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Anno 117 - N. 17
24 aprile 1981 - Li 300
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SCONCERTANTE RISULTATO DEL REFERENDUM SUI LAVORATORI STRANIERI
Essere solidali, essere sconfitti
A trentasei anni dal 25 aprile
1945 c’è un interrogativo che si
pone — ancora una volta — alla
nostra coscienza: la Resistenza
ha davvero vinto tutte le sue
battaglie?
C’è da dubitarne. La Resistenza vinse sicuramente sul plano
militare e neH’obiettivo di sconfiggere il fascismo e liberare l’Italia dall’occupazione tedesca,
ma sicuramente non riuscì ad
imporsi nella trasformazione dello stato.
La Costituzione della Repubblica Italiana, « nata dalla Resistenza » come si dice spesso in
questi giorni, è formalmente una
costituzione molto avanzata se
comparata ad altre, ma indica
solo una strada di marcia, una
direzione. Non si può però dire
che su questa strada abbiamo
marciato molto.
In quest’anno, noi evangelici
abbiamo ricordato, quanto lento
sia stato il cammino fatto per
regolare i rapporti tra lo stato
e le confessioni acattoliche e che
trentasei anni dopo la sconfitta
del fascismo siamo ancora sottoposti alla legislazione fascista
dei « culti ammessi ».
Altri hanno ricordato quanto
su altri aspetti della vita sociale, sui diritti di libertà, di eguaglianza, di partecipazione ci sia
ancora da marciare, per raggiungere quella democrazìa prevista
dalla nostra Costituzione in cui
il popolo diventi finalmente « sovrano ».
Di più in questi anni di «riflusso», in un periodo in cui abbiamo visto un milione di cittadini
firmare per la pena di morte, in
cui dobbiamo continuare a porci
il problema del neo-fascismo viste le nefandezze di cui è capace
e le coperture che gode in alcuni
apparati dello stato, bisogna riconoscere che l’opera di rinnovamento in senso democratico
della società italiana va troppo
a rilento.
Certo si potrebbero ricercare
le responsabilità di questa lentezza, ma oggd nel ricordo del 25
aprile forse è più utile rievocare
un metodo, un modo di pensare
che è stato quello di chi a venti anni nel 1943 ha deciso di
scioperare nelle fabbriche, dì lasciare la casa e di salire in montagna. di lasciare l’esercito e di
unirsi alla « banda » partigiana.
C’era in questi uomini e in
queste donne una forte capacità
di assumere in se stessi la responsabilità delle proprie scelte
( le ultime lettere che molti di Joro baño scritto prima di salire
sul patibolo ne sono una eloquente testimonianza) e una forte capacità dì autogoverno, di
partecipazione alle scelte e non
di delega.
Per questi valori anche noi oggi — dopo che un decennio fa sono stati riproposti da un’altra
generazione di ventenni — dobbiamo saper camminare con la
volontà di non cedere al ricatto
della paura che genera il terrorismo. Una scelta di fermezza
antifascista che ci induce a partecipare alla costruzione dei nuovi istituti di democrazia diretta,
dei nuovi strumenti di partecipazione dal basso nella fabbrica,
nel quartiere, nella scuola, nella
città.
Per questo oggi — forse — più
che una celebrazione della Resistenza tutta istituzionale è necessario rileggere le pagine scritte dai condannati a morte. Da esse forse trarremo nuova_ forza
per il nostro impegno quotidiano.
Giorgio Gardiol
In Svizzera è stata clamorosamente battuta 1’
che discriminano i lavoratori stranieri e che e
iniziativa che chiedeva la fine delle limitazioni
ra stata fortemente sostenuta dalle chiese
Domenica 5 aprile gli svizzeri hanno votato sull’iniziativa
popolare « Essere solidali » e
l’hanno rifiutata con un massiccio 83% di voti contrari.
Questa iniziativa riguardava la
situazione degli stranieri in Svizzera e si opponeva al progetto
di legge predisposto dal governo
federale che mantiene la suddivisione degli stranieri in varie
categorie (stagionali, frontalieri, ecc.) e mitiga in modo minimo le severe restrizioni che sono
imposte agli stranieri che lavorano in Svizzera. Rimane per
esempio, nel progetto governativo, lo statuto dello stagionale
che non ha diritto alla sicurezza
del posto di lavoro, non ha diritto di portare con sé la famiglia,
né il diritto di risiedere permanentemente nel paese, né la libertà di espressione o di associazione.
« Essere solidali » aveva dichiarato che la normativa che regola questa materia è un niodo
di mantenere sotto pressione
tanto il lavoro degli stranieri
quanto quello degli svizzeri. Ciò
vuol dire far regnare l’insicurezza e la paura mentre tutti hanno bisogno di sicurezza e di li
Mai gli ultimi anni il risultato di una votazione era stato
così chiaro e soprattutto così
omogeneo. Anche i cantoni di
minoranze linguistiche e cultu
rali si sono dimostrati solo di
poco più favorevoli degli altri
all’iniziativa « Essere solidali ».
Questa è stata chiaramente rifiutata perfino nel Giura e cioè
nel cantone più progressista per
ciò che riguarda l’atteggiamento verso i lavoratori stranieri.
Come si spiega questo « schiaffo », questa «strage», questa
« terribile sconfitta », come l’hanno chiamata i giornali?
Perché questo
schiaffo?
Gli avversari dell’iniziativa affermano che l’interesse per le
questioni degli stranieri è diminuito e che d’altra parte il popolo svizzero cerca di sostenere
l’attuale politica di stabilizzazione. L’iniziativa — afferma questo punto di vista — sarebbe
stata pericolosa per le regioni
agricole che già si trovano in
stato di crisi allarmante per ciò
che riguarda la loro economia.
Inoltre la classe operaia (che
come si vede dai risultati ha votato ugualmente contro l’iniziativa) avrebbe paura della crisi economica.
Il gruppo di lavoro « Essere
solidali » accusa invece gli avversari di aver volutamente promosso e alimentato questa paura; afferma inoltre che il pro
getto di legge federale è stato
mascherato come una proposta
più moderata, ma nella stessa
direzione, che incorporava parte
delle principali rivedicazioni
di « Essere solidali ».
Le Chiese
Le chiese — cattolica e protestanti — avevano sostenuto l’iniziativa. Il presidente dell’ACELIS (Associazione delle Chiese
Evangeliche di Lingua Italiana in
Svizzera), pastore Christian Gysin aveva indirizzato una lettera
ai membri dell’Associazione ricordando che l’Assemblea generale del 20 ottobre 1980 aveva
espresso disgusto per la presa
di posizione delle Camere federali contro l’iniziativa « Essere solidali » che chiedeva diritti uguali per i lavoratori svizzeri e immigrati. Nella lettera incoraggiava vivamente le chiese protestanti svizzere a pronunciarsi
per l’iniziativa.
Al momento in cui scriviamo
non sono ancora note le reazioni ufficiali delle chiese, ma già
i giornali hanno commentato
le conseguenze del loro deciso
impegno in questo campo. « I
cristiani che avevano misurato
alla luce della loro fede la posta di questa votazione possono
trarne una lezione — scrive l’editoriale del Courrier-Liberté del
LA RISURREZIONE, CHIAVE DI VOLTA DELLA FEDE CRISTIANA - 4
Conseguenze nella nostra vita
I CORINZI 15: 58
« Perciò fratelli miei diletti... ».
I "perciò" e i "dunque" nelle lettere di Paolo segnano solitamente la cerniera tra l’annuncio delVEvangelo e le sue conseguenze
pratiche. Lo stesso avviene nel
discorso sulla risurrezione. Per
tutto il capitolo Paolo ha intrecciato l’annuncio della risurrezione di Cristo — la primizia di
quelli che dormono, il secondo
Adamo — con l’annuncio della
risurrezione dei credenti, della
persona nuova che saranno. Negli ultimi versetti del capitolo ha
anche tentato una descrizione
della risurrezione futura — con
il materiale di cui disponeva,
quello dell’apocalittica giudaica
(il suono dell’ultima tromba, l’evento improvviso, l’essere rivestiti) — che è sfociata in un inno trionfale alla vittoria sulla
morte ottenuta dal Risorto. Ora,
a conclusione del suo discorso,
legato da un esplicito "perciò",
giunge l’indicazione pratica delle
conseguenze della risurrezione
nella nostra vita.
« ...state saldi, incrollabili... ».
Abbiamo qui un’indicazione di
fermezza e di perseveranza di cui
il nostro tempo ha particolarmente bisogno. Il nostro è un
tempo in cui molte sicurezze, religiose, filosofiche, politiche, ideologiche, sono cadute. Alcune sono cadute nell’ultimo decennio,
ma altre sono cadute ben prima,^
per cui non sono solo i ventenni
a trovarsi smarriti e disorientati, ma anche molti cinquantenni.
Forse solo la generazione che ormai è al termine della vita conosce cosa voglia dire essere saldi.
incrollabili. Per il resto, sono
molti di più coloro che cercano
a tastoni qualche punto d’appoggio che offra solidità, piuttosto
che coloro che sanno offrirlo ad
altri. E tanti sono gli uomini e
le donne, giovani e maturi, che
di fronte a difficoltà anche non
gravi — nel lavoro, nello studio,
nella vita affettiva, nell’assunzione di responsabilità — crollano,
si arrendono; o comunque non
riescono ad imboccare la strada
in salita della perseveranza.
Siate saldi, incrollabili. Non si
tratta di un proposito velleitario
e patetico, legato ad un improbabile sforzo che potremmo o dovremmo fare. Si tratta di una
possibilità che è legata al "perciò” della risurrezione. Se c’è
una possibilità — per chi ha conosciuto smarrimento o delusione, demotivazione o dimissione
__’ di essere saldi e incrollabili,
questa è legata alla prospettiva
aperta dalla risurrezione di Cristo, alla luce di Pasqua che illumina un cammino che ha una
direzione e un senso.
« ...abbondanti sempre nell’opera del Signore... ». Anche di
questa indicazione di impegno
evangelico ha bisogno il nostro
tempo e la nostra chiesa. La parola che usa qui Paolo, "abbondanti”, ha sempre^ nel suo linguaggio una tensione verso gh
ultimi tempi, la fine: ^ è quindi
una prospettiva di pienezza di
impegno evangelico — di testimonianza, di comunione, di servizio — che è data con urgenz.a^
ai credenti. Molti di noi, anziché
abbondanti, sono francamente
un po' scarsi nell’opera del Signore. Forse perché confonden
do l’opera del Signore con l’opera della chiesa — certo così spesso carente, criticabile e inadeguata — si sentono bloccati nella loro partecipazione. Altri sono
forse abbondanti nell’opera della
chiesa ma sono spesso così intenti a contabilizzare questo loro
impegno davanti a se stessi e
agli altri — se non a Dio — che
francamente diventa difficile riconoscervi un contributo all’opera del Signore...
Abbondanti sempre nell’opera
del Signore. Anche qui non si
tratta in primo luogo di compiere uno sforzo di buona volontà,
ma di aprire gli occhi su una
possibilità che è legata al "perciò" della risurrezione. Se c’è una
possibilità di vivere nella nostra
vita la realtà del dono gioioso,
gratuito, disinteressato e libero,
questa è legata alla comunione
con colui che ha dato la sua vita
stessa e che nella vittoria della
risurrezione ha posto il sigillo
della validità unica e definitiva
di questo modo di essere.
«...sapendo che la vostra fatica
non è vana nel Signore ». Anche
qui siamo inseriti in un orizzonte ben più vasto di quello ecclesiastico ristretto. Si parla della
fatica di edificare una comunità
nella predicazione, nell’istruzione, nella cura pastorale, certo;
ma anche della fatica di costruire un sindacato non corporativo,
di impostare un’iniziativa politica fondata sulla serietà e il disinteresse, di compiere un lavoro
intellettuale, scientifico, tecnico
nella libertà e nell’onestà. Fatica
Franco Giampiccoli
{continua a pag. 10)
6 aprile — e cioè che un lucido
impegno in favore della giustizia e della pace esclude che ci
si possa contare dalla parte della vittoria. Si può tutt’al più
consolarsi all’idea di non aver
perduto l’onore. La paura di
aver meno soldi e di darne di
più a chi è meno favorito ha
prevalso su quelle « ragioni del
cuore » che un giorno appariranno per quello che erano: più
ragionevoli, anche sul piano economico, di quanto non siano apparse a prima vista ».
« Le chiese locali che hanno
fatto una campagna a favore dell’iniziativa facendo appello alla
solidarietà non sono state seguite — scrive la Tribune le Matin — La mediocrità dei risultati indica la debolezza del loro
impatto politico sui cittadini ».
Rispondendo a questa constatazione, Le Courrier de Genève
osserva: « I cristiani di questo
paese, anche se si dichiarano
membri di una chiesa, hanrio una
coscienza essenzialmente individuale della religione... Essendo
una voce che grida nel deserto,
le chiese non possono che accentuare la loro conversione e
cioè diventare sempre meno stabilizzate e sempre più missionarie ».
Alla ricerca
di giustificazioni
Ciò che ora preoccupa in Svizzera sono le reazioni dell’estero.
Si dirà che gli svizzeri odiano
gli stranieri? Ci si ricorda poco
volentieri dell’iniziativa xenofoba
di Schwarzenbach.
E allora i giornali conservatori
cercano di giustificare il risultato della votazione. Si afferma
che l’iniziativa « Essere solidali » proveniva da motivi profondamente umanitari che però —
purtroppo — non tenevano conto della realtà economica del
paese. Si afferma che il risultato della votazione è realistico e
dimostra la fiducia del popolo
nell’attuale politica del governo che cerca di fare il massimo
per bilanciare questi due aspetti del problema.
I sostenitori dell’iniziativa si
preoccupano intanto delle possibili conseguenze della votazione di domenica 5 aprile sul progetto di legge. Alcuni temono che
i margini dei diritti degli stranieri verranno ulteriormente ristretti. Il socialdemocratico R.
Bäumlin (consigliere nazionale)
pensa che questo risultato sia
catastrofico e che molte delle
affermazioni dei conservatori a
favore di miglioramenti resteranno parole vuote senza alcun contenuto pratico.
II gruppo di lavoro « Essere
solidali» non si lascia tuttavia
scoraggiare, perché la realtà è
quella che è: un sesto della popolazione attuale in Svizzera è
formata da stranieri. E perciò
la lotta per l’integrazione reciproca e per l’organizzazione di
una convivenza che rispetti i
diritti umani di ciascuno, deve
continuare.
La speranza, come ha affermato Jean Anderfuhren su La Vie
protestante, è che i sostenitori
di « Essere solidali », « poiché
combattono un’ingiustizia, finiranno per vincere e lo straniero, secondo l’esigenza biblica, finirà per esser trattato come uno
dei nostri, anche tra di noi ».
Sitta Campi
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24 aprile 1981
AVVIATA L’ATTUAZIONE PRATICA DELLA CONCORIA DI LEUENBERG
FIRENZE
Roma: un culto in comune
tra Luterani e Valdesi
Un culto ed un’ora di incontro fraterno nella gioia e nella
profonda comunione ecumenica
hanno caratterizzato rincontro
di domenica 29 marzo tra la
Chiesa Valdese di Roma (via IV
Novembre) e la Chiesa Luterana
Svedese in Roma.
È la prima volta, dal 16 marzo 1973, dal giorno in cui anche
noi Valdesi abbiamo sottoscritto il documento ecumenico di
concordia tra chiese riformate
e luterane in Europa, la « Concordia di Leuenberg », che la nostra chiesa celebra ufBcialmente
con un culto con Santa Cena l’inizio di un cammino che vuole
esserne l’attuazione a livello di
collaborazione locale pratica e
pastorale.
Il culto del 29 marzo è stato
presieduto dai pastori delle due
chiese: Giovanni Scuderi e Gunnar Granberg. Per l’occasione i
luterani svedesi hanno sospeso
il loro culto, che normalmente
è tenuto nella cappella di S. Brigitta nel monastero cattolico omonimo di Piazza Farnese in
Roma che ospita la comunità
evangelica, e sono convenuti nei
locali di via IV Novembre.
Viva e ricca la liturgia, sia per
le parti cantate dal past. Granberg e dalla comunità svedese, ad
esempio il «Gloria» dopo l’annuncio del perdono dei peccati
e la prima parte della liturgia
della Santa Cena, sia per la partecipazione della corale della
Chiesa di S. Marco di Stoccolma in visita a Roma, che ha cantato quattro brani tratti da mottetti e corali del tempo della Riforma.
Un punto
di arrivo
Il past. Scuderi nella predicazione su I Cor. 12: 27, prendendo
l’avvio dall’annunzio apostolico;
«Voi siete il corpo di Cristo e
membra d’esso ciascuno per parte sua » ha sottolineato che la
realtà annunziata ai credenti di
Corinto si manifestava ormai visibilmente e poteva essere vissuta dai presenti al culto come una
realtà storica in Roma, grazie alla « Concordia di Leuenberg ».
Ha poi riassunto in breve la storia del passato delle due chiese precisando che quel culto costituiva di fatto per i presenti
il punto di arrivo di quel lungo
cammino di fedeltà all’unico Signore che le chiese Luterane e
quelle riformate avevano percorso fin dal XVI secolo su sentieri paralleli.
Quanto alle varie tappe di quel
cammino il past. Scuderi ha ricordato dapprima le divergenze
tra Lutero e Calvino sulla dottrina della Santa Cena, sulla cristologia e sulla predestinazione,
nonché le reciproche condanne
dei tempi passati; quindi ha esaminato i vari momenti del lavoro
comune, dal confronto teologico
sui problemi attuali allo sviluppo della ricerca biblica, dai mo
Prezioso volumetto
"Sono
evangelico
II
vimenti ecclesiastici di rinnovamento all’esperienza di comunione fraterna nei momenti storici
più difhcili, ed ha concluso sottolineando che nonostante persistano ancora notevoli differenze
nella forma del culto, nei modelli di pietà e nelle strutture
ecclesiastiche, se ci fondiamo sul
Nuovo Testamento e sui criteri
che la stessa Riforma aveva fissato perché vi fosse comunione
tra le Chiese, non vi è oggi più
alcun motivo che possa costituire
un fattore di separazione tra le
nostre chiese. Ormai le due Chiese si accordano comunione nella predicazione della parola e nei
sacramenti e di fatto riconoscono reciprocamente la validità
della consacrazione pastorale.
Infine, egli ha concluso, noi
iniziamo oggi in Roma una collaborazione nella piena comunione e disponibilità reciproca, in
particolare mettendo ciascuno i
propri doni a servizio degli altri.
In Roma infatti, essendo numerose le coppie miste in cui normalmente la parte svedese finisce
per gravitare in ambiente cattolico vi rimane di fatto inserita
anche come religiosità, i problemi sono di natura pastorale: cura d’anime per le coppie miste e
per i loro figli, amministrazione del battesimo ai fanciulli, consulenza circa la legislazione civile ed ecclesiastica in casi di
matrimonio e quando la libertà religiosa non è pienamente
assicurata, catechismo e preparazione aH’ammissione alla Santa Cena.
La Chiesa Valdese in Roma e
in Italia è pienamente disponibile per offrire un tale servizio
ove richiesto e necessario, ed è
pronta a collaborare affinché la
testimonianza, resa dalle due
chiese unitariamente, sia credibile dinanzi alla società.
Il Moderatore Giorgio Bouchard nel suo breve messaggio
ha ribadito quanto era stato esposto nella predicazione ed ha
assicurato la piena disponibilità della Chiesa Valdese. Egli ha
ricordato inoltre la figura dello
svedese Dag Hammarskjoeld definendone gli scritti come i più
chiari e precisi quanto a messaggio cristiano negli ultimi decenni.
Il pastore G. Granberg ha riassunto in svedese la predicazione
del past. Scuderi ed ha rivolto
un messaggio in italiano alla
comunità Valdese.
Dopo il culto un simpatico rinfresco ha permesso a tutti di conoscersi meglio e di scambiare
le proprie esperienze.
Siamo certi che questo primo
passo, peraltro preparato da parecchi mesi, sia stato compiuto
nel modo più corretto e costituisca realmente una premessa
per la futura collaborazione tra
le due chiese. Contatti sono stati
presi con alcuni responsabili
della colonia danese in Roma, ed
anche con quei fratelli si pensa
ora di avviare un lavoro in comune.
Sarebbe però auspicabile che
il documento della Concordia di
Leuenberg, che noi Valdesi abbiamo sottoscritto ma che ancora non esiste in una traduzione
ufficiale italiana, che possa essere diffusa ampiamente tra i
membri delle nostre chiese, sia
edito al più presto nella collana
« Verso l’unità dei cristiani » testi in coedizione Claudiana-Elle
Di.Ci.
G. S.
Nella collana « dossier »;
N. 12 — ALFREDO BERLENDIS
L’eutanasìa - Il diritto a vivere
dignitosamente la propria morte
In appendice:
Il Rapporto del Sinodo riformato olandese (1972)
pp. 90, L. 2.900
N. 13
I protestanti e l’aborto
perché una scelta a favore della donna
Contributi di A. Berlendis,, S. Rostagno, M. Girardet.
Introd. di P. Spanu
pp. 96, L. 2.900
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
Centro sociale
evangelico
Nel corso dell’Assemblea generale dei giorni 28 e 29 marzo u.s.
del Centro Socfeile Evangelico di
Firenze, sono state rinnovate le
cariche sociali che sono risultate le seguenti.
Presidente: Landò Mannucci;
Vicepresidente: Alfredo Sonelli;
Responsabile Scuola: Corrado
Palarchi; Responsabile Casa Comimitaria: Leopoldo Sansone;
Consiglio direttivo: Mario Gior
gi, Bettina Koenig, Piero Luchini, Andrea Mannucci, Cola R.
Mannucci, Valerio Marucelli, Mario Marziale, Mario Pizzi, Alessandro Sansone, Sara Sansone,
Violetta Sonelli; Revisori: Luciano Cattai, Stefania Pericoli, Arturo Ponticelli; Probiviri; Aldo Boccini, Adelmo Melega, Robertino
Rossi.
Il C.S.E., come noto, è un’Associazione che si dichiara (art. 3
dello Statuto) «un Centro sociale protestante, apartitico, senza
fini di lucro che opera al servizio
del prossimo, confessando il Signore Gesù Cristo come unico
Salvatore, ritenendo la Parola di
Dio quale regola di fede e di vita ».
Nel quadro del conseguimento
degli scopi statutari, è stata recentemente acquistata una ex ca
sa colonica in collina nella provincia di Firenze e precisamente
nella frazione di Fresanti nel Comune di Montespertoli, ove ha
istituito una casa comunitaria
ove potranno essere ospitati
gruppi di fratelli per incontri di
lavoro, di studio, di vacanza, con
lo scopo principale di aggregazione fra evangelici, di servizio
sociale e di presenza nel territorio.
Per informazioni rivolgersi a;
Centro Sociale Evangelico - Via
Manzoni, 21 - 50121 Firenze.
DALLE CHIESE
Firenze: ruolo e sacerdozio universale
E’ uscito U volumetto « Sono
evangelico (cm. 11.5 x 16, pp.
50). Si propone di aiutare bambini e ragazzi evangelici a rispondere ai compagni e agli insegnanti quando vengono interrogati
sulle differenze tra cattolici e
protestanti. Contiene una serie
di schede su: T Sacramenti, Santi e Madonna, Tlnferno, il Purgatorio, il diavolo, il Concordato,
la Messa, il Papa, il celibato dei
preti e molte altre. Le prime 15
pagine contengono « La storia di
Martin Lutero » e un capitolo
intitolato « Che cosa credono i
protestanti ». Costa L. 700 ed è
disponibile presso le librerie
Claudiana di Milano, Torino c
Torre Pel lice. Sono previsti degli sconti per acquisti di più di
20 copie alla volta (L. 500) e per
più di 100 copie alla volta (L. 400)
rivolgendosi esclusivamente alla
Editrice Claudiana, Via Principe
Tommaso 1, 10121 Torino.
L’Assemblea di chiesa del 5
aprile ha preso in esame il progetto di « ruolo diaconale » ascoltando una relazione di Marco
Jourdan, deputato al Sinodo ’80
(e rieletto per il Sinodo 1981) il
quale ha prospettato il punto
di vista di coloro che già da anni lavorano a pieno tempo e per
vocazione e sono attualmente
iscritti in un « provvisorio ruolo
diaconale » che — finora — non
ha ima sua regolamentazione
nella disciplina della Chiesa. Il
dibattito è stato quanto mai vivo ed interessante e si è concluso con la votazione di una mozione di cui diamo il testo:
« L’Assemblea della Chiesa
Valdese di Firenze esaminato il
progetto della Tavola Valdese
sulla possibilità di istituire un
’’ruolo diaconale”.
Ritiene che la Chiesa debba
riconoscere i ministeri esistenti
diversi da quello pastorale e procedere ad un ordinamento in tal
senso.
È del parere che non si debba creare un ruolo a sé stante
poiché ritiene che esista nella
Comunità un ruolo ministeriale
che ha caratteri generali sufficientemente chiari; esso dovrebbe essere caratterizzato dal riconoscimento ufficiale della Chiesa a livello locale o generale secondo le esigenze e dovrebbe
comprendere le specializzazioni
che il progetto della Tavola propone, oltre a quelle già esistenti,
ciascuna con un ordinamento
proprio relativo al carattere del
suo servizio.
Raccomanda che nella definizione degli ordinamenti siano
evitate tutte quelle forme normative o di manifestazione esteriore che tendono a distaccare
o evidenziare gli iscritti al ruolo
dalla Comunità dei credenti, ricordando il valore amministra
RETTIFICA
Il convegno che abbiamo annunciato sul numero scorso su
« Fede cristiana e omosessualità » per il 25 aprile non si svolgerà a Mestre, bens'-, a Padova
presso la locale Chiesa metodista. Ci scusiamo per l’errore.
tivo del ruolo tenuto dalla Tavola di fronte al sacerdozio universale dei credenti.
Letture
ecumeniche
VERCELLI — In atmosfera
di fraternità, per tre sabati consecutivi si sono tenuti degli incontri di lettura biblica in collaborazione fra il Centro d’Incom
tro Ev. di Vercelli, la Parrocchia
di S. Cristoforo di Vercelli e la
Chiesa Cristiana Evangelica dei
Fratelli di Santhià.
Argomento ; « La Passione di
Gesù nel vangelo di Marco ».
Le letture e le meditazioni si
sono cosi articolate: nel primo
incontro: lettura «Getseniani e
arresto di Gesù ». Meditazione di
un Parroco « Il convito di Betania». Nel secondo incontro: lettura « Il processo di Gesù: riel
Sinedrio; da Pilato ». Meditazione di un evangelico della Chiesa dei Fratelli « Gesù rinnegato
da Pietro ». Nel terzo incontro:
lettura « La crocifissione ». Meditazione di un cattolico « Crocifiggilo ».
Numerose sono state le riflessioni dei partecipanti.
Abbiamo una volta ancora ribadito che la Croce di Cristo è
un costante richiamo per il cristiano e che l’umiltà è il primo
atteggiamento che permette di
intenderne l’essenza.
Per l’Intesa
BIELLA - La locale sezione
del Partito Repubblicano ha deciso di appoggiare l’azione delle
Chiese valdesi e metodiste per la
approvazione della Intesa con lo
stato. In una lettera del 14 marzo scorso inviata al Consiglio di
chiesa, il PRI si dichiara a disposizione « per tutte quelle iniziative che possano essere prese sul
piano politico al fine di sbloccare l’assurda situazione... » e afferma che la solidarietà espressa
non vuole essere « puramente
verbale, ma uno dei momenti della nostra coerenza morale e della
nostra attività politica ».
Il 24 marzo il Consiglio di
Chiesa ha risposto alla sezione
del PRI con un’altra lettera in
cui, oltre a ringraziare per la posizione assunta, si dichiara disponibile per collaborare « per
effettuare quell’azione di sensibilizzazione della opinione pubblica che ci pare doverosa nei
confronti della società in cui e
per cui lavoriamo ».
Succede
al « Gallaratese »
MILANO - Quartiere San Leonardo, ore 21,30 di una sera d’inverno; in una cantina di una
torre-alveare la luce è accesa, c’è
gente che parla animatamente,
che si è trovata insieme per
scambiarsi delle idee, per fare
amicizia. E’ successo che un piccolo numero di credenti evangelici è stato invitato a testimoniare di sé, della propria storia di
popolo di minoranza religiosa e
della propria fede.
Questi inquilini di Via Quarenghi 37, da qualche tempo hanno
deciso di rompere l’isolamento in
cui vive ciascuno e di ritrovarsi
in uno slargo che offre loro la
cantina, per conoscersi meglio e
per « fare » qualcosa assieme. E
allora perché non ascoltare la
voce interlocutoria dei Valdesi
di cui hanno sentito parlare, oltre che dai canali di informazione, anche da una di loro che abita nello stesso palazzo?
Da parte di alcuni valdesi, d’altro canto, era sorto il desiderio
di riunirsi, di essere presenti nel
quartiere in qualche modo, porgendosi agli altri come una realtà alternativa di etica e di fede.
Ed ecco che queste due realtà
ed esigenze si sono trovate ed
hanno cercato di iniziare un dialogo insieme che possa arricchire entrambi.
Così, quella sera si sono proiettate diapositive, si è parlato di
una storia lontana che ha avuto
una meravigliosa continuità ed
una moderna realtà.
Ci si è lasciati con reciproca
promessa di rivedersi. Ed infatti
ci si è già incontrati anche con
la « Corale » che ha cantato no
stri inni spiegando anche il significato essenziale del canto
nell’esperienza protestante. E il
colloquio continua con progetti
e programmi che si andranno sviluppando, allargando, chissà, lo
spazio comunitario a luoghi più
vasti e più frequentati del quartiere.
c< Fede e politica nel
voto del 17 maggio »
CINISELLO - « Fede e politica
nel voto del 17 maggio » questo
è il titolo di un incontro pubblico organizzato dal Centro
J. Lombardini, venerdì: 8 maggio
nell’Aula Magna di Piazza Costa.
Vi parteciperanno dom Giovanni Franzoni, Ton. Luciana Castellina, e il past. Giorgio Bouchard.
Iniziativa evangelica
GENOVA - Tra gli stands della
Fiera del labro (alla Galleria
Mazzini) ve ne è uno gestito da
Sergio Rastello, con vendita di
libri evangelici e Bibbie.
Inoltre vi è l’esposizione di
pannelli illustrativi della storia
valdese (preparati da Umberto
Stagnare) e probabilmente il
past. Giorgio Tourn terrà una
conferenza sulla storia valdese.
Conoscenza reciproca
BRESCIA - Si è svolto un primo incontro ecumenico la sera
del 28 febbraio, presso i locali
della Comunità di S. Giorgio.
L’esperienza si è quindi ripetuta
sabato 21 marzo nel locale annesso alla nostra Chiesa, con lettura e commento di Efes. 2 ; 1122. La partecipazione a questa
serata è stata assai notevole, da
parte tanto evangelica che cattolica, ha rivelato capacità di confronto e serena individuazione
della propria specificità teologica, senza scadere in polemica
gratuita e spesso assai poco fraterna. Prossimo incontro il 23.4
presso la comunità di S. Giorgio.
3
24 aprile 1981
LETTERA DI GRAZIELLA JALLA UNA DENUNCIA DELLE NAZIONI UNITE
In partenza dallo Zambia Sud Africa: banche
Lusaka, marzo 1981
Dopo dieci mesi trascorsi a
Sefula, la prima stazione rnissionaria fondata dal pioniere
François Coillard nel 1880, eccomi di ritorno a Lusaka, la bella capitale. Bastano pochi giorni
per sentirsi reimmersi nella vita
politica, al cuore di quella sociale, i quotidiani ci mettono al
corrente degli eventi nazionali e
mondiali. Da alcune settimane un
film su Amin ha fatto sensazione illustrando fatti atroci che la
storia non dimenticherà. Il confronto con la personalità di
Kaunda, il nostro leader, è per lo
Zambia un invito alla riconoscenza; la perfezione non è cosa
di questo mondo, ma in Zambia
ciascuno si sente libero e la
stampa ne è espressione.
Ricostruire
le istituzioni
Come dovunque, il costo della
vita aumenta di mese in mese,
anche per le cose essenziali e le
dorme devono fare ore di code.
La gente è stanca di sentirsi ripetere; ci manca il personale,
non c’è più denaro in cassa. Centinaia di automobili sono parcheggiate nelle officine, nella speranza che qualcuno riesca ad
acquistare i preziosi pezzi di ricambio che ci vengono dall’estero. Il governo ha imposto il controllo sui prezzi delle scarpe e
dei vestiti, ed è di buon augurio.
Ci sono stati recenti rimescolamenti al vertice, anche in parlamento e il partito al governo,
l’UNIP, è deciso ad assicurarsi
la supremazia pur preservando
l’unità della nazione; si fa un
grosso sforzo d’informazione. Lo
Zambia si trova di fronte alla
formidabile responsabilità di ricostruire le istituzioni; il paese
è cosciente dei problemi, si svolgono seminari per puntualizzare i problemi e cercarne le soluzioni; e non bastano più le
parole, ma ci vogliono azioni
rapide, che ridiano al popolo fiducia nel governo.
In questo periodo il « Sunday
Times of Zambia » ci dà ogni domenica estratti del libro dell’inglese John Hatch sulla vita dei
due leaders africani, Kaunda e
Nyerere (Tanzania) che hanno
avuto un ruolo centrale nell’indipendenza dei due paesi. Il loro esempio, la loro dedizione è
di stimolo alle loro nazioni.
Kaunda, nato e cresciuto a
Lumbwa, stazione missionaria
metodista, ne è stato segnato
per la vita e 1’« umanesimo » che
ha proposto alla nazione rispecchia senza dubbio l’Evangelo.
ticherò mai le quattro giornate
trascorse nel boschetto « Butoya », in riva a im torrente e all’ombra di alberi giganteschi.
Trattori, camion, landrovers, automobili sovraccarichi di persone e di coperte, di sacchl di farina, di bagagli avevano scaricato
una folla, ma a centinaia eran
venuti a piedi attraverso boschi
e pianura, felici, dimenticando la
fatica dei chilometri percorsi.
Anch’io con parte della mia famiglia africana, quella di Plora,
in dieci, sono arrivata in una landrovers carica di provviste e bagagli, in gioiosa eccitazione. Già
al momento di ’’sbarcare” decine
di ex-alunne della scuola di Mataumbu, ci circondarono ; con
molte non ci si era riviste da una
trentina d’anni, ma il rapporto
affettuoso si ristabilisce immediatamente e resta impresso,
saldo, e sgorga in un inno di
riconoscenza.
L’invito di Filippo a Natanaele
(Giov. 1; 43-45) era il tema dell’incontro, cui si ispirarono i messaggi preparati con cura dai pastori; Il Messia annunziato dai
profeti; Gesù la pietra angolare
deiredificio ; Misericordioso e
potente, sempre pronto per la
folla sofferente e in ricerca; Il
Signore e le donne; Gesù, il Salvatore, l’Agnello immolato; Il
Cristo vincitore, via, verità e vita. Un invito particolare è stato rivolto al re, il Mulena Ilute
Yeta, nipotino del re Lewanika,
che aveva accolto i primi missionari, come pure alle due Mok
wae di sangue reale. La loro presenza è stata accolta col tradizionale rispetto dal popolo mulozi, che si manifestava alTarrivo e alla fine con un garbato battimani d’omaggio ; tra l’altro,
hanno così facilitato la puntualità e l’ordine!
Il gruppo numerosissimo della lega femminile, le « anamoyo » («coloro che danno la vita»)
nella loro uniforme nero-biancorossa, hanno spesso cantato cori, anche in omaggio agli ospiti.
Ripetutamente è stato rivolto a
Yeta un messaggio particolare,
ricordandogli come il nonno Lewanika aveva aperto la Valle dello Zambesi all’Evangelo, accogliendo il Coillard e gli altri pionieri. Nel 1985 la Chiesa dovrebbe ricordarne il centenario, a
Sefula.
I! mio futuro
è nelle tue mani
Tra poche settimane lascerò
l’Africa per tornare alle Valli,
e vorrei terminare con le parole
del Salmo;
Tu, Signore, sei tutto ciò che ho,
e mi dai tutto ciò di cui ho bisogno; / il mio futuro è nelle
tue mani. / Come sono meravigliosi i tuoi doni per me, / come
son buoni!
Ognuno di noi possa essere
sempre cosciente della presenza del Signore; egli ci è vicino,
nulla può sconvolgerci.
Graziella Jalla
contro il popolo nero
In un appello speciale indirizzato alla Svizzera e alla Germania federale — informa l’agenzia di stampa del Consiglio
Ecumenico delle Chiese — il Seminario delle Nazioni Unite che
si è tenuto dal 5 al 7 aprile a
Zurigo ha accusato le banche di
questi due paesi di continuare a
svolgere un ruolo trainante nella
coordinazione di numerose transazioni finanziarie con l’Africa
del Sud, mentre numerose altre
banche internazionali rifiutano
di finanziare prestiti per il regime dell’apartheid. È stato sottolineato che i governi dei due
paesi non hanno neppur preso
posizione per scoraggiare tali
transazioni.
Il seminario ha analizzato il
ruolo svolto dai prestiti stranieri nel sistema dell’apartheid e un
rappresentante del Comitato
speciale delle Nazioni Unite ha
riassunto così la situazione ;
« Ogni dollaro, ogni sterlina, o
franco investito nel Sud Africa
è una pallottola destinata al popolo e ai bambini neri del Sud
Africa ».
Sono stati portati esempi precisi di iniziative tendenti a scoraggiare le banche da una politica di aiuti al regime sudafricano.
Tra questi l’Università di Harvard (USA), il Consiglio nazionale delle chiese, la Chiesa metodista unita e la Conferenza
¡echi dal mondo cristiano!
a cura dì ANTONIO ADAMO
dicinali. La Commissione di aiuto reciproco del CEC è uno degli organismi internazionali che
sostengono l’ICA e gli forniscono i fondi.
Lo spettro
della guerra
Come ovunque, lo spettro della
guerra plana suirumanità come
un temporale tropicale che di
colpo potrebbe rovesciarsi in
un torrente di sangue. La maggior parte del Terzo Mondo è
soffocata dalla paura. Forse la
sfida più grande, per le nazioni
non-allineate, è il convincersi di
avere un unico destino cornune,
e di invitare i popoli a realizzarlo. Qui alcuni ministri si lanciano con decisione nella lotta
per creare, ad es., uno sviluppo
industriale democratico e iniprontato al socialismo, in particolare nella zona del Copper
Belt, fra i minatori.
È la stagione delle piogge e
molti villaggi sono inondati, gli
abitanti devono sistemarsi altrove. Gli ippopotami portano devastazioni nei campi di granturco
e si organizzano difficili battute.
L’alcoolismo è sempre una
piaga, ed è in aumento il numero delle donne che si ubriacano,
dimentiche dei bambini, abbandonati e denutriti. Anche in
questo campo il governo e la
stampa sono mobilitati contro
la triste realtà.
Si sta svolgendo una riforma
scolastica, per superare la penosa condizione di migliaia dì scolari che, respinti alla fine delle
elementari, non possono accedere
alle scuole secondarie.
Risveglio
nelle chiese
Nelle chiese si manifesta un
risveglio spirituale; non dimen
Taiwan: nuova
confessione di fede
presbiteriana
(SPR). Una commissione nominata ufficialmente, nel corso
dell’ultima Assemblea generale
della Chiesa presbiteriana di
Taiwan ha redatto il testo di questa nuova confessione di fede,
che sarà esaminato per l'approvazione dalla prossima assemblea generale di questa Chiesa,
che dovrebbe avere luogo nei
prossimi giorni. Questa nuova
confessione di fede è nata dall’esigenza di esprimere in questo
tempo di prova che la Chiesa di
Taiwan sta attraversando, i punti significativi della fede di questi credenti. La Chiesa presbiteriana intende « identificarsi con
tutti gli abitanti di questo paese;
per il suo amore e la sua sofferenza, essa è un segno di speranza ».
« Noi crediamo in Dio, il solo
vero Dio Creatore, maestro dell’wnanità e di ogni cosa.
Egli è giudice, Salvatore della
storia, Signore del mondo.
Egli s'è jatto uomo ed è diventato nostro fratello. E’ Gesù Cristo, Salvatore dell’umanità.
Per le sue sofferenze, la sua
morte e la .sua risurrezione,
l’amore e la giustizia di Dio .si
sono manifestati: noi siamo riconciliati con lui.
Il suo Spirito, lo Spirito Santo,
è con noi; ci dà la forza di essere i suoi testimoni tra tutti i
popoli, fino al suo ritorno.
Crediamo che le Sacre Scritture, Antico e Nuovo Testamento,
sono state rivelate da Dio, per
essere la testimonianza della .sua
salvezza, regola della nostra fede
e della nostra vita.
Crediamo che la Chiesa è la
comunità del popolo di Dio; universale, si è pure radicata nel
nostro paese; essa .si identifica
con tutti gli abitanti di questo
paese; per il suo amore e le sue
sofferenze è diventata segno di
speranza.
Crediamo che l'uomo sotto
l’effetto della Grazia di Dio, si
pente, riceve il perdono dei suoi
peccati e, con una vita fatta di
fede, di amore e di consacrazione, rende gloria a Dio.
Crediamo che Dio ha dato al
l’uomo una dignità, dei talenti e
una patria terrestre, affinché sia
partecipe della creazione di Dio,
gerente del mondo, testimone
del suo senso di responsabilità.
Ecco perché l’uomo concepisce
sistemi sociali, politici, ed economici, si esprime attraverso le arti, la scienza e la ricerca del vero
Dio. Ma l’uomo, peccatore, fa un
cattivo uso di questi doni. Ne
consegue che i suoi rapporti con
gli altri, con la creazione intera
e Dio sono spezzati. Ciò avviene
perché l’uomo non' può che dipendere dalla grazia salvatrice di
Gesù. Egli libererà l'umanità dal
peccato, libererà l’oppresso, affinché tutti gli uomini divengano
una nuova creatura in Cristo, e
il mondo divenga il suo Regno,
pieno di gioia e di pace ».
Si tratta di una confessione di
fede semplice, chiara e profondamente radicata nella situazione di prova attraversata da questi fratelli. Non si tratta di una
serie di enunciazioni dottrinali,
ma è l’e.spressione della fede di
donne e uomini che vivono quotidianamente la difficoltà di dare
ragione della speranza che è in
loro in un mondo di violenza e
di soprusi.
Pakistan: verso i 2
milioni di rifugiati
(BIP-SNOP) — Circa 3.700 rifugiati afghani sono arrivati quotidianamente in Pakistan durante il mese di febbraio. Secondo
le statistiche ufficiali il 28 febbraio erano già presenti in quel
paese 1.635.928 rifugiati. Si teme che da qui a giugno sara superato il muro dei due milioni.
Queste informazioni sono state
date dai rappresentanti del Comitato di aiuto pakistano (Inter
Church Aid),durante una recente
sessione di lavoro a Copenhagen,
ai delegati di organismi ecclesiastici di aiuto reciproco europei
e americani. Questi organismi si
sono impegnati a fornire più di
5 milioni di dollari all’ICA per
venire in aiuto ai rifugiati.
L’ICA è un organismo sostenuto sul posto dalla Chiesa del Pakistan, l’Arcidiocesi cattolica di
Karachi e il Church World Service di Ginevra, L’ICA opera anzitutto nel Belucistan e fornisce
tende, coperte, vestiti, cibo e me
Preparativi per il
centenario di Lutero
(SOEPI) — Le manifestazioni
religiose per il 500" anniversario della nascita di Lutero si
apriranno il 4 maggio 1983 alla
Wartburg (RDT), la fortezza in
cui il riformatore tradusse il
Nuovo Testamento in tedesco.
L’anniversario del 10 novembre
sarà segnato da una grande manifestazione cultuale a Eisleben,
dove nacque e mori il riformatore tedesco. È quanto ha annunciato il Comitato delle Chiese
protestanti della Repubblica Democratica Tedesca incaricato di
preparare questa commemorazione riunitosi a metà marzo a
Lipsia.
Vi saranno inoltre diversi altri incontri religiosi regionali tra
maggio e novembre del 1983. Si
prevede tra l’altro un’esposizione a Erfurt sul tema « Martin
Lutero; la sua vita, la sua opera, la diffusione del suo pensiero ». Il comitato ha annunciato
che il tema centrale delle manifestazioni sarà la spiegazione
data da Lutero del primo comandamento; « Dobbiamo sopra
ogni altra cosa temere e amare
Iddio e porre in Lui solo la nostra intera fiducia ». Questo tema
dovrebbe permettere di esporre la concezione che Lutero aveva di Dio, dell’uomo e della chiesa. Il comitato ha anche espresso la speranza che queste manifestazioni servano a promuovere
la lettura degli scritti del riformatore.
americana delle Chiese membro
del CEC che hanno ritirato fondi
per decine di milioni di dollari
dalla Citybank a causa della sua
politica di collaborazione col
Sud Africa. In questo quadro
sono state apprezzate le iniziative assunte dai sindacati, dalle
chiese e dagli studenti nelle loro
campagne contro gli aiuti all’apartheid che hanno dato risultati in diversi paesi.
Malgrado questi sforzi e diversi successi, 32 banche in paesi
europei e americani sono implicate in operazioni di prestiti in
aperta sfida agli appelli delle Nazioni Unite per il popolo del
Sud Africa e la Namibia. Il seminario ha rivolto un pressante appello ai governi dei paesi interessati per fare opera di pressione sugli istituti bancari operanti
nel loro territorio.
Negli stessi giorni si svolgeva
in Gran Bretagna, a Swanwick,
Derby, l’Assemblea primaverile
del Consiglio britannico delle
chiese, durante il quale il vescovo Tutu ha respinto seccamente l’argomento secondo cui i prestiti al Sud Africa sono un sostegno indiretto ai neri. Il vescovo Tutu, che è Segretario generale del Consiglio sud africano
delle chiese, ha parlato della necessità di smascherare queste
menzogne e far prender coscienza del fatto che chi aiuta il regime del Sud Africa « sostiene
uno dei regimi più perversi che
siano esistiti dopo il nazismo ».
Parlando della crescente ostilità che regna tra i giovani neri,
il vescovo Tutu ha affermato
che la crisi in Sud Africa è imminente. Per questo egli ha esortato la comunità internazionale
ad agire ora, finché c’è tempo,
ner costringere il governo sudafricano con mezzi economici a
sedersi al tavolo dei negoziati.
In aprile si terranno le elezioni
in Sud Africa. Le ultime che daranno il diritto di voto ai soli
bianchi, ha detto il vescovo Tutu.
« Noi saremo liberi, ha affermato, tutto sta a sapere come e
quando ».
F. G.
Protestantesimo
in TV
Per motivi tecnici di
programmazione la trasmissione Protestantesimo
andrà in onda, sulla 2“ rete RAI, domenica 26 aprile
alle ore 23.
Titolo; Protestanti e comunità cristiane di base.
Il recente libro della
Claudiana « Massa e Meriba » offre occasione per
un dibattito in studio con
Dom Franzoni sugli itinerari di fede e le prospettive future delle comunità
cristiane di base. Guida in
studio; il pastore Paolo
Sbaffi.
PESCARA
Convegno
nazionale
S.A.E.
Si svolgerà a Pescara dal 30
aprile al 3 maggio il Convegno
Ecumenico Nazionale di soci e
amici del Segretariato Attività
Ecumeniche. Tema generale del
Convegno è lo Spirito Santo e sui
diversi aspetti di questo tema
parleranno il Prof. Valdo Vinay,
il Mons. Prof. Andrea Joos, il
Prof. Don Mario Galizzi.
Durante il Convegno verrà presentato il programma della XIX
Sessione del S.A.E. e verrà discussa la vita dell’associazione
sul piano locale, regionale, nazionale.
Nel corso dell’incontro si svolgerà una liturgia ecumenica della Parola presieduta dal Vescovo
di Pescara Mons. Antonio Jannucci e inoltre una liturgia eucaristica presieduta da Mons. L.
Sartori e un culto di S. Cena presieduto dal Pastore Renzo Bertalot.
Prima dell’assemblea organizzativa dei soci del S.A.E., una
tavola rotonda su « L’ecumenismo alla prova » riunirà i contributi di esperti del dialogo interconfessionale ed ebraico-cristiano.
4
24 aprile 1981
LA FEDE INTERROGA
Cristianesimo e aitre religioni
Iniziamo una nuova rubrica con cui.^ intendiamo promuovere il
dibattito sui problemi della fede. Chiunque può indirizzare a questa
rubrica una domanda, formulata brevemente, su un problema che
gli sta a cuore. Chiediamo ad uno dei nostri collaboratori di preparare una risposta, nel dialogo della fede e non nell’infallibilità del
dogma. Domanda e risposta saranno anonime perché risulti maggiormente il contenuto del dialogo della fede.
Ho letto tempo fa sull’EcoLuce: « Immortalità dell’anima,
preghiere per i defunti, due punti fermi della teologia cattolica,
due punti da cui la teologia protestante dissente radicalmente,
convinta a buon diritto di radicarsi nel messaggio biblico [...] ».
Vorrei sapere: è comune a tutte le correnti religiose protestanti la convinzione per cui solo Cristo assicura la vittoria contro la
morte, negando di conseguenza
la sopravvivenza dell’anima ai
seguaci di altri Inviati di Dio, come Buddha, Zoroastro, Maometto, ecc.7
Le domande sono due; l’una
riguarda Timmortalità dell’anima, l’altra l’unicità di Cristo
quale salvatore.
L’immortalità dell’anima è una
dottrina che non è né ebraica né
cristiana. E’ la tesi, o l’ipotesi,
che l’uomo ’naturale’ avanza per
affrontare l’orrore della morte
e attenuarlo. La ritroviamo in
varie forme, sia orientali (per lo
più nella prospettiva di successive reincarnazioni purificatrici),
sia di matrice greca (o più precisamente, della linea vincente nella cultura e filosofia greca). Nei
due casi vi è l’idea che un principio ’spirituale’, decaduto, è stato legato alla materia, a un corpo, realtà transitoria preda della sofferenza e della corruzione;
la sua vera liberazione, la sua
salvezza si avrà quando questa
unione contro-natura sarà dissol
ta e r ’anima’ tornerà libera nel
puro mondo dello spirito.
Purtroppo questa visione si è
innestata fin dai primi secoli
sulla predicazione e riflessione
cristiana: ne è nato così queiribrido che è per la massa cristiana la radicata convinzione
dell’immortalità dell’anima, dottrina ufficiale nel cattolicesimo,
combattuta ma largamente presente anche fra i protestanti. Un
ibrido, perché nella dottrina pagana sono confluiti motivi cristiani, come l’accentuazione personale di questa immortalità
(spesso non è così in sede noncristiana) e qualche riferimento
all’opera salvifica di Cristo.
Ma la radice stessa di questa
dottrina non è cristiana. Glesù e
gli apostoli condividevano con
l’ebraismo la convinzione che
l’uomo è un tutto; vi sono in lui
funzioni fisiche e funzioni psichiche, del resto strettamente interdipendenti, ma l’uomo è una
unità psicofisica inscindibile. Nel
loro realismo — che di secoli, di
millenni anticipa su ciò che le
attuali scienze umane hanno assodato — gli ebrei erano, se vogliamo, più materialisti che spiritualisti ; di un materialismo
tutto particolare, però, in quanto
la vita umana, nelle sue varie
funzioni, era tutta dono buono
di Dio. L’uomo non ha in sé il
principio della vita, non è in sé
immortale, ma Dio lo fa vivere
e il suo intento originario è che
l’uomo viva. Tuttavia dopo la ri
bellione dell’uomo che pretende,
illudendosi, di avere vita autonoma, Dio lo mette di fronte alla
realtà : « sei (tutto tu, uomo, non
solo il tuo ’corpo’) polvere e tornerai alla polvere». La morte è
totale; di qui l’orrore che rappresenta per l’israelita, soprattutto per l’israelita credente; di
qui la differenza stridente fra la
imperturbabile morte di Socrate
e la tormentata morte di Gesù.
Si capisce allora che Paolo chiami la morte « l’ultimo nemico »,
quello supremo. La morte è Dio
che ci ’molla’, ci abbandona a
noi stessi, si ritrae da noi.
Questa è la realtà in cui siamo
immersi, che è sotto gli occhi di
tutti. La Parola di Dio la sottolinea, la chiarisce, contro ogni
’dottrina’ che tenda a velarla, ad
abbellirla, a ridurne la drammaticità. Ma l’Evangelo, la buona
notizia che è al cuore di questa
Parola, è che Dio non si adatta
a questa triste realtà; egli lotta
contro la morte, per la vita delle
sue creature, che malgrado tutto
ama. Tutta la lotta impegnata
da Gesù Cristo contro le malattie — anticipo di morte — e infine contro la morte stessa, indica proprio questo. Gesù stesso è
stato preda dell’« ultimo nemico », è veramente, totalmente
morto ; dal suo decesso sulla
croce fino al momento in cui, a
fatica, increduli, se lo ritrovano
davanti, vivo (non anima o spirito immortale, ma corpo risuscitato, evaso dalla tomba vuota!) i discepoli pensano a lui al
passato. Si spiega così quale possente, gioiosa spinta alla testimonianza abbia rappresentato per
loro la risurrezione di Gesù. Essa è la « caparra » della risurrezione promessa a tutti coloro
che credono in lui e che uniti a
lui affrontano 1’« ultimo nemico ».
Insomma, la vita non ci è naturale: è grazia; per questo sarebbe meglio evitare, per ciò che
riguarda noi uomini, di parlare
d’immortalità; nemmeno alla risurrezione diventiamo per natura — cioè per nostra forza interna — immortali. Risorgere è vivere grazie a Gesù Cristo la piena comunione con Dio, il solo
Vivente e Vivificante.
Quanto sopra risponde alla
seconda domanda? Non sta a noi
metterci al posto di Dio; a lui
solo spetta il giudizio, lui solo ne
fissa i criteri e ne rimane il signore totalmente libero. Noi siamo però messi in guardia dal relativismo religioso. Gesù non è
uno fra i molti « Inviati di Dio ».
Gesù è unico : la vittoria che Dio
gli ha dato sulla morte, e per
mezzo suo a chiunque crede in
lui, è diversa, proprio nella prospettiva umana accennata sopra,
da quella cui pretendono Buddha, Zoroastro o Maometto. Con
umiltà ma con fermezza, e con
fervore di testimonianza e di appello, non possiamo, come cristiani, non ripetere il messaggio
dei primi testimoni di Cristo :
« In nessun altro è la salvezza ;
poiché non v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi
abbiamo ad esser salvati » ( Atti 4/12; nella nuova traduzione
interconfessionale in lingua corrente ; « Gesù Cristo, e nessun
altro, può darci la salvezza : infatti non esiste altro uomo al
mondo al quale Dio abbia dato il
potere di salvarci »).
Sul rapporto fra fede cristiana
e religioni ricordo e raccomando
l’opera di W. A. Visser’t Hooft,
La fede cristiana dinanzi al sincretismo. La tentazione del ’fronte unico’ di tutte le religioni
(Claudiana, Torino 1966).
SEGNALAZIONI LIBRARIE
Primi approcci aila Bibbia
Dopo il « Primo approccio all’Antico Testamento » di Claus
Westermann, Teditrice Marietti
pubblica ora il « Primo approccio al Nuovo Testamento » di
W. Egger. Nel frattempo l’editrice tedesca Calwer Verlag ha dato alle stampe, in un unico volume di 214 pagine, insieme all’Antico Testamento, anche la parte
sul Nuovo, sempre per la mano
di Westermann (Abriss der Bibelkunde, 1979), assicurando così
l’unità della trattazione. L’Editrice Marietti ha colto l’occasione della pubblicazione di questo
approccio al Nuovo Testamento
di Egger per lanciare i due volumi presentandoli in una assai
bella veste tipografica. Poiché
presentammo a suo tempo la
parte relativa all’Antico Testamento del Westermann, ci limitiamo qui ad una succinta presentazione del volume dedicato
al Nuovo Testamento, opera del
teologo cattolico Egger, che insegna teologia a Bressanone e a
Innsbruck; un lavoro — come
scrive l’autore nella premessa —
« frutto di una attività decennale
nei corsi viennesi per la formazione teologica dei laici ».
Il libro è suddiviso in quattro
parti più un’introduzione e una
appendice. L’introduzione accenna succintamente ad alcune questioni di ordine storico e di interpretazione della Bibbia; nella
prima TA. presenta l’origine ed
il messaggio dei quattro evangeli, mentre nella seconda descrive
la vita ed il messaggio di Gesù
(parabole, miracoli, storia della
Passione). La terza parte è dedicata all’apostolo Paolo e alle sue
lettere, aH’epistolario deuteropaolino, l’ultima agli Atti e all’apocalisse di Giovanni. Nell’appcndice; una tavola cronologica
della letteratura e della storia
del Nuovo Testamento e del mondo romano, brevi indicazioni bibliografiche e alcune cartine geografiche.
Nella trattazione TA. ha seguito in larga parte lo schema usato dal Westermann per l’Antico
Testamento per facilitare la lettura e la consultazione (ancora
mialiorate nelTultima edizione
tedesca). L’A. cita indistintamente lavori protestanti e cattolici,
il linguaggio usato è accessibile
ai laici, rimpianto generale abbastanza completo. Naturalmente, per chi abbia usato il volume
del Westermann sull’Antico Testamento, non potrà non notare
discrepanze di metodo e di contenuto nel rapporto fra i due
Testamenti.
Alcune considerazioni. Nell’introduzione è citata 6 volte la
« Dei verbum », del concilio Vaticano II, per apportare autorità
alla Scrittura; a p. 15 vi sono
due citazioni latine non tradotte.
Tra i diversi approcci alla lettura della Bibbia TA. si limita ad
accennarne quattro: lettura storico critica (che è la sua), lettura spirituale, la via dell’esperienza personale e la lettura ecclesiale. Nessun accenno, né in senso
positivo né in senso negativo al
la lettura materialista e all’analisi strutturale. Nessuna particolare trattazione del « Tu sei Pietro », il cui problema non viene
accennato! Diversi errori nel testo (33, 47) ma uno solo grave
(18).
La bibliografia è incompleta:
fra le numerose opere pubblicate
dalla Claudiana si segnala soltanto l’introduzione di Corsani.
Un’ opera divulgativa, semplice; caratteristiche che spesso
vanno a scapito della profondità
del messaggio verso il quale si
vorrebbe portare il lettore.
e. g.
C. Westermann, Primo approccio
all’Antico Testamento, Marietti, 1977,
pp. 181, L. 6.000.
W. Egger, Primo approccio al Nuovo Testamento, Marietti, 1980, pp. 112,
L. 5.500.
Evoluzione uguale ateismo?
Stroncatura preconcetta della
teoria di Darwin e condanna del
movimento degli evoluzionisti.
Peccato che i ’creazionisti’ — di
cui TA. fa parte — coincidano oggi in America con movimenti cristiani di segno conservatore.
Manca nel volume una lettura
critica dei testi biblici e si pone,
tra le righe, l’eguaglianza secondo cui l’evoluzione coincide con
l’ateismo: un tema caro ai movimenti di « nuova cristianizzazione » che percorrono oggi l’America c che rifiutano ogni lettura della Bibbia che non sia letterale. Il problema scientifico
sulle origini dell’uomo che oppone creazionisti ad evoluzionisti
è tanto sentito negli USA da
differenziare l’insegnamento delle scienze in molte scuole, anche inferiori. Per TA. stroncare
Dai-win sembra equivalere alla
dimostrazione scientifica della
creazione di Adamo. Ma credere
nella creazione dell’uomo da parte di Dio è un atto di fede non
un postulato geometrico. Altrimenti la Bibbia potrebbe considerarsi un trattato scientifico.
mentre sappiamo tutti che non
lo è.
G. P.
Tommaso Heinzé, Creazione o
evoluzione, 1980, Ed. Centro Biblico, Napoli.
Dossier sul
fare teologia
Perché, cos’è e come fare teologia? Intorno a questi semplici
interrogativi si sviluppa l’interessante dossier, fresco di stampa, scritto da un professore di
dogmatica e tre licenziati della
Facoltà teologica di Losanna. Al
termine di ogni capitolo appaiono una serie di tesi per approfondire ulteriormente la riflessione. Nelle mani dell’addetto ai lavori il volume in questione diventa agile opera di consultazione data la sua sinteticità accompagnata da rara chiarezza. Per
chi invece inizia ad entrare nel
« mondo della teologia » il volume costituisce una necessaria introduzione che riesce a dare, nelle linee essenziali, un quadro generale della riflessione teologica
protestante, anche dal punto di
vista storico.
G. P.
K. Bla.ser, C. Bovay, J. Chollet,
L. Lavanchy, Le Monde de la
Theologie, 1980, Labor et Fides,
Genève.
EVANGELIZZAZIONE
Dopo aver letto le lettere apparse
su « La Luce » di Paolo Manini di Basslgnana e dei coniugi Sfredda di Rovereto mi permetto di aggiungere due
parole. La mia proposta è che le comunità cristiane tornino a meditare e
attuare il testo evangelico; “ Andate
invece alle pecore perdute della casa
di Israele ». In altri termini io credo
che le comunità cristiane evangeliche,
di base, cattoliche romane eco. debbano procedere su questi binari paralleli:
— Spogliarsi di ogni forma di potere e
— Annunziare ai minimi, alie nullità, a coloro che non contano, a coloro che sono in genere evitati per non
compromettere il così detto buon nome, che il Regno di Dio è qui In atto.
Lasciare che Dio operi nel cuore di
ognuno senza presumerci di voler noi
interpretare il vero volere di Dio.
Certo è difficile per una comunità cattolica romana spogliarsi dei privilegi
acquisiti con o senza il Concordato.
Ma non è ugualmente facile a molti
altri cristiani di varie confessioni spogliarsi delle proprie certezze, dei propri traguardi terreni già acquisiti, dei
propri <■ piani di evangelizzazione »
stabiliti in riunioni di esperti per avere
tot e tot risultati tangibili a propria
gloria; partire senza sacca, senza tuniche, senza provvisione di oro e d’argento, con una tremenda paura di sporcare la propria ■ onorabilità ».
G. L. Giudici, Mestre
IMMORTALITÀ’
Gentile Direttore,
L'intenzione era di scrivere — a
proposito di « Per una Fede non inutile »
— una lunga lettera; ma un po’ per pigrizia e un po' per non voler rubare al
giornale spazio prezioso (pur pensando
ohe non sempre, forse, sia preziosamente occupato) limito il mio intervento a due sole osservazioni:
1) Immortalità dell'anima; per chi
ci crede, i culti orientali possono essere del tutto estranei. E per quanto
concerne II Grande Architetto, io quel
signore non lo conosco; tuttavia sento
che alla nostra morte fisica, « qualcosa » sopravvive.
2) Perché chiamare « fede inutile » (o
un giocare alla fede) quella di colui che
dal suo senso dell'essere è stato posto
■— con buona pace... sia di Platone che
di Paolo! — in quella inimmaginabile
visione?
Con stima fraterna
Ezio Pinardi, Milano
Per quanto queste osservazioni non
richiedano risposta, vorrei rispondere
con un bell’invito contenuto in uno
scritto di Paolo Ricca e riportato nella circolare di Pasqua di una delle nostre chiese:
« Custodite la parola ’’risurrezione”!
Non scambiatela con nessun’altra! Non
con ’’sopravvivenza”, non con ’’immortalità”, non con ’’trasformazione”,
non con ’’progresso”, non con ’’riforma”, neppure con ’’rivoluzione”. Custodite la parola ’’risurrezione” anche
se supera, come supera, ogni vostra capacità di immaginare e persino le vostre più ardite speranze ».
Un impegno in questa direzione mi
sembra essere ciò che può evitare alla
nostra fede di essere vana nel senso di
aver perso di vista il proprio oggetto
insostituibile.
In questa stessa pagina altre parole
si muovono nella stessa direzione, (f.g.)
Il lavoro
del C.
Esame sintetico e brillante condotto da tre punti di osservazione (storico, culturale, teologico)
del lavoro del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra.
Chiude il volumetto una serie di
tesi tutte da discutere (magari in
gruppo) sul futuro dell’ecumenismo nel mondo contemporaneo. L’A., apprezzato giornalista
evangelico, ex-direttore de « La
Vie Protestante », non fornisce
risposte ma invita al dibattito.
G. P.
Jean-Marc Chappuis, Division des
chrétiens ou Service de l’unité?,
1979, Labor et Fides, Genève.
NOVITÀ’
Nella collana «Testi della Riforma»
FILIPPO MELANTONE
Scritti religiosi e politici
Introduzione, versione e note di A. Agnoletto
pp. 286, 12 ill.ni f.t., L. 9.800
■ Prima raccolta italiana di scritti essenziali del famoso
« precettore della Germania », il grande umanista dalla
cultura enciclopedica che ha rappresentato il volto irenico
della Riforma.
• Sempre a fianco di Lutero, e dopo la sua morte, vi ha
svolto un ruolo fondamentale di sistematizzatore e di tramite con la cultura umanistica del tempo.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1
c.c.p. 20780102
10125 TORINO
5
- 5
24 aprile 1981
UNA PAGINA IN RICORDO DEL 25 APRILE DI 36 ANNI FA
ESSERE CREDENTI NELLA RESISTENZA
Undici anni fa, nell’aprile del 1970, si svolse a Tonno — m occasione del XXV Anniversario della Liberazione — un importante
convegno indetto dal Centro studi « Giorgio Catti » (partigiano che
miUtò nelle ffla di Ettore Serafino) in cui si esaminarono diversi
aspetti della Resistenza; dalla lotta armata alla questione reli^osa Su quest’ultimo punto, introdotto in quel Convegno da una bella relazione di Bendiscioli deU’Università di Roma, intervenne
che l’avvocato Ettore Serafino, comandante partigiano deUa IV Divisione autonoma Val Caùsone. Q è parso opportuno e mteressante
riproporre oggi, ai nostri lettori, a più di 30 anni dalla Resistenza
questa riflessione di un credente immerso, come fu fino in fondo,
nella lotta partigiana. Sono parole di chi ha vissuto sulla propria
pelle le contraddizioni deUa lotta armata per liberare il Paese. E
per questo sono soprattutto « ricordo sofferente — ammette oggi
Graffilo — incancellabile di questo mio andare fra le montagne
con le armi che mi pendevano al fianco., e la Bibbia nella borsa».
Nella resistenza, per
i credenti, c'è stato un
dilemma che conosciamo, tragico, perenne; la
compatibilità o meno tra l’assunzione di una iniziativa armata,
l’iniziativa di far soffrire altri uomini e la compatibilità tra questa iniziativa e Tessere fedeli alla legge dell’amore e del perdono, il poter continuare nondimeno a rendere testimonianza della nostra fede. E’ il dramma
che l’obiettore di coscienza risolve, anticipando la sua decisione anche in tempo di pace e
dando alla sua testimonianza la
veste della estrema resistenza
passiva, dell’estremo diniego. E’
curioso come in genere chi più
è stato costretto ad impugnare
le armi, chi più ha vissuto la tragedia della guerra, impegnato
nelTusare quei mezzi di violenza e di distruzione che erano allora indispensabili per combattere e sopravvivere, simpatizzi
con gli obiettori di coscienza. E
non perché condanni quello che
egli ha fatto o quello che altri
come lui sono stati costretti a fare, anche se per noi combattenti
della libertà, forse ciò in qualche
cosa si differenzia dai combattenti di qualsiasi guerra. Si combatteva infatti in nome di quel
rispetto della libertà, che era indubbiamente al di sopra delle
sole esigenze di liberazione nazionale pure, e a ragione, sentite; che era un comune denominatore della resistenza in tutto il
mondo e direi che è ancora il comune denominatore di tutte le
forze di resistenza che sono oggi
in atto sulle scene della storia
contemporanea.
Gott mit Uns
Dramma dunque: ma quando
io penso che le truppe tedesche
avevano scritto sul cinturone
« Gott mit Uns » il che significa
« Dio con noi », ebbene di fronte
ad una bestemmia simile, la testimonianza, pur con tutto il pe
so della deljolezza e dell’insufficienza del peccato umano di cui
ognuno di noi è portatore, la testimonianza della presenza, della
sopravvivenza di Dio nel mondo,
(perché nonostante le apparenze
di quel tempo Dio non era morto) questa testimonianza era resa mille volte di più dal mitra
dei partigiani che non dal cinturone delle truppe tedesche.
E’ una scelta dolorosa, una
scelta imposta dalla necessità,
una scelta imposta dall’assunzione di una responsabilità che può,
anche prima di essere assunta,
portare il credente, che è nelTangoscio.so dilemma se assumerla o
meno, a chiedere che in questa
sua decisione Lui lo guidi e lo
indirizzi. Sappiamo che molti
credenti cristiani, come molti
credenti ebrei e anche molti non
professanti se lo sono posto,
questo interrogativo, hanno chiesto a Qualcuno la risposta, Thanno chiesta alla loro coscienza:
l’hanno avuta, questa risposta,
che li ha indirizzati alla assunzione di una tragica responsabilità
quale quella di prendere le armi
e di usarle. E direi che — se spirito religioso c’è stato nella lotta
arntata della resistenza — se si
può parlare della presenza di un
afflato religioso, lo si può in
quanto chi ha combattuto quella
lotta (ci sono le debite eccezioni,
naturalmente, se abbiamo abbastanza buona memoria per ricordarcene) lo ha fatto in assenza
di una carica di odio. Non dico
che si possa sparare con amore,
ma c’è modo e modo di affrontare un combattimento, c’è modo
e modo di impegnarsi: perché
anche Kesselring faceva la ‘guerra, ma Kesselring (o un altro come lui) bruciava la chiesa di Oradour con seicento donne e bambini asserragliati dentro, e Kesselring sterminava tutti i duemila abitanti di Marzabotto.
Fiori anziché
bombe
Occorre dissipare l’equivoco in
cui rischiano di cadere coloro
che vivono venticinque anni dopo, molti dei giovani che pensano giustamente che si debba
creare un mondo dove la violenza non abbia più cittadinanza e
sono portati dalla visione di questo loro mondo futuro, ideale a
giudicare con una certa severità
tutto un passato; bisogna che costoro si ricordino delle sostanziali differenze di cui ho detto.
Se i partigiani che sono morti
fossero qui in mezzo a noi, visibili, credo che potrebbero facilmente dire a questi loro, oggi,
coetanei: anche a noi sarebbe
piaciuto tanto gettare fiori anziché bombe. E non bisogna dimenticare che certe situazioni
drammatiche vanno sopportate
e accettate anche come volute
da Dio, perché nel disegno divino c’è posto anche per il tempo della sofferenza e della prova.
Non si può pensare che Dio sia
assente in certe decisioni, in certe assunzioni di responsabilità:
ebbene, ricordiamoci che certe
necessità che si sono imposte allora possono imporsi ancora oggi; alcuni anni son passati da
quando Brecht espresse (ma lo
potrebbe esprimere ancor oggi)
quel forte, drammatico concetto
contenuto nella celebre frase:
« Il ventre che partorì la cosa
immonda, è ancora fecondo ».
vita di Jacopo Lombardini. 11
Lombardini, che io ho avuto il
privilegio di conoscere, era appunto un pacifista, come Capitini, e, professore al liceo di Torre
Penice, salì, già anziano, tra i
partigiani; fu poi catturato e fi;
ni i suoi giorni nel campo di
Mauthausen. Egli scrisse un piccolo diario, prima di essere deportato:
« Sono aggregato alla banda
del Bagnaud, ma il mio compito
si espleterà in tutte le bande,
anzi ho già iniziato la mia missione, come ho già narrato nelle rhie memorie di un uomo qualunque. Avrebbe dovuto venire
tra questi ragazzi un pastore della Val Germanasca, come cappellano, proscritto e ricercato dalle
autorità tedesche. Non è venuto
e io sono seriamente preoccupato della situazione spirituale di
tanti giovani miei fratelli in fede,
che per lungo tempo sarebbero
rimasti senza una parola di confortò, senza la forza che dà la
fede religiosa se profondamente
intesa e intimamente vissuta in
una atmosfera di dedizione e di
sacrificio. Una voce nell’intimo
della coscienza mi diceva che in
mancanza di altri che si assumessero quel compito, dovevo assumerlo io ».
E poi ci racconta, sempre in
questo diario, un culto tenuto
dai valdesi della Val Pellice:
« Abbiamo tenuto la nostra riunione come al solito nella stalla;
erano presenti tutti i giovani della valle di Bobbio. Per la nebbia
fittissima e il tempo cattivo questi giovani hanno preferito scendere loro anziché farmi salire
lassù. Sono tutti valdesi ed io
tengo loro un breve culto al quale prendono parte anche due vecchietti miei ospiti.
Parlo loro col cuore alla mano,
prendo per testo VEvangelo di S.
Giovanni cap. X, le parole di Gesù alla tomba di Lazzaro che egli
vuole risuscitare: “Togliete via
la pietra". Gesù opera ancora
nell’umanità. Egli, come nella resurrezione di Lazzaro, vuole la
massima parte e la più difficile
dell’opera, ma nello stesso tempo ci chiama a cooperare con
lui al miracolo, secondo le nostre
forze o meglio secondo la nostra
debolezza. Egli risuscita, ma ecco ancora il comando “Togliete
via la pietra". Egli vuole operare nel nostro cuore, nella nostra
patria e in mezzo all’umanità.
Egli risuscita alla vita dove è la
morte, ma per questo occorre
che ciascuno per quanto può lavori a togliere la pietra che chiude il sepolcro. I giovani mi seguono con attenzione e con quel
sacro rispetto al quale sono abituati nel tempio. Che importa se
meditiamo VEvangelo e preghiamo in una stalla? Le nostre anime sono Vi saziate dalla Parola
più che se fossimo in una Cattedrale. Gesù non è forse nato in
una stalla? »
Renato Peyrot
Apriamo il libro delle lettere
dei condannati a morte: quante
testimonianze di credenti troviamo! Scelgo così a caso, ecco
quella di un altro credente Valdese, di Peyrot:
« Per me la vita è finita » scrive alla sorella, « ho pregato a
lungo Dio e gli ho detto con convinzione: la tua volontà sia fatta
in terra come in cielo. Se egli
ha deciso che io muoia è bene
che sia così, perché nemmeno tu,
nemmeno noi abbiamo il diritto
di lamentarci, o protestare o
chiedere perché. Credo fermamente che dopo questa vita ce
n’è un’altra; so di aver peccato
sapendo talvolta di peccare. So
di aver talvolta trascurato il mio
dovere, ma so di aver sempre
cercato di fare ciò che mi dettava il mio cuore, e la mia_ coscienza è tranquilla. Ho chiesto
perdono a Dio dei miei peccati e
credo che egli mi accoglierà a sé.
Mi viene in mente un versetto
che non so bene dove si trova:
“L’Eterno ha dato; l’Eterno ha
tolto, sia benedetto il nome del
Signore" ».
Willy Jervis
Cercare Dio
nella lotta
Resistenza dunque sì; ma la
lotta armata della resistenza
aveva una carica ideale estremamente diversa da quella carica di odio, di sterminio, di sopraffazione che aveva l’altra fazione, sì che non possono porsi,
per la coscienza di un credente
le due lotte sullo stesso piano.
No, quindi, all’accostamento dei
due tipi di violenza; che fossero
così dissimili, ce lo dicono una serie infinita di testimonianze. Testimonianze che vengono da credenti e da non credenti. Che ci
fosse questa esigenza, della presenza reale di uno spirito religioso, di uno spirito cristiano nella resistenza, ben diversa da
quella manifestata con lo scrivere una bestemmia quale quella
che abbiamo ricordata sul cinturone dei soldati nazisti, che ci
fosse questa sete di sentire la
presenza di Dio in quel tempo di
lotta e anche nel vivo della lotta
stessa, lo possiamo ricavare da
alcuni’ documenti che brevemente scorrerò.
Jacopo Lombardini
Ecco: ne prendo uno, tratto
dal libro « Un protestante nella
resistenza » di Salvatore Mastrogiovanni, pubblicato nei « Quaderni del Ponte » che descrive la
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi Italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a _noi_
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal _tuo^ sterminio
Non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
Non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono _
Non colla primavera di queste valli
che ti vide fuggire
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
Soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegpio
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Riproduciamo la tela di Michele Barella, pittore pinerolese, che nel
1952 venne posta (in occasione del 7° anniversario del sacrificio di
Duccio Galimberti) a Cuneo, città medaglia d’oro della Resistenza,
accanto alla lapide di Calamandrei di cui riportiamo il testo. Il maresciallo Kesselring, già comandante delle truppe naziste in H^ua,
ardì a suerra finita, asserire che le sue benemerenze gli avrebbero
meritato l’erezione di un monumento. Piero Calamandrei gli rispose
con le parole sopra riprodotte. Mentre Buretta ha dipinto in questa
tela ormai famosa la ’nuova umanità’ che ribellandosi lascia dietro
di sé le vittime della guerra e guarda al futuro.
E così Jervis, sulla copertina
della Bibbia, e quanti, quanti avevano nella taschetta coi proiettili dello Sten, la Bibbia, se non
la Bibbia completa perché voluminosa, il Nuovo Testamento o
se lo vogliamo ancor più piccolo,
il libricino dei Salmi! Jervis scrive sulla copertina della Bibbia,
con uno spillo bagnato nel suo
sangue:
« Non piangeterni, non chiamatemi povero, muoio per aver servito un’idea ».
Ebbene questi erano dei credenti, ma quante volte troviamo
10 stesso afflato religioso in gente che magari contesta di essere
un credente, che nega. Lo è invece; lo è a suo modo. Solo che
respingono Dio. Ma ce l’hanno
« addosso », Dio, e ce Thanno per
11 fatto stesso che sono delle
creature umane, e dei suoi figlioli.
Eusebio Giambone
Eusebio Giambone è tm militante comunista: e non è forse
religioso quello che scrive?
«Io che non sono credente, io
che non credo alla vita dell’aldilà,
be’ mi dispiace morire. Non ho
paura della morte, sono forse
per questo un eroe? Niente affatto, sono tranquillo e calmo
per una semplice ragione che tu
comprendi, sono tranquillo perché ho la coscienza pulita e ciò
è piuttosto banale perché la coscienza pulita l’ha anche chi non
ha fatto del male. Ma io non solo
non ho fatto del male, ma durante la mia breve vita ho la coscienza di aver fatto del bene,
non nella forma ristretta di aiutare il prossimo, ma dando tutto
me stesso, tutte le mie forze, benché modeste, lottando senza tregua, per la santa causa della liberazione dell’umanità oppressa »
E non si serve anche di uomini come Giambone, l’Eterno?
« E’ venuto in questo momento il sacerdote col quale ho discusso a lungo. E’ afilitto perché
non ho voluto confessarmi, perché non sono un credente, e sarebbe stata da parte mia una
incorrettezza il confessarmi».
E alla sua bambina scrive:
« Per me la vita è finita, per te
incomincia. La vita vale di essere
vissuta quando si ha un ideale,
quando si vive onestamente,
quando si ha l’arnbizione di essere non solo utile ^ a se stessi,
ma a tutta l’umanità. Tuo padre
ti ha sempre insegnato a far bene, e sei stata fino ad oggi una
brava donnina. Devi essere maggiormente brava ora per aiutare
tua mamma, ed essere coraggiosa, e dovrai essere brava domani
per seguire le ultime raccomandazioni di papà ». _
E non è un padre cristiano che
scrive così? C’era dunque questa
carica religiosa anche in chi impugnava le armi, e c’era questa
mancanza di odio che non dico
nobilitasse, ma per lo meno giustificava ampiamente sul piano
morale, l’uso di una necessaria
indispensabile violenza.
Consentitemi di portare una
mia esperienza, dopo queste ben
più alte, ben più nobili che ho
presentato: e per rendere meno
disordinato il mio racconto mi
permetto di riprenderla come tu
pubblicata nel gennaio 1946, su
un foglietto dell’Unione Giovanile Valdese. Nel 1946, pur divenuto ormai uomo maturato da molli anni di esperienza, ero ancora
iscritto a un’unione giovanile.
« Significato di un ricordo » è inlilolato questo racconto vero.
Scrivevo;
« Una chiara luminosa giornata traspare dall’aria limpida per
il gelo, come sospesa tra il candore della neve e l'azzurro del
cielo. Lascio lo sten e la divisa
e indosso un abito borghese. Un
inconscio bisogno dello spinto
(continua a pag. 10)
pagina a cura di
Giuseppe Piatene
6
24 aprile 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Andò per
suonare
e fu
suonato
— ...Non è possibile comportarsi in questo modo! Nella vita
bisogna essere uomini! —
La « predica laica », breve e
accorata, è rivolta ad un mediatore di macchine e proviene dal
volto congestionato di un membro di una cooperativa delle
Valli. Il comportamento a cui si
allude è una truffa tentata ai
danni della cooperativa. Settimane di trattative per l'acquisto
deciso dalla cooperativa di una
macchina usata; visita presso Torino per vedere in funzione una
buona macchina, non vecchia,
un’ occasione; trattativa per il
prezzo, accordo e definizione della data per il trasporto. Finalmente la niacchina arriva. Ma
non è quella che era stata mostrata. E’ un ferrovecchio di diverse migliaia di unità più vecchio della macchina su cui si era
svolta la trattativa, camuffato
più o meno abilmente.
— Allora vuol dire che hanno
fregato anche me — tenta di salvarsi il mediatore venuto dal
piano.
— Non è vero! — scatta il valligiano — Ho le prove che quando ci ha fatto vedere la macchina sapeva benissimo che ce ne
avrebbe rifilata un'altra e non
quella, che non era neppure in
vendita •—.
Non ne era così sicuro il giorno prima, all'arrivo della macchina. Solo la sensazione che
qualcosa non quadrasse, che non
fosse ciò che si aspettava. Poi,
piazzata la macchina in attesa di
esser montata il giorno dopo, nel
dibattito dei soci della cooperativa, attraverso un minuzioso
esame delle parti originali e aggiunte e il raffronto dei numeri
di matricola, era emersa la prova
dell’imbroglio.
— Abbiate pazienza, non prendetevela, sono cose che capitano...
Al mediatore, venuto la mattina dopo per montare la patacca, alla fine di un agitato confronto non resta che battere in
ritirata con qualche battuta goffa e imbarazzata. Non ha avuto
un soldo di anticipo, ha speso
diverse centinaia di migliaia di
lire per riattare il catorcio, altre
per il trasporto e altre dovrà
spenderne per andarselo a riprendere. Andò per suonare...
Credo sia del tutto legittimo
rallegrarsi di un fatto di questo
genere.
Da una parte c’è la soddisfazione nel vedere che la disonestà
non sempre paga, ma fa pagare.
E’ una cosa piuttosto rara nel
nostro paese, per cui quando il
caso si presenta non è senza importanza il segnalarlo.
Ma dall'altra c’è una soddisfazione più genuina di questo moto
di rivalsa. Ed è data dal vedere
come sappia comportarsi all’occorrenza la gente delle Valli, con
competenza, con dignità, con fermezza, senza complessi di inferiorità.
Al di là dell’episodio, in fondo
più gustoso che importante, resta la lezione chiara e limpida di
chi sa cosa vuol dire essere uomini nella vita.
Franco Giampiccoli
TORRE PELLICE: CONVEGNO INTERNAZIONALE DEGLI OMOSESSUALI
Libertari, non violenti e sociaiisti
i rappresentanti dei terzo sesso
B. C. L. E.
di Bera Luciano
Impianti elettrici,
civili e industriali,
manutenzioni
varie
Luserna San Giovanni
Via Borgo Antico, 4
tei. (0121) 909728/906793
Sembra che la scelta di fare la
« Terza internazionale gay » ■—
che si è svolta dal 17 al 20 — a
Torre Pellice sia partita direttamente daH’America dove il
terzo sesso ha ampie possibilità
d’espressione e organizzazione.
« Su queste montagne i valdesi
— ci spiega un giovane americano, con un rettangolino rosa sul
pullover — prima di arrivare alla
libertà sono stati repressi per secoli. Dopo il recente congresso di
Barcellona abbiamo scelto l’Italia, in particolare Torre Pellice
per l’antica storia di discriminazione che l’ha caratterizzata ».
Gli omosessuali, stando alle
statistiche dei congressisti, sono,
nel mondo, 800 milioni. NeH’incontro di Torre Pellice, che ha
visto riuniti circa 200 delegati in
rappresentanza di Paesi di quat
tro Continenti, è stato lanciato
un appello affinché l’IGA (International Gay Association) ovvero la prima organizzazione, fondata in Inghilterra tre anni fa,
che raggruppa su scala mondiale gli omosessuali, riceva un posto nei consessi mondiali non ultimo airONU, a cui è stato chiesto di lanciare per il 1983 1’« anno internazionale dell’omosessuale ». Duramente repressi nei Paesi dell’Est (le cui delegazioni erano forzatamente assenti all’incontro di Torre Pellice) e in America Latina, gli omosessuali, specie in Europa Occidentale e nell’America del Nord, sono spesso
impegnati in movimenti di liberazione tesi alla legittimazione
della loro identità sessuale.
In Italia l’omosessualità non è
considerata reato ma esistono
TORRE PELLICE
Un
che fa discutere
Ampia discussione giovedì 16
aprile tra consiglieri e assessori
del Consiglio comunale. A tenere banco è stata la proposta di
alienazione, in favore del Comune, del Cinema Trento. Infatti
la società che fino a ora, o meglio fino al 19 maggio di questo
anno — vista la decisione dei
suoi azionisti di lasciare l’attività cinematografica entro tale data —, ha gestito il cinema di Torre mette in vendita sia Tattrezzatura in dotazione allo stesso,
sia il locale con la sala di proiezione.
Pensando che il Comune fosse
interessato al mantenimento in
funzione del Trento, la società
proprietaria dell’immobile glie lo
ha offerto. Il prezzo di cessione
si aggira sui duecento milioni (la
prima richiesta è stata di 215 milioni).
Il Consiglio ha però preso in
considerazione e poi preferito
l’altra possibilità che gli si è presentata: l’affitto a tempo determinato — un anno — del cinema
per una somma di 12 milioni.
Nella delibera la locazione viene
comunque subordinata alla effettiva possibilità di riprendere,
dopo il periodo di lavori, ancora
a carico degli attuali padroni,
che si effettueranno fino a luglio,
le proiezioni di films.
Dell’eventuale acquisto a titolo definitivo del Trento si occuperà perciò la prossima amministrazione comunale.
Il fabbricalo in questione potrebbe, in futuro, essere utilizzato per il rilancio deH’immagine
culturale e turistica di Torre. La
sala cinematografica, la cui posizione centrale nel paese è certo felice, si presterebbe anche,
con la costruzione di un palco,
ad essere adibita a locale teatrale e centro per incontri culturali.
All’ordine del giorno del Consiglio pure la definizione dei rapporti fra Comune e Stato circa
la comproprietà (risalente al
1886) della Caserma Ribet. La
vertenza per l’acquisizione della
parte statale della caserma fu dal
Comune iniziata nel 1952: ma solo ora l’Intendenza di Finanza ha
dato il definitivo via libera alle
trattative. Con l’intera proprietà
dello stabile a sua disposizione
l’amministrazione municipale sarà in grado di avviarne la ristrutturazione.
Altri punti presi in esame giovedì 16: la disponibilità di parte
del terreno comunale presso
Piamprà per l’allestimento di
una zona da attrezzare e utilizzare per il tempo libero (la Comunità Montana si occuperà di
attivare un’area riservata allo sci
di fondo e trasformabile, d’estate, in un percorso vita); la nomina dei revisori del conto esercizio 1980; la ratifica di alcune
precedenti deliberazioni della
giunta.
M. B.
profonde discriminazioni sociali
e culturali. Se n’è avuto un segno anche qui durante i lavori
quando ci si è accorti che fuori
dall’albergo stazionavano gruppetti neofascisti torinesi pronti,
alla bisogna, a dare una lezione
di italiana virilità. Per fortuna
non ci sono stati incidenti; ancora una volta la fama di Torre
Pellice come cittadina tollerante
ed aperta non è stata incrinata.
A parte un’eccezione di cui diremo.
Tra gli ospiti del convegno si è
notata la presenza del past. Doucet che a Parigi, nel « Centro del
Cristo Liberatore » si occupa dei
problemi degli omosessuali e di
don Marco Bisceglie (sospeso a
divinis nel 1974 dopo la sua campagna a favore del divorzio) anche lui impegnato nella lotta contro i pregiudizi che ghettizzano
gli omosessuali.
Le maggiori tensioni durante i
lavori si sono registrate nei confronti dell’ILIS (l’Internazionale
delle lesbiche) che ha rivendicato la totale autonomia nei confronti degli omosessuali maschi.
Il convegno ha quindi votato a
maggioranza un documento a riconciliare le due anime del movimento gay: quella moralista e
quella non violenta che ha poi finito col prevalere confermando
10 scopo « libertario, socialista e
non violento » dell’internazionale
omosessuale.
Non s’è discusso, com’era stato
da più parti richiesto, della pedofilia né è stato affrontato direttamente, malgrado la presenza di alcuni teologi protestanti,
11 tema dell’omosessualità e della
coscienza cristiana. Sul versante
religioso c’è da notare da un la
to la partecipazione di alcuni
congressisti al culto di Pasqua a
Torre Pellice che si sono poi fermati a discutere col past. Tourn
e dall’altra il polverone suscitato dalla dichiarazione, raccolta
da Stampa Sera, del parroco di
Torre Pellice secondo cui: « Gli
omosessuali sono persone malate, cresciute con una cattiva educazione, da aiutare ». I « gay » ribattono che il prete poteva tutt’al più parlare di peccato ma
non di malattia.
La discussione comunque è ancora tutta aperta intorno ad una
serie di interrogativi che nascono all’indomani di questo particolare raduno.
Ci si chiede: fino a che punto
è giustificato, anche da un’angolatura cristiana, il cumulo di sofferenze che la nostra società infligge col suo rifiuto a questa minoranza? Uno dei tanti interrogativi posto alla coscienza di ciascuno.
Il prossimo anno il congresso
« gay » si terrà a Washington.
Ma negli USA la legge vieta l’ingresso nel paese a chi si dichiara omosessuale. La battaglia del
terzo sesso si presenta ancora
lunga e difficile.
G. Platone
POMARETTO
• Il Collettivo di studio biblico interconfessionale ha ripreso
i suoi lavori martedì, scorso con
un’agape in comune. Nell’incontro s’è deciso di avere le riunioni
di studio (tema: l’Ep. ai Romani) nella sala delle vecchie scuole ogni martedì alle 20.30 sino al
9 giugno.
L’AZIONE DELLA CONFCOLTIVATORI
In difesa del contadino
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Si
di
l’ospedale
Pra Catinai
Con 33 voti a favore e due contrari, i consiglieri dell’USL n. 42
(valli Chisone e Germanasca)
hanno dato parere favorevole al
disegno di legge approvato dalla
Giunta regionale il mese scorso
riguardante la ristrutturazione
dell’ospedale di Fra Catinai e la
sua destinazione a turismo sociale.
Malgrado questa quasi unanimità (i due voti contrari sono
stati quelli del gruppo DO, le
dichiarazioni dei sindaci della
vai Chisone e del portavoce degli indipendenti, sindaco Richiardone, sono suonate amare e piene di sfiducia. E’ stata ancora
sostenuta la possibilità di mantenere una struttura ospedaliera,
anche se alla luce dei fatti questa ipotesi sembra contraddire
il più elementare buon senso, e
si è ripetuto a più riprese che
il turismo sociale non garanti
sce l’occupazione futura nella
valle.
Con più ottimismo Maccari,
per il gruppo socialista, ha
espresso la convinzione che sia
possibile adoperare i miliardi
della Regione con una programmazione concordata tra i Comuni e la Comunità Montana, curando ad esempio la valorizzazione dell’artigianato locale.
Il gruppo PCI-DP e indipendenti di sinistra ha ripetuto la
sua auprovazione per le decisioni della Regione, le quali sbloccano una situazione di spreco e
di degradazione ormai insostenibile.
Una soluzione, quindi, non
ideale, ma preferibile alla chiusura e all’abbandono totale: una
buona parte dei voti favorevoli
ha avuto unicamente questa motivazione.
« L’azione dei coltivatori contro la inflazione per la difesa del
reddito e la tutela dei consumatori »: questo è lo slogan che
aprirà il 27 aprile a Roma la manifestazione indetta dalla Confederazione Italiana Coltivatori.
Uno dei principali temi riguarda le questioni pensionistiche e
contributive, data la mancata soluzione delle questioni previdenziali dei coltivatori caratterizzate da trattamenti fortemente discriminanti rispetto agli altri lavoratori. Pensioni sempre più differenziate rispetto ai minimi dei
lavoratori dipendenti e con l’età
pensionabile a 65 anni; nessun
trattamento per inabilità temporanea in caso di infortunio derivato da lavoro agricolo, nessun
trattamento di maternità per la
donna coltivatrice, assegni familiari più bassi.
Di contro i contributi, contrariamente all’opinione diffusa dei
male informati, sono vertiginosamente aumentati ad un punto tale che le imprese medie e piccole non sono in grado di sopportarne l’eccessivo onere.
Altri temi: la riforma dei patti
agrari e quella del credito agevolato, revisione dei meccanismi
CEE per il superamento dell’assurdo fatto che pur raggiungendo la cifra di 6.500 miliardi di
deficit nella bilancia alimentare
dei pagamenti i coltivatori italiani sono penalizzati con la ta.ssa di corresponsabilità sulle eccedenze, inoltre non usufruiscono come gli altri paesi dei rnon
PRALI
Grave incidente
Un giovane di 17 anni, Doriano Boaglio, residente a Pinerolo,
è stato vittima di un grave incidente a Frali, la domenica di
Pasqua. Mentre, di notte, stava
imboccando con la sua « Vespa »
il ponte di Orgere, è precipitato
nel torrente riportando fratture
ad una gamba e trauma cranico.
tanti compensativi.
In vista di questa manifestazione per discutere su questi
grandi problemi la ConfColtivatori sta svolgendo una serie di
riunioni nei comuni del comprensorio pinerolese, inoltre col
patronato I.N.A.C. (Istituto Nazionale di Assistenza per i Contadini) è disponibile presso la sede
comprensoriale e le varie permanenze sottoindicate per ogni
tipo di assistenza di patronato e
tecnica.
Pinerolo - sede comprensoriale - via Montegrappa, 33 - tutti i
giorni - Tel. 77303.
Bibiana - presso il Centro d’incontro - tutti i lunedì mattina.
Cavour - presso Trattoria Verna Nuova - tutti i martedì mattina.
S. Germano - presso ex Centro
d’incontro - il E e 3° mercoledì
pomeriggio del mese.
Ferrerò - trattoria Chiotti 3“ martedì pomeriggio del mese.
Vigone - presso la sede del
C.A.T.A. (Centro Assistenza Tecnica Agricola) - via Umberto I,
n. 37.
Torre Pellice - presso il centro
d’incontro - tutti i venerdì mattina. Ai-G
oggi e domani
COLLETTIVO ECUMENICO BIBLICO
Pinerolo. Giovedì 30 aprile alle ore
20.45 presso la Comunità dell’Oratorio
di San Domenico, avrà luogo la prima
riunione del Collettivo Biblico. Si parlerà tra l’altro della preparazione del
convegno di Pentecoste (7 giugno) sul
tema ■ Rendiamo ragione della speranza che è in noi ”.
IL CIRCOLOTTO
Pinerolo. Giovedì 23 aprile ore 20.45
nell'aula magna dell'Istituto Buniva,
avrà luogo il quarto dibattito organizzato dal Circolotto. Sul tema “ Marxismo, economia, classe operala » interverranno Claudio Bellavita, Umberto
Franconi e Ignazio Puleo.
7
24 aprile 1981
CRONACA DELLE VALLI
7
INTERVISTA AD ARIOTTI, REGISTA RAI
...“Ma dietro c’è uno spessore
culturale di tipo protestante”
A proposito dell’originale televisivo della Rete tre sullo spettacolo
teatrale ’’Pralafera 1920” realizzato dal Gruppo Teatro Angrogna
Martedì 28 e giovedì 30 aprile,
alle 19.30, sulla terza rete della
Rai, per il Piemonte, andrà in
onda l’originale televisivo sullo
spettacolo del Gruppo Teatro
Angrogna: « Pralafera 1920 » realizzato dal giovane regista della
Rai Sergio Ariotti. Il filmato si
presenta abbastanza diverso dallo spettacolo teatrale (molti gli
esterni per le strade di Torre
e Luserna) pur ricalcandone le
linee essenziali. Durante le riprese abbiamo rivolto alcune
domande al regista Ariotti che
ha vissuto tutto questo lavoro
come momento di scoperta non
solo dell’attività del gruppo ma
anche della cultura locale. Ma
ascoltiamo cosa dice.
— Come mai questa scelta di
fare una versione televisiva di
Pralafera 1920?
— Con molto candore bisogna
dire che è stata «Pralafera» a
scegliere noi, e non viceversa.
Alla redazione Programmi di Torino è arrivata dal Gruppo Teatro Angrogna la proposta di un
documentario su Pralafera, sulla
realizzazione del lavoro teatrale,
su quello che stava dietro allo
spettacolo. Per un po’ di tempo
è restata lettera morta. Ma all’inizio di quest’inverno il copione di Pralafera viene riproposto.
Io me ne occupo personalmente
e maturo l’idea di non fare una
semplice ripresa televisiva dell’evento teatrale — il che sarebbe stato a mio avviso abbastanza limitante — ma di portare le singole scene del lavoro
direttamente nei luoghi a cui
facevano riferimento. La fabbrica, anche se non esiste più la
Pralafera di allora: siamo andati perciò a girare a Villar Penice, nella Crumière, che è la fabbrica della valle che probabilmente conserva le caratteristiche più simili ad una fabbrica
del 1920. Si è trattato, diciamo
cosi, di un’operazione simile a
quella che si fa con uno sceneggiato, ma mantenendo rimpianto
teatrale molto simile a quello che
era in origine.
— Ritorniamo al perché di
questa scelta...
— iÈ duplice: uno, perché avendo letto il copione teatrale mi è
parso estremamente stimolante; due, perché Tavvenimento
riguarda una valle che dal mio
punto di vista mi è sentimentalmente vicina : mia madre qui ha
lavorato quando era molto giovane... proprio a Pralafera.
Poi in effetti appena ho conosciuto il Gruppo, mi è parso un
Gruppo molto stimolante anche
per quanto riguarda il lavoro che
potevo fare io, perché ogni cosa nasceva da un dibattito interno... e poi si tratta di un
Gruppo molto sorprendente per
quanto riguarda il teatro popolare.
— Hai conosciuto il Teatro Angrogna in questi giorni lavorandoci insieme. Vedi delle prospettive per questo Gruppo?
— Vedo delle prospettive soprattutto se continuerà in questa
direzione del continuo confronto
con il territorio, e della elaborazione e della maturazione di uno
spettacolo che abbia una radice
ben precisa nel contesto culturale della valle, facendo riferimento a cose che tutti vivono.
— Una previsione: come sarà
l’impatto di questo originale
spettacolo televisivo con il pubblico?
— Io credo che in definitiva
il pubblico sia un buon giudice
delie cose che si fanno in televisione. Se per determinate cose
non è del tutto preparato, è per
colpa nostra, di quelii cioè che
operano nel settore dello spettacolo, dei mass-media. Troppe
volte gli si danno degli elaborati eccessivamente facili, eccessivamente gratificanti. Io credo
che l’impatto sarà abbastanza
buono, soprattutto per quella
frangia di telespettatori che in
questi problemi si identifica...
Vorrei essere molto esplicito: il
lavoro ha un taglio ideologico
ben preciso. Quindi la discriminante sarà di tipo politico: non
appena il pubblico percepirà questo tipo di discriminante, o si
appassionerà (naturalmente facilitato dal taglio spettacolare),
o rifiuterà in blocco quello che
vedrà. Però la discriminante è
questa.
— Tu sai che la stragrande
maggioranza dei componenti di
questo Gruppo è valdese. A parer tuo, secondo quanto sai e conosci, gioca davvero un qualcosa,
ha un ruolo la cultura e la fe
de di tipo valdese in questo
spettacolo, o no?
— Durante questo periodo ho
maturato definitivamente un’idea: la Riforma, il taglio culturale protestante di questa valle,
è stato il tramite molto facile
(anche se sofferto), un anello di
congiunzione ben preciso con la
presa di coscienza dei problemi
politici, dei problemi delle lotte
civili. Molto più di quanto non
sia successo in altri posti a prevalente cultura cattolica. Mi sono reso conto di quello che teoricamente viene sempre detto, e
che cioè tra la Riforma e la
lotta di classe esiste una continuità. Io l’ho verificato qui sul
campo, in modo ben preciso. Proprio come maturità complessiva, come « taglio » del Gruppo
verso un rispetto della persona
umana, un rispetto verso i problemi sociali che in altri posti
non sento.
— Quindi tu hai avvertito tutto questo direttamente e non
esclusivamente come fenomeno
SCHEDA
li Gruppo Teatro Angrogna
Dal retroterra delle esperienze della Pilodrammatica valdese nasce, in modo autonomo nell’autunno del 1967, il Gruppo Teatro Angrogna.
In un primo tempo il Teatro Angrogna rappresenta « pezzi classici», di un certo impegno civile, attinti dal repertorio
delle vecchie filodrammatiche. Intanto, siamo nel 1968, si
comincia a respirare un clima di maggior impegno nei problemi sociali e politici. Matura così l’idea di fare un lavoro
più approfondito. E il Gruppo decide d’iniziare una ricerca a
partire dalla realtà sociale di queste Valli con l’intento di
scrivere direttamente i testi da rappresentare. Il primo tema
è pacifista. Nasce (sono gli anni del Vietnam) «Caro padre,
la guerra è ingiusta»; una spietata denuncia del militarismo
e della guerra. La ricerca intanto prosegue. Il secondo pezzo
di un certo rilievo, che verrà presentato nel 1975 persino nell’aula sinodale (suscitando polemiche ma anche apprezzamenti) riguarda il problema delLa-ssistenza: « Quarto mondo ».
Siamo nel periodo della battaglia sugli enti inutili e di Suor
Pagliuca con tutto quel che segue. Nel 1976 l’interesse del
Gruppo si sposta sulla cultura popolare: si scrive e si rappresenta: « La boje » che, anche questa volta, in mezzo ad aspre
polemiche e simpatie verrà rappresentato in parte anche a
« Protestantesimo » in TV. Infine, dopo due anni di ricerche
e dibattiti, nasce: « Pralafera 1920 », la storia della prima occupazione di fabbrica in Piemonte. Per ii Gruppo è un punto
di arrivo. Rappresenta il suo discorso teatralmente più completo. Dopo 50 repliche in teatro, la RAI ne propone una versione televisiva. , ^ rr, ^
Molti oggi si chiedono qual è il futuro del Gruppo Teatro
Angrogna. Attualmente c’è in cantiere un progetto di spettacolo sull’eresia valdese medioevale. Si sta lavorando. Il metodo del coinvolgimento totale è un metodo lungo. Prima di
vedere un risultato in teatro bisogna aspettare. Ma sinora
l’attesa, anche se lunga, non è stata delusa. Sarà così anche
questa volta? Lo speriamo.
religioso, ma come cultura protestante.
— Dal punto di vista del fe
Lettere all’Eco delle Valli
nomeno religioso sono molto poco indicato a dare giudizi, perché non lo conosco. Ho sentito
invece questo « spessore » culturale che deriva sicuramente dal
retroterra religioso di matrice
protestante.
a cura di
G. Platone
ESPERIMENTI
NAZISTI?
Qualche giorno fa mi è capitato tra
le mani il numero 12 del noto settimanale « Oggi » (e poi ripreso da altri
periodici tra cui la Gazzetta del Popolo e l’Eco del Chisone N.d.R.) e ho
notato un articolo di Pino Aprile, dal
titolo insolito : « Genio o mostro? Un
medico fabbrica bambini allevando
feti con una macchina »; incuriosita
ho cominciato subito a leggere e alla
fine ero piuttosto checcata.
Il prof. Pier Giorgio Data, quarantaduenne nativo di Villar Perosa e direttore dell’Istituto di fisiologia umana alPuniversità di Chieti, si procura
dei feti frutto di aborti terapeutici e,
consenziente la madre, li rinchiude in
un apparecchio speciale che svolge artificialmente le funzioni dell’utero e
e della placenta, permettendo lo sviluppo fetale dal quarto mese alla nascita. Intanto nutre egli stesso questi
esserini con liquidi speciali, tramite
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Approvato il programma 1981
appositi impianti : se gli sorge il dubbio di aver esagerato fornendo ai feti
determinate sostanze che potrebbero
alterare le caratteristiche fisiche o psichiche, li sopprime.
Gli esperimenti sono stati effettuati su 50 feti, molti sono deceduti spontaneamente, altri sono stati interrotti da Data, che spera ora di farne
nascere uno, estraendolo dalla macchina, in ottobre. Molti Iati della questione destano delle perplessità : è il
ricercatore che alimenta i feti, sa come
si nutrono le cellule muscolari e quelle cerebrali, è libero di potenziare o
meno le une o le altre; non dubito che
il prof. Data intenda favorire la nascita di bambini sani e normali, ma
chi ci assicura che in futuro altri non
useranno la sua geniale invenzione
per dar vita a una stirpe <c eletta », di
esseri dalle capacità superiori, destinati a sfruttarne altri, creati invece apposta per obbedire, remissivi e poco intelligenti? Non dimentichiamo che ricerche simili a quelle di Data vennero
iniziate dagli studiosi tedeschi, nei lager. Data poi è munito deU'autorizzazione dell’assessorato regionale della
Sanità; alle donne è vietato interrompere la propria gestazione dopo i primi tre mesi, mentre quest’uomo è libero di troncare l’esistenza di feti di
sette, otto mesi se lo ritiene opportuno...
Edi Morini
Pomaretto
Lo spettacolo in
proiezione differita
A causa della difficoltà di ricezione della rete tre in Val Pellice, la sede RAI di Torino organizza in collaborazione col
Gruppo Teatro Angrogna, i Comuni e la Comunità Montana,
una serie di gruppi d’ascolto
che permetteranno di vedere in
differita tutto il filmato.
Il calendario delle rappresentazioni è ii seguente:
Angrogna, Sala Unionista, 1°
maggio ore 21;
Torre Pellice: Sala Comunale,
2 maggio ore 21;
Villar Pellice: Municipio, domenica 3 maggio ore 16;
Luserna San Giovanni: Municipio, domenica 3 maggio ore 21.
Il principale atto esaminato
dal Consiglio della Comunità
Montana Val Pellice, nella seduta del 13 aprile, è stato quello
relativo alla Bozza di programma stralcio annuale 1981 redatto
in base al « Piano pluriennale di
sviluppo economico e sociale »,
approvato, dalla Giunta Regionale nel 1979.
I maggiori interventi finanziari
previsti dal programma sono:
L. 6.5.000.000 per l’Ufficio di piano
e per la redazione del piano regolatore generale intercomunale;
L. 35.000.000 per i servizi sociali;
L. 25.650.000 per il miglioramento delle infrastiutture delle zone
rurali; L. 8.000.000 a sostegno della cooperazione; L. 15.000.000 per
il centro dùnformazione ed il recupero agro-silvo-pastorale; lire
11.000.000 per la gestione del parco macchine per sgombero neve
e manutenzione viabilità minore.
La minoranza D.C. ha sollevato
una forte riserva sul documento
sia perché non accompagnato dal
Bilancio, sia per il metodo seguito nella compilazione del prqpramma. La Giunta avrebbe privilegiato le spese correnti anziché quelle in conto capitale.
Per la maggioranza rispondono l’Assessore Suppo ed il Consigliere Arch. Longo per mettere
in rilievo che soltanto attraverso
la spesa per il personale la Comunità può ottenere gli strumenti programmatori. Non si
può dimenticare che i consuntivi ci permettono di illustrare i
provvedimenti presi e le spese
strutturali sostenute attraverso
l’organizzazione del personale. Il
piano stralcio è in linea con gli
obiettivi e in sintonia con il piano di sviluppo della Valle. L’Arch.
Longo lamenta sì la mancanza
del Bilancio, ma è d’accordo nella sostanza col programma stralcio. E’ dequalificante che la Legge 1102/71 metta a disposizione
solo 200 milioni annui per programmare e gestire il piano.
Chiude l’intervento il Presidente prof.ssa F. Coìsson facendo osservare che non si può imputare alla Giunta carenze e lentezze se si tiene conto che nell’arco di quattro mesi si è dovuto anche avviare il funzionamento dell’U.S.L. che ò gestita dalla
Comunità Montana. Posto m votazione, il programma stralcio
ottiene 17 voti favorevoli contro
7 contrari.
Successivamente il Consiglio
ha approvato la modifica dell’art. 19 dello Statuto, il rendiconto gestione parco macchine,
l’esercizio provvisorio della gestione del Bilancio 1981 e alcune
modifiche alla Tabella Organica
del personale.
Ha ratificato alcune deliberazioni della Giunta, assunte in
precedenza, attinenti la « Relazione e rendiconto del servizio consultoriale ex O.N.M.I. »; 1’« Applicazione della disciplina del
rapporto di lavoro del personale
degli E.L. »; il « Progetto di una
area per il tempo libero in località Piamprà c richiesta contributo alla Regione ».
In precedenza il Consiglio, che
gestisce l’U.S.L., aveva approvato i seguenti provvedimenti:
a) l’esercizio provvisorio del
Bilancio 1981 dellU.S.L. n. 43,
b) il rapporto con l’Ospedale Valdese di ’Torre Pellice, regolato provvisoriamente dalla coiivenzione regionale su schema ministeriale, che prevede per il
1981 una retta giornaliera di lire
48.875 (già maggiorata del 15%)
e una spesa provvisoria di lire
764.000.000 annue;
c) il recepimento degli Accordi di Lavoro del personale^ trasferito dai diversi Enti all USL
gestita dalla Comunità Montana
Val Pellice;
Il Consiglio ha inoltre approvato un ordine del giorno a favore dell’Intesa tra la Repubblica Italiana e le Chiese valdesi e
metodiste. K
Secondo le nostre informazioni, assunte alla Facoltà di Medicina di Torino, le affermazioni del doti. Data
(che è incaricato della cattedra di Fisiologia nella Università di Chieti)
sono prive di fondamento.
Il dott. Data non ha mai condotto
questi esperimenti presso la clinica ginecologica del S. Anna di Torino, come
da lui dichiarato. E’ già venuta la
smentita anche dal prof. Morra al
Tg 2.
Inoltre alcune delle affermazioni
contenute nelVarticolo apparso su Oggi
sono prive di fondamento scientifico.
SS
a Telepinerolo
Canali;
56: per il comprensorio
27: per Pinerolo
32 ■ 41 - 43 - 54: per Val Chisone
24 - 49: per Val Pellice
Ogni sabato alle ore 20,20
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CON L’EVANCELO
rubrica a cura di
Franco Dawite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
Sabato 25 aprile: I Protestanti nella Resistenza.
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CRONACA DELLE VALLI
24 aprile 1981
FRALI
La stalla di Bout du Col
Ricostruita la bergeria dell’alpeggio più noto della Val Germanasca I turisti potranno visitarla e acquistare direttamente i suoi prodotti
Quello di Bout du Col è, a buon
diritto, il più noto fra i numerosi alpeggi che costellano la Val
Germanasca e questo non solo
per i suoi bei pascoli che si
estendono fino al confine, ma anche per i numerosi fatti storici
legati a questa zona.
L’alpe di Bout du Col è citato
in documenti di poco posteriori
all’anno mille. Da qui sono transitati i resti di arn-iate in fuga,
poveri emigranti che cercavano
nella ospitale Francia uno sfogo
alla miseria ed alla fame delle
nostre valli, centinaia di valligiani — uomini e donne — che si recavano nel Queyras ad acquistare bestiame (muli, vitelli) e derrate alimentari indispensabili alla famiglia (sale, zucchero, ecc.)
nei periodi in cui era più comodo e sicuro scavalcare i colli, magari in pieno inverno, piuttosto
che scendere a Pinerolo.
Poi questo transito è cessato
col mutare dell’economia e del
tenore di vita dei nostri valligiani ed è stato sostituito dall’afflusso dei numerosi turisti che durante l’estate amano scarpinare
sulle belle montagne che circondano Bout du Col o “picnicare”
sui bordi della carrozzabile che
conduce fino in fondo al vallone.
Da testimonianze pervenute fino
a noi pare che un tempo gli abitanti trascorressero qui tutto
l’anno, ma poi il villaggio è stato declassato a “mianda” e numerose famiglie di Pomieri e di
Giordano vi salivano durante i
mesi estivi per pascolare il bestiame e per coltivare i campi
ed i prati adagiati attorno alle
abitazioni. Questo stato di cose
si è protratto fin dopo il secondo conflitto mondiale, poi è iniziato il progressivo abbandono
da parte dei proprietari locali a
favore dei mandriani venuti dalla pianura. Contemporaneamente
si è registrato un grave deteriorarsi delle condizioni di stabilità
delle costruzioni, sia a causa del
fuoco appiccato dai tedeschi, sia
a causa della neve e delle valanghe, sia infine per le alluvioni
che hanno compromesso la stabilità delle case costruite su terreno sabbioso presso al torrente.
Questo deterioramento degli
stabili ha raggiunto negli ultimi
anni un livello tale che i proprietari si sono trovati nella necessità di provvedere ad un radicale rifacimento.
Di qui la decisione di costruire una nuova bergeria, moderna
e razionale, più a monte, presso
la vecchia teleferica portaferiti,
a lato della strada carrozzabile.
A questo scopo si è costituito un
regolare Consorzio tra alcuni dei
proprietari dei prati e dei pascoli che qui, come in tutto il vallone di Frali, sono divisi in soldi e denari e consentono la monticazione di 120 bovini e 800
ovini.
Non potendo, ovviamente, sostenere da solo tutte le spese inerenti la nuova costruzione, il
Consorzio circa sei anni fa ha
avviato una pratica di finanziamento regionale che ha avuto un
iter burocratico lungo e travagliato, ma, finalmente, due anni
fa si è potuto mettere mano ai
lavori. Lavori che si stanno portando a termine in questi mesi
per cui si pensa che la nuova bergeria possa entrare in funzione
fin dalla prossima estate.
La nuova stalla ha una capienza di 120 capi bovini e vi sono
annessi box per i vitelli, i maiali,
il deposito dei mangimi, ecc. Si
compone di due corpi separati:
uno con 80 posti, l'altro con 40.
La stalla è stata realizzata con
un prefabbricato in cemento consistente in moduli biposto costituiti da placche in precompresso
che vengono assemblate al momento della posa in opera. Anche la copertura è realizzata con
placche precompresse ed è .sostenuta da pilastrini pure in cemento. Nel tetto, per tutta la sua
lunghezza, è praticata un’apertura che favorisce un razionale ricambio dell’aria
Il letame può essere rimosso
con l’aiuto di un trattore o per
mezzo dell’acqua corrente che lo
convoglia ad una vasca di circa
cento metri cubi che, a sua vol
ta, è collegata ad una cisterna
di cinquanta metri cubi che raccoglie i liquami che vengono utilizzati per la fertirrigazione dei
prati sottostanti.
Vicino alla stalla sorge l’abitazione costruita con una struttura di blocchi di argilla espansa su cui poggia il tetto consistente in una orditura di larice
ed una copertura in tegole canadesi.
L'abitazione comprende un angolo cucina, un ampio tinello,
due camere da letto, i servizi con
doccia ed una enorme mansarda
per il deposito di attrezzi e masserizie. Nella stessa costruzione
sono sistemati il locale per la lavorazione del latte (interamente
piastrellato e lavabile con acqua
corrente), la cantina ed il locale
per la vendita dei prodotti al
pubblico. In questo modo si pensa di incrementare notevolmente la vendita diretta dal produttore al consumatore. Vendita che
finora si limitava a clienti prevalentemente valligiani, poiché
pochi escursionisti scendevano a
comperare a Bout du Col, sia
perché la baita è poco visibile,
sia perché la strada di accesso
è estremamente malagevole.
Quindi i gitanti che si recheranno l’estate prossima a Bout
du Col avranno almeno due motivi di interesse in più: visitare
la bella realizzazione ed acquistare direttamente dal produttore
dei cibi genuini ad un prezzo
conveniente.
In questo modo il Consorzio
ha brillantemente risolto il problema della nuova bergeria, male preoccupazioni non sono finite. Molti conti rimangono da saldare, malgrado l’ingente impe
gno finanziario e di lavoro già
profuso dai soci, anche perché
una parte del finanziamento regionale è stata erosa dalle lungaggini burocratiche e dalla inflazione galoppante. Rimane il
problema dei numerosi soci del
Consorzio del pascolo che non
hanno ancora aderito al Consorzio della nuova stalla. Poi bisognerà pensare ad un radicale miglioramento del pascolo (che negli ultimi anni si è molto depauperato a causa dell’inarrestabile
avanzare del sottobosco: ontano,
rododendro, mirtillo) sia con la
immissione di maggior bestiame,
sia con un costoso lavoro di decespugliamento, eseguito con la
ausilio dei più moderni ritrovati
in campo di meccanizzazione
agricola montana. Esiste la necessità di fornire la nuova costruzione di una centralina elettrica autonoma, di migliorare il
sistema di fertirrigazione e la
strada di accesso nel tratto Ribba - Bout du Col.
Come si vede, il lavoro da fare
è ancora molto. Ma ci pare di poter affermare che la strada intrapresa dai coraggiosi soci del Consorzio per la costruzione della
nuova stalla di Bout du Col sia
quella giusta, in vista di una conservazione della montagna e di
un suo più razionale sfruttamento. Speriamo che non venga loro
meno il coraggio ed il supporto^
— anche finanziario — degli Enti
che dovrebbero favorire la rinascita dell'economia montana _ e
che l’esempio fornito dai pralini
possa servire da incentivo alla
nascita di nuovi Consorzi e nuove iniziative.
erregi
U.S.L. 44
Presa di posizione
dei quartieri di Pinerolo
Sabato 11 aprile si è svolta presso
il Cine Roma un’assemblea pubblica
suirUnità Sanitaria Locale (USL 44)
alla quale sono stati invitati il Commissario deirUSL, i 21 Comuni associali, le forze politiche, sociali e sindacali, le istituzioni scolastiche, tutti
gli operatori socio-sanitari e la popolazione, mediante locandine, volantini
e organi di informazione locali.
Mentre valutiamo positivamente la
risposta all’invito, in quanto erano presenti un centinaio di persone che hanno contribuito al dibattito con una
dozzina di interventi, dobbiamo sottolineare negativamente l’assenza, tra gli
altri, dei rappresentanti dei Comuni
componenti l’assemblea generale delrUSL e delle Organizzazioni sindacali
nel loro complesso.
Dal dibattito sono emersi alcuni
problemi che riteniamo prioritari :
1) ISon costituzione delVorgano politico di gestione — tale assenza lascia
vuoto un punto cardine della riforma
che prevede la centralità dei servizi,
permettendo che siano invece gestiti
esclusivamente dai tecnici che tendono cosi a privilegiare il ruolo centrale deirOspedale.
2) Organizzazione dei servizi:
a) medicina di base : dovrebbe essere la struttura portante della riforma — occorre il massimo sforzo perché
venga coinvolta in questo processo innovatore.
b) presidi ospedalieri : non devono assumere un ruolo centrale ma integrato nella programmazione dei servizi sanitari dell’USL.
c) servizi territoriali: esigenza di
organizzarli con alcuni servizi di
intervento a livello di distretto o subdistretto e con altri interventi specialistici a livello di USL.
3) Integrazione e coordinamento
servizi sanitari e socio - assistenziali. E’
stata ribadita l’esigenza dì mantenere
strettamente collegati anche in questa
fase di duplice dìj>endenza (servizi sa„jlari — USL e .servizi socio-assistenpiaJi — Comune), fermo restando che
Tobiettivo a breve termine deve essere quello di ottenere un unico organo
di governo.
4) Ruolo degli amministratori: deve essere richiesto il massimo di impegno e di disponibilità agli Amministratori affinché contribuiscano positivamente e con chiarezza dì idee alla
realizzazione della riforma, soprattutto in questa fase di transizione.
5) Informazione — e primario strumento per coinvolgere ed ottenere il
contributo della collettività alla gestione della salute.
6) Partecipazione — devono essere
verificati gli attuali momenti partecipativi esistenti (Unità di base, Commissione congiunta, Comitato di partecipazione del consultorio, eoe.) onde
renderli più aderenti alle strutture
deirUSL ed allo spirito della riforma.
Le proposte emerse e che sottoponiamo agli organismi direttivi delrUSL, sono:
— raccolta ed elaborazione dei dati
epidemiologici degli ultimi anni nel
territorio di competenza dell’USL al
fine di effettuare una corretta programmazione e creare le strutture necessarie;
— revisione delle convenzioni e orari ambulatoriali dei medici generici e previsione di nuovi bandi di concorso con l’assunzione a tempo pieno.
— programmazione di educazione
sanitaria sul territorio diretta a tutta
la popolazione (scuole, fabbriche, quartieri);
— richiesta ai singoli Consigli Comunali di destinare una quota di bilancio (esempio 2%) per iniziative a
favore dei giovani onde prevenire for"
me di emarginazione e dì tossicodipendenza;
— definizione dì un calendario di
assemblee in tutti i distretti al fine di
far conoscere lo stato attuale dei servizi e di rilevare le esigenze della popolazione;
— il Comitato di gestione si impegni con urgenza a definire le forme di
partecipazione dei cittadini singoli o
associali alla programmazione, alla gestione ed al controllo dei servizi.
Il Coordinamento dei
Quartieri - Pinerolo
PENTECOSTE ’80
NON E’ UN PUNTO D’ARRIVO
Concludiamo la riflessione sulla
esperienza di Pentecoste *80
La comunità
e la vita sociale
Gli anni ’80 non sono solo
importanti perché li viviamo
in prima persona, ma anche
perché in essi il nostro territorio, come gli altri d’altronde, dovrebbe darsi un nuovo
assetto. Infatti con la promulgazione della Costituzione (1.1.1948) aveva inizio un
processo di decentramento del
potere dello Stato alle Regioni e da queste alle Comunità
Montane, su tutta una serie di
temi che toccano da vicino la
vita sociale. Purtroppo questi
principi, riscoperti durante
la lotta di liberazione, sono
poi stati boicottati, per cui
solo dopo oltre trent’anni dalla sua promulgazione il dettato costituzionale incomincia a
diventare realtà per questi settori. Questo significa che su
molti temi — assistenza, sanità, assetto del territorio
ecc. l’organizzazione non dipende più da qualche ente
lontano fisicamente e burocraticamente, ma dalle decisioni che vengono prese in
zona (consigli di Com. Montana, di Unità Locale, di Comprensorio). Si aprono quindi
nuove responsabilità e si
presentano nuovi compiti, non
solo agli amministratori eletti nei singoli comuni ma anche a ciascuno di noi come
parte responsabile del tessuto sociale. Con questo innegabile passo avanti, che comunque solo nella partecipazione attiva può diventare un
avanzamento reale, non ci si
può però illudere che d’ora
innanzi tutti i problemi saranno appianati. Dal novero
di questi temi ne rimane comunque fuori qualcuno di essenziale, per es. il lavoro nell’industria. Le aziende che nel
dopoguerra e sulla scia del
miracolo economico si erano
ingigantite (auto, elettrodomestici e quelle che per esse lavorano) ora sono in fase
di sovrapproduzione. Mentre
quelle del settore tessile sono in perenne fase di trasformazione. Dobbiamo qui ricordare che è stata proprio la
mancanza di alternative per
le vallate alpine che ha condotto a fondo valle e in pianura centinaia di famiglie ad inseguire proprio queste industrie che ora drasticamente
riducono gli organici.
Le comunità quindi in quanto composte di persone inserite nei problemi quotidiani,
hanno una grossa responsabilità nel curare che a fianco
della vita culturale e comunitaria, vi sia anche uno spazio
per un dibattito sulle possibilità di lavoro.
In questa prospettiva a Pentecoste ’80 si è dato uno
spazio a quelle iniziative, sorte in questi anni in vallata,
che, seppure ancora in fase
sperimentale sono indicazione di possibili alternative per
valorizzare il territorio montano. Abbiamo quindi visto
degli stands illustranti iniziative di sviluppo agricolo —
costruzione di nuovi alpeggi
— costituzione di cooperativa per la raccolta, trasformazione e commercializzazione
di prodotti montani (latte, formaggi, frutta) e altri stands
dei servizi socio-sanitari recentemente realizzati — (domiciliari, centri di incontro,
consultori) e quelli già in
precedenza operanti — ospedale, case di riposo, convitto,
AVIS.
In altri stands erano presentate le iniziative turistiche, la Gta (Grande Traversata delle Alpi) che nella sola
Val Germanasca ha due posti tappa — i musei di Frali,
Rodoretto e Balziglia, che
trovandosi sul suo percorso
valorizzano e incentivano
un turismo più qualificato.
Ed infine lo stand delle guardie ecologiche che hanno iniziato un lavoro di informazione e di tutela del patrimonio naturale.
A fianco di queste iniziative vai la pena qui ricordare
che negli ultimi anni sono
sorte in alcuni comuni delle commissioni che hanno
ulteriormente ampliato l’arco
della partecipazione sui temi
più diversi, dal tempo libero
alla cultura, dalla scuola ai
servizi sociali e sanitari, ed
ancora alcuni gruppi femminili all’intemo ed aH’esterno
delle comunità che appoggiano il lavoro del consultorio.
Questa volontà di discutere, di organizzarsi, di utilizzare delle risorse in cui dei
credenti ritengono di poter
portare un loro contributo
non deve essere lasciata cadere.
È nell’essere insieme non
solo per noi, e nell’ascolto
della Parola di « Chi fa ogni
cosa nuova » che vi potrà essere un domani anche per le
nostre valli.
Con questa scheda termina
la riflessione su alcuni temi
affrontati durante la festa.
Al più presto verrà realizzato un audiovisivo, che, unendo l’immagine alla ricerca così come si è venuta sviluppando, vuole essere uno strumento a disposizione delle
comunità. La commissione
coordinamento
Doni Asilo di San Giovanni
Doni per nuova costruzione pervenuti
nei mese di marzo 1981.
L. 5.000: Mirella e Silvio Tourn, in
mem. di Paschetto Elisa; Visentini Maria, in mem, di Visentini Giuseppe;
Visentini Maria, in mem. di Russo Giuseppe (osp. Asilo).
L. 10.000: Edoardo e Aiina Rostagno,
in mem. di Gobello Elisabetta; Unione
Femminile di Luserna S. G., in mem.
di Elena Gönnet ved. Creste; Unione
Femminile di L. S. G., in mem. di Tinette Benech ved. Berlin; Stocchetti
Vittoria (Genova); Malan Emma, in
mem. dei miei cari; L. G. Gay, in memoria di Tinette Berlin Benech.
L. 20.000: Sandro e Elda Zighin-Malan, in mem. di Lina Malan Long
(U.S.A.); Elena e Rino Fasnoso, in
mem. della cara Tinette Berlin; Mina
e Ferruccio Signoretti, ricordando affettuosamente la carissima amica Tinette Berlin.
L. 24.000: Mourglia Enrico e Emma
(Rorà).
L. 30.000: Long Monti Emilia, in memoria di Tinette Benech ved. Berlin
(osp. Asilo); Maianot Alliaud Anna,
in mem. di Tinette Benech ved. Berlin.
L. 50.000: Marisa Maianot Bounous,
in mem. dei miei cari; Enrica e Aldo
Malan, in mem. di Tinette Bertin Benech.
L. 66.000: I dipendenti dell'Asilo, in
mem. di Gobello Elisabetta,
L. 70.000: Bongardo Norberto (Alzate).
L. 100.000; Laura Monastier, in mem.
di Papà, Mamma e Linette.
L. 105.000: In mem. di Tinette Bertin
Benech, alcuni colleghi della figlia.
L. 200.000: In mem. di Gobelio Elisabetta, I nipoti Livio e Gianni Gobello e Ester Volta; In mem. di Tinette
Bertin Benech, la figlia.
L. 5.114.281; I.G.A. (tramite la Tavola Valdese).
Doni per il fondo di solidarietà ricevuti nel 1" trimestre 1981.
L. 5.000; Reynaud Lea (4 vera.).
L. 10.000: Bertin Stefano; Sig. Bert.
L. 15.000: Dott. Peyrot Gianni (2
versamenti).
L. 20.000: Rostagno Clara; Odetto
Yvonne.
L. 30.000; Long Monti Emilia, riconoscente al dr. Pasquet.
L. 45.000: Klopfenstein Maria.
L. 50.000: Gaydou Guido e Nelly.
L. 100.000; N. N.
L. 200.000: B. A.
9
24 aprile 1981
CRONACA DELLE VALLI
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLiCE
A favore delUntesa
Proseguendo nella pubblicazione delle numerose prese di posizione dei comuni, delle comunità montane, degli organismi
sociali e politici sulla Intesa, presentiamo qui sotto l’ordine del
giorno votato all’unanimità il 13
aprile scorso dal Consiglio della
Comunità Montana.
Nella Comunità Montana sono
presenti le seguenti forze politiche: PCI, PSI, Indipendenti di sinistra, PLI, PRI, DC, Indipendenti.
Il Consiglio della Comunità Montana Val Pellice
PRESO ATTO che il progetto di intesa per la regolamentazione dei rapporti tra la Repubblica Italiana e le Chiese Valdesi e
Metodiste, pur essendo definito dal febbraio del 1978, non è ancora
stato ufficialmente concluso e firmato in sede di Governo per la sua
presentazione in Parlamento;
CONSIDERATO che l’art. 8 della Costituzione garantisce la
uguaglianza e la libertà per tutte le confessioni religiose e prevede
le trattative per giungere a delle intese;
RESO ATTENTO dalla mobilitazione delle Chiese Valdesi e
Metodiste nella settimana dal 14 al 22 febbraio;
SOTTOLINEATO che le suddette Chiese sono ancora oggi soggette alla legislazione fascista dei culti ammessi, legislazione discriminatoria e limitativa della libertà religiosa;
CHIEDE al Governo di provvedere a portare sollecitamente a
compimento la trattativa dell’intesa tra la Repubblica Italiana e le
Chiese Valdesi e Metodiste, dando cosìi attuazione ad un articolo costituzionale tuttora disatteso;
AUSPICA il superamento del regime concordatario nello spirito di libertà e di uguaglianza delle confessioni religiose;
DA’ MANDATO al Presidente di trasmettere questo ordine del
giorno al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio
dei Ministri, al Presidente della Camera dei Deputati e del Senato,
ai Gruppi parlamentari.
DIBATTITI
Paolo e le donne
AGAPE
Sul numero del 27 marzo di
questo giornale abbiamo letto
una lettera in cui si esprimeva una critica nei confronti di
un volantino che alcuni componenti del Grupno Giovanile Evangelico, e non tutto il gruppo come era stato erroneamente indicato, hanno scritto e distribuito
in occasione della giornata della
donna, domenica 8 marzo. Vorremmo ora cercare di spiegare
meglio il senso e il contenuto di
quella iniziativa.
In una occasione in cui molti
gruppi di donne si sono ritrovati
per discutere e manifestare il
“loro problema”, abbiamo pensato di redigere un documento
che fosse espressio,ne del pensiero di uomini e donne, indirizzato a uomini e donne della comunità. Pensiamo che l’impegno
delle donne e dei collettivi femministi, pur avendo caratteri specifici, non debba ridursi ad una
lotta contro i maschi oppressori; sono invece gli appartenenti
ad entrambi i sessi a dover lottare per l’emancipazione da una
cultura che non è coerente col riferimento all’Evangelo nel quale
dicono di credere. L’intenzione
nostra era di sensibilizzare la
comunità e di offrire lo spunto
per la discussione. Avremmo potuto rifarci alle parole di Gesù,
trovando un sostegno indiscutibile e senza contraddizioni. Ci è
sembrato invece più vicino alla
nostra situazione cercare nelle
parole di un uomo quale l’apostolo Paolo, che è sempre stato
accusato di antifemminismo, la
testimonianza di un cristiano, il
suo sforzo di fare proprio l’insegnamento del Maestro. Abbiarno
preso in considerazione un insieme di testi dello stesso autore,
i quali però esprimono su uno
stesso tema concetti contrastanti.
Da un lato troviamo delle affermazioni definibili come antifemministe (es. T Tim. 2: 11-12,
Ef. .S; 22-24), dall’altro delle indicazioni diverse dalle prime,
maggiormente inquadrabili, a nostro avviso, nell’insegnamento di
Cristo (es. leggendo Ef. 5 in modo completo fino al versetto 32,
eli ultimi 4 versetti di Gal. 3,
Col. 3; 18-25; 4; 1).
Secondo noi bisogna fare una
distinzione tra Paolo storico e
Paolo teologo cristiano. L’apostolo è vissuto in un periodo in
cui certamente le donne non potevano esprimersi su di un piano
di parità. Ciò rientrava perfettamente negli schemi della cultura
di allora e di questa cultura Paolo era impregnato; contemporaneamente, però, egli possedeva
la fede in Cristo.
II grande sforzo di quest’uomo
è stato di vivere dentro e sopra
la prima con la seconda, dentro
e sopra la cultura con la fede.
11 Paolo storico è stato antifemminista ma non il Paolo teo
Speranze dei lavoratori
e politiche del sindacato
Da 7 anni Agape organizza in collaborazione con le Equipes Ouvrières Protestantes un incontro annuale tra lavoratori italiani e francesi, alternativamente in Italia e Francia.
L’incontro di quest’anno prevede
giovedì 30 aprile:
— arrivo dei partecipanti dopo la cena;
venerdì 1° maggio: ^ ,
— riunione a gruppi nazionali su «Quali sono le speranze
dei lavoratori»;
— Relazione di Georges Coufflgnal su « Le politicne sindacali in Italia e Francia »;
— discussione in gruppi tematici;
— serata in comune,
sabato 2 maggio:
— studio biblico a cura di Ermanno Genre;
— discussione in gruppi tematici;
— incontri a Rivalta, Torino, Piossasco;
— serata libera,
domenica 3 maggio :
— studio biblico a cura di Ermanno Genre;
— discussione in gruppi nazionali;
— conclusioni e proposte per ì prossimi incontri;
— partenza dei psirtecipanti dopo il pranzo. _ . . „ ,
L’incontro si svolgerà alTIstituto Filadelfia, via Lmgi Colla 22, 10098 Rivoli - tei. 0121/9587600.
LE ISCRIZIONI
Vanno indirizzate a Segreteria di Agape, 10060 Frali telef. 0121/8514.
logo. Di questa sua ricerca noi
troviamo espressioni diverse. Ci
sembra che proprio nelle contraddizioni alle quali abbiamo
accennato sia riflessa la nostra
situazione. L’impegno che ci viene testimoniato da Paolo dobbiamo farlo nostro, dobbiamo fare
uno sforzo per liberarci dal giogo che la nostra cultura c’impone, per essere liberi ed uguali in
Cristo. Questo sforzo noi non lo
cogliamo né nella chiesa né all’interno delle comunità. Solo venti
anni fa la Claudiana pubblicava
infatti dei catechismi nei quali si
indicavano come norme di vita
dei principi fortemente antifemministi, provenienti da una lettura di tipo fondamentalista. Né
ci sembra che il pastorato esteso alle donne sia un sufficiente
segno di em.ancipazione, mentre
nelle nostre famiglie, tra i nostri
giovani e nelle Scuole Domenicali continuano ad esserci ruoli
distinti a priori per l’uomo e per
la donna.
— In un tempo in cui non si
pratica un’educazione sessuale,
con la conseguente mancanza di
coscienza sul proprio essere persone sessuate e sul modo di esserlo (con i conseguenti problemi, emersi nei dibattiti sull’aborto);
— in un tempo in cui si banalizzano i rapporti umani, le persone, « le quali in nome dei diritti e della libertà stanno santificando il parziale, il transitivo,
l’incompleto, il superficiale» (vedi pornografia);
— in un tempo in cui si confonde innamoramento e amore,
si vivono dei rapporti che servono da paravento alla solitudine o
sono un piedistallo per farsi delle esperienze, e si ignora l’amore responsabile e la conseguente
etica;
— in un tempo come questo ci
sembra che, per intaccare la cultura che ci circonda, sia utile seguire l’esempio di Paolo, conoscere e cercare il tipo di equilibrio che egli ha costruito tra la
propria fede e la cultura del suo
tempo.
Walter Ricca
Bruno Frache
Anna Bosio
Giovanni Michelin Salomon
Torre Pellice
Hanno collaborato: Thierry
Benotmane, Marco Borno,
Gino Conte, Franco Davite,
Dino Gardiol, Ermanno Genre, Raimondo Genre, Antonio Kovacs, Andrea Mannuc-_
ci. Luigi Marchetti, Giovanni
Scuderi, Alfredo Sonelli,
Franco Taglierò, Esmeralda
Tron, Mauro Gardiol.
BOBBIO PELLICE
« Ringraziamo la comunità di
Bobbio Pellice dell’ospitalità durante la settimana delle Palme.
Questo incontro è stato per
ognuno di noi un arricchimento.
Abbiamo apprezzato il vostro
senso dell’ospitalità e la vostra
semplicità. Ringraziamo il vostro pastore per l’organizzazione
del soggiorno, le famiglie che ci
hanno ospitati. Guido Odin che
ci ha presentato delle diapositive
sulle valli, il coretto di Torre
Pellice venuto apposta per noi
il sabato sera, ed i giovani bobbiesi con i quali abbiamo passato dei bei momenti. Vi preghiamo anche di scusarci per le tensioni che nascono sempre quando un gruppo di giovani si rende all’estero e vi aspettiamo a
Bevaix ».
Jean Pierre Roth
ed il gruppo dei Catecumeni
• Durante il culto delle Palme
sono stati ammessi nella comunità; Pontet Adriano, Geymonat Gisella, Negrin Renata, Charbonnier Mario, Geymonat Patrizia e Melli Giovanni. Ciascuno trovi nella Chiesa di Gesù
Cristo un posto dove potrà mettere i suoi doni a disposizione
della comunità.
e Venerdì, 24 aprile, alle ore 21,
teatro a Bobbio ; « Libertà d’essere matti » di V. Sivera. M. Marocco. Teatro Cabaret con M.
Zucca.
• Domenica 26 aprile. Pesta di
canto; culto alle ore 10.30 con la
partecipazione delle scuole domenicali di Bobbio e Torre Pelre Pellice. Alle ore 11.15: breve
assemblea di chiesa. A mezzogiorno: pic-nic con le scuole domenicali. Alle 14.30: Bazar.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
ANGROGNA
• Afflusso eccezionale ai culti
di Pasqua al Capoluogo e a Pradeltorno. Otto catecumeni; Arnoul Oscar, Bertin Marisa, Long
Nella, Malan Marco, Malan Luisella, Monnet Renzo, Plavan Ida,
Ricca Eliana hanno partecipato
alla Cena del Signore in un clima di grande fraternità, nel Tempio tutto rimesso a nuovo. Alla
Commissione stabili, a tutti i volontari che si sono prodigati va
il nostro grazie.
• Domenica 26 alle 14.30 in
Sala si terrà la tradizionale « Pesta degli anziani » organizzata
dall’Unione Femminile: partecipate. Sempre domenica 26 alle
21 a Pradeltorno, nel Tempio,
il gruppo giovanile diretto da
P. Taglierò presenta « Beichemma en reire per ana avanti » :
canti e proverbi del nostro mondo. Colletta per gli stabili.
I bambini delle scuole domenicali saranno ospiti, domenica
26, della chiesa di Luserna San
Giovanni per la ’festa di canto’:
partecipazione al culto, pranzo
al sacco e passeggiata.
• Mercoledì scorso abbiamo
salutato, per l’ultima volta, Giordan Ines, deceduta all’età di 83
anni. Risiedeva al ’Carlo Alberto’ dove ha trascorso serenamente gli ultimi 17 anni della sua
esistenza.
« Noi dichiariamo che Gesù
Cristo è il centro della nostra
fede e promettiamo di seguire la
Sua Parola in qualsiasi circostanza. Inoltre chiediamo di far
parte di questa comunità e affermiamo di credere tutti nel
medesimo Signore. Infine vorremmo continuare ad approfondire la conoscenza della Parola
del Signore nelle varie forme in
cui si presenta ».
E’ la confessione di fede che i
23 catecumeni della nostra comunità hanno letto durante il
culto della domenica delle Palme, confermando il voto del loro
battesimo.
La comunità ha accolto con
gioia questi giovani che sono entrati ora a far parte viva della
Chiesa e con essi, nel solenne
raccoglimento del culto presieduto dal pastore Adamo, ha pregato il Signore perché continui
ad accomnagnarli con la Sua
grazia nelle vie della fede e del
servizio cristiano.
Dopo il culto, alcuni di essi
con parenti ed amici hanno partecipato, nella Sala Albarin, al
pranzo comunitario preparato
con la solita cura dalla comissione ricevimenti. Quest’agape aveva lo scopo di evidenziare l’aspetto della gioiosa comunione fraterna.
La sera del Venerdì Santo i
neo confermati hanno presieduto
il culto con letture bibliche e con
messaggi preparati e discussi in
gruppo che sono stati molto apprezzati dai fratelli e dalle sorelle presenti.
• Ai culti della Settimana Santa la Corale ha dato il suo prezioso contributo canoro ed in
modo particolare il giorno di Pasqua con l’esecuzione di una
composizione musicale del prof.
F. Rivoir.
• In occasione della Festa di
canto delle Scuole Domenicali
che avrà luogo domenica 26 c.m.
avremo la gioia di ospitare le
scuole di Rorà e di Angrogna.
Diamo loro il più affettuoso benvenuto.
SAN SECONDO
• Una comunità compatta e
molto numerosa ha circondato i
confermati in occasione del culto pasquale ed ha partecipato
con loro alla Santa Cena. La Corale è stata presente al culto di
confermazione ed a quello di
Pasqua non solo per eseguire
cori di circostanza, ma anche per
sostenere il canto, sempre un
po’ in difficoltà in occasione di
grandi assemblee.
• Il 15 aprile è deceduto nella
sua casa dei Tilla (Brusiti) Luigi
Paget all’età di 82 anni, dopo un
lungo periodo in cui la sua salute era lentamente declinata.
Rinnoviamo il nostro affetto alla
vedova ed a tutta la famiglia.
• Esprimiamo anche la nostra
solidarietà a Renata Comba in
Fornerone (Cavoretto) per la
perdita del padre.
TORRE PELLICE
• La settimana di Pasqua ha
visto affluire, come ogni anno,
un gran numero di persone di
molte comunità, non solo italiane ma anche straniere, tanto che
la liturgia del culto pasquale è
stata tenuta in francese e in inglese oltre che in italiano. A tutti questi fratelli e a quelli che,
con l’inizio della bella stagione,
verranno a far visita alle Valli
e in particolare alla chiesa di
Torre Pellice, esprimiamo il più
fraterno benvenuto.
• Ricordiamo il concerto che
Corale e Coretto offriranno sabato 25 alle ore 21 nella Sala della Casa Valdese.
• Le Scuole Domenicali riprendono i loro corsi sabato 25
alle ore 14,30. Il giorno successivo i bambini si recheranno con
i loro monitori a Bobbio Pellice
per la Pesta di Canto. Usufruiranno del pullman di linea in
partenza alle ore 8,25 : sono però
gradite eventuali offerte di posti
in automobile!
• A causa della visita delTUnione Femminile di Firenze, la
prevista conferenza di G. Platone sul tema « Gesù e i niassmedia ; l’esempio di Pasolini » è
rinviata a venerdì 15 maggio alle
ore 21 .
POMAREnO
L’assemblea di Chiesa è convocata per la domenica 10 maggio
p.v. alle ore 10 nel tempio. All’Ordine del Giorno: Relazione finanziaria anno 1980; Bilancio
Preventivo di spesa per l’anno
1981; Impegno «Cassa Culto» per
l’anno 1982; Eventuali varie.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
de.stinazione, preventivi a richiesta :
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino - tei. (Oli) 6270463 - 6272322.
COMUNITÀ' MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo Infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
rOSPEDALE MAURIZI ANO - Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso l'OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
Sabato 25 e domenica 26 aprile
Torre Pellice; FARMACÌA MUSTON - Via Repubblica, 22 Tel. 91.328.
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pollice; martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacìa Gaietto.
AUTOAMBULANZA
Domenica 26 aprile
BIANCIOTTO - Tel. 91558 - 91484
0 tei. 91.288 - Vergnano - Noccioleto.
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellico; Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.; Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8,
dalle ore 14 della vigilia del
giorni festivi alle ore 8 del giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
Sabato 25 aprile
Fenestrelle;
FARMACIA GRIPPO
San Germano;
FARMACIA TRON
Domenica 26 aprile
Pi nasca
FARMACIA BERTORELLO
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pìnerolo - Tel. 22664
Croce Verde Porte v- Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
10
10.
24 aprile 1981
COSTRUIRE LA PACE
Armamenti: siamo
i primi delia classe
L’Italia aumenta le spese militari neM’ambito della Nato - Il fermo
atteggiamento delle Chiese tedesche a proposito degli armamenti
In occasione della recente visita in Europa del segretario americano alla Difesa Weinberger e
della riunione a Bonn dei ministri NATO sono stati sottolineati con insistenza gli elementi di
accordo fra America ed Europa,
ed in modo particolare la necessità di un riarmo consistente « al
fine di ristabilire l’equilibrio strategico compromesso dall’intenso
riarmo sovietico ». Il ministro
americano (La Stampa dell’ll
aprile) ha rivolto espressioni
particolarmente calorose al governo italiano « per la partecipazione dell’Italia allo sforzo comune mirante a ristabilire gli
equilibri militari ». L’elogio alla
nostra nazione è originato essenzialmente da due motivi. Il primo è dato dal fatto che l’Italia
ha subito accettato a suo tempo
senza difficoltà la prevista installazione sul suo territorio dei noti
euromissili a testata atomica ;
mentre il secondo è originato dal
notevole stanziamento per la Difesa, il quale per l’anno 1981 ammonta a 7.520 miliardi, con un
incremento del 30 per cento. Diamo pure per scontato che l’inflazione si mangia il 20 per cento: rimane però sempre un 10
per cento di incremento, di fronte al 3 per cento richiesto dalla
NATO. Alla Difesa dicono che
occorre recuperare i minori stanziamenti degli anni precedenti :
sta di fatto che anche la nostra
nazione si è supinamente adeguata alle direttive del potente alleato americano, nell’ottica quanto mai fallace che l’unico sistema per preservare la pace sia
quello di armarsi sempre di più.
Ma fino a quando potrà durare
questo equilibrio del terrore che
punta inesorabilmente all’aumento del potenziale bellico, col pretesto che questo equilibrio viene continuamente squilibrato?
Resistenza da parte
delle chiese
Anche se coperte da un velo
di ottimismo ufficiale, gli USA
nutrono invece delle apprensioni circa le resistenze interne in
Germania contro gli euromissili
e contro la politica di riarmo in
genere. In queste resistenze si
sono inserite le Chiese cristiane
— sia quella cattolica che quella
evangelica — che sono state rimproverate dal cancelliere Schmidt
di intromettersi nella politica
con la loro autorità. « Penso che
cosi, non possa continuare ».
--------------------------------------\
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto :’eyrot,
Giuseppe Piatone, Luciano Rivoira,
Liliana Vigiielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabiie:
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Redazione e Amministrazione: Via
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Intestato a • L'Eco delle Valli La Luce ».
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Inserzioni: prezzi per mm. di aitazza. larghezza 1 colonna: mortuari
220 - doni 80 - economici 150 per
parola.
Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
« La Luce »: Autor. Tribunale di
PInerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L’Eco delle Valli Valdesi »; Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
Le risposte dalle Chiese sono
state immediate. Quella evangelica (cui Schmidt appartiene) ha
ricordato che esse hanno il dovere di discutere in maniera responsabile — e coerente alla loro
fede — i problemi vitali della
pace e del disarmo. Il presidente degli evangelici dell’Assia, Hild
(fra l’altro è un ex ufficiale) ha
detto di aver simpatia per i pacifisti perché le loro idee sono
« molto positive » ed ha espresso il timore che l’installazione
dei missili in Europa « avvicinerà la catastrofe anziché allontanarla ».
La Chiesa cattolica, da parte
sua, afferma che l’accusa di intromissione da parte di Schmidt
denuncia un « concetto sbagliato » delle relazioni fra Stato e
Chiesa, ispirato all’idea che i po
litici fanno politica e che le Chiese si interessano solo « delle faccende di sacrestia ». Per di più,
un portavoce ha ricordato che
poco tempo prima fu proprio il
cancelliere ad accusare le Chiese
di essere rimaste passive sotto
il nazismo.
In netto contrasto col collega
di partito, il capo del governo
della Renania Vestfalia, Bau, ha
difeso in Parlamento l’atteggiamento delle Chiese che « hanno
il dovere di contribuire al risveglio delle coscienze ». Egli ha anche accusato i partiti di appoggiare le Chiese quando dicono
qualcosa di compiacente e di
condannare come « inammissibili intromissioni » le loro opinioni quando divergono.
Roberto Peyrot
Essere cristiani
nella Resistenza
(segue da pag. 5)
mi spinge verso il tempio di Pomaretto, attraverso la strada dell'Inverso, e mi afferra un desiderio acuto di ritrovarmi in una
riunione fraterna, simile a quella che mi aveva spinto la sera
innanzi, di vigilia, attraverso un
colle reso malagevole dalla neve
che cadeva fitta e dalla vicina
presenza dei tedeschi, verso il
piccolo albero di Natale che sapevo amorosamente preparato in
una grangia da un gruppo di miei
partigiani. Entro nel tempio mentre vi si diffondono gli accordi
dell'organo e un ingenuo, inconscio timore mi trattiene in piedi
al fondo. Taluni mi riconoscono
e mi accorgo che leggermente
trasalgono. Perosa è piena di tedeschi, un buon gruppo di loro
è nei banchi che mi son subito
davanti, ma un vecchietto insiste con cenni continui perché anch’io prenda posto. Non sa chi
sono, non sa quanto la vita braccata che conduciamo ci rende
diffidenti e schivi ad ogni contatto. Lo ringrazio con un sorriso
ed è come se una invisibile mano
prendesse la mia e mi guidasse.
Essa mi porta a sedere a fianco
di un soldato tedesco. Lo osservo, è attento, serio, con la solita
aria cocciuta (la descriveva il
Giusti già allora) agita leggermente le labbra, e la sua fronte
di uomo maturo è spesso segnata da rughe profonde come se un
grave pensiero gli tornasse insistente. A mezzo culto, la corale
inizia il canto di Natale, Notte
Benigna. Ora il vecchio soldato
è tutto preso da una strana agitazione. Ascolta, si piega verso
un altro compagno di sinistra,
ascolta di nuovo e si rivolge a
me e ripete, con una voce rotta
che non riesce a moderare in sussurro: Stille Nacht, anche da noi.
Sì rispondo, anche da voi, in tutto il mondo. Ora il vecchio soldato ha le rughe della fronte ancora più incavate, e con le grosse mani si stropiccia gli occhi,
ma tra le .sue dita cade lo stesso
qualche lacrima. E alla Santa Cena assieme ci avviamo al bianco
lino su cui scintilla il calice, assieme le mani del pastore ci porgono il pane, e lo stesso messaggio è dato per entrambi con le
parole di un unico versetto ».
Conseguenze
nella nostra vita
(segue da pag. 1)
di sopportare le diminuzioni di
carriera che possono derivare
dalla mancanza di servilismo e
di opportunismo; fatica di resistere in un lavoro poco redditizio e faticoso ma necessario e
utile; fatica di guardare al di là
del proprio interesse personale,
familiare o di gruppo verso un
progetto di società più giusta e
partecipata.
Ma anche fatica di educare i
figli bilanciando l’esigenza e la
comprensione, di portare avanti
una gravidanza non programmata, di tentare la ricostruzione di
una unione messa in crisi dall’egoismo, da fattori esterni o
semplicemente dall’abitudine. Fatica di curare i propri anziani con
il proprio impegno diretto piuttosto che con la retta di un istituto. Fatica di sopportare i limiti della propria salute, della propria resistenza, del proprio carattere...
In queste come in tante altre
fatiche, oggi più che mai, domina la domanda angosciosa: vale
la pena? Di fronte a delusioni, insuccessi, .sconfitte, il tarlo della
inutilità e dell'assurdità, più ancora che qualsiasi difficoltà esterna, rischia di corrodere e rendere vano ogni sforzo ed è allora il
senso stesso dell’esistenza e del
REFERENDUM
Aborto: iniziativa del
Movimento per la vita
L’obiettivo del Movimento per la vita è l’abrogazione totale o parziale di 10 articoli della legge 194 con lo scopo di
consentire l’aborto solo quando ci sia un grave pericolo per
la vita o per la salute fisica della donna. La possibilità di interrompere legalmente la gravidanza verrebbe così limitata
oltre i confini segnati dalla stessa sentenza costituzionale del
1975, che riconobbe legittimo l’aborto anche in presenza di
un pericolo per la salute psichica della donna. Anche questo
referendum è di tipo modificativo, in quanto chiede all’elettore di apportare cambiamenti sostanziali alla disciplina dell’aborto, sostituendosi al Parlamento ed approvando alcuni
emendamenti alle norme della 194. Si chiede l’abrogazione totale degli articoli 4 (casistica per l’aborto entro i primi 90
giorni), 5 (procedure), 8-12-13-14-15 (norme che riguardano le
strutture pubbliche ove si può abortire, le minorenni e le interdette, l’informazione del medico sui contraccettivi, la fori
mazione del personale sanitario da parte delle Regioni), parte
dell’articolo 6 (aborto dopo i primi 90 giorni) e parte del 19
(le pene) relativamente alle norme che si riferiscono ad articoli di cui si chiede l’abrogazione.
Perchè si Perchè no
l’intera impresa umana che è
messo in questione.
La vostra fatica non è vana nel
Signore. Di nuovo, non si tratta
di essere ciecamente testardi, ma
di cogliere la prospettiva di ogni
sana fatica che ha il suo senso
nella pienezza finale che trasfigura e porta a compimento ciò
che è stato imperfetto e frammentario. Ma se c’è una possibilità che fin d’ora questa certezza
dia forza alle nostre mani, questa è legata alla fatica della croce e al compimento della risurrezione.
«Perciò... nel Signore». Tra
questi due riferimenti alla risurrezione di Cristo sta la possibilità di una vita che conosce la fermezza e la perseveranza, la pienezza dell’impegno evangelico e
il senso finale dell’esistenza. Si
pensa talvolta che la fede nella
risurrezione, nell’al di là, nel dopo-morte, sia evasione e rinuncia
alle responsabilità dell’oggi. Paolo ci mostra conte una fede nella
risurrezione rettamente intesa
sia la più formidabile motivazione di una vita piena di umanità
e di responsabilità nell’oggi. A
noi di ricevere questa realtà e
viverla già ora nella gioia e nella
riconoscenza.
Franco Giampiccoli
Tra il giugno 1980 e la fine del
1980, nel nostro paese si sono
avuti circa 500.000 aborti volontari. Il ritmo annuale è di poco
meno di 200 mila aborti l’anno,
cioè una media di 280 aborti ogni
1000 nati vivi. Ma in alcune regioni le proporzioni sono praticamente doppie: 645 su 1000 in
Liguria, 640 su 1000 in Emilia
Romagna. A questo si deve aggiungere che non è definitivamente scomparso il fenomeno dell’aborto clandestino.
Il fenomeno dell'aborto volontario è dunque tragicamente imponente.
Il dramma dell’aborto, uno tra
i problemi più difficili da affrontare nella nostra società, si colloca all’incrocio tra problematiche diverse e complesse che interpellano la nostra coscienza, i
valori etici, i valori giuridici
(morale/diritto), la socialità (individuo/bene comune) e chiamano in causa i principi politici deH'ordinamento statuale: il
principio democratico (cioè i limiti del potere della maggioranza) e il principio pluralista.
Su questo problema non esistono soluzioni facili, perché occorre saper comprendere le ragiorni dell’aborto prima e poi
adottare misure per eliminare il
maggior numero degli aborti.
Sulla posizione della difesa
della vita del concepito dovrebbe esserci un largo consenso, non
solo tra i cristiani ma anche tra i
laici che credono che l’uomo deve essere un « fine » e mai un
mezzo.
La dignità deU’uomo e l’impegno per la sua elevazione sono
alla base della nostra Costituzione (art. 2) che è appunto un ordinamento di tipo personalista e
comunitario fondato sul principio della solidarietà.
L’aver introdotto l’aborto e soprattutto il volerlo liberalizzare,
significa far venir meno uno dei
principi della nostra carta costituzionale che è appunto la difesa e la promozione della vita
dell’uomo.
Inoltre l’aborto è sempre un
fatto traumatico per la donna
che lo « subisce ».
Si tratta quindi di fondare non
la libertà di abortire, ma la libertà di non abortire. La « cultura abortista » nega la solidarietà comunitaria e afferma il diritto individuale ed egoistico. I cristiani in Italia hanno grandi responsabilità per non aver saputo
contrastare questa mentalità con
la testimonianza concreta, collo
stile di vita, con le decisioni politiche assunte. Oggi occorre saper assumere lesponsabilità precise per eliminare le cause sociali ed economiche deH’aborto e
per promuovere una mentalità
favorevole al rispetto della vita
umana.
Ecco perché, come cristiani,
esprimiamo una convinta adesione alla iniziativa del Movimento per la vita che mira ■—
saggiamente — a ridurre e contenere la pratica dell’aborto legale tenendo conto dei vincoli
oggettivi di una situazione contrassegnata da gravi carenze .sul
piano della coscienza etica.
Letizia Pentore
Fra poco tempo non sarò chiamata a votare sull’aborto in sé,
che del resto non si risolve con
votazioni perché è una questione di coscienza.
Dovrò soltanto, come cittadina
italiana, dire se accetto o no alcune proposte di modifica ad
una legge attualmente in vigore
nel mio paese. In quel momento
non potrò certo rinnegare la mia
fede, ma non dovrò nemmeno dimenticare che voterò una legge
che riguarda tutti i cittadini.
Risnonderò « no » alle proposte del Movimento soprattutto
per questi motivi:
1. - Mi pare che, escludendo
quasi tutte le possWilità di aborto, non si tenga conto della realtà, illudendosi di poterla modificare secondo schemi assoluti.
Occorre invece partire dal caso
concreto. Cioè non serve dire:
non approvo l’aborto e quindi ne
rifiuto l’esistenza. Bisogna riconoscere che l’aborto esiste; mentre cerchiamo di eliminarne le
cause, che cosa possiamo fare
per ridurne le conseguenze più
gravi?
2. - Lo Stato nell’emanare le
sue leggi segue principi di opportunità volitica e sociale; in
altre parole, ha il compito di
scegliere il male n-iinore per la
collettività e per i singoli, in una
data situazione storica. Non possiamo pretendere che imponga
a tutti i cittadini, con sanzioni
penali, il rispetto dei valori in cui
crediamo. Possiamo solo testimoniare la nostra fede con i fatti e le parole, sentendoci corresponsabili nei mali di questo
mondo.
i. - La legge 194 tende, sia pure
impeiLettamente, a conciliare i
diritti dell’embrione con quelli
della donna e della coppia, protegge la vita e la salute della donna che abortisce, permettendole
di farlo in ospedale e con la debita assistenza, anche economica.
Le modifiche proposte invece riporterebbero il fenomeno nella
clandestinità, con tutte le relative conseguenze di sfruttamento,
ricatto, rischio per la vita e la
salute, penalizzazione della miseria. Qualcuno ha scritto che la
legge è fallita perché non ha eliminato l’aborto clandestino. E’
una critica infondata: se una ragazza, che magari vorrebbe tenersi il bambino, abortisce perché ha paura che il padre Tammazzi di botte scoprendo che è
rimasta incinta, cercherà sempre
la clandestinità. Questi aborti
per paura delle reazioni altrui
devono essere combattuti in altro modo.
4. - Una delle modifiche più gravi mi pare la .soppressione dell’art. 14, che impone al medico di
fornire alla donna le informazioni sulla regolazione delle nascite. in modo da evitarle di ritrovarsi dopo qualche tempo nella
stessa situazione.
Co.sì voterò «no» per mantenere una legge che ha certo bisogno di essere migliorata, e che
spero lo sarà, senza ricorrere al
macchinoso e costoso istituto del
referendum.
Marcella Gay