1
ECO
Spett.
(Torino)
DELLE VALLI VALDESI della Chiesa Valdese
Anno xcv - Num. 25 1 L. 2.800 per Testerò 1 Spedizione in abbonamento postale . 1 Gruppo 1 TORRE PELLICE — 18 giugno 1965 1
Una copia Lire 4 « ABBONAMENTI / Eco: L. 2.000 per Tinterno 1 Cambio di indirizzo Lie' $0 | Ammin. Qaudiana Torre Pellice - C.CJ». 2-17557 j
PERCHE’ Verso le celebrazioni del 550° anniversario della sua morte
queste
IPOCRISIE?
Jan Hus
Sabato 12 giugno il Presidente Saragat è stato ricevuto in Vaticano da
Paolo VI, per la sua prima « visita dì
Stato » all’estero. La visita, nel suo
quadro solenne e fastoso, è stata secondo le informazioni cordiale, ed era
stata preceduta dal conferimento dell’ordine dello Speron d’oro al Presidente italiano da parte del Pontefice.
Paolo VI ha accolto Saragat, che
era accompagnato dal ministro degli
Esteri Fanfani, ringraziandolo per
aver riservato la sua prima visita di
Stato « a Noi, umilissimo ma autentico successore di Pietro », e gli ha
espresso la sua stima, ricordando fra
l’altro « le sue nobili e giuste dichiarazioni in difesa di Pio XII, di venerata memoria» (nella polemica sul
« Vicario », l’allora ministro degli
esteri Saragat era intervenuto con
dichiarazioni conformistiche e non
richieste, che neppure noi abbiamo
dimenticato, ma con altro sentimento). Quindi il pensiero di Paolo VI è.
andato a « l’intera Nazione italiana,
che ella degnamente rappresenta e di
cui qui ci porta il saluto e l’omaggio.
Sentiamo che il popolo italiano è qui
con lei, per attestarci la sua devozione gentile, la sua generosità francale
spontanea, il riconquistato equilibrio
fra la sua secolare fede religiosa e il
suo fervido amor di patria. Tale mutua integrazione ha infatti la sua storica, giuridica e anche spirituale manifestazione nei Patti lateranensi, in
cui i rapporti fra la Santa Sede e Io
Stato italiano hanno avuto stabile e
felice definizione, con reale soddisfaziovìe e riconosciuto vantaggio dall’una e dall’altra parte...».
Il Presidente della Repubblica ha
risposto, oltre ad espressioni personali: « Vostra Santità dalla mia persona,
che rappresenta l’unità nazionale, ha
portato il suo pensiero affettuoso all’intera nazione italiana. Vostra Santità ha ricordato il riconquistato equilibrio fra la secolare fede religiosa del
popolo italiano e il suo fervido amor
di natria. Tale equilibrio è tutelato
dalla Costituzione deUa Repubblica
che afferma la sovranità e l’indipendenza dello Stato e della Chiesa Cattolica, ciascuno nel proprio ordine,_ e
accoglie i Patti Lateranensi. Con piena adesione alla fiducia per il perdurare della costruttiva e operosa armonia e all’augurio per il progresso dell’Italia nel campo della cultura, della
giustizia sociale e per il consolidamento di tutte le libertà civili, avvalorate dal cristianesimo e dalla fede
nella sicurezza, a nome della Nazione
italiana e mìo personale esprimo alla
Santità Vostra i sentimenti della piu
viva riconoscenza ». _
Nessuno di noi desidera certo che
ritorni, nei rapporti fra lo Stato italiano e la S. Sede, alPatmosfera tesa
e rabbiosa di decenni or sono. Ma
protestiamo nel modo più reciso contro l’ipocrisia di questi reciproci messaggi e complimenti e auspici. Non
riusciamo sinceramente a considerare
in buona fede, nè sulle labbra del Pontefice romano, nè su quelle del Presidente italiano l’estasi per l’idillio nazionale espresso in intonato duetto.
Sia i’uno che l’altro sanno perfettamente che il Concordato, lungi dall’essere strumento e tutela di equilibrio, è strumento di privilegio e quindi
elemento discriminante e creatore di
tensioni aU'interno del nostro popolo
e del nostro Stato. Da varie pam si
richiede la revisione del Concordato,
sia su singoli punti in contrasto particolarmente stridente con la Costituzione (vedasi la discriminazione contro i sacerdoti «irretiti da censura o
apostati » contro cui ha protestato
anche il Congresso Evangelico, o u
delitto di vilipendio della religione
dello Stato, checché ne pensi la Corte
Costituzionale), sia nel suo insieme,
neH’impostazìone stessa dei rapporti
fra Stato e Chiesa. Lo si richiede sia
da parte laicista (vedi la mozione
dell’on. Lelio Basso) sia da parte cattolica, e in proposito notiamo che proprio l’indomani della visita dell’on.
Saragat in Vaticano, domenica 13_, si
è tenuto a Roma un dibattito politicoculturale sul tema della revisione del
Concordato, promosso da gruppi di
sinistra con la collaborazione dei laici
cattolici che si raccolgono attorno alla rivista veneziana « Questitaha »
(speriamo di poter dare, nel prossimo
numero, notizia di questo convegno ).
Dobbiamo dire che il pensiero di
Paolo VI per la Nazione italiana e, per
diversi di noi italiani, fin troppo aJfet
II 6 luglio 1415, a Costanza, si concludeva sul rogo la vita del ri^rmatore cèco
Il 6 luglio, saranno trascorsi 550
anni dal giorno in cui Jan Hus fu
bruciato a Costanza. Quésto giubileo
ci porge l’occasione di prendere coscienza, meditando la causa del riformatore cèco, di quali vie imprevedibili si apra la verità evangelica
per raggiungere gii uomini.
Nulla di straordinario, a prima vista, nella carriera di Hus. Originario
della Boemia meridionale, giunge verso il 1390 a Praga per iscriversi al’
runiversità. Figlio di gente povera,
non ha altra ambizione ohe quella di
fare una carriera dignitosa, « raggiungere ima buona posizione, essere
vestito decentemente e godere di una
certa fama». Compie studi buoni se
non brillanti, nel 1393 riceve la licenza nelle arti, nel 1396 il dottorato
e due anni dopo è professore. Verso
il 1400 riceve l’ordinazione sacerdotale. A partire dal 1402, pur mantenendo le sue funzioni universitarie, è nominato predicatore della cappella
detta di Bethlehem.
Eppure, verso il 1400 Hus non è più
l’uomo alla ricerca di una carriera.
In questo momento egli ha varcata
la soglia di una responsabilità nuova,
fin qui insospettata. Ecco come ha
egli stesso caratterizzato questo mutamento : « Quando il Signore Dio
mi ha dato la comprensione della
Scrittura». Al riguardo, due incontri
furono decisivi.
In primo luogo quello con il movimento riformista cèco di cui fu
promotore Milic di Kromeriz (+ 1374).
Questo movimento era pervaso dal
.senso vivissimo di vivere neU’attesa
dell’imminente ritorno di Cristo, che
occorreva in qualche modo anticipare con il rinnovato ministero della
predicazione, con una frequente comunione e con un rinnovamento delle relazicni sociali. A causa della risonanza della sua predicazione nella
cappella di Bethlehem, fondata nel
1391, Hus si pone nella linea di questo movimento inaugurato da Milic.
Secondo i fondatori della cappella,
il dovere di predicare l’Evangelo al
popolo nella sua lingua traeva il suo
La cappella di
Bethlehem, nel vecchio centro di Praga,
ove J. Hus iniziò a
predicare l'Evangelo
in cèco.
carattere d’urgenza dalla libertà incondizionata della Parola di Dio che
voleva manifestarsi malgrado Tango
scia degli ultimi tempi.
Il secondo incontro fu quello con
il pensiero del teologo inglese John
Wyclif, morto quando Hus aveva appena dieci anni (1384). Le numerose
opere filosofiche e teologiche del professore di Oxford erano tanto centrate sulTinterpretazione delTEvangelo,
da valergli il soprannome di « doctor
evangelicus ». Alla sua scuola, Hus
diviene un uomo che ascolta la Parola incarnata in Cristo. Assimila le
tesi principali del Wyclif pur conservando qualche riserva nei confronti
della sua dottrina della S. Cena. Sebbene Wyclif sia stato considerato
eretico, Hus difende risolutamente
all’Università il diritto di leggere i
iimuiiiitiiiiimii
iriiimiiiiimiTritiii
A colloquio con gli italiani
La nostra vocazione di fronte alla situazione religiosa, italiana
Com'era stata la prima ad essere discussa
nelle comunità, sulla base dei documenti pre.
paratori, cosi la prima relazione presentata
al Congresso Evangelico, dal past. Manfredi
Ronchi, è stata quella su « La nostra vocazione dì fronte alla situazione religiosa italiana )).
Nel complesso, essa è apparsa più dura,
nei confronti del cattolicesimo, o almeno più
scevra di aperture ottimistiche e di speranze
di quanto non fosse stato il documento preparatorio di Luigi Santini: come punto d'osservazione dei fenomeni, Firenze offre un
angolo visuale, anche a proposito del cattolicesimo, parecchio diverso dalla Capitale!
D’altro lato, il past. Ronchi ha forse preso
in non abbastanza approfondita considerazione il settore oggi decisamente staccato da
ogni chiesa, che cresce contìnuamente nel
nostro paese. A parte questo, la sua relazione
è stata vivace e interessante, ha puntualizzato in modo chiaro elementi poi ripresi nella
discussione, che cerchiamo di sintetizzare qui
appresso.
Premesso che la vocazione rivolta da Dio
a tutti gli evangelici italiani ammette « modi diversi, soggettivamente validi, della
espressione della nostra concreta fedeltà »,
« in un contesto di varietà di atteggiamenti,
nella libertà dei figli di Dio », Manfredi Ron.
chi notava : « La nostra vocazione così intesa
si svolge in un contesto umano ben determinato, in una situazione religiosa che abbiamo il dovere dì conoscere ed approfondire
per una testimonianza fedele ed efficace.
Qual'è questa situazione religiosa del nostro
popolo? Parlare della religiosità dì un popolo è sempre cosa ardua perchè difficilmente si sfugge al pericolo di generalizzare.
Quando questo popolo è il popolo italiano,
così vario nel suo genio e così diverso per
costumi che affondano le loro radici in un
lontano passato, e allo stesso tempo così giovane come popolo unito in un solo stato, i
pericoli sono ancora maggiori. Ciò che è valido, ad e-sempio. per la Sicilia, è ugualmente valido per il Veneto, per il Piemonte, per
TEmilia o per LAlto Adige?
(( Nonostante un secolo di vita unitaria e
il frequente e notevole spostamento di popolazione dal sud al nord, si può dire che il
popolo italiano è veramente omogeneo per
costume civile, politico, religioso c per mentalità? La sua unità d'altare — come canta
il Manzoni — è vera unità o non è forse soltanto uniformità di rito come risultato dell’appartenenza alla medesima istituzione ecclesiastica? ».
tuoso; e che il Presidente Saragat,
nella sua visita ufficiale, è stato lungi
dal rappresentarci tutti: molti di noi
non possono infatti riconoscersi in
alcun modo in ciò che egli ha detto.
Non così ci si adopera alla concordia
e alla pace. g. c.
Quindi il relatore presentava le diversità
notevoli che risultano da un’osservazione del
cattolicesimo nostrano, sulla base di tutta
una serie di dati statistici ragionati. « Se questo esercito di ministri ordinati e di religiosi
avessero proclamato l'Evangelo di Gesù Cristo e avessero educato in esso la popolazione,
la situazione religiosa italiana sarebbe certamente diversa... ». Purtroppo la ricerca di
dominio spirituale e politico, sia pure a maggior gloria di Dio (somma virtù, queU’ubbidienza che Pio X raccomandava ai parroci
del Veneto, anche quando la coscienza non
ne rendesse conto, e che l'Osservatore Romano di qualche mese fa definiva « una norma
che tutto può risolvere e placare »), il ritualismo, una incultura teologica assai diffusa
fra clero e laici, accanto a un’evoluzione dogmatica che sempre più si allontanava dall’Evangelo, tesseva una tela secolare « molto di
versa dalla tela di Penelope che, di notte, poteva disfare quanto aveva tessuto di giorno ».
(( Spesso, non tenendo conto di tutto ciò,
si rimprovera al popolo italiano la sua indifferenza verso i problemi religiosi, l’ignoranza e la superficialità religiose; il conformismo
esteriore; la pietà quasi idolatrica e la tendenza festaiola chiassosa e superficiale nonché godereccia. Con l’avvento di una maggiore libertà, con l’emancipazione dello stato
moderno dalla tutela ecclesiastica, col progredire del benessere esteso a strati sempre
più vasti della popolazione, con l’inizio di
un’economia industriale che ha favorito l’urbanesimo diradando le campagne, favorendo una maggiore indipendenza dal controllo
ecclesiastico, non deve meravigliare se, mancando una seria formazione religiosa, sia ere
CONTINUA IN SECONDA PAGINA
L'opinione degli altri
Abbiamo già notato il rilievo inabituale
che la stampa italiana ha dato al Congresso
Evangelico, sebbene non sempre le corrispondenze pubblicate fossero esatte, nè molto penetranti. Su « Il Mondo » del 1.) giugno,
nella rubrica « Bianco e giallo ». Celso ha dedicalo un ampio articolo a a I protestanti e
la Chiesa cattolica », nel quale si è rifatto
principalmente alla pubblica conferenza di
V. Subilia su questo tema, da lui largamente
citata. Quest'articolo pone sinceramente pa
recchi seri interrogativi, che possono darci
il segno di come il nostro linguaggio e i no
stri documenti possono suonare talvolta va
ghi e inconsistenti o comunque insufficiente
mente espliciti e precisi a un orecchio esterno. sia pure esercitato a captare i fenomeni
religiosi, qual'è quello di Celso.
Bipartiamo qui sotto la stimolante conclusione.
Sul fondo del proscenio delTEiiseo, nei
giorni del congresso evangelico dominava il
motto ’’Uniti per l’Evangelo ”. Ma ai profani
un motto del genere non poteva che suonare
alquanto sibillino oltre che stranamente polemico e soprattutto troppo vago. Forse che la
Chiesa romana d’oggi, infatti, non predica
il Vangelo, gareggiando persino con le società
bibliche protestanti nella diffusione della
stessa Bibbia? Allora quel che gli evangelici
italiani vogliono è il ritorno al puro vangelo
e, insomma, alle origini? ma a quale vangelo
delle origini visto che le stesse Chiese presentì
hanno faticato e faticano a concordare un
minimo común denominatore di certezze comuni?
Qual è insomma il compito specifico che
le Chièse protestanti possono e giustamente
debbono ambire d’esercitare oggi in Italia, al
di là della testimonianza che la loro sola pre.
senza dà ad un popolo — nella sua stragrande maggioranza cattolico, per tradizioni
anche se non di pratica — del pluralismo religioso esistente nel mondo? Alla chiusura
del congresso dell’Eliseo, sono stati votati
vari ordini del giorno: alcuni relativi ai rapporti con lo Stato c con la Chiesa cattolica,
altri alla .situazione sociale e all’obiezione di
coscienza, infine qualcuno riguardante la
stampa e la possibilità di propaganda attraverso la radio e la televisione. Ebbene, a nostro parere, solo questi ultimi possono connotare in linea di massima la presenza di comu.
nità protestanti nel nostro paese. .A distanza
di più d’un secolo dall’Unità, il problema del
protestantesimo da noi. prima ancora di presenza religiosa, è problema di presenza culturale : un problema cioè di immissione di
idee, di giudizi, di revisioni critiche eccitanti
nel campo della cultura italiana sia d’alto livello che popolare. Sotto questo profilo, tutto
quello che è stato fatto finora, anche nei casi
migliori, è rimasto allo stadio sporadico o di
sforzo strettamente personale e comunque assolutamente insufficiente. Con le sole sue for.
ze o con l’aiuto delle comunità sorelle d’oltr'alpe, il protestantesimo italiano deve darsi
almeno un grande organo periodico e una
casa editrice intelligente (tanto meglio se
1 uno c 1 altra di carattere non dichiaratamente confessionali) oltre s'intende che realizzare
una revisione radicale di tutta la sua stampa
di propaganda. Solo un nuovo Gangole e una
nuova Boxa possono toglierlo dall’isolamento
e inserirlo nel vivo della comunità nazionale
che ha urgente bisogno di rompere anche nel
settore culturale religioso la clausura del suo
opprimente monismo cattolico o cattolicizzante. Celso
~uoi trattati e di trarne profitto per
una migliore comprensione della Bibbia, della Chiesa primitiva e delle incidenze etiche del messaggio apostolico.
Se Wyclif viveva nelTattesa che la
Chiesa divenuta infedele alla sua missione soprattutto a partire dal tempo
dell’imperatore Costantino, fosse ricondotta alla sua semplicità primiera
dall’energico intervento del potere
regio, i riformatori cèchi speravano
che questa Riforma sarebbe piuttosto l’effetto di una risposta dello
stesso popolo cristiano alTEvangelo
liberamente predicato.
Durante parecchi anni Hus fu consigliere ascoltato dell’arcivescovo di
Praga; ad esempio quando Hus protesta contro i pellegrini superstiziosi
che vanno in cerca di miracoli, l’arcivescovo denuncia i falsi miracoli e
vieta i pellegrinaggi. Quest’intesa fu
■uttavia di breve durata. Turbata prima dalle denuncie di wycliffismo, contro Hus, da parte di certi prelati e
dei docenti tedeschi dell’Università,
fu definitivamente rotta a partire dal
1409, dal momento in cui Hus, dall’alto del pulpito, si dichiarò per un
atteggiamento neutrale nei confronti
i due papi rivali, quello di Roma e
quello d’Avignone.
Venceslao l'V, re di Boemia, desideroso di accordarsi con la corte di Parigi che seguiva una linea neutrale
in vista del concilio che si riuniva a
Pisa, voleva appoggiare il proprio' atteggiamento politico con l’autorità
dell’Università. In essa i cèchi sosten
gono in questo momento il re, mentre i professori tedeschi, ostili a ogni
riformismo, si dichiarano per l’arcivescovo. Per colpire Topposizicne, il
re pubblica un decreto che modifica
gli statuti dell’Università: d’ora in
poi la nazione universitaria dei Cèchi
avrà tre voti e gli stranieri un voto
solo. L’università, restituita così, al
partito della Riforma, conferi,sce immediatamente a Jan Hus la dignità
di rettore.
Ma dal giugno 1410 gii è vietata l’attività di predicatore. Non si sottomette e si appella al papa; si ribella
pure contro la misura presa dalTarcivescovo contro' i libri del Wyclif,
che furono gettati alle fiamme.
Hus è invitato a comparire davanti
al papa, e quando si scusa, mandando presso la curia soltanto degli avvocati che lo difendano, viene scomunicato. Nel 1412 egli tuttavia predica ancora, denuncia il carattere
teologicamente illegittimo delle guerre sante e delle indulgenze e rifiuta il
proprio aiuto alla crociata organizzata dal Giovanni XXIII contro il
re di Napoli Tre giovani che, convinti della fondatezza delle critiche
di Hus, si opposero al traffico delle
indulgenze nelle chiese di Praga, furono decapitati: martiri evangelici.
Poiché il suo appello al papa è stato rifiutato e Praga è stata colpita
d’interdetto, Hus lancia il suo « Ap
pelle a Dio e al Signore Gesù Cristo,
giustissimo .giudice ». Questo documento notevolissimo è sgorgato dalla
sua penna il 18 ottobre 1412 : « Appoggiandomi all’esempio santo e fecondo del mio Salvatore — scriveva —
li appello a Dio contro la grave oppressione, contro l’ingiusta sentenza
e contro la pretesa sco'munica dei
pontefici, degli scribi, dei farisei e
dei giudici che siedono sulla cattedra
di Mosè, e gli affido la mia causa, seguendo le iraoce del mio Salvatore
Gesù Cristo... ». E dopyo aver riassunto la sua causa e il processo a cui fu
sottoposta, conclude con queste parole: «Io, Jan Hus di Husinec, maestro
di lettere e licenziato in teologia dell’illustre Università di Praga, sacerdote e predicatore incaricato della
cappella detta Bethlehem, presento
quest’appello a Gesù Cristo, giustissimo giudice, che conosce, protegge e
(Segue in quarta pagina)
A. Molnàr
2
pag. 2
N. 25 — 18 giugno 1965
¿i vi i—*--» IT»'»
(or. 1*10 i J
SECONDO CONGRESSO EVANGEL
GO
A colloquio
con gli italiani
scìnta rindifferenza anche nella frequenza
della pratica di quelle cerimonie religiose seguite, un tempo, per conformismo non esente
da timore.
« Trovatosi libero di fronte alla Chiesa,
in virtù di molteplici fattori sociali, il laico
cattolico ha dato corso al suo latente anticlericalismo ed al suo disinteresse per riti che
gli erano incomprensibili o estranei. Così s’è
creato un vuoto religioso nella sua vita, e
non essendosi curato di colmarlo con un Cristianesimo più spirituale, nei momenti più
importanti della sua esistenza ha continuato
a rivolgersi alla Chiesa, per il battesimo dei
figli, per la celebrazione del matrimonio e
per quella dei funerali. A deplorare questo
indifferentismo (che non sempre è irreligiosità) molte voci dì ecclesiastici si elevano, per
deplorare e recriminare, sì, ma raramente
per individuare le vere cause di questa estesa
allergia fra religiosità cattolica, prevalentemente ritualista, e uomo moderno ».
Certo v’è chi, come don Alberto Bellini,
considera « necessario che la predicazione
cattolica si rinnovi, acquisti maggiore suasività e interiorità; sia più biblica, più personale, più positiva e meno negativa e retorica,
sconfini meno in campo politico », ma anche
queste voci serie e talvolta accorate non scal.
fiscono la compagine dogmatica e istituzionale, in ultima analisi cercano di curare gli
effetti senza risalire abbastanza decisamente
alle cause.
A questo punto il relatore citava Carlo Fai.
coni: « l^na costante ben più grave ed allarmante del mediocre assolvimento dei precetti
è data dalla scarsa cultura religiosa, o me
I LETTORI
ci scrivono...
Caro Direttore,
credo sia bene dire due parole sulla pìccola polemica delle Note Omiletiche, in cui, come capita spesso,
tutti hanno ragione. Hanno ragione
le quattro volontarie di Torre Pellice, che hanno effettivamente battuto
1 clichés di un fascìcolo (il primo
del 1965, e a pag. 6 del medesimo
vengono puntualmente ringraziate).
E’ anche vero che resperimento di
collaborazione si fermò lì e quindi
ha ragione Rita Gay, perchè tutti
gli altri fascicoli furono invece battuti da mia moglie (sì tratta di cinque fascicoli aH'anno). Ha ragione
Agape, che potrebbe anche protestare perchè ha provveduto alla ciclostilatura e spedizione dei fascìcoli.
A ognuno il suo dunque e lutti
contenti !
D’altra parte chi riceve i fascicoli
trova tutte queste cose fedelmente
documenlale nelle piccole note redazionali. Ma poiché nulla avviene
per nulla, sarei lieto se qiie-ta picicola discussione conducesse a due
risultali pratici :
a) parecchi lettori che non conoscono le « Note Omileiiche » (schemi esegetici e cmileticì di testi biblici in vista di studi bìblici e predicazioni! possono desiderare di ricevere i fascicoli. Essi vengono mandati graluitamenle a tulli, ma specialmente a quelli che mandano una
libera contribuzione. Richiederli al
sottoscritto.
bi I giovani di una Unione Giova
nìle (non troppo distante dalle Val
lì per ragioni postali) possono esse
re incoraggiati alla costituzione cl
un gruppo di servizio permanente
(he potrebbe assumere il lavoro di
battitura delle matrici, cicloslilatura
e spedizione dei fascicoli.
Se questi due risultati saranno raggiunti, sarebbe una bellissima cosa!
Alberto Taccia - Angrogna (To)
Un lettore, da Vizza Monferrato.
Vorrei che anche la Chiesa Valdese fosse rappresentala nella prossima cerimonia della consacraziane
alla memoria dei Caduti Alpini in
Exilies ÌSusa) di una cappella votiva sorta per iniziativa dei 3 Bljg.
del III Regg. Alpini: ((Exilies».
« Val Dora », « Monte AssieUa ».
Di quest’ultimo fecero parie nelFul
lima guerra numerosi valdesi di co
leste valli che io, quale Comandante, potei annoverare fra i migliori
miei soldati. Uno di essi --il valdese EU dot di Ri(?larelto (Coinb<i
Carino) in Val Cliisone — cadde per
la Patria,
Ciò spiega e giustifica la riebies'a
che Vi faccio di pubblicare l’invito
agli Alpini delle Vostre valli, perelle partecipino compatti ancli’essi
alla mesta cerimonia di domenica
20 corr.
Vi ringrazio sentitamente in anfi
cipo, mentre Vi porgo i più rispctosi e cordiali saluti.
Ma^g. Francesco Pianta
Veramente, noi non siamo usi consacrare cappelle votive alla meme
ria di caduti, per quanto li onoriamo nel ricordo...
glio dairignoranza religio.sa, coefficiente incontrovertibile non solo delle masse e delle
classi medie, ma persino di quelle cosidette
colte e, in genere, degli stessi intellettuali »,
scrive il Falconi e continua: «sulle masse,
certo possono ancora far presa, per il momen.
to almeno, le manifestazioni esterne, dalle
feste tradizionali alle rumorose missioni interne, dai pellegrinaggi ai Congressi Eucaristici e mariani. E se ne sono visti gli effetti
neU’immediato dopo guerra, in occasione della moda delle Madonne Pellegrine. In quegli anni si sono anche riscontrate impressionanti forme di psicosi collettive determinate
da notizie di pseudo apparizioni e pseudo rivelazioni. Manifestazioni del genere avranno
successo, specie nelle zone di campagne, per
diecine e forse centinaia d’anni, ma il progresso delle scienze tecniche ridurrà di molto il limite del prodigioso e soprattutto delle
espressioni morbose che lo accompagnano, e,
col generalizzarsi dello spirito critico, anche
rudimentale, perderanno sempre più efficacia
le fondamenta spurie del fatto religioso, che
non potrà sopravvivere se non come fenomeno di intimità cosciente e convinta » (...) Una
prova della superficialità religiosa degli italiani, sempre secondo il Falconi, è fornita
dal fatto che (( gli italiani, quando abbandonano la Chiesa, sia per motivi d’ordine intellettuale che pratico, ben raramente si orientano verso un’altra fedeo un'altra religione ».
Come si atteggia, la Chiesa di Roma, di
fronte a queste diserzioni parziali o totali?
La scomunica lanciata, nel dopoguerra, contro i comunisti, è stata lasciata tacitamente
cadere : « senza gli effetti civili, sociali e penali di un tempo ha perduto la sua efficacia.
La Chiesa se ne rende conto ed invece dì diventare meno romana e più evangelica, cerca
di ricuperare il prestìgio perduto scendendo
sul terreno delle organizzazioni sindacali, professionali ed anche su quello politico con i
comitati civici. Oggi assistiamo ad una nuova versione del costantinianesimo. Nella prima edizione, era il Principe e poi lo stato
che concedeva prestigio, privilegi e potenza
alla gerarchia: nella versione presente è la
chiesa che cerca di bloccare alla base le masse con associazioni ed organizzazioni che van.
no dai docenti universitari ai pescatori ed
agli assegnatari, dai maestri alle ostetriche,
dagli operai ai commercianti ed agli industriali. E questo significa che la Chiesa cerca
di riguadagnare il controllo sulla vita italiana ma non col litorno suo all’Evangelo.
« Il popolo italiano è senza dubbio religioso
ma di una religiosità naturale, pagana, che
non 1 impegni troppo e gli permetta, allo
stesso tempo, di ricorrere a Dio e ai santi —
come i suoi lontani atitenatì ricorrevano agli
dei — per ottenerne protezione e successo in
questa vita. Gesù Cristo, per molti di essi,
(e potremmo dire per la grande maggioranza)
è un nome rispettato e nulla di più. Divenuti
cristiani senza saperlo, tali sì considerano e
non sospettano neppure che esista un ravvedimento nel senso bìblico del termine che
conduca ad una fede propria, relazione diretta fra loro e Dio e impegno personale di
coscienza.
«Annunziare loro Gesù Cristo nella nuda e
maestosa semplicità delLEvangelo, è come
presentare loro un re, o un generale, senza
uniforme e senza decorazioni, in un dimesso
abito borghese. Tuttavia, nonostante questa
diffusa indifferenza religiosa, molti sono gli
italiani degni di rispetto per la loro bontà
naturale, per il loro equilibrio ed il loro
disinteresse. Essi sono gli eredi ed i continuatori della corrente civile e laica, che pur
non essendo intimamente contrari al cristianesimo. come movimento spirituale, non si
sentono di accettare il cattolicesimo romano.
(...) Gelosa della dignità del potere civile e
della sua indipendenza da quello chiesastico,
questa corrente laicale o laicista si sente offesa dalFìnterferenza della gerarchia ecclesiastica nella vita politica, sociale, amministrativa ed economica della nazione, ma non
si rende conto che. colla sua indifferenza
verso qualsiasi religione, non contribuisce a
migliorare la situazione religiosa. Gli appartenenti a questa corrente dispersa in vari
partiti politici di differenti ideologie, finiscono. per tattica politica o per interessi economici, col prendere ratteggiamento dei vari
partiti indebolendo fortemente il valore ed
il peso della loro presenza nella vita italiana.
« A questa corrente diciamo che Lindìpendenza della società civile italiana e la sua
autonomia e dignità non si difendono sottovalutando il fatto religioso bensì favorendo
un cristianesimo più puro. Ai laicisti ricordiamo che ritalìa del Risorgimento proprio
per aver accantonato il problema religioso,
ha predisposta la vita italiana a quel ritorno
di fiamma deH’aggressìvità clericale che, col
fascismo c con il concordato, ha messa una
pesante ipoteca chiesastica sulla libertà e
eguaglianza di tutti i cittadini.
« Anche la forte corrente marxista, come sì
attua, con varie sfumature nei partiti politici a fondo socialista è. si può dire, negativa
ai fini dì un vero progresso religioso del popolo italiano. Il socialismo in Italia, proprio
per la mancanza di una coscienza cristiana
popolare, assunse un carattere anticlericale,
antireligioso e rivoluzionario mentre altrove
(in Inghilterra e nei paesi scandinavi) perdeva i connotati più aspri e diveniva coefficiente dì evoluzione nei rapporti economico*
sociali. Non è senza importanza il fatto che
molti esponenti laburisti siano membri attivi
di Chiese evangeliche.
« Attenualo Lanticlericalismo e messa da
parte la lotta alla religione in generale, il socìal-comunismo di questo dopoguerra può essere definito religiosamente conformì.stico per
molivi di convenienza politica e di pacìfica
convivenza di masse tradizionalmente e formalìsticamente cattoliche con quelle di convinzione marxista e normalmente antireligiose.
« Bisogna tuttavia riconoscere alla presenza
delle correnti laicistica e marxista un'ìnfluen.
za sulla situazione religiosa italiana a motivo
della loro insistenza sull’attuazione delle nor.
me costituzionali. Senza la stampa laica e socialista invero molti soprusi consumati
contro di noi sarebbero rimasti ignorati e
senza la vivace e responsabile campagna elettorale del 1953 condotta dalle sinistre laiche
e marxiste, .la legge premio sarebbe certamente sciattata e si sarebbe instaurata, sotto
il nome di democratica, una dittatura confessionale cattolica. 1 due partiti laici aderenti alla coalizione governativa (il P.R.I.
e il P.D.S.I.). infatti, non avrebbero avuto
forza sufficiente per impedire la ripresa delle
discriminazioni e persecuzioni anche contro
noi protestanti, ocme non l’ebbero sotto i governi precedenti di cui fecero parte.
«Avviandoci alla conclusione di (Questa
esposizione, certamente incompleta, cì corre
1 obbligo di menzionare la corrente ecumenica che. in questi ultimi 7-8 anni, è riuscita
a superare le Alpi e a spirare anche nel nostro paese. (...) Con Giovanni XXIII ebbe
inizio quello che chiameremo « ecumenismo
cattolico » caratterizzato, prevalentemente,
dalla volontà di migliori relazioni con il resto della cristianità. Come risultalo di questo
nuovo clima, non solo noi protestanti siamo
passati da « fratelli separati » a « quelli che
credono in Cristo », ma molte iniziative nostre sono state imitate e un nuovo accento
viene messo sul leggere la Bibbia. A questo
riguardo, anzi, possiamo dire che ci sia stata
una v^era e propria offensiva biblica. Oltre le
edizioni di lusso e quelle erudite della Bibbia
(Fabbrì-Utet-Garzanti cd altri) c’è quella delel Edizioni Paoline a sole lire mille. Da ottobre scorso ad aprile si sarebbe svolta una
crociata o missione biblica propagandata da
foglietti di appropriato contenuto biblico.
«E’ evidente che ci troviamo in un periodo
in cui il cattolicesimo vuole sostituire alla
polemica dispregiativa, la gara competitiva
con il desiderio di aggiornare e ravvivare la
religiosità degli italiani ».
Dialogo, dunque? Ma esso, « per non ridursi ad uno che parli e aH’aitro che non
ascolta, presuppone eguaglianza fra i dialoganti. La Chiesa romana sta salda sulle sue
posizioni e le Chiese evangeliche sulle loro,
per ora si scambiano pareri con cortesia, no
tano qualche convergenza, ma nulla più (...).
I cambiamenti prodottisi in campo cattolico,
col dosaggio prudentissimo di qualche innovazione cotnrobilanciata da nuove funzioni at.
tribuite a S. Giuseppe e alla Madonna, non
fanno nutrire troppe speranze in una trasformazione della Chiesa romana, da sacerdotale
in profetica, da potente in debole e da ricca
in Chiesa dei poveri, povera essa stessa ».
Di fronte a una situazione così delineata,
la nostra vocazione è quella di portare una
testimonianza di fede in Cristo unico Signore
e Salvatore, avviando un colloquio aperto,
umile e deciso, con il mondo cattolico, con
il mondo ateo, con l’italiano indifferente
(questa tripartizione è stata sovente ripetuta
nel corso dei lavori congressuali).
La discussione su questo punto è stata forse, relativamente ad altri, meno ampia. Vivace e non del tutto concorde, comunque. Le
divergenze di posizioni si sono manifestate
in particolare nei confronti del cattolicesimo,
non solo fra la 'destra* delle nostre Chiese
’storiche’ e la ’sinistra’ delle Chiese più antì.
conformiste e polemiche, ma anche aU’interno delle varie Chiese; divergenze che del resto avevano motivazioni abbastanza diverse,
dalla polemica di carattere ancora accentuatamente anticlericale a quella mossa da un
bìblicismo letteralìsta, a una posizione più
'aperta' e fiduciosa neH’agire dello Spirito
Santo, a una posizione più critica, impostata
sui veri fondamenti teologici del dissenso. Le
divergenze sono apparse, indirettamente, nel
primo documento presentato da una commissione nominata dal Congresso al termine della discussione generale : su questo punto, era
evidente lo sforzo del compromesso, ma si
levavano voci a protestare che se si prendeva
posizione su questo problema così complesso,
occorreva farlo con un minimo di chiarezza
e di serietà, dire qualcosa di solido e di netto.
La commissione faceva punto a capo, riprendeva il suo lavoro, fino a tarda ora nella notte. Infine veniva presentato un testo quasi
del tutto nuovo e, dopo ulteriore discussione,
veniva votato a fortissima maggioranza nella
forma seguente :
n MARXISTI, AD AGAIOSTICI, A r.ATTRLIRI
Proclamare l’Evangelo
Il Congresso delle Chiese Evangeliche Italiane, riunito a Roma dal
26 al 30 maggio 1965,
IMPEGNA la Comunità a prendere rinnovata coscienza della vocazione che hanno ricevuto dal Signore a testimoniare dell’Evangelo
di liberazione e speranza di Cristo Gesù, neU’unica _ preoccupazione
di proclamare la signoria, sulla Chiesa e sul mondo, di « Colui che ci
ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce» (1 Pietro 2: 9).
RICORDA alle Comunità tutte la loro responsabilità di fronte a
tale proclamazipne, nella consapevolezza della assoluta necessità che
essa si esprima mediante una vita, individuale e comunitaria, del continuo rinnovata dallo Spirito Santo.
Sollecito della situazione di crisi spirituale e morale in cui si dibatte il popolo italiano,
RIAFFERMA l’esigenza di una trasformazione delle coscienze mediante la Parola di Dio e
RITIENE che il messaggio profetico in esso contenuto debba essere
oggi rivolto a tutti con forza, chiarezza ed amore.
A quanti, fra i marxisti, pensano di essere esclusi dalla fede in
Dio, o di doverla rifiutare, perchè l’hanno identificata con una chiesa
che respingono, la vocazione delle nostre comunità è di proclamare l’Evangelo deH’amore di Dio che libera da qualsiasi soggezione e servitù.
Tale proclamazione, valida per ogni creatura ed in qualsiasi situazione sociale, deve essere pronta ad incarnarsi in manifestazioni
concrete di solidarietà, per amore di Colui che ha dato la sua vita
per il mondo.
A quanti, fra gli agnostici e indifferenti, ricercano, con le sole possibilità della mente umana, soluzioni di libertà, di giustizia e di pace,
le Chiese Evangeliche sono chiamate ad annunziare che la verità che
essi perseguono ha un nome: Cristo Gesù.
L’unica signoria di Cristo deve essere annunziata anche al mondo
cattolico italiano dinanzi al quale le Chiese Evangeliche riaffermano
la loro fedeltà alla Parola di Dio, autorità suprema per la fede e la
vita.
Il dissenso con la Chiesa Romana, sulla natura e sulla unità delle
Chiese permane ancora oggi, tuttavia il Congresso è sensibile al travaglio delle coscienze cattoliche e riconosce che lo Spirito del Signore
richiede oggi alle nostre Comunità una testimonianza di comprensione
e d’amore, nell’annuncio del Cristo.
Nel loro richiamo alla fedeltà a Cristo le Chiese Evangeliche^ domandano al Signore che le liberi da ogni tentazione di presunzione,
perchè la verità è Cristo. E’ Lui che le possiede e le guida nella via
dell’ubbidienza umile e fiduciosa.
In questo spirito le Chiese Evangeliche debbono ubbidire all’imperativo del Cristo di proclamare l’Evangelo ad ogni creatura.
[pDiiDÊÊiaïïinao
Neiini Ila avuto l’orologio di Giovanni XXIII, Saragat lo Speron d’oro da Paolo VI; se Togliatti vivesse ancora chissà
che cosa avrebbe finito per ricevere?
^ ^
Penoso bilaiK’io delIMncontro di Bonn,
fra De Gaulle e Erhard. Il Generale ap*
iiassionalo naladino della dignità delle pa>
* Il L . • ____. .1^1
lenze medie, non tollera che ì paesi dei
mondo siano >n balia dei conirasti (o even
tnali accordi lalliei) dei due supergrandi^
I SA e URSS. Ma quando si parla della
Europa, allora occorre accettare il bino
due paesi guida,
meglio se la nota
grandi generali
l’asse Parigidà l'Elysée).
sono piccoli
La SCUOLA VALDESE DI ECONO
MIA DOMESTICA, sistemata nellii
nuova sede di Torre Pellice, accoglie
per i mesi estivi un numero limitato
di bambine bisognose di un periodo
di vacanza in luogo salubre.
Per informazioni rivolgersi a : Pastore Franco Sommani - Torre Pellice
(Torino).
mio fiei
Bonn (e
Anche i
ucniini.
^ ^ ^
La regina iTIngliilterra, pare su racco
mamlazione del premier Wilson, ha nomi
nolo i 1 Beatles « membri dell’cccellcr)
lisnimo Ordine dell’Impero britannico »
Motivazione: grazie a loro il deficit della
bilancia internazionale dei pagamenti in
glese è stato In passato notevolmente ridot
lo, i Beatles hanno venduto 114 millioni
di dischi in lutto il mondo e preziosa va
luta e confluita nelle casse dello Stato
Riflessi economici delTinsulsa internazio
naie degli urlatori...
Vera comprensione
e vero amore
Come si vede, dopo aver riecheggiacon forza il « Guai a me se non evan
gelizzo», nel documento si precisa la
nostra vocazione su tre linee d’azione :
nei confronti dei marxisti (giustizia e
libertà in Dio, per questo mondo), degli indifferenti e agnostici (non l’anelito dell’uomo ma il dono di Dio : Cn
sto feiginore), dei cattolici (dissenso e
simpatia). Su quest’ultimo pimto è
però lecito fare alcune riserve, pur
apprezzando lo sforzo sincero di verità in carità che vi appare, tanto più
data la concisione che il testo doveva
conservare. Non possiamo però impedirci di ccinfpjntare questo testo a
quello votato dal Sinodo Valdese 1962,
e ci corre una notevole differenza ; valeva la pena di rischiare un testo più
lungo... Il dissenso con la Chiesa Romana non è infatti limitato alla natura e aJTunità della Chiesa, comunque non a ciò che l’Italiano della strada può pensare ascoltando o leggendo
queste parole, cioè a una questione
essenziale organizzativa, istituzionale;
poiché questo documento è pensato iri
parte per l’esterno, quest’esigenza di
esplicitazioiie doveva esser tenuta
maggiormente presente. Inoltre, che
cosa significa realmente essere « sensibile al travaglio delle coscienze cattoliche »? A quale travaglio ci si riferisce? V’è un travaglio cattolico, che
si può puntualizzare con qualche modello letterario, Bernanos, Graham
Greene, certo serio e talora tormentoso, ma che presenta pure caratteri
quasi morbosi, non privi di punti di
contatto con l’equivoca ccmclusione
delle « Chiavi di S. Pietro » di Peyrefitte; è questo un travaglio psicologico senza vie d’uscita,, salvo una rot fura, brutale. V’è un travaglio politicosociale; esso non è, per molti di noi,
un fatto che abbia vera rilevanza
evangelica: finora, la voce del Magistero, in ultima istanza, ha semitre
detto la parola decisiva, con « Adesso » in Italia come più recentemente
con «Témoignage chlorétien» in Francia, e in molti altri casi; questi «travagliati » sono degli inquieti o dei dissenzienti politici, ma non sono in altima analisi posseduti dal travaglio
per la verità evangelica, a rischio di
perdersi (come cattoilici; ma appunto
essi non concepiscono altra possibilità di cristianesimo vero e pieno).
Qui come prima, si è in un circolo vizioso, spesso carico di sofferenza, ma
che lascia un’impressione di tremenda
irreso.lutezza, di inguaribile stato minorile. V’è pure un travaglio spirituale,
in non pochi cattolici, un travaglio
biblico, teologico, ecclesiastico : sul
piano del confronto di uomini, vi sono
certo sacerdoti e laici che fanno arrossire, per la loro passione di rinnovamento' e di servizio', laici e pastori
protestanti; ma un giudizio' obiettivo
Io si può dare soltanto sulle prese di
posizioni generali, e anche senza ricorrere ai documenti pontifici, è chiaro ohe la stessa ala riformista dei
Concilio è più cattolica che mai è
proprio il cattolicesimo vivo, palpitante, capace di aggiornarsi e rinnovarsi
— ma senza perdersi nelTEvangelo e
rei solo Evangelo di Cristo', di vivere
di sola fede gettando via le stampelle.
Di frorits a questo moltepilice, reale
travaglio, credo — non sono certo il
solo — che il Congresso doveva dire
qualche cosa di più che « lo Spirito del
Signore richiede oggi alle nostre comunità una testimonianza di comprensione e d’amore, nelTannuncio di
Cristo », doveva dire che questa comprensione e quest’amore, oiggi, si manifestano proprio in un aperto, appassionato dissenso, in un’insistenza ardente su questo dissenso, proprio a
neutralizzare Tatmosfera di cortese
circospezione che rischia di avvelenare sul nascere ogni colloquio, rendendolo intimamente insincero. Esiste
amore fraterno' più vero di quello che
con tutto lo slancio e il calore di cui
siamo capaci, ci fa avvertire il fratello che crediamo, in coscienza vincolata
alTEvangelo, caduto in e'rrore? Ci rendiamo conto che se la fede nel Dio di
Gesù Cristo è giunta fino a noi, oggi,
è perchè dei profeti, degli apostoli —
e in vìa molto subordinata dei riformatori — sono stati tutt’altro che
comprensivi? Pure, nessuno ha, fra
gli uomini, amato la chiesa quanto loro, e del loro amore viviamo: perchè
hanno amato Dio al di sopra di tutto
e di tutti.
Bello, vero, necessario a tutti — e
a me per primo — il richiamo finale :
poiché vivere di fede sola è camminare come Pietro sul filo delle onde,
ed è cosi, facile scadérne, e impantanarsi nella propria giustizia.
Gino Conte
“ PROTESTANTESIMO „
Sommario del n. 1-1965
A. Molnar - Sfida al costantinismo
V- Sibilla • \o/a sul problema costanti'
nifino
Studi critici.
B. CoRSANi - f/alstruzione>i sulla storicità
degli Evangeli
K. JoL VENAL - Rousseau, hi relisione e la
politica
V. SrBiLiA - Tesine sulla confermazione
Recensioni
3
18 giugno 1965 — N. 23
pag.
Il 2 luglio 1865, nell’East End di Londra,
nascova il Salutismo
DI6IUN0 CRISTIANO
Il centenario
dell'Esercito della Salvezza
(ssgue dal numero precedente)
La missione dei Booth nell’East End
di Londra dopo la data inaugurale
del 186Ô è in pieno sviluppo; i luoghi
di culto non sono legati ad una linea
architettonica, bensì alle esigenze del
Hiomento : vecchie cappelle, « hangar »
retrobotteghe, teatri popolari furono
i primi templi adatti per predicare l’evangelo e condurre delle anime a Cristo. Nel 1868 si pubblica il primo numero dell’« End London Evangelist»
che nel 1888 prenderà il nome famoso
« Grido di guerra ». Nel 1875 la « missione cristiana» del Booth si costituisce in società legalmente riconosciuta con 32 gruppi e 32 evangelisti
nonché 325 oratori; successivamente
nel 1877 l’organizzazione assume un
carattere militare e prende il nome di
« Armata Alleluia » e infine « Esercito
della Salvezza». William Booth fu nominato generale, le stazioni di lavoro
si chiamarono « corpi » e nel 1878 l’esercito della Salvezza inaugura la prima bandiera: il colore blu rappresenta la santità, il rosso, la salvezza per
mezzo del sangue di Cristo, e la stella
in mezzo rappresenta lo Spirito Santo; il motto: sangue e fuoco riassume le due dottrine principali dell’ese rcito : il sangue di Cristo e lo Spirito Santo'. Difatti la purezza del cuore, rastinenza dalle bevande alcooliche, l’amore per le anime costituiscono all elementi fondamentali dell’azione deH’esercito.
LA DIFFUSIONE
DEI l.’OPERA SALUTISTA
L’azione salutista si estende rapidamenre nel Regno Unito e poi successivamente nel mondo intero : in Fran
eia l’esercito compie il suo primo attacco oltre Manica: viene inviata la
ventitreenne figlia del Generale, Caterina, che con il suo grande amore
per ie creature più infelici riesce a
rompere il ghiaccio ed a condurre la
prima persona al banco dei penitenti: si tratta di una giovane operaia,
degradata, miserabile, alla quale la
futura « marescialla » domanda se
non desidera che Gesù diventi il suo
amico e Salvatore; quella sera stessa il miracolo si compie e la prodiga
figlia del popolo confessa che il Cristr ò il suo Salvatore. Poi è la volta
dell’Australia ; un semplice lattaio
convertito dal Booth emigra in quel
paese e parla ai suoi clienti della salvezza di Gesù che rende liberi e gic'iosi ; in poco tempo i convertiti aumentano e l’opera si estende in tutto
Ü territorio, e successivamente in
Nuova Zelanda.
In America il primo grande locale
adoperato dalia « équipe » salutista
inviata d.il Booth era un «Music-hall»
normalmente' affollato da creature
perdute : difatti marinai ubriachi,
donne di cattivi costumi e individui
loschi affollano la sala; anche in questa riunione si converte uno degli
uomini più consunti dal vizio e consacra i brevi anni prima della morte
alla testimonianza tra il suo popolo.
Nella Svizzera gli inizi sono poco
incoraggianti: alcuni sono espulsi, altri imprigionati o dati in balia della
folla mentre i luoghi di culto sono
saccheggiati e molti chiùsi per ordine delle autortà; persino la figlia del
generale fu cacciata da un cantone
e incarcerata in im altro, quello di
Neuchâtel : ai giudici inquirenti dichiara • « voi potete punirci, metterci
in prigione, perseguitarci ma quello
che non potete fare è bloccare il nostro lavoro; esso è ispirato da Dio e
deve essere continuato». Successivamente l’opera si affermerà nei vari
cantoni a prezzo di lotte, sofferenze,
persecuzioni.
IL SALUTISMO
IN ITAI-IA
Italia: nella biografia di «Bianche
Peyron » ed in un necrologio pubblicato nel « Cri de Guerre » intorno alla figura di Fritz Malan, ricavo quelche interessante notizia dell’ opera
salutista in Italia. Il Malan diventato
colonnello salutista era originario di
San Giovanni ; dopo gli studi al Collegio di Torre Pellice si recò a Luudra dove conobbe l’esercito salutista
e incontrò il fondatore; fu entusiasta dell’opera e rientrato in Italia
egli adattò la casa materna a locale
di culto e iniziò un lavoro efficace in
Italia; accompagnò in seguito 'I
Booth in molti viaggi intorno al mondo. Alle Valli, racconta il Gout «il
sema sous des greles de pierres le salutisme à travers les Vallées vaudoises, sen pays natal ». Si vede che
lo stile dell’antica guerra contro le
truppe sabaude s’era adattato contro
le truppe dell’esercito salutista, non
più coii lo spirito degli antenati perseguitati ma con lo spirito dei persecutori.
Nel 1906 giunge alle Valli la colonnella Bianche Peyron ed inizia le riunioni nel cortile del Caffè Marchina:
la colonnella trascina il suo uditorio
tanto che il Prof Mario Palchi ebbe a dire:
« Non ho mai udito una donna par
lare con tanta convinzione; la gente
era conquistata dai messaggi ispirati
ed efficaci; delle operaie venute alla
adunanza per curiosità o per divertirsi furono sconvolte, soggiogate dalla potenza spirituale dell’oratrice ».
Una donnetta uscendo dalla riunione
esclamò : « qui c’è il paradiso, c’è il
paradiso qui dentro».
L’opera in Italia si estende : ad
Ariano di Puglia dove l’esercito ha
avuto un nucleo fervente ed attivo,
Napoli Firenze, Milano dove sorge i&
« Villa Speranza » pe^ il ricupero del
Una riunione airaperto. a Miluno: in alto,
ancora all’aperin. un malrimonio.
le ragazze perdute; poi in altre città
la missione continua con Bianche
Peyron e la collaborazione di italiani: Virginio Paglieri, Maria Scavia
Revel, e tanti altri. Anche a Faeto, la
antica colonia valdese della Puglia è
conquistata daH’Evangelo : dopo vari
secoli la Parola del Signore rieccheggìa in quel villaggio pugliese.
Avevo celebrato un servizio funebre aU’inizìo della guerra, quando i
Salutisti erano stati messi al bando
per decreto del Duce e l’infiuenza di
forze religiose ostili; ricordo di no.n
aver potuto terminare il servizio' perchè l’autorità, per influenza del clero, ci fece partire con una denunzia alla questura di Foggia che con
pretesti vari fece chiudere le chiese
nostre per tre mesi ; quando poi l’esercito potè ritornare a Faeto fui felice
di visitare la comunità salutista e di
inondare con il canto le viuzze del
paese con i giovani di Orsara.
L’esercito della Salvezza continua
la sua missione in Italia ed ha tra
le altre opere un grande Albergo del
pepalo in Roma, nuove comunità in
Sicilia, rivelando imo sp'irito evangelistico sempre fresco e gioioso.
Prima di terminare l’articolo vorrei
fare alcune considerazioni: il Salutistante il clima di benessere
Maffeo 6: 16-18
presente, non ha esaurito la sua missione; anzi, se il livello sociale è tanto diverso da quello dei tempo di
Booth, la cloaca del peccato non è
scomparsa; la missione è tanto più
diffìcile oggi per ricuperare spiritualmente e quindi moralmente milioni di
creature cadute nel vizio per il facile gualagno, per le tante sirene che
la tecnica moderna offre nel campo
del divertimento.
Per questo l’azione sociale unita a
quella morale è sempre urgente, anche se più diffìcile, in un mondo avvolto dall’apatia, precocemente stanco, apparentemente insensibile ai richiami della vita nuova in Cristo.
Il Salutismo con la sua disciplina,
il vivo senso morale, l’appello diretto
alla conversione, con la promessa dell’Amore e del Perdono di Cristo, offre
elementi sempre attuali, proprio in
un tempo in cui molte chiese, nel segno della Grazia non hanno più alcuna regola morale; tutto è permesso: il fumo, l’alcool eoe. e così la gioventù sin dall’infanzia si corrompe,
si perde... in omaggio all’aggiornar
mento con i tempi... La Santiñeazione è l’elemento fondamentale della
vita del credente, « senza della quale
nessimo vedrà il Signore ».
Per questo siamo riconoscenti al
Salutismo per aver sottolineato questo aspetto della vita cristiana restituendo agli uomini la ^oia di una vita consapevolmente rinnovata dallo
Spirito del Signore,
Sul terreno della tattica evangelistica forse i metodi, validissimi per
il passato, richiedo;ao un certo aggiornamento: per questo un lavoro d’insieme tra le varie comunità evangeliche può essere prezioso per stimolarci
gli uni gli altri ni ll’opera della testimonianza, compie e la nostra azione
con una stampa aggiornata, con metodi che incidono i^ggiormente, per
mettere insieme le comuni esperienze
e lo studio approfondito della Parola,
al solo scopo di condurre al Signore
un maggior numero di creature.
In occasione del primo centenario
dell’opera salutista inviamo il nostro
pensiero augurale ai responsabili dell’opera salutista, in particolar modo
a quelli d’Italia per le manifestazù>
ni che ricorderanno la storica data.
Domandiamo a Dio di benedire la
missione salutista nel mondo; siamo
lieti e riconoscenti che le nostre Valli abbiano dato uomini e donne ohe
hanno messo al servizio dell’opera
salutista i loro doni lasciando una
testimonianza preziosa. Ci rallegriamo
che nelle nostre Valli possano continuare l’azione del colonnello Malan,
nella ñducia che la collaborazione con
le nostre chiese sia sempre più viva,
più profonda in vista d’un reciproco
arricchimento spirituale. Il Signore
semenza gettata da William e Catherina Biooth e dai milioni di testimoni
che sono andati « lungo lestrade e
lungo le siepi » perchè la casa del Signore fosse piena od
L’evangelizzazione valdese si è fatta all’insegna della polemica contro
quei cattolici che pensano di guadagnarsi la salvezza con le loro penitenze e con i loro digiuni. Per questa ragione è difficile trovare oggi un valdese che usa digiunare. Eppure la confessione di fede della Chiesa valdese
afferma che « dobbiamo fuggire i vizi
ed applicarci alle virtù cristiane, utilizzando a tal fine i digiuni... » (Articolo 21).
Digiano e salvezza
La pratica del digiuno è stata stoltamente messa in relazione col problema della salvezza. Gli uni si sono messi a digiunare per meritarsi la salvezza; gli altri non digiunano mai, perchè
digiunare significherebbe mettere in
dubbio la salvezza che ci è assicurata
in Cristo.
Il problema della salvezza non ha
invece niente a che vedere con la pratica del digiuno. Nella Chiesa primitiva il digiuno era piuttosto messo in
relazione con la preghiera (cfr. Atti 14; 23). Si pregava e si digiunava e
la ricompensa del digiuno era la stessa ricompensa della preghiera. Chi
non avrà mai pregato, non saprà mai
che cosa significhi essere esauditi da
Dio. Così chi non sarà mai stato nell’angoscia, non conoscerà mai la gioia
della divina liberazione.
In Me. 2: 20 Gesù dice che i suoi
discepoli digiuneranno, quando lo sposo Sara loro tolto, cioè quando Cristo
sarà crocifisso, quando saranno assenti dal Signore (2 Cor. 5: 6), quando
aspetteranno sospirando la redenzione
dei figliuoli di Dio.
meorarisaismn
Ma, per esigenze polemiche, i vaidesi non digiunano più. Si direbbe che
al farisaismo degli arcigni, al farisaismo della gente dal collo torto o dei
piagnoni è stata sostituita un’altra
forma di farisaismo : il farisaismo dei
gaudenti, il farisaismo di coloro che
non piangono mai per principio o perchè, a forza di ridere sempre, hanno
ormai il cuore inaridito e non sanno
soffrire con chi soffre, non sanno piangere con chi piange.
Caratteristiche di questo neofarisaismo sono la superficialità e l’individualismo. Chi non digiuna mai, pensa
di partecipare alla gioia della risurrezione senza aver provato la sofferenza della croce. Illudendosi sulle effettive capacità morali dell’uomo, pensa che basti conoscere l’Evangelo per
vivere secondo l’Evangelo. La vita
cristiana è invece un continuo susseguirsi di cadute e di rialzamenti, un
continuo lottare faccia a faccia con le
forze tenebrose del male, un continuo
abbandono del proprio benessere spirituale — e anche materiale — per
portare dinanzi a Dio le sofferenze del
Beati quelli che si adoperano,, in molti modi, per la pace
Fermarsi in tempo!
Questa esclamazione ne ricorda un’altra
fatta in altri tempi con signiñeato c fini diametralmente opposti... Allora era un periodo
in cui si esortavano i giovani a odiare e combattere; ai ragazzi più che ad amare la lettura di un buon libro si insegnava la nomenclatura del moschetto: ai soldati in armi
si ripeteva lo et slogan d. scritto a caratteri
cubitali sui. muri di tutte le caserme, '< Chi
si ferma è perduto! »: a chi avesse avuto il
coraggio di parlare e scrivere con l'intento di
educare i giovani all'amore e alla pace erano
riservati lo scherno, l'isolamento e Toblìo.
Allora, se non ricordo male, circolava un
libretto in cui si parlava di un ufficiale che
mori in odore di santità per aver condotto ì
propri soldati alla battaglia col grido che oggi
suonerebbe ipocrita e blasfemo ; « Uccidete,
uccidete... ma non odiate! ».
Dopo venti anni, dopo le dure conseguenze
subite per effetto della guerra che ha funestato il nostro ed altri continenti, dopo aver
riconosciuto, salvo poche eccezioni, gli amari
risultati del seme amaro seminato per vent'anni nella nostra e in altre patrie, oggi --grazie a Dio — di fronte al profilarsi di nuovi
pericoli di guerra e alla dolorosa prospettiva
che il mondo possa essere nuovamente sconvolto dall’uso di anni che nel frattempo sono
diventate sempre più micidiali, ci è permesso,
almeno, di parlare, scrivere e dimostrare pub.
blicamente contro le guerre in atto c quelle
che eventualmente potrebbero scoppiare in se.
güito, se la nostra azione per la pace, se i
richiami degli uomini di scienza e di buona
volontà, di tutte le fedi e di tutte le razze,
dovessero fatalmente fallire.
Si dirà che noi siamo degli illusi, utopisti
e sognatori, dal momento che, nonostante il
nostro pacifismo, nonostante il ricordo terrificante di Hiroshima e Nagasaki, il cannone,
qua e là ha nuovamente tuonato, bombe e
aggressivi chimici sono stati lanciati recentemente e forse piovono anche in questo momento nel tormentato Sud-Est asiatico.
Si dirà che anche oggi i capi dì governo
non sono abbastanza sinceri e leali di fronte
aU’opinìone pubblica mondiale, alla quale parlano dì pace e dicono di voler difendere la
pace, mentre nel loro cuore albergano sini
stri propositi di guerra.
Ma se è vero tutto questo, se è vero che
Tambìzione, l'egoismo, la paura e il sospetto
tengono in costante allarme i vari capi delle
nazioni, è anche vero che se l'opinione pubblica mondiale, favorita da questa prodigiosa
ondata di libertà, riuscirà ad avere coscienza
della grande forza morale che è in essa, anche
i più tenaci fautori di guerra dovranno ad un
certo punto tenere conto dì questa forza e
fermarsi in lempo:
per ascoltare
il CGru ili. quelle voci che sempre più nu n»"*
rose e potenti si levano dalle folle di tutte le
mondo e della Chiesa, per soffrire con
chi soffre, per piangere con chi piange.
Un’allegrezza perenne, che non conosce la crisi del venerdì santo, è una
allegrezza falsa, fondata, sulla falsa
convinzione che i credenti non avran
mai motivo di piangere. Un semplice
sguardo realistico gettato sulla situazione attuale del mondo, che corre
insensatamente verso la terza guerra
mondiale, un semplice sguardo realistico gettato sulla situazione attuale
della Chiesa indurrebbe certo molti
cristiani a pregare, a digiunare e forse
anche a servire disinteressatamente nel
nome di Cristo. Ma i credenti di oggi
preferiscono far finta di essere sempre
allegri, anche se la loro profonda tristezza trapela dalla lettura delle loro
relazioni ecclesiastiche e si vede chiaramente nei loro volti, quando si accostano al tavolo della S. Cena.
La grande svolta
La grande svolta proposta da Gesù
ai suoi discepoli non consiste certamente nel passaggio da un tipo di farisaismo ad un altro, bensì nella rinunzia ad ogni tipo di farisaismo.
Si sa che i Giudei digiunavano il
lunedì e il giovedì e che i cristiani del
secondo secolo, per distinguersi dai
Giudei, digiunavano il martedì e il venerdì. Gesù però non intendeva proporre mutamenti di guesto genere.
Non intendeva proporre neanche un
digiuno segreto, come alcuni hanno
pensato. Come si potrebbe infatti digiunare in segreto, quando si vive nella comunità della famiglia? Altri hanno pensato che Gesù ha voluto invitarci a far digiuno di peccati. Ma se
fosse possibile far veramente digiuno
di peccati, non potremmo forse raggiungere la salvezza senza Cristo?
Gesù ha voluto piuttosto che i credenti esprimessero sinceramente i loro
sentimenti di dolore, come esprimono quelli di gioia. Ha voluto che i credenti fossero solidali con la sofferenza del mondo e della Chiesa, ha voluto che la croce che i credenti portano nel nome di Cristo non fosse mai
nascosta, come non ha voluto che fosse nascosta la sua.
Ciò che si deve evitare è l’esibizionismo. Il credente non digiuna per
mettersi in evidenza dinanzi agli uomini. Digiuna quando soffre e quando
prega soffrendo per se stesso, per il
mondo o per la Chiesa.
Samuele Giambarresi
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 20 GIUGNO
Liberante Matta
DOMENICA 27 GIUGNO
Neri Giampiccoli
patrie e dal cuore di tutti gli uomini amanti
della pace. E' una forza questa che, a lungo
andare e a mano a mano che crescerà in noi
l'amore del prossimo e l’odio per la guerra,
si dovrà imporre aU'altenzione e al rispetto
di tutti, e particolarmente dei governanti i
quali, alla fin fine, sono i veri responsabili
dell’uso delle armi e di ogni sanguinoso conflitto.
L’appello dei popoli alla concordia. Tinvocazione a risolvere diplomaticamente ogni
mondiale controversia e le promesse sempre
ripetute e non ancora attuale dai vari governanti di ridurre, sia pure gradualmente, gli
armamenti, sono segni palesi di un’unità che
vuole decisamente rinnovarsi.
Oggi più che mai — mentre il mondo geme
e soffre a motivo dei forti squilibri sociali,
resi sempre più sensibili e insopportabili da
una esorbitante economia bellica — pesa sulle
grandi potenze l'obbligo di ascoltare il grido
dei popoli oppressi, bisognosi e stanchi dì
assistere allo scandalo più grave e spettacolare della nostra epoca, in cui mentre da una
parte si sprecano centinaia di migliaia di
dollari e rubli per bombe (sporche e pulite...),
missili e satelliti artificiali per arrivare alla
luna. dalFaltra parte la fame e le epidemie
per mancanza del necessario nutrimento falciano milioni di creature umane sopra la
Terra!
SEGUE
IN QUARTA PAGINA
COLLEGIO VALDESE
TORRE PELLICE
Sono aperte le iscrizioni alla I classe della Scuola Media Pareggiata Valdese; presentare la domanda in carta
libera corredata dai documenti di
rito ; per informazioni rivolgersi in segreteria dalle ore 10,30 alle 12.
Il preside Gino Costabel
PERSONAL! A
Sono nate la piccola Monique, di
Sergio e Gisella Gay 1 Torino), e la
piccola Laura, di Paolo e Stella Ricca
(Forano). Ce ne rallegriamo cordialmente e facciamo a queste famiglie i
migliori auguri.
Si sono sposati, a Ciudad de Young
(Uruguay), Gerald John Nansen e
Neris Doris Ricca. Cordiali auguri!
Convitto Maschile Valdese
TORRE PELLICE (Torino) - tei. 91230
Le iscrizioni per l’anno scolastico 1965-66
sono aperte. Si accettano ragazzi che frequentino il Ginnasio-Liceo Classico, il 1“ e
2» anno di ragioneria, la Scuola Media e le
Scuole Elementari. Si dà la preferenza a
bravi alunni evangelici che avranno la possibilità in Convitto di' praticare agevolmente gli sport e di vivere per alcune ore
al gicrno all’aria aperta. Tennis - Palla a
volo - Foot-ball ■ Piscina coperta privata -Nelle vicinanze immediate sci con impianti
di risalita.
Per informazioni rivolgersi al Direttore;
Doti. Franco Girardet.
4
pag
N. 25 18 giugno 1965
F ermarsS
in tempo ì
Spifrolaturp Hi attualità
JAN HUS
CONTINUA DALLA TERZA PAGINA
L'URSS, la Cina e gli USA si guardano
in cagnesco, temendo che un'ideologia prevalga sulPaltra, mentre dimenticano facilmen.
te che le idee nascono, si sviluppano e muoiono quando sono false, trascendono gli uomini
e i tempi quando sono generate da uno scliiet.
to senso di carità e giustìzia.
Questo elementare concetto dovrebbe tranquillizzare TAinerica, che tanto si preoccupa
del Comunismo, combattendo con le armi nel
Vietnam, e dovrebbe tranquillizzare Russia e
Cina, che di armi non scarseggiano, inducendo tutte a fermarsi
per mBdltaro
se valga davvero la pena di ricorrere alla
forza e di far versare altro sangue per sostenere le proprie idee o per difendere i loro
interessi.
Fermarsi in tempo a considerare i danni
che potrebbero derivare da una nuova conHagazìone mondiale, non solo è ragionevole,
ma è una questione che investe e interessa
ogni cittadino del mondo.
I conflitti armati nel Vietnam e nella repubblica Dominicana, che forse ci avrebbero
lasciati indiiTerenti in altri tempi, oggi — le
distanze sono grandemente ridotte e il potenziale bellico è tale da destare paura e inquietudine ovunque sia impiegato — non possono
non interessare Tumanità intera, per cui è
doveroso ed è giusto che i popoli facciano
udire la propria voce, nel nome della giustizia
e della pace, e in virtù del diritto che gli
uomini hanno alla vita.
Le campagne sulla stampa e alla televisione, nonché le spontanee manifestazioni popolari, intese a condannare ogni sopruso ed
ogni violenza da qualunque parte provengano, dovranno essere potenziate e moltiplicate fino a quando esisteranno sopra la terra
una bomba, un mortaio, una mina e un fucile destinati a distruggere e uccidere.
Meditare sulle disastrose conseguenze che
qualsiasi dichiarazione di guerra, anche locale, può produrre, è oggi un dovere universale.
^ Le rihellioni cruente, gli atti di terrorismo,
l’odio inveterato dei razzisti contro gli uomini
di colore, le aggressioni armate, gli attentati
alla indipendenza e alla libertà dei popoli,
nonché il mancato rispetto delle libertà individuali, sono tante ingiustizie che dovranno
essere eliminate, e noi non saremo mai tranquilli fino a quando una sola di esse resterà
in piedi!
Finché vivremo non ci stancheremo di lavorare per la pace, sollecitando gli uomini a
considerare seriamente la gravità che ogni
atto di violenza comporta e a inserirsi nella
lotta morale in cui ognuno di noi deve sentirsi impegnato
per non uocidere
Tale impegno, non solo ci inserisce in una
lotta senza tregua per il conseguimento della
pace, ma ci porta a studiare sempre più profondamente il carattere e i gesti belluini dell’uomo naturale, i cui malvagi istinti lo
hanno sempre portato più in basso fino a diventare nemico e carnefice del proprio simile; tant’è che dal fratricidio di Genesi 4: 8
andò sempre più raffinandosi nel male fino
a compiere il più efferato genocidio che la
storia ricordi : l’ultimo sterminio degli Ebrei!
Vero é che in ogni epoca vi furono uomini
che lottarono per la pace e la giustizia sociale, ma è anche vero che i casi di Caino e
Abele, delle persecuzioni politiche e religiose,
delle guerre cosi dette sante e giuste e delle
distruzioni in massa hanno sempre reso difficile la vita dei buoni e pacifici cittadini, di
quelli, vale a dire, che non avevano nulla
da guadagnare, ma tutto da perdere dalle
beghe e dalle contese egoistiche di uomini
interessati e privi di ogni generosa prospettiva umanitaria.
Anche oggi, come ieri, come sempre, nel
mondo politico e degli affari impera la legge
del più forte che tende ad opprimere e sopraffare il più debole. Tuttavia, pare strano, mai
come oggi, sia nei partiti politici, sia nelle
libere associazioni e sia da parte di tutte le
organizzazioni ecclesiastiche, si è sentito il
bisogno di mettere al bando la guerra, ogni
forma di oppressione e di invocare concordemente la pace.
La lotta per non uccidere, stando almeno
alle dichiarazioni verbali, appare sempre più
impegnativa e oggi vi è anche chi va in
carcere per sostenere il principio della nonviolenza.
Le nostre leggi non ammettono ancora, per
quanto riguarda il servizio militare, Tobbiezione di coscienza, l'estensione cioè a tutti i
cittadini della stessa facoltà di cui possono
godere, per ora, solo i religiosi. Un passo
avanti in tal senso è però necessario, se si
vuole proseguire nel cammino delle civili
conquiste e lottare strenuamente contro ogni
sadica brama di uccidere,
per non autotUstruggersi !
Ecco, fermarsi in tempo per ascoltare questo nuovo, grande anelito deH'umanità che
vuole ad ogni costo sopravvivere, per meditare
intorno alle bellezze cd alle gioie della pace,
e adoperarsi con tutte le nostre forze a non
uccidere e a non permettere che le guerre
continuino a devastare e insanguinare la terra,
non è una forma retorica per impostare il
problema della pace, ma è una reale necessità
che si impone alla nostra coscienza ed al nostro spirito di conservazione.
Cosi come stanno oggi le cose non c’è davvero da scherzare nè da sorridere quando la
guerra, ovunque possa scoppiare, viene a
portare — insieme al panico e al terrore della gente — morte e distruzione.
Tutti sappiamo di quale forza distruttiva
sia aumentato il potenziale esplosivo della
bomba nucleare dal giorno in cui furono distrutte Hiroshima e Nagasaki, e tutti possiamo facilmente capire a quale prova tre
menda verrebbe sottoposta l'umanità in caso
di una guerra atomica.
Convinti di questa terribile eventualità non
possiamo in alcun modo giustificare nessun
tipo di guerra o intervento armato, che in
ultima analisi o prima o poi potrebbe degenerare in un immane conflitto.
Fermarsi in tempo perchè ciò non accada
è sacrosanto dovere di qualsiasi governanteLottare con la parola e con tutti i mezzi pacifici persuasivi è dovere di ogni uomo di
buon senso. Insistere oggi, prima che sia
troppo tardi, affinchè mai più goccia di sangue umano venga inutilmente versato, è un
doveroso impegno che dovranno sentire tutti
i popoli civili e amanti della pace; chè se
cosi sapremo impegnarci tutti, incominciando
a creare — come ha scritto recentemente il
prof. Capitini — un’assemblea europea per la
pace, l’umanità potrà salire di luce in luce;
altrimenti, e non certo per fatalità, scenderà
sempre più giù, nella... « valle dell’ombra
della morte »!
Giacomo Spanu
Segnaliamo, scusandoci per il ritardo, una felice iniziativa della Società
di Studi 'Valdesi; onde intensificare
la sua attività pubblicistica e curare
la pubblicazione di opere che esorbiterebbero, per entità, dalle normali dimensioni dei « Boiletini » semestrali,
è stata iniziata una serie di « Quaderni di storia valdese ».
Nella sua premessa il prof. A Armand-Hugon nota ■ « Con questo numero la Società di studi valdesi inizia
una serie di « Quaderni », nei quali
saranno pubblicati studi particolari,
memorie epistolari e documenti, che
non potendo trovare posto nel Bollettino semestrale della Società, rimarrebbero inutilizzati o ignorati, mentre
costituiscono un pregevole materiale
per la conosoenza sempre più sicura e
completa della storia valdese ».
Il primo di questi « Quaderni » è dovuto alla penna attivissima e alle ricerche accurate e perseveranti del
prof. Arturo Pascal ; « La prigionia dei
ministri valdesi, 1680-1690 », Torre Pellice 1965, p. 192, L. 1.000. Anche presso
la Claudiana.
Cercasi
camposanto
Quando scrivo queste noterelle, mi paragono a un povero viaggiatore imbarcato
su una nave di piccolo cabotaggio: un naviglio angusto, con la stiva zeppa di merce
eterogenea.
La nave sosta in una piccola rada, scarica uomini e merci, tarda a salpare, in
attesa di uno spedizioniere che ha un mucchio di cose da sbrigare, ritorna ad approdare
in un porto già raggiunto; tutto sembra monotono, eppure c’è sempre qualcosa di
nuovo.
Così, qualcosa di nuovo trovo sempre,
tornando a spulciare, qua e là, fra riviste
e giornali, anche se quanto riesco a pescare
può sembrare sorjHtssata dal rapido scortele dei giorni.
Questa volta mi soffermo su due pubblicazioni curiose: la prima, inserita negli
« Annunzi economici r del quotidiano Eco
di Bergamo del 24 gennaio 1%S: la seconda rilevala dal Radiocoriere del 18-24
aprile di questo stesso anno.
Ecco il testo pubblicato nel su citato
quotidiano:
« Cercasi camposanto paese preferibilmente inferiore mille abitanti posizione
panoramica e tranquilla per future spoglie
coniugi ».
L « Avvocato di tutti », nel Radiocorriere,
tratta, invece, sotto il profilo giuridico, della ibernazione di un uomo vivo che torni
alla vita attiva dopo una serie di secoli,
quando la scienza avrà compiuto tali progressi da rendere quasi impossibile la
molte. f_j « Avvocato di tutti » ha esposto
il suo dotto parere, traendo lo spunto da
una notizia pubblicata sui giornali e da
una divagazione diffusa dalla rubrica televisiva « Almanacco ».
Fermiamoci qui. Non occorre dissertare
/ lungo in considerazioni che ogni lettore
può fare benissimo, molto meglio di me.
Mi limito soltanto a domandare quale
dei due desideri sia più apprezzabile:
quello della ibernazione di un uomo vivo
da riammettersi nella collettività quando la
scienza avrà trovato il rimedio per guarire
ogni malattia, o quello dei coniugi che cercano un camposanto- in un paesino tranquillo, in « posizione panoramica »? E’
preferibile scegliere un camposanto di
ghiaccio, provvisorio, dal quale si può essere tolti, arzilli e baldanzosi, o un camposanto definitivo che permetta ai sotterrati
di essere allietati dalla brezza del mare,
dallo stornire delle foglie e dal cingueitio
degli uccelli? Dobbiamo avere la certezza
di sopravvivere grazie alle risorse della
scienza, o è meglio efedere che un cadavere
non è poi tanto cadavere, in quanto può godere della « posizione panoramica », in un
paesino tranquillo?
poveri noi: il dilQtnma è veramente
amletico. Alberto Guadalaxara
CONTINUA DALLA PRIMA PAGLNA
giudica, manifesta e corona eternamente la giusta causa di ogni uomo»
« «
Abbandonato, a questo punto, dallo stesso re, Hus si ritira nel sud
della Boemia per predicarvi al popolo delle campagne e per dedicarsi
alle opere letterarie.
Nell’estate 1414 è invitato dal re romano Sigismondo a presentare la sua
causa al concilio di Costanza. In un
primo tempo Hus esita, poi, quando
il re di Boemia è minacciato in via
diplomatica di una crociata diretta
contro il suo regno infetto d’eresia,
si decide a partire. Fin da questo
momento è convinto di dover morire,
ma spera tuttavia di rendere testimonianza alla verità evangelica davanti ai rappresentanti della cristiar
nità. Giunto a Costanza, al principio
'i novembre 1414, il 28 dello stesso
mese è arrestato per ordine dei ca,rdinali. Etopo aver subito penosi interrogatori, nel giugno dell’anno seguente è infine condotto a tre sessioni del concilio e il 6 luglio è - condannato setto l’accusa di aver presentato una nozione eretica della
Chiesa e della sua missione.
« Etamani, all’ora sesta, dovrò rispondere — scrive la vigilia del suo
supplizio — Se mi si desse penna e
carta, risponderei anche per iscritto,
con l’aiuto di Dio: Io, Jan Hus, servitore di Gesù Cristo, lo spero, rifiuto di dichiarare che alcuno dei punti
tratti dai miei scritti è falso... Non
voglio abiurare, per timore di rendermi spergiuro ».
Rifiuto di dichiarare, rifiuto di abiurare — e.cco parole ai esvrema disubbbidienza proclamate in faccia al
concilio che rappresentava per il
mondo di allora, l’autorità ^^:^p^ema
ecclesiastica e civile. I padri concilio definirono questa disubbidienza
del maestro di Praga eresia ostinata.
Hus .sapeva benissimo cne- isareooe
stato punito. Nella lettera del 5 luglio, sopra citata, si rivolge in piena
coscienza ai suoi amici : « Serbate di
me un buon ricordo e pregate affinchè Dio dia costanza sia a me che
al mio caro fratello in Cristo, maestro Gerolamo. Poiché, se ho ben
compreso i delegati del concilio, anch’egli dovrà subire la morte ». La
disubbidienba che Jan Hus ha scelta dà alla sua vita il suo vero senso,
anche se è pagata a prezzoi di questa vita. Essa è degna di memoria,
ha una portata nella storia, tappa
di una lotta che ancora dura — co^
me lo lascia sottintendere Tapprensione per la morte di Gerolamo da
Praga, amico fedele di Hus.
Lo stesso Hus andava al supplizio
avendo appena varcata la quarantina. La sua vita culmina in questa di
iiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiii
miiiiiiiiiiiimiiiiiiiii
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
TORBE PELLICE
Abbiamo avuto in questo ultimo periodo
due importanti Assemblee di Chiesa. La pri
ma, svoltasi sabato 5 giugno aveva come ar
gomento lo studio del Rapporto della Com
missione perman. per Tlstruzione secondaria
Ha preso anzitutto la parola la Prof. Mi
relia Bein che ha presentato la relazione del
la Commissione nominata dalla nostra Assemblea di ottobre per una indagine nella nostra
comunità riguardante il Collegio.
I dati della inchiesta non sono stati molto
indicativi a causa delle poche risposte pervenute. L'unica osservazione valida è che la
massa dei nostri membri di chiesa ha un atteggiamenlo abúlico ed apatico verso i problemi vitali della nostra Chiesa. Ha poi preso
la parola il Past. A. Deodato che ha fatto
un'ampia relazione sui lavori della Commissione per l'Istruzione secondaria. Al termine
della seduta si è deciso di preparare un ordine del giorno che esprìmesse il parere della
mggioranza deH’Assemblea e che è stato votato nella successiva Assemblea del 13 giugno. L’ordine del giorno dice:
« L'Assemblea di chiesa della Chiesa Valdese di Torre Pellice riunita il 13 Giugno
1965, dopo attento esame della Relazione
della Commissione permanente per Vlstruzione secondaria ritiene che la Chiesa debba
in ogni tempo impegnarsi nel campo della
istruzione, non tanto per una azione della
chiesa in “surroga'’ alla azione dello Stato,
ma perchè è compito della Chiesa l'offrire
una educazione evangelica atta a preparare i
giovani ad affrontare i vari problemi della
vita e della cultura con una prospettiva fondata sulla Parola di Dio. Ritiene inoltre che
un maggiore inserimento dei nostri Istituti di
istruzione secondaria nella vita del protestantesimo italiano, come in quello internazionale
potrebbe dar loro nuove e più vigorose possibilità di sviluppo sia dal punto di vista spirituale che materiale ».
II 13 giugno si è riunita l'Assemhlea per
la lettura e la discussione della relazione annua. Una vivace ed ampia discussione si è
svolta sui seguenti temi : necessità che la Pa.
rola di Dio sia al centro della vita del credente, lettura e meditazione personale della
S. Scrittura, culto di famiglia, culti nelle famiglie organizzati, gruppi del Vangelo. L'Assemblea, per mezzo di diversi presenti, ha
espresso la sua viva riconoscenza al Sig. Mario Corsani che dopo 10 anni di attività quale
Cassiere della Comunità ha chiesto di entrare
in un giusto quanto meritato riposo.
L’Assemblea si è rallegrata e congratulata
con la Missionaria Sig.na Spelta che in que
sti giorni ha portato a termine il lavoro di
traduzione in taitiano di un volumetto per la
lettura biblica cotidiana.
L’Assemblea ha nominato delegati alla Conferenza Distrettuale i Sig.ri : Mario Corsani,
Roberto Coisson e Rotlolfo Tomasin; delegato
al Sinodo il Prof. Ferruccio Corsani.
Sabato 19 alle ore 21 precise avrà luogo
nella Sala di attività una importante Assemblea di Chiesa col seguente O. d. g.:
1) Relazione del Congresso Evangelico di
Roma (Prof. F. Corsani).
2) Studio e discussione sul Rapporto della
Commissione per TUnione delle Chiese Valdese e Metodista. F. S.
PERRERO - MANIGLIA
Domenica 6 giungno, sono state tributale e ulti ne onoranze alla spagia mortale del
nostro fratello Ermanno Pòns, del Borgo,
deceduto dopo penosa malattia, all’età di
60 anni. II commosso, interminabile corteo
è stalo una eloquente dimostrazione di
quanto fosse benvoluto l’estinto, per oltre
un quarantennio dipendente della Soc. Val
Chisone quale elettricista, sempre cosi servizievole con quanti si rivolgevano a lui ed
lina sentila testimonianza di simpatia alla
sua .famiglia tanto duramente colpita, in
seno alla quale non gli è stalo concesso di
poter godere del suo meritato riposo. All-t
vedova che lo assistette con tanto amore,
alle sue figliuole ed alle loro famiglie, ai
parenti tutti, rinnoviamo l’espressione delle
nostre fraterna condoglianze, invocando dal
Padre le consolazioni che sole confortano.
POMARETTO
Domenica 13 giugno abbiamo accompagnato alla sua ultima dimora terrena la spoglia
mortale della nostra sorella Rostagnol Anna
fu Stefano vedova Arias deceduta sabato 12
giugno alla età di anni 76 nella sua abitazione in borgata Malpertus.
Da molti anni la nostra sorella era ammalala: ella ha sostenuto la sua prova con spirito di sottomissione, di pazienza, di fede, cir.
condata costantemente daH'affetto e curala
con abnegazione da parte dei suoi figli che
nulla hanno risparmiato per migliorare il suo
stato di salute. Il suo cuore non ha retto ad
una crisi manifestatasi i giorni scorsi ed
ella ci ha lasciati per entrare nel suo riposo.
Ai figli, alle figlie, ai familiari e parenti
lutti ridiciamo la nostra viva e fraterna simpatia cristiana domandando al Padre di ogni
consolazione di consolarli nella loro afflizione.
Ringraziamo di cuore Gianni Jahier per
il messaggio ispirato rivollorj il 30 aprile
in assenza del Pastore.
Recentemente il Pastore Lorenzo Rivoira
ha celebrato il matrimonio di Clara Revel
e Grill Aldo. Che il Signore ispiri gli sposi
a costruire la loro casa su Gesù e che la
Bibbia sia Icrc di guida nella lettura quotidiana e di ispirazione per ogni cosa.
11 Pastore Rivoira ha pure presieduto il
servizio funebre di Lageard Alessandro deceduto dopo breve malattia. Il Signore sia
vicino alla sua compagna ed ai figliuoli
in questo^ tempo di prova. Ringraziamo il
collega Rivoira per la .sua collaborazione
Al dot Inverso è stato celebralo il se**vizio funebre di Alfredo Coucourde deceduto dono lunga malattia. li Signore sia
con le famiglie nella prova.
Inviamo alle famiglie Long, di Vivían la
simpatia della chiesa di Pomarelto per la
dipartita dell’anziano Enrico Long per lunghi anni aflezionato collaboratore della
chie.sa.
La domenica 6 giugno è stata battezzata
Galliano Daniela d| Celso e Gerire Marisa,
che lo Spirito del Signore abili sempre nel
cuore della tenera creatura per difenderla
nel fuUiro dal male e custodirla nella sua
coiminione in Cristo Gesù.
La sera della stessa domeniea la filodrammatica degli adolescenti guidata dal fratello Eraldo B osto ba offerto al pubblico pomarino una rappresentazione degna di ogni
elogio, per il contenuto altamente religioso,
per la bravura degli attori in erba per
l’impegno con cui è stata preparata. Ringraziamo caldamente il signor Bosco e signora, attori e attrici per la loro preziosa
collaborazione.
Domenica 20 in occasione del 1° centenario della fondazione deH’Esercilo della
Salvezza avremo la visita del maggiore Lovato e signora i quali parleranno al culto
e poi al pomeriggio alla « Ruina » del Clot
Inverso.
chiarazione: Rifiuto di abiurare. Ifiste le circostanze storiche e le forze
1 in gioco nella società di allora, queI sta dichiarazione non poteva assumere se non una funzione critica, in
forma negativa. Ebbe tuttavia un
fondamen/to positivo nell’affermazione della verità, di Gesù Cristo. Hus
\fu portato a resistere alla Chiesa
“el suo tempo come pure al governo
olitico dell’impero, in quanto rifiutava un’ubbidienza cieca alle autorità convenzionalmente riconosciute.
Oppose loro la decisione di una coscienza respionsabile anzitutto di
fronte alla legge del Cristo degli E^ vangeli.
Il problema dell’ubbidienza ritorna
continuamente nelle riflessioni di
Hus. Già durante gli anni relativamente tranquilli della sua prima attività universitaria, egli insiste su
questo problema. E' in conseguenza
della disubbidienza a Dio' che l’uomo fu cacciato dal paradiso, che Saul
perse il regno. L’intera società si edifica sulla base dei rapporti d’ubbidienza. Siamo obbligati a ubbidire
i nostri superiori anche quando la
loro vita non è esemplare. La loro
autorità non a però illimitata. Non
siamo affatto tenuti a ubbidire se è
evidente che il prelato nostro superiore ha usurpato la sua funzione
oca la violenza o con la simonia.
'to meno lo siamo, se il superiore CI da ordini nettamente contrari
all intenzione della Parola di Dio. In
questo caso è meglio ubbidire a Dio
che agli uomini.
atteneva a questo principio.
Ubbidì, quando l’arcivescovo di Praga chiese che i libri del Wyclif fossero consegnati per essere bruciati.
Pur disappirovando tale misura Hus
VI si sottomise.
Ma non ubbidii nel 1410', quando
interprete della
^^r tacere la
predicazione dell’Evangelo fuori delle
® conventuali. La
volontà del Cnsto che la buona novelU sia predicata ad ogni creatura
Pfio essere limitata da decisioni
ecclesiastiche. Per la stessa ragione
sempre preoccupato di non interrorrpere la sua predicazione, Hus rifiuta
di andarsi a presentare davanti al {ribunale pontificio.
Ugualmente disubbidiente fu Jan
Hus circa il traffico delle indulgenze in favore della guerra santa. Nè
si piego quando (luglio 1412) fu colpito dalla scomunica maggiore; allotora rivolse il suo appello a Cristo.
?he®t° ^ un’istanza
cne la Chiesa non riconosceva faceva valere il principio dell’autorità
suprema, che sarebbe divenuto quello dell intero hussismo. Davanti ai
teibunali ecclesiastici, l’appello di
Hus non significava nulla, oppure
costituiva un atto di rivolta. Il 6 lu
”iorte, nel momento in cui 11 concilio respinge una
ro™ appello come er
rore condannabile, Hus - inascoltato, e vero — riafferma il suo attosgiamento fondamentale; « SigriOTe
condanna il tua
TOndotta e la tua legge come errore.
u senza stan
chezza che non vi è appello più sicuro che a Gesù Cristo, il Signore».
Amedeo Molnàr
__ Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. n.S, 8-7-1160
fip. Subalpina a p.a. - Torre Pelli.e (Toi
avvisi economici
Dono pro Eco-Luce della Chiesa Valdese
di Poinaretto L. 10.000.
PRO VALLI
Offerte per la « Gianavella »: Avv. Stc ,
fano Peyrot L. 2.000, Sig.ra Ada Meillc
2.000. La sottoscrizione continua.
La Pro Valli ringrazia.
affittasi appartamento con giardino
via Umberto I - San Germano Chisone Uasa Bourbard. Rivolgersi Elana BoticJiard.
ringraziamento
Le farmglie Long, Mensa, Bouchard, D’Amelio nell’impossibilità di
lario personalmente ringraziano sentitamente quanti presero parte al loro dolore in occasione della dipartenza del caro' papà
Enrico Long
Inverso Pinasca, 2 giugno 1965
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Alfredo Coucourde
desiderano ringraziare il Pastore sig.
Ernesto Ayassot per le sue premurose
visite e parole di conforto in occasione
della degenza all’Ospedale S. Giovanni a Torino e della dipartita del loro
Caro congiunto. Ringraziano pure gli
amici e parenti che to visitarono durante la sua malattia o presero parte
al funerale a Inverso Pinasca.
Poiché io stime che le sofferenze
del tempo presente non siano
da paragonare con la gloria che
ha tia essere manifestata a nostro riguardo.
Rom ani 8: 18