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DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVIII - N. 45
Una copia L. 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per l’interno | Eco e La Luce: L. 1.800 per l’interno | Spedir, abb. postale • li Grappo I TORRE PELLICE, 14 Novembre 1958
L. 1.600 per l’estero I L. 2.500 per l’estero | Cambio d’indirizzo Lire 40,— I Ammin. Clandiana Torre Pellice ■ CC.P. 2-17557
ECHI DELLE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO
Itinerario rioplatense
Il mio viaggio prosegue quasi ininterrotto
attraverso le verdi campagne delTUruguay
e dell’Argentina. Grazie a Dio, fino ad ora
le forze non mi sono mancate ed ho potuto
assolvere il mio compito visitando molte
chiese e rivolgendo loro il messaggio della
Parola di Dio. Approfitto ogni tanto di un
breve periodo di riposo per scrivere i miei
articoli al giornale.
Il 13 ottobre, subito dopo le celebrazioni
del Centenario a Colonia Vaidense, sono
partito per Cosmopolita, antica colonia valdèse, già aggregata -nel passato a Colonia
Vaidense e da molti anni una delle importanti chiese Valdesi del Sud America.
Siamo anche qui in piena campagna e, al
mio arrivo, ritrovo i pellegrini svizzeri e
Valdesi. La chiesa è stata curata nella sua
formazione dal lungo ministero del Past.
Pedro Bounous (1882-1922), originario se
non erro deH’Albareà (Riclaretto). Il tempio è stato inaugurato nel 1915; nel 1922
il Past. Enrique Beux fu insediato Pastore
e fu quindi sostituito nel 1938 fino alla fine del 1953 dal Past. Emilio H. Ganz. La
parrocchia, che anticamente comprendeva
anche i territori di Tarariras, Ombues, Riachuelo ecc., è ora più ridotta, ma la chiesa si è totalmente riempita in occasione
della nostra visita, e, mediante le parole
del Past. Mario Bertinat, ci hà fraternamente accolti.
La mattina e una parte del pomeriggio
sono state dedicate ad una riunione del
Corpo Pastorale del VI Distretto, in una
sala del presbiterio, nella calma della bella campagna in fiore. A mezzogiorno ci è
stato offerto un ottimo pranzo; ero seduto
accanto alla vedova del Past. Enrique Beux
ed i parrocchiani parteciparono molto numerosi alla gioia di un’agape fraterna. Ho
sempre notato con molta soddisfazione come k comunità si siano unite agli ospiti
■ 'in ìiTodo ®ifeT”iqliasi totalitarid; partecipando al pranzo con loro e cantando poi inni
(1 canzoni. A questo riguardo, il gruppo
dei pellegrini svizzeri è stato molte volte
impegnato nel canto delle loro belle canzoni ed ha assolto lodevolmente il suo compito dovunque. Ecco i nomi: le sig.ne Lilly
Sigrist, Rosa Grimm, Amelia Freymann,
Ruth Iselin, Hulda Hunziker, Rosi Frey,
la Signora Isler-Vetter (tutte di Zurigo), le
sig.ne Margarita Ritter M. Riseli, Alice
Eckenstein (Basilea), i sig.ri Rossier (Ginevra), con il Past. G. Rivoir. Il gruppo
italiano, non ricordo se già l’ho detto, era
composto dalle seguenti persone: Sig.ne
Anita Gay (Pomaretto), Maria Meynet
(Torre Pellice), Olga Petrai (Luserna S.
G.), Clementina Gay (Torino), Signora Clementina Bouissa (Villar Pellice), Sig.ra
Maria Luzter Bortolotti (Bergamo), Sig.ra
Laura Pons ved. Bonfante (Veneto), Signori
Luchini (Napoli). Varie volte i Valdesi
dell’Uruguay mi hanno domandato se gli
uomini Valdesi non usano viaggiare; ed
effettivamente la presenza di qualche fratello delle nostre comunità sarebbe stata
gradita.
A Cosmopolita abbiamo visitato la scuola locale; nel pomeriggio ci siamo recati
a Juan Lacaze, piccolo centro industriale
sul Rio de la Piata, dove abbiamo incontrato un gruppo di fratelli in fede i quali
hanno ascoltato con molta attenzione i
messaggi del Moderatore e del Past. Rivoir. Ho trovato, tra gli altri, degli Oudry
e mi ha fatto una certa impressione quel
nome non tanto comune alle Valli in questo lontano paese del Rio de la Piata. La
sera eravamo di nuovo a Cosmopolita : pre.
dicazione del Moderatore e proiezioni luminose sulle Valli Valdesi; sarà l’inizio di
una serie di proiezioni che ho potuto portare con me e cKe diverse volte susciteranno l’interesse dei nostri fratelli Valdesi del
VI Distretto.
Il giorno dopo mi sono messo in viaggio
per l’Argentina con il Prof. Soggin. Al
porto di Buenos Ayres mi attendeva una
macchina messa a mia disposizione con
molta gentilezza dal caro amico Dott. Ma
11 Moderatore - che II
12 novembre è ripartito
in voio per ntaiia •
ci riferisce eom'è pro~
seguita ia visita che ha
reso a tutte ie Chiese
Vaidesi dei Vi Distretto
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diaie bentornato fra noi
rio Jahier; e, nell’immensa città, la macchiha mi iWùdefà 3éf pìfèzio'si geiVizÌ.
La giornata del 15 ottobre è stata piena
di impegni ; l’ho iniziata con una conversazione con il Dr. Stockwell, Decano della
Facoltà Evangelica di Teologia e con un
culto nella Cappella della Facoltà dove
alloggiavo. Ho quindi partecipato al pranzo in comune, seduto a tavola con gli studenti e le studentesse Valdesi, alcuni destinati al pastorale, altre all’opera così
utile di assistenti di chiesa. Dopo una riunione con i professori della Facoltà, dove
rimane un ottimo ricordo del Prof. B. Corsani, ho avuto una conversazione con i rappresentanti della Confederazione delle Chiese Protestanti in Argentina e in Italia. Alle
17, insieme con il Prof. Soggin e la Signora, mi sono recato all’Ambasciata d’Italia.
L’ambasciatore ci ha accolti con grande
gentilezza, ci ha trattenuti per il tè, infordosi della Chiesa Valdese in Italia e nell’America del Sud, mostrandosi lieto d’aver
potuto conoscere e salutare il rappresentante della Tavola Valdese. La sera, il
Dott. Mario Jahier ci ha accompagnato a
casa sna, nella bella residenza alla periferia della città. E’ stata per tutti noi una
lieta serata e certo non mi sembrava di
esser così lontano dalle Valli, in una casa
piena di nomi, di ricordi e di magnifiche
fotografie delle Valli^ Dopo aver cenato
con la famiglia Jahiei, ho avuto la gioia
di assistere alla proiezione di uno splendido film sulle Valli Valdesi, indubbiamente il migliore ed il più adatto a fare
conoscere la terra dei padri, la nostra
terra. E mi sono rallegrato nel vedere, oltre al alcune persone care della mia famiglia, anche la fotografia che il Past. Roberto Jahier aveva fatto alla Tavola Valdese
in una delle sedute del mese di settembre!
La mattina del 17 ottobre, alle 4, mi avviavo all’aeroporto per salire su di un
aeroplano in viaggio per Bahia Bianca.
Dopo circa 700 Km. di viaggio sulla immensa ed ininterrotta pianura argentina
ginngo a destinazione. Mi attendono all’aeroporto il Past. Ribeiro e la sua famiglia.
Ci mettiamo subito in movimento sulla sua
potente « jeep » argentina verso Colonia
Iris, a 130 Km. di distanza.
Prendo contatto coU le immense distese
della Pampa, coltivale a grano. Si ha il
senso dell’infinito e dell’isolamento; per
diecine e diecine di Km. non si vede altro
che grano alto e robusto e praterie dove
pascola il bestiame. Sulla strada dove ogni
tanto si levano alte nuvole di polvere non
mancano gli uccelli e le lepri; ma qui
nessuno pensa alla caccia e le pernici si
voltano a guardarci.
Finalmente giungiamo a Iacinto Arauz,
dove c’è una ampia chiesa ed il presbiterio. I Valdesi di questa vasta zona sono
quasi tutti venuti dall’Uruguay all’inizio
del secolo; qualcuno è venuto più tardi,
come la famiglia ' di Francesco Rostan
(Cougn di Praly) dove prendo alloggio,
giunta a Iacinto Arauz nel 1926. La signora Rostan (Marcellina Ghigo dei Jourdan) mi accoglie con un largo e cordiale
sorriso. Parliamo francése e patois, il buon
patojs di Frali nelto j^mpa: la figlia Ines
è assistente di cuietó e l’àJtra figlia Iris
si prepara ad esserlo. Nella casa c’è una
biblioteca notevole (l’amore per la cultura
era una caratteristica dei Valdesi e dovrebbe esserlo ancora alle Valli) e c’è anche
l’Eco delle VaUi Valdesi!
Davanti alla chiesa mi accolgono molte
persone con visibile gioia. Presiedo una
seduta del Concistoro che mi informa sulla vastità della parrocchia e sulla necessità
sempre urgente di un nuovo operaio. La
parrocchia è grande quasi come un Distretto; ci sono anche molti disseminati dei
quali non si può prender cura. La Scuole
Domenicali sono 8 ed alcune compiono una
vera e propria opera di evangelizzazione;
ci sono 6 Unioni giovanili, 5 Unioni femminili; si spediscono 800 bollettini parrocchiali e si fa appello alla necessaria collaborazione laica. Qui molti si ricordano
del Past. Davide Forneron e mi chiedono
sue notizie; era stato accompagnato a Colonia Iris nel 1908 dal Vice Moderatore Bartolomeo Leger; dell’uno e dell’altro conservano un buon ricordo. Anche del Past.
Levy Tron molti si ricordano; il tempio
di Jacinto Arauz fu inaugurato nel 1921 durante il suo ministerio; dal 1928 al 1941 la
chiesa fu affidata alle cure del Past. Silvio
Long. (segue in 4“ pag.)
” ...commovente vedere che un documento dleUa nostra Chiesa era stato scelto a significare la presenza detta Bibbia nella vita quotidiana” (dal reportage di G. Toum
pubblicato i’8 agosto sull’Eco). Foto Réforme
Si chiude ma non scompare
Il padiglione
deir EXPO
protestante
di Bruxelles
Malgrado le note di canzoni popolari che penetravano, portate da^i altoparlanti, e i visi dei passanti che
schiacciavano il loro naso contro le
vetrate multicolori della cappella, all’interno tutto era silenzio e raccoglimento fra coloro che avevano lavorato nel padiglione e .(ite ora si
riunivano per l’ultima volta.
Il servizio era assai semplice: can
ti, letture bibliche, preghiere, in
francese, inglese, tedesco, fiammingo
Poi, in circolo ai piedi della grande
croce di rame, ricevettero il pane e
il vino. Non ci fu una sola parola di
lode o di felicitazione nei confronti
di quanti avevano reso possibile la
costruzione del padiglione, non ci si
congratulò con nessuno.
Il numero dei visitatori del padiglione protestante è stato valutato di
circa mezzo milione, sia per osservare l’esposizione fotografica, « che mo
strava meno ciò che la Chiesa dovrebbe fare, che ciò che Cristo sta
facendo per noi », sia per assistere ai
servizi quotidiani che si svolgevano
nella cappella. Ogni giorno si avevano dei brevi culti di un quarto d’ora,
a metà della giornata e nel pomerig
gio; si potevano ascoltare dei recital
d’organo, e oratori speciali il venerdì sera; la domenica vi si celebrava
il culto domenicale.
I visitatori cattolici romani, sacerdoti, laici, religiose sono stati i più
numerosi. Per molti di loro, si tratta
America ‘democratica,
portanti della setti
mana è rappresentato dalla netta vittoria
dei democratici nelle elezioni per il Con*
gresso americano. Ed è strano che, dopo
Tannuncio ufficiale, si sia dato così poco
rilievo, sulla nostra stampa cfuotidiana anche indipendente, alla cosa ; forse ]^rchè
non garbava troppo, alla nostra Italia democristiana? La maggioranza — lieve
che i democratici già avevano nel precedente Congresso, si è fatta ora assai forte, ed
il mutamento d’opinione dell’elettorato indica certamente un giudizio sulla politica
perseguita dal governo « repubblicano » di
Eisenhower, anche se la persona del presidente, nella realtà e nella stima dei suoi
concittadini, non si lascia inquadrare in un
rigido schema di partito, in questo caso nel
conservatorismo repubblicano di Nixon e
Poster Dulles. La nostra stampa ha sottolineato il fatto che questo «giudizio» avrebbe delle cause essenzialmente economiche :
recessione economica, superata in parte; disoccupazione tuttora elevata. Le cause? Forse la politica estera e quella militare degli
ultimi anni... L’opinione pubblica ha mostrato di volere nuovamente al potere il
partito delle riforme. E non c’è che da augurarci che, al di là dei problemi economici, la nuova legislatura della grande nazione nordamericana, cerchi nuove vie,
libera dalla contratta sospettosità degli ultimi anni nei confronti dei paesi orientali,
con vedute più ampie e meno immediatamente interessate nei confronti dei paesi
in evoluzione bisognosi di aiuto. E c’è da
augurarsi che i democratici, vincitori nèglì
Stati del sud, sappiano con più forza di
persuasione perseguire l’abolizione della
segregazione razziale.
r'
LA SETTIMANA
I
Sicilia in fermento
La Sicilia è stata teatro, nei giorni scorsi,
di una strana vicenda politica. Il governo
regionale presieduto da La Loggia era stato, settimane or sono, costretto a dare le
dimissioni dall’aperta sfiducia di buona
parte del parlamento della Regione. Il governo che lo seguì (di tendenza fanfaniana)
non ebbe alcuna solidità, e dopo le dimissioni del suo presidente, venne eletto a
questo posto Fon. Milazzo, inviso alla maggioranza della direzione d.c., il eui governo è ora sostenuto dai voti pure dei socialcomunisti e dei missini. Si ha quindi
l’impressione che, più che dinanzi ad un
dissenso interno di partito, si sia di fronte,
nel parlamento e nell’elettorato siciliano,
ad una levata di scudi per un più deciso
autonomismo regionale, contro cui è nota
Fawersione di Fanfani, malgrado le promesse elettorali. Della situazione così divisa pare approfittino volentieri gli avversari di Fanfani (fra cui Sceiba) per cercare
di mettere in difficoltà il Presidente del
Consiglio e la sua tendenza. In realtà, la
posizione di questo sembra abbastanza solida; tre «ribelli» d.c. siciliani sono stati
espulsi dal partito (la cosa non è dunque
monopolio dei partiti « totalitaristi »...); le
elezioni amministrative svoltesi in questi
giorni in Sicilia non hanno sostanzialmente modificato il quadro della vita politica
della Regione. Come si concluderà la vi
cenda? E’ difficUe dirlo. Soltanto, se è
comprensibile la preoccupazione che questi fermenti indipendentisti in seno alla d.c.
costituiscono per la direzione del partito,
la relativa unanimità, al di sopra dei partiti, che pare essersi manifestata nell’opinione pubblica siciliana in favore della
Giunta formata da Milazzo, dovrebbe far
riflettere più seriamente sul problema dell’autonomia regionale, avviandone una soluzione secondo le precise promesse elettorali. Resta da vedere in quale misura, in
questa complicata vicenda, i dissensi politici (o personali?) della maggioranza, e
certi personalismi e certe rivalità isolane
abbiano deformato, per noi lontani spettatori, il reale quadro dell’opinione pubblica
siciliana.
Berliofl raiflaeciata? Non si sa se d si «o
vi di fronte ad uno
di quei colpi di scena psicologici a cui
Kruscev pare indulgere così volentieri, o
se si tratti di una effettiva minaccia, la più
grave che abbia gravato su Berlino-Ovest
dalla fine della guerra e dalla « spartizione » tedesca. Kruscev, infatti, con il solito
coro di approvazione dei satelliti, anche
della più « indipendente » Polonia, ha
messo in questione il diritto degli Occidentali al « ponte », sia terrestre, sia aereo, che unisce Berlinq-Ovest all’Occidente; questo, come appoggio’al governo co
munista di Pankow, che sta per affrontare
le elezioni, e di cui Mosca vorrebbe aumentare il prestigio affidandogli la propria
giurisdizione sulla zona « russa »: si conosce Fodio che divide questo governo da
quello di Adenauer... E si resta tuijiati di
come si possa giocare con la sorte e l’angoscia di 2 milioni di berlinesi, del popolo tedesco. Di nuovo la « pace » è minacciala.
[’uomo Pastcrnàl! » “ 2^: og^aS
cosa nella nostra era politicizata, dato
l’esca ad una ennesima disputa politica, in
cui spesso l’uomo Pasternàk è scomparso
dietro il simbolo che gli antagonisti se ne
facevano. Soltanto pochi probi uomini di
stampa l’hanno gravemente ricordato. Certamente, l’ufficialità sovietica politica e
« letteraria » ci ha fatto una miserabile figura; ed una volta di più si deve affermare
che debole è un sistema, un regime che ha
paura della critica specialmente quando
essa viene dal di dentro (Pasternàk aveva
cercato prima di far pubblicare il suo romanzo in Russia): non era un occidentale
che dal di fuori fulminava accuse su una
società per lui estranea e in fondo sconosciuta; Pasternàk ha mostrato abbastanza il
profondo, commovente attaccamento che lo
lega alla sua terra, che non vuole abbandonare neppure ora che essa gli si è mostrata matrigna, almeno nella sua ufficialità.
Ma proprio questa dignità di uomo viene
offuscata da quei suoi paladini occidentali
che si sono serviti di lui per le loro appassionate « tirate » e dichiarazioni polemiche,
e che, forse con le migliori intenzioni, non
gli lianno certo facilitato queste tristi giornate.
va del primo contatto con dei nonromani. Una volta il Pastore Fagel
(il responsabile del padiglione), notando un sacerdote senza guida nella
sala dell’esposizione, gli domandò se
ne voleva una. « Oh no — rispose —
è la quarta volta ohe vengo qui e so
tutto dell’esijosizione: Oi, vengo perchè mi piace l’atmosfera...». Quanto
ai protestanti belgi, che non sono cne
75.UOO su ima pojwlazione di 8 milioni e mezzo, la cappella era il primo
luogo di culto moderno che avessero
mai visto.
Le folle, abbandonando l’Esposizione la sera del 19 ottobre, non hanno
chiuso tutti i problemi. Gli organizzatori del padiglione protestante, che hanno condotto il loro progetto con una risoluzione cotì perseverante in mezzo alle più grandi difficoltà economiche, hanno ancora dei
conti da regolare. E se il padiglione
deve essere spostato e conservato come Centro ecumenico nel Belgio, bisognerà ancora trovare 110.000 dollari. Ma si conserva la speranza che
non sarà necessario vendere, e che il
denaro arriverà entro il 30 novembre,
termine entro il quale il terreno deve essere libero. Una delle offerte più
bizzarre fin qui pervenute è quella di
imo zoo olandese, che desidererebbe
farne un’abitazione per le sue scimmie...! « Sarebbe troppo orribile — ha
detto il Pastore Fagel — se i protestanti di tutti i paesi non riuscissero
a raccogliere la somma necessaria a
saivare il padiglione da una simile
fine ».
Per fortuna Chiese di molti paesi
(ma noi, a quanto ci risulta, non siamo finora stati capaci di manifestare la nostra solidarietà fraterna! —
n. d. r.) hanno già inviato dei fondi,
e altri ne sono promessi.
Quanto al futuro, la Federazione
protestante belga ha approvato un
piano che prevede che il padiglione
sia « ricostruito, in forma modificata
in un altro luogo, ove servirebbe qua
le centro permanente di culto e di attività ecumenica». Il Centro sarebbe
affittato ad una parrocchia, che vi
terrebbe tutto i’anno i culti domenicali. Inoltre, da aprile a settembre,
il Centro servirebbe, nei giorni di settimana, a ricevere dei gruppi ecume
nici stranieri e a istruire le Chiese
protestanti belga « sulle conseguenze
pratiche del movimento ecumenico
per la vita delle loro parrocchie ». La
Federazione si pn^ne di chiedere al
Consiglio ecumenico di mandare delle équipes per formare dei laici in
vista dell’evangelizzazione e per visitare le parrocchie di lingua fiamminga del Belgio, mentre domandereb
be alla Svizzera e alla Francia delle
équipes analoghe per le parrocchie
belga di lingua francese. Altri gruppi stranieri potrebbero servirsi deiF’edificio per corsi d’orientamento sulla vita delle Chiese europee, per riunioni di pastori, di insegnanti, di teologi, come per incontri di giovani, di
laici, per iniziarli alla vita ed al lavoro delle organizzazioni per l’unità
europea in una prospettiva cristiana.
(S. OE. P. I.)
2
2 —
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
In occasione di un centenario
TAPPE URUGUAYANE
Domenica 19 ottobre, la chiesa valdese
di Tarariras era piena di gente. C’erano
molti giovani conveunti in quella località
da altri luoghi per il torneo di palla a
volo che le Unioni giovanili organizzano
ogni anno: più di 200 giovani rappresentanti 11 Unioni.
Sono entrato in chiesa col Fast. Negrin,
conduttore della comunità; il Fast. Berton
di Dolores ha presieduto la prima parte
del culto, quindi ho predicato la Farola
di Dio ed ho terminato con la preghiera
e la benedizione.
Da Tarariras
a Ombues de Lavalle
La chiesa di Tarariras è al centro di una
zona intensamente agricola e popolata da
Valdesi. 1 primi culti furono celebrati fin
dall’atmo 1887 nella casa del sig. Daniel
Geymonat e le famiglie furono visitate dai
Fast. Fedro Bounous e Daniel Armand
Ugon. La costituzione vera e propria della
chiesa risale al 1906 durante il ministero
del Fast. Benjamin A. Fona; fu affidata alle cure del Fast. Giulio Tron dal 1914 al
1921 e il tempio fu inaugurato durante il
ministero del Fast. Guido Rivoir. Oggi,
accanto al tempio, c’è la casa pastorale,
una vasta sala per le attività, un ampio
campo per le partite di palla a volo ed un
magnifico gioco di bocce coperto.
Dopo il pranzo consumato all’aperto su
lunghi tavoli preparati dalle Signore dell’Unione femminile, ha avuto inizio la
competizione sportiva che è poi continuata fino al cader della notte, con concorso
di un folto pubblico. Abbiamo approfittato di un po’ di riposo p^ visitare la sede
del Banco Valdense, guidati dal sig. Fabio
Michelin Salomon e dal gerente sig. Davyt.
E il giorno seguente di buon mattino, siamo partiti per Ombues de Lavalle,. per visitare la bella comunità affidata alle cure
del Fast. C. A. Griot.
Fuori della chiesa, in una serena giornata di sole, c’era una folla di persone che
aspettavano. L’atmosfera era limpida non
soltanto all’esterno, ma anche aU’interno,
nelle espressioni di gioia e di fraterno benvenuto. Ho parlato ad una vasta assemblea
durante il culto al quale parteciparono anche vari altri Fastori; poi nel vasto salone
ci siamo sistemati per il solito ricco pranzo con rimmancablle « assado con cuero ».
Si sentiva che l’accoglienza era fraterna;
i pellegrini cantavano alcune canzoni e la
Corale di Ombues faceva lo stesso... io mi
limitavo a parlare! Avevo accanto a me
il sig. Jean Jacques Dalmas di 86 anni, la
cui moglie Salvagiot Favarin Clementina
è parente del Fast. Tourn di Massello.
Abbiamo parlato a lungo di molti conoscenti; e siccome nel culto avevo letto una
lettera che la Signora Lantaret di Fomaretto mi aveva affidato prima della partenza, abbiamo varie volte parlato di lei e
del ministero del Fastore Fabio Lantaret.
Molti mi hanno incaricato di salutare anche il Fast. Aldo Comba di Fraly e la sua
Signora; durante il loro ministero a Ombues fu creato il Liceo che è attualmente
in piena attività e, fra i molti ohe inviano
i loro saluti, ricordo i nomi dei sigg. Talmon (Vice Pres. del Concistoro) e del sig.
Emilio Berger.
Miguelete
Avremmo voluto prolungare la nostra
permanenza a Ombues, cosi accogliente in
tante sue manifestazioni; ma, dopo i ringraziamenti del Fast. G. Rivoir e della
sig.na Anita Gay e dopo le immancabili
fotografie davanti al Tempio, abbiamo dovuto rimetterci in movimento. La colonna
delle automobili si dirigeva verso Miguelete, un centro che si è molto sviluppato
dalla costituzione della chiesa nel 1918 fino ad oggi.
La prima cappella valdese fu aperta con
una cerimonia presieduta dal Fast. Fabio
Davyt nel 1923 e nel 1925 l’attuale tempio
venne inaugurato con una solenne cerimonia. Nei dintorni, sia pure a vari chilometri di distanza, ci sono gruppi di vaidesi e la chiesa li assiste sp>iritualmente ;
notevole l’opera che si compie a Cardona
dove, in seguito ad alcune conferenze di
carattere evangelistico nel cine-teatro, si
crearono locali per il culto e per le attività della Scuola Domenicale e del catechismo.
A Miguelete siamo stati accolti dalla comunità affidata alle cure del cand. Nestor
Rostan. L’Unione giovanile ha costruito
un bel salone per le attività ed è in quel
locale, davanti ad una numerosa assemblea, che ho dovuto prendere la parola,
seguito poi dal Fast. Rivoir. Ho conosciuto e salutato alcune persone anziane, fondatrici della colonia. Nella sua bella villetta non lontano dalla chiesa ho visitato il sig. Juan Santiago Fontet, venuto in
Uruguay da Bobbio Fellice all’età di 24
anni; ora ne ha 85. Anche la sua famiglia
fa salutare i coniugi Comba di Fraly. Ho
parlato con lui in francese e in patois;
ho visitato anche due o tre altre persone
anziane ed inferme nel breve tempo che
mi era concesso; e poi ci siamo tutti riuniti per la cena. Ormai si faceva tardi ed
era tanto più spiacevole allontanarsi in
quanto, dopo alcune ore di convivenza,
avevamo incominciato a conoscerci, anche
se la diversità di lingua costituiva sempre
un ostacolo."Ma non potevamo rimanere
più a lungo; la gente si è riunita attorno
all’autobus, abbiamo cantato un cantico e,
dopo molte strette di mano, siamo partiti.
Due ore di viaggio nella notte, nessuno
canta e quasi non si parla a causa della
stanchezza; finalmente rientriamo, sia pur
per poche ore, a Colonia Vaidense.
Montevideo
Un giorno dopo, mi rimettevo in viaggio
per Montevìdeo dove mi attendevano alcuni impegni specialmente nell’ambiente di
lingua francese.
Ho partecipato innanzi tutto ad un ricevimento offerto dal Ministro della Svizzera, nella sede delTambasciata. Il Ministro è figlio di Fastore ed ha un figlio che
è attualmente Fastore in Francia dopo aver
fatto un soggiorno anche alla Facoltà di
Roma. Insieme con il Fast. Giov. Tron,
alla sua Signora ed a molle altre persone
della Chiesa di lingua francese siamo stati
accolti con signorile gentilezza unita ad
una cordiale fraternità; ho avuto l’occasione di parlare della nostra Chiesa, della
nostra opera e di vari argomenti che ci
interessavano. Il giorno dopo ho avuto una
riunione con vari Fastori della città in un
grande e bell’edificio che appartiene alla
Chiesa Metodista e che è la sede di un
vasto istituto scolastico frequentato da diverse centinaia di studenti. Foche ore dopo
eravamo riuniti nei locali della Chiesa
Episcopale di lingua inglese per una manifestazione di benvenuto da parte della
comunità Valdese di Montevideo. Già ho
detto nel mio primo articolo che la Chiesa Valdese di Montevideo non possiede locali di culto suoi proprii; è in attesa di
un Tempio che sarà costruito sul terreno
già acquistato in una posizione centrale e
vantaggiosa della città; auguriamo naturalmente alla Chiesa Valdese di Montevideo
di veder presto realizzato il suo desiderio,
con il concorso delle Chiese Valdesi d’Italia che, il 12 ottobre, hanno dedicato la
loro colletta a quello scopo.
Abbiamo partecipato prima di tutto ad
una cena in comune; v’erano anche il Ministro svizzero e la sua gentile Signora,
oltre a molti rappresentanti delle famiglie
Valdesi della capitale. E, poco dopo, la
Chiesa si è riempita per la celebrazione
del culto che ho presieduto in lingua francese. La serata ha avuto un carattere sociale; ho potuto parlare con un gruppo
di giovani e salutare diverse persone. Una
famiglia di Angrogna, di cui purtroppo
non ricordo il nome, era venuta da lontano per partecipare a questo incontro ;
esattamente da Florida.
Colonia Suiza
A pochi chilometri di distanza da Colonia Vaidense v’è Colonia Suiza o « Nuova
Helvecia ». E’ una regione colonizzata nel
secolo passato da gruppi di persone provenienti dalla Svizzera di lingua tedesca e
con le caratteristiche di quella gente: ordine, pulizia, produttività, benessere. Ci
sono alcuni alberghi importanti e popolati da turisti, c’è l’immancabile tiro a segno, ci sono molte villette che nulla hanno
da invidiare a quelle di molte regioni d’Europa. Non si può fare a meno di constatare che, assieme a Colonia Vaidense, questo è uno dei territori più progrediti di
tutto il paese.
La congregazione evangelica di Colonia
Suiza si organizzò nel 1874 e per molti
anni fu affidata a Fastori svizzeri di lingua tedesca. Ora è composta di oriundi
svizzeri e valdesi e dal 1948 è entrata a far
parte della Chiesa Valdese; da vari anni
l’evangelista Elio Maggi-Fasquet ne è il
conduttore. Ho predicato in quella chiesa
la sera del 25 ottobre, dopo aver partecipato e parlato alla Festa di canto delle
Corali Valdesi a Colonia Vaidense.
Da Riachuelo a Colonia
E domenica mattina, 26 ottobre, con il
gruppo dei pellegrini e con altre persone,
sono partito per Colonia, proprio di fronte a Buenos-Aires. Frima di giungere in
quella città ci siamo fermati a Riachuelo,
uno dei gruppi che compongono l’attuale
comunità di Colonia. La formazione del
gruppo di Riachuelo è intimamente legata
alla figura di don Ignazio Diaz, emigrato
dalla Spagna neU’Umgnay all’età di 15
anni. Si convertì mediante la lettura della
Bibbia avuta dal giovane Fabio Gardiol
ch’egli aveva assunto come operaio per costruire una casa. Quando le prime famiglie valdesi si stabilirono a Riachuelo, la
casa di Ignazio Diaz si trasformò in piccola chiesa. II Fast.’ Fedro Bounous esercitò il suo ministero anche in quella zona,
mentre il tempio dove ho avuto il privilegio di predicare fu ibaugurato nel 1911 durante il ministero del Fast. Benjamin A.
Pons ed il salone delle attività fu iniziativa
del Fast. Guido Rivbir.
Da Riachuelo, seinpre nella mattinata,
ci siamo recati a Colonia. Colonia (anticamente Colonia del Sacramento) è una città
situata sul Rio de là Fiata e conserva alcuni ricordi storici del suo passato.
L’opera evangelica valdese si è sviluppata prima di tutto come opera di evangelizzazione, grazie alla testimonianza di Don
Ignazio Diaz. Durante vari anni vi annunziarono l’Evangelo i Fastori Fedro Bounous, Benjamin Pons, Giulio Tron ed altri, finché il Pastore emerito Daniele Armand Ugon, all’età di 70 anni, ma ancora
con grande energia diede all’opera un carattere stabile con la costruzione di un
primo locale di culto nel 1924. La Chiesa
è stata costituita con^ nuova comunità del
Distretto nel 1950; l’attuale tempio, dalle
linee architettoniche armoniose e situato
sul corso principale, venne inaugurato nel
1950 durante il miittsiero del Fast. Silvio
Long. '
La domenica che ho trascorso a Colonia
è stata densa di attività. Siamo stati ricevuti dalle Autorità civili e militari di fronte al Municipio; la banda militare ha suonato gli inni nazionali, il Vice Presidente
del' Consiglio Municipale Sig. Dalmas ci
ha dato il benvenuto ed ho pronunziato un
breve messaggio. Dopo una visita al Museo, il salone del tempio si è popolato per
il ricco pranzo; ero seduto vicino al Fast.
Silvio Long, al Fast. Giulio Tron e Signora con i quali, in una serata successiva, abbiamo molto parlato delle Valli e di Torre
Fellice. Alcuni discorsi e poi il culto durante il quale ho predicato l’Evangelo, seguito dal Fast. Rivoir. La giornata si è
chiusa con molti canti e con una breve
gita nei dintorni.
Da Dolores a Paysandù
L’indomani, assai presto, sono partito
per la parte settentrionale del paese. Sono
giunto innanzi tutto a Dolores, attuale sede
del Fastore N. Berton, che abbiamo conosciuto alle Valli. Il pastorato nel nord si
estende su vasti territori; i Fastori sono
pochi e i gruppi da visitare molti. Il Fastore di Dolores presiede tre culti domenicali e si occupa pertanto dei gruppi di
Concordia, Cañada de Nieto, Falmitas, Magallianes. Soriano. Ci sono sette Scuole Domenicali con trecento bambini, 68 cate
cumeni di cui 18 adulti, un’opera di evangelizzazione ai suoi inizi e tre unioni giovanili. Le piccole cbiese valdesi d’Italia
che vorrebbero tutte un Fastore per sè,
leggano bene queste cifre, tenendo conto
del fatto che per fare questo giro nel nord
ho viaggiato da Colonia per più di 588 km.
Ho visitato prima di tutto il gruppo di
Cañada de Nieto, ricordando il Fast. Fabio Lantaret giunto in questa regione con
la sua giovane sposa Elisa Gay. Foi ho
presieduto una riunione del Concistoro e,
la sera, ho parlato al culto, terminando
poi con una serie di proiezioni luminose
sulle Valli. Uno dei ministeri più lunghi
a Dolores è stato quello del Fast. Giov.
Tron, dal 1934 al 1953. Nella città ed al
culto ho incontrato diversi Valdesi giunti
nell’Uruguay in questi ultimi anni; il frateUo del Frof. Armand Hugon, Sindaco
di Torre Fellice, con la sua famiglia; i
sigg. Dino Coìsson, Favout Mario, Bouchard Felix ed altri ancora, i quali mi
hanno pregato di salutare parenti ed amici.
Da Dolores, e dopo la cordiale accoglienza in casa Berton, sono ripartito nell’auto guidata dal Sig. Cairus Luigi in
direzione di Paysandù, più a nord, sul Rio
Uruguay. A metà strada mi attende la
macchina del Sig. Emilio Rostan, di famiglia pralina. Posso parlare facilmente il
patois con lui, ma non con i suoi quattro
figli che lavorano una vasta campagna.
E per alcune ore, sulla strada polverosa,
fra immense distese di grano da cui escono
indisturbate molte pernici, abbiamo viaggiato rievocando le Valli da lui visitate
due anni or sono.
A Paysandù c’era un concentramento di
Valdesi di una vasta zona affidata al cand.
Delmo Rostan. Il Concistoro mi ha subito
messo sulla coscienza la necessità di un
secondo pastore. Paysandù è una delle più
importanti città dell’Uruguay, dopo Montevideo, e ci sono anche delle possibilità
evangelistiche oltre alla cura delle famiglie valdesi nei territori di Rio Negro, di
Arroyo Negro, di Nueva Vaidense, di Fray
Bentos ecc. Ho trovato a Paysandù i fratelli Luigi e Armando Pons di San Secondo, tutti e due in buona salute. « L’assado
con cuero » è stato consumato nel parco
insieme al Concistoro e ad un gruppo di
giovani campisti venuti da Nueva Vaidense. Ho presieduto il culto nel pomeriggio
e quindi tutta l’assemblea si è fermata
per il tè. La sera, ripartendo con don
Emilio Rostan, pensavo alle otto Scuole
Domenicali ed ai sei gruppi giovanili...
Da Colonia Berreta
a Fray Bentos
Dopo due ore di viaggio, eccoci nella accogliente casa Rostan a Colonia Berreta,
vicino a Fray Bentos, sede dei grandi stabilimenti Liebig, per la conservazione della carne in scatola. Rimaniamo fino a tardi parlando di cose d’Italia e d’Uruguay;
al mattino do uno sguardo alla sua bella
campagna ed alla sua piccola, ma utile
biblioteca, adatta ad una collaborazione
laica. La casa è isolata nella pianura; prima di partire, uno dei figli canta con me
« Petit oiseau sur la montagne », da una
raccolta di canzoni che gli era stata inviata dal Sig. Emile Pasquet di Ginevra.
Poi riparto e vado a Fray Bentos; pranzo
in casa di un giovane valdese, Nelson Costabel, con la sua signora Giulietta Rostan
de Costabel. Visito il terreno già acquistato per la costruzione di un tempio, nella speranza che ci possa essere un giorno
o l’altro un Pastore e, nel pomeriggio, mi
rimetto in viaggio verso Colonia Vaidense.
Vi giungo che è quasi notte. La famiglia Rivoira Ruben mi accoglie per la cena
e alle 21 il grande salone delle attività si
riempie per assistere alle proiezioni luminose. Faccio rivivere alcune pagine di storia passata e parlo del presente; il pubblico segue con vivo interesse e ringrazia
di cuore.
E, finalmente, vado a riposare un po’.
Due giorni dopo dovrò iniziare un viaggio nuovo e fare anche delle esperienze
nuove nell’Argentina. Ve ne parlerò prossimamente.
Ermanno Rostan.
Si sente spesso ripetere : Non posso credere ! E a volte si aggiunge: Non faccio parte dei fedeli, faccio parte del mondo! Costoro si figurano la fede come una sorta di
attitudine o di dono che gli uni posseggono e gli altri no. Certo, ci sono nature dotate per la religione e
altre che non lo sono, come ce ne
sono di dotate per la musica e altre
no. Ma questo non ha assolutamente nulla a che fare con la fede e l'incredulità ! Ci sono delle persone molto ragionevoli, smagate, terra terra,
che sanno veramente cos'è la fede, come ci sono delle nature ardenti e
ferventi che sono agli antipodi della fede. Nessuno, perciò, deve dire:
non posso credere; e nessuno: posso credere. La fede non è un
potere, una proprietà dell'uomo. La fede è una libertà, la libertà che
ricevo di ascoltare chi è Dio e che cosa Egli ha fatto per me. Siamo in
presenza di un'inaudita offerta. Dio ci dice: « lo sono il Signore, il tuo
Dio ».
— « Il Signore », cioè il Santo ed il Potente, a cui non ti puoi avvicinare, neppure nelle tue disposizioni religiose più profonde, e in tutto
il tuo fervore.
— Ma « il tuo Dio », cioè Colui che si avvicina a te perchè ti cerca,
si avanza verso di te, vuole essere là per te, perchè tu possa dire: « il
mio Dio », e trovare in questo tutta la consolazione e tutta l'esortazione
di cui hai bisogno.
Ecco, dunque, il problema della fede; vuoi ascoltare questo? Di
primo impulso non vi siamo assolutamente inclini, nè gli uni nè gli
altri. Non abbiamo bisogno di questo. Lo poniamo in dubbio: è pro
La Parola della vita
Fede e incredulità
lo credo. Signore, sovvieni alla mia increduiità.
(Matt. 9: 24).
prio vero che esiste, Dio? Ovvero,
siamo già così credenti, conosciamo
e possediamo già così bene Dio, che
ci dispensiamo di ascoltarlo. Ecco la
nostra incredulità.
Ed ora, credi tu? Accetti di sentirti dire, in mezzo alla tua sufficienza e alla tua fame: « lo sono il
Signore, il tuo Dio »? Potrai sempre
replicare che la tua incredulità continuerà a sussistere nonostante ciò. Ma c'è anche un'altra cosa che sussiste: « lo sono il tuo Dio »: e questo non ti abbandonerà più, quali che
siano le tue contestazioni e la tua incredulità. Ecco la tua fede.
Domandi : chi mi dice che è vera, questa realtà tanto grande e semplice, che ho un Dio che vuole essere il mio Dio? Rispondo col nome
di Gesù Cristo. Cos'è, Gesù Cristo, se non questo « lo sono il tuo Dio »
che ci viene detto, e per l'eternità?
Ed ora, non dovremmo avere la semplicità di lasciare che sia vero
ciò che, per Gesù Cristo, è divenuto vero anche per noi?
Signore Iddio nostro, sappiamo che in noi non cerchi che una cosa,
la nostra fede. Se avessimo fede come un granel di senape tutta la nostra vita passerebbe dalla nostra confusione alla tua luce. In Te è la
risposta a tutte le nostre domande. Signore, la nostra speranza è d'imparare, noi pure, a comprenderti un po' meglio. Crediamo, Signore ;
sovvieni alla nostra incredulità. Amen. E. Thurneysen.
(Da Méditations..., Labor et Fides, Genève 1956, p. 22 ss.)
lei, notre bon
vieux français!
8m Effets
tf'une bénédiction
bincore à propos de la « Semaine
du üvre catliolique » à La Tour. Cette U Semaine » s'est clôturée par une
cérémonie au cours de laquelle, nous
intorme-t-on de Fignerol, il y a eu
la ûénédiction des livres. Osera-t-on
dire encore que ces bénédictions sont
inelbcacesi Voici qu’un libraire de
La Tour, évangélique et V auüois s’il
vous plaît, a cédé son magasin à un
oigne représentant de l’Action Catiiolique. On nous dit encore que
probablement le magasin de vente
sera transporté rue Arnaud, c’est à
aire en plein centre. iNous ne pouvons pas ne pas nous réjouir avec
nos freres catlioliques de la capitale
vaudoise pour cette petite « conquête », qui sera désormais la plus apte
à les pourvoir d’une quantité de publications pieuses, qu’il fallait jusqu’ici chercher plus en bas vers la
plaine. iNaturellement, ce n’est pas
des Nouveaux Testaments et des Bibles catholiques qu’il s’agit. À en
juger par les maigres ventes qu’on
en fait, sur se point là Monsieur Roletto ne devrait pas avoir un grand
commerce avec ses coreligionnaires.
8m Oori'espondance
Comme ’’contrepoids” (textuel!)
du calendrier catnolique dont nous
avons parlé ici-même, M. Virgilio B.
De Bonn, de Sossai (Belluno), nous
commande un calendrier ” Vnlli nostte ' en sus. Bravo!
10m UANSA et le pape
L’ANSA est le bureau officieux
des informations du gouvernement
italien, destinées à la presse. Ce bureau diffuse des bulletins journaliers ainsi qu’un bulletin hebdomadaire d’informations religieuses. 11
faut apprécier l’effort d’objectivité
de TA NSA, qui dans son dernier
bulletin religieux n’a pas craint de
consacrer un entrefilet à un congrès
de la jeunesse protestante italienne.
rSous lui eu savons gré!
D’autre part, toute une série d’in^
formations protestantes sur la mort
du pape Pie XII, parmi lesquelles il
y a des extraits de VEcho des Vallées et de Voce Metodista, selon le
style cher à M. le prof. Eug. Minoli
(voyez (c Pinerolo e le sue valli »),
est sujette à caution. Il y a heu à
observer :
1) Si les protestants, autorités et
presse, croient bon exprimer leur
sympathie avec lep catholiques et
leur appréciation sur l’activité du
défunt pontife, il ne serait certes pas
adroit (pour ne pas nous exprimer
autrement) d’en déduire que les protestants sont sur le point de sombrer,
voire de reconnaître d’avoir accompli
leur tâche e partant d’être inutiles ( !). Diffuser cette sornette suppose tout au moins une bonne dose
d’ingénuité!
2) On attend toujours qu’on nous
explique pourquoi, même sur le plan
des civilités et de la bonne séance,
les autorités de l’église catholique
se gardent bien d’exprimer leur sympathie et leur appréciation fraternelle, chaque fois que le protestantisme mondial est en deuil ou en
souffrance (par exemple en Colombie, en Espagne). Ce serait gentil, de
recevoir de la part de l’S.C.V. (State délia Città del Vaticano) un petit
bleu de condoléances ou une carte
de visite, avec son petit coin plié et
les lettres p. p. p. (pour prendre
part).
11m Cadran solaire
Je trouve, dans mes recherches sur
les cadrans solaires et leurs inscriptions, que des artistes anonymes
ont peintes, un cadran avec des fragments de mots: ” Or a... Reg... coeli... dicata... ”, Malgré la mutilation, le sens a une netteté péremptoire: Chaque heure au Roi du ciel
dédiée. Le pieux artiste —■ ou le
moine? — qui dessinn ces mots m’apparaît comme un apôtre, qui du
haut de sa tour de pierre, proclame
l’exigence éternelle de la foi, sur
une ville indifférente et sur des gens
qui ont fait une profession de leur
surdité spirituelle.
3
L'ECO DELLE VALU VALDESI
— 3
Non acensa il CollegiiL.!
Nel n. 44 del 7 Novembre, il pasto
re Enrico Geymet in un articolo dal
ticolo ; In diiesa di Foster DuUes,
non ha voiUuo nniniziaie all’occasioiie di a enioncer » le classiche « portes
ouverces ». Esperto nen arte di coipi
re l'immaginazione ati lettori, egli ha
esordito con un soierme « connteor »
quasi un aj’accuse» al Collegio, im
patetico a accuso noi tutti soUdaimenn: », per niii.ie m toxio garoatamente
umoristico proponendo quasi quasi di
imoaiiaieraie gn eoinci paooiici cu
lorre ECiiice m oocasiuiie uol ritoiiio
uel Moderatore!
Eoicnè 11 nostro ambiente valdese
è purtroppo to per icriunai abituato
ad amniiiai's uoii unisciotte cne coii
la lancia in resta parte contro i muma a vento od a condannare tóancio
Fanza cne esorta a non confondere
i mulini a vento con dei giganti, mi
permetto di cnieaere l ospitanià neil'Eco per evitare che al povero Collegio Vengano attrioulte anche le ma
leiatte altrui.
Sul piano giuridico, come riconosce
ancne n pastore E. ueyinet, il nostro
Uoiicgio e un istituto careggiato;
Scuoia Media Pareggiata Valdese —
Liceo Ginnasio Pareggiato Valdese,
l arcggiavo: cioè con gli stessi oneri
e gli stessi onori della scuola statale,
e questo in iorza di un contratto re
goiare. Éa Tavola Valdese, a suo tem
po, accettò le condizioni cne le vennero imposte per ottenere questo pa^
icggiamcnto cne nessuno le impone
va.
Fu la Tavola Valdese che, conside
rando tutto il problema deii'istruzio
ne, ritenne di dover lare quel passo,
nell'interesse della Chiesa e, dovreooe pure saperlo il pastore E. Geymet,
ancne e soprattutto degli studenti,
j. ra queste molteplici concli.iicni vi c
l oooiigo di osservare un determinato orario e calendario scolastico. E
parso alle nostre Amministrazioni
nel passato che si potesse atirontaro
il grave peiicoio oi osservare certe
leste che costituiscono una «stona
lura» cioè lare per esempio vacanza
il giorno del Corpus Domini, sacro
per altro alle convocazioni di qualone (Jonleronza distrettuale, insieme
alla Festa di tutti i santi anch’essa
sacra alla Conferenza degli anziani
e diaconi del primo distretto!
Oggi i professori del Collegio non
possono cambiare nulla; come sem
pre fanno vacanza in quei giorni fìssati dal Calendario statale. Tutt’al
pi-Ci essi possono come hanno latto in
perfetto accordo coca la Tavola Valdese, cercare di migliorare la situazione proprio sul piano giuridico. Co
sì al Collegio non si è latto vacanza
il giorno 11 Novembre, festività di S.
Martino, patrono lotsale, perchè si è
ottenuto dalle competenti autorità
scolastiche di sostituire quella festività, con quella del XVII Febbraio.
Quando il pastore E. Geymet in tono lirico si domanda se «noi, piccoli
Valdesi nascosti in mezzo ai monti
avevamo proprio bisogpio di proclamare una vacanza scolastica perchè
è morto il Papa », egli commette, certo involontariamente, un piccolo errore di stile apocalittico, poiché noi,
piccoli professori Valdesi, non abbiamo proclamato nessuna vacanza: abbiamo ubbidito ad una disposizione
di legge che avevamo ragione di ritener valida. E chi scrive ha perfino
àggiunto, si scandalizzi il pastore E.
Geymet,' che la vacanza era per un
lutto; lutto che non lo colpiva direttamente, perchè valdese, ma che era
pur sempre un lutto che colpiva dolorosamente molti milioni di persone
in buona lede, e da non solennizzare
quindi con battimani!
E in fondo tutta la questione della
vacanza è chiarita, perchè il problema non esiste. Esiste invece il vero
problema che Tarticolista introduce
nel suo P. S. quello della nostra testi
monianza. Ma bisoja aver il coraggio di impostarlo chiaramente ed onestamente: fino a che punto è legittima l’esigenza di obbedienza a Cesare
che Cesare ( quello« d’oggi, e di sempre) pretende da noi, pastori e non
pastori? Quale è la posizione del Cristiano di fronte alle esigenze dello
Stato (cristiano, o democristiano, o
pagano?) E’ troppo pericoloso, lo creda pure il pastore E. Geymet, voler
discutere solo un aspetto secondario
di un problema che non si ha il coraggio di affrontare sul terreno dei
principi; si trova allora moilto semplice di scrivere periodi solenni con
l’evocazione dei roghi e dei padri; e
si trovano sempre pronte le soluzioni semplicistiche (rinunziamo al Pareggiamento, o chiudiamo il Collegio), che, in realtà, non sono la dimostrazione di un estremo attaccamento ad un principio, ma la confessione della nostra incapacità e del
nostro rifiuto a impegnarci.
« Confiteor » : aveva cominciato il
suo articolo il pastore Enrico Geymet; poi, il confiteor si è umanamente (oh! umano, troppo umano! come
ci spingi facilmente a recitare il confiteor dei peccati altrui!) trasformato
in una confessione dei presunti peccati del Collegio. Vogliamo ora fraternamente rinunziare alla piccola,
inutile pòiemichetta, e riconfrontare
invece la nostra posizione di cristiani
più o meno direttamente impelati,
con l’esigenza del servizio cristiano?
Un insegnante
I LETTORI CI SCRIVONO
CONVEGNO RESPONSABILI
La ripresa delle U.G.V.
Nei giorni 3 e 4 novembre ha avuto luogo ad Agàpe il Convegno Responsaoili delle Unioni Giovanili Vaidesi. Malgrado giornate eccezionalmente chiare e piene di sole soltanto
una trentina di giovani potè partecipare, e godere di questo incontro.
Poche luruiio le Unioni rappresentate (Ferrerò, Pomaretto, Prarostino,
x-ineroio, Torre Pellice e coppieri);
molte furono, quindi, le non rappiosentate.
Con un culto tenuto dall’ex Capo
Gruppo Past. Gino Conte in cui
con il « date a Cesare quel che è d.
Cesare e a Dio quel che è di Dio»
viene sottolineata la sovranità di Dio
su tutta la nostra vita — iniziano i
lavori. ^
Alla presentazione deirattuale Capo Gruppo signor Edgardo Paschet
IO, a quella dei singoli partecipanti
segue la programmazione da realizzarsi nelle giornate di convegno. Il
Past. Aldo Comba introduce, nel po
meriggio, lo studio del Decalogo so»fermandosi debitamente sui versati
d’apertura : Io sono l’Eterno, 1 Iddio
tuo che ti ho tratto dal paese a’Egiito, dalla casa di servitù. Dio ha già
salvato il suo popolo: al popolo nconoscente spetta l’osserv^za gmiosa della Legge del suo Signore. Con
un linguaggio colorito e vivo il *
Comba svolge una similitudine; n
Decalogo rappresenta per ognuno di
noi ciò che le barriere di un ponte
possono rappresentare per un passante : aiutano e non limitano, so-io brac
eia che ci difendono, non manette
che ci condannano'. Questo studio è
accolto con vivaci discussioni: alle
immagine della barriera, del pencolo
d’ caaere dal ponte che ci aveva de
stato un po’ di apprensione il Pastóre Comba sovrappone quella delia
strada che, sebbene fiancheggia,ta da
barriere, prosegue aperta e spazia sulla vita.
Svolgendo un pimto del programma il signor Edgardo Paschetto dà
alcune interessanti informazioni sul'
TUfflcio Recite recentemente impiantato in Torre Pellice. Il lavoro che
la commissione deve affrontare è
lo di riordinare il materiale, stende
re un catalogo, mandarlo insieme au
una recensione di ciascun’opera a
tuite le unioni italiane. Dopo lesalue ui questioni teatrali praiione (costumi, scenari, copioni eoe.) il fciog*tarlo Generale nella PUV Fase. a.
laccia, meseina alcuni proc.^enu o.
attività giovanile; il lavoro dr servizio sociale che molte Unioni poireo
bero effettuare, il materiale di studio
necessario in ogni Unione, il aovuco
interessamento per la redazione di
uiovontU Evangelica, finanze, convegiu, rapporti Unione - Comitato ut
gruppo, gite, festa del 15 Agosto.som)
I titoli ui argomenti trattati e non
sempre risolti con decisione, ca uiscussione si protrae fino a taraa sera
tanto che si deve rinunciare aiia tra
aizionale parte ricreativa serale.
All’indomani il Past. Giorgio Touru
presenta il problema del ueoaro nsj
le sue linee generali. Gli uomini d
un tempo erano assillati dalla doman
aa « l’anima mia saia ella saivatar »,
II mondo moderno è ingordo di feli
cità. Felicità che trova il suo motivo
apparente nel denaro, nella salute
nella situazione sociale e quello rea
..u nella Fede.
E’ la volta del Past. T. Vinay cn.
ci intrattiene sulla vita di Agape
1957-1958. 1 mietitori che il Signore na
cniamato nella sua messe hanno lavorato alacremente.
Positivi sono stati i loro risultati,
pieni di rinnovato impegno sono i
propositi per l’avvenire.
Al termine del Convegno vengono
eiieituate le votazioni orali per l’elezione del Comitato di Gruppo. Pertanto questo risulta formato come sa
gue; Capogruppo: sìg. Edgardo Pasebetto; Membro ex ofilcio: Past.
Giorgio Tourn; Membri: Conte Giovanni, Benech Valdo, Gente Raymondo. Long Renato, Rivoira Franco. Un grazie di cuore viene espresso
per il Capo Gruppo uscente Past. G.
conte. Il Convegno si chiude con un
cantico di lode a Dio. Fiduciosi in
Lui promettiamo in cuor nostro di
essere « facitori della Sua Parola » assicurandogli il nostro « ardor di giovinezza » e il « pien vigor degli anni »
nostri. Franco Calvetti
Utilità di una discussione
Il piccolo battibecco giornalistico circa
lo spostamento della sede pastorale da
Ivrea a Biella, merita Tattenzione della
Chiesa per un motivo che non è di secondaria importanza e che non è forse stato
messo abbastanza in luce dai vari interventi.
Intendiamoci, non è il battibecco in sè
che ha importanza.
11 sig. Jalla del Consiglio di Chiesa di
Ivrea ha protestato energicamente per il
trasferimento del suo pastore usando delle
espressioni forse non tutte vellutate ed i
lettori dell’Eco hanno capito benissimo
che questo era comprensibile da parte di
un nomo che era parte in causa- e che era
convinto di perorare una causa giusta.
11 sig. Bonnet, come gli antichi cavalieri
del tempo in cui la cavalleria non era un
nome vano, è partito con la lancia in resta per difendere il prestigio dell’Amministrazione che gli sembrava leso ed anche il suo intervento non è stato troppo
vellutato. 1 lettori dell’Eco hanno ascoltato con interesse anche lui ed hanno simpatizzato col direttore dell’Eco che tra i
vari contendenti faceva pensare ad un certo punto ad un « toreador » di Spagna.
Niente paura! Quattro parole nervosette
non fanno male a nessuno e non diminuiscono il valore del giornale. E creda pure
l’amico Bonnet che anche il prestigio dell’Amministrazione non ne è leso minimamente. I lettori dell’Eco si rendono ben
conto che essa ha agito secondo i criteri
tradizionali e che se avesse agito diversamente si sarebbe forse attirato addosso delle proteste ancora più vivaci. E creda pure la gentile scrittrice di Milano che nessun pericolo corre il nuovo pastore di
Ivrea e Biella di non essere accolto con
amore e fiducia. Questo pericolo ci potrebbe essere altrove ma non nella Chiesa
Valdese. Le comunità Valdesi possono anche piangere e minacciar rivoluzione quando un pastore amato è loro tolto, ma non
appena giunge il suo sostituto, hanno abbastanza senso di responsabilità e di nobiltà per accoglierlo come si deve accogliere un servitore del Signore.
Il torto, e torto ci deve pur essere da
qualche parte, sta forse invece in quei criteri tradizionali che l’Amministrazione deve seguire perchè così vuole la Chiesa.
Il problema die l’Amministrazione doveva risolvere è presto messo a fuoco: c’è
a San Giovanni una grande chiesa dove
4.450 anime dispongono di un solo pastore, Ad Ivrea (139) e Biella (103) ci sono
complessivamente 242 anime. I Pastori disponibili per curare tutte queste anime
sono appena tre. L’Amministrazione deve
aver ragionato così : Siccome disponiamo
solo di tre Pastori e non di quattro, mettiamone due là dovewil ■ numero delle anime è dieci volte superiore e poiché le diaspore di Ivrea e di Biella sono pure molto importanti e molto difficili da curare
per la loro disseminazione, destiniamo loro
l’elemento più giovane, più forte e che ci
dà anche l’impressione di possedere quei
talenti di iniziativa e di attività che sono
opportuni in un simile campo di lavoro.
Da un punto di vista di umana saviezza,
di equilibrio e di fedeltà al metodo amministrativo tradizionale, nulla da obbiettare, l’Amministrazione ha agito lodevolmente, alle Chiese di Ivrea e di Biella
possiamo soltanto concedere la nostra simpatia e l’amico B. può quasi dire: «Avevo ragione ».
Resta tuttavia possibile qualche altra considerazione e la domanda se non si possa
proprio seguire qualche criterio diverso
da quello tradizionale. Se la Chiesa di
Cristo è veramente un organismo che deve
mirare alla autonomia e nel quale vige la
dottrina del sacerdozio universale e se la
missione della Chiesa è veramente quella
di annunziare l’Evangelo al mondo, allora
il ragionamento delle Amministrazioni potrebbe anche mutare in questo modo: Qui
c’è una grande e forte chiesa autonoma
dove tra i numerosi credenti ve ne sono
certo alcuni che posseggono la stoffa del
« sacerdozio universale » e che con un
piccolo sforzo possono diventare dei collaboratori del loro pastore. Qui c’è una
chiesa che possiede la forza del numero,
delTunione e della solidarietà di molti fratelli in Cristo...
Laggiù, invece, c’è una cliiesa piccola
e debole la quale ad un tempo ha dinanzi
a sè un più peculiare compito di evangelizzazione e dall’altro, altresì, un rischio
più grande di venire assimilata dall’ambiente... Se l’Amministrazione ha un solo
operaio disponibile, a quale dì queste due
chiese dovrà mandarlo?
Da noi si è sempre risposto: a quella
più grande e forte, ed il meglio dei nostri operai — sia come numero che come
qualità — è generalmente stato convogliato verso le Chiese più grandi e più forti.
Chi scrive vive poco lontano dalla nobile
e forte Chiesa di San Giovanni e conosce
anche da quarant’anni la Chiesa di Ivrea.
Orbene, mentre la prima ha generalmente
beneficato dei privilegi delTautonomia sia
pur uniti ai travagli inerenti all’esistenza
della Chiesa nel « mondo », la seconda ha
spesso sofferto crudelmente anche per il
fatto di non essere autonoma e di vedersi
portati via i suoi Pastori nel momento più
inopportuno. Più di una volta, come oggi
essa era contenta di possedere nn conduttore gradito e qualificato per le sue necessità quando ad nn tratto, dopo soli tre
o quattro anni di servizio ed anche meno,
in nome delle superiori necessità dell’opera, esso le veniva tolto d’autorità, senza
TJn tempo usavamo lavarci i piedi a vicenda; ora invece ci lustriamo scambievolmente le scarpe.
preavviso, dall’oggi all’indomani. Per chi
Ita visto più volte queste situazioni il tono
esasperato del frateOo Jalla di Ivrea non
stupisce e non appare offensivo per nessuno.
E non bisogna neppure con questo voler
fare dell’Amministrazione un capro espiatorio. Il male è più profondo, è nella chiesa che deve mutare la sua mentalità.
Si tratta di sapere se quel che facciamo
nelle nostre case dove, scarseggiando il cibo, lo diamo anzitutto ai nostri figli e ce
ne priviamo noi adulti, debbono farlo anche le chiese « madri » delle Valli verso
le chiese dell’opera di evangelizzazione...
Si tratta di sapere se l’antica Chiesa di
Antiochia fece bene oppure no di privarsi
di un uomo prezioso e indispensabile alle
sue molte anime come era San Paolo per
una inconsistente opera di evangdizzazione oppore no.
Si tratta di discutere se la Chiesa Valdese ha veramente ricevuto dal ignore una
vocazione verso l’Italia e si tratta pure di
stabilire fino a qual punto le varie comunità Valdesi debbono « servire » la causa
di questa loro vocazione o se qnalehe volta esse possono invece « servirsene »...
Con questo il problema non è risolto
ma è soltanto proposto. Esso merita 1 attenzione della Chiesa perchè è importante
come lo sono tutti i problemi vocazionali.
Possiamo pertanto ringraziare gli animosi interlocutori di avercelo offerto e il
caro direttore dell’Eco per essere stato così
saggiamente paziente di fronte a questa
piccola, « simpatica » scaramuccia giornalistica. Enrico Geymet.
iì proposito del cambio
del Pastore di lurea
Carissimo nipote e giovane redattore,
ho letto con molto interesse non privo
di profonda delusione la lettera che il Sig.
Bonnet ha inviato all’Eco delle Valli e che
tu hai pubblicato sul n. 43 in data 31 ottobre in relazione alla questione dell’improvviso scambio del Pastore ad Ivrea.
Ti dirò subito che la tua nota di scuse
in calce alla corrispondenza non aveva alcuna necessità di esistere: infatti come avevi pubblicato il mio articolo che non faceva alcuna offesa a nessuno, ho trovato
più che logico che tu pubblicassi anche la
replica Bonnet, pur con tutte le contumelie che essa contiéne... Vogliamo sì o no
una buona volta metterci bene in mente
che anclie la nostra stampa settimanale valdese deve essere libera? e ciò significa aperta a tutti perchè solo così si dibattono i
problemi, si discutono le idee liberamente
e da questo modo di comportarsi possono
nascere ottimi frutti, anche se talvolta a
costo di lievi infortuni giornalistici uso
quello di cui tu ti rammarichi. Io non vorrei per nulla al mondo che per un falso e
male interpretato sentimento di supina obbedienza alle autorità ecclesiastiche che ci
sono preposte, una intiera comunità non
potesse far sentire la propria voce nella
forma in cui ha creduto bene farlo. La nostra Venerabile Tavola Valdese non è il
tanto decantato Sacro Collegio ed il Moderatore, per fortuna, non è il Pontefice
infallìbile! Posso dirti per esempio che
molti e favorevolissimi commenti ha invece suscitato in diversi ambienti anche
estranei alla comunità di Ivrea questo nuovo modo di comportarsi del nostro caro
giornale delle Valli, appunto perchè tutti
hanno ben compreso che oggi non ci si può
più comportare nel nostro giornalismo religioso come lo si faceva centodieci anni
fa all’atto della sua fondazione. Io ricordo con tanto affetto e molta venerazione il
sig. Pastore Giovanni Bonnet, già capitano
di complemento degli alpini e cappellano
militare vaMese nella prima guerra mondiale 1915-1918: egli era venuto allora a
visitare me in trincea di prima linea, sebbene fossi l’unico valdese del mio battaglione e si era giornalmente intrattenuto
ogni volta con ufficiali ed alpini del mio
reparto! Mi dispiace perciò sommamente
che suo figlio abbia potuto inalberarsi come lo ha fatto, per un supposto torto assolutamente inesistente. Quanto ho scritto e
detto Tho fatto per preciso incarico della
nostra comunità di cui sono anziano da varii anni: del resto il sig. Bonnet evidentemente non sa che il sig. Bonchard e la
sua consorte erano presenti alla assemblea
straordinaria di chiesa presieduta dal sig.
Ciampiccoli: essi stessi, dopo aver letto
la corrispondenza Bonnet hanno tenuto a
precisarmi che ad Ivrea non potevano certo
essere accolti meglio di quanto lo sono
stati dall’intiera comunità adunatasi in riunione familiare il 26 ottobre per salntore
affabilmente il partente Pastore Tourn e
per dare molto affettuosamente il benvenuto ai coniugi Bouchard.
A me pare piuttosto che molti inconvenienti del genere di quello lamentato si
potrebbero forse evitare se la nostra Tavola Valdese ritornasse all’antica ed ottima
abitudine di interpellare personalmente i
Pastori o le comunità cui essi appartengono, prima di decidere i loro eventuali trasferimenti: si eviterebbero per lo meno i
fulmini a ciel sereno che sono sempre una
cosa piuttosto sgradita!
Grato ancora dell’ospitalità, spero non
disturbare più il nostro giornale su questo
argomento. Davide Jalla
LO SCANDALO
di una sicurezza
Non è infrequente il caso che, all’inizio
di un nuovo anno ecclesiastico, si verifichino neU’amministrazione della Chiesa cambiamenti e modificazioni che non vengono
sempre accolti dalle parli interessate con
animo soddisfatto o sereno. Tale fenomeno
ci pare mollo umano e quindi molto comprensibile; si può anzi simpatizzare con
quanti, preoccupati sinceramente del bene
delia propria comunità e profondamente
affezionali a chi può aver dato ad essa nn
impulso costruttivo, sono portati a vedere
in certi provvedimenti e cambiamenti, non
richiesti dall’assetto interno della loro comunità, quasi una grandinata distruttrice,
o almeno la minaccia di un inaridimento
o, se non proprio questo, di uno squilibrio
con conseguente dispersione di forze, già
attive ed efficienti, in direzioni diverse e
nuove. Non si può perciò accusare « tout
court » queste persone di incapacità a superare dei valori affettivi (intendendo per
affezione non solo l’attaccamento a persone, ma anche a forme ed abitudini) e a varcare i limiti ideali della propria comunità,
quando in questa comunità essi siano profondamente impegnati in un’opera la cui
natura valica già quei limiti, cosicché la
loro reale sofferenza non si riferisce tanto
ad un complesso di abitudini e di affetti
quanto piuttosto alla sensazione che della
loro opera sia sottovalutato proprio il valore spirituale e vorrei dire super-confessìonale.
D’altra parte mi pare che la caratteristica essenziale di una comunità che si dice
cristiana dovrebbe essere proprio questa:
di tenersi sempre pronta a porsi sotto il
segno dell’autorità (e il protestare contro
di essa significa già riconoscerla come tale
e toglierle ogni altro possibile valore) ma
sotto il segno comune di tutta la Chiesa,
quello della Croce. Ciò significa praticamente che anche la comunità, come l’individuo, è chiamata costantemente ad un
esame di coscienza, che si concreta non in
una elencazione di mancanze e di meriti,
in un dare e avere, ma soltanto nel richiamo interiore ad un’umiltà che significa rinuncia ad ogni forma anche sublimata di
autosoddisfazione, abbandono delle nostre
forme di giudizio e prontezza a dare fino
all’ultimo. Perciò al primo comprensibile
impulso di protesta e di dolore dovrebbe
seguire una consapevolezza più profonda,
vorrei dire un silenzio, che sia fatto di
ascolto e di umiltà.
Non si vuol dire con questo che la comunità in protesta per il cambiamento di
un pastore o perchè destinata a condividere il pastore con altra sede pecchi grossolanamente di presunzione: anzi, essa, in nn
certo senso che è certo quello che le appare più chiaro e forse l’unico, intende risparmiare alla Chiesa in generale quasi la
menomazione di una sua parte vitale. Ma
proprio qui un momento di meditazione e
di ascolto si impone; perchè proprio la
comunità attiva ed efficiente, concorde e
servizievole, è più facilmente esposta al
rischio di fare di questa consapevolezza
della propria efficienza (consapevolezza
certamente priva di ambizione) qualcosa
di un po’ troppo dogmatico, o se non altro
di offrire alle altre chiese, che hanno il
medesimo diritto di essere edificate e sorrette, lo scandalo di questa sicurezza. E
adopero qui la parola scandalo, come ben
s’intende, nel senso che quando una chiesa si proclama chiesa « attiva » e perciò
meritevole di particolari riguardi, essa inevitabilmente offende, anche senza volerlo,
la concezione genuinamente cristiana ed
evangelica della Chiesa come corpo di Cristo, in cui tutte le membra, anche le più
deboli e le meno efficienti, sono chiamate a
servire, a testimoniare, magari con la loro
stessa debolezza e con i propri errori, della signoria di Cristo.
Ci si rende conto delle difficoltà che incontra la Tavola nel distribuire un personale insufficiente, nel conciliare le soluzioni di mille problemi diversi, ma si
afferma che considerazioni di ordine spirituale dovrebbero avere la precedenza su
quelle di ordine pratico. Ora, perchè non
andare oltre e non ammettere che anche
le considerazioni di ordine spirituale possono essere infirmate dalla nostra natura
umana, inevitabilmente fallace e portata al
marcismo, e approfittare delle decisioni
della Tavola per rinnovare, attraverso la
serena accettazione di un nuovo stato di
cose, il proprio atto di ubbidienza e di
ascolto a Cristo, capo della Chiesa? Proprio perchè le decisioni della nostra amministrazione hanno ben altro valore che
quello autoritario e « magistrale » di tipo
cattolico, possiamo scorgere in essere, come in ogni circostanza della nostra vita di
individui e di comunità, nn richiamo a
queU’nmiltà che dovrebbe e potrebbe da
sola essere la vera caratteristica delle chiese cristiane.
Rita Gay
4
lo conosco le tue opere e la
tua fatica e la tua costanza...
Ma ho questo contro di te: che
hai lasciato il tuo primo amore.
Apocalisse 2
L'Eco delle Valli Valdesi
lo conosco le tue opere: tu
hai nome di vivere e sei morto.
Ricordati di quanto hai ricevuto
e udito; e serbalo e ravvediti.
Apocalisse 3
ITIMRàRlO
rìoplatense
{segue dalla 1“ pag.)
A mezzogiorno, nella grande sala colma
di gente accorsa da vicino e da lontano,
si pranza. Nel pomeriggio visito alcune famiglie; vedo, tra gli altri. Margarita Dalma« de Bonjour, nata a Villar Pollice nel
1866, venuta in America nel 1870, nonna
del Past. N. Berton di Dolores. Nella sua
vecchiaia è straordinariamente intelligente
e serena; a Villa Iris vedo Malan Michel
Adolfo, originario di Pinerolo. Ha 87 anni,
parla correntemente il francese e manda
cordiali saluti al sig. Adolfo Jouve di Torre Pelliee. Suo figlio, Juan Paolo Malan,
è Vice Presidente del Concistoro e anziano da 30 anni; bella figura di Valdese credente. Faccio una visita al cimitero e prendo nota di alcuni nomi: Alberto Rostan
(1888-1949), Alessandrina Long de Artus
(1874-1934), Juan Pedro Artus (1869-1949),
Umberto Durand (1866 Rorà -1943). E la
sera rivolgo il messaggio biblico in occasione del culto. Il tempio è pieno di gente, proietto anche le vedute delle Valli,
stringo la mano a diecine e diecine di persone, fra le quali a Elena Charbonnier de
Rostan che parla bene il patois. Poi si
passa nella sala; è quasi mezzanotte, ma
la gente non pensa ad andarsene. Finalmente verso l’una del mattino vado a riposarmi in casa di Francesco Rostan.
Il giorno seguente, nel pomeriggio il
Past. Ribeiro mi riaccompagna a Bahia
Bianca dove si sta formando una comunità
Valdese che avrebbe bisogno di un pastore. Rivolgo il mio messaggio ad un gruppo di fratelli, poi aUe 21 mi reco all’aeroporto. A mezzanotte sono in volo su Buenos Ayres, l’immensa città illuminata, e
ritrovo i signori Soggin. Poche ore di sonno e poi la mattina, domenica 19 ottobre,
con il Prof. Soggin ripartiamo per l’Uruguay, servendoci (data l’urgenza) di un
aereo-taxi. Sto facendo una nuova esperienza, grazie a Dio, ben riuscita. Attraversiamo il Rio e sorvogliamo le belle campagne popolate da Valdesi; neU’apparecchio c’è posto soltanto per 4 persone, compreso il pilota. Sotto di noi, campi di grano, di patate e di lino in fiore; a causa
del colore azzurro-scuro questi campi sembrano dei laghi. Verso le ore 1(1 siamo su
Tarariras; sulle strade si vedono le persone che si avviano al culto e davanti al
tempio c’è tutta la gente che guarda in sul
Naturalmente non c’è un aeroporto e si
tratta di trovare un prato dove atterrare;
giriamo più volte sulle campagne, varie
automobili partono in direzione opposta
per essere pronte a prelevarci in tempo
per il culto, ma non è facile trovare un
prato senza bestiame incomodo. Finalmente l’apparecchio si abbassa ed atterra
sul limite di una siepe! Siamo in perfetto
orario !
Una macchina è vicina a noi e ci accompagna al tempio, dove mezz’ora dopo presiedevo il culto. Non mi era mai accaduto
di giungere in chiesa per via aerea; ma
la fraterna accoglienza dei Valdesi di Tarariras ha placato le piccole emozioni di un
atterraggio non comune!
EIbmanno Rostan
Direttore: Prof. Gino Costabe)
Pubblicaz autorizzata dal Tribunale
TORRE PELLICE
La ripresa autunnale si è avuta ufficialmente con i culti del 2 novembre, in cui si è ricordato il valore della Riforma; buona la partecipazione,
anche alla S. Cena. Possa continuare
così, ed ognimo fruisca della dignità
del posto che è insostituibilmente
suo.
Tutte le svariate attività settimanali hanno ripreso, secondo il ritmo
normale: le riunioni quartierali con
una frequenza che, in generale, ci
auguriamo cresca nelle prossime set
timane; l’Unione delle madri e la
Società di cucito (anche qui molti
poeti attendono ancora tante nostre
sorelle); le Società missionarie; domenica 16 novembre alle 21 inizierà
l’anno societario della Enrico Arnaud,
che rivolge il suo più caldo invito ai
fratelli della nostra comunità. Le
Unioni Giovanili del Centib' e dei
Coppieri hanno avuto un buon inizio (la delegazione di Torre Penice
è stata la più numerosa al Convegno
Responsabili di Agàpe) ed auguriamo
a loro che l’anno possa svolgersi buono com’è iniziato, ed alle altre Unioni quartierali che superino presto il
disagio con cui quasi ogni anno affrontano la ripresa a causa — soprattutto — del piccolo numero dei membri. Un gruppetto di giovani ha compiuto un simpatico gesto di servizio
passando a raccogliere offerte in natura per i nostri Istituti in molte case dei Chabriols e dell’Inverso Rolandi.
La filodrammatica del Centro ha
già presentato, in tre rappresentazio
ni, la vivace commedia di Gherardo
Gherardi : « Questi ragazzi ! », all’Aula Magna. La recitazione, guidata
con competenza e passione dal prof
Casini, è stata veramente nrtevole,
e mentre esprimiamo a lui e a tutti
gli attori il più vivo compiacimento,
notiamo che è stato un vero peccato
che tanti membri della comunità non
abbiano goduto di questo spettacolo,
che in forma così vivace e spigliata
presenta il serio ed eterno problema
del raffronto fra la generazione de
gli adulti e quella dei giovani.
Ricordiamo che tutti sono cordial
mente invitati alla serata di sabato
15 p. V. alle ore 21, nella sala unioni
sta dell’Asilo, organizzata a cura del
l’U.G.V.: il prof. B. Peyronel, già al
tre volte apprezzato oratore e presen
tatore, offrirà una « causerie » con
proiezioni luminose sulla flora alpi
na.
Battesimo: Agli Alda di Pietro e di
Martinat Ida.
Matrimoni: Avondet Mario e Mourglia Mirella: Gay Riccardo e Albani
Anna Maria; Depetris Emanuele e
Malan Nella.
Funerale: Gönnet Amélie.
AGAPE - PRAU
Campo Giovanile di Ski 1958
27 dicembre 1958 - 6 gennaio 1959
Tema : LA RIFORMA.
Nell'annuncio della Riforma l'evangelismo italiano ha la sua vocazione ed un compito storico che è la sua ragione stessa di vita. Noi
riteniamo che i valori della Riforma non siano vuote formule non
più adeguate ai nostri tempi : è nostra profonda convinzione di fede che essi richiamano all'esigenza perenne del rinnovamento della Chiesa, Corpo del Signore peregrinante attraverso i tempi per
annunciare in rinnovata obbedienza Colui che è risorto e che viene. Noi vogliamo dunque studiare i valori della Riforma per viverli
e portarli insieme nel paese in cui viviamo: questa è un'eredità
non vana, una responsabilità precisa ed unica anche per questa
nostra generazione, l'indicazione di una strada che ci è chiesto di
percorrere con cosciente coerenza e con fedeltà.
Il programma del campo prevede:
due serie di lezioni sulla Riforma (Lutero e Calvino);
studio biblico sul tema del « rinnovamento della Chiesa » ;
una conferenza di sintesi sullo stesso tema ;
una parte conclusiva su « Le possibilità di riforma nella Chiesa
oggi », con interventi di un cattolico qualificato e di un evangelico.
Prezzo del campo: lire 9.000, più lire 600 di iscrizione. Per iscriversi, scrivere alla Segreteria di Agape, Prali (Torino), accludendo la
quota di iscrizione e lire 1.000 di caparra.
Per salire ad Agape, appuntamento a Torino, via Pio V, 15, per le
ore 16 del giorno 27 dicembre: un servizio diretto di pullman porterà
i campisti sino a Prali.
CAMPO SKI CADETTI.
Con le stesse date, e per la stessa spesa, avrà pure luogo un campo ski per cadetti (età 13-16 anni).
R0RÂ’
Domenica 9 Novembre ha avuto
luogo un’assemblea di Chiesa, nel
corso della quale si è parlato del programma delle attività invernali. Inoltre si è deciso di provvedere alla sistemazione di due stufe di tipo moderno nel nostro tempio, ormai troppo sp^so affumicato dalle pigre volute di fumo che le due stufe attuali
regalano con molta liberalità. Siamo
convinti che si riuscirà così a riscaldare in modo molto più uniforme e
completo il nostro simpatico tempio,
a tutto vantaggio, speriamo, del raccoglimento e della frequenza ai culti.
Nel pomeriggio dello stesso giorno
un numeroso gruppo di persone ha
partecipato ai funerali della nostra
sorella Maria Ronco, ved. Mourglia
di 84 anni, del quartiere delle Fucine.
Alla famiglia in lutto rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia cristiana.
In_ una seduta serale i giovani dell’Unione hanno iniziato la loro attività, eleggendo il seggio e decidendo
di riunirsi settimanalmente la domenica sera.
RORRIO PELLICE
In questi ultimi mesi abbiamo avuto la gioia di udire al culto domenicale il messaggio del Prof. E. Tron
di Genova, dei Past. R. Jahier di Luserna S. Giovanni e J. Lazier del Castagneto. A loro rinnoviamo i nostri
ringraziamenti fraterni.
Il 19 ottobre è stato battezzato il
piccolo Giovanni Pietro Genre di Arnaldo e di Grill Liliana. Il Signore
accompagni con la sua grazia questo
bimbo.
Il 6 novembre sono stati resi gli
onori funebri a Giovanni Daniele Michelin del Ciastel, testé deceduto all’età di anni 75. Alla famiglia afflitta
esprimiamo la nostra più viva simpatia fraterna.
ERRA TA-CORRIGE
Si precisa che dell’inno 42 dell’Innario Cristiano le Scuole Domenicali sono tenute a cantare le strofi 1, 3,
4 e non le strofi 1, 2, 3 come erroneamente pubblicato nell’ultimo numero
dell’Eco.
La Commissione
del Canto Sacro
PER LE MOSTRE FAMIGLIE
Valu Nostre 1959
La Claudiana aveva promesso, nel
suo annunzio editoriale, che quest’anno il «Valli nostre» sarebbe apparso in
forma nuova e jliù curata. E se le
« novità » non sono del tutto rivoluzionarie, bisogna dare atto alla Commissione editoriale dell’effettivo miglioramento con cui questa apprezzata publicazione si presenta. li formato più ampio, che permette la riproduzione di clichè più grandi; l’accuratezza con cui sono quasi tutti
stati riprodotti, e tre di essi in belle
quadricromie; la' «rilegatura» piu
moderna e pratica e sicura che pero
porrebbe torse essere più rigida, tìi è
quindi cercato, almeno nella misur
ra del possibile, di tener conto dei
suggerimenti venuti dal referendum
delio scorso anno. Certo, se fosse possibile che il calendario avesse una
pagina per ogni quindicina anziché
una per ogni mese, potrebbe essere
più ricco e vario, potrebbe dar modo
ai nostri valenti fotografi (ufficiali
o quasi...) di dare ulteriore prova dei
loro colpo d’occhio fotografico; ma
tutti comprendono bene che un accrescimento di questo genere comporterebbe un costo assai maggiore,
compensabile in parte soltanto se il
calendario avesse una diffusione assai maggiore! L’iptrodurre una veduta non « valligialla » può esser stato
molto simpatico e lodevole, ma non
collima perfettamente con il titolo;
Valli nostre. Siaiiio d’altra parte lieti che i nostri templi e i nostri edi
fici ecclesiastici non abbiano avuto
la parte del leone, e che si sia cercato di dare veramente delle immagini della natura e 'della vita delle Valli; molto apprezzate le brevi e succose note che accompagnano ogni
fotografia. In complesso, si è veramente lavorato a questa pubblicazione; e perciò, e perchè si possa fare
sempre più e meglio, ve la raccomandiamo vivamente : non manchi in
nessuna casa valdese! g. c.
sa valdese è andato a ruba. Un let
tore dell’Eco, dal Veneto, saputo che
alle Valli, in occasione di una certa
Settimana del libro, si vendeva un
calendario semi-umorìstico, ha voluto « per contrapposto » diffondere nel
suo paese il « Valli nostre ». E’ un e
sempio che merita di essere seguito.
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L. 400 .Inviare richieste mediante
versamento in c.c.p., sul N. 2/17557
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SANITARI in genere.
Anche la stompa italiana...
...ha riportato la notizia che il lungo racconto di AIbrecht Goes, « Il
combattimento fino all'alba » (nell'originale: « Unruhige Nacht») sarà presto portato sullo schermo. Il racconto,
ora tradotto in francese, è la descrizione, dal vero, dei sentimenti che
tumultuano nel cuore dell'autore,
quando, ufficiale hitleriano e pastore
luterano, egli riceve un tragico e beffardo ordine di servizio: comandare
un plotone di esecuzione !
« Jusqu'à l'aube » costa solo L. 700,
franco di porto. Inviare le rimesse mediante c.c.p. 2-17557, alla Claudiana,
Torre Pelliee.
NOCES D’OR
On nous écrit de Florence:
Lundi 27 Octobre, entourés de leurs
enfants, de quelques corréligionnaires et amis, parmi lesquels les deux
pasteurs de Florence, le V. Modérateur Mr. Giampiccoli et de nombreux
parents, AUGUSTO COISSON et LILY
MEILLE ont célébré le cinquantième
anniversaire de leur mariage, qui
avait eu lieu à Florence en 1908.
M. le pasteur Ricca, en quelques
phrases très appropriées, a rappelé
l'activité des époux, soit dans la vie
civile que dans celle religieuse et a
exprimé les souhaits des présents et
des amis absents.
Aux époux si bénis par Dieu nous
exprimons nous aussi nos félicitations
et nos voeux les plus cordiaux.
A VVISI ECONOMICI
IL PADRE NOSTRO
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è stato stampato a cura della Editrice
Claudiana, e contiene, da una parte, il « Padre nostro» (versione della Riveduta) e dall'altra alcune formule di benedizione. Il cartello, molto semplice, si presta per la lettura
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esser utile a pastori, predicatori laici,
ad oratori sacri in genere che in pubblico non si fidano della memoria.
Costa L. 150, franco di porto. Solito
sconto ai pastori e alle Librerie.
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italiens de prendre note que l’abonnement à ce journal, pour 1959, est
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Messager», prie les abonnés italiens
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CERCASI famiglia agricoltori dis-posta condurre in affìtto cascina giornate 14 in Comune di Piiiasca. Rivolgersi Geom. Rosia, Pinerolo. .
Redattore : Gino Conte
Coppieri - Torre Pelliee
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pelliee - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pelliee (Torino)
Prof. Dr. A. Bonìscontro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all'Università
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