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Prezzo Lira fO
Anno LXXVII . N. 45
TORliE PELLICE» 21 ^ovenibre 1947
Spedizione in abbonamento postale - I Gruppo
ELLE
SETTIMANALE DELLA
Spett. Società Studi vam^ _
torre PELLICE
V,..
ouM'&tcZ'ŸVO a ilio ^ei>o
e9 &<xìi' i^i OoM'^ZZCl. Sa/mó 33; ss
per Vora della Jjipresa
li f Mi ÜË il li
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VALDESI
CHIESA VALDESE
dice l'Eterno (Aggeo 1: 4)
\ i propongo questo nioUo per la
ripresa (Ielle attività autiinnu-inver~
nali.
Ogni anno a questa data sii par la
di ’’ripresa’^'. Non che ci sia st rta una vera e propria sosta nella vita
delle nostre Comuniià itei mesi le‘stivi, ma perchè malte manifestazioni. (leMa nostira vita: ecclesiastica sur
biscono, per forza maggiore, nell^er
state un ralientamiento q un perìodo
dii ripoeo. Comunque, così stanno bei
cose e in autunno si ’^riprende '.
Ebbene cè un proverbio) che dice
' chi ben comincia è aEa metà dell ppera." e noi sappiamo che per
ben cominciare bisogna cominciare
con Dio.
« Mettetevi all’opera
perchè io sono , con vo-i ! »
(..he cosa significano, per noi quest anno la esortazione e lai promessa
(li Dio che il versetto contiene?
Innanzi tutto un avvertimento
’’megteievi aito pera”. Trattasi di
un " opera ” non di parple, ma di
opera Occorre che noi\ ci rem
diamo conto che ogni cosa che noi
vogliamo dire o fare è parte di una
o/iera, ossia di qudlcosa da compiere
e non da chiaccherare... ■
Quanti aspetti avrà plfsr noi in questo prossimo inverno 1947-48 topera
cui Dio ci chiama.; l’inverno, che ci
coml^irrà alla celebrazione del centenario (iella emancipazione! Non
tic. dubbio che anche senza dare
tropjK) valore alle date storiche, ¡loichè razione di Dio non è legata ai
nostri cs.'mputi éi\ calendario, il prossimo periodo di attività della nostra
Cdiiesa non potrà non tener conto
delta ricorrenza 0 riceverne una luce ed una importanza particolari.
Ho insistito e insisto sul vocabolo
opnra” pterohè c’è perKolo che.' le
comnmmorazionì si esauriscano in
pende ”. B’ così facile fitre discorsi! Ora invece Dìo ci chiama ad o^rare, a celebrare il centenario dìel
48 coin delle opere. Il che non significa necessitriam^mte cdve dobbiamo
erigere d\ei monumenti, sebbene auspichiamo tutti l’effettuazione del
pt(>gettodjpll’erigenda Casa delle
Diaconesse.
Opera deve essere tutta Ta nostra
attività.
Ol>era di edificazione della Chiesa: culti, riunioni, cura d'anime.
Oliera di preparazione della Chiesa^
di domam'.; scuole dom&iicali, cutechisnto, gioventù. Opera di testimonianza evangelistìca alla fjuale più
che mai i Valdesi dovrebbero sentirsi chianuOi ricordando lo slancio
evangelistico che segm T maneipnzione di cento anni la.
Ma non crediate che con questo io
ausidchi un anno di attivismo pròIleo dimenticando che « se Dio non
edifica la casa invano si affaticano
gli edificatori ».
Voglio soltanto ricordare che è cr
ra che gli edificatori si "affetichino
non a chiaecherare, ma ad «edificare», nella certezza che se la loro
fatica sarà reale non meno reali seno
le prorhesse di Dio.
In altre parole, vorrei che dopo
aver tanbo parlato di risveglio d ” ojyerasse” per il risveglia, sapendo
che se è vero che solo Dio può risvegliare i cuori e le coscienze è al
trettanto vero che Dio non s’accontenta di gente che l’invochi ” SignoN.i, Signorie ”, ma vuole gente
che faccia la sua volontà.
Ciò mi conduce a farvi notare il
valore delle, prime parole del motto
che vi ho presevitatc^ «Mettetevi».
L’opjcra dii Dia non è Un’opera da
contemplare, o (dia quale ci si possa contentare di dare qualche impulso e contributo dal di fuori. Bisogna
” mettcreisi ”. Bisogna ossia metterci dentro tutta il nostro cuore, il
nostro volere, il nostro essere. Metterci tutto noi stessi.
Se non siamo disposti a fare, così
prepariamoci pure ad un (diro insuccesso.
Perchè tante volte in autunno abbiamo ’’ripreso”' te attività con il
solo risultato di constatare in primavera che i frutti erano' pochi...
che la vita tielfe nostre comunità
non ìpra uscita dal suo solito' ’’traintrain” ordinario...? Forse perchè
Dio ncn aveva roiiufo benedirci?
Certo no. Semplicemente perchè
non ci eravamo messi all’opera.
Mettetevi all’opera
Io sono con voi!
Accanto cdTesortazione c’è ta promessa « Io sono con voi».
Questo, voti mi direte), noi lo sappiar
tuo. Se mm Ìo sapessimo non saremmo. una eh Vsa. Dio è con noi, tanto
è vero che non fiurdamot nulla senza
inoculare la sua prel/enza. Avete ragiane lo. sappiamo', lo sappiamo tanr
lo bene che io spstengo che lo abbiamo. dimenticato. - Esagero?
Allora, per favore, se esagero, come mi spiegate, se è vero che sappiamo che Dìh è con noi, che tanti
’’buoni V (ddesi ” disertane) i Culti?
■ ForsiB perchè sanno che Dio è con
loro? Che Dio è con loro la domenica a spasso, (dia betuda, al ballo,
(d 'lavoro ?
Come spiegate ohe certe volte i nostri Culti sono fi(tcchi, faticosi, natiosi... forse perchè i Pastori sanno
che Dio è con loro? Fórse perchè
l’assemblea sa che Dio è presentte,f
Non credete che se sapessimo veramente che Dio è c(m noi, presente in
modo reale noi saremmo rutti più
svegli?
Credete , verampnte che sappiano
che Dio è con loro quelle brave persone che quando si celebra la Co
munione si ritirano in buon ordir
ne... se ne vanno perchè. Dio è fuori
o se ne ranno perchè B'i'ó è dentro^
. Sanno veramente che Dio è con
noi, tutti coloro) il cui cuore rimane
indi)fferènlte) quando si tratta della
sedvezza delle! anime eia (wangeUzzàre? ,
Sanno veramente che Die è con
loro tutti Coloro che danno alla
Chiesa un O'ikdk)' strappato a falica,
a forza di richieste?
Sfei tiittó questo è roba di gente
che sa che Dio è qòn loro... nii ifcmimdo còsa farebbero se non lo sapassero ! ’
Eppure Iddio è veramente Con
. noi.
. Nc{n perchè noi lo meritiamo, ma
appunto perchè non lo meritiamo, e
per dimostrare che se ancUe .noi lo
dimentichiamo, EgU non ci dimentica e nella sua infinita bontà ce lo
ripetei una volta ancora aliai ripresa
dèlie nostre attività.
IO SONO CON VOI.
Se cmche noi siamo! infedeli, Egli rimane fedele e la sua promessa
rendei tanto più grave la nostra resporisabilità e tanto più urgente il
suo appello':
« mettetevi ^’opera »;
Per chi ubbidisce c’è oggi ancora
una grande promessa:
«Io sono con voi».
E se Egli è con noi, chi sarà contro di noi?
E. Ayassot
II
Se è vero — come per i saggi è
vero — ohe dietro alla figura mutevole del mondo fisico sta la realtà permanente del monido spitnituale, lo goopo della vita va cercato in un costante
OTientamento dèi pensiero verso « le
co!se invisibiili che sono eterne)).
Perché la sorgènte viva del pensiero ohe deier^nina l’azione va ricercata molto più in alto del comune concetto della praticità della vita. La
« pratica della vita » si è dimosirata
un’ grossolano errore a contatto dei
fatti che rumaniità ha dovuto sperimentare in questa fosca epoca storiéa. Voi
tutti sapete dove ci ihanno coindotti gli
uomini pratici ohe avevano la pretesa
di esser© i signori delk storia. La loro
volonlfà di -potenza, inceppata dni un
tragico materiallismo storico ammantato di falso e puerille misticismo, non
ha potuto affermarsi' se non- sopprimendo brutalmente ogni palpito di umana
dignità e calpestando i corpi e le coscienze.
Quando la carne ed i suoi istinti
primordiali trionfano, la vita degrada
nella schiavitù umiliante. Ma Io spirito agonizzante negli intimi penetrali delrumana coscienza riprende tosto o tardi la sua rivmcita ; perché Tuomo non
vive di pane soltanto ma di ogni parola spirituale che sgoiiga dalla bocca
di Dio ; la più grande di quelle parole,
ohe nessuna potenza tirannica ha mai
potuto cancellare dal libro della vita
è LIBERTA’.
Xiberià vo* cercando,..
Questa fatidica parola, così cara al
cuore del’uomo, torna ora alla ribalta
della nostra vita sodale e -politica :
ti i discorsi se ne infioramo e
i programmi ne sono pregni,
non basta proclamare Ha libertà
come un diritto naturale dell’uomo ed
il ii^es-upposto di ogni progresso della
società. Ditemi voi a che cosa serve
tut
tutti
Ma
parlare di libertà ad uno schiavo, se
ques-ti non ha ila volontà di infrangere
le proprie- catene ? E quand’anche ùna forza estranea al suo vole-re le avesse infrante etì egli godesse della
più ampi-a facoltà di movimento, non
sarebbe ancora un uomo libero se egli
c-onservasse una coscienza ed una mentalità da schiavo.
La vera libertà non va dunque confusa con ram-biènte e le modalità giuridiche di un ordinamento sociale, nè
con Ile naturali disposizioni dell’.uomo
a pensare ed operare secondo i suoi
bisogni,' i suoi impulsi egoistici, i, suoi
desideri e le sue passioni. II libero arbitrio. o facoltà di scelta e di determinazione, non. è la libertà, ma tutt’al
piq il mezzo e la*via per cui ifuomo
muove alla conquista della llibertà in
Dio.
Ardua ed eroica conquista, che richiede non tanto il concorso di favore-,
voli condizioni amibientali iprodotte dal
clima, dai mezzi economici, dalle leggi e dai sapienti ordinamenti politici,
quanto di una personailie volontà di fede, tesa.comé un arco vetso il segno
deWla perfezione spirituale in -Cristo,
attraverso il lento e faticoso superamento deU’io calmale. La materia reca in sé l’impronta della schiavitù,
man-tre lo Spirito fiammeggia nel segno dèlia libertà; poiché «dov’è lo
Spirito del Signore, quivi è liibertá».
Gli uomini ohe hanno debellato po- ^
tenti eserciti, conquistato vasti -terri- '
t-ori, ifon-dàilìo imperi e creato nuove
forme di civiltà esteriori, spesso non furono capaci di vincere sé stessi, di sedare le loro passioni, di liberarsi dagli orpèlli di una falsa gloria, funesta ai -popoli assediti alla loro ambizione. Il
tiranno divelnta schiavo del suoi c-ortigiani, il ricco delle suè ricchezze, il
povero della sua inopia, l’orgoglioso
della sua vanità, il violento ddla sua
ira, il gaudente dei Ssuoi piaceri, il
fanatico dei suoi pregiudizi, il bigotto
della sua superstizione, il folle della
sua'follia.
Xa fede,
potenza rinnovatrice
Così il nostro mondo ci sembra popolato di schiavi inneggianti alla libertà ; e le chiese stesse non ne sono
sprovviste ! Se ne dubitate, ascoltate
l’amaro lamento di Sauk> da Tairiso ohe-,
più d’ogini altro, ebbe clara la libertà,
dopo* -aver gustato prima la tirannia del
fanatismo farisaico e poi la prigionia
degli uomini per amor -dii Cristo : u ¡1
bene, che voglio, nod lo fo; ma il male
che non voglio, quello fo... Misero me
uomo! chi mi trarrà da questo corpo
di morte ?...».
Ma se il corpo e la psiche -possono
soggiacere alla tirannia degli impulsi
egoistici e passionali, r« Io-» superiore, ohe reca in sé H’impronita della somiglianza divina, può gi-à esultare nella (luce Ideila libertà dei fi-gSiuoli di
Dio; «poiché,^— esclama l’apostolo
— voi non avete ricevuto lo spirito di
sèrvitù per ricadere nella paura », bensì io Spìrito del Padre ohe attesta insieme co] nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio.
Oca que-sta divina figliuolanza, phe
è garanzia di vera libertà, esiste soltanto in germe ed in potenza nell’umana natura. Ma l’uomo naturale è pur
chiamato a diventare un uomo spirituale, a rinnovarsi néllo spirito della sua
mente e ad elevarsi mediante la potenza santifica-trice della fede operante
allo « stato di uomo fatto, alValtezza
della perfetta statura di Cristo». Perchè in Oristo rumanità contempla il
termine della propria faticosa ©voluzi-one neWa piena libertà, che coincide
con la perfetta armoniia della vita in
Dio.
Tuttavia non basta contemplare una
vetta eccelsa p^r raggiungerla. Quando
Paolo ci dice che (( Cristo ci ha affran
cati perchè fossimo liberi )) non siamo
punto autorizzati- a scioglie'’e i treni
morali che devono disciplinare i iiostoi
pensieri e le nos-tre azioni. .Al contrario, questa altissima dignità d’ordine
spiiriituale deve generare in noi urta ubbidienza v-oHeniterosa e gi-uliva ad una
legge intelriore di lib^à, che oi emanoipa gr-adiualmen-te dalla tirannia dell’egoismo -e da ogni giogo' che gli uomini tentino di imporci per asservirci
ad un partito, ad una casta, ad un rito
ad una tradizione, che in qual'iasi modo paralizzi od inceppi lo slancio spi rituale deiresser© nostro verso la di
vinai mèta dal mostro divenire.
Xa vera libertà: in Cristo
rer raggiungere questa mèta, no'
dobbiamo conquistare un’effettiva libertà di coscienza e m-odellare la nostra vita suH’esempio dèU’Uomo più
'libero ohe ila nostra piòoola -terrà abbia mai ospitato. Ma perchè era Egli
còsi libero di fronte 'agli uomini e di
fronte alle cose? Peirohè il suo cibo
era di fare la volontà di Dio. Voi mi
direte : Non siamo il Cristo! Ed io vi
domando : Non credete di avere ognuno una -personale opera da compiere
su questa terra ? E se l’unico Padre
di tutti ve ne ha conferito la dignità e
'la -responsabiliità, quali, altro mezzo avete yoi per conquistare la vera libertà, se non quello di ricercare sopra
ogni altra 'Cosa il Regno e -la giustizia
di Dio ! Ma, se volete compiere il divino mandato, dovete Ubbidire per amoTe là dov© gli schiavi ubbidiscono
per paura, o per avidità di ricompense e di lodi.
Guardate l’affannoso arrancare degli uomini alla ricerca della libertà...
Perchè non riescono mai a trovarla ed
a farne la 'rnolla vitale dell loro operare ? Perchè essi pensano che la libertà è arbitrio e capriccio. Guardate le
loro spenainize, -le loro aispirazioni, il
loro tenace egoismo, il loro orgoglio
aggressivo, I© loro dispute e le loro
cure, le loro dignità e le loro 'ambizioni, le loro igjlorie, i loro onori; in
tutto questo v’è am-ara delusione e vana
rioer-ca della felicità. Dovunque volgete lo sguardo, trovate dolore, sofferenze, desideri insaziabili, ferite aper-te, nude aigli occhi di tutti o ricoperte con la panoplia del piacere ohe
avvizzisce e muore come fa la rosa.
E perchè questa fatica di Sisi-fo ?
Perchè gli uomin-i -cercano la -libertà
fuori di sé stessi, in quello che muta,
in quello éhe passa; -mentre nel loro .
cuore ragionano -come tiranni o come
schiavi. O-ra là dove V’è oostriziqine di
desideri egoistici o imposizione di leggi esterne, sia sodali che religiose,
non vi può essere vera libertà. La
Legge eristica non è.altro dhe amore
e sacrificio spontaneo. NeU’Amore di
Dio, Ohe è Spirito e llibertà, lo spirito
umano, in comunione vivente col Cristo, infrange le catene dei’animali-tà
e compie volon-tariamente ogni giustizia, emancipandosi dal -peccato, dal
dolor© e dalla moirte.
Francesco Peyronel
(Leggere Gal. 5: 1, 19. S8^24)
Seminate secondo la giustizia,
mietete secondo la misericordia,
dissodatevi un campo nuovo I
Poiché è tempo di cercare l’Eterno, finché Egli non venga, e non
spanda su voi la pioggia della
giustizia.
(Osea 10'12)
Cercate il bene e non il male,
onde viviate, odiate il male, amate il bene e, alle porte, stabilite
saldamente il diritto.
(Amos 5 ! 14 -16
2
iJ^Qj&ELLE VALU^VÁLDESI
XXIII
'ÿ ' /
Je suis à Sâenz Peña, au centre du
Chapo, Le Chaco est unie immense
région au noïd dia'l’Argentine, en
partie inexplorée. 'Dans ses grandes
forêts vierges se cachent singes et
serpents et lions et tignes. Les lions
sont assess communs, parait-il. Quant
à moi je n’ai vn que die paisibles autruches qui paissaient tranquilleinmt
à peu de distance de la route, une
grande quantité d’oiseaux et surtout
de sauterelles. J’en avais déjà vu
dans là province de ‘Ckœdoiba et
surtout dans l’Entre-Rios, mais en
quantité moins grande qu’au Chaco.
Ici nous avons traversé en auto un
vol (ime manga, comme on dit en
espagnol) de 20 km. Un nuage de,
sauterelles I C’est une plaie du pays.
Elles dévorent tout: l’herbe, le blé,
le mais, le lin, les feuilles et même
l’eoorce des arbres. Le Gouvernement leur déclaré la guerre (heureux
pays où l’on ne fait la guerre qu’aux
sauterelles!) et se sert de lance-flammes et même d’avioos pour les exterminer, J’ai vu une colonne motcrmée (une vingtaine de camions et
d’autos) qui partait à Passant d’une
« manga ». On déptense chaque année
des centaines et des centaines de millions dans la lutte contre les sauterelles, mais jus^’icî on n’a guère pd
constater des résultats positifs.
vie dlifiicile à tons égards. Ils reçoivent une fois par an la visite d’un
pasteur ou d’un étudiant en théologie. Leur isolement est un sérieux
ol»tacJe au développeuient de leur
foi évangélique. Il y a le problème
de l’instruction religieuse, des mariages mixtes, il y a, à cause des distances, l’impossibilité d’établir des
contacts avec les diflérents groupes
de Vaudois di^minés dans le nord
du pays.
A mon retour du Chaco je m’arrêije deux jours à Afleargarüfa, chez
Jean Gritl. Il est venu des Vallées
en 1926 avec sa femme, Clémentine
Baré0. n a deux filles mâriées aux
Clos dte Riclaret. Il y a des Vaudois a
Calchaqu\^ à Fwe-Lîlles, mais jie ne
puis les voir à cause de la pluie qui
immobilise tous les moyens de transpo'rt, sauf le train.
Oui, il y a des Vaudois même au
Chaco, à plus de 200 km. de'distancte de l’Eglise da/ Colonia Iris.
H y en à Reisisterwiia (Favatier,
Travers), à Saenz Peña (Bertinat), à
Pampa del Infierno, à Indfki Muerta
(Toqm), à Chatttía (Favatier, Travers), à La Sabana (Toum), à Basali (Bostan). Us cultivent Je ^otcn.
En général, leur conditimi économique est très modeste et ils ont une
Ma prochaine étape est le Sombrerito que j’atteittdfe après un jour
de voyage. Il y a ici uiie cinquantaine de familles vaudbises (sourtout
des Favatier, des Toum, des Bertinat
de® Geymonat) qui forment une belle colonie et ne reçoivent malheu-*
reusement aucune assistance spirituelle, sauf une visite bien courte une fois par an. On cultive la catane
à suerte, le coton, le lin. Uva une
certaine prospérité matérielle. Les
colons ont construit une chapelle, la
jeunesse s’est constituée en Unión,
elle a ouvert une école du Dimanche
et démontre beaucoup de bonne volonté.
La colonie du Sombrerito est un
essaim de Colònia Alejanéra; les
deux se trouvent (feu® la provintte
d’Entre Bios. Le 15 avril 1872 , 41
familles et 9 hommes seuls partirent
des Valleés pour l’Argentine. Leur
guide spirituel était Jacques Salva
giot. I.e 3 *août ils débarquèrent à
Guaicuri, où les attendaient 5 familles vaudoises déjà établies dans la ré„ gion. Ces familles avaient ¿’abord émigré en Uruguay et de là- avaieut
passé en Argentine. «Je u’oublierai
jdbiais», écrit Etienne Pavaria, «la
triste impression que nous causa Je
pays habité par de® «Indios» sauvages et peuplé d’animaux féroces,
comme le tigre, le lion, l’ours, le
loup et die reptiles, dé serpents,
• d’insects vénéneux db toute éspèce».
Les émigrants s’étabbrent dan® la
Colonia Alejaïuh-a où il y avait déjà
14 familles anglaises; deux familles
espagnoles et trois française^. Jacques Salvagiot fut le premier prédicateur à Alejandra. lî prêchait en
français et en plein air, faute de local de culte. Cela dura quatre ans.
Ensuite lie® colons reçurent des visites périodiques d’évangéliste® de l’Eglise ansrlicane. Salvasrîot, toutefois,
continua à s’occuper des Vaudois et
fut leur régent jusqu’à son emèrita
tion.
En 1878 on construisit un temple.
L’Esrlise anglicane envova comme
pasteur le rev. Camber (fl876-78). le
rev. Leid) fl878-1884i. le rev. Adams
et le rev. Fercrueon. En 1892 les Aii
glica.ns cessèrent de s’oCyCuper de la
communauté. Ce fut le pasteur vaudois Philippe Guigou uni se char<rea
de eelle-cî neudaut' l’année 1893 et
M. ^i-ancois <îe la ttfîc^jion
des Frères en 1894. Puis l’Egli»e res
ta d“liv an« paetepv.
Ibes mie IVt. F^îepTïp Favai-îp, ^ l’^eeas-on d’n»i veva"e mi’’l en Itali"
demanda « tn T’ai,!" lip
un évanvéliste pour la Commi^nanié
d’Alefandra foTTriée ep très <rrande
partie pair des Vaudòis. La Tahte à
cause des nécessités de l’oeuvre
■ d’Evanffélisation en Italie, ne put accueillir la demande. La Communauté d’AIeiandlra abandionnée à eUe-même s’adresse alors à une antre dénomination évangélique qui envova un
pasteur et nous avons aujourd’hui
dans cette colonie une Eglise Méthodiste forte numériquement et formée presque entièrement par des familles vaudoises. I ALB. BICCA.
Vieille ef r¡ouvelle Î{oche
(Nous ti'aurions plus voulu retour- .
ner sur ce sujet. Nos correspondants
nous ayant chaudement prié de pu-,
bUer leurs articles, nous publions en
core les deux suivants, suivis d’une
réponse du rédacteur. Après quoi:
point final).
nant ces trois ' choses demeurent ; ia foi,
l’espérancè et üia charité; mans la plus
grande de ces trois choses c’est !a charité».
La Vieille Roche et la Nouvelle Roche
En envoyant & d’Echo du 25 juillet l'article paru dan® « La Vie Protestante », avec un bref, commentaire, je n’aurais certe
pas soupçonné qu’une si petit© pierre dans
l’étang de la vieille roche aurait alérté
ainsi les grenouilles (sans allusions personnelles).
J ai donc lu avec intérêt l’intéressant ar
tide de Mr, l’ing. Max Eynard et les déclarations de Mr. le Pasteur E. Rostan,
qui doivent évidemment avear passé par de
particulières expériences pour juger le catholicisme comme ils le font. Mais je ne
puis q^e partager toujours plus l’opinion de
Mad. Rossi Servettaz, qui est celte du
Rev. Pasteur Dixon; et j’ai l’impression
que iMf. Rostan a habilement détourné la
question en transformant en discussion et
ortodox© dissertation sur ce que peuvent
bien être les rapports entre catholicisme et
protestantisme, ce qui ne vouWt être,
dans mon intention, qu’un simpite référendum sur deux opinions. Les pasteui^ canadien® ont ^8 deux avie -très différents :
i Un désire tendre la main aux frères catholiques et tenter un rapprochement, une
coopération, une entr’aide, bref accélérer
la fin de la désunion qu’il juge très sévèrement. L’autre repousse tout ced et juge
en bloc l’égHse catholique en dédarant
f( qu’elle n’est qu’une menace pour la sim.
phdfé de la foi. pour la pratique des principe® chrétiens, pour la pureté de la doctrine » (sic.). Mr. E. Rostan, qui trouve
tout naturel cette dernière déclaration, eut
alom plu® vite fait d’admettre simplement
qu’il est de la «vieille Roche», car c’est
bien la conclusion de son dire, et chacun
peut la penser comme il le crdt.
je ne serais certe plus revenu sur te sujet s’il n’en avait pas été ainsi.
C ’est donc pour acquit de condence que
je reproduis, choisie au hasard, k lettre
d’un vaudois que je sais très fidèle à son
église, et je regrette seulement qu’elle
n’ait pas été adressée directement a l’Echo.
« Le 28 juillet ;
Tel n’est pas toutefois l’avis de bien de
vaudois qui m’ont adrewé bon nombre de
letties, et m’ont déclaré de partager l’opinion du Rev. Pasteur Ctixon, Je me doutais que nous n’étions pas seuls, mai® je
n’aurais jamds cru à tant d’adhésions, et
Cher Monsieur,
«Je reçois en ce‘moment l’Echo et en
attendant que, s. p. à IWeu, nous ayons le
plaisir d’en causer un peu longuement, je
désire vous faire parvenir ma cordiale adhésion pour la thèse que vous y soutenez.
Il y a trop de vaudois, hélas, surtout à la
.marge de l’Eglise, qui, même en bonne foi,
confondent facilement k fidélité à la Paroi© de Dieu J que nous ont enseignée les
mrilleurs de nos ancêtres, avec un déplorable « esprit de corps » étroit, stérile, et
souvent malfaisant,^et il est bien que l’on
s’i^lique à le combattre. Que la pensée
que vous n’êtes pas seuls à la tâche vous
soit d’encouragement».
Intéressante aussi l’opinion d|un jeune
prêtre de Savone, qui n’est pas du tout un
dissident, mais qui ayant lu les articles de
t’Echo s’en est réjoui, et a déclaré a Mad.
Rossi «que Mr. Rostan... avait raison
(sic) car (dit il) <c è stato duro nel suo giudizio sul cattolicesimo, rna bisogna pensare
che è un pastore che park, e che egli ha
il dovere di difendere la sua fede che è
quella della sua Chiesa, e che per lui la
verità (la sua verità) non può essere sacrificata alla carità »,
Voilà il me semble un bel exemple d’honnêteté, et voilà un prêtre et un. pasteur
qui sont déjà d’accord sur un pdnt!
Dans son commentaire Mr. Rostan déclare : H per quanto concerne la purezza
delia fede dobbiamo deciderci ; ovvero con
l’autorità delk parola di Dio (lisons : parole interprétée par les protestants) ovvero
ia parola addomesticata, limitata, e qualche
volta nascosta dall© sovrastrutture dogmatiche, dottrinali, ritualistiche e pagane (lisons ; la pairole interprétée par les catholiques), Et il ajoute ; «il n'y a qu’une stuie vérité ; Dieu révélé en .J. Christ par le
moyen de sa parole ». Nous pensons évidemment qu’il n’y. a qu’une seule vérité :
et il n y a pas de religion plus élevée que
1a vérité. Mais nous n’allons pas croire de
la posseder à nous seuls, ou d’en être les
dépositaires. Toutes les religions le prétendent plus ou moins, cependant aucune
n en détient le monopole, et les enseignements de l’Evangile se retrouvent aussi
bien en partie dans les livres sacrés de la
vieil]© Chine, de l’Inde et de l’Egypte,
plus anciens de milliers d’années. La connaissance de ces religions, loin d’affaiblir
les croyances ohrétiennes, les vivifie et
les renforce : je n’y vois aucun danger.
Et alors, à plus forte raison pourquoi devrait-il être « très dangereux », comme le
déclare Mr. Rostan, de se ranger à la fraternelle opinion du Pasteur Dlxon, pourquoi devrions nous cralndr© de collaborer
avec nos frères, catholiques (jusqu’où il
est possible de le faire) dans un but commun et pour un rapprochement? *.^
Rob. Turin.
teurs ont fait depuis buit sièdlesî ’ffo
ont joué et les autres n’ont pas dansé, Us ont pleuré et les autres fté se
sont pas affligés. C’est là une vieille
illusion, et c’est une nouvelle illusion de croire que l’esprit de Rdnie
a cbangé.
A’ mes amis de la
Nouvelle Roche
J’ai pensé à vous en relisant
Matb: 11: 16-17. C’est bien vous.ces
enfants folâtres et enjoués qui voudraient voir letirs camarades boudeurs et obstinés prendre part à leurs
jeux, mais sans succès. '
Ou?, mes amis, ohercliez tant que
vous voudrez ce qui nous unit; tôt
ou tard on vous reprochera œ qui
nous sépare et qui nous sépare toujours par notre faute. L’bistoiue est
ancienne et rassie. J’ai sous les yeux,
le rapport dl’une Commission Internationale pour la liberté religieuse
qui a siégé aux Etats-Unis pendant
la guerre et dont ont fait part aussi
des catholiques tels que J. Maritam.
Eh bien! quels sont les résultats de
l’examen de douzaines de documents contemporains? L’Eglise de
Blome Se tient toujours sur le® positions qu’elle conserve depuis plus
d’un siècle: intolérance théorique
dogmatique invariable, tolérance
pratique prudemment diosée, surtout
là où on ne peut faire autrement (lire: pays protestants). Où l’on a les
mains libres, appliquer la théorie
comme aux beaux temps de l’Inquisition (voir Espagne franquiste).
Chercher ce qui nous unit: c’est
ce que les hérétiques et les Réforina
Vous dites d’avoir.degi amis catholiqpiifâ qui pensent comme vous: dé-trômpez-vou®. S’ils pensent oonune
vous, c’est qu’il® ne sont plus catholiques, ils ne sont plus âu moins cathoÎiqués romain, car, en désobéissant aux instructions de leur hiérarchie, ils se mettient hors de l’E^se.
Ils viennent renforcer nos rangs,
sans s’en douter. Est-ce que Valdo a
j’amais pensé de n’étre pas tout c©
nu’il y a de plus catholique? Et Luther avait-il jamais songé de sertir
(3e l’Eglise jusqu’à ce> qu’il n’en a
été chassé?
Pensez-y et songez que la «vieille
roche» a fait ses expériences et bien
duree encore. Mais on ne profite jamais (|e l’expéiience d’autrui. C’est
une histoire vieille comme le monde. D’ailleurs, s’il n’en était ainsi,
le monde serait bien «embêtant»
(j’espère que le Directeur me passera
le terme); et nous serions tous de®
monstres de sagesse!
Mais, tout en nou^ tenant sur nos
gardes, nous avons le devoir dJe collaborer avec les catholiques, avec
tous le® hommes qui veulent fonder
leui; vie sur une base religieuae, contre les attaques du matérialisme; et
nous devons démentir par nos sentiments et nos actions la légende que
les problèmes de la justice et du
droit pour tous les homme® sont un
monopole des doctrines matérialistes et n’intéressent pas le domaine
de la religioii. M. EYNARD.
■»RECISO M S
Evidemment M. Bob. Turin hésite à nous comprendre. Nous avons
plusieurs fois et assez (dairement affirmé que les différence® entre catholiqües et protestants, différences
qu’on ne peut pourtant pas faire à
moins dte souligner, ne doivent pas
constituier un motif d’inimitié, r!te
baille eu d’orgue.l spirituel. « Ogni
cooperazione possJùiZb“’, écrivionsnoHS, il y a nuelquies mois, « sul
piano dell’amore cristiano,'fra cattolici ed evangelici, non può che essere efficace, tanto più efficace quanto più onesta e sinéeramente dettata
dallo Spirito di Cristo, estranea cioè
adì ogni spirito di compromesso o di
interesse terreno y>.
Que dfevons-nous dire de plus pour
contenter M. Turin et se» «supporters? ». Nous avons même ajouté:
(C prima di ctmdannar'e gli errori altrui, dobbiamo avere il coraggio di
condannare e cA eliminare i nostri...y>
M. Turin peut donc croire à la sincérité de nos seiitimients.
Mais nous avons aussi affirmé qfle
la chairité ne peut pas se passeï* de
la fidélité à la Parole de Dieu. Nous
ne confondons pas la fidélité à la Parole de Dieu, comme le dit la lettre
rapportéja par' M. Turin, avec un
«déplorable esprit dh corps, étroit,
stérile » ; mais nous ne pouvons pas
non plus confondre l’authentique
charité cJirétienne, ainsi que s’exprime un pasteur suisse, avec «une
UNA delle croci che noi (iobbiamo portare è essere giudicati e
compresi male. Una parte (lei prezzo che noi dobbiamo pagare
e sopportare l’odio delle moltitucì|ini schernenti. E’ una pesante
croce portare il disprezzo del mondo, e per questa ragione Gesù insiste sulla necessità di perseverare sino alla fine. II Maestro era sempre
pronto a lodare un lavo- .___________
ro compiuto, ma condannava il lavoro lasciato a
metà. Egli stesso doveva
andare sino in fondo alla
Suia sfàiada, ed Egli ri
Sino in fondo
«««
L’apòtre Pwil, toutefois, me semble êtro d’im avisydifférent ic^Siju’ii éexit aux
Gorintìiiens (Í Cor. XIII : 13) « Or mamte
chiede la stessa cosa da coloro che vorrebbero essere suoi discepoli.
La perse^anza sino a pietà non ci salva. Noi dobbiamo seguitare
sempre, peraistere fermamente, negli ideali e nei principi cristiàni;
o altrimenti, la salvezza sfuggilrà alla nostra presa. La strada si deve
peritorrerla sino al fondo, altrimienti sarebbe stato meglio non porvi
il piede, — Quai^ noi giungiamo a riconoscere che la salvezza ohe
CriMo ci offre e inestimabile, siamo eoinvinti che vai la pena di far
ogni saerifieio Fra/ncisco, E. EstreJlo {Mkssico^
(Da « Il Ubero Evangejfty), maggio 1947.
très facile sentiMentaìitó qui résout
touDes les questions par des embrassades et noie toutes les vérités dans
la crème fouettée y>.
Christ veut que nous professions
la charité; Il veut aussi qule nous demeurions dans la vérité. Il a dit Luimême: «Je su3s la Vérité». Tout cela est peut-être très difficile à réaliser, puisque nous sommes des créatures de chair: voilà pourquoi nous
avons besoin de son Esprit. L’apôtre
Paul qui a écrit: « La plus grande de
toutes ces choses, c’est la charité y),
a écrit dans cette même lettre : « la
charité se réjouit de la vérité».
M. Turin nous accuse d’identifier
«l’autorité de la Paróle de TMeu nV0C h Parole interprétée par les protestants». C’est une accusation très
gratuite et nue non® sentons de ne
pas mériter. La Parole de Dieu, telle que nous la concevons, c’est tout
simplenjçnt la Parole de Dieu^ telle
qu’elle est contenue dans la Bible.
Le Catholicisme romain se fonde non
seulement sur la Bible, mais aus-i
sur la tradition; et souvent la tradition l’emporte sur la Bible et alors les erreurs sc multiplient. M.
Turin le sait mieux que nous. Si la
Bible nous dit qu’il y a un seul médiateur entre Dieu et les hommes,
un seul fondement de la foi: la grâce de Dieu, un seul culte en esprit
et en vérité, nous savons à quoi itous
en tenir. Nous n’avons pas honte de
répéter: sola sola grafia, sola
scriptura, soli Beo gloria.
Enfin, puisque cbacun est libre die
penser comme il croit et de voir ou
non des affinités outre les anciennes
religions de UimUs, de la Chine, de
l’Egypte et-l’Evangile dè JéwisClnist, nous respeolon® les œuvictions de M. Turin sur c© sujet.
Quant à nous, nous croyons qu’il
y a dcw véritéis autour de nous, dans
le monde des religion®, de la science
et de la phisolophie. Mais nous croyons que la Vérité est ailleurs; eUe
ne peut pas être monopobsée ni par
le® catholimies ni par les protestants.
La Vérité c’est Difeu en Jésus Christ;
nous ne pouvons que fixer nos regarda ver® Lui, vous et nous, cher
M. Turin; et nous laisser attirer par
Lui.
Très fraternellement
Ermanno Rostan
"%
mrtmftm
3
L'ECO* delle valu VALDESI
Il Moderatore V. Sammani ha diramaio una circolare di pastori, professori e anziani evangelisti della
Chiesa Valdese. La lettera porge questo saluto: "Cristo nel quale tutti i
r tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti’’ (Ca!, 2 : 3) sta con
VOI e "vi confermi in ogni opera buona ed in ogni buona parola" (2 Tess.
2-17).,
Stralciamo, dalla lettera dcuni brani
interessanti.
Sono entrati a far parte del Corpo
Pastorale in attività di servizio i cinque Candidati consacrati al S. MinisteSTO al recente Sinodo : Girardei Giorgio, Micol Bd^oardo, Santìni Luigi,
Sommani Franco e Tounn C'ipriaino.
Per rispondere a necessità evangehstiche sono stati assunti in servizio
a titolo di esperimento due colportori
evangelisti : Attilio Dei Piriore e Vinceoizo Scicl'one.
Il Pastore Giovarmi B&rtìnatti ha
chiesto di essere posto in emeritazione : La Tavola yaldese, a norma dell'Arl. 164 dei Regolamenti, comma
b), ha aderito^ al suo desiderio.- Egli
ha preso domicilio a S. Giovanni.
Sistemazione
del campo di lavoro
Sono stati eseguiti i seguenti movimenti:
Paist. Carlo Gay da Fiume a Torino,Past. Attilio Arias da Siena a Torinlp;
Pasr. Lamy ’Coiissoin da Felonica PoMantova a Ferrerò {in seguito ad
elezione);
Pasr. Edoardo Micol assegnato a Polonica 'Po - Mantova;
Paat. Davide Poins {a disposizione) è
stato inviato a Como a sostituire il
Pastore Lupo {sotto cura medica) ;
Past. Giorgio Qirardet assegnato a S.
Giacomo - Campobasso e diaspora
Abruzzese - Molisana;
Past. Luigi Santitii assegnato a Firenze. {Via Manzoni) in qualità di pastore coadiutore,
Past. Cipriano Toium assegnato a Orsara di Puglia-Foggia-Lucera,’
Past. Gustavo Bouohaird assegnato a
Corato - Cerignola;
Past. Franco Somfmaini assegnato a Pa^
chino {Siracusa) ;
Golportore evangeitósta Viinceiilzio Sciclone a Carunchio, alle dipendenze
del Past. Giorgio Giraì\let;
Golportore Evangelisita Attilio Del
Priore a Grotte, alle dipendenze
‘del Pa.st. Roberto ‘Cfimba;
11 Oandidato in tdologia Aldo Comba
è stato assegnato per alcuni mesi
quale coadiutore a Livorno, Pisa e
diaspora ,
\ Candidati Giovanni Peyrot ed Alberto Ricciardi si sono recati in Scozia,
per i loro studi teologici alTestero.
Situazione finanziaria
Si raccomanda molto la diligenza finanziaria che è, per le comunità, 'diligenza spirituale. La vita finanziaria
offre ogni giorno nuove difficoltà. Le
spese generali e particolari della Chiesa sono forzosamerite cresciute. I
membri di Chiesa, gli amici lontani e
vicini devono aumentare il loro con. tributo. "In mezzo alle difficoltà attuati la Tavola Valdese non può non essere
angosciata della situazione in cui gli
operai della nostra Chiesa si trovano a
■causa delle ìnodeguate rimesse. Crediamo che là dove si fermano le nostre possibilità, cominciano le inesauribili possibilità di Dio; ma è anche un
fatto che la prova che asttraversiamo pare rkhiedere a tutti i membri di chiesa la necessità di ¿ompiefe tutto il
nostro possibile”.
Non del tutto ingiusto mi è parso
.un trafiletto comparso nel numero del
12 ottobre del «Tihe Rome Daily Amaricain» che, alludendo all'appello
fatto da Truman agli Americani a mangiare meno, perchè gli europei possano mancare abbastanza, dice aPerò
gli americani, senza restrizioni all’infuori di quelle imposte daUa loro coscienza, non ridi :ianno la Wo dieta
pià di quello che per esempio i ricchi
dì Roma non facciano perchè i poveri
della loro città abbiano abbastanza da
mangiare». Vi sono denominazioni evangeliche che, anche in' Italia, impongono ai loro fedeli il dovere della
decima su tutte le loro entrate,- se le
nostre Comunità preferiscono non ave
re altro dovere che quello che impone
la coscienza, è necessario ricordare
che questo è un dovere d'ordine superiore; un dovere nella libertà dei figiuoli di Dio. Questo vuol dire assaniere una maggiore respottsabiliià, e
guai a noi se ce ne servissimo praticamente per eludere i doveri che altri
forse, cosciente della propria debolezza, s'impone sotto una forma legalistica.
Togliamo dalla stessa circolare questo brano da meditare:
^Recentemente a Roma, al Planetario, un vasto locale nei pressi della
stazione centrale, ebbe luogo urta gran-,
de adunanza evangeUstica promossa
dai Pentecostali, presieduta dai due noti evangelizzatori: il Dr, H. Ness di
Seattle e il Pastore H. Parli di Bellinzona. Niente di polemica nè di apologetica acre, ma salda affermazione di
verità evangeliche, nitide proclamazw
rii dell’unica salvezza in Cristo per un
mondo che persevera i camminare sopra una via che lo conduce aUa rovina.
Il vasto locale (pomeriggio di domenica) era stipato da centinaia di persone (non evangeliche). Uno degli oratori asserì una parola che noti si è soliti sentire dai pentecostali: ’’Noi non
siamo qui per dirvi di cambiare religione, ma per porgervi un appello affinchè accettiate la salvezza di Cristo
in tutta la sua efficacia individuale e
sociale". Un coro intramezzava gli appelli con inni ben cantati. I risultati?
C’eria un servizio d’ordine compiuto
dalla polizia, non so se Invitata 'o venata spontaneamente.
■ Mia non ce ne fu bisogno: un’attenzione sempre pià viva e raccolta si stabilì negli uditori; i poliziotti sembravano
dimenticare il loro compito avvicinandosi sempre pià al palco ove si trovar
vano i predicatori, come affascinati dai
loro messaggi; uh prete salì sul palco
per dire: ’’Io vi dico che quel che
questi signori vi annunziano è la verità’’. Alla fine un appello spectafe,
ardito: ’’Chi di voi vuole unirsi con
noi per pregare insieme per la salvezza del mondo, si alzi e si avvicini al
palco, pregheremo insieme”. Un centinaio di persone si dzano, s’avvicinano al palco. Vengono innalzate preghiere in un religioso silenzio; dopo un
cafito -l’adunanza si scioglie. Fuori ì '
pià favorevoli commenti.
Certe esperienze danno da pensare.
Ci parlano di possibilità, di metodi vari; ma sopra a tutto dell’importanza di
cercare comunione, ispirazione e forza
nello Spirito del Signore. Tutto il resto può variare a seconda dei talenti
che Dio dispensa, che l’ambiente ed il
mondo richiedono e che la' fedeltà al
messaggio evangelico impone.
Cari Frateili, che il Signore sia cbn
Voi nelle vostre singole responsabilità; non ditevi: — Chi sono io? —
Ricordatevi con slancio di fede che
la potenza di Dio può dimostrarsi «perfetta nella debolezza». Avanti dunque,
come il Signore vi ispirerà e guiderà.
Conclusione
'La lettera si conclude con un saluto
di incoraggiamento.
"Ed ora, cari Fratelli nell’opera del
Signore, che Dio vi benedica., Moki
di voi hanno dei molteplici incarichi,
li sopportino con pazienza e cerchino
di portarli con gioia. Si tratta di attività che in generale non possiamo sopprimere e che la penuria di operai ci
obbliga a caricare su stesse spalle. Ma
la crisi di operai di cui soffriamo si
farà di anno in anno, se piace al Signore, metto grave e si pronunzierà a
mano a mano un alleggerimento. Una
parola di comprensione ed affetto esprimiamo a coloro che non si trovano
in buone condizioni di salute; a perii
nostri cari Emeriti che sentono accrescersi gl'inconvenienti delle forze che
se ne vanno.
Una buona parola vada anche ai
rtuovi pastori, messisi all’opera con
slancio di buona volontà e che possono
incontrare esperienze non sempre facili ed incoraggianti. E poiché di lotte,
di delusioni, di tante cose che attristano ce n’è per tutti, avanti e corag-,
gio nonostante tutto.
Un filosofo, che era stato fatto bersaglio di critiche per una .sua nuova
buona pubblicazione, così si esprime
va : «A tutte te oritiohe, non vedo che
una risposta da dfere ; rimettepmi al
lavoro». Al termine delle npstre giornate non lasciamo che Vombre della
sera ingigantiscano quelle createci dàlie difficoltà che incontriamo, da quel
che può averci afnareggijto. Cantate,,
cantate l'inno 137 ed -il in-ttìP o po- ■
trete ripetere col 'Salnifsta nTu, o
Eterno, sei urto scudo athirno a me .
Colui i.he mi rialza... lo mi sono rorieato e. ho dormito, poi mi son risve■gikto, perchè l’Eterno mi sostiene»
(dal Salmo 3). E benedetti dal Signore
riprenderete ad. ogni mattino, con rinnovate forze e rinfrancate speranze,
il vostro lavoro».
Quel che è detto ai pochi è detto ai
molti. Lavoriamo c. Preghiamo.
Vi aler
Un centenario
Ricorre in qU-Gsto mfhise il cente-nario della morte cipi Pastore
HENRY FRANCIS LYTE
autóre del ceTehfe canto inglese ” A6ide with me ”, ormato in italiano
Con le parole del prof. Edoardo Taglialoiela e con quedle ancor più conosciute dfd Prof. Giovanni Rostagno:
Resta con me. Signore, il dì declina;
Fuga l’angosdia che m’oppi'ime il
cor
Resta con me, Ja notte s’avvicina,
Resta con me, pietoso Redentor.
Le autorità eccleskistiche ài Jedburgh-Kelso (Scozia), nel territorio
in cui nacque cento asmi or sono U
Pastore LyCe, hanno vobttó ricpr^tre
quella data con una spedaile aomtner
rnorazione. Il "Preshyterian. Register”, argano deMe chiese Presbiteriane, si unì alla commemorazione
di quelP umile serro del Sig^ormi ed
a giornale americano ” Weekly Allitrtnce” annunzia una biografia dell’autore del cantico), cqn la storia di
alcune conversioni a Cristo dovute
<M’impressione profonda che 'e parole d<el cantico produssero nel cuo
re di uomini e di donne di ogni
paese.
Il giorncde ihvita, inoltre, i pastori a scegliere a iesta della loro predicazione, la domenica 16 novembre, il racconto dei due dìsceppti
sulla via di Emmaus.
Anche noi. Valdesi ed evangelici
italiani, non possiamo fare a meno
di ricordare Pautiore d\ell’inno tanto
conosciuto, nel centenario, della sua
dipartenza.
” Resta con, me, Signorie; il dì de-ctina...’’ 0 poi ancora ” Ed ora in
Te soltanto credo e spero... ” : quel-,
le parole ci hanno molte dolie commossi, consolati, fortifitìati nella fede.
Si ricordano oggi ì nomi di molte
persone ohe hanno lasciato sulla terra l’impronta del nude e dell’orgpgUo umano. E’ giusto che ricordiamo
con r umiltà di chi fa dipendere Or
gni dono perfetto dà Dio, coloro i
quali con una testimonianza di fede
hanno cooperato con d Signore al 6tetne dì molte anime, vivificandole nell’ora della tristezza e della desolazione.
E. Rostan.
Attenzione !
Attenzione !
Il
il«» «lilai^'ai
Una epidemia pestiltenaiale sta facendo innumerevoli vittime nel
mondo.. E’ cb-iainata «morbus sabaticus » o malattia della domenica.
Colpisce specinlnieaite i nteiiibri di Chiesa e la sua recruidescenza ha
dei ritorni periodici : ogni sette giorni.
Nessun gintonio dici niale si nota fino alla domenica mattina, ma
alla domenica si sviluppa molto rapidamente.
I sintomi Sono vari, ma il male non toglie mai! l’appetito; non dura
mai più di 24 ore e gualche volta anche meno. Non è n^ecessatrio
di cliiamare un medico, e tuttavia il male e molto contagioso. Sebbene
il sabato non si ®ia awiertito ancora nessun sintomo, alla diomeniea
mattina il paziente comincia a venire attaccato dal male. Si sveglia
còme al solito, sentendosi bene, e fa volentieri colazione. Verso le
nove l’attacco si manifesta e sovente dhira fino a mezzogiorno. Nel po^
meriggio il paziente è molto più sollevato e può anche uscire di casa
e nulla impedisce ohe vada a ballare o a divertirsi altrimenti.
II lunedì mattina, poi, colui che ha avuto la malattia della domenica, può Conttpjeare perfrttament© il suo lavoro abituale, senza nemmeno più licttrdarsi del male di cui ha sofferto.
Questa strana malattia è divéntata epidemica. Non c’è famiglia,
quasi, 8Ì può dii'o, in cui noto si manifestino uno o più casi ogni
domenica.
(CHRISTIAN YOUTH DIGEST)
Lettore Yaldese, non credi tu. di «rer bisogno M una energica cura
per liberarti dq codesth male?
CONVEGNO DEI lAESTBl VALDESI
Sabato l.© novefttbr® ebbe luogo a Pinerolo un Convegno dei maestri valdesi,
organizzato dalia «Pro Valli».
Un breve culto, presienauto dai VÌc© Moderatore sig. Nislaet (ttie parlò ai convenuti
(erano presenti oltr^ agU insegnanti anche
i Responsabili delie vari© Unioni) sul tema sempre attuale della «Responsabilità»,
servi come) inUPodUzitìine) ai^ lavori i*lla
giornata lai'quali partecipairono attivamente
i trenta e più maestri presentì.
Erano all’ordine dej giorno iianecchi argomenti della masaiTtia importanza, quali :
insegnamento relìigioeo, insegnamento del
francese nell© scuote delle Valli, rapporti
fra la S. P, V. e te «Pro Valli», scucili©
di proprietà della Chiesa Valdese, ecc,
La discussione, sotto te presidenza del
maestro Balma, doftuio dei maestri presenti, si svolse oidteatameiite e con moltissimo spirito di comprensione tra i rappnesentantì del Cofpjj pastora!© da una parte ed i maestri dall’altra.
A proposito delie sooolette valdesi, 1©
« Universités de chèvres » del Generale
Beckwith, tìhe in alcun© parrocchie vengono trascurate e lasciate in condizioni deplorevoli causa l’indtfFerenza © l’incuria di
alcuni concistori locali,, allo scopo di salvaguaiPdare questi « monumenti nazionali
del .popolo valdese » — come giustamente
!i deflni n pastore Beni — si giunse alla
formulazione del seguente o. d. g., approvato all’unanimità :
« Il Convegno dei maestri richiama l’at«tenzione dei Concistori suite difettosa
« imanutenzione dei locali scolastici di loro
« proprietà, dh© assume in certi casi ca«.ratiere di una ce.rta gravità, e che nuoce
4< comunque al buon funzionamento della
«scuote».
Siamo spiacenti ohe tirannia di spazio
non ci consenta di fare te cronaca dettagliata di tutti gli argomenti trattati, diremo
soltanto che il Convegno del l,o novembre
a Pinerolo fu-uno dei più « c<»truttìvi » e
meglio riusdti, e che esso contribuirà a
rinsaldare sempre maggiorment© | legami
che uniscono i maestri vialdesi alla loro
Lesione del 30 novembre
ISRAELE NEL DESERTO
IL DECALOGO
Lettura: Esodo 15 : 22-25; 16: 13-16;
17: 5-13; 19 : 1-25; 20: 1-21.
Imparare : 19: 16-20,
NEL DESERTO. .
Con Mosè in testa, gli IsnaeM si sono
inoltrati nella peiiisote desolata del Sit^.
La natura del suolo e il rude clima moltiplicano le difficoltà sotto i passi dei pellegrini. Se vi sono degli oasis dove ®ampillano acque sor^ve e oresoomo le
l’acqua vi e rara, e talvolta non te si può
bere, percihè amara e s^ata. Anzitutto a
MARA, dopo tre giorni di cammino. Egu
è qui ohe dinanzi alte delusione proipnda
e gii aqerbi mormorii del po^lo mrso
dalla sete. Dio, con misericordioso ínter,
vento addoltdso© questa fonte amara e te
rende potabile; cosi come dalla roccia di
Horeb, egli farà zampiltore un’acqua refrlgerante.
A più riprese, gli IsraeUiti soffro^ te
fame e rimpiaingono accorati l’abbooidainte
cibo'dell’Egitto. E Dio ancora provvede
con la moltitudine di quaglie che, esauste
da lungo volo, si abbattono al suolo; eppoi col prowidenziale e più durevole nutrimento della manna.
Israele deve pure affrontare un nemiso
bellicoso, gli Arnalekiti, che gli conttastano il passo. Ma sopra un’altura che domina il campo dd battaglia, Mose tiene le
mani in alto a guisa di
nalza come vessillo il bastone del nunacolo
dalla cui vista i combattenti traggono coiy.
torto e ardimento, e nel nome di Dio nportano te vittoria. Magnifico simbolo deua
vittoria nelle avversità altorchè i creati
guardano a Dio e invocano il suo aiuto.
In tutti questi frangati. 'Dio si è ^
vito, come sempre di mezzi naturü db©,
tempéstìvamente, intervengono a favore
del popolo suo: con pezzi di legno ohe
hanno te virtù ben nota di modificar© il
sapore dell’aoqua; con la doviziosa secrezione di manna rugiadosa che stìllaito le
ótente, o abbondanza dj Uchen trasportato
dai vènti, e altre cose -ancora eh© non
sappiamo.
E con raiuto di questi provvidenziali accorgimenti, dopo tutta uña- serie di lunghe
prove, durate per oltre due mesi, la carovana d’Israele arriva infine alia montagna santa, M •Siilai fatìdico, dove l'Eterno
era già apparso a Mosè, e -dove yerrà stabilita nella storia il suo patto <tì alleanza
definitivo e formale col popolo eletto. Egli 6 '
qui che. fra tuoni e fulmini e sconquassi
tellurici, in una cornice di tragica solennità. Dio farà conoscere ad Israele, per
mezzo di Mosè. quelle istituzioni fondamentali per cui le sue tribù fuggiasche diventeranno un popolo, e questo popolo assumerà il carattere di Regno di Geova.
IL DECALOGO
Queste istituzloiqii sono oontenut© nel
DecaSogló. Dffecfi paròtle, iblrevi all’MzJo,
parole chiare, assolute nel tono perentorio, che culminano nel comandamento dell’amore.
Mentre Mosè. chiamato da Dio, è salito
sui monte, il popolo, dopo tre giorni di
solenne purificazione, è confinato ai piedi
della montagna fumante, e assist© tremante
e -muto, alte scena grandiosa.
La rivelazione che Mosè riceve dalla
bocca stessa dell’Eterno, è te rivelazione
della .religione d-eftnitìva, universale, ohe è
essenzialmente la religione della, coscienza,
e tutta si riassume nel dovere di uniformarsi alla volontà di Dio. e di vivere filialmente nella sua comunione. Tu devi !
ingiunge l’Eterno, e il tuo bene sarà tutto
nella ubbidienza al mio volere; c questa
volontà tu te -dovrai proclamare e vivere
dinnanzi al mondo : Voi mi sarete una
: gente santa e un reale sacerdozio.
Questi dieci Comandamenti, incisi da
Mosè su due pietre portatili, si ordinano
e concatenano logicamente. Anzitutto ; te
maestà del Dio protettone e solo d^no di
adorazione; poi te famiglia, quindi ¡1 prosu
simo, e infine i doveri verso la società.
Nel loro insieme essi costituiscomo la
Thorà, cioè la legge propriamente dotta.
Ma il termine lègge è insufficiente a definire il Decalogo, poiché l’elemento giuridico vi è accompagnato ©d anche superato
da quello della grazia. E’ una vera oomunióne stabilita fra Dio e l’uomo, e il tutto ne è riassunto, come dirà Gesù, ne!
comandamento delTamore : amar© Dio con
tutto il cuor© e il prossimo come sè stesso.
La portata religiosa e morale di questo
documento, che segna un’alba nuova per
l’umanità, è immensa e universale, um’ca
nella storia. Esso rimane te legge dalla cui
osservanza dipende te vite e la morte della
società civile, come di ogni nazione. Ed
e^ rappresenta per oKiuno di noi. oggi
più eh© mai, rinsegnamento inoompara.
bile e infinitamente prezioso che ci può
guidare sicuramente in tutte -le vie della
rita. , ' G. Bonnet.
Chiesa, in vista di una sempre maggiore
collaborazione fraterna nell’opera Signore.
Agli amici lontani ohe inviarono messag.
gi di adesione, ed in particolar modo a coloro che, con la perfetta organizzazione d^
servizi logistici, contriibuirono alte riuscita
della bella giornata, vogliamo esprimere
'ancora una volta tutta te nostra riconoscenza.
Voglia Iddio far sì oh© li lavoro svolto *
porti veramente dei frutti benedetti per te - gloria del Suo Nome. g. b
4
L'ECO DELLE VALLl tALDESI
;»*ì i'
F. U. V
Campo JttVcraalg di ?raly - Chipo
(29 Dicembre 1947
Programma di studi:
Nella mattinata dei nove gioimi
introdurremo la discussione e discuteremo sopra il tema generale:
« 'La Chiesa di Gesù Cristo a suddiviso nei seguenti studi:
a) Il fondamento diella Chiesa;
b) Individùi e Comunità;
c) La speranza della Chiesa ;
d) La Chiesa corpo di Cristo;
e) 11^ culto (iella Chiesa;
f) L’offensiva della Chiesa
g) La vigilanza della Chiesa.
Programma di
ciascun giorno:
ore 7,30 - Sv^lia;
» 8,15 - breve--cullo;
» 9,— - Introdiuzione alla discussione;
)) 9,15 - Discussione a gruppi;
.» 10,^-Riassunto delle di
scussioni;'
» 10,30 - Ski;
» Ì2,—' - Pranzo;
» 14,— - Gita in ski;
» 18,— - Cena;
» 20,30 - Trattenimento con la
gioventù del luogo.
Norme per la partecipazione al Campo:
^ 1) Iscriversi presso il Segretario Generale ddUa FUV Tullio
Vinay — Via Manzoni, 21 -, FIRENZE — versando la qnota d'ascrizione di L. 100, più la capai^
ra di lire 500. Le iscrizioni senza
la ({nota non sono ritenute validle.
Essendo i posti limitati al nu
- 6 Oennaio 1948)
mero di 50, si prega di iscn-iversi
presto peir non correre il rischio'
di rimanere esclusi, ohè raggiunto
il numero limite, le iscrizioni' saranno irrevocabilmente respinte.
2) La ({nota del Campo è di L.
350 giornalière. Non diamo facilitazioni per il viaggio.
3) Da portare con sè:
a) Bibbia, Innario e Pleines Voix
b) Ski e buoni scarponi
e) Vestiario pesante
d) Due coperte
e) Scodella e posatig:
f) Tessera del pane con buoni dì
gennaio per 18 giorni (ohi non
avrà la tessera con i buoni —^
non i buoni soltanto — dioVrà
pagare la sopratassà giornaliera
di lire 100).
4) n servizio da camion db Porosa Argentina pea- Praly funzionerà solo il giorno 29 con partenza alle 9 del mattino, ed^ il giorno
7 gennaio per il ritorno.
Dati richiesti
per riscrizione:
a) Nome e cognome; fe) sesso;
c) età; d) Chiesa di provenienza; c) ndirizzo; f) giorni di permanenza al campo (non meno
di 6 giorni): g) firma di garanzia del Pastore o del Presidiente
deirUnione.
^■B, - Le iscrizioni senza, questi
dati precisi o senza la caparra noti
sanmno ritenute valide.
5ecletì di Stolli VaWtsl CANTIQUES FRANÇAIS
BIBLIOGRAFIA STORICA VALDESE In vista del Centenario dell’Editto di Einanoipazione Valdese (1848-1948), i ■proff.
Artnand.Hugfm (Torre PèMice, viale. Dante
10) e Giovanni Gönnet (Roma, via Buecari, 3) si sono accinti aUa compilazione
di una BIBLIOGRAFIA STORICA VALDESE, riguardante opere a stampa e articoli pubblicati intorno alla storia dei Vaidesi del Piedknue © dellie loro diramazioni
italiane ed europee^ dalle oriigmi ad oggi.
Tale biblit^rafla s¡ presenta di indubbia uti'Iità per quanti si occupino di storia valdese; e nell’intento di renderla il più completa 'possibile, si rivolge un invito a quanti siano a conoscenza di dati bibliograifld
che ritengano ignoti o p(KX) noti iartì<»li
in riviste non evatiigeliche o straniere, opuscoli, eoe.) a volerli segnalare agli interessati. Giovanni Gönnet curerà M Medio,
evo fino agli inizi del Sec. XVI, mentre
Armand-Hugon penserà aH’ep<xa moderna
e contemporanea, partendo da Chanforan
compreso.
OPUSCOLO DEL XVII FEBBRAIO L't^uscolo comraemonativo del Centenario
deil Emancipazione, di 32 pagg., illustrato,
dotmto alla penna del prof. Davide Bosiò,
è già, in corso di stampa. Si sollecitano vivamente i Sigg. Pastori die ancora non lo
abbiano fatto a voler prenotare detto opuscolo di cui si raccomanda la vasta diffusione, dato il carattere della commemorazione.
<
Per le prenotarioni di almeno n. 20 copie, il prezzo è ri-dotto a Lire 30 la copia.
Prenotar^ in tempo presso il prof. Teofflo
Pons (Torre Poifce), o presso le Arti
Grafiche « L’Alpina » (Torre Pellice), versando Timporto sul c. c. p. n. 2-26833 Intestato a P. L. Pagliai. IL SEGGIO
L’édition des « Psaumes et cantiques ,>
est épuisée 'depuis longtemps. Comment
chanter en français dans nos réunions,
comment enseigner les cantiques français
à notre jeunesse et à nos enfants?
^ La Paroisse de La Tour aurait l’intention
de préparer une édition de :
" ŒNT^ CANTIQUES CHOISIS ..
tirés do notre recueil parmi le plus beaux
et les plus connus. Le petit recueil qui
résultera de ce choix, un petit volume de
fermât de iptKhe (sans musique, mais avec
l’indication dç la première note pour entonner) sera publié au prix ti-ès modeste
de L. 70, si Pasteurs, Chorales, Ecoles du Dimanche, etc., de nos Vallées,
voudront bien nous faire savoir au plus
tôt Combien de copies ils pensent nous
commender.
Nous prions aussi Mr, les Pasteurs et
tous ceux qui en ont intérêt à nous communiquer leurs désir à prop(5s des cantiques à inclure de préférence ou viceversa.
Merci, écrivez de suite au Pasteur Ayassot, ou à Tipografia Alpina, Torre Pellice.
Les livres vous seront envoyés avant 'le
16 décembre, contre payement anticipé, où
«contre assegno».
COMUNICATO
Il poncistoro della Parrocchia Valdese
d: Torre Pellice credendosi in dovere di
rispondere pubblicamente alle preoccupazioni che gli sono state espresse da diverse
persone, chiarisce di non avere nulla in
comune con Tattività che va svolgendo da
qualche tèmpo nella Valle certo -Signor
Loprésti, e precisa che non assume alcuna
responsabilità religiosa circa la suddetta
attività.
»sonali!
Ha conseguito la laurea in Belle Lettere
ottenendo i pieni voti il Signor Gustavo
Malan. La sud tesi trattava : ,« Il Pantois
di Crissolo nell'Alta Valle del Po».
Si è pure laureata in Belle Lettere ottenentio i pieni voti la signorina Albina
Raviol. La sua t^i trattava : I principi
ermeneut.ci di Ticonio Afro nel suo com.
mento all'Apocalisse».
Ai neo-dottori che ambedue avevano-termmato i loro studi al Liceo Valdese di
lorr© Penice, i nostri rallegramenti ed auguri.
AirUniversità di Torino, si è brillantemente laureato in medicina e chirurgia Lionello Gay, membro delia <x>munità Valdese
di Torino, con voti 110 su 110. lode dignità di stampa e Telogio della Commissione.
Non possiamo fare altro che rallegrarci
vivamente dol neo-dMt|or<|, augunandbgjli
una missione che sia anche un vero servizio cristiano.
TOMBA famiglia : sette loculi pronti, al^
tri realizzabili. Cimitero protestante di
Luserna San Giovanni, -‘Vendensi miglior offerente. — Rivolgersi ; Covarei,
Luserna San Giovanni.
DONI RICEVUTI DAL
CASSIERE DELLA TAVOLA
VALDESE
Per Ospedali .
Chiesa di ViilLasecca l.ÒOO — id di
Rodorelto 1.000 -- id. di Genova ’(per
Ospedale di Torre PelHce) 300 —• ImmovilU 500.
Per Ospedale di Pómaretto
^Grilli Enrico Praily, in mem. moglie
100,— Tron Giov. Alberto. Porte, JVksse^. in mem. flgLio Arturo 600, — La
teni'gKa, Massello, in mem. jQateirina
Tron Micol 150 — Pons Enrico e Lìdia,
RobeiTBo dS: (Maisselio. lidoiiidànido i loro
cari 50 — Riccando e Giuliano Pons, in
memoria nonni Arnaldo e Lidia Pons 500
— In mem. Enrico Peyran, Campolasalza, la fanuiglia 500 — Laura e Yvonne
MiiooJ, Massello, in mem. del babbo 100
— Unione Femmi'nila di 'Massello 1.000
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DI GIOVANNI MmCCE
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Qi^esto libro, scritto per i ragazzi della
scuola media, è offerto a tutti coloro
che desiderano avere, in poche pagine,
una visione panoramica della storia
della €Jhtesa ^ £^sso e il terzo di una
sene, dedicata alle origini e.allosvO
lappo del Cristianesimo» I due primi
volumi, di prossima pubblicazione,
hanno per titolo: Gesù e rEvangelo e
* Gli Atti degli Apostoli
Sono in corso di stampa;
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Lucca e Barga 300 — id. Biella 2.000
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TORINO - PINEROLO - TORRE PELLICE e viceversa
i Torino P' 5,01 6,30 7,58 12,20 ; 13,10 17,08 18,20 18,30
1 Airasca . 5,51 7,13 8.41 j 13,53 17,.54 18,45 19,16
Pinerolo » 7,38 • 9.- 13,08 14,19 18,20 18,59 19,42
Brieberasio » 6.42 8,- 9,17 12,54 13,24 14,40 18,45 19,10 20,—
Torre P. a» 6,56 8,20 9,40 13,08 13,58 ,15.- 19,101 19,33 20,30
Torre P. P 4,54 6,10 7,10 8,55 12.20 13,15 16,35 19,42
Brieberasio » 5,08 6,26 7,25 9,10 12,34 13,26 16,50 19,58
Pinerolo » 5,25 6,53 7,41 13,04 13,40 17,13 20,25
Airasca » 5,49 6,19 7,16 7,59 13,29 17,36 19,11 20.45
Torino . . a. 6,40 6,55 8,10 8,27 14,20 14,28 18,25 20,- 21,30
Tramvia Pinerolo - Perosa Argentina
Orario dal 15 Olfobre
Pinerolo . • P- ' 4,35 6,20 I '6,45 8,15 j 10,15 12,50 1 14,40 17,20 19,15
Perosa . a. 6,— 7,08 7,50 9,20 I 11,20 14,15 ..15,40 18,25 20,10
Perosa • /»• 5,- 6,05 7.10 9,30 11,40 13,10 61,05 17,40 18,50
Pinerolo . 6,12 6,57 8,05 10,40 12,40 14,30 17,- 18,35 19,45
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