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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 23 GIUGNO 1995
ANNO 3 - NUMERO 25
LETTERA AL PRESIDENTE JACQUES CHIRAC
NO ALLA LOGICA
DEL NUCLEARE
KONRAD RAISER*
ignor Presidente, nell’
annunciare l’intenzione della Repubblica francese
di iniziare una nuova serie di
esperimenti nucleari a Mururoa, ponendo così brutalmente fine alla moratoria dichiarata dalla Francia tre anni fa e
salutata da tutte le nazioni,
Lei ha provocato lo stupore e
tma profonda delusione.
Gli argomenti scientifici e
militari da Lei avanzati per
giustificare questa decisione
Sono lungi dall’essere convincenti, come hanno dimostrato le reazioni che essa ha
suscitato nel mondo intero.
La logica della dissuasione
nucleare da Lei invocata è di
un altro tempo. Oggi, sono
rari coloro che ammettono
Pideà che si possa garantire
, “la sicurezza e l’affidabilità’’
-delle armi nucleari, oppure
l'idea che la ripresa degli
esperimenti lontano dalle coste della Francia metropolitana non avrà “assolutamente alcuna conseguenza ecologica”. Per il governo di una
grande potenza mondiale la
difesa di simili idee, oggi,
sfida la ragione e contraddice in modo flagrante gli impegni assunti recentemente
riguardanti la proroga indeterminata del trattato sulla
nonproliferazione delle armi
nucleari.
Le esliese membro del
Consigljo ecumenico delle
chiese hanno più volte chiaramente denunciato la logica
e la pratica della dissuasione
nucleare. Hanno più volte
fatto appello al divieto globale degli esperimenti nucleari nonché all’abbandono
totale di tutte le ricerche destinate a modernizzare o a
inigliorare gli armamenti militari. Hanno condannato conte fondamentalmente imniorali l’idea cinica che la
dissuasione nucleare possa
garantire la sicurezza nazionale o l’idea che possa esserci una qualsivoglia giustificazione nel prevedere l’utilizzo, come ultima risorsa,
delle armi nucleari, per difendere il proprio territorio o
interessi legati alla sicurezza
nazionale.
Le nostre chiese membro
nel Pacifico, le cui popolazioni hanno sofferto così
tanto degli esperimenti nucleari e dello stoccaggio delle scorie nucleari nella loro
zona, sono sempre state le
prime a dare l’allarme al
mondo di fronte a questi pericoli. Nel corso di una recente riunione sulle preoccupazioni del Pacifico, svoltasi
qui a Ginevra, alla vigilia
delle elezioni presidenziali
francesi, i rappresentanti di
quelle chiese hanno espresso
la loro sincera speranza di
vedere la moratoria mante
nuta dal nuovo governo.
Di fronte alla Sua decisione, e contraddicendo il tono
strettamente nazionalistico
della Sua dichiarazione, il
presidente di una di quelle
chiese, la Chiesa evangelica
della Polinesia francese, ha
fatto la seguente dichiarazione: “Condanniamo gli esperimenti nucleari e chiediamo
la cessazione degli esperimenti di Mururoa. Bisogna
fermare la corsa agli armamenti nucleari nel mondo.
Alla vigilia del cinquantesimo anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima, la Chiesa evangelica
riafferma e confessa che il
suo Signore è sorgente di vita. Egli non può accettare la
nostra partecipazione e la
nostra collaborazione nella
costruzione di armi di distruzione. Non chiediamo che
gli esperimenti si facciano in
Bretagna anziché a Mururoa,
è l’arma di morte che condanniamo così come il rischio ecologico che essa
provoca”.
Lei ha detto che la sua decisione è “irrevocabile”. Le
chiediamo però insistentemente di annullarla senza indugio. Non è nella forza di
dissuasione nucleare che la
SEGUE A PAGINA 6
Dio riesce ad amare tutti come se ciascuno fosse il suo prediletto
Dio fa delle preferenze^ non ingiustizie
PAOLO T. ANGELERI
«Io vi ho amati, dice l’Eterno; e voi
dite: “In che ci hai tu amati?’’. Esaù non
era egli fratello di Giacobbe? Dice
l’Eterno; e nondimeno io ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù»
(Malachia 1, 2-3)
Parole difficili, neppùre attenuate da
una traduzione alternativa: «scelto»,
anziché «odiato». Il loro senso non è, si
direbbe oggi, politically correct. Fra indifferenza e differenza, Dio opta per la
preferenza. «Che diremo dunque? C’è
ingiustizia presso Dio?» (Romani 9, 14).
Anche Paolo si pone il problema in tutta
la sua drammaticità. Il passo di Malachia non è enucleabile dal contesto; né è
praticabile la scorciatoia, oggi di moda,
della censura, vuoi implicita per desuetudine, vuoi esplicita per emendamento.
Senza alcun dubbio la storia biblica è
impostata sull’elezione: tu sì, lui no.
Persino Gesù ha le sue preferenze, le sue
simpatie, i suoi esclusivismi affettivi.
Privilegia Lazzaro come suo amico
(Giovanni 11, 36: «...e i giudei dicevano: “ecco come l’amava”»); sceglie dodici discepoli in esclusiva; ha un discepolo prediletto (Giovanni 13, 23: «Il discepolo che Gesù amava»).
O rifiutiamo l’intera Bibbia o ci assumiamo la responsabilità di questo nodo
inquietante. Certo per noi preferenza è
sinonimo di ingiustizia e può dar luogo a
illazioni razzistiche. Non voglio qui riaprire l’antica querelle sulla predestinazione: mi pare più corretto e forse più
utile proporre alcune considerazioni personali. L’amore ha sempre avuto bisogno di una corsia preferenziale; chi ama,
ed è riamato, pretende che quell’amore
sia solo suo, solo per lui. Un amore di tipo diverso potrà venire dopo, senza però
cancellare ciò che sta prima. Ne «L’idiota» Dostoevskij racconta dell’incapacità
del principe Myskin a tradurre il suo
amore universale (generico?) per l’umanità in un appassionamento amoroso per
una donna vicina e concreta. Ama (o
crede di amare?) il genere umano senza
fare differenza ma è incapace di vero
amore, di quell’amore che conosce ed
esige la differenza.
Diceva un bimbo, ospite di un collegio, alla direttrice, che lo privilegiava
portandolo con sé a passeggio: «Porti
solo me, vero?». Nella sua carenza affettiva, pretendeva che quell’atto fosse riservato a lui in esclusiva. Dio non ignora questa peculiarità dell’amore. «Io ti
ho scelto!» dice a ciascuno di noi. «Io
sono un Dio geloso» (cioè esclusivo)
aveva detto sul Sinai. «Scegli e salva solo me!» diciamo noi. E in questo esclusivismo sta la bellezza e il rischio
dell’amore. Non c’è dubbio: l’amore
senza condivisione diventa ingiustizia.
Paolo (Romani 9) sostiene che reiezione «non dipende né da chi vuole né da
chi corre, ma da Dio che fa misericordia». Misericordia a tutti o solo ad alcuni? A Giacobbe l’eletto o anche a Esaù
il reietto? Malachia, per méttere in rilievo l’esclusività dell’amore per Giacobbe, fa dire a Dio: «Ho odiato Esaù».
Tuttavia l’amore di Dio va oltre, ha anche un’altra faccia. Rileggiamo l’episodio conclusivo dell’incontro fra i due fratelli. Ricordate? Giacobbe sostiene di
aver visto il volto di Dio nella faccia di
Esaù (Genesi 33, 10). Già, proprio così:
la faccia di Dio in quella dell’odiato Esaù
il peloso! Ma allora tutto si rovescia: Dio
predilige Giacobbe, ma nel contempo assume le sembianze di Esaù. Ama me come un beniamino; e con la stessa intensità ama anche gli altri. Ma è possibile?
Per la nostra logica, no: esclusività e condivisione si annullano a vicenda. Eppure
per Dio così è: «Io voglio dare a
quest’ultimo, dice il Signore, quanto a te.
Non mi è forse lecito fare del mio ciò che
io voglio?» (Matteo 20, 15). Dio ama di
un unico amore Giuseppe e i fratelli, Giacobbe ed Esaù, Ismaele e Isacco; ebrei e
musulmani, cristiani e non; credenti e
atei. Riesce ad amare tutti come se ciascuno fosse il prediletto. Splendido mistero dell’amore di Dio: in esso riconosco veramente il suo stupefacente volto.
Chiese del Pacifico
Fermiamo gli
esperimenti
Immediate le reazioni delle
chiese del Pacifico alla decisione del neopresidente francese di riprendere gli esperimenti nucleari nell’atollo di
Mururoa. In un comunicato
stampa dell’8 giugno, la
Chiesa evangelica della Polinesia francese, che con i suoi
90.000 membri rappresenta la
metà della popolazione polinesiana, ha ribadito la sua
condanna agli esperimenti
nucleari e ne ha chiesto la
cessazione totale. «Ben decisa a convincere il governo
francese e gli eletti del territorio sul pericolo che rappresenta la ripresa degli esperimenti nucleari, la Chiesa
evangelica si associerà a tutte
le manifestazioni che potrebbero essere intraprese dalla
Conferenza delle chiese del
Pacifico (Pcc), dalla Comunità evangelica di azione apostolica (Cevaa) o da qualsiasi
chiesa impegnata nella difesa
dell’opera del Creatore»,
conclude il comunicato.
Da parte sua, la Conferenza
delle chiese del Pacifico
(Pcc), che rappresenta 31
chiese membro e Consigli nazionali di chiese, in un comunicato del 15 giugno, dichiara: «Insieme ai nostri partner
in Europa, Asia, Usa, Canada, Nuova Zelanda e Australia useremo tutta la nostra influenza e le nostre possibilità
per fermare gli esperimenti
nucleari. Chiediamo al Forum
del Sud Pacifico di fare appello a tutte le nazioni del
mondo, e in particolare all’
Unione europea, affinché usino la loro influenza per impedire alla Francia di riprendere
gli esperimenti».
Infine, l’organizzazione
«Hiti Tau», coordinamento
dei diritti umani e dei diritti
dei popoli autoctoni, ha deciso di agire a vari livelli: a livello locale è prevista una
manifestazione al giorno; a
livello europeo sono state
preannunciate molte manifestazioni.
All’Ascolto
Della Parola
Riconciliarsi
nella casa del Padre
pagina 4
La Riforma in Istria
e nel Friuli
pagina 5
Il testo dell’Intesa
battista
airinterno
L
2
PAG. 2 RIFORMA
venerdì 23 GIUGNO 1995
Intervista al pastore Petr Cervinskij, segretario generale dell'Unione battista ceca
«Perché sono andato all'incontro col papa
»
EMMANUELE PASCHETTO
Sul numero 22 di Riforma
del 2 giugno abbiamo dedicato una pagina alla questione della canonizzazione di
Jan Sarkander da parte di
Giovanni Paolo li, avvenuta
in Cecilia. Per l’occasione riportavamo un’intervista al
pastore Pavel Smetana, moderatore della Chiesa evangelica dei Fratelli cechi, che si
era rifiutato di incontrare il
pontefice, e una sua lettera al
papa in cui chiariva i motivi
di questo rifiuto. Poiché i battisti accettarono di incontrare
Giovanni Paolo II in visita al
loro paese, abbiamo intervistato il pastore Petr Cervinskij, segretario generale dell’
Unione battista ceca, per
chiedergli i motivi di questa
disparità di comportamento
fra Fratelli cechi e battisti.
- Pastore Cervinskij, è vero
che i battisti erano gli unici
protestanti presenti a quell’
incontro?
«È vero che quattro denominazioni protestanti si sono
rifiutate di incontrare il papa
a causa della canonizzazione
di Jan Sarkander, ma nonostante ciò non ero solo a quell’incontro; c’erano anche i
rappresentanti della Chiesa
evangelica luterana della Slesia, c’era un delegato della
Società biblica ceca, protestante, e c’erano i pastori della comunità di lingua inglese
di Praga, la congregazionalista e la battista».
- Come sono le relazioni
ecumeniche fra cattolici e
battisti in Cechia ?
«Le persecuzioni del regime totalitario del passato hanno avvicinato le due parti, sotto diversi punti di vista. Vecchi pregiudizi sono caduti,
tanto che oggi non ci sentiamo più reciprocamente come
rivali. Il fatto che la Chiesa
cattolica sia ora una minoranza nella società ceca ha il suo
peso in questa nuova prospettiva.. Durante la Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani si hanno culti ecumenici
in diverse città, a cui partecipano cattolici e membri di altre chiese. Un altro strumento
utile per il mantenimento dei
nostri rapporti è il Consiglio
ecumenico delle chiese, nel
quale la Chiesa cattolica ha lo
status di membro associato. In
ogni caso, per quanto riguarda
il livello delle relazioni con il
cattolicesimo, i battisti non si
differenziano in nulla dagli altri protestanti».
— E le relazioni con gli altri
protestanti? Il vostro incontro con il papa non potrebbe
causare difficoltà?
«A mio giudizio le relazioni con le altre chiese protestanti sono ad un ottimo livello. Noi collaboriamo nel Consiglio ecumenico delle chiese,
l’Associazione delle chiese
protestanti, neH’Alleanza evangelica o direttamente sul
piano regionale. Abbiamo un
settimanale evangelico comune, alcuni nostri studenti frequentano istituti teologici che
appartengono ad altre chiese
protestanti. Io stesso, per
esempio, mi sono laureato alla Facoltà teologica protestante, dove la maggior parte
degli insegnanti fa parte della
Chiesa evangelica dei Fratelli
cechi. La collaborazione si
sviluppa anche in altri settori.
Sono certo che le buone relazioni non saranno incrinate
dalla nostra partecipazione
all’incontro con il papa. Non
si era concordata una linea
comune in questo caso: prima
deH’arrivo del papa si era deciso che ogni chiesa avrebbe
scelto antonomamente se incontrarlo 0 no».
La nuova sede del seminario internazionale battista a Praga
- Che cosa pensa della canonizzazione di Jan Sarkander?
«Noi riteniamo che la canonizzazione sia un affare interno della Chiesa cattolica.
Dato che non condividiamo il
concetto cattolico di santificazione, non abbiamo il diritto di specificare chi debba
essere dichiarato santo. Dal
punto di vista storico il comportamento intollerante di
Sarkander verso i protestanti
è fuor di dubbio, tuttavia egli
non è stato canonizzato per
aver distrutto l’eresia protestante (per questo motivo veniva venerato ancora nel secolo scorso?), ma solo come
un sacerdote che ha saputo
mantenere il segreto della
confessione anche davanti alla tortura e alla morte. Questo
spostamento di accento ci pare l’espressione di un movimento verso la tolleranza nel
pensiero teologico cattolicp: e
non fa alcuna differenza che
la reticenza di Sarkander a
confessare si rivesta di tratti
leggendari. Da un punto di
vista politico si può. dire che
la canonizzazione lascia del
tutto indifferente la società
ceca secolarizzata, che vede
in essa solo l’aspetto di una
controversia interdenominazionale meschina, che non suscita alcun interesse».
- Com’è la situazione dei
battisti nel vostro paese? Può
farci un confronto fra la situazione odierna e quella degli anni Ottanta?
«Naturalmente, dopo i rivolgimenti del 1989 abbiamo
tirato un sospiro di sollievo.
Tutti i controlli e le restrizioni sulle attività della chiesa
condotti dalle autorità statali
sono cessati. Per la prima
volta, dopo 40 anni, abbiamo
potuto iniziare un’opera all’
esterno dei nostri edifici. La
struttura organizzativa dell’
Unione battista è stata completamente rivista, il che ci ha
permesso anche di ritornare
ad alcuni principi battisti come la libertà responsabile e la
còoperazione reciproca. Contemporaneamente è venuto a
cessare il finanziamento statale che usavamo per il salario dei pastori. Possiamo di
nuovo entrare nelle scuole,
nelle prigioni e negli ospedali. Una scuola biblica battista
è stata aperta a Olomouc, e
parecchi membri delle nostre
chiese lavorano in diversi
progetti sociali e missionari».
- Ci può descrivere brevemente con qualche dato la
vostra presenza nel paese?
«Attualmente nell’Unione
battista della Repubblica ceca
abbiamo 24 chiese con 2.300
membri e 24 pastori. Quasi
tutte le chiese hanno due o tre
stazioni missionarie».
- Che cosa vi attendete dalla presenza a Praga del nuovo seminario battista?
«Siamo davvero felici. Per i
nostri pastori, ciò rappresenta
nuove possibilità di studio
(aggiornamento, buona biblioteca ecc.). Naturalmente
speriamo che qualche giovane delle nostre chiese decida
di studiare teologia e si iscriva al seminario. L’alto livello
di preparazione che esso offre
e la capacità di guardare dentro le necessità della società
contemporanea sono garanzia
che lo studio intrapreso porterà i suoi frutti».
La prima chiesa battista è nata a Stadskanal il 15 maggio 1845
1150 anni dei battisti olandesi
Julius Kòbner era un danese che viveva ad Amburgo,
dove collaborava con Gerhard
Oncken, fondatore nel 1834
della prima comunità battista
sul continente europeo. Nel
maggio del 1845 fu invitato
nel paese olandese di Stadskanal, da un pastore riformato, Johannes Elias Feisser,
scomunicato dalla sua chiesa
per le sue idee «eretiche» sul
battesimo dei bambini. Il 15
maggio 1845, dopo una riunione di studio biblico e di
preghiera tenuta in una casa
di legno alla periferia del paese, Kòbner si incamminò con
un gruppo di sette persone
verso il canale distante circa
200 metri: lì il predicatore danese immerse i sette credenti.
Nasceva così la prima chiesa
battista olandese, di cui Feisser fu il primo pastore. Oggi,
demolita la casetta in legno e
interrato il canale, a ricordo di
quel fatto resta ancora una
piccola comunità di credenti e
il nome «via dei battisti», dato
alla strada dove sorge la chiesa. I battisti olandesi hanno
voluto ricordare quest’evento
di un secolo e mezzo fa, radunandosi il 19 e 20 maggio a
Zuidlaren, una cittadina a una
trentina di chilometri da Stadskanal. I momenti culminanti
del raduno sono stati il concerto serale di venerdì: quattro ore di «modem Gospel» e
di «Christian rock music» con
oltre 5.000 spettatori, per lo
più giovani. Poi un torneo
notturno di pallavolo e un sabato intenso di incontri: culto,
cori, testimonianze, preghiere,
programmi per bambini ecc.
Un motto ha caratterizzato
questa ricorrenza, una frase
che spesso Elias Feisser ripeteva e che suona all’incirca:
«vivi ciò che predichi!», e
Chris Eijer, presidente dell’Unione battista olandese,
ha esortato i convenuti a ricordare sì il passato ma soprattutto a saper vivere nel
presente, ringraziando il Signore perché la testimonianza al Cristo risorto porta frutto anche oggi e ogni anno
aumenta il numero di coloro
che desiderano vivere la loro
fede nelle chiese battiste
d’Olanda. febps)
Bulgaria: una campagna orchestrata dalla Chiesa ortodossa
«I battisti mangiano i bambini!»
Il pastore Theo Angelov,
attuale presidente dell’Unione battista della Bulgaria, che
dal prossimo settembre assumerà la presidenza della Federazione battista europea,
informa che le possibilità che
i battisti portino a termine la
costruzione a Sofia del Centro battista, iniziato l’anno
scórso, sono sempre più scarse. Il Centro dovrebbe comprendere la chiesa, una scuola, un orfanotrofio e il seminario battista. Dopo una lunga trafila burocratica erano
stati ottenuti tutti i permessi, i
timbri, i nullaosta e i documenti necessari per la costruzione, per cui i lavori erano
iniziati alacremente ma negli
ultimi mesi la campagna an
tievangelica orchestrata dalla
Chiesa ortodossa bulgara e
appoggiata dalle autorità si è
fatta sempre più dura. 1 mass
media non perdono occasione
per denigrare gli evangelici e
si è arrivati al punto di scrivere sui giornali che essi mangiano i bambini.
I lavori per la costruzione
del Centro battista sono bloccati da parecchi mesi e ai reclami non viene data risposta, anzi il sindaco ha promesso alla cittadinanza che
non sarà permesso ai battisti
di avere una scuola e un orfanotrofio che possono traviare
i bambini.
II Consiglio comunale, dopo aver rimandato da una seduta all’altra l’esame della si
tuazione, ha trasmesso il reclamo dei battisti a una speciale «commissione per l’educazione e la cultura» trasformando quindi la questione da amministrativa a ideologica. A detta del pastore
Angelov ci si deve aspettare
una risposta definitiva negativa. Pochi giorni fa, il 19 maggio, la televisione di stato ha
mandato in onda un servizio
di 15 minuti contro il progetto dei battisti illustrando i
gravi danni che la presenza
battista arrecherebbe. Tutte le
richieste che i battisti hanno
inoltrato a radio, televisioni e
giornali, per poter spiegare le
loro ragioni o smentire ciò
che veniva detto su di loro,
sono sempre state ignorate.
Cecenia: sono illesi ì membri
dell'unica chiesa battista
GROSNY — Un miracolo ha protetto evidentemente l’unica chiesa battista della repubblica cecena. Così ha dichiarato
Karl Heinz Walter, segretario generale della Federazione battista europea, dopo aver parlato in Asia centrale con persone
che conoscono molto bene la situazione. La chiesa battista di
Grosny conta circa 150 membri; per la maggior parte sono
russi, ma comprende anche alcuni ceceni. «È un miracolo che
uno dei pochi edifici rimasti in piedi sia la chiesa battista»
scrive Walter nella sua relazione al ritorno dall’Asia centrale.
L’edifico si trova a poca distanza dal palazzo presidenziale,
che è stato completamente distrutto dai bombardamenti. La
comunità continua regolarmente a radunarsi nella chiesa. «Un
altro miracolo - prosegue Walter - è che nessuno dei membri
sia stato ucciso o ferito. Sembra incredibile, ma è la verità».
Sono però andate distrutte molte abitazioni dei membri di
chiesa che si trovano quindi privi di tutto ciò che serve per la
vita di ogni giorno. I battisti hanno sempre avuto buone relazioni con i ceceni e sono rispettati. Per questo forse non hanno
trovato difficoltà nella loro testimonianza e sono stati aiutati
dai concittadini e dai militari durante i combattimenti. Le necessità materiali sono immense. Walter ha visitato un campo
profughi che contiene oltre 100.000 rifugiati bisognosi di tutto, a cominciare dal cibo che scarseggia e dagli abiti, perché
gli unici rimasti sono quelli che indossano. «La gente in Cecenia non vede questa guerra come un conflitto etnico o politico
o religioso, ma come il prodotto dèlio scontro fra i due più
grandi clan mafiosi dell’ex Unione Sovietica, quello russo e
quello ceceno» dice ancora Karl Heinz Walter. (ebps)
Il primo convegno dei battisti
dell'Asia centrale
BISHKEK-----1 battisti delle cinque repubbliche dell'Asia
centrale che fanno parte della Comunione di stati indipendenti
(ex Unione Sovietica) hanno tenuto il loro primo convegno a
Bishkek, nel Kirgizistan, il 18 e 19 maggio. Tre sono le Unioni battiste della zona, quella del Kirgizistan, quella del Kazakhstan e l’Unione dell’Asia di centro che comprende i battisti del Tadzikistan, del Turkmenistan e dell’Uzbekistan. La
popolazione è musulmana e in passato la maggior parte dei
battisti di queste zone era di origine russa e tedesca. Ora la situazione è cambiata, perché molti tedeschi sono partiti per la
Germania e molti russi sono emigrati, specie in America. In
Kirgizistan, per esempio, 10.000 battisti hanno lasciato il paese e ne sono rimasti solo più 3.600 e di questi solo 300 sono
kirgisi. In tutti e cinque i paesi si assiste comunque a un incremento dei membri provenienti dall’Islam, nonostante la forte
opposizione e le persecuzioni. I battisti dell’Unione dell'Asia
centrale sono in totale poche centinaia, mentre in Kazakhstan
.sono oltre 11.000 e l’anno scorso hanno avuto 1.607 battesimi.
In quattrocento (la maggior parte ovviamente kirgisi e kazakhi) hanno preso parte a questo convegno dedicato all’evangelizzazione, dove erano presenti anche Karl Heinz Walter,
segretario generale della Federazione battista europea, e Tony
Cupit, dell’Alleanza battista mondiale. (ebps)
San Salvador: contestata
la nomina del nuovo vescovo
SAN SALVADOR — La nomina del nuovo vescovo del
San Salvador, fatta dal Vaticano alla fine di aprile, è stata accolta freddamente da una parte della gerarchia e da molti settori legati agli ambienti progressisti della Chiesa cattolica salvadoregna. Il 14 maggio scorso il nuovo vescovo, mons. Fernando Saenz Lacalle, di origine spagnola, ha assunto le sue nuove
funzioni in un clima di disagio. La sua appartenenza all’Opus
Dei e le sue posizioni ideologiche lo pongono infatti nella corrente più conservatrice della chiesa. In un recente incontro con
la stampa, il nuovo vescovo ha rigettato la teologia della liberazione, che a suo parere è solo una «rilettura dell’Evangelo
secondo una chiave marxista, con ricorso alla violenza. E un
errore ricorrere a un’ideologia per interpretare i Vangeli».
Inoltre ha precisato che l’opzione preferenziale per i poveri è
«inerente all’Evangelo», ma che non va interpretata secondo
un punto di vista materiali.sta, dato che essa «non si riferisce
alla povertà materiale... perché tutti gli esseri umani sono poveri». Dopo l’assassinio di mons. Oscar Arnulfo Romero era
stato nominato mons. Rivera y Damas, deceduto lo scorso 26
novembre per una crisi cardiaca, mentre mons. Gregorio Rosa
Chavez era stato designato vescovo ausiliario e sembrava essere il candidato «naturale» alla successione.
Kek: priorità alla tutela della
libertà religiosa in Europa
GINEVRA — La Conferenza delle chiese europee (Kek) ha
deciso di seguire da vicino la situazione della libertà religiosa
in Europa, in particolare nei paesi ex comunisti dell’Europa
dell’Est. Il segretario generale della Kek, Jean Fischer, ha dichiarato ai membri del Comitato centrale, riuniti ad Assisi, che
molte chiese avevano espresso le proprie preoccupazioni circa
la definizione di legislazioni nei nuovi stati dell'Europa
dell’Est: «Come questi stati affronteranno la questione? Tratteranno le chiese in modo equo senza concedere privilegi a una
chiesa e daranno un trattamento uguale alle chiese minoritarie?». Entro la fine dell’anno la Kek organizzerà una consultazione intereuropea dal titolo «Stato e comunità religiose: legislazione e pratiche per la tutela della libertà religiosa». La consultazione dovrebbe sfociare in un dialogo con i governi e le
chiese colpite dalle restrizioni della libertà religiosa, (bss/eni)
3
venerdì 23 GIUGNO 1995
a Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
Dibattito nella Chiesa valdese di Colleferro tra scienziati, politici e teologi
Tra il possibile e il giusto: quale bioetica?
A
FRANCESCO TRAVERSI
La Chiesa valdese di Colleferro, sempre attenta e
sensibile alle nuove istanze
che nascono nella società del
nostro tempo, ha organizzato
il i8 maggio prèsso il tempio
di via Turati, con il prezioso
ausilio del Comitato di bioetica di Prosinone, la tavola rotonda'sul tema «Tra il possibile e il giusto: le risposte
della bioetica alle ricerche
della scienza della vita»., Sono intervenuti il prof. Luigi
Di Cioccio, presidente dei
medici della provincia di Fro, sinone e del Comitato provinciale di bioetica, il prof. Benedetto Del Vecchio, docente
di Diritto all’Università di
Gassino, il dottor Nicola Cairaso, presidente dell’Associa?ione medici cattolici di Anagni e Alatri e la dottoressa
-Silvia Rotigli ano, membro
del gruppo di lavoro della
Chiesa valdese sui problemi
della scienza; ha presieduto il
dott. Antonio Corbo.
I relatori hanno avuto il
merito di esporre le proprie
tesi in modo chiaro e, a giudicare dall’attenzione prestata
dal numeroso e qualificato
^blico, sono riusciti a crearé quell’attenzione particolare
che fa di una semplice conferenza un avvenimento importante e di alto contenuto culturale e morale. Il dottor Corbo ha evidenziato come lo
studio sul patrimonio genetico e la biotecnologia siano i
grandi interrogativi del nostro
tempo, visti gli enormi passi
avanti’della ricerca sulla vita.
Il prof. Di Cioccio ha precisatq, che il comitato è aconfessionale e rappresenta tutte le
componenti socio-econòmiche e culturali della società: il
Suo impegno maggiore è
■ : ^
r
Preparativi per un fecondazione in vitro
quello di essere d’aiuto ai
medici con corsi di aggiornamento sulle nuove tematiche
come l’eutanasia, l’accanimento terapeutico, la procreazione artificiale; il comitato,
visto che negli ultimi 30-40
anni si sono fatte delle scoperte eccezionali nel campo
della biotecnologia, cerca di
approfondire lo studio sistematico della condotta umana
alla luce dei principi morali.
Alle richieste presenti di
una società edonista che ha
fatto dello star bene un culto a
cui è disposta a sacrificare
ogni moralità e spiritualità, e
davanti a problemi come quello dei trapianti, di organi umani ma anche di organi animali
sull’uomo, 0 quello della manipolazione del Dna, l’uomo
non può sottrarsi alle proprie
responsabilità, non può rimanere in silenzio, ma deve essere protagonista primario, deve
sapersi trasformare in filosofo, moralista e giurista.
L’aspetto giuridico dèlia
scienza della vita è stato trattato magistralmente dal prof.
Del Vecchio, che ha sottolineato come l’ingegneria genetica oggi possa incidere sia
Chiesa valdese di Palermo via Spezio
Ammissioni in chiesa
CARMELA PERI AVARELLO
La comunità di Palermo
via Spezio ha vissuto
momenti di intensa emozione
e di comunione fraterna durante il culto di Pentecoste.
Tre ragazze di 19 anni, Ilenia Avarello, Viviana Avarello e Lorenza Chianello
hanno ricevuto il battesimo.
Monia Cardile, Danilo e
Giancarlo Compagnone,
Antonino Leone Puntarello,
Camillo Pantaleone, Gaetano Pennino e Margherita
Perez sono stati ammessi in
chiesa come membri. Alcuni
dei nuovi membri, sei dei
quali provengono da famiglie
evangeliche e quattro dall’
esterno, hanno preso parte attiva alla liturgia e hanno testimoniato della loro chiamata asservire il Signore. Molto
espressiva e gioiosa è stata la
testimonianza di Margherita
Perez dal cui viso traspariva
la gioia interiore per aver accettato Gesù Cristo come suo
salvatore e per essere parte
della comunità.
D sermone è stato incentrato sulla parabola della perla
traslochi
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Cellulare 0336-210807
di gran prezzo contenuta in
Matteo 13, 45-46. Il pastore
Franco Giampiccoli ha messo
in risalto che la nostra perla
di gran prezzo è Gesù Cristo
col suo grande amore per
l’umanità e che quindi noi
tutti ci dobbiamo adoperare
perché il suo messaggio venga attuato rinnovandoci, annullando l’uomo vecchio che
è in noi, rinascendo a nuova
vita. Alla luce di quello che
Cristo ha fatto per noi, non
dobbiamo fare altro che seguire le sue vie e non lasciarci distogliere da esse. E proprio rincontro con il nostro
Salvatore che ci dà la forza
perché ciò avvenga.
Come il mercante, che
quando ha trovato la perla di
gran prezzo ha venduto tutto
ciò che aveva pur di comprarla, di possederla, così
noi, se abbiamo veramente
incontrato il Cristo, dobbiamo spogliarci di tutte le no:
stre miserie umane, degli odi,
degli egoismi, dei rancori
(anche se non sempre è facile). Tutto ciò perché rincontro con Gesù dà senso alla
nostra vita, la cambia totalmente e ci fa vedere ogni cosa sotto un’ottica nuova.
Ai nuovi membri va l’augurio di tutta la comunità che
lo Spirito del Signore operi
sempre in loro, li fortifichi
nelle difficoltà della vita, li
faccia trionfare su ogni male
senza mai vacillare nella fede, tenendo sempre ben salda
in sé la perla di gran prezzo
della nostra vita, Gesù Cristo.
sull’inizio della vita che sulla
qualità della specie umana,
senza capire che l’embrione
deve essere considerato una
persona umana vivente, presa
in considerazione dalla legge,
quindi soggetto di diritto e
meritevole di garanzia. Mentre nel Diritto romano il nascituro aveva capacità giuridica, il Diritto moderno ancora non riesce a delineare completamente quali siano i diritti
di una persona concepita;
quindi lo sforzo maggiore
sarà quello di mettersi dalla
parte del soggetto debole, poi
dalla parte della madre e dello scienziato.
Il dottor Caruso ha messo
in evidenza che quello di Frosinone è il quinto comitato in
Italia: uno dei suoi scopi è
l’educazione delle nuove generazioni e, tra gli operatori
sanitari, la promozione di
quei valori die non contrastino con la deontologia medica.
Una dettagliata dissertazione
su morte, eutanasia e accanimento terapeutico ha concluso il suo intervento.
Silvia Rutigliano ha parlato
mettendosi dalla parte di coloro che non sono addetti ai
lavori e che quindi affidano la
loro crescita all’acquisizione
di certi valori dal confronto e
dalla comprensione reciproca; in un’epoca in cui si va
sempre più sfilacciando la responsabilità di essere genitori, occorre aiutare questo desiderio di maternità e paternità che nasce in ampi strati
della società; quindi occorrerà facilitare le adozioni e gli
affidamenti famigliati levando dalla strada sempre più
bambini. Solo così potrebbero impegnarsi le ingenti masse di denaro ora impegnate
nella ricerca sulla biotecnologia, in settori veramente determinanti per la sopravvivenza dei genere umano.
Tutti gli interventi hanno
sottolineato le domande angoscianti che si pone tutta
l’umanità: la conoscenza della scienza sulla vita fin dove
può spingersi? fin dove è lecito avventurarsi? lo scienziato deve sentire l’obbligo morale di fermarsi nelle sue sperimentazioni per non oltrepassare quel confine misterioso dove ogni logica, ogni morale, ogni spiritualità sono
messe in dubbio?
Il teologo, lo scienziato, il
politico, proprio in considerazione di questi differenti interrogativi e soprattutto delle
innumerevoli domande che
giungono dai singoli uomini
che vivono nelle più disparate
parti del mondo, devono impegnarsi a dare non delle soluzioni pronte e impacchettate, utili a qualsiasi uso per
qualsiasi situazione, ma a
aprire degli spazi, ad apprestare delle tesi che possano
poi essere elaborate e fatte
proprie dai diversi popoli della terra, dalle diverse situazioni demografiche, dai diversi credi religiosi.
Chiesa battista di Torino via Passalacqua
Quattro battesimi
SIMONA PIOVANO
Domenica28 maggio, nella chiesa battista di via
Passalacqua a Torino, hanno
voluto testimoniare la loro
fede pubblicamente, ricevendo il battesimo per immersione ed entrando così nella comunità dei credenti, le sorelle
Susanna Lo Bue, Marina
Poltronieri Ferro, e i fratelli
Luciano Minotto e Alberto
Bonacera.
La predicazione è stata tenuta dal pastore Francesco
Casanova che ha messo in
evidenza l’esortazione dell’
apostolo Paolo sulla necessità
di esaminare noi stessi per vedere se siamo nella fede e ha
inoltre sottolineato come il
compito della comunità sia
quello di aiutarsi nel cammino
della fede per essere fedeli a
Gesù Cristo, coerenti nella testimonianza e nel servizio.
Vari interventi hanno rallegrato maggiormente la gior
nata battesimale: ricordiamo
in ordine Lucilla Bo, Roberto
Russo, Simona Piovano, il pastore Tullio Saccomani e Giovanni Lomonaco. Ognuno dei
battezzandi ha seguito con
profitto il corso di catechesi e
gli studi biblici fatti precedentemente al battesimo.
Ancora una volta si è constato come la forza prorompente dell’Evangelo sia davvero grande e riesca a toccare
il cuore delle donne e degli
uomini, anche in un tempo di
pieno materialismo coAie il
nostro. Questo pensiero è sicuramente presente in ognuno
di noi e dei neobattezzati, i
quali sia pur brevemente hanno accennato a come siano
approdati al protestantesimo.
Il fratello Luciano Minotto,
per esempio, che proviene da
una famiglia cattolicissima, si
è avvicinato al protestantesimo grazie a una predicazione
vista in televisione via satellite del pastore Billy Graham.
Battesimi neila chiesa battista di via Passaiacqua
PINEROLO — Giornata di gioia a Pentecoste per l’ammissione in chiesa di otto giovani che hanno terminato i corsi di
catechismo e che finalmente hanno la possibilità di entrare
come membri a pieno titolo nella comunità. Sono Silvano
Bounous, Claudia Cardon, Stefania Garilli, Cinzia Gente, Heidi Martinat, Andrea Micol, Luisa Morina e Cristina Raimondi. Che il Signore li aiuti a mantenere le promesse fatte e a conservare il loro entusiasmo.
• Prima del termine dell’anno ecclesiastico, un bel gruppo
delle Unioni femminili di Pinerolo e Prarostino si è recato
ad Aosta per una gita storica. Elsa Rostan ha parlato della
presenza di Calvino ad Aosta e un membro della chiesa locale ha accompagnato in un giro storico e turistico della
città il gruppo, che si è poi ancora fermato a Carema, che è
stato centro di una comunità di evangelizzazione.
• Anche se non è ancora imminente la partenza da Pinerolo
dei due pastori Bruno Tron e Erika Tomassone, tutta la comunità ha voluto offrire loro una serata di ringraziamento.
Dopo un agape affollatissima vi è stato, nel tempio, un momento vario con canti del coretto e diapositive.
• Il culto del 14 maggio è stato curato dal gruppo giovani,
quello dell’Ascensione è stato curato dal 2° circuito con la
partecipazione dei catecumeni del 3° anno di Pinerolo, delle
corali del circuito e del coretto locale. Il culto del 28 maggio è stato presieduto dal pastore Domenico Tomasetto,
presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia; lo ringraziamo anche per le notizie che in quell’occasione ha dato sulla Fcei.
• Nelle ultime settimane hanno terminato la loro vita terrena
Amalia Jalla ved. Peyronel e Nora Ricca ved. Panebianco.
TRIESTE — La domenica di Pentecoste la comunità elveticovaldese ha vissuto momenti di grande gioia per l’ammissione in chiesa di Antonella Caroli, Dionisio Cignola, Marco
Huisman e Sandra Huisman e la testimonianza della propria riconoscenza al Signore per i 25 anni di matrimonio da
parte di Nevio e Rosi Balos. Percorsi di fede diversi ed
esperienze di vita diverse che trovano pienezza nella fede in
Cristo sorgente del nostro credere e del nostro amore. Abbiamo riconosciuto ancora una volta la mano del Signore
che ci dona dei fratelli e sorelle con i quali condividere la
ricerca di fede e il nostro impegno nel suo nome, fr.c.) ’
POMARETTO — Una bella giornata, intensa di iniziative e
vissuta nella festa, ha segnato la ricorrenza di Pentecoste.
Durante il culto abbiamo avuto tutta una serie di momenti
significativi e di vita comunitaria. È stato battezzato Simone Artero, di Franco e di Daniela Scontus. Le sorelle Filomena Carbone Baret, Barbara Corveglio e Lucia Dainese Corsani, che avevano indirizzato al Concistoro la richiesta di essere ammesse in chiesa, con domande sentite e motivate, hanno espresso davanti alla comunità la loro volontà
di proseguire nella ricerca di fede in seno alla chiesa di Pomaretto. Si sono sposati Tiziana Bertetto e Renzo Armando Costantino, ai quali ha rivolto un breve e intenso messaggio anche Claudio Tron, a nome della chiesa di Villasecca di cui è originario lo sposo. La corale ha voluto dare il
suo contributo a questo momento di culto ricco di spunti, di
incontri e di gioia, con inni preparati per l’occasione e accompagnando con il canto la cena del Signore. Un’agape
fraterna ha poi raccolto un’ampia delegazione del Concistoro, per un incontro informale prima del periodo estivo, e per
ringraziare Ferruccio Peyronel e Sandro Griglio per il lungo
servizio reso alla chiesa come membri del Concistoro. A
Sandro Griglio, che non ha potuto essere con noi per motivi
di salute, un augurio anche per un rapido recupero. A tutte
le persone che hanno contribuito, in svariati modi, alla buona riuscita della giornata, un caldo ringraziamento.
• In occasione della «Settimana del francese», giunta alla
sua V edizione, il prof. Franco Calvetti ha proposto che si
tenesse il culto in francese nel tempio di Pomaretto e si è
offerto di presiederlo. L’iniziativa è stata ripresa e seguita
anche da altre chiese della vai Germanasca; ringraziamo
Franco Calvetti, e ci chiediamo se non si potrebbe ripetere
l’esperienza anche in altre occasioni.
• Ci rallegriamo con Lea e Dino Coucourde per la nascita
della piccola Giulia.
• Nel mese di maggio abbiamo accompagnato al cimitero la
sorella Ida Adelina Pascal ved. Bertalot, di 91 anni. Ai figli e a quanti le sono stati vicino un pensiero di solidarietà
dalla chiesa.
FRALI — Il Concistoro e tutta la comunità ringraziano i pastori, le pastore, il diacono e i predicatori locali del 3“ circuito, la pastora Letizia Tomassone e Marzia Disarò (Agape), che con il loro impegno hanno garantito lo svolgimento
delle attività nella chiesa nel periodo di assenza del pastore.
• È stato celebrato il matrimonio di Edi Pascal e Giuliano
Breusa. A questi sposi rinnoviamo l’augurio di una vita benedetta dal Signore.
• È stato battezzato Manuel, figlio di Tiziana Menusan e di
Giovanni Tron. Lo accogliamo con gioia e lo circondiamo
del nostro affetto e delle nostre intercessioni.
VILLAR PELLICE — Nei giorni 20 e 21 maggio, su invito
della comunità di Rothselberg nel Palatinato, una quarantina di persone della nostra comunità si è recata in Germania
per partecipare alla festa organizzata dalla Gustav Adolf
Werk in occasione del decanato del Lenterecken e nel corso
della quale ha cantato la corale di Villar e Bobbio. Voglia^
mo ancora rin^aziare questi fratelli e sorelle per la calorosa
accoglienza riservataci. Alcuni membri del Concistoro di
quella cotnunità sono già stati nostri ospiti nel periodo di
Pasqua e prossimamente accoglieremo un gruppo più numeroso di persone provenienti da quella zona, in vista di un
probabile gemellaggio tra le due comunità e per favorire un
clima di apertura e fratellanza.
RORÀ — In seguito a un grave incidente stradale è venuto a
mancare all’affetto di familiari e amici Massimo Giusiano.
• Sabato 10 giugno amici e parenti si sono stretti in un caloroso abbraccio di augurio per festeggiare la laurea in ingegneria civile conseguita da Gianluca Odetto. Il Concistoro
e tutti i partecipanti alla festa gli augurano un avvenire ricco di soddisfazioni e serenità.
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PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 23 GIUGNO 1995
RICONCILIARSI
NELLA CASA DEL PADRE
OIANNA SCICLONE
Questa è la famosa parabola che Gesù ha detto,
quando lo criticavano di perdere tempo con i peccatori e
di andare nelle loro case a
mangiare. Essa si divide
spontaneamente in tre parti: il
figlio minore, l’accoglienza
del padre, il figlio maggiore;
non c’è conclusione: sarà entrato il figlio maggiore nella
casa del banchetto, si sarà riconciliato con suo fratello?
Nel figlio minore si riconoscono quelli che concepiscono il coraggio del partire, della ricerca di spazi di libertà
lontani (il testo greco ha l’avverbio «makran»). E possibile partire senza lacerare rapporti, senza ferire sentimenti?
Si può trovare se stessi senza
cancellare, distruggere gli altri? C’è un partire positivo e
uno negativo? Devono morire
il padre o la madre che si
frappongono alla realizzazione di noi stessi? L’eredità è
un bene unico, una volta
sperperata non ci sarà più.
Che succede a sbarazzarsi del
rapporto di dipendenza da un
riferimento pesante, ma certo;
si può evitare di finire in una
indipendenza colpevole e bisognosa di tutto?
Conflitto padre-figlio
La parabola descrive in
poche parole un conflitto
profondo tra il padre e figlio
minore, in conseguenza del
quale il figlio se ne va in un
paese lontano. Deve essere
iontano, perché l’ombra della
dipendenza non si allunghi su
di lui, per ricordargli obblighi
verso altri, doveri e impegni
da assolvere, scadenze da rispettare, limiti davanti a cui
fermarsi. Quanto lontano do
vrà andare per non sentirsi
ancora dipendente?
Quanto lontano è nascosta
la nostra vera identità? Ciascuno è «figlio» per un tempo
più o meno lungo della sua
esistenza; finché un suo genitore vivrà, non cesserà ^ essere figlio o figlia; anche se
vorrà rinnegare questa parte
di sua identità e cercarne
un’altra, non ci sarà un paese
abbastanza lontano dove si
possa cessare di essere figlio
0 figlia. Questa condizione ci
accomuna tutti; non tutti siamo genitori, ma tutti siamo o
siamo stati figli o figlie. Mentre la parabola sembra riconoscere la trasgressione nella
rottura del rapporto di dipendenza del figlio dal genitore,
la nostra cultura odierna con
l’apporto della psicologia ci
educa m una direzione diversa da quella della parabola: è
sano e utile per raggiungere
la maturità rompere questa
dipendenza; il contrario crea
dei meccanismi perversi che
non fanno di noi degli esseri
umani maturi.
Queste due impostazioni
sono solo apparentemente antitetiche, in realtà coincidono
nei risultati, perché al termine
c’è la riprovazione esplicita
del padre verso il figlio maggiore che non è mai andato
lontano. La parabola parla di
un figlio, non di una figlia.
Nell’età patriarcale era più raro e difficile che una figlia
potesse pensare a questa libertà di rompere il legame e
di partire da sola; quanto più
difficile trovare questo coraggio, tanto più amare le conseguenze di degradazione e di
angoscia dopo che lo si era
trovato!
IS»« .. .■ i " iifli
...disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane di loro disse al padre: ‘‘Padre, dammi la parte dei
beni che mi spetta”. Ed egli divise fra loro i beni. Di lì a
poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa,
partì per un paese lontano, e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente. Quando ebbe speso tutto, in quel
paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora si mise con uno degli abitanti
di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava.
Allora, rientrato in sé, disse: “Quanti servi di mio padre
hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Io
mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: padre, ho
peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno’di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei
tuoi servi”. Egli dunque si alzò e tornò da suo padre;
ma mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne
ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e
ribaciò. E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il
cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai suoi servi: “Presto, portate qui la veste più bella, e rivestitelo, mettetegli
un anello al dito e dei calzari ai piedi, portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in
vita; era perduto, ed è stato ritrovato”. E si misero afare gran festa. Or il figlio maggiore si trovava nei campi e
mentre tornava, come fu vicino a casa, udì la musica e
le danze. Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa
succedesse. Quello gli disse: “È tornato tuo fratello e
tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo
ha riavuto sano e salvo”. Egli si adirò e non volle entrare, allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli
rispose al padre: “Ecco, da tanti anni ti servo e non ho
mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai
dato neppure un capretto per far festa con i miei amici;
ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato
i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il
vitello ingrassato”. Il padre gli disse: “Figliolo, tu sei
sempre con me e ogni cosa mia è tua; ma bisognava far
festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto
ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”»
(Luca 15, 11-32)
Rompere il rapporto
di dipendenza
Il figlio nninore, nella rottura del rapporto di dipendenza, non trova la sua identità, anzi la perde: vive «dissolutamente» (vuol dire appunto «senza legami», il greco del testo è «asotos»: senza
salvezza); cade nella perdita
totale della dignità. I predicatori del secolo scorso, a questo punto, si lanciavano nella
descrizione della catena di vizi e di degrado che avviliscono il figlio. A noi oggi basterebbe pensare a cosa avviene
a un giovane drogato per avere davanti agli occhi tutta la
sequenza di esaltazione e avvilimento, di euforia e poi di
bisogno, fino alla solitudine e
alla contaminazione. L’indipendenza dal padre lo induce
a una dipendenza estranea e
terribile, come gli idoli muti e
misteriosi dell’antichità ai
quali si era costretti a sacrificare vite umane.
Che cosa induce il figlio a
tornare dal padre? Nella parabola sembra essere unicamente il bisogno; non si indora la pillola, mostrando il
figlio pentito e redento. Quello che mette in moto il ritorno è il ricordo della casa del
padre e dell’abbondanza; non
si parla in termini di affetto
verso il padre, o di fiducia;
anzi il figlio è disposto a un
atto di sottomissione che lo
metta nella posizione dei servi, pensa ancora a un padrepadrone che lo terrà soggetto
in un rapporto di dipendenza,
che questa volta sarà «esterna» e aspra.
«Lo vide da lontano»
Qui viene il meglio della
parabola, l’inconcepibile
movimento del padre, che da
tutto questo tempo attende il
figlio e lo vede «da lontano»
ed esce dalla casa per corrergli incontro. Fuori di casa avviene la riconciliazione; c’è
un «lontano» che ora diventa
«vicino», perché il padre è
uscito incontro al figlio colpevole ed ora avviene la loro riconciliazione: ecco perché
questo testo può essere un testo di Natale! Ecco perché è il
testo teologicamente più ricco
di tutto il Nuovo Testamento.
Il padre potrebbe essere una
madre, se è vero quello che
dice la psicologia moderna,
che distingue nello stereotipo
del padre un amore esigente e
in quello della madre un amore gratuito. Que.sto padre ama
dell’amore di una madre, ama
il figlio perché c’è, anche se
colpevole. Non gli rimprovera
nulla nell’allegrezza profonda
di averlo ritrovato, gli restituisce dignità, lo rimette al mondo coprendolo di affetto e ordina un banchetto in suo onore. Dove avviene riconciliazione c’è banchetto, festa, non
un contratto di lavoro, come il
figlio aveva osato sperare,
non la firma di un armistizio
come avverrebbe al termine di
un nostro conflitto. Non c’è
un trattato di pace, ma una festa di danze e canti, di abbondanza di cibo e di compagnia.
Non è solo un lieto fine della
storia; qui si deve mostrare
che qualcosa di grandioso è
veramente accaduto, è la festa
della riconciliazione fra il padre e il figlio. Dove avvieiie la
riconciliazione c’è il grande
banchetto della condivisione,
quello nel quale Gesù ha spesso configurato il regno di Dio.
«Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno.
Israele: paesaggio di campagna presso il lago di Tiberiade
quando fu vicino a casa, udì
la musica e le danze...» (v.
25). Il figlio maggiore non è
mai andato lontano, è rimasto
«vicino a casa», perché i campi rappresentano la consuetudine, il lavoro, gli obblighi e
le responsabilità di cui egli si
è caricato. E ben comprensibile la sua irritazione per l’indulgenza eccessiva del padre;
è giusto a viste umane il suo
risentimento verso il fratello
scriteriato e irresponsabile:
cosa è tornato a fare ora che si
è ridotto come uno straccione? Non vorrà che il padre lo
ricomprenda nell’eredità, dopo che ha sperperato la sua
parte? Ecco, ha l’impressione
che il padre non abbia nemmeno una briciola di attenzione per lui, che gli è stato sempre vicino; tutto l’affetto è per
il figlio minore, che non meritava certo la lunga attesa e ora
la festa per il suo ritorno. «Il
figlio maggiore si adirò e non
volle entrare».
Il padre esce dalla casa
A questo pùnto avviene un
nuovo movimento nella
storia: di nuovo il padre si
muove, esce dalla casa del
banchetto per andare a «pregarlo». Di nuovo la riconciliazione deve avvenire fuori
della casa, per iniziativa del
padre, che si dà il tempo di
ascoltare le ragioni del figlio.
Ma il figlio maggiore ha anche lui una strana concezione
del padre, come un padre-padrone: «Io ti servo da tanti
anni e non ho mai trasgredito
un tuo comando». Il figlio
minore nella disperazione
vuol diventare servo, il figlio
maggiore è sempre stato un
servo del padre, ma il padre
ha già dei servi, che sono degli estranei pagati, in loro
vorrebbe dei figli. Il padre è
l’unico che non concepisce il
loro rapporto come un rapporto di dipendenza, ma come un rapporto di libertà (anche libertà di andare), di possedere (quel che è mio è tuo),
di essere insieme (tu sei sempre con me), di dividere (divise tra loro le sostanze), di
rallegrarsi (bisognava far festa). Va a finire che l’unica
vera grande rottura del rapporto di dipendenza è quella
che fa il padre, che non ha
forse mai voluto la dipendenza dei suoi figli.
I figli non lo sanno, ma la
casa del padre è l’unico luogo
della libertà, dove non c’è dipendenza né materiale né spirituale perché c’è amore, dono, condivisione. A tal punto
il padre non crea dipendenza,
da esser lui a «uscire fuori»,
perché non siano loro costretti
ad entrare; esce dallo stereotipo di padre e diviene anche
madre, o figlio, o servo, ospite o organizzatore del banchetto della riconciliazione.
Finché c’è dipendenza o si
teme dipendenza c’è conflitto; c’è un restare in terre lontane, privati della dignità di
figli e fratelli; o c’è un «restare fuori» dal banchetto del regno di Dio, adirati perché il
Padre è ingiusto e non riconosce i nostri meriti o i torti che
abbiamo subiti.
La parabola non ha finale, è
aperta a molte soluzioni, sia
che la riconciliazione tra i
fratelli ci sia stata, sia che
non ci sia stata. E questo ci fa
capire che è la riconciliazione
più difficile da realizzare sulla terra, la riconciliazione nella quale l’opera del Padre è
necessaria come primo passo,
e se non la si accetta non può
avvenire il secondo. Se il figlio maggiore resta fuori, non
solo non si riconcilierà con il
fratello, ma perderà anche il
rapporto col padre. La parabola è detta per noi, che difficilmente, 0 solo di rado, ci
siamo avventurati ad andare
lontano, ma più probabilmente ci siamo tenuti al sicuro,
vicino al padre, assolvendo ai
nostri doveri e per questo ci
sentiremmo meritevoli di
molti capretti e di molti pranzi con gli amici!
La parabola è rivolta a noi
figli maggiori, vicini al Padre, che considerano gli altri
credenti (e le confessioni cristiane diverse dalla propria)
come il figlio prodigo che si è
allontanato dalla casa del Padre. Probabilmente nessuna
confessione cristiana identifica se stessa direttamente con
la casa del Padre; ciò sarebbe
letto nell’ecumene cristiana
come una usurpazione, anche
se dobbiamo ammettere che
negli aspri giudizi che abbiamo sempre dato sugli altri c’è
certamente la comprensione
di sé come al giusto servizio
del Padre.
Il luogo del banchetto
Dov’è dunque il luogo del
banchetto? Dio è u.scito
dalla sua casa per muoverci
incontro: sia a quelli che si
sentono lontani, sia a noi che
ci sentiamo vicini. Il luogo
del banchetto è dove sentiamo
la sua presenza e la sua accoglienza riconciliatrice. Quello
c’è di sicuro in qualche parte
del mondo, ma non è sicuro
che ci siamo noi, perché può
essere che siamo lontani e superbi (sicuri di non essere nel
bisogno), o adirati e superbi
(sicuri di essere nel giusto).
Dio, nella sua vicinanza in
Cristo, ha tolto il «luogo»
della dipendenza, alla quale
bisogna per forza tornare,
perché ci fa essere «figli e
non più servi, anzi eredi per
la sua grazia» come si esprime l’apostolo Paolo in Galati
4, 7. Non c’è più un luogo sacro destinato al ritorno, perché non importano più Gerusalemme, né il tempio giacché Cristo è morto «fuori della porta» (Ebrei 13. 12).
Dove ci lasciamo accogliere dal Padre, rivelato da Gesù, è il luogo della riconciliazione e del banchetto preparato per noi; esso è già apparecchiato e pronto per gente
di ogni razza e cultura, per le
donne e per gli uomini, per i
credenti vicini e lontani; tutti
possono entrare a patto di nconoscersi nello stesso vincolo di libertà e dignità, datici
dal Padre. Non vorremmo,
fratelli e sorelle, accettare tutti il suo invito?
(Culto serale tenuto
durante l’incontro Kek-Ccee
ad Assisi il 12 maggio 1995)
5
■ 5'
' Spedizione in abb. postale/50 - Torino
' In caso di mancato recapito si prega restituire
Vi?' ai mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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Il faro della Libertà è il simbolo di Prarostino ed è ora anche il titolo di un libro di testimonianze sugli anni 1944 e
’45 raccolte dagli attivi membri del Gruppo storico. A Prarostino si sono ritrovati il 17 giugno sindaci del Pinerolese,
partigiani, insegnanti, semplici cittadini, per ascoltare le parole del prof. Gianni Oliva, gli amministratori locali, i partigiani su che cosa sono la libertà e la Resistenza.
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VENERDÌ 23 GIUGNO 1995 ANNO 131 - N. 25 LIRE 2000
Chi garantisce la scuola?
E chi viene garantito
dalla scuola? Mentre l’anno
scolastico 1994-95 si va
concludendo non sembra facile rispondere a questi che
sono solo alcuni tra i tanti pesanti interrogativi che una
riflessione sul mondo della
scuola,sembra porre. Insegnanti e allievi, qualunque sia
l’ordine e il grado di scuola a
cui appartengano, devono
quotidianamente fare i conti
con carenze e disservizi, ai
quali spesso si sopperisce con
dosi massicce di buona volontà e con l’esperienza: chi
si attende garanzie dallo stato
sa che è difficile se non impossibile contarci.
Il vissuto quotidiano del
mondo scolastico pone do
SCUOLA E SOCIETÀ
NON GARANTITI
PIERVALDO ROSTAN
centi e studenti anche di fronte a un reciproco sforzo educativo, con pochi strumenti e
competenze spesso non adeguate. Eppure la domanda del
mondo del lavoro si fa sempre più rarefatta, più impegnativa, insomma i giovani
che escono dalla scuola dovrebbero non solo avere degli
strumenti utili per lavorare
ma anche per meglio sbrogliarsi alla ricerca del lavoro.
Se andiamo a vedere i risultati, esami a parte visto
che sono in fase di svolgimento, scopriamo che nelle
superiori si promuove anchei
con quattro o cinque insufficienze gravi; nelle medie inferiori si manda avanti chi
non ne è assolutamente all’
altezza: ma allora dove avverrà la verifica? Solo nell’
inappellabile mondo del lavoro? Certamente l’aumento
r...
feComunità montane
Molte le
ipotesi
sul tappeto
m
A due mesi esatti dalle elezioni nei Comuni non si intravedono segni di una pronta ripresa nell’attività delle Comunità montane. Certo in attesa che tutti i Comuni facciano pervenire le designazioni
dei loro rappresentanti continua la vecchia giunta, ma
quale validità ha un consesso
di secondo grado dove molti
dei vecchi rappresentanti non
sono nemmeno più consiglieri comunali? Eppure alcuni
Consigli comunali ancora
hanno rinviato la loro decisione sulle nomine. Quali sono gli scenari possibili?
Nelle valli Chisone e Germanasca una parte della giunta uscente (il presidente Erminio Ribet da Inverso Pinata e gli assessori Gino Long
e Renato Ribet, rispettivamente da Pramollo e San
Germano) è nuovamente in
pista; la candidatura di Erminio Ribet sta riprendendo
quota anche se c’è chi pensa
alPing. Piergiuseppe Daviero,
eletto a Prati (ma l’ex esponente socialista potrebbe anche puntare all’Acea). Qualche aspirazione potrebbe anche averla il sindaco di Perrero, Riccardo Leger. In vai
Pellice sembra che nulla sia
successo, né Tangentopoli né
la scomparsa del vecchio Psi
e della De: Laburisti e Popolari hanno dato vita a un gruppo unico e giocano al rialzo e
si distinguono al mercato dei
posti in giunta nei confronti di
una sinistra che fra Indipendenti e Pds è comunque in crisi di uomini. Mentre per la
presidenza si fa strada l’ipotesi dell’uscente Giorgio Cotta
Morandini alla guida di una
colazione di centro-sinistra, si
pongono almeno due «casi»: i
rappresentanti di Bobbio Pellice staranno ancora alla finestra? E la maggioranza di Bricherasio? Entrambe le amministrazioni stanno insistentemente bussando alla porta...
Si lavora a Rodoretto per aprire uno stabilimento che sarà all'avanguardia
Una nuova miniera di talco entro il 2000
CARMELINA MAURIZIO
Le miniere di talco nelle
valli Chisone e Germanasca hanno un futuro; le
scelte del gruppo Luzenac,
che dal 1990 ha acquistato la
Talco e Grafite, consentiranno di aprire, entro il 2000,
una nuova miniera a Rodoretto. Secondo i calcoli effettuati
dai tecnici il giacimento è destinato a durare almeno 30
anni; «Sarà la miniera più efficiente al mondo nel suo genere - dice ramministratore
delegato dell’azienda, ing.
Giampiero Piazza -; unica in
Europa, la miniera di Rodoretto sarà capace di offrire al
mercato intemazionale un talco bianco e lamellare di eccellente qualità».
L’investimento per esplorazione, sviluppo e macchinari,
si aggirerà sui 23 miliardi di
lire e consentirà di mantenere
l’occupazione ad un buon livello anche se molto è cambiato nel corso degli anni sulle metodologie di estrazione.
Il confronto fra addetti e quantità di talco estratto è infatti
inversamente proporzionale:
l’utilizzo di tecnologie avan
ti cantiere dei nuovo stabilimento Luzenac
zate e la riorganizzazione razionale del lavoro ha infatti
fatto sì che si sia passati da un
valore di 1,9 tonnellate di talco prodotte da ogni operaio
per turno di lavoro nel 1990
alle 5,9 tonnellate del 1994;
nello stesso periodo i dipendenti sono passati da 282
unità alle attuali 136. «Contemporaneamente - aggiunge
ring. Piazza - la manodopera
si è via via maggiormente
qualificata: sono stati infatti
organizzati continui aggiornamenti e corsi di formazione
che premiano la professiona
lità, nella linea del gruppo che
in tutti i siti punta sulla qualità, sulla tecnologia senza che
l’aumento di produzione vada
a scapito della sicurezza. In
questo senso i 14 incidenti del
’94 (nell’89 furono 83, ndr)
sono un risultato che consideriamo inaccettabile rispetto
all’obiettivo di zero incidenti
che l’azienda si è posta».
La Luzenac vai Chisone fa
parte, insieme ad altre jei società operative e a cinque società commerciali, del maggior produttore mondiale di
talco, il gruppo Luzenac; la
società italiana conserva, pur
nella stretta rete della società
multinazionale, un’ampia autonomia di gestione applicando i principi aziendali della realtà industriale e sociale
italiana: «Essere un buon datore di lavoro e un buon cittadino» è il principio base
dell’attività del gruppo.
«In questa linea - conclude
ring. Piazza - siamo particolarmente attenti alla salvaguardia dell’ambiente; per
questo motivo è stato di recente avviato uno studio sull’
impatto ambientale che la produzione del talco, in tutte le
sue fasi, può operare sul territorio delle vallate pinerolesi.
Si trova attualmente al vaglio
di alcuni studiosi del Politecnico di Torino un piano per la
salvaguardia dell’ecosistema
entro cui opera la Luzenac;
quando questo verrà ultimato
nei dettagli sarà possibile per
l’azienda ottenere la “certificazione di gestione ambientale” che garantirà l’assoluto rispetto ambientale delle lavorazioni. Saremo tra le prime
industrie in Italia ad adottare
la “certificazione di gestione
ambientale”».
erso il 1849 - leggiamo nelle
\\ V cronache riportate su Cento anni di storia valdese - si iniziarono in Pinérolo le adunanze evangeliche ospitate
nella casa di S. Elena di proprietà della
famiglia Monne! e poco dopo fu istituita
anche una scuola. Nel periodo natalizio
del 1850 si celebrò per la prima volta la
Santa Cena.
Per la generosità della famiglia Lennox
degli Stati Uniti il 3.12.55 si ponevano le
fondamenta del Tempio, che veniva poi
inaugurato il 29 giugno 1860. Nei primi
anni i Pastori venivano da Torre Pellice e
dalle parrocchie viciniori; solo dopo il
1860 vi fu istituito il ministero fisso e regolare. L’assemblea della Chiesa in data
20.6.1886 chiedeva che la comunità di
Pinerolo fosse organizzata e riconosciuta
come Parrocchia dipendente dalla Tavola
e il Sinodo di quell’anno approvava la richiesta. Pinerolo fu talvolta centro evangelistico dei dintorni; da Pinerolo furono
visitati Vigone nel 1862; Cumiana nel
IL FILO DEI GIORNI
PINEROLO
MARCO ROSTAN
1870; Osasco nel 1878 e Coazze ove, per
opera del Pastore di Pinerolo, fu organizzata la Chiesa. Ci auguriamo che la Chiesa di Pinerolo, avanguardia delle Chiese
delle Valli nella pianura, senta pienamente la sua responsabilità evangelistica e ritorni ad essere faro di luce*evangelica
non solo nella città, ma altresì nelle popolose campagne e nei borghi, spiritualmente sonnolenti, del Pinerolese. Per
qualche tempo fu affidato al Pastore l’incarico della evangelizzazione interna,
nell’ambito cioè delle comunità valdesi;
nel 1879, per opera del Pastore Filippi}
Rostan, residente con quella missione a
Pomaretto, fu svolta in Fenestrelle in una
sala d’affitto, un’opera di assistenza a favore dei militari valdesi.
Nel 1910 fu tentata un’opera evangelistica in Val Pragelato, furono tenute 5
adunanze regolari in 4 diverse località
con la collaborazione dei Pastori Augusto Jahier, Enrico Pascal, Alberto Prochet, e dai Professori Mario Falchi, Attilio e Giovanni falla. I risultati furono negativi e il tentativo non fu rinnovato».
In occasione del primo centenario di
Pinerolo come chiesa autonoma, Gianni
Long ha scritto una bella storia della
chiesa evangelica locale dal 1886 al
1986, che permette di continuare la cronaca qui raccontata. A proposito dei pastori, ci sono stati a Pinerolo dei ministeri particolarmente lunghi (in deroga ai
regolamenti); Luigi Marauda fu pastore
per 34 anni, dal 1912 al 1945, quando gli
successe Ermanno Rostan; Achille Deodato dal 1958 al 1975, con varie sostituzioni durante una lunga malattia.
medio del numero di promossi non è indice di un miglioramento del livello dello
studio e della preparazione.
I dubbi che gravano su questo «andazzo» della scuola
nel nostro paese sono molti e
allora diventa forte il timore
che la scuola, non garantita
da uno stato impelagato in
manovre politiche e finanziarie, sia incapace di sciogliere
i legacci burocratici che la
imprigionano, i provincialismi che spesso ne fanno un
carrozzone pesante da portare
avanti. Insomma viene ancora
da chiedersi: la scuola funziona per chi ne ha davvero bisogno o sa funzionare solo
per chi, magari garantito da
situazioni familiari e sociali,
comunque se la caverà?
¡N Questo
Numero
Borgate montane
Un convegno organizzato dal Centro culturale valdese a Torre Pellice ha affrontato il problema del ripristino e della tutela delle borgate montane. Fra le
prospettive emerse, spiccano alcune indicazioni pratiche come cercare di dotarsi di norme locali per la
ristrutturazione e collegare
l’operazione «recupero» al
Piano di ecosviluppo recentemente approvato.
Pagina II
Censimento
I Comuni devono avviare un censimento dei beni
architettonici e ambientali
presenti sul loro territorio:
lo dice una legge regionale
di cui in pochi si erano accorti. La Regione stessa si
accollerebbe una parte delle spese di inventario e anche degli eventuali interventi conservativi.
- Pagina II
Vanzetti
Nato a Milano nel 1910
era laureato in ingegneria
aeronautica; si chiamava
Riccardo, ma il suo nome
di battaglia fu «Renato».
L’ingegner Vanzetti fu un
comandante partigiano e
operò anche in vai Pellice.
Il settore in cui diede un
grande contributo fu quello del sabotaggio anche in
zone di pianura.
Pagina III
Cinghiali
Sono sempre più rilevanti i danni causati dai
cinghiali in vai Pellice. Gli
animali hanno dato luogo
a comportamenti lontani
dal loro modello consueto:
mangiano le palate nei
campi, sono più prolifici
del solito, È stata avviata
una raccolta di firme destinata alla ft-ovineia.
Pagina III
6
PAG. Il
E Eoo Delle Vao.i ^ldesi
venerdì 23 GIUGNO 1995
UN LOGO PER L’AREA TRANSFRONTALIERA — È
stato designato il vincitore del concorso internazionale per
un marchio delle iniziative comuni della vai Pellice e del
vicino Queyras. La giuria ha assegnato il primo premio al
grafico Galliano Gallo, di Ivrea, che su uno sfondo di roccia a forma di cuore ha tratteggiato i due versanti transffontalieri lambiti dal sole, richiamando il blu, il rosso e il verde delle relative bandiere. Com’è noto le due aree hanno in
comune una serie di progetti di valorizzazione e protezione
naturalistica delle risorse dei loro territori.
SAN SECONDO: AL VIA LE COMMISSIONI — L’ultimo Consiglio comunale di San Secondo ha approvato le
modalità di nomina delle commissioni consiliari che svolgeranno un ruolo di supporto ai consiglieri; le commissioni
saranno quattro: affari istituzionali, assetto e uso del territorio, sviluppo economico, istruzione cultura e tempo libero. Durante il Consiglio si è poi proceduto alle variazioni di
bilancio (la più rilevante è legata ai 99 milioni in ingresso
derivanti dal condono edilizio) e alla revisione della pianta
organica per consentire agli uffici di essere dotati del necessario organico di personale. È stata invece rinviata l’approvazione della bozza di contratto di affitto di una ex
scuola di Miradolo alla Guardia di Finanza che vorrebbe lì
trasferire i propri uffici da Pinerolo.
BOBBIO PELLICE APPROVA LA VARIANTE AL PIANO REGOLATORE — Rinviata due settimane prima,
l’ultimo Consiglio comunale di Bobbio Pellice ha provveduto alla nomina dei tre rappresentanti in seno al Consiglio
della Comunità montana: per la maggioranza sono stati
eletti il sindaco, Aldo Charbonnier, e la capogruppo Daniela Giaime mentre per la minoranza è stato votato Attilio Sibille. 11 punto più significativo è stata l’adozione del piano
preliminare della variante al piano regolatore: illustrato
dall’ing. Daviero, il progetto è stato approvato all’unanimità; dopo la pubblicazione saranno possibili le osservazione da parte dei cittadini o delle associazioni. Tra le altre cose trovano collocazione la definizione di un’area per campeggio al Pra, alcuni nuovi collegamenti stradali interni, siti
per centraline idroelettriche. Sono stati inoltre approvati
due ordini del giorno, uno a sostegno della campagna per la
democrazia europea proposto dal Movimento federalista
europeo, e uno di critica alle scelte del nuovo presidente
francese Chirac di riaprire il capitolo degli esperimenti nucleari nell’oceano Pacifico, proposto dalla minoranza.
LA LEGATORIA SI PRESENTA — Lo scorso inverno l’associazione della vai Pellice contro il disagio e l’indifferenza
«Arcobaleno» ha lanciato l’idea di un corso di legatoria rivolto soprattutto a ex tossicodipendenti o alcolisti in trattamento; il corso ha preso avvio e ora l’associazione ha deciso
di uscire pubblicamente mettendo in mostra i lavori realizzati dagli allievi. Sarà perciò allestita una mostra neH’atrio del
municipio di Torre Pellice, dal 24 al 30 giugno e verrannofomite notizie e informazioni sull’attività di volontariato
condotta dall’associazione e dal Cat 43 di Torre Pellice.
QUATTRO PORTE SU CINEMA E MUSICA — Quattro
porte su cinema e musica è il titolo di una rassegna che a
Frossasco va avanti da 10 anni attraverso momenti di grande spettacolarità e coinvolgimento; il rilievo della dimensione artistica è grande pur senza «star» di primo livello: la
scelta è infatti quella di privilegiare la musica nella sua dimensione naturale, fatta di uomini e donne, del loro linguaggio e del loro stato d’animo. Dal 16 giugno al 23 luglio sarà un alternarsi di spettacoli cinematografici e di
concerti sulle due aree appositamente attrezzate. Fra i prossimi appuntamenti segnaliamo il 23 giugno la proiezione
del film «Quattro matrimoni e un funerale» e domenica 25
«Il re leone»; inizio ore 21,30.
FERRAMENTA
«VERONESI»
CASALINGHI
UTENSILERIA
HOBBISTICA
GIARDINAGGIO
MATERIALE ELETTRICO
e altro ancora...
viale De Amicis 145-149 - tei. 901540
LUSERNA SAN GIOVANNI
Le prospettive emerse dal convegno organizzato dal Centro culturale valdese
Per un ricupero delle borgate montane
________MARCO ROSTAH*________
Per iniziativa del Centro
culturale valdese, della
Comunità montana vai Pellice, della Commissione tutela
ambiente montano del Cai
Piemonte e Valle d’Aosta e
dell’associazione «La gure
matte» di Bobbio Pellice, si è
svolto a Torre Pellice uno stimolante convegno su «Tutela
e recupero delle borgate di
montagna» che ha messo a
confronto proposte ed esperienze di amministratori, professionisti, esperti in pianificazione, operatori turistici.
Sono intervenuti con relazioni gli architetti Piercarlo
Longo e Duilio Canale della
vai Pellice, Giacomo Doglio
dello Studio Tau-ambiente di
Cuneo, il geometra Boccacci,
rappresentante dell’Uncem
presso il Comitato regionale
opere pubbliche, il sindaco di
Bobbio Aldo Charbonnier,
Felice Bertoglio dell’Uncem,
Gian Romolo Bignami, pianificatore territoriale, Anita
Tarascio per il Cai-Tam e
Adriano Longo (Foresteria
valdese). Un pomeriggio è
stato dedicato alla visita di
borgate nel Comune di Bobbio, sotto la guida di Enzo
Negrin e di Giorgio Toum, e
una serata all’ascolto di esperienze realizzate nel Queyras
(Pascal Mallé, dell’Inventario
generale del patrimonio artistico in Francia), in vai Varaita (Francesco De Matteis,
della cooperativa «Lou viol»)
e in varie zone dell’Appennino (Maurizio Capelli, della
«Sinergheia» di Salsomaggiore Terme).
Realizzato dalla buona volontà di alcune persone e al di
fuori di condizionamenti istituzionali o partitici, il convegno è pienamente riuscito nel
suo obiettivo di essere un primo momento di stimolo verso
iniziative concrete che dovranno essere condotte, all’intemo di una rinnovata visione
del territorio che si riappropri
della memoria, del modo di
vivere e di abitare delle precedenti generazioni, delle valenze gebmorfologiche per realizzare, ove possibile e prima
della definitiva rovina o della
vendita indiscrirhinata, un intelligente recupero di borgate
suscettibili di valida trasformazione, sia per la residenza
sia per la ricettività temporanea, sia come risorsa inserita
in programmi turistici rispettosi dell’ambiente e collegati
con le occasioni culturali, con
i luoghi storici legati alla storia valdese, con i progetti di
escursioni e sentieri, con il
godimento di prodotti locali e
di manifestazioni che la vai
Pellice offre. I problemi e le
proposte emerse possono essere^ raggruppati in tre grandi
aree fra loro collegate:
1) la dimensione culturale,
della mentalità diversa che
occorre stimolare, sia da parte
degli amministratori e degli
uffici tecnici, sia soprattutto
nei professionisti, nei singoli
cittadini che insieme e individualmente hanno una responsabilità nella valorizzazione o
nel degrado delle risorse che
possono, 0 meno^ contribuire
allo sviluppo della valle e
dunque a creare posti di lavoro e reddito;
2) la questione della ricettività, oggi assolutamente scarsa e assente per quanto riguarda camere sparse sul territorio montano, possibilità di
posti tappa, di letto e colazione a buon mercato; dunque la
questione dei costi e dei ricavi di una simile prospettiva,
sia per i proprietari sia per i
Comuni, a cui spetta l’onere
di strade e servizi;
3) infine la questione dei
piani regolatori, del regime
dei suoli, delle norme e degli
standard previsti, dove si constata, da un lato, un eccesso
di vincoli o prescrizioni a
volte insensati e Contraddittori per intervenire su baite o
borgate senza stravolgere
equilibri e aspetti costruttivi
che ne sono la ricchezza, pur
consentendo la necessaria
funzionalità, dall’altro casualità e disomogeneità fra un
Comune e l’altro, problemi
nei rapporti fra uffici tecnici,
committenti, professionisti,
responsabili di Usi che si
ostacolano anziché collaborare, grazie a un comune convincimento culturale, in vista
di un risultato valido sotto il
profilo funzionale ed estetico.
Raccogliendo i punti più
sottolineati nel dibattito dei
partecipanti, il gruppo orga
nizzatore sta predisponendo
un primo documento, una
sorta di lettera di intOTti, che
sarà sottoposta ai Consigli
comunali e alla futura amplinistrazione della Comunità
montana, per non limitarsi alle parole ma per attivare iniziative concrete; fra queste
ultime, proprio da parte della
Comunità montana, è parsa
indispensabile la ricostituzione di un efficiente e competente Ufficio di piano. Tra i
punti che si sollecitano:
- Recuperare razionalmente i luoghi già abitati anziché
proseguire con nuovi insediamenti, che spesso si rivelano
insensati e non portano neanche i presunti benefici alle
popolazioni residenti.
- Porre in atto con sollecitudine un’urgente azione di
riordino fondiario.
- Predisporre, in modo
coordinato fra Comuni e Comunità montana strumenti,
schede che rendano possibile
un inventario del patrimonio,
una descrizione, borgata per
borgata, delle sue caratteristiche e delle sue possibilità di
uso, e successivamente una
sorta di «manuale» per gli interventi a disposizione degli
uffici tecnici, con alcune (poche, chiare e praticabili) norme da rispettare relativamente a materiali, tetti, balconi,
aperture, forme costruttive (si
veda in proposito la legge regionale n. 35).
- Riconsiderazione di alcuni aspetti del Piano regolatore
intercomunale vai Pellice, soprattutto degli strumenti di attuazione, evitando il troppo
frequente ricorso a varianti da
parte dei singoli Comuni, favorendo il più possibile
un’ottica di valle e il coordinamento fra i Comuni (almeno quelli di montagna).
- Adozione, da parte della
Comunità montana, di proprie norme compatibili con le
reali possibilità di ristrutturare che esistono nelle borgate
0 nelle baite, tenendo conto
di quanto è in vigore nelle altre vallate o regioni alpine, e
sviluppando iniziative politiche affinché la legislazione
regionale faccia riferimento
alle effettive caratteristiche
del nostro territorio e non, come quasi sempre succede, a
un modello urbano, cioè alla
montagna vista dalla città.
- Collegamento organico
del «recupero» con le prospettive già individuate nel
Piano di ecosviluppo e da
concretizzare, da parte della
Comunità montana e dei Comuni: in particolare sviluppando le sinergie fra agricoltura, cultura e turismo. Si
tratterà di collegare la possibilità di prolungare la residenza di anziani nel loro «habitat» con la dimensione dei
servizi socio-assistenziali e
della domiciliarità.
Il convegno ha chiesto al
gruppo organizzatore di proseguire, di fungere da stimolo
verso i Comuni e la Comunità
montana, anche con la collaborazione degli studi professionali e dei tecnici; il Centro
culturale ha proposto un secondo appuntamento per il
prossimo giugno per fare il
punto su quanto si sarà riusciti a concretizzare.
* Centro culturale valdese
Un esemplare di secolare abitazione in alta vai Pellice
Una legge regionale, ancora poco nota, ne affida il censimento ai singoli Comuni
Un catalogo dei beni architettonici
Varata alla fine della legislatura dal Consiglio regionale, pubblicata sul Bollettino
ufficiale della Regione nel
momento in cui tutti si occupavano di campagna elettorale, tuttora scarsamente conosciuta dai Consigli comunali
appena insediati: si tratta però
di una legge importante (che
è stata segnalata dall’architetto Doglio di Cuneo nel corso
del convegno sulle borgate)
perché affida ai Comuni il
censimento «dei caratteri tipologici, costruttivi e decorativi con significato storico,
architettonico, ambientale
degli edifìci e loro pertinenze» al fine di consentire,
nell’ambito di ogni Comune,
un catalogo dei beni culturali
architettonici.
Secondo la legge, i Comuni
devono deliberare tale censimento entro tre mesi dall’approvazione (avvenuta il 14
marzo ’95) avvalendosi di
tecnici delle amministrazioni
locali o di professionisti
iscritti ai relativi ordini. Il
censimento deve essere fatto
secondo schede tecniche e
elaborati che la giunta regionale, sempre entro 90 giorni,
deve deliberare (e che quindi
avrebbero dovuto essere preparati entro il 14 giugno). Il
catalogo dei beni viene poi
aggiornato ogni anno dai Comuni entro il 31 luglio.
Al censimento partecipano
enti e associazioni pubbliche
e private che hanno compiti
di tutela dei valori culturali,
storici, architettonici e ambientali, e che dovranno essere adeguatamente informati
dai Comuni. All’art. 4 la legge specifica che i caratteri tipologici che dovranno essere
censiti sono gli elementi costnittivi e compositivi, le finiture, gli apparati decorativi e
ogni altro elemento architettonico che costituisca caratteristica storica dell’edificio.
Il censimento costerà e la
legge prevede che la Regione
contribuisca per il 50% alle
spese sostenute dai Cqmuni,
in base a precisa documentazione contabile. È interessante quanto affermato all’art. 6:
«I proprietari (...) che nei
progetti di restauro o risanamento conservativo si impegnano ad eseguire gli interventi in osservanza ai criteri
previsti dal “Catalogo dei
beni culturali architettonici”
possono richiedere un contributo alle spese sostenute».
Ovviamente perché questo
avvenga è necessario che gli
uffici tecnici dispongano del
catalogo e dei criteri per le
modalità di intervento: i Comuni possono anch’essi deliberare dei contributi sino al
50% della spesa sostenuta e
la Regione, sulla base delle
spese documentate presentate
dai Comuni, potrà a sua volta
coprirne fino alla metà.
Ci sembra urgente dare
questa informazione anche se
resta da capire se e come, per
i nostri Comuni di montagna,
sarà possibile far rientrare in
un censimento di questo tipo,
che ovviamente pensa ai palazzi storici nei centri urbani,
tipologie significative come
quelle esistenti in taluni villaggi 0 borgate, bacias o for
ni. D’altra parte la legge afferma di voler «valorizzare e
tutelare i caratteri tipologici
costruttivi e decorativi con significato culturale, storico,
architettonico, ambientale
degli edifici e loro pertinenze». E in un Comune come
Massello o Rorà o Angrogna
non ci sarà da censire il cornicione rinascimentale 0 la finestra barocca, ma certamente la scuola Beckwith, una
particolare fontana o una casa
per il suo balcone.
Occorrerà battersi per questo e far sì che le schede del
censimento siano adatte anche ai beni dei Comuni che
non hanno da censire palazzotti barocchi o altre opere
grandiose. Ma proprio perché
nel convegno sul recupero
delle borgate si è parlato della necessità di censire il patrimonio occorre non ignorare questa legge, saperne pre.sto di più e cercare di utilizzarla evitando che si traduca
in una ennesima pastoia burocratica per i Comuni poveri
di alta montagna.
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se non per gravi ragioni e in accordo con l’Ucebi. Così pure inibisce alla
forza pubblica l’ingresso in tali edifici, se non previo accordo con i ministri
delle chiese. L’art. 18 dichiara la volontà della Repubblica e dell’Llnione di
voler tutelare e valorizzare il patrimonio storico e culturale delle chiese
battiste. L’art. 19 consente la libera affissione e distribuzione di pubblicazioni e stampati aH’interno e all’ingresso dei locali di culto. Si dichiara che le
collette avvengono senza autorizzazione e senza ingerenze da parte dello
stato e sono esenti da qualsiasi tributo. Infine si chiarisce che nel pianificare
le radiofrequenze bisogna tenere conto delle richieste presentate dalle
emittenti gestite dalle chiese facenti parte deN’Ucebi. È una previsione che
sembra al momento non avere molto significato dopo la regolamentazione
del settore ma è bene che il principio sia stato ribadito, in vista di probabili
futuri mutamenti.
Assegni ai pastori
L’art. 20 specifica che gli assegni corrisposti ai ministri iscritti nei ruoli
deirUcebi sono equiparati, ai soli fini fiscali, al reddito di lavoro dipendente.
È l’unico caso in cui, anziché genericamente di «ministri», si parla di «ministri iscritti nei ruoli»: infatti ci si riferisce unicamente a coloro che hanno
un rapporto economico-amministrativo con l’Unione e perciò necessariamente devono essere iscritti nei ruoli. Si parla di reddito di lavoro dipendente, ai soli fini fiscali, perché i ministri dell’Unione (pastori e operatori
diaconali), dal momento che prestano il loro servizio «affectionis vel
benevolentiae causa», non sono considerati lavoratori dipendenti, per
quanto riguarda il loro rapporto con l’Ucebi, né dalla legge italiana né
dall’ordinamento battista.
Riordino dei beni patrimoniali
L’art. 21 dichiara esenti da ogni tributo e onere alcuni passaggi di proprietà (dal Foreign Mission Board of thè Southern Baptist Convention, da
The Spezia Mission, dalla Philadelphia Srl e dalla Spes Srl) all’ente patrimoniale. Non si tratta di un privilegio ma di un atto tardivo di giustizia. Infatti
l’Unione, come le altre confessioni non cattoliche, diverse dalla Chiesa valdese e dalle comunità ebraiche, non aveva enti con personalità giuridica per
antico possesso di stato né ebbe riconoscimento per nessun ente se non
dopo la guerra: fu giocoforza costretta ad intestare le proprietà ad enti
stranieri, che la personalità l’avevano per l’art. 16 delle disposizioni sulla
legge in generale, o a società commerciali fittizie (perché non avevano alcun
fine di lucro) o addirittura a persone fisiche. Solo con la costituzione
dell’ente patrimoniale, il cui statuto fu approvato con Dpr del 20/1/61,
l’Unione potè cominciare a trasferire i beni dagli intestatari all’ente patrimoniale stesso. Ma gli enti stranieri e le società di comodo già avevano pa
KfAi
gato i tributi dovuti ai momento dell’acquisizione del bene: l’art. 21 evita
perciò che (come è successo finora) gravi una doppia tassazione su una
stessa operazione. Infatti l’operazione di trasferimento dei beni all’ente patrimoniale dal 1961 ad oggi è andata a rilento sia perché i tributi erano pesanti in relazione alla disponibilità finanziaria dell’ente, sia perché i tributi
stessi erano ritenuti ingiustamente dovuti. Ora il presente articolo compie
giustizia e rimette a posto ogni cosa.
Revisione dell’Intesa
L’art. 22 impone alle autorità competenti di tenere conto delle esigenze fatte loro presenti dall’Ucebi nell’emanare norme di attuazione della legge. L’art. 23 chiarisce che ogni norma contrastante con la presente legge
cessa di avere efficacia ed applicabilità nei confronti dell’Ucebi e delle chiese, delle istituzioni e delle persone che in essa hanno parte. L’art. 24 prevede che la Repubblica e l’Ucebi sottopongano a nuovo esame il contenuto
dell’Intesa al termine del decimo anno dall’entrata in vigore della legge. Se
una delle parti ritenesse opportuno nel frattempo modificare il testo
dell’Intesa, le parti si convocheranno per esaminare la proposta di modifica.
Infine, qualora siano presentati disegni di legge, che in qualche modo coinvolgano le chiese battiste, è precisato che si renderà necessario ricorrere a
Intese sull’argomento, a norma deN’art. 8 della Costituzione. L’art. 25 indica
la copertura finanziaria del mancato introito dovuto alla defiscalizzazione
delle offerte fino a 2.000.000.
Soddisfazione e ringraziamento a Dio
In conclusione, la legge che regola i rapporti tra la Repubblica italiana e
rUcebi può essere accolta con soddisfazione e con ringraziamento a Dio.
Non è forse il meglio che potevamo sperare (vedi il discorso sull’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica) ma, dati i tempi e le
circostanze, non ci si può lamentare e, con il titolo del libro citato, si può
ben dire che l’identità battista è stata sufficientemente rispettata. L’art. 3 sui
ministri e l’art. 11 sulla possibilità della concessione della personalità giuridica alle chiese sono indicativi di tale rispetto. Non è un avvenimento da vivere in chiave trionfalistica, come ho già scritto su Riforma del 14 aprile, ma
una tappa dell’impegno delle chiese battiste, a partire dal 1867 e fino al momento in cui il Signore vorrà, nella società italiana. L’avere ora questa legge
di libertà non è una garanzia per il futuro: l’unica garanzia è la grazia del Signore; piuttosto deve essere considerata una nuova responsabilità di tutti i
battisti di continuare a perseguire il tentativo di fedeltà e di testimonianza
all’Evangelo di Gesù Cristo nel nostro paese.
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LO STRUMENTO GIURIDICO
DELL’INTESA
Le Intese previste all’ultimo comma dell’articolo 8 della Costituzione
consistono in accordi tra lo stato e una confessione religiosa diversa dalla
cattolica e sono lo strumento offerto dalla Costituzione per regolare i
rapporti con lo stato. La legge è il mezzo attraverso il quale il contenuto
delle Intese entra a far parte dell’ordinamento giuridico dello stato e per
cui le relative disposizioni vengono applicate nel territorio della Repubblica italiana.
Inizialmente le chiese evangeliche italiane non pensavano di dover utilizzare questo strumento per regolare i loro rapporti con lo stato: pensavano che i principi di libertà sanciti dalla Costituzione fossero sufficienti a
tutelare la libertà religiosa di tutti e che, di conseguenza, la legge «sui culti
ammessi» del 1929/30 potesse essere abrogata in breve tempo. Non solo
l’abrogazione non veniva (e non è ancora avvenuta) ma la puntigliosa applicazione amministrativa della vecchia legge del ’29 continuava a vessare gli
evangelici; doveva poi intervenire la Corte costituzionale (istituita nel
1956) per far cadere le disposizioni delle legge sui «culti ammessi» più vessatorie.
La legge sui «culti ammessi», così corretta, rimaneva però l’unica legge
che regolasse i rapporti di tutte le confessioni religiose diverse dalla cattolica: questa legge non tiene conto delle diversità di confessioni e non ne rispetta appieno le esigenze. Per questo motivo negli evangelici italiani si è
fatta strada l’idea che fosse opportuno regolare i rapporti con lo stato attraverso lo strumento dell’Intesa: furono perciò iniziate trattative con'lo
stato al fine di stipulare le intese di cui aH’art.8 della Costituzione. Solo nel
1984 si arrivò alia stipula della prima Intesa tra la Répubblica italiana e la
Tavola valdese, che fu firmata il 21 febbraio.
Successivamente furono firmate le Intese tra la Repubblica italiana e
l’Unione italiana delle chiese avveniste del 7° giorno, il 29 dicembre 1986,
tra la Repubblica e le Assemblee di Dio in Italia, il 29 dicembre 1986, tra la
Repubblica italiana e l’Unione delle comunità ebraiche italiane, in data 27
febbraio 1987, tra la Repubblica e l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia in data 29 marzo 1993, e infine tra la Repubblica e la Chiesa evangelica
luterana in Italia in data 20 aprile 1993. Per diventare operative le Intese devono essere tradotte in leggi; solo l’Intesa con la Chiesa luterana non è ancora legge, essendo stata approvata solo della Camera I’ 11 maggio 1995.
Rimanendo innanzitutto la personalità giuridica dell’ente patrimoniale (che
è l’ente esponenziale dell’Unione che ha permesso e permette di operare
neH’ordìnamento statale), è previsto il riconoscimento come ente ecclesiastico alle chiese e alle istituzioni. La previsione della possibilità che le chiese
abbiano la personalità giuridica è conseguenza diretta di quanto l’Ucebi ha
dichiarato nel preambolo all’Intesa del 29-3-93, laddove-si dice che l’Unione
stessa si richiama alla parola dell’Evangelo da cui discende, fra gli altri, il seguente principio: «Il valore della chiesa locale, quale autonoma assemblea di
credenti in cui si esprime visibilmente la chiesa di Cristo».
Pertanto una chiesa, che risponda ai requisiti richiesti dall’ordinamento
battista e che sia ivi costituita in ente, può ora in quanto tale ottenere il riconoscimento da parte dello stato. Mentre finora le chiese che volevano ottenere la personalità giuridica «dovevano far ricorso alle figure previste dal
codice civile, creando una struttura parallela a quella ecclesiastica e potenzialmente conflittuale con essa, al fine di soddisfare i requisiti minimi richiesti dalla legge». (Malocchi, op. cit. pag. 85). Titolo costitutivo è solamente la
deliberazione dell’Assemblea generale, che costituisce in ente la chiesa.
Poi possono ugualmente avere la personalità giuridica le istituzioni costituite in ente nell’ordinamento battista e aventi fini di culto, solo o congiunto con quelli di istruzione e assistenza. La novità più rilevante è questa
dei fini disgiunti: cioè il fatto che i tre fini non debbano essere necessariamente presenti insieme. Agli effetti tributari, gli enti aventi fini di culto sono
equiparati a quelli aventi fini di istruzione e assistenza, l’ordinaria e la
straordinaria amministrazione si svolgono secondo quanto prescritto
nell’ordinamento battista, senza ingerenza da parte dello stato, delle regioni
e degli altri enti territoriali: solo per gli acquisti di beni immobili, l’accettazione di donazioni ed eredità e il conseguimento di legati è richiesta l’autorizzazione prevista per gli acquisti delle persone giuridiche, per il principio
dell’affidabilità dei terzi, gli enti ecclesiastici riconosciuti sono tenuti ad
iscriversi nel registro delle persone giuridiche.
Deducìbilità delle offerte
L’art. 16 prevede che coloro che hanno effettuato offerte all’Ucebi o
alle chiese da essa rappresentate o alle istituzioni battiste possano dedurre
dal proprio imponibile, ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche,
l’importo delle offerte stesse fino a 2.000.000. È molto importante l’affermazione di principio che apre l’articolo, e cioè che la Repubblica prende atto che le chiese battiste intendono mantenere il culto e sostenere i propri
ministri unicamente a mezzo di offerte volontarie.
L’art. 17 tutela le chiese per quanto riguarda gli edifici aperti al culto
pubblico, che non possono essere requisiti, occupati, espropriati e demoliti
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hanno avuto per tale previsione normativa, non possiamo esserne del tutto
contenti. Maiocchi ha spiegato (in «L’Intesa battista: un’identità rispettata»
ed. Claudiana, un agile commento che si consiglia alle chiese di non perdere
e di consultare) che la delegazione battista aveva proposto nella trattativa
alla controparte governativa di inserire dopo «il diritto di non avvalersi di
insegnamenti religiosi» la frase «escludendo qualunque forma di obbligo
alternativo per coloro che compiono tale scelta». La proposta non è stata
accettata e l’articolato è rimasto perciò inalterato, rispetto agli altri evangelici, e rimane solo la speranza che le condizioni politiche e civili del nostro
paese conducano ad un diverso rispetto della funzione pluralistica della
scuola pubblica.
I matrimoni
L’art. 10 tratta del matrimonio: anch’esso ripete nélla sostanza lo schema previsto dalle altre leggi, su base di Intesa, riguardanti gli altri evangelici.
C’è una grossa novità rispetto ai matrimoni celebrati secondo la legge sui
culti ammessi: la nuova formulazione serve a evitare tassativamente la commistione fra la legge dello stato, che è quella che regola il regime giuridico
del matrimonio, e il fatto di fede, per cui i credenti desiderano scambiare le
loro promesse alla presenza della chiesa. La dichiarazione dei nubendi ricevuta dalla chiesa riunita, in quanto comunicata mediante l’atto di matrimonio redatto dal ministro all’ufficiale di stato civile e da questi trascritto nei
registri, è riconosciuta dalla Repubblica come matrimonio valido agli effetti
, civili: condizione è che l’intenzione sia stata comunicata all’atto delle
pubblicazioni all’ufficiale stesso, il quale abbia provveduto a spiegare ai nubendi i diritti e i doveri dei coniugi e a rilasciare il nullaosta.
Vorrei sottolineare la rilevante portata di questo articolo: esso infatti
consente di delineare i rispettivi ambiti dello stato e delle chiese e di mantenerli nettamente separati. Da un lato lo stato non ingerisce nel modo in
cui i credenti desiderano esprimere la loro volontà di unirsi in matrimonio,
lasciando che la cerimonia si svolga secondo gli usi della chiesa in cui hanno
scelto di sposarsi, dall’altro le chiese riconoscono che lo stato è il solo
competente a regolare giuridicamente l’istituto. Non solo: il ministro, designato dalla chiesa a celebrare il matrimonio, che nella previsione della legge
sui culti ammessi assumeva la figura di teste qualificato a ricevere dichiarazioni su delega dell’ufficiale di stato civile, ora rimane all’interno dell’ordinamento deirUcebi senza alcuna rilevanza civilista, se non quella di trasmettere in tempo utile l’atto di matrimonio.
L’ente patrimoniale
Gli art. Il, 12, 13 e 14 consentono di dare pratica attuazione,nell’ordinamento italiano alla previsione degli art. 22, 23 e 24 del patto costitutivo.
CHI SONO I BATTISTI
a cura di Salvatore Rapisarda
La fíne degli anni ’80, con la caduta del muro di Berlino e l’apertura dell’ex
Urss ha rappresentato una sfida evangelistica e missionaria per molte denominazioni cristiane, e tra queste per i battisti. Da parte di alcune chiese territoriali (ortodosse, cattoliche, luterane) spesso la missione è stata vista come un’indebita ingerenza di estranei nel proprio territorio. Da parte battista, invece, la missione e
l’evangelizzazione sono un compito specifico della chiesa e vengono condotte per
far crescere la famiglia di Dio. I battisti, sostenitori come sono della libertà di coscienza e della libera adesione dei credenti alla comunità di fede, vedono qualsiasi impedimento alla libera circolazione delle idee e della predicazione come un
anacronistico retaggio del passato e come un serio ostacolo al progresso, specialmente in un’Europa che vuole intraprendere nuove strade.
Il documento che pubblichiamo è stato elaborato come una specie di biglietto
da visita. Esso, come si legge nell’appendice, è un documento di studio redatto dal
Dipartimento di teologia e istruzione della Federazione battista europea (Fbe),
con la collaborazione di rappresentanti delle chiese battiste dell’Europa occidentale e orientale e del Consiglio della stessa Fbe. La sua genesi risale al 1992 «nel
contesto della riflessione sulla missione cristiana in un’Europa in via di cambiamento» e per rispondere a domande del tipo: «Chi sono questi battisti impegnati
nella missione?». È un documento «in elaborazione», cioè aperto a cambiamenti
e riformulazioni, redatto per dialogare con credenti di altre denominazioni cristiane, «per rimuovere incomprensioni».
Introduzione
Il seguente documento spiega chi sono i battisti e non deve essere inteso come una confessione di fede. Inevitabilmente e appropriatamente, tuttavia, esso include delle affermazioni sulla fede cristiana e suH’Evangelo. Il
documento non ha lo scopo di raccogliere adesioni né vuole sostituirsi alle
confessioni di fede delle diverse Unioni battiste europee. Va sottolineato
quindi che si tratta di un documento descrittivo, che registra sia i punti di
accordo, sia le differenze fra i battisti. Non viene fatto alcun tentativo per
alterare le convinzioni di certe Unioni battiste o di produrre uniformità tra
loro. Ci è sembrato, comunque, importante tentare di esprimere, dove
possibile, l’opinione comune che i battisti hanno su certe questioni fondamentali di fede e di etica, e così trovare ciò che ci unisce.
Questo documento è stato accolto, più o meno nella forma attuale, dal
Consiglio della Federazione battista europea (Fbe), nel suo incontro di High
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Leigh, in Inghilterra, nel settembre del 1992. Al Consiglio non veniva chiesto di approvarlo come documento definitivo, ma semplicemente di raccomandarne l’uso nell’ambito delle Unioni, delle chiese e delle facoltà di teologia. Il Consiglio, di conseguenza, lo ha raccomandato e ha incoraggiato il
Dipartimento di teologia e istruzione a pubblicarlo a suo nome e a tradurlo
in diverse lingue per un’ampia diffusione. Il Consiglio è stato anche concorde nel dire che il documento non è definitivo, ma è uno studio «in via di
elaborazione», per cui ha incoraggiato il Dipartimento a continuare ad accogliere suggerimenti riguardo alla sostanza dello studio e a revisionarlo.
Pur non essendo un documento definitivo della Fbe, questo studio ha
tuttavia beneficiato, nella sua composizione, della consulenza e del giudizio
di una vasta rappresentanza della famiglia battista europea (come riferito
in appendice) e può veramente affermare di essere «lungo il percorso»
che porta a una confessione dell’identità battista in un’Europa in via di
cambiamento.
I - Siamo parte della Chiesa cristiana universale e confessiamo la fede in un unico Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo
I battisti si ritengono inseriti nel corso perenne della verità e fedeltà
cristiana che scorre sin dai tempi biblici. Tuttavia, essi rintracciano l’origine
più immediata delle loro chiese nel periodo della Riforma protestante in
Europa e sono debitori del recupero, in quel periodo, del principio biblico
della «giustificazione per la grazia di Dio, mediante la sola fede».
Mentre, tradizionalmente, si sono rifiutati di legarsi a «Credi», seguendo la parola d’ordine della Riforma «Sola Scriptura», i battisti hanno sempre riconosciuto le antiche confessioni quali il Credo niceno, la definizione
di Calcedonia e il Credo apostolico, considerandoli autentici testimoni della
fede cristiana. Avendo fede nel Dio trino, i battisti condividono le credenze
basilari delle altre chiese cristiane, che includono: l’opera di Dio come creatore; la natura corrotta degli esseri umani; la perfetta umanità e divinità di
Gesù Cristo che è Dio manifestato quale persona umana; la redenzione attraverso la vita, la morte espiatrice e la risurrezione di Cristo; la trasformazione della vita a livello personale e sociale operata dalla potenza dello Spirito Santo; la realizzazione finale dei piani di Dio.
La prima chiesa battista, nel senso moderno, si riunì a Londra nel
1611. Le sue radici immediate affondavano in piccoli gruppi di credenti, in
Inghilterra, separatisi dalla chiesa di stato durante la Riforma inglese nel
XVI secolo, ma fu forgiata anche dai movimenti riformatori dell’Europa
continentale. Diversi suoi membri fondatori erano vissuti per un certo
tempo in Olanda, dove avevano cercato la libertà religiosa ed erano stati
influenzati dal precedente movimento continentale «anabattista», fiorito in
protestante il carattere di sacralità proprio della figura e dell’ufficio del sacerdote. In più, nelle chiese, accanto ai pastore, si trovano molti altri ministri, che non possono essere definiti senz’altro «di culto» ma che hanno
uguale rilevanza e meritano attenzione. Nelle chiese, infatti, esistono molti
altri ministeri (operatori diaconali, monitori, catechisti, visitatori, anziani,
diaconi, consiglieri, ecc.) che non sono riconducibili per nulla alla figura del
«ministro di culto». ^
Ecco allora che la Repubblica italiana prende atto che nelle chiese battiste operano, accanto ai pastori, anche altri ministri e fa in modo di facilitare
il loro impegno di fede, consentendo loro di entrare nelle case di cura, nelle
caserme, nelle prigioni e addirittura di celebrare matrimoni. L’unica cautela
che lo stato richiede è che sia l’Ucebi a segnalare agli organi competenti i
nominativi dei ministri designati per quei compiti dalle chiese locali. L’art. 3
è estremamente significativo dal punto di vista pratico, perché consente alle
chiese di esercitare la loro missione nei modi congeniali e tramite le persone ritenute più adatte, ma anche dal punto di vista del principio, perché sancisce il superamento di una nozione, quella di «ministro di culto», che era
recepita pari pari dal diritto canonico e che sembrava inamovibile.
Libertà religiosa
Gli art. 4, 5,' 6 e 7 riguardano il diritto dei militari, dei degenti in ospedali e case di cura nonché dei carcerati di non essere impediti nell’esercizio
della libertà religiosa e neH’adempimento delle pratiche di culto a motivo
del loro stato e il diritto dei ministri, che saranno designati dalle chiese per,
quel compito, di poter svolgere il loro ministero di assistenza spirituale.
Questo diritto è previsto anche dalle altre leggi su base di Intesa che riguardano le chiese evangeliche: notiamo soltanto che qui il diritto non è esercitabile solo dagli aventi parte nelle chiese membro dell’Ucebi. Si parla
esplicitamente di «appartenenti alle forze armate che lo chiedano», di «ricoverati, che ne facciano richiesta» e di «detenuti o loro famiglie» che ne
facciano domanda. È molto importante questa possibilità perché tiene conto, per quel che riguarda le persone, del loro diritto alla conversione e, per
quel che riguarda le chiese, del diritto all’evangelizzazione. Naturalmente
l’assistenza spirituale nei casi indicati è prevista a spese delle chiese senza
alcun onere finanziario per lo stato.
Insegnamento della religione a scuola
Gli art. 8 e 9 ricalcano sostanzialmente quanto previsto per le leggi che
riguardano valdesi, metodisti, avventisti e pentecostali per ciò che riguarda
il diritto di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico e il diritto di
rispondere alle richieste in ordine allo studio del fatto religioso nelle scuole
pubbliche. Considerato però il rispetto che finora le autorità scolastiche
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LA LEGGE DI APPROVAZIONE
DELL’INTESA BATTISTA: UN’ANALISI
di Francò Scaramuccia
La promulgazione della legge n. I 16 del 12-4-95, contenente norme per
la regolazione dei rapporti fra lo stato e l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi), rende necessari una presentazione e un commento al
servizio delle chiese per l’uso pratico della legge che esse potranno farne.
Intanto l’art. I sancisce che l’entrata in vigore della legge fa cessare
l’efficacia e l’applicabilità delle leggi del ’29-30 «sui culti ammessi» nei confronti di tutti coloro che hanno parte nell’Ucebi. Ciò è ovvio ma forse è il
caso di ripeterlo per la sua importanza ideale e pratica; come ha detto bene il presidente dell’Ucebi in un’intervista riportata nel Nev del 12 aprile
scorso, «non siamo più un “culto ammesso” ma una confessione religiosa
con proprio ordinamento pienamente riconosciuto dallo stato, ai sensi
della Costituzione».
L’autonomia deirordinamento
È estremamente importante il contenuto dell’art. 2, che dà atto dell autonomia dell’ordinamento dell’Unione battista. Si tratta di una questione
lungamente dibattuta in dottrina: c’è chi sostiene che le confessioni siano
portatrici di ordinamento secondario e derivato, c’è chi parla di originalità
' e indipendenza. L’Unione è, convinta di potere a buon diritto affermare che
le chiese battiste, avendo autonoma organizzazione, essendosi date una
propria regolamentazione e provvedendo aH’autogoverno, sono consapevoli di essere comunità non create dallo stato ma dalla grazia di Dio, che le
sostiene e le conduce. Anche quando l’esercizio del culto fu ostacolato,
perseguitato e persino vietato, i credenti continuarono con perseveranza
proprio perché ciò che facevano non era in forza di un’autorizzazione statale ma perché guidati dalla fede. Oggi il loro coraggio e la loro costanza
trovano il giusto riconoscimento nella presa d’atto della Repubblica italiana.
I ministri
L’art. 3 introduce quello che può essere considerato l’autentica novità
dell’Intesa battista rispetto alle altre. Infatti, parlando di confessioni religiose, finora il diritto italiano aveva avuto riguardo solo ai «ministri di culto»,
nozione ripresa direttamente dal diritto canonico. Tale nozione, che definisce bene il sacerdote cattolico, trova non poche difficoltà quando deve essere riferita al pastore evangelico. Infatti, è del tutto ignoto all’ecclesiologia
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Svizzera e caratterizzato dall’enfasi sul discepolato cristiano e sul battesimo dei credenti.
In Europa, al di fuori della Gran Bretagna, le chiese battiste furono fondate principalmente nel XIX secolo sulla base dei nuovi movimenti pietisti
tedeschi e scandinavi, con l’aiuto della chiese battiste della Gran Bretagna e
deN’America del Nord. I battisti dell’Europa centrale e orientale sentono un
legame particolarmente stretto con gli anabattisti i quali, in passato, avevano avuto un impatto sulla società dei loro paesi, sebbene il legame sia più
un’affinità spirituale che una chiara continuità storica.
Oggi vi sono Unioni battiste in quasi tutte le nazioni europee in comunione con la Federazione battista europea. L’Alleanza mondiale battista, costituita nel 1905, collega circa 80 milioni fra membri e aderenti sparsi in oltre 150 nazioni in ogni parte del mondo.
i 2 — Noi affermiamo la necessità di una fede personale in Gesù
Cristo e del discepolato a sua imitazione
I battisti ritengono che ogni cristiano e ogni cristiana dovrebbero essere in grado di professare la propria fede in Gesù Cristo come Salvatore e
Signore. Il processo personale della fede deve includere il pentimento verso
Dio, il Padre e la vita rinnovata dallo Spirito Santo di Dio. Tale esperienza
della grazia divina dovrebbe condurre a un discepolato radicale che rifletta
il modo di vivere di Gesù Cristo e dovrebbe concorrere al formarsi di
un’etica e di una condotta non solo nell’ambito della chiesa ma anche nel
più vasto contesto della società.
3 - La nostra massima autorità per quanto riguarda la fede e
la pratica è Gesù Cristo, rivelato nelle Scritture e presente in
mezzo ai suo popolo mediante lo Spirito Santo
I battisti riconoscono l’autorità di Gesù Cristo, il Figlio di Dio risorto
dai morti e presente oggi per guidare i credenti in tutta la verità, ovunque
essi sono radunati insieme nel suo nome. La sua autorità ha la precedenza
su qualsiasi altra autorità. Per discernere e interpretare l’autorità di Cristo
nel loro ambito, i battisti fanno appello in primo luogo alle Scritture, credendo che queste siano il mezzo mediante il quale tutte le fonti della verità
riguardo a Dio debbano essere valutate e giudicate.
4 - Noi riconosciamo le Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento come autorità primarie per la conoscenza della rivelazione di Dio in Cristo
I battisti credono che Dio esprima la sua parola agli esseri umani mediante le Scritture: che sono ispirate dal suo Spirito. Essi, di norma, ritengo
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no giusto chiamare le Scritture «Parola di Dio», perché la parola scritta testimonia la suprema Parola di Dio che è Gesù Cristo. Tutta la dottrina cristiana, inclusi Credi e tradizioni, deve perciò essere verificata in base alla
sua conformità con la Scrittura.
I battisti sperano che la Chiesa sia continuamente riformata dall’ascolto
della parola di Dio attraverso la Scrittura, e sperano anche che una nuova
luce si sprigioni dalla Scrittura, in ogni generazione, per la potenza dello
Spirito Santo. Mentre i singoli credenti devono sempre consentire che la
loro interpretazione della Scrittura venga illuminata dalla comprensione
della comunità cristiana, essi hanno il diritto in ultima istanza di discernere
che cosa Dio stia dicendo loro attraverso la parola e mediante lo Spirito.
5 - Noi intendiamo la chiesa come la comunione dei credenti
che condividono la mensa del Signore
I battisti ritengono che la chiesa sia formata dai credenti che sono legati
da un patto fra loro e con Dio per adorare e operare insieme. Essi hanno
spesso parlato di se stessi come di «comunità convocata», indicando sia che
Dio li ha chiamati ad essere insieme per formare il corpo di Cristo visibile
in un dato luogo, sia che essi hanno volontariamente aderito a questa chiamata. La vita comunitaria trova un’espressione centrale nel raccogliersi intorno al tavolo dove la Cena del Signore è celebrata col pane e col vino.
Essi credono inoltre che così sono in comunione con l’intero corpo di Gesù Cristo che è la chiesa universale.
1 battisti accolgono caldamente nella comunione fraterna della comunità coloro che non sono ancora membri di chiesa; soprattutto i bambini
sono accettati in modo speciale. La nascita dei bambini è spesso sottolineata da una cerimonia di ringraziamento e di benedizione. I battisti non ritengono che la loro salvezza dipenda dal battesimo. Piuttosto, i bambini devono essere istruiti e guidati nella via di Cristo, nella speranza che a tempo
debito possano pervenire a una fede personale in Cristo come loro Signore, e diventare membri di chiesa attraverso il battesimo dei credenti.
6 - Noi pratichiamo il battesimo, solo ai credenti, nel corpo
di Cristo
I battisti constatano che il battesimo nel Nuovo Testamento e nella
chiesa primitiva veniva normalmente praticato per immersione nell’acqua,
nel nome trino di Dio, a coloro che potevano professare la loro personale adesione a Gesù Cristo come Signore. Una persona, perciò, deve avere
fede prima di essere battezzata. Nel battesimo questa fede umana si incontra con la Grazia divina, poiché il credente condivide la morte e la risurrezione di Cristo, simboleggiate dall’immersione e dall’uscita dall’acqua.
-jg......................................................Il....nini
1997, si provvede mediante l’utiiizzo delle
proiezioni per gli stessi dello stanziamento
iscritto, ai fini del bilancio triennale 19951997, al capitolo 6856 dello stato di previsione del Ministero del tesoro per l’anno
1995, all’uopo utilizzando l’accontonamento relativo alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri.
2. Il Ministro del tesoro è autorizzato
ad apportare, con propri decreti, le occorenti variazioni di bilancio.
che si procederà con la stipulazione di una
nuova intesa e con la conseguente presentazione al Parlamento di apposito disegno
di legge di approvazione ai sensi dell’art. 8
della Costituzione.
3. In occasione di disegni di legge relativi a materie che coinvolgono rapporti delle
chiese rappresentate dall’Llcebi con lo Stato, verranno promosse previamente, in
conformità all’art. 8 della Costituzione, le
intese del caso.
Articolo 25
(Copertura finanziaria)
I. Alle minori entrate derivanti dall’applicazione dell’art. 16, valutate in lire 935
milioni all’anno per l’anno 1996 e in lire
550 milioni annue a decorre dall’anno
La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella raccolta ufficiale degli
atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di
farla osservare come legge dello Stato.
Data a Roma, addì 12 aprile 1995
SCÀLFARO
Dini, Presidente del Consiglio dei Ministri.
Visto, il Guardasigilli: Mancuso
13
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non possono essere requisiti, occupati,
espropriati o demoliti se non per gravi ragioni e previo accordo con l’Ucebi.
2. Salvi i casi di urgente necessità, la forza pubblica non può entrare, per l’esercizio
delle sue funzioni, in tali edifici senza avere
preso accordi con i ministri delle singole
Chiese.
Articolo 18
(Tutela dei beni culturali)
1. La Repubblica italiana e l’Ucebi si impegnano a collaborare per la tutela e la valorizzazione dei beni afferenti il patrimonio
storico e culturale delle Chiese rappresentate dairUcebi.
Articolo 19
(Manifestazione del pensiero religioso)
1. Le affissioni e la distribuzione di pub‘ blicazioni e stampati relativi alla vita religiosa e alla missione delle Chiese rappresentate dall’Ucebi, effettuate all’interno e all’ingresso dei luoghi di culto e degli edifìci ecclesiastici utilizzati dalle suddette Chiese, e
le altre collette a fini ecclesiastici avvengono senza autorizzazione né altra ingerenza
da parte degli organi dello Stato e sono
’esenti da qualunque tributo.
2. Considerato che l’ordinamento radiotelevisivo si informa ai principi di libertà
di manifestazione del pensiero e di pluralismo dettati dalla Costituzione, nel quadro
della pianificazione delle radiofrequenze si
tiene conto delle richieste presentate dalle
emittenti gestite dalle chiese facenti parte
' dell’Ucebi operanti in ambito locale, relative alla disponibilità di bacini di utenza idonei a favorire l’economicità della gestione
ed un’adeguata pluralità di emittenti in
conformità alla disciplina del settore.
Articolo 20
(Regime tributario degli assegni corrisposti ai
ministri delTUcebi)
I. Gli assegni corrisposti per il sostentamento totale o parziale dei ministri
iscritti nei ruoli dell’Ucebi sono equiparati,
ai soli fini fiscali, al reddito di lavoro dipendente.
...................................
Articolo 21
(Trasferimenti di beni)
I. I trasferimenti di beni immobili in favore dell’Ente Patrimoniale dell’Ucebi dalla
Philadelphia s.r.l., di cui all’atto a rogito del
dott. Antonio Califano, coadiutore del Notàio Nazareno Dobici di Roma, in data 27
dicembre 74, rep. n. 806489/23921, dalla
The Spezia Mission Limited, di cui all’atto a
rogito del Notaio Alberto Politi di Roma in
data 9 febbraio 78, rep. n. 2071/697, dalla
SPES s.r.l., di cui all’atto a rogito del dott.
Nazareno Dobici di Roma in data 13 novembre 74, rep. n. 805445/23733, e dal Foreign Mission Board of the Southern Baptist Convention, di cui all’atto a rogito del
Notaio Alberto Politi di Roma in data 2
marzo 1993, rep. n. 31787/12226, sono
esenti da ogni tributo e onere, fatte salve le
somme già percette dall’amministrazione finanziaria.
Articolo 22
(Norme di attuazione)
I. Le autorità competenti, nell’emanare
le norme di attuazione della presente legge,
debbono tener conto delle esigenze fatte
loro presenti dall’Ucebi e avviano, ' '■
chiestfe, opportune consultazioni.
se ri
Articolo 23
(Norme contrastanti)
I. Ogni norma contrastante con la presente intesa cessa di avere efficacia e applicabilità nei confronti delle Chiese, istituzioni, enti, associazioni e organismi rappresentati dall’Ucebi e delle persone che in essi
hanno parte dalla data di entrata in vigore
della presente legge.
' Articolo 24
(Ulteriori intese)
1. Le parti sottoporranno a nuovo esame il contenuto della presente intesa al
termine del decimo anno dall’entrata in vigore della presente legge.
2. Ove, nel frattempo, una delle due
parti ravvisasse l’opportunità di modifiche
al testo della presente intesa, le parti torneranno a convocarsi a tal fine. Alle modifì
Così testimonia anche la salvezza. Tutto questo rende il rito inappropriato ai bambini.
Il battesimo è inseparabile dall’ingresso come membri nella chiesa, intesa come corpo di Cristo, sebbene i battisti si consentano una certa libertà
di coscienza per quanto riguarda il modo in cui realizzare ciò.
Molte chiese insistono sul fatto che coloro che si uniscono alla chiesa
devono essere prima battezzati da credenti; altre, riconoscendo con tristezza le fratture esistenti in seno alla chiesa universale, accettano coloro
che sono stati battezzati da bambini e poi confermati in altre chiese cristiane; altre ancora, in particolari circostanze, consentono di accedere allo status di membri semplicemente sulla base della confessione della propria fede in Cristo. Nonostante tali differenze, tutti i battisti credono che un ritorno alla pratica neotestamentaria del battesimo dei credenti sia essenziale per un’autentica comprensione della natura della fede, della chiesa e del
discepolato.
7 — Noi affermiamo che ogni chiesa locale ha la libertà e la responsabilità di scoprire il piano di Cristo per la propria vita e per
la propria opera
I membri delle chiese battiste locali si riuniscono in assemblee, sotto la
signoria di Cristo, per stabilire la propria linea sia dal punto di vista pratico
sia da quello spirituale. Le decisioni concernenti ogni settore della vita della
chiesa, incluse la liturgia del culto e la richiesta di un pastore per svolgere il
ministero in quella sede, sono prese mediante una democratica votazione
ma lo scopo dell’assemblea non è che un gruppo conquisti voti per la propria causa ma che ognuno trovi il piano di Cristo per la sua chiesa. Sebbene
ogni chiesa locale sia giuridicamente indipendente, ciascuna riconosce la sua
interdipendenza spirituale con le altre nel suo tentativo di trovare la volontà di Cristo e, per esempio, è aperta alle opinioni delle altre chiese con
le quali è in comunione.
8 - Noi affermiamo il «sacerdozio universale di tutti i credenti», in cui tutti i membri di chiesa sono chiamati a servire; alcuni
sono chiamati a esercitare una conduzione spirituale, che va sempre intesa come servizio
I battisti ritengono che tutti i credenti siano chiamati a servire Cristo
nella chiesa e nel mondo, e che per tale compito lo Spirito Santo distribuisca doni a tutto il popolo di Dio. Essi si aspettano di trovare un’intera varietà di doni spirituali nella chiesa locale nella quale i membri esercitano
vari doni quali l’insegnamento, l’evangelizzazione, il ministero pastorale, la
conduzione, la diaconia, la rivelazione profetica, la conoscenza, la preghie
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ra, la guarigione, l’amministrazione e l’ospitalità. Questi ministeri sono volti
sia all’edificazione della chiesa sia a portare integrità e riconciliazione in
ogni area della vita e dell’attività quotidiana. I battisti credono anche, tuttavia, che Cristo chiami alcuni ad esercitare un ministero di conduzione spirituale, con particolari responsabilità di predicazione, insegnamento e cura
pastorale.
Nell’ambito battista, in genere, ci sono due tipi di ministri: il «pastore»
e i «diaconi». La chiesa locale elegge tra i suoi membri un gruppo di diaconi
per esercitare il ministero accanto al pastore. Diverse chiese eleggono anche alcuni «anziani», i quali generalmente ricoprono un ruolo di tipo pastorale. I membri di chiesa riuniti in Assemblea hanno il compito di provare a
riconoscere coloro che di fatto hanno ricevuto queste varie chiamate da
Dio per servire in mezzo a loro.
All’interno di questo schema generalmente accettato, le chiese battiste
presentano delle differenze nella loro comprensione della conduzione spirituale. La maggior parte «consacra» i pastori con l’imposizione delle mani,
dopo che essi hanno completato la preparazione teologica. Alcune riconoscono la chiamata al ministero sia degli uomini sia delle donne, mentre altre
riconoscono solo il ministero maschile.
Ogni chiesa battista ha la libertà di invitare chi ritiene a servire come
pastore, ma alcune Unioni battiste designano «pastori» solo coloro la cui
vocazione sia stata provata e riconosciuta da un ampio gruppo di chiese
locali, riconoscendoli così ministri della chiesa universale. Tutti i battisti,
tuttavia, riconoscono che la chiesa locale, agendo nella propria autonomia,
può eleggere alcuni suoi membri «diaconi» o «anziani». Nell’ambito di alcune Unioni di chiese, anziani ministri sono designati alla cura pastorale di
una intera associazione di chiese, ma la loro autorità consiste nel consigliare la chiesa locale e il suo pastore piuttosto che esercitare un potere
direttivo su di loro. Nonostante le differenze, i battisti credono che
dall’essere uniti in comunione fraterna scaturisca la necessità di una supervisione spirituale e non che l’esistenza di un capo spirituale crei la
chiesa.
9 - Noi crediamo che il reciproco impegno espresso nel battesimo e nell’appartenenza alla chiesa locale conduca, dove è possibile, a una più ampia collaborazione tra chiese
Dall’inizio della loro storia, le chiese locali battiste hanno cercato la comunione con le altre chiese per un reciproco incoraggiamento, per una guida comune, per la condivisione della missione e come segno di riconciliazione per il mondo. Le chiese battiste formano associazioni locali con altre
chiese battiste, costituendo insieme un’Unione di chiese a livello nazionale.
2. Gli acquisti di beni immobili, l’accettazione di donazioni ed eredità ed il conseguimento di legati sono soggetti all’autorizzazione prevista dalle leggi civili per gli acquisti delle persone giuridiche.
Articolo 13
(Iscrizione nel registro delle persone giuridiche)
1. Gli enti ecclesiastici devono iscriversi
agli effetti civili nel registro delle persone
giuridiche nel quale, oltre alle indicazioni
prescritte dagli artt. 33 e 34 del Codice Civile, devono risultare le norme di funzionamento e i poteri degli organi di rappresentanza dell’ente.
2. L’Ente Patrimoniale dell’Ucebi deve
effettuare tale iscrizione entro due anni
dall’entrata in vigore della presente legge.
3. Decorso il termine di cui al comma
precedente, l’Ente Patrimoniale deH’Ucebi
può concludere negozi giuridici solo previa
iscrizione nel registro delle persone giuridiche.
Articolo 14
(Regime tributario degli enti ecclesiastici)
1. Agli effetti tributari gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, aventi fine di
culto, come anche le loro attività dirette a
tale scopo, sono equiparati a quelli aventi
fini di istruzione e assistenza.
2. Le attività diverse da quelle di culto,
svolte da tali enti, sono soggette, nel rispetto dell’autonomia e dei fini degli enti
stessi, alle leggi dello Stato concernenti tali
attività e al regime tributario previsto per
le medesime.
Articolo 15
(Mutamenti degli enti ecclesiastici)
1. Ogni mutamento sostanziale nel fine,
nella destinazione del patrimonio e nel
modo di esistenza di uno degli enti suddetti acquista efficacia civile mediante riconoscimento con decreto del Ministro
dell’Interno, udito il parere del Consiglio
di Stato.
2. In caso di mutamento che faccia perdere all’ente uno dei requisiti prescritti per
il suo riconoscimento può essere revocato
il riconoscimento stesso con decreto del
Ministro dell’Interno, sentito il presidente
dell’Ucebi e udito il parere del Consiglio di
Stato.
3. La notifica deH’avvenuta revoca
dell’erezione di un ente da parte del presidente dell’Ucebi determina la cessazione
con provvedimento statale della personalità
giuridica dell’ente stesso.
4. La devoluzione dei beni dell’ente soppresso o estinto avviene secondo quanto
prevede il provvedimento dell’Assemblea
generale dell’Ucebi, salvi comunque la volontà dei disponenti, i diritti dei terzi e le disposizioni statutarie, e osservate, in caso di
trasferimento ad altro ente, le leggi civili relative agli acquisti delle persone giuridiche.
Articolo 16
(Deduzioni degli effetti Irpef)
1. La Repubblica italiana prende atto
che le Chiese rappresentate dall’Ucebi intendono provvedere al mantenimento del
culto ed al sostentamento dei ministri unicamente a mezzo di offerte volontarie.
2. A decorrere dal periodo di imposta
in corso alla data di entrata in vigore della
presente legge, le persone fisiche possono
dedurre dal proprio reddito complessivo,
agli effetti dell’imposta sul reddito delle
persone fisiche (Irpef), le erogazioni liberali
in denaro, fino all’importo di lire 2 milioni,
a favore dell’Ucebi per i fini di culto, istruzione e beneficenza che le sono propri e
per medesimi fini delle Chiese e degli enti
aventi parte nell’Ucebi.
3. Le relative modalità sono determinate con decreto del Ministro delle Finanze,
previo accòrdo con l’Ucebi.
4. Su richiesta di una delle due parti, al
fine di predisporre eventuali modifiche, si
potrà procedere alla revisione dell’importo
deducibile di cui al comma 2 ad opera di
un’apposita Commissione paritetica nominata dall’autorità governativa e dall’Ucebi.
Articolo 17
(Tutela degli edifici di culto)
I. Gli edifici aperti al culto pubblico da
parte delle Chiese aventi parte nell’Ucebi
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15
E Eœ Delle mu moESi
PAG. Ill
SCHEDA
tprvista al comandante della V divisione GL che fu attivo anche in vai Pellice ^
HiGcardo Vanzetti, partigiano e dinamitardo L'ingegner «Renato»
m
ELENA BOUISSA
ERBERTO LO BUE
Il 26. aprile, al termine delle
éelebrazioni per il cinggàntenario della Resistenza,
piarne incontrato Riccardo
^Renato» Vanzetti e gli abbiamo posto alcune domande.
~Lei ha ribadito di non essere un uomo politico e di
fiffn voler fare politica, ma le
^cisioni che ha preso a un
eerto momento della vita, anche rischiandola, debbono
¿sere state motivate da con.■mcimenti, forse non politici
01 probabilmente di ordine
i0rale, etico. Che cos’è quel
\i¿tí¡kosa» che t’ha spinta a
¿schiare la vita?
■«Già prima dell’8 settembre
mi ero fatto l’idea che la guerra per l’Italia era perduta.
L’tìtoistizio non mi ha sorpreso, perché per me era il
pimo segno di un barlume di
btionsenso che era affiorato
nella mente dei dirigenti italiani. Però non mi piaceva
ridea di fare una vita comoda
eitrànquilla (io ero ufficiale
della Regia Aeronautica)
aspettando che gli altri vincessero la guerra per noi. Penavo che tutti avrebbero dovuto fare qualche cosa, se non
altro per espiare l’errore di esf^isi alleati con la Germania.
’ Io parlavo un po’ l’inglese
e così, quando gli alleati sono
'‘sbarcati nel Sud dell’Italia,
ini sono aggregato a uno stori mo di Spitfires della Raf. Vi
'tòno rimasto per qualche me„ se, fino a quando un mio vecchio compagno di università,
Mario De Leva (“Marcello”),
che dal Nord Italia aveva att®versato le linee a piedi per
' venire nel Sud, non ha trovato il contatto giusto con il servido segreto americano. Allora l’Oss, che nel frattempo
aveva fatto alleanza con
L’Ori [Organizzazione per la
rinascita italiana diretta da
Raimondo Craveri, ndr], re,cintava volontari per missioni
al di là delle linee; a me sembrò un’ottima occasione per
fare qualcosa. Fu così che, as,sieme al De Leva e a un radiotelegrafista che avevamo
prelevato dalla flotta sottomarina italiana, Giorgio Squillace, un napoletano, abbiamo
formato un team di volontari
disposti ad essere paracadutati nell’Italia del Nord per porte aiuti ai partigiani».
- Perché sceglieste proprio
■ ¡tizona della vai Pellice?
«Una delle zone che avevamo indicato sulla nostra cartina era proprio una montagna
a sud di Lusema San Giovanni. La ragione per cui fu scelto quella zona per il lancio fu
molto personale; “Marcello”
Ue Leva aveva la fidanzata a
Luserna; quindi pensammo
che poteva essere un punto di
appoggio: non era solo per
Una questione romantica, ma
anche logistica. Nel caso in
cui non fosse stato possibile
atterrare a Luserna avevamo
mdicato, come pinpoint alternativo, il Fra.
Il primo tentativo di lancio
fallì a causa di un temporale.
Riprovammo il giorno dopo.
Sullo stesso aereo, un Halifax
bimotore, ma con un pilota
diverso, un polacco fuggito in
Inghilterra dopo l’invasione
tedesca della Polonia, che era
stoto integrato nella Raf. Parammo da Brindisi, sorvolammo il Mar Tirreno ed entrammo su terra ferma in Liguria.
Quando arrivammo sulla zona del Piemonte ci venne dato
l’ordine di prepararci. Il primo a lanciarsi fu il De Leva;
quando vidi la sua testa sparim, spinsi Giorgio giù dal buco che era al centro della fu
Vanzetti in alta vai Pellice dove era nascosta la prima radio delle bande partigiane
soliera dell’aereo, e poi anch’io mi lanciai. Toccammo
terra, anzi neve, alle 2,30 di
mattina circa: ci demmo subito da fare per cercare i vari
pacchi di armi, munizioni, viveri e soprattutto gli sci.
Air alba ci accorgemmo che
sotto di noi, in fondo a un
corto pendio, c’era un grande
fabbricato; presto scoprimmo
che era una caserma occupata
dai tedeschi. Vedendo un fiume scorrere in direzione Ovest, capimmo che eravamo atterrati in territorio francese.
Decidemmo allora di seguire
la direzione Est finché non
fossimo riusciti a valicare in
Italia, peraltro con grosse difficoltà perché Giorgetto non
sapeva assolutamente sciare.
Impiegammo tre giorni e
tre nott: alla terza notte una
slavina si portò via Giorgetto
e scendemmo fino in fondo
alla valle per cercarlo. Giorgetto era ridotto in condizioni
gravi: era rimasto sotto la neve per parecchio tempo; lo tirammo fuori. Nel frattempo si
faceva giorno; vedemmo una
malga, ci rifugiammo lì e,
mentre io provavo a rianimare il nostro unico contatto con
il mondo, il De Leva scese a
valle per vedere di cercare
aiuto. Arrivato a Bobbio Pellice fu fermato e arrestato,
con sua grande gioia, da alcuni partigiani comandati da
Antonio Prearo. Alcuni contrabbandieri salirono alla
malga a prelevare Giorgio e
me, ma non fummo riconosciuti ufficialmente finché De
Leva non fu identificato da
Giorgio Agosti.
Durante i rastrellamenti di
marzo restammo nascosti e,
quando tutto si tranquillizzò,
la radio fu trasportata a Torre
Pellice a casa dei fratelli Giulio e Michele (“Gei”) Césan,
che la nascosero in un alveare
pieno d’api. I tedeschi, seppur muniti di radiogoniometri, non si azzardarono mai ad
aprire le amie!».
- Quali erano esattamente i
vostri compiti nella missione?
«“Marcello”, che era sceso
a Torino fin dal primo giorno,
si occupava di raccogliere
informazioni, che poi mandava a Giorgetto, attraverso un
servizio di staffette, che poi
ritrasmetteva. Nel frattempo
Giorgio mandava le staffette
a De Leva con i messaggi che
riceveva dalla radio; io intanto ero stato nominato comandante della V Divisione Gl.
Tramite la radio facemmo
arrivare i primi lanci di materiale bellico, e cominciai subito a tenere i primi corsi di
istruzione su come usare questo materiale. C’era materiale
di difesa e offesa, ma soprattutto materiale per effettuare
sabotaggi: plastico, detonatori, micce. Dopo che questi
primi sabotatori furono istraiti, cominciammo a fare delle
puntate sui percorsi nemici.
L’unica direttiva che avevamo ricevuto dalla nostra base
era quella di interrompere le
vie di comunicazione fra le
basi nemiche di Torino e provincia e quelle alla frontiera,
che nel frattempo era ridiventata francese. Quindi noi, diligentemente, tutte le notti
uscivamo a interrompere le
linee ferroviarie e a minare le
strade in maniera da interrompere il rifornimento alle
truppe di confine, per indebolire il fronte. Quasi subito ci
rendemmo conto che le zone
migliori per il nostro lavoro
erano l’Astigiano e la cintura
di, Torino, così queste piccole
bande di cinque o sei partigiani scesero in pianura.
Le brigate di sabotatori
avevano un carattere particolarmente mobile: non sfavano
mai troppo tempo ferme nella
stessa cascina o fienile, effettuavano veloci azioni notturne e si nascondevano di giorno, così che era assai difficile
acciuffarle. Nacque così il
Gruppo mobile operativo
(Gmo), che aveva valenza di
divisione, del quale io ero comandante. Era composto prevalentemente da partigiani
della V e della IX Divisione
Gl, ma abbiamo avuto anche
dei garibaldini».
- Qual era la situazione
delle bande al vostro arrivo
in vai Pellice ?
«Le bande erano già formate e attive, ma non rendevano
quanto avrebbero potuto.
Avevo notato che in vai Pellice c’era, in termini di combattività, un grosso potenziale
bellico, che non riusciva ad
esprimersi pienamente. Con
la disponibilità di armi e il
dovuto addestramento, questi
giovani sono diventati degli
eroi. Avevamo inoltre l’appoggio della popolazione, che
sapeva benissimo quello che
facevamo ma che si è sempre
dimostrata straordinariamente
leale. Ho osservato che nelle
cronache della Resistenza la
vai Pellice non risulta quasi
per niente. A mio parere
quello che la vai Pellice ha
fatto durante la Resistenza
non è stato riconosciuto abbastanza: in America certamente è rimasto totalmente ignorato. Questo è stato il motivo
che mi ha spinto a chiedere e
ottenere i certificati di riconoscimento dell’Oss, sia per i
caduti sia per i Comuni della
vai Pellice che si sono distinti
per l’aiuto dato ai partigiani:
lo scopo del mio viaggio è di
portare negli annali americani
della seconda guerra mondia
le anche il ruolo che la vai
pellice ha avuto nella liberazione dell’alta Italia».
- Torniamo ancora sulla
sua decisione di “fare qualcosa” per la Resistenza. Non
è pensabile che lei sia diventato antifascista improvvisamente; inoltre sua mamma
era ebrea: anche le leggi razziali l’avranno turbata.
Com’è avvenuta la sua maturazione in senso antifascista ?
«Prima dell’entrata in' guerra dell’Italia lavoravo a Roma: ero direttore di una fabbrica di bombe e altro materiale bellico. Un giorno arrivò
una squadraccia fascista, che
picchiò a sangue il guardiano
della fabbrica e minacciò me
per un semplice problema di
ordine tecnico. Questo episodio fece sì che io mi rendessi
conto che la dittatura fascista
si stava trasformando in un
regime di abusi; ricordo che il
fatto che Mussolini avesse deciso di allearsi con Hitler mi
aveva disturbato molto. Quando cominciai a vedére arrivare
i tedeschi con quel loro atteggiamento di disprezzo, mi
convinsi che bisognava combattere tedeschi e fascisti, ma
la goccia che fece traboccare
il vaso fu un episodio che successe pochi giorni prima
dell’armistizio, quando i tedeschi già avevano sentore di
quello che stava per accadere.
Il comando tedesco aveva ordinato, in previsione di questo
armistizio, di recuperare sufficiente quantità di plasma per
la Croce Rossa tedesca. Arrivai in un paesino della Puglia,
dove il giorno prima i tedeschi avevano chiuso le; scuole
con tutti i bambini dentro e
avevano tolto loro il sangue.
A questo punto io ero pronto
a combatterli anche a costo
della mia vita».
Gli occhi dell’ottantacinquenne ingegneresi inumidiscono. Quando arrivò l’8 settembre, Vanzetti sapeva cosa
bisognava fare e perché bisognava farlo, anche se la politica non gli interessava. Era un
militare e uno stratega: non
badava al colore politico dei
suoi uomini. Insieme alle sue
squadre di guastatori fu il protagonista di quella particolare
fase della Resistenza, iniziata
nell’estate del 1944 e terminata alla Liberazione, che venne
denominata «pianurizzazione». Vanzetti comprese che in
una valle era facile rimanere
intrappolati e che quindi bisognava colpire il nemico in
pianura e in città, dove meno
se lo aspettava, facendo saltare binari e strade. La sua intuizione fu capita e appoggiata senza riserve da tutti i comandanti partigiani della zona, e si rivelò vincente.
A fine aprile, in occasione
delle celebrazioni per il cinquantenario della Liberazione, 21 famiglie di caduti della
V divisione alpina «Giustizia
e Libertà» e alcuni Comuni
della vai Pellice hanno ricevuto certificati di riconoscimento per il loro eccezionale contributo alla liberazione del
Piemonte, per iniziativa dell’
Associazione veterani dell’
Oss, l’Ufficio servizi strategici statunitense preposto allo
spionaggio militare e a operazioni di sabotaggio durante la
seconda guerra mondiale. A
consegnarli c’era un membro
d’eccezióne di quella associazione, che svolse un ruolo di
fondamentale importanza nell’organizzazione della Resistenza in vai Pellice e che dal
1950 vive negli Stati Uniti.
Riccardo Vanzetti (nome di
battaglia; «Renato») conobbe
le nostre valli più di cinquant’anni fa quando, nel
marzo del 1944, in piena Resistenza, prese parte alla missione denominata OrangeGobi, inviata dall’Oss in collaborazione con rOrganizza
zione per la rinascita italiana
(Ori). Paracadutato il 17 marzo 1944, a partire dal mese di
maggio addestrò all’uso degli
esplosivi un gruppo di partigiani (la brigata «Dinamite»,
che ebbe una percentuale altissima di caduti). Vanzetti
comandò la V divisione GL
dall’ottobre 1944 alla fine del
gennaio 1945, quando assunse
il comando del Gruppo mobile operativo (Gmo), composto
da circa 1.500 uomini suddivisi in piccole squadre incaricate di compiere azioni di sabotaggio nell’Astigiano, nell’
Alessandrino, nel Casalese e a
Torino e dintorni.
Nato a Milano nel 1910 da
madre ebrea, Vanzetti studiò
e si laureò in ingegneria aeronautica a Roma. Prima di essere richiamato alle armi
svolse diverse attività legate
alla sua specializzazione, da
collaudatore di idrovolanti
militari a direttore di fabbrica. Sotto lo stemma della Regia Aeronautica partì nel
1942 per l’Albania, dalla quale tornò pochi mesi prima
dell’8 settembre 1943.
Coltivazioni in vai Pellice
Cinghiali insaziabili
Un campo di patate devastato dal cinghiali; In alto un particolare
Mai come quest’anno, specialmente in vai Pellice, si registrano danni alle colture
causati dai cinghiali; presso
Tufficio agricoltura della Comunità montana vai Pellice
sono moltissime le denunce di
danni, specie ai campi di patate; le segnalazioni arrivano da
tutti i paesi. In alcuni casi, come in quelle documentato dalla fotografia,.all’Inverso di
Torre Pellice, gli animali sono
passati anche più di una volta
distruggendo completamente
le piante. «Se da parte della
Provincia arriverà il rimborso
del valore del raccolto andato
perduto - commentano gli
agricoltori - resta il fatto che
potremmo acquistare patate in
vendita sul mercato tradizionale di sapore sicuramente inferiore alle patate di montagna». Ma ad essere danneggiate non sono solo le colture
di tuberi; molti prati sono stati
distrutti dagli animali che li
rendono impraticabili per il
taglio del fieno.
Che cosa c’è dietro questa
ondata di cinghiali? «Non sono cinghiali tradizionali - dicono gli agricoltori, che aggiungono di trovarsi di fronte
ad animali dal comportamento non consueto -: mangiano
le patate mentre di solito ciò
non accadeva e inoltre le nidiate sono molto più numerose (fino a sette o otto piccoli)
del cinghiale classico». Si
tratta dunque di incroci ottenuti in allevamento e poi liberati in valle? Con quale scopo? È un modo per incentivare la caccia dopo aver esasperato l’animo dei pochi agricoltori rimasti?
Per ora si annuncia una raccolta di firme tra la popolazione che sarà inviata gli enti
locali e alla Provincia perché
si prendano provvedimenti.
Nelle
Chiese Valdesi
VILLASECCA — Domenica 25 riunione quartierale a Bovile.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 25 riunione a Grangette.'
FRALI — Domenica 25 il culto sarà preparato per i bambini della
scuola domenicale e sarà quindi un culto per tutti, dal momento che quest’anno non si è tenuto il culto di fine attività.
VILLAR PELLICE — Venerdì 30 giugno inizia il viaggio comunitario in Calabria che terminerà il 9 luglio. Alle 20,45, al
Teynaud, serata di canti popolari con Robert Taglierò.
16
PAG. IV
E Eco Delle ^lli moEsi
VENERDÌ 23 GIUGNO 199.^
Si è svolto in Gran Bretagna, a Manchester, l'incontro delia «Waldesian Fellowship)
Per un progetto didattico e comunitario
LUCETTA GEYMONAT
LO scorso mese di aprile
(19 e 21) si è svolto a
Manchester l’incontro dei
membri della Waldensian
Fellowship o Amici della
Chiesa valdese, presso il
Northern College, uno dei
collegi teologici della United
Reformed Church. La Waldensian Fellowship si è costituita nel 1981 nell’ambito
della United Reformed Church, chiesa nata dall’unione di
tre chiese protestanti riformate, allo scopo di rinsaldare
i contatti già esistenti con la
Chiesa valdese e di svilupparne altri.
Dal momento della sua costituzione, la Waldensian Fellowship ha organizzato numerose visite alle comunità vaidesi nelle Valli e al di fuori di
esse, interessandosi alle opere
sociali e umanitarie e stabilendo duraturi legami di fraternità e di amicizia. Nel settembre scorso un gruppo di
circa 35 partecipanti ha compiuto un viaggio nel Sud Italia, incontrando le comunità
di Napoli, Corato, Bari, e Taranto. Frequenti sono stati anche i viaggi di gruppi di vaidesi alle comunità della United Reformed Church. A tutti
è stata riservata una calorosa
accoglienza e offerta ospitalità nelle farrfiglie. Un prossimo viaggio in Inghilterra avrà
luogo nel mese di luglio.
A questa intensa attività comunitaria va aggiunto il sostegno che la Waldensian Fellowship offre a singoli giovani valdesi che intendono soggiornare in Inghilterra per periodi di lavoro volontario o
alla pari; essi vengono aiutati
a trovare famiglie disposte ad ‘
ospitarli e a_ stabilire contatti
con membri delle comunità
locali. L’incontro di Manchester ha alternato momenti di
ascolto e riflessione ad altri di
rilassata conversazione sul recente viaggio nel Sud Italia.
L’oratore principale, il mode
POMARETTO GAREGGIA IN FRANCIA — Aderendo
a un invitò dell’associazione «Des Berthalais» che opera nei
territori dei Comuni di Mirabel e Blacons, nella Drôme, in
Francia, il GS Pomaretto ha partecipato nell’ultimo fine settimana alla decima edizione della gara «Les 10 km des Barthalais». Fra i migliori piazzamenti segnaliamo i successi di Valentina Richard fra le ragazze. Luca Alcalino fra i cadetti. Cristiano Micol fra gli allievi davanti a Simone Bertalotto, Manuel
Griot fra gli juniores e Ivana Roberto fra le cadette; fra le pulcine Lara Ribet è giunta seconda, Elisabeth Porporato terza ed
Elena Roberto quarta.
SKIROLL: ANGROGNA SECONDA IN VAL D’AOSTA — Domenica 18 giugno lo SC Angrogna ha ottenuto, in
una trasferta in Valle d’Aosta, ottimi risultati nell’impegnativa
gara di skiroll disputatasi sulla salita da Antey St André a La
Magdeleine classificandosi secondo nella classifica per società.
Fra i giovani sono saliti sul podio Simone Pastre, Stefano Davit, e Davide Ricca; fra le giovani successo di Federica Buenza
davanti a Elena Volpe e Astrid Charbonnier. Tripletta anche fra
gli esordienti: Luca Montanari ha vinto davanti al fratello Andrea e Manuel Monnet. Nei cadetti quarto posto per Luca Gay
e 6° per Marco Bonjour; terzo e quarto posto per Manuela Catalin e Miriam Monnet fra le cadette, 4“ per Antonella Chiavia
fra le allieve. Secondo e terzo posto per Davide Coucourde e
Andrea Bouquet negli Juniores, sesto per Danilo Negrin fra i
seniores maschili e sesto per Miriam Avondet fra le seniores.
Infine nei Mastér I 4“ posto per Alfredo Chiavia e successo di
Giulio Chauvie fra i Master II.
GREEN VOLLEY — Il quarto torneo di green volley a
coppie vedrà lo svolgimento della seconda tappa da martedì 27
a giovedì 29 presso il complesso sportivo Alpi Cozie di Luserna San Giovanni. Le iscrizioni si accoglieranno dalle 16,30 alle
17. Il secondo torneo di green volley a coppie misto, previsto
per domenica 25 giugno alla Conca del Fra, è rinviato alla domenica successiva a causa di una frana.
CORSA IN MONTAGNA — Il Gruppo Amici di Santa
Margherita organizza per domenica 25 giugno l’annuale gara
del trofeo provinciale di corsa in montagna sui 12 chilometri da
Santa Margherita, Castelluzzo, Sea e ritorno: partenza alle 9. È
prevista anche una gara riservata alle categorie giovanili su
percorsi ridotti, con partenza alle 15.
TRIATLON GIOVANILE — Il 24 e il 25 giugno gara di
triatlon giovanile organizzata dalla Polisportiva Val Pellice
aperta a ragazzi e ragazze nati dal 1982 in poi. Si disputeranno
tre incontri a tennis, tre buche a minigolf e tre partite a bocce.
CICLISMO SU STRADA — Domenica 25 giugno si svolgeranno a Perosa Argentina i campionati italiani di ciclismo su
strada, corsa riservata a tutte le categorie. Il ritrovo è presso
l’hôtel Valentino; alle 14,30 partiranno i concorrenti della fascia A (debuttanti, cadetti, junior, senior) e alle 14,40 partiranno veterani, gentlemen, senior gentlemen e femminile. Il percorso, che si snoderà da Perosa attraverso Pinasca, Inverso Pinasca, Pomaretto con ritorno, dopo aver ripetuto il percorso per
quattro volte, a Perosa davanti alla piscina comunale.
SCUOLA CALCIO — La Pro Loco di Perrero con la collaborazione del FC Perosa organizza il primo corso di scuola calcio, riservato ai ragazzi e alle ragazze nati negli anni 1986,
1987, 1988, 1989. Il corso si svolgerà sabato 24 giugno e poi
tutti i sabati di luglio (escluso il 22); il ritrovo è alle 14,45 presso il palazzetto-centro culturale di Perrero. Il corso comincerà
alle 15 e terminerà alle 17; il costo è di lire 15.0(X) e le iscrizioni potranno essere effettuate presso la tabaccheria Breuza di
Perrero. Per informazion: Giulietta Breusa, tei. 0121-808845.
TUTELA SPORTIVA — Le associazioni sportive del Pinerolese si incontreranno giovedì 22 giugno a Pinerolo presso
la sala riunioni delI’Apt per discutere sul tema «La tutela sanitaria dell’attività sportiva». Questo incontro è stato convocato
con l’obiettivo di costituire la componente delle società sportive che faranno parte della commissione voluta dal direttore generale dell’Usl 10, Giovanni Bissone.
ratore della United Reformed
Church, dott. Jack McKelvey,
nel suo intervento sul significato del lavoro missionario
oggi ha fatto frequenti riferimenti alla sua visita alle valli
valdesi quale membro del Sinodo 1994, e al lavoro che
viene svolto nelle varie opere
della Chiesa valdese.
In questo contesto di fede
comune e di fraternità non è
stato difficile parlare del Collegio valdese. Nel rievocarne
le origini è emerso con chiarezza che la dimensione europea è un aspetto fondamentale della sua storia: non solo il
Collegio deve la sua esistenza
alla generosa iniziativa del
canonico anglicano Gilly e
del generale Beckwith, ma è
tuttora seguito e sostenuto da
amici e comunità protestanti
all’estero.
Nella presentazione del
nuovo indirizzo del Liceo europeo ha suscitato particolare
interesse l’ampio programma
di scambi che il Collegio,
grazie alla rete di contatti
all’estero, ha sviluppato con
scuole in Gemania, Francia,
Svizzera, Ungheria e recentemente in Gran Bretagna. Si è
parlato deH’Eltham College
di Londra, innanzi tutto: con
questa scuola il Collegio è
impegnato in un progetto didattico e comunitario per gli
allievi di quella scuola che
desiderano fare un’esperienza
di volontariato presso un’
opera della Chiesa valdese.
Altre scuole inglesi, tra cui
Streatham Hill School a Londra, Queen Anne’s School a
Reading e Wisbech Grammar
School in Cambridgeshire,
hanno proposto attività di
scambio, ampliando il ventaglio di opportunità offerte
agli studenti del Collegio.
Fra le iniziative culturali
rivolte agli stranieri, i partecipanti all’incontro di Manchester hanno mostrato particolare apprezzamento per i nuovi
corsi estivi di italiano che
avranno inizio in luglio.
Un nuovo
modo di fare
politica?
A quasi due mesi dal voto il
nuovo Consiglio (e di conseguenza il nuovo governo locale della Comunità montana
vai Pellice) non decolla: anzi
le difficoltà a trovare un’intesa e soprattutto a formare una
nuova maggioranza che regga
la Comunità montana sono
probabilmente aumentate. Dal
voto del 23 aprile sono uscite
maggioranze di centro-sinistra
o (quasi) di sinistra a Bibiana,
Torre Pellice, Rorà, Villar
Pellice, Angrogna; una maggioranza centrista forse (o vagamente?) orientata a sinistra
a Lusema San Giovanni; una
maggioranza centrista orientata tendenzialmente verso destra a Bricherasio; una maggioranza non classificabile secondo schemi usuali a Bobbio
Pellice ma, stando alle dichiarazioni programmatiche del
sindaco, non ostile a un orientamento di centro-sinistra.
Questo è in sintesi il quadro
postelettorale, col beneficio
ovviamente delle valutazioni
personali di chi scrive queste
note e che ha seguito le vicende della Comunità montana anche come consigliere di
un Comune della Valle.
Verrebbe dunque abbastanza aperto un cammino verso
una maggioranza di centrosinistra, anche se in senso
molto mediato, come del resto è avvenuto nella stragrande maggioranza dei casi
in tutta Italia dopo il risultato
del 23 aprile. Perché allora le
difficoltà a cui si accennava?
Ostacoli programmatici insormontabili? Scarsità di candidati alle cariche istituzionali? Credo si possa rispondere
negativamente a entrambi i
quesiti. Il programma ha una
sua bozza già esaminata da
tutti, che pare aver raccolto
consensi, magari anche rilievi critici, ma superabili; i
candidati, anche se non ufficialmente espressi, sono in
numero senz’altro adeguato a
ricoprire i vari assessorati e
la presidenza.
E allora? Tutto è invischiato nella logica della trattativa
di vecchio stile. Ogni mossa è
collegata a un’altra, ogni candidatura presenta riserve
mentali circa la collocazione
di potere del candidato, le
stesse nomine dei consiglieri
di Comunità montana, effettuate dai Comuni, sono talvolta, se non spesso, state
condizionate da accordi più o
meno nascosti. Quale maggioranza potrà nascere d un
metodo di questo tipo? Si finirà nella logica della maggioranza «calderone» buona
per tutte le politiche e tutti i
programmi?
Una possibile via d’uscita:
si è tanto parlato di novità, di
cambiamento ineludibile, e allora si dia un segnale anche a
livello locale. Anzi, di fronte
al fallimento finora del cambiamento a livello nazionale
proprio da parte di chi asseriva di esserne il portatore (leggi Berlusconi), dalle realtà locali può venire una spinta verso un nuovo modo di governare. Una presidenza che raccolga consensi vasti e sia in
grado di far fronte a tutte le
responsabilità del ruolo, degli
assessori che per competenza,
capacità dimostrate, serietà e
disinteresse nonché chiari intenti programmatici, siano in
grado di esercitare un ruolo
politico di efficienti amministratori. Una maggioranza con
un programma concreto e
condiviso, fondata su scelte di
indirizzo politico non confuso
e (perché no?) un’opposizione
altrettanto chiara e in grado di
assicurare una dialettica di
confronto che è la sostanza
della democrazia.
Sergio Pasetto
Lusema San Giovanni
ASSICURAZIONI
AlsëiuiësVita
Agenzia generale
POGGIO e GÖNNET
via Trieste, 47 - Pinerolo - tei. 0121 /7Ó464
22 giugno, giovedì — PINEROLO: Presso Stranamore, alle 21, ultimo incontro per la serie «Muoversi piacevolmente
nel nostro ambiente». Parlerà
Enrico Messina su itinerari scialpinistici.
22 giugno, giovedì — BAGNOLO: Alle 21 al teatro «Silvio Pellico» incontro sul tema
«Impatto degli allevamenti intensivi sulla salute dell’uomo,
sul benessere degli animali e
sull’inquinamento del fiume»; si
parlerà in particolare di errori
nell’alimentazione moderna.
23 giugno, venerdì — BOBBIO PELLICE: Alle 21,15, nel
tempio, concerto del coro «Croq
notes» di Aix-en-Provence: musiche gospel, negro spiritual,
jazz, soul. Ingresso libero.
23 giugno, venerdì — PINEROLO: Festa dell’Unità presso
l’Expo Fenulli, fino al 2 luglio.
In programma concerti, musiche
per tutti i gusti, dal jazz al ballo
liscio, dagli archi ai Nomadi, dibattiti e cene all’aperto per tutti.
24 giugno, sabato — POMARETTO: Alle 16,30, presso le
scuole elementari, inaugurazione
della mostra «Arte rupestre nelle
Alpi occidentali», che darà avvio
alla Festa d’estate, manifestazione organizzata con la collaborazione di tutte le associazioni presenti sul territorio. Seguirà alle
20.30 presso il teatro valdese la
mostra «Arti e mestieri della vai
Germanasca». Il 25, domenica,
mercatino delle pulci al mattino,
sfilata di bande musicali e gruppi folcloristici dalle 17.
24 giugno, sabato — PERRERO-MANIGLIA: Alle 21,
nel tempio, serata con il Gruppo
teatro Angrogna che presenta
«E mi chanto».
24 giugno, sabato — PINEROLO: Alle 18, nei locali
dell’associazione culturale «En
plein air» verrà inaugurata la
mostra del pittore Gian Piero
Viglino dal titolo «Rumoreggiar
di fronde», con opere dal 1986
al 1995. L’orario dell’esposizione, dal giovedì alla domenica,
sarà dalle 16 alle 20,30.
24 giugno, sabato — SALUZZO: Alle 21, nella chiesa
di San Giovanni, concerto
dell’insieme vocale «Daltrocanto» di Torino, .sotto la direzione
di Dario Tabbia, nell’ambito di
«Il canto delle pietre», la rassegna internazionale di musiche
sacre e profane dall’alto Medioevo al XVI secolo nei monumenti d’arte coeva.
25 giugno, domenica —
TORRE PELLICE: Dalle ore
14.30 presso Villa Elisa, in via
Angrogna, pomeriggio di solidarietà a favore delle opere sociali dell’Ywca-Ucdg.
26 giugno, lunedì — CAVOUR: Alle 21, presso il Centro polivalente, incontro con
Fon. Lucio Malan.
26 giugno, lunedì — TORINO: Dalle 10, presso la Sala
dell’antico macello di Po, via
Matteo Pescatore 7, incontro su
«Libro verde sul turismo della
Commissione europea». Si parlerà di turismo e di risorse ambientali.
Fino al 30 giugno — TORRE PELLI CE:, Val la pena visitare, presso il Centro culturale
valdese, l’interessante «Finestra
su: la grafica di Paolo Paschetto
per libri e riviste evangeliche».
Sono esposte pagine di riviste a
cui molti sono legati per il loro
significato culturale e teologico,
da Bilychnis a Conscientia, a
Gioventù cristiana e molte copertine di libri, oltre a famose riproduzioni come quelle del Salmo d’oro (il salmo 23) e del Padre Nostro.
VALLI - m
CHISONE - QERMANASiq
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei, 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 25 GiUGNO
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto I, tei
81205
Ambuianze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 25 GiUGNO
Bibiana: Farmacia Garella ■
Via Pinerolo 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
A
á
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA^
telefono 118
Cinema
r aiA-iLA t_
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 23 giugno, ore 21,15
Uomini sull’orlo di una crisi
di nervi; sabato, ore 21,15,
Può succedere anche a te;
domenica, ore 15,15, 17,15,
19,15, 21,15, lunedì, martedì
e giovedì, ore 21,15 A prò-'
posito di donne.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma giovedì un film della
rassegna dedicata ai film di
montagna; venerdì, ore 21,15,
sabato, domenica (ore 20 e
22,10) e lunedì. Don ,Juan De
Marco, con Marion Brando.
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Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Qhisleriana Mondovì
Una copia L, 2.000
Sm
MOBILIFICIO
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - ® 0121/201712
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17
PAG. 5 RIFORMA
Un ciclo di conferenze organizzato dal Centro culturale «Schweitzer» di Trieste
Pagine della Riforma in Istria e nel Friuli
DEA MOSCABPA HOFEB
Silvano Gavazza e Fulvio
Salimbeni (Università di
Trieste), lo scrittore Fulvio
Tomizza e Gianfranco Hofer
treside del liceo classico di
jrizia e presidente del Centro culturale «Schweitzer»)
hanno dato un contributo alla
conoscenza della «Riforma
territori asburgici e veneti
^confinanti e nell’Europa». 1
" relatori si sono succeduti per
quattro settimane presso la ba( glica di San Silvestro, tentando di dar luogo a una piccola
storia della Riforma nell’
a Istria, a Trieste e nel Friuli,
. territori così particolari per le
loro vicissitudini politiche e la
I loro situazione logistica.
I,', Gavazza («La Riforma a
^"Trieste, in Istria e nel Friuli
orientale») ha volutamente
eoheentrato il suo apporto
I sulla concretezza istro-friulana: l’aspetto più messo in evifcdenza è stata la diffusione
I non tanto del luteranesimo
I quanto dell’anabattismo.
" L’oratore ha quasi sorvolato
sulla presenza di una «cultu5 f ra» della Riforma, afferman';'do che persone di ceto più
\ 'iielevato, come Pier Paolo Verh. gerio, lasciarono queste terre
per la Germania, negando
J’iyquindi un dibattito culturale
ì Vinloco. All’anabattismo invece si votarono molti poveri,
‘. contadini, artigiani dell’agro
istriano, poi processati e uccisi 0 riconvertiti.
I Si potrebbe obiettare tuttaf ; via che il fatto che una. élite
Culturale istriana e friulana
/(soprattutto goriziana) avesse
‘ ; deciso di abbandonare questi
territori per rifugiarsi in Ger
mania, dove poteva professare la propria fede serenamente piuttosto che rinnegarla,
indica un successo della Riforma, in zone non pronte a
suffragarla politicamente.
Inoltre si sarebbe potuto ricordare che alle esigenze di
rinnovamento spirituale che
animarono il movimento della Riforma, si compenetrarono nuove istanze di carattere
sociale, economico, nazionalistico, politico, che potevano
attivarsi solo se innescate in
quel «nuovo» sentire religioso; i contadini della Turingia
e del Tirolo non avrebbero
mai osato la loro terribile
guerra rusticana ai castelli
feudali se non fossero stati
convinti che i loro governi
erano contro il volere di Dio.
I cavalieri che volevano le
terre delle abbazie e dei capitoli cittadini non avrebbero
avuto il coraggio di secolarizzarle, se non avessero visto il
potere temporale della Ghiesa
e della sua gerarchia come
deroga alla legge di Dio. E se
Lutero non avesse dimostrato
che Roma era la nuova Babilonia, mai i principi tedeschi
avrebbero affrontato l’imperatore e il papa.
In Istria, Friuli, a Trieste i
poveri non avrebbero aderito
alla nuova fede se non vi
avessero sentito una forza per
avanzare le loro pretese; i
colti e i benestanti non la
1 avrebbero abbracciata se
non vi avessero rinvenuto la
razionale esigenza di accostarsi liberamente ai testi sacri. Gosì accadde per esempio a Pier Paolo Vergerlo,
unico vescovo capodistriano
convertitosi al protestantesi
mo da lui, ancora cattolico,
definito «il male che viene
dal Nord» (così il titolo del
romanzo omonimo di Tomizza). Nella sua conversazione
(«La Riforma in Istria: il perché di un interesse») tuttavia,
lo scrittore ha parlato del
Vergerlo con accenti personali e intimistici, rivelando
che l’interesse per il personaggio gli era derivato quasi
da un «perdersi» in lui: due
capodistriani, in epoche diverse, divisi e lacerati da intimi contrasti fra due mondi.
Gianfranco Hofer («Aspettative religiose e sociali nella
letteratura a sostegno della
Riforma») ha fornito conferme sulla grande diffusione di
libri nel periodo della Riforma. Solo a Venezia erano operanti ben 151 stamperie.
Molti furono i libri che in
Istria, nel Friuli, in Veneto
circolavano diffondendo anche le nuove idee. Il relatore
si è soffermato sulle 110 Divine considerazioni di Juan
de Valdés e sul Beneficio di
Cristo di Benedetto da Mantova e dell’umanista Marco
Antonio Flaminio.
Qui le idee della nuova fede sono presentate senza mai
essere poste in deciso scontro con la dottrina romana. E
stato interessante anche il resoconto del processo intentato a un fabbro udinese (ma
nato nel distretto di Lubiana). Dagli atti si apprende
che egli parlava il tedesco,
l’italiano e lo sloveno e aveva in casa una cinquantina di
libri in varie lingue. Leggeva
il Nuovo Testamento in tedesco e all’ignorante inquisitore (che non trascrive, perché
non comprende, i titoli tedeschi), che incalza sulla fede
eretica, risponde con mente
chiara e aperta che dalla Bibbia ha appreso che l’insegnamento più importante è amare Dio e il prossimo e che da
nessuna parte è scritto che si
possa mettere a morte qualcuno per la fede.
Fulvio Salimbeni («La
Riforma e le lingue nazionali») ha messo in luce l’aspetto nazionale-linguistico, affermatosi con il propagarsi
della Riforma accanto alle
nuove esigenze culturali (traduzione della Bibbia dall’originale) e politiche (concretizzarsi di ordinamenti nazionali). L’oratore ha poi sottolineato come alla diffusione
dei testi in lingua nazionale
(testi religiosi ma anche rivolti alla didattica) anche la
Gontroriforma abbia contribuito con un certo vigore dopo il Goncilio.
Il ciclo ha potuto appena
accennare ad alcuni interrogativi sulla Riforma in queste
terre di confine tra romanità e
Germania, i cui sviluppi hanno segnato il passaggio dal
mondo medievale, dalla «Respublica Christiana» all’Europa moderna. Le conferenze,
con il patrocinio del Provveditorato agli studi di Trieste e
dell’Irrsae Friuli-Venezia
Giulia, è stato seguito anche
da docenti in quanto corso di
aggiornamento sulla storia locale, normalmente trascurata.
Questi ultimi, nell’occasione,
hanno potuto anche conoscere la Biblioteca della Gomunità elvetico-valdese, specializzata e disponibile per approfondimenti e ricerche.
['«Enchiridion» di Erasmo
Un manuale per la
vera vita cristiana
FULVIO FERRARIO
Nella collana «La spiritualità cristiana. Storia e testi», l’editrice Studium ripresenta in traduzione italiana
una delle più note opere di
Erasmo da Rotterdam, VEnchiridion militis christiani
(Manuale del soldato cristiano)*, apparsa per la prima
vòlta nel 1503, e riedita nel
1518, quando il cammino della Riforma è ormai avviato.
L’intenzione del libretto è di
presentare l’autentica vita cristiana, contro la corruzione
dilagante nella chiesa; l’origine di questo secondo fenomeno consiste, per Erasmo, nel
fatto che predicazione, cate, chesi e spiritualità non attingono a Cristo, fonte incontatninata, ma a «cisterne contenenti ruderi e non acqua».
11 grande olandese, formatosi nel clima della «Devotio
moderna», cioè di un rinnovamento spirituale di impronta monastica, è convinto che
* un ritorno, culturale e spirituale, ai classici della fede
cristiana, e dunque alla Bibbia e ai Padri, avrà conseguenze di vastissima portata
e si impegna in questo senso,
predisponendo, tra l’altro,
un’edizione del testo greco
del Nuovo Testamento che,
benché criticamente non
ineccepibile, anche per quel
tempo, fu uno dei più importanti strumenti di lavoro dei
riformatori.
h'Enchiridion documenta
assai bene la spiritualità uma
nistica all’alba del XVI secolo, la cui conoscenza è assolutamente indispensabile per
capire i riformatori dell’area
svizzera e renana (Zwingli, ,
Vadiano, Ecolampadio, Gapitone, in certa misura Bucero,
fino a Galvino), che non cessarono mai di considerare il
-dotto olandese un loro maestro, ma anche Lutero, il cui
rapporto con Erasmo è più articolato di quanto appaia dalla pura e semplice lettura del
Servo arbitrio.
Questa edizione italiana è
corredata da un’ampia introduzione di Andrea M. Erba,
ora vescovo di Velletri e Segni, che inquadra storicamente il testo; la bibliografia
comprende quasi esclusivamente lavori disponibili in
italiano; per contro, manca un
elenco (che peraltro non sarebbe lunghissimo) dei testi
erasmiani tradotti nella nostra
lingua; come accade spesso, e
non solo da parte cattolica, il
rapporto tra Erasmo e la
Riforma viene considerato in
modo piuttosto riduttivo; vero
è che per valorizzarlo adeguatamente occorrerebbe tradurre, oltre all’Enchiridion, gli
scritti erasmiani dedicati
all’interpretazione biblica, e
da lui pubblicati insieme al
suo Nuovo Testamento: ne
emergerebbe un quadro per
molti aspetti sorprendente.
(*) Andrea M. Erba: L’Umanesimo spirituale. L’Enchiridion di Erasmo da Rotterdam, Roma, Studium, 1994, pp
269, £ 30.000.
Il filmato olandese sull'eutanasia
Ma lo spettatore
è proprio immaturo?
______ALBERTO COREANI_____
Quando ci lamentiamo
che in Italia è mancata
una cultura della Riforma
non dobbiamo pensare solo
ai contenuti dei dibattiti culturali ma anche ai modi in
cui questi avvengono. Una
conferma viene dalla trasmissione di «Mixer» (Raidue, 12 giugno) dedicata al
filmato olandese su un caso
di eutanasia richiesta da un
paziente affetto da un’incurabile sclerosi.
Infatti, se non poteva stupire che nel dibattito in studio
avesse un ruolo rilevante
monsignor Tonini, è sconcertante che la proiezione del
filmato (realizzato dalla
«Ikon», una casa di produzione vicina alla Chiesa
riformata olandese) sia stata
inframmezzata dagli sguardi
e dai commenti del cardinale
e degli ospiti «laici» (Scalfari, Furio Colombo, Stefano
Rodotà).
Di fronte a documenti particolarmente scabrosi c’è chi
si preoccupa di non turbarci
troppo e ci prende per mano
pella visione. Ma siamo davvero così immaturi? Non siamo preparati alla scena
dell’iniezione, che infatti è
stata tagliata? E allora perché
annunciare e preannunciare
la messa in onda... salvo il
taglio finale? Per far crescere
l’attesa e quindi l’audience?
Come quando, nel 1992,
andò in onda su Telemontecarlo l’esecuzione su sedia
elettrica di un condannato
negli Usa e il «clou» non fu
mostrato?
Qui sta forse la mancanza
di pudore della televisione.
Non tanto nelle immagini
quanto nel contorno di sentenze, dibattiti spocchiosi e
vaniloqui che precedono il
fatto (e dunque si basano solo sul pregiudizio e non su
una valutazione obiettiva). Il
documento in sé, sobrio e
molto umano, teso a evidenziare il ruolo ma anche la solitudine del medico, è da accettare o da rifiutare perché
da accettare o rifiutare è l’eutanasia stessa: la scelta attiene alla responsabilità del singolo individuo. Porsi il problema è invece obbligatorio;
ma proprio per questo occorrerebbe lasciare spazio, anche in occasione di una semplice trasmissione, alla riflessione di ogni coscienza, senza maestri di morale religiosi
o laici che si alternano in regime di par condicio.
Il signor Gees, progressivamente paralizzato nei muscoli e privato della deambulazione, minato nell’alimentazione, nella respirazione e
in ultimo nella parola, ha dovuto compiere una scelta pesante, esistenziale, sulla propria pelle. Ghi di noi, se fosse un parlamentare investito
della responsabilità di votare
una legge sull’eutanasia, saprebbe fare una .scelta civile,
di apertura o di chiusura,
possibilmente senza la superficialità dei referendum?
I perché di una guerra
Ogni tanto l’attualità ci costringe a cambiare repentinamente giudizi e atteggiamenti, tanto più di fronte a una guerra...
Ma proprio per questo, ogni tanto assumono particolare valore
delle pause di riflessione, dei «flashback» che ripercorrano le
tappe, i passaggi che hanno portato alla situazione del presente. È il caso di un libretto* che riunisce scritti di personalità
diverse (il regista bosniaco Emir Kusturica, i politologi Maurice Duverger e Peter Glotz, lo scrittore Peter Handke, austriaco della Garinzia, cresciuto parlando sloveno, che riflette sul
concetto di appartenenza a una comunità) che ripercorroiio le
fasi della guerra con testi scritti negli ultimi tre anni: testi ora
superati ma che danno la misura dell’evolversi delle situazioni; un andare a ritroso che fa capire ciò che si è sbagliato (per
esèmpio il riconoscimento prematuro di Slovenia e Groazia),
perché lo si è fatto e in quale contesto.
(*) Tommaso Di Francesco (a cura di): Jugoslavia perché. Roma,
Gamberetti, 1995, pp 141, £ 15.000.
I Riflettere sulla preghiera
' Mentre sembra di assistere a una generale ripresa di interesse
nei confronti della «spiritualità», può essere utile ascoltare le riflessioni sulla preghiera di uno dei massimi teologi cattolici di
questo secolo, il gesuita Karl Rahner*. Per la verità, si tratta di
una raccolta di prediche pubblicata per la prima volta, in Germania, nell’immediato dopoguerra, e poi costantemente ristampata; indubbiamente per il cattolicesimo di allora doveva riattarsi di un’opera assai avanzata, in particolare per il modo di porre
i problemi, ma oggi mostra qualche segno degli anni oltre che,
evidentemente, dell’appartenenza confessionale dell’autore.
L’indice, comunque, è invitante, pur con un’eccezione: a un capitolo introduttivo sulla natura della preghiera ne segue uno sullo Spirito Santo, che della preghiera è il protagonista. Segue la
trattazione di alcune situazioni o contesti specifici: la preghiera
dell’amore, quella quotidiana, quella nella necessità, quella di
consacrazione (per cui si consacra, ad esempio, la famiglia al
«cuore di Gesù», o la vita alla Vergine o al cuore di lei; siamo,
evidentemente, in un territorio impraticabile per la fede evangelica), quella nella colpa e, infine, nell’ora della decisione. Si può
discutere se parlare, scrivere e riflettere sulla preghiera aiuti a
-pregare; chi, come il sottoscritto, è convinto di sì, può trovare
nelle riflessioni di uno spirito sensibile e acuto come Rahner alcuni stimoli di considerevole valore, (ff.)
(*) Karl Rahner; Necessità e benedizione deila preghiera. Brescia, Queriniana, 1994, pp 157, £ 18000.
Studi
Evangelici a Savona
Paola Gazzano Boccone,- della Ghiesa metodista di Savona,
si è laureata il 28 febbraio in Scienze politiche all’Università
di Genova con una tesi dal titolo «La Ghiesa evangelica di Savona: da Ghiesa libera al metodismo», relatore il prof. Giovanni Battista Varnier. La tesi parte dal contesto sociale, politico e religioso di Savona a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, e illustra il Risveglio tra XVII e XVIII secolo in Italia.
Vengono poi affrontate le origini della Ghiesa cristiana libera
in Savona: si scopre così che già prima della data di fondazione della comunità (1875) c’erano in città degli evangelici che
avevano avuto con l’amministrazione comunale un contenzioso per il seppellimento dei loro morti, che si concluse con
l’assegnazione di un’area separata nel cimitero comunale. La
parte centrale del lavoro espone la storia della comunità, che
aderisce nel 1905 alla Ghiesa episcopale metodista in Italia e
rimane tale fino ad oggi; si descrive il ministero dei pastori
metodisti attraverso la prima guerra mondiale, il fascismo e il
secondo conflitto, fino al «pastore locale» odierno: Savona è
la prima chiesa dell’integrazione valdese e metodista che
' adotta questo tipo di ministero. La tesi, corredata di foto e documenti, riferisce anche di una presenza valdese che ci concluse nel 1926. Oltre al presente lavoro Paola Gazzano Boccone ha discusso anche una «tesina» dal titolo: «Un recente
contributo sul pensiero politico di Antonio Rosmini», relatrice
la prof. Anna Maria Lazzarino Del Grosso, (s.g.)
18
PAG. 6 RIFORMA
Vita Quotidiana
VENERDÌ 23 GIUGNO I995
Agenda
COURMAYEUR — La Chiesa valdese
organizza una conferenza pubblica sul tema
«Il senso della vita». Relazione il pastore
Ruggero Marchetti: ore 21, presso la Chiesa valdese in piazza Petigaz 1. Per ulteriori
informazioni telefonare allo 0165-44345.
AGAPE (Frali) — «Silenzi e parole. Le
donne e la politica» è il tema del campo
donne che vuole analizzare la dimensione
politica delle relazioni tra donne. Nel corso
del campo inoltre le partecipanti avranno la
possibilità di incontrare donne che vivono
la dimensione politica istituzionale. Il campo inizia il 29
luglio e termina il 5 agosto. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria di Agape, tei. 0121 -807514.
AGAPE (Frali) — «Sud-Nord» è il tema
del campo intemazionale per giovani dai 18
ai 22 anni che si terrà dal 6 all’13 agosto. Il
campo affronterà attraverso la presentazione di diversi materiali il problema
dell’identità e della cultura del mondo divenuto un villaggio globale. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria di Agape, tei. 0121-807514.
LONATO (Bs) — Inizia il programmato incontro ecuinenico tra anglicani, evangelici, ortodossi e cattolici che
si concluderà il 12 agosto sul tema «Convivenza nella
fraternità». Ogni giorno vi sarà un momento di preghiera
e riflessione. Organizza il centro ecumenico dell’Abbazia
di Maguzzano. Per informazioni telelefonare al n. 0309130182 (Fratei Francesco Guidorizzi).
COPPIE MISTE E CHIESE LOCALI: È il tema del
14° incontro franco-svizzero-italiano delle coppie interconfessionaU che si terrà a Torre Pellice presso la Foresteria valdese dall’S al 10 luglio. L’incontro dibatterà «l’appello alle chiese» di padre René Baupère e del pastore Jacques Mau^ del luglio ’93 (in Riforma 24 settembre 1993
pag. 10), il dossier di Foyer Mixtes 105 e dell’accompagnamento pastorale delle coppie miste. Per informazioni e
iscrizioni rivolgersi entro il 20 giugno ai numeri 0121501702, 0121-5681508, 0121-795091,0121-322426.
STORIA ERETICALE E ANTIERETICA DEL MEDIOEVO: È il tema del XXXV convegno di studi della
Società di studi valdesi. 11 convegno, sotto la direzione
scientifica del prof. Grado G. Merlo, si terrà presso la Casa valdese di Torre Pellice dal 4 al 6 settembre. Per informazioni rivolgersi alla Società di studi valdesi, via
Beckwith 3, 10066 Torre Pellice, tei. 0121-932179.
SINODO VALDESE: Si aprirà a Torre Pellice con un
culto domenica 27 agosto il Sinodo delle Chiese valdesi e
metodiste. I lavori proseguiranno fino a venerdì 1° settembre quando il Sinodo si riunirà in sessione congiunta con
l’Assemblea dell’Unione battista. L’assise di battisti metodisti e valdesi si concluderà domenica 3 settembre.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero,
appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle 8,25.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare per lettera o fax i programmi quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
CONCERTO VOCALE
domenica 2 luglio 1995
CHIESA EVANGEUCA VALDESE
Vìa Assarotti, 21 - Genova
al culto delle 10,30
PENNSYLVANIA U.SA
Direttore: prof. dott. Clarence J. Martin
Musiche di
Mozart, Mendelssohn, Farrant, Bach
Continua l'impegno della Chiesa metodista di Omegna
33 viaggi nell'ex Jugoslavia
VOLONTARI EVAWGELICI
Con l’aiuto del Signore
riusciamo a non interrompere il rapporto di solidarietà che ci unisce alla gente
dell’ex Jugoslavia: noi definiamo ancora così quella terra
e quelle popolazioni perché
nel nostro pensiero non accettiamo le separazioni e le ostilità che i cinici calcoli del
mondo ricco hanno determinato e voluto; continuiamo a
operare e pregare perché tutta
quella gente senta la fraternità
di chi ha fede nell’amore e
nella nonviolenza e in questo
spirito possa un giorno riconciliarsi. Anche se la virulenza
della guerra e il groviglio di
odio e di violenza sembrano
smentirci sempre più crudelmente noi, come pacifisti e
come evangelici, crediamo
che ciò sarà possibile e ogni
giorno dobbiamo dare testimonianza di amore e di fede.
E in questo spirito che continuiamo il nostro impegno
con i viaggi mensili che portano soccorso a Fola e a Rovigno, dove ormai ci pare di
essere di casa, perché siamo
accoratamente attesi dai ragazzi dell’orfanotrofio «R.
Petrovic», dalle famiglie che
conosciamo, dagli amici dell’associazione umanitaria
evangelica «Ithus» con cui
operiamo dall’inizio della
guerra, nonché dalle donne e
dai loro bimbi ospiti della casa d’accoglienza «Oaze» di
Rovigno. La casa, che ne
ospita 15, è stata riconosciuta
ufficialmente.
Con i volontari di Bieno,
Pallanzeno e Ghiffa che hanno seguito la zona di Karlovac e collaborano con noi,
siamo riusciti a rendere possibile l’espatrio a un giovane
Piccoli bambini ospitati nella Casa per orfani «Oaze» a Rovigno
obiettore di coscienza al servizio militare, di origine serba, che ora vive e lavora a
Omegna. È trascorso un anno
invece da quando una giovane famiglia bosniaca con due
bambini si è trapiantata da
noi, superando con coraggio
r infinita nostalgia della martoriata Sarajevo.
In agosto erano tornati da
noi ben 53 dei «nostri ragazzi» di Fola; nel periodo natalizio dieci di loro sono stati
ospiti delle famiglie amiche:
uno, di 17 anni, è da tre mesi
in affido temporaneo a una
famiglia della nostra comunità; va a scuola in un istituto
tecnico e ha trovato quel calore affettivo che prima non
poteva avere. Un quartiere
(Crasinallo) e molti volontari
ci hanno aiutato a raccogliere
viveri e fondi davanti ai supermercati, che ci hanno permesso di coprire le spese e
continuare a portate aiuti fino
a oggi, anche all’ospedale di
Fola a cui abbiamo fornito
materiale sanitario.
Ora c’è bisogno di un rilancio: serve l’aiuto di tutti più
che mai. In molti ci eravamo
illusi che la guerra nei Balca
ni avesse tempi brevi e stesse
per acquetarsi, ma il succedersi dei fatti ci ha smentiti:
riesce difficile essere perseveranti quando si ha la sensazione che il -costante impegno
venga sempre sopraffatto
dall’escalation di atrocità; eppure proprio questa realtà così
amara ci convince che non vi
è limite alla fraternità e all’
amore che ognuno di noi è
chiamato a dare, che bisogna
arrivare a toccare e a turbare
acutamente ogni coscienza sino a che la nuova cultura della solidarietà e della nonviolenza possano diventare fondamenti di un mondo nuovo.
Bisogna trovare nuovi contributi, nuove formule e nuove vie di comunicazione verso
i fratelli: anche il Comune di
Gravellona Toce ha ospitato
ragazzi evangelici di Osijek,
l’estate scorsa, e parecchi sono tornati nelle famiglie amiche anche durante il periodo
di vacanza natalizia. La clinica di riabilitazione di Veruno
ha collaborato molto efficacemente a ospitare e ristabilire
la salute a due donne e due
uomini di Fola, che ora rimangono nostri cari amici.
Con l'estate si aprono alcune possibilità di lavoro
Alla ricerca della «stagione»
Arriva l’estate. Fer molti
studenti e per molti giovani
lavoratori disoccupati è anche
un’occasione di lavoro. In attesa che il Farlamento approvi
una nuova normativa per questi tipi di lavoro vediamo come funziona il lavoro stagionale. E un’esperienza chè va
aumentando il suo raggio di
azione, estendendosi ben oltre
le occasioni tradizionali del
lavoro stagionale e interessando anche settori nuovi quali i
servizi, il credito, il terziario e
le attività produttive in genere. La trasformazione dell’organizzazione del lavoro ha infatti ampliato le situazioni in
cui il variare delle necessità
richiede una manodopera periodica e stagionale.
Crescono inoltre le figure,
consulenti e tecnici, a cui
l’impresa ricorre in maniera
continuativa, ma che non
vengono inseriti stabilmente
nell’organico, in quanto la loro funzione è limitata a certi
periodi dell’anno. In questi
casi è d’uso la definizione di
un periodo e l’avvio di un
rapporto a termine, che a volte non è nemmeno gestito attraverso un rapporto di lavoro
dipendente, ma utilizzando il
solito escamotage della collaborazione coordinata o addirittura la prestazione occasionale. Invece per bagnini, agricoltori, barman esistono contratti di riferimento che offrono una garanzia di base, contributiva e assicurativa.
Fer agenzie di viaggio, uffici di servizio, distribuzione
pubblicitaria, ristorazione e
catering non sempre c’è un
regolare contratto a tempo
determinato e con la necessaria copertura previdenziale ed
assicurativa. Diverse sono poi
le opportunità della distribuzione degli elenchi telefonici
della Telecom (bisogna mettere a disposizione l’auto e rivolgersi al distretto più vicino) e quelle dell’apertura
presso le località turistiche di
sportelli bancari stagionali. In
quest’ultimo caso è utile conoscere le lingue ed essere in
possesso di un diploma di
scuola superiore oppure studenti universitari in materie
economiche o giuridiche.
L’ambito tradizionale del
lavoro stagionale è quello legato all’industria turistica ed
è possibile, nel caso si acquisisca la professionalità richiesta, abbinare le stagioni estiva
ed invernale e diventare veri
operatori turistici. Ristoranti,
locali, negozi, società di promozione, centri sportivi, richiedono personale con cadenze stagionali. Nel caso poi
ci sia un gruppo di giovani
intraprendenti, è possibile
creare una società di promozione, in rapporto con il locale ente per il turismo, oppure
occuparsi della gestione e
manutenzione del territorio o
dell’organizzazione dei servizi di supporto ai musei nelle
località turistiche, storiche o
naturalistiche. Fer questo occorre però aver seguito apposi corsi per «guide o accompagnatori turistici». Furtroppo non esiste un intervento
pubblico per la promozione
di queste attività, in grado di
sostenere l’economia e di
creare nuova occupazione.
«Stagione per eccellenza» è
quella offerta dai villaggi turistici. Varie e disparate le
professionalità richieste: dall’
animatore al cuoco, dall’elettricista alla commessa. Tuttavia non è tutto oro quel che
luccica (la carriera di Fiorello
è una eccezione). Non tutte le
società che gestiscono i villaggi vacanze dimostrano serietà, spesso il lavoro è estenuante e gli stipendi sono
bassi. Non solo ma le agenzie
meno serie vi possono adibire
ai compiti più disparati, senza
dare garanzie su un vostro richiamo né sul successivo inquadramento in pianta stabile
nella struttura dell’organizzazione, anche se per una o più
stagioni l’anno. In ogni caso
prima di assumere un lavoro
stagionale occorre informarsi
bene su tutti gli aspetti del
rapporto di lavoro.
■■ ‘ K-'
I bambini di CernobiI
La Legambiente ha rifornito quest’inverno gli ospedali
di Minsk di medicinali per i
bambini colpiti dalle radiazioni di CernobiI. I medicinali sono stati raccolti in collaborazione con il settimanale «Donna moderna» e sono
destinati ai reparti di oncologia pediatrica. Oltre ai medicinali sono stati distribuiti
negli ospedali anche dei giocattoli. La Legambiente, le
Chiese avventiste e la Casa
comunitaria di Fresanti, oltre
a numerosi altri enti locali,
stanno organizzando in questi giorni l’accoglienza ai
bambini, colpiti dalle radiazioni, che soffrono di gravi
malattie o malformazioni.
Chi è interessato ad aiutare
in quest’opera di accoglienza
può contattare la redazione
del nostro giornale.
Campagna per la vita
di Mumia Abu-Jamal
Il giornalista americano
Mumia Abu-Jamal, noto per
la sua battaglia contro la corruzione della polizia della
Fennsylvania e presidente dal
1980 del «Black Journal association» rischia di morire per
sentenza del tribunale della
Fennsylvania: Mumia è accusato di aver ucciso un poliziotto. Secondo i legali di
Mumia il processo non ha rispettato le garanzie costituzionali dell’imputato e perciò
ne hanno chiesto la revisione.
Il dipartimento di evangelizzazione deU’Ucebi chiede
a quanti sono contrari alla pe-.
na di morte di scrivere al governatore della Fennsylvania
chiedendo la sospensione della pena e la revisione del processo. L’indirizzo a cui scrivere, in italiano o (meglio) in
inglese, è: Mr. Thomas Ridge
- The governor - Fennsylvania State - Main Capitol Building - Room 225 - Harrisburg, FA 171209. 11 numero
di fax è 001-717-7831398.
Fer ulteriori informazioni
telefonare a Laura Carlodalatri. Dipartimento evangelizzazione Ucebi n. 06-808364.
DALLA PRIMA PAGINA
NO ALLA LOGICA
DEL NUCLEARE
Francia troverà la sua grandezza. È piuttosto nel riallacciarsi ai valori umani universali sui quali è costruita la
Francia moderna, e nell’assicurare una direzione morale e
improntata alla saggezza in
un mondo in cerca disperata
di pace, che Lei e il Suo popolo potranno ritrovare il rispetto di sé e un posto di primo piano, degno e onorevole,
fra le nazioni».
* Segretario generale del
Consiglio ecumenico delle
chiese.
Lettera inviata al Presidente
della Repubblica francese il 15
giugno, il giorno stesso della
dichiarazione della ripresa degli esperimenti nucleari nel
Pacifico.
TAVOLA VALDESE
Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’atto n. 133 della sessione sinodale europea 1994, è convocato per
DOMENICA 27 AGOSTO 1995
I membri del Sinodo sono invitati a recarsi nell’Aula sinodale della Casa valdese di Torre Fellice alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15,30 nel tempio di
Torre Fellice e sarà presieduto dal pastore Bruno Rostagno.
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Rostan
19
\/ENERDÌ 23 GIUGNO 1995
PAG. 7 RIFORMA
w
Gli italiani e i
referendum
Vorrei sottolineare la grande prova di maturità politica e
di capacità di valutazione autonoma data dall’elettorato
¡’11 giugno. C’erano 12 referendum. Non c’è stata nessuna confusione, nessun «effetto
trascinamento». L’elettore ha
votato «sì» quando gli è parso
giusto votare «sì», ha votato
«no» quando gli è parso giusto votare «no», «bianca»
quando ha ritenuto giusto, su
quel quesito, votare «bianca».
Posso dirlo perché ho Ietto,
nel comune dove lavoro, i voti dati su ciascun quesito. Ho
visto nei seggi vecchine malferme sulle gambe quanto ferme nella serenità e compostezza civile entrare in cabina,
prendersi tutto il tempo (lungo) che l’espressione di voto
richiedeva, riconsegnare
all’uscita le 12 schede perfettamente ripiegate.
Sono protestante e anche
per questo sono del tutto alieno dm pensare, come molti si
dilettano di pensare, che
l’elettorato, che il popolo elet' ,'tòre sia gregario ed eterodiretto. Questo l’ha sottolineato un
giornale non schierato, libero
come II Sole-24 ore in un pezzo non firmato, quindi espressione della direzione.
Sergio Turtulici - Pinerolo
Ruben può
essere operato
Siamo stati travolti. Nel giro di neanche due mesi la sottoscrizione per il piccolo Ru„bén ha raggiunto e superato
l’enorme somma necessaria
per il trapianto che può sal•Vargli la vita. 11 Comitato proRuben della Chiesa battista di
Centocelle sta scrivendo a tutti i donatori di cui è noto l’indirizzo per esprimere loro
gioia e riconoscenza. Resoconti sulle somme raccolte e
dettagli sulla loro utilizzazio
APRIAMO UN DIBAHITO TRA I NOSTRI LEnORl
Approfondiamo l^idea del team pastorale
ERIKA TOMASSONE
HO letto con interesse l’articolo di
Samuele Giambarresi sul team pastorale, anché ,se il titolo mi diceva già
qual era la conclusione. Mi sarebbe piaciuto conoscere le ragioni della proposta della Commissione d’esame che ovviamente non emergono dall’atto 18
della Cd II/94.
In assenza di tutta la proposta mi permetto di fare alcune osservazioni: Giambarresi cita l’esperienza di Morges che
mi sembra difficilmente praticabile per
differenze geografiche, ecclesiologiche e
culturali, rispetto alle chiese valdesi e
metodiste italiane. Non mi pare interessante o necessario rifarsi a queste esperienze estere per prendere posizione Su '
una questione tanto importante per il nostro contesto. Team significa squadra.
Pensar? all’organizzazione di un team
pastorale significa impostare il lavofo
necessario alla cura di una o più comunità neH’ambito di una «squadra», cioè
più pastori e, perché no, predicatori laici.
Non c’è un modello preconfezionato
di un lavoro di squadra pastorale, ma dire team significa solo dire più persone
che collaborano per uno stesso fine. Io
ho lavorato in questi ultimi sette anni in
un mini-team di due pastori, nella cura
di una comunità sola, sparsa però su un
territorio relativamente vasto. Per la comunità questo ha significato affrontare
la divisione dei compiti fra i pastori,
prendere atto che spesso gli atti liturgici
non erano assicurati dal pastore che si
desiderava e che nella cura d’anime po
tevi incontrare l’uno oppure l’altra. Anche in questo mini-team, relativamente
poco sconvolgente per ciò a cui la chiesa era abituata, i membri di chiesa si sono confrontati con il mutamento della
logica «un pastore/un campanile» e con
l’idea del «mio pastore».
Altra cosa, lo riconosco, è quando il
lavoro di squadra riguarda la cura di comunità e gruppi. Però la questione di
fondo resta la stessa: il ruolo pastorale
nella chiesa. Che cosa ci si aspetta dal
pastore, che cosa ci deve assolutamente
essere nel rapporto pastore-comunità: la
residenza, la totalità dei compiti svolti
per tutti? La presenza del pastore in una
residenza dove c’è la chiesa è normale e
rassicurante, ma perché deve essere necessariamente così? Ci sono realtà (per
esempio nel IV distretto), dove anche
volendo non è possibile questa sicurezza a cui siamo abituati in questi luoghi.
Vuol forse dire che questi credenti sono
«condannati» ad avere solo un’ombra di
cura pastorale perché un piccolo team
(anche se non lo si chiama così) lavora
in mezzo a loro viaggiando? O che la
loro chiesa è meno chiesa?
Un team lo si può organizzare in
molti modi, non necessariamente per
fasce di età o specializzando i ministeri.
Il lavoro di un team andrebbe preparato
con un progetto concreto delle comunità e dei gruppi concretamente coinvolti. Discuterne sulla base di organizzazioni che vengono da altri contesti
non è molto utile. I mutamenti nelle nostre chiese sono molto lenti perché vogliono coinvolgere il più possibile nel
processo decisionale. Lo sapete, per
esempio, che dal primo studio presentato in Sinodo sull’accesso delle donne al
pastorato alla decisione sinodale passarono 13 anni, scanditi da passi avanti,
indietro e di.fianco?
È perciò meglio sondare concretamente le proposte di un team, con studi
di fattibilità concreta rispetto al nostro
territorio e alla nostra ecclesiologia, prima di rifiutare, principalmente perché
verrebbe a mutare un modo di vedere il
pastore cui siamo abituati. Dovremmo
fare un esercizio preciso suU’organizzazione di un lavoro di squadra pastorale,
esaminandone i pro e i contro e non
considerando deleteria la stessa idea di
team. Questa sarebbe l’occasione per
una riflessione sul ruolo pastorale: quali
sono le cose che manteniamo per abimdine, quali per reale necessità autentica?
Questo processo di comprensione potrebbe durare molto tempo e io ritengo
che si può prendere tempo e lavorare ai
progetti prima di chiudere il discorso,
soprattutto se non siamo pressati da decisioni da prendere domani.
Se poi un giorno non ci sarà più niente da discutere perché o si farà così o si
farà senza pastore (a causa di una ragione impellente, per esèmpio la mancanza
di pastori o di soldi per pagarli) forse
rimpiangeremo il tempo in cui la discussione avrebbe pomto essere creativa
e aperta, in cui il percorso che le comunità avrebbero pomto fare aveva davanti
a sé ancora tempo per elaborare i mutamenti senza essere traumatica e senza
necessariamente danneggiare la chiesa.
ne saranno successivamente
pubblicizzati con regolarità.
Avendo raccolto e rilanciato pubblicamente in questa
sede, a nome dell’Unione battista, l’appello del Comitato,
in questa stessa sede vorrei
far giungere a tutti un caldo
ringraziamento e proporre un
paio di considerazioni. In primo luogo una constatazione:
l’appello a un impegno eccezionale, rispetto ad altre situazioni simili, richiesto
dall’enormità della cifra da
raccogliere, è stato massicciamente accolto. Il numero di
singole persone o famiglie
che hanno inviato il fatidico
«milione» (o mezzo milione,
o 300.000 lire, comunque ci
fre qualitativamente diverse
da quelle di una ordinaria colletta) avvalora in pieno la tesi
che abbiamo sostenuto, e cioè
che avremmo inventato qualunque cosa e contattato qualsiasi ambiente, ma che il nocciolo duro dell’impegno necessario doveva venire dalla
famiglia evangehea.
Ora lo slogan non è più solo uno slogan: davvero Ruben è nostro figlio. E lo è
nella stessa misura per i tanti
che, non avendo la possibilità
materiale di donare somme
così alte, hanno però alimentato offerte collettive di gruppi e comunità altrettanto impressionanti, arrivando a raccogliere l’intero bilancio an
nuale delle rispettive chiese!
In secondo luogo, un insegnamento. Troppo spesso (io
per primo) sorridiamo con
condiscendenza di fronte a
iniziative tradizionali come
bazar, lotterie, ecc.
Ma quando scopro che in
una singola occasione, presso
una singola comunità, un bazar e una «riffa» hanno permesso di raccogliere trenta
milioni, comincio a guardare
con maggiore umiltà all’impegno ostinato e capillare di
tanti fratelli e sorelle. Inoltre,
sono impressionato dal numero di ambienti più diversi
che un piccolo comitato locale, direttamente o attraverso
la mobilitazione di altri Tra
via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
' Via Foria, 93-80137 Napoii-tei. 081/291185-fax 081/291175
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
4*11' gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993,
Casa Materna
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235 corso Garibaldi - 80055 Portici
Tel. (081) 475338-475211 - Fax (081) 475338
Cerchiamo
Mamma e Papà
Casa Materna è una casa per ragazzi bisognosi situata nel
centro della città di Portici. Ci sono quasi sessanta ragazzi
provenienti da diverse situazioni sociali. Casa Materna è
proprio un’oasi nella città con grandi giardini, una scuola
materna ed elementare, una palestra, un auditorio e tante
altre attività. Insomma una struttura invidiabile e che spesso ci invidiano. Tutto questo in risposta alle parole di Gesù: «Lasciate che i fanciulli vengano a me».
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Coppia sposata per fare da madre e padre a un piccolo
gruppo di ragazzi. In ogni famiglia potranno esserci da un
minimo di 5 a un massimo di 8 ragazzi.
Requisiti richiesti:
• Diploma di scuola media superiore;
• età non superiore ai 50 anni;
• vitalità ed entusiasmo;
• disposizione a vivere in comunità;
• capacità di guardare le cose in prospettiva e in positivo;
• buon affiatamento di coppia;
• una visione evangelica.
*
Se volete, potete contattare la Casa Materna scrivendo direttamente al direttore. Luigi Capuano, c/o Casa Materna,
Corso Garibaldi 235, 80055 Portici, Napoli, o inviando un
fax al 081/475338 o telefonando al 081/475338.
telli e sorelle, è riuscito a
coinvolgere: luoghi di lavoro,
scuole, parrocchie cattoliche,
negozi, condomini, banche
(1), cantanti che organizzano
concerti, spettacoli teatrali,
persino partite di calcio e
quant’altro ancora...
Certo, di fronte a un bambino a cui si può tentare di salvare la vita scattano sentimenti ed emozioni particolari
e si ottengono risultati insperati. Resta comunque il fatto
che la capacità di mobilitare
risorse, da parte delle nostre
comunità, rivela un enorme
potenziale e questa è una constatazione su cui riflettere.
Oggi lodiamo Iddio, perché
il massimo di ciò che la scienza medica può offrire è ora a
disposizione di Ruben. E preghiamolo senza stancarci, perché adesso entriamo in una
fase in cui ciò che è umanamente possibile si incrocia
con l’amore di Dio e con la
sua promessa di essere con
noi nella sofferenza, nelle malattie, nei travagli e nei lutti
che ancora accompagnano la
nostra esistenza fino alla «redenzione del nostro corpo».
Non siamo ancora immuni da
tutto questo. Abbiamo solo la
garanzia, come ci ricorda
Tapostolo Paolo, che qualunque cosa ci accada, siamo del
Signore. E in lui confidiamo.
Renato Maiocchi - Roma
L'ecumenismo
a Policoro
In questi giorni i giornali
hanno scritto sull’ultima enciclica papale «Ut unum
sint» suU’ecumenismo. Tra i
tanti ecco un titolo che colpisce l’attenzione: «Una sola
chiesa per tutti i cristiani».
L’articolo commenta l’ultima
enciclica papale e dice che
questa enciclica «contiene
per la prima volta nella storia
della Chiesa cattolica la proposta esplicita di un pontefice che si rivolge alle chiese
ortodosse, evangeliche, anglicane di tutto il mondo invitandole a studiare congiuntamente in che modo possa
esercitarsi il primato papale».
L’articolo spiega che «grazie
alle tante forme di dialogo instaurate e ai contatti sistematici avuti da Giovanni Paolo
II durante i suoi viaggi si è
instaurata una fraternità universale dei cristiani».
10 che scrivo rappresento
una comunità evangelica, la
Chiesa cristiana avventista
del 1° giorno, e sono ministro
di culto in Basilicata. A proposito dell’ecumenismo, proprio in questi, giorni abbiamo
avuto un approccio ecumenico nella città di Policoro e il
suo esito negativo mi spinge
a raccontare questa esperienza per dimostrare quanto siano distanti le parole dalle
azioni 0 perlomeno quanto il
popolo si possa ingannare se
crede in buona fede alle belle
parole dette dall’alto.
Premetto che la Chiesa avventista è aperta al dialogo
con tutti e a livello locale abbiamo vissuto molte esperienze di ecumenismo con
cattolici ed evangelici di diverse confessioni. Volendo
offrire una testimonianza cristiana tramite il canto corale
nella città di Policoro abbiamo invitato un gruppo di Bari e abbiamo chiesto al parroco della chiesa madre di
ospitare questa manifestazione nella sua chiesa.
11 parroco ci ha dato il suo
consenso e noi abbiamo organizzato tutto stampando e
affiggendo le locandine pubblicitarie. Due giorni prima
del concerto, quando tutto era
stato concordato, mi telefona
il parroco per dirmi che il
concerto non si può fare perché il vescovo non vuole. Ho
telefonato al vescovo per
chiedere il motivo di questo
strano rifiuto. L’unico motivo addotto è stato la sua autorità assoluta in tutta la diocesi e la sua preoccupazione
di mantenere i suoi fedeli immuni da ogni pericolo derivante da un contatto con altri
credenti non direttamente
soggètti al controllo gerarchico cattolico. Ho tentato in
tutti i modi di convincere
parroco e vescovo a portare a
conclusione la manifestazione concordata e pubblicizzata
ma non è stato possibile.
A questo punto voglio condividere con i lettori la mia
convinzione circa l’ecumenismo. Io sono convinto, e non
sono il solo nella storia della
chiesa, che l’ecumenismo
cattolico è una politica della
chiesa papale che ha come fine il dominio assoluto sul
mondo intero. E in questo tipo di politica, sotto l’apparenza di dialogo e di apertura
verso gli altri, l’unica cosa
che non si mette mai in discussione è il primato papale.
Si discute sempre la funzione
del papa e il modo di esercitare il primato papale, ma in
tutto il Nuovo Testamento
non esiste la figura del papa
né tantomeno il suo primato
sulla chiesa o sulle chiese.
Gesù dice chiaramente che
tutti i cristiani sono fratelli
con pari dignità davanti a Dio
a prescindere dalle funzioni o
dal ministero che essi assolvono in seno alla chiesa.
L’atteggiamento del vescovo di cui sto parlando, lungi
dal presentare umiltà e disponibilità pastorale a un dialogo
costruttivo tra chiese cristiane
di diversa confessione, mi ha
dato la sensazione dell’assoluta assenza di libertà nel processo di relazioni ecumeniche
a livello di base. Sarà il caso
di ricordare al vescovo e a
tutti quelli che si sentono padroni, specie delle coscienze
altrui, che il padrone di tutto,
comprese le nostre persone
fisiche, è quel Signore che diciamo di servire ma che troppo spesso utilizziamo indebitamente per asservire i nostri
simili?
past. Paolo Todaro
Potenza
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PAG. 8 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 23 GIUGNO 199.»^
Nella striscia di Gaza e a Gerico l'istruzione è passata in mano all'autorità palestinese
Alla scoperta delle scuole palestinesi di Gaza
BOUTHINA C. KHOUBY
V
E una bella mattinata soleggiata. Da ogni lato
della strada si stendono campi verdeggianti: sta arrivando
la primavera. A mano a mano
che ci avviciniamo a Gaza, la
strada si fa più accidentata.
Scompaiono i campi, si moltiplicano i posti di controllo.
Vicino al villaggio di Natsareen chiedo la direzione per
la scuola Khadijah Bent
Kuailed. «Non parcheggiate
la macchina nel cortile della
scuola senza aver chiesto
prima il permesso», ci ammonisce un giovane poliziotto palestinese.
Sulla stretta strada di terra
che ci ha indicato, scopriamo
due edifici, ognuno con la
bandiera palestinese e con la
scritta «Autorità palestinese.
Dipartimento dell’educazione
e dell’insegnamento superiore». Davanti, un gruppo di
bambini in uniforme verde
scuro e jeans sta giocando. Ci
raggiunge la direttrice; sui 40
anni, col viso sorridente ma
circospetto, e con molti capelli bianchi mischiati alle
sue ciocche bionde... Perché
avere scelto proprio la sua
scuola? Ci sono regole da rispettare, insiste. Non accetterà di essere intervistata e mi
lascerà incontrare gli insegnanti solo se avrò esibito
un’autorizzazione del ministero dell’Educazione. Va bene, vado a prendere il famoso
pezzo di carta.
50 alunni per classe
Ritorno a scuola. Shadiah
Rada Nuroo si scusa e mi offre del caffè; mi chiedo se ha
preteso l’autorizzazionè solo
perché questo fa semplicemente parte del suo lavoro
oppure se questo rispecchia la
nostra abitudine, a noi palestinesi, di chiedere un permesso
per molte cose: per lavorare,
per spostarci... Shadiah Bada
Nuroo insegna da 17 anni; è
stata appena promossa direttrice della scuola Khadijah:
diplomata in musica, insegna
canzoni e poesie ai bambini di
sei classi. La scuola, spiega, è
Un gruppo di afunni davanti a una deiie scuoia più degradate di Gaza
stata fondata all’inizio degli
anni ’80 nell’ambito di un
collegio femminile. Nel 1992,
la Banca di Palestina ha fatto
dono di un edificio di quattro
aule: «Questo ci ha permesso
di essere indipendenti dal collegio. Abbiamo aggiunto due
stanze: il mio ufficio e una riserva». La scuola conta 289
allievi, ragazzi e ragazze dai 6
ai 12 anni, e 10 insegnanti,
per lo più ex allieve del collegio femminile.
Questa scuola, l’unica della
zona, è situata fuori della
città di Gaza. La maggior
parte dei genitori coltiva la
terra o va a lavorare in Israele: «Non ci sono asili e siccome i genitori sono in maggioranza analfabeti, gli alunni
iniziano il loro primo anno
senza preparazione. A questo
si aggiunge un sovraccarico
di alunni che ci costringe a
suddividere le classi in due
gruppi. Le lezioni di 1°, la 2“,
la 5“ e la 6° si svolgono di
mattina, quelle di 3“ e 4“ di
pomeriggio. Ciò non toglie
che abbiamo classi di 50
alunni. I bambini non hanno
spazio per giocare. Inoltre,
quelli di 3° e 4°, che di solito
arrivano con ore di anticipo,
non hanno nulla da fare né
posto dove ripararsi dalla
pioggia o dal sole cocente
d’estate. Gironzolano e fanno
tanto baccano».
Eppure le cose sono molto
cambiate da quando l’autorità
palestinese ha preso le cose in
mano: «/ periodi scolastici
non sono più interrotti. Gli
allievi non devono più preoccuparsi per gli scioperi e le
manifestazioni, né per partecipare all ’Intifada. Essi ritrovano le preoccupazioni normali dell’infanzia». La direttrice ci indica la lapide all’entrata della scuola che ricorda
il dono dell’Arabia Saudita
per la manutenzione degli
edifici, con la supervisione
deirUnesco; mancano ancora
i fondi per ingrandire... ma
poco alla volta ce la faranno.
Programmi inadeguati
Le sue colleghe insegnanti
sono deluse delle condizioni
di lavoro e del contenuto
dell’insegnamento: «Finora
seguivamo il sistema egiziano» (la striscia di Gaza è rimasta sotto controllo egiziano
fino al 1967, mentre il sistema educativo della Cisgiordania seguiva quello della Giordania), spiega Wasfieh Abu
Aalta, che insegna l’arabo e
la religione musulmana agli
alunni di 3“ e 4^. «A Gaza, il
nostro modo di insegnare
l’arabo rimane molto lontano
dall’ambiente in cui vivono i
nostri bambini. Essi leggono
e imparano cose che non
hanno alcun significato per
loro: parliamo loro delle piramidi e delle città egiziane
senza insegnare loro nulla
sulla striscia di Gaza o sulle
città della Cisgiordania, come Gerusalemme. Il che rende le materie ben più diffiicili
da insegnare».
«Insegniamo tutto sulla storia e la geografìa arabe ma
nulla sulla Palestina - spiega
Fatima Al Nabahin -. La Palestina non figura su nessuna
mappa, in nessun libro. Tutto
dipende dalle conoscenze
dell’insegnante, dalla sua
esperienza, dalla sua educazione e soprattutto dalla sua
dedizione. E poi ci sono i problemi materiali, la mancanza
di spazio, ad esempio. La nostra biblioteca è ammucchiata
in un angolo, e l’unico spazio
in cui i bambini possono appendere i loro disegni è il muro al di sopra dèi prodotti per
la pulizia, nella riserva».
Per queste due insegnanti,
il cambiamento maggiore è la
riduzione delle ore di lavoro,
passate da 30 a 28 alla settimana. E, aggiunge Wasfieh
Aalta, «il mio stipendio è aumentato del 15%, e ammonta
a 1.400 shekel al mese (circa
470 dollari). È meglio, ma
non abbastanza».
La scuola è mista, ciò che la
distingue dalla maggior parte
delle altre scuole, e questa
particolarità, secondo le due
insegnanti, complica la loro
vita: «Il contesto ha reso i ragazzi davvero brutali - rileva
Wasfieh -. Picchiano le ragazze e le insultano. Ovunque, da qualunque parte provengano, vogliono dominarle... Ne veniamo a capo facendo capire loro che hanno torto e facendoli vergognare».
E il processo di pace? «Non
parliamo di politica. Abbiamo parlato delle sue ripercussioni sull’ educazione.
Speriamo tutti che la situazione migliorerà». Gli alunni
esprimono più apertamente la
loro soddisfazione. La maggior parte fa tre chilometri a
piedi tutti i giorni per andare
a scuola ma raramente se ne
lamentano. Hanno notato un
cambiamento da quando i
soldati israeliani hanno lasciato la striscia di Gaza? «Sì
- risponde un ragazzo -; mi
sento più sicuro sulla strada.
Non sento più gli spari».
(da Sources Unesco
n. 67/marzo 1995)
Sia le chiese protestanti sia la Chiesa cattolica romana hanno preso posizioni nette
Le chiese del Nicaragua criticano il governo
Rompendo un silenzio «ufficiale» di molti mesi le chiese del Nicaragua, protestanti
e cattolica romana, hanno
preso posizione nei confronti
della crisi che sta attraversando il paese. Due lettere pastorali, pubblicate quasi contemporaneamente, esprimono la
profonda preoccupazione di
queste chiese di fronte all’attuale disagio politico-istituzionale, causato dalla grande
tensione tra potere esecutivo e
potere legislativo, e dall’esistenza parallela di due Costituzioni. Le chiese pongono
l’accento sulla crisi economica che sta colpendo il paese,
dove più del 60% della popolazione attiva è disoccupato.
Alla fine della seconda settimana di maggio, il Consiglio per l’Alleanza delle chiese evangeliche (Cepad), organismo che coordina la grande
maggioranza delle chiese protestanti e che mantiene stretti
legami con il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha
pubblicato un documento ufficiale che chiede al governo
di trovare una rapida soluzione alla crisi di potere attuale.
Il documento protestante
considera che «la situazione
vissuta dalla nostra patria è
segnata da una fragile stabilità politica e dall’insicurezza
delle città», in cui la violenza
costituisce un pericolo concreto. Il Cepad sottolinea la
«profonda preoccupazione»
dei dirigenti protestanti «di
fronte al crescentefìeterioramento della situazione socioeconomica, l’aumento del debito esterno, il modello economico imposto dagli organismi finanziari internazionali», nonché l’indebolimento
del «fragile processo democratico». La lettera pastorale,
scritta dal Comitato direttivo
e dal suo coordinatore, il pastore Gustavo Parajon, chiede
ai dirigenti politici di muoversi con prudenza e «alla
comunità internazionale di
mantenere la cooperazione»
e di influenzare le istanze
multilaterali affinché adottino
una linea più flessibile nei
confronti del Nicaragua.
Appena dieci giorni prima
di questa presa di posizione
protestante, la Conferenza
episcopale della Chiesa cattolica romana aveva pubblicato un messaggio episcopale, firmato dal vescovo Leopoldo Brenes, segretario ge
nerale della Conferenza, che
analizza la condizione della
famiglia, la dinamica sociopolitica e la situazione dell’
ambiente.
Secondo vari osservatori, il
tono particolarmente critico
di questa lettera la pone fra i
documenti più energici pubblicati dopo la venuta al governo, nei 1990, della presidente ’Violeta de Chamorro.
«Il rispetto della legge si va
perdendo rapidamente...; i
diversi poteri dello stato sono
in crisi...; la divisione tra i
nicaraguesi si va accentuando...; la corruzione pubblica
è ingiusta...; il tasso di disoccupazione è elevatissimo... e
si rileva un ’ondata di violenza preoccupante», deplora la
gerarchia cattolica.
La lettera denuncia inoltre
la ricomparsa di «azioni terroristiche». Durante la prima
quindicina di maggio, almeno
tre attentati dinamitardi hanno colpito chiese cattoliche di
Managua e di Leon, scatenando una spirale di violenza sulla quale le autorità competenti non hanno dato finora alcuna spiegazione. Riferendosi
al documento di Santo Domingo del 1992, la gerarchia
ecclesiastica locale inserisce
la sua riflessione in una analisi dell’intera America Latina.
Il comunicato sottolinea il
cattivo uso del denaro pubblico, la menzogna politica costituita dalle promesse elettorali, l’insensibilità ai problemi sociali e la mancanza di
una «equa distribuzione dei
beni della terra, lo sfruttamento della natura e le aggressioni all’ecosistema».
In questi ultimi mesi, di
fronte al rapido deterioramento della situazione economica e al logoramento crescente della classe politica
(governo e partiti) le varie
chiese, e in particolare la
Chiesa cattolica romana, han, no acquisito una migliore immagine a livello sociale. Alcuni settori popolari non si
sentono sempre rappresentati
dai partiti politici (oltre 25 su
una popolazione di quattro
milioni di abitanti) e, in questo contesto, le chiese stanno
ritrovando un ruolo primario
all’interno della società. Di
fronte ai loro problemi interni i partiti politici, compreso
il Fronte sandinista, hanno riconosciuto pubblicamente il
ruolo delle chiese. (eni)
Brevi
dal
Hong Kong: accordo tra Londra
e Pechino sulla futura Corte suprema
HONG KONG — Gran Bretagna e Cina hanno concordato che la futura Corte suprema di Hong Kong sarà insediata dopo il ritorno della colonia britannica alla Cina popolare nel 1997. I militanti democratici, che temono la tutela
della Cina sul futuro sistema giudiziario locale, avrebbero
preferito che l’insediamento della Corte avvenisse prima di
quella data. Dall’inizio degli anni ’90 questa questione ha
contribuito a ipotecare le relazioni tra le due capitali; ora il
governatore britannico di Hong Kong, Chris Patten, dovrà
fare ratificare il compromesso dal Consiglio legislativo. Un
accordo analogo era già stato bocciato in precedenza.
Marocco: ritorno in patria
dei leader «storico» dell'opposizione
RABAT — Mohamed Basri, leader «storico» dell’opposizione, ha deciso di rientrare in patria, il 10 giugno scorso,
dopo un esilio di ventotto anni in Francia. Nato nel 1930
Mohamed Basri, uno dei capi della «resistenza nazionale»
durante il Protettorato, partecipò alla fondazione dell’Unione
nazionale delle forze popolari (Unpf), creata nel 1959. Era
stato condannato a morte nel 1964 per «complotto» contro la
monarchia. All’estero le sue attività contro il regime si erano
radicalizzate, il che gli era valso altre condanne a morte.
Ruanda: inizia a L'Aia il processo
contro i responsabili del genocidio
L’AIA — La prima sessione del tribunale intemazionale
incaricato di giudicare gli autori del genocidio dello scorso
anno in Ruanda avrà luogo il 26 giugno a L’Aia, nei Paesi
Bassi. Gli undici magistrati presteranno giuramento e stabiliranno le regole di procedura. Una volta diventato operativo, il tribunale avrà sede ad Arusha, in Tanzania.
Messico: il sindacato ufficiale dei
lavoratori minaccia lo sciopero generale
CITTÀ DEL MESSICO — Il leader della Confederazione dei lavoratori messicani (Ctm), Fidel Velasquez, ha minacciato il governo di uno sciopero generale. La Ctm, sindacato ufficiale che appoggia il Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), ha fatto presente il «pericolo che i lavoratori si ribellino contro il sistema» per via della crisi economica.
Birmania: nuovamente rinviata
la liberazione di Aung San Suu Kyi
RANGOON — Daw Aung San Kyi, la dirigente dell’opposizione in residenza vigilata da circa sei anni, ven'à liberata solo quando «la pace e la tranquillità (saranno ristabilite) nel nostro paese», ha dichiarato il capo dei servizi di
informazioni dell’esercito, il generale Khin Nyunt.
Polonia: il Parlamento sospende
la pena di morte per cinque anni
VARSAVIA — Il 9 giugno scorso, in occasione di un
voto sull’emendamento del codice penale polacco, i deputati hanno deciso di sospendere per cinque anni l’applicazione
della pena di morte in Polonia. La pena di morte, che dal
1988 non è stata applicata, rimarrà tuttavia iscritta nel codice penale.
Sud Africa: abolita la legge
sui castighi corporali per gli adolescenti
PRETORIA — La legge sui castighi corporali per gli
adolescenti è stata abolita dalla Corte costituzionale sudafricana. Quella norma era «incompatibile con la costituzione
della Repubblica Sudafricana» ha dichiarato uno dei membri della Corte istituita nel febbraio scorso. All’inizio di
giugno, la Corte aveva abolito la pena di morte.
Sud Africa: 8,5 milioni di residenti illegali
PRETORIA — Secondo il colonnello Van Niekerk, coordinatore della polizia dei confini a Pretoria, il numero di
stranieri che risiedono illegalmente in Sud Africa sarebbe di
8,5 milioni, di cui oltre 3 milioni giunti durante l’anno 1994.
Gaza: nuova formazione polìtica
GAZA — L’ ex capo della delegazione palestinese ai negoziati di pace con Israele, Haidar Abdel Sbafi, ha fondato
una nuova formazione politica, il «Movimento palestinese
per la costruzione della democrazia». La nuova formazione
appoggia l’Olp come unico rappresentante del popolo palestinese, ma è critica nei confronti dell’autorità palestinese.
Israele:, nuovo movimento politico
TEL AVIV — 11 7 giugno scorso è nato un nuovo movimento politico denominato «Israël va Aliah» (Israele e Tinimigrazione), formato da immigrati dell’ex Unione Sovietica, fra cui il noto dissidente Anatolij Scharanskij.