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Anno 113 - N. 38
23 settembre 1977 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /7C
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOEHB PEIL ICE
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
______SCELTA ENERGETICA E RESPONSABILITÀ’ DELLA CHIESA
Una grave minaccia
alla dignità dell’uomo
La vocazione ad essere uomini ad immagine di Dio implica una precisa
responsabilità: lottare per la vita delle generazioni future
« Poi Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine
e somiglianza ed abbia dominio sui pesci del mare e sugli
uccelli del cielo e sul bestiame e su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra... »
(GeiieBi 1: 36 segg.)
« E l’Eterno Iddio prese dunque l’uomo e lo pose nel
giardino dell’Eden perché lo lavorasse e lo custodisse»
Sul problema dell’energia nucleare e delle enormi scelte che
questo problema comporta, il
Moderatore Aldo Sbajfi ha tenuto una predicazione a Torre Pellice il 21 agosto u.s. Di questa
predicazione riportiamo un brano della prima parte in cui il
problema è posto nelle sue linee
generali e l’ultima parte più
strettamente connessa ai testi biblici della Genesi.
Da una parte si afferma die
ormai non possiamo vivere come se l’energia nucleare non fosse stata scoperta. Essa costituisce uno degli elementi della nostra età tecnologica.
La produzione di elettricità nucleare è necessaria per soddisfare i fabbisogni energetici, tenuto conto della limitazione delle risorse.
I rischi relativi agli incidenti
nucleari, si afferma ancora, sono
accettabili (Carter), se si pensa
a quelli associati con la tecnologia alternativa dei combustibili
fossili.
La energia nucleare è meno inquinante di altre, basti pensare
all’inquinamento dei mari da
parte del petrolio o all’inquinamento dell’atmosfera, per la produzione su larga scala di anidride carbonica da combustione.
Si giunge così all’affermazione
recente di una nazione, nostra vicina: « Non vi è altra alternativa per lo sviluppo » sia per il fabbisogno energetico, sia per il bilancio dei pagamenti, sia per la
necessità di differenziare le fonti
di approvigionamento, e per non
dipendere politicamente ed economicamente da una di esse.
La scelta nucleare ci si presenta quindi da parte di molti, ormai, come ineluttabile. Non vi è
altra alternativa per lo sviluppo!
Da parte di altri, ed il movimento contro le installazioni di
centrali nucleari aumenta sempre più, si pongono in evidenza
le conseguenze ecologiche dell’uso delle centrali nucleari: rilascio di radioattività nell’ambiente, ad es. durante la sistemazione
dei combustibili usati, fortemente radioattivi. Le scorie radioattive potranno rapnresentare una
minaccia per le future generazioni e per la civiltà 'futura.
II plutonio che si produce nei
reattori nucleari è fortemente
radioattivo e soprattutto può essere impiegato per costruire
bombe atomiche.
< Davvero, non tutto è così semplice come vorrebbero farci credere: le sorgenti centralizzate di
energia comportano rischi ben
gravi.
Il minimo errore di fabbricazione o la protesta di qualche
tecnico, in un momento di tensione sociale, potrebbero avere
conseguenze incalcolabili sia ner
l’equilibrio della natura, sia per
la vita umana. E per ovviare ai
(Genesi 2: l.'ì).
rischi si dovrà necessariamente
attuare uno stato d’assedio per
prevenire il ricatto nucleare. La
violenza del « potere » ha già incominciato a manifestarsi proprio in queste settimane, là ove
si è osato protestare contro l’installazione di nuove centrali nucleari.
Ci preme sottolineare dunque che questo piano nucleare
costituisce un vero e proprio attentato al diritto alla vita ed alla
salute nostra e di coloro che
verranno dopo di noi. Il problema delle scelte energetiche è
grave non solo per i pericoli che
comporta, ma anche per la visione della società e la comprensione dell’uomo che esso implica (...).
Il messaggio che ci proviene
dagli antichi testi della Bibbia fa
parte del fondamento della nostra fede.
In essi è contenuto — pur ,e
in una forma del tutto particolare — un messaggio sul rapporto
dell’uomo con Lui, l’Iddio creatore e sulla vocazione deiruomo
nella creazione.
La Parola di Dio ci rivela una
vocazione chiara nel creato e sta
a noi rispondere o meno alle responsabilità della nostra vocazione. Ecco alcune indicazioni
che ci provengono dalla Parola
di Dio sulla dignità dell’uomo e
sulla sua responsabilità nel creato.
L’immagine di Dio
«Facciamo l'uomo a nostra
immagine e somiglianza ».
La testimonianza di fede della
Genesi afferma la dignità dell’uomo: l’uomo ha la possibilità
di un rapporto con Lui, il Creatore. Dio ha fatto l’uomo, capace
di essere un « tu » di fronte a lui.
« Tu l’hai fatto poco minor degli
angeli; tu l’hai coronato di gloria e d’onore» (Sai. 8). Dio perciò stipula un patto, inizia con
l’uomo una storia, storia che dopo la caduta dell’uomo (Genesi 3) continuerà e sarà storia di
salvezza.
L’uomo dunque è il soggetto di
questa storia; l’uomo — secondo
la testimonianza biblica — è liberato, è salvato dalla sua empietà, dalla sua disumanità e così
si compie la sua destinazione originale: essere immagine di Dio.
« L’antico Patto delTIddio liberatore e il nuovo Patto nella
morte di Cristo indicano il fondamento della dignità dell’uomo » (Moltmann).
Orbene, questa dignità dell’uomo va ricordata, annunziata all’uorno del nostro tempo, poiché
è gravemente minacciato nella
propria umanità.
L’uomo è stato creato da Dio
secondo la testimonianza biblica, con una ben precisa vocazione: essere immagine di Dio.
In tutti gli aspetti
deila vita
Va precisato che l’uomo è destinato ad essere immagine di
Dio, in tutti gli aspetti della propria esistenza: nei suoi rapporti
con gli altri uomini e nel suo
rapporto con la creazione.
Voi comprendete facilmente le
implicazioni di questa affermazione di fede, nella problematica
di cui ci siamo occupati in questa predicazione.
E sarebbe quanto mai deviante, pericoloso parlare soltanto
dei « diritti umani » come spesso
si fa, senza nello stesso tempo
definire le responsabilità deH’uomo. Vi è una unità indivisibile
dei diritti dell’uomo e dei suoi
doveri. E gli uni e gli altri hanno
il loro fondamento nel diritto di
Dio sull’uomo in tutti gli aspetti
della sua vita.
L'uomo è infatti chiamato a
vivere « in presenza di Dio » a rispondere alla vocazione che gli
è rivolta ad assumere la responsabilità di essere nel mondo l’immagine di Dio, nella pienezza
della propria vita concreta ed in
tutti gli aspetti della vita: economica, sociale, politica e personale.
La scienza, l’economia, la società, lo stato, devono rispettare
la dignità dell’uomo e questa
sua responsabilità, devono cioè
in definitiva rispettare l’immagine di Dio di cui l’uomo è portatore.
Giustamente è stato ricordato
— di fronte a certi timori per la
Chiesa ■— la confessione di fede
scozzese, del 1560; « Il patto divino della libertà, implica il dovere
La centrale nucleare di Garigtiano, una delle tre
in funzione in Italia
proteggere gli innocenti, di resistere alla tirannia, di assistere
gli oppressi » (Art. 14).
E abbia dominio
Questa affermazione, contenuta nella Genesi al cap. 1 e quella
ancora più sconcertante contenuta al cap. 9 nel quadro del Patto di Dio con l’uomo dopo il diluvio — « E avranno timore e
spavento di voi tutti gli animali
della terra e tutti gli uccelli del
cielo » — hanno avuto una influenza determinante nella concezione così diffusa del dominio
dell’uomo sulla natura: l’uomo
re dell'Universo.
Questa concezione dell’uomo
chiamato a dominare, che dà all’uomo un diritto incondizionato
su tutto il mondo creato, ha rotto il legame di solidarietà uomocreazione, per sostituirvi un rapporto di dominio. L’uomo si è
sentito signore di ogni cosa, libero di asservire, di dominare, di
dilapidare le risorse della natura.
Il testo più antico del racconto
della creazione, contenuto in Genesi 2, meglio esprime il pensie
ro di Dio: l’uomo riceve vocazione di « lavorare e custodire » il
giardino dell’Eden, dimora della prima umanità, secondo il meraviglioso mito della Genesi.
In Questa testimonianza biblica, l’uomo viene quindi incaricato di una missione di gestione,
per nulla incitante alla tirannia,
al dominio.,
Per quanto concerne i passi
citati più sopra ove appare chiaro l’elemento del « dominio »,
bisogna sempre, leggendo l’Antico Testamento, ricordare che esso va compreso alla luce della rivelazione in Cristo.
E’ alla luce di Cristo che possiamo comprendere rettamente
quale senso possa avere il « dominio » dell’ uomo nel creato:
è agape, dono di sé, perché l’altro uomo possa aver vita. È agape, dono di sé, perché la creazione possa finalmente essere
esaudita nella sua « brama intensa » nella sua aspettazione di
essere « liberata dalla servitù
della corruzione ». Paolo afferma: « la creazione che ora geme
ed è in travaglio, proprio a causa
Aldo Sbafifi
(continua a pag. 8)
UN APPELLO DEL C.E.C.
Le piaghe aperte del Libano
« Nessuno può sapere quante
vittime ha fatto la guerra civile
nel Libano. E se anche se ne conoscesse il numero? Quarantamila morti sgomenterebbero più
di trentamila? Ci si può solo
chiedere in che modo tutte queste uccisioni vengano registrate
nella mente e nello spirito degli
uomini ».
Con questo bruciante interrogativo rivolto al mondo intero,
il premio Nobel della letteratura,
Saul Bellow (ebreo e americano) termina il suo ultimo libro,
forse il migliore; Gerusalemme
andata e ritorno.
L’interrogativo è estremamente attuale. Lacerato da due anni di guerra civile (chi non ricorda il massacro di Tali E1
Zaatar?), tipica dal punto di
vista del conflitto di classe,
sul Libano è ormai caduto il silenzio di tutta la stampa. Eppure questa guerra (presentata dai
mass-media come un conflitto
religioso) e i suoi risvolti pulsano ancora, come del resto
tutta la questione palestinese —
a cui il conflitto libanese si ricollega — non ha ancora trovato una soluzione definitiva. Nella comprensione della crisi libanese, può aiutarci il recentis
simo volume di Sergio Ribet:
II nodo del conflitto libanese
di cui pubblichiamo la recensione in altra parte del giornale.
Parallelamente a questo « dossier » sul Libano segnaliamo
l’appello che il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEO di Ginevra, ha lanciato in favore di
questo Paese devastato dalla
guerra.
Jean Fischer, direttore interinale del CESEAR (commissione d’aiuti e servizio e assistenza
ai rifugiati) che dipende dal
CEC, ha — di recente — affermato che « la famiglia ecumenica unisce le sue forze a quelle
delle chiese sorelle in Libano,
presenti nel servizio e nella testimonianza per il popolo libanese ». Si tratta dunque del più
importante appello fatto da un
organismo religioso per assistere la popolazione di questo Paese. Guardiamo un momento alle
cifre. Un po’ più di 2 milioni di
franchi svizzeri saranno destinati alla riparazione e ricostruzione di scuole, alla costruzione
di centri di ministero pastorale
e di servizi sociali in favore delle diverse comunità. Il CESEAR
sosterrà 15 scuole e istituti di
6 diverse denominazioni. In Libano l’80% delle scuole sono dirette dalle chiese.
Un milione e 900 mila fr, sv.
vérrà ripartito tra un ospedale
psichiatrico, un centro per anziani e quattro centri sociali per
madri e fanciulli abbandonati,
nel quadro agli aiuti ai rifugiati palestinesi. Per l’immediato
futuro, inoltre, tra i nuovi progetti son previsti asili nido, un
grande centro di assistenza sociale e pastorale oltre a numerose iniziative per il rilancio
dell’agricoltura. I primi 800.000
fr. sv. sono già stati raccolti, a
febbraio, dal CESEAR; si tratta ora di raggiungere il « tetto »
previsto dal CEC: 4 milioni di
fr. sv. Solo cos'-, si può dar corpo ad un grande programma di
rinascita sociale.
Chi volesse, tra i nostri lettori, concorrere alla solidarietà
internazionale per la rinascita
del Libano, può farlo avvalendosi del nostro Fondo di solidarietà (c.c.p. 2/39878 intestato a
R,.Peyrot, Corso Moncalieri 70,
Torino) che trasmetterà, al più
presto, a Ginevra la somma raccolta.
G. P.
2
/'IN-f ViGQ^E DUE NUOVI CAPITOLI DEI REGOLAMENTI
Cosa jacnbla nella chiesa?
I nuovi testi^offrono l’occasione di Impegnarsi per una?chiesa meno
corporativa^ meno clericale e iWenb rholtitudinista; - ^
SANREMO
Fine del
corporativismo
ecclesiastico
«La presenza di familiari di
pastori in qualità di deputati al
Sinodo, inaccettabile nelle assemWee. di 70 anni fa, oggi diventa frequente, indice di . una
tendenza al corporativismo ecclesiastico assolutamente in
contrasto con una impostazione
riformata della chiesa ». Così
scriveva Giorgio Tourn nel 1973.
(Una chiesa in analisi, Claudiana, p, 37.> è‘ a soli 4. anni di distanza — c’è davvero da stupirsi, data la tradizionale lentezza
con cui ayvengònb i cambiafnenti negli.' organismi ecclesiàstici
— que'stp malvézzo è' stàtó bruscamente .inierrotto. Da qUéSt’ànnò iniàtti. Sonò regolàmdntàte
(con una disposizionè à caràttere
più géheràle) le IndOinpaiibiUtà
. delle funiioììi'àl dì fuori dfell’é
d’ora in poi «esprime di volta
in volta il suo presidente» (IV/
21).
Non poche chiese e consigli di
chiesa, abituati a lasciare tutta
la materia ecclesiastica nelle
mani del pastore (stesura dell’o.d.g. 'dei consiglio di »chiesa e
dell’assemblea, applicazione dei
regolamenti, registrazioni, stesura delle relazioni, ecc.), si troveranno impreparati e a disagio di fronte a questa nuova
norma. C’è da sperare che disagio e imbarazzo non spingano
verso la soluzione più facile e
più rinunciataria : eleggere il pastore come presidente del consiglio di chiesa! La scelta di un
presidente laico sarà invece una
utile oopasione per ima maturazione del cónsiglio, per un allargaménto dèlie responsabilità e
per,là ticerca dei doni nella
pWcsa/ Certo la cosa non è semplicé, sè si intende questa presidenza in mòdo reale e non solo eòmb Una funzione onorifica
serciMo dei r^^tèrì riella cMé-^ oKe si-esaurisca nel -daré la pasa: n^ pofrannò/ fai pàrté mia nellé sedute del cónsiriio
delio stésso òrgano" eécilesiàsti- Per un’éffèttiva presidenzà sarà
co (sàj^ li consiglio ,di; cbiésaj>, necessario il graduale inserìmen
deUo Stesso cònàitàto o cònSiglio
di opera, della stessa cbmmlssmhe, ’rappréséfitanzà. 0 dépijiazione di ogni tipo, « ascendènti
o discendenti; fratelU e/o sorelle; coniugi, suocero o suocera e
genero o nuora». (RO 11/21).
È questa una delle principali
modifiche che il Sinodo ha introdotto nella vita della chiesa
varando due capitoli dei regolamenti organici (Ro II: regolamento sulle persone nelle chiese
e RO IV: Regolamento sulle
chiese) che sostituiscono tre capitoli dei vecchi regolamenti.
Presidenza aperta
ai laici -.1;;
Un’altra modifica riguarda la
apertura della funzione di presidenza ai laici. Se la prima si
presentava come un colpo inferto al corporativismo ecclesiastico, questa è diretta contro il clericalismo di fatto presente nella
nostra organizzazione ecclesiastica. Mentre finora il pastore era
ex officio presidente del consiglio di chiesa e quindi automaticamente presidente dell’assemblea di chiesa, d’ora in poi, ogni
anno, nella prima seduta annuale
(cioè dopo il 1” maggio), ogni
consiglio di chiesa dovrà eleggere «un presidente, un vice-presidente, un segretario e un cassiere ed eventualmente un archivista ed un contabile» (IV/33),
mentre l’assemblea di chiesa
tO di un presidente laico (e, perché» nò, di queltó che si potrèbbè chiàiiiaré' la «giunta»: presidente, vice, segretario e cassiere, che comprenderà^ verosimilmente il pastore) nei problemi.
tenuto della fede» (11/19).
L’innovazione è significativa :
mentre prima il battesimo degli
adulti veniva più o meno considerato come un’eccezione rispetto al battesimo dei fanciulli, ora
è messo sullo stesso piano del
primo, si tratta-di un risultato
della lunga azione svolta da una parte della chiesa a favore
del battesimo degli adulti, accolta in parte àai Siinodl ma finora arenata sulle secche- della
consuetudine pedobattista nelle
chiese locali e di una persistente, ancorché limitata,, teologia
pedobattista,
Tutto sommato...
Tutto sommato, dei ben modesti cambiamenti. Chi si batte
per una chiesa meno corporati*
va, rneno clericale e méne moltitudinista, si troverà' forse . ad
essere fortemente, deluso. D’altra
parte, nella- chiesà come ovunque àltfovè, i cambiàmenti si operano .nella prassi ' è nòU pèr
mezz6'’’'dei regolaménti, i regolaménti ecclesiastici nóh 'fatino
che codificare e organfzzàre'ciò
che è emerso ed è màtUriato nella sensibilità e nella prassi della
chiesa. Guai se ci iiludéssifho,
mettendo il carro-‘ davanti ai
buoi, che per cambiare la vita
dellà chiesa vadano cambiàfee le
I. La Comunità di S, Remo esprime la propria gratitudine
al prof. Valdo Vinay, .già docente alla Facoltà Valdese di Teologia a Roma, ed al fratello Mario Castellani della Chiesa di
Ivrea per il loro messaggio rivolto durante il culto da essi
presieduto rispettivamente domenica 21 e 28 agosto.
• Il 29 luglio, presso la cappella del cimitero di Andora è
stato celebrato il funerale del
fratello Vincenzo Cassétti della
Uhiesa di Torino, niàncato nella cittadina rivierasca ove trascorreva un, periodo di riposo.
La Comunità esprime la propria
^simpatia alla famiglia colpita
dal lutto. Esprime pure viva simpatia -cristiana alla Sig.na Lyna
Arias per la dipartenza del fratello, avvenuta in Canada.
proposta per l’attività di preparazione dei monitori.
In seguito alla discussione, i
monitori di Torino hanno deciso di tornare ad una frequenza
settimanale - per la preparazione
(anziché mensile) e di far di
questa ■ riunione - un’opportunità
aperta nel quadro del programma «educazione cristiana alla
fede ».
Con intensa commozione diversi membri della nostra chie
sa hanno partecipato venerdì
9 sett. a Pomaretto all’ultimo
saluto che tanti e tanti fratelli
e sorelle hanno dato a Vanna
Calvettl Beux, stringendosi con
affetto intorno a Fiorello e Lucilla. Il suo impegno, schietto e
senza risparmio, resta per tutti
noi una ricchezza di cui‘ringraziamo il Signore. , ,
GENOVA
lamètazione della vita della comunità. Se condotto con ' uno
Spirito di servizio, questo cambiamento, lungi dal burocratizzare la chiesa, potrà fornire la
chiesa di un ministero di governo, di presidenza (cfr. Rom. 12:
8)), il cui dono non è cèrto una prerogativa automatica ed èsclusiva dei pastori.
Registriamo un terzo cambiamento o per meglio dire un’innovazione, che pur non portando conseguenze pratiche rispetto
alla prassi attuale, costituisce
una precisazione significativa.
Le due forme
del battesimo
Seguendo quanto già stabilito
dalla Disciplina generale valdese, il regolamento sulle persone
nelle chiese prende in considerazione le due possibili forme del
battesimo, quello di « coloro che
lo richiedono per fede» e quello « dei fanciulli su richiesta dei
loro genitori» (11/18). Sono
quindi ricompresi nella stessa
categoria di catecumeni « tutti
coloro che, battezzati o meno,
quale ne sia l’età, sono destinatari dell’insegnamento sul con
taye avanti la riforina della chiesa a eolbi ‘ di mòdiflché di regolamenti! ‘ »
Le incompatibilità di funzioni
le presidenze aperte ai laici e il
battesimo degli adulti sullo stesso piano di quello dei fanciulli,
è quindi il poco che in questo
ambito la nostra chiesa ha rnaturato e si è sentita di codificare. Cerchiamo almeno di non fare passi indietro e di partire da
questa base per ulteriori passi
avanti rtélla costruziòtìè di ébmunità riformate e disposte ad
essere costantemente riformate.
Franco Gìampiccoll
Con due riunioni del Concistoro, inframmezzate dall’Assemblea di circuito tenutasi
a Torino il 17.9, la Chiesa di Torino si propone di pianificare la
inpresa delle attività da, un lato
prendendo in esame le risultanze del Sinodo e i mandati alle
chiese, dall’altro riorganizzando
Il proprio lavoro sulla base della disponibilità di forze pastorali o non. Xa prima riunione ha
avuto luogo il 12, la seconda si
terrà sabato 24 nel pomeriggio.
Intanto è già ripresa, con un
programma .insolito, una delle
attività più impegnative ; la scuola domenicale. Monitori valdesi
'è battisti hanno organizzato un
campo di Una settimàna a Meana per i bambini di Torino e si
sono incontrati con i monitori
delle altre scuole domenicali del
Nord Piemonte, dom. 18 u. s.,
per un convegno monitori. li
past., T. SOggin ha portato da
Milano riòn soltanto ùn’àccùrata e chiara presentazione del
programma e del materiale di
quest’anno, ma anche un’utile
_ La Comunità ha risposto* con
TORINO generosità all’appello che è sta----------^— to fatto a favore della popolazione delle Valli Valdesi colpita
daU’alluvione. Nel giugno scorso un’apposita bustina è stata
inviata alle famiglie della comunità per le offerte; la colletta
ha fruttato L. 811.090 che sono
state inoltrate-per mezzo del
Fondo di Solidarietà.
• La Chiesa ricorda con affetto il fratello Albertò Durand
deceduto il mese scorso. Per
moiti anni ha svolto il ministerio
di anziano dando una fedele te
. stimqnianza di credente impegnato nell’opera della sua Chiesa, come pure nell’opera dell’Ospedale Evangelico Internazionale ch’egli considerava come un
mezzo di predicazione pratica
deli’Evangelo. La comunità esprime alla signora Durand ed ai figli la più fraterna simpatia.
• Un vivo ringraziamento ai
fratelli Gustavo BqUchàrd, Carlo R.aiardi, .Em,ih.O^ y,eìàrdi, Erniìnio Podestà, Francò Orsi e
Pino Maniscalco, che hanno sostituito il pastore durante l’estate.
CONVERSAZIONI CON I NUOVI MEMBRI DELLA TAVOLA
Fomerone :
puntiamo sui iaici
________ISTITUTO GOULD DI FIRENZE
Crescita nel servizio
Con l’apertura dell’anno scolastico — quest’anno per la prima volta anticipata — l’Istituto
Gould di Firenze sta per riprendere la sua normale attività. Durante la pausa estiva, accanto
al lavoro della fòresteria, si è
proceduto a diversi restauri all’interno dell’Istituto.
Il più importante riguarda il
radicale rinnovamento dì un’intéra ala dell’edificio, i cui lavori
sono iniziati in accordo con la
la ’Tavola Valdese. Un gruppo
di giovani evangelici svizzeri insieme ad alcuni membri del
gruppo di lavoro dèi Gould si
sono sobbarcati, con lavoro volontario, il grosso delle modifiche.
In un ambiente parzialmente
rinnovato, con alle spalle, un lusinghiero risultato scolastico (a
giugno, salvo un rimandato a
settembre, tutti promossi) e un
anno di « gestione comunitaria »
m cui adulti, e ragazzi hanno
dialogato affrontando insieme
problemi, sta per riaprirsi
nuovo anno.
Accanto ai « vecchi » allievi ve
ne saranno di più giovani (prevalentemente evangelici) e alcuni di loro saranno fiorentini, ac
1
un
colti nella casa in collaborazione con gli Enti Locali. Proprio
qui nasce una nuova prospettiva
di servizio che oltre a radicare
maggiormente l’Istituto nell’ambiente cittadino, diventa stimolo
per qualificare maggiormente la
preparazione del gruppo di lavoro. I ragazzi che vengono affidati dagli Enti Locali (e. spesso dal giudice per minori) portano, con sé problemi compiessi alla cui soluzione non concorre solo la serenità dell’ambiente . ma diventa Sempre più
necessaria una competenza specifica. La diaconia che il Gould
esprime si allarga e si specializza; sarebbe spiacevole se proprio adesso, in questo momento di crescita nel servizio, si allentasse il dialogo tra il Gould
e le nostre comunità. Non a caso la circolare che ci è arrivata
in questi giorni da Firenze conclude cos’:: «Il Gould è una
casa evangelica e come talé intende assolvere il suo compito».
Chiunque voglia maggiori informazioni o esprimere concretamente la propria solidarietà può
farlo indirizzando a: Istituto
Gould, Via dei Serragli, 49 » Firenze - c.c.p. 5/13196.
Dopo l'intervista a Sergio Bianconi, presentiamo nell'articolo
che segue una conversazione con
Valdo Fornerone. Nel prossimo
numero con una nostra intervista ad Alberto Taccia concluderemo la presentazione dei tre
nuovi eletti nella Tavola Valdese.
- ■ ^ Ho àccettato l'incàrico nella
Tavola, come ho accettato tutti
gli incarichi che mi sono stati richiesti dalla mia chiesa, sia a livello comunitario che di Distretto ». Il senso di responsabilità
trapela dalla breve risposta che
lentamente mi snocciola.
Piemontese, 52 anni, Valdo Fornerone, segretario del concistoro
della chiesa di Pinerolo, dirige la
scuola domenicale della sua comunità e fa parte della commissione distrettuale alle Valli. Al
Sinodo era presente come membro della commissione di esame.
È visibilmente soddisfatto del lavorò svolto dai controrelatori.
Quello che lo interessa di più è
che le comunità dovranno studiare il loro rapporto con i giovani;
l’ordine del giorno sull’educazione cristiana dei giovani era Stato
infatti proposto da loró.
Mi dice: « Quésto problema
dell'educazione è fondamentale.
Spesso abbiamo scuole dothenicali ben funzionanti — specie
oggi con il materiale dèi servizio
studi delia Federazione — ma pòi
non funziona la famidìa. La chiesa fa il suo discorso e la faniidia
un altro. Dobbiamo invece mirare ad un magdore-coinvolgimento degli adulti, dei venitori. ' Il
catechismo riguarda tutti, ‘non
solo i ragadi: Non vorrei che
parlando di educazione ai giova
ni escludessimo gli adulti; in fondo il messaggio cristiano è una
continua scoperta che va al di
là di barriere d'età ».
Già ma chi prepara i monitori,
chi affronta con un minimo di
scientificità il messaggio biblico
se mancano i teologi, i pastori?
« È finita l'epoca in cui — prontamente Fornerone controbatte
— ogni campanile doveva avere
un pastore. Ormai bisogna richiamarsi al senso di responsabilità
dei laici. Qui alle Valli, per esempio, c'è un nucleo di laici impegnati che tendono su la chiesa
tanto come i pastori. Credo che
questo stile debba estendersi.
Rientra •— visto che si narla di
sacerdozio universale — nelle
possibilità in cui noi crediamo ».
Fornerone è responsabile del
personale di un’azienda mineraria pinerolese. Inevitabile »»uindi
una dorhanda sulle finanze della
nostra chiesa, largamente dipendenti daH’estero... « Gli aiuti dall'estero — mi risponde — non ci
condizionano. È un fratello che
aiuta un altro fratello ad esprimere la -propria testimonianza in
Cristo: questo è il ra^’^ortó che
l'estero ha con nói. Nàturàlmehte noi viviamo al di sopra delle
nostre forze, il carico che noi portiamo — se non àvesshno gli aiuti esteri — ci schiaccerebbé. Questo dovrebbe portarci alia conclusione che è necessario aumentare le nostre offerte é non pensare che, bene o male, dove non
arriviamo noi, arriveranno finanziamenti stranieri ■»;
Cosa pensi della « politica » finanziaria della nostra chiesa?
« Ma è sotto gli occhi di tutti; le
comunità sono invitate a-discu
terne e a dare indicazioni e suggerimenti: noi siamo qui per raccogliere i suggerimenti per migliorare — sugli indirizzi che stabiliamo insieme al Sinodo — la
situazione finanziaria ».
Un ultima questione: è possibile che tu riesca a mettere a
frutto la tua esperienza col personale di un’azienda, con il personale che lavora nella chiesa?
«Nella chiesa i rapporti di lavoro sono diversi. Non si tratta di
una dipendenza dal "padrone"
anche se a volte lo si dice. Il personale nella nostra chiesa è sempre comnartecipe della causa comune, anche nel senso che può
sempre essere eletto dall'assemblea ad esprimere una critica ra
dicale e quindi proporre, in prima persona, cambiamenti o modifiche. Questo non esclude comunque che la mia esperienza
maturata col personale di un'azienda possa servire all'interno
della chiesa dove i ro ;orti sono
o dovrebbero essere qualitativamente diversi ».
Un lungo momento di silenzio,
si accende una sigaretta e mi
guarda come dire; «vero che i
rapporti di. layorq .pella Chiesa
sono diversi^ », Beh,, se non altro
abbiamo in comune l’interesse
per l’Evaitgeloi e, questo interesse reclama uno, spirito diyerso...
Ma non c’è il tempo per continuare la conversazione., Sorride
e viene risucchiato dall’enpesima
seduta dei membri della T,avola.
Da dietro la porta si. avverte che
la discussione ha ripreso; son rimasti soltanto , più loro, nella
grande casa valdese, dopo la com
fusione delle giornate, ‘sinodali.
G. Platone
3
■^settembre 1977
PROTESTANTESIMO IN TV
U”
tema- di grande attualità,
nella trasmissione del 18.9;
un tema, su cui spesso, come cristiani, ci si interroga
senza peraltro riuscire a dare delle
risposte esaurienti.
Il tema in questione è il pullulare delle nuove religioni o nuove
sette che con il loro « magico » fascino propagandato sulle piazze dei
grandi agglomerati urbani, riescono
a catturare relativamente molti adepti, specie in ambito giovanile.
La trasmissione si è limitata a pas
sare in rassegna — attraverso una
breve informazione di massa e una
Infine due intervistati su «i prìnpi universali » hanno espresso pareri contrapposti. Il primo — praticante dei « principi » — si è
detto convinto dell’assoluta necessità di praticare i « principi » per
risollevare Tumanità dal caos; il
secondo ha dichiarato di essere u*
scito dairorganizzazione poiché, fra
l’altro, un fondatore dei « princi
pi » è connivente con la CIA americana.
Curiosità dei « principi » è quella della espiazione vicaria praticata attraverso rautoflagellazione.
Il prof. Paolo Ricca, in studio.
Sete di religione
serie d’interviste — tre nuove sette: I bambini di Dio, i seguaci di
Krishna, i principi universali. Sui
« bambini divini » — che hanno
fondato alcune comunità in Italia
— la stampa, anche di recente, ha
mosso alcune riserve su presunti
giri di droga e prostituzione che si
maschererebbero dietro l’organizza
zione fondata dall’americano Moo
re. Gli adepti intervistati, di fronte
a queste perplessità sollevate dalla
stampa, son caduti dalle nuvole.
I seguaci di Krishna nell’intervista hanno sottolineato che la loro
non è una religione « indiana » ma
universale poiché dopo il fallimento messianico di Gesù, Krishna ripropone al mondo la sua nuova
messianità, più adatta alle esigenze del secolo. Ascesi, esercizi Yoga,
contemplazione, sono le caratteristiche degli amici di Krishna.
Ila cercato di analizzare il fenomeno di questa primavera religiosoorientale sottolineando il bisogno
di religione della massa che, di
fronte all’immobilrtà delle chiese
storiche, si lascia catturare dalla
magica evasione delle nuove sette.
Certo è che nelle chiese cristiane
c’è ormai un vuoto accompagnato
da una ripetitività liturgica che
non attrae l’interesse dei giovani.
E’ emerso inoltre dalla trasmissione che mentre il cristianesimo
spinge verso Dio e il prossimo, le
nuove sette ripiegano suU’individualità, sul problema personale. Ma
qui il discorso, che poteva essere
pure autocritico nei confronti della
chiesa-istituzione, stava iniziando
quando appunto la trasmissione si
concludeva. Merita comunque d’esser ripreso. G. P.
I RAPPORTI ’ CHIESA E STATO IN SVIZZERA
Nella
del
patria
separatismo
A Berna, nel settenabre' dell’anno scorso è stata fatta la
proposta di inserire nella Costituzione federale un nuovo articolo : « La Chiesa e lo Stato sono completamente separati ».
. Ai singoli cantoni verrebbe
concesso lo spazio di due anni
per annullare ogni rapporto ora
esistente fra Chiesa e Stato : a
partire dall’entrata in vigore
dell’articolo legislativo i cantoni non potranno più percepire
alcuna sovvenzione ecclesiastica
da parte dello Stato.
Il Dipartimento federale per
la giustizia ha aperto una consultazione, terminata alla fine
di agosto, aperta a tutti i cantoni, ai partiti, alle Chiese ed
al gruppi maggiormente interessati a questo problema.
Nelle ultime settimane gli organi di informazione svizzeri
quali il « Service de Presse Protestant Romand» (SPP) ed il
« Schweiz. Evang. Pressdienst »
(EPD) e il settimanale «La Vie
protestante » hanno diffuso le
varie prese di posizione della
Chiesa protestante svizzera nei
vari Cantoni.
Si è espresso sulla questione
innanzitutto 0 Consiglio della
Federazione delle Chiese Prote
stanti in Svizzera rigettando la
iniziativa federale cui viene attribuito un carattere rivoluzionario — superiore a certe rivoluzioni popolari dell’Est — che
d’un tratto spazzerebbe via secoli di storia.
Irrealizzabile nel giro di due
anni questo mutamento giuridico condurrebbe la Svizzera in
un caos che potrebbe protrarsi
per parecchi anni.
Se l’iniziativa verrà accettata,
le Chiese saranno inclini a diminuire la loro partecipazione
nel campo sociale e caritativo
per concentrarsi sulle responsabilità della propria gestione.
Il Consiglio della Federazione
così, conclude il proprio intervento : « mentre siamo favorevoli a mutamenti ragionevoli, rifiutiamo un’iniziativa insensata ».
Per il Consiglio sinodale della Chiesa Riformata evangelica
del Valais l’accettazione di questa iniziativa riporterebbe la
Chiesa riformata vallese nella
situazione anteriore al 1974,
quando cioè essa beneficiava solo di uno statuto di diritto privato:
« Rinnegando i principi costitutivi della nostra storia e del
DOCUMENTI DEL COMITATO CENTRALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO
Tortura; dalla parte delle vittime
« ...l’enfasi dell’Evangelo è:
sul valore di tutti gli esseri umani dinanzi a Dio,
sull’opera di espiazione e redenzione compiuta da Cristo,
^sull’amore come, motivo di ogni agire,
e sull’amor e per il prossimo come espressione pratica di una
fede attiva in Cristo.
Noi siamo membra l’uno dell’altro e quando un membro soffre tutte le altre membra dolgono». .
(Consultazione sui diritti umani
e la responsabilità cristiana.
St. Pölten, .Austria 1974)
L’anno prossimo il mondo sarà
invitato a commemorare il 30°
anniversario della « Dichiarazione universale sui diritti dell’uomo » che fu adottata dall’assemblea generale delle NU il 10 dicembre 1948.
Il preambolo di detta dichiarazione afferma che:
« il riconoscimento della dignità propria di tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti uguali ed inalienabili sta alla base della libertà, della giustizia e della pace nel mondo.
L’Assemblea del CEC a Nairobi ci ha vivamente raccomandato di tenere alta questa preoccupazione per la giustizia, di opérare per la realizzazione di tutti i
diritti enunciati nella Dichiarazione Universale e di agire per la
eliminazione delle cause della
violazione dei diritti umani.
La lotta per l’abolizione della
tortura include « un lavoro capillare per attuare una società libera da strutture ingiuste ». (Nairobi, Sez. V Rapporto, par. 13).
La tortura è praticata soprattutto in quei tipi di società caratterizzati dall'inaiustizia, ma può
manifestarsi anche in quelle società dove la maggior parte dei
diritti umani sono rispettati. In
ambedue i casi, le vittime della
tortura sono di solito coloro che
sono impegnati nella lotta per il
trionfo della giustizia e dei diritti umani nella loro società, cioè
coloro che hanno avuto il coraggio di palesare i bisogni del popolo.
Date le dimensioni tragiche
che il fenomeno della tortura ha
assunto nel nostro mondo di oggi, noi invitiamo le chièse a prendere lo spunto dalle celebrazioni
del summenzionato 30° anniversario; come ün'bCcá&ione per portare alla dùce nei propri paesi
sia la pratica dèlia tortura come
la complicità in éssà'e la tendenza a praticate là- tortura.
La torturà è ufia malattia epidemica. che è covata neU’oscurità e nel" silenzio: Noi’rivolgi amo
un appello a tutte le chiese afftnché si,adoperino a portare alla
luce resistenza di tale pratica, a
rompere il silenzio, a rivelare aB
persone, e le strutture che nella
nostra società sono responsabili
della più disumana di tutte le
violazioni dei diritti deiruomo.
Riconosciamo che anche fra le
chiese permane una certa differenza di interpretazione dei diritti deiruomo^ e che criteri di priorità differenti sono seguiti per
l’attualizzazione dei diritti dell’uomo a seconda dei diversi contesti socio-economici, politici e
culturali. Sulla questione della
tortura non può esserci diversità
d’opinione. Le chiese devono unirsi per diventare una delle forze principali per l’abolizione della tortura.
Perciò raccomandiamo vivamente alle chiese quanto segue:
1. - a) intensificare i loro sforzi
per informare i propri membri e
concittadini sul contenuto della
Dichiarazione Universale dei Diritti 'dell'uomo e specialmente
sull’art. 5, nel quale si legge:
« nes,sqno deve essere sottoposto
alla tortura, o comunque sia ad
upa punizione o trattamento disumano e degradante »;
b) continuare ad intensificare i propri sforzi al fine di far
sì che i rispettivi governi ratifichino le convenzioni internazionali sui diritti economici, sociali
e culturali, come pure quelle sui
diritti civili e politici adottate
dall’assemblea generale delle NU
il 16 dicembre 1966.
Uno sforzo particolare dovrebbe essere compiuto affinché venga ratificato il « Protocollo Opzionale (facoltativo) » della Convenzione sui diritti politici e sodali, nel, quale gli Stati si accordano nell’accettare di prendere
in consideraziope segnalazioni da
parte dei prpppi sudditi che affermano di essere vittime di violazioni dei diritti, garantiti dalla
suddetta Convenzione firmata
dai rispettivi stati.
E altresì necessario adoperarsi affinché i rispettivi governi prestino l'attenzione all’importajizà
di rat&care. in partjcolar modo
l’art. 41 dèlia, Convenzione sui di
ritti civili e politici, il quale prevede che uno stato si dichiari disposto ad accettare che altre nazioni sollevino la questione delròssgrvanza, da, parte, del suddetto stato delle disposizioni espresse dalla Convenzione, ivi incluso
l’art. 7 che proibisce la tortura
ed ogni altro trattarhento o punizione disumana e degradante;
c) informare i propri membri e concittadini sul contenuto
della « Dichiarazione sulla protezione di tutte le persone dalla
sottoposizione alla tortura ed altri trattamenti o punizioni crudeli, disumani e degradanti », che
è stata unanimemente adottata
dalLassemblea generale delle NU
il 9 dicembre 1975;
d) studiare e promuovere a
tutti i livelli di governo l’applicazione del documento « Standard
minimo di regole per il trattamento dei prigionieri » adottato
dal primo congresso delle NU
sulla prevenzione del crimine e
sul trattamento dei trasgressori,
tenutosi il 30 agosto 1955;
* e)' studiare e promuovere
l’applicazione della Dichiarazione
di Tokio: « Indicazione al personale medico sulla tortura e su altri trattamenti o punizioni degradanti e disumani connessi con la
detenzione e l’imprigionamento»
adottata dalla 29* assemblea medica mondiale a Tokio nell’ottobre del 1975.
2. - Promuovere ed assicurarsi
che i. propri governi si attendano
alle disposizioni espresse in questi importanti documenti internazionali, riconoscendo che sebbene tali dichiarazioni non abbiano
peso legale, esse hanno tuttavia
un notevole peso morale per via
del largo consenso internazionale che esse ranpresentano.
3. - Esprimere la propria solidarietà con le chiese e le personé
che altrove lottano a che tali
principi vengano osservati nei
propri paesi.
4. - Far pressione sui propri governi affinché vogliano dare un
contributo positivo all’attuale
sforzo delle NU inteso a sviluppare un corpo di principi, per la
protezione di tutte le persone
che si trovino in qualsiasi stato
di detenzione ed imprigionamento, ed inteso altresì a rinforzare
le esistenti procedure per l’applicazione dello « Standard minimo
di, regole».
Tale assenso dei governi deve
anche riferirsi allo sforzo della
Órganjzziizione Mondiale di Sanità inteso a svilunpare un- « Cpdice, etico medico pertinente alla
protezione di detenuti contro la
tortura ed altri trattamenti o punizioni crudeli, disumani e degradanti.
5. - Adoperarsi affinché le NU
elaborino una Convenzione sulla
protezione, di ogni persona dalla
tortura. ■ ’ . .
6. - Incoraggiare ogni altra iniziativa ¡intesà a .stabilir^ .una strategia internazionale per combattere la tortura ed a creare un
meccanismo internazionale efficace per Tabolizione della tor;
tura.
7. - Far isì che le persone preposte a far rispettare le leggi del
paese, come pure i membri dei
corpi di sicurezza speciali e militari, i membri della professione
medica ed altri siano informati
dell’esistenza delle suddette convenzioni internazionali.
8. - Agire contro lo scambio internazionale di tecniche e strumenti di tortura e contro lo studio da parte della comunità
scientifica inteso a sviluppare
tecniche di tortura fisica o mentale ulteriormente sofisticate.
9. - Ottenere il permesso di accesso a luoghi di detenzione al
fine di assicurarsi che i detenuti
non vengano maltrattati.
10: - Essère attenti al fatto che
la tortura spesso è praticata nei
casi in cui vige detenzione segréta, sequestri e susseguente scomparsa delle vittime.
In tali casi è necessario promuovere azioni rapide ed appropriate, atte a scoprire il luogo
di detenzione delle vittime e a
fornire loro protezione legale da
parte delle autorità competenti.
la nostra cultura, verrebbe resa
pressoché impossibile una presenza cristiana ufficiale negli
ospedali, nelle scuole, nelle prigioni e nelle più disparate istituzioni cantonali. Dal punto di
vista finanziario la nostra situazione diverrebbe difficile, in
quanto attualmente dipendiamo
in gran parte dalla liberalità di
grandi Chiese attualmente legate allo Stato. Dal punto di vista
sociale lo Stato sarà obbligato
a riprendere a suo carico delle
opere che la Chiesa conduce
spesso con più competenza e
più sensibilità umana».
Anche il Consiglio della federazione delle Chiese protestanti
di Ginevra si dichiara contrario
aU’iniziativa, pur essendo la
Chiesa in questo cantone separata dallo Stato fin dal 1970. Non
possono essere le strutture giuridiche a determinare l’azione
di una Chiesa: tuttavia Taccèttazione delTiniziativa di separazione totale fra Chiesa e Stato
provocherebbe un importante
mutamento nei vari cantoni riguardo alla sovranità in materia di organizzazione ecclesiàstica.
Aprendo mi dibattito politico
su questo argomento, si rischia
di turbare la pace confessionale
ed un rafforzamento dei rapporti ecumenici garanti di una
collaborazione fruttuosa delle
Chiese cristiane nel cantone.
Anche il Consiglio Sinodale
della Chiesa evangelica riformata del cantone di Friburgo rifiuta l’iniziativa federale, la cui
accettazione significherebbe la
fine della libertà in materia di
religione. Un .regime di separazione totale fra Chiesa e Stato
darebbe alle Chiese uno statuto
di associazioni private, rendendo difficile la loro opera dì testimonianza, oggi sostenuta largamente daH’intervento dello
Stato.
Per analoghe ragioni rifiutano la proposta di separazione
anche le Chiese riformate dei
cantoni di Basilea, Berna, Zurigo, Neuchâtel.
Quest’ultima è separata dallo
Stato fin dal 1943, ma, essendo
riconosciuta come « istituzione
di diritto pubblico», gode di un
certo sostegno finanziario che
facilita la sua presenza e la sua
testimonianza- evangelica a favore di tutti nel cantone. « L’esistenza della Chiesa — così si è
espresso il Consiglio della chiesa riformata di Neuchâtel — dipende fondamentalmente dalle
promesse di Cristo di essere con
lei fino alla fine dei tempi. Il
rapporto della Chiesa con lo
Stato resta un., problema importante, ma secondario. Il problema posto dalTiniziativa federativa è essenzialmènte politicp.
Riguarda più lo Stato che là
Chiesa ».
Lietta Pascal
Echi del mondo cristiano
Australia
A Sydney, con un culto solenne, è stata celebrata ufficialmente la fusione di Metodisti,
Presbiteriani e Congregazionalisti, nella « Unitlng Church »
australiana. Questa nuova Chiesa conta circa due milioni di
fedeli e tiene, numericamente, il
terzo posto in Australia, dopo
la Chièsa anglicana e quella cattolica (E.P.D.).
Battisti
In un messaggio alle Chiese,
il Consiglio generale delTalleanza mondiale Battista,. riunita, a
Miami, in Florida, nel luglio
scorso, ha dichiarato di deplorare ogni forma di persecuzione,
riaffermando l’impegno in favore
^ella libertà religiosa. Il Consiglio ha pure incaricato l’Esecu
tivo di porgere ogni poi^ibile
aiuto e sostegno ai fratelli e alle sorelle perseguitati.
L’esercizio ■ della libertà religiosa e l’espressione del proprio
pensiero su problemi morali e
spirituali, è un diritto ed un dovere dei 33 milioni di Battisti
sparsi per il mondo — dice ancora il messaggio.
Fra le decisioni prese da questa sessione del Consiglio generale delle Chiese Battiste, figura lo stanziamento di 110.000 dollari per sostenere la preparazione teologica del futuri pastori di lingua slava nell’Europa
dell’Est, di cui 50.000 dollari destinati al finanziamento di uh
Istituto di formazione teologica
in URSS, non appena l’Unione
battista cristiana evangelica di
quel paese avrà ottenuto- dalle
autorità il permesso necessario. (SOEPI).'•í■*■‘^ -e
4
23 settembre 1977
UN LIBRO DELLA CLAUDIANA ROMPE IL SILENZIO
Per capire il Libano
dietro la maschera di una guerra di reli „¡b« gerisce alcune consideragione - una ricerca che, seppur non di prima mano, fornisce con chia- *z.iom critiche nei confronti delle
—.1.------1_ _i---------------- * sinistre libanesi e della resistenza
nistre libanesi, in lotta per una riforma profonda del Libano, e i
profughi palestinesi dall’altro.
Particolarmente drammatico e
complesso emerge il problema dei
profughi e della resistenza palestinese.
Nella parte finale del volume,
Ribet inserisce alcune considera
rezza una notevole documentazione
Poco più di un anno fa, il 12
agosto 1976, cadeva il campo profughi di Tali el Zaatar, la collina
del tinjo, dopo aver subito 56 attacchi in forze in 52 giorni. Tutti i
palestinesi che abitavano il campo
venivano uccisi dai soldati della
destra libanese.
passato lo sdegno per
questa strage, quasi nessuno parla più del Libano. La conferenza
di Ginevra, in cui dovrebbero essere discusse tutte le questioni
riguardanti l’assetto del Medio
Oriente, non è ancora stata convocata e non sembra lo possa essere
tanto facilmente. La conclusione
dell’analisi di Sergio Ribet è chiara: « A due anni dall’inizio della
"guerra civile” che ha portato alla
morte circa quarantamila persone,
e a sei mesi dall’insediamerito della ,“for2;a di pace”, la pace in Libano è ancora lontana, covano fuochi di guerra arabo-israeliana, e
la guerra civile, interrotta con la
violenza in Libano, rischia di divenire in tempi più o meno lunghi guerra civile in seno al mondo arabo nel suo insieme»,
(p. 134).
Sono di questi giorni le notizie
di sparatorie nel sud del Libano,
tra cristiani appoggiati da Israele,
che ha ora ammesso di aver prestato per tutto il conflitto questo
aiuto militare alle forze di destra,
e sinistre libanesi e resistenza palestinese.
La pubblicazione di questo libro non ha perciò il senso di una
rievocazione di un conflitto ormai
chiuso, che legge chi ha particolari interessi in materia, ma permette a tutti di capire alcuni problemi tuttora aperti nella questione
mediorientale. Tenendo conto che
le informazioni sul Libano che la
televisione e la grande stampa
hanno diffuso sono frammentarie
e parziali, la ricostruzione di Sergio Ribet è un servizio prezioso.
Il lavoro è condotto sulla base di
letture fatte dall’autore, interviste,
documenti e corrispondenze. Pur
non essendo, dunque, una fonte
di prima mano, questo volume
fornisce con chiarezza un grande
numero di informazioni, per capire, innanzitutto
Il qualunquismo prospera là dove l’informazione è carente e non
si distinguono le parti in causa c
le loro ragioni. Di fronte al gran
numero di informazioni contenute in questo volume, solo, a prezzo
della propria onestà, si può sentenziare: « Tanto sono tutti uguali ». Bene ha fatto, dunque, la
Claudiana a mettere in cantiere
questa ricerca: anche il silenzio
è reazionario.
Il libro contiene delle utilissime « schede », che riportano i
caratteri essenziali di ogni partito
politico e organizzazione religiosa
di qualche importanza in Libano,
una breve storia del Libano, particolarmente ampia per gli ultimi
due secoli, un tentativo di delineare il conflitto libanese nel quadro
più ampio della questione mediorientale, ed una accurata ricostruzione analitica (una sessantina di
pagine) delle varie fasi del più
recente conflitto, aggiornata fino
al maggio di quest’anno. Conclude il volume una appendice di documenti, tra cui ricordiamo il
« Programma di Riforma democratica del sistema politico libanese » presentato dalle sinistre nel
1975' e alcune interviste a membri del «Fronte cristiani patrioti»,
l’organizzazione sorta nel 1976 a
cui fanno capo la maggior parte
dei gruppi cristiani progressisti,
contrari al confessionalismo, per
un Libano laico, unito, progressista e democratico.
Chi ha seguito le cronache giornalìstiche dell’anno scorso, ha forse avuto l’impressione che si sia
combattuta in Libano una assurda guerra di religione, che si sarebbe potuta evitare se solo le
parti in lotta fossero state un po’
meno fanatiche. Dalla ricostruzione di Ribet, invece, emerge chiaramente che, se anche tutta Tim-'
palcatura ideologica delle confessioni religiose esiste effettivamente — (è la costituzione che impone ad ogni cittadino di appartenere ad una comunità religiosa da
cui non si può staccare, e i seggi
della Camera sono ripartiti tra le
varie confessioni, anche se ci sono
dei partiti politici) — ed ha un
grosso peso, politico, se non altro
creando confusione, la natura del
conflitto è un altra; si tratta di un
conflitto dipelasse. Il quadro allora si allarga: intorno a questa cosiddetta guerra di religione gravitano interessi interni ' (le destre
oltranziste, il capitale locale) e
esterni (le mire espansionistiche
siriane ed israeliane, la longa manus americana) da un lato, le si
palestinese (insufficiente direzione
politica, difficoltà di raggiungere
una strategia comune). Sarebbe
stato interessante trovare qui una
panoramica delle posizioni espresse dalle forze politiche italiane,
un po’ come Gioventù Evangelica
fece a suo tempo per il Cile.
Vogliamo concludere questa se
gnalazione riportando l’ultimo paragrafo del libro. Chi recensisce
condivide questi pensieri e li propone ai lettori della Luce, come
un esempio del fatto che non sempre valutazioni teologiche imparziali debbano risolversi in una politica interclassista, come da parte
di alcuni erroneamente si crede.
Daniele Garrone
Sergio Ribet, Il nodo del conflitto
libanese: tra resistenza palestinese e destra maronita - Torino 1977, ed. Claudiana, collana
Nostro Tempo n. 23, pp. 194,
introduzione di. Giorgio Girardet, L. 2.800.
L’idolatria
del mutamento
Due chiese
« Una sola parola possiamo dirla, alle chiese, anche alla chiesa
di cui facciamo eventualmente
parte: è facile appellarsi al cristianesimo a parole, ritenere che
è scontato che chi si dice cristiano lo è, che non si può fare riferimento invano a Cristo, senza
che questo abbia delle conseguenze anche sulle scelte concrete,
sulle scelte etiche. La storia della guerra civile del Libano ci dice con chiarezza che non è così:
nel Libano, come ieri in Vietnam,
come oggi ancora in Cile, come
in Irlanda, come in Sudafrica, come in Rodhesia, si sono viste due
chiese, non corrispondenti alle
divisioni confessionali, ma agli
interessi contrapposti. Il rischio,
in questi paesi come nel nostro,
è che la contrapposizione sia tra
la chiesa dei ricchi e quella dei
poveri: e che lo sia già oggi, col
semplice particolare che la chiesa dei ricchi non ha bisogno di
credersi tale, ma può permettersi di credere, e di lasciar credere, di essere senz’altro "la Chiesa", quella di tutti senza accorgersi che ha già discriminato la
chiesa dei poveri, ha già qllontanato dalla casa comune i diseredati; e che la "chiesa dei poveri"
si ritenga, per essere appunto
"dei poveri" più vicina al Signore, con un pauperismo che teologicamente non va oltre ad una
teologia delle buone opere, e socialmente non va oltre al solidarismo dell’elemosina ».
« La religione dell’economia
promuove un’idolatria del mutamento rapido, nienfaffatto
illuminata dalla verità elementare per cui un mutamento
che non sia un sicuro miglioramento è una benedizione
equivoca. Il peso delle prove
è assegnato a coloro che sostengono il punto di vista ecologico: a meno'che essi non
possano produrre la prova di
un danno marcato per l’uomo,
il mutamento andrà avanti.
Il senso comune, al contràrio,
suggerirebbe che il peso delle
prove dovrebbe toccare a chi
vuole introdurre il mutamento; egli lieve dimostrare che
non possono esserci conseguenze dannose.
Ma ciò prenderebbe tro"-'o
tempo, e sarebbe perciò antieconomico. L’ecologia, invece,
dovrebbe essere una disciplina obbligatoria per tutti gli
economisti, di professione o
dilettanti, perché potrebbe
servire a ristabilire almeno un
po’ di equilibrio. L’ecologia
sostiene che un assetto am
bientale, sviluppatosi in milioni di anni, va tenuto in
qualche conto. Una còsa complicata come un pianeta, .abitato da più di un milione e
rnezzo di piante e animali che
vivono tutte quante insieme
in un equilibrio più o meno
bilanciato, in cui continuamente usano e riciclano le
stesse molecole di suolo e di
aria, non può essere migliorato da un rattoppo improvvisato e privo di fini. Ogni mutamento in un meccanismo complesso comporta qualche rischio e dovrebbe essere intrapreso solo dopo attento studio di tutti i fatti disponibili.
Si dovrebbero realizzare prima mutamenti su piccola scala, in modo da verificarli prima di applicarli su vasta scala. Quando l’informazione è
incompleta, i mutamenti non
dovrebbero discostarsi molto
dai processi naturali che hanno dalla loro parte la prova
concreta di avere portato
avanti la vita per un lunghissimo tempo ».
(Buchsbaum, Basic Ecology, cit. in II Regno 77/8).
RICERCHE STORICHE
Il tasto religioso
Gli
danti
accenni alla storia valdese in due pubblicazioni recenti
Pinerolese e l’alta Val Varaita nel Cuneese
II
riguar
i PROVVIDENZA
La fede nella Divina Provvidenza è la fede che nulla può
trnpedirci di adempiere il significato assoluto della nostra esistenza. La Provvidenza non significa un disegno divino da cui
tutto e predeterminato. Anzi, la Provvidenza significa che c’è
una possibilità creativa e salvatrice implicita in ogni situazione, la quale non può essere distrutta da nessun evento; che le
forze demoniache e distruttive che sono in noi e nel nostro
mondo .non potranno mai prevalere definitivamente su di noi'
e che il vincolo che ci lega atVamore adempiente non potrà mai
essere spezzato.
Questo amore ci appare ed è incarnato in “Cristo Gesù
nostro Signore . Aggiungendo questo, Paolo non usà’una pura
e semplice frase so.erine, come spesso facciamo noi quando
usiamo quelle parole. Le usa, piuttosto, dopo aver messo in rilievo la sola cosa che può distruggere la nostra fede nella Provvidenza., cioè il nostro rifiuto di credere nell’amore di Dio la nostra mancanza di fiducia in Dio, la nostra paura della Sud ira
il nostro odio per la Sua presenza, il nostro concepirLo come
ci condanna, e il nostro sentimento del peccato
e della colpa. Non l’abisso della nostra sofferenza, ma l’abisso
della nostra separazione da Dio distrugge la nostra fede nella
Provvidenza. La Provvidenza e il perdono dei peccati sono due
aspetti distinti della fede cristiana. Sono una cosa sola e la
stessa la certezza che possiamo attingere alla vita eterna
nonostante la sofferenza e il peccato. Paolo unisce entrambe le
parole dicendo: “Chi è che condanna? È Cristo Gesù... che intercede per noi’’, e perciò continua: “Chi ci separerà dall’amol e di Cristo. L'afflizione, o l’angoscia, o la persecuzione, o la
fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada...? In tutte queste
OTse noi siamo più che vincitori per colui che ci ha amati...’’.
Questa, e questa soltanto, è la fede nella Provvidenza.
■ - Paul Tillich
Nei miei « vagabondaggi » nelle vallate del dorsale pedemontano delle Alpi cozio-marittime
alla ricerca di memorie o cimeli valdesi, mi sono imbattuto in
due pubblicazioni recenti riguardanti rispettivamente il Pinerolese (Ricerche sulla regione metropolitana di Torino: il Pinerolese, Torino, Arti grafiche P.
Conti & C., 1971, pn. 672 e 108,
-I- 7 carte) e l’alta Val Varaita
(Popolamento e spopolamento
di una vallata alpina: ricerche
antropo-ecologiche nell’alta Val
Varaita e testimonianze di cultura occitana, Firenze, Stamperia Editoriale Parenti, 1977,
pp. 292) che sono certamente degne di rilievo, pur presentando
lacune specialmente nel campo
dell’indagine religiosa. È bensì
vero che gli scopi delle due ricerche erano soprattutto d’indole antropo-ecologica per la
Val Varaita o geo-economica
per il Pinerolese, ma in entrambi i casi gli autori non poterono far a meno di toccare anche
il tasto « religioso », seppure in
pochi tratti e spesso in modo
generico e superficiale.
Così l’unico cenno che ho trovato nel volume sull’alta Val
Varaita si limita ad affermare
che « la religione, influenzata
dalle eresie catare-valdesi nonché dai turbamenti della riforma (sic), ha profondamente condizionato la civiltà bellinese »,
cioè, nella fattispecie, la civiltà
della sub-valle di Bellino, in occitanico Blins (p. 75): è un po’
poco, dove poi si mettono insieme in due righe eresie medioevali e Riforma e si confondono, come purtroppo spesso avviene, Catari e Valdesi!
Le cose vanno meglio, e « pour
cause », nei due volumi consacrati al Pinerolese. Così troviamo, a p. 23 del voi. I, un buon
riassunto, sia pure rapidissimo,
delle vicende valdesi dal secolo
XIII fino all’SOO, sulla traccia
delle opere ben note del Pittavino (Storia di Pinerolo) e del
nostro Armand Hugon (Torre
Pellice. Dieci secoli di storia e
di vicende)] ma, nella parte VII
dedicata al « sistema dei centri
e delle aree di gravitazione », si
riscontrano strane lacune. Per
esempio, a proposito delle « funzioni scolastiche » (pp. 530-535),
si nomina il liceo ginnasio valdese di Torre Pellice ma s'ignora, almeno nominalmente, la
scuola latina di Pomaretto, a me
ben cara perché fu il mio primo soggiorno italiano, nell’ormài lontano 1923! Inoltre, tra i
« servizi vari di natura sociale »
(pp. 572-582), che comprendono
indiscriminatamente giornali, riviste, biblioteche, centri dì lettura, sedi di istituzioni cattoliche e valdesi (cioè le varie « vicarie » cattoliche, e i centri di
culto e luoghi di riunione della
comunità valdese), sedi di partiti politici e di sindacati, sale
da ballo ed impianti sportivi e
cinematografici, mancano i musei! Infine, mentre, tra i giornali e le riviste, si ricorda VEcoLuce, « edito a cura della comunità valdese di Torre Pellice »
(sic, 574), è totalmente ignorato il « Bollettino della Società
di Studi Valdesi », la cui importanza scientifica è riconosciuta
a livello internazionale. Naturalmente vi sono tante altre cose
interessantissime, che concernono i vari settori del clima, terreno', coltivazioni; insediamenti
umani, commercio, industria
bere professioni ecc., per cui se
ne raccomanda vivamente la
lettura a quanti nelle nostre valli sono interessati all’ecologia,
sia naturale che umana.
Giovanni Gönnet
Domenica
della Facoltà
in autunno
La Facoltà ringrazia le
numerose comunità valdesi e metodiste che hanno
tenuto in primavera una
« Domenica della Facoltà »
e hanno fatto pervenire la
colletta, spesso con raggiunta di un contributo
del Concistoro, al tesoriere della Facoltà, past. Roberto Comba.
Poiché l’esercizio contabile si estende fino al 31
dicembre, le altre comunità hanno ancora la possibilità di dedicare al nostro istituto una « Domenica» in autunno. A chi
volesse invitare per questo un rappresentante della Facoltà segnaliamo che
la maggioranza degli studenti sono reperibili in
nord-Italia fino alla metà
di ottobre, mentre in seguito saranno a Roma dove si trovano già i docenti.
li- V.
5
23 sette;mbre 1977
Conclusione dei dibattito
sulla vita deila chiesa
Il Sinodo,
constatato che il dibattito svolto negli scorsi anni
sui temi della riforma della
chiesa, della cultura cattolica
in ItaUa e su fede e politica
ha rappresentato per le nostre
chiese un momento di maturazione per la comprensione
della nostra testimonianza evangelica nella società, ritiene che tale dibattito vada
continuato e approfondito;
constatato d’altra parte che
altri settori delle nostre chiese vivono in prima persona
in modo urgente i problemi
della responsabilità dei genitori nella testimonianza e trasmissione della fede verso i
loro figli e più in generale
degli adulti verso i giovani;
preoccupato di restituire al
Sinodo una funzione di orientamento e di g;uida nei confronti delle chiese
invita le chiese a mettere
al centro della loro riflessio
ne per il prossimo anno ecclesiastico, negli incontri comunitari, e se possibile nelle riunioni di circuito e nelle conferenze distrettuali, anche il
tema deireducazione cristiana
in vista della fede nel quadro più vasto del rapporto educativo fra le generazioni;
invita la Tavola a predisporre mediante apposita commissione uno schema di lavoro e successivi interventi nel
corso dell’anno;
suggerisce al servizio educazione della FCEI, ai mezzi
di stampa radio e televisione
evangelici di sostenere e alimentare questa iniziativa;
propone che la prossima
sessione dedichi uno spazio
sufficiente a questi argomenti in vista di ulteriori indicazioni e direttive di lavoro da
fornire alla chiesa (26/SI/77).
( La Conferenza metodista
ha fatto proprio questo atto
con una sua delibera).
Poiché il Sinodo, nell’invitare le chiese a porre al centro della loro riflessione per quest’anno il tema dell’educazione cristiana in
vista della fede, giustamente intende collocare questo tema « nel quadro più vasto del rapporto educativo fra le generazioni », abbiamo ritenuto opportuno aggiungere alla presentazione dell’ordine del giorno sinodale, fatta da Oriana Bert, due brevi testi di
due esperti in tema di educazione.
Sono due testi provocatori. Quello di Paulo
Freire, il teorico sudamericano della coscientizzazione, ci può aiutare ad evitare l’errore di separare il
tema dell’educazione alla fede dal problema più generale <ie//’educazione e della sua connessione col
potere costituito. Un aiuto, appunto, a non trascu-*^
rare il « quadro più vasto » del tema che ci è proposto.
Il secondo, di Ivan lllich, critico radicale dell’istituzione educativa e teorico della descolarizzazione, è addirittura corrosivo nel suo sarcasmo. Ma anche questo testo, individuando nel meccanismo educativo il riflesso dell’arroganza e dell’autocompiacimento del potere ecclesiastico, serve a impostare una
riflessione che non parta subito idealizzando l’educazione cristiana a//a fede,
l due testi sono tratti da un numero della rivista ecumenica Risk (1975/1) che riporta il resoconto
di un seminario organizzato dall’ufficio per l’Educazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese con la
partecipazione di Freire e lllich.
COME E’ NATO IL MANDATO SINODALE
Educazione cristiana
alia fede: tema dell’anno
Alla base dello.d.g. sinodale l’esigenza di affrontare il disagio di molti genitori nel campo deireducaziorie alla fede, contribuendo così a
centrare l’attenzione del Sinodo sui problemi quotidiani del credenti
L’o.d.g. sinodale sulla vita della chiesa è nato da una duplice esigenza sentita dalla Commissione
d’Esame di quest’anno e si riferisce a due ordini di problemi: da
una parte la trasmissione della fede dagli adulti ai giovani, dall’altra la preoccupazione di restituire
al Sinodo un volto più umano,
trattando argomenti che coinvolgano veramente la gente.
Partiamo dalla seconda esigenza. Capita a molti deputati di non
poter afferrare con agio i termini
del dibattito sinodale perché questo esamina argomenti poco ricorrenti nell’esperienza delle comunità e delle persone. Perciò non ci
si sente inseriti nel discorso, che
passa al di sopra delle teste. Per
restringere questo divario, occorre
parlare di cose che la gente vive,
che hanno rapporto con l’esperienza di chi sta nelle chiese.
Si è dunque pensato di proporre alle comunità e di suggerire al
Servizio Educazione della Federazione delle Chiese, di mettere al
centro della loro riflessione, nel
corso di quest’anno e negli incontri comunitari, di circuito e di di
stretto, i problemi connessi con
l’educazione cristiana alla fede. È
un argomento di rilievo oggettivo,
e può coinvolgere realmente un
settore ampio e vitale delle nostre
comunità (la fascia di, età dai 25
ai 45 anni) in modo che il prossimo anno il Sinodo possa riflettere
su un argomento vissuto da molti.
Di istruzione religiosa si parla,
e bene, sulla rivista La Scuola Domenicale, sui giornali, alla trasmissione televisiva Protestantesimo;
è un problema che i genitori si trovano ad affrontare su due fronti:
in rapporto all’ambiente cattolico
circostante e in rapporto agli altri problemi educativi. In rapporto all’ambiente, nella misura in
cui si sente di dover dare ai figli
un’identità diversa, che abbia come componente il riferimento alla
Bibbia, alla fede cristiana com’è
stata vissuta dall’esperienza valdese e protestante; in rapporto agli altri problemi educativi, perché nella trasmissione della fede
ha peso la dimensione personale
di vita, il credere o il non credere, o la dialettica tra queste
due possibilità. Cioè se il bambi
no fa domande su Dio o su Gesù
Cristo è importante la correttezza
della risposta dal punto di vista
biblico, ma lo è altrettanto la percezione che il bambino ha dell’importanza che queste cose hanno
per l’educatore. Cioè si trasmettono dei contenuti verbali e dei
comportamenti.
Il bambino verifica in pratica
la credibilità dei discorsi quando
riscontra se di Gesù Cristo si parla soltanto alla scuola domenicale oppure se ha rilevanza anche
nella vita quotidiana. Cioè se c’è
o se non c’è frattura fra la vita e
l’istruzione.
Ritorno alla
Scuola Domenicale
Le Scuole Domenicali fanno un
buon lavoro, ma forse i più in difficoltà sono proprio i genitori. La
media dei genitori aveva frequentato a suo tempo una Scuola Domenicale in cui si studiavano i
versetti a memoria oppure si cominciava ad usare il primo materiale attivo, i primi Quaderni Biblici; ma dopo la tapoa della con
fermazione si erano allontanati,
per poi tornare al momento del
matrimonio o del primo figlio da
accompagnare alla Scuola Domenicale. Ritornando, hanno in mente il modello di scuola domenicale dei loro tempi, e si trovano disorientati di fronte al materiale di
adesso, alle interpretazioni di adesso. Perciò sono portati a reagire difendendosi, di fronte ai
« perché » e alle domande più importanti e impegnative che si sentono rivolgere. Diceva Giorgio
Tourn, in un intervento sinodale,
a proposito del racconto biblico
dell’obbedienza di Abramo e del
sacrificio di Isacco, che dietro la
lettura che evidenzia l’obbedienza
di Abramo sta una comunità di
tipo « ortodosso » fondamentalista mentre la lettura che tiene conto della critica biblica vede, nell’episodio citato, un conflitto in
Abramo che cerca la voce del Dio
biblico ma incontra anche la voce
delle divinità della terra di Canaan. Queste chiedono il sacrificio
del figlio, com’era in uso nelle religioni cananee, e Abramo crede
in un primo tempo che si tratti
del suo Dio, ma successivamente
capisce che il suo è il Dio della
vita e risparmia Isacco.
Dietro questo secondo tipo di
lettura dovrebbe stare una comunità che ha assimilato la lettura
critica della Bibbia. Invece la critica biblica non è ancora patrimonio
corrente delle comunità, pur 'èssendo già patrimonio dei gruppi
e dei collettivi teologici sorti negli
ultimi anni. A questo punto il genitore che torna alla scuola domenicale per accompagnare il figlio, e che ha in mente il modello
di scuola domenicale e di lettura
biblica dei suoi tempi, prova disorientamento.
Bisognerebbe dunque cercare di
suscitare delle occasioni di scuola
domenicale per i genitori, di educazione permanente alla fede, attraverso le ricerche che già sono
state fatte, in modo che chi ci ha
già pensato metta in comune con
gli altri le indicazioni e gli spunti
maturati.
È quel che chiede l’ordine del
giorno sinodale.
Oriana Bert
Paulo Freire
La separazione tra educazione e politica, sia essa compiuta in modo ingenuo o
voluto, non è semplicemente irreale ma
è anche pericolosa. Pensare all’educazione isolandola dal potere che la costituisce, staccarla dalla realtà concreta in cui
è stata concepita, dà origine alle seguenti conseguenze. Da una parte riduce, l’educazione alla sfera dì astratti valori e idee
che l’educatore coltiva nella sua coscienza interiore senza realizzare il condizionamento che lo induce a pensare in questo modo. Dall’altra trasforma l'educazione in un deposito di modelli di comportamento. Un’altra e diversa conseguenza è che l’educazione è vista come la
leva per mezzo della quale la realtà può
essere trasformata.
Ma la verità è che non è l’educazione
che forma la società in un determinato
modo. È la società che, av^do foiriiato
se stessa in un determinato modo, costituisce un’educazione che si adatti ai va
lori che guidano la società. Comunque,
poiché questo non è un processo automatico, la società che struttura l’educazione in modo tale da corrispondere agli
interessi di coloro che detengono il potere trova in seguito nell’educazione Un
fattore fondamentale per la preservazione di tale potere.
Il considerare l’educazione come la leva per la trasformazione della realtà è il
risultato, in parte, di una comprensione
inadeguata del ciclo a cui abbiamo accennato sopra. È un’asserzione che si basa sulla seconda parte del ciclo - lo stadio in cui l’educazione funziona come
strumento per la preservazione della società. Quelli che condividono questa visuale in pratica affermano che se l’educazione mantiene la società è perché è
in grado di trasformare ciò che essa
mantiene. Ma queste persone dimenticano sempre che il potere che ha creato
l’educazione non permetterà mai all’educazione di essere rivolta contro il potere stesso. È per questa ragione che la
profonda e radicale trasformazione dell’educazione come sistema non può aver
luogo — e comunque mai in modo automatico e meccanicistico — se non quando anche la società è trasformata radicalmente.
Ma questo non vuol dire che l’educatore chp desidera la trasformazione radicale e, rivoluzionaria della società, e vi
prende parte, non può far nulla. Ci sono
molte cose che può fare, anche se non
ha delle linee direttive preordinate per
le sue attività, dal momento che egli stesso deve scoprirle e trovare come metterle in pratica per se stesso nella sua particolare situazione storica.
È perciò necessario che egli riconosca
chiaramente i suoi limiti e che, accettandoli con umiltà, eviti di cadere in un
pessimismo paralizzante da una parte e
in un cìnico opportunismo dall’altra.
Il fatto per esempio che determinate
circostanze storiche in cui l’educatore sì
trova non gli consentano di partecipare
più attivamente al processo della trasformazione rivoluzionaria della società
non significa che il suo sforzo molto limitato sia senza alcun valore, dal momento che questo è lo sforzo che per lui
è storicamente possibile.
Nella storia facciamo ciò che è storicamente possibile e non ciò che ci piacerebbe fare.
Ivan lllich
Secondo me l’educazione deve essere
smascherata come un fariseo. Per me,
ciò che chiamiamo « educazione » non è
concepibile fuori della tradizione cristia
na. Non è storicamete spiegabile se non
sullo sfondo di una conoscenza della dottrina cattolica di riti che assicurano la
grazia. Non è concepibile senza la base
teologica di una natura decaduta che deve essere redenta attraverso l’intervento . rituale della società. E’ inspiegabile,
per me, a meno di essere vista sullo sfondo di una transizione dalla dottrina secondo cui tutti sono nati nel peccato originale, alla dottrina secondo cui tutti sono nati nella stupidità originale, che può
essere redenta solo per mezzo dell’intervento di qualche trattamento istituzionale organizzato pubblicarpente. E questo
trattamento è meglio descritto come
scolarizzazione.
6
23 settembre 1977
cronaca delle valli
SCUOLA: LE NOVITÀ’ DI QUEST’ANNO
La riforma col contagocce
I punti più interessanti della miniriforma della scuola aspettano la
loro traduzione pratica
Al Consiglio della C.M. Chisone e Germanasca
Ma come sta la
Comunità Montana?
L’anno scolastico 1977-78 non
sembra povero di novità, almeno sotto l’aspetto delle procedure, e ci si au^ra che ciò significhi un miglioramento generale, anche sul piano dei contenuti e della funzione socio-educativa. Purtroppo, si tratta di
ritocchi, lontani da una riforma
finalmente globale della scuola
italiana: da noi, si Vive di topk
pe cucite su un tessuto consunto che meriterebbe, di essere
messo veramente a nuovo. Rimangono ancora fuori dal discorso la scuola media superiore- e l’università, la fol'mazione
professionale e gli sbocchi lavorativi veri.
Cominciamo dalla cosiddetta
mini-riforma, la legge n. 517 del
21.7.77 (G.U. del 4.8.77); essa
contiene « Norme sulla valutazione degli alunni e sull’abolizione degli esami di riparazione,
nonché altre norme di modifica
dell’ordinamento scolastico ». Ecco in sintesi di che còsa si tratta, tanto più che le innovazioni
riguardano quasi tutte l’anno
scolastico 1977^78.
Esami. - Nella scuola elementare, l’unico esame conservato è
quello al termine della quinta,
in un’unica sessione (prove scritte e colloquio), alla presenza di
almeno tre docenti. Il passaggio
a tutte le altre classi avviene
per scrutinio ed è garantito dalla sola dichiarazione di idoneità
o meno alla classe successiva
(senza voti o giudizi). Sono
quindi aboliti gli esami di riparazione e di seconda sessione.
Lo stesso avviene nella scuola
media, fermo restando l’esame
finale al termine deb terzo anno,
con giudizio.
Valutazione. - Tanto nella
scuola elementare che nella media, la valutazione dell’allievo
non è più fatta còn prove, voti
e pagelle, ma mediante nuovi
strumenti: la scheda personale
dell’alunno con le notizie sulTallievo e sulla sua partecipazione alla vita della scuola, con
le osservazioni sul suo processo di apprendimento e sui livelli di maturazione raggiunti; la
valutazione informativa trimestrale, da illustrare ai genitori
esponendo anche gli eventuali
interventi di recupero e di sostegno messi a punto; il giudizio finale per l’idoneità alla classe successiva. Tutte le attività
di valutazione sono di competenza dei consigli dì classe e di
interclasse, che dovranno sempre più abituarsi a lavorare collegialmente condividendo responsabilità e interventi.
Classi. - È previsto nella scuola elementare il superamento
delle divisioni per classi e la
formazione di gruppi per lo
svolgimento di attività integrative o per interventi individualizzati. Nella scuola media, poi,
sono fissate 160 ore annuali per
le attività di recupero e di sostegno, anche se il dettato legislativo non lascia intravedere
soluzioni pienamente soddisfacenti.,, , ; ,
Inserimento handicappati - È
garantito l’inserimento di sog
TERZO CIRCUITO
Corso monitori
Si ricorda che il corso
monitori per preparare le
lezioni della Scuola Domenicale su ÀBRAMO
avrà luogo a Ferrerò dal
26 al 30 settembre p. v.
ogni sera dalle ore 18 alle
ore 22.
A completamento di
quanto pubblicato sul numero del 2 settembre il
programma, ■ prevede, per
la sera del 30 settembre a
Gùra di *A. Ru%hBna.:- H
sacriflcip,di, Is§pp^. ^ j
getti portatori di handicaps in
classi comuni di scuola elementare e media, con particolari
forme di appoggio (anche qui,
la legge non è gran, che esplicita al proposito).
Libri di testo. - Nella scuola
elementare, è finalmente previsto i’uso alternativo della cedola libraria, utilizzando la somma oprrispondeiite per l’acquisto di altro matefiàle librario
per la scuola, sulla base di precisi progetti e in sostituzione
dei libri di testo.
Calendario scolastico. - Ogni
tre anni, il Ministro determina
il calendario, fissando l’inizio
tra il 10 e il 20 settembre e il
termine tra il lo e il 30 giugno.
Il periodo dall’l al 9 settembre
è utilizzato dai docenti per l’elaborazione del piano annuale di
lavoro e per iniziative di aggiornamento professionale.
In sintesi, questi i punti salienti della mini-riforma; ognuno meriterebbe un commento.
Ne attendiamo la traduzione
pratica, ché sarà il momento di
verifica della volontà di adeguamento della scuola italiana alle
reali esigenze di rinnovamento
sociale e psicologico degli utenti. Ci sia consentito comunque
osservare come alcune delle innovazioni contenute nella legge
non facciano altro che recepire
istanze di rinnovamento, da anni portate avanti dai gruppi di
docenti più aperti e preparati.
in situazioni sovente non facili
ed incontrando l'ostilità dei più:
basterebbe ricordare l’impegno
per l’abolizione dei voti e delle
pagelle, strumenti di selezione
precoce ; per il superamento del
testo unico per ogni classe; per
la costituzione di gruppi mobili
al di là dell’unità-classe ; per la
realizzazione di forme serie., di
aggiornamento. La generalizzazione di tutte queste iniziative
è certamente un bene, purché i
lati positivi non vei^ano annullati dalla «prassi italiana».
Con recente disposizione, il
Ministro ha ánche fissato la data per il rinnovo dei Consigli di
Circolo e di Istituto e per l’elezione, per la prima volta, dei
Consigli di distretto scolastico.
Il mese di dicembre ’77 vedrà
impegnati tutti gli operatori della scuola, gli studenti e le famiglie nelle attività che precedono
e seguono le elezioni di importanti organismi di partecipazione. Sull’argomento, sarebbe bene ritornare in forma più ampia.
A queste note informative, vale la pena aggiungere un altro
dato concernente la scuola, e
cioè la soppressione con la Legge 382 - capo VI - di patronati
scolastici (e dei relativi consorzi), finora preposti ad attività
assistenziali, di doposcuola e di
refezione. D’ora in poi se ne occuperanno gli enti locali.
Roberto Eim'ard
A che punto stanno le Comunità Montane? Quali capacità di
intervento hanno a favore della
popolazione? Sono uno strumento promozionale o sono ancora
lontane dal raggiungere gli obiettivi previsti?
Chi avesse avuto l’occasione
di presenziare all’ultimo Consiglio della Com. Montana Valli
Chisone e Germanasca tenutosi
venerdì 9 settembre'^ù!' 'si certamente non ne avrebbé ricavato
un quadro lusinghiero. In mezzo ad un nutrito ordine del giorno vi era una serie di temi di
notevole interesse per la vita
nelle nostre vallate: l’approvazione del piano di previsione
per i servizi domiciliari (tema
che in particolare interessa gli
anziani) ed il piano per la medicina scolastica (cioè interventi nel settore medico e sociale
dell’età evolutiva).
I due piani d’intervento prevedono la spesa complessiva di
150 milioni. La bozza di proposta per un totale di circa 20 pagine dattiloscritte è stata data
in visione ai consiglieri durante
la riunione stessa. Non entriamo ora nel merito delle proposte avanzate; una prima valutazione è già Stata data con il re-,
soconto della serata apparso
sul numero scorso; vogliamo solamente rilevare la superficialità con cui sono stati affrontati
questi temi, senza che vi sia stata la possibilità da parte dei
consiglieri di avere il tempo di
riflettere e di giungere al dibat
MASSELLO: CHI RESTA IN MONTAGNA?
Isolati dal resto del mondo
I problemi sollevati dall’alluvione - Quale futuro per gli abitanti del
l’alta valle? - Una intervista
Quando mi reco a trovare Silvio Giraud, su, in alto, al Gros
Paset di Massello, già nevica, nonostante sia soltanto il venti settembre. È, questo, il segno sconcertante che l’inverno, dopo questa estate grama, non è troppo
lontano. Voglio parlare con Silvio Giraud perché nonostante
abbia solo cinquantasei anni, per
oltre vent’anni è stato nell’amministrazione del suo comune,
ed ora vi occupa il posto di vicesindaco; egli ha visto dunque,
dall’immediato dopoguerra ad
oggi, la storia del suo paese, e
l’ha vissuta da un posto di responsabilità. Ma è del futuro che
oggi vogliamo parlare, un futuro
che è visto ed atteso con apprensione dai pochi che a Massello ci
rimangono ancora tutto l’anno.
— Qual era la situazione di
Massello all’indomani dell’Ascensione, dopo il « gporno delle
frane »?
— L’abitato di Massello non
era stato investito, ma non per
■questo si poteva dire che la situazione fosse meno-tragica .ché
in altri posti: la provinciale era
franata in quattro punti, e si
può dire che non una delle strade comunali di Massello o di
Salza fosse rimasta illesa. Questi due comuni erano isolati dal
resto del mondo. Poiché gli
aiuti « ufficiali » tardavano a venire, ci siamo dati da fare noi
e col solo aiuto di pochi vigili
del fuoco abbiamo rimesso in
sesto la strada provinciale costruendo ben quattro ponti) dove la sede stradale aveva ceduto. Però questi ponti li abbiamo fatti con ciò che si aveva
sottomano: coi tronchi di pino.
Ma questo non è materiale resistente. Ricordo che il capitano dei vigili del fuoco che era
con noi brontolava continuamente, diceva che li avevano
mandati l’i da Milano senza attrezzature né niente.
— Ma la Provincia non ha ancora fatto niente per questa
strada?
— La Provincia ha già appal
tato i lavori alla stessa ditta che
sta lavorando sotto Ferrerò ; ma
il problema è un altro. Non siamo in ritardo? Ce la farà la ditta a terminare i lavori prima
che arrivi la neve? Ricordiamoci che tra Ferrerò e la Balziglia,
sono sei 4 punti in cui la strada
è franata o i ponti sono crollati e se il lavoro non sarà finito,
quando arriverà la neve le macchine sgombraneve non potranno passare. Allora, un paio di
nevicate e Massello sarà bloccata. Per questo il prossimo inverno è guardato con paura da
chi deve restare quassù.
— Se non sbaglio avete anche
un altro problema, quello della
corrente elettrica.
— Infatti. A Massello la corrente è fornita da una piccola
centrale privata, costruita nel
1934. D’inverno, quando siamo
in pochi, sarebbe ancora sufficiente; ma d’estate, quando la
popolazione aumenta per l’arrivo dei villeggianti, non basta assolutamente più. Bisogna inoltre contare il fatto che è vecchia ed un giorno potrebbe abbandonarci.
Abbiamo chiesto all’ENEL di
fornirci la corrente elettrica, ma
ci è stato risposto che rimpianto costerebbe mezzo miliardo.
Troppo alto il costo rispetto al
numero degli utenti che ne usufruirebbe. Abbiamo fatto presente che esiste una legge per
cui lo Stato si assume parte della spesa, per favorire l’agricoltura. E tutti qui fanno anche gli
agricoltori. Ma anche in questo
caso, almeno per il momento,
la risposta è stata negativa.
— Son decisioni gravi, quest^.
^ Certo. Come si fa infatti-a
chiedere ai giovani di restare in
montagna, se poi non si danno
loro le possibilità per costruirsi un’attività? Senza .codiente
elettrica lìon solò non si piiò lavorare heiragricòltùr?ì, ma'.non
si può neanche metter su iìh’industrietta artigiana e poi si ten
gono lontani i possibili turisti.
Se pQi a tutto questo si aggiunge il fatto che si rischia di restare isolati, non si può certo
biasimare chi guarda al futuro
con preoccupazione.
Mentre scendo vedo che si lavora lungo la strada, ma si stanno solo rabberciando i ponti di
legno costruiti in maggio. Chiedo
al geometra che dirige i lavori
se secondo lui la ditta che deve
aggiustare la strada riuscirà a
terminare prima dell’inverno. Mi
risponde di no, che secondo lui
non ci riuscirà perché sono lavori lunghi e complicati.
Non è una buona notizia.
Paolo Ribet
Hanno collaborato a questo
numero: Renato Coisson Dino Gardiol - Giovanni Peyrot T Paolo Ribet - Anita Simeoni - Giorgio Tourn - Bruno Tron - Liliana Viglielmo.
rito con.' una visione approfondita della materia da esaminare.
Infatti la discussione che ne
è seguita è stata in fondo superficiale; la portata stessa dei
documenti meritava una comprensione ed un dibattito più
approfonditi. Alla fine c’è fretta
e si approva a larga maggioranza senza avere fatto proprie le
linee di lavoro sottoscritte. Possiamo quindi immaginare quale
collaborazione ci sarà quando
si tratterà di spiegare alla gente e poi applicare comune per
comune delle cose che ai consiglieri sono state mostrate di
sfuggita. Spesso si è sentito dire che è colpa del menefreghismo dei consiglieri che non desiderano approfondire gli argomenti; questo ha buone possibilità di essere vero ma c’è da
chiedersi che cosa si sta facendo per corresponsabilizzare la
popolazione ed in primo luogo
gli amministratori. Come è possibile giungere alla presentazione delle linee di lavoro nella
stessa serata in cui devono essere discusse, quando pèr tutto
lo scorso anno parallelamente
agli operatori della C.M. è stata
operante una commissione per
la medicina scolastica ed il piano in questione è la sintesi di
questa ricerca? Come mai a diversi anni dalla costituzione della C.M. ed al suo riconoscimento come Unità Locale dei servizi, gli assèssorati non hanno ancora un loro Vero spazio? Come
è possibile operare in vista di
un allargamento delle responsabilità e delle competenze, quando poi concretamente tutto si
stringe attorno al presidente?
Anche le commissioni (in cui sono rappresentati i comuni e le
forze sociali) sorti da circa un
anno e che potrebbero essere lo
strumento consultivo di preparazione tecnica e di promozione
di dibattiti pubblici in vista di
decisioni, languono non avendo
che sulla carta il riconoscimento di questa loro facoltà.
E per ultimo, è più volte affiorato in quella serata che in
fondo in consiglio non si fa altro che votare le decisioni già
prese dai partiti nelle alte sfere
(si fa per dire), dove però il comune cittadino delle nostre valli ha poca possibilità di far sentire la sua voce. A questo punto
una constatazione è doverosa:
sono sei mesi che si attende una
chiarificazione politica che sembra non voler mai giungere; nello stesso tempo si segna fortemente il passo per cui i problemi si assommano. È ora quindi
che tutta la popolazipne delle
nostre vallate si renda conto che
questo modo di operare abbia
termine, e faccia pressióne sulle
forze politiche affinché sblocchino al più presto la situazione.
Non è più accettabilè cte la cosa pubblica venga mancipi avanti con il criterio del dispetto o
della ripicca personale o di partito. Dobbiamo esigere che si
volti veramente pagina, per cominciarne una nuova.
L. V.
PERRERO
La minaccia della frana
L’am.ministfazione comunale di
Ferrerò ha avuto un incontro
con la popolazione del capoluogo per fare il punto sulla situazione della frana e per esaminare la possibilità di riaprire o
no la scuola, dato che l’edificio
scolastico si trova abbastanza
vicino alla zona di rischiò.
Il sindaco Jahier ha elencato
i numerosi lavori che sono ancora da eseguire nell’ambito del
territorio comunale, poi ha riferito quello che era emerso dai
sondaggi fatti sul terreno della
frana nel corso dell’estate. Ha
assicurato un prpnto Inizio dei
lavori necessari éd ha anche
fatto osservare Che la legge; per
i fondi alle zone alluvionate èira
stata emanata soltanto a settembre.
Ha preso in seguito la parola
l’ingegnere Daviero, invitato dalTamministrazione comunale in
qualità di tecnico, per esprimere il proprio parere su quello
che alla gente interessava di più
sapere: se si può ancora dormire sonni tranquilli’ anche quando piove, oppufe se è necessario
fare le valigie tutte le sere e trasferirsi altrove. L’opinione dell’ingegnere, piuttosto òttimista,
ha rassicurato i presenti che sono tornati a casa con un po’ di
speranza nel cuore. È evidente,
però, che i fatti contano più delle parole e soltanto, la presenza
della prima sqjqadra di sterratori all’opera nél canalone darà
agli abitanti di Pprrero ,la. sensazione qhe qualcuno, si preoccupa della loro :SÌcure^a e di
quella dei loro bambini.
7
23^se¿erh¿e^.l¿77
CRONACA DELLE VALLI
7
LUSERNA
SÁN GIOVANNI
Durante, il culto di domenica
scorsa sono stati battezzati Corrado Cedrone di Gianfranco e
di Meynet Pra^ca.e .Stefano :Malan- di Altìeitci '<11;, Olga-. Ri
voira'.»’-' j ' "
Il Signore benedica questi
bambini ed aiuti i genitori ad
essere fedeli alle promesse che
hanno fatto.
• Domenica 25 c.m. al culto del
mattino la comunità avrà il piacere di conoscere e salutare il
fratello Alfredo Berlendis che è
glimto con la sua famiglia in
mezzo a noi in questi giorni, inviato dalla Tavola quale coadiutore del pastore Taccia.
Il concistoro, nella sua seduta di lunedì scorsa gli ha dato
il più caldo benvenuto ed insieme ha programmato il lavoro
che egli dovrà svolgere in seno
alla nostra comunità. Auguriamo al fratello Berlendis, un ministero benedetto dal Signore.
• La seconda domenica di ottobre avrà luogo un culto speciale in occasione della ripresa delle attività. Saranno presenti i
bambini della Scuola Domenicale con i rispettivi monitori ed
ai catecumeni del T anno verrà
offerta in. dono la Bibbia.
COAZZE
Incontro pastorale
del Primo Distretto
PROPOSTE DI PROGRAMMA .'* •
Proponiamo di scegliere tra 3 linee di lavoro: ■
'■ lÌ-i'Wscussiorie su aldupi articoli del nuovo ABC della fede evangelica
fin preparazione), ottenuti,-in anteprima; '
2. - Discussione su alcuni testi di G. MIEGGE, Scritti teoiogici, che si po
trebbe concludere con un nuovo « Bilancio teologico di una generazione » 1950-1977.
3. - Lettura di un volume. Proposte:
H. OTT, Dio
J. MOLTMANN, Uomo
D. SOELLE, Sofferenza
W. KASPER, Introduzione aila fede (cattolico)tutti della Queriniana
P. FREIRE, L'educazione come pratica della libertà, Oscar saggi Mondadori
J. MIGUEZ-BONINO, Cristiani e Marxisti, Claudiana.
Ricordiamo che il programtna verrà deciso nell'incontro del 26 Settembre ai Castagneto di Viflar Peilice con inizio alle ore 9,15.
ANGROGNA
• A metà settèmbre abbiamo
avuto la gioia di avere in mezzo
a noi per un giorno rUniòne
femminile deH’Eser'cito v dèlia
Salvezza. ,
Dopo il pranzo consumato al
sacco diverse sorelle della npstra comunità si sono unite alle
Unioniste nella meditazione della Parola di Dio e di lode al Signore. Un’ora fraterna cui ha
fatto seguito la tradizionale tazza di thè.
Il tempo è stato inclemente,
ma ancora una volta si è potuto
constatare che lo spirito di gioia
non dipende necessariamente da
un cielo azzurro rha dalla presenza di Gesù nei nostri cuori.
• È stata una gioia per noi poter salutare, domenica 11 u. s.,
il pastore emerito Lamy Coisson che ha presieduto il culto e
ha visitato, con la sua signora,
i suoi ex membri di chiesa.
Mentre lo ringraziamo per
questa sua visita e per il suo
messaggio gli diciamo ancora un
caldo e fraterno arrivederci.
PEROSA ARGENTINA
COLLETTIVO ECUMENICO
DI RICERCA BIBLICA
Mercoledi scorso, 14 settembre, hanno ripreso le riunioni
del Collettivo presso la Sala Jacopo Lombardini di Porosa Arr
gentina,,^ Inizia cosi il secondo
anno di ' vita di questo gruppo
costituito su base interconfessionale (valdesi e cattolici) ed
interparrtìdcHiàlél per uno studio più approfondito di alcune
parti della Bibbia.
Lo studio verterà in questa
prinia parte dell’anno sulla 1*
epistola ai Corinzi di cui si sono scelti otto argomenti che verranno trattati negli incontri fino a Natale. Si è anche fissato
il calendario di questi incontri
che avranno luogo quindicinalmente al mercoledì sera alle
20,30.
Per quanti possono esSere interessati a questo lavoro ,e vogliono parteciparvi diamo il programma di massima.
28 sett.; La .predicazione (l’incontro con la cultura contemporanea) I' Coh: l.,a 4 con riferimento ad Atti Hi p 18,; ,12 ott.':
La teologia dellaicroee; 26 ott;:
L’etica sessuale; 9 'ntìv.I rapporti all’interno della, Gomunità;
23 noy.: La santa;cena; 7' die.:
L’agape: I Cor., 13;,21 dici: La
risurrezione.,.!, ur ;
Questo i prograiiima pùò subire delle nlodiflché sectmtìo l’ihteresse del'gruppo mkn manò
che il lavoro àndià avanti. ‘ Al
termine di questo primo ' cielò
si valuterà' il' làVoro' svoltò’e si
sceglierà l’argomento^ successivo. ■ '
TORRE PELLICE
• Ugo e Aldina Long hanno presentato domenica 18 i ' loro bambini, Enrico e Roberta, al battésimo nel corso del culto domenicale.
• Il Signore benedica e guidi
questi fratelli e noi tutti nella
testimonianza della lede ai bimbi che abbiamo accolto.
• Ricordiamo la riunione di venerdì, sera,, ore 20,30, nei locali
dell’Asilo per la stesura del piano. < di'- attività delTanno; sono
convocati i membri del concistoro ed i .responsabili delle attività della chiesa ; la seduta è
aperta anche a quei fratelli che
ritenessero di poter recare il loro contributo di ricerca e. di impegno.
• Domenica 2 ottobre avrà luogo l’ìnsediamento del pastore titolare da parte del sovrintendente del Circuito, nel corso del
culto.
• Hanno soggiornato presso la
Foresteria, nel -vveek-end scorso,
due gruppi di amici svizzeri del
cantone di Vaud. Il primo gruppo, guidato dal past. Carrel della comunità eh Bussigny è dintorni, ’ha vi<htO ìe4oèaìità storiche delle 'Valli ed ha avuto domenica pomeriggio e sera un
colloquio còl past. Tourn sulla
vita della comunità e della chiesa valdese.
Il secondo gruppo, costituito
dalla corale di Launex, la Vigneronne, ha effettuato una visita
alle Valli ed ha offerto alla cittadinanza un concerto molto
applaudito di musica folkloristica nell’Aula Sinodale, sabato
24. L’iniziativa di questo viaggio è dovuta alla nostra concittadina e sorella in fede Lina
Frache Guillemin, membro attivo di questa corale. Ha fatto
gli onori di casa il Coro Val Pellice che ha concluso la serata
con alcune esecuzioni entusiasticamente applaudite.
• Martedì 20 ha avuto luogo
presso l’ospedale valdese il servizio funebre di Giovanni Frache,^ deceduto, dopo breve degenza, all’età di 78 anni. Ai familiari rinnoviamo la nostra
simpatia fraterna.
Ricordando
Vanna
Molti membri della Comunità
di Torre Peilice, piccoli e grandi,
ricorderanno il culto di chiusura
dsirattività delle Scuole Domenicali. Era il 5, giugno,-e lo introduceva la mónitrice del grupno
di III elementare: Vanna Beux.
Il sabato successivo . ci siamo
ritrovati ancora una volta per fare il puntò della situazione prima della pausa estiva; una giornata serena, con tanti progetti
dettagliati per l’autunno...
Poi .Vanna nqn l’abbiamo più
■vista.,, ,.,,
La ,fulmìneità e la gravità del
male non ci hanno permesso di
por;^lg il nostro affetto; Tabbiarno pensata molto, con intensità... da, lontano., ,
L,e yolevàmp, bene e cj. sentivamo sorretti, nelle nostre attività,
dal. suq entusia,sinOi dalla sua sete di verità e di chiarezze. Ora
vuoto^Ò grande, e la responsabilità; .nostra pure: cogliere il suo esempijO) continuare il lavoro, in
VnjodO: ' . ,,
' y‘~ L'équipè riionitori
di Torre Peilice
PERRERO-MANIGLIA
MASSELLO
• La comunità di ^tassello ha
salutato per Tultima volta il fratello Alberto Troni di, 62 anni,
mancato in casa sua dopo alcuni mesi di malattia. ’Tuttala comunità si stringe attorno alla
famiglia in questo momento per
lei così; delicato' e diffìcile.
« Vogliamo qui ringraziare' tutti’qUanti,' pastori è' laici, si sono avvicendati sui pùlpiti di Perrero, Maniglia, Massello e Rodoretto’ ih questi mesi estivi per
assicurare la continuità della
predicazione.
• Domenica 25 settembre,' ,a
Campolasalza (Massello) èi tèrrà una. riuriione quartièralé per
decidere in merito alla richieèta di acquisto che è stata avanzata per la locale scuola.Tutti
sono pregati di partecipare.
• Domenica 2 ottobre si terrà
a Perrero l’Assemblea di Chiesa della Comunità "dì PerreroManiglia.
POMARETTO
•• ; „■i—...! U. ' . .
■ ■ - f
* ¿ Ti gruppÙ P&íil'iíá'íatfo giùn^
gere a. tutti i giovani della Comunità (circa 150 un breve
questionario per cercare di coinvolgere un maggior numero di
giovani nel suo lavoro. Giovedì,
scorso si è avuta una riunione
per analizzare il risultato di
questo questionario, e per incontrare i destingtari del questionario stesso.
Le risposte ricevute sono state una ventina ed i giovani presenti (oltre al gruppo regolare)
due. La prima impressione in
tutti è stata perciò abbastanza
di delusione. Si ha l’impressione che se da una parte molti
sono vittime del sempre più diffuso secolarismo, dall’altra vi
sono nei confronti della Fgei
dei pregiudizi. Ora ■ proprio in
rapporto a questi pregiudizi la
riunione di giovedì sarebbe stata la buona occasione per chiarire molte cose;'"
Si è comunque, deciso di avviare un programma rispondente alle esigenze emerse dalle risposte rioeviTte. Per la prossima riunione di giovedì 22 si avrà
uno studio biblico su I Corinzi 13.
• Altre due famiglie della Comunità sono state duramente
provate dal lutto: il 7 settembre è deceduta Vaniia Calvetti
in Beux di 39 anni ed il 15 settembre Giulio Castagna di 80
anni del dot Inverso. Là Comunità si è stretta numerosa intorno a ' queste famiglie cercando insieme néH’ÈVangelo della
Risurrezione la consolazione e
la speranza.'
• Il 17 settembre si sono spo
sati Meytre, Lorena e Ribet Roberto di Pomaretto. Un gruppo
di bambini della Scuola Domenicale di cui Lorena è monitrice ha voluto partecipare alla
gioia degli sposi con un canto.
L’augurio di tutta la Comunità
è che essi possano vivere il loro
matrimonio trovando nell’amore di Cristo la loro luce e la loro guida. ! .
Tempo di matrimoni
• Sabato 24 mattina dopo la celebrazione in sede civile Eliana
Bonnet e Bruno Paschetto si
recheranno al Tempio di S. Lorenzo per invocare la benedizione del Signore sulla loro unione. Ai due giovani che si stabiliranno a Prarostino l’augurio
di tutta la comunità.
• A Pradeitorno, domenica 25,
la nostra corale parteciperà al
culto nel corso del quale Eldina
Long e Piermario Sappè, dopo
aver pronunciato il « si » in sede civile, confermeranno la loro unione di fronte a Dio e alla
comunità. Si stabiliranno in Angrogna; alla giovane coppia l’augurio di una vita illiraiinata dalla Parola.
Precisazione
In riferimento a quanto a'f'narsò in due articoli del n. 35 (quanta generosità, caro Eco!),'il Comitato’ del Cóllegio e della Scuola Latina desidera nrecisare i
termini esatti dèi problema.
1) Non si poteva per molti
ovvi 'motivi raddoppiare la clas
. se, e' pertanto le iscriziorii andavano limitate al numero massimo di 31 (salvo ancora apnrovazione del Provveditoràto’'
2) II. problèma è statò dibattuto è'reso di pubblicà conoscènza iri riunioni di genitóri;,
3) Sono stati esclusi dall’iscrizione non quattro cattolici di
Pomaretto per far posto ad al
■ trettanti valdesi di S. Germano,
ma cinque valdesi di cui quattro
di S.- Germano, e sette cattolici
di cui quattro di Pomaretto;
4) Il posto dei quattro cattolici di Pomaretto è stato occupato da tre valdesi di Perosa (della chiesa di Pomaretto) e da uno di Inverso Pinasca;
I; '.>, 5) Noli-è il caso dif-equivoca'f re «èullafe losnulaTtdubitativa di
« matrimoni misti », quando è
ben noto che il risultato è di figli dichiaratamente cattolici.
6) La Scuola Latina non funziona soltanto per la Chiesa Valdese di Pomaretto, ma per tutte
le chiese valdesi della Valle.
E infine, vorremmo chiedere
agli interlocutori che, senza far
troppo fumo, dicano che cosa
praticamente suvaerirebbero di
fare, e quali criteri addottare.
per. il Comitato del Colleaio
Daniele Ghigo
Comunicazione
redazionale
Per un disguido redazionale
non sono comparsi sul numero
scorso due avvisi relativi all’inizio dell’anno scolastico al Collegio di Torre e alla Scuola Latina di Pomaretto.
Non potendo riparare con una
pubblicazione su questo numero, che arriverebbe ad inizio già
avvenuto, desideriamo scusarci
per questa omissione con insegnanti, studenti e genitori.
Ricordiamo che a Perrero, il 26 settembre inizia
Ü corso dì preparazione
per ì monitòri avente per
t^a Abramo, ,
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10.000; I nonni, nell’anniversario della tragiea morte del loro caro Arturo
Menusan e altri cari defunti (Prali)
35.000; Sez. Partito Socialista di Luserna S. G., in mem. di Enrica Bellion
53.000; Gustavo, Pauline e Liliana
Albarin, in mem, della Sig.ra Pellizzaro 5.000.
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30.000; 'P.M.F., m ’iném. di Pons Enrico è- Arnaldo (Tò) 20.000? Bellion
Matilde, in mem. di tutti i .suoi cari
25.Ó00; Sebi- Alberto e mamma (To)
15jOOO; Chauvie Anita (Torre Peilice)
5.000; Pastore RI Gug'g^ (Mànttheim
Germania) 110.100.--‘-C ' ; il'
Pitschi Dora (Zurigo) L; ,'3,5.906;
Kind -Heidi ' (Coira’^'frizzerà) 7-1.813;
Liggeri’Màjà, in rilèni. della zia Edvige Pellizzàro'' (Reinà) '36;000;':.AUioAyassot Emilia, in mem. di Roberto
AÌlio 100..00P;, In tjtenii; di'Enrica Bellion e Mario Manfroi: ¡Rosalia
ron (Prarostino) "¡BD.OOO,; Iolanda , e
Laurenzia Forneaion (Prarostino). 20
mila, Matilde e, Flavio Foi-neron ,(^*rarostino) 2P.Ó0O? Bellppi lyonne,(Ergii
eia) : 5.0.00 ; 'ddelft , Tron-Kbet (((To) < ¿0
mila; N., N-, JReu,'^s^t-nmpur^■E(0:.0d0;
Gustavo,. Pauline ,e Liliana Albarin, in
memi di Aldo Toum 5.000. ■ ,
Doni « Pro DeOcit 0 pervenuti nel ipese
di agosto 1977 ^
Bounous-Gaydou 'Irene Li 25.01)0;
Gaydou Rita 'e Marcello 12.000;-'Malàn-Calfarel EmiRa -12.000'; , Durand
Elva e Enrico '2.000; -Gonìn Emma
2.000; BeUona Marcella e Alberto ■ 10
mila; Gaydou Emma ved. Costantin
6.000; DuraUd-GriU Caria 15.000.
Albarin Adriana L. 4.0O0; AlbarinToselli Ada 4.000; Famìglia' Besson
28.000; Lapìsa Giulio e (Giovanna 5
mila; Long Enrico 12.000; Barbiani
Maria e Luigi 50.000; Bonnet Franco
e Lea 6.000; Ricca Roberto 2.000; Racbele Berlinat-Audisio (Losanna-Svizzéra) 107:100; Conia Emma 2.000;
Gaydou Laura e Guido 6.000;. Travers
Luciana 2.000. "
Il 7 settembre il Signore ha richiamato improvvisamente a sé
Marta Neuer Biihier
Riposa in pace nel Cimitero di Hbnggerberg (Zurigo), rimpianta da parenti e amici.
ringraziamento
Il marito, la figlia e tutti i famUiari di
Vanna Calvetti in Beux
Insegnante
profondamente toccati per i numerosi
segni di simpatia e di affetto avuti jn
occasione della malattia e della dipartita della loro cara ringraziano tutti;
in particolare si ringraziano i proff.
Dario Varese e Valerio Gay, il personale medico e paramedico degli ospedali Valdesi di Torino e Porraaretto, il
Centro Italo Svizzero, Le Centre Culturel Franco-Italien, la scuola ebraica
« Artom » di Torino, i dirigenti e le
maestranze della Eia't, i circoli Ausonia e Cisalpino, i pastori R. Coisson,
G. Tourn, F. Giampiecoli, i gruppi corali di Pomarettp; 'Torino e Torre Peilice.
Pomaretto, 7 settembre 1977, ,
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8
8
23 settembre 1977
APPUNTI DI VIAGGIO
Visita alle due Berlino
Berlino ovest: un ghetto in cui si vuole rinchiudere la sinistra - Berlino est: nuovi fermenti rigidamente controllati dall’apparato del partito
BERLINGO VEST
Berlino, politicamente e culturalmente è, al momento attuale, una delle città più vive della RFT ed anche l’osservatorio
migliore sugli avvenimenti della
RDT. Inoltre i rapporti economici, politici, culturali, religiosi
di Berlino con la madre patria
sono particolarissimi.
Economicamente è una città
florida, tanto che per dare sfogo aU’edcesso monetario sono
in costruzione edifici pubblici
grandiosi dei quali molti mettono in dubbio la necessità; ma
ugualmente patisce una lenta
asfissia : le imprese più grandi
(es. la Siemens nata a Berlino)
si ritirano secondo la strategia
del capitale che fugge dai territori « rischiosi ». Negli anni
scorsi sono stati ritirati gli apparati amministrativi, poi sarà
la volta dei complessi produttivi. Il capitale, dicevo, non si
sente tranquillo ed è opinione
di alcuni, che sia nei piani a
lungo termine della RDT il riassorbimento di questa parte della città. Politicamente la città è
molto caratteristica : vi convivono l’anticomunismo più acceso ed i residui del ’68 studentesco che ha avuto qui una delle
sue ’fucine’ europee. Gli ambienti ufficiali, dalla SPD alla
CDU, si rincorrono a destra:
non fa eccezione la chiesa luterana che in sordina programma
ed attua l’epurazione dei pastori e dei professori delle facoltà
teologiche, non allineati sulle
posizioni ufficiali. Il ’berufsverbot’ è una legge ormai famigerata per la sinistra ed i democratici tedeschi, che non solo
permette di allontanare dall’impiego statale chiunque sia sospetto di simpatie per il comunismo, ma che ha esteso la sua
influenza a tutti i settori della
vita del paese, chiese comprese.
Fanno eccezione in questo
quadro di ’libertà condizionate’
le personalità di più alto livello
(in questo, est ed ovest si equivalgono pienamente) che man,
tengono una discreta libertà di
manovra. Amici mi dicono che
Gollwitzer, il teologo che vive
a Berlino, ormai anziano, ha potuto in passato visitare Ulriche
Meinhof del ' gruppo BaaderMeinhof nel carcere dove era
segregata, senza averne un danno troppo grande — ma non
evitando attacchi personali -—
grazie alla sua notorietà nel paese e alle sue personali amicizie
in ambienti ufficiali.
Per contro gli ambienti non
ufficiali anche delle chiese, sono
spostati alla sinistra della SPD,
che molti non considerano par
tito di sinistra, in un’area non
organizzata da nessun partito,
ma che fa ugualmente sentire la
sua presenza con le più disparate attività politiche. Questo
succede grazie al fatto che a
Berlino-ovest ci sono circa 30
mila studenti, molti dei quali
fuori sede.
Da qui un’osservazione che
mi è venuta spontanea ed immediata ; Berlino ovest vuole essere il ghetto in cui rinchiudere la sinistra della RFT. Molti
studenti e non, di sinistra o meno, vanno a vivere a Berlino dove da parte delle autorità c’è
una tolleranza per la sinistra
che non c’è più nel resto della
RFT. La sinistra evangelica e
cattolica vive una esperienza
diffìcile: i cristiani per il socialismo ad esempio, sono un gruppo molto piccolo di intellettuali che discutono del rapporto
fede-politica senza avere in effetti nessun aggancio con la
realtà. La base popolare, per
non dire operaia, è una utopia :
gli operai sono dei fieri rappresentanti della mentalità piccolo
borghese tedesca e non ne vogliono sapere di questi discorsi. Questa difficoltà di coinvolgere la gente in riflessioni critiche sulla politica deriva anche
dal fatto che proprio Berlino è
la tana di Axel Springer (il re
della carta stampata e grande
amico del bavarese Strauss, uomo della destra nostalgica) che
controlla la stampa quotidiana
di Berlino e di buona parte del
resto della RFT.
BEBLINO-EST
Per passare all’est un berlinese aspetta cinque minuti, uno
straniero se la cava in 10. Molto difficile la via inversa per i
berlinesi dell’est. Passo con un
berlinese : aspetto che chiamino
il mio numero, poi usciamo dalla stazione della Friederichstrasse e facciamo due passi per
la città prima degli incontri che
ci aspettano. Direi che il livello
di vita è buono, lo sforzo di non
essere da meno dei berlinesi
dell’ovest è evidente : grandi
piazze, grandi palazzi, cantieri
dappertutto, molta pulizia, polizia discreta. Rimango colpito
dall’importanza delle posizioni
geografiche: la vicinanza della
RFT è una sfida che la RDT non
può trascurare. I primi contatti rivelano resistenza di una
grossa inquietudine: questo gigante ha i piedi di argilla; si fa
largo la coscienza che il consenso va guadagnato nel confronto democratico e non può
essere imposto, nuovi fermenti
nascono in tutto il paese e si
fanno largo anche nella base
della SED, il partito comunista
al Governo. Certamente questi
fermenti sono rigidamente controllati dall’apparato del partito
che vuole evitare qualsiasi attrito con Mosca. Ho l’impressione che il governo e la SED
siano fra l’incudine di un dibattito montante nella base del partito e nel paese, che chiede maggiore decentramento decisionale, più potere agli organi di base, maggiore libertà di dibattito
politico ed il martello della fedeltà assoluta ai dettami di Mosca, che pone delle gravi ipoteche sulle póssibilità di sviluppo
di questo dibattito. La sera vado con altri amici italiani ad un
incontro con persone impegnate in varL settori politici e religiosi, anche ufficiali, della RDT.
Parliamo per alcune ore nello
scantinato di un vecchio palazzo, ora divenuto sala culto: si
parla del socialismo creato dall’alto e di quello che invece dovrebbe nascere dalla aggregazione di tante realtà di democrazia
e di gestione popolare, per evitare tanti errori del passato.
Per noi, l’idea di una società
più giusta, più umana, socialista
può essere una speranza, per loro il « socialismo » è una realtà
quotidiana che cercano di modificare.
La gente, raggiunto ormai un
discreto benessere economico,
pensa ora alle libertà individuali che una società socialista dovrebbe garantire ai cittadini: come far scendere la realtà del
socialismo, che non è solo economica, nella vita di tutti? Chi
è la contro-parte? Lo stato?
L’apparato del partito? I singoli uomini del governo? Porse
l’ambasciatore dell’Urss a Berlino-est... Il dibattito coinvolge
anche uomini ai vari livelli nella SED e nell’apparato statale
e non è affatto un fenomeno
marginale come all’ovest. È un
dibattito profondo e appassionato, anche se motivi intuibili
fanno sii che si svolga in sordina: il caso del cantautore Biermann è solo la punta dell’iceberg di questo fenomeno diffuso, che coinvolge moltissimo i
giovani, come era accaduto a
Praga : disertate le strutture
giovanili del partito i giovani
cercano nuove forme di aggregazione autonome ed è qui che
nasce il dibattito e l’esigenza di
proiettare nella società un modello di vita nuovo che si va
sperimentando ai margini della
legalità. Questo dibattito coinvolge i giovani comunisti che
non accettano la staticità del
comunismo di importazione russa, gli intellettuali che chiedono
spazio per le proprie attività, gli
uomini di partito che sono coinvolti in un appassionato dibattito ideologico, le grandi masse
che hanno fatto propria la domanda di maggiori libertà democratiche, affinché l’ideale della società socialista diventi effettivamente l’ideale di tutto il
popolo della RDT.
Marco Santini
flA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Violaj
Il rovescio della medaglia
Alcune personalità tedesche
di alta levatura, fra le quali anche il Presidente della Germania Federale, hanno detto parole di severo monito al loro popolo, in considerazione della
cattiva opinione diffusasi in tutto il mondo dopo la fuga di
Kappler. Tali parole sono, a nostro parere, sacrosante ed avranno certamente benefico effetto
in molti tedeschi.
È quindi giunto il momento
di girare la medaglia e di guardarla anche dall’altra parte. Stefano Silvestri, in un bell’articolo su « La Repubblica » del 2122.8, espone le ragioni per cui,
« se Bonn va a destra, la colpa
non è solo sua ».
« Si leggono parole di giustificata indignazione, recriminazioni ed analisi sulla svolta a
destra che sembra caratterizzare quel paese. Certo tutto questo è vero. Eppure, a mio avviso (scrive il Silvestri), queste
critiche, specie da sinistra, non
dovrebbero esser separate da
un certo disagio. Le forze e i
programmi politici non son fatti per recriminare il passato o
piangere ¡'inevitabile, quanto
per cercare di correggere il futuro. Se la Germania va a destra, siamo proprio sicuri di
aver condotto la politica più
Una grave minaccia
(segue da pag. 1)
della caduta dell’uomo, del suo
orgoglio, del suo voler essere come Dio... la creazione aspetta la
manifestazione de’ figliuoli di
Dio » (Rom. 8: 19-25).
Responsabilità
del presente ^
in vista del futuro
un
Lo
È necessario riflettere ad
altro aspetto del problema,
enunciamo con le parole di
teologo: «L’immagine di Dio,
fonda il diritto dell’uomo al suo
avvenire e la sua responsabilità
verso le generazioni a venire »
(Moltmann).
L’Iddio che libera, che salva,
è Colui che afferma un futuro
per l’uomo. La sua azione liberatrice Ç. salvatrice nella storia, rivela che la sua volontà è quella
di dare un avvenire ed una speranza all’umanità.
Oggi si manifesta nella mentalità corrente, un egoismo dell'individuo, di determinati centri di potere, ed anche un
egoismo di generazione, che va
denunciato apertamente. Quando
determinati centri di potere hanno a disposizione le risorse naturali e tecnologiche, la situazione
diviene davvero preoccupante.
Le risorse devono essere gestite
in modo tale che possano durare
anche per le generazioni a venire. Non possiamo penalizzare le
generazioni a venire, dilapidando
-oggi le risorse fossili ad es. crià
così limitate... o predisponendo
un domani avvelenato dalle scorie radioattive.
Va perciò denunciata la tendenza demoniaca che spinge i
potenti ad accrescere la propria
influenza, il proprio dominio, a
spese della natura, delle risorse
della terra e del domani dell’umanità.
Nel nostro tempo è atteso un
impegno, un contributo del popolo dei credenti. La Chiesa non
può rimanere estranea poiché
essa ha come missione di preoccuparsi dell’umanità dell’uomo.
Essa deve perciò ricordare, me
diante la predicazione, e la testimonianza dei credenti, la dignità dell’uomo, ricevuta da Dio, la
sua responsabilità verso la natura e verso il domani della storia.
Sfruttamento, oppressione, alienazione, distruzione della naturò
e disperazione costituiscono oggi
gli spazi nei quali ci sentiamo im
pegnati nella lotta contro la
morte.
Noi siamo consapevoli delle
nostre colpevolezze e frustrazioni, di essere tanto deboli di fronte alle potenze demoniache che
assediano il mondo e lo asserviscono, ma la Chiesa ha ricevuto
l’ordine di rendere testimonianza
alla potenza liberatrice della croce e della risurrezione e nella fede dobbiamo rispondere a questa vocazione.
Per la nostra fedé in Cristo,
una nuova era ha fatto irruzione nella storia. Anche la natura partecipa alle conseguenze
della redenzione in Cristo. Abbiamo troppo spesso dimenticato la dimensione cosmica della
redenzione in Cristo.
« Ogni cosa deve essere liberata dalla “servitù della corruzione’’, ogni cosa deve essere
reintegrata nel fine per cui era
stata creata, nella libertà di servire Dio e di conformarsi all’ordine da Lui stabilito». (Subilia).
Noi partecipiamo oggi ancora
al gemito di un’agonia cosmica.
Gemito senza speranza? Certo se
non ci fosse stato Cristo. Ma
questo « gemito » può anche —
per fede — configurarsi come le
doglie del parto di un nuovo mondo. Questa fede che ha il suo fondamento nella resurrezione di
Cristo noi proponiamo a voi tutti. È una proposta di fede! Non
la proponiamo semplicemente
perché essa libera dalla disperazione, dal "nulla”, ma appunto, a
causa della resurrezione di Cristo.
Sì, Cristo è stato crocifisso a
significare che tutte le cose vecchie sono passate. Cristo è risuscitato, a significare che tutte le
cose, sono fatte nuove.
adatta ad evitarlo? o non siamo
anche noi. almeno in parte, responsabili? Quando indichiamo
i guai della nostra posizione
economica, non manchiamo certo di sottolineare che la nostra
malattia è anche, almeno iri parte, dovuta all’eccesso di salute
del sistema tedesco. (...)
Certo non mi sogno di dire che
noi soffriamo di un eccesso di
democrazia. È però vero che il
sistema europeo ha lentamente
scaricato sulla Germania tutti i
problemi più difficili, costringendola quasi ad assumersi un
ruolo di "baluardo", che non
può non comportare anche costrizioni e limitazioni della sua
vita dernocratica. Non si fa di
tin territorio una guarnizione
militare, senza che questo non
ne assuma, prima o poi, il profilo politico.
Leggendo, in questi giorni, la
polemica tra comunisti e socialisti francesi sulla “force de
frappe", è ancora possibile sapere che i comunisti francesi vogliono una difesa nucleare “tous
azimuts”^ soprattutto perché
non si fidano della Germania, e
non vogliono in alcun modo condividere con lei la responsabilità della difesa europea. Lo stesso Giscard d'Estaing. nel rendere operativi i missili nucleari
tattici francesi, li ha schierati in
modo tale che essi possano colpire obiettivi situati in un solo
paese: la Germania Occidentale ».
Quest'ultimo fatto di cosiddetta « difesa » chiamata « tous azimuts » con evidente distorsione
geografica, ci sembra particolarmente grave: non possiamo
esimerci dal confrontarlo col famoso episodio dello schieramento dei missili sovietici nell’isola
di Cuba, all’epoca del presidente Kennedy.
« Il ruolo strategico della Germania, nella Nato (continua il
Silvestri), è quello dell’agnello
sacrificale. Se essa vuole diminuire il rischio di essere annientata, essa deve armarsi fino ai
denti, pagare gli americani perché restino sul suo territorio,
pagare i britannici che cominciano ad essere in difficoltà, sopportare le sottintese minacce
dei francesi, preoccuparsi di
neutralizzare un agguerritissimo
spionaggio della Germania 0rientale (di cui nessuno in occidente parla più, ma che certo
non è un modello di democrazia) ecc. (...) Certo in parte è
colpa della geografia, ed è conseguenza della folle e criminale
avventura hitleriana. La Germania paga oggi i suoi errori passati. Ma non è su questa base
‘di gretto nazionalismo che avevamo pensato di costruire l’Europa. (...)
A queste condizioni non ci si
deve meravigliare che la Germania vada a destra. Ci si deve
solo meravigliare che, malgrado
tutto, essa sia riuscita ad esprimere un leader come Brandt a
lanciare una politica di distensione all’est, e a mantenere al
governo, per anni, il partito socialdemocratico.
Se tutto ciò è oggi in crisi, è
anche perché gli altri europei
non hanno saputo risolvere il
problema tedesco. Questa Germania non cade dal cielo. Per
restituire la Germania Occidentale alla democrazia, non era
sufficiente dotarla di un parlamento e di una costituzione. Il
sogno della riunificazione tedesca, il ruolo di baluardo dell’occidente, la realtà di una continua minaccia di annientamento,
superiore a quella che pesa su
qualsiasi altro paese, sono freni pesanti, per un popolo che ha
dovuto “reimparare” la democrazia dopo l'ubriacatura nazista ».
Il quadro delineato dal Silvestri, qualora potesse qui venir
studiato nei suoi dettagli, finirebbe per apparire di enorme
complessità e presenterebbe zone tenebrose e profonde. « Come guariranno i tedeschi? » si
è chiesto K. Barth, ed ha risposto nell’unico modo possibile
che ben conosciamo, perché i
fatti dimostrano che non sono
né saranno gli altri popoli a guarirli. Ma ci sia permesso di
obiettare sommessamente che
il titolo: « Come "potrebbero
guarire” i tedeschi?» sarebbe
stato più realisticamente aderente al contenuto di quel Ijellissimo scritto.
^ Cioè in tutte le direzioni del■ 1 orizzonte. L’espressione fu introdotta da De Gaullé^ quando
appunto egli annunciò la sua
politica estera basata suU’offesa
fulminea { = « force de frappe»).
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