1
Afino 1«
Veiierillt «t «eKemlir« •«««. 1V° 44.
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PttRZZ» »M««OCIAKIO^K
Torino, per un anno . . . L. C »
» per sei mesi . , . » 4 »
Per ie provincie e l’eslero franco sino
ai conilni, uu anno . . L. 7 20
per sei raesi , » 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n' J2, piano 3'’.
Le associazioni si ricevono da Canotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli Associali delle Proiwcte potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
Cronologia Biblica IV. — Cronologia Evangelica. — Storia di alcune dottrine.—
RivÌBta critica delta stampa clericale. — Rispondiamo. — Sono matti I — Cimiteri
evangelici. — Notizie religiose ; — Basaluzzo — Firenze — Francia—Tolosa —
Germania — Cassel — Inghilterra — Grecia — Bussia. — Cronachetta politica.
CHU1V01.0CÌ1A BmiilCA
Sant’lgnazio uno dei Padri apostolici, discepolo di s. Giovanni Evangelista, e secondo successore di s. Pietro
nel vescovado di Antiochia, che fu
martirizzato regnando l’imperadore
Traiano nell'anno 107 dell’èra volgare, scrivendo ai fedeli di Traili, città
della Lidia, esce nella seguente narrazione che per la sua preziosità merita di essere assai profondamente
meditata. « I>io, il Verbo, che ha di« morato iu questo mondo circa tre
• decadi e mezzo d’anni, fu veramente
IV.
CRONOLOGIA EVANGELICA
« e non simulatamente ballezzato da
« Giovanni. Dopo aver predicato per
<1 lo spazio di tre anni il Vangelo ope« rando prodigi e miracoli, egli che
« giudica tutli, fu giudicato dai per
ii fidi Giudei e da Pilato, fu flagellato,
« fu schiaffeggiato, fu sputacchiato;
« portò corona di spine in capo e
« straccio di porpora in dosso; fu
n condannato e crocifisso non in effi<1 gie 0 in apparenza, ma in realtà -,
« egli è veramente morto, e fu sep'( pejlito, e risuscitò da morte, ecc, »,
2
Cotelerius. Patres Àposiol., tom. Il,
pag. 68.
La stessa narrazione è testificala da
Eusebio vescovo dottissimo di Cesarea;
fioriva verso l’anno 300 deU’èra volgare. iVeila sua dimostrazione evangelica a pag. 400, scrive: « Abbiam
Il dalla storia che Nostro Signore in« segnò facendo miracoli per lo spazio
« (li tre anni e mezzo, ciò che forma
Il la melà d’ una settimana d’anni. E
• ce lo conferma ancor Giovanni l’E<1 vangelista, se vogliamo attentamente
Il seguire il suo Evangelo. Si può
« dunque calcolareper melà settimana
Il d’anni la durata del suo ministero
« dal convivere co’suoi Apostoli avanti
Il la sua passione fino alla sua risurII rezione. Perciocché sta scritto che
Il fino alla sua passione egli si moli strava a tulli, discepoli o no, mali nifestando la potenza della sua di<1 vinilà a tutti senza distinzione di
« Greci nè di Giudei. Sta pure scritto
« che dopo la sua risurrezione fu di
« bel nuovo co’ suoi discepoli ed apo« stoli, facendosi veder loro per quali ranta giorni e rt^gionando con essi
« di cose spettanti al regno di Dio.
Il Capo I degli Atli degli Apostoli.
V Laonde si ravvisa che tulli questi
« avvenimenti coincidono colla setti« mana d’anni indicata dal profeta
« Daniele, capo IX, 27, nella quale
«. doveasi confermare il patto con
« molti, cioè stringere sempre meglio
Il la novella alleanza evangelica. E chi
« erano costoro con cui egli la strinse
Il e la confermò? Evideatemente essi
(I erano i suoi discepoli ed apostoli,
Il e tutli gli Ebrei che in lui crede« vano. Del resto, verso la metà di
Il quesla settimana, in cui confermava
« l’alleanza già rivelata a molli, cesti sarono i sacrifizi, cessò l’oblazione
« e l’offerta, e sopravvenne l’abomi« nazione a disertamento del Tempio.
« Imperocché nel mezzo di questa set« Umana dopo la predicazione dei tre
Il anni e mezzo compiendosi la sua
Il passione, la gran cortina del. sanII luario, muro alto e saldissimo, si diII vise in due da cima a fondo. Matt.
« XXVIl, 51. Ebbero così prova al« lora i Giudei che veniva lor tolto il
« sacrifizio, e cominciava a stabilirsi
Il nel tempio l’abominazione della deli solazione, perciocché il poler tuteli lare che vigilava fm da principio! il
Il Sancta Sanctorum, ne lasciava aII perto ed esposto ai profani fin
ii gresso ».
Queste [testimonianze d’Ignazio e
di Eusebio non lasciano nulla a desiderare ai cronologi per potere con
ragione storica fermare la durala del
pubblico minislero di Nostro Signore
•allo spazio di tre anni e mezzo, che
corrispondono benissimo alla profezia
di Daniele. Esaminandosi poi atten-
3
tamente l’Evangelo di s. Giovanni, è
facile a chiunque di discernere le
quattro Pasque che in questi tre anni
e mezzo furono celebrate dal Divin
Redentore. Laonde la cronologia evangelica si può dire essere su questo
punto pervenuta alla maggior evidenza possibile in somiglianti materie.
Daremo ora una terza tavola delle
Ere principali, acciocché i nostri lettori, leggendo o udendo un avvenimento qualunque della Storia che abbia relazione a qualche teslo o profezia della Bibbia, sappiano subito a
qual epoca lo debbano riportare.
TAVOLA III.
EPOCHE PRINCIPALI.
Creazione del mondo, stando al
lesto ebreo della Bibbia A. C. 4004.
Stando alla versione dei Settanta
A. C. 5411.
Stando al periodo Giuliano A. C.
4714. È queslo un periodo immaginario composto nel secolo xvi da Giuseppe Scaligero uno de’ più dotti uomini del suo tempo, e protestante.
Inventò egli un ciclo di 7980 anni,
moltiplicando i tre cicli più usuali, il
lunare di 19, il solare di 28, e quello
delle indizioni di 15. Come ogni dicianove anni torna la luna a compiere
con ugual corso il suo giro, ed ogn
ventotto vi torna anche il sole, o più
veramente la nostra terra rispetto al
sole, cosi ogni quindici s’inlimavano
dagl’imperadori, da Costantino in poi,
i tributi che si doveano pagare l’anno
appresso, e questa intimazione appellavasi indizione, e fu presa dagli scrittori specialmente legali e storici per
termine e misura di tempo. Osservò
lo Scaligero che il primo anno dell’èra
volgare accadde l’anno due del ciclo
lunare, Tanno decimo del ciclo solare,
l’anno quarto della indizione. Ora,
perchè quella coincidenza la quale nel
suo ciclo non è possibile che una sola
volta in 7980 anni, si verificasse come effetto ordinario del corso regolare
dei tempi, gli convenne anticipare di
710 anni la creazione del mondo. E
così l’epoca della creazione del mondo
secondo lui non potè porsi alFauno
, A. C. 4004 colla Bibbia Ebraica, ma
fu dovuta Supporre all’anno 4714.
Questo periodo di 7980 anni, immaginato dallo Scaligero, si chiama periodo 0 ciclo Giuliano perchè nella
misura degli anni e dei mesi tiensi al
calendario Giuliano formato da Giulio
Cesare quando cambiòin Solare l’anno
de’ Romani che prima era Lunare, e lo
divise in 12 mesi ineguali, formanti
in tutlo l’anno la somma di 365 giorni
e sei pre, le quali ogni quattro anni
importano l’intercalare di un giorno.
È queslo periodo Giuliano utilissimo,
perché dividendolo, a cagion d’esempio, per quindici o per dicianove, o per
4
ventotto, avete sempre l'anno dell'lii^
dizione, l’anno del ciclo lunare e del
solare. È anche utilissimo perchè potete applicarlo non tanto agli anni che
precedettero l’èra volgare, quanto a
quelli che le sono succeduti, o per succedere sino alla fine de’ secoli. Per
ultimo è utilissimo a discoprire negli
scrittori ogni ertore di data, e a fermare i cardini di qualunque storia.
Basti dire che il chiarissimo P. Petavio, avverso quanto mai dire si possa
allo Scaligero, raccomanda caldamente agli studiosi di cronologia l’uso
di questo periodo, senza del quale,
egli dice riuscire sempre molto oscura
e difTicile la cognizione cronologica
dei tempi. Vedi De Doctr. Temp.,
lib. VII, cap. 8“.
Epoca del diluvio, secondo il Testo ebreo, A. C. 2348; secondo i Settanta presso Giuseppe Ebreo, A. C.
3153.
Cali Yuga, Era Indiana del diluvio,
A. C. 3102.
Dispersione del genere umano alla
Torre di Babele, secondo il Testo ebreo
A. C. 2247 ; secondo I Settanta A. C.
2614.
Nemrod regna nell’Assiria, secondo
il Testo ebreo A. C. 1998; secondo i
Settanta A. G. 2354.
Manete, primo re di Egitto, A. C.
2412.
Regnodi Tcheou nella Cina, quando
fa diviso r impero In 12 provincie,
A. C. 2277,
Nascita d’Àbramo, secondo il Te^
sto ebreo, A. C. 2056; secondo i Settanta, A. C. 2153.
Gli Israeliti in Egitto, secondo il
Testo ebreo, A. C. 1706; secondo i
Settanta, A. C. 1863.
Uscita degl’israeliti dall’Egilto, secondo il Teslo ebreo, a. C. 1491; secondo i Settanta, A. C. 1648.
Cecrope regna in Atene, A. C. 1558.
Sesostri regna in Egitto, A.G. 1308,
Distruzione di Troia, A. C. 1183.
Fondazione del tempio di Salomone, secondo il Testo ebreo, A. C.
1014; secondo! Settanta, A.G. 1027.
Era d’IlTiti re de’ Focesi (primo luglio), A. C. 884.
Era delle Olimpiadi (19 luglio), A.
C. 776.
Fondazione di Roma (21 aprile), A.
C. 755.
Era di JVabonassar (26 febbraio),
A. C. 747.
Era dei Seleucidi, ovvero dei successori di Alessandro (1" ottobre), A.
C.312.
Era Cesarea di Antiochia (1" set->
tembre), A. C. 49.
Era Giuliana, ossia della correzione
del calendario romano fatta da Giulio»
Cesare (1« gennaio), A. C. 46.
Era Ispanica (1° genn.), A. C. 38.
Vittoria d'Azio (29 ago».), A. C. 30,
5
Era volgare cristiana (1® gennaio),
A. D. 1, del periodo Giuliano 4714,
decimo del ciclo Solare, secondo del
Lunare, quarto della indizione (come
abbiamo già osservalo sopra^. I primi
cristiani per formare un calendario
perpetuo che indicasse quali giorni
deiranno fossero domenica, o lunedì,
0 martedì, ecc., segnarono i giorni di
uqa settimana colle prime selle lettere dell'alfabeto, premettendo, p. es.,
al 1° di gennaio un A, al 2" un B, e
così fino al G, dopo il quale rii:omiuciavano il giorno 8“ collM, e cosi di
seguilo fino al termine dell’anno. Nel
primo anno dell'èra volgare la lettera
domenicale, ossia quella che nel calendario indicava la domenica, era il
B. Quell’anno era anche il primo dopo
il'bisestile.
L’èra di Diocleziano o dei martiri,
di cui abbiamo fatto menzione più sopra, incominciò (17 sett.) A. D. 284.
L’Egira o fuga di Maometto (16 luglio), A. D. 622.
Era di Isdegardo III re di Persia
(16 giugno), A. D. 652.
Era Gelalea di Persia (14 marzo),
A. D. 1074.
ERA DELLA RIFORMA.
L’ Inghilterra la incomincia con
Wicleffo, A. ]). 1360.
La Boemia con IIuss, A. D. 1405.
L’Alcmagna con Lutero, A. D. 1517.
La Svizzera con Zuinglio, A. D.
1519.
La Danimarca aderendo ai luterani,
A. D. 1521.
La Francia con Calvino, A.D.1529.
La Svezia con Petri, A. D. 1530.
L’irlanda con Brocon, A. D. 1553.
La Scozia con Knox, A. D. 1560.
I Paesi Bassi, ossia l’Olanda, aderendo alla Riforma, A. D. 1566.
Riforma Gregoriana ¡(1) del caien*
dado compiuta da Gregorio papa XIII, '
A. D. 1582.
(I) La divisione del lempo fatta dagli
uomini, compresa pur quella di Giulio Cesare, DOQ corrispondeva esatlamenle al
corso immutabile deiraslronomia, e |)er
uniformare i moti del sole a quelli della
luna iu modo cbe ancbe nei secoli avvenire le stagioni si compissero sempre
nel giro dei mesi medesimi, gli astronomi
dissero che bisognava si logliessero dieci
giorni dell’anno corrente, ad ogni quarto
anno si conservasse il bisestile,'introdotto
da Cesare, e dopo ogni quattrocento anni
si scemasse un giorno. A questo modo
l’equinozio di primavera, salvo una piccolissima difìerenza che non sarà d’importanza se non nel progresso di molti secoli,
rimane stabilito per sempre nel medesimo
giorno di marzo, e il plenilunio della luna
di marzo (che succede sempre dopo quell’equinozio e segna la Pasqua degli Ebrei),
indica la Pasqua dei Cristiani che dal concilio Niceno in poi si prese a celebrare la
prima domenica dopo il plenilunio della
luna di marzo. Piacque a Gregorio XIII il
parere degli astronomi, e decretò si met-
6
lésse in pratica il di S d’ollobre di quell’anno ì 582 contandolo pel giorno 15.
« Divulgossi nel mondo che parecchi miracoli ( solite fantasie d’ animi superstiziosi) avessero accompagnalo la riforma
Gregoriana. Conservavasi nella Ch.iesa di
San Gaudioso in Napoli dentro una boccétta il sangue di Santo Stefano, ove questo sangue era solito liquefarsi da se medesimo il tre di agosto, giorno dedicato
a quelsanto; ma dopo la riforma sopradetta non si liquefece più che il tredici. Vi fu
chi scrisse che ciò era prova manifesta che
il calendario Gregoriano era stato ricevuto
ed approvato in cielo. Simile mutazione
fece, al dire e scrivere di alcuni, il sangue
di san Gennaro ai diecinove di settembre.
Anche un noce solito a restar secco e
sfrondato come in inverno, sino alla vigilia di san Giovanni Battista, cd a comparire tutto ad un tratto vestito di foglie
e di frutti la maltina seguente, cambiò
stile rinverdendosi e cacciando fuor noci
grosse e beli’e formate dieci giorni prima,
cioè la stessa notte di san Giovanni. Ma
siccome il miracolo consisteva nel non
cambiar di data, e nel seguitare nel nuovo
calendario, cosi il noce fece, il sangue no,
che non s’accorse della rifórma. Quéste
cose sono pure molto inette, ma le narro
per ammaestramento di chi mi legge.
(Botta. Storia d’Italia. An. D. 1S8S lib.
XIY).
STORIA DI ALCUNE DOTTRINE
fin doKrina fieli» grazia
c del ntcrilo delle óiicl-e«
Conlinnaz. —V. i) num. 54.
20. Riformatori c Coócilio di Tronío. - 21. Michele Baio. — 22. Banncs • Molina. 23. Con[jregozione de ouociHit. — 24. Cornelio Giansenio. — 28. U P. Qocsoel. — 26. Scipione
(le Ricci.
20. La grande chiesa era giunta per
mezzo dei roghi e dei patiboli a soffo
care o almeno a rendere spregevole la
voce dei generosi difensori della verilà
evangelica: ma Lutero, Zvinglio, e Cai«
vino sursero contemporaneamente a predicare la salvezza gratuita per la grazia
di Dio in Gesù Cristo; ed allora lutli coloro che avevano a cuore il Vangelo si
raunarono sotto le bandiere di que’generosi. La grande chiesa vide prossima
la sua rovina, tremò, e malgrado lutti
gli sforzi dei papi fu costretta a raunarsi
in concilio a Trento. Allora essa vide
l’orribile alternativa nella quale i riformatori r avevano posta. Essa doveva o
rigettare solennemente la dollrina della
grazia ed abbracciare il pelagianismo; o
condannare il pelagianismo, ed accettare
la grazia. Nel primo caso doveva dare
una mentita a Gesù Crislo, a S. Paolo,
^ S. Agostino, e condannare lutti i concilii ehe avevano condannato Pelagio: nel
secondo caso doveva condannare la dottrina sua favorita : ma allora cosa divenivano i monasteri-, i conventi, i pellegrinaggi , e tulle te altfe opere pretese
meritorie che sono la fonte della potenza e delle ricchezze del clero? In una
tale terribile allernaliva un ripiego curialesco salvò la grande chiesa, conservando
ad es.sa la diletta dottrina pelagiana,
senza far mostra di condannare la dottrina evangelica. Queslo ripiego si fece
consistere in un decreto più equivoco
degli stessi oracoli delfici, siccome può
leggersi nella sessione VI. Questo decreto
fu interpretato da ognuno alla sua maniera, ed ognuno vi trovò la sua dottrina, ih guisa che anche al giorno di
oggi gli agcstiniani vi trovano la dottrina della grazia, i molinisti la dottrina
delle opere. Difatti due teologi deIJo stesso
7
concilio pubblicarono due trattali sulla
grazia: il domenicano Domenico Solo sogtene»a la dottrina della grazia appoggiandosi sul decreto del concilio; ed il
francescano Andrea Vega sosteneva la dottrina delle opere appoggiato sullo stesso
decreto; ma la grande chiesa lasciò cbe
il domenicano gridasse, e seguì a sostenere la dottrina di Pelagio, modificati alquanto i termini, onde far credere che condannasse l’eresiarca.
21. Ma allorché Michele Baio sostenne
le famose proposizioni sulla dottrina della
grazia si ebbe una prova la più luminosa
dell’equivoco del decreto tridentino, e
della dottrina pelagiana sostenuta dalla
grande chiesa. Baio professore dell’università di Lovanio mandato a Trento da
Filippo li, era dottissimo teologo, conoscitore profondo della Bibbia, ed avversario dei gesuiti, non per altro, se non
che per la dottrina pelagiana eh’ essi incominciavano a propagare. Per opporsi a
tale dottrina aveva fatto un profondo
studio su S. Agostino, io guisa cbe per
ben nove volte aveva lette tutte le sue
opere. La sua dottrina non era che la
dottrina che S. Agostino aveva sostenuta
contro i pelagiani, ma compendiata, e
formulata teologicamente. Baio non aveva
la menoma idea cbe la sua dottrina fosse
opposta a quella del concilio di Trento,
e credevasi buon cattolico difendendo
contro ¡'gesuiti la dottrina del grande Agostino: ma i tempi erano cangiati, e con
essi era cangiata la dottrina della grande
chiesa.
Siedeva allora nel seggio di Roma il
Gbislieri (Pio V) quello stesso che eccitava re Carlo IX alla strage del S. Bartolomeo. Pio V sebbene dome&icano, pure
era papa, e non poteva sofTerire che una
dottrina cosi cara a Roma venisse discreditata da Baio; e senza aver più ricorso
ad equivoci condannò solennemente (1567)
e dichiarò dottrina eretica quella che insegnava Baio, che è la stessa che insegnava Agoslino, e prima di lui S. Paolo.
Ed ecco il primo solenne decreto per il
quale la grande chiesa ba adottata non
solo nella patica ma ancbe nella teorica
la dottrina di Pelagio, e condannata esplicitamente e senza equivoci la dottrina di
S. Agostino e di San Paolo intorno alla
grazia.
22. Parrebbe che dopo la infallibile
decisione di un papa tulli si fossero
dovuti tacere; ma così non avvenne.
I gesuili fieri per il successo avuto nella
queatioue con Baio proclamavano sempre
più altamente lu loro dottrina; mai domenicani sebbene protestassero di rispettare le decisioni di Pio V relativamente
a Baio ; ciononostante vollero ancora sostenere la dottrina della grazia, usando
però dei termini moderati. Bannès famoso domenicano spagnuolo si mise alla
testa del partito agostiniano (1581) contro
il pelagianismo sostenuto dai gesuiti. Il
famoso Lodovico Molina gesuita si fe’
capo dell’ altro partito. I due partili si
attaccarono fieramente, ed allora si vide
tutta la grande chiesa, In Ispagna specialmente divisa nei due partiti. 1 domenicani più franchi dei loro avversari accusavano altamente dai pergami i gesuiti di eresia, e li chiamavano nuovi farisei, e lupi vestiti da agnelli. I gesuiti
a loro volta col sorriso sul labbro, e cob
accento d’ipocrita compunzione accusavano i domenicani di eresia e di empietà.
8
23. In tale deplorabile slato erano le
cose allora quando l’inquisizione spagnuola stanca di piìi soflrire chiamò
innanzi a sè i contendenti (-1594). Era forse
l’unica volta che l’inquisizione avrebbe
potuto produrre un bene. I gesuiti viddero il loro pericolo: coll’inquisizione di
Spagna non si poteva scherzare ; quindi
cercarono di parare il colpo. Un decreto
di Clemente Vili vietò alla inquisizione
spagnuola di procedere più oltre, ed
avocò a sè la cognizione della causa :
chiamò a Roma i partiti contendenti, e
stabili una congregazione di teologi divenuta celebre nella storia della teologia
sotto il titolo di congregazione de awxi/iYs,
imperciocché si doveva trattare iu essa
intorno alla natura dei soccorsi che la
grazia di Dio accorda. Grandi volumi in
foglio si sono stampati per dare la storia
di queste troppo celebri congreghe, che
noi non toccheremo punto ; solo diremo
che dal 1598 fino al 1605 la congregazione si raunò 68 volte, e 68 volte discussero pubblicamente i domenicani da
un lalo, i gesuiti dall’altro, il papa pre.siedendo come giudice infallibile ; presenti i cardinali, i teologi, i canonisti,
e tutti i componenti la curia romana.
Tante teologiche discussioni produssero
il frutto che dovevan produrre; vale a
dire nulla. Il buon Clemente VII! dopo
avere assistito a 08 discussioni morì
senza aver nulla deciso. Si sperava da
principio di poter ridurre i domenicani al
silenzio per l’audacia che avevano i gesuiti nel produrre passaggi falsi dei padri ; ma i domenicani scuoprivano la soperchieria, e facevano con ciò vedere
quanto i reverendi avesser torto se erano
costretti a falsificare onde sostenere la
loro tesi. Il Cardinal Baronio intimo di
papa.Clemente prevedendo che i gesuiti
sarebbero stati condannati sc avessero cosi
seguitato ad agire, accorse al rimedio,
consigliando ai padri di usare tutta l’arte
onde mascherare la loro dottrina ; cionullaostante il papa era sul punto di pronunciarsi conlro di loro, allorché la morte
venne a proposito per liberare i padri da
un tale Umore.
Leone XI che successe a Clemente non
visse che 27 giorni. Paolo V creatura
dei gesuiti riaprì le discussioni. Si tennero
ancora 18 discussioni, nelle quali i domenicani seppero cosi bene difendere la
dottrina della grazia che i gesuiti non
sapevano più cosa rispondere : erano
sul punto di confessarsi disfatti, allorquando papa Paolo annunciò che la discussione era chiusa, e ch’egli si riserbava il diritto di proferire infallibilmente.
I teologi domenicani avevano è vero convinti i gesuiti di eresia, ma il papa aveva
tre potentissime ragioni per fare che la
sua infallibilità non si dichiarasse conlro
i gesuili. Egli temeva la compagnia divenuta già potentissima, e forse aveva motivo di credere che la morte di Clemente Vili e di Leone XI uon fosse slata
naturale: di più ii papa aveva allora
delle grandi e fresche obbligazioni con la
compagnia; parecchi gesuiti avevan lasciata là vita sul patibolo in Inghilterra
per servigio di Sua Santità nella celebre
cospirazione delle polveri: e molti di essi
combattevano contro la repubblica veneta
per la causa di Paolo. Finalmente se il
papa avesse condasnati i gesuili, condannava il pelagianismo ed allora si seccava'la sorgente delle ricchezze ecclesiastiche.
9
Si attendeva frattanto con impazienza
la decisione infallibile, alloraquando il 1
dicembre 1611 si pubblicò per ordine del
papa un decreto del S. Ufficio, nel quale
s’imponeva il più assoluto silenzio su
questa dottrina. Urbano Vili nel 1G26
rinnovò il decrcto di silenzio solto gravissime pene; ed ecco che la grande
chiesa chiude la bocca ai suoi tigli che
volesser difendere la dollrina della grazia.
24. Però nel 1640 venne alla luce il
celebre libro di Giansenio, e pose di
nuovo sul tappeto la questione della grazia
e delle opere. I gesuiti anziché tacersi a
forma del decreto, o lagnarsi lutto al più
perchè fosse stalo violato, attaccarono la
dottrina di Giansenio che in fondo era
quella di S. Agostino e di S. Paolo, e la
dichiararono dottrina eretica; i dome- .
nicani rispettarono il decreto e si tacquero;
ma non tutti i leologi osservarono la moderazione dei domenicani, e la questione
si levò più viva che mai. Il S. uffizio rinnovò il suo decreto di silenzio; ma i gesuili non furono contenti; essi volevano
condannati i loro avversari, c Urbano Vili
volle contentarli, e uella sua bolla in
eminenti (1C42) rondannò il libro di Giansenio, e impose silenzio a coloro che sostenevano la dottrina opposta a quella
dei gesuiti. Allora l’ex-gesuita Cornei
sindaco della facoltà leologica di Parigi
estrasse dal libro di Giansenio le S famose proposizioni, e furono riaperte le
discussioni innanzi al papa. Dopo 50 congregazioni papa Innocenzo X, l’amico
della troppo celebre D. Olimpia condannò
le i) proposizioni ihfallìbilmenle, e la
dotlriua della grazia fu definitivamente
anatematizzata.
25. I giansenisti fraltanto non lascja
rono il campo di battaglia, anzi confessando di rispetiare le decisioni papali,
non cessavano di difendere ia dottrina di
Giansenio, ossia la dottrina della grazia.
Il P. Quesnel pubblicò le sue riflessioni
morali sul Nuovo Testamento, e oltre
lanle eccellenti doUrine espose in esse
altresì la dottrina della grazia, siccome
la predicava S. Paolo. Ma il gesuita
TeJlier che era succeduto nella carica di
confessore del re al celebre P. La Chaise
circuì in tal guisa il vecchissimo Luigi
XIV da fargli firmare una lettera scritta
al debolissimo demento XI dimandando
assolutamente la condanna della dottrina
riprodotta dal Quesnel. Clemente obbedì,
e la bolla Unigenitus fu pubblicala.
26. I combattimenti che-han sostenuto
Í coraggiosi giansenisti sono noti perchè
noi non abbiamo qui ad intrattenercene;
essi durarono finché vi furono giansenisti di buona pasta, cioè giansenisti
che non ficevano consistere la loro dottrina in un rigorismo allettalo e farisaico, ma che si pregiavano di difendere la dottrina di Paolo e di Agostino
sulla grazia. E Italia nostra fece sentire
l’ultima voce possente che reclamava la
dottrina evangelica della grazia : questa
voce fu quella di Scipione de’Iiicci vescovo di Pistoia e Prato, il quale tentò
ricondurre la chiesa che gli era stata
affidata alla primitiva dottriha. Ma papa
Pio VI (179Í) fulminò contro questo generoso uua bolla dommatica nella quale
dichiarò eretica la dottrina della grazia
cbe il Hìcci e il suo sinodo aveva proclamata siccome apostolica. Il prode iei
scovo italiano morì nella indigenza, deposlo dalla sua sede, ma con fama di
uomo religiosissimo.
10
Ora la ilotlrina della grazia è quasi
dimenticata nella grande chiesa , la quale
vuol far credere a chi non conosce di
storia dommalica, che la sua dottrina siccome essa è ora, cosi è stata sempre
fino dai tempi apostolici.
•s.-n.-" ■— - ■ ---•- ■'
ItllISTA CRITICA
Uelln starnila clericale
L’Armo.nia. — Con lungo sermone da
seminario prende ad esaminare i Kivoluzionari (s’intenda gli amici di qualunque
progresso) e i Clericali ; quelli, secondo lei
son lutti quintessenza di bricconi, questi
fior di galantuomini. 1 primi come dicea
benissimo VOpinione (N° 237} vogliono
liberlà. « La libertà presuppone l’esercizio
« indipendente della ragione, l’uso delle
« facoltà della mente, il libero esame, la
« discussione». I secondi chiamano colVArmonia tutte queste esigenze altrettante enormità. L’indipendenza della ragione è per essi anarchia. Mettete, dicono, ragioni indipendenti le une dalle
altre, e non solo è distrutta la fede ma è
distrutta la scienza, distrutto il governo;
e la società non polendo esistere senza
vincoli, è chiaro per essi che bisogna incatenare tutte le libertà. I primi ci spingono avanti secondo ogni legge di progresso e di civiltà: i secondi ci vorrebbero cacciare indietro a’ quei tempi ignoranti e miseri ia cui regnarono colle torture, cogli sgherri, e coi roghi i preti.
L’Armonia spasima dietro i tempi in cui
era il suolo Brittannico ricoperto da monasteri, ed esercili di frati ricchi ed oziosi
gridavano terra Ànglorwn terra Angelorum: essa vorrebbe tornare ia Francia ai
tempi boati di S, Luigi, che traforava
con roventi ferri la lingua ai bestemmiatori,
la Spagna a quelli di Ferdinando il Cattolico servitore umilissimo della S. Inquisizione, ii Portogallo a quelli di Emanuele
il Grande, sotto cui i Portoghesi arrostirono a migliaia i poveri Indiani perchènou
sapeano di catechismo nè volevano lasciarsi rubare da ladri cristiani, e sul Piemonte invoca i malefizi di età le più stupide.
La poverina dimentica che anche quando nascevano santi e miracoli così di frequente furono purtroppo, massime nella
nostra infelice Italia, «inondazioni di eserciti forestieri, arsioni di città, rapine di
popoli, devastazioni di province, sovvertimenti di Siati, e fazioni e sette e congiure ed ambizioni crudeli, ed avarizie
ladre, e debolezze di Governi effeminali
(ottimi pei gesuiti, sempre funesti ai popoli) e fraudi di reggimenti iniqui, e sfrenatezze di popoli scatenati « (Botta).
L’Armonia sa benissimo che i tempi
nostri sono migliori dei passati, ma la fazione a cui serve obbliga a dire che sono
peggiori, e lo dice.
Il Cattolico. —Accortosi del granchio
preso a secco nell’aver qualificati i Valdesi
coi termini i più insolenti che si potessero
mai trovare nel dizionario delle contumelie (V. B. N. N® 39 pag. 603) disdice
il detto, e benché in testa a quei termini
vi fosse r indirizzo iu caratteri maiuscoli
— Al SIGNORI VALDESI — ,dichiara e
protesta cbe non è stata mai sua intenzione di applicarli ai Valdesi. Comunque
sia, noi siamo lietissimi e prendiam allo
di quesla sua protesta e dichiarazione,
piacendoci ollreraodo di udirlo confessare
che i Valdesi benché eretici e separati
11
dalla chiesa del papa dod sodo quei caltivi
crisliani che qualche pinzocchero potesse
credere, non sono inverecondi, non irreligiosi, non barattieri, non spudorati, non
bugiardi, non sovverchiatori, non convenuti di calunnia.
Ma se questi complinieoti graziosi non
vanno ai Valdesi al cui indirizzo 1! signor
Cattòlico li avea posti, a chi mai inlese
egli di farli? Ci duole il dirlo, ma poiché
di sua bocca l’ha dello, che giova dissimularlo? Quei complimenli vengono ai
Valdesi, non però in generale a lutli ma
in particolare a doi scriltori della Buona
Novella. Noi a lama cortesia del Caltolico
non vogliamo risponder sillaba, no neppure una sillaba, perchè gl’insultati sono
sempre esuberantemente difesi da chi li
insulta.
i:_—, -- . ' ■■■ -- s—--■■■ g
«jr.sr j* o.vnFAM o.
Nel nostro penultimo numero abbiamo
accettato la sfida del Cattolico sul terreno
della Bibbia esclusa la tradizione intorno
al sacramento Eucaristico. Il Caltolico
del 10 settembre cl indirizza un articolo
intitolato = Rispondete ! = Dovremmo
rispohdere che abbiamo risposto, e veramente è una noia il ripetere e il farci ripetere il già detto. Con tutlo ciò per non
aver aria di scortesi torniamo per questa
volta a rispondere che dal canto nostro
accettiamo, come avevamo accettato la
sfida) cioè di provare «olla sola Bibbia
la verità delle nostre doUrine sul sacra
mento Eucaristico,come deve provare le
sue il Cattolico. Egli cominci, e noi verremo appresso.
Se poi esaurita a questione sul terreno
della Bibbia, vorrà saggiarla su quello
1
della Tradizione e dei Padri, benché non
sia questo mai il vero terreno delle controversie di Religione per gli Evangelici che
si tengono fermi alla parola di Dio, noi
per compiacere a lui e a suoi leKori gli
diciamo che siam pronti a discendere anche su questo terreno.
Siccome però sappiamo di non esserci
mai discesi finora (dacché poche citazioni
di testi non formano mai per noi una traltazione a fondo), non diremo giammai che
i nostri articoli dove fu parola dell’Eucarislla abbiano toccato scientincamentc il
midollo della questione, e perciò non c’incarichiamo di ristamparli. Il nostro giornale mira all’edificazione e sempre cou riucrescimenio entra in disputazione, e se
abbiamo accettata la sfida si accerti pure
il Cattolico, che non l’abbiamo fatto a
pompa di dottrina, o pel vano piacere di
trionfare; ma unicamente l’abbiam fatto
e il facciamo per l’obbligo che incombe
ad ogni fedel Cristiano di mostrare all’universo mondo che non è irragionevole
nè assurdo l’òssequio che presta alle verità rivelate.
SONO MATTI !
'< Quesla è l’esclamazione che ci venne
spontanea sul labbro al leggere, che il
Caltolico giornale di Genova ha sfidatola
Suona Novella a lasciare il terreno della
tradizione per combattere su quello della
Bibbia intorno al Sacramento Eucaristico.
Sarebbe questa la riproduzione in Piemonte di tulle le commedie, che succedono nella Bretagna tra Papisti ed Anglicani, e che non sanno partorire alcun
vantaggio alla religione. Che dunque sperano I compilatori del Caltolico ? E non
diremo che son matti ? 0 piuttosto non
diremo, che tradiscono la propria mis-
12
sione trasportando la teologia e l’augusto
Sacramento, dalle teorie delia cattedra e
del pergamo, ai clamori della piazza, per
farne stromento di ambiziose discussioni,
6 togliere alla religione quel manto di
maestà sotto cui è venerata dal popolo ?
E poi vogliono essere chiamati prudenti !
Vogliono farci il maestro ! Vogliono passare per oracoli ! Si dolgono, che il sentimento religioso siasi intiepidito nelle
masse!... Oh decisamente sono matti, e
si scavano la fossa colle proprie mani !»
(Dal Moderato di Domodossola).
CIMITERI EVANGELICI
Nella notte di sabbato a domenica
moriva a Novara un rispettabile padre
di famiglia, ivi da più anni stabilito, e
professante la religione evangelica. Dopo
il fatto di Voghera (Vedi B. N. N° 14)
si sarebbe potuto sperare che in man.
canza d’un cimitero per gli evangelici in
Novara, le spoglie dell’ uomo onoralo
sarebbero state seppellite nel cimitero
comuae, secondo i riti della comunione
cui apparteneva. Ma cosi non avvenne:
r ecclesiastica autorità richiesta di un
favore che nei paesi evangelici non è
inai negato ad un cattolico, vi si ricusò
ostinatamente, tal che il cadavere do>
vette essere trasportato nel cimitero
evangelico di Torino. E questo fu il minor male, trovandosi per buona ventura
la famiglia del defunto in grado di soggiacere a sì grave spesa. Ma ammettiamo 11 caso contrario, il quale potrà
avverarsi domani: che sarebbe accaduto?
Probabilmente il cadavere, come e^a il
solito nei beati tempi, quando i preti co'
mandavano, sarebbe stato seppellito in
un campo ; ed al dolore già grandissimo
della .nisera famiglia, di vedersi orba
del suo capo, si sarebbe aggiunto quello
non minore di vedere disonorato e vilipeso nella morte cbi vivendo, era oggetto della maggiore sua stima ed alfezione.
Or noi domandiamo se la semplice
possibilità di un tale scandalo possa essere tollerato in un paese civile qual è
il Piemonte. Già dal Governo assoluto
negli ultimi anui della sua durata era
stata sentita la necessità di qualche
provvedimento in proposito, ed ordini
mandati alle varie città del Regno, onde
provvedessero, con cimitero appartato
ma decente, alla sepoltura degli evangelici morti nel loro recinto.
Tali ordini, egli è vero, non furono
eseguiti in nessun luogo, per quanto sappiamo. Ma ciò che lo stesso Governo
assoluto aveva, sette od otto anni fa,
riconosciuto non potersi niegare alla civiltà dei tempi, come potrebbe il Governo attuale, dopo ciuque anni di vita
costituzionale, dopo che dallo Statuto
vennero conferiti agli evangelici diritti
civili e politici uguali a quelli degli altri
cittadini, non sentirsi strettamente in
dovere di mandarlo quanto prima ad
effetto? Quindi non crediamo chieder
troppo, domandando, che per parte sua,
non solo sia ricordato a quei varii Mu.
nicipii l’obbligo che loro incombe a siffatto riguardo, ma che venga posta ogni
cura, acciocché tali obblighi sieno
prontamente ed esattamente adempiuti.
13
AÓTIZIE REIitCitOSe
BasAltozo, — Nella notte dell'11
al 12 andante è stato ferito mortalmente
uu tal Gemme farmacista'di Basa! uzzo
cou un colpo di fucile spianatogli nel
mentre stava in un terreno di sua pertinenza. Siccome era un liberale i preti
non gli hanno voluto perdonare il suo
eiiorms peccalo. 11 parroco del luogo un
tal Pelassi negò di assistere il moribondo
e non permise che nessun altro prele lo
assistesse. Lo stesso fratello del ferito,
prete anch' egli, non volle prestarsi
a fare quello che i selvaggi usano
di fare coi loro più capitali nemici.
]l canonico Becchini che fa le veci di
vicario in Novi, accorso sul luogo, cercò
di persuadere il parroco a voler essere
cristiano, majl parroco duro duro come
un macigno se ne andò a Tortona. Lo
stesso Becchini per evitare lo scandalo
pubblico, usando della sua autorità di
vicario, ordinò ad un altro prete di Basaluzzo di assistere l’inlermo Ma anche
quell’altro prete non volle. Si dice che
il parroco prima di andarsene a Tortona, gridasse, che il moribondo era vissuto impenitente, e cbe doveva ienza
sacramenti morire impenitente e dannarsi. II pubblico tanto in Novi che in
Basaluzzo è scandalizzato ed inorridito
di un procedere che non solo non è
cristiano, ma inumano.
Firenze. Il sig. Reumond incaricato
d’affari di Prussia ba fatto inutilmente
nobili rimostranze *l gran Duca in favore
dei coniugi Madiai. m Bisogna bene, disse
egli, che il caso sia estremo, perchè io mi
«reda io obbligo d’intervepire. Rappre
sentante d'un Sovrano fi'otestante che
fe protettore, del protestantismo Stil con'*
tinente, non posso tacermi quando veggo
un uomo con sua moglie non d’altro colpevoli che di seguire fedelmente una
religione per loro creduta in coscienza la
vera, essere chiusi in prigione e condannati a una pena che quasi equivale alla
pena di morte. Spero pertanto che il
Gran Duca ordinerà al Governo di prendere nuovamente ad esame la causa, e
provederà a cosi enorme pervertimento
della giustizia ><.
Anche la Legazione d’Inghilterra si
dice abbia fatto intendere parole di giù»
slizia e di verità in difesa dei due innocenti cosi inìquamente condannati ; ma
lutlo fu invano.
Nella pena ingiustissima inflitta ai
coniugi Madiai perchè hanno rinunziato
alla Chiesa di Roma, e si sono applicati
c(Jn fede cristiana a leggere e meditare
nella Bibbia la santa parola di Dio, conviene riconoscere l’inMessibilità della
Chiesa papale che rimane sempre la
stessa, spietata oggi come pel passalo,
verso de’ suoi avversari. Non si dica che
ella siasi mutata in meglio, perchè non
le permettono i tempi di accendere,
come altre volte,! roghi della inquisizione:
ella è disposta sempre quando ne abbia
il destro a commettere anch’oggi gli eccessi dei lempi andati, ed ella sarà sempre cosi finché il signore non la distrugga
col soffio della sua bocca, come dice san
Paolo nella sua II ai Tessalonicesi cap.
II. 8. Arch. du Christ.
La reazione ha pensato di sostituire alle feste politiche del 1847 la ceri*
monia religiosa della incoronazione di
14
iin’iramagíne della Vergine Annuuiiata 11
Gran-Duca vi ha iioDtribuilo ccl dono
di molte pietre preziose e di 3,000 scudi
in danaro. In questi giorni la città è stata
allagata da un’irruzione di campagnuoli
e di montanari che venivano a portare
offèrte alia Vergine cui facevasì Tonare
(stile delle iscrizioni che si leggevano
nella chiesa) della corona; generalmente
si calcola, che ■ donativi raccolti in quella occasione dai frati padroni deH’imma"
gine incoronata, ascendano ad oltre 100
mila franchi. La religione anche questa
volta è stata messa a servizio della reazione. La cadala della libertà, il trionfo
délTAustria, e dell’assolutismo venivano
predicati come grazie e miracoli di recente operati da qirella prodigiosa imr
magine.
Francia. Le chiese evangeliche di
Francia si sono tutte riunite per travagliare insieme alla propagazione del cristiano principio della libertà dei culti.
Riconoscendosi legittime discendenti da
quelle cristiane famiglie che tanto ebbero a soiTrire dalla intolleranza cattolica dei Romanisti, hanno deliberato di
supplicare i loro confratelli della Svezia
a mitigare, per quanto possono, i rigori
imposti colà dalle leggi vigenti ai cristiani non denominati dalla religione
dello Stato. A tal proposito hanno diretto all’arcivescovo d’üpsal, primate
della ehiesa luterana di Svezia, una lettera, nella quale a nome e per parte di
tutli i Cristiani evangelici della Francia
gli ricordano, che uno dei primi doveri
della Religione cristiana è di non opprimere giammai sotto nessun pretesto i
proprii fratelli, fossero anche pagani o
turchi: gli rammentano non doversi
giammai la Religione di Crislo difendere
cpll’armi carnali dell’umana politica, e
come, stando ai principi del Vangelo,
siamo tutti obbligati a rispettare la li?
bertà di coscienza, la libertà di culto, la
libertà di discutere, e la libertà di propaganda. Conchiudono che essendo, grazie a Dio, congiunti nei vincoli di carità
evangelica fra loro tutti i crisliani non
soggiogati alla chiesa del papa, e riconoscendo per unica regola infallibile di fede
le Sante Scritture, si doveano anche,
senza umani riguardi, ammonire gli uni
e gli altri, e fraternamente aiutarsi a4
operare il bene; e però essere certi che
il sig. arcivescovo d’Upsal non farà 1«
meraviglie che i Cristiani evangelici di
Francia faccian animo ai Cristiapi evangelici di Svezia a proclamare nella lor
chiesa i sacri diritti della più perfetta
libertà religiosa.
Tolosa. Leggesi negli Archivi evangelici', In un dipartimento, che è inutile
di nominare, il prefetto di moto proprio
ha conceduto ad un venditore ambulante
di Bibbie l’autorizzazione di fermarsi
per tre raesi ad esercitare liberamente
il suo mestiere, facendogli dire dal segretario: Voi potete venire quando vi
pare e piace, e potete anche stabilirvi qui
»permanenza se vi aggrada. Uomini del
vostro mestiere non possono che far
bene al popolo. Cosi fossero i libri ed
i trattati venduti da voi la regola di condotta per tutti! Allora il nostro paese
diverrebbe veramente felice e tranquillo I
— In altro dipartimento il prefetto ha
sostenuto le ragioni d’un venditore di
15
Bibbie contro le violenze del curato
del villaggio.
Gebmìnia. Società Bibliche.— 1 giornali tedeschi danno la seguente statistica
sulla distribuzione delle Bibbie. Le società bibliche prussiane hanno messo iu
giro nello scorso anno 5761 1 Bibbie e
17202 esemplari del Nuovo Testamento,
in tutto, dacché esistono, un milione e
mezzo di esemplari.
All’incontro, nell’Austria e nell’Ungheria, che ebbero nel giro di uu anno
e mezzo 36328 esemplari, è stata vietata
la distribuzione delle Bibbie, col mezzo
di mandatari protestanti.
Nello Schleswig-IIolstein la vendita
delle Bibbie era arenata negli ultimi
lempi, sebbene non sia cessata del tutto.
La società della Bibbia iu quel paese
era sul punto di essere d-sciolta.
Sul Reno, e specialmente a Coblenz,
la chiesa catlolica oppone grandi ostacoli alla diffusione delle Bibbie.
In Francia si raccolsero, 19 anni fa,
soltanto 7582 franchi, e invece neiranno
1851-52 già 150,202 fr.
La società francese ha già a sua disposizione duecento distributori. [Il numero totale delle Bibbie distribuite in
quel paese ascende a tremilioni e mezzo,
oltre i Irattali biblici.
La società britannica ed estera, che
si estende in tutte le parti del mondo,
ebbe un introito di 108,44^ li* e sterline,
che supera quello delfanno precedente
di 5118 lire. Nell’ulliino furono messe
in giro da questj società 1,154,641
esemplari dei libri sacri, e dalla sua
origine in totale copie 25,402,309.
Anche la socielà biblica dell’America
settentrionale è in continuo incremento,
e ha messo in giro nell’ultimo 672,800
copie, c durante tutta la sua esistenza
7,572,697 copie.
Cassel 27'agosto. Nella seconda Camera degli Stati, il deputato Baumann
ha fatta una proposta diretta a ritogliere
agli ebrei la eguaglianza dei diritti polilici. Fu fatta la relazione, ed il relatore conchiuse per l’adozione della
proposta. Trista intolleranza l
Inghilterra. Nella sua assemblea annuale di quest’anno l’Dnione congregazionista d’Inghilterra e del paese di
Galles ha preso la cristiana determinazione di mettere, coll’aiuto del Signore,
in opera tutti i suoi possibili mezzi per
ottenere dai diversi Governi del Continente europeo la libertà di coscienza,
la libertà dei culti, e il sacro dritto di
propagare l'Evangelo di Cristo.
Grecia. Una fregata americana ha
gittato l’ancora al Pireo d’Atene per
proteggere a ragione i sig. King missionario degli Stati Uniti, sottoposto a
processo dal Governo greco per opinioni
religiose.
Russia. Fu presentai« all’imperadore
ultimamente una statistica dei diiièrenti
culti che non fanno parte della Chiesa
nazionale Russa. Risulta dalla medesima
che vi sono in tutto l’impero Cattolici
Romanisti dei due Riti Greco e Latino
2,874.00-4. Armeni dei due Riti 585,536.
Evangelici 1,764,398. Ebrei 1,189,808.
Maomettami 2,320,810. Adoratori del
Gran Lama 100,092. Pagani 163,130.,
in tutto 8,f99,778, che non professano
la Religione dello Stato. Vi è pena la
morte e la confisca d^’ beni per chiua-
16
que apostata dalla Religiotie dello Stato,
hon COSI per gli allri culti.
Nella stessa statìstica si legge che nel
1849, hanuo abbracciato la Religione
dello Stato 14?3 Cattolici Romanisti,
I 150 Pagani , 828 Maomettani, e 1787
Giudei. Si legge ancora cbe 4? Cattolici
Romanisti sono passali alia Religione
Evangelica; lo stesso hanno fatto 29
Ebrei.
CROXAOIETTA POLITICA
Casale. S. M. Il Re e S. A. R. il Duca
di Genova sono sempre festeggiali fino al;
l’entusiasmo. L’esecuzione; delle fazioni
campali non potevano andar meglio.
Ro.itA. Un ordine santissimo del Papa
ha prescritto a tutte le corporazioni ecclesiastiche dello Stato di far conoscere le
rispettive rendile, per dover tutte concorrere in proporzione a pagare i debiti ognor
crescenti del pubblico erario.
— in tutte parti girano bande d’assassini, e nelle vicinanze della capitale è stata
aggredita in carrozza la figlia della principessa ColonnajeUno Svizzero sopravvenuto quando già gli assassini, ucciso il
cocchiere, la conducevano colla carceriera fuor di strada ebbe cuor d’affronlarli benché fosse solo, e non aveva che
uno stocco nel bastone per arme. Ne uccise tre, volse in fuga gli altri rimanendo
egli ferito, ed ebbe la consolazione e la
gloria di aver salvato una vittima.
PftiissiA. Il governo ha definitivamente
rotte le trattative coll’Austriafe dichiarate
non mai accettabili le proposizioni fatte da
lei nelle conferenze di Darmstadt.
Parigi. Un dispaccio lelegraGco porta
un ■ trattato commerciale conchiuso tra
l’Inghilterra e la Francia e fondato sui
principi! del libero cambio.
Inghilterra. Niun ministero aveva
osalo fin qui di riformare gli abusi inveterati della Reai Cancelleria, benché fossero
generalmente riprovali dalja opinion del
paese. Tutte le islituzioni che in Inghilterra hanuo il prestigio deli’ antichità si
emendano sempre assai lentamente. L’attnal ministero ha ordinato che pel 1° novembre ne sia del tutto riformato, e rinnovato il sistema, e per rimuovere ogni difficoltà ha posto in riposo tutti quanti i
vecchi impiegali con competenti pensioni^
e nominato impiegali tulli nuovi.
Irlanda. Il governo ha risoluto di fare
assolutamente cessare l’agitazione cattolica alimentata dal clero obbediente al
vescovo di Róma. A tal flne ha ordinato
che vengano a spese del governo depurate
le proprietà dai moltissimi debiti che le
aggravano, e venduti poscia a chi facendóle coltivare come si deve, impiegandovi
capitali e travaglio, le riduca allo stato di
prosperità e Qoridezza in cui sono tutte le
altre terre del regno. Così verrà tolta tutta
quella inlìngardaggina, che è causa del
pauperismo e tiene in tanta abbiezione e
ignoranza il populo, che crede acquistarsi
il paradiso lasciandosi guidar come pecore
dalla parola dei preti. Ovunque predomina
l’agiatezza e la civiltà è impossibile il predominio del clero.
Dmttore G. P. MEILLE.
Rinaldo BArxHEXTA gerente.
Toring, ~ Tip. Sec. di A. Pon« e C,