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Anno 126 - n. 6
9 febbraio 1990
L. 1.000
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G'uppo II A/70
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a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PAROLA DI DIO E STORIA
IL NUOVO MOVIMENTO DEGLI STUDENTI
Il tiranno è caduto
La sera del 24 dicembre la teleuisione ungherese trasmetteva in diretta un culto ecumenico che si svolgeva nella piazza
degli Eroi, a Budapest. In quell’occasione è stata anche trasmessa la predica, registrata, del past. Làszió Tokés, tenuta nella
chiesa di Menyò, un piccolo paese della Romania, un tempo appartenente all’Ungheria, che conserva costumi e lingua ungheresi.
Tutti si ricorderanno il clima di quei giorni tragici e belli
per la Romania, e anche le vicende personali del pastore
Tokés, arrestato e confìnato dalla Securitate nel villaggio di
Menyò. Quel clima e quelle vicende si riflettono in questa predicazione, ripresa dal settimanale delle chiese riformate ungheresi « Reformàtusok Lapja » del 7 gennaio 1990.
Fratelli miei in Gesù Cristo
che a migliaia, lontano da noi,
ma nello stesso tempo vicino a
noi, siete riuniti per ascoltare
la Parola di Dio, che in questi
giorni straordinari ho già più
volte letto e annunciato davanti
a gruppi di fedeli di vari culti
cristiani: questa è la Parola, che
si trova scritta in Isaia.
« Come! roppressore ha finito? è finita l’oppressione? L’Eterno
ha spezzato il bastone degli empi, lo scettro dei despoti. Colui che
furiosamente percoteva i popoli di colpi senza tregua, colui che
dominava irosamente sulle nazioni, è inseguito senza misericordia.
Tutta la terra è in riposo, è tranquilla, la gente manda gridi
di gioia. Perfino i cipressi e i cedri del Libano si rallegrano a motivo di te. ”Da che sei atterrato — essi dicono — il boscaiolo non
sale più contro di noi”» (Isaia 14: 4-8).
Cari fratelli miei, per lunghi
mesi mi hanno amareggiato pensando di confinarmi in un piccolo paese nascosto, dove nessuno mi ascoltasse, dove nulla si
muovesse, dove morisse la voce
della Parola, dove tenermi celato perché non mi sentissero
e non mi vedessero quelli che
dovevano sentirmi e vedermi. La
loro intenzione era di esiliarmi.
Ma, tramite una miracolosa grazia di Dio, hanno dovuto accorgersi che non c’è esilio se Dio
ti porta fuori dalla cattività di
Babilonia. Dove c’è libertà si annulla l’esilio. Ecco: questa piccola adunanza di fedeli, questo piccolo esercito di Cristo, ora tutto unito, gioisce concordemente
di tale avvenimento. Questo paese nascosto si apre verso il mondo e migliaia di fedeli, senza diversità di culto, con un unico
animo, qui cercano Dio.
Essi si sentono vicino anche a
tutti coloro che, molto più lontano e magari pregando in un’altra lingua, si sentono vicino a
noi. Proprio l’onnipotenza di Gesù Cristo crea questo miracolo,
per cui i fedeli di Menyò, di Bucarest, di Budapest e il popolo
di Timisoara, che ha tanto sofferto, si sentono uniti.
Fratelli miei, non posso spiegare ogni messaggio di questa
Parola. Non basterebbero le parole. Ma vorrei almeno citare le
righe che mettono corona sulla
profezia che si sta avverando:
«Tutta la terra è in riposo, è
tranquilla: la gente manda grida di gioia. Perfino i cipressi e
i cedri del Libano si rallegrano
a motivo di te. ”Da che tu sei
venuto in terra” essi dicono, ”il
boscaiolo non .sale più contro di
noi" ».
La terra è in riposo. Questa
tranquillità è la quiete del mare placato da Cristo. Perché è
vero che il mare è ancora agitato, la terra è ancora inquieta,
ma si alza Cristo nella navicella
e con un cenno calma gli elementi. Sul terreno di questa tranquillità nasce veramente la pace
di Natale e l'amore. Voi, che
siete contadini, sapete quanto sia
importante che il seme abbia un
terreno fertile e che le pianticelle abbiano un buon nutrimento. Anche noi abbiamo bisogno
di un buon terreno, perché il futuro possa crescere. Ora la terra è in riposo. Su questa terra
che ha trovato la sua pace si
leverà il canto della gioia che
qui noi sentiamo. E questo è il
più bel regalo di Natale! Molte
famiglie sono state preoccupate
in questi giorni: come procurare i doni di Natale per i loro figli? Magari sarà più povero che
le altre volte, il regalo che faremo ai nostri figli; magari non
avremo neanche l’albero di Natale, ma si sta offrendo a noi
il dono più grande: l’amore, nato dalla pace, e la sensazione
di essere uniti in un’unica fede
e in un unico spirito. Questo è
il dono che tramite la Parola
di Dio io presento a voi, cari
miei fratelli lontani, e a quelli
che stanno davanti a me, venuti qui dalle piccole casette, protette daU'antica torre della campana. Per tutti voi che state a.scoltando la Parola, questo è il
nostro più bel dono, e così conceda Dio che SI realizzi dentro
di noi la sua gioia!
Làszló Tokés
(Traduzione di Katalin Holló)
fh
Gli studenti dell’89: un movimento nuovo, che chiede i mezzi per
studiare adeguatamente.
Il pastore László Tokés.
La pantera
abita nell'Università
La protesta contro la riforma e le croniche carenze - Fatto significativo è la nascita del movimento nella difficile realtà di Palermo
« Il passato è comprensibile
per noi soltanto alla luce del presente e possiamo comprendere il
presente unicamente alla luce del
passato. Far sì che l’uomo possa comprendere la società del
passato e accrescere il proprio
dominio sulla società presente.
Questa è la duplice funzione della storia ». E’ un pensiero di
Edward H. Carr, che sovrasta la
parete della sala stampa della
Facoltà di lettere dell’Università
di Palermo dove ormai, dal 5
dicembre scorso, gli studenti
hanno proclamato l’occupazione
sbandierando il mitico striscione
con la scritta in rosso. Il no incondizionato alla privatizzazione
deirUniversità prevista dal disegno di legge del ministro Ruberti è partito proprio dagli atenei siciliani. E’ qui che da mesi
gli studenti hanno organizzato
gruppi di studio sul discusso
progetto di riforma universitaria, sottoponendolo ad un’analisi
rigorosa e sviscerando articolo
per articolo con metodo critico,
come si fa con una materia da
dare agli esami. La riflessione
ha dato vita ad una vera e propria rivolta studentesca che a
suon di fax è rimbalzata da Palermo a Napoli, da Roma a Firenze, fino a diventare un imprevisto fatto nazionale. Oggi sono
centinaia i delegati degli studenti
degli atenei di tutta Italia sbarcati a Palermo per partecipare
alla loro prima Assemblea nazionale. Hanno facce pulite, occhi
profondi, sul volto i segni della
stanchezza per le nottate trascorse a fare i turni in Facoltà; e poi
tanta speranza che nasce dalla
forza di essere uniti, solidali perché il malessere è tanto al Sud
quanto al Nord.
Gruppi di studio
nelle varie città
Alessia ha 20 anni, è di Palermo, ma frequenta la Facoltà
orientale di Napoli: «Ero ritornata a Palermo per trascorrere a
casa le vacanze di Natale quando
ho trovato la Facoltà di lettere
occupata — racconta ■—, così ho
partecipato anch’io ai gruppi di
studio perché volevo informarmi.
Rientrando a Napoli sono andata al Comitato di base della mia
Facoltà e con gioia mi sono resa
conto che anche lì erano iniziati
i gruppi di studio sulla riforma
Roberti; da lì a poco ci siamo
riuniti in assemblea permanente e abbiamo occupato, il 23 gennaio, la Facoltà. Privatizzare
l’Università — spiega Alessia —
per me vuol dire consegnare questa struttura nelle mani delle
grandi aziende che al Nord sono
più presenti rispetto al Sud, dove l’imprenditoria è soggetta, si
sa, all’influenza della mafia. Vuol
dire accentuare il divario culturale tra Nord e Sud, permettendo qui a mafia e camorra di guadagnare terreno. Inoltre esprimiamo jl nostro dissenso non so
10 nei confronti della legge Ruberti, ma anche nei confronti
della grave mancanza di strutture di cui soffre l’Università oggi,
degli abusi amministrativi, delle
disfunzioni che non garantiscono uguale diritto allo studio per
tutti gli studenti. Finalmente
stiamo riuscendo a esprimere
11 nostro malessere, a dichiarare
le nostre rivendicazioni come
protagonisti di un movimento. Ci
siamo opposti al governo Andreotti e al ministro Gava che in
maniera ’’bassa” vuole screditarci dicendo che tra di noi si possono infiltrare terroristi. La verità è che nessuno di noi è terrorista o autonomo, siamo apartitici e per la pace. Finalmente
siamo vivi ».
Ciò che più mette in allarme
gli studenti è l’intervento dei privati nell’Università che potranno
così, indirizzare anche la didattica. Si potrebbe arrivare al punto, dicono, di non potere scegliere l’argomento della laurea perché la Fiat o la Fininvest, per
esempio, impongono altri progetti. Ci sarebbe insomma una
grande pressione negli indirizzi
della ricerca come già (indipendentemente dalla legge Ruberti)
accade nelle Facoltà scientifiche.
Gli studenti denunciano la ricerca militare fatta dall’Università
per mezzo di convenzioni con ditte private. Denunciano la carenza di strutture, di mense, biblioteche, spazi di studio, dislocazione nel territorio delle singole
sedi. Lamentano che il disegno
di legge negherebbe agli studenti un’adeguata partecipazione alla gestione dell’Università, toglierebbe spazi e possibilità di
opposizione anche ai ricercatori
e ai professori associati. In più
la riforma prevede la riscossione
delle tasse in maniera autonoma :
in questo modo gli studenti dovrebbero pagare contributi differenziati. « Avremmo — dicono i
ragazzi — atenei di serie A e di
serie B ».
Sono stati e sono in molti a
porre la stessa domanda : perché
la protesta nasce a Palermo?
Forse perché l’Università riflette
il disagio di una dura e mortificante realtà. « Perché a Palermo — spiega uno studente — in
tanti hanno vissuto le umiliazioni della società sulle, proprie
spalle e in molti rifiutiamo di
rispondere con gli schemi dei
partiti. Nella Facoltà di fisica ci
sono quattro corsi di laurea e soltanto tre aule, gli studenti sono
costretti a girovagare per i corridoi dell’Istituto alla ricerca di
uno spazio dove poter fare lezione ».
Assemblee
rappresentative
In Sicilia gli studenti denunciano che molti progetti di sviluppo di ’’cultura” aH’interno dell’Università vengono finanziati
dalla Regione spesso non passando attraverso i canali istituzionali di gestione ma tramite
finanziamenti ”ad personam”.
Descrivono un’Università divisa
in partiti dentro i quali non si
sentono più rappresentati. Al
contrario ora il dato fondamentale del movimento studentesco
è che il momento altamente democratico è l’assemblea dove ci
si ’’autorappresenta”, rimanendo
se stessi in qualsiasi momento.
Insomma questi giovani non
stanno chiedendo la luna, ma rivendicano un’Università che non
sforni dei freddi ’’tecnici” in divisa, una struttura capace invece di offrire ’’quel sapere critico che forma le coscienze”.
Il movimento studentesco in
occupazione si autofinanzia, organizza collette, turni per le pulizie, è rispettoso dell’istituzione e
vigila per impedire danneggiamenti. Organizza seminari sulla
legge Ruberti, sul marxismo, sull’ecologia politica. Nella Facoltà
Maria Grazia Mazzola
(continua a pag. 2)
2
commenti e dibattiti
9 febbraio 1990
NON DISTORCERE
I FATTI
Gentile Direttore,
nell'intervista di Aldo Comba al pastore J. M. Lambert leggiamo alcune
frasi di sorprendente distorsione storica: « ...da 42 anni... il popolo palestinese è vittima di un’immensa ingiustizia perché paga il prezzo degli
errori europei (francesi e britannici
soprattutto) e delle atrocità naziste «.
Già e di chi ancora? Non fu Israele
nel 1948 attaccato e invaso dai suoi
vicini arabi (Egitto, Giordania, Siria,
Iraq e Libano) e in queste circostanze
il piano di partizione delle Nazioni
Unite non potè essere applicato? Nuovamente nel 1967 e nel 1973 vari stati
arabi attaccarono Israele. Le vittorie
degli israeliani portarono alla conquista della Cisgiordania, di Gaza e del
Sinai (più tardi restituito all'Egitto).
Non è con la distorsione dei tatti che
si rende un servizio alla pace, né riferendo acriticamente dichiarazioni forse dettate dalla simpatia per un popolo. A una situazione tollerabile, pacifica ci si avvicina guardando i fatti
con equilibrio e non unilateralmente.
Cerchiamo, come cristiani, di guardare
al vicino Oriente, come ad altre regioni di conflitto, nelle giuste proporzioni, senza demonizzare Luna o l'altra
parte.
Con cordiali saluti.
Aja Soggin, Roma
IL CULTO
TELEVISIVO
Caro Direttore,
permettimi di prendere la parola, sia
pure brevemente, sul caso del culto
In TV per una breve testimonianza
personale e molto sentita.
Con una premessa: quando la FCEI
mi ha invitato a partecipare alla ripresa di Torino, ho accettato non solo
volentieri ma con gioia, come del resto avevo fatto per il culto di Torre
Pellice del 3 settembre.
In entrambe le occasioni non ho
firmato la regia per un senso di rispetto (mi sembrava per lo meno originale ohe dopo la scritta « Culto »
comparise la scritta « Regia di »)
Dopo aver provato — soprattutto per
questioni di audio e di luci — le corali, ho « partecipato » al culto nel
pullman di regia. Quando ho sospeso
la ripresa per far proseguire la Santa
Cena (di cui è andata in onda solo
la prima parte), sono sceso dal pullman, sono entrato in chiesa e vi ho
partecipato anch’io assieme a Renato
Maioochi e Marco Davite. E non ho
avuto, in nessun momento, l'impressione di partecipare ad uno spettacolo, ma alla Cena del Signore.
Distinti saluti.
Giovanni Ribet, Roma
TEDESCHI DELL’EST
E COMUNISMO
Sig. Direttore,
visto che nel n. 2 del 12 gennaio
si apre un dibattito fra i lettori sulla
crisi del comunismo, ne prendo parte con l'esperienza dei miei 90 anni.
Amo l'utopia scaturita dal Vangelo.
Respingo quella proveniente dalla violenza.
I tre milioni di tedeschi che hanno
passato il muro di Berlino senza essere ammazzati (i morti sono 191),
oltre ad appagare la curiosità, hanno
avuto pane bianco a volontà, e la
possibilità di acquistare un vestito
Abbiamo pubblicato sul numero del 26 gennaio l’elenco relativo al mese di dicembre ed
ora diamo qui appresso il rendiconto dell’anno 1989.
I lettori noteranno che nella
somma erogata risulta ancora
un residuo di L. 800 mila « per
Alessandro », dopo i precedenti
invii di 7 milioni. Cagliamo l’occasione per confermare che il
piccolo (ora ha due anni e mezzo), il quale aveva subito in
Belgio un trapianto di fegato,
sta bene e cresce sano e robusto: la delicata operazione si è
dimostrata così pienamente riuscita.
Un altro dato — stavolta purtroppo negativo — che dobbiamo sottolineare è che, di fronte
all’impegno dei lettori per il
1988 (L. 20 milioni) si registra
un notevole calo per il 1989 (poco più di L. 15 milioni-: quasi
un quarto in meno. Non abbiamo i mezzi per sapere i motivi
di questo decremento, motivi
che possono essere moltepl^i:
minore « interesse » per gli obiettivi proposti, minori disponibilità, maggiori impegni verso
altre finalità, ecc. 'Vorremmo
qui ricordare un ordine del giorno votato dallo scorso Sinodo
(art. 31/SI/89) col quale le comunità vengono sollecitate « ad
avere costantemente nella propria riflessione, intercessione ed
azione la questione della povertà e della giustizia ». Lo stesso
o.d.g., fra le numerose possibili
iniziative elencate, invita il nostro settimanale a pubblicare
periodicamente « informazioni
specifiche e proposte di azioni
praticabili da parte dei singoli
e delle chiese ».
Ci pare che il nostro Pondo,
sin dalla sua creazione oltre
vent’anni fa, vada in quella direzione sia proponendo obiettivi
per situazioni di emergenza, sia
per progetti agro-socio-sanitari
nei paesi sottosviluppati: lo raccomandiamo vivamente ancora
una volta alla solidarietà ed anche alla riflessione dei lettori.
Al momento, siamo in vista
del raggiungimento della cifra
di 6 milioni di lire per il Centro
di Nyengo in Zambia; mentre,
per quanto riguarda la raccolta per la Chiesa presbiteriana
del Mozambico ed il suo impegno nel confronto dei profughi
e delle vittime della guerriglia
e delle devastazioni, attendiamo
ancora altre offerte.
* * *
Siccome queste due iniziative
si stanno per concludere, proponiamo ora ai lettori un nuovo obiettivo.
In Madagascar, il Dipartimento per lo sviluppo della PJKM,
la Chiesa di Gesù Cristo (è una
unione di Chiese evangeliche
comprendente un milione di credenti) ha lanciato — con l’appoggio della Cevaa — il progetto
isalama, che in lingua malgascia significa colui che ha raggiunto una buona salute, e che
quindi chiameremo: progetto
salute.
Sappiamo bene quanto la salute giochi un ruolo determinante per lo sviluppo ed il progresso di un individuo e di ima comunità, e sappiamo altrettanto
bene quanto certe malattie incidano ancora oggi gravemente
sulle popolazioni dei paesi sottosviluppati. Con questo obiettivo la FJKM, attraverso il suo
dipartimento per lo sviluppo,
intende creare una rete di farmacie di villaggio dato che —
a causa della concentrazione di
ospedali e farmacie nella grande città — ben l’85 per cento
della popolazione malgascia (circa 10 milioni di abitanti) è svantaggiata in materia sanitaria.
Il progetto curerà la forma
dicembre 1988 3,104.359
Somme raccolte 15.720.000
TOTALE 18,824.359
Somme erogate (1) 10.150.000
In cassa al 31.12.89 8.674.359
(1) Per Alessandro (sai-
do) Contro carestia Eritrea 800.000
(2 vera.) 4.550.000
Per scuola cucito Managua Per chiese ev. Giamaica (ci- 2.000.000
clone) 2.800.000
TOTALE 10.150.000
La pantera
abita neirUniversità
ed un paio di scarpe senza fare la
coda!
Guglielmo Seliari, Torino
Nuovo numero
telefonico
La Federazione deiie chiese evangeiiche in Italia comunica che dal 6
febbraio 1990 il suo principale numero
telefonico è cambiato in 06/4825120 (al
posto di 4755120). Restano validi i numeri 06/48 37 68 (prevalentemente per
il servizio stampa radio televisione)
e 06/48 31 88 (Servizio migranti).
FAX n. 06/4828728.
AVVISO
Steward a Canberra
Dal 2 al 21 febbraio 1991 si terrà
a Canberra, in Australia, la settima
assemblea del Consiglio ecumenico
delle chiese. Per chi ha tra i 18 e i
30 anni, è possibile parteciparvi come steward. In pratica si tratta di
fare tutti quei lavori tecnici necessari
al funzionamento dell'assemblea (fotocopie, distribuzione di documenti,
lavoro d’ufficio, ecc.). Gli stewards
ricevono vitto e alloggio gratuitamente, più un piccolo argent de poche,
però devono pagarsi il viaggio. Un
requisito essenziale è la conoscenza
dell’Inglese.
dunque desidera informazioni più
dettagliate può rivolgersi al segretario della FGEI, Daniele Bouchard (via
Ciccatone 51 - 66054 VASTO (Ch) Tel. 0873/363173). Occorre però sbrigarsi perché la domanda va presentata entro il 1” maggio 1990.
Il «Progetto salute» del FJKM
del Madagascar
(segue da pag. 1)
di lettere di Palermo gli studenti
hanno dato vita a tre commissioni di interfacoltà: sul diritto allo
studio (manca una legge regionale), sul libro bianco sui brogli amministrativi, sulla legge
Ruberti.
Il professore Roberto Rovelli,
ricercatore di sociologia presso
l’Università di Palermo, afferma
in un’intervista : « Le cause del
disagio sono dovute all’impossibilità di vivere e studiare dignitosamente. L’assegno di studio
corrisponde a cinquecentomila
lire l’anno — spiega — a differenza dei due milioni e mezzo degli studenti di Milano. L’offerta
della didattica è insufficiente,
tutto il carico è dato ad associati e ordinari, mentre i ricercatori non hanno uno statuto giuridico per tenere dei corsi. E’ forte la rivendicazione — prosegue
Rovelli — di uno studio che sia
ricerca di sé, volontà di crescere
e non di far carriera ».
Un’altra caratteristica del movimento studentesco siciliano è
la ’’trasversalità”, il fatto cioè di
non sentirsi più garantiti da una
tessera di partito ma dal bisogno
di conoscersi e incontrarsi superando le barriere e le logiche
delle ’’appartenenze”.
Qual è dunque l’identikit dei
ragazzi del ’90? Studiosi, critici,
alla ricerca di sé, ingenui ed ’’ecologisti”, non danneggiano le istituzioni ma vi si rivolgono democraticamente con delle richieste
chiare. Di fatto i ’’ragazzi del ’90”
hanno messo in crisi il giudizio
di quanti (ministri e benpensanti) guardano con aria di sufficienza e molta superficialità alla
loro protesta.
Le preoccupazioni degli studenti non sono frutto di fantasia.
I dati della Fondazione RUI (Residenze universitarie internazionali) parlano chiaro: nel 1987
nelle casse degli atenei sono entrati 1.819 miliardi, dei quali la
metà è andata agli atenei settentrionali; il rimanente è ripartito
tra le Università del centro e del
meridione. Inoltre le industrie
privilegiano le collaborazioni nel
settore scientifico, in particolare
con le Facoltà di ingegneria e di
agraria, a svantaggio delle Facoltà umanistiche.
Infine a Palermo un altro dato
interessante : nei giorni scorsi
gran parte degli studenti ha sfilato per le vie della città prendendo parte alla manifestazione
(erano in 4.0(M)!) a sostegno della
giunta Orlando. Contro la mafia
e i giochi di potere della DC di
Andreotti e Lima.
Maria Grazia Mazzola
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
zione dei comitati e dei gerenti, che avranno anche incarichi
di educazione sanitaria, mentre
varie organizzazioni ecclesiastiche (Defap, Cimade, Appel, ecc.)
si sono impegnate per la fornitura delle medicine appropriate.
Si tratta ora di allestire i vari
locali messi a disposizione dai
numerosi villaggi interessati al
progetto, allestimento che si calcola ammonti da 500 mila a 1
milione di lire per locale (i costi non sono certo i nostri!).
Il nostro Fondo, nel partecipare a questa iniziativa, intende
collaborare all’allestimento di
qualcuno di questi locali ed ha
prefissato un contributo di 6
milioni di lire. Non mancheremo di tornare in argomento
per fornire ulteriori notizie.
Frattanto, attendiamo fin da ora
numerose e generose offerte che,
come al solito, vanno inviate al
conto corr. postale n. 11234101
intestato a: La Luce - Fondo di
solidarietà, via Pio "V n. 15,
10125, Torino.
Per il Fondo:
Roberto Peyrot
RENDICONTO
GESTIONE ANNO 1989
Rimanenza in cassa al 31
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore; Giuseppe Platone
Redattori; Alberto Corsani. Luciano Deodato. Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
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Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri. Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
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Amministrazione: Mitzi Menusan
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Da versare sul c.c.p. n, 20936100 Intestato a A.I.P. - via Pio V. 15
10125 Torino
Il n. 5/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 31 gennaio e
a quelli delle valli valdesi il 1° febbraio 1990.
HanrL collaborato a questo numero: Maria Luisa Barberis, Ivana Costabel, Antonino Cusumano, John Hobbins, Bruno Gabrielli. Dino GardioI,
Daniele Jalla, Vera Long, Tom Noffke, Bruna Peyrot, Gregorio Plescan,
Medi Vaccaro.
3
I
9 febbraio 1990
commenti e dibattiti
OPINIONI SULLA FINE DEL COMUNISMO
DIBATTITO
Credo ancora airutopia sto che fare?
La natura egoistica dell’uomo - Il principio del pentimento - Nel
messaggio evangelico si trovano la vera libertà e la vera giustizia
Le dichiarazioni di Paolo Cerrato, che continua a confessarsi
cristiano e a dirsi comunista, mi
hanno veramente commosso, e
non lo scrivo in senso ironico!
Se Alfredo Sonelli è tornato a
rileggere un testo di Lenin del
1920, cosa dovrei pensare di me
stesso che nel 1947, di ritorno
dall’Inghilterra dove avea'o partecipato con mia moglie ad uno
dei primi « incontri » tra comunisti e cristiani, pubblicavo una
specie di « pamphlet » proprio
con il titolo Cristianesimo e comunismo (Roma, Centro evangelico di cultura, p. 56)? Militavo
allora, senza tessera, nel Partito
repubblicano, e ripetevo a me
e ai miei uditori — in comizi
che tenevo in difesa della libertà religiosa — che cristiani e comunisti avevano per fortuna una
lunga strada da percorrere insieme... Non affrontavo allora il
problema se si poteva essere insieme cristiani e comunisti, ma
quel che si verificava allora a
Colleferro ne era la più esplicita affermazione (cfr. questo giornale, n. 1, 6.1.89).
Certo la parola « comunismo »
era ed è rimasta magica, come hanno ultimamente riconosciuto tanti militcuiti restii a
cambiare nome al loro partito.
Se si risale aH’origine etimologica del termine, non si può fare a meno di rievocare il « comunismo » della prima « chiesa »
di Gerusalemme, a proposito della quale, in Atti 2: 44-45 e 4:
32-35, risuona per due volte l'espressione « pùnta koinè » (tutto
in comune).
Ovviamente era un comunismo
reale, non utopistico. Ma si sa
anche come fin dagli inizi vi fu
rono delle grosse smagliature,
quale la truffa di Anania e Saffira finita tragicamente (Atti 5:
1-11). Il racconto biblico non è
mica « campato in aria », come
sostengono quelli che lo liquidano frettolosamente come
« mito » o « favola »! Può valere
un esempio di qualche anno fa,
quando vivevo a Belgrado. Vigeva allora in Jugoslavia l’autogestione, che si può spiegare così: la terra, i suoi beni, le attività primarie, secondarie e terziarie che vi si innestano, sono
di tutti, ma è lo Stato-partito
che le dà in gestione; il cittadino-compagno ne può godere,
anzi li deve far fruttificare, basta poi che dia al gestore una
percentuale dei guadagni così ricavati. Ma è proprio qui che si
inceppò il meccanismo, come nel
caso di Anania e Saffira, molti
truffavano denunciando solo una
parte dei redditi conseguiti! La
stessa cosa oggi, con gli evasori
fiscali. Dove sta dunque Finghippo? E’ chiaro, l'uomo è fondamentalmente egoista. Tanto per
essere in linea con il messaggio
evangelico, 1’« amor sui » è il
tratto caratteristico dell'uomo
« vecchio » (2 Cor. 5: 17). Se l’uomo non cambia, non cambiano
le strutture. Lo avrebbe detto
persino Mao Tse-tung, ma non
sono riuscito a trovare la relativa citazione (comunque vedi
l’edizione Feltrinelli 1968, Il libro delle guardie rosse, cap.
XXII, pp. 131-146: Metodi di pensiero e di lavoro).
Se è vero che il contesto della rivoluzione cinese fu ben diverso da quello in Cui operò la
prima comunità cristiana di Gerusalemme, tuttavia il nocciolo
rimane l’egoismo. E quell’egoi
smo produce un altro fenomeno, l’inesistenza dell’autocritica,
del rimorso, in una parola, del
pentimento. Tra i dirigenti delle repubbliche dell’Est qualcuno
ha ammesso apertamente di essersi sbagliato... e si è salvato.
Anche i lontani discepoli di Calvino si sono « pentiti » di quello che il loro grande maestro
aveva fatto a Serveto qualche secolo prima. Anche Giorgio Tourn,
in occasione delle celebrazioni
centenarie del Rimpatrio alla
Balziglia, ha sentito il bisogno
di farsi l’interprete del « pentimento » comune per le uccisioni di prigionieri compiute a sangue freddo dai soldati di Arnaud,
facendo raccogliere e quindi gettare nel torrente tanti mazzetti
di fiori quanti erano stati i trucidati in quel posto 300 anni fa.
Certo, i « pentiti » dilagano, e
lo Stato li protegge. Non discuto, ma constato il fatto!
Di conseguenza, se io come
Paolo Cerrato « non posso che
applaudire alla trasparenza politica » ma, allo stesso tempo, « non posso applaudire una
trasformazione selvaggia che è
solo apparentemente democratica e progressiva... », tuttavia, come evangelico, credo ancora, diversamente da Cerrato, alla « utopia » della libertà e giustizia,
anche se è vero che essa è soltanto una delle speranze a cui
si aggrappa il discepolo di Cristo nel suo concreto agire come
testimone dell’unica libertà e
dell’unica giustizia: qui la quarta beatitudine (Matteo 5: 6) va
sempre confrontata con 2 Cor.
3: 17: « Dov’è lo Spirito del Signore, ivi è libertà ».
In Cristo l’unica li
Caro Direttore,
devo dire subito che sono rimasto molto sorpreso nel leggere, in una delle lettere pubblicate, la seguente frase, riferita alla
propria inadeguatezza rispetto ad
« un obiettivo molto semplice,
l’abbattimento, anche forzato,
dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo ». Non mi sembra si tratti
di questo. In particolare non condivido di aver enfatizzato il concetto di sfruttamento dell’uomo,
qualche volta capace anche di
slanci di generosità, avendo invece accettato, supinamente, un
analogo sfruttamento da parte di
una burocrazia incapace, arida e
demotivata, situazione a cui si è
poi reagito con l’inefficienza e la
poltroneria generalizzata che hanno a loro volta provocato la miseria comune, mentre il pieno
consenso alFuso violento della
fòrza ha giustificato le più crudeli sanzioni contro chi pretendeva
di ragionare da uomo consapevole e responsabile. Ma, forse, chi
rimane abbarbicato alle utopie
del comunismo non ha vissuto
nei paesi dove questo vessillo ha
dominalo incontrastato per tanti
anni. Mi permetto di riportare il
seguente articolo, apparso tempo
addietro su una rivista, con notizie sostanzialmente confermate
anche dalle autorità delle nazioni
di cui si parla:
« Il numero delle persone uccise dai comunisti è pressappoco
uguale a quello che potrebbe essere eliminalo da qualche atomica ed è già superiore a quello di
tutti i caduti della prima e seconda guerra mondiale, ha dichiaralo il professor J. Kummel, docente di scienze politiche all’Università delle Hawaii. Secondo le sue
accurate ricerche i governi comunisti hanno ucciso 85 milioni di
persone. Nelle due guerre mondiali caddero invece 24 milioni di
uomini. Nella guerra del Vietnam
morirono un milione e duecentomila persone (...)».
Riflettendo su tali tremendi
massacri, nei confronti dei quali
anche le immense stragi compiute dal nazismo sembrano quasi acquistare una dimensione diversa, si capisce molto bene come la gente fosse veramente stanca di dover vivere nella più gretta miseria, senza nemmeno potersi lamentare per timore delle
severissime pene e deportazioni.
E’ la « libertà », quella che Cristo ci ha donato, il bene più prezioso che l’uomo possa possedere e per ottenere la quale è pronto anche a sacrificare la vita. Questo, secondo me, è l’insegnamento
che ci viene dal crollo del « socialismo reale ». Non voglio certo dire che il nostro mondo, il mondo
dove prevale il capitalismo ed il
consumismo, sia libero. Siamo
certamente anche noi condizionati e sempre di più lo saremo nel
futuro; ma si tratta di vincoli diversi a cui, almeno in parte,
ognuno di noi può cercare di
sfuggire sia praticando una attività singola ed autonoma, anche
se spesso dura, sia con un comportiimento autonomamente corretto. Si dovrebbe, secondo me,
tentare di attuare spontaneamente, liberamente e responsabilmente quello che si capisce sia necessario ad una pacifica convivenza,
prima ancora che le leggi lo prescrivano.
Si dice, da parte di chi continua a credere nella utopia del
comunismo, che le prime comunità cristiane attuavano una forma di convivenza e di piena comunità di beni. Senza dubbio;
ma si trattava di persone, in ge
E’ noto che il Sinodo '88, a maggioranza, ha respinto la proposta di utilizzare per fini di solidarietà sociale la quota dell'8 per mille
del gettito Irpef. Questa possibilità invece è stata raccolta da altre
chiese evangeliche italiane, le Assemblee di Dio e le Chiese avuentiste.
Nel ’90, con la denuncia dei redditi, i contribuenti italiani saranno
chiamati a decidere come destinare ì’8 per mille del gettito Irpef
scegliendo tra quattro possibilità: allo Stato, alla Chiesa cattolica,
alle Assemblee di Dio, alle Chiese avventiste.
Ogni contribuente dovrà barrare una casella sul modello 101,
102 o 740 per effettuare questa scelta.
Chi non sceglierà nulla in pratica non conterà nella attribuzione proporzionale del gettito, che sarà fatta percentualmente sulla
base delle sole scelte esplicite.
Già un lettore aveva sollecitato la ripresa del dibattito tra i
valdesi e metodisti su questa questione. Accogliendo questa proposta, la nostra redazione sollecita i lettori ad esprimere le loro opinioni in materia, con l’avvertenza che non si tratta di riaprire una
discussione prò o contro la partecipazione all’8 per mille, ma in concreto sul cosa fare di fronte alla scadenza di maggio. A chi destinare
l’8 per mille?
Pubblichiamo qui sotto una riflessione del fratello Artus Martinelli. Preghiamo chi intende partecipare al dibattito di rispettare
la regola della concisione. Grazie.
Giovanni Gönnet
nere piccoli nuclei, che decidevano « liberamente » di vivere in
comune. Forse ne ottenevano anche vantaggi materiali e concreti, oltre al piacere e alla soddisfazione di parlare, di discutere e di
sentirsi più vicini al Cristo; di
certo non costringevano nessuno
che non volesse condividere la loro vita austera e che non fosse
pienamente convinto dei loro
principi.
Per terminare a me sembra che
per migliorare il mondo, per prepararlo al ritorno del Signore
nella sua piena gloria, sia essenziale tentare con tutte le nostre
forze di migliorare l’uomo sulla
base degli insegnamenti di Cristo, invece di propugnare capziose ed imperfette organizzazioni
che significano sempre, in maniera più o meno evidente, la sopraffazione di una parte dell’umanità sull’altra. L’« uomo nuovo »
di cui tanto si parla non ha ancora fatto, secondo me, la sua
concreta e massiccia apparizione
in questo mondo. Non basta infatti aver avuto il generoso perdono di Dio; occorre invece, con
i fatti e non solo a parole, aver
gettato alle spalle il proprio pregiudiziale egoismo. Se veramente
il genere umano avesse raggiunto un tale auspicabile traguardo,
sarebbe completamente indifferente l’organizzazione sociale da
dare al mondo. Mi sembra del resto che nell’Evangelo Gesù non
abbia mai accennato e comunque dato la preferenza ad una organizzazione sociale piuttosto che
ad un’altra. Ha invece sempre
parlato a uomini singoli, od anche in gruppi, sollecitando in
"ognuno” la fede, la carità e
l’amore verso Dio ed il prossimo
tutto.
Reto Bonìfazi
Nel prossimo mese di maggio,
con la dichiarazione aimuale dei
redditi (IRPEF modelli 101, 102,
740), dovremo affrontare il problema dell’otto per mille che,
per tanti anni, ha suscitato dibattiti sia in Sinodo, sia su questo settimanale.
Anche se noi valdesi e metodisti abbiamo detto di no al suo
utilizzo, ima legge dello Stato
permette a tutti i contribuenti
di scegliere la destinazione dell’otto per mille delle proprie imposte a favore di una delle seguenti alternative;
1) allo Stato stesso per interventi straordinari per fame nel
mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione
di beni culturali;
2) alla Chiesa cattolica per
esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero,
interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di Paesi del terzo mondo;
3) alle Chiese cristiane avventiste del 7» giorno per interventi
sociali ed umanitari anche a favore di Paesi del terzo mondo;
4) alle Assemblee di Dio in
Italia per interventi sociali ed
umanitari anche a favore di Paesi del terzo mondo.
Chiariamo subito che noi, vaidesi e metodisti, saremo « obbligati » ad esprimere una scelta
per non contribuire, con una
non scelta, alla distrilDuzione automatica e contemporanea dell’otto per mille delle nostre imposte allo Stato ed alla Chiesa
cattolica per gli scopi di cui ai
punti 1 e 2.
Infatti il meccanismo di distribuzione, fra i quattro beneficiari sopra elencati, dell’ammontare totale dell’otto per mille delle imposte incassate dallo
Stato sarà stabilito sulla base
delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione
annuale dei redditi e per questo,
sui vari modelli IRPEF, vi saranno delle apposite caselle per
le quattro alternative. Poiché è
probabile che non tutti i contribuenti facciano una scelta, la
destinazione della somma relativa alle scelte non espresse si
stabilisce in proporzione alle
scelte espresse, con l’eccezione
delle Chiese avventiste e delle
Assemblee di Dio che, per loro
decisione stabilita nelle rispettive intese con lo Stato, rinunciano alla quota delle « non scelte »
in favore della esclusiva gestione statale.
Riassumendo: lo Stato e la
Chiesa cattolica incassano l’otto
per mille di coloro che esplicitamente scelgono di devolverlo
a loro ma anche di coloro che
non fanno nessuna scelta; Chiese avventiste ed Assemblee di
Dio incassano l’otto per mille
soltanto di coloro che esplicitamente scelgono di devolverlo a
loro.
E’ quindi evidente l’importanza di esprimere una scelta: è
una specie di elezione dove chi
non vota (scelta non espressa)
si affida alla volontà ed alle decisioni degli altri e le subisce.
A chi destinare il proprio otto per mille?
Per me la scelta è semplice
ed evidente: o alle Chiese avventiste o alle Assemblee di Dio!
Credo sia evidente il no alla
Chiesa cattolica; un no, anche
se più mitigato, allo Stato, dato lo sperpero del denaro pubblico del quale siamo tutti,
chi più chi meno, a conoscenza.
Le Chiese avventiste e le Assemblee di Dio sapranno spendere molto meglio le loro quote
dell’otto per mille per gli scopi
di cui ai punti 3 e 4 sopra menzionati.
Le due denominazioni potrebbero comunicare a mezzo di questo giornale quali sono i loro programmi effettivi, anche se ciò potrebbe essere prematuro dato
che l’otto per mille di quest’anno sarà distribuito dallo Stato
Soltanto nel giugno del 1993.
Rinnovo pertanto un caldo invito ad esprimere una convinta
scelta sul modello IRPEF di propria competenza: una mancata
scelta, ripeto, vuol dire soldi alla Chiesa cattolica ed allo Stato;
una scelta espressa vuol dire
soldi soltanto a chi si è scelto.
Italo Artus-MartineUi
• Mercoledì 14 febbraio - Torino —
L'Amicizia ebraico-cristiana organizza
per le ore 18 nel salone valdese di
corso Vittorio 23 un dibattito sul tema:
« Il mondo del Midrash ». Introduce 11
prof. Paolo De Benedetti.
• Giovedì 15 febbraio - Brescia —
Alle ore 20.30, nella sala valdese di
via del Mille 4, Il prof. Paolo Ricca,
della Facoltà valdese di teologia, parlerà sul tema « li futuro della Chiesa; la fede cristiana alle soglie del
terzo millennio ».
• Domenica 18 febbraio - Torino —
Nel salone valdese (corso Vittorio 23)
Johannes Langhoff, pastore della Martin Luther Kirche di Berlino Est, parlerà, alle ore 15, sul tema « Cera una
Volta il muro». Il futuro della Repubblica democratica tedesca ed il ruolo
delle chiese protestanti.
• Sabato 17 febbraio • Napoli —
Presso la Chiesa valdese di via del
Cimbri 8, il prof. Giorgio Girardet della Facoltà valdese di teologia parlerà
sul tema ■■ Protestanti e libertà nell'Europa orientale di oggi ».
® Dal sabato 24 alla domenica 25
febbraio - Agape — « La Nlna, la
Pinta, la Santa Maria: colonizzazione
e conquista >■: su questo tema che intende riflettere, 500 anni dopo, sulla
scoperta del nuovo mondo, si incontreranno ad Agape coloro che vogliono
avere un approccio critico alle celebrazioni delle ColombiadI che sono
previste nel 1992. Per informazioni rivolgersi ad Agape - 10060 Prali (To) tei. 0121/807514.
4
chiese e stato
9 febbraio 1990
RELIGIONE A SCUOLA: DISEGNI DI LEGGE
DEFISCALIZZAZIONE
La vicenda continua
Finora 8 miliardi
„ j II- u________¡1 E aiicora molto sensibile la differenza tra
Sulla complessa questione dell ora alternativa il testo redatto dal ________,^„..+.0 ^ ¡i n 'qo
■ ■ X u.- ^ j II 4. ^^11^ la somma pervenuta e il fabbisogno per il 90
ministro non tiene conto della sentenza della Corte Costituzionale ^
Due disegni di legge sull’insegnamento della religione sono
stati presentati al Consiglio dei
ministri dal ministro della Pubblica Istruzione Sergio Mattarella. Il Consiglio li ha approvati
e inviati al Parlamento per la
definitiva approvazione.
I due disegni di legge riguardano gli aspetti attualmente più
controversi nei rapporti tra Chiese e Stato in merito aH’insegnamento della religione cattolica
nelle scuole statali: l’inquadramento giuridico degli insegnanti
e la definizione dell’ora alternativa.
Gli insegnanti
Per quanto riguarda gli insegnanti di religione, il disegno prevede l’istituzione di elenchi provinciali dei professori e l’estensione anche ad essi dello stato
giuridico proprio del personale
docente di ruolo.
Per essere inseriti negli elenchi provinciali, gli insegnanti dovranno essere in possesso « dell'idoneità riconosciuta daU’ordinario diocesano (al quale spetta anche la ratifica degli altri
provvedimenti amministrativi relativi agli insegnanti) e dei prescritti titoli di qualificazione professionale »: dovranno avere una
anzianità di insegnamento di almeno quattro anni ed essere dispionibili a coprire per intero
l’orario di cattedra previsto dalle norme vigenti. Quest’ultima
condizione è anche « presupposto per il mantenimento dell’iscrizione negli stessi elenchi ».
II punto più importante di questo primo disegno di legge è,
comunque, quello che riguarda
l’estensione della normativa giuridica che caratterizza la posizione dell’insegnante nell’ambito
dell’ordinamento scolastico, per
cui esso viene equiparato, a
tutti gli effetti, agli altri insegnanti di ruolo.
L’ora alternativa
La seconda proposta del ministro approvata dal Consiglio riguarda l’ora alternativa. « Il
provvedimento — ha dichiarato
lo stesso ministro — prevede
per coloro i quali intendono avvalersi del diritto di seguire le
lezioni di religione l’applicazione delle norme del nuovo Concordato. Per tutti gli altri scolari sono invece previste attività
didattiche formative, o, in alternativa, attività di ricerca individuale o collettiva con o senza
docente ».
lì disegno di legge specifica in
sei articoli quanto antic’pato
nelle dichiarazioni del ministro.
I primi due articoli dettano le
norme relative alla scelta da
parte di chi decide di non avvalersi dell’insegnamento della religione. Per essi sarà possibile
optare per un insegnamento alternativo (da definire con un decreto ministeriale) o per la libera attività di ricerca.
In questo modo — sempre secondo il ministro Mattarella —
si rispetta il « principio della
non obbligatorietà» dell’ora alternativa sancito dalla Corte costituzionale lo scorso anno. Peccato però che la Corte abbia parlato, nella sentenza dell’aprile
scorso, di « uno stato di non obbligo » e che « la previsione di
altro insegnamento obbligatorio
verrebbe a costituire condizionamento per quella interrogazione
della coscienza, che deve essere
conservata attenta al suo unico oggetto; l’esercizio della libertà costituzionale di religione ».
Invece con gli articoli 1 e 2
si afferma la possibilità di una
opzione tra l’ora di religione e
due altre possibilità: le attività
didattiche e formative o lo studio individuale.
Non è possibile invece esercitare il diritto alla facoltatività
delle attività alternative all’Irc,
facoltatività peraltro affermata
dalla Corte costituzionale, che ha
affermato che la « liberià costituzionale non è degradabile;, nella sua serietà e impegnatività di
coscienz.a, a opzione tra equivalenti discipline scolastiche ».
I] disegno di legge, per questi
motivi, si presta a molti interrogativi sulla sua costituzionalità, ma è comunque corrispondente alla risoluzione della Camera del maggio scorso che era
stata approvata con l’appoggio
determinante del MSI.
Gli articoli 3, 4 e 5 riguardano la scelta dei docenti per l’ora
alternativa (con priorità per
quelli in soprannumero); i loro
diritti e doveri, equiparati a
quelli degli altri docenti; i criteri di valutazione delle attività,
che « si esprimono con una comunicazione sull’interesse manifestato dall’alunno e sul risultato culturale conseguito ». L’ultimo articolo riguarda gli oneri
finanziari e la loro copertura.
I disegni di legge approvati
dalla maggioranza governativa
passeranno ora all’esame del
Parlamento dove dovrebbero essere definitivamente approvati,
sanando così una situazione che
si è fatta via via più complessa
e rispondendo ai pressanti inviti che in questi anni (dal 1984
ad oggi) sono giunti da più parti, non ultima la stessa Camera
dei deputati, che in più riprese
ha invitato il Governo a trovare una soluzione al problema.
Un primo commento alle proposte avanzate dal ministro è
stato fatto da mons. Cesare Nosiglia, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale.
« Questi provvedimenti legislativi — ha detto mons. Nosiglia —,
insieme all’ipotesi di accordo con
la CEI sulla revisione di alcune
clausole dell’Intesa che sarà oggetto della valutazione del Parlamento, indicano la volontà di
chiudere su tutti i fronti una questione che si è trascinata in questi anni fin troppo a lungo.
Lo esige la scuola e lo chiede
in maniera decisa anche la gente.
Ne è prova il fatto che dopo quattro anni di esercizio del diritto di
scegliere se avvalersi o meno dell’Irc, in questo anno scolastico
89190 abbiamo avuto non solo la
conferma delle alte percentuali
degli scorsi anni, ma addirittura
un aumento: dai dati — su scala nazionale — in nostro possesso, si va dal 96% della scuola elementare e della secondaria superiore (dove scelgono direttamente i giovani) al 98% della scuola
media.
Genitori e alunni continuano
dunque ad apprezzare il valore
dell’ora di religione, e non si lasciano influenzare da polemiche
pretestuose, o dai tentativi di
mantenere un clima di tensione
nella scuola attorno ad essa. Ritengo che questa ampia scelta
vada comunque oltre l’Irc ed
esprima una domanda di cultura
e di educazione che genitori e
alunni rivolgono a tutta la scuola ».
Le chiese evangeliche hanno invece commentato negativamente
il contenuto del secondo disegno
di legge e hanno cercato una azione comune con l’Unione delle comunità ebraiche in Italia. Insieme a queste ultime hanno approvato il documento che pubblichiamo integralmente qui sotto.
I partiti laici di opposizione e
il :PRI hanno rilasciato dichiarazioni molto critiche sul disegno
di legge, mentre la DC si è invece
dichiarata favorevole.
Per ora il PSI non si è pronunciato con dichiarazioni ufficiali.
G. G.
Viva preoccupazione
Come e.sponenti delle comunità ebraica ed evangelica in Italia abbiamo preso conoscenza
con viva preoccupazione dei contenuti del ddl recante norme
conseguenti all’esercizio del diritto di scegliere se avvalersi o
non avvalersi dell’insegnammto
della religione cattolica (IRC).
Non viene infatti tenuto conto
della sentenza 203/1989 della Corte Costituzionale, che definisce la
posizione di chi sceglie di non
avvalersi dell’IRC come uno « stato di nomobbligo ». Al contrario,
sono previste attività didattiche
e formative o di ricerca individuale non già come possibilità
offerte, ma come obbligo imposto a chi non sceglie l’IRC. Sulla base di un chiaro pronunciamento dell’Alta Corte ribadiamo
che Tesser costretti a perrnanere nella scuola durante Tinsegnamento facoltativo della religione cattolica costituisce una
violazione del principio costituzionale della uguaglianza dei cittadini (art. 3) che si traduce in
una inaccettabile imposizione.
Facciamo appello alle forze sociali e politiche del Paese che
hanno veramente a cuore la neutralità confessionale dello Stato
come indispensabile garanzia di
libertà affinché si adoperino per
la collocazione delTinsegnamento religioso concordatario nel
quadro di una chiara facoltatività, che non comporti alcun obbligo ed elimini discriminazioni
e condizionamenti che diventano
particolarmente aberranti nella
scuola materna. Solo così il pur
apprezzabile sforzo di porre sullo stesso piano TIRC e le attività didattiche e formative si
tradurrebbe in una offerta paritaria proposta a tutti e cesserebbe di costituire di fatto una libera scelta per gli uni a cui attualmente fa riscontro un obbligo per gli altri.
Ricordiamo infine che in base
alle leggi 449/84 (art. 20), 516/88
(art. 37), 517/88 (art. 29), 101/89
(art. 33) che regolano i rapporti
tra lo Stato e, rispettivamente,
le Chiese rappresentate dalla Tavola valdese, l’Unione italiana
delle chiese awentiste del 7®
giorno, le Assemblee di Dio in
Italia e l’Unione delle comunità
ebraiche italiane, in occasione
della presentazione di disegni di
legge relativi a materie che coinvolgano rapporti con le dette
Confessioni religiose, devono essere promosse previamente, in
conformità alTart. 8 della Costituzione, le intese del caso.
Roma, 31 gennaio 1990
Per la Commissione delle Chiese evangeliche per i rapporti con
lo Stato
(Assemblee di Dio in Italia, Chiesa apostolica, Chiesa evangelica
internazionale, Chiesa evangelica
luterana in Italia, Chiesa del Nazareno, Esercito della Salvezza,
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Opera per le chiese metodiste in Italia, Tavola valdese, Unione cristiana evangelica battista in Italia, Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del 7» giorno)
II Presidente
Giorgio Bouchard
Per l’Unione delle comunità
ebraiche italiane
La Presidente
Tullia Zevi
Oltre cinquantamila cattolici
italiani hanno già offerto circa
8 miliardi all’Istituto centrale
per il sostentamento del clero
(ICSC), l’organismo creato per
fornire il necessario sostentamento ai sacerdoti del nostro
paese dopo il superamento del
vecchio regime della ’’congrua”
assicurata dallo Stato italiano.
Lo hanno comunicato i responsabili dell’ICSC nella conferenza
stampa svoltasi a Roma il 15 dicembre scorso, nella quale è stata presentata la situazione finanziaria delle cosiddette ’’erogazioni liberali”, cioè delle offerte libere dei fedeli (deducibili dall’imponibile IRPEP fino a un
massimo di 2 milioni), aggiornata al 14 dicembre di quest’anno.
La cifra globale (circa 8 miliardi) è approssimata per difetto perché, come hanno spiegato
i responsabili delTICSC, « delle
tre possibilità di contribuzione
volontaria alla Chiesa cattolica
italiana (conto corrente postale,
bonifico bancario, versamento
agli istituti diocesani per il sostentamento del clero) », le ultime due « sono particolarmente
difficili da valutare in questa fase ».
Infatti riCSC ha aperto conti
in 39 istituti bancari, ma le comunicazioni da parte delle banche
non sono sempre puntuali, anche
a causa delle « recenti agitazioni
sindacali ». Quindi la cifra complessiva dei conti bancari finora
effettuati presso 26 banche di
469.455.500 L., è « sicuramente destinata ad aumentare ». Per quanto riguarda i versamenti agli istituti diocesani, soltanto 13 dei 216
istituti diocesani (sempre al 14
dicembre) avevano restituito alTICSC « blocchetti completi di
quietanze (989) per un importo
complessivo di 462.929.681 lire»,
a cui sono da aggiungere 165 milioni 112.000 lire (per 306 quietanze ) di « altri 47 istituti diocesani che avevano fornito notizie
alTICSC ». Più indicative sono le
cifre derivanti dai conti correnti
postali, anche se fino al 7 dicembre, hanno precisato i responsabili delTICSC, « ben 10 zone postali su 16 non avevano comunicato l’importo di alcun versa
mento fatto nella prima settimana del mese » e fino alTll dicembre « di 6 zone ancora non si aveva alcun dato ». Sul totale di 6.848
milioni di lire raccolti tramite il
versamento fatto con conti correnti postali, oltre 5.500 sono « il
frutto » della seconda giornata di
sensibilizzazione al problema del
sostentamento del clero celebrata il 15 ottobre scorso (la prima
si era svolta il 23 aprile). Per
quanto riguarda il numero degli
offerenti, erano 6.296 fino a settembre, ma sono aumentati a
17.552 nel mese di ottobre e a
22.097 in novembre. Inoltre le offerte quotidiane sono in costante
aumento proprio a partire da
ottobre, il mese in cui vi è stata
la seconda giornata di sensibilizzazione. Tutto lascia pensare che
l’aumento delle offerte sia proseguito fino a Natale.
Gli 8 miliardi finora raccolti
non sono assolutamente sufficienti a provvedere alle necessità
materiali del clero italiano. I responsabili delTICSC ritengono
che secondo un « calcolo approssimativo » occorrano 365 miliardi
per la « remunerazione dei sacerdoti nel 1990 », di cui « 12 da
destinare alla previdenza integrativa ». I sacerdoti ai quali TICSC
dovrà versare « un’integrazione o
l’intera remunerazione » sono circa 30.000 su un totale di 40.000.
(« I restanti 10.000 sono insegnanti, cappellani di ospedali e carceri » e provvedono al proprio
sostentamento senza ricorrere alTICSC).
Facendo un bilancio complessivo, i responsabili delTICSC sostengono che « la distanza tra
offerte pervenute e fabbisogno è
dunque ancora grande » e « per
i primi anni » dopo il ’90 « occorrerà attingere all’altra fonte
contributiva, T8 per mille del gettito IRPEP» per provvedere al
sostentamento dei sacerdoti italiani. Infatti, a partire dal maggio del prossimo anno, i contribuenti possono indicare se desiderano che T8 per mille del reddito complessivo annuale IRPEP
sia destinato alla Chiesa cattolica.
(ADISTA)
COMMISSIONE PER L’OPERA BALNEARE VALDESE
G. P. MEILLE
BORGIO VEREZZI (Savona)
Casa Balneare Valdese
BORGIO VEREZZI
Sono stati fissati i turni della colonia marina anno 1990 a
Borgio Verezzi (Savona), età dai 6 anni (compiuti) a 12 anni
(nati dopo il 1.1.1978 e non oltre il 31.5.1984).
1“ turno dal 18 giugno al 9 luglio ’90
2’ turno dal 9 luglio al 30 luglio ’90
3" turno dal 30 luglio al 20 agosto ’90
4° turno dal 20 agosto al 10 settembre ’90
I moduli per le iscrizioni possono essere richiesti presso
la Segreteria della Chiesa valdese di Torino, Via S. Pio V n. 15
- 10125 Torino - telefono 011/6692838. Termine delle iscrizioni;
15 maggio 1990.
Si accettano anche domande per personale (evangelico)
addetto ai turni di colonia: monitrici/ri - vigilatrici/ri - infermiere/ri. Età minima 18 anni compiuti. Le domande dovranno
pervenire entro il 15 marzo 1990.
La commissione è a disposizione per ogni ulteriore informazione.
5
9 febbraio 1990
fede e cultura 5
UNA PERSOr^ÀUTA’ MULTIFORME
Bruno ReveI,
laico e protestante
La carriera universitaria e gli interessi letterari - Resta vivo il
ricordo della sua costante partecipazione all’attività della chiesa
Trent’anni fa, sul finire del
1959, scomparivano dalla scena
del nostro piccolo mondo valdese due fratelli che avevano
giocato un ruolo non irrilevante
negli anni dell’anteguerra: Paolo Bosio e Bruno Revel, due fratelli che non esitiamo a definire due personalità significative.
Vorrei ricordare oggi il secondo, non perché mi sembri di
maggior importanza^ (né soprattutto perché oggi si’ sia più vicino alle posizioni che egli allora sostenne; la battaglia GGVFTJV appartiene ormai, per la
maggioranza di noi, alla storia)
ma perché i problemi che egli
sollevò e dibattè mi paiono essere ancora di attualità.
Figlio del pastore Davide Revel (che svolse un lungo ministerio in Toscana e a Bergamo),
Bruno Revel nacque a Bergamo nel 1895 e compiuti gli studi
universitari fu incaricato presso la Bocconi a Milano di lingua francese nel 1929, di lingua
tedesca nel 1933, per concludere con l’insegnamento della
lingua e letteratura francese
dal 1946; chiudeva in modo repentino la sua carriera a fine
novembre del 1959.
I riferimenti entro cui si collocano la sua vita e la sua personalità sono molto ben definiti
da questi pochi dati: le Valli
(S. Giovanni, bisognerebbe dire);
le radici: Bergamo, cioè l’Europa mitteleuropea e francese; la
sensibilità culturale; Milano:
l’impegno.
I settori in cui svolse la sua
attività di uomo di cultura sono riconducibili a quattro filoni:
il primo, evidente, è connesso
con il suo insegnamento, corsi
universitari, testi di storia e di
cultura francese; il secondo sono le traduzioni, in genere di
autori germanici, Wiechert, Pallada, Schmitz; al terzo appartengono opere storiche molto
caratteristiche: per la casa editrice Doxa (diretta da Gangale)
scrive una Storia di Cromwell,
nel 1930, e tre anni più tardi
una Vita di Gustavo Adolfo re
di Svezia, e per Mondadori L’affare Dreyfus (1936) e La Comune (1948).
Più vicino al nostro ambiente
evangelico, ed ai problemi che
ci toccano, si possono registrare alcuni significativi articoli
su « Gioventù Cristiana » e
« L’Appello », fra il ’39 e il ’43.
Già questo elenco molto schematico di pubblicazioni e soprattutto i loro temi rende evidente l’ottica con cui Revel
guarda alla vita del suo tempo.
Negli anni del dopoguerra dannunziani e futuristi, bolscevichi
e fascisti, gli anni del Front
Populaire e di Stalin, della Repubblica di Weimar e della guerra di Spagna, Revel si interessa
a due grandi personaggi del
protestantesimo classico e a due
battaglie ideali del mondo moderno. E non solo si interessa
a questi eventi, li studia con
passione ed intelligenza, ma li
propone ai lettori come riferimenti possibili nella ricerca di
una testimonianza nel tempo
presente.
All’ideologia delle masse, che
sta divorando l’Europa, e della
rivoluzione totale come ricreazione del mondo, che affascina
gli intellettuali e crea i gulag,
da protestante attento Revel
non oppone l’individualismo bohème e la sua facile critica antiborghese, ma l’impegno per l’ideale fondato sulla vocazione
della fede.
Alla radice di questa ricerca
di fedeltà stanno la teologia di
Bruno Revel: fu studioso di letteratura e credente impegnato.
Karl Barth e la cultura francosvizzera, un barthismo mediato
forse dal protestantesimo francese più che dalla Mitteleuropa,
come è il caso per altri esponenti del mondo evangelico di
quel periodo; Revel è probabilmente il più vicino di tutti alla
Francia e di qui verrà il suo
spirito critico, la sua chiarezza di esposizione, mentre dalla
Germania luterana (filtrata da
Kant) deriverà il suo senso della tensione e della dialettica della vita.
Due mi paiono essere le lezio ni di questo intellettuale valdese degli anni ’30. Anzitutto la
capacità di unire ad una professionalità e ad un lavoro scientifico indiscusso un rigore etico
altrettanto riconosciuto ed un
interesse vivo, una sensibilità
forte per i problemi teologici.
Un letterato onesto ed integro
(un vero « calvinista », direbbero
i giornalisti nostrani) che non
si vergogna di pensare a Dio
ed alla fede in Gesù Cristo e
di leggere la storia alla ricerca
di altri uomini che hanno pensato ed agito nella fede e per
la fede.
La seconda lezione è altrettanto fondamentale. Revel non
solo scrive su « L’Appello », la
rivista degli « intellettuali », e
partecipa alle giornate teologiche del Ciabas con relazioni difficili, ma vive la vita minuta
della sua chiesa, siede nella
assemblea sinodale dove interviene (e v’è ancor chi lo ricorda, lucido, affascinante, rigoroso). Percepisce al di là della
tradizione i valori di serietà e
di coerenza che hanno modellato la vita delle generazioni.
Forse perché sapeva guardare
oltre se stesso e le proprie idee,
con curiosità e simpatia (« sunpathia », quello che sa soffrire
e vivere insieme) verso gli altri.
Fu una lezione per il nostro
mondo evangelico ed i suoi intellettuali, troppo spesso sedotti dalla Cultura (quella con la
maiuscola, nello stile nostro, rinascimentale, dotta, elevata, prestigiosa, quella delle élites), o
affascinati dal mito delle intellighenzie, delTintellettuale organico, ma poco interessati a vivere la pur bella e ricca esperienza di chi mette i suoi doni al
servizio della modesta comunità
dei fratelli e sorelle che costituiscono la chiesa, e nello stesso
tempo si impegna a creare gli
strumenti della riflessione e
della cultura comune. Merita
rifletterci per il nostro oggi.
Giorgio Tourn
IN LIBRERIA
I partiti politici
dell’Europa
A chi voglia affrontare il tema dei partiti politici nell’Europa consigliamo la lettura di questo libro di Giorgio Galli '.
L’autore, docente di storia delle dottrine politiche, è molto
conosciuto per i suoi articoli
su « Panorama » oltre che per la
sua produzione scientifica di politologia.
Il volume affronta il problema
dal punto di vista dei sistemi
politici retti a democrazia rappresentativa secondo il sempre
valido schema di Maurice Duverger. I partiti politici in questo schema sono la « parte » di
un tutto che, appunto, è rappresentato dal sistema.
La tesi di fondo del libro è
che la democrazia rappresentativa è l’organizzazione politica più idonea a garantire il controllo e la gestione dei conflitti
sociali.
Nel volume sono descritte con
completezza le varie « famiglie
politiche » che danno origine ai
partiti politici attuali: la famiglia liberale, quella democraticocristiana, la famiglia socialista,
il partito comunista, i partiti
della destra.
Conclude il volume un’ipotesi sulla evoluzione futura dei
partiti in cui Galli si interroga
nel ruolo del nuovo soggetto politico verde, sottolineando come
questo movimento possa rappresentare un’ulteriore evoluzione del sistema democratico,
nel senso di una maggior partecipazione popolare al governo
dei problemi posti dalla società.
G. G.
TERZA CONSULTAZIONE A PRAGA
L’eredità della
Prima Riforma
Al centro dei lavori il problema della giustizia
economica: che cosa possono dire le chiese?
Dal 20 al 24 giugno 1989 ha avuto luogo alla Facoltà teologica
Comenius di Praga la .T consultazione sull’eredità della Prima e
Radicale Riforma.
Decine di teologi e laici impegnati hanno discusso sul tema
« Contributo delle chiese della Riforma Radicale {chiamate anche
"chiese di pace") alla lotta per la giustizia economica ».
*Il tema è stato introdotto da Ulrich Duchrow, teologo luterano,
che ha fatto le seguenti proposte:
1) ascoltando la Bibbia e il grido dei poveri occorre continuare, imperterriti, cocciutamente, ad analizzare i meccanismi presenti e opporsi alla falsità, alla propaganda del sistema;
2) occorre provare delle alternative sul piccolo nella nostra
sfera;
3) fare il possibile affinché gli emarginati della terra possano unirsi e provare un nuovo tipo di impegno contro i sistemi
politici ed economici del Faraone.
Questo vuol dire che le chiese della Prima Riforma Radicale
debbono assumersi la guida del movimento ecumenico, insieme al
raggruppamento delle chiese per la liberazione. Forse così anche
noi appartenenti alle chiese di maggioranza (U. Duchrow è luterano) possiamo imparare a seguire il Cristo nell’azione economica.
Erano presenti mennoniti, confratelli (Brethren), quaccheri,
fratelli boemi, fratelli maeri, bussiti, luterani e una valdese dell’Italia, provenienti dalla Cecoslovacchia, dalla Germania (Est ed Ovest),
Gran Bretagna, Francia, USA, Canada, Indie.
H. V.
' GIORGIO GALLI, Storia dei partiti politici europei, Milano, Rizzoli,
1989, L. 32.000.
Considerazioni
suH’economia
— Affermiamo che il nostro
pensiero e le nostre azioni in relazione aH’economia fanno parte integrante della fede e della
vita cristiana e non sono separati dalla fedeltà cristiana. Secondo la storia biblica, dall’Esodo
fino alla proclamazione del Regno di Dio da parte di Gesù, Dio
dimostra una speciale compassione per i poveri e gli oppressi.
Non possiamo servire Dio e
Mammona.
— Conosciamo Dio come creatore del mondo a cui appartiene ogni cosa ivi compresa. Comprendiamo che siamo chiamati
ad essere amministratori attenti della creazione e non sfruttatori della terra. Perciò dobbiamo parlare profeticamente contro ogni manifestazione di crescita economica sfrenata e non
qualificata nella società dove viviamo.
— Affermiamo di nuovo la
chiamata storica della comunità
di fede a nutrire gli affamati,
vestire gli ignudi, visitare i carcerati: in tutti loro riconosciamo Gesù. Ciò ci obbliga a stare
con Gesù nella sua solidarietà
con i poveri e gli afflitti di ogni
generazione, dentro e fuori la
comunità di fede.
— Nelle nostre varie tradizioni riconosciamo una testimonianza biblica contro le pratiche economiche dominanti e oppressive e contro le strutture nelle
varie epoche.
Questa testimonianza ha incluso la protesta contro la schiavitù, l’usura, l’avidità, la vita lussuosa, l’oppressione economica,
l’accumulazione delle ricchezze
e in particolare la complicità
troppo frequente dei cristiani e
delle chiese in queste pratiche.
— Rifiutiamo lo spirito, la logica e la pratica del sistema econornico mondiale dominante
che distrugge le economie nazionali mediante il debito e i meccanismi di commercio, impoverisce e uccide milioni di persone e distrugge la terra per il profitto.
— Accettiamo la testimonianza delle nostre varie tradizioni
per la chiamata biblica ai fedeli
di pentirsi dell’avidità e avarizia, rinunciando alle nostre « sacre » rivendicazioni, alle ricchezze e proprietà e creando modi
alternativi di pensiero e sistemi
di pratica economica condivisa
nella nostra vita personale e co
munitaria. Crediamo che la credibilità delle chiese dipenda dalla volontà di mettere in pratica
per primi ciò che si raccomanda agli altri...
Impegno comune e
proposte di lavoro
— Desideriamo stare insieme
e crescere insieme in una comunità più profonda e impegnata.
— Abbiamo esaminato insieme
le nostre radici, imparato dalle
esperienze secolari delle nostre
rispettive comunità e vogliamo
continuare ad imparare dalle nostre storie differenti. Crediamo
che esse saranno una continua
sorgente di incoraggiamento e
di ispirazione per oggi e domani.
— Ci impegniamo a tenere uno
stile di vita più modesto, seguendo il nostro impegno per la giustizia economica e come segno
del nostro desiderio di un profondo cambiamento delle strutture.
— Concordiamo nel fare degli
investimenti collettivi e individuali nostri, conformi a questi
valori, per sostenere uno sviluppo nelle aree di povertà. Ciò
comprende una rivalutazione della proibizione biblica di prendere interessi nel contesto deH’economia moderna.
— Ci impegniamo a cercare e
mantenere la pratica economica
che dà uguale dignità alle donne e agli uomini e a tutte le razze e nazionalità.
— Cercheremo di evitare ogni
sorgente di entrate che implichino violenza, sostanze nocive, oppressione di esseri umani e abuso delle risorse naturali.
— Siamo stati attenti al giudizio biblico sui sistemi che accumulano potere, terra e denaro nelle mani di pochi, a scapilo della popolazione e della creazione. Vogliamo continuare lo
studio sull’accumulazione del capitale individuale e collettivo a
detrimento del benessere del popolo.
Desideriamo anche esaminare
come questo sistema è dovuto
al consumismo e garantito dalle guerre contro i poveri. Vogliamo trovare la soluzione di
questo problema alla luce del
Vangelo.
— Ci impegniamo a incoraggiare le nostre chiese e istituzioni a incrementare i fondi per
dei programmi in favore della
giustizia ecologica.
6
6 prospettive bibliche
9 febbraio 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
LA SANTA CENA
La Chiesa è fondata su Gesù
Cristo soltanto.
E’ in lui che essa trova la sua
unità. Ed è solo Cristo che ricrea di continuo un consenso in
mezzo a noi, per quanto riguarda il retto insegnamento dell’Evangelo e l'amministrazione del
battesimo e della Cena.
Avendo riscontrato tra noi
una mancanza di chiarezza per
quanto riguarda i criteri di ammissione alla Santa Cena, abbiamo studiato la questione alla
luce della Parola di Dio.
Ed è in base a questo studio
che siamo giunti alla conclusione che chiuque voglia partecipare alla Cena può farlo liberamente.
Infatti l’apostolo Paolo,^ dopo
aver ripetuto le parole dell’« istituzione » della Cena, ha affermato: « Ciascuno esamini se stesso e così mangi del pane e beva
del calice » (l Cor. 11: 28).
Non tocca cioè al Consiglio di
chiesa né alla comunità nel suo
insieme ammettere chicchesia
alla Cena: ognuno di noi è responsabile davanti al Signore
del proprio operato.
D’altra parte, non bisogna dimenticare il contesto in cui Paolo ha espresso il versetto di cui
sopra: si trattava di un’agape
fraterna, fatta in maniera sbagliata, dove vi erano coloro che
avevano troppo e chi non aveva
niente, chi addirittura si ubriacava senza badare all’altro.
Da qui l’ammonimento che va
oltre il gesto liturgico di per sé.
Ed è bene inoltre ricordare che
Gesù e i suoi discepoli stavano
partecipando (al momento dell’ultima Cena) al banchetto pasquale ebraico, che ricordava la
liberazione del popolo di Dio dal
paese d’Egitto e la salvezza dei
primogeniti mediante il sangue
dell’agnello.
Per due mesi, a Pachino, si è discusso sulla Santa Cena. Se ne è discusso dal punto di vista teologico-biblico, ecclesiologico e storico-culturale. Alla fine è stato elaborato un documento. Non ha avuto un consenso unanime — ma maggioritario — in quanto permangono ancora perplessità sulla Santa Cena da dare ad eventuali "estranei” e soprattutto ai bambini. Per queste perplessità è stato letto durante un’Assemblea di chiesa, ma non è stato proposto all’approvazione per lasciare
più tempo alla maturazione del problema e ad ulteriori riflessioni.
Lo proponiamo anche ai lettori, perché possa essere di stimolo per
un dibattito all’interno della nostra chiesa non solo locale, affinché vi
sia un reciproco chiarimento e un reciproco arricchimento, che possa servire a noi di Pachino ma anche ad altre comunità che intendono condurre la stessa ricerca. L H.
Tale banchetto veniva consumato nella gioia da tutta la famiglia, inclusi i bambini, ma con
l’esclusione degli incirconcisi e
degli stranieri, in quanto il Signore aveva concesso la liberazione solo al popolo d’Israele.
Gesù rinnova la prassi del
banchetto pasquale, mantenendo così una continuità col passato, ma ne dà un signihcato
nuovo alla luce del Vangelo: è
Gesù stesso ora l’agnello che libera e salva donne, uomini e
bambini e li riconcilia al Padre.
La sua salvezza però non si ferma al popolo eletto, ma si estende all’intera umanità.
Gesù cioè rinnova il banchetto gioioso e comunitario pasquale ebraico, ma rifiuta di escludere qualcuno da questo segno
di speranza e di gioia.
In effetti, egli stesso ha esaminato e ascoltato i suoi discepoli prima di sedere a tavola con
loro per l’ultima volta; Gesù
era consapevole che nessuno di
loro comprendeva l’atto che egli
stava per compiere, ma — nonostante ciò — spezzò il pane e
bevve il vino con loro (Mt. 26:
20-29).
Gesù sapeva benissimo che i
discepoli poco dopo l’avrebbero
rinnegato e che Giuda addirittura l’avrebbe tradito, eppure
mangiò e bevve l'ultima Cena
senza escludere nessuno.
Se lui non l'ha fatto, neanche la chiesa può escludere qualcuno dalla Cena perché è considerato indegno o poco preparato: noi tutti siamo indegni e
spesso anche i « credenti » non
comprendono a fondo il significato liberatorio della Cena.
I dodici apostoli, all’ultima
Cena, non rappresentano altro
che il mondo ancora incredulo
che Dio chiama alla fede in Gesù
Cristo.
La Santa Cena è dunque anche segno del fatto che Gesù è
colui che dà la sua vita per un
mondo che non lo comprende
ancora.
Ritroviamo lo stesso concetto
nel capitolo 6 dell’Evangelo di
Giovanni, dove la moltiplicazione dei pani e dei pesci è segno
del fatto che Cristo è "pane vivente”, il quale ha detto di sé:
« Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna » (Giov. 6: 54); ma Gesù ha
fatto partecipare a questo segno
non solo i suoi discepoli, ma una
gran moltitudine di persone:
uomini, donne e bambini. E non
si trattava di una moltitudine di
credenti, ma semplicemente di
persone alla ricerca di « qualcosa ».
Un altro passo, di cui ci pare
utile tener conto, è Luca 14:
24, la parabola del « gran banchetto ». Esiste una stretta cor
relazione tra questa e la Santa
Cena. Infatti, è un’anticipazione
della « Cena » che verrà preparata da Dio alla venuta del suo
Regno.
Secondo questa parabola Dio
invita chiunque al banchetto;
anzi, invita proprio coloro che
non saranno mai in grado di ricambiarlo in alcun modo.
La Cena: testimonia l’unione
con la comunità e con il Signore;
è un memoriale, in quanto ricorda la croce di Gesù, avvenuta
per l’intera umanità; è un’anticipazione della ’’Cena” del Regno
che verrà.
La Cena è dunque un annunzio, con gesti e parole, della grazia che Dio ha voluto donarci
attraverso suo Figlio.
Proprio in quanto predicazione e annunzio, la Cena può diventare strumento nelle mani di
Dio per suscitare la fede in coloro che vi partecipano.
Il fatto che la Cena venga
aperta a tutti coloro che desiderano parteciparvi, non significa
svalutarla o impoverirla.
Anzi, così condivisa, la Cena
non è ridotta ad un semplice gesto umano.
Viviamo invece sotto la premessa che, attraverso questo segno, possiamo sperimentare la
grazia di Gesù Cristo nella nostra vita, poiché questo segno
non ci appartiene, ma è dono di
Dio in Gesù Cristo.
Riteniamo, infine, che la forma con cui si celebra la Santa
Cena nella nostra chiesa non sia
adeguata alla partecipazione dei
bambini; tale partecipazione ci
pare possibile solamente durante le agapi fraterne, quando le
famiglie intere siedono insieme
intorno ai tavoli della mensa.
Gruppo studio biblico di Pachino
(maggio 1989)
7
r
9 febbraio 1990
obiettivo aperto
IL DIBATTITO SULLA RIUNIFICAZIONE
Chiese evangeliche e questione tedesca
Il dibattito sulla riunifìcazione delle due Germanie è destinato a crescere nelle prossime settimane
e diventare l’argomento principale della campagna
elettorale (nella RDT si voterà il marzo prossimo).
La partita che si sta giocando in Germania non
può lasciarci indifferenti. Intanto perché il problema
tedesco è centrale sia nella storia che nell’economia
dell’Europa, e poi anche perché esso coinvolge direttamente le chiese evangeliche dell’Est e dell’Ovest
con le quali da tempo intratteniamo molteplici relazioni e con le quali abbiamo forti legami di fraternità.
E’ chiaro inoltre che dalla soluzione del problema
tedesco dipenderanno molte cose per l’Europa. Non è
infatti un caso che il resto d’Europa guardi con una
certa apprensione la corsa alla riunifìcazione, temendo il peso economico e quindi anche politico che una
Germania unita rappresenterebbe. Ma la soluzione
del problema tedesco è anche il banco di prova per
capire se la seconda guerra mondiale è veramente finita e come è finita. Le quattro potenze vincitrici del
secondo conflitto mondiale occupano militarmente le
due Germanie, né hanno ancora concluso dei trattati
di pace.
Ed ancora, la frontiera tra le due Germanie è stata finora quella più armata, potremmo dire più calda
in questo tempo di guerra fredda. Per questo non si
può parlare di riunifìcazione, senza contemporaneamente parlare di disarmo e neutralità.
Il discorso ha però un’altra valenza: l’economia.
Le chiese evangeliche tedesche temono che una riunifìcazione significherebbe il tracollo economico della
RDT, l’arricchimento della classe industriale occidentale (la Borsa ha già dato segnali favorevoli in
proposito), e la creazione di nuove povertà. Da qui la
cautela degli ambienti più sensibili.
Pubblichiamo in questa pagina due contributi: il
primo è una sintesi di una predicazione del pastore
Heino Falche e il secondo una proposta in 10 punti,
sulla questione della riunifìcazione, avanzata dal prof.
Ewald-Hein Janke, comparsa su «Junge Kirche»
12/89, L, pp. 709-716, sotto il titolo «Wiedervereinigung oder Zweistaatlichkeit ».
La libertà di Cristo:
autocritica e sobrietà
Le proposte
delle chiese
La rinascita democratica del popolo, da intendersi come dono di sé Cambiamento nonviolento e necessità di un'alternativa al capitalismo
Smilitarizzare la città di Berlino - Dopo 40
anni un plebiscito per l’autodeterminazione
Il pastore Falche nel corso del culto inaugurale all’Assemblea europea di Basilea ’89.
Nei giorni caldi della RDT,
subito dopo la caduta del muro,
la scrittrice Christa Wolf, citando una frase di Cechov, parlava
di un tale che doveva espellere,
una goccia alla volta, lo schiavo che aveva déntro di sé. « In
queste settimane — diceva —
mi pare che molti di noi stiano
espellendolo a litri ».
Quest’immagine sta all’inizio
del lungo sermone pronunciato
dal pastore Heino Falcke nella
Reglerkirche di Erfurt (RDT) all’inizio della « decade della pace '> di quest’anno, poi riportato
integralmente dal quotidiano tedesco-occidentale « Frankfurter
Rundschau » e qui sommariamente riassunto. É’ un’immagine
che sei-ve al pastore Falcke per
mettere immediatamente a fuoco quello che egli chiama il « processo di autoliberazione del popolo » che si è messo in movimento nella RDT.
E « liberazione », qui, deve indicare una strategia che punta
ad importanti riforme, non per
mantenere l’esistenza ma per andare avanti.
« Il socialismo, da noi, è stato
importato ed imposto nel ’45 dall’esterno e dall’alto ». Con qualche variante, questa frase del
pastore Falcke è stata udita da
chiunque abbia avuto contatti
con dissidenti o critici del regime esistente nella RDT fino al
1989. E’ da questa imposizione
dall’alto e dall’esterno che derivarono « la cronica diffidenza del
governo verso il popolo, lo spionaggio della polizia segreta (Stasi), il controllo totale da parte
dell’apparato, il dominio politico, ideologico, la paralisi delle
libere iniziative e il soffocamento di ogni cosa spontanea ».
Ora, la via d’uscita da questa
situazione e dalle sue tristi con
seguenze può essere solo « la rinascita democratica del popolo ».
Un vero socialismo, d’ora innanzi, potrà solo essere deciso dal
popolo; un nuovo consenso può
nascere verso i nuovi governanti, ma solo come « libero dono
del popolo stesso ».
Ma questo postula la necessità di cambiare l’articolo 1 della
Costituzione, in modo che ci sia
libera scelta fra più partiti.
Non c’è il rischio che, mettendosi in cammino verso questa
direzione nuova, si resti sfiancati? Il rischio di ripiegamento è
reale, la nostalgia per le pentole piene dell’Egitto è in agguato.
Ma a quisto punto si innesta,
nel discorso sulla liberazione in
cammino, l’annuncio della libertà donataci da Cristo. Infatti,
ogni altra liberazione è provvisoria e incompleta e rischia sempre. prima o poi, di degenerare
in non-libertà.
1) Cristo ci libera perché stabiliamo un rapporto libero, aperto, con la colpa del passato.
Non c’è liberazione senza fare i
conti con il passato. « Questa liberazione (...) dovrebbe partire
da noi cristiani. Di ciò fa parte
anche la solidarietà nella colpa.
Noi non siamo stati costretti al
conformismo, all’ipocrisia e alla
collaborazione; noi ci siamo conformati, siamo stati ipocriti, abbiamo collaborato. Per questo
non possiamo sopportare noi
stessi... ». Per i tedeschi dell’Est
come dell’Ovest questa necessità di acquisire un rapporto libero con il proprio passato si
chiama Trauerarbeit, lutto da
elaborare come lavoro da compiere. « Il lutto è un lavoro personale, molto personale, che ciascuno deve compiere per sé ». Esso rifugge da ogni retorica, perché « parla sottovoce ed evita
ogni pathos » e non cerca di spedire nel deserto capri espiatori
che paghino per tutti.
2) La liberazione di Cristo
porta ad un rapporto libero, critico e delimitante con il potere.
La sua autorità ci rende liberi.
E il potere stesso deve essere
« limitato, controllato, diviso ».
Per questo, i cittadini devono
avere tempo da spendere per un
« libero lavoro sociale di base »,
anziché consumarsi nel produttivismo folle dell’« emulazione
socialista ».
3) Cristo libera per il cambiamento nonviolento. La « rivoluzione », dal 9 ottobre in avanti,
è stata nonviolenta, « gentile »
(freundlich), dice Falcke parafrasando il verso brechtiano: « Oh,
noi / Che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza, /
noi non si potè essere gentili »
(«A coloro che verranno»). Dove la gentilezza, naturalmente,
non esclude il conflitto. Per questo c’è bisogno di « una nuova
pedagogia, che è educazione alla pace ».
4) Cristo libera per un modo
di vivere capace di sopravvivenza. La « svolta avvenuta » — prosegue Falcke — non deve farci
dimenticare la « conversione »
necessaria alla giustizia verso il
Sud del mondo e verso l’intero
creato, vale a dire la necessità
che noi modifichiamo il nostro
modo di produrre e di vivere
perché, come è noto, stiamo distn-iggendo le stesse basi naturali della nostra vita. « Dobbiamo vivere più semplicemente
perché altri possano semplicemente vivere ». Michail Gorbaciov ha chiamato l’umanità attuale una « comunità di sopravvivenza » che, se vuole sopravvivere, deve imparare l’arte della
convivenza. C’è una maggioranza disposta a sostenere questa
linea « capace di sopravvivenza »
nella RDT?
Falcke ha qualche dubbio. E
dice tuttavia: « Io credo che qui
stia un compito permanente della comunità cristiana: impegnarsi a fondo per ciò che nella società non ha ancora l’appoggio
di una maggioranza ».
E se, si potrebbe allora chiedere al pastore Falcke, il socialismo non avesse più l’appoggio di una maggioranza nella
RDT? La sua risposta è già data: « Abbiamo bisogno di un’alternativa al capitalismo » E il
capitalismo — aggiunge — non
è solo la facciata sfavillante che
appare nell’altra Germania, ma
anche quel che c’è dietro le quinte, la fame e la miseria del Sud
del mondo. « La Bibbia ci insegna a valutare un sistema politico dal punto di vista delle sue
vittime ».
Saverio Merlo
1) Berlino Ovest è una città
autonoma alTinterno dei confini
attuali. E’ smilitarizzata, senza
armi atomiche, batteriologiche e
chimiche (ABC) e neutrale. Osservando il suo obbligo di neutralità Berlino Ovest può conservare i legami esistenti con la
RPT ed eventualmente svilupparli. Ma non può essere governata dalla RFT.
2) Berlino Est è una città smilitarizzata, senza armi ABC, neutrale all’interno dei confini attuali. E’ parte della RDT con uno
statuto particolare.
3) Berlino Est e Berlino Ovest
hanno il diritto di rivolgersi direttamente alTONU nelle questioni d’importanza vitale.
4) Tenendo conto dello status
particolare di Berlino Est la
RDT è uno stato sovrano all’interno dei confini esistenti attualmente. E’ neutrale, senza armi
ABC, ma può mantenere proprie
truppe per la sua difesa.
5) La RFT è uno stato sovrano all’interno dei confini attuali senza Berlino Ovest. Può far
parte di alleanze militari, ma pone sul suo territorio un cordone
di sicurezza largo 100 km. lungo
la frontiera con la RDT.
6) Leggi ed altre norme giuridiche di un soggetto sovrano tedesco valgono solo per il territorio a lui spettante.
7) La RFT, la RDT, Berlino
Est e Berlino Ovest formano insieme un comitato di coordinamento permanente interterritoriale : il Consiglio tedesco. Ne
fanno parte i quattro soggetti sovrani con pari diritti. Decisioni
vincolanti richiedono l’unanimità.
8) Sono di competenza del
Consiglio tedesco:
— questioni che riguardano la
Germania nella sua totalità; in
particolare decisioni su frontiere interne ed esterne;
— titoli legali ed obblighi che
risultano dall’eredità del passato Reich tedesco, in particolare
la stipulazione di trattati di pace
con gli avversari della Germania
dell’ultima guerra;
— la garanzia dell’accesso libero della RFT a Berlino Ovest e
viceversa;
— questioni della nazionalità
degli individui;
— tutte le altre questioni che
risultano dalla divisione della
(jrermania ;
— altre questioni e compiti di
cui venga incaricato dai suoi
membri.
9) Le controversie giuridiche
sono di competenza dell’Alta
Corte di giustizia dell’Aia.
10) Dopo l’entrata in vigore
del trattato tutti gli eserciti stranieri lasciano Berlino e il resto
della Germania. Tutti i diritti ed
obblighi delle quattro potenze
vincitrici della seconda guerra
Il muro, emblema di una divisione da superare.
mondiale, finora esistenti, vengono trasferiti irrevocabilmente
secondo le indicazioni del trattato di sovranità o individualmente alla RFT, alla RDT, a Berlino Est e a Berlino Ovest, o collettivamente al Consiglio tedesco. Tutti i diritti speciali derivati dal diritto di occupazione di
cui finora godono gli alleati si
estinguono definitivamente sul
suolo tedesco.
Ewald-Hein Janke
« 4:
L’attuazione dei 10 punti del
trattato costituirebbe, secondo
la valutazione di Janke, il passo
decisivo per l’autodeterminazione del popolo tedesco. Questa infatti non potrebbe aver luogo
fintanto che truppe straniere occupano il territorio tedesco. Ma
un plebiscito non dovrebbe svolgersi, se non al termine di 40 anni dall’entrata in vigore del trattato.
Al termine di 40 anni possono
essere svolti plebisciti che riguardano :
— la questione dei rapporti tra
loro delle diverse parti della Germania ;
— la questione dello status politico di sicurezza di tutti e quattro i territori tedeschi.
I plebisciti dovranno essere
eseguiti separatamente nei singoli territori, Su ogni questione
dovrà essere raggiunta la maggioranza in ogni singolo territorio, affinché i territori più grandi
non prevalgano su quelli più piccoli. Gli status politici di sicurezza delle due città di Berlino e
della RDT dovranno essere sempre compatibili tra loro (o tutti
fanno parte della stessa alleanza
militare, o tutti sono neutrali).
(traduzione di
Alice Bermond Kìrwa)
8
8 vita delle chiese
9 febbraio 1990
DIBATTITO
AREA RIOPLATENSE
CIOV, una quarta ipotesi sì apre n Sinodo
Il duplice significato della parola diaconia - Le opere assomigliano sempre più ad aziende - Uscire dall’ordinamento ecclesiastico?
Due serate pubbliche: sul ruolo delle chiese
in America latina e sul tema ’’Musica e canto”
Ho letto con interesse l’articolo di Paolo Ribet pubblicato a
pag. 8 del numero del 26 gennaio
scorso col titolo « C’è un futuro
per la CIOV? ». Ho fatto parte di
quella commissione per alcuni
anni in tempi molto recenti e
condivido pienamente le osservazioni sull’attuale figura (e funzioni) della CIOV che, da un lato, nominando dei comitati di
gestione per il funzionamento degli Istituti ad essa affidati e,
dall’altro, dovendo sottostare al
controllo della Tavola per la gestione straordinaria, rischia di
non avere un’identità ben definita. Mi trovo anche d’accordo
sul fatto che si fa di anno in anno più urgente la necessità di un
chiarimento su come vogliamo
gestire le nostre Opere assistenziali, proprio anche in relazione alla disattenzione con cui in
genere viene seguito questo problema.
Ribet espone poi tre possibilità che cerchino di ovviare a
questo distacco e a dar maggior
funzionalità e omogeneità di intervento : tutte le Opere alla
CIOV ; ogni Opera confiuisce nella Tavola; i Dipartimenti diaconali assumono la gestione delle
Opere.
Nel tentare di dare un contributo — molto schematico — a
questa problematica, vorrei partire dal concetto stesso di « diaconia » inteso oggi con un duplice significato: quello originario
(e più che mai valido!) di servi
zio rivolto al prossimo bisognoso e unito all’annuncio della Buona Novella; di servizio organizzato e finalizzato alla guarigione o
al miglioramento della persona
(fisico, psichico, materiale, ecc.)
attraverso appositi istituti, e cioè
la diaconia istituzionalizzata. In
questa seconda accezione del termine prevale senz’altro l’assistenza materiale su quella spirituale. Basta tenerne presenti alcuni aspetti ed in modo particolare :
— il rapporto fra gli Istituti e
lo Stato, il quale, tramite le convenzioni, richiede l’osservanza
precisa delle sue direttive sia dal
punto di vista economico sia da
quello organizzativo ;
— il malato, il paziente oggi
non è più un « assistito » nel senso originario della parola: è diventato un « utente » ( che brutta
parola!) che riceve un determinato servizio da lui già pagato
parzialmente in precedenza. In
questo contesto, è sempre più
difficile avvicinarlo dal punto di
vista spirituale;
— la questione del personale
che — a prescindere da casi di
particolare dedizione — va avanti con il suo orario ben definito,
con i dovuti stipendi, con le ferie, ecc. e che non è facilmente contattabile con discorsi di tipo « diaconale » o spirituale.
In una parola, più si va avanti e più gli organi direttivi diventeranno « amministrativi » e
meno « diaconali » ; le Opere di
venteranno sempre più « aziende » e meno espressione della
chiesa, allontanandosi dallo scopo originario; le esigenze e le richieste socio-sanitarie diverranno sempre maggiori e porteranno a disattendere sempre di più
il « senza oneri per lo Stato »,
aumentando nel contempo la subordinazione degli Istituti.
A questo punto, se le suddette
premesse sono corrette, perché
non prevedere allora una quarta
soluzione per i nostri Istituti, e
cioè la loro uscita dal nostro
ordinamento ecclesiastico, sempre salvaguardando la loro autonomia? Personalmente non ho
né cultura né mentalità giuridica; mi pare però che, in analogia a quanto è successo per ospedali «religiosi» all’estero (che
hanno tenuto nella loro ragione
sociale il nome di origine), si potrebbe pensare all’istituto della
« Fondazione » o a qualche altra
analoga figura, a cui siano preposte persone di sicura competenza
e di piena disponibilità (altri due
grossi problemi!).
Francamente, non so quanto e
come questa ipotesi possa essere presa in considerazione: mi
auguro comunque che queste righe possano contribuire a iniziare un dibattito oggi necessario,
dibattito che poi evidentemente
dovrà allargarsi alle comunità
allo scopo di far la maggior chiarezza possibile su un settore così impegnativo e complesso.
Roberto Peyrot
REGGIO CALABRIA
Domenica 18
febbraio alle ore
9 (ore 13 in Italia) si aprirà a
La Paz (vedi foto accanto), con
un culto presieduto dal pastore
Delmo Rostan, il
Sinodo delle chiese valdesi del Rio
de La Piata. Nel
corso del culto
verrà consacrato
al ministero pastorale, dopo aver
superato l’esame
di fede e il sermone di prova, il candidato Sergio Bertinat.
I lavori proseguiranno al Parque del XVII de
febrero, a Colonia
Vaidense, e dopo
la relazione della
commissione di esame inizierà il
dibattito dei deputati e dei pastori.
II Sinodo delle
chiese rioplatensi
prevede tradizionalmente alcune
serate pubbliche
che, quest’anno, saranno dedicate al tema delle « novità nella
America Latina e l’azione delle
chiese» (la domenica sera), al1’« ecumenismo » (lunedi sera),
alla « musica e al canto » (martedì sera).
Particolarmente significativo
della collaborazione tra le chiese è poi il fatto che tutti i cul
ti mattutini saranno tenuti dal
nuovo vescovo della chiesa metodista argentina, Aldo M. Etchegoyen.
Giovedì 22, con le elezioni della Mesa e delle commissioni, un
culto con Santa Cena concluderà alle ore 12 (ore 16 in Italia)
il Sinodo. G. G.
Unità come impegno contro la mafia-------------------------------
L’impegno dei cristiani nella società: un’espressione di discepolato No al fatalismo
CORRISPONDENZE
Unità come impegno contro la
mafia.
Con queste parole si può riassumere i! senso della riunione
di preghiera tenuta domenica 21
gennaio a Reggio Calabria.
Battisti, valdesi e cattolici, riuniti nel tempio battista di corso
Garibaldi, hanno dato vita ad
una riunione di preghiera che
per il tono delle preghiere, dei
canti e delle meditazioni bibliche ha voluto essere un parlare
chiaro e forte contro le numerose storture che affliggono la
società calabrese in particolare
e meridionale in generale.
Mons. Calabrò, vicario diocesano, particolarmente apprezzato dagli evangelici reggini per la
sua apertura al dialogo, ha ribadito l’impegno dei cristiani a
fronteggiare ogni situazione di emarginazione, di sottosviluppo e
di violenza. Il suo parlare è stato particolarmente significativo,
specie dopo le sue recenti denunce contro la mafia e in difesa
di quei parroci calabresi fatti oggetto di attentati dinamitardi
mafiosi. Egli ha fatto un accostamento illuminante tra la situazione di cooperazione dei cristiani in Sud America e quanto può
essere fatto nel contesto calabrese e meridionale. « Nel fronteggiare la miseria e l’emarginazione, atferma mons. Calabrò, è
possibile superare alcune delle
attuali divisioni dei cristiani ».
Lo scrivente, dopo aver espresso la solidarietà degli evangelici
reggini a mons. Calabrò e a quanti denunciano chiaramente la
mafia e le sue intimidazioni, ha
ribadito, alla luce di Giov. 17:
3, come la preghiera di Gesù ci
inviti a conoscere « l’unico vero Dio ». Non si tratta di una conoscenza filosofica meramente
spteculativa, ma di un incontro
e di un discepolato là dove Dio
ha voluto rivelarsi e farsi incontrare: nei poveri, negli emarginati, nei forestieri. L'unità da ricercare, almeno nell’oggi, non è
né quella delle strutture istituzionali né quella dogmatica, bensì quella etica, quella del servizio che manifesti l’agape di Dio.
E nella realtà calabrese, oltre
che mondiale, vi è molto da fare in termini di ricerca della giustizia, della pace e della salva
guardia del creato proprio còme
espressione di discepolato e di
unità di servizio.
Il tempo dedicato alla preghiera è stato, come già detto, molto intenso e partecipato (si legga la preghiera di Eugenia Marzotti Canale che dà il senso di
alcune preghiere elevate a Dio
nel corso della riunione). L’importo della colletta, dedicata alla Romania, verrà inviato tramite la EGEI e il CEC.
Salvatore Rapisarda
Preghiera
Padre nostro celeste, Dio onnipotente ed eterno, siamo qui riuniti come
l'anno scorso, come ogni anno, per pregarti. Ti supplichiamo affinché i fratelli,
che hanno la stessa fede in Cristo, si ritrovino senza muri di separazione. Tu
sai, o Signore, che evangelici e cattolici sono insieme quando si parla, quando
si opera per la pace: per la pace nel mondo, per la pace in questa nostra
terra così tormentata dalla violenza.
Come non gridare la nostra solidarietà incondizionata a tutti quei parroci
coraggiosi che testimoniano la Buona Novella dell'amore e che purtroppo sono
minacciati da quei fratelli che non ti conoscono?
Evangelici e cattolici sono fianco a fianco quando si lavora per la giustizia nel mondo affinché non vi sia un Sud povero ed affamato e un Nord opulento: per la giustizia in questa città così travagliata, che vive l'incubo dei
sequestri di persona e delle morti violente.
Evangelici e cattolici, o Signore, camminano insieme quando si opera per
la salvaguardia del creato.
In questo rapporto orizzontale le diverse confessioni si ritrovano insieme e
solo l'ignoranza ed il pregiudizio possono separarli.
Nel rapporto verticale con te, o Signore, i cristiani tutti sono uniti dalla
comune fede in Gesù Cristo, tuo unigenito figlio, e dalla preghiera comune, il
Padre Nostro che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli.
E allora, o Signore, che cosa è che separa la tua Chiesa? Ci sono barriere
dogmatiche, ci sono divisioni di ordine storico, c'è il problema dell'ora di religione nella scuola italiana.
Se tu vuoi che i fratelli separati si trovino senza muri di separazione,
vieni in mezzo a noi, parla tu per bocca nostra, fa' che i nostri cuori si aprano
gli uni agli altri, perché senza di te nulla potremmo noi.
La preghiera che noi stasera ti innalziamo, o Signore, è una preghiera
umile, che implica disponibilità all'ascolto e alla conversione. E' una preghiera,
o Signore, affinché si realizzi l'unità che tu vorrai realizzare.
Eugenia Marzotti Canale
CATANZARO — Mercoledì 31
gennaio presso il Circolo « Saivernini » si è tenuto un dibattito sul problema dell’ambiente
nelle conclusioni dell’assemblea
ecumenica di Basilea. L'incontro,
nella sala affollata, è stato introdotto dal pastore Samuele
Giambarresi.
La relazione centrale è stata
tenuta dal pastore Giuseppe Platone che ha aflrontato il terna
teologico di « Dio nella creazione ». Nel corso del dibattito si
è anche parlato del nuovo progetto d’ingegneria del territorio
che verrà avviato, se non ci saranno intoippi tecnici, grazie soprattutto al sostegno della Regione Calabria. « Si tratta — ha
detto il pastore Platone —- non
solo di parlare di conservazione del creato in termini teorici,
ma di avviarsi verso tentativi
concreti per scoprire un nostro
giusto equilibrio con il creato
che ci circonda ».
Uno dei luoghi in cui dovrebbe concretizzarsi il progetto di
ingegneria del territorio è il
Servizio cristiano di Riesi, che
con il suo microcosmo comprendente varie realtà — da quella
scolastica a quella industriale ed
agricola — può essere punto di
osservazione ideale.
Il dibattilo si è poi allargato
all’attualità; il giorno prima era
stato liberato nella vicina Locride Cesare Casella. « Abbiamo
concluso un dramma collettivo
— ha detto il direttore didattico
Elia —; ci siamo sentiti liberati
da un peso ma siamo indirettamente coinvolti in un processo
di barbarie infinita ». Quali speranze? « Bisogna lottare contro
il fatalismo — risponde Dario
Scorza, animatore culturale del
Salvemini — e spendere più energie nei confronti dei giovani
per creare più sbocchi occupazionali ». In conclusione si tratta, ancora una volta, di un problema politico a cui i credenti
possono dare un app>orto decisivo.
Ricordo di
una sorella
SAVONA — Al « gruppo femminile » è venuta meno la presenza attiva e costante della presidente Iris Borisi ved. Mazzoli,
mancata improvvisamente.
« Iris ci ha lasciate — così ci
scrive il "gruppo” — all’indomani di una giornata operosa, domenica 12 novembre, dopo aver
nartecinato a Genova al collettivo teologico riguardante i problemi deH’immigrazione dal terzo mondo.
Iris, di famiglia evangelica,
membro della nostra chiesa sin
dalla sua giovinezza, è stata animatrice del nostro gruppo femminile per ben venti anni, rappresentandoci anché in molti incontri regionali e nazionali della nostra Federazione e della
FDEI.
Ed ora ringraziamo il Signore per la testimonianza ed il servizio di questa nostra sorella
che abbiamo tanto amato e che
vivrà sempre nella nostra memoria.
Di lei ricorderemo in particolare la serenità e la giovialità
di carattere, la sua disponibilità
neH’aiutare ed assistere qualsiasi persona fosse stata nel bisogno ed a assumersi qualsiasi impegno nella vita della chiesa ».
9
9 febbraio 1990
vita delle chiese
CENTRO CULTURALE VALDESE DI TORRE PELLICE
Gli spazi e le attività
Prosegue la « conoscenza reciproca » fra le nuove strutture, i materiali e i fruitori - Gli incontri e le pubblicazioni in allestimento
Il Centro culturale, dopo gli
intensi mesi dell’estate scorsa,
ha impegnato la sua attività in
due direzioni: ultimazione dei
traslochi relativi ai materiali ancora da sistemare della Biblioteca e della Società di studi vaidesi, e avvio di alcuni progetti
di lavoro. Potremmo dire che
durante questi mesi invernali si
attui un reciproco adattamento
fra la nuova struttura e le persone che abitualmente in essa
lavorano. Lo spazio va progressivamente riconquistato alle abitudim', non solo di chi lo frequenta ogni giorno, ma da parte dei fruitori delle singole istituzioni, prima separate: gli studiosi della Biblioteca e gli amici, i soci e i collaboratori della
S.S.V. Avremo certo, nei mesi
prossimi, sedi e occasioni per
valutare il ruolo e l’attività del
Centro. Ci basti per ora ricordare che l’attenzione nei suoi
confronti è sempre notevole. Anzi, poiché le aspettative sono alte, c’è il timore da parte nostra
di non poterle sostenere.
Questo per dire che le collaborazioni seno sempre benvenute e
sollecitate, visto che all’80% fun
zioniamo grazie al volontariato.
Questa è certo una dimensione
importante, che rende responsabili le persone di un bene comune, ma per ben marciare deve essere regolamentata e seguita. Un esempio positivo al riguardo è l’attuale gestione del
Museo, coordinata da Daniele
Armand-Hugon.
Una dozzina di persone ne garantisce l’apertura e la sorveglianza, il giovedì, il sabato e la
domenica. Un impegno notevole
per il quale non possiamo che
essere grati ai fratelli e alle sorelle che vi dedicano parte del
loro tempo. Sempre sul Museo
si è costituito un gruppo di lavoro con il compito di studiare
la messa in scena della parte
etnografica, ancora da esporre.
Que.sta sezione ha sempre destato molto interesse nei gruppi di
bambini come negli adulti alla
ricerca degli aspetti tradizionali
della cultura alpina. Stiamo anche raccogliendo critiche, suggerimenti, idee nuove per perfezionare la sezione storica già in
esposizione.
Ciò che fa più discutere è la
« parzialità » della narrazione ivi
contenuta. C'è chi la vorrebbe
ancora più esplicita, chi preferirebbe più riferimenti « oggettivi » (con fonti «avversarie») e
chi più sviluppato il discorso
sull’immagine dei valdesi trasméssa nei secoli. Sarà interessante, fra qualche tempo, dedicare più spaz.io a queste obiezioni e a queste analisi, che confermano il Museo come efficace
strumento di mediazione culturale, uno dei primi a veicolare
messaggi sulla realtà valdese.
Un’altra attività del Centro è
rappresentata dalla Biblioteca.
La sua novità principale è la
« sala di lettura », situata al primo piano deU’edificio, soleggiala e ben scaldata. L’intento è di
non limitarla ad una semplice
stanza dove si effettua il prestito dei libri e poi si esce. Nelle
nostre intenzioni dovrebbe diventare uno spazio d'incontro e una
« zona di lavoro », per leggere,
scrivere, cercare libri... Ovviamente per realizzare tale obiettivo sarà ncccs;;ario dilatare gli
orari di apertura e magari introdurre i quotidiani. In attesa, abbiamo cominciato ad attrezzare un « fondo di consultazione » (dizionari, enciclopedie,
libri più richiesti, bibliografie...),
per rendere più agile il lavoro
dello studioso.
■\ccanto a questo, in via di
completamento, segnaliamo la
parallela costituzione di un « fondo speciale » (formato da libri
sulla chiesa valdese, sulle valli
e sull’evangelismo italiano), composto sia dalla Biblioteca della
S.S.V., sia da altri volumi provenienti dalla Biblioteca valdese. Perché speciale? Perché sovente l’interesse degli studiosi si
concentra sulla storia valdese in
particolare o sull'evangelismo
italiano, di cui poco esiste nelle
biblioteche nazionali. E’, potremmo dire, la caratteristica che
contraddistingue l’identità della
nostra Biblioteca. Al suo attuale funzionamento collaborano
Mariella Taglierò (che coordina
il progetto di organizzazione generale), con alcuni volontari stabili: Luciano Panerò e Cristiana
Arm and-Hugon.
Anche a loro va la nostra riconoscenza. Forse l’abituale «consumatore di libri » non sa che
dietro il tomo che tiene in mano si sono succedute molte operazioni che hanno reso possibile il prestito: schedatura del testo e sua conservazione non sono che le principali. Fra i problemi da risolvere, uno dei primi è il completamento di collezioni (libri, giornali, enciclopedie...) sia per la sala di consultazione, sia per i fondi conservati in magazzino.
A questo proposito, chi possedesse materiali in più (dizionari
ad esempio) potrebbe donarli alla Biblioteca. Prossimamente daremo un elenco più preciso di
cosa ci occorre, ringraziandovi
fin d’ora per la solidarietà che
già ha cominciato a manifestarsi, in primo luogo, con la donazione di fondi familiari. Fra quelli consegnati recentemente segnaliamo i segitenti appartenenti a: sig.ra Gersoni (dati dalla
sorella Marina darre), sig.ra
Fuhrmann, Seiffredo Colucci, Gustavo e Ketty Comba, Silvio
Long, Gino Costabel, Augusto
Comba ed Elio Pellegrini. Rinnoviamo il nostro ringraziamento per questi utili ed interessanti lasciti.
E veniamo invece alle attività
future del Centro. Diamo ai lettori una panoramica generale,
riservandoci di volta in volta, a
tempo debito, la presentazione
delle singole iniziative, che saranno così suddivise: in primavera un convegno a Savona su
Giovanni Miegge (organizzatore
Massimo Rocchi); presentazione
degli Atti del Convegno tenutosi a Roma nel novembre ’88 su
« I movimenti evangelici in Italia dairUnità ad oggi »; un « forum » su « Individuo, etica, politica » con la partecipazione di
Sergio Aquilante in marzo; per
l’occasione è anche previsto un
incontro con i catecumeni; durante l’estate, una mostra sui
« Fratelli Cereghino a Favaie » ed
una mostra fotografica di Gabriella Peyrot che in un anno
di passeggiate per le Valli ha
ripreso persone e situazioni di
« vita valdese »; presentazione di
libri relativi a tematiche storiografiche valdesi o di interesse
per la storia del protestantesimo.
Il Comitato del Centro ha, infine, intenzione rii assumere alcune iniziative in direzione degli insegnanti evangelici, ad esempio una giornata di incontro in epoca sinodale o subito
dopo. Se ne stanno studiando
modalità e obiettivi.
Orari di apertura al pubblico:
MUSEQ
giovedì ore 15-18
sabato ore 15-18
domenica ore 10-12; 15-18
BIBLIOTECA
martedì ore 15-18
giovedì ore 15-18
S.S.V.
segieteria lunedì ore 10-'12
segreteria giovedì ore 10-12
segreteria venerdì ore 10-12
ARCHIVIQ
mercoledì ore 15-18
B. P.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Il senso del culto
LUSERNA S. GIOVANNI —
I risultati del questionario sul
significato del culto presentato
domenica scorsa dal gruppo dei
giovani saranno discussi in una
prossima assembiea di chiesa
che avrà iuogo domenica 25 marzo nella Sala Beckwith.
Auguri!
POMARETTO — E’ nata Silvia, di Ugo Costantino e di Pierangela Bernardi. Un cordiale
benvenuto a Silvia e tanti auguri
a papà e mamma.
Assemblee di chiesa
TORRE PELLICE — Domenica 11 febbraio, al termine del
culto, si svolgerà un’assemblea di
chiesa che dovrà discutere di
rapporti ecumenici, rapporti tra
chiese locali ed opere, ed eleggere i deputati alla conferenza distrettuale ed al sinodo.
PINEROLO — Nell’ultima assemblea di chiesa sono stati eletti controrelatori Ada Gardiol,
Remo Long, Gustavo Fiorillo ;
supplente Luciano Long.
• Dopo molte sofferenze è stata tolta all’affetto dei suoi cari
Ermelinda Avondet nata Bisset.
Il nostro pensiero affettuoso
vada a quelli che la piangono.
PRAMOLLO — Domenica 11
febbraio, nel corso del culto,
avrà luogo un’assemblea di chie
sa per l’esame della relazione
annua 1989.
Lutto
PRALI — Nei giorni scorsi è
mancata la sorella Elena Grill
ved. Grill: come tutti sappiamo,
« dando Eléno » era malata da
tantissimi anni... ma ciò non toglie nuila alla nostra tristezza e
solidarietà con ia sua famiglia.
Calendario
Lunedì 12 febbraio
n INCONTRO PASTORALE
1“ DISTRETTO
TORRE PELLICE — Si svolge presso
la casa unionista l’incontro mensile
dei pastori delle Valli; al mattino dibattito sul tema: « La politica culturale deila chiesa valdese »; introducono Carlo Rapini e Giorgio Tourn. Nel
pomeriggio discussione sui rapporti
tra battisti, metodisti e valdesi.
Domenica 18 febbraio
□ VILLA OLANDA
TORRE PELLICE — Alle ore 15, alla
Casa unionista, si terrà un incontro
per spiegare le motivazioni che sono
alla base della decisione della Tavola
di procedere alla vendita di Villa Olanda. La riunione è aperta a tutti i membri di chiesa.
XVII febbraio alle Valli
Ecco gli appuntamenti che le chiese delle valli hanno organizzato
per il XVII febbraio; ricordiamo due dati comuni: i falò del 16 alle ore
20 e la colletta del XVII a favore delle chiese del Rio de La Piata.
ANGROGNA — Venerdì, ore 20, accensione dei falò (il quartiere degli
Odin-Bertot organizza una serata con vin brulé). Sabato alle 9.30 corteo
dei bambini al Vengie, alle 10.30 culto nel tempio del capoluogo, recita
dei bambini sul tema dell'emigrazione e la predicazione, in francese, di
Giorgio Tourn, ospite della giornata. Dopo l'agape che inizierà alle 12.30
(prenotarsi presso gli anziani) seguirà una conversazione di Giorgio
Tourn sul Centro culturale valdese. Alla sera alle 21, in sala, proiezione di due filmati sul Rimpatrio con interventi della Corale e di Giorgio
Tourn.
BOBBIO PELLICE — Il culto (ore 10.30) del XVH vedrà la partecipazione dei bambini della scuola domenicale; sono previsti il pranzo e la
cena comunitari e, alle ore 21, un dramma ed una farsa proposti dai giovani. Domenica 18, culto con partecipazione della corale e celebrazione
della Cena del Signore.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle ore 19.30 del 16, partirà dal piazzale della chiesa una fiaccolata organizzata dai cadetti.
Il programma del XVII prevede alle ore 10 il culto; alle ore 12.30
l'agape presso la sala Albarin (prenotarsi presso l’Asilo o l'edicola Malanot) ed una serata con proiezione di diapositive del past. Roberto
Jahier e partecipazione della corale.
MASSELLO — Anche la nostra comunità vedrà la partecipazione
alla giornata di alcuni fratelli battisti; la predicazione sarà tenuta dal
past. Castelluccio alle ore 11 al Reynaud.
PERRERO^MANIGLIA — Tocca a Ferrerò quest'anno ospitare culto e
pranzo; il culto verrà presieduto dal past. battista Romeo e nel pomeriggio, oltre al dialogo coi fratelli battisti ospiti, i giovani presenteranno
uno spettacolo di canti e scenette.
PINEROLO — Venerdì 16 nel pomeriggio incontro con un gruppo di
fratelli provenienti da Felonica Po e Parma Mezzano che visiteranno il
centro storico guidati dall'assessore alta cultura del comune professor
Stefano Drago.
Alle ore 20 si accenderanno i tradizionali falò all'Abbadia e al Besucco seguiti da riunioni.
Sabato 17, culto alle ore 10 con S. Cena e partecipazione delia
corale.
Nel pomeriggio gli ospiti visiteranno il Rifugio Re Carlo Alberto e
il Centro culturale di Torre Pellice, alle ore 19.30 cena nei locali della
mensa della scuola di via Serafino (iscrizioni presso Vera Long, tei.
71597). Alla cena sarà presente il moderatore Franco Giampicebii. In
quell'occasione avremo delle informazioni sulla situazione delle chiese
sorelle del Rio de La Piata.
Domenica 18, culto presieduto da Gianni Long mentre gli ospiti
visiteranno t'Ospedale di Pomaretto e l’Asilo di S. Germano, poi pranzo
comunitario in via dei Mille e saluto agli ospiti.
PiOSSASCO — Alle ore 18.30 del XVI'I la comunità si riunirà per la
celebrazione del culto, cui farà seguito una cena comunitaria.
POMARETTO — La partenza dei cortei è prevista per le ore 8.30
dail’Eicolo grande e dalla borgata Fleccia di Inverso Rinasca; alle ore
10 culto nel tempio con partecipazione della corale e predicazione del
past. battista Casanova; il pranzo si svolgerà alle ore 12.30 presso il
teatro; in serata, alle ore 20, recita della filodrammatica, che sarà replicata il 18 ed il 24 febbraio.
PRALI — Venerdì 16 febbraio, alle ore 14 sarà ospite della comunità il moderatore Franco Giampiccoli; all'incontro, organizzato dall'unione femminile, presso la sala, tutti i pralini sono invitati.
Il culto del XVII, alle ore 10,30, sarà presieduto dal past. battista
Domenico Tomasetio; nel pomeriggio il direttore della casa editrice
Claudiana, Carlo Papini, parlerà del servizio svolto per la nostra chiesa.
In serata i giovani metteranno in scena il dramma storico « 1 banditi della vai Luserna ».
Per l'agape prenotarsi dal pastore.
PRAMOLLO — In occasione del XVIi febbraio avremo la visita del pastore Franco Becchino della chiesa di Savona, che ci porterà un suo messaggio durante il culto.
Seguirà un pranzo comunitario (ore 12.30); il costo è di L. 16.000.
La sera, alle ore 20.30, sempre nella sala, la Filodrammatica presenterà la commedia drammatica in 3 atti « La barca senza pescatore » di
A. Casona. Verrà replicata il 18 e il 24 febbraio, sempre alle 20.30.
PRAROSTINO — In occasione dell'accensione dei falò, i giovani organizzano la fiaccolata dal Roc a S. Bartolomeo; a seguire serata comuinitaria. Il XVII, dopo il culto alle ore 10.30 con S. Cena e partecipazione
della corale, tradizionale pranzo presso il ristorante Tarin.
ROBA' — Sia al falò del 16 che al culto del XVII febbraio, alle ore
10.30, parteciperà un gruppo della comunità di Ivrea con la propria corale. Alle ore 12.30 di sabato, come di consueto, il pranzo comunitario.
SAN GERMANO — La giornata del XVII si apre con il corteo che
partirà alla volta dell’Asilo alle ore 9.15; alle ore 10.30, il culto con la
predicazione del past. battista Paoto Spana ed il canto del gruppo FGEI di
Torino e, dopo il pranzo, proseguirà l’incontro con gli ospiti della giornata.
SAN SECONDO — Sabato 17: ore 10.30 culto con S. Cena; ore 12.30
pranzo comunitario nella sala.
TORRE PELLICE — Dopo il tradizionale falò ai Coppieri, si svolgerà
una serata comunitaria. Il XVII culto alle ore 10, alle ore 12.15 agape
presso la foresteria ed alle ore 20.45 i giovani presenteranno, nel tempio, un dramma di C, Maria Pensa dal titolo « Gli altri ci uccidono »;
parteciperà la corale. La serata verrà replicata il giorno successivo.
VILLAR PELLICE — I falò verranno accesi alle ore 20.30 ed i giovani
hanno come al solito organizzato la fiaccolata fino al falò del ponte delle Buine; il culto del XVII sarà presieduto dal moderatore Franco Giampiccoli e vedrà la partecipazione dei bambini della scuola domenicale.
Alle ore 12,30 la tradizionale agape ed in serata appuntamento ricreativo, alle ore 20.45, a cura dei giovani dell'Inverso.
VILLAR PEROSA — Al culto del XVII, presieduto dal pastore A.
Taccia, parteciperanno la corale ed i bambini della scuola domenicale;
inizio ore 10.30.
Il pranzo si svolgerà presso la sala del convitto alle ore 12.30
(prenotarsi dal pastore) ed in serata, alle ore 20,30, presso la sala del
tempio, i giovani presenteranno una recita dal titolo « La febbre del
tesoro » ed una farsa.
Domenica 18, ore 10, culto presieduto dal past. Franco Giampiccoli.
VILLASECCA — Il culto del XVII, alle ore 10 nel tempio, con la
partecipazione della corale, vedrà la predicazione del pastore battista
E. Paschetto. L’agape comunitaria si svolgerà a Chiotti.
10
10 valli valdesi
9 febbraio 1990
LUSERNA SAN GIOVANNI
MANIFATTURA ABITI
L’acqua puzza?
Niente paura
Un errore nella manutenzione dell’acquedotto
all’origine del fenomeno - Scarsa informazione
Fin dalla scorsa settimana gli
abitanti di varie zone di Luserna San Giovanni hanno segnalato che l’acqua dei propri rubinetti domestici emetteva cattivo
odore. La cosa è stata segnalata
ai servizi dell’USSL 43 che intervenendo hanno ovviamente
confermato le segnalazioni, pre
disponendo le opportune analisi.
« Siamo venuti a sapere — ci
ha detto il dott. Vecchiè delrUSSL — che la società delle
acque potabili che cura la manutenzione dell’acquedotto aveva iniziato dei lavori di riverniciatura esterna delle vasche di
contenimento dell'acqua con la
classica "catramina"; avendo però reimmesso l’acqua nelle vasche prima che -fosse concluso il
processo di essicazione del manto di copertura, i vapori che la
’’catramina” emette normalmente hanno contaminato l'acqua,
conferendole un odore caratteristico e cattivo. Dopo le prime
segnalazioni in realtà i lavori sono continuati ad altre vasche,
contribuendo così ad allargare
il fenomeno in altre zone del
paese.
Trattandosi di un fenomeno di
origine chimica e non batteriologica è anche chiaro che risulta
praticamente inutile cercare di
porre rimedio alla situazione con
una bollitura dell’acqua ».
Ci sono dei rischi per la popolazione? Quali provvedimenti sono stati adottati?
« Gli esiti delle analisi, a tutl'oggi (lunedì 5 febbraio, ndr)
non sono ancora noti, e pertanto, in misura cautelativa, abbiamo fatto presente al sindaco di
Luserna che l’acqua non era da
considerarsi potabile, suggerendo anche che, per le scuole e gli
istituti di assistenza, si usasse
l’acqua minerale, cosa che infatti è stata fatta ».
Mentre le guardie ecologiche
reperivano nei pressi delle vasche
dell'acquedotto anche i bidoncini della « catramina » con addirittura un pennello da poco utilizzato, è emerso che un inconveniente analogo si era verificato in passato a Torre Pellice con
l’acquedotto dei Rossenghi, ma
in pochi, essendo ristretta la zona, ne vennero a conoscenza.
Chiaramente questo provvedimento ha aumentato nelle famiglie la preoccupazione, tanto
più in assenza di informazione
alla popolazione. « Malgrado, —
ha detto ancora Vecchiè, — avessimo suggerito al sindaco di emettere un comunicato chiarificatore ».
E allora perché questo non è
stato fatto?
« Non abbiamo voluto creare
allarmismi — dice Ting. Badariotti —; il fenomeno, dopo un
paio di giorni, era sembrato
scomparire. Invece i lavori sono
andati avanti ampliando il problema. Allora ho interpellato la
società acque potabili per avere
informazioni. Da notare che detta società, che purè ha una lunga esperienza, da appena un mese aveva in manutenzione il nostro acquedotto. La risposta che
ho ricevuto è stata in effetti rassicurante, infatti la ditta, precisando che detti lavori di manutenzione erano previsti nel capitolato d’appalto, ammette che il
fenomeno è fastidioso, tuttavia
senza problemi per la potabilità dell’acqua dal punto di vista
tossicologico ».
L'USSL era informata di questi lavori?
« L’USSL aveva approvato i lavori di manutenzione che erano
stati previsti con la catramina;
se poi siano stati usati altri materiali allora tutto cambia e ci
potrebbero essere altre responsabilità: perciò ho chiesto alla
società acque potabili una relazione dettagliata su quanto accaduto ».
Uscirà, ci è stato detto, anche
un manifesto che spiegherà ai
cittadini la situazione, ma uscirà
nel corso della settimana, cioè
oltre 10 giorni dopo i primi fastidiosi sintomi; ma Tallarmismo che si è voluto evitare nasce dal parlare chiaramente di
un problema o piuttosto da un
prolungato silenzio?
Piervaldo Rostan
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
I consiglieri della Comunità
montana vai Pellice si sono riuniti la scorsa settimana approvando tra l’altro il progetto di
bilancio preventivo per il 1990,
un documento su cui potremo
ritornare ma che, come da più
parti è stato sottolineato, rappresenta sempre meno il frutto
di scelte politiche locali, limitandosi, e neppur sempre ciò è
possibile, a gestire i servizi esistenti.
Nel corso della seduta è stato
però anche approvato lo statuto del costituendo consorzio tra
il comune di Torre Pellice e l’ente di valle per la gestione del
palaghiaccio.
Sulla falsariga di quanto avviene da alcimi anni per la piscina di Luserna, anche la pista
di pattinaggio, i cui lavori di
copertura dovrebbero iniziare
nei prossimi mesi, viene riconosciuta quale struttura di interesse valligiano. Così anche le
Sciopero a oltranza
Dipendenti accusati di scarsa produttività Dovrebbe cambiare l’organizzazione del lavoro
Da 15 giorni le operaie e gli
operai della Manifattura Abiti
sono in sciopero ad oltranza contro la minaccia di provvedimenti
disciplinari che l’azienda vorrebbe assumere contro lavoratrici
accusate di scarso rendimento
sul lavoro. Nei giorni scorsi
l’azienda aveva infatti inviato a
numerose lavoratrici una lettera,
rilevando che le stesse non fornivano la produzione richiesta. Le
lettere dicevano: la sua produzione è al 60% di quella richiesta,
le diamo 15 giorni per raggiimgere il 100%, in caso contrario
prenderemo il provvedimento di
licenziamento.
Di fronte a queste lettere le
operaie si sono messe in sciopero ad oltranza. « Per noi, dietro
le lettere — dice Federico della
CGIL — ci sta la non volontà
aziendale di affrontare il problema dell’organizzazione del lavoro, che è molto carente, e il tentativo di non affrontare i problemi della vertenza integrativa
aziendale per quanto riguarda il
salario delle lavoratrici ».
Circa tre anni fa la stessa azienda aveva licenziato con le stesse
motivazioni 20 operai, ma niente
era poi cambiato. Il problema
dell’organizzazione del lavoro è
infatti determinante per risolvere
il problema della produttività,
basti pensare ad esempio che
una lavoratrice deve percorrere
alcune centinaia di metri per approvvigionarsi dei colletti da attaccare agli abiti. In altri stabilimenti ciò non avviene e l’organizzazione del lavoro prevede alcuni
addetti all’ approvvigionamento
dei pezzi da cucire. Non è quindi
pensabile paragonare la produttività tra lavoratori, con differente organizzazione del lavoro.
La situazione appare per il momento senza sbocco per l’irrigidimento della posizione aziendale
che rifiuta di incontrare i sindacati, se non dopo che lo sciopero
sia rientrato. Posizione dalla quale le lavoratrici non intendono
retrocedere. Nessuna offerta di
mediazione è finora venuta dalle
amministrazioni pubbliche, né
dal sindaco di Luserna, né dalla
Regione, nonostante il montare
deUa tensione sociale.
G. G.
GRENOBLE
Gli uomini e le Alpi
Arte, storia e etnografia nei musei di montagna - Nuove identità per la prossima Europa
Un consorzio
per il palaghiaccio
L’ente di valle e il comune di Torre Pellice
concorreranno al mutuo per realizzare l’opera
quote derivanti dall’accensione
del mutuo per realizzare l’opera saranno ripartite fra comune di Torre e Comunità montana, che a sua volta ripartirà le
quote a carico dei comuni della
valle.
E’ questa anche una risposta
politica agli amministratori di
Pinerolo che hanno deliberato la
costruzione di una analoga struttura, ignorando che di per sé
la pista di via Filatoio potrebbe avere valenza comprensoriale. Rammarico e perplessità sulle decisioni pinerolesi ci ha espresso anche il sindaco DC di
Luserna Claudio Badariotti, che
ci ha detto: « Per la storia passata, per il suo utilizzo attuale
ed anche tenendo conto del finanziamento in atto io ritengo
quale sede migliore la vai Pellice. Così si rischia di fare im
doppione a pochi chilometri di
distanza che francamente ha
poco senso ». P.V.R.
Tra il Mediterraneo e il Gottardo, la COTRAO (la Comunità
di lavoro delle Alpi occidentali)
riunisce otto regioni e cantoni
italiani, francesi-e svizzeri: una
grande area alpina e anche una
storia e un patrimonio culturale comuni.
Per riflettere sul ruolo che il
patrimonio etnografico alpino e
i musei avranno neH’Europa
prossima futura, 130 tra conservatori, operatori culturali, responsabili di associazioni e funzionari di enti pubblici si sono
incontrati a Grenoble il 26 e il
27 gennaio scorsi sotto l’egida
della Commissione cultura della
COTRAO.
Un convegno più operativo di
quello torinese dell’ottobre scorso che — sotto il titolo « Gli uomini e le Alpi » — si era proposto di fare il punto sulle acquisizioni e le lacune dell’antropologia alpina, chiamando a raccolta specialisti e ricercatori universitari.
Anche a Grenoble in un certo
senso si è fatto il punto sullo
stato dell’arte, ripercorrendo la
storia dei musei alpini dalle origini ad oggi, ma al centro del
dibattito è stato piuttosto il confronto tra le pratiche e i quadri — legislativi, organizzativi e
metodologici — in cui si trovano ad operare i piccoli e grandi
musei delle Alpi occidentali.
E l’attenzione si è concentrata soprattutto sul futuro: un futuro che vede più livelli e occasioni di collaborazione delincarsi tra operatori dei due versanti delle Alpi, tra s-’ngoli conservatori che vanno proponendo
ricerche c mostre in comune su
comuni aspetti del patrimonio
etnografico alpino. E, su scala
più vasta, nella prospettiva di
allestire — nella duplice occasione dell’entrata in vigore dell’Atto unico c delle Olimpiadi della
neve di Albertville del 1992 —
una grande mostra itinerante dedicata proprio a « Gli uomini e
le Alpi ».
Questo il quadro e il senso
dell’incontro di Grenoble che ha
consentito innanzitutto di dare
avvio alla formazione di una rete allargata di operatori: per
mettere a confronto le diverse
pratiche e mettere a profitto l’esperienza altrui, ma anche per
riflettere sullo statuto scientifico della museografia etnografica
alpina.
E per questo, prima di passare
in rassegna la realtà attuale, si
sono ripercorse le tappe del collezionismo etnografico nelle Alpi, alla ricerca, oltre che del
metodo di raccolta e studio dei
materiali, del valore e del senso che hanno avuto la collezione e l’esposizione di oggetti di
uso quotidiano o di costumi nella cultura nazionale dei diversi
paesi.
Difficile, ad esempio, non rimarcare, nel caso dell’Italia, la profonda differenza tra le raccolte
ottocentesche (ma anche quelle
di epoca fascista) tutte tese a
dimostrare resistenza, oltre le
differenze regionali, di una comune identità popolar-nazionale
e i piccoli musei del secondo
dopoguerra che riflettono piuttosto il tentativo di mettere in risalto le specificità e le identità
locali.
E oggi? Oggi lavoriamo certamente in una situazione in cui
anche gli aspetti metodologici e
teorici connessi alla raccolta e
allo studio della cultura materiale sono più definiti. Ma resta anche vero il fat+o che musei ed
esposizioni mantengono un valore e un significato ideologico indiscutibili. Oggi, sembra essere
il senso del convegno di Grenoble, si vuole lavorare su un patrimonio non più nazionale e non
solo locale. In parte per necessità, visto il carattere realmente unitario del patrimonio che
si intende conservare c valorizzare, ma in parte ci sembra
anche per scelta, nella convinzione che nell’Europa prossima
ventura nuove identità dovranno crearsi oltre e a fianco di
quelle attuali.
D. .1.
Nuova lista
di sinistra
BRICHERASIO — Alla vigilia
delle elezioni amministrative il
PCI, il PSI ed il Circolo Rinnovamento hanno deciso di creare
una alleanza elettorale « per
cambiare la gestione del comune ».
La proposta di una lista che
è aperta a quanti « auspicano
una alternanza » si baserà su
un programma « che sappia ge■ stire il territorio, puntando al recupero dell’esistente oltre che
a garantire la tutela dell’ambiente, che sia di stimolo per la vita sociale e culturale del paese
ed ancora sia rispettoso dei diritti dei cittadini senza distinzioni e discriminazioni ».
Sciopero studentesco
PINEROLO — Martedì 6 febbraio gli studenti delle scuole
superiori sono scesi in sciopero
in solidarietà con i loro colleghi
maggiori dell’Università. Chiedono che l’Università non venga
« privatizzata », e sul piano delle
rivendicazioni proprie chiedono
la riforma della scuola superiore, più spazi e strumenti per poter studiare.
Verdi uniti
TORINO — Probabilmente
avremo una sola lista verde sulla scheda elettorale regionale e
provinciale. E’ la decisione che è
scaturita da un « forum » che si
è svolto venerdì 2 e sabato 3 febbraio. Per il momento i contrasti tra i verdi sembrano appianati e unitariamente verrà convocata una « convenzione programmatica » per metà febbraio.
100 milioni per il
Centro culturale
TORINO — Il Consiglio provinciale ha approvato una deliberazione che concede un contributo di 100 milioni alla Società di
studi valdesi per i lavori di ristrutturazione dell’ex Convitto
valdese di Torre Pellice da destinarsi a Centro culturale.
Astenuto sulla decisione il
gruppo PCI; che ha denunciato
l’illegittimità della variazione di
bilancio che ha permesso la delibera ed annunciato un ricorso
alla Corte dei Conti. Il PCI si è
però detto favorevole alla destinazione del contributo. Non ha
partecipato al voto il consigliere
verde arcobaleno G. Gardiol.
Avvisate l’USSL
TORRE PELLICE — La vicen
da della puzza che, originata da
un allevamento di polli situato a
stretto contatto con una zona residenziale, rende l’aria fortemente maleodorante in una vasta
area del paese e che ha visto già
alternarsi ordinanze, petizioni, ricorsi al TAR, ma senza sostanziali modifiche, si è arricchita recentemente di un ulteriore elemento. Infatti rUSSL ha distribuito ai cittadini dell’area più direttamente interessata una lettera in cui si invita « a far pervenire ai servizi ogni possibile segnalazione riguardante disturbi
allergici che possano essere causati dalle polveri provenienti dall’allevamento di polli ’’Orsina”,
al fine di stabilire l’eventuale pericolosità delle perduranti emissioni », ricordando, « fra i più comuni fenomeni allergici, l’asma,
l’irritazione degli occhi, del naso,
la comparsa di chiazze arrossate
e pruriginose sulla pelle».
11
9 febbraio 1990
valli valdesi 11
IL PCI VERSO IL CONGRESSO STRAORDINARIO
Novità e tradizione
nei cuore dei comunisti
I nuovi interlocutori e le nuove battaglie - Superare l’attuale concezione dei partiti - Un ricco dibattito, un confronto fra generazioni
Oggi
e domani
Amnesty International
TORRE PELLICE
Giovedì 8 feb
I militanti comunisti del pinerolese sono propensi a rischiare
con entusiasmo la scommessa
della novità lanciata dal segretario Occhetto. E soprattutto si
dicono contenti dell’occasione
che è stata data di discutere, riflettere, ripercorrere la propria
storia, interrogarsi sulla propria
identità. L’indicazione sta emergendo dall’« aria che tira » nelle
riunioni e nei congressi di sezione.
Un’ulteriore conferma è venuta, venerdì 2 febbraio a Pinerolo, con la presentazione pubblica delle tre mozioni congressuali, e con le sollecitazioni venute
ai relatori da parte dei giornali
locali e dei numerosi interventi.
Dario Storero, Laura Tori e
Elisa Pazè, con le loro introduzioni, hanno avviato un dibattito che si è subito orientato secondo la relativa « prossimità »
tra la mozione del segretario e
quella firmata da Natta, Ingrao,
Tortorella ed altri. Per contro,
ben diversa appare la mozione
del gruppo « cossuttiano »: quest’ultima rimprovera sostanzialmente al partito il fatto di avere (e da tempo) rotto con la
propria tradizione e le proprie
prerogative, e rilancia l’esigenza
di una dembcrazia socialista in
Europa.
In che cosa le prime due mozioni sono vicine? Certamente
nell’esigenza di rispondere alla
omologazione che sembra avere
la meglio oggi in Italia; certamente nella consapevolezza della necessità di aprirsi a nuovi
interlocutori, siano essi cittadini o movimenti; neH’esigenza di
garantire a tutti quei diritti fondamentali a volte messi in discussione e in pericolo. Entrambe riconoscono la disfatta tragica dei regimi dell'Est europeo,
entrambe sostengono però la lontananza dei comunisti italiani da
quei modelli. Una distanza sancita attraverso varie tappe, e
non certo da ieri.
Molti interventi hanno convenuto che è nelle conclusioni che
i due testi si differenziano: contro la proposta di scioglimento
del partito in una fase costituente in vista della formazione di
una nuova forza della sinistra,
la seconda mozione richiede « di
portare invece avanti con più coraggio e coerenza l’impegno per
il rinnovamento e il rilancio del
PCI come stimolo e contributo
necessario alla riorganizzazione
della sinistra ». Sembra di capire, dunque, che questa tendenza
ben vedrebbe la collaborazione
con altre forze (dagli ambientalisti, alte donne, ad alcuni settori del cattolicesimo), ma sulla
base dei programmi e delle
« consonanze »; non sulla base
del concorso a formare un'entità politica nuova.
In effetti erano proprio Ingrao
e il suo gruppo a sostenere la
necessità di una più stretta col
laborazione con i movimenti, ma
lasciando a questi ultimi la loro
autonomia. Senza contare (va
pur detto) che i movimenti, per
loro natura, non sempre sarebbero concordi con gli altri: la
loro realtà è appunto quella di
gruppi d'opinione, caratterizzati
dalla vivacità dello scambio dialettico, delle proposte, delle iniziative.
Su un’altra questione in molti si sono trovati d’accordo: era
ora che da qualche parte venisse posta l’esigenza del superamento della « forma-partito »
come la conosciamo oggi. In questo senso tutti gli schieramenti
politici italiani sono interpellati
dalla proposta della costituente.
In questo momento è stato
scelto di indicare formulazioni
ampie dei principi e delle battaglie che saranno da fare in futuro: non ora poteva essere elaborato un programma, che sarà invece compito del congresso (e anche questo rimproverano i cossuttiani al segretario).
Ma che cosa resta, allora, delle tradizionali lotte che per decenni hanno impegnato i comunisti? Ha ancora senso parlare
di classe operaia, di liberazione
dal lavoro alienato? Oppure i
mutamenti della società e del
mondo produttivo hanno fatto
saltare tutti questi schemi?
Se pensiamo che un gruppo di
collaboratori di Gorbaciov ha
stilato un documento nel quale sostiene la necessità di sbarazzarsi di un concetto ormai
mistificato come quello di classe operaia (troppo vicino, dicono, a quella che è stata la « dittatura del proletariato ») e la
necessità di prendere come punto di riferimento i ceti medi, che
fine faranno le vertenze sindacali, le lotte per la salute sul posto di lavoro, i tentativi di trovare degli sbocchi alla disoccupazione giovanile?
Le novità sono enormi, hanno
detto i relatori, e vanno dal fatto che il capitalismo oggi la vince, ma la vince « raschiando il
fondo del barile », trovandosi di
fronte a delle risorse che si esauriranno, alla constatazione che
neiritalia di oggi il tenore di
vita si è alzato, ma non per tutti. Non per il Sud, non per le
periferie delle metropoli, non per
quei nuovi ingranaggi del sistema produttivo che sono gli immigrati, che ormai si vanno inserendo nelle nostre fabbriche.
Per questi motivi il lavoro resta questione centrale, e per questi motivi (altro punto di accordo) è urgente pensare al doipocongresso, nel senso che è necessario che presto si faccia il
punto della situazione e si parli
più in dettaglio dei programmi.
Sarà su questa base che si giocherà la ricerca di nuove forze
e nuovi interlocutori; in questa
direzione si giocherà tutta la
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Il posto degli occhiali
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di Federico Regoli & C. s.n.c.
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valenza di questa scommessa.
Ma c’è proprio unanimismo
nel « sentire » della base? Ci sono delle eccezioni: come l’età
dei sostenitori della terza mozione, per esempio, età decisamente giovane che tuttavia li avvicina al modo di sentire di altre generazioni.
E d’altra parte è umanamente coinvolgente sentire, in una
sezione, i dubbi e l'angoscia di
una militante « di vecchia data »,
con alle spalle gli anni del sacrificio, del rischio, del pericolo
vissuto in prima persona nella
lotta di resistenza contro il nazismo. « Questi discorsi (i nuovi
interlocutori, la ricerca di nuovi
’’tempi di vita”, ndr) — dice —
sono per chi ha studiato. A noi
che abbiamo visto la morte in
faccia rischia di cadere l’ideale
per cui lottavamo ». La grande
scommessa a cui si avvia il PCI
sta anche in questo: saper parlare a tutti, saper ascoltare i
giovani e i meno giovani, elaborare programmi scientificamente
fondati e non perdere di vista
la propria base storica e popolare.
Alberto Corsani
REGIONE PIEMONTE
Approvata la legge
suirinformazione
Secondo la ricerca effettuata
l’anno scorso dal Consiglio regionale e dal Comitato radiotelevisivo sono 160 le radio (85 con testata giornalistica registrata) e
35 le TV private (25 con testata
giornalistica) del Piemonte.
Ammontano poi a circa 200 i
giornali locali periodici e tra questi particolare rilievo giornalistico assumono i 10 bisettimanali
(periodicità anomala nel panorama italiano, ma che in Piemonte
rappresenta un elevato indice di
tiratura e di diffusione sul territorio, oltre che di lettura), 58 settimanali, 16 quindicinali, 48 mensili.
Qualche agenzia d’informazione completa il quadro dell’informazione locale in Piemonte; è a
questo variegato panorama che
si rivolge la legge sull’informazione discussa e approvata il 23 gennaio dal Consiglio regionale piemontese.
La legge prevede, per il ’90, 300
milioni per la dotazione di strumenti tecnici di comunicazione a
favore degli organi locali d’informazione, oltre a « garanzie fideiussorie per favorire gli investimenti e Tammodernamento
tecnologico delle imprese giorna
Avviso
La Chiesa valdese di Villar
Perosa cerca una coppia disposta a fare da custode al
Convitto valdese di Villar Perosa. In cambio dei servizi resi si offre l’appartamento con
il riscaldamento. Per ulteriori
informazioni rivolgersi al pastore Thomas Noffke, via Assietta, 4 - 10069 Villar Perosa,
tei. (0121) 51372.
venerdì successivo alle ore 17.30, avrà
come oggetto la situazione nel Medio
Oriente.
Si ricordano inoltre i programmi a
carattere evangelistico « La via maestra », mercoledì ore 10 e giovedì
ore 17, e «Progetto E», lunedì ore
11,30 e martedì ore 15.30.
Spettacoli
braio, ore 16.45, avrà luogo una riunione al Centro d’incontro con il seguente o.d.g.; a) Verifica di appelli
per la Colombia: per l'assassinio di
sette lavoratori agricoli che partecipavano ad un raduno del Gruppo all'opposizione « Fronte Popolare »; b) Campagna per la Corea del Sud; c) Investigazione sul caso di Valéry Audeyev dell'URSS, detenuto in ospedale
psichiatrico; d) Varie.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, sabato 10 febbraio,
ore 20 e 22 e domenica 11, ore 16,
18, 20 e 22.10: « Ritorno nel futuro 11 ».
POMARETTO — Il cinefórum ha in
programma, venerdì 9 febbraio, alle
ore 21, presso II cinema Edelweiss, il
film: « Voci lontane... sempre presenti ».
Corsi ~
PINEROLO — Martedì 13 febbraio,
nell'ambito del corso di etica sociale, in corso presso i locali del Seminario, alle ore 20.45, don Giuseppe Pasini parlerà sul tema: « La scelta degli ultimi ».
Programmi di Radio Beckwith
_____________91.200 FM______________
Fra i programmi settimanali segnaliamo, mercoledì 14, alle ore 11.30,
un’intervista al prof. Filippo Scroppo,
nell'ambito del programma Rendezvous; la trasmissione in lingua francese, La poêle percée, in onda giovedì
8 febbraio alle ore 10 con replica il
BOBBIO PELLICE — Venerdì 9 febbraio, alle ore 21, presso il tempio
valdese, il gruppo teatrale francese dì
Cucuron presenterà la « Pastorale Mauriel » recitata in provenzale; lo stesso
spettacolo sarà riproposto ad Angrogna il giorno successivo, sempre alle
ore 21, presso il tempio del Serre.
Proiezioni
TORRE PELLICE — Nell'ambito del
programma di « Spazio giovani » lunedì 12 febbraio, alle ore 20.30, presso i locali di via Angrogna 18, viene
posto in visione il video musicale
« Tommy » dei Who.
Mostre
listiche tenute, fra l’altro, ad una
corretta gestione del personale ».
Il Consiglio regionale del Piemonte ha inoltre approvato un
ordine del giorno in cui « preso
atto dell’approvazione della legge
regionale relativa agli interventi
per l’informazione locale;
ricordato che nell’ottobre scorso, a Lussemburgo, i ministri degli Esteri della CEE hanno approvato le norme relative alla
programmazione pubblicitaria
transfrontaliera che entreranno
in vigore nel 1991; evidenziato
che tali norme riguardano tra
l’altro :
il divieto di esaltare gli effetti
dell’alcol o presentare come oggetto di emulazione e di ammirazione personaggi veri o fittizi
che ne consumano e di collegare
l’uso di superalcolici al miglioramento della prestanza fisica;
il divieto di qualsiasi forma di
pubblicità televisiva delle sigarette e degli altri prodotti del tabacco, in forma diretta o indiretta ;
affermano che, in ogni caso,
la pubblicità televisiva ’’non deve
arrecare un pregiudizio morale o
fisico ai minorenni”.
Impegna la Giunta regionale
ad incentivare opportunamente
tutte le iniziative che le emittenti regionali vorranno autonomamente assumere:
a) per adeguarsi fin d’ora
ai comportamenti sopra richiamati;
b) per rendere l’informazione pubblicitaria sempre più rispondente alle istanze di vigilanza e di protezione dell’ambiente
naturale e delle specie animali,
che emergono nell’opinione pubblica piemontese;
c) perché vengano aboliti gli
spazi pubblicitari nei programmi
espressamente destinati ai bambini ».
TORINO — L'assessorato per la
cultura della città di Torino, in collaborazione con l'AlCS Club Arte Co.,
organizza la grande mostra « L'Espressionismo italiano », che si terrà nel
periodo aprile-giugno 1990 negli spazi
della Mole Antonelliana.
Riunioni
TORRE PELLICE — Sabato 10 febbraio, alle ore 14.30, presso la sala
operaia di via Roma 7, si svolgerà il
congresso della sezione di Torre Pellice del PCI.
______________Incontri_______________
LUSERNA S. GIOVANNI — Sabato 10
febbraio, alle ore 21, presso la sala
Albarin, si svolgerà una serata dì divulgazione astronomica con proiezioni e filmati. Interverranno il prof.
Briatore dell'Università di Torino, Giovanni Peyrot e Beppe Ellena dell’associazione astrofili « Urania » di Luserna S. G., e Paolo Tanga del gruppo
astrofili W. Herschell di Torino.
« Padre, non la mia volontà,
ma la tua sia fatta y>
(Luca 22: 42)
I familiari di
Stefano Negrìn
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di affetto ricevuta, ringraziano tutti coloro che hanno partecipato
al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare a tutto il personale medico e paramedico
dell’Ospedale valdese di Torre Pellice
e al pastore Pons.
Villar Pellice, 3 febbraio 1990
AVVISI ECONOMICI
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia, medica :
Notturna, prefestiva, festiva: pres
so Ospedale Valdese dì Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 11 FEBBRAIO 1990
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale. 22 - Tel. 800707
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 ■ PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 ■ VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 11 FEBBRAIO 1990
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
12
12 fatti e problemi
9 febbraio 1990
MONTEFORTE: DOVE VA LA SIDERURGIA?
ARGENTINA: ITALIANI DESAPARECIDOS
Gli operai si incontrano Fino a quando
il silenzio?
L’importanza di un rapporto dal basso per discutere i nuovi orientamenti industriali - Riduzione dell’orario e ricerca di nuovi posti
Nei giorni dal 24 al 26 gennaio
l’esecutivo di fabbrica della
Krupp di Rheinausen è stato
ospite del Centro evangelico di
Monteforte per incontrare il
Consiglio di fabbrica della Italsider di Bagnoli sulle questioni
relative alla siderurgia e alle
politiche economiche della Comunità europea.
I delegati erano accompagnati da un italo-olandese funzionario del TIE, organismo collegato al Consiglio ecumenico delle
chiese.
L’incontro, che si è svolto nella sede del Consiglio di fabbrica Nuova Italsider, è stato molto interessante e suggestivo, soprattutto per la solidarietà che
le due delegazioni hanno mostrato e per la volontà reciproca
di intensificare questo tipo di
scambi partendo direttamente
da un rapporto « dal basso » con
i lavoratori.
Nel 1987 la Krupp assorbiva
6.400 imità lavorative e nel novembre dello stesso anno fu
annunciata dalla direzione aziendale la chiusura totale della
(fabbrica; dopo mesi dii estenuanti trattative il sindacato
(IG metall) si trovò ad operare
una scelta difficile e firmò un
accordo nel quale la controparte padronale, in cambio del
mantenimento della produzione,
chiese l’espulsione dal ciclo produttivo di 2.000 operai.
Una chiusura
annunciata
Tra perplessità e contestazioni da parte della base operaia
i sindacati giustificarono raccordo sostenendo che bisognava
dare continuità alla fabbrica, e
che quindi i licenziamenti erano
necessari.
Come spesso accade in questi
casi i lavoratori della Krupp
avevano visto bene, e due mesi
dopo l’accordo la direzione annunciò di nuovo la chiusura della fabbrica.
La notizia fu data dalla televisione senza che il Consiglio
di fabbrica ne fosse informato e,
tra rabbia e incertezze, si sca
SCHEDA
Il TIE
NeH'Assemblea di Nairobi del 1976
del Consiglio ecumenico delle chiese venne fuori l'idea di promuovere
un’agenzia che raccordasse le diverse esperienze parasindacali.
Lo scopo era quello di raccogliere
dati sulle multinazionali e di fornire
informazioni reciproche tra lavoratori
del mondo occidentale e lavoratori impiegati nelle stesse aziende in altri
continenti.
Nel 1978 nasce il TIE (scambio di
informazioni sulle multinazionali).
Il TIE è una struttura pluralista, democratica e internazionalista non legata a partiti; svolge un lavoro di base, si impegna quotidianamente nel
favorire i contatti tra diverse realtà
operaie.
Il TIE è attualmente impegnato in
diversi campi;
— Settore auto e indotto auto;
— Nuove tecnologie e informatizzazione;
— Meccanismi socio-economici che
regolano la produzione di cacao in
Brasile — (a San Paolo c’è una
sede che stampa il periodico dei
lavoratori del cacao).
Finanziariamente è sostenuto dalle chiese protestanti e cattoliche dell’Olanda.
La ricerca sulle multinazionali avviene spesso con l’appoggio dei sindacati nazionali.
Nell’attesa dell'Europa unita sono molte le incertezze che gravano
in materia di occupazione.
tenò una dura lotta.
L’agitazione e l’occupazione
durarono 160 giorni.
La città ed i mass media manifestarono la propria solidarietà attraverso il Comitato di difesa di Rheinausen, fondato nel
1982 quando i primi segnali di
conflitto aH’interno della fabbrica prendevano piede.
Già nel Comitato del 1982 le
chiese protestanti esprimevano
un ruolo determinante e nel 1987,
quando la conflittualità operaia
raggiunse livelli più alti, si schierarono dalla parte dei lavorate^
ri con una partecipazione attiva nelle diverse fasi della lotta.
Anche la Chiesa cattolica locale prese posizione a favore
dei lavoratori, e le due confessioni organizzarono un culto
ecumenico (pane e rose) con la
partecipazione di oltre 30.000
operai.
Eppure, entro il 31 dicembre
di quest’anno, la Krupp si fermerà per sempre. I lavoratori
con meno di 55 anni saranno
assunti in una nuova società,
mentre quelli che superano questo limite di età verranno prepensionati.
Secondo la delegazione tedesca alla base di questa chiusura non ci sono ragioni economiche valide, essenzialmente perché il mercato dell’acciaio tedesco non è in crisi, anzi quest’anno i padroni della siderurgia hanno incassato profitti al
1.000 per 1.000, e la Germania
continuerà in futuro a produrre acciaio.
Motivazioni di
carattere politico
Le ragioni sono di carattere
politico, determinate dall’esigenza espressa dal capitale finanziario tedesco di puntare alla concentrazione industriale impiegando meno manodopera possibile.
Il confronto con i colleghi
deiritalsider è stato particolarmente opportuno, in questo momento in cui le due aziende rischiano la stessa sorte, per concordare eventuali strategie di
lotta di maggiore respiro internazionale.
Il consiglio di fabbrica delritalsider, avendo come controparte le Partecipazioni statali,
ritiene che l’azienda sia stata
«venduta» in sede Cee in cambio
di 5.000 miliardi ma siccome la
Cee darà aU’Italia delle quote
da produrre il tentativo, secondo i delegati italiani, è di consegnare la produzione di acciaio
nelle mani dei privati.
« E poi non bisogna prendersi
in giro; l’idea di chiudere l’aria a
caldo entro il 12 dicembre di
quest’anno lasciando solo il TNA
(treno a nastro) per la produzione di matasse, si tradurrebbe
di fatto nella chiusura totale degli impianti ».
Infatti il TNA, senza una produzione autonoma del semiprodotto (grezzo eventualmente
prodotto in altra azienda), rischierebbe di fallire per gli alti
costi di trasporto.
Un altro rischio è che il semiprodotto trasportato potrebbe subire dei danni che inciderebbero sul prodotto finale e
quindi sulla sua qualità.
Gli operai di Bagnoli, hanno
concluso i delegati, si batteranno fino in fondo per difendere
gli impianti e avanzeranno delle proposte per allargare la base produttiva industriale e per
creare nuovi posti di lavoro.
Le due delegazioni hanno redatto un doemnento congiunto
in cui si delinea una strategia
comune per rilanciare una lotta
per la riduzione dell’orario di
lavoro a 35 ore, che resta uno
degli obiettivi centrali per contrastare la gestione capitalistica sulle ristrutturazioni selvagge i cui risultati producono aumento della disoccupazione e
peggioramento delle condizioni
di lavoro.
Emanuele Casalino
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Gli emigrati italiani in Argentina hanno subito tutte le disgrazie che negli ultimi anni affliggono quel Paese. E, come risulta da un dossier recentemente
pubblicato sugli scomparsi italiani in Argentina, sono molti i
nostri connazionali che hanno subito la violenza omicida della
dittatura militare. Il dossier, di
cui è promotore — con altre associazioni — la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia, ricostruisce, a partire da dati già
in possesso delle autorità italiane, le vicissitudini di coloro per
cui in Italia non è stata fatta
ancora giustizia.
I fatti possono essere sommariamente così ricostruiti.
I! meccanismo repressivo messo in atto dai militari argentini,
a partire dal 1976, non ha risparmiato un numero consistente di
italiani, soprattutto attivi nel
sindacato e nell’ambito culturale. I familiari degli scomparsi,
per anni, si sono recati vanamente dalle nostre autorità consolari denunciando quanto fosse
accaduto ai loro cari.
Nel 1982, dopo la scoperta delle fosse comuni e dei cimiteri
clandestini, per interessamento
del presidente Pertini, il governo incaricò il ministro di Grazia e Giustizia di aprire un’istruttoria presso il tribunale di
Roma, in attuazione dell’articolo 8 del codice penale (secondo
il quale sono perseguibili dalla
magistratura italiana coloro che
hanno commesso reati politici a
danno dei nostri concittadini emigrati all’estero). Si diede così
inizio ad un processo che da allora è rimasto in fase istruttoria.
In Argentina, nel gennaio 1983,
il consolato di Buenos Aires presentò un esposto alla magistratura argentina sul caso di 45
scomparsi nati in Italia. Nel contempo, in base alle schede compilate dai familiari durante gli
anni più scuri della repressione,
il console Baroncelli compilò un
elenco di 617 nominativi che fece pervenire come denuncia al
tribunale d’istruzione di Buenos
Aires. Il giudice istruttore asserì che non tutti i casi rientravano nella sua giurisdizione e li
diramò in decine di altri tribunali.
A partire da qui, i processi si
invischiano nelle procedure assai note che, in Argentina, hanno portato all'impunità di quasi tutti i responsabili di questi
omicidi. Alcuni dei casi di cittadini italiani sono stati esaminati nel processo che portò alla
condanna dei generali nel 1985; .
altri sono stati lasciati nei tribunali ai quali le leggi più recenti hanno tolto la facoltà di
giudicare i militari.
Del processo in corso a Roma,
l’opinione pubblicà non è stata
mai informata, forse perché nessun passo significativo è stato
compiuto nell’istruttorria. Alcuni dei familiari che si sono costituiti parte civile hanno sentito parlare di certe difficoltà
procedurali come, ad esempio, il
fatto che non si possa processare il generale Videla (capo di
Stato in Argentina dopo il golpe del 1976), perché risulta difficile avere per via ufficiale la
data e il luogo' della sua nascita...
A queste pretese difficoltà hanno fatto seguito diverse interrogazioni parlamentari, che sollecitavano un maggiore interessamento da parte del governo. In
special modo, e anche tenendo
conto degli accordi economici
che allacciano i due paesi, è stato chiesto al nostro ministero degli Affari esteri di compiere tutti i passi diplomatici (e politici)
che si possono attuare per ottenere la collaborazione delle autorità argentine.
Nessuna di queste interrogazioni ha sinora ricevuto risposta...
Non ci è possibile immaginare
quali motivazioni stiano alla base di questa colossale mancanza
di volontà politica. L’unica cosa
che ci è possibile immaginare
è che i familiari degli scomparsi
italiani possano avere dalla nostra magistratura il risarcimento morale e politico che ancora
non hanno ricevuto: cioè sapere che qualcuno è stato incriminato, giudicato e condannato per
aver sequestrato, torturato ed ucciso i loro cari.
Jorge Ithurburu
Daniele Zuffanti
SEOUL
Manca un mese
Manca ormai meno di un mese all’Assemblea mondiale per la
giustizia, la pace e la salvaguardia del creato (in sigla internazionale: JPIC) che il Consiglio
ecumenico delle chiese (CEC) ha
convocato a Seoul, nella Corea
del Sud.
Dal 5 al 13 marzo 500 delegati
protestanti e ortodossi delle chiese membro del CEC, delle conferenze ecumeniche continentali
c delle alleanze denominazionali
mondiali si riuniranno, insieme
con una cinquantina di rappresentanti di movimenti cattolici
(al posto dei 50 delegati che il
Vaticano non ha voluto nominare), per avviare un processo che
in breve, negli auspici del CEC,
dovrebbe portare a un’alleanza
(covenant) senza confini geografici né confessionali .su questi
temi. Le delibere verranno infatti proposte per l’adozione sia
alla prossima assemblea del CEC
(Canberra, Australia, 1991), sia
alle altre unioni cristiane nel
mondo, ai diversi livelli. Accanto ai delegati parteciperanno numerosi ossei'vatori, fra cui una
trentina di cattolici italiani.
Le chiese evangeliche d’Italia
saranno rappresentate da Winfried Becker (delegato luterano),
da Bruno Gabrielli (delegato del
le Chiese battiste, metodiste c
valde.si, BMV), da Debora Spini
(delegata metodista), da Silvia
Rostagno (steward) e da Florestana Sfredda (osservatrice).
Il fascicolo che contiene la seconda e definitiva bozza del documento teologico di base di
Seoul e degli « atti di alleanza »
proposti dal Comitato preparatorio dell'Assemblea è stato tradotto in italiano da] Centro interconfessionale per la pace
(CIPAX) in collaborazione con la
Commissione BMV per il processo conciliare JPIC. Dietro versamento di L. 5.000 è disponibile
pres.sn il CIPAX, via Acciaioli 7,
00186 Roma, tei. 06/6540661, ccp.
n. 56702004.
/ partecipanti ilaliani all’Assemhlea si incontreranno a Roma. presso l'Istituto dell’Assunzione in viale Romania 32 (autobus n. 4 dalla stazione Termini) dalle ore 9,30 alle II di domenica 25 febbraio. Introdurranno il prof. Piero Coda, deU'Università gregoriana, e il prof. Sergio Rostagno, della Facoltà valdese di teologia. L’incontro è
aperto agli interessati. Chi vuole pranzare presso l’istituto (L.
17.500) deve prenotarsi telefonando al n. 06/844419.
B. G.