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ECO
DELLE mm VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC.Vl - N. 37
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Eco; L. 2.000 per l’interno
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TORRE PELLICK — 23 settembre 1966
Ainmin. Claudiana Torre Pellice ■ C.C.P. 2-17557
La messe è grande, pochi gli operai
MOLTI SONO I “SERVIZI,,
ma scarseggiano i servitori
INIZIATI I LAVORI PER I RESTAURI
DELUOSPEDALE VALDESE DI POMARETTO
In generale si applica questa parola di Gesù sulla messe e gli operai
essenzialmente al « campo » della predicazione e della missione ; era indubbiamente quello a cui il Signore
pensava alzando lo sguardo alle campagne « bionde da mietere » che incontrava sulle piazze e per i vicoli
delle città e dei paesi palestinesi. Ma
noi sappiamo ohe la predicazione e
la missione, Tannuncio dell’Evangelo
può assumere moltephci forme, e che
anzi questo è proprio il segno della
sua vitalità e concretezza. Nella nostra epoca, tutta presa — e non certo in via teorica — dai problemi sociali, la Chiesa ha compreso in modo
tutto particolare che testimonianza e
servizio sono e devono essere tutt’uno. Eppure...
Nel suo Rapporto, la Tavola Valdese ha stimato necessario « segnalare al Sinodo il grave problema della
carenza di personale in molti settori
della vita della nostra Chiesa; da
quello deiremigrazione a quello degli
insegnanti, dagli ospedali agli asili
d’infanzia. Vi è dunque una scarsità
di vocazioni per un servizio che, a
tutti i livelli, è sempre servizio della
Parola di Dio in mezzo ai fratelli? ».
Mentre in altri paesi le Chiese stanno da tempo discutendo di un « anno
diaconale », e alcune di esse hanno
già avviato in modo promettente que^
sto esperimento, da noi i oasi singoli
di offerte per servizi di questo genere,
oltre ad essere rari, sono del tutto
isolati da un contesto ecclesiastico
ohe veramente lì formi e li esprima.
Il lavoro pregevole di « Diakonia » e
della Commissione permanente per i
mtaisteri (in fase di riorganizzazione) non ha ancora inciso m modo
veraniiente sensibile nella vita delle
nostre comunità. Lo stesso impegno
di Agape e di Riesi, pur avendo suscitato un’eco più profonda, stenta a
inserirsi (magari con violenza!) nella
vita comunitaria; il gruppo del «Servizio Cristiano » è in parte notevole
costituito da fratelli e sorelle stranieri, il che ci rallegra pirofondamente, nía per un verso ci umilia pens^;
do al disinteresse con cui tanti nostri
giovani considerano questa ed altre
possibilità nuove (e vecchie) di servizio.
Si nota una spinta ad aprire nuove
scuole e doposcuola, specie nel Mendione, ma non è affatto facile trovare
insegnanti evangelici che vi s impegnino (un riconoscimento va all opera di persuasione e di preparazione
compiuta dalla F.P.V.); dalle Valli
alla Sicilia i nostri Istituti assistenziali lamentano una cronica e grave
carenza di personale (discorso a parte — e lo facciamo nelle pagine interne - è quello dell’effettivo riconoscimento di questo loro ®
dei modi in cui alimentarlo),
un’aria di chiusura, dK?iamo meglio.
di profonda trasformazione su cm e
inutile piangere, pesa sulla Gasagli
Diaconesse, quest’anno una
nessa a riposo ha dovuto recaci ad
assumere la direzione d^a^sa di
Riñoso di Vittoria, ramasta senza di
Srice, e sen^ risposta alcuna all’appello a sostituirla.
Salvo belle eccezioni,
Valli al Meridione le a
più prossimi strumenti di .
nostra disposizione, sono s ^
tZSZo
larmente doloroso m quanto il ser
vizio che in esse va prestato richiede
spesso un livello particolare di impegno e consacrazione. Le nostre città
sono piene di giovani che parlano di
impegno, ma conBitatiamo che il caso,
singolare e luminoso, del Centro evangelico di solidarietà di Firenze (interdenominazionale) è mosca bianca,
bianchissima. In una grossa comunità padana, il progetto di assumere
un'assistente sociale ha fatto rabbrividire consiglio e assemblea <h chiesa.
Vi risparmiamo il seguito, lo conoscete.
Che, nonostante tutto questo, le nostre opere vivano e qualcuna addirittura ne nasica, è davvero un segno
meraviglioso dèi sovrabbondare della
grazia di Dio (vien proprio fatto di
dire: dove il nostro peccato ha abbondato). E rappresenta l’impegno, la
fatica, il tormento di quelli ohe in
questo lato della nostra vita di chiesa
sono veramente impegnati, lo facciano per «lavoro» (ma il «come» non
si paga) o lo facciano nella spontaneità, spesso ned segreto della loro
«diaconia». Ne conosciamo tutti di
questi fratelli e sorelle, adulti e giovani, inquadirati in un ruolo, in un
« personale », o in spontanea azione
o di gruppo'; e vorremmo ohe sentis
sero la riconoscenza della Chiesa, e
più ancora, che sentissero che la chiesa non è disattenta alla testimonianza che nel loro servizio essi danno a
tutti.
Sono doni dello Spirito; per questo
il Signore ha ordinato di chiederli in
preghiera. Ma non si può onestamente chiedere (per altri!) quello che de
facto si trascura o magari apertamente si svaluta nella vita quotidiana; la
catechesi della chiesa, ma soprattutto
quella familiare hanno qui un’importanza fondamentale. Non si può pregare perchè si manifestino vocazioni
pastorali ( a tutt’oggi non c’è una sola
iscrizione al 1® anno, alla Facoltà di
Teologia!), o vocazioni al servizio, nei
vecchi schemi (preziosi vecchi schemi
in cui tanti «minimi» trovano oggi
ancora assistenza e famiglia) o in
quelli nuovi (stimolanti e suscettibili
di andare oltre Tassistenza cercando
almeno di attaocare le radici del male
sociale),se si imposta la propria vita
e quella della prole sul piano dell’etica
utilitaria del benessere. La « messe »
disturba questi piani, sconvolge quell’etica. Non è innocuo, pregare dawe^
ro il Signore della messe. Ma è bella,
la vita nella sua messe. Provare per
credere. S- o
All’inizio di aprile l’Ospedale ha cessato la sua attività, per l’avvio dei lavori di restauro e
ampliamento, che ci daranno un ospedale non grande, ma efficiente, razionale, moderno,
sempre utilissimo alla popolazione locale, e suscettibile di un’utilizzazione diversificata, a
seconda dell’orientamento che prenderà la riforma ospedaliera. — In terza pagina riferiamo
sul dibattito sinodale relativo ai nostri Istituti assistenziali.
.........................................................................................................................timi....iti..... .........................................
iiiiiiMiiiiiiiiiiMiiuiiiiiitiiiiiiiiiiMiiiiniiiiiiiiiMimtiimiMiimiiiiiiiiiiiiiimiMiMiiiiiiiiiiimiiiiMiiiniiiiiiiiiimiiiimiimimiimiiimiiiiiiimmimiiimmmHXiiKi'iiniiimiiiiiiiimimmiimii 'iiitìirtiiiii
HMiimimimimiimiimiHiiiMmimiHiiimiiiiiiii
iiiiimiimiiimiiiiiimiiiuiiiiiiMiiii
RISPOSTA
a critiche
pentecostaii
GINEVRA (soepi) - In un articolo
della « Ecumenical Review » M. Hollenweger, segretario esecutivo del dipartimento di studi del C.E.C., esamina le critiche che i pentecostali hanno
mosso al Consiglio ecumenico. Egli ricorda l’importanza e il dinamismo del
movimento — ad esempio il 14% della popolazione del Cile appartiene alle
Chiese pentecostali, molto numerose
pure in Francia e in Norvegia.
Le tre critiche essenziali rivolte al
C.E.C. sono: 1) il ((modernismo)) di
certe Chiese membri; 2) il flirt con la
Chiesa romana; 3) Tinfiltrazìone comunista.
M. Hollenwegsr risponde a queste
critiche e esamina la possibilità di
una ripresa del dialogo con i pentecostali. Vede segni incoraggianti nell’atteggìamento dì certi pentecostali russi
e polacchi, nelle conversazioni fra pentecostali e riformati in Olanda, e negli articoli di Donald Gee, nella rivista « Pentecoste », che dimostra un interesse crescente per il Consiglio ecumenico.
Qualcuno si è curvalo
sullo nostre condizioni
L’Osservatore Romano del 12-13 settembre riferisce la visita di Paolo VI
a Colleferro, per celebrare il 75® anniversario della Rerum Novarum. È stata una buona oooaoione per rinnovare
le adunanze oceaniche alle quali siamo da lungo tempo abituati. Sarebbs
edificante confrontare le fotografie
riportate a pag. lea pag. 3 con altre
foto di tempi passati. Dato, tuttavia,
che qua e là appare il nome di Cristo,
la cosa ci interessa da vicino. Il giornale vaticano riferisce in prima pagina un sunto del discorso di Pa:lo VI
che ci lascia perplessi almeno su due
punti.
I meriti
della Chiesa
Lo scopo della visita del papa è, evidentemente, di parlare della chiesa e
U sunto del discorso dice tante cose
al riguardo. La frase che p>iù ci colpisce è questa : « La Chiesa si è curvata
sopra le vostre condizioni; ha esa
minato i vostri problemi ». Tutto il
di
ALFREDO SONELLI
discorso è fondato su questa affermazione, anzi vuole essere una dimostrazione di questa realtà. Qui una cosa
ci pare poco chiara: chi è la Chiesa?
Nella foto in prima pagina appare
una piazza gre'mita di persone a ridosso al palco sul quale è eretto Taltare e dal quale Paolo VI parla alla
moltitudine. Se ncn andiamo errati,
quella moltitudine dovrebbe essere
composta di cattolici, di battezzati (il
che è equivalente secondo Tecolesiolo
già dei. Vaticano II), riuniti per partecipare alla « messa ». Chi è la Chiesa? Dalle parole attribuite a Paolo VI
sembrerebbe che la Chiesa fosse sul
palco e la moltitudine in ascolto fosse estranea alla Chiesa, tanto è vero
ohe la Chiesa « si è curvata » su quella moltitudine e sui suoi problemi. La
Chiesa, quindi, non sono quegli uorni■■ ■ "'l’entità olim
loro vita, la
ni e quelle donne, ma un
picamente estranea alla
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iiiiiiiuiiiiiliiiimiii"iii"iiiii">i
Oggi
parliamo
doppio
taglio
di SpOrtmmm
CANDIDATURA POLITA
DI UN PASTORE FRANCESE
Contro
la “forco de frappe,,
René Cruse. pastore della Chiesa
(li Nevers (Francia), annuncia c ® P . j
,a sua candidatura alle
Kislative, per la circoscrizione di '
Il pa t Cruse, che dichiara di
tener" ad alcun partito politico, ^tara^ della
lotta contro ramiamento atomic
getto della sua campagna
Egli auspicherebbe che m
zionc un candidato si “"X I
me lui per solo scopo quel o di P
vanti all’opinione pubblica Io ^^^.X^emo
sier militare» e di denunciare 1 armament
In Luglio il campionato del mondo
di calcio, poi il campionato del mondo del ciclismo, poi ancora le Olimpiadi della neve ed ancora i campionati d’Europa di atletica; in queste
settimane ha ripreso anche il campionato del calcio.
È naturale ohe pagine intere dei
giornali quotidiani siano state consacrate allo Sport in questi ultimi mesi
ed è naturale che molti commenti siano stati fatti. Sono stati registrati alcuni successi, vi sono state amare delusioni... Soprattutto queste ultime
hanno imposto un ri^me della nostra situazione sportiva e numerose
critiche, alcune anche molto forti
hanno caratterizzato più di un articolo di giornale : lo stesso Parlamento
ha dovuto occuparsi del problema e
le polemiche sono ben lungi dall essere chiuse.
Vt è un problema
economico anzitutto
Come ogni anno, nel Luglio scorso,
vi è stato, nelTatrio deU’Albergo Gallia di Milano, il mercato dei calciatori e le somme pretese e offerte per
di
ALBERTO RIBET
poter assicurare ad una squadra il
nome di alcuni giocatori hanno raggiunto delle vette veramente astronomiche; non si parla più solo di decine di milioni e neppure di centinaia
di milioni, ma per più di un giocatore
si è parlato di mezzo miliardo ed
oltre. Per misurare la portata delle
cifre discusse e bene ricordare che la
spesa di un solo giocatore dal nonne
famoso corrisponde all’entrata media
annua di circa cinquecento famiglie
italiane; è una somma ohe sarebbe
più che sufficiente per risanare definitivamente il famoso « cortile Cascino » di cui si occupa la nostra Chiesa
di Palermo e nel quale vivono circa
cento famiglie in miseria o se volete,
per rimanere in casa nostra basta
ricordare che il bilancio di due anni di
tutta la Chiesa Valdese non raggiunge la somma pagata per assicurarsi
per un anno unò dei giocatori più
famosi delle nostre squadre di calcio.
Poiché noi teniamo nel campo dello
sport calcistico un assoluto primato
nel pagamento dei giocatori, molti dei
migliori giocatori internazionaii finiscono p>er venire in Italia, cosiconè,
varie rappresentative nazionali che
hanno giocato nei caimpionati di Londra hanno allineato giocatori che lavorano abitualmente nelle squadre
sportive italiane.
Perchè, coll’avvento del professionismo, più di uno sport è diveltato
essenzialmente un mestiere e TaUeta
che si applaude negli stadi, ohe corre
in bicicletta o che esercita vari altri
sport quale professionista, deve, in
fondo, essere posto sulla stessa linea
delTatleta che, nel circo equestre, si
guadagna la vita coi suoi salti mortali o coi suoi voli da un trapezio
all’altro. Non è quindi senza significato che le squadre ciclistiche portino il nome di ditte industriali o commerciali, e ohe le società sportive ,di
calcio si stiano trasformando in società per azioni! Gli spalti degli stadi
sono sempre più gremiti, attorno al
video che porta nelle case le competizioni sportive si raccolgono milioni di
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
quale, per sua bontà, si curva su quella massa altrimenti abbandonata a
se stessa.
La Chiesa dalTalto della sua « divina» grandezza, guarda a loro, li conosce, li scruta al di là dell’« aspetto
esteriore che può essere anche disciplinato e apparentemente ordinato ».
La Chiesa li difende ed è pronta a
raccontare a loro tutte le sue benemerenze nei loro confronti, poiché la
Chiesa « vuole liberarli, elevarli e far
loro capire i reali valori della vita;
dare loro la gioia di essere uniti nell’amore e non nell’odio ».
Non c’è in tutto il resoconto del discorso una parola che indichi a quella
gente che la Chiesa sono loro, in
quanto credenti in Cristo, che annunci qualcosa che essi hanno ricevuto
con la fede e che non hanno bisogno
di ricevere da nessuna forza umana.
Ci limitiamo, per ora a questa osservazione; ne faremo un’altra di fondo
più avanti : ci chiediamo soltanto se
dobbiamo in questo discorso e in queste immagini vedere il vero significato (tei « popuius Dei » proclamiate dal
Vaticano II. Se lo chiedano soprattutto i cattolici di Colleferro.
L’ “ideologia»
di Cristo
Nello stesso sunto appare che Paolo VI avrebbe richiamato la moltitudine alTimportanza delle « ideologie ».
« Bisogna avere un pensiero, “un’ideologia’’ ». La Chiesa ha la sua : « la luce
del Vangelo; la luce del grande, umanissimo e divinissimo Maestro, Nostro
Signore Gesù Cristo ». E questa « ideologia » sarebbe « il mistero deUa fatica e del dolore che Gesù ha vo'luto assumere su di Sè con il sacrifìcio della
Croce, indicandoci che, attraverso il
dolore, è possibile trovare virtù e redenzione e, con questa, la speranza
temporale e religiosa ». Da questo
modo di presentare « l’ideologia » di
Cristo, deriva anche il messaggio che
la Chiesa dà ; « al di là di questa vita
si raggiunge, attraverso il sudore, le
lacrime e le speranze di quaggiù, la
vita suprema e senza line ».
È ben difficile cogliere attraverso le
frasi di questo sunto i pensieri realmente espressi da Paolo VI. Infatti
questo modo di presentare TEvangelo è deludente. Non sappiamo da quale fonte sia stata presa questa discutibile « consacrazione » del dolore e
delle miserie umane, questa mistica
della sofferenza, tanto valida per addormentare gli spiriti e tanto utile
per rendere sicuro il dominio dei pc
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
2
pag. 2
23 settembre 1966 — N. 37
IN MARGINE ALL'ASSASSINIO DI VERWOERD
I libri di storia della nostra gioventù sono
ancora vivi nella nostra memoria, con le loro
foto dei carri, i ritratti del presidente Kriiger
e la rivolta che facevano sorgere in noi le
guerre boere!
Eppure proprio quei Boeri sono diventati
gli Afrikaans di oggi, e sono loro che applicano Tapartheid a 12 milioni di non-europei. Raccontare come si è giunti a ciò, signifìca riassumere due secoli e mezzo di
storia.
Due colonizzazioni
I primi abitanti delEAfrica del Sud non
erano nè dei negri nè dei bianchi, ma popolazioni dalla pelle giallastra, i Boschimani e
i Ñamas, che non ressero alla duplice invasione dei Bantù venuti dal Nord e degli Europei sbarcati a Sud.
Alla fine del xv secolo i l^nrtoghesi sbarcano nella regione attuale del Capo, semplice
scalo sulla via delle Indie. Al contrario gli
Olandesi che si sostituiscono a loro verso la
metà del xvii secolo sistemeranno assai presto
dei coloni incaricati di approvvigionare le navi della « Compagnia delle Indie Olandesi ».
Ma gli obiettivi dei fattori, i Boeri, li mettono in contrasto con la Compagnia. La terra sud-africana è il loro scopo; si propongono
di trarne un profitto immediato, massimo,
individualista : è la logica stessa di ogni colonizzazione di popolamento. Ciò che importa
è respingere sempre più indietro l.a « frontiera », dominare gli «indigeni » che non possono apparire che come concorrenti; è indispensabile pesare negli organi direttivi della
colonia. Fin dal principio si assiste alle manifestazioni dell’autonomia dei Boeri. La Compagnia sarà costretta a cedere; essa corrisponde comunque a un tipo di capitalismo mer
La genesi dell’apartheid
” Pochi uomini hanno dato prova di tanta astuzia e sono stati così
diabolicamente abili nell’organizzare e rendere stabile l’oppressione,
quanto Hendrick Werivoerd; ma, anche, nel suo caso, l’atto fanatico
dell’assassinato dev’essere deplorato ” —- così ha dichiarato Martin
Luther King.
Attendiamo che si faccia luce (?) sui moventi del delitto, lieti soltanto che la popolazione africana sembri risultarvi del tutto estranea.
Purtroppo, la successione di Verwoerd è stata assunta dall’ex ministro
della Giustizia (sarebbe più esatto dire: dall’arbitrio legale, vigente
oggi nella Repubblica sudafricana), Balthazar ,1. Vorster. Non ci conforta il sapere che durante la seconda guerra mondiale egli è stato internato, nel Sudafrica, a causa della sua attività in seno a un’organizzazione terroristica e di sabotaggio, di ispirazione e di stile nazista, che
molestava gli alleati britannici.
Il Signore pone sempre più le Chiese sudafricane in « stato di
confessione ».
cantilistico che Tevoluzione dei tempi renderà
anacronistica. Grazie al suo conflitto del 1792
con la Francia, la Gran Bretagna eliminerà
la Compagnia ridotta al fallimento. Si è agli
inizi dell’èra imperialista moderna.
Per i Boeri la speranza di un mutamento
sarà di breve durata. L’antagonismo con le
concezioni britanniche non fa che accentuarsi : i rapporti con i non-Europei devono ispirarsi al liberalismo, la terra è un prodotto
di tipo capitalista, sarà quindi aggiudicata al
migliore offerente e non al primo occupante;
il regime politico sarà parlamentare, il che
non impedirà a Londra di tenere in ultima
libri
E’ presto scritto 20.801
Un protestante francese ricorda la fucina dove
l’uomo s’imbestia, nell’uniuerso coacentrazionista
È presto scritto questo numero di
matricola di un internato nel campo
di Buchenwald; alle due del mattino;
im mattino piovoso, al termine della
prima visita di controllo dei nuovi arrivati, i quali non conoscono ancora
questo luogo sinistro e pensano ancora che si tratti di un campo di la
voro, magari disciplinare, per i francesi che hanno cercato di raggiungere la Francia di De Gaulle... Non sanno ancora che l’alta ciminiera ohe domina lo spiazzo delle adunate è quella del forno crematorio... Don: ani sapranno già che « nuage âcre flottant sur le camp, que colle l’humidité
de l’air, c’est tout ce qui reste de nos
camarades morts pendant le trajet ».
« L’usine à déshumaniser » ha accolto anche Aimé Boniface, l’autore
di questo volume di 180 pagine, che
vede oggi una nuova ristampa, edita
a Pau: Détenu 20.801.
L’usine à déshumaniser; una delle
più pregnanti definizioni che siano
mai state date per i campi di eliminazione nazisti. Eliminare, infatti,
non bastava alla rabbia della Bestia
trionfante; occorreva degradare l’uomo, abbrutirlo, renderlo simile alla
bestia; e l’organizzazione, la classica
organizzazione teutonica anche in
questo campo è maestra, con le sue
visite e controlli umilianti, con il suo
irriducibile attaccamento alla regola
di spietate norme che hanno trova‘:o
nel carne lupo lo spietato interprete e
custode.
« Nous sommes à bout de forces, la
volonté anéantie. Comme mes camarades, pe suis le troupeau, faisant ce
que les autres font, essayant de disparaître dans la masse, mouton parmi
les moutons. Cette journée m’a brisé
et je connais la détresse du VendrediSaint: ’’Mon Dieu, pourquoi m’as-tu
abandonné?” C’est la déroute, l’angoisse physique ,1a panique devant le
visage hideux de la puissance du
néant. Toutes mes sécurités ont disparu; je suis sur un gouffre de cinquante mille brasses et je ne sais pas
nager ».
Usine à déshumaniser, ha scritto
Aimé Boniface. Non ci sembra ohe si
possa tradurre meglio che chiedendo
in prestito a Dante uno dei suoi vocaboli più vivi, e dire: la fucina dove
l’uomo s’imbestia...; una fucina satanica, creata in mezzo alla foresta, tra
gli abeti, viva di cerbiatti e di scoiattoli, dove l’uomo debba imbestiarsi.
Questo, più di ogni altra angcscia e
vergogna, è la grande vergogna del
nostro tempo: quella che dobbiamo
riconoscere e confessare, finché è
tempo, perchè non si ripeta, perchè
non sia dimenticata.
Confessiamolo onestamente : proviamo talvolta come un senso di tedio
quando sentiamo parlare di queste
cose; esse ci sembrano cosi assurde,
cosi pazzesche, cos'. bestiali, che preferiremmo dimenticarle. Sono cosi
paurose che ci sembra imptossibile
parlarne alle nuove generazioni ; vogliamo dimenticare.
Eppure, quando si comincia a voltare le pa^ne di questi libri, di questo
libro di Aimé Boniface, si capisce che
non si deve, non si può dimenticare,
n cristiano può perdonare, come
Aimé Boniface ha perdonato ; ma
perdonare significa ricordare nel corpo e nello .spirito.
Ricordare significa soffrire p>er la
« deshuman,isation. », « rimbestiamento » sistematicamente organizzato da
una potenza malefica che è riuscita a
sovvertire tutti i valori umani, a spingere una bion.da ragazzina dalle lunghe trecce a gridare, quando incontra questi « porci Francesi ». schiavi
della Razza eletta : « Perchè non li
uccidete tutti? ».
Perchè?
Una risposta a questo primo perchè
(perchè non sono stati uccisi subito?,
perchè alcuni poterono sopravvivere?)
ce l’offre questo libro (e la Storia
dell’ultima guerra lo spiega chiaramente). Hitler aveva bisogno, più che
di soldati, di mano d’opera per le sue
industrie, di lavoratori che non gli costassero nulla; e l’organizzazdone gli
fornisce il lavoro forzato del XX secolo: mal nutriti, mal vestiti, lavorar
no fin ohe cadono esausti: li accoglie
allora il forno crematorio : nulla si
perderà: le ceneri costituiranno un
ottimo fertilizzante.
La storia di Aimé Boniface, oggi pastore, comincia c'jHa domenica di. Pentecoste 13 giugno 1943, alle ore 8,30 del
mattino, a 2.800 m. di altitudine. Oon
un grupipo di compagni ha cercato di
varcare la frontiera con la Spagna; è
giunto a 2 km. dalla frontiera, quando è scoperto e fermato dai tedeschi
con nove compagni. È la fine della
speranza, l’inizio del calvario, che egli
percorrerà in tutte le sue tappe:
Buchenwald : « la porta dell’inferno »,
Lausa ; « commando di eliminazione »,
Marckenrode: ((lavori forzati», Osterhagen : (( campo di disciplina » ; poi
l’ultima marcia di trasferimento nel
massiccio dello Harz, dove gli ultimi
sussulti della belva nazista eliminano
i relitti umani, testimoni pericolosi
di un passato che ora spaventa...
Aimé Bcniface riesce a fuggire e incontra le avanguardie alleate.
Abbiamo parlato di calvario; e ci
sembra che possiamo usare questo
termine nel suo significato più profondo. Calvario; il luogo del teschio:
il luogo dove Gesù fu crocifisso e dove
con lui è crocifisso il suo. discepolo.
Questo libro, la cui prima edizione
fu pubblicata 20 anni fa, è ristampata
oggi, perchè ogai, ancora, Cristo è
crocifisso ; esso non è un libro (( religioso » ; è la testimonianz"’ sofferta
di un cristiano che soffre, che ha realizzato, attraverso la prova, il dubbio,
l’angoscia, la presenza reale del Cristo vivente, anche nella miseria e
nella debolezza della carne.
L. A. Vaimal
L’opposizione
Parallelamente alla sistemazione delLapartheid, si sono creati e sviluppati un gran numero di movimenti d'opposizione appartenenti alle varie comunità razziali.
Il principale, l'ANC (African National
Congress), data dal 1912. Gli inizi della segregazione cominciavano allora a inceppare
l’apparire di un’élite africana che a queU'epoca avrebbe potuto essere un partner valido. Neirorganizzazione dcH'ANC Tinfluenza
dei capi rc.sta deteriniiianle, si aggiunge quella degli inlelletluali formati dal liberalismo
inglese. Ci vorrà la seconda guerra mondiale
e il grande sciopero dei minatori, nel 1946.
perchè alla testa del movimento si pongano
uomini più duri. La non-violenza rimane tuttavia l’asse di tutta Vazione (Gandhi ha fatto
le sue prime prove neH’Africa del Sud), il
che spiega la creazione, nel 1959, di un secondo movimento africano, il PAG (Panafri
(1) Hisioire ile VAfrique da Suri, Edilion? du
Cenlurion, Paris.
can Congress), che ha ormai fatte proprie le
tesi deU’azione violenta. Ma la repressione di
Sharpeville (1960) porta l’ANC a una svolta
e nel 1961 sarà costituito il « Ferro di lancia
della nazione », organo paramilitare dell’ANC.
Dal 1962 la maggior parte dei capi di questo movimento sono stati arrestati e incarcerati. Com’è noto, un’azione internazionale è
condotta contro l’apartheid, poggiante su varie sanzioni : per ora i risultati sono limitati.
Malgrado questi fattori sfavorevoli, la lotta contro l’apartfieid si organizza e presto o
tardi ci si deve aspettare un confronto di cui
non si può temere abbastanza la gravità. Non
è forse lo sbocco tragico che l’apartheid rende inevitabile? La formazione della nazione
udafricana non sarà compiuta che il giorno
in cui sparirà la segregazione razziale, sostituita da una democrazia multirazziale.
Claude G l a y m an
analisi il timone in mano. I Boeri rifiuteranno di piegarsi a questa legge, essi che ubbidiscono solo a una Bibbia rigida e al fucile.
A questa comunità che vuole preservarsi da
qualsiasi integrazione, non rimane che fuggire a nord e ad est: è il gran « trek », la
grande marcia.
Questo movimento di antagonismo fra Boeri e Inglesi costituisce un processo globale di
cui i Bantù sono e saranno le vittime designate.
Il fatto che talvolta gli Inglesi siano presi
nella loro stessa trappola, non cambia il risultato finale. I Boeri saranno gli ausiliari
« inconsci» degli Inglesi. Alla fine saranno
vincitori, e i Bantù saranno doppiamente spogliati, dagli uni e dagli altri. All’indomani
del trek del 1835, il Transvaal e l’Orange
diventano indipendenti (1852-54). L’appetito
inglese, già stuzzicato, crescerà ancora alla
scoperta dei diamanti (1868) mentre la febbre
imperialistica europea si manifesta di nuovo. La regione diamantifera (Kimberley) è
annessa, il Transvaal perde la sua indipendenza.
Breve intermezzo. Il conflitto fra Boeri e
Britannici si aggravai le guerre boere segnano il punto di roÉura. A quell’epoca l’opinione pubblica eurofiea fu turbata dalla repressione britannica sènza prestare attenzione
a ciò che si verificava dietro le quinte in
campo razziale. Le clausole della pace, infatti, si aprono sulla libertà ormai accordata
alla sistemazione raz^j^. ^
Ne è prova il fatto^»che Tlnghilterra accorda l’autonomia al Transvaal, piuttosto che
impelagarsi in un nuovo problema razziale
posto dall’importazione di manodopera cinese
nelle miniere. Allora i Boeri riprendono l’idea
della Federazione bianca a sud del Limpopo,
che Rhodes non era riuscito a realizzare, e
costituiscono l’Unione sud-africana (1910).
Siccome i problemi si moltiplicano, la segregazione razziale apparirà come una specie di
soluzione-miracolo, come un superamento che
dovrebbe risolvere le contraddizioni. Le poste in gioco e le divergenze politiche fra capi
moderati influenzati dagli Inglesi (Smuts) e
nazionalisti spesso sensibili alla carta tedesca
(la Germania si è installata nel Sud-Ovest nel
1884) sfoceranno sempre in un’accresciuta
sistematizzazione razziale. L’accordo si fa a
spese dei non-Buropei. Per la difesa del «piccolo-bianco » sottoposto all’esodo rurale, per
le necessità di manodopera, l’apartheid pare
la soluzione. Tale il frutto della colonizzazione anglo-boera, tale l’eredità che peserà
per tutto il XX secolo sull’Africa del Sud.
Prima della prima guerra mondiale un abbozzo di codificazione priva gli Africani di
ogni impiego specializzato e vieta loro l’acquisto di terra fuori delle riserve. Tali leggi
saranno rinforzate nel 1924, La depressione
del 1929, che porta a una coalizione liberalinazionalisti, non fa che differire il progredire
della sistematizzazione razziale. La seconda
guerra mondiale, permettendo airinflusso nazista di svilupparsi e suscitando un’espansione
industriale senza precedenti, porterà a erigere l’apartheid a fondamento dell’Africa del
Sud. La vittoria del nazionalista Malan, nel
1948, segnerà tale svolta. Da questo momento la sistematizzazione razziale diviene decisiva e sistematica. L. C. De Joos (1) distingue
le leggi sulla repressione (regno dell’arbitrio e
delle misure amministrative, apparizione dei
processi d’opinione, sparizione di ogni garanzia individuale), le leggi relative alla segregazione organica (separazione geografica delle
razze), infine quelle che applicano i criteri
della razza (educazione bantù).
Questo articolo è apparso su (( Reforme »
(10-9-1966). Particolarmente vivo ci è parso,
fra i servizi pubblicati ultimamente dalla
stampa periodica sulla situazione sudafricana,
un reportage di Robert Kennedy sul suo recente viaggio nella Repubblica sudafricana:
<■- Ma se Dio fosse nero? » (L’Espresso, 28-81966), e appassionante la documentazione che
vi si riporta circa il movimento anti-apartheid, composto in notevole misura pure da
bianchi, e la sua visita a Albert Luthuli, premio Nobel per la pace, il grande leader della
lotta non-violenta, da cinque anni segregato
in una regione remota e impossibilitato a guidare il suo popolo. Un'eco della parola più
viva di John Kennedy (poi un po' annacquata ) riecheggia in quella del fratello minore Robert. E' più che probabile che si individui, dietro, l’azione del clan Kennedy e
del cattolicesimo nordamericano che si prepara al prossimo round presidenziale e si cattiva simpatie nell’elettorato negro lentamente
montante; restano comunque vere queste parole dette a 18.000 studenti dell’Università di
Città del Capo (riconosciamo che gli e stato
permesso di dirle; ma un tale personaggio
USA, anche incomodo, è un ospite di riguardo... ): «C’è della discriminazione razziale a
New York, c’è l’ineguaglianza dell’apartheid
nel Sudafrica, c’è la schiavitù nelle montagne
del Perù. La gente muore di fame nelle strade deirindia, un ex-primo ministro viene
sommariamente giustiziato nel Congo, alcuni
intellettuali sono gettati in prigione in Russia, in Indonesia migliaia e migliaia di persone vengono massacrate, dovunque le ricchezze vengono dilapidate in armamenti. Sono mali diversi, ma sono tutti opera dell’uomo. Sono mali clye rispecchiano le imperfezioni della giustizia umana, l’inadeguatezza
della compassione umana, Viìisufjicienza della nostra sensibilità per le sofferenze dei nostri simili... E pertanto richiedono a tutti
qualità di coscienza e capacità d indignarsi,
una comune determinazione di eliminare le
sofferenze inutili dei nostri fratelli... ».
'4r L’obiettore di coscienza Chxistos
Kazanis, « testimone di Gec'va », di
cui la settimana scorsa abbiamo comunicato la condanna a morte da
parte di un tribunale militare greco,
ha avuto la pena capitale commutata
in quattro anni di carcere da parte
della Corte drappello di Atene.
A TAIZÉ
DAL 2 AL 4 SETTEMBRE
Istigazione
“ ecumenica,,
Giovani Cattolici e Protestanti esprimono la loro impazienza di fronte alla lentezza del processo ecumenico
Oltre 1200 giovani Cattolici e Protestanti
si sono riuniti a Taizé dal 2 al 4 settembre.
Erano presenti anche 3 Cardinali e 12 Vescovi cattolici, nonché due Arcivescovi ortodossi.
Il priore di Taizé Roger Schutz ha dichia
rato che il processo ecumenico è troppo lento; è necessario che l’unione tra la Chiesa
cattolica e altre Chiese cristiane si realizzi
non in un futuro indeterminato, ma nel corso della presente generazione. La colpa de'
ritardo è da attribuire alle direzioni ecclesia
stiche che, in un processo di autodifesa, fi
niscono con l’attuare una segregazione confessionale peggiore di quella razziale. Occorre
che i giovani travolgano le direzioni ecch*
siastiche e attuino Tecumenismo al più presto.
Il discorso del priore di Taizé è stato accolto
con grande entusiasmo dai giovani presenti
vivamente approvato anche dai Cardinali ri mani; più riservati sembravano invece esse»^Lgli Arcivescovi ortodossi.
E’ seguita quindi la celebrazione della me-sa, cui hanno assistito tutti ì presenti. Pu:
troppo non è stato possibile realizzare TunÌM
anche al momento dell’Eucaristia, per l’orposizione di alcuni Luterani. A titolo pro’
visorio è stato allora distribuito a tutti, doj* .
la messa, del pane e dell’uva, che non incorevano nelle riserve teologiche tuttora pr^ senti.
Nella stessa occasione hanno fatto la loij
professione di fede due nuovi fratelli di Ta;
zé, per cui la Comunità comprende attuai
mente 75 membri, di cui 18 novizi. Tut!i
questi membri della Comunità accettano ^ ì
disciplina monacale, la messa in comune ds •
salari e la castità « temporanea ».
(Le Monde, 6 settembre).
(...) Il programma comprendeva una coi»
ferenza del direttore del quotidiano « Le Moi
de », Beuve-Méry, conferenze del Priore c’,
Taizé e del card. Bea, la celebrazione delTeN
caristia della Comunità e l’impegno di du ;
fratelli, seguiti da un’àgape e dalla mesi
concelebrata. I giovani si sono riuniti a du
riprese per discutere in gruppo sulle questini relative al tema della Conferenza; sor.,
state udite alcune testimonianze di giovaci
del Terzo Mondo.
Nella sua conferenza il card. Bea ha <
chiarate che l’eucarestia doveva essere consiù
rata come un mezzo d’unità e ha ricorda")
che « i gesti sacri dei cristiani separati so; o
capaci di produrre Teffetto della grazia ».
Questo accostamento, fatto per la priu ;»
volta, del testo conciliare alla Cena protestarle, dev’essere considerato un grande incora,.:
giamento a coloro che lavorano per runilit.
(Soepi, 8 settembre).
Non approva
le linee di fondo
Un lettore, da Milano:
Signor Direttore,
confidavo che le recenti discussioni
sinodali relative al nostro settimanale
inducessero i suoi Compilatori a temperarne l’atteggiamento specificatamente
politico.
Rilevo ora — con amarezza che.
furie deH’ordine del giorno che del
Giornale stesso ««approva le linee di
fondo » (ma non sarebbe stato almeno
ei^uo comunicare il risultato numerico
della votazione di questo ordine del
giorno? Ciò avrebbe consentilo ai lettori di rilevare che esso aveva riportato una modesta maggioranza nella quale erano rifluiti anche i voli di coloro
che approvano — e ad essi mi associo
— ratleggiamento critico del Giornale
nei confronti del Callo) icesimo c di alcune sue iniziative recenti), Giorgio
Tourn (n. 35 - 9 settembre 1966 Una Chiesa Evangelizzatrice e Confessante) non e.sila a definire monotona la
frequenza della aiTerraazione che rìlorna in tulli i dibattili nelle Comunità:
« La Chiesa non deve fare politica ».
Monotona tale frequenza? Ma tale
monotonia si contrappone purtroppo a
quella che ha fallo del « Settimanale
della Chiesa Valdese » (e alla Chiesa
appartengono Fratelli clic professano
oricnlamenli politici svariati) un foglio di chiara connotazione politica. E
la considerazione che la rilevata monotonia ritorna in lutU i diliatliti (lo
cifernr.ì Giorgio Tonni) non ha mai
indotto lo Scrittore a pensare che forse ratleggiamento di alcuni suoi mo
noìoni Fratelli possa essere giustificato? L’aggettivo non potrebbe ritorcersi
contro coloro che del giornale della
Chiesa Valdese hanno fatto e si propongono evidentemente di continuare
a fare una gazzetta di partito?
Ritengo di non dover ricorrere ad
esemplificazioni.
Basterà riferirsi all’improvvido scritto di Gino Conte sul n. 18 del 6
maggio 1966, « Assassinati », per chiedersi con tristezza e dolore a quale
compito di evangelizzazione sia oggi
votato il nostro Giornale (di cui si
sono approvale « le linee di fondo »)
c se ancora nello spirito dei suoi più
autorevoli e « responsabili » Compilatori echeggiano le consolanti parole
« Beati quelli che s’adoperano alla pace ».
Con profonda amarezza, ma con fiducioso fraterno aiTetto mi creda il
Suo Angelo Luzzani
In sede sinodale la votazione deH'o.
d.g. sul nostro settimanale ha dato i
seguenti risultati: 77 favorevoli. 32
contrari, 36 astenuti. Lei ha ragione,
la disciLssione. è stata complessa e il
voto va interpretato: dobbiamo tuttavia farLe notare che se nella maggioranza sono ^'rifluiti'’ i voli di discordi-polìtici ma concordi-ecumenici, ne
sono però '’defluiti" voli di concordipolitici ma discordi-ecumenici.
Abbiamo
ricevuto
Por il Collegio Valdese, cn souvenir
de M.lle Pauline Peyrot. L. E. A.,
L. 10.000. Ringraziamo e trasmettiamo.
3
N. 37 — 23 settembre 1966
pa«. y
La Bibbia rossa
Da pochi mesi un operaio di P. è
entrato in un grosso complesso indùstrale, dopo lunghi mesi di disoccupazione, qualche lavoro saltuario e molta amarezza nel cuore per rincertezza
del domani; ora invece due ore e più
di viaggio ogni giorno non intaccano
la gioia del lavoro e della busta paga
che può portare a casa per la famiglia !
Si interessa a quel monde di fabbrica, diverso da quello che ha lasciato un giorno ; studia i caratteri, discute con tutti nei ritagli di tempo e
osserva quegli uomini in tuta, apparentemente uguali eppure cosi diversi nell loro mondo interiore ; una cosa
li accomuna, purtroppo; la bestemmia. Il nostro non è evangelico e,
ormai, neppure cattolico; eppure ha
la sua linea morale e la sua sensibilità umana, preferibile a quella di
certi cattclici o evangelici di nome.
Come compagno ha un bestemmiatore emerito : un giorno lo richiama
con dolcezza e gli dice: «Ma insomma, bestemmia un po’ meno!...» e
l’altro di rimando: «Perchè un po’
meno, chi sei tu? a che religione ap
partieni?». E al non evangelico vien di
rispondere ; «sono valdese ! ». Questo
nome lo lascia interdetto per un
istante e POi si riprende e incalza;
«Valdese! Cesa seno i Valdesi? Cosa
credono? ». Intanto s’è formato un
crccichio di compagni e aspettano anche loro la risposta... e il non valdese
s’affanna, s’arrabatta per dare una risposta, per spiegare, per quel che gli
risulta, la dottrina di questa gente,
per dire che la base dei Valdesi è la
Bibbia! «Ma noi abbiamo il Vangelo», ribatte un altro. E il nostro;
«Ma non avete quello ’’integrale’’».
« Quello integrale non si trova », incalzano i compagni. « Al mio paese
se ne trova ancora», prosegue il nostro. « Beh ! domattina, portaci la
Bibbia, ma quella ’’integrale ” ! », concludono gli amici.
La sera stessa, un ambulante fornisce la famosa Bibbia e il giorno dopo
giunge nel reparto il libro dei misteri ;
tutti l’ammirano, la esaminano come un documento raro, ed esclamane : « Questa è proprio la vera ! ». Il
giorno dopo altre Bibbie sono acquistate con gioia dal colportore che non
è Valdese!
Purtroppo la Bibbia ha una veste
nera, sa troppo di sacrestia, di veste
talare; un comunista che sino a quel
memento non ha parlato esclama:
« Io la prendo se è una Bibbia rossa ! ». Il « non evangelico » non ha
mai visto Bibbie rosse ; non dice
nulla, ncn promette ancora: la sera
stessa va dal mereiaio, col ve Ito inquieto ; « Senta — dice — un comunista m’ha chiesto una Bibbia,, ma
una Bibbia rossa ! ». E la Bibbia rossa,
poco sfornata dai nostri librai, poco
indovinata (essi dicono) come veste
tipcigrafica, scivola nelle mani del nostro colpcrtore-opsraio, felice di recare il giorno dopo ancora una Bibbia,
ouesta ’.’olta rossa, per il cemunista!
* Bibbie rosse o bibbie nere, ncn importa! Nel reparto della fabbrica un
non valdese ha portato la Bibbia, ha
parlato a modo suo della perla di
gran valore, ha portato la Parola di
Dio a uomini, frustrati dal lavoro, che
bestemimiano Iddio e che forse ora
impareranno a scoprire l’Amore di
Colui che è morto e risorto per la
salvezza d’oigni creatura!
Certi Valdesi invece preferisicono
« custodire la fede », racchiuderla geIcsa,mente nel .cuore '^er non essere
riccnosciuti, per non essere interrogati, presi in giro, forse, dai compagni di lavoro : si mimetizzano a tal
punto da bestemmiare anche loro, da
subire la mentalità dei compagni,
senza speranza di portare la Bibbia,
rossa o nera, agli affamati della Parola del Signore.
minimus
DOMENIC/^ 18 SETTEMBRE, IN SVIZZERA
Non una soluzione, un segno
Le Chiese protestanti e il Digiuno federale
LOS VNNxà (sppì - Una volta ancora,
quci^l’anno, i cantoni dii Vaud o Neut-halel un cono i loro sforzi per resti.uire un
significalo al « digiuno federale », organizzan lo per quel giorno un’offerta nazionale in favore di una realizzazione particolare: la costruzione di un ospedale nell’Lola di Palluno.s (Grecia), non lontano
dalie coste deU’Asia minore. Le autorità
dei due cantoni hanno già s:anz:a o, ciascuna, la somma di 20.000 franchi (circa
3 milioni di lire). L’anno scorso, in circoslanze analoghe, era stala raccola nna
somma di 200.000 franchi per la co,s:ruzione di una scuola seconidaria a Kigali,
capiitale del Ruanda.
4 Pathmos, dove l’apoislolo Giovanni
avrebbe scr tlo verso la fine del I isecolo
rApo<-alii9se, vivono 4.000 abitam-.i che attendono da tempo un miglioramento deii
servizi sanitari. Altualmente i’oispedale più
vicino, quello dell’.isola dì Leros, non
può essere ragigiuuio in caso di cattivo
tempo. La cos ruzione di un oapedalle perme-teireibbe pure l’impianto di attività alberghiera. .
A Ginevra la campagna del « diigiuno
federale » della Chiesa protes'ante è consiacrata a « Pane per il presísimo »; nel
Giura bernese, come nel resto del cantone, arjla coistTUzione di centri giovanili. Le
Chiese proitestan i del Valiese e del cantono di Friiburgo dediicheranno le loro offerite a flbietivi particüdari del’Eiitratde
proleistainte svizzera ('BPER).
iH * Í5
« La Vie protéstame » ¡1 settimanale unificato di tutte le Chiese rlfoirmate della
Svizzera-fraicese, ha dato ampio risauto all’inizìatliva, nel suo n. del 16 seitembre,
introdo''.ta da un bcilll editoriale del diret
lore, il pastore Jean-Marc Chappuis: «Non
pas una solution, mais un signe u (non
una soluzi one, un segno), che ci pare situare assai bene 1’« impegno sociale » della Chiesa: « Bisogna dirlo in tutta semplicità: le realizzazioni rese possibili dada
colletta del Digiuno federale non costituiscono assohitumente, in se, soluz one ai
trenienti problemi che pongono alla nostra
generazione la fame, la miseria, l ingiustizia o la guerra. Sono dei segni. Non
sono che dei segni, molto modesti, dell’amore di Cristo come siamo capaci di viverlo. Questi segni sono eloquenti per il
mondo contemporaneo? Non sta a noi dirlo, e neppure preoccuparcene troppo, poiché sarebbe ancora un modo di preoccuparci di noi stessi. Accontentiamoci di
Sperarlo ».
COMUNICATO
Evangelici in Riviera
Un evangelico che si stabUisce sulla
Riviera Ligiure di Ponente: _ _
— ha, secondo le statistiche, maggiori
possibilità di vivere a lungo;
— gode di un clima temperato ;
— trova fraterna accoglienza in una
comunità evangelica.
Chi desidera trascorrere dei periodi in pensioni o camere ammobiliate,
o anche stabilirvisi permanenteinente, si rivolga per informazioni agli incaricati dai Consigli di Chiesa; Col.
Lino De Nicola - Via P. Semeria 124 Sanremo, o al Sig. Hermanno Jalla Corso Italia 44 - Bordighera.
............................................................................il......
ECHI DEI DIBATTITI SINDDALI
Il Sinodo, considerata la presente necessità di una maggiore collaborazione,
particolarmente giovanile, nell’opera volontaria di servizio, anche temporaneo, sia
di gruppi che di singoli, presso gli Istituti
della Chiesa e le varie sue opere a carattere sociale, rivolge un appello alle
Comunità perchè prestino orecchio alla
vocazione che il Signore rivolge loro tramite la voce della loro Chiesa.
L’attività dei nostri Istituti assistenziali
« In questa nuova relaz'.one annua — sicrive la C.I.O.V. — noi vorremmo poter descrivere più ampiamenite alla vasta cerchia,
dei nosiiii amici l’opera ohe svolgiamo nei
nois'.ri IsUtuti; farli ipairtecipi della gioia
che nrovìamo quando vediamo casi di malati incurabili, olassificati come aisoiciali,
avviarsi pian piano alla normalilà, abituarsi lein'.amenilie, .grazie alle affettuose e sollecite cure delle nostre instancabili diaconesise, a vivere in coimunità e a rernseririsi
nellia co.letlivi.à; delta nostra soidd-sfazione quando vediamo partire le nostre giovanette e i nostri ragazzi pronti ad affrontare i problemi della vita con una buona
istruzione scoiiastica e religiosa, assai trasformali da com’erano quando li avevamo
accolli ». j 11 r T r> V '
Questa relazione annua della C.l.U.V. e
largamenle diffusa nelle coimunità, ispecie
alle Valli. e non è qui il caso di .rupreindcria (piuttosto, la si può richiedere direnamene ali’Amininislraz'one C.I.O.V., Via
Roma, 3 , Torre Pettoe, Torino). Ci riferìremo piiutlos'o ai proiblemi odiernn, in relazione alca relazione della Commiesmne
d’esame sulTopeirato della C.I.O.V. (dottori Dario Varese e Geraldo Winkelmann,
pais.1. Gustavo Bouchard e Marco A-ya-isot
reìalcrei, rinosiianaiaia e na evole neU ispirazionie e nell lliWelilo di proV-eanatica. R.cordia.mo che, dallo scorso anno, quesla
Commissione d’esame r ferisce in prima
istanza alla Conferenza dd I D st.ret.o, m
Sinodo non viene ripresa la diacuis® one t,e
I nostri ospedali fra le incertezze della riforma ospedaliera —
Alla C.I.O.V. è stato rassomandato di sviluppare él’massimo le
« relazioni umane » — Un appello alla solidarietà di tutti.
CACCIA
1 V 1 CUfC K'^ ,
nerale, ma vengono solo preisentati, d.tsOT9si
e votati gli ord,inii del giorno approvali in
sede di Conferenza. Maligrado le ^rterve di
alcuni e il umore «he queste opere diven
tino in qualiche modo es ranee aJle ch iese
fuori delle Valli, il procedi menilo pare ansai fuinzionaile (il relativo dismiteresise era
purtroppo già presente pure P"™®' ‘
mane invece aperto, mi pare, il problema
dei nostri 1-sliluli assislenziali nel loro com.
plesso. Ciò che avviene nel I Di® re to, dovrebbe avvenire pure negli altrii, O've
siano tali istituti; e d’altra parte la dtscussioue generale sinodale dovrebbe, c
semibra, prendere in esame tutti
fetiluli di ques o tipo. Forse un P«
teresse sarebbe così rianimato, m Smo^,
facendo sen.irc che si tratta dei molti ram
dii una s'icsiisa pianila.
Si i la C 1 O.v. che la Commissione d’esame,‘nelle loro relazioni, notano con calore e gratitudine nel personale « uno spi
rito di servizio molte volte poco riccnos,cinto», «non solo un vivo laf accamento atl’opera, ma un vivo spirile ^
E questo è lanío .più notevole, m quanto
«in 1110 gli Is’-itiJi visitati — scrive i
C ,,’e. _ è stata laineintata la carenza m
Lidarielà da parte delle Comuniita delle
Vaili per le nost.re Opere »aslenzia.
per co’oro che in esse, in mezzo a mme
rese difficoltà e a sacrlfim, evolgono ù _
lavoro. Il nostro personal e ha ‘
ne di essere lasciato solo (« 'k '
polir leur travail! ») e non
.sotto questo aspetto nè Toipera
lano nè gli app’ausi <li ^
ogni anno si odono in Smodo ». La
maziione generale è questa, amio
sono deÌle belile e<e€zioui.
Questo senso di isolamem'.o è aocresci
dal fatto che si ìamen, a pure Tesigmìità dei
contatti fra i membri della C.I.O.V. e il
personale. In proposito la Commiiss one
d’esame iproponeva :
a) « che, oltre agli ìmpegnii di natura
tecnicc-amminiislraliva aissunti dai isingoli
membri deTa C.I.O.V., -si unisca anche
quello del’ia viis-'ita pe-rioidiica e reigoilare di
almeno uno -dai -membri, in vi-s a -di una
mag-g'io-re eo-not-cenza -dei s n-goli problemi
e quale esp-res-sio-n-e -dii vis’bi-’-e collabora
zic-ne; .
b) che siano i-stituiti, in vista di una
migliore reci-p-roica conoiscenza, p-eriodi-c-i inco-nil-ri fra C.I.O.V. e personale, tendenti a
pc-rta-re a una più aipip-rofo-nidila e con-sa-pevo'e presa -di ccisc'enza dei ipro-blemi -p-.esenti nelle varie Opere e a conisenture un
dialogo franco e f-ra-'emo -per la loro so-.uzione -neTa chiara consapevolezza di e-sscre
miti membra -del Corpo -di C-ri-s'.o, m-s-eriti
in una -comunità che riconosce al loro lavoro un valore vocazionale;
c) -che sia -studiato -il problema dell Btituzione di -una rappresentanza -del -personale
quale co-l’.egaimento fra quesl’u-limo e la
C.I.O.V^, nello sipirito isoipira inidicalo ».
Non -sempre tu ito facile neppure nei raipnorti C.I.O.V.-medici, ®ìa con i medici che
oiperano -ne-i ncslri o-spedali, sìa con qudb
che -pe-r vari mo ivi non colì-a-borano (il fenomeno ricor-re-nle -del « dirot-amento » su
altri o-s-o-edali, nel Pt-nerolese e a Tonno,
di-ottam-ento che se si -gius-tifica na.-u-ra..mente per «erte speoializzaz oni, non ®:
giustifica in mo-’tii airi casi; la Coni-m. de.
rt-corda al -riguardo che i mutuali po-ssono
semp-re scegàere l’ospedale ove preferiBCono essere ri-coverat-i). Andie qua ,la coisa
miigTore, e dra tu-ti auspicata, e un ma-gaio-re coTegamenlo, possibi-lità -di i-n-contro
e -di discussione. In-so-mma, le richies:« esse-nziaili ri-vtle a-’.-l-a C.I.O.V. - co-sci-en--!
de-1 resto -che non è la -sola resp-onsa-bile —
si conide-n-sa-no nello svilupipo delle « rulaz-ion,i -umane », da-n-do -in particolare al personale il senso di essere in-seri-to i-n imamente -nella vita più ampia della cducsa.
Alle -co-mun’tà il rilcbla-mo a un piu vivo e
fraterno intere,ssamenito alla vita -dei
no-st-ri Istituti, e a-d esprimere in modo
mano avaro giovani e meno giova-n-i che si
deib-cbiiio, a fondo o l.emipora-neamente, a
mieslo -minis ero (sono più numerose le
giovani -svizzere che vengono -a offri, e -perìodi di lavoro volontario!!. « .Anche -nella
Chiesa -più im-peignala teolog-icamente, ecumeni-came-nte e -sociabnen-le — concludeva
la Comm. d’esame — -sembra che questi
argementi raippresen'ino un prob'ema di
Beconidaria importanza»; -biso-gnerebbB che
le nos're l o-mnn-i'.à valdesi « con-siderasfero
che anche questo è un campo di lavoro
della Chiesa, che dà oggi ancora ampi-e e
valide possibilità di testimonianza evangelica e di servizio cristiano, possibilità in
cui impegno teologico, dimensione ecume
nica e -sipirito comunitario possono portare
u-n valido co-nlri-buto.a-lla no-&..Ta opera».
In tali prospettive sono stati votati questi o.d.-g. :
Il Sinodo prende atto dell ossidilo impegno della CIOV inteso od ossicurore
ai nostri Istituti un personale evangelico rispondente alla loro particolare
missione. Riconosce la reale difficoltà
esistente in questo reclutamento. Pertanto:
a) invita le Comunità a prendere
maggiore coscienza dell’importanza dei
nos.ri IstUuti qwiie luogo di concreta
testimonianza evangelica; invita Concistori e CIOV a presentare alle Comunità le singole opere e i loro problemi,
per facilitare il sorgere e l’affermarsi
di nuove vocazioni ;
b) constatato U perdurare, già rilevato dalle precedenti relazioni, della
situazione di isolamen-o umano e spirituale in cui si trova il personale dei
nostri Istituti,
invita la CIOV a realizzare con il personale dipendente quei particolari rapporti, atti a concre are in modo più efficace l’aspetto comunitario della testimonianza dei nostri Istituti;
c) p-roipone alla CIOV, quale suggerimento pratico, periodici incon’ri
con tutto il personale, tendenti a far
riconoscere — nella coscienza di anoartenere alla Chiesa come corpo di Cristo — lo spirito vocazionale di cmicnno e a consentire la fraterna discussione e soluzione dei problemi comuni,
d) pro-pc-ne, inoltre, quale possibde
utile strumento di coniano fra Amm..nislrazione e dipendenti, la cre'izw ia
nei singoli Istituti di una rappresentanza del personale.
Il Sinodo, preso alto della reale esigenza di maggiore collaborazione fra
medici e Amministrazione, auspicata da
entrambe le sparti, invita la CIOV a
farsi promotrice di incontri che possano portare a una soluzione dei problemi di luiturn tecnica e organizzativa, in
un clima di maggiore testimontanzn
comunitaria.
Un problema pa-iti-cola-re : i tre ospeda-li
di Torre Pellice, Pomarello e Torino, situati nel raggio di km. 50, -si ignora-no -praliicaiiieni'e : «apot*eosi (leil no'&lra iodiivklual-ismo pro-tosla-nte e piemontese », come si
esprime la C- d’e. 1! -problema è an-noso,
rieche-ggia -da molli anni in Sinodo, si -ri
propone con particolare incidenza, di fronte alla progettata ristrutturazione nazionale de-U’assistenza sanitaria e o-spedaPera.
Quindi :
Il Sinodo invita la CIOV e il Concistoro di Torino a riprerulere e appro
PESCA
fondire i contatti in vista di una collaborazione atta a rendere maggiormente efficienti le singole opere, in vista di
una più valida testimonianza evangelica dei nostri Ospedali.
Il Sinodo, in riferimento alle eventuali disposizioni legislative ¡circa la
futura configurazione della 'assistenza
sanitaria nazionale, chiede alla CIOV
e al Concistoro di Torino di nominme
una Commissione, chiamata a studiare
e a indicare le scelte che meglio rispondano alle finalità dei nos ri istituti,
raccomanda che di questa Commissione faccia parte, oltre ai membri dell’Amministrazione dei nostri OspedaU,
una rappresentanza di medici e di giuristi.
Come -si auspica ohe almeno metà dei
membri della Commissio-ne d’esame sull’operato de-lla Tavo-la e dèlia Facol-t-à Valdese idi Teologia aibbia già avuto un rodaiggio 'iu ™a p-receden e Commi-ssione,
cosi è stato cibiesto per la Cornmiiss on-e
d’esame sull’operato della C.I.O.V.:
Il Sinodo, considerata la notinole
difficoltà per i controrelatori di avere
una conoscenza approfondita dei vari
problemi, delibera di rieleggere ogni
un.io almeno due membri della Commissione d’esame precedente.
Riicoridiamo quanto già pubblicato : la
proissiima Comm-';Bsione -d’esame è risultata
co-si eletita: dotit. Dario Varese, pa-st. Marco
Aya-ssòt, aiw. Marco Gay, pa-st. Edoardo
Ai-me.
Se sono -9‘ale espresse si-nceramente certe criiticibe, non è -stato però affatto di prammatica il plauso di rico-noiscenza che è s a-lo
e-s-p-resso a t-u.ti colloro «he ntì’jla Commissione I.O.V., nei vari Istituti e nell’A-mm-irii-strazione hanno lavorato, svolgendo una
mole di lavoro -diffi-ciimenle i-ntu;brle da
chi -se ne tiene lontano, ma che non sfugge
a «bii aiopena ®i a-ccoista a questo lato della
no-s'.ra vita valldes-e:
Il Sinodo, riconoscente per I intenso
lavoro svolto durante l’iiri’to. ringrazia
a nome della Chiesa la (AOl , le diaconesse e tutto il personale dei nostri
Istituti.
Non è -Stato di -prammatica in Sinodo:
alle no-.st-re comunità, ora, d.i dimostrare
che non è dii prammatica nella vita quo-’.idiana -de'.l’anino -clve ci sta davanti.
Con la riconferma del rag. Dan e Gar
dioi, il solo membro «scaduto», la {..l.O.V.
è stata riconfermata al completo: professor
Augusto Anuan-d Hugon, presidenle; dottor
Italo Ma-tbieu, vice-presidente; rag. Dante
Ga-rdiol, segre-tario; prof. Franco Oper i,
areb. Claudio Decker, past. Achille Deodato, conisig-lSeri. Rifoi-muliamo come nostro augurio Tauapicio con cui aprivano la
loro relazione: «L’anno, con il suo carico
di difficoltà e miserie, di sodilisfazioni e di
gioie, è terminato; una nuova pagina bianca ci fila di-na-nzi; ci conceda il Signore di
poterla com-pletarc di note belle, di po er
alleviare il maggior numero di sofferenze
spiritua’i e fisiche e di -po'er concludere le
o-pere iniziate ».
Cose da piangere!
(o: una città in ginncchioJ
Letto su « L’Osservatore Romano » (14 settembre 1966):
« Con un’immensa partecipazione di peUegrini (...) è stato celebrato (a Siracusa) il
XIII Anniversario della Lacrimazione della
Madonna. Il piazzale dall'alba a notte inoltrala quasi ininterrottamente è stato gremito
da una folla di fedeli che ha assistito con
commovente devozione alle vane cerimonie
religiose, offrendo un edificante spettacolo di
fede Un corteo continuo di pellegrini ha visitato l’Oratorio di Via degli Orti, l’umile
casetta dove tredici anni or sono la Santissima Vergine —« mundo universo obstupente » — come dice la lapide in forma sintetica ma espressiva, fra lo stupore del mondo
aprì i torrenti del suo cuore misericordioso (...). AU’uscita dall’Oratorio la tappa di
obbligo per tutti i fedeli è stata quest’anno
piazza della Vittoria, dove dal maggio scorso
è impiantato un pulsante cantiere per la costruzione del Santuario. In mezzo al gigantesco sbancamento a forma circolare dove
saranno gettate le fondamenta, una croce luminosa dava dì sera ai pellegrini la concreta
sensazione che i lavori proseguono febbrilmente e che entro i termini fissati dal capitolato d’appalto sarà portata a compimento
la cripta del tempio dove sarà trasportata la
taumaturga immagine della Madonnina delle
Lacrime. Tra le molteplici manifestazioni ricordiamo la solenne concelebrazione di S. E.
Mons. Giuseppe Bonfiglioli, Arcivescovo Coadiutore con parroci e sacerdoti dell’arcidiocesi e la Messa pontificale di S. E. Mons.
Guido Bentivoglio, Arcivescovo di Catania, assistito dal Capitolo Metropolitano (...) attraverso le vie principali si snodò un pellegrinaggio dei bambini della città e diocesi preceduto dal Vicario Generale Mons. Salvatore
Gozzo, che recava la Croce, circondato da
tutto il piccolo clero delle parrocchie (...). La
manifestazione più attesa è stata la processione del Reliquiario, che accoglie alcuni hm
bagnati dalle prodigiose lacrime sírgate dall’immagine di Maria (...). Dietro il Reliquiario, portato a spalle dai seminaristi, seguivano
l’Arcivescovo coadiutore, tutte le Autorità politiche, civili e militari (...). Al ritorno in
Piazza Euripide gli altoparlanti trasmisero un
messaggio registrato dal vema-ando Arcivescovo Mons. Ettore Baranzini. Quindi il Sindaco
prof. Vincenzo Tedeschi lesse l’atto di consacrazione della città aUa Madonnina delle Lacrime (...) ».
Ancora Tacrime
[corredentrici)
Su ’’L’Osservatore Romano” (16-9-1966),
in occasione della festività dei sette dolori
della B. V. Maria (15 seti.), si legge un ampio articolo su ”11 culto dell ^Addolorata ,
definita, con le parole di un’enciclica di Leone XIII, ’’esimia fautrice e custode di unità”;
e si precisa: ’’tanto in relazione all’unione e
alla pace nella Chiesa, quanto in relazione ai
dissidenti in Oriente e in Occidente .
L’articolo si conclude in questo modo significativo:
« Ma se tanti Sommi Pontefici, come il già
citato Leone XIII, invocavano la Madonna
« iuxta Crucem », per ottenere l’unità e la
pace nella Chiesa e con i dissidenti, implicitamente almeno, abbiamo lo stesso insegnamento anche dal Concilio Vaticano II, quando
ricorda : ’’l’unione della Madre con Gesù, fino
alla croce, dove, non senza disegno divino, se
ne stette soffrendo profondamente... col suo
Figlio morente in croce, cooperando in modo
tutto speciale all’opera del Salvatore .
« Quindi, col Sinodo Provinciale di Colonia (1423), viene anche a noi di pregare ’’Nostro Signor Gesù Cristo, affinchè, per il dolore
e l’angustia che afflisse il cuore della Madre
sua, al piede della Croce, dissipi il velo che
ancora si stende su i cuori dei dissidenti,
e, per sua misericordia, ci unisca tutti in un
solo ovile, sotto un solo Pastore ».
Specializzata
in trasporti
La congiuntura, del tutto indipendente dalla volontà dei membri della Tavola Valdese,
fa si che quest’anno siano parecchi i trasferimenti pastorali (ne daremo comunicazione
non appena saranno tutti definitivamente fis.sati; voi potete intanto cominciare a rialzare
un po’ le vostre contribuzioni...). Apprendiamo che, per evidenti ragioni di praticità ed
economia, diversi di questi traslochi saranno
fatti a catena, in modo che un medesimo
furgone segua un itinerario funzionale, di
tappa in lappa (la cosa ritarderà anche un
poco certi insediamenti, naturalmente). C’è
chi propone che fra i suoi strumenti di lavoro la Tavola Valdese acquisti pure un furgone ad uso trasporto mobilio, a vìvaci colori
e scritta attraente: su e giù per la penisola,
in un paio d’anni il costo sarebbe ammortizzato: e poi, ci pensate che « presenza » sulle
autostrade e per le vie di città e paesi
Una parrocchia
d’oro...
Aprendo una strada, presso la chiesa luterana di Auhurn, in California, si è scoperto
un filone d‘oro di ampiezza considerevole,
che continua sotto redìficio. Vendere? Non
vendere? La comunità discute il da farsi. Se
vi capitasse (!) che cosa decidereste.^
4
pag. 4
23 settembre 1966 — N. 37
Qualcuno si è curvato dalle nostre comunità
solle oosire condiziooi
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
tenti. Ci vien da pensare che il sunteggiatore del discorso di Paolo VI
abbia mal interpretato un riferimento alle Beatitudini. È vero che Cristo
ha annunciato la beatitudine ai poveri, ai famelici, agU oppressi, ma non
peròhè da queste miserie nasca la felicità, nè presente, nè futura. Il senso dàle beatitudini non è la mistica
della sofferenza, ma l’annuncio che
Dio opera contro ogni sofferenzia dell’uomo, che l’ingiustizia, la sopraffazione, la prepotenza trovano sul loro
cammino la potenza di Dio a difesa
delliuomo. Cristo ha accettato di morire sotto il peso del male dell’uomo
non quale eroe ohe dimostra la superiorità dello spirito umano nei confronti della prepotenza. La Croce non
segna l’esaltazione del dolore, ma la
sconfitta della violenza, il giudizio su
tutto ciò ohe nel mondo riesce ad imporsi, sia potenza, sia ricchezza, sia
abilità. Non si arriva al Regno di Dio
attraverso la sopportazione delle ingiustizie, ma attraverso la fede che
questa è l’ultima ora nella quale le
potenze del male sembrano avere il
sopprawento nel mondo. U credente
non è colui che soffre accumulando
meriti per Tal di là, ma colui che si
oppone al male con piena fijducia, perchè confida nella vittoria di Cristo.
C’è ben altro che una giusta ideologia ; c’è la fede in Colui ohe opera nel
mondo con divino potere e che riduce
al nulla tutte le potenze avverse. E
credente sa di dover seguire il suo Signore lungo la via della Croce non
soffrendo pazientemente le ingiustizie, ma opponendosi al male anche a
costo di apparire sconfitto. Siamo su
ima linea del tutto diversa da quella
che emerge dal sunto, perchè è diverso il presupposto che si è voluto dare
a tutto il messaggio.
Qualcuno
si è curvato su di noi
La radicale diversità sta proprio
nel sapere chi può curvarsi sopra le
condizioni dell’uomo. A Oolleferro è
stato detto che «La Chiesa si è curvata sopra le vostre condizioni ».
L’Evangelo ci dice che Dio si è curvato sulle condizioni dell’uomo. Qui
sta la differenza tra il messaggio dato
da Paolo VI e quelio datoci da Cristo.
Dio non ha lasciato l’uomo in balìa
di altri uomini; non l’ha lasciato alle
loro dipendenze, nè ha condizionato
la sua hberazione alle mediazioni
umane. Dio stesso si è fatto Maestro
e Guida, Salvatore e Signore. Per noi
credenti Cristo è Dio fatto nostro liberatore: nessuna potenza, nessuna
istituzione, nessun altro essere (um^
no o soyrumano) si interpone tra Cristo e l’uomo, e tutta l’umanità di cui
Egli è capo. Egli non è una « ideologia », nè un annunciatore di « ideologie » : Egli è operante nel mondo
pér mezzo del Suo Spirito.
Poiché cristo è « Dio curvato sopra
la condizione dell’uomo », ogni uomo
è pesto al medesimo livello: ad ogni
uomo è annunciata la liberazione ;
ogni uomo è impegnato a riconoscere
la libertà che Dio gli dà e ad agire in
conseguenza.
Ne consegue una visione ( non « concezione », perchè non si tratta di
;< idee », ma di realtà operante) della
Chiesa che è l’assemblea di coloro che
Dio ha chiamato a coiiosoenza delia
sua opera, perchè gioiosamente \dvano nella fede e con franchezza ne
tramandino l’annuncio. La Chiesa,
moltitudine dei credenti, nei quali lo
Spirito di Cristo suscita doni di testimonianza ai di fuori di ogni
matismo lunano e di ogni immobilismo gerarchico, conosce la potenza di
Cristo che la regge. _
Alla moltitudine dei credenti è annunciato che Dio ha dato allìuomo
ogni cosa, avendogli dato il Figlio
come Signore; ohe tutto ciò che appartiene a Dio è dato all’uomo reso
« erede » di Dio. È stata promessa una
nuova realtà, già operante nel m^do ; non fondata sul « diritto naturale» alla iiTOprietà privata, ma sui
riconoscimento ohe solo Dio è U proprietario e che nessuna legge i^ana,
nè consuetiMiine può essere valida dinanzi al diritto di Dio. C’è una « sociologia» evangelica che non si può
tradurre in sistema, ma che è operante nel mondo, perdhè Cristo non è un
Capo puramente rappresentativo, ma
sta attuando in seno all’umanità (tecondo criteri del tutto diversi da
quelli del «successo» mondano) la
realtà nuova che ci manifesterà teñamente nel giorno dell’avvento dw
Regno di Dio. Il credente vive già
questa realtà nella f^e, perciò è un
« oppositore », un « obiettore » dinanzi
a tutte le potenze umane.
Un popolo
di maggiorenni
Chi ama vedere « la Chiesa curvar
ta» sulle condizioni umane, vede far
talmente il popolo nella condizione
dei minorenne, al quale si deve provvedere. Quel « mondo del lavoro » verso il quale si possono vantare le proprie benemerenze, viene trattato con
la superiorità paternalistica di chi
pensa di dover prendere al suo posto
delle decisioni valide, mantenendolo
nel medesimo tempo nella condizione di inferiorità nella quale l’arbitrio
umano l’ha posto e vuole che rimanga.
Ai contrario, quando ascoltiamo il
messaggio di Cristo « curvato sulla
condizione umana », sappiamo che
Egli ha portato l’uomo nella condizione del maggiorenne, liberato dai
pedagoghi di ogni genere. Soltanto
questo annuncio supera la staticità
del « mondo del lavoro », perchè rompe la posizione di privilegio e di dominio dell’altra parte dell’umanità
ohe attualmente è il «mondo della
ricchezza e della potenza ». Da Chiesa non può più essere vista come una
potenza paternalistica ohe « difende »
il mondo del lavoro, garantendo nello
stesso tempo la posizione di dominio
dell’altro « mondo ». Essendo essa la
comunità dei credenti, deve nel suo
interno, anzitutto, superare la divisione. Anzi, deve essere fatto un discorso
ancora più chiaro e radicale: la Chiesa è soltanto là dove la divisione è
realmente superata nel nome di Cristo. Ali’intemo delle chiese statiche,
così presuntuosamante sicure di parlare nel nome di Cristo, anche al di
fuori di esse, il Signore sta suscitando i fermenti della sua nuova comunità che renda una autentica testimonianza all’opera che. Egli compie
per gli uomini e annunci con fedeltà
la liberazione in questo momento
storico così, pieno di menzogne ufficiali e così minacciato dalla violenza.
All’uomo profondamente alienato
dalle ideologie pohtiiohe e religicse, dominato dalla contrapposizione di interessi di pwtenza, è data rautentica
speranza: Dio è il .suo rifugio, l’Iddio
che si è curvato su di lui, perchè il
suo dolore finisca. « ._non siamo più
dei bambini, sballottati e portati qua
e là da ogni vento di dottrina, per la
frode degli uomini, per ràstuzia loro
nelle arti seduttrici dell’errore; ma,
seguitando verità in carità, noi cresciamo in ogni cosa verso colui che è
U capo cioè il Cristo» (Ef. 4: 14-15).
Quesito è detto a tutti gli uomini; è
detto in particolare a quel «mondo
del lavoro », dinanzi al quale tanto
spesso le potenze di questo mondo folleggiano come idoli liberatori.
Alfredo Sonelli
AN6B06IIA (Capoloogo)
Il 6 agosto nasceva all’Ospedale Valdese di
Torre Pellice la piccola Fernanda Ricca di
Ugo e Silvia Monnet del Capoluogo. Che il
Signore benedica questa bambina affinchè
cresca in saggezza e in grazia.
— Il IO settembre si sono uniti in matrimonio nel Tempio del Capoluogo, con numerosa partecipazione di parenti e amici,
Yvette Bertin del Prassuit, figlia del nostro
Sindaco e Roland Bertin dei Bountoun, figlio
del nostro Anziano dì Chiesa. Ai giovani sposi rinnoviamo l’augurio sincero di una esistenza serena, illuminata ogni giorno dalla
grazia e dalla presenza del Signore.
— Il 18 settembre il Past. Bruno Costabel
ha predicato ne] nostro Tempio portandoci
il suo saluto prima della partenza per Forano.
Lo ringraziamo per il suo messaggio e vogliamo ancora rinnovare a lui e alla sua Signora
il nostro saluto affettuoso e l’augurio di un
ministero benedetto nella nuova sede a cui
sono stati chiamati. Diamo intanto il benvenuto più caldo al Past. Coisson e alla sua
Signora, auspicando anche per essi un ministero benedetto nella Chiesa del Serre, in
attesa di poter continuare e sviluppare quella
collaborazione così ben avviata tra le due
Comunità di Angrogna.
Culto radio
ore 7,40
Domenica 25 Settembre
Past. ERMANNO ROSTAN
Torino o Roma
Domenica 2 Ottobre
Past. MANFREDI RONCHI
Roma
AHGROGNA (Serre)
Domenica 18 nel tempio del Serre, con un
culto unico anche per i membri di Chiesa
di Pradeltorno, ha avuto luogo l’insediamento
del Pastore Renato Coisson, eletto dalla Comunità quale suo Pastore nell’autunno scorso. Ha proceduto all’insediamento, per incarico della Commissione distrettuale, il Pastore
di Angrogna Capoluogo, sig. Alberto Taccia.
Dopo il culto è stato offerto al Pastore ed
alla Signora, con gentile pensiero, un mazzo
di fiori accompagnato da voti augurali in
versi preparati da... ignota persona e recitati
dalla bambina Nadia Malan.
Rinnoviamo alla gentil coppia pastorale i
voli di un ministerio benedetto nella loro
sede.
FORANO
Nel corso dell’estate un grave lutto ha colpito la Comunità. La nostra sorella in fede
Lidia Moiani in Paolucci è mancala, a Roma, all’età di .“54 anni. Nata a Buenos Aires,
cresciuta e confermata nella Chiesa di Forano, si era trasferita negli ultimi anni a Roma con la famiglia, per motivi di lavoro.
D’improvviso un male incurabile la colpiva e,
dopo alcuni mesi di grandi sofferenze, la
toglieva alla famiglia e alla nostra fratellanza. Nel corso del servizio funebre, che ha
avuto luogo a Forano, il Pastore ha predicato
sul testo « Ricordati di Gesù Cristo, risorto
d’infra i morti » (2 Timoteo 2: 8). Erano
presenti, oltre alla Comunità, molti amici e
conoscenti di Lidia, in particolare alcune persone che, durante la malattia, l’hanno amorevolmente assistita in ogni senso e con ogni
premura, amandola « non a parole e con la
lingua, ma a fatti e in verità» (I Giov. 3:
18). La voce del Vangelo, la voce di Dio è
Tunica che può rompere il silenzio della
morte, può rompere anche il cerchio del nostro dolore e restituirci alla comunione col
Signore e con i fratelli, che è eterna. La
Comunità ha espresso al marito, Augusto, e al
figlio, Vittorio — e qui la rinnova — la sua
solidarietà fraterna, ricordando Tammonimento apostolico : « Portate i pesi gli uni
degli altri » (Calati 6: 2).
— La Chiesa ringrazia coloro che, in questi
ultimi mesi, le hanno predicato TEvangelo,
in assenza del Pastore: gli studenti della Facoltà E. Genre, P. Pioppi, S. Ribet, l’Anziano Rocco Giuliani e i giovani Vincenzo Moiani ed Enrico Scarinci. Questi due ultimi
giovani fratelli erano alla loro prima esperienza di predicazione. Dopo aver seguito un
corso di predicazione evangelica fatta Testate
scorsa dal Pastore, hanno preparato un sermone e lo hanno pronunciato davanti alla
Chiesa. La Chiesa si è rallegrata sia per la
serietà dell’impegno sia per la bontà del
contenuto sia per queste « nuove voci » pronte ad annunciare la Parola di Dio. Essa
ringrazia Iddio, che non manca di suscitare
in ogni tempo dei messaggeri dell’Evangelo.
Un cristiano antico diceva: a Che cosa si può
dire quando si parla di te, o Signore? Eppure, guai a quelli che non parlano di Te ».
PERSONALIA
Ci rallegriamo cordialmente con la
Sigma Adriana Albarin, titolare delrUflìcio postale di Luserna S. Gio
vanni, che è stata ultimamente insignita della croce di cavaliere all’Ordine della Repubblica.
iiiHiimiiiiiin
Oggi parliamo di sport
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
spettatori, tutti i giornali hanno ogni
giorno la loro pagina sportiva, dobbiamo però riconoscere tristemente
che il professionismo ha portato un
grave colpo allo sport, almeno allo
« sport » come lo si è inteso nel passato.
VI è problema
umano anche
Molto si è detto e scritto sulla partecipazione della squadra italiana ai
camipionatl di Londra e tutti i competenti hanno voluto mettere in evidenza il perchè della magra figura
fatta dalla nostra squadra. Si è parlato molto e se ne parlerà ancora,
delle errate cure mediche a cui seno
stati sottoposti i nostri giocatori: anziché iniezioni eccitanti, è stato detto,
essi hanno ricevuto delle iniezioni depirimenti ; in definitiva sembrerebbe,
almeno secondo alcuni, che le partite
siano state perse più che dai giocatori, dal medico che si occupava dì
loro.
In linea parallela i giornali hanno
registrato che i primi cinque arrivati
nella corsa ciclistica del campionato
del mondo si sono rifiutati, con un
pretesto o con l’altro, di sottoporsi
alla visita medica che doveva controllare che i ciclisti non fossero sotto
rinfiusso di droghe eccitanti. Così noi
rimaniamo ancora sotto rincertezza
del dilemma: ha vinto l’atieta più ca
pace o la «bomba» più potente?
E non basta! Ogni squadra cldistica, durante la corsa, è seguita da im
tecnico della casa che a scoi» recla
mistico finanzia la squadra, il quale,
prima di partire, ha dato ai vari corridori un compito preciso da assolvere durante la gara, e durante la corsa
stessa modifica o conferma le disposizioni già emanate e il corridore, stipendiato dalla casa per cui corre, deve attenersi alle disposizioni ricevute.
Ai margini del campo dove si svolge la partita di calcio siede l’allenatore di ognuna delle squadre in campo ;
anche lui ha predisi^to il piano di
battaglia nei suoi minimi particolari,
affidando ad ogni giocatore un compito specifico, e, dal suo posto di osservazione, l’allenatare dirige la sua
squadra siilo stesso modo come in
guerra il comandante dell’esercito dispone delle sue divisioni. E poiché il
pubblico paga, e giocatori ed allenatori sono pagati, quello che conta non
è più l’agone sportivo, ma il risultato
utile di fronte a ohi paga e molto
spesso la squadra si preoccuna molto
di più di impedire il successo dell’avversario che non cercare il proprio
successo.
Certo noi viviamo nel tempo della
tecnica e questo è il trionfo della tecnica, ma questo è anche la fine dello
sport, almeno nella sua concezione
tradizionale.
Non è solo un nostalgico ricordo di
cosa era lo sport al principio di questo secclo che detta queste note, ma
una ragione più profonda e più ideale.
Lo sport moderno è cioè un passatempo ricreativo e salutare che sviluppando in modo scciale lo spirito
agonistico delHuomo ne ritempra le
energie fisiche e morali; ha la sua
origine nella seconda metà del secolo
scorso e porta in se una netta impronta di ispiraàone protestante: sta
a dimostrarlo il fatto che lo sport
è sorto nei paesi anglosassoni (e la
terminclogia sportiva ne denunzia
l’origine americana e soprattutto inglese) e fuori dei paesi anglosassoni il
primo sviluppo si ebbe in altri paesi
di mentalità protestante (Germania
e Svezia) e solo più tardi lo sport
giunse nei paesi latini ( Francia e
Italia), ma anche qui per ispirazione
soprattutto inglese: la passione del
calcio a Torino fu portata dal commerciante Edoardo Bosdo di ritorno
da un lungo soggiorno in Inghilterra,
la prima squadra campione d’Italia fu
il « Genoa Cricket and Athletic Club »
che aveva la sua sede nel consolato
inglese ed a cui per vari anni non
furono ammessi giocatori italiani, e
la squadra campione di oggi, 1’« Internazionale » di Milano, denunzia nel
suo nome stesso l’origine solo parzialmente italiana del sodalizio.
// vero problema
d! fondo
Di fronte alla concezione ascetica
seguita da una parte della cristianità
per cui il corpo umano, sede del peccato, deve essere tenuto a freno ed
umiliato perchè lo spirito possa affermarsi, la concezione protestante,
basandosi sulla proclamazione paolinica ohe il corpo è il tempio delio
spirito, rendeva naturale la cura attenta del fisico umano: il quale anch’esso deve dimostrare che l’uomo si
sente figlio di Dio. La concezione protestante che esalta la personalità
umana affermando la diretta responsabilità dell’individuo di fronte a
Dio, rendeva naturale la ricerca di
quanto aiuta questa personalità ad
affermarsi in un fraterno e cavalle
resco agonismo che, nel più assoluto
rispetto della altrui personalità, mette in evidenza la prestanza fisica e
l’abilità atletica. Questo principio fondamentale è che la personalità dell’individuo debba rimanere integra:
nessuno deve essere sacrificato, e
nella collaborazione di tutti, Teventuale vittoria, rimane la vittoria di
tutti.
Naturalmente questi concetti di
ispirazione tipicamente protestante
ncn sono totalmente scomparsi nello
sport di oggi ed in certi campi, come
in quello atletico, lo sport rimane ancora « sport » e oioè « passatempo
ricreativo ohe ha per scopo l’atletica
anche a carattere agonistico » ; ma
sempre di più una concezione pagana
viene a sostituire, in molti campi,
l’ideale originario dello sport.
* * *
Oggi in vari campi non è più la ricerca del benessere, dello svago che
conta : in molti casi al « diporto » è
stato sostituito il « mestiere » e, naturalmente, chi fa un mestiere cerca
di sfruttare al massimo, economicamente pariando, la propria abilità. E
poiché il mestiere deve rendere e rendere il più possibile, vale anche per
la nuova concezione dello sport il
principio pagano che domina troppo
spesso il commercio : il fine giustifica i mezzi. E poiché il fine è la ricerca del massimo utile, tutti i mezzi
sono buoni, la personaiità viene deformata con pressioni psicologiche ed
anche con cure mediche : che importa
se anche la morte -di certi atleti in
gara è staita attribuita ad abuso del
« doping »? Purché lo scopo prefisso
sia raggiunto, il come conta meno!
Per questo il problema dello sport
trascende oggi l’interesse degli sportivi; una volta ancora dobbiamo prendere atto di una concezione pagana
della vita che tenta di distruggere
una forza positiva inserita nella nostra società da ima educazione protestante.
Non possiamo rimanere indifferenti, -anche se lo sport in sè ci interessa
poco, di fronte ad una concezione materialistica ed utilitaria della vita che
cerca di soppiantare, e, purtroppo, almeno in parte, vi è già riuscita, quella
concezione che, di chiara origine prc>
testante, rivendica la dignità individuale pur non dimenticando le esigenze fondamentali della vita sociale.
E se non possiamo lare altro, dobbiamo almeno cercare di vedere chiaramente U problema anche per potere
avere una chiara visione del mon-do
in cui viviamo. Alberto Ribet
TORRE PEUICE
Collegio valdese
L’inaugurazione deH’anno scolastico avrà luogo sabato 1® ottobre alle
ore 15, nella sala smodale della Casa
Valdese. Il pubblico è cordialmente
invitato. La prolusione sarà detta dal
prof. Augusto Armand-Hugon sul tema : « 6000 anni di storia del pane ».
Gli alunni sono invitati a trovarsi
nelle singole classi alle ore 14,30.
iiiiiiiiiiiimiiiiiimiiiiiiiiiiimiiiimii*
Scuoia Latina - Pomaretto
RISULTATI DEGLI SCRUTINI
E DEGLI ESAMI
Promossi dalla I alla II:
Barai Luciana, Bertalot Augusto, Coucourde Guido, Coucourde Mirella, Maurino
Mauro, Richard Renato, Rostan Giovanna.
Gattuso Liborio.
Promossi dalla il alla III:
Gilli Calvino, Coucourde Ariana, Marchetti Valdo, Peyrot Elsa.
Licenziati:
Ferrerò Enrica, Gattuso Salvatrice, Greco
Sivana, Meytre Silvano, Pascal Marilena,
Peyronel Marco, Piccoli Rosalba, Sanmartino Marina.
INAUGURAZIONE
ANNO SCOLASTICO
L’inaugurazione dell’anno scolastico avrà
luogo, a Dio piacendo, la domenica 2 ottobre alle ore 14,30.
La Direzione
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pìnerolo
n. 175, 8.7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Terre Pellice (To)
avvisi economici
CONIUGI SOLI, marito occupato oppure
pensionati pratici orto, giardino, darei 2
camere, stalla e campagna, cambio maiiutenzior-e giardino. Rivolgersi Claudiana Torre Pellice.
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terreno (cinque giornate); 3) In regione
Loetta, rustico, con boschi e prati. Rivolgersi Bellion, Viale Gilly 2 - Torre Pellice
(tei. 91682).
Improwisamente, quando il sorriso
e dolci paroline fiorivano sulla sua
bocca, il Signore richiamava a sè
Walter Rivoira
di mesi 10
Papà, mamma, fratellino, nonni e
zìi ringraziano co-mmossi tutte le
gentili persone, ohe presero parte ai
loro dolore, in particolare il pastore
Genre, la famiglia Piccato, i vicini di
casa, gli amici e quanti -con fiori e
scritti furono larghi di aiuto e di
conforto.
Bricherasio, 10 settembre 1966
Il 12 settembre è mancata improvvisamente all’affetto dei suoi cari
Vdldesina Bounous
in Lantelme
dì anni 63
La famiglia, fiduciosa nelle promesse divine, ringrazia quanti le sono
stati vioind nella prova. Un ringraziamento particolare al dott. Bertolino,
ai vicini di casa, ai reparti Tempera e
Collaudo della R.I.V. ed ai partigiani.
« Il dono di Dio è la vita eterna
in Cristo Gesù nostro Signore ».
(Romani 6: 23)
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