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Anno 126 - n. 22
1° giugno 1990
L. 1.000
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL PROBLEMA PALESTINESE
IL MESSAGGIO DEL CEC PER PENTECOSTE
Cosa diremo?
La situazione nei territori occupati può degenerare: c’è il rischio della guerra civile
E’ sempre triste dover constatare che l’attenzione dell’opinione pubblica è direttamente proporzionale all’ampiezza delle esplosioni di violenza. E’ stato ed
è così per la violenza negli stadi,
per la guerra civile nell’Ulster,
per le esecuzioni capitali nel
mondo.
Ed è così, da anni e anni, e in
particolare dal dicembre di tre
anni fa, per la tragica sorte del
Medio Òriente, di Israele e della
Palestina. La vicenda del soldato israeliano che, senza apparente motivo (forse per squilibrio mentale), ha sparato su un
gruppo di palestinesi uccidendone sette ha innescato reazioni a
catena, ma anche fiiuni di parole, prese di posizione, la convocazione del Consiglio di sicurezza deU’ONU. Ancora qualche
giorno di discussione, poi tutto
tornerà come prima. Tutto tranne il bilancio dì sofferenza e di
vite umane, giacché i morti sono morti, e la loro conta non
può che allungarsi.
O forse si produce l’effetto opposto, e l’aggiornamento delle cifre dopo un po’ ottunde la nostra capacità di renderci sensibili. Anche ai morti si fa l’abitudine, la camorra ìnsegm^.
Dopo due anni e mezzo di « rivolta dei sassi », la situazione è
esplosiva, e chi si reca in Palestina racconta esattamente l’atmosfera che si respira, che sembra preannunciare ad ogni istante, ad ogni angolo di strada, lo
scoppio di scontri, di violenza.
Lo spettro della guerra civile
sembra incombere sempre più
minaccioso, eppure noi qui cerchiamo di negare questa evidenza. Sicuramente essa è molto
scomoda per un Occidente che
ha taciuto, che ha originato con
la politica coloniale situazioni
inestricabili di confini disegnati
a tavolino, che ha lasciato come residuo la legislazione «da
occupazione » che Israele può
ancora applicare nei territori occupati.
Sicuramente questa evidenza
è scomoda per gli USA, inamovibili nell’associarsi ad Israele
contro l’ipotesi di invio dei «caschi blu » dell’ONU a prendere
visione della situazione palestinese. (Tutti i peggiori regimi
autoritari hanno sempre definito «ingerenze negli affari interni» ogmi tipo di missione volta
ad accertare il rispetto dei diritti umani).
In molti si sono mobilitati per
manifestare solidarietà con le
vittime della repressione, in maggioranza bambini e ragazzi, e un
rapporto non sospetto ha denunciato nei giorni scorsi la trage
dia cui questi ragazzi stanno andando incontro. Ma se un giorno
arrivassimo alla guerra civile,
cosa diremo? Le guerre, quelle
tradizionali, danno di sé un’immagine lontana, molto di più
dell’immagine dei bambini feriti o uccisi. Eppure, laggiù, continueranno a morire, loro, ì loro genitori, soldati costretti a
fungere da repressori.
E saranno in pochi a parlare
dei movimenti pacifisti in Israele, in pochi a parlare degli obiettori di coscienza che si rifiutano
di prestare servizio nei territori
occupati, in molti punteranno il
dito sull’ala dell’integralismo islamico (già ci sono gruppi palestinesi minoritari che minacciano vendetta) e in pochi si
ricorderanno di quanti hanno in
questi anni parlato di lotta
non armata, di moderazione, di
necessità di 'trattative.
Credo che se sì arriverà a
tutto questo, se le provocazioni e
la violenza indiscriminata avranno la meglio, non riusciremo più
a dire niente. Dobbiamo cercare
ora, sen2^ perdere altro tempo,
la lucidità che occorre per ragionare su quanto accade laggiù;
per dare le responsabilità a cbi
se le merita (tutta la questione
palestinese è un susseguirsi di
colpe pagate da altri), per non
assimilare concetti diversi fra
loro, per riuscire ancora a comunicare. Diversamente ogni atto, ogni presa di posizione assumerà l’aspetto della provocazione: come nel caso dei due giovani che a Roma sono passati
nei pressi della sinagoga con la
«kefiah» palestinese. Non avevano cattive intenzioni, ma sono stati scambiati per provocato
ri dal servizio d’ordine. In questa situazione non poteva che andare cosi. Capiremo, in questa
Europa che riscopre U più
squallido antisemitismo, che la
lotta contro di esso, paradossalmente (ma non tanto), è anche
lotta per la pace in Medio Oriente?
Alberto Corsani
Vieni Spirito Santo,
rinnova tutta ia creazione
L’azione (dello Spirito chiama tutta l’umanità a nuove possibilità di
vita - La speranza che ovunque la pace si realizzi nella giustizia
Cari sorelle e fratelli in
Cristo,
la festa della Pentecoste riveste quest’anno un significato del tutto particolare poiché le chiese di tutte le tradizioni — ortodossa, cattolica e protestanti — la celebrano nello stesso giorno.
« Quel giorno — ha detto
Gesù parlando dello Spirito
Santo — conoscerete che io
sono nel Padre mio, e voi
in me e io in voi » (Giovanni 14: 20). Nello Spirito partecipiamo alla vita stessa della Trinità. Per mezzo dello
Spirito l’amore di Dio è stato comunicato agli uomini.
Lo Spirito muta la nostra libertà umana in amore attivo, e, attraverso di noi, trasmette l’amore di Dio a tutte le creature.
L’esperienza della presenza e dell’azione dello Spirito
non è qualcosa di straordinario; ci sono dei momenti
in cui scopriamo una dimensione che è sovrannaturale
alle cose naturali, e un signihcato spirituale rispetto agli
avvenimenti ordinari. Nella
lotta per la giustizia, nella
ricerca dell’amicizia, in ogni
manifestazione della bontà
dell’uomo verso i suoi simili, nell’appagamento che segue la preghiera, in tutto ciò
che viene a spezzare i nostri
cuori di pietra e ci fa prendere coscienza della bellezza e del mistero della vita,
noi facciamo l’esperienza dell’azione dello Spirito, che ci
sveglia all’infinita tenerezza
di Dio.
Lo Spirito non agisce solo nell’intimo del nostro cuore; tramite la potenza del
Cristo risuscitato esso chiama tutta l’umEmità e tutto il
cosmo dalla morte a nuove
possibilità di vita. Lo Spirito è all’opera nella ricerca
delia giustizia per gli umili,
per i poveri della terra, per
quanti hanno il cuore spezzato. Lo Spirito conduce tutti quelli che si adoperano
per la pace a proclamare la
potenza liberatrice di Dio.
Oggi il vento dello Spirito
soffia in noi, nelle nostre
chiese, e negli avvenimenti
della storia che vedono cadere le barriere e rendono
possibili dei nuovi inizi. Celebriamo con il popolo della Namibia la sua indipendenza; con il popolo del Cile la sua democrazia ritro
CHIESA E VOLONTÀ’ DI DIO
Vocazione e serietà
« Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del
cielo dei nidi, ma il Figliuol dell’uomo non ha dove
posare il capo » (Luca 9: 58)
Gli evangelisti registrano vari tipi di vocazione
che trovano il loro denominatore comune nella
chiamata del Cristo; vocazioni individuali, vocazioni
collettive con un intento molto preciso: comunicare
ai singoli, ai villaggi, alle città il messaggio del Regno di Dio. Così i singoli, poi i dodici, poi i settanta. Vi è un'insistenza in questa strategia, perché la
chiamata non si compirà nel vuoto, ma nel cuore e
nella vita di uomini non astratti, ma autentici.
La chiamata di Gesù trova sempre dei muri da
abbattere: il muro dell’egoismo individuale, con la
varietà delle opposizioni interiori, le abitudini personali, le consuetudini di una vita che ha i propri
ritmi, le proprie scadenze, le proprie tradizioni, il
muro delle abitudini dei villaggi, con le loro caratteristiche, i loro linguaggi, il muro delle culture
delle città, con le loro glorie e le loro sconfitte, con
le punte della solidarietà e la potenza delle invidie
e delle discordie.
La lettura di queste successive vocazioni è seguita da un fatto singolare: mentre Gesù va risolutamente verso Gerusalemme, e cioè verso la croce
e la resurrezione, degli uomini gli si presentano
come dei chiamati, uomini tirati fuori dalla loro
destinazione naturale. Sono, dicono, degli eletti, tirati fuori dalla massa umana. Sono attirati dalla
figura di Gesù. Due di loro promettono: «Ti seguiterò ovunque tu andrai ». Vi è in loro un impeto,
una passione. Il secondo viene provato da Gesù con
un appello, ma la prova fallisce. I tre sono degli entusiasti, ma quando la vocazione si precisa, rientrano nell’anonimato, nel nulla, nel vuoto da cui sembravano voler uscire. La vocazione implica seguire
Gesù in modo serio. E la serietà viene a mancare.
Vocazione sì, obbedienza no. L’assoluto del Signore
si dissolve nel relativo della vita umana.
L’assoluto: « Le- volpi hanno delle tane e gli
uccelli del cielo hanno dei nidi, ma il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo». «Nessuno
che abbia messo mano all’aratro e poi riguardi indietro, è adatto al Regno di Dio ».
Il relativo: A tutta prima siamo tentati di trovarci davanti alla rinuncia, all’abbandono dei tre
« eletti », dei tre entusiasti. Ma la Scrittura tace
sulla loro « risposta ». Vi saranno due alternative:
la rinunzia immediata o la risposta in un domani
imprecisato. Il mistero umano si può manifestare
in termini opposti: il no di oggi può esprimersi nel,
sì di domani. E viceversa. La storia della chiesa si
svolge nel mistero della volontà di Dio. Molti primi
saranno ultimi e molti ultimi saranno primi.
Carlo Gay
vata; con i popoli dell’Europa centrale e orientale la loro libertà ritrovata. Sia gloria a Dio: il ristabilimento
della libertà di questi popoli è un’affermazione della dignità che Egli dà a ciascuno; attraverso questi avvenimenti Egli apre nuove strade al servizio e alla testimonianza che la chiesa rende
a Cristo nello Spirito.
Ma lo Spirito vive anche
la sofferenza. In molte parti del mondo la colomba della pace appare coperta di
sangue. La situazione in Medio Oriente ci rattrista profondamente. Gerusalemme,
la città della pace, dove lo
Spirito Santo si è manifestato nella sua potenza, tra
il vento e le fiamme della
Pentecoste, questa città, che
è oggetto di ammirazione e
di amore da parte delle tre
grandi religioni monoteiste
del mondo, non conosce la
propria pace. L’Intifada ci
ricorda che la promessa di
una pace nella giustizia non
si è ancora realizzata; preghiamo perché lo Spirito venga, affinché scompaiano i
pregiudizi e l’odio, e affinché si levi un giorno in cui
regneranno la pace e la concordia.
Nella prospettiva dell’Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese, l’anno
prossimo a Canberra, ci uniremo alla preghiera della
chiesa universale: « Vieni,
Spirito Santo, rinnova tutta
la creazione ». Preghiamo
perché lo Spirito chiami la
chiesa a rendere una testimonianza coraggiosa all’azione liberatrice di Dio nella
storia.
« Vieni, Spirito Santo ».
Nella speranza di essere esauditi, vi salutiamo tutti in Gesù Cristo.
I presidenti del Consìglio ecumenico delle chiese:
R. Nìta Barrow, Cave Hill, La
Barbade
Marga Biihrig, Binningen, Svizzera
metropolita Paulos Mar Gregorius, Nuova Delhi, India
vescovo Johannes W. Hempel,
Dresda, Germania Est
patriarca Ignazio IV d’Antiochia
e di tutto l’Oriente, Damasco,
Siria
arcivescovo W. P. Khotso Makhulu, Gaborone, Botswana
pastore Lois M. WUson, Toronto, Canada
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commenti e dibattiti
1” giugno 1990
CERCHIAMO DI
ESSERE COSTRUTTIVI
Faccio riferimento alla lettera di
Vittorio Della Valle del 18 maggio su
Villa Olanda e desidero ringraziare il
direttore per la risposta che gli ha
dato.
Il suddetto lettore, oltre a parlare di
persone e di situazioni che non esplicita, col suo scritto pare ignorare che
ci sono diversi credenti che cercano di
assicurare la prosecuzione dell'attività
di quell'istituto, mantenendogli quelle
caratteristiche di testimonianza diaconale e di servizio verso le persone
anziane e sole, in forma modesta ma
efficiente. Egli pare anche ignorare che
la Tavola valdese non solo ha sospeso
qualunque trattativa — supposto che
ne abbia in corso — ma ha responsabilmente accolto l'iniziativa del comitato pro Villa Olanda, iniziativa che
avrà il suo sbocco naturale in occasione del prossimo Sinodo.
Il consiglio di mettere l'immobile all'asta (spero si tratti di una battuta)
si rivela perciò del tutto intempestivo
e controproducente e concorre a vanificare quegli’ sforzi (le spese sono
tutt'altro che minime!) che tendono
alla continuità di quest'opera, mantenendole le attuali caratteristiche.
Il coordinatore del Comitato
Arturo Bouchard, Torre Pellice
INIZIATIVE
CONTRO LE SETTE
Egregio sig. Direttore,
la Chiesa cattolica sta moltiplicando
le iniziative contro le . sette », L'ultima
è il • telefono dell'anima », istituito
ad Udine per » aiutare chi l'ha abbandonata per entrare in una setta » (La
Stampa del 26 aprile 1990).
Chi è in crisi spirituale dovrebbe
trovare conforto ed aiuto per ristabilire la sua vacillante fede. In che
cosa? Nel sistema che non è riuscito
prima a soddisfare I suoi bisogni dello
spirito, al punto da renderlo « preda »
di un gruppo acattolico? C'è da chiedersi seriamente che aiuto possa dare,
a questo punto, un anonimo telefonista, che non conosce il suo interlocutore. Nemmeno con uno sforzo riesco ad immaginare Gesù, seduto in
attesa, in un simile ruolo. Me lo vedo
molto bene, invece, nella descrizione
che egli fa di se stesso: « Ecco, sto
alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io
verrò da lui » (Apocalisse 3: 20).
Com'è diversa questa disposizione
attiva del Cristo, rispetto al passivo
■ telefono dell'anima »! Se davvero,
come dice la Chiesa cattolica, l'Italia è
• terra di missione », ci vuole ben altro
che iniziative strumentali, create con
l'unico scopo di contrastare i « concorrenti ».
Alberto Bertone, Torino
PER VILLA OLANDA
Trattandosi di un'opera evangelica di
grande aiuto ai meno abbienti, non penso ohe il problema interessi solo gli
abitanti delle valli, ma tutti i trentamila circa fedeli evangelici italiani
e anche stranieri.
A questo punto mi viene da chiedere
se il mare è formato da piccole gocce, come possono non sentirsi coinvolti tutti gli appartenenti alle nostre
comunità? Spesso dai nostri giornali,
dai notiziari delle chiese locali, dai pastori viene rivolto l'invito ai fratelli
per un aiuto, in caso di calamità, vicine o lontane, o aiuti ai profughi che
stazionano per qualche tempo nelle
nostre città.
Perché mai i pastori aspettano tanto per sensibilizzare le loro comunità
per un aiuto « una tantum » immediato
ed urgente per salvare Villa Olanda?
Un esempio; se i trentamila fratelli
devolvessero L. 20.000 (ventimila), l'equivalente di 20 giornali o di 20 caffè, la cifra reperibile si aggirerebbe sui
seicento milioni!
Il problema è risolvibile!
Il tempo stringe: entro la fine di
giugno si deve conoscere l'entità della
somma raccolta e sia noto che la gestione di Villa Olanda non è affatto in
deficit, ma il bilancio dello scorso anno dà un utile di ventisei miliioni.
Cari fratelli, ci rendiamo veramente
conto di quanto hanno fatto i nostri
padri spirituali, a quali sacrifici si sono
sottoposti per riportare la terra dei
valdesi alla libertà?
Giustamente abbiamo ricordato il
Glorioso Rimpatrio nel 1989!
Quale sarà la gloria che spetterà ai
pronipoti nel 1990?
Dalla risposta dell'attività del corpo pastorale, dai Consigli di chiesa e
dai fedeii potremo avere presto la
valutazione della nostra fede.
Cordialmente.
Lilia Cimma Zaidera, Biella
PER CONOSCERE
PIETRO CHELCICKY
Nella sua commossa rievocazione
del pensiero « non-violento » di Amedeo Molnàr (numero del 9 marzo '90),
Medi Vaccaro ha ragione di rilevare che
un personaggio come il ceco Pietro
Chelcicky « purtroppo non è conosciuto abbastanza in Italia ». Chi volesse saperne di più può intanto dare una
occhiata ad una recensione che proprio il Molnàr (in ■ Protestantesimo »
1984/4, pp. 217-221: Un separatista hussita) fece di un'opera di M.L. Wagner,
Petr Chelcicky. A radicai separatist
in Hussite Bohemia, Kerald Press, Scottdale Pa., 1983, pp. 221.
Del resto lo stesso Molnàr ha dedicato almeno altri' quattro artiooH
al tema della non violenza presso i
valdesi e gli ussiti,
nel 1965:
La non»violence des Vaudois et des
Hussites, in « Cahiers de la Réconciliation », 1965, pp. 3-12;
Un théologien hussite de la non-vio.lence, in « Communio Viatorum »,
1965, pp. 20-31;
nel 1968:
La speranza di una non violenza che
non tradisce né si arrende, in « Nuovi
Tempi », 1968, 40;
e nel 1969:
Non-violence et théologie de le révolution chez les Hussites du XV.e
siècie, in ■< Lumière et Vie », 1969,
pp. 33-46.
Giovanni Gönnet, Roma
IL CIOCCOLATINO
Da bambino, un mio antenato mi ricordava: quando il treno Torino-Torre
Pellice andava a vapore, faceva una
lunga sosta ad Airasca, dove il capostazione gridava: per Moretta-Saluzzo
si cambia! E il garzone del caffè della
stazione con un vassoio a tracolla correva sul marciapiede gridando ai viaggiatori; pezzi duri' (erano i gelati), bi
scotti, caramelle e cioccolato! E
bambini sul treno ne chiedevano a.
loro genitori.
Questo aneddoto mi è tornato in
mente durante le recenti elezioni amministrative a Luserna San Giovanni,
dove la propaganda elettorale a favore degli eligendi vecchi è stata fatta
offrendo biscotti e cioccolata, santini compresi!
Nell'offerta mancavano i pezzi duri
ma questi erano gli stessi eligendi;
ciò che una parte degli elettori non
ha avvertito in questo tipo di campagna elettorale, è che alla stregua di
quanto avveniva alla stazione di Airasca si è considerato il destinatario un
«bambino ». Perciò gli elettori non
avrebbero dovuto gradire l'offerta a
mezzo di dolciumi.
Forse era stato più furbo un notissimo leader del napoletano che si
diceva in quella zona facesse propaganda elettorale distribuendo una scarpa, con il diritto di venire a ritirare
l'altra ad elezioni avvenute.
Perché chi ha avuto i biscotti, cioccolato (anche nel raggio a meno di
200 m. di distanza dal seggio elettorale) li ha mangiati, ma come abbia
poi votato lo sa solo lui e difatti al
partito un bel pugno di voti è venuto a mancare.
E questo è un segno che i biscotti
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
La raccolta continua
Nel pubblicare (in ritardo, a
causa degli endemici ritardi e
disguidi postali) l’elenco relativo ai doni ricevuti nello scorso
aprile, confermiamo quanto già
anticipato nel mese precedente: le offerte per riparare i gravi danni subiti dalla zona di
Prarosttno (pubblichiamo a tal
proposito un articolo nella cronaca delle valli) per ora ci hanno consentito di fare un primo
invio di L. 20 milioni che verranno distribuiti tramite il concistoro. Data la gravità e l’estensione dei danni arrecati dagli incendi la raccolta continua e contiamo sulla ulteriore partecipazione dei lettori.
Per quanto riguarda la Chiesa
presbiteriana del Mozambico,
pur avendo chiuso la sottoscrizione, non abbiamo ancora inviato la cifra appartata perché siamo stati informati di alcune raccolte in corso presso scuole domenicali; attendiamo quindi ancora un po’ per provvedere poi
ad un unico invio.
Infine, ricordiamo il progetto
salute delle Chiese, evangeliche
dei Madagascar: una iniziativa
della CEVAA mirante a stabilire
una rete di farmacie che raggiiuiga i numerosi villaggi sparsi e
carenti di questo servizio così
importante.
Le offerte vanno inviate al
conto corr. postale n. 11234101
intestato a La Luce • Fondo di
solidarietà, via Pio V, 15, 10125
Torino, possibilmente specificando la causale del versamento.
Offerte pervenute in aprile
L. 5.040.500: Chiesa valdese Torre
Pellice.
L. 750.000; Chiesa valdese S. Germano Chisone.
L. 500.000: E.M. Peyrot; Unione femminile valdese S. Germano Chisone;
Comunità valdese Trieste; L. Marrel;
Fiorella Vola Alfano.
L. 450.000; Massimo Pulejo,
L. 350.000; Chiesa valdese Susa.
L. 300.000; Dora e Christian Gysin;
Silvio Vola e Alberta Revel.
L. 280.000: Chiesa evangelica battista
Bussoleno.
L. 250.000: Elena Piccottl; Paola Casnigo e Alessandro Luzzago.
L. 200.000: Elbano Candellini e Riger
Salvetti; Giovanni Tron.
L. 167.000: Chiesa valdese Agrigento.
L. 100.000: Mirella e Ernesto Bein;
Dora e Jacques Picot; Daniele Costabel; Nydia Long Marey; Armand Pilon Mario; Delia Fontana; Azzoni Guido e Fiorini Lucia; Umberto Bertin; Tina Scorzon; Ingrid Signore Friis; M. e
J. B,; Ettore Serafino; famiglia Edoardo
Micol; Qlindo Bufalo; Lilia e Ernesto
Sommani.
L. 84.000: Anonimo.
L. 76.000: Chiesa vadese Reggio Calabria.
L. 70.000: N. N. Valdagno; Renato Peyronel.
L. 50.000: Lydia Podio; Eugenia Cabella Geymet; Luigia Vicenzini; Severino Vergnano; Emilia Alilo; G. Ernesto
Pini; Amore Jazeolla; Qlga Bragaglia;
Luisa e Denis, Torre Pellice; Margherita Gay Meynier; sorelle Bertalot.
L. 40.000: Ida Martinat.
L. 20.000: N. N., Roma; famiglia
Actis.
L. 11.000; Chiesa valdese Grotte.
L. 10.000; L. Antonini.
Tot. L. 13,488.500; Totale precedente L. 14.610.219; In cassa L, 28.098.719.
Inviate al concistoro di Prarostino
L. 20.000.000. Restano in cassa lire
8.098.719.
erano secchi e i cioccolatini un po’
vecchi; per la prossima volta sarebbe
meglio offrire un liquorino.
Sergio Peyrot, Luserna S. G.
IL PRIMO MAGGIO
Il discorso del Presidente della Repubblica all'Ansaldo per la ricorrenza
del centenario del 1” maggio ha riscosso accoglienze entusiaste da parte
dei tre sindacati e dalla sinistra in
genere, lo sono rimasto disorientato
da questo, e ne spiego i motivi.
Rifacendosi al passato, il Presidente ha riconosciuto le colpe dello stato
liberale verso gli operai e le nascenti
organizzazioni degli stessi, che si concretarono nelle dure repressioni, soprattutto sotto il governo Crispi, e nei
famosi moti « per il pane » che costarono più di cento morti agli operai
inermi che manifestavano, da parte delle forze dell'ordine comandate dal famigerato gen. Bava Beccari's. Cossiga
ha riconosciuto la brutalità dello Stato americano nel reprimere gli operai
di Chicago, da cui nacque appunto questa festa. Per arrivare fino al dopoguerra, ai morti di Avola e Melissa e
alla strage famosa di Portella della Ginestra, in Sicilia, dove, proprio durante una festa del 1” maggio. Salvatore Giuliano, tramite la mafia, intrallazzata già allora col potere centrale
e locale, sparò con la sua banda sulla
folla che faceva testa, facendone una
strage. Naturalmente poi Giuliano morì in modo « strano ». Così come poco
dopo morì chi lo aveva tradito, avve
lenato in carcere dalla solita tazzina
di caffè, il pentito Pisciotta. E qui si è
fermato il Presidente della Repubblica,
al 1950! Non ha accennato al fatto che
il governo italiano, con « altri mezzi e
metodi », ha continuato la stessa lotta
di repressione, altri mezzi che sono
stati chiamati « stragi di stato »,
« strategia della tensione », « servizi
segreti deviati », « compattarsi nella
loggia P2 di Celli di grosse autorità
dello stato italiano » (ad es. il gen. Santovito, il gen. Musumeci), che — secondo me — sono all'origine ormai risaputa da tutti delle varie stragi, a
cominciare da piazza Fontana a Milano,
a piazza della Loggia a Brescia, al
treno Italicus, alla stazione di Bologna, eco. I responsabili' di queste stragi non sono mai stati trovati, e se
trovati, assolti per via di inchieste
monche e piene di « omissis », di
« segreti di stato ». Lo stesso « caso
Moro » rientra in questa strategia.
Nonostante questo, neppure un accenno da parte del Presidente della
Repubblica, che pure ha trovato parole forti contro « i cattivi maestri »
che hanno rovinato almeno una generazione con le loro « utopie impazzite », facendo qui chiaro riferimento alle Brigate rosse, che sono state, per
fortuna, catturate e debellate, per la
forza della classe operaia e dei sindacati, dimenticando però che questa
benedetta classe operaia, che ha respinto le istanze rivoluzionarie armate
delle B.R., continua a chiedere giustizia
per tutti questi morti da strage. Non
si può, a questo punto, condannare solo le forze eversive « contro lo Stato», e non quelle, altrettanto eversive,
« nello Stato ». Non si possono usare
insomma i soliti « due pesi e due misure ». Forse il compianto presidente
Pettini avrebbe fatto un discorso diverso, almeno più completo.
Gabriele Canal, Pìnerolo
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Comitato di redazione; Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri. Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
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L. 80.000 rea) L. 130.000
n. 20936100 intestato a A.I.P. ■ via Pio V, 15 .
EDITORE: A.I.P. ■ via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 21/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli
delle valli valdesi il 24 maggio 1990,
A questo numero hanno collaborato: Maria Luisa Barberis, Franco Casanova, Ivana Costabel, Fulvio Ferrarlo, Enrico Fumerò, Enrica Gelso, Vera
Long, Luigi Marchetti, Ruggero Marchetti, Ivana Natali, Tom Noffke, Roberto Peyrot, Teofilo Pons, Paolo Ribet, Alberto Taccia, Liliana Viglielmo.
■ y
3
1“ giugno 1990
commenti e dibattiti
DIBATTITO SULL’OTTO PER MILLE
Rivediamo (?)
ia nostra decisione
Dai lettori critiche alla decisione sinodale - Il sistema tedesco
Pubblichiamo ancora alcuni
contributi sulla questione deU’8
per mille, rimasti fuori dopo che
avevamo dovuto reimpostare le
pagine del nostro giornale nel
numero scorso. La discussione
« pragmatica » sul che fare, in
quale casella apporre la firma,
è chiusa. Non pubblicheremo più
altri contributi che ci verranno.
Pubblicheremo invece volentieri
riflessioni in materia di rapporti finanziari tra stato (nelle sue
varie articolazioni) e chiese, che
esplicitino di più i presupposti
teologici, ecclesiologici e « politici » da cui si fanno discendere
le posizioni assunte.
G. G.
SCHIZOFRENIA
Ritengo inesatta una affermazione del moderatore contenuta
nella sua lettera pubblicata sul
numero del 4.5.'90. Come si può
sostenere, a proposito della destinazione deU’8 per mille, che
« il contribuente partecipa alla
destinazione di una percentuale
del gettito globale dell’Irpef senza alcun rapporto con il proprio
reddito? ».
Cosa vuol dire quel « senza »?
L’8 per mille è invece ovviamente calcolato sull’Irpef dovuta dai
cittadini, che chiaramente è proporzionale al reddito personale.
Affermare quindi che non c’è
alcun rapporto con il proprio
reddito è, come minimo, fuorviante. Si aggiunge confusione
ad un dibattito che non ha ancora individuato una soluzione
accettabile per tutti. Mi sia consentito sostenere che tale soluzione avrebbe potuto esserci se,
a suo tempo, la Commissione
d’esame avesse accettato di presentare al Sinodo 1989 un odg
dell’assemblea della chiesa metodista di Terni, del 16.4.’89, pubblicato su questo giornale (n. del
23-.6.’89) e fatto proprio dalTXI
Circuito.
In tale documento si prevedeva che la situazione sarebbe divenuta paradossale e assurda
quando finalmente ci si sarebbe
accorti che il proprio 8 per mille deve essere comunque devoluto a qualcuno. Pena la destinazione d’ufficio in caso di omessa indicazione. E’ quindi ora di
capire una volta per tutte che
non si tratta di un finanziamento delle chiese, ma di una legge
che riconosce al cittadino la possibilità di decidere la destinazione di una parte delle sue tasse,
tratte dal proprio reddito.
« Sono soldi dello Stato », sentenzia il moderatore. Ma i soldi
dello Stato sono dei cittadini, e
la loro destinazione è decisa dal
governo. Compito del Sinodo
non è dunque quello di giocare
a sostituirsi al legislatore per
decidere cosa lo Stato stesso deve fare con le sue entrate, bensì quello di mettere tutti i membri di chiesa in condizione di
poter esercitare liberamente la
propria scelta, sia che riguardi
Io Stato come gestore di opere
umanitarie, sia che riguardi la
propria chiesa. Rendiamoci conto che la nostra Chiesa valdese
e metodista si sta coprendo di
ridicolo di fronte all’opinione
pubblica nazionale. Per i più è
davvero incomprensibile la schizofrenica posizione di rifiutare
la gestione dell’8 per mille Irpef
dei propri membri e contemporaneamente consigliare di devolvere ai pentecostali o agli avventisti. Finché i nostri ineffabili dirigenti impediranno che tale scelta dipenda esclusivamente
dalla coscienza dei singoli, credo sia inopportuno predicare agli
italiani cosa sia la libertà di coscienza.
Si può obiettare che non -a
sono dirigenti perché decide il
Sinodo, ecc. Però il Sinodo è notevolmente influenzabile dal modo di presentare gli argomeriti
e dalle linee suggerite dai soliti
« addetti ai lavori ». Ho partecipato come deputato al Sinodo
1982 e mi sono reso conto che
praticamente è già tutto sostanzialmente deciso da una decina
di persone. I delegati possono,
se credono, alzare la mano. Cosa che di solito fanno docilmente.
Un’ultima precisazione: chi ritiene la legge 8 per mille privilegiaría con le chiese (perché
non si possono scegliere altri tipi di associazioni) dimentica che
praticamente tutti gli altri organismi associativi godono di finanziamenti regolati da specifiche leggi studiate caso per caso, con erogazioni dello Stato o
di Enti locali (si veda il caso dei
partiti politici, associazioni culturali, sportive, ecc.). Perché le
chiese dovrebbero essere discriminate? Non parlo delle spese
di culto, ma della funzione anche culturale, sodale, assistenziale e perfino ricreativa comunemente svolta da tutte le chiese. Spesso megho di come potrebbe fare lo Stato.
Luigi M. Nicolai
L’ALTRA SCELTA
Allego un comunicato che nei
luoghi di lavoro (nella fattispecie in un Istituto tecnico statale della mia città) gli insegnanti
di religione consegnano ai colleghi, contestualmente alla ricezione del mod. 101.
Il comunicato parla da sé (si
tratta di un volantino a firma
card. Ugo Poletti suU’8 per mille, ndr).
Quello che mi dà fastidio è
come sia possibile che dipendenti dello Stato, non solo gli insegnanti di religione, ma anche applicati, segretari, ecc., si trasformino in « galoppini » della chiesa cattòlica che, utihzzando un
luogo pubblico, in maniera subdola coarta la libertà di coscienza di persone per lo più disinformate o indifferenti. Come al
solito « pecunia non olet »!
Devo comunque sottolineare
che diversi colleghi, pur essendo disinformati, non si prestano al giuoco e danno spontaneamente il loro 8 per mille ad una
delle confessioni non cattoliche
segnate nel 101, ed evitano accuratamente anche la casella dello
Stato esternando in questo modo la mancanza di fiducia in questa istituzione...
Penso proprio che sia opportuno, per noi valdesi, ritornare
al più presto sul problema delI’8 per mille perché, non per fare polemiche, reputo assurdo che
io sia costretto a dare il mio
contributo ad altre chiese ed assistere al continuo rivolgersi all’estero in cerca di sovvenzioni
che spesso provengono proprio
dalle amministrazioni statali. E’
un po’ come il fatto che l’Italia
non può produrre, per motivi di
sicurezz-a ed ecologici, elettricità
dal nucleare ma la compra per
intero dalla Francia che in quel
modo se la procura!
Franco Grassi
(della Chiesa di Napoli-Vomero)
IL CASO TEDESCO
Sul numero del 4 maggio il
nostro moderatore interviene per
mettere in evidenza le differenze esistenti fra l’imposta ecclesiastica vigente in Germania ed
il nostro sistema dell’8 per mille.
A questo punto mi pare sia
ora di fare chiarezza ed informare una volta per sempre i lettori su ciò che succede in Germania.
La fonìe di informazione è il
testo « La Germania si presenta », edito per conto dell’ufficio
stampa della RFT dal Bertelsmann Lexicon Verlag. Trattasi
dell’ultima edizione del 15 settembre ’87 ed è reperibile presso i consolati tedeschi.
Trascrivo dal capitolo « Religioni e chiese», pp. 308 e 309.
« Lo stretto legame esistente
fra stato e chiesa — per il quale i prìncipi evangelici erano allo stesso tempo i vescovi supremi dei loro paesi — non veniva
tuttavia in tal modo sciolto, e
fu solamente nel XIX secolo che
cominciò ad allentarsi. La Costituzione del Reich, promulgata a
Weimar nel 1919, attuò la separazione fra stato e chiesa, senza però troncare del tutto i legami storici. La situazione di
diritto così creata sussiste in sostanza ancora oggi, perché la
legge fondamentale ha ripreso,
nel loro contesto originario, le
relative disposizioni della Costituzione di Weimar.
Chiesa e stato. Nella RFT non
esiste una chiesa di stato; lo stato mantiene un atteggiamento
neutrale verso le religioni e le
ideologie. Le chiese però non sono delle associazioni private, bensì enti di diritto pubblico di tipo particolare, che sono in im
rapporto di cooperazione con lo
stato.
Il rapporto delle chiese con lo
stato è regolato, oltre che dalla
Costituzione, da concordati e
trattati. Per tutelare i loro interessi nei confronti del Governo
federale e del Parlamento, le
chiese mantengono plenipotenziari a Bonn. I diritti patrimoniali delle chiese godono della
garanzia statale. Esse hanno diritto a sovvenzioni finanziarie
dello stato, il quale versa, ad
esempio, contributi per la retribuzione dei religiosi e si assume, per intero o in parte, i costi per determinate istituzioni ecclesiastiche, come ad esempio
asili, ospedali e scuole. Le chiese hanno facoltà di esigere imposte dai fedeli, le quali di regola vengono riscosse dalle esattorie statali o comunali, dietro
rimborso dei relativi costi di gestione. Esiste, in Germania, la
possibilità di dimettersi dalle
chiese attraverso una dichiarazione davanti ad una autorità
statale (l’imposta ecclesiastica
corrisponde al 10% pagato in più
sulle tasse dovute allo Stato —
nota dello scrivente).
La maggioranza dei giovani
aspiranti alla carriera ecclesiastica ricevono la loro istruzione nelle università statali, nelle quali
le chiese, per tradizione convalidata, concorrono alla nomina
dei titolari delle cattedre di teologia.
Questi ampi diritti delle comunità religiose ed i legami tuttora stretti con lo stato non sa
no incontestati. Tuttavia, nonostante sporadiche critiche, l’attività delle chiese nella gestione
di ospedali, istituzioni per handicappali e minacciati, ospizi per
anziani, luoghi di cura e scuole
rappresenta un aiuto caritativo
quasi insostituibile, la cui scomparsa dalla vita pubblica non è
più pensabile ».
A conoscenza da tempo di
quanto sopra, nel mio intervento
sul numero del 16 marzo ho ritenuto legittimo affermare che le
chiese tedesche sono da sempre
supportate dallo stato e quindi
è assurdo se non incoerente rifiutare l’8 per mille ed accettarne i doni.
Walter Sellar!
AEROPORTO DI NAPOLI
Razzismo ordinario
Pubblichiamo questa testimonianza del pastore nero Gemei Parris
sulle difficoltà e le piccole angherie a cui sono sottoposti alle nostre frontiere gli stranieri che vogliono entrare in Italia.
Giovedì 3 maggio il sottoscritto,
pastore Carnet A. Parris, direttore del Derby Black Business Agency, raggiungeva Napoli per partecipare alla conferenza <c Kairòs Europa » che si doveva svolgere a
Monteforte 'Irpìno. Raggiungevo l'aeroporto dì Napoli con il volo BY
BltSA da Luton. Avevo controllato
tre volte, nel Regno Unito, per
sapere se era necessario un visto
per entrare in Italia con un passaporto di Trinidad & Tobago. Ogni
volta mi era stato detto di ino.
Cerano due code per l’uscita
riservata a chi entrava nel paese.
All’inizio della coda un uomo di
colore fu inviato da una parte da
un ufficiale addetto agli immigranti, che era piuttosto nervoso. A
me toccò la stessa sorte, fui messo da parte senza nessuna spiegazione.
Tutti i viaggiatori di quel volo
furono autorizzati aH’uscita, tranne
noi e altri due neri ancora. A chi
chiedeva che cosa stava succedendo non veniva data nessuna risposta; intanto eravamo scortati rudemente verso un’altra parte deH’aeroporto, dove un ufficiale ci diceva
di sederci mentre cercava di telefonare e di comunicare i nostri nomi a qualcuno dall’altra parte del
telefono.
Poi siamo stati scortati a ritirare il nostro bagaglio da un ufficiale
addetto ai migranti, armato, e da
due poliziotti armati. Ognuno tallo
nava uno di noi, « per proteggerci?».
Quindi con altri poliziotti a rimorchio venivamo scortati da un altro
ufficiale, mentre altri ufficiali si
aggiungevano. Di nuovo, si cercava, senza consultarci, di fare un
controllo sui nostri nomi, con qualcuno all’altro capo del telefono.
Quindi venne un ufficiale della
Britannia Airways. Gli chiesi se poteva tradurre e rispose che le autorità addette ai migranti non facevano che il loro dovere, e che
egli non rappresentava altro che
gli interessi della B.A. lo dissi
che non potevano certo pensare
che potevo essere interessato a
vìvere nel paese. Rispose che c’è
un mucchio di gente come ime,
che non può parlare la lìngua (del
paese) ma vìve in Italia.
Gli ufficiali ci chiamarono a turno e con l’aiuto dell’addetto della
B. A. ci fu chiesto quanto denaro
avevamo. Poi ci ignorarono ancora.
E’ importante notare che mai mi
chiesero quale fosse la mia destinazione o la ragione del mio viaggio. Dopo circa un’ora, ignorati e
oggetto di tanta attenzione, ci restituirono i pcissaportì senza una
parola di spiegazione o di scusa.
Siamo stati quindi buttati fuori da
un’altra porta... Ci dissero: « Potete andare! ». Non ho idea di chi fossero gii altri tre neri. Perché i
bianchi non sono stati trattati allo stesso modo?
Gemei A. Parris
Appuntamenti
Venerdì 1° giugno — ALESSANDRIA; Alle ore 21, il Centro interconfessionale per la pace organizza,
presso i locali della chiesa metodista, corso Borsalino 24, un incontro con P. Angelo Cabagna, sacerdote dehoniano, e con il past. Luciano
Deodato, osservatori all'assemblea di
Seoul.
Venerdì 1” giugno — TORINO: Presso
Il tempio valdese di corso Vittorio si
tiene un concerto a favore di Villa
Grazìalma (per la costruzione di un
nuovo ascensore per gli ospiti). Il concerto di artisti di fama internazionale (Andrea Grimilelli e Emanuele Segre) avrà prezzi di solidarietà: lire
35.000 e lire 10.000. Prevendita biglietti al Salone della Stampa, via
Roma, Torino.
Dalle valli è previsto un pullman
(gratuito) con partenza da Torre Penice ore 19.45, Luserna ore 20, Pinerolo
ore 20.20.
Per prevendita e prenotazione pullman tei. 011/813.44.59 (Maria Luisa).
Mercoledì 6 giugno — TORINQ: Organizzato daH’Associazione "L. Donini”
si tiene presso il circolo ARCI di via
P. Giuria 56, alle ore 21, l'ultimo incontro sul tema « donne e potere ».
SuH’argomento « la storia e l'utopia »
parlano S. Benkhadim, M. Palazzi e
A. Visintin.
Da venerdì 8 alla domenica 10 giu
gno — ROCCA DI PAPA: Si tiene
presso il Centro evangelico battista il
campo donne della Federazione donne
evangeliche italiane. Argomento dì
studio « Donne al pozzo » (Giovanni 4). Costo lire 75.000. Per iscrizioni
ed informazioni tei. 06/9499014.
Domenica 10 giugno — LU1NO: Alle
ore 10.30 con un culto presieduto dal
past. Claudio Martelli, presso la locale
Chiesa metodista si tiene la celebrazione del centenario- della chiesa. Partecipano le corali milanesi e quella di
Torre Pellice. NeH'occasione sarà presentato anche il gemellaggio tra la
chiesa e quella di Scicli. Per informazioni, tei. 0323/42653 (past. Giovanni Cartari).
Domenica 10 giugno — ASTI: Presso
la chiesa cristiana ecumenica (corso
G. Ferraris 81) si tiene una giornata
comunitaria sui problemi giovanili rispetto alla chiesa. Per informazioni
tei. 0141/294184 oppure 0141/212246.
Fino al 14 ottobre — TORINQ: Si può
visitare a Villa Gualìno (viale Settimio Severo 65) la mostra Experimenta
90 - Sport, scienza e tecnologia. Ingresso Interi 6.000, ridotti 3.000.
ATTENZIONE: per poter essere utilmente inseriti in questa rubrica, gli
avvisi devono pervenire alla redazione
(tei. 011/655278 o fax 011/657542)
almeno 20 giorni prima della data dell'iniziativa.
Pro Villa Olanda
Tutti coloro che desiderano la continuità di 'Villa Olanda
sono invitati a mandare al conto corr. bancario IBI Torre Pellice n. 84/13641 le loro offerte con il proprio nome e indirizzo
o preferibilmente
a sottoscrivere con urgenza un impegno da versare dietro successiva richiesta.
Rivolgersi a: Arturo Bouchard, corso Lombardini, 3/5,
1(K)66 Torre Pellice, tei. 0121/932170, oppure a Roberto Peyrot, Torre Pellice, tei. 0121/91084.
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ecameaìsmo
1° giugno 1990
CONFERENZA DELLE CHIESE DEI PAESI LATINI
ORTODOSSI
Creazione di Dio: responsabilità
deiruomo, impegno delle chiese
Un periodo di transizione, a causa anche delle grandi trasformazioni del continente - Il
tema dei lavori legato strettamente all’assemblea di Seoul - Far sentire la voce nella KEK
Quattro giorni di intenso lavoro, sia in gruppi che in assemblea
plenaria, una serata con uno
spettacolo di danze spagnole, ed
im’altra d’incontro e di canti delle corali evangeliche della Catalogna, ^a domenica passata nelle varie chiese evangeliche di
Barcellona e dintorni. Questa la
fisionomia della X assemblea
della CEPPLE (Conferenza delle
cWese protestanti dei paesi latini) svoltasi nel centro Borja di
Sant Cugat del Vallès, vicino a
Barcellona.
Un’assemblea tra luci ed ombre: importante perché momento di scambio, quindi di crescita,
occasione d’incontro di disseminati ; ma preoccupante, in im certo senso perché l’assenza di terni di ampio respiro e la sensazione di una crisi che le chiese
dei paesi latini stanno attraversando, per i mutamenti che sono
avvenuti all’intemo dei singoli
paesi, e per le trasformazioni in
atto in Europa.
La spina dorsale dei lavori è
stata fornita dal teologo Eric
Puchs, al quale era stato chiesto
di sviluppare il tema dell’assemblea : « Creazione di Dio : responsabilità deU’uomo, impegno delle
chiese ». Un tema, dunque, legato
all’incontro di Basilea nel maggio
dell’anno scorso e a quello di
Seoul nel marzo di quest’anno.
Ma un tema, anche, sul quale le
chiese non hanno mai sviluppato
una grande riflessione. Strano
questo silenzio, perché la dottrina del Dio creatore è il primo
articolo del Credo. « Confessare
il mondo come creazione — ha
osservato E. FYichs — significa riconoscere la precedenza della Parola sulla creazione. Inoltre si
Jean-Joseph Hugé, nuovo presidente della CEPPLE.
gnifica anche che non sono posto
in un mondo assurdo; ma questo è preceduto da una promessa,
che mi chiama alla responsabilità ».
Fuchs ha poi sviluppato questo
tema, rintracciando ima analogia
di struttura tra il Decalogo di
Esodo 20 e i racconti della creazione dei primi capitoli della Genesi. E’ stata una lettura affascinante. Stupefacente constatare
poi la ricchezza e la sempre rinnovata attualità di pagine bibliche ben note, eppure sempre ancora tutte da scoprire.
Quali possìbili
passi concreti?
Certo, difficile, come sempre,
individuare con chiarezza quali
passi concreti muovere sul cammino del rispetto della creazione
di Dio. Le sfide sono molte, le
forze sono poche, le proposte
vanno attentamente studiate e
formulate in modo tale da poter
essere attuate. Ma — com’è stato osservato — più un tema è
urgente ed importante, più è ne
cessario prendere tempo per rifletterci su. Non è detto, inoltre,
che le chiese debbano necessariamente essere loro in prima persona e da sole ad elaborare proposte concrete in questo o quel
settore. Importante è invece che
le chiese sappiano cantare la lode del Dio creatore. Molti Salmi
lo fanno ; che cosa impedisce alle
chiese di ricuperare un giusto
rapporto con il creato, dono di
Dio?
Una giornata di lavori è stata
dedicata alle questioni interne
della CEPPLE. E’ stato approvato un nuovo statuto; è stato nominato un nuovo comitato di
continuazione, nel quale molti sono i nomi nuovi. Da parte nostra, in sostituzione del past. Aldo Sbaffi, è stata nominata Mirella Scorsonelli (sostituto Salvatore Ricciardi). Ma sono usciti, dal vecchio comitato, personaggi importanti come Humberto Capo. Un’epoca si chiude; un
tempo fatto di lotte, di emarginazione; un’altra si apre, apparentemente in un clima più favorevole. Ma in realtà si ha l’impressione che i problemi si siano allargati e fatti più complessi.
Alla presidenza è stato posto
Jean-Joseph Hugé, un pastore
belga, un itinerario originale;
tecnico forestale, poi ufficiale
dell’esercito per circa 4 anni, infine pastore.
La presidenza è a rotazione.
Questa volta sarebbe stato il turno delle chiese portoghesi. Ma
queste hanno dichiarato di non
avere nessuno da mettere a disposizione. Le poche forze pastorali sono totalmente prese dal
lavoro. Per ristrettezze finanziarie le chiese non possono pagarsi
CONFERENZA INTERNAZIONALE A BRON (OLANDA)
Novità sulla lebbra
Dal 23 al 27 aprile si è svolta
al centro di Bron, vicino a Zwolle (Olanda) la Conferenza internazionale della « Leprosy Mission International ». Erano presenti 80 delegati di 21 nazioni,
provenienti da Europa, Africa,
Asia e Oceania, per fare il punto sul lavoro della Missione.
Dalle finestre del centro si vedeva un bel fiume che scorreva
verso il mare, ma data la poca
pendenza da una parte e il forte vento dell’Atlantico dall’altra
Sembrava che il fiume scorresse
dalle due parti contemporaneamente.
Nello stesso modo scorrevano
le notizie tra i partecipanti, si ricevevano informazioni e
stimoli da tutte le parti.
Circa la metà dei partecipanti era formata da medici, quasi
tutti impegnati sul campo di lavoro, e da loro abbiamo appreso molte novità.
Alcuni esempi. Man mano che
la terapia multipla (è la nuova
cura per combattere la lebbra)
viene usata più diffusamente, il
numero dei ricoverati diminui-sce: ora sono molti quelli che
vengono a farsi curare spontaneamente prima che la malattia provochi grossi danni e deformità e ciò perché l’opera capillare di informazione e prevenzione comincia a dare i suoi
frutti; inoltre con la terapia multipla il tempo di cura è fortemente diminuito.
Con ciò il personale medico
è più libero per cercare gli ammalati che vivono in zone isolate e per la ricerca.
Un'altra novità: è aumentato
il numero dei governi che chiedono che la lotta contro la lebbra
sia integrata nel programma sanitario di base.
Quest’ultimo punto è stato
discusso a lungo, anche perché
si teme che in questo modo gli
ammalati di lebbra vengano trascurati per un programma più
esteso.
D’altra parte non si può soltanto curare la lebbra e lasciare tanti in situazioni penose di
malnutrizione e scarsa igiene.
In particolare, i medici dell'India hanno ribadito con forza che
la lotta contro la lebbra non può
essere sottovalutata e trascurala, anche là dove l’incidenza della malattia sembra diminuita. Si
ripeterebbe l’errore fatto nella
campagna antimalarica: venne
tralasciata troppo presto ed ora
la malattia si è sviluppata fortemente e per di più con la presenza di batteri resistenti alle
medicine tradizionali.
Questi stessi medici ci hanno
resi attenti ai problemi di coloro che attraverso la testimonianza della Missione si convertono
all'Evangelo: quando un ammalato guarito toma a casa, ha
grosse difficoltà ad essere reintegrato (spesso il villaggio o la
famiglia non lo accettano più
perché non credono che possa
essere guarito), e se a ciò si ag
giunge il fatto che ha abbandonato la religione atavica per abbracciare l’Evangelo, le difficoltà
aumentano enormemente. Quindi questi neoconvertiti hanno
bisogno di essere seguiti quando tornano al loro villaggio.
A questo proposito voglio citare il racconto fattoci da una
giovane finlandese, Elina Malkki,
che lavora a Bone (Indonesia),
ove la popolazione è musulmana. « Là — dice Elina — è persino pericoloso citare il nome
di Gesù. Ma un giorno con mia
grande sorpresa sento che un
ammalato mi chiede: Gesù era
buono? Io penso di sì, perché
se toccava e guariva gli ammalati non poteva che essere buono. E anche tu, Elina, e la tua
compagna, due ragazze sole in
mezzo a tutti noi, voi cristiane
e noi musulmani, ci toccate senza aver ribrezzo, ci guarite, e lo
fate nel nome di Gesù. Voi siete buone, quindi Gesù è buono».
« Onesto — continua Elina —
dopo otto anni di lavoro dove
l’unica testimonianza possibile
era l'amore con cui trattare gli
ammalati che altri schivavano ».
E conclude: « Nelle nostre lingue i verbi hanno i vari tempi,
passato, presente, futuro. Nella
lingua locale i verbi hanno un
tempo solo, perciò il lungo tempo di semina è forse come il
tempo di Dio, che non è come il
nostro ».
Peggy Bertolino
pastori a pieno tempo; pertanto
questi sono costretti ad avere un
altro lavoro remunerato.
Era presente fra gli altri alla
riunione Jean Fischer, segretario
generale della Conferenza delle
chiese europee. In un lungo intervento ha chiesto che le chiese latine facciano sentire maggiormente la loro voce all’interno
della KEK.
Molte sono state le comunicazioni; le donne si stanno dando
un’organizzazione , i contadini
hanno necessità di esaminare insieme vari e gravi problemi, la
questione dei migranti va affrontata congiuntamente dalle chiese,
in occasione del V centenario
della scoperta (conquista!) delle
Americhe si stanno organizzando un po’ ovunque seminari, dibattiti, contro-manifestazioni. E’
necessario un minimo di coordinamento. La CEPPLE può funzionare per tutte queste cose ; così come, del resto, ha già fatto in
passato.
Non manca, dunque, il lavoro
per il nuovo comitato di continuazione, e in particolare per il
suo segretario, il past. riformato
francese Gérard Cadier, grazie al
cui dinamismo e spirito di
servizio anche questa assemblea
ha potuto svolgersi senza intoppi e in buona armonia.
Luciano Deodato
La morte
di Pimen
Il patriarca Pimen I, capo della Chiesa ortodossa russa, è morto giovedì 3 maggio all’età di
80 anni. Il suo stato di salute
si era costantemente deteriorato nel corso degli ultimi mesi.
I funerali si sono svolti nella
cattedrale dell’Epifania a Mosca,
domenica 6 maggio, con la partecipazione di personalità, sia
ecclesiastiche che politiche, di
tutto il mondo.
Nato a Bogorodosk il 23 luglio 1910, era entrato nel convento della Trinità di Zagorsk
nel 1927, era stato ordinato diacono nel 1931 e prete nel 1932.
Aveva esercitato il suo ministero a Mosca, Murom, Qdessa e
Rostov. Nel 1949 era stato nominato responsabile del convento Pskov e era diventato vescovo nel 1957. Era poi stato vicario episcopale ad Odessa, metropolita di Leningrado nel 1961, e
ancora metropolita a Kruticy e
Kolomna nel ’63. Nel 1971 era stato eletto patriarca di Mosca e
di tutte le Russie.
Pimen I era il quarto patriarca di Mosca dopo la reintroduzione de] patriarcato, dopo il
concilio della Chiesa ortodossa
russa nel 1917.
Il suo ministero era stato marcato dalToppressione delle chiese da parte dello stato sovietico
sotto Breznev. In questi ultimi
anni il suo patriarcato si era
distinto per l’appoggio, discreto
ma determinato, in favore della
perestrojka di Gorbaciov.
Il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha nominato il metropolita Filarete, di Kiev, come
« locum tenens » fino all’elezione
del nuovo capo della Chiesa ortodossa.
UNA PROPOSTA PER LE CHIESE EUROPEE
Un solo sinodo
Il papa propone un sinodo dei vescovi - La necessità di una risposta evangelica di dialogo
L’annuncio dato da papa Giovanni Paolo II nel corso della
sua recente visita pastorale in
Cecoslovacchia di un sinodo dei
vescovi europei ha suscitato diverse reazioni nel mondo protestante ed ecumenico. Il prof.
Reinhard Frieling, direttore del
prestigioso istituto di simbolica
di Bensheim, in una dichiarazione rilasciata alla stampa tedesca ha lanciato la proposta di
un sinodo di tutte le chiese protestanti europee. « Di fronte all’impegno particolarmente forte
della chiesa cattolica romana —
egli ha detto — è necessaria una
testimonianza evangelica chiara
e decisa nel processo di unificazione europea ».
I) vescovo Martin Kruse, membro del consiglio delle chiese
evangeliche tedesche, ha affermato che « le chiese devono reagire con risposte comuni alla
nuova situazione europea ». In
un articolo pubblicato sul Berliner Sonntagsblatt il vescovo
Kruse ha poi precisato che il
processo di unificazione europea
può essere ostacolato dall’insorgere di nuove rivalità nazionali
e confessionali. Bisogna pertanto prestare molta attenzione alle
nuove possibilità che si sono aperte per le chiese dell’Europa
orientale, ma far anche attenzione a che la libertà non venga in
qualche modo sminuita. Con la
sua visita in Cecoslovacchia il
papa ha rafforz.ato le pretese della chiesa cattolica ad operare il
rinnovamento spirituale di tutta
l’Europa.
Proprio pensando ad una grande Europa cattolica, dal Portogallo agli Urali, il prof. R. Frieling ha ricordato che « La liber
tà del cristiano », il manifesto
scritto da Lutero nel 1520, ha fondato il pluralismo politico ed
ecclesiastico, ha permesso la
convivenza di chiese autonome e
la formazione di stati sovrani.
Il diritto alla libertà di coscienza è dunque il contributo specifico che le chiese protestanti
possono dare al processo di formazione di una nuova Europa.
Le chiese tedesche ritengono
che il « sinodo europeo » potrebbe svolgersi già nel ’93 tra le 80
chiese luterane, riformate, unite che hanno sottoscritto la
« Concordia di Leuenberg » del
’73.
Ma l’iniziativa tedesca sembra
dover essere battuta sul tempo
dal progetto della Conferenza
delle chiese europee (KEK) di
tenere, secondo quanto annunciato dal suo segretario generale Jean Fischer, una grande assemblea a Praga nel ’92.
La KEK è l’organismo che già
unisce cristiani dell’Est e dell’Ovest, in una comunione di
chiese che supera molte barriere confessionali.
Praga non è stata scelta a caso. E’ al centro dell’Europa e
di lì il papa ha lanciato il progetto di una chiesa che vuole
diventare potere nella nuova Europa, anziché essere diacona, serva; la KEK vuole proporre invece una chiesa al servizio dei
poveri, un’evangelizzazione che
vuole essere dialogo, ascolto.
L’appuntamento di Praga ’92
avrà un carattere festoso, una
specie di festival con le chiese,
i movimenti, ed anche le minoranze cecoslovacche.
L. D-
5
1° giugno 1990
fede e cultura 5
DIBATTITO A PADOVA
IN LIBRERIA
19S9: una delle manifestazioni che hanno caratterizzato l’autunno
ricco di rilevanti mutamenti polìtici in Europa.
Il nuovo all’Est
Il materialismo non può rispondere ai bisogni più profondi, ma chi
oggi vince all’Est è la forza di persuasione della nostra opulenza
Valido ed importante l’incontro del 16 maggio organizzato a
Padova dal PCI tra Giorgio Girardet — pastore valdese — e
Giancarlo Zizola — vaticanista;
due diverse letture di ciò che sta
avvenendo all'est, in un confronto sereno, anche se di segno contrario.
Per Zizola, la caduta dei regimi comunisti è tout court dimostrazione che la risposta ai
più profondi bisogni dell’uomo
sta non nella visione materialistica, laicistica e illuministica
della vita, ma nel cristianesimo,
in particolare nella chiesa cattolica. L’occidente ha spesso trascurato i tesori della sua spiritualità e si è lasciato fuorviare
dal consumismo e dalla vita facile e permissiva. Dall’oriente
sta arrivando — assieme ad una
pressante richiesta di religiosità
— un’oggettiva lezione spirituale; popolazioni intere recuperano la dimensione religiosa, apportando nuove forze al cristianesimo e al cattolicesimo, il vero vincitore di questo scontro.
Il papa in Messico e a Strasburgo, in più d’un discorso, ha
indicato la necessità di un ripensamento dei valori occidentali
alla luce di questa trasformazione deU’oriente. E a lui dovrebbero far riferimento ormai le altre chiese cristiane come all’unica guida capace di orientare verso la costruzione di un mondo
diverso, in cui la sollecitazione consumista non trasformi tutto a sua immagine e somiglianza.
Di diverso segno il discorso
di Girardet, in quanto in primo
luogo desideroso di fornire corrette informazioni su quel che
sta avvenendo oltre l’ex muro di
Berlino.
Il rischio
dei consumismo
« Su quei paesi sta piombando
il capitalismo più intransigente
e consumista — ha avvertito Girardet — per cui la vera vittoria non è del Dio cristiano, come qualcuno ha supposto, ma
dell'antica divinità pagana: il denaro ». La forza di persuasione
della ricchezza occidentale supera e distrugge ogni esigenza spirituale; e se all’est domina il
desiderio di conseguire nei più
brevi tempi possibili gli stessi
livelli di vita occidentale, di qua,
nel nostro occidente, c’è l’assoluta volontà di asservire alla logica del profitto quei popoli. Nuovi mercati si stanno aprendo e
l’euforia dei neoconvertiti è conferma di sicuro successo. Ma gli
orientali già si accorgono dei
pericoli del nuovo corso, della
crudeltà del sistema capitalista
che con tanto entusiasmo cercano di inseguire. E la partita non
può dirsi chiusa: l’occidente ha
vinto una battaglia, non la guerra.
« C’è una equivalenza di fondo fra i due mondi — ha affermato Girardet —: da una parte
e dall’altra impera una stessa visione atea della vita. Ateismo
frutto di scelte di Stato all’est;
ateismo fruito dell’indifferenza e
dell’egoismo all'ovest ». Responsabilità di tutte le chiese — inclusa quella cattolica — che in
secoli di dominio, con le loro
compromissioni con il potere e
con i polenti del mondo, hanno
creato le condizioni per questo
modello di vita.
Al nord come al sud, all’est
come all’ovest, alla gente non importa nulla dell’impegno religioso; la stragrande maggioranza si
fa gli affari suoi senza avvertire il bisogno di un confronto
con Dio. Nell’Europa orientale,
con la libertà, si rifanno vivi i
vecchi interessi religiosi; ma le
La finestra
cose — secondo Girardet — non
stanno nei termini ottimistici descritti da Giancarlo Zizola. In
quei paesi più del 50% della popolazione si dichiara laica, non
legata ad alcuna chiesa. E se il
cattolicesimo in Polonia e in Lituania ha un suo spazio, non così in Russia, dove è decisamente minoritario e attestato su discutibili e antipatiche posizioni
di rivendicazione di potere (gli
uniati). Nella Germania dell’est
e nella stessa Cecoslovacchia, la
forza trainante è rappresentata
dalle chiese protestanti, con i loro pastori e soprattutto con il
laicato.
Protestanti e ortodossi ormai
da più decenni in Europa lavorano assieme, impegnati in attività ecumeniche che hanno come centro il CEC di Ginevra. Ma
la stampa italiana preferisce dare a questo riguardo informazioni parziali e distorte o non darle affatto. L’Europa di cui abbiamo bisogno — ha continuato
Girardet — deve avere connotati di pluralismo e di apertura;
non può certo essere l’Europa
di Carlo Magno, così come va
sognando qualcuno.
Discorsi papali
e azioni politiche
Il cattolicesimo dei discorsi papali — che spesso ripetono a distanza di anni risoluzioni del Consiglio ecumenico di Ginevra —
non trova conferma negli atteggiamenti politici, volti alla conquista del potere e del privilegio o a richiedere l’intervento
dello Stato là dove le prediche
si rivelino insufficienti. Non ci
si può porre di fronte al mondo
come unici maestri, dopo che
per secoli — in stretta collaborazione con i potenti della terra — si è data ampia dimostrazione di non saper governare.
Occorre che le chiese cristiane
abbandonino la cattedra magisteriale e scendano umilmente
sul banco dei discepoli, ammettendo e consentendo il contributo di tutti — anche dei non cre
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Osservazioni problematiche sulla realtà cattolica - « Il grande prodigio c’è, dentro di noi »
denti — alla creazione del mondo moderno e della casa comune. Gorbaciov, con la perestrojka e con il suo tentativo di fondare un’etica laica, ha dimostrato una chiarezza e una profondità di pensiero che non possono venir disconosciute. Se l’Europa non è ancora la « casa comune » degli europei ciò è dovuto alle guerre di religione —
di cui tutte le chiese cristiane
Sono responsabili —, alle ferite
aperte dalla brutale cattolicizzazione di regioni come la Moravia e la Boemia.
Solo con l’umiltà del riconoscimento dei propri errori, con
un autentico atteggiamento di
servizio, senza pretese di monopoli, primati e privilegi sarà possibile dare effettivo esempio di
disponibilità alla creazione di un
mondo nuovo. Anziché cercare
un’unica guida — che, secondo
la proposta dello Zizola, dovrebbe essere quella di Wojtyla —
lasciamoci condurre dallo Spirito che soffia dove vuole e consente sempre quella pluralità di
lingue e di presenze che è autentico segnale del Dio fra gli
uomini.
Intervento chiaro e fermo quello di Zizola, nel suo desiderio di
proporre un trionfalismo cattolico di vago sapore costantiniano; pacato ma deciso quello di
Girardet, legato ai principi di
pluralismo protestante e laico.
Non v’è dubbio che il mondo
abbia bisogno di collaborazione:
ogni proposta ha valore solo se
si armonizza in un contesto in
cui tutte le voci abbiano egual
peso, rappresentatività e libertà. Ma soprattutto ciò che veramente importa è Tilluminazione
e la trasformazione delle coscienze di tutti coloro che a questo
progetto sono chiamati a collaborare. Non conta la guida esterna — questo o quel pastore,
che per quanto carismatico resta sempre uno fra tanti — ma
soltanto quella ben più vitale e
importante dello Spirito, che parla in interiore homine, là dove
appunto, agostinianamente, « habitat veritas ».
Paolo T. Angeleri
Maddalena Masutti, insegnante
di filosofia e storia in un liceo,
giornalista pubblicista, già autrice del libro autobiografico Tornerò tra la gente, edito dalla
casa editrice « Claudiana », ci
presenta ora un nuovo libro dal
titolo: La finestra K
Per chi non avesse letto il suo
primo libro, diremo che l’autrice ha coltivato a lungo anche
studi di teologia: questa precisazione è forse necessaria per
aiutare il lettore a comprendere meglio il contenuto del libro,
che è impostato su un tema etico e religioso.
L’autrice mette in evidenza certe problematiche della chiesa
cattolica alla quale appartiene e
con le quali si sente spesso in
confiitto.
Chiamare uomini e donne a distaccarsi da una certa forma di
idolatria non è cosa facile. Di
fronte alla generale indifferenza
dei più, in contrasto con la religione di tipo magico di tanti
altri per i quali avere adempiuto certi riti è sufficiente a mettersi « in regola » con la propria
coscienza, l'autrice si chiede i>erché sia così diffìcile vivere il messaggio di Cristo nella sua essenza.
C’è, in questo libro, una continua ricerca, una continua lotta interiore, una analisi approfondita sulla situazione degli esseri umani, qualunque sia il ceto sociale a cui essi appartengono.
Questo pubblico così vario
spesso si reca in pellegrinaggio
e, da questi pellegrinaggi, guardando una certa finestra, si attende un miracolo. L’attesa del
miracolo, che può essere diverso secondo le aspettative degli
individui, lascia ancora una volta perplessa l’autrice.
La vita di un credente non è
facile: spesso comporta una conquista personale, che non va confusa con gli atteggiamenti che
rendono passivi i. credenti.
L’uomo che progredisce maggiormente non è il più forte,
il più capace, il più furbo, ma
colui che pone le sue energie ed
i suoi talenti al servizio del gran
Vivente.
Bella e significativa è l’immagine della finestra, quando l’au
CATANIA
trice ci dice: « La finestra siamo noi. Il grande prodigio c’è.
Ma dentro di noi. Lo sguardo
sul mondo è proprio di tutti.
Apriamoci assieme come un’onda spalancata. Di occhi trasparenti. La grande finestra siamo
tutti noi ».
Si consiglia la lettura di questo racconto, in cui ancora una
volta l’autrice lascia emergere la
sua grande spiritualità e ci trasmette un importante messaggio
cristiano.
E. G.
N.B. Il libro può essere richiesto direttamente alla « Nuovi autori », oppure alla libreria
Gianoglio di Pinerolo e alla libreria Claudiana di Torre Pelli
‘MADDALENA MASUTTI, La finestra, Casa editrice « Nuovi autori »
(via Gaudenzio Ferrari, 14 - Milano), L.
14.000.
SEGNALAZIONI
Negro
spirituals
Il « gospel group » della Chiesa battista di Catania ha recentemente prodotto una musicassetta di « negro spirituals ».
« I,'iniziativa — spiega il past.
Salvatore Rapisarda — è nata
dalla esigenza di sperimentare
un canto che non fosse quello
tradizionale delle chiese e che
al tempo stesso trovasse la sua
ispirazione nell’Evangelo. Si sono così scelti gli « spirituals »
per la loro carica di fede, di
speranza, di impegno per cambiare la realtà. Sono canti che
si addicono alla nostra mentalità moderna, specie quella dei
giovani impegnati nelle lotte contro il razzismo, per la pace e per
revangelizzazione ».
La cassetta che raccoglie ora
la ricerca di questo gruppo è
diffusa dalla SEA Music al costo di L. 15.000 e si può acquistare scrivendo o telefonando direi-*
tamente alla Chiesa battista di
Catania (via Rossini, 2 - tei. 095/
7141431) oppure presso le librerie evangeliche.
L’umana
avventura
sui templi
valdesi
E’ da poco uscito, sulla nota
rivista italiana ed internazionale di scienza, cultura ed arte
« L’umana avventura » (numero di primavera/estate 1990), edita da Jaca Book, un ampio
saggio elaborato dall’architetto
Corrado Gavinelli, professore associato di storia dell’architettura al Politecnico di Milano, e
dell’architetto Mirella Loik, ricercatrice nel medesimo ateneo,
che tratta gli aspetti più complessivi dell’edilizia e delTurbanistica valdista, in Italia e all’estero, dalle origini ad oggi, secondo i seguenti argomenti; le
prime istituzioni medievali, la
trasformazione protestante e le
iniziali architetture rappresentative del Cinquecento, varietà ed evoluzione edilizia tra Seicento e Settecento, dalla ripresa comunitaria al riconoscimento civile (il ’’risveglio” architettonico dell’Ottocento), le espressioni architettoniche moderne e
contemporanee, le realizzazioni
nelle ’’colonie”.
Gli autori tengono a precisare
che, per contingenti motivi di
stampa, nel saggio sono apparsi
alcuni marginali errori, che vanno corretti come segue: la predicazione valdista, indicata alla
« fine del Mille », è da intendersi
verso la fine del Millecento; l’originale Ospizio der anziani (recentemente ricostruito) di San
Germano Chisone nel testo è definito Ospedale, e nella relativa
didascalia fotografica viene invece erroneamente localizzato a
Pomaretto; il nome Beckwith,
in tutte le didascalie, è scritto
impropriamente Beckwitt.
6
6 prospettive Mblìche
1” giugno 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
DIO,
IL NOSTRO RIFUGIO
In^ te, o Eterno, io mi confido,
fa’ ch’io non sia giammai confuso.
Per la tua giustizia, liberami, fammi
scampare!
Inchina a me il tuo orecchio,
e salvami!
Siimi una rocca, una dimora
ove io possa sempre rifugiarmi!
Tu hai prescritto ch’io sia salvato,
perché sei la mia rupe
e la mia fortezza.
O mio Dio, liberami dalla mano
dell’empio,
dalla mano del perverso
e del violento!
Poiché tu sei la mia speranza,
o Signore, o Eterno,
la mia fiducia fin dalla mia
fanciullezza.
Tu sei stato il mio sostegno
fin dal seno materno,
sei tu che m’hai tratto dalle viscere
di mia madre;
tu sei del continuo l’oggetto
della mia lode.
(Salmo 71: 1-6)
Durante l’ultima guerra un intellettuale ebreo ricercato dalla polizia
nazista cercava un luogo dove rifugiarsi. Ma nessuno osava accoglierlo, per timore di rappresaglie. Disperato, il giovane si rivolse al pastore della piccola chiesa del luogo,
che lo ospitò. La polizia nazista lo
venne a sapere e penetrò nella chiesa. Il pastore fece presente il diritto/dovere delle chiese di concedere
asilo. Inutilmente: la violenza prevalse sul diritto. L’ebreo fu arrestato e finì, come milioni di suoi correligionari, in un campo di sterminio.
L’obbligo di soccorrere
chi è nel bisogno
Quel pastore aveva invocato un
antico diritto delle chiese, sancito
dal concilio d’Orange del 441, che
affermava: coloro che si sono rifugiati in una chiesa non possono essere consegnati all’autorità civile; a
motivo dell’obbligo cristiano di soccorrere chi è nel bisogno, essi devono essere difesi. In pratica, avveniva questo: quando un innocente
era perseguitato, poteva sfuggire alla cattura chiedendo asilo alla chiesa. Bastava addirittura che si aggrappasse ai battenti della porta per
poter godere di tale diritto. Ecco
perché le chiese antiche hanno dei
grandi battenti.
Quante chiese ci sono nel mondo dove si sono verificate situazioni
di questo genere! Quante persone
hanno trovato, in questo modo, un
rifugio contro la persecuzione. E ancora oggi, grazie a Dio, ciò si veri
Nonostante la solenne dichiarazione dei diritti dell’uomo, nata all’indomani della seconda guerra mondiale come risposta al razzismo e all’odio, il problema dei profughi, la necessità di trovare un rifugio, il diritto d’asilo, rimangono per milioni di esseri umani il dramma della vita.
Anche nella nostra civile Europa questo è un problema, anzi, una piaga
aperta, come dimostra la tragica vicenda del ragazzo iraniano, rispedito
in patria dall’aeroporto di Fiumicino (cfr. n. 21 del nostro giornale).
Il testo pubblicato in questa pagina è un sermone del past. Emidio
Campi e di A. Cimini della chiesa evangelica di lingua italiana di
Zurigo, trasmesso domenica 29 aprile dalla televisione della Svizzera
italiana e dalla televisione romanda. (red.)
fica: in più parti del mondo le chiese costituiscono un luogo in cui l’innocente perseguitato può trovare rifugio contro l’arroganza del potere.
Tutto ciò è sacrosantamente giusto, e sarebbe gravissimo se le chiese perdessero la percezione di questo loro compito. L’identità stessa
della chiesa sarebbe mortalmente
minacciata. Tuttavia, sarebbe fuorviante identificare « la rocca », « il
rifugio » di cui parla il nostro Salmo con la chiesa. La rocca, il rifugio a cui il salmista si riferisce è
Dio: « Sii per me, o Dio, una rocca,
una. dimora ove io possa sempre rifugiarmi ».
Colui che parla è un uomo già
avanti negli anni, a cui le forze vanno scemando: « Non rigettarmi al
tempo della vecchiezza, non abbandonarmi quando le mie forze vacillano » (v. 9). La distretta di quest’uomo non è però il semplice fatto che sia divenuto anziano e debole. La sua sofferenza è causata dalla
solitudine, dall’isolamento all’interno della comunità; egli sembra essere ignorato, forse disprezzato da
chi è più giovane, ha più vigore, è
sano: « I miei nemici parlano di me,
e quelli che spiano l’anima mia cospirano assieme, dicendo: Iddio Tha
abbandonato; inseguitelo e prendetelo, perché non c’è alcuno che lo
difenda » (v. 10).
Dai secoli scorsi
all’attualità di oggi
Quando sentiamo queste parole,
questo lamento, siamo subito trasportati attraverso i secoli nel presente. Non è forse vero che, in modo più o meno larvato, la nostra società marginalizza gli anziani? E non
solo essi: pensiamo agli stranieri, ai
profughi, a tutti quelli che, per un
motivo o per l’altro, hanno difficoltà
ad inserirsi nella vita associata. Non
credo che sia necessario dilungarsi
su questo punto: qualunque coscienza cristiana minimamente sensibile
sa quanto lavoro ci sia ancora da
fare per rompere la stretta mortale deU’isolamento, dell’abbandono
che avvince i settori più deboli, me
no difesi della nostra opulenta società. Grazie a Dio gli esempi di iniziative laiche e cristiane non mancano, uomini e donne che hanno impostato la loro vita in modo da rendere vera, autentica la parola del
salmista: « Tu ci hai fatto vedere
molte distrette, ma ci trarrai di nuovo dagli abissi, ci darai di nuovo la
vita » (v. 20).
Se questi credenti hanno saputo
manifestare al prossimo nel bisogno
un amore sincero, una solidarietà
autentica, ciò è stato possibile perché hanno compreso essi stessi che
Dio è una dimora ove potersi sempre rifugiare. La loro azione in favore dei minimi è risposta piena di
gratitudine all’amore di Dio per noi.
Dio non ci lascia
mai soli
Questo è, appunto, l’evangelo del
nostro Salmo: Dio non ci lascia soli. Tutto può andare in frantumi, le
persone più care, i migliori amici
possono disilluderci o abbandonarci. Ma non Dio. Egli è il nostro rifugio e la nostra « forte rocca ». Vi
sono nella Bibbia molti attributi di
Dio: il creatore, l’onnipotente, il salvatore, il redentore. Tutti hanno una
importanza fondamentale, perché ci
rivelano un modo di essere di Dio!
Ma ve n’è uno che non mi sembra
affatto secondario per il nostro tempo fatto di solitudine e di isolamento: « Emmanuele », cioè Dio con noi,
il Dio che « sta con », il Dio che ci
fa compagnia, che ha messo casa in
mezzo a noi. E la caratteristica di
questa compagnia è che essa si rivolge avanti tutto ai poveri, agli oppressi, agli emarginati, ai « diversi »,
a quelli che sono soli. Certo, non è
tutto quello che Dio fa, dirà qualcuno; forse non è molto, penseranno
altri; ma non è neppure poco. E questo il salmista lo ha capito, perciò
vuole che anche altri lo sappiano,
anzi non solo la sua generazione, ma
quelle future: « Io voglio farti conoscere a questa generazione e a
quelli che verranno » (v. 18). Questo
è anche il nostro compito: annunziare alla nostra generazione, mor
talmente malata di solitudine, introversa fino all’estremo, che Dio è colui che si pone accanto a noi, per
farci compagnia, per condividere
con noi le attese, le sofferenze, le
speranze.
L’annunzio pieno di gioia che viene dall’esperienza del sentire la presenza di Dio con noi sarebbe tuttavia imperfetto se non tenesse conto di una parolina contenuta nel nostro testo. Dice infatti il salmista:
« Sii per me una rocca, una dimora
ove io possa sempre rifugiarmi ».
Sempre. Già, perché l’essere di Dio
con noi non è compagnia fugace, incontro casuale, che oggi c’è e domani non più. Dio suscita l’uomo per
farsene un termine vivente di relazione; non lo crea per annullarlo al
termine di una breve esistenza; Dio
è con noi sempre. Un sempre che
va al di là della nostra vicenda terrena. La concezione cristiana della
risurrezione esprime appunto questa paradossale e gioiosa speranza:
noi vivremo in Dio sempre. L’amore
che presiedette al nascere del mondo, l’amore che sul Calvario diede
la sua impronta alla storia umana,
è la realtà che non ci lascia mai soli — né in vita né in morte. Dio è
un rifugio sempre. Veramente non
abbiamo bisogno di sapere altro.
Non ci resta che annunziarlo e praticarlo.
Preghiera
dopo il sermone
Signore, che sei la nostra salda difesa e il nostro rifugio,
ti ringraziamo perché in Gesù Cristo tu ti sei posto accanto a noi
e con il tuo Spirito Santo continui
a farci compagnia tutti i giorni della nostra vita.
Possa la tua presenza liberarci da
quella malattia mortale che è la solitudine,
l’essere isolati ed emarginati.
Non permettere, o Signore, che teniamo per noi soli questo tuo dono.
Apri i nostri occhi e i nostri cuori
alla sofferenza di chi è solo e abbandonato.
Ispira la nostra chiesa,
tutte le chiese,
ad essere un luogo di rifugio per
chi cerca aiuto,
un luogo di speranza, per chi è senza speranza,
un luogo di guarigione, per chi è
ferito nel corpo e nello spirito.
E a noi tutti dona la speranza che,
liberati dall’errore,
potremo vederti faccia a faccia,
per l’eternità.
Amen.
Emidio Campi
7
r giugno 1990
obiettivo aperto
DUE IMPORTANTI SEMINARI A MONTEFORTE IRPINO
Verso un'Europa diversa
La ricerca della giustizia è una priorità anche per il mondo del benessere, o del benessere presunto; un tribunale
dei poveri dovrebbe difendere i diritti dei più deboli - Il tempo in cui le cose possono essere rimesse in movimento
Il centro evangelico di Monteforte non è nuovo agli incontri intemazionali, e in particolare ad essere una base d'appoggio per favorire scambi di informazione tra lavoratori del
nord e del sud dell’Europa, ma
questa volta è stato il supporto di una serie di manifestazioni di interesse erariale per le
risposte che le chiese europee
cercheranno di dare ai problemi del mondo del lavoro, della
disoccupazione, dei migranti, delle varie situazioni di marginalizzazione che si profilano nell’Eùropa del 1992.
Kairòs Europa
Dal 4 al 7 maggio si sono dati
appuntamento a Monteforte i
rappresentanti di circa 130 « networks », gruppi di coordinamento di ogni genere, che, sull’onda dell’assemblea ecumenica di
Basilea, intendono dare vita ad
un collegamento permanente, ad
un osservatorio sul futuro dell’Europa costruito a partire dal
basso, dalle esperienze di base,
i^l punto di vista di quanti soffrono di vecchie e nuove povertà nel nostro continente ricco.
Il risultato più appariscente
del convegno è nella decisione
di formalizzare questa rete di
coordinamento dandole un nome (Kairòs Europa: verso una
Europa per la giustizia), un nucleo organizzativo e un obiettivo
a medio termine: una libera assemblea che avrà luogo, nell’autunno del 1991 o nella primavera del 1992, a Strasburgo. Questo incontro si presenterà come
una specie di contraltare alle
La salute dei
lavoratori
L'assemblea del West European
Network, riunita a Monteforte trpino (AV) nei giorni 7-13 maggio
1990, informata circa la situazione
dei lavoratori della Isochimica
CONDIVIDE
le ragioni degli operai che si oppongono alla continuazione di lavorazioni nocive e chiedono una riconversione aziendale che assicuri loro il posto di lavoro;
VALUTA
la vertenza Isochimica significativa in quanto ha assunto quali obiettivi irrinunciabili la difesa della salute e deH'ambiente;
ESPRIME
la propria solidarietà ai lavoratori
ed alle loro famiglie;
SI IMPEGNA
a far conoscere le tematiche della
vertenza;
DENUNCIA
l'operato di quanti hanno ostacolato una giusta soluzione della questione Isochimica favorendo gli interessi non legittimi della proprietà;
CHIEDE
alle autorità competenti ed agli
enti interessati di adottare le opportune iniziative affinché al più presto l'azienda riconverta la produzione garantendo I livelli occupazionali ed il rispetto delle norme
in difesa dell'ambiente e della salute.
L'w momento dell’incontro svoltosi a Monteforte che ha avuto per
oggetto il popolo « dimenticato » del nostro continente.
istituzioni europee, un « parlarnento », un « tribunale dei poven » in grado di portare la voce
di rifugiati, immigrati, persone
di colore, disoccupati, donne, regioni povere (indicativamente un
migliaio di persone) per evidenziare il volto nascosto dell’Europa del mercato libero e del
neoliberalismo, in stretta con
nessione con quanti dagli altri
continenti, e segnatamente dal
sud del mondo, soffrono per le
diverse forme dei nuovi colonialismi e delle politiche produttive e finanziarie del nord del mondo.
Ma, al di là dell’assemblea che
si sta preparando a Strasburgo,
quel che più conta è la volontà
di unificare i molti focolai di
resistenza che già sono all’opera attraverso i vari paesi d’Europa, di incrementare gli incontri e la capacità di azione dell’arcipelago dei movimenti collegati ad iniziative di base, verdi
e pacifisti, iniziative di solidarietà e alternative.
Due i riferimenti teologici che
il convegno ha proposto.
In primo luogo quello del
« kairòs »: il tempo di giudizio,
ma anche il tempo opportuno,
il tempo da cogliere, il tempo
in cui le cose possono essere
rimesse in movimento e in cui
si può cogliere una volontà di
Dio per gli uomini e le donne
di oggi. Riferimento che è stato anche contestato (non possiamo appropriarci come se nulla
fosse di un concetto biblico riscoperto dal Sud Africa, dall’America Centrale, dai paesi in
cui il kairòs è evidente; non possiamo definirci troppo a buon
mercato senza una reale conversione, come persone immerse in
un kairòs del quale potremmo
in qualche modo disporre), ma
che in ultima analisi si è accettato come luogo di riflessione
che può e deve continuare.
L’alleanza
E un secondo riferimento, meno esplicito nelle parole ma ben
concreto nei fatti: quello di alleanza, di patto, che da Basilea
a Seoul è stato un filo rosso che
ha collegato le iniziative della
base. In fondo, si tratta di far
scattare una serie di alleanze tra
quanti, a vario titolo, sono vittime della « razionalizzazione »,
della restaurazione in corso nell’Europa e nel mondo.
In altri tempi (durante la guerra del Vietnam, ad esempio), si
parlava spesso dell’« altra America », di quanti negli USA si
opponevano alle crociate ideologiche e militari dei governi statunitensi. Ora abbiamo bisogno
di mettere insieme le forze di
un’« altra Europa », di quanti
non sono disposti ad accettare la
normaliz.zazione che, sotto egida
conservatrice o « socialista », sta
passando come l’ideologia e la
prassi dominante nell’Europa del
libero mercato.
E’ stata, a nostro avviso, quasi una piccola « costituente » di
questo nuovo movimento, che
non è nuovo, in quanto racco
glie le esperienze e la memoria
storica di cento altri movimenti di opposizione e di lotta, ma
che rappresenta una novità per
il momento in cui sorge (alla
vigilia del 1992), per l’ampiezza
internazionale e ecumenica delriniziativa, per una volontà che
esce dagli schematismi dei vecchi schieramenti « rossi » o « verdi » di ieri.
Non a caso questa piccola costituente si è data appuntamento in un centro piccolo, non ricco, dell’Europa del sud; per i
pochi italiani presenti, un segnale abbastanza incoraggiante.
L’altro lato del 1992
Dal 7 al 13 maggio, si volta
la pagina e si passa ad un altro convegno. Organizzato, questo, dal WEN, il West European
Network, un grappo di coordi
namento tra quanti, nelle chiese, lavorano nelle « missioni » urbana, rurale, industriale. Un fioco quello che nel mondo cattolico italiano si chiama « pastorale del lavoro »; ma qui il quadro è diverso. L’origine protestante non esclude un lavoro ecumenico, con cattolici e anche
con gruppi che non fanno riferimento a chiese, ma non c’è
neppure l’ombra di un « magistero » o di una « dottrina sociale
della chiesa » precostituiti; c’è
un dibattito aperto, un riferimento cristiano, ma soprattutto ima
interazione costante tra quanti
operano sul terreno, quanti hanno una prevalente attività ecclesiastica, e quanti hanno un impegno accademico di riflessione
teologica, o economica, o sociologica, o politica.
La miscela che ne viene fuori è a volte sconcertante p>er chi
non vi è abituato; molto pragmatismo, molta tolleranza anche
per posizioni marginali, ma in
definitiva un approccio pratico
che non rifugge dalla riflessione
ideologica, e i due aspetti si aF>poggiano e si integrano.
Durante i primi due giorni,
abbiamo avuto una serie di visite a situazioni tipiche della zona, per non avviare un dibattito in astratto, per localizzare e
situare Monteforte e la regione
in cui si trova.
In seguito, il convegno vero
e proprio. Una serie di relazioni
e note introduttive (sulle implicazioni economiche e sociali dell’Europa 1992, sui rapporti economici e politici dell’Europa rispetto agli altri continenti), e
molto lavoro in grappi di affinità: sui migranti, sul futuro delle regioni europee (ricche e povere), sui diritti dei lavoratori,
sulla disoccupazione e sulla povertà, sulla ristrutturazione dell’economia globale. In ogni grap
po si è cercato di tenere presente la dimensione teologica e di
non dimenticare quanto le donne sono, in tutte le situazioni,
le portatrici dei fardelli più pesanti.
Il convegno non intendeva essere un momento decisionale,
per cui non è giunto a particolari delibere; rimane la volontà
di mantenere in vita un coordinamento che cerca di unire momenti di azione, di preparazione e di scambio dei risultati di
ricerche che avvengono in quasi
tutti i paesi europei. Alcune raccomandazioni, segnalazioni, iniziative di appoggio sono comunque emerse: ne citiamo un paio,
che toccano il nostro paese.
L’assemblea ha potuto essere
informata, dalla viva voce dei
protagonisti, delle vicende della
Isochimica, l’azienda incaricata
di asportare l’amianto dai vagoni delle ferrovie dello stato, i
cui lavoratori con una serie di
lotte avevano denunciato un caso tipico di lavorazione pericolosa per la salute e coperto da
troppi silenzi. Riportiamo a fianco la dichiarazione approvata
dall’assemblea.
Infine, un caso di razzismo occorso ad uno dei partecipanti
all’assemblea, che si è deciso
di non lasciare sotto silenzio;
probabilmente casi di questo genere capitano a decine, e sp>esso si decide di « lasciar perdere » dato che vi sono casi peggiori e più pesanti. Ma riteniamo che la mentalità razzista può
crescere proprio se si lascia perdere, se non si è più capaci di
reagire a episodi di razzismo minore, istituzionalizzato. Per questo, riportiamo a pag. 3 il racconto di questo episodio, come ce
lo ha scritto il pastore battista
che lo ha vissuto.
Sergio Ribet
INCONTRI CON LA REALTA’ LOCALE
L’impegno di Monteforte
I momenti di incontro organizzati dal WEN sono ormai orientati ad essere anche una occasione di approfondimento di studio
di situazioni specifiche, collegate
alla realtà sociale del paese dove
gli incontri vengono organizzati.
Così era stato nel 1988, la Mülheim, nella Ruhr, così era stato
nel 1986, a Manchester, e così è
stato in questa occasione, a Monteforte.
Crediamo sia opportuno dar
conto di quanto gli organizzatori locali hanno proposto agli ospiti, che venivano da tutta Europa.
Martedì 8 maggio il gruppo si è
suddiviso per una serie di visite
secondo i diversi interessi.
Un gruppo ha potuto incontrare il consiglio di fabbrica delritalsider di Bagnoli, visitare il
laminatoio, conoscere la mensa
usufruendo del pasto, e incontrare l’incaricato delle pubbliche relazioni della fabbrica. Un incontro nel corso del quale abbiamo
potuto comprendere meglio la situazione occupazionale (da 8.000
lavoratori agli attuali 2.000, con
la possibilità di scendere a fine
anno a 700 o 1.200 operai), la politica dei sindacati (tesa alla riconversione e riqualificazione) e
dell’azienda (tra il pubblico e il
privato, tra una prospettiva nazionale e una condizionata dalla
CEE).
Nel pomeriggio, visita alla chiesa battista di PozzuolinMonterusciello dove, con il pastore locale,
abbiamo potuto apprendere qualcosa del lavoro svolto con gli
immigrati, con i comitati di quartiere, in una situazione caratterizzata dal bradisismo e da speculazioni edilizie.
Un altro grappo ha potuto incontrare il consiglio di fabbrica
dell’Alfa Sud, una situazione completamente diversa, una classe
operaia di più recente costituzione, poi le lotte, poi il passaggio
al gruppo Fiat, e oggi una situazione di incertezza.
Il giorno successivo si ripartiva
alla scoperta di altre realtà.
Un gruppo, più « turistico », si
avviava alla volta di Pompei e vi
passava alcune ore utilizzate in
modo intensivo e ragionato.
Un secondo gruppo si dava ad
una lunga scorribanda per Napoli, visitando quartieri interessanti sotto il profilo turistico e
quartieri interessanti sotto il profilo sociale, apprendendo anche
qualcosa della « economia del vicolo ».
Un ultimo gruppo infine poteva
visitare una cooperativa gestita
da carcerati semiliberi o detenuti
appena scarcerati, che, con le mogli, le fidanzate, i figli, gestiscono
un maneggio e diverse attività,
agricole e meccaniche.
Crediamo valga la pena sottolineare ancora l’impatto che ha
avuto sul convegno la testimonianza dirotta di chi vive la situazione carceraria. Una doppia
sconfitta, si è rilevato: sia nel momento in cui non si hanno altre
vie che quella della limitazione
della libertà per risolvere le tensioni sociali, sia nel momento.
non detto e virtualmente nascosto, ma reale, in cui il carcere si
apre per rimettere « in libertà »
persone segnate da una esperienza di detenzione che il più delle
volte è distruttiva.
Accanto all’esperienza dei detenuti, si è potuto ottenere anche
un colloquio con il direttore del
carcere di Bellizzi Irpino, colloquio che ha permesso di comprendere le difficoltà della situazione carceraria italiana, e i rari
tentativi di impostare in modo
nuovo il problema.
Una introduzione alla situazione religiosa e sociale italiana
veniva poi offerta ai partecipanti
dal presidente della FCEI, pastore Giorgio Bouchard, e dal prof.
Ugo Santinelli, neo-consigliere
(verde, per la cronaca) al comune di Avellino.
Non bastava: in serata un
gruppo di operai e sindacalisti
dell’ Isochimica, accompagnati
daH’awocato che ne aveva seguito le vicende, ci informava del
« caso » legato alle vicende dell’imprenditore Graziano e agli
scandali delle ferrovie (dalla lavorazione dell’amianto alle « lenzuola d’oro»).
Nei giorni successivi un contributo veniva dato ai grappi di lavoro; in particolare, al grappo
che si occupava delle migrazioni
partecipava Anna Maria Dupré,
del Servizio migranti della FCEI,
e al grappo sui diritti dei lavoratori l’avvocato napoletano Elena Coccia, esperta in problemi
del lavoro.
8
8 vita delle chiese
1° giugno 1990
FESTA DI CANTO
Un canto nuovo
CORRISPONDENZE
Viaggio in Calabria
L’aderenza della musica al messaggio evangelico - La gioia di cantare insieme - Una notevole presenza di un pubblico molto’’coinvolto”
A Dio cantate un canto nuovo: è questo il tema (tratto dal
Salmo 149) che è stato scelto per
la festa di canto delle corali per
il 1990.
In coerenza con tale tematica
le corali hanno cercato canti nuovi, sotto diversi profili, sia perché recenti, sia perché particolari, sia perché innovativi nei
confronti dell'attuale tradizione
innologica della nostra chiesa.
Ferruccio Corsani, in un intervento tecnico esplicativo, ha sottolineato come nella evoluzione
delle forme del canto protestante si sono di volta in volta trovate espressioni musicali nuove,
derivate dal pensiero teologico
che ha caratterizzato i diversi
periodi storici, o dalla particolare sensibilità religiosa a sua volta ispirata dalla situazione culturale, sociale o spirituale del
momento. Un canto, ha concluso Corsani, è nuovo nella misura in cui sa cogliere nelle sue
forme espressive la novità o la
particolarità della situazione
umana del tempo presente.
Il past. Taccia, a sua volta, in
una breve meditazione di apertura sul tema della manifestazione, ha sottolineato che la novità di un inno, in quanto espressione o testimonianza di fede,
è data dal suo riferimento al
messaggio sempre attuale di colui che fa ogni cosa nuova, nell’annuncio della novità del suo
Regno e del mondo nuovo di Cristo, che vuole sostituirsi al nostro vecchio mondo. Interessante e fecondo ci è parso questo
modo di esprimere in termini
complementari, da diversi punti
di vista, la ricchezza del messaggio del testo.
Come risaputo la manifestazione ha avuto luogo nel tempio
di Torino, che ha registrato un
quasi tutto esaurito, per accogliere gli oltre 350 coralisti e un
numero all’incirca analogo di
partecipanti, convenuti dalle comunità evangeliche della città,
e Un certo numero di elementi
esterni. Il successo della manifestazione non è stato dato soltanto dall’adesione quasi totale delle corali delle valli (man
cavano soltanto Angrogna e Pomaretto) a cui si sono aggiunte
le corali di Ivrea, Genova e naturalmente Torino, o dalla buona partecipazione di pubblico,
ma soprattutto dal buon livello
tecnico, artistico ed espressivo
delle nostre corali, che sembra
ogni anno migliorare. Non é stata raggiunta la perfezione professionistica assoluta, il cui livello rischierebbe di scoraggiare parecchi coralisti, ma è stata ormai abbandonata l’improwisazione dilettantistica del « tutto
cuore e niente tecnica », che rendeva un pessimo servizio proprio al messaggio del canto che
si voleva trasmettere. Splendidi
gli inni di insieme nella profonda risonanza del tempio. Il dovere di cronaca impone la rapida segnalazione dei canti presentati dalle varie corali, da cui
si evidenzia la ricerca del « nuovo » che ha caratterizzato la manifestazione di quest’anno.
Tra classico
e moderno
Torino e Ivrea hanno presentato « Gloria al Signore » da un
Magnificat di Bach, particolare
per le sue caratteristiche contrappuntistiche. Pinerolo e Torre Pellice hanno eseguito un inno del m.o Staujfer, attuale organista della Chiesa riformata di
Morges, « Seigneur, c’est toi, que
par la foi, nous avons pris pour
maître », la cui musica, pur poco discosta dalla tradizione del
Salmo della Riforma, è nuova
nella espressione ritmica, resa
nervosa e vivace da frequenti
controtempi e sincopi di stampo moderno.
Luserna San Giovanni e San
Germano hanno presentato « Ma
joie de t’appartenir» di Claudio
Fraysse e armonizzato da Alain
Bergese, tratto da una moderna
raccolta della « gioventù in missione » di Losanna. Le corali di
Villar e Bobbio Pellice e Rorà
hanno eseguito il canone « Giubilate, Amen » del tedesco Helmut Walcha, musicista cieco, nato nel 1907, docente di musica.
RICORDO
Eldo Mattone
Alla veneranda età di 86 anni,
« sazio di giorni » (com’era solito definirsi), il 2 aprile scorso
si è spento nella sua dimora di
Sant’Antonino di Susa il pastore battista Eldo Mattone, figura
emblematica non solo per la valle di Susa ma per tutto il battismo italiano.
Lo scorso anno, in occasione
dei miei impegni settimanali con
i giovani della chiesa battista di
Sant’Antonino, ho avuto modo
di conoscerlo e apprezzarlo. Mi
era diventata buona abitudine,
infatti, visitarlo con regolarità e
rivivere con lui un’infinità di ricordi scavati dalla inesauribile
miniera della sua lunga, faticosa e significativa attività pastorale.
Non amava mettersi in prima
pagina e pertanto il suo nome
raramente figura fra i « grandi »
del battismo italiano. Tuttavia,
fra le sue opere è doveroso ricordare il prezioso — e per certi aspetti fondamentale — contributo dato alla casa di riposo
« Villa Grazialma » di Avigliana
e al Villaggio « M. L. King » di
Meana.
Certo, il pastore Mattone non
è stato uomo facile, « protestan
te » com’era fin nella parte più
nascosta della sua forte personalità. Chi ha avuto a che fare
con lui sa quant’era difficile riuscire a concordare con le sue
idee: convinto discepolo di Gesù Cristo, non si « vendeva » a
nessuna idea che — a parer suo
— potesse dispiacere al Signore. Ma questa sua spigolosa radicalità non gli impediva di essere uomo di grande umanità,
disponibilità e coerenza. Anche
per questo, tutte le chiese battiste della valle lo ricordano con
riconoscenza e rispetto. A tutte
ha lasciato il segno del suo ministero e del suo carattere.
Prima di morire ha chiesto
che il sermone del suo funerale
fosse ispirato al versetto 38 del
cap. 8 dell’Epistola ai Romani:
« Poiché io son persuaso che né
morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potestà, né altez.za,
né profondità, né alcun’altra
creatura potranno separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo
Gesù, nostro Signore ». Cogliamo
Teredità di questo suo ultimo
desiderio con gratitudine al Signore.
F. C.
di fama intemazionale per i suoi
concerti di organo a Francoforte.
San Secondo e Prarostino hanno presentato due Salmi, il 46
e il 145, nella traduzione interconfessionale della Bibbia, musicati da Renzo Chialvo, nato nel
1964 e membro della Chiesa di
San Secondo. Diplomato in pianoforte, prosegue gli studi di
specializzazione pianistica a Milano, mentre si prepara per l’esame dì composizione e diploma
di musica corale e direzione di
coro. I due Salmi sono stati musicati con l’intento di rinnovare
il repertorio delle corali, ripristinando la tradizione salmodica
tipica del calvinismo del XVI e
XVII secolo: ì due brani tentano infatti il recupero anche di
sonorità e stile melodico propri
di quel periodo storico.
Le corali di Frali, Perrero e
Villasecca hanno eseguito invece un canto in lingua spagnola,
« Canten al Señor », di origine
sudamericana, da una antica melodia tedesca riscritta in ritmi
sudamericani. Il testo è di Alejandro Zorzin, umguaiano. Il brano è tratto da una raccolta di
canti e inni pubblicata dalla Facoltà evangelica di teologia di
Buenos Aires (ISEDET).
Dalla stessa raccolta la corale
di Genova ha eseguito il canto
« Alabamos al Señor », con parole e musica di Ricardo Villaroel
(boliviano) e l’armonizzazione di
Homero Perera, professore di
scuola di canto all’ISEDET.
In riferimento a questi canti
di origine sudamericana la cospicua colletta ricavata durante
la festa è stata devoluta al lavoro dell’ISEDET.
La giornata era iniziata la mattina con la partecipazione delle
corali ai culti nelle diverse comunità evangeliche della città:
elemento qualificante, che ha
sottolineato un aspetto importante della manifestazione.
A. T.
FORANO — « Fraternità tra
passato, presente e futuro ». Così
potrebbe essere riassunta l’esperienza che 40 sorelle e fratelli della chiesa di Forano hanno fatto
recandosi, dal 28 aprile al 1° maggio, a visitare le comunità valdesi di Cosenza e Dipignano.
Abbiamo infatti avuto il dono
di vivere, in mezzo alle sorelle e
ai fratelli della Calabria, degli
intensi momenti di fraternità, e
di una fraternità che ^ se nasce dal condividere oggi la stessa
fede — ha anche delle radici salde e concrete nel passato nella
persona dell’evangelista foranese Giuseppe Scarinci, che ha retto per vari armi queste due chiese (e abbiamo visto con commozione la quercia alla cui ombra
egli sedeva, leggendo, in attesa
del ritorno della gente dai campi), e nel presente in Cesare Milaneschi che, attualmente pastore di Cosenza e Dipignano, è stato membro della nostra chiesa.
E speriamo che, da questa nostra visita, nasca anche un futuro di « fraternità vissuta » con
una serie di incontri diretti ed indiretti tra le nostre comunità di
diaspora che — così simili nelle
loro diversità — hanno tanto bisogno di questi contatti reciproci
e di questi momenti di comunione.
Mentre ci recavamo in Calabria, abbiamo fatto una sosta
presso il villaggio XXIII Novembre di Monteforte Irpino e qui,
grazie a quello che abbiamo visto
e ascoltato dai responsabili del
villaggio, abbiamo sperimentato
una realtà di fraternità evangelica che nel recente passato e ancora oggi è venuta e viene incontro alle popolazioni irpine colpite dal terremoto dell’80, e che ora
comincia a proiettarsi verso la
progressiva trasformazione delle strutture del villaggio da offerta di case per fronteggiare l’emergenza-sisma a centro di incontri per lo sviluppo culturale e
sociale di Avellino e dintorni,
per contribuire a creare un futuro « alternativo » rispetto alla attuale chiusura e conformismo
della zona.
Un’altra esperienza « forte » del
nostro viaggio è stata la visita a
FGEI - TRIVENETO
Amore o violenza
« Amore o violenza? » : questo
il titolo del convegno organizzato
dalla Fgei del Triveneto, tenutosi il 5-6 maggio 1990 a Venezia nei
locali della Foresteria valdese.
Eravamo circa 40 giovani provenienti da tutte le chiese BMV
del Triveneto, più il gruppo giovanile di Ferrara e alcuni membri del gruppo giovanile di Torre Pellice. Animatori dell’incontro Lidia Giorgi e Carmine Bianchi, pastori delle comunità battiste di Rovigo e Ferrara.
11 convegno si è aperto con
una breve e stimolante relazione
di Lidia sull’amore e sulla violenza: quando pensiamo al rapporto uomo/donna viene subito
in mente l’amore : purtroppo,
spesso, l’immagine che abbiamo
davanti agli occhi è la violenza.
Una violenza che può essere di
vari tipi: da quella fisica e psicologica alla violenza sul posto
di lavoro. La riflessione prevedeva l’uso del metodo dell’animazione e infatti, divisi in gruppi,
abbiamo formato alcuni cartelloni con immagini falsate e immagini reali della donna nel mondo d’oggi. In seguito, tutti assieme abbiamo cercato di vedere
quali foto affermano il corpo
della donna così com’è e quali
invece lo ritraggono nel modo
che la società richiede; quali le
immagini che fanno intendere
che la donna è creata ad immagine di Dio; cosa dicono di positivo e negativo queste foto riguardo alla natura e al corpo della
donna; che cosa rivelano sugli
atteggiamenti della società nei
confronti delle donne; cosa influisce nella formazione di tali
atteggiamenti e che tipo di rapporto uomo/donna emerge da
queste foto.
Per l’ultima parte dell’animazione, ogni gruppo ha creato una
canzone, una vignetta o una
poesia che si rifacesse al tema
trattato e molti dei partecipanti
si sono rivelati ottimi poeti e vignettisti.
Domenica, dopo il culto presieduto da Andrea Sossi del gruppo
giovanile di Trieste — che ha
predicato sul capitolo 13 della 1»
epistola di Paolo ai Corinzi — ci
siamo dati da fare per la compilazione di alcuni questionari sul
rapporto uomo/donna ed insieme abbiamo tirato le file del
convegno.
Insomma un convegno molto
ben riuscito, forse un po’ ridotto nei tempi, j^erò doveva solamente introdurre ed anticipare
alcuni dei temi che saranno
trattati al campo giovani al Centro di Tramonti dal 16 al 28 luglio. Si preannuncia un campo
interessante.
Davide Marini
Guardia Piemontese. Anche qui
che impressioni « vive » di fronte ai resti e ai segni di un passato grande e terribile, e quanta
speranza dinanzi ad una sia pur
minima presenza valdese (il Centro culturale) dopo tanti secoli
di persecuzione e di « normalizzazione»! Una presenza che ci è
parsa per giunta quanto mai gradita ai guardioli e — chissà —
forse in grado un domani di dar
luogo a degli sviluppi ancora imprevedibili...
Insomma, quattro giorni interessanti e più che interessanti.
Quattro giorni di fraternità intensamente vissuta nello spazio
e nel tèmpo.
E tanti ricordi che ognuno di
noi si è portato nel cuore a Forano.
Visita del
presidente OPCEMI
ALESSANDRIA - BASSIGNA
NA — Domenica 29 aprile abbiamo avuto la gioia di avere in
mezzo a noi Maria e Thomas
Soggin. Il pastore Soggin ha presieduto il culto a Bassignana,
durante il quale Cecilia Pasero
è stata accolta nella comunità.
Oltre a Tommy e a Maria, ringraziamo cordialmente la chiesa
di Bergamo, che ha voluto testimoniarci la propria vicinanza.
• Sabato 19 e domenica 20
maggio le comunità sono state
visitate dal presidente del Comitato permanente dell’OPCEMI,
pastore Claudio H. Martelli. Egli
ha tenuto una conferenza a Valenza (« Il metodismo tra storia
e futuro »), ha presieduto i due
culti e ha inaugurato una mostra
fotografica sulla storia della chiesa evangelica di Bassignana. Durante il culto a Bassignana, Pierfrancesco Andreola ha confessato pubblicamente la propria fede
in Gesù Cristo. Nel corso di mi
incontro congiunto dei due Consigli di chiesa. Martelli ha riferito sull’attività del Comitato permanente ai fini del rilancio dell’evangelizzazione metodista e del
definitivo risanamento delle finanze OPCEMI. E’ stata anche
esaminata la situazione delle due
comunità e si è fattivamente avviato il lavoro per sbloccare la situazione dello stabile di Bassignana. Le comunità sono grate al
pastore Martelli per la sua visita,
per la franchezza e la concretezza che hanno caratterizzato gli
scambi di idee e per il carattere
realmente contagioso del suo entusiasmo.
Nei giorni successivi, la mostra
fotografica è stata visitata da
scolaresche di Bassignana, accompagnate dalle loro insegnanti
e dal pastore.
• Martedì 22 maggio, il dott.
Alberto Gallas ha presentato la
figura e l’opera di Dietrich Bonhoeffer. L’incontro è stato organizzato dal Centro interconfessionale per la pace, gruppo in cui
sono attivi alcuni membri delle
nostre chiese.
Dies U. Malagò
FELONICA — Martedì 8 maggio la nostra chiesa si è stretta
attorno alla moglie e ai parenti
del fratello Dies Umberto Malagò, il quale ha lasciato questa vita terrena dopo aver combattuto contro il male per cinque
lunghi anni. Grandi sono stati il
dolore e la commozione per la
perdita di Dies Malagò, che ha
dedicato molta parte della sua
vita alla chiesa di Felónica nella quale è stato presente fino ai
suoi ultimi giorni, testimoniando
la sua fede salda e incrollabile
nel nostro Signore Gesù Cristo.
Che il suo esempio ci sia di consolazione e di conforto nell’ora
del dolore e della sofferenza, poiché abbiamo la promessa di Dio
di un « nuovo mondo e ima nuova
terra» (Apocalisse, cap. 21).
9
1” giugno 1990
vita delle chiese
LA TAVOLA INFORMA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Quali rapporti finanziari
con io Stato?
Varato ¡1 primo fascicolo della relazione al Sinodo - Preventivi
più chiari - Le nomine pastorali e dei direttori di opere - I lavori
Progetto da
La relazione al Sinodo — per
la parte che sarà inserita nel I
fascicolo — e alcuni importanti
incontri hanno occupato la quasi totalità del tempo a disposizione per le sedute della Tavola di maggio.
Svolgendo i propri lavori per
la prima volta nell’accogliente
Casa valdese di Roma, la Tavola
ha partecipato al completo alla
riunione della Commissione chiesa-stato nella giornata di sabato
12 maggio. Al centro dell’attenzione, dopo im importante scambio di vedute sull’Intesa, la sua
attuazione e la sua revisione decennale (scadenza 1994), l’atto
37/SI/88 in base al quale la Tavola è incaricata di preparare un
piano di rapporti finanziari con
lo stato. Sulla base di due relazioni, di Gianni Long (sull’interprétazione dell’atto sinodale, dei
criteri ivi espressi e in particolare sulle leggi regionali che destinano contributi agli edifici di
culto) e di Danielle Jouvenal
(sulla defiscalizzazione di doni e
contribuzioni) la discussione, pur
non giungendo ancora a conclusioni definite, ha registrato dei
considerevoli progressi verso
una posizione comune. Poco spazio è rimasto per il resto del
programma (enti ecclesiastici,
insegnamento della religione a
scuola). Per questo, e per proseguire il lavoro sul piano di
rapporti finanziari con lo stato,
la Tavola ha chiesto alla Commissione di riconvocarsi nel corso delle sedute che la Tavola
terrà a Ecumene dal 30 giugno
al 3 luglio. Per parte sua la Tavola, riprendendo le conclusioni del lavoro svolto con la Commissione, ha confermato il proprio impegno a portare al Sinodo il piano richiesto da 37/SI/88.
Nella settimana dal 7 al 13
maggio l’organismo centrale della Conferenza delle chiese europee (il « Comitato congiunto »,
composto dal Praesidium e dal
Comitato consultivo) teneva i
suoi lavori a Santa Severa. Durante il fine settimana il « Comitato congiunto » della KEK ha
visitato Roma e la Tavola, insieme a rappresentanti degli altri esecutivi evangelici e delle
chiese di Roma, lo ha incontrato
al ricevimento offerto dalla Federazione nei locali della Facoltà
di teologia il sabato sera. Con il
« Comitato congiunto » la Tavola
ha poi partecipato il giorno dopo al culto e all’agape fraterna
della chiesa di piazza Cavour.
Con la Commissione finanziaria la Tavola ha passato in rassegna l’attività di questo organo
consultivo, la cui importanza cresce con il crescere della complessità gestionale della chiesa. Al
centro del dibattito è stata la
« campagna delle 3 P ». La CF
ha dato parere favorevole alla
proposta della Tavola di variare
il processo di formazione dei
preventivi (proposta che sarà
fatta al Sinodo) e ha ricevuto
le osservazioni della Tavola su
im documento che sta redigendo: la presentazione delle necessità di spesa della chiesa in modo tale da evidenziare il costo
di un posto pastorale e delle spese generali per ogni cento membri. Questa presentazione verrà
prodotta in due versioni, simili
ma non identiche, a partire dal
bilancio della Tavola e da quello dell’OPCEMI, e costituirà un
materiale informativo che permetterà ad ogni chiesa di confrontarsi non solo con il preventivo globale di un esercizio ma
anche con il proprio costo complessivo di gestione.
L’integrazione
rafforzata
La Tavola ha incontrato anche
rOPCEMI dopo aver discusso
con la segretaria amministrativa Rosella Panzironi i preventivi
per il 1991. All’OPCEMI la Tavola ha proposto così un preventivo globale fisso per tutte le spese relative alle chiese metodiste
per il 1991. L’OPCEMI studierà
questo preventivo e una decisione in merito sarà presa nel prossimo incontro Tavola-OPCEMI,
che avrà luogo all’inizio di luglio.
Si tratta del terzo tentativo in
questo senso. Nel gennaio 1989
fu discusso il primo preventivo,
per il 1989, che risultò molto impreciso. Nel novembre 1989 fu
proposto un preventivo ’90 che
appare oggi più preciso, ma che
arrivava dopo che il Sinodo aveva già fissato il preventivo globale deirOPCEMI. Se quest’anno
a luglio il piano dei contributi
’91 sarà concordato, l’OPCEMI
potrà tenerne conto per il preventivo che presenterà al Sino
Conferenze distrettuali
Nel mese di giugno si tengono le Conferenze distrettuali delle chiese valdesi e metodiste che dovranno esaminare l’andamento delle chiese e delle opere nei vari distretti.
Questo il calendario:
I DISTRETTO: a Pomaretto il 9 e 10 giugno presso la
Chiesa valdese. Con inizio alle ore 9 del sabato.
II DISTRETTO: a Vallecrosia il 16 e 17 giugno presso
la Casa valdese con inizio alle ore 9,30.
MI DISTRETTO: a Ecumene (Velletri) il 16 e 17 giugno, con inizio alle ore 9 del sabato.
IV DISTRETTO: a Guardia Piemontese l’S, 9 e 10 giugno
presso l’Hôtel delle Terme, con inizio alle ore 17,30
del venerdì.
Ricordiamo che oltre ai pastori e ai delegati delie
chiese, ai responsabili delle opere, possono assistere alle
Conferenze tutti i membri delle nostre chiese.
do e l’anno prossimo non si troverà più a rimborsare « a piè di
lista » i conti presentati dalla
Tavola sui quali non ha avuto
finora voce in capitolo, bensì a
rimborsare periodicamente frazioni di un preventivo di spesa
concordato e fissato. Si attuerà così in un modo più rispondente aH’intenzione originaria lo
art. 40 del Patto di integrazione,
che dice: « la Commissione [OPCEMI]... versa regolarmente contributi alla Tavola secondo un
piano annuale con essa convenuto, per la copertura degli oneri derivanti dalTiscrizione nel
ruolo comune dei pastori ed evangelisti metodisti in attività
di servizio e in emeritazione, e
delle vedove, ed in rapporto al
numero delle chiese metodiste
cui la Tavola dovrà provvedere » (sottolùieature di chi scrive). L’accordo sul piano annuale
dei contributi e la regolarità dei
loro versamenti saranno sicuramente importanti elementi di
rafforzam',5nto dell’integrazione.
L’OPCEMI, che originariamente aveva accettato la proposta
della Tavola di uno spostamento degli uffici di Roma a via
Marianna Dionigi per poter mettere a reddito l’attuale sede che
è accatastata come ufficio, ha
fatto una controproposta: spostamento degli uffici all’interno
del palazzo di via Firenze in modo da mantenere la prevista sede
metodista, pur conservando il
progetto di un adeguato sfruttamento commerciale del 2“ piano.
Questa nuova possibilità è ora
allo studio.
Sempre nell’ambito degli incontri, la Tavola ha accolto per
un pranzo in comune e uno
scambio fraterno, a dispetto delle difficoltà di lingua, una delegazione di tre persone condotta dal pastore Miroslav Broz,
segretario generale della Chiesa dei Fratelli cechi. La delegazione, in viaggio per un giro
di 10 giorni guidato da Aldo Visco Gilardi nell’Italia centrosettentrionale, ha restituito la
visita compiuta l’anno scorso
da una nostra delegazione in Cecoslovacchia.
Nomine
Tra le varie delibere prese nel
corso delle sedute menzioniamo
la nomina di Franco Davite come secondo pastore a Luserna
S. Giovanni (dal prossimo settembre): la nomina di Teodoro
Fanlo y Cortés come pastore titolare della chiesa valdese di
Genova, che lo ha eletto lo scorso aprile (a partire dal prossimo ottobre); la nomina della
nuova direttrice dell’Uliveto,
Claudia Jalla, che subentrerà il
prossimo gennaio a Franca Recchia al termine del servizio intenso e di grande disponibilità
che questa ha reso alla chiesa
e alla società civile.
Nel campo degli stabilì la
Tavola ha dato il via a lavori
per approntare i nuovi alloggi
pastorali di Catania e di Reggio
Calabria; altri lavori sono stati
decisi per gli stabili di Grotte e
di Pisa e altri si prospettano a
Forano, a Siena. La Tavola ha
deciso di rafforzare il lavoro di
programmazione e di controllo
del settore stabili, istituendo ima
Commissione stabili che agirà in
funzione consultiva a sostegno
sia dell’Ufficio tecnico che della
Tavola.
TORRE PELLICE — L’assemblea di chiesa riunita il 27 maggio ha approvato im o.d.g. in cui
« dopo aver discusso il documento di studio sul servizio diaconale
pubblicato su L’Eco delle Valli
del 9.3.’90, non ravvisando in tale
documento elementi chiarificatori tali da permettere una decisione, chiede al Sinodo di precisare
maggiormente: a) le categorie in
cui i diaconi andrebbero suddivisi; b) i criteri di definizione
del numero massimo di diaconi
che possono essere iscritti a ruolo; c) i criteri di assunzione dei
diaconi ».
• Domenica 3 giugno, alle ore
15 presso il tempio dei Coppieri, si svolgerà un pomeriggio comunitàrio con la partecipazione
del gruppo flauti; tutti sono invitati ad intervenire.
Ammissioni
in chiesa
PINEROLO — Giornata di festa per la nostra comunità sarà
il giorno di Pentecoste.
Entreranno a farne parte Stefano Anrico, Piero Balmas, Cinzia
Barai, Luca Bolognesi, Silvia Bosca, Sara Carcararo, Paolo Fraschia, Luisa Griot, Daniela Malan, Paola Pasutto, Lorena Pogliani. Barbara Pons, Roberta
Tron, ai quali auguriamo che
d’ora innanzi si sentano parte
attiva della chiesa che li ha visti
crescere e che chiede al Signore
di aiutarli a mantenere gli impegni presi.
• Prima della lunga sospensione estiva delle attività sono in
programma delle gite dei diversi
gruppi: la Scuola domenicale a
Bobbio Penice, il precatechìsmo a Pian Pra e l’Unione femminile in vai d’Angrogna.
Matrimoni
PRAMOLLO — Due matrimoni sono stati celebrati nel tempio
di Ruata dai pastori Noffke e
Vinti: quello di Giulio Long e
Gemma Pons e quello di Sandro
Long e Patrizia Baldin. La benedizione del Signore accompagni
questi giovani sposi durante tutta la loro vita.
• Si sta organizzando per il 16
giugno la gita comunitaria che
avrà come meta Borgio Verezzi;
c’è la possibilità di pranzare
presso la Casa valdese con una
spesa di L. 17.(X)0, mentre il costo
previsto per il viaggio è di L.
16.000. Chi intende partecipare
può prenotarsi presso il pastore
o qualcuno degli anziani.
• Domenica 3 giugno avremo
un culto speciale, perché preparato dai bambini della Scuola domenicale che sono giunti alla fine
del loro anno di attività ; essendo
Pentecoste ci sarà pure la S. Cena.
• Domenica 27 maggio ha avuto luogo l’annuale bazar organizzato dall’Unione femminile.
Un grazie di cuore a tutti coloro
che si sono impegnati per una
buona riuscita ed in particolare
di nuovo al panettiere Blanc, che
ha messo a disposizione locale e
TEMPIO DI
LUSERNA SAN GIOVANNI
2 giugno 1990
ore 20,45
Secondo concerto
prò organo
Musiche e canti presentati
dalla
CORALE VALDESE DI
S. GIOVANNI
attrezzature per la preparazione
e la cottura dei dolci.
Il museo
delle Unioni
ANGROGNA — Domenica 3
giugno, dopo il culto al capoluogo (Santa Cena) celebrato con il
gruppo EGEI del Prassuit-Verné,
saliremo al quartiere del Vernò
per inaugurare alle 11,45 il piccolo museo dedicato alla storia
delle Unioni giovanili in valle.
L’apertura della scuola-museo
conclude una ricerca fatta dai
giovani, sia fotografica sia documentristica.
Elezioni
VILLAR PERO SA — L’assemblea di chiesa del 29 aprile
ha eletto Claudio Bertin e Giacomo Ribet come deputati alla
prossima Conferenza distrettuale e Daniel Noffke deputato al
prossimo Sinodo.
• L’assemblea ha eletto Claudio Bertin e Giovannino Tron come nuovi membri del concistoro
e Laura Scaramella Bouchard è
stata eletta per un secondo quinquennio come anziano.
• La visita di un gruppo avventista dalla Jugoslavia al Convitto
ci ha dato la possibilità di conoscere qualcosa della realtà protestante in quel paese. Una visita fatta all’Asilo dei vecchi di
S. Germano, dove il gruppo ha
cantato diversi inni e canti per
gli ospiti, è stata molto apprezzata.
• La scuola domenicale ha visitato l’istituto « Uliveto » per conoscere meglio la realtà di quest’opera della nostra chiesa e domenica 13 maggio ha fatto ima
gita a Milano dove ha incontrato
la scuola domenicale della locale
chiesa valdese. Il culto, l’incontro con i giovani, la vìsita al
museo di scienze naturali e al
duomo sono state occasioni per
creare legami fra le due scuole
domenicali e per vedere la realtà
della vita della chiesa a Milano.
e Domenica 20 maggio Walter
Bianco Dolino ha ricevuto il battesimo mentre confessava pubblicamente la sua fede in Gesù
Cristo insieme a Dario Peyronel, che ha confermato la fede
promessa nel suo battesimo ricevuto da bambino. Riceviamo
questi giovani nella chiesa con
gioia e riconoscenza al Signore
augurando loro la sua benedizione nella loro vita di fede.
Venerdì 1“ giugno
n ASSEMLEA
DELLE CORALI
PINEROLO — L’Assemblea è convocata alle ore 20.45 presso il tempio di
via dei Mille.
Lunedì 4 giugno
□ COORDINAMENTO
EGEI VALLI
SAN SECONDO — Alle ore 20.30, nei
locali della chiesa valdese, Il coordinamento FGEi Valli si riunisce sul tema della « preghiera ». Tutti sono invitati.
Martedì 5 giugno
□ COLLABORATORI
ECO VALLI
PINEROLO — Alle ore 20.45, nei locali della chiesa valdese, si riuniscono
I collaboratori delle valli per l’Eco delle
valli valdesi.
10
10 valli valdesi
1° giugno 1990
A CENTO GIORNI DAL DRAMMA
MASSELLO
PrarOStinO: quasi soli Una nuova centrale?
Non ha funzionato la catena di solidarietà - I lettori hanno finora in- I cittadini, di fronte a un nuovo progetto, si
viato una manciata di milioni - Gravi ritardi delle chiese e della CED interrogano: quali rischi per l’ambiente?
Con le urne ormai aperte il Comitato istituito dal comune di
Prarostino, che aveva correttamente sospeso l’attività nell’imminenza delle elezioni amministrative, ha ripreso in mano la patata bollente degli interventi necessari in seguito alla pesante calamità che si è abbattuta su Prarostino lo scorso 15 febbraio
quando un furioso incendio ha
devastato e distrutto 24 abitazioni, danneggiato centinaia di
case, capannoni agricoli e artigianali, attrezzature, automezzi,
boschi e frutteti. Patata sempre
più bollente in quanto, malgrado grandi dimostrazioni di soUdarietà pratica (aiuti immediati,
vestiario e mobili, lavoro volontario, mobilitazione massiccia) il
« buco » economico è grande,
enorme, improbabile da colmare.
Nella cassa del Comitato, istituito immediatamente (c.c. CRT
San Secondo n. 1675063/67) sono
affluiti a tutt’oggi 192 milioni a
fronte di im danno ormai ampiamente accertato di due miliardi
e ottocento milioni.
Gran parte della cifra raccolta,
che il comune ha immediatamente distribuito già il 6 marzo per
un totale di circa 80 mihoni, è
venuta da offerte di privati, sottoscrizioni di enti e gruppi locali, collette nelle fabbriche. In
segmto, nei mesi di marzo e aprile, sono arrivati i contributi dei
comum delle valli e del pinerolese (quello che ha stanziato la cifra maggiore è San Secondo che
è stato anche, in misura minore,
danneggiato dall’incendio), delle
due maggiori banche che operano sul territorio, della Provincia,
delle ANPI, delle sezioni ANA, di
altre fabbriche i cui operai si sono tassati per un certo numero
di ore lavorative (otto milioni le
maestranze Beloit). Un centinaio
di milioni.
Il flusso di aiuti è ormai agli
sgoccioli. Si attende il risultato
di una sottoscrizione aperta a
Mont-sur-Rolle (comune svizzero
del Canton de Vaud gemellato
con Prarostino) e un intervento
(ventilato) della Croce Rossa.
Dalla Regione non si ha notizia
alcuna e sembra anche essersi
persa per strada la possibilità di
una dichiarazione di «calamità
naturale» che potrebbe, se non
altro, consentire l’accesso a mutui agevolati. La cifra di circa
200 milioni appare essere, lira
più lira meno, tutto quello che il
comune di Prarostino potrà
mettere insieme.
E le chiese? La sottoscrizione
proposta da questo giornale (che
pure è diffuso nelle chiese evangeliche in Italia e in Europa, e
non solo) è stata un parziale
fallimento: abbiamo raccolto,
versati direttamente dai lettori,
una dozzina di milioni. Per le
chiese delle Valli, poi, è necessaria ima seconda autocritica, e
autocritica dovrebbe fare anche
la CED (Commissione esecutiva
distrettuale). Ovunque si sono
fatte collette, subito, il giorno del
17 febbraio, al culto e al pranzo ;
questa iniziativa era promossa
dalla ero; la gente ha risposto
nella misura in cui l’immediatezza lo consentiva. Ha risposto per
1USERNAS.GI0VANNM
(Praz. San Giovanni) casa indipen-^
dente abitabile subito; soggiorno, 2Ì
camere, tinello/cucinotta, 2 bagni.
Terrazzo, sottotetto, giardino. Lire |
110 m.
Un’immagine sintomatica: non ci sono né gru né macchinari sofisticati ma un uomo che, da solo, ricostruisce il tetto. Quanto ci metterà?
che sapeva che molti fratelli erano rimasti in mutande, letteralmente, e servivano quattrini subito. Oggi, 27 maggio, cento giorni dopo, la CED deve ancora inoltrare i 20 milioni di lire raccolti
il 17 febbraio. Altre comunità delle valli, come Torre e S. Germano, hanno invece inviato gli importi della medesima colletta a
questo giornale nel mese di aprile (vedi pag. 2) e il concistoro di
Prarostino, che nel frattempo ha
distribuito 35 milioni giunti diret
tamente, li ripartirà nei prossimi
giorni, insieme alle offerte dei
lettori, ci auguriamo collaborando con Tamministrazione comunale. La chiesa di Prarostino ha
quindi a disposizione 75 milioni
che portano il totale degli aiuti
a 275 milioni. E l’importo dei danni è sempre di due miliardi e settecentosettantottomila lire, dieci
volte tanto.
Ma, per tutti noi, l’autocritica
è sufficiente?
Stello Armand-Hugon
Per il tratto, a monte delle progettate opere di presa della centrale dell’ENEL di prossima costruzione a Ferrerò, è stata richiesta dalla ditta Maurino di Perosa la concessione di sfruttamento delle acque degli affluenti
di Salza e Massello del torrente
Germanasca.
Del progetto e dei suoi aspetti
economici e di impatto ambientale si è discusso, come primo approccio al problema, martedì 22
in una assemblea pubblica, definita « visita istruttoria », presso
il municipio di Massello. A controbilanciare l’assenza degli amministratori del comune di Salza, massiccia è stata la presenza
della popolazione di Massello e
della sua amministrazione; presenti i funzionari della Provincia
per l’assessorato caccia e pesca,
un ingegnere dell "ENEL, l’arch.
Oddo del Servizio opere pubbliche della Regione, ed il titolare
della domanda di concessione.
Il dott. Maurino ha illustrato
il progetto di « massima »: si
tratta di una centrale ad acqua
fluente, con due captazioni, una
sul torrente di Salza ed una sul
torrente di Massello all’altezza di
Balsiglia (2.900 metri di condotta),
un edificio unico per la centrale
all’incirca nella zona di incrocio
delle strade provinciali di Salza
e Massello. Le camere di carico,
le condotte e la centrale sarebbero « adattate all’ambiente anche
dal punto di vista estetico ». Egli
SEMINARIO IN VAL PELLICE: SECONDO APPUNTAMENTO
Rischi ambientali e lavorativi
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Secondo appuntamento con il
seminario su « Attività produttive e ambiente », venerdì scorso
a Lusema: tre relazioni per affrontare in specifico i rischi lavorativi e ambientali.
L’argomento è stato presentato da tre relazioni diverse, in
grado di vedere perciò il problema da angolature differenti;
il sindacato, il piccolo imprenditore, l’organo di controllo.
Se da parte sindacale si è presentato il proprio percorso rispetto alla tutela della salute di
chi in fabbrica lavora (negli anni si è assistito a momenti di
grande attenzione ai rischi dell’ambiente di lavoro e ad altri
di minor caratterizzazione in
questo settore), da parte degli
industriali si è voluto sottolineare la difficoltà a districarsi fra
« norme, disposizioni, circolari e
giurisprudenza sempre più complicate, spesso contraddittorie,
certamente difficili da comprendere e gestire ». Perciò l’Associazione piccole e medie industrie
organizza, per i suoi associati,
dei veri e propri corsi di formazione, per dar modo alle aziende
di mettersi in regola con le norme di sicurezza e di tutela ambientale.
La relazione più stimolante è
risultata, ovviamente, quella presentata dal Servizio di igiene pubblica dell’USSL 43, che sta anche curando l’intero seminario.
Il dott. Vecchiè ha illustrato
la situazione di rischio ambientale e lavorativo in vai Pellice,
partendo dalla situazione concreta, pre.sentando cioè una vera e
propria mappa delle attività produttive.
Sono state censite ed analizzate 37 aziende in tutta la vai
Pellice: 1.927 gli occupati, con leggera prevalenza di manodopera
femminile; una sola fabbrica con
più di 300 dipendenti, in venti
aziende non si superano i 20 addetti, oltre l’83% ne ha meno
di 100. Un ultimo dato « territoriale » evidenzia come nel distretto di Luserna si collochi la
stragrande maggioranza delle attività produttive industriali ed
artigianali censite, con una occupazione elevata (1.382 addetti).
E non si tratta, nella maggioranza delle aziende, di attività
prive di rischi connessi all’ambiente di lavoro; se si eccettua
il comparto alimentare, dove
paiono esistere « solo » problemi
legati a livelli pericolosi di rumore alla Caffarel ed alla Pontevecchio, in tutti gli altri settori si utilizzano o si producono
sostanze che, in assenz.a di precauzioni, potrebbero essere pericolose. Generalmente gli operai
vengono sottoposti a verifiche
periodiche o da parte dell’azienda stessa, o da parte dell’ente
pubblico. I casi di malattia sono quasi sempre limitati, tuttavia sono stati segnalati vari gradi di perdita dell’udito, specie
nel settore metalmeccanico, con
punte del 25% alla Fapam.
Rispetto al settore chimico, è
stato messo in rilievo come siano
molte, e spesso diversificate, le
sostanze utilizzate; se in alcuni
casi sono state evidenziate dermopatie alle mani o avambracci, in altri si è potuto notare
Un forte assorbimento a livello
di sangue e urine di alcune sostanze, comportando bonifiche
ambientali; non si possono trarre conseguenze certe rispietto alle situazioni di tipo bronchitico
(molti hanno infatti anche l’abitudine al fumo).
Un capitolo a parte è stato dedicato all’ambiente esterno alle
aziende: la situazione — secondo il dott. Vecchiè — permane
a livello « quasi ottimale, benché in alcune situazioni si siano
evidenziate alterazioni anche gravi ».
Pur in presenza di una elevata frammentazione di competenze fra enti diversi, interventi e
verifiche sono stati condotti: sia
rispetto allo smaltimento rifiuti
che alle emissioni nell’atmosfera e agli scarichi nelle acque
i controlli avvengono infatti a
livello periodico. Si tratta di
un’attività che in generale deve
affrontare almeno tre problemi;
il rapporto, a volte non facile,
con gli imprenditori, i timori dei
cittadini, che non si sentono abbastanza protetti, la paura degli operai di perdere il posto di
lavoro.
Una precauzione di base — è
una raccomandazione che viene
anche dal Servizio igiene delrUSSL — è infine quella di studiare a fondo, anche tramite gli
strumenti urbanistici, la collocazione delle attività produttive rispetto agli insediamenti urbani
e alle infrastrutture.
L’ultimo appuntamento con il
seminario, ma il discorso non
potrà certo esaurirsi così, avrà
luogo venerdì 1® giugno, alle ore
20,45 presso la scuola media di
Bricherasio: si parlerà di informazione ed educazione ambientale.
Piervaldo Rostan
ha espresso la « totale disponibilità ad adeguarsi a quelle che saranno le indicazioni che provengono dagli enti pubblici ».
Dal dibattito è emersa la necessità di informazione, non tanto
sul piano di un ambientalismo
che appaga l’occhio, ma sull’impatto di tali opere rispetto alle
eventuali alterazioni dell’écosistema della valle.
Le scelte di oggi, se non sufficientemente ponderate, possono
determinare pesanti costi collettivi in un prossimo futuro.
Per grossi bacini, quali il Chisone e Germanasca, sarebbe necessario possedere tutti i progetti e tutte le previsioni di progetto per l’uso delle acque.
Il dott. Forneris, nel suo intervento, ha evidenziato come il torrente Germanasca, nella zona di
Massello, sia per le sue caratteristiche un corso d’acqua con
classificazione di acque pregiate
di prima qualità, e gli interventi
della Provincia di Torino in questi
anni si siano rivolti al mantenimento di tali caratteristiche. L’esperienza dell’estate scorsa, in zona più a valle, ha sottolineato come la captazione delle acque si
sia dimostrata anche sul Germanasca un problema reale, lasciando praticamente in secca dei
tratti e creando alterazioni ambientali preoccupanti.
Egli ha spiegato che l’inquinamento non è solo di carattere
chimico ma anche idrobiologico:
il secondo caso riguarda le centrali idroelettriche. Pertanto rimane essenziale uno studio approfondito per quanto riguarda
l’impatto ambientale di nuovi impianti, con l’esame della « capacità di autodepurazione del bacino in rapporto alla captazione
d’acqua ».
La vita del torrente significa
anche la vita del territorio circostante; alla canalizzazione dell’acqua in condotte, si associa la
diminuzione di evaporazione ed
un influsso sul passaggio dell’acqua dal fiume alla falda e viceversa.
Nell’estate i tecnici della Provincia attueranno i rilievi necessari sul luogo per una valutazione dell’impatto ambientale del
progetto in questione.
Da parte loro i comuni incontreranno la ditta per un esame
del progetto alla luce della eventuale fattibilità, se questo non costituirà problema per l’ecosistema in generale.
Si risponderà alla domanda
emersa e lasciata in sospeso:
« Val la pena rischiare alterazioni ambientali irreversibili per poche migliaia di Kwh? ».
L’eventuale realizzazione del
progetto potrebbe naturalmente
anche produrre un tornaconto
economico per i comuni. Molti
cittadini oggi si pongono un secondo quesito: « Val la pena pier
qualche milione svendere il proprio territorio? ». Saranno le nostre amministrazioni a rispondere.
Mauro Meytre
croci ugonotte in oro e argento
oreficeria - orologeria - argé
orn
di tesi & delma^ii
via trieste 24, tei. t93117
pinerolo (to).
11
1” giugno 1990
valli valdesi 11
L’ULTIMO LAVORO DEL GRUPPO TEATRO ANGROGNA VAL GERMANASCA
A la brua!
Dove, la
scuola
Una metafora teatrale costruita sui dati storici - Il campo d’azio- materna?
ne del potere e quello del popolo - Un flash sul Glorioso Rimpatrio
Del « Gruppo Teatro Angrogna » avevo visto « La maciverica », non i precedenti spettacoli. Ma mi pare che questo « A
la brua! », il loro ultimo lavoro,
confermi la continuità di imo stile di ricerca teatrale che fa, per
quello che so, unica la compagnia di Angrogna fra quante, formate di amatori o professionisti, calcano il palcoscenico. E’
noto che il gruppo è attivo nel
Centro di documentazione sulla
cultura popolare istituito dal comune di Angrogna, cuore delle
Valli valdesi. E a questa indagine sul campo, sul retroterra etnico-storico ideale del loro impegno civile e politico si alimenta il loro teatro: dialoghi, trame narrative, situazioni drammatiche costruite con raffinato
mestiere, di forte impatto comunicativo ed emozionale.
Già « La maciverica » era giocata su questa singolare sensibilità ed abilità, far teatro rivestendo di racconto e di linguaggio scenico teso e suggestivo il
dato documentario, le testimonianze raccolte sul campo di un
passato significativo, di acquisizioni spirituali del popolo valdese, valide per una cifra civile
del vivere oggi. In « A la brua! »
il gioco di costruire questa metafora teatrale e politica avvalendosi di momenti documentari, di dati rigorosamente storici era più difficile. Ed anche pericoloso. Si trattava di dare dimensione e sintesi drammatur
gica a quei 3-5 anni cruciali di
storia valdese che vanno dalle
« Pasque piemontesi » di sangue
e di terrore alTesilio svizzero e
poi al rimpatrio. Un periodo nel
quale il memoriale di sofferenza del piccolo popolo-chiesa si
incontra con la gloria delle armi ed il senso di appartenenza
ad una tradizione di fede e di
libertà di coscienza può scivolare nella retorica delTautocelebrazione come popolo eletto,
Israele delle Alpi. Mi pare di capire che questa preoccupazione
di non andare sopra le righe, nel
rappresentare eventi già di per
sé carichi di tempesta e di passione, fosse presente nella preparazione dello spettacolo. Che
effettivamente è stato poi costruito con serenità e misura.
La separatezza dei due campi di azione, quello del potere,
ambiguamente paternalistico e
sopraffattore, e quello del popolo
che gli contrappone libertà di
fede e resistenza è resa teatralmente facendo muovere gli attori in campi scenici antagonisti, due palchi l’uno contrapposto all’altro. Il volto dei potenti e dei loro accoliti, « sepolcri
imbiancati », la Madama Reale,
il Marchese, il Frate, è una maschera di cerone grottesca. E uno
dei momenti forti dello spettacolo è quando, seguita la tregua
al massacro, cala sugli eretici
« religionari » delle Valli la repressione, ed i nobili sabaudi
impongono ai vinti il rigore di
morte dell’ordine ristabilito, la
stessa maschera sepolcrale che
portano sul viso.
Ma sulle vicissitudini, sul dolore dei vinti la commiserazio
JJna scena dallo spettacolo del Gruppo Teatro Angrogna.
ne non è insistita. E' evidente
che la scelta dei documenti storici su cui lavorare per comporre lo spettacolo è stata ragionata. C’è la scena di un’assemblea
di chiesa dove il pastore ed il
popolo discutono sul peccato anche degli oppressi, sui furori e
le violenze della guerra partigiana, sugli eccessi delle azioni di
rappresaglia.
Il pubblico di spettatori vive
razione scenica — sta scritto nella locandina dello spiettacolo —
« osservatore, partecipe, giudice,
testimone », nello spazio della sala compreso tra i due palchi.
E pare di capire che anche la
scelta di ambientazione scenica
e di sistemazione del pubblico
non sia stata casuale, significativa di quanto labile sia lo spazio tra libertà e sopraffazione,
tra ragione ed errore. E non c’è
compiacimento alcuno nell’evocazione del « Glorioso Rimpatrio ». E’ solo un flash, la notizia recata da un messaggero: « I
valdesi sono rientrati in Piemonte, stanno arrivando! », che blocca il Duca e la Duchessa nella
sorpresa, come marionette. I
contadini e le contadine valdesi sono tornati nella terra dei
padri con il loro pastore, cantano il Salmo 68: « Che Dio si mostri solo e li vedremo in un mo •
mento abbandonare il campo; le
schiere del nemico sono spaventate, fuggiranno disperdendosi
da tutte le parti davanti alla
sua faccia ».
Molto belli i costumi, le musiche secentesche, precisa l’ambientazione scenica che si avvale delTapporto del Teatro Stabile di Torino. La bottega del
teatro di Angrogna è ormai un
gruppo di attori consumati, quasi dei patriarchi; sono ancora
giovani ma pare stiano allevando generazioni di piccoli amici
del teatro. Auguriamoci che la
tradizione continui.
N. Sergio Turtulici
ANGROGNA — Le prossime repliche
delio spettacoio dei Gruppo Teatro
Angrogna, « A la brua! », sono previste
per ii 2, 3, 9 e 10 giugno, sempre alie ore 21.15 e sempre alla sala unionista.
FERROVIA TORINO-TORRE PELLICE
Variazioni d’orario
Con l’entrata in vigore dell’orario ferroviario estivo sono stati effettuati alcuni aggiustamenti anche sulla Torino-Torre Pellice.
La partenza da Porta Nuova
del treno delle 8,55 è stata posticipata alle 8,59 ed è stato anticipato alle 10,05 Tarrivo a Torre Pellice, con un guadagno di
7 minuti sul tempo di percorrenza. Il treno delle 15,18 ora parte da Torino alle 15,25. L’ultimo
convoglio della sera (quello delle 22,48) è anticipato alle 21,41
nei soli giorni festivi.
Alcune modifiche anche sulle
corse in partenza da Torre Pellice.
La diminuzione delle nascite
sta mettendo in pericolo il mantenimento della scuola materna
statale a Frali, che funziona da
parecchi anni. Il numero sufficiente era stato raggiunto grazie
all’apporto di alcuni bambini residenti fuori comune, ma con la
istituzione della scuola materna
di Ferrerò, le famiglie hanno ovviamente preferito la frequenza
nella scuola più vicina.
L’apertura di quest’ultima è
però condizionata dalla ristrutturazione dell’immobile, che ha delle scadenze burocratiche assai
prossime, per cui c’è anche il rischio che, se non vengono eseguiti i lavori in tempo utile, si chiuda una scuola e non se ne apra
un’altra, lasciando quasi trenta
bambini senza un importante servizio.
Vi sono certamente nella zona
più bambini di quelli che risultano dai registri di iscrizione,
perché alcuni genitori non desiderano affrontare una spesa, sia
pure limitata, e nemmeno si sentono di trasportare i figli ogni
giorno a scuola. Furtroppo, però,
il numero minimo per il mantenimento è fissato per legge e bastano poche defezioni per rendere
vano l’impegno della maggioranza dei genitori.
E’ tuttavia augurabile che si
trovi una soluzione per entrambi
i problemi e che non siano resi
inutili gli sforzi dei genitori sia
di Frali che di Ferrerò, i quali
si sono sempre battuti per dare
ai loro figli più ampi spazi educativi.
L. V.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Vìa Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
Il treno delle 9,45 è anticipato
alle 9,43. Quello delle 16,58 è anticipato alle 16,53 e — a soddisfazione delle richieste più volte presentate dal Comitato difesa treno — non effettua più la
sosta di quasi 30 minuti a Pinerolo ma prosegue immediatamente verso Torino, dove giunge alle 18,04.
Un’ultima segnalazione, testimonianza deH’interesse della popolazione per il servizio ferroviario: sono state oltre 600 le
firme sulla petizione per il potenziamento del servizio, raccolte venerdì scorso al mercato di
Torre Pellice; analoga iniziativa
è probabile il 1® giugno a Luserna San Giovanni.
VISUS
di Luca Regoli & C.
OTTICA - Via Amaud, S
10066 TORRE PELLICE (To)
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 31 maggio, alle ore 16.45, presso il centro di
incontro di via Repubblica avrà luogo
una riunione del gruppo Val Pellice.
Cantavalli ~
PERRERO — Sabato 2 giugno, alle ore
21, presso il centro sportivo comunale, il gruppo « Maibruk » presenterà
canti e musiche ispirate alla tradizione
piemontese.
Cinema
TORRE PELLICE — Venerdì 1” giugno, alle ore 20.45, presso il cinema
Trento, verrà proiettata la prima parte
del film « 1 captivi italiani in Sud Africa », documentario sui prigionieri di
guerra italiani nel campo di concentramento di Zonderwater.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, giovedì 31 maggio,
alle ore 21, rassegna dì film di montagna; sabato 2, ore 20 e 22.10, «Volevo i pantaloni ».
____________Concerti______________
SAN GERMANO — Sabato 2 giugno,
alle ore 16.30, presso l'Asilo dei vecchi, avrà luogo un concerto dei trombettieri di Nordheim, tutti sono invitati
a partecipare.
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari della cara
Rosetta Bertin in Malan
neirimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con
scritti e partecipazione sono stati vicini in questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare al
personale ed ai medici dell’Ospedale
valdese di Torre Pellice, al pastore
Bruno Bellion, ai vicini di casa e parenti tutti.
Luserna S. Giovanni, 23 maggio 1990.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della cara
Filina Gay in Rostagnol
neirimpossibilità di farlo personalmente, ringrazia quanti hanno accompagnato Filina al suo ultimo viaggio.
Grazie a tutto il personale medico e
paramedico degli Ospedali civile di Pinerolo e valdese di Torre Pellice per
le cure prestate, a tutti gli amici e
vicini di casa. Un grazie particolare ai
pastori Bellion e Zotta per le loro parole di fede e di speranza nella dolorosa circostanza.
Luserna S. Giovanni, 30 maggio 1990.
RINGRAZIAMENTO
I familiari tutti del compianto
Giovanni Eliseo Negrin
commossi e riconoscenti ringraziano
tutti cbloro che con presenza, scritti e
parole di conforto sono stati loro vicini
nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare alla
dot.ssa Paola Grand e all’Associazione
carabinieri in congedo presente con
bandiera.
Bobbio Pellice, 1° giugno 1990.
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TRON - Telef. 58766.
Perrero: FARMACIA VALLETTI - Via
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Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81,000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tele
tono 2331 (Ospedale Civile),
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 3 GIUGNO 1990
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
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12
12 fatti e problemi
1° giugno 1990
3-4 GIUGNO
AMNESTY INTERNATIONAL
Referendum: 3 quesiti
Un importante strumento di democrazia diretta - L’impiego dei pesticidi in agricoltura e la caccia: come si esprimeranno gli italiani?
Domenica 3 e lunedì 4 giugno,
di nuovo, avremo im appuntamento elettorale. Questa volta
non si tratta di scegliere i nostri
rappresentanti per il governo locale ma si tratta di decidere, con
un sì o con im no, se abrogare
tre disposizioni di legge sulla
caccia (due quesiti) e sui pesticidi.
Per la verità vi era anche un
quarto quesito, che riguardava i
licenziamenti individuali nelle
piccole aziende, ma il Parlamento è intervenuto con ima legge
che la Cassazione ha giudicato
migliorativa della legge precedente nel senso voluto dai promotori (Democrazia Proletaria),
e perciò il referendum non avrà
luogo.
L’istituto del referendum (abrogativo della legge) è il più
importante strumento di democrazia diretta in mano ai cittadini. Questi, riuniti in almeno
500 mila, possono infatti proporre di abrogare le leggi dello Stato che non ritengono giuste (con
l’esclusione delle leggi tributarie
e di bilancio, di amnistia e indulto, di ratifica dei trattati internazionali).
Se i quesiti sono ammessi dalla Corte di Cassazione, che verifica il numero delle firme, e dalla
Corte Costituzionale, che verifica le materie sottoposte a referendum e la chiarezza dei quesiti ed il Parlamento non interviene modificando le leggi sottoposte agli elettori, questi ultimi sono chiamati ad esprimere
la volontà popolare con ima votazione.
Le Camere possono, poi, nuovamente legiferare sulle materie,
ma devono obbligatoriamente tenere conto della volontà popolare, non possono cioè ripristinare le vecchie leggi, ma farne delle nuove che in qualche modo
seguano la volontà espressa dal
corpo elettorale. I referendum
sono validi solo se andrà a votare almeno il 50% degli elettori, cioè se i votanti saranno il 3
giugno almeno 23 milioni 430
mila.
Quali sono i quesiti sottoposti a referendum?
1 - Pesticidi
Il referendum sull’uso dei pesticidi riguarda la legge 30 aprile 1962, n. 283 che norma la disciplina igienica per la produzione e vendita delle sostanze
alimentari e delle bevande.
Si chiede l’eliminazione di quella parte dell’art. 5 che attribuisce al Ministero della Sanità il
compito di stabilire, con suo de
La consultazione
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creto, per ciascun prodotto i
limiti di tolleranza delle sostanze pesticide. Se vinceranno i SI’,
rimarrà in vigore solo la prima
parte dello stesso articolo, che
vieta di impiegare nella preparazione di alimenti e bevande sostanze alimentari contenenti residui di prodotti usati in agricoltura, ma tossici per l’uomo.
Le autorizzazioni per quest’uso
non potranno più essere date per
decreto, ma occorrerà una legge. Il ministro non potrà più, ad
esempio, aumentare la quantità
di atrazina presente nell’acqua
potabile per decreto, come è avvenuto in un recente passato.
Se vinceranno i SI’, il Parlamento dovrà dar via libera alle
varie proposte di « agricoltura
biologica » e i nostri cibi dovranno essere più sani (almeno riguardo ai prodotti italiani).
2 • Caccia
Il primo quesito riguarda l’eliminazione del primo e secondo
comma dell’art. 842 del Codice
civile che consente ai cacciatori
di avere libero accesso ai fondi
privati. Se vinceranno i SI’, i
cacciatori non potranno più entrare nei fondi altrui e diventerebbe necessario un permesso
del proprietario, al pari di quanto già oggi avviene per la pesca.
Le associazioni dei cacciatori
dovrebbero quindi affittare i terreni per l’esercizio della caccia,
come già avviene nelle riserve e
in molti paesi esteri.
Il secando quesito (che si presenta molto lungo sulla scheda),
chiede l’eliminazione di un lungo
elenco di disposizioni contenute nella legge 27 dicembre 1977,
n. 968, che riguarda l’esercizio
della caccia. In particolare si
MAGGIO 1990
F. GENTILONI. ECUMENISMO IN ITALIA POCO PIÙ DI
ZERO, PERÒ... P. NASO. RAZZISMO DIFFICaTÀ A
(RI)CONOSaRE L'ALTRO. B. SGARGIA. ISLAM PLURALISMO E TaLERANZA, G. GIRARDET. ESJ LE CHIESE
E LE NUOVE RESPONSABILITÀ PaiTICHE. M'. PROCACCIA. EBRAISMO. IL MESSAGGIO DI MARTIN BUBER
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Un anno dopo
il massacro
chiede l’abrogazione della norma che consente, come eccezione al divieto generale, la cattura
e la caccia di una limga serie di
specie animali, per lo più uccelli, in periodi limitati dell’anpo.
Venendo meno questo permesso, sarebbe automaticamem
te vietata la caccia delle specie
elencate.
G. G.
AMIANTO
Attenti alle
ciminiere
La tutela dell’ambiente è estremamente importante: gli studi
più recenti, infatti, concludono
che il 90% dei tumori ha origine
ambientale. Al convegno sull’oncologia ambientale e professionale organizzato dall’Istituto Regina Elena di Roma, Cesare Maltoni, direttore dell’Istituto di
oncologia deU’Università di Bologna, ha sottolineato: «Negli
ultimi 40 anni l’industria ha immesso nell’ambiente almeno 40
milioni di composti chimici.
E’ necessario identificare le sostanze nocive per ridurle fino
ad eliminarle completamente».
Durante lo stesso convegno il
prof. Irving Selikoff, della scuola di medicina « Mount Sinai » di
New York, ha sostenuto che fra
le sostanze finora studiate « l’amianto è chiaramente cancerogeno ». Sostanza rischiosa per
coloro che vi lavorano a contatto, oggi è dimostrato che esso costituisce tm fattore di rischio
cancerogeno ambientale, perché
è ormai certo che nuoce anche
il contatto con materiali che lo
contengono. Sotto questo aspetto lavoratori a rischio sono anche gli elettricisti e gli operai
dell’industria petrolchimica, dato che le ciminiere sono rivestite di amianto.
Amnesty International ha chiesto al governo della Cina di rivelare che cosa è accaduto alle
migliaia di persone arrestate dopo il massacro di Pechino dello
scorso giugno. L’organizzazione
ha inviato al primo ministro Li
■Peng un elenco di 650 prigionieri
che è riuscita ad identificare: si
tratta della più lunga lista di prigionieri cinesi mai redatta da
Amnesty International. Non è
noto quanti di questi siano stati
già processati e condannati e
quanti siano invece ancora in attesa di una formale incriminazione.
Il governo cinese, che ha sempre dichiarato di considerare
quella degli arresti una questione
interna, ha soltanto ammesso
l’arresto di circa 6.000 persone,
parecchie centinaia delle quali
poi rilasciate; ma secondo molte
altre fonti gli arrestati sarebbero
diverse decine di migliaia e ben
pochi di essi sarebbero stati processati e condannati.
« Ad un anno dal massacro di
Pechino, la sorte di questi prigionieri è ancora circondata dal segreto di stato, ma noi non li abbiamo dimenticati », ha dichiarato un portavoce di Amnesty International. « Conosciamo solo in
parte i loro nomi e vogliamo sapere cosa è accaduto a tutte le
persone arrestate ».
Molti tra i prigionieri presenti
nella lista di Amnesty International sono stati arrestati solo per
aver esercitato pacificamente i
propri diritti. Uno di essi è Liu
Xiaobo, uno dei quattro manifestanti che il 2 giugno iniziarono
uno sciopero della fame sulla
Tien an-Men e che provarono a
trattare con l'esercito per il ritiro degli studenti; è stato accusato di ’’istigazione” e di aver appoggiato la resistenza armata degli studenti, sebbene egli si fosse prodigato per convincerli a riporre le armi dove le avevano
prelevate. Si trova nella prigione
di Qincheng e non è stato ancora
processato.
Tra le persone arrestate nello
stesso periodo figura anche Long
Xianping, un’insegnante che, pur
non avendo preso parte alle manifestazioni della Tien an-Men, è
stata incriminata per aver pubblicamente condannato il successivo massacro: sta scontando due
anni di reclusione per ’’incitamento alla controrivoluzione”.
Amnesty International ha reso
pubblico anche un rapporto contenente i profili di 16 prigionieri.
ili
tra cui diversi indipendentisti tibetani, attivisti religiosi e sostenitori del movimento per la democrazia degli anni ’’70 tuttora
in carcere. « Come si può notare
da questi casi, la repressione dei
movimenti a favore della democrazia in Cina è una pratica
che risale indietro negli anni »,
sostiene l’organizzazione.
Nel 1989 oltre 60 persone sono
state uccise ed almeno 1.000 arrestate in Tibet per aver partecipato a manifestazioni in favore delTindipendenza: tra gli arrestati figurano anche 16 suore,
alcune delle quali sono state mandate ai campi di lavoro senza accusa né processo, mentre altre
sono state condannate per ’’reati
controrivoluzionari”.
La repressione colpisce anche
molti gruppi religiosi, i cui aderenti vengono arrestati per aver
svolto funzioni religiose senza autorizzazione. Ugualmente, parecchi leader democratici attivi verso la fine degli anni ’70 sono ancora in prigione: tra questi figura Xu Wenli, fondatore e direttore di diverse pubblicazioni clandestine; arrestato nel 1981 nel
corso di un giro di vite contro
l’editoria non ufficiale, è stato
condannato a 15 anni di prigione.
Secondo Amnesty International, la segretezza che circonda la
sorte dei prigionieri arrestati lo
scorso anno è particolarmente
inquietante giacché la tortura e
i processi arbitrari sono pratiche
assai frequenti in Cina: le garanzie nei confronti della tortura
sono insufficienti ed il diritto cinese non prevede la presunzione d’innocenza. I processi si rivelano spesso una pura
formalità, essendo i verdetti già
emessi prima dell’apertura dell’udienza.
Anche il ricorso alle esecuzioni
segrete è assai diffuso: secondo
alcune fonti, parecchie centinaia
di prigionieri sarebbero stati fucilati a Pechino tra giugno ed
agosto del 1989.
« 7 massacri e gli arresti del
1989 sono soltanto i più recenti,
drammatici esempi di quanto sia
ampia e costante nel tempo la
repressione in Cina », dichiara
Amnesty International. « Vogliamo far sapere alle autorità cinesi
che l’opinione pubblica internazionale segue con crescente preoccupazione queste violazioni dei
diritti umani e che la pressione
per tentare di porvi termine non
cesserà ».
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