione ordinaria, daH'altro è stata
espressa una disponibilità a
dare un contributo per la
manutenzione straordinaria
in modo tale, si spera, da
poter rendere la piscina più
funzionale e più economica
per il Comune e la Comunità
montana mantenendo nel
contempo una funzione i cui
maggiori fruitori sono attualmente i ragazzi delle scuole.
Va ricordato che per l’altra
piscina di zona, quella di
Perosa, di proprietà provinciale, l’ente si accolla per la
gestione un onere che raggiunge ben il 75%.
«Non ci sogniamo nemmeno - dicono ancora i Bellanca
- di trovare le agevolazioni
che abbiamo visto in alcuni
paesi europei dove i disabili
possono condurre una vita
normale, prendere l’autobus,
andare negli uffici, avere a
disposizione percorsi esterni
preferenziali per le carrozzelle, ma ci sembra assurdo
che i diritti di nostro figlio,
come di chiunque sia impossibilitato a muoversi, siano
calpestati, in barba alle
leggi, senza umanità».
Se le inadempienze sono
sotto gli occhi di tutti, forse
non a tutti è noto che la legge
quadro n. 104 del 1992 sui
diritti delle persone handicappate sancisce in diversi articoli l’obbligo per edifici pubblici e privati di eliminare le
barriere architettoniche stanziando a questo scopo anche
dei fondi.
Quanto ci sarà allora da
aspettare prima di vedere
l’applicazione completa della
legge?
«Noi ci auguriamo - dicono ancora Franco Bellanca e
sua moglie - di avere la forza
per lottare, non solo per
nostro figlio, ma anche in
nome della solidarietà, a
fianco di tutti i portatori di
handicap e delle loro famiglie.
Proprio per questo abbiamo in mente di costituire un
gruppo di lavoro qui in vai
Pellice che abbia non solo lo
scopo di far rispettare le
leggi esistenti, ma anche
quello di informare e tra le
prime cose che speriamo di
riuscire a fare ci sarà una
guida all’uso degli edifici
pubblici e degli spazi esterni
di ciascun Comune della vallata».
Pinerolo: un'importante discussione
L'etica, il lavoro
e il sindacato
MARCO ROSTAN
Parlare di etica nel corso di
un sermone o in una tavola rotonda è relativamente
semplice. E comunque c’è
sempre il rischio che si parli
di come gli altri si dovrebbero
comportare (specie da quando
è scoppiata Tangentopoli). È
più difficile parlare di etica
del lavoro all’interno del sindacato, valutando soluzioni e
vertenze in corso, soprattutto
in un momento in cui lo spettro della disoccupazione di
massa e la conseguente divisione fra categorie più o meno
«sicure» di lavoratori non
favorisce certo il richiamo
alla solidarietà e alla responsabilità personale. La FimCisl di Pinerolo ha voluto
dedicare un suo direttivo (e
non il solito convegno) all’
etica del lavoro, invitando
Bruno Manghi e il pastore
valdese Bruno Rostagno.
«Nel lavoro sindacale - ha
detto Manghi - si finisce sempre per operare una scelta fra
il giusto e l’ingiusto; i rappresentanti sindacali che discutono con i lavoratori e le piattaforme contrattuali che si elaborano costituiscono un intervento etico; ma oggi il rischio
è di non avere più alcuni riferimenti generali di giustizia
distributiva (sul lavoro, sul
salario, sull’ambiente) che
permettano di valutare la validità di una proposta e le sue
alternative. 11 pericolo di un
discorso sull’etica è, per
Rostagno, quello di volare
troppo alto dimenticando la
bruciante realtà cioè che oggi
si rischia una divisione paragonabile a quella del mondo
antico fra schiavi e liberi, solo
che oggi gli schiavi sono quelli a cui è negato il diritto di
Polemica a Frali, sulla colonia cattolica
Uno stop all'ostello?
Si farà la colonia voluta
dalla Chiesa cattolica di Frali
e su cui si è innescata una
vivace polemica che ha portato nei mesi scorsi il capogruppo dell’opposizione. Fiorio
Plà, a un esposto in Procura?
La vicenda inizia quando il
parroco, don Giuseppe Alluvione, ha chiesto un finanziamento alla Cee per poter
dar vita a una struttura in
grado di ospitare circa 110
persone; si creerebbero anche
alcuni posti di lavoro.
La querelle nel Consiglio
comunale parte dal piano regolatore che, secondo l’opposizione, non potrebbe prevedere in quella zona la foresteria, mentre secondo il sindaco
l’area, utilizzabile per servizi
pubblici, potrebbe prevedere
la struttura voluta dalla parrocchia cattolica. «Nel dubbio
- precisa il sindaco. Grill - a
fine luglio ho rilasciato la
concessione per 110 posti
letto, nell’attesa del parere
della vigilanza urbanistica e
per evitare di dovere pagare
eventuali danni per la mancata
concessione.
A metà novembre la vigilanza urbanistica regionale ha
inviato un suo parere secondo
il quale, in base ad una circolare orientativa della giunta
regionale in contrasto con le
circolari ministeriali precedenti che consideravano gli
alberghi come esercizi di pubblico interesse, i medesimi
non sono più considerati tali.
Alla fine della relazione inviataci si dice che con una convenzione parrebbe che in parte
la casa si possa realizzare.
Non si possono trarre delle
conclusioni da questo parere,
anche perché nella domanda
non si parla di albergo bensì
di ostello. Per questo ci siamo
orientati a chiedere lumi ad un
avvocato urbanista prima di
annullare la concessione».
lavorare. Quanto al contributo
che i protestanti credenti possono dare sull’etica del lavoro, innanzitutto non c’è più
l’esaltazione del lavoro come
essenza dell’uomo; il lavoro
non è soltanto una cosa positiva, certo è un diritto, ma
siamo poi sicuri che si debba
sempre lavorare in questo
modo? Per un credente il fine
della propria vita non è il
lavoro ma il servizio a Dio, e
nel Nuovo Testamento i doni
di ciascuno sono messi a
disposizione degli altri. Ci
sono dei criteri per giudicare
eticamente il lavoro?
Rostagno ha provato ad
indicarne alcuni: dare importanza al fatto che il lavoro sia
svolto bene; che il lavoro sia
degno, cioè per lo sviluppo
della vita e non per la guerra o
lo spostamento dei capitali
sulla pelle dei lavoratori; che
sia un lavoro umano, nel quale
cioè si possa discutere e criticare e non solo subire, che sia
un lavoro che permetta ancora
di riflettere su ciò che si fa,
senza esserne schiacciati. Che
sia un lavoro limitato nel
tempo della giornata.
La discussione sulle scelte
giuste e ingiuste si è subito
ancorata, nella discussione, a
casi concreti: lavorare o no la
domenica? Lavorare con
meno soldi ma in più persone?
Dare comunque lavoro, a
rischio di deteriorare per sempre l’ambiente e spostare la
gente dal suo luogo tradizionale (come succederà in vai di
Susa con le grandi strutture
autostradali ed elettriche nella
valle)? Molta critica anche
verso il sindacato stesso, perché prima di tutto ci sia
un’etica del sindacato; constatazioni amare sul fatto che
negli intervalli di mensa una
volta i lavoratori discutevano
e si confrontavano su ciò che
è giusto o meno, mentre oggi
non capita più.
Per qualcuno il sindacato ha
detto troppi sì e deve ricominciare a dire dei no; per altri
non ci sono scelte giuste o
ingiuste ma scelte possibili (e
tuttavia bisognerebbe che
nell’arco del possibile ci sia il
massimo di giustizia). Per
Manghi è una grossa sfida;
saper di nuovo guardare al
futuro perché, come dimostrano il debito pubblico e la
distruzione ambientale, il questi vent’anni le battaglie sindacali hanno ignorato il futuro, cioè chi verrà dopo di noi.
E basta anche con la lagna
generale su tutto e tutti; perché quando tutti si lamentano,
viene soffocata la voce di chi
ha veramente bisogno, come i
disoccupati.
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presso la sala Beckwith
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VENERDÌ 3 DICEMBRE 1993
La stazione di Pinerolo
NUOVO SERVIZIO DI TRASPORTO A INVERSO —
Quasi sicuramente dal 7 gennaio un pullman della ditta Sapav farà servizio sulla strada provinciale nel Comune di Inverso Rinasca per gli studenti delle scuole medie superiori
diretti a Pinerolo. Giovedì 18 novembre l’ispettorato della
motorizzazione ha esaminato la proposta di fermata e ha
espresso parere favorevole anche se dovrà ancora essere stilato il verbale per rendere ufficiale la proposta. Sono previste quattro fermate, a Ponte, Vivian, Povr’om e Pian Maurin. Il servizio prevede due corse giornaliere, una al mattino
6 l’altra per il ritorno, terminate le lezioni mattutine. Il servizio partirà soltanto dal mese di gennaio in attesa di tutte le
autorizzazioni dalla Provincia e dai privati per la costruzione delle piazzole di fermata.
CORSO DI FORMAZIONE PER MANUTENTORE
AREE VERDI — Di fronte alla necessità di formare una
preparazione di base e di carattere scientifico fra quanti gestiscono il patrimonio verde urbano all’intemo delle pubbliche amministrazioni o nell’ambito di ditte operanti nel settore quali sono le attuali opportunità? Una preparazione
fondata sulla conoscenza di nozioni di fisiologia e patologia
vegetale, agronomia e specie ornamentali, sulla progettazione di aree verdi e sportive e sulle tecniche di potatura di alberi e arbusti da giardino potrebbe venire da un corso finanziato dalla Cee e organizzato dalla Comunità montana valli
Chisone e Germanasca, della durata di 300 ore, a partire da
gennaio ’94, destinato a 12 candidati selezionati fra giovani
in cerca di occupazione, iscritti al collocamento e nati prima del 1° gennaio 1969. Per i partecipanti al corso è prevista una borsa di studio di un milione e 200 mila lire; per ulteriori informazioni telefonare all’ufficio tecnico della Comunità montana a Porosa Argentina (81190).
MOSTRE A SAN GERMANO — Sabato 4 dicembre, alle
16, presso la sede del nuovo Poliambulatorio di San Germano Chisone, situato aH’intemo di villa Widemann, sarà
inaugurata una mostra di ceramica del vasaio di Pinerolo
Alberto Menotti. Inoltre esporranno le loro opere Silvio e
Bruno Artus di Prali: il primo costruisce oggetti in talco e
legno e il secondo delle casette molto curiose in pietra e legno. La mostra sarà aperta sabato 4 dicembre dalle 16,30
alle 21; domenica 5 dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 21; lunedì 6 e martedì 7 dalle 17 alle 21; mercoledì 8 dalle 10 alle
12 e dalle 16 alle 21.
MACCARI PAGA 90 MILIONI ALLA REGIONE — Imputato dell’inchiesta sull’appalto per il nuovo ospedale di Asti,
l’ex assessore regionale alla Sanità, Eugenio Maccari, ha
scelto la via del patteggiamento: per uno sconto sulla pena,
che ora è fissata a un anno e due mesi di reclusione, Maccari
pagherà 90 milioni di danni alla Regione Piemonte.
CORSO PER ADDETTI ALLA LAVORAZIONE DEL
LEGNO — Il Fondo sociale europeo, la Regione Piemonte
e la Comunità montana valle Varaita organizzano un corso
per esperto tecnologo addetto alla lavorazione del legno,
destinato a giovani disoccupati oltre i 25 anni. Il corso si
svolgerà sul territorio della Comunità montana valle Varaita
nel periodo compreso fra dicembre ’93 e marzo ’94: sono
previste 500 ore di formazione che verteranno su progettazione e disegno con Autocad 12, marketing e vendite, tecnologia di produzione, gestione aziendale, informatica. Per
i corsisti è prevista una borsa di studio di due milioni. Per le
iscrizioni rivolgersi entro il 7 dicembre alla Comunità montana valle Varaita, piazza della Vittoria 40, Sampeyre (tei.
0175-977238).
CORSO DI ORTICOLTURA BIOLOGICA — A partire dal
13 gennaio, ogni giovedì alle 15, presso la sede dell’associazione Auser in via Ribet 7 a Lusema San Giovanni, si
terrà un corso di orticoltura biologica rivolto in particolare a
chi coltiva un orto per uso familiare o a coltivatori e consumatori che vogliono conoscere come è possibile coltivare
un orto senza usare prodotti chimici e pesticidi. Il corso è
strutturato in un gruppo di 10 lezioni, con eventuali prove
pratiche concordate con i partecipanti, due singole lezioni
integrative e proiezioni di diapositive. Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 29 dicembre presso la sede dell’Auser
(tei 0121-954315 lunedì e mercoledì dalle 15 alle 11 e venerdì dalle 9 alle 11). Le iscrizioni possono essere fatte singolarmente per le due lezioni integrative.
TESTIMONIANZE SULLA RESISTENZA CERCASI —
In occasione del prossimo 50° anniversario della Liberazione, il Comune di Pinerolo e il Comitato per la difesa dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione vuole
completare il volume «Non chiamatemi povero» che ricorda il sacrificio di partigiani caduti nel periodo tra il 1943 e
il 1945. Nel dossier aggiuntivo saranno descritti i singoli
avvenimenti che hanno portato alla morte o alla deportazione le persone citate nel primo testo. A questo proposito, chi
potesse fornire testimonianze o eventuali documenti, può rivolgersi alla segreteria del sindaco di Pinerolo, al primo
piano del palazzo comunale (tei. 0121-794221).
Pomaretto: la struttura dovrà adeguarsi alla normativa comunitaria europea
Anche un rilancio del mattatoio potrà
servire a rivitalizzare l'economia della valle
PAOLA REVEL
Il mattatoio di Pomaretto
potrebbe diventare una
struttura di valle; costruito
durante il periodo fascista,
quando Pomaretto formava
un solo Comune con Perosa
Argentina, successivamente il
mattatoio venne gestito in
consorzio. Quali sono i problemi e le prospettive? Ne
parliamo col vicesindaco di
Pomaretto, Guido Ribet.
«Fin dagli anni ’80 iniziarono i primi problemi di ordine igienico e finanziario: il
mattatoio cominciava a risentire del passare del tempo. Per poter continuare a
mantenerlo in funzione necessitavano interventi e migliorie radicali. Fu speso circa un centinaio di milioni,
che i due Comuni si addossarono ricorrendo ad un mutuo. Dopo questo intervento
di notevole onere finanziario
per le nostre amministrazioni, nuove normative misero
in moto altri interventi, di entità minore, destinati a migliorare la qualità del servizio».
- Ed ora consideriamo la
normativa Cee...
«Effettivamente i problemi
maggiori nascono proprio
quando l’Italia deve adeguarsi alla normativa Cee sui
mattatoi. Da circa due anni
sono in corso sopralluoghi
per verificare gli interventi
da effettuare e valutare i costi di tali operazioni. Si è
Il futuro della zootecnia alle valli passa anche attraverso idonee
strutture per ia produzione deiia carne
giunti alla conclusione che
gli adeguamenti richiedono
una cifra che va dai 70 ai
100 milioni. Si parla di migliorie all’attrezzatura e
all’apparato interno, e sono
previsti anche lavori sulla
struttura esterna».
- Qual è l’importanza che
questo servizio riveste per il
territorio?
«Posso rispondere a nome
dei due Comuni, dicendo che
riteniamo indispensabile il
servizio effettuato dal mattatoio; siamo anche convinti
che possa offrire un lavoro
qualificato che interessi tutti i
Comuni della Comunità montana. Pur credendo fermamente nella possibilità di sviluppo di questa struttura, siamo ben consapevoli di non
essere più in grado di accollarci una simile spesa. Chie
Intervista al sindaco di Porte, Griot
Un «supercomune»
per tutta la valle?
DAVIDE ROSSO
Porte è un piccolo paese di
circa mille abitanti al fondo della vai Chisone. Per
chiarirci le idee sui suoi problemi e sulle sue prospettive
siamo andati a trovare il sindaco, Giancarlo Griot, che è
nell’amministrazione di Porte
dagli anni ’70 ed è primo cittadino dal ’90.
- Che cosa vuol dire per lei
fare politica?
«La politica è il comune interesse e questo non può essere che il bene degli altri.
Penso sia doveroso impegnarsi. Soprattutto la politica non
è trincerarsi dietro delle etichette politiche e creare così
delle fratture».
- A Porte esiste una realtà
associativa abbastanza viva;
c’è stato da parte sua un tentativo di trovare dei punti di
contatto fra le associazioni
presenti sul territorio?
«Uno dei miei principali
obiettivi quando sono diventato sindaco è stato quello di
far nascere nelle associazioni
un clima di collaborazione. Si
sono fatte delle Feste dell’
amicizia per abbattere un po '
i "muri" che dividevano gli
uni dagli altri. Questo lavoro
ha dato dei frutti».
- Cosa ne pensa dei progetti
per la statale 23?
«Questo è per Porte un problema gravissimo: l’alta velocità, l'inquinamento, rendono
la situazione invivibile. Il progetto attuale prevede l’attra
versamento della tangenziale
di Pinerolo alla destra orografica del Chisone e poi la
strada dovrebbe rientrare .mila statale dopo l’abitato di
Porte all’altezza del ponte del
Manalaggio. Questa ipotesi
non mi entusiasma, in quanto
non salverebbe il Malanaggio, ma per lo meno il centro
abitato e San Martino».
- In conclusione, quali progetti ha in mente di realizzare
o vorrebbe vedere realizzati?
«Mi preme un discorso più
generale. Sono per il superamento dei piccoli Comuni,
per la creazione di un’unica
entità, un supercomune, nell’
ottica della legge 142, e vedrei i piccoli Comuni a livello
di municipalità. È sempre più
difficile amministrare perché
ci sono sempre meno soldi,
cose sempre più urgenti. Il supercomune, entità forte, si occuperebbe non solo di risolvere piccoli problemi, ma soprattutto della pianificazione
con risorse e ampia veduta
dei problemi come occupazione, viabilità, e altri. Adesso ci
manca un’entità forte che
possa dedicare tempo e risorse a una strategia che coinvolga il territorio; una struttura dove ci sia gente retribuita che svolga i propri compiti a tempo pieno. Bisogna
andare oltre i campanili perché non ha senso spendere
delle risorse in un piccolo Comune quando queste sarebbero spese meglio a vantaggio
di tutti».
diamo quindi un passaggio di
gestione alla Comunità montana, con la partecipazione
alle spese da parte dei Comuni che usufruiscono della
struttura e del relativo servizio».
- Chi sono gli utenti di
questo servizio?
«I maggiori utenti sono,
naturalmente, i macellai della zona, ma non dimentichiamo i privati, che sono stati
oltre un centinaio nel 1992.
Man mano che le normative
Cee vengono recepite e messe
in atto, rimane praticamente
impossibile macellare “in casa”, come si faceva un tempo. Per lo stesso motivo,
l’adeguamento richiede enorme disponibilità di denaro,
molti macelli privati e pubblici stanno chiudendo o saranno costretti a farlo tra breve.
Questo significa che il nostro
allevatore dovrà fare una
corsa ad ostacoli se vorrà
macellare il proprio vitello.
Vorrei inoltre far presente
che gli animali macellati nel
nostro mattatoio sono esaminati dai veterinari della Ussl
42, che fanno un lavoro indispensabile per la salute del
cittadino. Chi poi acquisterà
della carne, avrà la garanzia
della freschezza e dell’assoluta assenza di malattie
nell’animale macellato».
- Quale futuro si può prevedere per questo mattatoio?
«Un’eventuale chiusura
può essere, secondo me, l’ennesimo colpo, forse quello
mortale, alla nostra già povera e precaria agricoltura.
Vorrà dire un ulteriore abbandono a se stesso del nostro territorio, nel quale già
vediamo avanzare prati incolti, rovi e sterpaglie ed aumento incondizionato di fauna, che non definirei propriamente domestica, come cinghiali e cervi.
Dopo l’incontro con il presidente della Comunità montana, Ribet, e l’assessore
all’Agricoltura, Long, mi pare si stiano cercando le soluzioni più opportune; si sta
preparando un progetto destinato alla ristrutturazione
del macello in questione ed
esaminando la possibilità di
affidarne all’ente di valle la
gestione, in modo da evitare
la chiusura di questo servizio».
Consiglio comunale di Angrogna
No alla chiusura
della scuola
Il Consiglio comunale di
Angrogna, riunitosi lo scorso
23 novembre, ha preso posizione su due problemi importanti per la vita, la cultura e la
tutela del territorio montano.
In particolare le delibere che
sono state emesse riguardavano la scuola e la politica
della provincia di Torino per
la montagna. Parole chiare,
esplicite e anche dure sono
state espresse dai consiglieri
comunali di Angrogna in risposta a un’interrogazione
del Provveditorato agli Studi
del capoluogo piemontese
che mirava a conoscere la situazione delle piccole scuole
di montagna per eventuali
accorpamenti per il prossimo
anno scolastico. «Attualmente - si legge nella delibera il plesso scolastico del Comune conta 27 alunni, numero che dovrebbe rimanere invariato nel 1994-95 e non
scendere a meno di 20 alunni
negli anni successivi in relazione all’aumento progressivo della popolazione (da 728
abitanti nel 1990 a 781 nel
1993)».
La delibera parla chiaro,
infatti, a proposito dei costi
non più sopportabili per il
Comune se dovesse provvedere al servizio mensa solo
per la scuola materna, e al
servizio trasporto che prevederebbe, nel caso di accorpamento delle elementari alla
sede di Torre Pellice, l’acquisto di un ulteriore pullman e
l’assunzione di un terzo auti
sta. Il Consiglio comunale allora, non solo segnala al
Provveditorato agli Studi di
Torino che la soppressione
della scuola di Angrogna priverebbe «la comunità locale
di un essenziale presidio sociale e culturale e ne minaccerebbe in tal modo l’identità
culturale», ma chiede alla
Comunità montana e all’Uncem (unione dei Comuni
montani) di far sentire la forte protesta delle popolazioni
della montagna.
Di tutela della montagna si
parla anche nella delibera n.
39, che intende chiedere alla
Provincia di Torino, dopo la
recente sparizione dell’assessorato alla Montagna, la realizzazione di una politica organica nei confronti dei territori montani, attraverso un
programma operativo basato
essenzialmente sulle proposte
e i programmi delle Comunità montane per giungere alla redazione di un piano di
sviluppo socio-economico
complessivo della montagna
torinese. Il Consiglio comunale di Angrogna chiede inoltre alla Provincia anche appositi stanziamenti di bilancio e
tra le altre cose l’istituzione
di un supporto tecnico e legale per i piccoli Comuni.
Infine, il Consiglio ha deliberato una spesa iniziale di
50 milioni per Tasfaltatura
della strada dei Pons e un ulteriore mutuo di 150 milioni
per l’acquedotto della zona
orientale.
9
venerdì 3 DICEMBRE 1993
E Eco Delle ¥ìlli "Iàldes:
PAG. Ili
Incontro con il direttore regionale Fs
Quali prospettive
per le ferrovie locali?
Dopo un periodo di silenzio sono ripresi gli incontri
fra amministratori pubblici,
pendolari e direzione torinese
delle ferrovie. Giovedì 25 novembre, su sollecitazione del
consigliere provinciale Franca CoTsson, rappresentanti
della Comunità montana vai
Penice e del Comitato difesa
della ferrovia hanno incontrato il dott. Gorzegno, direttore
generale Fs per il Piemonte e
la Valle d’Aosta; è dunque
cambiato anche il riferimento
torinese dopo il trasferimento
ad altro ufficio dell’ing. Diurni che per alcuni anni era stato responsabile dell’ufficio
per il traffico locale, oggi
non più esistente.
In un clima di cordialità,
frutto di una svolta negli ultimi anni delle Ferrovie, i
rappresentati della vai Pellice
hanno cercato di capire quali
siano le prospettive per la linea. Alcuni interrogativi sono stati comunque posti.
Le Fs, ormai una società
per azioni, devono fare i conti con uno stato che non copre più i disavanzi, pur se
concorre ancora ai costi di
gestione nella misura del
25%; del resto praticamente
tutte le linee, anche quelle
più utilizzate, sono in deficit.
Nel triennio ’93-95 i bilanci
delle ferrovie dovrebbero
raggiungere il pareggio per
cui altri interventi di contenimento delle spese dovranno
essere realizzati. Ma, è stato
chiesto, quanto realizzato ne
gli anni scorsi per ammodernare la linea ha raggiunto gli
scopi previsti in termini economici?
«I lavori effettuati hanno
consentito un notevole risparmio - hanno precisato i
rappresentanti delle Fs - e
sono stati di fatto già ammortizzati rivelandosi dunque un
buon investimento. Bisogna
però tener conto dei costi reali dei servizi: l’autobus costa
1.600 lire al km mentre il treno costa 25.000 lire, sia per il
numero di addetti che per i
costi di gestione». Sulla linea
di Torre Pellice, su novemila
posti offerti giornalmente ne
vengono usufruiti 1.800. Su
questo dato occorrerà ancora
tornare a riflettere, coinvolgendo la Regione, come lo
stesso dott. Gorzegno ha suggerito.
Solo se si assumerà il problema trasporti come un discorso generale, che veda
un’effettiva integrazione
gomma-rotaia, si potrà dire di
avere effettivamente razionalizzato senza far cadere i servizi. E razionalizzazione in
questo caso vuol dire sostituire i treni con gli autobus
nelle corse notturne poco
frequentate ma anche eliminare i doppioni con pullman
finanziati dalla Regione in alternativa alle corse ferroviarie. Sono discorsi non nuovi
in assoluto, ma da riprendere
nella prospettiva di creare
una azienda regionale dei trasporti.
La corale di Pomaretto in Francia
L^ecumenismo
nella gioia del canto
Dopo più di quindici anni,
il mese scorso la corale di
Pomaretto e quella ecumenica di Crest hanno cantato insieme nella chiesa di SaintSauveur a Crest, in Francia.
Risale al ’77 il primo incontro di questi due gruppi, che
oggi si è rinnovato grazie ad
una proposta di Aldo Costantin, originario dei Blegeri di
Pomaretto che, con l’aiuto
della moglie Arlette, mantiene in vita in diversi modi dei
solidi legami con la comunità d’origine. Una storia legata all’emigrazione ma fatta
di momenti concreti di amicizia che il canto contribuisce a rendere sempre più salda e viva.
La domenica, un culto a
più voci ha visto la partecipazione del pastore Sergio Ribet, che ha tenuto il
sermone, di alcuni membri
laici delle comunità di Aouste e di Crest, che hanno condotto la liturgia e .della corale
di Pomaretto, che ha guidato
la comunità nel canto di un
inno e portato il proprio messaggio: «Seigneur, nous arrivons des quatre coins de
l’horizon, nous voilà chez
toi/ Seigneur, nous arrivons
des quatre coins de l’horizon,
dans ta maison».
Nel pomeriggio della domenica la corale ha offerto
un concerto nel tempio di
Loriol; la comunità di Loriol
ha accolto gli ospiti con una
cena nei locali del gruppo
«Eclèreurs de France». Il do
SCI — Mentre la pralina
Lara Peyrot prosegue gli allenamenti in vista dell’imminente stagione che la vedrà
impegnata nella nazionale
azzurra di fondo. Frali si
conferma come sede scelta
per allenamenti di formazioni nazionali: per tutta la settimana la formazione C italiana di sci alpino sarà ospite
del centro della vai Germanasca che, a partire dal 6 dicembre, aprirà le piste non
soltanto nei fine settimana
ma anche nei giorni feriali.
CORSA CAMPESTRE
— Si è disputata domenica
28 a Pomaretto la prima prova del campionato pinerolese
di corsa campestre valido per
l’assegnazione del trofeo
Olimpie; su un percorso ottimamente tracciato dal GS
Pomaretto ’80 si sono confrontati circa 200 atleti
suddivisi nelle varie categorie.
Fra gli esordienti ha vinto
Alex Rubiana e fra le esordienti il successo è andato a
Serena Marchetto. Nelle categorie ragazzi sono risultati
vincitori Diego Micol e Susy
Pascal; fra i cadetti successo
di Alessandro Bizzi ed Elena
Rubiano.
Fra gli allievi successo di
Fabrizio Cogno e Donatella
Massano; nella categoria juniores vittorie di Andrea
Collino e Mariangela Grosso, fra i seniores successo di
Roberto Saretto e fra i veterani la vittoria è andata a Gabriele Barra. La seconda prova si disputerà a Pieve di Cumiana mercoledì 8 dicembre
con ritrovo alle 8,30.
PALLAMANO — Doppio impegno per le formazio
ni del 3S Graphicart domenica 28 novembre.
I ragazzi in serie D hanno
ottenuto un bel pareggio al
termine di una gara entusiasmante con il Derthona, neoretrocesso dalla serie C; più
che meritato il 15 a 15 finale.
Fra le ragazze, in serie C, si è
evidenziata una nuova voglia
di riscatto e un impegno non
indifferente; di fronte all’
esperta formazione della Rescaldinese le lusemesi hanno
alla fine dovuto soccombere
per 27 a 7.
VOLLEY — Non è decisamente un momento fortunato quello che attraversa la
pallavolo pinerolese; le due
formazioni di B1 sono state
nuovamente sconfitte nel turno di sabato scorso. Se la
squadra maschile è uscita male dalla trasferta di Romagnano sul Sesia (0 a 3), le ragazze di Mina sono state di nuovo beffate al tie break con
una palla contestata e giudicata dai più valida per il Pinerolo. 3 a 2 dunque per la Castellanzese e Pinerolo ancora
fermo a quattro punti. Sabato
altra partita casalinga con le
fiorentine del Figurella.
Positiva giornata per le ragazze delle formazioni del
3S Nova Siria; nel campionato provinciale under 16 le
valligiane hanno vinto a Pinerolo per 3 a 0 ed analogo
punteggio ha sancito la supramazia delle lusemesi nella prima divisione sul Rivoli.
Nel torneo amatoriale maschile «Storello» questi i risultati: Bricherasio-Pinerolo
3 a 2; 3S Lusema-Pinerolo 3
a 1; Bricherasio-Chisola Volley 1 a 3; Pinerolo-Svet 2 a
3. In clasifica è al comando il
Merdidiano con 8 punti da
vanti a 3S Luserna e Svet
con 6.
Nel torneo amatoriale femminile «Baudrino» il derby
fra Fabio Neruda A e Fabio
Neruda B si è concluso a favore dei secondi per 3 a 1. In
classifica al comando sono
Maxisconto Cavour e 3S Nova Siria con 8 punti davanti
al Cercenasco con 6.
CALCIO — È ancora successo per il Pinerolo nel
campionato nazionale dilettanti; opposti sul campo di
casa al Savona, domenica i
biancoblù hanno regolato col
minimo scarto (1 a 0) i liguri
scavalcandoli in classifica.
La rete dei pinerolesi arriva
dopo pochi minuti ed è realizzata dal difensore Schina;
intorno al 20’ gli ospiti hanno una ghiotta occasione per
pareggiare ma Verdicchio
manda a lato un calcio di rigore.
Nel secondo tempo il Savona cerca ancora la rete ma
anche il Pinerolo si fa pericoloso in contropiede su uno
dei quali reclama un rigore.
Il successo alla fine premia i
padroni di casa che salgono
al quinto posto e domenica
prossima saranno in trasferta
a Sanremo.
BOCCE — Nella quinta
giornata del massimo campionato il Veloce Pinerolo ha
espugnato il campo di Favria
per 10-6 mentre la Valpellice
ha pareggiato in casa, 8-8,
con il Bra. In classifica sempre più solo al comando è il
Torretta. Sabato prossimo
difficile trasferta per i valligiani in Friuli contro il Plozner e facile incontro casalingo per il Veloce contro il fanalino di coda Noventa.
pocena prevedeva una serata
popolare con danze e canti:
Aldo Costantin è riuscito a
portare «Le Rigodon», un
gruppo folcloristico di Loriol, che ha insegnato al
gruppo di Pomaretto alcune
danze caratteristiche, mentre
alcuni pomarini hanno ricambiato insegnando loro la
«courento» e la «spousino».
Il lunedì la nostra corale ha
visitato la vicina Bordeaux,
che accoglie le spoglie di
Alexis Muston, pastore, storico, medico, naturalista e poeta. Nato a Bobbio Pellice nel
1810, aveva studiato teologia
a Losanna e a Strasburgo, per
poi essere nominato pastore
nel suo paese d’origine.
Scrisse l’«Histoire des
vaudois du Piemont», che
pubblicò a Parigi, non avendo avuto l’autorizzazione del
vescovo di Torino, che nel
1835 lo costrinse a fuggire in
Francia attraverso il Colle
della Croce, per aver violato
le leggi della censura, che allora proibiva ai valdesi di
pubblicare senza autorizzazione.
Fra le numrose opere di
poesia di Alexis Muston si
possono ricordare il testo de
«Le serment de Sibaud», de
«Le retour de l’exil» e del
«Chant patriotique» che troviamo nella nostra raccolta
«Psaumes e cantiques».Fu
pastore anche della comunità
di Bordeaux e oggi è sepolto
nel cimitero privato della famiglia Teyssaire.
Venerdì 3 dicembre — PEROSA ARGENTINA: in occasione degli incontri su «Vita e
cultura delle valli Chisone e Germanasca», alle 17 nella sala consigliare, verrà presentato il libro
Le Valli Valdesi, storia, natura,
itinerari. Saranno presenti gli autori e l’editore Piero Tirone della
Kosmos.
Sabato 4 dicembre — RORÀ:
alle 21, nel tempio valdese, concerto della Camerata corale La
Grangia.
Sabato 4 dicembre — TORRE PELLICE: nell’ambito dei
concerti proposti da Tacabanda,
alle 21 nel salone Opera Gioventù, Alberto Balia e Enrico
Frongia presentano «Argia», musiche sarde dalle alture al mare.
Sabato 4 dicembre — POMARETTO: alle 21, nella chiesa
valdese, concerto di chitarra Dal,
Rinascimento al folk di John
Renbourn e Isaac Guillory.
Domenica 5 dicembre —
BRICHERASIO: alle 12, la società filarmonica San Bernardino terrà un miniconcerto in piazza, diretto dal maestro Fabrizio
Paddeu.
Lunedì 6 dicembre — TORRE PELLICE: alle 21, nella sala
consiliare si terrà una serata di
diapositive Riflessi di Palestina,
speranze e attese prima e dopo il
reciproco riconoscimento con
Israele. Diapositive di Andrea
Priotto.
Lunedì 6 dicembre — TORRE PELLICE: neU’ambito delle
iniziative proposte dalla sezione
di Torre Pellice dell’Università
della terza età, alle 15,30 nel salone della Scuola mauriziana di
via al Forte 2, si terrà un concerto di Gianluca Fasano, baritono,
accompagnato da Giorgio Spriano al pianoforte. Saranno eseguite
musiche di Mozart, Schubert, Debussy, Faurè.
Mercoledì 8 dicembre —
TORRE PELLICE: Fiera autunnale con merci varie; mercatino biologico e dell’antiquariato.
Si potrà anche assistere alla
dimostrazione di antichi mestieri.
Pinerolo
I redditi
dei consiglieri
Sono stati recentemente resi
pubblici da parte della segreteria del Comune i redditi
dei consiglieri consegnati alla
segreteria.
In base al reddito lordo denunciato nel 1992 al primo
posto della classifica risulta
Franco Santiano con oltre 135
milioni, seguito da Roberto
Pia, 126 milioni, Tullio Cirri,
109 milioni, Marcello Bruera,
107 milioni. Tutti sotto i cento
milioni gli altri, compreso il
sindaco. In ordine alfabetico
troviamo: Alberto Barbero
(38.635.000) , Alberto Bassani
(nessun reddito), Giuseppino
Berti (29.013.000), Fausto
Bianciotto (27.725.335), Alessandro Buffa (30.68L000),
Eugenio Buttiero (78 milioni
513.000) , Umberto Calliero
(37.984.000) , Gino Camurati
(49.662.000) , Giorgio Canal
(23.944.000) , Antonio Chiriotti (24.653.000), Luciano
Costa (38.906.000), Angelo
Distaso (80.654.000), Stefano
Drago (33.743.000), Gabriele
Falcone (29.783.000), Duilio
Gillio (98.041.000), Saverio
Laterza (47.419.000), Giuseppe Manduca (36.535.000),
Giorgio Merlo (70.409.000),
Giacinto Misino (35.406.000),
Pietro Antonio Peretti (43 milioni 468.000), Angelo Pezzo
(27.660.000) , Pietro Rivo
(47.232.000) , Clelia Roetto
(40.784.000) , Luigi Rossetto
(26.403.000) , Elvio Rostagno
(43.423.000) , Amedeo Scalesse (29.807.000), Salvatore
Sorrentino (57.917.000), Livio Trombotto (51.701.000),
Marcello Ughetto (34 milioni
338.000) , Enzo Varrone
(28.838.000) .
Cinema
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma,
venerdì ore 21, L’accompagnatrice; sabato, ore 21
L’età dell’innocenza; domenica, ore 15, 17, 19, 21, e lunedì, ore 21, Sud; martedì,
ore 21, mercoledì, ore 15, 17,
19, 21 e giovedì, ore 21, Per
amore, solo per amore.
PINEROLO — IL cinema Italia propone per tutta la
settimana L’uomo senza
volto; feriali ore 20 e 22,20;
festivi ore 15, 17,30, 20 e
22,20; prefestivi ore 20 e
22,30.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma venerdì, ore 21,15,
Ultimi giorni da noi; sabato,
ore 20 e 22,10, domenica,
ore 20 e 22,10, lunedì, ore
21,15, Sliver; domenica e
mercoledì, ore 16 e 18, Eddy
e la banda del sole luminoso (cart. anim.); martedì, ore
21,15 e mercoledì, ore 20 e
22,10, Sud.
ANGROGNA - Le prossime riunioni quartierali saranno dedicate alla riflessione
sul Credo e in particolare al
secondo articolo «Credo in
Gesù Cristo...»; appuntamento
al Baussan giovedì 2 dicembre alle 20,30, lunedì 6 dicembre al capoluogo alle 20,
martedì 7 al Martel alle 20,30.
POMARETTO - Sabato 4
dicembre alle 20,30, presso la
sala Lombardini di Perosa Argentina, si svolgerà la riunione del Concistoro.
PINEROLO - Sabato 4 dicembre proseguono gli incontri teologici «Giovanni Miegge» presso i locali della chiesa
valdese; inizio ore 17. Tema
dell’incontro il capitolo ottavo
del terzo libro dell’Istituzione
cristiana di Giovanni Calvino.
VILLAR PEROSA - Domenica 5 dicembre, nei locali
del convitto, avrà luogo il bazar; inizio ore 15.
TORRE PELLICE - Lunedì 6 dicembre, a partire dalle 9,15, presso la casa unionista, si svolgerà rincontro dei
pastori del 1° distretto. Dopo
la meditazione biblica curata
da Gregorio Plescan, la riflessione sarà sul tema Qual è il
centro della Cristologia?.
VILLAR PELLICE - Le
prossime riunioni quartierali
si svolgeranno alle 20,30 giovedì 2 dicembre ai Teynaud,
venerdì 3 al Serre, mercoledì
8 al centro.
LUSERNA S. GIOVANNI - Sabato 11 dicembre, alle
ore 20,30 nel tempio, concerto con il coretto di Torre Pellice.
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Via Pio V, 15 -10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
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PAG. IV
venerdì 3 DICEMBRE 1993
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venerdì 3 DICEMBRE 1993
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
Il voto libero di Palermo libera la città dalla corruzione
Il grido dì liberazione
ALFONSO MANOCCHIO
La stampa italiana e straniera, riferendo sui risultati elettorali di Palermo, ha
parlato di anomalia e di fine
di un’epoca. Le due osservazioni sembrano completarsi.
L’anomalia sta nella votazione quasi plebiscitaria a favore
di Orlando (75,18%), quest’
ultima poi nell’ambiente in
cui è nata riflette un taglio
cosi netto col passato da non
permettere alcun ritorno. Detto diversamente; l’epoca nuova è aperta, finalmente! Potrebbe essere questo un grido
emesso da migliaia di petti.
Un grido che si rincorre per
monti e valli della Sicilia, dove prima dominava l’antico e
truce potere della mafia.
Questo è vero! Ma un attimo di approfondimento nella
lettura della realtà ci fa rendere conto che quel grido è uguale in tutta Italia. Sotto
quest’aspetto non c’è anomalia. La potente voglia di liberarsi da un sistema politico
corrotto, disumanizzante e
malvagiamente egoista ha dilagato in tutte le contrade. Gli
italiani hanno decretato la fine di un’epoca e tra qualche
tempo avranno modo di indicare la strada verso il nuovo.
Il giudizio di Palermo è stato più severo. Penso che i motivi di questo comportamento
siano facilmente individuabili, da una parte nel permanere
troppo a lungo di un ambiente
invivibile, la qual cosa ha
provocato oggi uno straripamento di libertà attraverso i
piccoli varchi apertisi negli
ultimi tempi, anche prima
della strage di Capaci. Dall’altra queste votazioni sono
avvenute senza ricatti spudorati, nonostante le difficoltà
occupazionali, e senza le ipoteche dei poteri occulti.
A questo punto è del tutto
naturale che ci si ponga la domanda: ma Cosa Nostra come
si è comportata? Raccogliendo frammenti di valutazione
sembra che la risposta più
condivisibile sia quella che
vede Cosa Nostra per ora in
un angolo, umiliata ma non
vinta. Ci sono ancora alla
macchia «uomini d’onore» di
primo piano con un esercito
di picciotti di tutto rispetto e
un ambiente colluso anch’esso umiliato, ma ancora validamente in sella nelle diverse
realtà importanti della Sicilia.
Dal suo angolo segue, come ha fatto in passato (immediato dopoguerra, episodio
Giuliano, sconfitta del partito
monarchico, ecc.), lo svolgersi degli eventi e il delinearsi
di chi succederà nel comando, cioè il prossimo vincitore
politico.
Attualmente il magma è in
movimento. Cosa Nostra attende il suo consolidamento.
Non sarà facile per nessuno
pensare e operare come se i
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Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando Cascio, alla processione di
Santa Rosaiia
giochi fossero fatti. La fine di
un’epoca, in questa situazione, non lascia intravedere che
d’ora in poi tutto sia più facile. È da mettere in conto un
ritorno in campo di Cosa Nostra e della mafia in forme e
modi imprevedibili, come
sempre è stato in passato. Le
sue forme di presenza sono
state scoperte sempre con notevole ritardo. È lecito, quindi, attendersi altri giorni di
mistero. Se questo è vero,
non è meno vero il cambiamento dell’ambiente, che è
ora culturalmente antagonista
a Cosa Nostra, in proporzioni
sempre più rilevanti. E tuttavia il cammino è di per sé duro, poiché non l’economia né
la democrazia soltanto sono
da ricostruire, ma la struttura
profonda della società; le coscienze.
Ognuno sa che esse hanno
subito urti stressanti prima,
molto scoraggianti ora, cosicché nessun programma (neppure quello di Orlando) può
contenere risposte e terapie.
Quello che conta, per risanare, è costruire un clima limpido, di fiducia, in cui il cittadino responsabilmente viva secondo diritti e doveri certi.
Le elezioni in Sicilia: il gusto della politica
Tutti in Rete!
RAFFAELE VOLPE
Il 21 novembre si è celebrato un matrimonio in Sicilia, ma vi è stato anche un funerale. È morto il clientelismo e si sono sposati i progressisti con i moderati. C’è
anche in giro un figlio di
qualcuno che non vuole dichiarare la sua paternità: questo figlio è la nuova destra.
Il funerale è stato celebrato
in 97 Comuni siciliani e ogni
scheda elettorale era un fiore
che si aggiungeva alla maestosa ghirlanda. I parenti
stretti del clientelismo erano
chiusi in casa, alcuni nascosti
in qualche lista, qualcun altro
coraggiosamente affacciato al
balcone. Ma nessuno passava,
nemmeno per fischiare. I
grandi mediatori tra lo stato e
i cittadini del Sud, quelli che
compravano al prezzo di un
lavoro promesso la libertà del
voto hanno perso i loro poteri
magici; i re e i viceré sono
nudi, e nemmeno i travestimenti con liste variopinte
hanno potuto coprire la loro
nudità. E questo lo si è visto
subito: la gente andava eretta
a votare! Avevano gli occhi
che guardavano davanti e non
le loro scarpe.
Si è ritrovato il gusto di fa
re politica, di votare. Ed è di
buon gusto il matrimonio tra
moderati e progressisti. Si
potrebbe dire: finalmente in
rete! Sì, perché sembra proprio che la Rete sia riuscita lì
dove altri avevano fallito.
Certo chi celebra questo matrimonio lo fa in virtù del suo
potere carismatico, e questo
preoccupa un po’. Orlando è
un capo carismatico, e si spera che diventerà meno capo,
meno carismatico e più ottimo amministratore. Ma per il
momento godiamoci questo
matrimonio.
Per quanto riguarda il neonato di destra bisogna dire
che in Sicilia è meno pacioccone di quello di Roma e di
Napoli; finalmente qualcosa
di buono da dire sulla Sicilia.
Attenti però a non nutrirlo
troppo e coccolarlo. Immagino già il menu che possa farlo
crescere: un paté di disoccupazione e deindustrializzazione, un filetto di saturazione
del terziario e un bel frappé
di diffusa extralegalità che fa
risorgere anche i Mussolini.
Ammetto che non vorrei proprio essere nei panni dei nuovi amministratori ma, riflettendoci sopra, credo proprio
che valga la pena non lasciarli soli.
Il voto e il ballottaggio a Napoli e nei quartieri popolari
Come voterà la camorra?
LUCIANO DEODATO
I sondaggi della vigilia avevano già fatto intuire che
si sarebbe arrivati al ballottaggio tra Antonio Bassolino
(Pds) e Alessandra Mussolini
(Msi); sulla percentuale dei
voti i pareri erano più incerti.
Per questo c’è stata una certa
sorpresa quando, all’apertura
delle urne, si è constatato un
distacco consistente tra i due
candidati. Ma come ha votato Napoli? E, soprattutto, come ha votato la camorra e su
chi farà convergere i suoi voti nel ballottaggio?
L’analisi del voto, quartiere per quartiere, mette in evidenza alcuni dati: la periferia
operaia (Ponticelli, Barra,
San Giovanni) ha votato per
il Pds; i quartieri del centro
storico, quelli cioè intorno a
Forcella, tanto per intenderci,
hanno votato in prevalenza
Msi. Per il liberal-progressista Sabatino Santangelo hanno votato i quartieri della
media e alta borghesia come
Ghiaia. Relativamente pochi
i consensi a Massimo Caprara, esponente di una formazione di centro, ottenuti soprattutto nei quartieri come
Pianura e Piscinola, ad alta
concentrazione democristiana e socialista.
Alberto Garofalo, membro
di una delle tante comunità
pentecostali libere nate in
questi ultimi tempi a Napoli,
non ce l’ha fatta. La sua lista
ha raccolto circa 6.900 voti e
Una seduta del Consiglio comunale
il suo nome circa 6.800 preferenze, pari al 1,2% circa.
In un quartiere, Chiaiano, ha
raggiunto addirittura il 4,8%;
in altri, come Piscinola e
Miaño, probabilmente ad alta
densità pentecostale, ha superato il 2%. Patetica la sorte
della lista di Donatella
Dufour, la nipotina dell’armatore Lauro, che non ha ottenuto neppure 500 voti in
tutto.
L’esito del ballottaggio
non è scontato. Ci sono quartieri dove l’astensionismo a
questo primo turno è stato
molto alto e sono quelli del
centro storico (Avvocata,
Stella, San Ferdinando) dove
la camorra è forte e i problemi enormi; come si comporteranno al secondo turno?
Federazione delle chiese evangeliche liguri
La Lega non risponde
_______MANUEL KROMER_______
L5 assemblea ordinaria
1993 della Federazione
delle chiese evangeliche in Liguria e Basso Piemonte ha approvato una proposta di lettera
da inviare ai candidati a sindaco e al Consiglio comunale
dell’ultima tornata di voto amministrativo, invitando le
chiese membro a far propria
l’iniziativa a livello locale. A
Genova le chiese hanno accolto la proposta, richiedendo
una presa di posizione da parte dei candidati su alcuni
orientamenti generali.
Hanno risposto celermente
tre candidati. Giuliano Boffardi (Rifondazione), Adriano
Sansa (cartello di sinistra con
capofila il Pds) e Ugo Signorini, proponendoci un incontro
con loro. Gli incontri si sono
rivelati un’occasione unica
per far conoscere le nostre
idee e le nostre chiese e per
sentire programmi ideali e
aspirazioni dei tre candidati.
A questi candidati, quale stimolo all’approfondimento e
all’arricchimento, abbiamo
fatto omaggio di una copia del
libro su Calvino di A. Me
Grath (Claudiana). Il candidato Plinio (sostenuto dal Msi)
ci ha risposto per lettera, inviandoci il suo programma e,
telefonicamente, ha risposto a
un’ulteriore domanda sulla re
sponsabilità personale.
Il candidato Serra (Lega
Nord) non ha risposto alla nostra lettera. Consci che riscuote notevoli simpatie nelle nostre chiese e volendo dare un’
informazione completa ai nostri membri di chiesa, abbiamo più volte telefonato alla
segretaria personale del candidato, sollecitando perlomeno
una risposta scritta. Agli inizi
di novembre la segretaria ci
ha comunicato di aver spedito
tale risposta a mezzo di lettera
ordinaria. Non essendoci purtroppo giunta tale missiva, abbiamo rispedito la lettera e la
domanda ulteriore sulla responsabilità personale per fax,
chiedendo una risposta in
tempi brevi. Il 12 novembre ci
è stata assicurata risposta a
mezzo fax per il mattino seguente: siamo tuttora in attesa
di tale comunicazione.
Questi inconvenienti fanno
sorgere spontanee due domande: sarebbe interessante sapere se il candidato Serra considera il protestantesimo come
Gianfranco Miglio o come la
sua compagna di partito Irene
Pivetti; e poi non era più semplice dirci che non era interessato la risponderci?
Concluso il lavoro con i
candidati abbiamo redatto un
comunicato stampa (vedi
Riforma n. 44), purtroppo ignorato dalla stampa locale.
Per la pubblicità su RIFORMA
TRS
Tele Radio Stampa s.r.i.
via G. B. Fauché, 31 - 20154 Milano
tei. 02/314444-316374
fax 02/316374
Continueranno ad astenersi,
oppure faranno convergere i
propri voti sulla Mussolini,
ribaltando il risultato della
prima consultazione?
In questo clima di incertezza la Mussolini ha tentato la
carta della Chiesa cattolica;
si è fatta ricevere dal cardinale di Napoli, Michele
Giordano, senza però ottenere un chiaro appoggio alla
propria candidatura.
Nell’equilibrio dell’ equidistanza di chi vuole stare^
super partes, sembra cogliersi nel cardinale un leggero
ammiccamento verso la coalizione di sinistra, perché
«devono essere messe da
parte le differenze ideologiche per lavorare per il bene
della città».
Ballottaggio a Roma
Appello
ai cittadini
della capitale
Riceviamo e volentieri
pubblichiamo.
Chiediamo ai cittadini romani, ai nostri concittadini,
un voto consapevole, costmttivo. Non scoraggiamento,
non perplessità, non indifferenza nel voto per chi governerà il Campidoglio.
Si tratta del ballottaggio
per l’elezione a sindaco di
Roma.
Avvertiamo con profonda
inquietudine il pericolo che a
sindaco sia eletto il segretario nazionale di un partito
che si è sempre dichiarato
erede e continuatore del fascismo; di un ventennio di
oppressione politica, di discriminazione sociale e razziale, di aggressione e di
guerra.
Roma, la nostra capitale,
deve offrire all’Europa e al
mondo un’immagine di quella tolleranza e di quella solidarietà i cui valori attraversano le diverse religioni,
un’immagine di pacifico
avanzamento civile.
Noi rispettiamo i sentimenti di protesta che hanno indotto molti cittadini a votare
per il candidato della «destra
nazionale», ma il voto del 5
dicembre è per trasformare la
protesta in proposta, senza le
ombre di una memoria tragica che grava ancora sul popolo italiano.
Giorgio Bouchard, Alberto
Caracciolo, Vittorio Foa,
Antonio Giolitti, Andrea Riccardi, Rita Levi Montalcini,
Pietro Scoppola, Biancamaria Tedeschini Lalli, Tullia
Zevi, Paolo Ricca.
12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 3 DICEMBRE 1993
Da sinistra: Sergio Rostagno, Franco Calvetti, Gino Conte
PROTESTANTI E CULTURA
CONTRO
L'EFFIMERO
ALBERTO CORSARI
Vorrei tornare, avendo ricevuto molti stimoli dal
convegno di Firenze, su due
aspetti del nostro rapporto
con la cultura. Per il primo
mi riferisco a due aneddoti:
Uno studente della Facoltà
valdese di teologia, con
all’attivo altre esperienze
universitarie, dice di apprezzare, nei banchi di via Pietro
Cossa, che i professori, dovendo citare un grande esegeta, un filosofo, un illustre cattedratico, non si limitano ad
annunciare «come dice...»,
ma indicano il libro, magari
la pagina, e invitano a consultarlo in biblioteca. Altro
esempio: un campo cadetti di
Agape molti anni fa ascoltò
una relazione estremamente
stimolante da parte di un teologo, che fu registrata. Bene,
l’anno dopo si riascoltò la registrazione: non c’erano solo
i «nuovi», c’era anche il direttore che già l’aveva ascoltata un anno prima.
Sono due esempi di come il
nostro rapportarci alla cultura
possa essere controcorrente;
contro, per intendersi, alla
tentazione, ampiamente praticata nell’Italia degli anni ’80,
della cultura come «effimero», prodotto da consumare
come un paio di brache firmate e poi da dismettere. No, la
cultura, le lettura si conservano, possono tornare utili, perfino le poesie imparate a memoria nelle obbrobriose andature cantilenanti delle imposizioni scolastiche (come far
odiare la poesia a un ragazzo)
può un giorno fare da sponda
a una riflessione, un collegamento di idee, uno spunto...
Giustamente Gino Conte si
è chiesto se i membri (giovani
e meno giovani) delle nostre
chiese leggano poco come gli
altri; è sicuramente necessario
leggere di più, ma forse si deve anche leggere meglio; lo
scrittore Daniel Pennac (Come un romanzo, Feltrinelli)
osserva che bisogna liberarsi
dal complesso di leggere per
forza tutto il libro, bisogna
osare leggere ciò che piace,
saltando eventualmente delle
pagine. Si potrebbe aggiungere un invito a rileggere, a ritornare, magari a distanza di
anni, fatte altre esperienze, alle letture d’un tempo; riprendere il discorso, intrecciarlo
con altri, rivedere criticamente; un lavoro di interpretazione infinita che dovrebbe trovare ben disposto chi ha una
certa frequentazione con il testo biblico. Al limite; leggere
meno, ma riservandosi più
tempo per riflettere a quanto
si è letto.
Il secondo punto è interrogativo, e riguarda i rapporti
tra strumenti di analisi, chiavi
per leggere la realtà e succes
sive scelte etiche. Dalla filosofia critica ai «maestri del
sospetto» al pensiero debole e
postmoderno è tutto un susseguirsi di apparati atti a farci
leggere più o meno profondamente la realtà e a mettere in
crisi gli strumenti inadeguati
con cui la si interpretava prima. Ma lo scoglio sembra essere quello del che fare dopo.
Qui casca l’asino.
Si è salutata la fine delle
ideologie, ma questo per alcuni (in area anglosassone) significa pragmatismo spinto,
per altri tecnocrazia e da noi
autorizzazione a... voltar gabbana come niente fosse e trasformismo a tutto andare.
Perché? Solo per opportunismo?
Perché anche una teoria
della conoscenza, seria, elaborata e sostenuta da grossi
pensatori, come l’epistemologia della complessità è affascinante finché rimane a livello «teoretico», ma delude (o è
perfino pericolosa) quando si
scende sul terreno della pratica e della politica? La teoria
dei sistemi, nel liquidare senza appello ogni spiegazione
«semplice» del mondo, ogni
ideologia autocentrata, ogni
tentativo di spiegare il reale a
partire da .sé, non finisce per
additare una società (anzi, un
sistema di società, stati, economie tutti in interazione fra
loro) di ingranaggi immutabili, da accettare come sono?
Siamo d’accordo sul fatto che
non si può muovere un tassello dell’economia mondiale
prescindendo da tutti gli altri
poli del «sistema», ma la conseguenza politica, per dirla
con Pietro Barcellona, rischia
di essere l’accettazione del
governo della tecnocrazia,
l’accettazione dell’esistente:
«La democrazia non può, in
una visione del sistema complesso, che ridursi a pura tecnica» («Complessità e questione democratica», in Democrazia e diritto n. 1-2/
1987; cfr. Il capitale come
puro spirito, ed. Riuniti,
1990).
Nel mondo di oggi esistono
delle grandi e ottime analisi
dell’esistente e si vanno affermando, del tutto indipendenti,
delle proposte etiche (forti,
troppo forti, al limite dell’integralismo, come ricordava
Elena Bein); ciò che manca è
la capacità (o la lucidità) per
far derivare correttamente il
secondo polo dal primo; mancano proposte per rendere traducibile in un’etica accettabile gli assunti delle più lucide
interpretazioni del reale.
In questo quadro il protestantesimo, religione che dà
scacco al .sacro e che si mette
continuamente in que.stione,
può avere qualcosa da dire?
Firenze, 12-14 novembre: convegno dei Centri culturali evangelici in Italia
Il protestantesimo può offrire alla cultura
una tradizione di ricerca e di continua critica
Quale linguaggio culturale
utilizziamo per parlare dell’
Evangelo? La domanda che
Giorgio Tourn ha posto ai
partecipanti al convegno dei
Centri culturali evangelici (e
delle «istituzioni» che a vario titolo si occupano di cultura) svoltosi a Firenze dal
12 al 14 novembre e le otto
relazione che l’hanno seguita
hanno provocato una quantità impressionante di riflessioni e suggerimenti.
Proviamo dunque a tracciare trasversalmente alle relazioni e agli interventi un
inventario dei temi emersi,
rinunciando alla completezza
e prendendo l’arbitrio di collegare idealmente riflessioni
e spunti che sono arrivati in
momenti diversi, da persone
diverse, con intenti diversi.
Innanzitutto si è parlato dei
precedenti. Giorgio Spini ha
rievocato il dialogo degli
evangelici con la cultura italiana partendo dal difficile
periodo che va dal 1848 al
1870: anni di chiusura. Ci fu
poi una generazione che seppe cogliere il fermento modernista in casa cattolica e
dargli credito, instaurando un
proficuo dialogo; altri, come
Gangale, sapranno poi dialogare con il mondo laico e liberale. Anzi, ha proseguito
Spini, oggi uno strumento
come la rivista «Protestantesimo» dialoga con le omologhe europee a livello ecumenico, ma non si inserisce in
un dibattito culturale italiano. Giorgio Bouchard ha indicato in epoca più recente i
referenti dell’azione culturale delle chiese valdesi e metodiste, evidenziando le inte
Gabriele De Cecco
razioni avutesi con il ’68,
con il movimento femminista, con il mondo ecumenico,
e lamentando giustamente la
scarsa attenzione che abbiamo per il mondo scientifico.
Il confronto con il marxismo
«eretico» italiano degli anni
’50-’70 è stato invece affrontato da Gabriele De Cecco
nella sua relazione su «Gioventù cristiana» e «Gioventù
evangelica».
Si è parlato quindi degli
strumenti che finora hanno
permesso questi dialoghi; oltre alle riviste sono stati ricordati Agape, la linea di riflessione sul socialismo cristiano (Ecumene, Mezzano),
la Facoltà di teologia, il Centro culturale valdese, a cui si
aggiungono tutti i Centri culturali (protestanti o evangelici, a seconda del nome che
assumono) che operano in
molte città italiane (pochi
però, ed è un peccato, quelli
che si sono fatti rappresentare a Firenze).
La relazione di Gino Conte
(«Protestantesimo e cultura
in Italia, nell’ottica di un pastore») e successivi interventi hanno sollevato il problema degli aspetti interni di
questa azione: leggiamo
molto, è vero, ma forse un
po’ meno di prima, e coloro
che operano nel campo culturale professionalmente non
sempre rimandano sulle comunità una parte della loro
opera.
Il convegno tuttavia non
poteva prescindere da un’
analisi dei contesti in cui cerchiamo di fare cultura: su
questa linea si sono mosse
l’introduzione di Elena Bein
e interventi successivi: la crisi delle ideologie e delle filosofie sistematiche lasciano
spazio da un lato al pragmatismo più esasperato (che poi
in Italia significa dire una
cosa oggi e il contrario domani) e dall’altro ai radicalismi e integralismi di matrici
diverse, da quelle religiose a
quelle politiche imperniate
sui localismi. Un contesto di
tipo nuovo, da cui non si dovrebbe prescindere, è quello
a cui si è riferita la relazione
di Franca Long («La riflessione femminista nel protestantesimo italiano») che, un
po’ ignorata dal dibattito,
chiariva la complessità delle
elaborazioni del «pensiero
della differenza».
Da sinistra: Franca Long, Franco Caivetti, Bruna Peyrot
Un’altra novità è che di
contro ai particolarismi e parallelamente al «frammentarismo» delle culture odierne,
l’unica cultura che abbia una
valenza sopranazionale è
quella giovanile: un dato su
cui si dovrebbe riflettere, ma
non ci siamo abituati. Per altri (Bernardini) la novità
maggiore, tutta negativa, è
una novità materiale, economica, che porta con sé conseguenze politiche: la situazione italiana ha bisogno di pochi commenti, l’insicurezza
si tocca con mano.
Quanto all’ambiente protestante è stato rilevato (Bouchard) che se quello storico è
tendenzialmente secolarizzato, c’è vivacità e attenzione a
noi da parte di quello «evangelical»: anche di questo si
deve prendere atto.
Cultura è anche linguaggio, ma forse sarebbe meglio
dire linguaggi; l’esperimento
che fa Riforma con le sue foto in prima pagina sono una
pista nuova, tutta da scoprire
e da verificare (tradizionalmente il mondo protestante
non ha avuto un buon rapporto con l’immagine). E
Paolo Ricca, dopo aver ricordato che i punti fermi, fermissimi, che abbiamo da
presentare al mondo culturale stanno nella Bibbia (e nella sua infinita interpretabilità) e nella tradizione della
Riforma, che continuamente
si rinnova, ha fatto riferimento alla musica, ai linguaggi visivi.
Qui c’è del materiale storicamente prodotto a livelli eccelsi: manca la consuetudine
a valorizzarlo e a metterlo in
campo alla stessa stregua
dello studio accademico. Infine, gli sbocchi.
Due strade si sono delineate al convegno: c’è una strategia di riflessione sulla memoria, che il Centro culturale
valdese conduce con attenzione da anni (e il convegno
ha avuto un prologo proprio
con la presentazione del libro
di Bruna Peyrot e Graziella
Bonansea sulla donna valdese), che non si lascia confinare nei dibattiti sull’identità
ma si confronta con la vita
quotidiana di una precisa
realtà (Peyrot); e c’è stata
l’esplicitazione di una tendenza che risponderebbe a
molte aspettative del nostro
paese. Ai protestanti si guarda dal mondo politico (non
solo con le banalità del prof.
Miglio); la nostra linea (Paolo Naso) deve essere quella
di partecipare alla vita pubblica nella ricerca di un quadro normativo di comportamento, più che dicendo la
nostra su questo o quel tema.
Non sono linee in contrapposizione frontale: si tratta di
inquadrarle nella visione che
possiamo avere noi oggi (a
questa presa di responsabilità
si è richiamato più volte Sergio Rostagno) della tradizione protestante: con tutta probabilità un carattere di cultura pronta a rimettersi sempre
in discussione (Miegge), a
reinterpretarsi e a reinterpretare resistente; una religione
che annulla la sacralità, che
rifiuta ogni ortodossia, ma si
fa scienza critica. In questo
senso una cultura che ha preceduto la filosofia critica e
ancor più ha preceduto i «sistemi deboli» del pensiero
contemporaneo.
La testimonianza di un credente sulla sofferenza, ribellione e prospettive della fede
Dio è colui che ci addita una nuova vita
Una forma di invalidità
permanente causata da un incidente, da una malattia o
dall’età avanzata, un lutto
doloroso, la perdita permanente del lavoro, della casa,
della famiglia, dell’affetto di
una persona amata costituiscono traumi molto gravi che
possono colpire la nostra esistenza. E tali esperienze dolorose sono tanto più tragiche in quanto definitive, irreversibili, quando prendiamo
poco per volta consapevolezza che non c’è più nulla da
fare, che non si può tornare
indietro, che nulla sarà mai
più come prima.
Dopo le prime reazioni di
negazione della realtà, di
rabbia, di protesta, di ribel
lione, le domande; perché
proprio a me?
E ancora; ma Dio che ci
sta a fare? Già, Dio che protegge, ama, benedice, salva e
rassicura, dove è andato a finire? La crisi della nostra vita mette radicalmente in questione il senso e la ragione
della nostra fede. Quella fede
così facile, .serena, rassicurante quando tutto va bene,
appare stonata, inadeguata,
inutile davanti a una tragedia
dalle conseguenze irreversibili.
Il libretto di Max Sinclair*
non è un trattato su questo
tema, ma è una semplice testimonianza. Come tutte le
testimonianze individuali è
limitata, circoscritta alla si
tuazione personale, non intende assurgere a modello
universale ed è vincolata al
linguaggio, alla sensibilità e
alla cultura, al modo di esistenza e di comprensione del
soggetto.
Tuttavia confrontarci con
essa ci pare utile. II libretto
racconta un itinerario; parte
dall’esperienza traumatica,
attraversa le tappe tragiche
delle prime reazioni e giunge
all’amara consapevolezza
della condizione irrimediabile. Ma l’autore è un credente
e dopo la ribellione contro
Dio inizia il processo difficile di una nuova vita, di un
nuovo modo di vivere, in cui
Dio gli si presenta non come
colui che manda gli accidenti
o non fa nulla per evitarli ma
colui che è vicino, con noi,
che ci aiuta e ci dà una visione nuova di vita possibile.
Un annuncio di grazia
all’interno di un’esistenza
umanamente spezzata, inservibile per una società che
scommette tutto suH’effi'
cienza, il benessere, la salute, e che emargina spietatamente i deboli. La Parola del
Signore può ancora dare a tale vita un senso e una prospettiva. Ecco il messaggio
che l’autore vuole darci come frutto di un travaglio e di
una vittoria.
(*) Max Sinclair: Vive®
con le proprie menomazioni
Torino, Claudiana, 1993, pp 64,
£9.000.
13
venerdì 3 DICEMBRE 1993
PAG. 9 RIFORMA
Milano: un incontro che ha coinvolto un teologo, due giuristi e Amnesty International
I diritti umani sono ancora un^utopia
________SERGIO RONCHI________
Il 4 aprile 1968 il sogno di
Martin Luther King non è
stato frantumato, ma semplicemente rallentato nel proprio concretarsi; la battaglia
civile e politica da lui iniziata e portata avanti con radicale determinazione in forza
della sua fede in Cristo non
ha subito che una battuta
d’arresto.
La speranza di un cambiamento reale è un dato di fatto, ombre e luci vanno però
alternandosi, assumendo toni
di un crescendo drammatico
innegabile: il ritorno insistente, fosco e inquietante di
fantasmi di un non lontano
passato si pone a incubo di
fronte alla coscienza civile;
l’intolleranza razziale e il rifiuto del «diverso» e della
«diversità» sono ormai una
metastasi sociale; la fede cristiana spesso tace, complice,
o parla senza dire.
Dall’ultimo rapporto di
Amnesty International i paesi
denunciati per violazione di
diritti umani sono ben 161.
Antonio Marchesi, presidente della sezione italiana di
Amnesty, ha denunciato nei
giorni scorsi una situazione
intemazionale che non induce certo a facili ottimismi.
«La speranza che nel tanto
enfatizzato ordine mondiale i
diritti umani venissero rispettati - ha detto - è stata
assassinata. Vecchi regimi,
nuovi governi e gruppi armati di opposizione stanno
trasformando le loro strade
in laghi di sangue e costringendo i loro oppositori a
svanire nel nulla». Dunque:
Diritti umani: a che punto
siamo?
Questo il tema di una tavola rotonda organizzata di
recente dalla comunità battista milanese di via Pinamente da Vimercate in collaborazione con il Centro culturale
protestante, in occasione del
25° anniversario dell’assassinio di Martin Luther King.
Ne hanno parlato un pastore
battista e teologo. Paolo Spanu; un giudice presso la pretura di Milano, Amedeo Santosuosso, pretore del lavoro,
uno dei fondatori della Consulta di bioetica; un esperto
di diritto intemazionale. Paolo Andrea Natta, responsabile di Amnesty International
per i rapporti con il mondo
religioso per la circoscrizione lombarda.
«Il ruolo di Martin Luther
King nella lotta per i diritti
civili in Usa - ha detto Spanu - può essere di ispirazione alla lotta in favore del riconoscimento e del rispetto
dei diritti umani». Il pastore
di Atlanta, la cui formazione
culturale e spirituale affonda
le radici nella lettura del Sermone sul monte e di Thoreau
{Trattato sulla disobbedienza
civile, 1860), nello studio dei
sistemi etici dei grandi del
pensiero (da Platone a Marx)
e nell’opera di Walter Rauschenbusch (l’«evangelo sociale») e di Gandhi, si muoveva all’interno della tradizione puritana anglosassone.
Il suo impegno era biblicamente fondato e compreso in
termini escatologici storicamente espressi.
«King era convinto - ha
continuato Spanu - che l’impegno a favore dei diritti civili è più che un’adesione a
una causa ritenuta giusta;
occorre un profondo senso di
dedizione e una chiara consapevolezza vocazionale».
King ha voluto e saputo lottare per un mondo rinnovato;
«la sua fede diventò realtà.
E scomparso, ma resta quella sua visione profetica del
mondo e il suo immenso
amore per gli sfruttati e per i
poveri della terra».
Quei diritti umani e civili,
per i quali Martin Luther
King si battè sino alla morte,
sono suscettibili di una pluralità di definizioni e se ne comincia a parlare, come ha
Un momento della tavola rotonda
precisato Santosuosso, «nelle
democrazie moderne, sorte
da un processo di laicizzazione che conduce sino alla decisione elettorale». I diritti
dell’individuo, riconosciuti
dallo stato e il cui fondamento va tra l’altro ricercato nel
diritto naturale, devono però
trovare attuazione. Pertanto il
vero problema è oggi non già
quello di scoprire il fondamento dei diritti civili quanto
piuttosto quello della loro effettività «sia come riconoscimento applicativo attraverso
le leggi, sia nella pratica».
Perché un parlamento può
approvare anche leggi che
negano e principi democratici
e diritti civili. I quali ultimi
«in Italia mezzi orfani a causa dello scarso interesse prestatovi dalla tradizione laica», sono inglobati in un processo continuo, in un movimento senza fine (per esempio: se si dovesse arrivare alla clonazione, chi difenderebbe i diritti del clone?). Inoltre
essi travalicano i confini nazionali in fprza^della loro
universality;
La citta|dinanza va pertanto
concepita «in termini mondiali per ogni individuo in
qualsiasi parte del mondo».
Dal rapporto 1993 di Amnesty risulta appunto che la tortura generalizzata come strumento di governo viene attualmente praticata in 60
paesi; così come torture e
maltrattamenti nelle carceri
sono aumentate. «La richiesta più volte avanzata presso
i nostri ministeri della Difesa
e degli Interni di visitare le
carceri - ha denunciato Natta — continua ancora oggi a
scontrarsi con il più assoluto
silenzio». Tali dati nel loro
insieme stanno semplicemente a sottolineare quanto
sia diventata indispensabile
un’educazione ai diritti umani che andrebbe inserita nel
curriculum scolastico. «Il
ruolo di Amnesty nella denuncia della tortura - ha aggiunto Natta - è di renderla
inaccettabile sino all’abolizione; e le chiese oggi possono forse svolgere un ruolo
centrale su basi nuove e più
mature».
A Poggio Libertini il 6- incontro tra chiese dei Fratelli, metodiste e valdesi
La chiesa e Israele, un problema antico
_________GINO CONTE_______
Si è svolto a fine settembre al Centro evangelico
di Poggio libertini (Fi) il 6°
incontro tra membri delle
chiese dei Fratelli, metodiste
e valdesi. Dal 1978 il Comitato promotore iniziative
evangeliche (Cpie), costituito
pariteticamente da membri di
queste denominazioni, prosecutore ideale della «eredità
Comandi», ha organizzato
una serie di incontri di studio
e confronto: 1978, a Poggio
libertini, Conosciamoci,
scambio di informazioni sui
due ambienti; 1979, a Pravernara. Confronto ecclesiologico sui due modi di essere
chiesa, congregazionale e sinodale; 1984, a Poggio libertini, Evangelizzazione a raffronto con l’opera sociale;
1988, a Casa Cares, Il senso
della pietà cristiana’, 1991, a
Ecumene, Diversi approcci
al problema «teologia».
Quest’anno l’appuntamento
era dei più invitanti: La chiesa di fronte a Israele.
Si era fatta una certa pubblicità, si curava l’informazione di chi via via si prenotava, la prossimità al numeroso mondo evangelico fiorentino faceva sperare un
buon apporto di quest’ultimo; e sommando tutto questo al tema le speranze erano
vive. Da questo punto di vista l’incontro è stato un po’
una delusione: la partecipazione anche da Firenze è stata modesta, in particolare
quella metodista e valdese.
Accanto a questa nota negativa il bilancio dell’incontro è stato però nel complesso del tutto positivo. Non
troppo numeroso, ormai in
buona parte «veterano», il
gruppo dei partecipanti è risultato affiatato; e lo stupore
è stato che le letture di Romani 9-11 non sono emerse
poi così contrastanti, tutt’altro, e forse percorrevano anche trasversalmente le varie
appartenenze denominazionali.
Le relazioni sono state di
buon livello e hanno fornito
la base per il lavoro nei gruppi; quest’ultimo, pur vivace,
ha però risentito di un’insufficiente preparazione e forse
riflessione preventiva: giornate come queste risultano
tanto più efficaci quanto più
ci si arriva con una preparazione almeno parziale. Corrado Primavera, Domenico
Maselli e Daniele Garrone
hanno aperto con una panoramica storica su «come la
Chiesa ha considerato Israele»: fino alla Riforma, dalla
Riforma all’epoca moderna,
oggi.
Quindi l’esame a due voci
del testo paolinico chiave di
Romani 9-11: Bruno Corsani
l’ha situato nel contesto del
pensiero di Paolo e in quello
dell’insieme dell’Epistola ai
Romani, e Rinaldo Diprose
ha evidenziato le linee dell’argomentazione di Paolo in
questo grande testo. Non tutta l’abbondanza e la ricchezza di questa documentazione
ha potuto poi essere messa a
frutto nel lavoro dei gruppi:
ma resta come stimolo
all’approfondimento. A questo riguardo, due indicazioni
per dar seguito all’incontro e
allargarne l’irradiamento: saranno pubblicati gli atti del
convegno; d’intesa con gli
oratori, inoltre, che hanno
fraternamente espresso la loro disponibilità, il Cpie offre
alle chiese che vorranno servirsene la possibilità di valersi del lavoro abbozzato a
Poggio libertini, e a tale scopo si dispone a inviare loro
una circolare (gli interessati
all’una e/o all’altra di queste
proposte possono scrivere alla segreteria dell’incontro,
presso Nicola Picciani, via
Colonnetta 80, 66013 Chieti
scalo).
L’ospitalità del centro di
Poggio libertini è stata calda
e funzionale, il gruppo di lavoro e in particolare la segreteria attivi ed efficienti. Rallegrante l’attenzione riservata a banchi di libri e riviste e
l’atmosfera è stata delle più
simpatiche e fraterne, tale da
serbarne un ricordo grato e
stimolante.
K. Malevic: «Tre fanciulle» (1928-32)
Il pittore e il peso del mondo
«Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità
pura nelle arti figurative (...). Per il suprematista (...) sarà
sempre valido quel mezzo espressivo che consente un’espressione possibilmente piena alla sensibilità come tale, e che è
estraneo all’oggettività consueta». Così scriveva, nel 1915,
Kazimir Malevic nel suo Manifesto del suprematismo, alla cui
stesura non fu estraneo il poeta Majakovskij.
Malevic era un pittore formatosi alla fine del secolo XIX, influenzato all’inizio dalla corrente impressionista che abbandonerà per perseguire uno stile sempre più personale e rigoroso. Il
manifesto della tendenza delle sue opere più note è chiaramente orientato al rifiuto dell’oggettività in quanto limitante della
creatività: al naturalismo, ma anche al cubismo e all’impressionismo stesso Malevic oppone la pura sensibilità plastica, rispetto alla quale il mondo esterno può addirittura far da disturbo: la
realtà diventa quasi un peso di cui liberarsi: e alla liberazione
completa dal peso del mondo Malevic giungerà con i quadri
che rappresentano forme bianche su sfondo bianco.
A Malevic è dedicata una mostra antologica* che segue la
sua produzione attraverso le varie fasi, raccolta a Firenze ancora per pochi giorni: un utile itinerario attraverso la progressiva
rarefazione delle forme in un artista che ha riproposto soggetti
analoghi in periodi e con intenzioni diverse fra loro. Una mostra, a modo suo, molto didattica e utile per capire l’evoluzione
non solo del pittore ma dei movimenti dell’astrattismo in generale.
(*) Kazimir Malevic: una retrospettiva. Firenze, palazzo Medici
Riccardi.
Appuntamenti
25 novembre - 30 dicembre — TORINO: Presso la galleria
Martano (via Principe Amedeo, 29)è aperta nei giorni feriali
(15,30 - 19,30) una mostra sull’opera grafica del pittore Otto
Dix.
Sabato 4 dicembre — TORINO: Alle ore 15, nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele 23, il giornalista Paolo Naso e
l’americanista Bruno Cartosio parlano sul tema: «L’America
25 anni dopo Martin Luther King». Verrà presentato il libro
L’«Altro» Martin Luther King (ed. Claudiana).
Sabato 4 dicembre — BERGAMO: Con inizio alle ore 9, presso il centro congressi «Giovanni XXIII» (viale papa Giovanni
XXIII 106), si tiene il convegno sul tema: «Eutanasia: riflessione a più voci a partire dall’esperienza olandese». Intervengono teologi, medici, docenti di Diritto.
Giovedì 9 dicembre — TORINO: Alle ore 21, presso la Galleria civica d’arte moderna e contemporanea, si tiene «Voci da
Sarajevo»: serata di letture di testi a cura di alcuni attori.
Venerdì 10 dicembre — BERGAMO: Alte ore 21, presso il
Centro culturale protestante (via Tasso 55), il past. Fulvio
Ferrano parla sul tema «L’Evangelo e la città: la Riforma a
Berna».
Sabato 11 dicembre — ROMA: Alle ore 21, presso la Chiesa
battista di lingua inglese (piazza San Lorenzo in Lucina), il
soprano Donatella Giorgi e il pianista Daniele Cristiano lafrate tengono un concerto di musica liederistica tedesca e italiana, a favore di Emanuela Di Marzio.
Venerdì 17 dicembre — SONDRIO: Alle ore 21, presso il Centro evangelico di cultura, si tiene una conferenza dal titolo:
«Veritatis Splendor: per un’etica ecumenica?». Intervengono
Battista Rinaldi, parroco di Ponte in Valtellina, e il past.
Fulvio Ferrarlo.
Domenica 19 dicembre — ROMA: Alle ore 16, presso le suore
francescane missionarie di Maria (via Giusti 12), il gruppo
Sae, per il ciclo «Sinagoga, chiesa, moschea: un incontro possibile», organizza un incontro sul tema: «Musulmani, ebrei,
cristiani: un incontro interrotto», a cui partecipano la prof.
Lea Sestieri e il medievista Antonio Tbiery.
14
RIFORMA
VENERDÌ 3D1CEMBRE 199.-^
Appunti di viaggio: alla scoperta dell'America - 4
Il mondo religioso dell'impero a 50 stelle
________QIORGIO TOUBN________
Abbiamo lasciato New
York domenica mattina
al termine del culto nella
chiesa di Riverside Drive, accomiatandoci frettolosamente
dagli amici Gibson che ci
avevano accolto con tanto calore. Terza domenica negli
Usa: era di conseguenza il
terzo culto a cui partecipavamo dopo Valdese e Las Vegas.
Le sensazioni si sovrapponevano contraddittorie: in
queste due località l’atmosfera di casa, con un ordine liturgico analogo a quello consueto, dominato dalla predicazione, si calava in edifici
moderni, luminosi, confortevoli, con moquette e acustica
perfetta, che davano la sensazione di essere in casa propria ma con nuovi inquilini; a
Riverside Drive la casa era
proprio altra: incredibile
struttura goticheggiante con
statue e colonne, vetrate e decorazioni: assolutamente diversa però dalle chiese neogotiche e all’europea, come
l’albergo di Las Vegas, il posticcio, l’inautentico. Nulla
però accanto a St. John thè
Divine, la cattedrale anglicana che domina Harlem. In costruzione da decenni, una
volta ultimata sarà il più
grande edificio religioso
d’America, miscuglio di tutte
le chiese gotiche d’Europa,
da Reims a Canterbury, tutto
inventato, copiato, arrangiato
come il Borgo medievale del
Valentino a Torino.
Non si ripete forse anche
qui, nel mondo della fede, la
tensione fra l’Europa e il
West, le radici e la vocazione? Anche la fede è venuta
dalla patria europea e con la
fede i riferimenti essenziali:
la Bibbia, la cattedrale
dell’ufficialità o la cappella
della dissidenza; dall’altra
stava il vuoto del West che
andava riempito con l’invenzione di una nuova fede nella
baracca di legno o nella tenda con il discorso da sceriffo
e il canto improvvisato.
Tutto si questo si condensa
a Riverside nella percezione
di una (per noi) misteriosa
coesistenza e tensione fra un
contenitore inautentico o insolito e una comunità di fede
pienamente autentica; sorprendentemente numerosa,
anzitutto, per l’europeo, attenta, spontanea, che ride alla
battuta del predicatore, sorri
de al catechista che seduto sui
gradini dell’abside conversa
con i ragazzi della scuola domenicale o applaude all’assolo del corista, ma che sa anche vivere con intensità l’elaborata liturgia di Riverside
con il corteo dei suonatori di
campanelle, i pastori in toghe
colorate, lo spostarsi equilibrato fra i pulpiti, le tuniche
del coro.
«Tensione», «inautentico»,
«posticcio» sono espressioni
nostre: ma corrispondono alla realtà? Inautentico^ e posticcio rispetto a che? È forse
il caso di guardare più addentro nella realtà religiosa del
nuovo impero. La prima constatazione, banale, è che la
religione nella sua accezione
più ampia è essenziale per la
coscienza degli States. Siamo
qui in presenza di una società
segnata dall’eredità religiosa
come era l’Europa due secoli
fa; non solo, ma è anche una
società in cui l’appartenenza
a una comunità religiosa è
l’unica forma di socialità
possibile (oltre Little Italy e
Chinatown) in un mondo che
ha le sue coordinate non nella piazza del paese ma
nell’autostrada e l’aeroporto.
Impero dove non esistono più
nazioni né santuari, e dove le
strade a differenza di tutti gli
imperi non conducono al
cuore, Persepoli, Roma, Pechino, Parigi ma si perdono
all’infinito. Qui la casa-culto
con la sua aggregazione di
uomini e donne rappresenta
l’unica zattera a cui aggrapparsi per non sprofondare nel
nulla.
Ma la religione è molto più
di questo; è intesa in una dimensione non confessionale,
altra dall’europea, è il cuore
della memoria americana
(l’unica guerra qui è stata di
religione) e se la nostra identità ha come matrice e laboratorio l’assalto alla Bastiglia (e
le rivoluzioni europee sono
sempre l’assalto all’edificio
del potere) l’impero ha come
riferimento il Grande Risveglio, il Great Awakening del
1734, e come simbolo il palco del predicatore profetico.
Non si crea distruggendo ma
convertendosi a vita nuove.
Il fondamentalismo ottocentesco fu la ri.sposta di una
società adolescente in cerca
di certezze alla madre europea intelligente e colta che
cercava spiegazioni. Noi vogliamo capire (come gli ateniesi antichi), Filadelfia vuole
È appena uscito
Giorgio Girardet
BIBBIA PERCHE
Il linguaggio e le idee guida
pp211, L. 20.000
Questo libro è un invito a comprendere la Bibbia
in profondità: prende per mano il lettore e lo conduce nel lavoro di interpretazione descrivendone
le diverse tappe, fornisce le coordinate necessarie per muoversi aH’interno delle sue forme di linguaggio e delle grandi idee guida. Il lettore è così
messo in grado di proseguire da solo il cammino,
aiutato da alcuni esempi di interpretazione di racconti e parabole e da numerose schede su argomenti particolari. Un moderno «Compagno della
Bibbia», realmente per tutti,
m mmedHrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - C.C.P. 20780102
Il noto predicatore Billy Graham nella sua cattedrale di vetro
sapere, Las Vegas vedere e
Dallas avere risposte.
E la chiesa della vecchia
Europa sulle due rive dell’
Atlantico è entrata in crisi; si
spopola e mentre gli inglesi si
convertono al buddismo, i tedeschi alla teosofia (vedere il
recente best seller di Paracelso) i francesi all’Islam gli
americani, protestanti e non,
si volgeranno al Grande Risveglio fondamental-pentecostaleggiante.
Che sarà nessuno può dirlo,
di certo non è il passato (e
parlare di destra ha senso?),
ma il futuro e St. John thè Divine, ultimata o no nel 2000,
non costituisce ormai più
l’identità dell’impero, è già
monumento storico come
Chartres e San Pietro, anche
se pieno di folla all’angelus
(ricordiamo che il santuario
pagano di Delfi restò meta di
grandi pellegrinaggi fino al
oltre il IV secolo!).
Di fronte a questi sconvolgimenti religiosi del XX secolo morente siamo increduli,
stupefatti come i filosofi stoici di fronte al dilagare della
«setta» cristiana nel mondo
antico o come dei trappisti di
fronte alla Riforma. Incapaci
di comprendere, perché non
abbiamo più gli strumenti
culturali necessari, siamo
fuori da quel che sarà il mondo religioso del nuovo impero delle 50 stelle.
(Ultimo di una serie di
quattro articoli. I precedenti
sono stati pubblicati nei numeri 42, 44 e 45).
Campo invernale a Bethel (Taverna - Cz)
Gioventù nel Sud
Se guardare al futuro, per la
gioventù del nostro Sud, era
già da molti anni un esercizio
che richiedeva una buona dose di coraggio, oggi significa
sempre più spesso avere fede,
e una fede robusta. Non solo
perché la speranza laica di un
riscatto del Mezzogiorno conosce una crisi senza precedenti, ma anche e soprattutto
perché uno dei due canali di
sfogo tradizionali della speranza meridionale, quello
dell’emigrazione, si restringe
ogni giorno di più, e perché
la stessa giustizia di numi pulite, paradossalmente, ha avuto tra i suoi effetti immediati
quello di otturare in buona
mi.sura il secondo, il più ingiusto ed umiliante: quello
della raccomandazione.
Ora più che mai, la vocazione primaria dei giovani
evangelici meridionali è perciò quella di annunciare e di
vivere la speranza dell’Evangelo, la speranza di chi nonostante tutto è convinto che
c’è un avvenire, una speranza
che non sarà frustrata (Proverbi 23, 18; 24, 14). Come
tradurre questa speranza in
parole, in progetti, in com
portamenti comprensibili ed
efficaci? Come sconfiggere la
mentalità del «si salvi chi
può», ormai non più soltanto
moralmente inaccettabile, ma
anche sempre più utopica?
Il prossimo campo invernale organizzato dal Centro
evangelico Bethel, Giovani e
Mezzogiorno: realtà, sogno,
alternativa (27 dicembre-3
gennaio), vuole rappresentare un’occasione di confronto per chi avverte l’urgenza
di rispondere a queste domande: in primo luogo la
gioventù evangelica meridionale (l’XI Congresso della
Egei ha sponsorizzato l’iniziativa), ma non solo. Per favorire il più possibile la partecipazione delle giovani e
dei giovani meno abbienti il
comitato di Bethel ha fissato
una quota eccezionalmente
bassa, 150.000 lire prò capite. Chi ciò nonostante avesse
dei problemi può rivolgersi
alla direzione del centro, c/o
Bruno Gabrielli, via XX
settembre 62, 88100 Catanzaro, tei. 0961-72. 80.45. Per
ulteriori informazioni e iscrizioni rivolgersi al medesimo
indirizzo.
Allievi e Dassetto: l'IsIam sbarca in Italia
Tra i bagagli
degli immigrati
MOSTAFA EL AYOUBI
L? Iscos (istituto sindacale
per la cooperazione allo
sviluppo) ha presentato alla
stampa, il 14 settembre, un libro di due sociologi, Stefano
Allievi e Felice Dassetto,
sull’Islam in Italia, intitolato
«Il ritorno dell’Islam» (ed.
Lavoro). Si tratta di una ricerca sociologica sul campo, che
ha come obiettivo il quantificare la presenza dei musulmani in Italia, per poter qualificare meglio questo fenomeno
e cercare di analizzare l’impatto che potrebbe avere in
avvenire l’arrivo dell’Islam
sulla vita sociale di questo
paese. La peculiarità di questa
ricerca è che essa, contrariamente a numerosi studi
sull’Islam, si basa non su
un’analisi teorica e astratta,
ma su un’analisi empirica e
pratica di un Islam già operante nella realtà sociale italiana.
I due autori del libro hanno
analizzato la presenza dei musulmani in Italia facendo un
confronto con altri paesi dell’Europa occidentale, soprattutto la Francia, la Germania e
il Regno Unito, dove questa
presenza è più massiccia e
meno recente. I risultati rivelano che il crescere della comunità musulmana in Italia è
un elemento relativamente recente. L’espansione di questo
fenomeno è strettamente correlata all’immigrazione in Italia, proveniente dal Sud del
mondo, in particolar modo dai
paesi dove l’Islam è la religione ufficiale.
Il numero dei musulmani in
Italia, riferito al 31 dicembre
1992, sempre secondo i due
studiosi, è stimato complessivamente intorno ai 400-500
mila (che dispongono di circa
120 luoghi di culto, tra questi
una sessantina di moschee), di
cui 277 mila immigrati musulmani regolari, circa il 31 % del
totale degli immigrati regolari. Si tratta di musulmani provenienti, in ordine di importanza numerica, dal Marocco,
dalla Tunisia, dalla ex Jugoslavia, dal Senegai, dall’Albania, dall’Egitto, dall’Iran, dalla Somalia e dal Pakistan. Ciò
ha portato gli autori a fare osservare che la comunità musulmana presente in Italia è
una comunità etnicamente eterogenea, a differenza degli altri paesi europei, come la
Francia, dove i musulmani
maghrebini rappresentano la
maggioranza, come la Germania, dove la maggioranza dei
musulmani è turca e come la
Gran Bretagna, dove prevale
la presenza di musulmani
asiatici.
La giovane età della comunità islamica in Italia e la sua
eterogeneità dal punto di vista
etnico spiegano la mancanza
di capacità organizzativa e di
coordinamento dei rapporti interni e quelli con la realtà sociale e politica che la circonda. In effetti, questa comunità
trova difficoltà ad affermarsi
nello spazio pubblico perché
non è riconosciuta ufficialmente dallo stato, con il
quale non riesce ad avviare
delle trattative al riguardo per
mancanza di una rappresentativa unica. Questo stato
di cose è dovuto all’esistenza
di due poli egemonici che si
contendono la leadership rappresentativa dei musulmani in
Italia: uno è il Centro islamico
di Milano, guidato da intellettuali musulmani e da italiani
convertiti all’Islam.
Si nota, peraltro, che i con
vertiti italiani sono pochi ma
malgrado ciò, sono i più attivi
nel riprodurre la cultura islamica in Italia mediante la pubblicazione di libri, riviste, bollettini ecc. Vi sono delle questioni legate all’identità religiosa dei musulmani che vivono in Italia (per la stragrande maggioranza immigrati)
che prima o poi dovranno essere affrontati, quali l’ora di
religione, l’alimentazione nelle mense scolastiche e la preghiera durante le ore di lavoro. La soluzione di queste problematiche richiederebbe, come fanno notare i due sociologi, solo un po’ di buon senso
da parte di chi le affronta e ridurrebbe gli ostacoli per chi
cerca di far parte a pieno titolo della società che lo accoglie. Vi sono invece problemi
ben più complessi di natura
giuridico-Iegislativa quali il
matrimonio misto e la poligamia. L’intesa su tali questioni richiede un notevole
sforzo da parte di tutte le parti
in causa.
Tuttavia, la vera difficoltà
di integrazione della comunità
musulmana nella società italiana consiste nella circolazione di modelli stereotipati, diffusi da chi detiene il potere
politico e informativo, sull’
IsIam, dipinto come una fonte
di integralismo religioso e di
terrorismo internazionale. Al
riguardo il libro cita una dichiarazione del ministro Mancino, rilasciata nel marzo del
1993, e positivamente enfatizzata dai mezzi di comunicazione di massa: «L’emergenza
per il pericolo del terrorismo
non riguarda solo Roma, ma
ovunque nel paese c’è una
presenza islamica». Questo tipo di atteggiamento genera
diffidenza nei confronti di chi
è musulmano e spinge la società a chiudersi; dall’altra
parte spinge chi si sente emarginato a creare una sua cultura, parallela a quella della società in cui vive, basata sul radicalismo e sull’integralismo
religioso e politico. Gli autori
invitano a un dialogo più
concreto tra i credenti basato
sul rispetto dei valori umani, e
a rinviare il dialogo puramente religioso a quando si verificheranno segni di integrazione
e di convivenza sociale fra
cristiani e musulmani in Italia.
In conclusione, il grande
merito di questo lavoro sta
nel fatto che gli autori, per far
conoscere la realtà dei musulmani all’opinione pubblica
italiana, nella speranza di facilitare il dialogo, hanno avvicinato questa realtà concreta
personalmente e non solo con
la penna dietro una scrivania,
come si è fatto spesso. Bisogna però notare che vi sono
da una parte preconcetti
sull’IsIam anticamente molto
diffusi, dall’altra un notevole
aumento numerico dell’Isl^m
in Italia. Questo duplice fatto
potrebbe indurre dii legg^ "
titolo «Il ritorno dell’IsIam» 3
pensare che si tratta di un
pericolo in agguato da cui bisogna difendersi. La stessa
impressione di allarmismo
potrebbe avere chi legge
conclusione di questo libro,
quando viene citato un «h^dit» (detto) del profeta Maometto sulla possibilità che
Roma, un giorno, potrebbe diventare una città musulmana.
Una citazione di questo genere agevolerebbe il compito dj
chi vuole dimostrare che i
dialogo e la convivenza fr^
cristiani e musulmani non
possibile.
15
\ÆNERDÎ 3 DICEMBRE 1993
Pagina Dei Lettori ^
PAG. 1 1 RIFORMA
Posta
La laicità
Ho letto con interesse l’importante articolo di Alberto
Taccia sui temi della laicità
(«Nella crisi occorre riscoprire i valori della coscienza,
della laicità e della responsabilità») e quello ben documentato di Vincenza Marchese sull’ora di religione nella
scuola statale («Gli atti di
culto non sono insegnamenti»), entrambi apparsi sul numero 41 di Riforma. Ho riprodotto questi due contributi
per offrirli alle insegnanti
delle nostre scuole al Monte
degli Ulivi. Ma soprattutto
tenterò di farli circolare nelle
scuole pubbliche che conosco
e dove la situazione è, a dir
poco, allucinante. Sto ogni
giorno di più maturando l’impressione, e mi viene confermata da episodi concreti, che
alla stragrande maggioranza
dei docenti di Riesi e dintorni
non importi nulla del tema
della laicità della scuola. Vedo crocifissi dappertutto, il ritratto di don Bosco fa bella
mostra di sé nella direzione
didattica e anche quest’anno
in vista del Natale e poi per
Pasqua si tenterà, con il consenso della maggioranza che
non viene mai a mancare, di
celebrare la messa. Ho già
avuto occasione di intervenire
presso la presidenza di una
scuola media per bloccare
l’invito a fare preghiere spontanee rivolto da un docente
non di religione alla scolaresca. Le reazioni in genere sono patetiche: «Che male c’è?
Non parliamo mica del diavolo? La religione non fa male a nessuno...». È deprimente vedere come l’impegno per
la laicità della scuola non raccolga, salvo rare eccezioni,
consensi operativi. Per la
maggioranza le cose vanno
bene così. La Chiesa cattolica
domini pure le coscienze, le
minoranze si arrangino. Se
poi qualcuno protesta per
l’eccessiva invadenza del fattore religioso cattolico nella
scuola di tutti lo stesso passa,
com’è successo a un professore valdese di una scuola
media a Riesi, per un fissato,
un ateo, un rompiscatole.
Tempo fa organizzammo un
convegno al Servizio cristiano sul tema della laicità.
L’iniziativa raccolse un certo
interesse. Ma più che convegni, dove tutti sono sempre
d’accordo su tutto, occorrerebbe costituire in ogni scuola un piccolo comitato per la
laicità capace di funzionare
da spia della situazione, raccogliere esperienze, proporre
azioni e riflessioni in positivo. C’è poi tutto il problema
delle nostre scuole che rischiano a volte un confessionalismo alla rovescia. Come
affrontiamo nelle nostre scuole il fatto religioso? È venuto
il giorno di promuovere un
confronto tra noi e maturare
una linea comune che ci
distingua e difenda dall’invadenza clericale che occupa
ogni spazio di libertà. Da
quest’ultimo punto di vista il
lavoro di Riforma sul filone
del pluralismo, specie per chi
vive nella diaspora, è ossigeno. Un conto è infatti parlare
di laicità a Torino, altro a
Caltanissetta: provare per credere. Per non lasciarsi scoraggiare è necessario tenere i
collegamenti, passare le informazioni e approfondire
ogni giorno il nostro impegno
evitando, comunque, quello
spirito di opportunismo e di
acquiescenza che mortifica la
battaglia della laicità.
«Queta non movere» favorisce solo la discriminazione
e l’arroganza dei forti che
hanno comunque, anche loro,
una scadenza.
Giuseppe Platone - Riesi
La clonazione
Caro direttore,
mi ha infastidito, più che
turbato, quel «No alla clonazione» sparato in prima pagina, con lo sfondo di sederini
infantili, ai quali la Tv e i settimanali ci hanno avvezzato,
con la nostra complicità,
giacché ci piace vedere chiappette rosee e tenere, alimentate da un ignobile pasticcio di
nocciole, confezionate ad Alba nella «Provincia Granda»
o da invereconde merendine,
che una multinazionale di
Riforma
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del 1® gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Nella foto di prima pagina: La tomba di Zaccaria, profeta minore della Bibbia
Parma propina a bimbi e adolescenti (...).
Ci siamo forse dimenticati
che un vigoroso monaco agostiniano, che non aveva peli
sulla lingua, mise per iscritto
il suo pensiero, al castello di
Wittenberg, non con il curiale
e bizantinesco linguaggio delle sagrestie, ma con il franco,
talora debordante strillare
delle osterie tedesche?
Spero che la foto del piccino nudo e la sovrascritta che
condanna la clonazione, senza aver minimamente spiegato di che cosa si tratti, abbiano un riscontro di interventi.
Cordiali saluti.
Danilo Venturi - Bologna
11 n. 43 di Riforma riporta
in prima pagina lo slogan
«No alla clonazione». Uno
slogan chiaro, una presa di
posizione precisa. Tuttavia, al
di fuori dello slogan, nel giornale è assente qualsiasi riferimento al problema, che illustri in modo chiaro e accessibile i termini della questione.
Ciò è piuttosto grave, a mio
avviso, per un giornale che si
rivolge a credenti ritenuti responsabili e ai quali viene riconosciuta la libertà delle
proprie scelte etiche.
Riguardo al problema clonazione Riforma non offre
(almeno fino al n. 43) la possibilità di capire e orientarsi,
né una riflessione teologica
sul problema; offre invece
uno slogan preconfezionato
da prendere o lasciare, che intende orientare le coscienze,
senza offrire la possibilità di
riflettere e di decidere.
Mi chiedo infine chi abbia
preso una tale posizione in
merito a un problema così delicato, nell’arco di pochi giorni dalla diffusione della notizia (operata tra l’altro con i
soliti toni apocalittici dalla
stampa nostrana), senza dibattiti né riflessioni: la Tavola? L’Ucebi? La redazione di
Riforma^ Le nostre chiese,
numericamente morenti ma
intellettualmente ancora molto vive, possono dare di più.
Spero solo si tratti di un episodio isolato di cattivo giornalismo.
Gian Paolo Perletti
Milano
Appello per il
voto a Napoli
«Lavorate per il benessere
della città e pregate il Signore per essa, perché il vostro
benessere dipende dal suo»
Geremia 29, 7
Napoli vive una crisi occupazionale, di ordine pubblico
e di legalità di estrema gravità. L’urgenza delle questioni ci induce a fare appello a
tutti i cittadini a non sottrarsi
al diritto-dovere di esprimere
la propria preferenza elettorale. Riteniamo che l’astensione dal voto sia, nell’attuale situazione, un grave atto di
irresponsabilità civile in un
momento in cui c’è bisogno
del contributo di tutti per un
radicale rinnovamento della
politica.
Il confronto fra i prograrnmi politici dei due candidati,
nonché il forte e pericoloso
richiamo al fascismo, rivendicato da una parte, ci inducono a sciogliere ogni riserbo e abbandonare ogni posizione di neutralità, a favore
di chi, con programmi e alleanze di una vasta area democratica si offre di dare una
svolta all’amministrazione di
questa città.
L’antico richiamo del profeta Geremia a lavorare per il
bene della città ci sproni tutti
a cogliere questo momento
storico come un’occasione
preziosa di radicale cambiamento anche dei nostri singoli comportamenti. Perché
dal benessere condiviso dipende anche il benessere di
ciascuno.
Massimo Aprile pastore
battista, Sergio Aquilante pastore metodista, Giorgio
Bouchard pastore valdese.
Pasquale Corrado pastore
battista, Luciano Deodato pastore valdese, Hartmut
Dieckmann pastore luterano,
Raffaele Fogliano pastore
battista, Nicola Leila pastore
Una questione sempre più aperta nelle chiese evangeliche
Quale formula dì battesimo?
Apprezzo Riforma per il taglio ecumenico e per il contributo all’informazione
evangelica, alla ricerca, al
confronto e al dialogo intracristiano. Scrivo dopo aver
letto la lettera di Frank G.
Gibson jr. sulla formula battesimale, argomento più volte
affrontato su questo giornale
e da più voci.
Poiché sulla questione del
battesimo oggi non c’è un’interpretazione comune da parte delle chiese, e poiché tale
pratica fa parte della prassi
ecclesiale, credo sarebbe opportuno sentire anche altre
voci. Ora, nella Bibbia si
possono trovare diverse citazioni riguardanti il battesimo,
che riguardano il modo di
battezzare, il comandamento
di battezzare, l’insegnamento
intorno al battesimo e vari tipi di battesimi. Senza stare a
descrivere l’origine e il simbolismo del battesimo, mi
preme dire che il termine è
usato 80 volte nel Nuovo Testamento e indica l’immersione completa. Nel comandamento di Gesù affidato ai
discepoli nel grande mandato
di Matteo e Marco, esso viene presentato come una condizione per entrare nel Regno
di Dio.
Da un’analisi del Nuovo
Testamento appare evidente
che il battesimo negli Evangeli è comandato; nel libro
degli Atti è praticato; nelle
Epistole è insegnato. Penso
che tra il comandamento di
battezzare e la pratica battesimale ci sia un’esegesi che andrebbe sviluppata. Il comandamento di Matteo recita:
«Battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo», mentre negli Atti è
praticato «Nel nome di Gesù»
(2, 38; 8, 16; 10, 47-48; 19,
L5) e in 22, 16 si fa allusione al nome di Gesù.
A questi passi va aggiunto
anche l’insegnamento di Paolo che in Calati 3, 26-27 scrive intorno al fatto di essere
battezzati in Cristo, e nella I
Corinzi 1, 13-17 affrontando
il problema dei partiti nella
chiesa dice: «Paolo è stato
forse crocifisso per voi? O
siete voi stati battezzati nel
nome di Paolo?». Quest’ultima affermazione è chiarissima; i corinzi non erano stati
battezzati nel nome di Paolo
ma nel nome di Gesù. Appare evidente che la chiesa apostoliea del I secolo battezzava solo nel nome di Gesù.
Ora, questa conclusione
non è mia, ma è l’affermazione che noti biblisti ed esegeti
cattolici e protestanti riportano nei loro commentari. Per
gli Atti: C. M. Martini, R.
Fabris, G. Stàhlin, F. F. Bruce, C. Ghidelli, J. Cantinat e
H. Conzelmann nelle Origini
del cristianesimo. Per Matteo: J. Schniewind, R. G.
Stewart, R. F. Nixon, J. R.
Louleru che nel suo Le
Baptême selon la Parole afferma: «... nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo non può essere considerata come una precisa formula fìssa da essere adottata
e stabilita come regola».
A questi autori aggiungo
l’autorevole rivista dei salesiani Il mondo della Bibbia
che nel numero monografico
sul battesimo (nov.-dic. ’92)
afferma in più occasioni che
il battesimo cristiano è un
battesimo nel nome di Gesù.
E Karl Barth nella sua
Dogmatica ecclesiastica (IV
voi., parte quarta, «La vita
cristiana») parlando del battesimo ricevuto da Gesù nel
Giordano dal Battista, sostiene che Gesù si fece battezzare «nel suo proprio nome» alludendo al battesimo cristiano, e aggiunge parlando del
battesimo cristiano che il nome Gesù è «fondamento e fine del messaggio e del battesimo apostolici».
Ora se si vuole ubbidire veramente e battezzare nel nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo, bisognerebbe battezzare nel nome
(singolare) di Jhwh (il Pa
dre), Gesù (il Figlio) e dello
Spirito Santo. Ma poiché il
nome Gesù include anche il
nome Jahvè e poiché Gesù è
l’unico nome in cui c’è salvezza (Atti 4, 12), l’unico nome in cui c’è tutta la potenza,
ecco che gli apostoli, che erano ripieni di Spirito Santo,
battezzarono solo in questo
nome. A questa conclusione
possiamo aggiungere anche
l’affermazione di Paolo che
in Colossesi 3, 17 scrive:
«Ogni cosa fatela nel nome
di Gesù».
La chiesa primitiva e fino
al II secolo praticò solo un
battesimo, quello nel nome di
Gesù. Questo modo di battezzare viene documentato nella
«Didachè» e solo successivamente viene sostituito con il
comandamento di Matteo. In
effetti battezzare secondo
Matteo 28, 19 non è altro che
ripetere il comandamento.
Riproporre alla chiesa (ecclesia reformata semper
reformanda) il battesimo nel
nome di Gesù non dovrebbe
sembrare arbitrario. Certo
non mancano pregiudizi, resistenze, contrasti e opposizioni; è il caso di un pastore
fondamentalista di Milano
che ha ribattezzato persone
precedentemente battezzate
nel nome di Gesù, in quanto
considera quest’ultimo un
battesimo eretico.
In Italia forse potrebbe apparire come qualcosa di nuovo ma negli Usa, paese di tradizione protestante, non sono
poche le chiese che hanno
scelto Atti 2, 38 quale formula battesimale, tra cui la United Pentecostal Church International, che solo negli Usa
conta più di 500.000 membri,
la Apostolic Assembly of thè
Faith in Christ Jesus e diverse chiese pentecostali libere.
Certamente l’argomento
andrebbe affrontato con una
maggiore ricerca esegetica e
storica, e non si esaurisce in
così poche battute.
Giacomo Tambarello
Garbagnate Milanese
battista, Odoardo Lupi pastore valdese, Anna Maffei pastora battista, Adelaide Rinaldi pastora valdese. Pipe Russel Esercito della salvezza.
Piccoli
Annunci _
Concorsi
CHIUSA PESIO - La rivista «Gli artisti del giorno»,
il gruppo culturale «C. Pavese-M. Cori», la Regione Piemonte e la Provincia di Cuneo organizzano la XII edizione del premio letterario
nazionale «Cesare PaveseMario Gori», nelle categorie:
poesia in lingua italiana a tema libero; libro edito di poesia, narrativa e saggistica;
poesia in lingua originale
(dialettale) di tutte le regioni
d’Italia; racconto o novella in
lingua italiana a tema libero;
premio speciale riservato agli
alunni di IV e V elementare.
Il bando completo si può richiedere a: segreteria del premio «Cesare Pavese-Mario
Gori», Casella postale aperta,
12013 Chiusa (Cn). Allegare
francobollo per la risposta.
Scadenza il 31 marzo 1994.
Lauree
• I genitori di Piero Coucourde si congratulano con
lui per la laurea ottenuta
all’Università di Ginevra in
Scienze politiche.
• Presso la Facoltà torinese
di Giurisprudenza si è felicemente laureata la sig.na Marinella Roman: alla neodottoressa tante congratulazioni e
affettuosi auguri di buon proseguimento.
Fiocco azzurro
Venerdì 19 novembre Daniel è venuto ad allietare la
casa di Sophie, Charlotte e
Jean-Jacques Peyronel.
Auguri sinceri a Daniel e
alla sua famiglia da parte
della redazione, dei tipografi
e degli altri collaboratori.
RINGRAZIAMENTO
«Risvegliati, o tu che dormi,
e risorgi dai morti,
e Cristo ti inonderà di luce»
Efesini 5,14
La moglie, la figlia e i familiari
tutti del caro
Riccardo Bounous
riconoscenti per la grande dimostrazione di stima e di affetto
tributata al loro caro, ringraziano
di cuore tutti coloro che con presenza, fiori, scritti, parole di conforto e opere di bene hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare ai medici
e al personale deH'Ospedale valdese di Pomaretto e deil’ospedale
Moiinette di Torino, al pastore
Tom Noffke, ai vicini di casa, ai
parenti e ai numerosi amici.
Le gentili offerte pervenute saranno devolute alla ricerca sul
cancro.
vaiar Perosa, 24 novembre 1993
RINGRAZIAMENTO
«Vegliate, dunque, perché
non sapete in qual giorno
il vostro Signore sta per venire»
Matteo 24, 42
I familiari di
Silvio Pons
ringraziano tutti coloro che
hanno preso parte al loro dolore
in occasione della dipartita del loro caro.
Un ringraziamento particolare
ai volontari della Croce Rossa e
al medico di guardia per il loro
sollecito intervento.
Lusema San Giovanni
29 novembre 1993
16
PAG. 1 2 RIFORMA
V iLLAGGio Globale
VENERDÌ 3 DICEMBRE 1993
*
Dopo la firma dell'accordo di pace a Roma nel giugno del 1992
Mozambico: i primi passi della ricostruzione
_______WPIATOCOlMOW_________
Ricordiamo tutti ie terribili notizie che di tanto
in tanto ci giungevano sulla
tragedia che per ben sedici
anni ha sconvolto il Mozambico: villaggi incendiati, stragi di donne, di vecchi e di
bambini, e le migliaia e migliaia di profughi in fuga.
Quelle poche notizie, poche perché la guerra civile
del Mozambico non ha mai
«fatto notizia», ci colpivano
in modo particolare pensando
alla Chiesa presbiteriana di
quel paese, a cui siamo uniti
nella Cevaa. Nel giugno del
1992, a Roma, quasi in sordina, è stato firmato un accordo
di pace fra le parti in lotta.
Non è stato facile credere che
questo accordo potesse risolvere un conflitto così complesso, anche per gli interessi
esterni in gioco. Ma ecco che
cominciano ad arrivare notizie incoraggianti. È una luce
di un’alba nuova, che non
permette ancora una marcia
spedita, ma dona già speranza e voglia di ricostruire.
Dall’ultimo numero di Terre
Nouvelle stralciamo alcune
notizie che ci rallegrano.
Erano più di cinque milioni
(un terzo della popolazione) i
mozambicani che avevano
dovuto fuggire dai loro villaggi, abbandonando tutto.
Un milione e mezzo erano
fuggiti nei paesi vicini, gli altri in gran parte si erano diretti verso la capitale. Le
chiese ora partecipano a programmi di ritorno dei profughi nei loro villaggi, ma tutto
CItIma (Mozambico): un campo di sfollati
è da ricostruire. Il «Christian
Care» si è impegnato per aiutare 2.500 famiglie (10.000
persone circa) a tornare dallo
Zimbabwe, fornendo anche il
necessario per «ripartire da
zero»: utensili da cucina, viveri, strumenti per lavorare i
campi e semenze, con una
spesa per famiglia di circa
350.000 lire.
La guerra lascia sempre degli strascichi molto complessi difficili da eliminare.
Le chiese hanno un grande
compito da assolvere per un
vera riconciliazione. Per questo in ogni provincia sono
state promotrici per la costituzione di «Commissioni pace e riconciliazione». Ecco
un esempio di un loro intervento: «Se le terre di un contadino che ritorna sono nel
frattempo state occupate da
qualcun altro, forse a sua volta fuggiasco da altre zone,
spieghiamo a quest’ultimo
che deve restituirle. Ma al
contadino che vuole ricuperare i suoi campi spieghiamo
che è però giusto che colui
che li ha occupati possa rimanervi fino al momento del
raccolto».
Particolare attenzione e
preoccupazione viene rivolta
ai bambini che hanno vissuto
la guerra in modo traumatico.
Si sono organizzati corsi di
formazione per gli insegnanti
per prepararli ad affrontare
queste realtà, «insegnando
agli istitutori come comunicare con i ragazzi, come utilizzare il disegno, il modellismo, il canto, i giochi, per
aiutarli ad uscire dal loro mutismo ed a liberarsi dai loro
incubi», spiega il direttore di
questo programma.
Dopo gli accordi di pace,
la situazione nel paese è calma, ma la tensione permane
molto alta. La smobilitazione
sorvegliata dall’Onu non è
ancora realtà. Le elezioni
previste per ottobre 1994
hanno già messo in moto la
concorrenza fra i nuovi partiti di recente costituzione. Ecco la necessità di «costruire
la pace». È così nato il «Movimento per la pace in Mozambico» che ha pubblicato
l’estate scorsa un «Manifesto
per la pace». Questo movimento vede accomunati rappresentanti delle chiese cristiane, del mondo musulmano e di quello della cultura.
Lo scrittore mozambicano incita 1 suoi concittadini a lavorare per una cultura della
pace caratterizzata dalla «tolleranza e dal rispetto della diversità nella società mozambicana».
La Chiesa presbiteriana è
anche fortemente impegnata
nella formazione delle donne.
Ricordiamo a questo proposito il progetto della costruzione di un Centro di formazione che la Cevaa ha recentemente raccomandato alle chiese: piccole luci che cominciano a brillare nelle tenebre, e che lasciano sperare
in un futuro migliore.
Olanda: colloquio internazionale del Cec
Guida allo studio dei
cambiamenti climatici
Che cosa possono fare le
chiese di fronte ai problemi
di cambiamento climatico e
di riscaldamento planetario?
Ne hanno discusso i partecipanti a un colloquio internazionale organizzato dal
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) a Driebergen
(Paesi Bassi) dal 9 al 15 ottobre.
Una guida allo studio nonché proposte invitanti le
chiese ad agire e una breve
dichiarazione di principio
verranno presentate al prossimo Comitato centrale del
Cec nel gennaio ’94. Tutto
ciò è frutto di cinque anni di
mobilitazione e di riflessione
sui cambiamenti climatici e
sul riscaldamento del pianeta. Tra il febbraio ’91 e il
maggio ’92, il Cec si è associato ad altri organismi non
governativi per seguire da vi
cino i negoziati in vista di un
trattato internazionale sui
cambiamenti climatici, che è
stato firmato nel giugno ’92
in occasione della Conferenza sull’ambiente e lo sviluppo (Cnued) a Rio de Janeiro.
Rispondendo all’appello lanciato nel ’92 dal Comitato
centrale del Cec, un gruppo
di lavoro interregionale ha
preparato un primo progetto
di guida allo studio.
Considerando le dimensioni teologiche ed etiche dei
cambiamenti climatici e valutando le sue implicazioni ecologiche, economiche e politiche nella prospettiva della
giustizia, il testo vuole offrire
materiale di informazione, di
educazione e di sensibilizzazione, e fornire una base credibile per il dialogo tra il Cec
e gli organismi intemazionali
sui cambiamenti climatici.
Inquinamento Industriale, una delle cause del cambiamenti climatici
Riforma.
Non pertdete
una buona
abitudine.
Parte il secondo anno di RIFORMA.
Eccoci pronti ad affrontare con entusiasmo un nuovo anno di informazione, di
confronti, di iniziative.
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