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Prediche d*Ai?pelio
T)opo la vocai^ione del crede ni e
« Riacquistò le forze »
(Atti 9-19).
l/n cencio d*uomo
In quella casa della vìa Diritta in
Damaisco c’è un cenicio d’uomo. E’ esau[sto e spossato, da tre giorni non man'gia e non beve, i suoi occhi acciecati
cercano invano là luce ed il suo cuore
angosciato invoca indarno la pace. Lo
hta colpito la folgore dal cielo; è ormai
jUna colonna (spezzata, un relitto alla
Aderiva. Dov’è il medico sapiente capa-,
fce di curarlo? In tutta Damiasco non
se n’è trovato alcuno. Dov’è remico fedele capace di infondergli un po’ di
coraggio ? Gli amici lo hanno accompagnato fino alla porta di casa eppoi se ne
sono andati. Ed è un anticipo d®Ua
tomba, quella casa, poiché Saulo ha
tutto perduto e solo più un filo lo trattiene alla vita.
Io credo che in quella casa ed in quel
^l^ttjuccio, la Parola di Dio non si limita
chia: erhivendolq) che mi raccontò le
sue miserie e le vessazioni delle vicine.
Corsi al tempio, aprii con qualche difficoltà la serratura arrugginita, mi ci rinchiusi dentro e restai a lungo in mezzo
ai banchi polverosi e tarlati. Doveva
esser stato ridente e civettuolo un. tempo, perchè, dalle finestre e dal pulpito,
pendevano ancora i brandelli delle vecchie tendine e degli ornamenti di velluto. Il grosso armonium che aveva accompagnato i canti dell’assemblea, ora,
dava suono solo più da due o tre note.
In un armadio della piccola sacrestia,
libri e giornali di quasi un secolo fa,
con ampie cronache delle polemiche
che avevano accompagnato il nascere
della comunità-. Sul pulpito, consunte
dal tempo e dalla polvere, la Bibbia e
la, liturgia; tra i banchi, qualche vecchio innario e, dappertutto, sulle pareti, nell’aria e attorno agli eleganti lampadari in ferro battuto. Un impalpabile
velo di tristezza che ti penetrava nel
m or sono.
m.
.e quella paraliìiza e...
Mi par di vedere qui, distesi al fiani^co di Sauló, tanti ammalati visti nelle
nostre case e nei nostri ospedali, feriti
dalle avversità, consunti dalla fatica,
vittime del peccato proprio ed altrui,
tubercolotici, incurabili, persino quella
P'donna paralitica vista un giorno al Rifugio Re Carlo Alberto, di cui tutto il
(corpo era immobilizzato e solo gli occhi
serbavano un po di mobilità.
E siccome, oltre che fisica, l’infermiI tà di Saulo era rnorale, sul suo giaciglio
v; trovan posto anche altri che il loro map le ce SL’hanno (nel tìuore; pensino, io
L credo, quel mio amico che sposò anni or
K sono ima donna corrotta e non seppe
governare la propria casa e si lasciò dominare sempre più, fino al punto di tollerare sotto il suo tetto e davanti agli
pochi innocenti dei figli, le sfrontate
\ manifestazioni della sua cattiva condotto. Egli n’è quasi impazzito dal dolore,
t-mi ha confessato di essere il più infelice fra tutti gli uomini, ma non ha trovato in sè, nè nella sua debole fede,
ì; alcuna forza per reagire. Se lo vedeste
camminare per la via, vi farebbe pietà:
va ricurvo, con lo sguardo spaurito e
scantona appena vede arrivare gente.
Pare l’ombra di un uomo !
C’è ancora dell^altiro in quella cameretta della via diritta in Damasco. Al
disopra dei icorpi e delle anime degli
( individui; panmi vedlere quel grande
. organismo che ha nome corpo di Cristo: la chiesa, o. meglio, le chiese, perchè anch’esse son soggiette a perdere le
propri© forze ed a morire.
Una chiesa presso J>arma
iton dimenticherò mai ciò che ho vi;sto in. una'cittadina del Parmense ove,
in tempi lontani, era sorda una comu'nità evangelica. Ora il culto era abolito
perchè non v’erano quasi più evangelici in paese. Rintracciai sola una vec
■ E mentre passavo in rassegna questi
cimeli, cercavo di evocare, nel mio spirito, l’antica comunità raccolta in. quei
banchi, il Pastore in. pulpito, la predicazione ardente dell’Evangelo, i canti
vigorosi e quasi mi pareva che la scena
ad un tratto dovesse animarsi e riprender vita... Ma l’eco dei miei passi sul
.pavimento del tempio vuoto, mi richiamava alla realtà. Oh com’è triste lo
spettacolo di un tempio abbandona,to !
Ti assicuro che venuta l’ora della partenza, venni vìa da quel luogo portando
nel mio cuore una tale impressione di
pena^ che non si è cancellata ancora
adesso, a molti anni di distanza.
Oggi, udendo parlare dei nostri templi negletti, ho ripensato a lungo allo
spettacolo visto allora: Possibile che
anche qui, debban salire un giorno dei
pellegrini ad aprire con fatica le serrature arrugginite dei nostri templi e a
considerare con tristezza ì banchi rosi
dai tarli e cadenti sotto la polvere ? Ah,
fratello mio, io credo che fra tutte le
cose tristi che posson passiar© sul nostro
capo in questa vita, questa sarebbe la
più triste di tutte.
C'è qualcuno alla porla
Qualcuno ha bussato alla porta di
casa.
mente disorientati. Egli chiama degli
uomini senza forza per compiere impiess© grandi e temerarie; manda un
l\Ìosè balbuziente per parlare con elo
quenza al , popolo d’Israele ed a Farao
ne;- suscita un Gedeone eh’è il più po
vei?o e il più piccolo in Israele, per combattere i madianiti; chiama un Isaia che
ha' le labbra impure, per predicare il
ravvedimento; le cose pazze per isvergo^nare i savi, le cose deboli del mondo peiT svergognare to forti (1 Corinzi 1:-27).
j u Questa verità basilare nei rapporti
degli uomini con Dio, noi Valdesi, non
l’gbbiamo ancora sufficentemente compresa, perchè seguitiamo sempre, persico nella chiesa e di fronte aU’Evangelo,
;a,voler ragionare 'alla maniera umana:
«'.Ci sono altri fratelli più adatti di me,
domandatelo a quelli, io non me la sento proprio ». Beco la frase che risuona
troppo spesso nelle nostre comunità, fino 'a diventare un’ossessione per i Pastori ! ■
J/on lo sapevi ancora ?
&
Forse l’avrai detta anche tu fratello
^tore !
E’ Aniainia 'che viene in cerca di Saulo
perchè è uno strumento, eletto da Dio,
per portare il nome dei Signore davanti ai gentili, ai re ed ai figliuoli d’Israele... E’ Dio che lo manda. E’ Dio che
vuole questo cencio d’uopio perchè ha
bisogno di luì ! ,
E’ proprio l’opposto di qutóto asigonò il nostro buon senso e tutte to re^gole della saviezza umlana. Si è di^usso^
assai, specie nei nostri tempi, sul criterio migliore per avviare i govani verso
questa o quella professione e si è convenuto esser quello di studiare nei gio- '
Viailii' stessi le particólari .inclinazioni
naturali.
Dinanzi a Dio, però, i criteri umani
non reggono più e restano compléta
Perehè ? Non lo sapevi ancora che
Dio chiama i meno adatti per servirlo
e Ch’Egli si compiace di compiere i suoi
miracoli per mezzo degli strumenti meno qualificati ? Non lo sapevi che dietro
alle nostre ripulse ison pronti i miracoli di Dio da meravigliare U mondo © da
apparire incredibili ai nostri occhi stessi ? •
C’è qualcosa di nuovo e di grande
dietro questa verità, mi par quasi che
i miei occhi s’aprano, come 'qùelli del
servo di Eliseo, per ìscorgere attorno a
noi, sulle nostre montagne, un esercito
ins aspettato per il nostro Dio. Ma si,
passa pure in rassegna tutti questi villaggi montani e i casolari sparsi, anche
i più isolati... e raccogli tutti gli ammalati del corpo e deH’anima idh’essi nascondono, i deboli, i viecchì, i poveri e
gli scoraggiati, quelli che a viste umane non hanno più possibilità... lalFom• bra delle fortezze costituite da questi
poveri templi negletti, più vecchi dei
vecchi, così insignificanti nel gran moni do moderno e dimmi se non possono di. ventare, secondo i criteri di Dìo, un
lasercito potente, come quello, ch’era
costituito da legioni di angeli montati
su carri di fuoco !
Jn piedi,
, con la mano alla fronie
Torniamo amcoria una volta alla piccola casa in Damasco. Un fatto nuovo
si è verificato, qualcosa di straordinàrio. Dopo che Aniania gli ha imposto le
mani, i ¡suoi occhi si sono rìaooesi alla
luce, il vigore è tornato nell© membra
stanche e Saulo s’è alzato per prepararsi alla partenza. Mi par di vederlo, quest’imino, accanto al suo letto, che respinge con uiia'mano le coperte divenute inutili, mentre poirta l’altra alla
fronte per mirare, da lungi, le regioni
. immènse dì cui tstai per muovere alla
A conquista nel nome del suo Dio. Scena
miràbile ch’io vorrei possedere la mano di un artista per rappresentare sulla tela o la voce di un angelo per canI tare con sublimi accenti, dinnianzi a
tutti^ questi, didbilitati e scoraggiati che
sono attomq a noi, per dir loro che il
\tempo dei miracoli non è passato, che
la, scena della via diritta può ripetersi
sotto a quglunque tetto di queste valli,
che a qualunque invalido del corpo ó
dello spirito che voglia rispondere alla
vocazione del Signore, Iddio restituisce
le forze per farlo... E’ questo rannimzio
che oggi ho il privilegio mestimal^ile
di proclamare dinanzi a te o lettore,
m'entre dalle nostre Vialli si leva un
grido di distretta perchè sono in decadenza ed hanno perduto quelle forze
che le fecero quel che furono.
Oh non creder© ch’io intraprenda di
spiegarti il modo in cui potranno avvenire quest© cose. I miracoli, la conversione dei peccatori, le dispensazioni della grazia di Dio, non si spiegano, si
constatano ! E non aspettare ch’io ti
parli del Risvegliò deUe nostre VaUi
come ti farei l’esegesi dì un testo. Qui,
ci troviamo sul terreno del miracolo e
del divino, verso il quale i credenti, come già i profeti, guardano per mezzo
di visioni e di sogni.
Sogni
Li conosci tu, frateUo, questi sogni e
queste visioni ? A me son famigliari.
Nelle ore insonni della notte e durante
lunghe marce solitarie nella mia parrocchia, ho visto delle cose strane e
meravigliose:
Carrettieri ed operai col Sacro Libro in mano nelle ore dj sosta. Giovani
parlar di Cristo e di Evangelo senza
vergogna. Uomini e donne dare la loro
testimonianza . religiosa in mezzo a
grandi e ferventi assemblee. Alberghi
senza bevitori e senza bestemmie, con
una clientela educata e dabbene. Orfanotrofi deserti perchè, per ogni bimbo
orfano dei genitori, dieci porte si aprivano per offrirgli un nuovo focolare. Il
collegio di Torre Pellice rigurgitante di
giovani delle nostre montagne, perchè,,
ogni famiglia, voleva dare, un missioftario od un Pastore. Templi abbattuti e «
ricostruiti perchè troppo angusti...
Tutto,, tutto è trasfigurato nei miei
sogni ed io stenta qualche volta a riconoscere i luoghi famigliari delle mie
care Valli. Il cielo è di un azzurro smagliante, le vette candide traggon bagliori di fuoco nel bacio del sole, le vallate si adagiano nell’opulenza di ' una '
vegetazione lussureggiante e i montanari nostri son trasformati essi pure,
più alti, più forti, più belli, han tutti il
profilo ga.gliardo dei Gianavello e degli
Arnaud, "sopratutto, han nel vqlto una
espressione di gioia è negli occhi la luce del sole...
Perdonami, fratello, se ho indugiato
tanto nella descrizìonè di un sogno...
ma tu ricordi la promessa pentecostale;
« I vostri giovani vedranno delle visioni e i vostri vecchi sogneranno dei
sogni ».
L’ora che volge, d’altronde, ci chiama proprio a vivere nel clima epico ©d
eroico delle virioni, dei sogni, dèi miracoli e delle pazzie della fede... e il Popolo Valdese che risorge e si leva in
piedi e riacquista le forze come Saulo,
lo fa appunto grazie ad un’opera di visioni, di Sógni, di miracoli e dì- pazzie
della fede... ’ ^
Sia gloria la Dio ! ■ ;
Enrico Geymet ,
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L’ECO DELL^ VALLI VALDESI
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Vicende e martirio
di Fra Fulgenzio Manfredi
■m.
Conxe ho notato in alcuni articoli della Ljuce relativi alla Riforma in Italia
nel isedioesuno secolo, Venezia fu un
cèntro di ìdeee rifotrtnate di primissimo
* ordine, tanto è vero che molti dèlia più
schietta nobiltà véneziaiia furono notoriamente favorevoli ad essa, tanto che
Fra Paolo Sarpi poteva affermare, il
28 luglio 1608, che, a Venezia, « se (i
protestanti) fcfesero tutti insieme, o si
conoscessero, sarebbero 10 mila ». Comunità dunque imponente e che, se gli
eventi politici Tavessero assecondata,
avrebbe potuto essere fonte, come la
sj>erava il Sarpi, della « rigenerazione
d’Italiia e della riformazione del mondo».
Si era allora, a Venezia, in aperto
contrasto con la Curia la quale giunse
fino a lanciare Vihterdetto contro la
repubblica, e la scomunica contro il sub
doge, contro il suo senato e contro tutti
i magistrati veneti. Come contro partita la repubblica, fierissima, cacciò dal
suo seno i Gesuiti, i Cappuccini ed ì
Teatini per aver essi dichiarato dì voler obbedire al papa anziché al governo
di Venezia.
Fra Paolo Sarpi, che era allora non
solo Consultore della Repubblica ma
anche Teologo dello Stato, ebbe in questa lotta parte importantissima.
Intanto ì Gesuiti, capeggiati dal cardinale Belljarmino, moltiplicarono le
insidie non solo d’ordine politico (come
fu il tentato assassimo del Sarpij colpito
a pugnalate con la complicità sicura dei
suoi ¡confratelli). Non per nulla Fra
Paolo Sarpi, valendosi delia autorità
che gli veniva dalla concezione di Stato, forte, ed indipendente da curialesche esigenze, (vedi in Regime Fascista,
del 23 giugno 1931 l’esauriente articolo di Paolo Plantaleo, al riguardo) li
ricambiava se non di uguale per lo meno di non imm.eritata moneta proibendo « con un rigore ^raordinario » (dice lui stesso) che le opere loro circolassero nella Repubblica ed auspicando che Dio metta « la sua mano,per liberar la chiesa da questa peste». A
queste parole grosse facevano eco fatti
altrettanto grossi, dall’una parte e dall’altra.
Uno di questi, passato quasi inavertito allora come poi, è quello che capitò
a Frate Fulgenzio Manfredi, minorità
francescano. Figura evanescente, incerta, debole, non fu certo tha le più forti
sunpatie del Sarpi. Ma siccome era tra
quelli che avevano conosciuto importanti personalità del mondo protestante, recatesi in Venezia ai finì di alimentarvi quel promettente focolàio di Riforma, ed era appimto fra coloro che
avevano dato adito a più d’una speranza, fu preso di mira dagli emissari dì
Roma per farlo ritornare nella più
stretta cerchia deU’ovile. E, a proposito
di queste mene degli emissari della Curia così scriveva il Sarpi all’ugonotto
Gerolamo Groslot de l’Isle, anziano della chiesa riformata d’Orléans: « Tentano questi romanisti con tutte le arti di
acquistare li nostri ecclesiastici... Hanno acquistato l’arcidiacono (Pietro Antonio Ribetti) quale era vicario patriarcale... A ]^ra Fulgenzio (Manfredi) non
fu troppo pensato... Certo è che, per
convertirlo, sono state adoperate minacce e promesse e più quelle che queste ».
Il « buon vecchio » frate resistette alle prime; per ben due anni fu perseguitato in ogni maniera; ma se n’ebbe ragione con gli allettamenti, con la corruzione, col denaro. Gli si fece avere un
salvacondotto col quale gli si dichiarò
che avrebbe potuto recarsi a Roma indisturbato, e indisturbato tomaisene.
Egli accettò davanti aH’offeirta di « dop
pie di Spagna » che, dice il Sarpi, « fu- ?
rono viste in buon numero». Allettato^
da quel denaro e dalla promessa di alti f
uffici a Roma partì da Venezia ove non
tornò mai più. Con ragione il Sarpi, dal
fiuto finis,simo, scriveva di luì: « Credo '■
che per lui il mondo starà presto finito ». |
A Roma ebbe udienze su udienze dal ]
Papa anche quando nessun altro le ave- va. Ma quando egli capì che gli si vo- lì
leva far fare solo il delatóre o forse '
peggio, quando senti che gli tsi voleva '
far fare pubblica penitenza per i suoi
errori e le sue simpatie, cercò di farsi >
mandare a predicar la quaresima a Ferrara. Ma « quelli 'di Roma non glielo
hanno permesso, dicendo che volesse
ritirarsi alti confini per fuggire, e non
veglione che parti da Roma » Così scriveva il Sarpi.
Di fronte all’invito o aU’ordine di far
penitenza rifiutò, dimostrandosi molto
più saldo nelle sue convinzioni e molto
più sinciero nelle sue amicizie che non
l’àrcìdiaco/ao Ribetti ¡che dovette an- dare, come penitenza, scalzo e con una
candela in mano per tutta Roma, recandosi, così, a pregare in sette chiese
della città.
Ma per Frate Fulgenzio Manfredi
tutto non era certo finito ‘così.
Ma lasciam.o qui la parola al Sarpi
stesso.
« Passò fra Fulgenzio, parte ben,
parte mal veduto fino al febbraio prossimo passato (1610); quando una sera,
sprovvisamente, furono mandati dal ,
cardinale Panfilo, vicario del papa, li ì
birri che lo presero, pretendendo ch’e- ì
gli avesse fatto non so che di spettante I
al suo ufficio, e fu messo prigione in f
Torre di Nona, dove stanno li rei* dì?'
delitti comuni». Dopo 'oiò, perquisitala
sua dimora ed esaminati i suoi scritti
«lo trasportarono alle prigioni dell’Inquisizione. Là li fu dato tre imputazioni: una che avesse tra i suoi libri alcuni proibiti; la seconda, che tenesse commercio (scambio) di lettere con eretici
(protestanti) d’Inghilterra e di Germania; la terza, che vi fosse una scrittura ,
di sua mano, la quale conteneva diversi articoli contro la dottrina cattolica
rommia: in particolare, che San Pietro
non ena sopra gli altri Apostoli; che il
papa non è capo della chiesa; che non
può comandare al'cuna cosa oltre le comandate da Cristo; che il concilio di
Trento non fu nè generale, nè legìttimo; 'òhe nella chiesa romana vi sono
molte eresie; ed laltrettal cose in buon
numero ».
Vi era ben di che fargli pa:^re brutti guai !
Interrogato a sua discolpa, l’Ufficio
dell’Inquisizione non fu soddisfatto delle sue risposte per cui ^ determinarono
di venir contro di lui alla tortura: ü che
intimatogli, egli rispose ■die non era
soggetto da siopportar tortura (data anche la sua vecchia età) « ma che facessero quel che piaceva loro, chè si rimetteva alla loro misericordia.
Il giamo 4 di luglio, fu condotto in
chiesa di San Pietro, dove era indicibil
numero dì persone; e là posto sopra un
solaro (palco), furono lette le sue colpe
e fatta la sentenza: che dovesse essere
escluso dal gremio (grembo) della santa chiesa come eretico relasso (recidivo), e consignato al governatore di Roma per esser castigato; con preghiera
(sic) però che non fosse punito di pena
di sangue. A questa cerimonia, che durò qualche ora, fra Fulgenzio stette
sempre guardando in àito, nè mai parlò; la comune opinione fu ch’egli avesse un sbavaglio (bavaglio) in bocca. Finite le cerimonie, fu condotto nella
chiesa di San Salvator in Laxuro e là
degradato; e la mattina seguente, in
Campo dì Fiore, fu impiccato ed abbruciato ?>. . /
Così le preghiere furono eiaaudìte poiché l’impiccagiane con la corda e l’abbruciamènto col rogo evitarono lo spargimento di sangue... !
Silvio Pone
Leggendo ed annotando.
Sull’ultimo numero delle « Vie d’Italia » Corrado Alvaro rievoca una sua
vìsita al calabrese villaggio di La Guardia Piemontese., Nei costumi e nella
parlata di qu^ti agricoltori, sopratutto
delle donne, si risente la loro origine
oltremontana. Lo stesso popolo, di questo si rende conto; sa pure che la religione dei suoi avi non era quella che ora è da lui professata, ma non sa in cosa lessa consistesse. Interessante il costume femminile nel quale l’articolista vede alcuni isiegni della sanguinosa
storia del villaggio. Dopo la persecuzione a noi nota dei Valdesi di La Guardia «... Un padre Valerio, di cui ci parla la tradizione locale, tanto per non
trascurare le forme, impose alle donne
rabito della penitenza... Consisteva tale penitenza in un sacco legato sotto le
ascelle, in m.odo da coprire 'anche l’ombra dei seni e la linea deU’àbito: il
sacco è ora il grembiulino legato allo
stesso punto. Impose anche il cilicio ma
di questo serba memoria soltanto una
lieve increspatiora nel giro delle pieghe
deU’àibito intorno ai fianchi».
Corrado Alvaro termina il suo scritto lodando le caratteristiche, diremo
morali, di questa gente: « Il sangue versato in quella notte lontana è bastato
per tutto e non sì ricorda da moltissimi
anni una violenza; c’è un senso diell’individuo e della sua libertà giusta come
si vede di rado. Mondo poco rumoroso,
per nulla curioso, in niente eccessivo:
la stessa religione è attaccata ai riti e
sommessa, senza nessuna di quelle
grandiose fiorettature e spettacolosità
che si trovano nell’Italia meridionale.
C’è qualcuno che si ricorda dell’insanguinata religione dei padri ? ».
A questa domanda C. A. risponde: « i
raccoglitori di memorie locali ». E noi
azzardiamo, solo come ipotesi: la stessa austerità riscontrata dal viandante
che a La Guardia Piemontese sì è soffermato può essere quel qualcuno che
si ricorda dell’insaguinata religione dei
padri.
Una pubblicazione ecumenica di
grande interesse è apparsa in Olanda
sotto il titolo: Che cosa credono ? - Cristianità cattolica e cristianità riformata. La pubblicazione contiene due studi,
il primo del professore F. Malmberg
della facoltà di teologia dei gesuiti di
Maastricht, l’altro del professore S. F.
H. J. Berkelbach van der Sprenkel,
professore della Chiesa riformata Olandese ad Utrecht. Lo scopo di questa
pubblicazione che porta 1’« evulgetur »
delle autorità romane, è di far conoscere ai protestanti ed ai cattolici le loro
rispettive posizioni in una maniera positiva e senza polemica.
Il professore Berkelbach nella sua
introduzione spiega che questa opera
non d'ave essere considerata come una
discussione, ma come l’esposizione della testimonianza delle due Chiese. Questo non vuol dire che ì due studi non
abbiano un rapporto fra di loro. I due
autori parlano della fede cristiana e si
sottomettono al solo nome di Gesù Cristo; è questo non solo im legame, storico
ma una relazione permanente; non è
com,e se gli autori avessero im antenato
comrmè, bensì imo stesso Signore e
grazie a questo attaccamento a uno
stesso Signore non sono stranieri l’uno
all’altro. C’è da augurarsi che anche i
lettori ricevano questi messaggi non
come due vod distinte e isolate ma nella loro comune sottomissione al Signore.
^ Una grande difficoltà viene dlal fatto
che molti termini non hanno lo stesso
significato nelle due confessioni. Per
esempio, mentre cattolici e protestanti^
■ confessano .la loro fede con sincerità
per mezzo del Credo apostolico, non
danno lo stesso sig^oato alle parole
del Credo. E’ ora necessario che noi ascoltìamo la voce gli uni degli altri, ma
bisogna riconoscere che questo sfarzo
è estenuante e avrà un successo solo
parziale.
Nel N° 6, 15 marzo 1942 della rivista
artistico letteraria, « Primato », nella
rubrica « I farri del mestiere » G. B.
Angioletti esprime un pensiero del
quale mi piace qui riprodurre alcuni
palssi:
« Vidi un giorno una serra ad Aalsmeier, in Olanda. Era popolata di ciclamini dfeclamatori e passionali, in una
fioridezza di forme, in una intensità di
tinte che stupivano.... In un’altra serra
prosperavano invece arcigne e antipatiche le piante grassie, più lontano le
rose sbocciavano ardenti e delicate nel
calore umido delle stufe. Vivevano e
crescevano quei fiori e quelle piante, i'gnari dei passanti; ■degli insetti, del gelo e della siccità; nè incontrai un sol
fiore che rivelasse l’aspetto, non che
della m,orte, dì un vicino perire. Tanta
salute era così innaturale che quelli mi
parvero manichini di fiori, sorridenti
e felici come i manichini dei sarti nelle j
vetrine •di una città... » « A noi dunque
non piacciono i paiesi tutti di fiori, cosi
come non piacciono le veliere dovè
stanno migliaia di uodelli.... perchè itósì
offendono senza colpa, così riuniti il
naturale equilibrio. Una distesa di tulipani in Olanda ci può per un momento incuriosire, ma un fiore nato su una
roccia deirAppermino, esile e celeste, sicura preda del vento o delle capre, ha
in se maggiore grazia e purezza di tutte
le serre del mondo. Ha in sè il segno J
della creazione isolata e messa al cdspetto deU’universo, il segno di un’apparizione spontanea, occasionale, e un
potere di amicizia e simpatia che lo ripaga, ai nostri occhi, dell’inanità della
.sua nascita. E’ poesia e quelle serre non
sono che industria. »
■ Quando ho letto questo pensiero mi (
è piaciuto. G. B. Angioletti fa delle co-.
statazioni ed insieme accenna al suo
credo artistico. L’ho riletto sforzandomi
dì sostituire al concetto idi poesia quelle di cristianesimo, alla parola serra la
parola Chiesa ed lalla idea di fiore quella di cristiano. Riletto così questo pensiero mi ha fatto (>einsare.
Roberto Malan.
Peli mn il disto ì
Nel delizioso volume di Filippo Moninder - Mon Village - un contadino di
Oartigny ci dà una graziosa descrizione
del suo pastore. Egli loda la sua cordiale semplicità, la sua profonda umanità,
ma esprime anche il suo stupore, anzi
in un certo senso, la sua incomprensione: « Ma cosa 'Ci vien sempre a parlare
del suo Cristo ? » Gli pare cioè alquanto curioso che un uomo ü cui compito
è di vigilare sulla buona condotta dei
suoi parrocchiani, parli continuamente
di questo Cristo, figura assai sconcertante di cui egli non afferra bene la necessità.
Si: perchè sempre il Cristo? E per
quanto ci concerne non siamo talora
anche noi afferrati da questa angoscia,
da questa domanda, da questa impressione chè qualcotsia' ■di sfugge, e che questo qualcosa è forse appunto l’essenziale? Perchè sempre parlare del Cristo?
Non si può forse pregare Dio direttamente, senza intermediari? Non può
Dìo perdonare, anche fuori di Gesù?
Perchè siempre Lui?
Anche la Bibbia ci presenta Gesù come « una pietra d’intoppo », una « occa-
3
. '•■ «^. ’"-iV.,' ;":4 viéV'^v'^'
sione di caduta », un «segno di contrad-' ^
dizione ». Ma nello Biteeso tempo,Ila”
Bibbia proclama che questa pietra, re-'
spinta da quelli che edificavano, è divenuta l& pietra angolare, su cui posa tutta la solidità deiredificio. « Non vi è
salvezza in alcun altro; poiché non vi è
sotto il cielo alcun altro nome che sia
stato idato agli uomini per il quale noij,
siamo salvati ».
E questa affermazione, tutta, riposa
sul fatto che Cristo è vivente. Tutto il
messaggio della Chiesa cristiana primitiva, tutto il suo slancio, tutto il suo entusiasmo irradiavano da queste tre parole: « Cristo è vivente !» E lì è pure
,ii.,la risposta alla nostra, domanda: « Per' che sempre il Cristo? » : « Perchè egli è
: sempre vivente».
Sulla strada di Damasco, che cosa
curvò l’orgoglioso fariseo, Saulo di Tarso. e ne fece il più zelante di tutti i testimoni dell’Evangelo? Un incntro col
Cristo vivente! Egli è vìvente! ecco perehe Egli non è soltanto un importante
personaggio nella storia del mondo, ma
colui che oggi, nel nome; del Padre,
continua ad operare, dandosi.
Cristo che si dà. Se ottengo il mio
perdono, mi occorre ancora una forza
, che mi permetterà di vivere una vita
ji nuova. A che cosa mai mi servirebbe il
i perdono se non dovessi avere mai altra
[ risorsa che di ridomandarlo? Ora ecco
Mhe per questa vita nuova Dio mi ani nunzia ch’essa mi è data « in Gesù Crl”\sto »: Cristo si dà a me oggi, perchè io
diventi un altro, una nuova creatura. '
Perchè sempre il Cristo? Perchè in
lui soltanto è la vita.
« Fuori di me - dice Gesù - voi non
potete nulla ».
« La mia vita è Cristo », dirà Paolo.
^ « Io posso ogni cosa in Cristo, che mi
|';"iortifica ! »
lì Perchè sempre il Cristo? Perchè Egli
■è vivente, e fuori di lui il Cristianesimo
: «è morto. Il cristiano non è colui che
crede in Dio (quanti pagani credono in
Dio con miaggior fervore che molti di
noi !). Il cristiaino crede anche in Gesù,
come nel figliuol di Dio, vivente ed dperante per lo Spirito Santo.
« Se tù avrai confessato con la tua
bocca Gesù come Signore, e avrai creduto. col cuore che Dio l’ha risuscitato
dai morti, sarai salvató »*« (Rom. 10.*' 9).
B. Martin.
(Tr. dalla « Vie Protestante).
E’ uscito
Valdo Vinay
La dottrina di Dio nella teologia di C. Bartli.
pag. 48 - L. 3,50.
-'^JLibreria Edit. Claudiana, Torre Pellice.
f.
SETTIHIMA DI RINDNZIA
Terza lista
Chiesa di Sanremo L. 1917,50
Gruppo di Alassio 312,
Gruppo di Loano 125,.
Gruppo di Albenga e Diaspora 75,—
Chiesa di Venezia 1300,—
Chiesa di Carunchio, 1° vers. 565,—
"Chiesa di Denteila, 1® versamento 45,—
Chiesa di Schiavi, 1° versamento 80,—
Chiesa di Sali© 40,—
"Chiesa di S. Germiano 4000,.-!^
Militari Valdesi dei seguenti Reparti:
,Batt. Pinerolo, Comp. Comando 141,—
Id., 26 Compagnia 79,80
ld>, 27 Compagnia 171,—
fComp. Com. Regg. 3° Alpini 38,—
23° Reparto Salmerie, 3° Alpini 167,20
Art. Alpini - Gruppo Susa 136,20
■ Quartier Generale Divisione Taurinense 12,50
Art. Monaja Raimondo Ì9,—
Car. Bonjour Pietro 12,—
Alp. Pons Enrico 10,—
Alp. Giacomo Beux 11,40
Alp; Long Amedeo - 7,60
Chiesa dì Catania, 1° vers. 788,—
Quarta lista
\
Chiesa di Brescia L. 1297,20
Chiesa di Verona 1190,—
I Chiesa di Aosta, 2° versamento 22,—
L Chiesa di Fiume 1865,—
Chiesa di Bergamo 9638,—
Chiesa ,di Napoli 4710,—
VA'
* CECO , DELLE VALU VALDESI
Chiesa di
Chiesa di
Chiesa di
Chiesa di
vonì
Chiesia di
Chiesa di
Chiesa di
Chiesa di
Chiesa di
Chiesa di
Taranto ■ ■ - 1450,—
Bari 1200,—
Campobasso ' 500,—
S. Giacomo degli Schia
' ’ 360,—
Guglionesi 190,—
Riesi '■ 1600,—
Caltanissetta ‘ ' ' 141,—
Sampierdarena , 1000,—
Zurigo 450,—
Villar Pellice, 1° vers., 2000,—
CRON/lQ/1 VAILbESE
ANGROGNA (Serre)
Sabato 28 marzo si sono ■uniti in matrimonio Sarà Bartolomeo (Castagnarè)
e Simond Qiulia (Eissart). Benedica Iddio questo nuovo focolare che si forma
circondandolo con la Sua grazia.
— Domenica 29 marzo ha avuto luogo nel Tempio del Serre la confermazione di 7 catecumeni aventi teminato
con esito sioddisfacente il loro qularto
anno di prova. Ecco ì loro nomi: Beniech Aldina (Arcia), Benech Lidia
(Pradeltomo), Malan Emilio (Moundins), Plavan Corrado (Costa), Rivoire
Aldo (Rivoìres), Rivoire Anita (Ciampas), Rivoire Anna (Rivoires).
Il tempio era gremito. Il pastore
spiegava la parola: « Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione
e la maledizione. Scegli dunque la vita
onde tu viva amando FEtemo ü tuo
Dio, ubbidendo alla Sua voce, tenendoti
stretto a Luì » (Deut. 30: 19-20).
Il Signore circondi e protegga questi
cari .giovani i quali hanno promesso davanti allá Comunità di essere fédeli al
loro Signore.
— Il lieto annunzio della resurrezione ci è stato dato nei nostri due culti
la domenica di Pasqua al Serre ed a
Piade! Tomo. I catecumeni si soiio avvicinati alla Santa Cena. Il Pastore
spiegò la parola: «...i loro occhi furono
' aperti ed essi Lo riconobbero » (Le. 24:
31).
Numerose e raccolte le assemblee di
fratelli; rilevante la partecipazione alla Santa Cena. Ringraziamo vivamente
le nostre Corali che hanno, 'eseguendo
lodevolmente inni 'dì circostanza,' contribuito alla edificazione dei nostri cul'ti.
Il Signore faccia ora fruttare per la
Sua gloria la Parola che ci è stata annunziata nel Suo nome.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Nei pomieriggio del Venerdì Santo
haimo avuto luogo i funerali del nostro
venerato fratello cav. Alberto Vigliano.
addormentatosi nel Signore, dopo una
lunga infermità sopportata con paziente sotteanìssione, aH’età di 80 anni, nella sua abitazióne di Via Gianavello.
Scompare con luì una bella figura di
cristiano attivo, sereno, ottimista. Era
stato per un decennio ainziano del quartiere dei Nazzarotti e per alcuni anni
vice-presidente del Concistoro e da
quesito nominato anziano onorario
quando per ragioni di salute aveva rassegnate le sue dimissioni. Ricorderemo
la sua testimonianza di fede e di amore
per la Sua chiesa e per i suoi istituti di
beneficenza. Grande fu il suo amore per
la patria, che in qualità di ufficiale servi nell’ultima guerra insieme a quattro
suoi figli due dei quali le diedero la vita. <
Alla signora Vigliano che con tanto
amore lo circondò fino ai suoi ultimi
istanti, aUa figlia signora Laura Tron
sempre ricordata con tanto affetto dalla
parroochia ove trascorse col suo rimpianto marito otto anni di\ fecondo ministero, ai figli ed ai parenti tutti d’e, spressione della nostra profonda simpatia."
! — Sabato 5 aprile una folla commossa
aoeompvagnava .al campo del riposo la
spoglia mordale del nostro fratello Giulio Malan, deceduto alla Barinera, dopo breve ma violenta malattia aB’età di
37 anni. Nell’ora della prova. tanto do-'.^
lorosa, invochiamo sulla vedova e Emilie
giovani òrfane, sulla madre e sui Ìratelli, su tutti i parenti le consolazioni del
nostro Padre celeste.
— Il culto di Pasqua è stato particolarmente solenne a causa dell’eccezionaie numero di fedeli presenti. La Corale ha dato il suo concorso eseguendo
finemente un bel coro di circostanza.
SAN GERMANO CHISONE
Domenica 29 marzo è stato amministrato il Santo Battesimo a Sappè Paola
di Adolfo e di Jahier Evelina. Che Dio
benedica abbondantemente questa
bambinia' e la sua famiglia!
— Al culto della domenica delle
Palme sono stati lammei^i in chiesa 13
Catecumeni del quarto anno e in più
una signorina proveniente da altra confessione, ed un’altra signorina della
p>arrocchia che è stata ricevuta mediante il Battesimo. >
, L’Unione Giovanile domenica prossima alle ore 16.30 accoglierà nelle sue
file queste nuove forze che portieranno
certamente ne'Ua Chiesa rentusiasmo
della loro giovinezza e il contributo
della Toro attività. Che Dio vegli del
continuo su questi suoi figliuoli affinchè le promesse ch’essi hanno fatto d’esseiiGli fedeli sino aUa morte, si possano
avverare,
-i— Il culto di Pasqua è stato più solenne,- più frequentato e più raccolto
degli ultimi anni. Anche la partecipazione alla Santa Cena è stata in aumenta. La Corale ha bene eseguito im coro 'di circostlanza. I culti del giovedì e
dèi venerdì santo avrebbero potuto essere più frequentati specialmente dagli
uomini. i
La sera di Pasqua è stato oelehrato ' '
rultimo culto dome'nicale serale. •
— Ricordiamo la già annunziata assemblea di Chiesa di domenica proi^ima do'po il culto del mattino.
— Domenica 19 aprile M culto avrà
un Ciarattere spedale. Ad esso paideciperanno in massa i Catecumeni e. vogliamo aerare, anche i loro genitori. I
catecumeni dei tre anni devono trovarsi nella Sala delle a^vità alle ore 10.
Sarà fatto rappello dei presenti. Dopo
la meditazione 'della Parola di Dio in
occasione della chiusura dei corsi di
Catechismo si procederà alile premiazioni.
—■ Per rOrfanotrofio di Pomaretto,
fiori in memoria del caro catecumeno
Guido Griot, il Pastore, L. 2'5 - I compagni ed amici, L. 194.
torre pellice
Mercoledì della settimana scorsa,;
poco dopo le ore 12, se ne tornava a
Dio lo spirito del signor Stefano Jalla.
Venerdì ne abbiamo accompagnato
la spoglia mortale al campo del riposo.
Aveva 63 anni. Il suo organismo ' fìsico,
indebolito per i patimenti sofferti durante la grande guerra' nella quale era
stato combattente, e che non aveva mai
più potuto ristabilirsi completamente,
non potè resistere alla malattia violenta che in otto giorni lo. condusse alla
tomba.
Stefano Jalla lascia un benefico ricordo per la sua bontà d’animo, il suo
spirito pacifico che mise al servizio delle famiglie momentaneamente in disac, cordo, la sua pietà semplice ma^ profonda ch’egli alimmtava quotidianamente
alla fonte divina, il suo amore alla
chiesa ch’iegli servì fedelmente come
« anziano » durante oltre due decenni
consecutivi, ciò che prova di quanta
stima godesse nella comunità, ed in
particolar modo nel quartiere dei Chabriols, dove era universalmente amato,
e per i membri del quale egli cercò di
essere di esempio nell’assistere ai culti
ed alle riunioni e nel favorire tutto
quello che riguarda gli interessi morali
e spirituali degli adulti, della gioventù
(era membro e varie volte presidente
dell’Unione giovanile locale), e della infanzia. A vista umana sembrava ch’egli dovesse avere ancora molti anni dì
attività su questa terna'. Il Signore giudicò invece altrimenti chiamandolo ad
una attività superiore in altra parte
del Suo campo. Nel mentre ringraziamo Iddio per quel che ha dato a Stefano Jalla dì fare, Lo pr^hiamo di vo
ler chiamare al'suo santo servizio molti
altri animati d^lle stesse buone dispo'.‘‘sizioni e volontà che caràtterizzavano r
' il nostro caro scomparso. *■
Alla famìglia, confortata' nella sua.;
grande pi;x)va dalla’' gloriosa speranza
cristiana, rinnoviamo respressìone della nostra più viva simpatia.
- Sono terminate le celebrazitmi
della Settimsftia Santa e siamo veramente riconoaoenti al Signore di averle
favorite in vari modi. Ora domandiamo
a Dio di rendere durature le buone impressioni ricevute. ,
Il 22 marzo, il tempio dei Coppieri
si riempiva di fedeli venuti a icelebrare
la domenica di Passione del nostro Signore, conia meditazione di questa sua
parola: « Se il grano di frumento muore porta molto frutto », e la celebra' zione della Santa Cena.
La' doménica delle Palme fu giorno
di festa per la neutra Comunità* in
essa venivano confermati quarantadue
giovani e giovanette, i quali vennero esortati a voler « rìcericare, da ora innanzi più ancora che nel passato, le
cose che sono in alto ».
Una gran folla di fedeli era venuta
non solo, vogliamo sperarlo, per vedere
il numeroso contingente di nuove reclute (25 ragazzi e' 17 ragazze, queste
tutte in costume valdese) e udire il sì
solenne delle promesse, ma per circondarle con la simpatia le pregare per esse
in un momento coisì decisivo della loro
vita religiosa. E fu davvero una cerimonia commovente, resa edificante anche dall’esecuzione di un bel coro:
« consacrazione » eseguito dalla nostra
Corale. Come ricordo della giornata
ogni catecumeno confermato ricevette
da j>arte del Concistoro un elegante
Nuovo Testam,ento, e una copia del calendario « Valli Nostre».
La solennità del giovedì santo fU' celebrata con un culto serale liturgico,
al quale prese parte la Corale con l’esecuzione deirinno 55 de! nostro innario.
Edificante la lettura del Vangelo narrante IMltima scena della vita terrestre
di Gesù, specialmente fatta in quel
giorno e ora. La quasi totalità deRa nu* merosa assemblea si avvicinò alla Tavola del Signore.
Il culto dì commemorazione della
morte del Redentore ebbe luogo nel
nostro antico santuario dei Coppieri
che di nuovo si riempì di fedeli, davanti ai quali fu rimesso il gran fatto
■ della redenzione per la croce di Cristo:
« Noi predichiamo Cristo, e Cristo crocifìsso ».
La domenica di Pasqua U vasto tempio di ViUa fu affollato come raramente
avviene; tutti i posti a sedere occup>ati
e molti ritardatari dovettero, stare in
piedi. E si sentiva la presenza di Colui
che « fu morto ma che ora è vivente
nei secoli dei secoli », ottima esecuzione del coro: Alba di Pasqua. Numerosi,
di nuovo, i partecipanti lalla Santa Cena. Buona la colletta (a favore dell’opera di evangelizzazione) che fu la più
forte di tutte le collette fatte a Pasqua
negli ultimi quindici anni.
Voglia il Signore agire nei cuori onde
i grandi fatti della nostra redenzione
per Cristo che sono stati rievocati possano produrre frutti benedetti 'di vita
divina.
VILLÀR PELLICE
Settimana Santa.
Al Culto di Venerdì Santo 29 catecumeni hanno fatto la loro solenne promessa di fedeltà a Dio e alla Sua Parola e sono stati quindi ammessi nella
fratellanza della Chiesa: sei di loro mediante il battesimo e ventitré mediante
la cònierm,azione del battesimo ricevuto ^lla loro infanzia. La Corale ha
espreisso la gioia della Chiesa, cantando con fervore l’inno 55 della raccolta.
Particolarmente solenne e benedetto
è stato il culto di Pasqua, per la eccezionale e raccolta partecipazione dei
fratelli, per la ottima 'esecuzione, da
parte della corale, diretta dal nostro caro Enrico Bouissa di un coro di circostanza, per la larga partecipazione alla
Cena del Signore, ed infine pér l’offerta in favore deirÉvangelizzaziotìe della
massima colletta pasquale che sia stata
fin qxii registrata negli annali della
nostra comunità.
A questi culti loome alle otto riunioni
Quartierali di preparazione alla Settimana Santa abbiamo avuto con gioia in
mezzo a noi alcuni dei nostri Soldati,
ma anche gli altri tutti erano presentì
al nostro spirito davanti a Dio.
Gita, Unionista.
Le minacciose nubi, che coprivano
l’orizzonte il mattino del lunedì di Pasqua, non hanno scoraggiato la nostra
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valcMErosa « squadra volante» dal partire in gn^xpo compatto per partecipare
al convegno giovanile di Prarostino. E
> la sera i 30 Ciclisti erano di ritorno lieti
« rkxMi0sc€!in.ti per una giornata veramente benedetta.' ^
BaUesimi.
Il 24 marzo, alla riumone di Buffa è
stata presentato al Signore, per mezzo
del Battesimo, ü,piccol6 Bruno Daniele
Baridon di Davide e MMdalena Pontet,
il 26' marzo, all’adunanza <jttartierale
dei Garin è stato ammìnifiitrato il Battesimo cristiano al bimbo Vigne Stefano di Giovanni e Maria Goirmet Iddio
benedice^ questi cari piccoli e le loro
famiglie.
Nuovo focolare.
Il 26 marzo è Stato celebrato nel nostro tempio ü matrimonio di Cogno
Giov. Daniele fu Giuseppe con Planchón Valdesina ,Ortensia fu Giuseppe,
n Signore sia l’ospite costante di puesto
focolare stabilitosi sulle alture di Roccia Rossa.
La Settimana, di Rinunzia ha superato di oltre 700 lire l’aumento raggiunto
l’anno scorso. Abbiamo versato già al
Cassiere della Tavola L. 330.0. Anche i
nostri soldati hanno generosìunente
partecipato allo sforzo della loro chiesa. '
La famiglia e congiunti della compianta
MARGHERITA JODRDAN nata DALMAS
ringraziano commossi e riconoscenti
quanti hanno preso parte al loro grande
dolore.
Torre Pellice, 28 marzo 1942-XX.
La Famiglia, del Compianto
STEFANO JALLA
riconoscente per le dimostrazioni di af-^
fatto e stima dimostrate in occasione
della. dolorosa circostanza., ringrazia
tutti coloro che si unirono al suo dolore
e in modo particolare il pastore Giulio
Tron e i vicini di cosa.
Torre PéUice (Chabriòls),
5 aprile 1942.
La famiglia del
CaL ALBERTO VIGLIANO
ringrazia tutte le persone che l’hanno
circondata della loro simpatia nella dolorosa circostanza della dipartita del
loro caro, in particolare il doti. E. Gardiol e il pastore L. Rtvoira.
Lunedi Lettura: Salmi 31: 1-14.
13 Aprile Qen. 43; 26-34. .
« In quel giorno non rivolgerete a me
alcuna domanda. In verità, in verità vi
dico che quel che chiederete al Padre,
Egli ve lo darà nel nome mio».
(Giov. 16: 23).
Che cosa significa pregare nel home
di Gesù ? Pregare nel suo inome implica
anzitutto essere un sincero credente in
Cristo.
Chi non crede fermamente in Lui
non può pregare nel Suo nome. - Chi
prega deve essere poi partecipe della
grazia redentriice di Cristo, la quale sola gli dà accesso al Padre celeste. - Deve essere infine ripieino dello Spirito di
Cristo per poter chiedere delle cose secondo la volontà di Dio e con le condizioni morali e (spirituali prescritte nel
Vangelo. Tale preghiera è secondo lo
Spirito Santo ed ha per sè le promesse
del divino esaudimento. Pensiamo a
questo quando, chiudendo le nostre
preghiere, usiamo la mta formula « nel
nome, di Gesù ».
Martedì Lettura: Efesini 3: 1-13.
14 Aprile Qen. 44: 1-17.
« Affinchè la prova della vostra fede,
moltot^iù preziosa dell’oro che perisce,
eppure è provato col fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo; il Quale benché
non l’abbiate veduto, voi amate, nel
Quale credendo, benché ora non lo vediate, voi gioite d’un’allegrezza ineffabile e gloriosa». (1 Pfetro 1: 7-8).
La nostra fede ad purifica mediante
la prova. *
Quando viene k, prova dunque non
m<»inorìafno e non crediamo di saperne
piùf di .Dio. Egli fa tutto per il nostro
vera bene, perché la nostra fede si li-,
beri così dagli elementi di egoismo, di
terrmo, di sentimientalismo, di euforia
spirituale (notata e accentuata in molti Pantecostisti)/ Avere questa fede pura, B provata, è una cosa preziosa più
dfell'ord." Essa 'deve es^sere però una
fede totalitaria nel Cristo vivete. Noi,
è véro, non L’abbiamo visto passeggiare per le* vie della nostra città o del nostro villaggio, ma abbiamo visto che
Egli opera potentemente; Egli ha operato nella Chiesa, ih noi, alcuni nostri
conoscenti, e opera oggi ancóra vicino
e lòhtanor ecco perchè L’amiamo. Il fine di questa nostra fede nel Cristo vivente in eterno, noi tutti lo conosciamo,
fratelli e sorelle: è la salvezza delle
anime nostre ». (vers. 9).
Mercoledì Lettura: Efesini 3; 14-21.
15 Aprile Qen. 44; 18-34.
« Quanto alla zelo non siate pigri;
siate ferventi nello spinto, servite il Signore ». (Rom. 12: 11).
Chiediamo al Signore stesso la forza
morale per compiere i nostri doveri.
Ciascuno di noi ha il suo preciso compito e se non lo fa lui, nessun altro lo
fa; e sé non lo fa oggi, domani forse
sarà troppo tardi o comunque non avrà
più l’effetto prodotto se fatto a tempo.
« Siate ferventi nello spirito » . Dal Signore ci è comunicato il vero fervore:
chiediamoglielo in preghiera, e intanto
non tralasciamo nessimo dei mezzi di
grazia che possono aiutarci a mantenerlo vivo in ri oi. « Servite il Signore ».
Cerchiamo poi di fare soltanto e nel
miglior modo tutto quel che il Signore
ci òrdìna, e riguadagniamo il tempo
perduto. Servire Dio è non solo il più
alto servizio, ma la vera libertà. E poi a
servire gl’idoli e le ¡false concezioni
umane non ci relsta che un pugno c|i
mosche in mano, servendo Dio invece
avremo la vita eterna.
Giovedì Lettura: Efesini 4: 1-16.
16 Aprile Gen. 45: 1-15.
«Se chiederete qualcosa nel mio nome, io la farò». (Giov. 14; 14).
La promessa è chiara, e precisa. Per, che spesso non vediamo l’esaudimento
delle nostre richieste ? Perchè - tra le
tanti ragioni L ci manca forse rumiltà,'
o la vera fede, o il perdono dei fratelli;
o la serietà della richiesta, o perchè abbiamo un qualche idolo nascosto non
ancora cacciato; o perchè il movente
delle nostre richieste non è puro, o l’uso
che faremmo della grazia ricevuta non
è secondo Dio, o la cosa stessa che richiediamo non è secondo la divina volontà (1 Giov. 5, 14) o perchè la nostra
vita morale non è pura. Ecco perchè
dovremmo chiedere nelle nostre preghiere prima dì tutto il perdono dei
nostri peccati; la nostra intera purificaéione e poi tutte le altre grazie necessarie a noi e al nostro prossimo.
Venerdì Lettura.: Efesini: 4: 17-32.
17 Aprile Qen. 45: 16-28.
« Diletti, non vi stupite della fornace
accesa in mezzo a voi per provarvi, quasicchè vi avvenisse qualcosa di strano ».
(1 Pietro 4: 12).
Non vi meravigliate se siete provati:
nulla di strano vi avviene in quanto
siete creature umane anche voi. Il credente spe:^o, in quanto si sforza di vivere osservando i comandamenti, crede bhe debba essere esonerato dalle
prove dì questo mondo. Errore. Come
uomo egli è sempre suscettibile di tentazioni e quindi anche di prove. Egli
avrà perciò la sua parte dì sofferenze.
Convincersi di qxresta condizione è un
passo verso l’accettazionie della prova
e quindi verso il suo vittorioso superamento. Se poi pensassim,o alla ricompensa finale, dovremmo rallegrarci anche nella prova. - Convinciamoci una
buona volta di questo, che ogni 'orediente sta nelle mani di Dio. - .Se il Signore
poi volesse provarci collettivamente come Chiesa, saremmo noi stiqfiti di ciò o
impreparati ad affrontare la prova o
saremmo forti e saldi per resistere,
combattere e vincere?
Sabato Lettura: Efesini 5; 1-21.
18 Aprile Salmi 23.
« Ed ogni carne vedrà la salvezza di
Dio ». (Luca 3: 6).
« Ogni carne » è espsnessione prèttamente ebraica per dine ogni creatura
umana. Queste parole della profezia
d’Isaia si avviarono perfettamente in
G. Cristo. Tutti videro, vedono e vedranno con l’occhio della fede la salvétea di Dio: basterà guardare, credendo, a Gesù Cristo, che Vienne sulla terra non solo a preannunziaps - come
avevano fatto i Profeti - o a bandire la
salvezza, ma ad incarnarla. Egli è il
Salvaitore.
C'è qui una speranza messianica universale: alla fine > tutti gli uomini vedranno la salvezza dì Dio. Ma la go- '
dranno anche tutti ? Sì, se la guarderanno tutti come gl’israeliti guardarono al serpente di rame innalzato nel deserto, cioè come la causia delia loro guarigione, aspettandone lai salute e la vita
; minacciate dai morsi dei serpenti vdenosi, ^ . '
Signore Iddio, che la 'Tua salvezza sia
i nota a tutti gli uomini e apri gli occhi
: loro, perchè la vedano icome Tunica
, possibilità di scampo che Tu nella Tua
bontà offri loro. Amen !
. L. N.
P@HPE - FILTEI
par Acqua, Acati, Vini, Llquarl, SoIrappI,
OHI, Madleinali, Profumi, OMta.
IMPIANTI PER CANTINE
par Vlal Spumanti, par Aaqua Qa
^a Salta • CatalafO iralia.
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La Ditta aaa Ha da»MM aa rappiaaaalaaM.
Prof. Gino Costa BEI., direttore responsabile
.ARTI GRAFICHE L’ALPINA» -Torre Pellice
pompe
cenlrifuqhe
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ERCOLE MARELLI & C. - S. A. - MILANO
La nuova sede della Filiale di Milano del BANCO DI ROMA inaugurata il. 1&
luglio 1941-XIX alla presenza delTA.R. il Conte di Torino e del Ministro delle Finanze.
BANCO DI DOMA
Banca di interesse nazionale
Soc. An. Capitale e riserva Ut. 358.000.000
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209 Filiali neiritalia, nelI’Eg .o, nell’Africa Italiana ed all’Esiero