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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 ANGROGNA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 99 - Nom. 3 j ABBONAMENTI f Eco: L. 2.500 per l’interno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis 1 TORRE PELLICE — 17 Gennaio 1969
Una copia Lire 60 [ L. 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 1 Ammìn. Claudiana Torre Pellice . C.CF. 2-17557
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DOVE VA L’ECUMENISMO?
Ritorna puntualmente anche
quest’anno, dal 18 al 25 gennaio,
la « Settimana dì preghiera per
l’unità della Chiesa », ma non è
difficile avvertire il crescente disagio con cui essa viene accolta
(o subita) e celebrata, là dove lo
è. Sembra aumentare ogni anno
il numero di coloro che si chiedono quale possa essere, nella situazione presente della cristianità, il
senso di una preghiera per l’unità
della Chiesa. Perché? Essenzialmente perché ci si è resi conto
che il problema dell’unità della
Chiesa è nettamente secondario
rispetto ad altri problemi, ben più
gravi e urgenti, che devono avere
la precedenza ed esigono, prima
di ogni altro, la riflessione e la
preghiera dei credenti. Si potrà
certo anche pregare per l’unità
della Chiesa (« nella tua cameretta », in segreto, come chiede Gesù,
piuttosto che in celebrazioni pubbliche, cosiddette ecumeniche,
« per essere veduti dagli uomini »); ma è chiaro che il problema,
oggi, non è l’unità della Chiesa ma
semmai l’esistenza della Chiesa; il
problema è la Chiesa prima ancora che la sua unità. La questione
che oggi ci assilla non è dunque:
Come realizzare l’unità della Chiesa, ma è: Come realizzare la Chiesa. Se dopo la IV Assemblea del
Consìglio Ecumenico delle Chiese
a Uppsala, l’estate scorsa, era lecito e necessario chiedersi: Dove va
Vecumenisino?, pare a noi ancora
più pertinente e giustificata quest’altra domanda che — ci dicono — Karl Barth avrebbe posto
nel corso di una conversazione
privata poco tempo prima di morire: Dove va la Chiesa? Anzi, volendo andare fino in fondo, si potrebbe porre la domanda in termini più drastici ancora: Dove sei,
Chiesa di Gesù Cristo?
Quando, diversi decenni or sono, fu lanciata la settimana di
preghiera per l’unità della Chiesa,
si era convinti che la Chiesa fosse,
solo che purtroppo era divisa, e
occorreva pregare per la sua unità. La trionfale esclamazione:
Habemus Ecclesiam! (« Abbiamo
la Chiesa! ») con cui il vescovo
luterano Otto Dibelius iniziata un
suo libro, divenuto poi famoso,
dal titolo « Il secolo della Chiesa »,
esprimeva appunto la certezza che
la Chiesa c’era, pur essendo divisa. Oggi invece ci chiediamo: Ce
l’abbiamo davvero, la Chiesa? Spaziando al di qua e al di là di tutte
le frontiere confessionali e denominazionali, dove è possibile individuarla? Nelle nostre parrocchie?
Nei gruppi del dissenso cattolico
o protestante? Nelle comunità di
servizio tipo Riesi? Nel pullulare
di comunità che sorgono un po’
dovunque in seno alle diverse confessioni o ai loro margini? Sono
tanti tentativi di dare un volto
alla Chiesa di Gesù Cristo nel nostro tempo. E proprio questo è il
problema principale: costituire
una comunità di credenti in Cristo che, nella sua fede, nella sua
vita, nella sua organizzazione e
nella sua predicazione, esprima in
modo adeguato la realtà del « corpo di Cristo », come lo chiama l’apostolo Paolo. C’è oggi una gran
sete di autenticità cristiana ed
evangelica per la Chiesa: è solo da
lì che può e deve partire ogni discorso ecumenico. Il tema di questo discorso non deve più essere,
secondo noi, l’unità della Chiesa
ma la ricerca della Chiesa. Se cinquant’anni fa il vescovo Dibelius
diceva: « Abbiamo la Chiesa! »,
noi oggi diciamo, senza illusioni
su noi stessi, ma non senza una
profonda speranza in Dio: « Cerchiamo la Chiesa ».
In realtà però neppure la Chiesa
è il problema principale. Il problema principale è sempre l’Evangelo. Non è di una Chiesa che siamo debitori al mondo, e neppure
di una Chiesa imita, ma dell’Evangelo. È già stato detto e conviene
ripeterlo: ciò di cui oggi abbiamo
bisogno è una nuova spiegazione dell’Evangelo. Potremmo dire
(e dirci): « Cercate prima l’Evangelo, e tutte le altre cose, compresa l’unità della Chiesa, vi saranno sopraggiunte ». Non è di unità
che le chiese (e il mondo) hanno
oggi più bisogno, ma di Evangelo.
Perciò fare dell’ecumenismo non
può più significare cercar di unire
le chiese divise, ma cercare insieme l’Evangelo. Solo un messaggio
evangelico può ricostruire l’unità
della Chiesa: un messaggio che sia
una possente predicazione di Dio
e del suo Figliuolo Gesù Cristo, secondo le Scritture, e che d’altra
parte tenga conto — più di quanto non sia sinora avvenuto — della realtà' storica (politica, sociale
e culturale) e della condizione
umana del nostro tempo; un messaggio, insomma, che riesca a congiungere la realtà di Dio con la
concretezza del mondo, senza dissolvere la prima nella seconda
(come oggi «ove-nte accade-)-® sen.
za ignorare o sacrificare la seconda per affermare astrattamente la
prima (come ieri sovente è accaduto). Va da sé che una nuova
spiegazione dell’Evangelo richiederà anche una nuova obbedienza:
quest’aspetto non dev’essere dimenticato o sottovalutato.
La Chiesa ecumenica, quella che
confessiamo ogniqualvolta ripetiamo con fede il terzo articolo del
Credo: « credo la santa Chiesa universale », si raccoglierà e manifesterà, se e quando Dio vorrà, intorno a un messaggio evangelico
per il nostro tempo, che oggi, grazie al movimento ^umenico, possiamo veramente cercare insieme
come cristiani di diverse confessioni e anche, avendolo trovato, vivere insieme. Qualunque tipo di
unità cristiana che non sia l’unità
intorno a un messaggio evangelico per il nosiro teiipo, creduto e
ubbidito, ci pare s aspetta e inadeguata.
Così, ad esempio — ma è necessario ripeterlo? — l’unità nel vescovo, o peggio anc ora, nel papa,
o in qualunque strittura ecclesiastica, gerarcìiiea p i lenO, non è in
alcun modo propo libile: essa è
stata definitivamente sconfessata
450 anni fa da Martin Lutero, e,
per parte nostra, non ci torneremo
sopra: è una via all’unità che non
intendiamo perco^ere né ora né
mai. (
Così pure, l’urità nelle opere
dei cristiani, come quella realizzata in Francia la .primavera scorsa
sulle barricatiAt^fei « rivoluzione di maggio », cf>n tanto di celebrazione eucaristca in comune, non
ci convince affitto, senza con questo voler giuccare alcuno e pur
imiiiiiiiiiitiiiii
avendo imparato da quei cristiani
una lezione, e cioè che l’unità in
Cristo, se implica una comunione
di fede, implica anche una comunione di ubbidienza.
Tanto meno potremo mai accondiscendere a un tipo di unità come
quella promossa da Taizé, l’unità
nella liturgia e nella pietà ecumenica, che, oltre ai diversi equivoci
che nasconde, è sostanzialmente
un’unità all’insegna della tradizione (fosse anche la migliore) e della restaurazione (sia pure in chiave ecumenica).
Assolutamente inaccettabile, infine, è la prospettiva di una « unità
di tutti i credenti in Dio », avanzata dal Concilio Vaticano II e
dall’enciclica « Ecclesiam Suam »,
che è in sostanza un’unità nella religione, mentre quella dell’Evangelo è un’unità in Cristo.
* * *
La nostra domanda iniziale: Dove va l’ecumenismo? è così sfociata naturalmente in un discorso sull’Evangelo. Speriamo che tutta la
ricerca ecumenica si orienti decisamente in questa direzione; speriamo che l’ecumenismo vada per
questa strada. L’unità cristiana la
può creare solo l’Evangelo, altrimenti sarà una toppa nuova sul
vestito vecchio della cristianità,
una toppa che, per di più, provocherà altri strappi. L’unità cristiana è-, quella-nascerà da una
nuova predicazione di Cristo che,
sola, può creare cose nuove e anche una Chiesa nuova.
Paolo Ricca
la eamunità cattoliio-ronaDa dell'laalatta
alle prese col derlci-iasclseie pravecatarie
L’ultimo attacco della Curia fiorentina è stato pensato efficacemente, tenendo conto di tutti gli elementi della
situazione.
Il quartiere fa parte di quella cintura rossa che inanella l’intera città, e
la comunità contestante è in larga misura di gente di sinistra; lo stesso
"catechismo” denunzia largamente le
scelte sociali. D’altra parte, i credenti hanno con cura distinto il momento politico da quello religioso, hanno
professato sempre una ferma adesione dogmatica alla loro Chiesa. Alla
Curia è rimasta la possibilità della
provocazione, puntando su questi elementi: il senso di disagio, di stanchezza, che alla lunga fiacca una grossa
comunità popolare tenuta su anche da
coefficenti passionali; la contropropaganda degli elementi locali che non
aderiscono, in particolare dei profughi
dalmati già irritati dalla situazione
politica del rione ; la collaborazione offerta dalla gioventù neofascita della
città e d’altrove.
Ecco quindi apparire — in luogo del
vicario vescovile d’Oltrarno, mons.
Panerai — un deciso canonico del
Duomo, mons. Alba, coadiuvato da un
paio di preti altrettanto decisi : riprendono le Messe, alle ore 6, 8,11, 12 e 18;
compaiono gruppi neofascisti che sospinti dalla santa fede, arrivano in
grosse macchine, perfino muniti di catene (ex-cilici?), per adorare Iddio.
Nel grande tempio dovuto alla munificenza dello Stato e della Banca si
offre un fatto singolare: all’altare, attorno a don Alba munito di microfono, i neofascisti a Messa; in fondo
alla chiesa oltre un migliaio di fedeli
che leggono le S. Scritture e pregano
con alcuni preti mescolati al popolo.
«PROTESTANTE»: È UN’OFFESA?
L’altro giorno don Alba ha perso le
staffe; afferrato il microfono, ha gridato che stessero bene attenti, che riferiva qualcosa che veniva da parte
dell’autorità: in una chiesa cattolica
si poteva tenere un culto cattolico e
non un culto protestante. La gente
protestava vivacemente, ed il fatto
aveva uno strascico, dava luogo a
quella che « La
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ifite unità tradizio
delTIsolotto si perdue reazioni assai
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flitta al loro culto
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1 sospetto di proteloro posizioni ; per
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’Isolotto si amano i
Imamente, come comtesso messaggio di
posizione — matuijronte alla prima, antintive reazioni trila espressa dal gruplurante il culto di
’ultima domenica.
là
MA COSA VOGLIONO?
È stato osservato che si tratta di
un movimento «provinciale», e in effetti quello delTIsolotto è un movimento provinciale nella misura in cui i
cattolicesimi dei Paesi Latini lo sono.
E proprio per questo è incisivo, e violentemente avversato !
Cose che in altri paesi (Francia compresa ! ) sarebbero state accolte, vagliate con serena fiducia, da noi (come nei
paesi di lingua ispano-portoghese I ) allarmano, mettono in moto la macchina repressiva. È questo tipo di cattolicesimo che provoca la drammatica
frattura di tutta la vita italiana, non
solo culturale, fra una ufficialità grossamente ritardata rispetto a troppe altre nazioni, e una semiclandestinità
cattolica che, unita a tutta una vita
acristiana, porta avanti un discorso
«cattolico», cioè universale, sprovincializzato. Ieri a rivelar questo erano
solo i nonconformisti d’una cultura
laica o protestante: oggi, dopo il Vaticano II, se ne avvedono in tanti. Ma
non grossa parte della Gerarchia romana nè i neofascisti.
Quelli delTIsolotto, nella depressione
provinciale del Cattolicesimo italiano,
tentano di scuotere, di muovere la situazione ; il contrasto non è meramente fra un vescovo e tre suoi preti, ma
investe la dignità di un laicato cosciente dei carismi e dei ministeri affidatigli
dal Signore, investe il significato di
una comunità particolare nel contesto
diocesano e oltre, e il culto in Spirito
e Verità, e il rapporto Chiesa-mondo...
AlTIsolotto, con la loro lotta sempre
più dura, sperano di provocare delle
reazioni a catena, per indurre la Gerarchia a considerare il popolo italiano con quella premura libera da autoritarismi che usa verso tante altre
Chiese nazionali.
INTANTO...
Intanto i neofascisti arrivano come
per le fatidiche azioni punitive, in
chiesa non esitano a provocare con
schernì e offese centinaia di persone
che tacciono, prendono a spintoni e
(continua a pag. 6)
DA DOMENICA 2 FEBBRAIO
Un notiziario
evangelico
alia RAI-TV
Il Servizio Radio-Televisione della
Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia comunica che, a partire dalla domenica 2 febbraio, la nostra trasmissione domenicale alla radio avrà
una disponibilità di 25 minuti: i 10
minuti in più ci sono stati concessi per
un notiziario evangelico che precederà
o seguirà la consueta trasmissione del
culto evangelico.
Tale notiziario fornirà soprattutto
notizie del mondo evangelico italiano
e il Servizio fa appello affinchè siano
date informazioni tempestive, atte ad
essere diffuse al più presto. La rubrica
curerà pure piccole interviste, presentazione di avvenimenti di particolare
rilievo, nonché la segnalazione di avvenimenti del protestantesimo mondiale. Ogni notizia e corrispondenza
va indirizzata a : Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia, Servizio
Radio-Televisione, Via Firenze 38,
00184 Roma.
Si informa pure che la RAI-TV ha
già accettato:
a) che il nostro Servizio venga consultato per tutte le informazioni sul
mondo protestante che radio e televisione trasmetteranno;
b) che pastori e laici evangelici collaborino in radio e televisione a tavole
rotonde, dibattiti, incontri su temi religiosi, morali, educativi, ecc. (in proposito si sta preparando un elenco di
persone da presehtàre alla HliT-TV);
c) che nella nuova rubrica televisiva « Fede e cultura », che andrà in onda a decorrere dal prossimo mese, non
solo siamo rappresentati nel comitato
di redazione, ma sia assicurata una
nostra regolare partecipazione ai programmi.
Inoltre è stata presa in seria considerazione la nostra richiesta di una
rubrica televisiva specificatamente
evangelica e si confida che essa ci venga concessa nel quadro della reimpostazione dei programmi religiosi che
la RAI-TV sta studiando.
Siamo lieti di dare ai lettori queste
notizie e grati a quanti hanno lavorato a tale scopo.
Il
Vi farò pescatori
di uomini"
Pescatori lanciano le loro reti in riva a una
laguna, nel Dahomey, nella zona in cui è all’opera l’equipe dell’Azione Apostolica Comune. Leggere in 2° e 3" pag. vari articoli sui
problemi e la vita della Missione, oggi.
26 Gennaio 1969
Domenica missionaria
2
pag. 2
N. 3 — 10: gennai® I960'
La preghiera dell'uania moderna
Una delle redattrici de « La
Vie protestante », M.-C. Lescaze, ha tratto dall’ultimo nu*
mero di « Newsweek » dell’anno scorso (30.12.’68) un
condensato da un articolo di
vivo interesse : « L’uomo moderno può pregare? ». Vari
giornalisti avevano chiesto il
parere di teologi di nazionalità, età, confessione diverse.
Un piccolo giro d’orizzonte
che ha dato risultati singolari
e vivi. Eccone alcuni esempi:
H. C. Geyer, giovane teologo protestante di Bonn : « Non
vi racconto la mia vita coniugale; perchè vi parlerei dei
miei segreti con Dio? »
Leslie Dewart, filosofo cattolico americano : « La teologia è la preghiera degli intellettuali. Riflettere sul significato ultimo di una situazione,
qualunque essa sia, per me è
pregare ».
Hermann DietzfeLbinger,
vescovo luterano tedesco:
a Per qualcuno la giornata comincia con la sigaretta o con
un caffè. La mia comincia con
una preghiera ».
Fulton J. Sheen, vescovo
cattolico americano : <c Invecchiando, pregare diviene al
tempo stesso più facile e più
difficile. Più facile, perchè la
preghiera è un abitudine; più
arduo, perchè se ne compren
de meglio il significato: non si
tratta soltanto di domandare,
ma di arrendersi ».
Langdon Giekey, teologo
protestante americano : « So
spetto la maggior parte dei
teologi contemporanei di essere molto imbarazzati nell’ammettere che non pregano, e
tutti gli altri di essere molto
imbarazzati nell’ammettere che
pregano ».
Abraham Holtz, rabbino a
New York: a Desidero che i
miei studenti realizzino che
oggi è tempo, per noi, di creare. Se una preghiera vuol significare qualcosa, deve radicarsi nella nostra vita reale ».
J. Heschel, rabbino americano: « Quando marciavo accanto a Martin Luther King,
a Selma, le mie gambe pregavano... ».
Michael Novak, filosofo
cattolico americano : « La preghiera non dipende dalla concezione che abbiamo di Dio.
Tale concezione può infatti essere vera, ma può anche essere una pura invenzione della
nostra immaginazione. L’essenza della preghiera è un sì
a Dio e al mondo quale egli lo
vuole. La sua forma è quella
della risposta di Maria all’angelo Gabriele: mi sia fatto secondo la tua parola ».
iiiiiiiimiiimiMimiiiiii
Fermenti nel mondo cattolico
E’ ormai da un po’ di tempo che assistiamo, nel mondo cattolieo, a fermenti polemici e contestativi, volti a condannare o per
lo meno a disapprovare l’atteggiamento delle massime gerarchie cattoliche di fronte ai
problemi teologici, sociali e politici del nostro tempo. Questi fermenti si possono senza dubbio inquadrare nel contesto di tutti
gli attuali movimenti protestatari che, se attuati — a nostro avviso — senza quella violenza che, per lo più a ragione, viene da
essi imputata ai loro avversari, potranno
giungere ad una sostanziale revisione della
attuale società che si ostina a chiudere gli
occhi davanti alle palesi ingiustizie quotidiane, davanti ai problemi della fame, della
guerra.
Molti di noi ricordano il pensiero e 1 opera di don Milani, di don Mazzolati, i grossi
problemi teologici posti dai preti cattolici
del Nord e particolarmente dagli olandesi.
In quest; giorni, poi, siamo tutti a conoscenza della sorte toccata a don Mazzi, il coraggioso prete dell’Isolotto di Firenze, reo
di voler riportare la sua fede alle origini
evangeliche.
Abbiamo avuto notizia (da « La Stampa »
di Torino) d; una lettera aperta firmata da
744 cattolici, preti e laici ed inviata nd
giorni scorsi al papa : in essa la chiesa viene accusata di non essere quella dei poveri
ma solo quella dei ricchi « al servizio delle
potenze del mondo detto libero e che è in
realtà il mondo del denaro ».
L’argomento della lettera verte su quattro
punti : . .
1) La chiesa non rispetta gli uomini...
Essa parla sovranamente di tutto: filosofia,
scienza, medicina, natura, economia... Il
Vangelo presentalo in tal modo non è accettato dai nostri contemporanei;
2) La Chiesa non ha rinunciato alla potenza temporale; , r. •
3) La Chiesa non segue Gesù Cristo nella povertà. La sua potenza finanziaria le vieta di denunciare l’alienazione a mezzo del
denaro, che è il male attuale dell’umanità;
4) La fratellanza vi è deformata dalLapparato.
La lettera prosegue e termina dicendo:
ir La basilica di S. Pietro in Roma, malgrado il genio di Bramante e di Michelan
Un’era nuova per la Société des Missions Evangéliques de Paris
R. P.
La missione ieri, oggi
I
Due orientamenti, non opposti ma complementari come i due comandamenti del
<c Sommario della Legge » : la predicazione deirEvangelo della salvezza alIMndividuo e le implicazioni sociali, politiche ed economiche dell'accettazione di
questo Evangelo come norma di vita. Non vi può essere azione dinamica sulla
società se gli individui non sono convertiti singolarmente al Cristo, ma una conversione, che non porti i cristiani a lottare contro tutte le forze ingiuste, crudeli
e dominatrici che mantengono l'uomo nella schiavitù e nella corruzione, non è
una conversione secondo l'Evangelo di Cristo — Si è veramente intiepidita la
passione missionaria fra noi evangelici italiani? Eppure questa anzitutto è la
« apertura al mondo ».
gelo, è un monumento delVorgoglio ecclesiastico. Ci ricorda H traffico scandaloso delle
indulgenze e come i papi pensavano a costruire i monumenti quando la chiesa si dilaniava. Non sappiamo quando tale tempio
sarà distrutto. Malgrado le sue bellezze non
lo rimpiangeremo perche c¿ ha fatto troppo
male. Ma sappiamo che non rimarrà pietra
su pietra del trionfalismo della chiesa di cUi
è il simbolo »,
Oltreoceano, « Look », un periodico molto diffuso, ha recentemente pubblicato un
articolo di un giornalista cattolico, John O
Connor, nel quale egli parla di « crisi nella
chiesa cattolica » attribuendone le cause
principali airatteggiamento e all’enciclica
papale nei confronti del controllo delle nascite, e alla sua decisione, in contrasto alle
indicazioni del Concilio, di continuare a richiamarsi al primato assoluto della propria
autorità.
Il giornalista così conclude : « Le dimissioni di Paolo VI paiono necessarie. Sarebbe
assai meglio se il suo successore non fosse
un italiano, e la sua sede venisse fissata fuori Roma: in questo caso, infatti, i nobili
sforzi di Paolo VI per la riforma della Curia potrebbero essere accelerati ».
La "Concordata,,
di Mondadori
Nel corso delle ultime settimane l’editore
Mondadori, malgrado le rimostranze da parte
evangelica, ha continuato imperterrito nella
sua propaganda per la « Bibbia Concordata »
di sua edizione, fatta passare per traduzione e
edizione riconosciuta ufficialmente dalle « autorità » delle varie confessioni cristiane : il
che, per ciò che riguarda la parte protestante,
è un falso. Poi abbiamo visto con inconsueto
rilievo anche su un periodico evangelico la
pubblicità di questa pubblicazione (sia pure con
l'omissione del preteso « nihil obstal » protestante). Infine in una recentissima trasmissione televisiva — che un fratello torinese ci ha
definito come un « Carosello » offerto da Mondadori editore... — un teologo cattolico, collaboratore de « L’Osservatore Romano », il
gran rabbino di Roma e un teologo protestante hanno tessuto le lodi della « Concordata ».
Dobbiamo ripetere, a scanso di ogni possibile
equivoco, che si tratta di una versione concordala fra i traduttori, non fra le Chiese.
A CapoAanao in S. Pietro
Abbiamo ricevuto, con ritardo, questo
documento, che pubblichiamo volentieri.
Alle 11,30 del mattino di Capodanno una
cinquantina di cattolici di vari gruppi e parrocchie romane si sono riuniti airinterno della
Basìlica di San Pietro presso il baldacchino,
per proporre la propria convinzione che è diritto e dovere dì tutti i fedeli di riflettere in
chiesa sui problemi che riguardano la comunità ecclesiale, intendendo ciò quale indispensabile preparazione alla messa ed alla celebrazione eucaristica in comune. Sono stati letti
vari passi dalle scritture, dai documenti conciliari (« Lumen Genlium »; « Christus Dominus »), da dichiarazioni di vescovi (Helder
Camara), teologi e sacerdoti (Paul Gauthìer,
don Mazzi) — molti dei quali in riferimento
al significato della « Giornata della Pace ».
Benché la riunione si svolgesse in un punto della chiesa ed in un’ora tali da non recare
alcun disturbo alle altre funzioni, il parroco
della Basilica, intervenuto, ha imposto ai partecipanti dì sciogliersi, basandosi non sul Vangelo ma sul Diritto Canonico, ed affermando
fra Tallro che non era concesso ai laici di pregare in gruppo se non sotto la guida di un
sacerdote, previa autorizzazione. Vista l’inutilità dei suoi sforzi egli faceva intervenire gli
agenti della gendarmerìa vaticana e uno dei
partecipanti (Adriano Bonelli, che aveva fatto
in Roma dal 24 al 31 dicembre un digiuno
per la comunità dell’Isolotto di Firenze) veniva preso mentre stava leggendo e trascinato a
forza fuori della Basilica.
La riunione ciò nonostante continuava c
terminava infine con il Padre Nostro. Al termine il parroco si è rifiutato di aprire qualsiasi dialogo anche privato coi convenuti, accusandoli di malafede e non prendendo in alcuna considerazione il fatto che essi avevano
preso a fondamento del loro atto testi biblici
e conciliari.
Come previsto, l’Assemblea generale della
Società des Missions Evangeliques si è riunita a Parigi il 1° e 2 novembre, e l’articolo
introduttivo al resoconto pubblicato nell’ultimo numero del « Journal des Missions Evangéliques » comincia con queste parole : « I
partecipanti all’Assemblea Generale si sono
accorti che, nella vita della Società delle
Missioni, finiva un periodo, la cui importanza non ha bisogno di essere sottolineata, e
che si aprivano tempi nuovi. Così, in quelle
giornate, la malinconia delle cose che finiscono si è mescolata alla speranza di quelle
che cominciano ».
Seguono parole di riconoscenza per i membri del Comitato (21) che non faranno parte del Comitato eletto secondo le nuove norme approvate dail’assemblea straordinaria
del giugno scorso, e particolarmente per il
presidente, pastore Marc Boegner, che per
ragioni di salute aon ha potuto presiedere
le sedute dell’assei’iblea.
Il nuovo comitato è caratterizzato come
segue dal Direttore pastore Charles Bonzon,
autore dell’articolo.
1) La Società delle Missioni è ora legata organicamente alle Chiese della Francia
e della Svizzera, che nominano direttamente
i loro rappresentanti al Comitato. Esse sono
3 Chiese riformate francesi, due Chiese luterane francesi, sette Chiese evangeliche
svizzere di lingua francese tramite il « Département Missionnaire Romand » e le Chiese svizzere di lingua tedesca tramite la « Pariser Mission ».
2) Il nuovo comitato è ora costituito su
una base inter-razziale, poiché oltre alle chiese europee già menzionate, vi sono rappresentate le chiese africanej del Togo, Gabon,
Lesotho, Cameroun, Zambia, e quelle del
Madagascar, Nuova Caledpnia e Tahiti. Nella sua prima seduta il comitato ha nominato il pastore Mbende del Cameroun suo
vice presidente. J
3) Accanto alle chiese sono pure rap
presentate direttamente le seguenti organizzazioni che fin’ora opeìarano indipendentemente dalla Società delW Missioni : Amitiés
Tiers-Monde, Cimade, Fj|dération Protestante de France. * V
Questo è un comitato provvisorio che sarà
in carica due anni e curen lo studio del nuovo regolamento e allo steso tempo dirigerà
l’attività della Missione. Á suo presidente il
Comitato ha nominato il bmchiere Jean Courvoisier, ritornando a una vecchia tradizione,
poiché degli otto presideiti che si sono succeduti dal 1822, gli ultimi due soltanto erano
pastori. Il Courvoisier è ca anni « trésorier »
della Società, e tutti colon che l’hanno udito
presentare aU'assemblea, .uno dopo anno, il
resoconto finanziario, sono stati sempre stupiti dal senso profondamene spirituale con cui
questo laico tratta i prèlemi finanziari, e
dal suo impegno totale dl’opera di Dio nel
mondo.
Il compito del nuovo comitato non sarà
facile, tanto per quanto oncerne la direzione dell’attività missionari in un periodo di
rapida evoluzione, quanto yer fissare la nuova
impostazione dell opera ssssa in un regolamento rinnovato secondo le esigenze attuali.
Per orientarlo in questo lavoro, sono stati
presentati e discussi due rpporti, in cui molti
hanno visto l’esposizione lì due tesi contrastanti. Per il pastore Bonzo, invece, essi sono
complementari. Egli scriv : « Sul tema “La
Missione ieri, oggi e domai” il pastore Courthial ha affermato con fora che non vi è altro fondamento per la Misione della Chiesa
se non l’amore di Dio pei il mondo, e 1 ordine del Signore: “Andate (evangelizzate tutte
le nazioni“, e non vi é alra meta, se non di
partecipare all’opera di Di che vuole che gli
uomini credano in Gesù tristo e vivano nell’amore, la giustizia e la pce. Il pastore Muray, considerando il problma dei metodi da
utilizzare, ha insistito sul atto che il Vangelo
non ci rivela tutta la sua erità e tutta la sua
forza se non quando noi ascoltiamo e lo viviamo nell’incontro cogli lomini, che il modo di proclamarlo e di vivrlo deve essere reso
sempre più attuale, e infie che l’amore cristiano deve inserirsi allo Uesso tempo nelle
relazioni di aiuto recipro® immediato, e in
una azione diretta sulle sUtture economiche,
sociali e politiche che detiminano la vita degli uomini. Le due relazini entrambe molto
ricche, lungi dall'opporsi l’una all’altra, come si è detto in alcuni aticoli apparsi dopo
l’Assemblea che intimavar alla Società delle
Missioni di scegliere tra >ro, sono nel loro
intendimento come nel ro fondo complementari. come lo sono i lue comandamenti
del Sommario della Leggo).
Il compito del Comilaloiarà quindi di preparare il nuovo regolamalo e pertanto di
programmare anche la fmra attività della
Società delle Missioni, sera perdere di vista
questi due aspetti fondamitali di ogni opera
missionaria: la predicazior del Vangelo della Salvezza all'individuo de implicazioni sociali, politiche ed econortche della accettazione di questo Vangelo c’Ue norma di vita.
È questo il problema cl ritroviamo nelle
tensioni che travagliano ; nostre comunità.
Troppo spesso si dimenta che questi due
aspetti della predicazionedel Vangelo sono
complementari, poiché norvi può essere azione dinamica ed efficace dia società se gli
individui non sono converli singolarmente al
Cristo, ed allo stesso tem> una conversione
che non porti i cristiani dottare contro tut
te le forze ingiuste, crudeli e dominatrici che
mantengono l’uomo nella schiavitù e nella
corruzione, non è una conversione secondo
l’Evangelo di Cristo.
Per quanto concerne l’attività della Società
delle Missioni nel futuro immediato l’Assemblea ha deciso di iniziare una nuova opera a
Bangui, capitale della Repubblica Centro-Africana, che conta più di 200.000 abitanti. Ha
pure approvato di aiutare la Chiesa della Costa
d’Avorio, che ha chiesto alcuni missionari
francesi pe** scuole e opere sociali. In più
di queste due nuove attività ve ne sarebbero
molte altre ancora, ma mancano i mezzi finanziari e gli uomini. La Direzione della
Missione ha fatto presente alla Assemblea che
su 65 incarichi pastorali di cui essa é responsabile 11 sono senza titolari, e per ovviare a questa situazione la Società non fa
soltanto appello a dei giovani pastori che
hanno appena finito gli studi, ma anche a
persone che abbiano già lavorato per qualche tempo in una chiesa europea.
* *
Dicevamo cominciando che per la Società
delle Missioni di Parigi si apre un nuovo periodo. Durante quello che ora finisce la Chiesa Valdese ha partecipato attivamente all’opera missionaria di detta società. Però questa
partecipazione è andata diminuendo gradata^mente, e in questo momento non ci sono- piu:
che cinque valdesi all’opera ;; il pastore Giovanni Conte e Signora (Tahiti)), 1«' Signorine
Anita Gay (Gabon), Laura Nisbet (Gabon)'
e Olga Villa (Zambia). Ci rineresce che*
nella nuova organizzazione che si sta delineando con l’istituzione di un comitato) ini
gran parte formato da rappresentanti nominati direttamente dalle Chiese, non figuri anv
che un nostro delegato, allorché vi siedono rappresentanti delle giovani chiese délFAfricav
del Madagascar e deirOceania. È diminuita'
a tal punto la nostra coscienza missionaria,,
che la nostra visione non possa vaheare le
Alpi e il Mediterraneo per- includere quei
popoli sottosviluppati di cui si parla tanto?
Non ci interessa più di partecipare all’opera
missionaria che altri svolgono- in obbedienza
all’ordine dì Gesù : « Andate e ammaestrate
tutte le nazioni »? In questi ultimi tempi
si è insistito nei nostri ambienti sulla necessità di essere aperti al mondo; il mondo non
é soltanto Tltalia, ma anche l’Africa, l’Asia,.
l’Oceania, e l’opera missionaria et offre ap>punto una possibilità magnifica di essere
aperti al mondo in modb- concreto e alla
Gloria di Dio.
RciSEBrrOi Cjais-soN
Ritorno agli
dei villaggi
ambulatori
gabonesi
18 dicembre 1968
Oyem, Gabon. — Sono questa sera a Oyem in casa dei colleghi Piguet per tenere compagnia ai figli
essendo i genitori assenti per due o
tre giorni. C’è pure una giovane insegnante svizzera. I Piguet si occupano con successo di una maison
de la Bible”. Un architetto svizzero dirige la costruzione di un centro ecumenico comunitario e la moglie si occupa di una scuola materna. Qui a Óyeni si ritorna alla vita
civile con acqua corrente ed elettricità mentre a Mful, vecchia stazione missionaria, siamo ancora arretrati. La mia collega infermiera è
assente fino alla fine del mese. Ho
dovuto prendere la guida della
’’trois chevaux” per strade non troppo belle a causa di certe ondulazioni del terreno che fanno tremare la
macchina. Il lavoro è interessante
perchè siamo in contatto con donne
e bambini del villaggio. Certi progressi sono stati fatti, ma c’è ancora molto da fare, soprattutto nel
campo della protezione infantile e
dell’educazione delle madri. Una
giovane africana mi aiuta. Dovremmo prevedere la formazione di altre
educatrici. Ritrovo parecchia gente
che mi riconosce perchè curata molti anni orsono al Lebbrosario, che è
a 15 Km. di distanza.
7 gennaio 1969
Sono stamane a circa 12 Km. da
Mful per il consultorio settimanale
dei bambini dei due o tre villaggi
vicini. Da diversi anni, credo 6, gli
abitanti del villaggio hanno costruito un nido d’infanzia, con materiale del paese: tetto di paglia, mura
con bambù e fango, una grande
stanza con i tavoli, banchi, culle,
bilance e qualche medicinale e due
piccole stanze. Purtroppo ora il tetto è malandato come tutto il resto.
La mia collega non ha più voluto
lavorare in quelle condizioni e ha
voluto aspettare diversi mesi per
vedere se aggiustavano la casa. Averulo messo due o tre paglie sul
tetto abbiamo ripreso il lavoro, ma
la ripresa è difficile. Da tre settimane cerchiamo di arrivare verso le
otto nel villaggio, ma le donne con
i bambini non si affrettano: c’è
sempre una scusa, o la pioggia o il
lavoro ecc. Stanno arrivando: ci sono dei gwvanntti che accompagnano i bambini al posto della madre.
Sono pronti ad ascoltare le lezioni
di puericultura. Ho terminato presto, perchè molte donne erano as
senti essendo andate a danzare in
un altro villaggio. Le danzatrici
(una cinquantina circa) lasciano il
loro villaggio e i loro bimbi per insegnare ad altre una nuova danza.
Sono pagate per questo e mettono
tutta la loro energia in questo genere di divertimento.
Nella chiesa ci sono molte difficoltà, finanziarie e purtroppo anche malintesi e dispute tra i pastori. Vi sono delle difficoltà per la
costruzione di un centro comunitario a Oyem per ragioni amministrative. Anche il pastore Piguet ha degli ostacoli finanziari per terminare il centro biblico.
Abbiamo avuto una buona festa
di Natale. La vigilia, albero all’aperto, per la prima parte, e la seconda in chiesa a causa del temporale. Dopo siamo andate alla messa di mezzanotte alla missione cattolica: molti canti accompagnati da
gonofon (strumento africano). La
scuola domenicale diretta da Laura
Nisbet e dalla moglie del pastore
africano, ha pure fatto una festa...
Tanti auguri a tutti!
Anita Gay
LE MISSIONI E IL MONDO
New Haven. U.S.A. (soepi) — Come devono essere i ministeri della chiesa in un
mondo che si trasforma rapidamente e radicalmente? Questo problema è stato trattato
in occasione della seconda assemblea della
Divisione delle missioni oltremare, del Cec
(USA). Il direttore della Divisione, pastore
Stowe, ha sottolineato che la missione di tipo Irad'zionale (invio di pastori missionari)
verrà a poco a poco sostituita dalla missione diretta da laici.
Da parte sua. il past. Tyson, ex missionario in Brasile, ha dichiarato che, a suo avviso, era necessaria una rivoluzione sociale
in America latina : « è Viinica possibilità
(li rendere più umana una società strutturata in modo tale che perpetua il dominw di
una minoranza ». Egli ha parlato dei rivoluzionari come di « coloro che cercano di
scoprire, nella loro vita e nei rapporti con
gli altri, uno stile di vita che sia effettivamente basato sull'uguaglianza e chp possa
sostituire la contrizione coi legami dell amore e del reciproco rispetto ».
Infine, il pastore Potter, segretario generale associato del Cec. ha ricordato che i ministeri maggiormente vivi non si trovano solo oltremare, ma anche nel suo paese, a Gli
Siati Uniti stessi si avviano verso una rivoluzione sociale della massima importanza.
In quanto essi rappresentano la società urbana e industriale più sviluppata, sono la
misura di tutto il resto del mondo. Per questo motivo è un vero scandalo che vi sia ancora differenza jra la missione interim e.
quella oltremare. Lo sviluppo non riguarda
solo i paesi poveri; riguarda anche i paes
ricchi perchè il principale ostacolo allo sviluppo economico dei paesi poveri è precisamente il sottosviluppo morale e spirituale
dei paesi ricchi che si chiamano cristiani ».
3
10 gennaio 1969 — N. 3
pag. 3
NELLA DERELITTA TERRA DEI FON, AL CUORE DEL^A^OMEY
A che punto è il lavoro dell’équipe
dell’Azione Apostolica Comune?
Dal rapporto presentato all’Assemblea Generale della Società delle Missioni di Parigi dal pastore
Seth Nomenyo, segretario dell’Azione Apostolica Comune, citiamo la
descrizione dettagliata della eqnipe
che è all’opera presso la tribù Fon
del Dahomey.
« Chi sono i nostri missionari?
Un evangelista fon, un responsabile
della gioventù di Tahiti, una infermiera svizzera, una assistente sociale del Togo, due pastori (uno francese e uno del Cameroun), un insegnante malgascio per l’educazione
di massa: una grande diversità di
razze, ma una profonda unità di spirito, di fede, di servizio sotto lo
sguardo di un solo e medesimo Signore. Sette persone, uomini e donne, al servizio del prossimo, animate, condotte, sospinte dall’amore di
Cristo! Immagine viva della Chiesa )).
Come lavorano? Ecco come risponde il past. Nomenyo; dopo sei
mesi di preparazione a Porto Novo
(ottobre 1967-marzo 1968) per imparare i misteri del Dahomey: conoscenza della lingua Fon, la storia, le
strutture sociali, gli usi e costumi,
le religioni, ecc., essi si sono stabiliti a Bohicon a 135 km. da Cotonou. Da li essi operano nella regione che è stata negletta sotto tutti gli
aspetti: sanitario, economico, sociale, culturale ecc. Visitano tutti i villaggi trascorrendo cinque giorni in
ognuno, vivendo in contatto diretto
con gli abitanti.
La infermiera cura i malati.
Il responsabile della gioventù mobilita i giovani per preparare un
campo sportivo e organizzare un
match di calcio. Quale è l’importanza di questo match? Raggruppa
tutto il villaggio, uomini, donne e
bambini, crea una relazione di fiducia fra i membri della equipe e i
contadini, dà la possibilità di reclutare dei giovani per altre attività,
come per le riunioni serali, dove si
predica il Vangelo colla parola, con
canti e con danze folcloristiche. Tutto questo rassicura i contadini; conserveranno la loro cultura tradizionale anche quando si convertiranno
alTEvangelo.
L’assistente sociale riunisce le
madri spiega loro il suo lavoro, pe
Subito ci sono stati dei risultati
incoraggianti. Già 200 persone hanno chiesto di essere istruite per potersi incamminare sulla via della
conoscenza di Dio e della Sua rivelazione. Chi si occuperà di loro, dato che l’equipe è « missionaria » ed
è previsto che si sposti sempre più
avanti? Per risolvere questo problema due soluzioni complementari
sono state adottate.
1) Dopo ogni tournée di 10 giorni, la equipe organizza alla sua base dei corsi di 10 giorni per la formazione di responsabili locali scelti fra i convertiti.
2) La chiesa metodista del Dahomey ha scelto un evangelista e
l’ha mandato a lavorare con la equipe; sarà lui che organizzerà l’insegnamento dei catecumeni al quale
sa i bimbi, spiegando perchè li pesa, insegna alcune nozioni elementari di alimentazione, spiega alle
madri ciò che non va per alcuni dei
bimbi. Poi visita le famiglie nelle
loro case per aiutare le donne a mettere in pratica ciò che hanno imparato, risponde alle domande dei
mariti che vengono a chiedere spiegazioni.
L’insegnante cerca di rendersi
i'onto del numero di analfabeti nel
villaggio e di scoprire gli elementi
che possono partecipare a una campagna contro l’analfabetismo. Un
manuale di letture per adulti nella
lingua fon è in preparazione e uscirà fra poco dalla tipografia.
I pastori e l’evangelista visitano
gli abitanti in casa e nei campi, parlano con loro individualmente o a
gruppi, creano dei contatti parlando
dei problemi locali, e preparano
l’annuncio della Salvezza.
La equipe non ha ancora trovato
un agronomo, ma un piano di azione concreto è stato preparato da esperti che conoscono bene la regione e le sue necessità.
parteciperanno gli evangelisti metodisti che operano nelle zone vicine
al campo di lavoro della equipe, allargando un po’ geograficamente il
loro ministero.
Rimane però ancora aperto il
problema se costruire tra i Fon una
propagine della chiesa metodista del
Dahomey, con le sue vecchie tradizioni ispirate spesso a usi e costumi
delle chiese europee, oppure una
chiesa indipendente da quella metodista, la cui evoluzione non sia intralciata da queste vecchie tradizioni, pur mantenendo fra le due chiese una collaborazione costante e fraterna.
Il missionario Ch. Hein del Togo,
dopo una visita nel Dahomey, espone alcune considerazioni su questo
problema in un articolo pubblicato
dal « Journal des Missions ». Egli
evoca anzi tutta la sua visita al museo storico di Abomey, antica capitale dei re Fon; « che fareste se il
custode del museo vi mostrasse un
cranio umano trasformato in uno
scaccia-mosche dei re dei tempi passati? Voi prendete in mano Timpiignatura di argento e bronzo e sentite l’atmosfera di paura e di potenza
che regnava in (¡nella antica corte.
È proprio possibile che i nipotini di
coloro che un tempo dovevano prostrarsi in terra davanti al trono del
re Guezo (1818-1858) e contemplavano i quattro crani sui quali era
poggiato il trono del re di Abomey,
siano coloro su cui dovrebbe essere
innestato un nuovo ramo di cristiani fon? E quando siete entrati carponi in una delle due grandi capanne gemelle che servivano per i riti
della intronizzazione, e che la guida
vi spiega che le capanne furono costruite con argilla mescolata al sangue dei nemici prigionieri... voi siete spinti a porvi la stessa domanda ».
Poi il pastore Hein racconta
un’altra esperienza. Una domenica
egli ha assistito al culto di una comunità metodista i cui membri ap
partengono a una tribù emigrata
nella regione fon, e cioè un ramo
di quella chiesa profondamente influenzata dal cristianesimo occidentale. Un culto tradizionale, senza rilievo, di cui il visitatore non ricorda
gran che. « Ma — dice Hein — appena usciti dal tempio, ecco che i
cristiani sono come trasformati. Ci
fanno sedere all’ombra densa di un
mango, e al suono dei tamburi, di
campanelle e di zucche vuote, comincia un periodo di canti e danze
folcloristiche. La folla apatica e parzialmente addormentata nel tempio,
diventa una comunità unita dalla
musica e dalla bella voce di una cristiana. Cantando arie tradizionali
essa ci parla delle esperienze della
vita cristiana. Pensavo a Davide che
danzava nel tempio! ».
Nei villaggi fon nei quali
è giunta, l’équipe deH’AAC
ha suscitato spesso ano
slancio di nuove iniziative,
una nuova volontà di costruire, per tutta la comunità civile: anche i ragazzi, anche i più piccoli (foto
a sinistra in basso) non si
sono fatti pregare.
E nella conclusione del suo articolo il pastore Hein riprende la domanda; « Questa chiesa fon dovrà
essere piantata come una pianta
nuova, o essere innestata sulla Chiesa Universale, mediante l’innesto
sulla chiesa metodista del Dahomey? ». Egli ricorda che il pastore
Nomenyo non crede che occorra incorporare questi nuovi credenti in
Sviluppata è l’attività ambulatoriale,
negli sperduti villaggi ; ecco l’infermiera svizzera F rey
e la signora Kelly
(tah'tiana) fra malati, madri e bimbi.
(Le foto, inclusa
quella a pag. 1, sono della S.M.E.P.).
una organizzazione pre-costituita.
Si tratta di trovare la forma che risponda nel miglior modo possibile
alle esigenze dei cristiani fon.
« Per questa ricerca —- dice il pastore Hein — Dio ha provveduto
una equipe la cui consacrazione è
esemplare, sette persone con esperienze acquisite in vari continenti,
nazioni e razze. Noi possiamo quindi sperare che questa collaborazione ecumenica, in seno alla chiesa
metodista del Dahomey, produrrà
in mezzo al popolo fon un fiore e
poi un frutto che saranno del tutto
nuovi nel mondo. L’esperimento
sarà allo stesso tempo di grande interesse e molto difficile ».
Intanto nuove prospettive si aprono per una azione apostolica comune. Negli ambienti responsabili di
questo movimento si parla di costituire una o due equipe per evangelizzare certe regioni della Francia.
Già vi sono stati come dei preludi a
questa evangelizzazione nelle tournée missionarie di cui parla il pastore Bonzon nel suo Rapporto Annuale, definendole « les tournées en
équipe multiraciale », cioè composte di missionari europei e di pastori delle giovani chiese. In questo
caso il lavoro è svolto da uomini e
donne venuti da chiese e paesi diversi, a cui si associano attivamente
i pastori e i laici delle comunità
visitate. La meta non è pili soltanto
« informare », come avviene nelle
tournée tradizionali, ma ben piuttosto « evangelizzare ». Siamo ancora
ai primi esperimenti, dice il past.
Bonzon. Dalle prime esperienze si
è capito che conviene di tanto in
tanto dividere il gruppo per visitare
individui e borgate, poi ritrovarsi
insieme per le riunioni che raggruppano i catecumeni, o i giovani, o i
responsabili, per tavole rotonde,
dialoghi, ecc. Dopo aver partecipato
ad una di queste tournée, un pastore malgascio scriveva: « Molti membri di chiesa hanno capito che non
si tratta soltanto di evangelizzare le
regioni pagane dell’Africa e di Madagascar, ma che occorre pure evangelizzare le regioni scristianizzate
dell’Europa. I missionari non sono
tanto coloro che sono mandati nei
paesi lontani. La chiesa nel suo insieme è missionaria ».
In tutto questo fermento di iniziative, e in questa ricerca di metodi
Ui Natale lei mari del sid
Domenica 26 Gennaio
XVI Giornata
mondiale
delia Lebbra
Non dimenticate i 200.000 infermi di lebbra curati dalla Missione Evangelica contro la Lebbra, che ha decine di centri assistenziali nel mondo afroasiatico. Essa ha pure una sezione
italiana, di cui è responsabile il
past. Franco Davite; versamenti
possono essere fatti sul c.c.p.
2/35862, intestato a Missione
Evangelica contro la Lebbra,
10060 FRALI (To).
Quando leggerete queste righe, sarà già
iniziato il nuovo anno, ma non potevo darvi le mie impressioni di un Natale a Papéété prima di averle vissute!
Quando si conosce qualche tahit ano della chiesa di Béthel, si è subito colpiti dalla
grande cordialità e affabilità con cui vi accoglie. Se una persona straniera arriva e
partecipa al culto, è d’uso che esca a destra del pastore, mentre l’assemblea canta
l'inno finale, e aspetti, all’ingresso del tempio, che sfili tutta la comunità a stringerle
la mano o ad abbracciarla.
I culti sono, in genere, bene frequentati;
in modo tutto particolare quando si celebra
la S. Cena, e le donne amano indossare un
vestito bianco. Coloro che desiderano parteciparvi si dispongono in cerchi completi,
non solo davanti al tavolo, ma anche dietro.
In ogni culto, la prima parte, liturgica, è
interamente diretta da un diacono (ce ne sono 9, molto impegnati al servizio della
Chiesa). Poi il pastore sale sul pulp.to per
la lettura della Bibb’a, le preghiere e la
predicazione, mentre, se ci sono battesimi,
si celebrano prima dell’ultima parte. Si
canta molto, e bene, inni spontanei, bei salmi, cantici. All’harmonium si alternano varie persone che si offrono per questo servizio. I Tahitiani sono molto generosi. Una
colletta di una qualsiasi domenica può dare
la somma di 40.000 lire italiane almeno.
II bel suono della campana di Béthel chiama, alle 7 a.m., i bimbi cinesi per la loro
Scuola Domenicale, poi, alle 8, i bianch;,
i tahitiani e i meticci (i « demi », come h
chiamano qui).
Il culto è alle 9, quindi il pastore, con
un diacono, va a vedere alla clinica ogni
membro della comunità che vi sia ricoverato o a fare con lui la S. Cena.
Al sabato, alle 19,30, c’è sempre « la
preghiera », come preparazione alla domenica, alla quale per altro pochi partecipano. La domenica sera, alla stessa ora, c’è il
culto cinese: l’assemblea è forse meno raccolta, ci son molti bambini, non sempre
quieti; i vecchietti dell’asilo, di cui uno
cieco, che non mancano mai! Molti seguono la lettura sulla loro Bibbia, e tutti cantano di cuore. Se il pastore predica in francese, il candidato cinese riassume il sermone in cinese.
Béthel è un edificio sobrio, bianco, con
un campanile basso, rettangolare, sormontato da una croce, e, davanti al piazzale,
spicca un grande <c bougainvillier » rosso.
L’interno ha lunghe vetrate dai due lati,
sempre aperte per avere un po’ più di ventilazione, mentre, nell’abside, spicca una
grande vetrata a forma di croce.
Il 20 corr., verso sera, si son riuniti, dai
600 ai 700 bambini, coi loro monitori o
maestri. Quest’anno si era deciso dì non preparare il tradizionale albero di Natale. Del
resto qui la pianta che si avvicina un po
più al nostro abete è l’albero del ferro, o
l’araucaria che è molto cara. Si è tentato di
far capire ai bambini che non si ricordava
la festa dell’albero, ma veramente la nascita
di Cristo. Certo ci sono stati dei Tahitiani
che non hanno approvato questa novità.
Un pittore locale ha aiutato il gruppo dei
giovani, seriamente impegnato, e sotto la
guida di un professore della scuola protestante <c Viénot », l’animatore della gioventù, a preparare un grande pannello, sapientemente illuminato, in cui spiccava lo sfondo delle montagne di Tahiti, un’insenatura
di un azzurro luminoso, con palmizi e papiri e, da un lato, una capanna tahitiana
dal tetto ricoperto di foglie di palma, su cui
stava appollaiato un gallo! Dentro, il bambino sulla paglia stesa su una stuoia; Giuseppe, in piedi; Maria in adorazione. I pastori eran rappresentati da un Tahitiano
porgente un cesto di frutti locali, mentre
altri, portatori di banane, si avvicinavano.
A sinistra, un mucchietto di noci di cocco,
delle reti da pesca stese ad asciugare, un
cane accovacciato : una scena che si può
vedere ogni giorno in un villaggio del
« district ».
La festa in sè è stata veramente un Natale : scenette e cantici preparati dai più
piccoli, dai Cinesi, dal folto gruppo degli
Esploratori e « Eclaireuses », e soprattutto,
il racconto dell’annunciazione, delTannuncio ai pastori, della natività, dell’arrivo dei
re Magi da Erode e poi a Betlehem, rappresentato dai più grandi, mentre un giovane
introduceva i dialoghi, leggendo i passi del
Vangelo. Tutti gli attori erano naturalmente a piedi nudi; le ragazze dalle lunghe capigliature sciolte avevan gesti aggraz ate ed
espressivi. Belli e molto adatti i costumi,
pensavo che nessuna nostra « festa dei bambini » mi aveva mai permesso di realizzare
allo stesso modo, quel che dev’essere stato
il primo Natale, sotto il cielo stellato della
Palestina, come la meravigliosa volta celeste di qui: Venere brillava come la stella dei
Magi.
Il 24 sera la chiesa era di nuovo :ceppa :
vi si erano adunate, oltre alla comunità di
Béthel e dei Cinesi, quelle tahitiane dei
quartieri periferici coi loro pastori e diaconi,
per un culto in comune. Ognuna ha cantati il suo inno e poi ci son quelli d’insieme,
la meditazione, le preghiere : il Padre Nostro è sempre ripetuto in coro.
Al culto di Natale con la Santa Cena ci
sono stati ben 15 battesimi! Le famiglie
hanno caro di far battezzare i loro piccoli
in quel giorno, forse anche perchè in quel
periodo, i parenti (fetii) vengono p:ù facilmente in città per la festa familiare. E’
curioso veder le mamme uscire un momento, subito prima del battesimo, per infilare
ai bambini la lunga veste e la cuffia che
evidentemente considerano necessarie, mentre i bimbi, abituati ad esser sempre mezzi
nudi tentano disperatamente di togliersi almeno la cuffia, per poco che siano vivaci o
non dormano!
Nel complesso, Béthel è una chiesa viva,
compatta, anche se non mancano i problemi e le difficoltà anche qui!
Lalla Conte
Una riunione all’aperto
nuovi, in questo sforzo sincero per
stabilire contatti umani con le masse, appare chiara l’azione dello Spirito (li Dio, proteso come ai tempi
degli apostoli, come attraverso tutta
la storia della chiesa, ad operare,
malgrado la debolezza e le infedeltà degli uomini, per la salvezza dell’umanità. R. C.
I PRESBITERIANI DEL GHANA RESPINGONO IL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE GOVERNATIVA SULLA LAICIZZAZIONE DI TUTTI GLI ISTITUTI
DI ISTRUZIONE.
Akim Oda, Ghana (spr) — Il 39® Sinodo
della Chiesa presbiteriana del Ghana ha respinto la relazione di una commissione governativa che raccomandava la laicizzazione
di tutte le scuole e l’obbligo, per tutti i barn,
bini, di frequentare la scuola di Stato. La
ragione di questo rifiuto sta nel fatto che
questa relazione « è in contraddizione con
Vari. 26 c. 3 della Dichiarazione universale
dei diritti dell'uomo, secondo il quale i genitori hanno, in modo prioritario, il diritto
di scegliere il tipo di educazione da dare ai
figli ».
La dichiarazione del Sinodo presbiteriano
solleva questi punti :
« ...Data la superficialità con cui la relazione {della commissione Mills.Odoi) tratta
della formazione religiosa e morale dei giovani, non risponde all’interesse della gioventù della nazione rimettere allo Stato le
scuole, attualmente dirette dai dipartimenti
dell'educazione delle Chiese, fino a che non
si preveda un’istruzione religiosa e morale
completa e sufficiente.
« ...I mutamenti radicali che la relazione
propone per il sistema d’istruzione nazionale
non devono essere operati prima di essere
stati oggetto di un dibattito approfondito e
circostanziato in Parlamento, quanto il paese
riavrà un governo parlatnentare.
« ...Siccome nessun membro della commissione e insegnante e siccome testimonianze
verbali... rivelano che la maggior parte dei
membri che la costituiscono sono rappresentanti del dipartimento dell’istruzione pubblica dello Stato e di funzionari, le conclusioni della commissione devono essere bilanciate dal parere di altri insegnanti.
« ...La Chiesa presbiteriana del Ghana
esprime il fermo desiderio di poter fare in
avvenire, come l’ha fatta in passato, la sua
parte in favore dell’educazione della gioventù del paese, non come una rivale del governo, ma come partner, a seconda che glielo
permettono le sue risorse finanziarie e le sue
possibilità di locali, di materiale e di personale ».
4
pag. 4
N. 3 — 10 gennaio 1969
E le pietre sj fecero pesanti
Albeggiava, sul Monte degli Ulivi, quando l’Uomo ne discese per
tornare al Tempio. Dalla Valle di
Kidron qualcuno si mosse incontro
a Lui seguendoLo verso la Porta
d’Oro; e via via altra gente si univa dietro all’Uomo dal mantello rosso che procedeva in silenzio finché
sotto le volte del Tempio la folla
Gli si strinse intorno per udire la
Sua Parola.
Ma dai quartieri alti della Città
Nuova, tra il Terzo ed il Secondo
Muro un altro gruppo di persone,
sdegnate in volto, si muoveva alla
volta dell’Uomo spingendo davanti
a sé una donna vestita della sola tunica. E quando furono alla presenza
di Lui Gli dissero: « Maestro, questa donna è stata colta in flagrante
adulterio. Ora Mosè, nella Legge,
ci ha comandato di lapidare quelle
come lei. Tu, che cosa ne dici? ».
L’Uomo, silenziosamente, guardò la
donna sul volto segnato dal dolore
e si curvò a scrivere per terra. Quel
gesto urtò i farisei e gli scribi che
avevano condotto l’adultera, e tutta la folla, eccitata e ostile, chiese
all’Uomo di pronunciarsi, per metterLo alla prova. Allora Egli alzandosi disse loro : « Chi di voi è senza
peccato scagli la prima pietra »; e
riprese a scrivere per terra.
Ci fu un momento di incertezza.
La donna distolse gli occhi da Lui
e guardò verso coloro che l’accusavano. L’espressione del suo volto
era mutata; ora essa sorrideva, bellissima, nel sole. Scattò, a quel sorriso, l’odio della folla che corse sulla piazza a raccogliere pietre. Uomi.
ni e donne, freneticamente, protesero con ira le mani verso il suolo, si
urtarono senza guardarsi cercando
con occhi avidi nient’altro che le
pietre; e tanta fu la smania di colpire che nell’urto caddero a terra
brancolando tra imprecazioni orrende, le mani contratte sui ciottoli e
incapaci di afferrarli per il fango
viscido che li ricopriva, sempre più
febbrili, esasperati, sommersi dall’odio come dalla poltiglia dove ormai si dibattevano.
E le pietre si fecero pesanti; sì
che le mani non riuscivano più a
sollevarle, e sembravano legate con
radici di ferro al ventre della terra
Appena smosse dallo sforzo sovru
mano delle dita si sprofondavano in
ghiottite dalla melma e mille brac
eia si immergevano con loro e i cor
pi si mescolavano alla sozzura privi
Culto radio
Domenica 19 gennaio
Pastore NERI GIAMPICCOLI
Roma
Domenica 36 gennaio
Past. NERI GIAMPICCOLI
Roma
di ogni aspetto umano, maschere
grottesche animate da una rabbia
impotente.
La donna li guardava, immobile,
a pochi passi dall’Uomo.
•Erano i mercanti venali e libidinosi che l’avevano insidiata, a lungo e inutilmente, offrendole vesti
preziose, gioielli, denaro, aromi,
per comprarne la bellezza; erano i
capi scrupolosi e temuti del partito
politico-religioso che allo stesso scopo avevano impegnato tutto il loro
prestigio e la loro potenza; erano
le mogli dei funzionari e degli alti
ufficiali, nutrite di gelosia feroce,
inaridite e vinte dagli anni dopo
aver consumato nell’ombra del compromesso colpe innominabili salvando la reputazione; erano le vergini
invecchiate urlanti nel gelo isterico
dei corpi vissuti senz’amore; i vecchi impotenti, i giovani ebbri di
fantasie oniriche e malsane che avevano spasimato al passaggio della
sua portantina implorando uno
sguardo; i servi che l’avevano spiata per denunciarne la colpa; le prostitute, piegate ad ogni insulto, ora
esultanti per l’occasione rara di poter finalmente insultare e colpire
una donna borghese.
Al porticato del Tempio stava immobile un gruppo di persone, uomini e donne. Erano i « puri », coloro che non avevano mai trasgredito la Legge, vivendo, nella vita
pubblica e privata, da onesti, fede
li, irreprensibili. Puntuali nel pagare le decime, nel recarsi al Tempio, nel distribuire regolarmente la
elemosina ai poveri, nel digiuno e
nel rispetto del Sabato. Non si erano mescolati alla folla. Vivevano superbi e soli nella torre d’avorio della loro perfezione e avevano sempre
una pietra pronta nella borsa legata
alla cintura; una pietra bianca, pulita, rotonda, da scagliare all’occorrenza. Faceva parte dei loro privilegi di esseri « puri ». Ma l’Uomo li
aveva guardati, ed essi non riuscivano a sollevare la pietra dal fondo
della borsa; il segno del loro privilegio si faceva sempre più pesante
fino a tirarli giù costringendoli a inginocchiarsi.
Tutti insieme, la massa urlante
nel fango, divenuta fango essa stessa, e i « puri », genuflessi tra le colonne, guardavano con odio disperato la donna, così bella nella sua
tunica bianca; e mai come ora, che
rimaneva esposta ai colpi della giustizia riparatrice, essa appariva intoccabile e sicura.
Aveva peccato perchè aveva molto amato. Ma quand’anche tutte le
pietre di Gerusalemme si fossero accumulate sopra il suo corpo non
avrebbero potuto distruggere ciò che
era avvenuto in lei: la conoscenza
dell’amore. Un sentimento atteso
per anni nel buio di una lunga notte umiliante. Era strano, ma nella
colpa, di cui pur avvertiva tutto il
peso, si era accorta di possedere
un’anima, aveva raggiunto la sua
completezza di donna, la pienezza
della propria umanità. Per la prima
volta aveva sentito realizzarsi le parole dell’antica Scrittura: cc E i due
saranno una sola carne », sorgente
scaturita dalla perfetta intesa spirituale, ineffabile mistero che risaliva
alle origini del mondo. E ne era
uscita trasformata, più umile, più
pronta a comprendere e a perdonare, a lenire il dolore degli altri; rinata nella scoperta della cosa meravigliosa. Finché un giorno si era
sorpresa a ringraziare l’Eterno per
averle concesso questa conoscenza.
Ecco perchè tanto odio intorno a
lei. Scoperta, accusata, aveva grida
to al mondo la sua gioia di sentirsi
viva. E con lo stesso odio i suoi ac
cusatori guardavano ora anche l’Uo
mo che aspettava sereno e impassi
bile. Era Lui che li aveva precipi
tati nella disperazione con quella
frase provocatoria. Entrambi stavano davanti a loro; l’Uomo con la
Sua infinita saggezza, e la donna con
la sua colpa disarmata e disarmante.
La folla usciva dal fango, i « puri » si sollevavano in piedi. Tutti,
finalmente, stringevano nella mano
destra una pietra. La guardarono
come se fosse una pepita d’oro, anelando a scagliarla, pervasi da una
sconfinata soddisfazione di sentirsi
giusti e giustizieri. Allora accadde
qualcosa d’insolito. Ciascuno, guardando la pietra, vide riflesso il proprio volto come in uno specchio e
vi lesse chiaramente tutto il male
fatto, desiderato, pensato, augurato
ad altri; l’ipocrisia, la superbia, la
presunzione, il rispetto e la lode rubati alla buona fede di chi ignorava
in essi tanta bassezza e tanta disonestà; una serie innumerevole di
colpe mai scoperte, mai punite,
ignote a tutti tranne che al Dio.
La massa ondeggiò faticosamente
e in silenzio si accostò all’Uomo, a
capo chino, mentre l’odio crollava
come un’armatura insostenibile
C’era nella loro spossatezza un infi
nito desiderio di pace. Tutte le pie
tre caddero, ad una ad una, ai piedi
dell’Uomo. Erano centinaia e centi
naia di pietre che si ammucchiarono fino a comporre una gradinata
lungo la quale discese, libera e sola,
la donna che aveva peccato per
amore.
Marco
« scandaloso », quale apparente scagionamento dell’adulterio.
Il dissenso dalla «lettura» che Marco fa del noto passo non verte su questioni di dettaglio, non è dato da certe
libertà, nei particolari, nei confronti
del testo biblico. No, ma ci pare che il
centro, il senso stesso del passo sia
del tutto trasformato.
Così, nel capitolo 8 di Giovanni (come nel capitolo 7 di Luca,
l’episodio della Maddalena) non
vi è nel testo biblico la minima
traccia che permetta di' pensare che
Gesù, considerata la sincerità della
passione di questa donna, la scagioni
in virtù di essa e rifiuti di pronunciare un giudizio su di lei. E’ chiaro che,
una volta eliminati gli accusatori ipocriti, il Giudice si erge davanti a quella donna, e non la assolve perchè il
fatto non costituisce reato, ma la grazia e la congeda : « Va, e non peccare
più ».
Lo comprendiamo. Marco scrive contro un certo moralismo ipocrita e giudicante che è l’opposto della vita nella
grazia. Ma va detto con altrettanta e
più forza che l’amore umano non è
mai una forza che redime, non è
un’opera nostra che « valga » davanti
a Dio, e tanto meno l’amore del quale
si parla nell’uno e nell’altro di questi
passi. Neppure il nostro amore per
Dio ha in sè alcun valore : non è altro
che la risposta al suo amore, il solo
che sia creatore di vita.
La donna di cui ha scritto Marco,
in fondo, non ha peccato; e neppure
riceve il perdono; dinanzi a lei Cristo
non fa che registrare con umana chiar
roveggenza e annunciare la fondamentale bontà del suo atteggiamento e
della sua condotta. Ma è l’Evangelo,
questo?
red.
UN CONVEGNO A BASILEA DELLE CHIESE
VALDESI NELL’EMIGRAZIONE
Essere una chiesa-ponte che aiuti i
suoi membri a inserirsi neii’ambiente
Su invito della Tavola Valdese e
con la partecipazione del Moderatore
Pastore Neri Giampiccoli e del Pastore Pierluigi Jalla del Comitato Italiano dell’Emigrazione ha avuto luogo il
3 dicembre scorso a Basilea, nei locali
del Centro Cristiano Evangelico un
incontro con 24 rappresentanti valdesi ed aderenti delle comunità evangeliche svizzere e germaniche.
Scopo dell’incontro era un reciproco
scambio di vedute sui problemi inerenti la struttura, presente e futura,
delle Chiese dell’emigrazione, i loro
rapporti con le chiese, gruppi o sette
locali ed infine la predicazione tra gli
emigrati.
Riferendo sul primo punto il Pastore Jalla ebbe ad osservare che esistono tre tipi di comunità diverse e cioè;
a) la chiesa organizzata, dalla
strutture paragonabile a quella della
parrocchia valdese — col pericolo di
lavorare solo per se; b) il gruppo non
organizzato, forse tipo di una chiesa
nuova (come è in atto a Bruxelles) col pericolo di un certo confusionismo
teologico; e infine c) il gruppo a carattere spiccatamente di associazione
fondata sulla nostalgia, la tradizione dei costumi e delle ricorrenze (di
cui un caso tipico si ha a Marsiglia)
che assolve però ad una funzione di
accoglienza e di mediazione nell’inserimento degli immigrati nella società
locale.
L’utilità di una reciproca collaborazione fra queste comunità viene da
tutti riconosciuta, la forma di essa è
oggetto di una esauriente discussione
La revisione dei
e
“Concordato,,
l’insegnamento reiigioso
neile scuole pubbliche
II
mor,
Il nostro collaboratore « Marco » ci
ha inviato questo suo articolo; lo pubblichiamo, poiché sappiamo che egli è
molto letto e noi stessi abbiamo molte volte apprezzato la forza semplice
e intensa dei suoi scritti. Questa volta dobbiamo però, con rincrescimento,
dissociarci dall’interpretazione che egli
dà del noto passo giovannico; quell’inizio del capitolo 8 del quarto Evangelo, del quale Giovanni Miegge notava come ha stentato, a lungo, ad entrare nel canone per il suo carattere
presidente del Consiglio, Mariano Run-eirillustrare al Parlamento il programma del nuovo govèrno italiano, ha confermato la sua volontà di (c avviare con la
Santa Sede la riconsiderazione di talune clausole del concordato in rapporto airevoluzione dei tempi e allo sviluppo della vita democratica ».
Sia che si addivenga a una revisione unilaterale da parte dello Stato italiano sia che
si addivenga a una revisione bilaterale concordata col Vaticano, fra le norme da abolire o da riformare, perchè palesemente in
contrasto con la nostra Costituzione, che c
informata al principio fondamentale della
uguaglianza assoluta di tutti i cittadini, indipendentemente dalla professione religiosa,
è quella sancita daH’art. 36 del Concordato
lateranense. Come è noto, questo articolo, ri"
petendo Tespressione contenuta ne] testo della riforma Gentile (art. 3 del R. D. 1® ottobre 1923) afferma al primo comma: a. UItalia considera fondamento e coronamento delVìstruzione pubblica l'insegnamento della
dottrina cristiana secondo la forma ricevuta
dalla tradizione cattolica e perciò consente
che Vinsegnamento religioso ora impartito
nelle scuole pubbliche elementari abbia un
ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programma da stabilirsi ddccordo tra la
Santa Sede e lo Stato »; e al IV comma cosi
conclude : c< Pel detto insegnamento religioso
nelle scuole pubbliche non saranno adottati
che libri di testo approvali dalVautorità ecclesiastica ».
E’ facile rilevare subito il contrasto esistente fra il su citato art. 36 e alcuni dei
più significativi artìcoli della nuova Costituzione repubblicana :
art. 3 : « Tutti i cittadini hanno pari
dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, s-enza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione »;
art. 8: a Tutte le confessioni religiose
sono ugualmente libere davanti alla legge »;
art. 19: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente la propria fede religiosa... »;
art. 21: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero.., »;
art. 33 : « L’arte e la scienza sono libere e libero ne è rinsegnamento »;
art. 34: « La scuola è aperta a tutti ».
L’art. 36 del Concordalo è tanto più incompatibile con la Costituzione quanto più
si considerano le sue ripercussioni nelle scuole elementari e medie dello Stato.
Attualmente, nelle scuole pubbliche, Tari.
36 è reso operante :
— dalla legge 5 giugno 1930 n. 824, che
introduce Tinsegnamenlo religioso cattolico
nelle scuole secondarie per un'ora settimanale e per due ore nelle prime classi dell’istituto magistrale superiore. Ne sono dispensati
gli alunni ì cui genitori ne facciano richiesta;
— dal decreto presidenz ale 14 giugno
1955 n. 530, che, stabilendo i programmi
didattici per la scuola primaria, non solo riprende tale e quale il primo comma dell’art.
36 del Concordato ma prescrive addirittura
che « rinsegnamento relig’oso sia considerato come fondamento e coronamento di tutta
l'opera educativa ».
Pertanto, in base al principio didattico
dell’unità d’insegnamento, Timpronta confessionale cattolica viene impressa a tutte le
altre materie di studio, per cui è resa pressoché inoperante la dispensa dall’insegnamento religioso, chiesta e ottenuta in base all’art.
23 del R. D. 28 febbraio 1930 n. 289, che
così precisa: « I genitori o chi ne fa le veci,
i quali non desiderano che sia impartita ai
loro figli ristruzione religiosa nelle scuole
pubbliche, debbono farne apposita dichiarazione scritta al capo deFistiluto all’inizio
dell'anno scolastico ».
Anche il maestro può essere dispensato
dall'insegnamento religioso. Ma che senso ha
questa dispensa, si domanda, fra gli altri,
Antonio De Bonis. di Torino « quando poi
deve porre a fondamento e coronamento di
tutta la sua azione educativa ciò che non accetta come verità assoluta? E il credente
(educatore, padre) perchè non dovrebbe anche lui considerare grave coercizione nei confronti dei fanciulli Timposizione di una
« verità » molto prima che essi siano capaci
di una libera e ragionata scelta? ».
Ma c'è di più. Le pubbliche scuole elementari hanno ereditato una particolare istituzione del regime fascista, nata con la circolare ministeriale n. 75 del 15 marzo 1932,
riconfermata con la ciré, min. del 10 novembre 1933 e 9 giugno 1940: ((.Oltre alVinsegnamento religioso, prev sto da' programmi
scolastici, Vassistenza e l'educaz.one religiosa dei balilla e delle piccole italiane della
III, IV e V elementare v'.ene data nelle
scuole, a cura dei cappellani della G.I.L.,
per la durata di c rea 30 minuti, ogni 15
giorni, presente un istruttore o un comandante della G.I.L. ».
Oggi la G.I.L. e i suoi cappellani non ei
sono più. non ci sono più i balilla e le piccole italiane, ma le venti lez'oni supplementari impartite dai sacerdoti nelle pubbliche
scuole elementari sono rimaste, richiamate
in vita dalla circ. min. 9 febbraio 1945 n.
.311 e dalla nota min. 12 aprile 1947 n.
41318: «E’ consentito ai sacerdoti proposti
daOa competente autorità ecclesiastica di tenere un corso di catechismo di 20 lezioni
per la durata di mezz’ora ciascuna, nella IH.
IV e V elementare, alla presenza dell’insegnante della classe, durante 1 orario scolastico ».
E così, con una semplice circolare ministeriale, i sacerdoti vengono inseriti fra il
personale docente della scuola elementare.
Pertanto, considerato che lo Stato italiano non è uno Stato confessionale e che la
Costituzione repubblicana garantisce l’uguaglianza e la libertà di lutti i suoi cittadini,
si chiede :
1) rabolizione delEarl. 36 del Concordalo lateranense;
2) rabolizione della vacanza scolastica
deiril febbraio;
e, conseguentemente :
1) rabolizione dell’ insegnamento religioso nelle scuole pubbliche (se mantenuto,
rinsegnamento della dottrina cattolica non
sia reso obbligatorio per lutti gli alunni che
non abbiano chiesto e ottenuto la dispensa,
ma sia reso facoltativo per gli alunni 1 cui
genitori ne facciano domanda) c. in ogni
modo, abolizione delle venti lezioni catechistiche supplementari;
2) revisione dai programmi scolastici
(revisione operata e approvala dal Parlamento e non solo in .seguito a un decreto o a
una circolare ministeriale).
Ezio Bonomi
da parte di tutti i partecipanti. Anzitutto viene rilevato come nessuna comunità rappresenti un tipo preciso,
bensì i tre tipi confluiscano. Le esperienze e l’ambiente variano grandemente e pertanto una reciproca collaborazione non può svolgersi su una
base unicamente nazionale o linguistica o sociologica, ma piuttosto federale. Essenziale per i gruppi è di non
essere sganciati dalla realtà ecclesiologica, per non cadere nel vago, donde
la necessità del legame con il Sinodo
Valdese a mezzo di presbiteri o distretti regionali o missionari — occorre infatti trovare delle forme nuove per venire incontro a questa particolare esigenza di forma associativa. I convenuti si sono quindi accordati per la
formulazione del seguente ordine del
giorno da fare presentare al Sinodo :
« Il Convegno di Basilea riconosce
la esigenza di una particolare struttura
ed autonomia delle Chiese nella situazione missionaria dell’emigrazione.
Fa voti perchè venga trovata una soluzione. che mantenga la libertà di
movimento e l’inserimento nella realta della Chiesa.
Chiede ai rappresentanti delle Chiese e dei gruppi di Zurìgo, Basilea, Ginevra e Losanna e della Germania di
predisporre per la Tavola un documento che precisi il loro punto di vista in merito.
Incarica il Pastore P. L. Jalla di sollecitare in merito un punto di vista
delle Unioni Valdesi in Francia ».
Parlando dei rapporti con le Chiese,
gruppi e sette locali il Pastore Eynard,
dopo una breve introduzione storica,
pose l’accento sul valore comunitario
della chiesa, sulla necessità di mantenere sia l’aspetto istituzionale come
quello di movimento. La chiesa dell’emigrazione deve essere una chiesa
ponte, al servizio dell’inserimento dei
suoi membri neH’ambiente locale, una
chiesa che non può e non deve pensare
a se stessa. I rapporti con le autorità
locali variano molto da regione a regione, e mentre in Svizzera sono generalmente buoni altrove sono assai difficili. Lo stesso si è detto per i rapporti
con le sette, che peraltro sono attivissime dato il gran numero di collaboratori di cui dispongono. Per questo è
importantissimo nell’ambiente della
emigrazione intensificare e sostenere
i corsi per collaboratori, come già dacirca 19 anni vengono svolti per iniziativa della chiesa di Zurigo.
Nel pomeriggio, dopo un’ottima fraterna colazione offerta dalla comunità
di Basilea, la discussione puntò sulla
necessità che presso la Federazione
delle Chiese Svizzere (Kirchenbund)
venga istituito un segretariato per le
questioni inerenti l’immigrazione. A
questo proposito l’Associazione delle
Chiese Evangeliche di Lingua Italiana
in Svizzera (ACELIS) ha già rivolto
un appello al Kirchenbund, tuttora
inevaso. Frequenti sono i casi di interferenze o atteggiamenti poco chiari
da parte delle autorità locali, ecclesiastiche o meno, nei confronti degli italiani. Pertanto vengono formulate due
proposte da presentare alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
al fine di chiarire la posizione in cui
gli evangelici italiani in Svizzera vengono a trovarsi.
« Il Convegno di Basilea delle Chiese
Valdesi neH’emigrazione, considerato
che la Federazione delle Chiese Evangeliche d’Italia ha costituito un Comitato per le migrazioni, chiede alla Federazione stessa di mettersi in contatto con la Federazione delle Chiese
Evangeliche svizzere al fine di identificare un interlocutore valido sui problemi dell’ emigrazione nella intera
Confederazione Svizzera ».
« Il Convegno di Basilea chiede al
Comitato italiano per le migrazioni di
redigere un documento programmatico in cui siano particolarmente trattate le questioni della pretesa sudditanza
ecclesiastica degli italiani emigrati e
della assistenza (Betreuung) come unica forma di espressione dell’Evangelo
nei loro riguardi ».
Chiuse i lavori del convegno una
esposizione del Pastore Silvio Ceteroni
sulla crisi della predicazione oggi, basata sulla opposizione tra la forma
scolastica, con la predicazione della
redenzione e l’etica rituale, e una forma non più fondata sulla predicazione
dell’ultra-terreno bens'i su un’etica politica. La discussione che seguì, pose in
rilievo la necessità anzitutto che la
predicazione non sia asservita ad interessi di sorta, ma unicamente al servizio della verità evangelica.
La reciproca conoscenza dei problemi si è rivelata quanto mai opportuna
e l’incontro si è chiuso in clima di
fraterna solidarietà, con un grazie
sentito alla famiglia Naso ed alla comunità di Basilea per la cordiale ospitalità.
Elena Fischli Dreher
AVVISI ECONOMICI
CERCASI per il Convitto Valdese di Torre
Pellice (Torino) Un educatore e una economa - segretaria preferibilmente coniugi.
5
10 gennaio 1969 — N. 3
pag. 5
Bi valdese
della diaspora
pieiaaetese
L’antica diaspora
Si dimentica la bella presenza valdese nel Piemonte; forse perchè la
storia valdese ha troppo trascurato
questa pagina. Speriamo che i redattori dei tre volumi che stanno per veder
la luce, a cura della Claudiana, ne abbiamo parlato molto! Racconigi, Poirino, Pancalieri, Dronero, Caraglio, Busca, Cuneo, Villanova d’Asti, Moncalvo. Possano, Peveragno, Villafalletto,
Cortemilia, Asti, Val Varaita, Val Maira, Val Grana, Chieri, e cento altri luoghi ricordano la presenza, la testimonianza, il coraggio di tanti Valdesi nella seconda metà del XVI secolo. Per
questa presenza un medico di Busca
diceva nel 1559 ai principi protestanti
tedeschi, dopo aver raccontato le vicende e dato la lista delle chiese vaidesi: «...acciocché vi rallegriate assieme con noi di questo dono celeste e
del divino miracolo di tanta luce di
verità evangelica, di quella letizia spirituale per la quale siamo a voi congiunti e legati; ed altresì acciocché
preghiate per noi, affinchè le chiese
di questi paesi crescano ogni giorno
meglio, siano accresciute e conservate,
affinchè noi, armati della fede e della
spada dello Spirito che è la Parola di
Dio, possiamo resistere ai nemici del
Santo Evangelo, perchè cada la grande Babilonia ... ».
Le vicende di queste comunità del
Piemonte sono note : in due tempi ogni
presenza evangelica fu soffocata nel
sangue e gli ultimi resistenti, chiamati
« digiunati », resistettero sulle alture di
Paesana fin verso il 1633.
Qua e là nella vasta diaspora del
Piemonte s’incontrano famiglie, isolati, spesso negli stessi luoghi dove un
tempo la fede brillò di fulgida luce.
Testimoni d’oggi
Non lontano da Mondovi, all’incrocio della strada che porta a Savona,
a Magliano Alpi Soprano c’è una sorella valdese: 85 anni, proveniente dai
Blegieri di Pornaretto, tutta sola, il
marito è morto da vari anni. Marianna Gaydou mi accoglie con gioia e
riconoscenza nella sua casetta: all’esterno qualche fiore, un pergolato, e
Vive in due stanzette modeste : alle
pareti quadretti biblici, alla finestra
una pila di cantici, Bibbie, liturgie, libri di preghiere, ricordi delle sue Valli natie.
Da molti anni riceve l’Eco : mi confessa che lo ha sempre letto tutto,
dalla prima all’ultima parola. « Non
l’ho sempre capito tutto, ma mi sono
sforzata di comprenderlo. Ed ora —
soggiunge — non ci vedo quasi più,
ma non importa, lo faccio leggere e lo
presto agli altri perchè lo leggano anche loro ». Marianna Gaydou poteva
rispondere come tanti Valdesi: non
mi abbono più perchè non ci vedo, oppure perchè è troppo diffìcile, oppure perchè «fa della politica»! La nostra sorella invece preferisce sforzarsi di capirlo, e soprattutto di farlo conoscere agli altri, perchè in qualche
modo il messaggio di Cristo sia comunicato là dove il Signore l’ha
posta.
Nella diaspora ci sono altri evangelici: alcuni sono rimasti fedeli, altri invece hanno messo la fiaccola sotto il
moggio. Marianna Gaydou non si vergogna dell’Evangelo di Gesù Cristo,
suo salvatore: «In principio, mi confida, mi hanno fatto la guerra, ma
poi hanno capito che la roccia cui mi
aggrappavo era solida e che non mi
avrebbero fatto cedere ». Ora nel suo
vicinato tutti le vogliono bene, la circondano di affetto.
La solida « magna valdese » mi accompagna un tratto verso la macchina e nel separarci penso a quanti nella diaspora del Piemonte possono formare una tela preziosa di testimonianza, resa sempre più salda dalla visita
dei giovani o delle madri delle nostre
Unioni che quando non hanno scopo
languiscono e muoiono. Con quanta
riconoscenza infatti la nostra sorella
riceve la visita della corale della sua
chiesa d’origine o di fratelli e sorelle
della sua parrocchia p>er la quale serba sempre un ricordo particolare e
affettuoso !
Da Alpi Soprano si va verso Busca,
cara per il ricordo di Giaffredo Varaglia poi verso Venasca, dove mi accoglie sempre con riconoscenza la famiglia Allemandi con Alida e Silvana
ormai particolarmente legate alla vita della Chiesa Valdese, nel segno del
servizio. Gustavo Bouchard
COAZZE - SUSA
Ultimamente al Culto domenicale a Susa è
stato presentalo al S. Battesimo Andrea Telmon di Tullio e di Anna n. Rostagno di Susa,
ttia residenti in Olanda, ad Amsterdam. 11 Signore benedica e bimbo e genitori.
Riconoscenti a Dio e ai membri di Chiesa,
gli alunni della Scuola domenicale hanno
avuto la Festa delTAlbero di Natale e a Coazze e a Susa : essi vi hanno concorso con recite e canti.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
PRAMOLLO
Sabato 14 dicembre è stato celebrato il matrimonio di Rivoira Vivalda (San Germano
Chisone) e di Bianciotto Nelio (Villar Perosa).
Rinnoviamo a questi sposi un fraterno augurio nel Signore.
A Natale il tempio ha conosciuto l’assemblea delle grandi occasioni, riunitasi per riascoltare Pannunzio delPamore di Dio incarnatosi in Gesù Cristo per la salvezza del mondo. La Scuola Domenicale ha partecipato al
culto col canto di un inno.
Giovedì pomeriggio 26 dicembre, di fronte ad un pubblico discretamente numeroso, si
è svolta nella saj|§ delle attività la festa dell’albero di Natale per i bambini della Scuola
Domenicale con un ricco programma di dialoghi, poesie e canti che ci hanno riannunziato il messaggio natalizio. Ringraziamo sentitamente tutti coloro che hanno collaborato
in questa attività e particolarmente la sig.na
Vanda Patrone, che con amore ha curato la
preparazione dei bambini ed i giovani che
hanno procurato ed ornato il pino. Il Signore
faccia fruttare il messaggio ch’Egli ci ha rivolto una volta ancora attraverso la Sua
Parola.
Daniele è giunto ad allietare la famiglia
di Long Dante e di Pastre Elda (Chiotti-Torino); un cordiale benvenuto a questo neonato e le nostre felicitazioni ai suoi genitori.
Sabato sera 4 gennaio, l’Unione Giovanile
ha ricevuto la visita del Segretario della FUV,
prof. C. Tron, che ha interessato i presenti su
problemi riguardanti la vita e la responsabilità dei giovani nella chiesa e nel mondo di
oggi. Grazie ancora per la gradita visita.
Domenica sera 5 gennaio abbiamo accolto
i giovani della Filodrammatica di Angrogna,
che ci hanno fatto trascorrere una lieta serata
dandoci un saggio della loro bravura artistica
con l’interpretazione della commedia : « Una
famiglia americana ». Ringraziamo vivamente
questi amici per il lavoro presentatoci e per
il messaggio che ci hanno rivolto.
MARETT
Matrimoni: un pensiero augurale a Walter
e Nella Paschetto il cui matrimonio è stato
celebrato a Napoli nella chiesa svizzera dal
Pastore Ricciardi, e a Lelia Pons e Sergio
Verdoia sposatisi nel tempio di Pornaretto.
Che il Signore dia loro molta gioia, nella
Sua comunione.
Funerali: Abbiamo celebrato il servizio funebre di Travers Felicita ved. Jahier deceduta dopo alcuni anni di infermità e di Viola
Baret nata Pastre deceduta mentre dava alla
luce la sua creatura : lascia tre bambini in
tenera età ed il marito. Alle famiglie la nostra
profonda solidarietà in Cristo.
Ringraziamo il Prof. Dario Varese per le
notizie date alla comunità (quelli che c’erano!) la sera di Natale intorno all’ospedale di
Pornaretto; le informazioni, le prospettive del
futuro delFospedale hanno molto interessato i
presenti. Ringraziamo tutti coloro che hanno preso a cuore la vita dell’ospedale e che in
silenzio lavorano, nella comunità, per il suo
avvenire e la sua testimonianza.
Ringraziamo il Pastore Moreggiolo per il
messaggio rivolto alla comunità il 5 gennaio.
Le feste delValbero al Clot, Pornaretto, Cerisieri hanno avuto luogo come nel passato;
ringraziamo quanti hanno collaborato per dare
un messaggio con le recite. Ringraziamo pure
la Sig.na Speranza Grill per la preparazione
dei cori dei piccoli e dei grandi.
Ringraziamo le mamme dell’Inverso che
hanno preparato con tanto impegno il bazar
di beneficenza.
Ricordiamo le prossime riunioni : martedì 21 ore 20,30: Clot Inverso; giovedì 23:
Masselli; venerdì 24 a Perosa, sempre alla
stessa ora.
VILLAR PELLICE
A pochi giorni di d'stanza Luna dall’altra
ci hanno lasciato, per rispondere alla chiamata del Padre : Margherita Bonjour ved.
nata Dalmas, di anni 84, della Pianta, e
Maria Baridon ved. nata Bonjour, di anni
77, di C’avunvilla. Benché avanti negli anni,
tutte e due queste sorelle avevano goduto fino a pochi mesi fa di un’ottima salute, tanto
da non temere ancora le lunghe camminate
a piedi. Non di rado, anche col tempo non
tanto bello, le si poteva incontrare la domenica mattina mentre a piedi percorrevano il
lungo tratta di strada che le separava dal
Centro per recarsi al culto. Da qualche mese
esse erano indisposte, la prima a motivo dell’età e la seconda a motivo di una caduta che
l’aveva costretta ad un ricovero in ospedale.
Tutte e due si sono serenamente addormentate per sempre quando ancora non sembrava che dovesse giungere la sera. Esse lasciano un vuoto non solamente nelle loro famiglie, ma anche nel loro villaggio e nella
Chiesa. Rimane di loro un vivo ricordo ed
un esempio di lavoro e di fede. Il lungo
corteo che ha accompagnato la loro spoglia
mortale al campo dell’ultimo riposo terreno
è stato un segno della stima in cui erano
tenute e dell’affetto di cui erano circondate.
Ha pure concluso la sua corsa terrena :
Frida Mailer, di anni 90. Essa era or'ginaria della Germania ed era giunta in mezzo a
noi alcuni anni fa, stabilendosi in casa del
Direttore del Castagneto del quale era non.
na. Alle famiglie ed ai parenti tutti di queste sorelle scomparse la Chiesa rinnova la
espressione della sua più viva e fraterna simpatia.
— Sono giunti ultimamente a rallegrare
il loro focolare domestico: Ivan di Stefano
e Paolina Grand (Inverso); Verena di Luciano e Elena Ivana Long (Teynaud); Claudio
di Sergio e Clementina Ayassot (Vigna).
Porgiamo loro il nostro cordiale saluto di
benvenuto. Ai loro genitori le nostre vive felicitazioni.
— L’Assemblea di Chiesa del principio
dicembre ha chiamato a fare parte del nostro Concistoro, in qualità rispettivamente
di Diacono per il Quartiere Centro-Saret e
di Diacono per il Quartiere Serre, il Signor
Umberto AUio e il Sig. Gioele Gamicr. Essi
sono stati insediati nella loro carica la domenica 22 dicembre.
Diciamo a questi Ìratelli tutta la gioia del
Concistoro di poterli avere quali suoi collaboratori ed auguri.) nio loro, a nome della
Chiesa, molte socIl: iaziloni e molte gioie
nel loro servizio.
— Organizzata li Ha nostra Corale in collaborazione della Cerale di S. Germano Chisone una riuscita sr-rata musicale, con esecuzionee di canti e rii musiche natalizie, ha
avuto luogo la sera del 21 dicembre. Nell’intervallo il Pastore Ò! S. Germano Sig. P. L.
JaEa ci ha portato un messaggio ispirato alla eircostanza.
Diciamo grazie al Pastore Jalla, agli amici
di S. Germano ed anche alla nostra Corale
per la bella e molto apprezzata serata.
— In occasione dd raduno giovanile mensile del mese di di. ombre sono stati nostri
graditi ospiti i giovani deE’Unione di Prarostino, guidati dal loro Pastore Sig. Marco
Ayassot e il Segretario della Gioventù Prof.
Claudio Tron.
Siamo grati dei bei momenti che ei è stato dato di trascorrere insieme e ringraziamo
il Pastore Ayassot e il Prof. Tron per gli
ottimi messaggi portatici.
Altri ospiti graditi sono stati i giovani
della filodrammatica di S. Giovanni. Essi,
saliti tra di noi la sera del 28 dicembre, ci
hanno con molta bravura presentato la commedia: «Una ragazza in gamba».
Un bravo a tutti gli artisti, insieme al più
vivo ringraziamento.
CATAINZARO
Un lettore, da Pinerolo:
Caro direttore.
Gli alunni della Scuola Domenicale di Pinerolo hanno spontaneamente rinunciato al
tradizionale pacco dono, che veniva loro distribuito in occasione della « festa dell’albero », per aiutare coloro che sono nel bisogno.
L’assegno che Le invio è il frutto di questa
simpatica rinuncia ed il suo importo deve
essere ripartito, secondo le indicazioni che gli
stessi ragazzi hanno liberamente dato: L. 35
mila per gli affamati del Biafra; L. 35.000
per la nostra missione del Gabon; L. 35.000
per gli alluvionati del Biellcse; L. 105.000 in
totale.
Poiché la seria e meditata rinuncia dei
ragazzi è stata stimolata dal giornale affido
a Lei la somma raccolta affinché la faccia
pervenire alle persone od organismi interessati.
RingraziandoLa, Le invio i miei cordiali saluti e fraterni auguri per un nuovo anno di
lavoro benedetto dal Signore.
Valdo Fobnerone
di primo piano nel campo politico di Catanzaro i quali hanno espresso largo consenso
per il rito evangelico. S’è sposato pure il nostro fratello Franco Laface con la sig.na Teresa Mungo'. Teresa segue ora il corso di catechismo per essere ammessa in Chiesa. Lina
Olivo, organista affettuosa della nostra Chiesa, ha sposato Eugenio Parise, proveniente
dal cattolicesimo e già legato per fede alla
nostra Chiesa. Rinnoviamo a questi cari figli della Chiesa j nostri affettUMi e fraterni
auguri.
A Vincolise la Chiesa ha reso grazie a Dio
per il locale di culto acquistato e restaurato: la domenica 8 dicembre è stato riaperto
al culto con la partecipazione della comunità
al completo e di un gruppo di fratelli catanzaresi.
L’Unione Giovanile ha preso in fitto una
bacheca a Corso Mazzini e servendosene come uno dei segni della presenza evangelica
nella città esprime la propria opinione, alla
luce dell’Evangelo, su argomenti che possono interessare l’opinione pubblica.
I nostri Centri Giovanili vanno sempre più
concretandosi : in SUa, al villaggio ’’Bethel”,
si son continuati i lavori di costruzione e
per l’estate prossima si prospetta la possibilità di nuovi campi; a Falema-mare il Cen
tro Evangelico Valdese « Gian Luigi Pascale » ha avuto il primo campo di lavoro e già
si sta procedendo alla organizzazione di un
campo franco-tedesco per l’estate ’69.
Cogliamo l’occasione per segnalare il nuovo indirizzo della casa pastorale di Catanzaro che è il seguente ; Via XX Settembre,
Palazzo Failla.
Enrico Trobia
F1NEBÛL0
Dne conferenze su
((l’ecuinenìsino dopo Uppsaiai)
Nel salone della Biblioteca Comunale di Pinerolo, gentilmente offerta,
avranno luogo due conferenze, seguite da dibattito, sul seguente argomento : « L’Ecumenismo dopo Uppsala :
un punto di vista protestante e un
punto dì vista cattolico ».
Mercoledì 22 gennaio - ore 21:
Pastore Paolo Ricca
Venerdì 24 gennaio - ore 21:
Don Cuminetti.
Al term'ne del 1968 uno sguardo aU’indietro ci permette di vedere i momenti
gioiosi e quelli di dolore attraversati dalla
nostra comunità.
Ci hanno lasciati per la casa del Padre :
il fratello Luigi Lanfranco, fedele predicatore ed apprezzato amministratore deceduto
a Roma dopo lunga e complicata malattia
sopportata con spirito cristiano; la sorella
Carmela Levato ved. Scorza di S. Pietro Magisano e la sorella Maria Giuseppa Parrotta,
moglie deirAnziiano di Vincolise. Particolarmente a Vincolise s’è avvertita la mancanza della Sorella Maria Giuseppa amata e
stimata sia dentro che fuori la comunità. La
Parola della Vita innanzi alla morte e al dolore ha recato il messaggio della speranza
cristiana alla comunità, ai parenti ed agli
amici degli estinti.
A questi tristi eventi si sono alternati motivi di gioia fraterna attorno a giovani credenti che hanno unito le loro vite nel matrimonio. Luisa C triniti da poco laureatasi,
figlia del cassiere della Ch esa di Catanzaro,
ha completato la propria gioia unendosi in
matrimonio con Nino Olivo, figlio di uno
degli Anziani della Ch esa. La lieta cerimonia ha raccolto attorno agli sposi nel nostro
locale di culto una vasta cerchia di amici
Nuovo indirizzo
Il past. Eugenio Rivoìr ci comunica il suo
nuovo indirizzo: Via Damareta 6, 92100 Agrigenio, tei. (0922) 2.66.87.
Abbiamo ricevuto
Per l'Ospedale di Pornaretto, Letizia Bonnet, Luserna S. Giovanni, quali fiori in memoria della mia cara cugina Viola Baret Pastre di Pornaretto, L. 5.000.
Per l’Ospedale di Pornaretto, Yvonne Godino Costantino, Torre Pellice, in memoria di
Sigfrido Godino, L. 20.000.
In memoria della rimpianta Lidia EynardMalan, la famiglia : per la Casa delle Diaconesse L. 20.000; per il costruendo Ascensore
dell’Ospedale di Torre Pellice L. 10.000.
In memoria del Past. Seiffredo Colucci,
prò Villa Olanda: da Ivrea, Letizia e Enzo
Ricci L. 10.000, Eunice Biglione 4.000, Elsa
Janin 3.000, Aldo Canale 2.500; da Pont
Canav., Carlo Roncaglione 2.000.
Ringraziamo e trasmettiamo.
Contro la fame degli altri
Pubblichiamo l’elenco delle offerte pervenuteci in questi ultimi
giorni ricordando ai lettori, desiderosi di appoggiare questa iniziativa,
di voler gentilmente inviare le loro
sottoscrizione al conto corr. postale
n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133 Torino.
Da Bergamo: un lettore 20.000.
Da Torre Pellice: I. C. M. 2.000; A. C. 5
mila; E. M, 1.000; Roberto e Lisa Coisson
3.000; Ernesto e Mirella Bein 5.000.
Da Venezia: Otello Funes 1.000; Oscar
Zennaro 300.
Da Pinerolo: famiglia Fornerone 20.000.
Da Chivasso: Felice Abbena 2.000.
Da Angrogna: R. e M. F. C. 1.000.
Da Torino: N. N. 50.000; Linette e Laura
Monastier 1.000; Scuola Domenicale via Nomaglio 20.000; Gioele Maccarino 2.500.
Totale L. 128.800; totale preced. 804.791;
in cassa L. 933.591.
Offerte per [Eo-luce
Da Roma: Gabriella Titta Dreher 500;
Emilia Alilo Ayassot 500; Alfredo Giocoli
2.500; Amao Beniamino 500; Alberto Girardet 500; Eros Lala 2.500.
Da Milano: Giorgio Neumann 500; Cosma Mancini 500; Elia De Filippis 1.000;
Domenica Zaza 500.
Grazie!
(continua)
VILLASECCA
Visita. L’8 dicembre l’Unione delle Madri
di Villasecca ha ricevuto la visita dell’Unione
sorella di Ferrerò guidata dalla sua direttrice
Signora Rivoira che ha tenuto uno studio
molto interessante ed attuale sul problema della « Corsa al benessere » dimostrando in concliisione come il benessere dietro al quale corre la nostra generazione si risolve sovente in
« malessere » per l’uomo. La ringraziamo per
il suo messaggio. È stato un pomeriggio di
gioia e di vera comunione spirituale di cui
benediciamo il Signore.
Assemblea di Chiesa. Il 22 dicembre abbiamo avuto un’assemblea di Chiesa per udire la
relazione sui lavori del Sinodo fatta dal nostro delegato Valdo Massel che ringraziamo
vi vagliente. Dopo l’esposizione vi è stato un
interessante dibattito sulla predicazione, senza
però giungere ad una conclusione per mancanza di tempo. L’argomento sarà ripreso in una
prossima assemblea il 23 febbraio.
Celebrazioni natalizie e di fine anno. Abbiamo registrato una partecipazione più numerosa al culto di Natale ed anche alla Santa Cena, rispetto agli anni precedenti, tanto più che
la nostra comunità diminuisce di numero anno dopo anno. Speriamo che questo sia un segno positivo!
La corale ha contribuito al culto di Natale
con il canto di due inni natalizi.
Le 5 feste dell’Albero di Natale nei vari
quartieri sono state l’occasione per raccogliere
intorno all’abete illuminato piccoli e grandi
in un clima di gioia e di riconoscenza al Signore.
Nonostante il freddo veramente eccezionale, la sera dell’ultimo dell’anno un buon numero di fratelli e sorelle si è nuovamente riunito nel tempio di Chiotti per il culto di fine
anno. La corale ha eseguito un inno di circostanza.
Terminiamo questa breve cronaca inviando
un pensiero affettuoso e la nostra fraterna
simpatia a tutti coloro che in questo periodo
sono stati provati nella loro salute o in quella
dei loro cari. Il Signore dia a tutti le forze di
cui hanno bisogno per superare vittoriosamente la prova. C. Tourn
Fiori in memoria
del dott. E. Quattrini
Past. Silvio Long, Lugano L. 10.000;
Campese Mary e Luigi, Pinerolo 5.000;
Breuza Elena e Luigi, Fontane 10.000; N.N.,
Agape Frali 15.000; Beniamino Pons (id.)
5.000; Francesco Pons (id.) 5.000; Famiglia
Menusan, Perrero 10.000; Bounous Ermanno, Crosetto 4.000; Pons Franco e Nella,
Perrero 10.000; Genre Raimondo e Nadine,
Perrero 10.000; Garibbo Bertalot Elsa, Torino 10.000; Peyran Maria in Meytre, Massello 2.000; Ribet Dott. Gustavo, Torino
10.000; N. N. 10.000; Micci Roberto - Assicurazioni, Perrero 5.000; Bounous Enrico,
S. Germano Chisone 10.000; Ribet Adolfo,
Perrero 5.000; Menusan Mitzi e Gianni,
Perrero 5.000; Breusa Francesco e famiglia, Rodoretlo 5.000; Meytre Giovannino e
Angiolina, Rodoretto 3.000; Tron MUena e
Claudio, Perrero 5.000; Pascal Ermanno e
famiglia. Perrero 5.000; Famiglia PeyranPoet, Perrero 5.000.
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i parenti del compianto
Carlo Tron
dì anni 80
mancato all’affetto dei suoi cari, ringraziano sentitamente tutti coloro che,
con la presenza e scritti, presero parte al loro grande dolore.
Pornaretto, 1 gennaio 1969.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della cara compianta
Viola Pastre in Baret
tolta ai suoi cari cosi bruscamente, ringrazia tutti coloro che hanno preso
parte al suo grande dolore e in modo
particolare ringrazia i Pastori Deodato, Bouchard e Davite.
Pornaretto, 3 gennaio 1968.
Il Signore ha richiamato a Sé, dopo
breve malattia il nostro caro
Peter Conrad
di anni 93
Lo piangono fidenti in Dio la moglie Alice Peter Romano, la figlia Elisabetta col marito Ferruccio Avondetto e figlie Elena e Laura col marito
John Noblé ed i parenti tutti.
Perosa Argentina, giovedì 15-1-1969
Il funerale ha avuto luogo in Perosa
Argentina giovedì 16 alle pre 15.
« Io ho pazientemente aspettato
l’Eterno, ed Egli s’è inclinato a
me ed ha ascoltato il mio grido ».
(Salmo 40: 1)
I fratelli Gabriele, Emanuele ed Ernesto Coucourde, il cognato Carlo
Gandolfl, con le rispettive famiglie,
hanno il dolore di partecipare la dipartita della Cara
Emma
ritornata al Padre dopo lunghi anni di
sofferenza.
« Poiché Cristo ha sofferto nella
carne, colui che ha sofferto nella
carne ha cessato dal peccato »
(I Pietro 4:1)
Pinerolo
San Germano Chisone
Marsiglia
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Micol e Pons sentono viva gratitudine verso quanti sono stati
loro vicini, con prove di amicizia e solidarietà, nella circostanza della lunga
degenza e della dipartita della cara
congiunta
I(da Pons in Micol
Un grazie particolare, intenso e commosso, esprimono ai Sanitari, Direttrice, Infermieri dell’Ospedale Valdese di
Pornaretto, che ebbero per l’Estinta
cure sapienti, premurose, instancabili.
Un sentimento di viva riconoscenza
manifestano alla signora Martina
Bleynat che all’Estinta profuse, fino
all’ultimo, il conforto della Sua presenza ed amicizia.
Perrero, 11 gennaio 1969.
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pag. 6
N. 3 — 10 gennaio 1969
ISotiziario
ecumen ico
a cura dì Roberto Peyrot
IL C.E.C. PER GLI AIUTI AL VIETNAM
Ginevra (soepi) - Il Comitato della Divisione Aiuti e Assistenza ai profughi del
C.E.C., recentemente riunitosi a Ginevra, ha
accettato la nomina di una Commissione incaricata di elaborare un programma coordinato per le operazioni di soccorso al Vietnam.
La Commissione, che si riunirà in Asia
al più presto possibile, comprenderà 50 membri : dei rappresentanti della comunità cristiana del Vietnam; della Conferenza cristiana dell’Asia orientale; delle organizzazioni cristiane che si occupano dell’àiuto ai
vietnamiti e del C.E.C.
Essa ha lo scopo di :
— prendere contatto con ogni organizzazione desiderosa di venire in a'Uto ai vietnamiti;
— prendere atto delle raccomandazioni
formulate da quelle organizzazioni in vista
deU’elaborazione di un programma;
— mettere a punto un programma coordinato che raccomanderà alle organizzazioni
membri;
— stabilire un programma per le sue riunioni e per le diverse azioni da svolgere.
VERSO LA FEDERAZIONE
LUTERANA IN JUGOSLAVIA
Belgrado (hip) - Le tre chiese luterane
jugoslave hanno compiuto un primo importante passo verso la costituzione di una federazione con un solo vescovo a capo, ma che
nello stesso tempo consentirà loro di conservare la loro autonomia. Questo è quanto ha
riferito il pastore P. Hansen, segretario delle chiese minoritarie in Europa presso il
dipartimento di aiuti della Federazione Luterana Mondiale (FLM), dopo il suo ritorno
da un viaggio in Jugoslavia in dicembre.
La proposta di formare questa nuova federazione è stata approvata all’unanimità e i
responsabili hanno deciso di creare un comitato incaricato di elaborare il progetto
della costituzione. Secondo il pastore Hansen,
questa riorganizzazione delle strutture ecclesiastiche ha lo scopo di favorire l’unione
delle tre Chiese, e di facilitare la loro collaborazione con altri gruppi religiosi e col
governo.
Durante i suoi contatti in Jugoslavia, il
rappresentante della FLM ha riscontrato delle preoccupazioni circa l’avvenire delle chiese in Cecoslovacchia ; ci si è augurato che
esse non vengano private delle libertà religiose. La FLM ha concesso una dozzina di
borse di studio a giovani jugoslavi che stanno attualmente proseguendo i loro studi in
teologia presso la Facoltà di Bratislava in
Cecoslovacchia.
E' STATO CREATO
IL CONSIGLIO EUROPEO
DELLA GIOVENTÙ'
Ginevra (soepi) - I corrispondenti nazionali europei del Dipartimento della Gioventù
del C.E.C. hanno adottato un progetto di
costituzione per la creazione di un Consiglio
europeo della Gioventù.
Scopo di questo Consiglio sarà quello di
coordinare il lavoro ecumenico fra i giovani su scala europea. La cosa permetterà di
liberare il personale del Dipartimento della Gioventù del C.E.C. che fin’ora era a diretto contatto coi corrispondenti dei singoli
paesi europei e che dedicava loro altrettanto
tempo che alle segreterie regionali in Asia,
Africa ed America.
Un Comitato esecutivo provvisorio, di 5
membri, comprende i rappresentanti, presenti alla riunione, della Gran Bretagna, della
Svezia, della, Cecoslovacchia, della Repubblica
democratica tedesca (orientale) e dell Italia.
Presidente ne è F. Murphy, del Consiglio
britannico delle chiese.
A. Barblan, del Dipartimento della Gioventù del C.E.C., ha dichiarato, a questo
proposito : a Salutiomo con gioia la venuta
questo Consiglio europeo, perchè esso risponde ai bisogni dell’unità europea e del
superamento dei nazionalismi ».
NUOVE DIMISSIONI
DI DUE VESCOVI GRECI
Ginevra (soepi) - L’Ufficio ortodosso di
Ginevra ha confermato la scorsa settimana
la notizia delle dimissioni di due vescovi
ortodossi greci.
Questi vescovi e precisamente il metropolita Damaskinos di Demetriados e il metropolita Tito di Paramithia, hanno dato le
dimissioni per « motivi di salute ».
Sono così cinque le dimissioni da quando,
nel 1967, Tarcivescovo Hieronymos è stato
nominato primate di Atene e di tutta la
Grecia. Inoltre, altri due vescovi si sono
messi in pensione dopo i 30 anni regolamentari.
Contemporaneamente a Kavala (sempre
in Grecia), il metropolita Ambrosios ha annunciato che non avrebbe più accordato divorzi, anche se essi venivano approvati da
una corte civile. Egli ha spiegato a un gruppo di giovani che erano parecchi ad essere
« completamente d'sorientati » a causa del
numero dei divorzi accordati.
« / divorzi — ha aggiunto — creano dei
conflitti presso i figli, che sortono degli efjetti disastrosi ».
Secondo la legge greca, solamente il matrimonio religioso è valido. Un divorzio ehe
non venga sancito da un vescovo non è legale.
Direttore responsabile: Gino Conte
NEL 450' ANNIVERSARIO DELLA RIFORMA ZURIGHESE
E’ iniziato “l'anno di Zwingli,,
ii terzo uomo della Riforma
Al giubileo ufficiale gruppi giovanili contrappongono,
con elvetica correttezza, un anti~giubileo contestatario
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
Per la chiesa riformata di Zurigo il
1969 è l’anno di Zwingli: tale l’ha proclamato il consiglio sinodale zurighese
che si appresta ad organizzare tutta
una serie di manifestazioni per celebrare il 450“ anniversario della riforma
zurighese; fu il 1“ gennaio 1519, infatti, che Zvringli salì il pulpito del
Grosanünster per procedere, mediante l’annuncio deH’Evangelo, a quel rinnovamento « della vita e dei costumi»
che si sviluppò poi, al di là di ogni
aspettativa e programma, nella Riforma.
Anche questa celebrazione, però, inizia sotto il segno della contestazione:
al programma elaborato con cura dal
consiglio sinodale gli studenti in teologia della locale Università hanno
contrapposto un anti-programma che
vuole essere, nelle parole di un esponente studentesco, non tanto un boicottaggio quanto un complemento delle manifestazioni ufficiali.
Per quali motivi il Comitato direttivo dell’Unione Studenti in Teologia
ha deciso di intraprendere ima tale
azione di almeno parziale disturbo e
di critica per l’operato dei responsabili ecclesiastici? In una riunione con
un gruppo di studenti in teologia tenuta la mattina del 9 gennaio in
un’aula dell’Università (evidentemente concessa senza storie dalle autorità
accademiche) il presidente del C. D.
deiru.S.T., l’incaricato del gruppo politico degli studenti evangelici ed altri responsabili hanno esposto a grandi linee sia i motivi che il programma
dell’anti-celebrazione.
Per comprendere, però, l’azione studentesca bisogna prima esporre, almeno sommariamente, il programma
« ufficiale » delle celebrazioni : il 1° gennaio si è già avuta una commemorazione di tipo storico nel Grossmiinster ; il 19 gennaio in tutte le chiese il
culto dovrà ricordare l’opera riformatrice di Zwingli; il 20 al Grossmünster, la cattedrale, e il 22 nell’aula magna dell’Università ci saranno conferenze e altre manifestazioni; il 21 i
circa 200 invitati ufficiali visiteranno i
luoghi legati alla vita e alla carriera
del Riformatore; il 20 non mancherà
certo il banchetto ufficiale per i pastori, le autorità, gli ospiti. Altre manifestazioni sono previste per tutto
l’anno: servizi alla radio e alla televisione, pubblicazioni, un corso all’Università popolare, ecc. ; ma è chiaro che
il peso del programma è posto nelle
manifestazioni del 20-22 gennaio.
Gli studenti in teologia, o meglio il
C. D. della loro Unione, si oppone alla
celebrazione, cos’, come è ora programmata, per tre motivi fondamentali:
1) La Riforma non va celebrata,
ma attuata; manifestazioni trionfalistiche e teatrali sono contro lo spirito
della Riforma ; le commemorazioni
guardano e fanno guardare al passato, mentre le nuove generazioni vogliono guardare al futuro.
2) Le manifestazioni hanno carattere esclusivista : solo una minoranza di eletti vi può partecipare, dato che i « laici » durante la settimana
lavorano e vengono cosi automaticamente esclusi; una tale manifestazione ha carattere classista ed allontana il popolo dalla chiesa.
3) Secondo il programma attuale manca ogni possibilità di dialogo
e di discussione non solo in riferimento alle conferenze e ai discorsi
che verranno pronunciati, ma ancor
di più per quanto riguarda il futuro
della chiesa riformata: tutta la celebrazione del giubileo zwingliano appare priva di senso per quanto riguarda la vita della chiesa.
Per questi motivi gli studenti organizzeranno azioni di « complemento »
alle quali sono invitati in particolar
modo quanti prendono parte alle manifestazioni « ufficiali », ma anche
tutta la popolazione. Cosi il 19 gennaio verranno distribuiti manifestini
davanti a tutte le chiese riformate
di Zurigo (il 9 si era ancora incerti
se distribuire questo materiale anche
davanti alle chiese cattoliche!) con
le ragioni e il programma dell’antigiubileo; il 20 sarà organizzata una
conferenza su di un tema più di
« attualità » e la sera ci sarà una marcia nella sala del banchetto ufficiale
con striscioni e distribuzioni di manifestini: levate le mense, gli ospiti sono invitati a discutere cogli studenti;
il 21 ci saranno tre brevi relazioni
seguite da discussione sui problemi
del futuro della chiesa.
Vedremo quale sarà l’esito del giubileo e dell’anti-giubileo nella vita
della chiesa e del popolo di Zurigo.
Il cronista ha però ancora l’obbligo
di rilevare alcuni fatti che potrebbero
sfuggire a chi non è direttamente
informato e che sono importanti pp
una valutazione della situazione in
questo momento, prima che azioni e
contro-azioni prendano il via. Innanzi tutto gli studenti non sono stati
lasciati da parte, ma si è cercato di
inserirli nel programma delle manifestazioni: gli studenti non hanno ritenuto questo inserimento soddisfacente in quanto alcune loro richieste
fondamentali non sono state accolte.
D’altra parte è anche vero che essi
sono stati lasciati liberi di esprimere
il loro parere ed il loro programma:
con piena libertà un rappresentante
studentesco ha partecipato e parlato
alla conferenza stampa ufficiale del
9, esponendo le ragioni del dissenso
(che non sono state nè sottaciute nè
censurate) e mettendo in un certo
imbarazzo il rappresentante sinodale; non solo, ma essi hanno avuto
anche l’appoggio finanziario del consiglio sinodale per l’anti-giubileo, in
particolare per le spese relative alle
tre relazioni del 21 (i relatori verranno anche dall’estero). Inoltre, benché
l’anti-programma sia stato pubblicamente annunciato, non sembra sia
stata presa alcuna misura preventiva
e non è da escludere che i pastori,
avvertiti in anticipo, spieghino alle
loro comunità durante il culto solenne del 19 gennaio il significato dell’anti-giubileo e dei manifestini che
verranno distribuiti all’uscita dal
culto.
Più grave sembra, almeno al momento, la situazione all’interno del
fronte studentesco perchè una decisione così, importante come quella
dell’ anti-giubileo e del programma
relativo è stata presa soltanto dal C.
D. dell’Unione S. T. senza una discussione ed una deliberazione dell’assemblea studentesca. Molti studenti hanno espresso la loro sorpresa e la loro riprovazione perchè in
una questione di tanto peso è stata
loro sottratta, e proprio dai loro rappresentanti, la potestà e libertà decisionale ed il corpo studentesco è
stato messo davanti al fatto compiuto. Si tratta di una scorrettezza pericolosa, anche se sotto certi aspetti giustificata da una serie di circostanze,
che potrebbe gettare sulTanti-giubileo l’ombra di un estremismo di moda, se non di un estremismo prepotente ed antidemocratico, ombra che
porterebbe ad una relativizzazione
della portata delle celebrazioni critiche di questo anniversario zwingliano
e protestante. Franco Ronchi
iiJiimiiiiiiimiiiii
iiiiiiiiiiiiiiiiMimiimmiiiii
iiiiiiiiiiiuiniuiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiim.immiiimmmimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiitiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiiMiiimiiiiiiiimiiiiiiiimmiiiiiiirmiiiiiimiiiiii
Echi della settimana
COME SI E' ARRIVATI
E COS E' ACCADUTO ALLE FOCETTE?
a cura dì Tullio Viola
Durante lo sciopero delle commesse delrUPIM di Pisa, il « Potere Operaio » (movimento giovanile riconosciuto come principale animatore dei fatti di Viareggio) diffuse
alla vigilia di Natale numerosi volantini in
città. Da uno di questi volantini riportiamo ì
seguenti brani, che ci trovano particolarmente consenzienti.
« È di nuovo Natale: la festa di Gesù Bambino e dei Grandi Magazzini. La festa del padrone, che ti dà la trédkiesima e se la riprende cinque minuti dopo nei suoi supermercati
lasciandoti in cambio centoquattordici pacchettini colorati pieni di cose inutili che ti
faranno sentire idiota e felice, (...) È il grande magazzino il nuovo tempio dove i fedeli
affluiscono in umiltà e, miracolo del progresso, in perfetta uguaglianza. Padroni e operai,
contrapposti in fabbrica, dove le merci si producono. vengono trasformati con un colpo di
bacchetta magica in uguali nel grande magazzino, tutti clienti, tutti consumatori. (...) Nel
Grande Mercato tutto si paga poco, anche la
fatica di chi ci lavora: anzi il lavoro è la
merce più svalutata: per una commessa che
lavora, ci sono cento ragazze disoccupale pronte a vendere il loro sorriso ».
« Potere Operaio » e Movimento Studentesco » si trovano uniti nella demistificazione
del grande magazzino, del Natale festa religioso-commerciale, e della « fine d^anno » momento pacificatore di profondi conflitti sociali (momento della pace « come il mondo
la dà »).
« In questo clima (...) è nata l’idea di fare
una manifestazione popolare in Versilia la
notte di Capodanno. Per primi ne parlarono
gli anarchici di Carrara, gli studenti medi, il
Movimento Studentesco, quelli stessi di Potere Operaio. Dopo intere giornate di discussione, si arrivò alla conclusione che la manifestazione andava fatta perché, si disse, rientrava nella logica di lavoro di un’opposizione
‘‘extraparlamentare”, dove una manifestazione costituisce il “momento esplicativo” per
offrire punti di riferimento concreti a quel
movimento di massa che si cerca di mobilitare: contestare il Capodanno di Viareggio fatto
di Night, di spreco e di esibizione, voleva dire dare un volto al tipo di società che si combatte abitualmente nei volantini, nei comizi,
nelle assemblee. Così è nata la manifestazione
di Viareggio. Per una settimana venne “spiegata”, propagandata per le strade, nei quartieri, nelle fabbriche. Centinaia di manifesti
attaccati ai muri, che dicevano: “Festeggiamoli questi nostri padroni. Andiamo tutti
alla Bussola, alla Capannina, da Olivero a vederli sfilare con le loro signore e col vestito
nuovo da mezzo milione, a consumare una
cena da cinquantamila lire annaffiata da cinquantamila lire di champagne. Ai grassi padroni e alle loro donne impellicciate vogliamo quest’anno porgere personalmente i nostri auguri. Sarà solo un piccolo omaggio ortofrutticolo per prepararli ad un ’69 denso di
ben altre emozioni”.
Ben lungi dalVessere il complotto di pochi,
la manifestazione di Capodanno trovò l’adesione dei gruppi più disparati, di singoli e di
organizzazioni, di giovani e di anziani. Così
arrivò la sera del 31 dicembre e davanti alla
Bussola sembrava di essere alla “prima della
Scala”: uova, pomodori e vernice contro smokiìig e visoni, slogan ostili, cordoni di poliziotti e carabinieri. (...) Mentre, in tutte le
situazioni analoghe (Scala di Milano, Massimo di Palermo, Regio di Parma, Sanremo),
i poliziotti avevano sempre scelto strategie
’’difensive”, alla Bussola, invece, si è deciso di difendere la festa attaccando a fondo
i manifestanti. Ne è nata la prima violentissima carica che ha provocato una pari reazione: sassi e barricate. È seguita la seconda scel
ta offensiva, una seconda carica con i rinforzi
che doveva essere ’’definitiva”: ne è scaturita
la rissa generale, i corpo a corpo, la caccia
all’uomo, gli arresti indiscriminati. Ne è venuta fuori la sparatoria. E qui sta l’aspetto
più grave di tutta la vicenda (senza dimenticare l’arresto di 55 [/] persone alcune delle
quali già escono discolpate). Data la decisione
e la prontezza con cui polizia e giornali “d’informazione” hanno garantito che nessun agente ha sparato, è lecito pensare che, se Soriano Ceccanti non fosse in ospedale, la versione
ufficiale negherebbe l’esistenza di un sol colpo di pistola. Nemmeno una esitazione nel
giurare “non abbiamo sparato” ad un Paese
che chiede invano di conoscere i nomi degli
esecutori materiali del delitto di Avola ».
Noi siamo personalmente convinti che il
Paese continuerà ancora a lungo, a chiedere
invano di conoscere non solo quei nomi, ma
anche il nome di colui che ha colpito Soriano Ceccanti.
(Da un articolo di Pietro Petrucci
su « L’Astrolabio » del 12-1-1969)
La Comunità
deirisolotto
(segue da pag. 1)
menano'le mani nella speranza di provocare una zuffa. Fuori si moltiplicano le lettere, le telefonate anonime, e
si beffano le persone, si prendono a
schiaffi... Resisteranno? Ho sentito un
uomo dire: «lo mi sono preso uno
schiaffo su questa gota e poi su quest’altra. E va bene. Cristo ha detto
che se ti menano uno schiaffo su una
guancia devi porgere l’altra... Ma ora
le ho avute su tutt’e due, e la prossima
volta picchio anch’io ».
La lezione della non-violenza fa parte di un catechismo dell’Isolotto forse
non scritto. Se ci pensate, desta meraviglia la potenza di una scena accaduta nella chiesa dell’Isolotto : da un lato, all’altare, una cinquantina d’estranei che si sono esercitati a lanciare
lazzi e insulti, fra i quali « buffoni » e
« cretini » sono ripetibili ; dall’altro un
migliaio di popolani che hanno accettato tutto. Poi nella massa del popolo
si apre una strada, e il gruppo che « ha
preso la Messa» attraversa la chiesa,
esce in un silenzio di tomba.
Ma la comunità dell’Isolotto sperimenta qualcosa che non ha forse il
posto che merita nel suo catechismo:
oggi è chiamata a portare la croce, vive il suo Venerdìi Santo vicino al Signore. È una esperienza traumatizzante, sulla quale contano molto coloro
che hanno autorità.
Ascoltando le testimonianze, l’indignazione sofferente di chi rievocava
casi propri e altrui, pensavo : questa è
la storia ignota e gloriosa del protestantesimo italiano; così noi abbiamo
tenuto fermo, senza mollare, per secoli fra quelli di casa nostra; e nessuno
ha considerato, talvolta nemmeno
noi!, quale abbondanza di grazia ci è
venuta dal Signore per resistere, farci
empire la faccia di schiaffi e sorridere
ancora alla vita in Lui.
In questi giorni alTIsolotto si giunge, mi pare, a una crisi risolutiva ; tutte le possibilità non sono aperte, ma
qualunque cosa avvenga noi protestanti dovremo guardarci dall’accodarci ingenuamente al coro dei bempensanti
che, il ditino puntato, potrebbero dirci :
« Avete visto? Non erano che comunisti, era politica, cosa c’entra la religione? ».
La nostra memoria dovrebbe essere
più lunga, forse dovremmo stamparci
un libretto nero di citazioni, e ricordare che anche noi in tempi non lontani
siamo stati tacciati per sovversivi, antinazionali, al servizio dello straniero,
ecc. (Avete già dimenticato, per esempio, le basse invettive del neoecumenico ( !) Igino Giordani?). In Italia passano i decenni, cambiano i regimi, ma
la Gerarchia romana immobile e incombente come una sfinge domina il
« suo » deserto. E deve restare deserto,
livellamento sul quale s’alzano faraoniche le piramidi dei « gradi » gerarchici. L. S.
FUNESTA POLITICA D'ISRAELE
Da un articolo pubblicato (l’il e 12 gennaio 1969) da Jean A. Dumur suUa « Gazette
de Lausanne » (giornale la eui onestà ed obbiettività, a prescindere dalle sue tendenze
conservatrici, non sembra potersi mettere in
dubbio), togliamo le seguenti interessanti considerazioni conclusive.
« Più la "situazione di chiusura" si prolunga, e più il ciclo infernale delle rappresaglie
e delle controrappresaglie è destinato a precipitare e ad aggravarsi, determinando ripercussioni disastrose per gli elementi arabi moderati: particolarmente per quelli di Amman
e di Beyrouth.
Infine appare ogni giorno più chiaro che
non esiste alcuna possibilità di soluzione, senza l’intervento dei quattro Grandi. Che il Generale De Gaulle, per mezzo del noto “embargo", indebolisca o non indebolisca le possibilità di mediazione della sua diplomazia, un
fatto rimane certo ed invariato: solo le grandi potenze hanno i mezzi per mettere in atto
un regolamento che comporti delle garanzie
per tutte le parti interessate al conflitto.
Il Governo d’Israele, dimostrando di voler
ignorare questo fatto, dimostra anche una curiosa assenza d'immaginazione ed un’intransigenza deplorevole. Quando si deciderà a capire che la pace è una cosa che non si può importare con la forza, ma che si deve negoziare? E che l’essenziale d’un negoziato è nei risultati, non nelle circostanze? ».
E. C. Blake a Rama
Nei giorni 8 e 9 gennaio 1969 il pastore
Eugene C. Blake, Segretario generale del
Consiglio ecumenico delle Chiese, ed il pastore Dominique Micheli, Segretario della
Commissione delle Chiese per gli Affari internazionali, hanno avuto a Roma, nel quadro della collaboraz one ecumenica in atto,
un incontro con il Segretariato per Tunità
dei cristiani e con la Commissione cattolica
Giustizia e Pace.
Il mattino del giorno 9 i rappresentanti
del Consiglio ecumenico sono stati ricevuti
da Paolo VI col quale hanno avuto uno
scambio di idee sui problemi generali della
collaborazione ecumenica ed al quale hanno
rimesso una copia del Rapporto ufficiale della Assemblea di Uppsala. Nel corso dell’incontro Paolo VI ha rivolto loro una breve
allocuzione il cui testo sarà reso noto attraverso il Servizio stampa del Consiglio ecumenico.
Nel pomeriggio del giorno 9 i pastori
Blake e Micheli hanno avuto un cordiale
incontro col pastore Neri Giampiccoli nella
siia qualità di moderatore della Chiesa valdese, col pastore Mario Sbaffi nella duplice
qualità di presidente della Chiesa metodista
e della Federazione delle Chiese evangeliche
in Italia e col prof. Giorgio Peyrot quale
membro della Commissione per gli Affari
internazionali del Consiglio ecumenico. In
tale occasione i due ospiti hanno messo al
corrente i rappresentanti delle Chiese italiane che sono membro del Consìglio ecumenico sulle conversazioni da essi avute in occasione del loro soggiorno a Roma ed è stalo
compiuto uno sguardo panoramico su alcuni
problemi della Chiesa e deirecumenismo nel
nostro tempo, con particolare riguardo alla
posizione delle Chiese nei confronti dei problemi internazionali.
È APPENA USCITO il n. 3 de:
LA SCUOLA DOMENICALE
Problemi educativi e di insegnamento biblico
SOMMARIO
— La Bibbia e la Fiaba - R. Eynabd
— Il « Catechismo » dell’Isolotto - Tu. SoCGlN
— Il « vassoio di sabbia » - M. Giardini
— Il « lesto libero » - Fr. Calvetti
■— Il « Giornalino » - E. Bonomi
— Notiziario - Colloquio coi lettori - Receìisioni
— 14 lezioni bibliche sul Nuovo Testamento
POTETE ECCEZIONALMENTE RICHIEDERLO IN «OMAGGIO» A;
Libreria Editrice CLAUDIANA - Via Principe Tommaso, n. 1 - 10125 TORINO
ABBONAMENTO
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