1
Anno 121 - n. 46
29 novembre 1985
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
Punti
di vista
I titoli dei giornali sono a tutta pagina (« Fine della seconda
guerra fredda », « Da oggi la
guerra fa meno paura », « Un’era
nuova: ora si intendono ») e
danno un messaggio rassicurante dell’esito dell’incontro ginevrino tra Reagan e Gorbaciov.
L’entusiasmo dei commenti è
certamente giustificato se confrontato colle aspettative precer
denti all’incontro. Sono state fatte alcune aifermazioni importanti; dopo 40 anni di armamento
nucleare si riconosce che una
guerra non può essere vinta e
perciò non dovrà mai essere iniziata, sulle armi spaziali si riprenderà il negoziato, si ridurrà
del 50% l’arsenale nucleare e si
discuterà quello delle forze alleate (problema degU euromissili),
si ricercheranno mezzi di verifica
reciproci per l’effettivo disarmo,
verrà distrutto l’intero stock di
armi chimiche posseduto dalle
due potenze, vi sarà l’impegno a
far proseguire i negoziati di
Vienna per la riduzione dell’armamento tradizionale e di Stoccolma sulla -sicurezza e cooperazione in Europa. Inoltre riprenderà il dialogo e la cooperazione commerciale, culturale e
sportiva tra i due paesi e si sono progettate visite nei rispettivi
paesi dei due leaders. Bisognerà
comunque attendere parecchi
mesi per vedere se queste dichiarazioni incoraggianti saranno seguite dai fatti. Come potrebbe
essere altrimenti quando si tratta di Un incontro di due potenze divise su tutto e che hanno
un sol punto in comune: la vocazione ad esercitare una egemonìa imperiale sul resto dell’umanità? Egemonia imperiale che
non si realizzerà più sul numero
dei missili instaUati, ma diversamente, attraverso i paesi terzi
che diventeranno sempre più oggetto di prove di forza.
Perciò è preoccupante che nelle dichiarazioni di Reagan e Gorhaciov non si dica nulla su come risolvere problemi quali quelli dell’Afghanistan, della Cambogia, dell’Etiopia, dell’Angela, del
Nicaragua, dell’Africa del Sud,
del Medioriente, -e che il problema dei diritti umani non esca
dal quadro di « considerare i
casi umanitari in imo spirito di
collaborazione ».
Per l’88% del mondo che non
era rappresentato a Ginevra e
che vuole la pace, l’incontro ha
rappresentato un indubbio passo
in avanti. Non si può ancora
parlare di pace, ma almeno si
può parlare di « non guerra » ed
è già qualcosa.
In un clima di non guerra sarà più facfie per coloro che vogliono costruire la pace, cioè
nuovi rapporti tra gli uomini,
agire nei rispettivi paesi perché
il disarmo diventi effettivo. Infatti non si sconfiggono da un
giorno all’altro gli interessi economici che stanno dietro alle
armi. Per le forze della pace si
aprirà uno spazio maggiore, ma
sapranno coglierlo? Paradossalmente è più facile mobilitare le
coscienze contro un iiericolo di
guerra immediato che si vede,
che mobilitare per la pace, per
un nuovo rapporto tra gli uomini. Ma questo sarà possibile se
anche noi credenti saremo «facitori di pace ».
Giorgio Gardiol
Sulla frontiera di una nuova società, né la paura né il coraggio disperato
bensì la fede che confida nell’aiuto deH’Eterno e si pone in posizione di ubbidienza
CI,
”..Autti i figlioli d’Israele mormorarono contro Mosè e contro Aronne, e tutta la raunanza disse loro: «Fossimo pur morti
nel paese d’Egitto! o fossimo pur morti in questo deserto! E perché ci mena l’Eterno in quel paese ove cadremo per la spada? ». (...)
E Giosuè e Caleb parlarono così : « Il paese che^ abbiamo attraversato per esplorarlo, è un paese buono, buonissimo. Se l’Eterno
ci è favorevole, c’introdurrà in quel paese, e ce lo darà: è un paese
dove scorre il latte e il miele... »” (Numeri 14: 2 ss.).
Più ohe una cosa ragionata è
forse una sensazione che molti
di noi hanno di essere giunti ad
una frontiera, intendendo questa,
però, non come luogo privilegiato
sul quale condurre una battaglia
d’avanguardia per la testimonianza alTEvangelo, ma la frontiera come luogo, linea che delimita e separa due realtà diverse.
Dietro, alle spalle, sta il deserto
con i suoi momenti di sofferenza
e di peccato, d’incredulità e di
grazia; davanti le ricche pianure
di Eshcol, i grassi pascoli dèlie
cime dei monti, le sorgenti, i ruscelli, i campi da coltivare, le viti, ma anche le città-stato fortificate, i figli di Anak e i loro idoli,
e la religione cananea, sintesi^ seducente ed armoniosa tra l’uomo e la natura. Qui dunque la
scelta tra l’entrare e il rimanere
esclusi; la frontiera, insomma.
come passaggio.
Tra l’Assemblea di Vico Equense e quella di Palermo si è verificato un fatto dhe, pur avendo
visto come protagoniste solo due
delle chiese qui presenti, tuttavia coinvolgeva e coinvolge tutto
l’evangelismo italiano. Alludo alla firma dell’Intesa tra lo Stato
italiano e le chiese rappresentate dalla Tavola Valdese. In quell’occasione, nel sermone pronunciato davanti alle autorità dello
Stato, fu letto il testo di Deuteronomio 8; 2 ss. ohe inizia: « Ricordati di tutto il cammino fatto
in questi 40 anni... ». Allusione
evidente a quei circa 40 anni durante i quali si era svolta l’estenuante battaglia per dare attuazione alTarticolo 8 della Costituzione italiana. Ma v’era certamente nell’animo di chi viveva
tale avvenimento la consapevo
lezza che non si trattava solo di
quei 40 anni durante i quali le
nostre intelligenze migliori avevano lavorato con pazienza e speranza. Dietro c’erano secoli di
storia e sofferenze, c’erano i vari
Bonello, Campagna, Pagliarino
che, come qui a iPalermo, erano
saliti sul rogo... Esattamente come Israele non giungeva alla
frontiera della Terra Promessa
dopo « soli » 40 anni di deserto,
ma perché dietro c’era stato il
cammino di Abramo, la sua ubbidienza, e Isacco, Giacobbe, Giuseppe... Ma l’Intesa non era e
non è ancora la Terra Promessa:
è solo la frontiera sulla quale
stiamo, incerti se passarla e come passarla.
Due possibili
atteggiamenti
E’ indubbio che davanti a noi
si aprono oggi orizzonti nuovi,
spazi dai quali siamo sempre stati esclusi, porte che ci sono rimaste chiuse. Non si tratta solamente di occasioni di testimonianza
e di predicazione che abbiamo
sempre avute, purché avessimo
DA TORRE RELUCE A ROMA
Un treno di proteste
Per il momento il ministro dei
trasporti non taglierà i « rami
secchi » delle ferrovie piemontesi. Tra i nove tronconi da tagliare dal primo gennaio 1986 c’è anche la linea Torre Pellice-Pinerolo
(16,5 Km.) che accumula un deficit — dicono gli esperti delle
FF.SS. — di circa 5 miliardi l’anno per un servizio che interessa
più di mille viaggiatori al giorno.
Si risparmierebbe — ironizza il
locale giornale della Diocesi
« L’Eco del Chisone » (20 mila abbonati) — regalando una Ritmo
ad ogni viaggiatore. Ma non tutti
sono d’accordo a difendere gli
interessi della FIAT che, dalla
soppressione dei « rami secchi »,
trarrebbe indubbi vantag^ economici considerando gli ingenti
contributi regionali che vengono
versati alle aziende private per il
trasporto su gomma.
A rinviare la firma del decreto
di soppressione dei « rami secchi » hanno contribuito anche le
manifestazioni di protesta di questi giorni. Dalla Val Pellice è partita lunedì 18 una delegazione
(composta dai sindaci dei Comuni della Val Pellice, dagli esponenti del sindacato, dei pendolari, della Provincia di Torino insieme alla presidente Franca
Coisson della Comunità Montana) che a Roma, in assenza del
ministro Signorile, si è incontrata con il direttore del piano nazionale dei trasporti. All’incontro,
in cui è stato possibile da parte
della delegazione chiarire tutte le
ragioni per le quali è importante
mantenere e migliorare, in prospettiva, l’attuale tronco ferroviario Torre Pellice-^Pinerolo è
saltata fuori, per la prima volta,
l’idea di trasformare questo tratto ferroviario in « metrò leggero ». A questo dibattito ha partecipato anche il moderatore della
Tavola Valdese Giorgio Bouchard. «Mi ha colpito la serietà
e la determinazione della delegazione valligiana — ha detto telefonicamente alla nostra redazione Bouchard — che ha illustrato
molto chiaramente le proprie ragioni tese a mantenere la linea
ferroviaria di Torre Pellice. Tra
l’altro una sua soppressione danneggerebbe gravemente la possibilità di comunicazioni e di
contatti internazionali che la nostra chiesa intrattiene in quella
zona ».
Martedì 19 novembre la Val
Pellice (anche i negozi hanno abbassato le loro serrande) è scesa
in sciopero per protestare contro
la ventilata soppressione del treno. Da Torre Pellice più di settecento persone (presenti anche
due preti e due pastori) hanno
raggiunto, ovviamente in treno,
Torino. Il corteo dei manifestanti, dopo aver attraversato la centralissima Via Roma, si è fermato sotto il palazzo della Prefettura
e più tardi davanti a quello della
Regione.
Il Prefetto di Torino ha ricevuto una delegazione dei manifestanti assicurando loro il proprio
interessamento a tutta la questione. La stessa delegazione ha
bussato più tardi alla porta del
la giunta regionale piemontese.
Dopo im po’ d’anticamera, ha
fatto il suo ingresso davanti al
presidente Beltrami. Risultati
concreti? « Stiamo assistendo ad
una specie di ping-pong — ha
detto un membro della delegazione all’uscita dall’incontro con
la giunta regionale — tra Ministero e Regione, im gioco in cui i due
avversari sembrano non essersi
mai visti né conosciuti ». L’amarezza dèlia constatazione forse è
legata all’intervento dell’assessore all’urbanistica Maccari, socialista e pinerolese, il quale non
solo si è dichiarato contrario alla trasformazione dèi tratto Torre Pellice-Pinerolo in metropolitana leggera («una pura follia
solo il pensarlo ») ma si è rivelato uno strenuo difensore del trasporto su gomma. Ma l’ultimo intervento significativo in ordine di
tempo è quello dell’assessore regionale Cerutti che propone la
« regionalizzazione » dei « rami
secchi ».
Ecco il ragionamento: « Il deficit globale delle nostre lir ^e secondarie è di circa 44 milia di all’anno. Un servizio di pullman
sostitutivi ne costerebbe 6. Con
la differenza che lo Stato lisparmia (38 miliardi), si potrebbero
riammodernare le linee attualmente in deficit e rivitalizzare
così i "rami secchi” ».
Per il primo dicembre il ministro Signorile ha promesso che
darà una risposta.
Giuseppe Platone
(continua a pag. 9)
voglia, fantasia, capacità di coglierle. Penso invece al fatto di
fondo ohe aveva dato origine, a
suo tempo, al Consiglio Federale,
nato per regolare il rapporto con
lo Stato, primo embrione dal
quale si è poi sviluppata la Federazione di oggi. Il problema di
fondo è quèllo del rapporto fedepolitica, ma ripensato in termini
nuovi rispetto agli anni intorno
al ’68; è il discorso ecclesiologico, che ci costringe a ripensarci
in modo diverso; è la questione
dello Stato, che non è più quello
di Sceiba e della sua polizia.
Ed allora, per ritornare al nostro testo, ecco la questione:
come si sta nella Terra Promessa? Ci si ade^a, si assumono gli
stessi schemi mentali e culturali
e quindi anche religiosi delle popolazioni cananee? Se ne accettano gl’idoli?
Il nostro testo ci descrive due
atteggiamenti possibili: in primo
luogo la paura. Consapevoli della
propria debolezza, consapevoli
di non avere gli strumenti adeguati, un esercito addestrato, capi capaci di condurre la battaglia, si ha paura e ci si volge al
passato, desiderando di rientrare
in esso. Notate che nel testo non
si ricorda l’Egitto per le pignatte di carne, né il deserto corne
luogo d’incontro con Dio. L’Egitto è qui il luogo della morte, ma
della morte dello schiavo sotto il
potere dell'oppressore. Si ricorda
la situazione del debole schiacciato dal potere, della vittima innocente, il cui san^e grida vendetta al cielo e attira la maledizione sul capo dell’oppressore. Si
sogna il periodo della persecuzione come un tempo nel quale
era facile capire il gioco; si preferisce rimanere eretici, einarginati, schiacciati, perseguitati, calpestati, uccisi, ma puri ed innocenti. Oppure si preferisce la
morte nel deserto. La morte incontrata durante il cammino verso la libertà; il martirio che t’incontra nel momento esaltante in
cui tu realizzi il tuo ideale di libertà. Anche questa è una situazione chiara, nitida, senza ombre, fatta solo di coraggio, abnegazione, speranza, altruismo, non
inficiata da compromessi, ambiguità. Ma v’è un tempo per ogni
cosa. Sognare un passato difficile, certo, ma splendido e glorioso che non è più, è incomprensione del tempo presente e tentativo di sottrarsi alle proprie responsabilità nell’ora che si vive.
Un altro atteggiamento, ben diverso dalla paura, fatto anzi di
coraggio disperato e grandioso ci
è descritto alla fine del cap. 14.
In un moto di ripensamento il
popolo decide di partire alla conquista dèi paese, nonostante il
parere contrario di Mosè, e subisce una dura sconfìtta. Stranamente anche questo atteggiamento è qui condannato ed indicato
come peccato. Esso infatti non
deriva da un pentimento reale,
ma è il tentativo di costruirsi
un futuro per vroprio conto.
Luciano Deodato
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
29 novembre 1985
IL DIBATTITO SU FEDE E COMPORTAMENTO MANIFESTAZIONE A ROMA IL 21 DICEMBRE
Radicalismo e 8 per mille Natale contro
l’apartheid
Non siamo autorizzati a programmare la nostra infedeltà, dobbiamo
vivere nella tensione tra la nostra natura e la salvezza di Dio
Fra il radicalismo dogmatico
(«E’ per grazia che siete stati
salvati», Ef. 2: 8 e «Siate perfetti come è perfetto il Padre
vostro nei cieli », Mt, 5: 48), e
la realtà del nostro comportamento (« Il bene che io voglio
non lo fo », Rom. 7: 19) vi è indubbiamente una grande distanza.
Può questo dato influire sulle
nostre decisioni di ordine etico,
come quella che si dovrà prendere sull’« 8 per mille » e in che
senso?
Si tratta veramente di trovare
una linea di comportamento che
si situi al giusto mezzo, o spostata più o meno in imo dei due
sensi, fra questi due punti estremi?
Durante il dibattito sinodale,
pur breve e poco approfondito
su questo argomento, come su
altri, mi è parso che alcuni interventi tendessero alla ricerca di
una tale "via di mezzo”. Ma non
è una questione di dosaggi.
Certo non dobbiamo assumere
una posizione settaria, come giustamente ci fa osservare F.
Giampiccoli sul n. 36 del 20.9 in
un articolo che condivido (Fede
e comportamento; quale rappor
to?). La posizione settaria è quella che ha portato e porta certi
gruppi di credenti a ritenere di
essere riusciti a compiere la volontà di Dio, e questo porta con
sé, oltre al disprezzo per quelli
che non fanno parte del gruppo,
la presunzione di poter fare a
meno della grazia, di aver ’’meritato” almeno in parte la benevolenza del Signore. Dobbiamo
guardare con diffidenza anche le
teologie di alcuni gruppi evangelici, che insistono sulla ’’santificazione”: la porta è aperta verso
sbocchi di tipo settario.
Contro questa tentazione ci
difende la riflessione su due fatti innegabili. Il primo è la nostra natura di peccato (il nostro ’’uomo vecchio”, che non è
ancora morto, e tende a riprendere continuamente il sopravvento). Il secondo è il fatto che viviamo in un mondo che è tuttora
immerso nel peccato (e aspetta
la liberazione che noi siamo chiamati ad annunziargli). Questo
mondo è fatto di situazioni reali
(ima di queste è l’8 per mille)
che possono essere non facili da
capire nelle loro estreme implicazioni, e addirittura contraddittorie (tipico il caso del credente
che imbraccia il mitra per amore degli oppressi: la sua scelta
rischiosa può essere una scelta
di fede, attuata in preghiera, ma
comporta certo la violazione della legge di Dio). Come ci si può
mantenere puri? Questi fatti sono lì a ricordarci quello che siar
mo, e ci impediscono di insuperbirci (come la scheggia nella carne di II Cor. 12).
Ma questo non ci autorizza a
programmare la nostra infedeltà.
Salvati per grazia, dobbiamo vivere nella tensione fra la nostra
natura e questa salvezza, che è
anzitutto la nostra conversione,
il nostro cambiamento di mente.
« Il bene che voglio non lo fo »
(Rom. 7: 19). Paolo sa di non
compiere la volontà del Signore, ma vorrebbe compierla. Sa
che non può fare a meno della
grazia, ma non mette in programma rinfedeltà. E poi, che
significa « salvati per grazia »
se non in primo luogo « chiamati a vivere diversamente, secondo la volontà di Dio, e fortificati
dalla sua grazia per rispondere
(anche se in modo terribilmente
insufficiente) a questa chiamata »?
Marco-Tullio Fiorio
« Natale contro l’apartheid e
il razzismo, per un anno nuovo
dì pace»; con questo slogan il
Coordinamento nazionale per la
lotta contro l’apartheid lancia
una grande manifestazione contro il razzismo, cui prenderà
parte la leadership dell’African
National Congress (ANO, che
si terrà a Roma sabato 21 dicembre. Al crescente isolamento internazionale dell’oltranzismo razzista del governo di Pretoria è corrisposto, in Sud Africa, un aggravarsi dello stato di
assedio ed è stato vietato ai
giornalisti televisivi di testimoniare la brutalità della repressione poliziesca. I ripetuti atti
di guerra contro l’Angola, il Mozambico rendono sempre più
grave la minaccia contro la pace in tutta la regione dell’Africa Australe.
C’è una sola via — afferma un
recente comunicato del Coordinamento anti-apartheid — per
smantellare il sistema criminoso di Pretoria; « il rilascio di
Nelson Mandela e di tutti i prigionieri politici, la fine dello
stato d’emergenza, un negoziato che comprenda tutte le parti
a cominciare dall’A.N.C. per costruire un Sud Africa libero,
In vista di nuovi orizzonti
{segue da pag. 1)
Fede e ubbidienza
Accanto a questi due atteggiamenti, fatti sostanzialmente di
paura ed incredulità, il testo descrive un altro atteggiamento,
quello di Giosuè e Caleb. Essi
rappresentano l’atteggiamento
della fede che confida nell’aiuto
deH’Eterno e non nella forza delle armi, che si pone in posizione
di ubbidienza e non lascia spazio
alla paura. E’ l’atteggiamento che
ci è stato descritto da Jacques
Maury, quando ci parlava degli
Ugonotti, di quegli uomini e quelle donne che sapevano affrontare
l’esilio, il carcere, la galera e talora anche il patibolo non in nome di un’ideologia o di una cultura, ma di una fede. Essi ritenevano più importante della morte non rinunciare alla scoperta
di un riferimento tra la propria
vita e il Signore. La Terra Promessa che ti sta davanti non è il
luogo in cui tu mostri la tua forza, le tue capacità o peggio ancora, la tua astuzia, ma è il luogo
nuovo in cui tu sei chiamato a
vivere la tua vocazione. Qui è la
sfida, che non si gioca sólo sulle
parole, ma sui fatti. Come stare
in questo paese, come vivere nella Terra Promessa?
Da varie parti ci viene manifestato un reale interesse ed una
sincera simpatia verso il nostro
evangelismo. Per tutta una serie
di dati culturali, storici, sociologici, religiosi nel corso della nostra vicenda avremmo saputo
elaborare una cultura del conflitto capace, però, di mantenere
aperto il dialogo. In questo consisterebbe un apporto originale
ed importante per la società occidentale in momenti come questi in cui emergono le contraddizioni e i limiti delle democrazie.
Secondo alcuni la singolare storia delle nostre chiese ci avrebbe fatto acquisire quegli elementi di tolleranza e di dialogo così
essenziali da scoprire o riscoprire in un’epoca come l’attuale, caratterizzata da una violenza che
attraversa la vita associata nei
suoi vari aspetti ed ai suoi vari livelli. Non so se in questa analisi
ci sia lecito riconoscerci pienamente, essendo lo spirito di tol
leranza nato nella cerchia degli
antitrinitari del 1500.
Ma noi non siamo chiamati a
dare un apporto al mantenimento della società cananea, con i
suoi riti, la sua cultura, i suoi
sacrifici, la sua filosofia del mondo e della natura, i suoi idoli
antropomorfici. Non siamo chiamati a trasfondere il sangue fresco di tribù temprate dalla vita
del deserto nel vecchio organismo delle popolazioni cananee,
perché queste possano continuare a sopravvivere, perpetuando
la propria religione.
Nella Terra Promessa diventa
tua la causa dell'orfano, della vedova, dello straniero, perché
quella è la causa che Dio ha assunta come sua. Dio, abbiamo riletto in Dt. 10, « non ha riguardi
personali e non accetta presenti,
fa giustizia all’orfano e alla vedova, ama lo straniero e gli dà
pane e vestito ». Per dirla con
una formula, come una pista da
seguire e un punto nodale da porre al centro della nostra riflessione, la Terra Promessa non ci
sta davanti perché noi aggiungiamo i nostri nuovi riti a quelli
WILLIAM H. BEATTIE
LES VAUDOIS
OU LES VALLÉES PROTESTANTES
DU PIÉMONT ET DU DAUPHINÉ
Un classico sulle Valli Valdesi nel « reportage » di un
viaggiatore inglese del primo ottocento, illustrato da 70
splendide incisioni di W.H. Bartlett e di W. Brockedon.
Un libro prestigioso con un’elegante custodia,
pp. 216 H- 70 illustrazioni a piena pagina Lire 100.000
□ Fino al 10 Dicembre 1985 prezzo speciale di
lancio L. 80.000
□ Offerta speciale valida fino al 10.12.1985 - E. De Amicis.
Alle Porte d’Italia, W. Beattie, Les Vaudois ou les
Vallées protestantes du Piémont et du Dauphiné,
prezzo L. 160.000, anziché L. 200.000.
Le offerte sono valide solo se prenotate direttamente a:
MEYNIER Editore - Corso Sommeiller 21 - 10128 Torino
c.c.p. 25774-100
già esistenti, praticati dai Cananei, ma perché lì si vivano dei
rapporti di giustizia basati sulla
scelta fatta da Dio.
La sfida
La sfida, proprio da quanto
emerge dalle discussioni in questi giorni, è chiara a noi tutti:
sarà accolta e capita nella misura in cui in questi tre anni che
abbiamo di fronte sapremo ripensare lo Statuto, vivremo il
servizio migranti, ci impegneremo per la pace e la giustizia...
Non pensiamo di poter delegare
tutto questo al nuovo Consiglio
eletto, a queste sorelle e a questi fratelli sulle cui spalle abbiamo messo un grosso carico di
responsabilità. Perché non ha
senso che Giosuè o Mosè entrino da soli nella Terra Promessa;
questi, anzi, torneranno insieme
con gli altri a vagare ancora per
40 anni nel deserto, fino al giorno in cui tutti, dico tutti, entreranno nella Terra Promessa. Ma
in questi tre anni, proprio dal
modo in cui ripenseremo alle nostre cose — dallo Statuto al nostro rapporto con lo Stato, dal
modo in cui stare in questa democrazia al tipo di dialogo che
imposteremo, dalla riflessione
ecclesiologica che faremo alle
scelte che assumeremo in ordine
alla giustizia e alla pace — si vedrà se siamo tornati in Egitto, se
siamo morti nel deserto, se siamo andati avanti, come all’arrembaggio, alla conquista di nostri spazi, o se, invece, siamo disposti a camminare col nostro
Dio.
Luciano Deudato
Scempio ambientale
PAiOMBARO — Ile dicembre alle ore
19,30 presso II Centro popolare di cultura, Sala S. Rocco, pubblico dibattito sul tema: « Rapporto fede-natura:
quale responsabilità dei cristiani nei
confronti dello scempio ambientale? ».
Oratori don Mario Persoglio. past. Enos
Mannelli, presidente dr. Darlo Febbo,
Lega Ambiente ARCI.
unito e democratico ». Il fronte
anti-apartheid cresce, anche a livello internazionale, ogni giorno di più ma parallelamente si
infittiscono le azioni di dura
repressione della minoranza
bianca nei confronti della maggioranza nera. Se ogni abitante del Sud Africa avesse oggi
diritto di voto l’impalcatura dell’apartheid crollerebbe al suolo :
« Il suffragio universale — ha
detto il capo del governo di Pretoria — rappresenterebbe un
suicidio per i bianchi ». Siamo
praticamente alla vigilia di una
guerra civile che non si vede
corne si potrà evitare data la
ostinazione del governo di Pretoria nel reprimere e deportare
le masse di neri.
Sul ruolo che l’Europa ha in
tutta la questione sudafricana
merita particolare attenzione
una ’scheda’ redatta dal pastore battista Guarna che analizza
la situazione e ricorda quali siano, in concreto, le azioni che la
CEE dovrebbe intraprendere per
dare un contributo fattivo allo
smantellamento del sistema dell’apartheid. Nella stessa scheda
(che si può facilmente richiedere alla PCEI, Via Firenze 38,
00184 Roma) compaiono, in una
lista destinata ancora ad allungarsi, i nomi delle chiese, delle
associazioni e dei singoli che
aderiscono al Coordinamento di
lotta organizzatore della prossima manifestazione nazionale di
Roma fissata per il 21 dicembre.
Infine tra il materiale che abbiamo sotto gli occhi, segnaliamo, sulle pagine di Gioventù
Evangelica nn. 94/95 reditoriale
di Aldo Comba : « Sud Africa :
un conflitto che ci riguarda »,
una riflessione sul documento
’Kairos’ firmato da un centinaio di teologi sudafricani in
cui si esaminano tre posizioni :
l’obbedienza al potere, il tentativo di volere restare neutrali e
la lotta per la liberazione degli
oppressi. Sempre su G.E, compare, a firma Marco Davite, un
documentatissimo studio (« Lo
scandalo dell’apartheid») di rara chiarezza; la radiografia che
Davite fa del crimine istituzionalizzato di Pretoria mette in
luce le connivenze dell’Occidente con il regime di Botha. L’Italia è al nono posto tra i Paesi
finanziatori di Pretoria e l’Istituto Bancario San Paolo di Torino con lo lOR fanno la parte
del leone.
L’apartheid vive grazie all’appoggio indiretto di molti governi occidentali a cui brillano gli
occhi davanti all’oro, ai diamanti, al platino, al manganese, al
cromo e al vanadio di questa
lontana colonia boera. Senza
questo puntello economico il governo di Pretoria sarebbe crollato da tempo. Ora è difficile
immaginare che crolli senza un
grande spargimento di sangue.
G. P.
Protestantesimo
in TV
LUNEDI’ 2 DICEMBRE
Rai 2 - ore 22.30
Il contenitore presenterà
per « il punto » una intervista con Rita Bartoli Costa.
Seguiranno notizie dal mondo evangelico italiano ed internazionale, un filmato sulla comunità di Altamura, per
lo spazio « uno -i- uno » Franca Long e Paolo Ricca risponderanno alle lettere dei telespettatori.
Concluderà la trasmissione
« il riflettore » sulla cultura.
3
29 novembre 1985
fede e cultura 3
IN MARGINE ALLE COMMEMORAZIONI
Revoca e resistenza
Oltre alle manifestazioni svoltesi a Losanna e a Parigi ricordate su questo giornale, vorrei
menzionarne due che hanno interessato più da vicino i Valdesi:
1) a Lourmarin (Provenza) ebbe luogo, il 29 giugno scorso, la
sesta « Journée d'Etudes Vaudoises et Historiques du Luberon », dove — tra l’altro — i
Proff. Gabriel Audisio e Philippe
Joutard dell’Università di Aix-enProvence hanno presentato due
relazioni molto significative, il
primo sulla situazione politicoreligiosa in Francia nel 1685 al
momento della Revoca, il secondo sulla « resistenza » quotidiana di fronte alla stessa. Mentre
Audisio ha fatto un largo giro
tl’orizzonte, includendo anche
l'alta Val Chisone che in quei
tempi faceva parte del reame di
Luigi XIV, Joutard con ammirevole « esprit de finesse » ci ha
parlato della resistenza passiva
nelle Cevenne precedente di un
buon quindicennio la famosa
guerra dei Camisards (1702-1705).
Non sono mancati accenni a
quel che succedeva negli stessi
anni al di qua dello spartiacque
alpino, dove i Valdesi, fin dalla
guerra di Costa della 'Trinità nel
1560-1561, erano stati costretti a
passare dalla resistenza passiva
a quella attiva, non senza con
trasti e traumi tra « falchi » e
« colombe »!
2) a Dieulefit e a Po'ét-Laval
(Drôme), in occasione delle annuali « Journées du Musée du
Protestantisme Dauphinois » delril-12 agosto scorso, si è avuta
una duplice manifestazione.
Il sottoscritto, parlando delle
conseguenze della Revoca sui
Valdesi piemontesi, ha cercato
di mettere in evidenza come, già
anteriormente alTEditto di Fontainebleau del 17 ottobre 1685, la
restaurazione cattolica imperante allora in Francia avesse sortito i suoi nefasti effetti anche al
di qua delle Alpi con la progressiva totale ricattolicizzazione dell’alta Val Chisone, compiutasi il
7 maggio (cioè più di cinque mesi prima della Revoca) con una
sentenza del «Consiglio del Re »
ohe proibiva il culto riformato e
ordinava la distruzione di tutti i
templi in vai Pragelato (cfr. Bona
Pazé Beda e Piercarlo Pazé, Riforma e Cattolicesimo in Val
Pragelato, 1555 -1685, Pinerolo
1975, p. 290-291).
Paul Viallaneix, direttore di
«Réforme» di Parigi, ha rmreso
im tema a lui caro, cioè lo spirito intimamente « repubblicano » della Riforma francese: ripercorrendo le varie tappe attraverso le quali il grande storico
(«justicier») Michelet scopre
Campi i
Agape
« stato e Società » è il tema
del campo invernale che avrà
luogo ad Agape dal 36 dicembre
al 1” gennaio.
Il campo si articolerà in quattro momenti: 1) la nascita degli stati moderni; le diverse opzioni culturali che hanno concorso alla loro formazione, le
principali dottrine dello stato;
2) lo sviluppo dello stato italiano dagli inizi del secolo ad oggi; 3) come le varie componenti
della società civile si rapportano
allo stato; 4) quali possibili rapporti tra chiesa e stato in una
ottica democratica e pluralista.
Sono previsti interventi, tra gli
altri, di Giuseppe Coturri, del
centro studi per la riforma dello stato, del PCI; di Francesco
E’ uscito il Calendario:
Novità in Libreria
Valli Nostre 1986
con 13 vedute a colori — versetti biblici e didascalie in 5
lingue — indirizzi delle Chiese Evangeliche membri della Federazione e anche delle Chiese di lingua italiana all’estero
nonché indirizzi dei Pastori emeriti.
Prezzo Lire 4.800.
E’ in libreria la novità Claudiana:
ALFREDO BERLENDIS
La gioia sessuale;
frutto proibito?
La risposta della BibWa, delle chiese e della società
pp. 300, Lire 12.500 (« P.C.M. n. 50 »)
Una riflessione meditata ed un contributo alla discussione sulle sfide che la società moderna pone all’etica sessuale
cristiana. Un libro che « mantiene ciò che promette ». Cosa
dice la Bibbia del sesso e del piacere sessuale? La Bibbia
espone un « trattato di etica sessuale » o si limita a fornire
orientamenti generali?
l’origine e la vocazione del protestantesimo dèi 'SUO paese, l’oratore ha sottolineato come l’autore àeWHistoire de France^ au
XVIP siècle vide nel primo Sinodo 1559 della Chiesa Riformata
« l’atto di nascita della democrazia religiosa », la carta di fondazione della « repubblica riformata »: « Che cosa vedo io nel secolo XVI? » insisteva lo storico del
popolo. « Vedo ohe solo il protestantesimo ci dà la Repubblica.
Dico che ci dà la Repubblica,
l’idea e la cosa e il vocabolo »
(cfr. Paul Viallaneix, Michelet, le
justicier, in « Réforme », n® speciale del 23/3/’85, p. 108).
Questo numero di « Réforme »,
intitolato L’Edit de Nantes est
révoqué, si raccomanda da sé
per i suoi ben 29 contributi dovuti in gran parte a docenti universitari (tra cui Baubérot, Bolle, Chaunu, Garrisson, Joutard,
Labrousse, Le Roy Ladurie, Robert, lo stesso Viallaneix, ecc.), e
che spaziano su tutta la tematica
relativa alla Revoca: prospettive,
miserie, il Rifugio, la leggenda, il
presente. Tra le cose più interessanti cito le messe a punto di
Janine Garrisson sull’Editto di
Nantes, « sbilenco e imperfetto »;
di Pierre Goubert, Pierre Chaunu e Daniel Robert su Luigi XIV,
che ha fatto il « malheur » della
Francia e il « bonheur » dell’Eu
ropa; di Emmanuel Le Roy Ladurie con un suo parallelo suggestivo tra la Revoca del 1685 e
la « Glorious Revolution » del
1688; e di tanti altri sull’intolleranza, la persecuzione e peggio
le famigerate « dragonnades »,
per finire con notizie sul « Refuge » in Svizzera, Germania e Danimarca.
Per finire, ricordo che anche la
rivista L’Histoire di Parigi ha
dedicato un numero (il 77 del
mese di aprile 1985) alla Revoca
delH’E'ditto di Nantes, con artico
li di Janine Garrisson [Le coup
de grâce), Philippe Joutard {La
résistance protestante), Michelle
Magdeleine {Les huguenots sur
le chemin de l'exil) e Pierre Assouline {Les guerres de religion
et la France d’aujourd'hui): vrova ohe i mass media, a tutti i livelli, non hanno mancato di mettere in luce i nefasti e i fasti
di una vicenda che, a dirla col
Viallaneix, è paragonabile per la
sua « gravità » solo alla presa
della Bastiglia del 1789.
Giovanni Gönnet
AGAPE E ECUMENE
UN FATTO STORICO ESAURITO?
Ugonotti e valdesi
Ciafaloni, Franco Giampiccoli e
Mario Miegge.
Secondo l’abitudine di Agape,
le quote sono differenziate a seconda del reddito dei partecipanti.
Per informazioni rivolgersi ad
Agape Centro Ecumenico, 10060
Frali, tei. 011/841514.
Ecumene
Dal 26 dicembre ’85 al 2 gennaio ’86 avrà luogo ad Ecumene il consueto campo invernale.
Lo studio di quest’anno riguarderà i nuovi aspetti della questione
meridionale oggi.
Il rimborso spese sarà di L.
100.000. Per ogni informazione
rivolgersi a Ornella Sbaffi - Via
Firenze 38 - 00184 Roma - Tel.
06/4743695.
Dobbiamo considerare esaurito il grande fatto storico della
revoca dell’Editto di Nantes?
L’interrogativo lo pone, in uno
studio ancora inedito, lo storico
svizzero Michel Grand] ean, a
proposito dei « galériens protestants » e dei perseguitati a
motivo della revoca.
Già prima la guerra all’eretico, la deportazione, il rogo, avevano riempito di tragedie il '500 e
il ’600. Fatto saliente la « notte
di San Bartolomeo» (1572), dal
mondo civile severamente condannata, e che il papa Gregorio
XIII volle eternare in una celebre medaglia, nella quale da una
parte si vede un angelo che con
una mano brandisce la spada
sterminatrice di eretici e con
l’altra la croce. L’angelo rappresenta la Chiesa; nel verso è raffigurato il papa stesso (la descrizione in Napoléon Roussel,
« Les papes peints par eux mêmes »).
Nelle Valli Valdesi, ancor prima della scellerata revoca, come
ci ricorda lo storico Arturo Pascal, i valdesi erano perseguitati e cacciati (B.S.S.V. n. 68 1937), e la revoca « non era giunta né inaspettata né improvvisa...; in varie contrade della
Francia zelo intensificato e provocatorio di predicatori e di missionari cattolici, esosi rigori di
magistrati c largo impiego di
dragoni avevano anche troppo
chiaramente fatto intendere quali fossero le recondite intenzioni
del crudele monarca (Luigi
XIV), al quale la facilità o la re
missione, con cui i protestanti
di alcune provincie si erano piegati al solo avvicinarsi delle
truppe sanguinarie, dava fondata speranza che con l’uso della
violenza o con la minaccia della
morte si sarebbero presto ridotti all’obbedienza tutti gli ostinati ». Tali avvisaglie si ebbero
nelle Valli Valdesi, ma anche in
Val Pragelato, in Val Dora Riparia, in Val Varaita e nel Saluzzese.
Da due a trecentomila protestanti sfuggendo ai massacri riuscirono a lasciare la Francia, ed
avvenne la grande disseminazione per molte regioni d’Europa
ed oltre Oceano.
Particolarmente in Svizzera e
ben più numerosi in Germania
affluirono gli ugonotti e si
trovarono insieme a valdesi,
a Friedrichsdorf e a Hombourg;
ugonotti del Delfinato o della
Linguadoca, i Denis, Fabre, Privat o del Pragelato, i Bonin, Brunet, Pastre, accolti fraternamente.
Regnava Federico II « gamba
d'argento ». Una interessante
storia del Descamps, autore di
« Un village français en Allemagne » descrive Friedrichsdorf
quale uno dei principali centri
di smistamento di rifugiati ugonotti e valdesi che poi vanno a
fondare altri villaggi e comunità. Notevole quella di Dornholzhausen ove affluirono ugonotti e
valdesi, pastore Jean Borei. La
disseminazione viene descritta
da E. Couthaud, anche verso
l’Olanda, che spalancava le porte e invitava i perseguitati protestanti offrendo possibilità artigianali e produttive.
Gli effetti
della Revoca
L’infuriare della tempesta fa
fiorire un popolo in altre terre,
dove apporterà le risorse della
genialità protestante. Il bilancio
della revoca, doloroso sotto
molti aspetti, risulta ricco di insp>erati aspetti positivi. La Francia perdeva il fior fiore della sua
gente, tecnici, intellettuali, uomini d’arme, d’arte, di scienza,
le Valli Valdesi braccia abituate
al lavoro; ma Dio guida il suo
popolo e gli ugonotti vanno ad
arricchire la Prussia con oltre
1.500 rifugiati (fra essi alcuni
valdesi dapprima stabilitisi a
Stendal); nella regione di HessenKassel, nel villaggio di Hof
geismer, si stabiliscono 150 vaidesi col pastore David Clement;
a Mariendorf e Schönenberg altri. Nell’Hessen-Darmstadt un
primo nucleo di 300 famiglie col
pastore Panon. prima a Mörfelden. poi a Walldorf; a Rohrbach
25 famiglie, fra cui i Bonin e il
nastore Jacob Montoux: ma
l’elenco sarebbe lungo, dalU terre di rifugio nello Hessen-Hombourg, a Ysenbourg - Wachtersbach, nel Württemberg (con 14
colonie in maggioranza di esuli
valdesi) che dal 1688 fondano
M^ntoule, Gros Villars, Petit
Villars, Palmbach (la Balme), Pinache. Serres, ecc. Come ha ben
osservato Jean Anderfuhren in
un articolo di La Vie Protestante
(n. 37 del 18 ott. u.s.) « la revoca
ha screditato la Chiesa romana
anche riguardo ai cattolici francesi. Una delle radici del sempre
attivo anticlericalismo francese
risale alla revoca. Quando Voltaire e gli enciclopedisti invitano a ’’schiacciare l’infame” essi
ad altro non pensano se non alToscurantismo e al giogo oppressivo della Chiesa romana
quando essa giunge a rinnegare
l’Evangelo ».
E conclude con un episodio:
« Assistendo ài supplizio di un
nrotestante, nel momento in cui
il boia stava per impiccarlo,
avendo egli partecipato ad un
culto, in una ’’assemblea del
deserto”, il prete Filippo Aiguisier si sentì dire dal martire
’’voi morirete nella nostra religione”. Due anni dopo TAiguisier si presentò a Berna per essere ricevuto nella chiesa riformata. Ben tosto egli fu chiamato a dirigere il Collegio evangelico di Vevey, carica che tenne fino alla morte ». Nessun orgoglio, certo. Nella nostra debolezza, quali che siano gli atteggiamenti del mondo, come ci
ricorda J. Calvin, non lasciamo
mai di testimoniare e predicare
l’Evangelo di Gesù Cristo.
Domenico Abate
4
4 vita delle chiese
29 novembre 1985
ASSEMBLEA DEL PRIMO CIRCUITO
Problema di giovani
o di comunità?
UNIONI FEMMINILI
Incontro creativo
e formativo
La «questione giovanile» è da
anni ai primi posti nella discussione delle nostre comunità; l’assemblea del primo Circuito ba
tentato venerdì 15 u.s. a San Giovanni di portare il suo contributo di ricerca.
Dopo la meditazione di apertura con la quale il pastore Platone ha posto l'accento su alcuni
effetti concreti della giustificazione per fede, F. Taglierò ha presentato un’articolata relazione
sul problema.
Il quadro emergente (giovani
impegnati nei settori tradizionali dei gruppi giovanili e FGEI,
giovani presenti in vari settori
della vita della chiesa, in primis
come monitori nell’istruzione religiosa) lascia intrawedere una
situazione che in realtà non è
poi così diversa per i giovani dai
meno giovani.
La presenza nella vita delle
chiese è scarsa a tutti i livelli
generazionali e senza dubbio il
ruolo delle famiglie si rivela essenziale.
I gruppi chiusi, talvolta limitati dall’anno di nascita, talaltra
da interessi o progetti sono cosa
comune a tutti; il far incontrare
queste persone in un momento
unificante che potrebbe (dovrebbe) essere il culto è uno degli
obiettivi.
Tornando ai giovani è stata
giudicata positivamente l’esperienza delle giornate a tema, in
maggio, a Bobbio Pellice e ciò
si inserisce nella linea di chi vede
più facile im impegno circoscritto ad un episodio senza una continuità, problematica da richiedere, specialmente ai giovani.
Come coinvolgere però chi sta
al di fuori della vita delle chiese,
senza alcun riferimento ad essa?
Su questa domanda non si è avuta una risposta anche perché questa in pratica è la domanda di
fondo. Nuove attività di tipo ricreativo nella speranza che...?
Oppure riforma dell’istruzione
religiosa in modo da coinvolgere
di più dei giovani oggi distratti
da mille altre sollecitazioni? Oppure ancora riforma del culto
nei modi e nella collocazione
temporale in modo da renderlo
più "appetibile”?
Questi alcuni degli interrogativi emersi sui quali le comunità
faranno bene a riflettere.
Per intanto l’assemblea del Circuito, che nell’occasione ha registrato una significativamente numerosa presenza, si è riconvocata per domenica 26 gennaio ’86
a Torre Pellice per discutere sul
tema diaconia.
Pier Valdo Rostan
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Domenica U.P.L.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Durante il culto di domenica
scorsa che, in occasione della
Giornata dell’U.P.L. è stato presieduto dal predicatore locale
Dino Gardiol, sono stati insediati
i tre nuovi Anziani eletti dall’Assemblea di Chiesa: Enrico Fratini, Ferdinando Girardon e Silvio
Tourn. La Corale ha dato il suo
contributo con il canto di un inno di circostanza.
Chiediamo ancora al Signore di
benedire questi fratelli nel loro
nuovo ministero.
• La Società di Cucito « Le
Printemps » organizza per sabato 7 dicembre alle ore 15, nella
Sala Albarin, un Mìni-Bazar natalizio con esposizione-vendita di
caratteristici oggetti idonei a regali per le prossime feste.
Visto l’esito positivo degli
scorsi anni, siamo certi che
questo Bazar, preparato con non
poca fatica ed impegno dalle sorelle del « Cucito », troverà anche quest’anno il consenso di
numerosi visitatori.
• L’Assemblea di Chiesa, riunita sabato sera nella Sala Albarin, ha affrontato e discusso
il problema giovanile prendendo
anche in considerazione quanto
è emerso dall’Assemblea del Circuito.
Ha inoltre espresso il suo consenso a quanto si sta facendo in
valle perché non venga soppressa la linea ferroviaria PineroloTorre Pellice ed ha dato incarico
all’anziano Fratini dì collaborare con i comitati preposti a tal
fine.
Data l’ora tarda è stata rinviata alla prossima Assemblea
reiezione della Commissione di
Esame sull’operato del Concistoro per l’anno ecclesiastico
in corso.
Studio biblico ;
BOBBIO PELLICE — Il grup
po di studio biblico che si ritrova quindicinalmente ha deciso
quest’anno di affrontare il tema
della sessualità nella Bibbia e
nella storia cristiana.
• Le attività hanno ripreso
pienamente il loro ritmo di lavoro. Ricordiamo le scadenze
delle prossime riunioni quartierali: Martedì 3/12 Rocia
d’Giors; Mercoledì 4/12 Perla;
Martedì 10/12 Podio; Mercoledì
11 12 Centro.
• La nostra comunità è stata
recentemente colpita da due
lutti; ci hanno lasciati il fratello
Paolo Ponte! (Podio) e la sorella Giovanna Michelin (Casa Miramonti). Ai familiari vada la
nostra simpatia cristiana.
• Domenica 10 novembre nel
corso del culto è stato somministrato il battesimo a Paolo Bertramino, ai genitori giungano i
nostri auguri e la nostra fraternità.
Assemblee
MASSELLO — Domenica 1“
dicembre vi sarà l’Assemblea di
Chiesa, alle ore 10,30.
TORRE PELLICE — Domenica 8 dicembre si terrà l’Assemblea di chiesa alle ore 10, con
alTordine del giorno il preventivo di spesa 1986.
• Sono decedute Maddalena
Davìt in Acaccia e Giovanna Malan. La comunità esprime la sua
solidarietà cristiana alle famiglie colpite dal lutto.
Immagini di Venezia
ANGROGNA — Sabato 30 alle
20.30 nella Sala Unionista proiezione, aperta a tutti, delle "filmine” sul recente viaggio a Venezia. Alle 19 i partecipanti si
incontrano per un’agape.
• Domenica 1° dicembre l’Unione Femminile si incontra al Presbiterio alle 14.30.
• Dopo il ciclo di riunioni sul
tema dell’Ospedale Valdese inizia quello sui « viaggi di Paolo »:
prossimi incontri: al Baussan il
2 dicembre e ai Jourdan il 3.
Tristezza e gioia
PERRERO-MANIGLIA — La
sorella Margherita Gelato ci ha
lasciato all’età di 94 anni; la comunità esprime la sua solidarietà ai parenti nel lutto.
POMARETTO — Sabato 9
novembre è stato benedetto il
matrimonio di Portigliatti Vittoria di Coazze e Aiazza Giuseppe di Torino. Agli sposi che
hanno voluto essere uniti nella
nostra chiesa di Pomaretto gli
auguri della comunità tutta.
• Giacomo Corsani è venuto
ad aumentare il numero dei
membri della nostra comunità.
Al neonato dunque gli auguri di
benvenuto e auguri anche ai genitori Paolo e Lucia Dainese.
Nuovi anziani
VILLAR PELLICE — Ringraziamo vivamente il sig. Umberto
Rovara (San Giovanni) per il
messaggio rivoltoci domenica 24
u.SL nel corso del culto ch’egli
ha presieduto in occasione della
giornata del predicatore locale.
• L’ultima Assemblea di Chiesa ha riconfermato quali membri del Concistoro i fratelli: Catalin Gianni (Centro-Sabbione),
Garnier Enrico ( Indiritto-Serre), Davit Roberto e Vigne Roberto (Piantà). A loro l’augurio
di un proficuo lavoro nello svolgimento del servizio a cui il Signore li ha chiamati in seno alla Chiesa.
• Giovedì 21 corr. s’è svolto
il funerale del fratello Giovanni
Baridon di anni 84, ospite da diversi mesi della casa Miramonti.
Ai familiari rinnoviamo la fraterna solidarietà di tutta la chiesa nella speranza della risurrezione alla vita eterna in Gesù
Cristo.
PINEROLO — Durante il culto
del 6 ottobre è stato presentato
Christian Alvino ed è stato battezzato Davide Ghigo. Sui due
piccoli e sui loro genitori è stata implorata la benedizione del
Signore alla quale aggiungiamo
gli auguri della comunità.
• Un’imponente folla di parenti ed amici si è stretta a
Laura e Dario in occasione del
funerale della loro mamma Delfina Gay ved. Cardon. Giungano
ancora a loro ed ai loro familiari le nostre condoglianze.
• Nell’ultima assemblea dì
chiesa, in sostituzione di Marcella Gay chiamata ad altro incarico e di Pier Enrico Jahier
sono stati eletti anziani Elsa
Rostan e Nora Boccassini ed è
stata rieletta per un secondo
quinquennio Regina Montaldo;
controrelatori sono state nominate Myriam Garro, Silvia Rostagno e Giorgina Azzario. Chiediamo al Signore di assistere
tutte queste sorelle nel loro lavoro al servizio della comunità.
• Un vivo ringraziamento al
pastore Mirella Abate Leibbrand
ed al predicatore locale Umberto Revara che hanno presieduto
i culti del 27.10 e del 3.11 u.s.
• A causa di mancanza di
spazio siamo costretti a rinviare al prossimo numero la pubblicazione di alcune cronache.
La rubrica « calendario » è pubblicata a pag. 11.
Gli incontri fra il Comitato Nazionale FFEVM e le unioni locali
costituiscono uno degli aspetti
più interessanti dell’attività della Federazione stessa. Per evidenti motivi organizzativi non è
possibile che il comitato incontri
tutte le singole unioni e neppure
che tutte le iscritte si ritrovino
in un solo incontro nazionale. La
dimensione del distretto è quella
apparsa più idonea, almeno per
quanto riguarda le Valli dove le
distanze sono molto più ridotte
che altrove.
'L’incontro di domenica 27 ottobre non ha potuto avere il numero di partecipanti sperato a
causa di una serie di concomitanze.
Nello stesso pomeriggio e nella stessa sede (Tempio di Pinerolo) era in programma un incontro di concistori a livello distrettuale e a Prarostino si svolgeva la tradizionale festa del raccolto. Numerose persone si sono
così trovate a dover scegliere un
incontro o l’altro.
Tuttavia c’è stato, domenica,
un utile momento di raccordo
seppure indiretto con le sorelle
di ogni parte d'Italia, dato che
il comitato stesso o alcuni suoi
membri avevano in precedenza
avuto contatti con gruppi di buona parte della Penisola.
La formula prescelta non è
sempre stata la stessa: nella vasta diaspora del sud è stato infatti tentato un approccio più
capillare, i cui positivi risultati
sono stati esposti nella riunione.
A questo proposito è stato suggerito che le diverse unioni delle
Valli prendano contatti diretti
con i gruppi del sud. All’inizio
essi non potranno che essere epistolari, ma sfruttando anche l'occasione fornita dal congresso
previsto a Torre Pellice alla fine
di maggio ’86, si spera che possano divenire più concreti, permettendo così uno scambio fra esperienze diverse, sicuramente utile
a tutte.
E’ stata sottolineata l’importanza della circolare come mezzo d’informazione e di collegamento. Essa è alTaltezza del suo
compito nel fornire notizie e nel
divulgare iniziative senza essere
un duplicato di altri organi. In
questo senso non si è ritenuto
opportuno che nella circolare
siano inseriti studi biblici, ma
nel contempo è stata sottolineata l’importanza dello studio biblico come argomento centrale
dell’attività delle unioni. Esse
non sono semplici momenti di ritrovo, ma occasioni formative in
vista della testimonianza all’esterno e dell’evangelizzazione.
Il riflettere sugli elementi fondamentali della fede, il trovare
spunti da utilizzare nella vita di
ogni giorno sono i momenti essenziali dell’attività. E si è raccomandato che i frutti positivi
che ogni unione può raggiungere
in questo campo siano messi a
disposizione delle altre unioni e
di altre comunità attraverso uno
scambio di materiali e di persone. Né questo scambio deve limi
tarsi alle unioni femminili; ciascuna di esse può svolgere un
ruolo traente nella propria comunità in tutte le attività (si è
parlato in proposito di uno sforzo per migliorare l’innologia e il
canto).
E im positivo esempio in questo senso è stato fornito a Pinerolo proprio in occasione della
visita del comitato nazionale che
ha coinvolto tutta la comunità
con il culto della domenica mattina che è stato interamente preparato e condotto da sorelle:
dalla predicazione alla lettura biblica, dal servizio di Santa Cena
alla raccolta delle offerte e all’accompagnamento del canto con
organo. Vera Long
NOVIT A’
Sliierf\levnùnj
Wilhelm BEATTIE
Les Vaudois ou les
vallées protestantes
du Piémont et du
Dauphiné
pp. 216 -f 70 incisioni a piena
pagina. L. 100.000
□
Edmondo DE AMICIS
Aile porte d’Italia
pp. 419 con 172 illustrazioni.
L. 100.000
□
Luciano TAMBURINI
L’eco negata.
Torino controcanto
pp. 160. L. 20.000
(Pamphlet su una città
invisibile o invivibile?)
□
G.I.P.R.I.
Armes Nucléaires
et Droit International
pp. 189. L. 30.000
(Atti del Colloquio di Ginevra,
a cura dell’Istituto
Internazionale di Ricerche
per la Pace)
Albert Meynier Editore
Corso Sommeiller, 21
10128 TORINO
Articoli da regalo
Elia Bruno
PORCELLANE - CRISTALLERIE
SOUVENIR - CASALINGHI
LISTE NOZZE
Augura Buon Natale e Felice Anno Nuovo
VIA REPUBBLICA, 4 - TORRE PELLICE • TEL. (0121 ) 91642
5
w
29 novembre 1985
vita delle chiese 5
LA PREOCCUPANTE SITUAZIONE DELLE FINANZE DELLA CHIESA QUESTIONI DI METODO SULL’8 PER MILLE
Il tallone d'Achille
La situazione -finanziaria della
nostra chiesa è preoccupante. Lo
rilevano le ultime circolari della
Tavola, che illustrano la situa-_
zione e esortano le chiese locali
a mobilitarsi per il raggiungimento degli obiettivi di contribuzione e, ove possibile, per il
loro superamento. Perché sia
garantita la massima informazione delle chiese in proposito,
e ognuno si senta direttamente
coinvolto, pubblichiamo quanto
il Moderatore ha scritto alle
chiese a questo riguardo negli
ultimi due mesi. Nell’ultima lettera-circolare (novembre) si legge:
« La nostra situazione finanziaria si va facendo alquanto pelicolosa, se si pensa di chiudej'e il bilancio in pareggio. Una
lorbice inquietante si va aprendo, che deve essere chiusa ad
ogni costo: forse il preventivo
approvato l’anno scorso era
troppo ottimista, forse le nostre
chiese avranno bisogno di un
po’ di tempo per riassorbire gli
effetti deH'inflazione galoppante
degli anni scorsi; ci pare che
con uno sforzo vigoroso la situazione possa essere raddrizzata.
Le feste natalizie, con la loro
consueta atmosfera di generosità (e qualche volta di prodigalità) possono essere una occasione preziosa per compiere questo
sforzo. Pensiamo in particolare
al « fondo emeritazione » che
sarebbe più giusto chiamare
l’occasione della riconoscenza:
per questo scopo, ad esempio, le
unioni femminili si sono talvolta impegnate in modo esemplare, ma vai la pena di pensare
anche a doni straordinari, lasciti, bazar: insomma tutte quelle iniziative che la nostra immaginazione, per fortuna assai creativa, può escogitare. Ma pensiamo anche alla necessità, indicata dal Sinodo, di superare gli
impegni comunicati a suo tempo dalle chiese. Come buoni
atleti, le nostre chiese amano
iniziare la loro marcia con passo misurato, per scaldare bene
i muscoli e permettere aM'organismo di raggiungere gradualmente la « forma » ottimale senza inutili stress. Ma al momento
della volata finale, è giusto mobilitare tutte le energie, per tagliare in tempo il traguardo.
La Tavola non dubita che questo risultato verrà raggiunto,
solo si domanda quanto tempo,
quanta fatica e quante lacrime
saranno necessarie per questo:
molto dipenderà dalla nostra capacità di mobilitazione, dal nostro tempismo e anche dalla nostra fede ».
Non sono diversi, peraltro, i
ioni che il Moderatore ha usato
già nella circolare di ottobre:
« Il tallone d’Achille della nostra chiesa sono indubbiamente le finanze della Tavola: non
che la Tavola non riceva delle
offerte. Anzi, per la verità essa
ne riceve molte, sia in forma di
doni, sia sotto la veste di lasciti,
di impegni. Ma l’enorme maggioranza di questi doni sono condizionati: per una casa di riposo, per un centro di cultura, per
questo, per quest’altro. Certo,
noi « camminiamo per fede e
non per visione », ma quando
facciamo un’offerta, vogliamo
vedere un risultato tangibile:
una pietra, un bambino, una persona anziana, un malato.
E la predicazione delTEvangelo?
E la cura d'anime?
Ci debbono pensare i pastori
per forza autogena, o dobbiamo
dar loro un trattamento dignitoso, con la stessa naturalezza
con cui paghiamo il biglietto del
tram (anc& se sarebbe più nobile dar quel denaro ai lebbrosi), rabbonamento alla televisio
ne (anche .«e i movimenti di liberazione sono più importanti di
« quelli della notte ») e talvolta
perfino il biglietto del cinema,
le sigarette e il giornale?
La Tavola deve organizzare
degli uffici attrezzati e moderni
per trattare con lo stato, col fisco, coi vigili del fuoco, per gestire una dignitosa politica ecumenica, sostenere il movimento
per la pace, inviare obiettori di
coscienza nei nostri istituti, ecc.
Pensate che lo si possa fare la
sera dopo cena? No, ci vogliono funzionari esperti e qualificati, che dedichino a questo lavoro
il meglio della loro vita.
Alcuni dicono che la Tavola
spreca e sbaglia. Una punizione
esemplare per queste persone
sarebbe una nomina nella commissione d’esame: potrebbero
così dedicare le loro ferie (il lavoro dura un po’ più di un mese) a esaminare tutti i conti,
tutti i verbali, tutte le lettere,
farsi un’opinione e poi confrontarla in un libero e pubblico dibattito sinodale. Il risultato sarebbe sicuramente interessante.
e utile per tutti, a cominciare
dalla Tavola.
Intanto la situazione finanziaria si va facendo molto inquietante. La Tavola raccomanda
dunque vivamente questo problema all’attenzione di tutti i
concistori, consigli di chiesa, e
dei singoli fratelli.
E’ in preparazione, su richiesta sinodale, un’apposita documentazione che permetterà alle
chiese di esaminare la questione
finanziaria nel suo complesso,
in vista di una soluzione positiva che non dubitiamo sia alla
portata delle nostre forze, così
come essa è sicuramente all’altezza della nostra fede ».
Senza informazione
non si può discutere
ART. 29/SI/85
« Il Sinodo, informato della situazione finanziaria dell'anno in corso,
e in particolare dell’impegno delle
chiese inferiore al preventivo approvato l'anno scorso, invita le
chiese a rivedere i 'loro impegni,
come segno di solidarietà frater
I TEMI DELL’ASSEMBLEA DELL’VIII CIRCUITO
Felónica e i giovani
La cura pastorale della chiesa di Felonica Po, l’attività giovanile, l’aggiornamento dei predicatori locali sono stati i principali argomenti affrontati dall’assemblea deirVIII Circuito
nella sua riunione autunnale,
che ha avuto luogo il 27 ottobre
a Parma. E’ stato inoltre eletto
il nuovo sovrintendente, nella
persona di Paolo Sbaffi, pastore
metodista di Bologna.
Quanto a Felonica Po, che per
ora rimane affidata alle cure del
Circuito, ma dalla primavera all’autunno 1986 potrà avvalersi
dell’opera del pastore vicario
Èva Heck, proveniente dalla
Germania, il fatto nuovo è la
annunciata collaborazione, per
ciò che riguarda il catechismo,
del pastore Carmine Bianchi,
della chiesa battista di Ferrara.
Tale collaborazione, proposta
dallo stesso Bianchi e accettata
volentieri dal Circuito, potrebbe
anzi preludere — questo almeno l’auspicio dell’assemblea -—
a un’ancor più intensa collaborazione tra le chiese di Felonica
Po e di Ferrara.
L’assemblea ha anche accolto
con favore la decisione della
FGEI Emilia-Romagna di proseguire gli incontri mensili per
i catecumeni di Bologna, Modena e Parma (aperti naturalmente a quanti altri giovani delle
chiese del Circuito volessero intervenire). Questi incontri, come lo scorso anno, si terranno
ogni terzo week-end del mese:
a Bologna durante i mesi invernali, e a Mezzano Inferiore (PR)
dalla primavera in poi. Il rapporto fra fede e etica è il tema
prescelto per quest’anno. In altre parole; è possibile uno stile
di vita che caratterizzi i credenti in Cristo?
Infine, l’assemblea ha deciso
di organizzare almeno una giornata di studio e di aggiornamento per i predicatori locali.
P. F.
Come è noto, nel corso di
questo anno le chiese valdesi e
metodiste sono invitate a discutere importanti aspetti dei rapporti con lo stato (defiscalizzazione, IRPEF, ecc.) e a far conoscere alla Tavola il loro parere. Mi sembra che 11 modo
con cui questa discussione avverrà sia della massima importanza. Il Sinodo ha chiesto alla
Tavola di inviare alle chiese
una documentazione che dovrebbe arrivare a giorni e su
tale base è pensabile che nelle
varie chiese si organizzino innanzi tutto incontri utili ad avere una informazione esatta e
non pregiudizialmente influenzata dalle posizioni personali e
legittime di ciascuno. E’ bene
ripetere che allo stato attuale la
disinformazione e la incompleta
o cattiva informazione sono, sull’argomento. assai diffuse anche
fra i fratelli che freauentano regolarmente le attività.
Sono perciò rimasto piuttosto perplesso nel leggere (La
Luce, 25.10.’85) che nel corso
deH’assemblea del XIII Circuito, svoltasi a Portici ai primi
di ottobre, sul punto dei rapporti con lo stato sia stato presentato, come relazione introduttiva, il punto di vista non
del Sinodo, bensì del relatore.
Si apprende infatti dall’articolo
(non firmato) che «il metodista Luciano Cirica ha sostenuto
come ormai l’interlocutore (delle nostre chiese) non sia più il
vecchio stato liberale ma una
Repubblica realmente pluralista con la quale è possibile e
utile che le chiese stringano
rapporti ». Sulla base di questo
giudizio il relatore avrebbe fatto discendere un giudizio favorevole « alla legge che prevede
il trasferimento alle chiese dello 0.8% del gettito IRPEF, con
la sola precisazione che valdesi
e metodisti dovrebbero limitarsi ad usare tali somme per opere sociali e non per il mantenimento delle strutture ecclesiastiche ».
Ora qui si vede, prima di tutto, che anche articoli di questo
genere possono contribuire alla
informazione distorta. Infatti
non esiste attualmente nessuna
legge che preveda il trasferimento alle chiese dello 0,8% del
gettito IRPEF. Esiste soltanto
il nuovo concordato con le sue
varie clausole finanziarie che
prevedono importanti innovazioni per la Chiesa cattolica, a partire dal 1990, fra le quali l’utilizzo di una quota dello 0,8%
IRPEF.
E’ vero che in seguito all’approvazione (contrastata) di tali
disposizioni, il governo è stato
invitato ad estendere anche ad
altre chiese quanto previsto per
la Chiesa cattolica. Ma non esiste ancora alcun atto in tal senso ed è chiaro che solo sulla
base degli orientamenti espressi dalle nostre chiese il Sinodo
potrà indicare le materie o i
contenuti di una eventuale nuova nostra intesa con lo stato,
oppure considerare negativamente tale possibilità.
In secondo luogo penso che
sicuramente le chiese del XIII
circuito saranno state rappresentate in Sinodo e che i loro
deputati siano in grado di riferirne le decisioni. Allora francamente impostare la discussione nell’assemblea di circuito nel
modo che appare dall’articolo
citato mi pare in contrasto con
quelle decisioni. E la conseguenza qual è? L’articolo prosegue
affermando che l’assemblea si
è trovata nella sua maggioranza concorde con l’impostazione
data da Cirica, ma nota che ’in
numerosi interventi è emersa
una scarsa informazione sull’argomento, per cui è stato deciso di organizzare un convegno
di circuito su questo tema nella prossima primavera’.
Domanda a Cirica e agli organizzatori dell’assemblea ; ma
allora non ere meglio prima informare bene, poi riflettere e
discutere in vari momenti e
ambiti della vita delle chiese e
infine arrivare, per la primavera, ad una decisione consapevole? Diversamente c’è il rischio
che a decidere siano solo quelli
’che sanno’ e che vogliono decidere in un modo (o nell’altro)
e che dopo si facciano dei convegni o delle consultazioni per
convincere gli altri della giustezza di una decisione già presa. Purtroppo questo modo di
governare è assolutamente diffuso nel nostro paese, nei partiti, nel sindacato; personalmente vorrei contribuire a che non
si diffonda anche nelle nostre
chiese e nelle nostre assemblee.
Marco Rostan
CORRISPONDENZE
Predicazione su pace e disarmo
ROMA — Per iniziativa del
concistoro della chiesa di piazza Cavour, ed in relazione a
quanto avviene già in molte
chiese degli Stati Uniti e di altri paesi, domenica 10 novembre è stata dedicata al problema del disarmo e della pace.
Il culto è stato condotto dal
gruppo EGEI con la partecipazione di Franco Dupré, da anni
militante della Associazione
Scienziati per il Disarmo. Il culto ha avuto vari momenti di
partecipazione collettiva. Significativa è stata la scelta del testo Isaia 40: 27-31: «I giovani
si affaticano e si stancano, i
giovani scelti vacillano e cadono, ma quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, s’alzano a volo come aquile ».
La scelta di impegnarsi come
cristiani per la pace e il disarmo non è priva di frustrazioni
e sconfitte, tali che a volte ci
fanno dubitare della sua validi
tà e giustezza. Eppure incoraggiamenti arrivano, potremmo
dire, da due lati: da un lato, la
Parola di Dio ci annunzia che
chi spera nel Signore non si affatica e acquista nuove forze ;
dall’altro apprendiamo che scienziati di spicco e di potere lasciano i loro posti, uno dopo l’altro, rifiutandosi di continuare
a prestare la loro opera per fini distruttivi.
La preghiera di confessione
dei peccati pronunciata ad alta
voce in forma antifonale ha forse
stupito qualcuno, ma è risultata particolarmente significativa.
Oppressione e sfida
COSENZA — Presso l’Hôtel
Imperiale, organizzato dal PCI,
si è tenuto il 4 novembre un dibattito pubblico su: «Dopo la
morte del poeta Moloise in Sud
Africa: oppressione politica e
sfida religiosa ». All’incontro
hanno preso parte circa 60 persone, di Cosenza e Dipignano,
che hanno ascoltato con interesse gli interventi di Massimo
Micucci, della segreteria esteri
della direzione nazionale del
PCI, e del Moderatore Giorgio
Bouchard.
Confessione di fede
MILANO — Domenica 27 ottobre, giornata della Riforma, è
stata occasione dì festa per la
chiesa valdese: sette fratelli
hanno fatto la loro confessione
di fede durante il culto, venendo
così a condividere pienamente
la responsabilità comunitaria e
di testimonianza. Essi sono: Mario Baldo, Aldo Bonetti, Alessandro Fabbri, Romano Madera, Michel Ogba, Roberto Paolino,
Gioachino Pistone. Di essi uno
proviene da famiglia evangeli
ca, uno dalla Chiesa Copta dell’Eritrea, gli altri da varie esperienze religiose o non religiose,
di origine cattolica, passati attraverso fasi di rifiuto e di ricerca.
Da alcuni anni c’è un lento ma
continuo passaggio di persone
anche ai culti; parecchi lascieino il loro indirizzo per mantenere rapporti con la nostra chiesa;
non pochi chiedono di approfondire con sistematicità il messaggio biblico, e per questi organizziamo dei cicli di incontri che
per alcuni conducono a confessione di fede e assunzione di responsabilità con la comunità.
Nuovi indirizzi
Fast. Gianna Sciclone, Via G. Spataro
33, 66054 VASTO, Tel. 0873/721468;
Fast. Vincenzo Sclclone, Via Ciccarone 51, 66054 VASTO, Tel. 0873/
55373.
6
6 prospettive bìbliche
29 novembre 1985
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
E colpa sua...!
Donne nella Bibbia - 6
Eccoci alla prima scenata domestica: « E’ colpa sua...! ». Adamo (v. 12) accusa la dorma (e
al tempo stesso accusa Dio,
che gliel'ha messa accanto); la donna (v. 13) accusa il serpente (e al
tempo stesso accusa Dio, che ha
fatto il serpente e l'ha fatto cosi abile, cfr. V. 1).
Notate come in modo indiretto,
ma netto, ciascuno indica Dio come
il primo colpevole. E Adamo, che
pure è stato fedele a sua moglie, si
rivolta contro di lei, quando vede
quali conseguenze ha la sua disubbidienza.
Rifiuto
deile responsabilità
Questo rifiuto delle responsabilità, a catena, è... comico, e istruttivo.
Credo che troviamo qui una caratteristica costante del comportamento umano. « Commettere una colpa
non è tanto grave quanto rifiutare
di assumerne le responsabilità ».
Vuol dire indicare un altro o un’altra come la causa di ciò che è successo. Per rifiutare la propria responsabilità, ciascuno indica qualcun altro. L’uomo è irresponsabile
ancor più che peccatore. Il capro
espiatorio (o meglio, la donna-espiatoria e il serpente-espiatorio), caro
a René Girard \ è nato quel giorno;
e il processo che egli denuncia pare, qui, legato alla colpa « originale ».
E’ chiaro che se l’accusa « Non
sono io, è lui/lei » lacera la coppia,
inversamente il fatto di assumere
le proprie responsabilità e di saper
confessare all’altro la propria colpevolezza, rimette la coppia sulla
strada del « diventare un’unica storia ».
Travaglio
Il seguito è però ciò che più importa ai fini del nostro studio: quello che a torto (salvo che per il serpente) viene chiamato il castigo di
Dio. Semplicemente, Dio trae le conseguenze dell’esilio di tutti fuori dall’Eden, non senza che preliminarmente una promessa (insieme alle
difficoltà) sia fatta alla donna (v. 15):
« La sua progenie schiaccerà il capo
al serpente », non senza però che
quest’ultimo infligga qualche ferita
alla donna. La seduzione iniziale si
è trasformata in un’ostilità selvaggia. E’ indubbiamente uno dei più
bei gridi di speranza che troviamo
nell’Antico Testamento. Questa ostilità avrà fine, con la morte del serpente, con la fine di colui che precipiterà dal cielo come una folgore.
La storia proseguirà fino al suo
termine. La « caduta » non l’interrompe, né la causa; ma l’accompagnerà, la renderà tragica con l’ostilità perpetua con il serpente, il quale avendo promesso all’uomo di impadronirsi della vita, si torcerà d’ora in poi nella polvere della morte.
Un motivo che si ritrova nel caduceo' di origine mesopotamica: il
serpente, segno di vita, segno di
morte.
Continua la lettura che A. Maillot fa del testo cruciale di Genesi 3,
che, lo ricordiamo poco, è molto isolato nell’Antico come nel Nuovo Testamento, a differenza del posto che ha poi assunto nella teologia cristiana. Abbiamo visto che la « caduta », o meglio 1’« esilio », non ha cambiato la « natura » umana, ma le condizioni nelle quali la vita umana ora si
svolge, e i comportamenti della persona umana, della coppia umana. Vi
è ormai nella coppia una « zona d’ombra », di mistero, d’incomunicabilità; l’unità che in Gen. 1 era data e in Gen. 2 era da costruire, è ormai
un fine al quale si tende, ina mài •— ora — pienamente e definitivamente
raggiunto. I cherubini vegliano alla porta dell’Eden.
a cura di GINO CONTE
Si verifica comunque una netta
differenziazione di compiti, se pure
con un denominatore che resta comune: l’uomo e la donna incontreranno l’ostilità nella loro stessa vocazione. Il loro regno sul creato sussiste, ma non è più un regno sereno e pacifico, è diventato un regno
di confronto e di scontro.
La donna continuerà a partorire,
a generare immagini di Dio, ma lo
farà nell’ostilità. La tradizione si è
precipitata sulla nozione dei « dolori del parto », dimenticando stoltamente che non è affatto vietato di
attenuarli, almeno; ma soprattutto
dimenticando che si tratta anche di
educarlo, il figlio. I Proverbi ci mostreranno quali difficoltà incontrano
i padri con i loro figli. In ogni modo, d’ora in poi la donna sarà « in
travaglio »: e non solo in occasione
delle nascite!
Desiderio,
senso di mancanza
E’ pure evidente che qui (e soltanto qui), con l’esilio fuori dall’Eden, comincia alTinterno della
coppia una certa « gerarchizzazione », prima del tutto assente (v. 16).
Con il V. 16 si pongono tre problemi:
a) che cosa sono questi desideri
(questa avidità, dice la TOB, Traduction Qecuménique de la Bible)
che spingeranno la donna verso il
marito?
b) di che genere è il dominio (altro vocabolo regale) che l’uomo esercita sulla donna?
c) i due punti precedenti a) e b)
sono sempre ’validi’, anche oggi?
A questi tre interrogativi credo
che si deve dare una risposta preliminare: « Il Signore, in questo modo, vuole conservare un minimo di
unità della coppia ». Ed è già una
risposta a c), indicando che là dove
c’è veramente l’amore, a) e b) sono
superflui o garantiti e sunerati! Se
il nostro matrimonio va bene, non
abbiamo da preoccuparci del v. 16.
a) Letteralmente: « il tuo piacere (il tuo desiderio, la tua nostalgia(?)...) (andranno) verso il tuo uomo ». Non si tratta soltanto del desiderio sessuale, e nemmeno, forse,
di questo in primo luogo. Si tratta
piuttosto di un sentimento di debolezza, di « incompiutezza ». Ci vedrei, insomma, l’eco (dopo la caduta) della reazione di Dio in 2: 18:
« Non è bene che la donna sia sola »
= « senza marito, sarai in uno stato di mancanza ». E ciascuno (o ciascuna) includerà in questa « mancanza » quel che vorrà.
b) Dio prevede i conflitti, le scenate in famiglia, o meglio prolunga
quella alla quale ha appena assistito.
Allora, per evitare che si prolunghino all’infinito, pone un punto di riferimento che sia autorevole. Ma il
libro dei Proverbi mostra con chiarezza che la famosa « autorità-di-riferimento » qualche volta fa meglio
a rifugiarsi in soffitta, se essa (lui)
non ha, appunto, l’autorità di far
tacere la sposa attaccabrighe (Prov.
19; 13 etc.). E’ indiscutibile, comunque, che un’autorità è qui data all’uomo, un’autorità per un momento di crisi; ma se una coppia trova
un modo diverso per salvare un’unità minacciata, ricorra a quello. Troviamo, forse, un avvertimento di
questo genere; « Se un’altra volta
incontri un serpente che ti propone
un frutto, parlane prima con tuo marito ».
c) Credo di avervi già risposto:
a) e b) non sono dei paracarri per
una coppia in crisi.
Infine, la coppia non è maledetta. Lo sono soltanto il serpente e il
suolo (l’adamah!). Minori i problemi, per ciò che riguarda Adamo (anche se ne abbiamo appena parlato).
L’ambiente, che nell’Eden era stato
fatto per lui, fuori daH’Eden diventa
contro di lui, nemico: gli lesinerà lo
spazio vitale, come lui, Adamo, ha
voluto prendere il posto di Dio. Di
fronte a questo ambiente (lo spazio)
ostile, Adamo dovrà mettersi al lavoro. Ancora re, ma un re che per
vivere dovrà combattere coloro che
dovevano aiutarlo a vivere. Finché
la polvere ritorni alla polvere!
Donna-serpente
Sarebbe un peccato fermarci qui.
Prima ancora di essere esiliato con
la sua donna, infatti, Adamo le darà un nome, che essa si affretterà a
verificare (4: 1-2). Come, quando era
alla ricerca di una compagna, sulla
terra, aveva personalizzato, individualizzato tutti gli animali dando
loro un nome, così ora Adamo chiama sua moglie Èva.
Il nostro testo, gentilissimo (ed è
lui ad avere ragione), dà questa etimologia: « la Vivente »; ed è giusto.
Èva è effettivamente alTorigine di
ogni vita umana. Èva assicura la
continuità della storia umana.
Soltanto, il testo dimentica (volutamente) di dirci che Èva significa
anche « ciò che si dispone in tondo,
ciò che si allaccia... il serpente » (anche se non è il termine usuale). I
rabbini, che un po' misogini lo erano, non hanno mancato di ricordare questa etimologia ironica. Nietzsche, che era misogino, non ha mancato neanche lui di farlo. Ed a me,
che cosa non mi si rimprovererà,
per non averlo dimenticato?!
{continua) Alphonse Maillot
' René Girard è un letterato francese,
che si è interessato al cristianesimo, alla
teologia attraverso lo studio dei miti tragici e dei riti sacrificali. Il Maillot si
riferisce qui, in particolare, alla sua opera Le houc émissaire (Il capro espiatorio), Paris, 1982; in seguito sul «Bulletin du Centre Protestant d’Etudes » di
Ginevra (6/1983) è comparso un suo saggio su Job et le houc émissaire (cfr.
«Protestantesimo» 2/1984, p. 94 ss.).
2 II caduceo, l’insegna con il serpente
(ce n’è qualche reminiscenza, ovviamente
del tutto « ebraicizzata », neH’episodio
del serpente di rame. Numeri 21), non a
caso è oggi il simbolo farmaceutico corrente.
LA BIBBIA NEI PAESI DELL’EST
La parola di Dio vivente
« Entraide Protestante »(nov.-dic.) fornisce una serie di notizie sulla diffusione
della Bibbia nei paesi socialisti, avvalendosi della consulenza di Paul D. Furter,
della Alleanza biblica universale di Frankfurt.
Il Furter si è trovato spesso di fronte
all’interrogativo di cittadini impegnati nei
paesi socialisti, che, essendo anche credenti, si chiedono come vivere con la Bibbia nei loro paesi, dove le tirature della
Bibbia sono controllate dallo stato in funzione delle disponibilità delle tipografìe e
delle giacenze di carta. In parecchi paesi
si constata un crescente interesse per la
Bibbia come « strumento culturale ». In
Ungheria, ad esempio, la Bibbia viene studiata nei ginnasi; un rappresentante del
Ministero della cultura, in occasione della
pubblicazione di una edizione della Bibbia in tedesco corrente, ha elogiato
l’azione dei protestanti per il « pane quotidiano » offerto da essi ai concittadini,
credenti e non credenti, « per la vita spirituale » e per riscoprire la « ricca eredità
culturale » rappresentata dalla Bibbia.
In Albania, per il momento, non è possibile un lavoro di diffusione libera della
Bibbia; tuttavia la Chiesa Ortodossa ha
potuto importare, nel 1983, 60 tonnellate
di carta e materiale per la rilegatura dei
libri, diffondendo nelle Comunità ortodosse 60.000 esemplari della Bibbia, per la
prima volta dall’avvento del socialismo
al potere. In Ungheria una seconda libreria ha potuto essere aperta, dalla Società
biblica, a Debrecen (la prima si trova in
Budapest). La Società Biblica ungherese
inoltre esporta in Tanzania Bibbie in
swahili, come aiuto ai paesi del terzo
mondo. Nella Polonia a maggioranza cattolica la Libreria della Società Biblica è
frequentata da evangelici, ortodossi e cattolici; in un triennio sono stati esportati
un milione e mezzo di Bibbie ed Evangeli
in francese nell’Africa di area francofona.
Nella RDT non vi sono ostacoli alla diffusione. In Romania la diffusione è curata
soprattutto dalla Chiesa ortodossa, ma
anche da pastori evangelici, luterani, battisti e pentecostali. In Cecoslovacchia un
dipartimento per la diffusione della Bibbia,
ecumenico, ha intrapreso colloqui con il
Ministero della Cultura per poter aderire
alla Alleanza biblica universale. NeH’ÙRSS
diffondono la Bibbia gli ortodossi, i battisti e i luterani; una attenzione particolare
deve essere data alle traduzioni ed edizioni nelle lingue minoritarie. In Jugoslavia la Società Biblica, con sede in Belgrado, serve gli ortodossi, i cattolici ed i
protestanti del paese. D. A.
7
29 novembre 1985
obiettivo aperto 7
DALLA RIVISTA SOJOURNERS UNO STUDIO BIBLICO PER IL TEMPO DI AVVENTO
Prigione, luogo di attesa e di Avvento
La prigione è il deserto in un piccolissimo spazio - E’ il luogo in cui si sperimenta un terribile senso di impotenza ma
in cui si può anche imparare ad avere fiducia in Dio solo e conoscere la gioia del sentire che la redenzione è vicina
La voce d’uno grida : « Preparate nel deserto la via dell’Eterno,
appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio! Ogni valle
sia colmata, ogni monte ed ogni colle siano livellati, i luoghi scabri diventino pianura. Allora la gloria dell’Eterno sarà rivelata,
e ogni carne, ad xm tempo, la vedrà; perché la bocca dell’Eterno
l’Ila detto» (Isaia 40: 3-5).
Or Giovanni, avendo nella prigione udito parlare delle opere
de! Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: Sei tu
colui che ha da venire, o ne aspetteremo noi un aitro? E Gesù rispondendo disse loro; Andate a riferire a Giovanni quello che
udite e vedete: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi camminano;
i lebbrosi sono mondati e 1 sordi odono; i morti risuscitano e
l’Evangelo è annunziato ai poveri (Matteo 11; 2-6).
Nella tradizione e nella storia
della chiesa Giovanni Battista è
cisìlegato all’Avvento. In modo
del tutto preminente egli ne è il
rappresentante, la figura centrale, la voce. E’ la personificazione stessa di questo tempo, come
appare chiaramente dai due passi che ci stanno davanti.
Le parole di Isaia 40 sono un
evangelo di ravvedimento e di
ritorno, rivolte per la prima
volta ad un popolo imprigionato e nello stesso tempo affascinato da Babilonia. Giovanni,
per parte sua, è catturato da
questa parola. In essa trova la
sua identità e la sua vocazione.
Sicuramente egli studiò questo
testo a lungo e prefondamente,
pregando a partire da esso, ed
essendone confortato e provocato. E’ un passo nel quale e col
quale egli vive. Egli lo riempie
della sua carne, gli dà corpo e
voce e diventa così l’incarnazione stessa del testo.
Chissà? Forse Giovanni è cresciuto su Isaia 40, allevato in
una comunità del deserto con un
rigoroso manuale di disciplina
come i puristi escatologici di
Qumràn. Luca 1: 80 accenna al
fatto che Giovanni crebbe nel
deserte.
In ogni caso queste parole gli
suggeriscono una geografia della fede. E Giovanni, a quanto
pare, prende la Scrittura alla
lettera; punta sul deserto e mette in piedi un laboratorio spirituale. Ora nella tradizione e
nella storia di Israele il deserto
è il tempo della preparazione, il
luego della prova e del ravvedimento. E’ il tempo in cui è necessario viaggiare leggeri, senza essere impediti da eccessivo bagaglio, esposti al vuoto. E’ il
luogo della mancanza di potere
in cui siamo pienamente e perpetuamente alla mercé di Dio.
Una povertà pubblica è parte
di questo quadro. Non come finzione o trucco ma come una
disciplina che fluisce da e verso
la geografia del deserto. La notorietà del modo di nutrirsi e
di vestire di Giovanni è parte
della sua predicazione. Il suo
modo di vita è un segno. Quale
amara ironia che la stagione alla
quale egli presiede debba essere
talmente attaccata, distorta e
sovvertita dai principati e dalle
potestà del commercio! Con una
torsione violenta ne fanno la
gran festa del consumismo materiale. I loro « super » e « extra », i loro eccessi, non andrebbero mai d’accordo con lui e il
suo segno non si adatterà mai
alle loro festività se non come
scandalo e giudizio. E come una
scure alle loro maledette radici.
Le stile di vita di Giovanni
non è un atto privatizzato e pio,
bensì un atto pubblico ed evangelico. Il suo sangue sacerdotale
si muta in sangue profetico. Non
sta dando le dimissioni per far
posto al « numero uno » né sta
raccogliendo una comunità d'ell’isolamento che si compiaccia
di sé. Qui non c’è astratta purezza di coscienza. Quando Giovanni drizza il suo pulpito, sta
chiamando altri ad una radicale
trasformazione.
11 che significa che dovremmo
essere chiari anche sulla geo
grafia ecclesiastica. Giovanni non
sta concorrendo per il posto di
sommo sacerdote per il prestigioso tempio del centro città
(per quanto Dio sa quanta più
gente avrebbe potuto raggiungere in questo modo). La sua discendenza sacerdotale gli avrebbe dato sufficienti credenziali a
questo scopo, ma le sue relazioni non sono mai state quelle
giuste. In più egli è convinto che
le cose succedono « ai margini ».
Quando compie il suo esodo personale, chiama la gente fuori del
tempio, fuori della piazza del
mercato, fuori dalla città caduta
e sconsacrata, la chiama fuori
verso i margini della cultura e
della vita. E la gente senza dubbio segue in massa iscrivendosi
nel movimento del regno.
« Un ordine completamente
nuovo sta per prender forma e
se volete esserne parte dovete
compiere alcuni cambiamenti
radicali nella vostra vita ». Questa è la mia traduzione di: « ravvedetevi, il regno di Dio è vicino ». Giovanni lo disse chiaramente e la sua vita mostrò che
parlava seriamente. La gente gli
prestò fede e credette, si gettò a
pesce, immergendosi nel movimento del Regno.
Il battesimo di Giovanni più di
ogni altra cosa è un’assunzione
in un esercito non violento. C’è
da ricordare che più tardi la
chiesa chiamerà il battesimo un
« Sacramento », termine latino
che designa il giuramento di
lealtà che si compiva al momento
di entrare nell’esercito imperiale.
Tutti questi preparativi apparivano sospetti alle autorità insediate nel centro-affari: vedevano
guai profilarsi all’orizzcnte.
Ulì ritratto
Giuseppe, lo storico giudaico
che riportò i fatti di quel periodo, ha questa frase ridondante su Giovanni il Battista: « Ora,
poiché molti altri venivano in
massa a lui, mossi potentemente daU’ascolto della sua parola.
Erode temendo che la grande influenza di Giovanni sul popolo
avrebbe potuto suggerirgli e dargli la possibilità di organizzare
una rivolta (dato che il popolo
sembrava pronto a fare qualsiasi
cosa egli suggerisse), pensò meglio, mettendolo a morte, di prevenire qualsiasi disastro che egli
avrebbe potuto causare e di non
mettersi in difficoltà risparmiando un uomo che avrebbe potuto
fargli rimpiangere tale decisione
quando sarebbe stato troppo
tardi ».
Secondo me questo ritratto
non contrasta con gli evangeli.
La paura che Erode ebbe del
Battista, anche dopo la morte di
Giovanni, è ben attestata. Che
Giovanni rimproveri arditamente Erode per aver sposato la
moglie di suo fratello « e per
tutte le malvagità che esso Erode aveva commesse » (Luca 3:
19) è semplicemente un dato caratteristico della sua vocazione
profetica. Dire la verità, anche
in faccia alle autorità, fa semplicemente parte della vocazione
profetica. Nella versione evangelica degli avvenimenti, la verità
stessa, anche più delle masse che
si raccolgono per ascoltarla, è
minaccia per i potenti.
Ora l’arresto di Giovanni Battista appare negli evangeli come
un evento decisivo per il ministero di Gesù e il suo senso del
tempo. E’ andato fuori per sentire Giovanni, è stato battezzato
nel corso di una sommergente
esperienza personale dai riflessi, secondo alcimi resoconti, anche pubblici. Di li, punta decisamente al deserto. E’ condotto,
ci viene detto, in 40 giorni di
intenso digiuno e di lotta con i
poteri superni e interni. Scopre
che i « poteri esterni » non sono
stati meno attivi. Lo saluta la
notizia: Giovanni è in prigione.
Alcuni studiosi considerano
l’arresto di Giovanni come un
comodo espediente letterario
che riduce bruscamente l’importanza di Giovanni lasciando aperta la via per il ministero di
Gesù. Ma la lettura non dà quest’impressione. Suona piuttosto
come uno schiaffo in faccia, un
segno dei tempi che ti scuote
mettendoti in guardia. Certo Gesù si dev’esser guardato intorno, deve aver calcolato i costi,
pesato le parole, avuto anche la
percezione del suo destino. Erode lo prenderà per Giovanni Battista redivivo (Matt. 14: 2) e
certo cercherà di ucciderlo (Luca 13: 31-33).
Non passerà molto tempo che
Gesù sarà processato davanti a
Erode. Farebbe bene ad esser
prudente. Al contrario, egli prende l’arresto di Giovanni come
un segnale di partenza per il suo
stesso ministero. Sui prati della
Galilea di Erode comincia a
predicare (l’avresti potute indovinare) riprendendo parola per
parola il motto del Battista:
« Ravvedetevi, perché il regno di
Dio è vicino ».
Giovanni viene a sapere di tutto questo, come succede per i
carcerati, per mezzo di rapporti spezzettati. Non avrà misurato a passi in lungo e in largo
la sua cella rimuginando impotente e impaziente?
Ciò che propongo è che leggiamo la nostra Scrittura come
Giovanni ha letto la sua. Immaginiamo la prigione come luogo
delTAvventc appropriato e anzi
definitivo. Di qui preghiamo con
lui per la venuta del Signore.
L’Avvento in due
prigioni naziste
Alla fine del 1943 Dietrich
Bonhoeffer, imprigionato per la
sua fedele resistenza alla macchina da guerra nazista, scrisse a
un amico:
« La vita in cella di prigione
mi ricorda moltissimo l'Avvento. Si attende, si spera, si lavoricchia qua e là, ma alla fin fine ciò che facciamo ha ben
scarse conseguenze, perché la
porta è chiusa e può essere aperta solo dall’esterno ».
Un terribile senso di impotenza può assalire una persona in
prigione. E naturalmente questa fa anche parte delTintenzionalità della prigionia. Ma anche
chi arriva in prigione forte nella fede e per motivi di coscienza viene regolarmente atterrato
da questa esperienza. Privato di
ogni possesso e dei sostegni della
propria identità, sei esposto ad
un vuoto spaventoso, ad un’assurda vertigine. Puoi anche dimenticare dove e perché hai
cominciato. Le cose razionali
possono sembrare piccole e
gratuite, quelle futili apparire
grandi come l’ultima parola.
La prigione, per citare un poeta, è il deserto in im piccolissimo spazio. La semplice resisten
za e la fedeltà sono messe alla
prova. I demoni strisciano intorno. Impari ad avere fiducia in
Dio soltanto. E questa è la ragione per cui tanti hanno scoperto la prigione come uno scenario di trasformazione.
Un altro prigioniero del sistema nazista, Alfred Delp, scrisse
una ben nota serie di meditazioni d’Avvento dalla sua cella. Così iniziano:
« L’Avvento è un tempo per
risvegliarci. Gli esseri umani vengono scossi fin nel profondo affinché si possano svegliare alla
verità che è in loro. La condizione primaria per un Avvento
che Sporti frutto e ricompensa è
il rinunciare, il cedere... Un risveglio lacerante, questo è il
preliminare necessario. La vita
comincia solo quando l’intera
ossatura è scossa ».
Si è portati a pensare al consiglio apocalittico di Gesù ai discepoli, che la chiesa ascolta
come conforto di Avvento: quando tutto sembra crollare intorno
a voi « rialzatevi, levate il capo,
perché la vostra redenzione è
vicina» (Luca 21: 28).
Padre Delp, un prete gesuita,
era stato accusato di tradimento. Aveva fatto parte in effetti
di un gruppo che in piena guerra
discuteva su come si sarebbe
configurato im nuovo ordine sociale dopo la caduta del nazismo. Queste immaginazioni erano un rifiuto della delusione collettiva; ed erano « disfattismo »,
un crimine degno della soluzione
finale: incarcerazione e morte.
Esteriormente le cose non avrebbero potuto essere peggiori.
Il solo gesto umano che Delp
riferisce è quello di un carceriere che gli lascia i ferri abbastanza allentati da poter liberare
una mano. Con le manette penzolanti egli scrive:
« L’evangelo per la quarta domenica d’Avvento evoca la storia. Si riferisce al miracolo che
determina la struttura del piccolo spazio in cui verrà in essere la Luce del Mondo portatrice
di salvezza. Per riconoscere che
c’è qui un momento di crisi storica dobbiamo rivestire questi
nomi con la memoria del ruolo
che hanno giocato nella storia.
Dal trono imperiale al luogo santissimo la prospettiva era senza
speranza... Senza speranza — è
questo il ferro con cui la storia
spesso tenta di imprigionare
mani che guariscono, spezzando
il cuore dei pochi illuminati e
riducendoli a tremante incertezza, o al silenzio di poco valore
o a stanca rassegnazione ».
Sei tu colui
che ha da venire?
La storia circonda come una
cella di prigione. La misuriamo
a passi nel nostro cuore. Viene
alla mente la situazione di Giovanni. Le sue prospettive lasciano ben poco ottimismo. Non si
tratta di 30 giorni per cattiva
condotta o di 6 mesi per una
limitata infrazione. La sua sentenza è indefinita, vagamente finale. Giovanni ha annunciato un
futuro; questo è il suo crimine.
Per ricompensa ora il suo futuro
gli viene tolto con la forza. Non
uscirà con i suoi piedi dalla porta, non respirerà più l’aria del
deserto, non si bagnerà più nel
Giordano. Come Bonhoeffer e
Delp la sua uscita sarà quella
dell’esecuzione — contro il muro. Ciò che è peggio, almeno cosi sembra, è che Giovanni è tagliato fuori dal circondario di
Gesù. Il muro sta in mezzo. Giovanni non può vedere la sua
faccia. E’ a portata di mano
l’avvento per il quale ha pregato,
si è preparato, al quale ha anelato, ma tutto ciò che può vedere son quattro muri davanti
a lui. Eppure abbiamo la testimonianza di Giovanni nella forma di una domanda, un biglietto fatto scivolare di contrabbando tra le sbarre e portato dai
discepoli a Gesù come una preghiera: « Sei tu colui che ha da
venire? ». Non c’è alcima vana
ansietà riguardo alla sua efficacia in quanto evangelista. Giovanni non si sta agitando per
rivendicare se stesso chiedendo:
« Avevo ragione? Valeva la pena? Ho predicato a effetto? ».
Non c’è disperazione in lui. Non
mostra alcun dubbio riguardo
alle promesse stabili di Dio.
Giovanni non sta neppure chiedendo quando. Nella sua domanda comprime a forza i tempi e
questi fanno esplodere tutte le
nozioni convenzionali del tempo.
Il mescolarsi di presente e di-làda-venire è la quintessenza delBiU Kellermann
(Dal mensile cristiano indipendente
Statunitense <■ Sojourners », novembre
1985. Bill Kellermann è pastore della
Chiesa metodista unita a Detroit, Michigan).
(continua a pag. 8)
8
8 ecumenismo
29 novembre 1985
IL DIBATTITO SULLA TRADUZIONE INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE tale approvazione, che quindi
HVT6DDC QOVLltO 6SS6rC 6SprSSS3.
' in termini diversi da un impri
Imprimatur, intruso inaccettabile
Invece di rendere ecumeniche le confessioni,
in Italia l’imprimatur non lo concede il card.
si rende confessionale l’ecumenismo - Oggi
Ballestrero ma lo garantisce la Costituzione
Ho letto e riletto su « La Luce » dell’ll ottobre scorso l’articolo con cui il direttore della
Società Biblica, pastore Renzo
Bertalot, spiega e giustifica l'imprimatur sulla « Bibbia interconfessionale », accordato dal
cardinale Ballestrero come presidente della Conferenza episcopale italiana (e non solo come
arcivescovo di Torino, sotto la
cui giurisdizione si trova la Casa LDC co-editrice del volume).
Non solo gli argomenti addotti
dal direttore della Società Biblica non mi hanno convinto ma
mi hanno reso questo imprimatur ancora più inviso di prima
— se possibile.
Qualcuno dirà; Ecco la solita,
prevedibile reazione viscerale o,
se si preferisce, emotiva del protestante irriducibile, istintivamente e inguaribilmente aller^co a tutto ciò che sa di cattolico. Non nego di aver provato
un moto di vera rabbia davanti
a un imprimatur cardinalizio
posto su un’edizione della Bibbia che è anche della Alleanza
Biblica Universale (che fino a
prova contraria non sta sotto la
giurisdizione della gerarchia
cattolica) e che in Italia è
stata patrocinata e viene diffusa dalla Società Biblica, che
Avvento
(segue da pag. 7)
l’Avvento. Ma non sta chiedendo
quando.
Più che ad altro la sua domanda si avvicina a quella di Paolo
sulla via dì Damasco: « Chi sei? ».
Vuol sapere della persona e dell’identità di Cristo. Detto semplicemente: la domanda è una forma della fede. E Giovanni l’ha
espressa nel chiuso di una situazione di buio e di disperazione.
La domanda stessa è un segno di
speranza.
Giovanni è benedetto con una
risposta che è davvero una visione. Immaginiamo! Gli dicono: i ciechi vedono, gli zoppi
camminano, i lebbrosi sono risanati, i sordi odono, i morti risuscitano e la salvezza viene
annunziata ai poveri. I muri nudi dicono che questo è troppo
perché lo si possa credere. Giovanni non lo può vedere. Lo crederà anche se attraverso una testimonianza di seconda mano?
La mia scommessa è che trasale
nel riconoscerlo, come un giorno
nel seno materno. C’è gioia, qui.
Può essere la gioia dei prigionieri accuratamente suddivisa come
risorse di contrabbando razionate e spartite con i compagni di
cella. O può essere la gioia descritta da Alfred Delp, « quando uno è curiosamente sollevato
da un senso di esaltazione interiore e di conforto. Esteriormente nulla è cambiato... eppure
si è in grado di guardare la realtà in faccia senza paura. Si è
contenti di rimettere ogni cosa
nelle mani di Dio ».
« Rallegratevi del continuo nel
Signore. Da capo dico: Rallegratevi ». Paolo scrive ai Filippesi
(4: 4) queste parole che sono
diventate un motivo squillante
delTAvvento. Potrebbero sembrare parole facili se non fossero
state scritte anche queste da una
cella. Incoraggiamenti come questo possono essere ricevuti con
fiducia. Sono messi alla prova
nel luogo stesso dell’Avvento —
la Parola in un piccolissimo spazio.
Certo attendiamo. E ai prigionieri l’attendere sembra sia per
sempre. Ma nel frattempo riscattiamo il tempo: rallegriamoci.
Alla fine il muro non vince.
Bill Kellermann
da sempre opera in stretto collegamento con le chiese evangeliche e da decenni è diretta da
pastori valdesi. Ma al di là della rabbia, vi sono almeno due
ragioni meditate e — mi sembra — fondate che rendono questo imprimatur inaccettabile ed
esigono la su2i scomparsa dalle
prossime edizioni di questa Bibbia.
Motivo ecumenico
La prima ragione è di ordine
ecumenico. La TILC è una traduzione interconfessionale e non
doveva ricadere sotto la legge
delle confessioni. E’ a dir poco
un’incongruenza apporre su un
prodotto ecumenico un marchio
confessionale, per di più così
smaccato e detestato da molti
(anche cattolici), come (’imprimatur. Se si accetta di partecipare all’avventura ecumenica,
bisogna anche accettarne le regole elementari; la prima è di
non « battezzare » confessionalmente ciò che è ecumenico, perché così facendo, anziché rendere ecumeniche le confessioni
si rende confessionale l’ecumenismo. Imporre l’imprimatur a
un testo interconfessionale significa renderlo in qualche modo cattolico; non nel merito,
certo, ma nella forma. E la forma, in questi casi, è tutt’altro
che secondaria. L’imprimatur,
insomma, privatizza questa Bibbia, la riduce, formalmente, al
rango di Bibbia cattolica e perciò la snatura, perché essa è
nata come Bibbia ecumenica, e
come tale si presenta e chiede
di essere ricevuta. Ma delle due
una: o ha l’imprimatur, e allora
non è ecumenica; oppure è ecumenica, e allora non ha l’imprimatur. Comunque motivato o
spiegato, l’imprimatur viene avvertito dal lettore evangelico come una prepotenza. La può ovviamente ignorare, e molti evangelici comprano questa Bibbia
come se l'imprimatur non ci fosse. Ma la prepotenza resta. Non
è la prima, purtroppo, nella lunga e spesso dolente storia dei
rapporti tra cattolici ed evangelici in Italia, ma francamente
si poteva sperare che se non altro l’ecumenismo avesse creato
una nuova sensibilità e insegnato un nuovo stile di rapporti.
Quanto all’espediente, davvero
pietoso, di far uscire questa
Bibbia in doppia edizione, una
con l’imprimatur (destinata ai
cattolici, ma intanto è diffusa a
piene mani anche nelle chiese
evangeliche) e l’altra senza imprimatur (destinata agli evangelici, ma che nessuno compra, anche perché esiste solo in formato ridotto, con caratteri minuti
che molti non riescono più a leggere), è una misura che non solo
non risolve nulla ma apertamente consacra la sconfitta dello
spirito ecumenico in questa ultima fase dell’operazione, decisiva perché conclusiva. Liberissima — va da sé — la chiesa cattolica di stampare tutte le Bibbie che vuole (compresa questa!) con tutti gli imprimatur
che vuole; ma allora l’Alleanza
Biblica Universale doveva rinunciare a figurare come co-editrice, dato che ad essa fanno riferimento molti cristiani che non
riconoscono l’imprimatur né l’autorità da cui emana.
Motivo politico
Ma c’è un secondo motivo —
di ordine politico — che rende
inaccettabile l’imprimatur su
una Bibbia ecumenica, destinata quindi anche a un pubblico
non cattolico romano. Imprimatur, si sa, è una forma verbale
latina che in italiano significa
« si stampi »; è dunque un’autorizzazione a stampare. Anche
se oggi l’imprimatur ha perso
molto del suo prestigio, del suo
potere effettivo e del suo raggio
d’azione e ha un valore più che
altro simbolico (e forse commerciale), serve comunque a rassicurare le coscienze bisognose di
autorità mentre molti (anche
cattolici) lo considerano un rudere, sopravvissuto a epoche ormai tramontate, in cui vigeva
una concezione autoritaria della
verità e un controllo clericale
del sapere — tanto più se tutto
questo fosse vero, bisognerebbe
seriamente chiedersi se debba
proprio essere l’ecumenismo a
ridare lustro e credito a realtà
crepuscolari come l’imprimatur,
altamente contestate e ampiamente ignorate in seno al cattolicesimo stesso. Ma a parte questo, c’è il fatto oggettivo di un
imprimatur che, pur in parte
neutralizzato, riguarda molto da
vicino, lo si voglia o no, la libertà di stampa. In questa formula per molti versi infausta si
accredita una concezione della
libertà (di stampa, di espressione, di comunicazione, etc.) i cui
confini sono fissati insindacabilmente dalla gerarchia cattolica.
La libertà di stampare un testo
coincide — secondo questa concezione — con la sua approvazione da parte della gerarchia
cattolica. Ora il protestantesimo
moderno ha avversato strenuamente questa visione della libertà vigilata e questa concezione
della verità controllata (dall’alto). Da parte sua, il pensiero politico laico ha determinato
remancipazione della libertà e
del suo esercizio dal parere e
volere della gerarchia cattolica.
La quale, tra l’altro, poteva benissimo — se ci teneva — approvare la traduzione interconfessionale, dichiarandola accettabile per il lettore cattolico. Ma la
libertà di stampare questa traduzione non dipende più, neppure per i cittadini cattolici, da
matur. Insomma: oggi in Italia l'imprimatur non lo concede il carrlinale Ballestrero ma lo
garantisce la Costituzione repubblicana. Ne consegue che
l’imprimatur stampigliato all’ultimo momento sulla Bibbia ecumenica è un corpo estraneo e
un vero intruso non solo nel
campo della libertà cristiana
ma anche in quello delle libertà
civili.
Che ora questo imprimatur,
che abbiamo sempre avversato,
entri nelle nostre case, nelle nostre chiese, nelle nostre Scuole
Domenicali, nei nostri culti personali e comunitari proprio a
cavallo di una Bibbia, per di più
ecumenica, e come se non bastasse patrocinata dall’Alleanza
Biblica Universale — è un
fatto che, se le considerazioni precedenti hanno qualche
valore, non pare né giusto
né saggio accettare. Ho perciò
restituitOi al mittente (che non
è la CEI ma la Società Biblica^
la Bibbia ecumenica con l’imprimatur, che avevo ricewito in
omaggio.
E’ un gesto polemico e antipatico. Sono il primo a riconoscerlo. Ma è il solo che mi resta per
dire che non sono disposto ad
accettare né un ecumenismo con
l’imprimatur, né una libertà
con l’imprimatur, né — tanto
meno — una Bibbia con l’i';nprimatur.
Paolo Ricca
Ecumenismo impossibile
La lettera di Genre a Bertalot, sul n. 42 de La Luce, apre
Un dibattito centrandone il problema in modo molto preciso.
« Qual è il segnale — si chiede
— che questo imprimatur trasmette alle chiese impegnate in
questo progetto comune? ».
Si è parlato molto negli ultimi mesi, nelle nostre chiese locali, del « caso imprimatur » con
più o meno scandalo, ma spesso,
proprio perché quando ci si
scandalizza le idee si fanno confuse, si è girato intorno al problema, mi pare. Anch’io, dopo
aver condiviso lo sdegno di parte evangelica, ho pensato, come
il pastore Bertalot : meglio un
imprimatur che apra una Bibbia
ecumenica ai cattolici, piuttosto
che niente, cioè nessuna « apertura» per loro.
E veramente sono rimasta colpita e ammirata nel leggere sull’ultimo numero di Orizzonti
aperti l’entusiasmo e soprattutto il lavoro concreto della « missione biblica » con cui la comunità di S. Lazzaro ha risposto
all’uscita della nuova edizione
interconfessionale.
Oggi può esser di esempio a
molti evangelici la fede nella
forza della Parola che i fratelli
cattolici di Pinerolo dimostrano nell’usare questo nuovo strumento. Forse loro lo userebbero
anche senza imprimatur ; ma
avrebbero la stessa credibilità
di fronte alla gerarchia e alla
loro parrocchia? Certamente no.
Perché i cattolici, è bene ricordarlo ogni tanto, nella gerarchia
ci credono, altrimenti smettono
di essere cattolici; e l’imprimatur è la mano, « di massima garanzia », che benedice e viene
imposta sul capo dei fedeli. A
noi importa poco la garanzia o
l’imposizione di una mano che
non sia quella di Dio, ma a loro sì.
E allora? Allora qui non si
tratta solo, mi pare, di « scorrettezza ecumenica » ( questa è
Tunica espressione nella lettera
di Ermanno Genre su cui non
sono d’accordo), ma del segnale
di una impossibilità ecumenica.
Ogni tanto il Signore ci pone
davanti a svolte cui non possiamo sottrarci; forse questa ne è
una ; un « corretto » imprimatur
(autorevole «garanzia» umana
che il mondo cattolico chiede,
parte per convinzione, parte per
necessità di convivenza) diventa
segno di divisione fra noi. Qui
non è tanto la violenza fatta a
delle coscienze cristiane che mi
colpisce, ma questa diversità
fondamentale che, nonostante
tutte le traduzioni interconfessionali, c’è nell’interpretazione
delTEvangelo fra noi : Vangelo
di liberazione o Vangelo di sottomissione a un potere umano,
inteso come immagine di quello
di Dio? Ogni scelta è rispettabile, perché non sta a nessuno
di noi giudicare le coscienze.
Ma le chiese non sono società che possano consorziarsi per
conquistare il mercato. Si la
parte di ima piuttosto che di
un’altra solo quando si pensa,
non di « garantirsi » qualcosa,
ma di poter seguire, per quella
strada, Gesù. E come seguirlo
lui ce lo dice in Le. 9: 57-62: non
possiamo fermarci a « seppelli
re i morti », a « salutare i parenti », anche se vorremmo farlo,
non solo per buona educazione,
ma perché abbiamo lavorato
tanto insieme e ci vogliamo bene veramente. Quando con un
qualsiasi segnale Lui ci chiama,
dobbiamo seguirlo. Mi commuove pensare che un lavoro così
coinvolgente come la traduzione della Bibbia si concluda con
questo andarsene ciascuno per
la propria strada, separarsi. Chi
ha lavorato insieme, perché crede nell’unità dei cristiani, certo
ne soffrirà, ma potrà essere una
sofferenza salutare. Il fallimento dell’opera umana sulla via
delTecumenismo è il segnale che
una sola garanzia ci è data : l’opera di Dio che Gesù porta fra
noi, la sua preghiera affinché
siamo « una cosa sola ».
Ninfa Quartino Raggi
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Africa/Europa:
cos’è la poligamia?
(Terre Nouvelie) — E’ noto
che uno dei problemi più grossi
della penetrazione del cristianesimo in Africa è proprio quello
della poligamia, realtà che fa
parte della cultura e delle tradizioni di moltissimi africani. Secondo un pastore africano del
Kenia la poligamia sarebbe più
diffusa in occidente che in Africa. Il pastore anglicano Peter
Njenga, prevosto della cattedrale « All Saints » di Nairobi ha
infatti dichiarato : « Nel mondo
occidentale ogni uomo può sposarsi e divorziare quante volte
V ole. In fin dei conti egli avrà
sposato venti donne o anche
più. Questo tipo di matrimonio
non dovrebbe più essere considerato monogamico». Pur senza difendere la poligamia africana il pastore ha poi così continuato : « In Africa un uomo sposa una, due c parecchie donne.
ma sarà per tutta la vita e non
divorzierà da alcuna di esse».
Per molto tempo, ha continuato
il pastore, gli europei e gli americani ci hanno dato l’impressione che fosse bene il divorziare. « E’ falso, il matrimonio che
segue un divorzio dovrebbe a
tutti gli effetti essere considerato come un matrimonio poligamico ».
Convertiti
e condannati
(Terre Nouvelle) — Otto nepalesi sono stati condannati a
sei mesi di prigione per essersi
convertiti al cristianesimo. La
legge nepalese non proibisce
esplicitamente la fede cristiana,
ma punisce con la reclusione
fino a un anno ogni nepalese che
si converta al cristianesimo e
con la reclusione fino a sei anni
chi fa opera di proselitismo
a detrimento dell’induismo.
9
29 novembre 1985
cronaca ddk Valli 9
VIABILITÀ’ TORINO-PINEROLO
Si farà una autostrada?
Immagini
Un gruppo di volontari tedeschi ha ripulito e riverniciato
nell’estate la sala del quartiere,
già usata come scuola nel passato. Come capita in una famiglia, nella stanza pulita ci si pone il problema di quale arredamento, quali quadri mettere.
Guardiamo i vecchi quadri; le
solite cose che si trovano, in
luoghi come questi, che si sono
messi un tempo, a cui ci si è
ahituati ma che non si sono più
osservati. Tra ì auadri, un Crisin che accoglie i bambini, non
dei niù dolciastri. Ora che lo riponiamo in archivio le persone
che sono state nelle scuolette
valdesi ricordano. In clima concordatario, quando nelle aule si
ponevano crocifissi, era sembrati, più corretto porre quadri edifaanti, più evangelici. Era una
immagine non nostra, in qualche modo imposta, ma accettata come compromesso onorevùie.
Ora, in altro periodo, senza
:mpo.sizioni di sorta, senza un
,'i'O pubblico della sala che ci
imponga un ritratto di Cossiga,
c, di Craxi, quale immagine ci
a eglieremo?
Un faccione di Lutero, in
omaggio ai volontari tedeschi e
come "residuo" dell’anno luterano? Un ’vecchio” o una "valdesina’’ del fotografo Odin, ineccepibile artisticamente ma decisamente leggibile come folclore? Una delle "immagini di vita"
proposte dal Consiglio ecumenico delle chiese qualche anno fa
per gli studi biblici e il fotolinguaggio, o uno « straniero fra
h nostre porte», l’uno e l’altro
aperti all’attualità, ma forse un
po' viziati di esotismo, di terzomondismo, iniportante ma un
po’ distante dalla nostra tradizione?
Ora la scelta è stata fatta, bene o male, e nell’ultima riunione
quartierale abbiamo portato
chiodi e martello, e sistemato
quattro o cinque quadri dignitosi, recuperando le belle anche
Sl modeste cornici, nella nostra
sala tuttofare che serve per la
scuola domenicale, per le riunioni, per LÌ bazar, a volte per
qualche altro incontro, del gruppo femminile o altro.
Ma il piccolo problema resta.
Con che cosa ci identifichiamo, che cosa sentiamo "nostro",
qualcosa nel quale ci riconosciamo e gli altri ci possano riconoscere per quello che siamo?
Abbastanza ferma la nostra
cOììvinz,ione protestante per non
essere sedotti dal rappresentarci Dio con immagini^ e sculture,
abbastanza più sofisticati dei nostri padri per non accontentarci del quadretto con un paesaggio anonimo e un versetto, abbastanza tradizionalisti per non
farci abbacinare da quanto è
moderno solo perché è moderno, non ci è facile trovarci una
inwiagine modesta ma non scialba. significativa ma non trionfalistica, testimoniante ma non aggressiva.
In questi tempi nei quali l’imniagine, nel bene e nel male, è
tutto, l’immagine che ci diarno,
riminagine che cerchiamo, l’immagine secondo la quale siamo
veduti, è sottilmente legata alla
ricerca, al riconoscimento, alla
adozione di una identità.
Non è solo questione di quadri.
Il termine « immagine » è un
termine biblico, e porta con sé
precise promesse, e condanne.
Sergio Ribet
Mentre è ancora viva la discussione sul futuro della ferrovia (si saprà all’inizio di dicembre se il Ministro firmerà il decreto di soppressione del servizio tra Pinerolo e Torre Pellice),
il vicepresidente della Provincia
di Torino rilancia con una intervista al quotidiano « La Stampa » il progetto di costruzione di
una autostrada tra Torino (o meglio dallo svincolo della tangenziale di Torino del « Drosso ») e
Pinerolo.
« Pinerolo — afferma Elio Borgogno (DC) — sta attraversando
una crisi grave, non tanto di trasformazione quanto di sradicamento dell’industria e questo
anche per mancanza di collegamenti: non può sopportare il
protrarsi di questa emarginazione ». La proposta per ovviare alla emarginazione è quella dell’autostrada.
C’è già una società, TAtiva, disposta a ifare i lavori e a gestirla, ci sono già i terreni espropriati e pagati, c’è già il progetto
(è quello vecchio di 10 anni fa),
l’unico problema per Borgogno
è dunque quello di convincere le
varie forze politiche e di ottenere i finanziamenti relativi:
100 miliardi circa.
In ogni caso se ne potrà fare
subito un pezzo dal Drosso ad
Orbassano: è già nei piani delTAnas.
Si torna dunque dopo 10 anni
a parlare di autostrade. Dieci
anni fa era stata l’opposizione
di molti comuni, delle organizzazioni contadine, delle sinistre,
dei giornali a mettere in questione l’esecuzione dell’autostrada i cui lavori erano già stati
appaltati. Poi il ministro Bucalossi, basandosi su uno studio
di economicità, aveva bloccato il
tutto.
La mancata realizzazione è costata 8 miliardi di indennizzo al
VERSO UNA NUOVA MOBILITAZIONE
Per la difesa del treno
Lunedì 25 novembre si è riunito alla Foresteria il Comitato
per la difesa del treno per valutare la situazione creatasi dopo la serie di incontri a Roma
e a Torino, situazione che si ritiene ancora preoccupante. L’ipotesi probabile di rinvio di 6
mesi del decreto di taglio viene
giudicata troppo ristretta (conoscendo i tempi degli enti pubblici) per mettere in piedi servizi metropolitani coordinati
neli’area torinese sotto l’egida
della Regione, progetti sui quali si sta discutendo da anni senza trovare fin qui soluzioni.
E’ ben vero che il sindacato
unitario ha già pronta da tempo una proposta articolata di
integrazione dei servizi (da quelli su rotaia a quelli su gomma
collegati con i servizi urbani torinesi) ma data la molteplicità
degli interlocutori sino ad ora
nessuno è riuscito a obbligare
gli Enti e le società interessate
a ritrovarsi per aprire la trattativa. Sarà questa l’occasione
buona o si arriverà nuovamente
in ritardo?
# Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Bruno Gabrielli, Dino Gardiol. Vera Long, Luigi Marchetti, Anna Marnilo Reedtz,
Claudio Pasquet, Lucilla
Peyrot, Teofilo Pons, Franco
Taglierò, Mario Tarditi.
In questa settimana frattanto il Comitato di difesa vedrà
di presenziare a diversi Consigli Comunali, a partire da quello
di Pinerolo, con l’intento di ottenere un o.d.g. di appoggio e la
disponibilità per procedure di
urgenza per il dibattito e le
eventuali decisioni che sappiamo non essere lievi (stazione
passante anziché di testa, risoluzione del problema del passaggio a livello di Corso Torino,
ecc.). Nella riunione è poi stato
lamentato lo scarso rilievo dato
aH’argomento dai quotidiani (La
Stampa) e le prese di posizione dell’Eco del Chisone. Si è
quindi proposto di preparare
delle bacheche dove il Comitato
di difesa possa dare tempestivamente le notizie alla popolazione. Altra proposta quella di
collegamento più stabile con gli
altri Comitati di difesa di altre
linee in quanto anche quelle interessate da un progetto globale di ristrutturazione dei trasporti.
In vista di una nuova mobilitazione in occasione di uno sciopero intercategoriale previsto
per venerdì 6 dicembre che vedrà interessati sia gli addetti ai
trasporti su rotaia che quelli su
gomma, è stata fissata la prossima riunione del Comitato per
martedì 3 dicembre alle ore 20.30
presso la Sala Consiliare di Torre Pellice. A. L.
le imprese titolari dei contratti
di appalto.
Nel frattempo si era realizzato
un cambio di amministrazione
alla Regione e alla Provincia e
le sinistre avevano assunto il governo locale. Dal governo delle
sinistre erano venute alcune indicazioni programmatiche diverse: non più Tautostrada, ma il
raddoppio della attuale statale
589 (quella che passa per Orbassano e Piossasco). Una strada
strategica nell’obiettivo del governo di sinistra della regione
che vedeva nel decentramento
dal polo di Torino una ipotesi di
sviluppo equilibrato del Piemonte. Questa strada doveva permettere il collegamento con il cunéese e col biellese (la famosa
« strada pedemontana ») e coll’interporto merci in costruzione
ad Orbassano per il traffico internazionale con la Francia.
Purtroppo poco di questo progetto è stato realizzato e la viabilità dal Pinerolese verso Torino è andata ogni giorno peggiorando: le strade statali (la 23 per
Stupinigi e la 589) sono insufficienti a canalizzare tutto il traffico su gomma (40 mila passaggi giornalieri), che inoltre è stato gravato dairaumento del traffico merci perché le ferrovie hanno completamente abbandonato
ogni ipotesi di sviluppo del traffico merci verso il pinerolese non
effettuando alcun investimento
per migliorare il settore.
Così la velocità di percorrenza si è ridotta e viaggiare sulle
strade statali diventa sempre
più pericoloso.
Il Comprensorio pinerolese,
pur abbandonando Tipotesi della
autostrada, non ha saputo scegliere una ipotesi di viabilità ed
in un suo documento ha chiesto
il miglioramento viario di entrambe le statali.
La proposta dell’autostrada si
innesta dunque in un problema
molto sentito nel pinerolese e
già si stanno delineando alcuni
schieramenti politici pro e contro l’autostrada.
In ogni caso sarà bene che il
problema dei collegamenti con
l’area metropolitana torinese
venga affrontato con la parteci
In un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l’anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121] 91367
TORRE PELLICE
pazione popolare ed in modo integrato: non si può infatti discutere di un solo pezzo, ma occorre chiarire come si intende risolvere l’intero problema.
Se la ferrovia deve rimanere
quale sarà il suo ruolo e quali
investimenti bisogna fare per
migliorare il servizio? Ha senso
una autostrada solo per Pinerolo
oppure questa deve essere vista
in proiezione verso le valli del
Chisone e del Pellice (e qui c’è
già chi parla nuovamente del
possibile traforo del Colle della
Croce)? Sono interrogativi cui
bisogna rispondere prima di decidere.
Sarà perciò opportuno che la
Provincia accanto al progetto di
tracciato delTautostrada e di miglioramento delle statali fornisca alla discussione pubblica una
valutazione dei costi e dei benefici di ogni soluzione, ed imo studio dell’impatto ambientale ohe
Tautostrada e l’allargamento delle statali generano in modo che
comuni e popolazioni possano
decidere a ragion veduta qual è
la soluzione ottimale.
Altrimenti l’impressione è quella che a voler quest’autostrada
siano ’ soprattutto imprese, progettisti, cementieri allo scopo di
aumentare il loro giro di affari.
Giorgio Gardiol
Proteste
(segue da pag. I)
Infine l’assessore Cerotti ha voluto incontrarsi con la delegazione della Val Pellice ohe era stata
a Roma. Ha assicurato che da
parte della Regione verrà proposto al Ministero uno slittamento
della soppressione dei « rami secchi » di sei mesi. « Un tempo ragionevole — ha concluso Cerutti
— per mettere sulla carta un piano di trasformazione dell’attuale
tronco ferroviario ». Le proteste
di questi giorni (lo ammette lo
stesso assessore Cerutti) sono
servite non solo a ritardare ma,
si spera, a bloccare i tagli decisi
sulla testa della gente. Dall’insieme della vicenda emerge il preoccupante orientamento complessivo di molti «politici che contano»
verso scelte economicamente ed
ecologicamente disastrose. La
protesta scaturita dal basso è
comunque servita a qualcosa. Se
non altro a rimettere sui giusti
binari la soluzione di un problema che tocca da vicino i 22 mila
abitanti della Val Pellice. Non è
escluso che là dove non si protesta, non si scende in piazza, non
ci 'Si organizza, i tagli verranno effettuati. Intanto il braccio di ferro continua. Solo 'così l’opinione
dei cittadini interessati ai provvedimenti di taglio economico
viene presa in considerazione
dalla Regione e dal Ministro competente.
Giuseppe Platone
il futuro
può essere incerto
c’est la vìe
per la sicurezza
del domani
c’è la SAI
Consulenti ^
e Assicuratori
in PINEROLO C.so Torino, 89
S 0121/71957/8
10
10 cronaca delle Valli
29 novembre 1985
UNA RICERCA DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI - 2
Il servizio della ferrovia e le alternative
Originariamente doveva essere un’ ’’ipposidira” ovvero una strada ferrata a cavalli fino al confine francese, poi vi fu
il progetto di un tramway a vapore ■— una sorta di moderna metropolitana leggera — alla fine si costruì la ferrovia
L’articolo precedente riguardava la nascita della ferrovia Pinerolo - Torre Pellice, con i suoi antecedenti e le sue polemiche. E’ un progetto finanziato dai comuni della valle e da una società concessionaria di cui fanno parte quattro lionesi e
un banchiere parigino, ai quali si aggiungono le adesioni del comitato promotore locale, con l’attiva e fondamentale presenza dell’onorevole Giuseppe Malan. Nasce con
l’idea di essere, in un secondo momento, continuata al di là delle Alpi ed essere una
tappa di un’apertura verso la Francia, una via di miglioramento economico, soprattutto per l’esportazione della pietra di Luserna e una possibilità di comunicazione
con un mondo da sempre sentito simile. La ferrovia è inaugurata nel dicembre 1882,
con una grande manifestazione al capolinea. Torre Pellice, alla quale partecipano
tutte le personalità politiche e religiose.
Il servizio ferroviario
agii inizi
E dopo l’entrata in funzione del servizio? Le complicazioni non cessano. Il 16
gennaio 1883, un guasto alla macchina fra
Bricherasio e Bibiana causa un ritardo di
sette ore; la compagnia degli Omnibus
manda in vigore un orario concorrenziale
ai treni; continuano le petizioni dei sindaci al Ministero dei Lavori Pubblici perché i binari sono troppo stretti e si spera
che la linea venga allargata « onde possa
rispondere a tutti i bisogni e servire all’occorrenza anche di linea internazionale
ed in tal desiderata evenienza Torre Pellice rinunzierebbe certamente senza rammarico all’onore di essere capolinea »
(AA. n. 40 dell’8.3.1883).
Anche Bibiana è scontenta! Le critiche
vertono sulla fermata a due chilometri
di distanza dal paese « con una strada di
accesso fatta a gomitolo e infangata oltre ogni dire » (Lanterna Pinerolese n. 1
del 6.1.1883).
Fin dalTinizio, dunque, ci sono stati
grossi problemi nella costruzione e nella
gestione della ferrovia, alcuni protratti fino ad oggi: rapporto col trasporto privato, con lo stato, ruolo degli enti locali,
apertura di nuove vie di frontiera. Sono
« difetti di nascita » non leggibili solo nel
contesto della vita valligiana bensì nella
politica generale italiana e nel modo squilibrato e incerto di governare delle prime amministrazioni statali.
Progetti precedenti:
l’ipposidira
Prima della ferrovia Torre Pellice-Pinerolo, per lo stesso percorso era stato
previsto un progetto, a cura di Alfredo
Maraude, di costruzione di una strada
ferrata a cavalli, dal nome « IPPOSIDIRA ». E’ il 1866. Da dieci anni si parla
di una ferrovia, ma il costo è troppo alto
rispetto al reddito. Le indagini, invece,
per questo tipo di trasporto, sono più
favorevoli. Il commercio agricolo e manifatturiero, i terreni, le opere da fare,
offrono condizioni adeguate al tracciamento. La spesa ammonta ad 80.000 lire,
come sempre, da suddividere fra i comuni interessati.
Le stazioni sono sei: Pinerolo, Bricherasio, ponte di Bibiana, San Giovanni,
Airali - Luserna, Torre Pellice. Ad esse
sono annessi sale d’aspetto di prima
e seconda classe, magazzini, rimesse e
scuderie. Un convoglio è formato da sei
carrozze viaggiatori e dodici cavalli, il
cui mantenimento annuo corrisponde a
lire settecento.
Al progetto si accompagna uno studio
statistico suUa popolazione ed i suoi" spostamenti simile a quello del progetto
coevo, e poi prescelto, della ferrovia a
vapore. Il movimento medio giornaliero
è previsto per circa 400 persone per un
introito di lire 93.951. In più si deve aggiungere la frequenza aumentata durante i 204 giorni di mercato, i 61 giorni festivi e i 25 giorni di fiera! Senza contare
gli introiti del servizio-merci.
Anche in questo studio, per finire, si
afferma: « La nuova linea da Pinerolo a
Torre Pellice, è chiamata, per sua natura, ad essere prolungata fino al confine
della Francia » (p. 28).
Il trannway
a vapore
Nel 1879 invece appare una proposta
per un tramway a vapore, sempre da Pinerolo a Torre Pellice, a cura dell’ingegner Vincenzo Soldati. Un problema che
lascia perplessità allo stesso redattore è
la non traspqrtabilità « della pietra da
taglio proveniente da cave di Luserna,
San Giovanni e dintorni ». Bisogna discutere « se sia possibile e conveniente
far circolare sul tramway questi vagoni
e riconoscere se e quali inconvenienti
possa arrecare al tramito dei carri ordinari la costruzione di questo tramway
tenuto conto della larghezza della strada
e dei raggi delle risvolte » (p. 4). Sicché
si consiglia che la lunghezza del convoglio non occupi maggior spazio di ima
lunga fila di carri carichi di pietre lavorate che sovente si incontrano sulla strada provinciale.
La spesa si prevede in 600.000 lire, contro i circa due milioni di costo della ferrovia che graverebbero, si dice, in base
alla legge 29 luglio 1879, sui comuni interessati per una cifra pari a 728.000 lire.
Inoltre la partecipazione agli utili secondo l’art. 14 è fissata in proporzione alla
La stazione e il treno a Torre Pellice nel 1882 - in una foto d’archivio - all’ epoca
dell’inaugurazione del tratto ferroviario tra Pinerolo e Torre Pellice.
quota di contributo, dedotte le spese di
esercizio, più il 10% a favore del governo che compensa l’uso e il rinnovamento
del materiale mobile. Detto questo, resterebbero davvero pochi utili ai comuni e la conclusione è che se « v’è poca
differenza fra un tramway e una ferrovia ordinaria, nelle altre spese invece
(personale traffico, ecc.) il tramway può
fare e fa molte e sensibili economie, dimodoché può dare un discreto utile anche con un prodotto lordo assai più piccolo del minimum che occorre per dar
vita ad una ferrovia -> (p. 13).
Non abbiamo la competenza tecnica
necessaria per definire quale dei progviti sarebbe stato meglio attuare o alili
dati oltre a quelli presentati nei rispetiivi studi. Certo è, tuttavia, che le scelte
rispetto ai trasporti non hanno tenuto
conto solo delle esigenze dei cittadina
La politica statale, come abbiamo vis io
all'inizio, andava allora sulla via del potenziamento delle strade ferrate non soltanto per turismo (1) ma principalmente
per supporto alla nascente industria.
a cura di Bruna Peyrot
(2" di una serie di 4 articoli)
Scheda: ferrovia Torino - Pinerolo
Il 27 luglio 1854 si apre il tratto ferroviario Torino-Pinerolo, dando notevole
impulso alla nascente industrializzazione,
legata al sorgere dell’industria cotoniera
che sposterà i focolai principali di produzione da Pinerolo, originario centro
dei setifici, alle bassi valli dove ci sono
risorse idriche maggiori. Il progetto, presentato nel 1846 al governo, prevedeva
una linea per Orbassano e Piossasco e
una proposta di continuazione fino alle
cave di pietra del Malanaggio. Dopo la
guerra del 1849 si riprende l’iniziativa,
affidata — dopo varie schermaglie fra le
banche torinesi Bolmida e Chiarini da
un lato e i fratelli John e Edward Picke
ring, inglesi, dall'altro — a questi ultimi,
per un milione di spesa. Molte difficolt.'i
oppongono i comuni che non vogliono
pagare se il treno non ferma al loro
paese. Anche per questa ferrovia, costruita ben in un solo anno, le sottoscrizioni
sono raccolte dal banchiere G. Malan e
da Pietro Piaggio e il presidente del comitato promotore è il senatore-marchese
Luserna di Rorà.
Il 6 novembre 1884 si apre invece il
tronco Airasca-Vigone e il 5 settembre
1895 quello per Bricherasio-Barge. Precedentemente, il 3 settembre 1882, si inaugura la tranvia per Penosa.
RAGIONA
Fino a oggi tu hai pensato che il
registratore di cassa fosse solo un
obbligo in più, una seccatura necessaria.
Scoprirai, invece, che il registratore di cassa ITT è efficiente, infaticabile,'ragionevole.^'Proverai per lui
considerazione, affetto, gratitudine.
Il registratore di cassa ITT lavora
per te nel modo più ragionevole. Ed
è anche molto, molto generoso. Pensa che fra tutti gli acquirenti in Piemonte tre lo riceveranno gratis (*).
Più ragionevole di così!
(*) Autorizz. ministeriale concessa.
Estrazione il 10/3/'86.
Distributore esclusivo per il Piemonte e la Valle d’Aosta
Qmu
via Fattori 75 -10141 TORINO
tei. 011.793261/726732
ASSICURATI
CONTRO
FURTO
E
INCENDIO
CONCESSIONARIO PER
LA VAL PELLICE E PINEROLO
DAG
s.a.s. di DEZZANI & C.
Via 1” Maggio, 40
10062 LUSERNA S. GIOVANNI
Tel. (0121) 900.384
REGISTRATORI DI CASSA ITT - MOLTO, MOLTO RAGIONEVOLI
11
29 novembre 1985
cronaca delle Valli 11
TORRE PELLICE
Una lezione
su Amnesty International
I
stiche perché essi possono costituire fattori di condizionamento ». Perciò Amnesty si autoflnanzia. I soci sono magari
di ideali politici diversi o di credi religiosi diversi, ma sono tutti
uniti dalla stessa certezza che la
convivenza umana è basata sulla tolleranza e sulla salvaguardia della dignità della persona
umana.
A.I. si adopera per la liberazione dei prigionieri per motivi
di opinione, razza, religione ecc.,
purché non abbiano usato o propagandato la violenza; si batte
contro la tortura e la pena di
morte; insiste per processi equi
e solleciti (anche l’Italia è nel
mirino di Amnesty a causa delle lunghe, interminabili carcerazioni preventive); difende l’obiezione di coscienza al servizio
militare e il diritto d’asilo, che
ritiene sacrosanto. Anche in Italia ci sono grandi masse d’immigrati, oggetto di sfruttamento, senza tutela dall’arbitrio di
speculatori. Alcuni esuli politici.
TORRE PELLICE
Villa sIgnorllB
IMMERSA IN PARCO-GIARDINO DI ISOO mq.
CON PIANTE DI ALTO FUSTO
piano rialzato: salone 70 mq. con caminetto e
zona salotto, camera, ampia cucina, bagno
primo piano: 3 camere letto, bagno, terrazzo-solarium
Autorimessa • Lavanderia - Cantina- Dépendance
PER INFORMAZIONI
VALPELLICE IMMOBILIARE
LUSERNA S. GIOVANNI - V.le De Amicis, 3/1
Tal. 0121/901554
Martedì 12/11, alla Foresteria
Valdese, il Prof. Carlo Ottino
ha svolto la terza lezione del
Corso di aggiornamento per la
Educazione ai Diritti umani.
L’oratore dà inizio alla sua
esposizione, sempre lucida ed
esauriente, commentando gli articoli 5, 9, 18 e 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, cui si rivolge soprattutto l'interesse di Amnesty, in
quanto è particolarmente sensibile alla salvaguardia dei diritti
in essi enunciati. Quindi il prof.
Ottino passa ad esaminare punto per punto il tema della lezione che è così formulato : A.I.,
U!'. movimento mondiale per i
Diritti dell’uomo, indipendente
da qualsiasi governo, parte politica e credo religioso. Nascita,
struttura, attività.
Il relatore mette subito in rilievo come A.I. sia nata indipendente e tale intenda rimanere.
Per questo non accetta contributi da « fonti governative, industriali, partitiche ed ecclesia
I
DAL 1934
Constontin - Martinot
OROLOGERIA - OREFICERIA
COPPE - TROFEI
LUSERNA S. CIOV. - Via 1° Maggio, 19 - Tel. 900.281
Per i vostri regali... è sempre meglio:
PORCELLANE, CRISTALLERIE
VIA BUNIVA, 52 - 10064 PINEROLO - TEL. 0121/74194
Orsello
Elmo
TECNICO RISCALDAMENTO
automatismi CANCELLI
SERRANDE NEGOZI
Via Moffa di Lisio, 17 - PINEROLO - Tel. 0121/78377
se rimpatriati, rischiano l’arresto e la persecuzione.
In quanto alla nascita di A.I.,
il prof. Ottino ricorda che l’idea
di « un’amnistia » ha avuto origine da un articolo di un avvocato londinese pubblicato nel
1961. Questa idea ha fatto molta strada, ma non può essere «messa in soffitta», perché
purtroppo ci sono ancora oggi
migliaia anzi milioni di perseguitati politici. Riguardo alla
struttura di A.I., il Segretariato internazionale, che opera a
Londra, raccoglie con il massimo scrupolo le notizie riguardanti i prigionieri di opinione e
le trasmette alle Sezioni nazionali che, a loro volta, le passano ai vari Gruppi, che lavorano per la liberazione dei prigionieri adottati.
Circa il 50% dei detenuti di
cui si è occupata A.I., per un
motivo o per l’altro, viene liberato. L’intervento da parte dei
soci di Amnesty avviene di solito tramite l’invio di letterepetizioni alle autorità dei paesi
in questione. E’ un intervento
che si può proporre alle scolaresche nel quadro dell’Educazione civica o dell’insegnamento della lingua straniera. Inoltre
è importante avere incontri direttamente con gli studenti
« perché vengano sollecitati a
impegnarsi su cose relativamente semplici e nello stesso
tempo così importanti e fondamentali come quelle che riguardano i diritti dell’uomo e la loro difesa ».
Il dibattito che è seguito all’ampia e dotta relazione di Carlo Ottino ha contribuito a mettere in luce ed approfondire
maggiormente vari aspetti di
Amnesty International.
COLLABORATORI
ECO
Riprendono le riunioni mensili
di incontro redazione - collaboratori Eco per la programmazione
delle pagine delle Valli. Chi è disponibile per questa collaborazione è invitato giov. 5 dicembre
ore 20,30 a Casa Gay, via Cittadella, 8 - Pinerolo.
Partecipazioni
personali
Vivissime congratulazioni ed
auguri a Laura Turchi che si è
brillantemente laureata in scienze biologiche presso l’Università
di Torino.
Calendario
Venerdì 29 novembre
□ LA MANO E
IL RICORDO
PINEROLO — Alle ore 21 presso
l'Auditorium comunale di corso Piave,
Giuseppe Platone, Jean Louis Sappé,
Raimondo Gente ed il fotografo Carlo
Scarrone presentano il volume « La
mano e il ricordo », edizione Claudiana,
interviene Enzo Giai direttore del museo etnografico di Pinerolo.
Sabato 30 novembre
□ REVOCA DELL’EDITTO
DI NANTES
PERORA — Alle ore 20.30 nella Sala Lombardini Pier Carlo Pazè e Giorgio Tourn parleranno sul tema . La revoca dell'Editto di Nantes e la Val Cfiisone ».
Domenica 1° dicembre
□ FORUM TEOLOGICO
PINEROLO — Alle ore 14.30 presso la
Chiesa Valdese si tiene la riunione del
forum teologico. Verrà esaminato l'o
La Ditta
GIANNI GAY
• Casalinghi
• Articoli per regalo
• Forniture alberghiere e per comunità
• Liste sposi
Augura un Felice Anno Nuovo
Piazza Cavour, 22
Via Savoia, 45
10064 PINEROLO
Tel. 0121/22066
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
ARREDAMENTI
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 • PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
ERNESTO sconto onesto
CASALINGHI - FERRAMENTA - PLASTICA
MATERIALE ELETTRICO - ELETTRODOMESTICI
LISTE SPOSI - ARTICOLI REGALO
TUTTO PER IL PIC-NIC
Viale De Amicis, 3 - ex Palazzo Vittoria - Luserna S. C.
pascolo di Paolo Ricca .« Il cristiano
davanti alla morte ». Introduce il past.
Bruno Rostagno.
Domenica 8 dicembre
a ASSEMBLEA
DELLE CORALI
PINEROLO — Alle ore 15 in via del
Mille i rappresentanti e i direttori delle
Corali Valdesi sono convocati per l'Assemblea che avrà il seguente o.d.g.:
— Elezione Giunta;
— Festa di canto 1986;
— Funzioni dell'Assemblea;
— Varie.
Giovedì 12 dicembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 20.45 presso
la Chiesa Valdese si riunisce il collettivo biblico ecumenico. Tema dell'Incontro . L’eucaristia o cena del Signore nella liturgia e nella prassi della
chiesa cattolica ». introduce padre
Oreste dei Cappuccini.
RINGRAZIAMENTO
« Getta il tuo peso sull’Eterno
ed Egli ti sosterrà »
(Salmo 55: 22)
I familiari di
llda Costantin ved. Rostan
nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano sentitamente tutti coloro ohe hanno preso parte al loro dolore, in particolare primario, medici, infermieri e personale tutto del reparto
di Cardiologia dell’Ospedale Givde di
Pinerolo; il medico curante dott. Della
Penna ed il pastore Paolo Ribet, nonché la Croce Verde dì Porte.
S. Germano Chis.., 23 novembre 1985.
« Dio è amore »
(I Giov. 4: 8)
Ci ha lasciati improvvisamente
llda Meynìer ved. Long
Lo annunciano, per Sua espressa volontà, a funerali avvenuti : il fratello
Guido, le sorelle Adele e Bianca, i parenti tutti.
Eventuali fiori in memoria a favore
dell’Ospedale di Pomaretto.
S. Germano Chis., 18 novembre 1985.
AVVISI ECONOMICI
COPPIA referenziata senza figli, cerca
alloggio 3 camere in Pinerolo - Tel.
0121 - 58026 ore serali.
CELIBE, corretto cristiano, due pensioni, ottima cultura, unirebbesi con
credente 30-55 anni. Indirizzare
TOSI - Via Piemonte, 3 - Venturina
(LI) - Telefono 0565 - 853351.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, oreventivi a richiesta :
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino. tei. (Oli) 62 70 463.
USSL 42 • VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto tei. 81228 - 81691.
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 1° DICEMBRE 1985
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ferrerò: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero, 27 - Tel, 848827.
Ambulanza :
Croce veroe Herosa: tei. 81.000
Grece Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 1° DICEMBRE 1985
Torre Penice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pelllce: telefono 91.996.
12
12 uomo e sodetà
29 novembre 1985
ARGENTINA
ASSEMBLEA DEL CEGE
Le nonne
della Piazza di maggio
Liberi per vivere
Il nostro settimanale ha già riferito a suo tempo sulla riunione del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese tenutasi a Buenos Aires in Argentina dal 28 luglio all’S agosto scorsi.
Uno dei momenti più partecipati e sconvolgenti — come riferisce
il Soepi mensuel — è stato dato dalla testimonianza dell’esperienza
di lotta per i diritti dell’uomo in quella nazione prima del ritorno
alla democrazia. Pochi sanno forse che, oltre all’azione delle « madri della Piazza di Maggio » vi è stata (e vi è tuttora) quella delle
« nonne della Piazza di Maggio » che si battono per ritrovare i loro
nipotini (in alcuni casi i genitori sono morti o ’scomparsi’) e in
genere i bimbi di cui non si haimo più notizie. E’ proprio la presidente di questo gruppo che — fra gli altri intervenuti — ha preso
la parola al C.C. del CEC: qui sotto diamo una sintesi del suo intervento.
r. p.
1980, abbiamo cominciato a ritrovare alcuni dei nostri nipotini che erano stati dispersi dalla
dittatura fra la popolazione. Ma
abbiamo appreso ben presto che
non bastava ritrovarli: occorreva dimostrare che essi facevano parte delle nostre famiglie.
Anni di contatti con centri
scientifici mondiali ci hanno fatto scoprire quello che si chiama
1’« indice genetico » che si ottiene mediante tests molto precisi
che non lasciano il minimo dubbio sulla filiazione di un bimbo,
anche in assenza dei suoi genitori, grazie ad analisi ematologiche effettuate sui nonni, sugli
zii e zie della piccola vittima.
Finora queste analisi erano servite per escludere la paternità di
un bimbo. Oggi, questo indice
genetico consente di includere il
bimbo nella sua vera famiglia
in modo irrefutabile.
Le conseguenze giuridiche e
sociali della esatta determinazione del gruppo familiare sono
di considerevole ampiezza, ai fini della localizzazione di bimbi
scomparsi; esse rivestono pure
una fondamentale importanza in
tutti i casi in cui l’identità viene posta in questione, come per
esempio nella vendita e nel traffico di bambini.
Attualmente lavoriamo in vista della creazione di una banca
dei dati genetici che consentirà
agli stessi bambini, che oggi non
riusciamo a rintracciare, di detenninare la loro vera famiglia.
La manifestazione più tragica
della distruzione perpetrata dalla dittatura militare è stata la
scomparsa di migliaia di persone (n.d.r.: il loro numero si fa
ascendere alla spaventosa cifra
di 30 rnila), fra cui centinaia di
bambini, di cui una parte sono
stati prelevati coi genitori ed
im’altra sono nati durante la
prigionia delle madri. Questi
bimbi e questi neonati, brutalmente separati dai genitori e
condotti verso destinazioni sconosciute, oltre a rientrare anch’essi nella categoria degli
’scomparsi’, haimo avuto in più
un totale annullamento della loro identità e sono stati trasformati in altre persone. Hanno
perso il loro nome, la loro famiglia, la loro storia, la loro religione: s’è creata così una nuova forma di schiavitù in pieno
XX secolo. Questi bimbi rubati
sono stati adottati, o registrati
come propri figli dai membri
delle forze repressive o da loro
complici. A volte, sono stati venduti o ’regalati’ oppure — in casi più rari — abbandonati in
Istituti per minori, sempre anonimamente e senza nome.
Allo scopo di individuarli e di
renderli alle proprie legittime
famiglie, abbiamo costituito la
Associazione delle Nonne della
Piazza di Maggio. Da otto anni
facciamo delle lunghissime e penose ricerche, malgrado minacce e difficoltà di ogni genere. A
poco a poco, specie a partire dal
anche anni dopo la nostra morte. I bimbi localizzati fino ad
oggi sono 35, ma per sette di
loro non sono ancora state effettuate le necessarie analisi, a
causa della lentezza della macchina giudiziaria. Noi esigiamo
che lo Stato prenda le misure
necessarie per rendere alle famiglie i bimbi che individuiamo.
Per noi, la restituzione dei bimbi ritrovati costituisce la terapia
fondamentale e decisiva che si
impone di fronte all’orribile crimine che è stato commesso contro di loro. La situazione di choc
creata dalla rottura improvvisa
e violenta del legame familiare
sostituito colla forza da nuovi
legami non può essere attenuata
se non dalla restituzione di ogni
bimbo, basata sulla più assoluta verità: nel contempo i responsabili devono essere puniti
con tutto il peso della legge.
A nome di questi bimbi che
tanto soffrono ringraziamo il
Consiglio ecumenico delle Chiese
per il suo appoggio che ci consente di continuare a cercare,
nelle tenebre, la vita.
Maria de Mariani
Resistenza
afghana
Nei giorni 29-30 novembre e
1° dicembre, avrà luogo in Torino un incontro internazionale
per il riconoscimento della Resistenza afghana, organizzato
dal Comitato Torinese di solidarietà al popolo afghano.
Sono previste varie relazioni,
e diverse sono le adesioni alla
iniziativa. Daremo ai lettori notizia di quanto il Convegno saprà esprimere.
Per maggiori informazioni rivolgersi al Comitato torinese di
solidarietà al popolo afghano.
Via Cernaia 32, Torino, tei. 011/
512085.
« ’’Liberi per vivere” significa
liberarsi completamente dall’illusione che la ’’felicità” misurata
dalla crescita e dal progresso,
raggiunta a spese dì altri possa
mai essere lo scopo del vivere
umano e il marchio deH’umana
dignità ». Con queste parole il
pastore ungherese Laszlo Pali,
segretario generale, ha spiegato
il tema scelto per la discussione
dell’Assemblea Generale del Consiglio Ecumenico Giovanile in
Europa (CEGE), svoltasi a Séte
(Midi francese) dal 13 al 19 ottobre.
Come tutti gli anni, sin dal
1968, i delegati delle organizzazioni giovanili evangeliche, ortodosse e in qualche caso (Austria e Belgio Francofono) anche cattoliche di 17 paesi europei dell’Est e dell’Ovest, del Sud
-e del Nord si sono ritrovati per
fare il bilancio delle attività comuni, per confrontarsi su questioni di interesse generale, per
elaborare linee e programmi degli anni a venire e per eleggere
il proprio Comitato Esecutivo e
la propria Segreteria.
H 1985, proclamato dall’ONU
« Anno Internazionale della Gioventù », è stato anche per il CEGE Un anno particolarmente intenso. Ai numerosi campi internazionali promossi dalle diverse
organizzazioni membro e alla tradizionale « Jugendleiter Konferenz » di Hirschluch, nella Repubblica Democratica Tedesca, si
sono infatti affiancati un seminario teologico congiunto CEGESYNDESMOS (l’organizzazione
mondiale dei giovani ortodossi)
a Belgrado in gennaio, una consultazione sull’occupazione e il
valore del lavoro a maggio in
Danimarca, una conferenza su
« Giustizia e Pace » a Cipro in luglio, organizzata insieme con le
Commissioni per la Gioventù del
MECO (Consiglio delle Chiese
del Medio Oriente) e del CEC
(Consiglio Ecumenico delle Chiese), la partecipaziione al 12“ Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti (Mosca, agosto) e
soprattutto la IV Conferenza Ecumenica Europea della (gioventù a Tampere, in Finlandia, ancora ad agosto, con la partecipazione di oltre 200 delegati.
Qualche parola a parte merita
il campo CEGE « Il Mediterra
neo, ponte per la cooperazione
Nord-Sud », tenutosi ad Adelfia,
in Sicilia, dal 2 al 12 settembre:
un passo avanti nel quadro dei
rapporti bilaterali di pace e di
cooperazione che la FGEI cerca
da tempo di stabilire con fratelli
e sorelle del sud e dell’est del
Mediterraneo, grazie soprattutto
al contributo di due giovani rappresentanti della Chiesa Apostolica Armena di Beirut, ma anche
un fallimento per quanto riguarda la partecipazione europea, limitata a un delegato francese,
tre portoghesi e un tedesco orientale, proprio a causa dell’eccessiva ricchezza del programma CEGE di quest’anno.
D’altra parte, l’interesse del
CEGE nel suo complesso per
quanto accade nel Sud del rnondc è in forte crescita. Lo dimostra non soltanto la scelta di dare scadenza biennale o triennale
agli incontri con le organizzazioni ecumeniche giovanili dell’America Latina (ULAJE) e dello
stesso Medio Oriente, né solo il
finanziamento di un gruppo di
lavoro permanente sulla giustizia o mozioni come quella sul
Sud Africa e sulla Namibia approvata a Séte, ma un’effettiva
disponibilità ad assumere nel dibattito interno al CEGE rivendicazioni e provocazioni, politiche
e teologiche provenienti da quelle regioni. E’ significativo, a tale
proposito, che l’Assemblea abbia
respinto una mozione di soste
gno alla proposta di Concilio
mondiale pancristiano per la pace — analoga a quella che il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste ha invece approvato —
dopo l’intervento di Nirmala
Fenn, della Commiss, per la Gioventù del CEC, che ne aveva sottolineato 1’« eurocentricità », vale
a dire la scarsa attenzione alle
priorità di giustizia che oggi le
chiese della maggior parte del
mondo si pongono. Altrettanto
significativi i continui riferimenti
alla teologia della liberazione
latino-americana nel corso del
dibattito.
E’ a partire dalla consapevolezza che « non vi è pace senza
giustizia », dunque, che il CEGE
s’appresta a dare il suo contributo per la pace nel 1986, Anno Internazionale per la Pace dell’ONU. B. G.
« L'Eco delle Valli Valdesi »; Rea. Tribunale di Pinerolo M. 175.
Redattori; Giorgio GardioI, Paoio Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone, Sergio Ribet. Comitato di redazione: i re- Se questo giornale non ci fosse,
dattori e: Mirella Bein Argentieri, Valdo Benecchi, Mario F. Berutti, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nit- ti. Bruno Gabrielli, Claudio H. Mar- telli, Roberto Peyrot, Massimo Ro- meo, Marco Rostan, Mirella Scor- sonelli, Liliana Vigllelmo. Direttore Responsabiie: FRANCO GIAMPICCOL'I monitori, predicatori, laici, pastori, teologi, membri di chiesa, dovrebbero inventarlo.
Redazione e Amministrazione: Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei un, 655.278. Redazione i'Eco delle Valli Valdesi: Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore: AlP, Associazione Infor- mazione Protestante • Via Pio V. 15 - 10125 Torino. R.-giBt''n nazionale della Stampa n, 00961 voi. 10 foglio 481. Eco-Luce
c/c 327106 — Torre Pellice
Pubblicità: prezzo a modulo (mm. 49x53) L. 12.000 (oltre IVA). Inserzioni: prezzi per mm. di altez- za, larghezza 1 colonna: mortuari 350 . sottoscrizioni 220. Ogni parola: economici 250, par- tecipazioni personali 350 (oltre IVA). Ricerche lavoro: gratuite. Abbonarsi per aggiornarsi
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101 itestrito a « L.j Luce: fondo di so* lidarietà », Via Pio V. 15 • Torino. Abbonamenti: annuo 27.000, semestrale 14.000, estero 55.000, sostenitore 50.000, chiese 4x25.000.
Stampa: Cooperativa Tipografica Subalpina - Torre Pellice (Torino) V ^