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Anno 122 - n. 38
3 ottobre 1986
L. 600
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
GLI ATTENTATI STANNO SCATENANDO UNA PSICOSI COLLETTIVA
Il papa è a Lione ; nulla di
strano, sull'atlante la città appartiene al mondo cattolico ed
egli la visita come un vescovo
visita la sua diocesi. Così facendo, Giovanni Paolo II collocherà
un altro tassello della sua vasta
trama spiritual-diplomatica per
ricompattare il mondo cattolico.
Per noi evangelici questa
operazione in se stessa non presenta alcun interesse particolare ; è un'ipotesi perseguita con
grande coerenza di cui prendiamo atto senza sentirci coinvolti.
Trattandosi però di una ipotesi
di evangelizzazione, essa ci tocca perché nessuna chiesa può
più fare, oggi, la sua evangelizzazione senza compromettere le
altre. Ciò che fa un cristiano è
come se lo avessero fatto tutti.
L'interesse che questa visita a
Lione suscita in noi è naturalmente legato al ricordo di Valdo, che di questa città fu cittadino prima di esserne espulso
dal vescovo. A Lione papa Wojtyla incontrerà dunque sul suo
cammino il ricordo di Valdo,
un ricordo che è poco più che
un'ombra, impercettibile, leggera, sulla strada dei suoi grandi
incontri.
Saprà riconoscerla, tutto compreso a radunare folle e lanciare messaggi? Saprà ascoltarne
la muta e silenziosa provocazione, tutto proteso com'è a realizzare, gestire, orientare? Saprà
fermarsi un istante a ripensare,
assorto com'è nella realizzazione febbrile di un progetto universale? Che peso può avere
quest'ombra sul cammino della
riconquista romana? Una ragnatela sul cammino di un trattore.
Eppure quell'ombra permane
e meriterebbe che ci si fermasse
un istante a colloquiare con lei ;
si è alzata a parlare ed è stata
soffocata in un tempo ormai lontano ma che presenta con il nostro inquietanti affinità, il tempo della grande crisi di valori
del XII secolo, prima della Riforma, prima di Francesco e di
Domenico, prima di Tommaso e
di Innocenzo III, quando molte
vie erano ancora possibili.
Non vi può essere chiesa autentica, diceva quel credente,
senza ritorno alla vita apostolica, cioè alla povertà, al pentimento, alla rinuncia ai compromessi, alla rottura coi poteri.
Attuale il suo richiamo allora,
nella Lione del XII secolo, è ancora attuale nella Lione di oggi?
Forse sì, ma per poterlo dire
bis(7>gnerebbe ascoltarlo, recepirlo, farci su un pensiero ; il
papa per primo che va a Lione,
noi pure che da Lione veniamo.
Giorgio Tourn
Spari su Parigi
La Francia ripristina il visto d’ingresso: una misura contro i terroristi o gli immigrati? -I
partiti sono d’accordo, le chiese protestano - La crescita del razzismo e dell’odio antiarabo
L’hanno ribattezzata «Beyrouth
sur Seine ». E’ Parigi che vive il
suo « settembre nero » degli attentati. Dal 7 dicembre 1985 la
città è sotto rincutoo degli attentati: ve ne sono stati ben 14, con
decine di morti e centinaia di feriti. Nel solo mese di settembre
sono stati 10 i morti e 150 i feriti causati da sei episodi di terrorismo.
I muri della città sono oggi
tappezzati di manifesti ohe offrono un milione di franchi a chi
fornirà notizie utili per l’arresto
dei presunti terroristi del FARE
(Frazioni armate rivoluzionarie
libanesi) che rivendicano queste
azioni che hanno l’obiettivo di
liberare il loro capo, l’insegnante
libanese trentacinquenne Georges Ibrahim Abdallah, incarcerato dall’ottobre 1984 a Lione, dove è stato condannato a 4 anni
di carcere per soggiorno illegale
in Francia, per possesso di alcuni passaporti falsi e per detenzione di armi.
Alla frontiera l’esercito presidia il territorio nel tentativo di
bloccare ogni ingresso clandestino; per entrare in Francia è ormai indispensabile il visto, tranne che per i cittadini della CEE
e della Svizzera.
« La Francia è in guerra », ha
affermato il primo ministro
Jacques Chirac annunciando, il
14 settembre scorso, una nuova
politica di forza contro il « terrorismo, cieco ». Anche se si tratta di urna guerra "sui generis",
essendo il nemico un piccolo
gruppo di fanatici libanesi che
seminano il terrore per ordine —
sembra — della Siria, preoccupata degli atteggiamenti troppo
pro-israeliani del governo francese. Sta di fatto che « questi attentati — dicono alla Cimade
(l’organismo ecumenico francese
di aiuto ai rifugiati) — hanno
prodotto come risultato il ripristino del visto per gli stranieri,
una misura reclamata al tempo
delle elezioni del marzo scorso
dal movimento neo-fascista di
Jean-Marie Le Pen ».
Sul piano interno si sono invece intensificate, specie contro gli
stranieri, le schedature di polizia e le_ limitazioni delle libertà
personali e di associazione. Il
razzismo e l’odio antiarabo crescono tra la gente. Secondo un
sondaggio del quotidiano « Le Figaro », il 75% dei francesi è convinto che la Francia sia oggi in
guerra e che siano necessarie
drastiche misure per sconfiggere
il terrorismo, e tra queste vi è
anche la pena di morte per i terroristi.
Si è dunque intensificato, dopo
i sanguinosi attentati di settembre, un processo già iniziato col
governo Chirac tendente a limitare drasticamente il soggiorno
in Francia degli esuli politici. Di
più, si parla di utilizzare « tutti
i mezzi », compresa la tortura,
contro i terroristi. La filosofia governativa è quella ohe la sicurezza del paese è da preferire alla
libertà e che in omaggio alle supreme necessità del paese si possono limitare i diritti dei singoli.
In questa situazione, quasi tutti sono d’accordo col governo e
non protestano. Sono d'accordo i
’nouveaux philosophes', quelli
che più avevano strillato contro
le limitazioni dello stato di diritto all’epoca del terrorismo nostrano, i principali personaggi
politici anche dell’ opposizione
che si limitano a raccomandare
al governo di non « abusare »
delle misure speciali.
Non così le chiese e gli organismi ecclesiastici: « E’ sbagliato
credere che sia una lotta al terrorismo il prendere misure che
rimettono in causa il diritto di
asilo, minacciando cosi d’espulsione dalla Francia alcune centinaia di stranieri che nel loro pae
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Ma tu parla
«Poi il Signore disse: ’Ezechiele, mangia questo rotolo. Poi va’
e parla al popolo d’Israele’. Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare il rotolo. Aggiunse: ’Ezechiele, riempi il tuo stomaco con
questa pergamena’. La mangiai; era dolce come il miele».
(Ezechiele 3: 1-3)
Ezechiele ha ricevuto un compito difficile che indubbiamente
va al di là delle sue forze. Egli
deve annunciare la volontà di
Dio al popolo, ad un popolo che
non è più disposto ad ascoltare. E questo mandato profetico
è il senso della sua predicazione. Ma chiediamoci: chi siamo
noi rispetto a Ezechiele ed alla
responsabilità che egli ha ricevuto? Qui possiamo leggere l’immagine di una chiesa che si lascia guidare dalla Parola di Dio,
che si lascia determinare da essa; una chiesa — donne e uomini — che osa .sfidare le sicurezze e le angosce di questo
mondo, le sue fragilità e i suoi
poteri additando non se stessa
quale modello ma il Signore.
Possiamo dire: una chiesa fragile ma resa forte, una chiesa
certamente confusa ma resa ferma e certa dall’opera del Signore. La voce del Profeta e la
predicazione profetica sono un
grido d’allarme, com’è stato detto, nella tranquillità dell’accampamento mentre tutti sono convinti che ogni cosa vada bene.
E così il senso della nostra presenza nel nostro paese si espri
me attraverso questa che possiamo definire una vigilanza profetica. Noi siamo chiamati a parlare, a testimoniare anche quando le parole che diciamo possono essere dure e pesanti come
pietre.
Ma è pressante più che mai
l’appello che riceviamo; tu parla, perché il tuo silenzio o il
tuo parlare possono essere nel
progetto di Dio determinanti per
la vita o per la morte delle persone che stanno accanto a te.
La nostra predicazione può anche produrre delle opposizioni e
ciò può essere causa di sofferenza e di solitudine ma ben più
grave sarebbe la situazione se la
nostra predicazione producesse
soltanto dei consensi o indifferenza. Quindi essere sentinelle
nella nostra situazione può significare svolgere un ruolo anche di coscienza critica che nasce non dalle nostre ideologie o
dalla spigolosità del nostro carattere, bensì dall’ubbidienza alla Parola. Ma questo continuo,
costante esame critico della realtà ci è dato dalla Parola di Dio;
questo è possibile soltanto se il
legame che noi manterremo con
la Parola di Dio sarà sempre niù
stretto.
Il Profeta è una sentinella un
po’ particolare perché è non soltanto responsabile della vita delle persone per le quali veglia,
ma soprattutto le ama e spende
la propria vita per esse, anche
se queste non sanno essergli riconoscenti. E così noi non siamo credenti soltanto per noi
stessi ma anche per questa umanità che vive accanto a noi e le
scelte che operiamo non possono prescindere dal confronto costante con l’Evangelo. Possa
quindi il Signore guidare i nostri passi e permetterci di assumere una mentalità nuova, ogni
giorno, proprio secondo l’Evangelo e secondo Vimmagine del
capitolo 3 del libro di Ezechiele,
quando Ezechiele, per poter essere sentinella, mangia un rotolo, un rotolo contenente la Parola di Dio, cioè assume in sé la
Parola di Dio, che diventa la sua
vita. Quindi possiamo procedere
con gioia e con speranza perché
il Signore è accanto a noi, perché il Signore ha promesso la
sua presenza, il suo aiuto.
Nelle responsabilità della vita
quotidiana noi sappiamo di non
camrninare soli, anche se spesso
le difficoltà sembrano aumentare, ma sappiamo che davanti a
noi non c’è il buio ma c’è il Signore che ci viene incontro.
Antonio Adamo
se sono incolpati di reati di opinione », osservano alla Cimade.
« Bisogna fare un attento lavoro di spiegazione della realtà del
terrorismo — dice un responsabile di una « frat », una comunità della Mission Populaire —
perché si rischia di amalgamare
facilmente terrorismo e l’intera
comunità araba e straniera in
Francia ». Infatti le misure prese rischiano di colpire più gli
stranieri che i gruppi terroristici. I visti di ingresso sono una
misura diretta più contro gli
stranieri ohe contro il terrorismo. Ne faranno le spese maggiormente le mogli e i figli degli
immigrati dai paesi arabi, che
avranno difficoltà maggiori per
ricongiungere la famiglia. Ai terroristi è facile procurarsi sia il
passaporto che il visto; la storia
recente del nostro Paese lo dimostra.
Anche i responsabili di cinque
grandi confessioni religiose (l’arcivescovo di PSfigi, Lustiger, per '
la chiesa cattolica, il metropolita Melitios per gli ortodossi, lo
sceicco Abbas per i musulmani,
il rabbino Sirat ed il pastore
Jacques Maury per la Federazione protestante) hanno preso posizione comune ricordando come
« per rispondere al terrorismo, il
nostro popolo non deve cedere
alla violenza, che provocherebbe
senza dubbio ancora paura, ma
far prova di una fermezza rispettosa delle regole della giustizia
e della democrazia ».
Le garanzie dei diritti sono al
centro dell’azione delle chiese ed
in particolare di quelle protestanti che proprio l’anno scorso
in questi tempi avevano ricordato la revoca deirEditto di Nantes e con essa il tema della libertà di tutti ed in particolare
quella degli esuli e dei rifugiati.
Oggi come trecento anni fa « i
credenti in un Dio di giustizia e
di pace, si rivolgono verso di lui
fiduciosi in preghiera ».
Giorgio Gardiol
SOMMARIO
□ Religione a scuola,
pag. 2
□ Fede e cultura, pag. 3
nH All’ascolto della Parola, pag. 4
n L’angoscia nucleare e
le chiese, pag. 5
□ Vita delle chiese,
pagg. 6-7
□ Cronaca delle valli,
pagg. 8-9
n Lo scudo spaziale,
pag. 10
2
2 religione a scuola
3 ottobre 1986
FRA IL TRAGICO E IL GROTTESCO LA SITUAZIONE NELLE MATERNE
Separati fin dai tre anni
La scuola materna, da luogo di socializzazione,diventerà con l’istituzione delle due ore settimanali di religione cattolica un luogo di assurde discriminazioni - I programmi ministeriali
Il 10 settembre scorso la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato un
Decreto del Presidente della Repubblica che porta il titolo « Approvazione delle specifiche ed
autonome attività educative in
ordine all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole
pubbliche materne ». Il testo è
accompagnato dalla presa d’atto del Ministro della Pubblica
Istruzione e della Conferenza
Episcopale Italiana in quanto si
tratta di materia esecutiva dell’Intesa (D.P.R. 751/86).
Il testo era comunque già noto fin dal maggio scorso e il
Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione aveva espresso
il suo parere con l’adimanza del
6 giugno 1986.
L’Intesa fra il Ministero e la
C.E.I., in attuazione dell’indicazione del Protocollo aggiuntivo
punto 5, a) II comma, istituisce
(e innova risi>etto al Concordato del 1929) «due ore settimanali complessive e frazionabili
di specifiche e autonome "attività educative in ordine all’insegnamento della religione cattolica ».
Questa istituzione di insegnamento « specifico ed autonomo »
suona pesantemente scorretta e
non giustificabile in modo particolare per due motivi:
1) la scuola materna non
prevede, secondo la normativa
e la prassi, programmi di insegnamento definiti e tanto meno
prevede scansione oraria e valutazioni;
2) un insegnamento formale
della religione cattolica è previsto dalla tradizione di quella
confessione solo a partire dall’età della ragione (circa 7 anni).
Gli Orientamenti didattici del
1969 che rappresentano le linee
programmatiche per la scuola
materna segnalavano formalmente l’indipendenza dalla Chiesa cattolica del progetto educativo. Il paragrafo sull’educazione religiosa è il frutto di un
compromesso fra esigenze laiche e pressioni di tipo integralista. Ci piaceva, negli Orientamenti per la scuola materna,
l’impostazione del pluralismo,
della gradualità, deiraderenza
psicologica, della preoccupazione di far incontrare i bambini
al di là di ogni condizionamento
familiare o ambientale. Ci disturbava comunque l’accenno
al primato dell’educazione religiosa e l’invito al moralismo,
così come il carattere diffusivo del valore della religiosità.
Molto positivo giudicavamo comunque in quegli Orientamenti il fatto che rinsegnante delle
materne era unicamente dipendente deH’amministrazione scolastica, secondo lo stato giuridico del 1974.
Con le norme concordatarie e
coli l’applicazione delle Intese la
Chiesa cattolica, non presente
per 18 anni negli ordinamenti
e programmi della scuola materna, entra prepotentemente
anche in quell’ordine di scuola.
A partire dall’anno scolastico
1986/87 la gerarchia cattolica
gestirà l’insegnamento della religione cattolica, con propri insegnanti, pagati dallo Stato o
con insegnanti statali che si dichiarano disponibili ad insegnare questa « materia » in conformità con la dottrina della Chiesa a quei bambini dai 3 ai 6
anni i cui genitori lo richiederanno.
A parte la forzatura concordataria che inventa due ore
settimanali di religione cattolica
e una figura di insegnante specialista all’interno della scuola
materna, ci preme sottolineare
ancora una volta la contraddizione pedagogica e didattica che
assume questa operazione della
religione cattolica nelle scuole
materne, controbilanciata dalle
attività alternative.
La caratteristica peculiare del
progetto educativo della scuola materna è quella di aiutare
i bambini (3-6 anni) ad uscire
progressivamente dal loro mondo egocentrico e fortemente individuale e prendere coscienza
degli altri, del gruppo più grande, di chi è diverso. (Questa conquista, lenta ma irrinunciabile,
si attua attraverso esperienze
di gruppo partecipando per tutta la giornata scolastica alla vita di una comunità con l’accompagnamento di insegnanti che
sono il punto di riferimento affettivo e d’apprendimento. E’
estraneo alla capacità di comprensione dei bambini un tempo-scuola che li vede per certi
momenti della giornata separa
RINVIO
Per ragioni di spazio rinviamo
ai prossimo numero la pubblicazione di numerose notizie (aicune
deiie quali decisamente umoristiche) circa la organizzazione deiia
« ora aiternativa » aiiinsegnamento delia reiigione cattolica nelia
scuola pubblica.
Ricordiamo ai iettori che queste
segnalazioni debbono pervenire o
per iscritto (Redazione La Luce - Via
Pio V, 15, 10125 Torino) o per telefono (011/655.278) lasciando nome
e recapito telefonico per permettere ad un nostro redattore di mettersi in contatto con l'interessato.
ti (per motivi di una confessione religiosa!) gli uni dagli altri;
l’intervento poi di un insegnante per un’attività non collegata
al complesso dell’attività didattica è traumatizzante per un
bambino di quell’età. Proprio
per scongiurare tali situazioni
pericolose per il bambino la Dichiarazione dei diritti del bambino (sottoscritta dallo Stato
italiano) recita: « Il bambino
deve essere protetto contro le
pratiche che possano portare
alla discriminazione religiosa e
ad ogni forma di discriminazione» (art. 10).
Dalla normativa vigente e dalle situazioni concrete appare
impossibile attivare aH’interno
della scuola materna condizioni
di uguaglianza fra bambini i
cui genitori hanno richiesto le
ore di religione cattolica e quelli che non le haimo accettate.
La disuguaglianza compare anche nel caso in cui le attività
in parallelo alla religione cattolica siano particolarmente qualificate e interessanti.
L’altissimo numero di insegnanti di scuola materna che
hanno dichiarato il loro NO
per l’insegnamento della religione cattolica nasce da queste
semplici, non confutabili constatazioni.
I nuovi programmi
Esaminiamo, anche se rapidamente, il testo che rappresenterà il punto di riferimento programmatico per gli insegnanti
preposti all’insegnamento della
religione cattolica nelle scuole
materne pubbliche.
r paragrafo — Non si parla
di insegnamento della religione
cattolica ma « di attività educa
tive in ordine all’insegnamento
della religione cattolica ». Viene
sottolineato che tali attività sono collocate nel quadro delle
finalità della scuola materna:
come a dire che la scuola materna ha per finalità (fra le
altre) quella di far apprendere
ai bambini dai 3 ai 6 anni a diventare cattolici? Dove è la nostra Costituzione? E’ il nostro
uno Stato laico?
Viene poi ripresa dal Concordato l’affermazione secondo cui
i valori cattolici fanno parte del
patrimonio storico del popolo
italiano: le minoranze religiose
ascrivono anche loro valori cattolici nel loro patrimonio storico ma con la connotazione delle persecuzioni e discriminazioni !
Si parla di messaggio evangelico dell’amore, della fratellanza,
della pace: strano modo di far
passare questo messaggio, visto
che i bambini sperimenteranno
sulla loro pelle la divisione fra
di loro, il trattamento ineguale fra un gruppo e l’altro (ricordiamoci che anche il bambino
cattolico vivrà momenti di discriminazione).
2° paragrafo — Si fa riferimento all’esperienza religiosa
del bambino invitando l’insegnante a fargli cogliere i segni
della vita cristiana intorno a
lui: ci sarà un gran cercare, visto il generale disinteresse della famiglia italiana che delega
allo Stato questo argomento !
3” paragrafo — Vengono indicati i contenuti di queste attività educative: Dio e la natura; i
significati cristiani; Dio Padre e
Provvidenza; episodi e personag
gi della Bibbia (volevano dire
Antico Testamento); la vita di
Gesù e della Madonna; le festività religiose; la vita dei Santi;
poesia e arte di ispirazione
cristiana.
Come si vede c’è un corso
di mini-teologia molto impegna
tivo: era necessario per poter
riempire oltre duecento ore di
insegnamento religioso nei 3 an
ni!
4° paragrafo — Vengono dati
alcuni consigli di ordine metodologico ( spontaneità espressi
va, dialogo, esercitazioni ad u
Franco Calvetti
(continua a pag. 9)
I problemi e le contraddizioni sono per ora oggetto di attenzione e preoccupazione di alcuni addetti ai lavori (Capi di
Istituto e gruppi di docenti); il
ministro della PI tace su molte
cose, a partire dalla percentuale dei docenti di scuola elementare non disponibili ad impartire l’insegnamento della religione, che credibilmente è confermata intorno al 33%. Saranno
però sufficienti alcuni giorni di
scuola, alla ripresa delle lezioni, perché la situazione divenga
esplosiva e coinvolga di nuovo
le famiglie, gli studenti e l’opinione pubblica in genere. Diverrà allora più evidente che le valutazioni fatte da chi — come
la CGIL Scuola — evidenziava
mesi fa le enormi difficoltà di
gestione delle circolari emesse
dal ministro e richiedeva modifiche di alcune parti dell’Intesa,
non erano dettate dalla volontà
di combattere guerre di religione ma dalla volontà di impegnare il ministro Falcucci, ed
anche le forze politiche, ad essere garanti del diritto dei cittadini di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione
cattolica, sancito dalle modifiche del Concordato.
Fino a questo momento il ministro — che ha disatteso anche
alcuni contenuti della mozione
approvata in Parlamento lo scorso dicembre — ha rinviato la
palla alle scuole ed ha scaricato
sui Capi d’istituto e sui docenti
delicate responsabilità in merito all’organizzazione delle ore di
insegnamento religioso, ma soprattutto in merito alla scelta
dei contenuti culturali e della
qualità della didattica delle attività alternative.
Di fronte a questo quadro la
posizione più coerente potrebbe
IL PARERE DI UNA SINDACALISTA
Il ministro Falcucci deve chiarire
apparire quella di rifiuto a programmare e svolgere le attività
alternative da parte dei Collegi
dei docenti — ai quali, tra l’altro, con semplice circolare si
modificano e si ampliano le prestazioni professionali — ma il
prezzo di tale coerenza può divenire molto pesante in termini
di discriminazioni. (Duesto può
a sua volta provocare l’ingrossamento delle file di coloro che si
sentono costretti a scegliere l’insegnamento della religione, per
l’assenza di possibilità alternative garantite da pari dignità organizzativa e culturale, oppure
rendere accettabile la formazione di classi omogenee, come Comunione e Liberazione ha prospettato in passato.
Del resto gestire le contraddizioni contenute nelle circolari
non significa occultarle e non
far emergere con forza il paradosso e la gravità del fatto che
singoli cittadini — e non un ministro della Repubblica — si
fanno garanti dell’eguaglianza
dei diritti. Coniugare il binomio
gestione-conflittualità è sempre
molto difficile, ma in questa fase è la scelta che più di altre
può incidere per la ripresa, prima possibile, del dibattito parlamentare sui problemi esistenti, fino alla revisione dello stesso testo dell’Intesa.
Fare a questo punto la casistica dei problemi che già nelle
scuole si sono evidenziati, e sui
quali anche le Organizzazioni
Sindacali dovranno intervenire
nei confronti del ministro, significherebbe comporre un lungo elenco, ma anche richiamarne solo alcuni dei più significativi può essere più che sufficiente per delineare il quadro che
si prospetta.
Con l’inizio delle lezioni esistono i presupposti per inserire
immediatamente nell’orario l’insegnamento della religione: può
avvenire altrettanto per le attività alternative, al più presto
entro un mese, a rischio però
di non coinvolgere gli Organi
Collegiali e tutti i soggetti interessati come previsto dalle stesse circolari.
Nasce immediatamente una
domanda: si iniziano le due attività — che dovrebbero essere
parallele, più che alternative —
in tempi diversi? La risposta è
chiaramente no; non sarebbe
giusto discriminare un solo alunno, non lo è discriminare il 10%:
tanti sono in media coloro che
non hanno optato. Le conseguenze potrebbero essere un ritardo
nella nomina dei docenti di religione o un aggravio di costi
per retribuzioni pagate anche in
assenza di prestazione, soluzione
mai consentita dal Tesoro per
nessun supplente.
Nella maggior parte delle scuole è noto che esistono problemi
di edilizia e di disponibilità di
spazi idonei ad una didattica
qualificata; sarà estremamente
difficile in molte situazioni ga
rantire a tutti gli studenti parità
di condizioni con la costituzione
in contemporanea di più gruppi rispetto alle diverse classi e
non ridurre alla permanenza nei
corridoi, o al tressette di falcucciana memoria, le ore scelte per
lo studio individuale dagli studenti della secondaria superiore.
La necessità di svolgere contemporaneamente su più classi
l’insegnamento della religione
per consentire le attività alternative per gruppi di interclasse,
rischia di essere in alcune scuole il criterio didattico guida per
la compilazione dell’orario delle
lezioni, a meno che non si pensi
anche ad un rapporto di 1 docente per ogni 2-3 alunni con
costi rilevantissimi e presumibilmente insostenibili per un
ministero che proprio per questo anno scolastico è stato costretto a risparmi quasi incredibili; basti pensare agli Istituti
Tecnici per il Turismo sperimentali (che non sono certo centinaia) nei quali le ore di esperti
di madre lingua sono state ridotte, causa il costo, da 2 a 1
la settimana.
Sul piano dei costi al ministro Falcucci sono sfuggili forse alcuni particolari e alcune
implicazioni conseguenti alle sue
scelte. Dovrà chiarire che cosa
farà nelle restanti ore della giornata un docente DOA della scuola elementare utilizzato per l’insegnamento della religione alla
prima e ultima ora e quindi im
pegnato per 12 ore su 24 alla
settimana. Sono oneri anche gli
sprechi di competenza e l’inattività forzata, ma certo non comportando incrementi nei capitoli di bilancio, sono indubbia
mente meno percepibili.
Non mancano poi certamente
problemi di stato giuridico del
personale per il quale intervengono modifiche nella prestazione professionale ed articolazioni nell’orario di servizio che il
ministro non può pensare di regolamentare fuori da ogni contrattazione.
Immediatamente nei prossimi
giorni il ministro Falcucci dovrà dare quindi risposte chiare
su numerosi aspetti a studenti,
genitori, capi di istituto e docenti; non potrà sottrarsi ulteriormente ad un confronto sulle questioni che scottano. Certo
dovrà recuperare molti ritardi
se a tutt’oggi, come sembra, su
una questione così delicata non
ha neppure sentito i Provveditori per i problemi che in ogni
realtà stanno sorgendo.
Per quanto riguarda alcuni
problemi di organizzazione del
lavoro e di stato giuridico, questi dovranno tornare anche sul
tavolo della trattativa contrattuale in modo chiaro ed esplicito: il ministro non può pensare
di scaricare sui costi contrattuali e sulle scelte legate all’orario e alla professionalità contraddizioni aperte proprio dalle
scelte di sua competenza assunte nel passaggio dal Concordato
airintesa ed alle circolari applicative.
Anna Carli
Segretario nazionale
del SNS - CGIL
3
3 ottobre 1986
fede e cultura 3
MINORANZE LINGUISTICHE IN ITALIA
Gli italiani dimezzati
Etnie protette e no - Le chiese e la tutela delle lingue minoritarie - Influenze svizzere sul francese parlato alle Valli valdesi
I saggi e studi sulle minoranze etnico-linguistiche d’Italia,
dopo quelli ormai classici di
Sergio Salvi: Le lingue tagliate
(1975) e di Ulderico Bernardi:
Le mille culture (1976), sono
oltre una diecina (senza tener conto degli articoli su riviste e periodici, dedicati in genere a una sola o a un paio di
minoranze, che sono centinaia).
A questi ora si aggiunge quello
recente di Massimo Olmi: « Italiani dimezzati: le minoranze
etnico-linguistiche non protette » - Edizioni Dehoniane, Napoli 1986.
Olmi, giornalista professionista, è stato fra i soci fondatori
del « Gruppo italiano per la difesa delle minoranze ». In questo libro egli non si occupa delle minoranze che considera sufficientemente protette e cioè: la
Valle d’Aosta, i Tedeschi dell’Alto Adige e gli Sloveni della provincia di Trento; mentre esamina dettagliatamente la situazione attuale di quelle che, malgrado l’art. 6 della Costituzione,
non sono ancora protette: ItaloAlbanesi, Sardi, Catalani di Alghero, Grecanici, Ladini delle
Dolomiti e del Friuli, le comunità germanofone non altoatesine, gli Sloveni fuori della provincia di Trieste, i Croati del
Molise, gli Occitani, i FrancoProvenzali, gli Zingari. Per ciascuna vengono indicati: le notizie storiche e linguistiche, i dati statistici, i dati socio-culturali, i dati religiosi e le iniziative
per l’insegnamento della lingua.
Sui dati religiosi mi sembra che
insista un po’ troppo sui meriti della Chiesa nel mantenimento della lingua locale perché, se
non erro, ufficialmente la Chiesa di Roma non si è pronunciata su questo punto, pur non
opponendosi ad iniziative locali
per la celebrazione nella lingua
locale di atti liturgici in occasioni particolari. (Mi pare che
gli organi direttivi della Chiesa
Valdese siano sullo stesso pia
no. Non hanno incoraggiato,
ma non si sono però opposti
in caso di riunioni di patoisants,
che il culto fosse tenuto in patois).
Un capitolo, naturalmente, è
pure dedicato agli Occitani,
capitolo anche assai lungo (pp.
103-120) perché oltre alle solite
notizie generali che premette
per ciascuna minoranza, riporta
quasi per intero la proposta di
legge del 1982: « Provvedimenti
per la tutela e la promozione
etnolinguistica occitana in Italia ».
Ai Valdesi TA. dedica circa
due pagine in questo capitolo,
ma quasi esclusivamente ai Vaidesi di Calabria, il cui insediamento in quelle terre attribuisce a Zanino del Poggio (nobile lombardo investito da re Carlo d’Angiò del feudo di Fuscaldo per meriti di guèrra - n.d.r.)
che sarebbe stato, secondo Olmi, simpatizzante o aderente al
« Poveri Lombardi ».
Sui Valdesi TA. ritorna poi in
argomento nel capitolo seguente (il IX) intitolato: «I Valdesi
e i Franco-Provenzali » e qui
mi fa l’onore di consacrare due
pagine a un mio articolo, « Insegnare il francese alle VaUi»,
apparso su TEco-Luce del 4 gennaio ’85, al quale fa seguire un
paragrafo di « notizie storiche
e linguistiche» in cui, facendo
presente che mentre in Val d’Aosta il francese è ampiamente tutelato, quello dei Valdesi non
lo è. « Si tratta (cito TA.) di
una varietà di matrice parzialmente svizzera che presenta
tratti arcaici e profonde variazioni lessicali e fonetiche a causa, da un lato, del quasi completo isolamento, dall’altro del
forte condizionamento esercitato dal dialetto regionale e, se
pure in misura più ridotta, dalla lingua italiana ». Egli paragona il francese parlato alle Valli
con quello della provincia canadese del Quebec, con la diffe
renza che per quelli il francese è stato visto come misura di
difesa contro la lingua inglese
che era espressione della comunità anglofona non cattolica,
mentre nelle nostre valli ha avuto una funzione di opposizione al cattolicesimo piemontese.
Gli abitanti delle nostre valli sono quadrilingui, conoscono Toccitano, il francese, il piemontese e l’italiano. Ma il francese è
in regresso e per questo se ne
chiede l’insegnamento nelle
scuole. « Si tratta di farlo per
4000-4500 persone ». Non so dove
egli abbia preso questo dato;
fra le due valli la popolazione
(valdesi e cattolici) supera i
30.000 abitanti; ammesso che ai
cattolici non interessi il francese (il che per molti non è vero)
restano sempre più di 15.000
francofoni o francofoni potenziali, e non 4500.
Altra inesattezza si nota a p.
119 in cui vien detto: «La Chiesa
cattolica non ha mai preso posizione ufficiale in favore dell’uso delToccitano nel culto:
dobbiamo vedervi la conseguenza della diffidenza che molti preti cattolici conservano nei confronti dei fedelissimi di Valdo?».
Ciò non mi risulta, perché nelle
valli del cuneese e anche in Val
Chisone accade che in occasioni
speciali la messa e anche qualche matrimonio siano celebrati
in patois, che non è assolutamente considerato monopolio
dei Valdesi; se mai, i Valdesi
si distinguono dagli altri occitani per una più diffusa conoscenza del francese.
In conclusione dobbiamo ringraziare Massimo Olmi per questo suo prezioso contributo alla
divulgazione della conoscenza
della situazione attuale e dei
problemi ancora non risolti delle minoranze linguistiche della
Repubblica Italiana malgrado
quanto disposto dalTart. 6 della Costituzione.
Osvaldo Coisson
PROTESTANTESIMO IN TV
L’assemblea mondiale delle Chiese metodiste a Nairobi, il Sinodo delle Chiese vaidesi e metodiste a Torre Pellice, l’inaugurazione della "Cd
d’ia pais" ad Angrogna e quella del nuovo stabile di Agape, comprendente una moderna cucina ed un saloncino
di lavoro: quattro momenti
importanti che hanno interessato i cristiani di confessione evangelica valdese e metodista nel corso dell’estate.
« Protestantesimo » di lunedì 22 settembre ha presen
nimenti citati hanno sciolto
questo conflitto, perché m’è
parso fossero adatti ad essere ascoltati tanto dall’evangelico “militante" (per usare
una parola ormai in disuso)
quanto da chi si fosse sintonizzato a quell’ora ormai tarda su RAI 2 solo mosso da
curiosità o poco più.
V’è stato un momento in
cui però credo che le reazioni dell’evangelico e del telespettatore medio siano state
diverse: quando le telecamere hanno inquadrato l’assem
La preghiera in TV
tato tutti questi avvenimenti
alla platea più vasta dei teleutenti con tre servizi.
Un programma come l’ultimo numero di « Protestantesimo » mostra la difficoltà di
presentare informazioni in
maniera chiara, intelligibile
ed esauriente ad un pubblico
molto eterogeneo, quale quello dei telespettatori, da parte
di una trasmissione curata
da persone che vogliono rappresentare gli interessi di una
collettività piuttosto ristretta
all’interno della popolazione
del paese, collettività che ritiene però di dover far partecipe dei propri interessi un
numero quanto più ampio
possibile di persone, e di non
dover guardare solo a se stessa per autocompiacersi.
Per chi non voleva guardare ed ascoltare « Protestantesimo » di lunedì 22 solo per
ricevere informazioni, ma invece con occhio ed orecchio
un po’ più critico, c’era un
conflitto interno da superare: assistere alla trasmissione come membro di una chiesa evangelica, più o meno
coinvolto direttamente, almeno a livello emotivo, nelle situazioni presentate, o badare
a come le informazioni erano presentate ad un pubblico
estraneo, profano?
f servizi sui quattro avve
blea raccolta nella preghiera
nel tempio di Torre Pellice;
il mio animo di membro di
chiesa ha intimamente protestato per quell’intrusione in
un momento di particolare
tensione, come se uno sconosciuto fosse venuto ad intromettersi nel dialogo tra due
persone in stretto confronto
tra loro (non è la “sacralità"
del momento che costituisce
problema, anche perché nel
culto non vi è un attimo meno “sacro” di un altro, nel
quale le telecamere avrebbero potuto intrufolarsi senza
essere fastidiose).
Comprendo però le ragioni televisive di mostrare che
cosa succede nel corso di un
culto evangelico, come informazione e come documentazione storica (è indubbio che
ha maggior valore un filmato “dal vivo” che una ripresa
analoga in un film da sala
cinematografica o un quadro
che rappresentino la stessa
situazione).
Un’ultima nota: « Protestantesimo» ha presentato a chi
ancora non lo conosceva il
nuovo Moderatore della Tavola Valdese, il pastore Franco Giampiccoli, che correttamente ha indicato nei deliberati sinodali il programma di
lavoro suo e della Tavola
tutta. Paolo Gay
Alcuni aspetti della Riforma
sono stati in questi mesi estivi
alTrontati, sia pure incidentalmente, da alcuni quotidiani e
periodici italiani.
Ha iniziato Francesco Alberoni, commentando sul Corriere
della sera (6 luglio) un sondaggio sullo scarto tra studi e possibilità di successo in Europa e
Stati Uniti. Le ragioni dell’« incrollabile fiducia degli americani nel successo individuale » e
del fatto che « gli americani dividono gli uomini in vincenti e
perdenti, e sono convinti che i
vincenti siano moralmente migliori dei perdenti » sono individuate nella famosa dottrina calvinista della predestinazione:
« Lo ha mostrato molto bene
Max Weber nel suo famosissimo
libro L'etica protestante e lo spirito del capitalismo. Nes.sun paese ha realizzato fino in fondo
questa santificazione del successo e della ricchezza come gli
USA ».
Prosegue Alberoni: « ...già sotto la presidenza Carter si facevano vive le correnti religiose
fondamentaliste che poi appoggeranno in modo decisivo la presidenza Reagan... Il reaganismo
è una forma di calvinismo, la
sua ultima incarnazione. Sotto
Reagan gli americani hanno riscoperto la loro nazione come
nazione eletta, incaricata da Dio
di portare nel mondo la ricchezza e la giustizia. Non l’uguaglianza, perché il Signore premia i buoni e li arricchisce, ma
impoverisce i cattivi (...). Per
questo TAmerica non deve aver
DALLA STAMPA ITALIANA
Il reaganismo una forma di calvinismo?
paura di colpire i suoi nemici ».
Un ulteriore commento, anche
in riferimento ad un precedente
articolo dello stesso Alberoni,
viene poi da Paolo Panerai, direttore del periodico Class. Alberoni affermava che, non essendo l’Italia calvinista, « affermare una prima ideologia del successo, se non c’è etica, può essere pericoloso ». Sostiene d’altra parte Panerai: « ...se l’Italia non ha avuto Calvino (come
invece lo ha avuto la Svizzera e
non gli Stati Uniti, dove il cocktail di religioni è il più vario)...
l’Italia ha alle spalle una cultura unica, di secoli a cominciare
da quella latina e rinascimentale. Voglio dire che può anche
esserci (...) una via italiana al
moderno capitalismo, che supera o ingloba i concetti calvinisti e quelli del capitalismo americano ».
Di tenore diverso il sei*vizio di
M. Fiorella Camurati sul settimanale cattolico veneto Alba,
dal titolo: L’altra faccia del .sogno americano. L’interrogazione
che muove dall’articolo è se sia
proprio vero che il successo fa
felici. « Una psicoioga americana in un libro pubblicato anche
in Italia prende in considerazione la ’sindrome delTimposto
re’, cioè la sensazione, che colpirebbe specialmente le donne,
di aver raggiunto immeritatamente il ’top’ ». Ma le premesse
non si discostano da quelle degli altri interventi sopra citati:
« AlTamericano medio è offerta
oggi l’occasione di partecipare
in prima persona alTunioo, inimitabile, autentico mito americano: se vuol riuscire, oggi l’americano medio deve proprio
far tutto da sé. E’ in sostanza
la vecchia idea calvinista che
ricchezza, potere, successo, sono segni della grazia divina e
preludio al paradiso; e i poveri
(...) cominciano semplicemente
a scontare su questa terra i loro peccati ».
La Riforma è poi stata vista
come terreno su cui sorsero le
principali sette religiose oggi
diffuse per il mondo. E’ quanto
traspare da alcune parti dell’ampia inchiesta sulle sette, pubblicata nello scorso luglio dalTAvvenire e curata da Carlo Striano. Una prima puntata introduttiva {All’inizio ci fu la Riforma,
17 luglio) chiarisce le motivazioni storiche che hanno originato scismi, scissioni e divisioni dottrinali; « E’ indubbio che
i protestanti abbiano ricevuto
’ab ovo’ una tendenza quasi pa
tologica alla scissione. La Riforma stessa nasce tricefala, Lutero in Germania, Zwinglio e Calvino in Svizzera, Enrico Vili in
Inghilterra ». Il processo passa
per « due fasi nella evangelizzazione dell’Europa: la prima (...)
fatta in epoca apostolica (...),
logica estensione della Chiesa
nascente in un territorio reso
omogeneo dalla presenza delle
istituzioni romane ». Una seconda fase si conclude quando
« verso la fine delTXI secolo TEiiropa, con la conversione degli
ultimi popoli germanici e degli
slavi, diventa ’cristiana’. Curiosamente i confini della Riforma
protestante coincidono, almeno
nell’Europa nord-occidentale, con
il territorio di questa .seconda
fase. Che differenza esiste tra
le due fasi? Probabilmente la
più importante differenza risulta la qualità dell’annuncio. Nei
primi secoli era la comunità cristiana nel suo insieme che evangelizzava, nel primo medioevo
l’evangelizzazione è affidata ai
monaci; esistenziale la prima,
dogmatica e moralista la seconda ».
E più avanti si confrontano
le eresie che sorgono nel primo
periodo con le successive: « Centrate sulla persona di Gesù Cri
sto le prime; tutte centrate sulTagire morale del cristiano le
seconde (...). La Riforma luterana va considerata come il punto di confluenza storico di queste due correnti di evangelizzazione e di eresia (...). Quello che
è poi realmente accaduto è un
segreto tra Dio e Lutero. Quello
che invece sappiamo è che il riformatore rifiuta l’obbedienza
alla Chiesa nella persona del Papa (...). Il primo ’sacramento’
della Chiesa, che è l’unità, viene negato nei fatti. Nello spazio
aperto da questa lacerazione si
può innestare di tutto, anche le
sette ».
E di Riforma si occupa anche
un libro di Elisabeth L. Eisenstein (La rivoluzione inavvertita. La stampa come fattore di
mutamento) recensito da Livio
Sichirollo sulTUftùà del 5 settembre; « Per i Riformatori il
libro fu veramente un dono provvidenziale: la Riforma utilizza
subito le possibilità della stampa, ma è la stampa, sostiene
l’autrice, che ha nreparato e reM possibile la Riforma, come
è provato tra l’altro dal ’regionalismo’ delle sette e delle eresie dei secoli precedenti. Il libero esame dei testi sacri da una
parte, la censura e l’indice dei
libri proibiti dall’altra, e da entrambe le parti il senso della
storia e un rapporto nuovo con
l’antichità (classica, ebraica e
cristiana) non sono neppure pensabili senza la stampa e la diffusione del libro ».
Alberto Corsani
4
4 prospettive bibliche
3 ottobre 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
GLORIA A DIO,
PACE IN TERRA!
La gloria del Padre
e la croce del Figlio
■ 3
Poiché il volumetto preparatorio di questa assemblea era
notevolmente ricco sul piano
teologico^ mi è parso superfluo ripetere qui, cercando forse altre parole, la teologia della pace che
vi è assai ben delineata^. Non sempre repetita juvant!
Nel volumetto sono assai importanti, anzi impressionanti i legami
istituiti a varie riprese e da diversi
punti di vista fra il nostro tema e la
Trinità. Scavare a fondo questi rapporti, precisarli, spiegarli e applicarli sarà il compito teologico principale di questa IX Assemblea della
KEK. « Una visione personale della
Trinità basata sulla comunione divina del Padre, del Figlio e dello
Spirito santo, quale sintesi ineffabile fra natura e persona, unità e
diversità, verità e amore costituisce la base della relazione indissolubile fra la gloria e la pace in terra » (D. Popescu).
Il riferimento trinitario
A guisa d’introduzione a questa
riflessione teologica fondamentale,
vi propongo alcuni pensieri sul carattere pasquale sia della gloria di
Dio sia della pace in terra.
« Ti ho gloriflcato in terra » dice
Gesù a Dio (Giovanni 17: 4). La vita
di Gesù è il vero theatrum gloriae
Dei [teatro della gloria di Dio]. La
gloria di Dio in azione: ecco, questo
è la vita di Gesù. Il coronamento
della vita di Gesù e dunque la manifestazione suprema della gloria divina è la sua morte e risurrezione
(ed elevazione) nell'unica categoria
della glorificazione del Figlio (Giovanni 17: I)^ Mai la gloria di Dio ha
rifulso tanto sulla terra, quanto il
mattino di Pasqua. Gesù l’aveva anticipato quando aveva detto a Marta, annunciandole la risurrezione
imminente del fratello Lazzaro: « Vedrai la gloria di Dio » (Giovanni 11 :
40). La gloria suprema di Dio in
azione è la risurrezione dei morti.
Nel nostro mondo è Pasqua il legame indissolubile fra la gloria di
Dio e la pace: non può esserci pace
finché ce la morte. Pasqua inaugura e fonda la pace in terra perché
segna la vittoria sulla morte. E’ la
pietra rotolata della tomba ormai
Procediamo nel pubblicare in versione italiana il testo della relazione
sul tema di fondo presentata dal prof. Paolo Ricca in apertura della IX
Assemblea della Conferenza delle Chiese europee. Come si è visto, il divorzio sostanziale fra la glorificazione di Dio e la pace in terra, voluta
da Dio, ha caratterizzato il corso della storia della cristianità occidentale, ed ha avuto per conseguenza la perdita del riferimento teologico della pace, la secolarizzazione del concetto di pace in sede cristiana.
a cura di GINO CONTE
vuota che deve diventare la pietra
angolare di un mondo- di pace. La
fede nel Risorto (l’unica fede degna
di questo nome: 1 Corinzi 15: 19!) è
la sola che può qualificare un discorso cristiano sulla gloria di Dio
e sulla pace in terra. Perciò dobbiamo anzitutto ripetere con i discepoli: « Il Signore è veramente risuscitato » (Luca 24: 34). Le donne, davanti alla tomba vuota, « furono colte da paura... e fuggirono... tremanti
e sconvolte... » (Marco 16: 5.8). I discepoli, per parte loro, considerarono « un delirio » (Luca 24: 11) ciò
che le donne riferirono. La sera, invece, esclamano: « Il Signore è veramente risuscitato »: il dubbio supremo è diventato la suprema certezza. Dove il dubbio ha abbondato,
la certezza sovrabbonda, infine.
E’ veramente risuscitato
« Il Signore è veramente risuscitato ». Questo veramente dev’essere
capito in tutta la sua portata. Perché se davvero Gesù è risuscitato,
veramente la gloria di Dio ha raggiunto la nostra terra e veramente
la pace ha visto la luce sulla terra.
Se la terra — la nostra terra — è
stata il teatro della risurrezione,
perché non potrebbe essere il teatro
della pace? Se la risurrezione è stata possibile, perché non la pace?
La gloria di Dio e la pace in terra
non sono dei sogni se la risurrezione di Gesù non è un sogno. Dicendo
che Gesù è veramente risuscitato, i
discepoli dichiarano anzitutto che la
sua risurrezione non è apparente.
Se lo fosse, il « Risorto » non sarebbe che la creazione del nostro desiderio di avere ancora Gesù con noi
o del nostro rimpianto di non più
averlo; la sua « risurrezione » non
sarebbe che il ricordo tenace di lui
serbato vivo attraverso i secoli; la
sua tomba non sarebbe quella di
Giuseppe d’Arimatea, ma quella dei
nostro oblio; la sua « risurrezione »
non sarebbe l’opera di Dio ma la
nostra.
Risurrezione apparente significherebbe gloria e pace illusorie. Dicendo « veramente » i discepoli dichiarano in secondo luogo che la verità
della risurrezione non è soltanto
possibile o probabile. Pur sapendo
che la tomba vuota, in fondo, non
dimostra nulla e che le « apparizioni » potrebbero essere semplici visioni, i discepoli vivono la risurrezione come certezza. Risurrezione
probabile vorrebbe dire, di fatto, risurrezione dubbia, e a sua volta risurrezione dubbia significherebbe
gloria e pace incerte.
Realtà, non
semplice simbolo
Infine, dicendo « veramente » i discepoli dichiarano che la verità della risurrezione non è semplicemente di ordine simbolico. Pasqua potrebbe infatti essere il grande simbolo del cristianesimo (o dell’umanità intera) indicando che l’opera
di un uomo è più duratura della sua
persona, che il messaggio di Gesù
sopravvive alla sua morte. Ma ciò
che è in gioco a Pasqua, la sfida di
Pasqua concerne appunto la persona di Gesù, non il suo messaggio.
Pasqua non vuol dire che Gesù sopravvive come messaggio ma che vive come persona.
E’ lui, la sua persona, « la nostra
pace » (Efesini 2: 14); la sua persona — Parola incarnata — l’epifania
della gloria divina: « Abbiamo visto
la sua gloria, la gloria che, Figlio
unico pieno di grazia e di verità, egli
ha dal Padre» (Giovanni 1: 14).
Pasqua è il fondamento insostituibile dell’evangelo cantato dagli
angeli la notte di Natale e, oggi, dalla nostra assemblea: « Gloria a Dio,
pace in terra ».
Eppure, come se non
fosse risuscitato...
Ma la storia del mondo — Europa inclusa — e spesso anche quella
delle chiese si sono svolte come se
Gesù non fosse risuscitato. Ora,
quando si dimentica la risurrezione
(2 Timoteo 2: 8!) o la si sprezza (Atti 17: 32!), la morte celebra i suoi
fasti: poiché la morte della fede comporta l’ignoranza di Dio e della sua
« filantropia » (Tito 3; 4), favorisce
o genera una perdita di umanità di
cui la guerra è l’espressione maggiore. La guerra è, alla radice, guerra
contro Pasqua.
Una storia che faccia astrazione
da Pasqua non può che essere piena
di guerre. Una nuova partenza della
storia d’Europa e delle chiese europee è possibile se si radica in questo principio per eccellenza che è la
risurrezione di Gesù. Il nostro compito è di porre nella storia delle no
stre chiese e dell’Europa dei frammenti di Pasqua e di diventare così
agenti della risurrezione nel mondo.
« Gloria a Dio » — a causa di Pa
squa; « pace in terra » — pure a causa di Pasqua. La tomba vuota può
diventare per la fede la culla di una
umanità nuova. Paolo Ricca
(3 - continua)
* AU’inizio dell’anno avevamo pubblicato, in questa rubrica, la parte di questo volumetto contenente gli studi biblici, ai quali con due colleghi tedeschi lo
stesso P. Ricca aveva collaborato.
® Inoltre, com’è noto, c’è una produzione letteraria enorme sulla pace. Segnalo, fra l’altro, il grosso volume recente: Gottes Friede den Völkern. Dokumentation des wissenschaftlichen Kongresses der EKD... 17-19 Juni 1984 in
Kiel, Lutherisches Verlagshaus, Hannover, 1984.
^ Alla luce di questa unità non si può
che deplorare il fatto che nella storia
della fede e del pensiero cristiani in Occidente sia stata elaborata una theologia
gloriae separata e persino opposta alla
theologia crucis. La polemica di Lutero
contro la theologia gloriae mirava appunto a ristabilire l’unità spezzata fra la glo
ria del Padre e la croce del Figlio. La glo
ria oggetto della critica veemente di Lutero non è quella del Dio cristiano bensì
quella di un Dio creato dalla speculazione aristotelica.
5
3 ottobre 1986
obietti\D aperto 5
IL CONCILIO PER LA PACE
L’ANGOSCIA NUCLEARE E LE CHIESE
Intervistato lo scienziato Weizsäcker sull’idea del Concilio per la pace - La guerra, un’istituzione politica da superare - La favola delle tre rane - Le responsabilità delle Chiese - L’urgenza di agire perché il tempo stringe
Cari Friedrich von Weizsäcker, un nome sempre più noto negli
ambienti pacifisti e non. Famoso fisico nucleare, filosofo, da tempo
impegnato sulla frontiera del pacifismo, il suo nome è ora legato
alla proposta di un « Concilio per la pace ». Il nostro giornale si è
già occupato a varie riprese del problema. Abbiamo ritenuto utile
proporre ai nostri lettori alcuni brani tratti da un'intervista rilasciata da Weizsäcker al SOEPI, il bollettino stampa del Consiglio
Ecumenico delle Chiese. In modo piano, discorsivo lo scienziato
spiega l’origine e le motivazioni relative alla proposta del “Concilio”.
Pensiamo di rendere un servizio anche a quanti, al di fuori dell'ambiente delle nostre chiese, si preoccupano del problema degli
armamenti e cercano una soluzione che allontani dall'orizzonte
delVumanità lo spettro della morte atomica.
— L’appello da lei lanciato
nel giugno 1985 in occasione del
Kirchentag deile chiese tedesche, circa la convocazione di
un « concilio per la pace », ha
suscitato un vivo interesse. Qual
è l’origine di questo appello?
— La prima cosa che tengo
a sottolineare è che l’idea non
era mia. Io ho semplicemente
accettato l’invito a partecipare
al Kirchentag. Quando ho visto
la bozza che era stata redatta
per un appello ad un concilio
per la pace, ho fatto osservare
che esso mi pareva un po’ troppo polemico nei confronti di
quanti condividevano altri punti di vista. A questo punto m’è
stato chiesto di proporre un altro testo. Il che ho fatto; e siccome ne ero l’autore, mi è anche
stato chiesto di presentarlo. Da
qui l’impressione nella gente che
l’idea fosse stata mia. E’ vero
che dal momento in cui ho colto il senso di una tale iniziativa,
sono stato subito molto favorevole, per cui la condivido pienamente.
— Da dove viene l’idea di un
« concilio »?
— Storicamente l’associazióne
delle due parole « concilio » e
«pace» risale al 1934, quando
a Fano BonhoefTer fece una
conferenza molto interessante.
Penso che questa sia rimasta
ignorata, all’infuori dei partecipanti all’incontro di Fano, Ano
al momento in cui, dopo la morte di Bonhoefler, sono state pubblicate le sue opere complete.
Questa stessa idea è stata recentemente ripresa dalle chiese
della Repubblica Democratica
Tedesca nel corso dell’Assemblea del C.E.C. (1983) a Vancouver. L’espressione dunque
era nata, il Kirchentag non ha
latto altro che riprenderla.
— Come mai lei è personalmente interessato al problema
della pace?
— A causa della mia formazione : sono fisico, specializzato
nel campo del nucleare. Durante la guerra facevo parte di un
gruppo che studiava la produzione dell’energia partendo dalla fissione dell’uranio. Ci eravamo presto resi conto che non
saremmo stati in grado di costruire armi atomiche. Ma dal
giorno in cui abbiamo saputo
che un’arma di tal genere era
stata costruita, ci siamo sentiti
investiti di una nuova responsabilità che non aveva nulla a che
vedere col fatto che non l’avevamo fabbricata noi. Ed è cosi
che sono stato costretto a preoccuparmi di questo problema.
La prima volta che mi sono
espresso sulla possibilità d’ottenere una reazione a catena, e
quindi di costruire armi atomiche, è stato alla vigilia della seconda guerra mondiale — fine
febbraio, iniziò di marzo 1939 —
nel corso di un lungo colloquio
con un amico stretto. Secondo
me — ricordo di avergli detto —
questa scoperta significherà
che saremo obbligati ad abo
lire la guerra come istituzione
politica. Ed è quanto penso ancora oggi.
Un segnale
d’allarme
Voglio dire: una guerra nucleare sarebbe, senza alcun dubbio, la cosa più terribile che il
mondo avrebbe mai vissuto. La
proposta di abolire le armi nucleari, lasciando le altre, non è
una soluzione, possibile. Gli armamenti nucleari sono come un
segnale d’allarme: dati i mezzi
di distruzione che esistono nella società tecnologica moderna,
è necessario un cambiamento
politico ; bisogna cioè superare
l’antiquata istituzione della guerra. La guerra come strumento
della politica ed organizzata dagli Stati risale senz’altro a più
di seimila anni fa. Prima non
esistevano gli Stati. Non penso
che la guerra sia una necessità
strutturale della natura umana.
Possiamo benissimo vivere insieme, odiarci, invidiarci, ma
senza, per questo, massacrarci.
Nel 1957 ho sottoscritto anch’io una dichiarazione che circolava nella Germania occidentale, quando per la prima volta
si è pensato che avremmo dovuto dotarci anche noi di armi
nucleari. Noi dicevamo che questa non era affatto una soluzione. Allora ho. capito che dovevo
imparare ancoiti molte cose su
quell’argomento. Ho cominciato
a viaggiare, soprattutto negli
USA, per cercare d’incontrare
tutti gli esperti in materia e imparare il più possibile sugli armamenti nucleari. Nel ’70 ho
fondato un istituto di ricerca in
questo campo.
Nel 1980 sono andato in pensione, e mi sono un po’ ritirato
dalla vita pubblica, facendo ciò
che mi piaceva di più, e cioè il
fisico; ma non ho mai potuto
staccarmi completamente da
questi problemi. Ritengo che
dobbiamo fare molto di più che
limitarci a cercare di essere noi
privi di armi nucleari.
Possiamo qui stabilire un collegamento col problema della giustizia sociale. Quando si
considera il grande squilibrio
che regna oggi, ci si rende conto che non si può confidare nello sviluppo. Una parte della popolazione si arricchisce, ma la
maggioranza rimane povera, o
diventa ancora più povera. Anche qui il nostro compito è quello di aggredire le cause profonde del problema. Questi risultati, come anche la guerra, sono
il prodotto di strutture sociali
vecchie, millenarie.
Cosa può fare
la Chiesa?
— Qual è la posizione della
Chiesa in tutto questo?
— Ciò che mi fa sperare è che
mi sono improvvisamente reso
conto che la Chiesa — non dico
« le Chiese », ma « la Chiesa »,
la Chiesa di Gesù Cristo — possiede enunciati dottrinali, testi,
Evangeli che racchiudono un
messaggio fondamentale su tutte quante le cose di cui parliamo.
Certo, le chiese sono divise e
vi sono, all’interno di esse, opinioni divergenti. Tuttavia se i
cristiani si sforzassero di riflettere su come sono nate le loro
comunità, sono sicuro che avrebbero da dire cose che impressionerebbero il mondo. Consideriamo la cosa sotto il profilo
politico: vi sono molti cristiani
nel mondo e in molti paesi non
è possibile agire politicamente
contro l’opinione dei cristiani.
— Potrebbe dirci qualcosa riguardo a questa idea del concilio?
— « Concilio » forse non è la
parola giusta. E’ un’idea difficile da accettare da parte di alcune tradizioni ecclesiastiche.
Quindi è preferibile parlare di
« assemblea ». Ogni volta che mi
si interroga sulla convocazione
di una « assemblea » sui temi
« giustizia », « pace », « integrità
della creazione »,. i miei interlocutori scettici mi pongono tre
questioni: come può aver luogo, cosa può dire, quali i suoi
risultati?
Le mie risposte sono molto
« naïves ». Come può aver luogo? Ma questo dipende dalla nostra volontà ! Avrà luogo solo
se noi lo vorremo realmente. Se
non avrà luogo ciò significa che
a noi mancherà questa volontà.
Cosa potrà dire? La verità;
semplicemente la verità. Certo
ci possiamo domandare, così come lo ha fatto un celebre procuratore romano, « che cos’è verità? ». Dobbiamo pensarci seriamente. Ma noi dobbiamo dire la verità.
Quali i suoi risultati? A questa domanda rispondo che la verità agisce molto profondamente quando essa è detta non per
raggiungere un certo scopo, ma
perché è la verità.
Essere realisti
— Ma la Chiesa non ha già
detto molte verità sul tema della guerra e della pace? Il CEC,
per esempio, s’è espresso molto
chiaramente sulle questioni della guerra nucleare, del militarismo, della corsa agli armamenti
ecc. Un « concilio » o un’« assemblea » cosa potrebbe ancora
aggiungervi?
— E’ una domanda che mi sono posto anch’io. Eppure penso
che non si tratterebbe della stessa cosa. Ecco perché ho reagito
positivamente a questa idea. Ogni anno ci sono centinaia di
conferenze ed incontri che pro
ducono documenti che si ammucchiano negli uffici. Alcuni
sono più spettacolari di altri. CI
sono anche degli organismi amministrativi che si pronunciano
su queste questioni e spesso dicono la verità. Ma ciò che queste persone e queste conferenze
dicono non sorprende più nessuno, perché è scontato in partenza.
Penso che se i cristiani del
mondo decidessero di riunirsi
per parlare sulle questioni della
giustizia, pace e salvaguardia
della creazione, sarebbe questo
un fatto che attirerebbe molta
pubblicità. Terminata la riunione, tutti sarebbero stupiti delle
proprie dichiarazioni. In un tale
contesto non potrebbero limitarsi a dire quanto la gente ha già
sentito dire.
Certo, non è altro che una speranza. Nessuno può dire ora che
le cose si svolgerebbero proprio
così. Ma se questo accadesse
davvero, anche il politico più coriaceo non potrebbe ignorarlo.
— Ma le chiese non possono
far altro che delle dichiarazioni?
I membri di chiesa non potrebbero, tramite il loro impegno,
modificare le strutture politiche?
— Si tratta di non cadere nella trappola né dell’ottimismo, né
del pessimismo. Una delle mie
storie preferite è quella delle tre
rane che caddero im giorno in
un bidone di latte. Una era ottimista, l’altra pessimista, la terza realista.
« Come stiamo bene qui », disse l’ottimista, e si mise subito
a nuotare. Ma il latte, con le
sue sostanze colloidali, a poco a
poco le ostruì le vie respiratorie e la rana morì.
« Io lo sapevo che sarebbe
successo così», esclamò la rana
pessimista. Anch’essa si comportò come la prima e ben presto morì.
« Non ho la più pallida idea
di come uscire da questa situazione», disse la realista. « Cosa
può fare una rana in un frangente come questo? Nient’altro
che un movimento di va’ e vieni
con le zampe ». Ed è quanto essa fece per alcune ore. A un certo punto cominciò ad avvertire
qualcosa di solido sotto le zampine. Il latte stava diventando
burro! Non ap^na fu un po’
solido saltò facilmente oltre il
bordo del bidone.
Credo che possiate voi stessi
applicare questa storia alla nostra realtà.
L’appello
del Kirchentag
— Come hanno reagito le chiese del suo paese all’appello lanciato dal Kirchentag?
— Ha suscitato un vivo interesse. Dopo, io sono divenuto
una specie di predicatore itinerante, ed ho esposto questa idea
in moltissimi luoghi, raramente
davanti a un pubblico inferiore
a tremila persone.
L’interesse è sempre vivo. Ma
ora è già passato un anno ed
alcuni sono delusi che non sia
ancora successo nulla. Tuttavia
la Chiesa evangelica tedesca ha
creato una commissione per studiare la proposta e il suo Consiglio s’è pronunciato pubblicamente in modo favorevole. Penso che se la decisione dovesse
essere presa dai protestanti tedeschi, non v’è dubbio che la
cosa si farebbe.
I cattolici, almeno quelli che
ho incontrato, hanno reagito positivamente. Ma è chiaro che.
per quanto li concerne, la decisione deve essere presa da Roma e che Roma, a sua volta,
deve ascoltare i cattolici di tutto il mondo. E’ un processo molto lento.
Mi sono incontrato con un
certo numero di vescovi cattolico-romani in molti paesi del
Nord e del Sud America; hanno avuto una reazione chiaramente positiva. Ma anche lì, a
Washington e in molti luoghi
dell’America del Sud, i nostri
amici ci hanno ricordato che
spetta a Roma prendere una decisione.
Capisco che per la Chiesa cattolica è un problema di non facile soluzione. Secondo me il
Papa, proponendo ima giornata
di preghiera per la pace ad Assisi, in ottobre, ha voluto mostrare
che i cattolici erano pronti a fare
quanto potevano già fin d’ora e
che se viene loro offerta l’occasione di fare di più, sarebbero
disposti a coglierla.
— Quale reazione hanno avuto le « chiese storicamente paciflste », molto attive in questo
ambito, ma alle quali la nozione
di « concilio » pone certamente
dei problemi?
— Non posso parlare a nome
di nessuna chiesa e dispongo
d’informazioni limitate, perché
non ho un ufficio di segreteria
che raccolga le diverse reazioni.
Recentemente ho avuto un incontro con un amico quacchero
che conosco da più di quaranta
anni. S’è espresso in termini
molto positivi. Si tratta di un
solo parere, ma è una persona
influente. Non vedo alcun ostacolo che impedisca alle «chiese
pacifìste » di prendere parte a
quella che lo chiamo una « assemblea» per la pace.
— La Germania è spesso considerata un paese molto secolarizzato. La credibilità della chiesa è aumentata da quando s’impegna nel movimento pacifista?
— Non ho statistiche esatte.
Ma i tedeschi occidentali in
grande maggioranza appartengono a una chiesa, anche se i
veri praticanti sono una minoranza. Ritengo che le persone
che sono membri di una chiesa
e pagano l’imposta ecclesiastica
sono sempre molto attente a ciò
che la chiesa fa e dice. Ho l’impressione che l’idea di una assemblea per la pace ha suscitato una certa eco anche presso
coloro che non si preoccupano
molto della chiesa. Se poi questo corrisponda ai loro interessi, è un altro discorso. Certo
esistono anche molte divergenze politiche.
E’ urgente agire
— Al Kirchentag lei aveva
chiesto la convocazione di un
concilio per il 1988. Quanto tempo sarà ancora accordato alla
umanità per risolvere i suoi
problemi?
— Le rispondo come la rana
pessimista; se lei mi chiede quale sia lo sbocco probabile dell’attuale situazione mondiale, le
rispondo; una guerra mondiale.
E’ quanto avverrebbe se non
possedessimo le armi nucleari,
che ci fanno tanta paura. Sebbene queste armi ci abbiano resi più prudenti nel nostro comportamento politico, la catastrofe che rischiano di scatenare sarà infinitamente più micidiale.
Per questo è urgente agire subito, anche se si tratta di un impegno a lungo respiro.
(dal SOEPIj
6
6 vita delle chiese
3 ottobre 1986
INTERVISTA AL PASTORE PAOLO SPANU VIAGGIO TRA I VALDESI DI CALABRIA - 1
Verso la XXIX Assemblea
delle Chiese battiste
Dal 6 al 12 ottobre si svolgerà
presso il villaggio della gioventù
di Santa Severa (Roma) la ventinovesima Assemblea dell'Unione delle Chiese Battiste in Italia
(U.C.E.B.I.). Il comitato uscente,
Ilei tentativo di attuare i mandati deirAssemblea precedente, ha
individuato una serie di indicazioni importanti che, organizzate
in materie di studio e riflessione,
verranno proposte aH’attenzione
delle chiese in vista del futuro.
« Vorremmo proporre un piano
— dice il pastore Paolo Spanu,
presidente deU’UCBBI — di rilancio dell’azione evangelistica
delle chiese battiste, attraverso
un nuovo modo di cooperare tra
le chiese. Questo piano prevede
una revisione dei contenuti operativi degli statuti dell’Unione e
il fatto che le nostre chiese si
trovino d’accordo nel sottoscrivere una confessione di fede ».
Si tratta insomma di redigere
la carta d’identità delle chiese
battiste in Italia. Il piano ha
inoltre una sua dimensione patrimoniale e finanziaria: se le
chiese lo accetteranno, dovranno
sottoscrivere una dichiarazione
del « patto di applicazione del
piano » che prevede una reimpostazione globale anche dello stile
di vita. « Non si tratta di una
legge ferrea — precisa Spanu —
ma di una serie di richieste vocazionali chiare ». Qual è lo scopo? Sotto il profilo finanziario
l'UCEBI mira a raggiungere una
piena autonomia, che dovrebbe
andare di pari passo con una
crescente progressione spirituale,
sociale e teologica. Un ulteriore
problema che l’Assemblea dovrà
affrontare riguarda il via al testo
definitivo dell’Intesa (molto simile a quella della chiesa valdese)
per iniziare al più presto la trattativa con il Governo. Sui temi
della fiscalità non ci dovrebbe essere dibattito anche perché le
chiese battiste non ne hanno ancora discusso a fondo, così come
è prevedibile che in questa Assemblea (la scadenza è biennale) non si parlerà della politica
delle opere diaconali.
Revisione dello Statuto delrUCEBI, redazione della confessione di fede e una valutazione
complessiva dell’azione ecclesiastica in generale sono temi che,
prevedibilmente, assorbiranno
tutto il tempo a disposizione e
tutte le energie. Ci siamo chiesti
se dal punto di vista numerico
le chiese battiste navigano in cattive acque. Sembra proprio di
no. Economicamente in deficit,
le chiese battiste registrano, in
due anni a questa parte, l’adesione di oltre duecento nuovi membri. Un saldo spirituale netto
aH’attivo; per il popolo battista,
che supera di poco le quattromila unità, è un piccolo-grande segno di speranz;a. Ma lo è anche
per tutto il popolo protestante
italiano. G. P.
SAE a Bologna
• Ecumenismo e catechesi »: uno
dei temi più spinosi nell'ambito delle
coppie interconfessionali. Da tempo
se ne discute, senza trovare soluzioni
soddisfacenti. Ora è stato organizzato
un convegno a Bologna dai « gruppi
ecumenici dell'Emilia-Romagna » per
prolungare le linee di riflessione già
abbozzate nel consueto incontro tenutosi a La Mandola dal SAE nel corso
dell'estate. Oltre a teologi ortodossi
e cattolici saranno presenti a Bologna
vari pastori delle chiese valdesi, metodiste ed awentiste. L'appuntamento
è per il 12 ottobre dalle 9 alle 17.30,
in via Riva Reno, 55. Per informazioni rivolgersi a Roberto Ridolfi, via del
Borgo 32/2, Bologna, tei. 26.14.57.
Il pastore Paolo
Spanu, presidente
dell'Unione
delle Chiese
battiste,
colto durante i
lavori dell’ultimo
Sinodo valdese.
ASPETTI DEL CATTOLICESIMO VENETO
Dopo la madonna,
la pace all’Arena
Ci sono due anime del cattolicesimo veneto che non s’incontrano mai. Fanno parte della
stessa chiesa, frequentano le
stesse parrocchie, ammirano lo
stesso papa, ma teologicamente
si muovono su piani diversi.
Ogni tanto questa contraddizione viene a galla spaccando il
mondo cattolico, e il complesso
degli opposti si lacera. L’ultimo
strappo in ordine di tempo è
successo, giorni fa, a Verona
quando l’Arena si è riempita per
il raduno dei seguaci della madonna jugoslava di Medjugorje.
Il vescovo Amari, capo della
diocesi veronese, non ha condannato il raduno ma praticamente ha invitato i suoi fedeli a
non prendervi parte. Sicché
quindicimila persone, i più ferventi seguaci di Maria, hanno
comunque dato vita al loro raduno di preghiera intorno ai fatti di Medjugorje, respingendo
l’invito pastorale del vescovo
Amari.
Di fronte al successo numerico della partecipazione molti oggi a Verona si chiedono: Lourdes sì e Medjugorje no? La madonna francese contro la madonna slava? Il papa esalta il
culto di Maria in tutte le occasioni possibili, ma evidentemente la sua grande passione per
le madonne pellegrine non trova sempre, nella schiera dei vescovi, l’appoggio necessario. Forse dietro alla posizione del vescovo Amari, chiaramente contrario ai raduni mariani (« esprimiamo la nostra devozione a
Maria con un docile e filiale atteggiamento di obbedienza alla
Chiesa »), c’è lo scontro più ampio e profondo tra la GEI e il
papa. Da un lato le greggi mariane sono senza direttive precise (salvo i ’comunicati’ emessi
durante le apparizioni) e tanto
meno intendono prendere direttive dal magistero vescovile, dall’altra è possibile che molti dei
vertici del clero italiano siano
ormai saturi della devozione mariana rilanciata dal papa.
« Solo a Verona — mi dice un
I «sovversivi»
di Piaggine
giovane cattolico delle AGLI —
gli entusiasti di Medjugorje saranno quarantamila. Equivalgono, più o meno, a tutti quelli
che sono andati cantando e pregando in Erzegovina per vedere
le apparizioni della Madonna ».
La contraddizione dunque non
solo è scoppiata ma è acuita dal
fatto che sabato 4 ottobre, sempre in Arena, è indetto un grande raduno pacifista («Beati i
costruttori di pace») voluto e
organizzato dall’area del progressismo cattolico.
L’oratore di spicco sarà un
pastore protestante : Beyers Naudè. Segretario generale del Gonsiglio africano delle Chiese. Verona intanto è tappezzata di manifesti (« sì alla vita, no alle logiche di morte») e si spera che
per sabato 4 accorra più gente
per la pace che non per la madonna. Al grande raduno pacifista dell’Arena s’incontreranno
il cattolicesimo terzomondista
(in particolare quello missionario proprio perché Verona è la
città ’clou’ del missionarismo
cattolico), il cattolicesimo delle
AGLI, deirAGESCI, delle Oomunità di Base e dei vari gruppi di solidarietà e controinformazione sull’America Latina. La
grande assemblea indetta sui temi della pace, della solidarietà
e della ’mondialità' (il libro di
questi giorni è ’L’uomo planetario’ di Balducci) avrà come ospiti, oltre a Naudè, l’arcivescovb
Finto di Nampula (Mozambico), lo scienziato Turrini, il fisico tedesco Franz Alt e il poeta sacerdote David Maria Turoldo.
E’ la faccia dell’altro cattolicesimo. Quello a cui i vescovi
progressisti strizzano l’occhio,
tentando di isolare i cieliini, gli
opusdeisti e le orde mariane che
hanno nel pana il loro principale avvocato difensore. Si riuscirà a ricucire lo strappo? Nella
chiesa maestra di mediazione la
operazione è inevitabile; si tratta di vedere se Torganismo riuscirà a riprendersi in poco tempo... Giuseppe Platone
Conoscere ed incontrare le
comunità valdesi e metodiste
della Calabria: questo lo scopo
del viaggio compiuto da un gruppo di anziani, pastori, mogli e
vedove di pastori della chiesa
dell’Assia (Hessen-Nassau) che
si è svolto tra il 9 e il 19 settembre.
Il gruppo è stato guidato dal
pastore Achille Deodato e signora. Il pastore Deodato ha trascorso un lungo periodo nel
Sud, a Napoli, durante la seconda guerra mondiale, come
pastore e responsabile della
Tavola per il quarto Distretto.
Da 15 anni organizza insieme al
pastore sig.ra Hildegard SchOnbeck viaggi di gruppi ecclesiastici dell’Assia nell’Italia protestante.
Molti dei partecipanti al viaggio avevano in questo modo
già conosciuto le comunità delle
Valli, di Trieste e dintorni, della Puglia e della Sicilia
Fra di essi, molte persone
provenivano, come il pastore
Schonbeck, dal lavoro femminile delle loro chiese. Quest’anno facevano parte del gruppo le due responsabili della Federazione Femminile Evangelica
dell’Assia, la signora 'W’olff e il
pastore sig.ra Contag, sempre
molto attente alla realtà femminile della Calabria e delle chiese
evangeliche.
Quest’anno anche mio marito e io abbiamo potuto conoscere così un po’ la Calabria.
Partendo da Milano, dopo due
giorni di viaggio in autobus abbiamo raggiunto la prima tappa, Guardia Piemontese.
Durante questi due giorni abbiamo potuto ascoltare alcune
lezioni viventi e vivaci di storia
valdese e di storia recente dell’evangelismo al Sud dal pastore Deodato stesso. Dovunque
il nostro pullman passasse, dovunque si trovasse un cartello
indicatore, ”Deo” sapeva raccontare una storia vissuta durante il suo ministero.
Una di queste storie raccontava il tentativo fallito di costruire una comunità.
Dal Salernitano, da un paese
chiamato Piaggine, ima lettera
raggiunse il pastore Deodato a
Napoli durante la guerra. Il mittente gli chiedeva di venire a
trovare un gruppo di studio biblico e di preghiera che si era
formato in quel paese. Con un
permesso della prefettura per
allontanarsi da Napoli, con il
testo della legge sui ’’culti ammessi”, come sempre sotto il
fascismo, e con la Bibbia nella
borsa il pastore affrontò un lungo e faticoso viaggio in una zona montuosa. Dato che la corriera non raggiungeva più il
paese, il pastore arrivò a Piaggine molto tardi. Trovò finalmente il signor Cavallo, colui
che gli aveva inviato la lettera
e parlò con lui nella sua abitazione del gruppo evangelico
che si era formato. Queste persone avrebbero voluto formare
una vera e propria comunità.
A questo punto Deodato chiese
di inviare una lettera formale
a, lui come membro della Tavola, sottoscritta da quaranta
firme.
Questa lettera non giunse mai
a Napoli. Ma, alcuni mesi dopo,
il signor Cavallo si presentò a
Via dei Cimbri, dove era la chiesa a Napoli, in uno stato pietoso: mal vestito e sporco. Cosa era successo? Dopo rincontro con Deodato era stato arrestato su indicazione del prete di Piaggine con l’accusa di
aver tenuto una riunione clandestina e sovversiva a casa sua.
Il suo difensore d’ufficio al processo aveva sostenuto che il pastore Deodato non avrebbe mai
tenuto ima riunione di carattere ’’sovversivo”, ma solo di carattere evangelico, e con questa
arringa l’imputato era stato prosciolto. Deodato rinnovò la richiesta di una lettera con quaranta firme, che però non arrivò mai.
Per quale motivo? Forse i disagi della guerra, l’oppressione,
l’esperienza della prigione hanno bloccato il processo di formazione di una comunità evangelica.
Con questi pensieri siamo arrivati a Guardia Piemontese.
Susanne Labsch
CORRISPONDENZE
Gouid a pieno ritmo
FIRENZE — Le attività del
Centro Giovanile Protestante Gouid sono riprese a pieno ritmo. A dire il vero chi ha lavorato durante luglio ed agosto
ha avuto l’impressione di aver
avuto sì l’estate, ma di essersi
perso la pausa! Infatti, mentre
i ragazzi andavano e venivano
tra colonie, campeggi, visite alle famiglie e campi cadetti (portando ogni volta mucchi di vestiti da risistemare dopo le battaglie con il catrame delle spiagge, il muschio del boschi e l’Inchiostro dei pennarelli!) la foresteria del centro accoglieva
ogni giorno un buon numero di
visitatori. Fra una comunità
battista greca ed un gruppo di
pellegrini francesi in viaggio per
Assisi che ha voluto fermarsi
« proprio perché siete protestanti » si sono rivisti tanti vecchi
amici e conosciuti molti giovani
in giro per il mondo pieni di
curiosità e di interessi ed alle
prese con bilanci all’osso.
A settembre sono rientrati i
ragazzi e si è ricominciato a
parlar di scuola: qualche ora al
giorno per ripassare la grammatica o la matematica arruggi
nita durante l’estate, qualche
partitina a pallone, anche questo
per togliere la ruggine agli educatori ed una settimana tutti insieme a Casa CARES aspettando l’inizio delle lezioni. Una situazione ancora di semi-vacanze che ha favorito l’inserimento
di Alessandro e Gianna appena
arrivati.
In estate, fra i collaboratori,
hanno lasciato il loro incarico
Roberto ed Erica, Eden e Daniela. A sostituirli sono venuti
o stanno arrivando Wendy e
Marcella, Marta ed Elke. Sempre in estate è ritornato anche
Gianluca Barbanotti, questa volta non come obiettore o come
educatore, ma come vice-direttore. Gianluca e Cristina hanno
fatto un’esperienza in Francia
durante il periodo di assenza a
ritornano adesso al Gouid ma
non da soli : li accompagnano
Anita e Lidia, le loro due splendide bambine ! Tutti al Gouid
si sono rallegrati di questo ritorno così come dell’entusiasmo
e dell’impegno con cui adulti e
ragazzi si accingono a riprendere un anno di attività insieme.
7
3 ottobre 1986
vita delle chiese 7
Il CIRCUITO INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO
Le Valli al centro
Lo studio biblico
da Cenerentola a principessa dell’attenzione della
Facoltà di Teologia
Le chiese del li Circuito stanno
mettendo in cantiere un « Corso
biblico di base». Non si tratta di
un semplice studio biblico, ben
noto agli ambienti delle nostre
chiese, ma di qualcosa di più. Per
questo ne abbiamo voluto parlare
con Bruno Rostagno, autore del
progetto, e con Tom Noffke, sovrintendente del II Circuito. Abbiamo chiesto al past. Rostagno;
— Da dove nasce questa tua
proposta?
— La formazione biblica che
si può dare al catechismo fornisce sì e no un decimo delle conoscenze bibliche necessarie perché
la fede non scada a generico sentimento religioso. Se non si continua con una formazione di adulti,
le basi bibliche dei membri di
chiesa diventano inconsistenti.
Senza una sèria preparazione biblica è impensabile affrontare il
disimpegno e il qualunquismo che
risultano dalla fruizione televisiva
e dalla situazione politica. Avremo a che fare sempre di più con
un tipo di membro di chiesa disposto al compromesso religioso e
all’accomodamento morale.
— E’ vero che oggi la Bibbia è
conosciuta molto meno di una
volta, ma non ti pare di essere
troppo severo nel tuo giudizio?
— Per Io più il credente adulto
delle nostre chiese è abituato a
una lettura parcellizzata della Bibbia. Conosce dei testi isolati, ma
gli sfuggono i grandi collegamenti.
— Però da un po’ di tempo in
molte chiese v’è la buona abitudine di sviluppare cicli di predica
zione su libri interi, proprio per
evitare la lettura parcellizzata...
— La serie di sermoni su ampie
sezioni bibliche è un rimedio
parziale, data l’abitudine a frequentare saltuariamente i culti.
Sul corso di base si potranno innestare iniziative che coinvolgano
tutti i settori delle attività ecclesiastiche: corsi per monitori e per
predicatori, studi nelle unioni femminili, corsi per corrispondenza,
incontri su tematiche particolari,
recitáis di corali, serie di sermoni.
— Se capisco bene, secondo te,
10 studio biblico in questa nuova
forma deve essere posto al centro
delle attività della chiesa.
— Esatto. Ci si è troppo abituati in questo campo a pensare
alla giornata, con programmi
timidi e improvvisati, quasi che
la Bibbia sia un prodotto eccentrico, riservato a pochi intenditori.
11 nostro scopo deve essere quello
di aiutare i membri di chiesa a riprendere familiarità con la Bibbia.
— Ma come pensi di raggiungere concretamente questo obiettivo?
— Con i pastori del Circuito
abbiamo elaborato un progetto di
corso biblico articolato in 8 cicli
per l'Antico Testamento e altrettanti per il Nuovo. In un arco di
tempo di otto anni si completerà
quindi lo studio della Bibbia. La
partecipazione al corso di base va
lasciata alla scelta di ognuno. E’
possibile che uno segua un ciclo
per un anno e poi sia costretto a
sospendere per uno o più anni.
L’importante è che la completezza
del corso sia considerata come
possibile e raccomandabile in un
arco ragionevole di anni.
— Grazie per queste informazioni. A Tom Noffke, sovrintendente del il Circuito, vorrei chiedere come la proposta è stata accolta e quale attuazione le si intende dare.
— Ne abbiamo discusso prima
nell’Assemblea di circuito della
primavera scorsa. Poi ne abbiamo
parlato con tutti i Concistori. Nel
corso dell’estate i pastori hanno
messo a punto il programma ed
hanno anche già elaborato le prime schede. Il corso inizia con 4
incontri sul libro di Amos; poi vi
saranno altri 4 incontri sul libro
di Osea. Dobbiamo ancora vedere
quale sarà la partecipazione; però devo dire che per il momento
da più parti ci sono state espressioni di ampio consenso, come
per una cosa attesa.
— Voi siete quindi pronti a
partire?
— In ogni chiesa sono già state stabilite le date d’inizio del corso, e il calendario successivo. Anzi, a Piossasco esso è già iniziato
il 25 settembre, con una buona
partecipazione. Ci sono giorni ed
orari diversi tra le chiese, quindi uno, volendolo, se perde una lezione può ricuperarla da un’altra
parte. Al termine di un ciclo pensiamo di avere un grande incontro
comune, per mettere insieme le riflessioni maturate.
a cura di Luciano Deodato
Quest’anno l’apertura dell’anno accademico della Facoltà di
Teologia si svolgerà alle Valli.
L’evento è unico, o quanto meno raro; forse non avveniva più
da quando la Facoltà si era trasferita prima a Firenze e poi a
Roma. Si tratta dunque di un
ritorno, ma di un ritorno che
non vuole essere ripresa di un
passato, ma sguardo in avanti;
un tentativo per legare insieme
realtà diverse, o che rischiano
di percorrere vie divergenti. Non
è facile infatti mettere insieme
il rigore accademico, l’universalità dei problemi teologici, il
linguaggio tecnico dello studioso, con la realtà della vita quotidiana delle chiese locali. Per
uno studente è quasi sempre
uno choc il duplice passaggio;
prima dalla propria chiesa di
provenienza all’ambiente della
Facoltà, e poi dalla Facoltà ad
una chiesa locale.
Con questa visita la Facoltà
intende quindi compiere uno
sforzo di avvicinamento reciproco. E’ bene che questo avvenga,
dopo che nel dibattito sinodale
sulla Facoltà, ancora una volta,
è emerso un certo distacco delle chiese, quasi una specie di
loro disinteresse, per la Facoltà
di Teologia. Quale ne è il segno? Una percentuale minima
del bilancio della Facoltà è coperta dai doni provenienti dalle
chiese. Per quanto riguarda le
Valli, poi, pochissimi sono gli
studenti originari di qui.
Per le chiese delle Valli sarà
inoltre un’occasione unica per
conoscere i problemi, le situazioni, e soprattutto i fratelli e
le sorelle che lavorano e studiano in Facoltà.
Pubblichiamo il programma
della visita della Facoltà di Teologia alle Valli, precisando che
ogni mattinata sarà occupata
dalle normali lezioni, che saranno tenute nella Biblioteca prèsso la Casa Valdese a Torre Pellice.
Domenica 12: il culto di apertura dell’anno accademico si
svolgerà nel tempio di Luserna
S. Giovanni, dove predicherà il
Moderatore Franco Giampiccoli. Nel pomeriggio, visita a
Roccapiatta con la Società di
Studi Valdesi.
Lunedi 13; visita in Val d’An
grogna e disctissione su « La cura pastorale alle Valli».
Martedì 14 : visita alTospeda^
le di Torre Pellice e incontro
con Alberto Taccia e Bruno Mathieu sul problema della diaconia.
Mercoledì 15: visita a Plnerolo, incontro con la Comunità
di Base, dibattito con Giorgio
Gardiol sulla situazione politica
alle Valli.
Giovedi 16; l’intera giornata
sarà dedicata alla Val Germanasca; in particolare saranno
visitate Massello, Frali, Pomaretto.
Venerdì 17 : al mattino Mons.
Giachetti, vescovo di Pinerolo,
e il past. Bruno Rostagno parleranno su « L’ecumenismo alle
Valli». Nel pomeriggio visita a
Bobbio.
Domenica 19 ; professori e studenti predicheranno nelle diverse chiese.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Relazione morale
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Una quarantina di membri elettori, riuniti in Assemblea di
chiesa sotto la presidenza di Livio Gobello, si sono ritrovati
sabato sera nella Sala Albarin
per discutere la Relazione Morale del Concistoro.
Molti gli interventi, alcuni dei
quali anche critici, su posizioni
prese dal Concistoro, molte le
proposte ed i consigli che saranno oggetto di riflessione da parte di coloro che hanno la responsabilità della chiesa.
La stessa Assemblea ha anche
proceduto alla nomina di cinque Anziani che con Tanno in
corso sono giunti al termine del
loro quinquennio.
Tutti rieleggibili, hanno accettato l’incarico e sono stati
rieletti Alberto Bellora, Arturo
Caffarel, Fabrizio Malan, mentre Gianfranco Parise e Wanda
Peyrot-Meynet hanno declinato l’invito alla rielezione, pur
dicendosi disposti a mantenere
la loro collaborazione alla vita
della chiesa senza più essere
impegnati come Anziani. Sono
pertanto stati eletti al loro posto Ada Lapisa ed Enrica Correnti.
L’Assemblea ha vivamente ringraziato gli uscenti per il valido apporto di capacità e di impegno che hanno profuso nelTadempimento del loro mandato
ed ha applaudito i nuovi eletti con l’augurio dì un lavoro
benedetto nel nuovo compito
che li attende.
• Un avvenimento di partico
lare importanza per la nostra
comunità avrà luogo nel tempio domenica 12 ottobre. Infatti avremo il privilegio di ospitare per il culto inaugurale delTanno accademico gli studenti
ed i professori della Facoltà di
Teologia in visita alle Valli ed
ospiti delle diverse chiese. Ci auguriamo che molti siano presenti al culto per incontrare
questi giovani che si preparano
per il ministero pastorale ed i
loro docenti.
Nel pomeriggio si terrà la
tradizionale Festa del raccolto
con esposizione e vendita di
prodotti della campagna. Tutti
coloro che desiderano offrire
prodotti dei loro campi seno invitati a farli pervenire alla Sala
Albarin entro le ore 19 di sabato 11 c.m.
La sera alle ore 19.45 avrà luogo una « marenda sinoira » alla
quale avremo come ospiti i professori e gli studenti della Facoltà di Teologia i quali ci parleranno delle loro esperienze e
della loro vita dì studio.
Coloro che desiderano partecipare a questo incontro conviviale si prenotino al più presto
presso l’Asilo Valdese c presso
il chiosco di giornali MalanotMeynet agli Airali.
Studi biblici
PIOSSASCO — Con un leggero anticipo sul programma la
Chiesa Valdese di Piossasco ha
iniziato giovedì 25 settembre lo
studio del profeta Amos. An
che quest’anno la Comunità di
Base di Piossasco ha espresso
il desiderio di seguire io studio
biblico con la nostra chiesa.
Sebbene buona parte dei nostri
membri abitino nei paesi vicini, quest’anno gli incontri avranno luogo ogni giovedì, anziché ogni 15 giorni, come avveniva Tanno scorso. A tutti coloro che volessero seguire con
più facilità lo studio biblico si
consiglia la lettura del libro di
G. Tourn, Amos profeta della
giustizia, edito dalla Claudiana.
Scuola domenicale
PINEROLO — Ricordiamo
l’inizio della Scuola domenicale per domenica 5 ottobre alle 10; l’inizio del precatechismo per sabato 11 ottobre
alie 14.30; del I anno di catechismo per venerdì 10 ottobre alle
ore 20.30 con i genitori e il concistoro; del II e III anno per
sabato 11 ottobre alle ore 14.30
e del IV anno per sabato 11 ottobre alle ore 20.30 con i genitori e il concistoro.
• I nostri vivi auguri ai giovani Letizia Cottone e Salvatore Granitto che si sono sposati
il 7 settembre; a Paolo Busillo
e Sandra Falco sposatisi il 21
settembre e alle piccole Erica
Prina e Joséphine Rivoira battezzate in quelle domeniche.
• Per la settima volta in pochi anni la famiglia Balmas ha
pianto un suo caro. In un tragico incidente stradale ha terminato la sua vita terrena Guido Balmas, di 50 anni. La nostra simpatia vada alla moglie
e al giovane Aglio per questo
nuovo lutto.
Matrimonio
POMARETTO — Elvio Peyronel, predicatore locale a Villasecca e Nadia Morello, infermiera presso il nostro Ospedale, dopo aver dato pubblica certificazione del loro matrimonio presso il municipio di Pomaretto,
hanno voluto condividere la loro felicità con la comunità e
chiedere al Signore la sua benedizione partecipando al culto.
E’ stato un momento di gioia
e comunione fraterna.
• Diamo un cordiale benvenuto a Christian Bernard, venuto a rallegrare la mamma Margherita e la sorella Simona.
Convegno di monitori
PRALI — L’ultimo week-end
di settembre è stato utilizzato
dai monitori del II e III Circuito per attuare una verifica dei
programmi della scuola domenicale. Il 27-28 scorsi, infatti,
si sono incontrati ad Agape circa venti monitori — molti gli
« esordienti » — che, dopo una
introduzione generale sugli scopi e i metodi dell’insegnamento
catechistico nella chiesa e sulla struttura delTEvangelo di
Marco, hanno concentrato la loro attenzione sulle possibilità di
animazione delle sezioni bibliche proposte dal Servizio Istruzione-Educazione della FCEI
Le proposte emerse dal lavoro
in gruppi sono state varie e in
teressanti, utili per un rinnova
to impegno nei confronti dei
bambini.
• Redattori e compagni dì lavoro prendono viva parte al lutto che ha colpito Cinzia e Lino
Rostagno.
Domenica 5 ottobre
n ASSEMBLEA
Il CIRCUITO
PRAROSTINO — Alle ore 15 presso
la Chiesa valdese si tiene l’Assemblea del II circuito sul tema «La religione a scuola ». Introduce Beniamino Lami.
Domenica 12 ottobre
□ APERTURA
ANNO ACCADEMICO
FACOLTA’ VALDESE
DI TEOLOGIA
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
ore 10.30 presso la chiesa valdese di
San Giovanni si tiene il culto di apertura dell’Anno Accademico della Facoltà Valdese di Teologia. Presiede
il moderatore, past. Franco Giampiccoli.
n FORUM TEOLOGICO
VILLAR PELLICE —■ Alle ore 15 presso il Castagneto riprende l’incontro
teologico mensile con la discussione
dei temi proposti. A tutti gli interessati è rivolto cordiale invito a partecipare a questo ’’forum” di dibattito,
informazione e formazione teologica.
martedì 14 ottobre ~
n CENA CON GLI
STUDENTI
TORRE PELLICE — Martedì 14 ottobre avrà luogo una cena con gli studenti della Facoltà Valdese di Teologia. L’inizio è previsto per le 19. Le
prenotazioni si raccolgono, entro domenica 12, presso I responsabili delle
attività giovanili della comunità di
Torre Pellice.
8
8 cronaca delleValli
3 ottobre 1986
FERROVIA TORRE PELÜCE - PINEROLO
Una «navetta»
Il mostro con moltì problemi
in
cronaca
E' difficile nella nostra società
al figlio dell’ubriacone, del ladro,
della prostituta, alzare la testa.
Lo stigma dell'errore della famiglia lo perseguita e spesso per
condurre una vita "normale" è
costretto a lasciare il suo paese
e cercare migliore fortuna altrove.
In questi giorni le famiglie dei
tossicodipendenti sono impietosamente portate all'attenzione
dell'opinione pubblica locale dalla cronaca de « La Stampa », il
terzo giornale per diffusione in
Italia.
Mi chiedo se sia lecito, nella
deontologia professionale dei
giornalisti, accompagnare la cronaca di un avvenimento (un delitto, una rapina) con tanto di fotografia e di indirizzi delle abitazioni, delle professioni e degli incarichi pubblici dei familiari dei
presunti colpevoli.
Già qualche tempo fa avevo assistito con stupore alla pubblicazione, su quel giornale, della fotografia di una bambina di tre
anni, figlia di una tossicodipendente di Pinerolo responsabile di
rapine ai danni di alcuni pensionati.
Oggi non passa nuasi giorno
che il giornale in questione non
ci propini fotografie ed indirizzi
di amici, amiche, persone direttamente o indirettamente coinvolte in un presunto omicidio (sì,
perché non è neppure certo che
si tratti di questo) a sfondo sessuale di una tossicodipendente.
Sappiamo così tutti i particolari
della vicenda, senza però aver
chiaro il quadro nel quale sono
maturati questi episodi di cronaca: la realtà della vita dei tossicodipendenti nella nostra zona.
Queste persone sono costrette
dalla disoccupazione e dalla loro
dipendenza dalla droga, a commettere reati più o meno gravi
(furto, prostituzione, rapina),
nell’intento di procurarsi "la
roba". I tossicodipendenti sono
condotti all’illegalità anche per
il fatto che le strutture pubbliche sembrano non accorgersi del
fenomeno e si limitano a prevedere servizi medici per la cura
di coloro che decidono di uscire
dal giro.
E' purtroppo una realtà della
quale siamo tutti corresponsabili perché è cresciuta anche grazie alla nostra indifferenza, alla
nostra incapacità di dialogare con
queste persone e ricercare insieme una via d'uscita. Costretti a
vivere ghettizzati ed isolati dal
nostro perbenismo, i tossicodipendenti si sono creati un mondo a sé, deviarne rispetto ai valori sociali maggioritari.
Per rompere il cerchio dell’indifferenza, non serve stimolare la
curiosità più o meno morbosa di
ciascuno di noi, né tanto meno
stigmatizzare gli incolpevoli familiari. Il diritto di cronaca va,
a mio parere, visto in questa
prospettiva. Raccontare i fatti è
doveroso, ma questi vanno inseriti nel loro contesto sociale. Solo così noi lettori potremo capire che son fatti che ci riguardano, non solo perché avvengono
nella nostra città, ma perché sono sintomo di una malattia della società a cui apparteniamo.
Giorgio GardioI
Importante incontro presso la direzione compartimentale di Torino
Dopo un anno di attività a difesa della ferrovia Pinerolo Torre Pellice Franca Coì'sson,
assessore ai trasporti per la Comunità Montana Val Pellice e
presidente del Comitato che ha
unito dal novembre scorso amministratori, pendolari e utenti
del treno, può fare il punto sugli ultimi sviluppi della situazione, facendo anche chiarezza
sulle molte e contraddittorie
« voci » circolate durante l’estate a proposito del destino di
questo servizio.
— Il Ministero dei trasporti,
la Regione Piemonte, l'Ente ferroviario; quali sono i rapporti
attuali con questi interlocutori,
e quali pronunciamenti hanno
fatto a tutt’oggi?
— Un decreto del Ministero,
in data 25 luglio, dice testualmente che ’è abrogato il decreto ministeriale 17.XII.85’ con il
quale si dava l’autorizzazione a
sostituire il servizio ferroviario
con quello su gomma. Non veniamo inseriti, né noi, né le altre linee piemontesi minacciate,
nella ’seconda fase’ dei tagli: il
servizio dunque prosegue; ma il
decreto dice altresì che l’Ente
ferroviario « è autorizzato a continuare (...) lo svolgimento su
rotaia dei servizi (...) sulla linea
Pinerolo-Torre Pellice riconosciuti al momento indispensabili ». Sembra di capire che se venisse meno questo carattere di
indispensabilità del servizio, la
decisione potrebbe essere modificata. Puntiamo a riqualificare
il servizio, con adeguamento degli orari, riduzione dei tempi di
percorrenza, ecc. Abbiamo avuto un incontro con il segretario
del direttore compartimentale
FF.SS. di Torino. Con lui abbiamo esaminato corsa per corsa
gli orari da pochi giorni in vigore, e ci è stato assicurato che
il famigerato ’trasbordo su navetta’ (una delle voci che hanno
circolato durante l’estate) è limitato a poche corse, scarsamente frequentate.
Sono previste, da Torre, delle
corse in più, non sempre in ore
di gran movimento, ma, al fine
di contenere i costi di gestione,
è stato eliminato il turno notturno di lavoro ed in particolare
il treno per Torino delle 5.38.
utilizzato da un certo numero di
pendolari: a questo punto, non
essendo previsto un autoservizio
sostitutivo, costoro dovranno arrangiarsi. In ogni caso avremo
un nuovo incontro con questo
funzionario, fra una quindicina
di giorni, ner vedere se sarà
stato possibile apportare delle
modifiche migliorative all’orario.
Naturalmente noi ribadiamo la
assoluta contrarietà ad una soluzione con navetta, che con i
suoi disagi per l’utente potrebbe preludere ad una lenta agonia della linea. A questo proposito siamo in attesa che il Consiglio Regionale voti il progetto
di miglioramento del servizio
1 nuovi orari dei treno Orario ferroviario in vigore dal 28 settembre
TORRE PELLICE —> PINEROLO -> TORINO
4.30 5.18
5.30 ( 1 ) 6.07 (2)
6.10 6.49 (2)
6.17 6.46 7.28 (*)
7.17 7.46 8.27
8.10 8.49
8.14 arr. 8.36 —
9.15 10.14 10.51 (*)
11.52 12.19 (3) 13.05
12.41 13.08 13.57
14.13 14.40 15.22
15.27 arr. 15.46 —
16.54 17.45 18.36 { * )
18.05 18.50 19.32
19.00 arr. 19.20 —
19.56 20.35 21.17 (4)
20.54 arr. 21.16 —
21.40 ( 1 ) 22.38
TORINO _> PINEROLO -—^ TORRE PELLICE
0.11 arr. 0.53
4.21 5.50 6.13 (*)
6.50 7.09
6.47 7.48 8.11 (*)
7.42 (5) 8.47 9.09
8.55 9.46 10.08 (*)
12.17 12.37
12.02 ( Airasca arr. 12.27) —
. 12.45 13.33 13.55
14.15 15.01 15.24
15.05 15.53 16.16 (*)
— 17.20 17.42
17.35 18.32 18.55
18.38 19.23 19.46
18.51 ( 1 ) 19.41 —
19.40 20.26 20.49
22.42 1 arr. 23.24 p. 23.33 24.00 (6)
NOTE: (*) trasbordo a Pinerolo SU altro treno ; ( 1 ) feriale; (2) Torino Lingotto;
(3) feriale da Pinerolo a Torino; ( 4 ) Torino Porta Susa ( prosegue per To. Stura ) ;
sulle linee piemontesi minacciate, che è stato elaborato nella
primavera scorsa e si pronunci
sulla consistenza dello stanziamento che la Regione dovrebbe
destinare ad opere di adeguamento delle linee stesse (automatizzazione anche parziale dei
passaggi a livello e loro riorganizzazione, innanzitutto).
— E l’ipotesi della realizzazione di una stazione passante a
Pinerolo?
— Continuiamo a farla presente, perché oltre a ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza, eviterebbe automaticamente
di ipotizzare una soluzione di
navetta. Il collegamento tra la
Val Pellice e To'rino, a differenza di altre linee a ’scarso traffico’,
è diretto, e non è un raccordo
tra due linee più importanti, e
diretto, per essere veramente
funzionale e com'petitivo, deve
restare. Ma qui entra in gioco
un altro elemento, a cui dobbiamo cominciare a rivolgerci, e
cioè il comune di Pinerolo.
* * *
Su questi temi il verbale successivamente stilato dal Comitato afferma tra l’altro che da
parte del segretario del direttore compartimentale è stato preso l’impegno' « di rispondere, entro 15 giorni, sulla fattibilità
della nostra proposta di evitare
il trasbordo dei pendolari utenti del treno delle 6.17 da Torre
Pellice (...); di esaminare a fondo il nostro documento di proposte, per quanto riguarda in
particolare il prolungamento di
alcuni treni, di verificarne Tapplicazione sul grafico degli orari e poi di convocarci con la Regione .per valutarne l’applicabilità per l’anno prossimo; di valutare i problemi connessi alla
realizzazione della stazione passante a Pinerolo e di rispondere nel merito al prossimo incontro ». Alberto Corsani
Destino del
protestantesimo
alpino
PINEROLO — Una mostra di
particolare interesse sarà presente in questi giorni in città,
a Palazzo Vittone. « Destino del
protestantesimo alpino », questo
è il suo tema, intorno al quale
hanno lavorato gli « Archives
départementales des Hautes
Alpes ».
Al di là di ogni altra considerazione, duplice è l’interesse della mostra per le popolazioni e
le chiese del pinerolese. In primo luogo perché documenta il
periodo precedente e conseguente alla revoca dell’Editto di
Nantes (1685); in secondo luogo perché prende in considerazione anche il versante piemontese del Delflnato e gli altri territori a quell’epoca sotto il dominio della Francia.
La mostra rimarrà aperta a
Pinerolo, Palazzo Vittone, dal 6
al 18 ottobre, col seguente orario: dal lunedì al venerdì dalle
ore 9 alle 12 e dalle 16 alle 18;
sabato e domenica dalle 10 alle
12 e dalle 15.30 alle 18.30.
Nel quadro della mostra è stata organizzata dal Comune di
Pinerolo una conferenza che si
terrà presso l’Auditorium di
Corso Piave lunedì 13 ottobre
alle ore 20.30 in cui parleranno
il prof. Giorgio Spini e il past.
Giorgio Toum sul tema, appunto, della revoca dell’Editto di
Nantes.
Contro la chiusura
deii’Airasca-Saluzzo
SALUZZO — La locale segreteria
della CISL interviene con una lettera al
Corriere di Saluzzo del 5 settembre a
proposito della mancanza di segnali
che indichino, da parte ministeriale,
una qualche iniziativa per cercare di
ricuperare la linea ferroviaria AirascaSaluzzo, disattivata dal 1° gennaio
scorso. La lettera fa la storia della
mobilitazione da un anno a questa
parte, rileva che lo studio regionale
presentato a giugno indicava possibilità per una gestione più economica del servizio, e lamenta lo scarsissimo interesse avuto in merito dai
parlamentari locali.
(5) Feriale da Torino a Pinerolo; (6) Per Torre Pellice autoservizio sostitutivo con
fermate alle stazioni FS, eccetto; Bibiana (fermata al bivio FS) e Luserna S. Giovanni (fermata nel centro paese).
ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
Ospedali Valdesi di Torre Pellice e Pomaretto - Torino
Presidi Ospedalieri delle UU.SS.SS.LL. 43 e 42
Sono indetti i seguenti concorsi pubblici per titoli ed
esami:
Ospedale Valdese di Torre Pellice
— Concorso Pubblico n. 1 posto di CAPOSALA (Operatore Professionale Coordinatore di F Categoria).
— Concorso Pubblico n. 1 posto di ASSISTENTE DI
CARDIOLOGIA.
Ospedali Valdesi di Torre Pellice
e Pomaretto
— Concorso Pubblico n. 1 posto di ASSISTENTE
BIOLOGO COLLABORATORE; assegnato all’Ospedale Valdese di Pomaretto.
— Concorso Pubblico n. 1 posto di AIUTO DI LABORATORIO ANALISI chimico-cliniche; assegnato
all’Ospedale di Torre Pellice.
Termine della presentazione delle domande: ore 12
del 60" giorno dalla data di pubblicazione dell’Estratto del Bando sulla Gazzetta Ufficiale.
Informazioni: Amministrazione degli Istituti Ospitalieri Valdesi - Torre Pellice - TO - Tel. 0121/91536.
Torre Pellice, li 18.09.1986
Il Direttore Amministrativo
Dr. A. Ribet
Il Presidente
A. Taccia
9
3 ottobre 1986
cronaca delle Valli 9
LINGUE MINORITARIE
Sos alle chiese
La lega per le lingue delle nazionalità minoritarie (Le.li.na.imi),
un’ associazione che raccoglie
gruppi e persone da tutta Italia,
provenienti in particolare dalle
singole minoranze etniche della
nostra penisola, si è riunita martedì 26 e mercoledì 27 agosto
presso i locali deU’Albergo Italia di Casteldelfino. Per questo
appuntamento, erano presenti
esponenti friulani, sloveni, sardi,
francesi, ladini, grecanici della
Calabria e, naturalmente, gli occitani delle nostre vallate.
Nei due giorni di dibattito, la
associazione ha affrontato i propri problemi interni ed ha discusso il programma delle iniziative future.
Particolare attenzione è stata
riservata dai presenti al tema
dei rapporti internazionali della
Lega, soprattutto con le altre associazioni esistenti neH'Europa
c'ccidentale e con le strutture
• Hanno collaborato a questo
numero: Renato Cóisson, Dino
Gardiol, Marco Jourdan, Vera
Long, Bruna Peyrot, Alberto
Pool, Paolo Ribet.
della Comunità europea che —
tramite l’Ufficio per le lingue meno diffuse — ha iniziato ad operare in tale direzione. Nello spazio riservato al dibattito sui problemi inerenti l’assunzione di
specifiche iniziative delle minoranze in Italia, ha destato attenzione il progetto dell’Istituto di
Studi occitani che sta prendendo corpo nelle nostre valli. Buona parte della giornata conclusiva dei lavori è stata dedicata all’esame di due importanti problemi che investono direttamente resistenza delle nazionalità
minoritarie: l’attività della Chiesa — in particolare quella cattolica — rispetto all’esistenza delle
lingue e culture minoritarie; il
rapporto con i sindacati confederali della scuola, per il lavoro
da condursi in ambito scolastico.
Un telegramma è stato inviato
al Sinodo Valdese - Metodista,
che proprio in quei giorni era riunito a Torre Pellice, con l’invito
a porre la questione occitana alTattenzione della propria Chiesa.
L’assemblea ha pure approvato
una mozione che si rivolge ai vescovi operanti nelle zone dove
sono presenti le minoranze linguistiche, chiedendo un concreto
impegno , ^ella Chiesa cattolica
per la promozione delle lingue e
culture delle dodici minoranze
etnico-linguistiche della penisola.
Concerti
TORRE PELLICE — S^ato 4 ottobre, alle ore 21, avrà inizio al cinema
Società
di Studi
Valdesi
Gita storica
Domenica 12 ottobre si terrà la
gita storica a Roccapiatta (Prarostino), dove il 12 marzo 1686 i valdesi decisero di non accettare la
proposta di salvacondotto per l’espatrio e combattere,
ore 10.30: culto a S. Bartolomeo
presieduto dal pastore Langeneck;
ore 12: pranzo al sacco nei locali
deila chiesa; rievocazione storica;
ore 14.30: se fa bello raggiungeremo (a piedi o in macchina) i
prati di Roccapiatta. Se farà
brutto tempo resteremo a San
Bartolomeo.
Il trasporto è a cura dei partecipanti. Chi può offrire un passaggio In auto o ha bisogno di essere trasportato si metta in comunicazione con la S.S.V. entro (e non
oltre) il 9 ottobre 1986 - tei. 932179.
Cara magna Linota,
ti chiedo, se riterrai giusto rispondermi sulVEco”, di non
pubblicare la mia lettera. Io non
so scrivere, ho solo fatto la quinta elementare e perciò mi spiego male. Ma veniamo al motivo
che mi spinge a scriverti: sono
andata, una giornata intera ad
assistere al Sinodo (il mercoledì. per la precisione) e mi è molto piaciuto, però una cosa no:
non mi pare giusto che la galleria diventi un laboratorio di maglieria. Io sono un po' ignorante
e per capire dovevo ascoltare bene: non capisco se tutte queste
signore che lavorano all’uncinetto o ai ferri sono così intelligenti da seguire veramente le discussioni mentre contano i punti. Anch’io so lavorare a maglia
anche davanti al televisore, quando il programma non mi interessa. ma se voglio davvero seguire
smetto. Come non si può fumare. così non si dovrebbe permettere di occupare un posto per
poi farsi i fatti propri, quando
chi è interessato deve stare in
piedi, come è capitato a me ed
alla mia amica. Tu sai quanti
siano i posti in galleria, e almeno venti erano occupati da queste lavoratrici instancabili.
Ti ringrazio se avrai anche solo letto la mia lettera; se poi ritieni di rispondere, non pubblicare il mio cognome, metti solo
Carolina
Cara amica,
se la redazione deH’"Eco” deciderà di pubblicare la tua lettera, forse-molti lettori si irriteranno perché il nostro giornale
trova spazio per questi discorsi
“da donne” sulle signore che
sferruzzano al Sinodo. Io invece
sono molto contenta che a scrivermi siano proprio quelli che,
come dici tu, si spiegano male
e di solito non parlano dei grandi problemi, ma delle piccole cose senza importanza, che però
occupano in realtà buona parte
delle nostre giornate.
Capisco bene la tua irritazione
a dovertene stare in piedi per
La Comunità Montana
se ne lava le mani
Signor Direttore,
giorni fa ho letto un comunicato
della Comunità Montana Val Chisone
e Germanasca circa la richiesta dei
danni arrecati dalla selvaggina, in modo particolare dai cinghiali. Anni fa I
danni potevano essere denunciati In
Comune, poi presso la Comunità Montana. Adesso (secondo il comunicato)
la Comunità medesima se ne lava le
mani, dicendo che non ha competenze
in merito né per quanto riguarda la
constatazione dei danni, né circa il
risarcimento spettante. A questo punto c'è da chiedersi che senso abbia
ancora di chiamarsi Comunità Montana. Invece di aiutarci a proteggere i
raccolti di montagna, già così magri,
se ne lava le mani, dicendo di non
essere competente.
Mi domando come si faccia ad avere ancora fiducia in un consiglio di
amministrazione della Comunità, che
è formato dagli amministratori comunali dei 16 Comuni che la compongono. Mi pare che questi debbono essere molto più competenti dell'Assessorato alla caccia che probabilmente
non sa nulla dei lavori agricoli in
montagna.
Quel titolo » Comunità Montana » è
ormai deformato e del tutto irriconoscibile. Ricordatevi bene, cari amministratori, questo vostro atteggiamento è un campanello che fa vibrare il
timpano nelle orecchie dei montanari, già tanto sfiduciati nei confronti
di amministratori a cui hanno dato il
loro voto.
Queste non sono solo idee mie,
ma di tanti coltivatori dei 16 Comuni
della Comunità, che si sentono soli
e abbandonati al loro destino.
Pens. Carlo Ferrerò, Pomaretto
ore facendo fatica ad ascoltare
le discussioni sulla vita della
chiesa al di là del ticchettìo dei
ferri e del brusìo delle voci:
Fegoismo indifferente al motivo
per cui si è riuniti, se non anche
al disagio, alla fatica o al dolore
del prossimo, disturba sempre,
al Sinodo, durante un concerto,
ai funerali seguiti da gente che
chiacchiera allegramente dei fatti propri e così via. E’ anche
giusto avvertire queste persone
del loro atteggiamento sbagliato
(spesso però involontario) come
fai tu con la tua lettera.
Ma non dobbiamo mai dimenticare alcune cose:
1) controllare anche noi stessi,
secondo la vecchia lezione del fuscello e della trave;
2) mantenere il senso delle
proporzioni; spesso ci arrabbiamo di più per le piccole cose che
ci disturbano da vicino che per
le grandi ingiustizie che non ci
danneggiano direttamente;
3) non spostare il nostro giudizio negativo dalle cose alle persone. Gesù ci ha insegnato con
l’esempio che abbiamo il diritto
di giudicare gli altri solo se li
amiamo;
4) non prendercela con le forme, ma con la sostanza degli sbagli. Per esempio, mi pare che tu
ce l’abbia, più che con la distrazione delle « tricoteuses », con il
loro sferruzzare. Qui non sono
più d’accordo con te. La mia
bisnonna ripeteva spesso che,
quando non si dorme, il rimanere con le mani in mano è solo
pigrizia, e lo dimostrava con i
fatti: novantenne e compietamente cieca, continuava a fornire di calze tutta la famiglia, e
questo non le impediva di dedicare la massima attenzione agli
altri. E poi, non ho molta fiducia nelle proibizioni: anche private dell’uncinetto, le persone distratte continuerebbero a disturbare. Io piuttosto insegnerei anche agli uomini a muovere utilmente le mani quando parlano
o ascoltano. Avremmo meno fumatori in giro.
Cordialmente
Magna Lìnota
Trento un concerto di cori folkloristici svizzeri de L’Harmonie-Coro misto
di Páyeme, con la partecipazione del
Coro Alpino Val Pellice. L'Ingresso è
libero.
TORRE PELLICE — Domenica 5 ottobre, in occasione della visita del
gruppo L’Harmonie-Coro misto di Páyeme, la Pro Loco organizza un pranzo comunitario all'Hòtel Gilly (ore
12.30), con il seguente menu:
— vitello tonnato, carne all'albese,
peperoni in bagna cauda;
— ravioli alla piemontese;
— arrosto al cartoccio e contorni;
— tiramisù.
Le prenotazioni possono essere effettuate presso l'Hôtel Gilly entro le
ore 18 del 3 ottobre. Il costo del
pranzo è di L. 18.000.
Comitati per la pace
POMARETTO — Il Comitato Pace e
Disarmo delle Valli Chisone e Germanasca si riunisce giovedì 9 ottobre
alle ore 20.30 presso il Municipio di
Pomaretto. All'ordine del giorno la
programmazione per l’attività 1986/87.
Segnalazioni ~
ANGROONA, BIBIANA, BOBBIO
PELLICE, iBRICHERASIO, LUSERNA S.
GIOVANNI, TORRE PELLIOE, VILLAR
PELLICE — Domenica 12 ottobre in
questi comuni della Comunità Montana Val Pellice avrà luogo Tutti insieme ecologicamente, manifestazione
ecologica che vedrà mobilitati ben
64 Comuni della provincia di Torino.
Nel corso della giornata — dalle 9
alle 13 — verranno ripuliti da gruppi di volontari gli alvei del Pellice,
dell'Angrogna e del Rio Secco, e la
massicciata della ferrovia.
Alle 13 i partecipanti saranno ristorati con polenta e salsiccia offerta
dal Salumificio Tre Valli di Cavour.
I Comuni di Lusernetta e Rorà,
che non hanno promosso iniziative
Separati
(segue da pag. 2)
sare le parole offerte dalla tradizione cattolica). L’invito a prediligere i bambini portatori di
handicap suona ovvio e nello
stesso tempo curioso se pensiamo che è rivolto a chi dovrebbe essere, per fede, jiermeato
d’amore per i più deboli.
5° paragrafo — Un breve accenno alle tecniche e agli strumenti viene offerto (racconti,
musica, canto, uso dell’audiovisivo, gioco, dfàniimatizzaiionei
attività grafico-pittorica). Sono
suggerimenti messi lì pensando
che chi insegnerà la religione
cattolica non sarà in molti casi
l’insegnante titolare della sezione: gli insegnanti di scuola materna usano correntemente queste strategie educative; non ne
conoscono altre.
6° paragrafo — Contiene un
fugace invito a rifiettere che le
attività educative di religione
cattolica devono concorrere a
far maturare nel bambino il rispetto per le diverse posizioni
(non è detto per le religioni
diverse!) perché si abitui ad
una vera convivenza umana.
Si sono dimenticati che questi
obiettivi laici sono già perseguiti
nella scuola di Stato con il supporto della nostra Costituzione
repubblicana.
A queste perplessità che ci vengono dall’applicazione delle norme concordatarie e dai nuovi
programmi si aggiungono le difficoltà di gestione (organizzazione dell’orario, degli spazi, delle
compresenze degli insegnanti) e
le contraddizioni in campo psicologico e didattico.
E’ tempo di ricordare che la
Corte Costituzionale (sentenza
n. 30 del 24.2.1971) ha dichiarato
che l’art. 7 (Concordato fra
Stato e Chiesa cattolica) non
può avere forza di negare i
principi supremi.
E fra i principi supremi c’è
quello secondo cui i bambini
dai 3 ai 6 anni (e oltre i 6 anni)
devono essere messi in condizione di sperimentare la giustizia e l’uguaglianza fra gli esseri umani.
Franco Calvettì
sul proprio territorio, invitano comunque i cittadini a prendere parte a
iniziative in altri Comuni della Valle.
PINEROLO — L’Associazione per I
Diabetici informa che sabato 4 ottobre avrà luogo in tutta Italia la Giornata Nazionale del diabete, nel corso
della quale sarà sollecitata l’approvazione della « legge sul diabete », per la
tutela degli ammalati di questa malattia, attualmente inspiegabilmente
ferma in Parlamento.
______________Cinema_________________
TORRE PELLICE — La programmazione del Cinema comunale Trento
prevede nel corso di questa settimana;
giovedì 2, Silverado, western di Lawrence Kasdan (ore 20 e 22); sabato il concerto del Gruppo corale di
Payerne con partecipazione del Coro
Alpino Val Pellice; domenica 5, Nove
settimane e mezzo, commedia di Adrian Lyne in quattro proiezioni (16-1820-22).
Ogni martedì invece prosegue la
rassegna di film a carattere culturale
e di particolare qualità. Le proiezioni
avvengono a spettacolo unico (ore
21.15) e ad ingresso ridotto per tutti.
In programma martedì 7 Another time another place, dì M. Radford.
una delie più importanti produzioni
del cosiddetto nuovo cinema inglese.
« giorno che ho gridato a
te, tu mi hai riempito di coraggio, dando forza alVanima mia»
(Salmo 138: 3)
I familiari <iì
Paolo Rostagnol
ringraziano tutti coloro che con scritti
e parole di conforto hanno partecipato
al loro dolore. Un pensiero riconoscente a quanti l’hanno circondato del loro affetto e gli sono stati accanto durante la sua lunga malattia. Un grazie particolare ai medici che l’hanno
avuto in cura, al personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice, ai pastori Pasquet e Zotta per i loro messaggi
di speranza.
Bobbio Pellice, 29 settembre 1986
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Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
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DOMENICA 5 OTTOBRE 1986
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Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
10
10 uomoesodetà
3 ottobre 1986
PROPAGANDA E REALTA’ A PROPOSITO DELLE « GUERRE STELLARI » DI REAGAN
Lo scudo di una politica di potenza
La sdì (Strategie Defense
Initiative), meglio nota come
’scudo spaziale’ o ancora come
’guerre stellari’, continua a tener desta la pubblica opinione,
anche se i mass media non le
danno lo spazio che essa meriterebbe. Due fatti, avvenuti nei
giorni scorsi a brevissima distanza l'uno dall'altro, richiedono di essere ripresi, tanto più
che uno di essi ci riguarda molto da vicino, oltre che come credenti, anche come cittadini: la
adesione dell’Italia a questo programma. Ma su questo torneremo più avanti.
Obiezione « stellare »
L’altro avvenimento è costituito dalle dimissioni di Peter
Hagelstein, il giovanissimo inventore dell’arma potenzialmente più efiBcace della SDÌ e vale
a dire il laser a raggi X.
Egli ha detto ’basta’ al potere
militare-industriale, ha lasciato
il laboratorio nazionale di Livermore in California ]per svolgere ricerche non belliche presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Harvard,
presso Boston. La sua è una vera e propria forma di obiezione
di coscienza : già da un anno egli
era tormentato dal pensiero di
creare strumenti di distruzione
dell’umanità. Quando poi si rese conto che il suo laser — da
lui creato a fini medici — sarebbe stato utilizzato per la sua
capacità di distruggere missili
in volo, se ne è ritornato al MIT,
da cui già proveniva e dove riprenderà a compiere ricerche
sulle attrezzature mediche e std
computers, a scopi esclusivamente civili.
Questa ’defezione’ ha scosso
governo e opinione pubblica
americani, benché il Pentagono
ne abbia minimizzato gli effetti,
sia psicologici che operativi: anche le certezze dei suoi colleghi
hanno forzatamente subito una
incrinatura.
Scudo o spada?
E’ il 23 marzo 1983. Il presidente Reagan annrmcia il varo
del più massiccio programma
di mezzi antimissili mai avvenuto. In questo modo — egli precisa — gli Stati Uniti vogliono
dimostrare le loro intenzioni pacifiche rendendo « obsolete ed
impotenti » le armi atomiche
(nemiche), e liberando l’umanità dall’incubo dell’olocausto. E’
nata la SDÌ. Ma in che cosa
consiste esattamente?
Molto sinteticamente, la funzione dello scudo spaziale si
svolge in tre tempi. Subito —
dopo un ipotetico lancio di missili sovietici — scatta la prima
barriera di antimissili (laser ed
altri raggi) i quali bucano e distruggono gli ordigni nemici, abbattendoli sul territorio di partenza. Nel secondo atto, avviene
una successiva intercettazione da
parte di satelliti killer e di ’ombrelli’ esplosivi a grandissima
altezza, fra i 45 e 11.000 km. Infine, con una terza barriera, costituita da varie armi, tutte terrestri, ivi compresi aerei ad
alta quota, vengono distrutte le
testate superstiti sfuggite alle
precedenti intercettazioni.
Tutto questo, per ora, sulla
carta: è comunque intuitivo il
comprendere come un apparato
del genere, costituito da laser
di enorme potenza (attivati da
una esplosione nucleare), proiettili ’intelligenti’, radar di rivoluzionaria concezione, ecc. ecc.
sia di una complessità tale da
costituire un profondo mistero
fino al tragico momento in cui
venisse messo in funzione.
Le sperimentazioni e le ricerche sono in pieno svolgimento.
anche con la collaborazione di
altri Paesi. Un importante obiettivo è già stato raggiunto. Il 23
marzo 1985, con una data certamente voluta, e cioè esattamente due anni dopo l’annuncio
di Reagan, nel deserto del Nevada è stato collaudato «Super
Excalibur» (dal nome della mitica spada di re Artù), il raggio
X laser a origine atomica.
Malgrado le sicurezze ’pacifiche’ di Reagan, non sono molte
le voci che si sono alzate a difesa di questo programma, fra
l’altro dai costi (è il caso di dirlo) astronomici. In genere i politici, gli scienziati, le forze sociali sono piuttosto scettiche
sulla reale efficacia di questo
sistema. Anzi, un numero sempre crescente di personalità dei
vari settori, americani, inglesi,
tedeschi ed altri hanno manifestato un parere opposto e lanciato appelli affinché il programma venisse abbandonato, per vari motivi.
Innanzitutto — dicono — per
quanto lo ’scudo’ possa essere
perfetto, esso non sarà mai in
grado di fermare tutti i missili
avversari. Se anche ne passasse
un 5 per cento, il territorio raggiunto verrebbe totalmente devastato.
In secondo luogo, non è pensabile che l’URSS assista inerte
allo sviluppo di questa tecnologia: essa cercherà di adottare
tutte le contromisure del caso
— sia iKitenziando le sue ricerche nella stessa direzione, e sia
impostando anche la costruzione di nuovi supermissili e di
altri accorgimenti per mettere
fuori uso la SDÌ. Ecco allora che
viene dato nuovo impulso alla
escalation degli armamenti terrestri e spaziali, che potrebbe
addirittura portare le due superpotenze a perdere la possibilità di firmare accordi sui medesimi.
Altra messa in guardia viene
da chi ammonisce che un forte
’scudo’ strategico possa indurre
il suo detentore a prevedere
l’impiego delle sue armi di primo colpo — e cioè quelle offensive (la spada!) — nella certezza di essere al riparo dalla reazione avversaria. Questa mentalità ha senza dubbio un certo
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seguito fra i ’falchi’ degli Stati
Uniti.
Un’altra argomentazione ha
motivazioni economiche. Questi
colossali investimenti, sottratti
allo sviluppo mondiale, arricchiscono vieppiù i monopoli americani e alleati, determinando
inoltre un peso sempre maggiore nelle deliberazioni di politica
interna ed estera. La stessa
URSS è la prima a subirne le
conseguenze negative : come si
sa, infatti, per uno Stato socialista le spese belliche sono puramente parassitarie. Forse anche per questo essa, fin dall’agosto 1983, aveva proposto all’ONU
la messa al bando di esperimenti militari nello spazio. La risposta americana è stata finora negativa, ed anche le ultime
’aperture’ di Reagan prevedono
sempre l’installazione autonoma
della sdì « previo preavviso di
sei mesi ».
L’Italia e la SDÌ
Dal 19 settembre scorso l’Italia, colla firma del relativo ’memorandum d’intesa’, è diventata
il quinto Paese associato agli
Stati Uniti per la ricerca sulla
sdì, dopo Gran Bretagna, Germania, Giappone e Israele. La
cosa ha acceso vive polemiche
a livello politico. Lo stesso de
Panfani, presidente del Senato,
aveva inviato una dura lettera
a Craxi per invitarlo a rispetta
re gli impegni presi col Parlamento, e cioè di metterlo al corrente sulla modalità degli accordi prima di firmarli. Il rifiuto è stato netto : « Gli Stati Uniti — si è precisato — hanno posto il veto della segretezza».
C’è da chiedersi: ma questo
governo non è un po’ troppo
’decisionista’? Dov’è andata la
sua funzione esecutiva? Col suo
atteggiamento ha fatto passare
sulla testa del Parlamento e di
conseguenza sulla testa dei cittadini, un accordo di estrema
delicatezza e gravità. Il complesso militare-industriale ancora una volta si è imposto. Saranno 80 le aziende interessate,
a cominciare dalla Fiat, che ora
potrà entrare a pieno titolo, dopo essersi sbarazzata dello scomodo (adesso) socio libico.
Per calmare le reazioni è stato sottolineato che la partecipazione al programma è solo a
livello di aziende, ma è estremamente ’ingenuo’ il pensare
che questo accordo non abbia
una chiara connotazione politico-militare. Dopo quanto più
sopra esposto sulle implicazioni e le conseguenze dell’approntamento di tale programma —
che vedrà l’Europa occidentale
ancora più esposta di quanto
già non sia ora — c’è veramente da chiedersi se è questo che
la gente vuole: lo spazio è uno
e indiviso e appartiene all’umanità intera.
I rapporti Est-Ovest paiono
LA SCOMPARSA DI UN TESTIMONE DI LIBERTA’
Enzo Enriquez Agnoletti,
l’irregolare
A Firenze, nel Salone dei Cinquecento, molti erano gli amici
venuti a ricordare Enzo Enriquez Agnoletti. Al suono delle
trombe del Comime, davanti alla sua salma lo hanno commemorato il sindaco di Firenze
Bogiankino, il Senatore Ossicini della Sinistra Indipendente,
il collega prof. Paolo Barile. Ne
hanno ricordato il profilo morale, politico, il combattente per
la libertà di Firenze. A 77 anni
ci ha lasciati in piena attività
dopo le lotte per le cause della
libertà del paese, per le cause
dei popoli oppressi, per il Vietnam, per le cause dello sviluppo della sua città.
Ossicini lo ha definito un « irregolare », nel senso di non potere essere inquadrabile in categorie chiuse : per la libertà
sì, ma per una libertà che apre,
giudica, libera; per la giustizia
sì, ma non di parte. E fra i ricordi, la memoria dei suoi rapporti con Piero Calamandrei,
l’avvocato della libertà « laica »
contro le leggi truffa, contro le
chiusure dei Concordati insieme
a Carlo Arturo Jemclo, per la
scuola con Tristano Codignola,
Alessandro Garrone, Norberto
Bobbio. Enzo ha avuto il coraggio di stare solo, quando era
necessario, con pochi, quando le
maggioranze respingevano le
sue critiche. « Il Ponte », di cui
fu direttore per molti anni, ha
riflesso, con i suoi articoli di
politica, storia, morale, uno spirito d’indipendenza. La collaborazione con Giorgio La Pira,
cattolico praticante, per la causa della pace, per i convegni dei
sindaci del mondo, fu quella di
chi, dalle tradizioni laiche, aveva tratto la necessità di una
fedeltà morale.
Lo ricordiamo ■ anche noi Evangelici in Italia e gli siamo
grati per quello che ha fatto
anche per le minoranze evangeliche, per una visione di « giustizia e libertà ». Fu un « notare », attento alle cose minime,
ma mai disattento verso le cose massime. Fu il « notare » della Resistenza a Firenze, come
Jacopo bombar dini fu per molti Valdesi partigiani « il pastore laico » toscano, che li confortò nelle ore difficili.
Un giorno, ormai lontano, Enriquez venne per la sepoltura di
una giovane donna a chiedere
la partecipazione del pastore
protestante al Cimitero degli Allori. Chi era quella donna? Il
pastore non l’aveva mai vista e
le nostre comunità la conosceranno soltanto per le ricerche
di qualche giovane studioso degli Archivi della Chiesa Valdese
di via Manzoni e dei registri
degli Allori. Alla domanda: chi
era? Enriquez rispose: «Una
protestante, che ci confortò nelle ore della Resistenza ».
Quel giorno il passo biblico,
meditato da laici e credenti, fu
Isaia 54: 10: «Quand’anche i
monti si allontanassero e i colli
fossero rimossi, l’amore mio non
si allontanerà da te, dice l’Eterno, che ha pietà di te ». Anche da te, credente irregolare.
Anche da te, laico non catalogabile. Carlo Gay
migliorare sulle questioni relative al disarmo. Si potrà impedire Tarmamentc ’stellare’? Auguriamocelo, anche se la politica
di potenza e dei blocchi pare
essere sempre la più forte.
Roberto Peyrot
Una firma
contro
l'apartheid
E’ necessario rinviare al più
presto la petizione contro l’apartheid in Sud Africa rivolta
al Consiglio dei ministri.
Essa è stata inviata dal pastore battista Saverio Guarna
a tutte le nostre comunità.
Guarna sta ora raccogliendo i
moduli controfirmati e, quanto
prima, li consegnerà al Presidente del Consiglio.
Le chiese che non l’avessero
ancora fatto sono pregate di
rinviare a: Past. Guarna, via
Gramsci 44, 00030 San Cesareo
ROMA, le schede sottoscritte.
Un quarto delle firme raccolte
sinora sono state apposte negli
ambienti delle nostre chiese. Non
ritardate il vostro rinvio di un
solo giorno. Grazie!
L’iniziativa, promossa dal
« Coordinamento nazionale di
lotta contro l’apartheid », è appoggiata dalla Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia.
r--------------------------------\
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
RedaHori: Giorgio GardioI, Paolo
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Longo, Giuseppe Platone, Sergio
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