1
Anno 115 - N. 48
30 novembre 1979 - L. 300
Spedizione in abbonamento J V JQ TAVOLA VALDESE
T03HE PELLIGE
ddk valli valdesi
IL SIGNIFICATO DI UNA IMPOSTAZIONE CHE PERDURA TUTTORA
Controriforma ieri e oggi
La minoranza protestante italiana ha il dovere di affermare il diretto
rapporto con Dio e una responsabilità che non può essere delegata
Guai a me se
non evangelizzo
Quando si parla di Controriforma si hanno in mente due
precisi fenomeni: la controffensiva del Papato contro la Riforma e la cosiddetta Riforma cattolica, ossia la restaurazione della chiesa romana dono
il progressivo deteriorarsi della
struttura ecclesiastica negli ultimi secoli del Medioevo, con vescovi che succedevano ouasi per
diritto ereditario come i Carafa
a Napoli, gli Estensi a Milano, le
vendite delle cariche ecclesiastiche. la non residenza di Vescovi
e Parroci, l’ignoranza dei pochi
preti rimasti alla cura delle anime, l’espandersi non controllato
di credenze popolari di origine
pagana.
I due aspetti della Controriforma, restaurazione e lotta anti
protestante, ebbero in comune il
recupero del concetto di autorità
e di mediazione, che l’umanesimo, prima, la Riforma e lo stesso formarsi degli stati nazionali,
poi, avevano messo in crisi.
II concilio di Trento ribadisce
che la grazia di Dio può giungere
all’uomo solo attraverso la mediazione della Chiesa, che è la
sola a poter distribuire i sacramenti forieri di grazia, perciò,
fuori della chiesa, intesa come
struttura gerarchica, non vi può
essere salvezza.
Una tale mediazione può avvenire per gradi intermedi, rispettando cioè, una concezione
che si era affermata nell’era
feudale, per cui vi sono dei sacramenti, 2 per l’esattezza (la
cresima e l’ordine) riservati al
vescovo, 3 (confessione, comunione, estrema unzione) al prete,
2 (battesimo e matrimonio) che
possono avere come celebranti i
semplici credenti. Questa catena gerarchica ha il suo punto di
inizio e la sua legittimazione nel
papa, cui spetta ormai in modo
assoluto, di nominare i vescovi.
Il concilio di Trento mette la parola fine alla lunga polemica sulla elezione dei vescovi, che fino
al Trecento era spettata a autorità locali, come i capitoli delle
cattedrali, ed in alcuni casi, ancora nel Cinquecento toccava ai
sovrani, per avocarla direttamente al pontefice.
L’equazione
pastprato-autorìtà
La formula che il concilio sancisce, mentre lascia impregiudicata la questione del rapporto
tra papa e vescovo dopo la nomina di quest’ultimo, rapporto
che verrà chiarito definitivamente al concilio vaticano I, con il
dogma delTinfallibilità papale,
non lascia dubbi sulTorigine del
potere del vescovo, che è tale
per grazia di Dio è dell’Apostolica Sede ». Ad affermare comunque la stretta dipendenza
del vescovo dal papa, viene attuata negli anni seguenti al concilio di Trento, tutta una serie di
visite apostoliche nelle diocesi
italiane, che ebbero il sapore di
vere e proprie ispezioni della
Santa Sede sull’operato dei vescovi.
In ogni modo si consolidava
così nella chiesa l’equazione pastorato-autoritài per cui Dio parla attraverso il papa ed i vescovi,
ed essi sono investiti di ogni responsabilità sul proprio .gregge.
Da questa equazione derivava
anche che il papa e ü vescovo si
assumevano il compito di difen
dere il proprio popolo anche
dallo stato, e, nel caso specifico,
poté esservi anche un’autentica
difesa del malgoverno spagnolo,
come a Milano con Carlo Borromeo. La Controriforma fece certamente un’opera di istruzione
del clero nei seminari, del popolo nelle scuole di dottrina cristiana, ma fu sempre un’operazione dall’alto di chi si sente investito della verità, nei confronti di un popolo che rimane sempre « inferiore » diremmo minorenne e non può avere la grazia
ed in definitiva il sapere se non
dalla mediazione ecclesiastica. Si
ha quindi una posizione completamente rovesciata rispetto a
quella riformata. Per la iRiforma,
la bontà di Dio si esprime direttamente al singolo, nel libero esame della Scrittura, ed ha la sua
più evidente manifestazione collettiva nell’assemblea di Chiesa
e nel sinodo delle chiese, mentre
per il concilio tridentino, Dio
parla nella gerarchia e solo attraverso lei.
Così, quando si parla oggi di
ritorno alla Controriforma, si intende, da una parte, un’assunzione più forte di poteri da parte
dei sacerdoti, investiti dall’alto
del bene del loro gregge, dall’altra si esclude vi possa essere autentico rapporto con Cristo, senza la mediazione della chiesa, ed
in particolare di coloro che da
essa hanno ricevuto autorità.
Perfino dei personaggi, per certi aspetti positivi della Chiesa
cattolica di oggi, come papa Giovanni XXIII, o don Milani, erano
profondamente controriformistici per loro stessa affermazione,
quando ritenevano di essere depositari di una verità rivelata da
dare al mondo, il primo, che non
a caso aveva posto il suo pontificato sotto la protezione di San
Carlo, e del dono dell’istruzione
ricevuto dalla chiesa per i suoi
parrocchiani, il secondo.
Delega ad una comoda
figura ’’paterna”
In una società che manca di
autentico ordine può diventare
estremamente comodo ricorrere
ad una figura « paterna » come
quella che la chiesa cattolica offre nel papa e nei vescovi e delegare a lei la guida della propria
esistenza. Questa delega ha poi
come effetto, o un urto con la
società civile, se questa è sufficientemente forte, o l’abdicazione dello stato ai suoi diritti ed
ai suoi doveri, se si tratta di compagini statali giuridicamente deboli o solo apparentemente forti
come it'Tegime fascista.
Sul piano degli individui, questi vengono dispensati dall’obbligo di fare faticose scelte tra male e bene. La chiesa chiarisce cosa sia il bene attraverso una precettazione estremamente precisa, pronta sempre prima a condannare e poi semmai a coprire
la « debolezza umana » e a rimettere gli eventuali errori su richieD. Maselli
(continua a pag. 2)
I Corinzi 9; 16-23
Ci pare importante riflettere,
nel corso di un’assemblea che discute del senso della presenza
protestante in Italia, su un passo
biblico così incentrato sull’evangelizzazione.
1) Bisogno di evangelizzazione. L’apostolo non può fare a
meno di evangelizzare, di annunciare Cristo: è questo il primo,
incisivo messaggio che ci viene
rivolto. La vocazione all’evangelizzazione e sentita come un dovere, una necessità, un impegno
che non si può assolutamente declinare. La vocazione all’evangelizzazione e talmente forte che
giustifica l’assoluta perentorietà
delle parole di Paolo: guai a me
se non evangelizzo!
2) Un secondo elemento da
mettere in risalto è la gratuità
dell’evangelizzazione: quale sarà
dunque la mia ricompensa? si
domanda Paolo. La risposta è
esplicita: la soddisfazione di annunziare Cristo gratuitamente,
senza usare quei diritti che la
predicazione evangelica mi darebbe. L’espressione ci suona stonata: Paolo prova soddisfazione
anche per la gratuità del suo ministerio, rivendica l’importanza
di un impegno assoluto e gratuito nell’opera di evangelizzazione.
3) Un terzo elemento va sottolineato: la libertà dell’evangelizzazione. Paolo afferma: io sono libero. Non sono schiavo di
nessuno. Eppure Paolo si è fatto
schiavo di tutti per portare a Cristo il maggiore numero possibile di persone. Quando era tra
gli ebrei ha vissuto come gli
PRESA DI POSIZIONE DELLA CHIESA VALDESE DI FIRENZE
Suirinsegnamento della
religione neiia scuoia di Stato
La recente presa di posizione di Giovanni Paolo II, che
è intervenuto indirettamente ma pesantemente nella vicenda
della revisione del concordato rivendicando alla Chiesa cattolica il diritto di insegnare la religione nelie scuole, si traduce sul piano locale in un’azione di recupero e rilancio dell’ora
di reiigione. A Firenze è intervenuto in questo senso il card.
Benelli con una dichiarazione ufficiale e i gtruppi_ studenteschi
cattolici si sono mobilitati in dibattiti e prese di posizione a
difesa della religione nella scuola. La Chiesa valdese di Firenze ha reagito a questa campagna con la dichiarazione che
qui di seguito riportiamo.
Il Consiglio della Chiesa Evangelica Valdese di Firenze riunito
in seduta ordinaria martedì 6
novembre 1979 dinanzi all’insistenza della gerarchia cattolica
per il mantenimento dell’insegnamento della religione della confessione cattolica nelle scuole
italiane, insistenza confermata
dalla gerarchia cattolica fiorentina,
richiamandosi alle pubbliche
dichiarazioni già molte volte e a
diversi livelli espressi dalle Chiese Valdesi in Italia e al progetto
di intesa tra la Repubblica Italiana e le Chiese Metodista e Valdese, già siglato dalle rispettive
Commissioni,
dichiara ancora una volta la
sua netta opposizione all’insegnagnamento di qualsiasi confessione religiosa quale materia d’obbligo inserita nei programmi
scolastici:
1. Perché la Scuola italiana
è aperta a tutti, indipendentemente dalla appartenenza o meno ad una confessione religiosa
e i programmi scolastici devono
interessare la generalità degli
alunni.
2. Perché le confessioni religiose di ogni tipo sono professate per libera adesione di singoli cittadini e hanno la loro dinamica autonoma entro l’ambito dei propri aderenti, per cui la
scuola non è il luogo dove tale
dinamica può esercitarsi.
3. Perché la competenza ad
annunciare — e quindi ad insegnare — una confessione religiosa è data dagli stessi suoi aderenti, mentre l’insegnamento nelle Scuole deve essere impartito
da persone la cui competenza
sia garantita dai titoli riconosciuti dallo Stato, mediante i
suoi organi competenti.
4. Perché il bilancio della
Scuola grava su tutti i contribuenti e non è giusto che ad
esso venga addossato il peso degli stipendi di im personale non
qualificato dallo Stato e non richiesto dalla generalità dei cittadini.
In particolare per quanto riguarda l’insegnamento della religione nella confessione cattolica, si fa rilevare quanto grave
sia il contrasto tra l’autoritarismo confessionale cattolico e il
carattere democratico della cultura richiesto dal dettato costituzionale. Infatti:
a) Il cattolicesimo a livello
ufficiale si presenta come un tutto dogmatico-gerarchico indiscutibile, mentre il fine della scuola
non è l’indottrinamento, ma la
formazione dell’autocoscienza
critica degli studenti.
b) La rigidità dogmatica della Chiesa Cattolica non si limita
ad esprimersi alTinterno, ma —
in forza dei rapporti concordatari — vuol imporsi aU’esterno,
determinando sia i programrni
delTinsegnamento religioso, sia
la qualifica delle persone che lo
tengono, al punto che gli organismi scolastici vi si devono con
II Consiglio della
Chiesa Evangelica Valdese
di Firenze
(continua a pag. 3)
ebrei per portare a Cristo gli:
ebrei. E così con coloro che erano sottoposti alla legge di Mose,
con coloro che non vi erano sottoposti, con i deboli nella fede.
Se i primi passaggi ci risultavano chiari non è così per questa
questione della libertà: la chiarezza delle parole, d’altro canto,
è disarmante: Paolo ci appare
come un opportunista bello e finito, ci risulta incoerente e, se et
tenessimo ad esprimere un giudizio morale, diremmo, per usare un eufemismo, che mantiene
un comportamento scorretto.
Non, sta bene adattarsi alle situazioni, fìngersi diversi da quello che si è; ed allora?
Potremmo interpretare questo atteggiamento con la seguente chiave di lettura: Paolo ci
pone di fronte alla premessa
della libertà ed al fine dell’Evangelo. L’apostolo è libero, libero
di una libertà assoluta. La libertà è quindi, un dato di partenza.
Libertà è da intendersi come non
condizionamento culturale, per
esempio o, perché no? econom.ico. Quando non riusciamo a staccarci da un modello culturóle, da
uno schema di vita non siamo liberi. Quando non riusciamo a
concepire una vita con qualche
elettrodomestico e qualche litro
di benzina in meno non siamo
liberi. Non è il petrolio che ci fa
liberi. Tanto meno quando manca. Non siamo liberi quando altri garantiscono per noi e ci offrono solide coperture, quando
pagano per noi.
Questa ricerca e rivendicazione della libertà comporta dei rischi: quello di trovarsi soli, per
esempio; quello di risultare inopportuni e fuori luogo, ed ancora
molti altri. Paolo accetta tutti
questi rischi perché solo così è
realmente possibile predicare
l’Evangelo, realizzare il fine che
egli si è posto.
Tutto questo, però, non ha ancora risolto il problema che ci
stava di fronte: l’opportunismo
di Paolo. Rischiamo di veder applicato in campo biblico (e di
trasferire sul piano teologico) la
vecchia massima machiavellica,
tanto deprecata, per cui il fine^
dell’ evangelizzazione giustifica i
mezzi adottati per realizzarla:
primo tra tutti l’opportunismo.
Non ci sembra sia così.
Paolo si fa ebreo tra gli ebrei,
sottomesso alla legge tra i sottomessi alla legge eccetera, perché l’Evangelo supera queste
contrapposizioni culturali, storiche. Una nuova legge, quella di
Cristo, dà a Paolo una nuova
identità che ridimensiona vecchie differenze, le rende secondarie, tanto secondarie da giustificare un atteggiamento nossibilista, prudente nel momento
della predicazione. Ma si ricordi:
il parametro, il test di verifica
del nostro agire resta la fedeltà
alla nuova legge di Cristo. Siamo
quasi di fronte ad un paradosso:
l’assoluta libertà dell’Evangelo
che ci consente di superare
schemi culturali dominanti si
traduce in totale sottomissione
alla legge — nuova — di Cristo
che non ammette mediazioni, che
non sempre unisce, che giudica.
« Un cristiano è un libero signore sopra ogni cosa e non è
sottoposto a nessuno. Un cristiano è un servo volenteroso in ogni
cosa ed è sottoposto ad ognuno ». Così Lutero esprimeva questo paradosso.
(dalla predicazione tenuta nel
corso dell’Assemblea della FCEI).
Paolo Naso
(continua a pag. 8)
2
30 novembre 1979
AL RIENTRO DA UN SEMESTRE IN SUDAMERICA
amico
vuol dire comprendere
______CAMPAGNA ABBONAMENTI 1980
Un manifesto per
favorire la discussione
È terminato il secondo soggiorno semestrale di
im pastore nelle chiese valdesi del Rio de la Piata:
l’anno scorso Bruno e Katharina Rostagno si trasferirono, con le figlie Giovanna e Sara, in Uruguay e Argentina. Quest’anno è stata la volta di
Thomas e Maria Soggin che hanno lasciato i figli
e la chiesa per un soggiorno in Sud America da
maggio a ottobre. Queste visite di un semestre ci
sono state chieste dai nostri fratelli della zona
rioplatense al preciso scopo di condurre un lavoro di formazione per i laici collegato al lavoro del
Centro Emmanuel.
Mentre i Soggin, tornati in famiglia all’inizio
di novembre hanno riassunto le loro responsabilità nella Chiesa di Milano e nella Libreria Claudiana, dalla nostra corrispondente Mireille Gilles
ci giunge questo simpatico saluto e ringraziamento.
Pochi giorni fa abbiamo congedato Thomas e Maria Soggin
che hanno fatto rotta per l’Italia dopo aver passato sei mesi
tra noi.
È difficile esprimere in un breve articolo tutto quello che ha
significato per le nostre chiese il
lavoro del Soggin. Per dare una
idea basti dire che in questo
spazio di tempo hanno percorso
16.000 chilometri in Argentina e
Uruguay, hanno partecipato a
più di 170 riunioni tra culti, cor
Un corso di preparazione per insegnanti di educazione cristiana
al Centro Emmanuel (Col. Val dense) diretto dai coniugi Soggin.
si, conversazioni e chiacchierate
e sono entrati in contatto con
quasi 5.000 persone.
Non solo la Chiesa valdese ha
beneficiato di questo lavoro, ma
anche la Chiesa metodista, le
Congregazioni mennonite e la
Chiesa evangelica del Rio de la
Piata. Il lavoro di Thomas e
Maria Soggin si è svolto sotto
gli auspici del Centro Emmanuel
situato a Colonia Vaidense.
Essere amico vuol dire comprendere. Questo abbiamo sentito noi che in questi mesi siamo
stati in contatto con i Soggin.
Thomas e Maria oltre a portare
a termine scrupolosamente i
molti incarichi che venivano loro affidati, sono sempre stati
disposti ad ascoltare e a comprendere.
Siamo ben consapevoli dell’enorme importanza che hanno
per la Chiesa evangelica valdese del Rio de la Piata i contatti
con i fratelli d’Italia. Speriamo
che questi continuino e si allarghino.
Non ci resta che ringraziare
vivamente la Chiesa valdese di
Milano e Luca, Silvia e Stefano
Soggin per averci «prestato» Thomas e Maria per questi sei mesi.
Un abbonato ogni 6,38 membri di chiesa. È poco? È molto?
Da un lato è molto se si considera che spesso il giornale arriva in una famiglia con più
membri di chiesa e se si pensa
che tanti membri di chiesa mantengono tenacemente questo legame della vasta diaspora che
rappresentiamo malgrado il disastroso caos delle poste che in
moltissime città e paesi lascia
filtrare il giornale penosamente,
con interruzioni spesso di diversi numeri e con ritardi che invecchiano tristemente tutta la
parte di notizie del giornale.
D’altra parte, se si considera
che il nostro giornale, pur con
tutti i suoi difetti e il suo carattere ancora molto introverso
non vuole essere un bollettino
interno bensì; essere uno strumento di annuncio e di informazione rivolto anche all’esterno
delle nostre chiese, il rapporto
non è poi così: eccezionale; vuol
dire che ci vogliono 6 membri
delle nostre chiese per fare un
abbonato, che nella gran maggioranza dei casi è uno di loro...
È evidente che c’è ancora uno
spazio di espansione all’interno
delle nostre chiese e uno spazio
ancor più largo aH’esterno.
Questi dati sono messi in evidenza sul poster o manifesto che
è stato inviato il 20 novembre a
tutte le chiese, insieme ad una
seconda circolare relativa alla
campagna abbonamenti. Sul poster è indicato il rapporto membri/abbonati generale, quello
Controriforma
(segue da pag. 1)
sta di intervento con il suo potere mediatorio. Si ebbe cosi in
una prima fase un’estrema durezza su tutti i campi della vita,
cui nel ’600 si potè sostituire
quel movimento che fu detto
’’quietismo” e che coincise con
un profondo lassismo morale.
Gli effetti della Controriforma
non furono identici in tutta Italia. Nel nord, e specie a Milano,
la riforma cattolica ha avuto il
suo pieno effetto in senso negativo e positivo, eliminando i residui pagani, limitando la credulità e riformando le strutture ecclesiastiche dando loro maggiore
credibilità.
Nel sud invece, l’antico paganesimo rimase intatto ed ebbe
protezione ed autorità dalla presenza della chiesa che fu pronta
anche qui a sterminare gli eretici, quelli cioè che mettevano in
forse la stessa esistenza della
compagine morale e religiosa della società.
In questo modo, mentre solo
alcune regioni hanno avuto gli
effetti positivi della Controriforma, tutto il paese ne ha subito i
condizionamenti. Anche a questo
fatto, insieme ad altre cause come il dominio straniero, la suddivisione dei diversi stati o a ragioni economiche e sociali, si deve se in Italia la democrazia è
recente e non sentita come intima realtà personale, ma auasi
subita come uno strano dono venuto da fuori. In questo senso la
minoranza protestante italiana
ha un preciso dovere di testimonianza di una realtà di libertà,
di diretto rapporto con Dio, di
autonoma responsabilità di coscienza che non può essere che
legata ad altri.
La frase « il giusto vivrà per la
fede », assume nelle nostre regioni non solo il valore di un riconoscimento della sovrana Grazia di Dio, ma anche la riaffermazione di un rapporto diretto,
di una responsabilità personale
nell’assunzione dei propri doveri
di figli di Dio chiamati per Grazia al libero esercizio della propria funzione di popolo di sacerdoti, ove i due termini non si distinguono ma si integrano perfettamente. D. Maselli
Dalle chiese
VENEZIA
Durante l’estate, il 1° agosto, è
deceduto Vittorio Ispodamia a 86
anni. Nato e vissuto per gran
parte della sua vita a Venezia da
una famiglia evangelica, era ben
conosciuto in tutta la comunità
per il suo imi>egno preciso e
scrupoloso in molte attività della chiesa. Durante la sua vita
non priva di dolori, la fede era
stata per lui un solido sostegno,
e la chiesa un costante punto
di riferimento. Nonostante che
per la stagione estiva molti fossero assenti, ai funerali (presieduti dal pastore battista di Trieste, Liberante Matta, in sostituzione del pastore Garufi assente
per il Sinodo) è intervenuto un
buon numero di persone. Al figlio va la fraterna partecipazione di tutta la comunità.
Durante le ferie il pastore è
stato sostituito per il lavoro nella comunità e nella foresteria
dal pastore Mario Berutti di Catania, coadiuvato dalla moglie.
Ringraziamo entrambi per il loro lavoro.
A Venezia, Mestre e Treviso
è allo studio il problema della
evangelizzazione proposto dal
Sinodo. A Venezia è iniziato il
27 ottobre un corso di teologia
ecumenica, che intende studiare
accuratamente il decreto conciliare « Unitatis redintegratio »
sull’ecumenismo. Sono in programma otto lezioni, tenute da
relatori cattolici, valdesi e ortodossi.
Il pastore è stato invitato da
una radio privata a partecipare
ad una serie di interviste su problemi di attualità visti da un
punto di vista religioso.
Finalmente è stato trovato un
nuovo locale di culto a Mestre,
dove quello attuale risulta da parecchio tempo insufficiente. Si
tratta di un piccolo appartamento al piano rialzato, in una zona
ben servita dai mezzi pubblici.
La Tavola ha già provveduto
all’acquisto; restano ora da effettuare vari lavori per renderlo
più adatto allo scopo.
Durante l’assemblea di chiesa
del 13 ottobre è stata eletta diacono la signora Eunice Zanchi,
alla quale vanno gli auguri di
tutti i membri di chiesa. Un ringraziamento per il lavoro svolto e molti auguri fraterni vanno
al signor Ferruccio Cappon, che
ha lasciato il suo incarico per
seri motivi di salute.
Abbiamo avuto la notizia della morte, avvenuta il 7 novembre, del fratello Fabio Favero
di Conegliano, che pur non essendo un membro della nostra
chiesa, ne frequentava assiduamente e con interesse i culti e
le riunioni; la comunità partecipa al dolore della moglie e dei
familiari.
TORINO
Il Moderatore Bouchard sarà
a Torino domenica 2 die. per un
culto in C.so Vittorio alle ore
17.30 seguito da una conversazione con la comunità sui maggiori
temi di azione e di dibattito delle chiese valdesi e metodiste.
Lunedì 3, nel quadro dei corsi
di « Torino Enciclopedia » il Moderatore parlerà su « I valdesi,
minoranza ma non emarginati ».
C.so S. Maurizio 8, ore 20.30.
BRESCIA
SCIGLI
Preceduto da ricerche, studi,
interviste ai cittadini — trasmessi attraverso la radio locale (Radio Scicli libera), — la Chiesa
Evangelica di Scicli — con la
collaborazione delle Chiese vaidesi di Pachino e di Catania e
con la partecipazione di gruppi
delle Chiese Evangeliche della
Sicilia —, ha organizzato una
pubblica manifestazione contro
il nucleare, il riarmo, gli armamenti, il militarismo. La manifestazione che ha avuto luogo il
24-25 novembre si è espressa in
favore del disarmo generale, della pace, dei servizi socio-sanitari e civili sostitutivi e, ha indicato come proposta alternativa
l’impiego dell’equivalente delle
spese per gli armamenti alla soluzione anche del grave problema della fame nel mondo.
La recente scomparsa dell’esegeta Joachim Jeremias (vedi sul
n. 40 de « La Luce » del 5 ottobre un’ampia indicazione delle
opere e del pensiero dello scomparso) ed il fatto che a Brescia
l’Editrice Paideia ha nel corso
degli anni tradotto le sue più
importanti opere, ci hanno suggerito l’idea di invitare il prof.
Bruno Corsani della Facoltà Valdese di Teologia a tenere una
conferenza su uno dei temi trattati dallo studioso tedesco.
I Padri Filippini de « La Pace »
con i quali abbiamo frequenti
incontri di studio biblico con
larga partecipazione di pubblico
cattolico e valdese, hanno messo
gentilmente a disposizione lo
splendido salone cinquecentesco
« Bevilacqua », nel palazzo dove
essi svolgono le loro attività.
II prof. B. Corsani ha trattato
il tema: Il Regno di Dio nel pensiero di Joachim Jeremias. Pensavamo che il pubblico sarebbe
stato composto prevalentemente
da persone (sacerdoti o laici)
più familiari con problemi teologici ed esegetici; siamo invece
stati piacevolmente sorpresi per
la presenza di numerosi studenti
che hanno seguito con attenzione
la chiara ed esauriente conferenza. Ne avevano data informazione i due giornali cittadini, ed
una apposita circolare preparata dai Paèlri Filippini con il programma delle loro attività del
mese, inviata alle Parrocchie ed
altri gruppi cattolici.
Si allargano così le possibilità
di inserire maggiormente la nostra Chiesa nel contesto cattolico
e laico di Brescia, dando il nostro contributo per una sempre
più ampia conoscenza del pensiero protestante.
Ringraziamo il prof. Corsani
che, dopo essere stato a Brescia
la sera del 9 novembre, è andato a Milano dove il giorno 10 ha
tenuto uno studio su La Resurrezione nella teologia, presso la
Comunità di lavoro biblico teologico organizzata dalla Federazione delle Chiese Evangeliche
della Regione Lombardia e Piemonte Orientale.
proposto alle chiese come meta
e cioè 1 a 4 e uno spazio bianco
è lasciato alle chiese per indicare il proprio rapporto da calcolare dividendo il numero dei
membri della chiesa per il numero degli abbonati secondo la
lista inviata a fine ottobre. In
tal modo ogni chiesa potrà collocarsi nel contesto generale ed
essere stimolata verso una meta
realistica.
Il poster contiene anche uno
spazio bianco per l’indicazione
dei nomi dei responsabili locali
che si occupano di riscuotere i
versamenti per abbonamenti
nuovi e rinnovati, in modo da
favorire una raccolta rapida e
ordinata che sia vantaggiosa da
un lato per il giornale ma dall’altro anche per gli abbonati
stessi.
La proposta di organizzare nelle chiese una « domenica dell’Eco-Luce » è stata appoggiata
recentemente dalla Tavola. Nella sua ultima circolare il Moderatore Bouchard scrive : « Le
’giornate deH’Eco-Luce’ proposte
dalla redazione potranno essere
un’occasione per una sottoscrizione a favore del nostro giornale. La Tavola pensa che queste sottoscrizioni potrebbero
permettere alle chiese locali di
integrare le quote-abbonamento
dei membri più poveri delle nostre chiese diffondendo di più il
giornale e aiutando chi è più debole ».
Per parte nostra pensiamo che
queste sottoscrizioni possano finanziare, almeno in parte, anche
altre iniziative suggerite: una
diffusione tra le famiglie non abbonate sul modello dell’esperienza di Savona, l’abbonamento
per i catecumeni dell’ultimo anno per un uso del giornale come
materiale di studio, ecc.
La circolare della redazione rivolge anche un invito alle chiese a diffondere un numero del
giornale in occasione di una
« domenica dell’Eco-Luce ». Particolarmente adatto può essere
il prossimo numero. Esso comprende ;
— un articolo sul rilancio del
culto mariano in alcuni settori del mondo cattolico (A. Sonelli) ;
— un servizio sulle 4 Chiese libere del napoletano che hanno recentemente stretto un
patto di azione evangelistica
con la Chiesa valdese e hanno aderito alla Federazione
(G. Platone);
— un’intervista al Moderatore
Bouchard di ritorno da una
visita di 10 giorni alle chiese
in Sicilia.
F. Giampiccoli
________________BIELLA
Dibattito
sulla Riforma
L’anno accademico dell’Università popolare di Biella è stato
inaugurato il 6 novembre scorso
con la prolusione tenuta dal
prof. Domenico Maselli sul tema: « Realtà religiosa del Piemonte dalla prima Riforma ad
oggi », nell’aula magna del liceo
classico. L’oratore con efficace
sintesi ha tratteggiato le più significative ed emblematiche esperienze religiose piemontesi dai
Catari di Monforte ai Valdesi ed
agli Apostolici di Fra Dolcino,
alla Riforma, al Giansenismo, al
Risveglio valdese ed alle Chiese
libere dei Fratelli sino al modernismo cattolico ed alla realtà
odierna. Successivamente, nella
sede della vicina sala valdese si
è sviluppato un vivace dibattito
tra il prof. Maselli ed i numerosi
intervenuti, molti dei quali docenti nelle scuole medie della
città, sui rapporti tra Riforrna e
nascita del capitalismo, sul significato e sui limiti della Controriforma in Italia e sulle conseguenze della mancata Riforma
nella cultura politica contemporanea.
T. B.
3
30 novembre 1979
Intervista al rev. W. Gowland, presidente metodista britannico
In visita al Papa
Invitato a Roma dal Collegio
Seda per una serie di conferenze, il rev. William Gowland, presidente della Conferenza metodista britannica, è stato ricevuto
il 17 novembre da Giovanni Paolo II in Vaticano. Il nostro giornale ha già riferito (n. 38/21.9
1979) del forte interesse del pastore Gowland per i problemi
sociali e del lavoro, soprattutto
nel mondo operaio, che egli vive
da vent’anni nella direzione del
Luton Industriai College e che
ha recentemente sottolineato in
una simbolica iscrizione al sindacato britannico dei lavoratori
agricoli.
Notizie evangeliche (Nev), l’agenzia stampa della Federazione delle Chiese evangeliche in
Italia, riferisce che in occasione
del suo soggiorno a Roma il rev.
Gowland ha incontrato il pastore Sergio Aquilante, presidente
della « Commissione per l’opera
metodista » nell’ambito delle
chiese integrate valdesi e metodiste. Nel corso del colloquio
sono state approfondite le comuni esperienze dei metodisti italiani ed inglesi, che hanno legami particolarmente stretti, in
quanto il metodismo italiano è
sorto per iniziativa di quello inglese, fin dal 1859. Il rev. Gowland, che era accompagnato da
padre Paul Moxon, cappellano
cattolico neH’industria a Bradford, ha sottolineato che nel Regno Unito esiste da molti anni
una fraterna e profonda collaborazione fra cristiani di molte
confessioni (e fra cattolici e metodisti in particolare, in quanto
né gli uni né gli altri sono una
chiesa « stabilita », di stato) e ha
affermato che in riferimento all’ecumenismo non si deve so
pravvalutare la questione del papato, come gli sembra avvenga
in Italia; ma ha soprattutto insistito sul fatto che, di fronte
al momento drammatico che attraversa l’umanità e alle sue divisioni sul piano politico e militare, sarebbe assurdo che i cristiani delle diverse chiese non
manifestassero la loro unità in
Cristo, al di là delle differenze
dottrinali, che pure rimangono.
Da parte sua il pastore Aquilante ha sottolineato, a proposito deH’ecumenismo, che le grandi differenze che vi sono fra
l’Italia e altri paesi dipendono
in buona parte dal peso non solo
ecclesiale, ma soprattutto culturale e politico che il cattolicesimo ha in Italia; perciò proprio
ai Ani di una migliore comprensione fra le chiese, è utile che chi
viene in Italia sia messo al corrente della nostra situazione e
dell’atteggiamento più riservato
che i protestanti italiani hanno
nelle questioni ecumeniche. Inoltre, riferendosi in particolare alla visita del papa, il pastore
Aquilante ha osservato che esiste una tendenza ecumenica che
sposta il centro dell’evangelo da
Gesù Cristo alla chiesa; la quale
poi, nella concezione cattolica,
è fondata su una struttura gerarchica che ha nel papato il suo
vertice; e questo è un fatto che
non può essere considerato secondario. Infine, nei rapporti bilaterali fra le chiese come si sono avuti negli ultimi anni, viene
a mancare un elemento importante e cioè la reciprocità delle
visite, quando il presidente metodista viene ricevuto dal papa,
mentre il papa non restituisce la
visita al centro metodista di Londra.
Sull’argomento dell’evangelizzazione nel mondo operaio il rev.
William Gowland ha rilasciato
alla Nev la seguente intervista:
— Cosa intende per evangelizzazione?
— Il nostro paese è terra di
missione: anche se la regina
viene incoronata con un rito cristiano e le nostre scuole sono
piene d’insegnamento della religione. Il 90% della popolazione
del Regno Unito è fuori di qualsiasi chiesa; il 5% frequenta
qualche volta; il 5% è più o meno regolare. Allora, evangelizza
re vuol dire prima di tutto prendere contatto con il 90%. Assumendo la presidenza della chiesa metodista (che come è noto
dura un solo anno) mi sono impegnato a passare almeno la metà del mio tempo al di fuori del
giro ecclesiastico. Un po’ come
ai tempi di Giovanni Wesley (il
fondatore del metodismo n.d.r.)
il quale andava verso quelli che
erano lontani dalla chiesa.
_ Allora evangelizzare vuol
dire riportare la gente alla
chiesa?
— Questo senza dubbio; ma c’è
uno scopo ancora più importante ed è quello di annunziare la
redenzione alla totalità della società umana: preparare quindi
degli uomini — soprattutto dei
laici — perché operino come
cristiani nella società in cui vivono.
— Ma questa gente che non
Organizzato dalla Chiesa Valdese di Torino
Convegno sul servizio sanitario
Per iniziativa del Concistoro
della Chiesa valdese di Torino,
sabato 15 dicembre p.v. alle ore
14.30 avrà luogo, presso il Centro
Incontri della Cassa di Risparmio di Torino, C.so Stati Uniti
23, un convegno sul tema: « Servizio sanitario a tutela della salute fisica e psichica deU’individuo nel rispetto della dignità e
della libertà umana ».
Relatori al convegno saranno:
1. il pastore Paolo Spanu della
Chiesa battista di Rivoli;
2. Il dott. Marco Tullio Fiorio
dell’Ospedale evangelico di
Napoli.
Moderatore del dibattito sarà
il dott. Franco Ramella, presiden
te dell’Ospedale evangelico di Torino.
Scopo del convegno è di offrire ai convenuti la possibilità di
far sentire sul tema generale
della salute, cosi come indicato
nella legislazione italiana, e, in
particolare, sul delicato problema dei diritti dei malati e dei
morenti, anche la voce del protestantesimo del Piemonte.
Il convegno, che vuole essere
un momento di riflessione e di testimonianza, sarà aperto a tutte
le comunità evangeliche del Piemonte ed in modo particolare
agli operatori evangelici che prestano la loro opera negli ospedali, infermerie, case di cura,
e case di riposo.
va in chiesa avrà pure delle critiche da fare alle chiese.
— Più che critiche, c’è una distanza: un abisso fra la piazza
e la chiesa. Quando, da parte nostra, riusciamo a colmare questa
distanza la gente è riconoscente,
non è ostile. Non dimentichiamo
del resto che la classe operaia
non è mai stata veramente nella chiesa. Oggi è vitale superare
la distanza che ci separa da chi
vive immerso nel mondo della
tecnologia e deH’industria e imparare a mettere la nostra fede
in Gesù Cristo in relazione con
le strutture politiche, economiche e industriali.
— Perché va a trovare il papa?
— È un atto che serve a mostrare che i cristiani si amano
gli uni gli altri. Le differenze dottrinali, che ci sono a proposito
del concetto di unità, dei ministeri ecclesiastici, dei sacramenti. sono discussi nel gruppo misto che abbiamo fra metodisti
e cattolici. Il mio è soltanto un
messaggio di amore cristiano.
— E le comunità metodiste
britanniche sono d’accordo?
— Sono 44 anni che lavoro in
queste comunità e so che cosa
pensano. Anzi devo aggiungere
che la migliore collaborazione
ecumenica esiste proprio al livello della comunità locale: si
opera, si pensa, si prega insieme. La nostra tecnologia può oggi liberare l’uomo o distruggere
il nostro pianeta. È in gioco il
futuro dell’umanità: un corpo di
Cristo che sia diviso non può
rendere in modo efficace il suo
servizio cristiano se è anch’esso
diviso. Inoltre, l’evangelizzazione
del mondo non può essere il
compito di una sola chiesa.
L’insegnamento
della religione
CRETA - Vili CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE
L’annuncio dell’evangelo
è servizio verso gli uomini
Facendo seguito al servizio sulla Conferenza di Chania
pubblicato sul numero scorso, pubblichiamo un rapporto su
2 dei 4 gruppi di lavoro, il 1° e il 3°.
LE CHIESE DIVISE IN EUROPA:
ALLA RICERCA DI COMUNIONE
E DI UNITA’
Dopo aver espresso preoccupazione per lo spettacolo di divisione che si offre al mondo,
per le conseguenti missioni diverse, spesso concorrenti, operate nei paesi del 3° mondo, per le
difficoltà dei rapporti fra le chiese minoritarie e le grandi chiese, si auspica una «via conciliare» all’unità (tesi da alcum anni in corso negli ambienti del
CEC, già nota agli evangelici italiani), ricordando l’immagine del
corpo e delle membra (I Cor. 12)
animate da uno stesso Spirito.
Le raccomandazioni alle chiese: consultazione preventiva fra
le chiese, in vista di dichiarazioni pubbliche; uso oculato della
stampa., perché tenga conto delle differenze tra le confessioni;
formazione di tipo «interconfessionale» ai giovani da parte delle chiese, da ottenersi con scambi di visite, conoscenze tra parrocchie diverse, informazioni di
massa sul movimento ecumenico ; mutuo riconoscimento dei
ministeri ; presentazione appropriata della storia ecclesiastica;
gemellaggi fra paesi e parrocchie diverse; preghiere e studi
biblici in comune.
Raccomandazioni alla KEK :
1. studio dei rapporti col Cattolicesimo (dietro sollecitazione
particolare del Patriarcato Ecumenico) in vista di un suo rapporto più stretto con la KEK;
esortazione a collaborare con il
Segretariato per l’Unità per arrivare a redigere a nome di tutte le chiese cristiane d’Europa
una dichiarazione su « Testimonianza comune e proselitismo » ;
2. fissare la data per la celebrazione della Pasqua, perché sia
comune per le chiese d’Oriente
e d’Occidente.
Come si può vedere, la mano
è... scappata più di una volta nel
senso della ricerca dell’unità, a
scapito dei contenuti che sono
tutt’altro che irrilevanti e giustamente sono ostacoli molto
forti ad una comunione reale.
PREDICAZIONE E SERVIZIO
Questa sezione è stata la più
numerosa, suddivisa in 4 sottosezioni, ciascuna formata da 3()40 persone, ha impegnato le prime ùue maggiormente sulla predicazione, le altre sul servizio,
giungendo a un buon docurnento conclusivo, con- indicazioni
abbastanza precise alla KEK.
Questo era forse dovuto alla presenza di molte persone tecnicamente preparate, veterane di lavori ecumenici, come il teologo
riforrriato olandese Albert van
den Heuvel, che ne era il presi
dente, Piet Boumann, già responsabile dell’ICA, ma anche persone più giovani non ancora notissime come Jùrgen Micksch,
responsabile di un dipartimento
delle Chiese tedesche (EKD)
per i rapporti con gli emigrati
non cristiani, o Wolf-Dieter Just
di un progetto d’intervento del
CEC, attualmente operante in
Olanda che elabora piani di sviluppo per le minoranze etniche
e i gruppi economicamente più
deboli nell’Europa Occidentale.
Erano presenti naturalmente an
che gli esperti in problemi diaconali delle chiese tedesche, olandesi ecc. Fra gli ortodossi è stata decisiva la presenza del Dr.
Alexandros Papaderos, rettore
dell’Accademia di Gonia, a Creta, dove con l’aiuto del CEC si
e creato un centro ecumenico,
molto simile al nostro di Agape, che opera a livello locale ardite interpretazioni teologiche in
campo politico-economico.
Importanti dichiarazioni di
principio, che è un po’ rischioso
riassumere per i lettori del nostro giornale, data la stringatezza del testo, riguardano il rapporto fra proclamazione dell’evangelo e diaconia : una vera
proclamazione dell’evangelo è
servizio verso gli uomini, perché
Dio vuole che siano salvati —
la diaconia non può essere solo
attività sociale, ma è proclamazione di Cristo che è venuto non
per esser servito, ma per servire. Una proclamazione dell’evangelo senza diaconia rischia di
diventare ideologia, una diaconia senza predicazione di diventare un esercizio paternalistico
di potere. Predicazione e diaconia sono responsabilità di tutta
la chiesa (e non solo di un gruppo di specializzati) e riguardano
tutto l’uomo (compreso il suo
inserimento nella vita economica e sociale). Occorre che le
chiese europee vadano al di là
del compito che storicamente si
sono assunte, di lenire le piaghe
e consolare.
Molti esempi sono menzionati
fra le necessità d’intervento delle chiese, in particolare: le minoranze etniche, i 12 milioni di
lavoratori in terra straniera e le
loro famiglie, i profughi. Una
diaconia particolare deve esercitare la chiesa nei confronti delle donne, alle quali troppo spesso è stata delegata pesantemente la diaconia dèlie chièse, per
combattere le numerose forme
di discriminazioni che sono presenti anche nelle stesse chiese.
Bisogna che le chiese comprendano di fatto cosa vuol dire esser discepole di Cristo che è venuto non per farsi servire, ma
per servire, rifiutando di gestire
esse stesse un potere e di essere
strumento degli interessi di poteri economico-politici, imparando un nuovo stile di vita che osi
andar contro la corrente della
nostra società di consumo materialista. Vengono menzionati 2
piani d’intervento diaconale,
che sono però inscindibili l’uno
dall’altro: quello «microdimensionale» (servizio immediato del
prossimo ) e quello « macrodimensionale » (trasformazione di
strutture economiche, politiche e
sociali ingiuste). Nel mantenimento di un giusto rapporto fra
queste dimensioni si vede la pienezza di una proclamazione e di
un servizio conformi all’Evangelo.
Il documento esprime preoccupazione per il ruolo di potere
che l’Europa continua ad esercitare su scala mondiale; problemi particolari si aprono con l’ingresso nel MEC del Portogallo,
della Spagna e della Grecia. A
questo proposito occorre che le
chiese dei paesi occidentali si
preparino ad affrontare questi
contrasti e appianarli, e d’altro
canto che rimangano in ascolto
di quanto hanno da dire le chiese dell’Europa Orientale su questi problemi, nel comune servizio per la pace e la distensione
tra i popoli.
Raccomandazioni sono rivolte
alla KEK, perché collabori (senza creare doppioni di strutture,
come sembra esser già avvenuto) con quegli organismi che già
lavorano al servizio degli emigranti, per es., o con propri centri diaconali o centri studio per
i problemi dello sviluppo. A questo scopo la KEK potrebbe predisporre un programma « Comunicazione » per permettere lo
scambio delTinformazione e il
coordinamento razionale dei molti ambiti d’impegno esistenti
presso le chiese.
Si chiede alla KEK il massimo sostegno al programma per
la difesa dei diritti umani (i tagli operati a livello di finanze,
hanno poi di fatto vanificato questa raccomandazione!). Di nuovo vengono menzionati - i profughi di diversi paesi e continenti
e in particolare quelli di Cipro
(data la vicinanza con Creta), di
cui si danno per «disperse» più
di 2000 persone, dopo le ostilità
del 1974.
Gianna Sciclone
(segue da pag. 1)
formare, anche quando ne siano
dissenzienti; prova ne sia i vari
casi nei quali insegnanti di religione considerati dalla scuola
e dalle famiglie competenti, devono essere rimossi, perché dimessi dall’Autorità Ecclesiastica
senza alcuna possibilità di dibattito.
c) Quando l’insegnamento
confessionale cattolico è materia
scolastica, gli studenti sono costretti al conformismo dottrinale, dovendo adattarsi ad un insegnamento calato dall’alto e non
essendo esaminati in base al valore critico delle loro convinzioni.
Il Consiglio della Chiesa Valdese di Firenze è convinto che
l’insegnamento della religione
può avvenire nelle scuole in forma democratica con diversa impostazione. Le vie possono essere due:
1. Dare spazio — fuori dei
programmi scolastici, ma nello
spirito dei rapporti tra scuola e
società — alle famiglie e agli
studenti di interrogare nell’ambito scolastico rappresentanti
delle varie confessioni religiose
sulla struttura, dottrina e storia
delle loro rispettive confessioni,
senza che ne derivi alcun onere
finanziario per Io Stato.
2. Istituire cattedre di Storia
delle Religioni, affidate a insegnanti che ne abbiano acquisita
la competenza presso Università
italiane e che, perciò, dipendano
dagli organismi dello Stato come tutti gli altri insegnanti.
Le due cose non sono in contrasto tra loro e possono essere
attuate insieme. L’importante è
che la scuola sia un luogo dove
la cultura si svolge nella libertà
della ricerca e non nell’irnposizione unilaterale di ideologie e siano garantite la libertà e l’uguaglianza di ogni corrente di pensiero, sancite dalla Costituzione
della Repubblica.
• In risposta all’esposto presentato per 4 casi di ostr^ionismo nei confronti del diritto di
esonero dalla religione, (vedi
Eco-Luce n. 47/23.11.’79), il Provveditore ha scritto alla Chiesa
valdese di Torino che il problema è stato sottoposto al Ministero della Pubblica Istruzione,
a Roma, « in considerazione
delle implicazioni, anche di natura costituzionale, che i casi
sollevati potrebbero far sorgere ».
4
30 novembre 1979
LA « RICERCA DEL GESÙ’ STORICO » - 4
LA SCELTA E IL MODO DI VIVERLA
Il Gesù
di E. Trocmé
L’analisi delle forme letterarie dei singoli brani
evangelici in un’opera di buona divulgazione
m
Riflessioni di un laico
sulla predicazione
Un altro libro su Gesù, che
parte dalla analisi della « scuola
delle forme » ma le organizza in
modo diverso dai precedenti, è
quello di E. Trocmé « Gesù di
Nazareth visto dai testimoni
della sua vita » (1).
La scuola delle forme
Nel primo articolo di questa
serie si era accennato a un nuovo tipo di analisi dei vangeli,
sviluppatosi intorno al 1920 e
poi generalizzato nei due o tre
decenni successivi, che cercava
di stabilire più esattamente i
modi della formazione della tradizione evangelica.
Gli studiosi di quella scuola,
detta « formista », sono partiti da
una accurata analisi delle forme
letterarie che costituiscono i singoli brani del testo evangelico.
Alcune di queste « forme » si
lasciano riconoscere da ogni lettore im po’ attento: pensiamo,
per es., alle parabole o ai racconti di miracolo.
Altre distinzioni più sottili richiedono più allenamento a questo tipo di studio: per es., occorre separare le parabole dalle
similitudini e dalle allegorie, oppure distin^ere i veri e propri
« racconti di miracolo » da quegli
altri testi in cui un miracolo è
menzionato (ma non descritto
nei particolari) solo per servire
da supporto a un detto o pronunciamento di Gesù. In questi
ultimi, la -parte narrativa è ridotta ai minimi termini, perché
interessa soprattutto la conclusione dell’episodio (o del dibattito di Gesù con i suoi discepoli o
con i suoi avversari).
Riprendendo la classificazione
della scuola formista, il Trocmé
cerca di ricostruire il volto di
Gesù che emerge dalle parabole,
dai racconti di miracolo, dai
« detti » del Signore, dai racconti biografici e dagli apoftègmi
(cioè, dai «detti incorniciati» che
sono stati brevemente descritti
qui sopra).
Su ciascuna di queste categorie stilistiche (tralasciando le
altre) il Trocmé si sofferma, indicandone le caratteristiche, i
testi evangelici, e sforzandosi di
ricavarne la figura di Gesù che
ciascuno di questi tipi di materiale rispecchia.
Le immagini di Gesù che il
Trocmé ricava sono diverse, e
la loro portata è limitata a un
settore ristretto della più antica
comunità — quello appunto in
cui si sarebbe sviluppata in modo preponderante l’una o l’altra
categoria di materiale evangeli
co. Però queste immagini ci riportano abbastanza indietro rispetto alTimmagine di Gesù rifiessa nei quattro Vangeli. Infatti quest’ultima corrisponde — in
genere — allo sviluppo cristologico di qualche decennio più
avanti.
Gesù è diventato
un uomo pericoloso
Dato rimpianto del libro, non
si può dire che esso sia, propriamente parlando, una « vita di
Gesù ». Più che un « Gesù di
Trocmé » il libro ci presenta il
Gesù delle parabole, il Gesù del
miracoli, il Gesù dei dibattiti e
così via — cioè la figura di Gesù che queste diverse « forme »
sembrano presupporre.
Tuttavia c’è un accenno di
prospettiva biografica quando
l’autore, nell’ultimo capitolo, si
domanda come Gesù abbia potuto superare i limiti dei ristretti ambiti geografici e sociali in
cui sembra essersi svolta la sua
attività di maestro, di polemista,
di taumaturgo, per arrivare alla dimensione di uomo pericoloso per il potere al punto da
dover essere tolto di mezzo. Di
quest’improvviso aumento della risonanza pubblica dell’attività -di Gesù sarebbe responsabile,
secondo il Trocmé, l’episodio
della cacciata dei mercanti dal
Tempio.
Benché esso abbia avuto, in
realtà, dimensioni molto modeste, può aver acquisito, agli occhi degli uni e degli altri, cioè
del potere e degli avversari del
potere, un valore simbolico, e
aver conferito a Gesù una fama
di probabile futuro protagonista
di avvenimenti storici di grande rilievo: « in pochi minuti, Gesù era diventato un personaggio pubblico » (p. 128 ediz. Francese).
Un genere diverso
di libro su Gesù
Oltre che per la presentazione
originale, l’opera del Trocmé va
segnalata perché si presta bene
per divulgare la metodologia
formista applicata ai vangeli e
per mostrare come sia possibile
usarla in senso positivo e non
solo in senso puramente critico
(come veniva fatto generalmente
in passato nello studio della figura di Gesù). Il Trocmé crea
così un genere diverso di libro
su Gesù, diverso sia dalle ricostruzioni tradizionali di tipo linear-biografico, sia dalle analisi
tematiche del suo insegnamento
come quella del Bultmann.
Bruno Corsani
(4 - continua)
(1) E. Trocmé - Gesù di Nazareth
visto dai suoi discepoli, Paìdeia, pp.
184, L. 5.000.
In, ahimè, lunghi decenni di
frequentazione di culti, studi biblici, assemblee, conferenze, sinodi non ricordo mi sia mai capitato di sentir parlare da pastori, teologi, conferenzieri della
Epistola di Paolo a Filemone,
che pure fa a buon diritto parte della Bibbia (Sez. Nuovo Testamento) così come il Cantico
dei Cantici o il profeta Geremia
(Sez. Antico Testamento).
Si tratta del più breve libro
della raccolta canonica, neppure una trentina di versetti; in
pratica un biglietto di accompagnamento con il quale Paolo rinvia al « padrone » Filemone lo
schiavo fuggitivo Onesimo che
da Paolo aveva cercato rifugio.
La breve Epistola mi è tornata alla mente leggendo Tintervento di Paolo Lucchesi sui lavori della Federazione pubblicato nella Luce del 2 novembre,
ed il pregevole studio presentato alTÀssemblea di Torre Pellice
da Aquilante e Miegge.
Cosa dice, in questo contesto,
almeno alle mie orecchie, l’Epistola a Filemone? Mi pare dica
con netta chiarezza che non esiste uno « specifico » cristiano
per la organizzazione della società; perfino la schiavitù è un sistema che Paolo non condanna,
ma in qualche modo accetta col
rinviare al suo « padrone » lo
schiavo fuggitivo. Dice anche tuttavia che esiste uno « specifico »
cristiano nel modo di vivere nella società in cui la storia ci ha
posto; dice che la legge delTamore è quella che distingue la
presenza del cristiano in qualunque contesto egli sia chiamato a vivere.
In sostanza: che ogni discussione su « Fede e Politica » è un
modo falso di porre un problema che è invece « Fede e Testimonianza ».
È abbastanza ovvio dire che
ognuno di noi, e la Chiesa che
tutti assieme costituiamo, vive
nella stoida e non può non prendere concrete posizioni sui problemi che anno dopo anno la storia ci pone. Ma TEpistola a Filemone ci insegna che quanto distingue il cristiano non è la scelta politica che egli può, o deve,
fare in un determinato momento storico, ma il modo con cui
tale scelta è vissuta come testimonianza. Per parlar chiaro non
è cristiano condannare questo o
quel fratello per la sua scelta
politica, ma cristiano può essere
verificare se la scelta è vissuta
secondo la predicazione di Paolo a Filemone. Ed è sul « modo »
non sulla « scelta » che una vera
unità cristiana, federata o no,
può realizzarsi. La tradizione
metodista ha dato vita nella storia a due diversi modi di partecipazione sociale: quello dell’Esercito della Salvezza, mai abbastanza apprezzato per l’abnegazione con cui cerca di aiutare le
vittime di una società ingiusta;
e quello della partecipazione in
Inghilterra al sorgere del Partito Laburista che ha fatto quel
che poteva per rimuovere, o almeno attenuare, le cause per le
quali la società era ingiusta. Ambedue queste realizzazioni sembrano rientrare nel quadro della
predicazione di Paolo a Filemone, per il « modo » come esse
sono andate realizzandosi.
0 qualche pastore, teologo o
conferenziere vorrà spiegarci cosa può significare esattamente
d’altro l’Epistola a Filemone?
Demini
UNA RIFLESSIONE CRITICA SULLA TAVOLA ROTONDA DELLA FEDERAZIONE
Difficile riconoscere la Riforma
nelle nostre chiese di
oggi
Nella predicazione di apertura
dell’Assemblea, Paolo Spanu affermava ; « ...possiamo veramente dire che noi siamo in grado
di proporre un’alternativa al popolo italiano? Io penso onestamente di no... Noi non possiamo
proporre noi stessi, né le nostre
chiese, né la nostra cultura come fossero o potessero essere
alternative». A mio parere, egli
prendeva giustamente le distanze da un titolo poco felice, per
lo meno pretenzioso, comunque
ambiguo. Purtroppo, la tavola
rotonda sul tema « Gli evangelici in Italia: una proposta alter
NOVITA’
« Parola per l’uomo d’oggi » 3 :
HELMUT GOLLWITZER
Il poema biblico deii’amore
tra uomo e donna
Cantico dei Cantici
Nuova traduzione dall’ebraico di D. Garrone
pp. 112, L. 3.800
Un « libro » della Bibbia tra i meno letti che oggi è possibile riscoprire in tutto il suo valore poetico grazie alla recente
esegesi.
Che significato può avere per la chiesa d’oggi, per il suo
atteggiamento verso i problemi etici del nostro tempo, il fatto
che la Bibbia canti l’amore « terreno »? E in quale rapporto si
viene a trovare questo eros con Tagàpe, cioè con l’amore di
Dio che si dona agli uomini, rivelato in Cristo?
Un aiuto all’interpretazione del «più bel canto della Bibbia », che nasce dall’esperienza di dibattito e di confronto dell’ultimo Kirchentag tedesco. Un libro per la lettura individuale
o di gruppo che stimola alla discussione.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 Torino
c.c.p. 20780102
nativa » non ha dissipato questa
ambiguità se non, in parte, nelle repliche dei relatori agli interventi del pubblico.
Personalmente penso che alla
base di questa ambiguità sta il
fatto di considerare la matrice
comune degli evangelici — la Riforma — come garante di ima
maggior fedeltà all’evangelo.
Ora, se è teologicamente e storicamente vero, come ha detto il
past. Sonelli, che il protestantesimo si differenzia nettamente
dal cattolicesimo sul piano ecclesiologico ed etico per cui, ad
esempio, una comunità riformata non è la stessa cosa di una
parrocchia cattolica, un pastore
non è la stessa cosa di un prete,
la responsabilità personale del
protestante è l’opposto della delega di stampo cattolico, ciò non
significa affatto che il nostro modo di essere protestanti oggi sia
di per sé un modello alternativo.
Infatti, possiamo proclamarci
protestanti solo se abbiamo il
coraggio e la coerenza di attuare
tutti i principi fondamentali della Riforma, a cominciare dal
« semper reformanda » fino al
tanto sbandierato e quasi mai
attuato sacerdozio universale. Da
anni si parla di una progressiva
cattolicizzazione delle nostre comunità e di una clericalizzazione dei pastori. È un dato di fatto: basta osservare la vita e l’organizzazione di una qualsiasi
delle nostre comunità. E non basta certo tapparsi gli occhi e dire : « si, però noi siamo riformati e gli altri sono da riformare ».
In questo modo illudiamo noi
stessi e non convinciamo gli altri, e ciò spiega probabilmente la
posizione delle comunità di base cattoliche nei nostri confronti. Non che esse non accettino
la Riforma: gli riesce difficile —
e talvolta impossibile — riconoscerla nelle nostre chiese di oggi.
Ha detto giustamente Michele
Foligno che il problema non è
tanto la credibilità delle nostre
chiese quanto la credibilità di
Gesù Cristo e del suo messaggio, il quale trascende le nostre
capacità, i nostri limiti, le nostre incoerenze. Questo è vero :
non saremo mai predicatori perfetti e degni dell’evangelo che annunciamo. Ciò non toglie — come ha detto Giorgio Girardet —
che dobbiamo assolutamente riscoprire, noi per primi, e mettere in atto i « valori » della Riforma; il nostro richiamo alla Riforma ha senso solo nella misura in cui rifacciamo la nostra
riforma oggi — « Ogni epoca deve fare la sua riforma », ha detto — in relazione al tempo e ai
problemi che stiamo vivendo. In
un’epoca di crisi e di svolta come la nostra, dobbiamo essere
protestanti, cioè saper discernere criticamente e capire il nostro tempo, far prova di inventiva e di vitalità, saper tradurre il
messaggio dell’evangelo in scelte
e prassi che incidano realmente
sulle coscienze, per un’autentica
trasformazione della società. È
chiaro che « Tessere protestanti »
in questo senso non è riconducibile semplicemente all’essere
evangelici, ma all’essere discepoli
di Cristo, a prescindere dalle denominazioni e dalle confessioni.
E bene ha fatto Don Barbero nel
corso del dibattito a ricordarcelo.
Tutto questo però non ha senso — o meglio non può essere vero ^ se non c’è un serio e costante confronto con la Parola,
cioè con la Bibbia. Ugo Gastaldi
ha avuto ragione di insistere su
questo punto, che è uno dei punti fermi della Riforma.
Malgrado tutti questi spunti
interessanti, è rimasta non poca perplessità. Non ha convinto il tono interclassista delle relazioni, la limitata analisi della
realtà odierna, il taglio troppo
religioso-ecclesiastico. Come ha
detto giustamente Marco Rostan,
sembra che in Italia non esista
più la lotta di classe, mentre invece, a due passi da Torre Pellice, il padrone FIAT sta portando un attacco politico in profondità al movimento operaio organizzato —; i problemi vengono ridotti a enunciazioni globali: la droga, la violenza, la disgregazione, la crisi dei valori,
lo sfascio, ecc. e il cattolicesimo viene visto attraverso il prisma deformante che ne dà Papa Wojtyla. In quanto all’evangelizzazione, si ripropongono tali e quali i vecchi schemi alla
Billy Graham, tanto di moda
vent’anni fa. Personalmente penso che intendere l’evangelizzazione oggi in questo modo sia
sbagliato, non solo perché è un
modo che lascia il tempo che
trova, senza incidere realmente,
ma soprattutto perché è molto
difficile vedere in esso una qualche continuità logica con la linèa di ricerca e di impegno delle forze più vive del protestantesimo italiano negli ultimi trent’anni, di cui Agape in particolare è stata e continua ad essere
l’espressione.
Dopo Bonhoeffer, molti hanno
capito che c’è un modo laico di
essere cristiani, che è poi il
modo della migliore tradizione
protestante, e forse l’unico modo di essere autenticamente cristiani. In pratica, vuol dire ciò
che diceva Paolo Naso nella sua
meditazione riportata su questo
numero: la condizione necessaria per tentare di comunicare
la buona novella è quella di radicarsi in una situazione, cioè
di condividere realmente la vita
e i problemi concreti degli uomini a cui ci vogliamo rivolgere. Il che, in altre parole, vuol
dire essere dei militanti. Diversamente la nostra predicazione
rischia di rimanere, agli orecchi
dei più, un mistero. Ora, la Chiesa di Gesù-Cristo non è quella
del mistero, ma quella della libertà dei figli di Dio che operano per la giustizia e la liberazione concreta degli uomini, nella prospettiva e nella speranza
del Regno.
Jean-Jacques Peyronel
5
30 novembre 1979
ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA - DALLA TAVOLA ROTONDA
Nel corso dell’Assemblea della Federazione svoltasi all’inizio di novembre a Torre Pellice, ha avuto luogo nel salone della Scuola Media Leonardo da Vinci gremito di
gente, una tavola rotonda sul motto dell’Assemblea stessa. Me
pubblichiamo degli stralci che malgrado l’inevitabile riduzione (soprattutto per ciò che riguarda l’intervento del pastore
Foligno centrato però sidl’esperienza evangelistica che i lettori deU’Eco-Luce conoscono dada pagina pubblicata un mese
fa) confidiamo diano un’idea non deformata del contenuto
complessivo. A pag. 4 pubblichiamo una valutazione che tiene
conto del dibattito che si è svolto dopo gli interventi degli
oratori.
Spini; un rifiuto del
mondo che lo trasformo
Foligno: evangelizzare
significa dire la verità
« Alternativa », « alternanza »,
parole usate da parti diverse con
significati diversi, sono termini
del vocabolario dei dibattiti politici che sentiamo giornalmente
attorno a noi e che leggiamo sui
giornali. Credo perciò che dobbiamo partire fissando questo
dato: una proposta di alternativa cristiana evangelica non può
porsi sul piano di queste altre
alternative, non può significare
il contrapporre una dottrina sociale cristiana a dottrine sociali
ritenute anti-cristiane o almeno
a-cristiane, non può cioè porsi
come alternativa in termini politici. La storia ci dice infatti
che la affascinante peculiarità
della alternativa cristiana è proprio di questa contraddizione
apparente di un rifiato del mondo che trasforma il mondo. Lasciatemi spiegare con qualche
esempio.
Quando crollò la civiltà antica di Roma sotto i colpi delle
invasioni barbariche Benedetto
da Norcia apparentemente non
fece altro che allontanarsi da
questo mondo, non propose certo un’alternativa politica ai regni romano-barbarici. Ma questo
volgersi alla meditazione dellà
verità cristiana in apparenza voltando le spalle al mondo creò
le basi per la nuova civiltà del
Medioevo. .
E certamente Giovanni Calvino predicando l’Evangelo a Ginevra non si proponeva minimamente di trovare un rimedio in
termini economico-sociali ad una
Europa in preda alla crisi di inflazione che a metà del XVI secolo l'argento americano stava
scatenando. Ma nella società ginevrina creata in quegli anni si
realizzava di fatto il pieno impiego e un regime di austerità,
e si formava così la risposta sto
agitò la classe lavoratrice inglese nell’età della rivoluzione industriale sia stato il fondamento del successivo movimento di
classe e delle lotte socialiste nell’Inghilterra dell’800. E potremmo continuare a lungo. Ma bastino questi esempi per illustrare la peculiarità dell’alternativa
cristiana che è quella di porsi al
di fuori delle contrapposizioni
di diversi programmi politici, di
rifuggire dalla tentazione del par
L’alternativa che noi evangelici presentiamo è l’unica valida
alternativa perché parte dall’Evangelo, si fonda su Gesù Cristo,
si basa sulla vocazione che Dio
in Cristo ci rivolge. Perciò essere portatori di questa alternativa significa essere chiesa che
evangelizza, che trasmette ad altri la gioia di ciò che abbiamo
ricevuto da parte del Signore.
Evangelizzare per noi oggi significa finalizzare questo annuncio
Gli evangelici in Italia,
una proposta alternativa
ricamente appropriata precisamente ai problemi della società
europea di quel tempo.
E non credo che Giovanni Wesley, quando andò a predicare
agli operai della incipiente rivoluzione industriale in Inghilterra
ed organizzò le « classi » metodiste pensasse ad altro che alla riscoperta dell’Evangelo. Ma noi
storici posteriori sappiamo come il movimento metodista che
Gastaldi: per un retto
rapporto tra Dio e uomo
Per comprendere l’essenza di
un’« alternativa di fondo » quale
è quella evangelica si può far
ricorso ad una espressione corrente, quella del « retto rapporto », del retto rapporto tra Dio
e l’uomo.
Quando, per coerenza evangelica, parliamo di ’rapporto con
Dio’, è di un vero ’rapporto’ che
intendiamo parlare, non di una
supposizione. Qra questo rapporto è vero ed effettivo ad una
condizione: che ci sia una fede
personale (che io credo in Dio
vuol dire che Dio per me c’è),
sulla cui base si stabilisca in
qualche modo una relazione anch’essa personale, cioè diretta,
non mediata (senza altri, in breve,
che stiano in mezzo tra Dio e me).
Non stiamo facendo un discorso intimistico, misticheggiante.
Questo rapporto personale con
Dio — questo stare ’dinnanzi a
Dio’, come dice la Bibbia — è
confrontarsi direttamente con la
sua Parola, è essere consapevoli
della propria posizione con un
punto di riferimento sicuro ed
inconfondibile: ed è soprattutto
rispondere di sé, in prima persona, per quello che si pensa, si
sente, si dice, si fa, sia singolarmente che con gli altri.
Crediamo che gli italiani, per
quelle carenze loro proprie che
sono state più volte denunciate
e che non stiamo qui a richiamare, abbiano bisogno di questa
’fede personale’, di questa ’fede
evangelica’, anche se non dobbiamo far loro il torto di pensare che siano soltanto essi ad
averne bisogno.
Certamente possiamo parlare
di ’alternativa’ anche in altri sensi, come difatti avviene: nel senso di un’altra chiesa, di un’altra
società, di un altro stile di vita,
di un’altra cultura, di un’altra
civiltà. Alternative legittime, do
verose, che a nessun titolo possono essere escluse da un discorso veramente cristiano.
Solo c’è da domandarsi se occorre proprio essere cristiani
per proclamarle e perseguirle.
Sono alternative che propongono anche gli altri, che noi proponiamo insieme agli altri, anche se affermiamo che l’essere
cristiani ed evangelici ci porta
a sentirle, a proporle e a perseguirle con più convinzione, con
più impegno, con più purezza e
costanza, perché quelle alternative per noi si profilano su quella suprema alternativa al mondo che è il regno di Dio.
Lo specifico evangelico non sta
in queste alternative, ma in qualcosa di più profondo che non le
smentisce e può costituire anzi
il loro fondamento, la condizione del loro realizzarsi: è proprio
in quell’alternativa di fondo o
primaria di cui abbiamo visto
un significato essenziale, rispetto alla quale ogni altra alternativa diventa derivata e dipendente (almeno per il cristiano),
nel senso che se si realizza la
prima è anche possibile che si
realizzino le altre.
Non oso dire: se no, no. Perché potrebbero realizzarsi anche
senza di quella, se pur in modo
imperfetto e temporaneo. Non
si può dire nemmeno che raffermarsi di una maggioranza o di
una vivace minoranza cristiana
di tipo protestante nella storia
di un popolo garantisca anche
delle definitive conquiste civili,
come purtroppo i fatti ampiamente dimostrano. Un notissimo
storico protestante, Roland Bainton, fa in proposito queste considerazioni nel più recente dei
suoi libri, Yesterday, Today, and
what next? (1978, p. 35): «Conquiste e sconfitte, sconfitte e conquiste ci confrontano nel corso
tito cristiano, del programma
cristiano, della sociologia cristiana, ma di puntare con radicale integrità sulla riappropriazione della Parola di Dio nella
convinzione che attraverso questa via si realizza quel paradosso della storia che sempre si ripropone in 2000 àniii di 'cristianità: che proprio da questo apparente voltare le spalle al mondo,
il mondo e la società finiscono
per essere trasformati.
della storia documentata. Alcuni
mali sono stati corretti. Nuovi
mali emergono. E difficile aver
la prova di un cambiamento fondamentale della natura umana
nel corso dei secoli.
Ci potrà mai essere questo
cambiamento? Certamente sì, se
si tratta di comportamento ed
anche di carattere. La conversione può farlo... Più di una volta
nella storia. del cristianesimo il
peccatore è diventato un santo,
il persecutore di una causa si è
mutato nel suo avvocato e persino nel suo martire.
Ma la conversione raramente
è andata più in là della creazione di un ordine monastico o di
una setta. Non si è mai detto
che un’intera cultura sia stata
convertita ».
Possiamo non condividere il
pessimismo di Bainton ed aver
più speranze per l’umanità di
quante egli non ne consenta. Resta comunque il fatto che l’alternativa propostaci dall’Evangelo non soltanto è una alternativa di fondo che non può essere
equivocata con altre, ma è anche
un’alternativa categorica, che
non può essere condizionata dalle nostre valutazioni, ottimistiche o pessimistiche.
Su questo punto dobbiamo essere chiari, se vogliamo che professarsi cristiani abbia ancora
un senso. Se la fede cristiana deve tradursi interamente in contenuti per i quali non occorre
affatto credere in Dio e in Gesù
Cristo, è inutile che stiamo ancora a parlare di fede cristiana
e che ci professiamo evangelici.
È una questione di coerenza, se
non di onestà mentale, da cui
non possiamo evadere. Si tratta
oltretutto di essere onesti con
Dio, se veramente ci crediamo,
perché se è veramente l’Evangelo che vogliamo proporre, non
possiamo dimenticare che la proposta è la Sua, non la nostra.
E questo significa anche essere onesti con gli italiani, perché
non proponiamo loro qualcosa
da poco, su cui sia lecito fare il
solito sconto.
della gioia ad associare più gente possibile alle nostre file, perché il numero ha la sua importanza come cassa di risonanza
dell’aimuncio. Se a Torino il 30
settembre, nella giornata conclusiva della nostra manifestazione evangelistica, anziché 500 fossiino stati 5.000 o magari 50.000,
quella manifestazione avrebbe
certo avuto un’altra risonanza.
Ma la nostra credibilità non è
certo nel nurnero. La chiesa non
ha in sé la sua credibilità, ma
vive, testimonia, evangelizza, solo nella credibilità di Cristo: la
chiesa è credibile solo se e perché annuncia qualcuno che è
credibile e non annuncia se stessa. Oggi nelTannuncio dell’Evangelo la prima cosa e la più urgente è dire la verità nella sincerità delle parole, nella onestà
degli atti e nella correttezza dei
rapporti. Alla gente che non ha
più prospettive c vede solo miraggi, che richiede una nuova
forma di autoritarismo, che richiede vaghe forme di spiritualità, noi dobbiamo dire che solo
Gesù Cristo può essere allo stesso tempo Signore e Liberatore,
dire che la sua signoria non è
un’autorità che domina, ma è
una potenza che libera; libera
dalla religione delle deleghe, dalla mediazione, dai misteri, dai
miracoli, dalTautoritarismo umano; libera dalle catene del peccato, dalla legge della morte, è
fondamento di ogni altra liberazione. Non c’è liberazione senza
Evangelo e non c’è alcuna valida proposta alternativa fuori da
questo Evangelo. Ma questo Evangelo bisogna ben farlo conoscere, bisogna annunziarlo, bisogna farne il centro del nostro
essere chiesa. Altrimenti, senza
questa dimensione evangelistica,
la chiesa non è più chiesa.
Girardet; la necessità
di una seconda riforma
Lo spunto per il mio intervento mi è stato offerto daU’incontro casuale con la rivista « Sejoumers » condotta da evangelici americani, che recentemente
hanno intitolato un loro importante articolo « Verso una seconda riforma ». Il senso è questo:
siamo alla svolta di un’epoca: la
società occidentale industriale è
giunta al suo esaurimento per
ragioni economiche e politiche;
la fine del monopolio delle materie prime e la crisi dei rapporti internazionali esaurisce lo sviluppo illimitato e apre l’epoca
della ristrettezza. Questo non può
non portare un cambiamento
nella situazione umana, nella nostra identità di uomini occidentali e anche di protestanti che
si sono in gran parte identificati
con questo mondo che credeva
nel proprio continuo progresso
e nella propria missione civilizzatrice. In questa situazione —
argomentano questi fratelli americani — ritrovare il rapporto
col messaggio evangelico in modo nuovo, secondo le linee di una
« seconda riforma », è indispensabile per poter riscoprire il senso della nostra vocazione.
Ma per scoprii'e cosa vuol dire una seconda riforma è necessario avere il coraggio di esaminare la complicità che noi cristiani, cattolici e protestanti abbiamo avuto con questa società
per 500 anni, dal tempo dei primi sviluppi della società borghese, e in particolare negli ultimi
150 anni, da quando cioè la Restaurazione, dopo la grande paura della Rivoluzione francese e
la bufera delle trasformazioni
sociali, politiche, economiche,
marcò ùn ritorno alla religione
e lanciò l’idea di un’Europa cristiana come valore di conservazione e di solidità. Le chiese cattoliche e protestanti hanno ac
cettato di svolgere questo ruolo
che da una parte ha significato
un progetto di cristianizzazione
di massa, ma che dall’altra ha
segnato la frattura tra la chiesa
e la classe operaia che oggi considera le chiese, consciamente o
inconsciamente, come complici e
puntelli delTordine esistente e
della civiltà che oggi è in crisi.
D’altra parte — parlando in
particolare della forma di cristianesimo che ci è più vicina — in
questo periodo di compromessi,
il protestantesimo in Europa e
negli Stati Uniti ha mostrato una
grande inventiva e vitalità. Ricordiamo la lotta per l’emancipazione degli schiavi, per Tumanizzazione ilei quartieri operai,
l’azione del « cristianesimo sociale ». Più recentemente il protestantesimo ha preso parte alla lotta politica contro il nazismo, ha patrocinato prima di altri la decolonizzazione, non ha
negato l’appoggio alle lotte di liberazione dei popoli oppressi, ha
dato vita al grande movimento
ecumenico. Oggi questo protestantesimo giunge alla svolta di
questi anni pieno di debolezze e
di contraddizioni, ma io credo
che storicamente abbia capacità
di recupero perché in qualche
modo rimane vivo nel protestantesimo quella capacità profetica
che permette di guardare non
alle cose che sono, ma a quelle
che devono essere, non alle cose stabilizzate ma a come cambiare le cose.
Certo questa capacità è di per
sé minoritaria. In Italia è possibile che noi siamo una di quelle
minoranze profetiche che valgono non per il loro numero o per
la loro tradizione culturale, ma
per il messaggio di cui si fanno
portatrici e che testimoniano non
(continua a pag. 8)
6
30 novembre 1979
cronaca delle valli
MAGIA E CREDENZE NEL PROTESTANTESIMO DELLE CEVENNE
in
Nel mondo antico delle
"maske” e dei “soursié
Nelle Cevenne la cultura folkloristica è stata ridimensionata
cultura protestante: questo vale anche per le valli valdesi?
INIZIATIVA DEL COMUNE DI PINEROLO
Periodici locali
a confronto
dalla
L’eccellente rivista di etnologia del Delfinato, giunta ora al
suo 7° anno di vita, « Le monde
alpin et rhodanien », ha pubblicato recentemente una pregevole riduzione-adattamento del volume di T. Pons, edito lo scorso
anno dalla Claudiana: Vita montanara e folklore nelle Valli Vaidesi. Non possiamo che rallegrarci sia con il prof. Pons che
vede così degnamente coronata
una lunga e silenziosa attività di
studioso e ricercatore, sia con i
responsabili della Rivista che
contribuiscono ad allargare la
conoscenza del patrimonio culturale delle valli valdesi.
Fatta questa doverosa segnalazione vorrei segnalare però un
numero monografico della stessa Rivista, apparso nel 1977, dal
titolo Religión populaire.
A renderlo meritevole di interesse c’è anzitutto la varietà e
ricchezza dei contributi (ima introduzione di Michel Vovelle, gli
ex voto ad Oropa ed in Provenza, il folklore religioso nella diocesi di Grenoble nel ’600, le pratiche religiose in Savoia nel ’700,
saggi della teologia popolare
della zona di Embrun, santuari
di fertilità ecc.) ma soprattutto
un saggio di Philippe Joutard
dal titolo: Protestantisme populaire et univers magique; le cas
cévenol.
Per il nostro dibattito sulla
religione popolare, il folklore, la
cultura valdese ecc. questo contributo è di notevole interesse.
Terra contadina, come la nostra,
di resistenza e persecuzioni, di
montagna povera, di pietà rigida, di risveglio le Cevenne sono
il pendant francese delle Valli
Valdesi, così si crede, lo sono
anche sotto questo aspetto? Possiamo forse capire meglio la nostra situazione guardando a quella cévenole.
Che dice il Joutard? Parte da
una affermazione che abitualmente ha valore di tesi più che
di ipotesi: « il protestantesimo
ha cancellato radicalmente nelle
Cevenne ogni cultura anteriore »,
cultura popolare s’intende, e
conseguentemente ha cancellato
ogni forma di magia, superstizione nel nome di due istanze: la
Bibbia e la razionalità; cominciando nel ’500 con la Bibbia e
proseguendo con la ragione nel
’700. È vera questa affermazione?
In base alla raccolta fatta dei
dati in suo possesso, interviste,
testimonianze ecc. il nostro autore ritiene poter rispondere negativamente. Anche le Cevenne
riformate partecipano in modi
cospicui di quell’universo magico che caratterizza il mondo
contadino. Dalla credenza al
« draket », essere misterioso che
oscilla fra il folletto scherzoso e
la manifestazione diabolica, alla
più ampia e consistente credenza nel malocchio; Vensorcelaire
o enmaskaire è quello che ha il
malocchio e lo comunica, il desensorcelaire quello che lo leva
(si notino le radici « maske » e
« sourcier » identiche a quelle
nostrane).
E su questa strada si ritrovano tracce o residui di sistemi di
credenze complesse, connesse con
la morte (entrare o meno in casa dopo i funerali), la malattia
degli animali, i guaritori, le formule magiche (con tracce di latino della messa), ì'enklausi per
proteggere il pollaio dalla volpe
ed in certi casi una presenza
inattesa, misteriosa del demoniaco.
La soluzione più ovvia, a cui
sembra condurre questa ricerca,
è di affermare che sul piano etnografico la differenza fra regioni protestanti e cattoliche è inesistente, i protestanti cévenols
sono stati, malgrado la diversità
di confessione religiosa, del tutto
simili ai cattolici, nel campo delle superstizioni popolari. Questa
tesi, secondo Joutard, non è sostenibile. La differenza c’è e deve cercarsi in una « diversa den
sità di espressioni dell’universo
magico » e non si tratta solo di
un fenomeno quantitativo, c’è
meno superstizione (fatto indiscutibile), ma c’è un diverso modo di porsi in relazione col mondo deH’irrazionale. Si può parlare di una reinterpretazione calvinista di fenomeni quali le guarigioni ed il malocchio. I testimoni interpellati sul primo punto
sono unanimi nel riferire le guarigioni all’intervento divino ricollegandolo con la « fede » dell’interessato escludendo, di conseguenza, ogni intervento diabolico o di poteri magico-occulti, come è invece estremamente frequente in zone cattoliche. Lo
schema su cui si modella il fatto
è dunque il riferimento evangelico della guarigione per fede.
Altrettanto interessante è il
concetto di malocchio come effetto di una disposizione interiore; è la mia gelosia, in termini
calvinisti il mio peccato, che in
qualche modo finisce per coinvolgere l’altro nel male; Romani 7 in termini etnografici. Due
esempi fra molti.
Ciò che colpisce il nostro autore è però un altro fatto: la
scarsa, anzi nulla, reazione da
parte dei pastori di fronte a queste forme di pratiche magiche.
Il motivo? Non ne erano a oo
noscenza, poco probabile; non
lo ritenevano grave, sorprende
se si pensa alla lotta dei Riformatori contro la superstizione.
Un’altra ipotesi è però possibile: l’impegno dei ministri (pastori e concistori) orientato su
altri fronti, sulla teologia e sull’etica (il 56% delle delibere di
un concistoro cévenol era consacrato a problemi di violenza
fisica o verbale!) li ha resi prudenti nei confronti del mondo
magico delle campagne. Essi hanno in qualche modo aggirato il
fenomeno più che prenderlo di
petto, l’hanno dominato, controllato più che denunciato, come
vorrebbe un atteggiamento illuminista o ricuperato, come sarebbe il caso di certi ambienti
cattolici.
Se il protestantesimo « non è
riuscito, contrariamente a quanto ambiva fare, ad estirpare la
cultura folkloristica, l’ha sufficientemente modificata da renderla compatibile con il cristianesimo evitando le contraddizioni troppo flagranti », così conclude il nostro autore.
Questo per le Cevenne, per il
nostro mondo rurale che ne è
stato della predicazione, delle
« maske » e dei « soursie », dei
diavoli e dei morti?
G. Tourn
Con felice iniziativa, l’amministrazione comunale di Pinerolo
ha Organizzato, la sera di venerdì 16 novembre, una tavola rotonda fra i rappresentanti dei
quotidiani e settimanali della zona. 'Vi hanno partecipato « Cronache del Pinerolese, l’Eco delle
Valli, il Pellice e i responsabili
per la cronaca locale della Gazzetta del Popolo e della Stampa;
si è invece deplorata l’qssenza
del più diffuso settimanale del
Pinerolese, l’Eco del Chisone.
La scarsità del pubblico ha
poi fatto sì che tutti i presenti
prendessero parte al dialogo in
cui, sotto la guida del moderatore, dott. Storero, ci si è chiesti
perché si pubblichi un giornale,
che cosa si aspettino da esso i
lettori. Qualcuno ha fatto osspvare che i periodici di provincia, proprio perché opera di volontari, sono sì pieni di difetti,
ma sono anche in qualche modo
l’espressione diretta degli stessi
lettori, mentre i grandi quotidiani, nonostante le varie rubriche
di lettere al direttore, offrono alla gente un prodotto pre-confezionato.
Ma l’aspetto più positivo delrincontro mi è parso lo spirito
di collaborazione per cui, pur
partendo da posizioni molto diverse, tutti hanno dimostrato di
volere, non squallide polemiche
alimentate dai pettegolezzi, ma
un confronto costruttivo sui vari problemi.
Da questa civile impostazione
del dibattito sono anche scatu
rite alcune proposte pratiche, come quella di una bacheca comune, su cui per esempio il passante possa trovare affiancati il giudizio liberale e quello comunista
su un dato avvenimento.
E nell’attuale clima di pesanti squalifiche preconcette e di
scarsissima disponibilità all’ascolto, ciò non è poco.
Unica nota secondo me stonata: ad un certo punto, per difendere certi titoli « ad effetto »
che snaturavano il significato
dell’articolo, qualcuno ha detto:
« Si scrive per vendere, e quindi
bisogna stuzzicare ad ogni costo
l’interesse del pubblico ». Io penso che si scriva per essere letti,
ed evidentemente bisogna vendere per poter pubblicare, visto
che carta, stampa e spedizione
costano, ma, dato e non concesso che il pubblico abbia bisogno
di un certo tipo di titoli per decidersi a leggere, mi domando se
sia giusto dargli quel che vuole, e magari un po’ di più, anziché cercare di fargli capire che
può interessarsi anche a cose di
altro genere.
M. G.
Coordinamento
FGEI-Valli
Il Coordinamento FGEI-Valli è
convocato per lunedì 3 dicembre, alle ore 20,45, pi'esso i locali
della Chiesa Valdese di Pinerolo,
in via dei Mille 1.
IN VAL PELLICE
Programma per l’elettrificazione
Con la Circolare 10610/M del 15.6
1979 la Regione Piemonte — Assessorato Agricoltura e Foreste — portava
a conoscenza delle Comunità Montane
il Regolamento C.E.E. n. 1760 del
25.7.'78 riguardante un'azione comune
per il miglioramento delle infrastrutture, quali elettrodotti rurali, acquedotti rurali e strade rurali e di comunicazione a servizio principalmente dell'agricoltura e della selvicoltura nelle
zone montane svantaggiate. Con la stessa veniva pure reso noto l'importo assegnato a questa Comunità Montana
(determinato in base al parametro della popolazione e del territorio) pari a
L. 513.000.000 e si chiedeva la elaborazione di un programma nel quale inserire le opere da realizzare che dovevano comunque essere in armonia
con il Piano di Sviluppo Economico e
Sociale della Comunità.
Il Consiglio della Comunità Montana
nella seduta del 30 ottobre u.s. ha approvato il seguente programma proposto dalla Giunta riguardante esclusivamente opere di elettrificazione rurale:
no erogati fondi alle Comunità Montane, direttamente dalla Regione, a scadenze annuali per il triennio 1980-82 e
nella misura di 200-250 milioni annui.
D'altra parte il parco macchine per
movimento terra di cui la Comunità si
sta dotando e che si completerà a breve termine, renderà possibili interventi
diretti per la realizzazione di tali opere.
La Giunta della
Comunità Montana Vai Peiiice
Tra poco senza luce?
nelle zone Vernè-Porte-Ciava e
Garsinera-Martel-Sonagliette
servizio di case sparse e
ANGROGNA
— Potenziamento elettrodotto
nuovi allacciamenti nelle zone
Pons
— Completamento elettrificazione al
borgate del fondovalle
TORRE PELLICE
— Costruzione elettrodotto dalla borgata Armand ai Rossenghi
— Allacciamento delle borgate e case sparse comprese nella
zona Tagliaretto-Sea
LUSERNA S. GIOVANNI e BRICHERASIO
— Potenziamento e completamento elettrificazione nelle località
Cuccia in Comune di Bricherasio e Cantera in Comune di Luserna S. Giovanni
LUSERNETTA
__ Potenziamento e completamento elettrificazione dal concentrico alle borgate S. Rocco e Oliva
VILLAR PELLICE
__ Costruzione elettrodotto dalla borgata Sagne alle borgate
Podio Talmon e Podio Dalmas
L. 325.290.000
L. 53.840.000
L. 52.320.000
56.580.000
L. 69.900,000
L. 59,640.000
23.880.000
Le vicende della Cooperativa
Elettricità di Torre Pellice pare
stiano avviandosi verso un epilogo non certo invidiabile per
gli utenti.
È giunta ai Sindaci dei Comuni e ad altre autorità locali una
comunicazione del Liquidatore
nella quale si annuncia la cessazione del servizio per il 10 dicembre prossimo, qualora ENEL, Regione, Ministero, o altri Enti non provvedano a risolvere la situazione.
La comunicazione è pure pervenuta al Ministero Industria,
alla Regione, al Prefetto, all’ENEL. Gli utenti non sono stati
avvisati.
È chiaro che se gli oltre 1000
utenti non interverranno, appoggiati dalle Autorità locali e regionali, il peggio arriverà ed oltre
2000 persone resteranno senza
luce e riscaldamento tra poco più
di dieci giorni.
Per fronteggiare la situazione
è stata indetta una riunione generale degli utenti, per il giorno
di sabato 1 dicembre, ore 16, in
Torre Pellice, viale Rimembranza, salone comunale.
La Comunità Montana ha già
preso posizione rilevando che
« qualsiasi soluzione venga reperita non debba in ogni caso penalizzare i dipendenti della Coop.
Elettricità ai quali dev’essere garantita la continuità di occupazione ».
VILLAR PELLICE
Campagna di appella argaaizzata dalla TE1I
Importo totale dei lavori
— Quota a carico ENEL pari
TOTALE
tl 20% sull’importo dei lavori
641.250.000
128.250.000
L. 513.000.000
cifra che verrà così ripartita:
40% a carico del F.E.O.G.A.;
50% a carico della Regione Piemonte;
10% a carico della Comunità Montana.
I criteri, sulla base del quali la Giunta ha proposto il programma, sono di
diversa natura; ad esempio basti ricordare che gli elettrodotti, per i particolari accorgimenti tecnici di cui necessitano nella loro esecuzione non possono trovare aiuto dall'intervento diretto degli utenti, presenti spresso in
prima persona, magari costituiti in Consorzi, nella realizzazione appunto di
strade od acquedotti rurali.
II programma è stato elaborato in
base alie segnalazioni fornite dalle
Amministrazioni Comunali e verificate
con l’ENEL di Pinerolo che ha predi
sposto i preventivi di massima; inoltre perché le opere avessero validità
economica e non fossero in contrasto
con lo spirito dei Regolamento CEE,
si é dovuto valutare il loro costo in
rapporto al beneficio e quindi verificare
il numero di agricoltori e la continuità
delle loro residenze nelle singole zone
segnalate. Nel complesso l’intero progetto va a servire oltre 300 utenze rappresentate per la maggior parte da famiglie contadine e comunque da addetti all'agricoltura che risiedono stabilmente nelle zone da elettrificare.
È certo che i problemi della viabilità rurale e dell’adduzione dell'acqua
potabile alle borgate agricole, troveranno possibilità di soluzione attraverso
altri canali; è infatti sicuro che verran
« Preparate le vie del Signore » è il tema della « Campagna
di appello ad un risveglio della
fede» che la Chiesa di "Villar
Pellice, in collaborazione con la
TE'V, ha organizzato per le prime due settimane del prossimo
mese di dicembre, col seguente
programma :
Dom, 2 die., ore 10.30: Culto in
francese, predicazione e testimonianze; ore 14.30: (Nella sala di
Miramonti) adunanza delle attività Femminili con messaggi di
Sorelle visitatrici.
Mart. 4, ore 20: Riunione al
Serre.
Mere. 5, ore 20: Riunione al
Centro (Sala delle attività giovanili).
Sab. 8, ore 20: Riunione al
Ciarmis.
Dom. 9, ore 10.30: Culto di appello, predicazione e testimonianze. Partecipa la Corale; ore 14.30:
(Nella sala di Miramonti) as
semblea della TEV con invito a
tutti !
Mart. 11, ore 20: Riunione all’Inverso.
Mart. 11, ore 20: Riunione ai
Garin.
Mere. 12, ore 20: Riunione alla Piantà.
Mere. 12, ore 20: Riunione al
Teynaud.
Dom. 16, ore 10.30: Culto di
appello dedicato ai giovani. Predicazione e testimonianze di giovani. Tutti sono invitati a questo Culto che dovrebbe essere
degna conclusione della campagna di appello.
N. B. - A tutte le riunioni quartierali, come ai Culti, parteciperanno vari pastori e laici i quali
si rivolgeranno anche alla Scuola Domenicale (domenica 16) e
alle classi di catechismo riunite
nel pomeriggio di sabato 15 alle
ore 16 (nella sala Miramonti).
7
30 novembre 1979
CRONACA DELLE VALLI
PINEROLO - CONFERENZA DI F. GIAMPICCOLl
130 anni di lotta per
la libertà religiosa
TORRE PELLICE PERRERO-MANIGLIA
ANGROGNA
« La lotta per la libertà religiosa: rapporti tra Stato e Chiesa
dal 1848 ad oggi »: questo il tema della conferenza del CESP su
cui doveva parlare il prof. Peyrot, il quale per motivi di salute
non ha potuto esser presente a
Pinerolo venerdì 16.
Lo ha sostituito degnamente il
past. Franco Giampiccoli, il quale ha fatto una carrellata sulle
principali tappe della lotta per
la libertà religiosa in Italia. Ha
diviso il periodo 1848-giorni nostri in tre età: « l’età d’oro del
separatismo » 1848-1929; « l’età
buia del giurisdizionalismo» (cioè
della ingerenza dello Stato negli
affari della Chiesa) 1929-1947;
« l’età incerta delle intese » 1947oggi.
La parte indubbiamente più interessante della serata è venuta
dalle considerazioni riguardanti
il periodo più vicino ai giorni nostri.
Le osservazioni a mio parere
più rilevanti sono state, tra le
altre, l’affermazione della complementarietà dell’art. 8 rispetto
all’art. 7 nella Costituzione; il rischio, al tempo della discussione
dell’art. 8, che i culti acattolici
fossero sottomessi alla clausola
dell’ordine pubblico, il che sarebbe stato un bel cappio al collo;
il fatto che già nel 1948 il Sinodo
avesse elaborato, tramite una
Commissione, un progetto di intese che rimase poi in un cassetto dato il rifiuto dei vari governi di intavolare trattative.
Il past. Giampiccoli ha rilevato ancora come il pensiero evangelico che vedeva di mal occhio
le Intese abbia avuto una svolta
in seguito ad alcuni articoli sulla Luce di Giovanni Miegge, il
quale metteva in guardia la Chiesa al riguardo del netto separatismo Stato-Chiesa, osservando
che in Stati in cui c’era questo
separatismo (URSS), di fatto la
chiesa subiva notevoli restrizioni, mentre in paesi in cui la chiesa era chiesa di stato poteva anche godere di notevole indipendenza (Norvegia).
Il relatore ha concluso affermando che « Se le Intese verranno ancora messe nel cassetto,
non piangeremo certo più che
tanto, perché la chiesa non vive
delle Intese ma della Grazia di
Dio in Cristo. Tuttavia le Intese
sono una possibilità di testimonianza da non disprezzare.
Se dovessi suggerire un versetto da porre in testa al Progetto
POMARETTO
Sabato 24 novembre hanno
avuto luogo i funerali del nostro
fratello Long Alberto Ferdinando, deceduto nella sua abitazione, Borg. Paiola di Inverso Pinasca, all’età di anni 74.
Alla famiglia colpita dal lutto,
tutta la simpatia fraterna e cristiana della comunità.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 1 al 7 dicembre
Dott. SEVES GIUSEPPINA
Tel, 90285
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Torre Pellice
Domenica 2 dicembre
FARMACIA INTERNAZIONALE
(Dr. ImbertI)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 4 dicembre
FARMACIA MUSTON
(Dr. Manassero)
Via della Repubblica, 25 ■ 91.328
Domenica 2 dicembre
Luserna S. Giovanni
FARMACIA VASARIO
(Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90031
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice : Tel. 901 18 - 91.273
Domenica 2 dicembre
BIANCIOTTO - Tel. 91484-91558
Croce verde di Porte tei. 74197
VÌCTlT del FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91.365 -91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 • 90.205
di Intesa commentato da Giorgio Peyrot (Dossier n. 5 della
Claudiana), indicherei Efesini
5: 16: « approfittando delle occasioni, perché i giorni sono malvagi ».
È seguito un dibattito piuttosto vivace, in cui si sono sentite
le voci del past. Ermanno Rostan (« La libertà religiosa è condizione necessaria per la predicazione dell’ Evangelo in Italia »), dell’avv. Serafino («Bisogna abolire il Concordato; alla
fine di una lotta che doveva essere di liberazione, si è trovato il
modo di approvare un patto fascista »), di alcuni che hanno
chiesto delucidazioni in materia
di matrimonio, opere, scuola di
religione, ottenendo risposte, a
mio parere, chiare e precise.
Paolo Gay
CIRCUITO
Incontro
monitori
Il Consiglio del I Circuito ricorda che domenica 2 dicembre, ore 14,30,
avrà luogo a Bobbio Pellice, nella sala delle attività, un incontro dei monitori del Circuito con alrordine del giorno i seguenti punti:
1) Valutazione del programma sugli Atti sin qui
seguito.
2) Importanza del canto
nella scuola domenicale.
3) Proposte in vista di
organizzare la preparazione dei monitori a livello di
Circuito.
TORRE PELLICE
Ringraziamo il pastore Marauda che ha presieduto il culto al
centro domenica 25.
Dopo il culto una trentina di
fratelli si sono fermati per una
rifiessione comunitaria sul passo
meditato nella predicazione. Lo
esperimento verrà proseguito nei
prossimi mesi secondo le indicazioni della Commissione Culto.
• Sabato sera si è avuto un
incontro tra i catechisti e i genitori dei catecumeni di primo
anno. La discussione ha messo
in luce le difficoltà deH’insegnamento catechetico a causa dei
numerosi impegni che i ragazzi
hanno. Si è convenuto di chiedere ai ragazzi un impegno pratico al servizio della Chiesa, al di
fuori delle attività che esistono
già.
Raccolta della carta o del vetro, visite ad Istituti ecc.: modi
pratici di vivere nella comunità
imparando a conoscerla e a sentire di farne parte.
Un buon numero di ragazzi
del primo e del secondo anno
di catechismo si sono incontrati
a S. Giovanni con gli amici di
quella comunità. È stata una bella esperienza che speriamo possa ripetersi in futuro.
• Ricordiamo in breve:
— rincontro di sabato 1° die.
alle 20.45 alla Casa Unionista,
organizzato dai Cadetti;
— la visita a Bobbio delle
Scuole Domenicali, sabato 1°;
— il Bazar delle Missioni,
domenica 9.
• Contrariamente a quanto comunicato la Commissione culto
informa che il programma dei
culti con discussione finale non
può per ora essere attuato e
viene quindi spostato al nuovo
anno. Avremo comunque nel mese di dicembre un culto con discussione. Appena possibile verranno comunicati il tema e i riferimenti biblici per consentire
la preparazione.
■ A questo numero hanno collaborato: Arrigo Bonnes - Lavo Burat - Enrico Corsani Ivana Costabel - Franco Davite - Dino Gardiol - Ermanno Genre - Luigi Marchetti Paolo Ribet - Franco Taglierò.
Raccogliamo
50.000 firme
contro la violenza!
Giovedì 29 novembre, alle ore
21, presso il salone comunale di
Viale Rimembranza, il magistrato Amos Pignatelli, di Magistratura Democratica, illustrerà le
proposte di legge dei vari partiti
e quella del Movimento di Liberazione della Donna e dell’Unione Donne Italiane.
Nel corso della serata si raccoglieranno le firme per la proposta di legge di iniziativa popolare contro ogni violenza sulla
donna.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Sul problema dell’evangelizzazione, che è il compito più importante di una chiesa cristiana
se vuol veramente prendere sul
serio l’Evangelo, il concistoro ha
reputato opportuno proporre di
analizzare biblicamente questa
riflessione e coinvolgere il maggior numero possibile di fratelli
attraverso tre incontri di studio
biblico.
Essi avranno luogo al presbiterio alle ore 20.30 dei seguenti
giorni: venerdì 30 novembre
(Luca 4: 14-30: Il discorso programmatico di Gesù: predicare
l’anno del Signore); venerdì 7
dicembre (Matteo 28: 16-20: Il
mandato missionario: predicare
l’Evangelo ad ogni creatura);
venerdì 14 dicembre (Atti 4: 131: Annunciare la Parola di Dìo
in ogni circostanza).
I membri della comunità sono
invitati a partecipare numerosi
a questi preziosi momenti di riflessione comunitaria attorno alla Parola di Dio.
• Ringraziamo il pastore Marc
Lenders del Centro Ecumenico
di Bruxelles per il messaggio che
ci ha rivolto domenica 'scorsa.
• È mancato, in Australia, dove era emigrato con la moglie
nel 1950, Alberto Gaido di anni
61. I vecchi compagni di lavoro
di Mariuccia Comba della Tipografìa Subalpìiia inviano sincere
condoglianze.
• Venerdì 30 novembre avrà
luogo a Perrero, alle ore 20,30,
la proiezione del film « Uomini
contro ». organizzata dalla commissione del Circuito sul problema della pace, della non-violenza e deH’antimìlitarismo. ’Tutti
quanti sono invitati a partecipare. Seguirà im dibattito.
• Domenica 9 dicembre il culto sarà tenuto da un gruppo di
giovani. Avrà una forma un po’
differente rispetto alla solita ed
avrà come tema generale «l’amore ». Al termine del culto si
avrà un dibattito sia sulla forma sia sul contenuto del culto.
« Domenica 18 dicembre, sempre a Perrero, si avrà l’Assemblea di Chiesa. All’ordine del
giorno si avrà il preventivo di
spesa per il 1980, il problema dei
rapporti tra Battisti, Metodisti
e Valdesi e il problema dell’evangelizzazione. L’Assemblea occuperà tutta la giornata. Il programma dettagliato comparirà
sul Bollettone che sarà pronto
a giorni.
• Mercoledì 21 abbiamo salutato per l’ultima volta la nostra
sorella Ribet Silvia Paolina ved.
Artero, deceduta all’Ospedale di
Pomaretto dopo essere rimasta
costretta a letto per più di sette
mesi. Il nostro pensiero va in
questo momento alla sorella ed
ai nipoti, nella certezza della risurrezione.
• Orari delle riunioni quartierali di dicembre : mercoledì 5 dicembre, ore 19,30, Forengo
(Tron); giovedì 6, ore 19,30,
Baissa (Ribet).
• Sabato 1° dicembre alle ore
20.30 nella Sala Valdese si terrà
un incontro ecumenico aperto a
tutti su: La questione dei matrimoni misti. Introdurranno : il
canonico Gabriele Mercol e il
past. Giuseppe Platone.
• Venerdì 23 è stato annunziato il messaggio della risurrezione a tutta la comunità riunita
che ha reso l’ultimo saluto ad
Adolfo Bonnet, della Revellera,
deceduto all’età di 74 anni. Ai
familiari esprimiamo la nostra
cristiana solidarietà.
• Sabato 8 il Concistoro s’incontrerà alle ore 20 al Presbite
SAN SECONDO
• Tutta la Comunità ed in particolare le Sorelle sono invitate
a partecipare al culto con Santa
Cena di domenica 2 dicernbre
con le Sorelle della Federazione
Donne Evangeliche del Piemonte e delle Valli. Predicherà il pastore Giuliana Gandolfo della
chiesa di Torino. L’incontro proseguirà nel pomeriggio, dopo un
pranzo al sacco consumato nel
l3i SHIRi
• Il pastore Juhani Veikkola,
membro della Commissione Consiglio Ecumenico Chiesa e Società, di cui è segretario per la
Finlandia, ha partecipato al nostro culto del 25 novembre dandoci un messaggio: al termine
ha letto in finlandese il passo di
II Corinti 9: 12-15.
PRAMOLLO
Il Signore ha richiamato a sé
la sorella Elisa Jahìer ved. Jahier, deceduta improvvisamente
all’età di 81 anni.
A tutti i familiari in lutto rinnoviamo la profonda simpatia e
solidarietà cristiana della comunità, ma pensiamo in modo particolare al figlio Gustavo che viveva con lei ai Bocchlardoni, nella certezza che Dio non lo lascierà solo.
VILLASECCA
• L’Unione Femminile ha fatto visita agli ospiti dell’Asilo di
S. Germano trascorrendo con
loro un pomeriggio in cui è stato proiettato il film « Un popolo
che canta ». Sui volti segnati dall’età e dalla sofferenza era visibile la commozione e la gioia.
• La comunità ha ancora una
volta testimoniato la propria fede nel Signore vivente in occasione del battesimo amministrato a Francesco Massel di Valdo
e Teresa Cesario. Perché questo
non rimanga solo un atto formale è necessario che comunità e
famiglie rispondano con coerente vita di fede alla vocazione del
Signore nei rapporti coi piccoli
fanciulli.
• Domenica 25 corr. abbiamo
avuto la gradita visita del past.
inglese Bryan Cordingly, segretario di un organismo del Consiglio Ecumenico delle Chiese che
cura il problema della predicazione delTEvangelo nella nostra
società nel suo grande processo
di industrializzazione in cui l’uomo rischia di perdere la sua identità di creatura di Dio.
RORA’
Corali valdesi
Inni d’insieme per la festa
di canto 1980
Inni dalTInnarìo italiano
Inni da Psaumes et Cantiques
N. 16 le 2 strofe
N. 162 1% 2“ e 4’ strofa
N. 18 le 3 strofe
N. 47 le 2 strofe
N. 80 le 3 strofe
CORO - Bach : da « La Passione secondo S. Matteo »
«Jésus triomphe de la mort»
Entro il più breve tempo possibile la Giunta farà pervenire alle singole Corali le copie del Coro. Si prega di farne
conoscere il numero necessario a Paschetto Edgardo, tei. 91350.
N. B. - Si prega di tenere 2 tempi le note coronate dell’inno N. 47.
La Giunta Esecutiva
Assemblea Corali Valdesi
• Ringraziamo Serena e Cristina Tourn per aver presieduto
il culto domenica 18 nov. ed il
pastore G. Toum per aver annunciato Tevangelo in occasione
del fimerale del nostro fratello
Tourn Vittorio Michele, deceduto presso l’ospedale di Luserna
all’età di 83 anni. Ai familiari
rinnoviamo ì nostri pensieri di
solidarietà cristiana, in modo
particolare alla Sig.ra Valentina.
• Un lieto ricordo la gita della comunità a Venezia i giorni
16-18 nov. Nonostante l’acqua alta, esperienza indimenticabile
per chi viene dalle montagne, la
nostra visita alla città ha rispettato le attese. Desideriamo ringraziare la comunità di Venezia
che ci ha offerto un rinfresco dopo il culto celebrato insieme ed
in particolare Tina e Roberto
per averci fatto da guida nel nostro itinerario veneziano.
• Ricordiamo il bazar alle Fucine, domenica 9 dicembre alle
ore 15.
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA evangelica cerca coUaboratrice familiare tempo pieno con
alloggio indipendente. Telefonare
011/276494 De Maria.
TRASLOCHI e trasporti quakiasi destinazione, preventivi a richiesta: Sala Giulio, Via Belfiore, 83
Nichelino, Tel. (011) 6270463.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia di
Cesare Rochon
di anni 89
drammaticamente deceduto a S. Germano il 16 novembre u.s., commessa
Ralle manifestazioni di simpatia ricevute in questa dolorosa circostanza,
ringrazia quanti hanno preso parte al
suo lutto. In modo particolare ringrazia la Direttrice ed il Personale dell’Asilo dei Vecchi che lo hanno assistito per lunghi anni.
S. Secondo di Pinerolo, 18 nov. 1979
(( Io grido con la mia voce al~
VEtemo / effondo il mio lamento^
davanti a Lui [espongo davanti
a Lui la mia tribolazione ».
(Salmo 142: 1-2)
RINGRAZIAMENTO
La vedova e i fi-gli del compianto
Vittorio Michele Tourn
cavaliere di V.V.
ringraziano sentitamente tutte le persone che con la presenza, scritti e fiori
presero parte al loro dolore. Un grazie
particolare alle suore e al personale
deR’Ospedale Mauriziano di Luserna,
al pastore G. Tourn per il suo messaggio, ai donatori di sangue Fidas,
alla sezione combattenti, a quanti sono stati particolarmente vicini in questa circostanza.
Rorà, 17 novembre 1979
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Elisa Jahier ved. Jahìer
impossibilitati a farlo personalmente
ringraziano sentitamente il pastore
Genre, il dott. Bertolino, il personale
delTospedale di Pomaretto, i vicini di
casa, TANPI, i compagni di lavoro del
figlio e tutti coloro che con la loro
presenza hanno dimostrato la loro
simpatia.
Pramollo, lì 24 novembre 1979
RINGRAZIAMENTO
La moglie e la figlia del compianto
Luigi Berteli
riconoscenti per la dimostrazione di
stima e di affetto tributata al loro caro
ringraziano quanti in ogni modo hanno preso parte al loro dolore.
« Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
Prarostino, 30 novembre 1979 _
RINGRAZIAMENTO
La sorella del compianto
Aldo Emanuele Bertotto
riconoscente per la grande dimostrazione di stima e affetto tributata al
suo caro, sentitamente ringrazia quanti
in ogni modo hanno partecipato al suo
dolore.
« Venite a me voi tutti che
siete travagliati ed aggravati
ed io vi darò riposo ».
8
8
30 novembre 1979
____UN PROBLEMA CHE CONTINUA AD ESSERE DI ATTUALITÀ’
Energia: ripensamenti
e gravi mancanze
Mentre la questione energetica
si fa sempre più grave di giorno
in giorno, abbiamo assistito nei
giorni scorsi alle prove generali dei « black out » e cioè dei periodi prefissati di mancanza di
erogazione di corrente elettrica,
allo scopo — ci viene detto —
di prevenire dei « buchi » maggiori.
Di fronte a procedimenti di
tal fatta, non ci pare che la classe dirigente proceda di conserva con sufiìcienti iniziative, con
tempestività, verso tutte quelle
altre soluzioni (fonti alternative, risparmio energetico, razionalizzazione dei consumi) che consentano effettivamente di migliorare la situazione.
Ad esempio, nei giorni scorsi
è apparsa su un settimanale
(« Oggi » del 2 nov.) un’intervista rilasciata dal prof. Floriano
Villa, presidente dei geologi italiani. Questa intervista contiene
delle notizie — a dir poco —
sorprendenti ed in netto contrasto con quanto fin qui affermato
dagli « esperti » a proposito delle possibilità di sfruttamento
dell’energia geotermica e cioè
del calore contenuto nella crosta
terrestre che, sprigionandosi in
superficie sotto forma di vapore,
aziona le turbine generatrici di
energia’elettrica (centrali di Larderello).
Infatti, di fronte alle generiche
affermazioni che ulteriori ricerche in questo settore darebbero
ben modesti risultati, sta la precisa denuncia del prof. Villa il
quale afferma che usando anche
le acque a bassa capacità calorifica con particolari accorgimenti
tecnici già ben conosciuti, si potrebbe ricavare un potenziale
energetico, a costi men che dimezzati e senza pericoli, pari, per
non dire superiore, a quello attualmente prodotto in tutto il
mondo dalle 179 centrali nucleari funzionanti in 18 paesi.
L’Enel, invece, non fa ricerca
nel settore e siccome questo Ente ha il monopolio in campo
energetico, nessun altro può
muoversi.
Il prof. Villa soggiimge poi
di aver spiegato all’allora presidente del Consiglio Andreotti le
enormi possibilità dell’energia
geotermica. Andreotti si dimostrò molto interessato ma poi
(cito) « ...mi ha fatto capire che
era meglio non parlarne, altrimenti questo discorso avrebbe
potuto bloccare i programmi delle centrali nucleari, che sono il
piatto forte del programma eiiergetico nazionale ».
Di fronte ad affermazioni di
tal genere, che dovrebbero naturalmente essere verificate ed approfondite, pare ovvio che la politica energetica italiana debba
essere completamente rivista: occorre però certo una nuova volontà politica, non più basata
su convergenti interessi politicoeconomici, ma sulle reali possibilità del Paese. Come tutti noi
sappiamo, l’Italia è estremamente povera di materie prime. Al
Comitato di Redazione : Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio Gardiol, Marcella Gav, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella Sbaffl, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile ;
FRANCO GIAMPICCOLl
Redazione e Amministrazione; Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - e.e.p. 337106
intestato a « L'Eco delle Valli •
La Luce ».
Redazione Valli : Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
Abbonamenti; Italia annuo 9.000
semestrale 5.000 - estero annuo
15.000 - sostenitore annuo 20.000.
Una copia L. 300, arretrata L. 500.
Cambio di indirizzo L. 200.
Inserzioni; prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna ; commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 80
- economici 150 per parola.
Fondo di solidarieti ccp 11234101
intestato a « la Luce ; fonde di solidarietà », Via Pio V 15 - Torino.
«La Luce»; Autor. Tribunale di
Pinerojo N. 176, 25 marzo 1960.
« L'Eco delle Valli Valdesi » ; Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Coonerativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
tri hanno il carbone, il petrolio,
l’oro, eoe. Noi viviamo su una
terra che forse ha il più elevato
potenziale geotermico al mondo:
che cosa si aspetta per verificarlo ed usufruirne?
9H 4t
Mentre in Italia si punta imperterriti alle centrali nucleari,
negli Stati Uniti la Commissione per la regolamentazione nucleare ha proibito la costruzione
o l’ingresso in funzione di nuove
centrali « per un periodo minimo di sei mesi ed uno massimo
di due anni». («La Stampa»
del 7 nov.). Inoltre deciderà pure la chiusura di alcune centrali
nucleari già esistenti « a tempo
indeterminato, perché troppo
vicine a centri popolosi ». Attualmente vi sono 72 centrali nucleari in funzione negli U.S.A., men
tre quelle in costruzione o pronte all’impiego sono 92.
Il motivo di detta moratoria
è dato dal fatto che nella costruzione e nell’abilitazione delle centrali nucleari « i sistemi di sicurezza sono inadeguati ». Secondo
la Commissione occorrono radicali riforme affinché « il livello
di pericolosità sia reso accettabile ».
La Commissione aveva svolto
un’accurata indagine dopo il noto incidente alla centrale nucleare in Pennsylvania, considerata
fra le più sicure, ed ha raggiunto le odierne conclusioni sia sulla scorta degli elementi emersi
in tale occasione e sia su quanto
rilevato in merito al funzionamento di altre centrali.
Roberto Peyrot
Girardet
(segue da pag. 5)
solo con le parole loro ma con
le loro scelte. Ma stiamo attenti:
non siamo certo la sola minoranza in questo senso. È bene che
ci guardiamo attorno per riconoscere chi sono i nostri alleati
nella battaglia per un'alternativa
evangelica. Penso alle chiese che
non sono qui rappresentate ma
che son pure parte del mondo
evangelico; penso ai gruppi ecclesiali cattolici di base che costituiscono oggi una minoranza
profetica; penso a quello che
vorrei chiamare il cristianesimo
sommerso, di isolati che nell’ambito delle chiese o al di fuori di
esse stanno cercando una via di
autenticità, che non si lasciano
abbattere dalla stasi delle lotte
di questi anni dopo tante speranze, ma SI rimettono a costruire
con pazienza non parole, ma uno
stile nuovo di vita che risponda
alle esigenze degli uomini sulle
soglie di questa età della ristrettezza perché nasca una nuova
riforma della cristianità .
Sonelli; annuncio di Dio,
riforma e liberazione
Conferenza regionale sull’energia
Si è tenuta a Torino, verso la
fine dello scorso ottobre, la preannunciata Conferenza regionale suH’energia, scaturita dall’ordine del giorno della Regione
stessa che sanciva la decisione
di non indicare al governo
centrale di Roma (secondo
quanto prescrive la legge) le località dove costruire le previste
centrali nucleari a causa degli
attuali irrisolti problemi sulle
garanzie di sicurezza,, e sulla adeguatezza e idoneità dei relativi piani di emergenza in caso di
incidente.
Purtroppo, bisogna subito dire che lo scopo della Conferenza, che era quello di condurre
una campagna di informazione
la più ampia possibile, non è
stato raggiunto. In pratica questo incontro si è risolto in uno
scontro tra favorevoli e contrari all’energia nucleare: un vero
dibattito sulle reali possibilità
energetiche (sia per quanto riguarda il risparmio che le fonti
alternative al petrolio) non vi
è stato.
L’unico dato forse emerso con
minore equivocità è che la sicurezza dei « filonucleari » non
è più apparsa tracotante e trionfalistica come nel passato. Lo
stesso presidente del CNEN (Comitato naz. per l’energia nucleare) Umberto Colombo, ha affermato che i rischi del nucleare
esistono, ma che però bisogna
vedere se la eventuale rinuncia
all’atomo non presenti pericoli
maggiori.
Ci pare che proprio qui stia il
problema: quando una cosa di tale importanza è tutta da verificare, pare per lo meno azzardato ed irresponsabile progettare
e fabbricare impianti che hanno troppi problemi tuttora non
risolti.
* * si«
Pochi giorni prima della Conferenza la Regione aveva votato
una legge che doveva promuovere studi per il risparmio energetico e per impianti sperimentali che consentissero lo sfruttamento di risorse rinnovabili, come quelle idroelettriche. La legge, approvata all’unanimità dal
Consiglio, ha fatto la stessa fine
di altre analoghe leggi votate
dalle regioni Sicilia, Lazio, Umbria e dalla provincia autonoma
di Bolzano: è stata bocciata dal
governo « per mancanza di competenza regionale in materia ».
Ogni commento ci pare superfino: quando un governo si nfà
alla legge per bloccare dei provvedimenti urgenti che, oltre a
tutto, potrebbero forse essere
meglio risolti a livello locale,
vien da pensare se assieme alle
sue inadempienze non sussistano
altri elementi ancor più inquietanti. r.p.
Nella situazione piuttosto ambigua in cui viviamo in Italia ■—
da un lato il risveglio del cattolicesimo, pur diminuito rispetto
alla stagione del Concilio, e dall’altro la rinnovata alleanza tra
trono e altare che si va profilando sull’orizzonte del nuovo Concordato — qual è la nostra proposta di evangelici? E la proposta deH’Evangelo, rivolta all’uomo nella sua interezza ma in modo particolare all’uomo religioso.
Si è troppo trascurato questo
aspetto dell’umanità e oggi ci troviamo di fronte al trionfare delle
forme più deleterie della religiosità. Ora il primo comandamento è il comandamento fondamentale: « Ricordati Israele che io
sono l’Eterno, l’unico ». E questa
unicità di Dio, della sua presenza mediante la Parola, non è soltanto un’ affermazione astratta,
ma è il fondamento della liberazione dell’uomo. Io sono convinto che la liberazione di Israele
dall’ Egitto non sia stata più
grande di quella data a Israele
quando l’autore sacerdotale del
primo capitolo della Genesi ha
avuto il coraggio di dire: « il sole
e la luna sono due lampadari »,
ha avuto cioè il coraggio di demitizzare, di liberare l’uomo dalla tentazione del magico, della
superstizione, di una autorità soprannaturale. La nostra alternativa quindi non può essere che il
presentare, l’annunciare il Signore come l’Iddio vivente e operante che non ha bisogno di mediazioni. Se infatti noi ci opponiamo, e ci opponiamo sempre più,
a qualsiasi mediazione celeste,
terrestre, autoritaria o carismatica, questo è perché « Ricordati
Israele, l’Eterno, il nostro Dio è
l’unico Signore ».
In secondo luogo dobbiamo ricordare che ogni volta che c’è
stata una riforma, questa non si
è prodotta nell’astratto, nella pura sfera delle emozioni, ma è pe
netrata nella realtà di legami e
schiavitù da cllì l’annuncio dell’Evangelo ha liberato l'uomo.
Quando Lutero ha criticato le
indulgenze, non ha soltanto liberato l’uomo da una vaga sensazione di paura, ma facendolo sentire libero perché salvo, l’ha liberato anche dal pagare le indulgenze. Così l’annuncio dell’Evangelo non può che essere un annuncio liberatore che porta i
suoi riflessi di liberazione anche
nella realtà attuale degli uomini
sul piano sia sociale che economico. Pur evitando qualsiasi forma di integrismo, di società cristiana, di politica cristiana, credo però che se vogliamo annunciare l’Evangelo all’uomo di quest’ epoca, e noi stessi viverlo,
dobbiamo tener presente questa
esigenza fondamentale e concreta, nella convinzione che in ogni
momento la signoria di Dio esige
la liberazione dell’uomo non soltanto nella mente, non soltanto
nel cuore ma anche nelle braccia.
Infine, vorrei sottolineare il
fatto che la liberazione è nersonale. Questo fatto, di cui si è parlato molto, è estremamente importante per noi in Italia. Ho
l’impressione che per gli italiani,
per noi stessi che siamo italiani,
il senso fondamentale di una liberazione personale sia quello
della responsabilità. Ciò che a
noi manca è il senso della responsabilità, il senso del prendere le decisioni e portarne il peso.
Ciò che invece costituisce per
noi la tentazione è la delega. Vivere come protestanti significa
indicare anche ai nostri concittadini l’esigenza di questa responsabilità.
Questi punti mi sembrano
quindi fondamentali: Lannuncio
di Dio, il Regno suo come esigenza di liberazione dell’uomo nella
realtà sociale, Paffermazione di
una libertà personale e responsabile.
Guai a me se non evangelizzo
(segue da pag. 1)
Ma Paolo ha un'altra giustificazione: evidenzia la concretezza
dell’annuncio evangelico che si
rivolge a noi per quello che siamo, per quello che pensiamo; a
ciascuno di noi nega qualcosa
per affermarne altre. Come Paolo
differenziava il suo dire quando
parlava a chi era sottomesso alla
legge e chi non lo era, così noi
siamo chiamati a "tagliare" la
nostra predicazione a seconda di
chi ci sta di fronte. « E tutto
questo per l’Evangelo, per ricevere anch’io insieme con gli altri
ciò che esso promette ». Una conclusione piena di modestia. Paolo non è alternativo a niente ed a
nessuno. Vive con gli altri una
ricerca costante. Questo il passo.
E stato scelto per l’attualità del
tema nel quadro generate del nostro dibattito.
È senza dubbio di grande importanza, riteniamo, che nelle nostre chiese si discuta dell’evangelizzazione; è ancora più importante che si impostino dei programmi concreti e si realizzino
alcune iniziative. Troppo spesso
le nostre comunità hanno vissuto di uno schema di attività tradizionali mostrandosi timide, introverse. Altre volte hanno delegato l’evangelizzazione a strutture particolari: centri culturali,
gruppi di impegno, in vari settori non ultimo quello delle radio
e delle TV più o meno libere.
Nella cronaca della vita di molte nostre comunità si registrano
segni che lasciano vedere un’inversione di tendenza. C’è da intpegnarsi e da augurarsi che l’inversione si espliciti ulteriormente.
Proprio perché, però, l’iniziativa evangelistica riveste un’importanza decisiva per le nostre comunità va — forse — più attentamente valutata nelle forme e
nei contenuti. Facciamo attenzione a non lanciare messaggi generici quando si ha bisogno di precisione e puntualità nelle affermazioni. Non sottovalutiamo le
forme ed i canali delle comuriicazioni quando è sin troppo chiara l’importanza delle tecniche di
comunicazione. Soprattutto dobbiamo ricordarci che parliamo
a uomini ed a donne concreti,
che vivono in un ambiente specifico: può darsi che lo accettino,
forse lo rifiutano e cercano di trasformarlo. Ciascuno ha alle spalle una esperienza particolare, tutti vivono i grandi processi economici e politici del nostro paese. Alcuni attivamente, altri passivamente, però.
E noi a chi vogliamo rivolgerci? Se intendiamo rivolgerci a
tutti dobbiamo arricchire (o forse impoverire) il nostro vocabolario. Dobbiamo trovare un linguàggio comune con il nostro
prossimo, dobbiamo confrontar
ci con lui su questioni di comune interesse. Tutto questo non
prescinde, al contrario parte da
un’analisi attenta dei processi
politici, economici, culturali del
nostro paese: dobbiamo capire
come vanno effettivamente le
cose se vogliamo parlare in lingua corrente società italiana
1980.
E, probabilmente, scopriremo
che le lingue sono ancora differenti.
Ci è più chiaro riferire questo
discorso ai giovani, a coloro che
della Federazione Giovanile Evangelica Italiana sono i principali interlocutori. Non è facile
parlare loro dell’Evangelo. Non
basta e non serve — è addirittura controproducente lanciare
messaggi perentori e generici. È
difficile far capire che, pur credenti, poco abbiamo a che fare
con Comunione e Liberazione o i
bambini di Dio. Eppure tanti giovani si pongono il problema della fede, della religiosità, del misticismo. Si parla addirittura di
« svolta ad Oriente », ovvero della riscoperta di religioni orientali, di pratiche che si pretendono
liberanti l’individuo, devo riconoscere di un certo effetto. Ma
l’unica liberazione è in Gesù
Cristo.
Dobbiamo rispondere a questa
domanda di religione ribaltandola: la nostra fede in Gesù Cristo non è una fuga, ma un impe
gno, non è rinuncia ma resistenza.
Come è difficile parlare dell’Evangelo ai giovani della crisi,
ai giovani che la crisi della scuola, del mercato del lavoro producono. Disoccupazione, lavoro nero, precariato sono i termini che
sembrano definire la condizione
giovanile, oggi. Non possiamo
ignorarlo.
In questa situazione gli strumenti tradizionali dell’evangelizzazione servono a poco. La strada
da battere ci sembra quella del
radicamento.
C’è una grossa attenzione, per
chiarire, a tematiche quali la vita comunitaria, il perché dell’impegno, i rapporti interpersonali,
l’etica per dirla con una parola.
Nel mondo giovanile si parla
spesso di nuova qualità della vita, quasi a definire nuovi rapporti tra gli uomini, più giusti,
un nuovo rapporto con il lavoro,
meno alienante, un nuòvo rapporto con l’ambiente perché non
si compiano scelte che uccidano.
Siamo pienamente convinti che
l’Evangelo incide su questi problemi, sappiamo che è possibile
predicare e testimoniare di Gesù
Cristo anche parlando di queste
questioni.
La condizione perché si possa
fare è appunto il radicamento
nefla reqltà nella quale si vuole
testimoniare, la condivisione della condizione che si vuole superare e la convinzione — per dirla con l’apostolo Paolo — che
tutto questo lo facciamo per il
Vangelo.
Paolo Naso