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Anno 118 - n. 26
25 giugno 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
1 gruppo bis/70
BIBM CIECA VALDEC?:
1U06G ro.lìt: PEiLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
La seconda iniziativa è una circolare che stabilisce le norme di
gestione dei Centri di vacanza
per minori della Regione Piemonte. In essa è disposto che
« dovrà essere garantita al personale ed ai minori ospiti la
possibilità di àssistenza religiosa
nel rispetto delle scelte dei singoli e dei genitori. Saranno esonerati dall’assistenza religiosa i
minori per i quali i genitori ne
abbiano fatto richiesta ». Non è
difficile ravvisare in questa disposizione la persistente tendenza a estendere oltre misura lo
spirito concordatario. Se infatti
è comprensibile che la Regione
garantisca la possibilità di assistenza religiosa nei suoi Centri
di vacanza, non si vede perché
^questo debba avvenire col vecchio meccanismo scolastico dell’obbligo dispensabile a richiesta dei genitori: si sarebbe potuto benissimo garantire questa
assistenza ai minori i cui genitori la richiedano precisando
che i costi relativi a tale assistenza sono a carico della Chiesa che la fornisce. Se questa occasione fosse stata colta, la Regione Piemonte non so-lo avrebbe
dato un esempio di chiara delimitazione dell’alveo concordatario. anziché di una continua rottura dei suoi argini e del conseguente dilagare del confessionalismo, ma avrebbe costituito
anche in questo campo un’autorevole indicazione al Governo
pw un’azione nel campo della revisione del Concordato e della
legislazione scolastica che sia
rispettosa del carattere laico e
non confessionale dello Stato italiano.
Un’occasione colta e una mancata. Il cammino verso una migliore impostazione dei rapporti
Chiesa-Stato è iniziato. Ma è ancora molto, molto lungo.
LA VOCE DI UN LATINOAMERICANO SUL CONFLITTO ARGENTINA-INGHILTERRA
Vera e falsa contrapposizione
Due iniziative della Regione
Piemonte hanno attirato recentemente la nostra attenzione. Pur
nella diversità del loro contenuto e della loro importanza,
non mi sembra illegittimo accostarle.
Ne! conflitto che è esploso intorno alla questione delle isole non si confrontano fascismo e
democrazia, bensì un continente che chiede libertà e la forza multiforme dell’imperialismo
La prima è la firma del protocollo d’intesa e convenzione tra
la Regione Piemonte e la Tavola valdese nel campo della sanità che abbiamo pubblicato
sul numero scorso. Basti dire in
questa sede che ci siamo rallegrati di questo atto non solo perché con esso viene assicurato
l’inquadramento dei nostri tre
ospedali di Torino, Pomaretto e
Torre Pellice nell’ambito della
riforma sanitaria in Piemonte,
ma anche per il fatto che mentre l’attuale fase vede la questione Intese paralizzata a livello nazionale, su un tema specifico e a livello di una Regione la
nostra Intesa si alza, prende il
suo lettuccio e cammina. Questo
atto è così implicitamente una
sollecitazione al Governo a concludere l’Intesa anche sul piano
nazionale, sollecitazione che viene da una fonte legislativa autorevolissima che nella capacità
deliberativa è seconda solo alla
legge dello Stato: quella di una
Regione.
Senza avere la pretesa di voler fare un’analisi socio-politicoeconomica e senza animo di polemica, vorrei dire alcune parole
come latinoamericano (e anche
come argentino) sull’orribile
guerra delle Malvinas tra inglesi
ed argentini.
Innanzitutto devo dire che abbiamo vissuto questa guerra, come famiglia, con molto dolore ed
angoscia soprattutto per l’enorme quantità di vittime che essa
ha causato. Ma devo dire con sincerità che ha anche causato in
me un po’ di dolore e molte perplessità il modo con cui essa è
stata vista da molti europei influenzati dalla stampa, radio è televisione europee che hanno dato, e continuano a dare, informazioni unilaterali sul conflitto.
Punto di partenza delle analisi
politiche del conflitto è stata la
contrapposizione « democrazia o
fascismo », intendendo come democrazia l’Inghilterra e come fascismo l’Argentina. Secondo me
questa è una falsa contrapposizione, Forse qualcuno non sarà
d’accordo con me (non pretendo
che tutti lo siano come non pretendo di avere la ragione dalla
mia parte) ma, in primo luogo,
sono convinto che nessun paese
possa chiamarsi democratico se
considera parte della sua patria
un pezzo di terra lontanissimo
dalla sua terra e addirittura che
fa parte di un altro continente.
Purtroppo ciò succede in molte
parti del nostro mondo, basta
guardare alcune isole dei Caraibi,
come' parti dell’Africa, ecc.
Credo di non sbagliare se dico
che un pezzo di terra così lontano ed in un altro continente deve
essere considerato colonia del
paese che lo governa, e che chi
lo governa deve essere considerato paese colonialista e democrazia e colonialismo non possono
essere che in contraddizione.
In secondo luogo, pur riconoscendo che il riconquistare le
Malvinas da parte della dittatura
argentina è stata una mossa politica per guadagnarsi l’appoggio
di un popolo torturato e massacrato dalla stessa, le conseguenze di questa mossa hanno sconvolto i piani della Giunta militare.
Senza entrare nei dettagli posso ricordare alcuni fatti.
1) la Giunta non si aspettava
che il « suo padrone », gli Stati
Uniti, appoggiasse l’Inghilterra
(basti ricordare le dichiarazioni
di Galtieri e del Ministro degli
Esteri Costa Méndez: « gli USA
ci hanno tradito »; « l’Inghilterra
ha vinto perché ha avuto l’appoggio degli Stati Uniti », ecc.);
2) sebbene la Giunta si aspettasse m.anifestazioni popolari in
appoggio all’intervento, non entrava nei suoi calcoli il tipo di
reazioni della gente (ricordiamo
alcuni slogans gridati nelle manifestazioni; « le Malvinas sono
nostre ma anche i 30.000 spariti »;
« le Malvinas sono argentine ma
la Giunta no », ecc.);
Con timore e tremore
« Poiché la parola della croce è pazzia per quelli che periscono ;
ma per noi che siamo sulla via della salvazione è potenza di Dio ».
(1 Cor. 1: 18)
i
Franco Giampiccoli
Nella nostra società più ancora che in quella di Paolo, la predicazione dell’Evangelo assume
il valore di scandalo e pazzia., anche se uno scandalo ed una pazzia che ormai hanno lasciato il
posto attorno a noi alla potenza
di un Cristianesimo mondanizzato e che s'è qualificato conte uno
dei principali centri di potere
dell’umanità e come il depositario di quella filosofia greca che
è il prototipo della sapienza nel
mondo occidentale. Recuperare
dunque il messaggio cui si riferiva Paolo è il primo nostro dovere, la prima nostra . ricerca.
Molti hanno creduto di farlo ripudiando la teologia cristiana,
ma hanno rischiato di sostituire
al "Cristianesimo” denaturato e
sofisticato cui ci si riferiva prima, delle formule vuote e meccaniche che lo riducono ad uno
dei tanti mes.saggi pubblicitari
de! mondo moderno. L’apostolo
ci costringe ad andare a fondo
nella nostra ricerca e nella nostra valutazione quando dice di
avere predicato Gesù Cristo e lui
Crocifisso. La salvezza deH'wnanità è ora, come era al tempo di
Paolo, nell'identificazione deU’uomo con un Como, morto sulla
croce, una rinuncia assoluta al
proprio io, al proprio orgoglio
ed anche a quello collettivo dell’umanità, comprendendo che
senza un intervento diretto divino nel mondo noi non siamo in
grado di risolvere i nostri problemi.
Non predichiamo neppure la
resurrezione di Cristo, ma la sua
apparente sconfitta. Per due volte Paolo mette l’accento sull’aggettivo "crocifisso” come essenziale perché è quello che vince
i luoghi comuni e i trionfalismi
dei mondo che ci circonda. Nelle
ore buie che viviamo e che ci avvolgono, in cui tutti credono di
risolvere i problemi del mondo
con le armi, è fondamentale il ritorno al messaggio cristiano della Croce su cui è morto il re, come inizio del regno.
Il Cristianesimo di oggi ha ancora qualcosa da dire se accetta
di guardare alla sua vocazione;
siamo uomini e donne pieni di
pregiudizf, di miseria morale,
che abbandonate le cattedrali di
un recente passato riscoprono la
loro nullità, mentre anche per
loro la potenza del mondo si è
rivelata ben debole e la sapienza del mondo non sembra essere
giunta a darci delle spiegazioni
convincenti del nostro vivere e
a e! nostro morire.
E’ in questo quadro che Paolo
pone nel mondo una presenz.a
conturbante eppure reale: l’azione di Dio nella storia, in quella
di ogìii individuo che si esprime attraverso un cambiamento
autentico di mentalità che gradualmente deve portare a scoprire gli altri, a vivere con gli
altri come se fossero parte di
not, ad essere in Cristo. Vi è allora nell’umanità una realtà unitaria che non è frutto di grandi
vertici ecclesiastici o laici, ma è
la risultante dell’azione di Dio, la
creazione di un corpo di credenti
che è unito nella morte di Gesù,
ma è l’opera di Dio e solo la sua.
L’atteggiamento che siamo tenuti ad avere nel momento in
cui annunciamo questa buona
notizia a chi non l’ha, o come
responsabili di chiese la riproponiamo a chi l’ha, o la dovrebbe avere, non può che essère come dice Paolo « con debolezza,
con timore e con gran tremore ».
E’ facile gestire la chiesa come
una azienda commerciale, fare
molti proseliti, fare un club per
poi accorgersi che lo Spirito di
Dio, il solo che unifica, non vi è
più. Il predicatore, l’evangelizzatore non può che essere in costante debolezza, perché si rende
conto che ha un messaggio ed
un Signore che lo trascendono e
ha una responsabilità per un
mondo che cerca valori autentici.
Troppe volte abbiamo parlato di
dignità del nostro ministerio, e
non di debolezza, timore e tremore. La forza di Dio si dimostrerebbe spiegata in una chiesa
che non avesse una politica di
espansione da fare, i cui esponenti non pensassero a loro eventuali posizioni, ma si ponessero
sempre di fíente ai loro fratelli
e cioè a tutto il mondo con debolezza, timore e tremore. In altre parole anche il credente, il
pastore, l’anziano e l’evangelizzptore devono realizzare nella loro vita la morte di Cristo di cui
parlano, morendo essi stessi. In
questo modo la logica della nostra società che è essenzialmente quella del potere, deU’arrivismo, della carriera sarebbe inevitabilmente capovolta in quella
dell’annullamento dell’io negli altri e per gli altri.
3) la Giunta era sicura di poter contare sull’appoggio di alcuni paesi latinoamericani, ma ciò
che non si aspettava era che i
primi a dar ragione all’Argentina
fossero proprio i paesi che avevano rovesciato le loro dittature
come il Nicaragua, Cuba e i fronti di liberazione nazionale come
quello di E1 Salvador. Né la Giunta dittatoriale argentina, né il
Pentagono, e neanche gli europei
han tenuto conto del fortissimo
sentimento anti-colonialista e anti-imperialista che esiste tra i popoli latinoamericani.
La crisi delia Giunta
DAL CULTO DELLA CONFERENZA DEL III DISTRETTO
Dalla conquista spagnola nel
1500 ad oggi i Dopoli latinoamericaiii sono stati oppressi e mantenuti nella miseria dai colonialisti e imperialisti di turno. Prima
sono stati gli spagnoli ed i portoghesi, pòi ali inglesi, più avanti
gli Stati Uniti ed oggi le multinazionali americane (e anche europee) aiutate dai mercenari nazionali. Ci si può dunque aspettare
che i popoli latinoamericani,
compreso l’argentino, applaudano il trionfo degli inglesi? Possono essi considerare l’Inghilterra
un paese democratico quando
mantiene in suo possesso un pezzo di terra del loro continente?
Se qualcuno si aspettava o si
aspetta questo non ha coscienza
di ciò che i latinoamericani hanno sofferto.
La crisi della Giunta non è causata dal fatto di aver perso la
guerra; certo ciò la ha accelerata,
ma essa esisteva già prima. Non
solo era in crisi la Giunta ma
anche il Pentagono che rischiava
di perdere quel « pozzo della fortuna » che è l’America Latina, a
causa della sua posizione a favore dell’Inghilterra.
In questi giorni qualcuno mi
ha detto che le cose sono andate per il meglio perché, diversamente, si sarebbero aperte le porte all’altro blocco cioè aH’Unione
Sovietica.
Certo questo pericolo c’è stato
ed è presente forse anche oggi più che mai. Ma mi rifiuto di
accettare questa logica. Secondo
me così si cade nuovamente in
una falsa contrapposizione e cioè
quella dei due blocchi,
11 « meglio morti che rossi »
non corrisponde al sentimento
della maggioranza della popolazione latinoamericana. In .America Latina la bandiera è un’altra:
« meglio liberi che continuar a
morire di fame ». Se qualche
paese, se qualche movimento di
liberazione si deve appoggiare
airURSS non si può certamente
dar loro la colpa perché per potersi liberare dalla miseria e dallo sfruttamento non hanno altra
alternativa. Se mai, si deve esprimere un severo giudizio soprattutto su tutte le forze democratiche europee che, forse per interessi propri o per altre ragioni,
non sono capaci di appoggiare
Ruben .Lrtus
Domenico Maselli
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
25 giugno 1982
GRANDE TRAVERSATA DELLE ALPI
Su per le montagne
tracciando segni di pace
Il secondo volume di un’indovinata guida dell’escursionista alpino
DELUSIONE
Il volume è dinanzi a me, fresco di stampa', comprende gli
itinerari dalla Valle Stura di Demonte alla Val Chiusella, sino
a Quincinetto all’imbocco della Valle d’Aosta. Integra, completa il volume edito l’anno scorso dal Centro Documentazione
Alpina che abbraccia l’arco alpino dalla Val Po alla Val Chiusella, con nuove, più ricche e
aggiornate notizie: il volume di
quest’anno non descrive gli itinerari attraverso le valli di Danzo, rinviando a quello edito nel
1981.
Anche quest’anno il titolo colpisce e mi induce a qualche riflessione: G.T.A., Grande Traversata delle Alpi.
Di « traversate » (o, se si vuole, « attraversate ») delle Alpi, ne
conosciamo parecchie attraverso
i libri di storia.
Quella più celebre e forse più
antica è di Annibaie, col suo
esercito africano e gli elefanti;
chissà di dove è passato nella
sua marcia da occidente ad oriente, Moncenisio, Monginevro,
Clapier, Traversette, Malaura?
mistero!
E poi altre, Carlo Magno, e,
prima^ ancora, dal Brennero e
colli vicini, gli Unni di Attila, e i
Barbari, e poi dalle Alpi Retiche
i Lanzichenecchi e dalle nostre
Cozie Napoleone, con la sua invincibile, ma poi sconfitta, armata, sino alle più recenti vicende storiche.
Traversata diversa
Finalmente una « traversata »
diversa, non da ovest a est, da
nord a sud, o viceversa, per
rnuovere armati alla conquista
di opposti (solo geograficamente) versanti, ma una grande, pacifica, divertente, istruttiva camminata di valle in valle, e di
colle in colle, e da rifugio a rifugio, e da borgo a borgo. Si parte
dalla valle alpina più a sud, la
Stura, e si risale, talora con ampie deviazioni laterali, un po’ al
di qua e un po’ al di là del confine italo-francese (che sciocca
inutile parola quella di « confine » per chi percorre le nostre
montagne), verso nord; e quando l’itinerario tocca la Val d’Orco, devia verso levante, e domani risalirà in Val d’Aosta, e interesserà poi Svizzera ed Austria,
sino a ripiegar verso sud, e lambirà, nella Gamia, la Slovenia
jugoslava: se l’idea lanciata dalla nostra regione «contagerà» anche le altre.
Chi non può intravvedere un
significato di pace, di riconciliazione, un messaggio di fratellanza, in questo tracciar segni e
frecce direzionali, assestar sentieri e sistemar posti di tappa, studiar usi, storia, costumi, delle
genti con le quali si vien via via
in contatto, conoscere flora e fauna, e sassi, pietre, acque, nevai,
boschi, pascoli di tante regioni
alpestri?
Benvenuto dunque, questo secondo volume, che rivela le finalità, lo spirito di una bella iniziativa, consistente nella creazione di una così fitta trama di
collegamenti, studiati con criteri
di agibilità per tutti, organizzati con precisi riferimenti di posti tappa, il tutto realizzato dalla
« Associazione Grande Traversata delle Alpi », con la collaborazione delle Comunità Montane e
delle Amministrazioni dei singoli
Comuni, con l’aiuto concreto, lo
appoggio della Provincia di Torino e di Cuneo, e della Regione
Piemonte.
Contenuti
Il « Volume Guida » si articola in più parti.
La prima comprende informazioni e consigli utili, sui, segnavia, sui periodi migliori di
percorrenza, sui pernottamenti,
sull’equipaggiamento, sulla cartografia.
La seconda descrive gli itinerari dalla Valle Stura di Demonte alla Val Po, la terza quelli
dalla Val Po alla Val Susa, la
quarta un interessante « anello
da Massello al Parco OrsieraRocciavrè », la quinta altro anello tra Val Chiusella e Scalare.
Chiude il volume un’ultima parte con utili indicazioni sui punti
d’appoggio e con note logistiche
per tutta la G.T.A., nonché con
proposte di nuovi itinerari ed
anelli. Ripetesi che per le Valli
di Danzo e quelle Canavesane
dell’Orco e Soana, sino alla Val
Chiusella, gli itinerari son descritti nel volume G.T.A. 1981, sì
che è indispensabile, per chi sia
intenzionato a conoscere tutta la
G.T.A. oggi in esercizio, possedere entrambi i volumi.
Anche il volume di cui oggi ci
occupiamo, come quello che l’ha
N O V I T A’
Nella « Piccola Collana Moderna », il n. 43
I MATRIMONI INTERCONFESSIONALI
TRA CATTOLICI ED EVANGELICI IN ITALIA
(a cura della Commissione sinodale valdese-metodista)
pp. 144, L. 4.600
— Quali progressi sono stati fatti, nella legislazione delle Chiese e nella prassi, sul problema dei « matrimoni misti », che
è considerato il « banco di prova » della buona volontà
ecumenica?
È giustificato il « diritto di opzione » che la Chiesa cattolica continua a porre sui nascituri imponendo la prestazione delle promesse del battesimo e dell’educazione cattolica?
Su un problema umano che interessa un numero crescente
di famiglie, il primo risultato del lavoro della Commissione nominata dal Sinodo. Il cammino per risolvere questo
problema è certo ancora lungo e diffìcile, ma un primo
passo può essere costituito dal conoscere i suoi termini
essenziali.
CLAUDIANA
Via Pr. Tommaso 1
c.c.p. 20780102
10125 TORINO
preceduto, comprende notizie
di varia cultura sulle valli attraversate: storiche, etniche, economiche, relaAve a flora, fauna,
e talora a vere e proprie curiosità locali. La parte che più ci
riguarda, relativa alle nostre
valli, è stata particolarmente
curata dai nostri amici Valdo
Benech, Arturo e Raimondo Genre, ed è giusto ringraziarli per la
loro fatica. Raimondo Genre è
poi tra i tre esperti che hanno
curato la elaborazione e il coordinamento dei testi.
Ultima nota positiva: il volumetto è arricchito da numerose
cartine geografiche di facili lettura, e da molte suggestive fotografie a colori per lo più « animate » da figure di gitanti che
si stagliano di contro a stupendi
panorami mentre seguono il sentiero della G.T.A.: ed allora ti
prende proprio il vivo desiderio di avviarti anche tu lungo
questi itinerari, alla continua
inebriante scoperta di tante bellezze, all’incontro con tanta semplice gente, pulita come l’aria
che ti investe quando sbuchi sul
colle per lasciarti alle spalle un
angolo di mondo e incontrarne
un altro altrettanto ricco di incanti.
Ettore Serafino
^ Grande Traversata delle Alpi 1982.
Priuli e Verlucca editori. Ivrea, pp.
176, L. 8.500.
Venerdì 28 maggio in una chiesa di
Lucca si è tenuta per ia Pentecoste
una veglia a cui ha partecipato Max
Thurian, teoiogo di Taizè. Egii avrebbe
dovuto parlare sul tema « Eucarestia e
unità deiia Chiesa ». Sono andato a
sentirlo.
Che delusione! Mi sono sentito riproporre tutta la teologia cattolica sull’Eucarestia.
Per quattro volte ha accennato all’Eucarestia come vero corpo e sangue di
Cristo: l'altare è diventato la sacra
tavola.
Accennando al volto santo di Lucca
che i cattolici adorano nella cattedrale
ne ha parlato come di un segno profondo che ci fa capire la realtà dell’Eucarestia.
Ma è questa teologia che propaganda
Taizè?
Mi auguro che ciò proprio non sia.
Distinti saluti
G. Musella, Lucca
DIO DEI VIVENTI
Vorrei sottolineare, con piena convinzione, quanto afferma il pastore Teodoro Salma nel numero del 4 corr.: ■■ È
un errore dire che tutto è finito, semplicemente perché i nostri sensi non
ne percepiscono più le conseguenze ».
.« Nulla è inutile. Tutto serve ». È profondamente vero, ed è triste constatare quanto poco ne siamo persuasi. Se
fossimo più al corrente nelle Segrete
leggi del cosmo — segrete, perché
poco studiate — saremmo da un lato
più cauti nelle nostre azioni, dall’altro più consolati nelle nostre perdite o
nei nostri apparenti insuccessi. NelTevangelo di Luca (20: 38) troviamo
scritto che Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi, perché per lui vi
vono tutti. Viviamo noi, e vivono i fatti nostri, i nostri gesti, i nostri sguardi, le nostre parole, i nostri pensieri.
Tutto rimane, e si ripercuote, produce
effetti anche dopo secoli. Tanti avvenimenti pubblici e privati si spiegherebbero, se potessimo sapere da quali
fatti furono generati, anche molto tempo fa. Le nostre storie non li hanno registrati, ma per fortuna sono rimasti
inscritti in libri che non si cancellano.
Bene ha fatto il pastore Balma a ricordarlo, ed io ne lo ringrazio, cogliendo
con gioia l’occasione di salutarlo di
nuovo, dopo tanti anni.
Passando ad altro argomento, sono
tanto lieto nel veder ricomparire gli
« Itinerari alle Valli », Adesso che non
mi è più purtroppo possibile percorrerli con le mie vecchie gambe, li ripercorro col pensiero nell’accuratissima
descrizione di Raimondo Genre e Valdo Benech, che ringrazio di cuore perché mi aiutano a « rivedere » le mie
Valli. E non si cruccino troppo perché in alto ritorna il bosco. Così avvenisse, e rapidamente, su tutti i terreni cui oggi l’uomo preferisce la fabbrica.
Uno de Nicola, Sanremo
AUSPICABILE
Caro Direttore.
una domanda: perché i » difetti »
della TILC vengono esaminati con la
lente d’ingrandimento e sbandierati ai
quattro venti, e poi quando un articolo
esamina i pericoli d’una traduzione denunziando errori della Vulgata (seguiti
anche da altre versioni, in parte anche dalla Riveduta), della TILC non
si fa parola, come se non esistesse?
Forse perché traducendo quei passi ha
reso fedelmente il senso del testo biblico? Non sarebbe auspicabile un po'
di imparzialità?
Bruno Corsani, Roma
CINEMA
“La saggezza nel sangue”
« La caduta di Adamo ed Èva
nel peccato non c’è mai stata,
quindi non c’è nessun giudizio,
nessun sangue redentore, e parlare di salvezza non ha senso.
Gesù è solo uomo e niente Dio.
E’ stato crocifisso, sì, ma non
per noi. Io sono il nuovo profeta
che inaugura la Chiesa Della Verità Senza Cristo Crocifisso ».
Questo sfogo oratorio si sarebbe potuto tranquillamente
udire dalla libera tribuna londinese di Hyde Park. Ci viene invece dal personaggio centrale
della pellicola ambientata nel
« profondo sud » degli Stati Uniti, in una di quelle cittadine che
in America e altrove (in Italia i
film di Pietro Germi), possono
essere tutto: bigotte e razziste,
perbene di fuori e bacate di dentro (le « tombe imbiancate » di
Matteo 23: 27), con civetterie
provinciali e putrescenze inconfessabili. Vizi privati e pubbliche virtù. E’ lo scenario di molta letteratura nordamericana, da
« Via col vento » della Mitchell al
« Piccolo campo » di Erskine
Caldwell, che era figlio di un
pastore presbiteriano e nacque
proprio da queste parti dove si
svolge il film, la Georgia tra il
1940-50.
Arriva un giovane, occhi, gesti
e loquela da ossesso. Congedato
dall’esercito, scambia la divisa
militare con un abito da tipico
predicatore-cornacchia, nero come il cappello a cilindro, cupola
alta e falde larghe. Proclama:
« Vado a fare cose che non ho
mai fatte », e si scatena nel sottobosco della proliferazione religiosa. Qui sono tutti squinternati, messia e fedeli, evangelisti
e revivalisti, imbonitori con un
gorilla fìnto, un ragazzo tarato
che ha come dio una mummia
trafugata al museo, farneticanti
ministri di culti strampalati,
agenti pubblicitari che fanno da
battistrada per spillare a uno
spai-uto pubblico pochi dollari
appena bastanti per una giornata, ma avanti, domani si ricomincia; un cieco che non è cieco, sua
figlia che seduce il giovanotto,
l’affittacamere pia ma avvolgente che vuol farlo restare con lei
nella lugubre casetta a due piani che si disfa di marcio e puzza
di zolfo; c’è perfino un’auto che
è un rottame appiccicato con lo
sputo, la gente si chiama Enoch,
John Wesley, Giglio del Sabato...
Psicopatici ognuno a suo modo,
con turbe mentali o psichiche.
Paradossalmente le sole figure
rassicuranti in questo convulso
bestiario sono i poliziotti, pazienti e comprensivi. La saggezza
sembrano averla solo loro.
Pulsione religiosa
Ho letto che nel linguaggio religioso popolare del sud statunitense, la saggezza nel sangue
(« wise blood », titolo originale)
significa un’insopprimibile chiamata interiore, tipo le « voci di
dentro » di Giovanna d’Arco. E’
il « senso del sacro » che dimora
nell’ùomo americanus, e che spiega (ma non giustifica) la moltitudine dei gruppuscoli religiosi
più svariati, compresi quelli ciarlataneschi («Il figlio di Giuda»
trasmesso a marzo in TV) o i
più aberranti (ricordate la setta
e il massacro della Guyana?). Il
protagonista del film si sente oggetto di questa chiamata, ma ne
finirà anche vittima. E’ un invasato che si autodistrugge in un
crescendo demenziale; sassi
aguzzi nelle scarpe, filo spinato
intomo al petto (« Sei un agente del papa? » gli chiedono), ammazza un meschino concorrente,
si acceca con la calce viva
( « Quando ricominci a predicare? Alla gente piacciono i predicatori ciechi »...). Alla fine, sotto
una pioggia torrenziale che richiama il biblico diluvio, va a
morire in una discarica, come
una specie di nuova, delirante
crocifissione, un secondo blasfemo martirio redentore.
Ogni popolo ha i suoi lati detestabili, ma non ogni popolo è
capace come TAmerica di fare
a volte impietose autocritiche.*
Un film odioso, ma -col pregio di
cauterizzare le smanie malsane
di perfezionismo finto-spirituale.
Documenta in chiave sociologica
le devianze della predicazione
« fondamentalista »; in più espone in chiave psicologica le devastazioni prodotte da una pulsione religiosa male intesa. Un discepolo, se si lascia istruire bene, sarà al massimo come il suo
maestro, ma non più grande (Luca 6: 40). Chi vuol essere maggiore del maestro finisce col seminare per sé (Galati 6: 8). Non
basta riempire bocca e oiecchie
di « Cristo, Cristo »: chi non è
con lui è contro, non raccoglie
ma disperde (Luca 11: 22). E’ la
tentazione suprema: impadronirsi della santità facendosi « mangiatori » di Dio.
Ho saputo che il film è ricavato dal romanzo di una scrittrice cattolica della stessa Georgia Flannery Q’Connor, morta
nel 1964 e a me del tutto ignota,
così come il protagonista Brad
Dourif. Il regista è l’ultranoto
John Huston, sanguigno, eclettico, un po’ gigione.
Renzo Turinetto
3
25 giugno 1982
fede e cultura 3
DALLA RELAZIONE PRESENTATA AL CONVEGNO DI COMISO
Il nodo tra Est-Ovest e Nord-Sud
Non ci è possibile pubblicare per intero
la relazione sul tema « giustizia e pace » presentata da Emidio Campi. Tralasciamo la
prima parte in cui veniva esposta una serie
di dati sulla gravità e globalità dell’ingiusti
zia (che sono in parte reperibili nel «Rapporto Nord-Sud » di Willy Brandt, .Mondadori, a suo tempo presentato sul nostro giornale) e la parte teologica dedicata al concetto di giustizia nella Bibbia che contiamo ri
prendere in futuro. La parte che. pubblichiamo espone in sintesi le risposte che oggi vengono date al problema dell’ingiustizia e Tultima parte sulla nostra responsabilità.
Negli ultimi anni, soprattutto
a partire dal 1974 a seguito della crisi petrolifera, vi è stata una
presa di coscienza dell'accrescersi deH’ingiustizia sociale e del
sottosviluppo a livello planetario. Una serie di proposte sono
state avanzate per alleviare la
povertà, rompere le strutture
collettive di ingiustizia, di oppressione, di dominazione, ridefìnire i criteri che caratterizzano
10 sviluppo. Schematizzando, esistono oggi tre tesi a confronto.
« Razionalità »
a) la prima, che è una ipotesi sostenuta soprattutto da economisti, specialisti di tipo liberale, afferma la necessità di continuare a rafforzare l’ordine economico esistente. Questa ipotesi
sostiene — con zelo degno di ben
altra causa — che nel mondo
non è cambiato niente. Il vecchio ordine mondiale, fondato
sugli accordi di Bretton Wood, ha
funzionato bene dal 1945 al 1969.
Dal '69 aH’80 vi sono state delle
imperfezioni e dei disordini che
vanno eliminati e corretti. Si
tratta quindi di rilanciare una
idea di progresso e di rigenerare la capacità del capitalismo di
esprimere una « razionalità » generale. II tipo di sviluppo previsto punta su una forte ripresa
della crescita economica e propone un processo attraverso cui
la « razionalità » della grande impresa capitalistica si dilata nella
società, adeguandola e riordinandola.
Si possono fare due obiezioni
a questa ipotesi. Una è di ordine
pratico: è che una analisi seria
dei fenomeni storici ed economici
che gradualmente hanno prodotto la situazione di fatto in cui
ci troviamo oggi mostra che in
pratica le cose non stanno così.
La crescita spaventosa della disoccupazione, la scoperta del collasso di tante forme di « razionalità » capitalistica, gli approdi
ambigui del neocolonialismo alla
fine degli anni '70 — pur nella diversità e dimensioni dei fenomeni — hanno tutti rimesso in
dubbio sia la « razionalità » di
questa ipotesi che la sua capacità di espansione e di ricomposizione della società. L'altra obiezione è di natura politica. Questa ipotesi non tiene conto del
fatto che in questi ultimi anni
la consapevolezza della disuguaglianza è diventata un fatto di
massa: basti pensare non solo
ai cambiamenti avvenuti nella
classe operaia dei paesi capitalisti maturi, l’emergenza di nuovi
soggetti sociali, ma soprattutto
agli sconvolgimenti delle condizioni materiali e quindi delle scale di valori delle masse popolari
del Terzo Mondo.
Complementarietà
h) l’altra ipotesi è quella di
un cambiamento nella impostazione della politica economica
mondiale centrato sulla complementarietà, a lungo termine, esistente tra i paesi industrializzati
e i paesi in via di sviluppo. E’ la
proposta avanzata dall’Qrganizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico (OECD) nel
famoso rapporto « Facing thè
Future », ma anche, in parte, in
vari documenti della « Commissione Trilaterale », organismi delle NU.
Questa ipotesi respinge l’ipotesi neo-liberista di ritorno ad una
situazione tipo anni ’60, accetta
11 fatto che il sottosviluppo non
è uno sviluppo mancato o interrotto, ma al contrario il prodot
to di una situazione di ingiustizia istituzionalizzata e vede la
necessità e l’urgenza di un cambiamento strutturale.
Per risolvere il problema dello
« scambio ineguale » e l’indebitamento dei paesi del Terzo Mondo prevede la formazione di un
fronte comune, di una alleanza
tra partners sociali quanto mai
diversi (multinazionali e sindacati, paesi a basso reddito, paesi
produttori di materie prime, paesi di recente industrializzazione,
ecc.), la creazione di consorzi inter-bancari destinati a trasformare il credito in partecipazioni
azionarie. Assegna quindi al sistema bancario un ruolo decisivo nella scelta degli indirizzi produttivi. Propone una crescita
economica moderata, selettiva
nella convinzione che una redistribuzione di maggior reddito
sia meno conflittuale di una ridistribuzione del reddito attuale.
Non è il caso di dilungarsi su
ulteriori dettagli tecnici. Ritengo che sarebbe profondamente
sbagliato liquidare con auto-sufficienza- questa ipotesi che ottiene un crescente consenso tra gli
economisti del Terzo Mondo e
dei paesi occidentali. Dinanzi
ad una situazione così difficile e
complessa come quella dello sviluppo e della giustizia sociale
nessuno ha già in tasca la carta
vincente. Però il dubbio è sul
merito di questa proposta, ed è
profondo. Questa ipotesi resta
una strategia economica che non
va al di là del consueto orizzonte dell’assistenzialismo in cui la
manovra finanziaria prevale sullo sviluppo integrale, in cui il risanamento o rafforzamento di
certi settori, si congiunge con la
degradazione di altri aspetti della vita sociale. (Inoltre questa
ipotesi è difficile da realizzare
dal momento che gli interessi
conflittuali a corto termine dei
partners sociali coinvolti sembrano prevalere su quelli complementari a lungo termine; cfr. l'esempio di Sri Lanka!).
Compartecipazione
c) la terza ipotesi è quella
che con linguaggio un po’ ermetico si suole chiamare: « Società giusta, fondata sulla partecipazione e il rispetto e l’equilibrio
ecologico ». E’ sfortunatamente
meno nota e tuttavia singolarmente interessante e innovativa.
Ottiene il consenso di un vasto
numero di economisti democratici del Terzo Mondo, dei paesi
occidentali, di un numero crescente di chiese e organismi specializzati nelle questioni dello
sviluppo. E’ l’ipotesi guida del
lavoro del Consiglio Ecumenico
delle Chiese. In un certo senso
il « Programma Nord-Sud », nolo anche come rapporto Brandt
III campo
insegnanti
nonviolenti
Dal 4 all’ll luglio si terrà a
Vicchlo (FI) in legame ideale
con la pedagogia di Don Milani
un campo su Educazione alla
pace come educazione ad un
nuovo e diverso sviluppo aperto a insegnanti di ogni tipo di
scuola e di qualsiasi disciplina.
Per informazioni e iscrizioni: Etta Ragusa, via S. Francesco de
G. 41, 74023 Grottaglie (TA), tei.
099/662252.
porta avanti questa ipotesi. Essa
implica un radicale ripensamento del problema dello sviluppo
e della giustizia sociale cominciando a dire che non è solo un
fatto di previsioni di crescita
economica quantitativa (anche
se questo fattore è assai importante!) e di «transfer» tecnologico, ma un sempre più vasto
coinvolgimento di soggetti sociali, di masse che contano nel governo dello sviluppo economico
e sociale.
L’elemento nuovo e qualificante di questa ipotesi è di affermare che bisogna cominciare a fare dello sviluppo e della giustizia sociale il segno di una diversa qualità del processo decisionale che valorizza molto l’elemento della partecipazione democratica e del rispetto e preservazione della natura per noi
e per le generazioni future. L’altro elemento caratterizzante di
questa ipotesi è la ricerca di un
tipo di sviluppo che non sia ridotto in termini settoriali. Il capitalismo dell’epoca delle multinazionali ha moltiplicato ed esteso la divisione internazionale del
lavoro riducendo il problema dello sviluppo a realtà per fasce.
Questa ipotesi mira invece ad un
profondo intreccio tra i settori
produttivi tradizionali (industria,
agricoltura) con la scienza e la
tecnologia, con la domanda di
un nuovo modo di vivere il tempo di lavoro e il tempo di vita,
con la domanda di protagonismo
civile e culturale di vecchi e nuovi soggetti democratici.
Francamente non sono in grado di dire quanto c’è di già maturo e quanto c’è di approssimativo, vago, discutibile in questa
ipotesi che viene maturando. Dico soltanto che questa ipotesi
non propone temi di fantascienza ma affronta temi di scottante
attualità. Per convincersene basta leggere quello stupendo libro
che il direttore dell’UNESCO, il
senegalese M’Bo, ha appena pubblicato; Le temps des peuples.
E’ un’ipotesi che apre realmente un orizzonte, sposta i limiti
della conoscenza nel campo dello sviluppo umano e sarebbe veramente miope rifiutarsi di esplorarla, anzi voltare gli occhi indietro. Ma come giustamente fa
notare M’Bo nel volume citato
un cammino di questo genere è
uno scontro e una lotta, in cui le
forze conservatrici non badano
a mezzi, la cui asprezza e le cui
incoenite sono enormi.
Lotta contro la fame
E’ chiaro oramai che la fame
è la più grave causa che rode e
mina le fondamenta della nostra
umanità. Forse non ce ne rendiamo ancora sufficientemente conto, ma sta diventando un nuovo
tipo di arma e assai efficace. Lo
sanno molto bene i dirigenti del
Fronte Rivoluzionario Sandinista
del Nicaragua e i dirigenti del
Mozambico dove questa folle arma è già stata impiegata. E non
credo che il comandante Thomas
Borges o Samora Machel siano
da scambiare con dei moralisti!
E d’altro lato considerando le
risorse mondiali, il livello attuale della popolazione mondiale e
le conoscenze tecnologiche a noslra disposizione non c’è alcun
motivo che non si sradichi questa piaga dal nostro pianeta e
che i 450 milioni di persone nel
Terzo Mondo che sono sottoalimentati cronici e i 150 milioni
che_ soffrono la fame acuta siano
saziati e possano godere del più
elementare dei bisogni fisici dell’uomo. Sapranno e vorranno i
credenti aiutare questa genera
zione a convertire, secondo la famosa immagine biblica, « le spade in vomeri e le lance in roncole »?
Lotta contro le armi
Più di 200 anni fa in Inghilterra sorse il movimento per la
abolizione del commercio degli
schiavi ad opera di James Fox,
un membro della società degli
amici (Quaccheri), il quale cominciò a smascherare le iniquità e le nefandezze di tale traffico.
La sua azione raggiunse presto
un numero sempre più grande
di persone, compreso John Wesley, molte delle quali avevano o
stavano realizzando immensi profitti con quel commercio. L’azione vivace, capillare intrapresa
da quei credenti in Inghilterra
e in America riuscì a scuotere
l’attenzione della gente obbligandola a discutere il problema, sia
pure tra forti contrasti: fortune
immense furono dilapidate, famiglie si divisero, addirittura
una guerra sanguinosa fu combattuta. Ma il commercio degli
schiavi terminò, lo schiavismo
fu abolito.
Ci sono molti paralleli tra il
commercio degli schiavi e il commercio delle armi; con una differenza importante: che non possiamo combattere una guerra
per abolirlo. Ma lo schiavismo
era diventato la tela di fondo
della società dell’epoca, come il
militarismo lo è della nostra. C’è
la stessa rete internazionale di
contatti, profitti, connivenze —
anche se oggi questa include addirittura dei governi, lo stesso
sfruttamento di pochi su molti.
Come i mercanti di schiavi, i
mercanti di armi diffondono profezie catastrofiche sulle conseguenze negative che l’abolizione
di una tale industria comporterebbe; come i mercanti di schiavi, i mercanti di armi tentano
di eludere il problema morale di
tale commercio affermando che
ogni iniziativa isolata è destinata ad essere velleitaria ed inefficace. Ma come i credenti e le
chiese cristiane del 700 seppero
i-esistere a quei profeti di sciagura e furono capaci di creare
il consenso necessario all’abolizione del commercio degli schiavi, così noi oggi siamo chiamati
ad agire con coraggio, ma anche
con saggc2:za, per sradicare dal
nostro pianeta la produzione e
il commercio delle armi. E’ un
compito enorme ma non impossibile. Infatti è la sola possibilità che abbiamo.
Emidio Campi
Mariologia
nel Vaticano II
Il 26-27 giugno, a partire dalle
ore 11 di sabato e fino alle 17
di domenica, si terrà al Centro
Ecumenico « Luciano Menegon »
di Tramonti di Sopra (PN) un
seminario del Collettivo teologico
delle Chiese evangeliche del Triveneto sul tema: Mariologia nel
Concilio Vaticano II. Parlerà il
pastore Alfredo Sonelli di Firenze, dirigerà l’incontro Sergio
Casonato.
Taccuino
pastorale
Aveva telefonato per chiedere una presenza pastorale al
funerale del suo amico e ora, mentre mi accompagnava alla
casa, mi spiegava che non si trattava di un valdese, ma di un
originario di quel paesino — a 20 Km. dalla città — che anni
addietro aveva avuto per un certo tempo una casetta a Bovile.
Lì aveva conosciuto i valdesi e aveva incominciato ad apprez.zarli. Poeta, piemontesista e storico dilettante, aveva pubblicato a sue spese due libretti di poesie in piemontese e in italiano,
e negli ultimi anni aveva tenuto alla radio locale una rubrica
di storia regionale in cui quella valdese aveva largo spazio. Il
risultato era che in paese molti conoscevano la storia valdese...
ma non i valdesi! Il defunto, inoltre, era consigliere comunale,
era un comunista di vecchia data. Quello sarebbe stato il primo funerale « civile » nella storia di quel paesino di neanche
cinquemila abitanti. Arrivato alla casa del defunto, piccola,
semplice, con un ampio giardino, conobbi la figlia del defunto.
Aveva acconsentito alla proposta dell’amico del padre di richiedere la presenza di un pastore valdese perché riteneva che fosse in linea con quello che il padre aveva creduto e apprezzato.
Dopo l’arrivo della gente, molti giovani, e delle insegne del Comune e della bandiera della sezione locale del PCI, partimmo
in corteo. Lungo la strada c’era parecchia gente nonostante il
calore afoso. Alcuni salutavano il corteo col braccio alzato e il
pugno chiuso. Giunti al cimitero, mi resi conto che eravamo
più di un centinaio di persone, di cui una buona parte giovani
tra i venti e i trent’anni. Mi misi vicino alla bara, mi rivolsi alla
gente e spiegai brevemente le ragioni della mia presenza, come
il defunto avesse conosciuto e apprezzato i valdesi e la semplicità delle nostre cerimonie. Lessi alcuni brani biblici c feci una
preghiera. Concludendo, avevo appena iniziato il « Padre nostro » che, di colpo, dopo una breve esitaz.ione, tutti incominciarono a dirlo insieme a me, non .so se più stupiti loro o io di
questo immediato unisono. Poi si avvicinarono alla bara diversi giovani, lessero, commossi, alcune poesie del defunto,
dissero brevi messaggi di amicizia, l’ultimo ricordò che il defunto era riuscito ad essere sempre un esempio per il paese.
Tutti, parlando, si rivolgevano alla bara, non alla gente. Retaggio di una cultura che non riesce a diventare laica! Finita la
breve cerimonia, alcuni vennero a salutarmi e a stringermi la
mano. Altri mi guardavano incuriositi. Uno mi ringraziò per
aver recitato il «Padre nostro» perché così ci eravamo potuti
riconoscere uniti nella fede. Uscendo dal cimitero con l'amico
del defunto, il sindaco e altri, sentii i loro commenti sulla sanplicità e bellezza della cerimonia e sul fatto che il loro compagno e amico non era stato seppellito dai preti, ma era stato
seppellito lo stesso da cri.stiano. Il primo funerale « civile »
del paesino era riuscito come avevano sperato.
Pubblichiamo in questa rubrica, in forma anonima, brevi
esperienze e riflessioni del ministero pastorale evangelico.
4
4 vita delle chiese
25 giugno 1982
CONFERENZA DISTRETTUALE I DISTRETTO
Le decisioni CIOV al vaglio delle chiese
La seconda sessione della Conferenza Distrettuale del 13 giugno si è tenuta, come la precedente, a Prarostino con una nutrita partecipazione di deputati
delle Chiese. È stato così confermato un vivo interesse per gli
Istituti del l- Distretto. Su queste opere e sul loro operato
hanno presentato una relazione, ricca di spunti e idee, due
Commissioni di esame.
^ La Commissione di esame sull’operato della Commissione Esecutiva del 1° Distretto ha reso
attuale l’o.d.g. del Sinodo 1980
rivolgendo la sua particolare attenzione a « Villa Olanda ». Questa Casa, che inizialmente ha ospitato una numerosa comunità
di rifugiati russi verso i quali la
Chiesa Valdese ha concretizzato
il senso di solidarietà con i « minimi », ha concluso una fase della sua attività. Nell’assistenza
agli anziani autosufflcienti Villa
Olanda ha intrapreso la seconda fase che è tuttora operante.
II futuro
di Villa Olanda
La presenza sul territorio di
altri Istituti similari non ha certo facilitato Villa Olanda in questa scelta. Il numero degli assistiti è stato inferiore alla sua ricettività. A ciò ha contribuito
l’intelligente scelta della Comu
nità Montana che ha privilegiato l’assistenza domiciliare agli
anziani per evitare il loro sradicamento dal proprio « habitat »
(il distacco provoca sempre un
trauma che ha riflessi sulla salute psico-fìsica deH’anziano). I
riflessi negativi si sono registrati anche nella gestione economica di questo Istituto per il quale
la C. D. ha richiesto la solidarietà delle Chiese e al Comitato
di Villa Olanda di non autoisolarsi dal contesto in cui opera. La
terza fase potrebbe iniziare con
il trasferimento a Villa Olanda
di 24 pazienti dal Padiglione
Psico-geriatrico dell’Ospedale di
Torre Pellice.
La proposta è stata concordata, come si legge nella relazione
CIOV, con la Tavola Valdese, il
Comitato di Villa Olanda e TU.
S.L. Quest’ultima preme per riportare a 80 letti la ricettività
dell’Ospedale di Torre Pellice come prevede il Piano socio-sanitario della Regione.
Questo è stato il nodo intorno
al quale ha ruotato e si è sviluppata la discussione che ha
impegnato, oltre ogni previsione,
la Conferenza.
Dagli interventi che si sono
susseguiti è stato accertato che
il Comitato di pstione di Villa
Cilanda — la cui assenza è stata
rilevata — è favorevole a mettere a disposizione della CIOV le
sue strutture, ma le ha richie
sto; 1) di assicurare con il proprio personale l’assistenza paramedica; 2) di conservare la titolarità della convenzione con la
C. M.
Intervenendo nella discussione
il Presidente della CIOV ha affermato che è improponibile
sia il mantenimento della convenzione per questo tipo di assistenza, sia il dislocamento a
Villa Olanda del personale ospedaliero. L’organico del personale non è dilatabile. Ampliarlo
richiede un iter lunghissimo con
incerto esito e servirebbe solo
a dilazionare di anni la sistemazione dei pazienti a Villa Olanda, sulla quale è caduta l’opzione
delTUSL che ritiene questa Casa
idonea ad accogliere i dimessi dagli Istituti psichiatrici.
Il Presidente ha rilevato altresì
l’inadeguatezza del tempo messo
a disposizione della Commissione di esame per capire i meccanismi di funzionamento di una
« azienda » chiamata CIOV, che
ha 150 dipendenti ed è stretta
fra le pastoie della burocrazia
e l’esigenza di assolvere i compiti istituzionali come opera della
Chiesa.
Più partecipazione
La Conferenza Distrettuale è
stata del parere che è suo essenziale compito di tracciare le linee operative degli Istituti con
ALLE VALLI VALDESI
Visite alla comunità
POMARETTO — In questi ultimi tempi abbiamo avuto il privilegio di incontrare diversi gruppi in visita alle Valli.
A Pentecoste abbiamo ricevuto la comunità di Cresi (Francia) con la sua corale guidati
da Aldo Costantino (ex pomarino dei Blagieri) e dal past. Cook.
Restituivano la visita fatta circa
due anni fa dalla nostra corale
che aveva partecipato ad un incontro di valdesi della Drôme.
Essi hanno partecipato attivamente al programma di Pentecoste ’82 con il concerto del sabato sera, fatto assieme alla corale di Pomaretto e con il canto
a Prali.
AlTinizio di giugno la nostra
Foresteria ha ospitato l’équipe
responsabile del centro delle
Unions Chrétiennes di Ginevra
guidata da Jean Pierre Muston
(pomarino d’adozione). Si trattava per loro di una retraite di
riflessione e negli incontri avuti
a Pomaretto, Agape e Torre Pellice si sono dibattuti i problemi
relativi all’impegno oggi in mezzo ai giovani. Certamente il centro delle Unions Chrétiennes di
Ginevra ha degli strumenti di
lavoro che permettono tutta una
serie di iniziative interessanti.
Ci hanno lasciato la proposta di
unirci all’iniziativa « Candele
per la pace» (da accendere la vigilia di Natale come espressione di volontà di impegno per la
pace nel mondo) e si è discussa
1 idea di avere un centro per accogliere i giovani che girano il
mondo approfittando dell’offerta
Inter Rail (viaggio gratuito sulle ferrovie di un certo numero
di stati europei e nordafricani)
perché possano avere dei punti
di riferimento che diano loro
qualcosa di più di un semplice
alloggio. L’U.C.D..G. ha già messo a disposizione i suoi centri
in diversi paesi.
Il past. Gustavo Bouchard è
poi passato con un gruppo della
comunità di Sampierdarcna-Sestri visitando l’ospedale ed incontrando un gruppo che l’ha salutato con gioia.
Domenica scorsa infine è stata la volta di un gruppo della
comunità di Como che aveva accolto la seconda media della
Scuola Latina nella sua gita a S.
Fedele d’Intel vi e che ha passato la giornata con noi.
Tutti questi incontri, così diversi gli uni dagli altri, sono
sempre una preziosa occasione
di arricchimento e di gioia.
• È stata presentata per essere battezzata Sabrina Ribet di
Attilio e Paola. Che lo Spirito
del Signore accompagni sempre
questa bambina. La comunità invia auguri sia a Sabrina sia ai
genitori.
• Si sono uniti in matrimonio col rito civile presso il Municipio di Perosa Argentina Baima Giancarlo di Pomaretto con
Tron Rosanna di Perosa Argentina. Che lo Spirito del Signore
rimanga e protegga sempre questo nuovo focolare. Agli sposi che
prenderanno dimora in Pomaretto gli auguri della comunità
tutta.
• La comunità tutta di Pomaretto è vicina con tutta la simpatia cristiana alla nostra sorella Berialmio Paolina nella
triste circostanza della dipartita
del marito Graverò Francesco.
Assemblea di chiesa
FERRERÒ MANIGLIA — L’Assemblea di Chiesa è convocata
per domenica 27 giugno, alle ore
10 nella sala di Perrero. All’ordine del giorno è prevista la relazione dei nostri due deputati alla
Conferenza distrettuale di Prarostino. Il culto a Maniglia, per
quella domenica è pertanto sospeso.
• Segnaliamo che il Concistoro
ha deciso di fare restaurare lo
ingresso, il corridoio e la sala
delle attività, presso il presbiterio di Perrero. Per preparare il
lavoro del muratore dovremo pe
rò organizzare un campo di lavoro; tutte le persone valide sono dunque convocate per sabato 3 luglio, alle ore 8 per iniziare i lavori.
• Iniziano intanto le riunioni
quartierali estive. Le prossime
saranno; 27 giugno al Lorenzo,
il 4 luglio a Grangette, TU luglio a Balziglia e il 18 luglio a
Parant. Inizio ore 15.
Bazar
LUSERNA S. GIOVANNI —
Il tradizionale Bazar che ogni
anno la Società di Cucito « Le
Printemps » organizza con impegno e cura avrà luogo domenica 27 giugno, alle ore 15, nella Sala Albarin.
Con Tesposizione-vendita di
lavori femminili, che sono sempre molto apprezzati dal pubblico, sarà allestito un servizio
di buffet, con caffè, tè e vendita
di dolci.
Tutti sono cordialmente invitati.
Nuovo membro
del Concistoro
VILLASECCA — Mentre diamo il benvenuto ad Aldo Peyronel come nuovo membro del
Concistoro, esprimiamo la riconoscenza di tutta la comunità ad
Ettore Masse! per il suo lavoro
di anziano, svolto per 17 anni con
impegno e con fedeltà.
• Pochissimi fiori ed un copribara fatto di fiori di montagna recavano una nota di gioia
e di vitalità. Visibile, ma contenuto il segno di tristezza sul
volto dei familiari. In questo clima di sobrietà si sono svolti i
funerali di Caterina Martinat v.
Bounous, tanto amata.
Esprimiamo ai familiari la
partecipazione e la comunione di
fede nella resurrezione e nella
vita in Cristo da parte di tutta
la comunità.
sede nei distretto. Alcuni delegati hanno ritenuto estremamente
grave lasciare solo ai « tecnocrati » le deliberazioni di scelta che
appartengono alle assemblee di
Chiesa, alle Conferenze Distrettuali ed al Sinodo che sono espressione di tutti i membri di
Chiesa.
La CIOV ha ribadito che da anni cerca una soluzione per questi pazienti. Avrebbe potuto anche disdire la convenzione con la
Provincia. Non Tha fatto perché
è preminente la volontà di dare
a questi ospiti, dimenticati dai
parenti e dai Comuni di provenienza, un ambiente in cui il
calore umano non manchi. La
CIOV — ha detto un suo autorevole rappresentante — fa lo
stesso discorso sui « minimi » che
è stato udito fare da una delegata.
La Conferenza si è nuovamente
occupata dell’informazione e della figura del Presidente della
CIOV.
Sull’informazione è stato notato che perdura tuttora uno
sganciamento tra gli Istituti e
le Comunità. Non si tratta tanto
dell’informazione a mezzo stampa quanto di contatti per sollecitare ogni forma di collaborazione nell’ambito delle opere stesse. Le Comunità possono essere
coinvolte, ma devono avere chiara coscienza che sono le loro
« opere » a richiedere una testimonianza nel servizio verso gli
altri.
Sul ruolo della CIOV e del
suo Presidente la Commissione
di esame ha rilevato un’accentuata contraddizione fra la realtà nei fatti e le ipotesi di lavoro
che la CIOV stessa nel 1978 in
una sua relazione così prospettava; « Il Presidente potrebbe
anche essere la persona che costituisce un punto di animazione e di sintesi del lavoro e della
problematica CIOV; una persona che per le questioni tecniche
si affida agli organi tecnici dell’Ufficio ma che attraverso i
contatti formali ed informali
con i vari istituti, collaboratori
e dipendenti sia in grado non
tanto di valutare i singoli problemi sotto il loro aspetto tecnico, ma di cogliere l’atmosfera
e di avere una visione sintetica
della situazione così da costituire un elemento della necessaria
dialettica fra Tanalisi dei diversi settori (amministrativo, sanitario, parasanitario) della amministrazione, del personale che
esegue le varie mansioni negli
Istituti e così via ».
La Commissione di esame crede che il Sinodo abbia dato alla
CIOV una responsabilità senza
assicurarle i mezzi per ottenere
i risultati richiesti. È mancato
l’animatore teologico.
Nel corso della Conferenza sono stati presentati ed approvati
alcuni o, d. g. che rispecchiano
l’orientamento della maggioranza, ma sono anche il frutto di
un confronto molto chiaro, fraterno e alle volte anche teso.
L’Assemblea ha chiuso i suoi
lavori alle ore 20 raccogliendosi
intorno al tavolo della S. Cena
per esprimere cosi la fiducia che
ha operato nel nome dell’unico
Signore.
Antonio Kovacs
Principali
ordini
del giorno
votati
Villa Olanda
La CD, esaminato il problema del trasferimento degli attuali ospiti del reparto psicogeriatrico di Torre Pellice
a Villa Olanda, approva in linea di
massima questa decisione ed invita la
Tavola e la CIOV a fornire entro il
prossimo Sinodo adeguata informazione
alle chiese circa le modalità di questo
trasferimento.
Intesa colla Regione
La CD, udita la relazione della CIOV
e della CdE sull’operato della stessa,
udita anche la comunicazione del Vicemoderatore suH’avvenuta firma dell'Intesa con la Regione Piemonte per cui
si conviene che gli ospedali valdesi di
Torino, Torre Pellice e Pomaretto vengono integrati pienamente nel servizio
sanitario regionale, se ne rallegra.
Rapporti
ClOV-Circuiti
La CD, udita la relazione della CIOV,
rileva una scarsa collaborazione fra
CiOV ed i singoli circuiti per quanto
concerne la cura d'anime degli ospiti
dei singoii istituti ed auspica una maggiore coliaborazione, secondo l'art. 4c
del regolamento RO 5 riguardante le
competenze circuitali.
Volontariato
La CD, ritenendo indispensabile la
formazione di una Associazione di voiontari evangelici che si inseriscano
nelle attività dei servizi sociosanitari
pubblici, chiede alla Tavola che attraverso la sua Commissione diaconale
promuova un convegno per verificare
tale possibilità. Tale volontariato dovrebbe inoltre considerare le possibilità concrete di servizio offerte dai nostri istituti.
Ora di religione
La CD ode la comunicazione del
Seggio, il quale rende noto di aver designato, quali membri della commissione di studio sull'ora di religione
di cui all'atto n. 24 della presente sessione, i sigg. Bianca Natali, Roberto
Eynard, Claudio Tron.
Elezioni
La CD elegge la Commissione esecutiva distrettuale, che risulta così
composta: Presidente: past. Bruno Rostagno: Vice-presidente: Liliana Viglielmo: Segretario: past. Marco Ayassot;
Membri: Carla bongo e Aldo Lausarot.
La CD elegge la Commissione d'esame sull'operato della CED, che risulta
così composta: past. Sergio Ribet, Relatore: Edda Tron Micol e Silvio Vola,
membri.
La CD elegge i rappresentanti del
Distretto aH'Assemblea della FCEI: Marco Ayassot, Giorgio Tourn, Bruno Rostagno, Ermanno Genre, Graziella Fornerone, Thomas Noffke, Ruben Artus,
Jean Jacques Peyronel, Adriano bongo, Luciano Rivoira, Renzo Turinetto.
Supplenti: Paolo Ferrerò, Franca CoVsson.
ARREDAMENTI
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GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 • PINEROLO • Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
5
25 giugno 1982
vita delle chiese 5
LA CONFERENZA DEL III DISTRETTO
Spinta al decentramento
NEL RICORDO DELLE LORO CHIESE
Fedeli servitori
Con la nomina della nuova
Commissione Esecutiva Distrettuale nelle persone del pastore
Franco Sommani, Presidente;
Fulvio Rocco, Vice Presidente;
Domenico Aquilante, Lucilla Santini e Roberto Sbaffi quali membri, si è conclusa ad Ecumene
(Velletri) la Conferenza Distrettuale del 3° Distretto tenuta nei
giorni 12 e 13 giugno 1982.
Dopo sette anni di presidenza
nella Commissione, il pastore Davide Cielo aveva rimesso il proprio mandato alla Conferenza
essendo stato posto in emeritazione dal prossimo autunno.
Dopo il culto di apertura tenuto dal pastore Domenico Maselli,
i lavori della Conferenza si sono
quindi aperti con la lettura da
parte del Dr. Ugo Zeni di uno
studio elaborato dalla Commissione Finanziaria della Tavola
Valdese in merito alla situazione contributiva delle Chiese valido per le Chiese Valdesi e Metodiste di tutti i Distretti.
Si tratta di un piano contributivo indicativo che si basa su dei
criteri statistici di base desunti
dallTSTAT sul reddito regionale
locale. Sulla base di quel valore
verrebbe richiesto il versamento
del 3% del proprio reddito annuale. E’ seguita una discussione con interventi pro e contro
il progetto Zeni, richiamandosi
taluni alla situazione reale contributiva delle Chiese. Zeni ha
concluso la sua replica asseren
do che la contribuzione del sincero credente è un atto di gioia
i cui benefici morali superano di
gran lunga la piccola perdita materiale.
Un dibattito relativo alla definizione degli impegni finanziari
da parte deile Chiese per il 1983
ha messo in luce i diversi criteri
seguiti dai Valdesi (che si impegnano nell’ambito della Conferenza per l’anno successivo) e
dai Metodisti (che attendono di
esaminare i risultati a fine d’anno dell’esercizio finanziario consuntivo per decidere). Ne è emerso un ordine del giorno rivolto
al Sinodo con la richiesta di studiare la possibilità di pervenire
alla unificazione del metodo.
Un altro punto che ha interessato molto la Conferenza è stata
la discussione sul decentramento
del lavoro a livello distrettuale,
con maggiore autonomia, in modo da snellire e rendere meno
faticose le procedure a livello sinodale. Anche a livello di Circuito è stato auspicato un decentramento di tipo « geografico »,
per poter favorire quei contatti
tra Chiese appartenenti a Circuiti
limitrofi, magari piuttosto vicine
geograficamente e con un contesto sociale del tutto simile.
La Conferenza ha anche fatto
proprio un atto dell’XI Circuito
con cui si chiedeva di fissare il
periodo dell’anno ecclesiastico
dal 1° giugno al 31 maggio dell’anno successivo ed ha rivolto
al Sinodo una istanza in merito
con un o.d.g.
Altro problema cui è stata sensibile la Conferenza è stato quello della evangelizzazione il che
ha provocato un ordine del giorno rivolto alla Commissione esecutiva Distrettuale affinché promuova iniziative presso le Chiese per una strategia comune in
vista dell’opera evangelistica in
un contesto sociale così diverso
come l’attuale. Le Chiese siano
chiamate a farne riflessione e riferire poi alla Commissione.
La sera di sabato 12 la Conferenza ha ascoltato un intervento
della signora Maria Girardet
Sbaffi che ha informato i delegati a proposito della Assemblea
della Alleanza Riformata mondiale che avrà luogo dal 17 al 27
agosto ad Ottawa, nel Canada, i
cui delegati affronteranno i problemi relativi alla ricchezza, alla giustizia, al culto riformato,
ai rapporti con il cattolicesimo
romano e con la Chiesa riformata boera del Sud Africa. Oltre alla Chiesa Valdese, parteciperanno alla Conferenza le Chiese Presbiteriane del mondo inglese e
nordamericano e le Chiese riformate dell’Europa, Olanda, Francia. Ungheria.
1 lavori si sono svolti nel clima distensivo di Ecumene, immerso nel rigoglioso verde dei
castelli romani e rallegrato da
una insistente pioggerellina.
Osvaldo Piscini
CORRISPONDENZE
Nuovo consiglio di chiesa
BRESCIA — Sabato 22.5 la Comunità ha ospitato l’Assemblea
del VI Circuito, iniziata col culto presieduto dal pastore Enrico
Corsani. Ringraziamo tutti coloro che si sono adoperati per la
organizzazione dell’agape cui
hanno partecipato i circa 45 componenti dell’Assemblea.
Domenica 23 maggio, durante il
culto con S. Cena presieduto dal
pastore Claudio Pasquet, sono
stati ricevuti in Chiesa per confermazione e professione di fede (uno dei catecumeni ha ricevuto anche il battesimo); Irma
Maria Fabbri Ferretti, Franco
Sandrini, Calogero Costantino
(di Biesi), Paolo Macchini, Nicola Fabbri. Ci auguriamo che
il loro inserimento nella Comunità costituisca un arricchimento per tutti noi, per i doni di servizio che ciascuno di loro si è
impegnato a mettere a disposizione dei fratelli.
Mercoledì 26 maggio, in una
sala cittadina, continuando il ciclo di conversazioni sul problema della laicità della Scuola di
Stato, il prof. Giulio Girardi, ex
ordinario di filosofia teoretica
presso il Pontificio Ateneo Salesiano di Roma, dal quale era
stato allontanato per le sue idee
cattolicamente « eretiche », ha
parlato sul tema; Quale educazione in un mondo secolarizzato.
Aveva dato la sua adesione il
Gruppo Giovanile Valdese, ed
erano presenti alcuni membri
della nostra Comunità.
Domenica 6 giugno l’Assemblea di Chiesa ha proceduto alla elezione di quattro membri
del Consiglio di Chiesa, perché
tre del precedente Consiglio scadevano e non erano rieleggibili
per compiuto quindicennio, ed
il quarto perché aveva rassegnato irrevocabilmente le sue dimissioni. Domenica 27 giugno, Dio
volendo, avrà luogo l’insediamento durante il culto dei quattro neo-eletti ; Corsani Enrico
(Anziano), Macchini Luisa, Lorandi Annamaria, De Roja Margherita, diaconi.
La Comunità ringrazia i quat
tro membri scaduti, e formula
per i nuovi l’augurio di buon
lavoro con l’aiuto del Signore.
Sabato 29 maggio ha avuto
luogo il funerale della nostra sorella Venturini Giovi Annunziata. Da moltissimi anni ammalata, era rimasta costante
nella fede. In particolare al figlio Delio l’espressione della nostra solidarietà cristiana.
La famiglia Sandrini Emmanuela e Franco è stata allietata
dalla nascita di Mirko. Al piccolo, ai genitori, ai nonni Massolini, ai bisnonni Rossi (tutti della
nostra Comunità) e ai parenti
tutti i più affettuosi auguri.
Visita dei
moderatore
NEW YORK — Dopo la gradita visita pasquale delle Signore Liliana Ribet e Michelle Jouvenal, siamo stati lieti di rivedere il Moderatore pastore Giorgio Bouchard, la cui visita è
certamente servita a rinnovare
in molti un profondo interèsse
per l’opera della chiesa valdese.
Abbiamo infatti avuto l’occasione di notare con quanto sostenuto interesse il suo dire brioso,
con quel tanto di good humour
che a tutti piace, sia stato seguito ed apprezzato dalla bella assemblea dell’A.W.A.S. Branch a
Hartford nel Connecticut, il 30
aprile ed il giorno dopo a una
gioiosa riunione di valdesi in
Ulster Park, e poi ancora all’agape nella nostra chiesa il 2
maggio dopo una sua predica a
Garden City al mattino.
Infine riteniamo che il suo intervento alla seduta del (Domitato A.W.A.S., seguita dalla assemblea annuale, sia stato quanto mai importante per le decisioni prese.
Oltre che per la visita del Moderatore, la domenica 2 maggio
fu per noi una giornata da ricordare per la partecipazione al culto di due candidati della nostra
Facoltà di teologia; Erika Tomassone ha presieduto il culto
in inglese e Marco Davite ci ha
dato nella stessa lingua un sostanzioso messaggio biblico. La
chiesa li ringrazia ancora per la
edificante testimonianza ricevuta.
Il 24 aprile abbiamo presieduto a Brewster, nella lontana periferia di New York, il funerale
di Raymond Alilo di anni 35, figlio di Giovanni e Marthe Baridon Alfio di Villar Pellice, deceduto improvvisamente.
Abbiamo pure ricordato con
affetto il sig. Marcel Sauthier, ex
membro della nostra chiesa, deceduto a Torre Pellice il 4 aprile.
Alle famiglie in lutto rinnoviamo l’espressione della nostra
profonda simpatia.
Campo cadetti a Casa Cares
In un periodo di transizione e sotto la responsabilità di un comitato valdese in collegamento con le chiese dei Fratelli, Casa Cares,
a Rugello (Firenze), riprende le attività con un campo per ragazzi
dai 10 ai 14 anni che si terrà dall’ll al 18 luglio. Il campo, affidato
a Gianluca e Cristina Barbanotti che hanno già esperienza in questo settore, prevede la lettura di « Pradeltorno » di Umberto Stagnaro e del Nuovo Testamento a fumetti nella traduzione curata
da Barbanotti e inoltre animazione con attività manuali, escursioni giochi, ecc.
L’iniziativa, sulla scia della passata esperienza di Casa Cares, si
rivolge sia all’ambiente valdese-metodista che all’area dei Fratelli.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Marco Jourdan, Centro
giovanile protestante, via de’ Serragli 49, 50124 Firenze, tei. (055)
21,25.76 o 21.77.82 (casa).
GUIDO GANDOLFO
UDINE — Un uomo di fede.
Cosi è ricordato Guido Gandolfo dovunque è passato e questa
è stata la testimonianza resa in
tutti gli anni della sua vita.
Alla fine di una lunga malattia il 22 maggio è serenamente
spirato ed il 24 è stato accompagnato all’ultima dimora terrena, passando nella chiesa della
sua Comunità che per lunghi anni lo ha avuto come compagno
di cammino, sempre impegnato
e presente.
Ai suoi funerali hanno partecipato, con i familiari e la Comunità udinese, numerosissime persone fra le quali fratelli di Gorizia, Pordenone e Trieste, rappresentanti della Chiesa Evangelica di Treffen in Carinzia, diversi sacerdoti cattolici ed i
Gruppi Ecumenici del Friuli.
E’ stato uomo di fede nella sua
numerosa famiglia che, assieme
alla sua sposa chiamata dal Signore quattro anni prima, ha sapilto guidare con il suo esempio
ed allevare con il suo lavoro anche in mezzo a tante difficoltà.
Grande fu la sua gioia nel vedere una figlia consacrarsi al ministerio pastorale. Fu sempre
nota a tutti la sua incrollabile
fiducia nella Provvidenza.
E’ stato uomo di fede nella sua
predicazione (dal 1948 era nel
ruolo dei Predicatori Laici) ;
una predicazione estremamente
semplice, ma non banale, nella
quale più che proporre difficili
temi teologici dava testimonianza di ciò che viveva; parlava con
il cuore ed al cuore parlava e
per questo era apprezzato ed
ascoltato con gratitudine. Riconosceva essere una « vera benedizione » il fiorire numerose nella Comunità di Udine le vocazioni al' ministerio della Parola e
faceva di tutto per incoraggiarle.
Caratteristica fondamentale di
Guido Gandolfo, proprio come
uomo di fede, fu sempre il bisogno (vorremmo dire «istinto»)
di preghiera. Uno dei rimproveri che muoveva al protestantesimo di oggi era che « non si pregava abbastanza, cominciando
dai pastori ». La testimonianza di
fede neila preghiera egli la recava sempre e dappertutto; in casa, nella sua Comunità ed in modo particolare in quei momenti,
a lui tanto cari, degli incontri
ecumenici. Se il male non glielo
avesse impedito, il giorno della
sua morte avrebbe dovuto essere a Torre Pellice per l’incontro
del S.A.E.
Se Guido Gandolfo è morto
nel Signore e le sue opere lo hanno seguito, a noi è rimasta la
sua eredità.
I. C.
VINICIO MANFRINI
PISA — Venerdì 28 maggio a.
c. dopo lunga prova è venuto a
mancare all’afletto dei familiari,
dei parenti, dei fratelli nella fede ed amici, il fratello Prof. Vinicio Manfrini della Chiesa Metodista di La Spezia.
Il caro fratello Manfrini era
una bella ed aperta figura di uomo, una persona impegnata nella fede e in responsabilità politiche e sociali, ricca di profonda
umanità, di calore fraterno; impegnato nella Chiesa Metodista
di La Spezia egli seppe per lunghi anni esprimere la forza della convinzione della sua fede in
un lungo e continuo impegno di
predicazione e di servizio. Quando poi si trattò ancora nell’ultima guerra di fare una scelta nei
tragici momenti dell’ocòupazione
nazista egli non ebbe alcuna esitazione a scegliere la via della
resistenza, della affermazione della libertà e della giustizia; quando infine si trattò di scegliere fra
la sua vita e quella dei suoi cari
(il padre e la sorella presi in
ostaggio dai nazisti) non esitò a
presentarsi alle forze occupanti
tedesche che lo mandarono nel
« lager » di Mauthausen che doveva lasciare purtroppo profondi segni nella sua pur forte costituzione fisica. Ritornato in
Italia sebbene reduce da una tristissima esperienza seppe ancora con la stessa lena di prima
impegnarsi per la chiesa e in responsabilità civili e sociali nelle
quali sempre conquistò la simpatia e la stima di tutti. Crediamo di non andare errati se diciamo che non c’è persona che
l’abbia avvicinato che non ricordi il suo fare sempre disponibile,
umano, aperto e fraterno, la sua
prontezza a venire incontro ai
problemi e alle difficoltà degli
altri.
Ricoverato all’ospedale di Pisa, cosciente del suo stato, fino a
pochi giorni prima della sua dipartenza seppe conservare fede,
serenità e sorriso. Dopo l’operazione non lieve né facile si sperava per il meglio ma dopo lunghi giorni di sofferenza ci ha lasciati per sempre. Egli ci lascia
un vivo ricordo e un esempio di
fede, di impegno morale e spirituale, di probità civile, sociale
e di fedeltà al Signore; con lui
scompare un caro fratello, una
bella figura di credente.
Durante il funerale che ha avuto luogo il 30 maggio, al quale
ha partecipato una grande folla
e varie rappresentanze della città di Pisa, hanno parlato, dopo
l’annuncio della Parola di Dio
della speranza della resurrezione in Cristo, vari oratori ed amici del caro fratello scomparso;
il sig. Pier Enrico Manfrini, il
Sen. Borsari per l’Assoc. Naz.
Combattenti e Reduci, e il prof.
Martini per l’A.N.P.I.
Alla moglie signora Maria Linda Manfrini Scorsonelli, alle sue
figlie signore Daniela e Miriam
e ai loro consorti, ai parenti tutti
rinnoviamo ancora l’espressione
della nostra fraterna simpatia
nella speranza della resurrezione
in Cristo.
E. N.
ALDO CHIARA
ALESSANDRIA — Chi ha conosciuto Aldo Chiara non può
non descriverlo come un uomo
attivo e dinamico. Egli aveva diversi talenti, ma il suo pregio
più grande era di saperli mettere al servizio degli altri. Con
Aldo la nostra chiesa (metodista-valdese) ha perduto un collaboratore capace, che sapeva risolvere validamente i problemi
locali di amministrazione degli
stabili di Alessandria, Bassignana e S. Marzano Oliveta, dove
aveva pure la direzione della
« Casa Evangelica per vacanze ».
Aldo era anche presidente ed
amministratore della Comunità
Metodista di Alessandria, della
quale sapeva essere il consigliere e l’aiuto sempre pronto in
ogni occasione; e sempre sapeva
dare il meglio della sua saggezza
e della sua esperienza.
Ci eravamo abituati alla sua
presenza in mezzo a noi, amica
e fraterna, al contatto quotidiano con la sua personalità di uomo e di credente ; ma ora che ci
ha lasciati, ci guardiamo smarriti e ci accorgiamo di aver perduto qualcosa di essenziale per
la nostra vita di comunità di
credenti. Ma se grande è il vuoto che la morte di Aldo ha prodotto in mezzo a noi, suoi fratelli in Cristo, altrettanto grande è l’esempio di fede e di servizio che egli ci ha lasciato e che
ci esorta ad essere suoi imitatori, come lui lo è stato del suo e
del nostro Signore al quale siamo grati di averci dato in lui un
cosi eletto amico e fratello in
fede.
V. N.
6
6
25 giugno 1982
CONTINUA IL DIBATTITO SULLA TRADUZIONE INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE
Sul prologo di Giovanni
La risposta data dal past. Renzo' Bertalot al suo collega Liborio Naso non mi è piaciuta (cfr.
« La Luce » del 16/4/82). Il past.
Naso chiedeva semplicemente di
sapere se la Commissione addetta alla TILC avesse o no tenuto
conto delle osservazioni fatte da
parecchi lettori su certe traduzioni ritenute ambigue, ma Bertalot ha preferito girare al largo,
rinviando il suo interlocutore ad
una non richiesta distinzione tra
i pastori che hanno compiuto la
loro « educazione teologica »
(sic) nella prima metà di questo
secolo, e quelli che l’hanno avuta nella seconda metà. Ora, grazie al Cielo, vi sono, oltre gli specialisti, pastori e laici che dispongono di tuttr gli strumenti del
mestiere per una « sana » lettura della Bibbia; conoscenza delle lingue antiche, esame e confronto dei codici, scelta delle varianti, e soprattutto conoscenza
della problematica relativa. Con
ciò non si vuol togliere nulla al
sapere e alla competenza degli
specialisti, ma da parte di colo
ESTATE
A partire dal prossimo numero e per il periodo estivo
luglio-settembre, l’Eco-Luce ri
durrà a 8 il numero delle pagine, salvo il numero del 20
agosto che uscirà a 4 pagine.
La chiusura per ferie della
Tipografia riguarderà le prime
due settimane di agosto in
cui il giornale non uscirà.
Buona estate!
ro che hanno interloquito sulla
traduzione ai certi passi della
TILC che sembrano più interpretazioni che semplici versioni,
si sarebbe desiderato che i responsabili di essa (o per essi il
loro coordinatore) avessero sentito il fraterno dovere di rispondere di volta in volta, anche per
chiarire eventuali equivoci, come
molto bene ha fatto il prof. Bruno Corsani a proposito dell’incauta traduzione di Matteo 16: 18.
Ciò non è avvenuto, a tutto scapito della chiarezza dei rapporti
tra chi avanza dubbi in buona
fede (e qui non si tratta soltanto di letteralismo o di fondamentalismo biblico), e chi a causa di
ciò si sente (chissà perché) menomato nella sua capacità professionale.
Chi scrive appartiene alla lista
di coloro che, avendo a suo tempo avanzato riserve sulla TILC,
non hanno mai ricevuto un cenno di risposta. Eppure anch’io,
come il past. Naso, cercavo di
esprimere il mio dissenso su certe versioni che, come nel caso
della quarta beatitudine e dell’ingiustificato ostracismo dato
al termine « giustificazione », sono piuttosto pseudo-esegesi che
non traduzione vera e propria
(cfr. «La Luce» del 2/9/77 e 13/
3/81). Oggi vorrei accennare ad
un altro caso ancora più oscuro,
che riguarda nientemeno che il
prologo del Vangelo di Giovanni.
Tutti i lettori della Bibbia sanno che il Vangelo di Giovanni si
distingue dai tre Sinottici (Matteo, Marco, Luca) per la complessità delle influenze che vi si
possono riscontrare, dal giudai
smo rabbinico alla gnosi (cfr.
Bruno Corsani, Introduzione al
Nuovo Testamento. I. Vangeli e
Atti, Torino, Editrice Claudiana,
1972, pp. 286-288). Non è di ciò
che parlerò oggi, anche se tracce della gnosi si vedono in alcune varianti ricordate negli apparati critici e nei commentari, soprattutto per quanto riguarda il
problema delTorigine del male.
Quel che voglio fare è di mettermi semplicemente nella situazione del lettore o dell’ascoltatore
più sprovveduto e chiedermi se
egli capirà il testo che si trova
davanti, senza spiegazione o commento. Rispondo di sì, anzi af
termo che più il testo è presentato nella sua integrità testuale,
più è inteso nella sua intima essenza spirituale. Ora, per me,
uso da tempo a confrontare originali e traduzioni, la versione
dei primi cinque versetti del primo capitolo del Vangelo di Giovanni che troviamo nella Riveduta è perfettamente aderente
alToriginale greco nell’edizione
Nestlé comunemente accettata,
mentre il testo della TILC — inteso, secondo i suoi responsabili,
a presentarsi « equivalente » nel
contenuto, se non nella forma —
io lo trovo sia monco rispetto all’originale, sia stranamente chiosato con parole che non esistono né nell’originale accettato né
nelle varianti. Ecco i due testi a
confronto, con da me sottolineati in quello della TILC i passi
criticati;
Riveduta
1. Nel principio era la Parola, e
la Parola era con Dio, e la Parola era Dio.
2. Essa era nel principio con Dio.
3. Ogni cosa è stata fatta per
mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata
fatta.
4. In lei era la vita; e la vita era
la luce degli uomini;
5. e la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno ricevuta.
TILC
1. Al principio, prima che Dio
CI casse il mondo, c’era colui che
è « la Parola ». Egli era con Dio;
egli era Dio.
2. Egli era al principio con Dio.
3. Per mezzo di lui Dio ha creato
ogni cosa. Senza di lui non ha
creato nulla.
4. Egli era vita, e la vita era luce per gli uomini.
5. (Quella luce risplende nelle tenebre, e le tenebre non Thanno
vinta.
Ora, come ognuno può constatare da sé, al versetto 1 raggiunta « prima che Dio creasse il
mondo » è una interpolazione
presa da Giov. 17: 5 e 24 che non
troviamo tra le varianti registrate dal Nestlé; al versetto 3 tradurre solo nulla rispecchia pro
prio una di queste varianti, e
l’esperto sa che questa variante
è stata privilegiata da una certa
tradizione manicheo-catara che
vi ha costruito sopra, sostantivando il « nulla », il suo duali-.
smo assoluto metafisico e cosmogonico (cfr. René Nelli, La philo
.Hophie du catharisme, Paris,
Payot, 1975, pp. 16-17); al versetto 4 s’identifica senz’altro la Parola con la vita, mentre nelToriginale è detto chiaramente che
« la vita era in lei »; infine, al
versetto 5, il verbo « catalambanein » che troviamo nell’originale vuol significare piuttosto comprendere (cioè ricevere) che vincere (cioè sopprimere), per cui
Taver preferito questo secondo
senso (accettato per altro fin dai
tempi di Origene, come attesta
anche il vecchio Stewart) avrebbe dovuto indurre i responsabili
a chiarire con una breve nota il
perché della loro scelta.
Giovanni Gönnet
Comunicato
La Società Biblica in Italia porta a
conoscenza di tutte le chiese e librerie
evangeliche che, come sempre, continua
il suo lavoro di diffusione della Bibbia
nella versione Diodati, nella Riveduta e
nella prossima revisione della Riveduta.
Anzi a questo proposito tiene a precisare che in quest'opera di revisione è
coeditrice della Casa della Bibbia.
L'Alleanza Biblica Universale ha chiesto al prof. Bruno Corsani di far parte
dell'équipe dei revisori di questa nuova
edizione impegnandosi inoltre a sottoporre ai suoi esperti il testo definitivo.
Questa comunicazione si è resa necessaria per chiarire la situazione che
si è venuta a creare dopo la comparsa
di alcuni comunicati non esatti su giornali e bollettini di chiese evangeliche.
La Società Biblica è sempre al servizio delle chiese nella sua missione
di traduzione, stampa e diffusione della
Bibbia e cerca la collaborazione di
tutti quelli che amano la Paroia del Signore per offrire ai lettori un testo
biblico al prezzo più basso possibile.
DfO SI PENTE
« Si, il giorno deH’Eterno è grande, terribile: chi lo potrà sopportare? E nondimeno, anche adesso, dice l’Eterno,
tornate a me con tutto il cuor vostro, con
digiuni, con pianti e lamenti! Stracciatevi il cuore, e non le vesti, e tornate all'Eterno, al vostro Dio, poich’egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira e pieno
di bontà, e si pente del male che bianda.
Chi sa ch'egli non si volga e si penta... ».
(Gioele 2; 11-14).
immaginarci Dio
Ci sono due modi profondamente diversi di metterci davanti a Dio: o ci facciamo noi un’idea di come dev’essere,
Dio, e poi cerchiamo di collegarla con la
realtà che sperimentiamo; o riconosciamo che non siamo noi a poterlo « immaginare » (se lo facciamo, costruiamo tutt’al più un idolo, materiale o spirituale
che sia) e aspettiamo che lui si faccia
conoscere da noi, prendendo sul serio
quel che lui, e solo lui, ci dice di sé.
Ad esempio, se noi personifichiamo,
per cosi dire, in « dio » l’ideale più alto,
assoluto della Giustizia, dell’Onnipotenza,
non possiamo non attribuirgli le qualità dell’assoluta coerenza e dell’assoluto
rigore. Ma allora « dio », più che adorato,
viene ridotto a un misuratore automatico della giustizia o ingiustizia umana: è
la Giustizia bendata dei miti e dei simboli, fredda, cieca, rigida, ineluttabile; e
allo stesso modo non concepiamo una
onnipotenza che non si esplichi fino in
fondo, con l’ineluttabilità di un processo naturale che, una volta messo in moto, non può essere fermato.
(3 possiamo, invece, personificare in
«dio» l’idea che noi ci facciamo dell’Amore, ma qui ci mette in guardia il
sarcasmo di quel lucido incredulo che era
Voltaire: « Dio perdonerà: non è il suo
mestiere? ». Questo « dio » di manica larga, bonario, che scuote il capo e lascia
correre, è Dio?
Un Dio « umano », vivo
Nella Bibbia, però, non si parla mai di
Dio in questi termini. La Bibbia è zeppa di antropomorfismi: cioè parla di Dio
— di quel che è, fa, dice — in termini
umani. E come sarebbe possibile altri
a cura di Gino Conte
« Ma Dio può cambiare idea? ». Questa domanda emersa durante uno studio biblico sul testo di Gioele 2, una di quelle domande che ci portiamo dentro anche se
spesso non osiamo formularle, merita di essere affrontata perché ci coinvolge a
fondo neU’alternativa tra immutabilità e cambiamento: di Dio, ma anche nostra.
menti? Non ne abbiamo altri, non ne conosciamo né usiamo altri. Anche dire
che Dio è giusto, che Dio è padre, che
Dio regna e ama, sono tutti antropomorfismi. Però, appunto, i testimoni di Dio
che ci parlano nella Bibbia, usano questi
antropomorfismi con spregiudicata liber
tà e con il massimo realismo. Per loro
Dio ha occhi, bocca, orecchie, naso, mani, cuore; per loro Dio vede, ascolta, parla, agisce e si riposa, ama fino alla gelosia, ricorda, ride, si rallegra e si rattrista.
Si pente.
Possiamo sorridere, o rivoltarci; ma
è cosi che Dio si è fatto conoscere da
loro e, attraverso loro vuol farsi conoscere da noi. È il solo modo in cui possiamo non ridurci a conoscere un Principio, un’astrazione, ma incontrarlo di
persona. Perché è una « persona », è il
Dio vivente. Questo, semplicemente, significano gli sconcertanti antropomorfismi biblici, che culminano in quell’antropomorfismo all’ennesima potenza che è
stato Gesù: in lui gli occhi, la bocca, le
orecchie, le mani, il cuore di Dio, la vicinanza e l’estraneità, l’amore e la collera,
i giudizi e le promesse di Dio si sono veramente impersonate: in un uomo, unico,
irripetibile, nel quale ha vissuto fisicamente la pienezza della divinità (Colossesi 2: 9).
Sì, Dio ritorna sulle sue
decisioni, a volte
Dio, dunque — ci dice la Bibbia —
talvolta si pente. Cambia parere, ritorna,
a volte, sulle sue decisioni. Bisogna intendersi, naturalmente. È caratteristico
che, con un’unica eccezione (Esodo 32:
12, ma già non più al v. 14), non venga
mai usato, per indicare il « pentirsi » di
Dio, il termine usato per indicare il pen
timento, il ravvedimento, la conversione
dell’uomo (un termine di movimento,
che indica lo spostamento di direzione,
l’inversione di marcia). Il «pentimento»
di Dio non comporta un cambiamento del
suo essere, un’inversione che metterebbe in discussione la sua santità, la sua
giustizia, il suo amore. Come leggiamo
nel libro dei Numeri (23: 19),
Dio non è un uomo, perché mentisca,
né un figlio d’uomo, perché si penta.
Quando ha detto una cosa, non la farà?
Quando ha parlato, non manterrà la pairóla?
E Geremia proclama da parte di Dio
(4: 28):
Io Tho detto, l’ho stabilito,
e non me ne pento,, non mi ritratterò.
Tuttavia, come un uomo, Dio può provare rincrescimento di avere agito ( o programmato) in un dato modo, quando
constata che gli uomini non hanno risposto come sperava alla sua azione e
che d’ora in poi deve agire altrimenti. Così, ci narra la Genesi (6: 6), vista la malvagità e la violenza degli uomini, « l’Eterno si penti di aver fatto l’uomo sulla
terra, e se ne addolorò in cuor suo... ».
Più tardi Dio si pentirà di aver fatto di
Saul il re d’Israele, quando lo vedrà distogliersi da lui e agire male (1 Sam 1511, 35).
Dio può dunque pentirsi di un atto,
buono in sé, e modificare il proprio disegno per rispondere alla situazione compromessa dal peccato dell’uomo. Ma d’altra parte può anche pentirsi di un giudizio, di un castigo che ha deciso di esercitare sugli uomini, quando questi, distogliendosi dalla loro via malvagia, si volgono a lui. Solo in questo mutar decisione è il' « pentirsi » di Dio, ben diverso
dal pentimento dell’uomo colpevole. Ripensiamo all’intuizione che Geremia ha,
vedendo lavorare il vasaio, nella sua bottega d’artigiano (18; 8-10):
...se la nazione contro la quale ho parlato,
si converte dalla sua malvagità,
io mi pento del male che avevo pensato
[di farle...
...se quella nazione fa ciò ch’è male ai miei
senza dare ascolto alla mia voce, [occhi
io mi pento del bene di cui avevo parla[to di colmarla.
La grazia, però,
sovrabbonda
Tuttavia Dio si pente del male programmato più spesso del movimento inverso. L’annuncio profetico fa risuonare
spesso il motivo della pietà di Dio .che,
avendo deciso di punire, ritorna sulla sua
decisione e rinuncia al castigo, vedendo
la sofferenza del suo popolo, o degli uomini, o perché qualcuno intercede per
loro, o ancora per amore di se stesso. La
predicazione profetica risuona proprio affinché gli uomini si pantano e ravvedano,
e Dio possa « pentirsi », ritornare sulla
decisione del giudizio sospeso su loro;
quest’intento profondo di Dio, ben noto,
suscita addirittura il sordo rancore di
un profeta di giudizio (su Ninive!) come Giona, a cui sembra (4: 2) di essere
pubblicamente sbugiardato da Dio! « Lo
sapevo che mi avresti cambiato le carte
in tavola... », prototipo dell’irritazione dei
farisei davanti al Signore.
Il nostro Dio non è un Principio né
una Forza impersonale, è il Dio vivo, una
persona che vuole e accetta con nói un
rapporto personale, vivo, che evolve e
s’involve, mai finito, mai chiuso, mai
scontato. Mai solo inesorabilmente giusto, mai solo inesorabilmente buono; tutto amore: ma amore geloso, e amore fedele, nelle infinite variazioni di un rapporto vivo, in larga misura imprevedibile, tanto più che « sono Dio, non un
uomo ».
Come annuncia Gioele (2: 13-14), « Dio è
rnisericordioso e pietoso, lento all’ira e
pieno di bontà, e si pente del male che
manda »; ma non diventa mai il « professionista dell’amore e del perdono garantito », alla Voltaire. Perciò, «stracciatevi il cuore e tornate (nei fatti) all’Eterno, al vostro Dio: chissà che egli non si
volga e si penta?». Chissà? La fiducia
profonda, umile, mendicante che caratterizza la fede, non l’incredula sicurezza
del possesso.
Gino Conte
7
25 giugno 1982
obiettivo aperto 7
UN IMPEGNO COMUNE PER I CREDENTI DI OGNI CHIESA CRISTIANA
LA DIFFUSIONE DELLA PAROLA DI DIO
Dopo l'inserto dedicato alla traduzione interconfessionale
della Bibbia e ai problemi connessi (La Luce, 16 ottobre 1981),
il pastore Renzo Bertalot, segretario della Società Biblica in
Italia, prosegue il discorso affermando che come insieme si
sta traducendo la Bibbia, così insieme è necessario impegnarsi per diffonderla.
Oggi la Parola di Dio non costituisce l’esigenza prioritaria
della nostra gente. Molti italiani non hanno mai letto l’intera
Bibbia e i loro genitori non l’avevano mai fatto. Molti non la
leggono più e l’archiviano tra i
ricordi degli avi, del catechismo
e della scuola. Si tratta quindi
dì riscoprirla singolarmente e
là dov’è possibile, comunitariamente e interconfessionalmente.
Il lavoro dell’A.B.U. si propone di contribuire a questo scopo: si cerca di renderlo concreto
mettendo nelle mani della nostra gente, protestante, cattolica
o non credente, l’antica testimonianza dei profeti e degli apostoli. Non è tuttavia pensabile
che si possa incidere in questa
direzione senza l’appoggio, l’impegno e il sacrificio in tempo e
denaro di quanti ritengono che
la Bibbia deve avere priorità assoluta, che il testo è norma di
ogni commento e che non siamo credibili nelle nostre affermazioni di fede se non si vede
trapelare la volontà missionaria
di diffondere in prima persona
la Scrittura.
L’evangelizzazione più vera nasce quando l’altro ci chiede perchè diffondiamo la Bibbia, perché la leggiamo, che senso ha
per noi, che cosa vi troviamo
d'importante e in che misura
determina le scelte nella famiglia e nella società.
L’esempio di una
chiesa pentecostale
All’inizio del mio lavoro mi
rendevo conto che non sarebbe
stato .possibile promuovere ulteriormente la diffusione della Bibbia nell’area pentecostale. Avevo
se mai tutto da imparare. Questi fratelli hanno colportori, sono presenti ai mercati, alle fiere. gestiscono tende di evangelizzazione, fanno visite di porta
in porta e tengono culti all’aperto. Bisognava, dunque, ihformarsi e trovare vie nuove e complementari, ma era diffìcile togliersi di dosso l’impressione
che sarebbe stato più facile vendere frigoriferi agli eschimesi
piuttosto che suggerire nuovi
orientamenti ai pentecostali.
Eppure anche lì v'era ancora
un’area di servizio da valorizzare. Il giorno venne. Durante
una campagna biblica comunitaria venne presentata la possibilità che ogni credente (e non
soltanto i più disponibili) ha di
offrire una Bibbia a un parente o a un amico approfittando di
occasioni speciali. Avevamo ormai a disposizione molti esempi di persone anziane, malati e
anche bambini. La comunità coinvolta ordinò subito 1500 Bibbie
sommando le richieste di ogni
singolo membro. La sorpresa fu
enorme. Ogni partecipante al
culto aveva segnato su un foglio
i; numero di copie che intendeva
regalare per la prossima Pasqua.
Ancora più grande fu la sorpresa
quando tre mesi dopo furono
richieste altre 800 Bibbie.
Tra i pentecostali di un'altra
comunità, impegnata nella stessa
direzione, v’era un analfabeta
già anziano. Conosceva bene la
Bibbia perché veniva letta ad
alta voce in famiglia. Ne regalò
trenta copie ai suoi conoscenti
8 volle che ogni Bibbia portasse una sua dedica. Fu preparata
la dedica ed egli la segnò, con
la croce. Umiltà, coraggio e fede sostenevano questo gesto che
rimane una sfida luminosa per
ogni membro di chiesa, per ogni
credente.
Continuando tra le
chiese evangeliche
A quella scuola abbiamo imparato nuove vie di evangelizzazione. Gli esempi potrebbero
continuare facilmente citando gli
avventisti e i loro corsi biblici
per corrispondenza, la chiesa
dei Fratelli e molte altre denominazioni presenti in Italia.
Bisognava prolungare queste
esperienze nel protestantesimo
storico e l’abbiamo fatto. Siamo
così giunti alla conclusione che
là dove la Bibbia è amata v’è
un potenziale diffusore ed un
vero evangelizzatore. Occorre allora scoprire queste persone,
renderle attente alla loro possibilità di servizio e dare loro i
suggerimenti adatti per vivere
questo momento della loro vita
come vocazione.
La Società Biblica ha collezionato le esperienze di singoli e
di comunità e si è affrettata a
metterle in circolazione negli incontri con pastori e chiese locali. Sulla bancarella di un colportore c’era questa scritta: « Innanzitutto la Bibbia ». Quelli che
condividono questo senso di
priorità della Scrittura trovano
subito modo di diffonderla. Il
calzolaio, il barbiere, la pettinatrice, il dentista e il notaio l’hanno messa in lettura nei loro negozi. I clienti li hanno spesso
interrogati sul perché di quello
strano libro e molti posti di lavoro si sono trasformati in piccoli e modesti centri di evangelizzazione. Lo stesso è accaduto
negli uffici e nelle scuole.
Dove sono questi credenti che
ancora oggi sanno dare priorità
alla Bibbia? La Società Biblica
non li conosce, ma nelle chiese
sono ben conosciuti. Bisogna
scoprirli e aiutarli a trasformare in vocazione e servizio il loro
dono. La collaborazione della
chiesa locale è assolutamente indispensabile. Bisogna anzi invertire i termini e dire che si tratta della missione della chiesa
locale alla quale collabora in seconda linea la Società Biblica. In
alcune comunità sono in via di
formazione gruppi di lavoro per
mantenere vive queste iniziative
e stimolarne altre attingendo all’esperienza mondiale e nazionale. Mi sono trovato spesso insieme a pastori per consultare
gli elenchi dei membri di chiesa e raccogliere così un numero di persone capaci di ritrovarsi e di consultarsi per promuovere l’evangelizzazione tramite
la Parola.
Questi risultati non si possono ottenere né a livello nazionale né a livello locale, con lettere, bollettini e circolari. Occorre incontrarsi e prendere atto
della situazione.
La diffusione
interconfessionale
Non è facile aprirsi alla collaborazione di tutte le chiese. V’è
infatti chi" la cerca e la desidera
e anche chi la respinge. La Società Biblica non entra nel merito di queste motivazioni perché suo compito è dare la Bibbia a chi la richiede nel pieno
rispetto ' degli orientamenti confessionali. Per molti settori del
protestantesimo italiano si pone anche il problema sollevato
da una traduzione ad equivalenza dinamica: la preferenza ri
mane indiscussa per la Riveduta
e la Diodati. La Società Biblica
offre alle chiese il testo che desiderano in base alle loro preferenze. Va anche notato che ogni
nuova traduzione ha sempre richiesto circa mezzo secolo prima
di essere accettata. Anche se oggi il tempo scorre più rapidamente la situazione non è diversa soprattutto se si accentua il
fatto che si ritiene fedele una
traduzione soltanto quando trasmette la forma deH’originale.
Chi, invece, ritiene che dobbiamo essere attenti alla moderna scienza delle traduzioni ed
avvalerci delle sue indicazioni in
materia di linguistica e semantica, accoglie favorevolmente il
tentativo di una traduzione diversa, non preoccupata della lettera e della forma, ma del mes
Biblica non' si pone come alternativa a nessuna struttura, ma
è al servizio delle chiese così
come sono strutturate, e questo
per portare la Bibbia al maggior
numero di persone possibile.
Collaborazione
tra le confessioni
Vi sono generalmente tre momenti diversi.
1) Una confessione desidera
prepararsi al suo interno a questa nuova forma di collaborazione. Si tratta di portare alla
base le informazioni relative al
comune lavoro biblico e cercare di metterne in evidenza le
motivazioni. Si è allora spesso
richiesti di tenere corsi regola
ll monumento di
Chanforan (Val di
Angrogna), che ricorda l'adesione del
movimento valdese
alla Riforma 450 anni fa, inette in evidenza il più antico
impegno valdese nella diffusione della
Bibbia: la colletta
per finanziare la prima traduzione in
francese dai testi originari.
saggio e del suo contenuto. È
dimostrabile, infatti, che la lettera può tradire il contenuto. In
fondo non si tratta di un discorso moderno, ma dell’antico metodo di traduzione adottato passando daH’ebraico al greco e
poi al latino. Come sempre le
informazioni tardano a diffondersi capillarmente e quindi viene a mancare una formazione
adeguata.
A parte queste difficoltà la diffusione della traduzione interconfessionale pone altri problemi. La Società Biblica compie
il suo lavoro senza servirsi delle librerie cattoliche che pure
diffondono il 60% della nuova
traduzione. Siamo convinti che
chi non va in chiesa non va neppure in libreria a procurarsi un
Nuovo Testamento. Eppure la
nuova traduzione è stata voluta
proprio per queste persone. Non
rimane, quindi, che mettere in
atto, in ambiente cattolico, le
esperienze maturate aU’interno
delle nostre chiese. Bisogna tare
appello a chi ama la Bibbia, a
chi le dà priorità ed è disposto
a collaborare per la sua diffusione. Dove si trovano queste
persone? Si può rispondere solo
partendo dalla comunità locale.
Per la Società Biblica il lavoro
interconfessionale ha aperto nuove aree di impegno e nuove possibilità di trasmettere la Parola
di Dio. Oggi quattro italiani su
cento hanno una copia del N. T.
interconfessionale. Queste cose
non accadono d’incanto. Molti
ci dicono: « i nostri genitori erano buoni cristiani e sono morti
senza aver letto la Bibbia ».
È quindi necessario un lungo
lavoro d’informazione. Perché la
Bibbia? Perché la stessa Bibbia?
Perché leggerla? Perché farlo
insieme? Quali sono i criteri
adottati nella traduzione e quali
per la diffusione? Quali sono le
motivazioni teologiche e filosofiche soggiacenti? Non avendo
strutture proprie bisogna saper
essere presenti in quelle che
esistono. D’altra parte la Società
ri di studio a tutti i livelli, dall’università, ai seminari locali e
alle singole comunità. Si tratta
di una prima fase molto importante che va incoraggiata e capita tenendo conto della situazione. Qualche tempo fa non era
neppure pensabile che la Società Biblica potesse svolgere questo compito nell’ambito cattolico. Lo stesso fenomeno si ripete all’interno del protestantesimo italiano. L’incontro con
l’altro è rinviato ad un secondo
tempo.
2) Capita invece che, a livello locale, si desideri avviare la
propria preparazione invitando
subito credenti di altra confessione. È un atto di coraggio e
di apprezzabile disponibilità, ma
ha anche un risvolto negativo e
comporta dei rischi. L’altro può
non essere interessato al dialogo e sente l’invito come una trappola e non come un’cffierta generosa di fraternità.
Pur rispettando le intenzioni
dell’ospitante che può essere di
una confessione o di un’altra,
è facile che riemergano nozioni
come: ritorno (per i cattolici),
proselitismo (per i protestanti)
e integrismo (per tutti). Allora
invece di andare a scuola gli uni
dagli altri, si rischia di voler
far scuola all’altro soltanto. Chi
ha la penna facile si diverte a
scrivere articoli sui giornali
creando una gran confusione negli animi. Queste possibilità vanno valutate localmente e con
molta cura. In ogni caso ci si
rende conto che v’è ancora un
lungo cammino da percorrere
prima che si possa giungere, allo
studio comune della Bibbia auspicato dal Sinodo "Valdese. Naturalmente ci sono le eccezioni
alla regola e queste sono il solo
conforto di chi lavora.
3) Infine è possibile organizzare e gestire insieme un lavoro
interconfessionale. Alla Società
Biblica lavorano due sacerdoti,
autorizzati dalla loro chiesa, per
diffondere la nuova traduzione.
Sono sorti localmente nuovi tipi
di collaborazione. Pastori e pre
ti hanno visitato insieme scuole,
carceri, ospedali. Hanno portato
il N.T. negli alberghi e nelle piazze e l’hanno consegnato ad autorità nazionali e locali. In una
città italiana si sono incontrati, nelle scuole, protestanti stranieri che non sapevano dell’esistenza di chiese evangeliche e
che sono stati felici di ritrovarsi in un loro contesto.
Il verificarsi di questi fatti e
di questa collaborazione rende
più facile rincontro delle comunità intorno alla BibbiaJ Anche in questo caso bisogna dire
che queste cose non accadono
d’incanto, ma sono spesso il risultato di molti anni di lavoro
in cui la Società Biblica ha svolto un ruolo fondamentale d’informazione, di coordinamento e
di stimolo.
Abbiamo notato l’importanza
della comunità locale. Essa va
aiutata a non chiudersi in se
stessa, a non confondere il suo
carattere « particolare » con il
« particolarismo », il ghetto con
l’una sancta.
L^evangelizzazione
nella pratica dei
singoli
Non dobbiamo dimenticare che
il singolo credente dev’essere
coinvolto nel lavoro biblico e
può farlo benissimo con le sue
parole semplici, con la sua limitata cultura teologica, ma con
tutta la credibilità della sua testimonianza. Cattolico o protestante dovrà lasciarsi interrogare
dal non credente sul significato
di quel libro al quale dà tanta
importanza.
Avete provato a chiedere alle
spose credenti di offrire ai loro
invitati un N. T. con dedica al
posto del tradizionali confetti?
Avete provato a mettere un N.
T. sulla vostra scrivania in ufficio o a scuola lasciando che vi
chiedano perché l’avete fatto?
Avete provato a sostituire i
regali di Natale e di Pasqua con
un N.T. e una vostra dedica personale?
Un sacerdote cattolico ha regalato una copia del N. T. ad una
famiglia durante la visita pasquale. Ha accettato un’offerta
per regalarne un’altra copia alla famiglia accanto a nome di
quella precedente. È stata la più
bella esperienza della sua vita.
Sono nati sei gruppi di studio
biblico e molti, da allora, lo
hanno imitato. Potrebbe darsi
che anche i pastori evangelici si
sentano incoraggiati a fare altrettanto. Alcune comunità hanno
portato la Bibbia al sindaco, ai
vigili urbani e anche alla squadra nazionale di calcio. In quest’ultima occasione Bearzot disse: « Prendete, leggete, va bene
per tutti ».
Quando si è convinti che la
Bibbia deve avere priorità nella
propria vita e nella propria situazione non ci sono limiti alle
possibilità di lavoro se non quelli della propria fantasia e disponibilità.
La Società Biblica non ha più
personale né mezzi per rispondere ai soli appelli di quanti
vorrebbero collaborare. Ci sono
volontari che vedono la possibilità di partecipare localmente
a questa missione comune?
Un vescovo ha distribuito settemila copie del N.T. e ha chiuso il sinodo della sua diocesi con
queste parole: « Perciò diciamo
No alle parrocchie senza fedeltà assidua alla Parola di Dio,
cercata, amata, meditata, pregata
e vissuta. Le comunità che non
sanno mettersi in ascolto — ogni giorno, sempre — possono
benissimo chiudere i battenti
perché la loro esistenza è solo
apparente ».
Renzo Bertalot
8
8 ecumenismo
25 giugno 1982
RIFLESSIONI SUL LINGUAGGIO DELL « OSSERVATORE ROMANO »
A chi apparteniamo?
Echi dal mondo
cristiano
Un amico, avendo appreso che
mi era molto spiaciuto non aver
potuto partecipare al « Congresso teologico intemazionale di
pneumatologia » svoltosi in Roma nello scorso marzo, ha voluto cortesemente farmi pervenire
la copia dell’Osservatore Romano del 31/3/1982 in cui è apparso
un resoconto a firma di Gino
Concetti. L’articolo dal significativo titolo: « Un dialogo proficuo », avverte che il congresso
« ha segnato una ulteriore tappa
sulla via del dialogo fra le Chiese e le diverse comunità di denominazione cristiana ». Certo è
consolante pensare che ancora
oggi lo Spirito, quando di lui si
parla dimenticando per un momento noi stessi, riesce ancora
ad operare, sia pure in formato
ridotto, quel miracolo per cui
uomini di lingue e paesi diversi
possono riscoprirsi uniti nell’ascolto delle « cose grandi di
Dio », e comprenderle come dono di salvezza che non discrimina alcuno. Sì, certamente solo
alla luce dello. Spirito ci si può
riconoscere uguali nel peccato,
nel perdono, nella salvezza e nella Chiesa del Signore Gesù Cristo! Chi avrebbe osato contraddire questa mia ingenua, sprovveduta convinzione evangelica?
Ma, a darmi lumi e chiarezza
teologica, provvide la lettura del
resto dell’articolo in cui si precisa che oltre quattrocento teologi hanno partecipato al congresso « provenienti da ogni parte del mondo, appartenenti alla
Chiesa cattolica, alle Chiese Orientali ed alle comunità di denominazione cristiana ».
Ho così capito finalmente che
esiste una Chiesa cattolica, che
ci sono anche delle Chiese Orientali, ed ho imparato che non esistono come « Chiesa », e pertanto non hanno alcun diritto di
chiamarsi con quel nome, tutte
quelle parti dell’unico corpo di
Cristo che, con assurda erronea
pretesa osano ancora oggi definirsi Chiese riformate. Chiesa
luterana. Chiese battiste. Chiesa
metodista. Chiesa valdese, ecc.,
ecc., perché la loro denominazione ecclesiologicamente corretta,
e ce lo ricorda con autorità ma
gisteriale l’organo ufficiale della
stampa vaticana, è « Comunità
di denominazione cristiana »!
Eppure, nella mia povera, piccola, limitata mente di protestante, sento che qualcosa non
funziona nella Chiesa cattolica.
Non discuto che alla Chiesa
cattolica « si appartiene », perché essa di fatto e di diritto è
una entità a sé stante, un organismo istituzionale gerarchicamente costituito e strutturato,
con un magistero infallibile o
meglio (ma cambia molto?) indefettibile, a cui il laicato, che
poi in fondo è il popolo di Dio,
deve ubbidienza e sottomissione
nel lasciarsi guidare da buon
gregge.
Quando la chiesa
cessa di essere tale
Ma dall’Evangelo mi sembra
di avere imparato che il credente « appartiene » solo al suo unico Signore Gesù Cristo e non alla Chiesa; die ogni credente è
parte integrante del corpo di
Cristo che è la Chiesa, e come
tale « ha parte nella Chiesa » dove è chiamato ad esercitare i doni ricevuti da Dio in collaborazione con tutti gli altri credenti
che sono, anche essi, parte del
medesimo corpo. E poi, non è
forse vero che riflettendo sul
messaggio evangelico tutti i Riformatori hanno concordato nel
definire la Chiesa come assemblea o congregazione di fedeli, di
eletti, di credenti che nel loro
insieme formano la « Santa Chiesa universale », quella Chiesa
che Dio solo conosce nella sua
totalità, ma che è presente realmente e concretamente nella visibile chiesa locale dove l’Evangelo è rettamente predicato, i
sacramenti correttamente amministrati e, aggiungeva Calvino, si
osserva la disciplina ecclesiastica, cioè si vive secondo la norma della Parola di Dio? Perciò
mi sono convinto che proprio
quella Chiesa che pretende di
definire se stessa come la Chiesa,
cessa per ciò stesso di avere il
diritto di chiamarsi con questo
nome, perché nessuna parte di
un corpo ha il diritto di identificarsi con la totalità dell’organismo (I Cor. 12: 21).
Scorrendo le righe della Confessione di fede, della Disciplina
generale e dei Regolamenti organici di quella « comunità di denominazione cristiana » altrimenti nota come « valdese », trovo
che essa confessa, secondo l’insegnamento biblico, di essere
Chiesa, cioè assemblea di credenti che riconosce quale unico
capo il Signore Gesù Cristo e come unica norma di fede e di vita la Parola di Dio contenuta nelle dottrine dell’Antico e del Nuovo Testamento, e che « in ubbidienza aH’ordine del Signore, è
in comunione con tutte le Chiese
evangeliche del mondo e vive
nell’ecumene cristiana, recandovi il contributo della propria testimonianza » (DV, art. 4). In
questa Chiesa Tautorità umana
ò esercitata dalle assemblee dei
credenti che agiscono in sottomissione all’unica Parola di Dio;
chi ha un ministero o una responsabilità amministrativa rende ragione de! proprio operato
ai fratelli riuniti in assemblea,
il pastorato è esercitato in modo collegiale dal Consiglio di
Chiesa, ed ogni credente non solo può, ma anzi ha il preciso dovere di annunziare l’Évangelo e
di essere responsabile della vita
stessa della Chiesa. In questa
Chiesa Valdese, io respiro la libertà dei figli di Dio e so che
nessuno mi potrà mai imporre
di credere, obbedire, combattere, per fedeltà ad un uomo preteso infallibile nel suo ministero, o ad una « linea » dottrinale
o di un partito.
So che molti cattolici, fratelli
da noi separati, soffrono per certe posizioni ed affermazioni della loro Chiesa ed anelano alla libertà che solo Cristo sa dare
(Giov. 8: 32, 36), e per rispetto
ad essi avrei preferito non scrivere queste mie note; ma, fintantoché l’organo ufficiale del
Vaticano usa un certo linguaggio che esprime coerentemente
una teologia non biblica, è doveroso parlare chiaramente.
Giovanni Scuderi
a cura di Renato Co'isson
Terzo mondo: spreco
e miseria a confronto
(Terre Nouvelle) — Il turismo
mette in mostra il modo di vivere di una società dello spreco
di fronte agli occhi di una società del bisogno. Quello che il turista comune consuma in media, in Tunisia, in una settimana come carne, burro, prodotti
caseari, frutta e dolciumi è l’equivalente di quanto due terzi
dei tunisini consumano degli
stessi prodotti nel corso di un
anno intero. Il fossato che divide la società dei ricchi e la società dei poveri non è più allo^
ra soltanto una astrazione ma
diventa una cruda realtà.
La patacca per il
turista
(Terre Nouvelle) — I turisti
tedeschi nel Togo sono sempre
affamati di « verá arte africana ».
Si gettano dunque volentieri su
un certo tipo di maschere « autentiche » che pagano molto care.
Senonché — ma questo non lo
sapranno mai — queste maschere sono fabbricate a macchina
con legno tropicale africano ad
Amburgo (RPT).
Africa; il problema
dei rifugiati
(Soepi) — Il Segretario Generale della Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (CETA), la
cui sede è a Nairobi, ha condannato il silenzio osservato dalla
Organizzazione degli Stati Africani (OUA), sulla situazione delle minoranze. Egli ha dichiarato,
in una riunione organizzata dalla CETA sul problema dei rifugiati, che le gravi violazioni dei
diritti umani nel continente hanno provocato un movimento di
milioni di rifugiati. Ha poi aggiunto che i paesi industrializzati dovrebbero preoccuparsi
COMUNITÀ’ EVANGELICA DI AZIONE APOSTOLICA
Risponde il governo del Lesotho
In seguito ai gravi fatti che
avevano colpito la chiesa del Lesotho (uccisione del giornalista
Motuba, attentato contro Ben
Masilo, ed incendi alla scuola
dove insegna Lauia Nisbet) il
Consiglio della CEvAA aveva
scritto al Governo di quel paese
per chiedere informazioni su
questi episodi, in data 3 dicembre 1981. Non avendo avuto risposta il 13 aprile il Presidente
della CEvAA Lacoumette sollecitava una presa di posizione da
parte di quel Governo, ottenendo questa volta la risposta che
viene ora fatta conoscere:
« Signor Presidente, sono stato
incaricato dal Primo Ministro,
il molto onorevole Dott. Leabua
Jonathan, di accusare ricevuta
alla vostra lettera del lì aprile
1982. Devo anche esprimervi il
nostro rincrescimento di non
aver risposto alla vostra del 3 dicembre 1981.
Per quanto si riferisce all’assassinio di M. Motuba, devo dirvi che sfortunatamente non abbiamo ancora scoperto fino a
questo momento il minimo indizio. Potete tuttavia essere sicuri
che il Governo del Lesotho ha
fatto e continua a fare quanto
è in suo potere per chiarire le
circostanze di questo assas.sinio
e per far comparire i responsabili davanti alla Giustizia. Al riguardo un appello è stato lanciato in tutta la Nazione per avere
informazioni, senza aver avuto
finora risposte soddisfacenti.
Parimenti l’attacco armato
contro il Signor Ben Masilo, nel
corso del quale ha trovalo la
morte il suo nipotino, rimane un
mistero.
Abbiamo saputo che in recenti dichiaraz.ioni alla stampa il
signor .Masilo ha categoricamente denunciato la responsabilità
della Forza Paramilitare del Lesotho in questo attacco. Sfortunatamente il Signor Masilo non
ha fornito indicazioni precise al
Governo del J^esotho per aiutarlo ad approfondire le ricerche
attualmente in corso su questo
affare.
Tutta l'influenza che potrete
esercitare sul signor Masilo per
convincerlo a contribuire positivamente all’inchiesta, .sarà molto apprezzata.
L'incendio criminale della scuola secondaria di Thabeng a Morija è stato un altro fenomeno
inquietante; dal momento che
questo luogo ha una grande importanza per la storia del nostro
paese. Anche qui sembra che i
colpevoli abbiano operato con
mezzi estremamente sofisticati;
la polizia noti è riuscita ad arrestare nessuno.
L'unico elemento degno di nota è stato l’arresto di due giovani che avevano attaccato il Dottor Germond dello « Scott Hospital » di Morifa, e che sono stati
condannati. Non è stato tuttavia
ufficialmente stabilito un legame
fra questo incidente e l'incendio
criminale di Thabeng, anche se
sono accaduti nella stessa epoca. Spero che questa lettera risponderà alle vostre attese e che
voi non esitiate a scriverci di
nuovo in caso abbiate bisogno
di informazioni complementari.
Vogliate ricevere. Signor Presidente, i nostri migliori saluti.
Firmato R. P. Mátete ».
Nello trasmettere questa risposta alle chiese membro della
CEvAA il segretario generale Samuel Ada ricorda che nel prossimo luglio una delegazione ecumenica si recherà nel Lesotho e
le invita a « portare la Chiesa
Evangelica del Lesotho ed il paese tutto nelle vostre intercessio
R. C.
Guarito il ragazzo malgascio
Il ragazzo del Madagascar operato a Losanna per cui molti
valdesi hanno offerto la loro solidarietà è da considerare guarito.
L’intervento chirurgico ha avuto un ottimo successo. E’ risultato trattarsi di un tumore benigno e quindi la guarigione è stabile. Comunque l’intervento era
indispensabile perché il passaggio dell’urina attraverso gli
ureteri era praticamente impedito e presto sarebbe diventato
impossibiie del tutto.Ora il ragazzo, la madre ed il
fratellino piccolo sono ospiti in
Francia di una famiglia malgascia in mode da poter fare ancora un controllo prima di ritornare definitivamente in Madagascar.
A quanti hanno collaborato a
questa buona riuscita con le loro offerte giunga il ringraziamento più vivo della famiglia e
della chiesa.
F. D.
maggiormente della situazione
dei rifugiati in Africa « dove si
trovano la metà dei rifugiati del
mondo ».
Fra un anno il primo
Sinodo Protestante
Svizzero
(SPP) — Dal 12 al 15 maggio
1983 Bienne accoglierà la prima
sessione dei Sinodo Protestante
Svizzero.
Con lo scopo di far soffiare
sulle comunità e le chiese riformate svizzere un vento di rinnovamento il Sinodo riunirà cristiani di cantoni, lingue e tendenze diverse per impostare tutta una serie di argomenti di attualità che verranno poi sviluppati fino al 1987.
Le sessioni del Sinodo costituiranno la punta di un iceberg dal
momento che tutte le questioni
verranno preventivamente discusse in moltissimi gruppi di
base nelle chiese coinvolgendo
anche per quanto possibile i giovani ed i bambini.
Il Sinodo comprenderà un terzo di teologi e due terzi di laici.
Gli uomini e le donne saranno
in numero uguale ed i giovani
dovranno essere almeno il 20%
del totale dei partecipanti.
I 150 delegati saranno così, suddivisi; Chiese Riformate 46; Comunità evangeliche 14 ; Opere 31 ;
Organizzazioni giovanili 12; Facoltà di teologia 6; delegati dell’Associazione che organizza il
Sinodo 42; osservatori 15 di cui
8 cattolici.
Tanzania: condannati
i torturatori
(Act. prot.) — Nel marzo scorso otto ufficiali superiori delle
forze di polizia della Tanzania
sono stati condannati a pene variabili dai 5 agli 8 anni di prigione per aver torturato 500 persone fra cui due contadini che erano morti. Queste persone erano
state torturate perché sospettate di aver commesso dei crimini
nella regione.
Namibia e Sud Africa:
attesa delle chiese
(BIP) — La CETA (Conferenza delle Chiese di tutta TAfrica)
considerando che la situazione
nella Namibia è di assoluta priorità, ha deciso l’invio sotto
la sua responsabilità di una delegazione ufficiale dei Consigli
Cristiani delia Namibia e dell’Africa del Sud per sensibilizzare
le chiese dell’Europa e del Nord
America.
La situazione, mentre i negoziati si trascinano da anni, sta diventando sempre più drammatica.
II vero e proprio stato di guerra che regna nel nord della Namibia non è soltanto causa di
sofferenza fisica e materiale, ma
rappresenta per tutto il popolo
un vero dramma spirituale.
I governi dell’Europa dovrebbero sentire la propria responsabilità nel fare applicare, la risoluzione delle Nazioni Unite
sull’indipendenza della Namibia.
Le chiese cristiane dovrebbero farsi portavoce di questa situazione di sofferenza sempre
più insopportabile. I popoli dell’Africa del sud aspettano dalle
chiese del mondo intero una netta presa di posizione teologica
sull’incompatibilità radicale del
sistema dell’apartheid con il messaggio dell'Evangelo.
9
25 giugno 1982
cronaca delle Valli 9
IL DIBATTITO NEI COMITATI PINEROLESI PER LA PACE E IL DISARMO
Tempo
di bazar
Hanno termine in queste settimane le sedute delle varie
unioni femminili e quasi tutte
concludono la loro attività con il
bazar.
Si legge l’annunzio sull’Eco-Luce e una domenica in un posto,
la settimana dopo in un'altra località si va ad ammirare i lavori,
a comprare qualcosa senza dimenticare alcuni numeri della lotteria e per ritrovare amici che
sovente s’incontrano ai bazar.
Chissà da quando sono incominciate queste vendite nelle nostre comunità?
Non sono riuscita a scoprirlo
anche se l’ho chiesto a tante sorelle anziane che da molti anni
si danno da fare per la loro preparazione. E continuano a farlo.
Conosco delle novantenni che
continuano a sferruzzare... E in
questi giorni hanno preparato
Un lavoro per la festa di Pentecoste a Frali!
Penso che un punto positivo sia
questo: tutti lavorano e lavorano insieme. Uomini e donne, giovani e vecchi: con l’ago e con il
pennello e con la sega. Gli uomini accendono i forni e sorvegliano la cottura dei dolci preparati
dalle donne. I giovani si occupano della pesca e della vendita dei
biglietti della lotteria. « Bisogna
dare una mano anche noi » mi
ha detto una giovane pramollina
incoraggiandomi a comprare ancora dei biglietti.
Un altro punto positivo: tutti
lavorano per la chiesa. « Ci vedo
ormai poco, ma continuo a lavorare per il bazar della mia chiesa ».
Lavori umili forse, ma fatti con
amore; offerte date con slancio,
come da parte di quei nostri fratelli del Sud America, che per la
lotteria offrivano molti capi bovini, come mi ha raccontato un
pastore che ha lavorato molti anni laggiù.
E in terzo luogo: tutti pensano
agli altri. Chi viene da fuori dà
un aiuto tangibile alla comunità
ospitante: chi ha lavorato è contento di vendere tutto e poi contare il ricavato da offrire o alla
diaconia locale o per aiutare
qualcuno più lontano.
Vera Long
___________Il CIRCUITO
Convocazione
riunione
La commissione per la Mostra dell’artigianato eletta dalTassemblea del II Circuito, indice
una riunione per lunedì 28 giugno, ore 21 nei locali della chiesa
di Pinerolo.
Una prima riunione avvenuta il venerdì 11 c.m. ha riscontrato poca partecipazione, per cui
Sii rinnova l’invito ai concistori
e specialmente ai giovani.
Energia nucleare
o risparmio energetico?
Con la recente decisione della Regione Piemonte a favore della centrale nucleare sorgono molte domande a cui non è stata data risposta
Tra i dibattiti avuti all’interno
dei Comitati per la Pace e Disarmo del Pinerolese, particolarmente sentito da molti è stato quello sulla questione del nucleare. Ciò è stato stimolato in
parte dalla decisione della Giunta Regionale e del Consiglio Regionale di procedere, entro l’8
giugno 1982, all’approvazione definitiva delle due aree POI e P02
per iniziare la costruzione della
centrale nucleare da 2000 MW in
Piemonte. Questo senza chiarire
come questo atto si collocasse
rispetto ai motivi che avevano
portato la passata legislatura a
votare un ordine del giorno (il
6 luglio ’79) secondo cui in Piemonte non esistevano le condizioni per procedere ad una scelta di insediamento nucleare (posizione confermata dai risultati
della Conferenza Regionale sull’Energia del 19-20 ottobre ’79).
Carenza di
informazioni
Le carenti informazioni ufficiali e le polemiche di movimenti e gruppi riguardo al nucleare
hanno condotto all’evidenza la
contraddizione di queste posizioni e di queste scelte.
Innanzitutto si è ritenuto grave che, mentre sussistono reali
preoccupazioni sulla nocività
delle centrali nucleari per le popolazioni residenti e circostanti,
nonché per l’ambiente, vengano
fatte queste scelte da parte degli organi competenti, senza attuare la partecipazione effettiva
della gente direttamente interessata a un momento decisionale
così importante o senza tenere
conto del pronunciamento di comuni o di organizzazioni spontanee. Si è sottolineato come in
conseguenza di incidenti verificatisi per mancanza dei requisiti
di sicurezza (Harrisbourg e
Three Miles Island), è stato necessario ridimensionare i programmi nucleari in altri paesi.
Perciò non è sembrata giustificabile la scelta nucleare della
Regione Piemonte senza dare risposta ad una serie di prioritarie domande.
Per approfondire l’argomento
si è avuto un incontro a Pinerolo
con un membro del Comitato
per il Controllo Popolare delle
scelte energetiche, di Torino, e
in questa occasione si è riscontrato ancora una volta quanto
le preoccupazioni di molti non
siano affatto insensate.
Nel corso dell’incontro sono
emersi alcuni punti :
— La comunità scientifica è
divisa sulle conoscenze riguardo
alla pericolosità delle centrali
nucleari. Tutti i tecnici sono comunque concordi nell’affermare
che vengono emanate dosi minime di radioattività che possono
provocare leucemia, cancro e al
per battesimi, nozze, festività
vasto assortimento
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terazioni cromosomiche nel tempo. Non viene poi mai effettivamente garantito un sistema di
controllo suU’eliminazìone delle
scorie.
Dal nucleare civile al
nucleare militare
— Aspetto molto allarmante
(per chi si ritiene pacifista) è la
possibilità di utilizzare il combustibile (uranio residuo e plutonio prodotto) per fabbricare
bómbe (bomba H, che uccide e
distrugge e emette radiazioni per
lunghi anni; bomba N, che uccide gli esseri viventi « risparmiando » le cose ed emette radiazioni molto più intense della precedente per moltissimi anni),
senza possibilità di controllo da
parte delle forze democratiche,
a causa della stretta militarizzazione delle zone nucleari.
E’ chiaro quindi come nella
scelta nucleare, considerando la
sempre presente situazione critica dei rapporti internazionali,
ci sia spazio a prevedibili scopi
bellici, al di là delle giustificazioni per le esigenze energetiche.
— La questione del fabbisogno
energetico implica alcune precisazioni : il modello di sviluppo
impostato in tutti questi anni
punta a una politica di incremento continuo della produzione in genere e del consumo, oltre le reali necessità (cioè al consumo massimo e non a quello
ottimale). Per esempio ci si chiede: perché produrre l’anno venturo più automobili quando ogni
nucleo familiare dispone già attualmente di almeno un veicolo?
Perché l’anno venturo ancora
dovremmo consumare il 17% di
energia elettrica in più, quando
l’incremento della popolazione
sarà certamente non superiore
al 4 per mille? Perché puntare
insomma a consumi sempre superiori? A profitto di chi?
Non certo delle popolazioni in
genere e tanto meno del terzo
mondo dove si perpetua un modello di sfruttamento indetermi
PINEROLO
Bilancio '82
Col voto contrario del PCI e
di DP, l’astensione del MSI, assente il PRI (l’unico consigliere
Narcisi è dimissionario per contrasti col partito), il consiglio
comunale di Pinerolo ha approvato il bilancio per il 1982 e quello triennale per gli anni ’82-83-84.
Per la maggioranza si tratta
di un bilancio che dà significativamente avvio ad un programma amministrativo concordato
tra DC,PSI, PRI, PLI, PSDI e
che vede come priorità gli interventi nello sport (costruzione
della piscina, campo sportivo) e
nella programmazione urbanistica (zona industriale, revisione
piano regolatore).
Per l’opposizione si tratta invece di un bilancio velleitario
(per la legge finanziaria il comune non avrà a disposizione i miliardi necessari per gli investimenti) e fuori di ogni logica di
programmazione e di partecipazione. Insomma un bilancio di
’ordinaria amministrazione’ che
copre contrasti interni della
giunta.
g.?
nato delle risorse a vantaggio
dei paesi « ricchi ».
— La scelta di tecnologie alternative (solare, idraulica, geotermica, eolica, ecc.) per consolidare la situazione socio-economica suddetta non risolverebbe
i problemi, anche se sarebbe preferibile per le migliori garanzie
di salute ambientale.
Proposte alternative
— Esistono proposte per l’interruzione di questa crescente
spirale che secondo noi non sono da sottovalutare: creare, per
cominciare, il consenso della gente sul risparmio energetico nelle
case; sulle scelte produttive (es.
trasporti pubblici invece che
privati, specie nelle città), attuando gradualmente la decentralizzazione dell’economia e del
potere, stimolando la popolazione a prendersi carico dei servizi
collettivi, utilizzando le risorse
energetiche disponibili nel territorio.
Consapevoli che la questione
del nucleare è molto complessa
non per questo riteniamo possa
essere risolta unicamente dagli
« addetti ai lavori » dal momento che comporta la determinazione del nostro futuro e di quello delle generazioni che verranno.
II quadro che abbiamo abbozzato è soltanto di stimolo all’analisi, soprattutto perché pensiamo che le mobilitazioni per la
pace non possono ignorare i nessi fra nucleare civile e nucleare
militare, fra consumi sproporzionati e risorse del pianeta, fra
strategie energetiche, sottosviluppo e salute dell’uomo. Tutto
questo in un momento in cui
sembra delinearsi sempre di più
una saldatura tra poteri centrali e regionali per la pianificazione di strategie politiche che accentuano le fratture con la popolazione e non garantiscono affatto un mondo più sicuro e
umano.
Nora Ricca
Graziella Tron
La Croce Verde
ha 35 anni
PORTE — Fondata nel 47 come sottosezione della Croce Verde di Pinerolo, divenuta autonoma negli anni 70, la Croce Verde di Porte si- appresta a celebrare i suoi 35 anni.
Oggi conta due autoambulanze, qualche decina di volontari, e
si occupa del trasporto ammalati e del pronto soccorso nella
zona di Porte, Inverso Porte, Roccapiatta, Pramollo, San Germano e Perosa.
Le celebrazioni si sono tenute
domenica 20 giugno nella quale
è stata inaugurata una nuova
autoambulanza.
819 firme per non
installare
armi nucleari
nel pinerolese
PINEROLO — Sabato 12 giugno alcuni rappresentanti del Comitato di Pinerolo per la pace e
il disarmo hanno consegnato al
Sindaco, durante un incontro, le
819 firme raccolte, fino a quel
momento, sotto la petizione in
cui si chiede:
— che non vengano mai installate armi nucleari sul nostro
territorio ;
— che il Governo Italiano sospenda la costruzione delle
basi missilistiche a Comiso,
in Sicilia;
— che le popolazioni, dopo approfondite informazioni e consultazioni, possano dire l’ultima parola sulla installazione
di centrali nucleari.
La consegna delle firme raccolte è stata accompagnata dalla richiesta che il Consiglio Comunale discuta e recepisca, attraverso una apposita delibera,
i contenuti della petizione.
Verso la costruzione
del paravalanghe
PRALI — Dopo molto parlare
finalmente la Provincia inizierà
nei prossimi giorni la costruzione di un paravalanghe nella zona deirindiritto dei marmi. Per
il momento si tratta di un’opera lunga solo 18 metri che viene
realizzata in uno dei punti più
critici della provinciale per Prali.
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10 cronaca delle Valli
25 giugno 1982
_____COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA
Il ruolo dell’ospedale
di Pomaretto nel piano zonale
DIBATTITI
Appena dopo pochi giorni dalla firma delle Intese tra Regione Piemonte e Chiesa Valdese
per l’integrazione degli Ospedali
Valdesi nella Riforma Sanitaria,
si sono incontrati esponenti della Comunità Montana USL n. 42
e responsabili della CIOV, al
fine di avviare lo studio della
Convenzione tra USL ed Ospedale Valdese di Pomaretto.
Come è noto l’Ospedale è stato
dichiarato sede ospedaliera di ricovero per la medicina generale (la classificazione di Ospedale per Lungodegenti è quindi
superata) e le attività poliambulatoriali della USL devono tener
conto di quelle già preesistenti
sul territorio, derivanti dalle vecchie convenzioni con le Mutue,
attualmente disciolte.
Così suona il piano socio-sanitario.
Si tratta di verificare quello
che esiste, migliorarlo se necessario, valutare se vi sono inutili duplicati, ed istituire, infine
quello che manca. Le linee in
cui ci si deve muovere sono quelle del Piano zonale, il quale deve ricalcare gli indirizzi di po
litica sanitaria del Piano Regionale. È quindi lo studio della
realizzazione della sanità nella
valle.
Nell’incontro si sono affrontati molti problemi, nessuno dei
quali ancora risolto, ma molti
risolvibili preso atto dello spirito di collaborazione e della chiarezza dei rapporti. Non potevano
non emergere le difficoltà reali,
ma per molti lati organizzativi
ci si è trovati attenti e preparati, in quanto tutto quanto deve essere fatto era già stato maturato pur a livello informale.
All’Ospedale di Pomaretto è
stato richiesto di prendersi carico deU’aggiornamento sanitario: questo primo punto è di
importanza fondamentale e ci
gratifica profondamente. Si è
passata in rassegna la nostra
attività ambulatoriale, e siamo
stati invitati ad organizzare con
il personale della USL i punti
di prelievo in località decentrate.
Si è anche evidenziata la necessità di servizi ambulatoriali
non previsti dal Piano Regiona
MASSELLO
Vivace campagna
elettorale
Segnalazioni
Il 6 e 7 giugno scorso si sono
svolte a Massello le elezioni per
il Consiglio Comunale. La « campagna elettorale » è stata più
movimentata del solito tanto da
destare « l’assopito » Comune e
da fargli rammentare le accese
discordie dei bei tempi passati.
Le liste dei candidati erano
due: una capeggiata dal Sindaco uscente, ma composta da numerosi nuovi elementi e l’altra
(con un significativo motto:
« Montagna, Agricoltura e Vita »)
formata quasi esclusivamente
da persone non residenti e da
turisti più o meno occasionali.
L’afflusso alle urne è stato
molto buono, le schede nulle
quasi assenti: la popolazione è
stata , come sempre, decisa e
compatta.
Per la prossima amministrazione è stata ridata la fiducia alla
lista del Sindaco attuale; ci auguriamo che il Consiglio Comunale saprà unire l’esperienza dei
membri più anziani alla vivacità
ed all’impulsività dei nuovi elementi per continuare nella solita
linea di condotta.
Si è sempre teso infatti, più
che agli schieramenti partitici
(del tutto inconcepibili vista la
situazione) alla realizzazione di
qualche opera concreta di aiuto
alla ormai esigua popolazione
residente a Massello per tutto
l’arco dell’anno.
L’estate scorsa hanno avuto
termine dei lavori di allaccia
mento alla rete ENEL di tutte
le borgate.
È stata anche condotta una
vivace disputa con chi aveva proposto la soppressione dei piccoli comuni delle valli (Massello
compreso). Si voleva infatti far
spostare la residenza ai valligiani nel luogo in cui domiciliavano per la maggior parte dell’anno.
Questi esempi dimostrano che
Massello non è, come è stato
definito da qualcuno sulla
« Stampa », un paese di vecchi
ed un luogo morto e che la proverbiale operosità e la tenacia
della gente di montagna, ancora
una volta non deludono.
Ai nuovi eletti un augurio di
buon lavoro e di proficua collaborazione.
Mauro Peyran
Sabato 26 giugno alle ore 21 presso
la Foresteria Valdese di Torre Pellice,
via Arnaud 26, l'associazione culturale « Lou Soulestrelh .. e la Comunità
Montana Val Pellice presenteranno il
Corso di musica e danze eccitane che
si svolgerà dal 1“ all’8 agosto presso
la Foresteria stessa. Il Corso è organizzato con il patrocinio dell'assessorato alla montagna e dell’assessorato alla cultura delia Provincia di
Torino.
Interverranno l'assessore alla cultura e turismo della C. Montana M. Pons
e l’assessore alla cultura della Provincia P. C. Longo.
Manifestazioni
Il Coordinamento FGEl-Valli è convocato per lunedì 28 giugno, alle ore 21,
in via dei Mille 1, a Ptnerolo. Odg: valutazione del Convegno di Luserna.
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A Chanforan il valdismo
si apre all’Europa
le e l’USL verificherà tale possibilità.
La CIO'V è stata incaricata di
presentare alcune soluzioni tecniche organizzative, e, naturalmente, la documentata valutazione delle persone necessarie
a portare avanti tali attività.
E si dovrà valutare anche il
costo, proprio in un momento
in cui i denari pubblici non paiono abbondare.
Ma al di là di ogni soluzione
e proposta si è avuta, da tutti
condivisa, la convinzione di un
intento comune a lavorare proficuamente per la valle. Questo
è un dato positivo e stimolante.
Terremo informati i lettori
dello svolgimento dei lavori, dopo che i temi trattati saranno
portati a conoscenza del nostro
personale, il quale attende anche — ed è stata una nostra richiesta airuSL — un ampliamento della pianta organica, indispensabile sia per l’attuale assetto sia per dare il via a quanto
ci viene chiesto.
Dario Varese
Con un tentativo di risposta
faccio seguito al contributo del
Prof. Jean Gönnet su questo argomento (vedi Eco-Luce n. 12
c.a.).
1 ) A Chanforan c’erano i Barba e il popolo insediato nel sicuro asilo alpino, formante una
grossa diaspora come luogo, ambiente, teologia, punti di vista
individuali di non facile assieme.
Altra cosa sono i Barba che
vanno e vengono per l’Europa
colloquiando con i Riformatori e
altra cosa la « base », come si
dice oggi, imprigionata fra le
montagne nel chiuso delle vallate
e certamente impreparata all’evento unificatore con la Riforma.
2) L’opposizione di destra come è stata molto ben definita è
appunto un segno della impreparazione della « base » alla piena
comprensione dei valori essenziali della Riforma, credere in
modo diverso delle cose diverse
consegue a mentalità diverse. Alla agilità, concretezza e scioltezza del « movimento valdese » si è
presentata l’adesione alla Riforma apparsa come un tutto organico, massiccio che già evidenziava « l’istituzione » che in un futuro non lontano veniva meticolosamente precisata dal giurista
teologo Giovanni Calvino. Siamo
al punto d’impatto tra la setta o
poco più, il movimento cioè, e
l’istituzione non più costruzione
cattolica ma neppure già profilata e costruita Chiesa protestante
da inserire di sana pianta tra i
monti nell’ambito valdese nella
sua instabilità dovuta alla pensabilé e prevedibile persecuzione
futura.
3) La Bibbia di Olivetano: c’è
una quasi sconosciuta tradizione
torrese (che sarà bene confermare), che colloca la dimora di
Olivetano alle Serviere, un pezzetto di villaggio al confine tra i
Coppieri alti e il Tagliaretto. Olivetano abbarbicato al monte, vede la Rocca di Cavour sul suo
non lontano orizzonte ma traduce la Bibbia in francese.
Le Valli erano e sono Occitania, l’ambiente, la cultura, la pensata spicciola erano e sono
espressi in patois di origine occitanica; per la traduzione ha prevalso la lingua francese, viva lingua non solo locale nel linguaggio della chiesa ma di uso per i
contatti con l’estero al di sopra
di ogni limitazione di carattere
nazionalistico.
La necessità dell’italiano emerse dopo l’emancipazione del 1848
ben tre secoli dopo.
4) La problematica sui templi circa la loro costruzione deve
essere collocata in orbita con le
possibilità finanziarie esistenti e
pure in presenza di eventi favorevoli dobbiamo tener conto del
conservatorismo e della sempre
presente prudenza valdese. Inoltre, costruire il tempio e la casa
per il pastore annessa, significava accogliere e confermare quel
tantissimo che l’adesione alla Riforma presentava e che si chiama « istituzione », richiedente la
formazione di un corpo pastorale con rigoroso distinguo tra il
« pastore » — una figura ignota e
certo diversa da quella del Barba itinerante figura ben nota —
e il prete parroco quale fiore all’occhiello della potenza persécutrice appena al di là della boina
(il confine).
Dopo Chanforan, sia pure non
immediatamente i migliori giovani della base valdese si sono
recati in Europa per compiervi
la loro formazione teologica,
umanistica e sociale e di ritorno
hanno profuso nella piccola patria tutte le componenti dell’elà
moderna unite all’evangelo e alla
teologia.
Questa iniezione europea ha assicurato al popolo valdese le
componenti di base: scuole, cronicario, ospedale, il candeliere
dalle sette stelle brilla di una luce che sfida i secoli. Sopportazione ai disastri, sacrifici di sangue a seguito della persecuzione,
espatrio e rimpatrio, mantenimento della fede, evangelizzazione dopo l’emancipazione del 1848,
mi chiedo se tutto questo si sarebbe realizzato senza la nostra
adesione alla Riforma, Chanforan appunto.
Il popolo chiesa ha confessato
la sua fede per molti secoli, un
popolo di credenti. K. Barth ha
scritto: « Croire c’est être appelé
à payer de sa personne »; non
possiamo dire che non sia stalo
così per il popolo valdese.
Questo vuol essere confessione
della fede e non apologia dei padri.
Aderendo alla Riforma il valdismo medievale è passato dal .Medioevo all’età moderna, ha assunto una dimensione europea ed
è forse bene ricordarlo in questa
occasione. Aldo Varese
% Hanno eollaboralo a questo numero : Igino Carrera^ Lidia Casonatc
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PINEROLO
11
25 giugno 1982
cronaca delle Valli 11
ITINERARI ALLE VALLI - 4
Bobbio Pollice - Pralapia
Comba la Roussa - Selle
a cura di R. Genre e V. Benech
Località di partenza:
Pralapia 1230 m
Dislivello in salita: 890 m
Tempo complessivo: h. 4,30.
La Comba dei Carbonieri o vai
Ghichard, raccoglie le acque di
quattro valloni secondari: la
Comba Tournau o Ciabrarèssa,
Comba la Giana, Comba del Pis
e Comba la Roussa. E’ quest’ultima che visitiamo partendo da
Pralapia. Sulla provinciale Torre
Pellice-Bobbio, al km. 8, imbocchiamo al ponte la strada della
Comba dei Carbonieri. Dopo 6
km, circa, dove la via asfaltata
attraversa il torrente per portarsi sulla destra orografica della
Comba, quota 1230 m, è la località Pralapia (deliziosa fontana
perenne 50 m. dopo il ponte). Nei
dintorni, possibilità di posteggio.
Iniziamo di qui la nostra escursione in questo bellissimo vallone, tutto quanto inserito nel parco di protezione (oasi faunistica
del Barane). Prima del ponte, a
destra in alto, i casolari e la mulattiera di accesso che imbocchiamo e seguiamo fino ad un ponticello che varchiamo portandoci
ai piedi del versante sud, dove
la mulattiera si inerpica facendoci guadagnare rapidamente
quota, tra vegetazione rada e cespugliosa.
A quota 1450 m circa, in prossimità di un maestoso e isolato
faggio, la salita si attenua, e poco oltre ci portiamo sul versante ovest dei vallone, dove, attraversando in salita un piccolo bosco di larici, arriviamo a ridosso
dei roccioni che ci separano dal
vasto ed ameno alpeggio della
Roussa 1700 m, h. 1,30 da Pralapia. Questo alpeggio trovasi grosso modo al centro del vallone,
con intorno ricchi pascoli e boschi, in particolare il versante
nord. Più in alto, ripidissimi pendi! e creste fanno corona, saltuariamente interrotte da colli che
danno accesso ai valloni circostanti; a nord il colletto od oissa
d'I’Eiicaffa, nord-ovest il Barant,
ovest col Poursel, sud il Chiot
dei Sale ed il Countent, che delimitano questa conca ricca di
flora e di fauna, giustamente inserita nell'oasi faunistica del Barant.
La fauna
Frequentemente rinvenibili pernici e coturnici, proprio sul tratto appena percorso; sovente a fine autunno e inizio primavera
ci può succedere di sorprenderle
e sentire il loro caratteristico fremito d'ali. Numerosi pure 1 fagiani di monte, dirimpetto alla
Roussa vi è infatti una zona chiamata appunto 'barma di fasan'.
Più in alto pascolano i camosci
e recentemente introdotti, i mufloni. Rara la lepre alpina. Più
frequenti la cornacchia, la ghiandaia e il cuculo oltre ad altri numerosi esemplari di avifauna minore. Nelle zone pascolative la
marmotta col suo fischio segnalerà ogni nostro movimento. Abbastanza spesso volteggiano in
alto l’aquila e la poiana. Meno
visibile perché di abitudini non
diurne, è il cinghiale, le cui tracce sono comunque inconfondibili e diffuse, particolarmente in
prossimità di sorgenti e luoghi
umidi dove ama grufolare.
L’alpeggio
In questo contesto appare ben
inserito l’alpeggio che ha subito
recentemente numerosi interventi di recupero e di adattamenti
edilizi per rendere più razionali
le stalle. Purtroppo la necessità
di trasporto di materiali ha reso
indispensabile l’apertura di un
accesso carrabile per trattori che
ha inevitabilmente sconvolto sia
il pei'corso del vecchio sentiero,
sia la zona del bosco attraversata. Il progresso ha le sue esigenze anche per rendere meno duro e faticoso il soggiorno
degli alpigiani.
Visitato l'alpeggio, riprendiamo il cammino imboccando la
nuova via appena aperta, essendo difficoltoso e impraticabile il
vecchio sentiero. Dopo le prime
curve ci dirigiamo ad ovest verso il torrentello che non attraversiamo, abbandoniamo la strada e, toccata una mulattiera militare in disuso, (resti di muretti
e ponticelli) sopra questa mulattiera, decisamente in salita,
imbocchiamo il sentiero a quota 1780 m. Ore 0,30 dall’alpeggio.
La salita sul versante sud delle
pendici del Barant la facciamo
su di un vecchio sentiero ancora ben visibile. La vegetazione
man mano si dirada e, dato il
pendio ripido, ci troviamo presto in quota avvicinandoci così
(direzione ovest) al delizioso e
fresco pianoro comunemente
chiamato 'Pian delle marmotte’
dove rinveniamo vecchi ruderi
e la carrozzabile del colle Barant, h. 1,30 circa dall’alpeggio.
La salita è terminata e la sosta s’impone. La zona è bella.
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a tarda estate, siamo a quota
2120 m.
Ilritorno
Per il ritorno, ci dirigiamo a
sud-est, un paio di km. sulla carrozzabile in un tratto oltretutto
assai piacevole per l’ampia visuale che ci offre sulla valle sottostante e sulla più lontana pianura. Attraversiamo dapprima il
torrentello che scende dalla Mait
di Piene, innevato fino a tarda
estate per residui compatti di
valanghe poi, superata una zona
fresca e ricca d’acqua, arriviamo
al km. 12 1930 m dove s’innesta
la recente pista carrabile dell’alpeggio. Proseguiamo per circa 500 m fin dove, ad un’ampia
curva 1875 m, a sinistra, sui larici troviamo un segno rosso a X.
Abbandoniamo la carrozzabile
ed, anche se incerto, imbocchiamo un sentiero che dopo un primo tratto in cresta, si snoda sul
versante sud tra larici abbattuti
dalle intemperie. Nuovamente
direzione est, arriviamo sul panoramico balconcino del Saret.
Quivi ci fermiamo un attimo
ad ammirare il paesaggio: l’alpeggio delle Selle, a sud, proprio
sotto di noi; a nord, tutta la
Comba della Roussa ed il percorso che abbiamo fatto in salita.
Molto rapidamente, perché in
ripida discesa, il sentiero, uscendo dai larici, ci introdurrà tra
pascoli e campi in parte non più
frequentati, tra numerosi e rigogliosi cespugli di citiso (fiorisce
a fine giugno). Il sentiero termina sulla strada asfaltata, all’alpeggio delle Selle 1432 m, ancora ben frequentato con mstici
e stalle ripristinati.
Attraversiamo il ponte e continuiamo per circa 400 metri per
uscire nuovamente dalla strada
asfaltata e imboccare la vecchia
mulattiera a sinistra che scende
sulla località di Giavei e indi,
riagganciata la carrozzabile in
una curva, l abbandoniamo quasi subito, per scendere di nuovo
a sinistra sotto un grosso casolare e per sboccare definitivamente sulla sti'ada asfaltata, proprio in prossimità della fontana
di Pralapia h. 1,30 circa dall’inizio della discesa.
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RINGRAZIAMENTO
« Io alzo gli occhi ai monti. Donde
mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dalVEterno che ha fatto il cielo
€ la terra » {Salmo 121: 1-2)
I familiari della compianta
Caterina Martinat
vedova Bounous
ringraziano quanti sono stati loro vicini con la propria solidarietà, ed in
modo particolare il Personale delFOspedale Valdese di Pomaretto. i pastori
Davite, Rutigliano, Co'isson e Rostagno
e PAVIS di Pomaretto
Serre Marco di Riclaretto. 10/6/1982
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Roberto Bertalot (Tino)
nell’impossibilità di farlo singolarmente. ringraziano di vivo cuore tutti coloro che con la presenza, fiori, scritti,
opere e parole di conforto, si sono uniti a loro nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare al
medici Marinaro e Scarognina, al pastore Bellion e a Maria Giordan.
Lu.serna S. Giovanni, 14 giugno 1982
RINGRAZIAMENTO
La figlia, il genero ed i nipoti della
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C.so Europa 45/37 Borghetto S. Spirito. oppure telefonare 0182/970300.
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Doni pervenuti nel mese di aprile 1982
L. 10.000: Famiglia Abruzzese. Torino.
Pro Istituti Ospitalieri
Valdesi
Doni pervenuti nel mese di aprile 1982
L. 200.000: Valdo Meille, Milano, a
nome della famiglia Meille in memoria
di Silvia Meille.
L. 15.000: Costabel Aldo, Milano.
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Doni pervenuti nel mese di maggio
L. 5.000: Tourn Ernestina (osp. Asilo): B. E.
L. 10.000: Cesan Elide, in mem. del
marito; Bertin Stefano {osp. Asilo): Virginia Malan, una rosa per la mia cara
mamma: Maria Visentin (osp. Asilo).
L. 15.000: In mem. di Pons Gustavo,
la moglie Barotto Maria e figlia Paola;"
Alina Ricca, in mem. di Maddalena Cfiiri: Juliette Balmas, in mem. di mio
marito.
L. 20.000: Anita e Geraldo Mathieu,
in mem. di Eugenio Rostan (Torre Pellice); N. N.: Eugenio e Adele Long, in
mem, di Eugenio Rostan.
L. 25.000: Odetto Ivonne (osp. Asilo):
Bebelle Chauvie.
L. 50.CO0: In mem. di Liline Beux, i
nipoti Emile et Evelin (U.S.A.): Codino Costantino Ivonne (Torino): Ing. Alberico Pellacchia e Claudia Mouston.
in mem, di Guido Santacroce (Roma).
L. 100.000: N. N., in mem. di Linette
Monastier per il 30 giugno: Le amiche
della Dorcas, in mem. di Francesco
Marchetto (Torino).
L. 104.920; Edmond e Emma Beux. in
mem. di Liline Beux (U.S.A.).
L. lOO.OOO: Chiesa Avventista (Roma).
L. 155.050: La Gustav Adolf, Franenarbeit in Bayern (Monaco Germania).
L. 200.000; Sandra Ramella Borsetti,
in mem. degli zii Angiolina e Neri
Archetti (Biella): Elena Angelino Borsetti, in m'sm. degli zii Neri Archetti
e Angiolina Archetti Balestri (Biella).
L. 300.P20: Borsetti Roberto, in memoria della Sig.ra Angiolina Archetti
(Vigliano Biellese).
L. 3.439.286: Dono I.C.A. 1982 per restauri.
ringraziano tutti coloro che con fiori,
presenza ai funerali, parole di conforto sono stati loro vicini in questa
triste circostanza. Porgono un particolare ringraziamento al Pastore Marco
Ayassot e signora, alla doti. Claudia
Grindatto ed all’ANPI di Pinerolo.
Esprimono la loro gratitudine per
le amorevoli cure prestate alla cara
estinta a tutto il personale religioso e
laico della « Casa dell’Anziano », ricordando con viva riconoscenza la Superiora Suor Brigida, Suor Gesualda.
Suor Albertangela, Suor Rosalma e le
ospiti del reparto.
Luserna S. Giovanni, 14/6/1982
RINGRAZIAMENTO
La moglie di
Francesco Graverò
ringrazia medici e personale degli
Ospedali : Civile di Pinerolo, Ospedale
valdese di Pomaretto, e relativo personale. tutte le persone che con scritti,
fiori e presenza presero parte al suo
dolore. Un grazie particolare alla Sig.
Denise Mieoi per le sue amorevoli cure
prestate.
Pomaretto, 25 giugno 1982
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie del compianto
Enrico Paschetto
riconoscenti ringraziano la casa Maggiorino Turina, la direzione, le suore,
il personale e gli ospiti, l’Associazione
Combattenti e tutti coloro che hanno
voluto dare l’ultimo saluto al loro caro
estinto.
S. Secondo. 22 maggio 1982
USL 42 - VALLI
CHI80NE-CERMANA8CA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 27 GIUGNO 1982
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa; tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLIGE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 27 GIUGNO 1982
Luserna San Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 - PINER0LE8E
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
25 giugno 1982
I NOSTRI OSPEDALI E LA FIRMA DELL’INTESA REGIONALE
La lunga strada
della nostra identità
MOVIMENTO CRISTIANO STUDENTI
Un appello
per il Libano
Con la firma delle Intese Regionali, ha termine il cammino
iniziato nel 1968, epoca in cui i
nostri Ospedali avevano scelto
l’inserimento nell’area del servizio pubblico.
La Riforma Ospedaliera nasceva dalla esigenza di rinnovare
l’ospedalità italiana, retta ancora dalla vecchia normativa del
1938 ed inadeguata a rispondere
alle esigenze di una medicina in
continuo progresso. Molte strutture, particolarmente le più piccole, come i nostri Ospedali, accusavano l’impatto delle nuove
esigenze. Le « Infermerie » —
così erano classificati i nostri
Istituti — avevano quindi un destino segnato; o chiudere o qualificarsi come Ospedali nell’ambito della nuova normativa, sempre che possedessero i requisiti
richiesti dalla legge. ,
Le altre soluzioni quali la scelta della Clinica privata od il confluire in altri Ospedali comportavano la prima, oltre ad insuperabili difficoltà gestionali, la
rinuncia al servizio dei meno
abbienti; la seconda l’inevitabile
trasformazione dei nostri istituti in cronicari.
A Pomaretto l’Ospedale era
appena stato ricostruito, dopo
una chiusura dovuta alla vetustà delle strutture ed alla carenza di uomini che si erano esauriti in un debilitante servizio.
A Torre Pellice, ci si teneva
in piedi, immersi in problemi
sempre più complessi, grazie al
sacrificio di pochi dietro i quali
non vi erano più riserve.
A Torino il sistema privatistico reggeva solo perché inserito
in un contesto cittadino: il servizio ospedaliero si svolgeva sul
mantenimento di precari equilibri, in un caleidoscopico quadro
di attività sanitarie, difficilmente gestibili.
In tutti e tre gli Istituti là diaconia si reggeva sul sacrificio
di pochi; spesso sul ricordo di
caratteristiche ambientali non
più ripetibili e che avevano, nelle ultime Diaconesse, il punto
di riferimento. D’altra parte non
erano sufficienti gli appelli al
servizio per rispondere alle ri
Comltato di Redazione: Franco
Becchino. Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
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• La Luce •: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175. 8 luglio 1960
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Subalpina - Torre Pellice (Torino)
chieste di un personale, giustamente sensibile ad una parificazione pubblica. E ciò valeva sia
per coloro che concepivano il lavoro come servizio sia per quelli la cui scelta ospedaliera era
stata dettata prioritariamente
dalla necessità di un pane quotidiano.
La crisi investiva quindi le
strutture, gli uomini e la diaconia ed era il tempo di scegliere
una via prima che l'inevitabile
processo di degradazione ci portasse a livelli dai quali non era
più possibile riprendere il cammino.
La via pubblica
Si scelse la via pubblica, nel
mantenimento della nostra autonomia giuridico-amministrativa,
per un servizio integrato in quella Riforma Sanitaria che, maturata in un lungo travaglio, divenne Legge solo dopo quattordici anni.
Furono gli anni dell’impegno,
delle modifiche strutturali e degli aggiornamenti tecnici per acquisire i requisiti necessari alle
classificazioni e fu il tempo di
inserimento di uomini ai quali
si offriva, oltre le garanzie contrattuali, la possibilità di costruire qualcosa di nuovo e di valido, nella unica linea di una correttezza scientifica e di rispetto
dei valori umani.
A Pomaretto l’inserimento di
una sezione universitaria costituì la punta avanzata di una assistenza qualificata in un ospedale di montagna.
A Torre Pellice si ebbe un
lungo trapasso di gestione, nella
collaborazione tra i nostri medici ed i nuovi, a causa delle lunghe remore che vennero da più
parti poste alla classificazione
ed alla equiparazione del personale.
A Torino, pur con qualche
trauma, si iniziò quel processo
di aggiornamento che ha garantito l’esistenza di un piccolo
Ospedale, all’ombra dei colossi
cittadini. Con la firma delle Intese e con le prossime convenjzioni con le U.S.L. si apre quin'di un nuovo periodo nel quale
il lavoro degli Ospedali dovrà inserirsi nel territorio di competenza seconde canoni ben stabiliti, e non più lasciati alla libera
iniziativa che pur ci ha portati,
particolarmente alle Valli, ad inserirci validamente nelle esigenze locali.
Il nostro futuro
In questi anni si è vinta quindi la battaglia del nostro inserimento, ma nessuno si illude di
aver raggiunto la meta definitiva. Il nostro futuro non è solo
in relazione alla qualità ed alla
misura del servizio che prestiamo : conosciamo l’alcatorietà
della situazione del nostro paese, le variazioni improvvise delle leggi e dei venti politici. Sappiamo quindi che ogni meta raggiunta chiude vecchi problemi
ma ne comprende dei nuovi. Donde la necessità della vigilanza e
dell’impegno.
Le nostre Amministrazioni
hanno saggiamente portato avanti le linee politiche e tecniche dei
nostri Ospedali: attendiamo da
esse una maggior incisività nella
risoluzione dei piccoli problemi,
presupposto di maggior serenità
nel lavoro quotidiano ed occasione di una compartecipazione
con chi è in prima linea.
Se volgiamo lo sguardo nel
passato e nel presente, dobbiamo riconoscere che si è persa la
battaglia dell’inserimento delle
comunità.
Abbiamo avuto, agli estremi,
coloro che rimpiangevano un
ambiente non più ripetibile; ma
furono gli unici a darci, pur occasionalmente, Un aiuto. Altri ritenevano sorpassata l’opportunità e la necessità della nostra gestione degli Ospedali e non ci risparmiarono, particolarmente alcuni anni or sono, le critiche più
serrate ed anche non obiettive.
Abbiamo avuto invece l’appoggio di una maggioranza silenziosa, rappresentata dai nostri assistiti e ciò specialmente alle Valli
dove abbiamo vissuto la non indifferente gratificazione che il
popolo montanaro ed operaio, di
qualsiasi fede, ha trovato nei nostri Ospedali, il suo Ospedale
valligiano; e dove Ospedale Valdese voleva dire luogo qualificato di cura e di rispetto dei valori umani, in un contesto di libertà. ove non aleggiava la tentazione di strumentalizzazione ideologica, politica o confessionale.
L'ufficio mondiale della Federazione Mondiale Cristiana Studenti rivolge un pressante invito
alla comunità ecumenica internazionale perché condanni l’invasione israeliana del Libano, sostenga le legittime richieste del
popolo palestinese, invii aiuti
per le vittime dell’invasione.
« La Federazione Mondiale Cristiana Studenti, projondamente
colpita dalle notizie dell’invasione israeliana del Libano con forze aeree, marine e terrestri: '
condanna questo barbaro atto
che infligge rinnovate sofferenze
ad un popolo indifeso;
chiede urgentemente al governo israeliano di fermare l’aggressione illegale contro lo stato
sovrano del Libano e di ritirar?
immediatamente e incondizionatamente ogni sua forza armata
dal Libano;
TORINO
Nella laicità
di ogni giorno
D’altra parte la chiamata ri-S à
volta agli altri di inserirsi in que-1 i
sto tentativo, ha comportato il ' "
nascere di gruppi, animati, pure
nelle contraddizioni dell’umano,
da una forte tensione etica di
servizio civile. Una occasione per
ripensare, in termini evangelici,
a quella teologia del laicato, che
nata dalla Riforma, nutrì il mondo civile protestante con l’impegno nel corretto lavoro, basato
sulla responsabilità personale.
Molti dei non evangelici ci hanno reinsegnato questi principi.
La vocazione evangelica nella vita civile, non può essere espressa se non nei termini del proprio
lavoro, nella laicità di ogni giorno. Ciò vale in qualsiasi ambiente, ma dovrebbe trovare nei nostri Istituti un fertile terreno,
sempre che tale tesi che è stata
il telaio poi tante del nostro operato non venga sostituita da altre.
Una sfida quindi al nostro essere di protestanti e la verifica
di una identità, senza la quale
cade il presupposto teologico della nostra autonomia giuridicoamministrativa.
Dario Varese
A favore degli
handicappati
Varie organizzazioni a carattere sociale e umanitario hanno
indetto per sabato 26 giugno
ore 9 in Piazza Castello una manifestazione di protesta davanti
alla sede della Regione per riproporre il problema degli handicappati, soprattutto gravi, e
degli anziani cronici non autosufficienti. Viene richiesto alla
Regione;
— almeno una comunità-alloggio di 8/10 posti per handicappati gravi;
— almeno un centro diurno socio-terapeutico al massimo di
25/30 posti in ciascuna USL;
— l’istituzione di un servizio di
assistenza domiciliare rivolto anche ai soggetti di cui sopra;
— il passaggio di almeno il 25%
degli anziani malati cronici
non autosuffìcienti dal ricovero in istituti, all’ospedalizzazione a domicilio.
Alla manifestazione ha aderito
la Chiesa valdese di Torino con
una lettera del Concistoro e l’invito ai suoi membri a partecipare.
Doni Eco-Luce
SOSTENITORI
Cannerò Riviera: Fonie. Bianca —
Milano; Rostan Gianni: Zelaschi Leonardo — Parma: Rossi Primo — Opera
(Milano): Curio Incerti — Torino: Prelato Giovanni.
Campo di Giove: Santoleri Gianfranco — Corsico: Masnata Giorgio — Luserna S. G.: Girardon Ferdinando —
Milano: Manfredi P. F. — Prali: Concistoro Valdese — Roma: Bounous Marco — Torino: Baldi Giuseppe.
DONI DI L. 30.000
Viganello: Pastore Long Silvio.
DONI DI L. 11.000
La Spezia: Zanzucchi Silvio — Napoli:
Decker Franco.
DONI DI L. 8.000
Roma: Durand Mirella — Prali: Richard Aldo: Richard Alma.
DONI DI L. 6.000
Bologna: Gavazza Luigi — Brescia:
Baj Stampa Gaspara — Catanzaro:
Scorza Dario — Chivasso: Sassi Ivana — Diano Marina: Rocchi Massima
— Luserna: Malan Marcella — Milano: Pace Pietro: Myrte Gilioli: Remelli
G. — Monfalcone; Busetto Franco —
Padova: Bianchetto Amelia: Leonilde
Seta — Prall: Ferrerò Emilio: Genre
Enrichetta: Richard Silvio — Reggio
Calabria: Romeo Domenico — S. Marzano: Terzaro Domenico — Venezia:
Colonna Guido.
DONI DI L. 1.000
Angrogna: Foyer — Bobbio Pellice:
Mondon Evelina — Como: Casolangher
Elsa — Dalmine: Plos Adalgerio — Domodossola: Chiesa Metodista — Firenze: König Bettina — Ivrea: Venturini Giampiero — Luserna S. Giovanni:
Chiavia Bruno; Albarin Gustavo; Boér
Piero — Magnano: Attinger Daniel —
Milano: Angiolillo Lo Russo — Pinerolo: Tavella Letizia — Prali: Artus
Ada; Barus Amedeo; Baud Emanuele;
Baud Filippo: Genre Alessio: Ghigo
Riccardo; Grill Dina; Grill Edoardo: Pascal Edina: Peyrot Emilio; Peyrot Gino: Rostan Céline; Rostan Ezio; Rostan
Luigi: Rostan Stefano — Riclaretto: Bertocchio Rina — Roma: Briante Isa — S.
Ciac, degli Schiavoni: Di Giorgio Antonio — S. Secondo: GardioI Bruno; GardioI Giacomo; Griglio Fanny; Rivoira
Pierino — Savona: Zunino — Torino:
Gallafrio Luciano.
riaft'erma la sua solidarietà nella testimonianza cristiana con le
vittime innocenti dell’invasione
e con il popolo del Libano;
riafferma la sua solidarietà col
popolo palestinese e con il suo
solo legittimo rappresentante, la
Organizzazione per la Liberazione della Palestina;
riafferma la sua risoluzione del
1981 che chiede urgentemente ai
movimenti membro di spingere
i propri governi e il governo
israeliano ad osservare le risoluzioni e le raccomandazioni delle Nazioni Unite;
chiede urgentemente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di adottare immediatamente delle
sanzioni adeguate contro Israele
nella speranza di prevenire in futuro tale uso delle forze armate
da parte di questo regime contro
il Libano e gli altri paesi vicini;
raccomanda il lavoro del Movimento Giovanile Ortodosso della Chiesa di Antiochia e del Comitato del Medio Oriente del
Movitnento Cristiano Studenti
che coraggiosamente si sforzano
di aiutare le vittime dell’invasione e rinnova la sua solidarietà
con loro;
rivolge un appello ai movimenti membro, alle agenzie collega-,
te e agli amici della comunità
ecumenica perché appoggino questo lavoro in ogni modo, con l’intercessione, diffondendo notizie
e mandando il necessario aiuto ».
Ginevra, 10 giugno 1982
Per l’Italia le contribuzioni
possono essere spedite alla;
FGEI; Stefano Meloni, via dei
Falletti 26, Cagliari - c/c postale 10072098 (Appello speciale Libano).
Vera e fafsa
(segue da pag. 1)
senza condizioni questi paesi e
movimenti di liberazione.
La vera
contrapposizione
Tornando alle Malvinas, mi
rendo conto che oggi sono pochi
a dubitare del diritto dell’Argentina alla sovranità su queste i.sole (e se c’è ancora qualche dubbio basta guardare la cartina dell’America del Sud) ma partendo
da questa considerazione non si
può dunque contrapporre fascismo e democrazia, identificando
la democrazia con l’Inghilterra.
Questa contrapposizione esiste,
ed è molto importante tenerne
conto, all’interno deH’Argentina,
come aH’interno di tanti altri
paesi deH’America Latina, ma
non all’esterno, non rispetto all’Inghilterra o agli Stati Uniti.
Qui la contrapposizione fondamentale è un’altra, è colonialismo — o meglio imperialismo —
contro un continente che chiede
la libertà di poter decidere sul
suo futuro.
Nella misura in cui vengono
eliminati i rapporti colonialisti e
impei'ialisti dei paesi del nord rispetto a quelli del sud le dittature non potranno sussistere. Su
ciò non ho alcun dubbio. Per alcuni questa guerra è finalmente
finita, ma secondo me, è appena
iniziata. Non per due isole .sperdute ma per un’America Latina
libera.
All’inizio dicevo che non volevo essere polemico; adesso mi
rendo conto di esserlo stato, ma
forse è bene perché può servire
a vedere l’America Latina sotto
altri punti di vista, quello dei
popoli oppressi di quel continente.
Ruben .ArtHF